Amore per principianti

di Jsnow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Accidenti! E' cambiato tutto! ***
Capitolo 2: *** Io sono il Capo ***
Capitolo 3: *** Accidenti! E' tutta colpa della Vodka Lemon! ***



Capitolo 1
*** Accidenti! E' cambiato tutto! ***


*NOTA AUTRICE*

Prima degli avvenimenti narrati in questa FF: Cem cade nel tombino dopo che Metin lo ha schiaffeggiato (2° Serie). Cem si risveglia e litiga con Lena dicendole che non vuole stare con lei, perché non ha fatto altro che credere sempre alla buona fede di Axel e non a lui. Lena disperata, dice a Doris che passerà le vacanze estive dalla sua amica Khaty in America e parte il giorno seguente. 

La FF parte dal RITORNO di Lena a Berlino.





1.CAPITOLOAccidenti! E’ cambiato tutto!



 

-Mi mancherai- dico stringendo convulsamente Khaty tra le mie braccia.
Sono passati tre mesi da quando sono partita per andare a trovare la mia migliore amica in America, e mi sembra essere solo ieri che cominciavano le nostre vacanze estive all’insegna del divertimento e della nostra quotidiana scorpacciata di gelato al pistacchio.
-Mi invierai tanti video- mormora tra i miei capelli prima di allontanarmi e guardarmi negli occhi. Arriccio le labbra tristemente.

“Non voglio tornare a casa!” penso intensamente cercando però di convincermi che le cose potrebbero essere migliorate dopo la mia partenza.
-E stai tranquilla per quella situazione- continua Khaty sorridendomi e poggiandomi le sue graziose e piccole mani sulle spalle.
-Vedrai che la sua rabbia sarà passata- aggiunge con sicurezza.

“Come vorrei esserne così certa!”.

-Certo! Sicuro!- rispondo invece, abbozzando un sorriso convinto.
-Bene! E mi raccomando, voglio sapere ogni cosa- la mia migliore amica mi da un bacio sulla guancia e indica con il capo l’edificio che si innalza dietro le mie spalle. L’aeroporto.
Annuisco alzando la mano scuotendola un’ultima volta verso di lei. Poi, sentendomi strana e malinconica, mi volto con determinazione avviandomi verso le porte trasparenti che mi avvicinano sempre di più alla mia amata e odiata Berlino.
 

***

 
Mi prendo qualche minuto per fissare la facciata della casa Schneider/Öztürk e riflettere.
“Quando lo vedo lo saluto normalmente. Farò la superiore” mi dico seria drizzando la schiena, sentendomi improvvisamente matura. Sorrido e con passo svelto raggiungo la porta di casa. Non busso, prendo la chiave dalla borsetta Prada regalatami da Khaty, e la inserisco nella serratura. Apro uno spiraglio e ci metto la testa. Faccio capolino nell’ingresso prestando attenzione a dei possibili rumori che mi facciano capire chi è in casa e chi no.
Non sento nulla.
-Mamma?- mormoro piano. Poi alzo la voce: -Mamma!- entro e mi richiudo la porta alle spalle con forza. Faccio qualche passo, ma la casa sembra deserta.
-Metin?- chiamo. Allargo le braccia irritata lasciando la valigia nell’ingresso e camminando verso la cucina.
Vuota.
-Ma che…?-.
Mi sfilo il giacchettino e rimango in canottiera. Il caldo insopportabile in quell’abitazione è sempre stato troppo opprimente per i miei gusti. Tolgo le scarpe con un colpo di caviglia e comincio a salire le scale in punta di piedi facendo attenzione ai gradini rumorosi.
-C’è nessuno?- chiedo nuovamente non appena mi ritrovo nel pianerottolo delle camere da letto. Il bagno è chiuso, ma da sotto noto che esce del vapore, prova evidente che ci dev’essere per forza qualcuno.
Arrivo alla porta della camera di Cem e mi fermo per un attimo a fissare l’intonaco bianco semi scrostato e una valanga di ricordi mi investono come un treno in corsa.
“Quanto mi mancano quelle labbra” penso con aria sognante poggiando una mano sulla porta. Poi un rumore mi fa sobbalzare.
-Yağmur?- dico avvicinandomi alla camera mia e della mia sorellastra turca.
Faccio capolino con cautela dalla mia parte di stanza e vedo che qualcuno si sta provando i miei vestiti.
-Chi diavolo sei!?- urlo entrando come una matta e avvicinandomi alla sconosciuta. Questa si gira con nonchalance e mi rendo conto che è proprio Yağmur. Senza velo e praticamente nuda per i suoi standard. Indossa il mio top verde senza bretelle con delle paillettes che usai quando andammo a ballare per la prima volta assieme, ed io mi ubriacai e Cem ci venne a salvare.
Cem.

