My only love sprung from my only hate

di bimbabest99
(/viewuser.php?uid=458174)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cominciare ***
Capitolo 2: *** Scoperte ***
Capitolo 3: *** Strategie ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Rivali ***
Capitolo 6: *** Riflessioni ***
Capitolo 7: *** Notte ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** Inconvenienti ***
Capitolo 10: *** Gelosia ***
Capitolo 11: *** Inganni ***
Capitolo 12: *** Dimenticare ***
Capitolo 13: *** Cuori ***
Capitolo 14: *** Crescere ***
Capitolo 15: *** Freddo ***
Capitolo 16: *** Madri ***
Capitolo 17: *** Importante ***
Capitolo 18: *** Amore ***
Capitolo 19: *** Forte ***
Capitolo 20: *** Correre ***
Capitolo 21: *** Fine ***
Capitolo 22: *** Primo ***



Capitolo 1
*** Cominciare ***


Prologo - Cominciare

                                  My only Love sprung from my only  Hate…

                     

                                    Prologo - Cominciare

“L'unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante.” 

Cit. Cesare Pavese


                                        

I raggi aurei del sole illuminavano con la loro luce intensa l’immenso castello di Hogwarts, che sorgeva sull’altura più alta come un faro di speranza sempre acceso.

E’ difficile inserire la parola “scuola” e la parola “speranza” nella stessa frase, eppure questo era ciò che rappresentava per il mondo magico e per i suoi studenti - anche se, qualche volta, gli stessi alunni stentavano a crederci-.

Hogwarts era stato l’inizio di tutto: era lì che il famigerato Lord Voldemort aveva compreso l’inestimabile potere della magia, e sempre tra quelle mura aveva compreso quanto fragile potesse essere.

Perché era stato questo il suo più grande sbaglio: considerare la magia come una sua proprietà.

La magia era di tutti; ogni persona poteva godere della sua potenza e gioire per la sua inspiegabile natura.

La guerra magica era finita.

Un’Hogwarts nuova e splendente era sorta dalle proprie macerie, più forte e potente di prima, pronta ad ospitare nuovamente le future generazioni.

Ma c’era ancora una generazione che non aveva completato il proprio ciclo; una generazione che aveva visto il suo futuro stroncato da una guerra, ma adesso che quest’ultima era terminata, tutto poteva ricominciare lì dove si era concluso.

Ma non tutti ne erano usciti indenni.

Un’esile figurina scese velocemente le scale quella mattina, e uscì allo scoperto dopo il risveglio poco tranquillo.

La giovane donna si lasciò bagnare da quell’unico raggio di sole che le si era posato sul viso, illuminando così i suoi bellissimi lineamenti.

La ragazza sorrise serena, sbattendo le palpebre e avvicinandosi ad una colonna per osservare, estasiata, il sole che timidamente si lasciva intravedere dalle nubi bianche.

I suoi raggi caldi illuminarono i suoi capelli di un colore così intenso da fare invidia ai papaveri rosso fuoco che ornavano i giardini.

I suoi occhi erano due immense pozze d’oro che riflettevano la gioia e la spensieratezza di una donna che aveva combattuto la sua guerra, e l’aveva vinta.

Poggiò la testa contro la maestosa colonna in marmo bianco, e si lasciò accarezzare da quel sole che tanto amava, ma che per troppo tempo le era stato negato.

Un autentico sorriso le illuminò il volto di porcellana, sulla quale un sapiente artista aveva sparso una pioggerellina di tenere lentiggini rosse, che rendevano il suo riso ancora più bello.

Perché solo chi ha pianto molto, sa ridere di gioia.

E Ginny Weasley, poteva finalmente sorridere per la felicità, beandosi per un ultimo istante di quel sole, i cui raggi erano, per lei, un’ondata di vita.

Poi, s’incamminò silenziosamente verso la Sala Grande, passando casualmente davanti alle scale che conducevano nei sotterranei.

Se una persona avesse imboccato quella strada, si sarebbe ritrovata davanti un maestoso quadro, raffigurante un uomo basso, con una grande parrucca ottocentesca, dei lunghi baffi brizzolati e un paio di occhi superbi e freddi: il Barone Sanguinario.

E, oltre quel quadro, avrebbe trovato l’immensa Sala Comune dei Serpeverde, dipinta con sfumature argento-verdastre, che davano un tocco di classe a tutto l’ambiente.

In quel momento, la Sala Comune era immersa nella penombra, rischiarata solo dal fuoco scoppiettante: il buio non era una novità per i Serpeverde, ma il ragazzo che sedeva su una delle poltrone, sembrava essere vissuto nelle ombre per tutta la vita.

Una striscia di luce illuminava il suo sguardo travolgente, le cui iridi sembravano argento fuso e scintillavano nel cuore dell’oscurità come quelli di un felino.

Tutta la sua figura emanava un’aura di mistero nota a pochi, e nell’oscurità si riusciva a intravedere il suo fisico tonico e ben curato.

Le fiamme creavano magiche sfumature sul suo volto, illuminandone i tratti cesellati ad arte dal più abile degli dei: dal viso spigoloso e ambiguo, fino alle labbra sottili e sensuali.

I suoi capelli biondi sembravano fili d’oro finissimo, e gli incorniciavano il volto affascinante, dandogli un’aria nota solo a quegli animali tanto affascinanti quanto letali.

Il ragazzo era stravaccato sulla poltrona in pelle della sua Sala Comune, mentre la mano destra era posata mollemente sul bracciolo.

Il gomito sinistro reggeva la mano dalle lunghe dita che, in quel momento, erano posate sulle labbra sensuali, in una posa tanto pensosa quanto inconsapevolmente maliziosa.

L’anello a forma di serpente che portava all’anulare sembrava brillare di luce propria, così come lo sguardo intenso del ragazzo che fissava insistentemente le fiamme scarlatte.

Dietro quelle due pietre preziose si nascondeva un’anima dannata, e più il ragazzo fissava le fiamme avvolgenti, più non poteva fare a meno di paragonarle alla sua anima: bruciata da un fuoco insaziabile, da quando quel marchio incandescente aveva brutalmente sfregiato la sua pelle dal bagliore lunare.

Non era la prima volta che mancava a cena, e non sentiva la mancanza di quell’ambiente chiassoso e confuso, che sembrava appartenere a un’altra vita: una vita che quel marchio non aveva ancora sconvolto.

Dopo la guerra magica, lui e sua madre erano stati rilasciati per mancanza di prove: adesso, aveva avuto la possibilità di frequentare quell’ultimo anno che gli era stato negato.

Non voleva ammettere che, in realtà, aveva solo bisogno di stare lontano da quel castello che l’aveva visto crescere, maturare, e morire interiormente.

Troppi ricordi si nascondevano tra quelle mura e – sebbene fosse sempre stato una persona molto abile nel mascherare i propri sentimenti, e, alle volte, rinnegarli – non poteva negare che quell’ambiente gli procurava un dolore immenso.

Il ragazzo staccò le dita affusolate dalle labbra, mentre quest’ultime si curvavano in un sorriso sardonico ed amaro: nessuno avrebbe potuto salvare la sua anima.

Più nessuno…

Perché Draco Malfoy non aveva mai combattuto la sua guerra, non l’aveva mai iniziata, mai conclusa, mai vinta: essa era costantemente dentro di lui.

Il giovane decise di crogiolarsi ancora in quell’ambiente silenzioso, ma sarebbe rimasto tale per poco tempo, poiché la cena in Sala Grande era quasi terminata.

Il fatto che il ragazzo non si era presentato a cena fu un bene, specie tenendo conto di ciò che sarebbe succedendo in quell’ambiente.

Le candele fluttuanti lo illuminavano come se fosse l’ora di punta, e le immancabili ciance degli studenti riempivano l’aria, come a dare un segnale che quel castello era ancora vivo e pulsante.

Ginny Weasley, seduta al tavolo dei Grifondoro, respirò per un attimo interminabile quell’aria familiare che per troppo tempo le era mancata, sostituita dalla costante percezione della malvagità      .

I suoi compagni di Casa ridevano, scherzavano e parlavano tra di loro come se nulla fosse cambiato, e questo le riempiva il cuore di gioia.

-Humm…quanto mi sono mancate queste prelibatezze!-

Mugolò Ronald Weasley, ovvero suo fratello e fidanzato della sua migliore amica, ingozzandosi con una buona dose di patate al forno con tanto di pollo.

-Non cambi mai, Ron…-

Le disse la sorella, riempendo l’aria con la sua risata cristallina che attirò lo sguardo rapito di Harry Potter, seduto al suo fianco.

-Già…se la tua mente fosse ampia quanto la tua pancia, non avresti difficoltà a imparare gli appunti di Pozioni, che tanto ti danno problemi…-

Lo rimproverò la sua ragazza, alias Hermione Granger, che lo osservava con sguardo severo ma anche un po’ divertito dalla sua stessa battuta, rivolgendo uno sguardo al bambino sopravvissuto.

Quest’ultimo aveva gli occhi fissi sulla sorella del suo migliore amico, e sembrava aver perso di vista il mondo circostante, il che non sorprese più di tanto la castana.

-Guarda che noi non stiamo parlando di “appunti”! Quelle pergamene sono più grandi della pila di maglioni regalatami da mia madre, e lei ne cuce uno ogni-mese-da-tutta-la-vita!-

Scandì lentamente il ragazzo, dando un’idea della loro grandezza, e questo fece sorridere la rossa: lei sapeva cosa significava ricevere ogni mese un maglione di due taglie più grandi, ma, in fondo, anche per questi inconvenienti amava la sua famiglia.

-Le dimensioni non sono importanti, Ronald. Sei tu che non hai voglia di studiare!-

-Guarda che le dimensioni sono importanti per qualsiasi persona!-

Ribatté Ron, sentendo il dovere di ottenere l’ultima parola.

-Certo che le dimensioni sono importanti! Pensa a quel disgraziato del tuo sarto!-

Una vocetta squillante s’intromise nel loro discorso, facendo calare un mare di risate sulla tavolata alle loro spalle: non avevano bisogno di voltarsi per sapere che era stato uno dei Serpeverdi a parlare.

Ron s’immobilizzò all’istante con una coscia di pollo in bocca, e il suo viso assunse una sfumatura rossastra, più per la rabbia che per l’imbarazzo.

Nel frattempo, Harry sembrava essersi risvegliato dal suo stato di trans, e si voltò in direzione del tavolo alle sue spalle, ancora pieno di risate.

Rimase immobile nell’osservare quei volti tanti odiati che, ancora una volta, non si facevano scrupoli a ferire gli altri, nonostante la guerra magica li avesse segnati quanto loro.

Dopo la battaglia, il numero dei Serpeverdi era notevolmente diminuito, ma non per questo erano diventati meno scorbutici.

-Cosa c’è, Potter? Sorpreso di vederci ancora seduti a questo tavolo? Scommetto che era l’ultimo posto in cui avresti pensato di vederci!-

Esclamò Blaise Zabini, alzando il calice colmo di vino elfico con un sorriso di scherno, per poi prendere una lunga sorsata del liquido color rubino.

-Sbagliato! L’ultimo posto è il paradiso…-

Esclamò acida la giovane di casa Weasley, senza degnare di uno sguardo i ragazzi della casa verde-argento: si limitò a prendere Harry per braccio, facendolo voltare.

Dopo quell’esclamazione, calò il silenzio alle loro spalle, e Ginevra fu felice di averli sorpresi a tal punto.

-E comunque…dubito che tu sappia cosa significa patire la vera fame. Specie quando voi, figli di papà, avete una marea di elfi domestici che vi puliscono il…-

Ron non terminò la frase, ma le sue labbra si curvarono in un sorriso suadente e a tratti spaventoso.

-…moccio-

Terminò, continuando a mangiare tranquillamente il suo pasto: se si fosse voltato, avrebbe senz’altro osservato uno spettacolo esilarante: alcuni dei Serpeverdi erano diventati più rossi dei peperoni.

Solo Blaise Zabini e Theodore Nott sembravano totalmente indifferenti alle sue parole.

-Almeno noi non spaliamo letame per vivere in una latrina…-

Esordì Nott con tono calmo e sguardo annoiato: quelle parole fecero breccia nelle loro menti con una potenza inaudita.

-Beh…gli “spalatori di letame” hanno qualcosa che voi non avrete mai…-

Disse Hermione con lentezza calcolata: bastò uno sguardo per capire a cosa si riferiva, e in un secondo Ron si voltò verso di loro, continuando a rimanere seduto sulla panca in legno.

Sollevò la manica della divisa, mostrando loro l’avambraccio sinistro dalla pelle candida: i volti dei due Serpeverdi rimasero granitici, ma i loro occhi scintillarono per la rabbia repressa.

-Questo è ciò che non avrete mai. Tutti voi! Compreso quel mangiamorte di Malfoy…-

Ginevra osservava confusa il fratello maggiore mentre pronunciava quelle parole velenose, prima di voltarsi verso il suo lauto pasto.

Continuò a mangiare come se nulla fosse successo, ma rimase in silenzio fino alla fine della cena, mentre gli occhi d’oro della sorella osservavano un punto in lontananza.

Ronald reagiva sempre male quando qualcuno scalfiva la sua famiglia, specie dopo la morte di Fred…

Una stilettata colpì la ragazza in pieno petto, e la spinse a chiudersi in un silenzio tombale, ignorando i Serpeverdi che borbottavano qualcosa alle loro spalle.

Malfoy non sarebbe stato felice del nomignolo che suo fratello gli aveva affidato…

Decise di non pensarci, e si concentrò solo sull’ambiente che la circondava, sperando di rimuovere dalla sua mente il sorriso di Fred.

Quello che Ginevra e Draco non sapevano, era che – quella sera stessa – l’impossibile si stava già realizzando…

To be continued…

Saaalve mie cari lettori!

Sono tornata con una nuova (naturalmente Drinny) fanfiction ^^ Mi scuso per avervi fatto attendere così tanto, ma sappiate che un po’ di stacco mi ci voleva: avevo bisogno di rimettere la testa apposto ehehehe @.@ Sappiate, però, che le vostre bellissime recensioni mi sono mancate tantissimo, ed è per questo che ho creato questa nuova fanfiction! Sarà una storia più elaborata rispetto alla precedente, ma non altrettanto lunga, purtroppo Y.Y Diciamo che in questa fic predomineranno i caratteri diversi di Ginny e Draco: Ginevra sarà l’angioletto dalla purezza candida come la luna, mentre Draco sarà un’anima nera tormentata dal passato. Spero che questo primo capitolo stuzzichi la vostra immaginazione OwO Non vedo l’ora di risentirvi *0* Sappiate che aggiornerò la storia tutte le domeniche ;) Vi aspetto ;) Un bacio,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Scoperte ***


Capitolo 1 - Scoperte

                        My only Love sprung from my only Hate…

 

                            Capitolo 1 – Scoperte

“Le scoperte più sconvolgenti sono quelle che faresti meglio a ignorare, altrimenti quelle stesse scoperte  ti  sconvolgeranno  la vita"  

Cit. Bimbabest99

                                        

Il freddo invernale era pungente come una lama di ghiaccio che fendeva l’aria con la sua consistenza glaciale.

Ormai era ottobre inoltrato e – anche se non si era vista nemmeno l’ombra della neve – l’aria gelida di fine autunno rendeva indispensabili guanti, sciarpa e cappello.

In mezzo al rigoglioso giardino di Hogwarts, una folta chioma ramata spiccava tra tutto quel verde: i suoi capelli, così simili a lingue di fuoco, erano in grado di riscaldare ogni persona dal gelo dell’autunno.

La ragazza era sola, circondata dal verde della natura che faceva a pugni con il colore dei suoi capelli: sembrava stesse cercando un po’ di tranquillità.

Ginny rabbrividì quando un leggero venticello le fece penetrare il gelo sin nelle ossa, e si strinse maggiormente contro la morbida sciarpa di lana.

Camminava con passi lenti e misurati verso il lago nero, la cui superficie risplendeva come pietre preziose, anche se il sole era oscurato dalle nuvole.

La giovane sorrise, immaginando la bellezza del lago visto dall’alto.

Posò la piccola mano sulla corteccia di un grande albero, e sorrise al ricordo dei tempi in cui era solita arrampicarsi fino in cima, per poi sedersi sull’incavo più comodo e bearsi del vento fra i capelli.

La giovane Weasley si guardò intorno con gli occhi d’oro illuminati da uno scintillio sbarazzino, mentre si mordeva il labbro inferiore con fare ribelle.

Una volta appurata l’assenza di anima viva, afferrò agilmente il ramo più basso, e iniziò ad arrampicarsi.

Arrivata in cima, una folata di vento la colpì in pieno viso, facendo svolazzare i suoi capelli vermigli come petali al vento.

Anche la fine della sciarpa iniziò a volteggiare seguendo il ritmo della corrente, e Ginevra si ritrovò a socchiudere gli occhi.

Inspirò profondamente quell’aria che sapeva di libertà, e poi continuò a godersi lo splendido panorama, cercando di ignorare il ghiacciolo che una volta era il suo naso.

Rimase comodamente seduta su quel ramo per qualche altro minuto, ma il freddo iniziò presto a farsi sentire, e la ragazza capì che era arrivato il momento di chiudere quella piacevole parentesi.

Proprio quando stava per mettere il piede sul ramo più basso, due figure sbucarono dal nulla, e si andarono a posizionare sotto le fronde degli alberi.

-…ma non credo che la cosa sia passata inosservata-

Esclamò uno dei due ragazzi, mentre Ginevra si bloccava sul posto, come colpita da un incantesimo.

-Non m’interessa, Blaise. Non oseranno aprire bocca sulla mia mancanza in Sala Grande. Sono troppo conigli anche solo per pronunciare il mio nome…-

Rispose il ragazzo, la cui voce bassa e roca si tradusse in una cascata di brividi sottopelle per la giovane Grifona.

Quando la rossa abbassò lo sguardo, venne colpita da un colore chiaro come il platino, che spiccava in mezzo al verde: i capelli di Malfoy.

Solo lui aveva quel colore di capelli in tutta Hogwarts e al suo fianco c’era Blaise Zabini – già citato da Malfoy -.

-Non tutti!-

Esclamò il moro con tono basso, ma l’odio e il ribrezzo che rigettò in quelle due parole erano molto simili al suono di una frustata che squarciava il silenzio.

Il gomito sinistro del moro era posato contro la corteccia dell’albero, e due dita reggevano mollemente il capo del ragazzo.

I suoi occhi celesti divennero due fessure, e l’anello che portava all’anulare scintillò come un macabro segno.

Malfoy, invece, aveva le mani nelle tasche e il ginocchio sinistro era ripiegato, di modo da far posare la pianta del piede contro la corteccia dell’albero.

I fili d’oro erano scossi da un leggero venticello, mentre i bordi del mantello si muovevano a ritmo della corrente.

Le due perle che il ragazzo aveva al posto degli occhi erano sottili come lame taglienti, e sembravano riflettere lo scintillio delle acque del lago.

La flemmatica della sua persona, unita al panorama mozzafiato sembrava frutto di un abile artista che era riuscito a creare un connubio di eleganza, bellezza e natura.

-Ciò che Weasley pensa di me non potrebbe importarmi nemmeno se Lord Voldemort resuscitasse-

Esclamò il biondo con tono gelido e annoiato, mentre l’ombra dell’albero ne nascondeva i lineamenti, senza accorgersi della figurina che, sopra la sua testa, aveva sobbalzato.

Quello che aveva detto era vero: a Draco non importava ciò che Lenticchia pensava di lui, ma nessuno l’aveva mai chiamato mangiamorte, nemmeno al tempo della guerra.

Solo sentir nominare quella parola gli faceva sorgere un nodo allo stomaco, e una rabbia antica iniziava a scuotergli il cuore per un motivo che nemmeno il diretto interessato conosceva.

Ma di certo non avrebbe lasciato passare impunita quell’azione: Draco Malfoy non era il tipo di persona che ideava una vendetta veloce per far arrivare in fretta quel senso di soddisfazione.

No.

Lui preferiva farla nascere dal nulla, insinuarsi sotto la pelle del suo nemico, scovarne le debolezze e attaccare dall’interno ove egli era più vulnerabile.

Un leggero sorriso curvò le sue labbra sensuali, e gli occhi perlati scintillarono nell’ombra proiettata dall’albero.

-Ti conosco abbastanza bene da sapere che stai già elaborando un piano per fargliela pagare. E, chissà, magari quest’occasione potrà rivelarsi un…doppio bonus-

Suggerì il ragazzo di colore con tono casuale e annoiato, ma sapeva benissimo che quelle parole avrebbero suscitato la curiosità del suo amico: avrebbe cercato ulteriori spiegazioni…e lui sarebbe stato felice di dargliele.

Draco non si mosse, e il suo sguardo travolgente continuò a essere rivolto al lago, ma si permise di osservare il compagno con la coda dell’occhio.

-Continua…-

Esordì, con voce morbida e roca, realmente interessato alla proposta del suo compagno.

Blaise sogghignò con fare soddisfatto, togliendo il gomito dalla corteccia dell’albero e facendo sprofondare le mani nelle tasche del pantalone.

-Lenticchia è il migliore amico di Harry Potter. Il salvatore del mondo magico, il prescelto…ma sappiamo entrambi che in realtà è solo un bambino che ha perso il biberon. Questa è la tua occasione per vendicarti di lui. Di loro. Sono grandi amici, no? Dovranno pur avere un punto debole in comune!-

Spiegò concitatamente il ragazzo di colore: quelle parole fecero sorgere un ghigno sul volto di Draco.

Aveva odiato Harry Potter per tutta la vita: ogni sua azione, ogni sua impresa, veniva sempre paragonata a quelle del prescelto, e questo proprio non lo sopportava.

Aveva tentato più volte di dimostrare la sua superiorità, di dimostrare che anche lui sarebbe stato degno della fama che girava intorno a quella dannata cicatrice.

Alla fine, la fama l’aveva conquistata lo stesso, ma nel modo sbagliato.

Perché, adesso, tutti sapevano che era un mangiamorte, che suo padre lo era stato prima di lui, e che aveva quasi ucciso Silente: per tutti, lui era il cattivo.

Non capivano che la sua era solo gretta ambizione, nata da un bisogno infantile di affetto, lo stesso che gli avevano negato.

Ma quella parte debole di lui era sepolta sotto cumuli di rabbia e ombre: volevano un cattivo?

Molto bene, allora la sua meschinità sarebbe andata oltre tutti i limiti!

-Davvero niente male come pensata…-

Ammise il ragazzo biondo, voltandosi a fissare il compagno che liquidò la questione con una scrollata di spalle e un:

-Merito del mio ingegno!-

Il biondo si voltò verso il compagno, facendo ben attenzione a rimanere sotto l’ombra dell’albero, mentre gli occhi perlati scintillavano come gemme al sole.

-Ma non credo che entrambi abbiano qualcosa in comune…-

-…O forse qualcuno!-

Esclamò il ragazzo moro, al che Draco lo guardò con sguardo indagatore ma allo stesso tempo interessato.

-Pensaci, Draco. Chi è che gode del bene di entrambi? La mezzosangue!-

A quelle parole il biondino non si scompose, ma i suoi occhi furono attraversati da uno scintillio di pure orrore, e non riuscì a trattenere una smorfia delle labbra.

-Mettiamola così Blaise: preferirei fare il giocoliere con palle di nitroglicerina invece che scoparmi la Zannuta…-

Esordì il ragazzo con voce calma, ma in fondo al suo tono si nascondeva una nota pregna di ribrezzo: la Granger non gli era mai piaciuta, anzi!

Odiava quell’aria da sapientona anche quando lei non era altro che uno scarafaggio in confronto alla sua nobiltà.

Per non parlare del suo orribile corpo: non riusciva neppure a camminare decentemente, anche se non poteva biasimarla.

Mica era colpa sua se era nata con un corpo da rinoceronte?

Draco, invece, era abituato a un tipo di compagnia femminile lontana anni luce da ciò che rappresentava il prefetto Grifondoro.

-Se vuoi avere una vendetta degna di Salazar Serpeverde…un po’ dovrai patire, Draco-

Lo rimproverò il compagno, ma Malfoy rimase fermo sulla sua decisione: non aveva nessuna intenzione di sporcarsi con il sangue sporco della mezzosangue.

-Blaise, ho detto di volermi prendere la rivincita, ma gradirei farlo con l’intestino intatto, ti dispiace?-

Dichiarò il giovane con poco tatto: era impressionante come l’insulto più volgare potesse sembrare un complimento, se detto da quelle labbra.

-Non credo ci siano altri modi per colpire nel segno. Voglio dire…il vero problema è Potter! Weasley avrà un milione di altri punti deboli! Ma a quel pallone gonfiato importa solo dei suoi amici e…-

Un sorriso trionfante si disegnò sul volto di Blaise, mentre il suo viso s’illuminava di colpo, tanto che Draco temette di vederlo andare a fuoco.

-Come ho fatto a non pensarci prima?! La Weasley!-

Esclamò il moro con un tono di voce più alto del dovuto, mentre Draco sgranava leggermente gli occhi argentei, e la figurina in cima all’albero ebbe un piccolo infarto.

Uno scintillio attraversò lo sguardo del ragazzo, ma l’attimo dopo sembrò che quel lieve momento di stupore non ci fosse mai stato.

-Non so cosa non ti è chiaro della frase “gradirei farlo con l’intestino intatto”-

-Oh, Draco, andiamo. Non vorrai dirmi che la Weasley è peggio della Granger…-

Sussurrò Blaise con tono così basso che anche Draco fece fatica a sentirlo.

Sul volto del moro comparve un sorriso furbetto e malizioso, mentre le sopracciglia corvine s’inarcarono, come a voler invitare il compagno a sostenere il contrario.

Draco sbuffò, e poggiò meglio la schiena contro la corteccia dell’albero, mentre nella sua mente prese forma l’esile figurina della minore di casa Weasley.

-Andiamo, Draco. Non puoi certo dire che manca di bellezza. Può anche essere piccola, minuta e con la vita stretta, ma i fianchi e il petto sono sinuosi…proprio come piacciono a te!-

Il ragazzo aveva sussurrato l’ultima frase come se si trattasse di un segreto che conoscevano solo loro due.

Probabilmente si aspettava un sorriso malizioso da parte dell’amico: solo questa ipotesi poteva spiegare lo stupore che gli si dipinse in volto quando Draco posò su di lui i suoi occhi furiosi.

Erano leggermente più sgranati del solito, e lo scintillio di supremazia e gelido divertimento aveva lasciato il posto a uno sguardo pregno di rabbia e sprezzo.

-Solo perché le acque di un fiume sono cristalline non vuol dire che siano anche potabili! E’ una babbanofila, Blaise. Un lurido scarto sociale!-

-Nessuna conoscenza di Potter e Weasley sarà mai alla nostra altezza, Draco. Insomma, li hai visti anche tu, no? Se vuoi colpire nel segno, la Weasley è la tua unica speranza. Prendere o lasciare.-

Il moro ritrovò la sua calma e scrollò le spalle con noncuranza, tornando a osservare il lago nero, ma Draco era sicuro che lo stesse studiando con la coda dell’occhio.

La rabbia del ragazzo sembrò affievolirsi, e i suoi occhi d’argento tornarono ad ammirare il lago nero.

-E’ la sorella di Lenticchia, la migliore amica della Granger, uno degli esponenti più validi per i Grifondoro e, cosa ancora più importante…Potter ne è follemente innamorato…-

Esordì Blaise con il sorriso sulle labbra e il tono divertito; anche se il suo sguardo era rivolto al lago, il moro era più che sicuro d’aver messo la pulce nell’orecchio del Serpeverde.

Le labbra di Draco si curvarono in un sorriso di velenoso divertimento, e gli occhi perlati scintillarono come quelli di un felino che studia la preda.

-La donna di Potter…-

Sussurrò con un ringhio quasi ferino: nella sua voce erano racchiusi milioni di significati, dall’odio al divertimento.

-Già…un vero colpo basso. Immagina il suo dolore quando scoprirà che gli hai portato via la femmina. E poi, diciamocelo, è proprio un bel peperoncino…-

Draco sorrise ancora; nella sua mente tutta la sua furbizia stava già ricollegando i vari pezzi del puzzle ed era arrivato ad una sola conclusione: quella era la vendetta che cercava.

-Ottimo…-

Disse soltanto, rivolgendo all’amico un sorriso di puro divertimento, come un predatore che pregusta già la sua preda, prima ancora che questa deceda.

Sogghignando divertiti, i due Serpeverdi si allontanarono dall’albero, ignari che il fulcro del loro discorso li aveva ascoltati per tutto il tempo…

To be continued…

Buona domenica a tutti! ^^

Come state, miei cari? Io, sinceramente, ho avuto una settimana snervante, piena di esami di tutti i tipi. Sono un po’ stanca, ma per lo meno la gioia della scrittura non può togliermela nessuno ;) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ;) Sto lavorando ad uno schema ben preciso, per questa storia, e spero di renderla intrigante e piena di colpi di scena ^******^ Se avete dei dubbi, di qualsiasi genere, dovete solo chiedere ;) Sarò felice di darvi delle spiegazioni ^^ Vi dirò, sono rimasta molto soddisfatta dal piccolo successo che ha avuto il primo capitolo :) Spero che continuerete così ^^ Inoltre, vorrei ringraziare liamcucchiaiofobico, _kim_, meryforever91 e Cicci12 per aver recensito lo scorso capitolo…grazie di cuore <3. Aspetto i vostri commenti, ragazzi ^^ Alla prossima,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Strategie ***


Capitolo 2 - Strategie                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                          Capitolo 2 – Strategie

“Il mentitore è sempre un piccolo tattico, mentre chi evita di mentire segue una strategia

Cit. Giuseppe Pontiggia

                                         

Quella mattina l’aria autunnale sembrava più fredda del solito, tanto che correre per i corridoi era più simile ad una nuotata in mezzo ai mari dell’Antartico.

Ginny camminava velocemente, ansiosa di arrivare in Sala Grande per raccontare, finalmente, ciò che aveva scoperto il pomeriggio prima.

Le parole che si erano scambiati i due Serpeverdi non l’avevano lasciata nemmeno al momento di dormire: continuava a risentirle nelle orecchie come un eco lontano.

All’inizio aveva considerato di raccontare tutto a Ron e Harry, ma poi aveva pensato alla situazione con più lucidità ed era arrivata a una sola conclusione: il modo giusto per punire Malfoy era lasciarlo fare, facendogli credere di essere all’oscuro delle sue intenzioni.

Quella era l’idea più razionale che aveva avuto nel giro di diciotto ore, ma non ne era sicura, per questo aveva bisogno di un consiglio.

Entrò nella Sala Grande a passo spedito, e si sedette al suo solito posto: aspettò pazientemente l’arrivo dei suoi compagni e – per ingannare l’attesa – iniziò a mangiare qualcosa.

Un brivido le percorse l’intera spina dorsale, e la ragazza ebbe la vaga sensazione di essere osservata.

All’improvviso, un dubbio la colse mentre beveva del succo di zucca, e si ritrovò ad alzare lentamente lo sguardo, senza farsi notare.

I suoi sospetti erano giusti: Draco la stava osservando con il capo inclinato d’un lato e un vago sorrisetto.

Ginevra abbassò i suoi occhi d’oro prima che il Serpeverde si accorgesse del suo sguardo.

Continuò a gustare la sua colazione con finta nonchalance, anche se il tremore delle mani era evidente, e non era causato dal freddo.

Il fremito della bella giovane era più che giustificato: Draco continuò a guardarla per tutto il tempo, com’era solito fare ogni volta che attuava la sua tattica.

Di Malfoy si poteva dire tutto: era freddo, manipolatore, doppiogiochista, opportunista, sessista…ma di certo non era prevedibile!

Ogni sua azione, ogni sua mossa era studiata per uno scopo preciso, e la minuziosità di ogni dettaglio poteva far invidia al più abile scrittore di romanzi gialli.

Indossava una camicia nera i cui primi bottoni erano aperti, e dei pantaloni del medesimo colore, difficili da nascondere sotto la divisa scolastica.

Questo perché Draco detestava la luce, e odiava quei vestiti dalle tonalità forti e vivaci: di solito chi li indossava era una persona la cui vita era colorata come i vestiti che portava.

Ma per Draco non era così: la sua vita era in bianco e nero, tra le ombre, e tutti quei colori, quella felicità, quella vita…lui non era riuscito a conquistarli.

Per questo stava alla larga dai luoghi troppo illuminati o dalle persone troppo solari: le odiava.

E Ginevra Weasley sembrava una persona particolarmente appagata dalla sua vita: questo lo mandava in bestia.

Le labbra perfette si curvarono in un sorriso divertito – quasi malefico – e l’argento dei suoi occhi scintillò come stelle nella notte buia.

Tutto di lui ricordava un serpente: agiva nell’ombra, studiava il suo nemico da lontano per comprendere i suoi pensieri attraverso ogni minima azione.

Poi, quando la preda abbassava la guardia, attaccava con il silenzio di un gatto e la grazia di un’aquila, inferendo il suo colpo mortale lentamente, dolcemente, quasi stesse cullando il suo bottino nella più soave delle ninnenanne.

Ma quella era una calma apparente, un’illusione: più ci cadevi dentro, più sarebbe stato difficile uscirne.

 -Ah ah, noto con piacere che il cobra si è deciso ad uscire alla luce del sole per studiare la sua preda…-

Il tono divertito di Blaise lo distrasse dai suoi pensieri, ma Draco s’impose di non muoversi: non voleva perdere di vista nemmeno il più piccolo gesto della Weasley.

-Non posso credere che tu abbia seguito il suo consiglio!-

La voce di Theodore Nott, seduto al suo fianco, conteneva una nota di fastidio che non passò inosservata al ragazzo di colore, che si sentì pungolato nell’orgoglio.

-Theo, mi duole informarti che la tua mente primitiva non è pronta per questo genere di piani…-

-Non se il loro creatore sei tu!-

Rispose prontamente il giovane Nott che – senza attendere una possibile replica di Blaise – si avvicinò a Draco per esprimere il suo pensiero.

-Capisco che tu voglia prenderti la rivincita per quanto proferito da Weasley, ma conquistarne la sorella e poi abbandonarla non mi sembra il modo giusto-

-Sentiamo, e tu cosa ne sai di giustizia?-

S’intromise Blaise, alla quale non era piaciuta la stoccata finale datagli da Nott, e desiderava mettere alla prova il suo controllo solo per ritrosia.

-Ha parlato Monsieur Prodige!-

Rispose Nott, rivolgendo un sorriso lezioso al compagno che ricambiava il suo sguardo sopra la schiena ricurva di Draco.

-Se la finite di borbottare, gradirei escogitare la mia strategia in silenzio…coppia maculata permettendo!-

Esclamò con tono annoiato il giovane Malfoy che – con i gomiti poggiati sulle ginocchia – stava ancora analizzando i gesti della Weasley.

-Draco, ti assicuro che tra tutte le cose cattive che ti è capitato di fare, questa è di gran lunga la peggiore!-

-Theodore, calmati. Non la stai prendendo troppo bene?-

Commentò il biondo con un angolo della bocca curvato verso l’alto, mentre Nott si passava una mano sul viso con fare teatralmente esasperato.

-Draco, per favore, ragiona. Ginevra Weasley è una ragazza ingenua, prevedibile, ma di certo non le mancano i corteggiatori. Certo, non si possono definire “uomini rispettabili”: basta guardare quello straccio di Potter. Ma lui è il ragazzo che ha sconfitto il Signore Oscuro…perché dovrebbe desiderare un altro uomo?-

-Semmai perché non l’ha cercato fino ad ora!-

S’intromise nuovamente Blaise con un largo sorriso sulle labbra: era curioso di vedere quanto avrebbe resistito Theodore con quella calma apparente.

-Blaise, tu non hai voce in capitolo. Non sono nemmeno sicuro che tu sia un uomo…-

Esordì Theodore, di rimando, dando inizio a uno dei loro battibecchi quotidiani: questo accadeva perché avevano due mentalità molto diverse.

Blaise era il tipo di ragazzo che amava cacciarsi nei guai, servendosi del suo charme per trarsi d’impaccio senza inconvenienti.

Theodore, invece, era il tipico ragazzo riflessivo e attento a ogni particolare, ma questo non lo rendeva ingenuo.

Le loro discussioni erano composte da frecciatine che facevano leva sull’esasperazione dell’altro, ma non sfociavano mai nella vera e propria rabbia.

Theodore era un po’ la mente del gruppo, e questo doveva essere un motivo valido per seguire i suoi consigli, ma Draco non aveva nessuna intenzione di mollare.

Continuava a osservare la giovane donna dai capelli rossi come le rose che ornavano il giardino del suo maniero, e tutto ciò che riusciva a vedere erano un paio di grandi ali bianche.

Perché tutto in lei gli ricordava un angelo: la sua purezza, la sua ingenuità, i gesti pregni di dolcezza infantile.

Un bellissimo angelo dalle ali candide e i capelli di fuoco: così bello, così puro, così perfetto.

Troppo perfetto.

Un sorriso maligno curvò le labbra del ragazzo, e gli occhi perlati scintillarono macabramente.

Era arrivato il momento che le ali di quell’angelo si sporcassero di sangue, così da impedirgli di volare.

E solo allora quella ragazza che tanto gli ispirava odio, avrebbe capito cosa significava osservare la vita con gli occhi di un cieco.

Le sopracciglia di Draco si arcuarono quando vide il magico trio intento a prendere posto vicino alla sua preda: sorrise nel vedere Potter al suo fianco.

Il Grifondoro scoccò un rumoroso bacio sulla gota della bella rossa: doveva essere un gesto amichevole, ma Ginevra sentì che era intriso di un sentimento più profondo.

Tuttavia, la rossa – vista la sua situazione – non vi prestò molta attenzione, e cercò con lo sguardo la chioma bionda della sua amica: Luna Lovegood.

Dopo attente riflessioni, aveva convenuto che dirlo a Hermione non era la scelta più saggia: non voleva metterla nella posizione di tener nascosto un segreto di tale portata al suo fidanzato e al suo migliore amico.

Luna, invece, - anche avendo una relazione con Neville – non si sarebbe mai fatta sfiorare dal pensiero di riferire il segreto.

Inoltre, la sua era una mente molto più ingenua rispetto a quella di Hermione, e – in questo – somigliava molto a Ginny.

La bionda si stava sedendo al fianco di Terry e stava salutando Neville agitando animatamente il braccio destro.

Ginny si fiondò letteralmente nella sua direzione, facendo corrugare la fronte di Harry che, l’attimo dopo, controllò di nascosto il suo alito.

-Luna!-

Sussurrò la rossa quando prese posto al suo fianco senza dare troppo nell’occhio.

-Ginny? Cosa fai seduta qui?-

Le domandò Terry, quando riconobbe la voce della Grifondoro, nonostante il brusio circostante.

-Devo parlare urgentemente con Luna, Terry. Tranquillo, ci vorrà un attimo!-

La bella Weasley fece un sorriso tirato per rassicurare il compagno Corvonero, alla quale, però, non era sfuggito il tono urgente e frettoloso adoperato dalla Grifondoro.

-E’ successo qualcosa?-

Domandò, infatti, corrugando le sopracciglia per la confusione.

-No, Terry, tranquillo! Cose…da donne!-

Si affrettò a rispondere la rossa, tentando di dare una sfumatura decisa al suo tono di voce, e sembrò riuscire nel suo intento: Terry annuì con aria comprensiva.

-Sono curiosa di sapere, Ginny. Raccontami!-

La incalzò la sua bionda amica, inclinando d’un lato il volto di eterna bambina e facendo splendere di curiosità i suoi grandi occhi azzurri.

Ginny si guardò furtivamente intorno, e intravide con la coda dell’occhio lo sguardo del Serpeverde ancora puntato su di lei.

-Non qui…-

Esclamò la rossa; detto ciò, prese per mano la Corvonero e fece un cenno del capo in direzione dell’uscita.

Luna la seguì senza discutere, mentre Ginevra tentava di camminare in modo sciolto e noncurante, anche se sentiva su di sé un paio di occhi perlati.

-Devi ammettere, però, che non è niente male! Andiamo, Theo…immagino che ce li abbia anche tu gli occhi!-

Stava dicendo, nel frattempo, Blaise Zabini al suo compagno, mentre gli occhi gelidi di Draco si soffermavano più del dovuto sulla sinuosità del corpo di Ginevra.

-Non nego la sua bellezza. Ciò che mi preoccupano…sono i suoi legami…-

Aveva risposto Theodore, mentre Malfoy studiava con gelido interesse i più piccoli particolari della bella Grifondoro.

Quando quest’ultima uscì dalla Sala Grande, si lasciò sfuggire un lungo sospiro, e prese posto su un gradino appartato, al fianco della Corvonero.

-E’ successo qualcosa di grave, Ginny? Sai, questa situazione mi ricorda tanto l’invasione di gorgosprizzi che ci fu l’anno scorso. Ti rivelo un segreto: per impedir loro di entrarti nella mente, devi pensare positivo!-

Le sussurrò la Corvonero con una mano al fianco della bocca, quasi le stesse rivelando un segreto di estrema importanza.

Ginevra tentò di sorridere all’amica, anche se nella sua mente le parole “pensare positivo” sembravano quasi ironiche.

-Luna…ho bisogno di parlarti. Sappi che non voglio metterti in una situazione spiacevole ma…sei la mia migliore amica, e ora ho bisogno delle tue perle di saggezza…-

La bionda sorrise innocentemente a quel commento, sentendosi orgogliosa nel venir definita “la sua migliore amica”, eppure c’era qualcosa nel tono di Ginny che non le piaceva.

La rossa le raccontò brevemente cosa aveva scoperto il pomeriggio prima, mentre lo sguardo bluastro dell’amica non la lasciava un istante.

-Ginny, non posso crederci. Sono sconvolta. Tu hai origliato!-

Le disse infine, facendo sgranare gli occhi alla bella Grifona: di tutto ciò che le aveva detto, lei aveva capito solo questo?!

-Luna! Qui non si tratta di buone maniere! Hai capito cosa ha intenzione di fare Malfoy?-

-Certo…-

Rispose la Corvonero con una calma inquietante, specie se associata a quel sorriso che sembrava leggero e spensierato anche dopo una notizia del genere.

Ginevra non rimase troppo sconvolta dal suo comportamento: conosceva Luna meglio di chiunque altro, e, col tempo, aveva compreso che ogni atteggiamento dell’amica – per quanto strambo potesse essere – aveva sempre un fondo di verità.

-…E quindi cosa mi consigli di fare? Pensavo di fargliela pagare illudendolo di essere allo scuro delle sue intenzioni, oppure…-

-…Conquistarlo!-

Terminò la Corvonero come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre Ginevra s’immobilizzava con occhi sgranati, come congelata dalle parole della compagna.

-Come?!-

Ululò la rossa, pentendosi di aver adoperato un tono di voce così alto: per fortuna il corridoio era deserto.

-Ginny, devi capire che il ragazzo in questione è Malfoy. Serpeverde, mangiamorte, figlio di Lucius Malfoy ed eterno rivale di Harry. Ma, nonostante ciò, devi ammettere che è un ragazzo molto deciso: sa quello che vuole e non permette a nessuno di mancargli di rispetto. Secondo me è una fortuna che il suo piano si limiti a conquistarti: poteva fare molto peggio. Quando tuo fratello l’ha insultato, in Sala Grande, si doveva aspettare una reazione del genere. Voi Grifondoro rappresentate il leone: forte, agile, coraggioso e avventato, ma non dovete sottovalutare il serpente solo perché striscia. Proprio per questa sua caratteristica, potrebbe mordervi da un momento all’altro, senza che voi ve ne accorgiate. Dunque, se non vuoi fare lo stesso errore di tuo fratello, io ti consiglio di partire all’attacco con la stessa medicina-

Ginevra era rimasta affascinata dalla metafora dell’amica Corvonero: la sua Casa meritava in pieno il titolo di “piccoli saggi”.

