My only love sprung from my only hate di bimbabest99 (/viewuser.php?uid=458174)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cominciare ***
Capitolo 2: *** Scoperte ***
Capitolo 3: *** Strategie ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Rivali ***
Capitolo 6: *** Riflessioni ***
Capitolo 7: *** Notte ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** Inconvenienti ***
Capitolo 10: *** Gelosia ***
Capitolo 11: *** Inganni ***
Capitolo 12: *** Dimenticare ***
Capitolo 13: *** Cuori ***
Capitolo 14: *** Crescere ***
Capitolo 15: *** Freddo ***
Capitolo 16: *** Madri ***
Capitolo 17: *** Importante ***
Capitolo 18: *** Amore ***
Capitolo 19: *** Forte ***
Capitolo 20: *** Correre ***
Capitolo 21: *** Fine ***
Capitolo 22: *** Primo ***
Capitolo 1 *** Cominciare ***
Prologo - Cominciare
My
only Love sprung from my only
Hate…
Prologo
- Cominciare
“L'unica gioia al mondo è cominciare.
È bello vivere perché vivere è cominciare,
sempre, ad ogni istante.”
Cit. Cesare Pavese
I
raggi aurei del sole illuminavano con la loro luce intensa
l’immenso
castello di Hogwarts, che sorgeva sull’altura più
alta come un faro di speranza
sempre acceso.
E’
difficile inserire la parola “scuola” e la parola
“speranza” nella
stessa frase, eppure questo era ciò che rappresentava per il
mondo magico e per
i suoi studenti - anche se, qualche volta,
gli stessi alunni stentavano a crederci-.
Hogwarts
era stato l’inizio di tutto: era lì che il
famigerato Lord
Voldemort aveva compreso l’inestimabile potere della magia, e
sempre tra quelle
mura aveva compreso quanto fragile potesse essere.
Perché
era stato questo il suo più grande sbaglio: considerare la
magia come una sua proprietà.
La
magia era di tutti; ogni persona poteva godere della sua potenza e
gioire per la sua inspiegabile natura.
La
guerra magica era finita.
Un’Hogwarts
nuova e splendente era sorta dalle proprie macerie, più
forte e potente di prima, pronta ad ospitare nuovamente le future
generazioni.
Ma
c’era ancora una generazione che non aveva completato il
proprio
ciclo; una generazione che aveva visto il suo futuro stroncato da una
guerra,
ma adesso che quest’ultima era terminata, tutto poteva
ricominciare lì dove si
era concluso.
Ma
non tutti ne erano usciti indenni.
Un’esile
figurina scese velocemente le scale quella mattina, e uscì
allo scoperto dopo il risveglio poco tranquillo.
La
giovane donna si lasciò bagnare da quell’unico
raggio di sole che
le si era posato sul viso, illuminando così i suoi
bellissimi lineamenti.
La
ragazza sorrise serena, sbattendo le palpebre e avvicinandosi ad
una colonna per osservare, estasiata, il sole che timidamente si
lasciva
intravedere dalle nubi bianche.
I
suoi raggi caldi illuminarono i suoi capelli di un colore
così intenso
da fare invidia ai papaveri rosso fuoco che ornavano i giardini.
I
suoi occhi erano due immense pozze d’oro che riflettevano la
gioia e
la spensieratezza di una donna che aveva combattuto la sua guerra, e
l’aveva
vinta.
Poggiò
la testa contro la maestosa colonna in marmo bianco, e si
lasciò accarezzare da quel sole che tanto amava, ma che per
troppo tempo le era
stato negato.
Un
autentico sorriso le illuminò il volto di porcellana, sulla
quale
un sapiente artista aveva sparso una pioggerellina di tenere lentiggini
rosse,
che rendevano il suo riso ancora più bello.
Perché
solo chi ha pianto molto, sa ridere di gioia.
