Why Everything Is So Complicated?

di Evie Frye
(/viewuser.php?uid=786010)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Din-Don ***
Capitolo 3: *** Mattina ***
Capitolo 4: *** Partire ***
Capitolo 5: *** Tornare ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Why Everything Is So Complicated?

 




PROLOGO:

Erano passati 3 anni da quando Sam si era trasferita a Los Angeles con Cat ed avevano iniziato a lavorare come baby-sitter, ma ormai le due ragazze erano cresciute.
Sam aveva 22 anni e Cat 20, la quale aveva finito gli studi e adesso stava cercando di intraprendere la carriera musicale.  Sam, invece, lavorava in un piccolo Fast-Food di poco fuori LA. Perché Sam lavorava? Beh li almeno poteva mangiare tutto quello che voleva o almeno era quello che la biondina si diceva per auto-motivarsi a lavorare. Ma lasciamo stare il lavoro.
 
Sam, oltre ad avere amici a Los Angeles come Dice e Goomer, era rimasta in contatto con i suoi amici di Seattle. Parlava a telefono con Spencer e Gibby, ogni tanto si scambiava qualche messaggio  con Freddie e parlava con Carly su Skype solo quando Cat usciva di casa, la biondina che con il tempo si era affezionata alla rossa, non volva che diventasse gelosa della sua migliore amica.
La vita di Sam sembrava “perfetta” o almeno lo era stata fino a quando un certo Freddie  Benson non bussò alla porta di casa Pucket-Valentine, da li la vita di Sam si trasformò e la felicità iniziale della visita del suo amato Puffo, si trasformerà in un mix di ansia, paura e ripensamenti.
Sam affronterà due viaggi: un viaggio fisico, dove la biondina in compagnia di un “amico” conosciuto quasi per caso, girovagherà  per l’America in cerca di un posto dove dimenticare.
Il secondo viaggio sarà mentale, Sam dovrà affrontare le sue paure e il suo passato, facendo riemergere a galla ricordi che la biondina aveva cercato di affogare nell’angolino più buio e profondo del suo cuore e della sua mente. E ripenserà a quello che è stato il suo amore per Freddie, forse solo bugie, forse un amore troppo forte e complicato, forse una storia che non era stata scritta per loro due.
 Oltre a Sam, anche Freddie intraprenderà il suo stesso viaggio, anche lui in compagnia di un’amica e anche lui nel suo passato. La sola differenza tra i due viaggi e che Freddie  dovrà rincorrere Sam per cercare di rimediare ad un grande errore, e per dirsi frasi e pensieri che per troppo tempo sono rimasti incastrati nelle corde vocali.  E spererà di non aver raggiunto un punto di rottura con la sua amata “Principessa Pucket”.
 
Anche Carly partirà. La bruna, infatti, felice di fare una sorpresa andando a Los Angeles  a Sam, non troverà la sua migliore amica ad aspettarla, ma una ragazza dai capelli rossi, piangere e disperarsi per la scomparsa della sua coinquilina. Carly preoccupata anche lei per Sam, decide di aiutare Cat nelle ricerche della bionda, ma non svelando mai la sua vera identità. Carly non dirà mai il suo vero nome a Cat, ma la rossa dolce ed ingenua come lo è sempre stata, racconterà alla bruna varie situazioni vissute  con Sam e di quanto sia importante per lei quella ragazza così violenta ma dal cuore d’oro.
Carly affronterà anch’essa un viaggio, dove avrà ripensamenti e insicurezze selle sue scelte. Ripenserà al suo passato e di quanto sia stata fortunata ad avere persone come Sam e Freddie nella sua vita.
 
In conclusione la storia sarà ricca di avvenimenti e rivelazioni.
Due persone impareranno cosa vuol dire veramente amare ed altre impareranno il vero significato della parola amicizia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Din-Don ***


Capitolo 1
 
“Din-Don”

 
Non è che mi manchi.
È solo che se tu non ci sei, io ci sono un po’ di meno.

-Alberto Sorge
 
 
 
 
Era bastato un semplice “din-don” alla porta, seguito da una mia imprecazione, per cambiarmi la giornata, probabilmente la vita.
Sembrava un sogno, non riuscivo ancora a crederci eppure  Lui era lì.
 Freddie  Benson era lì, vestito con un pesante cappotto e dei jeans chiari, aveva una valigia in mano e un secchiello di pollo fritto nell’altra, con un gran sorriso stampato sulla faccia ed io ero li, vicino alla porta con i capelli in disordine e vestita con una semplice felpa di2-3 taglie più grande, probabilmente di Goomer, che era anche sporca di una salsa che un bambino mi aveva rovesciato a dosso 10 minuti prima di andarsene.
 