Tuttavia, Ginny non riusciva a immaginarsi mentre seduceva Draco Malfoy: rimase ferma sulla sua decisione, ma apportò delle piccole modifiche.

-Capisco cosa intendi, Luna, però non ho nessuna intenzione di fare la svenevole con lui. Ma se Malfoy pensa che la sottoscritta sia una ragazza facile da abbindolare, si sbaglia di grosso! Avrà pane per i suoi denti!-

Esclamò la rossa, facendo ridere l’amica che si alzò con grazia e le rivolse un grande sorriso.

-Fa come meglio credi, Ginny. Ma ricorda le mie parole, mi raccomando!-

Detto ciò, salutò la Grifondoro e s’incamminò verso la Sala Grande, lasciando Ginevra persa nei suoi pensieri.

Quel giorno entrambi i ragazzi decisero quale strategia seguire per intaccare i piani dell’altro.

Ambedue erano sicuri delle loro decisioni, ma – molte volte – è proprio la sicurezza ad illudere le persone.

To be continued…

Buongiorno, popolo di efp!

Come promesso, ecco il terzo capitolo che tanto era richiesto ^^ Spero vivamente di esser stata all’altezza delle aspettative; sapevo che molti di voi speravano in un confronto tra Draco e Ginny, ma ho preferito lasciare un po’ di spazio anche alle opinioni dei loro amici e.e Anche se, alla fine, i nostri protagonisti preferiti sono e rimangono due teste calde che non ne vogliono sapere di seguire i consigli dei compagni!  (Tranne Blaise…lui è un’eccezione XD) Ehehehehe voi che ne pensate? Si stanno invitando a nozze, praticamente! XD Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito lo scorso capitolo perché, davvero, mi avete commossa con le vostre parole :’) Era il miglior regalo di compleanno che potevate farmi! <3 Sì, perché tra qualche giorno sarà il mio compleanno: il 1 Aprile!!........Il giorno del pesce d’Aprile -.-‘’’’’ Tutti i giorni mi chiedo come mi sia venuto in mente di nascere proprio il giorno degli scherzi…stavo così bene nella pancia di mamma, non potevo aspettare un altro giorno? >.< Vabbè, mi consolo perché sono nata lo stesso giorno di Fred e George!! Ringrazio ancora una volta tutti coloro che leggono questa storia: siete la mia forza ragazzi! <3 Un bacio immenso, e buona domenica delle palme!

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Incontri ***


Capitolo 3 - Incontri                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 3 – Incontri

L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati

Cit. Carl Gustav Jung

                                         

Il sole splendeva dietro le montagne come un bambino sorridente che giocava a nascondino, annunciando l’inizio di un giorno memorabile.

Ginevra si stiracchiò pigramente come un felino, osservando con aria assonnata la sua camera di dormitorio.

Calì e Lavanda stavano dormento – anzi, per essere più precisi, russando – e Ginny decise di approfittarne per fare una doccia rilassante.

S’immerse sotto il getto d’acqua bollente e si godette quei minuti di pace e quiete: erano rare le mattine in cui non si svegliava con le urla delle sue compagne.

Si avviò verso la Sala Grande con tranquillità, gongolando soddisfatta per essere riuscita a svegliarsi presto almeno una volta nella vita.

La Sala Grande non era molto affollata, ma c’erano abbastanza persone da riempire metà delle quattro tavolate.

Ginevra si sedette al suo solito posto, sorseggiando un po’ di succo di zucca e cacciando dallo zaino i suoi appunti di Pozioni.

Dall’altra parte della Sala, un paio di occhi luccicanti come pozze di platino la stavano osservando.

I capelli di Draco luccicavano sotto i flebili raggi del sole e creavano magiche sfumature sui suoi tratti spigolosi e aristocratici.

Il suo sguardo di ghiaccio carezzò ogni centimetro della rossa Grifona, sorridendo sornione quando la ragazza accavallò le gambe, scoprendo la pelle rosea.

Il suo sguardo ammaliatore scese su quella porzione di pelle con calma illusoria, facendo scintillare maliziosamente le iridi perlate.

Non vedeva l’ora di avere un confronto con quell’innocente angioletto: si sarebbe divertito nel vederla arrossire a ogni suo gesto e avrebbe criticato –nella sua mente - con velenoso sarcasmo quella purezza antiquata.

Sentiva già il sapore amaro della vendetta e le urla di Lenticchia che lo avrebbe maledetto in tutte le lingue del mondo.

Ma ormai sarebbe stato troppo tardi: la sua innocente sorellina non avrebbe più posseduto quel candore ammaliante.

Il bel Serpeverde si riscosse dai suoi pensieri quando Ginevra si alzò dal suo posto e s’incamminò con tranquillità fuori dalla Sala.

La ragazza non voleva perdere nemmeno un istante del suo tempo: aveva intenzione di andare nell’aula di Pozioni e ripassare i suoi appunti prima della lezione.

Sistemò la borsa che portava intorno al collo e riprese in mano quei fogli così odiosi e familiari che le ricordavano i tempi in cui non riusciva a capire nulla di ciò che c’era scritto.

Il sole che filtrava attraverso le finestre fece splendere i suoi capelli come rubini scintillanti che coloravano l’ambiente, donando alla ragazza una grazia modesta e pura.

La giovane svoltò l’angolo cogli occhi fissi sulle pergamene giallognole, e l’attimo dopo si ritrovò a cozzare contro il pavimento, come se il suo corpo fosse andato a sbattere contro un muro di mattoni.

La giovane gemette per la sorpresa e si rizzò con il torso, massaggiandosi il punto in cui aveva avuto l’impatto con il pavimento marmoreo.

Alzò lo sguardo su colui che aveva intralciato il suo cammino, e fu colpita dal biondo opaco che entrò nel suo campo visivo.

L’uomo era alto e allampanato, avvolto nelle vesti scure, verde e argento della casa Serpeverde, mentre il mantello volteggiava alle sue spalle, quasi volendone ingrandire la figura.

La pelle pallida era così perfetta da sembrare scolpita nel marmo, e i capelli gli ricadevano morbidi sul viso come fili d’oro.

Gli occhi erano due pozze perlate, intense come fiamme d’argento, e scrutavano il mondo da un piedistallo che – unito al ghigno di supremazia che esibiva – lo rendeva simile a un angelo che osserva i mortali.

Un angelo della morte.

Per una volta, Ginevra pensò che la sua alterigia fosse pienamente meritata, ma scacciò quel pensiero con la stessa velocità con cui si alzò.

La Grifona non aveva dimenticato la promessa che aveva stretto con se stessa, ed era pronta a mantenerla: si sarebbe rivolta a Malfoy con lo stesso trattamento che egli stesso aveva riservato alla sua famiglia.

La rossa alzò il mento con aria superiore e lo osservò con sguardo intimidatorio e allusivo, come a sussurrargli un chiaro “levati dai piedi”.

Poi, si abbassò per riprendere i fogli sparsi, ignorando il verso divertito che Malfoy si era lasciato sfuggire.

Ginevra allungò una mano per afferrare il libro che era scivolato sul pavimento, ma prima che potesse sfiorarlo, Malfoy si chinò e glielo porse.

La ragazza rimase a osservare la sua mano pallida, per poi alzare lo sguardo sul volto del Serpeverde: forse per la prima volta, l’oro dei suoi occhi si scontrò con l’argento dei suoi, e s’incatenarono.

Malfoy aveva l’aria di un ragazzo dolce e garbato, ben lontana da quello che era il suo vero carattere.

Bastò quel pensiero per convincere Ginevra a strappargli il libro dalle mani, prima di rialzarsi con aria annoiata.

-Quale onore! Vostra maestà si degna di scendere dal suo piedistallo per aiutare la plebe; mi spiace aver intaccato il vostro cammino, altezza, ma guardate il lato positivo: adesso tutti sapranno che siete in grado di raccogliere un libro senza l’aiuto di una dozzina di schiavi…-

Dichiarò Ginevra, osservandolo con una mano sul fianco e la voce tagliente ma al contempo annoiata.

Un sorriso soddisfatto apparve sul volto del giovane, quasi gli avesse fatto il più grande dei complimenti e, lentamente, si alzò dal pavimento.

 Ginevra dovette reclinare il capo per guardarlo in viso, ma questo non le impedì di mostrarsi fiera e orgogliosa.

-Come siamo taglienti, Weasley…è un onore sapere di riuscire ad…accenderti in questo modo-

La voce profonda e sensuale del ragazzo fece rabbrividire Ginevra, il cui volto – tuttavia – rimase scolpito nella pietra; si limitò ad alzare un sopracciglio con fare superiore e annoiato, prima di sbuffare.

La rossa si voltò bruscamente, avanzando nel corridoio.

Malfoy sorrise alle sue spalle, prendendosi un istante per scrutarla con il volto inclinato d’un lato e le sopracciglia inarcate: la gonna si muoveva a ritmo dei suoi passi e i fianchi ancheggiavano dolcemente come le onde del mare.

La pelle rosea delle gambe splendeva sotto la luce del sole, facendola apparire morbida e liscia come la seta.

Il sorriso di Malfoy si accentuò mentre – sprofondando le mani nelle tasche –prendeva a seguire la ragazza: aveva voglia di divertirsi con quella bambola di porcellana così come un burattinaio si diverte con le sue marionette.

-Non è decoroso voltare le spalle, Weasley…-

Le disse il giovane con finto rimprovero, mentre continuavano a camminare l’uno davanti all’altro.

-E’ ironico: un libertino che mi offre lezioni sul decoro-

Rispose Ginevra, imponendosi di non accelerare il passo, nonostante ne fosse fortemente tentata.

Draco sogghignò, aumentando il passo per mettersi al suo fianco e sussurrarle all’orecchio:

-Weasley, potrebbe sorprenderti quanto ho da offrire-

Calcò volutamente sull’ultima parola, ben consapevole del sottinteso malizioso.

Le sue labbra indugiarono più del dovuto sulla pelle vellutata della rossa, e questo le strappò un brivido lungo la schiena.

Quando Malfoy si accorse di quell’appena accennato tremore, sogghignò trionfante e si godette la vista del suo volto.

La rossa, infatti, si era voltata in sua direzione con il mento alto e l’espressione granitica, ma i suoi occhi mandavano fulmini, avendo compreso il sottinteso malizioso.

-Malfoy! Se non la smetti giuro che ti faccio vedere…-

-Che cosa? Sai, questa frase lasciata a metà suscita pensieri perversi in un uomo. E...devo ammettere che io non sono da meno-

Si avvicinò alla Grifona fino a sentire il suo profumo alla vaniglia, sperando di vederla scostarsi con il volto in fiamme, ma rimase sorpreso quando la giovane rimase ferma al suo posto, sostenendone lo sguardo con orgoglio.

-Non sono sicura che tu sia un uomo. Ma, ad ogni modo, non sperare in qualche spogliarello perché l'unica cosa che vedrai sarà il mio pugno!-

Rispose a tono, alzandosi sulle punte per avvicinare il suo volto roseo a quello pallido del Serpeverde; quest’ultimo sogghignò quando sentì il petto esile della giovine contro il suo, ampio e composto.

Rise con divertimento alla sua risposta e la osservò dall’alto al basso, facendo schioccare la lingua sul palato con fare sapiente e divertito.

-E cosa pensi di fare? Aprirmi la testa a colpi di spada?-

Le domandò il giovane, avvicinandosi fino a sentire il respiro caldo di lei che sembrava sollecitare le sue labbra in una lasciva provocazione.

La Grifona inarcò le sopracciglia con fare annoiato, ma anche quel gesto – agli occhi di Malfoy – parve un vezzo sensuale.

La rossa si allontanò con noncuranza dal corpo del ragazzo, ma egli si accorse del rossore che le colorava le gote, e ne fu soddisfatto.

-No. Ma solo perché dentro alla tua zucca non c’è niente di interessante…-

Rispose la ragazza, riprendendo a camminare per non essere costretta a fissare quegli occhi intensi come vortici, che sembravano volerla attirare verso il fondo.

Si era specchiata in quelle due pozze d’argento e aveva provato lo strano – ma febbrile – istinto di avvicinarsi sempre di più, solo per scorgere i dettagli più minuziosi.

-Mi duole informarti, Weasley, che non potresti torcermi neppure un capello: ho dei muscoli d’acciaio!-

Dichiarò il ragazzo con voce carezzevole, sorridendo quando vide la ragazza voltare di lato il capo con le sopracciglia inarcate.

-Sai anche aprire un barattolo?-

Gli domandò, osservandolo da sopra la spalla e sorridendo sbarazzina, prima di riprendere a camminare.

Il giovane ghignò maggiormente, allontanandosi dall’odiosa luce che filtrava dalle finestre: odiava la luce; preferiva di gran lunga le ombre.

-Guarda che al sottoscritto non manca niente-

Continuò Malfoy, deciso a seguirla fino all’aula di Pozioni dove entrambi avrebbero sostenuto un test.

Test che Malfoy aveva ritenuto un insulto alla sua mente geniale, mentre Ginevra aveva avuto bisogno di otto rotoli di pergamene.

-Tranne una mela in bocca e un contorno di patate!-

Rispose la ragazza, senza voltarsi, almeno fino a quando Malfoy non la raggiunse, affiancandola.

Il Serpeverde sogghignò velenosamente a quella frase dal sottinteso palese, e non poté fare a meno di pensare che la giovane dai capelli di fuoco non se la stava cavando tanto male in quello scambio di battute.

-Sì, Weasley, hai indovinato: sono un maiale. Anzi, più precisamente un autentico porco, come tutti gli uomini, del resto-

Aveva sussurrato quelle parole direttamente al timpano della ragazza che – nonostante la sua buona volontà – aveva percepito la pelle intirizzirsi sotto il suo fiato caldo.

Si voltò in sua direzione con i pugni serrati lungo i fianchi e gli occhi d’oro che lampeggiavano: non tutti gli uomini erano come lui.

Suo fratello Ron, Harry, Neville e tutti gli altri non avevano nulla da spartire con quel cobra ingannatore: con quell’affermazione, era come se avesse insultato i suoi amici, e questo Ginevra non poteva permetterlo.

-Sei l’uomo più ottuso che abbia mai conosciuto!-

Malfoy sogghignò a quell’epiteto e i suoi occhi di ghiaccio rivelarono un nuovo, intenso, scintillio: adesso iniziava il vero divertimento.

Ginevra fece per voltarsi e allontanarsi da lui con l’ultima parola, ma Malfoy la afferrò saldamente per il polso e, con uno scatto improvviso, l’attirò a sé.

Avvenne tutto così velocemente che Ginny non ebbe il tempo di prepararsi, e rimase senza fiato tra le sue braccia.

Lo osservò con i suoi grandi occhi dorati, e impresse nella sua memoria la piega beffarda delle labbra, il calore della sua pelle e quegli occhi così freddi e inespressivi che sembravano scintillare di…perfido divertimento.

Malfoy si lasciò sfuggire un ansito soddisfatto quando vide le gote della ragazza imporporarsi di un tenero color rosa, mentre lo osservava con quei grandi pezzi d’oro così smarriti e vulnerabili tra le sue braccia.

-Senti, pupa: ho visto i bamboccioni con cui te ne vai in giro, quindi, fidati, io sono l'unico uomo che tu abbia conosciuto-

Sogghignò quando la vide scuotere il capo con fare indignato e il suo stesso cuore sembrò battere più velocemente.

Una piccola parte dell’euforia svanì come fumo quando Malfoy vide oltre le sue spalle la porta dell’aula di Pozioni: erano già arrivati.

Il Serpeverde provò una molesta puntura all’altezza del cuore, ma sminuì il tutto alla delusione di dover lasciar andare il suo burattino.

Ginevra si staccò da lui e indietreggiò lentamente, osservando con i pugni serrati quel ragazzo che non solo voleva prenderla in giro, ma si dilettava anche a schernire i suoi amici!

Il suono stridulo della campanella annunciò l’inizio della lezione, ma i due ragazzi continuarono a scrutarsi come leoni.

Ginevra tentò di trovare la forza per controbattere, ma ogni sua invettiva le morì sul fondo della gola quando incontrò quegli occhi ipnotici.

Erano luminosi come due diamanti ma – allo stesso tempo – oscuri come la notte.

Malfoy schioccò la lingua contro il palato e si avvicinò alla giovane, torreggiandola e approfittando del suo attimo di smarrimento.

Addolcì la piega delle labbra e – prima che lei potesse controbattere – le afferrò delicatamente la piccola mano destra e se la portò alle labbra.

Non distolse lo sguardo dalle iridi d’oro della Grifona per non perdersi qualsiasi scintillio rivelatore, e posò le sue labbra sul dorso morbido e profumato della sua mano.

Ginevra rimase di sasso e questo bastò al Serpeverde che – sempre guardandola negli occhi – le sussurrò:

-Ginevra, sei incantevole come la splendida città Svizzera di cui porti il nome…-

Un ultimo sorriso, un ultimo sguardo, e si dileguò lentamente verso l’aula di Pozioni, soddisfatto di quel primo avvicinamento.

Sì, perché quello non era stato un confronto vero e proprio: si era trattato solo di un approccio; la Weasley non sapeva ancora cosa l’aspettava.

Ginevra, dal canto suo, rimase immobile al centro del corridoio, ascoltando il silenzio che la circondava e con la pelle che bruciava lì dove il Serpeverde l’aveva baciata.

To be continued…

Buona Pasqua a tutti!

Questo è un giorno speciale e auguro ad ognuno di voi di passarlo al meglio ;) Certo, questo non mi ha impedito di aggiornare, anche se con grande difficoltà perché negli ultimi tempi sembrano resuscitare tanti parenti che non ho mai visto prima O.o Beh…immagino che voi sappiate come vanno queste cose ^_^ Comunque, spero che siate rimasti soddisfatti da questo primo incontro tra i nostri personaggi preferiti *w* Io mi sono divertita molto nel descrivere questa Ginny combattiva che approfitta del piano di Malfoy per ritorcergli contro tutti gli insulti che lui le aveva rivolto. Dopotutto, se ha intenzione di conquistarla non potrà certo reagire in malo modo, no? ;) Ma il bel Serpeverde non si è scoraggiato ed è riuscito comunque a toglierle il fiato OwO Non sono dolcissimi? Aspetto con ansia le vostre recensioni, sia positive che negative ;) Auguro a tutti una buona Pasqua! Alla prossima <3

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rivali ***


Capitolo 4 - Rivali                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 4 – Rivali

I più grandi rivali si contendono solo ciò per cui vale la pena lottare

Cit. Bimbabest99

                                         

La luce filtrava debolmente dalle cortine color smeraldo del letto a baldacchino, e il silenzio assordante sembrava comprimere l’aria circostante, quasi risucchiandola.

Malfoy era sdraiato a pancia in su, lo sguardo perso in quel dedalo di colori che passavano dall’argento allo smeraldo senza nessuna connessione logica.

Aveva sempre odiato i motivi di quelle cortine, sebbene si basassero sui suoi colori preferiti.

Il petto si alzava e abbassava regolarmente, a discapito del sudore che gli imperlava la fronte come gocce luccicanti.

Si era svegliato alle prime dell’alba dopo uno dei suoi numerosi incubi, ed era rimasto in quella posizione, riprendendo respiro.

Ormai era abituato a quei sogni oppressivi, ma ogni volta sembrava viverli sulla sua pelle: erano incredibilmente vividi e reali nella sua mente, quasi marchiati a fuoco.

Con un profondo respiro si alzò dal letto e si diresse verso il bagno per farsi una doccia rilassante: fortuna che – in qualità di Caposcuola – la sua era una camera singola.

Non sopportava dividere le sue cose con gli altri, e odiava essere costretto in una stanza con altre persone.

Lui era un tipo solitario, e l’unica compagnia che gradiva era quella dei suoi amici oppure, occasionalmente, una presenza femminile.

Si lasciò bagnare dal getto d’acqua calda, mentre i muscoli guizzavano sotto la pressione insistente del liquido trasparente.

Si avvolse un asciugamano sopra la vita e iniziò a cambiarsi in tutta calma; indossò la divisa verde-argento e si rimirò allo specchio, tanto per costatare la sua assoluta perfezione.

Poi, scese in Sala Comune, dove trovò due ragazzi ad aspettarlo: anche loro erano soliti alzarsi di buon ora, ma per motivi del tutto diversi dai suoi.

I due ragazzi sembravano discutere nel loro personalissimo modo, e nemmeno l’avvicinamento di Draco sembrò sollecitarli a concludere il loro battibecco.

-La prossima volta che hai voglia di fare il gallo, va’ a cantare nella stanza della McGranitt!-

-Non stavo cantando! Ti ho semplicemente svegliato urlandoti nelle orecchie…-

Rispose Theodore, inarcando le sopracciglia in una smorfia diabolicamente filantropica e divertita.

-La prossima volta che hai voglia di farmi venire un infarto pensaci due volte…hai interrotto il mio sonno di bellezza!-

-Blaise, a te non basta un sonno di bellezza: ti ci vuole come minimo un coma…-

La voce annoiata di Draco raggiunse entrambi i ragazzi, la quale lo osservarono in modo differente: Theodore con un sorriso complice, e Blaise con una smorfia delle labbra.

Ma entrambi avevano capito che quello era il personalissimo modo di Draco per dire “buongiorno”, dopo una notte di tormenti.

I tre ragazzi si avviarono verso la Sala Grande senza fretta, specie tenendo conto del fatto che era ancora molto presto per la colazione.

Dopo aver svoltato l’angolo, Malfoy si fermò di botto, tanto che Blaise e Theodore dovettero frenare per non cozzare contro la sua schiena.

Gli occhi di Draco scintillarono come fiamme, e le labbra perfette si curvarono in un sorriso diabolicamente divertito quando Harry Potter entrò nel suo campo visivo.

Il ragazzo con la cicatrice dava loro le spalle, e il vento scuoteva debolmente i suoi capelli corvini, quasi sempre scompigliati.

Era poggiato a una colonna con la spalla destra, e osservava l’altra parte del corridoio.

Ma Malfoy aveva scoperto l’oggetto dei suoi desideri nel momento in cui aveva visto – nel corridoio adiacente – una chioma rossa come i rubini che impreziosivano il suo maniero.

Harry Potter stava spiando di sottecchi Ginevra Weasley.

Povero sfigato, pensò Draco, ancora più divertito dal ricordo dell’ultimo incontro che aveva avuto con la donna di Potter.

Gli occhi di madreperla scintillarono, mentre il giovane prendeva ad avvicinarsi con la sua solita camminata indolente.

Blaise e Theodore – divertiti dalla scena – rimasero a godersi lo spettacolo, commentando tra di loro.

-Bene bene bene…-

Iniziò l’anima tormentata, facendo voltare il ragazzo corvino che lo osservò con aria stordita, quasi si fosse appena risvegliato da un sonno profondo.

-Ho sempre saputo che nessuna donna sana di mente ti avrebbe guardato, ma credevo che lo avresti accettato passivamente…-

Esordì il ragazzo, studiando dall’alto al basso il suo rivale, per poi incrociare le braccia al petto con uno schiocco della lingua.

-Ma, in fondo, la cosa non mi sorprende…-

Lo schernì, sorridendo maligno e torreggiando sul ragazzo corvino che era stato colto alla sprovvista da un simile confronto.

Malfoy si avvicinò alla colonna e vi poggiò il gomito contro, ripiegando il ginocchio e puntando il suo sguardo affascinante sulla giovane dai capelli rossi che stava chiacchierando amabilmente con la Granger.

I suoi occhi si fermarono a studiarne la silhouette in controluce, il movimento dei riccioli quando agitava il capo e quel sorriso ammaliante che nascondeva molto più di un semplice benessere fisico.

Harry intercettò il suo sguardo ma Draco lo anticipò prima che potesse aprir bocca.

-E’ davvero…graziosa, la tua bella-

Malfoy voltò leggermente il capo per osservare in viso il suo rivale, e una striscia di luce illuminò il suo sguardo ardente come fiamme, rendendolo ancora più minaccioso.

-O forse dovrei dire...bella e basta?-

C’era una velata intimidazione in quelle parole, ne era consapevole; così come sapeva che stava esponendo troppo i suoi piani, ma la faccia di Potter non ebbe prezzo.

Gli occhi smeraldini si ridussero in due fessure, le labbra si serrarono e i pugni si chiusero nello spasmodico tentativo di trattenersi.

-Geloso, Malfoy?-

Nonostante i segnali di lampante rabbia, la sua voce era suonata morbida e controllata come se gli stesse dando delle notizie sul meteo.

 

Draco si lasciò sfuggire un sogghigno d’ironico divertimento, mentre il sole bruciava sulla sua pelle candida e un leggero venticello scuoteva i suoi capelli simili ad oro bianco.

Poggiò la schiena contro la colonna in un chiaro gesto d’indolenza, piegando il ginocchio e incrociando le braccia al petto.

Il suo sguardo calcolava ogni espressione sul volto di Potter, e la sua mente ingegnosa stava già elaborando il miglior modo per attaccare.

-Di te? Oh no, Potter. Non vedo perché dovrei. In fondo, posso avere mille donne migliori di Ginevra: le Serpeverdi impazziscono per me-

Uno scintillio accese gli occhi del Grifondoro quando notò la confidenza con la quale Malfoy aveva pronunciato il nome di Ginny, ma null’altro sembrò testimoniare la sua rabbia.

-Certo: se dovessi guardarti tutti i giorni, anche io impazzirei…-

La stizza nella sua voce era evidente, e Malfoy ne fu compiaciuto, ma si costrinse a non mostrare la sua soddisfazione.

Si limitò ad alzare un sopracciglio con lo sguardo di chi fa finta di essere interessato per pura educazione.

-Questa da te non me l’aspettavo, Potter. Cos’è? Una dichiarazione d’amore?-

Un sorriso beffardo gli curvò le labbra, mentre il vento scompigliava quei fili d’oro che ricaddero in ciocche scomposte davanti agli occhi.

Lo sguardo del Grifondoro s’illuminò, rabbioso, ma non mosse un passo in direzione di Malfoy: conosceva abbastanza bene il ragazzo da sapere che stava usando le sue debolezze.

Il biondino non si curò di mascherare la smorfia di delusione, ma l’attimo dopo le sue labbra tornarono a curvarsi in una piega beffarda, quasi derisoria.

-Non che mi sorprenda. Ho sempre pensato che il tuo orientamento sessuale fosse alquanto…particolare. Ma, per Salazar, potevi anche sceglierti un uomo più propenso alle relazioni da sfigati…-

-Basta, Malfoy!-

Non era una richiesta; si capiva dal suo tono di voce che quella calma apparente si stava sciogliendo come cera, ma Malfoy non era soddisfatto.

No, lui voleva molto di più: Potter doveva soffrire, doveva guardarlo con gli occhi rossi per la rabbia come se volesse sbranarlo.

Solo quando avrebbe provato – seppur per miseri istanti – la sua stessa rabbia, sarebbe stato soddisfatto.

-Puoi ingiuriare contro di me quanto ti pare, ma non osare mai pronunciare con le tue sporche labbra il nome di un essere innocente come Ginny!-

Lo sguardo di Malfoy si accese come le fiamme dell’inferno e le pupille si restrinsero quasi fino a scomparire.

La mascella si serrò come quella di un cane pronto a sbranare l’avversario, e la bacchetta che si trovava nella tasca dei pantaloni emanò scintille verdastre.

Blaise e Theodore smisero di osservarli con divertimento e si staccarono dal muro, lasciandosi persuadere dall’idea di portar via Malfoy prima che potesse agguantare Potter per il collo.

Nessuno osava dare ordini a Draco Malfoy.

Nessuno in quella scuola doveva ricordargli quanto sporche fossero le sue labbra, o quanto colpevoli le sue mani…men che meno Potter!

Harry sostenne il suo sguardo con orgoglio, ma per la prima volta in tutta la sua vita…ebbe paura di Malfoy.

L’attimo dopo, il biondino tornò perfettamente controllato, come se l’oceano pronto a uno tsunami si placasse con la stessa facilità con la quale si era agitato.

Ma quegli occhi di ghiaccio lo tradivano: plumbei come il mare in tempesta, sembravano pronti a fulminare.

-Povero, piccolo, neonato. E’ questo che tanto ti arreca fastidio? Le ingiurie contro una babbanofila?-

Le labbra rosee si curvarono in un sorriso di scherno, mentre incrociava le braccia al petto, facendo gonfiare i bicipiti e i muscoli delle braccia che sembravano esplodere sotto le maniche della camicia immacolata.

-Niente di personale, Potter: io ho i miei gusti – decisamente sublimi – in fatto di donne…e tu non ne hai!-

-Non osare parlarle in questo modo, Furetto!-

Gli occhi di madreperla scintillarono nuovamente, e i suoi bicipiti si pomparono come quando si gonfia un salvagente.

Le sue iridi si scurirono, diventando nere come la pece e un nervo vibrò all’altezza della sua mascella.

Tuttavia, il Serpeverde sorrise nel suo personalissimo modo, ma c’era qualcosa di strano in quel movimento; qualcosa di…folle.

Come se facesse fatica a mantenere la calma e la lucidità dopo quell’insulto.

Perché nessuno doveva ingiuriarlo: tutta Hogwarts avrebbe dovuto odiarlo, rispettarlo, temerlo.

-Dunque è così che mi chiami, Potter? Furetto?-

Fece un passo in sua direzione con quel sorriso obliquo sul volto, mentre Harry rimaneva immobile nello studiare quella nuova – e intensa – reazione.

-Mi da molto fastidio questo nomignolo: “Furetto”! Non vedi come suona male?-

Fece un altro passo in sua direzione, guardandolo con quegli occhi neri come la morte e parlando con voce vellutata e morbida.

Blaise e Theodore, allarmati, si staccarono dal muro per fermare Malfoy, ma non riuscirono a fare nemmeno un passo: la voce squillante di una donna risuonò forte e chiara.

-E’ sempre un passo avanti rispetto a come ti chiamiamo di solito, credimi!-

Malfoy si bloccò come colpito da un incantesimo, e tutto il nero che aveva appannato i suoi occhi scomparve, come risucchiato da un vortice.

I due Serpeverdi – che stavano avanzando per fermare l’amico – rimasero sbalorditi da quella reazione.

Le labbra rosee del biondino si curvarono nel solito ghigno di supremazia, e lentamente si voltò per incontrare gli occhi d’oro di Ginevra Weasley.

La ragazza avanzò in sua direzione fino a pararglisi davanti, alzando il capo per osservarlo in viso.

Poi, volse lo sguardo al compagno di Casa che si limitò a ricambiarlo.

-Cosa fai qui, Malfoy?-

Domandò sferzante, facendo sogghignare il Serpeverde: aveva compreso che il tono scontroso della rossa era stato adoperato come “arma di difesa” dopo il loro ultimo incontro.

Scrollò le spalle con noncuranza, incrociando le braccia al petto e facendo schioccare la lingua sul palato con fare annoiato.

Per Ginny fu molto difficile non abbassare lo sguardo sui pettorali gonfi.

-Niente che t’importi, Weasley. Vedi, ero annoiato, così ho pensato di divertirmi un po’ con Sfighi-Potty-

I loro occhi si scontrarono e Ginny si ritrovò a fissare quelle due pozze d’argento liquido come se fossero aria per i polmoni.

Tuttavia, mantenne l’espressione stizzita e orgogliosa di una buona Grifondoro.

-Perché mi guardi in quel modo? In fondo, ho fatto un favore al tuo amico: con la mia presenza ho movimentato un po’ la sua vita banale…-

Sorrise amabilmente alla giovane Weasley, studiando attentamente ogni espressione del suo volto.

-L’unico favore che puoi farci è girare i tacchi verso l’inferno…-

Rispose la ragazza, posando lo sguardo sul Grifondoro e avvicinandosi a lui per portarlo lontano dalle tre serpi.

Ginny lo afferrò per il braccio, mentre Harry lanciava un’ultima occhiata a Malfoy.

Uno sguardo di sfida, come per dire “Sta lontano da lei”.

Nell’atto di andarsene, però, Ginevra passò al fianco di Malfoy; quest’ultimo la afferrò per il braccio e sussurrò al suo orecchio:

-L’inferno è sempre con me, Weasley…-

Detto ciò, la ragazza – seppur titubante – si allontanò con Harry.

Quando furono lontani dallo sguardo dei tre Serpeverdi, Blaise si permise di fare un lungo fischio d’ammirazione.

Malfoy lo osservò con le sopracciglia inarcate, in una chiara smorfia interrogativa.

-Oh, andiamo, Draco! Non vorrai fare finta di niente? Abbiamo visto come sei cambiato quando è arrivata la Weasley: ci stai prendendo gusto!-

Malfoy sbuffò, incamminandosi verso la Sala Grande con due Serpeverdi che sghignazzavano alle sue spalle.

To be continued…

Buongiorno, ragazzi! ;)

Qui al sud oggi è una splendida giornata, perfetta per un aggiornamento prima di una bella uscita con gli amici ^^. Dopo pasqua è tornata la normalità, e ho iniziato a rimpiangere con cuore ed anima quelle poche vacanze che mi avevano lasciato T^T. Almeno ho sempre la scrittura ehehehe nessuno potrà portarmela via ;) Cosa pensate di questo capitolo? Vi sembra abbastanza intenso come post-incontro? Qui il nostro Harry fa vedere il suo interessamento per la nostra Ginny, ma Malfoy non sembra turbato da questo, anzi! Si diverte a farglielo pesare più del dovuto…ehehehe bricconcello! Comunque la nostra Ginny l’ha messo a tacere, ma Harry ha comunque lanciato uno sguardo minaccioso al nostro Serpeverde, prima di andarsene. Cosa credete che voglia dire? Vi piace come ho descritto il protagonista dei romanzi? Beh…spero che mi facciate sapere i vostri pareri in una recensioncina ^^ Baci a tutti,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Riflessioni ***


Capitolo 5 - Riflessioni                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 5 – Riflessioni

Il fatto che delle riflessioni siano ampiamente condivise, non è affatto una prova che non siano completamente assurde

Cit. Bertrand Russell 

                                         

La Sala Comune dei Serpeverde era immersa nella penombra, e il soffitto acquoso luccicava come un lago di diamanti.

Le sue acque si riverberavano sul pavimento come un mucchio di vermi splendenti che si dimenavano in continuazione.

Era uno spettacolo benefico agli occhi, e tutto in quel momento sembrava manifestare pace e tranquillità: dagli studenti seduti ai piccoli tavoli circolari, fino ai Serpeverdi più grandi stravaccati sui divani di pelle.

Questo fino a quando non fece il suo ingresso un uomo dalle spalle larghe come armadi e gli occhi taglienti come la lama di un coltello.

Draco Malfoy alzò lo sguardo sull’ambiente circostante, e i suoi occhi si posarono lentamente su ogni persona presente nella Sala; li osservava con un misto tra noia e superiorità, come se fossero dei ninnoli posti per abbellire l’arredamento.

Poi, prese un profondo respiro e s’incamminò con fare indolente verso il divano occupato da Blaise e Theodore; quest’ultimo aveva un grande libro sulle ginocchia, mentre Blaise osservava le fiamme del camino.

Draco si sedette tra di loro, proprio di fronte le fiamme scarlatte, mentre la Sala Comune iniziava a svuotarsi.

Erano molti coloro che avevano timore di Malfoy, per questo facevano il possibile per evitarlo quando di cattivo umore.

E in quell’occasione sembrava particolarmente arrabbiato.

Draco, dal canto suo, non fece nemmeno caso agli alunni che abbandonavano la Sala; così come non notò alcune delle Serpeverdi che lo stavano osservando con l’espressione tipica delle scolarette innamorate.

Malfoy era abituato a stare sotto i riflettori – specie se si trattava di riflettori…con le curve! – ma quella sera non aveva voglia di niente e nessuno.

Le immagini di quella mattina continuavano a vorticargli nella mente da quando erano iniziate le lezioni e, per qualche strano motivo, non facevano altro che aumentare quella molesta puntura al petto.

Potter che gli intimava di stare lontano da Ginevra; Potter che prendeva Ginevra per portarla in Sala Grande; Potter che lo osservava come a proclamare Ginevra una sua proprietà.

Digrignò i denti in silenzio, ignorando i ragazzi al suo lato che si erano spostati sulle poltrone adiacenti per lasciargli il dovuto spazio.

Perché sapevano che quando Draco Malfoy era di cattivo umore, aveva bisogno di spazio…e tranquillità!

Pian piano, la Sala Comune si svuotò completamente, e i tre ragazzi rimasero soli.

Dopotutto era quasi ora di cena, e nulla impediva loro di andarsene, ma decisero comunque di rimanere per affrontare ciò che stava affliggendo Draco in modo particolare.

-Che cos’hai?-

Domandò Theodore di botto, arrivando direttamente al nocciolo della questione, mentre riponeva il libro al suo fianco.

-Sputa il rospo…-

Lo incitò Blaise, ma Draco rimase immobile in quella posizione, fermo come una statua: un braccio sul bordo del divano, la gamba destra poggiata sul ginocchio della sinistra e gli occhi rivolti alle fiamme.

I due Serpeverdi si scambiarono uno sguardo, e sorrisero in modo complice.

-Ginevra…?-

Domandò Theodore, ritrovandosi contro un paio di occhi perlati che riflettevano le fiamme del camino come gocce di sangue.

-Non pronunciare il suo nome!-

Aveva reagito in malo modo perché – a causa di ragioni insolite – non voleva che altre persone al di fuori di lui osassero produrre un suono vellutato come il suo nome.

Theodore si stravaccò sul divano, rilassandosi con un sorriso soddisfatto a incurvargli le labbra: aveva centrato il punto.

Draco sbuffò sonoramente, passandosi una mano sugli occhi con fare esausto, prima di iniziare a parlare con lo sguardo rivolto alle fiamme.

-Dopo ciò che è successo questa mattina loro infestano i miei pensieri come i fantasmi in questo castello. Non riesco a smettere di pensare. Provo rabbia ogni volta che ricordo lo sguardo lanciatomi da quel verme...come a volermi intimare di stare alla larga dal suo prezioso fuscello…-

Sorrise ambiguamente, e uno sfavillio maligno attraversò il suo sguardo già oscurato dalle ombre.

-…Non sa che presto o tardi…sarà mia!-

Le ultime due parole erano state sibilate con un ringhio basso e minaccioso, quasi sovrannaturale.

Ma Malfoy sapeva – in cuor suo – di non aver detto tutta la verità: c’era una vocina in lui che gli urlava motivi del tutto diversi, rispetto a quelli che aveva confessato.

Per quanto paresse strano anche a egli stesso, Ginevra aveva qualcosa di diverso rispetto alle altre ragazze.

Sembrava splendere di luce propria, come una stella che – per sua libera scelta – aveva deciso di brillare in mezzo ad un campo di buchi neri che si divertivano a risucchiarne la luce.

Ma, nonostante ciò, la piccola Ginevra continuava a brillare, fiera ed orgogliosa come solo una Grifondoro poteva essere.

C’era qualcosa in quella giovane che lo attirava e lo mandava in bestia allo stesso tempo; provava sentimenti contrastanti in cuor suo, e questo non faceva altro che aumentare la sua stizza.

Lui non aveva mai avuto problemi a mettere da parte i suoi sentimenti o – perlomeno – riuscire a distinguerli gli uni dagli altri.

Ma ciò che provava in quel momento era un ammasso di sensazioni contrastanti che si intrecciavano fra loro, creando un ingarbuglio di pensieri e frasi inespresse alla quale non riusciva a venire a capo.

-Non è vero…-

Era stato Blaise a parlare questa volta, prendendo la parola dopo un lungo istante di silenzio.

-C’è dell’altro, Draco. Ti conosciamo abbastanza bene da sapere che è così…-

Un sorriso a metà tra il divertito e l’amaro curvò le labbra del ragazzo di colore, certo che quelle parole avessero colpito nel segno.

-Così come sappiamo che l’aver letto i tuoi pensieri ti darà grande fastidio…e non vorrai dirci di cosa si tratta!-

Continuò Theo con uno schiocco della lingua e il sorriso soddisfatto, rilassandosi sulla poltrona come uno scolaro dopo aver risolto il problema assegnatogli dal professore.

Sapere cosa passava per la testa di Draco poteva essere decretato come una grande potenzialità, ma Malfoy non era dello stesso parere, anzi!

Questo lo rese ancora più rabbioso perché lo faceva sentire debole e…prevedibile.

Ringhiò furioso e scattò come una molla: agganciò il tavolo posto tra i divani e lo scaraventò a terra, producendo un botto simile a un’esplosione nel cuore della notte.

-Andatevene!-

Urlò, serrando i pugni e osservando un punto indistinto con il respiro ansante e il cuore che batteva a mille: era confuso; non capiva cosa gli stava succedendo e questo lo faceva arrabbiare ancora di più.

I due Serpeverdi non si scomposero – probabilmente abituati a quel tipo di rabbia – e si limitarono ad alzarsi con gesti indolenti.

-Come vuoi…-

Disse Theodore con tono pigro, uscendo dalla Sala Comune insieme a Blaise per permettere a Draco di accasciarsi sul divano.

Il biondo si tolse la cravatta e aprì i primi bottoni della camicia: era così arrabbiato da sentire caldo.

Poggiò la schiena contro il morbido divano e riprese respiro, massaggiandosi le tempie e cercando di mettere in ordine i propri pensieri.

-Draco…-

Una voce petulante e a tratti sensuale si levò dal dormitorio femminile come il miagolio di un gatto.

-Che cos’hai Dracuccio mio?-

Pansy Parkinson si avvicinò a Draco che – nel frattempo – era rimasto immobile con quell’espressione irata sul viso, senza dar segno di voler rispondere.

Pansy si appoggiò alla spalliera del divano, proprio alle spalle di Draco, e fece scendere le sue mani lungo i pettorali.

-Che cosa vuoi, Pansy?-

Sbottò il biondo senza degnarla di uno sguardo, mentre le mani della ragazza gli carezzavano la pelle del torace, dopo essersi trovate un varco attraverso la camicia precedentemente slacciata.

-Ho sentito un gran fracasso e poi ti ho udito urlare…i ragazzini del primo anno credevano che ci stessero bombardando…-

Rise a metà tra il maligno e il divertito, mentre abbassava il capo fino ad avvicinarlo all’orecchio di Malfoy.

Quest’ultimo era immobile come una statua, quasi la presenza della mora gli fosse indifferente fino al punto da ignorarla.

-…E così ho pensato di venire qua per…farti rilassare…-

Sussurrò maliziosamente nell’esatto istante in cui un’altra voce si sovrappose alla sua.

Cosa fai qui, Malfoy?

L’unico favore che puoi farci è girare i tacchi verso l’inferno…

La voce di Ginny risuonò forte e chiara nella sua mente, e di nuovo ricordò lo sguardo lanciatogli da Potter prima di allontanarsi con la ragazza.

Il sangue stesso sembrò ribollirgli nelle vene e con un ringhio si ritrovò a spingere Pansy sul divano, senza accorgersene.

Con forza s’impossessò delle sue labbra, facendo gemere la ragazza in maniera esagerata.

Sentiva il caldo dargli alla testa e la voce di Ginny continuava a riecheggiargli nella mente, tormentandolo più di quanto abbiano mai fatto i suoi incubi notturni.

Si sentiva arrabbiato, umiliato, deriso: doveva sfogare la rabbia, in qualche modo, e per una volta Pansy serviva a qualcosa.

Forse sbattendosela avrebbe smesso di pensare agli occhi della Grifondoro e alla dannata immagine di Potter che ancora una volta, sembrava offuscarlo.

Pansy mugugnò come una gatta in calore, mentre Malfoy prendeva a spogliare entrambi con urgenza, anche se dentro di sé sapeva che non era quello il corpo che voleva possedere.

