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di Livvy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di treni e turi-oddei è il ragazzo di tutte le mattine! Nonguardarlononguardarlo ***
Capitolo 2: *** Di strani vicini di appartamento e di allarmi anti incend-LEO! ***
Capitolo 3: *** One more time//One Last Time. ***



Capitolo 1
*** Di treni e turi-oddei è il ragazzo di tutte le mattine! Nonguardarlononguardarlo ***


Titolo: Di treni e turis- oh dei, è il ragazzo di tutte le mattine quello! Non guardarloNonguardarlo.
Coppia: Jason/Piper.
Rating: verde.
Prompt: prendiamo sempre lo stesso treno!Au 
Avvertimenti: modern!au, no spoiler.
Note: intanto chiedo scusa, ma sto scrivendo dal cellulare, appena riprendo il pc aggiungo tag e sistemo la grafica del testo.
uno) Piccola cosa fatta per la Jasiper ShipWeek2015, dove sto trovando parecchie difficoltá perchè non ho mai scritto su di loro e non ho mai usato prompt. 
due) La storia è ambientata a Londra ((che cosa ovvia)) dove Piper e Jason si ritrovano a vivere una situazione che capita spesso alle persone che prendono i mezzi: quello di incontrare sempre la stessa persona. E Piper ha una fortuna che non capita quasi mai nella vita reale. 
tre) Io non sono MAI stata a Londra, quindi ho improvvisato. Suppongo che anche le ferrovie londinesi abbiano le loro giornate piene.
quattro) Ringrazio Livia Duras per il prompt lasciato sulla pagina facebook CampMezzosangue.

 Turisti.
Piper li odiava con tutta se stessa. 
Erano sempre in giro ad intasare le strade di Londra, ma non solo le strade, anche i mezzi, soprattutto i treni e la metro - roba che a Piper servivano come il pane. 
"Ma Piper, tesoro, sono i turisti che fanno l'economia di Londra, dovresti ringraziarli!" le diceva il padre con un tono serio, come se la cosa non andasse presa sottogamba; e lei voleva rispondere con: "sei un attore di film con un budget che potrebbe arricchire tutti i poveri in Africa, passi i 3/4 della tua vita in America e mi vieni a parlare dell'economia inglese? Ma sei serio?", invece si limitava ad alzare gli occhi al cielo e a sospirare nel microfono del suo telefono.
  Quella mattina, comunque, era una di quelle mattine piene di nebbia, con un temporale in arrivo (strano, a Londra di solito fa cosí caldo che sembra di stare ai Caraibi, si disse la ragazza), una mattina dove Piper era dannatamente in ritardo al lavoro, e dove i turisti -ovviamente- straripavano dai vagoni e continuavano a schiamazzare e a spingerla.
  Stava per girarsi e sbraitare contro una famiglia sudamericana -Piper ebbe due secondi per ringraziare il suo amico Leo per avergli insegnato la differenza tra i dialetti spagnoli- vestita con colori che erano un pugno e un calcio in un occhio -e sapeva di cosa stava parlando, sua madre era una stilista- quando si accorse che in fondo al vagone, schiacciato in un angolo, accanto a dei tedeschi, il ragazzo biondo con gli occhi azzurri che saliva tre fermate dopo la sua e scendeva a una prima. Si vedevano tutte le mattine da quasi un anno, Piper non aveva la piú pallida idea di come si chiamasse, ma sapeva che era meglio non farsi strane idee, passava spesso il viaggio a chiacchierare al telefono con una ragazza di nome Reyna. Lo aveva letto sullo schermo del suo cellulare quella volta che aveva viaggiato in piedi accanto a lui, (non che voleva impicciarsi, sia chiaro). 
  Certo, il tutto era piú facile a dirsi che a farsi. Insomma, Piper avrebbe voluto vedere qualcuno capace di resistere ad un ragazzo cosí carino, che quando incontra il tuo sguardo invece di fare il vago come il novantanove percento delle persone accenna un sorriso.
  Esisteva davvero qualcuno cosí capace? Piper ne dubitava.