E
Ginny Weasley, poteva finalmente sorridere per la felicità,
beandosi
per un ultimo istante di quel sole, i cui raggi erano, per lei,
un’ondata di
vita.
Poi,
s’incamminò silenziosamente verso la Sala Grande,
passando
casualmente davanti alle scale che conducevano nei sotterranei.
Se
una persona avesse imboccato quella strada, si sarebbe ritrovata
davanti un maestoso quadro, raffigurante un uomo basso, con una grande
parrucca
ottocentesca, dei lunghi baffi brizzolati e un paio di occhi superbi e
freddi:
il Barone Sanguinario.
E,
oltre quel quadro, avrebbe trovato l’immensa Sala Comune dei
Serpeverde, dipinta con sfumature argento-verdastre, che davano un
tocco di
classe a tutto l’ambiente.
In
quel momento, la Sala Comune era immersa nella penombra,
rischiarata solo dal fuoco scoppiettante: il buio non era una
novità per i
Serpeverde, ma il ragazzo che sedeva su una delle poltrone, sembrava
essere
vissuto nelle ombre per tutta la vita.
Una
striscia di luce illuminava il suo sguardo travolgente, le cui
iridi sembravano argento fuso e scintillavano nel cuore
dell’oscurità come
quelli di un felino.
Tutta
la sua figura emanava un’aura di mistero nota a pochi, e
nell’oscurità si riusciva a intravedere il suo
fisico tonico e ben curato.
Le
fiamme creavano magiche sfumature sul suo volto, illuminandone i
tratti cesellati ad arte dal più abile degli dei: dal viso
spigoloso e ambiguo,
fino alle labbra sottili e sensuali.
I
suoi capelli biondi sembravano fili d’oro finissimo, e gli
incorniciavano il volto affascinante, dandogli un’aria nota
solo a quegli
animali tanto affascinanti quanto letali.
Il
ragazzo era stravaccato sulla poltrona in pelle della sua Sala
Comune, mentre la mano destra era posata mollemente sul bracciolo.
Il
gomito sinistro reggeva la mano dalle lunghe dita che, in quel
momento, erano posate sulle labbra sensuali, in una posa tanto pensosa
quanto
inconsapevolmente maliziosa.
L’anello
a forma di serpente che portava all’anulare sembrava brillare
di luce propria, così come lo sguardo intenso del ragazzo
che fissava
insistentemente le fiamme scarlatte.
Dietro
quelle due pietre preziose si nascondeva un’anima dannata, e
più il ragazzo fissava le fiamme avvolgenti, più
non poteva fare a meno di
paragonarle alla sua anima: bruciata da un fuoco insaziabile, da quando
quel
marchio incandescente aveva brutalmente sfregiato la sua pelle dal
bagliore lunare.
Non
era la prima volta che mancava a cena, e non sentiva la mancanza
di quell’ambiente chiassoso e confuso, che sembrava
appartenere a un’altra
vita: una vita che quel marchio non aveva ancora sconvolto.
Dopo
la guerra magica, lui e sua madre erano stati rilasciati per
mancanza di prove: adesso, aveva avuto la possibilità di
frequentare
quell’ultimo anno che gli era stato negato.
Non
voleva ammettere che, in realtà, aveva solo bisogno di stare
lontano da quel castello che l’aveva visto crescere,
maturare, e morire
interiormente.
Troppi
ricordi si nascondevano tra quelle mura e – sebbene
fosse sempre stato una persona molto
abile nel mascherare i propri sentimenti, e, alle volte, rinnegarli
– non
poteva negare che quell’ambiente gli procurava un dolore
immenso.
Il
ragazzo staccò le dita affusolate dalle labbra, mentre
quest’ultime
si curvavano in un sorriso sardonico ed amaro: nessuno avrebbe potuto
salvare
la sua anima.
Più
nessuno…
Perché
Draco Malfoy non aveva mai combattuto la sua guerra, non
l’aveva
mai iniziata, mai conclusa, mai vinta: essa era costantemente dentro di
lui.