Probabilmente, se Blaise e Theodore l’avessero saputo non lo avrebbero lasciato da solo con mezzo dormitorio femminile pronto a tendergli un agguato.

Resta il fatto, però, che i due ragazzi entrarono in Sala Grande con ampie falcate, parlottando tra di loro su come far parlare Draco.

Non sapevano che un paio di grandi e profondi occhi dorati li stavano guardando, sorprendendosi nel vedere che i ragazzi erano solo in due.

-Ginny, mi stai ascoltando?-

La voce di Luna la costrinse a distogliere lo sguardo, sbattendo leggermente le palpebre per focalizzare l’attenzione sulla ragazza che sedeva al suo fianco.

-Sì, Luna, certo che ti sto ascoltando…-

Le disse, al che la Corvonero riprese a parlare mentre gli occhi d’oro della Grifondoro si posarono nuovamente sul tavolo Serpeverde, nella vana speranza di veder sbucare dal nulla una testa biondo-platino.

-…Poi sono andata nel bagno di Mirtilla e ho trovato Malfoy in atteggiamenti intimi con la Greengrass…-

A quelle parole Ginny sobbalzò e si volse a osservare l’amica come se avesse visto la McGranitt ballare la macarena sul tavolo principale.

La Corvonero sorrise vittoriosa per essere riuscita finalmente ad ottenere l’attenzione dell’amica, e si portò le mani ai fianchi con l’espressione tipica di Molly Weasley prima di sgridare i suoi figli.

-Oh, perdonami. Ho forse interrotto il tuo tentativo di far apparire Malfoy dal nulla?-

Domandò la bionda con un largo sorriso e gli occhi scintillanti, certa di aver scorto qualcosa nello sguardo della rossa che andava aldilà del semplice odio per il rivale di sempre.

Ginny sospirò quando comprese la trappola nella quale era caduta ma – nonostante ciò - si permise di alzare un angolo della bocca.

-Non è ciò che pensi, Luna…-

Sussurrò, ancor prima che l’amica prendesse parola, mentre si chinava sulla porzione di carne che era apparsa sul tavolo.

-Io sto pensando che mi devi raccontare qualcosa, signorinella!-

Le rispose la Corvonero, inducendo la Grifona ad alzare lo sguardo in sua direzione; con un sospiro, si decise a raccontarle ciò che era successo quella mattina.

Secondo Ginevra, tutti quegli incontri con Malfoy non erano altro che mere coincidenze, oppure delle situazioni create dallo stesso Malfoy con il solo scopo di mandare a compimento il suo piano.

Ma per Luna Lovegood – Corvonero d’hoc, saggia e sognatrice – le coincidenze non esistevano.

-Anche i fiumi più piccoli portano acqua all’oceano. Ginny, io non credo che dovresti sminuire questa serie di situazioni a delle coincidenze: secondo me è un segno del destino!-

Esordì la Corvonero con un largo sorriso e gli occhi sognanti di una bambina che ha appena ricevuto la sua bambola preferita.

Ginevra scosse il capo: in fondo, anche lei sapeva che non si trattava di mere coincidenze, ma di certo non le considerava un segno del destino.

-Luna, sai che Malfoy vuole entrare in buoni rapporti con me solo per vendicarsi di Ron. Sono sicura che tutti questi incontri sono stati progettati da lui stesso per finirmi sempre tra i piedi-

-Può darsi…ma io temo che stia riuscendo piuttosto bene nel suo intento…-

Ginevra sgranò gli occhi, osservando la compagna con espressione stupefatta e confusa allo stesso tempo.

-Cosa vorresti dire?-

-Ginny, se davvero non t’importava di Malfoy a quest’ora non staremmo parlando di lui. Oppure non lo avresti cercato con lo sguardo…-

Il sorriso sulle labbra della giovane era smagliante, a differenza dell’espressione di Ginny che passò dall’orripilato al consapevole: Luna aveva ragione.

Si stava interessando a Malfoy, dimenticando che quello stesso ragazzo l’aveva giudicata, umiliata e derisa centinaia di volte.

-Hai ragione, Luna. Mi sto facendo condizionare e questo proprio non posso permetterlo: da oggi sarò ancora più dura con lui! Non posso permettermi errori…-

Luna scosse la testa con un sospiro, mentre gli occhi bluastri si accendevano di disappunto; era come se sapesse come sarebbe andata a finire quella storia.

-Ginny, non riuscirai a respingerlo per sempre. Malfoy è un ragazzo molto bello e sa come ottenere quello che vuole. Non molla la presa. Se vuoi, sei ancora in tempo per seguire il mio consiglio: se provi ad usare la stessa medicina…-

-No, Luna! Io rispetto e stimo le tue idee ma non posso sedurre Malfoy. Ti chiedo scusa…-

La Corvonero sospirò prima di tornare a sorridere, mentre prendeva ad accomodarsi meglio sulla panca.

-Però c’è sempre Harry…-

Sussurrò, al che lo sguardo di Ginevra si fece triste e nostalgico, quasi una parte della sua mente stesse rivivendo momenti gioiosi e dolorosi allo stesso tempo.

-Harry…quanto tempo ho passato ad amarlo in silenzio. Dovrei essere emozionata all’idea che ha preso le mie difese con Malfoy, ma la verità è che non provo niente. Come se quel confronto tra di loro non ci fosse mai stato. Harry mi ha abbandonato quando avevo più bisogno di lui…non riesco a guardarlo con gli occhi di una volta-

La bella giovane aveva mantenuto lo sguardo basso mentre esprimeva quella verità che viveva ogni giorno, da quando Harry era rientrato nella sua vita.

Luna le posò una mano sulla spalla e avvicinò il suo viso a quello della compagna: sapeva quanto aveva sofferto Ginny in assenza di Harry, così come era consapevole del vuoto che le aveva lasciato nel cuore.

La bionda sorrise dolcemente, facendo scintillare i suoi grandi occhi azzurri come zaffiri lucenti.

-Non preoccuparti, Ginny. Se le cose andranno come credo, non sarà Harry che dovrai guardare in quel modo-

To be continued…

Capitolo 5, presente all’appello!

Non potrei mai mancare un aggiornamento, no? ;) Anche se ultimamente l’aggiornamento è stato messo a dura prova, ma resisterò finche potrò ;) Cosa pensate di questo capitolo, miei cari? Sì, lo so, forse ho esagerato con la parte di Pansy, ma volevo far capire quanta confusione provava Malfoy nel cuore…e per arrivare a stare con lei doveva essere moooolto confuso, no? :) Cosa credete che sia successo al nostro Serpeverde? Che sia l’inizio di un sentimento più grande? Beh…e che dire di Ginny? L’ho detto e lo ripeto: i nostri protagonisti sono proprio due caproni testardi, che non vogliono ammettere di piacersi, ma i loro amici sembrano aver capito qualcosa… ehehehe chissà ;) Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi do appuntamento a domenica prossima! Passate una buona domenica,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Notte ***


Capitolo 6 - Notte                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 6 – Notte

Mi sono innamorato di te e adesso non so neppure io cosa fare, il giorno mi pento d'averti incontrato, la notte ti vengo a cercare

Cit. Luigi Tenco

                                 

La notte era buia e profonda come macchie d’inchiostro su un foglio immacolato, e lasciava libero sfogo a pensieri e tumulti che Draco non aveva mai affrontato.

Il fuoco scoppiettante lo riscosse dai suoi pensieri e lanciò un rapido sguardo all’orologio finemente lavorato che faceva bella mostra di sé sul camino della Sala Comune: mezzanotte.

Non era certo la prima volta che rimaneva sveglio fino a tardi: molte volte – quando i suoi incubi notturni tornavano a tormentarlo – rimaneva sveglio per ore, aspettando il sorgere di quel sole che aveva sempre odiato.

Le fiamme del camino illuminavano i suoi occhi come gocce di luce, rendendoli belli e penetranti.

La pelle candida si colorò di un delicato color caramello e i capelli biondi ricadevano in morbide ciocche lungo i tratti morbidi ed affascinanti del viso.

Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alle fiamme, Malfoy si alzò con eleganza e percorse l’ambiente fino a uscire dalla Sala Comune.

Mosse qualche passo tra i corridoi bui, ma uno scalpiccio alle sue spalle lo costrinse a fermarsi.

-Draco…-

La voce di Pansy leggermente ansante per la corsa, lo raggiunse come uno schiaffo in pieno viso, mentre – alzando gli occhi al cielo – si voltava per osservarla.

Le mani infilate nelle tasche del pantalone scuro, le sopracciglia inarcate in segno d’attesa e quella smorfia travolgente delle labbra spinsero Pansy a prendere fiato prima di proferir parola.

-Ti ho visto uscire e così…-

-So che mi hai visto uscire. Eri nascosta sopra le scale a spiarmi da una buona mezz’ora-

Tagliò corto Malfoy, facendo arrossire la mora che spostò il suo peso su una gamba.

-Beh…volevo sapere se ti andava di rimanere con me stanotte…-

Sussurrò maliziosamente, avvicinandosi fino a schiacciarsi contro il torace del giovane Malfoy che sembrò rimanere del tutto indifferente.

Non era una novità trovare ogni notte una donna diversa con cui divertirsi, e non era anormale per Draco ricevere delle avance, specie da Pansy.

Quest’ultima era diventata una bella ragazza col tempo, anche se continuava ad avere quel naso un po’ deforme che la rendeva simile a un carlino.

Era una Serpeverde d’hoc: maligna, traditrice e infida, ma aveva una sola ed unica debolezza: era innamorata di lui.

E questo Draco lo sapeva molto bene, così come sapeva che andare a letto con una donna diversa da lei corrispondeva ad una spina nel cuore della Serpeverde; ma non gli importava.

Sollevò appena un angolo della bocca e fece scendere la mano destra fino a palparle il fondoschiena; Pansy chiuse gli occhi con un sospiro, sollevando lo sguardo sul suo adorato.

Il volto di Draco era un ghigno malefico, ma più palpava quella porzione di pelle e più si sentiva annoiato: certo, era desiderabile ma non unico al mondo.

Invogliante, ma già toccato un’infinità di volte.

Notando che Malfoy non si decideva a rispondere, Pansy abbassò il capo, capendo al volo che Malfoy aveva altri piani…sicuramente con un’altra donna.

Il Serpeverde respirò profondamente per la soddisfazione: amava avere il più totale controllo sui pensieri o gli stati d’animo di una persona; lo faceva sentire potente e importante.

Si voltò, lasciando Pansy in mezzo al corridoio: quasi gli parve di sentire il cuore della Serpeverde andare in frantumi per la millesima volta, ma Pansy era forte.

Avrebbe incassato il colpo.

Nel frattempo, Malfoy continuò ad avanzare tra i corridoi bui con un ghigno sul volto: il suo piano stava per avere inizio!

-Dov’è? Dove diavolo l’ho messo?!-

Ginevra Weasley stava cercando sfrenatamente il suo libro di Pozioni, certa che il giorno dopo avrebbe avuto un test molto importante e pertanto non poteva evitare di ripetere le ultime formule.

Lavanda – seduta sotto le coperte del suo letto – sbadigliò rumorosamente; fortuna che nella stanza non c’erano specchi o la giovane avrebbe notato che i suoi capelli erano più simili a una mongolfiera.

-Ginny, è da un’ora che cerchi quel dannato libro! Tutto questo stress non farà bene alla mia pelle…sento già le occhiaie che iniziano a formarsi! Va’ a cercarlo fuori di qui!-

Ululò la giovane dai capelli color miele, facendo accendere una lampadina nel cervello della Grifondoro che cacciò la testa dalla borsa dove l’aveva infilata per cercare in profondità quel dannato libro.

-Lavanda sei un genio!-

Ginevra saltellò fino al letto della compagna, scoccandole un rumoroso bacio sulla guancia prima di fiondarsi fuori dalla porta.

Mentre chiudeva l’uscio, notò con la coda dell’occhio la giovane Grifondoro che si stava allungando per afferrare lo specchio posato sul comodino.

Quando la rossa era ormai arrivata a metà Sala Comune, un urlo agghiacciante rimbombò per le pareti: Lavanda si era guardata allo specchio.

Ginny fece una smorfia e iniziò a correre per fuggire dalla furia della ragazza: si fiondò fuori dalla Sala Comune e iniziò a correre per i corridoi.

Certo, l’ora era tarda e qualche professore – o, peggio ancora, prefetto – avrebbe potuto coglierla con le mani nel sacco, ma Ginny preferiva essere trovata a girovagare per i corridoi piuttosto che subirsi la ramanzina di Lumacorno sul perché non avesse studiato.

Presto arrivò nei sotterranei dove – con il massimo silenzio – s’incamminò per raggiungere l’aula di Pozioni: forse aveva dimenticato il suo libro sotto al banco.

Dischiuse lentamente la porta dell’aula, creando un varco abbastanza grande da permetterle di entrare; non si curò di aprire completamente la porta.

Sgattaiolò all’interno dell’aula, lanciando un rapido sguardo allo specchio che rifletteva la porta mezza aperta alle sue spalle.

Si abbassò per sbirciare sotto il banco e con un sospiro di sollievo i suoi occhi individuarono la copertina scura e sgualcita del suo libro di Pozioni.

Quando rialzò lo sguardo sullo specchio, l’orrore e la sorpresa le fecero cadere il libro dalle mani: Draco Malfoy era in piedi e – guardandola negli occhi – chiuse la porta con un incantesimo.

Ginevra boccheggiò per qualche istante, fissando quegli occhi in penombra che sembravano ridere della sua sorpresa.

Malfoy si scostò dall’ombra proiettata dagli scaffali e permise alla ragazza di osservare i suoi morbidi lineamenti: alcune ciocche gli erano cadute davanti agli occhi, le labbra avevano assunto una piega beffarda.

Avanzò nell’ambiente con le mani affondate nelle tasche e gli occhi perlati scintillanti di divertimento.

-Sorpresa, Weasley?-

Ginny ricambiò il suo sguardo attraverso il riflesso dello specchio, mentre induriva la piega delle labbra e gli occhi d’oro scintillarono come stelle infuocate quando iniziò a capire la strana natura di quell’insolita coincidenza…

-Perché mi guardi in quel modo? Avresti dovuto aspettartelo, Weasley…-

Alitò nel suo orecchio, sogghignando quando si accorse di averle intirizzito la pelle del collo; poi, si abbassò per raccogliere il libro che le era caduto.

Glielo porse con un ghigno, mentre gli occhi intensi della giovane si posavano sul volume che il Serpeverde le stava porgendo.

Poi, rialzò lo sguardo sul suo volto e con uno scatto improvviso glielo strappò di mano.

-Sapevi che sarei venuta a cercare questo libro anche di notte per sostenere il test di domani, così me l’hai rubato e ti sei nascosto dietro la porta dell’aula in attesa del mio arrivo. Gesto astuto, Malfoy…coraggioso o codardo, questo è ancora da vedere…-

Sibilò la Grifondoro, osservando con rabbia quella viscida serpe che l’aveva condotta dritta nel suo nido e le stava sorridendo velenosamente.

-Non affaticare troppo la tua deliziosa testolina, Weasley. Le mie idee sono troppo astute per te e venirne a capo in una sola sera potrebbe essere stancante…dopotutto non sei abituata a sforzare la mente, giusto?-

Le domandò, andandosi a sedere sulla cattedra che il professor Lumacorno utilizzava per spiegare le lezioni ai suoi alunni.

-Quello che tu chiami astuzia io lo chiamo inganno, Malfoy. Ma, dopotutto, cosa posso aspettarmi da un Serpeverde?-

Esordì la giovane, prendendo a camminare per la stanza con passi lenti che potevano parere calcolati e sensuali: in realtà, Ginevra stava tentando di concentrarsi su un’azione ordinaria per distogliere l’attenzione dalla situazione in cui si trovava.

Sola nei sotterranei, bloccata nell’aula di Pozioni che poteva essere sbloccata solo da Malfoy, il cui piano era già nota alla disgraziata.

-A che gioco stai giocando, Malfoy? Che cosa vuoi da me?-

Sapeva la risposta a quelle domande, ma l’idea di mettere alle strette il bel Serpeverde era troppo allettante per ignorarla.

Il biondino la fissò in silenzio per qualche istante; poi scese dalla cattedra con un balzo e si avvicinò al suo angioletto con un sorriso sghembo e gli occhi luminosi come se gli avessero servito la vittoria su un piatto d’argento.

-Perspicace come sei, avresti dovuto capirlo…-

Tutti nella scuola sapevano che il tono di voce del Serpeverde era dannatamente profondo e tagliente, in grado di far girare la testa anche alla più piccola fanciulla di quella scuola.

Ma in quel momento Ginevra non provò altro che rabbia.

-Quindi tu vai in giro a chiudere le persone nelle aule? Un passatempo strambo Malfoy…adesso verrà anche fuori che sei un feticista!-

Draco sogghignò divertito, inclinando il capo d’un lato per osservare meglio la bella Grifondoro; prese una ciocca dei suoi bellissimi boccoli ramati e se la rigirò tra le mani.

-Mi annoiavo nella mia Sala Comune, Weasley…e così ho deciso d’intrattenermi. Non è stato difficile farti uscire dalla tua Sala Comune, dopotutto. Ed è stato un piacere rivederti in giro…-

-Vorrei poter dire altrettanto!-

Ribatté la rossa, scostandosi dal tocco gentile e delicato del Serpeverde che strideva con la situazione in cui si trovavano.

Il biondino sogghignò quando la vide arrossire, e lambendosi le labbra si avvicinò nuovamente a quel fragile angioletto che adesso era nelle sue mani.

-Io frenerei la lingua se fossi in te, Weasley. Ti ricordo che sono un Caposcuola e – sebbene non sia un esperto in materia – ricordo che c’è una punizione per gli studenti che vengono beccati di notte in un’aula…-

Ginevra deglutì, mentre un’unica parola faceva capolino dai meandri della sua mente: espulsione.

-Per quanto ricordi, stasera non era compito tuo svolgere la ronda notturna, Malfoy. Questo ti rende colpevole tanto quanto me…-

Tentò la Grifondoro, osservando intensamente quegli occhi perlati che – ancora una volta – le davano l’impressione di essere luminosi e oscuri allo stesso tempo.

Ma la Grifondoro sapeva che il ragazzo non si sarebbe mai esposto in quel modo, se non avesse avuto la sicurezza di essere immune all’espulsione.

-Io sono un Malfoy, Ginevra. Ho tutto il diritto di stare qui senza correre il rischio di essere espulso. Se i prefetti mi trovassero in un’aula con una ragazza si nasconderebbero per tutta la notte e pregherebbero nella speranza di passare inosservati ai miei occhi…-

Il ragazzo sorrise trionfo, mentre estraeva la bacchetta dalla tasca del pantalone e iniziava a giocherellare con essa.

Il cuore della ragazza iniziò a martellare più velocemente, mentre osservava con incredulità il giovane poggiato al banco che lanciava in aria la sua bacchetta, per poi riprenderla al volo.

Come se essere chiuso in un’aula vuota, di notte, con una Weasley fosse un avvenimento quotidiano.

-Dunque, cosa aspetti a farmi uscire da qui?-

-Quanta fretta, Weasley…non dirmi che Potterino ti aspetta di sopra per un incontro romantico…-

Iniziò, sorridendo e facendo scintillare i suoi grandi occhi perlati; ogni passo che compiva verso Ginny faceva illuminare il suo volto come marmo al sole.

-Perché, in tal caso, sarebbe molto più…eccitante, rimanere in questa stanza-

Ginny serrò i pugni con indignazione, ma prima che potesse ribattere, delle voci si avvicinarono alla porta dell’aula: i prefetti.

Il cuore di Ginny prese a battere più velocemente, e sembrò caderle direttamente nei calzini.

-I prefetti! Se trovano la porta chiusa s’insospettiranno!-

-L’incantesimo blocca la porta dall’interno: se i prefetti provano ad aprirla riusciranno a entrare senza problemi…-

Spiegò il Serpeverde con tono calmo ed equilibrato, sprofondando le mani nelle tasche del pantalone.

Ginevra lo osservò con un’espressione di puro terrore: Draco non rischiava l’espulsione, ma lei sì!

E questo sembrò divertire il ragazzo che continuava a osservarla con un vago sorrisetto: non aveva previsto l’arrivo dei Prefetti, ma togliere una marea di punti ai Grifondoro era un’occasione che proprio non poteva perdere.

Certo, la Weasley sarebbe stata espulsa, ma dopo una sottrazione di così tanti punti alla sua casa, il giovane Serpeverde non avrebbe più avuto bisogno di vendicarsi.

L’aver umiliato Lenticchia facendo espellere sua sorella poteva essere una vendetta allettante quanto farle perdere la purezza.

Nel frattempo, Ginny si era fiondata in direzione dello specchio per nascondersi dietro di esso: l’unica via di fuga che le rimaneva era nascondersi.

Ma Draco non poteva permetterle di passarla liscia, e così la afferrò per i gomiti e la spinse contro la parete.

Ginny boccheggiò contro le sue labbra, sgranando i suoi grandi occhi d’oro in quelli magnetici e cattivi del Serpeverde.

Un gemito strozzato le uscì dalle labbra quando udì i passi farsi sempre più forti, e lanciò uno sguardo spaurito in quella direzione.

Non poteva venir espulsa dopo tutta la fatica che aveva fatto in quegli ultimi sette anni: come l’avrebbero presa i suoi genitori? Che ne sarebbe stato del suo futuro? E perché Malfoy sembrava fare di tutto per farla espellere?

Con un gemito spaurito annegò negli occhi del ragazzo, così vicini ai suoi da riuscire a distinguere le pagliuzze azzurre intorno alla pupilla.

Voleva davvero rovinarle la vita?

-Non puoi farmi questo…-

Una frase leggera come il soffio del vento che arrivò ai timpani del ragazzo come la più soave fra le suppliche.

Si ritrovo a osservare il volto ceramico della bella Grifondoro, così spaurita e indifesa tra le sue braccia.

Deglutì, tentando di non concentrarsi sull’azione che stava compiendo, ma quando incontrò quegli occhi grandi e pieni di lacrime, sentì distintamente un “crack” lì dove una volta c’era il suo cuore.

La maniglia della porta si stava abbassando, e nel frattempo Ginevra annaspava e tremava contro la dura compostezza del suo corpo: Draco non sapeva cosa fare.

Precipitò nell’oro del suo sguardo e per la prima volta sentì di non riuscire a sopportare il suo dolore: nell’istante in cui la porta si aprì, Malfoy posò le sue labbra su quelle di Ginevra.

La ragazza tremò contro di lui e si lasciò avvolgere dalle sue braccia e dal suo inebriante profumo.

Sentiva le labbra morbide di Draco contro le sue…così diverse da quelle di Harry…così diverse da quelle di chiunque altro.

In assenza della parete alle sue spalle sarebbe senz’altro caduta.

Non si accorse dei Prefetti che – non appena notarono l’identità del ragazzo –impallidirono e si allontanarono senza verificare l’identità della ragazza: Malfoy l’aveva protetta.

Nel suo narcisistico e personalissimo modo, ma l’aveva protetta.

Il profumo alla vaniglia della ragazza fece andare in brodo di giuggiole il giovane Serpeverde che non aveva mai sentito così prepotentemente il desiderio per una donna.

Il bacio era dolce e delicato, ma aveva un sottinteso febbrile e urgente, come una fiammella divorata dal vento che poteva trasformarsi in qualsiasi momento nel più colossale degli incendi.

-Se ne sono andati?-

Domandò la rossa con un filo di voce, senza osare aprire gli occhi per verificarlo da sola: in fondo al suo cuore, desiderava che la risposta fosse negativa.

Con i nervi a fior di pelle, Malfoy osservò lo specchio al loro fianco e con suo sommo dispiacere notò che i Prefetti non c’erano più.

Sfiorò con lo sguardo la figura esile e fragile della donna tra le sue braccia: sentiva ancora il sapore delle sue labbra e quella scarica elettrica che gli aveva scosso ogni singolo muscolo.

La sua giugulare pulsava invitante e le labbra rosee erano schiuse, lasciando fuoriuscire il suo fiato caldo che gli sfiorò il viso come la carezza amorevole di una madre.

-No, non ancora…-

E dopo un secondo le loro labbra si ritrovarono, dolci e desiderose di continuare a cercarsi come se si fossero aspettate per tutta la vita.

Era così intenso il sapore di lei: forte ed inebriante come solo il sapore di un angelo poteva essere.

Era così forte il sapore di lui: delicato ma deciso come i raggi di luna che carezzavano i loro profili avvolti dalla notte.

L’ombra nera avvolse l’angelo nelle sue spire e tenne stretta a sé quella luce personale che lo stava divorando.

I polmoni si riempivano d’aria come se la stesse respirando per la prima volta: non c’era più meccanicità in quel gesto, ma solo la voglia di scoprire un’azione naturale che non fosse satura di oppressione e rimpianti.

Ginny era piena del suo inebriante sapore: Draco era il buio che mancava alla sua vita per essere perfetta, e lei avrebbe assaporato ogni istante di quella timida unione che nascondeva in sé qualcosa di più grande.

Ma quando le loro identità tornarono prepotentemente nelle loro menti, quel bacio così magico e romantico fu spezzato, a malincuore.

Sprofondarono negli occhi dell’altro come se si vedessero per la prima volta, e in effetti era così.

Ginevra era bellissima con il volto carezzato dalla luna, gli occhi grandi e accesi come fuoco e le labbra un po’ rosse per i baci: uno splendido angelo che aveva provato il brivido del peccato, ma che manteneva la sua purezza e la sua compostezza nonostante le circostanze.

Draco era bellissimo con il volto candido quanto la superficie della luna, gli occhi grandi e luminosi come fari accecanti e le labbra sottili come boccioli di rose: una splendida anima nera che aveva provato il sapore della luce ed era rimasto folgorato da quanta energia poteva scaturire un contatto così timido.

Ginny deglutì sonoramente e le sue gambe iniziarono a muoversi senza il suo consenso: sciolse lo scambio di sguardi e corse verso la sua Sala Comune con il fiato corto per quelle emozioni così forti da sentirle rimbombare nel petto.

Draco, invece, rimase immobile in quell’aula che mai gli era parsa più luminosa, chiedendosi se ciò che adesso rimbombava prepotentemente nel suo petto era quel pezzo di ghiaccio che un tempo chiamava cuore.

To be continued…

Ma buongiorno, miei cari!

Eccomi qui anche il giorno dopo la liberazione ;) Come avete passato questo giorno tanto atteso? Io ho dovuto finire di scrivere il capitolo perché ero molto indietro, ma è stato molto più facile del previsto perché le parole sono uscite da sole. Alla fine sono stata molto soddisfatta di quest’ultimo capitolo, e spero vivamente che sia piaciuto anche a voi ^^ Che ne pensate del modo “pittoresco” che ha usato Malfoy per proteggere Ginny? Questo Serpeverde è proprio un birichino ahahaha Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni OwO Vi aspetto! Sempre vostra,

Bimba

               

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cambiamenti ***


Capitolo 7 - Cambiamenti                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 7 – Cambiamenti

La vita è un costante cambiamento. Quando qualcosa entra nelle vostre vite, dunque, siatene felici, usatelo bene.

Cit. Karen Kingston

                                 

La stessa notte, la stessa aula, gli stessi ragazzi, la stessa situazione: baci su baci, carezze su carezze, come anime tormentate che avevano passato tutta la loro vita a cercarsi vicendevolmente.

Draco sentiva il sapore intenso della sua bocca e gli occhi impauriti dei Prefetti che si allontanarono a gran velocità senza osare puntare lo sguardo sulla ragazza.

I capelli di lei erano gonfi e lucenti sotto i raggi della luna, come macchie di sangue carezzate da un fiume argenteo.

Draco afferrò le gambe affusolate della Grifona e se le strinse attorno alla vita per riuscire a percepire più intimamente il profumo della sua pelle.

Era così piccola e calda la sua bocca, invitante come un bocciolo di rosa appena fiorito in tutta la sua bellezza.

Una scarica elettrica scosse ogni singolo muscolo del corpo di Malfoy, portandolo istintivamente a stringersi intorno all’esile figurina della giovane.

Sentiva il respiro leggermente ansante di lei, come se le mancasse l’ossigeno, e quella consapevolezza gli fece girare la testa.

I muscoli della pelle guizzavano sotto il tocco di quelle piccole e timide mani, come se fossero energia allo stato puro con la capacità di iniettarsi in ogni cellula del suo corpo e annebbiargli la ragione.

Sentiva di star impazzendo, perché la ragazza stretta tra le sue braccia era una Weasley, babbanofila, sua eterna rivale…eppure nessuna di quelle identità riusciva a reggere il confronto con le sensazioni che stava provando.

Intrecciò le dita tra i suoi capelli rossi, sprigionando il loro intenso profumo che gli diede alla testa, alimentando quell’incendio che era nato in lui.

Mai in tutta la sua vita aveva sentito così intensamente il desiderio di sprofondare in una donna, riempendola di lui e lasciandosi avvolgere da lei.

Prese ad accarezzarle le gambe che ancora gli cingevano i fianchi, mentre l’esile figurina trasaliva, probabilmente non abituata a quel tipo di carezze.

Ginny si lasciò sfuggire un timido gemito che tentò di mascherare: quell’unico suono rimbombò nella mente di Draco come un urlo e gli fece perdere la ragione.

La maggior parte delle donne con cui aveva passato le notti, mugugnavano come gatte in calore, più per proforma che per reale piacere.

Ma Ginevra era diversa, tutto di lei era nuovo ed invitante agli occhi di Draco, così differente da tutte le donne che aveva avuto.

Ginny era vera, consapevole dei reali valori della vita: una donna che metteva passione in ogni gesto che faceva e non si vendeva come una comune sciacquetta.

Così attaccata ai principi dell’onore, la fedeltà, la purezza: tutto in lei era limpido come l’acqua, anche i suoi gemiti.

Draco sentiva i muscoli impazzire sotto la pelle per il desiderio di sprofondare in quel corpicino morbido e illibato.

Sentiva le sue piccole mani artigliare la sua camicia candida, come per ancorarsi a un punto fermo, al fine non sprofondare in quel dedalo di emozioni: aveva bisogno di lui.

Si era aggrappata alla sua camicia come se fosse l’unica salvezza, e per una volta Draco si sentì davvero indispensabile e amato.

Quello fu troppo per il suo autocontrollo già seriamente provato: con delicatezza le alzò la gonna, e con una spinta secca…

…si alzò a sedere dal suo letto.

Un gemito gutturale fuoriuscì dalle sue labbra quando spalancò quei grandi occhi d’argento, adesso così confusi e sconvolti dal sogno che aveva avuto.

Nemmeno nei suoi peggiori incubi aveva percepito delle sensazioni così forti e intense, quasi le avesse realmente vissute anziché sognate.

Deglutì a fatica, osservando con occhi sgranati le cortine del suo letto a baldacchino.

Era madido sudore e sentiva le vene del corpo andare a fuoco, come se lava incandescente avesse sostituito il suo nobile sangue.

Gli sembrò di riconoscere nell’aria che lo circondava il profumo intenso della Grifondoro dai capelli rossi che aveva popolato i suoi sogni.

Sentiva il profumo alla vaniglia sulla sua pelle, i suoi vestiti, il suo letto.

Si alzò con il respiro ansante e spalancò la porta del bagno con un calcio, staccando alcuni cardini che caddero per terra.

Si appoggiò al lavandino con il respiro ansante e osservò il suo riflesso nello specchio: i capelli in ordine nonostante tutto ma gli occhi grandi e fuggevoli come se fossero impazziti.

E ancora gli parve di percepire la remota essenza di Ginny nell’aria che respirava; solo il refrigerio dell’acqua gelata sembrò smorzare quell’illusione.

Perché Ginevra non era con lui, non era mai entrata nella sua stanza e tantomeno nel suo letto.

Chiuse gli occhi, percependo l’acqua fresca scivolargli lungo il volto sudato, per poi carezzargli il mento, fino ad arrivare al pomo d’Adamo.

Riaprì gli occhi solo quando fu certo d’aver allontanato le immagini vivide di quel sogno, e con un respiro profondo tentò di riordinare le idee.

Aveva sempre disposto un autocontrollo inscalfibile, quasi spaventoso: in pochi erano riusciti realmente a fargli perdere le staffe.

Ma quel piccolo angelo dal volto candido e i capelli di fuoco si stava insinuando sotto la sua pelle come un veleno; lui, che aveva fatto della tossina la sua arma letale, era stato infettato dalle sue stesse armi.

Non del tutto, per fortuna.

Prese un profondo respiro, e ricambiò lo sguardo che gli stava rivolgendo il ragazzo nello specchio.

Gli occhi non più fuggevoli erano foschi e opachi per il desiderio, e il corpo madido di sudore era teso nella speranza di riuscire a controllare quegli spasmi che ancora gli scuotevano le membra.

Negli ultimi giorni aveva notato particolari del corpo di Ginevra che prima d’ora non aveva mai scorto: dalla camminata lenta e sinuosa, fino al modo sensuale con cui inclinava il capo quando presa da confusione.

E ognuno di quei gesti – per quanto semplici e ordinari – suscitavano in lui pensieri peccaminosi e ben poco casti, ma mai prima d’ora aveva sognato quel corpo dal profumo soave.

Era consapevole del fatto che il suo piano stava reclamando più tempo del dovuto, ma affrettare lo scorrere degli eventi non era il suo stile: la vendetta doveva colpire dritto al cuore, con un colpo lento e calcolato.

Ma Merlino, quanto era difficile!

Voleva con tutto se stesso afferrare quel minuscolo corpicino e profanarlo con forza e possesso, rendendo finalmente suo quel gioiello puro e illibato.

Voleva sentirla piangere e disperarsi almeno quanto lui in quel momento, voleva ferirla nel profondo per punirla dopo aver osato apparire nei suoi sogni, ma soprattutto…la voleva.

Ormai era diventata una questione di principio: nessuna donna aveva osato respingerlo e di certo non sarebbe stato uno scricciolo come lei a ferire il suo orgoglio…o la sua sanità mentale.

Ma prima di tutto doveva concludere i suoi affari ad Hogsmeade: solo una volta conclusi, la sua attenzione si sarebbe rivolta al delicato angioletto.

Perché sentiva di dover portare a termine la sua vendetta: lo sentiva nelle vene quando pulsavano, nei suoi respiri meccanici quando inspirava e in quel pezzo di ghiaccio che aveva ripreso a battere per pochi istanti, dopo un bacio rubato nell’ombra della notte.

Ormai l’oscurità aveva assaggiato la luce, e non si sarebbe fermata fino a quando non avrebbe ingoiato il sole.

Quel sole dai capelli rossi come rubini, che adesso erano illuminati dal fuoco scoppiettante che riscaldava la loro Sala Comune.

Ginny era seduta su una poltrona con le gambe incociate, e fissava la partita di scacchi che stavano avendo Ron e Harry.

Le dita pallide e affusolate del ragazzo corvino mossero il re, grande e maestoso nella consapevolezza di essere superiore.

E alla mente di Ginny si affacciò un altro volto che aveva lo stesso difetto del re: un volto dai lineamenti chiari come la luna e i capelli biondi lisci come la seta.

A quel volto vi associò la ragione di tutte le sue sventure: dimenticare tutto ciò che aveva passato a causa sua era così difficile che Ginny non tentò neppure.

Al suo secondo anno l’aveva umiliata aspramente quando si era finalmente decisa a rivelare i suoi sentimenti a Harry, il giorno di San Valentino.

Aveva fatto tante fantasie sulle conseguenze di quel gesto: era sempre stata molto timida con il ragazzo dei suoi sogni, quindi scrivere una poesia lo considerava un grande traguardo.

Ancora ricordava quante speranze aveva posto in quel pezzo di carta, e quante lacrime aveva pianto sullo stesso foglio stropicciato e strappato più volte a causa dell’umiliazione che gli aveva arrecato.

Aveva odiato Malfoy con tutto il suo cuore: un odio febbrile, viscerale, che sembrava andare oltre la ragione.

Ma allora perché tutti quegli anni di odio reciproco sembravano esser svaniti in una sola sera?

Perché quel bacio le aveva fatto provare delle sensazioni che non aveva mai sperimentato con nessun’altro?

Ma soprattutto, come poteva essere sbagliato un gesto che l’aveva fatta sentire bene?

Non conosceva la risposta a tutte quelle domande, ma sapeva che non l’avrebbe mai ottenuta, perché tutto ciò che aveva provato quella notte doveva essere seppellito in fondo al suo cuore.

Il piano di Malfoy era chiaro: conquistarla e successivamente abbandonarla per spezzarle il cuore e vendicarsi degli insulti di suo fratello.

Ma lei non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione: non poteva cedere a quel modo, dopo tutto ciò che le aveva fatto passare e tantomeno sapendo che il Serpeverde non nutriva alcun interesse per lei, ma voleva semplicemente usarla per arrivare al suo scopo.

Era un essere crudele, vigliaccio e subdolo che non meritava alcun tipo di lode, per questo il ricordo di quel bacio rubato doveva venir cancellato, come un errore di ortografia su un foglio di carta.

Aveva scritto una lettera a Luna per informarla dell’accaduto, e non aveva tralasciato nulla sulle sensazioni che aveva provato, suo malgrado.

Pertanto, non si sorprese quando sentì il suo gufo ticchettare contro il vetro della finestra; si alzò e spalancò la vetrata per permettere al piccolo gufo di entrare.

Certo, l’ora era tarda, ma aveva assolutamente bisogno dei consigli di Luna: in quel momento – per quanto fosse decisa a dimenticare l’inconveniente di qualche sera prima – aveva bisogno di un supporto, qualcuno che la sapesse consigliare.

Srotolò la pergamena giallognola senza accorgersi dello sguardo indagatore che Harry le stava lanciando di sottecchi.

Si risedette sulla poltrona color sangue e con un sospiro prese a leggere quelle righe scritte in modo poco spigoloso, ma conosciuto da una vita.

Buonasera anche a te, Ginny!

Sai, non mi aspettavo un gufo a quest’ora della notte, e per questo ho subito pensato a un picchio quando ho sentito lo strano ticchettio contro la finestra! E’ buffo l’effetto che può avere lo stato di dormiveglia sui pensieri di una persona, non trovi? Ho letto la tua lettera, e ammetto di essermi stupita e sconvolta…è successo troppo presto! Insomma, sapevo che prima o poi ti saresti ritrovata in questa situazione, ma non immaginavo che ci avresti impiegato così poco tempo! L’attrazione che vi lega deve essere più forte del previsto… Sì, Ginny, ho detto “attrazione”. E’ inutile che arricci il naso, tanto so che in fondo il carattere ombroso e misterioso di Malfoy ti affascina. Sapevo fin dall’inizio che sarebbe andata a finire in questo modo, perciò ti avevo consigliato di passare al contrattacco. Certo, tu hai fatto di testa tua, ma m’immaginavo anche questa reazione. E’ insolito pensare che tanti anni di odio reciproco possano essere abbattuti grazie ad un bacio…io lo trovo intrigante! C’è chi sostiene che l’amore ha lo stesso effetto dei gorgosprizzi: ti entra nella testa e ti fa impazzire, fino a farti fare cose impensabili! Non ho insistito quando hai rifiutato di seguire il mio consiglio: ho preferito farti arrivare da sola fino a questo punto. E adesso che ci sei, devi prendere una decisione. Ci conosciamo da tanto tempo Ginny, e ormai so cosa provi prima ancora che lo sappia tu. Per questo capisco perfettamente cosa accadrebbe se tu continuassi a rifiutare Malfoy, ma non voglio dirti a cosa mi riferisco. Sappi solo che la decisione che prenderai comporterà dei rischi. Non credo che dirlo a Ron e Harry sia la cosa migliore…rischieresti di creare uno tsunami e, inoltre, tutto questo tempo passato a rifiutare Malfoy sarà stato vano. Ricorda che il mio consiglio è sempre valido: puoi tentare di conquistarlo! So che è difficile per te immaginarti mentre seduci un uomo come lui, ma se rimarrai da semplice spettatrice succederà di peggio. Rischierai di svegliare un gigante addormentato. Fa la scelta giusta Ginny…senza pressioni!

Tua, LUNA

Ginevra rimase a osservare quel foglio di carta per qualche minuto, chiedendosi se quelle parole le aveva lette davvero oppure era l’effetto di qualche strana pozione che avevano inserito nel suo succo di zucca.

Che cosa significava “attrazione”?!

E come poteva sostenere di sapere cosa provava prima ancora che lo sapesse la diretta interessata?!

Certo, alla fine la sua teoria si era dimostrata esatta: nessuna delle predizioni di Luna erano mai fallite, e questo era inquietante per certi versi.

Ginny scosse la testa con un sospiro, abbassando il foglio di carta e osservando le fiamme del camino.

Luna era sempre stata una ragazza molto strana, ma era proprio quella stramberia che la rendeva semplice e vivace come un neonato.

Avrebbe dovuto ascoltare il suo consiglio fin da subito…

Alzò nuovamente la pergamena giallognola e fissò lo sguardo su alcune righe che l’avevano confusa molto.

Per questo capisco perfettamente cosa accadrebbe se tu continuassi a rifiutare Malfoy, ma non voglio dirti a cosa mi riferisco.

Che cosa voleva dire Luna con quella frase?

Che avesse capito prima di lei come sarebbe finita quella storia?

Ginny scrollò le spalle e riarrotolò la pergamena senza troppa concentrazione; era arrivato il momento di prendere una decisione.

Solo Luna poteva scriverle “senza pressioni”, dopo averle detto quali rischi correva se avesse fatto la scelta sbagliata.

Un leggero sorriso le curvò le labbra, per poi respirare profondamente quando prese la sua decisione: sarebbe passata al contrattacco.

Luna aveva ragione: non poteva restare da semplice spettatrice, mentre Malfoy faceva di tutto per farla cadere nella sua trappola.

Doveva reagire, così da annientare il piano del suo nemico una volta per tutte.

Non riusciva proprio a immaginarsi mentre sbatteva le ciglia per compiacere Malfoy: aveva passato tutta la sua vita a criticare quelle donne che si donavano al male senza pensare alla propria dignità femminile.

Era ironico il fatto che adesso si ritrovava a diventare proprio come loro, ma lei lo faceva per una giusta causa!

Così persa nei suoi pensieri, non si accorse del ragazzo moro che – dopo esser stato battuto a scacchi per l’ennesima volta – si era seduto su una poltrona al suo fianco.

-Ginny-

La richiamò, destandola dai suoi pensieri; la rossa si ritrovò a voltare il capo in sua direzione, sbattendo le palpebre per concentrarsi a pieno sul ragazzo dagli occhi color smeraldo.

-Ti ho vista pensierosa…tutto bene?-

-Sì, Harry. Tranquillo, è tutto apposto-

Gli sorrise, al che il ragazzo abbassò gli occhi, puntandoli sulle mani diafane che si stava torturando.

Poi rialzò lo sguardo su di lei, e i suoi occhi sembrarono brillare di luce propria.

-Questo fine settimana ci sarà l’uscita ad Hogsmeade…volevo sapere se ti andava di venirci con me…-

Le sorrise, continuando tuttavia a torturarsi le mani, mentre Ginevra dovette sbattere le palpebre per riprendersi dalla sorpresa.

Qualche anno fa, avrebbe accettato quell’invito senza tante pretese, ma dopo l’esperienza della guerra i suoi sentimenti erano cambiati.

Non sapeva come, non sapeva quando, né per quale motivo, ma l’amore per il ragazzo sopravvissuto si era tramutato in un bene dell’anima…ma nulla di più.

Le sovvenne alla mente il volto di un ragazzo dai capelli biondi, e non poté fare a meno di pensare che farlo ingelosire non sarebbe stato niente male come punto di partenza.