Il viaggio era quasi terminato ma sembrava esser durato una eternitá. 
Piper riuscí a trovare un posto e si sedette con poca grazia prendendosi la testa con una mano massangiandosi le tempie. Si pentí quasi subito della sciatteria dei suoi gesti quando notò chi era seduto accanto a lei, seduto come se quello fosse un trono e non uno squallido sedile di un treno dove si erano già sedute decine di persone. 
  Il ragazzo biondo era accanto a lei, si, e accennò un sorriso quando i loro occhi si incontrarono. Piper era sicurissima che la sua pelle ambrata si fosse schiarita fino a diventare bianca e le sue guance erano rosse peggio della copertina deluxe di RED della cantante statunitense Taylor Swift. 

  «Mattinata impegnativa, vero?»
Piper passò un minuto buono imitando un pesce fuori dall'acqua, ovvero, standosene con la bocca aperta, prima di rispondere balbettando: «S-si. Turisti, sempre cosí ma-maleducati.»
Lui sorrise di nuovo e la mente di Piper rispose con: «non fissargli la bocca Piper, oddei quanto è bello, non fissargli la bocca non fissargli la bocca quando è bello»; il ragazzo alzò le spalle, come per dire che alla fine non gli importava piú di tanto e allungò la mano: «Io sono Jason.» Piper si riprense e ricambiò la stretta presentandosi a sua volta.
«Prendiamo sempre lo stesso treno.» gli disse.
«Lo so, ti vesti in modo particolare, difficile non ricordarsi te.»
«Bello sapere che mi ricordi per questo.» disse Piper facendo una smorfia. 
«In realtá ti ricordo perchè sei carina,» disse come se fosse normale fare complimente ad una sconosciuta, poteva essere una ladra o chissà che altro! «E perchè mi guardi come una stalker.» continuò e Piper arrossí cercando di nasconderlo.
  Jason soffocò una risata, e continuò a comportarsi come se fosse tutto normale, le mise una mano attorno al collo e si alzò, la guardò negli occhi sfidando la sanità mentale della ragazza e, sempre con normalitá, la invitò a prendere un fish&chips lo stesso pomeriggio in un posto noto, e senza aspettare la sua risposta scese per non guardarsi piú indietro.

Piper passò l'ultima fermata facendo un'altra esibizione del pesce fuori dall'acqua con il tizio davanti a lei che si chiedeva se chiamare l'ambulanza segnalando una persona in stato di choc sul treno oppure cambiare posto ignorandola.

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Capitolo 2
*** Di strani vicini di appartamento e di allarmi anti incend-LEO! ***


Titolo: Di strani vicini di appartamento e di allarmi anti incend-LEO!
Coppia: Jason/Piper. 
Rating: verde.
Prompt: Jason si è appena trasferito nello stesso condominio in cui abita Piper (bonus se c'è anche Leo che ogni tanto fa scattare l'allarme anti incendio)  
Avvertimenti: modern!au, no spoiler, future!fic, 
Note: 
uno) Altra piccola cosa fatta per la Jasiper ShipWeek2015.
due) Storia senza un vero senso, è la seconda di tre (si, sono diventate tre alla fine, per questioni di tempo: una centric!Piper, una centric!Jason e una con lo scambio di pov) storielle. Il prompt mi è piaciuto fin da subito, e all'inzio dovevano esserci solo Jason e Piper, poi ho visto il bonus e ho pensato "mettiamoci pure Leo va" e poi: "E Aphrodite, non ce la vogliamo inserire?" e fu così che ho nominato mezzo mondo, ma credo che siano adeguati, ci stanno a loro modoCerco di essere divertente, ma diciamo che non sono molto portata, vado più per gli angst e simili; ma spero che comunque vi faccia sorridere un pochino ino.
quattro) Ringrazio Kuma_Cla per il prompt lasciato sulla pagina facebook CampMezzosangue.

  Jason capì che forse sarebbe stato meglio andare a vivere in quell'attico che gli aveva consigliato sua sorella quando l'allarme anti incendio del palazzo scattò per la terza volta in quella giornata interminabile. 