Non riuscivo a parlare o a muovermi. Ero bloccata da quel sorriso, quasi un ghigno, così bello. Ah quanto mi era mancato!
Fu Freddie a parlare per primo.
“allora, mi fai entrare?” mi disse ridendo, io non risposi, mi limitai ad alzare un sopracciglio e gli feci segno di entrare.
Dopo aver chiuso la porta, mi appoggiai contro essa e lo fissai a mia volta, poi indirizzai lo sguardo verso il secchiello di pollo fritto che aveva in mano
 “da quando fai il fattorino?”  gli chiesi sarcastica, lui rise.
“ne vuoi un po’ Sammy?” mi chiese lui porgendomi il secchiello “così mi piaci Benson” gli dissi afferrando il pollo fritto e inizia a mangiarlo.
“guarda che mica vola via se lo mangi lentamente” mi ammonì divertito, io avendo ancora il pollo fritto tra i denti lo fulminai con lo sguardo “sono solo 5 minuti che sei in questa casa, e già mi dai sui nervi Benson” lo sgridai.
Lui rise di nuovo e mi guardò con uno strano sguardo.
“che hai da guardare? Sembri un maniaco” gli dissi pulendomi la bocca con la manica della felpa. “Cat è in casa?” mi chiese evitando la mia domanda “no, è andata a dormire a casa di un’amica” gli risposi semplicemente.
Lui continuava a fissarmi e, per quanto la cosa potesse piacermi, stava diventando un po’ inquietante.
“si può sapere che hai da guardare?!” sbottai irritata dal suo silenzio. “ti sto solo guardando Sam, sei cambiata” mi disse avvicinandosi “cambiato io? Pff al massimo sono diventata più alta” dissi “no, proprio l’altezza non é cambiata, rimani sempre una nana” mi prese in giro lui “ti ricordo che stai parlando con Sam Pucket! Potrei spezzarti un braccio solo guardandoti Benson” lo minacciai.

Lui si avvicinò ancora di più, aveva ragione, ero davvero bassa in confronto a lui, gli arrivavo al petto.
“ah davvero Pucket? Dimostramelo” mi sussurrò ad un orecchio.
Mi stava sfidando, e la Mamma di certo non si sarebbe tirata indietro.
Mi avvicinai piano a lui e gli rifilai un bugno nello stomaco che lo fece piegare, poi gli presi il braccio destro e glielo misi dietro la schiena facendolo alzare di scatto e ringhiare dal dolore. Mi accostai al suo orecchio e gli sussurrai prendendolo in giro “te lo avevo detto, Mamma gioca per vincere”  ma appena finii di dire la frase, Freddie aveva capovolto la situazione.

Si liberò dalla presa e mi fece cadere sul divano, bloccandomi subito dopo con il suo corpo, questa volta fu lui ad accostarsi al mio orecchio “cosa stavi dicendo Sam?” mi disse in un sussurro che mi fece perdere un battito, ma Sam Pucket non si lascia fregare da queste sciocchezze e subito dopo, facendo uno scatto di reni, ribaltai la posizione e cademmo tutti e due sul tavolino che si ruppe sotto il nostro peso e finimmo a terra, uno sopra l’altra. Freddie mi strinse in un abbraccio per evitare che mi facessi male cadendo.
“tutto bene?” mi chiese sciogliendo l’abbraccio
“si tutto bene, tu invece?” chi chiesi apprensiva… strano.
“bene” mi rispose semplicemente. 
“meglio così, mi sarebbe dispiaciuto se il tuo bel faccino si fosse fatto male” lo presi in giro, lui rise di gusto.
“sarebbe dispiaciuto anche a me se il tuo corpo si fosse fatto male” mi disse maliziosamente facendomi l’occhiolino. Gli diedi un piccolo schiaffo sul petto e mi alzai dal suo corpo  mettendomi seduta sul divano, lui rimase seduto a terra.
“Benson hai rovinato un quasi momento romantico” lo rimproverai incrociando le bracci al petto. “ho davvero rovinato un momento romantico? Ah Sam, sei proprio cambiata” mi disse alzandosi e scompigliandomi  i capelli.
“eh smettila!” mi lamentai “ e poi ho detto un ‘quasi’ momento romantico Benson, la mattina lavati bene le orecchie” gli dissi sistemandomi i capelli ribelli.
Lui i alzò e si sedette accanto a me sul divano.