“Oh mio Dio! Cem!”.

Tra poco l’avrei visto.
Tento di calmarmi e ritornare a concentrare l’attenzione su Yağmur.
-Yağmur, che…cosa fai?- chiedo con un colpo di tosse cercando di non sembrare troppo sorpresa, mentre lei già mi ha buttato le braccia al collo.
-Lena!! Ciao! Scusa se mi sono provata questo, ma avevo bisogno di qualcosa di eccentrico e sconcio, ed ero sicura che nel tuo armadio avrei trovato qualcosa- mi risponde con un sorriso. I suoi capelli sono cresciuti di cinque dita e sono lasciati sciolti e ribelli come poche volte li avevo visti.
Deglutisco sentendomi improvvisamente male.

“In che razza di brutto sogno sono capitata?”.

-Dove sono Doris e Metin?- chiedo cercando di calmare quell’ansia che cominciava ad attanagliarmi lo stomaco.
-Come? Non lo sai?- Yağmur parlava senza guardarmi. Continuava a fissare i miei abiti con uno sguardo critico che conoscevo molto bene.
-Cosa non so?-.
“C’è altro che non so?” mi stava prendendo il panico.
-Si sono sposati. Ora sono in luna di miele a Majorka-.
Strabuzzo gli occhi urlando come una matta.
-Lena!- Yağmur mi da uno schiaffo per calmarmi, guardandomi con rimprovero.
-Spo-sposati?- balbetto come l’amico di Cem, Costa.
-Sì. Poco dopo che sei partita- mi informa la mia sorellastra con una calma odiosa.
-COSA?!- ripeto inebetita. In quel momento, nella nostra camera entra una biondina: alta, magra, formosa e con indosso solo un asciugamano. Precisamente, il MIO asciugamano.
-E tu chi sei?- sbotto con un sopracciglio alzato e l’invidia per quella bellezza che traspare persino dai miei capelli spettinati e puzzosi.
-Sono Nelha- risponde la ragazza con un accento davvero insopportabile.
-Lena, lei è la mia nuova migliore amica- sorride Yağmur.
-E dove l’hai trovata? In una discoteca a luci rosse?- esclamo stizzita.
-Scusa?- fa la nuova arrivata storcendo le labbra che sono laccate di un rosso cremisi davvero osceno.
-Hai capito bene!- mi avvicino stringendo gli occhi con un’espressione che spero sia minacciosa, ma la Nelha mi fissa divertita.
-Lena, Nelha mi ha fatto compagnia in questi mesi in cui quei due squilibrati sono partiti per Majorka-.
-E cosa dice Allah riguardo il tuo nuovo…essere?- dico cercando di non essere troppo ironica indicando il mio top e le sue mutande che dovrebbero essere esposte in un museo, tanto sono antiche e poco alla moda.
-Allah vuole che io sia felice- risponde annuendo convinta. Non replico.
“Certo. Allah vuole che tu diventi una squillo” sorrido a Yağmur senza pronunciarmi oltre. Scuoto la testa per cercare di togliere dalla mente la nuova amica di mia sorella e riprendermi mentalmente da tutte quelle novità.
-D’accordo. Tralasciando la partenza degli squilibrati, l’arrivo del diavolo- indico Nelha –e Allah che ti vuole felice, ci sono altre novità che dovrei sapere?- chiedo facendo forza su me stessa per non domandare ciò che fremo dalla voglia di chiedere da quando sono entrata in casa.

“Dov’è Cem? Come sta? Cosa fa? Ma soprattutto: ce l’ha ancora con me?”.

-Mmh, no. Ah sì, quella pazza di tua zia ha un nuovo fidanzato e ogni tanto passa a prepararci qualcosa. Ma credo che la vostra famiglia non abbia ereditato il gene della cucina. Le sue cose fanno schifo come quelle di Doris- dice storcendo il naso.
-Okay, e poi?- sono insistente, ma Yağmur sembra non capire.
-Nient’altro- risponde. Nelha intanto mi fissa da capo a piedi come se stesse guardando un insetto schifoso.
Sto quasi per darle un pugno in faccia, quando dalla porta della camera, appare Cem.
Il mio cuore si ferma.

