Pride and Prejudice

di _Storyteller_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new era begins ***
Capitolo 2: *** In cielo appare un teschio di fumo ***
Capitolo 3: *** Un Lupo Mannaro ad Hogsmeade? ***
Capitolo 4: *** «Non lasciarmi... ti prego...» ***
Capitolo 5: *** «Sai perchè ti abbiamo chiamato Hope?» ***
Capitolo 6: *** Egoismo. ***
Capitolo 7: *** Esame d'Incantesimi ***
Capitolo 8: *** Matrimonio ***



Capitolo 1
*** A new era begins ***


Una leggera preferenza è cosa abbastanza naturale,
ma sono ben poche quelle fra noi così audaci da essere veramente innamorate
senza esserne incoraggiate.
- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio
 
Era una giornata calda, decisamente troppo calda anche per il mese di Luglio. Il picco di calore che aveva costretto quasi tutte le famiglie in casa non si era mai registrato in tutta la storia della Gran Bretagna. I miei genitori erano seduti in salotto, intenti a scambiarsi dolci parole e tazze di the altrettanto zuccherose. Non che avessi nulla contro i miei genitori, li adoravo ed erano la mia fonte d’ispirazione. Mio padre era stato un Corvonero ai tempi di Hogwarts e aveva conosciuto mia madre durante il ballo di fine anno che la scuola aveva indetto. Secondo quanto riporta la mamma, papà era (ed è tuttora) un cervellone. Ricordo ancora quando mi raccontò della preparazione per il ballo di fine anno: Si era fatta aiutare da altre Tassorosso sue compagne di stanza e quando mio padre la vide scendere dalle scale Jacob (il suo amico più fidato) dovette andare a cercarlo per i corridoi di Hogwarts a causa di un attacco di panico improvviso.
 
<< Hope, tesoro, vuoi una tazza di the? >>
 
La voce di mia madre mi distolse da quei pensieri che non mi appartenevano, ne avrei creati di nuovi di ricordi e questa volta li avrei plasmati sulla mia esperienza ad Hogwarts. Avrei vissuto sette anni scolastici da urlo, mi sarei distinta per le mie capacità e avrei reso orgoglioso mio padre. La paura però di fallire era tanta, forse anche troppa. Andy Bennett si era distinto per la sua capacità di apprendere e rispondere correttamente alle domande che i professori gli ponevano, reggere il confronto non era davvero così semplice.
 
<< No mamma, grazie lo stesso! >>
<< Hope, tesoro io e tua madre vorremo passare del tempo con te prima che tu parta per Hogwarts. Lo sai che poi non potremmo più vederci fino alle vacanze di Natale. >>
<< Va bene papà. Il the è freddo? >>
<< Scendi e lo scoprirai >>
 
Abbozzai un sorriso, mio padre sapeva esattamente come prendermi, sapeva quale tasto toccare. Era mio padre in fondo. La mamma era sempre stata molto dolce nei miei confronti, non aveva la forza di sgridarmi per quei pochi capricci che facevo in pubblico o, se lo faceva, non riusciva a tenere il broncio per più di due minuti. Afferrai un paio di ballerine bianche e scesi velocemente le scale, quello sarebbe stato uno degli ultimi week-end che avrei trascorso con loro e volevo godermi ogni singolo momento… anche se ogni tanto mi piaceva tirare la cosa per le lunghe e sentire mio padre riprendermi gentilmente, era quasi diventato un rito fra di noi, il nostro “ti voglio bene”.
 
<< Mamma non dici niente a papà? Non vedi come mi stà trattando male? Non mi difendi mammina? >>
<< Ma sentila… Cara non lasciarti condizio… fa nulla, lo vedo dai tuoi occhi dolci che la piccola peste ti ha rapito tesoro. Emma dovremmo forse mandarla a stare da tua sorella? Kate non è così gentile come te. >>
<< Oh papà questo si che mi ferisce! >>
<< Su su non bisticciate tra di voi, ecco prendi un bel bicchiere di the freddo. >>
 
Adoravo la mia famiglia e avrei fatto di tutto per onorarla. Una famiglia di Purosangue come la mia non poteva essere umiliata da una mia condotta scarsa, avrei superato mio padre e mia madre, avrei reso onore alla famiglia Bennett, mi sarei sposata per amore e avrei trovato un lavoro nella Gazzetta del Profeta. Il giorno cedette il posto alla notte e alle sue creature, le parole si trasformarono in silenzi, le luci delle case si spensero e il quartiere di Wimbledon si fece quieto.
 
***
 
Il treno per Hogwarts aveva da tempo lasciato il binario 9 e ¾ segnando l’inizio per una nuova avventura. Guardai assonnata l’orologio che mia madre mi aveva a forza inserito nella tasca posteriore dei jeans, era un piccolo orologio da taschino placcato in argento, nulla di economicamente strabiliante ma mi ricordava casa. La lancetta delle ore era somigliante all’animale simbolo della casa di Tosca Tassorosso mentre quella dei minuti era raffigurante un corvo. I miei avevano fatto costruire quell’orologio per il loro matrimonio da donare a tutti gli invitati alla festa e ne avevano tenuto uno per me dato che anche io ero presente alla festa.. solo che non potevo né parlare né muovermi. Tornai a guardare l’orologio rendendomi stupidamente conto di non aver prestato attenzione all’orario durante la prima occhiata.  Erano le 11.23 e il treno sfrecciava veloce sui binari ma di Hogwarts nemmeno l’ombra.
 
<< Vieni sediamoci qui. >>
 
Girai lo sguardo verso la porta a vetri scorrevole del treno che divideva la mia cabina dal corridoio… definirla “mia” ovviamente era un enorme sbaglio ma nessuno aveva voluto prendere posto accanto ad una ragazzina dai capelli rossi di undici anni… tranne loro tre.
 
<< Finalmente possiamo parlare in pace senza quel peso di Peter. >>
<< Sei cattivo James, Peter cerca solo di fare nuove amicizie, come tutti noi del resto. >>
<< Oh stà zitto un po’ Remus. Sempre a difendere i più bisognosi. Non hai fatto altro da quando ti abbiamo conosciuto a King’s Cross >>
 
I tre ragazzi sembravano essere amici da tempo eppure sembravano avere la mia età, tranne forse uno, il ragazzo più riccioluto che aveva parlato per ultimo. Il primo sembrava essere un nuovo studente ma l’arroganza delle sue parole mi aveva fatto perdere totalmente il desiderio di conoscerlo, sicuramente sarebbe stato smistato in Serpeverde vista la sua cattiveria, il ragazzo di nome Remus invece era un tipo singolare, non troppo alto per avere undici anni ma aveva sul viso un lungo graffio che gli correva dall’occhio sinistro fino all’inizio del labbro tagliandogli il volto in obliquo.
 
<< Scusate… ehm… scusatemi. >>
 
Contemporaneamente i ragazzi alzarono gli occhi su di me, forse avevo sbagliato ad attirare la loro attenzione, forse non era stata una buona idea ma mia madre mi aveva insegnato l’educazione ed il rispetto prima di ogni altra cosa. Abbassai velocemente lo sguardo imbarazzata, cosa potevo dire ora? Tutti e tre mi fissavano in attesa di qualcosa ma la vergogna mi impediva di formulare nella mia mente una frase di senso compiuto. Ma cosa stavo facendo? Se mio padre mi avesse visto adesso mi avrebbe sicuramente ripreso, mi aveva insegnato l’orgoglio e a non avere paura di nessuno, a non temere i giudizi della gente e a proseguire con le mie idee per la mia strada. Sollevai il volto, begli occhi avevo una nuova convinzione, ero più decisa e mi sentivo più forte. Sorrisi ai tre ragazzi porgendo educatamente la mano.
 
<< Mi chiamo Hope Bennett, piacere di conoscervi. Anche voi al primo anno? >>
<< Io mi chiamo Remus Lupin, piacere di conoscerti Hope. Si anche per me è la prima volta al castello, è quasi un sogno. >>
<< Io invece mi chiamo James Potter, non preoccuparti, se ti serve protezione, chiamami pure; non mi dispiace difendere le belle ragazze. Poi siamo allo stesso anno, potremmo vederci quando vorrai. >>
<< James sei il solito, io mi chiamo Sirius Black, si non emozionarti sono membro della famosa famiglia Black ma io sono un pezzo unico, vedi sono al secondo anno e sono stato smistato in Grifondoro. >>
 
Arrogante e sfacciato, ecco come mi sembravano a prima vista James Potter e Sirius Black. Remus invece sembrava davvero una brava persona, molto serena ed educata… almeno era il solo che non aveva cercato di impressionarmi con stupide battutine. Lasciai cadere la mano sul sedile del treno dopo averla stretta ai ragazzi. Fortunatamente James Potter e Sirius Black erano troppo impegnati a confabulare tra di loro da accorgersi del silenzio in cui era piombata la nostra conversazione. Si era spenta dopo le presentazioni, non che avessi voglia di continuare un discorso con certa gente…
<< James che ne dici? Andiamo da Mocciosus? Ho sentito da Cleveland che stà dividendo la cabina con la rossa che ti piace tanto. >>
<< James… Sirius… perché non ce ne restiamo buoni qui? Manca ancora molto all’arrivo al castello, magari potremmo iniziare a sistemarci… >>
<< Se tu vuoi restare qui fa pure Remus, ma io e Sirius andiamo a far capire a Piton che deve stare lontano dalla mia ragazza >>
 
Imbecille. Presuntuoso. Arrogante.
Fortunatamente queste parole non lasciarono mai la mia mente, sarebbe stato compromettente avere dei nemici prima ancora di iniziare l’anno scolastico, avrei trovato un modo più gentile per dire a James e Sirius quello che pensavo di loro. I due cretini se ne andarono senza neanche salutare, troppo presi dalla loro nuova missione per ragionare con il cervello. Remus si congedò con un gesto della mano e partì all’inseguimento di Potter e Black.
Finalmente era tornata la pace nella “mia” piccola cabina, pace che usai per infilarmi la divisa scolastica e studiare con cura la mia bacchetta. Olivander era un uomo molto gentile e disponibile, mi aveva fatto provare diverse bacchette fino a che una non mi aveva scelto.Olivander aveva continuato a dirmi che era la bacchetta a scegliere il mago e non viceversa. L’arte delle bacchette era affascinante ma io aspiravo a qualcosa di maggiore, non che quel lavoro fosse troppo poco per me, anzi sarei stata volentieri una sua apprendista se il mio sogno fosse stato quello di donare un’oggetto così pericoloso e speciale come lo era la bacchetta.  Platano e piume d’Ippogrifo, 14 centimetri, semirigida. Ecco come era composta la mia bacchetta.
 
<< Oh! Guardate! Quella è Hogwarts! >>
 
Molti ragazzi e ragazze si erano avvicinati ai vetri per osservare la loro nuova casa: la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
***
 
<< Tassorosso! >>
 
Ed una nuova studentessa era stata smistata in Tassorosso. Quando sarebbe venuto il mio turno? La professoressa McGranitt teneva in mano un foglio lunghissimo di pergamena, sembrava essere stato maneggiato per molto tempo vista l’usura della carta eppure l’odore di nuovo che emetteva affermava l’esatto opposto.
 
<< Lupin Remus >>
 
Eccolo, il ragazzo pacato che avevo conosciuto sul treno. Era il suo turno essere smistato. Lo vidi camminare con passo incerto verso il Cappello Parlante, forse aveva solo paura di essere smistato in una casa che non gli andava a genio eppure il viso contratto dalla paura nascondeva qualcosa, qualcosa di diverso dal semplice timore. Remus Lupin era terrorizzato.
 
<< Mhh… vediamo… Grifondoro! >>
 
Si rilassò visibilmente, forse le mie paure le stavo riflettendo su quel ragazzo, mi rivedevo in lui, calmo e pronto ad aiutare chiunque ne avesse avuto il bisogno e forse ci rivedevo anche le mie paure di essere smistata in una casa non “appropriata” era sempre questo il termine che usava mio padre per descrivere le altre case diverse dalla sua. La mamma ormai ci aveva fatto l’abitudine e ci rideva su.
 
<< Potter James >>
 
Finalmente era il turno del piccolo arrogante ragazzino del treno, con quei capelli ribelli sembrava un idolo delle ragazzine della televisione, dirglielo avrebbe sicuramente montato il suo ego già smisurato. James si sedette sullo sgabello al centro della Sala Grande, il suo solito sorriso malefico sempre stampato in faccia, stava guardando una bambina dai capelli rossi come i miei solo molto più lunghi, accanto a lei c’era un bambino poco più alto dai capelli scuri come la pece e gli occhi di un’altrettanta tonalità di nero. Che fosse lui il bambino che James e Sirius avevano preso di mira?
 
<< Grifondoro! >>
 
Grifondoro? Come poteva un bambino del genere finire nella culla dei coraggiosi di cuore? Ci voleva un certo coraggio perfino per il Cappello Parlante per smistarlo in una casa del genere. No, sicuramente aveva sbagliato… eppure la McGranitt aveva detto che il Cappello ci avrebbe conosciuto meglio di quanto avremmo potuto fare noi stessi.
 
<< Bennett Hope >>
 
Finalmente, il mio turno era arrivato, tra poco avrei potuto scrivere ai miei genitori di essere stata smistata, avrei potuto raccontare loro della mia nuova famiglia e delle conoscenze che avevo fatto sull’Espresso per Hogwarts. Finalmente tutto sarebbe iniziato anche per me. La professoressa adagiò il Cappello parlante sulla mia testa e lo sentì mugugnare qualcosa fra se. Che cosa stava dicendo? Non riuscivo a capire bene le sue parole, erano basse e confuse. Gli occhi della Sala Grande erano su di me, potevo vedere attendere una risposta dal Cappello e questo m’innervosiva. Chiusi gli occhi e cercai di calmare il principio di un attacco di panico. Dovevo respirare e lasciare che il Cappello m’indicasse la mia Casa.
 
<< Paura. Paura di deludere le attese…eppure così forte. Hai già deciso che strada intraprendere e sai esattamente dove vuoi arrivare. Ora so dove collocarti. >>
 
Quei bisbigli nel mio orecchio erano un sollievo, forse il Cappello aveva parlato con tutti allo stesso modo prima di dichiarare la sua decisione senza sbandierare ai quattro venti la nostra debolezza o forza interiore. Era un colloquio quasi privato se non fosse per i centinai di occhi puntati contro.
 
<< Serpeverde! >>
 
Un urlo si levò dal tavolo della Casa verde ed argento, molti si alzarono ad applaudire altri erano troppo annoiati per fare altro. Io non sentivo, non riuscivo a sentire i loro applausi, ero in una bolla. Serpeverde? Perché Serpeverde? Ero io la persona cattiva? Perché aveva mandato me a Serpeverde e non James Potter? Nel profondo ero davvero così malefica? No, no sapevo di non esserlo. Serpeverde non era la casa delle persone cattive, Serpeverde era la casa degli ambiziosi, dei furbi, degli intraprendenti, degli audaci, delle persone determinate e non solo la casa del potere. Lo stemma di Hogwarts sulla mia divisa lasciò il posto allo stemma dei Serpeverde. Ora il problema sarebbe stato dirlo a papà e cercare di far crollare tutti i pregiudizi che aveva sulla mia nuova famiglia.

 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti! Per prima cosa vi ringrazio per essere arrivati fino a questo punto. Come avrete capito la storia si svolge al tempo dei Malandrini. Questa FF è nata dal desiderio di raccontare la storia di James Potter e dei suoi amici in maniera diversa cercando di rimanere il più fedele possibile al libro.
Ho, però, dovuto modificare alcuni eventi che appariranno in seguito. Lucius Malfoy e Narcissa Black frequentano Hogwarts rispettivamente dal 1965 al 1972 (lui) e dal 1966 al 1973 (lei). La storia si svolge nel 1971, anno in cui James Potter e Remus Lupin frequentano il primo anno. Ho ringiovanito i coniugi Malfoy portandoli all’età di Sirius Black (dodici anno in quanto iniziò a frequentare la scuola nel 1970).
Spero che questo primo capitolo vi piaccia anche se molto lento, prometto che i prossimi saranno più movimentati. Se avete tempo e voglia lasciatemi una piccola recensione  per farmi capire se la storia è di vostro gusto o meno.
Con affetto
_Chain Of Memories_

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Capitolo 2
*** In cielo appare un teschio di fumo ***


Tesoro mio

Grazie per la tua lettera, sono molto contenta che tu abbia già fatto amicizia con quei ragazzi del treno, sono sicura che quel bambino non è poi così cattivo come lo dipingi, forse è solo molto vivace.

Tuo padre, in questo momento, è in sala che sorseggia la sua terza tazza si camomilla. Non è certo colpa tua tesoro, ha solo voglia di bere qualcosa che lo calmi, sai il caldo si fa sempre più forte e bere una bella tisana rilassante non fa mai male.

Serpeverde eh?

Sono molto contenta che tu non ti sia fatta prendere da attacchi di panico, ti conosco molto bene e so che le pressioni possono indurti ad avere questi attacchi. Se non sbaglio in Serpeverde troverai gli amici più sinceri… lo spero tanto tesoro mio.

Questa mattina è passata tua zia Kate, anche Ethan ha iniziato il suo anno scolastico e credo sia stato smistato in Corvonero, non ne sono sicura… sai com’è fatta tua zia, quando inizia a parlare dei suoi figli non riesci a farla smettere.

Tesoro mio ho solo una raccomandazione per te: Divertiti, vivi il tuo anno ad Hogwarts senza avere paura di deluderci, sappiamo bene quanto tu ci tenga a tenere alto il cognome di tuo padre ed è proprio per questo che ti dico di divertirti. Me lo prometti?

Tuo padre mi chiede con insistenza di lasciargli qualche riga per scriverti, lascerò per lui un piccolo avvertimento così tu potrai sorridere e lui, lo spero, riflettere su ciò che ti scriverà.

Hope la mamma ti vuole tanto bene ed è tanto orgogliosa di te.

Con affetto

Mamma

 

Nota per Andy: Non essere duro con lei, non ha fatto nulla di male. Trattieniti caro.

 

Hope

Ho letto e riletto la tua lettera credendo che tu ti stessi prendendo gioco di noi… una parte di me lo spera ancora ma mi rendo conto che non giocheresti mai su una cosa tanto grave.

Una Serpeverde in famiglia… Non ho avuto il coraggio di dirlo a tuo Zio Kevin, i suoi figli sono tutti Grifondoro e sai che, tra i nipoti, tu sei la sua preferita, gli si spezzerebbe il cuore. Temo però che questo segreto non sia più così al sicuro, sicuramente tuo cugino Will scriverà a suo padre del tuo smistamento… le brutte notizie volano veloci. Sai qual è la domanda che più mi sono posto? Perché Serpeverde? Non ti ho mai visto come una bambina viziata o cattiva, sei sempre stata gentile con tutti… ed io che avevo paura finissi in Tassorosso ( detto fra noi… tua madre è decisamente troppo buona ma questo è anche uno dei motivi per cui mi sono innamorato di lei). 

Hope, tesoro, spero solo che tu non vada in giro a seguire degli individui poco raccomandabili della tua nuova famiglia… se non sbaglio Abraxas Malfoy ha un figlio che frequenta il secondo anno e i Black hanno addirittura due membri della loro famiglia ad Hogwarts. Stai alla larga da loro.

Tua madre continua a dire che sono troppo duro nello scrivere questa lettera ma io credo che ti serva per crescere, non sarai una bambina per molto, presto diventerai una bellissima e bravissima strega ed io temo quel giorno. Presto non sarai più la mia bambina e questo mi spezza il cuore ma sono convinto che mi darai molte soddisfazioni… anche se la casa Serpeverde non riesco proprio a digerirla.

Ti voglio bene Hope.

Papà

 

Mi ritrovai a leggere la lettera che avevo ricevuto la mattina successiva al mio Smistamento. Classico. Non mi sarei mai aspettata nulla di meno da mio padre ma la cosa non mi faceva affatto sorridere, anzi potevo benissimo affermare che, dopo aver letto più volte quella lettera, il mio umore non era migliorato di una virgola. Perché non capiva?

 

<< E così i tuoi genitori ti hanno detto, oh perdonami… ordinato, di stare alla larga da me. Molto scortese da parte loro non trovi anche tu mia cara? >>

 

Mi voltai di scatto udendo quelle parole, come aveva osato leggere la mia lettera? Dov’era finita la privacy? Osservai un secondo il mio riflesso infuriato nel bicchiere di argento prima di voltarmi per affrontare l’intruso.

 

<< Molto scortese sei tu che leggi lettere che non sono indirizzate a te. Questo è scortese. Non permetterti mai più di fare una cosa simile. >>

 

Quel ragazzo aveva i capelli più biondi che avessi mai visto in vita mia, li portava legati con quello che sembrava un fiocco verde smeraldo. Il suo portamento era elegante, si poteva benissimo notare anche senza che muovesse un passo. I suoi occhi azzurri come il ghiaccio mi scrutarono da cima a fondo: passarono in rassegna i miei capelli corti, mossi e di un rosso vivo; il suo sguardo si incatenò al mio per qualche secondo prima di proseguire sullo stemma della Casa Serpeverde apparso magicamente, la sera prima, sulla mia divisa scolastica.