Tuttavia, sfruttare le persone non era mai rientrato nei suoi modi di fare, per questo si sentì male dopo aver formulato quel pensiero.

-Sì, Harry…sarebbe magnifico!-

Mentì, tentando di sorridere al ragazzo che – a quelle parole – aveva curvato le labbra in un riso sincero e sollevato.

-Perfetto, Ginny!-

-Ehi, Harry. Un’altra partita?-

Gli domandò Ron, senza fermarsi a indagare sulla natura di quello strano sorriso.

E mentre Harry si sedeva di fronte a suo fratello per ricominciare a giocare, Ginny non faceva altro che pensare a Malfoy e a quell’orribile situazione.

Ormai la luce aveva assaggiato l’oscurità, e non si sarebbe fermata fino a quando non avrebbe ingoiato la luna.

To be continued…

I’m here, now!

Buona domenica, giovinetti! Avete passato una buona settimana? Ci voleva un po’ di pausa dagli impegni di tutti i giorni, no? :) Colgo l’occasione per ringraziarvi ancora una volta: aumentate giorno dopo giorno, rendendomi sempre più orgogliosa del mio lavoro <3 Non smetterò mai di dirvi quanto siete importanti per me :3 Cosa pensate di questo capitolo? Aspettavate forse una scena romantica dopo il bacio nell’aula? Sì, lo ammetto, ho creato apposta la parte iniziale! Volevo che sembrasse reale ma poi…pluff! Tutto frutto dell’immaginazione sfrenata del nostro Draco! In questo capitolo entra in gioco anche Harry…ma se Ginny non vuole far ingelosire Malfoy, allora perché ha accettato di uscire con lui? Lo so, questo capitolo lascia molti punti interrogativi, ma credo che tutto sarà più chiaro a partire dal prossimo aggiornamento ;) Aspetto con ansia i vostri pareri, miei cari :* Un grande bacio

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Inconvenienti ***


Capitolo 8 - Inconvenienti                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 8 – Inconvenienti

Avere dei segreti presenta questo inconveniente: perdiamo il senso delle proporzioni e non ci rendiamo più conto se il nostro segreto è importante o no.

Cit. Edward Morgan Forster 

                                 

L’aria fredda dell’inverno mosse i suoi capelli, facendoli svolazzare come petali di rose rosse.

Ginny respirò a pieni polmoni quell’aria che sapeva di felicità e aveva un retrogusto di pane caldo.

Il suo stomaco brontolò quando si ricordò di non aver fatto colazione, e immediatamente i suoi occhi slittarono sulla locandina dei Tre Manici Di Scopa, che si trovava in fondo alla strada.

Quasi trasalì quando percepì un paio di braccia che le cingevano la vita per riscaldarla, e si ritrovò a sentire contro la schiena il contatto con il suo petto.

Voltò il capo d’un lato, e i suoi grandi occhi dorati incontrarono un sorriso vero e sincero, contornato da una folta chioma mora e un paio di occhi smeraldini che le sorridevano da dietro le grandi lenti rotonde.

Ginny rabbrividì per il freddo e si ritrovò a ricambiarne il sorriso con uno altrettanto vero: era felice di passare quell’uscita con Harry, ma non per lo stesso motivo del ragazzo.

Aveva accettato perché rifiutare sarebbe stato troppo scortese, ma si era ripromessa di mettere in quell’uscita tutto l’impegno necessario: magari i suoi sentimenti per Harry si erano assopiti, ma non erano scomparsi.

Dopo quasi un anno che avevano passato senza vedersi, quella conseguenza non era poi così anormale.

Forse doveva solo passare più tempo con lui, e avrebbe ritrovato quella scintilla che in passato scattava ogni volta che incrociava il suo sguardo.

-Hai fame?-

-Un po’, lo ammetto!-

Gli rispose Ginny con un lieve sorriso, mentre scioglieva delicatamente l’abbraccio per avanzare verso il locale.

Non voleva ammettere che – in realtà – aveva solo paura che qualche studente particolarmente dedito d’eloquenza li vedesse abbracciati: dopotutto, come poteva riuscire a conquistare Malfoy, se si faceva vedere in giro con un altro?

Aprirono le porte del locale, facendo entrare una buona quantità di vento freddo all’interno del negozio.

Dopo averla richiusa alle sue spalle, la bella Weasley si permise di togliersi il cappello e la sciarpa: la temperatura nel locale era abbastanza mite.

-Dammi, te li appendo io…-

Si offrì il moro, con un dolce sorriso sulle labbra, mentre protendeva una mano in direzione degli indumenti che Ginny si era appena sfilata.

La ragazza ricambiò il sorriso ma ignorò la mano ancora alzata.

Si avvicinò all’appendiabiti e appese gli indumenti con un vago sorriso.

-Sta tranquillo, Harry! Sai che non sono il tipo di donna che ha bisogno di un aiuto anche per le azioni più semplici-

Rise lievemente, con quel fare candido e leggiadro che aveva sempre fatto impazzire i neuroni del ragazzo sopravvissuto.

Alzò lo sguardo sulla vetrina del negozio che stava al fianco dell’attaccapanni e il sorriso scomparve dal suo volto.

-Sì, Ginny, lo so. Ed è proprio questo che ti rende speciale! Io vado a ordinare…-

Harry parlava senza sapere che l’attenzione di Ginny era rivolta a colui che ricambiava il suo sguardo oltre la vetrina.

Per la prima volta dopo il bacio nell’aula di Pozioni, i loro occhi s’incrociarono: l’oro e l’argento si scontrarono, il giorno e la notte si fusero, il fuoco e il ghiaccio esplosero.

La rossa si ritrovò senza fiato nella consapevolezza d’aver avuto il ragazzo sempre alle sue spalle: magari l’aveva seguita con lo sguardo lungo tutto il tragitto e non se n’era accorta.

Si trovava a una decina di metri dalla vetrina, ed era ironico come lo sguardo di Ginny si fosse posato subito sulla sua figura, ignorando tutti gli altri passanti.

Quasi i suoi occhi fossero stati attratti da quella figura grazie ad un istinto nuovo e mai conosciuto prima di allora.

-Ginny, gradisci una burrobirra o acquaviola?-

La voce calma di Harry la raggiunse come uno schiaffo in pieno viso, e Ginny – intontita – voltò il capo per osservarlo in viso.

Il moro le sorrise dolcemente, quasi a volerla incoraggiare, così la piccola Weasley scosse leggermente la testa per riprendersi e rispose alla domanda postagli.

-Burrobirra, grazie!-

Gli disse, rivolgendogli un sorriso tirato, per poi tornare a osservare la vetrina; con suo sommo stupore, Malfoy era scomparso…

Hogsmeade era un intreccio di stradine che pullulavano di persone: probabilmente si era confuso tra la folla e si stava dirigendo in un negozietto vicino.

Ma mai avrebbe immaginato che Malfoy stesse girovagando per i vicoli bui di Nocturne Alley, dopo aver usufruito di un portale magico.

Sapeva bene che quest’ultimi erano vietati e che non poteva allontanarsi da Hogsmeade, ma tra tutti i reati che aveva commesso, quello era – molto probabilmente – di minore importanza.

Conosceva la strada per arrivare da Magie Sinister: l’aveva percorsa così tante volte con suo padre, che adesso avrebbe potuto riconoscerla anche da bendato.

Era ironico che adesso si ritrovava nuovamente per quei vicoli bui, e anche se suo padre non lo stava accompagnando, centrava in quella storia più di quanto potesse immaginare.

Si fermò quando percepì il tremito insistente delle mani, e con un sospiro esasperato abbandonò il capo contro un muro di granito grigio, chiudendo stancamente gli occhi.

Si era ritrovato tra le stradine affollate di Hogsmeade alla ricerca del vicolo dove sua madre aveva aperto il portale, e i suoi occhi erano subito saettati in direzione di una folta chioma ramata.

Non era stato un gesto razionale, quasi un istinto primordiale lo avesse spinto a volgere lo sguardo in quella direzione: non l’avesse mai fatto.

L’immagine della bella Grifondoro abbracciata dal suo più grande odio sembrava bruciargli all’interno delle palpebre chiuse, e la rabbia iniziò a inondare nuovamente le sue vene.

Serrò i pugni con tale forza che le nocche divennero bianche come la neve che imperlava il vicolo, scoccando rumorosamente.

Con un profondo respiro riaprì gli occhi e prese a percorrere i vicoli con maggiore enfasi: avrebbe tanto voluto dare un pugno al muro, immaginandoselo il volto di Potter, ma il suo studiato autocontrollo glielo impediva.

Giunse da Magie Sinister senza sforzo, ed entrò nel negozio senza curarsi di verificare se aveva qualcuno alle calcagna: dopotutto, quei vicoli erano sempre isolati e deserti.

L’interno del negozio era esattamente come lo ricordava: buio, con oggetti scuri riposti sugli scaffali e l’odore pungente e acro di marcio.

Al centro del locale vi era una donna alta, dai fluenti capelli biondi e il volto etereo ed elegante che strideva enormemente con la grinzosità del locale.

Sembrava un angelo che si manifestava nel bel mezzo dell’inferno, avvolto dalle sue sontuose vesti azzurre che mettevano in risalto la silhouette, senza farla apparire volgare o eccessiva.

Al contrario, le donava una grazia e un’eleganza che solo una donna immune ai segni del tempo poteva permettersi, senza apparire forzata o irrealistica.

Narcissa Malfoy si stagliava al centro del negozio in tutta la sua glaciale bellezza, mentre posava gli occhi di un azzurro intenso sul suo unico figlio.

Un leggero sorriso le incurvò le labbra quando Draco le venne incontro, e incrociò le sue mani con quelle del figlio che tanto le era mancato.

-Come promesso, Madre-

La donna annuì senza proferir parola, ma gli occhi scintillanti tradivano la reale importanza che dava alla questione.

Con passi lenti si avvicinò a un mobile alto, dall’intenso color marrone: qualcosa era posato sulla suppellettile ma tale oggetto era coperto da un velo a metà tra il grigio e il verde.

I tacchi della donna facevano rumore sul pavimento in legno, come il rintocco lento e monotono di un orologio che stava per segnare il momento fatale.

La veste azzurra strusciava contro il pavimento, producendo un suono molto simile allo scrosciare di una cascata; una volta arrivata al fianco del telo, lo sfilò dal mobile con un gesto fluido.

Gli occhi perlati di Draco si posarono sull’oggetto che fluttuava a mezz’aria, roteando lievemente su stesso come la luna intorno alla terra.

Era una collana colore dell’ebano, abbellita da un ciondolo a forma di serpente grande quanto il pugno di un bambino.

Il serpente stringeva tra le sue spire una grande “M” in acciaio lucido e rinforzato, che splendeva come i rubini rossi che l’animale aveva al posto degli occhi.

All’istante lo riconobbe, e a passi lenti si avvicinò per toccare quell’oggetto che si tramandava da generazioni nella sua famiglia: suo padre gli aveva sempre detto che un Malfoy riceveva il suddetto ciondolo, solo quando il genitore lo avrebbe ritenuto abbastanza maturo da accettarne il peso.

In esso era custodito il più grande segreto della sua famiglia, un segreto che avrebbe trovato solo quando sarebbe stato pronto, e che lo avrebbe aiutato a fare la scelta giusta.

Non sapeva di quale segreto si trattava, ma doveva essere molto importante se era custodito in un ciondolo, da generazioni.

-Tuo padre ha voluto che questo arrivasse a te. La ragione mi è ignota, ma confido che saprai farne buon uso, figlio mio-

-Perché adesso, Madre? Come ha fatto ad arrivare qui se lui è…-

-Ad Azkaban? Tale costrizione non è un problema per noi, dovresti saperlo. Abbiamo i nostri contatti, Draco, ma non ti è concesso sapere altro. C’è anche una lettera da parte sua: voleva che la ricevessi…-

Draco respirò profondamente quell’aria pesante e marcia, ripensando con amarezza a tutte le notti insonni in cui aveva visto la visione di suo padre.

E in nessuno di quei sogni era vivo.

-Farò tesoro di quanto mi è concesso, Madre. Ora ti prego di perdonarmi ma vorrei congedarmi prima che si accorgano della mia assenza-

In quel mentre, lo sguardo gli cadde sulla lettera giallognola che giaceva sulla superficie scura del mobiletto, sigillata grazie ad un bollo rosso sangue con lo stemma di famiglia.

La prese tra le mani dopo essersi legato la catenina al collo, per poi voltarsi in direzione della madre, il cui volto era per metà illuminato dalla poca luce che penetrava dalle finestre scure.

-Sai quale grande significato custodisce questa catena. Tale oggetto non è solo un connubio di ferro e acciaio. E’ la dimostrazione che sei diventato un uomo degno di essere il capofamiglia. Quando arriverà il momento, esso saprà indicarti la strada, come fece con tuo padre-

La voce della donna era soave come il canto di un angelo, e Draco si ricordò delle notti in cui si addormentava grazie alla ninnananna francese che sua madre gli aveva insegnato.

Con un cenno del capo si congedò, e uscì a rapide falcate da quel posto dall’aria pesante, continuando a sentire su di sé lo sguardo azzurrino della madre.

Uscì dal negozio con il ciondolo che sembrava bruciargli sulla pelle diafana, e con un profondo sospiro rifece la strada dalla quale era venuto.

Utilizzò il portale per tornare a Hogsmeade, ma non riuscì a compiere un solo passo perché fu travolto all’istante da una ragazzina che stava correndo proprio in quella direzione.

Fece leva sulla forza delle gambe per non cadere all’indietro, al contrario della ragazza che si era ritrovata a cozzare con il fondoschiena contro la neve fredda.

Draco la osservò mentre schiudeva le labbra per emettere un gemito di dolore, e quel suono sembrò rimbombargli nella mente come un eco insopportabile.

Aveva già sentito quelle stesse corde vocali produrre un gemito come quello, e con una naturalezza che lo sconvolse, ricordò il sogno di qualche notte fa.

Con le viscere attorcigliate si ritrovò ad abbassare lo sguardo sulla figurina che giaceva ancora ai suoi piedi, e osservò i grandi occhi di Ginny Weasley che si alzarono nello stesso istante.

Sentì di sprofondare in quei pezzi d’oro che tremarono confusi; era così piccola e bella con quel volto da angioletto.

I capelli rossi lasciati indomiti lungo la schiena svolazzavano intorno alla sua figura, stridendo con il colore candido della neve, come gocce di sangue.

Sembrava uno splendido angelo che si levava dalla neve fredda e gelida, riscaldando il mondo con il calore dei suoi occhi.

Ginevra si sentiva così dannatamente piccola e indifesa se messa in confronto all’imponente figura che la sovrastava.

Con un gesto stizzito si levò in piedi e alzò il volto in direzione del Serpeverde, ricordandosi solo in quel momento della decisione che aveva preso.

-Che cosa fai qui, Malfoy?-

Tentò di non usare un tono burbero con il giovane, e si sorprese della semplicità con cui uscirono le parole: calme e misurate.

-La stessa cosa che stai facendo tu, suppongo: girovago per Hogsmeade-

Le rispose, sprofondando le mani nelle tasche e squadrando la ragazza con i suoi occhi gelidi e inespressivi, che ancora riflettevano l’immagine di lei e Potter abbracciati nel bel mezzo del paese.

-Strano. Quando stavo correndo in questa direzione avrei giurato di avere la strada sgombra…-

Continuò la giovane facendo ben attenzione a non utilizzare un tono troppo sospettoso: se doveva sedurlo, tanto valeva metterci tutto l’impegno possibile.

-Weasley, non starai pensando che sia apparso dal nulla per compiere qualche losco affare? Mi deludi...-

Quella voce così dannatamente roca e sensuale fu in grado di farle accapponare la pelle, ma tentò comunque di mostrarsi disinvolta, senza esagerare con la svenevolezza dello sguardo.

-Tu cosa credi?-

Malfoy sogghignò divertito e con un gesto fluido attirò la ragazza contro il suo petto, schiacciando le sue morbide forme contro il suo ampio torace.

Ginny sentiva il cuore battere a un ritmo sfrenato e per un attimo credette che Malfoy potesse sentirlo.

-La sola differenza fra "disonesto" e "onesto" è una sillaba in più, null'altro!-

Le alitò sulle labbra, facendogliele schiudere, mentre la Grifondoro osservava quegli occhi argentati con la febbrile paura che Malfoy potesse scoprire il suo piano.

Il Serpeverde scambiò il suo silenzio per scetticismo e si permise di reclinare il capo, mentre una grande risata di gola sgorgava dalle sue labbra.

-Andiamo, Weasley, ormai mi conosci. Non sono il tipo di persona che ama vantarsi, ma devo ammettere che sono l'uomo migliore che abbia mai conosciuto-

Le disse a fior di labbra, e quelle parole pregne di narcisismo fecero tornare il senno alla bella Grifona, che scosse la testa come se si fosse ripresa da un sogno.

Era bastato stringersi a lui in un intimo abbraccio e sentire il suo fiato caldo contro le sue labbra per ipnotizzarla, e quel pensiero le fece torcere lo stomaco per la disapprovazione.

-Oh sì. In effetti ti ci vedo ad avere una carriera pulita come pozionista, giornalista o medimago…-

-Non mi ci vedi come medimago?-

-Oh sì, certo! Le tue potrebbero essere le mani di un grande medimago!-

-Cosa c'è? Sei curiosa di vedere cosa possono fare le mie mani su un corpo? Perché, in questo caso...non ci perderei nulla a darti una dimostrazione...-

Ginny rimase congelata tra le sue braccia quando sentì quella frase maliziosa, e osservò con orgoglio e fierezza quegli occhi intensi, ma letali come il filo di un coltello.

Sebbene non stessero parlando, la tensione tra i loro corpi era evidente: i muscoli della schiena di Ginny erano tesi come corde di violino, e il sangue sul collo di Malfoy sembrava pompare più velocemente del solito.

L’intensità dello sguardo che si stavano scambiando era così trasparente che nessuno l’avrebbe compresa se non l’avesse vista.

C’era magnetismo tra i loro corpi, e questo era più che palese.

Malfoy si sentì inondare dal profumo alla vaniglia che inebriò i suoi sensi, ma quando si levò il vento, un altro profumo si scontrò contro le sue narici: era una fragranza più matura e decisa, tipica delle eau de toilette molto costose, e Draco sapeva bene a chi apparteneva.

Voltò il capo verso sinistra, ove c’era il vicolo in cui si trovava il portale, e i suoi occhi d’argento incontrarono quelli azzurri di Narcissa Malfoy, duri e severi come i diamanti di cui si abbelliva.

Anche Ginny voltò il capo in quella direzione e quando notò la donna si scostò da Malfoy alla velocità della luce.

Si ritrovò in soggezione rispetto alla bellezza composta della Signora Malfoy, e con una stilettata in petto pensò a quanto potesse apparire squallida se paragonata a cotanta compostezza.

E pensare che Draco era sempre stato circondato da donne bellissime come sua madre, eppure era stato colto in flagrante solo con lei.

Gli occhi della donna si soffermarono sul figlio, ma nessuna emozione trasparì da quel volto di porcellana.

Ma Draco aveva vissuto con quella donna per tutta la vita, e leggeva nel suo sguardo quanto fosse rimasta turbata dal magnetismo che si era creato tra i due.

Non ebbero il tempo di parlare perché furono richiamati dai professori che li invitarono ad andare verso le carrozze per fare ritorno a Hogwarts.

Ginny s’incamminò al fianco della professoressa Sprite, certa che Malfoy aveva già raggiunto i suoi amici.

Ma ciò che non sapeva, era che lo sguardo di Narcissa non l’aveva lasciata nemmeno per un secondo.

To be continued…

Ma salve, cari lettori! ^^

E qui entra in scena anche Narcissa Malfoy! Ta ta ta taaan!! Cosa pensate di questa nuova entrata? Secondo voi potrà influenzare il rapporto tra i due? Vi dico solo che non la rivedremo per un po’, ma questo non significa che non sarà un personaggio importante eheheee ;) Prima voglio specificare una cosa che probabilmente nel testo non è molto chiara: Lucius Malfoy non è scappato da Azkaban. Semplicemente ha trovato il modo di far arrivare il ciondolo a Draco, ma lui è ancora lì rinchiuso. E…secondo voi che segreto nasconderà quel ciondolo? Un’altra precisazione: Draco non leggerà la lettera del padre. Per un po’ non ci penserà neppure, ma voi continuate a tenerla in mente perché anch’essa sarà importante ;) Detto questo, voglio ringraziarvi di cuore perché state aumentando a vista d’occhio ed io mi sento quasi in colpa perché non so cosa ho fatto per meritarmi tutto questo xD Ringrazio di cuore tutte le 207 persone (OwO) che hanno letto lo scorso capitolo: siete troppo speciali! Ognuno di voi ha un posto nel mio cuore, e grazie per regalarmi ogni volta delle grandi emozioni *^* Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi :* Un bacio,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Gelosia ***


Capitolo 9 - Gelosia                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 9 – Gelosia

La vera gelosia scatta quando qualcuno fa ridere la persona amata meglio di quanto ci riesca tu

Cit. Anonimo

                                 

L’ora di Cura Delle Creature Magiche era sempre un toccasana per la bella Grifona: stare a contatto con la natura la faceva sentire libera e indomita come i soffi di vento che ancora le scuotevano la chioma.

Per fortuna, le lezioni pomeridiane erano concluse, e Ginny non vedeva l’ora di tornare nel suo dormitorio per immergersi nella sua vasca da bagno piena di bollicine profumate.

Camminava per i corridoi con il libro stretto al petto e la gonna della divisa a scodinzolarle dietro la schiena, mentre i lunghi riccioli volteggiavano come nastrini rossi.

-Ginny!-

Si sentì richiamare, mentre dei passi veloci rimbombavano grazie all’eco del corridoio, e quando si voltò i suoi occhi incontrarono la figura un po’ ansante e disordinata di Harry Potter.

Il ragazzo le si avvicinò a grandi passi, sorridendole e passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

Ginny sentì il suo respiro ansante, e capì che aveva appena finito di correre per raggiungerla.

-Ciao, Harry! Qual buon vento?-

Gli chiese la giovane, sorridendo al ragazzo che ormai considerava come un fratello; era bello stare con Harry, parlare delle loro passioni e quant’altro, eppure Ginny sentiva che qualcosa tra loro due non andava.

-Sono appena tornato dalla lezione di Antiche Rune, ti ho vista mentre tornavi al castello ed eccomi qua!-

Un sorriso a trentadue denti fiorì sul suo volto, mentre Ginny scuoteva la testa, emettendo la sua risata cristallina.

-Hai corso per i corridoi solo per parlare con me? Harry, avremmo potuto parlare con più comodità anche nella nostra Sala Comune, non trovi?-

-Non posso più aspettare, Ginny. Devo parlarti subito…-

A quelle parole, Ginny assunse un’espressione seria e attenta, senza sfociare nella pura apatia.

Harry si passò nervosamente una mano tra i capelli, prima di guardare Ginny con un sorriso incerto che si era formato più per smorzare la tensione che per la reale felicità.

-Parla, Harry: ti ascolto-

Lo incitò Ginevra, al che le spalle del ragazzo con la cicatrice si abbassarono di colpo e da quel gesto la Grifona capì che aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo.

-Dopo l’uscita a Hogsmeade non abbiamo più avuto occasione di vederci o di stare insieme. Dopotutto, noi quel giorno non abbiamo più bevuto la nostra burrobirra…-

Le ricordò, al che la ragazza abbassò lo sguardo colpevole: ricordava bene l’uscita a Hogsmeade, quando aveva inventato una scusa veloce per allontanarsi da Harry e rincorrere Malfoy.

-Quindi volevo sapere se ti andava di venire a cena con me stasera!-

Esordì tutto d’un fiato il ragazzo moro, facendo alzare gli occhi sgranati della bella Grifona.

Harry deglutì, mentre una vena pulsava sulla sua fronte e l’unghia del dito medio stava torturando la pelle pallida del pollice per smorzare il nervosismo.

Ginny sapeva di non poter uscire con Harry quando il suo scopo era quello di conquistare il suo eterno rivale: non sarebbe stato giusto nei confronti del moro, e a lei non piaceva giocare con i sentimenti degli altri.

Tuttavia, c’era una flebile speranza in lei che continuava a credere fermamente nell’amore che un tempo l’aveva unita a Harry: forse, se sarebbe riuscita a riaccendere quell’affetto, non avrebbe più avuto bisogno di difendersi da Malfoy.

Perché lei aveva intenzione di sedurre Draco solo per proteggere se stessa…vero?

Ginny si rese conto di dover rispondere quando il sorriso incerto del moro scomparve dalle sue labbra, sostituito da una smorfia di febbrile attesa.

-Certo che mi piacerebbe venire a cena con te, Harry!-

Fu come se lui si illuminasse, quasi fosse un fuoco umano: occhi grandi, sorriso smagliante e carnagione pallida che sembrava marmo sotto i riflessi del sole.

La sua risata sollevata da tutta l’angoscia riempì il silenzio del corridoio, mentre si slanciava verso Ginny per stringerla in un abbraccio.

La ragazza lo ricambiò con affetto, seppure una parte del suo cuore le stava gridando che quell’immagine era terribilmente sbagliata.

-Non sai quanto sono felice! Organizzerò tutto io! Ceneremo insieme sulla Torre D’Astronomia alle nove in punto!-

-Ma, Harry…la preside…e il coprifuoco…-

-Non preoccuparti, Ginny: penserò a tutto io!-

Il sorriso sul volto di Harry sembrava fabbricato con cemento armato perché non ne voleva sapere di scomparire.

I suoi occhi smeraldini erano luminosi come fari, e Ginny fu felice d’avergli rallegrato la giornata.

Al contrario delle due figure nascoste dietro una colonna in marmo che osservavano la scena con espressioni differenti.

La risata di Ginevra quando Harry la fece volteggiare si propagandò per tutto il corridoio, e i due Serpeverdi non poterono fare a meno di storcere il naso con disgusto.

Si affrettarono a rientrare nei sotterranei per dare la splendida notizia al diretto interessato, passando distrattamente sotto una grande vetrata che illuminò i volti di Theodore Nott e Blaise Zabini.

Arrivati di fronte l’entrata della Sala Comune, si fermarono sulla soglia, indecisi sul da farsi.

Draco aveva sofferto molto nella sua vita, non solo fisicamente, ma soprattutto a livello sentimentale.

Era vissuto nell’ombra di un padre che – seppur amandolo – gli aveva reso troppo semplice quella che tutti chiamano vita, e adesso era stato catapultato in una realtà più grande di lui, senza sapere come affrontare ciò che il padre gli aveva agevolato.

Non volevano dargli un altro dispiacere: sapevano bene che Draco aveva intenzione di conquistare la Weasley solo per vendetta, ma c’era qualcosa che cambiava negli occhi di Malfoy quando si posavano sulla figura della bella Grifondoro.

-Credi che dovremmo dirglielo?-

-Verrebbe comunque a saperlo prima di questa sera, il che aggraverebbe le cose, Blaise. Tutta colpa tua e della tua stupida idea!-

-Ma smettila, Theo! Sai quanto me che Draco non ha mai avuto difficoltà a conquistare le donne: è la Weasley quella rimasta al medioevo! Hai detto a Draco fin dall’inizio di essere preoccupato perché temevi che Weasley e Potter l’avessero scoperto ma…-

-Cosa? No, non era questo il motivo per cui volevo impedirgli di sedurre la Weasley!-

-E allora qual è?-

Theodore tacque, mentre faceva scorrere lo sguardo sulla Sala Comune, prima di entrare con passo misurato, seguito da un riluttante Blaise Zabini.

I due Serpeverdi sapevano dell’incontro che Malfoy aveva avuto con sua madre a Hogsmeade, ma il giovane non aveva raccontato nulla di troppo eclatante.

Questo perché loro non sapevano del ciondolo che Draco si stava rigirando tra le mani in quello stesso momento, nella solitudine della sua camera da Caposcuola.

L’ombra che c’era nella sua stanza faceva mimetizzare egregiamente il ciondolo colore della notte, ma Draco riusciva benissimo a distinguere la M liscia e pesante.

Ancora si domandava quale grande segreto si nascondesse in quel pezzo di metallo, apparentemente innocuo, fatta eccezione per i rubini rossi che facevano da occhi al serpente e sembravano scavargli sin nel profondo, ricordandogli che anche lui aveva versato una componente di quello stesso colore durante la guerra magica.

Aveva studiato a fondo quella catenina, fino ad usare degli incantesimi per rivelare cosa si celasse di così importante, ma non l’aveva nemmeno scalfita.

Sembrava pregna di un’energia oscura che le evitava qualsiasi deturpazione, e in effetti – pensando ai precedenti della sua famiglia – quella teoria non era anormale.

Dei tonfi contro la porta lo costrinsero a tornare con i piedi per terra, e il giovane alzò lo sguardo sulla porta in legno scuro.

Mutò l’espressione del viso mentre si rimetteva la catenina al collo e la nascondeva sotto la camicia bianca, prima di alzarsi con una mano sulla tasca posteriore dei suoi pantaloni, dove custodiva la bacchetta.

Aprì l’uscio con un movimento fluido e si ritrovò ad osservare i suoi compagni che ne ricambiavano lo sguardo, senza dare cenno di voler entrare.

Il che era strano perché i due ragazzi non si prendevano mai la briga di aspettare un consenso da parte sua: a volte facevano irruzione nella sua camera senza bussare, confabulando sui fulcri delle loro innumerevoli discussioni.

Si spostò dal vano per farli entrare e li studiò cogli occhi ridotti a due fessure, taglienti come la lama di un rasoio.

-Cos’è quest’improvviso silenzio? Quale grande dio ha deciso di graziarci presentandosi sulla Terra per farvi tacere?-

Domandò sarcasticamente, tornando a distendersi sul letto con la schiena poggiata alla spalliera e il ginocchio ripiegato.

I due Serpeverdi non risposero, ma presero posto sulle due poltrone poste ai piedi del grande letto a baldacchino.

-Quel piccolo bastardo, quel viscido rospo…-

Imprecò Blaise, seduto elegantemente sulla poltrona in pelle scura, con le gambe accavallate e la tipica flemma inglese.

-Che cosa ho fatto stavolta?-

Domandò Malfoy, sentendosi pungolato ingiustamente.

-Non parlo di te, ma di Potter!-

Espose il ragazzo di colore, facendo mutare repentinamente l’espressione del giovane Malfoy: le pupille si restrinsero, l’argento divenne duro e severo come pietra e il cipiglio si fece vigile e attento.

-Ho qualcosa da chiedervi…-

Esordì il biondino con tono calmo ma meccanico: anche uno sprovveduto avrebbe capito che stava facendo fatica a mantenersi lucido.

-Spara!-

-Tranquillo, se la risposta non sarà di mio gradimento non ci penserò due volte a sparare…-

Il tono tagliente e minaccioso era evidente, specie se associato ai suoi gelidi occhi grigi che emanavano fulmini.

-Centra la Weasley?-

Theodore e Blaise si scambiarono uno sguardo, e con un profondo sospiro raccontarono all’amico cosa avevano scoperto.

Malfoy rimase immobile per tutto il tempo, senza scomporsi nemmeno alla fine della spiegazione.

-Dunque il caro Potter ha intenzione di conquistare la sua bella con una stupida cena. Patetico!-

Sputò velenosamente, mantenendo tuttavia la sua flemma impeccabile, sebbene le vene del collo avessero iniziato a pulsare più velocemente.

-Draco, devi fermare questa follia! Rinuncia alla vendetta per una volta, o rischierai di finire nei guai!-

Gli suggerì Theodore nel vano tentativo di rompere quel sentimento che già stava fiorendo tra i due.

-Non potrei farlo nemmeno se lo volessi! Quella donna…quella babbanofila della Weasley mi sta facendo uscire pazzo! La notte la vedo nei miei sogni, così docile e arrendevole, mentre il giorno ogni mio respiro è un passo in più verso questa malsana ossessione!-

Esplose Malfoy, alzandosi dal letto e percorrendo la stanza con ampie falcate nell’illusione di riuscire a calmarsi: si sentiva come un animale in gabbia.

Gesticolava animatamente con le mani per far capire ai compagni cosa provava, e per una volta si sentì totalmente esposto e vulnerabile: raramente esternava agli altri la sua frustrazione.

Theodore si ammutolì all’istante, distogliendo meticolosamente lo sguardo dagli occhi grigi di Draco per puntarlo su un punto indistinto cogli occhi sgranati.

-Che diavolo devo fare per togliermela dalla testa?!-

Sbottò Malfoy, passandosi una mano fra i capelli, e all’istante ricevette due risposte diverse dai suoi compagni.

-Dimenticala!-

-Scopatela!-

Inutile dire che Theodore e Blaise erano agli antipodi come idee.

-Non riesco più a togliermela dalla testa. Quella maledetta ragazzina! Dovunque vada sento il suo profumo alla vaniglia o la sua risata!-

Continuò il biondino, misurando la stanza con passi veloci.

-Oh sì, la sua risata! Dovevi vedere come rideva mentre quello scricciolo di Potter la sollevava!-

Esordì Blaise, ridacchiando tra sé al ricordo di quella scena stomachevolmente dolce, al che Theodore e Draco lo osservarono con espressioni differenti.

Nott aveva un sopracciglio inarcato e i suoi occhi sembravano chiedergli “ma sei scemo?!”; all’inizio Blaise non capì il motivo di quell’atteggiamento, ma nell’istante in cui posò i suoi occhi azzurri su Draco, tutto gli fu più chiaro.

Malfoy aveva voltato di scatto il volto in sua direzione: la mascella era scattata nervosa, il respiro ansante come se facesse fatica a non avventarsi su Blaise e i capelli scompigliati.

Lui aveva i capelli scompigliati, lui che riusciva a tenerli in ordine anche quando dormiva!

Ma i suoi occhi erano qualcosa di indescrivibile: grandi e sgranati in modo folle, quasi la scena da Blaise citata fosse un pensiero insopportabile.

-Rideva, eh?-

Sibilò, mentre sentiva le vene esplodere sotto la pelle e i polmoni che si contraevano per quella rabbia che minacciava di fargli perdere il controllo da un momento all’altro.

Ginevra non aveva mai riso con lui, e le sue orecchie non si erano mai potute beare di quel suono cristallino.

-Non ci sarà nessuna cena! Potter deve starle lontano o giuro che lo ridurrò in cenere assieme a tutto il castello!-

Sbottò, camminando furiosamente per la stanza con la mente che già stava macchinando un piano per impedire la cena.

-Draco, adesso calmati! Non credo che farti venire un ictus sia il modo giusto per punire Potter! Adesso siediti, respira e pensa a questo detto spagnolo: L’acqua che non devi bere lasciala…-

-IO NON VOGLIO LASCIARLA SCORRERE, THEODORE! La loro cena dovrà essere un fiasco! E lo sarà, oh se lo sarà! E voi…voi mi aiuterete!-

To be continued…

Buonsalve a tutti!

Inutile dire che quest’oggi il cattivo tempo ha mandato all’aria tutti i miei buoni propositi, e adesso mi sono ridotta a contare le gocce di pioggia…che divertimento! Il lato positivo è che il cattivo tempo mi ha sempre ispirato, quindi ne approfitto per scrivere il prossimo capitolo ;) Che ve ne pare di questa cena? Io credo che non sia male come escamotage per far ingelosire il nostro Serpeverde ^^ Ma Ginny è troppo buona, e tenta di trovare in Harry un’ancora di salvezza in quel mare di confusione. Perché, diciamocelo, chi è che non sarebbe confuso al posto della nostra Ginny? :) Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, perché deludervi è l’ultimo dei miei desideri! Fatemi sapere cosa ne pensate ;) Un grandissimo bacio,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Inganni ***


                                  My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 10 – Inganni

Gli inganni sono il veleno del serpente, e rimarranno sempre il suo unico modo per farsi accettare ed amare

Cit. Anonimo

                                 

Harry fischiettava allegramente per i corridoi del castello, osservando con espressione soddisfatta il portavivande ovale in acciaio che nascondeva la cena che avrebbe gustato con Ginny.

Osservò l’ora per la quinta volta nel giro di cinque minuti e sbuffò quando si rese conto che era passato poco tempo.

Continuò a camminare per i corridoi con il vassoio della cena preparata dalle sapienti mani degli elfi domestici che si erano gentilmente offerti di aiutarlo.

Carezzò per la centesima volta il tessuto morbido della sua tunica da mago per smorzare l’agitazione che sovrastava il suo cuore come un macigno: aveva la netta impressione che qualcosa sarebbe andato storto.

Era così perso nei suoi pensieri che non si accorse della figurina che gli stava venendo incontro, tremante sotto il peso di un vassoio in argento più grande di lui.

Harry investì in pieno il piccolo elfo che cadde per terra, facendo volare di qualche metro il suo portavivande in argento che probabilmente conteneva gli avanzi della cena che stava riportando nelle cucine.

All’inizio una timida rabbia era sorta nel suo petto quando si rese conto che quel piccolo elfo aveva quasi fatto cadere la sua preziosa cena, ma quella vaga emozione svanì quando posò i suoi grandi occhi verdi sulla figurina che giaceva ai suoi piedi con il capo chino, tremante per la mortificazione e la paura.

Posò il suo vassoio sul pavimento e si affrettò a rincuorare l’elfo domestico che quando lo riconobbe sgranò i suoi occhioni azzurri.

-Sta tranquillo, va tutto bene. Non ho intenzione di farti del male…ma la prossima volta fa’ più attenzione quando cammini…-

Lo rimproverò dolcemente, facendo sollevare lievemente le sue orecchie appuntite, mentre annuiva con vigore prima di prendere il suo vassoio e scomparire dietro l’angolo.

Il moro rimase ad osservare la figurina che si allontanava, prima di riprendere in mano il suo contenitore per raggiungere la Torre D’Astronomia, ragionando su quanto fosse strano trovare un elfo domestico con gli occhi azzurri.

Nel frattempo, la creaturina si stava pulendo con un gesto stizzito il punto dove Harry l’aveva sfiorato con lo sguardo, quasi gli fosse un pensiero insopportabile.

Borbottando tra sé, svoltò l’angolo, e all’istante una grande mano diafana con tanto d’anello in argento lo sollevò per il lembo della veste, nascondendolo dietro una colonna.

-Tutto secondo i piani?-

Chiese Draco Malfoy con la sua voce roca e profonda, mentre Theodore si guardava intorno per appurare l’assenza di altre persone o fantasmi.

-Tsk! Dovevi sentirlo! “Sta tranquillo, va tutto bene. Non ho intenzione di farti del male”! Certo che non ha intenzione di farmi del male! Bastava un mio gesto del polso e l’avrei ridotto in cenere!-

Rispose piccato il piccolo elfo domestico, alias Blaise Zabini, che si dimenava nell’aria sotto di lui, mentre Draco gli toglieva il vassoio dalle mani, continuando a mantenerlo all’altezza dei suoi occhi.

-Blaise, concentrati! Hai scambiato i vassoi?-

-…E guardami! Da nobile rampollo quale sono, mi sono trasformato in un sudicio elfo domestico che odora di patatine fritte!-

-BLAISE!-

Lo richiamò Theodore, prendendo il vassoio dalle mani di Draco e posandolo su un davanzale, prima di osservare l’elfo con occhi severi e impazienti.

-Si! Si! Ho scambiato il vassoio di Harry-sorriso-dell’anno-Potter con quello che mi avete dato, ma la cosa più grave è che questo straccio è stato cucito in nero, quando io indosso solo Armani!-

Malfoy sbuffò spazientito, mollando la presa sul compagno che cadde col sedere per terra con un sonoro “ahio!”.

-Tu sei pazzo!-

Disse Theodore, puntando un indice contro Draco con fare accusatorio, mentre Malfoy sorrideva malignamente all’idea della figura che Potter avrebbe fatto con Ginny.

Mentre Theo porgeva l’antidoto della pozione polisucco al giovane elfo/Blaise, il biondino si divertiva ad immaginare come si sarebbe conclusa la serata sulla Torre D’Astronomia per i due piccioncini.

Avrebbe dato tutto l’oro del mondo per assistere alla scena, ma si sarebbe dovuto accontentare di aspettare l’arrivo di Potter in infermeria.

Il ragazzo con la cicatrice non aveva idea del complotto architettato dalla serpe, e trotterellò vivacemente fino alla Torre D’Astronomia, seppur continuasse a sentire una sensazione negativa.

Ginevra era affacciata al piccolo balconcino dove era caduto il buon Silente, e fissava con espressione sognante il cielo colmo di stelle.

Aveva indossato il vestito rosso che aveva già vantato con la cena del Luma Club: avendo una famiglia povera non poteva permettersi dei vestiti nuovi, ma per lei andava bene così.

Il venticello le soffiava contro il viso roseo e lentigginoso, e quando si voltò sorrise al ragazzo moro che lentamente si avvicinò a lei dopo aver posato il vassoio sul tavolo.

L’abbracciò lentamente, chiudendo gli occhi e beandosi dell’odore della sua pelle, mentre lo sguardo di Ginevra si perdeva sul tavolo circolare imbandito con una tovaglia bianca ricamata sui bordi e il candelabro color oro, sulla quale splendevano tre ceri fluttuanti del medesimo colore.

Poi si staccò da lei e la osservò a lungo in viso con un sorriso a metà tra il sognante e l’incredulo, quasi non credesse davvero alla sua presenza.

La prese per mano prima di sedersi entrambi a tavola.

-Hai pensato tu alle decorazioni?-

Domandò la giovane, prendendo in mano la rosa rossa che era posata sul suo tovagliolo e portandola al naso per inspirarne il dolce profumo.

-Ehm…sì. Sì, certo! Volevo curare ogni dettaglio…-

Le disse, prendendo la rosa che Ginny aveva in mano e incastonandola morbidamente tra le sue lingue di fuoco, poco sopra l’orecchio destro.

-Beh, hai ottimi gusti!-

-E non solo in fatto di decorazioni! Ho passato tanto tempo a delineare questa serata, ma ogni mio abbellimento sbiadisce in confronto alla tua bellezza-

Ginny sgranò gli occhi a quelle parole, prima di abbassare il capo con un leggero rossore a colorarle le guance e un sorriso incerto: era da tanto che Harry non le faceva dei complimenti…eppure…

-E questo non è ancora niente!-

Esclamò il giovane con un largo sorriso, prima di sollevare il coperchio dal vassoio in argento posato sulla tavola, e una marea di vapore si levò verso l’alto.

-Ho chiesto agli elfi di cucinare due piatti differenti perché so che tu preferisci le verdure alla carne perché sono più buone e genuine! Come te…-

Le disse il moro, porgendole il piatto e sorridendole dolcemente, mentre Ginny arrossiva per tutte quelle attenzioni.

Era arrivata sulla Torre nella speranza di passare una bella serata in compagnia di Harry e di riaccendere l’amore che aveva provato per lui.

Ma le cose non stavano andando come aveva immaginato: certo, Harry era dolcissimo e cortese, ma forse era proprio quel modo di fare che la faceva sentire incompleta…

-Vedrai, ti piacerà! Gli elfi domestici sono dei cuochi unici e affidabili, infatti hanno promesso di mantenere segrete le portate: non mi sarei mai perdonato d’averti rovinato la sorpresa!-

Le disse, mentre la ragazza posava il tovagliolo immacolato sulle sue gambe e annuiva con un sorriso di circostanza, meccanico quanto gli ingranaggi di un robot.

Il tovagliolo le carezzò la pelle, e gli occhi di Ginny si soffermarono su quel pezzo di stoffa che le ricordava tanto la superficie della luna…come la pelle di Malfoy.

Il Serpeverde aveva l’incarnato chiaro come la carnagione degli angeli, e Ginny si sorprese nel pensare a lui quando stava cenando con Harry.