“OHMIODIO!”.

Si guarda attorno, poi i suoi occhi scuri e profondi si fermano su di me.
-Lena- mormora sconvolto. Il suo sguardo è lo stesso con cui mi fissava sempre prima che partissi.
-Ciao Cem- lo saluto con un sorriso allargando forzatamente le labbra in modo da essere il più convincente possibile.
-Cosa ci fai qui?- chiede brusco.
Mi accorgo solo in quell’istante che è in asciugamano.

“I SUOI PETTORALI. ODDIO! Lena, ti vieto di guardarglieli”.

-Cosa?- balbetto quasi, poi mi riprendo evitando di fissare insistentemente le sue gambe muscolose messe in bella mostra a posta per me.

Voglio morire!”.

-Perché sei tornata?- sbotta.
Yağmur è troppo impegnata a scegliere cosa mettere sotto al mio top con le paillettes per accorgersi che nel tono di suo fratello c’è qualcosa di nascosto.
-Perché le mie vacanze sono finite. Svegliati beduino!! Domani è il 1 settembre!- rispondo acida come sempre.
Cem rimane per un momento a fissarmi corrucciato.

“Ti prego dimmi che mi hai perdonato. Dimmi che mi vuoi parlare in privato”.

Rimango immobile in quel silenzio imbarazzante, finché non mi rendo conto di un particolare troppo importante che avevo tralasciato.

“OHMIODIO. SONO ENTRAMBI IN ASCIUGAMANO. ABBIAMO UN SOLO BAGNO. UNA SOLA DOCCIA”.

-Bè se non fosse troppo disturbo per voi- comincio cercando di non far tremare la voce e di calmare il mio cuore impazzito –io dovrei cambiarmi e anche…farmi una doccia- concludo guardando gli asciugamani di Cem e Nelha.
-Oh, ma noi abbiamo finito. Vero, Cem?-.
La sgualdrina gli poggia una mano sul bicipite pompato e perfetto e gli sorride melliflua.
-Sì- borbotta Cem senza però staccarmi gli occhi di dosso.
-Bene- digrigno i denti passandogli accanto e dandogli una spallata così forte che sento dolore.

“AHIA! Maledetto beduino, idiota e traditore!”.

Esco dalla stanza, corro in bagno, chiudo la porta sbattendola e mi getto a terra con il viso tra le mani.

“Perché? Perché è cambiato tutto?”.



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Capitolo 2
*** Io sono il Capo ***


2.CAPITOLOIo sono il Capo






 

-NON E’ POSSIBILE!- do un pugno alla parete della mia stanza.
-Cem tutto bene?- Nelha mi guarda storcendo le labbra e guardandomi in un modo che non sopporto. Mi sta giudicando. Vuole sondare la mia mente. Lo so, la vedo. Lo sento.
-Niente- sbotto infastidito, mentre mi sfilo l’asciugamano di dosso e cerco le mutande. Le trovo appallottolate sulla playstation. Da quando quella tedesca pazza è andata via, non distinguo più le cose da mettere da quelle sporche.
-Allora stasera è al Cevran alle undici- mi dice la ragazza che mi sono fatto per tutta l’estate, mentre entra nella sua minigonna dorata lanciandomi uno sguardo attento. Sta ancora cercando di capire cos’ho che non va.
-Mmh- emetto un grugnito sperando che esca in fretta dalla mia stanza.
-Non fate tardi- continua poi mentre si infila una magliettina sottile azzurra che le mette in risalto i capezzoli turgidi.
Quando l’ho incontrata, Nelha è stata l’unica con cui io sia riuscito a sfogare tutto il dolore represso per quello che Lena mi aveva fatto. Ed era stata anche la prima con cui avevo fatto sesso. Da allora avevamo continuato a farlo regolarmente e la cosa mi piaceva. Ma in quel momento il suo corpo non mi diceva niente e volevo solo che se ne andasse.
-Okay- mormoro prima che lei mi sfiora le labbra con le sue ed esce dalla mia stanza.
Sono solo e finalmente posso riflettere. Mi siedo sul letto ancora mezzo nudo e rivedo Lena in camera sua, con un’espressione indecifrabile e quella sua parlantina che non ho mai sopportato.
“E’ tornata” mi dico passandomi le mani fra i capelli ancora umidi.

“E’ già tornata”.