Parlò dopo qualche secondo interrompendo, così, il silenzio imbarazzante della nostra “conversazione”. I suoi occhi glaciali continuarono ad osservarmi ed potei giurare a me tessa di aver visto apparire un ghigno nell’angolo delle sue labbra.

 

«Ovviamente. Chiedo perdono, non era mia intenzione interferire con le tue utenze. Permettimi di presentarmi: Mi chiamo Lucius Malfoy, secondo anno. Tu invece?»

«Non credo che sapere il mio nome ti cambi la giornata Malfoy. Non credo ci sarà un’altra occasione per parlare con te o se mai dovesse succedere… mi assicurerò che qualche incidente richieda la mia attenzione. Se non ti spiace, vorrei rispondere alla mia famiglia… o devo forse darti conto di quanto scriverò?»

 

Eccolo nuovamente, quel ghigno dall’aria sadica e terrificante. Ero arrabbiata, non avrei mai risposto così ad una persona più grande di me e, specialmente, ad una persona appartenente ad una così nobile famiglia da mettere timore a mio padre. Forse in Malfoy avrei trovato un buon amico ma dopo quella scenata dubitavo che mi degnasse di altre attenzioni. Potevo considerarmi fortunata, non mi aveva ancora lanciato una fattura contro. Un momento… ma cosa andavo a pensare? Noi di Serpeverde non eravamo e non siamo barbari, non andiamo in giro a lanciare fatture o schiantesimi.

 

«Allora da ora in poi ti troverò un soprannome, non credere di liberarti così facilmente di me Miss. Sono davvero intenzionato a far crollare tutti i buoni propositi che ti sei prefissata per ignorarmi. Miss credo che ti stia a pennello.»

 

 

Non prometteva bene. Perché continuava a fissarmi in quel modo strano? Avevo ammesso (a me stessa) di aver esagerato ma la sua reazione era stata alquanto… inaspettata. Questo non avrei dovuto scriverlo nella lettera che avevo fintamente detto di voler scrivere ai mei. Lucius Malfoy. Aveva un modo di parlare così formale ed elegante da essere quasi contagioso. Voleva far crollare tutti i buoni propositi che mi ero costruita per ignoralo… non avrebbe mai vinto questa sfida. Se prima ero titubante all’idea di farmelo amico, adesso ero certa che non gli avrei permesso di avvicinarsi a me. Mai.

 

***

«Molto bene ragazzi allora come vi ho già spiegato l’esame finale si terrà sulla preparazione di diverse pozioni, tra queste c’è quella che trovate scritta sulla lavagna. La Pozione Obliviosa. Non abbiate timore, il livello è base ma ogni pozione richiede una grande concentrazione, anche quella più semplice. Bene ora è il momento di mettere via le bacchette. Non fate quelle facce stupite! In pozioni non servono le bacchette! Tutto quello di cui avete bisogno sono: concentrazione, un pizzico di predisposizione e tanta passione. Darò un piccolo premio a chi riuscirà a preparare la migliore Pozione Obliviosa nell’ora e mezza che ci rimane.»

 

Il Professor Lumacorno si stava candidando a diventare il mio professore preferito. Così genuino e così paziente con noi del primo anno. Due giorni erano passati dallo Smistamento. Quella mattina avevamo Pozioni con Grifondoro e in seguito la prima lezione di Volo. Volare mi metteva una certa paura. Il Professor Lumacorno aveva iniziato ad aggirarsi fra i banchi dispensando utili consigli agli studenti in difficoltà. Ora era il mio moneto, gli avrei mostrato che non avevo bisogno di suggerimenti, potevo benissimo riuscire a preparare una Pozione Obliviosa da sola.

 

«Allora… Inserire due gocce del fiume Lete nel calderone e riscaldare per venti secondi e solo dopo aggiungere tre radici di Valeriana»

«Due. Non metterne tre o la Pozione Obliviosa diventerà una massa informe di melma viscida ed appiccicosa.»

«Oh… grazie avevo letto male. Piacere di conoscerti, mi chiamo Hope Bennett»

«Severus Piton. Non abbiamo tempo per parlare, devi concentrarti sulla pozione altrimenti non riuscirai mai a finirla in tempo.»

 

Severus Piton… Severus Piton… dove avevo già sentito questo nome? Mi suonava familiare eppure avrei giurato di non aver mai visto quel ragazzo in vita mia. Mi sarei ricordata certi occhi neri così simili a due pozze profonde e misteriose. Un momento… Severus Piton! Il bambino che James Potter aveva infastidito nel treno per far colpo su quella ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi.

Tornai a concentrarmi sulla mia pozione decisa a non farmi più riprendere da nessuno… non che Severus avesse intenzione di riprendermi, si era mostrato gentile nei miei confronti. Tagliai le radici di Valeriana e le aggiunsi al calderone come indicato dalle istruzioni. Ora bisognava solo mescolare tre volte in senso orario ed attendere per 60 minuti. Un tempo decisamente lungo, magari avrei approfittato per fare nuove conoscenze. Tornai a guardare Severus ma era impegnato a dare suggerimenti a quella bellissima bambina dai boccoli rame.

 

«Ehi Mocciosus perché non tieni il tuo nasone nel tuo calderone? Lascia stare la mia ragazza intesi

 

James Potter. Mi maledì mentalmente per non averci pensato prima, la lezione odierna si sarebbe svolta con i Grifondoro del primo anno… e ne conoscevo uno del quale avrei decisamente fatto a meno.

 

«Non sono la tua ragazza Potter, smettila di dare fastidio a Severus»               

«Avanti James torniamo alla nostra pozione, Peter ha bisogno di una mano.»

 

Nell’angolo destro dell’aula di Pozioni un bambino tozzo e con la faccia tutta segnata da brufoli stava cercando di tagliare le radici di Valeriana. Alzò lo sguardo verso Remus e James sentendosi chiamato in causa e regalò ai due bambini un sorriso che sicuramente avrei dimenticato presto. Nei suoi occhi potevo leggere ammirazione per Potter, lo venerava come un Dio ma a James non andava così tanto a genio; se non fosse stato per Lupin, sicuramente non gli avrebbe rivolto nemmeno la parola.

 

«Suvvia ragazzi non bisticciate. Tornate alle vostre pozioni»

 

Lumacorno mese fine alla disputa. Era trascorsa ormai un’ora e avevo già messo nel mortaio gli ingredienti base e le quattro bacche di vischio, le avevo ridotte ad una polvere mediamente sottile ed inseriti due misurini nel calderone. Ora bastava girare cinque volte in senso antiorario e avrei finito la mia pozione.

 

«Evans, molto bene. Una pozione perfetta. Piton, ragazzo mio, molto bene. Non ti spiace se premio la tua amica vero? Un po’ di cavalleria, ragazzo mio, fa sempre la sua buona figura. Dieci punti a Serpeverde e dieci punti a Grifondoro. Evans ecco il tuo piccolo premio. Te lo sei meritato.»

 

 

***

 

 

«Spero che questo secondo giorno sia stato per voi molto emozionante. Ricordo ancora la prima volta che misi piede ad Hogwarts… ma non voglio tediarvi con discorsi lunghi e noiosi, sicuramente starete morendo di fame. Che la cena abbia inizio.»

 

Il Professor Silente aveva una barba lunga, decisamente troppo lunga di un argento vivo. Come faceva a mangiare? Non temeva che la barba gli finisse in bocca? C’era da ammettere che lo rendeva decisamente più solenne e leggendario. Avevo sentito parlare della sua fama e della sua abilità, tutti avrebbero voluto essere come lui.

 

«Miss non distrarti. I tuoi occhi devono essere concentrati solo su di me»

«Caschi male Malfoy, aspetta… perché ci sei tu qui e non Iris?»

«La tua amica aveva bisogno di più spazio. Le ho gentilmente offerto il mio posto.»

 

Scossi la testa, possibile che anche a cena a Malfoy andasse di giocare? Avevo avuto una bellissima, ma faticosa, giornata e la voglia di combattere mi aveva chiesto il permesso di andare nel dormitorio per prima. Sospirai decisa ad ignorarlo. Allungai una mano per afferrare un pezzo di pollo con delle verdure cercando con gli occhi Severus o Iris che sembrava magicamente scomparsa dalla Sala Grande.

 

«Prendi solo quello? Non vorrai mangiare così poco spero. Perché non assaggi dell’arrosto? Con una salsa a base di verdure potrebbe stupirti.»

«Non ho molta fame… e poi non ho mai mangiato tanto.»

«Si vede dal tuo fisico così minuto. Ho quasi paura a toccarti, potresti romperti.»

«Infatti non devi toccarmi. Posso chiederti perché insisti così tanto?»

«Perché mi diverte. Tutto qui.»

 

Un rumore improvviso mi fece voltare verso il tavolo dei Grifondoro, Remus Lupin stava correndo verso l’uscita con James e Sirius che si guardavano sospettosi. Il bambino tozzo sedeva accanto a Sirius e cercava di attirare la sua attenzione. Patetico, patetico lui e il suo tentativo di ingraziarsi certi soggetti.

 

«A quanto pare abbiamo qualcuno che si è sentito poco bene. Non tutti reggono bene lo stress dei primi giorni ad Hogwarts. Oh scusate, non mi sono presentata. Mi chiamo Narcissa Black. Primo anno.»

 

Narcissa. Una bambina davvero bella, non avevo mai visto nessuno come lei. I capelli neri le ricadevano morbidi sulle spalle, il viso sembrava essere stato intagliato da uno scultore tanto era perfetto. Eppure mi sembrava di averla già vista da qualche parte.

 

«Sentito male? Perché dici che quel bambino si è sentito male? Oh si io mi chiamo Hope Bennett, anche io sono al primo anno.»

«Bennett eh? Io sono Lucius Malfoy.»

«Piacere di conoscervi. Ho sentito dire a quei ragazzi che aveva mangiato troppo in fretta e che doveva correre in infermeria… ma mi sembra strano, non l’ho visto mettere in bocca un solo pezzo di carne. Per questo deduco che sia stato lo stress. Vedi? Il professor Silente stà uscendo dalla Sala… probabilmente starà andando a controllare la salute del ragazzo.»

«Lupin…»

 

Il resto della cena trascorse tranquillo, Malfoy era troppo preso dalla nuova conoscenza per dedicarmi qualche attenzione, non che la cosa mi dispiacesse. Per la seconda volta mi trovai a cercare Severus Piton con lo sguardo, sembrava assente. Non l’avevo più visto dopo la lezione di Pozioni, né alla lezione di Trasfigurazione con la professoressa McGranitt né a Difesa contro le Arti Oscure con il Professor Evan. In quel momento diversi Gufi iniziarono a volare per la Sala grande carichi di giornali; Wyatt, il mio gufo, lasciò cadere sulle mie gambe la Gazzetta del Profeta.

 

Scoperto un nuovo rimedio a base di sangue di Drago.” Art. a pag 8

“Famiglia babbana uccisa in casa al rientro dalle vacanze” Art. a pag 5

“In cielo appare un teschio di fumo” Art. a pag.2

 

Un teschio di fumo? Poco m’importava del nuovo rimedio a base di sangue di Drago. Ultimamente c’erano state molte uccisioni di famiglie Babbane. Aprì il giornale sotto lo sguardo indagatore di Lucius Malfoy davanti a me e di Narcissa Black al mio fianco. Lessi ad alta voce visto che li vedevo alquanto interessati.

 

«Little Hangleton, ore 21,02. Questo quartiere si vede nuovamente protagonista di una strage, una famiglia babbana è rimasta uccisa al rientro dalle vacanze estive (vedi approfondimento a pagina 5) ma la cosa che sconvolge maggiormente è l’apparizione di un enorme teschio di fumo in cielo. Se si guarda abbastanza a lungo si può notare come un serpente esca dalla bocca del teschio andando a formare un simbolo sconosciuto perfino agli Auror del Ministero della Magia. Sfortunatamente non possiamo allegarmi le immagini dell’accaduto poiché il Ministero ha vietato e sequestrato le uniche foto che ero riuscita a scattare. Non perdete la prossima edizione della Gazzetta del Profeta per saperne di più sul teschio di fumo. Vostra Eleanor Kane in Skeeter.»

«Un teschio di fumo? Molto singolare come evento.»

«Che intendeva dire la Skeeter quando ha detto che Little Hangleton si è reso protagonista di una nuova strage?»

 

Chiesi curiosa di sapere, non mi ero mai incuriosita sui giornali, non m’interessava la politica o tutte le varie stupidaggini che la Kane, ormai sposata con Edgar Skeeter, scriveva. Dovevo dare credito a mio padre, leggere i giornali era utile, ma l’importante era avere una tua idea e non lasciarsi influenzare da ciò che veniva stampato.

 

«Miss dovresti saperlo, è uscito su tutti i giornali. Rimedierò lo stesso. Qualche anno fa sono stati assassinati Tom Riddle e i suoi genitori. Un evento terribile ma gli Auror – feci finta di non notare il disgusto nel pronunciare quella parola – riuscirono a trovare il colpevole. Ofrin Gaunt fu arrestato ed imprigionato ad Azkaban dove ancora risiede. Si dice che lo abbia fatto per vendicare la morte della sorella, la moglie di Tom Riddle… credo si chiamasse Merope Gaunt, ma non ne sono sicuro. Da quel giorno il figlio di Metrope, che curiosamente ha lo stesso nome del padre, non si è più visto ne sentito. Due o tre anni fa ha provato a diventare insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ma Silente gli ha negato la cattedra.»

«E’ terribile. Lucius sai altro su quanto accadde quella notte?»

«Da quando in qua Miss hai questa confidenza nei miei confronti?»

 

Odioso! Non potevo distrarmi un attimo che subito partiva all’attacco. Che giocasse pure, la mia curiosità andava soddisfatta e se non avesse voluto dirmi nulla allora avrei fatto le mie ricerche da sola. Guardai Narcissa che mi sorride dolcemente posando una mano sulla mia spalla.

 

«Dovrai abituarti. Tutti i Malfoy hanno la caratteristica di essere pungenti. Sono sicura che Lucius sia stanco, come anche tu del resto. Che ne dici di andare nel dormitorio? Abbiamo i letti vicini, me ne sono resa conto solo ora.»

«E’ una splendida idea Narcissa.»

 

Quella notte le nuvole non osarono coprire la perfezione della luna  che illuminava i dormitori degli altri studenti ma non quelli di Serpeverde. La luce smeraldo che il Lago Nero emanava era lo spettacolo più bello al quale avessi mai assistito. Quella notte non feci caso all’ululato dei lupi, troppo stanca persino per pensare.

 

 

 

Angolo Autrice

 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo. Vi avevo promesso un po’ di movimento e spero di essere riuscita a soddisfarvi. In questo capitolo troviamo gli inizi dell’ascesa di Voldemort riportati dalla madre di Rita Skeeter.  Spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un bacio

_Chain Of Memories_

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Capitolo 3
*** Un Lupo Mannaro ad Hogsmeade? ***


Erano passati diversi mesi dall’inizio dell’anno. Halloween era alle porte e, per l’occasione, la scuola aveva indetto un ballo che si sarebbe tenuto in Sala Grande.  Tra i Grifondoro non si faceva altro che parlare del complemorte del loro fantasma, Sir Nicholas. Che si sarebbe tenuto proprio il 31 Ottobre. Molti studenti erano già all’opera per cercarsi un compagno con cui danzare alla festa: Severus aveva invitato la sua amica Lily che aveva accettato, rifiutando più volte l’invito di James; Sirius aveva deciso di accompagnare la più bella ragazza del suo anno e Remus… Remus era da molto tempo che non lo vedevo ad essere sincera. I compiti li eseguiva sempre dalla sua stanza (con risultati eccezionali, o almeno così diceva Peter Minus ) e raramente usciva quando il sole calava dietro le montagne. Aveva un atteggiamento strano e sembrava perennemente stanco, anche i suoi amici dovevano aver notato qualcosa di stravagante nel suo comportamento.  Non volevo indagare più del necessario, non ero così vicina a lui da potergli domandare cosa faceva.

Scesi a colazione con largo anticipo, quella sera non ero riuscita a dormire molto bene, una strana sensazione mi aveva impedito di chiudere occhio ed ero rimasta tutta la notte a guardare le strane creature che popolavano il Lago Nero. Dalla nostra camera avevamo una bella visione di una fetta dell’immenso Lago: sirene e altre creature alle quali non sapevo dare un nome nuotavano come se noi fossimo invisibili, evidentemente doveva essere un particolare tipo di magia.

Mi accomodai al tavolo dei Serpeverde sospirando stancamente, mi si chiudevano gli occhi ma la giornata di oggi era particolare: dovevamo procuraci un vestito per la festa del giorno dopo.

Sui tavoli erano rimasti ancora diversi fogli di pergamena con delle boccette d’inchiostro e piume per scrivere.

Senza esitazione afferrai un paio di fogli ed iniziai a scrivere una lettera ai miei genitori.

 

Mamma, papà

Come state? Mi mancate molto. Le lezioni qui sono dure ma credo di cavarmela bene. Mi piace molto Trasfiurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure. Pozioni con il Professor Lumacono è sempre, però, l’ora che preferisco; ancora non sono riuscita a vincere nessuno dei suoi piccoli premi, Severus e la Grifondoro, sua amica, sono molto più bravi di me. Voi? Voi come state?

A breve al castello si terrà un ballo per Halloween e, dato che non possiamo andare ad Hogsmeade a comprare un vestito, volevo chiedervi se potreste inviarmene uno. Mamma ci pensi tu vero? Se fosse per papà mi comprerebbe dei jeans e una bella felpa. Avete sentito dell'attacco alla famiglia di Babbani? Papà ne sa qualcosa in più? Ho molte domande, soprattutto sul teschio apparso in cielo, ma non è questo il momento. Vi voglio bene.

Con affetto

Hope

 

Chiusi la lettera e mi recai alla Gufiera, non era ancora arrivato il momento di colazione e dovevo assolutamente spedire la lettera se volevo che i miei avessero il tempo di farmi quell’enorme cortesia. A pensarci bene forse avrei anche potuto saltare il ballo, non ero stata invitata da nessuno, o meglio, non volevo andarci con Malfoy che continuava insistentemente a chiedermi l’onore di accompagnarlo alla festa. Come se l’onore fosse il mio, continuava a ripetere quanto io fossi fortunata ad essere entrata nelle sue grazie. Avevo rifiutato con un secco “No” e gli avevo dato le spalle. Avevo sperato di andarci con Severus ma lui si era subito fatto avanti con Lily Evans. Io e Severus eravamo amici, a Pozioni ci aiutavamo sempre, o meglio, lui aiutava me, aveva una mente davvero brillante e le pozioni sembravano non avere segreti per lui.

 

«Oh scusami! Non ti avevo visto! Scusami!»

 

Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi di un ragazzo in uscita dalla Guferia. Sollevai lo sguardo per chiedere nuovamente scusa e trovai due pozze azzurre a fissarmi, i capelli erano di un nero ma tendevano al blu scuro. Mi ritrovai a pensare a quanto strano fosse quel colore, mai visto in vita mia. Scossi la testa stringendo la lettera per i miei genitori nella mancina.

 

«Scusami ancora, non guardavo dove andavo»

«No scusami tu. Dovevo lasciarti passare. Mi chiamo Leon. Piacere di conoscerti.»

«Io sono Hope. Scusami ma devo andare a inviare questa – e sollevai la mano dove tenevo ancora stretta la lettera mostrandola, così al ragazzo – ai mie genitori per il ballo.»

«Ci vai con qualcuno?»

«Veramente no, stavo anche pensando di non andarci.»

«Sciocchezze. Ti va di venirci con me? Così mi faccio perdonare per esserti venuto addosso.»

 

 

***

 

 

Grifondoro. Leon era un Grifondoro. Lo osservai attentamente al tavolo rosso e oro, stava parlando tranquillamente con i suoi compagni di casata. Avevo scoperto che era al primo anno proprio come me e che preferiva tenersi alla larga da James e i suoi amici, li riteneva troppo rumorosi e viziati. Una cosa in comune l’avevamo.

Addentai un pezzo di brioche e la mandia giù con un bicchiere di latte freddo.

 

«Bennett allora? A che ora devo passare a prenderti?»

«Mai Malfoy, non verrò al ballo con te.»

«Per le 20.00? Va bene, anche se il ballo inizierà solo alle 20.30»

«Ma mi ascolti quando parlo? Non verrò al ballo con te perché ci vado con un’altra persona.»

 

In quel momento Narcissa entrò nella Sala Grande e mi si sedette vicino, si riempì il piatto con qualche uovo strapazzato e si colmò il bicchiere di succo. Mi squadrò per bene e mi sorrise dolcemente. Sicuramente avrei dovuto rispondere a qualche sua domanda in seguito, in questi mesi trascorsi insieme io e Narcissa eravamo diventate molto amiche, mi aveva invitato a trascorrere le vacanze di Natale a casa sua ma avevo gentilmente rifiutato, mi mancavano i miei genitori e non vedevo l’ora di riabbracciarli.  