Il
giovane decise di crogiolarsi ancora in quell’ambiente
silenzioso,
ma sarebbe rimasto tale per poco tempo, poiché la cena in
Sala Grande era quasi
terminata.
Il
fatto che il ragazzo non si era presentato a cena fu un bene, specie
tenendo conto di ciò che sarebbe succedendo in
quell’ambiente.
Le
candele fluttuanti lo illuminavano come se fosse l’ora di
punta, e
le immancabili ciance degli studenti riempivano l’aria, come
a dare un segnale
che quel castello era ancora vivo e pulsante.
Ginny
Weasley, seduta al tavolo dei Grifondoro, respirò per un
attimo
interminabile quell’aria familiare che per troppo tempo le
era mancata,
sostituita dalla costante percezione della malvagità .
I
suoi compagni di Casa ridevano, scherzavano e parlavano tra di loro
come se nulla fosse cambiato, e questo le riempiva il cuore di gioia.
-Humm…quanto
mi sono mancate queste prelibatezze!-
Mugolò
Ronald Weasley, ovvero suo fratello e fidanzato della sua migliore
amica, ingozzandosi con una buona dose di patate al forno con tanto di
pollo.
-Non
cambi mai, Ron…-
Le
disse la sorella, riempendo l’aria con la sua risata
cristallina
che attirò lo sguardo rapito di Harry Potter, seduto al suo
fianco.
-Già…se
la tua mente fosse ampia quanto la tua pancia, non avresti
difficoltà
a imparare gli appunti di Pozioni, che tanto ti danno
problemi…-
Lo
rimproverò la sua ragazza, alias Hermione Granger, che lo
osservava
con sguardo severo ma anche un po’ divertito dalla sua stessa
battuta,
rivolgendo uno sguardo al bambino sopravvissuto.
Quest’ultimo
aveva gli occhi fissi sulla sorella del suo migliore
amico, e sembrava aver perso di vista il mondo circostante, il che non
sorprese
più di tanto la castana.
-Guarda
che noi non stiamo parlando di “appunti”! Quelle
pergamene
sono più grandi della pila di maglioni regalatami da mia
madre, e lei ne cuce
uno ogni-mese-da-tutta-la-vita!-
Scandì
lentamente il ragazzo, dando un’idea della loro grandezza, e
questo fece sorridere la rossa: lei sapeva cosa significava ricevere
ogni mese
un maglione di due taglie più grandi, ma, in fondo, anche
per questi
inconvenienti amava la sua famiglia.
-Le
dimensioni non sono importanti, Ronald. Sei tu che non hai voglia
di studiare!-
-Guarda
che le dimensioni sono importanti per qualsiasi persona!-
Ribatté
Ron, sentendo il dovere di ottenere l’ultima parola.
-Certo
che le dimensioni sono importanti! Pensa a quel disgraziato del
tuo sarto!-
Una
vocetta squillante s’intromise nel loro discorso, facendo
calare
un mare di risate sulla tavolata alle loro spalle: non avevano bisogno
di
voltarsi per sapere che era stato uno dei Serpeverdi a parlare.
Ron
s’immobilizzò all’istante con una coscia
di pollo in bocca, e il
suo viso assunse una sfumatura rossastra, più per la rabbia
che per
l’imbarazzo.
Nel
frattempo, Harry sembrava essersi risvegliato dal suo stato di
trans, e si voltò in direzione del tavolo alle sue spalle,
ancora pieno di
risate.
Rimase
immobile nell’osservare quei volti tanti odiati che, ancora
una
volta, non si facevano scrupoli a ferire gli altri, nonostante la
guerra magica
li avesse segnati quanto loro.
Dopo
la battaglia, il numero dei Serpeverdi era notevolmente
diminuito, ma non per questo erano diventati meno scorbutici.
-Cosa
c’è, Potter? Sorpreso di vederci ancora seduti a
questo tavolo?