Chiudo gli occhi e rivivo il primo bacio, quello per cui è nato tutto questo casino.
-Cazzo- implodo alzandomi dal letto come una furia.
-Se vuole di nuovo rovinarmi, avrà quello che si merita!- urlo alla stanza vuota.
In quel momento dalla porta fa capolino Yağmur.
-Tutto bene? Nelha mi ha detto che alle undici dobbiamo essere in quel locale, come si chiama?-. Non le rispondo, ma mi infilo i jeans. Anche se mia sorella è diventata più elastica riguardo il corpo dell’altro sesso, mi fa sempre uno strano effetto che mi veda in mutande.
-Invito anche Lena- aggiunge poi, e a quest’affermazione non posso non rispondere.
-No!- sbotto.
-No? Ma lei sarà contenta di poter partecipare ad una festa. Lei adora le feste- lo dice con il suo vecchio tono. Quello infastidito a tratti sconcertato. Sorrido sotto i baffi pensando che le vecchie abitudine sono difficili da perdere. Poi in quell’istante so per certo che tutti e due stiamo ricordando la primissima volta che abbiamo visto Lena “divertirsi” ad una festa. Non è finita bene. Ed io ci avevo anche rimesso metà chiappa.
-Non avrà voglia. E’ appena ritornata- mugugno cercando di trovare una scusa plausibile. Non la volevo davanti agli occhi per tutta la serata.
-Di cosa parlate?- un’altra testa sbuca dalla porta socchiusa. E’ lei.
Il cuore comincia a pulsarmi nelle tempie e in una zona molto in basso.
-Di una festa!-
-Non sono affari tuoi-.
Io e Yağmur rispondiamo contemporaneamente.
-Una festa?- Lena entra completamente nella stanza e per poco non mi affogo con la mia stessa saliva. E’ avvolta nel mio vecchio accappatoio blu e bianco. Lei mi lancia uno sguardo rendendosi conto che la sto guardando. Si morde il labbro inferiore come fa spesso quando è nervosa, e sento un tremito percorrermi le braccia.
-Nelha ci ha invitato ad una festa organizzata da un suo amico. Puoi venire anche tu se ti va-.
Finalmente Lena distoglie gli occhi da me, e guarda mia sorella.
-Ma certo. Che bell’idea-. Cerco di fissarla in cagnesco ricordandomi che mi ha solo preso in giro.
-Non è una festa per te. Sono tutti ad alto livello- dico sfiorandomi il naso con un dito e guardando in aria con fare presuntuoso e indifferente.
Con la coda dell’occhio sbircio l’espressione di Lena. Ha il viso affranto ma cerca di tutti i modi di non darlo a vedere.

“Merda”.

Stringo i pugni per non fare la femminuccia e dirle quanto dannatamente mi è mancata.
“Io sono il Capo” mi ripeto chiudendomi nel mio broncio.
-Ci verrò- afferma guardandomi con determinazione.
-Quello è il mio accappatoio. Toglitelo- controbatto senza battere ciglio. Nello sguardo di Lena compare un bagliore di malizia.
-Vuoi che me lo tolga?- dice abbassandolo giù dalla spalla lasciando scoperto un lembo di pelle di troppo.
-Per l’amor di Allah, Lena!- Yağmur alza le mani al cielo ed esce dalla stanza esasperata. Avrei voluto fermarla e dirle di restare lì. Di non lasciarmi da solo con Lena.
-Allora?- mi provoca lei avvicinandosi pericolosamente. Siamo a qualche centimetro di distanza, ma io mantengo il sangue freddo.
-Puoi anche togliertelo. Tanto vedere le tue tette da quindicenne non mi fa niente. Ho visto ben altro livello in questi mesi- alzo le sopracciglia allusivo, stuzzicandola con un pizzico di cattiveria. Non me ne pento. Mi ha fatto troppo male. Sono stato uno straccio per lei, e ho giurato a me stesso, e a Costa, che non sarei mai più stato così per una ragazza.
-Sei un animale, Cem!- mi urla in faccia, rossa come un peperone. Poi si strappa letteralmente il mio accappatoio di dosso e me lo getta in faccia.
-E chiudi la porta- le grido dietro, mentre esce dalla mia camera come una furia e ho solo una visione sfuggente del suo sedere nudo. Sbatte la porta così forte che pezzi d’intonaco bianco cadono sul pavimento già incrostato dalla sporcizia di giorni.
Respiro forte cercando di calmare l’eccitazione che sento dentro. Cerco di convincere le mie gambe a restare ferme dove sono e a non correrle dietro per baciarla e farla mia in un modo o nell’altro.
Chiudo gli occhi e mi calmo.
Quella sera le avrei fatto vedere che non mi faceva più nessun effetto.
In fondo, io ero il Capo.