“sai Sam, mi sono mancate questi battibecchi e… mi sei mancata tu” mi disse ridendo e accarezzandomi una guancia.
“tu non mi sei mancato Benson” gli dissi “ah si?” mi chiese lui avvicinandosi piano alle mie labbra. “no, non mi sei mancato per niente” dissi avvicinandomi  anche io
“nemmeno questo ti è mancato?” mi sussurro a un centimetro dalle mie labbra e poi mi baciò.
Un bacio dolce e semplice all’inizio. Mi morse il labbro inferiore, facendomi sussultare dal dolore. Il bambino voleva giocare. Gli morsi a mia volta il labbro. Lui mi prese il volto fra le mani e approfondì il bacio. Le mie mani nei suoi capelli e le sue sui miei fianchi, e stato WOW!
“qui si sta un po’ scomodi” mi disse tra un bacio e l’altro “lo stavo pensando anche io” ansimai in risposta “camera tua è libera?” mi chiese prendendomi in braccio
“Cat non è in casa” gli ricordai “meglio così” disse e mi baciò di nuovo mentre ci avvicinavamo in camera.
 
Il resto, lo lascio immaginare a voi…
 
 

Angolino mio:
Allora? Che ve ne pare?
Per chi aveva letto questa storia prima che la cancellassi, probabilmente avrà notato che non ho cambiato quasi nulla, giusto qualche dettaglio qua e la.
Non so quando posterò il prossimo capitolo, visto che avevo cancellato i 4 capitoli che avevo scritto perché l’idea non mi piaceva più, quindi devo riscriverli.
Ma non temete! Farò il prima possibile!
Vi mando un saluto e… Ciauuuu!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mattina ***


Capitolo 2
 
“Mattina”
 

Mi si erano spente le vene, gelata la pelle.
Avevo avuto freddo,  lui se ne era andato.


                                                                                              -Elena Ferrante
 

 
Non ho mai amato la mattina per vari motivi, come ad esempio: la scuola inizia di mattina, mia madre mi partorì in mattinata su di un autobus, mio padre, per quanto io sappia, ci abbandonò una mattina di Marzo.
Anche Freddie mi lasciò, in una fredda e triste… mattina.
 
Mi svegliai di soprassalto quel giorno, e per calmarmi, allungai la mano in cerca del corpo di Freddie, ma non lo trovai. Pensai, anzi, sperai che forse era solo andato in bagno o stava preparando la colazione, o che era semplicemente steso sul divano a guardare la TV.
Dio quanto mi sbagliavo…
Mi alzai un po’ indolenzita dal letto e mi incamminai verso il bagno, mi specchiai allo specchio: ero un vero disastro. Avevo i capelli sciolti in disordine e il poco trucco che avevo, era tutto sbavato. Per non parlare del mio collo, era pieno di lividi e segni di morsi, uno in particolare era rossissimo e faceva bella mostra di se, sul mio esile, e troppo bianco, collo.
Risi al ricordo della scorsa notte.
 
Non avevo niente a dosso, solo il lenzuolo del letto, che mi ero trascinata fino in bagno, lo avevo messo a mo’ di vestito.
 
Uscii dal bagno in cerca di Freddie “ehi  Benson” lo chiamai, nessuna risposta. “Freddie” lo chiamai di nuovo, nessun rumore.
Arrivai in soggiorno, mi avvicinai al divano e notai che la valigia di Freddie non era più vicino alla porta, dove l’aveva lasciata la sera prima.
“strano” pensai.
Notai che Cat doveva ancora rientrare e ne fui abbastanza felice, viste le condizioni in cui ero, per non parlare della nostra stanza.
Non sapevo cosa pensare, speravo con tutto il mio cuore che non se ne fosse andato, non di nuovo, ma poi… vidi una cosa.
Un timore che avevo da quando lui era arrivato fuori alla porta, iniziò ad impossessarsi di me.
Sul bancone della cucina c’era un bigliettino, lo presi e inizia a leggerlo…

 
Sam perdonami, non è stata una buona idea venire da te, e tanto meno fare l’amore, no che non mi sia piaciuto, anzi, ma vedi, io sono già impegnato e non sono sicuro dei miei sentimenti, volevo solo rivederti ma sono, siamo andati oltre.
Cerca di capirmi.  Non cercarmi, non chiamarmi fa come se non ci fossimo rivisti e.. vabbè capito?
Mi dispiace Sam.  Addio.
Freddie.”
 

Non ebbi nessuna reazione, rimasi impalata in piedi davanti al bancone con in mano il biglietto.
Nessuna reazione.
Mi sentivo solo tradita, presa in giro. Avrei potuto fare a meno di lui questo lo sapevo bene.. eppure dentro di me avevo un vuoto.. troppo buoi e profondo.
Il mio piccolo e freddo cuore, era stato risucchiato da questo vuoto. Non avevo la forza di prima, mi sentivo svuotata ma solo fisicamente, la mia mente era libera.
Cosa voleva significare questa cosa? Il mio corpo risentiva la mancanza di Freddie ma la mia mente no? E il mio cuore? Cosa diceva il mio cuore non lo sapevo neanche io. Era come se non me lo sentissi più.
Quando le persone dicono la frase “mi hai spezzato il cuore”  forse intendono descrivere questa sensazione di vuoto, di nulla che ti attraversa il corpo senza darti calore e ti fa gelare il sangue nelle vene. La sensazione di aver perso qualcosa e non poterla più riavere.
Erano quelle le sensazioni che provavo.
 
