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Lista capitoli: Capitolo 1: *** A new era begins *** Capitolo 2: *** In cielo appare un teschio di fumo *** Capitolo 3: *** Un Lupo Mannaro ad Hogsmeade? *** Capitolo 4: *** «Non lasciarmi... ti prego...» *** Capitolo 5: *** «Sai perchè ti abbiamo chiamato Hope?» *** Capitolo 6: *** Egoismo. *** Capitolo 7: *** Esame d'Incantesimi *** Capitolo 8: *** Matrimonio ***
Una leggera preferenza è cosa abbastanza naturale,
ma sono ben poche quelle fra noi così audaci da essere veramente innamorate
senza esserne incoraggiate. - Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio
Era una giornata calda, decisamente troppo calda anche per il mese di Luglio. Il picco di calore che aveva costretto quasi tutte le famiglie in casa non si era mai registrato in tutta la storia della Gran Bretagna. I miei genitori erano seduti in salotto, intenti a scambiarsi dolci parole e tazze di the altrettanto zuccherose. Non che avessi nulla contro i miei genitori, li adoravo ed erano la mia fonte d’ispirazione. Mio padre era stato un Corvonero ai tempi di Hogwarts e aveva conosciuto mia madre durante il ballo di fine anno che la scuola aveva indetto. Secondo quanto riporta la mamma, papà era (ed è tuttora) un cervellone. Ricordo ancora quando mi raccontò della preparazione per il ballo di fine anno: Si era fatta aiutare da altre Tassorosso sue compagne di stanza e quando mio padre la vide scendere dalle scale Jacob (il suo amico più fidato) dovette andare a cercarlo per i corridoi di Hogwarts a causa di un attacco di panico improvviso.
<< Hope, tesoro, vuoi una tazza di the? >>
La voce di mia madre mi distolse da quei pensieri che non mi appartenevano, ne avrei creati di nuovi di ricordi e questa volta li avrei plasmati sulla mia esperienza ad Hogwarts. Avrei vissuto sette anni scolastici da urlo, mi sarei distinta per le mie capacità e avrei reso orgoglioso mio padre. La paura però di fallire era tanta, forse anche troppa. Andy Bennett si era distinto per la sua capacità di apprendere e rispondere correttamente alle domande che i professori gli ponevano, reggere il confronto non era davvero così semplice.
<< No mamma, grazie lo stesso! >>
<< Hope, tesoro io e tua madre vorremo passare del tempo con te prima che tu parta per Hogwarts. Lo sai che poi non potremmo più vederci fino alle vacanze di Natale. >>
<< Va bene papà. Il the è freddo? >>
<< Scendi e lo scoprirai >>
Abbozzai un sorriso, mio padre sapeva esattamente come prendermi, sapeva quale tasto toccare. Era mio padre in fondo. La mamma era sempre stata molto dolce nei miei confronti, non aveva la forza di sgridarmi per quei pochi capricci che facevo in pubblico o, se lo faceva, non riusciva a tenere il broncio per più di due minuti. Afferrai un paio di ballerine bianche e scesi velocemente le scale, quello sarebbe stato uno degli ultimi week-end che avrei trascorso con loro e volevo godermi ogni singolo momento… anche se ogni tanto mi piaceva tirare la cosa per le lunghe e sentire mio padre riprendermi gentilmente, era quasi diventato un rito fra di noi, il nostro “ti voglio bene”.
<< Mamma non dici niente a papà? Non vedi come mi stà trattando male? Non mi difendi mammina? >>
<< Ma sentila… Cara non lasciarti condizio… fa nulla, lo vedo dai tuoi occhi dolci che la piccola peste ti ha rapito tesoro. Emma dovremmo forse mandarla a stare da tua sorella? Kate non è così gentile come te. >>
<< Oh papà questo si che mi ferisce! >>
<< Su su non bisticciate tra di voi, ecco prendi un bel bicchiere di the freddo. >>
Adoravo la mia famiglia e avrei fatto di tutto per onorarla. Una famiglia di Purosangue come la mia non poteva essere umiliata da una mia condotta scarsa, avrei superato mio padre e mia madre, avrei reso onore alla famiglia Bennett, mi sarei sposata per amore e avrei trovato un lavoro nella Gazzetta del Profeta. Il giorno cedette il posto alla notte e alle sue creature, le parole si trasformarono in silenzi, le luci delle case si spensero e il quartiere di Wimbledon si fece quieto.
***
Il treno per Hogwarts aveva da tempo lasciato il binario 9 e ¾ segnando l’inizio per una nuova avventura. Guardai assonnata l’orologio che mia madre mi aveva a forza inserito nella tasca posteriore dei jeans, era un piccolo orologio da taschino placcato in argento, nulla di economicamente strabiliante ma mi ricordava casa. La lancetta delle ore era somigliante all’animale simbolo della casa di Tosca Tassorosso mentre quella dei minuti era raffigurante un corvo. I miei avevano fatto costruire quell’orologio per il loro matrimonio da donare a tutti gli invitati alla festa e ne avevano tenuto uno per me dato che anche io ero presente alla festa.. solo che non potevo né parlare né muovermi. Tornai a guardare l’orologio rendendomi stupidamente conto di non aver prestato attenzione all’orario durante la prima occhiata. Erano le 11.23 e il treno sfrecciava veloce sui binari ma di Hogwarts nemmeno l’ombra.
<< Vieni sediamoci qui. >>
Girai lo sguardo verso la porta a vetri scorrevole del treno che divideva la mia cabina dal corridoio… definirla “mia” ovviamente era un enorme sbaglio ma nessuno aveva voluto prendere posto accanto ad una ragazzina dai capelli rossi di undici anni… tranne loro tre.
<< Finalmente possiamo parlare in pace senza quel peso di Peter. >>
<< Sei cattivo James, Peter cerca solo di fare nuove amicizie, come tutti noi del resto. >>
<< Oh stà zitto un po’ Remus. Sempre a difendere i più bisognosi. Non hai fatto altro da quando ti abbiamo conosciuto a King’s Cross >>
I tre ragazzi sembravano essere amici da tempo eppure sembravano avere la mia età, tranne forse uno, il ragazzo più riccioluto che aveva parlato per ultimo. Il primo sembrava essere un nuovo studente ma l’arroganza delle sue parole mi aveva fatto perdere totalmente il desiderio di conoscerlo, sicuramente sarebbe stato smistato in Serpeverde vista la sua cattiveria, il ragazzo di nome Remus invece era un tipo singolare, non troppo alto per avere undici anni ma aveva sul viso un lungo graffio che gli correva dall’occhio sinistro fino all’inizio del labbro tagliandogli il volto in obliquo.
<< Scusate… ehm… scusatemi. >>
Contemporaneamente i ragazzi alzarono gli occhi su di me, forse avevo sbagliato ad attirare la loro attenzione, forse non era stata una buona idea ma mia madre mi aveva insegnato l’educazione ed il rispetto prima di ogni altra cosa. Abbassai velocemente lo sguardo imbarazzata, cosa potevo dire ora? Tutti e tre mi fissavano in attesa di qualcosa ma la vergogna mi impediva di formulare nella mia mente una frase di senso compiuto. Ma cosa stavo facendo? Se mio padre mi avesse visto adesso mi avrebbe sicuramente ripreso, mi aveva insegnato l’orgoglio e a non avere paura di nessuno, a non temere i giudizi della gente e a proseguire con le mie idee per la mia strada. Sollevai il volto, begli occhi avevo una nuova convinzione, ero più decisa e mi sentivo più forte. Sorrisi ai tre ragazzi porgendo educatamente la mano.
<< Mi chiamo Hope Bennett, piacere di conoscervi. Anche voi al primo anno? >>
<< Io mi chiamo Remus Lupin, piacere di conoscerti Hope. Si anche per me è la prima volta al castello, è quasi un sogno. >>
<< Io invece mi chiamo James Potter, non preoccuparti, se ti serve protezione, chiamami pure; non mi dispiace difendere le belle ragazze. Poi siamo allo stesso anno, potremmo vederci quando vorrai. >>
<< James sei il solito, io mi chiamo Sirius Black, si non emozionarti sono membro della famosa famiglia Black ma io sono un pezzo unico, vedi sono al secondo anno e sono stato smistato in Grifondoro. >>
Arrogante e sfacciato, ecco come mi sembravano a prima vista James Potter e Sirius Black. Remus invece sembrava davvero una brava persona, molto serena ed educata… almeno era il solo che non aveva cercato di impressionarmi con stupide battutine. Lasciai cadere la mano sul sedile del treno dopo averla stretta ai ragazzi. Fortunatamente James Potter e Sirius Black erano troppo impegnati a confabulare tra di loro da accorgersi del silenzio in cui era piombata la nostra conversazione. Si era spenta dopo le presentazioni, non che avessi voglia di continuare un discorso con certa gente…
<< James che ne dici? Andiamo da Mocciosus? Ho sentito da Cleveland che stà dividendo la cabina con la rossa che ti piace tanto. >>
<< James… Sirius… perché non ce ne restiamo buoni qui? Manca ancora molto all’arrivo al castello, magari potremmo iniziare a sistemarci… >>
<< Se tu vuoi restare qui fa pure Remus, ma io e Sirius andiamo a far capire a Piton che deve stare lontano dalla mia ragazza >>
Imbecille. Presuntuoso. Arrogante.
Fortunatamente queste parole non lasciarono mai la mia mente, sarebbe stato compromettente avere dei nemici prima ancora di iniziare l’anno scolastico, avrei trovato un modo più gentile per dire a James e Sirius quello che pensavo di loro. I due cretini se ne andarono senza neanche salutare, troppo presi dalla loro nuova missione per ragionare con il cervello. Remus si congedò con un gesto della mano e partì all’inseguimento di Potter e Black.
Finalmente era tornata la pace nella “mia” piccola cabina, pace che usai per infilarmi la divisa scolastica e studiare con cura la mia bacchetta. Olivander era un uomo molto gentile e disponibile, mi aveva fatto provare diverse bacchette fino a che una non mi aveva scelto.Olivander aveva continuato a dirmi che era la bacchetta a scegliere il mago e non viceversa. L’arte delle bacchette era affascinante ma io aspiravo a qualcosa di maggiore, non che quel lavoro fosse troppo poco per me, anzi sarei stata volentieri una sua apprendista se il mio sogno fosse stato quello di donare un’oggetto così pericoloso e speciale come lo era la bacchetta. Platano e piume d’Ippogrifo, 14 centimetri, semirigida. Ecco come era composta la mia bacchetta.
<< Oh! Guardate! Quella è Hogwarts! >>
Molti ragazzi e ragazze si erano avvicinati ai vetri per osservare la loro nuova casa: la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
***
<< Tassorosso! >>
Ed una nuova studentessa era stata smistata in Tassorosso. Quando sarebbe venuto il mio turno? La professoressa McGranitt teneva in mano un foglio lunghissimo di pergamena, sembrava essere stato maneggiato per molto tempo vista l’usura della carta eppure l’odore di nuovo che emetteva affermava l’esatto opposto.
<< Lupin Remus >>
Eccolo, il ragazzo pacato che avevo conosciuto sul treno. Era il suo turno essere smistato. Lo vidi camminare con passo incerto verso il Cappello Parlante, forse aveva solo paura di essere smistato in una casa che non gli andava a genio eppure il viso contratto dalla paura nascondeva qualcosa, qualcosa di diverso dal semplice timore. Remus Lupin era terrorizzato.
<< Mhh… vediamo… Grifondoro! >>
Si rilassò visibilmente, forse le mie paure le stavo riflettendo su quel ragazzo, mi rivedevo in lui, calmo e pronto ad aiutare chiunque ne avesse avuto il bisogno e forse ci rivedevo anche le mie paure di essere smistata in una casa non “appropriata” era sempre questo il termine che usava mio padre per descrivere le altre case diverse dalla sua. La mamma ormai ci aveva fatto l’abitudine e ci rideva su.
<< Potter James >>
Finalmente era il turno del piccolo arrogante ragazzino del treno, con quei capelli ribelli sembrava un idolo delle ragazzine della televisione, dirglielo avrebbe sicuramente montato il suo ego già smisurato. James si sedette sullo sgabello al centro della Sala Grande, il suo solito sorriso malefico sempre stampato in faccia, stava guardando una bambina dai capelli rossi come i miei solo molto più lunghi, accanto a lei c’era un bambino poco più alto dai capelli scuri come la pece e gli occhi di un’altrettanta tonalità di nero. Che fosse lui il bambino che James e Sirius avevano preso di mira?
<< Grifondoro! >>
Grifondoro? Come poteva un bambino del genere finire nella culla dei coraggiosi di cuore? Ci voleva un certo coraggio perfino per il Cappello Parlante per smistarlo in una casa del genere. No, sicuramente aveva sbagliato… eppure la McGranitt aveva detto che il Cappello ci avrebbe conosciuto meglio di quanto avremmo potuto fare noi stessi.
<< Bennett Hope >>
Finalmente, il mio turno era arrivato, tra poco avrei potuto scrivere ai miei genitori di essere stata smistata, avrei potuto raccontare loro della mia nuova famiglia e delle conoscenze che avevo fatto sull’Espresso per Hogwarts. Finalmente tutto sarebbe iniziato anche per me. La professoressa adagiò il Cappello parlante sulla mia testa e lo sentì mugugnare qualcosa fra se. Che cosa stava dicendo? Non riuscivo a capire bene le sue parole, erano basse e confuse. Gli occhi della Sala Grande erano su di me, potevo vedere attendere una risposta dal Cappello e questo m’innervosiva. Chiusi gli occhi e cercai di calmare il principio di un attacco di panico. Dovevo respirare e lasciare che il Cappello m’indicasse la mia Casa.
<< Paura. Paura di deludere le attese…eppure così forte. Hai già deciso che strada intraprendere e sai esattamente dove vuoi arrivare. Ora so dove collocarti. >>
Quei bisbigli nel mio orecchio erano un sollievo, forse il Cappello aveva parlato con tutti allo stesso modo prima di dichiarare la sua decisione senza sbandierare ai quattro venti la nostra debolezza o forza interiore. Era un colloquio quasi privato se non fosse per i centinai di occhi puntati contro.
<< Serpeverde! >>
Un urlo si levò dal tavolo della Casa verde ed argento, molti si alzarono ad applaudire altri erano troppo annoiati per fare altro. Io non sentivo, non riuscivo a sentire i loro applausi, ero in una bolla. Serpeverde? Perché Serpeverde? Ero io la persona cattiva? Perché aveva mandato me a Serpeverde e non James Potter? Nel profondo ero davvero così malefica? No, no sapevo di non esserlo. Serpeverde non era la casa delle persone cattive, Serpeverde era la casa degli ambiziosi, dei furbi, degli intraprendenti, degli audaci, delle persone determinate e non solo la casa del potere. Lo stemma di Hogwarts sulla mia divisa lasciò il posto allo stemma dei Serpeverde. Ora il problema sarebbe stato dirlo a papà e cercare di far crollare tutti i pregiudizi che aveva sulla mia nuova famiglia.
Angolo Autrice
Salve a tutti! Per prima cosa vi ringrazio per essere arrivati fino a questo punto. Come avrete capito la storia si svolge al tempo dei Malandrini. Questa FF è nata dal desiderio di raccontare la storia di James Potter e dei suoi amici in maniera diversa cercando di rimanere il più fedele possibile al libro.
Ho, però, dovuto modificare alcuni eventi che appariranno in seguito. Lucius Malfoy e Narcissa Black frequentano Hogwarts rispettivamente dal 1965 al 1972 (lui) e dal 1966 al 1973 (lei). La storia si svolge nel 1971, anno in cui James Potter e Remus Lupin frequentano il primo anno. Ho ringiovanito i coniugi Malfoy portandoli all’età di Sirius Black (dodici anno in quanto iniziò a frequentare la scuola nel 1970).
Spero che questo primo capitolo vi piaccia anche se molto lento, prometto che i prossimi saranno più movimentati. Se avete tempo e voglia lasciatemi una piccola recensione per farmi capire se la storia è di vostro gusto o meno.
Con affetto
_Chain Of Memories_
Capitolo 2 *** In cielo appare un teschio di fumo ***
Tesoro
mio
Grazie
per la tua lettera, sono molto contenta che tu abbia già fatto amicizia con
quei ragazzi del treno, sono sicura che quel bambino non è
poi così cattivo come lo dipingi, forse è solo molto vivace.
Tuo
padre, in questo momento, è in sala che sorseggia la sua terza tazza si
camomilla. Non è certo colpa tua tesoro, ha solo
voglia di bere qualcosa che lo calmi, sai il caldo si fa sempre più forte e
bere una bella tisana rilassante non fa mai male.
Serpeverde
eh?
Sono
molto contenta che tu non ti sia fatta prendere da attacchi di panico, ti
conosco molto bene e so che le pressioni possono indurti ad avere questi
attacchi. Se non sbaglio in Serpeverde troverai gli
amici più sinceri… lo spero tanto tesoro mio.
Questa
mattina è passata tua zia Kate, anche Ethan ha iniziato il suo anno scolastico
e credo sia stato smistato in Corvonero, non ne sono sicura… sai com’è fatta tua zia, quando inizia a parlare dei suoi figli non
riesci a farla smettere.
Tesoro
mio ho solo una raccomandazione per te: Divertiti, vivi il tuo anno ad Hogwarts senza avere paura di deluderci, sappiamo bene
quanto tu ci tenga a tenere alto il cognome di tuo padre ed è proprio per
questo che ti dico di divertirti. Me lo prometti?
Tuo
padre mi chiede con insistenza di lasciargli qualche riga per scriverti,
lascerò per lui un piccolo avvertimento così tu potrai
sorridere e lui, lo spero, riflettere su ciò che ti scriverà.
Hope
la mamma ti vuole tanto bene ed è tanto orgogliosa di te.
Con affetto
Mamma
Nota
per Andy: Non essere duro con lei, non ha fatto nulla di male. Trattieniti
caro.
Hope
Ho
letto e riletto la tua lettera credendo che tu ti stessi prendendo gioco di
noi… una parte di me lo spera ancora ma mi rendo conto che non giocheresti mai
su una cosa tanto grave.
Una
Serpeverde in famiglia… Non ho avuto il coraggio di dirlo a tuo Zio Kevin, i
suoi figli sono tutti Grifondoro e sai che, tra i nipoti, tu sei la sua
preferita, gli si spezzerebbe il cuore. Temo però che questo segreto non sia
più così al sicuro, sicuramente tuo cugino Will scriverà a suo padre del tuo
smistamento… le brutte notizie volano veloci. Sai qual è la domanda che più mi
sono posto? Perché Serpeverde? Non ti ho mai visto come una bambina viziata o
cattiva, sei sempre stata gentile con tutti… ed io che avevo paura finissi in
Tassorosso ( detto fra noi… tua madre è decisamente
troppo buona ma questo è anche uno dei motivi per cui mi sono innamorato di
lei).
Hope,
tesoro, spero solo che tu non vada in giro a seguire degli individui poco
raccomandabili della tua nuova famiglia… se non sbaglio Abraxas Malfoy ha un figlio che frequenta il secondo anno e i Black
hanno addirittura due membri della loro famiglia ad Hogwarts. Stai alla larga da loro.
Tua
madre continua a dire che sono troppo duro nello scrivere questa lettera ma io
credo che ti serva per crescere, non sarai una bambina per molto, presto
diventerai una bellissima e bravissima strega ed io temo quel giorno. Presto
non sarai più la mia bambina e questo mi spezza il cuore ma sono convinto che mi
darai molte soddisfazioni… anche se la casa Serpeverde non riesco proprio a
digerirla.
Ti voglio bene Hope.
Papà
Mi
ritrovai a leggere la lettera che avevo ricevuto la mattina successiva al mio
Smistamento. Classico. Non mi sarei mai aspettata nulla di meno da mio padre ma
la cosa non mi faceva affatto sorridere, anzi potevo
benissimo affermare che, dopo aver letto più volte quella lettera, il mio umore
non era migliorato di una virgola. Perché non capiva?
<<
E così i tuoi genitori ti hanno detto, oh perdonami… ordinato, di stare alla larga da me. Molto scortese da parte loro non
trovi anche tu mia cara? >>
Mi
voltai di scatto udendo quelle parole, come aveva osato leggere la mia lettera?
Dov’era finita la privacy? Osservai un secondo il mio riflesso infuriato nel
bicchiere di argento prima di voltarmi per affrontare l’intruso.
<<
Molto scortese sei tu che leggi lettere che non sono indirizzate a te. Questo è
scortese. Non permetterti mai più di fare una cosa simile. >>
Quel
ragazzo aveva i capelli più biondi che avessi mai visto in vita mia, li portava
legati con quello che sembrava un fiocco verde smeraldo. Il suo portamento era
elegante, si poteva benissimo notare anche senza che muovesse un passo. I suoi
occhi azzurri come il ghiaccio mi scrutarono da cima a
fondo: passarono in rassegna i miei capelli corti, mossi e di un rosso vivo; il
suo sguardo si incatenò al mio per qualche secondo prima di proseguire sullo
stemma della Casa Serpeverde apparso magicamente, la sera prima, sulla mia
divisa scolastica.