Quest’ultimo iniziò a tagliare la sua porzione di carne, prima di portarsela alla bocca con espressione soddisfatta.

-E’ bellissima, vero?-

-Cosa?-

-La luna! Vedo che la stai fissando con espressione imbambolata…e in effetti hai ragione a guardarla così: è bellissima!-

Le disse Harry, mentre Ginevra arrossiva per l’imbarazzo di aver paragonato la luna alla pelle di Malfoy, mentre stava cenando con il suo più grande nemico.

Fece per aprir bocca quando notò il colorito di Harry: rosso acceso come la rosa che ancora aveva tra i capelli, mentre gli occhi smeraldini iniziavano a lacrimare.

-Harry! Harry, cos’hai? Sei tutto rosso e stai per piangere! Ti senti poco bene?-

Gli domandò, apprensiva, e il ragazzo corvino starnutì rumorosamente per cinque volte di fila, prima di rialzare il capo con l’espressione di chi cerca invano di darsi un certo contegno.

-No, Ginny, sto bene…la carne era troppo calda, tutto qui…-

Soffocò, prendendo una lunga sorsata di acqua fresca dal calice trasparente.

-Cosa…cosa stavi per dirmi?-

Le chiese, tentando ancora una volta di darsi un certo contegno nonostante la sua voce somigliasse di più ad un soffio di vento.

Ginny aprì bocca per iniziare una conversazione, ma Harry iniziò di nuovo a starnutire, come se ci fosse del pepe sulla sua pietanza, e l’attimo dopo iniziò a ridere sommessamente.

Ginny lo osservò come se fosse improvvisamente ammattito, e in effetti era così: girava la testa come se avesse un improvviso capogiro e rideva sommessamente, quasi avesse bevuto del vino al posto dell’acqua.

-Harry tu non stai bene! Devo portarti in infermeria!-

Esordì la giovane, ma non finì nemmeno di dire la frase che Harry cascò a terra come un peso morto, continuando a ridere e tentando inutilmente di rimettersi in piedi.

A quel punto, Ginny iniziò seriamente a preoccuparsi, e con il cuore a mille per l’apprensione si mise un suo braccio sopra la spalla e lo trascinò fino all’infermeria.

Lo fece stendere sul lettino con l’aiuto di un’arruffata Madama Chips, e osservò in un angolo la medimaga che iniziava a fargli degli esami – con grande difficoltà visto che Harry non la smetteva di starnutire e ridere -.

-Che cos’ha, Madama Chips?-

Chiese la giovane quando la medimaga le si avvicinò con la sua vestaglia rosa-pesca e un’espressione turbata.

-Temo che abbia ingerito del distillato sviante. E’ una pozione non molto elaborata che crea euforismo nel soggetto, inducendolo a ridere senza un motivo. Diciamo che lo fa entrare in uno stato di confusione momentanea. Mi spiace signorina, ma dovrò trattenerlo per questa notte e domattina mi accerterò che l’effetto sia svanito. Lei sa se il Signor Potter ha ingurgitato qualche sostanza che poteva contenere questo distillato?-

Ginny ci pensò un po’ prima di rispondere, ma alla fine non poté far altro che ammettere la verità.

-La pozione poteva essere contenuta in un pezzo di carne? Perché Harry ha iniziato a dare di matto dopo averla mangiata…-

-Sì, il distillato sviante poteva trovarsi sulla sua cena sotto forma di polvere invisibile, ma qualcuno deve avercelo messo, e dubito che gli elfi domestici siano capaci di una cosa del genere! Questo è proprio un bel mistero…-

Quelle parole turbarono molto Ginny che ripensò milioni di volte alla scena che aveva vissuto e all’apprensione che aveva provato quando Harry aveva mostrato le prime stranezze.

Chi poteva essere così meschino da fare un torto al Grifondoro?

Quei pensieri le stavano ancora affollando la mente quando uscì dall’infermeria, portandosi le braccia al corpo a causa del freddo.

Le parve di sentire delle voci in lontananza, e quando si mise all’erta capì che quelle non erano voci, bensì risate sguainate che provenivano da un’aula in disuso.

Si avvicinò alla porta verdastra che era socchiusa, e appoggiò l’orecchio contro la superficie in legno per capire cosa avevano tanto da ridere dei ragazzi che a quell’ora avrebbero dovuto trovarsi nei loro rispettivi dormitori.

-Avete visto la faccia di Potter quando è arrivato in infermeria?-

Domandò Blaise, scoppiando in una sonora risata che lo fece diventare rosso in volto, con le lacrime agli occhi.

-Era ora che si mostrasse come il pagliaccio che è!-

Rispose subito Malfoy, accavallando le gambe con un sorriso malefico, minimamente paragonabile all’ilarità di Blaise.

-Toglimi una curiosità, Draco: come facevi a sapere che il piatto su cui avevi messo il Distillato Sviante in polvere era quello di Potter?-

Chiese Theodore, che fino ad allora non aveva riso neanche un po’, preferendo chiudersi in un silenzio tombale.

-Ho costretto uno di quei pusillanimi elfi. Una volta cacciata la bacchetta non è stato difficile convincerlo a rivelarmi qual era il piatto di Sfregiato-

E detto questo una risata sommessa ma sadicamente soddisfatta sgorgò dalle sue labbra: era un riso malefico, puramente gutturale.

In quel momento la porta dell’aula si spalancò, facendo trasalire Theodore e Blaise che guardarono in quella direzione con occhi sgranati.

Draco – di spalle alla porta – non si scompose quando udì quel rumore e tantomeno quando vide i suoi compagni impallidire.

Voltò la testa con aria annoiata, pronto a far fuggire con velenoso sarcasmo chiunque avesse osato interromperlo, ma si congelò sul posto quando comprese l’identità della persona.

Era in piedi vicino l’uscio della porta, avvolta morbidamente da un vestito che rifletteva i colori dei suoi capelli, le mani strette a pugno e gli occhi dorati severi e rigidi come pietre: erano rossi e colmi di lacrime che erano in precario equilibrio sulle ciglia, ma tutta la sua figura emanava un’ondata di rabbia e odio che lo stordì.

-Ginevra…-

To be continued…

Ben ritrovate a voi, gente!

Ta ta ta taaaan! Il finale in sospeso è una vera tortura, lo so, esperienza personale, ma devo ammettere che mi attirava molto di più rispetto alla solita fine. E così Ginny ha scoperto il nostro Malfoy…cosa succederà ora? Riuscirà a perdonarlo o quello che si era creato tra di loro rimarrà solo un lontano ricordo? Fatemi sapere quali sono le vostre idee, gente! Sono curiosa di vedere se collimeranno con la mia idea ;) E credo sia arrivato il momento di fare qualche riflessione anche sul nostro Theo. Perché non vuole che Draco porti a termine la sua vendetta? Belle domande, eh? Che storia sarebbe se non ci fossero, no? ;) Spero di avervi incuriosito, mie cari! Vi mando un grande bacio telepatico! La vostra

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dimenticare ***


Capitolo 11 - Dimenticare                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 11 – Dimenticare

L'ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona ma non dimentica.

Cit. Anonimo

                                 

Il chiacchiericcio dei ragazzi scorreva lento e monotono nella Sala Grande, come ogni sera al momento della cena.

Ginny si chiedeva come potevano esistere degli esseri viventi che dopo un intero giorno di scuola avevano ancora voglia di parlare.

La giovane fissava il suo brodino con aria annoiata, continuando a girarlo con un cucchiaino senza rendersene conto.

La sua mente continuava a vagare, e puntualmente finiva sempre per incepparsi nella scena che più volte l’aveva tormentata nel giro di quel giorno.

Le vacanze di Natale si stavano avvicinando, e l’aria festiva stava iniziando ad influenzare l’umore di molte persone, ma Ginny non era fra queste.

La consapevolezza di conoscere colui che aveva mandato in infermeria il povero Harry, le stava squarciando il petto in due.

Dopo aver scoperto cosa aveva fatto quello stolto di Malfoy, non aveva resistito alla tentazione di sorprenderlo per mostrargli tutto il suo odio.

Si era sentita catapultata indietro nel tempo: aveva provato la stessa sensazione di quando – arrampicata su un albero – aveva udito il piano del Serpeverde.

Ma quel giorno non aveva reagito, invece la sera prima aveva sentito una rabbia ceca montargli nel petto e si era mossa prima di far subentrare la ragione.

E per la prima volta, Malfoy aveva pronunciato il suo nome.

Ricordava ancora la lieve inclinazione della sua voce, come se si fosse rotto qualcosa nel momento in cui l’aveva vista.

Poi era scappata, e a gran velocità aveva raggiunto la Sala Comune per piangere lacrime di rabbia e delusione.

Perché nonostante tutto il male che aveva fatto, nonostante conoscesse il suo unico scopo, Malfoy le aveva scosso il cuore.

Si odiava perché non riusciva a contenere quel sentimento di amore/odio che le bloccava la gola ogni volta che lo vedeva, e soffriva nel sapere che Harry era in infermeria a causa sua.

Probabilmente Malfoy si era liberato del ragazzo solo per non avere ostacoli nel suo piano, e ciò che più bruciava sull’orgoglio della Grifondoro, era la consapevolezza che Draco stava avendo successo, mentre lei non era riuscita a fare altrettanto.

Nessuna fra le sue azioni, i suoi modi di fare o di guardarlo era stata in grado di smuovere il suo cuore di ghiaccio.

Ma dopo ciò che era successo a Harry, nulla di tutto questo aveva importanza: Malfoy era solo un pomposo e arrogante Serpeverde che la stava abbindolando, e lei non poteva permetterlo, non dopo ciò che aveva fatto.

Da quel giorno in poi, Draco non sarebbe più esistito per lei.

Così presa dai suoi pensieri non notò l’acquietarsi delle ciance che facevano da sottofondo alla cena, e quando alzò lo sguardo notò alcuni Grifondoro che allungavano il collo verso il tavolo dei professori.

Solo in quel momento la bella giovane vide la Preside McGranitt in piedi vicino il piccolo altare dove Silente era solito fare dei discorsi.

Dall’inizio dell’anno scolastico, la Preside non si era mai avvicinata alla piccola ara, forse per una sorta di rispetto nei confronti di Silente, e questo rendeva il suo annuncio ancora più importante.

-Miei cari studenti! Sembra solo ieri che questo castello affrontava la temibile guerra, uscendone vincitore. Ricordo con nostalgia il tempo in cui queste mura non erano state sconvolte da tale avvenimento, e ogni volta che poso lo sguardo su di voi, sento che nulla è cambiato da allora. Pertanto, ho proposto personalmente al consiglio scolastico di continuare con la tradizione annuale che prevede un ballo, per festeggiare il Natale. La Sala Grande sarà abbellita a festa e ognuno di voi potrà partecipare ma, aimè, con un grande evento deve aumentare anche la sorveglianza. Pertanto, mi vedo costretta a stabilire delle ronde notturne cui parteciperanno tutti i prefetti, Caposcuola compreso. So di chiedere molto a quest’ultimi, ma confido nella vostra comprensione. Questa sera stessa, i prefetti si ritroveranno nell’atrio per discuterne, e mi aspetto di essere informata sulle coppie che perlustreranno le varie aree del castello. Detto questo, vi auguro di passare una buona serata!-

La Preside tornò al suo posto, lasciando dietro di sé una marea di studenti eccitati all’idea di quel ballo, al quale Ginny – in quanto prefetto – non poteva partecipare.

Era stanchissima, e il sogno di immergersi sotto le coperte del suo letto dopo la cena s’infranse quando – con un sospiro sconsolato – si rese conto di dover andare all’incontro con i prefetti per stabilire le coppie.

Si portò stancamente una mano contro la fronte, nella speranza che il suo mal di testa trovasse sollievo con il contatto della sua mano fredda.

Quando le ciance delle ragazze che stavano già immaginando i loro vaporosi vestiti si fecero troppo insistenti, decise di alzarsi e d’incamminarsi verso il luogo citato dalla Preside.

Sarebbe arrivata prima di tutti i Prefetti e ne avrebbe approfittato per sedersi da qualche parte e sperare che quella maledetta emicrania le passasse in fretta.

Mentre camminava per i corridoi, si ritrovò a riflettere sul fatto che lei, a differenza di tutte le altre ragazze del castello – prefetti esclusi –, non avrebbe partecipato al ballo a causa delle ronde.

Non che a Ginny importasse molto di quelle stupide festicciole: era bello sentire il clima caldo e festivo del Natale, ma molti studenti trasformavano quell’aria gioiosa in qualcosa di troppo pacchiano e ipocrita.

Semplicemente le dispiaceva per gli altri prefetti che non potevano partecipare alla festa.

Quando arrivò nell’atrio si sorprese nel trovarlo già pieno di persone che confabulavano tra di loro sui compagni che avrebbero avuto nella ronda.

-Ragazzi, calmatevi! Questa volta, non voglio isterismi sui compagni che assegneremo: l’ultima volta sembrava di stare allo stadio di quidditch!-

Li riprese un ragazzo di Tassorosso appartenente al sesto anno, al che alcuni prefetti lo guardarono con sfida.

-Non è colpa nostra se molti di noi non vanno d’accordo! E poi tu chi sei per decidere? Sai che l’unico ad avere autorità qui è il Caposcuola, ovvero Malfoy!-

Ginny sgranò gli occhi a quelle parole, e il cuore le mancò di un battito: si era completamente dimenticata della carica di Malfoy.

Non era ancora pronta ad affrontarlo, anche se non avrebbe dovuto parlargli ma solo acconsentire alle sue decisioni.

-Malfoy non verrà all’incontro. Mi ha chiesto di prendere il suo posto, per questa volta, e ha detto che qualsiasi compagno gli assegneremo, per lui andrà bene-

A quelle parole, gli occhi di un sacco di ragazze s’illuminarono, e Ginny sentì uno strano moto di rabbia iniziare ad annodarle lo stomaco.

Non sopportava quelle gatte morte che ronzavano attorno al Serpeverde solo perché era di belle fattezze, escludendo completamente il suo carattere.

Nonostante tutto, le venne spontaneo sospirare con rassicurazione: almeno il biondino non si sarebbe presentato.

-Bene, visto che ci siamo tutti, direi di iniziare ad assegnare le diverse aree del castello. Dopotutto, prima iniziamo e prima finiamo. Avete già formato delle coppie?-

Domandò il Tassorosso, al che una serie di prefetti – rigorosamente femmine – alzarono le mani per prendere parola, ma il Caposcuola le precedette.

-Lasciate Malfoy fuori dalla formazione! Non è presente, quindi decideremo alla fine chi assegnargli…-

I volti delle ragazze si avvizzirono come fiori pronti a sbocciare che non riuscivano a mostrarsi in tutta la loro bellezza a causa di un evento imprevisto.

-In tal caso, io vado con Terry-

-Io con Suzanne-

Le coppie iniziarono a formarsi senza troppi impicci, mentre Ginny rimaneva in disparte, nell’attesa di ricevere istruzioni.

-Bene, allora Suzanne e Gloria perlustreranno i sotterranei, io e Theodore ci occuperemo della zona centrale del castello, Terry e Hannah ispezioneranno i piani superiori e…chi manca?-

Ginny si guardò intorno per cercare l’ultimo prefetto rimasto solo, che sarebbe stato indubbiamente il suo compagno durante la ronda.

Corrugò la fronte, confusa, quando notò che tutti avevano un compagno; perse un battito quando si ricordò che…

-Ah, Ginny! Bene, allora tu starai con Malfoy: vi occuperete del giardino, in particolare la zona del Lago Ne…-

-No!-

Rispose istantaneamente Ginevra, osservando il Tassorosso con la decisione negli occhi: non voleva più vedere il Serpeverde dopo l’orrore che aveva commesso con Harry.

Lui non doveva più far parte della sua vita, e la cosa più frustrante era che in quel momento non poteva nemmeno dargli la colpa: non era presente al dibattito e, pertanto, non aveva potuto influenzare quella decisione.

-Ginny, per favore, collabora! Ho detto sin dall’inizio che non volevo discussioni: l’ultima volta è stata un disastro! Perciò ti prego di accettare Malfoy come tuo compagno, senza discutere! Prendi esempio da lui: ha detto che non avrebbe avuto problemi, a prescindere dal compagno che gli assegnavamo!-

-Ci sono un sacco di ragazze che vorrebbero Malfoy come compagno! Scegli una di loro, ma non me! Posso stare con chiunque durante la ronda, ma non-con-Malfoy!-

-Come puoi ben vedere, le coppie sono già tutte formate, e iniziare da capo sarebbe una gran perdita di tempo, oltre a creare un grande caos. Pertanto, accetterai Malfoy come compagno: non costringermi a farti rapporto…-

Le ordinò severamente, al che la ragazza respirò pesantemente, mordendosi la lingua per evitare di specificare in quale parte del corpo si poteva mettere il rapporto.

Non aveva altra scelta: doveva accettare la decisione impostale perché un rapporto avrebbe fatto abbassare la stima che i docenti riponevano in lei.

L’atrio iniziò a svuotarsi mentre lei rimaneva immobile in mezzo all’atrio con la voglia di urlare al mondo tutta la sua frustrazione e la sua rabbia.

Alcune ragazze le passarono accanto, lanciandole delle occhiate di puro odio, invidia o compassione: dovevano averla presa per pazza, dopo che aveva rifiutato un compagno come il Serpeverde.

La Grifondoro trattenne l’istinto di prenderle per i capelli e sfogare su di loro tutta la frustrazione dovuta a quell’insolita giornata.

Quando fu certa di essersi calmata, uscì dall’atrio e percorse lentamente il corridoio che la divideva dalla sua Sala Comune.

In quell’istante, una testa biondo platino nascosta dietro l’angolo, la stava osservando con sguardo vittorioso e un ghigno di soddisfazione.

-Cosa ti ha detto la testa quando hai pagato il Tassorosso per andare alla riunione al posto tuo e metterti in coppia con Ginevra?-

Draco sorrise, mantenendosi con il gomito contro la parete mentre continuava a osservare la ragazza dai fluenti boccoli rossi che si muovevano come nastrini.

-Semplicemente non potevo mettermi in coppia con la Weasley perché lei mi avrebbe incolpato e non avrebbe mai accettato di fare la ronda con me. Non passivamente, almeno. Se a farlo, invece, fosse stata un’altra persona, tutto sarebbe filato liscio come lo sputo di un troll-

Sorrise malignamente, strofinando l’indice e il pollice come a tastare la consistenza della suddetta sostanza.

-A volte la tua precisione e diavoleria mi preoccupano-

Disse Theodore, facendo sogghignare il compagno che ancora una volta aveva dimostrato un grande ingegno, anche se adoperato per la ragione sbagliata.

-Non capisco proprio perché ti sforzi così tanto per una donna! Potevi lasciar perdere e pensare ad un altro modo per vendicarti, ma tu non ti accontenti di un rifiuto: no, il giovane Malfoy vuole di più! Cos’è che ti attrae tanto in quella ragazza, fino al punto da farti fare queste follie? Ti eccita il fatto che si creda alla pari di un uomo?-

A quelle parole il Serpeverde smise di sorridere, e con un profondo respiro prese a studiare con più attenzione la ragazza che camminava tranquillamente per i corridoi.

-Non alla pari di uomo qualunque, Theodore. Alla pari di un Malfoy!-

To be continued…

Ben ritrovati, utenti di efp!

Spero che questo colpo di scena non abbia deluso le aspettative di nessuno! Come avete visto (letto?), il nostro Malfoy ha di nuovo sfoggiato il suo grande ingegno…è proprio una serpe! Ginny non sospetta niente ma doveva pur aspettarsi una mossa da parte del Serpeverde ehehehee di certo non rinuncerebbe a lei a causa di un piccolo incidente di percorso ;) Per quelli che se lo stanno chiedendo, Ginny poteva finire nei guai (capitolo 6-Notte) perché i prefetti, quando non sono di ronda, hanno gli stessi privilegi di uno studente normale, per questo Ginny rischiava l’espulsione! Altro accorgimento: per quelli che hanno notato il nome Theodore nella lista dei prefetti, si tratta di Theodore Nott, il Serpeverde che abbiamo ritrovato con Draco nella parte finale. Detto questo, volevo ringraziarvi di cuore perché ogni domenica mi fate sentire il vostro sostegno e questo è davvero importante per me <3 Inutile dire che senza di voi non so se sarei arrivata a questo punto *^* Vi mando un bacio enorme,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Cuori ***


Capitolo 12 - Cuori                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 12 – Cuori

Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.

Cit. Blaise Pascal

                                 

La musica del ballo si diffondeva per i corridoi del castello, beando i timpani del suono soave prodotto dalla musica classica.

Passando davanti la Sala Grande, Draco era stato sommerso da una marea di studenti vestiti a festa, tra cui alcune ragazze che hanno espresso il loro dispiacere per la mancanza del ragazzo.

A suo parere, si trattava solo di ochette in calore che erano disposte ad umiliarsi pur di passare una notte con lui.

C’era un periodo in cui tutte quelle attenzioni non gli sarebbero sembrate così squallide, ma almeno apprezzabili, però da qualche tempo aveva cambiato radicalmente la sua opinione.

I suoi istinti si sfogavano sulle ragazze solo per soddisfare i suoi bisogni carnali, ma ogni volta che passava la notte con una di loro era consapevole di star immaginando una donna ben diversa.

La stessa che stava attendendo in quel momento, nel buio dell’atrio, rigirandosi tra le mani il ciondolo a forma di serpente e facendo volare la mente alla lettera di suo padre che ancora giaceva dimenticata sulla sua scrivania.

All’inizio temeva che si trattasse di qualche nuova missione molto sconveniente, o di compiti sporchi che suo padre gli ordinava di compiere al posto suo.

Ma poi ci aveva pensato più razionalmente e si era ricreduto: lui era ad Azkaban, non poteva chiedergli di commettere altri orrori oltre a quelli della battaglia: quell’incubo non lo avrebbe rivissuto mai più.

Tuttavia, il segreto custodito dal ciondolo continuava a rimanere tale, nonostante tutti gli sforzi di Draco.

Anche se ormai la sua mente aveva un unico obbiettivo, troppo grande e impegnativo per pensare ad altro: Ginny Weasley.

La bella Grifondoro sembrava aver messo le radici nella sua testa, sostituendo con il suo corpo sinuoso gli orrendi incubi che lo avevano accompagnato fino alla metà dell’anno scolastico.

Non riusciva più a contenere quella malsana ossessione: si sentiva bruciare ogni volta che incontrava il suo sguardo, e lo stomaco gli si annodava per la disapprovazione quando Potter si avvicinava.

Ma non doveva mai dimenticare il motivo che l’aveva spinto verso quella donna: pura e soddisfacente vendetta.

Probabilmente la sua voglia si sarebbe placata non appena quell’angioletto avrebbe ceduto, donando a lui anima e corpo.

Quello era lo stato in cui Ginny lo trovò, quando iniziò a scendere le scale con crescente agitazione: quasi non lo aveva riconosciuto in mezzo a tutte quelle ombre, ma il bagliore del suo sguardo era troppo intenso e familiare per confonderlo.

Una rabbia sorda s’impadronì di lei, ma tentò di non darlo a vedere: ignorare la sua presenza sarebbe stato il modo giusto per ripagarlo.

Dopo quella ronda, non sarebbe più stata costretta a vederlo, e ognuno sarebbe andato per la propria strada, come era giusto che fosse.

-Timida, Weasley?-

La sua voce roca e tremendamente sensuale arrivò alle sue orecchie, e questo le fece capire che – anche se non aveva voltato il capo in sua direzione – l’aveva vista, e ne aveva approfittato per commentare il fatto che fosse rimasta impalata sulle scale ad osservarlo.

-E questo chi lo dice?-

Gli domandò, finendo di scendere le scale senza fretta, la voce fredda come un cubetto di ghiaccio.

-La natura!-

-Con tutti gli sgarri che ti ha fatto la natura, io non la prenderei troppo sul serio…-

Draco ghignò, credendo che di lì a pochi istanti ci sarebbe stato uno dei loro tanti dibattiti in cui ognuno faceva sfoggio delle proprie doti sarcastiche.

Trattenne a stentò il sorriso quando Ginny lo freddò con lo sguardo, l’espressione seria e impenetrabile di chi non ha nessuna voglia di giocare.

La ragazza si addentrò nel giardino senza verificare se Draco la seguisse o meno, il che fece stizzire il giovane Purosangue: detestava essere ignorato dalle persone ed essere trattato con sufficienza, senza avere il minimo ascendente su di loro.

Il suo sguardo cadde per qualche istante sul fondoschiena della ragazza che si muoveva a ritmo dei suoi passi, per poi scendere fino alle gambe rosee e flessuose che più volte aveva sognato.

Merlino, quanto era eccitante!

E mentre quella perversa ossessione premeva contro i meandri della sua mente, si teneva ben lontano dalla luce della luna.

Quando era un mangiamorte, ai tempi della guerra, gli avevano insegnato che non doveva mai e poi mai esporsi nelle zone luminose: anche a costo di morire, sarebbe dovuto rimanere nell’ombra.

Fin da bambino aveva provato difficoltà ad esporsi alla luce: per lui non era calda o rilassante come per gli altri esseri viventi…era semplicemente accecante.

Quindi, quella regola particolare non aveva fatto altro che peggiorare la sua natura già compromessa, portandolo a chiudersi nelle tenebre che forgiavano ogni muscolo del suo corpo.

-Tu perlustra il lato nord del lago, io penso al lato sud…-

La voce della ragazza lo riportò con i piedi per terra, e quando fece per allontanarsi senza degnarlo di uno sguardo, il Serpeverde la prese per il braccio e la attirò fino ad osservarla negli occhi.

-Non darmi ordini, Weasley!-

Sibilò, osservandola con occhi fattisi improvvisamente gelidi, sentimento reciproco da parte dello sguardo di Ginny, che abbassò gli occhi solo quando il giovane mollò la presa.

Così non sarebbe andato da nessuna parte: la ragazza era piena di rabbia e astio nei suoi confronti, non lo avrebbe perdonato nemmeno per tutto l’oro del mondo, figuriamoci andare a letto con lui.

Ginny s’incamminò verso il Lago Nero e Draco le andò dietro, facendo per prendere parola quando individuò uno strano oggetto che galleggiava vicino la riva: una barca.

Non una qualsiasi, bensì quella specie di gondola deforme che Hagrid utilizzava per portare a Hogwarts i ragazzini del primo anno.

I suoi occhi scintillarono grazie ad un nuovo proposito, e con rapide falcate superò la ragazza, facendo finta di osservare l’ambiente con espressione vigile ed allarmata.

-Che cosa c’è, vipera? Hai sentito lo squittio di un topo e ora hai l’impulso di seguirlo?-

Gli chiese Ginny, mantenendosi a debita distanza e osservando un punto non preciso con la bacchetta dalla punta illuminata, la voce piena di profondo disgusto.

Malfoy la ignorò, continuando la sua recita, al che Ginny smise di fargli domande, più per evitare di parlargli che per reale rispetto nei suoi confronti.

-Ho visto qualcosa muoversi dall’altra parte del Lago!-

Esclamò il Serpeverde con la voce di chi è seriamente preoccupato, ma abbastanza esperto da sapere come gestire la situazione.

-Tu vai a vedere di chi si tratta e io continuo dal lato opposto…-

Tagliò corto la ragazza, voltandosi per allontanarsi dal giovane che tanto la irritava e la faceva stare male allo stesso tempo.

-Tu non vai da nessuna parte, Weasley!-

Esclamò il Serpeverde, furioso per l’ennesimo tentativo che la ragazza compiva per allontanarsi da lui, quasi fosse un sudicio mendicante affetto da peste bubbonica.

La raggiunse nel giro di due passi e le strinse il polso così forte da farla voltare in sua direzione con una smorfia di dolore, ma gli occhi fieri ed orgogliosi.

Quanto avrebbe voluto toccare quelle labbra color ciliegia e strapparle quello sguardo orgoglioso che tanto lo affascinava.

-Tu adesso vieni con me!-

-Non voglio stare vicino ad uno stolto che manda in infermeria le persone per puro divertimento!-

-Tranquilla, neanch’io sto…fremendo, all’idea di passare la ronda con te, ma non vorrei che coprissi qualche studente Grifondoro per evitare di togliere punti alla tua Casa!-

Sputò il ragazzo, pentendosi immediatamente, specie quando vide i suoi grandi occhi dorati che tremavano indifesi: aveva esagerato.

Se voleva riconquistare la sua simpatia, insultarla non era il modo giusto: c’erano stati tanti momenti in cui avrebbe voluto risponderle alla sua maniera, ma si era trattenuto senza limitare la sua dote sarcastica.

Si voltò di scatto per smettere di osservare la ragazza, così presa dallo sconvolgimento che non fece resistenza quando il biondino la trascinò con il braccio verso la riva.

Era quello il vero Malfoy, non il ragazzo con la quale aveva scambiato battibecchi privi di significato, ma in un certo senso appaganti, perché rappresentavano un momento soltanto loro.

Lui indossava costantemente una maschera, perché il suo scopo era solo quello di usarla e lei ci stava per cascare con tutte le scarpe: ecco spiegato il motivo del dolore che stava provando.

Quando Draco passo al fianco della barca, tagliò il filo che la teneva legata alla riva con la punta della bacchetta, facendo ben attenzione a non farsi vedere dalla ragazza.

Poi, le lasciò il braccio e fece finta di guardarsi intorno per ispezionare la zona; quando Ginny iniziò a camminare verso il Lago, Draco le mise lo sgambetto e la rossa si ritrovò a cascare all’interno della barca.

Il Serpeverde fece finta di slanciarsi all’improvviso, come se non sapesse quello che stava succedendo, e le cadde praticamente addosso.

Con un singulto, Ginny si era ritrovata schiacciata dal peso di Malfoy sopra di lei, e si ritrovò ad alzare lo sguardo in sua direzione con il cuore che batteva a mille.

Annegò in quegli occhi colore dell’argento, e osservò il suo volto contornato dalle stelle che splendevano alte nel cielo, alle sue spalle.

I capelli biondi gli erano caduti davanti agli occhi, e uno strano ciondolo era sfuggito alla presa della camicia, dondolando a mezzaria tra i loro corpi.

Il fisico minuto di Ginevra era così caldo ed invitante che Draco dovette deglutire per umidificare la gola, seccatasi all’improvviso.

I loro respiri si scontravano a mezzaria, e i loro corpi erano tesi sotto le stelle, mentre si allontanavano dalla riva e si lasciavano dondolare dal movimento dell’acqua.

Senza riuscire a contenere i loro sentimenti, fecero scontrare le loro labbra che con avidità ricercarono la presenza dell’altro.

La barca oscillò, dando la possibilità a Draco di infilare una mano sotto la camicetta della ragazza per tastare quella pelle morbida e liscia che profumava come fiori a primavera.

Era così buono il sapore delle loro labbra, così dolce il suono dei loro respiri che si scontravano, così bello poter tornare a respirare.

Le loro labbra erano morbide ed invitante, schioccando ad ogni contatto e ricercando disperatamente la propria gemella.

Draco strinse il corpo di Ginny tra le sue gambe, quasi volesse proteggerla facendole da scudo.

La nebbia che circondava il Lago nascose la barca tra le acque, e colpì i volti dei due ragazzi che si baciavano sotto le stelle.

L’imbarcazione sembrava un timido punto di luce in mezzo all’oscurità delle acque, animata grazie al fuoco dei due giovani.

Una sensazione così paradisiaca, Draco non l’aveva mai provata: scese a baciarle la pelle morbida del collo, mentre la ragazza si aggrappava ai suoi capelli, facendolo sentire importante ed amato.

Ginny era consapevole dell’errore che stava compiendo, ma le labbra di Draco erano così speciali che una parte remota di lei la spinse a credere che non ci fosse nulla di sbagliato.

Era ironico che due ragazzi divorati dall’odio reciproco per tutta la vita, si stessero baciando con la stessa disperazione di due persone che hanno aspettato una vita, lì, sotto le stelle.

Le dita dappertutto, tra i capelli, tra le labbra: si baciavano, non solo con la bocca, ma con tutto il corpo.

Si baciavano, e non riuscivano a bastarsi.

Il ciondolo freddo premeva contro la pelle di Ginny, e a Draco parve quasi di sentirlo pulsare a ritmo dei loro baci.

Le mani di Ginny, tremanti, si infilarono sotto la sua camicia per tastare la pelle calda, come Draco aveva fatto con lei.

Una scossa di adrenalina pura sconvolse tutti i muscoli del ragazzo, che nemmeno nei suoi sogni più profondi aveva mai provato una forza così sconvolgente.

Gemendo, spinse il bacino contro la ragazza per farle sentire che tipo di effetto avevano su di lui quelle mani piccole e inesperte che potevano fare faville sul corpo di un uomo.

In un impeto di foga, si sbottonò la camicia facendo saltare i bottoni, prima di rituffare le mani tra i capelli vermigli della giovane che lo aspettava con le labbra schiuse e gonfie per i baci.

S’immersero nell’intenso sapore dell’altro, e la bella Grifona si aggrappò ai capelli di Draco con una mano, mentre l’altra esplorava il suo petto, iniettandogli scariche di piacere.

Era così calda la pelle del ragazzo, e così rassicurante il suo abbraccio: la faceva sentire protetta da tutto e da tutti, come se nulla potesse toccarla.

Una sensazione così forte, magnetica, devastante non l’aveva mai sentita con nessuno, nemmeno con Harry…

…Harry, che da poco era uscito dall’infermeria con tanto di fialette da prendere periodicamente per combattere l’effetto duraturo del distillato somministratogli con l’inganno.

Ginny sgranò gli occhi a quel ricordo, e con un gemito si mise a cavalcioni sulle gambe piegate del ragazzo, le sue braccia ancora a cingerle la schiena e la sua bocca a bruciare sulla sua.

Riuscì a liberarsi con una leggera pressione, e incontrò i suoi occhi perlati che la squadravano confusi e interrogativi.

Fu in quel momento che Ginny si pose la domanda fatale: che cosa sto facendo?

Si affrettò ad uscire dalla barca, immergendosi nell’acqua che le arrivava fino alle spalle, per poi allontanarsi il più velocemente possibile.

Non si voltò quando udì Draco chiamarla, e una volta arrivata a riva si sveltì a lasciarsi il ragazzo alle spalle, ma non aveva calcolato la sua velocità.

Riuscì a fare a malapena qualche paio di passi, prima di essere bloccata dalla sua imponente figura che – bagnato dalla testa ai piedi e senza maglietta – la squadrava, indagatore.

-Che diavolo ti è preso?-

Le chiese il ragazzo, al che Ginny osservò con il respiro ansante le sue labbra gonfie per i baci e non riuscì a credere che fino a un minuto prima era avvinghiata a tanta bellezza.

Il biondino incrociò le braccia al petto, pompando a dismisura i muscoli delle braccia e i pettorali, che misero ulteriormente in risalto il ciondolo nero.

-E’ sbagliato! E’ tutto sbagliato! Io ti odio, hai mandato Harry in infermeria, mi hai sempre preso in giro, hai avvelenato mio fratello, stavi per uccidere Silente! E tu odi me, ho sempre risposto ai tuoi insulti, ho rinnegato ciò che tu chiami valori, sono figlia di…-

Non riuscì a terminare la frase perché Malfoy si scagliò sulle sue labbra un’ultima volta, circondandole il corpo con le sue braccia e portandosi al viso la sua mano sinistra.

Era gentile il tocco della ragazza sulla sua guancia, così come la presa del Serpeverde era possessiva ma rassicurante.

Fu un bacio intenso, pieno di sentimenti e parole inespresse, in cui l’odio e la vendetta sfumavano come nubi di fumo.

Poi il biondino si scostò guardandola negli occhi, i capelli biondi a gocciolargli sul viso e lo sguardo luccicante.

Si voltò lasciandosi dietro il suo profumo e il ricordo possente di una notte rubata all’eternità.

Ginny rimase a guardarlo fino a quando non scomparve dal suo campo visivo, con una sensazione strana a sconvolgerle lo stomaco, come se avesse un milione di piume a solleticarlo.

Ne aveva sentito parlare molto spesso dalle ragazze innamorate che le chiamavano “farfalle nello stomaco”.

Lei non le aveva mai provate.

 To be continued…

Buona domenica a tutti, miei cari lettori!

Purtroppo questa mattina non ho molto tempo da dedicarvi perché devo partecipare ad una cerimonia e in casa mia c’è un via vai impressionante, quasi fossimo alla vigilia di Natale -.-‘’’ Comunque, sono sicura che questo capitolo è stato un buon modo per scusarmi! Non ci è voluto molto per far fare pace ai nostri protagonisti, eh! Forse vi aspettavate più “odio e frecciatine” in questo capitolo? All’inizio, infatti, era così, ma poi ho deciso di sconvolgere gli avvenimenti perché, diciamocelo, era da tanto che i nostri amori non passavano del tempo insieme *faccia a cuoricino*. Ancora una volta ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita fino a qui, in modo particolare chi recensisce e mi riempie il cuore di gioia con i suoi pareri *^* Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Crescere ***


Capitolo 13 - Crescere                                   My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 13 – Crescere

Ciò che cresce lentamente mette radici più profonde.

Cit. William Leverone

                                 

Gli ultimi giorni scolastici trascorsero lenti e monotoni come tutti gli altri: tra test dell’ultimo momento, compiti in abbondanza e spiegazioni assurde, la vita degli studenti era diventata molto frenetica.

Per fortuna, erano sopraggiunte le vacanze di Natale che avevano portato gioia e buonumore nel vecchio castello.

Molti studenti avevano rivisto le loro famiglie in un clima di armonia che non si era mai visto dacché si era conclusa la guerra magica.

Altri, invece, avevano deciso di rimanere a Hogwarts, in compagnia dei loro amici, ma erano molto pochi coloro che non avevano rivisto la propria famiglia.

Solo degli esseri freddi e distaccati potevano scegliere di rimanere a Hogwarts, invece di festeggiare il primo Natale post-guerra insieme alla propria famiglia.

Per questo, Ginny non si sorprese quando le giunse voce che Draco Malfoy non avrebbe raggiunto sua madre a Malfoy Manor.

La bella Grifona era molto felice all’idea di rivedere la sua famiglia, ma ciò che più la rilassava era la consapevolezza che Draco era rimasto a Hogwarts.

Dopo ciò che era successo al Lago Nero, la ragazza lo aveva meticolosamente evitato, perché si era resa conto che quella situazione era incredibilmente sbagliata.

Si erano odiati per tutta la vita, avevano stili di vita diversi, famiglie con valori differenti e persino colore di capelli opposti!

Quel sentimento stonava quando i panni di Mangiamorte entravano in contatto con quelli di Auror, e lei non poteva arrecare una delusione del genere ai suoi familiari, non dopo la morte di Fred.

Quelle vacanze erano vuote e dolorose senza il ragazzo, ma pian piano la famiglia Weasley si stava riprendendo dalla grave perdita: George aveva smesso di vagare per casa come uno zombie, e le crisi di pianto della Signora Weasley erano diminuite.

Con coraggio e forza di volontà, stavano finalmente andando avanti, e fu per questo che la mattina della vigilia erano tutti di buon umore.

Era arrivato il momento di comprare i regali di Natale che ognuno di loro si sarebbe scambiato quella sera, e Ginny aveva gironzolato con Hermione per i vari negozi di Diagon Alley.

La riccia aveva comprato a Ron un bel bracciale in argento: umile ma carino proprio come lui.

Infine, erano entrate nel negozio di Madama McClan che le aveva accolte con un largo sorriso e il suo immancabile vestito color malva.

Il suo negozio era molto prestigioso e sempre colmo di nuovi vestiti: la maggior parte delle persone che entravano in quella locanda erano nobili o ricchi, che potevano permettersi degli abiti tanto belli e costosi.

Hermione e Ginny avevano deciso di mettere insieme i loro risparmi per comprare un bel vestito a mamma Weasley: era da tanto che non ne riceveva uno e, inoltre, l’avrebbe aiutata a festeggiare il Natale con più tranquillità, dopo la morte di Fred.

Avevano visto un sacco di abiti degni di nota, tutti molto prestigiosi e costosi, ma alla fine avevano deciso di salire al secondo piano, usualmente visitato dai più ricchi snob.

-Questo vestito è un modello perfetto! Taglia esatta, prezzo accessibile…ciò che guasta è la tonalità. Credi che a tua madre piaccia il color melanzana?-

Ginny osservava l’abito con espressione neutra anche se dentro di sé stava ridendo a crepapelle nell’immaginarsi sua madre con un vestito così…appariscente.

-Non so se conviene prenderlo…io mi aspettavo qualcosa di più sobrio e femminile!-

Ragionò la castana con una mano sul mento, mentre Ginny si guardava intorno per scorgere qualche altro vestito più carino del precedente.

In quel momento, il campanello della porta tintinnò, annunciando l’entrata di un nuovo cliente che Ginny non poteva vedere a causa degli scaffali pieni di vestiti.

Notò che Madama McClair aveva accolto la nuova arrivata con una certa foga e commozione, premunendosi personalmente di mostrarle i nuovi arrivi.

La persona in questione doveva per forza essere una donna perché Ginny riusciva a vedere i tacchi a spillo che rumoreggiavano contro il parquet ad ogni passo elegante compiuto dalla sconosciuta.

-Io sono convinta che il color crema sia il migliore per una signora!-

Continuò a ragionare Hermione, la cui voce era sovrastata da quella di Madama McClar che continuava a seguire la sconosciuta come se fosse un cagnolino di compagnia, proponendole abiti diversi, uno più costoso dell’altro.

La giovane Grifona si chiese dove fosse finita tutta la dignità della proprietaria e, spinta dalla curiosità, si avvicinò allo scaffale mentre Hermione gironzolava tra gli altri vestiti.

-Questo è un capo unico! L’ho cucito con le mie mani utilizzando seta indiana finissima!-

Stava dicendo la proprietaria alla donna che Ginny vide in controluce, e la prima cosa che riuscì a notare fu una fluente chioma bionda come i fili di grano maturo.

Indossava un lungo vestito turchese che metteva in risaltò gli occhi azzurri e la silhouette, il tutto contornato da un rossetto scarlatto che spiccava sulla pelle rosea, rendendola elegante e aggraziata senza apparire irrealistica.

Il ventaglio bianco che stringeva nella mano era abbinato ai guanti di seta, e la bella Grifona dovette nascondersi dietro lo scaffale con il respiro ansante quando riconobbe la donna: Narcissa Malfoy.

Dopo aver deglutito, si avvicinò nuovamente al bordo dello scaffale per sbirciare di nuovo le due signore, con la speranza di essersi sbagliata.

La luce che proveniva dalla trasparente porta d’ingresso impediva alla ragazza di mettere a fuoco i lineamenti della donna, ma riusciva a riconoscere la fluidità con cui gesticolava e il modo di arricciare il naso quando qualcosa – un vestito color malva – non le piaceva, proprio come il figlio.

In quel momento, la porta d’ingresso si riaprì, facendo entrare così tanta luce che Ginny fu costretta a socchiudere gli occhi per non essere accecata.

La figura allampanata di un uomo era in controluce come un’ombra vista da dietro il sipario, e la Grifondoro riuscì a notare le spalle molto larghe e gli abiti lunghi e raffinati tipici della reggia del re Sole.

La Grifona sgranò gli occhi, certa di star osservando Lucius Malfoy: il mago compì qualche passo verso Narcissa, camminando con passi lenti e pesanti sul tappeto persiano.

Quando la porta si chiuse alle sue spalle, Ginny vide un paio di occhi profondi e penetranti come gocce di luce e una chioma biondo platino che splendeva sotto i raggi del sole: non si trattava di Lucius Malfoy, bensì di suo figlio Draco.