 

«Hope questa mattina sei scesa presto, anzi direi dalla tua faccia che non hai chiuso occhio.»

«Non riuscivo a prendere sonno, mi sono esercitata con qualche incantesimo e sono rimasta a guardare le creature del lago Nero per un po’.»

 

Tornai a concentrarmi sulla mia colazione scostando la mano di Malfoy dalla mia spalla, non volevo degnarlo di nessuna attenzione. Odiavo il modo in cui giocava con me, i suoi sorrisi, il suo modo di trattare gli altri con disprezzo, la sua mancanza di tatto e cortesia, il suo modo di articolare il mio cognome; tutto. Non riuscivo a sopportare nulla di Lucius Malfoy. Voltai lo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro ed incontrai gli occhi di Leon.

 

«Allora Hope, chi è il fortunato?»

«Per che cosa? Non so di cosa tu stia parlando, Narcissa.»

«Per il ballo.»

«Narcissa… voglio che sia una sorpresa. Tu con chi ci vai?»

«Lucius non le hai detto niente? Io e Lucius andiamo al ballo insieme. Credevo lo sapessi.»

 

Voltai lo sguardo verso Malfoy che ora mi stava fissando con uno strano ghigno sul volto. Cos’era questa sensazione? Perché m’importava tanto se Malfoy andava al ballo con Narcissa? In fondo ero stata io a suggerire a Malfoy di invitarla. Allora perché mi sentivo così? Aveva continuato ad invitarmi nonostante avesse già una compagna, era una mancanza di rispetto nei miei e nei confronti di Narcissa.

 

«No, non ne sapevo nulla. Io ci vado con Leon. L’ho conosciuto pochi minuti fa nella Gufiera.»

«Vai al ballo con qualcuno che neanche conosci?»

«Meglio andarci con qualcuno che non conosco, Narcissa, che con una persona le cui parole sono fumo.»

 

Non guardai Narcissa quando diedi la mia risposta, stavo guardando Lucius Malfoy che sembrava divertito dalla cosa invece che provarne vergogna. La cosa che mi faceva più rabbia era il fatto di non essere adirata con lui, non riuscivo ad arrabbiarmi ma non gli avrei fatto passare una cosa simile, al momento giusto lo avrei punito come meritava. Mai giocare con i Serpeverde. Mai.

 

***

 

«Sei stanca

 

Leon è così premuroso. Sono le 23.04 e la Sala Grande inizia a svuotarsi, gli altri studenti hanno la faccia affaticata, come me hanno ballato per la maggior parte del tempo. Narcissa mi saluta con un cenno della mano, anche lei è parecchio spossata ma lo stesso non si direbbe applicabile per Lucius. Il suo viso è una maschera, non riesco a leggervi niente dentro. I suoi occhi indagatori viaggiano da me a Leon, non ho ancora avuto modo di presentarli.

Scuoto la testa in risposta al mio accompagnatore e gli afferro la manica del suo completo blu oceano.

 

«Devo presentarti una persona.»

 

Senza aggiungere altro mi affretto a raggiungere Narcissa e Lucius. Per Salazar non mi ero accorta di quanto fosse bello il suo vestito. Una gonna ampia e piena di frange si divideva tra il bianco panna e il verde scuro creando un contrasto decisamente sublime; Narcissa aveva deciso di raccogliere i capelli in un elegante chignon e lo aveva decorato con delle pietre preziose appartenute alla sua famiglia. In confronto il mio vestito azzurro sembrava davvero misero anche se mia madre aveva deciso di spenderci più del dovuto.

 

«Leon, lei è Narcissa Black, una mia cara amica e lui è…»

«Lucius Malfoy. Lo conosco. Narcissa, è un vero onore fare la tua conoscenza. Madame posso chiederle l’onore di un ballo? Hope mi perdoni vero?»

«Solo se farai fare a Narcissa una bella figura, è un’ottima ballerina.»

 

Osservai Leon e Narcissa allontanarsi verso la pista da ballo. Lei era davvero splendida e Leon un vero cavaliere. Per tutta la festa mi era stato vicino, non aveva mai lasciato il mio fianco e mi aveva fatto trascorrere una bellissima serata. Il suo umorismo e la sua gentilezza avevano contribuito a rendere questo ballo ancor più speciale. Rimasi in un angolo mentre altre coppie prendevano posto sulla pista, evidentemente c’era ancora qualcuno che non era così fiacco, per la maggior parte si trattava di studenti più grandi con molta più resistenza.

Lucius era fermo al mio fianco, stava dritto mostrando la sua posa elegante e autorevole. Il suo completo nero era di una fattura superiore, la qualità della stoffa era eccezionale e, a vederlo muoversi sulla pista da ballo, decisamente comoda.

 

«Bennett cosa ci trovi davvero in quel Grifondoro? Ai miei occhi non è altro che un bambino.»

«Ha la mia stessa età Malfoy.»

«Non hai risposto alla mia domanda. Cosa ci trovi in lui?»

«Non sono affari che ti riguardano»

«Odio ripetermi Bennett. Quando dico una cosa pretendo che mi si risponda. Ora dimmi: cosa ci trovi in Leon Baelish?»

 

Cosa ci trovavo in Leon? Decisamente era facile stare in sua compagnia, sapeva sempre cosa dire, quale complimento fare ed era estremamente gentile e spiritoso. Per tutta la serata mi aveva fatto dimenticare la strana sensazione che avevo avvertito dalla mattina e il senso di confusione nel vedere Lucius Malfoy con Narcissa Black. Ma questi non erano affari che riguardavano Lucius. Avrei voluto colpirlo. Non ci si rivolge così ad una ragazza. Il suo sguardo glaciale mi fece tremare per qualche secondo, una nuova sensazione si fece largo nella mia mente: paura. Avevo davvero paura? No, non potevo averne, in fondo cosa avrebbe potuto farmi?

 

«È simpatico e mi ci trovo bene.»

«No Bennett, non ci siamo proprio. Cosa ti ha spinto ad accettare il suo invito invece che il mio?»

«Malfoy tu non sei il centro del mio mondo.»

«Sei sempre così scontrosa. Come devo dirti che non rischi nulla se mi chiami per nome?»

 

La musica si fermò ed io mi ritrovai a fissare gli occhi penetranti di Lucius Malfoy. Non rischiavo nulla? Chiamarlo per nome, non avevo mai preso in considerazione l’idea.

 

«Ehy Bennett hai visto Mocciosus? Se l’è filata con la ragazza di James.»

«Black.»

«Malfoy. Cos’è una gara a chi dice con più astio il cognome dell’altro? Non sei tu quello che m’interessa ora, Malfoy. Allora Bennett? Tu e Mr.capelli unti non state sempre vicini? Lo hai visto?»

«Forse, ma sicuramente non lo verrei a dire a te.»

«Sirius vieni qui! Remus è sparito di nuovo!»

 

Sirius si avvicinò al mio volto, scostò i capelli dietro l’orecchio e mi sfiorò il volto con due dita. Una carezza lieve, una provocazione.

 

«Sei fortunata, Bennett. La prossima volta non ci sarà James a salvarti da una bella lezione. Ricorda: io non sono buono come Remus. Morditi la lingua la prossima volta.»

«BLACK!»

 

Lucius lo spinse via in un attimo e prese posizione davanti a me, il suo completo nero mi copriva la visuale. Volevo schiantare quell’essere, volevo che soffrisse ma, per sua fortuna, non ero ancora a conoscenza di un incantesimo tanto potente, in fondo ero ancora al primo anno. Afferrai la mano di Lucius che aveva preso la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la strinsi nella mia, lui non si voltò a guardarmi, rimase ad osservare Sirius Black allontanarsi con un sorriso malefico sul volto.

 

«Lucius… grazie per aver preso le mie difese.»

«Che succede?»

 

Narcissa e Leon erano appena tornati dalla pista da ballo e avevano notato qualcosa di strano negli atteggiamenti di Lucius che ancora teneva stretta la bacchetta nella mano.

 

«Tuo cugino.»

 

Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Malfoy prima di prendere la mano di Narcissa ed allontanarsi dalla Sala Grande.

 

 

***

 

 

«Su tesoro è ora di scartare i regali!»

 

L’albero di Natale che i miei avevano costruito era decisamente troppo grande, occupava la maggior parte del salone, di un verde intenso ed era stato addobbato con i colori di tutte le case che avevamo in famiglia; mancava solo Grifondoro. Mia madre aveva preparato dolci in abbondanza, dalle tartine alla crema ai bignè al cioccolato, infiniti biscotti alla cannella e nocciola, torte al latte e fragola e delle vaschette di panna con cacao; insomma mia madre aveva avuto molto tempo libero nelle settimane precedenti. Mio padre aveva contribuito ad addobbare la casa con luci vive, luci che potevano benissimo essere viste anche in caso di tormenta di neve.  Sotto l’albero di Natale c’erano molti pacchi, afferrai i regali che avevo fatto ai miei genitori e glieli porsi sorridente mentre andavo a scartare il regalo di Severus: un libro di pozioni raro con qualche provetta in vetro.

Sorrisi ripromettendomi di scrivere un biglietto di ringraziamento a Severus.

 

«Hope, tesoro è bellissima

 

Mia madre aveva appena scartato il suo regalo, un maglione con i colori della sua vecchia casata che sapevo gli mancava giorno dopo giorno. Mio padre mi stava guardando con un enorme sorriso, gli avevo regalato un orologio da taschino. La sua passione per gli orologi era sconfinata, quasi quanto la mia per gli Incantesimi.

Scartai il regalo di Narcissa: un set per la pulizia della bacchetta. Guardai bene sotto l’albero di Natale e vi trovai altri due pacchi del tutto inaspettati: uno da Leon ed uno da Lucius Malfoy. Quale aprire prima? Perché sentivo il cuore battere così forte?

Afferrai il regalo di Leon, un pacchetto color rosso rilegato da un fiocco color oro; al suo interno vi trovai una piccola boccetta di profumo alla pesca ed un bigliettino che mi ripromisi di aprire lontano degli occhi dei miei genitori.

 

«Tesoro, non ti avevo detto di stare alla larga dalla famiglia Malfoy? Perché il figlio di Abraxas ti ha inviato un regalo?»

«Lucius non è così male papà. È un mio amico, o almeno credo.»

«Lucius? Da quando in qua sei così intima con lui? I Malfoy portano solo guai, sono una famiglia che gioca con la magia oscura e il tuo Lucius Malfoy ha una predisposizione particolare per quel tipo di magia.»

«Papà, non significa nulla il fatto che il padre di Lucius ti abbia fatto penare a scuola. Lucius è diverso ed è mio amico. Non voglio sentire una sola parola in più su questo argomento.»

 

Cosa mi era preso? Difendere Malfoy a spada tratta non era certo nel mio stile… dopo quella sera in cui mi aveva difeso, avevamo parlato veramente poco, non aveva perso la sua educazione ma aveva smesso di punzecchiarmi come faceva in precedenza. Non era più lo stesso Lucius Malfoy. Afferrai il suo regalo e al suo interno vi trovai un libro di Incantesimi ed uno per la Difesa dalle Arti Oscure.

Forse mi ero sbagliata sul suo conto, l’unica cosa che speravo con tutto il cuore era che trovasse anche lui il mio regalo sotto l’albero.

 

 

***

 

 

«Hey Hope guarda! Una famiglia è stata aggredita ad Hogsmeade!»

«Severus ma che dici?»

 

Severus si mise a sedere davanti a me lasciandomi il giornale che stava leggendo. La Skeeter aveva scritto un nuovo articolo ma questa volta non parlava di teschi in cielo. Lessi attentamente tutto il servizio e, alla fine, sollevai lo sguardo incredula verso Piton.

 

«Bennett che succede?»

«Lucius… una famiglia è stata massacrata ad Hogsmeade. La Skeeter scrive che li hanno trovati vicino alla Stamberga Strillante, ma sono stati completamente massacrati. Sostiene che sia stato l’attacco di un animale. Ma quale animale potrebbe mai fare una cosa simile?»

 

Lucius e Severus si guardarono negli occhi, forse loro sapevano qualcosa o avevano avuto una qualche intuizione. Non avevo la passione per gli Animali Fantastici come mia madre.

 

«Credo si tratti di un Lupo Mannaro. Ho sentito che un certo Fenrir Greyback era stato individuato come tale.»

 

Era stato Lucius a parlare. Un Lupo Mannaro ad Hogsmeade? Silente avrebbe sospeso le visite per parecchio tempo, almeno fino a che la storia non si sarebbe conclusa con la cattura del Lupo Mannaro. In quel momento James e Sirius entrarono in Sala Grande seguiti da Peter Minus. Ma che fine aveva fatto Remus?

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Grazie a tutti per essere arrivati a leggere questo capitolo! Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto! Se avete tempo lasciate un commento per farmi sapere se vi piace!

Con affetto

_Chain Of Memories_

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** «Non lasciarmi... ti prego...» ***


 L'orgoglio è un difetto assai comune. Da tutto quello che ho letto, sono convinta che è assai frequente; che la natura umana vi è facilmente incline e che sono pochi quelli che tra noi non provano un certo compiacimento a proposito di qualche qualità - reale o immaginaria - che suppongono di possedere. Vanità e orgoglio sono ben diversi tra loro, anche se queste due parole vengono spesso usate nello stesso senso. Una persona può essere orgogliosa senza essere vana. L'orgoglio si riferisce soprattutto a quello che pensiamo di noi stessi; la vanità a ciò che vorremmo che gli altri pensassero di noi.

- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio –

 

 

Le settimane continuavo a scorrere velocemente, la fine dell’anno non sembrava più così tanto lontana ed io ero in completa balia dei compiti. Lumacorno ci aveva affidato la preparazione di una pozione di livello leggermente superiore allo standard del primo anno, non so cosa volesse da noi, non so cosa cercasse ma aveva in Severus e la Evans i suoi studenti preferiti. Quella mattina avevamo lezione di Pozioni per due ore e, subito dopo, Difesa Contro le Arti Oscure con il professor Evan. Avevo tante domande da porgergli, tanti interrogativi che ancora non avevano trovato nessuna risposta nonostante le varie ricerche che avevo condotto con Lucius e Narcissa. Fortunatamente l’ora rimasta trascorse celermente rendendomi libera di formulare le mie domande al Professore di Difesa.

 

L’aula si riempì lentamente. Quel pomeriggio avremmo assistito ad una lezione condivisa con tutte le altre Case, evidentemente il Professore doveva avere qualcosa in mente. Trovai posto vicino a Narcissa ai primi banchi lasciando quelli in fondo a James Potter e alla sua banda di cagnolini. Severus e la Evans non si staccavano l’uno dall’altra, con il passare del tempo erano diventati molto amici e Sev aveva deciso di presentarmi la ragazza dai capelli rossi. Lily. Ancora faticavo a chiamarla per nome, ma lei diceva che non le importava, la cosa che più le premeva era diventare amiche.

 

«Bene ragazzi, prendete posto. Potter, Minus se vi sento fare il minimo rumore toglierò 50 punti ciascuno sono stato chiaro? Oh Lupin è un piacere vederti nuovamente a lezione. Vi starete chiedendo come mai ho chiesto un cambio di ore per avervi tutti qui presenti, come sapete c’è stato un attacco ad Hogsmeade. Non è chiaro cosa sia stato ma è pericoloso ed è ancora li fuori.  Io, da insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure, ho il compito di insegnarvi come proteggervi da soli.»

«Difenderci da soli? Da cosa da un Ippogrifo?»

 

Minus. Voleva evidentemente mettersi in mostra, voleva entrare nelle grazie di James. Remus lo guardava con aria afflitta. Secondo il mio modesto parere, James non si sarebbe mai interessato a Peter Minus se Lupin non gli avesse detto che era un tipo okay e di cui ci si poteva fidare. Minus non era così interessante come voleva far credere.

 

«Minus, non si è trattato di un Ippogrifo come può sperare. Qualcuno di voi sa di cosa si potrebbe trattare? Potete arrivarci, basta solo applicazione ed intelletto.»

 

E così dicendo lanciò un’occhiata complice alla Casa di Corvonero, la casa dove era cresciuto lui. Mi sentivo offesa, non credeva che noi Serpeverde fossimo in grado di arrivare alla soluzione? Il mio orgoglio era stato scalfito, era ora di mostrare al Professore che essere un Corvonero non implicava essere anche intelligente.

 

«Professore, la Gazzetta del profeta si è tenuta molto vaga sull’omicidio. Ultimamente il Ministero della Magia non era sulle tracce di un Lupo Mannaro? Potrebbe trattarsi di quello.»

«10 punti a Serpeverde miss Bennett. Esatto. La domanda più importante è… come ha fatto un Lupo Mannaro ad entrare ad Hogsmeade?»

 

Come aveva fatto Fenrir Grayback a superare la vigilanza? A questa domanda non riuscivo a trovare una risposta, se non ci erano arrivati quelli del Ministero non potevo certo trovare io la soluzione; in fondo avevo solo undici anni.

 

«Non importa. Dividetevi in coppie e lavorate sugli incantesimi che ho scritto alla lavagna.»

 

 

 

***

 

 

«Grifondoro è in vantaggio per 30 a 20. Il boccino d’oro non è ancora stato catturato, la partita è ancora aperta!»

«FORZA SERPEVERDE!»

 

Urlavo dagli spalti destinati ai Serpeverde, il nostro cercatore sorvolava il campo aguzzando la vista alla ricerca del Boccino d’oro, in palio c’erano 150 punti e la conclusione della partita. Grifondoro aveva dei buoni cacciatori, volavo bene e facevano un buon gioco di squadra, anche se il loro portiere lasciava molto a desiderare. Agitai la sciarpa della mia Casa in alto facendola roteare sopra la mia testa, Severus si era disegnato sulle guance una bandiera verde ed argento mentre Narcissa ci guardava con l’aria di chi non adora particolarmente quello sport violento. Lucius era in sella ad una scopa e si destreggiava tra gli avversari cercando di far passare la pluffa dentro gli anelli, fino ad ora era stato lui a segnare per la nostra squadra. Nonostante fosse solo al secondo anno aveva una tecnica davvero invidiabile, doveva essersi allenato molto a casa. Il vento gli scompigliava i capelli biondi rendendolo quasi impossibile da ignorare. Piccole gocce di pioggia iniziarono a cadere sul campo da Quidditch, presto ci sarebbe stato un temporale e la situazione andava a vantaggio dei Grifondoro, la pioggia avrebbe impedito ai nostri cacciatori di muoversi al meglio.

 

«Forza ragazzi! Fategli mangiare la polvere!»

«Narcissa…»

 

Sia io che Severus ci voltammo nella sua direzione. Fino a qualche secondo fa Cissy sembrava a disagio ed ora era la loro tifosa più sfegatata. Portai un braccio intorno al collo della mia migliore amica facendo partire un coro per incitare la quadra.

 

«Uno! Due! Tre! Chi non salta Grfondiota è! Quattro! Cinque! Sei! Da Malfoy al sicuro non sei! »

 

Ben presto la maggior parte della curva dei Serpeverde iniziò ad intorare il nostro coro.

 

«Un altro goal per Serpeverde! Siamo in parità!»

 

Francis Lotus aveva segnato il goal del pareggio. Severus mi aveva accennato qualcosa nei suoi confronti, diceva di averlo visto nella stessa classe di Malfoy… doveva essere anche lui al secondo anno.

La pioggia iniziò a cadere più fitta, il cielo si tinse di una sfumatura plumbea e, in un baleno, la visibilità diminuì notevolmente. Trovare il Boccino ora sarebbe stata davvero un’impresa. Tenevo gli occhi puntati su Lucius, con questa pioggia sarebbe stato difficile per lui segnare il goal del sorpasso. Lo vedevo sistemarsi dietro le orecchie i vari ciuffi ribelli che avevano deciso di sfuggire dalla presa del suo nastro. Non aveva i capelli così tanto lunghi, gli arrivavano a metà collo ed erano di un biondo platino affascinante. Dovevano dargli lo stesso molto fastidio. Si udì un fischio, Grifondoro aveva un fallo a favore. Voltai appena lo sguardo verso destra per vedere un battitore prendere la mira a gioco fermo. In un attimo realizzai. Il giocatore di Grifondoro aveva intercettato un bolide del suo compagno di squadra spedendolo in direzione del mio amico.

 

«LUCIUS IL BOLIDE!»

 

Lucius si voltò a guardare prima me e poi il battitore alla sua destra. Troppo tardi. La scopa di Lucius venne colpita in pieno dal bolide e il suo corpo iniziò a precipitare verso il vuoto privo di sensi.

 

«NO!»

 

Urlai con quanto fiato avevo in corpo. Chiusi gli occhi, non volevo vedere lo schianto al terreno, ma dovevo aiutarlo, dovevo fare qualcosa. Tornai a guardare il corpo di Lucius roteare su  stesso, era a pochi centimetri dal terreno. Presto Abraxas Malfoy avrebbe denunciato la scuola e non avrebbe avuto torto, perché nessun professore faceva nulla? Volevano che si schiantasse al terreno?