Parlò
dopo qualche secondo interrompendo, così, il silenzio imbarazzante della nostra
“conversazione”. I suoi occhi glaciali continuarono ad
osservarmi ed potei giurare a me tessa di aver visto apparire un ghigno
nell’angolo delle sue labbra.
«Ovviamente.
Chiedo perdono, non era mia intenzione interferire con le tue utenze.
Permettimi di presentarmi: Mi chiamo Lucius Malfoy, secondo anno. Tu invece?»
«Non
credo che sapere il mio nome ti cambi la giornata Malfoy. Non credo ci sarà
un’altra occasione per parlare con te o se mai dovesse succedere… mi assicurerò che qualche incidente richieda la mia
attenzione. Se non ti spiace, vorrei rispondere alla mia famiglia… o devo forse
darti conto di quanto scriverò?»
Eccolo
nuovamente, quel ghigno dall’aria sadica e terrificante. Ero arrabbiata, non
avrei mai risposto così ad una persona più grande di
me e, specialmente, ad una persona appartenente ad una così nobile famiglia da
mettere timore a mio padre. Forse in Malfoy avrei trovato un buon amico ma dopo
quella scenata dubitavo che mi degnasse di altre attenzioni. Potevo
considerarmi fortunata, non mi aveva ancora lanciato una fattura contro. Un momento…
ma cosa andavo a pensare? Noi di Serpeverde non eravamo e non siamo barbari,
non andiamo in giro a lanciare fatture o schiantesimi.
«Allora
da ora in poi ti troverò un soprannome, non credere di
liberarti così facilmente di me Miss. Sono davvero intenzionato a far crollare
tutti i buoni propositi che ti sei prefissata per ignorarmi. Miss credo che ti
stia a pennello.»
Non
prometteva bene. Perché continuava a fissarmi in quel modo strano? Avevo
ammesso (a me stessa) di aver esagerato ma la sua reazione era stata alquanto…
inaspettata. Questo non avrei dovuto scriverlo nella lettera che avevo
fintamente detto di voler scrivere ai mei. Lucius Malfoy. Aveva un modo di
parlare così formale ed elegante da essere quasi contagioso. Voleva far
crollare tutti i buoni propositi che mi ero costruita
per ignoralo… non avrebbe mai vinto questa sfida. Se prima ero titubante
all’idea di farmelo amico, adesso ero certa che non gli avrei permesso di
avvicinarsi a me. Mai.
***
«Molto
bene ragazzi allora come vi ho già spiegato l’esame finale si terrà sulla
preparazione di diverse pozioni, tra queste c’è quella che trovate scritta
sulla lavagna. La Pozione Obliviosa. Non abbiate timore, il livello è base ma
ogni pozione richiede una grande concentrazione, anche quella più semplice.
Bene ora è il momento di mettere via le bacchette. Non fate quelle facce
stupite! In pozioni non servono le bacchette! Tutto quello di cui avete bisogno
sono: concentrazione, un pizzico di predisposizione e
tanta passione. Darò un piccolo premio a chi riuscirà a preparare la migliore
Pozione Obliviosa nell’ora e mezza che ci rimane.»
Il
Professor Lumacorno si stava candidando a diventare il mio professore
preferito. Così genuino e così paziente con noi del primo anno. Due giorni
erano passati dallo Smistamento. Quella mattina avevamo Pozioni con Grifondoro
e in seguito la prima lezione di Volo. Volare mi metteva una certa paura. Il
Professor Lumacorno aveva iniziato ad aggirarsi fra i banchi dispensando utili
consigli agli studenti in difficoltà. Ora era il mio moneto, gli avrei mostrato
che non avevo bisogno di suggerimenti, potevo benissimo riuscire a preparare
una Pozione Obliviosa da sola.
«Allora…
Inserire due gocce del fiume Lete nel calderone e riscaldare per venti secondi
e solo dopo aggiungere tre radici di Valeriana»
«Due.
Non metterne tre o la Pozione Obliviosa diventerà una massa informe di melma
viscida ed appiccicosa.»
«Oh…
grazie avevo letto male. Piacere di conoscerti, mi chiamo Hope Bennett»
«Severus
Piton. Non abbiamo tempo per parlare, devi concentrarti sulla pozione
altrimenti non riuscirai mai a finirla in tempo.»
Severus
Piton… Severus Piton… dove avevo già sentito questo nome? Mi suonava familiare
eppure avrei giurato di non aver mai visto quel ragazzo in vita mia. Mi sarei
ricordata certi occhi neri così simili a due pozze profonde e misteriose. Un
momento… Severus Piton! Il bambino che James Potter aveva infastidito nel treno
per far colpo su quella ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi.
Tornai
a concentrarmi sulla mia pozione decisa a non farmi più riprendere da nessuno…
non che Severus avesse intenzione di riprendermi, si era mostrato gentile nei
miei confronti. Tagliai le radici di Valeriana e le aggiunsi al calderone come
indicato dalle istruzioni. Ora bisognava solo mescolare tre volte in senso
orario ed attendere per 60 minuti. Un tempo decisamente lungo, magari avrei approfittato per fare nuove
conoscenze. Tornai a guardare Severus ma era impegnato a dare suggerimenti a
quella bellissima bambina dai boccoli rame.
«Ehi
Mocciosus perché non tieni il tuo nasone nel tuo calderone? Lascia stare la mia ragazza intesi?»
James
Potter. Mi maledì mentalmente per non averci pensato
prima, la lezione odierna si sarebbe svolta con i Grifondoro del primo anno… e
ne conoscevo uno del quale avrei decisamente fatto a meno.
«Non sono la tua ragazza Potter, smettila di
dare fastidio a Severus»
«Avanti
James torniamo alla nostra pozione, Peter ha bisogno di una mano.»
Nell’angolo
destro dell’aula di Pozioni un bambino tozzo e con la faccia tutta segnata da
brufoli stava cercando di tagliare le radici di Valeriana. Alzò lo sguardo verso
Remus e James sentendosi chiamato in causa e regalò ai due bambini un sorriso
che sicuramente avrei dimenticato presto. Nei suoi occhi potevo leggere
ammirazione per Potter, lo venerava come un Dio ma a James non andava così
tanto a genio; se non fosse stato per Lupin, sicuramente non gli avrebbe
rivolto nemmeno la parola.
«Suvvia
ragazzi non bisticciate. Tornate alle vostre pozioni»
Lumacorno
mese fine alla disputa. Era trascorsa ormai un’ora e avevo già messo nel
mortaio gli ingredienti base e le quattro bacche di vischio, le avevo ridotte ad una polvere mediamente sottile ed inseriti due misurini
nel calderone. Ora bastava girare cinque volte in senso antiorario e avrei
finito la mia pozione.
«Evans,
molto bene. Una pozione perfetta. Piton, ragazzo mio, molto bene. Non ti spiace
se premio la tua amica vero? Un po’ di cavalleria,
ragazzo mio, fa sempre la sua buona figura. Dieci punti a Serpeverde e dieci punti a Grifondoro. Evans ecco il tuo piccolo premio. Te lo
sei meritato.»
***
«Spero
che questo secondo giorno sia stato per voi molto emozionante. Ricordo ancora
la prima volta che misi piede ad Hogwarts… ma non
voglio tediarvi con discorsi lunghi e noiosi, sicuramente starete morendo di fame.
Che la cena abbia inizio.»
Il
Professor Silente aveva una barba lunga, decisamente
troppo lunga di un argento vivo. Come faceva a mangiare? Non temeva che la
barba gli finisse in bocca? C’era da ammettere che lo rendeva decisamente più solenne e leggendario. Avevo sentito parlare
della sua fama e della sua abilità, tutti avrebbero voluto essere come lui.
«Miss
non distrarti. I tuoi occhi devono essere concentrati solo su di me»
«Caschi
male Malfoy, aspetta… perché ci sei tu qui e non Iris?»
«La
tua amica aveva bisogno di più spazio. Le ho gentilmente offerto il mio posto.»
Scossi
la testa, possibile che anche a cena a Malfoy andasse di giocare? Avevo avuto
una bellissima, ma faticosa, giornata e la voglia di
combattere mi aveva chiesto il permesso di andare nel dormitorio per prima.
Sospirai decisa ad ignorarlo. Allungai una mano per
afferrare un pezzo di pollo con delle verdure cercando con gli occhi Severus o
Iris che sembrava magicamente scomparsa dalla Sala Grande.
«Prendi
solo quello? Non vorrai mangiare così poco spero. Perché non assaggi dell’arrosto?
Con una salsa a base di verdure potrebbe stupirti.»
«Non
ho molta fame… e poi non ho mai mangiato tanto.»
«Si
vede dal tuo fisico così minuto. Ho quasi paura a toccarti, potresti romperti.»
«Infatti non devi toccarmi. Posso chiederti perché insisti così tanto?»
«Perché
mi diverte. Tutto qui.»
Un
rumore improvviso mi fece voltare verso il tavolo dei Grifondoro, Remus Lupin
stava correndo verso l’uscita con James e Sirius che si guardavano sospettosi.
Il bambino tozzo sedeva accanto a Sirius e cercava di attirare la sua
attenzione. Patetico, patetico lui e il suo tentativo
di ingraziarsi certi soggetti.
«A
quanto pare abbiamo qualcuno che si è sentito poco bene. Non tutti reggono bene
lo stress dei primi giorni ad Hogwarts. Oh scusate,
non mi sono presentata. Mi chiamo Narcissa Black. Primo anno.»
Narcissa.
Una bambina davvero bella, non avevo mai visto nessuno come lei. I capelli neri
le ricadevano morbidi sulle spalle, il viso sembrava essere stato intagliato da
uno scultore tanto era perfetto. Eppure mi sembrava di averla già vista da
qualche parte.
«Sentito
male? Perché dici che quel bambino si è sentito male? Oh si io mi chiamo Hope
Bennett, anche io sono al primo anno.»
«Bennett
eh? Io sono Lucius Malfoy.»
«Piacere
di conoscervi. Ho sentito dire a quei ragazzi che aveva mangiato troppo in
fretta e che doveva correre in infermeria… ma mi sembra strano, non l’ho visto
mettere in bocca un solo pezzo di carne. Per questo deduco che sia stato lo
stress. Vedi? Il professor Silente stà uscendo dalla
Sala… probabilmente starà andando a controllare la salute del ragazzo.»
«Lupin…»
Il
resto della cena trascorse tranquillo, Malfoy era troppo preso dalla nuova
conoscenza per dedicarmi qualche attenzione, non che la cosa mi dispiacesse.
Per la seconda volta mi trovai a cercare Severus Piton con lo sguardo, sembrava
assente. Non l’avevo più visto dopo la lezione di Pozioni, né alla lezione di Trasfigurazione con la professoressa McGranitt né
a Difesa contro le Arti Oscure con il Professor Evan. In quel momento diversi
Gufi iniziarono a volare per la Sala grande carichi di
giornali; Wyatt, il mio gufo, lasciò cadere sulle mie gambe la Gazzetta del
Profeta.
“Scoperto un nuovo
rimedio a base di sangue di Drago.” Art. apag 8
“Famiglia babbana uccisa in casa al rientro
dalle vacanze” Art. apag 5
“In cielo appare un teschio di fumo” Art. a pag.2
Un
teschio di fumo? Poco m’importava del nuovo rimedio a base di sangue di Drago. Ultimamente c’erano state molte uccisioni di
famiglie Babbane. Aprì il giornale sotto lo sguardo indagatore di Lucius Malfoy
davanti a me e di Narcissa Black al mio fianco. Lessi ad alta voce visto che li vedevo alquanto interessati.
«Little
Hangleton, ore 21,02. Questo quartiere si vede nuovamente protagonista di una
strage, una famiglia babbana è rimasta uccisa al rientro dalle vacanze estive
(vedi approfondimento a pagina 5) ma la cosa che sconvolge maggiormente è
l’apparizione di un enorme teschio di fumo in cielo. Se si guarda abbastanza a
lungo si può notare come un serpente esca dalla bocca del teschio andando a formare
un simbolo sconosciuto perfino agli Auror del Ministero della Magia.
Sfortunatamente non possiamo allegarmi le immagini dell’accaduto poiché il
Ministero ha vietato e sequestrato le uniche foto che ero riuscita a scattare.
Non perdete la prossima edizione della Gazzetta del Profeta per saperne di più sul teschio di fumo. Vostra Eleanor Kane in Skeeter.»
«Un
teschio di fumo? Molto singolare come evento.»
«Che
intendeva dire la Skeeter quando ha detto che Little Hangleton si è reso
protagonista di una nuova strage?»
Chiesi
curiosa di sapere, non mi ero mai incuriosita sui giornali, non m’interessava
la politica o tutte le varie stupidaggini che la Kane, ormai sposata con Edgar
Skeeter, scriveva. Dovevo dare credito a mio padre, leggere i giornali era utile,
ma l’importante era avere una tua idea e non lasciarsi influenzare da ciò che veniva stampato.
«Miss
dovresti saperlo, è uscito su tutti i giornali. Rimedierò
lo stesso. Qualche anno fa sono stati assassinati Tom Riddle e i suoi genitori.
Un evento terribile ma gli Auror – feci finta di non notare il disgusto
nel pronunciare quella parola – riuscirono a trovare il colpevole. Ofrin
Gaunt fu arrestato ed imprigionato ad Azkaban dove
ancora risiede. Si dice che lo abbia fatto per vendicare la morte della
sorella, la moglie di Tom Riddle… credo si chiamasse Merope Gaunt, ma non ne
sono sicuro. Da quel giorno il figlio di Metrope, che curiosamente ha lo stesso
nome del padre, non si è più visto ne sentito. Due o tre anni fa ha provato a
diventare insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ma Silente gli ha negato
la cattedra.»
«E’
terribile. Lucius sai altro su quanto accadde quella notte?»
«Da
quando in qua Miss hai questa confidenza nei miei confronti?»
Odioso!
Non potevo distrarmi un attimo che subito partiva all’attacco. Che giocasse
pure, la mia curiosità andava soddisfatta e se non avesse voluto dirmi nulla allora avrei fatto le mie ricerche da sola. Guardai
Narcissa che mi sorride dolcemente posando una mano sulla mia spalla.
«Dovrai
abituarti. Tutti i Malfoy hanno la caratteristica di essere pungenti. Sono
sicura che Lucius sia stanco, come anche tu del resto. Che ne dici di andare
nel dormitorio? Abbiamo i letti vicini, me ne sono resa conto
solo ora.»
«E’
una splendida idea Narcissa.»
Quella
notte le nuvole non osarono coprire la perfezione della lunache illuminava i dormitori degli
altri studenti ma non quelli di Serpeverde. La luce smeraldo che il Lago Nero
emanava era lo spettacolo più bello al quale avessi mai assistito. Quella notte
non feci caso all’ululato dei lupi, troppo stanca persino per pensare.
Angolo Autrice
Eccomi tornata con un nuovo capitolo. Vi avevo promesso un po’ di
movimento e spero di essere riuscita a soddisfarvi. In questo capitolo troviamo
gli inizi dell’ascesa di Voldemort riportati dalla madre di
Rita Skeeter. Spero vi sia
piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Erano passati diversi mesi dall’inizio dell’anno. Halloween
era alle porte e, per l’occasione, la scuola aveva indetto un ballo che si
sarebbe tenuto in Sala Grande.Tra
i Grifondoro non si faceva altro che parlare del complemorte
del loro fantasma, Sir Nicholas. Che si sarebbe tenuto proprio il 31 Ottobre.
Molti studenti erano già all’opera per cercarsi un compagno con cui danzare
alla festa: Severus aveva invitato la sua amica Lily che aveva accettato,
rifiutando più volte l’invito di James; Sirius aveva deciso di accompagnare la
più bella ragazza del suo anno e Remus… Remus era da molto tempo che non lo vedevo ad essere sincera. I compiti li eseguiva
sempre dalla sua stanza (con risultati eccezionali, o almeno così diceva Peter Minus ) e raramente usciva quando il sole calava dietro le
montagne. Aveva un atteggiamento strano e sembrava perennemente stanco, anche i
suoi amici dovevano aver notato qualcosa di stravagante nel suo
comportamento.Non volevo indagare
più del necessario, non ero così vicina a lui da potergli domandare cosa
faceva.
Scesi a colazione con largo anticipo, quella sera non ero
riuscita a dormire molto bene, una strana sensazione mi aveva impedito di
chiudere occhio ed ero rimasta tutta la notte a guardare le strane creature che
popolavano il Lago Nero. Dalla nostra camera avevamo una bella visione di una
fetta dell’immenso Lago: sirene e altre creature alle quali non sapevo dare un nome nuotavano come se noi fossimo invisibili,
evidentemente doveva essere un particolare tipo di magia.
Mi accomodai al tavolo dei Serpeverde sospirando
stancamente, mi si chiudevano gli occhi ma la giornata di oggi era particolare:
dovevamo procuraci un vestito per la festa del giorno dopo.
Sui tavoli erano rimasti ancora diversi fogli di pergamena
con delle boccette d’inchiostro e piume per scrivere.
Senza esitazione afferrai un paio di fogli ed iniziai a scrivere una lettera ai miei genitori.
Mamma,
papà
Come
state? Mi mancate molto. Le lezioni qui sono dure ma credo di cavarmela bene.
Mi piace molto Trasfiurazione, Incantesimi e Difesa
contro le Arti Oscure. Pozioni con il Professor Lumaconoè sempre, però, l’ora che preferisco; ancora non sono
riuscita a vincere nessuno dei suoi piccoli premi, Severus e la Grifondoro, sua
amica, sono molto più bravi di me. Voi? Voi come state?
A
breve al castello si terrà un ballo per Halloween e, dato che non possiamo andare
ad Hogsmeade a comprare un vestito, volevo chiedervi
se potreste inviarmene uno. Mamma ci pensi tu vero? Se fosse per papà mi comprerebbe dei jeans e una bella felpa. Avete
sentito dell'attacco alla famiglia di Babbani? Papà ne sa qualcosa in più? Ho
molte domande, soprattutto sul teschio apparso in cielo,
ma non è questo il momento. Vi voglio bene.
Con affetto
Hope
Chiusi la lettera e mi recai alla Gufiera, non era ancora arrivato il momento di colazione e dovevo
assolutamente spedire la lettera se volevo che i miei avessero il tempo di
farmi quell’enorme cortesia. A pensarci bene forse avrei anche potuto saltare
il ballo, non ero stata invitata da nessuno, o meglio, non volevo andarci con
Malfoy che continuava insistentemente a chiedermi l’onore di accompagnarlo alla
festa. Come se l’onore fosse il mio, continuava a ripetere quanto io fossi
fortunata ad essere entrata nelle sue grazie. Avevo rifiutato
con un secco “No” e gli avevo dato le spalle. Avevo sperato di andarci con
Severus ma lui si era subito fatto avanti con Lily Evans. Io e Severus eravamo
amici, a Pozioni ci aiutavamo sempre, o meglio, lui aiutava
me, aveva una mente davvero brillante e le pozioni sembravano non avere segreti
per lui.
«Oh scusami! Non ti avevo visto! Scusami!»
Ero talmente assorta nei miei pensieri che
non mi accorsi di un ragazzo in uscita dalla Guferia.
Sollevai lo sguardo per chiedere nuovamente scusa e trovai due pozze azzurre a
fissarmi, i capelli erano di un nero ma tendevano al blu scuro. Mi ritrovai a
pensare a quanto strano fosse quel colore, mai visto in vita mia. Scossi la testa stringendo la lettera per i miei genitori nella
mancina.
«Scusami ancora, non guardavo dove andavo»
«No scusami tu.
Dovevo lasciarti passare. Mi chiamo Leon. Piacere di conoscerti.»
«Io sono Hope. Scusami ma devo andare a inviare questa – e
sollevai la mano dove tenevo ancora stretta la lettera
mostrandola, così al ragazzo – ai mie genitori per il ballo.»
«Ci vai con qualcuno?»
«Veramente no, stavo anche pensando di non andarci.»
«Sciocchezze. Ti va di venirci con me? Così mi faccio
perdonare per esserti venuto addosso.»
***
Grifondoro. Leon era un Grifondoro. Lo
osservai attentamente al tavolo rosso e oro, stava parlando tranquillamente con
i suoi compagni di casata. Avevo scoperto che era al primo anno proprio come me
e che preferiva tenersi alla larga da James e i suoi amici, li riteneva troppo
rumorosi e viziati. Una cosa in comune l’avevamo.
Addentai un pezzo di brioche e la mandia giù
con un bicchiere di latte freddo.
«Bennett allora? A che ora devo passare a prenderti?»
«Mai Malfoy, non verrò al ballo con te.»
«Per le 20.00? Va bene, anche se il ballo
inizierà solo alle 20.30»
«Ma mi ascolti quando parlo? Non verrò al ballo con te perché ci
vado con un’altra persona.»