Inizia a respirare con affanno, come se solo adesso il mio cervello avesse messo in moto le rotelle e capito cosa c’era scritto nel biglietto.
Fui attraversata da altre sensazioni e il vuoto iniziale si trasformò in rabbia, quasi odio verso di lui e verso di me.
Mi stava ingannando e non me ne ero resa conto, sono stata così maledettamente stupida e ingenua.
 
Inizia a piangere, amare e calde lacrime mi rigavano il volto, sciogliendo definitivamente il trucco.
Una Pucket che piange, è il colmo! Mi imponevo di smetterla, ma il mio corpo non mi rispondeva… forse per una volta potevo essere debole anche io e piangere delle lacrime che avevo trattenuto per troppo tempo.
 
Mi addormentai piangendo, sul divano avvolta nel lenzuolo che mi ero trascinata in giro. E sperando che quando mi fossi svegliata tutta quella rabbia e quel dolore, sarebbero stati solo un lontano, lontanissimo ricordo, con cui magari riderci su con Carly o Cat… Cat!
Oh cavolo sarebbe tronata tra poco, e la stanza era un macello, io ero un macello, dovevo assolutamente evitare le domande della rossa, quindi dovevo cancellare le tracce del passaggio di Freddie.
 
Mi alzai di scatto dal divano, ma inciampai nel lenzuolo e caddi sui resti del tavolino, proprio in quel momento, la caramellina fece il suo ingresso allegra e spensierata come sempre, quasi mi dava la nausea.
Appena mi vide a terra, fece cadere a terra la borsa rosa che aveva e corse da me per aiutarmi ad alzarmi.
 
 “oh Sam! Ma cosa hai combinato?” mi chiese prendendomi per un braccio e aiutandomi a ritornare seduta, come se non lo sapessi fare da sola.
“niente Cat, sono pigra, non volevo alzarmi” cercai di mentire e portarla sul ridere.
“cosa sono queste macchie?” mi chiese una volta sedute sul divano
“macchie?” chiesi
“si si, vedi, queste che hai sul collo” disse indicando il mio collo
Cavolo i morsi!
“ehm-“
“e cosa è successo al nostro tavolino?! Faceva parte del set di Travestiti!” disse la rossa indicando i resti del tavolino
“io vedi-“ tentai di dire
“e perché hai un lenzuolo a dosso?” mi chiese, faceva domande a raffica, non riuscivo a comporre una frase decente
“oh mio dio! Stavi piangendo? Hai gli occhi rossi!” mi disse sorpresa
“mi fai parlare!” sbottai irritata, per quanto volessi bene a Cat, a volte era davvero insopportabile.
“okay! Calmati” mi disse
“allora, conosci Freddie no?” le chiesi, anche se già sapevo la risposta
“si, Freddie , Benson” mi disse
“ecco, mentre tu eri a dormire da Jade, lui è venuto qui” iniziai a spiegare
“oh che bello! E ora dov’è?” mi chiese felicemente, alzandosi di scatto dal divano e scrutando il soggiorno e la cucina in cerca di Freddie.
“lui non è qui” dissi semplicemente, e i miei occhi si velarono di lacrime.
“è uscito a prendere qualcosa?” mi chiese innocentemente
“no…” sussurrai
“e dov’è andato?” mi chiese sedendosi, di nuovo, sul divano e prendendomi una mano nella sua.
“io, io non lo so” dissi in un sospiro
“ e perché la casa e tu siete in queste condizioni?” mi chiese
“ehm… ti hanno mai spiegato come nascono i bambini?” le chiesi in modo più neutrale possibile
“si certo! Quando due persone, un uomo e una donna, si mettono in un letto insieme e-“ si bloccò all’istante e mi guardò sgranando gli occhi.
“t-tu… e F-Freddie avete.. cioè voi, aspetta cosa?!” iniziò a balbettare
“si Cat” annuì imbarazzata
“e lui ora se ne è andato? Ti ha lasciato qui senza dire niente?” mi domandò riprendendosi
“esatto, penso sia tornato a Seattle” le dissi
“e allora vai  a Seattle” mi disse
“mi ha detto di non cercarlo e-“ tentai
“e da quando tu ascolti qualcuno?” mi disse ridendo
Si questo è vero.
“sai una cosa Cat? Hai ragione, stasera partirò per Seattle e prenderò a calci Freddie Benson!” dissi alzandomi di scatto dal divano.
 