 

«Aresto Momento!»

 

Aresto Momento? Lucius galleggiava a uno o due centimetri da terra, l’impatto con il terreno non era avvenuto.  Sollevai velocemente lo sguardo per notare Madama Bumb riporre la sua bacchetta nella divisa da arbitro. Aresto Momento… mi sarebbe torato utile questo incantesimo. Strinsi con forza la mano di Severus quando Malfoy venne caricato su una scopa e portato in infermeria con un braccio fasciato.

 

 

 

***

 

 

«Lucius… Lucius come ti senti?»

«Dovevo cadere da una scopa per farti preoccupare per me, non è così Bennett?»

«Non preoccupatevi. Sta bene. Troppo bene.»

 

Severus e Narcissa sollevarono lo sguardo da Lucius a me e sorrisero. Dopo l’incidente con il battitore Lucius era stato portato in infermeria, un volo di 20 metri lascia il segno. Il bolide aveva colpito la sua scopa ed il suo braccio sinistro, si lamentava del dolore ma non così tanto come avrei pensato. Lucius Malfoy era una persona notevolmente forte. Feci scorrere le dita sul suo braccio fasciato con delicatezza, non volevo fargli del male… non me lo sarei mai perdonato. Lui sospirò sorridendo prima a Narcissa e poi a Severus.

 

«Chi ha vinto?»

«Lucius non dovresti preoccuparti della partita… devo dirtelo però… - Severus abbassò lo sguardo cercando di trattenere una risata – Mi dispiace Lucius… ma abbiamo vinto.»

«Brutta Serpe che non sei altro! Non si gioca con i sentimenti dei feriti!»

 

Soffocai una risata portandomi il dorso della mano sulle labbra. Quei due, anche se con un anno di differenza, erano davvero uno spasso. Io e Narcissa ci scambiammo un’occhiata complice prima di sorriderci. Questi momenti erano la cosa più preziosa che avevo dopo la mia famiglia. In quel momento le parole del cappello parlante mi tornarono in mente.

 

O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
vi troverete gli amici migliori quei tipi astuti 
ed affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!”

 

Avevo davvero trovato degli amici fantastici. Non avrei permesso a nessuno di fare loro del male. Abbandonai le carezze al braccio di Lucius e mi alzai velocemente dalla sedia. Quel battitore… fare una cosa del genere a gioco fermo.

Poggiai sul suo comodino un pacchetto di bolle bollenti sotto lo sguardo interrogativo di Lucius. Gli afferrai la mano e la strinsi nella mia abbozzando un sorriso che sapevo essere del tutto inutile, lui avrebbe letto oltre la falsità del mio sorriso, sapeva che qualcosa mi frullava nel cervello. Lucius Malfoy mi conosceva forse meglio di quanto io conoscessi me stessa.

 

«Severus ci vediamo dopo in Sala Comune per ripassare Cura delle Creature Magiche. Narcissa non aspettarmi alzata. Io devo fare una cosa.»

«Ma come… non rimani a vegliare sulle mie ferite Bennett? Cosa c’è di più importante?»

«Non permetterò più a quel battitore di fare una cosa del genere.»

 

Sentivo la rabbia fluire nelle mie vene al posto del sangue. Io volevo vendetta. Difendere la mia Casa era in cima alle mie priorità, non m’importava delle conseguenze, io avrei fato capire a quel battitore che mai e poi mai avrebbe dovuto più toccare la mia “famiglia”. Da giorni avevo una terribile sensazione, non volevo che i miei timori divenissero realtà. Più volte avevo sognato la mia famiglia, un serpente ed un atroce dolore al braccio sinistro.

 

«Hope è il Quidditch, non puoi farci nulla.»

«Non posso stare qui ferma a fare niente! Ci vediamo in Sala Comune Severus.»

 

 

 

***

 

 

Incrociai Leon per i corridoi, mi stavo dirigendo verso la Sala Grande alla ricerca d’informazioni, avrei sicuramente trovato un Grfondiota disposto a dirmi come si chiamavano i loro battitori. Salutai Leon con un veloce bacio sulla guancia decisa a non iniziare una conversazione. Mi conoscevo, sapevo che cominciare un dialogo con Leon sarebbe stato rischioso… per lui. Devo ammettere di essere intrattabile quando perdo il controllo.

 

«Ehy Hope! Il leone ti ha morso la lingua? Puoi anche salutare sai

 

Lo aveva detto in tono scherzoso e lo sapevo ma non potevo ignorare la sensazione di fastidio che si stava spargendo per il mio corpo. Strinsi la mano sulla bacchetta nella tasca della mia divisa come distrazione, se avessi provato a fare qualcosa di stupido mi sarei ricordata che un’aggressione avrebbe comportato una punizione se non la stessa espulsione. La mano sulla bacchetta doveva servire a ricordarmi questo, magari respirando nella maniera giusta sarei anche riuscita a calmare i bollenti spirti.

 

«Non ho tempo per parlare Leon. Devo andare in Sala Grande. Scusami davvero. Oh si… e comunque ve l’avevo detto che avreste perso. Devi pagarmi i cinque galeoni della scommessa.»

 

Dopo avergli lanciato una leggera stoccata, del tutto amichevole, gli diedi le spalle intenzionata a varcare la soglia per la Sala Grande.

 

«Oh il moccioso non l’ha detto! Se la ragazzina lo scoprirà la sua testa rotolerà! »

«Pix! Va via!»

 

Non avevo mai sentito Leon urlare contro qualcuno. Cosa stava dicendo Pix? Cosa Leon non mi aveva detto? Fermai il passo e mi voltai nuovamente verso il Grifondoro.

 

«Cosa intendeva Pix? Leon… che cosa mi devi dire?»

«Nulla. Sai com’è Pix, s’inventa certe cavolate!»

 

Era vero. Pix era solito inventare cose per far litigare le persone ma questa volta sembrava diverso. Avevo una strana sensazione al riguardo ma non avevo molto tempo, dovevo indagare e tornare da Lucius per aiutarlo a mettere qualcosa sotto i denti; qualcosa che non fosse il pollo bollito, la specialità degli Elfi Domestici (su richiesta di Madama Chips) per i suoi ammalati o feriti.

 

«Non importa. Devo tornare da Lucius»

«Come stà Malfoy? Non volevo davvero colpirlo. È… stato un incidente.»

 

Leon. No, no come poteva essere stato lui? Non aveva mai fatto del male a nessuno; lui, dall’animo così dolce e premuroso come poteva far del male ad un’altra persona volontariamente? Ma quale incidente ed incidente, io sapevo cosa avevo visto, sapevo che Leon aveva agito in piena consapevolezza delle sue azioni, sapeva cosa faceva per tutto il tempo. Non era stato affatto un incidente. Ma come era possibile? Leon non poteva far parte della squadra di Quidditch, a quelli del primo anno non era concesso. Squadrai bene il ragazzo che, fino a qualche minuto prima, avrei considerato come un amico. Come aveva potuto mentirmi? Mentire a me, una Serpeverde.

 

«Mi hai mentito… Tu non sei al primo anno... Il gioco era fermo non avevi il motivo per colpirlo. Perché lo hai preso di mira?»

«No. No sono al secondo anno. Da quando in qua sei l’avvocato difensore di Malfoy? C’è qualcosa tra di voi? »

«NON SONO AFFARI TUOI! DIMMI PERCHÉ!»

«PERCHÉ SONO MALEDETTAMENTE GELOSO DEL FATTO CHE TU E LUI SIATE COSI VICINI! Io vi vedo dal mio tavolo, vi vedo parlare, ridere… lo vedo il modo in cui ti guarda e sono esageratamente geloso! Ho una voglia di spaccargli quel muso da nobile che si ritrova… quel bolide poi… è capitato a fagiolo. È così Hope. Strano che il tuo Lucius non ti abbia detto nulla, lui dovrebbe sapere queste cose. Secondo te perché era così motivato a vincere quella dannatissima partita? Rifletti Hope.»

 

Leon… come hai potuto? Io ho lottato per te, ti ho difeso dalle accuse di Malfoy al ballo, sono rimasta tua amica nonostante le nostre differenze e tu… tu hai tradito la mia fiducia ed una volta perduta è persa per sempre. 

 

«Non m’importa dei suoi motivi, non avevi alcun diritto di ferire intenzionalmente un tuo avversario! La sportività dove l’hai messa? Ti credevo una persona buona e coraggiosa, il vero Grifondoro… ma ora mi accorgo che sei anche peggiore di James Potter. Si James Potter il bambino che odi tanto. Non siete poi così diversi voi due. La tua gelosia? Me ne frego. Tocca di nuovo i miei amici e sei morto.»

«Siamo simili Hope! Non te ne rendi conto? Perché scegliere una persona come lui?»

«Io e te non abbiamo più nulla in comune. Dimenticati di me Leon.».

 

 

 

***

 

 

 

Un mese era passato dalla lite che avevo avuto con Leon, lo vedevo guardarmi dal suo tavolo, lanciarmi occhiate di scuse che non volevo accettare, lettere nascoste nelle pagine della Gazzetta del Profeta che ricevevo ogni giorno… Leon mi mancava, il suo sorriso aveva il potere di zittire le mie preoccupazioni, la sua risata era un toccasana per lo spirito e il suo umorismo sapeva rallegrarmi la giornata… ma ora era tutto finito. Per quanto mi mancasse, non potevo passare sopra ciò che aveva fatto. La Sala Comune dei Serpeverde era deserta, quasi tutti gli studenti avevano preferito rintanarsi nelle loro tane in vista dell’esame di Cura delle Creature Magiche. Dovevo applicarmi parecchio in quella materia. Incantesimi e Trasfigurazione erano piuttosto semplici ed ero riuscita ad avvantaggiarmi con il programma. Sbuffai voltando la pagina del libro di Difesa Contro le Arti oscure che avevo ricevuto per Natale. Incanto Patronus. Il nome prometteva decisamente bene. Patronus significava protettore. Ma da cosa avevo bisogno di protezione?

 

«Dissennatori…»

 

Lessi quella parola con un filo di voce. Mio padre mi aveva spiegato come nascevano i Dissennatori ed aveva accennato ad un incantesimo per respingerli, doveva trattarsi di questo. Il livello per questo incanto era sicuramente alto, ben oltre il fattucchiere ordinario… per questo io dovevo imparare a produrre un Patronus. Dovevo riuscirci.

 

«Hope sei qui!»

 

La voce di Severus mi fece sobbalzare. Chiusi il libro per dedicare attenzione al mio migliore amico. Se mi cercava aveva bisogno di una mano od un consiglio con Lily Evans.

 

«Certo che sono qui… perché avete il fiatone voi tre? Oh scusami Fran non ti avevo visto!»

 

Abbassai i piedi dal bracciolo del divano, dove mi ero bellamente sdraiata per trovare la mia solita compostezza. Francis Lotus si era unito al nostro gruppo. Lo avevo conosciuto bene in infermeria quando avevo portato da mangiare a Lucius. Fran aveva avuto la stessa idea e così Malfoy si era ritrovato con più dolci di quanti potesse contenerne il suo stomaco. Avevo scoperto che Fran era un Halfblood, sua madre era una babbana. Non avevo nulla contro le famiglie di “linea di sangue inferiore” come ripeteva sempre Lucius, l’importante per me era cosa celavano dentro. Io volevo comprendere il loro carattere, non volevo sapere a quanti Galeoni ammontasse il loro conto in banca. Fran però era notevolmente ricco.

Severus, Narcissa e Lucius ora mi fissavano, ora si guardavano ed ora portavano nuovamente il loro sguardo su di me. Cosa mi stavano nascondendo? Fran si sedette accanto a me prendendomi la mano e stringendola con dolcezza.

 

«Si tratta della tua famiglia…»

«Che cosa è successo alla mia famiglia Francis? »

 

Tutti e quattro esitarono a rispondere. Narcissa teneva qualcosa nascosto dietro la schiena e un brivido freddo mi attraversò il corpo. La sensazione… la brutta sensazione che avevo avuto per tutto questo tempo… No, no non poteva essere successo qualcosa. Mi avrebbero fatta chiamare o qualcuno mi avrebbe spedito un Gufo… Non sarei stata tenuta all’oscuro di qualsiasi cosa fosse accaduto ai miei genitori… Lumacorno in quel momento fece il suo ingresso nella Sala Comune, la sua vestaglia porpora a fiori neri era illuminata dalla luce calda delle fiamme del camino, il suo volto paffuto aveva un’ombra cupa che ne deformava il sorriso. No… no…

 

«Miss Bennett la stavo cercando. La prego, mi segua. Il professor Silente vorrebbe parlare con lei.»

 

Il Professor Silente? Come mai il Preside voleva parlarmi? Cosa era successo alla mia famiglia? Fran non aveva avuto modo di parlare e il Professor Lumacorno… Il professor Lumacorno mi fissava con un’aria afflitta, aveva l’aria di uno che era stato forzato a fare qualcosa di decisamente brutto e che stava lottando con tutte le sue forze per rimanere nella “luce”… ma aveva anche l’aria di chi non ammetteva repliche. Voleva che lo seguissi. Volevo seguirlo. Senza dire una parola abbandonai la Sala Comune dei Serpeverde lasciandomi i miei amici alle spalle sollevati di non dovermi dare la brutta notizia. 

Nessuno dei due parlava, io non riuscivo più a ragionare. Dirmi una cosa del genere per poi fermarsi non era certamente consigliato a chi ha una predisposizione per i film mentali. Mia madre, mio padre… cosa gli era accaduto? Mio padre aveva avuto problemi al Ministero? Mia madre aveva di nuovo fatto prendere fuoco alla sala da pranzo?

 

«Miss Bennett il professor Silente ti stà aspettando… coraggio figliola.»

 

Non mi ero resa conto di quanto tempo fosse effettivamente passato, avevo solo pensato a mettere un piede dietro l’altro lasciando che la mia concentrazione si spostasse su altro, su qualcosa di vitale. Annuì in direzione del Capocasa dei Serpeverde ringraziandolo a mezza voce, non per maleducazione ma per preoccupazione. Lui sembrò comprendere e mi accarezzò la spalla con dolcezza prima di sparire dalla mia visuale a causa della rotazione delle scale.  Bussai alla porta in noce e varcai la soglia solo dopo aver udito le parole di Silente.

 

«Miss Bennett… la prego di sedersi. Questa notte la casa della sua famiglia è stata attaccata. Credo abbia letto la Gazzetta del Profeta quindi saprà delle aggressioni avvenute i danni delle famiglie babbane… »

«Si ma questo cosa c’entra con la mia famiglia? I miei genitori sono entrambi purosangue… sono… sono vivi?»

 

Poco m’importava di aver interrotto il professor Silente.

La mia famiglia.

Mamma.

Papà.

Attaccati.

Erano stati attaccati.

Ma da chi? Chi poteva avercela con i miei? Andy Bennett era un Auror ed era quindi normale che si facesse dei nemici, ma mi madre… chi poteva avercela anche contro di lei? Attaccare la casa. Se solo fossi stata presente, se solo fossi stata li per aiutare, magari la situazione si sarebbe invertita ed ora sulla Gazzetta la Skeeter avrebbe pubblicato la notizia di una morte avvenuta per difesa personale. Perché Silente continuava a guardarmi senza dire una parola? Dannato vecchio, perché non mi diceva nulla? Perché mi faceva attendere in questo modo? Prova una sorta di gusto perverso nel far cuocere gli studenti nel brodo della preoccupazione?

 

«Si, sono vivi Miss Bennett, tuttavia, suo padre risulta attualmente scomparso. Lei sapeva di cosa si occupava suo padre Miss Bennett?»

«Si… mio padre lavora per il Ministero della Magia… come Auror. Professor Silente sa che fine abbia fatto mio padre?»

 

Tremavo, tutto il mio corpo stava vacillando. Mio padre non poteva essere stato semplicemente rapito. Mio padre era un uomo molto intelligente, di sicuro aveva trovato un modo per evadere ed ora si stava nascondendo per non essere nuovamente catturato. Sì, si doveva essere andata sicuramente così. Lui era ed è il miglior mago del mondo, conosce moltissimi incantesimi ed i suoi studi sulla Magia Oscura lo hanno portato ad alti livelli. Mio padre era vivo. Potevo sentirlo. Solo in quel momento mi accori di aver trattenuto il respiro. I polmoni protestarono iniziando a bruciare quando l’aria li riempì nuovamente. Avevo gli occhi lucidi, sentivo le lacrime iniziare a cadere lungo le guance.

 

«Sfortunatamente non posso esserti di aiuto Miss Bennett… ma posso rivelarti una cosa. Non hai avuto modo di leggere i vari ritagli di giornale immagino quindi non saprai che sopra la tua dimora… è stato avvistato il marchio nero.»

«I-il marchio nero? Intende il marchio che Voldemort pone sopra ogni… ogni…»

 

Voldemort. L’uomo del teschio di fumo in cielo aveva rivendicato la scomparsa delle famiglie babbane e l’uccisone di molti nati babbani. Il suo nome aveva iniziato a incutere timore in molte famiglie. Cosa poteva volere dalla mia famiglia? Che cosa voleva un pazzo del genere da mio padre?

 

«Esatto.»

 

Il suo viso parve farsi più cupo, gli occhiali a mezzaluna scivolavano lungo il naso a causa della forte inclinazione della testa , i suoi profondi occhi azzurri si fissarono nei miei e ci lessi dentro tanta preoccupazione e paura. Si, Albus Percival Wulfric Brian Silente aveva paura. Mi sarei stupita del contrario, la paura è ciò che ci rende forti, la paura ci tiene in vita e ci rende più attenti.

 

«Ma io non credo che suo padre sia stato ucciso. Vede Miss Bennett… suo padre possiede molte qualità che Voldemort apprezza. Non comprendo il motivo per cui suo padre sia stato catturato… ma stia pur certa che non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere ciò che vuole.»

 

 

 

***

 

 

«Ehy Evans, che ne dici di fare un giro in scopa? Se hai paura, puoi stringerti a me»

 

Due settimane erano passate dall’attacco alla mia famiglia. Due settimane senza uno straccio di notizia su mio padre. Mia madre mi scriveva ogni giorno, non voleva farmi sentire sola e lo vedevo dalle parole rassicuranti che puntualmente scriveva in fondo alla pagina.

 

Amore mio,

Non preoccuparti per me. Sto bene e anche tuo padre. Lui è un tipo tosto. Oggi ho  fatto dei biscotti, spero solo che il tuo Gufo goloso non se li sia mangiati durante il viaggio. Chissà da chi ha ripreso quel Gufo, l’unica cosa che riuscivo a farmi mangiare era la torta al cioccolato e panna.

I tuoi zii sono qui, non mi lasciano un momento libero, pensano che io sia depressa… depressa io? Amore non mi conoscono bene, io sto benissimo. Se posso farti una confessione… sono contenta che loro siano qui… posso fargli provare le mie ricette super innovative dato che tu e tuo padre rifiutavate sempre. Sono fiduciosa per il ritorno di tuo padre.

Tesoro nessuno vuole che io ti dica questa cosa ma… tuo padre potrebbe cambiare… potrebbe essere diverso quando tornerà. Oh accidenti, quanto tempo è passato? I tuoi zii avranno fame! Hope, tesoro, sono così orgogliosa di te ed anche tuo padre lo è. Non preoccuparti per noi e pensa a divertirti con i tuoi amici.

 

Mamma

 

 

Per lei doveva essere dura, anche se non lo dava a vedere. Strinsi nelle mani la lettera che la mamma mi aveva scritto due giorni fa e alla quale avevo prontamente risposto. Spostai lo sguardo sulla Gazzetta del Profeta, in prima pagina c’era la foto del Marchio Nero. Dopo l’attacco alla mia famiglia molte altre persone erano scomparse, molti altri capi di famiglie Purosangue erano magicamente spariti. Anche Abraxas Malfoy era stato dato per disperso ma la faccenda non si era protratta per più di due giorni. Giornalisti e fotografi avevano preso d’assedio Villa Malfoy per sapere cosa aveva visto l’uomo. Nulla. Nessuna parola che potesse spiegare il mistero delle sparizioni era uscito dalla sua bocca. Lucius era stato intrattabile in quei giorni ma dopo aver ricevuto la lettera dal padre aveva smesso di lamentarsi ed era tornato ad assumere la sua aria austera e nobile di sempre. Il fine settimana era sempre il più movimentato. Avevo deciso di prendermi un po’ di tempo per me stessa ed esercitarmi con il Patronus in riva al Lago Nero. Era dannatamente difficile produrre un incanto dove dovevi trovare un ricordo intenso e felice. Era dal giorno della scomparsa di mio padre che provavo a produrlo ma non ero riuscita a niente. Sbuffai sonoramente lanciando con cattiveria un sasso contro la superficie del Lago tornando a sedermi sotto un albero vicino la riva a rileggere gli appunti sull’incanto.

                                                                                                                                                                                                      

«Potter ti ho già detto di no. Smettila di fare lo sbruffone»

«Sbruffone? Io sarò il più grande cercatore della storia! Ti sto dando la possibilità di essere la ragazza di James Potter!»

