Love Of My Life

di giuliabianconi99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flashback ***
Capitolo 2: *** I'm Selfish ***
Capitolo 3: *** Just You And I Against The World ***
Capitolo 4: *** Her Voice ***
Capitolo 5: *** You And I ***
Capitolo 6: *** What Do You Mean? ***
Capitolo 7: *** A New Day, A New Life ***
Capitolo 8: *** I Want Your Love ***
Capitolo 9: *** Luna Park ***
Capitolo 10: *** The Name ***



Capitolo 1
*** Flashback ***


Al fondo del capitolo c'è "l'angolo scrittrice" é molto importante...
Buona lettura :)



FLASHBACK


AGOSTO


Bleeeeeeeaaaaaaahhhh!!!!! Cazzo, Catlin però!”gentile come sempre Briana...
Non è colpa...* gugh * mia...* gugh*” le risponsi.
Catlin, sono tre cazzo di giorni che continui a vomitare. Non possono essere ancora le uova.
Erika, con una mano, mi teneva i capelli raccolti in una coda, per non farmeli sporcare di vomito.
E allora...* gugh * che cosa è?!
Magari ti ha punto un insetto, che cosa ne so!
E vomiterei per tre giorni di fila? * gugh * Erika, ma sei scema?!
Non è che...
* gugh * "che...?
Non è che potresti essere...?
Essere cosa, cazzo?” * gugh *
Incinta, Catlin, incinta! È cosi difficile da arrivarci?!"
In quel momento sbianco, non ci ho minimamente pensato.
Io, incinta? No, cazzo. Ho solo 17 anni.
Tirai l'acqua del gabinetto e mi accasciai in terra, di fianco al wc.
Cosa?” chiesi con un filo di voce
Non è che di recente, ti sei data alla pazza gioia con Justin?
Ma devi sempre fare la cogliona, anche in queste situazioni?!
No... non penso... Lui è a Londra da almeno una settimana...
Fissai prima Briana e poi Erika.
Mi mesi a riflettere.

Com'è possibile che io sia incinta!?

Sono fidanzata con Justin da poco, due settimane circa. Diciamo che il nostro, è stato un incontro molto casuale.
Mi ero appena lasciata con il mio ex, così Briana ed Erika avevano deciso di tirarmi su il morale, portandomi in discoteca, giusto per distrarmi un po'. Non mi ricordavo come fosse divertente andare a divertirmi, assieme alle mie amiche.
Ci dirigemmo al bancone, dove prendemmo tutte e tre una vodka lemon.
Ad un certo punto sentimmo la canzone Beautiful Now e ci lanciammo in pista.
Dopo poco che ballavo, sentii delle mani forti posarsi sui miei fianchi, “sarà il solito ragazzo che ci prova e poi mi pianta in asso...” pensai, ma non me ne fregava niente. Volevo solo divertirmi e dimenticarmi quello stronzo del mio ex. Mi strusciai un po' addosso a lui, finché decisi che era il momento di girarmi e guardarlo negli occhi. Erano di un color nocciola ambrato. Wow. Ma che bello è?! Mi prense il viso con una mano e senza troppo preavviso, mi baciò ed io ricambiai.

Sono sempre stata una ragazza che ama divertirsi, ma da quando mi ero fidanzata con Tylor, il mio andare a divertirmi era molto limitato... potevo uscire per una passeggiata o al massimo, andare a fare shopping con le amiche, non potevo fare altro. Era troppo geloso. Una volta uscii con un amico di vecchia data, che non vedevo da molti anni, e conoscendolo, me lo avrebbe proibito. Infatti, quando tornai a casa, fu un miracolo se non mi spedì in ospedale.

 

Picchiettò la lingua sul mio labbro inferiore, chiedendomi l'accesso. Ovviamente glielo concessi subito.

Vieni.” mi prese la mano e mi portò su un divanetto poco distante da dove eravamo.
Si siedette, mi prese per i fianchi e mi mise a cavalcioni supra di lui.
Il bacio continuò e le sue mani scesero fino a posarsi sul mio sedere.
Cavolo! Mi dovevo immaginare che un ragazzo bello come lui, vuole subito scopare...
E visto che odio perdere tempo, gli domandai subito “A casa tua o a casa mia?
Mi sembrò un po' scioccato dalla domanda, ma subito mi sorrise maliziosamente “Mia”.
Mi prese per mano, mi condusse fuori dal locale e mi portò davanti ad una Maserati, bella a dir poco.
Mi trascinò fino al suo appartamento correndo, entrammo nella sua stanza e mi gettò sul letto.
Quanta delicatezza, eh... ma chissena fega! Questa sera ci si diverte" pensai.
Mi slacciò la zip del vestito e lo lasciò cadere in terra. Gli sfilai la maglia... i suoi addominali... wow. Gli slacciai i pantaloni. Si mise a cavalcioni su di me, iniziando a baciarmi il collo, lasciandomi succhiotti su tutta la pelle. Mi slacciò il reggiseno ed iniziò a massaggiarmi i seni. Gli sfilai i boxer.
Inutile dire ciò che successe dopo, lo si può intuire facilmente.

Mi squillò il cellulare “Ma che ore sono?”.
Le 5:34 “Ma chi cazzo è a quest'ora?
Pronto?” risposi con voce ancora assonata
Cat, ma dove cazzo sei?
Oh merda! Mi ero totalmente scordata di Briana ed Erika.
Cazzo, scusami, è che...
Cat, non mi interessa, mi spieghi dopo. Ora dimmi dove sei, così ti vengo a prendere.
Ok, dammi tempo 5 minuti per rivestirmi e ti dico come raggiungermi.
Riattaccai la chiamata.
Sta ancora dormendo, meno male... potrei lasciargli un bigliettino col mio numero... Ma che dico?! È stata semplicemente una botta e via!
Richiamai Briana e le spiegai la strada da fare. Mi riportò fino a casa visto che abitavamo molto vicino.
Ormai non mi sarei più riaddormentata, così decisi di andarmi a fare una bella doccia fresca.

Sono le 8:36 e non so che fare, cosi decisi di andare nel bar poco distante da casa mia per fare colazione, ma prima chiamai Erika, per un po' di compagnia, sperando fosse già sveglia:
Hey tesoro, ti va di venire a fare colazione con me, nel bar sotto casa mia?
Hey, si si, ci becchiamo li tra 10 minuti?
Perfetto, a dopo.

Ordinai un cappuccino e un muffin al cioccolato, la mia colazione ideale.
Allora, racconta un po'.
Cosa?
Non fare la finta tonta, ti ho visto ieri sera, mentre ti facevi quel tipo.
Ehm si” dico sorseggiando il mio cappuccino
Allora? Hai intenzione di dirmi qualcosa?
Beh, ecco, vedi noi...” Penso che in quel preciso istante persi un battito, perchè in quel esatto momento dall'ingresso del bar entrò lui.
Oh mio Dio.
Cat che ti succede?
Cercai disperatamente di nascondermi, ma invano, infatti in quel modo attirai solo la sua attenzione.
Cazzo, mi sta fissando, perché si sta avvicinando?! No no no, cavolo...
Ma quanto è piccolo il mondo!
Vi conoscete?
Ehm... diciamo di si
Piacere, Justin.” si presenta alla mia amica
Piacere. Ti va di unirti a noi?
No no grazie, sono di fretta. Tieni.” mi allungò la mano con un bigliettino, poi si girò e sparì dalla mia vista.
Cos'è?
Non lo so...
Cosa stai aspettando, dai, su guarda!
Aprii il foglietto e per mia sorpresa ci trovai il suo numero.
È-è il suo numero” dissi incredula
Wow, Cat hai fatto colpo!

Ritornai a casa, ancora non ci credevo! Composi il numero sulla tastiera:
Hey
Fammi indovinare... sei Catilin?
Come cacchio ha fatto a riconoscermi?!
Esatto.
Senti, se ti va questo pomeriggio usciamo insieme?
E da quella chiamata iniziò tutto...


Merda!
Che è successo?
Forse...
Forse, cosa?
La prima volta che siamo andati a letto insieme...
Ma scusami, quel coglione non aveva un cazzo di preservativo, senza offesa eh...
Boh... non mi sembra, non mi ricordo.
Come cazzo fai a non ricordartelo!” Sia Briana che Erika mi guardarono storto
Ragazze, capitemi, sono sotto shock!
Però non è ancora detto che lo sei veramente, bisognerebbe prendere un test...
Giusto! Dai su vai in farmacia.
Ma perché io????
Perché è venuta a te l'idea, easy!
Uffaaaaa, i lavori sporchi sempre a me”.
Briana ritornò esattamente dieci minuti dopo, con due test (uno per contro prova) in mano.

Ragazze...” fissai loro, i due test e poi di nuovo loro “sono incinta!
Non so come mai, ma lo dissi con quell'accenno di eccitazione, che non dovrebbe esserci stato.
Fammi vedere...” le passai i due test
si, in entrambi ci sono le due linee verticali...
Dice anche da quando?” Ormai lei era una vera esperta: avrà fatto almeno una trentina di test.
Aspetta che ci guardo, ehm si... tre settimane.
Briana scoppiò a ridere.
Che cazzo ti ridi, cogliona!?
Sei proprio nella merda, ahhahahahahha!
E tu sei proprio una bastarda, ahahahahahah” e tutte e tre scoppiammo a ridere.




^^^ANGOLO AUTRICE: salve a tutti, questa è la mia prima FF su Justin...
Spero davvero che per ora vi stia piacendo, se è così, per favore, recensite :)
Facciamo così, appena riceverò una recensione, andrò avanti con la storia.
Un bacione enorme,
Giulia XX^^^

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Capitolo 2
*** I'm Selfish ***


A fine capitolo, come sempre, troverete il mio “angolino”. Leggetelo, per favore, è mooolto importante ^-^ Buona lettura ♥

 


I'M SELFISH




Adesso, devi solo dirlo a Justin.
Non posso.
Perché no?
Perché prima di tutto, vorrei dirglielo in faccia e ciò significa che, lui dovrebbe prendere un aereo e venire fin qui, ma non mi sembra il caso di fargli spendere soldi così inutilmente... Seconda cosa: è impegnato col lavoro e non voglio che si preoccupi per me.
Ascoltami, prima di tutto quello caga soldi,
Eh si, il mio Justin faceva parte di una famiglia benestante ed era tornato a Londra dal padre adottivo, per aiutarlo con la gestione dei vari concessionari di Ferrari e Maserati.
quindi non c'è problema. Seconda cosa: hai sbattuto la testa di recente? Lui non si dovrebbe preoccupare per te? Se non mi sbaglio ti ha ingravidato lui, quindi è anche un suo problema.
Hai ragione, ma non posso dirglielo proprio ora.
Aaaaaaaahhhh... se non lo fai tu, lo faccio io!” mi rubò il cellulare dalle mani
Bri... non osare!” ma, ignorandomi, avviò la chiamata, mettendo il viva voce
Hey piccola, che succede?” pochi squilli dopo, l'amore della mia vita rispose
Hey fustacchione, mi dispiace deluderti, ma non sono Catlin.
Ahahahah, ciao Briana, come mai hai il cellulare di Cat?
Perché ti deve dire una cosa, ma non aveva il coraggio di chiamarti. Adesso te la passo.
Io ti ammazzo.” mimai con la bocca rivolta a Briana, mentre mi stava passando il telefono
Pronto, amore.
Che mi devi dire?” tolsi il viva voce e mi diressi in camera mia, per parlargli privatamente.
È che... amore, quando puoi tornare da me?
Cucciolotta, mi stai facendo preoccupare... Lo sai che devo aiutare mio padre, è una menata, se no sarei li con te! Ma perché? Che succede?
Non niente, tranquillo.” mentii “Solo che... non vedo l'ora di vederti.” dissi con voce triste
Ascoltami tesoro... aspetta ancora due giorni e sarò li da te. Ok?
Ok, grazie mille amore mio!