In quel momento Narcissa entrò nella Sala
Grande e mi si sedette vicino, si riempì il piatto con qualche uovo strapazzato
e si colmò il bicchiere di succo. Mi squadrò per bene
e mi sorrise dolcemente. Sicuramente avrei dovuto rispondere a qualche sua
domanda in seguito, in questi mesi trascorsi insieme io e Narcissa eravamo diventate molto amiche, mi aveva invitato a
trascorrere le vacanze di Natale a casa sua ma avevo gentilmente rifiutato, mi
mancavano i miei genitori e non vedevo l’ora di riabbracciarli.
«Hope questa mattina sei scesa presto, anzi direi dalla tua faccia
che non hai chiuso occhio.»
«Non riuscivo a prendere sonno, mi sono esercitata con qualche
incantesimo e sono rimasta a guardare le creature del lago Nero per un po’.»
Tornai a concentrarmi sulla mia colazione
scostando la mano di Malfoy dalla mia spalla, non volevo degnarlo di nessuna
attenzione. Odiavo il modo in cui giocava con me, i suoi sorrisi, il suo modo
di trattare gli altri con disprezzo, la sua mancanza di tatto e cortesia, il
suo modo di articolare il mio cognome; tutto. Non riuscivo a sopportare nulla
di Lucius Malfoy. Voltai lo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro ed incontrai gli occhi di Leon.
«Allora Hope, chi è il fortunato?»
«Per che cosa? Non so di cosa tu stia parlando, Narcissa.»
«Per il ballo.»
«Narcissa… voglio che sia una sorpresa. Tu con chi ci vai?»
«Lucius non le hai
detto niente? Io e Lucius andiamo al ballo insieme. Credevo lo sapessi.»
Voltai lo sguardo verso Malfoy che ora mi
stava fissando con uno strano ghigno sul volto. Cos’era questa sensazione?
Perché m’importava tanto se Malfoy andava al ballo con Narcissa? In fondo ero
stata io a suggerire a Malfoy di invitarla. Allora perché mi sentivo così?
Aveva continuato ad invitarmi nonostante avesse già
una compagna, era una mancanza di rispetto nei miei e nei confronti di
Narcissa.
«No, non ne sapevo nulla. Io ci vado con Leon. L’ho conosciuto
pochi minuti fa nella Gufiera.»
«Vai al ballo con qualcuno che neanche
conosci?»
«Meglio andarci con qualcuno che non conosco, Narcissa, che con una
persona le cui parole sono fumo.»
Non guardai Narcissa quando diedi la mia
risposta, stavo guardando Lucius Malfoy che sembrava divertito dalla cosa
invece che provarne vergogna. La cosa che mi faceva più rabbia era il fatto di
non essere adirata con lui, non riuscivo ad arrabbiarmi ma non gli avrei fatto
passare una cosa simile, al momento giusto lo avrei punito come meritava. Mai
giocare con i Serpeverde. Mai.
***
«Sei stanca?»
Leon è così premuroso. Sono le 23.04 e la Sala Grande inizia a svuotarsi, gli altri
studenti hanno la faccia affaticata, come me hanno ballato per la maggior parte
del tempo. Narcissa mi saluta con un cenno della mano, anche lei è parecchio spossata
ma lo stesso non si direbbe applicabile per Lucius. Il suo viso è una maschera,
non riesco a leggervi niente dentro. I suoi occhi indagatori viaggiano da me a
Leon, non ho ancora avuto modo di presentarli.
Scuoto la testa in
risposta al mio accompagnatore e gli afferro la manica del suo completo blu
oceano.
«Devo presentarti una persona.»
Senza aggiungere altro mi affretto a
raggiungere Narcissa e Lucius. Per Salazar non mi ero accorta di quanto fosse
bello il suo vestito. Una gonna ampia e piena di frange si divideva tra il bianco panna e il verde scuro creando un contrasto decisamente
sublime; Narcissa aveva deciso di raccogliere i capelli in un elegante chignon e
lo aveva decorato con delle pietre preziose appartenute alla sua famiglia. In
confronto il mio vestito azzurro sembrava davvero misero
anche se mia madre aveva deciso di spenderci più del dovuto.
«Leon, lei è Narcissa Black, una mia cara
amica e lui è…»
«Lucius Malfoy. Lo conosco. Narcissa, è un vero onore fare la tua
conoscenza. Madame posso chiederle l’onore di un
ballo? Hope mi perdoni vero?»
«Solo se farai fare a Narcissa una bella figura, è un’ottima
ballerina.»
Osservai Leon e Narcissa allontanarsi verso
la pista da ballo. Lei era davvero splendida e Leon un vero cavaliere. Per
tutta la festa mi era stato vicino, non aveva mai lasciato il mio fianco e mi
aveva fatto trascorrere una bellissima serata. Il suo umorismo e la sua
gentilezza avevano contribuito a rendere questo ballo ancor più speciale.
Rimasi in un angolo mentre altre coppie prendevano
posto sulla pista, evidentemente c’era ancora qualcuno che non era così fiacco,
per la maggior parte si trattava di studenti più grandi con molta più
resistenza.
Lucius era fermo al mio fianco, stava dritto
mostrando la sua posa elegante e autorevole. Il suo completo nero era di una
fattura superiore, la qualità della stoffa era eccezionale e, a vederlo
muoversi sulla pista da ballo, decisamente comoda.
«Bennett cosa ci trovi davvero in quel Grifondoro? Ai miei occhi
non è altro che un bambino.»
«Ha la mia stessa età Malfoy.»
«Non hai risposto alla mia domanda. Cosa ci trovi in lui?»
«Non sono affari che ti
riguardano»
«Odio ripetermi Bennett. Quando dico una cosa
pretendo che mi si risponda. Ora dimmi: cosa ci trovi in Leon Baelish?»
Cosa ci trovavo in Leon? Decisamente
era facile stare in sua compagnia, sapeva sempre cosa dire, quale complimento
fare ed era estremamente gentile e spiritoso. Per tutta la serata mi aveva
fatto dimenticare la strana sensazione che avevo avvertito dalla mattina e il
senso di confusione nel vedere Lucius Malfoy con Narcissa Black. Ma questi non erano affari che riguardavano Lucius. Avrei
voluto colpirlo. Non ci si rivolge così ad una
ragazza. Il suo sguardo glaciale mi fece tremare per qualche secondo, una nuova
sensazione si fece largo nella mia mente: paura. Avevo davvero paura? No, non
potevo averne, in fondo cosa avrebbe potuto farmi?
«È simpatico e mi ci trovo bene.»
«No Bennett, non ci siamo proprio. Cosa ti ha spinto ad accettare
il suo invito invece che il mio?»
«Malfoy tu non sei il centro del mio mondo.»
«Sei sempre così scontrosa. Come devo dirti che non rischi nulla se
mi chiami per nome?»
La musica si fermò ed io mi ritrovai a fissare gli occhi penetranti di Lucius Malfoy.
Non rischiavo nulla? Chiamarlo per nome, non avevo mai
preso in considerazione l’idea.
«Ehy Bennett hai visto Mocciosus? Se l’è filata con la ragazza di James.»
«Black.»
«Malfoy. Cos’è una gara a chi dice con più astio il cognome
dell’altro? Non sei tu quello che m’interessa ora,
Malfoy. Allora Bennett? Tu e Mr.capelli
unti non state sempre vicini? Lo hai visto?»
«Forse, ma sicuramente non lo verrei a dire a
te.»
«Sirius vieni qui!
Remus è sparito di nuovo!»
Sirius si avvicinò al mio volto, scostò i
capelli dietro l’orecchio e mi sfiorò il volto con due
dita. Una carezza lieve, una provocazione.
«Sei fortunata, Bennett. La prossima volta non ci sarà James a
salvarti da una bella lezione. Ricorda: io non sono buono come Remus. Morditi
la lingua la prossima volta.»
«BLACK!»
Lucius lo spinse via in un attimo e prese posizione davanti a me, il suo completo nero mi
copriva la visuale. Volevo schiantare quell’essere, volevo
che soffrisse ma, per sua fortuna, non ero ancora a conoscenza di un
incantesimo tanto potente, in fondo ero ancora al primo anno. Afferrai la mano
di Lucius che aveva preso la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la strinsi
nella mia, lui non si voltò a guardarmi, rimase ad
osservare Sirius Black allontanarsi con un sorriso malefico sul volto.
«Lucius… grazie per aver preso le mie difese.»
«Che succede?»
Narcissa e Leon erano appena tornati dalla
pista da ballo e avevano notato qualcosa di strano negli atteggiamenti di
Lucius che ancora teneva stretta la bacchetta nella mano.
«Tuo cugino.»
Furono le uniche parole che uscirono dalla
bocca di Malfoy prima di prendere la mano di Narcissa ed
allontanarsi dalla Sala Grande.
***
«Su tesoro è ora di scartare i regali!»
L’albero di Natale che i miei avevano
costruito era decisamente troppo grande, occupava la
maggior parte del salone, di un verde intenso ed era stato addobbato con i
colori di tutte le case che avevamo in famiglia; mancava solo Grifondoro. Mia
madre aveva preparato dolci in abbondanza, dalle tartine alla crema ai bignè al
cioccolato, infiniti biscotti alla cannella e nocciola, torte al latte e fragola
e delle vaschette di panna con cacao; insomma mia madre aveva avuto molto tempo
libero nelle settimane precedenti. Mio padre aveva contribuito ad addobbare la casa
con luci vive, luci che potevano benissimo essere
viste anche in caso di tormenta di neve. Sotto l’albero di Natale c’erano molti
pacchi, afferrai i regali che avevo fatto ai miei genitori e glieli porsi
sorridente mentre andavo a scartare il regalo di Severus: un libro di pozioni
raro con qualche provetta in vetro.
Sorrisi ripromettendomi di scrivere un
biglietto di ringraziamento a Severus.
«Hope, tesoro è bellissima!»
Mia madre aveva appena scartato il suo
regalo, un maglione con i colori della sua vecchia casata che sapevo gli
mancava giorno dopo giorno. Mio padre mi stava
guardando con un enorme sorriso, gli avevo regalato un orologio da taschino. La
sua passione per gli orologi era sconfinata, quasi quanto la mia per gli
Incantesimi.
Scartai il regalo di Narcissa: un set per la
pulizia della bacchetta. Guardai bene sotto l’albero di Natale e vi trovai
altri due pacchi del tutto inaspettati: uno da Leon ed
uno da Lucius Malfoy. Quale aprire prima? Perché sentivo il cuore battere così
forte?
Afferrai il regalo di Leon, un pacchetto
color rosso rilegato da un fiocco color oro; al suo interno vi trovai una
piccola boccetta di profumo alla pesca ed un
bigliettino che mi ripromisi di aprire lontano degli occhi dei miei genitori.
«Tesoro, non ti avevo detto di stare alla larga dalla famiglia Malfoy? Perché il figlio di
Abraxas ti ha inviato un regalo?»
«Lucius non è così male papà. È un mio amico, o almeno credo.»
«Lucius? Da quando in qua sei così intima con lui? I Malfoy portano
solo guai, sono una famiglia che gioca con la magia oscura e il tuo Lucius
Malfoy ha una predisposizione particolare per quel tipo di magia.»
«Papà, non significa nulla il fatto che il padre di Lucius ti abbia
fatto penare a scuola. Lucius è diverso ed è mio amico. Non voglio sentire una
sola parola in più su questo argomento.»
Cosa mi era preso? Difendere Malfoy a spada
tratta non era certo nel mio stile… dopo quella sera in cui mi aveva difeso,
avevamo parlato veramente poco, non aveva perso la sua educazione ma aveva smesso
di punzecchiarmi come faceva in precedenza. Non era più lo stesso Lucius
Malfoy. Afferrai il suo regalo e al suo interno vi trovai un libro di
Incantesimi ed uno per la Difesa dalle Arti Oscure.
Forse mi ero sbagliata sul suo conto, l’unica
cosa che speravo con tutto il cuore era che trovasse anche lui il mio regalo
sotto l’albero.
***
«Hey
Hope guarda! Una famiglia è stata aggredita ad
Hogsmeade!»
«Severus ma che dici?»
Severus si mise a sedere davanti a me
lasciandomi il giornale che stava leggendo. La Skeeter aveva scritto un nuovo
articolo ma questa volta non parlava di teschi in cielo. Lessi attentamente
tutto il servizio e, alla fine, sollevai lo sguardo incredula
verso Piton.
«Bennett che succede?»
«Lucius… una famiglia è stata massacrata ad Hogsmeade. La Skeeter scrive che li hanno trovati vicino
alla Stamberga Strillante, ma sono stati completamente massacrati. Sostiene che
sia stato l’attacco di un animale. Ma quale animale potrebbe mai fare una cosa
simile?»
Lucius e Severus si guardarono negli occhi,
forse loro sapevano qualcosa o avevano avuto una qualche intuizione. Non avevo
la passione per gli Animali Fantastici come mia madre.
«Credo si tratti di un Lupo Mannaro. Ho sentito che un certo FenrirGreyback era stato
individuato come tale.»
Era stato Lucius a parlare. Un Lupo Mannaro ad Hogsmeade? Silente avrebbe sospeso le visite per
parecchio tempo, almeno fino a che la storia non si sarebbe
conclusa con la cattura del Lupo Mannaro. In quel momento James e Sirius
entrarono in Sala Grande seguiti da Peter Minus. Ma che fine aveva fatto Remus?
ANGOLO
AUTRICE
Grazie
a tutti per essere arrivati a leggere questo capitolo! Spero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto! Se avete tempo lasciate un commento per farmi sapere se vi
piace!
L'orgoglio è un
difetto assai comune. Da tutto quello che ho letto, sono convinta che è assai frequente; che la natura umana vi è facilmente
incline e che sono pochi quelli che tra noi non provano un certo compiacimento
a proposito di qualche qualità - reale o immaginaria - che suppongono di
possedere. Vanità e orgoglio sono ben diversi tra loro, anche se queste due
parole vengono spesso usate nello stesso
senso. Una persona può essere orgogliosa senza essere vana. L'orgoglio si
riferisce soprattutto a quello che pensiamo di noi stessi; la vanità a ciò che
vorremmo che gli altri pensassero di noi.
-
Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio –
Le
settimane continuavo a scorrere velocemente, la fine dell’anno non sembrava più
così tanto lontana ed io ero in completa balia dei compiti. Lumacorno ci aveva
affidato la preparazione di una pozione di livello leggermente superiore allo
standard del primo anno, non so cosa volesse da noi, non so cosa cercasse ma
aveva in Severus e la Evans i suoi studenti
preferiti. Quella mattina avevamo lezione di Pozioni per due ore e, subito
dopo, Difesa Contro le Arti Oscure con il professor Evan. Avevo tante domande
da porgergli, tanti interrogativi che ancora non avevano trovato nessuna
risposta nonostante le varie ricerche che avevo condotto con Lucius e Narcissa.
Fortunatamente l’ora rimasta trascorse celermente rendendomi libera di
formulare le mie domande al Professore di Difesa.
L’aula
si riempì lentamente. Quel pomeriggio avremmo assistito ad una lezione condivisa con
tutte le altre Case, evidentemente il Professore doveva avere qualcosa in
mente. Trovai posto vicino a
Narcissa ai primi banchi lasciando quelli in fondo a James Potter e alla sua
banda di cagnolini. Severus e la Evans non
si staccavano l’uno dall’altra, con il passare del tempo erano diventati molto
amici e Sev aveva deciso di presentarmi la ragazza dai capelli rossi. Lily.
Ancora faticavo a chiamarla per nome, ma lei diceva che non le importava,
la cosa che più le premeva era diventare amiche.
«Bene
ragazzi, prendete posto. Potter, Minus se vi
sento fare il minimo rumore toglierò 50 punti
ciascuno sono stato chiaro? Oh Lupin è un piacere vederti nuovamente a lezione.
Vi starete chiedendo come mai ho chiesto un cambio di ore per avervi tutti qui
presenti, come sapete c’è stato un attacco ad Hogsmeade.
Non è chiaro cosa sia stato ma è pericoloso
ed è ancora li fuori. Io, da insegnate di Difesa Contro le Arti
Oscure, ho il compito di insegnarvi come proteggervi da soli.»
«Difenderci da soli? Da
cosa da un Ippogrifo?»
Minus. Voleva
evidentemente mettersi in mostra, voleva entrare
nelle grazie di James. Remus lo guardava con aria
afflitta. Secondo il mio modesto parere, James non si sarebbe mai interessato a
Peter Minus se Lupin non gli avesse detto che era
un tipo okay e di cui ci si poteva fidare. Minus non
era così interessante come voleva far credere.
«Minus, non si è trattato di un Ippogrifo come può sperare. Qualcuno
di voi sa di cosa si potrebbe trattare?
Potete arrivarci, basta solo applicazione ed intelletto.»
E
così dicendo lanciò un’occhiata complice alla Casa di Corvonero, la casa dove
era cresciuto lui. Mi sentivo offesa, non credeva che noi Serpeverde fossimo in grado di arrivare alla soluzione? Il mio
orgoglio era stato scalfito, era ora di mostrare al Professore che essere
un Corvonero non implicava essere anche
intelligente.
«Professore, la Gazzetta
del profeta si è tenuta molto vaga sull’omicidio. Ultimamente il Ministero
della Magia non era sulle tracce di un Lupo Mannaro? Potrebbe trattarsi di quello.»
«10 punti a Serpeverde miss
Bennett. Esatto. La domanda più importante è… come ha fatto un Lupo
Mannaro ad entrare ad Hogsmeade?»
Come
aveva fatto FenrirGrayback a
superare la vigilanza? A questa domanda non riuscivo a trovare una risposta, se
non ci erano arrivati quelli del Ministero non
potevo certo trovare io la soluzione; in fondo avevo solo undici anni.
«Non importa. Dividetevi in
coppie e lavorate sugli incantesimi che ho scritto alla lavagna.»
***
«Grifondoro
è in vantaggio per 30 a 20. Il boccino d’oro
non è ancora stato catturato, la partita è ancora aperta!»
«FORZA SERPEVERDE!»
Urlavo
dagli spalti destinati ai Serpeverde, il nostro cercatore sorvolava il campo
aguzzando la vista alla ricerca del Boccino d’oro, in palio c’erano 150 punti e
la conclusione della partita. Grifondoro aveva dei buoni cacciatori, volavo
bene e facevano un buon gioco di squadra, anche se il loro portiere lasciava
molto a desiderare. Agitai la sciarpa della mia Casa in alto facendola roteare
sopra la mia testa, Severus si era disegnato sulle guance una bandiera
verde ed argento mentre Narcissa ci guardava
con l’aria di chi non adora particolarmente quello sport violento. Lucius era
in sella ad una scopa e si destreggiava tra
gli avversari cercando di far passare la pluffa dentro gli anelli, fino ad ora
era stato lui a segnare per la nostra squadra. Nonostante fosse solo al
secondo anno aveva una tecnica davvero
invidiabile, doveva essersi allenato molto a casa. Il vento gli scompigliava i capelli
biondi rendendolo quasi impossibile da ignorare. Piccole gocce di pioggia
iniziarono a cadere sul campo da Quidditch, presto ci sarebbe stato un
temporale e la situazione andava a vantaggio dei Grifondoro, la pioggia avrebbe
impedito ai nostri cacciatori di muoversi al meglio.
«Forza ragazzi! Fategli mangiare la polvere!»
«Narcissa…»
Sia io
che Severus ci voltammo nella sua direzione. Fino a qualche secondo fa Cissy sembrava a disagio ed ora
era la loro tifosa più sfegatata. Portai un braccio intorno al collo della mia
migliore amica facendo partire un coro per incitare la quadra.
«Uno! Due! Tre! Chi non
salta Grfondiota è! Quattro! Cinque! Sei! Da Malfoy al sicuro non sei! »
Ben
presto la maggior parte della curva dei Serpeverde iniziò ad intorare il nostro coro.
«Un altro goal per
Serpeverde! Siamo in parità!»
Francis
Lotus aveva segnato il goal del pareggio. Severus mi aveva accennato qualcosa
nei suoi confronti, diceva di averlo visto nella stessa classe di Malfoy…
doveva essere anche lui al secondo anno.
La
pioggia iniziò a cadere più fitta, il cielo si tinse di una sfumatura plumbea
e, in un baleno, la visibilità diminuì notevolmente. Trovare il Boccino ora
sarebbe stata davvero un’impresa. Tenevo gli
occhi puntati su Lucius, con questa pioggia sarebbe stato
difficile per lui segnare il goal del sorpasso. Lo vedevo sistemarsi dietro
le orecchie i vari ciuffi ribelli che
avevano deciso di sfuggire dalla presa del suo nastro. Non aveva i capelli così
tanto lunghi, gli arrivavano a metà collo ed
erano di un biondo platino affascinante. Dovevano dargli lo stesso molto
fastidio. Si udì un fischio, Grifondoro aveva un fallo a favore. Voltai appena
lo sguardo verso destra per vedere un battitore prendere la mira a gioco fermo.
In un attimo realizzai. Il giocatore di Grifondoro aveva intercettato un bolide
del suo compagno di squadra spedendolo in direzione del mio amico.
«LUCIUS IL BOLIDE!»