«Andar a vivere da soli è un bel passo avanti» gli aveva detto suo padre. 
«Bah, sarebbe ora che se ne vada no?» questa era la sua (simpaticissima come un dito in un occhio) matrigna.
«Sei sicuro di saper vivere senza papino adorato?» lei era quell'altra simpaticona della sorella maggiore, che disse tutto senza togliersi un sorrisino beffardo dalla faccia. Jason rispose con una smorfia. 
  Si, per gli dei!, lui era pronto! 

«Dovresti andare vivere nello stesso condominio con Piper e Leo» 
Jason non fece in tempo a chiedere chi fossero che Thalia, sua sorella, era già in piedi a inveire contro il loro cugino: «Scordatelo Jackson! Non lascerò che mio fratello vada a vivere in quel manicomio!» 
«Ma non è un manicomio!» 
risposte con voce stridula Percy, Thalia alzò gli occhi al cielo. 
  Litigarono mezz'ora prima che Jason riuscisse ad alzare la voce dicendo la sua, ovvero che forse non era una brutta idea andare a vivere con persone che suo cugino conosceva, Percy non era tanto male, poi, quindi i suoi amici sarebbero state delle persone apposto. 
  Percy fece la lingua a Thalia, questa alzò gli occhi al cielo e Annabeth (migliore amica della sorella e fidanzata del cugino) -che ovviamente durante la discussione non aveva distolto lo sguardo dal suo libro- soffocò una risata. 
  Jason capì di essere fregato. 

«Oh dei, mamma!» 
  
Jason non si era ancora ripreso, imbambolato a guardare la figura alta, bionda e con gli occhi azzurri, in camicia da notte che gli aveva aperto la porta, quando una ragazza -più o meno della sua stessa età- la trascinò dentro con uno strattone e si chiuse fuori, sospirando, in evidente imbarazzo. 
«Mi dispiace, mia madre non ha ritegno.» gli disse. 
«Dispiace anche a me.» lei lo guardò torva e lui tentò di correggersi: «Cioè mi dispiace di aver svegliato la tua famiglia, sono nuovo e volevo conoscere i miei vicini». 
 La ragazza tirò fuori un bellissimo sorriso e togliendo le mani dalla porta si presentò dicendo. «Io sono Piper, benvenuto, allora».
Il ragazzo la guardò meglio e decretò che forse, anche lei, non era poi così male. 

  Durante la settimana seguente passarono molto tempo assieme, lei lo aiutò a disfare tutti gli scatoloni che aveva portato dalla sua casa precedente (Hera si era incaricata di far sparire tutto quello che lo riguardava, cedendoglielo con la frase: «Che ne sai? Magari un giorno ti servirà.») e mentre si davano da fare si erano raccontati a vicenda.
Jason le aveva raccontato di Thalia, di suo padre e della sua matrigna, della morte di sua madre -non che ricordasse molto di quel periodo- e del cugino che gli aveva consigliato di andare a vivere lì.
Piper, invece, dopo aver espresso la richiesta di voler conoscere sua sorella (le sembrava una tipa in gamba, e Jason sapeva che se l'avesse presentata a Thalia, lei lo avrebbe torturato per settimane con la domandina idiota: «Ma lei ti piace?»), le raccontò della madre -ex Victoria's secret angel e questo chiariva tutto-, del padre che era un attore («Aspetta, mi stai dicendo che tuo padre è Il Re di Sparta? Sul serio?») e che aveva un paio di sorelle da parte di sua madre («Una di loro si chiama Silena, è una pazza, letteralmente, andava a saltare sul tappeto elastico al quarto mese di gravidanza!» «E l'altra?» «Si chiama Drew, ed è... ecco, meglio se la lasci stare») alla fine gli parlò del suo migliore amico, e Jason capì di essere veramente fregato. 
  Leo Valdez abitava al primo piano -doveva avere i piani di controllo del condominio vicino a lui, gli spiegò Piper- ed era, non un piromane, ma ci andava vicino. Fu la prima cosa che gli disse la ragazza: che se sentiva l'allarme anti incendio suonare era lui e quindi non doveva preoccuparsi. Questo non lo fece sentire molto tranquillo, a dirla tutta. 
 