 

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Capitolo 3
*** Accidenti! E' tutta colpa della Vodka Lemon! ***


3.CAPITOLOAccidenti! E’ tutta colpa della Vodka Lemon!

 
 



 
Dopo aver pianto per circa dieci minuti, sono finalmente pronta ad immergermi nella vasca piena di acqua bollente e bollicine che ho preparato a posta per rilassarmi e non pensare a Cem.
 
“Cosa impossibile, ovviamente!”.
 
La porta si spalanca all’improvviso e getto un urlo. Poi mi rendo conto che è solo Yağmur. Si volta alla sua destra e comincia a parlarmi. Nonostante il suo evidente cambiamento, Allah le ha lasciato ancora qualche strascico e non riesce ancora ad affrontare la nudità completa.
-Cosa c’è?- sbotto mentre lei mi nomina quella sciacquetta di Nelha, o come si chiama.
 
“Il suo nome ha anche una pronuncia simile al mio!”.
 
Digrigno i denti pensando a mille modi per ammazzarla.
 
“L’acido su quel bel faccino da donna fatale forse…”.
 
-Allora?-.
Yağmur mi guarda in attesa. Scuoto la testa facendole capire che deve ripetere la domanda.
-Posso prendere anche la gonna bianca? Cem dice che non dovrei indossarla perché è oscena, ma a me sembra carina-.
Ha pronunciato la parola magica.
 
“Cem”.
 
-Certo!- dico con un sorrisone.
-Lo sapevo che potevo prenderla- fa la mia sorellastra battendo le mani e guardando nel vuoto. La fisso stranita, poi scuoto la testa prima che lei esca velocemente dal bagno così com’è entrata.
Mi punto la sveglia del cellulare per essere sicura di non rimanere fino al mattino in vasca, cosa che è successa più di una volta in passato per colpa di Doris, e mi immergo finalmente nell’acqua calda.
Lascio che le bollicine mi avvolgono e sprofondo in un sonno senza sogni.
Quando il cellulare mi rintrona nelle orecchie, capisco che è ora di uscire dal mio bel stato d’incoscienza.
Sento potenti pugni alla porta e mi isso prendendo l’unico accappatoio in giro.
Quello di Cem.
Deglutisco portandomelo vicino al naso. Annusandolo fino quasi a farmi venire la tosse. Lo indosso e immagino che siano le sue mani sul mio corpo.
Chiudo gli occhi e lo vedo entrare in bagno, baciarmi appassionatamente e sfilarmi il suo accappatoio blu, mentre mi spinge contro il lavandino per…
In un attimo ritorno alla realtà. I colpi incessanti alla porta sono finiti. O me li sono solo immaginati?
Esco dal bagno facendo capolino prima con la testa, poi, quando mi rendo conto che il corridoio è vuoto, sospiro e mi incammino verso la mia camera. Ma una forza irrefrenabile mi fa fermare sull’uscio della porta della sua camera. Mi porto il pollice alle labbra tesa come una corda di violino.
 
“E se entro e gli chiedo scusa? E se vedendomi con il suo accappatoio indosso si accende di nuovo la passione?”.
 
Sorrido maliziosa e decido di entrare. Mi rendo conto troppo tardi che c’è anche Yağmur. Mi invita ad una festa e poi fila via, lasciandomi da sola con Cem.
Lui mi tratta male, è burbero e non perde occasione per guardarmi storto, allora provo con il metodo “ragazza-super-sexy”, ma non funziona per niente.
Fuggo letteralmente via dalla camera del beduino, nuda e ferita.
 
“Gliela faccio vedere io”.
 
Entro in camera mia come una furia, getto tutto l’armadio per aria e mi provo una decina di vestiti.
-Sei indecisa?- mi domanda Yağmur guardandomi incuriosita.
-Devo essere supersexy!- urlo quasi con la rabbia che ha raggiunto ormai livelli stratosferici.
-Anche vestendosi sobrie si può essere eleganti- dice con un sorriso calmo mentre mi fissa, seduta sul suo letto dall’altra parte della stanza.
-Io non voglio essere elegante! Ma sexy!- grido.
-E poi tu saresti elegante?- alzo un sopracciglio lanciandole un’occhiata.
-Sembri una spogliarellista- aggiungo con cattiveria.
Mi sento piuttosto acida al momento.
-Sei davvero impossibile Lena Schneider- sbuffa alzandosi e uscendo dalla nostra stanza comune.
Sospiro nervosa ancora in reggiseno e mutandine. Fisso il mio armadio rivoltato da cima a fondo e ripenso alla biondona con l’asciugamano.
 