Il cuore di Ginny perse un battito, e i suoi grandi occhi dorati si soffermarono sulla bellezza divina del Serpeverde: camicia bianca con un taglio sul collo che lasciava intravedere la forma dei pettorali, scialle ampio e sfarzoso tipico di suo padre, capelli tirati all’indietro con il gel, pantaloni scuri e stretti fino a metà addome e stivali lucidi in pelle di drago.

Ginevra era certa di non aver mai visto un uomo più bello, ma si pentì di averlo pensato quando si nascose nuovamente dietro lo scaffale, ma quella volta non tornò a spiarli.

Si fiondò verso Hermione e la afferrò al volo per un braccio, strappandola dal vestito a balze che stava ispezionando per un lembo della manica.

-Mi sono appena ricordata di aver visto un vestito adatto alla mamma al piano di sotto! Sono sicura che le piacerà tantissimo quindi è meglio correre prima che lo comprino altre persone!-

Farfugliò la rossa, scendendo le scale alla velocità della luce e trascinando con sé una riluttante Hermione che si lamentava circa i modi da “scaricatore di porto” dell’amica.

Una volta giunte al piano inferiore, la ragazza si liberò dalla stretta di Ginny con un leggero strattone e la osservò con sospetto, gli occhi ridotti a due fessure.

-Bene, ora che siamo qui dopo una corsa degna della Nazionale di Quidditch, direi di cercare quest’abito che ti ha colpita fino a farmi rotolare per le scale!-

Le disse, lasciando trasparire una nota di rimprovero che non passò inosservata alle orecchie della rossa, la quale sorrise con innocenza.

Si girò freneticamente intorno fino ad individuare lo scaffale più lontano dalla scala e fiondarsi in quella direzione, portando con sé Hermione.

-Dev’essere qui da qualche parte!-

Disse, coprendosi volontariamente con gli abiti appesi, prima di sussultare quando sentì il rumore dei tacchi a spillo che rumoreggiavano sul pavimento, seguiti dalla voce febbrile di Madama McClan.

-Si può sapere cosa stai facendo?!-

Sbraitò Hermione quando vide la compagna sepolta sotto un cumulo di vestiti ancora nella carta trasparente che li proteggeva dalla polvere.

-Niente!-

Si affrettò a rispondere la rossa, sbucando da sotto la piccola montagna, prima di sbirciare in direzione delle scale.

Draco stava scendendo la gradinata premunendosi di rimanere dietro la madre: mento alto, spalle dritte e occhi gelidi, a tratti annoiati.

Ginny si morse il labbro, prima di fiondarsi dietro un altro scaffale, annunciando a Hermione che si stava dirigendo verso il bagno.

Aspettò che Malfoy scese tutti i gradini, e poi sgattaiolò su per le scale, dove aveva visto in precedenza un piccolo stanzino che Madama McClar usava per le scope, i vecchi abiti e altri aggeggi che servivano a misurare i vestiti.

Si guardò intorno freneticamente, torturando le maniche del maglione color sabbia per l’agitazione; quando si rese conto di non esser stata seguita, si appoggiò con la schiena contro la porta dello stanzino, sospirando sollevata.

In quel momento, una mano diafana dalle dita affusolate le afferrò la bocca, facendola voltare per non farsi riconoscere, mentre Ginny rimaneva immobile e stordita per lo shock.

Lo sconosciuto aprì la porta dello stanzino e fece entrare la ragazza – che nel frattempo aveva preso a dimenarsi come un’ossessa -, chiudendo la porta alle loro spalle.

Ginny aveva il cuore che batteva a mille mentre continuava a dimenarsi anche se c’era il rischio di sbattere contro qualcosa, visto che lo stanzino era molto buio.

Lo sconosciuto la fece voltare di scatto nello stesso momento in cui accese la luce, e la bella Grifona si scagliò su di lui con l’intento di strozzarlo.

Intento che, però, venne dimenticato quando incontro il volto scolpito e pallido del Serpeverde ed ex-mangiamorte, Draco Malfoy.

Rimase immobile contro il suo petto, i pugni chiusi contro i pettorali come se volesse forarli e gli occhi d’oro sgranati per la confusione.

Malfoy sorrise con quel modo spudorato e divertito che tanto le dava fastidio, e approfittò della loro vicinanza per posarle le mani sui fianchi.

-Anch’io sono felice di vederti…-

Esordì, alzando ed abbassando le sopracciglia, mentre la ragazza rimaneva immobile tra le sue braccia con il cipiglio corrucciato e gli occhi scintillanti: non sapeva se doveva essere più arrabbiata perché l’aveva seguita e rinchiusa in uno stanzino, oppure perché aveva messo in giro una falsa voce in cui dichiarava di non lasciare Hogwarts.

-Anche se, devo ammettere che ultimamente ho avuto l’impressione che tu non volessi affatto rivedermi! Dopotutto hai solo passato il resto del mese a nascondere la testa sotto la sabbia come se questo potesse annullare la nostra…escursione. Devo essermi sicuramente sbagliato! In fondo, quale donna vorrebbe evitarmi?-

Domandò retoricamente, aumentando la stizza della ragazza che si allontanò da lui, continuando a guardarlo con i suoi occhi rabbiosi.

-Sei uno sporco bugiardo, Malfoy! Hai finto di non tornare da tua madre, e per cosa, poi? Andare a fare shopping con lei? Tranquillo, nessuno saprà mai che hai la passione per i reggicalze!-

Lo attaccò, sorridendo malefica anche quando si accorse che lo scialle del padre era scomparso e il ragazzo aveva indosso solo una camicia bianca molto sottile e dalle maniche larghe, come quelle utilizzate dagli spadaccini ai tempi dei moschettieri.

Il biondino la osservò dall’alto al basso cogli occhi che scintillavano beffardi, prima di far scoccare la lingua sul palato e avvicinarsi.

-Reggicalze, dici? Lo sai che questo significa sfruttare un uomo come oggetto sessuale, vero?-

Sussurrò, schiacciando la ragazza contro la parete alle sue spalle e posando le labbra contro la sua guancia mentre parlava, senza tuttavia sfiorarla con un dito: le mani erano saldamente intrecciate dietro la schiena.

Ginny, del resto, era troppo orgogliosa per scostare il ragazzo e fargli capire che quella vicinanza la turbava, così rimase immobile con il mento alto mentre le labbra del giovane contro la gota le iniettavano brividi caldi e freddi per tutto il corpo.

-Tranquillo, non ho mai pensato a te come oggetto sessuale…e mai lo farò!-

Rispose, osservandolo negli occhi quando sussurrò le ultime quattro parole; la vicinanza le permise chiaramente di vedere le pupille del ragazzo che si restringevano all’improvviso, mentre i suoi occhi d’argento diventavano duri come pietre e offuscati dalla lussuria.

Sbatté i pugni contro il muro – proprio ai lati del viso di Ginny – con tale forza e velocità che i quadri presenti nella stanza tremarono, e la stessa Grifondoro non poté fare a meno di trasalire con un ansito sorpreso.

Le afferrò saldamente il volto con la mano destra, affondandola nei suoi capelli rossi e sprigionandone tutto il loro odore, prima di affondarvi il viso come un bambino.

-Non posso promettere lo stesso…-

Sussurrò, mentre la mano destra continuava a tenerla ferma e il viso del giovane era affondato contro il suo collo per inspirarne l’odore.

Con un ringhio, la bella giovane lo spinse via, ingiuriando contro di lui.

-Sei un lurido porco! Bastardo, perverso e maniaco!-

-Non mi sembrava che ti lamentassi tanto quando stavamo pomiciando sulla barca…-

I suoi occhi d’oro divennero duri e inespressivi come il metallo, sgranati per la rabbia che quell’affermazione le aveva procurato.

-Quello è stato un errore che non ripeterò mai più! Mi rifiuto di stare con una persona che avvelena la gente solo per divertimento!-

Il Serpeverde sgranò gli occhi a quelle parole, e una rabbia ceca, antica come il mondo, venne a galla con quello sguardo di ghiaccio che le fece sentire il freddo sulla pelle.

Con uno scatto le afferrò il polso, stringendolo tanto che Ginny sentì le ossa scricchiolare pericolosamente, mentre si abbassava con una smorfia di dolore.

-Ti riferisci all’avvelenamento di Potter, vero? E’…bruciante il tuo interesse per lui! Ed io, invece, cosa sono stato? Un errore! E’ QUESTO CHE SONO STATO?!-

Urlò, sgranando gli occhi in modo folle mentre faceva dei passi in direzione della ragazza che in risposta si allontanava per quanto permettesse la presa che Malfoy ancora esercitava su di lei.

Le sfuggì un ansito quando cozzò con la schiena contro il muro, e con labbra schiuse e occhi sgranati si ritrovò ad osservare gli occhi furiosi di Draco.

Era furibondo perché ancora una volta avevano preferito Potter a lui, perché non avrebbe mai potuto sentire la pelle di Ginny contro la sua, perché le sensazioni più belle di tutta la sua vita erano state considerate degli errori.

Non poteva sopportare l’idea di Potter e Ginny avvinghiati in camera da letto e ancora meno l’idea che quelle labbra rosse come ciliegie non reclamavano le sue.

Era lui che doveva donarle la sua prima volta, era lui che doveva bearsi del suo volto rosso per la passione, era lui che doveva abbracciarla tra le lenzuola del suo letto, era lui che doveva chiederle di invocare il suo nome.

Incontrò i suoi occhi così tremanti e spauriti per la sua improvvisa furia, e quel macigno che aveva sul cuore sembrò dissolversi come petali al vento.

Osservò le sue labbra carnose, schiuse e ansanti in sua direzione, quasi volessero invitarlo.

Ricordava il loro sapore intenso e il calore che emanavano ad ogni bacio, e la gola gli si seccò come acqua nel deserto.

-Non voglio più avere niente a che fare con te…-

Sussurrò la rossa quando vide lo sguardo del ragazzo, ma la voce che doveva risuonare forte e chiara si era trasformata in un sussurro a malapena udibile.

La giovane sentì il fiato caldo delle labbra di Malfoy contro le sue, e tentò con tutte le forze di non abbandonarsi ma alla fine chiuse gli occhi, beandosi del fiato fresco del ragazzo.

Il Serpeverde chiuse la luce e posò le sue mani sulla nuca della ragazza.

-Le tue labbra dicono una cosa ma i tuoi occhi ne dicono un’altra…-

Sussurrò sulle sue labbra, facendone scaturire un gemito emozionato che si estinse quando il ragazzo si avvicino per sigillarle.

Ma prima che ciò potesse avvenire, Madama McClar spalancò la porta dello stanzino e quando vide l’identità del ragazzo si affrettò a richiudere, mormorando delle scuse veloci e imbarazzate.

In quell’attimo in cui la porta si era aperta, Ginny aveva visto Narcissa Malfoy oltre le spalle della proprietaria…e stava guardando lei.

Nessuna emozione aveva deformato i suoi nobili lineamenti, ma di certo aver visto suo figlio avvicinarsi ad una Grifondoro e babbanofila non doveva averle fatto piacere.

Quell’immagine si memorizzò nella sua memoria come una fotografia in una macchinetta, e anche quando la porta si richiuse, Ginevra non fece altro che rivedere gli occhi azzurri della donna.

Malfoy sospirò, prima di ergersi in tutta la sua altezza e di osservare il buio davanti i suoi occhi nella vana speranza di riconoscere i lineamenti della sua bella.

Per un attimo sembrò riuscirci, e si fece persuadere dall’idea di rimanere, ma senza rendersene conto aveva già aperto la porta dello sgabuzzino per uscire: ormai, la magia si era interrotta.

Non appena alzò lo sguardo, un paio di grandi occhi azzurri lo fissavano duramente, e prima che potesse fare o dire qualcosa, si smaterializzò nel grande salone di casa Malfoy, proprio quando Ginny usciva dalla porta per rincorrerlo.

To be continued…

E finalmente l’estate!!

Con la gioia che mi infonde il cielo sereno, sto iniziando a scrivere molto più piacevolmente! Come vedete, il nostro Malfoy non ha nessuna intenzione di darsi per vinto, ma Harry continua ad offuscare i pensieri di Ginny. Lo so, sono stata un po’ cattivella a far entrare in scena Madama McClar ^^. Chiedo umilmente perdono! E che dire di Narcissa? Di sicuro qualcosa dovrà fare o dire visto che è la seconda volta che il suo attento e premuroso pargoletto si fa cogliere in flagrante *risatina malefica*. Tra il ciondolo dei Malfoy e la matrona di famiglia non si sa qual è la minaccia più grande… Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e auguro a tutti voi una felice estate ;) Grazie a tutti!

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Freddo ***


                                My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 14 – Freddo

Sono stato creato per tenere caldo il tuo corpo, ma sono freddo mentre il vento soffia, perciò stringimi tra le tue braccia

Cit. Ed Sheeran

                                 

L’argento e il verde erano i colori dominanti della divisa da quidditch che Draco aveva indossato per andare agli allenamenti pomeridiani.

Blaise e Theodore erano seduti sulle poltrone che si trovavano ai lati della sua camera di dormitorio, mentre Malfoy stava osservando il suo riflesso nello specchio, giusto per constatare la sua assoluta perfezione.

-Io non riesco ancora a capire perché te ne sei andato!-

Stava dicendo Blaise, mentre Draco continuava a dargli le spalle, osservando di tanto in tanto il riflesso dei due Serpeverdi nello specchio.

-Una rompiscatole ha interrotto il vostro momento di intimità! E allora? Non potevi continuare come se nulla fosse accaduto?!-

Lo criticò Blaise, gesticolando con le mani mentre accavallava elegantemente le gambe, al che Theodore fu il primo a rispondere.

-Blaise, quanto sei infantile! E’ logico che Draco è finalmente tornato in sé e ha capito che quest’idea della vendetta era una bambinata! Meglio tardi che mai, no?-

-No, affatto. In realtà sono più determinato di prima: semplicemente, quella guastafeste di Madama McClar aveva rotto il momento. Questo non significa che rinuncio all’impresa!-

Rispose Malfoy, sistemandosi pigramente le maniche della divisa e parlando con voce annoiata e indifferente che fece appassire le aspettative del giovane Nott.

Blaise – approfittando del momento – mostrò un largo sorriso in segno di vittoria.

-Se davvero vuoi conquistarla, allora ti conviene cambiare tattica! Sapevo che la Weasley era un gran bel peperoncino ma non fino al punto di non cedere alle lusinghe di Draco Malfoy! Devono averla immersa nello Spirito Santo!-

Commentò Blaise, sogghignando tra sé, mentre Theodore si stravaccava sulla poltrona con riluttanza e Draco si voltava per guardarli in viso, prima di avvicinarsi al letto dove aveva posato la sua scopa.

-Per conquistare una donna servono soprattutto saggezza e buonsenso!-

S’intromise Theodore, controvoglia, attirando su di sé lo sguardo scettico di Blaise.

-Diciamocelo, Theo: se qui ci fosse saggezza e buonsenso, tu…saresti prefetto?-

Domandò retoricamente il ragazzo di colore, ricevendo in risposta uno sguardo a metà tra lo sbigottito e il furioso di un Theodore Nott che stava per rispondere a dovere, prima di essere interrotto.

-Non vorrei interrompere uno dei vostri pacifici discorsi, ma così non mi aiutate…-

Commentò Draco, osservandoli in cagnesco e afferrando la sua fidata scopa con presa salda, prima di appoggiarvisi sopra, a mo’ di palo.

-Devi semplicemente essere te stesso Draco. Non sarebbe appagante se tu fingessi di essere il prode principe senza macchia e bla bla bla…-

Gli suggerì Theodore, accavallando a sua volta le gambe, mentre Blaise lo osservava con le sopracciglia inarcate e un sorrisetto a metà tra l’incredulo e lo scettico, prima di tornare ad osservare Draco.

-Di certo non hai bisogno di prendere lezioni di avance da noi, Draco. Tuttavia, il mio consiglio è quello di guardarti dentro e scoprire come sei realmente, qual è la tua vera natura…e poi fare il contrario!-

Malfoy spostò lo sguardo da Blaise a Theodore con le sopracciglia inarcate, e viceversa.

Poi, emise un suono a metà tra il divertito e l’incredulo, scuotendo la testa con divertimento prima di tornare a guardarli.

-E’ l’esatto contrario di quello che mi ha detto Theodore!-

Esordì in direzione del ragazzo di colore, la quale curvò le labbra in un sorriso smagliante.

-Ecco una ragione in più per seguire il mio consiglio!-

Replicò, facendo sbuffare il giovane Malfoy che alzò gli occhi al cielo, per poi afferrare saldamente la sua Firebolt.

Nott lanciò a Blaise uno sguardo di fuoco prima di uscire dalla stanza con i due ragazzi per dirigersi verso il campo da quidditch.

-Vedila così: se io fossi una ragazza, vorrei passare più tempo possibile con il mio uomo! Anche questa potrebbe essere una valida risorsa!-

Consigliò il ragazzo di colore, mentre i tre camminavano spediti per i corridoi ed ogni ragazzo che intralciava il loro passaggio abbassava lo sguardo davanti gli occhi gelidi di Malfoy.

-Sì, vi ci vedo tutti e tre!-

Commentò il biondino con un angolo della bocca verso l’alto e gli occhi che scintillavano sarcasticamente.

-Tutti e tre?-

Domandò Blaise con le sopracciglia corrugate per la confusione, al che Draco si permise di far scoccare la lingua sul palato con un sorriso divertito.

-Sì: tu, il tuo fidanzato e il suo cane per cechi!-

Rispose, facendo esplodere Theodore in una sonora risata, mentre Blaise gli faceva il verso dietro le spalle, e lo stesso Draco rise lievemente.

Anche quel piccolo sorriso, però, si spense quando arrivò vicino la colonna che divideva la scuola dallo stadio di quidditch.

Si appoggiò su di essa mentre osservava da lontano una donna che indossava la divisa da quidditch Grifondoro: fluenti capelli rossi, un sorriso che illuminava tutto ciò su cui si posava e un corpicino minuto nascosto dagli abiti larghi della divisa.

Stava sorridendo, ed avvinghiata a lui in un intimo abbraccio c’era un ragazzo corvino la cui cicatrice a forma di fulmine era nota all’intero mondo magico.

La mascella di Draco scattò nervosa e gli occhi si ridussero a due fessure, mentre i due Serpeverdi si appostavano al suo fianco per osservare a loro volta la scena.

Ginny rideva mentre Harry sfoggiava il boccino d’oro nella mano destra in direzione dei loro compagni di Casa che si congratularono con lui prima di entrare negli spogliatoi.

Ma ciò che più lo fece imbestialire fu il saluto di Ginevra: si alzò timidamente sulle punte e gli regalò un bacio sulla guancia.

La stirpe dei Malfoy era molto nota per la loro innata gelosia nei confronti di tutto ciò che – secondo loro – gli apparteneva; se poi si aggiungeva anche il carattere pepato di Draco, il risultato era una bomba nucleare.

I muscoli del biondino si pomparono per la voglia di scaraventarsi su quella faccia da schiaffi, la gola si fece arida e gli occhi rossi per la rabbia.

Ancora una volta Ginevra aveva scelto Potter al suo posto.

-Questo sguardo sa tanto di…follia!-

Dichiarò Blaise, osservando l’amico con una mano sul mento, mentre Theodore – consapevole del fatto che era sul punto di esplodere – gli posò una mano sulla spalla e parlò dritto al suo orecchio.

-Qualsiasi follia ti passi per la testa, non lo fare! Non ne vale la pena, né per Potter né per una donna. Ragiona Draco: sii razionale!-

La mascella del biondino sembrò tornare al suo posto e, con la rabbia negli occhi, si girò di scatto con l’intenzione di tornare nei dormitori.

Theodore fece appena in tempo a rilasciare un sospiro sollevato, quando Blaise- il- distruttore parlò:

-Theodore ha ragione: non vale la pena prendersi una sospensione per quei due piccioncini avvinghiati come cozze! Se ti può far sentire meglio, Weasley è appena rientrata negli spogliatoi mentre Potter è rimasto impalato in mezzo al giardino.-

Scoppiò in una sonora risata, tenendosi la pancia, mentre Theodore lo osservava come se avesse visto il fantasma di Silente fare le capriole per i corridoi di Hogwarts.

-Ecco fatto…-

Sospirò Nott, portandosi una mano alla fronte per l’esasperazione: sapeva che la frase di Blaise costituiva la goccia che faceva traboccare il vaso, prima ancora di sentire Malfoy che ringhiava.

Il biondino fece cadere la sua scopa e iniziò a correre verso il campo da quidditch con la spiacevole sensazione d’aver perso il controllo.

Theodore osservò il Serpeverde di colore con sguardo di fuoco, ricevendo in risposta una smorfia confusa e un:

-Che ho fatto?-

Nel frattempo, gli stivali lucidi di Malfoy calpestavano furiosamente la ghiaia, e i suoi occhi rabbiosi erano fissi su Potter.

Il ragazzo corvino lo vide correre in sua direzione e capì quello che stava succedendo prima ancora di sentire il pugno di Malfoy che si abbatteva contro il suo viso.

Cadde a terra, dolorante e con un occhio gonfio, ma riuscì ad afferrare la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

-Che diavolo ti prende, Malfoy?!-

Urlò, puntandogli contro la bacchetta e mettendosi sulla difensiva nonostante l’occhio sinistro stesse assumendo un colorito violaceo.

-Tu non-hai-idea di quanto desiderassi farlo, Potter. E finalmente mi sono tolto questo sfizio, perciò ascoltami bene: stai lontano da ciò che non ti appartiene!-

Lo minacciò, puntandogli un indice contro e frustando l’aria con la voce sibillina che faceva accapponare la pelle.

-Non so di cosa stai parlando!-

Urlò di rimando il ragazzo corvino, alzando maggiormente la punta della bacchetta che iniziò ad emanare scintille borgogna.

Malfoy si avvicinò a lui lentamente, osservandolo con occhi determinati e minacciosi, senza curarsi minimamente della bacchetta che sfiorava il suo petto.

-Non te lo ripeterò un’altra volta, Potter! Stalle-lontano!-

E in quel momento gli occhi smeraldini capirono di cosa stava parlando il giovane Serpeverde: non aveva mai messo così tanta rabbia in un pugno.

I due caddero a terra, ringhiando e rispondendo all’attacco dell’altro senza curarsi dei ragazzi che stavano uscendo dagli spogliatoi.

-SMETTETELA!-

Urlò Ron, prendendo per le spalle il suo migliore amico e tirandolo lontano da Malfoy che, nel frattempo, si era rialzato in piedi e stava caricando il pugno in direzione del volto di Potter.

Ma la sua mano si fermò grazie ad un istinto innato quando il viso lentigginoso di Ginny Weasley si sovrappose a quello del bambino sopravvissuto, per salvarlo da un pugno micidiale.

Draco rimase così: immobile con il pugno alzato a pochi centimetri di distanza dal volto di Ginny, il respiro ansante e la figura immobile, ma i suoi occhi erano fissi in quelli della ragazza.

La Grifondoro si voltò verso Harry che ne ricambiò lo sguardo per qualche minuto, poi prese Malfoy per braccio e lo trascinò lontano dal trambusto che si stava creando intorno a Harry e Ron.

-Che cosa pensavi di fare, eh?!-

Gli urlò contro una volta arrivati in una zona del campo dove nessuno poteva vederli o sentirli.

Malfoy osservava il pavimento con occhi sgranati e respiro ansante, quasi non sapesse come fosse arrivato in quel posto.

-Per quale fottuto motivo hai aggredito Harry in quel, modo? Gli hai fatto un occhio nero!-

Continuò a urlare, fino a quando il giovane alzò lo sguardo in sua direzione…e c’era rabbia in quegli occhi, una furia oscura e profonda come tunnel nel buio.

Le si scaraventò addosso e la inchiodò contro il muro, afferrandole il collo con una mano e osservandola con gli occhi fuori dalle orbite.

-Per quale motivo, dici? Oh, nulla di troppo eclatante. Ti stava solo per accarezzare le tonsille con la lingua!-

Sibilò, facendo sgranare gli occhi della bella rossa, più per la sorpresa delle sue parole che per la pressione che la mano esercitava sul suo collo.

-Cosa?-

-Fin da bambino lui era sempre un passo avanti a me! Io mi compravo la Nimbus 2003? E lui riceveva una Firebolt! Diventavo cercatore di Serpeverde? E lui mi umiliava davanti mio padre! E adesso arrivi tu, che sconvolgi il mio universo senza accorgertene e poi, senza far rumore, anche tu…scegli lui!-

Sibilò con tono crescente, sfogando un po’ di quella frustrazione che aveva accumulato in tutti quegli anni, ma, nonostante tutto, non mollò la presa.

Ginny era combattuta: non sapeva se credere alle sue parole o se si trattava di un altro stratagemma per farla cadere nella sua trappola.

Eppure c’era qualcosa in quegli occhi bui, pieni di ombre e privi di colore; qualcosa che sapeva di…supplica.

-E quale sarebbe il problema? Quale grande cambiamento ti turba fino a tal punto?-

Malfoy – così preso dalla sua rabbia – fece cedere le barriere difensive, e si allontanò dalla ragazza come se avesse toccato una sorte di oggetto oscuro.

-Io non posso aver bisogno di te!-

Rivelò, lasciando trasparire il pensiero che lo affliggeva e che più di una volta lo aveva tormentato: la ragione diceva una cosa, ma qualcosa nel suo petto lo portava nella direzione opposta.

Ed era strano, perché una sensazione del genere non l’aveva mai provata in tutta la sua vita: forse perché non si era mai interessato davvero agli altri, o forse perché – più semplicemente – non aveva mai amato.

-Perché?-

Domandò la ragazza, le lacrime a pizzicarle fastidiosamente vicino gli angoli degli occhi e lo sguardo sfinito di chi ha scalato una montagna ma non è ancora arrivato in cima.

-Perché non posso averti…-

Rispose a denti stretti, perché una piccola parte di quel muro che aveva eretto in tutta la sua vita, era caduto.

Perché era terribilmente vero che Draco Malfoy non brillava di luce propria, ma di un piccolo riflesso che nemmeno si notava.

Perché lei era sempre stata innamorata di Potter e forse non l’avrebbe mai dimenticato, ma lui la sua vendetta l’avrebbe avuta comunque.

Perché era Draco Malfoy, e non riusciva ad accettare di aver perso.

In tutti i loro incontri, la persona che era scappata via dopo una rivelazione di troppo era sempre stata Ginny.

Quella volta, invece…a scappare fu Malfoy.

To be continued…

Buon giorno a tutti! (O forse dovrei dire buon pomeriggio -.-‘’’)

Innanzitutto chiedo umilmente scusa a tutti coloro che hanno recensito e non hanno ancora ricevuto una risposta. In questi giorni sono piena di impegni visto che mia zia si sposerà presto e oltre a farle da “manager” sarò anche la damigella d’onore -.-. Prometto che entro oggi risponderò a tutti! Questo è un capitolo “di passaggio” perché finalmente si inizia a vedere che nonostante le difese di Draco, anche lui prova dei sentimenti ;) Ringrazio l’utente che mi ha suggerito la frase iniziale di Ed Sheeran, è proprio bella e adatta a questo cambiamento da parte di Draco ;) Come avete notato, ho cambiato il rating da arancione a rosso. Questo perché mi è stato fatto notare che già la scena sulla barca di Hagrid era un po’ troppo per l’arancione, altri dicono che non è così. Comunque, per non commettere errori, ho preferito cambiare il rating ;) Meglio abbondare, no? ;) Grazie di cuore a tutti coloro che continuano a seguirmi con tanto affetto, non so cosa farei senza di voi <3 Ci sentiamo domenica prossima! Baci

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Madri ***


                                My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 15 – Madri

Non è possibile essere una madre perfetta. Ma ci sono milioni di modi per essere una buona madre.

Cit. Jill Churchill

                                 

Il tempo scorreva veloce tra le mura di Hogwarts e ogni giorno era uguale a quello precedente e non molto differente dal seguente.

Eppure, qualcosa accadde una di quelle mattine, apparentemente normali e senza nulla di speciale.

La Sala Grande gremiva di studenti che entravano ed uscivano all’ora della colazione, questo fino a quando le grandi porte della stanza si aprirono, lasciando entrare una figura maschile.

Vestito con abiti lucidi e abbastanza sontuosi, si trattava di un giovane adolescente che doveva aver superato da poco i diciassette anni.

Si era diretto con lentezza verso la sedia dove sedeva la Preside McGranitt che, alla vista del ragazzo, si era alzata in segno di attesa o rispetto, il volto imperturbabile ma gli angoli della bocca erano rigidi, mostrando così un leggero disappunto.

La Preside si era diretta verso il piccolo altare e aveva fatto un annuncio a tutti i presenti: il ragazzo che si era presentato non era di sangue puro e pertanto non apparteneva alla nobiltà, ma era molto ricco e faceva parte di una stirpe ben vista e rispettata dal mondo magico.

Avrebbe soggiornato a Hogwarts per qualche giorno in vista di un importante affare, ed era libero di vagare per i corridoi nel limite delle ore concesse.

La voce ferma della Preside sfiorava la rigidità e questo fece subito capire ai docenti e ad alcuni alunni che la decisione di far soggiornare il ricco rampollo a Hogwarts, era stata presa contro la sua volontà.

Probabilmente qualche importante esponente dell’alta borghesia aveva versato un’ingente quantità di denaro per permettere il soggiorno al ragazzo, oppure – tesi molto più convincente della prima – aveva minacciato duramente la Preside.

Quale fosse il reale motivo che aveva spinto la donna ad accettare, non era dato a sapere, ma se quel ragazzo era riuscito ad ottenere vitto e alloggio doveva sicuramente avere qualcuno di potente ed importante alle spalle.

Ginny non fece troppo caso a quell’avvenimento anche se le dispiaceva molto per la Preside McGranitt che era stata costretta a mordere l’orgoglio per soddisfare i capricci di chissà quale importante esponente.

Il resto degli studenti, però, manifestò una certa insofferenza nei confronti di quella situazione, Grifondoro in primis, poiché non riuscivano a spiegarsi come una donna dall’orgoglio imperturbabile come la McGranitt abbia ceduto un soggiorno ad un ragazzino.

Ginevra sbuffò quando smise di parlare con il resto dei compagni su quell’argomento, e si avviò verso l’uscita della Sala Grande con ampie falcate.

Più di una volta le era parso di sentirsi osservata al momento di uscire dal portone principale, e ogni volta aveva la sensazione che a guardarla fossero un paio di occhi perlati come l’alba lattiginosa.

Quella volta, invece, una spiacevole sensazione attivò un piccolo campanello d’allarme: ad osservarla erano un paio di occhi ben diversi da quelli di Malfoy.

Ignorò quell’istinto poco gradito e uscì dalla Sala Grande senza sapere che il nuovo arrivato la stava studiando, e Malfoy stava guardando quest’ultimo con la mascella serrata e gli occhi in fiamme.

Ginevra e Draco non si erano più visti da quel giorno al campo di quidditch: entrambi si stavano evitando, ma per ragioni diverse.

Draco non aveva nessuna intenzione di abbandonare il suo piano: aveva semplicemente bisogno di tempo per pensare.

Quando era arrivato a Hogwarts si sentiva una fragile colomba dalle ali sporche di petrolio, in gabbia, che non riusciva a volare libera nel cielo.

Tutto il suo mondo aveva perso le sfumature colorate e brillanti che lo rendevano magico, trasformandosi in una tavolozza vuota, priva d’espressione.

Gli incubi lo perseguitavano: a volte si trattava di ricordi spiacevoli, altre volte di fiumi di sangue che veniva versato a causa sua, di quel marchio che aveva brutalmente rovinato la sua esistenza.

Poi era arrivata Ginny, e con il tempo, un poco alla volta, tutto intorno a lui stava mutando: dalle piccole cose che prendevano inspiegabilmente colore, sino agli oggetti più grandi.

Quella piccola rossa stava illuminando tutta la sua esistenza e la sua sola presenza faceva allentare quella chiave che lo teneva prigioniero.

Ma c’erano ancora un sacco di punti scuri nella sua vita, punti in cui il passato era forte e vivo, non del tutto degno di essere chiamato “passato”.

Il ricordo di un padre che non avrebbe più rivisto, oppure quello di una vita tranquilla, se non felice, che non avrebbe più riavuto indietro.

E quella che era iniziata come una vendetta personale si stava trasformando in un bisogno incontrollabile: senza far rumore, era diventata indispensabile.

Ma lui non poteva permetterlo, perché era Draco Malfoy e tutta la sua vita non era mai stata raggiunta dal sole: tutta quella luce, quei colori, erano una zona nuova per lui, e non era pronto ad affrontarli.

Ma mai e poi mai avrebbe rinunciato al motivo che aveva fatto iniziare tutta quella storia…aveva solo bisogno di tempo.

Ginny, invece, aveva una guerra dentro di sé, che riaccendeva i fuochi ogni volta che pensava al bel Serpeverde: sapeva che Malfoy voleva solo usarla come una sgualdrina qualsiasi, ma c’era qualcosa in lui che la attirava.

Sembrava una preghiera, un autentico grido di disperazione che nessuno sentiva oppure che nessuno voleva sentire.

La sua parte razionale le diceva di non affezionarsi, di non dare peso a tutte quelle sensazioni che – nonostante tutto – il suo cuore continuava a percepire costantemente.

Era divisa tra la ragione ed il cuore, e soffriva amaramente nel pensare che tutti quei momenti passati con lui erano solo frutto della sua cattiveria, di una fitta ragnatela di bugie tessuta per farla cadere nella sua trappola.

Più di una volta aveva pensato di rivelargli la verità, ma la paura di perdere anche quel minimo rapporto che si erano costruiti, era troppo grande.

E così la loro vita sembrava essersi fermata da quando avevano smesso di confrontarsi e il loro rapporto sembrava essersi fermato come un treno nel bel mezzo del deserto: persino le loro solite frecciatine sarebbero state d’aiuto.

Vivevano costantemente nella speranza di veder sbucare l’altro da un muro del corridoio, ben sapendo che non sarebbe mai accaduto, perché entrambi erano troppo testardi ed orgogliosi per ammettere che qualcosa, nel loro piccolo mondo, stava mutando.

Lentamente ed inesorabilmente, come piccoli fiocchi di neve che cadevano dal cielo con una calma innaturale, ma che alla fine riuscivano a ricoprire delicatamente tutto il suolo.

Senza lasciare via d’uscita.

I giorni passavano, e più di una volta Ginny aveva visto lo sguardo del nuovo arrivato, posato su di lei.

Non capiva che interessi potesse nutrire nei suoi confronti, così come non capiva perché Malfoy sembrava provare tanto astio verso il ricco rampollo.

Forse si conoscevano: in fondo, anche se il ragazzo non apparteneva alla nobiltà, era ben visto dal mondo magico e, pertanto, doveva aver frequentato i giusti ambienti.

Tuttavia, Ginny decise di ignorarlo e passò i giorni seguenti tra studio, tempo passato con gli amici e occhiate fuggevoli che ogni tanto lanciava a Malfoy.

Questo perché aveva bisogno di vederlo – anche se per pochi istanti – quasi dovesse assicurarsi che stesse bene.

Lo stesso valeva per il bel Serpeverde che, dopo un lungo periodo passato a pensare a quella situazione, decise di tornare in carreggiata, ma mai si sarebbe aspettato una cosa del genere.

Quella sera, Ginny stava camminando per i corridoi bui ed umidi dei sotterranei, facendo attenzione a dove metteva i piedi.

Era sola per quei corridoi poiché stava svolgendo una delle ronde notturne che le spettavano, in quanto prefetto.

Svoltò l’angolo e s’immerse ancora di più in quel corridoio buio, tanto che dovette fermarsi per cacciare la bacchetta dalla tasca della gonna, e accenderne la punta con l’incantesimo “lumos”.

Il pezzo di legno iniziò a rischiarare l’ambiente, illuminando così un volto umano che sembrava scavato nella pietra.

Ginny sussultò, facendo quasi cadere la bacchetta mentre il ragazzo sogghignava per l’ovvia reazione che aveva scaturito nella giovane.

Ginny lo guardò più attentamente e riconobbe il ricco snob che da qualche tempo a quella parte si pavoneggiava per i corridoi di Hogwarts, mostrando anche più alterigia di tutti i Serpeverdi messi insieme.

-Che diavolo fa vostra maestà per i corridoi, a quest’ora? Se non vado errando, il vostro coprifuoco è analogo a quello della misera plebaglia…-

Iniziò Ginevra, riprendendosi dal piccolo momento di spavento e mostrando il suo tagliente sarcasmo per far capire al ragazzino che con lei non c’era da scherzare.

Certo, la natura pacifica di Ginny non le permetteva di far del male nemmeno ad una mosca, ma avrebbe senz’altro ricorso alla magia se quell’individuo non avesse mosso da solo le sue nobili chiappe.

-Quanto astio per un po’ di ritardo, Signorina Weasley! Devo forse dedurre che la mia figura è la causa di un reflusso d’agitazione?-

Mostrò un sorriso a trentadue denti, facendo scintillare macabramente due occhi scuri come buchi neri.

Da vicino, Ginny poté studiare con più attenzione i suoi lineamenti: aveva la pelle color caramello, un volto troppo spigoloso per i suoi gusti, un’appendice nasale abbastanza lunga e un paio di occhi scuri: tutto nella sua figura emanava antipatia e sfiducia.

-La causa di un reflusso gastrico, più che altro…-

Gli rispose, arricciando il naso in sua direzione e puntandogli contro la bacchetta, ignorando la sua smorfia di disapprovazione.

-Non credo di averti mai detto il mio nome. Pertanto, devo dedurre che tu abbia indagato su di me?-

Sibilò la ragazza, inclinando il capo d’un lato e studiando attentamente la sua lieve risata e la piega derisoria delle labbra.

-Mi presento, Signorina Weasley. Sono Thomas Carrawell, famiglia inglese da sette generazioni.-

Le disse, prendendo la sua mano senza chiederle il permesso e con poca delicatezza, mimando un baciamano prima di usare quella stessa mano per spingere Ginny in sua direzione.

La ragazza osservò con disprezzo quell’essere che le sorrideva soddisfatto, provando un moto di disgusto nel sapere che quel petto a cui era poggiata non era quello di Malfoy.

-Dammi un solo motivo per non strapparti la faccia…-

Mormorò, con voce minacciosa e pericolosa, avvicinando la bacchetta dalla punta illuminata alla gota del ragazzo che sembrò sorpreso dalla tempra di Ginny.

-Beh, perché ti sto facendo divertire, no?-

Le domandò, mostrandole un grande sorriso che era poco rassicurante, al che Ginny alzò orgogliosamente il mento, evitando di ricambiarne il “sorriso”.

-Forse non l’hai notato, ma l’unico a divertirsi qui…sei tu!-

Gli rispose, liberandosi dal contatto e osservandolo fieramente dall’alto al basso, mostrandogli tutta la sua stizza.

Il ragazzo rimase ad osservarla per qualche secondo, prima di sorridere con gli occhi scintillanti per la vittoria.

-Colui che custodisce il tuo cuore non deve temere nulla. La tua fedeltà è ammirevole, giovane Grifondoro-

Le sorrise, prima di sorpassarla e lasciarla immobile in mezzo al corridoio buio, interdetta per la frase che aveva appena espresso.

-Mi domando a chi devi tanta lealtà…-

Le disse, quando la ragazza era ancora girata, ma riuscì a sentire distintamente le sue parole.

Il giovane Carrawell si avviò verso la Sala Comune dei Serpeverde dove aveva soggiornato fino a quel giorno, ma quando svoltò l’angolo una figura indistinta lo afferrò per il colletto della camicia.

-A me!-

Disse quella voce, rispondendo alla domanda che il ragazzo aveva posto a Ginevra qualche minuto prima a quella parte: tutto ciò che riuscì a vedere furono un paio di occhi color ghiaccio, prima che un potente pugno si abbattesse sul suo viso, stordendolo.

Anche in quel momento, tra le mura del grande palazzo dove aveva appuntamento con il padrone, la faccia continuava a fargli male.

Il soggiorno nella scuola di Hogwarts era stato abbastanza piacevole, ma quell’inconveniente proprio non l’aveva calcolato: di certo non si aspettava di venir colto nel sacco dall’uomo della Weasley.

Le porte del grande salotto si aprirono permettendogli di entrare, e alcuni elfi domestici la richiusero alle sue spalle, tremanti per la paura.

Il ragazzo camminò sul lungo tappeto borgogna che portava ad una figura incappucciata che si levava maestosamente al centro del salotto.

Indossava un mantello color cobalto, il cui cappuccio gli copriva il viso: in quel momento gli stava dando le spalle, troppo intento ad osservare le fiamme del sontuoso camino in pietra.

-Ho svolto il compito che mi avevate assegnato…-

Iniziò il ragazzo, avvicinandosi con indolenza alla figura che gli rivolse un pigro gesto della mano per invitarlo a continuare.

-Ho fatto delle avance alla piccola di casa Weasley, come mi avevate ordinato. Devo dire che quella ragazza ha del carattere: mi aspettavo una donnina facile e compromessa, e invece mi ritrovo questa adorabile leonessa che sembra tenere al suo orgoglio più che alla sua vita-

La figura incappucciata s’irrigidì con la schiena, segno che era molto interessato alla questione e che non si aspettava un resoconto del genere.

-La bella rossa non ha voluto cedere! A quanto pare il suo piccolo cuoricino è già sigillato tra le mani di qualcun altro, che non sembra avere intenzione di lasciarlo andare: questa incredibile opera d’arte mi è stata donata da egli stesso, in seguito al tête-à-tête avuto con la sua bella-

Sogghignò, indicando con una mano il livido violaceo che aveva deturpato la sua pelle e che sembrava rossastro a causa del riflesso delle fiamme.

-Il nostro patto non prevedeva il cedimento della ragazza: dovevo semplicemente provare a sedurla, nulla di più. Credetemi se vi dico che è stata una roccia! Pertanto, io ho rispettato i miei termini, signore-

Disse il ragazzo, osservando la schiena della figura incappucciata che dopo quelle parole rimase a lungo in silenzio.

La sua mente stava pensando e riflettendo attentamente su quanto gli era stato detto dal ragazzo: di certo non si aspettava tutta questa lealtà da parte della giovane.

-Ti prego…-

Iniziò la figura, voltandosi lentamente e abbassando il cappuccio del mantello, rivelando un volto maturo ma delicato, contornato dai riflessi del camino.

-…chiamami pure, Narcissa Malfoy-

 To be continued…

Finale bomba!!

Se le altre volte credevo di aver messo un pizzico di suspense nel finale, questa volta ho creato un’autentica bomba nucleare!! Cos’ha in mente Narcissa? Vuole davvero dividere Draco da Ginny? Beh, di certo non deve essere rassicurante sapere che il proprio figlio frequenta una traditrice di sangue, ma c’è qualcosa nei suoi modi di fare che lascia pensare, voi non credete? In questo capitolo l’ho resa un po’ cattivella, è vero! Probabilmente i nostri ragazzi si troveranno di fronte ad una nuova minaccia! Poverini… Ma, del resto, sono io che gestisco il gioco quindi questa è la mia volontà, no? Spero che non me ne vogliate per questo xD Ora vi lascio un bacio con la promessa di un nuovo, emozionante, capitolo! Baci,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Importante ***


Capitolo 16 - Importante                                 My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 16 –  Importante

L'importante non è quello che trovi alla fine della corsa. L'importante è quello che provi mentre corri.

Cit. Notte prima degli esami

                                 

Erano passati pochi giorni da quando Thomas Carrawell aveva lasciato la scuola di Hogwarts, eppure Ginny non era ancora riuscita a togliersi dalla testa le sue parole.

Aveva detto che il suo cuore era sigillato e apparteneva già a qualcun altro, e la Grifondoro non aveva capito a cosa si riferisse fino a quando non ripensò alle sensazioni che aveva provato quando era stata con lui.