Scommetto che era l’ultimo posto in cui avresti pensato di
vederci!-
Esclamò
Blaise Zabini, alzando il calice colmo di vino elfico con un
sorriso di scherno, per poi prendere una lunga sorsata del liquido
color
rubino.
-Sbagliato!
L’ultimo posto è il paradiso…-
Esclamò
acida la giovane di casa Weasley, senza degnare di uno sguardo
i ragazzi della casa verde-argento: si limitò a prendere
Harry per braccio,
facendolo voltare.
Dopo
quell’esclamazione, calò il silenzio alle loro
spalle, e Ginevra
fu felice di averli sorpresi a tal punto.
-E
comunque…dubito che tu sappia cosa significa patire la vera fame. Specie quando voi, figli di
papà, avete una marea di elfi domestici che vi puliscono
il…-
Ron
non terminò la frase, ma le sue labbra si curvarono in un
sorriso
suadente e a tratti spaventoso.
-…moccio-
Terminò,
continuando a mangiare tranquillamente il suo pasto: se si
fosse voltato, avrebbe senz’altro osservato uno spettacolo
esilarante: alcuni
dei Serpeverdi erano diventati più rossi dei peperoni.
Solo
Blaise Zabini e Theodore Nott sembravano totalmente indifferenti
alle sue parole.
-Almeno
noi non spaliamo letame per vivere in una latrina…-
Esordì
Nott con tono calmo e sguardo annoiato: quelle parole fecero
breccia nelle loro menti con una potenza inaudita.
-Beh…gli
“spalatori di letame” hanno qualcosa che voi non
avrete mai…-
Disse
Hermione con lentezza calcolata: bastò uno sguardo per
capire a
cosa si riferiva, e in un secondo Ron si voltò verso di
loro, continuando a
rimanere seduto sulla panca in legno.
Sollevò
la manica della divisa, mostrando loro l’avambraccio sinistro
dalla pelle candida: i volti dei due Serpeverdi rimasero granitici, ma
i loro
occhi scintillarono per la rabbia repressa.
-Questo
è ciò che non avrete mai. Tutti voi! Compreso
quel mangiamorte
di Malfoy…-
Ginevra
osservava confusa il fratello maggiore mentre pronunciava
quelle parole velenose, prima di voltarsi verso il suo lauto pasto.
Continuò
a mangiare come se nulla fosse successo, ma rimase in
silenzio fino alla fine della cena, mentre gli occhi d’oro
della sorella
osservavano un punto in lontananza.
Ronald
reagiva sempre male quando qualcuno scalfiva la sua famiglia,
specie dopo la morte di Fred…
Una
stilettata colpì la ragazza in pieno petto, e la spinse a
chiudersi in un silenzio tombale, ignorando i Serpeverdi che
borbottavano
qualcosa alle loro spalle.
Malfoy
non sarebbe stato felice del nomignolo che suo fratello gli
aveva affidato…
Decise
di non pensarci, e si concentrò solo sull’ambiente
che la
circondava, sperando di rimuovere dalla sua mente il sorriso di Fred.
Quello
che Ginevra e Draco non sapevano, era che – quella
sera stessa – l’impossibile si
stava già realizzando…
To
be
continued…
Saaalve
mie cari
lettori!
Sono
tornata con
una nuova (naturalmente Drinny) fanfiction ^^ Mi scuso per avervi fatto
attendere così tanto, ma sappiate che un po’ di
stacco mi ci voleva: avevo
bisogno di rimettere la testa apposto ehehehe @.@ Sappiate,
però, che le vostre
bellissime recensioni mi sono mancate tantissimo, ed è per
questo che ho creato
questa nuova fanfiction! Sarà una storia più
elaborata rispetto alla
precedente, ma non altrettanto lunga, purtroppo Y.Y Diciamo che in
questa fic
predomineranno i caratteri diversi di Ginny e Draco: Ginevra
sarà l’angioletto
dalla purezza candida come la luna, mentre Draco sarà
un’anima nera tormentata
dal passato. Spero che questo primo capitolo stuzzichi la vostra
immaginazione
OwO Non vedo l’ora di risentirvi *0* Sappiate che
aggiornerò la storia tutte le
domeniche ;) Vi aspetto ;) Un bacio,
Bimba
|
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Capitolo 2 *** Scoperte ***
Capitolo 1 - Scoperte
My
only
Love
sprung
from my only
Hate…
Capitolo
1 – Scoperte
“Le scoperte
più
sconvolgenti sono quelle che faresti
meglio a ignorare, altrimenti quelle stesse scoperte
ti sconvolgeranno la vita"
Cit.