“L’avevano fatto? Ma certo che sì, ovviamente”.
 
Mi lascio cadere con la testa sul materasso sentendo di nuovo le lacrime salirmi agli occhi.
-Ehi, non voglio che vieni!-.
La sua voce, mi fa sobbalzare.
-Cosa?- mi alzo a sedere di scatto.
Cem è sull’uscio della mia porta con lo sguardo torvo.
-E’ solo una festa- mi sforzo di dire, cercando di assumere un atteggiamento maturo.
Cem rimane in silenzio fissandomi con un’espressione indecifrabile. Abbasso lo sguardo impacciata e mi rendo conto che sono ancora in intimo.
 
“Merda!”.
 
Tento di non darci peso e incrocio le gambe nude come se non fossi per niente imbarazzata. Il mio fratellastro rimane per qualche altro secondo in silenzio, poi parla di nuovo.
-Stammi lontano- detto questo esce, lasciandomi il cuore ancora più in frantumi.
 
 

***

 

Siamo in auto. L’auto di Costa. Anche se guida Cem.
-Ma tu non hai la patente- controbatto quando fa spostare il suo amico balbuziente al posto del passeggero.
-Tu fatti gli affari tuoi!- sbotta sempre molto cortese.
-Cem, forse Lena ha ragione…- prova a darmi man forte Yağmur, ma Cem risponde male anche a lei.
Arriviamo al Cevran, questa specie di disco pub, per le undici precise.
Cem si ferma proprio davanti all’entrata, esce dall’auto e lancia le chiavi a Costa, avviandosi all’interno del locale.
-E’ sempre peggio- mormoro mentre esco dalla macchina assieme a Yağmur. Costa va a parcheggiare e noi lo aspettiamo.
Quando entro, il calore, l’odore di sudore e la musica alta, mi colpiscono forte quasi come un pugno ben assestato in pieno viso.
Il disco pub è affollato, e ci sono dei cubi su cui donne seminude ballano.
 “Di classe” penso ironica.
-Oh, ecco Nelha- esclama Yağmur a voce piuttosto alta per cercare di sentirsi nella confusione generale.
Individuo la biondona, ed è meglio che non l’avessi fatto.
Ha le braccia al collo di Cem e lo bacia come se volesse divorarlo. Lo bacia come ci siamo baciati noi la prima volta in camera sua. O era camera mia?
Ho i ricordi così confusi di quell’istante. In quel momento pensavo solo alle labbra di Cem, ai suoi muscoli, alle sue mani sul mio corpo…
-Che ci fa lei qua?- sento Nelha urlarmi praticamente in faccia.
-E’ tuo il locale?- chiedo ironica puntando i piedi per terra per tenerle testa. E’ molto più alta di me, ma io non mi lascio intimorire. Doris mi ha insegnato bene.
-Stiamo festeggiando un mio amico. E’ una festa privata- risponde storcendo le labbra, e non mi sfugge il braccio di Cem avviluppato alla sua vita. Un dolore all’altezza del petto mi fa stringere i pugni.
 
“Non piangerò. Non mi interessa più niente”.
 
-Ma il locale non è tuo, giusto?- insisto con un sorrisetto beffardo. Poi giro i tacchi e mi infilo tra la folla che balla. Lancio un’occhiata di sfida a Cem e comincio a muovermi in modo sensuale tra i corpi stipati in quel locale.
Mi dibatto e mi struscio contro tre ragazzi prima di rendermi conto che quello stupido turco è sparito.
 
“Maledizione”.
 
Mi avvio al bancone e chiedo una Vodka Lemon.
Bevo tutto d’un fiato e in un solo sorso. Me ne faccio portare un secondo bicchiere, e un terzo. Quando sto al quarto, una ragazzo alto e moro, mi si siede accanto.
-Serataccia?- mi domanda. Mi volto infastidita, prima di rendermi conto che è davvero un bel ragazzo.
-Nooo, per niente. Mi sto solo divertendo- dico spigliata, mentre il barman mi allunga un altro bicchiere.
-Sicura?- il nuovo arrivato alza un sopracciglio con un’espressione che la dice lunga.
-Certamente- bevo mandando il collo all’indietro fino all’ultima goccia.
-No!- urlo poi quando ho finito il liquido e sbatto il bicchiere sul bancone.
-I maschi sono degli idioti- mi lamento e sento che la vodka sta cominciando a fare effetto.
-Quindi anch’io?- mi chiede “faccia d’angelo”.
 