 

Mi morsi l’interno della guancia non riscendo a chiudermi le orecchie. Dovevo ammettere che James Potter perseverava con la Evans e  mostrava una certa dose di coraggio nel mostrare la sua faccia da schiaffi in pubblico. Odiavo James Potter, odiavo il suo modo di essere arrogante. Perché non poteva essere come Remus? Lupin era un bambino molto riservato, timido e buono. Una volta lo vidi difendere un suo compagno di Casa dall’attacco di un Corvonero presuntuoso.

 

«Potter ti ha detto di lasciarla in pace»

«Tu stanne fuori Mocciosus. Sirius, Remus, Peter è ora di insegnare a Mocciosus a rispettare i superiori.»

 

Sollevai velocemente lo sguardo verso Severus. Che diavolo ci faceva qui? Non aveva detto che doveva finire la pozione? Impossibile che l’avesse già completata. Vidi Severus fare scudo alla Evans con il suo corpo separandola da James. Sirius, Remus e Peter sbucarono dal nulla, fino a qualche secondo prima erano invisibili ed ora… ora erano apparsi accanto al loro amico. Nessuno si trovava nei pressi del Lago Nero quella mattina, nessuno tranne me, quei tre idioti, più Remus, Lily e Severus. James e i suoi seguaci avevano sguainato le bacchette. Severus non aveva scampo. Quattro contro uno… Dovevo aiutarlo. Senza pensarci due volte sfoderai la bacchetta dalla tasca della mia gonna e mi avvicinai al mio compagno di Casa.

 

«Potter. Non credo che affrontare una persona in duello equivalga a circondarla. Sei sleale Potter.»

«Bennett non so affari che ti riguardano. Remus, Peter occupatevi voi di lei. Lasciate Mocciosus a me.»

 

Osservai Remus e Peter puntare le loro bacchette contro di me. Lupin aveva un’espressione delusa, delusa da se stesso, delusa da James che lo obbligava a compiere una scelta. Remus Lupin stava combattendo una lotta interiore.

 

«Rictusempra

 

Puntai la bacchetta contro Peter nella speranza che l’allenamento che avevo fatto fosse sufficiente per disarmarlo. Il mio incantesimo lo colpì in piano petto facendolo cadere nell’acqua bassa del Lago. Non mi ero allenata abbastanza, sentivo che non potevo ancora controllare la potenza di quell’incantesimo. Se non riuscivo a produrre un incantesimo di secondo anno non avevo nessuna speranza di riuscire nell'Incanto Patronus. Mi morsi il labbro inferiore portando lo sguardo vero Lupin che ora mi fissava. Non volevo attaccarlo, lui era diverso.

 

«Remus… posa la bacchetta. Non devi seguire Potter. Non sei il suo cane. Remus hai un cervello, non essere stupido.»

 

Senza dire nulla ripose la bacchetta correndo verso Peter per controllare le sue condizioni. Mi voltai verso Severus, non aveva più la bacchetta che se ne stava adagiata a terra. La Evans era sparita, molto probabilmente era cosa a chiamare qualche professore per porre fine alla disputa. Severus… In lontananza vidi avvicinarsi Lucius e Fran, loro avrebbero potuto aiutarci. Severus però non poteva attendere, avrei affrontato io Potter per guadagnare tempo. Ma che fine aveva fatto Sirius? Un'attimo prima era accanto a James ed ora era sparito nuovamente

 

«Potter! Prenditela con me!»

«Guarda, Mocciosus ha chiamato l’avvocato.»

«Abbassa la bacchetta Potter. Lo dico per il tuo bene.»

 

Schivai il suo incantesimo rotolando di lato ma colpì in pieno Severus che roterò poco lontano privo di sensi. Severus. Corsi al suo fianco preoccupata per le sue condizioni. Questa Potter me l’avrebbe pagata. E cara. Puntai la bacchetta contro James Potter decisa a fargli abbassare la cresta. Il mio incantesimo colpì la gamba di James e lo costrinse a poggiare il ginocchio a terra.

 

«BENNETT!»

 

La voce di Lucius. Lucius era vicino. Mi voltai a guardarlo e non vidi arrivare l’incantesimo. Un forte dolore mi colpì in pieno petto, faticavo a respirare, l’aria non voleva entrare nei polmoni ma questa orribile sensazione non durò a lungo. Potter non era stato, aveva perso la bacchetta allora chi... Persi l’equilibrio e barcollai all’indietro. Fran e Lucius ora stavano correndo nella mia direzione ma faticavo a tenere gli occhi aperti. Tutto iniziò a ruotare e persi completamente il senso dell’orientamento. La testa si fece troppo pesante e la lasciai muoversi a suo piacimento. Urlai. Un forte dolore si stava propagando dietro la mia testa. Dovevo essere entrata a contatto con qualcosa di duro.

 

«Non lasciami… ti prego…»

 

Furono le ultime parole che udì ma alle quali non seppi dare un volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

 

 

Ed eccoci arrivati alla fine di questo quarto capitolo. Spero non mi vogliate uccidere. Non voglio farvi anticipazioni per il prossimo capitolo ma vi dico fin da subito che sarà diverso dai precedenti.

Voglio ringraziarvi per leggere questa Fan Fiction, voglio ringraziarvi per le recensioni e voglio ringraziarvi per aver messo questa storia tra le preferite e le seguite. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Con affetto

_Chain Of Memories_

 

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Capitolo 5
*** «Sai perchè ti abbiamo chiamato Hope?» ***


Sono poche le persone a cui io voglio veramente bene e ancor meno sono quelle di cui io nutro una buona opinione. Più conosco il mondo e meno ne sono entusiasta: ogni giorno che passa mi conferma nel mio giudizio sull'instabilità dei caratteri e sullo scarso affidamento che va fatto su ciò che può apparire merito o ingegno.

- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio -

 

 

 

 

«Madama Chips cosa possiamo fare?»

 

Quella voce… quella voce la conosco. Madama Chips… sono in infermeria quindi. Non riesco ad aprire gli occhi, non riesco a parlare o a muovere le dita, sono completamente immobile. Riesco a sentire le voci, le loro voci. C’è un gran brusio nell’infermeria. Chi è il malato? Deve essere qualcuno d’importante se tanta gente si è riunita in questa grande sala del castello di Hogwarts.

 

«Non possiamo fare nulla caro. Deve andare al San Mungo. Con la testa non si scherza.»

«Al San Mungo… crede che si sveglierà?»

«Nessuno può dirlo, solo il tempo deciderà la sua sorte.»

 

Il San Mungo. Deve essere davvero grave la situazione. Povero ragazzo o ragazza, non li invidio per nulla. Vorrei alzarmi da questo letto ma ancora non riesco a muovermi, forse Madama Chips mi ha dato una pozione troppo forte che mi ha letteralmente steso.

 

«Bennett mi senti? Sono io, sono Lucius. È ora di alzarsi Miss, non vorrai farmi fare tardi a Cura delle Creature Magiche no? Apri quegli occhi.»

 

Imperativo come al solito. Lucius perché mi stringi così forte la mano? Mi fai male, ma per qualche strano motivo non riesco a dirtelo. Lo sento, sento lo sguardo che hai su di me anche se non sono certa di ciò che mi stia succedendo intorno. Che sia io la persona che a breve verrà trasferita al San Mungo? Non ricordo quasi nulla di quello che è successo. Difendevo Severus dall’attacco di Potter e dei suoi amici quando… niente, solo un grande vuoto riempie la mia testa sostituendo con una luce accecante la parte dei ricordi alla quale cerco di accedere. Mi fa male la testa. Non è più tempo di pensare, ora ho solo voglia di riposare un po’.

 

 

***

 

 

«Hope, tesoro, mi senti? Sono io, sono la mamma. Tesoro mio…»

 

Mamma? Cosa ci fa ad Hogwarts? C’è qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che non sono abituata a sentire. Preoccupazione? Per cosa poi? Ho solo schiacciato un pisolino e adesso sono troppo stanca per aprire gli occhi. Provo a sfiorarle la mano ma non ci riesco, una forza invisibile mi trattiene a letto. Ancora quella sensazione. Per quanto io provi a sforzarmi non riesco a muovere un singolo muscolo. Per quanto tempo ho dormito? Non lo so bene con certezza ma credo sia ora di cena. Non ho fame però, mi sento sazia. Che cosa sta succedendo?

 

«Dottore… sono ormai quattro mesi, non si può fare davvero nulla?»

«Mi dispiace signora Bennett. Abbiamo provato ma c’è qualcosa nella sua mente che le impedisce di svegliarsi. Solo sua figlia può decidere quando aprire gli occhi.»

 

Quattro mesi… aprire gli occhi… Dottore. Sono io. Sono io che madama Chips ha spedito al San Mungo, io che causo preoccupazione a mia madre, io… sono io che non voglio aprire gli occhi. Eppure lo desidero così tanto, desidero abbracciare mia madre, vedere come sta Severus, salvare mio padre, rivedere i miei amici. Io desidero tutto questo… eppure i miei occhi non si aprono. Cosa mi blocca? Ora sono troppo stanca per pensarci.

 

 

***

 

 

Buongiorno mondo magico, sono le 11,09 ed io sono ancora rilegata in questo stupido letto. Inizio a soffrire di solitudine, non posso parlare con nessuno, non poso stringere le loro mani, non posso fare nulla. Ascolto, ho imparato ad ascoltare ed ora sono in grado di riconoscere i rumori. Riesco a riconoscere quale infermiere o dottore mi stia visitando in base al suo respiro più o meno pesante, riesco a riconoscere l’orario in base alla confusione che si crea per le visite. Ho imparato tanto anche stando sdraiata su questo letto. Mi somministrano delle pozioni per nutrirmi, hanno un odore terribile ma impediscono alla Morte di farmi visita. Ho paura di morire ma, per fortuna, nessuno è in grado di vederlo.

 

«Eccoci qua. E’ la prima volta che vieni vero Severus?»

 

Narcissa. Riconosco il suo profumo. Ha detto Severus? È la prima volta che mi viene a trovare da quando sono costretta a letto? Non ci voglio credere, stando a quanto dice il medico sono passati più di quattro mesi. In tutto questo tempo ha trovato solo ora la forza di venire?

 

«Non voglio entrare Narcissa. La colpa è mia se è in questo stato.»

«Smettila di dire sciocchezze simili Severus, sappiamo di chi è la colpa anche se non possiamo dimostrarlo.»

 

Lucius. Anche lui è qui. C’è qualcun altro nella stanza, poso sentirlo respirare anche se non saprei dire a chi appartenesse quel respiro pesante. Narcissa mi si avvicina e la sento scostarmi i capelli da davanti al volto, la scuola deve essere finita ed io ho perso l’anno. Vorrei mettermi a piangere ma nessuna lacrima uscirà dai miei occhi e di questo non posso che ringraziare questo maledetto coma.

 

«Francis perché non ti avvicini? Non morde sai?»

 

Francis? Anche Francis è qui? Non mi aspettavo che venisse a trovarmi, non siamo poi così intimi come con Severus e Narcissa. A breve dovrebbe arrivare il dottore. Sono sicura che li caccerà via, non è orario di visite.

 

«Mi dispiace Hope. Dico davvero, non sono riuscito ad arrivare in tempo. Ero li e non ho visto partire nessun incantesimo. Mi dispiace.»

 

Fran non è colpa tua, neanche io sono riuscita a vedere partire l’incantesimo. Amici miei non dovete disperarvi, vi prego. Sorridete, sorridete quando venite qui, fatemi sentire viva e non una malata distesa in un letto di ospedale. Ve ne prego. Lucius, Narcissa vi prego aiutatemi a farlo capire a tutti.

 

 

***

 

 

«Principessa mia.»

 

Non ci posso credere. Non è possibile. Papà? Papà sei davvero tu?

 

«Hope, tesoro, tuo padre è tornato! Avanti Andy avvicinati. Il dottore che la segue dice che lei può sentirci. Vuoi che ti lasci da solo con lei caro? »

 

Non sento arrivare la risposta di mio padre, deve aver annuito. Sento il cigolare della porta e il suo successivo chiudersi a chiave. Ora siamo soli. Papà… papà credevo che tu fossi morto, in tutto questo tempo non ho avuto altro che preoccupazione, papà devi raccontarmi un sacco di cose. Dove sei stato? Come stai? Chi ti ha rapito? Sei riuscito ad ucciderlo? Papà perché non parli?

Mi afferra la mano con entrambe le sue, sono così grandi e calde. Mi è mancato sentirlo vicino a me, mio padre… la mia luce. Qualcosa di umido mi bagna la punta delle dita e il silenzio viene interrotto dai suoi singhiozzi. Prova a parlare ma non afferro una singola parola. Mi sfiora la fronte con la mancina e lo sento abbozzare una piccola risata.

 

«Sei cresciuta tanto bambina mia. I tuoi capelli sono così lunghi ora.»

 

Papà… papà ti prego non piangere, io sono qui. Sono qui posso sentirti. Papà… Desidero toccarti, stringerti la mano per farti capire che non sei solo, non lo sei mai stato. La mamma non ha mai smesso di credere, è stata lei a darmi la forza di non mollare, mi ripeteva sempre he tu saresti venuto a trovarmi ed hai mantenuto la promessa. Papà ti prego, non piangere.

 

«Devo raccontarti un sacco di cose. Ma non ora. Principessa mia non ti lascerò mai più. Mai.»

 

Neanche io papà. Neanche io. Qualcosa di caldo inizia a scendere sulla mia guancia. Una lacrima. Non è di mio padre, non ho sentito cadere nulla, il suo viso è ormai lontano dal mio. È mia. È la mia lacrima. Sono riuscita ad esprimere un’emozione. Papà chiama i dottori, fagli vedere quello che stà succedendo.

La sua mano scende a raccogliere la lacrima in una dolce carezza.

 

«Hope… Tu… »

 

 

***

 

 

«Ehy dormigliona quanto tempo vuoi restare ancora addormentata? Non aspettarti baci da nessuno di noi eh! Ormai i capelli ti coprono tutto il volto! Che ne dici Lucius? Li tagliamo?»

«Francis allontana quella bacchetta dai suoi capelli prima che io ti schianti.»

«Suvvia Lucius stavo scherzando, non ti si può dire niente. Sei cambiato in questi tre anni.»

 

Quanto? Tre anni? Non ci posso credere. Sono tre anni che sono addormentata? Come farò adesso con la scuola? Dovrò faticare il doppio… anzi il triplo per mettermi in pari con i miei compagni, sempre che il Preside acconsenta a farmi rientrare. I miei genitori non mi aggiornano mai sul tempo che scorre, a me sembrano attimi quando invece mi accorgo che sono trascorsi mesi. Non voglio più addormentarmi, non voglio più rimanere segregata a letto.

 

«Lui è tornato a trovarla?»

«Se intendi Baelish, si. Ieri l’ho trovato seduto su una sedia intento a guardarla. Che pena. Francis non permettermi mai di ridurmi in quello stato penoso

 

Sei cambiato Lucius, sento che c’è qualcosa di diverso in te. Non so dire cosa ma so che c’è.

 

 

***

 

 

«Hope, tesoro, ti abbiamo mai raccontato il perché ti abbiamo chiamata così?»

«Non credo mia cara, non hai mai voluto raccontare questa storia a nessuno. Secondo me è perché ti vergogni.»

 

Che bello sentirli bisticciare amorevolmente, che bello sentili punzecchiarsi. Mi sembra di essere li con loro. Non mi hanno mai raccontato la storia del mio nome, ricordo solo che una volta mia zia mi disse che volevano chiamarmi Elisabeth, ma poi optarono per Hope.

 

«Sciocchezze caro, è ora che la nostra bambina sappia la verità. Vedi amore, io e tuo padre ci siamo amati dal primo mento che ci siamo visti. Non sapevo di essermi innamorata fino a che non ci fu quel ballo. Quanto tempo ci hai messo per invitarmi.»

«Oh mi scusi signora se ero un ragazzo impacciato alle prese con la sua cotta adolescenziale.»

«Cotta adolescenziale? Andrew Bennett quando torniamo a casa faremo i conti! Dicevo tesoro… Dopo quel ballo mi accorsi di quanto forte era il mio amore per tuo padre. Ci sposammo qualche anno dopo la fine di Hogwarts. Io volevo assolutamente avere un figlio ma… non riuscivo ad averlo. Per quanto io e tuo padre ci provassimo… non riuscivo mai a… beh… credo tu abbia capito. Avevamo perso le speranze, a nulla erano servite le pozioni di vari medici ma un giorno… qualcosa di diverso mi aveva svegliato la mattina, mi sentivo diversa.  Una madre queste cose se le sente. Tu eri e sei ancora la nostra speranza, la nostra Hope.»

 

 

 

***

 

 

«Ci siamo Hope, stiamo per iniziare il quinto anno ad Hogwarts. Quanto vorrei che tu fossi con me, nessuna delle mie compagne riesce a capirmi.»

 

Narcissa… Narcissa io sono qui con te. Ci sono sempre, puoi venirmi a raccontare tutto quello che vuoi, puoi venire a fare i compiti da me durante le vacanze, puoi fare quello che desideri.

 

«Lascia stare Narcissa, la signorina ha deciso di farci attendere ancora.»

 

Odioso Lucius Malfoy e i suoi toni sarcastici! Come se fosse colpa mia tutto questo! Se solo riuscissi a ricordare… mi manca solo un piccolo pezzo del puzzle per ricostruire tutto. Minus a terra, Remus lo aiuta. Severus che perde i sensi a causa di un incantesimo, io che colpisco James Potter e… qualcosa d’invisibile mi colpisce. Un incantesimo invisibile. Ora ricordo. Ora so cosa è successo quel giorno.

 

«Se fosse per me… ti farei attendere ancora per molto Lucius.»

 

Questa è la mia voce? È così diversa. È delicata e non più squillante come quella di una bambina. Provo ad aprire gli occhi ma sono costretta a richiuderli per la luce abbagliante del sole. Sento due braccia cingermi il collo e due mani stringersi intorno alla mia.

 

«Hope… Hope sei sveglia!»

«Narcissa corri a chiamare un dottore, digli quello che è successo!»

 

Sento Narcissa allontanarsi velocemente dalla stanza lasciandomi sola con Lucius Malfoy. Giro il volto verso di lui e provo a riaprire gli occhi. La sua figura copre la maggior parte della luce così da impedirmi un’immediata e nuova chiusura delle palpebre. È cresciuto. I capelli sono più lunghi di come li ricordavo, gli occhi grigi osservano con attenzione il mio volto e, per un singolo istante, avrei giurato di aver visto un sorriso dolce apparire sulle sue labbra. Non posso che sorridergli, mi è mancato, mi sono mancati tutti.

 

«Buongiorno Miss. Hai dormito parecchio. Quattro anni.»

«Anch’io sono felice di vederti Malfoy.»

 

 

 

 

Angolo Autrice

Bene! Eccomi con un nuovo capitolo di questa storia! Hope è uscita finalmente dal coma dopo quattro anni, il padre è tornato ma a che prezzo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!

Ho pensato ad un modo per farvi “vedere” i personaggi come li “vedo” io. Quindi, di seguito, vi metterò i link dei volti dei personaggi!

 

Hope Bennett  à https://chivethebrigade.files.wordpress.com/2013/07/cintia-dicker-920-16.jpg

 

Narcissa Black  à http://d2dhmbfc2d3tnr.cloudfront.net/styles/large/s3/articles/amber-heard-jeans-shorts.jpg?itok=ZaYtmp39

 

Lily Evans à http://images5.fanpop.com/image/photos/29300000/Jane-jane-levy-29317584-500-516.jpg

 

Lucius Malfoy à http://imworld.aufeminin.com/story/20150701/emil-andersson-703761_w650.jpg

 

James Potter à https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/76/f7/93/76f793a8d8d8e19a609b5e4db638d41f.jpg

 

Remus Lupin à http://static.tumblr.com/bebf723c10b42d634392c62d436d16d6/chyjruh/6Pwmi8aw6/tumblr_static_tumblr_m7254o150p1qkcmwwo1_500.jpeg

 

Sirius Black à http://www.vokrug.tv/pic/person/1/1/b/b/medium_11bb48e3d4a0c8be6afcd596cf062866.jpeg

 

Peter Minus à http://acritica.uol.com.br/noticias/Mark-Zuckerberg-personagem-milionario-mundo_ACRIMA20101203_0016_13.jpg

 

Severus Piton à http://2.bp.blogspot.com/-wdeEA_UjkcA/ThEyIKQarSI/AAAAAAAAAso/9MFosRHpYng/s1600/Louis-Garrel-shirtless.jpg

 

Leon Baelish à https://41.media.tumblr.com/62f53b104982788d4a7684103afd8dcc/tumblr_mko5xnVckI1s8n7clo1_500.png

 

Francis Lotus à https://cbskearth101.files.wordpress.com/2014/05/461677063.jpg?w=620&h=349&crop=1

 

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Capitolo 6
*** Egoismo. ***


Ho lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.

-Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio-

 

 

 

«Hope spiegami, con precisione, cosa ti ha scritto il Professor Silente nella lettera.»