Lucius
si voltò a guardare prima me e poi il
battitore alla sua destra. Troppo tardi. La scopa di Lucius venne colpita in pieno dal bolide e il suo corpo iniziò
a precipitare verso il vuoto privo di sensi.
«NO!»
Urlai
con quanto fiato avevo in corpo. Chiusi gli occhi, non volevo vedere lo
schianto al terreno, ma dovevo aiutarlo, dovevo fare
qualcosa. Tornai a guardare il corpo di Lucius roteare su sé stesso, era a pochi centimetri dal terreno. Presto
Abraxas Malfoy avrebbe denunciato la scuola e non avrebbe avuto torto, perché
nessun professore faceva nulla? Volevano che si schiantasse al terreno?
«Aresto Momento!»
Aresto Momento?
Lucius galleggiava a uno o due centimetri da terra, l’impatto con il terreno
non era avvenuto.Sollevai velocemente lo
sguardo per notare Madama Bumb riporre la
sua bacchetta nella divisa da arbitro. Aresto Momento…
mi sarebbe torato utile questo incantesimo.
Strinsi con forza la mano di Severus quando Malfoy venne caricato
su una scopa e portato in infermeria con un braccio fasciato.
***
«Lucius… Lucius come ti senti?»
«Dovevo cadere da una scopa per farti preoccupare
per me, non è così Bennett?»
«Non preoccupatevi. Sta bene. Troppo bene.»
Severus e Narcissa sollevarono lo sguardo da
Lucius a me e sorrisero. Dopo l’incidente con il battitore Lucius era stato
portato in infermeria, un volo di 20 metri lascia il segno. Il bolide aveva
colpito la sua scopa ed il suo braccio sinistro,
si lamentava del dolore ma non così tanto come avrei pensato. Lucius Malfoy era
una persona notevolmente forte. Feci scorrere le dita sul suo braccio
fasciato con delicatezza, non volevo fargli del male… non me lo sarei mai
perdonato. Lui sospirò sorridendo prima a Narcissa e poi a Severus.
«Chi ha vinto?»
«Lucius non dovresti preoccuparti
della partita… devo dirtelo però… - Severus abbassò lo sguardo cercando di
trattenere una risata – Mi dispiace Lucius… ma abbiamo vinto.»
«Brutta Serpe che non sei altro! Non si gioca con i sentimenti dei
feriti!»
Soffocai una risata portandomi il dorso della
mano sulle labbra. Quei due, anche se con un anno di differenza, erano davvero
uno spasso. Io e Narcissa ci scambiammo un’occhiata complice prima di
sorriderci. Questi momenti erano la cosa più preziosa che avevo dopo la mia
famiglia. In quel momento le parole del cappello parlante mi tornarono in
mente.
“O
forse a Serpeverde, ragazzi miei,
vi troverete gli amici migliori quei tipi
astuti
ed affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!”
Avevo davvero trovato degli amici fantastici.
Non avrei permesso a nessuno di fare loro del male. Abbandonai le carezze al
braccio di Lucius e mi alzai velocemente dalla sedia. Quel battitore… fare una
cosa del genere a gioco fermo.
Poggiai sul suo comodino un pacchetto di bolle
bollenti sotto lo sguardo interrogativo di Lucius. Gli
afferrai la mano e la strinsi nella mia abbozzando un sorriso che sapevo essere
del tutto inutile, lui avrebbe letto oltre la falsità del mio sorriso, sapeva
che qualcosa mi frullava nel cervello. Lucius Malfoy mi conosceva forse meglio
di quanto io conoscessi me stessa.
«Severus ci vediamo dopo
in Sala Comune per ripassare Cura delle Creature Magiche. Narcissa non
aspettarmi alzata. Io devo fare una cosa.»
«Ma come… non rimani a vegliare sulle mie ferite Bennett? Cosa c’è
di più importante?»
«Non permetterò più a quel battitore di fare una cosa del genere.»
Sentivo la rabbia fluire nelle mie vene al posto
del sangue. Io volevo vendetta. Difendere la mia Casa era in cima alle mie
priorità, non m’importava delle conseguenze, io avrei fato capire a quel
battitore che mai e poi mai avrebbe dovuto più toccare la mia “famiglia”. Da
giorni avevo una terribile sensazione, non volevo che i miei timori divenissero
realtà. Più volte avevo sognato la mia famiglia, un serpente ed un atroce dolore al braccio sinistro.
«Hope è il Quidditch, non puoi farci nulla.»
«Non posso stare qui ferma a fare niente! Ci vediamo in Sala Comune
Severus.»
***
Incrociai
Leon per i corridoi, mi stavo dirigendo verso la Sala Grande alla ricerca
d’informazioni, avrei sicuramente trovato un Grfondiota disposto a dirmi come
si chiamavano i loro battitori. Salutai Leon con un veloce bacio sulla guancia
decisa a non iniziare una conversazione. Mi conoscevo, sapevo che cominciare un
dialogo con Leon sarebbe stato rischioso… per lui. Devo ammettere di essere
intrattabile quando perdo il controllo.
«Ehy Hope! Il leone ti ha morso la lingua? Puoi anche salutare sai?»
Lo
aveva detto in tono scherzoso e lo sapevo ma non potevo ignorare la sensazione
di fastidio che si stava spargendo per il mio corpo. Strinsi la mano sulla
bacchetta nella tasca della mia divisa come distrazione, se avessi provato a
fare qualcosa di stupido mi sarei ricordata
che un’aggressione avrebbe comportato una punizione se non la stessa
espulsione. La mano sulla bacchetta doveva servire a ricordarmi questo, magari
respirando nella maniera giusta sarei anche riuscita a calmare i bollenti
spirti.
«Non ho tempo per parlare
Leon. Devo andare in Sala Grande. Scusami davvero. Oh si… e comunque ve l’avevo
detto che avreste perso. Devi pagarmi i cinque galeoni della scommessa.»
Dopo
avergli lanciato una leggera stoccata, del tutto amichevole, gli diedi le
spalle intenzionata a varcare la soglia per la Sala Grande.
«Oh il moccioso non
l’ha detto! Se la ragazzina lo scoprirà la sua testa rotolerà!
»
«Pix! Va via!»
Non
avevo mai sentito Leon urlare contro qualcuno. Cosa
stava dicendo Pix? Cosa Leon non mi
aveva detto? Fermai il passo e mi voltai nuovamente verso il Grifondoro.
«Cosa intendevaPix? Leon… che
cosa mi devi dire?»
«Nulla. Sai com’è Pix, s’inventa certe cavolate!»
Era
vero. Pix era solito inventare cose per far
litigare le persone ma questa volta sembrava diverso. Avevo una strana
sensazione al riguardo ma non avevo molto tempo, dovevo indagare e tornare da
Lucius per aiutarlo a mettere qualcosa sotto i denti; qualcosa che non fosse il
pollo bollito, la specialità degli Elfi Domestici (su richiesta di Madama Chips)
per i suoi ammalati o feriti.
«Non importa. Devo tornare
da Lucius»
«Come stà Malfoy? Non volevo davvero colpirlo. È… stato un
incidente.»
Leon.
No, no come poteva essere stato lui? Non aveva mai fatto del male a nessuno;
lui, dall’animo così dolce e premuroso come poteva far del male ad un’altra persona volontariamente? Ma quale
incidente ed incidente, io sapevo cosa avevo
visto, sapevo che Leon aveva agito in piena consapevolezza delle sue azioni,
sapeva cosa faceva per tutto il tempo. Non era stato affatto un
incidente. Ma come era possibile? Leon non
poteva far parte della squadra di Quidditch, a quelli del primo anno non era
concesso. Squadrai bene il ragazzo che, fino a qualche minuto prima, avrei
considerato come un amico. Come aveva potuto mentirmi? Mentire a me, una
Serpeverde.
«Mi hai mentito… Tu non sei
al primo anno... Il gioco era fermo non avevi il motivo per colpirlo. Perché lo
hai preso di mira?»
«No. No sono
al secondo anno. Da quando in qua sei l’avvocato difensore di Malfoy? C’è
qualcosa tra di voi? »
«NON SONO AFFARI TUOI! DIMMI
PERCHÉ!»
«PERCHÉ SONO MALEDETTAMENTE
GELOSO DEL FATTO CHE TU E LUI SIATE COSI VICINI! Io vi vedo dal mio tavolo,
vi vedo parlare, ridere… lo vedo il modo in
cui ti guarda e sono esageratamente geloso! Ho una voglia di spaccargli quel
muso da nobile che si ritrova… quel bolide poi… è capitato a fagiolo. È così
Hope. Strano che il tuo Lucius non ti abbia detto nulla, lui dovrebbe sapere
queste cose. Secondo te perché era così motivato a vincere quella dannatissima
partita? Rifletti Hope.»
Leon…
come hai potuto? Io ho lottato per te, ti ho difeso dalle accuse di Malfoy al
ballo, sono rimasta tua amica nonostante le nostre differenze e tu… tu hai
tradito la mia fiducia ed una volta perduta
è persa per sempre.
«Non m’importa dei suoi
motivi, non avevi alcun diritto di ferire intenzionalmente un tuo avversario!
La sportività dove l’hai messa? Ti credevo una persona buona e coraggiosa, il
vero Grifondoro… ma ora mi accorgo che sei anche peggiore di James Potter. Si
James Potter il bambino che odi tanto. Non siete poi così diversi voi due. La
tua gelosia? Me ne frego. Tocca di nuovo i miei amici e sei morto.»
«Siamo simili Hope! Non te ne rendi conto? Perché
scegliere una persona come lui?»
«Io e te non abbiamo più nulla in comune. Dimenticati di
me Leon.».
***
Un mese
era passato dalla lite che avevo avuto con Leon, lo vedevo guardarmi dal suo
tavolo, lanciarmi occhiate di scuse che non volevo accettare, lettere nascoste
nelle pagine della Gazzetta del Profeta che ricevevo ogni giorno… Leon mi
mancava, il suo sorriso aveva il potere di zittire le mie
preoccupazioni, la sua risata era un toccasana per lo spirito e il suo umorismo
sapeva rallegrarmi la giornata… ma ora era tutto finito. Per quanto mi mancasse, non
potevo passare sopra ciò che aveva fatto. La Sala Comune dei Serpeverde era
deserta, quasi tutti gli studenti avevano preferito rintanarsi nelle loro tane
in vista dell’esame di Cura delle Creature
Magiche. Dovevo applicarmi parecchio in quella materia. Incantesimi e
Trasfigurazione erano piuttosto semplici ed ero riuscita ad avvantaggiarmi con
il programma. Sbuffai voltando la pagina del libro di Difesa Contro le Arti
oscure che avevo ricevuto per Natale. Incanto Patronus. Il nome
prometteva decisamente bene. Patronus significava
protettore. Ma da cosa avevo bisogno di
protezione?
«Dissennatori…»
Lessi
quella parola con un filo di voce. Mio padre mi aveva spiegato come nascevano
i Dissennatori ed aveva accennato ad un
incantesimo per respingerli, doveva trattarsi di questo. Il livello per questo
incanto era sicuramente alto, ben oltre il fattucchiere ordinario… per
questo io dovevo imparare a produrre un Patronus. Dovevo riuscirci.
«Hope sei qui!»
La voce
di Severus mi fece sobbalzare. Chiusi il libro per dedicare attenzione al mio
migliore amico. Se mi cercava aveva bisogno
di una mano od un consiglio con Lily Evans.
«Certo che sono qui… perché
avete il fiatone voi tre? Oh scusami Fran non ti avevo visto!»
Abbassai
i piedi dal bracciolo del divano, dove mi ero bellamente sdraiata per
trovare la mia solita compostezza. Francis Lotus si era unito al nostro gruppo.
Lo avevo conosciuto bene in infermeria quando avevo portato da mangiare a
Lucius. Fran aveva avuto la stessa idea e così Malfoy si era ritrovato con più
dolci di quanti potesse contenerne il suo stomaco. Avevo scoperto che Fran era
un Halfblood, sua madre era una babbana. Non
avevo nulla contro le famiglie di “linea di sangue inferiore” come ripeteva
sempre Lucius, l’importante per me era cosa celavano dentro. Io volevo
comprendere il loro carattere, non volevo sapere
a quanti Galeoni ammontasse il loro conto in banca. Fran però era notevolmente ricco.
Severus,
Narcissa e Lucius ora mi fissavano, ora si
guardavano ed ora portavano nuovamente il loro sguardo su di me. Cosa mi
stavano nascondendo? Fran si sedette accanto a me prendendomi la mano e
stringendola con dolcezza.
«Si tratta della tua
famiglia…»
«Che cosa è successo alla
mia famiglia Francis? »
Tutti e
quattro esitarono a rispondere. Narcissa teneva qualcosa nascosto dietro la
schiena e un brivido freddo mi attraversò il corpo. La sensazione… la brutta
sensazione che avevo avuto per tutto questo tempo… No, no non
poteva essere successo qualcosa. Mi avrebbero fatta chiamare
o qualcuno mi avrebbe spedito un Gufo… Non sarei stata tenuta all’oscuro di
qualsiasi cosa fosse accaduto ai miei genitori… Lumacorno in quel momento fece
il suo ingresso nella Sala Comune, la sua vestaglia porpora a fiori neri era
illuminata dalla luce calda delle fiamme del camino, il suo volto paffuto aveva
un’ombra cupa che ne deformava il sorriso. No… no…
«Miss Bennett la stavo
cercando. La prego, mi segua. Il professor Silente vorrebbe parlare con lei.»
Il
Professor Silente? Come mai il Preside voleva parlarmi? Cosa
era successo alla mia famiglia? Fran non aveva avuto modo di
parlare e il Professor Lumacorno… Il professor Lumacorno mi fissava con un’aria
afflitta, aveva l’aria di uno che era stato forzato a fare qualcosa di decisamente brutto e che stava lottando con tutte le
sue forze per rimanere nella “luce”… ma aveva anche l’aria di chi non ammetteva
repliche. Voleva che lo seguissi. Volevo seguirlo. Senza dire una parola
abbandonai la Sala Comune dei Serpeverde lasciandomi i miei amici alle spalle
sollevati di non dovermi dare la brutta
notizia.
Nessuno
dei due parlava, io non riuscivo più a ragionare. Dirmi una cosa del genere per
poi fermarsi non era certamente consigliato a chi ha una predisposizione per i
film mentali. Mia madre, mio padre… cosa gli era accaduto? Mio padre aveva
avuto problemi al Ministero? Mia madre aveva di nuovo fatto prendere fuoco alla
sala da pranzo?
«Miss
Bennett il professor Silente ti stà
aspettando… coraggio figliola.»
Non mi
ero resa conto di quanto tempo fosse effettivamente passato, avevo solo pensato
a mettere un piede dietro l’altro lasciando che la mia concentrazione si
spostasse su altro, su qualcosa di vitale. Annuì in direzione del Capocasa dei
Serpeverde ringraziandolo a mezza voce, non per maleducazione ma per
preoccupazione. Lui sembrò comprendere e mi accarezzò
la spalla con dolcezza prima di sparire dalla mia visuale a causa della rotazione
delle scale. Bussai alla porta in noce e varcai la soglia solo dopo
aver udito le parole di Silente.
«Miss Bennett… la prego di
sedersi. Questa notte la casa della sua famiglia è stata attaccata. Credo abbia
letto la Gazzetta del Profeta quindi saprà delle aggressioni avvenute i danni
delle famiglie babbane… »
«Si ma questo cosa c’entra con la mia famiglia? I miei
genitori sono entrambi purosangue… sono… sono vivi?»
Poco
m’importava di aver interrotto il professor Silente.
La mia
famiglia.
Mamma.
Papà.
Attaccati.
Erano
stati attaccati.
Ma da chi? Chi poteva
avercela con i miei? Andy Bennett era un Auror ed era quindi normale che
si facesse dei nemici, ma mi madre… chi
poteva avercela anche contro di lei? Attaccare la casa. Se solo fossi stata
presente, se solo fossi stata li per aiutare,
magari la situazione si sarebbe invertita ed ora sulla Gazzetta la Skeeter
avrebbe pubblicato la notizia di una morte avvenuta per difesa personale.
Perché Silente continuava a guardarmi senza dire una parola? Dannato
vecchio, perché non mi diceva nulla? Perché mi faceva attendere in questo
modo? Prova una sorta di gusto perverso nel far cuocere gli studenti nel brodo
della preoccupazione?
«Si, sono vivi Miss Bennett, tuttavia, suo padre risulta
attualmente scomparso. Lei sapeva di cosa si occupava suo padre Miss Bennett?»
«Si… mio padre lavora per il
Ministero della Magia… come Auror. Professor Silente sa che fine abbia fatto
mio padre?»
Tremavo,
tutto il mio corpo stava vacillando. Mio padre non poteva essere stato
semplicemente rapito. Mio padre era un uomo molto intelligente, di sicuro aveva
trovato un modo per evadere ed ora si stava
nascondendo per non essere nuovamente catturato. Sì, si doveva essere
andata sicuramente così. Lui era ed è il miglior mago del mondo, conosce
moltissimi incantesimi ed i suoi studi sulla
Magia Oscura lo hanno portato ad alti livelli. Mio padre era vivo. Potevo
sentirlo. Solo in quel momento mi accori di aver trattenuto il respiro. I
polmoni protestarono iniziando a bruciare quando l’aria li riempì
nuovamente. Avevo gli occhi lucidi, sentivo le lacrime iniziare a cadere lungo
le guance.
«Sfortunatamente non posso
esserti di aiuto Miss Bennett… ma posso rivelarti una cosa. Non hai avuto modo
di leggere i vari ritagli di giornale immagino quindi non saprai che sopra la
tua dimora… è stato avvistato il marchio nero.»
«I-il marchio nero? Intende
il marchio che Voldemort pone sopra ogni… ogni…»
Voldemort.
L’uomo del teschio di fumo in cielo aveva rivendicato la scomparsa delle
famiglie babbane e l’uccisone di molti nati
babbani. Il suo nome aveva iniziato a incutere timore in molte
famiglie. Cosa poteva volere dalla mia
famiglia? Che cosa voleva un pazzo del genere da mio padre?
«Esatto.»
Il suo
viso parve farsi più cupo, gli occhiali a mezzaluna scivolavano lungo il naso a
causa della forte inclinazione della testa , i
suoi profondi occhi azzurri si fissarono nei miei e ci lessi dentro tanta
preoccupazione e paura. Si, Albus Percival Wulfric Brian
Silente aveva paura. Mi sarei stupita del contrario, la paura è ciò che ci
rende forti, la paura ci tiene in vita e ci rende più attenti.
«Ma io non credo che
suo padre sia stato ucciso. Vede Miss Bennett… suo padre possiede molte qualità
che Voldemort apprezza. Non comprendo il motivo per cui suo padre sia stato
catturato… ma stia pur certa che non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere
ciò che vuole.»
***
«Ehy Evans, che ne dici di fare un giro in scopa? Se
hai paura, puoi stringerti a me»
Due
settimane erano passate dall’attacco alla mia famiglia. Due settimane senza uno
straccio di notizia su mio padre. Mia madre mi scriveva ogni giorno, non voleva
farmi sentire sola e lo vedevo dalle parole rassicuranti che puntualmente
scriveva in fondo alla pagina.
Amore mio,
Non preoccuparti per me. Sto bene e anche tuo padre. Lui è un tipo
tosto. Oggi hofatto dei biscotti, spero
solo che il tuo Gufo goloso non se li sia mangiati durante il viaggio. Chissà
da chi ha ripreso quel Gufo, l’unica cosa che riuscivo a farmi mangiare era la
torta al cioccolato e panna.
I tuoi zii sono qui, non mi lasciano un momento libero, pensano
che io sia depressa… depressa io? Amore non mi conoscono bene,
io sto benissimo. Se posso farti una confessione… sono contenta che loro siano
qui… posso fargli provare le mie ricette super innovative dato che tu e tuo
padre rifiutavate sempre. Sono fiduciosa per il ritorno di tuo padre.
Tesoro nessuno vuole che io ti dica questa cosa ma… tuo padre
potrebbe cambiare… potrebbe essere diverso
quando tornerà. Oh accidenti, quanto tempo è passato? I tuoi zii avranno fame!
Hope, tesoro, sono così orgogliosa di te ed
anche tuo padre lo è. Non preoccuparti per noi e pensa a divertirti con i tuoi
amici.
Mamma
Per lei
doveva essere dura, anche se non lo dava a vedere. Strinsi nelle mani
la lettera che la mamma mi aveva scritto due giorni fa e alla quale avevo
prontamente risposto. Spostai lo sguardo sulla Gazzetta del Profeta, in prima
pagina c’era la foto del Marchio Nero. Dopo l’attacco alla mia famiglia molte
altre persone erano scomparse, molti altri capi di famiglie Purosangue erano
magicamente spariti. Anche Abraxas Malfoy era stato dato per disperso ma la
faccenda non si era protratta per più di due giorni. Giornalisti e fotografi
avevano preso d’assedio Villa Malfoy per sapere cosa aveva visto l’uomo. Nulla.