Aveva pensato a Malfoy, alla sua pelle calda e a quanto la disgustasse stare a contatto con quel riccone.

In preda al panico, era corsa nella sua Sala Comune e aveva riflettuto sui suoi sentimenti per tutta la notte.

L’amore che aveva sconvolto la sua esistenza era quello che aveva provato nei confronti di Harry, ma lui l’aveva notata quando ormai era già una donna, e questo le faceva male.

Eppure le sensazioni che aveva provato stando a contatto con il ragazzo sopravvissuto non erano minimamente paragonabili a quelle che le scuotevano il cuore ogni volta che incontrava lo sguardo di Malfoy.

Una scarica elettrica partiva direttamente dalla punta delle dita, fino ad irradiarsi nel suo petto e centrare quel piccolo cuore che iniziava a battere più velocemente.

Le piaceva il modo con cui la proteggeva da Harry, il modo di riuscire a portare anche la situazione più disdicevoli a suo vantaggio, e il suo essere sempre un passo avanti.

Aveva memorizzato ogni suo comportamento senza saperlo, dal modo con cui muoveva i capelli per mostrarsi superiore, fino alle pupille che si spalancavano quando qualcosa lo faceva infuriare oltre ogni dire.

Solo in quel momento si rese conto di tutti quei piccoli particolari che la sua mente e il suo cuore avevano memorizzato con naturalezza.

Facile come respirare.

Ed era bello, dannatamente bello, ma quel particolare non sembrava contare molto per lei.

Ed era intelligente, tanto intelligente, ma la sua ingegnosità non era importante per lei.

Erano quegli occhi che le squagliavano il cuore e che sapevano leggerle dentro, quel modo di proteggere le persone con fare quasi possessivo, quelle braccia forti che sapevano donare degli abbracci rassicuranti.

Quegli aspetti del suo carattere erano fondamentali.

Nascosti sotto un cumulo di ombre e brutte esperienze, facevano fatica a riemergere, ma quando ci riuscivano, donavano delle sensazioni uniche.

Passò una notte insonne, riflettendo su tutte quelle nuove convinzioni che erano venute a galla sotto l’ombra della luna che l’aveva accompagnata per tutto il tempo.

Il mattino seguente aveva dato appuntamento a Luna sotto la grande quercia che si trovava in riva al lago.

Aveva bisogno di esternare i suoi sentimenti, di urlare a qualcuno quanto fosse confusa, e non c’era nessuno sulla faccia della Terra che era in grado di capirla meglio di Luna.

Soffriva amaramente perché sapeva che Malfoy l’aveva solo ingannata e che – molto probabilmente – il ragazzo che tanto la affascinava non esisteva neppure: una maschera ideata per farla cadere in trappola, questo era.

Ma quel piccolo muscolo che batteva nel suo petto continuava a credere prepotentemente negli attimi che avevano passato insieme.

-Ciao Ginny!-

La salutò la bionda Corvonero, distraendola da quei pensieri che sembravano aver messo radici nel suo cervello.

-Ciao…-

La salutò flebilmente, continuando ad osservare i raggi del sole che si riflettevano sul lago come un tappeto di luce che si estendeva verso l’orizzonte.

-Qualcosa non va?-

Domandò la Corvonero dopo aver notato l’espressione pensosa di Ginny, al che la ragazza si voltò verso l’amica e ponderò per bene la prossima frase, il suono lento e monotono dell’acqua a fare da sottofondo.

-Molto più di qualcosa, Luna…-

Iniziò, osservando l’amica con espressione seria e imperturbabile, mentre un leggero venticello faceva cadere una ciocca ramata davanti il suo occhio sinistro.

La bionda, inarcò le sopracciglia e guardò l’amica con sguardo acceso dalla curiosità, invitandola silenziosamente a continuare.

-Non posso far finta che niente sia cambiato, Luna. Ci ho provato, credimi, ma ogni volta che sto per arrivare all’uscita di questo buco nero, ecco che riappare davanti ai miei occhi come un’anima tormentata e tutte le mie convinzioni e i miei sforzi per dimenticarlo cadono come un castello di carte…-

La rossa si portò le ginocchia al petto mentre parlava e le mani ai lati del viso, come per sorreggerlo a causa dei pensieri troppo pesanti che continuavano a tormentarla.

-Ti stai riferendo a Malfoy, vero?-

Le chiese la bionda con voce morbida e delicata come velluto, quasi temesse di interrompere il sonno tranquillo di un bambino.

Ginny si voltò verso di lei con ancora le mani sul viso, e annuì, facendo scintillare gli occhi della Corvonero che le sorrise e la incitò a continuare.

-Ho paura di quello che sto facendo! Non mi riconosco più! Nemmeno con Harry facevo così attenzione ai particolari e questo non fa altro che spaventarmi. Mi sento una completa idiota perché avevo promesso a me stessa di non dargliela vinta, e invece ci sono cascata…-

Ginny si prese la testa tra le mani e tentò di fermare il tremito delle spalle e delle gambe: mai nella sua vita aveva provato tanto freddo.

Luna le sorrise dolcemente e si avvicinò a lei fino a darle un grande abbraccio, gli occhi brillanti come acqua al sole e un sorriso sognante come quello dei bambini.

-Ginny, se davvero doveva accadere il tutto si limitava ad una questione di tempo. Ricordi quando ti inviai una lettera, dicendoti che ero a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto se tu avessi rifiutato Malfoy? E’ esattamente a questo che mi riferivo! Anche se inizio a pensare che non sarebbe cambiato molto neanche se tu fossi passata al contrattacco. Non è romantico? Destinati a provare un sentimento reciproco, indipendentemente dai fattori altrui!-

Ragionò la bionda, stringendo l’amica nel suo abbraccio e parlando con voce sognante e melodica che strappò a Ginny un piccolo sorriso.

-Il problema è che lui non mi ricambia, per il semplice motivo che il ragazzo con cui ho passato il tempo non era Malfoy. Era una maschera, una menzogna che lui stesso ha creato per rendermi debole, e la cosa che più mi brucia è che lui ci è riuscito in pieno, mentre io ho fallito miseramente…-

Esordì, tirando in su col naso e lasciandosi cullare dall’abbraccio caloroso dell’amica, soffice come i soffi di vento che accarezzavano delicatamente i loro corpi.

-Come puoi sapere se ha sempre finto? Magari ha solo detto le frasi giuste ma non ha mai voluto passare per ciò che non è! Non puoi conoscere la verità se prima non la affronti…-

Ginny sciolse l’abbraccio per ergersi con la schiena e tirò in su col naso, prima che un vago sorriso affiorasse sulle sue labbra cremisi.

-Luna, credo di essermi innamorata…-

Parole a lungo evitate ma mai realmente sconfitte uscirono dalle sue labbra, vere come il sole che illuminava le due ragazze ma che non riusciva ad arrivare nelle fondamenta buie del castello.

Lì dove risiedeva la casa di Salazar Serpeverde, il Caposcuola era sotto la doccia da più di mezz’ora, cercando conforto sotto il getto rilassante dell’acqua calda.

Ma anziché sentire la familiare sensazione di sollievo, quei pensieri e sentimenti che da tanto tempo aveva messo in un angolo iniziavano a riaffiorare come erbacce tagliate superficialmente e non alla radice.

Quella gelosia innata, quella rabbia che scuoteva ogni cellula del suo corpo e la sensazione bruciante di poter compiere un omicidio da un momento all’altro non erano mai state tanto pressanti e palesi come quando qualcuno si avvicinava a Ginny.

Quel bellissimo angelo aveva ancora le ali intatte, e anziché tagliare o sporcare le sue di ali, Draco aveva la sensazione di farlo con le sue.

Non che le avesse mai avute.

Ma da quando quell’essere celeste dai capelli ramati era entrato nella sua vita, sentiva che forse anche lui poteva riavere indietro le sue ali.

A volte quel pensiero gli pareva una follia, perché non aveva mai posseduto quella purezza e quell’innocenza in tutta la sua vita.

Eppure Ginny aveva il potere di fargli credere che anche lui, con i suoi modi scorbutici e prepotenti, era una persona dall’animo buono.

E lo guardava con quei grandi occhi d’oro che facevano sbiadire tutto ciò che li circondava, e che lo osservavano come se davvero ci fosse qualcosa di bello da vedere in lui.

Per tutto quel tempo aveva pensato di essere ossessionato dalla ragazza, il che gli era già capitato in precedenza: provava desiderio per una donna, ma dopo che questa cadeva tra le sue braccia, perdeva ogni interesse.

Ma con Ginny era diverso, perché non lodava la sua bellezza, non ammirava la sua intelligenza: semplicemente, non sapeva perché era così attratto da lei.

Amava il modo con cui difendeva il suo orgoglio e la sua dignità femminile, con mento alto e sguardo fermo anche quando tutto intorno a lei stava crollando.

Amava il modo con cui rispondeva alle sue provocazioni, senza peli sulla lingua e senza prendere sul serio le sue parole.

C’era una sorta di magnetismo tra di loro, questo lo sapeva bene, semplicemente non voleva ammetterlo.

Uscì dalla doccia e si vestì con calma, asciugando velocemente i capelli con un colpo di bacchetta.

Rientrò in camera e non si sorprese quando vide Blaise e Theodore seduti sulle poltrone che stavano ai lati del letto, mentre discutevano su chi avrebbe avuto i voti più alti alla fine della scuola.

Draco si stese pesantemente sul letto, lo sguardo rivolto alle cortine verde-argento e le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino.

-Arrenditi, Blaise! Sono il più bello e anche il più intelligente!-

-Se questa è la giornata dei contrari, allora sì!-

Rispose prontamente Blaise con un largo sorriso sulla faccia, mentre Malfoy sbuffava esasperato, portandosi una mano sul viso.

-Se prendiamo la tua bellezza, Theodore, come unità di giudizio allora anche la Granger potrebbe fare la top model da morta!-

Continuò il ragazzo di colore, guadagnandosi lo sdegno di Theodore che aprì bocca per rispondere in maniera piccata, prima di ricevere un cuscino in testa da parte di Malfoy.

-Piantatela…-

Ordinò il giovane Serpeverde con tono annoiato prima di portarsi il braccio sugli occhi, come per coprirsi dal sole, e tornare a focalizzare i suoi pensieri su una certa Grifondoro dai capelli rossi.

-Uh uh, abbiamo un Draco pensieroso qui…-

Lo provocò Blaise, inclinando il capo d’un lato con un sorriso smagliante e aspettando una risposta acida da parte dell’amico.

Quando il ragazzo capì che Draco non aveva nessuna intenzione di rispondergli, sbuffò sonoramente e si sedette più compostamente sulla poltrona.

-Oh, andiamo! Non fare la parte del muto adesso! Ormai mi hai incuriosito e quindi non ti lascerò più in pace fino a quando non mi racconterai cosa ti succede…-

Esordì il ragazzo di colore con tono soddisfatto, prendendo un chicco d’uva da una scodella vicina e portandoselo alle labbra con espressione vincente, mentre Theodore si portava stancamente una mano sugli occhi.

Draco spostò leggermente il braccio per guardare negli occhi il compagno, prima di sbuffare con fare sconfitto.

-Ginevra Weasley…-

Sussurrò, tornando a coprirsi gli occhi con il braccio, mentre Blaise sogghignava e Theodore sgranava gli occhi.

-E così questo bel diavoletto dai capelli bianchi rimase fottuto dall’angioletto che voleva fottere…-

Draco storse le labbra a quelle parole ma non commentò nulla, neanche quando Blaise iniziò a ridere come un forsennato.

Il ragazzo di colore guardò da Malfoy a Theodore e – notando che non controbattevano nulla di acido e le loro espressioni erano serie – la sua risata si acquietò lentamente, fino a trasformarsi in una smorfia a metà tra lo sconvolto e il confuso.

-Oh, andiamo! Avete capito la battuta?-

I due Serpeverdi non risposero, e fu a quel punto che l’espressione di Blaise lasciò intuire che anche lui era arrivato ad una sola conclusione, e per poco la sua mascella toccò il pavimento.

-Oh Merlino! Ma allora è vero! Sei davvero rimasto fottuto!-

Gridò in direzione di Draco che – dal canto suo – sospirò profondamente prima di togliere il braccio dagli occhi e di sedersi sul letto con espressione determinata ad ammettere i propri sentimenti.

Gli occhi plumbei come il mare che prometteva tempesta e l’espressione di pietra che lo faceva somigliare tanto a suo padre.

-Theodore, Blaise, credo di essermi innamorato…-

To be continued…

Holaaaaa!

Finalmente, direte voi! Ci sono voluti ben 16 capitoli per rendere possibile tutto questo! E’ vero, in quanto a rating sono molto lunatica perché, come potete vedere, l’ho di nuovo passato all’arancione. Questo perché il rosso era troooppo esagerato, fidatevi della scrittrice. Mi sono lasciata influenzare dalle opinioni altrui e per questo vi chiedo scusa! Beh, finalmente i nostri amati protagonisti hanno ammesso i loro sentimenti, ma non dimentichiamoci che una spada di Damocle pende su di loro…anzi, 3 spade di Damocle! ( Il Medaglione, Narcissa e la Lettera di Lucius). E ora cosa accadrà? Vi avverto che secondo i miei calcoli, la storia avrà all’incirca 21 capitoli…quindi tra poco arriveremo alla fine, purtroppo. *pianto a dirotto*. Spero che questo capitolo vi abbia entusiasmato! Baci,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Amore ***


                                My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 17 –  Amore

Dimmi quel ti amo che non mi hai mai detto, è tutta la vita che lo aspetto. Amami, sennò non la smetto. Destino del cazzo, tu zitto!

Cit. Andrea Filocorno

                                 

L’odore dei fiori era qualcosa di sublime che rilassava la mente e la sgombrava da tutti quei pensieri angusti che l’avevano tormentata fino a quel giorno.

Ginevra Weasley ascoltava le sensazioni della natura cogli occhi chiusi e un lieve sorriso ad incurvarle le labbra, l’espressione rilassata di chi non ha pensieri brutti a cui pensare.

Si trovava su una panchina costruita al centro di un magnifico giardino che si trovava nell’ara est del castello.

La statua di Merlino si ergeva imponente dietro le sue spalle, quasi a volerla proteggere da tutti i pensieri esterni che minacciavano di farle perdere quell’armoniosa pace interiore.

Erano davvero pochi i momenti in cui Ginny non si rattristiva per il destino d’essersi innamorata della persona sbagliata.

Non passava giorno in cui non si struggeva di dolore per quell’amore che era falso come i sussurri delle Veela.

Più di una volta Luna aveva cercato di consolarla, dicendole che probabilmente il ragazzo di cui si era innamorata esisteva davvero e non era frutto della cattiveria di Malfoy.

Ma Ginny era forte, e con la stessa forza che aveva usato per rialzarsi dopo la morte di Fred, si sarebbe rialzata anche da quel baratro, ma non avrebbe mai smesso di amarlo.

-Ginny…-

La giovane schiuse gli occhi e sbatté le palpebre a più riprese per tornare con i piedi sulla Terra.

Poi si voltò, e incontrò il giovane Harry Potter che le sorrise lievemente, un po’ mortificato per aver rovinato quel momento.

-Posso sedermi?-

Le domandò, indicando il posto accanto al suo sulla panchina in marmo, al che la ragazza sorrise lievemente e fece un cenno d’assenso.

Harry si accomodò al suo fianco e inspirò profondamente l’odore dei fiori, riempendosi i polmoni con quel soave profumo.

-Ora capisco perché vieni sempre a rifugiarti in quest’ara del castello, ultimamente! E’ bellissima…-

Sussurrò il ragazzo, facendola sorridere, mentre prendeva a far scivolare lo sguardo sui vari tipi di fiori che ornavano quel pezzo di paradiso.

-Sì, lo è…-

Sussurrò, prima di rattristirsi quando il pensiero volò al suo bellissimo Malfoy, seducente come i boccioli di rose rosse che le sorridevano da lontano.

Harry si chinò e raccolse qualcosa da terra, prima di porgere una bellissima rosa rossa che rattristì ancor di più la giovane Grifondoro, la quale non lo diede a vedere.

Harry posizionò il fiore tra la sua fluente chioma color cremisi, poco sopra l’orecchio destro, come aveva fatto la sera della loro cena romantica.

Che non andò a buon fine a causa della bravata di Malfoy.

Ginny distolse all’improvviso lo sguardo da Harry, voltando il capo con una smorfia di dolore, il cuore dilaniato da una morsa di ferro.

Il Grifondoro abbassò la mano mentre la ragazza tentava di trattenere le lacrime che non smettevano mai di scorrere sul piccolo volto roseo.

-Ho notato che in questi ultimi tempi sei un po’ triste, Ginny. C’è forse qualcosa che non va?-

Le domandò il ragazzo, al che la rossa voltò il capo in sua direzione e lo osservò a lungo: gli occhi verdi come le piante di cui erano circondati, i capelli scuri e scompigliati e l’aria da ragazzo maturo che non aveva mai perso quella sfumatura più giocosa ed innocente.

Aveva passato tanto tempo ad amare in silenzio quel volto, passando notti intere a piangere su quel sentimento che non era ricambiato.

L’unica cosa che aveva sempre desiderato, era sentirsi protetta tra le braccia di qualcuno che contasse tanto per lei e che, soprattutto, ricambiava il suo sentimento.

Era buffo il fatto che si era ritrovata nella stessa situazione con l’antagonista di Harry.

-Harry, tu sei un ragazzo magnifico! Dolcissimo, premuroso e attento ad ogni particolare! Ed è questo che ti rende speciale, non quella cicatrice che tutti venerano quando invece ti ha portato solo disgrazie. Ho passato tanto tempo ad amarti, Harry. Troppo, forse. Vorrei poterti amare come una volta, ma non ci riesco. Mi dispiace davvero tanto…-

Gli disse, liberandosi da un grande peso ma la mortificazione prese il sopravvento quando gli occhi di Harry si spensero, prima di distogliere lo sguardo.

-Harry…-

-No, Ginny. Tranquilla, io…io sto bene. Comunque sia sono contento che tu me l’abbia detto…-

Sussurrò, tornando a guardarla con gli occhi pieni di lacrime ma l’espressione di chi ha capito la verità, e per quanto dura essa sia, la affronta.

Poi abbassò lo sguardo, e una sola lacrima sfuggì al suo controllo.

Rimasero così, in silenzio, ma consapevoli della presenza dell’altro; poi, un sorriso curvò le labbra di Harry, che iniziò a ridere lievemente, tanto che per un attimo Ginny pensò che l’effetto del Distillato Sviante non fosse ancora svanito.

-Dì a Malfoy che se ti farà versare una sola lacrima, verrò a chiedergli la rivincita per quel giorno al campo di quidditch…-

Il cuore di Ginny fece una capriola a quelle parole, e fu costretta a scuotere la testa e sbattere le palpebre a più riprese per iniziare a connettere di nuovo.

-N…no, cosa centra Malfoy, Harry?-

Il ragazzo con la cicatrice sorrise lievemente e si avvicinò a lei, guardandola dritto negli occhi.

-Di che colore sono i suoi occhi?-

-Perlati come l’argento, in genere, ma quando si arrabbia diventano plumbei come il mare che promette tempesta e quando stanno al sole sembrano quasi celesti…-

Il ragazzo sorrise vittorioso a quella risposta, prima di chiederle:

-…E di che colore sono i miei?-

Ginny cambiò espressione davanti quella domanda e sbatté le palpebre a più riprese quando capì di aver memorizzato il colore degli occhi di Malfoy...e di nessun’altro.

-…V-verdi…-

Sussurrò, incerta, ma consapevole del fatto che quella descrizione non era minimamente paragonabile a quella che aveva fornito per Malfoy.

Harry rise lievemente con espressione amara ma consapevole, quasi si aspettasse quell’esatta risposta ma una parte di lui sperasse in qualcosa di diverso.

Il giovane la guardò negli occhi un’ultima volta, prima di alzarsi dalla panchina e baciare Ginny sulla fronte.

-Spero di averti persa per un uomo migliore…-

Le disse, prima di allontanarsi lentamente con le spalle basse, lasciando Ginny a riflettere in quel giardino solitario.

La ragazza sospirò prima di alzarsi dalla panchina e di incamminarsi lentamente verso il corridoio che l’avrebbe portata nella sua Sala Comune per andare a dormire, le gambe lente e pesanti come se stesse camminando in una zuppa bollente.

Si avvicinò all’angolo del corridoio e per poco le caddero le ginocchia quando una figura allampanata sbucò dal corridoio e la costrinse con le spalle contro al muro.

Impaurita e sorpresa, alzò lo sguardo sul ragazzo e i capelli soffici di Draco le carezzarono la fronte, e la giovane si specchiò in un nuovo scintillio che ne accendeva gli occhi.

-Sei stata con Potter?-

Le domandò, il respiro ansante per le forti emozioni, ma dai suoi occhi non traspariva gelosia, bensì speranza.

Che si fosse stancato di lei?

No, non era possibile, non per amore o qualunque altro tipo di sentimento che era incapace di provare, bensì per la sua vendetta.

Non aspettava che un suo passo falso, e Ginny non era sicura di riuscire a mantenere la sua maschera di indifferenza ancora a lungo.

-Sì, e allora?-

Malfoy sorrise a trentadue denti, ma la cosa che sorprese Ginny fu non trovare la minima traccia di scherno o malizia in quel sorriso.

-Ho sentito tutto…-

A quelle parole il cuore Ginny sembrò bloccarsi in petto: lo guardò con occhi sgranati e il respiro ansante di chi sta per entrare in iperventilazione.

Malfoy sorrise compiaciuto a quella reazione, e le spostò i capelli d’un lato, mettendo in bella mostra la rosa rossa e avvicinandosi sensualmente al suo orecchio.

-E così ti piaccio, bambolina?-

Le domandò rocamente, trasmettendole una potente scarica di brividi che le fece tremare le ossa.

Draco si spostò per guardarla dritto negli occhi, prima che il suo sguardo fosse attirato dal piccolo bocciolo di rosa che si mimetizzava tra i suoi capelli rossi.

-Una rosa rossa: scelta interessante, Potter. Passione. E’ questo il suo significato…-

Si rigirò la rosa tra le mani fino a togliergliela dai capelli per guardarla con espressione assorta ed indecifrabile.

Poi, la gettò con noncuranza e si abbassò per raccogliere un bellissimo tulipano rosso, dello stesso colore dei suoi capelli, oltre ad essere il suo fiore preferito.

Rigirandolo tra le mani, si avvicinò a lei fino a posare un gomito contro il muro, avvicinando con l’altra mano il tulipano al suo volto.

-Tulipano rosso: dichiarazione d’amore-

Sussurrò al suo orecchio le ultime due parole, prima di incastonare il tulipano dove prima c’era la rosa.

Ginny era molto turbata da quel cambiamento: probabilmente aveva deciso di cambiare tecnica per conquistarla perché si stava stancando di lei.

Quel pensiero la fece sentire debole ed inutile come una formica davanti uno stivale, ma ebbe la forza di spingere via il Serpeverde con quel poco d’orgoglio che le rimaneva.

-E questo che cosa vorrebbe dire?! Non tentare di abbindolarmi solo perché hai scoperto che mi piaci, Malfoy-

Lo avvertì, prima di voltarsi per evitare di continuare ad osservare quel volto cesellato ad arte che aveva il potere di farla sentire in soggezione.

-Tu hai solo paura di amarmi!-

Le urlò di rimando, facendola bloccare di colpo con un sordo tuffo all’altezza del cuore e una rabbia bruciante che minacciava di esplodere da un momento all’altro.

Sentiva tutta la frustrazione accumulata in quegli ultimi tempi, la tristezza, la tensione, venire a galla come pezzi di legno sopravvissuti alla tempesta.

Si voltò verso di lui, specchiandosi in quegli occhi rabbiosi e stanchi, prima di avvicinarsi inveendo contro di lui.

-Purtroppo no! Io so cosa provo per te, brutto caprone testardo, egoista e senza cuore! Lo so perché quando sto con i miei amici, quando studio, quando partecipo alle lezioni mi manchi tu! Ma quando sto con te non mi manca nessuno, mi sento completa. E forse hai ragione, ho paura perché sensazioni così forti non le avevo mai provate prima d’ora! Quello che davvero non sa cosa vuole e cosa prova, non sono io, sei tu!-

Terminò, con il respiro ansante per l’adrenalina che le aveva iniettato quel piccolo discorso che sorprese il Serpeverde oltre ogni dire.

Il giovane osservò quelle labbra dal sapore dolce come le ciliegie e desiderò morderle fino a sentire il sapore ferroso del suo sangue di babbanofila mischiarsi con il suo, puro e incontaminato.

-Io so di essere innamorato di te…-

Iniziò, deglutendo nel tentativo di allentare quel nodo in gola che pizzicava fastidiosamente.

-…ho solo paura di dirlo a me stesso-

Ginny non riusciva a credere che avesse davvero detto quelle parole.

Il suo cuore esplose all’altezza del petto, e la ragione la abbandonò, perché per una volta non voleva preoccuparsi di ciò che erano le conseguenze.

Per una volta avrebbe vissuto ogni sensazione fino alla fine.

Le loro labbra si scontrarono a metà strada e ogni preoccupazione, ogni rimorso o senso di colpa svanì nell’aria.

Erano pieni d’amore i loro baci e, anche se non l’avrebbero mai ammesso in presenza dell’altro, non c’era nessun altro posto in cui avrebbero voluto trovarsi.

Ginny era così minuta che sembrava scomparire contro il petto di Draco, ma quella sensazione la fece sentire solo più protetta.

Draco invece aveva la sensazione di essere in paradiso: se quello significava abbandonare le ombre che avevano costituito la sua vita, era disposto a farlo.

Non voleva fare del male a Ginny o portarla in camera da letto come vendetta.

No, lui voleva vederla sorridere nella notte e sapere che lui era la causa di quel sorriso, voleva svegliarsi con la sensazione di quel piccolo corpicino contro il suo e voleva essere la prima cosa che quei grandi occhi d’oro vedevano la mattina.

La notte scese sull’intero castello di Hogwarts, e i raggi della luna illuminavano le cortine del letto a baldacchino su cui sedevano i due ragazzi, privi di vestiti ma pieni d’amore.

Le mani intrecciate contro le coperte, i respiri all’unisono e i cuori che battevano allo stesso ritmo.

Una pioggia di capelli rossi bagnavano il cuscino, arrivando a coprire la ragazza fino a metà schiena.

Il ciondolo di Malfoy non aveva mai pulsato così intensamente, o forse era il battito del suo cuore che lo faceva pulsare.

Resta il fatto che un oceano di emozioni così forti non le aveva mai provate: era come se lo stesse facendo per la prima volta.

Più entrava in lei e più sentiva le barriere rompersi, un bocciolo che lentamente stava fiorendo e con la sua grande luce stava spazzando via tutto ciò che riguardava il passato.

E il suo bocciolo era Ginny.

Era la dimostrazione vivente che le cose belle accadevano anche alle persone come lui, che probabilmente non le meritavano.

Sarebbe stato disposto ad amarla fino alla morte, incurante delle differenze che li separavano.

Ginny era aggrappata a lui e quella era la cosa più bella che avesse mai visto.

Era così dannatamente innocente anche mentre facevano l’amore, e il suo nome aveva un suono così dolce se detto dalle sue labbra ansanti.

Forse un domani, tutte quelle sensazioni gli sarebbero sembrate ridicole, ma quella notte tutto ciò che desiderava era lì con lui, nel suo letto.

E per quella notte, la felicità l’avrebbe provata…

To be continued…

Bon jour!!

Finalmente, direte voi!  I nostri due protagonisti si sono lasciati andare, yeee. Perdonate la citazione poco signorile, ma mi sembrava davvero perfetta per questo capitolo, esprimeva esattamente il succo della cosa. Come potete vedere, il nostro Harry si è finalmente fatto da parte con dignità ed orgoglio: un vero Grifondoro! Ci ho messo anima e corpo per descrivere al meglio la scena finale, senza entrare in particolari che ne avrebbero fatto perdere la bellezza. Spero che vi sia piaciuta… Ora, lasciatemi dare un grazie davvero speciale all’utente Astrid Malfoy che ha segnalato la mia storia all’amministrazione per inserirla tra le scelte del sito. Non puoi nemmeno immaginare come mi sono sentita, una gioia così immensa che non può comprenderla chi non la prova. La mia storia è un po’ mediocre per entrare tra le scelte del sito, ma a me basta avere la stima dei miei amatissimi lettori. Il merito è più vostro che mio <3 E con questo vi auguro di passare una buona domenica! Bacioni,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Forte ***


Capitolo 18 - Forte                                 My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 18 –  Forte

Ciò che non ti uccide, ti rende più forte.

Cit. Kelly Clarkson

                                 

Il respiro lento e cadenzato di Ginny era l’unico sottofondo in quel clima di pace che regnava sovrano nella camera del ragazzo.

Un raggio di sole si era posato, impudico, sulle cortine del suo letto a baldacchino, rendendo quel risveglio il più piacevole che avesse mai avuto.

Ginny dormiva beata tra le sue braccia, i capelli sparsi sulle lenzuola come una tenda di fuoco e la pelle rosea illuminata dai raggi del sole.

Rimase ad osservarla per una quantità di tempo indecifrabile, sorridendo ogni volta che Ginny si muoveva o che si accucciava meglio contro il suo petto.

Chiuse gli occhi e con un profondo respiro rievocò alla mente le immagini della notte appena passata, la più bella di tutta la sua vita.

Era convinto che Ginevra fosse innamorata di Potter, che non lo avrebbe mai considerato come un potenziale compagno, e scoprire che in realtà era l’esatto contrario aveva scaturito in lui un’emozione così forte da risultare indescrivibile.

Gioia, amore, sorpresa, desiderio messi insieme si erano accesi in lui come una lampadina e l’avevano portato alla cosa più bella di tutta la sua vita.

Aveva passato un sacco di tempo a prendere in giro tutti quei ragazzini insulsi che credevano ancora nel cosiddetto “vero amore” e che aspettavano la donna della loro vita.

Li definiva immaturi e creduloni, ma adesso che si trovava con Ginny tra le braccia, capì di aver sbagliato direzione per tutta la vita.

Perché stare con lei quella notte, aveva rappresentato un’esperienza nuova e un insieme di emozioni e sensazioni che non gli erano mai parse così paradisiache.

Ginevra non avrebbe mai dovuto sapere del piano che li aveva fatti arrivare fino a quel punto: quella rivelazione poteva far crollare tutto il suo castello di carte.

Non importava cosa l’aveva spinto ad avvicinarsi alla ragazza, l’importante era che lo aveva fatto e da allora avrebbe fatto tutto il possibile per proteggerla.

Sorrise quando la ragazza mugugnò nel sonno, prima di schiudere leggermente gli occhi quando un raggio di sole la colpì in viso.

Draco notò che le sue iridi sembravano oro pregiato se illuminati dalla luce, così come i capelli sembravano fuoco incandescente.

La ragazza sbatté le palpebre a più riprese quando notò l’arredamento, prima di chiudere gli occhi e di inspirare a pieni polmoni il profumo della pelle del Serpeverde.

Draco sorrise, orgoglioso d’essere l’unica cosa che Ginny trovava familiare in mezzo ad un ambiente a lei sconosciuto.

La ragazza sorrise con gli occhi chiusi, e Draco capì da quella reazione che gli eventi della notte passata le erano tornati alla memoria.

-Buongiorno, raggio di sole…-

La salutò il ragazzo con un braccio dietro la testa e il sorriso beffardo che aveva sempre caratterizzato i suoi lineamenti, ma che quella mattina aveva una causa diversa.

La ragazza sgranò gli occhi quando sentì il suono della sua voce e mosse furiosamente le iridi come se stesse facendo un ragionamento logico poco gradito.

Poi, alzò lievemente il capo, facendo scorrere lo sguardo sulla pancia di Draco, sugli addominali, sui pettorali fino ad arrivare al suo volto.

Il ragazzo allargò il suo sorriso, ma Ginny non lo ricambiò, anzi: aveva un’espressione sconcertata in viso, quasi spaventata.

Si mise a cavalcioni su di lui coprendosi con il lenzuolo fino al seno: guardò furiosamente il letto a baldacchino dove la notte prima avevano consumato il loro amore e ne rimase turbata.

Dalla sua espressione, pareva che non avrebbe mai e poi mai voluto trovarsi in quella situazione, e questo mise in allarme il giovane Malfoy che smise di sorridere.

Prima che potesse prendere parola, la bella Grifondoro iniziò a rivestirsi alla velocità della luce, cosa che fece agitare il ragazzo ancora di più.

-Si può sapere che ti prende?-

Le domandò, confuso, al che la ragazza iniziò a vestirsi ancora più velocemente, ansiosa di lasciare quella stanza.

-N…nulla, n…niente! Perché…dovrebbe esserci qualcosa che non va?-

Balbettò con poca coerenza, troppo impegnata a rivestirsi piuttosto che a dare una risposta plausibile alla sua domanda.

Draco scese dal letto e indossò i pantaloni appena in tempo per impedire a Ginny di uscire dalla stanza.

La ragazza aveva una mano contro la maniglia, ma Draco era stato più veloce e si era scagliato contro la schiena della ragazza, poggiando una mano sulla sua e l’altra sulla porta per bloccarla.

-Tu ora mi dici che cos’hai!-

Non era una richiesta, era un ordine, e questo Ginny lo capì: si spostò da lui con un gesto stizzito e camminò furiosamente per la stanza.

-Sarai contento! Finalmente hai ottenuto il tuo scopo: portarmi a letto! Cos’altro vuoi da me? Non ti basta quello che mi hai già fatto?-

Camminava furiosamente per la stanza senza degnarlo di uno sguardo, ma a quelle parole le sopracciglia di Draco si corrugarono per la rabbia.

-Che cazzo stai dicendo?!-

-Sto dicendo che ti ho sentito quel giorno!-

Urlò con la voce rotta, voltandosi furiosamente in sua direzione e mostrandogli i suoi occhi rossi e pieni di lacrime che il suo orgoglio continuava a rifiutarsi di far cadere.

L’espressione di Draco mutò dalla rabbia allo sconcerto, perché per qualche ragione il suo pensiero era andato ad un unico momento.

-Sì, Draco. Hai capito bene. Io c’ero quando tu e Blaise avete architettato il vostro bel piano, sotto l’albero vicino al lago. Mi ero arrampicata per godermi il vento autunnale e tutto a un tratto arrivano due pavoni presuntuosi che progettano di usare i miei sentimenti per una stupida vendetta-

La sua voce s’incrinò pericolosamente alle ultime quattro parole e le sue labbra si curvarono in una smorfia nel tentativo di trattenere le lacrime.

Una fitta al petto sconvolse Draco quando udì quelle parole e l’espressione di Ginny lo fece sentire in colpa come mai in vita sua: gli occhi colmi di lacrime, le labbra tremanti e l’espressione di chi è stato ferito dritto al cuore.

Se fino ad un attimo prima aveva intenzione di proteggere quell’angioletto dal male del mondo, adesso era certo d’esser diventato lui stesso il male.

-L’ho sempre saputo, sin da quando ci siamo visti la prima volta in corridoio. E ti giuro che ci ho messa tutta me stessa per non cedere, tutta l’anima per non farmi trascinare…ma non ci sono riuscita…-

Spalancò le braccia come per mostrare l’ambiente dove si trovava, quasi fosse una prova in più a testimoniare ciò che aveva appena proferito.

-Ma sappi che anch’io ho fatto il tuo stesso gioco. Il problema è che non sono riuscita a smuovere quel tuo fottuto cuore di ghiaccio, mentre tu…-

Non concluse la frase perché quel nodo in gola si era fatto così forte da costringerla ad abbassare il capo, lasciando che quelle gocce di salsedine le bagnassero le gote.

A quelle parole Draco rialzò il capo in sua direzione, sentendo quella stilettata farsi sempre più forte e la voglia pungente di aprirsi il petto solo per far smettere al cuore di fare così male.

-So che il ragazzo con cui sono stata a letto non sei davvero tu. L’ho sempre saputo. Ma sappi che non m’importa se mi umilierai davanti tutta la Sala Grande, non m’importa se infangherai il mio nome o se mi renderai la più squallida fra le puttane. E’ vero: mi sono innamorata di te, ma questo non cambia il fatto che non risponderò alle tue provocazioni.-

Esordì con voce ferma e minacciosa che strideva enormemente con le lacrime che le rigavano il viso.

Si avvicinò lentamente a lui, continuando a guardarlo dritto negli occhi nonostante il dolore e la tristezza, come ad urlare “sono ancora in piedi”.

-E la cosa peggiore…è che questa è stata la mia prima volta.-

Rivelò, spiazzando il ragazzo Serpeverde che la guardò con espressione sorpresa e il respiro lievemente ansante, le labbra schiuse per chiamare il suo nome ma non ne uscì che un suono soffocato.

Ginny se ne andò in lacrime, sbattendo la porta e lasciando il ragazzo nel più totale rimorso, il petto a dolergli per tutta la disperazione che lui stesso aveva messo in quegli occhi pieni di lacrime che fino a un minuto fa, lo guardavano con fermezza.

Alzò lo sguardo tremante verso le lenzuola del suo letto, dove una macchia rossa era tutto ciò che rimaneva come testimonianza del loro amore.

Quella mattina Draco non partecipò alle lezioni, ma il pomeriggio si preparò per partecipare agli allenamenti di quidditch.

Almeno passando un pomeriggio all’insegna dello sforzo e degli allenamenti, i suoi pensieri si sarebbero concentrati su qualcosa che non centrasse con Ginny.

Sfrecciò nel cielo alla massiva velocità, stando alla larga dai suoi compagni di squadra per non rischiare di ferirli con la foga del momento.

Sfrecciò in alto per prendere il boccino, sentendo l’aria schiaffeggiargli il volto come era giusto che fosse.

Doveva soffrire, se lo meritava, e cercava in tutti i modo di farsi del male accusando una mera coincidenza.

Era così accecato dalla sua rabbia, così preso dalla sua voglia di farsi male, che non noto il giovane battitore venire verso di lui.

Il ragazzo andò a sbattere contro Draco, la quale riuscì a mantenersi in equilibrio per un pelo, a differenza del ragazzo che cadde rovinosamente a terra.

I suoi compagni di squadra si affrettarono a raggiungerlo per verificare le sue condizioni, mentre mormorii preoccupati si levavano da tutte le parti.

Draco scese lentamente a terra, un moto di rabbia a bloccargli la gola, e la scena che ebbe davanti gli occhi lo fece innervosire ancora di più.

-BASTA!-

Tuonò con voce spaventosamente alta, facendo trasalire un sacco di ragazzi che si allontanarono dal corpo dello sfortunato battitore che era inceppato nelle ire di Malfoy.

Quest’ultimo si avvicinò al compagno di casa con gli occhi fuori dalle orbite e l’istinto di prenderlo a pugni fino a sentire il sangue affluirgli sulle mani.

Lo prese per il colletto con uno scatto improvviso e lo alzò da terra per portarlo all’altezza dei suoi occhi, lo sguardo gelido e furibondo di chi sta per compiere un omicidio.

E in quegli occhi vide riflessa la paura e la sorpresa, stessi sentimenti che l’avevano colto quella mattina dopo la rivelazione di Ginny.

L’idea di prenderlo a pugni per sfogarsi era così allettante che Draco caricò il pugno verso il viso del ragazzo e ringhiò con l’espressione di chi cerca inutilmente di trattenersi.

Una leggera pressione sulla spalla lo spinse a voltarsi, e i suoi occhi furibondi incontrarono quelli calmi di Theodore che scosse la testa come per incitarlo a lasciar andare il ragazzo.

Solo in quel momento Draco sembrò rendersi conto di cosa stava per fare, così lasciò cadere il ragazzo al suolo, notando che aveva un braccio e una gamba rotti a causa della caduta.

-GLI ALLENAMENTI SONO FINITI!-

Urlò, voltandosi e lasciando ai suoi compagni il compiti di portare quell’imbecille in infermeria.

Con il respiro ansante e la testa piena di pensieri arrivò ad una panchina abbastanza distante e si sedette.

Nemmeno si accorse quando Theodore prese posto al suo fianco, e continuò ad osservare il vuoto nel tentativo di riordinare i suoi pensieri.

-Ho sempre pensato che i tuoi comportamenti fossero un mistero alla maggior parte delle persone. Anche per me e Blaise, che ti conosciamo da tanto tempo, è difficile dargli una risposta, ogni tanto. Solo adesso mi rendo conto che sei sempre stato un libro aperto, ma con una copertina troppo spessa per lasciar intravedere le scritte al tuo interno-

Iniziò il ragazzo, facendo formare un sorriso sarcastico sulle labbra sensuali del biondino.

-Risparmiami i tuoi indovinelli, Theodore…-

Commentò, portandosi una mano alla testa, lì dove i suoi pensieri sbattevano con tanta forza da fargli male.

Non riusciva ancora a credere che tra lui e Ginny tutto era svanito come fumo nel giro di pochi minuti.

Ancora una volta, aveva rovinato tutto, e anche se all’inizio si era sentito arrabbiato con Ginny perché anche lei aveva tentato di prenderlo in giro, poi aveva convenuto che l’unica ad avere una spiegazione plausibile per covare rancore, era Ginny.

Per tutto quel tempo, lei aveva sempre saputo della sua vendetta, ma non l’aveva riferito ai suoi compagni di casa come qualsiasi altra persona.

No, lei aveva preferito cavarsela da sola e andare di fronte al pericolo nonostante sapesse che poteva uscirne col cuore in frantumi: ancora una volta, aveva dimostrato una forza ed un orgoglio che Draco non avrebbe mai saputo sfoggiare, ed era per questo che l’amava.

Perché guardava sempre negli occhi il suo nemico, senza mai tirarsi indietro, senza mai mostrare le sue debolezze nonostante il mondo intorno  a lei stesse cadendo in frantumi.

-Cosa succede, Draco?-

Gli domandò Theodore, al che Malfoy non poté fare a meno di dare sfogo alla sua frustrazione attraverso un grido di dolore che si sentì fino alle porte del castello.

-Ho rovinato tutto, Theodore! Ho rovinato tutto e l’ho persa!-

Farneticò, portandosi le mani alla testa e sentendo gli occhi pizzicare fastidiosamente, ma non avrebbe mai versato quelle lacrime, perché solo chi è debole non aveva il coraggio di piangere, e lui si sentiva così senza la sua Ginny.

Theodore sospirò, sprofondando ancora di più sulla panchina e incrociando le braccia al petto.

-Sai perché quando seppi del tuo piano per conquistare Ginevra, mi opposi?-

Domandò all’improvviso, spingendo il giovane Malfoy a deglutire prima di alzare il capo per osservarlo negli occhi e invitarlo silenziosamente a continuare.

-Perché avevo paura che i suoi legami ti riducessero in questo stato…-

Un sorriso amaro curvò le labbra del biondino, la quale emise una leggera risata che non aveva nulla di divertente.

-Lo so, temevi la ritorsione di Potter e Lenticchia…-

-No, affatto. Non mi riferisco a quel tipo di legami. Io parlavo del suo rapporto con i valori dell’onestà, l’onore, l’orgoglio, la passione. Tutte doti che a noi Serpeverdi mancano. So quanto le ammiri e quanto avessi voluto possederle per opporti al volere del Signore Oscuro. Io avevo paura che tu t’innamorassi di lei…-

Draco sbatté le palpebre per tentare di recepire meglio le informazioni acquisite, prima di tornare a guardare il compagno con sguardo interrogatorio.

-Continuo a non capire Theodore…-

Il Serpeverde sorrise amaramente, prima di piegarsi per posare i gomiti sulle ginocchia ed evitare accuratamente lo sguardo di Draco.