«Ancora? Mamma ve l’ho letta tre volte! Non prestate attenzione o cosa?»

«Ci sembra solo strano. Tutto qui.»

 

Era il 30 Agosto, mancavano solo due giorni. Presto sarei tornata ad Hogwarts per cominciare il mio quinto anno. Tecnicamente avrei dovuto frequentare il secondo ma il Professor Silente aveva trovato una soluzione: avrei frequentato normalmente il quinto anno ma avrei dovuto dare tutti gli esami degli anni successivi. Un’impresa ardua, se non impossibile. Narcissa, Lucius, Severus e Fran si erano subito proposti di aiutarmi ed io, ovviamente, avevo accettato il loro aiuto.

Stavo per rileggere la lettera del preside quando un ticchettio proveniente alla finestra catturò la mia attenzione. Sorrisi riconoscendo King, il Gufo di Lucius Malfoy. Nei giorni passati Lucius mi aveva spesso inviato delle lettere, voleva che lo tenessi aggiornato costantemente sulle mie condizioni di salute e spesso lo prendevo in giro per questo.

 

«Tesoro credo che sia per te. Salutami Malfoy.»

 

Sorrisi nuovamente. Mamma aveva cambiato opinione su Lucius, anche se non aveva mai avuto molti pregiudizi nei suoi confronti; papà preferiva non esprimersi sull'argomento.Presi la lettera dal becco del Gufo e corsi in camera per aprirla.

 

 

Miss Bennett,

Come stai in questa mattinata? Spero tu abbia preso tutto l’occorrente per l’inizio della scuola. Volevo solo ricordarti che sarò io, e solo io, ad istruirti a dovere. Sono molto versatile nelle arti magiche e tu possiedi molto potenziale nascosto. Ovviamente abbandonerò il Quidditch, la tua istruzione può essere una chiave di svolta molto importante per degli affari. Non sforzare troppo il tuo esile corpicino e mangia qualcosa di più sostanzioso di un thè e biscotti. Si Miss, se te lo stai chiedendo io so tutto. Quasi dimenticavo: non tagliarti i capelli. È un ordine Bennett.

Lucius Malfoy

 

 

Malfoy e le sue lettere verdi smeraldo. Abbandonare il Quidditch? Non gli avrei mai permesso di chiudere con il suo sport preferito.

Rilessi con attenzione la lettera. Come sapeva che il giorno prima avevo mangiato solo qualche biscotto? Io non gli avevo scritto nulla nella lettera della sera. Non poteva avere spie o cose simili ed ero abbastanza sicura che i miei non avessero una relazione epistolare con la famiglia Malfoy.

Sbuffai gettando la lettera del mio amico sul letto. In qualche modo mi sembrava di essere ancora in ospedale, ricevevo lettere al mattino e alla sera da parte dei miei amici e tutte recitavano la frase “Come stai oggi?”. Non che la cosa mi desse fastidio, al contrario… era la costante pressione che sentivo addosso a farmi cadere in crisi. Avrei dovuto recuperare quattro anni da sola, il Preside era stato molto chiaro sull'argomento. A rendere tutto ancor più difficile era mio padre che non aveva più voluto parlare con me del suo rapimento. La cosa mi faceva impazzire. Io dovevo sapere cosa era successo, dovevo capire.

 

«Tesoro scendi! E’ ora di fare colazione!»

«Arrivo mamma!»

 

Superai il mio baule infilandomi un paio di pantofole per non sporcare le calze bianche. Ero diventata più alta, i capelli rossi si erano allungati di molto, la voce era cambiata. Facevo fatica a riconoscermi. Non mi sentivo più me stessa, avevo l’impressione di vivere nel corpo di un’estranea. Forse dovevo solo prendere la mano con il mio “nuovo” corpo. Mi soffermai sulle lentiggini che ora mi attraversavano le guance andando a creare una linea orizzontale. prima non le avevo, o meglio non le avevo così marcate.

Scesi velocemente le scale saltando l’ultimo scalino.

 

«Stai attenta amore, non vorrei che ti facessi male.»

«Mamma… non devi essere così in pena. Sto bene e non sarà un salto a farmi tornare in coma.»

 

Silenzio. In casa nessuno aveva mai pronunciato quella parola. Era tabù. Sollevai le spalle ignorando lo sguardo severo di mio padre e presi posto accanto a lui, come tutte le mattine.

 

«Papà… cosa vuol dire la frase “sarò io ad istruirti a dovere?”»

 

Tossì forte sputacchiando il caffè sulla sua copia della Gazzetta del Profeta. Tossì ancora tornando a sorseggiare il suo caffè bollente senza accennare ad una reazione. Si prese qualche secondo per placare il rossore al viso prima di rispondermi con voce strozzata e stridula.

 

«Chi…. Ehm…Di che cosa stiamo parlando Hope?»

«Nulla, me l’ha scritto Lucius nella lettera. Credo che si riferisse all’aiuto che vuole darmi insieme a Narcissa, Fran e Severus.»

«Andy, tesoro, vuoi dell’acqua?»

 

Soffocai una risata per poi arrossire violentemente, solo ora avevo afferrato il doppio senso della frase di Malfoy.

 

 

***

 

 

Il banchetto. Per Salazar avevo scordato quante pietanze ci servissero. Primi, secondi, contorni, bibite di ogni tipo. Un banchetto da Re. Afferrai del pollo fritto e delle zucchine, volevo tenermi leggera per il dolce.

 

«Bennett così mi fai arrabbiare. Assaggia questo.»

«Lucius non ho voglia di altro, sto aspettando il dolce. Spero ci sia lo yogurt gelato.»

 

Lucius mi sorrise e ripose la sua forchetta colpa mi pesce e patate. Sembrava che non fossero passati quattro anni, tutto era così familiare.  Finalmente ero tornata a casa.

Scostai una lunga ciocca di capelli da davanti al viso. Odiavo i capelli lunghi, erano una costrizione non indifferente: dovevano essere ben pettinati tutte le sere, t’impedivano i movimenti più semplici e, di tanto in tanto, te li ritrovavi in bocca al posto del cibo. Decisamente i capelli lunghi non erano nel mio stile. Perché allora li portavo ancora così lunghi?

 

«Aspetta Miss. Ci penso io.»

 

Con estrema eleganza Lucius Malfoy afferrò i miei capelli, la sua presa non mi fece male anche se era ben salda. Con un movimento fluido legò la massa informe in un’elegante coda. Ignorai la sua mano fra i miei capelli, ignorai la lieve carezza sul mio collo e il suo soffio leggero sulla pelle, non ignorai invece la sua vicinanza. Troppo vicino.

 

«Lucius grazie ma... non vorrei dover far valere la regola dei 10 metri.»

«Si Lucius, stà alla larga dalla mia ragazza.»

 

Fran. Il tono scherzoso in cui l’aveva detto mi aveva fatto sorridere ma su Lucius non aveva avuto lo stesso effetto. La sua espressione seducente aveva lasciato posto ad una furiosa, i suoi lineamenti erano contratti dal fastidio ed i suoi occhi glaciali fulminarono il povero Francis.

 

«Ehm… Cissy che ne dici se andiamo a…»

«Tu non ti muovi da qui Bennett. TI ricordo che questa sera inizia la tua prima lezione. Ho parlato personalmente con il Professor Lumacorno prima dell’inizio dell’anno ed ha acconsentito ad insonorizzare un aula per i tuoi allenamenti. Il preside ha concordato il tutto.»

«Subito? Lucius sono appena tornata!»

«Non vedo il motivo per cui tu debba perdere tempo. Sei indietro di quattro anni. Spero vivamente che tu abbia fatto pratica, non sarò dolce come insegnante.»

 

No che non lo sarai Lucius. Di questo ne sono più che convinta.

 

 

***

 

 

«Incarceramus

 

L’incantesimo di Lucius mi colpì in piano petto, delle corde iniziarono a legarmi i polsi e le caviglie facendomi rovinare sul freddo pavimento dell’aula. Era stato di parola, aveva verificato la padronanza che possedevo degli incantesimi del secondo e terzo anno per poi passare a quelli più complessi. Non sembrava avere uno schema la sua lezione, tutto stava succedendo in maniera così veloce da causarmi forti mal di testa.

 

«Non sei concentrata Bennett. Devi impegnarti. Bloccare un incantesimo stile non è difficile. Ti ho mostrato come fare.»

«Io mi sto impegnando Lucius! Sei tu che vai troppo veloce!»

«Allora vuol dire che non ti stai impegnando abbastanza. Devo darti un buon motivo per difenderti?»

«Liberami e ti faccio vedere io il motivo che spingerà te a difenderti.»             

 

Non era un sorriso dolce quello che apparve sul suo volto, era più simile ad un ghigno divertito che ad altro. Con un veloce gesto della bacchetta le corde che mi tenevano bloccata sparirono. La mano di Lucius Malfoy era li, tesa e pronta ad aiutarmi.

Tenevo ancora i capelli legati nella coda che mi aveva fatto Lucius al banchetto, non volevo certo che mi finissero davanti agli occhi. Un brivido mi percorse la schiena al solo ricordo del calore delle sue mani sul mio collo, era stata una carezza lieve ma che aveva lasciato una scia infuocata fino alla guancia.

 

«Non distrarti Bennett. Sfilami il bastone dalle mani. Conosci l’incanto.»

«Accio bastone!»

«Impedimenta.»

 

A causa del contro-incantesimo di Lucius volai dalla parte opposta della stanza. Che bastardo, non aveva accennato al fatto che avrebbe usato degli incantesimi anche lui. Scossi la testa con energia, dovevo dimostrare a Lucius Malfoy che non ero una sfida persa in partenza. Puntai il ginocchio a terra e mi sollevai a fatica dal pavimento, il tutto sotto lo sguardo attendo di Malfoy.

 

«Riproviamo.»

«Ne vuoi ancora? Riprovaci allora.»

«Accio bastone!»

«Protego

 

Dannato contro-incantesimo. Come potevo sperare di usare l’incantesimo di appello se continuava a bloccare le mie mosse? Dovevo trovare una soluzione. Sospirai scuotendo la testa andando ad appoggiarmi ad uno dei banchi dell’aula. La classe era stata insonorizzata con un incantesimo molto utile che Malfoy aveva promesso di insegnarmi se, in questa lezione, fossi riuscita a bloccare un suo incantesimo o a sfilargli il suo bastone da passeggio dalla mancina.

 

«Sei pallida Miss. Forse dovrei andarci piano con te.»

«Non te lo perdonerei mai Lucius. Ho solo mal di testa, tutto qui.»

«Mal di testa? Fammi controllare.»

 

La sua mano andò a posarsi sulla mia fronte, voleva controllare la temperatura del mio corpo che, in quel momento, si era alzata di qualche grado. Le sue mani, così grandi e fredde mi coprivano la fronte. Lui era così vicino. Da quando mi sono svegliata dal coma, Lucius ha sempre tenuto questo atteggiamento. Mi provoca ed io non riesco a rispondere, mi sento impotente ed insicura.

 

«Lucius… sto bene. Dico davvero. Riprendiamo?»

 

Da dove avevo preso tutta quella forza? Tutta quella fermezza nella voce? Non ero io quella che aveva parlato, dentro di me doveva vivere una Hope segreta del quale ignoravo l’esistenza.

In risposta si avvicinò maggiormente al mio orecchio ed afferrò il lobo tra le labbra. Uno strano calore si diffuse per il mio corpo, sentivo il sangue correre veloce a colorare le guance dipingendole di rosso.

 

«Ho creduto che non saresti mai tornata. Dormivi così profondamente in quel letto. Sono egoista Bennett, ricordalo bene.»

«Sei stato tu a dire quella frase allora. Tu mi hai detto di non lasciarti.»

«Un momento di debolezza. Non accadrà più Miss. Non mi mostrerò mai più così debole davanti agli altri. Ora torniamo al tuo allenamento. Ho grandi progetti per te.»

 

 

***

 

 

Per Merlino se ero stanca. Da giorni non facevo che trattenermi la sera con Lucius o con Narcissa o con Severus per le ripetizioni. Francis era strano con me, mi stava alla larga ed ultimamente si era allontanato molto da noi, dal gruppo. Non mi spiego il motivo. Tutto è accaduto così velocemente che non sono riuscita a far nulla per impedirlo.

 

«Bene ragazzi. Per la lezione di Cura delle Creature Magiche di oggi dovrete dividervi in coppie. Oh no, sarò io a formarle signor Potter.»

 

Potter. James Potter. Era davvero lui? Quel ragazzo con gli occhiali non assomigliava per nulla al bambino arrogante a cui ero abituata. I capelli erano sempre scompigliati dal vento e, quando non lo erano, ci pensava lui stesso a scuoterli. Avevo sentito dire da Narcissa che era diventato cercatore della squadra di Grifondoro e la cosa andava ad aumentare il suo ego smisurato. Remus anche era cresciuto, le cicatrici sul suo viso erano aumentate ma nessuno sapeva come si era procurato quei tagli. Peter Minus era ancor più grasso di quanto ricordassi, il suo volto aveva assunto la forma di un ratto.

 

«Lupin e Balck. Minus e Nott, Piton ed Evans, Bennett e Carbajal ed infine… Potter e Greengrass

«Professoressa Caporal non posso cambiare compagno?»

«Assolutamente no Potter. Vi ho separati così da non distrarvi. Ora, insieme al vostro compagno, scegliete uno degli animali che vedete nella foresta. Entro la fine della lezione voglio un resoconto dettagliato dell’animale fantastico.»

 

Lasciai andare la mano di Narcissa, almeno lei aveva avuto un compagno decente. Carbajal. Non conoscevo nessun Carbajal. Attesi pazientemente che tutte le coppie si formassero, non conoscendo l’identità del mio compagno non volevo rischiare qualche brutta figura. Un ragazzo dai capelli leggermente lunghi e castani mi si avvicinò sorridente.

 

«Tu sei Bennett vero? Io sono Hache. Piacere di conoscerti. Allora… hai già scelto una creatura?»

«Veramente no. Sai non sono molto ferrata in Cura delle Creature Magiche. Scegli tu?»

«Oh allora sei fortunata, io ho Eccezionale in Cura. Vieni, voglio presentarti un animale che potrebbe piacerti. Si chiama Jarvey.»

 

Hache mi sorrise dolcemente e mi porse la sua mano. Solo allora mi presi qualche secondo per osservarlo meglio: aveva un buffo taglio di capelli, li portava corti ai lati e più lunghi al centro. Non avevo mai visto un taglio di capelli così particolare. Disegni erano stati tracciati con precisione sulla parte rasata della testa che rendevano il suo assurdo taglio di capelli ancor più particolare. La sciarpa di Grifondoro era ben visibile sopra la camicia bianca. Neanche mi ero accorta di essere capitata con un Grifone.

Afferrai la sua mano e mi lasciai trascinare in un angolo appartato della Foresta Nera. Quando Hache lasciò andare la mia mano mi presi del tempo per guardarmi intorno: il terreno era disseminato di buche, forse erano state le talpe a farle.

 

«Vieni.»

 

Hache si chinò vicino ad una buca e mi fece cenno di sedermi accanto a lui. Tirai fuori il mio blocco per gli appunti, dell’inchiostro ed una piccola piuma per scrivere. La Professoressa ci aveva chiesto una relazione dettagliata dell’animale e non volevo deluderla.

 

«Jesse! Ehy Jesse! Voglio presentarti una persona. Sono Hache.»

 

Scossi la testa sorridendo, come poteva un animale capire una frase simile? Scrissi sul quaderno il nome dell’esemplare ed attesi. Dopo qualche altro incoraggiamento da parte del ragazzo una creatura molto simile ad un furetto saltò fuori dalla buca. Era il furetto più grande che avessi mai visto.

 

«Hache è lui il Jarvey?»

«Si

 

Lasciai cadere il quaderno a terra. L’animale parlava. Quel furetto cresciuto aveva riposto alla mia domanda. Guardai incredula il mio compagno che ora mi stava sorridendo.

 

«I Jarvey hanno la capacità di parlare, non sanno formulare frasi complesse però. Lui è Jesse. I maschi sono più piccoli delle femmine ed hanno il manto molto scuro. Si, Jesse è un maschio.Sono esemplari che possono trovarsi in Gran Bretagna, in Irlanda e nel Nord America.»

«Jesse… Hache è impressionante.»

«Ma va a farti esplodere la testa!»

 

Sollevai un sopracciglio. Jesse era decisamente un Jarvey maleducato, eppure mi era sembrato così mite con Hache. Tornai ad osservare confusa il mio compagno.

 

«Scusalo. I Jarvey formulano frasi brevi… e spesso ingiuriose. Le femmine sono molto meno aggressive dei maschi, loro devono proteggere il territorio. Vedi tutte queste buche? Le scavano loro. Si nutrono di ratti e topi di campagna ma anche di talpe. Il loro passatempo preferito è dare la caccia agli Gnomi.»

«Oh intendi oltre ad offendere la gente?»

 

Hache scoppiò in una fragorosa risata e mi lanciò degli aghi di pino secchi contro la camicia. Sorrisi divertita scrivendo tutte le informazioni che Carbajal mi aveva dato sul Jarvey. Carbajal non era un cognome inglese, doveva essere argentino o spagnolo. Allora cosa ci faceva Hache ad Hogwarts?

 

«Hache tu non sei inglese vero?»

«Si che lo sono, io sono nato in Inghilterra. Mio padre e mia madre no, loro sono nati in Spagna. Per essere una Serpeverde sei simpatica.»

«E tu per essere un Grifondoro sei poco spavaldo.»

«Vieni, portiamo il tutto alla professoressa Caporal. Guarda! C’è un Ippogrifo! Sapevi che gli Ippogrifi sono originari dell’Europa? Sono ghiotti d’insetti ma si accontenta anche di piccoli mammiferi ed uccelli.»

 

Hache sapeva davvero molte cose sulle creature fantastiche. La professoressa Caporal mi aveva assegnato lui come compagno di proposito? Sapendo della mia condizione aveva voluto aiutarmi in qualche modo. Aveva previsto tutto. Astuta la professoressa.

Hache mi porse nuovamente la mano con un sorriso.

 

 

***

 

 

Volai dalla parte opposta dell’aula. Un forte dolore alla schiena mi bloccò a terra. Facevo fatica a respirare, l’aria bruciava all’interno dei polmoni. Che razza d’incantesimo aveva usato? Tutta l’aria che avevo era stata risucchiata via, la gola aveva iniziato a bruciare ed una presa invisibile m’impediva di respirare.

Asciugai con il dorso della mano una lacrima ai lati degli occhi. Bastardo. Avevo da poco imparato a bloccare un incantesimo basilare e ad appellare gli oggetti.

 

«Alzati.»

«Sei un bastardo.»

«Prego? Non mi piace ripetermi. Alzati.»

 

Con rabbia afferrai la mia bacchetta di platano e piume d’ippogrifo da terra. Che cosa aveva Malfoy? Era di pessimo umore e stava sfogando tutta la sua ira su di me. Legai nuovamente i capelli in una coda alta e fronteggiai ancora Lucius Malfoy.

 

«Bene. Mi piacciono le ragazze obbedienti.»

«Qual è il tuo problema? Se sei di umore nero non devi prendertela con me.»

 

La sua espressione mutò in un istante. Un lampo di pura ira gli attraversò gli occhi grigi, la sua mascella si strinse ed il suo corpo tremò lievemente nel tentativo di controllarsi.

 

«Prendermela con te Bennett? Sei tu quella che mi fa essere così incazzato.»

«Io? E che diavolo avrei fatto ora?»

 

Una forza invisibile mi bloccò contro la parete e la mano di Lucius Malfoy si strinse intorno ai miei capelli. Un incantesimo non verbale. Aveva giurato di non usarli mai, almeno fino a che non avessi preso dimestichezza con incantesimi più complessi. Tirò indietro la mia coda facendo avvicinare il suo viso al mio. Mi faceva male. Mi stava facendo male e non solo fisicamente.

 

«Carbajal. Vai con lui ad Hogsmeade è così?»

«Non sono affari tuoi.»

«Risposta sbagliata Bennett. Facciamo un gioco: ad ogni risposta che non mi piace riceverai una punizione.»

«Si può sapere che diavolo ti prende?»

 

Un dolore tremendo si sparse per tutto il corpo. Ogni nervo del mio corpo iniziò a bruciare. Lame incandescenti stavano affondando nella mia pelle ed io volevo urlare. Gridai con quanto fiato avevo in corpo ma Lucius non parve scomporsi. Lo vidi sollevare la bacchetta e tutto il dolore, che avevo provato fino a quel momento, sparì. Ansimai andando ad appoggiarmi contro l’ampio petto del mio compagno di Casa. Le gambe non mi reggevano in piedi, ogni muscolo del mio corpo era ancora dolorante per quell’incanto sconosciuto.

 

«Cosa… cos’era quello

«Non è ancora il momento Bennett. Ricorda bene quella sensazione, non voglio essere costretto a farti ancora del male.»