Nessuna parola che potesse spiegare il mistero delle sparizioni era uscito dalla sua bocca. Lucius era stato intrattabile
in quei giorni ma dopo aver ricevuto la lettera dal padre aveva
smesso di lamentarsi ed era tornato ad assumere la sua aria austera e nobile di
sempre. Il fine settimana era sempre il più
movimentato. Avevo deciso di prendermi un po’ di tempo per me stessa ed
esercitarmi con il Patronus in riva al Lago Nero. Era dannatamente
difficile produrre un incanto dove dovevi trovare un ricordo intenso e felice.
Era dal giorno della scomparsa di mio padre che provavo a produrlo ma non ero riuscita a niente. Sbuffai
sonoramente lanciando con cattiveria un sasso contro la superficie del Lago
tornando a sedermi sotto un albero vicino la riva a rileggere gli appunti
sull’incanto.
«Potter
ti ho già detto di no. Smettila di fare lo
sbruffone»
«Sbruffone? Io sarò il più
grande cercatore della storia! Ti sto dando la possibilità di essere la ragazza
di James Potter!»
Mi
morsi l’interno della guancia non riscendo a chiudermi le orecchie. Dovevo
ammettere che James Potter perseverava con la Evans
e mostrava una certa dose di coraggio nel mostrare la sua faccia da
schiaffi in pubblico. Odiavo James Potter, odiavo il
suo modo di essere arrogante. Perché non poteva essere come Remus? Lupin era un
bambino molto riservato, timido e buono. Una volta lo vidi difendere un suo
compagno di Casa dall’attacco di un Corvonero presuntuoso.
«Potter ti ha detto di
lasciarla in pace»
«Tu stanne fuori Mocciosus.
Sirius, Remus, Peter è ora di insegnare a Mocciosus a rispettare i superiori.»
Sollevai
velocemente lo sguardo verso Severus. Che diavolo ci faceva qui? Non aveva
detto che doveva finire la pozione? Impossibile che l’avesse già completata.
Vidi Severus fare scudo alla Evans con il
suo corpo separandola da James. Sirius, Remus e Peter sbucarono dal nulla, fino
a qualche secondo prima erano invisibili ed ora…
ora erano apparsi accanto al loro amico. Nessuno si trovava nei pressi del Lago
Nero quella mattina, nessuno tranne me, quei tre idioti,
più Remus, Lily e Severus. James e i suoi seguaci avevano sguainato le
bacchette. Severus non aveva scampo. Quattro contro uno… Dovevo aiutarlo. Senza
pensarci due volte sfoderai la bacchetta dalla tasca della mia gonna e mi avvicinai al
mio compagno di Casa.
«Potter. Non credo che
affrontare una persona in duello equivalga a circondarla. Sei sleale Potter.»
«Bennett
non so affari che ti riguardano. Remus,
Peter occupatevi voi di lei. Lasciate Mocciosus a me.»
Osservai
Remus e Peter puntare le loro bacchette contro di me. Lupin aveva
un’espressione delusa, delusa da se stesso,
delusa da James che lo obbligava a compiere una scelta. Remus Lupin stava
combattendo una lotta interiore.
«Rictusempra!»
Puntai la bacchetta contro Peter nella speranza che
l’allenamento che avevo fatto fosse sufficiente per disarmarlo. Il mio
incantesimo lo colpì in piano petto
facendolo cadere nell’acqua bassa del Lago. Non mi ero allenata abbastanza,
sentivo che non potevo ancora controllare la potenza di quell’incantesimo. Se
non riuscivo a produrre un incantesimo di secondo anno
non avevo nessuna speranza di riuscire nell'Incanto Patronus. Mi morsi il
labbro inferiore portando lo sguardo vero Lupin che ora mi fissava. Non
volevo attaccarlo, lui era diverso.
«Remus… posa la bacchetta. Non
devi seguire Potter. Non sei il suo cane. Remus hai un
cervello, non essere stupido.»
Senza
dire nulla ripose la bacchetta correndo verso Peter per controllare le sue
condizioni. Mi voltai verso Severus, non aveva più la bacchetta che se ne stava
adagiata a terra. La Evans era sparita,
molto probabilmente era cosa a chiamare qualche professore per porre fine alla
disputa. Severus… In lontananza vidi avvicinarsi Lucius e Fran, loro avrebbero
potuto aiutarci. Severus però non poteva attendere, avrei affrontato io Potter
per guadagnare tempo. Ma che fine aveva fatto Sirius? Un'attimo prima era accanto a
James ed ora era sparito nuovamente
«Potter! Prenditela con me!»
«Guarda, Mocciosus ha chiamato l’avvocato.»
«Abbassa la bacchetta
Potter. Lo dico per il tuo bene.»
Schivai
il suo incantesimo rotolando di lato ma colpì in pieno Severus che roterò poco
lontano privo di sensi. Severus. Corsi al suo fianco preoccupata per le
sue condizioni. Questa Potter me l’avrebbe pagata. E cara. Puntai la bacchetta
contro James Potter decisa a fargli abbassare la cresta. Il mio incantesimo
colpì la gamba di James e lo costrinse a poggiare il ginocchio a terra.
«BENNETT!»
La voce
di Lucius. Lucius era vicino. Mi voltai a guardarlo e non vidi arrivare
l’incantesimo. Un forte dolore mi colpì in
pieno petto, faticavo a respirare, l’aria non voleva entrare nei polmoni ma
questa orribile sensazione non durò a lungo. Potter non era stato, aveva perso
la bacchetta allora chi... Persi l’equilibrio e
barcollai all’indietro. Fran e Lucius ora stavano correndo nella mia
direzione ma faticavo a tenere gli occhi aperti. Tutto iniziò a ruotare e persi
completamente il senso dell’orientamento. La testa si fece troppo pesante e la
lasciai muoversi a suo piacimento. Urlai. Un forte dolore si stava propagando
dietro la mia testa. Dovevo essere entrata a
contatto con qualcosa di duro.
«Non lasciami… ti prego…»
Furono
le ultime parole che udì ma alle quali non seppi dare un volto.
Angolo Autrice
Ed eccoci arrivati alla fine di questo quarto capitolo. Spero
non mi vogliate uccidere. Non voglio farvi anticipazioni per il prossimo
capitolo ma vi dico fin da subito che sarà diverso dai precedenti.
Voglio ringraziarvi per leggere questa Fan Fiction, voglio
ringraziarvi per le recensioni e voglio ringraziarvi
per aver messo questa storia tra le preferite e le seguite. Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto.
Capitolo 5 *** «Sai perchè ti abbiamo chiamato Hope?» ***
Sono poche le persone a cui io voglio
veramente bene e ancor meno sono quelle di cui io nutro una buona opinione. Più
conosco il mondo e meno ne sono entusiasta: ogni giorno che passa mi conferma
nel mio giudizio sull'instabilità dei caratteri e sullo scarso affidamento che
va fatto su ciò che può apparire merito o ingegno.
- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio -
«Madama Chips cosa possiamo fare?»
Quella voce… quella voce la
conosco. Madama Chips… sono in infermeria quindi. Non
riesco ad aprire gli occhi, non riesco a parlare o a
muovere le dita, sono completamente immobile. Riesco a sentire le voci, le loro
voci. C’è un gran brusio nell’infermeria. Chi è il
malato? Deve essere qualcuno d’importante se tanta gente si è riunita in questa
grande sala del castello di Hogwarts.
«Non possiamo fare nulla caro. Deve
andare al San Mungo. Con la testa non si scherza.»
«Al San Mungo… crede che si
sveglierà?»
«Nessuno può dirlo, solo il tempo
deciderà la sua sorte.»
Il San Mungo. Deve essere davvero grave la situazione.
Povero ragazzo o ragazza, non li invidio per nulla. Vorrei alzarmi da questo
letto ma ancora non riesco a muovermi, forse Madama Chips mi ha dato una
pozione troppo forte che mi ha letteralmente steso.
«Bennett mi senti? Sono io, sono
Lucius. È ora di alzarsi Miss, non vorrai farmi fare
tardi a Cura delle Creature Magiche no? Apri quegli occhi.»
Imperativo come al solito. Lucius
perché mi stringi così forte la mano? Mi fai male, ma per qualche strano motivo
non riesco a dirtelo. Lo sento, sento lo sguardo che hai su di me anche se non sono certa di ciò che mi stia succedendo
intorno. Che sia io la persona che a breve verrà
trasferita al San Mungo? Non ricordo quasi nulla di quello che è successo. Difendevo
Severus dall’attacco di Potter e dei suoi amici quando… niente, solo un grande
vuoto riempie la mia testa sostituendo con una luce accecante la parte dei
ricordi alla quale cerco di accedere. Mi fa male la testa. Non è più tempo di
pensare, ora ho solo voglia di riposare un po’.
***
«Hope, tesoro, mi senti? Sono io,
sono la mamma. Tesoro mio…»
Mamma? Cosa ci fa ad Hogwarts? C’è
qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che non sono abituata a sentire.
Preoccupazione? Per cosa poi? Ho solo schiacciato un pisolino e adesso sono
troppo stanca per aprire gli occhi. Provo a sfiorarle
la mano ma non ci riesco, una forza invisibile mi trattiene a letto. Ancora
quella sensazione. Per quanto io provi a sforzarmi non
riesco a muovere un singolo muscolo. Per quanto tempo ho dormito? Non lo so
bene con certezza ma credo sia ora di cena. Non ho fame però, mi sento sazia.
Che cosa sta succedendo?
«Dottore… sono ormai quattro mesi, non si può fare davvero
nulla?»
«Mi dispiace signora Bennett.
Abbiamo provato ma c’è qualcosa nella sua mente che le impedisce di svegliarsi.
Solo sua figlia può decidere quando aprire gli occhi.»
Quattro mesi… aprire gli occhi… Dottore. Sono io. Sono io
che madama Chips ha spedito al San Mungo, io che causo preoccupazione a mia
madre, io… sono io che non voglio aprire gli occhi. Eppure lo desidero così tanto, desidero abbracciare mia madre, vedere
come sta Severus, salvare mio padre, rivedere i miei amici. Io desidero tutto
questo… eppure i miei occhi non si aprono. Cosa mi blocca? Ora sono troppo
stanca per pensarci.
***
Buongiorno mondo magico, sono le 11,09 ed io sono ancora
rilegata in questo stupido letto. Inizio a soffrire di solitudine, non posso
parlare con nessuno, non poso stringere le loro mani, non posso fare nulla.
Ascolto, ho imparato ad ascoltare ed ora sono in grado di riconoscere i rumori. Riesco a riconoscere quale
infermiere o dottore mi stia visitando in base al suo
respiro più o meno pesante, riesco a riconoscere l’orario in base alla
confusione che si crea per le visite. Ho imparato tanto anche stando sdraiata
su questo letto. Mi somministrano delle pozioni per nutrirmi, hanno un odore
terribile ma impediscono alla Morte di farmi visita. Ho paura di morire ma, per fortuna, nessuno è in grado di vederlo.
«Eccoci qua. E’ la prima volta che
vieni vero Severus?»
Narcissa. Riconosco il suo profumo. Ha detto Severus? È la
prima volta che mi viene a trovare da quando sono costretta a letto?
Non ci voglio credere, stando a quanto dice il medico sono passati più di
quattro mesi. In tutto questo tempo ha trovato solo ora la forza di venire?
«Non voglio entrare Narcissa. La
colpa è mia se è in questo stato.»
«Smettila di dire sciocchezze simili Severus, sappiamo di
chi è la colpa anche se non possiamo dimostrarlo.»
Lucius. Anche lui è qui. C’è qualcun altro nella stanza,
poso sentirlo respirare anche se non saprei dire a chi
appartenesse quel respiro pesante. Narcissa mi si avvicina e la sento scostarmi
i capelli da davanti al volto, la scuola deve essere finita ed io ho perso
l’anno. Vorrei mettermi a piangere ma nessuna lacrima uscirà dai miei occhi e
di questo non posso che ringraziare questo maledetto coma.
«Francis perché non ti avvicini?
Non morde sai?»
Francis? Anche Francis è qui? Non mi aspettavo che venisse a
trovarmi, non siamo poi così intimi come con Severus e Narcissa. A breve
dovrebbe arrivare il dottore. Sono sicura che li caccerà via, non è orario di
visite.
«Mi dispiace Hope. Dico davvero,
non sono riuscito ad arrivare in tempo. Ero li e non ho visto partire nessun
incantesimo. Mi dispiace.»
Fran non è colpa tua, neanche io sono riuscita a vedere
partire l’incantesimo. Amici miei non dovete
disperarvi, vi prego. Sorridete, sorridete quando venite qui,
fatemi sentire viva e non una malata distesa in un letto di ospedale. Ve ne
prego. Lucius, Narcissa vi prego aiutatemi a farlo capire a tutti.
***
«Principessa mia.»
Non ci posso credere. Non è possibile. Papà? Papà sei
davvero tu?
«Hope, tesoro, tuo padre è tornato!
Avanti Andy avvicinati. Il dottore che la segue dice che lei può sentirci. Vuoi
che ti lasci da solo con lei caro? »
Non sento arrivare la risposta di mio padre, deve aver
annuito. Sento il cigolare della porta e il suo successivo chiudersi a chiave.
Ora siamo soli. Papà… papà credevo che tu fossi morto,
in tutto questo tempo non ho avuto altro che preoccupazione, papà devi
raccontarmi un sacco di cose. Dove sei stato? Come stai? Chi ti ha rapito? Sei
riuscito ad ucciderlo? Papà perché non parli?
Mi afferra la mano con entrambe le
sue, sono così grandi e calde. Mi è mancato sentirlo vicino a me, mio padre… la
mia luce. Qualcosa di umido mi bagna la punta delle dita e il silenzio viene interrotto dai suoi singhiozzi. Prova a parlare ma non
afferro una singola parola. Mi sfiora la fronte con la mancina e lo sento
abbozzare una piccola risata.
«Sei cresciuta tanto bambina mia. I
tuoi capelli sono così lunghi ora.»
Papà… papà ti prego non piangere,
io sono qui. Sono qui posso sentirti. Papà… Desidero toccarti, stringerti la
mano per farti capire che non sei solo, non lo sei mai stato. La mamma non ha
mai smesso di credere, è stata lei a darmi la forza di non mollare, mi ripeteva
sempre he tu saresti venuto a trovarmi ed hai
mantenuto la promessa. Papà ti prego, non piangere.
«Devo raccontarti un sacco di cose.
Ma non ora. Principessa mia non ti
lascerò mai più. Mai.»
Neanche io papà. Neanche io. Qualcosa di caldo inizia a
scendere sulla mia guancia. Una lacrima. Non è di mio padre, non ho sentito
cadere nulla, il suo viso è ormai lontano dal mio. È mia. È la mia lacrima.
Sono riuscita ad esprimere un’emozione. Papà chiama i
dottori, fagli vedere quello che stà succedendo.
La sua mano scende a raccogliere la lacrima in una dolce
carezza.
«Hope… Tu… »
***
«Ehy dormigliona quanto tempo vuoi restare ancora addormentata? Non aspettarti baci da
nessuno di noi eh! Ormai i capelli ti coprono tutto il volto! Che ne dici
Lucius? Li tagliamo?»
«Francis allontana quella bacchetta
dai suoi capelli prima che io ti schianti.»
«Suvvia Lucius stavo scherzando,
non ti si può dire niente. Sei cambiato in questi tre anni.»
Quanto? Tre anni? Non ci posso credere. Sono tre anni che
sono addormentata? Come farò adesso con la scuola? Dovrò faticare il doppio…
anzi il triplo per mettermi in pari con i miei compagni, sempre che il Preside
acconsenta a farmi rientrare. I miei genitori non mi aggiornano mai sul tempo
che scorre, a me sembrano attimi quando invece mi accorgo che sono trascorsi
mesi. Non voglio più addormentarmi, non voglio più
rimanere segregata a letto.
«Lui è tornato a trovarla?»
«Se intendi Baelish,si. Ieri l’ho trovato seduto su una sedia
intento a guardarla. Che pena. Francis non permettermi
mai di ridurmi in quello stato penoso.»
Sei cambiato Lucius, sento che c’è qualcosa di diverso in
te. Non so dire cosa ma so che c’è.
***
«Hope, tesoro, ti abbiamo mai raccontato il perché ti
abbiamo chiamata così?»
«Non credo mia cara, non hai mai
voluto raccontare questa storia a nessuno. Secondo me è perché ti vergogni.»
Che bello sentirli bisticciare amorevolmente, che bello sentili punzecchiarsi. Mi sembra di essere li con loro. Non mi hanno mai
raccontato la storia del mio nome, ricordo solo che una volta mia zia mi disse
che volevano chiamarmi Elisabeth, ma poi optarono per Hope.
«Sciocchezze caro, è ora che la
nostra bambina sappia la verità. Vedi amore, io e tuo padre ci siamo amati dal
primo mento che ci siamo visti. Non sapevo di essermi innamorata fino a che non ci fu quel
ballo. Quanto tempo ci hai messo per invitarmi.»
«Oh mi scusi signora se ero un
ragazzo impacciato alle prese con la sua cotta adolescenziale.»
«Cotta adolescenziale? Andrew
Bennett quando torniamo a casa faremo i conti! Dicevo tesoro… Dopo quel ballo
mi accorsi di quanto forte era il mio amore per tuo padre. Ci sposammo qualche
anno dopo la fine di Hogwarts. Io volevo assolutamente avere un figlio ma… non
riuscivo ad averlo. Per quanto io e tuo padre ci
provassimo… non riuscivo mai a… beh… credo tu abbia capito. Avevamo perso le
speranze, a nulla erano servite le pozioni di vari medici ma un giorno…
qualcosa di diverso mi aveva svegliato la mattina, mi sentivo diversa.Una madre queste cose se le sente. Tu eri e sei ancora la nostra speranza, la nostra Hope.»
***
«Ci siamo Hope, stiamo per iniziare il quinto anno ad Hogwarts. Quanto vorrei che tu fossi con me, nessuna
delle mie compagne riesce a capirmi.»
Narcissa… Narcissa io sono qui con te. Ci sono sempre, puoi
venirmi a raccontare tutto quello che vuoi, puoi venire a fare i compiti da me
durante le vacanze, puoi fare quello che desideri.
«Lascia stare Narcissa, la
signorina ha deciso di farci attendere ancora.»
Odioso Lucius Malfoy e i suoi toni sarcastici! Come se fosse
colpa mia tutto questo! Se solo riuscissi a ricordare… mi manca solo un piccolo
pezzo del puzzle per ricostruire tutto. Minus
a terra, Remus lo aiuta. Severus che perde i sensi a causa di un incantesimo,
io che colpisco James Potter e… qualcosa d’invisibile mi colpisce. Un incantesimo
invisibile. Ora ricordo. Ora so cosa è successo quel giorno.
«Se fosse per me… ti farei attendere ancora per molto
Lucius.»
Questa è la mia voce? È così diversa. È delicata e non più
squillante come quella di una bambina. Provo ad aprire gli occhi ma sono
costretta a richiuderli per la luce abbagliante del sole. Sento due braccia
cingermi il collo e due mani stringersi intorno alla mia.
«Hope… Hope sei sveglia!»
«Narcissa corri a chiamare un dottore, digli quello che è
successo!»
Sento Narcissa allontanarsi velocemente dalla stanza
lasciandomi sola con Lucius Malfoy. Giro il volto verso di lui e provo a
riaprire gli occhi. La sua figura copre la maggior parte della luce così da
impedirmi un’immediata e nuova chiusura delle palpebre. È cresciuto. I capelli
sono più lunghi di come li ricordavo, gli occhi grigi osservano con attenzione
il mio volto e, per un singolo istante, avrei giurato di aver visto un sorriso
dolce apparire sulle sue labbra. Non posso che sorridergli, mi è mancato, mi
sono mancati tutti.
«Buongiorno Miss. Hai dormito
parecchio. Quattro anni.»
«Anch’io sono felice di vederti
Malfoy.»
Angolo Autrice
Bene! Eccomi con un nuovo capitolo di questa storia! Hope è
uscita finalmente dal coma dopo quattro anni, il padre è tornato ma a che
prezzo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Ho pensato ad un modo per farvi
“vedere” i personaggi come li “vedo” io. Quindi, di seguito, vi
metterò i link dei volti dei personaggi!
Ho
lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.
-Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio-
«Hope spiegami, con precisione, cosa ti
ha scritto il Professor Silente nella lettera.»
«Ancora? Mamma ve l’ho letta tre volte!
Non prestate attenzione o cosa?»
«Ci sembra solo strano. Tutto qui.»
Era
il 30 Agosto, mancavano solo due giorni. Presto sarei tornata ad Hogwarts per cominciare il mio quinto anno. Tecnicamente
avrei dovuto frequentare il secondo ma il Professor Silente aveva trovato una
soluzione: avrei frequentato normalmente il quinto anno ma avrei dovuto dare
tutti gli esami degli anni successivi. Un’impresa ardua, se non impossibile.
Narcissa, Lucius, Severus e Fran si erano subito proposti di aiutarmi ed io,
ovviamente, avevo accettato il loro aiuto.