-Tu sai quanto difficile sia stata la mia vita, in passato. Quando ho conosciuto te e Blaise mi sono sentito completo. Sono cresciuto con voi, ho affrontato la guerra con voi, anche se dalla parte sbagliata. Se tu ti fossi innamorato di una donna come lei, ci avresti abbandonato. Solo ora capisco quanto sia stato egoista. Prima che arrivasse Ginny tu non eri felice. Lo leggevamo nei tuoi occhi spenti e continuamente sfuggevoli come se fossi alla ricerca di qualche appiglio che ti trascinasse via. Poi è arrivata la tua bella Grifondoro, e tutto è cambiato. Eri più tranquillo, più solare, più in pace con te stesso. Continuavi a dire che tutto era frutto della vendetta, eppure lei ti ha cambiato la vita. Forse non sarà la donna più bella di Hogwarts, o quella più simpatica, o quella più intelligente, ma continuerai a scegliere sempre lei, nonostante tutte le opportunità che ti presenteranno. Perciò vai. Corri da lei e torna ad essere felice.-

Le parole di Theodore lo turbarono ancora di più, fino a ritrovarsi con la mente piena di pensieri e il cuore pieno di ricordi.

Non seguì Theodore quando si alzò per lasciarlo solo: preferì mille volte chiudere gli occhi e immergersi nei ricordi.

Ricordi che procuravano quel genere di emozioni così forti che le avrebbe provate solo se riaprendoli avesse trovato Ginny di fronte ai suoi occhi.

To be continued…

Ed eccoci al nostro appuntamento settimanale!

Lo ammetto, avevo progettato questo capitolo da taaaanto tempo. So che molti di voi si aspettavano un amore segreto da parte di Theodore, magari nei confronti di Ginny o in quelli di Malfoy, che lo spingesse da essere sempre contrario alla vendetta del biondino. Mi spiace rompere le vostre illusioni… Comunque, abbiamo ormai capito che i nostri protagonisti erano destinati a stare insieme, addirittura Luna e Theodore lo sapevano prima di loro! Il problema ora è…come facciamo a farli tornare insieme? Non dimentichiamo che il fattore medaglione-Narcissa-lettera di Lucius, è ancora in agguato! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Vi mando un grosso bacio! :*

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Correre ***


                              My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 19 –  Correre

Correrei a salvarti, a dirti che così non può durare. Correrei a parlarti, a consolarti, niente più dolore. Correrei a fermare il tempo e insieme a lui le sue torture. Correrei da te e ti stringerei, senza scappare mai più.

Cit. Tiziano Ferro

                                 

La canzone di questo capitolo è “Senza scappare mai più” di Tiziano Ferro

Il ciondolo nero come la pece continuava a roteare tra le dita di Draco, mostrando un po’ di luce solo quando i raggi del sole si riflettevano sugli occhi rossi del serpente.

Disteso indolentemente sul suo letto, Malfoy continuava ad osservare quel medaglione, senza vederlo.

La sua mente stava volando indietro nel tempo, cercando tra tutti i suoi ricordi più piacevoli, ma puntualmente in ognuno di loro appariva Ginevra.

Meno ci pensava e meno soffriva, questa era la sua teoria, e fino a quando aveva qualcosa con cui impiegare il suo tempo sembrava quasi funzionare.

In alcuni momenti, la nostalgia prendeva il sopravvento fino a fargli sentire un dolore all’altezza del cuore, profondo come un silenzio incolmabile.

Si ripeteva costantemente che come aveva rotto con un sacco di ragazze, lo avrebbe fatto anche con lei e sarebbe andato avanti, tentando disperatamente di convincersi che era giusto così.

Ma ogni sforzo che sembrava dare i suoi frutti, crollava come un castello di carte quando all’ora di pranzo alzava lo sguardo e quasi istintivamente lo fermava sul posto vuoto di Ginny.

Lei non c’era, né a pranzo, né al suo fianco come avrebbe voluto: aveva lasciato un posto vuoto nel suo cuore, proprio come la sedia che si ergeva silenziosa tra le altre piene di rumore.

Se la Grifondoro aveva fatto tornare la luce nella sua vita, con il suo allontanamento aveva fatto cadere delle tenebre ancora più profonde di quelle che c’erano prima del suo intervento.

E lui non poteva far altro che lasciarsi avvolgere.

Come tutte le volte, ne sarebbe uscito da solo con i graffi sulla pelle, il vuoto nel cuore ed il ghiaccio negli occhi.

Ma mai avrebbe dimenticato quanta felicità era riuscito ad ottenere grazie ad una dichiarazione insolita e ad un tulipano rosso.

Si perse negli occhi rossi del serpente che lo fissavano profondamente come se volessero scavagli l’anima e mettere a nudo tutta la sua tristezza.

Quella tristezza che ti lasciava l’amaro in bocca e che portava un unico nome: Ginny.

Una sola lacrima solitaria solcò il suo volto, come a firmare la fine di una storia che Draco non avrebbe mai dimenticato, ma che sarebbe rimasta chiusa nel suo passato.

La lacrima della fine.

Solitaria e silenziosa, scese a percorrere la forma del suo viso fino a fermarsi sotto al suo mento, vacillando prima di cadere delicatamente sul ciondolo dei Malfoy.

Draco chiuse gli occhi, sconfitto e pronto ad affrontare una nuova giornata senza di lei.

Trasalì quando sentì il ciondolo vibrare tra le sue mani, così puntò lo sguardo su di esso e lo osservò con i sensi all’erta in attesa di una nuova vibrazione.

Questa non tardò ad arrivare, ma con la piccola differenza che il medaglione non smise di vibrare.

Draco scattò come una molla, alzandosi dal letto e mettendo una mano sulla tasca posteriore del pantalone dove conservava la sua bacchetta.

Non fece in tempo a cacciarla dalla tasca del pantalone che il ciondolo iniziò a bruciare come lava ardente e il Serpeverde fu costretto a lasciarlo cadere.

Puntò la bacchetta in direzione del medaglione che continuava a vibrare sul pavimento, assumendo pian piano il colore del sangue, come se si stesse surriscaldando troppo velocemente.

Quando Draco credette che stesse per esplodere, il serpente iniziò a muoversi come se avesse vita propria.

Strisciando, strinse ancora di più la “M” dei Malfoy tra le sue spire, fino ad ergersi con la testa davanti la lettera, nascondendone la visuale.

Il serpente allargò le costole per formare un cappuccio, rivelandosi così un cobra reale che alzava altezzosamente la testa in sua direzione.

Poi, le vibrazioni terminarono e il ciondolo tornò del suo colore naturale, lasciando il serpente in quella strana posizione.

Draco attese qualche secondo prima di avvicinarsi, aspettando l’arrivo di qualche altra stranezza.

Quando questa non arrivò, raccolse il ciondolo da terra e lo portò all’altezza dei suoi occhi per osservarlo più attentamente.

In quel momento, una scritta colore del fuoco si marchiò sul lato sinistro del cappuccio, e un’altra si marchiò sul lato destro.

Eridano Malfoy – Naschira Coleman

Draco riconobbe il nome dei suoi bis-nonni sul cappuccio del cobra, e corrugò le sopracciglia quando un nuovo scintillio si accese sotto i due nomi.

Abraxas Malfoy – Alifa Von Vitting

Il Serpeverde capì che si trattava di una specie d’albero genealogico e si diede dello stupido per non averlo capito prima: la cosa più importante per un Malfoy è Malfoy stesso.

Lucius Malfoy – Narcissa Black

Draco sospirò quando lesse il nome dei suoi genitori e si rese conto che l’albero genealogico era appena terminato.

Ma ancora non riusciva a capire in che modo tutti quei nomi appartenenti al suo passato potessero aiutarlo.

Sua madre gli aveva detto che il ciondolo serviva a mostragli la strada giusta quando sarebbe stato in difficoltà, ma come potevano dei nomi aiutarlo?

Il volto del ragazzo s’illuminò di una strana luce arancione, e quando il giovane alzò lo sguardo si rese conto che una nuova scritta stava comparendo, più forte ed evidente delle precedenti.

Draco Malfoy – Ginevra Weasley

Gli occhi di Draco si sgranarono quando lesse quelle parole e la scritta incandescente sembrò riflettersi nel suo sguardo e nella sua anima.

Ginevra era la donna della sua vita, nessun’altra avrebbe mai preso il suo posto nel cuore di Draco e tantomeno al suo fianco.

Non poteva lasciarla andare per un errore che aveva fatto lui.

Osservò di nuovo quel ciondolo come se dovesse avere ancora una conferma, poi lo gettò sul letto e si precipitò fuori dalla stanza.

L’aria nei sotterranei era gelida mentre schiaffeggiava il volto di Draco che camminava velocemente tra quelle mura.

Nonostante l’agitazione che provava, la sua maschera d’indifferenza e gelida superiorità era intatta sul suo viso.

Non si farebbe mai fatto vedere agitato dalle altre persone.

Quando fu certo di essere solo tra i corridoi, iniziò a correre più forte che poteva, facendo rimbombare i suoi passi tra le mura del castello.

Doveva vedere Ginevra, doveva sentire il suono della sua voce ed essere sicuro che non l’avrebbe mai lasciato.

Rivoli di sudore gli imperlavano la fronte e il respiro iniziava a farsi più rado ma nemmeno quei segnali lo fecero cedere.

Stava correndo verso un posto ben preciso del castello, dove nessuno sarebbe mai andato a cercare Ginevra…nessuno tranne lui.

Avvicinandosi al suo obbiettivo, un forte profumo di fiori entrò nelle sue narici, spingendolo ad accasciarsi contro una colonna per riprendere fiato.

Il cuore gli martellava incessantemente contro il petto, come aveva fatto solo dopo il primo bacio con Ginny.

Alzò lentamente lo sguardo sullo spiazzo e sorrise interiormente quando una folta chioma ramata entrò nel suo campo visivo.

Si nascose dietro la colonna per osservarla meglio e in silenzio, quasi temesse di rompere la pace interiore della ragazza.

Gli dava le spalle, ed era seduta sulla panchina in marmo sotto la statua di Merlino.

Draco non sapeva cosa stesse facendo, ma vista la sua immobilità era certo che si stesse godendo il profumo dei fiori ad occhi chiusi per trovare un po’ di tranquillità.

Da quel che aveva capito, Ginny andava in quell’ara del castello solo quando era particolarmente triste e aveva bisogno di pace.

Non aveva avuto bisogno di pensarci troppo per capire che si era rifugiata in quel posto, il loro posto.

Probabilmente quell’ara doveva sembrarle totalmente diversa, specie dopo le dichiarazioni che si erano scambiati e che li avevano spinti all’inesorabile.

I capelli rossi le volteggiavano intorno come spire di fumo, incorniciando quel quadretto già idilliaco con i  loro colori che variavano dal ramato al grano maturo.

Il Serpeverde si avvicino lentamente, la schiena dritta, spalle alte e occhi fissi su ciò che desiderava riavere.

Si fermò alle sue spalle, contemplando la ragazza per qualche secondo e lasciando che il vento gli scuotesse il mantello.

Quasi avesse percepito la sua presenza, Ginny aprì gli occhi e respirò lentamente nel tentativo di gestire la sua agitazione.

Sapeva che era dietro di lei, lo sentiva nel suo sangue che scorreva più velocemente e in quel dolce profumo di rose che tutto ad un tratto era diventato più forte.

Non era pronta per un nuovo confronto con lui, non sarebbe riuscita a reggere le sue parole velenose e pieno di sarcasmo su quanto fosse stata sciocca a fidarsi di lui.

I Grifondoro avevano sempre sostenuto che l’attacco era la migliore difesa, così decise di seguire quell’istinto interiore che era dettato dalla sua rabbia e anche un po’ dalla sua agitazione.

-Vattene…-

Scandì lentamente, la voce ferma e gelida di chi evita di urlare solo per educazione.

-No, non scapperò mai più-

Rispose rocamente, provocando una cascata di brividi alla giovane Grifondoro che, tuttavia, non poté fare a meno di socchiudere gli occhi con un sorriso amaro.

-Perché non hai più nulla da cui scappare…-

Dichiarò gelidamente, sottolineando la fine drastica che aveva avuto il loro rapporto, sentendo un fortissimo dolore al solo ricordo di quel litigio.

Finalmente aveva avuto il coraggio di dichiarare la verità a Malfoy, e anche se non sarebbe servito a molto, aveva salvato un po’ della dignità che le rimaneva.

Era rimasta sorpresa nel sapere che Malfoy non aveva approfittato delle sue assenze nella Sala Grande per rivelare la loro relazione a tutti gli studenti, deridendola e sbeffeggiandola alle sue spalle.

-Se davvero tra noi non ci sarà più niente, allora sì, non avrò nulla da cui scappare…-

Ginny si voltò furiosamente in sua direzione, facendo ondeggiare i suoi capelli come una tenda di fuoco.

-Che cosa vuoi ancora da me? Ti ho dato tutto quello che avevo: il mio cuore, la mia dignità, il mio amore, addirittura la mia prima volta! Che cos’altro vuoi?-

Draco si avvicinò lentamente a lei, il mantello a volteggiare dietro di lui come ad ingrandirne la figura e Ginny si sentì tremendamente piccola sotto quel corpo enorme e maestoso che la sovrastava.

Draco osservò la ragazza con quei grandi e profondi occhi di ghiaccio che Ginny aveva continuato a cercare disperatamente nonostante sapesse che erano gli unici che non poteva incontrare.

Il suo cuore sembrò vacillare nella spasmodica attesa della risposta e in quell’attimo sentì il fiato venirle meno, ma non mostrò la sua agitazione al ragazzo che continuava a guardare negli occhi.

-Voglio che mi prometti di essere sempre te stessa e di non perdere mai la tua essenza. Perché quando perdi una persona cara è brutto, ma quando perdi te stesso è mille volte peggio. Io ho perso te, per un errore che non avrei dovuto commettere. Ed è stato in quel momento che ho perso me stesso. Quando i miei occhi e i tuoi hanno smesso di cercarsi…-

Ginny rimase ad osservarlo con la mente annebbiata, non sapendo se credere alle sue parole o meno.

Ma Draco lesse l’indecisione nei suoi occhi, e la rassicurò chinandosi in sua decisione e donandole un bacio che valse più di mille conferme.

Ginny rimase immobile come una bambola di pezza, sperando disperatamente di riuscire a fermare il tempo per far durare in eterno un momento così bello.

Le labbra di Draco erano morbide contro le sue ma anche molto fredde: quello non era un problema, ci avrebbe pensato Ginny a riscaldargliele.

Quando Draco si staccò leggermente per inspirare il suo profumo, rimase con gli occhi chiusi per non rompere quel momento e la stessa cosa fece Ginny.

-A che gioco stai giocando?-

Gli domandò la ragazza con un soffio di voce quasi inesistente, ma che alle orecchie del Serpeverde parve una preghiera.

-Nessun gioco-

Sorrise, abbassandosi in sua direzione e donandole un altro bacio alla quale la ragazza rispose con la medesima dolcezza.

Un leggero venticello li circondò con il profumo dei fiori, mentre Draco cadeva morbidamente sul corpicino della rossa, schiacciata contro la panchina.

Quel piccolo angolo di paradiso divenne il loro nido d’amore, cullati dai loro respiri e dall’odore dei fiori che li carezzava come una coperta invisibile.

Buffo come due ragazzi così diversi nei modi di fare e nell’aspetto fisico riuscissero a completarsi vicendevolmente.

Dopo che le emozioni si riversarono in tutta la loro intensità, Draco crollò sul corpicino accaldato di Ginny che lo accolse con un abbraccio timido ma molto rassicurante.

Malfoy posò la fronte su quella di Ginny, respirando ansante per lo sforzo, ma gli bastò sprofondare in quegli occhi dolci come quelli di un cerbiatto per sentirsi subito meglio.

Non aveva avuto bisogno di soldi, ricchezze, castelli, proprietà per tirarsi fuori dal buco che era diventato la sua vita.

Aveva semplicemente bisogno di qualcosa che lo spingesse a vivere, aveva semplicemente bisogno di amare ed essere amato.

-Ginny…-

La ragazza alzò lo sguardo in sua direzione, osservandolo con i suoi grandi e innocui occhi d’oro, tentando di regolare il respiro.

-Mi vuoi sposare?-

To be continued…

Colpo di scena!

Innanzitutto, buongiorno! Questo capitolo è davvero rivoluzionario, non trovate? Lo so, vi aspettavate che il ciondolo rivelasse qualche sortilegio oscuro o qualcosa del genere che spingesse Draco verso il male. E invece…ta taaan! Sinceramente, lo trovo un finale molto più bello e convincente, invece di far cadere di nuovo Draco nelle tenebre. E cosa ne pensate della domanda finale? Ammetto che è stata una decisione improvvisa, tipo “ehi, perché non li faccio sposare?” ed ecco quello che ne è uscito ^^ Spero di non aver deluso nessuno con la storia del ciondolo… Vi ringrazio di cuore miei cari, perché nonostante le vacanze e tutto il resto, continuate a seguirmi sempre più numerosi! Vi avverto che ormai manca un solo capitolo più l’epilogo per arrivare alla fine della storia…purtroppo T.T I  nomi degli antenati di Draco sono tutti di mia invenzione ma ognuno di essi è preso da una costellazione diversa,  ad eccezzione  di Abraxas  che è di certo il nonno di Draco. Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti! A sentirci presto! 

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Fine ***


Capitolo 20 - Fine                             My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Capitolo 20 –  Fine

Non finirà mai una volta pertutte. Non sidimentica una persona che hai amato in quel modo

Cit. Anonimo

                                         

La canzone di questo capitolo è “Human” di Christina Perri

Le vetrate dell’imponente castello splendevano come rubini, riflettendo i loro colori intensi grazie ai raggi del sole che quel pomeriggio sembrava splendere più del solito.

Un sacco di carrozze si fermavano davanti all’imponente castello, lasciando scendere donne vestite con abiti sfarzosi, accompagnate da uomini elegantemente abbigliati.

Dal piccolo gazebo al centro del giardino l’orchestra suonava melodiosamente per l’evento dell’anno che aveva fatto scalpore in tutto il mondo magico.

Un bellissimo tappeto di un delicato color panna si estendeva dall’inizio del giardino fino al gazebo allestito per la cerimonia, e petali di tulipani bianchi erano stati disposti su di esso.

Le sedie degli invitati erano disposte ai lati del tappeto ed erano del suo medesimo colore, rifiniti con vari ricami in pizzo e su ognuna di essa era stato poggiato un tulipano bianco su esplicita richiesta di Draco Malfoy.

I pavoni si aggiravano per l’immenso giardino, sfoggiando le loro penne colorate e lasciandole illuminare dal sole che lentamente stava tramontando.

Quell’ara del giardino era il posto personale della Signora Malfoy, la quale aveva messo a disposizione il suo angolo di paradiso per il matrimonio del figlio.

L’ara era limitata da un’alta siepe verde, decorata ulteriormente con dei bellissimi fiori bianchi rampicanti che risalivano tutta la sua altezza.

Ovunque gli invitati si girassero c’era solo sfarzo, eleganza e fiori bianchi, dal gazebo color panna – sulle cui colonne si arrampicavano dei gelsomini bianchi -, fino alle statue di maghi famosi e fontane varie, anch’esse abbellite con fiori di vario tipi, tutti rigorosamente bianchi.

Dietro la siepe dove si sarebbe svolta la cerimonia, il sole illuminava una figura alta e allampanata, riflettendosi poi sull’anello di fidanzamento che il ragazzo si stava lentamente sfilando dalla mano sinistra.

Era arrivato il momento di sostituirlo con un anello ben più importante.

Deglutì, dandolo in mano all’amico Theodore che gli sorrideva sereno, mentre Blaise tentava di rassegnarsi all’idea che Draco non aveva voluto un addio al celibato.

-Ormai manca poco…-

Gli disse Theodore, sorridendogli entusiasta e tentando di non dare a vedere quanto lo entusiasmava vedere Draco nervoso ed agitato.

-Già, a questo proposito…conosco un paio di ballerine brasiliane che sono delle vere bombe! Se hai ripensato al tuo addio al celibato posso farle venire qui nel giro di pochi minuti e…-

-No, Blaise. Sto bene, grazie!-

Rispose istantaneamente il biondino, gonfiando il petto con una buona boccata d’aria, prima di osservare un’ultima volta i suoi compagni e oltrepassare la siepe che lo divideva dal gazebo.

Il sole illuminò il suo smoking argento, con tanto di panciotto del medesimo colore e camicia bianca, mentre un tulipano bianco spuntava timidamente dal taschino sinistro.

L’abito era dello stesso colore dei suoi occhi, in quel momento luminosi e intensi, mettendoli ulteriormente in risalto.

Gli invitati si voltarono in sua direzione, e parecchie giovani donne dovettero aprire il ventaglio per rinfrescarsi alla vista del ragazzo.

Le donne d’alta società lo guardavano con ammirazione, superiorità ed anche un po’ di rancore all’idea che il miglior partito disponibile per le loro figlie era stato preso da una donna qualunque, per giunta babbanofila.

Il ragazzo salì sul gazebo per aspettare la sposa, come era giusto che fosse, e durante il tragitto incontrò gli occhi azzurri della madre che, in prima fila, lo osservava.

Draco volse lo sguardo verso gli invitati che lentamente stavano prendendo posto: ancora non riusciva a credere di stare per sposarsi.

Finalmente, Ginevra sarebbe diventata sua moglie e da quel momento niente e nessuno poteva portagliela via.

Le labbra di Draco si curvarono in sorriso malizioso e a tratti furbesco, al solo pensiero della prima notte di matrimonio.

Quando riabbassò lo sguardo, sua madre non era più al suo posto: probabilmente stava andando a controllare i preparativi della sposa.

E infatti, la matrona Malfoy stava camminando per i corridoi del suo maniero in direzione della stanza allestita per i preparativi della sposa.

Il vestito di un delicatissimo color crema aveva uno strascico medio-lungo che scivolava morbidamente sul pavimento in marmo come una lunga coda.

I guanti bianchi ed eleganti stringevano un ventaglio color avorio e la luce del sole si andò a riflettere sul ciondolo che portava al collo.

I capelli erano stretti in una crocchia severa ed ordinata, lasciando cadere alcune ciocche di capelli ondulati al fine di creare un effetto piacevole alla vista.

La sua bellezza e la sua grazia erano incomparabili, o almeno questo era ciò che si credeva prima di vedere la sposa.

Quando Narcissa entrò nella stanza, fece saettare lo sguardo in direzione di un ampio vestito color avorio che si ergeva imponente in mezzo a degli specchi disposti circolarmente intorno alla sua figura.

Era evidente che i collaboratori, estetisti e parrucchieri pagati per aiutare la sposa avessero appena terminato l’operato, vista l’espressione sorpresa che aveva la ragazza.

Ginny continuava a fissarsi allo specchio e non riusciva a credere che la ragazza che ne ricambiava lo sguardo fosse proprio lei.

Aveva gli occhi luminosi, come nessun trucco era in grado di fare, e il suo volto piccolo aveva molto più carattere grazie al trucco non troppo pesante ma nemmeno inesistente.

La pelle era diventata perfetta, dalla testa ai piedi, e tutte le sue simpatiche lentiggini erano scomparse, lasciando il posto ad una pelle rosea e delicata che pareva fatta di porcellana.

Il trucco sul suo viso creava dei giochi di luce che la facevano sembrare molto più bella e delicata di quello che era in realtà.

Il vestito, invece, era di quanto più bello potesse esistere.

Di un delicatissimo color avorio, era molto simile allo stile da “principessa”, non così voluminoso da farla apparire una campana, ma la gonna era abbastanza gonfia da creare un effetto spettacolare.

Era abbellito ulteriormente con qualche strato in tulle e delle applicazioni in pizzo sul bustino, la gonna e i guanti.

L’effetto in sé era davvero spettacolare, sembrava di osservare un’autentica principessa.

-Madame et monsieur, sortez-vous, s’il vous plait!-

Ordinò Narcissa in direzione delle persone che l’avevano aiutata, indubbiamente parrucchieri ed estetisti francesi di alto livello.

Ginevra si voltò in direzione della donna che quel giorno mostrava tutta la sua grazia e la sua eleganza: pareva di ammirare una ninfa dei boschi, dalla bellezza gelida e imperturbabile.

Ginny congiunse le mani e aspettò pazientemente che la donna si avvicinasse: non aveva mai avuto un confronto con la Matrona Malfoy e non poteva fare a meno di sentirsi nettamente inferiore in confronto a tanta perfezione.

Non sapeva se la donna era contraria o meno al suo matrimonio con Draco, ma di certo non doveva farle piacere vedere suo figlio sposato con una babbanofila.

Tuttavia, Ginny non abbassò lo sguardo nemmeno quando la donna le si avvicinò gentilmente fino a sedersi su un pouf lì vicino.

-Siediti Ginevra, te ne prego-

Le chiese con voce che non lasciava trasparire nessuna emozione ma era morbida come il velluto, e molto persuasiva.

Ginny obbedì, sedendosi al suo fianco con non poca fatica a causa del vestito.

La donna fece un grande respiro prima di contemplare la ragazza per qualche secondo.

-La prima volta che vidi te e Draco non rimasi molto entusiasta, immagino che tu l’abbia capito. La seconda volta invece rimasi sorpresa e anche alquanto turbata. Draco non era mai stato tanto a lungo con una ragazza. Già dalla prima volta che vi vidi notai un’attrazione quasi palpabile, elettrica. Mi dissi che per quanto forte, sarebbe stata un’infatuazione passeggera com’era successo con le altre donne. Fu alla seconda volta che vi vidi insieme che compresi il contrario: Draco non ti avrebbe lasciata andare tanto facilmente. Quella constatazione ha fatto suonare in me un campanello d’allarme. Il sentimento nei vostri occhi, nei gesti, negli sguardi era diventato molto più magnetico nel giro di pochi mesi, e questo non fece altro che turbarmi maggiormente. Mi dissi che dovevo mettere fine a questo sentimento, prima che fosse stato troppo tardi…-

Ginny cambiò espressione a quelle parole e distolse lo sguardo per tentare di recepirle più chiaramente.

-Non riesco a capire…-

Esordì infine, sentendo che a quella rivelazione mancava qualcosa, un ultimo pezzo del puzzle che le permettesse di ammirarlo per intero.

-Fui io a convincere la Preside a far sostare Thomas Carrawell nel castello di Hogwarts. Il suo compito era semplice e chiaro, credo sia inutile spiegartelo visto che ne sei stata la protagonista…-

Ginny schiuse le labbra e sgranò gli occhi quando il volto del ragazzo che l’aveva stuzzicata in mezzo al corridoio fece capolino nella sua mente.

-Quando Carrawell tornò da me dicendomi che eri rimasta fedele a mio figlio e alla tua dignità femminile, ho capito tutto. Ho compreso perché mio figlio non poteva accettare qualcosa di diverso. L’onore, l’orgoglio, la dignità, la passione che possiedi non è paragonabile a quella delle donne vuote d’alta società. Da allora ho semplicemente lasciato che gli eventi si svolgessero, senza interferire. Sapevo che saremmo arrivati a questo punto…-

Ginny rimase senza parole dopo quella rivelazione: immaginava che Narcissa doveva avere qualcosa in contrario al loro matrimonio, ma non credeva che fosse arrivata a tanto.

La Grifondoro ammise di esserne rimasta un po’ delusa: forse si aspettava di trovare qualcosa in più che una donna gelida e calcolatrice come il marito.

-Quindi immagino che questo per lei non dev’essere un giorno particolarmente gioioso…-

Le disse Ginny con una sfumatura neutra ed anche un po’ malinconica nel tono di voce.

-Al contrario! Questo è un giorno memorabile, perché mio figlio ha dimostrato di essere abbastanza maturo e responsabile da scegliere ciò che è buono a ciò che è facile…-

La ragazza alzò lo sguardo in direzione della futura suocera e la trovò con un sorriso gentile ed elegante ad incurvarle le labbra.

Poi, si portò le mani dietro la nuca e slacciò la catenina che portava al collo, lasciando che gli occhi di Ginny si posassero sul ciondolo a forma di “M”.

Era identico a quello che portava Draco, ma era di cristallo e il serpente era di un lucido color acciaio, mentre gli occhi erano due pietre di diamante molto brillanti ed eleganti.

Era la versione femminile del ciondolo dei Malfoy, stesso stile, ma molto più delicato e grazioso.

-Questo ciondolo me lo diede mia suocera il giorno del mio matrimonio come segno della sua benedizione. Ed oggi, io lo do a te, Ginevra Malfoy-

Ginny rimase immobile ed emozionata quando Narcissa si sporse per attaccarle la catenina dietro la nuca, prima di osservarla negli occhi e sciogliersi in un sorriso materno.

La ragazza era così emozionata da non riuscire a dire una parola nemmeno quando la donna si diresse verso la porta per congedarsi.

-Narcissa…-

La richiamò, alzandosi dal pouf e aspettando che la donna si voltasse per guardarla negli occhi.

-…grazie-

Disse solamente, facendo illuminare gli occhi della matrona che le sorrise e si congedò con un cenno del capo.

L’agitazione tra gli invitati era palpabile: la cerimonia stava per cominciare.

Tutto si svolse regolarmente: la marcia nuziale a braccetto del Signor Weasley, l’arrivo all’altare e finalmente lui.

Vestito di tutto punto, non era mai stato così elegante.

Draco squadrò la sua Ginny da capo a piedi, e non poté che paragonarla all’angelo che gli aveva sempre ispirato, e che finalmente era riuscito a liberarsi dal suo corpo di mortale.

Poi, il suo sguardo si posò sul corsetto che evidenziava le forme della ragazza in una maniera che a Draco fece girare la testa.

Quel corpo…Merlino, ci faceva l’amore solo a guardarlo!

-Sembri una bomboniera, Weasley…-

Le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire, prima che ella rispondesse con un piccolo pugno sul braccio che nessuno sembrò notare.

La cerimonia si svolse regolarmente, e gli invitati sembravano tre volte più agitati degli sposi, in special modo mamma Weasley che era già in lacrime prima dell’inizio della cerimonia.

Hagrid stringeva tra le mani un fazzoletto bagnato e Luna sedeva in prima fila con un larghissimo sorriso ad incorniciarle le labbra.

Il Signor Weasley e Ron erano stati un po’ rigidi all’inizio, ma durante la cerimonia si sciolsero come il burro.

Poi, arrivò la fatidica domanda del “o taccia per sempre”, ma sia Draco che Ginny sapevano che nessuno si sarebbe opposto.

E invece, le porte della chiesa si spalancarono, lasciando entrare un’enorme quantità di luce che fece apparire quelle figure in controluce, come viste da dietro un sipario.

La prima persona, più alta ed imponente degli altri, si fece avanti e un gemito di sorpresa e sconvolgimento aleggiò per le pareti della chiesa.

Camminata lenta ed indolente, spalle alte, pelle pallida come i raggi della luna, capelli così chiari da sembrare soffici come la lana e occhi gelidi e superiori che fissavano altezzosamente qualsiasi cosa su cui si posassero, nonostante le condizioni poco ottimali.

Lucius Malfoy.

Ogni persona presente nella Sala era rimasta a bocca aperta, specie quando le persone alle spalle di Malfoy Senior si fecero avanti: erano due guardie di Azkaban con il compito di tenerlo sott’occhio, e solo allora gli invitati notarono le manette che stringevano i polsi dell’uomo, dietro la schiena.

Draco osservava suo padre con un misto di sorpresa ed aspettativa: completamente voltato in sua direzione, lo guardava come si osserva una statua dall’espressione indecifrabile, ma a lungo studiata.

Solo una persona in quella sala non era rimasta congelata dalla sorpresa, ed era Narcissa.

La donna allungò un braccio in direzione del marito come ad invitarlo ad avvicinarsi, e Ginny ebbe l’impressione di osservare un quadro medievale in cui una dea chiamava a sé il suo consorte umano.

Lucius si avvicinò alla moglie fino a prendere posto al suo fianco, sorprendendo ancor di più gli invitati, che probabilmente si stavano già aspettando un attacco a sorpresa.

Dopo l’attimo di sconvolgimento e dopo aver appurato che Lucius non aveva nessuna intenzione d’interrompere il matrimonio, la cerimonia riprese da dov’era stata interrotta.

 

Il prete iniziò a parlare dell’amore e di tutte le cose positive che questo sentimento portava nella vita di una persona.

All’inizio Draco fece finta d’essere interessato, ma dopo un buon quarto d’ora si concesse di alzare gli occhi al cielo, beccandosi un’occhiataccia da parte di Ginny.

Occhiataccia che, però, venne ricambiata quando la stessa Ginny non riuscì più a sopportare il discorso del prete e si sciolse in una smorfia.

Finalmente, arrivò il fatidico momento in cui Draco e Ginny si scambiarono le fedi nuziale, e la ragazza rimase allibita quando sull’anello notò le figure intrecciate di un serpente ed un grifone.

Ormai, erano diventati marito e moglie, e nessuno avrebbe potuto dividerli.

Draco si voltò in direzione di Ginny per donarle il bacio di chiusura: si abbassò in sua direzione e prima che la ragazza potesse fare o dire qualcosa, le strappò il bouquet dalle mani e lo lanciò dietro le sue spalle, facendolo finire sul grembo di Blaise.

Inutile dire che il ragazzo lo allontanò come se fosse infettato.

Poi, il Serpeverde le tolse il velo dalla testa lasciandolo cadere sul pavimento, e le passò le mani tra i capelli fino a sciogliere la chioma rossa di Ginny, la quale assunse il colore del grano maturo grazie ai riflessi del sole morente.

-Adesso ti riconosco…-

Le disse, prima di prendere il tulipano bianco dal taschino sinistro e di avvicinarlo al suo viso.

-Tulipano bianco: amore puro ed eterno…-

Ginny sorrise a quelle parole, e prese il tulipano dalle mani di Draco, incastonandoselo tra la chioma vermiglia.

-Non dimenticare casto…-

Gli sussurrò mentre il Serpeverde si abbassava per darle il bacio.

-Quello può passare…-

E detto questo, si sporse più del dovuto fino a toccare le labbra della moglie, che le schiuse morbidamente per lui.

Era uno spettacolo magnifico, con il sole che tramontava alle loro spalle dietro la siepe, illuminando dolcemente le loro figure.

Gli invitati si alzarono in piedi battendo le mani, piangendo ed esultando, mentre i fotografi si aggiravano intorno agli sposi per immortalarli.

-A che gioco stai giocando?-

Gli chiese Ginny, riportando alla memoria del ragazzo la stessa domanda che la moglie gli aveva posto quel giorno nell’ara est del castello.

-Tu sei molto più di un gioco…-

E allora si chinò per baciarla di nuovo come non si sarebbe mai stancato di fare.

I discorsi, li lasciarono alle stelle.

To be continued…

E anche questa storia è arrivata alla fine!

Domenica prossima pubblicherò l’ultimo capitolo, ovvero l’epilogo, ma possiamo dire che ormai la storia sia finita qui. E’ sempre stato brutto mettere la parola fine a qualcosa di così bello ed importante, perché questa storia mi ha aiutato molto a crescere come persona e come scrittrice. Inutile dire che non sarei mai arrivata fino a questo punto se non grazie ai miei amatissimi lettori che, anche in vacanza e con un sole a spaccare le pietre, mi hanno sempre seguita rigorosamente e con grande impegno. Vi amo tutti, da colore che l’hanno messa tra le ricordate fino a coloro che l’hanno recensita o mi hanno addirittura concesso l’onore di entrare a far parte dei loro autori preferiti. Qualcosa mi dice che non ho pianto alla pubblicazione di questo capitolo solo perché domenica prossima potrò nuovamente provare l’emozione di aggiornare. Per l’ultima volta. Ma state tranquilli! C’è qualcos’altro che bolle nel mio pentolone e che pian piano sta prendendo forma nella mia mente malata ;) Spero di risentirvi domenica prossima! Un abbraccione enorme,

Bimba

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Primo ***


                            My only Love sprung from my only Hate…

 

                         Epilogo –  Primo

Eri già al primo posto anche quando non c'eri.

Cit. Anonimo

                               

Figlio,

non è passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, eppure scrivere questa lettera mi pare tanto surreale quanto umiliante. Non mi aspetto che tu la legga subito. Non mi aspetto che tu la legga, in verità. Per quanto il nostro rapporto sia stato travagliato, non ho intenzione di negarti l’unica cosa che potrà donarti il sollievo. Ti affido il ciondolo di famiglia per cambiare la tua pace, tua nell’inquietudine. Il ciondolo ti metterà alla prova, figlio. La nostra famiglia ha sempre preferito agire dietro le quinte e usufruire dei privilegi che il nostro cognome comporta. Ma se c’è una cosa sulla quale siamo onesti ed incolori, è la scelta delle mogli. Uniche cose pulite nel nostro passato, presente e futuro. Ricorda i miei insegnamenti e non dimenticarli, figlio: il sangue è ciò che conta. Non è mia intenzione, né lo sarà mai, andare contro i miei stessi principi e risultare incoerente, ma dopo essermi preso la libertà di decidere la tua vita e, così facendo, rovinarti, credo sia giusto concederti il lusso di non seguire questa tradizione. Scegli con diligenza la donna che dovrà stare al tuo fianco, ed ignora la purità del suo sangue. A patto che costei sia davvero ciò di cui hai bisogno, non una misera donnicciola usata per innalzare il tuo ego. Al tempo, fu tua madre a salvarmi dal baratro, lasciandomi entrare nella sua vita così pulita ed innocente, corrompendola con il mio sporco. La sua lealtà e il suo senso dell’onore mi permettono di affermare con certezza che ella rimarrà sempre fedele al sottoscritto, nonostante la lontananza e tutte le mie malefatte che di certo non meritano una tale grazia. E’ questo ciò di cui hai bisogno: la lealtà. Un unico punto d’appoggio che abbia senso dell’onore e del rispetto, abbastanza per riconoscere quando è il momento di farsi da parte, avendo tuttavia la spina dorsale per non farlo. Ella dovrà sostenerti quando il resto del mondo ti sarà contro, e questo succederà quanto è vero che nelle vene ti scorre il sangue dei Malfoy. Ella sarà la donna che ti darà la forza di alzare la testa davanti agli scatti fotografici, anche se saranno per delle foto segnaletiche. Ella sarà la ragione di tutti i tuoi successi e la motivazione maggiore che ti farà alzare dopo i tuoi fallimenti. Perché dietro i successi di un grande uomo, si nascondono sempre i sacrifici di un altrettanto grande donna. Non aspettarti paroline dolci o d’incoraggiamento in questa lettera. Non è mio desiderio riempirti la testa di fandonie, né lo sarà mai. Il mio desiderio, invece, è saperti forte e pronto per affrontare il tuo futuro e le cattiverie che esso ti riserva, alla quale dovrai rispondere con le cattiverie stesse. E il modo migliore per dimostrarlo, è scegliere con giudizio la donna che dovrà stare al tuo fianco. Il ciondolo ti aiuterà in questo, ma solo quando sceglierai la donna giusta, esso te lo dimostrerà. Da parte mia farò il possibile per essere presente e verificare con i miei stessi occhi che questo avvenga senza intoppi.

Lucius

 

 

 

Padre,

perdona il ritardo con cui ti rispondo, ma far penetrare una lettera ad Azkaban è più difficile di quanto le nostre risorse permettano. Prima del matrimonio non avevo ancora letto la lettera da te inviatami, ed è per questo che non mi aspettavo la tua entrata in scena. E’ stata proprio la tua visita a spingermi ad aprire la lettera. Non mi aspettavo nulla di leggero o romanzato, sia chiaro, ma ammetto di essere rimasto piacevolmente colpito quando ho intuito il fulcro della tua lettera. Dev’essere stato difficile per un uomo orgoglioso e sulle sue come te rinunciare al privilegio di un purosangue in più nella propria famiglia. Tuttavia, Ginevra è una purosangue, seppur appartenente ad una famiglia che noi Malfoy non abbiamo mai stimato. Spero che tu abbia apprezzato l’ironia: inviarti questa lettera dopo un anno esatto dalle nozze non è stata cosa semplice. Ho gradito i consigli e gli avvertimenti che mi hai fornito nella tua lettera, ma non ho intenzione di seguirli. Se il futuro mi riserverà cattiverie, le affronterò a modo mio, non con le cattiverie stesse. Certo, questo non significa che utilizzerò mezzi puliti, ma ho detto di voler diventare un uomo d’onore, non un santo. E visto che tu stesso hai accennato ai sacrifici di una grande donna dietro i cambiamenti di un uomo, immagino avrai capito cosa mi ha spinto ad abbandonare molte tradizioni familiari. Madre mi ha riferito la remota possibilità di un’uscita precoce da Azkaban. Se e quando questa avverrà, sono lieto d’informarti che ci sarà un membro in più nella nostra famiglia. Ginevra aspetta un bambino. Rigorosamente maschio come da generazioni nella nostra famiglia. Madre e la Signora Weasley le stanno dando tutti i consigli necessari affinché riesca ad affrontare la gravidanza senza sfinirsi, a volte fino a farle venire un mal di testa eccezionale. Tra un mese nascerà mio figlio, ma temo che l’agitazione di mio suocero e di tutti i miei cognati non sia minimamente paragonabile a quella mia e di Ginevra. Spero solo che in un futuro lontano riuscirai ad accettare la famiglia che dal giorno delle nozze è entrata a far parte anche della nostra. E magari anche ad apprezzarli. Madre l’ha già fatto, e nonostante la maschera d’indifferenza che deve costantemente indossare come ci si aspetta da una donna d’alta società come lei, so che questo cambiamento le ha fatto bene. Un po’ meno, forse, quando i fratelli di mia moglie hanno fatto finire male un esperimento sul suo tappeto persiano. La pressione le arrivò alle stelle. Il caos e la confusione a volte regnano sovrani nel nostro castello, ma ti accorgerai presto che quello scompiglio dona un senso di calore e familiarità di cui non potrai fare a meno. E presto, non potrai fare a meno neanche di tuo nipote, Scorpius Malfoy. La scarcerazione è prevista tra qualche mese.  Da parte mia farò il possibile per essere presente e verificare con i miei stessi occhi che questo avvenga senza intoppi.

Draco

The end!

Buongiorno a tutti, ragazzi!

Come avete potuto vedere, il nostro Lucius non aveva affatto cattive intenzioni! Ho trovato quest’idea della lettera “padre-figlio” molto carina come epilogo, ed ho deciso di svilupparla. Cosa ne pensate dell’ironia di Draco? Ha paragonato la scarcerazione da Azkaban del padre al suo matrimonio (altra scarcerazione di egual modo ma da una prigione molto diversa). Questo perché ha usato la stessa frase che Lucius usò per terminare la lettera! Che serpe ahahaha Purtroppo scrivere “the end” alla fine della pagina non è stata cosa semplice. Questa storia mi ha aiutata tantissimo a crescere come scrittrice: ha dato una forma, un’organizzazione, una spina dorsale a tutte le mie idee che sembravano un ammasso deforme. Credo che la ricorderò in molti momenti. Ma è inutile mentire, quelle che mi mancheranno di più saranno le vostre recensioni! Non sopporto l’idea di entrare in efp e non potermi godere uno dei vostri commenti T.T Siete stati tutti speciali, dal primo all’ultimo, e ricorderò sempre chi mi ha seguita, ricordata o addirittura preferita *-*  Voglio aggiungere solo che ho già un’altra storiella in testa, ma prima di pubblicarla dovrà prendere forma e poi dovrò scrivere tutti i capitoli. Giusto per non avere problemi con i ritardi ^^’’’ Per chi volesse essere avvisato quando pubblicherò il primo capitolo, non deve fare altro che dirmelo in una recensione! :) Grazie per avermi sostenuto e per avermi fatto giungere fino a qui. Vi amo troppo OwO

Alla prossima storia,

Bimba

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3058382