Bimbabest99
Il
freddo invernale era pungente come una lama di ghiaccio che fendeva
l’aria con la sua consistenza glaciale.
Ormai
era ottobre inoltrato e –
anche se non si era vista nemmeno l’ombra della neve
– l’aria gelida di
fine autunno rendeva indispensabili guanti, sciarpa e cappello.
In
mezzo al rigoglioso giardino di Hogwarts, una folta chioma ramata
spiccava tra tutto quel verde: i suoi capelli, così simili a
lingue di fuoco,
erano in grado di riscaldare ogni persona dal gelo
dell’autunno.
La
ragazza era sola, circondata dal verde della natura che faceva a
pugni con il colore dei suoi capelli: sembrava stesse cercando un
po’ di
tranquillità.
Ginny
rabbrividì quando un leggero venticello le fece penetrare il
gelo sin nelle ossa, e si strinse maggiormente contro la morbida
sciarpa di
lana.
Camminava
con passi lenti e misurati verso il lago nero, la cui
superficie risplendeva come pietre preziose, anche se il sole era
oscurato dalle
nuvole.
La
giovane sorrise, immaginando la bellezza del lago visto
dall’alto.
Posò
la piccola mano sulla corteccia di un grande albero, e sorrise al
ricordo dei tempi in cui era solita arrampicarsi fino in cima, per poi
sedersi
sull’incavo più comodo e bearsi del vento fra i
capelli.
La
giovane Weasley si guardò intorno con gli occhi
d’oro illuminati da
uno scintillio sbarazzino, mentre si mordeva il labbro inferiore con
fare
ribelle.
Una
volta appurata l’assenza di anima viva, afferrò
agilmente il ramo più
basso, e iniziò ad arrampicarsi.
Arrivata
in cima, una folata di vento la colpì in pieno viso, facendo
svolazzare i suoi capelli vermigli come petali al vento.
Anche
la fine della sciarpa iniziò a volteggiare seguendo il ritmo
della corrente, e Ginevra si ritrovò a socchiudere gli occhi.
Inspirò
profondamente quell’aria che sapeva di libertà, e
poi continuò
a godersi lo splendido panorama, cercando di ignorare il ghiacciolo che
una
volta era il suo naso.
Rimase
comodamente seduta su quel ramo per qualche altro minuto, ma il
freddo iniziò presto a farsi sentire, e la ragazza
capì che era arrivato il
momento di chiudere quella piacevole parentesi.
Proprio
quando stava per mettere il piede sul ramo più basso, due
figure sbucarono dal nulla, e si andarono a posizionare sotto le fronde
degli
alberi.
-…ma
non credo che la cosa sia passata inosservata-
Esclamò
uno dei due ragazzi, mentre Ginevra si bloccava sul posto,
come colpita da un incantesimo.
-Non
m’interessa, Blaise. Non oseranno aprire bocca sulla mia
mancanza
in Sala Grande. Sono troppo conigli anche solo per pronunciare il mio
nome…-
Rispose
il ragazzo, la cui voce bassa e roca si tradusse in una
cascata di brividi sottopelle per la giovane Grifona.
Quando
la rossa abbassò lo sguardo, venne colpita da un colore
chiaro
come il platino, che spiccava in mezzo al verde: i capelli di Malfoy.