Alla fine, Jason fece l'abitudine a tutto, più o meno, a Leo Il Non Piromane Ma Quasi e ad Afrodite L'Ex Victoria's Secret Angel, alle strane sorelle di Piper, al padre eccessivamente tranquillo -insomma, tua figlia passa il tempo con un ragazzo a fare chissà cosa (non che loro facessero quel tipo di chissà cosa) e lui non gli aveva nemmeno rifilato un'occhiataccia-; l'unica cosa che ancora non sopportava era l'allarme del condominio.
  E quella sera lo odiò particolarmente.
Piper aveva accettato di rimanere a cena da lui, (anche alla fine non avevano cenato si erano soltato tracannati di Coca-Cola davanti alla televisione). Jason che si sentiva un po' fuori di testa, forse vittima della caffeina nella bibita, aveva preso coraggio e aveva baciato la ragazza. Non sapeva nè come nè quando ma erano finiti a baciarsi come si deve, avvinghiati sul divano, con il vociferare della tivù in sottofondo; probabilmente sarebbero andati oltre se l'allarme anti incendio non avesse iniziato a suonare facendo prende un mezzo infarto ad entrambi.  
  Dopo aver imprecato in nome dell'amico per un po' si erano ripresi, sistemandosi, si diedero la buonanotte, baciandosi spalmati -nel vero senso della parola- sulla porta. 
  Quando la chiuse sorridente si lanciò sul divano. 

«Beh, com'è stato?»
Piper si limitò a voltare le spalle dirigendosi verso la sua camera, ignornado la madre in intimo bubblegum sul divano. 

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Capitolo 3
*** One more time//One Last Time. ***


Titolo: One more time//One last time
Coppia: Jason/Piper.
Rating: verde.
Prompt: "Fino all'ultimo resto di noi, io resto." (Erri De Luca)
Avvertimenti: postapocalittic!au, no spoiler, post boo, future!fic, older!Jason, older!Piper
Note: 
uno) Ecco a voi la terza -ed ultima, sottolineo- cosa per la Jasiper!ShipWeek(?) dato che tra meno di un'ora termina, ops.
due) Questa doveva essere la prima fanfic delle tre, ma non riuscivo a trovare un mondo in cui posizionarla e alla fine ho deciso di fare una cosa bella complicata che ho il bisogno di spiegarmi perché temo che nel testo non si capisca nulla. 
  Tutto ambientato in un futuro post apocalittico, come si capisce dagli avvertimenti (spero), di un Alternative Universe; quindi non esistono più due campi, ma uno per il fatto che uno dei due (non lo specifico) è stato distrutto durante La Seconda Guerra contro i Titani, (ovvero Lo Scontro Finale) ha per quanto la Prima Generazione (percy, Annabeth, ecc) abbiano vinto i Titans hanno distrutto tutta la Terra rendendola quasi inabitabile. Quindi questi sopravvissuti sono "l'ultimo resto di noi" a cui faccio riferimento per la citazione. 
Jason e Piper arrivano tra questo Ultimo Resto dopo la battaglia di TLO, ovvio, ma questo viene descritto nel testo e non voglio spoilerare. 
  Visto che il mondo si evolve, questo post apocalittico è pieno di concetti moderni, e spero che tutto si capisca. 

tre) Il titolo della storia è merito della canzone One Last Time di Ariana Grande che sto ascoltando ora che dovrebbe farvi capire cose sul finale...
quattro)
 Ringrazio Livia Duras per il prompt lasciato sulla pagina facebook CampMezzosangue.




Il panorama che si poteva ammirare dal tetto della Casa Grande aveva lasciato Piper 
sempre col fiato in gola, anche se non avrebbe dovuto. Da lì si potevano ammirare le rovine lasciate dalla Seconda Guerra Contro i Titani che erano state proclamate sacre, in onore dei deceduti. La sorella che non aveva mai conosciuto era stata lì sopra, su quel tetto come lei, prima di decidere dove attaccare, e dove morire... Ma da là sopra si potevano ammirare le stelle senza l'inquinamento luminoso, e si poteva vedere fino sopra il muro altissimo che proteggeva il Punto DG, un muro che non si poteva superare senza permesso. Lei aveva fantasticato su quel Oltre-Il-Muro, anche se vedeva soltanto roccia secca, dove non cresceva più nulla. 
 