Oramai avevo deciso. Sarei andata a Seattle e avrei preso a calci Freddie per come si era comportato, per avermi lasciato e per avermi fatto passare per una stupida.
 
Niente mi avrebbe fermato… o forse si?
 
 
 
 
 
 

Angoletto mio!
Ehiii!
Salve belle persone, come state? Ma soprattutto cosa ne pensate di questo capitolo?
Noterete man mano che la storia continui, che ho reso i personaggi più, come dire, maturi? Sono più grandi e non dimentichiamoci che ICarly è uno show comico, per adolescenti e bambini, e che quindi è tutto preso alla leggerezza e in modo comico, ma non sarà così nella mia storia.
La storia avrà un tocco più triste e malinconico, ma non mancheranno di certo situazioni divertenti.
Detto questo, vi mando un saluto e aspetto le vostre, apprezzatissime, recensioni!
Ciauuuu! 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Partire ***


Capitolo 3

 
“Partire”

 
Per mettersi in viaggio
c’è bisogno della nostalgia di qualcuno.


-Susanna Tamaro
 
Corsi in camera per preparare una sacca con dentro qualche vestito di ricambio e l’indispensabile per un viaggio lungo 18 ore.
“Sam! Sam ascoltami” mi chiamo Cat, ma io non la stavo ascoltando.
Sarei partita sicuramente con la mia moto, quindi tornai in soggiorno per prendere le chiavi.
“Sam! Non puoi guidare per 18 ore una moto!” mi fece la lagna Cat.
La ignorai di nuovo.
“cosa mi serve più… mh… ah il casco!” dissi tornando in camera.
La rossa mi seguì e appena entrò in camera chiuse la porta impedendomi di uscire.
Sbuffai. “Samantha Puckett! Cosa hai intenzione di fare?!” mi chiese stizzita Cat.
“non è evidente?” le chiesi sarcastica alzando la sacca e le chiavi.
“non puoi partire da sola! Non puoi guidare per 18 ore! Se ti viene sonno come fai? Eh? Oppure se ti stanchi e perdi la concentrazione potresti fare un incidente!” sbottò Cat.
“oh andiamo!” esclamai “non venirmi a fare la predica! Conosci qualcuno che sta per partire per Seattle, tra più o meno 10 minuti?” le chiesi incrociando le braccia al petto.
“conosci qualcuno a cui piacciono i procioni?” mi chiese.
Alzai un sopracciglio. “ma che cavolo di domanda è?!” sbottai irritata, mi stava facendo perdere tempo.
“ero solo curiosa!” si difese lei.
“Cat, fammi uscire, devo andare a prendere a calci una persona” le dissi avvicinandomi alla porta ma lei mi spinse indietro buttandosi addosso.
“devo prendere a calci anche te?” le chiesi sarcastica.
“no grazie!” mi rispose “puoi aspettare fino a domani per partire? Puoi andare con Robbie!” mi disse allargando le braccia.
“fammi pensare… no” le dissi.
“perché?” mi chiese Cat frustrata.
“non ho tempo di aspettare ‘coso’ per partire! Voglio partire ora!” le dissi sbuffando per l’ennesima volta.
Cat mise il broncio. “Robbie non è un coso” mi disse tristemente.
“Cat, non è questo il punto” le dissi spazientita.
“lui parte domani mattina presto per Seattle! Perché non puoi andare con lui?” mi chiese.
“vuoi che io muoia? Andiamo! Un viaggio con Shapiro! Nemmeno per sogno” le dissi convinta.
“allora vengo io con te!” disse risoluta.
“e chi rimane qui a fare la baby-sitter? Ti ricordo che abbiamo bisogno di soldi per comprare la carne alla ‘mamma’ “ dissi indicandomi dicendo ‘mamma’.
“allora vai con Robbie!” mi urlò di nuovo lei.
“perché Shapiro deve andare a Seattle?” le chiesi cambiando discorso.
Lei si fermò a pensare. “veramente non lo so, ma non cambiare discorso che mi confondi!” sbottò infastidita.
“ti confonde anche un tost!” la presi in giro.
“non è vero! Ho letto un libro a riguardo e-“
“e ora se tranquilla, si lo so” finii la frase per lei.
“bene” disse “allora vai con Robbie?” mi chiese per l’ennesima volta speranzosa.
Sbuffai sonoramente, non sarei riuscita a convincerla e un viaggio con “coso” non sarebbe poi andato così male.
“va bene, ma alle mie condizioni: vado lo stesso con la moto, e Shapiro non mi deve rivolgere la parola” le dissi, posando la borsa a terra.
“yeeeeeee” festeggiò lei abbracciandomi.