Solo
lui aveva quel colore di capelli in tutta Hogwarts e al suo
fianco c’era Blaise Zabini –
già citato
da Malfoy -.
-Non
tutti!-
Esclamò
il moro con tono basso, ma l’odio e il ribrezzo che
rigettò in
quelle due parole erano molto simili al suono di una frustata che
squarciava il
silenzio.
Il
gomito sinistro del moro era posato contro la corteccia
dell’albero, e due dita reggevano mollemente il capo del
ragazzo.
I
suoi occhi celesti divennero due fessure, e l’anello che
portava
all’anulare scintillò come un macabro segno.
Malfoy,
invece, aveva le mani nelle tasche e il ginocchio sinistro era
ripiegato, di modo da far posare la pianta del piede contro la
corteccia
dell’albero.
I
fili d’oro erano scossi da un leggero venticello, mentre i
bordi del
mantello si muovevano a ritmo della corrente.
Le
due perle che il ragazzo aveva al posto degli occhi erano sottili
come lame taglienti, e sembravano riflettere lo scintillio delle acque
del
lago.
La
flemmatica della sua persona, unita al panorama mozzafiato sembrava
frutto di un abile artista che era riuscito a creare un connubio di
eleganza,
bellezza e natura.
-Ciò
che Weasley pensa di me non potrebbe importarmi nemmeno se Lord
Voldemort resuscitasse-
Esclamò
il biondo con tono gelido e annoiato, mentre l’ombra
dell’albero ne nascondeva i lineamenti, senza accorgersi
della figurina che,
sopra la sua testa, aveva sobbalzato.
Quello
che aveva detto era vero: a Draco non importava ciò che
Lenticchia pensava di lui, ma nessuno l’aveva mai chiamato
mangiamorte, nemmeno
al tempo della guerra.
Solo
sentir nominare quella parola gli faceva sorgere un nodo allo
stomaco, e una rabbia antica iniziava a scuotergli il cuore per un
motivo che
nemmeno il diretto interessato conosceva.
Ma
di certo non avrebbe lasciato passare impunita quell’azione:
Draco
Malfoy non era il tipo di persona che ideava una vendetta veloce per
far
arrivare in fretta quel senso di soddisfazione.
No.
Lui
preferiva farla nascere dal nulla, insinuarsi sotto la pelle del
suo nemico, scovarne le debolezze e attaccare dall’interno
ove egli era più
vulnerabile.
Un
leggero sorriso curvò le sue labbra sensuali, e gli occhi
perlati
scintillarono nell’ombra proiettata dall’albero.
-Ti
conosco abbastanza bene da sapere che stai già elaborando un
piano
per fargliela pagare. E, chissà, magari
quest’occasione potrà rivelarsi
un…doppio bonus-
Suggerì
il ragazzo di colore con tono casuale e annoiato, ma sapeva
benissimo che quelle parole avrebbero suscitato la curiosità
del suo amico:
avrebbe cercato ulteriori spiegazioni…e lui sarebbe stato
felice di dargliele.
Draco
non si mosse, e il suo sguardo travolgente continuò a essere
rivolto al lago, ma si permise di osservare il compagno con la coda
dell’occhio.
-Continua…-
Esordì,
con voce morbida e roca, realmente interessato alla proposta
del suo compagno.
Blaise
sogghignò con fare soddisfatto, togliendo il gomito dalla
corteccia
dell’albero e facendo sprofondare le mani nelle tasche del
pantalone.
-Lenticchia
è il migliore amico di Harry Potter. Il salvatore del
mondo magico, il prescelto…ma sappiamo entrambi che in
realtà è solo un bambino
che ha perso il biberon. Questa è la tua occasione per
vendicarti di lui. Di
loro. Sono grandi amici, no? Dovranno pur avere un punto debole in
comune!-
Spiegò
concitatamente il ragazzo di colore: quelle parole fecero
sorgere un ghigno sul volto di Draco.