 

Strinsi le sue vesti nelle mani per reggermi, le gambe non volevano rispondere ai miei comandi. Le sue mani si strinsero intorno alla mia vita sorreggendomi ed il mio cuore saltò un battito. Mi aveva fatto del male ma non riuscivo ad odiarlo. Era protettivo nei miei confronti, forse anche troppo.

Chiusi gli occhi, troppo stanca per protestare lasciando che le sue braccia mi stringessero contro il suo petto.

 

«È vero allora. Vai ad Hogsmeade con Carbajal.»

«Hache è un bravo ragazzo. Mi ha aiutato molto con Cura delle Creature Mag»

 

Non riuscì a finire la frase che la presa sul mio fianco si fece più forte, la mancina di Malfoy andò a slacciare i capelli dal loro fiocco lasciandoli liberi e le sue labbra annullarono la breve distanza che le separava dalle mie.

 

 

 

 

 

Angolo Autrice. 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Volevo ringraziare tre persone in particolare:

-        Giandra: grazie per avermi dato la forza di continuare questa storia, grazie per mostrarmi i veri errori orrori grammaticali. Spero davvero di riuscire a migliorare.

-        Sere DiLaurentis Morgan: grazie davvero per tutto il supporto che mi dai. Sei speciale davvero.

-        _Memoirs of a Titan_: grazie per non esserti mai arreso con me.

 

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Capitolo 7
*** Esame d'Incantesimi ***


Non avrei potuto essere più disperatamente

cieca se fossi stata innamorata.

Ma è stata la vanità, non l'amore, che mi ha perduta.

- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio -

 

 

 

 

Erano passati due giorni da quel bacio nell’aula situata nei sotterranei. Lucius Malfoy non era ancora intenzionato a parlarmi, come se la colpa di quello che era successo fra noi fosse da imputare a me. Facevo fatica a stare al suo passo, il suo umore era più mutevole del vento.

La lezione di Astronomia procedeva a rilento quella sera, la professoressa era persa in un mondo tutto suo e non aveva lasciato a nessuno di noi una chiave per visitare il suo piccolo paese delle meraviglie.

Il cielo, quella notte, si mostrava nel suo aspetto migliore: nessuna nuvola copriva le brillanti stelle che andavano a formare le varie costellazioni, nessun rumore sospetto si levava dalla Foresta Proibita e James Potter era troppo impegnato a far colpo su Lily Evans per creare disturbo alla classe.

In questi quattro anni tutto era stato stravolto: James Potter era diventato cercatore per la Casa di Grifondoro, Sirius Black era diventato il ragazzo più bello e popolare della scuola, Remus Lupin era sempre il mite e pacato ragazzo che avevo conosciuto sull’espresso per Hogwarts ben cinque anni prima e Peter Minus… Peter Minus era sempre lo stesso idiota di un tempo.

 

«Hope mi stai ascoltando?»

«Scusa Narcissa, stavo solo… ripensando a delle cose. Che mi stavi dicendo?»

«Ti ho chiesto se volevi venire al matrimonio di mia sorella Bellatrix questo fine settimana. Per Merlino Hope! Te ne avevo parlato! Cosa ti passa per la testa?»

 

Troppe cose Narcissa. Troppe cose del tutto inutili per la mia carriera scolastica.

Abbozzai un timido sorriso di scuse in direzione della mia migliore amica e confidente. Avevo bisogno di staccare la spina dalle lezioni, avevo bisogno di riposo dallo stress delle ripetizioni di Malfoy ma, cosa più importante, avevo bisogno di stare lontana da Lucius per qualche giorno.

Annui convinta in direzione di Narcissa, le sue braccia mi cinsero il collo e, in un lampo, mi ritrovai ad abbracciare la sua esile figura.

 

«Sei davvero un’amica! Sapevo di poter contare su di te. Vedrai mia sorella ti piacerà, non vede l’ora di conoscerti.»

 

Avevo molto sentito parlare di Bellatrix Black: una ragazza indomabile dai capelli folti e ricci la cui bellezza non aveva eguali. Bellatrix era il nome di una stella, forse nella famiglia Black dare i nomi degli astri luminosi era consuetudine. Che nome avrebbe dato Narcissa a suo figlio o figlia?

 

«Signorina Bennett, vuole rispondere lei alla domanda? Quanti e quali tipi di costellazioni abbiamo?»

«Ci sono tre tipi di costellazioni: c’è la costellazione dello zodiaco che racchiude i dodici segni zodiacali; la costellazione di Tolomeo di cui fanno parte ben 36 costellazioni ed infine abbiamo quella moderna composta da 38 costellazioni.»

«E come possono essere divise, signorina Bennett, queste costellazioni?»

«In tre emisferi: quello settentrionale, detto anche boreale, dove troviamo ben 18 costellazioni; quello equatoriale dove possiamo rintracciare 34 costellazioni e, per ultimo, abbiamo quello meridionale o australe con 36 costellazioni.»

«20 punti a Serpeverde. La prossima volta, però, presti più attenzione a cosa dico signorina Bennett.»

 

 

***

 

 

«Narcissa… sei sveglia?»

«Ancora per poco Hope… cosa c’è?»

«Devo raccontarti una cosa.»

 

Dovevo dirle di Malfoy e di quello che era successo tra di noi in quell’aula nei sotterranei. Lei era la mia migliore amica, insieme avremmo trovato una soluzione, insieme saremmo riuscita a venirne a capo. Anche lei aveva notato lo strano atteggiamento di Malfoy nei miei confronti ma, a sentire Lucius, non c’era niente che non andasse bene.

Tolsi le coperte da sopra il mio corpo ed afferrai il cuscino portandolo all’altezza del petto. Perché mi sentivo così afflitta? Tra Malfoy e me non c’era stato nulla se non quel bacio innocente. Le sue labbra avevano toccato le mie per un tempo che mi era parso infinito, la sua lingua aveva cercato un accesso fra le mie labbra ed il suo corpo mi aveva spinto con maggior forza contro quella parete dove ero stata immobilizzata. La sua mano era scesa a sfiorarmi la schiena in una carezza provocante mentre la mancina mi teneva ferma la testa, non voleva che fuggissi da quel bacio, non voleva che mi tirassi indietro. La presa sui miei capelli si era fatta sempre più ferrea tanto da farmi male. Non c’era dolcezza in quel bacio, c’era il retrogusto amaro della gelosia, dell’ira, della passione… una passione alla quale non riuscivo a sottrarmi.

Scossi la testa andando a mordermi il labbro inferiore, quello stesso labbro che Lucius aveva morso due giorni fa.

 

«Hope ti senti bene? Sei tutta rossa…»

«SI! Cioè… si, si sto bene. Narcissa… Lucius ed io…»

«Vi siete baciati. Lo so.»

«COME FAI A SAPERLO? Non l’ho detto a nessuno… a meno che….»

«No Hope. Lucius non mi ha raccontato nulla. L’ho visto dalla tua faccia, il modo in cui vi guardate, il suo modo poco galante di ignorarti ed aggiungerei anche senza successo. Non passa giorno che lui non ti mangi con gli occhi. Sapevo che era successo qualcosa.»

 

Sorrisi involontariamente, mi sentivo così leggera adesso. Tutta la pressione che avevo accumulato in quei giorni era sparita. Perché non avevo parlato prima con Narcissa?

Le lanciai contro il mio cuscino soffocando a stento una risata.

 

«Ma che ci parlo a fare con te? Tu sai tutto!»

«Non tutto ovviamente ma non sono certo cieca.»

«Ed ora? Lucius non mi parla neanche. La cosa mi fa impazzire, non riesco a capire cosa gli passi per la testa.»

«Dagli tempo. Deve assimilare ciò che è successo. Devi raccontarmi com’è stato. Ti è piaciuto?»

 

Le immagini di quella serata tornarono a farsi vivide nella mia mente: le sue mani, il suo odore, la forza con cui mi teneva stretta a lui. Lucius Malfoy mi mancava ma non sarei stata certo io la prima a parlare nuovamente con lui, in fondo la colpa era la sua: lui aveva insistito per essere il mio insegnante, lui mi aveva più volte messo alla prova, lui era geloso tanto da non potermi avvicinare a nessun ragazzo che lui non conoscesse bene (e che non rappresentasse un potenziale pericolo). Ma il bacio con Lucius mi era piaciuto?

 

«Non lo so. È successo tutto troppo in fretta.»

«Hope, ancora non lo sai ma tu ti sei innamorata di Lucius Malfoy.»

«Che sciocchezze vai dicendo? Sei veramente stanca Narcissa. Non potrei mai innamorarmi di una persona così possessiva, egocentrica, perversa e con la qualità di disdegnare le opinioni e gli interessi altrui. Decisamente no.»

«Certo Hope, l’importante è che tu ne sia convinta. Buonanotte cara, vedi di dormire che domani abbiamo Difesa.»

 

Gli angoli della bocca di Narcissa si sollevarono in un dolce e comprensivo sorriso, lanciò mio cuscino sul letto e si distese sul materasso, ormai troppo stanca per continuare la nostra conversazione.

 

«Buonanotte Narcissa.»

 

Appoggiai la testa al cuscino e sospirai stancamente. Io innamorata di Lucius Malfoy? Narcissa era veramente esausta per affermare una scempiaggine del genere. Lucius ed io eravamo amici, solo amici.

 

 

 

 

***

 

 

 

Faceva freddo quella mattina, la neve aveva iniziato a cadere senza sosta sul castello rendendo i campi verdi una distesa bianco latte. Le chiome degli alberi sempreverdi si tinsero di un delicato color panna così come il cielo ormai interamente coperto dalle nuvole candide cariche di acqua.

La Sala Grande si era riempita velocemente, molti studenti (specialmente quelli di Corvonero) tenevano la testa china sui libri per ripassare le varie materie. Quell’anno si sarebbero tenuti i G.U.F.O. per la gioia di alcuni e la disperazione di molti.

Io ero una delle disperate. A breve avrei tenuto l’esame di Incantesimi con il professor Vitious e l’ansia non smetteva di stringermi lo stomaco rendendomi la colazione impossibile da digerire. Voltai pagina del libro d’incantesimi del terzo anno, molti di quegli incanti li avevo studiati con Lucius, altri avevo imparato ad usarli da sola.

 

«Buongiorno bellezza!»

 

Due labbra andarono a posarsi sulla mia guancia facendomi, così, alzare gli occhi dalle pagine ingiallite del libro della biblioteca. Francis prese posto accanto a me e cinse le mie spalle con il suo braccio in un gesto affettuoso.

 

«Cosa ripassi? Oh giusto! Tu hai l’esame d’Incantesimi oggi! Sono sicuro che andrà benissimo, ti sei allenata molto.»

«Grazie Fran… ma sono decisamente agitata.»

«Stai tranquilla, il professor Vitious non è cattivo, vedrai che filerà tutto liscio.»

 

Sorrisi dolcemente a quel ragazzo dal cuore d’oro. Fran sapeva quando ero in difficoltà, lui c’era sempre anche per le più sottili piccolezze o favori.

Lanciai una rapida occhiata al tavolo dei professori: il piccolo insegnate d’Incantesimi mi stava facendo cenno di avviarmi verso l’aula adibita al test. L’ansia continuava a salire, sentivo le gambe tremare e lo stomaco tornare a farsi piccolo, improvvisamente la bocca si fece secca ma non avevo necessità di bere; qualsiasi cosa avrei mandato giù ero certa si sarebbe ripresentata dopo non molto.

Chiusi il libro e lo consegnai a Narcissa che m’incitò con un forte abbraccio.

Varcai la soglia della Sala Grande e, a passi veloci, iniziai a dirigermi verso l’aula al quinto piano.

Tentai di reprimere parte dell’agitazione rigirandomi la bacchetta di platano tra le mani ma nulla sembrava sciogliere il nodo che impediva al mio corpo di rilassarsi.

 

«Bennett.»

«Malfoy…»

«Volevo augurarti buona fortuna.»

 

Non disse altro. Il suo viso così obiettivamente bello lasciò la visuale alle sue larghe spalle. Così com’era apparso, la sua figura stava velocemente sparendo. Un fulmine a ciel sereno, un fulmine biondo venuto per stravolgermi la giornata. Il bastone da passeggio era sempre ancorato alla sua mano destra, i dettagli della testa di serpente in argento erano ben visibili a chiunque non avesse due occhi funzionanti, i capelli biondi erano stati lasciati liberi di vagare sulle sue spalle coprendo parte del collo.

 

«Dopo una settimana che non parliamo… hai solo questo da dirmi Lucius?»

 

Si fermò di colpo voltando il viso nella mia direzione. Non ero arrabbiata, ero… neanche io sapevo con certezza cosa stavo provando, nella mia testa vi era una tale confusione che neanche un’esplosione avrebbe potuto eguagliare. Il ghigno divertito sul suo volto mi fece intendere di essere in grossi guai. Conoscevo bene Lucius Malfoy e sapevo che voleva avere sempre l’ultima parola.

 

«Avrei tante cose da dire Miss ma preferisco notevolmente agire. Vedi di superare questo esame o alla lezione di questa sera potrei non essere così comprensivo.»

«Credi che io, dopo quello che è successo la volta scorsa, voglia ancora venire alle tue lezioni? Non sei il centro del mio mondo Lucius.»

«Bennett non farlo. Non sfidarmi. Per quanto mi piaccia e… mi ecciti tutto ciò. Ti aspetto questa sera. Solita aula, solita ora.»

«Vedremo.»

 

Il sorriso perverso che si stampò sul suo volto fu l’ultima cosa che vidi, si voltò ed attraversò il portone che divideva la Sala Grande dall’ingresso delle scale.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

«Signorina Bennett, credevo che non sarebbe più venuta. Non si preoccupi, si rilassi e vedrà che tutto andrà per il verso giusto. In questo esame di oggi sarò affiancato dal professor Silente e dalla professoressa McGranitt. Loro sono qui solo come semplici testimoni. Dunque, la prova di oggi consiste nel effettuare l’incantesimo corretto in base alla descrizione del suo effetto. È pronta signorina?»

 

Il Professor Vitious se ne stava in piedi davanti alla cattedra dell’aula ma non era la sua presenza ad incutermi timore: il Professor Silente aveva deciso di prendere parte al mio esame.

Chiusi gli occhi e respirai profondamente, non sarebbe stata la sua presenza a distrarmi, avevo un importante esame da portare a termine.

 

«Cominciamo: prego signorina Bennett di riprodurre l’incanto che permette di scavare delle buche.»

«Defodio.»

 

Puntai la bacchetta contro un angolo dell’aula stando attenta a posizionare la buca lontano dai professori, la sicurezza era un elemento fondamentale negli incantesimi. Non volevo creare un cratere, bastava anche una piccola buca per mostrare al professore la mia capacità nel riprodurre l’incanto. Strinsi con forza la bacchetta cercando di contenere la forza che sentivo dentro, bastava una buca come quella di Jesse.

Soddisfatta del risultato sollevai la bacchetta mostrando, così, l’operato ai professori.

 

«Molto bene. Passiamo al prossimo. Signorina Bennett è pregata di riprodurre un incantesimo che permette di illuminare l’ambente.»

«Lumos.»

 

La punta della bacchetta iniziò a brillare ed una luce bianca illuminò l’aula. Mi bastò un cenno del capo del Professor Silente per mettere fine all’incantesimo con un “Nox”.  Il professor Vitious mi sottopose altri dieci incantesimi, tutti di difficoltà crescente. Ero in forma, mi sentivo invincibile. Se avessi superato questo esame sarei stata più vicina alla riabilitazione totale nella scuola, non sarei più tata a rischio espulsione.

 

«Signorina Bennett, può riprodurre per me due incantesimi?»

«Ma certo professor Silente. Mi dica pure.»

«Vorrei che lei riproducesse per me il suo incantesimo preferito e l’incanto Patronus. Non si preoccupi se non vi riesce, è solo il semplice capriccio di un povero vecchio.»

 

L’incanto Patronus. Perché il professor Silente voleva vedere se ero in grado di riprodurre un Patronus? Era un argomento che riguardava la Difesa delle Arti Oscure ed era al di sopra del un fattucchiere ordinario. Chiusi gli occhi ed un sorriso spuntò sulle mie labbra. Il mio incantesimo preferito.

 

«Avismenti»

 

Piccoli uccelli composti di acqua scaturirono dalla mia bacchetta, danzarono per la stanza lasciando, al loro passaggio, una scia di bolle arcobaleno. Avevo inventato io questo incantesimo con l’aiuto di Hache che aveva visto in me una particolare predisposizione per questo genere d’incanti. Avevamo trascorso tutto il pomeriggio insieme nel tentativo di perfezionare l’incanto. Mi ci erano volute diverse ore ma alla fine il risultato ottenuto era di gran lunga migliore delle mie basse aspettative.

Ora rimaneva solo il Patronus. Brutti ricordi mi portava quell’incanto: l’attacco di James e dei suoi amici a Severus e il coma. Come potevo trionfare in un incantesimo dove necessitavano bei ricordi quando i miei erano concentrati sul dolore?

 

«Mi dispiace professore. Non ne sono in grado. Non ancora almeno.»             

«Non si preoccupi signorina Bennett. Professor Silente, Professoressa McGranitt credo che non abbiate nulla da dire se premio la signorina con una E.»

«Affatto Vitious. La signorina Bennett si è dimostrata molto abile e preparata, si vede che ha studiato molto per recuperare. Spero che si sia applicata in egual maniera per la mia materia. L’esame si terrà dopo Natale.»

 

Una E. Avevo ottenuto una E. Non vedevo l’ora di raccontare tutto a Narcissa, Hache, Severus e Fran.

 

 

 

 

***

 

 

 

«Una E? Lo sapevo Miss che non mi avresti deluso. Bacchetta alla mano, abbiamo tanto ancora da fare e mi è stato ordinato di istruirti.»

«Ordinato? Chi te lo ha ordinato Lucius?»

«Non fare domande Bennett. Non sei nella posizione di farlo. Quante e quali sono le tre maledizioni senza perdono?»

 

Sollevai appena un sopracciglio. Lucius se ne stava seduto su di una sedia, i piedi erano poggiati su un banco e mi guardava senza battere ciglio. I suoi occhi ghiaccio mi gelarono il sangue rendendomi incapace di ragionare lucidamente. Perché avevo così timore di un mio amico? Sapevo che Lucius non mi avrebbe fatto mai del male… tranne quella volta. Il dolore tornò a farsi vivo, la mia pelle ne ricordava ancora le lame incandescenti.

 

«Sto aspettando.»

«Tre. Sono la maledizione Imperius, la maledizione Cruciatus e l’anatema che uccide.»

«Hai studiato Bennett ma non puoi aver fatto tutto da sola. Chi ti ha insegnato così bene?»

«Ehm… tu?»

«Esatto. Ricorda bene queste tre maledizioni, a breve potresti averne bisogno.»

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice

Eccomi tornata con questo nuovo capitolo! Scusate il ritardo! Vi giuro che pubblicherò il prossimo capitolo più velocemente. Questo capitolo è di passaggio, nel prossimo ci sarà l’entrata in scena di Bellatrix!

Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia nelle varie categorie e grazie (ma grazie davvero) a tutti coloro che commentano la storia facendomi notare i veri errori orrori di grammatica e di battitura. Grazie.

Con amore

_Chain Of Memories_

 

 

 

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Capitolo 8
*** Matrimonio ***


Se ne sentiva attratto

più di quanto gli facesse piacere.

- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio -

 

 

 

 

 

Il matrimonio era vicino. Quella mattina Narcissa mi aveva svegliato presto, il sole non si era ancora destato dal suo sonno e la penombra oscurava il cielo. Fiocchi di neve candidi continuavano a cadere sul castello di Hogwarts rendendo il paesaggio ancor più spettrale del solito. Era sabato. Era finalmente, almeno per Narcissa, arrivato il momento di prepararsi per prendere la passaporta. Il corridoio che portava alla Sala Grande era deserto, gli studenti erano ancora rintanati nei loro letti, al caldo, sotto un morbido strato di coperte soffici mentre io continuavo a battere i denti dal freddo. I sotterranei non erano mai stati caldi, il periodo primaverile tutti invidiavano la nostra posizione ma l’inverno era una vera e propria tortura. I muri gelidi delle pareti sembravano schiacciarti e il freddo pungente ti penetrava fino alle ossa. Le luci non erano ancora state accese, il castello viveva nell’oscurità più totale ma Narcissa sembrava non farci caso, lei proseguiva spedita verso il cortile esterno.

I miei genitori non avevano trovato il tempo di procurarmi un vestito adatto per il matrimonio, mi sarei presentata al cospetto di Bellatrix Black, ormai quasi Lestrange, con un semplice paio di jeans e la felpa della Casa di Serpeverde. Narcissa continuava a ripetermi che era tutto okay ma la cosa non mi tranquillizzava affatto. Bellatrix era una strega molto dotata e la decisione di prendere marito aveva stupito Narcissa tanto quanto sua madre. Cissy diceva che sua sorella era innamorata ma non di suo marito e che, con il tempo, avrei capito la differenza tra amore e dovere. Che la più anziana delle sorelle Black si fosse sposata per dovere? Il padre di Narcissa non mi sembrava il tipo da matrimoni combinati anche se avevo sentito che, tra i purosangue, questo genere di cose era piuttosto in voga.