“Perché anche se i suoi capelli sono più scuri della notte, sembra proprio un angelo con quei bellissimi occhi azzurri!”.
 
-TUTTI!- grido per farmi sentire, poi però scoppio a ridere.
-Ti va di ballare?- gli domando scendendo dallo sgabello e prendendolo per mano. Faccia d’angelo sembra leggermente sorpreso, ma acconsente seguendomi al centro della pista da ballo.
Comincio ad agitarmi prima lentamente, poi freneticamente e lui segue esattamente ogni mio movimento. Mi sfiora appena, e questa cosa mi piace. Quando sento le sue mani tra i miei capelli chiudo gli occhi e capisco che basta poco per dimenticare Cem. Mi rincuoro e gli getto le braccia al collo, poi lo bacio. Dopo scoppio a ridere e mi allontano correndo verso uno dei cubi. Spingo letteralmente via la donna che ci sta ballando sopra e prendo il suo posto. Innumerevoli fischi accompagnano la mia scalata al successo.
-Sììì! Divertiamociii!- grido come una pazza scuotendo il sedere e facendo un onda sensuale con il corpo. Approvazioni e urla mi fanno capire che i ragazzi e le ragazze al pub stanno imitando i miei movimenti.
-Faccia d’angelooo- lo chiamo cercandolo tra la folla.
-Vieni quii- dico quando lo vedo avvicinarsi al cubo divertito. Gli allungo una mano e sale assieme a me. Ci teniamo stretti perché la superficie per ballare è molto piccola, così il suo corpo è contro il mio e per un momento mi sento soffocare.
Poi una mano mi afferra il braccio in una morsa d’acciaio e mi tira giù dal cubo, facendomi quasi rovinare per terra.
-Che diavolo stai facendo?- a stento sento quella voce. Guardo Cem negli occhi rendendomi conto solo in quel momento di dove mi trovo.
-Ti stai rendendo ridicola- sbotta strattonandomi il braccio.
-Mi fai male- mi lamento facendo il musino.
I suoi occhi sono glaciali e imbestialiti.
-Ehi, lasciala- faccia d’angelo si avvicina a noi con passo deciso.
-E tu che vuoi frocetto! Chi sei?- sbotta Cem senza però staccare la sua mano dal mio braccio. Cominciavo a sentirmi piuttosto spossata e mi gira forte la testa.
-Le stai facendo male- sento la risposta del ragazzo dagli occhi azzurri e spero che Cem non gli rovini quel bel viso che si ritrova.
-Io le faccio quello che voglio. Sono suo fratello-.
Forse è quella frase, o forse è il fatto che sentirgli dire: “le faccio quello che voglio” mi fa eccitare, fatto sta che strattono il braccio così forte da fargli mollare la presa.
-NON SONO TUA SORELLA!- urlo così forte che sento le corde vocali spaccarsi.
Cem rimane per un attimo allibito, poi alza le mani e mi grida in faccia:
-Fa’ come vuoi- si volta e se ne sta andando.
-Bravo! Vai via! Vattene. Vattene da quella stronz…- non faccio in tempo a finire la frase che mi arriva uno schiaffo in pieno viso.
Stordita come sono, finisco a terra. Sento qualcuno che mi chiama, ma i suoni ormai si sono fusi tra loro. Accanto a me si accovaccia faccia d’angelo, e forse mi chiede come sto, ma io non riesco a rispondere. Il bruciore alla guancia e al cuore mi hanno paralizzata.
-Che cosa hai fatto?-. E’ Cem che parla e quella che risponde è la biondona.
-Nessuno può insultarmi- le sento dire.
“Allora è lei che mi ha colpito” penso, facendo forza su me stessa per alzarmi e riempirla di botte, ma ricado sulle ginocchia senza forze.
-Alzati- di nuovo la presa d’acciaio mi stritola il braccio e mi solleva di peso.
E’ di nuovo Cem. Mi tiene in piedi solo con la forza di un braccio.
-Sei così fooorte- strascico le parole mentre avvicino il mio viso al suo.
-Puah! Sei ubriaca fracida- dice storcendo il naso e allontanandosi.
-Andiamo- mi trascina poi lontano dalla confusione, lontano da faccia d’angelo che è ancora lì a fissarmi con compassione. Gli faccio ciao con la mano sperando di avergli fatto comunque una buona impressione, nonostante tutto.