Aveva
odiato Harry Potter per tutta la vita: ogni sua azione, ogni sua
impresa, veniva sempre paragonata a quelle del prescelto, e questo
proprio non
lo sopportava.
Aveva
tentato più volte di dimostrare la sua
superiorità, di
dimostrare che anche lui sarebbe stato degno della fama che girava
intorno a
quella dannata cicatrice.
Alla
fine, la fama l’aveva conquistata lo stesso, ma nel modo
sbagliato.
Perché,
adesso, tutti sapevano che era un mangiamorte, che suo padre
lo era stato prima di lui, e che aveva quasi ucciso Silente: per tutti,
lui era
il cattivo.
Non
capivano che la sua era solo gretta ambizione, nata da un bisogno
infantile di affetto, lo stesso che gli avevano negato.
Ma
quella parte debole di lui era sepolta sotto cumuli di rabbia e
ombre: volevano un cattivo?
Molto
bene, allora la sua meschinità sarebbe andata oltre tutti i
limiti!
-Davvero
niente male come pensata…-
Ammise
il ragazzo biondo, voltandosi a fissare il compagno che
liquidò
la questione con una scrollata di spalle e un:
-Merito
del mio ingegno!-
Il
biondo si voltò verso il compagno, facendo ben attenzione a
rimanere sotto l’ombra dell’albero, mentre gli
occhi perlati scintillavano come
gemme al sole.
-Ma
non credo che entrambi abbiano qualcosa in comune…-
-…O
forse qualcuno!-
Esclamò
il ragazzo moro, al che Draco lo guardò con sguardo
indagatore
ma allo stesso tempo interessato.
-Pensaci,
Draco. Chi è che gode del bene di entrambi? La mezzosangue!-
A
quelle parole il biondino non si scompose, ma i suoi occhi furono
attraversati da uno scintillio di pure orrore, e non riuscì
a trattenere una
smorfia delle labbra.
-Mettiamola
così Blaise: preferirei fare il giocoliere con palle di
nitroglicerina invece che scoparmi la Zannuta…-
Esordì
il ragazzo con voce calma, ma in fondo al suo tono si
nascondeva una nota pregna di ribrezzo: la Granger non gli era mai
piaciuta,
anzi!
Odiava
quell’aria da sapientona anche quando lei non era altro che
uno
scarafaggio in confronto alla sua nobiltà.
Per
non parlare del suo orribile corpo: non riusciva neppure a
camminare decentemente, anche se non poteva biasimarla.
Mica
era colpa sua se era nata con un corpo da rinoceronte?
Draco,
invece, era abituato a un tipo di compagnia femminile lontana
anni luce da ciò che rappresentava il prefetto Grifondoro.
-Se
vuoi avere una vendetta degna di Salazar Serpeverde…un
po’ dovrai
patire, Draco-
Lo
rimproverò il compagno, ma Malfoy rimase fermo sulla sua
decisione:
non aveva nessuna intenzione di sporcarsi con il sangue sporco della
mezzosangue.
-Blaise,
ho detto di volermi prendere la rivincita, ma gradirei farlo
con l’intestino intatto, ti dispiace?-
Dichiarò
il giovane con poco tatto: era impressionante come l’insulto
più volgare potesse sembrare un complimento, se detto da
quelle labbra.
-Non
credo ci siano altri modi per colpire nel segno. Voglio
dire…il
vero problema è Potter! Weasley avrà un milione
di altri punti deboli! Ma a
quel pallone gonfiato importa solo dei suoi amici e…-
Un
sorriso trionfante si disegnò sul volto di Blaise, mentre il
suo
viso s’illuminava di colpo, tanto che Draco temette di
vederlo andare a fuoco.
-Come
ho fatto a non pensarci prima?! La Weasley!-
Esclamò
il moro con un tono di voce più alto del dovuto, mentre
Draco
sgranava leggermente gli occhi argentei, e la figurina in cima
all’albero ebbe
un piccolo infarto.