Ad attenderci nel cortile vi era il Professor Lumacorno, il nostro Capocasa. Era stato affidato a lui il compito di assicurarsi la nostra protezione e non potevo essere che d’accordo, sarebbe stato… strano avere un altro professore al suo posto.

 

«Ragazze, vi ricordo che dovrete prendere la passaporta di ritorno per domenica sera, non vorrei essere costretto a sottrarvi dei punti. Suvvia ragazze, non fate quelle facce. Divertitevi. Ora… sapete come funziona una passaporta? Si? Molto bene.»

«Cissy io non so come funziona! Perché hai detto si?»

«Ti guido io Hope, fidati di me.»

 

Afferrai lo specchio che il professor Lumacorno ci aveva appena consegnato: i bordi che stringevano il vetro erano di un rosa acceso, quasi fastidioso. Il manico era stato decorato con motivi floreali bianchi ma non così evidenti come sarebbero dovuti essere. Il vetro era crepato, forse una botta o una caduta avevano contribuito a far solcare sulla superfice riflettente quelle piccole venature grigiastre.

Una strana sensazione spazzò via tutte le considerazioni che stavo facendo di quello specchio vecchio e malandato. Un gancio invisibile, come un amo, mi aveva appena strappato via dal cortile esterno di Hogwarts. Iniziai a girare, tutto intorno a me diventò sempre più confuso. Narcissa era ancora accanto a me ma non riuscivo a sentire quello che stava dicendo. La vidi lasciare lo specchio e feci altrettanto franando al suolo ad una velocità spaventosa. Rimasi distesa su quel prato dall’odore così delizioso per qualche altro minuto, giusto il tempo di controllare che non avessi nulla di rotto. Non avvertivo nessun dolore tranne quello alla bocca dello stomaco, ecco perché la mia compagna mi aveva impedito di fare colazione. Lei sapeva.

 

«Hope, tutto bene?»

«Si. Si sto solo controllando di essere tutta intera. Potevi avvisarmi che la passaporta era così… debilitante.»

«Coraggio, abbiamo molte cose da fare, dobbiamo aiutare i miei ad allestire tutto per il matrimonio.»

 

Mi alzai da terra con l’aiuto di Narcissa e solo allora notai l’immensità della sua casa: Villa Black era bellissima, il color latte dei muri esterni abbinato ad un nero pece dei dettagli rendevano il Manor ancor più imponente di quanto non fosse. Non ero mai stata a casa di una mia amica, per me era la prima volta. Elfi domestici continuavano a materializzarsi nel cortile addobbandolo a gusto dei padroni di casa. Decisamente Black Manor era la villa più adatta in cui celebrare il matrimonio.

 

 

 

***

 

 

 

 

«Hope mi dispiace davvero tanto! Sono mortificata!»

«Narcissa non devi preoccuparti! Io starò bene nella tenda. Non è certo colpa tua se ci sono così tanti ospiti e poi qui è appartato. Non corro il rischio di incrociare qualcuno per le scale quando sono ancora in pigiama. Sono io che devo ringraziare te per il vestito. Ora vai, anche io sono stanca morta e domani inizierà la cerimonia. Non preoccuparti!»

 

Avevamo lavorato duramente tutto il giorno, eravamo riuscite a preparare diversi dolci ed avevamo pulito per bene i quadri della nobile ed antica casata dei Black. Eravamo ancora minorenni ed era proibito usare la magia lontano da Hogwarts. I Lestrange avevano invitato parecchie persone e Bellatrix non aveva voluto mandare loro a dormire in questa tenda ben più grande della mia piccola casa.

Attesi pazientemente che Narcissa si allontanasse e che i vari incantesimi proteggessero la tenda, era stata la madre di Narcissa a farli.

Mi slacciai le converse verdi e le appoggiai in un angolo remoto della stanza, non mi sarebbero servite il giorno successivo.

L’abito blu elettrico che Narcissa mi aveva prestato giaceva immobile su una gruccia appesa ad un’anta di un armadio, aveva optato per un abito dalla linea pulita e semplice, diceva che i pizzi ed i merletti andavano a rovinare la mia figura.

Non capendo nulla di moda o di vestiti pregiati mi ero fidata del suo consiglio ed avevo accettato molto volentieri l’abito.

Sfilai dalla mia testa la felpa verde ed argento piegandola e riponendola accuratamente su una sedia poco lontana, stessa sorte toccò ai jeans.

Il bagno di cui la tenda era a disposizione non era fornito di una doccia ma di una bella vasca ampia, la superfice era rotondeggiante ed i bordi erano stati decorati con motivi che richiamavano l’argento della mia Casa.

Un rumore alle mie spalle mi sorridere, evidentemente Narcissa si era scordata di portarmi le scarpe.

 

«Non fa nulla Cissy potevo benissimo aspetta…re… CHE COSA CI FAI TU QUI?»

«Non urlare Bennett!»

 

Lucius Malfoy aveva appena fatto il suo ingresso nella mia tenda. Indossava una camicia di lino bianca che gli fasciava perfettamente le spalle, i pantaloni neri mettevano in mostra la sua altezza. Non mi ero mai accorta di quanto Lucius fosse alto. I suoi occhi glaciali vagarono dal mio viso alla biancheria intima che stavo indossando in quel momento. Sentivo il rossore sulle gote aumentare secondo dopo secondo.

Senza pensarci due volte andai ad afferrare la felpa e coprirmi malamente il corpo dalla sua vista, stavo per urlargli di uscire, di lasciarmi in pace ma la sua mano fu più rapida e si posò sulla mia bocca prima che qualsiasi suono potesse uscire dalle labbra. I suoi occhi di ghiaccio s’intromisero nella mia visuale costringendomi a fissarli, c’era una strana luce che ardeva in fondo a quegli occhi grigi ma alla quale non sapevo dare un’etichetta.

 

«Bennett, ora ti lascio andare ma tu non provare ad urlare.»

«Come OSI entrare nella mia tendmmmfhmhfm.»

«Allora non mi sono spiegato. Non. Devi. Urlare.»

 

Nuovamente aveva coperto le mie labbra con la sua mano, la sua grande e calda mano. Il sorriso divertito che si dipinse sulle sue labbra mi fece ribollire il sangue nelle vene. Non poteva certo venire nella mia tenda e pensare di comandare. Non aveva capito nulla di me se sperava di rimanere.

 

«Bennett ti pare il modo di andare a dormire?»

«MAHFFMAHORI!»

«Come siamo diventati volgari Bennett. Prova a dirlo di nuovo.»

«Vai fuori dalla mia tenda! Che cosa diavolo ti passa per la testa? Perché sei qui? Anzi non mi interessa, io so solo che tu stai per uscire da qui!»

«Vuoi davvero sapere il motivo per il quale sono venuto Bennett?»

 

Lucius iniziò ad indietreggiare spingendo il mio corpo contro il muro, le sue labbra erano ad un soffio dalle mie, le sfioravano volontariamente facendo arrossare maggiormente il mio volto. Volevo davvero saperlo? No. Dovevo resistere a quella tortura… a quella deliziosa tortura. Le sue labbra andarono a sfiorarmi il collo, con lentezza esplorarono la mia pelle accaldata risalendo dolcemente verso l’orecchio.

 

«Hai perso le parole Bennett?»

«Va… f-fuori di qui.»

«Non lo vuoi Bennett. Ammettilo. Tu hai dei sentimenti per me.»

«Hope? Hope mi sono scordata le scarpe!»

 

Narcissa! Sapevo che sarebbe tornata indietro ma non era il momento adatto per farla entrare nella tenda, decisamente non era il momento adatto. Lucius si spostò velocemente dietro il mio corpo stringendo la mia schiena contro il suo petto, le sue labbra non si erano staccate per n momento dal mio collo e continuavano ad assaporare la pelle con delicatezza.

Sentivo il cuore accelerare, il respiro divenire sempre più veloce e la parte razionale del mio cervello si stava lentamente spegnendo.

 

«Puoi farci scoprire Bennett. Cosa sceglierai

«Hope posso entrare?»

«NO! No sono… sono nuda Cissy! Sono appena uscita dalla vasca! Ci… mh! C-ci vediamo domani! Le scarpe le passo a prendere domani mattina presto.»

 

Lucius afferrò il lobo del mio orecchio tra i denti iniziando a succhiarlo con fare perverso, continuava a sussurrare il mio cognome e la cosa rendeva la mia voce diversa dal solito. Non ascoltai la risposta di Narcissa, non m’interessava in quel momento. La mia attenzione era stata catturata dal ragazzo dai capelli biondo platino dietro di me.

 

«Perché non l’hai fatta entrare Bennett?»

«Perché… P-perché sei qui Lucius?»

 

Con uno strattone mi fece voltare verso di lui, le sue labbra toccarono le mie per pochi secondi prima di sorridermi in maniera decisamente perversa.

 

«Voglio darti qualcosa su cui riflettere Bennett.»

 

Le sue labbra catturarono la mia bocca in un bacio passionale, la sua lingua cercò e trovò la mia prima di iniziare una danza erotica di cui non ero a conoscenza. La sua mano andò ad accarezzarmi la schiena nuda risalendo verso il reggiseno.

Cosa mi stava succedendo? Perché non lo allontanavo? Che lui avesse ragione? Che avessi dei sentimenti per Lucius Malfoy?

 

«Non resisto più Bennett.»

 

Il suo braccio arrivò a cingermi la vita mentre la mancina sollevava le mie gambe. In un secondo mi ritrovai con la schiena contro il materasso del mio letto, Lucius afferrò entrambe le mie mani cingendole in una morsa sopra la testa. Il suo viso ora era nuovamente vicino.

 

«Bennett baciami.»

«Hope.»

«Bennett.»

«Mi chiamo Hope.»

«Hope, baciami.»

 

Era la prima volta che sentivo il mio nome sfiorare le sue labbra, lo aveva sussurrato a voce bassa e gutturale, una voce che aveva avuto l’effetto di far scuotere il mio corpo di brividi. Sollevai appena il volto catturando le sue labbra in un bacio dolce. Afferrai il suo labbro inferiore tra i denti prima che potesse abbandonare le mie labbra in direzione del collo.

Lucius Malfoy era decisamente più esperto di me, sapeva dove e come toccare, sapeva dove poggiare le labbra, sapeva come spostare su off l’interruttore del mio cervello.

Mugolai di protesta quando la sua mano andò ad insinuarsi sotto il reggiseno sfiorando il capezzolo con le dita.

 

«L-Lucius!»

«Shh… Bennett lascia fare a me.»

 

Le sue labbra scesero a baciarmi il petto disegnando piccoli cerchi con la lingua sulla pelle. Il mio corpo si mosse istintivamente, si inarcò contro il corpo di Malfoy andando a far scontrare i due bacini. Sentivo qualcosa di duro spingere contro il mio bacino ma, subito dopo, dimenticai quel contatto grazie alle carezze esperte che stava dedicando al mio seno.

Quando mi aveva sganciato e sfilato il reggiseno? Non mi ero accorta di nulla.

Reclinai la testa quando le sue labbra andarono a catturare un seno stringendolo dolcemente tra i denti. Non ero più padrona del mio corpo, non lo comandavo più, reagiva ai comandi che Malfoy gli dava, ormai ero alle sue dipendenze. Soffocai un gemito tra le labbra, non volevo dargli la soddisfazione di sentire quanto quelle carezze mi avevano conquistato, non volevo dargliela vinta, era una sfida che, però, stavo perdendo.

La sua mano iniziò a scendere lentamente verso l’intimo dispensando carezze vergognose al mio corpo che sembrava non disdegnarle. Bloccai la sua mano facendo appello all’ultimo briciolo di lucidità che ero riuscita a conservare. Non volevo che accadesse, non ero ancora sicura dei miei sentimenti per potergli donare la mia virtù.

Sorrise beffardo risalendo con le labbra verso il mio collo dove affondò i denti con decisione e succhiò la pelle con forza, lasciai vagare un braccio intorno al suo collo per stringerlo contro il mio petto. Il suo odore invase le mie narici. Lucius Malfoy aveva un delizioso odore di muschio bianco. Chiusi gli occhi beandomi di quel perverso contatto mentre il mio naso gli sfiorava la spalla in una dolce carezza.

 

«Bennett spero che tu abbia abbastanza elementi su cui pensare.»

 

Veloce come il vento si era alzato dal materasso lasciandomi distesa e coperta solo con l’intimo nero. Il suo sguardo sulle mie curve mi fece avvampare più di quanto non fossi già. Ero sul punto di esplodere.

 

«Puoi… Puoi restare qui stanotte. Se vuoi.»

 

Mi osservò ancora per qualche secondo prima di lasciar apparire sul suo viso un ghigno divertito, le mani presero a slacciare i bottoni della camicia bianca con lentezza. Deglutì quando la camicia fu finalmente aperta mostrando il suo fisico. Non era eccessivamente muscoloso ma l’accenno di addominali donava alla sua pelle lattea una bellezza fuori dal comune.

 

«Cosa… cosa stai facendo?»

«Non posso dormire con te conciata in questo stato. Indossa questa Bennett.»

 

Mi infilai la sua camicia bianca abbottonando i tre bottoni centrali. La camicia copriva gran parte del mio corpo e, per la prima volta, ero grata a Lucius per il riguardo che aveva avuto.

Si sistemò sul letto andando a cingere la mia vita con un braccio per attirarmi contro il suo petto, nuovamente la mia schiena entrò a contatto con il suo ampio torace ma, questa volta, non ero spaventata, mi sentivo al sicuro in quelle forti braccia. Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare nel regno di Morfeo mentre Lucius Malfoy continuava ad accarezzarmi i capelli con dolcezza.  Solo per un attimo mi era parso di aver intravisto un disegno sull’avambraccio di Lucius ma forse la stanchezza e l’eccitazione del momento mi avevano giocato un brutto scherzo. Mi ripromisi di chiedere spiegazioni l’indomani mattina, ora volevo solo che i ricordi s’impossessassero dei miei sogni.

 

«Buonanotte… Hope

 

 

 

***

 

 

Il sole splendeva alto nel cielo, le nuvole avevano ceduto il posto al più chiaro e limpido azzurro. Il matrimonio era durato poche ore, Bellatrix aveva voluto una cerimonia veloce; Cissy diceva sempre che a sua sorella non interessasse il matrimonio quanto la presenza di un ospite molto particolare. Quest’ospite, però, ancora non si era mostrato.

Il ricevimento era appena iniziato e la sposa sedeva su un tavolo accanto al marito, un uomo di bell’aspetto ma nulla di paragonabile a Malfoy.

Lucius… Al mio risveglio non ero riuscita a trovarlo, forse si era allontanato prima in modo che Narcissa, venendomi a svegliare, non lo trovasse abbracciato a me. Avevo piegato con cura la sua camicia e l’avevo messa da parte con l’intento di restituirgliela il prima possibile.

La neo coppia di sposi diede inizio alle danze, dopo la sera precedente non avevo molta voglia di socializzare, i ricordi continuavano ad occuparmi la mente estraniandomi dal ricevimento.

 

«Hope? Sei davvero tu?»

«Hache? Hache! Che ci fai qui?»

«Mio padre è un amico d’infanzia dello sposo, si sono conosciuti quando Lestrange ha visitato la Spagna. Per Godric, Hope… sei bellissima. Vieni, concedimi un ballo.»

 

Hache tese la mano sorridendomi con dolcezza. Il suo sorriso mi era mancato, la sua capacità di filtrare tutti i problemi negativi ed allontanarli dalle persone doveva essere un talento naturale, quasi quanto quello di essere un metamorfomagus. Ricambiai il suo sorriso ed afferrai la sua mano, in fondo cosa poteva fare un ballo?

Tenendo la mano del Grifondoro arrivai fino al centro della pista dove era appena partita una musica lenta e dolce. Guardai imbarazzata Narcissa che mi sorrise e mostrò il suo apprezzamento con due pollici in alto, accanto a lei Lucius Malfoy era livido. Scostai immediatamente il volto, non volevo incrociare il suo sguardo.

 

«Scusami.»

 

Portò una mano sul mio fianco e mi avvicinò al suo corpo come il ballo richiedeva. Gli occhi di Hache non si staccarono per un secondo dai miei, il delicato color nocciola delle sue iridi si fuse con l’azzurro dei miei occhi. Mi affidai alle sue braccia lasciando che fosse lui a condurre il gioco, io mi limitai a seguirlo sulla pista da ballo accarezzandola nella sua interezza. Il mondo intorno a me sparì, gli unici protagonisti eravamo io e quel ragazzo dal cuore d’oro che avevo conosciuto all’inizio dell’anno. Hache mi fece girare su me stessa due volte prima di riavvicinarmi a se e sorridermi. Il suono degli applausi interruppe quel momento da favola con il mio amico. Mi guardai intorno confusa iniziando a battere le mani per congratularmi con gli altri ballerini ma, soprattutto, per fare i complimenti ad Hache.

 

«Temo di dover abbandonare la festa, devo tornare a casa con mio padre. Spero di avere l’occasione di passare del tempo con te ad Hogsmeade nei giorni di vacanza che ci concedono per Natale.»

«Vedremo Hache. Devo ripassare per gli esami della Professoressa McGranitt.»

«Una speranza è già qualcosa. Ci vediamo ad Hogwarts.»

 

Con galanteria Hache sollevò la mia mano andando a baciarne il dorso con dolcezza prima di salutare Narcissa con un rapido gesto della mano ed uscire dal giardino.

 

«Che spettacolo penoso… non trovi anche tu Antonin?»

«Non so a cosa ti stai riferendo Lucius.»

«Hai qualche problema Malfoy?»

 

Non ero riuscita a trattenermi. Lucius stava parlando con un ragazzo di qualche anno più grande di lui: aveva gli occhi neri mentre i capelli gli confezionavano il viso in una maschera color noce. Lo sguardo di Lucius guizzò dal suo amico nella mia direzione fulminandomi con i suoi occhi glaciali. Avevo imparato a non temere quelle iridi grigie, dopo la sera precedente erano diventate un ghiaccio bollente che avevano la capacità di bruciare tutte le mie resistenze.

 

«Ovviamente Bennett. Mi chiedevo solo come mai facciano entrare certa feccia ad una festa così raffinata.»

«Credimi, è la stessa cosa che sto pensando io in questo momento.»

«Lucius la ragazza ha un bel caratterino. Era lei la strega di cui ci parlavi?»

«Può darsi Antonin ma, come vedi, non ha ancora imparato come comportarsi.»

 

Lo sguardo carico d’odio che lanciai a Malfoy e al suo amico fece vacillare la machera di Lucius per un bravissimo istante. La barriera che si era costruito intorno aveva ceduto ed ora solo io ero in grado di riconoscere il ragazzo che avevo conosciuto la sera prima nella mia tenda.

 

«Hai ragione Lucius, ho un carattere ribelle… ma almeno ti lascio qualcosa su cui riflettere.»

 

Non ascoltai la risposta di Antonin, avevo già voltato le spalle ai due ragazzi per andare alla ricerca di Narcissa.

 

 

 

***

 

 

La cerimonia si stava avviando verso la sua conclusione. L’ospite d’onore di Bellatrix non si era ancora presentato e, fortunatamente, non avevo ancora fatto la conoscenza della sposa. Dopo lo scontro che avevo avuto con Malfoy non ero più riuscita a rivolgergli la parola.

 

«Hope… Hope devo parlarti.»

«Non ora Narcissa, sto cercando di distrarmi.»

«Hope è una cosa importante… l’ho appena saputo da mio padre.»

 

Sollevai lo sguardo su una Narcissa preoccupata, non l’avevo mai vista così in ansia in… un anno e qualche mese di scuola. Afferrai le sue mani tremanti e la invitai a sedersi accanto a me.

 

«Hope… Mio padre ha deciso tutto. Io non volevo!»

«Narcissa non ti capisco

«Io dovrò sposare Lucius Malfoy.»

 

Nel profondo del mio cuore qualcosa si era appena rotto, potevo sentire i pezzi crollare ed un enorme vuoto ora mi attanagliava la gola rendendomi difficile la respirazione. Le lacrime minacciavano di uscire copiose ma non potevo mostrarmi così sofferente agli occhi di Narcissa.

 

«Sono… sono felice per te! Lucius può essere odioso ma è un buon… partito.»

«È ARRIVATO!»

 

La voce squillante di Bellatrix attirò l’attenzione di tutta la sala. Una figura avvolta in un mantello nero si era appena materializzato al centro del giardino. I suoi occhi rossi squadrarono tutti gli invitati alla festa ed un brivido di paura mi attraversò la schiena. Aveva una bellezza particolare, quasi magnetica. Qualcosa nel mio cervello mi portò al nome dell’uomo. Lui era Voldemort. Lui era il temuto Colui-che-non-doveva-essere-nominato.

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Siamo arrivati ad un punto molto importante nella storia! Devo avvertirvi che il prossimo capitolo uscirà solo a fine Agosto (esami universitari permettendo). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Come al solito potete lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate!  

Con amore
_Chain Of Memories_

 

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