Passai i seguenti due giorni, in bagno a vomitare. Fortuna, che al mio fianco rimasero Briana ed Erika, che mi sostennero sempre.
Mia madre non sapeva nulla di tutta la storia, perché era partita con il suo compagno, per una vacanza, cosi avevo casa libera. Sentimmo suonare il campanello di casa, mi pulii il vomito dalla bocca col gomito e mi fiondai ad aprire la porta d'ingresso. “Justiiiiiiiiiiiiiiiiiin!!!!!!” urlai, gettandomi con le braccia al suo collo.
Amore mio, come stai?” mi chiese facendomi girare, per poi posarmi dolcemente al suolo.
Bene, bene! Te invece? Com'è andato il viag... * gugh *” rigurgitai per terra, poco distante dalle sue scarpe “Cazzo... * gugh * scusami!” riuscii a dire solo quello, prima di fiondarmi nuovamente in bagno, dove mi stavano ancora aspettando le mie migliori amiche.
Justin si avvicinò alla porta del bagno, ma appena Briana lo vide, lo bloccò, chiudendo la porta alle sue spalle: “Fermo li, fidati non è un bello spettacolo.
Che cazzo succede? Briana, lasciami passare!
“Mi dispiace bello, ma non posso...” cercò di superarla, ma senza successo.
La porta del bagno si aprì ed escì Erika “Vuoi peggiorare ulteriormente la situazione?!

Dopo circa 5 minuti mi sentii meglio, mi lavai la faccia e i denti, per camuffare l'odore, ed in fine uscii dal bagno. Percorsi il corridoio ed arrivai in soggiorno, dove tutti mi stavano aspettando ed entrai nella stanza, interrompendo quel silenzio che si era creato
Hey” Justin si alzò di scatto dal divano e mi abbracciò forte, quasi mi mancava il respiro.
Amore, adesso va meglio?
Si si, non ti preoccupare.
Come diavolo faccio a non preoccuparmi? Arrivo qui, tempo nemmeno di salutarti, e ti metti a vomitare!” Alzò la voce, facendomi sussultare ed abbassai lo sguardo tristemente
Scusami tesoro, solo che... mi hai fatto veramente preoccupare!
Vieni”.
Lo facci accomodare di nuovo sul divano, in mezzo a Briana ed ad Erika. Preferivo parlargliene in loro presenza visto che, per quei lunghi cinque giorni, erano state sempre al mio fianco.
Che succede? Niente di grave spero.” mi misi a sedere in terra, proprio davanti a lui.
Amore, io... io sono...
Devo per forza dirglielo? Devo proprio? Ma si certo, ma che domande sono?! Infondo lui è uno dei diretti interessati...
Tu sei...?
Sono... incinta
Scusami, non ho sentito” ok, forse l'ho detto troppo piano.
Sono incinta
Scusami, ma proprio non capisco.
Ora però mi incazzo, cazzo è proprio sordo!
SONO INCINTAAAAAA, CAZZO, SONO IN-CIN-TA!!!!
Lo vedi sbiancare totalmente, “cazzo adesso sviene!” fu l'unica cosa che riuscii a pensare in quel momento.
Justin, di qualcosa, ti prego!
Justin, uh uh! Sei ancora tra noi?” Briana gli sventolò la mano più volte davanti alla faccia, ma inutilmente “Niente, lo abbiamo perso.” Lui continuò a fissarmi la pancia, senza dare segni di vita. Mi alzai, lo presi per le spalle ed iniziai a scuoterlo. Niente, sembrava di marmo.

SCHHHHCIAFFFF

Io rimasi di sasso, assieme a Briana.
Erika aveva appena tirato uno ceffone al mio amore, “come cazzo ha osato!”.
Però da un certo lato aveva fatto bene, penso che se non glielo avesse tirato, sarebbe rimasto li, con quella faccia da coglione, ancora per un bel po'.
Cazzo oh, ma rispondere ti costa troppo?! Puttana Eva, la tua ragazza ti ha appena detto di essere incita e tu te ne stai li zitto, zitto, con la coda tra le gambe, come un cane! Dio santo, ma riprenditi cazzo!
Penso che sia stata la prima volta che vidi Erika così... “Wow, sorella ti stimo!”.
Justin abbassò lo sguardo, massaggiandosi la guancia colpita: “Scusami, ma.. ma... io... ma io...
Tu... cosa?
Non so che cosa dirti."
In quel momento mi sentii mancare il fiato, come se tutto il mondo mi fosse caduto addosso. Gli avevo appena detto che sarebbe diventato padre, come poteva rispondermi con tale freddezza?
Ma che cazzo vuol dire!?! Ts, poi tu sei un vero uomo?! Ahahahah, ma fammi il piacere. Mi aspettavo che non fossi come tutti gli altri, invece sei solo uno dei tanti coglioni.
Erika, che ne dici di lasciarli un po' da soli? Dai andiamo di la.” Chissà che cazzo sarebbe successo, se non ci fosse stata Briana.
Le mimai un “grazie” con le labbra e rivolsi nuovamente lo sguardo a Justin. Mi sedetti di fianco a lui e gli afferrai le mani, erano fredde e continuavano a tremare.
Porca vacca, gli ho appena detto che sono incinta, non gli ho mica detto che ha un tumore e che sta per morire!
Di che cosa hai tanta paura?
Cat, ti prego ascoltami, io non posso, non posso...
Non puoi... fare cosa?
Non posso diventare padre...
Cosa vuoi dire?
Non possiamo disfarcene e continuare la nostra vita come se nulla fosse?
COSAAAAAAAAAAAA?!?!?!?!?!” mi alzai dal divano, non potevo credere di essermi messa con uno stronzo del genere!
Mi prese un polso e cercò di avvicinarmi a lui, ma io gli diedi uno strattone tale da costingerlo a lasciare la presa.
Ti ricordo che tra i due, quella più sconvolta dovrei essere io, non tu. Sarò io che diventerò una balena, sarò io che per nove lunghi mesi dovrò portare in grembo nostro figlio, sarò io che dovrò rinunciare ad andare a divertirmi, sarò io che dovrò rinunciare alla mia vita.
Si cazzo, penso che RINUNCIARE sia la parola più adatta possibile, infondo io ho solo 17 anni, mi perderei gli anni migliori della mia vita! Lui ormai ne ha 21, è ora che inizi a prendersi le proprie responsabilità.
Hai perfettamente ragione e la penso esattamente come te! Perché dovremmo tenerci questo peso?!

SCHHHHCIAFFFF

Anche questo se lo meritò.
Perché questo ''''peso'''' è NOSTRO figlio.” la voce mi tramava e mi si bagnarono gli occhi
Porca putt... Catlin respira, respira. Piangendo non si risolve niente, fai solo più casino. Inspira, espira, inspira, espira... Bene, dai che c'è la possiamo fare”. “Come puoi dire una cosa del genere?
Catlin, io non sono pronto ad affrontare una cosa così grande!
Nemmeno io! Senti, esiste l'adozione, potremmo...
Catlin, no! L'opsione dell'adozione è scartata dal principio!
Perché!? Preferiresti togliere direttamente la vita a TUO figlio?!
Si, preferirei. Lo sai che da quando ho scoperto di essere stato adottato, non facevo altro che pensare a chi fossero i miei genitori. 'Magari mio padre è un avvocato e mia madre un'infermiera' cosi mi dicevo, prima di venire a scoprire che mia madre era una puttana e mio padre.... boh, chissà!
Ma ti rendi conto, di che grande favore ti ha fatto tua madre continuando la gravidanza!? Ora se non fosse per lei, tu non saresti qui! Io posso solo ringraziare quella donna, per averti concesso la vita, per averti concesso di essere qui con me ora...
Lo so, ma forse avrei preferito non nascere. Tu non hai la minima idea di come ho sofferto, non avevo i miei veri genitori accanto e ciò mi faceva stare davvero male. Non voglio che soffra come ho sofferto io, preferisco una cosa facile e indolore.
Tu magari non lo sai, ma quando una donna abortisce, il suo bambino urla e si contorce dal dolore, all'interno del ventre della propria madre. Colei che doveva proteggerlo e farlo crescere donandogli tutto l'amore del mondo.”Risposi in tono freddo, con le lacrime che stavano picchiando contro i miei occhi, mentre cercavo con tutte le mie forze di ricacciarle dentro.
Ok, all'ora esaminiamo ciò che possiamo fare: tu non vuoi abortire e io non voglio sentire una sola parola riguardo all'adozione, quindi... noi dovremmo...tenerlo?” arrivò alla conclusione con aria sconsolata “Sei davvero cosi egoista da buttare il nostro amore per un bambino che non è ancora nato, che inoltre nessuno dei due vuole? Sei proprio sicura di volerlo fare?
Ascoltami, io la strada più semplice non la scelgo. Se non vuoi averne niente a che fare, sai dov'è la porta.
Si alzò. Prese le scarpe. Le indossò. Afferrò il pomello della porta d'ingresso e si fermò per qualche secondo. Preghai perchè si girasse, ma invano. Abbassò la maniglia. Aprì la porta e se ne andò per sempre, senza nemmeno girarsi a salutare.

Did I disappoint you or let you down?
Should I be feeling guilty or let the judges frown?
'Cause I saw the end before we'd begun.


                                      

^^^ANGOLO SCRITTRICE: come promesso, eccoci qui con questo nuovo capitolo. 。◕‿◕。
Ok, lo ammetto, sono stata un po' cattiva... ihihihih
A fine capitolo ho messo un pezzo del testo di una canzone stupenda, che descrive perfettamente i sentimenti della nostra Cat.
Vi lascio il link: https://www.youtube.com/watch?v=3cDAHVTXJ7k
Aggiorno a 2 recensioni (aumentiamo di uno, vediamo se ce la facciamo(≧▽≦))
Come sempre spero che vi sia piaciuto, un bacione enorme ~(^з^)-☆
Giulia XX^^^
()()
=(-,-)=
(“)_(“)

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Capitolo 3
*** Just You And I Against The World ***


A fine capitolo c'è lo “l'angolo scrittrice”, leggetelo è importante.
Ci vediamo dopo, un bacione e buona lettura. ~~~()


 

JUST YOU AND I AGAINST THE WORLD

 

“Allora? Come è andata???” mi chiese Briana, con quel suo sgargiante sorriso a 32 denti. La sua solarità è qualcosa che le ho sempre invidiato. Affrontare le cose, come le affronta lei. Si. Avrei voluto essere lei in quella situazione. Lei se la sarebbe cavata meglio di me. Scoppiai a piangere, accasciandomi a terra. Le mie due migliori amiche, si fiondarono subito in mio soccorso, cercando le parole più adatte per consolarmi, ma ogni tentativo era vano. I miei singhiozzi si facevano sempre più forti, fino a che non sparirono del tutto. Svenni, ma prima di perdere totalmente i sensi, sentii Erika urlare al cellulare:“Sai di essere un figlio di puttana, lo sai!? Non osare ma più avvicinarti a Catlin, se no ti giuro che... Non ci credo, sto pezzo di merda mi ha riattaccato in faccia!”


Mattino seguente

“Cat, ora però prova a mangiare, hai dormito per un giorno intero e devi recuperare le forze. ” mi disse Briana
“Non ho fame...” sussurrai
“Ascoltami, tu devi mangiare. Sei cosi pallida...” si intromise Erika
“No. Adesso voglio stare un po' da sola.” risposi, in tono autoritario.
Facendomi una smorfia di irritazione, si alzano dal letto senza fiatare, lasciandomi sola, in balia della depressione. Ero ancora terribilmente stanca, nonostante avessi dormito per un giorno intero, ma i miei occhi mi chiedevano pietà, così li accontentai e li riposai, per quelle che mi parvero solo poche ore.