Il resto della giornata passò velocemente. Il giorno dopo mi sveglia verso le 10:00 del mattino, visto che Robbie sarebbe arrivato tra mezz’ora.
Ero in camera mia quando il campanello suonò.
“din-don apro io!” urlò Cat dalla cucina.
“ehi Robbie!” la sentii esclamare.
“ciao Cat!” rispose una voce un po’ stridula.
Scesi riluttante dal letto e mi andai in soggiorno per fare colazione… e anche per salutare Robbie certo.
Mi avvicina al divano e vidi Robbie e Cat impegnati in un’amorevole conversazione, tutti e due molto impacciati e tesi, per un motivo così evidente agli occhi di tutti tranne che a Cat. Quella ragazza tanto dolce quanto stupida, non aveva ancora capito che Robbie aveva una cotta per lei da anni ormai e che poverino, non aveva ancora avuto il coraggio di dichiararsi.

Appena mi avvicinai al bancone Robbie mi vide e corse a salutarmi affettuosamente in un abbraccio.

“eh scollati Shapiro!” protestai scollandomelo di dosso.
“oh si, scusa Sam” mi disse lui.
“Sam! Sei sempre la solita!” rise Cat chiudendo la porta ed incamminandosi verso il bancone della cucina.
“non prendete niente per colazione?” chi chiese la rossa.
“veramente dovremo partire per Seattle tra pochi minuti se vogliamo arrivare in tempo, visto che faremo delle pause” spiegò il moro.
Lo guardai stranita. Io avevo fame! Dovevo fare colazione!
“perché sei così in ansia Shapiro? Ti aspetta la nonnina a Seattle?” lo presi in giro, lui rise nervosamente.
“veramente un mio, come dire, amico esce di galera e mi ha chiesto se potevo dargli un passaggio fino a casa” spiegò Robbie.
“hai un amico in galera!?” domandò Cat sorpresa.
“hai un amico!?” chiesi io confusa, ricevendo un’occhiataccia da entrambi.
“che c’è?” sbuffai.
“io ho tanti amici!” protestò il moro.
“si, e io non mi chiamo Sam Puckett!” dissi sarcastica.
“infatti tu ti chiami Sam Puckel” disse Cat armeggiando con una tazza.
“io non- vabbè lasciamo perdere” sospirai.
“perché hai un amico che stava in galera?” chiese nuovamente Cat.
“è un mio vecchio amico di infanzia, veramente non so nemmeno se posso considerarlo tale, non ne ho mai parlato perché non mi sembrava una cosa importante” spiegò Robbie.
“e perché è finito al fresco?” chiesi mentre prendevo una blue-dog dal frigo.
“ehm, è sempre stato un tipo che non seguiva le regole e si metteva sempre nei guai” disse Robbie.
“mi ricorda qualcuno…” disse Cat guardandomi.
La ignorai.
“e questo tuo amico che crimine ha commesso?” chiese Cat riportando la sua attenzione sul moro.
“non lo so” rispose Robbie scrollando le spalle.
“e ha chiamato proprio te? Non ha una famiglia, amici?” chiese Cat.
“da quel che ricordo, la madre è morta quando lui aveva 2 anni circa, e il padre è o era, un avido alcolizzato che pensava solo a se stesso. Abbandonò il figlio sul cipiglio della strada. E’ stato trovato da delle suore e poi adottato da una buona famiglia quando aveva 5 anni, erano i nostri vicini di casa, per questo lo conosco e so tutte queste cose” finì di spiegare Robbie.
Cat sospirò e si portò una mano al petto.
“oh poverino” piagnucolò.
“si già molto commovente, ma ognuno ha i suoi problemi. Allora Shapiro, partiamo o no?” dissi a Robbie.
“si certo, quando vuoi” rispose il moro.
“okay, vado a prepararmi, 5 minuti e partiamo” dissi correndo in camera.


Una volta pronta, tornai in cucina, Robbie era uscito e Cat era sul divano. Si alzò raggiungendomi.
“fa attenzione Sam” mi raccomandò la rossa. Sorrisi.
“si mamma, farò la brava” la presi in giro abbracciandola.
“ci vediamo tra un paio di giorni” dissi staccandomi.
Presi la borsa, il casco e le chiavi e uscii di casa. Raggiunsi Robbie fuori alla strada.
“allora, la tua macchina?” chiesi guardandomi intorno.
“eccola li!” esclamò il moro indicando un vecchio furgone ammaccato.
“ma è un catorcio” dissi sprezzante.
“è un fantastico pick-up” si difese lui prendendo le chiavi dalla tasca.
“puoi mettere la moto nel cassone se vuoi” mi disse raggiungendo la portiera del pick-up.
“no, vado in moto per un po’” gli dissi infilandomi il casco.
“ma puoi tenerti la borsa” dissi lanciandogliela.Lui la prese maldestramente al volo.
“oh ehm okay!” esclamò sorpreso.
Mi avvicina alla moto, infilai le chiavi e girai la chiave mettendo in moto, Robbie fece lo stesso con il suo rottame
 “vado avanti io!” urlai per sovrastare il rumore dei motori e lui mi fece segno di “okay” con le dita.
Accelerai e con una sgommata uscii dal vialetto sfrecciando per le strade affollate di Los Angeles e imboccando la strada per la mia città natale, quella che mi aveva visto crescere tra urla, guai, risate, pianti, dolore, amicizia, odio e perfino amore.