L’aria della notte sembra farmi bene. Cem si blocca e mi lascia il braccio.
-Che ti è saltato in mente!?- è furioso.
-Non è la prima volta, se ricordi bene- lo stuzzico tentando di restare in piedi. Barcollo un po’ e faccio fatica a metterlo a fuoco, ma non mi farò vedere mentre crollo.
-Sì, me lo ricordo- sibila sarcastico.
-E ora?- chiedo facendo schioccare le labbra -Cosa vuoi?-.
Cem mi fissa torvo e alza una mano puntandomi un dito contro.
-Tu!- grida -Tu porti solo guai-.
-Già- mormoro annuendo in modo vigoroso.
-Ma guardati! Perché dovrebbe piacermi una come te?!-.
Quelle parole mi feriscono più di quanto non voglia darlo a vedere.
-Perché sono tremendamente sexy!- rispondo però ridendo.
-E intelligente - sussurro con voce suadente avvicinandomi piano a lui. Cem rimane immobile senza mai smettere di guardarmi.
-e ti eccito- concludo poggiando la mia mano sulla sua maglietta nera aderente. Sento tutte le fasce muscolari pulsare al di sotto della stoffa, e un tremito mi percorre le gambe già instabili.
Finalmente un lampo di incertezza appare nei suoi occhi.
Avvicino il mio viso al suo sfiorandogli il naso. Sono in punta di piedi e mi sento impazzire.
“Lo voglio. Ora.”.
-Baciami, Cem- gli dico cercando le sue labbra. Cem è immobile, ma sento il suo cuore contro il mio battere forte.
-Ti prego- continuo sentendomi improvvisamente priva di forze. Gli allaccio le braccia al collo per sorreggermi, e quando finalmente penso che sta per baciarmi, si allontana di scatto, facendomi barcollare in avanti. Provo a rimanere in piedi, ma la vodka non me lo permette, così crollo, per la seconda volta nel giro di dieci minuti, in avanti.
Quando la mia guancia tocca il marciapiede lurido, scoppio a piangere.
E’ un pianto convulso.
-Ti odio, Cem- grido forte singhiozzando senza ormai più freni né orgoglio.
-Ti odio!!-.
Non so quante volte lo ripeto prima di sentire due mani forti alzarmi da terra.
Sento una leggera pressione sotto le gambe e mi rendo conto che Cem mi ha preso in braccio.
-Cem- mormoro guardandolo negli occhi, adesso così vicino ai miei. Lui ricambia lo sguardo con tristezza.
-Reggiti- mi dice dolcemente, come se tutta la rabbia e il risentimento fossero scomparsi. Alzo flebilmente un braccio e lo passo attorno al suo collo aggrappandomi a lui felice di poter stare tra le sue braccia anche solo per un minuto. Ispiro il suo odore che tanto mi era mancato e sogno che mi ha perdonato.
Intanto lui prende il cellulare con la mano libera e chiama qualcuno. Evidentemente Costa, perché questo arriva poco dopo.
-Co-cosa è su-successo?- chiede preoccupato guardandomi mentre sento le palpebre chiudersi pian piano.
-Va’ a prendere l’auto- gli ordina.
Poco dopo l’amico ritorna e si ferma con la macchina proprio di fronte a noi.
Cem apre la portiera posteriore e mi stende con una delicatezza che non credevo possedesse. Per un attimo, prima di poggiare la testa sul sedile, lo guardo bene e sento i nostri respiri fondersi, poi lui si ritira indietro ed esce dall’abitacolo.
-Portala a casa- gli lancia le chiavi di casa con il portachiavi della nazionale turca.
-Co-cosa? Ma perché i-io?- la voce di Costa è infastidita.
-Perché sì. Vai coglione- sbotta Cem chiudendo con forza la portiera posteriore.
Il rumore mi rintrona nelle orecchie facendomi scoppiare un mal di testa atroce.
Prima che Costa parte, e prima di cadere in un sonno profondo sussurro debolmente il suo nome.
 
“Cem”.


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* NOTA DELL'AUTRICE *
Un grazie a tutti coloro che hanno cominciato a seguire questa nuova FF, e che si sono già appassionati alle vicende di Cem e Lena ;)

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