Ore 22:43

Un raggio fiocco di luna mi illuminò il volto, costringendomi ad aprire i miei poveri occhi, ancora doloranti dal troppo piangere. Ero distesa sul mio letto e ripensai a cosa era successo il giorno prima. La ferita era ancora aperta e mi rimisi a piangere, soffocando col cuscino, i gridi di dolore.
Tutto ciò in cui avevo sempre creduto, ora era svanito. L'amore che ricevevo da Justin, ormai non esisteva più. Ma ciò nonostante, io lo amavo e più ci pensavo, più mi si sgretolava il cuore.
Decisi di prendere una boccata d'aria, così aprii la grande portafinestra, che si trovava in camera mia, la quale si affacciava su un ampio balcone. Presi il mio prezioso pacco di Cammel alla menta, che fumavo solo quando ero terribilmente nervosa, e fidatevi, in quel momento sarei potuta esplodere. L'accesi, premetti sul filtro, per far uscire l'aroma di menta e tornai a pensare...
Come poteva avermi abbandonata, in un momento critico come quello?
Non riuscivo proprio a capacitarmene e cercavo di trovare una degna spiegazione, per quel suo portamento. Credevo fosse diverso, un po' speciale rispetto agli altri, e mi addolorava sapere che non eravamo più niente e tutto quello che mi rimaneva, erano i ricordi: i suoi dolci baci, il profumo dei suo capelli, i suoi sorrisi... oh mio Dio i suoi sorrisi... Ogni volta che sorrideva, morivo dentro, ma le cose possono cambiare velocemente. Tutto ciò che si aveva prima con una persona, può svanire in un nonnulla e mi faceva davvero male pensare che mi odiava e che mi reputava un'egoista.
Aspirai con foga, facendo bruciare velocemente il tabacco. Trattenni il fumo nei polmoni per qualche secondo, poi dalla mia bocca fuoriuscì una densa nuvoletta grigiastra.
“Almeno ci sei tu, che mi tiri su il morale...”
Perfetto, mi ero messa pure a parlare con le sigarette, ma vedete, io avevo davvero bisogno di lui: come la luce ha bisogno delle ombre, come le stelle del cielo, come il giorno della notte...
Decisi di andare a distendermi sul letto per provare a dormire ancora per un po', ed è davvero buffo come di notte ci addormentiamo in un angolo del letto, lasciando uno spazio vuoto, come se aspettassimo qualcuno che ormai ha deciso di non tornare più.


Ore 4:52

In tutta la mia vita, mai mi ero alzata così presto, così decisi di farmi una bella doccia calda, giusto per distendere un po' i nervi. Insaponai prima i capelli e poi il corpo, ed infine risciacquai il tutto molto accuratamente. Mi avvolsi in un grande asciugamano e feci lo stesso con i capelli. Presi l'intimo e lo indossai, dopo di che afferrai dall'armadio, le prime cose che mi capitarono a tiro: un pantaloncino bianco, una canotta azzurra con degli strass ed infine indossai le mie amate adidas blu. Ritornai in bagno ed asciugai i capelli, per poi raccoglierli in una coda alta. Scesi in cucina e presi del succo d'ananas, lo versai in un bicchiere e lo bevvi di fretta, visto che ormai erano le 5:37 e il sole iniziava a sorgere. Mi diressi verso la porta, ma mi ricordai dell'esistenza di quelle due pazzoidi delle mie migliori amiche, così lasciai un bigliettino attaccato al frigo:

“Sono uscita per una passeggiata, torno prima del vostro risveglio :)”


Presi le chiavi di casa e mi avviai per la stradina, che conduceva ad un parchetto poco distante. Era un posto davvero carino, adoravo passarci le giornate. Quando non sapevo cosa fare, venivo qui, mi stendevo sul prato e guardavo il tragitto delle nuvole. Poi riflettevo. Riflettevo su tutto.
Appena vidi una panchina, mi ci sdraiai sopra, presi il mio pacco di Cammel e mi accesi una sigaretta, non mi ricordavo come fosse rilassante stare lì. Gli unici rumori che sentivo, erano i cinguettii degli uccelli che volavano sopra la mia testa, quella era proprio l'ora perfetta: nessun vecchietto che veniva a disturbarmi per chiedermi se volevo giocare a pocker, nessun ragazzo che mi urlava contro di rilanciargli la palla che gli era, per sbaglio, volata vicino a te, e sopratutto, nessuno schiamazzo di bambini che correvano di qua e di la...
Aaah i bambini... li ho sempre odiati, riescono solo a fare casino. La cosa divertente è che tra qualche mese, ne avrei avuto anche io uno, ma la cosa ancora più divertente è che sarei stata da sola.
“Ma che cazzo dico... DIVERTENTE?! Sarò una di quelle ragazze-madri single, che merda!” urlai.
Mi posai una mano sulla pancia e ripresi a parlare da sola, anche se in realtà parlavo con un interlocutore, che ancora però non poteva sentirmi... “Eh piccolino, come stai? Tutto bene? Che bello, sono felice. Allora, ascoltami il tuo pap...” in quel momento le parole mi si strozzarono in gola. Ma chi sto prendendo in giro? Il mio bambino non avrà nessun papà.
Una lacrima si fece strada lungo la mia guancia, sapevo cosa volesse significare crescere senza un padre. Il mio se ne andò di casa abbandonandomi a nemmeno un anno e mi è sempre dispiaciuto non avere al mio fianco una figura paterna.
“Amore mio, sei l'unica persona che mi rimane in questo mondo. Sai, io non ti desideravo, ma ormai che so che ci sei, sei diventato il mio tutto,” le lacrime iniziarono a rigarmi il viso e continuai a parlare tra i singhiozzi “il mio baricentro, la mia ragione di vita, e ricorda una cosa: fino a quando il mio cuore non cesserà di battere, io continuerò ad amarti.”
Respirai a fondo, cercando di attenuare i singhiozzi “Saremo solo tu ed io contro il mondo. La tua mamma è qui che ti protegge. Non devi avere paura perché io sarò forte, sarò forte per te amore mio”.

 

^^^ANGOLO SCRITTRICE: ragassuole belle come state? Io tutto ok.
Penso che questo sia uno dei capitoli più tristi che abbia mai scritto
(╥﹏╥)
Non so voi, ma penso che l'amore di una madre sia la cosa più bella che esista in questo mondo.
Ho tolto il colore ai dialoghi perché molte di voi, mi hanno detto che preferiscono così.
Fatemi sapere cosa ne pensate e visto che siete moooolto brave, recensite.
Please * si mette in ginocchio *
Continuo la storia a quota 2 recensione
:)
PS: scusate per il corto capitolo.
Come sempre spero che il capitolo, un abbraccio forte,
Giulia XX
^^^

 

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Capitolo 4
*** Her Voice ***


HER VOICE

Justin's Pov

La mia vita, oramai non aveva più un senso.
Passavo le giornate, sdraiato sul divano a guardare la tv e a fumare: mi stavo distruggendo, senza nemmeno rendermene conto.
Mi tirai su a sedere, presi una cartina, poi la busta con l'erba e mi rollai una canna.
“Hey piccola, tu mi sai sempre tirare su il morale...”
Perfetto, ora mi ero messo pure a parlare con le canne, che vita di merda.
Ancora non ci credevo: la mia ragazza... incinta? No.
Doveva trattarsi di un brutto sogno, anzi no, un bruttissimo incubo.
Doveva essere così, ma subito tornai alla realtà.
“Magari fosse solo un brutto sogno, Cat è incinta, punto e basta!”
Portai la canna alla mie labbra e ci diedi un bel tiro, facendo bruciare velocemente l'erba.
Presi l'iPhone, per guardare che ore fossero, ma la mia attenzione si posò da un'altra parte: avevo una nostra foto come screen, e tutti i ricordi riaffiorarono nella mente.
Com'erano belle le giornate, che trascorrevamo assieme... com'era bella lei. Mi mancavano i suoi dolci lineamenti, quei suoi capelli così lunghi che, ogni volta che potevo, annusavo con tanta avidità.

Tu sei solo mia, hai capito?
Glielo avrò ripetuto almeno un miliardo di volte, e lei in tutta risposta, mi prendeva da dietro il collo, facendo combaciare perfettamente le mie labbra con le sue.
Sbloccai di nuovo il cellulare, visto che non ero ancora riuscito a vedere che diavolo di ore fossero.
Erano le 5:13... praticamente anche il semplice dormire, mi risultava difficile.
Erano due giorni che non chiudevo occhio, ormai erano tutti gonfi e rossi, sia per l'insonnia sia per le troppe canne.
Decisi di alzarmi dal divano, dove, dal tanto tempo che ci avevo passato sopra, rimase la sagoma del mio corpo.
Mi diressi verso il bagno e mi feci un bella doccia fresca, il caldo di quel periodo era davvero insopportabile.
Presi l'indispensabile: chiavi, cellulare, portafoglio, cartine ed erba, e mi diressi verso un parchetto poco distante. Io e Cat adoravamo quel posto, qualche volta c'è l'avevo portata, per farle imparare ad andare sullo skateboard.

Mi misi a sedere ai piedi di un grande albero, mi frugai tra le tasche dei pantaloni, presi una cartina e l'erba, e mi rollai un'altra canna.
Ad un certo punto, sentii una voce femminile in lontananza.
La sua voce.
Ma che cazzo dico... DIVERTENTE?! Sarò una di quelle ragazze-madri single, che merda!” disse la voce.
Ok, Justin sei troppo fatto e adesso senti pure la voce di Cat”.
No, era impossibile che sentissi la sua voce, così mi girai per controllare e notai una figura, sdraiata su una panchina, poco distante da me.
Perfetto, pure le allucinazioni” pensai, ma la quella voce mi riportò alla realtà.
Eh piccolino, come stai? Tutto bene? Che bello, sono felice. Allora, ascoltami il tuo pap...” le parole le morirono in bocca.
Si stava riferendo a me, lo sapevo, ma come potevo? Come potevo tornare da lei, dopo che sono scappato con la coda tra le gambe, come un cane?
La ragazza continuò il suo monologo:“Amore mio, sei l'unica persona che mi rimane in questo mondo. Sai, io non ti desideravo, ma ormai che so che ci sei, sei diventato il mio tutto, il mio baricentro, la mia ragione di vita; e ricorda una cosa: fino a quando il mio cuore non cesserà di battere, io continuerò ad amarti.”.
Le lacrime iniziarono a sgorgarle sul viso e il suo esile corpicino era in preda a dei singhiozzi sonori. In quel momento avrei voluto solo correre li, abbracciarla e consolarla, come avevo già fatto altre volte, ma non potevo.
Adesso c'era anche quel ''''coso'''' di mezzo e se fossi tornato, lo avrei dovuto accettare, ma io non volevo. Per colpa di quel errore, io non avevo più la mia Catlin, l'avevo perduta per sempre. Non ero pronto ad accogliere un bambino nella mia vita, ma l'avevo lasciata sola e per questo mi sentivo una merda. Avevo abbandonato la ragione della mia vita, proprio nel momento in cui aveva più bisogno che io fossi li, al suo fianco; e la coscienza di averla lasciata, in quella situazione, mi lacerava il cuore come se la mia carne fosse stata penetrata da una lancia affilata, e mai, mai me lo perdonai.

Saremo solo tu ed io contro il mondo. La tua mamma è qui che ti protegge. Non devi avere paura perché io sarò forte, sarò forte per te amore mio”.

Pronunciò quelle parole con una convinzione tale, da far tremare il mondo, facendomi congelare il sangue nelle vene. Lei era davvero forte, io invece sono scappato come un coniglio; è ancora una bambina, 17 anni... ok, non si è più così piccoli a quell'età, ma diciamo che si è ancora troppo giovani e inesperti, per affrontare una situazione del genere. Però quella sua determinazione, convinse anche me...

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^^^ANGOLO SCRITTRICE: eccoci di nuovo qui :)
Ok, Ok, il capitolo era un pochino corto, il prossimo provo a farlo più lungo,
ma visto che non avete recensito il capitolo precedente,
questo è quello che sono riuscita a fare.

Spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto,
continuo a una recensione.
RECENSITE, please.
Giulia XX^^^

 

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Capitolo 5
*** You And I ***


You And I


Ora l'unica persona, che ancora non sapeva della mia gravidanza, era mia madre, la donna più importante della mia vita, e doveva saperlo.
Composi il suo numero, sulla tastiera del mio cellulare, premetti la cornetta verde e poco dopo rispose.
“Hey, mamma, tra quanto torni a casa?”
“Ciao tesoro, come mai la domanda? Comunque tra quattro o cinque ore, dovrei essere a casa.”
“È che... volevo presentarti una persona.”
“Oh tesoro mio, così mi fai incuriosire. Non dirmi che... ti sei fidanzata?”
“Diciamo di... insomma, si.” dissi, con un po' di imbarazzo.
In realtà non sapevo, se ero davvero fidanzata con Justin, alla fine lui non mi aveva ancora chiesto di metterci insieme quindi, in realtà no, non ero fidanzata, ma non avevo voglia, di spiegarle tutto ciò che era successo, per via telefonica, così preferii dirle una piccola bugia.
“Waaaaa” si lasciò scappare un gridolino di eccitazione “Che bello! Come si chiama? Quando e dove vi siete conosciuti? Da quanto state insieme?”
“Mamma, tranquilla! Posso solo dirti, che si chiama Justin, per il resto devi aspettare di tornare a casa.”
“Uffi, devi per forza tenermi sulle spine, fino al mio ritorno?”
“Eh si mamma, dai che manca poco. Ora vado, ci sentiamo più tardi.” dissi chiudendo la chiamata.

Posai il cellulare e mi diressi in soggiorno, dove trovai il mio orsacchiotto, stravaccato sul divano. Finalmente eravamo solo io e lui: Erika era andata a vivere col padre in Spagna e invece Biana era tornata a casa dei suoi genitori.
Sentii una canzoncina molto famigliare, provenire dalla tv... non ci potevo credere, il trono di spade!
Il trono di spade o meglio dire 'The Game Of Thrones', è la mia serie tv preferita, la amo letteralmente, tutte quelle lotte, gli amori, mi hanno sempre attratta da morire.
“Oh mio Dio, non mi dire che anche tu segui The Game Of Thrones?” dissi fissandolo, con aria eccitata
“Ehm si... c'è qualche problema?”
“Oh santo cielo, tu non puoi capire... Io lo amo, sono ormai quattro anni che lo seguo!”
“Che figo! Così abbiamo una passione in comune, eh! Che ne dici, se preparo un po' di pop corn e ci vediamo qualche puntata?”
“Ottima idea!”
“Hey amore, mi sono dimenticata di dirti una cosa...”
“Piccola, dimmi tutto.”
“Tra meno di due ore, ritornano a casa mia madre e il mio patrigno, così stavo pensando di preparargli qualcosa, da mangiare per cena...”
“Ahahah, ma stai scherzando, vero? Tu sei una schiappa a cucinare! Mi ricordo ancora quella volta, in cui avevi provato a preparare una torta e stavi per mandare a fuoco casa.”
“Ah Ah Ah, ma che gentile che sei!” dissi, facendogli una smorfia
“Tranquilla amore, ti aiuto io.” disse, facendomi l'occhiolino.

Optammo per un semplice tacchino, con contorno di patate, ma prima di iniziare con i preparativi, decisi di farmi una bella doccia fresca.
Mi diressi verso il bagno ed entrai nella doccia, mi insaponai per bene il corpo e i capelli, risciacquai il tutto ed uscii, dopo di che presi un asciugamano molto largo e mi tamponai delicatamente, il corpo bagnato.
“Cavolo! Mi sono dimenticata i vestiti puliti...”
Notai vicino a me, una camicia di Justin, pulita e profumata, così decisi di infilarmi solo gli slip e la camicia di Justin.
Tanto penso che non gli dia fastidio...
La camicia era un pochino corta, infatti lasciava intravedere una parte del mio fondo schiena, ma non mi importava, così ero comoda e per cucinare era l'ideale.

Tornai in cucina, dove il mio cucciolotto mi stava aspettando. Tirai indietro i capelli e li raccolsi in una crocchia disordinata, per non averli d'intralcio, mentre cucinavo.
“Io vado un attimo al bagno, c'è la fai a non dar fuoco alla cucina?” chiese Justin, con quella voce da spiritoso
“Ah. Ah. Ah. Che spiritoso che sei.” dissi, stampandogli un bacio a fior di labbra.
Visto che il mio Justin era andato di la, io ne approfittai, per mettere un po' di musica, così presi il mio iPod e le casse.
Scorsi la playlist e iniziai a tagliare le patate a ritmo di musica, e non rendendomene conto, cominciai a ballare come una stupida.


Justin's Pow

“Ma da dove viene tutta sta musica?” pensai tra me e me, dirigendomi verso la cucina.
Mi affacciai alla porta e chi vedi?
Vedi quella scema della mia ragazza, che ballava come una stupida, anzi no... non posso dire che stava ballando: stava sculettando, più che altro e devo dire, che ci sapeva proprio fare.
“Quanto cavolo è sexy! Non può farsi vedere così, rischio di saltarle addosso!”
Ora che ci pensavo, era davvero da tanto tempo che non facevamo l'amore assieme: ormai era passato quasi un mese, da quella notte di fuoco.
Mi avvicinai piano, senza fare rumore e l'afferrai per i fianchi, “Ahahah, si è spaventata, che dolce.”.
Per tranquillizzarla, cominciai a dondolarla dolcemente, a destra e a sinistra, a ritmo di musica e le annusai i capelli appena lavati, il profumo più buono che abbia mai sentito, sapevano di cocco e vaniglia. La sua pelle era così morbida e liscia, e senza farlo apposta, lasciai scivolare una mano, su una delle sue sode natiche.


Catlin's Pow

Cavolo, quasi mi prese un colpo! Non mi poteva arrivare così da dietro.
Che dolce”, stava ballando con me.
Ma che fa?
Una sua mano si era posata, sul mio sedere.
Avvicinò le labbra al mio orecchio, cominciando a mordicchiarmi il lobo, e mi sussurrò: “Non puoi farti vedere così da me, lo sai?”
“Togli subito quella mano da li o te la taglio!” lo minacciai scherzosamente, con il coltello con cui stavo tagliando le patate, per la cena.
“Ok, ok, ma posa quel coso e vieni qui a darmi un bacio.” disse, gettando le mani all'aria, in segno di arresa.
Posai il coltello, vicino al lavandino e gli saltai in braccio, circondando il suo bacino, con entrambe le gambe, e gli diedi uno di quei lunghi e dolci baci.
“Ok, amore, adesso è davvero ora di metterci a lavorare. Sai... la cena non si prepara da sola.”



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^^^ANGOLO SCRITTRICE: Hey ragazze belle, come è stato il ritorno a scuola?
Io sono già stata sommersa da una tonnellata di compiti,
ma nonostante ciò, io rimango qui, ad aggiornare la FF, visto che brava che sono eh!
Dovete amarmi
*-* 
Ok, ora vado che è meglio.
Se avete consigli, su come mandar avanti la storia, sono ben accetti, visto che ultimamente non ho idee,
 vi mando un bacione
Giulia XX^^^

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Capitolo 6
*** What Do You Mean? ***


WHAT DO YOU MEAN

 

Catlin's pov

Tornai a casa per le 9:35, ma quelle due pigrone delle mie amiche stavano ancora dormendo, così decisi di preparare la colazione.
Ok, io non sono mai stata brava a cucinare. Sono una schiappa a dire la verità, ma almeno so preparare delle uova strapazzate e un po' di pancetta.
Tirai fuori dal frigo l'occorrente, dopo di che presi dal cassetto un grembiule e mi misi ai fornelli. Pochi minuti più tardi la colazione fu pronta, così decisi di salire a chiamare i due orsi in letargo, ma nemmeno il tempo di fare il primo gradino delle scale, che Briana mi saltò in braccio, riempendomi di baci.
“Hai preparato la colazione, senza dare fuoco a casa!”
“Ah.Ah.Ah. Spiritosa pure di prima mattina?”
Tempo nemmeno tre secondi, che si fiondò sulle uova.
“Ti ricordo che se mangi così, diventerai un maiale.” la rimproverai, scherzosamente
“Parla quella, che tra un paio di mesi, sarà già diventata una balena.” si prese gioco di me
“Si, Briana ti amo anche io, eh! Vado a svegliare l'altro ghiro, prima che ti divori pure il tavolo.”

Salii le scale ed entrai nella stanza ove riposava Erika.
“Dai su svegliati, ho preparato la colazione.” dissi iniziando a strattonarla dolcemente “Guarda che se non ti alzi, Bri finisce tutto.”.
Appena pronunciai quelle parole, si alzò in piedi sull'attenti, come un suricato e si lanciò giù dalle scale, ad una velocità super sonica.
“Togli quelle manacce dalla MIA pancetta!” sentii gridare Briana
“Lasciamene almeno un po'” supplicò Erika
“Non ci pensare nemmeno, è tutta mia!”
“Eddaiii!!”

Dio mio, non potevo sopportare una parola di più, così scesi da basso, per mettere fine a quella discussione infantile.
“Ma dovete sempre litigare, come delle bambine? Ne ho già uno in grembo, basta e avanza!” urlai
“Scusaci... ma tu almeno hai mangiato qualcosa?” mi chiese Bri
“No, ma non ho fame” risposi in tutta sincerità
“Catlin, ascoltami, vuoi farti morire di fame?” mi chiese Erika
“Cat, devi mangiare, ti prego!” mi supplicò Bri
“Fallo per il bambino...” disse incoraggiandomi Erika
“Ragazze, non ce la faccio proprio, vorrei davvero ma... non ce la faccio.”
“Catlin Lee Bieber, giuro se non mangi, ti porto in ospedale, e se non vuoi, ti ci porto di peso!”
Cavolo, se Erika usa il mio nome completo, vuol dire che sta parlando seriamente...” pensai, preoccupata
“Ok, ok. Provo a mangiare...” dissi gettando le mani al cielo, in segno di arresa.

Presi giusto un po' di pancetta, ma non appena infilai la forchetta in bocca, dovetti correre in bagno, per non sporcare la stanza di vomito. Tornai in cucina, dopo essermi sciacquata la bocca, e accesi la mia consolatrice, la mia adorata sigaretta.
Iniziai ad assaporarne il suo dolce aroma, facendo fuoriuscire il fumo, fino a quando, ad un certo punto, Erika si alzò di scatto e mi diede una manata con una forza tale, da farmi cadere per terra la sigaretta.
“Butta subito sta merda!”
“Ma che cazzo fai? Ti si è bruciato il cervello?” le gridai, con tutto l'odio che avevo dentro.
Raccolsi la sigaretta e mentre me la stavo per rimettere in bocca, Erika me la fregò dalle mani.
“Erika, dai cazzo, è l'ultima!” le urlai iniziando a rincorrerla per tutta la casa, fino a quando arrivò in bagno e la buttò nel wc, tirando lo sciacquone.
“Sei una merda, lo sa?”
“Ma ti sei resa conto minimamente, di ciò che stavi facendo?”
“Cosa stavo facendo? Stavo semplicemente provando a fumarmi una fottutissima sigaretta.”
“Testa di cazzo, e al tuo bambino non ci pensi?”
“Cazzo...”

Sinceramente? No, non ci avevo minimamente pensato, ormai fumare quando ero nervosa, con o senza bambino, era un'abitudine. Non mi importava se faceva del male al mio corpo, ma la consapevolezza che poteva fare male al mio bambino, mi distruggeva. Da li, mi ripromisi di smettere con quella merda.

Passarono altri due giorni d'inferno. Io provavo a mangiare, ma vomitavo di continuo. Ormai mi reggevo in piedi a stento, le mie guance iniziavano ad incavasi e mi si intravedevano leggermente le costole.