Il panorama che si poteva ammirare dal tetto della Casa Grande aveva lasciato Piper sempre col fiato in gola, anche se non avrebbe dovuto. 
Anche ora.
Mentre guardava il Punto DG bruciare, i suoi amici e compagni di allenamento morire, e la sua città crollare. 



Le scale e i corridoi sembravano non finire più, alcuni punti erano impossibili c'era troppo fumo, alcune stanze non c'erano più, saltate in aria. E Jason sperò che fossero l'unica cosa che avesse fatto quella fine... 
  Dove cazzo era Piper? 
Una buona parte dell'armatura di Jason era sporca di sangue -suo o non suo chi poteva dirlo?- e gli doleva una mano dove c'era un lungo e non proprio bellissimo taglio. Avrebbe perso la mano, lo sapeva, se non avesse perso la vita prima. Il suo stato al livello psicologico era «impossibile da classificare» come diceva la sua stessa armatura mix tra un capo di abbigliamento all'ultima moda e la tecnologia uscita direttamente da Star Wars. Il Padiglione Nove e il Padiglione Dieci si erano occupati di crearle, dovevano essere a prova di tutto fuoco, acqua, armi da fuoco e tagli; certo, non erano impossibili da distruggere ma fino ad allora nessuno era mai venuto a lamentarsi che qualcosa non andava. Jason aveva appena visto sua sorella morire, questo lo aveva mandato fuori di testa e l'idea di aver perso anche la sua Compagna Di Vita prima di rivederla lo faceva arrabbiare ancora di più. 


Piper era stata messa di guardia, quel giorno, assieme ad un suo fratello, un ragazzo del Padiglione Cinque e un paio di membri del Padiglione Sei. Erano quasi tutti caduti di sotto schiantandosi al suolo con il nemico, tranne la ragazza dai capelli castani che lei non aveva mai visto, cui il suo cadavere giaceva lì, sul tetto, con il volto verso Piper, verso le fiamme, verso il tramonto dietro al Muro
  Lei riportava ferite leggere, aveva indotto il suo avversario ad uccidersi con l'aiuto della sua voce. Aveva provveduto quindi a un possibile prossimo attacco, chiamando rinforzi, chiamando Jason. 


Quando Jason arrivò sul tetto -arrivò da lei- bastò uno sguardo per attivare una Condivisione di Memorie, un dono posseduto solo dai figli di Aphrodite, madre dei membri del Padiglione Dieci. A Piper e Jason parve rivivere tutti gli anni che avevano vissuto assieme: la prima volta che si erano visti -un incontro su un autobus di una scuola per futuri ambientalisti-, il loro primo bacio -su quel tetto, sotto le stelle-, la prima volta, l'ufficializzazione della loro relazione e la firma sul foglio che li rendeva Compagni Di Vita, la volta che avevano provato ad avere un figlio senza successo, la volte dopo in contemporanea con l'annuncio di una guerra dove Piper aveva pregato che non arrivasse a costo di prendersi un'altra martellata morale, poi c'erano stati gli allenamenti, le notti passati svegli abbracciati uno all'altro stringendosi così forte che si facevano male a vicenda -ma c'era paura, paura che se cedevano al sonno sarebbero saltati in aria perdendosi qualche secondo in più insieme. Infine c'era stata quella mattinata, dove entrambi avrebbero voluto cedere ad un bacio, per darsi forza, speranza, per darsi addio, ma non avevano avuto tempo. 


Prima che Piper sbattesse le palpebre per tornare al mondo reale Jason aveva già le mani sul suo volto e la stava baciando come se non ci fosse un domani, perché un domani per baciarsi non ci sarebbe stato, e Piper stava rispondendo, aggrappandosi come meglio poteva a lui. 
  
Si guardarono, e lei singhiozzava.
Lui disse qualcosa ma lei capì anche se non lo sentì. 


Non ebbero il tempo di baciarsi di nuovo, di salutarsi di nuovo, che le loro carni e le loro ossa erano sotto quintali di macerie e fiamme rosse che si univano al cielo del tramonto. 

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