Stavo
per rileggere la lettera del preside quando un ticchettio proveniente alla
finestra catturò la mia attenzione. Sorrisi riconoscendo King, il Gufo di Lucius
Malfoy. Nei giorni passati Lucius mi aveva spesso
inviato delle lettere, voleva che lo tenessi aggiornato costantemente sulle mie
condizioni di salute e spesso lo prendevo in giro per questo.
«Tesoro
credo che sia per te. Salutami Malfoy.»
Sorrisi nuovamente.
Mamma aveva cambiato opinione su Lucius, anche se non aveva mai avuto molti
pregiudizi nei suoi confronti; papà preferiva non esprimersi sull'argomento.Presi la lettera dal becco del Gufo e corsi in
camera per aprirla.
Miss Bennett,
Come stai in questa mattinata? Spero tu abbia preso tutto
l’occorrente per l’inizio della scuola. Volevo solo ricordarti che sarò io, e
solo io, ad istruirti a dovere. Sono molto versatile nelle arti magiche e tu possiedi molto
potenziale nascosto. Ovviamente abbandonerò il Quidditch, la tua istruzione può
essere una chiave di svolta molto importante per degli affari. Non sforzare
troppo il tuo esile corpicino e mangia qualcosa di più sostanzioso di un thè e
biscotti. Si Miss, se te lo stai chiedendo io so tutto. Quasi dimenticavo: non
tagliarti i capelli. È un ordine Bennett.
Lucius Malfoy
Malfoy
e le sue lettere verdi smeraldo. Abbandonare il Quidditch? Non gli avrei mai
permesso di chiudere con il suo sport preferito.
Rilessi
con attenzione la lettera. Come sapeva che il giorno prima avevo
mangiato solo qualche biscotto? Io non gli avevo scritto nulla nella lettera
della sera. Non poteva avere spie o cose simili ed ero abbastanza sicura che i miei non avessero una relazione epistolare con la famiglia Malfoy.
Sbuffai
gettando la lettera del mio amico sul letto. In qualche modo mi sembrava di
essere ancora in ospedale, ricevevo lettere al mattino
e alla sera da parte dei miei amici e tutte recitavano la frase “Come stai
oggi?”. Non che la cosa mi desse fastidio, al contrario… era la costante
pressione che sentivo addosso a farmi cadere in crisi. Avrei dovuto recuperare quattro anni da sola, il Preside era stato molto chiaro sull'argomento. A rendere tutto ancor più difficile era mio padre che non aveva più
voluto parlare con me del suo rapimento. La cosa mi faceva impazzire. Io dovevo sapere cosa era successo, dovevo capire.
«Tesoro
scendi! E’ ora di fare colazione!»
«Arrivo mamma!»
Superai
il mio baule infilandomi un paio di pantofole per non sporcare le calze
bianche. Ero diventata più alta, i capelli rossi si erano allungati di molto,
la voce era cambiata. Facevo fatica a riconoscermi. Non mi sentivo più me
stessa, avevo l’impressione di vivere nel corpo di un’estranea. Forse dovevo
solo prendere la mano con il mio “nuovo” corpo. Mi soffermai sulle lentiggini che ora mi attraversavano le guance andando a creare una linea orizzontale. prima non le avevo, o meglio non le avevo così marcate.
Scesi
velocemente le scale saltando l’ultimo scalino.
«Stai attenta amore, non vorrei
che ti facessi male.»
«Mamma…
non devi essere così in pena. Sto bene e non sarà un
salto a farmi tornare in coma.»
Silenzio.
In casa nessuno aveva mai pronunciato quella parola. Era tabù. Sollevai le
spalle ignorando lo sguardo severo di mio padre e presi
posto accanto a lui, come tutte le mattine.
«Papà…
cosa vuol dire la frase “sarò io ad istruirti a
dovere?”»
Tossì
forte sputacchiando il caffè sulla sua copia della Gazzetta del Profeta. Tossì
ancora tornando a sorseggiare il suo caffè bollente senza accennare ad una reazione. Si prese qualche secondo per placare il
rossore al viso prima di rispondermi con voce strozzata e stridula.
«Chi…. Ehm…Di che cosa
stiamo parlando Hope?»
«Nulla, me l’ha scritto
Lucius nella lettera. Credo che si riferisse all’aiuto che vuole darmi insieme
a Narcissa, Fran e Severus.»
«Andy, tesoro, vuoi
dell’acqua?»
Soffocai
una risata per poi arrossire violentemente, solo ora avevo afferrato il doppio
senso della frase di Malfoy.
***
Il
banchetto. Per Salazar avevo scordato quante pietanze ci servissero. Primi,
secondi, contorni, bibite di ogni tipo. Un banchetto da Re. Afferrai del pollo
fritto e delle zucchine, volevo tenermi leggera per il dolce.
«Bennett
così mi fai arrabbiare. Assaggia questo.»
«Lucius non ho voglia di
altro, sto aspettando il dolce. Spero ci sia lo yogurt
gelato.»
Lucius
mi sorrise e ripose la sua forchetta colpa mi pesce e patate. Sembrava che non
fossero passati quattro anni, tutto era così familiare.Finalmente ero tornata a casa.
Scostai una lunga ciocca di
capelli da davanti al viso. Odiavo i capelli lunghi, erano una costrizione non
indifferente: dovevano essere ben pettinati tutte le sere, t’impedivano i
movimenti più semplici e, di tanto in tanto, te li ritrovavi in bocca al posto del
cibo. Decisamente i capelli lunghi non erano nel mio
stile. Perché allora li portavo ancora così lunghi?
«Aspetta
Miss. Ci penso io.»
Con estrema eleganza Lucius
Malfoy afferrò i miei capelli, la sua presa non mi fece male
anche se era ben salda. Con un movimento fluido legò la massa informe in
un’elegante coda. Ignorai la sua mano fra i miei capelli, ignorai la lieve
carezza sul mio collo e il suo soffio leggero sulla pelle, non ignorai invece
la sua vicinanza. Troppo vicino.
«Lucius
grazie ma... non vorrei dover far valere la regola dei 10 metri.»
«Si Lucius, stà
alla larga dalla mia ragazza.»
Fran. Il tono scherzoso in cui
l’aveva detto mi aveva fatto sorridere ma su Lucius non aveva avuto lo stesso
effetto. La sua espressione seducente aveva lasciato posto ad
una furiosa, i suoi lineamenti erano contratti dal fastidio ed i suoi occhi
glaciali fulminarono il povero Francis.
«Ehm…
Cissy che ne dici se andiamo a…»
«Tu
non ti muovi da qui Bennett. TI ricordo che questa sera inizia la tua prima lezione.
Ho parlato personalmente con il Professor Lumacorno prima dell’inizio dell’anno
ed ha acconsentito ad insonorizzare un aula per i tuoi
allenamenti. Il preside ha concordato il tutto.»
«Subito?
Lucius sono appena tornata!»
«Non
vedo il motivo per cui tu debba perdere tempo. Sei indietro di quattro anni.
Spero vivamente che tu abbia fatto pratica, non sarò dolce come insegnante.»
No che non lo sarai Lucius. Di
questo ne sono più che convinta.
***
«Incarceramus!»
L’incantesimo
di Lucius mi colpì in piano petto, delle corde iniziarono a legarmi i polsi e
le caviglie facendomi rovinare sul freddo pavimento dell’aula. Era stato di
parola, aveva verificato la padronanza che possedevo
degli incantesimi del secondo e terzo anno per poi passare a quelli più
complessi. Non sembrava avere uno schema la sua
lezione, tutto stava succedendo in maniera così veloce da causarmi forti mal di
testa.
«Non
sei concentrata Bennett. Devi impegnarti. Bloccare un incantesimo stile non è
difficile. Ti ho mostrato come fare.»
«Io
mi sto impegnando Lucius! Sei tu che vai troppo veloce!»
«Allora
vuol dire che non ti stai impegnando abbastanza. Devo darti un buon motivo per
difenderti?»
«Liberami
e ti faccio vedere io il motivo che spingerà te a difenderti.»
Non era un
sorriso dolce quello che apparve sul suo volto, era più simile ad un ghigno divertito che ad altro. Con un veloce gesto
della bacchetta le corde che mi tenevano bloccata sparirono. La mano di Lucius
Malfoy era li, tesa e pronta ad aiutarmi.
Tenevo
ancora i capelli legati nella coda che mi aveva fatto Lucius al banchetto, non
volevo certo che mi finissero davanti agli occhi. Un brivido mi percorse la
schiena al solo ricordo del calore delle sue mani sul mio collo, era stata una carezza lieve ma che aveva lasciato una scia
infuocata fino alla guancia.
«Non
distrarti Bennett. Sfilami il bastone dalle mani. Conosci l’incanto.»
«Accio
bastone!»
«Impedimenta.»
A causa del
contro-incantesimo di Lucius volai dalla parte opposta della stanza. Che
bastardo, non aveva accennato al fatto che avrebbe usato degli incantesimi
anche lui. Scossi la testa con energia, dovevo dimostrare a Lucius Malfoy che
non ero una sfida persa in partenza. Puntai il ginocchio a terra e mi sollevai
a fatica dal pavimento, il tutto sotto lo sguardo attendo di Malfoy.
«Riproviamo.»
«Ne
vuoi ancora? Riprovaci allora.»
«Accio
bastone!»
«Protego.»
Dannato
contro-incantesimo. Come potevo sperare di usare l’incantesimo di appello se
continuava a bloccare le mie mosse? Dovevo trovare una soluzione. Sospirai
scuotendo la testa andando ad appoggiarmi ad uno dei
banchi dell’aula. La classe era stata insonorizzata con un incantesimo molto
utile che Malfoy aveva promesso di insegnarmi se, in questa lezione, fossi
riuscita a bloccare un suo incantesimo o a sfilargli il suo bastone da
passeggio dalla mancina.
«Sei
pallida Miss. Forse dovrei andarci piano con te.»
«Non
te lo perdonerei mai Lucius. Ho solo mal di testa,
tutto qui.»
«Mal
di testa? Fammi controllare.»
La sua mano
andò a posarsi sulla mia fronte, voleva controllare la temperatura del mio
corpo che, in quel momento, si era alzata di qualche grado. Le sue mani, così
grandi e fredde mi coprivano la fronte. Lui era così vicino. Da quando mi sono
svegliata dal coma, Lucius ha sempre tenuto questo atteggiamento.
Mi provoca ed io non riesco a rispondere, mi sento impotente ed
insicura.
«Lucius…
sto bene. Dico davvero. Riprendiamo?»
Da dove
avevo preso tutta quella forza? Tutta quella fermezza nella voce? Non ero io
quella che aveva parlato, dentro di me doveva vivere una Hope segreta del quale
ignoravo l’esistenza.
In
risposta si avvicinò maggiormente al mio orecchio ed afferrò il lobo tra le
labbra. Uno strano calore si diffuse per il mio corpo, sentivo il sangue
correre veloce a colorare le guance dipingendole di rosso.
«Ho
creduto che non saresti mai tornata. Dormivi così profondamente in quel letto. Sono egoista Bennett, ricordalo bene.»
«Sei
stato tu a dire quella frase allora. Tu mi hai detto di non lasciarti.»
«Un
momento di debolezza. Non accadrà più Miss. Non mi mostrerò mai più così debole
davanti agli altri. Ora torniamo al tuo allenamento. Ho grandi progetti per
te.»
***
Per Merlino
se ero stanca. Da giorni non facevo che trattenermi la sera con Lucius o con
Narcissa o con Severus per le ripetizioni. Francis era strano con me, mi stava
alla larga ed ultimamente si era allontanato molto da
noi, dal gruppo. Non mi spiego il motivo. Tutto è accaduto così velocemente che
non sono riuscita a far nulla per impedirlo.
«Bene
ragazzi. Per la lezione di Cura delle Creature Magiche di
oggi dovrete dividervi in coppie. Oh no, sarò io a formarle signor Potter.»
Potter.
James Potter. Era davvero lui? Quel ragazzo con gli occhiali non assomigliava
per nulla al bambino arrogante a cui ero abituata. I capelli erano sempre
scompigliati dal vento e, quando non lo erano, ci pensava lui stesso a
scuoterli. Avevo sentito dire da Narcissa che era diventato cercatore della
squadra di Grifondoro e la cosa andava ad aumentare il suo ego smisurato. Remus
anche era cresciuto, le cicatrici sul suo viso erano aumentate ma nessuno
sapeva come si era procurato quei tagli. Peter Minus
era ancor più grasso di quanto ricordassi, il suo volto aveva assunto la forma
di un ratto.
«Lupin
e Balck. Minus e Nott, Piton ed Evans, Bennett e Carbajal ed
infine… Potter e Greengrass.»
«Professoressa
Caporal non posso cambiare compagno?»
«Assolutamente
no Potter. Vi ho separati così da non distrarvi. Ora,
insieme al vostro compagno, scegliete uno degli animali che vedete nella foresta.
Entro la fine della lezione voglio un resoconto dettagliato dell’animale
fantastico.»
Lasciai
andare la mano di Narcissa, almeno lei aveva avuto un compagno decente.
Carbajal. Non conoscevo nessun Carbajal. Attesi pazientemente che tutte le
coppie si formassero, non conoscendo l’identità del mio compagno non volevo
rischiare qualche brutta figura. Un ragazzo dai capelli leggermente lunghi e
castani mi si avvicinò sorridente.
«Tu
sei Bennett vero? Io sono Hache. Piacere di conoscerti. Allora… hai già scelto
una creatura?»
«Veramente
no. Sai non sono molto ferrata in Cura delle Creature
Magiche. Scegli tu?»
«Oh allora sei fortunata, io ho Eccezionale in Cura. Vieni, voglio
presentarti un animale che potrebbe piacerti. Si chiama Jarvey.»
Hache mi sorrise
dolcemente e mi porse la sua mano. Solo allora mi presi qualche secondo per
osservarlo meglio: aveva un buffo taglio di capelli, li portava corti ai lati e
più lunghi al centro. Non avevo mai visto un taglio di capelli così
particolare. Disegni erano stati tracciati con precisione sulla parte rasata
della testa che rendevano il suo assurdo taglio di capelli ancor più
particolare. La sciarpa di Grifondoro era ben visibile sopra la camicia bianca.
Neanche mi ero accorta di essere capitata con un Grifone.
Afferrai la
sua mano e mi lasciai trascinare in un angolo appartato della Foresta Nera.
Quando Hache lasciò andare la mia mano mi presi del tempo per guardarmi
intorno: il terreno era disseminato di buche, forse erano state le talpe a
farle.
«Vieni.»
Hache si
chinò vicino ad una buca e mi fece cenno di sedermi
accanto a lui. Tirai fuori il mio blocco per gli appunti, dell’inchiostro ed una piccola piuma per scrivere. La Professoressa ci aveva
chiesto una relazione dettagliata dell’animale e non volevo deluderla.
«Jesse!
Ehy Jesse! Voglio presentarti una persona. Sono Hache.»
Scossi la
testa sorridendo, come poteva un animale capire una frase simile? Scrissi sul
quaderno il nome dell’esemplare ed attesi. Dopo
qualche altro incoraggiamento da parte del ragazzo una creatura molto simile ad un furetto saltò fuori dalla buca. Era il furetto più
grande che avessi mai visto.
«Hache è lui
il Jarvey?»
«Si.»
Lasciai
cadere il quaderno a terra. L’animale parlava. Quel furetto cresciuto aveva
riposto alla mia domanda. Guardai incredula il mio compagno che ora mi stava
sorridendo.
«I Jarvey hanno la capacità di parlare, non sanno formulare
frasi complesse però. Lui è Jesse. I maschi sono più piccoli delle femmine ed
hanno il manto molto scuro. Si, Jesse è un maschio.Sono esemplari che possono
trovarsi in Gran Bretagna, in Irlanda e nel Nord America.»
«Jesse…
Hache è impressionante.»
«Ma va a farti esplodere
la testa!»
Sollevai un
sopracciglio. Jesse era decisamente un Jarvey
maleducato, eppure mi era sembrato così mite con Hache. Tornai ad osservare confusa il mio compagno.
«Scusalo.
I Jarvey formulano frasi brevi… e spesso ingiuriose.
Le femmine sono molto meno aggressive dei maschi, loro devono proteggere il
territorio. Vedi tutte queste buche? Le scavano loro. Si
nutrono di ratti e topi di campagna ma anche di talpe. Il loro
passatempo preferito è dare la caccia agli Gnomi.»
«Oh
intendi oltre ad offendere la gente?»
Hache
scoppiò in una fragorosa risata e mi lanciò degli aghi
di pino secchi contro la camicia. Sorrisi divertita scrivendo tutte le
informazioni che Carbajal mi aveva dato sul Jarvey.
Carbajal non era un cognome inglese, doveva essere argentino o spagnolo. Allora
cosa ci faceva Hache ad Hogwarts?
«Hache
tu non sei inglese vero?»
«Si
che lo sono, io sono nato in Inghilterra. Mio padre e mia madre no, loro sono nati in Spagna. Per essere una Serpeverde sei simpatica.»
«E
tu per essere un Grifondoro sei poco spavaldo.»
«Vieni,
portiamo il tutto alla professoressa Caporal. Guarda! C’è un Ippogrifo! Sapevi
che gli Ippogrifi sono originari dell’Europa? Sono ghiotti d’insetti ma si
accontenta anche di piccoli mammiferi ed uccelli.»
Hache sapeva
davvero molte cose sulle creature fantastiche. La professoressa Caporal mi
aveva assegnato lui come compagno di proposito? Sapendo della mia condizione
aveva voluto aiutarmi in qualche modo. Aveva previsto tutto. Astuta la
professoressa.
Hache mi
porse nuovamente la mano con un sorriso.
***
Volai dalla
parte opposta dell’aula. Un forte dolore alla schiena mi
bloccò a terra. Facevo fatica a respirare, l’aria bruciava all’interno dei
polmoni. Che razza d’incantesimo aveva usato? Tutta l’aria che avevo era stata
risucchiata via, la gola aveva iniziato a bruciare ed
una presa invisibile m’impediva di respirare.
Asciugai con
il dorso della mano una lacrima ai lati degli occhi. Bastardo. Avevo da poco
imparato a bloccare un incantesimo basilare e ad appellare gli oggetti.
«Alzati.»
«Sei
un bastardo.»
«Prego?
Non mi piace ripetermi. Alzati.»
Con rabbia
afferrai la mia bacchetta di platano e piume d’ippogrifo da terra. Che cosa
aveva Malfoy? Era di pessimo umore e stava sfogando tutta la sua ira su di me.
Legai nuovamente i capelli in una coda alta e fronteggiai ancora Lucius Malfoy.
«Bene.
Mi piacciono le ragazze obbedienti.»
«Qual
è il tuo problema? Se sei di umore nero non devi
prendertela con me.»
La sua
espressione mutò in un istante. Un lampo di pura ira gli attraversò gli occhi
grigi, la sua mascella si strinse ed il suo corpo
tremò lievemente nel tentativo di controllarsi.
«Prendermela
con te Bennett? Sei tu quella che mi fa essere così incazzato.»
«Io?
E che diavolo avrei fatto ora?»
Una forza
invisibile mi bloccò contro la parete e la mano di Lucius Malfoy si strinse
intorno ai miei capelli. Un incantesimo non verbale. Aveva giurato di non
usarli mai, almeno fino a che non avessi preso dimestichezza con incantesimi
più complessi. Tirò indietro la mia coda facendo avvicinare il suo viso al mio.
Mi faceva male. Mi stava facendo male e non solo fisicamente.
«Carbajal.
Vai con lui ad Hogsmeade è così?»
«Non
sono affari tuoi.»
«Risposta
sbagliata Bennett. Facciamo un gioco: ad ogni risposta
che non mi piace riceverai una punizione.»
«Si
può sapere che diavolo ti prende?»
Un dolore
tremendo si sparse per tutto il corpo. Ogni nervo del mio corpo iniziò a
bruciare. Lame incandescenti stavano affondando nella mia pelle ed io volevo
urlare. Gridai con quanto fiato avevo in corpo ma Lucius non parve scomporsi.
Lo vidi sollevare la bacchetta e tutto il dolore, che avevo provato fino a quel
momento, sparì. Ansimai andando ad appoggiarmi contro l’ampio petto del mio
compagno di Casa. Le gambe non mi reggevano in piedi, ogni muscolo del mio
corpo era ancora dolorante per quell’incanto sconosciuto.
«Cosa…
cos’era quello?»
«Non
è ancora il momento Bennett. Ricorda bene quella sensazione, non voglio essere
costretto a farti ancora del male.»
Strinsi le
sue vesti nelle mani per reggermi, le gambe non volevano rispondere ai miei
comandi. Le sue mani si strinsero intorno alla mia vita sorreggendomi ed il mio cuore saltò un battito. Mi aveva fatto del male ma
non riuscivo ad odiarlo. Era protettivo nei miei
confronti, forse anche troppo.
Chiusi gli
occhi, troppo stanca per protestare lasciando che le sue braccia mi stringessero
contro il suo petto.
«È
vero allora. Vai ad Hogsmeade con Carbajal.»