A un certo punto sentii delle voci, da dietro la porta della mia stanza.
“Io non riesco più a vedere Catlin, ridotta in quelle condizioni!” doveva essere Erika
“Se continua cosi, può dire addio all'unica cosa che, in qualche modo, la lega ancora a Justin.” le rispose Briana
“Ma che cazzo me ne frega di Justin, la nostra migliore amica sta male per quello stronzo. L'unica cosa che mi interessa, sono il suo bene e quello del suo bambino. Ora io la prendo e la porto in ospedale, se mi aiuti, te ne sarei enormemente grata.”
Aprirono la porta e per loro sorpresa, ero sveglia.
“Ah, Cat, sei sveglia?” disse Bri, facendomi un finto sorriso
“No, vuoi non avete capito, io in ospedale non ci vengo!”
“Mi dispiace cara, ma lo facciamo per il tuo bene.” dissero prendendomi le braccia

Provai a liberarmi dalla loro presa, ma con scarsi risultati. Non mangiavo da un paio di giorni e il singolo movimento, mi stanca assai. Ultimamente anche il semplice parlare, mi toglieva le forze. Crollai di nuovo e mi addormentai, ancor prima di arrivare in ospedale.

Bip Bip Bip
 

Cos'è? Sembra uno di quei aggeggi che si trovano in ospedale, quello che fa capire che ti batte ancora il cuore, forse... è un elettrocardiogramma?”

Provai ad aprire gli occhi, faticosamente, visto che erano ancora impastati dal sonno. Il soffitto della stanza in cui mi trovavo era bianco, pure le pareti, non c'era la che minima traccia di colore, che tristezza.
Tu non hai capito. Qui non ci entri.
Erika a volte sa essere molto autoritaria... Erika? Erikaaaaaaa!” pensai
Girai il collo verso la porta d'entrata e intravidi due figure... avevo ancora la vista tutta offuscata, ma riuscii a distinguere perfettamente le due sagome: erano Erika e.... Justin, JUSTIN?!?!
Che cosa ci fa lui qui!?
Oh ma sei sordo o sei nato scemo? Lo capisci quando ti dico di andartene?!” disse irritata, Erika.
Erika...” provai a chiamarla, ma non mi considerò, forse parlai a voce troppo bassa. Riprovai a chiamarla, con tutte le forze che avevo in corpo.
“Erika.” ok, doveva aver funzionato, perché subito si affrettò ad arrivare vicino al mio lettino, seguita da Justin.
“Amore mio, dimmi: ti senti meglio ora?” disse, stringendomi una mano
“Cat, come stai?” si intromise Justin
“Tu mi sa che hai dei seri problemi mentali, è per questo che non capisci quando la gente ti dice di AN- DAR-TE-NE!”
“Erika, è tutto ok. Potresti lasciaci soli, per favore.”
“Ma...” le parole le si spezzarono in gola
“Va tutto bene, tranquilla.” la rassicurai
“E va bene.” disse col viso sconsolato.
Fissò prima me e poi con un lieve accenno di disgusto, posò lo sguardo su Justin ed uscì dalla stanza, senza proferire altra parola.
“Mi odia proprio eh...” disse Justin, con un accenno di sorriso.
Mi lasciai sfuggire una risatina, quasi isterica. Ormai non lo vedevo da un po' di giorni ed ero abbastanza nervosa, in sua presenza. Non erano tanti, lo so, ma guardare negli occhi, la persona che mi ha ucciso, non è la sensazione più bella del mondo.

Perché è tornato? Perché proprio ora? Mi ha detto esplicitamente, che non vuole diventare padre. Facendo così, che cosa vuole ottenere? Perché non è sparito totalmente dalla mia vita? Sarebbe stato più facile per tutti e due!
Ma chi voglio prendere in giro? Mi mancava dannatamente.
Mi mancavano i suoi occhi, il suo profumo, i suoi capelli, il suo sorriso, il suo tocco, insomma mi mancava tutto di lui...
I suoi pozzi ambrati, di cui mi innamorai subito, ora sembravano spenti: non avevano più la luce di un tempo; ora erano rossi, incavati e circondati da due grandi occhiaie.
Non mi dire che...Come immaginavo. Questa enorme testa di cazzo ha ripreso a farsi le canne!
Ed io che mi ci ero davvero impegnata per farlo smettere... era già finito dentro un paio di volte, ma nulla di serio, solitamente ci passava la serata e il giorno dopo lo rilasciavano.
E non potei non notare che nemmeno il suo profumo, era più lo stesso: ora sapeva di sudore mischiato a fumo ed alcol, uno schifo.
“Stai meglio?” mi chiese dolcemente, mentre mi accarezzava le punte dei capelli
“Perché sei tornato?” chiesi io, ignorando totalmente la sua domanda: non mene fregava se si preoccupava per me.
“Mi dispiace veramente, non avrei mai dovuto abbandonarti. Non ci sono scuse, per il mio comportamento da immaturo. Guarda come ti ho ridotta, sei cosi magra! Sono stato davvero un pezzo di merda! Mi perdonerai mai?” appoggiò la testa sul materasso, sul quale riposavo, in modo tale da nascondere il suo volto.
Che dovevo fare?
Io lo amavo ancora, ma non c'erano scuse per il suo comportamento.
Lo avrei dovuto perdonare o mandarlo a farsi fottere?
Amaramente optai per la seconda opsione, ma quando gli sollevai il viso, mi accorsi, per mia grande sorpresa, che stava piangendo.
In quel momento non sapevo come comportarmi, mi sentivo una merda! Come potevo mandare una creatura così bella, a farsi fottere?
“Amore mio, si che ti perdono, ma ti prego, non fare cosi che se no * sick * piango anche io * sick *” una lacrima mi rigò il viso.

All'improvviso, entrò un'infermiera nella stanza, per vedere se mi ero ripresa.
“Buongiorno Catlin, oggi come ti senti?”
“Molto meglio, grazie.” risposi, asciugandomi gli occhi
“Sai, sei stata molto fortunata a non perdere il bambino.” disse
“Cosa vuol dire?” chiesi con un filo di voce.
“Vuol dire che il bambino non aveva abbastanza spazio nella pancia, per respirare.”
Non potevo credere a ciò che avevo appena sentito.
“Oh mio Dio, non mi ero resa conto d-d-di star u-uccidendo il mio bamb...” mi sentii un enorme nodo alla gola e non riuscii a terminare la frase. Come avevo potuto lasciare che accadesse una cosa del genere? L'amore della mia vita stava per morire e io non me ne ero nemmeno resa contro!
“Shh, amore, stai tranquilla.” mi rassicurò Justin, accarezzandomi i capelli
“Ora come sta? Sta bene, vero?”
“Si, si. I livelli sono apposto, però devi promettermi, che riprenderai a mangiare regolarmente.” mi informò l'infermiera
“Lo farò, promesso.” promisi io.
Grazie a Dio, per lo meno adesso sapevo che stava bene. Tirai un sospiro di sollievo ed iniziai ad accarezzarmi la pancia.
Prima di tornare a casa, passai tutto il giorno in ospedale, finendo di fare vari accertamenti, sulla mia salute e quella del bambino.                                    


^^^ANGOLO SCRITTRICE: questo capitolo ho deciso di farlo più lungo, in onore di “What Do You Mean”,
io non ci credo ancora, finalmente è uscitaaaaa!!!
Mi sentite urlare?!?!
Ok ok, ora mi dileguo,
ma prima mi piacerebbe molto sapere che ne pensate, se vi sta piacendo, se è noiosa, ecc...
Davvero, ci tengo mooooltissimo!
Un bacione enome,
Giulia XX^^^

 

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Capitolo 7
*** A New Day, A New Life ***


A NEW DAY, A NEW LIFE


Ore 20:26
Sentii suonare il campanello di casa e di corsa, andai ad aprire la porta:“Mammaaaaaaaaa, ben tornata!” dissi, lanciandomi con le braccia attorno al suo collo, mi era mancata davvero tanto.
Diedi un bacino sulla guancia al mio patrigno (Sergio) ed iniziai con le presentazioni:
“Mamma lui è Justin. Justin, lei è mia madre, Agnese”
“Molto piacere, signora.”
“Per favore non chiamarmi 'signora', mi fai sentire vecchia. Non ti mangio mica, se mi chiami per nome” disse gentilmente.
“Mmm... ma che buon profumino! Avete preparato la cena?” chiese, con gli occhi a cuoricino
“Eh si mamma, sorpresa?”
“Cavolo, non me lo sarei mai aspettato, tu non sei capace di cucinare!”
“Eh basta, anche te ti ci metti!” le risposi, scherzosamente.

Dopo la cena, io e Justin ci offrimmo, per lavare i piatti: non mi sembrava carino farli lavare a loro, che erano appena tornati, da un lungo viaggio.
Io sciacquavo le stoviglie e Justin le asciugava, e senza rendermene conto, mia madre entrò in cucina:“Hey piccioncini, da quanto tempo state assieme?”
“Tra due giorni, facciamo esattamente un mese” le rispose Justin
Aspetta, aspetta, aspetta! Ma quindi stiamo insieme?” pensai, tutta emozionata
“Wow, siete proprio carini insieme!”.

Oramai si era fatto tardi e me lo sentivo, era giunto il momento di dirglielo.
“Amore, glielo devo dire” gli sussurrai, per non farmi sentire da mia madre, che era rimasta in cucina con noi
“Ok”
“Mamma, ascoltami ti devo dire una cosa...”
“Dimmi tutto”
“Ok... allora, non so proprio su che piano mettertela, ma vedi, io sono...” iniziai a tremare.
Come potevo dire una cosa del genere, a mia madre?! L'avrei delusa... ero davvero una figlia irresponsabile. A quell'età, avrei dovuto godermi la vita, avrei dovuto divertirmi, andare a ballare, fare la scema con le mie amiche, ma mi ritrovavo incappata, in questo impiccio.
Justin fece passare il suo braccio, dietro alla mia schiena e posò la mano sul mio fianco, stringendomi forte a se, cercando di rassicurarmi, era come se quella stretta volesse significare: 'Tranquilla, ci sono qua io. Ti proteggerò da qualsiasi cosa'. In qualche modo quella dolce presa, mi diede forza, per continuare quel difficile discorso. Respirai profondamente e...
“Mamma, sono incinta.”
L'amore della mia vita, mi diede un bacio sulla fronte, come “premio” del mio coraggio: non è facile dare un colpo così duro, alla propria madre.
“Tu... cosa?!” sbottò di colpo
“Mamma ascoltami, non era mia intenzione...”
“Ci manca solo che lo fosse! Ti rendi conto, di ciò che hai combinato?! Fammi indovinare... lui è il padre, giusto?” disse, puntando il dito contro Justin
“Si.”
“Ti rendi conto di ciò che hai fatto a mia figlia?! Le hai rovinato la vita!” disse, rivolgendosi a Justin
“Signora, mi dispiace... davvero”disse Justin, abbassando lo sguardo
“Sai dove me le infilo le tue scuse?!”
“Ok, mamma, ora basta. É una situazione difficile per tutti, non occorre complicarla!”
In quell'esatto istante, si voltò di spalle e senza nemmeno guardarmi in faccia, mi disse: “Vai in camera tua e raccogli le tue cose. Domani mattina, ti voglio fuori da casa mia”
“Cosa?” chiesi in un sussurro, ero davvero sbalordita dal suo comportamento.
Come può farmi questo? La situazione è già messa di merda, perché cazzo la deve complicare?! Io sto per diventare madre, lei dovrebbe capirmi più di tutti... è l'unica donna, che ho sempre amato e questo è il suo ringraziamento?!
Corsi in camera mia, con le lacrime che mi rigavano le guance e mi buttai sul letto. Justin mi seguì e chiuse la porta.
“Amore mio, stai tranquilla. Vedrai che troveremo una soluzione”
“Come... come?! Mia madre mi ha appena voltato le spalle, come ha potuto?! Sai cosa? Sono davvero un'egoista! Come ho potuto fare questo a mia madre e a te?! Sono davvero una stronza ed egoista del cazzo... Scusami, scusami, scusami!” lo abbracciai forte e infilai la testa nell'incavo le suo collo.
“Cucciola mia, non è vero! Adesso prova a calmarti.”
“Ok, facciamo così: domani andiamo in clinica e la facciamo finita. Così è meglio per tutti, no?”
“Cat, ma sei impazzita?! Che stai blaterando?”
“Ma come? Eri tu il primo, a non voler diventare padre e adesso... che cosa è cambiato?”
“Ascoltami, è il NOSTRO bambino ed io voglio vederlo giocare, lo voglio vedere imparare a camminare, ma la cosa che voglio ancora di più, è vederlo crescere. Capito?”
“Grazie, grazie, grazie!” non volevo sentirmi dire altro che quelle stupende parole. Non volevo davvero togliere la vita al mio bambino, ma se poteva servire a migliorare la situazione, avrei sofferto, silenziosamente, ma avrei sofferto ugualmente.