“Seattle, sto tornando”




Angolo mio!

Ehm, ehm, salve! Sono imperdonabile lo so, sono quanto? 3 mesi che non aggiorno? Mi dispiaceeeeee! Ho avuto tanti problemi e sono stata un po’ fuori dal mondo in questo periodo. Vi chiedo scusa, e spero di non aver perso quei pochi lettori interessati alla storia. Cercherò di non farvi aspettare tutto questo tempo per i prossimi capitoli (se ci saranno).
E vabbè, vi saluto! Ciauuuuu!
Ps. Ho cambiato nome utente, ma sono sempre io “Fiory_Hadley”.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tornare ***


Capitolo 4

 
“Tornare”
 
 
 
“È strano tornare a casa... è tutto uguale... gli stessi odori... le stesse sensazioni... le stesse cose...
ti rendi conto che l'unico a essere cambiato sei tu.” 

  -Brad Pitt - Benjamin Button
 
 


 
“Seattle, sto tornando”  sussurrò la ragazza più a se stessa che ad altri.
Erano passati 3 anni da quando aveva lasciato quella città, quella casa, quella vita.
E ora, seduta su di una comoda poltrona della prima classe di un aereo, avvolta in un sottile cappotto con un computer poggiato sulle gambe, quella ragazza che noi ricordiamo come Carlotta ‘Carly’ Shay, si ritrovò a pensare di star vivendo un déjà-vu.
 Proprio come aveva fatto la sera della sua partenza, la mora era collegata alla -ormai quasi deserta- pagina di quel web-show che aveva avuto un ruolo fondamentale nella sua giovane vita.
ICarly.
Come dimenticarlo?
Quello show che faceva sorridere tutti: bambini, ragazzi, adulti e anche anziani.
Quello show che le persone vedevano volentieri per divertirsi, quell’appuntamento settimanale di pure risate, a cui nessuno poteva rinunciare.
Quello show che era partito con un pubblico di bambini, ora adolescenti.
Quello show di cui le persone avevano amato ogni momento, ogni battuta, ogni battibecco, ogni singola sfumatura.
Eppure quello show che sembrava immortale, era finito, per sempre.
Avevano detto che non sarebbe stato un addio il loro, ma lo era stato, un gran bel grosso e doloroso addio.

“ecco il caffè” le disse una voce alle sue orecchie familiare, che la fece risvegliare dai suoi pensieri.
Si girò verso il proprietario della voce, un ragazzo alto e magro, con i muscoli tesi sotto il leggero cappotto. Folti capelli color oro gli ricadevano sull’occhio destro, coprendone il meraviglioso colore verde smeraldo, verde speranza.