«Hache
è un bravo ragazzo. Mi ha aiutato molto con Cura delle Creature Mag…»
Non riuscì a
finire la frase che la presa sul mio fianco si fece più forte, la mancina di
Malfoy andò a slacciare i capelli dal loro fiocco lasciandoli liberi e le sue
labbra annullarono la breve distanza che le separava dalle mie.
Angolo Autrice.
Eccomi
tornata con un nuovo capitolo! Volevo ringraziare tre persone in particolare:
-Giandra: grazie per avermi dato la
forza di continuare questa storia, grazie per mostrarmi i veri errori orrori
grammaticali. Spero davvero di riuscire a migliorare.
-Sere DiLaurentis Morgan:
grazie davvero per tutto il supporto che mi dai. Sei speciale davvero.
Ma è stata la vanità, non l'amore, che mi ha perduta.
- Jane Austen, Orgoglio e
Pregiudizio -
Erano
passati due giorni da quel bacio nell’aula situata nei sotterranei. Lucius
Malfoy non era ancora intenzionato a parlarmi, come se la colpa di quello che
era successo fra noi fosse da imputare a me. Facevo fatica a stare al suo
passo, il suo umore era più mutevole del vento.
La lezione
di Astronomia procedeva a rilento quella sera, la professoressa era persa in un
mondo tutto suo e non aveva lasciato a nessuno di noi una chiave per visitare
il suo piccolo paese delle meraviglie.
Il cielo,
quella notte, si mostrava nel suo aspetto migliore: nessuna nuvola copriva le brillanti stelle che andavano a formare le varie
costellazioni, nessun rumore sospetto si levava dalla Foresta Proibita e James
Potter era troppo impegnato a far colpo su Lily Evans per creare disturbo alla
classe.
In questi
quattro anni tutto era stato stravolto: James Potter era diventato cercatore
per la Casa di Grifondoro, Sirius Black era diventato il ragazzo più bello e
popolare della scuola, Remus Lupin era sempre il mite e pacato
ragazzo che avevo conosciuto sull’espresso per Hogwarts ben cinque anni prima e
Peter Minus… Peter Minus
era sempre lo stesso idiota di un tempo.
«Hope mi stai ascoltando?»
«Scusa Narcissa, stavo solo… ripensando a
delle cose. Che mi stavi dicendo?»
«Ti ho
chiesto se volevi venire al matrimonio di mia sorella Bellatrix questo fine settimana. Per Merlino Hope! Te ne
avevo parlato! Cosa ti passa per la testa?»
Troppe cose
Narcissa. Troppe cose del tutto inutili per la mia carriera scolastica.
Abbozzai un
timido sorriso di scuse in direzione della mia migliore amica e confidente.
Avevo bisogno di staccare la spina dalle lezioni, avevo bisogno di riposo dallo
stress delle ripetizioni di Malfoy ma, cosa più
importante, avevo bisogno di stare lontana da Lucius per qualche giorno.
Annui
convinta in
direzione di Narcissa, le sue braccia mi cinsero il collo e, in un lampo, mi
ritrovai ad abbracciare la sua esile figura.
«Sei davvero un’amica! Sapevo di poter contare
su di te. Vedrai mia sorella ti piacerà, non vede
l’ora di conoscerti.»
Avevo molto
sentito parlare di Bellatrix Black: una ragazza
indomabile dai capelli folti e ricci la cui bellezza non aveva eguali. Bellatrix era il nome di una stella, forse nella famiglia
Black dare i nomi degli astri luminosi era
consuetudine. Che nome avrebbe dato Narcissa a suo figlio o figlia?
«Signorina Bennett, vuole rispondere lei alla
domanda? Quanti e quali tipi di costellazioni abbiamo?»
«Ci sono tre
tipi di costellazioni: c’è la costellazione dello zodiaco che racchiude i
dodici segni zodiacali; la costellazione di Tolomeo di cui fanno parte ben 36 costellazioni ed infine abbiamo quella moderna composta
da 38 costellazioni.»
«E come
possono essere divise, signorina Bennett, queste costellazioni?»
«In tre
emisferi: quello settentrionale, detto anche boreale, dove troviamo ben 18 costellazioni; quello equatoriale dove possiamo
rintracciare 34 costellazioni e, per ultimo, abbiamo quello meridionale o
australe con 36 costellazioni.»
«20 punti a Serpeverde. La prossima volta,
però, presti più attenzione a cosa dico signorina
Bennett.»
***
«Narcissa… sei sveglia?»
«Ancora per poco Hope… cosa c’è?»
«Devo raccontarti una cosa.»
Dovevo dirle
di Malfoy e di quello che era successo tra di noi in quell’aula nei
sotterranei. Lei era la mia migliore amica, insieme avremmo trovato una
soluzione, insieme saremmo riuscita a venirne a capo.
Anche lei aveva notato lo strano atteggiamento di Malfoy nei miei confronti ma,
a sentire Lucius, non c’era niente che non andasse bene.
Tolsi le
coperte da sopra il mio corpo ed afferrai il cuscino
portandolo all’altezza del petto. Perché mi sentivo così afflitta? Tra Malfoy e
me non c’era stato nulla se non quel bacio innocente.
Le sue labbra avevano toccato le mie per un tempo che mi era parso infinito, la
sua lingua aveva cercato un accesso fra le mie labbra ed
il suo corpo mi aveva spinto con maggior forza contro quella parete dove ero
stata immobilizzata. La sua mano era scesa a sfiorarmi la schiena in una
carezza provocante mentre la mancina mi teneva ferma la testa, non voleva che
fuggissi da quel bacio, non voleva che mi tirassi indietro. La presa sui miei
capelli si era fatta sempre più ferrea tanto da farmi
male. Non c’era dolcezza in quel bacio, c’era il retrogusto amaro della
gelosia, dell’ira, della passione… una passione alla
quale non riuscivo a sottrarmi.
Scossi la
testa andando a mordermi il labbro inferiore, quello stesso labbro
che Lucius aveva morso due giorni fa.
«Hope ti senti bene? Sei tutta rossa…»
«SI! Cioè… si, si sto
bene. Narcissa… Lucius ed io…»
«Vi siete baciati. Lo
so.»
«COME FAI A SAPERLO? Non l’ho detto a nessuno…
a meno che….»
«No Hope. Lucius non mi ha raccontato nulla.
L’ho visto dalla tua faccia, il modo in cui vi guardate, il suo modo poco
galante di ignorarti ed aggiungerei anche senza
successo. Non passa giorno che lui non ti mangi con gli
occhi. Sapevo che era successo qualcosa.»
Sorrisi
involontariamente, mi sentivo così leggera adesso. Tutta la pressione che avevo
accumulato in quei giorni era sparita. Perché non avevo parlato prima con
Narcissa?
Le lanciai
contro il mio cuscino soffocando a stento una risata.
«Ma che ci parlo a fare con te? Tu sai tutto!»
«Non tutto ovviamente ma non sono certo
cieca.»
«Ed ora? Lucius non mi parla neanche. La cosa mi fa
impazzire, non riesco a capire cosa gli passi per la testa.»
«Dagli tempo. Deve assimilare ciò che è successo. Devi
raccontarmi com’è stato. Ti è piaciuto?»
Le immagini
di quella serata tornarono a farsi vivide nella mia mente: le sue mani, il suo
odore, la forza con cui mi teneva stretta a lui. Lucius Malfoy mi mancava ma
non sarei stata certo io la prima a parlare nuovamente
con lui, in fondo la colpa era la sua: lui aveva insistito per essere il mio
insegnante, lui mi aveva più volte messo alla prova, lui era geloso tanto da
non potermi avvicinare a nessun ragazzo che lui non conoscesse bene (e che non
rappresentasse un potenziale pericolo). Ma il bacio
con Lucius mi era piaciuto?
«Non lo so. È successo tutto troppo in
fretta.»
«Hope,
ancora non lo sai ma tu ti sei innamorata di Lucius Malfoy.»
«Che sciocchezze vai dicendo? Sei veramente
stanca Narcissa. Non potrei mai innamorarmi di una persona così possessiva,
egocentrica, perversa e con la qualità di disdegnare le opinioni e gli
interessi altrui. Decisamente no.»
«Certo Hope, l’importante è che tu ne sia
convinta. Buonanotte cara, vedi di dormire che domani abbiamo Difesa.»
Gli angoli
della bocca di Narcissa si sollevarono in un dolce e comprensivo sorriso,
lanciò mio cuscino sul letto e si distese sul materasso, ormai troppo stanca
per continuare la nostra conversazione.
«Buonanotte Narcissa.»
Appoggiai la
testa al cuscino e sospirai stancamente. Io innamorata di Lucius Malfoy?
Narcissa era veramente esausta per affermare una scempiaggine del genere.
Lucius ed io eravamo amici, solo amici.
***
Faceva
freddo quella mattina, la neve aveva iniziato a cadere senza sosta sul castello
rendendo i campi verdi una distesa bianco latte. Le
chiome degli alberi sempreverdi si tinsero di un delicato color panna così come
il cielo ormai interamente coperto dalle nuvole candide cariche di acqua.
La Sala
Grande si era riempita velocemente, molti studenti (specialmente quelli di
Corvonero) tenevano la testa china sui libri per ripassare le varie materie.
Quell’anno si sarebbero tenuti i G.U.F.O. per la gioia
di alcuni e la disperazione di molti.
Io ero una
delle disperate. A breve avrei tenuto l’esame di Incantesimi con il professor
Vitious e l’ansia non smetteva di stringermi lo stomaco rendendomi la colazione
impossibile da digerire. Voltai pagina del libro d’incantesimi del terzo anno,
molti di quegli incanti li avevo studiati con Lucius, altri avevo imparato ad usarli da sola.
«Buongiorno bellezza!»
Due labbra
andarono a posarsi sulla mia guancia facendomi, così, alzare gli occhi dalle
pagine ingiallite del libro della biblioteca. Francis prese
posto accanto a me e cinse le mie spalle con il suo braccio in un gesto
affettuoso.
«Cosa ripassi? Oh giusto! Tu hai l’esame d’Incantesimi oggi!
Sono sicuro che andrà benissimo, ti sei allenata molto.»
«Grazie
Fran… ma sono decisamente agitata.»
«Stai tranquilla, il professor Vitious non è
cattivo, vedrai che filerà tutto liscio.»
Sorrisi
dolcemente a quel ragazzo dal cuore d’oro. Fran sapeva quando ero in
difficoltà, lui c’era sempre anche per le più sottili piccolezze o favori.
Lanciai una
rapida occhiata al tavolo dei professori: il piccolo insegnate
d’Incantesimi mi stava facendo cenno di avviarmi verso l’aula adibita al test.
L’ansia continuava a salire, sentivo le gambe tremare e lo stomaco tornare a
farsi piccolo, improvvisamente la bocca si fece secca
ma non avevo necessità di bere; qualsiasi cosa avrei mandato giù ero certa si
sarebbe ripresentata dopo non molto.
Chiusi il
libro e lo consegnai a Narcissa che m’incitò con un forte abbraccio.
Varcai la
soglia della Sala Grande e, a passi veloci, iniziai a dirigermi verso l’aula al
quinto piano.
Tentai di
reprimere parte dell’agitazione rigirandomi la bacchetta di platano tra le mani
ma nulla sembrava sciogliere il nodo che impediva al mio corpo di rilassarsi.
«Bennett.»
«Malfoy…»
«Volevo augurarti buona fortuna.»
Non disse
altro. Il suo viso così obiettivamente bello lasciò la
visuale alle sue larghe spalle. Così com’era apparso, la sua figura stava
velocemente sparendo. Un fulmine a ciel sereno, un fulmine
biondo venuto per stravolgermi la giornata. Il bastone da passeggio era
sempre ancorato alla sua mano destra, i dettagli della testa di serpente in
argento erano ben visibili a chiunque non avesse due occhi funzionanti, i
capelli biondi erano stati lasciati liberi di vagare sulle sue spalle coprendo
parte del collo.
«Dopo una
settimana che non parliamo… hai solo questo da dirmi Lucius?»
Si fermò di
colpo voltando il viso nella mia direzione. Non ero arrabbiata, ero… neanche io
sapevo con certezza cosa stavo provando, nella mia testa vi era una tale
confusione che neanche un’esplosione avrebbe potuto eguagliare. Il ghigno
divertito sul suo volto mi fece intendere di essere in grossi guai. Conoscevo
bene Lucius Malfoy e sapevo che voleva avere sempre l’ultima parola.
«Avrei tante cose da dire Miss ma preferisco notevolmente
agire. Vedi di superare questo esame o alla lezione di questa sera potrei non essere così comprensivo.»
«Credi che
io, dopo quello che è successo la volta scorsa, voglia
ancora venire alle tue lezioni? Non sei il centro del mio mondo Lucius.»
«Bennett non farlo. Non sfidarmi. Per quanto
mi piaccia e… mi ecciti tutto ciò. Ti
aspetto questa sera. Solita aula, solita ora.»
«Vedremo.»
Il sorriso
perverso che si stampò sul suo volto fu l’ultima cosa che vidi, si voltò ed attraversò il portone che divideva la Sala Grande
dall’ingresso delle scale.
***
«Signorina Bennett, credevo che non sarebbe
più venuta. Non si preoccupi, si rilassi e vedrà che tutto andrà per il verso
giusto. In questo esame di oggi sarò affiancato dal professor Silente e dalla
professoressa McGranitt. Loro sono qui solo come
semplici testimoni. Dunque, la prova di oggi consiste nel effettuare
l’incantesimo corretto in base alla descrizione del suo effetto. È pronta
signorina?»
Il Professor
Vitious se ne stava in piedi davanti alla cattedra dell’aula ma non era la sua
presenza ad incutermi timore: il Professor Silente
aveva deciso di prendere parte al mio esame.
Chiusi gli
occhi e respirai profondamente, non sarebbe stata la sua presenza a distrarmi,
avevo un importante esame da portare a termine.
«Cominciamo: prego signorina Bennett di
riprodurre l’incanto che permette di scavare delle buche.»
«Defodio.»
Puntai la
bacchetta contro un angolo dell’aula stando attenta a posizionare
la buca lontano dai professori, la sicurezza era un elemento fondamentale negli
incantesimi. Non volevo creare un cratere, bastava anche una piccola buca per
mostrare al professore la mia capacità nel riprodurre l’incanto. Strinsi con
forza la bacchetta cercando di contenere la forza che sentivo dentro, bastava
una buca come quella di Jesse.
Soddisfatta
del risultato sollevai la bacchetta mostrando, così,
l’operato ai professori.
«Molto bene. Passiamo al prossimo. Signorina
Bennett è pregata di riprodurre un incantesimo che permette di illuminare
l’ambente.»
«Lumos.»
La punta
della bacchetta iniziò a brillare ed una luce bianca
illuminò l’aula. Mi bastò un cenno del capo del
Professor Silente per mettere fine all’incantesimo con un “Nox”.Il professor Vitious mi sottopose altri
dieci incantesimi, tutti di difficoltà crescente. Ero in forma, mi sentivo
invincibile. Se avessi superato questo esame sarei
stata più vicina alla riabilitazione totale nella scuola, non sarei più tata a
rischio espulsione.
«Signorina
Bennett, può riprodurre per me due incantesimi?»
«Ma certo professor Silente. Mi dica pure.»
«Vorrei che lei riproducesse per me il suo
incantesimo preferito e l’incanto Patronus. Non si preoccupi se non vi riesce,
è solo il semplice capriccio di un povero vecchio.»
L’incanto
Patronus. Perché il professor Silente voleva vedere se ero in grado di
riprodurre un Patronus? Era un argomento che riguardava la Difesa delle Arti
Oscure ed era al di sopra del un fattucchiere
ordinario. Chiusi gli occhi ed un sorriso spuntò sulle
mie labbra. Il mio incantesimo preferito.
«Avismenti»
Piccoli
uccelli composti di acqua scaturirono dalla mia bacchetta, danzarono per la
stanza lasciando, al loro passaggio, una scia di bolle arcobaleno. Avevo
inventato io questo incantesimo con l’aiuto di Hache che aveva visto in me una
particolare predisposizione per questo genere d’incanti. Avevamo trascorso
tutto il pomeriggio insieme nel tentativo di perfezionare l’incanto. Mi ci erano volute diverse ore ma alla fine il risultato ottenuto
era di gran lunga migliore delle mie basse aspettative.
Ora rimaneva
solo il Patronus. Brutti ricordi mi portava
quell’incanto: l’attacco di James e dei suoi amici a Severus e il coma. Come
potevo trionfare in un incantesimo dove necessitavano
bei ricordi quando i miei erano concentrati sul dolore?
«Mi
dispiace professore. Non ne sono in grado. Non ancora almeno.»
«Non si preoccupi signorina Bennett. Professor
Silente, Professoressa McGranitt credo che non abbiate nulla da dire se premio la
signorina con una E.»
«Affatto Vitious. La signorina Bennett si è
dimostrata molto abile e preparata, si vede che ha studiato molto per
recuperare. Spero che si sia applicata in egual maniera per la mia materia.
L’esame si terrà dopo Natale.»
Una E. Avevo ottenuto una E. Non vedevo l’ora di
raccontare tutto a Narcissa, Hache, Severus e Fran.
***
«Una E? Lo sapevo Miss che non mi avresti
deluso. Bacchetta alla mano, abbiamo tanto ancora da fare e mi è stato ordinato
di istruirti.»
«Ordinato? Chi te lo ha
ordinato Lucius?»
«Non fare domande Bennett. Non sei nella
posizione di farlo. Quante e quali sono le tre maledizioni senza perdono?»
Sollevai
appena un sopracciglio. Lucius se ne stava seduto su di una sedia, i piedi
erano poggiati su un banco e mi guardava senza battere ciglio. I suoi occhi
ghiaccio mi gelarono il sangue rendendomi incapace di
ragionare lucidamente. Perché avevo così timore di un mio amico? Sapevo che
Lucius non mi avrebbe fatto mai del male… tranne quella volta. Il dolore tornò
a farsi vivo, la mia pelle ne ricordava ancora le lame incandescenti.
«Sto aspettando.»
«Tre. Sono la maledizione Imperius,
la maledizioneCruciatus e
l’anatema che uccide.»
«Hai studiato Bennett ma non puoi aver fatto
tutto da sola. Chi ti ha insegnato così bene?»
«Ehm… tu?»
«Esatto. Ricorda bene queste tre maledizioni,
a breve potresti averne bisogno.»
Angolo
autrice
Eccomi
tornata con questo nuovo capitolo! Scusate il ritardo! Vi giuro che pubblicherò
il prossimo capitolo più velocemente. Questo capitolo è di passaggio, nel
prossimo ci sarà l’entrata in scena di Bellatrix!
Grazie
a tutti quelli che hanno messo la storia nelle varie categorie e grazie (ma
grazie davvero) a tutti coloro che commentano la
storia facendomi notare i veri errori orrori di grammatica e di battitura.
Grazie.
Il
matrimonio era vicino. Quella mattina Narcissa mi aveva svegliato presto, il
sole non si era ancora destato dal suo sonno e la penombra oscurava il cielo.
Fiocchi di neve candidi continuavano a cadere sul castello di Hogwarts rendendo
il paesaggio ancor più spettrale del solito. Era sabato. Era finalmente, almeno
per Narcissa, arrivato il momento di prepararsi per prendere la passaporta. Il
corridoio che portava alla Sala Grande era deserto, gli studenti erano ancora
rintanati nei loro letti, al caldo, sotto un morbido strato di coperte soffici
mentre io continuavo a battere i denti dal freddo. I sotterranei non erano mai
stati caldi, il periodo primaverile tutti invidiavano la nostra posizione ma
l’inverno era una vera e propria tortura. I muri gelidi delle pareti sembravano
schiacciarti e il freddo pungente ti penetrava fino alle ossa. Le luci non
erano ancora state accese, il castello viveva nell’oscurità più totale ma
Narcissa sembrava non farci caso, lei proseguiva spedita verso il cortile
esterno.
I miei
genitori non avevano trovato il tempo di procurarmi un vestito adatto per il
matrimonio, mi sarei presentata al cospetto di Bellatrix Black, ormai quasi
Lestrange, con un semplice paio di jeans e la felpa della Casa di Serpeverde.
Narcissa continuava a ripetermi che era tutto okay ma la cosa non mi tranquillizzava affatto. Bellatrix era una strega
molto dotata e la decisione di prendere marito aveva stupito Narcissa tanto
quanto sua madre. Cissy diceva che sua sorella era innamorata ma non di suo
marito e che, con il tempo, avrei capito la differenza tra amore e dovere. Che
la più anziana delle sorelle Black si fosse sposata per dovere? Il padre di
Narcissa non mi sembrava il tipo da matrimoni combinati anche
se avevo sentito che, tra i purosangue, questo genere di cose era
piuttosto in voga.
Ad
attenderci nel cortile vi era il Professor Lumacorno, il nostro Capocasa. Era
stato affidato a lui il compito di assicurarsi la nostra protezione e non
potevo essere che d’accordo, sarebbe stato… strano avere un altro professore al
suo posto.