Era un nuovo giorno: il giorno in cui dovevo fare le valigie e andarmene dalla casa, in cui ho sempre vissuto... che merda.
Ero avvolta dalle braccia del mio angelo, ogni volta che mi abbracciava, non so come, ma mi dava forza. Ovviamente, quella stronza, perché altro non era, di mia madre, entrò in camera e spalancò le finestre, facendo entrare la luce del sole, illuminando ogni singolo angolo della camera.
“Su, muovetevi, è ora di alzare i tacchi! E non state cosi attaccati, ah no vero... il casino lo avete già fatto” urlò quasi a squarciagola
Presi il mio cellulare dal comodino per controllare l'ora e...“Le 5:49, ma siamo impazziti?!
“Amore mio, mi dispiace” dissi, mettendomi una mano davanti agli occhi, tutta quella luce me li stava facendo bruciare
“Ma di che... stai tranquilla, dai alziamoci.”
Prima di iniziare a preparare le valige, mi meritavo una bella doccia fresca. Con tutto quello stress, che mi era caduto addosso così all'improvviso, me la meritavo un po' di sana tranquillità.

Non volevo lavare i capelli, visto che li avevo puliti il giorno prima, così presi direttamente il bagnoschiuma e piano, piano, lo passai prima sulle braccia, percorsi il seno, fino ad arrivare alla pancia, iniziando a massaggiarla facendo dei movimenti circolari. Non potevo fare a meno di pensare e pensare...
Sarà maschio o femmina? Sarò in grado di badare a lui? Sarò una buona madre?”.
Sono sempre stata una buona a nulla: scarsa a scuola, scarsa negli sport, scarsa a cucinare.
Non ho mai combinato niente di buono nella mia vita, “come potrei essere una buona madre?”. Non riuscii a fare a meno di non piangere, quel pensiero mi stava torturando.
Le gocce d'acqua si confondevano con le lacrime, ma l'agonia rimaneva...
“Cacchio! Mi sono dimenticata la biancheria in camera” perfetto, ora parlo pure da sola.
Mi avvolsi in un asciugamano, lo fermai sopra al seno e mi diressi in camera per vestirmi.
Justin nel frattempo, si era già vestito e pettinato, e vedendomi coperta solamente da un semplice asciugamano, gli comparve sul suo volto quel suo sorrisetto malizioso.
“Dai, smettila! Guarda che se mi fissi ancora, mi consumo.” dissi girandomi verso l'armadio, per prendere i vestiti, ma senza darmi troppa attenzione, mi afferrò da dietro e mi mese le mani sul bacino.
“Lo sai, che non puoi farti vedere da me in questo modo, sei così bella...” disse, cominciando a lasciarmi umidi baci, lungo il collo e piano, piano cominciò a scostarmi l'asciugamano, prendendo a massaggiarmi il seno.
“Tesoro, no...” dissi, ma Justin fece finta di non avermi sentito e per di più, il mio corpo mi tradiva. Iniziai ad inarcare la schiena ed ad ansimare, non potevo lasciarmi andare proprio adesso. Ok, un po' di sano sesso, non mi avrebbe fatto mica male in quella situazione, ma diciamo che non era un buon momento, per concedermi certi piaceri.
Mi girai di scatto, per poterlo guardare negli occhi e gli presi il viso tra le mani.
“Amore, ho detto di no.” mi guardò, con la faccia da cucciolo bastonato.
“Ma daiiiiiiii, non può fare così!”
“Quando tutto ciò si sarà sistemato, ci concederemo i nostri momen...” nemmeno il tempo di finire la frase, che mi stampò un dolce bacio sulle labbra. Quelle labbra che per molto tempo, ho sempre desiderato e ora sono di nuovo tutte mie. Solo MIE. Sembrano fatte apposta, combaciavano perfettamente con le mie.
Picchiettò sul mio labbro inferiore con la lingua, chiedendomi l'accesso, che gli concessi subito, facendogli immediatamente incontrare la mia lingua.
“Bacio poco casto, eh!” Sogghignò
“Ma quanto stupido sei?”
“Troppo, scemotta mia.”
“Oh, ma oggi siamo in vena di smancerie?”
“Sei tu che mi mandi fuori di testa.”
“Oh, ma che onore. Dai, ora fammi vestire, che tra poco dobbiamo andare” mi baciò di nuovo e finalmente mi lasciò andare.
Mi infilai l'intimo, poi dall'armadio tirai fuori un pantaloncino bianco e una maglia mono spalla verde acqua, con dei decori bianchi. Indossai il tutto e completai il look con dei sandali marroncini. Presi la valigia più grande che avevo in casa ed iniziai a svuotare l'armadio all'interno di essa. Fortunatamente, ci stette tutto.
Presi il mio bagaglio e ci dirigemmo all'uscita, senza salutare nessuno o spiccicare parola, aprii la porta ed uscimmo.
“Dove andiamo?”
“Aspetta e vedrai” disse, azionando il motore dell'auto.

Nemmeno dieci minuti dalla partenza, le lacrime cominciarono a rigarmi il viso e i singhiozzi iniziarono a farsi sempre più forti. Come aveva potuto sbattermi fuori di casa? Come?!
Avevo passato l'intera vita, dentro a quella casa e adesso, era tutto solo un lontano ricordo.
Justin senza preavviso, accostò.
“Amore, ascoltami, tutto si sistemerà per il meglio. Dai, su, vieni qui” mi disse, allargando le braccia, lasciandomi spazio, per appoggiami sul suo petto.
“Scusami.” dissi, tra le lacrime
“Cucciola, non ti devi sempre scusare. È normale, che ti senti così: stai passando un brutto momento. Quello che si deve scusare, sono io... non sono sempre stato al tuo fianco e ti ho lasciata proprio nel momento, in cui avevi più bisogno di me, questo io non me lo perdonerò mai.”
“Non importa, ora sei qui con me, è questo che conta.”
Riprendemmo il viaggio
“Vedrai che adesso le cose, andranno meglio.”



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^^^ANGOLO SCRITTRICE: Eccoci qui...
Prima di tutto voglio ringraziare tutte le mie lettrici e tutte coloro che recensiscono,
GRAZIE MILLE!
Lo so che state aspettando i momenti più hot (ihihih) e vi prometto che nel prossimo capitolo ce ne sarà uno.
Se siete ansiose di sapere come andrà avanti la storia recensite e io aggiornerò al più presto
:)^^^

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Capitolo 8
*** I Want Your Love ***


Alt!
Se vi urtano le scene un po' piccanti, questo capitolo non fa molto al caso vostro. Quando inizierà la parte hot, metterò dei tratteggi (----), così se non avete voglia di leggere quelle parti, potete saltare e riprendere tranquillamente la FF, passando al prossimo capitolo.
Io vi ho avvisate!

 

I WANT YOUR LOVE


Non ero mai stata a casa di Justin prima d'ora e quella fu l'occasione per entrarci per la prima volta. Non abitavamo molto lontani: circa quindici minuti di macchina.
Scaricai la valigia, ma Justin mi fermò: “Lascia, faccio io, è meglio se tu non faccia sforzi. Sai, il bambino...”.

Con una mano trascinava la valigia e con l'altra, stringeva forte la mia, come se avesse paura che gli potessi scivolare via.
Superammo il lungo vialetto fino ad arrivare alla porta d'ingresso, Justin suonò il campanello, visto che si era dimenticato le chiavi e pochi secondi dopo si presentò d'avanti a noi una figura femminile.
“Ben tornato piccolo mio. Ma chi è questa bella signorina?” chiese la donna, con fare gentile
“Ciao mamma. Lei è Catlin, la mia ragazza.”
"La ragazza che ho messo incinta" è così le avrebbe dovuto risponderle...
“Oh, ma che piacere, io sono Pattie. Dai su entrate.”
Sua madre era davvero gentile, ci fece strada lungo il salotto fino ad arrivare in cucina, dove ci chiese se volevamo qualcosa da bere:“Posso offrirvi qualcosa?”
“Io sono apposto, grazie” risposi, mostrando il mio miglior sorriso, nonostante continuassi a pensare a ciò che era appena successo
“Anche io. Mamma, volevo chiederti un piacere: è un problema se Cat rimane qui, per qualche giorno?”
“Tranquillo piccolo mio, non c'è nessun problema.”

Mi prese una mano e mi trascinò di sopra, dove posai la valigia.
Ero davvero a pezzi: la gravidanza e poi ci si era messa pure mia madre...

Qualche ora dopo, Pattie ci chiamò per il pranzo, divorai tutto ciò che avevo nel piatto senza troppi problemi. Ero davvero felice di essere tornata a mangiare regolarmente, non tanto per me, ma per il bambino. Prima che io e Justin salissimo in camera sua, Pattie ci avvisò che sarebbe uscita a momenti, perché doveva partire per lavoro, e che sarebbe rincasata dopo una settimana.
Justin ed io annuimmo con la testa, in segno di aver capito, per poi incamminarci di sopra.