Il ragazzo in questione, le stava porgendo una fumante tazza di caffè.
“è decaffeinato, come piace a te” disse il ragazzo sedendosi vicino alla mora, che posò il portatile e si porse verso il giovane posandogli un lieve bacio sulle labbra.
“grazie Sean” lo ringraziò lei.
“di niente amore” rispose lui.
Lo sguardo del ragazzo si spostò sul portatile, ancora acceso, che Carly aveva posato sulla poltrona accanto.
“ancora fantasmi del passato?” le chiese accarezzandole il volto.
“non fantasmi… solo ricordi” specificò la mora.
“Carly, i primi mesi che stavamo insieme non facevi altro che piangere e tormentarti l’anima, domandandoti se avevi fatto la scelta giusta” disse Sean alzando un sopracciglio e sospirando al ricordo di quei giorni ormai lontani.
“beh, nessuno ti ha costretto ad ascoltare i miei tormenti” disse la mora stringendosi nelle spalle e assumendo un’aria offesa.
Sean rise e si sistemò meglio sulla poltrona.
Carly lo guardò di sottocchio.
“non dici niente? Ti ho appena detto che nessuno di ha costretto ad ascoltare i miei lamenti e tu-“
“Carly abbiamo fatto questo discorso un milione di volte” sospirò ridendo il ragazzo “e alla fine vuoi solo sentirti dire che io per te ci sarò sempre, ma pensavo che questa cosa ormai l’avessi capita da tempo…o vuoi che ti faccio un disegnino? Ah e io che pensavo di essere fidanzato con una persona intelligente! Sei una delusione Carlotta Shay” rise di gusto Sean.
Carly assottigliò lo sguardo.
“ingrato” sbotto alla fine. Sean scoppiò a ridere.
“ingrato? E per cosa?” chiese divertito.
“non solo sei fidanzato con una persona intelligentissima ma che con una ex-star del web! Dovresti ringraziarmi. Sei il fidanzato di una celebrità” disse seria la mora, ma subito dopo, vista la faccia del  ragazzo, scoppiò a ridere.
“mi prendi forse in giro?” chiese il ragazzo avvicinandosi a lei.
“no, non oserei mai” disse lei alzando le mani.
Risero entrambi.
“posso?” chiese il ragazzo indicando il computer.
Carly si limito a passarglielo.
“sai mi manca questo show, eravate forti, davvero” si complimentò il biondo.
“già lo eravamo” sospirò la mora.
“sei sempre in contatto con la biondina eh?” chiese.
“si certo, è la mia migliore amica, non avrei mai potuto abbandonarla”
rispose la ragazza in tono ovvio.
“sai che dovrai affrontare mio fratello e non solo lui?” continuò la mora.
“mh mh, ma non sono preoccupato, ho già affrontato il colonello Shay,
posso convincere anche tuo fratello” rispose sicuro di se il ragazzo.
“ti farò conoscere anche Freddie” disse Carly
“si, lo so, il tipo che aveva una cotta per te dalle elementari. Che si è lasciato sfuggire” sorrise il ragazzo.
“nha non ero giusta per lui. Lui era di un’altra” rispose la mora.
“meglio per me” disse Sean.
“si, ma ‘l’altra’ sarà il tuo più grande problema” disse Carly.
“cosa?” chiese confuso il biondo.
“l’altra, sarebbe Sam, se tu non le piaci, potrei anche lasciarti” disse seria la mora.
Sean accennò un sorriso,
“non sei seria” disse guardandola.
La mora non si scompose.
“Carly”  la chiamò lui “oh andiamo! Quanto potrà essere terribile questa famigerata Sam Puckett” sbottò il ragazzo.
“abbastanza da romperti qualche ossa” rise la ragazza.
“ah-ah-ah molto divertente” sbottò Sean.
“signore e signori, vi preghiamo di allacciare le cinture, l’areo decollerà a momenti, grazie” disse una voce metallica.
“16 ore di aereo solo per te mia cara” disse il ragazzo allacciandosi la cintura.
“oh ma che eroe che sei” lo prese in giro la mora.
“dovresti farmi una statua o due, con scritto ‘al mio amato fidanzato! Che si è subito 16 ore seduto su di una poltrona in una grande supposta con le ali’ “ disse Sean.
La mora scoppiò a ridere.
“supposta con le ali?” rise di nuovo “no davvero Sean, io dubito che tu abbia un  cervello funzionante”
“lo devo prendere come un complimento o cosa?” chiese fintamente sdegnato il ragazzo.
Carly rise di nuovo, più forte.
“vedi, è questo il meraviglioso sorriso di cui mi sono innamorato” disse il ragazzo poggiandole una mano sulla guancia “voglio sempre vederti sorridere Carly, sempre” le disse prima di baciarla.

I due giovani non si accorsero che l’aero era decollato, verso L’America, verso Seattle, verso il passato della mora che avrebbe affrontato con il suo futuro, perché se c’era una cosa di cui Carly Shay era sicura e che non si sarebbe fatta scappare quel ragazzo dagli occhi verdi che le faceva battere il cuore da 2 anni e mezzo.
Era sicura di poter rivedere i suoi amici, suo fratello, la sua casa, senza la paura di essere giudicata o non accettata, perché sapeva che il qualsiasi luogo lei si trovasse, le bastava avere al suo fianco Sean, per affrontare la sua vita e le sfide a testa alta.
 
 
 
 

 
Angoletto mio!
Ma buon salve genteeeeeee!
Come scorre la vostra esistenza umana? (?)
La mia bene, togliendo la scuola, gli impegni sportivi, la stanchezza e il sonno perenne, ma vabbè non lamentiamoci!
Avete notato che per prima cosa, il capitolo non è scritto in 1° persona ma in 3°, perché secondo me fila meglio e mi è più facile scriverli, quindi anche i prossimi saranno in 3° persona.
E qui entra in gioco la nostra adorata Carly! Insieme al suo ragazzo Sean (per chi non lo sapesse si legge Shon). Approfondirò anche un po’ la loro storia, ognuno ha un proprio spazio in questa storia e questi due mi piacciono.
E vabbè spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci sentiamo alla prossima.
Ciauuuu!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3218989