«Ragazze, vi ricordo che dovrete prendere la
passaporta di ritorno per domenica sera, non vorrei essere costretto a
sottrarvi dei punti. Suvvia ragazze, non fate quelle facce. Divertitevi. Ora…
sapete come funziona una passaporta? Si? Molto bene.»
«Cissy io non so come funziona! Perché hai
detto si?»
«Ti guido io Hope, fidati di me.»
Afferrai lo
specchio che il professor Lumacorno ci aveva appena consegnato: i bordi che
stringevano il vetro erano di un rosa acceso, quasi fastidioso. Il manico era
stato decorato con motivi floreali bianchi ma non così evidenti come sarebbero
dovuti essere. Il vetro era crepato, forse una botta o una caduta avevano
contribuito a far solcare sulla superfice riflettente quelle
piccole venature grigiastre.
Una strana
sensazione spazzò via tutte le considerazioni che stavo facendo di quello
specchio vecchio e malandato. Un gancio invisibile, come un amo, mi aveva
appena strappato via dal cortile esterno di Hogwarts. Iniziai a girare, tutto intorno a me diventò sempre più confuso.
Narcissa era ancora accanto a me ma non riuscivo a sentire quello che stava
dicendo. La vidi lasciare lo specchio e feci altrettanto franando al suolo ad una velocità spaventosa. Rimasi distesa su quel prato
dall’odore così delizioso per qualche altro minuto, giusto il tempo di
controllare che non avessi nulla di rotto. Non avvertivo nessun dolore tranne
quello alla bocca dello stomaco, ecco perché la mia compagna mi aveva impedito
di fare colazione. Lei sapeva.
«Hope, tutto bene?»
«Si. Si sto solo controllando di essere tutta intera. Potevi
avvisarmi che la passaporta era così… debilitante.»
«Coraggio, abbiamo molte cose da fare,
dobbiamo aiutare i miei ad allestire tutto per il matrimonio.»
Mi alzai da
terra con l’aiuto di Narcissa e solo allora notai l’immensità della sua casa:
Villa Black era bellissima, il color latte dei muri esterni abbinato ad un nero pece dei dettagli rendevano il Manor ancor più
imponente di quanto non fosse. Non ero mai stata a casa di una mia amica, per
me era la prima volta. Elfi domestici continuavano a materializzarsi nel cortile
addobbandolo a gusto dei padroni di casa. Decisamente
Black Manor era la villa più adatta in cui celebrare il matrimonio.
***
«Hope mi dispiace davvero tanto! Sono
mortificata!»
«Narcissa
non devi preoccuparti! Io starò bene nella tenda. Non
è certo colpa tua se ci sono così tanti ospiti e poi
qui è appartato. Non corro il rischio di incrociare qualcuno per le scale
quando sono ancora in pigiama. Sono io che devo ringraziare te per il vestito.
Ora vai, anche io sono stanca morta e domani inizierà
la cerimonia. Non preoccuparti!»
Avevamo
lavorato duramente tutto il giorno, eravamo riuscite a preparare diversi dolci ed avevamo pulito per bene i quadri della nobile ed antica
casata dei Black. Eravamo ancora minorenni ed era proibito usare la magia
lontano da Hogwarts. I Lestrange avevano invitato parecchie persone e Bellatrix
non aveva voluto mandare loro a dormire in questa
tenda ben più grande della mia piccola casa.
Attesi
pazientemente che Narcissa si allontanasse e che i vari incantesimi
proteggessero la tenda, era stata la madre di Narcissa a farli.
Mi slacciai
le converse verdi e le appoggiai in un angolo remoto della stanza, non mi
sarebbero servite il giorno successivo.
L’abito blu
elettrico che Narcissa mi aveva prestato giaceva immobile su una gruccia appesa
ad un’anta di un armadio, aveva optato per un abito
dalla linea pulita e semplice, diceva che i pizzi ed i merletti andavano a
rovinare la mia figura.
Non capendo
nulla di moda o di vestiti pregiati mi ero fidata del suo consiglio ed avevo accettato molto volentieri l’abito.
Sfilai dalla
mia testa la felpa verde ed argento piegandola e
riponendola accuratamente su una sedia poco lontana, stessa sorte toccò ai
jeans.
Il bagno di
cui la tenda era a disposizione non era fornito di una doccia ma di una bella
vasca ampia, la superfice era rotondeggiante ed i bordi
erano stati decorati con motivi che richiamavano l’argento della mia Casa.
Un rumore alle
mie spalle mi sorridere, evidentemente Narcissa si era scordata di portarmi le
scarpe.
«Non fa
nulla Cissy potevo benissimo aspetta…re… CHE COSA CI FAI TU QUI?»
«Non urlare Bennett!»
Lucius
Malfoy aveva appena fatto il suo ingresso nella mia tenda. Indossava una
camicia di lino bianca che gli fasciava perfettamente le spalle, i pantaloni
neri mettevano in mostra la sua altezza. Non mi ero mai accorta di quanto
Lucius fosse alto. I suoi occhi glaciali vagarono dal mio viso alla biancheria
intima che stavo indossando in quel momento. Sentivo il rossore sulle gote
aumentare secondo dopo secondo.
Senza
pensarci due volte andai ad afferrare la felpa e coprirmi malamente il corpo
dalla sua vista, stavo per urlargli di uscire, di lasciarmi in pace ma la sua
mano fu più rapida e si posò sulla mia bocca prima che qualsiasi suono potesse
uscire dalle labbra. I suoi occhi di ghiaccio s’intromisero nella mia visuale
costringendomi a fissarli, c’era una strana luce che ardeva in fondo a quegli
occhi grigi ma alla quale non sapevo dare
un’etichetta.
«Bennett,
ora ti lascio andare ma tu non provare ad urlare.»
«Come OSI
entrare nella mia tend… mmmfhmhfm.»
«Allora non mi sono spiegato. Non. Devi. Urlare.»
Nuovamente
aveva coperto le mie labbra con la sua mano, la sua grande e calda mano. Il sorriso divertito che si dipinse sulle sue labbra
mi fece ribollire il sangue nelle vene. Non poteva certo venire nella mia tenda
e pensare di comandare. Non aveva capito nulla di me se sperava di rimanere.
«Bennett ti
pare il modo di andare a dormire?»
«MAHFFMAHORI!»
«Come siamo diventati volgari Bennett. Prova a
dirlo di nuovo.»
«Vai fuori dalla mia tenda! Che cosa diavolo
ti passa per la testa? Perché sei qui? Anzi non mi interessa,
io so solo che tu stai per uscire da qui!»
«Vuoi
davvero sapere il motivo per il quale sono venuto
Bennett?»
Lucius
iniziò ad indietreggiare spingendo il mio corpo contro
il muro, le sue labbra erano ad un soffio dalle mie, le sfioravano
volontariamente facendo arrossare maggiormente il mio volto. Volevo davvero
saperlo? No. Dovevo resistere a quella tortura… a quella deliziosa tortura. Le sue labbra andarono a sfiorarmi il collo, con
lentezza esplorarono la mia pelle accaldata risalendo dolcemente verso l’orecchio.
«Hai perso le parole Bennett?»
«Va… và f-fuori di qui.»
«Non lo vuoi Bennett. Ammettilo. Tu hai dei
sentimenti per me.»
«Hope? Hope mi sono
scordata le scarpe!»
Narcissa!
Sapevo che sarebbe tornata indietro ma non era il momento adatto per farla
entrare nella tenda, decisamente non era il momento
adatto. Lucius si spostò velocemente dietro il mio corpo stringendo la mia
schiena contro il suo petto, le sue labbra non si erano staccate per n momento
dal mio collo e continuavano ad assaporare la pelle con delicatezza.
Sentivo il
cuore accelerare, il respiro divenire sempre più veloce e la parte razionale
del mio cervello si stava lentamente spegnendo.
«Puoi farci scoprire Bennett. Cosa sceglierai?»
«Hope posso entrare?»
«NO! No sono… sono
nuda Cissy! Sono appena uscita dalla vasca! Ci… mh!
C-ci vediamo domani! Le scarpe le passo a prendere
domani mattina presto.»
Lucius
afferrò il lobo del mio orecchio tra i denti iniziando a succhiarlo con fare
perverso, continuava a sussurrare il mio cognome e la cosa rendeva la mia voce
diversa dal solito. Non ascoltai la risposta di Narcissa, non m’interessava in
quel momento. La mia attenzione era stata catturata dal ragazzo dai capelli
biondo platino dietro di me.
«Perché non l’hai fatta entrare Bennett?»
«Perché… P-perché sei qui Lucius?»
Con uno
strattone mi fece voltare verso di lui, le sue labbra toccarono le mie per
pochi secondi prima di sorridermi in maniera decisamente
perversa.
«Voglio
darti qualcosa su cui riflettere Bennett.»
Le sue
labbra catturarono la mia bocca in un bacio passionale, la sua lingua cercò e
trovò la mia prima di iniziare una danza erotica di cui non ero a conoscenza.
La sua mano andò ad accarezzarmi la schiena nuda risalendo verso il reggiseno.
Cosa mi
stava succedendo? Perché non lo allontanavo? Che lui avesse ragione? Che avessi
dei sentimenti per Lucius Malfoy?
«Non resisto più Bennett.»
Il suo
braccio arrivò a cingermi la vita mentre la mancina sollevava le mie gambe. In
un secondo mi ritrovai con la schiena contro il materasso del mio letto, Lucius
afferrò entrambe le mie mani cingendole in una morsa sopra la testa. Il suo
viso ora era nuovamente vicino.
«Bennett baciami.»
«Hope.»
«Bennett.»
«Mi chiamo Hope.»
«Hope, baciami.»
Era la prima
volta che sentivo il mio nome sfiorare le sue labbra, lo aveva sussurrato a
voce bassa e gutturale, una voce che aveva avuto
l’effetto di far scuotere il mio corpo di brividi. Sollevai appena il volto
catturando le sue labbra in un bacio dolce. Afferrai il suo labbro inferiore
tra i denti prima che potesse abbandonare le mie labbra in direzione del collo.
Lucius
Malfoy era decisamente più esperto di me, sapeva dove
e come toccare, sapeva dove poggiare le labbra, sapeva come spostare su off
l’interruttore del mio cervello.
Mugolai di
protesta quando la sua mano andò ad insinuarsi sotto
il reggiseno sfiorando il capezzolo con le dita.
«L-Lucius!»
«Shh… Bennett lascia fare a me.»
Le sue
labbra scesero a baciarmi il petto disegnando piccoli cerchi con la lingua
sulla pelle. Il mio corpo si mosse istintivamente, si inarcò
contro il corpo di Malfoy andando a far scontrare i due bacini. Sentivo
qualcosa di duro spingere contro il mio bacino ma, subito dopo, dimenticai quel
contatto grazie alle carezze esperte che stava dedicando al mio seno.
Quando mi
aveva sganciato e sfilato il reggiseno? Non mi ero accorta di nulla.
Reclinai la
testa quando le sue labbra andarono a catturare un seno stringendolo dolcemente
tra i denti. Non ero più padrona del mio corpo, non lo comandavo più, reagiva
ai comandi che Malfoy gli dava, ormai ero alle sue dipendenze. Soffocai un
gemito tra le labbra, non volevo dargli la soddisfazione di sentire quanto
quelle carezze mi avevano conquistato, non volevo dargliela vinta, era una
sfida che, però, stavo perdendo.
La sua mano
iniziò a scendere lentamente verso l’intimo dispensando carezze vergognose al
mio corpo che sembrava non disdegnarle. Bloccai la sua mano facendo appello
all’ultimo briciolo di lucidità che ero riuscita a conservare. Non volevo che
accadesse, non ero ancora sicura dei miei sentimenti per potergli donare la mia
virtù.
Sorrise
beffardo risalendo con le labbra verso il mio collo dove affondò i denti con
decisione e succhiò la pelle con forza, lasciai vagare
un braccio intorno al suo collo per stringerlo contro il mio petto. Il suo odore
invase le mie narici. Lucius Malfoy aveva un delizioso odore di muschio bianco.
Chiusi gli occhi beandomi di quel perverso contatto mentre il mio naso gli
sfiorava la spalla in una dolce carezza.
«Bennett spero che tu abbia abbastanza elementi su cui pensare.»
Veloce come
il vento si era alzato dal materasso lasciandomi distesa e coperta solo con
l’intimo nero. Il suo sguardo sulle mie curve mi fece avvampare più di quanto
non fossi già. Ero sul punto di esplodere.
«Puoi… Puoi restare qui stanotte. Se vuoi.»
Mi osservò ancora per qualche secondo prima di
lasciar apparire sul suo viso un ghigno divertito, le mani presero a slacciare
i bottoni della camicia bianca con lentezza. Deglutì quando la camicia fu
finalmente aperta mostrando il suo fisico. Non era eccessivamente muscoloso ma
l’accenno di addominali donava alla sua pelle lattea una bellezza fuori dal
comune.
«Cosa… cosa stai facendo?»
«Non posso dormire con te conciata in questo
stato. Indossa questa Bennett.»
Mi infilai la sua camicia bianca abbottonando i
tre bottoni centrali. La camicia copriva gran parte del mio corpo e, per la
prima volta, ero grata a Lucius per il riguardo che aveva avuto.
Si sistemò
sul letto andando a cingere la mia vita con un braccio per attirarmi contro il
suo petto, nuovamente la mia schiena entrò a contatto con il suo ampio torace
ma, questa volta, non ero spaventata, mi sentivo al sicuro in quelle forti
braccia. Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare nel regno di Morfeo mentre
Lucius Malfoy continuava ad accarezzarmi i capelli con dolcezza. Solo per un attimo mi era parso di aver
intravisto un disegno sull’avambraccio di Lucius ma forse la stanchezza e
l’eccitazione del momento mi avevano giocato un brutto scherzo. Mi ripromisi di
chiedere spiegazioni l’indomani mattina, ora volevo solo che i ricordi s’impossessassero dei miei sogni.
«Buonanotte… Hope.»
***
Il sole
splendeva alto nel cielo, le nuvole avevano ceduto il posto al più chiaro e
limpido azzurro. Il matrimonio era durato poche ore, Bellatrix aveva voluto una
cerimonia veloce; Cissy diceva sempre che a sua sorella non interessasse il
matrimonio quanto la presenza di un ospite molto particolare. Quest’ospite,
però, ancora non si era mostrato.
Il
ricevimento era appena iniziato e la sposa sedeva su un tavolo accanto al
marito, un uomo di bell’aspetto ma nulla di paragonabile a Malfoy.
Lucius… Al
mio risveglio non ero riuscita a trovarlo, forse si era allontanato prima in
modo che Narcissa, venendomi a svegliare, non lo trovasse abbracciato a me. Avevo
piegato con cura la sua camicia e l’avevo messa da parte con l’intento di
restituirgliela il prima possibile.
La neo coppia di sposi diede inizio alle danze,
dopo la sera precedente non avevo molta voglia di socializzare, i ricordi
continuavano ad occuparmi la mente estraniandomi dal ricevimento.
«Hope? Sei davvero tu?»
«Hache? Hache! Che ci fai qui?»
«Mio padre è un amico d’infanzia dello sposo,
si sono conosciuti quando Lestrange ha visitato la Spagna. Per Godric, Hope…
sei bellissima. Vieni, concedimi un ballo.»
Hache tese
la mano sorridendomi con dolcezza. Il suo sorriso mi era mancato, la sua
capacità di filtrare tutti i problemi negativi ed
allontanarli dalle persone doveva essere un talento naturale, quasi quanto quello
di essere un metamorfomagus. Ricambiai il suo sorriso ed
afferrai la sua mano, in fondo cosa poteva fare un ballo?
Tenendo la
mano del Grifondoro arrivai fino al centro della pista dove
era appena partita una musica lenta e dolce. Guardai imbarazzata Narcissa che
mi sorrise e mostrò il suo apprezzamento con due pollici in alto, accanto a lei
Lucius Malfoy era livido. Scostai immediatamente il volto, non volevo
incrociare il suo sguardo.
«Scusami.»
Portò una
mano sul mio fianco e mi avvicinò al suo corpo come il
ballo richiedeva. Gli occhi di Hache non si staccarono per un secondo dai miei,
il delicato color nocciola delle sue iridi si fuse con l’azzurro dei miei
occhi. Mi affidai alle sue braccia lasciando che fosse lui a condurre il gioco,
io mi limitai a seguirlo sulla pista da ballo accarezzandola nella sua
interezza. Il mondo intorno a me sparì, gli unici protagonisti eravamo io e
quel ragazzo dal cuore d’oro che avevo conosciuto all’inizio dell’anno. Hache
mi fece girare su me stessa due volte prima di riavvicinarmi a se e sorridermi.
Il suono degli applausi interruppe quel momento da favola con il mio amico. Mi
guardai intorno confusa iniziando a battere le mani per congratularmi con gli
altri ballerini ma, soprattutto, per fare i complimenti ad
Hache.
«Temo di dover abbandonare la festa, devo
tornare a casa con mio padre. Spero di avere l’occasione di passare del tempo
con te ad Hogsmeade nei giorni di vacanza che ci
concedono per Natale.»
«Vedremo Hache. Devo ripassare per gli esami
della Professoressa McGranitt.»
«Una speranza è già qualcosa. Ci vediamo ad Hogwarts.»
Con
galanteria Hache sollevò la mia mano andando a baciarne il dorso con dolcezza
prima di salutare Narcissa con un rapido gesto della mano ed
uscire dal giardino.
«Che
spettacolo penoso… non trovi anche tu Antonin?»
«Non so a cosa ti stai riferendo Lucius.»
«Hai qualche problema Malfoy?»
Non ero
riuscita a trattenermi. Lucius stava parlando con un ragazzo di qualche anno
più grande di lui: aveva gli occhi neri mentre i capelli gli confezionavano il
viso in una maschera color noce. Lo sguardo di Lucius guizzò dal suo amico
nella mia direzione fulminandomi con i suoi occhi glaciali. Avevo imparato a
non temere quelle iridi grigie, dopo la sera precedente erano diventate un
ghiaccio bollente che avevano la capacità di bruciare
tutte le mie resistenze.
«Ovviamente Bennett. Mi chiedevo solo come mai
facciano entrare certa feccia ad una festa così
raffinata.»
«Credimi, è la stessa cosa che sto pensando io
in questo momento.»
«Lucius la ragazza ha un bel caratterino. Era
lei la strega di cui ci parlavi?»
«Può darsi Antonin ma, come vedi, non ha
ancora imparato come comportarsi.»
Lo sguardo
carico d’odio che lanciai a Malfoy e al suo amico fece vacillare la machera di
Lucius per un bravissimo istante. La barriera che si era costruito
intorno aveva ceduto ed ora solo io ero in grado di riconoscere il ragazzo che
avevo conosciuto la sera prima nella mia tenda.
«Hai ragione Lucius, ho un carattere ribelle… ma almeno ti
lascio qualcosa su cui riflettere.»
Non ascoltai
la risposta di Antonin, avevo già voltato le spalle ai due ragazzi per andare
alla ricerca di Narcissa.
***
La cerimonia
si stava avviando verso la sua conclusione. L’ospite d’onore di Bellatrix non
si era ancora presentato e, fortunatamente, non avevo ancora fatto la
conoscenza della sposa. Dopo lo scontro che avevo avuto con Malfoy
non ero più riuscita a rivolgergli la parola.
«Hope… Hope devo parlarti.»
«Non ora Narcissa, sto cercando di distrarmi.»
«Hope è una cosa importante… l’ho appena saputo
da mio padre.»
Sollevai lo
sguardo su una Narcissa preoccupata, non l’avevo mai vista così in ansia in… un
anno e qualche mese di scuola. Afferrai le sue mani tremanti e la invitai a
sedersi accanto a me.
«Hope… Mio padre ha deciso tutto. Io non volevo!»
«Narcissa
non ti capisco!»
«Io dovrò sposare Lucius Malfoy.»
Nel profondo
del mio cuore qualcosa si era appena rotto, potevo sentire i pezzi crollare ed un enorme vuoto ora mi attanagliava la gola rendendomi
difficile la respirazione. Le lacrime minacciavano di uscire copiose ma non
potevo mostrarmi così sofferente agli occhi di Narcissa.
«Sono… sono felice per te! Lucius può essere
odioso ma è un buon… partito.»
«È ARRIVATO!»
La voce
squillante di Bellatrix attirò l’attenzione di tutta la sala. Una figura
avvolta in un mantello nero si era appena materializzato
al centro del giardino. I suoi occhi rossi squadrarono tutti gli invitati alla
festa ed un brivido di paura mi attraversò la schiena.
Aveva una bellezza particolare, quasi magnetica. Qualcosa nel mio cervello mi portò al nome dell’uomo. Lui era Voldemort. Lui era il
temuto Colui-che-non-doveva-essere-nominato.
Angolo Autrice
Eccomi tornata con un nuovo
capitolo! Siamo arrivati ad un punto molto importante
nella storia! Devo avvertirvi che il prossimo capitolo uscirà solo a fine
Agosto (esami universitari permettendo). Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto! Come al solito potete lasciare una
recensione per farmi sapere cosa ne pensate!