Ero davvero stremata, da tutto ciò che mi era successo, così mi distesi sul letto di Justin e mi misi a riflettere.
“A cosa pensi?” mi chiese, con un tono leggermente preoccupato
“Dobbiamo trovare un lavoro e metterci dei soldi da parte” dissi, senza girarci troppo intorno
“Perché hai questi pensieri?” chiese perplesso
“Perché non possiamo vivere qui per sempre, e prima che nasca il piccolo, vorrei tanto trovare una casa tutta per noi. Va bene anche un appartamentino, giusto per noi tre.”
“Capisco. Io potrei tornare a Londra da mio padre, visto che mi dava delle belle mance...”
“Ma te ne andresti via da me, via dal tuo bambino.”
“Lo so, ma la vita come hai visto, non è tutto rosa e fiori. Ora finalmente, sono pronto anche io a prendermi le mie responsabilità. Lavorerò giorno e notte, e porterò a casa un po' di soldi, giusto per comprare un piccolo appartamento.”
“E io non faccio niente?”
“Tu già porti il peso di un bambino...”
“Ma non è niente in confronto a ciò che farai tu!” protestai
“Invece si, anzi, è molto di più!” con quella frase mi ammutolì e sul viso mi comparve un finto broncio
“Dai amore, non fare così, altrimenti...”
“Altrimenti...?” chiesi, con aria di sfida.
Senza dire un'altra parola, si fiondò sul letto e iniziò a farmi il solletico, da tutte le parti.
“Dai ahahah smettila ahahah, per favore!” dissi io a fatica, a causa del troppo ridere
“La smetto, se mi dai un bacio.”
Mi avvicinai al suo viso e gli diedi un piccolo e veloce bacio a stampo.
“E questo lo chiami bacio?” disse Just, con un tono quasi di rimprovero
“Certo, tu come lo chiami scusa?”
“Vieni qui” disse tirandomi dolcemente per un braccio, fiondandosi sulle mie labbra.
Cominciò a mordermele e a succhiarmele con passione: gli mancavo, gli mancava il mio corpo, e penso che anche uno stupido lo avrebbe capito. Staccò le sua bocca dalla mia, giusto per un istante, giusto il tempo per dirmi:“Questo è un bacio”.
Si fiondò nuovamente sulle mie labbra, infilando la sua lingua, nella cavità della mia bocca, facendo si che le nostre lingue, si sfiorassero e iniziassero una lenta danza sensuale.
“J-Justin” ansimai, ma subito mi poggiò il dito indice sulla bocca.
“Tranquilla” sussurrò, iniziando a baciarmi il collo.
----------
Mi lasciò una scia di dolci baci lungo la gola, per poi passare la lingua sul collo, mordendo e succhiando con foga la pelle, mentre io gli toglievo la maglietta e piano, piano anche i pantaloni. Continuava con quell'agonia, facendomi ansimare più forte e le mie unghie si infilarono sempre più in profondità nella pelle nuda della sua schiena. Mi sollevò la maglietta e la gettò in terra, dopo di che prese a massaggiarmi il seno da sopra il tessuto leggero del reggiseno, così capii che era di troppo e me lo levai in un lampo. Dal mio collo scese baciandomi la spalla fino ad arrivare al mio seno: lo baciò e lo accarezzò delicatamente, continuando la sua tortura, succhiando con ardore i miei capezzoli. Stavo letteralmente impazzendo, non so cosa mi stava succedendo, ma mi mancava davvero sentire il suo tocco sulla mia pelle, le sue labbra sul mio corpo, il suo respiro sul mio collo...
Con le mani scese ancora e ancora, percorrendo ogni centimetro della mia pelle, fino a sfiorare la mia intimità.
Mi accarezzò l'interno coscia, facendomi inarcare la schiena, eccitandomi sempre di più. Mi sfiorò il clitoride, da sopra gli slip, e iniziò a giocherellarci facendo dei movimenti circolari, prima piano, piano e poi velocemente, fino a farmi quasi urlare dal piacere, però nemmeno il tempo di farmi morire di piacere, che si fermò.
“Vuoi giocare, eh!” pensai, quasi delusa per non essere esplosa dal piacere.
Cominciò a giocare con l'elastico dei miei slip, fino a togliermeli del tutto...
Mi aggrappai con le unghie al lenzuolo e chiusi gli occhi, per assaporare di più quella stupenda sensazione, emettevo qualche gemito fino a quando all'improvviso si fermò, mi guardò con aria di sfida e cominciò a leccarmi il basso ventre, scendendo sempre di più.
Diciamocelo con tutta franchezza, quella era la seconda volta che facevo sesso e non mi andava che iniziasse già a scendere in quel posto lì, così capovolsi nuovamente la situazione, sedendomi a cavalcioni su di lui, posizionando la mia intimità esattamente sotto la sua erezione, che sentii emergere da sotto i boxer.
Cominciai a muovere il bacino avanti e indietro supra il suo membro, seguendo con le dita le linee dei suoi pettorali scolpiti: aveva un fisico da paura.
Continuai a muovere il bacino, avanti e indietro, torturandolo anche io, ma ad un certo punto mi fermai, proprio quando era quasi al culmine del piacere: lui mi aveva sfidata? Bene, questo era ciò che meritava.
“Hey! Non continui ciò che hai iniziato?” disse lui, con quel suo sorriso malizioso
“Così impari.” gli risposi, in tono di sfida
“Ah si!”
Mi prese per i fianchi e mi rimise sotto di lui:“Adesso ti insegno io le buone maniere, bambolina!”
BAMBOLINA?! Da quando in qua mi aveva iniziato a chiamare bambolina?
Entrò in me in un lampo, senza nemmeno chiedermi il permesso.
Io di getto tirai un urlo e Justin si preoccupò:“Hey, Cat tutto apposto?”
“Si, è che... vedi questa è la mia seconda volta...”
“Cosa?! Vuoi dirmi che quella sera è stata la tua prima volta?”
“Ehm si Justin...”
“Non ci credo, come mai hai aspetto così tanto, e perché non me lo avevi detto?”
“Beh, mi vergognavo un pochino e diciamo che aspettavo quello giusto, quello con cui avrei avuto una relazione seria per almeno sei mesi e poi boh, lo avremmo fatto... Ma diciamo che mi ero rotta di aspettare il principe azzurro, così quando ti ho visto in quella discoteca, ho pensato 'perché no? È anche carino...' Così eccomi qui.”
“Ah amore, mi dispiace. Se ricordo la nostra prima volta, mi rendo conto che, non sono nemmeno stato tanto delicato.”
“Tranquillo amore, tanto ormai è acqua passata, non ho nemmeno sentito così tanto dolore.”
“Ok, cercherò di fare piano questa volta.”
Iniziarono le spinte, prima lente e poi sempre più veloci.
Fu delicato, gentile e premuroso, e riuscì a portarmi in paradiso, ma la cosa più bella è che non dovemmo nemmeno più preoccuparci delle protezioni, ormai il casino lo avevamo combinato.

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^^^ANGOLO SCRITTRICE: * corro a nascondermi *
Dio mio che imbarazzo!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e come sempre aggiorno appena ricevo delle recensioni.
Un bacione e al prossimo capitolo,
Giulia XX^^^

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Capitolo 9
*** Luna Park ***



LUNA PARK


Justin's Pov

Mi svegliai e Catlin era ancora distesa di fianco a me, così decisi di scivolare fuori dal letto, senza farmi sentire ed andare a farmi una bella doccia fresca. Ero nudo, quindi entrai direttamente in doccia: con lo shampoo al cocco, mi insaponai velocemente i capelli, temevo che Cat si sarebbe svegliata da un momento all'altro, e con il bagnoschiuma tutto il resto. Dopo aver finito, indossai i boxer e un paio di pantaloni, a cavallo basso.
Quando tornai in camera, per prendere una maglietta pulita, mi accorsi che la mia piccolina stava ancora dormendo, così decisi di svegliarla:“Hey, dormigliona, svegliati” dissi, iniziando ad accarezzarle il viso
“Lasciami dormire, scemo!” disse, coprendosi il volto con le coperte
“Dai, amore alzati, sono già le 10:30.”
“Mmmhhh, daiii lasciami stare!”
“Se ti alzi, sta sera ti porto in un posto, se no, non si fa niente.”
“Uffiiii!” disse, sbuffando.
Catlin si alzò a malavoglia, ma sempre con quel suo sorrisetto stampato in viso, era qualcosa di spettacolare.
“Dai su sfaticata, vatti a fare una doccia” dissi, infilandomi la maglietta.

Sera

Catlin's Pov
Mi raccolsi i capelli in una coda alta e mi infilai una maglia bianca a maniche lunghe e i jeans. Si, è davvero insolito vestirsi pesanti d'estate, però il cielo mi sembrava un po' instabile, ma forse era solo una mia impressione, visto che molto spesso associo il colore del cielo al mio stato d'animo.
Salimmo in macchina:"Se ti chiedo dove mi stai portando, non mi rispondi, vero?" chiesi
"Ci hai azzeccato. Ora chiudi gli occhi."
Feci come mi aveva appena detto di fare e appena sentii un 'apri gli occhi', mi incantai a vedere lo scenario davanti a me.
Le urla dei bambini felici e gli schiamazzi dei ragazzi, si mescolavano alle chiacchiere degli adulti, creando una confusione immensa, ma a noi non importava.
Justin mi aveva portata in un Luna Park, scelta azzeccata visto che li ho sempre amati.
Da bambina, quando era estate, mia madre mi ci portava spesso, ma poi sono cresciuta e diciamo che non ho più avuto tempo di andarci.

Mano nella mano, ci incamminammo verso la bancarella dei dolci, dove prendemmo un enorme zucchero filato e un pacchetto gigante di caramelle alla liquirizia.
Ci dirigemmo verso la giostra dei “Seggiolini Volanti”, più conosciuta con il termine volgare “Calcinculo”. Aspettammo un paio di minuti, tempo che finissi lo zucchero filato e poi ci posizionammo su due seggiolini, io davanti e lui dietro.
Iniziò a girarmi la testa ma era una sensazione piacevole: il vento tra i capelli era la cosa più bella di questo mondo, forse anche la migliore.
Dopo qualche minuto scendemmo e tutti e due cominciammo a ridere come matti, probabilmente era mancato ad entrambi essere bambini per qualche secondo.

Passammo davanti ad altre numerose giostre, mentre continuavo a strappare pezzi del mio nuovo zucchero filato, fino a che, ad un certo punto mi fermai:“Hey, guarda laggiù!” dissi indicando un'attrazione poco più avanti.
Lo presi per un braccio ed iniziai a trascinarlo verso il 'Tunnel degli Orrori', ma lui si fermò all'improvviso, puntando i pieni per terra:“Sul serio vuoi entrare li dentro? Tu sei una caga sotto!” disse scherzosamente.
Che stronzo! Stava facendo riferimento a quel pomeriggio in cui vedemmo per la prima volta un film horror assieme, non è colpa mia se ho una paura tremenda per zombie!
“Dai ti prego, poi ci sei tu che mi proteggi, o hai paura?” gli chiesi, in tono di sfida
“Scema, io non ho paura!” disse, prendendomi la mano e trascinandomi in quell'inferno.
Andammo alla cassa e pagammo l'omino che ci indicò, un trenino sul quale ci saremmo dovuti sedere; pochi minuti dopo, esso si mosse e ci condusse all'interno degli inferi.
Io cercavo di mantenere la calma, ma ero davvero nervosa “Ok, Catlin ora calmati, è solo una giostra per bambini, non devi aver paura!” pensai, quando, in quel esatto momento, si sentii un grido sonoro, uno di quelli registrati per far cagare in mano le persone.
Nemmeno a farlo apposta, lanciai un gridolino di terrore e mi avvinghiai al braccio di Justin: “Ammettilo che ti stai cagando addosso, se vuoi siamo ancora in tempo ad uscire.”
“Ma ammazzati Justin, mi ha preso alla sprovvista quell'urlo!”
Davanti a noi e di lato spuntarono delle creature mostruose, accompagnate da urla raccapriccianti, tutto sembrava così reale, ma gli schiamazzi emozionati della gente accanto a noi, mi facevano capire che non eravamo soli, però avevo comunque molta tensione addosso.
Passammo ancora qualche minuto all'interno di quell'incubo e finalmente il giro finì.
Appena il trenino si fermò, mi lanciai verso l'uscita e corsi fuori.

Avevo il fiatone e dovevo essere sicuramente pallida in viso, ma che cavolo avevo in mente di fare?! Probabilmente volevo dimostrargli che ero abbastanza coraggiosa, per affrontare una stupidata del genere e invece, non ci ero nemmeno riuscita!
“Hey amore, che ti prende?” disse Justin, prendendomi per un braccio
“Lasciami stare!” non so cosa avevo in quel momento, forse ero ancora scossa da quella stramaledetta giostra.

Justin's Pov

Ma che diamine le prende?! Sorrideva come una bambina fino a cinque minuti fa e adesso...?"
Boh, io non riuscirò mai a capirvi voi donne, un secondo prima ridete come delle matte e il secondo dopo piangete come delle poppanti...
Diciamo che quella sua reazione non me la sarei mai aspettata, d'altronde era stata lei a volere entrare, non io.
“Portami a casa” sussurrò.
Quelle tre parole mi lacerarono il cuore, come poteva dirmi di riportarla a casa?!
Avevo programmato quella serata, per farla divertire e per farle dimenticare tutti i problemi che aveva in testa in quel periodo, ma per un suo capriccio sarebbe dovuto saltare tutto.
Ero davvero incazzato, così con molta noncuranza le presi il gomito e la strascinai verso la macchina. Io ero immerso nei miei pensieri, ma Catlin mi riportò alla realtà, cominciando a strattonandomi e a supplicandomi di lasciarla andare. Iniziò quasi a gridare, pertanto mi fermai e mi girai di scatto, urlandole in faccia:“Sta zitta!”
Catlin si ammutolì all'istante, ma giusto il tempo di rigirarmi e fare qualche passo, che mi urlò:“Ti ho detto di lasciarmi andare, brutto stronzo!”
Non mi ero reso conto fino a quel momento, di aver attirato troppa attenzione su di noi: i genitori, i ragazzi e i bambini ci fissavano, insomma avevamo gli occhi di tutti puntati addosso.
“Oh, ma sei sordo? Muoviti, lasciala andare!” mi disse un ragazzetto, forse poco più piccolo di me
“Levati” gli risposi io, con occhi pieni di rabbia. Lui continuò a tenermi testa, fissandomi negli occhi. Non aveva paura di me, nemmeno un po'. Il ragazzo si avvicinò a Catlin e la prese tra le braccia: stava piangendo ed io no me ne ero nemmeno reso conto. Quella scena mi stava straziando: la MIA Catlin, tra le braccia di un altro uomo, cosa?!

I due iniziarono ad incamminarsi verso il parcheggio, “che diamine vuole fare quello?!”
Senza pensarci troppo, mi avvicinai a quello stronzo e di impulso gli sferrai un pugno dritto sul naso, riprendendo il braccio di Cat.
Per di più era cominciato a piovere “che bella serata di merda!
Trattenni dentro l'impulso di gridare per liberarmi da tutto quel nervoso che avevo dentro, ma decisi che me ne sarei stato zitto, non volevo sembrare un pazzo.
I miei vestiti iniziavano ad inzupparsi d'acqua, così afferrai la mano di Catlin ed presi a correre verso la macchina. Sinceramente mi sarei fermato a sfracassare di botte quello stronzo, ma in quel momento non ne avevo la ben che minima voglia, volevo solamente distendermi sul letto e dormire.
In quel momento mi sentii un gran pezzo di merda, era davvero strana come sensazione: nessuna ragazza mi aveva mai fatto sentire così.
come potevo averla trattata così?
Boh, questa ragazza mi aveva davvero mandato fuori di testa... Salimmo in macchina e per tutto il tragitto Catlin non spiccicò nemmeno una parola.


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^^^ANGOLO SCRITTRICE: Hola ragazze, come va?
Scusatemi se non ho pubblicato per un po', solo che questa scuola mi tiene sempre occupata e appena ho del tempo libero lo sfrutto per stare con i miei amici. Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto (lo so che è cortino, ma nei prossimi ci sarà una BIG sorpresa), aggiorno non appena mi fate sapere cosa ne pensate e noi ci sentiamo prossimamente. Ciauuuuu^^^

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Capitolo 10
*** The Name ***


THE NAME



Catlin's Pov

I tergicristalli andavano avanti e indietro, scostando le gocce d'acqua che si schiantavano sul vetro dell'auto e mi viene quasi naturale seguire con lo sguardo la infrenabile corsa delle goccioline, che si frantumano sul mio finestrino. Amo quando piove ed io sono in macchina, la trovo una sensazione magnifica.

Come al solito non riuscivo a giustificarlo per quel suo comportamento da bambino di due anni, probabilmente non eravamo fatti apposta per stare insieme, così come pensavo... è come se fossimo due opposti, come il buio e la luce: due cose talmente diverse da non poter condividere nemmeno lo stesso spazio. Il problema è che si dice che gli opposti si attraggono, ma penso che sia solo un'enorme cazzata.
Sarei stata destinata davvero a crescere un bambino da sola? Cosa avevo fatto di tanto tremendo da meritarmi questa vita così travagliata?
E mi veniva quasi spontaneo farmi quelle domande ogni volta che Justin mi faceva del male, per il semplice fatto che avevo paura. Paura di quello che poteva succedere dopo, perché era davvero difficile immaginarmi un mondo senza Justin.

Appena accostò la macchina, scesi sbattendo forte la portiera e cominciai ad avviarmi per il vialetto che conduceva a casa sua, ma poi mi fermai a metà strada, con la pioggia che mi bagnava tutti i vestiti: non era casa mia, io non avevo le chiavi e tanto meno una camera tutta mia, e li si che iniziavo a rimpiangere di aver litigato con mia madre.
Aspettai che Justin mi passasse avanti, dopo di che, non appena aprì la porta mi infilai in casa, salii le scale di corsa e mi gettai in bagno, senza chiudere la porta.
Mi sedetti su pavimento ghiacciato, con la schiena contro il muro e mi portai le mani al viso, mentre  alcune lacrime mi rigarono le guance. Cercai di tirarmi in piedi per vedere allo specchio come mi ero conciata, visto che mi continuavo a strofinare gli occhi: è inutile dire che ero messa peggio di un panda.
Poco dopo sentii qualcuno salire le scale e sperai con tutta me stessa che Justin non entrasse, ma ogni speranza andò a farsi benedire.
“Cat, senti scusami, non volevo trattarti così.”
“Stai zitto, non voglio più sentirti parlare.”
Si avvicinò a me con aria sconsolata e mi afferrò dolcemente per un braccio.
“Lasciami!”
“Amore, ascoltami tu sei mia!”
“No, tu non hai capito proprio niente, io non sono proprio di nessuno!”
“Amore, ti prego! Guardami” così dicendo, mi prese il viso tra le mani e mi pulì il trucco colato. Mi divincolai il più possibile, ma lui mi strinse ancora di più, ma non cercando di farmi del male: quella presa era dolce e gentile. Volsi lo sguardo da un'altra parte, lontano dai suoi pozzi ambrati, ma avvicinandosi di più al mio viso, mi costrinse a guardarlo dritto negli occhi “ho reagito così impulsivamente perché avevo programmato una serata stupenda, ma le cose non sono andate come previsto. Speravo che questa serata sarebbe passata magnificamente...”
Come potevo non perdonarlo? Quei suoi occhi color caramello fuso, erano così sinceri.
“Ok, ma fai il geloso ancora, come questa volta e io giuro che...” non mi diede nemmeno il tempo di finire la frase, che subito mi stampò un dolce bacio a fior di labbra.
“Scusami.”

Mi prese per una mano e mi portò in camera. Iniziai a levarmi i vestiti bagnati rimanendo in intimo e mi infilai velocemente sotto le coperte, seguita a ruota da Justin che subito dopo spense la luce.
I nostri corpi distavano l'uno dall'altro almeno mezzo metro ed io cercavo di far di tutto pur di non sentire il suo calore, perché nonostante lo avessi perdonato, dentro io ero ancora un po' arrabbiata.
“Vieni qui, non ti mangio mica sai?”
Rimasi in mobile, giusto il tempo di realizzare ciò che aveva appena detto e subito dopo cercai di allontanarmi da lui il più possibile, ma ogni tentativo fu vano, perché mi prese quasi immediatamente per i fianchi, trascinandomi verso di lui.
La mia schiena si scontrò con il suo petto caldo e muscoloso, provocandomi dei brividi lungo tutto il mio esile corpo. Fece passare una mano sotto il mio braccio, fino a posarlo sulla mia pancia:“Sai, stare vicino mi rende felice. Il tuo profumo è così buono” disse sensualmente.
Cominciò a baciarmi il lobo e con la mano a massaggiarmi una coscia, stava cercando di farsi perdonare, ma nel frattempo voleva anche un'altra cosa.
Mi girai di scatto verso di lui e sussurrai un 'no' per fargli capire che non ne avevo voglia.
Un 'ok' uscì dalla sua bocca e fortunatamente non si era offeso, forse perché infondo se la spettava come risposta. Mi girai con la faccia verso la sua e con una mano gli accarezzai i capelli e con l'altra avvicinai il suo viso al mio, per far combaciare le nostre labbra. Lui mi voleva e sinceramente anche io, ma dopo quello che aveva fatto si meritava una bella punizione.
“Solo Dio sa quanto ti amo.”

Mattina seguente

La sveglia del mio cellulare suonò, avvisandomi che erano già le undici passate. Feci un grande sbadiglio e poi mi voltai dal lato del letto dove Justin dorme, ma lui non c'era. Mi alzai dal letto a malavoglia, come sempre d'altronde, frugai nell'armadio di Just e gli fregai una maglietta. La indossai e senza farlo apposta passai davanti all'enorme specchio che precedeva le scale per andare al piano di sotto e nonostante fossi solo alla quinta settimana di gravidanza, il mio piccolo pancino iniziava a farsi vedere. Beh, se uno non avesse saputo che ero incinta, non lo avrebbe notato benchè minimamente. Mi passai la mano più volte sulla pancia, poi scesi le scale ed in soggiorno, trovai Justin sdraiato sul divano:“Buongiorno amore” gli dissi.
“Buongiorno tesoro, ti ho preparato la colazione.”
“Adesso non ho molta fame.”
Mi sedetti sul divano, mettendo le gambe sulle sue e iniziai a giocherellare con il suo ciuffetto ribelle, fino a quando si girò e mi sentii invadere da un senso di vuoto, i suoi occhi mi facevano sempre quell'effetto: mi svuotavano totalmente.
“Hey, tutto ok?” mi chiese, circondandomi con le braccia i fianchi
“Ehm, si scusa, mi ero distratta un attimo.”
Mi scrutò perplesso ancora per qualche secondo, poi piano posò una sua mano sulla mia pancia e mi chiese: “Come sta la piccolina?”
“Bene, ma perché usi il femminile?”
“Perché secondo me sarà femmina.”
“Io invece spero che sia un bel maschietto, proprio come il suo papà.”
“Va bene, allora facciamo così: entrambi scegliamo un nome, io femminile e tu maschile, e chi vince, da il nome che ha scelto. Ok?”
“Perfetto, tu che nome hai in mente?”
“Joffrey.”
“Vorresti seriamente dare a tuo figlio il nome del principe stronzetto di The Game of Thrones?!”
“Daiii, è bello come nome! Allora dimmi, te come lo vorresti chiamare se fosse femmina?”
“Aurora.”
“Bleah!”
“Come 'bleah'? Ah già, giusto... a te i nomi italiani fanno schifo. Se fosse femmina come la chiameresti?”
“Penso... Americus.”
“Dio, Cat hai dei gusti orribili nello scegliere i nomi!”
“Questo lo dici tu” dissi facendogli l'occhiolino.
Ci furono alcuni minuti di silenzio, ma poi mi feci coraggio:“Ti ricordi cosa ti ho detto un paio di giorni fa?”
“Si, amore, ma c'è tempo...”
“Justin, non c'è tempo: tra meno di otto mesi partirò e dobbiamo ancora trovare i soldi, cercare una casa e sistemarla!”
“Lo so, facciamo così, questo pomeriggio chiamo mio padre e gli dico che torno a lavorare, così sei più tranquilla?”
“Si, grazie mille amore, anche se voglio anche io vorrei fare qualcosa.”
“Cat, ne abbiamo già parlato.”

Qualcuno suonò il campanello di casa.
“Cat, vai tu per favore” mi sussurrò, con ancora le braccia sul mio bacino.
“Ok” mi alzai e gli diedi uno di quei baci, con lo 'smack' finale.
Spostando le gambe dal corpo di Justin, girai attorno a divano ed andai ad aprire la porta.
Mi ritrovai davanti un uomo sulla quarantina circa:“Salve, come posso aiutarla?”


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^^^ANGOLO SCRITTRICE: Hey bellezze, come promesso ho postato subito un nuovo capitolo.
Avete capito di chi si trova davanti la nostra Cat? Provate ad indovinare!
Aggiorno non appena mi fate sapere cosa ne pensate e mi raccomando, se avete spunti o idee su come mandare avanti la FF, non esitate a dirmi la vostra.
Ps: perdonatemi anche questa volta, lo so che il capitolo è cortino, ma almeno ho aggiornato subito :)^^^

 

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