Uno
scintillio attraversò lo sguardo del ragazzo, ma
l’attimo dopo
sembrò che quel lieve momento di stupore non ci fosse mai
stato.
-Non
so cosa non ti è chiaro della frase “gradirei
farlo con
l’intestino intatto”-
-Oh,
Draco, andiamo. Non vorrai dirmi che la Weasley è peggio
della
Granger…-
Sussurrò
Blaise con tono così basso che anche Draco fece fatica a
sentirlo.
Sul
volto del moro comparve un sorriso furbetto e malizioso, mentre le
sopracciglia corvine s’inarcarono, come a voler invitare il
compagno a sostenere
il contrario.
Draco
sbuffò, e poggiò meglio la schiena contro la
corteccia
dell’albero, mentre nella sua mente prese forma
l’esile figurina della minore
di casa Weasley.
-Andiamo,
Draco. Non puoi certo dire che manca di bellezza. Può anche
essere piccola, minuta e con la vita stretta, ma i fianchi e il petto
sono
sinuosi…proprio come piacciono a te!-
Il
ragazzo aveva sussurrato l’ultima frase come se si trattasse
di un
segreto che conoscevano solo loro due.
Probabilmente
si aspettava un sorriso malizioso da parte dell’amico:
solo questa ipotesi poteva spiegare lo stupore che gli si dipinse in
volto
quando Draco posò su di lui i suoi occhi furiosi.
Erano
leggermente più sgranati del solito, e lo scintillio di
supremazia e gelido divertimento aveva lasciato il posto a uno sguardo
pregno
di rabbia e sprezzo.
-Solo
perché le acque di un fiume sono cristalline non vuol dire
che
siano anche potabili! E’ una babbanofila, Blaise. Un lurido
scarto sociale!-
-Nessuna
conoscenza di Potter e Weasley sarà mai alla nostra altezza,
Draco. Insomma, li hai visti anche tu, no? Se vuoi colpire nel segno,
la
Weasley è la tua unica speranza. Prendere o lasciare.-
Il
moro ritrovò la sua calma e scrollò le spalle con
noncuranza,
tornando a osservare il lago nero, ma Draco era sicuro che lo stesse
studiando
con la coda dell’occhio.
La
rabbia del ragazzo sembrò affievolirsi, e i suoi occhi
d’argento
tornarono ad ammirare il lago nero.
-E’
la sorella di Lenticchia, la migliore amica della Granger, uno
degli esponenti più validi per i Grifondoro e, cosa ancora
più
importante…Potter ne è follemente
innamorato…-
Esordì
Blaise con il sorriso sulle labbra e il tono divertito; anche
se il suo sguardo era rivolto al lago, il moro era più che
sicuro d’aver messo
la pulce nell’orecchio del Serpeverde.
Le
labbra di Draco si curvarono in un sorriso di velenoso
divertimento, e gli occhi perlati scintillarono come quelli di un
felino che
studia la preda.
-La
donna di Potter…-
Sussurrò
con un ringhio quasi ferino: nella sua voce erano racchiusi
milioni di significati, dall’odio al divertimento.
-Già…un
vero colpo basso. Immagina il suo dolore quando scoprirà che
gli hai portato via la femmina. E poi, diciamocelo, è
proprio un bel
peperoncino…-
Draco
sorrise ancora; nella sua mente tutta la sua furbizia stava
già
ricollegando i vari pezzi del puzzle ed era arrivato ad una sola
conclusione:
quella era la vendetta che cercava.
-Ottimo…-
Disse
soltanto, rivolgendo all’amico un sorriso di puro
divertimento,
come un predatore che pregusta già la sua preda, prima
ancora che questa
deceda.
Sogghignando
divertiti, i due Serpeverdi si allontanarono dall’albero,
ignari che il fulcro del loro discorso li aveva ascoltati per tutto il
tempo…
To
be continued…
Buona
domenica a
tutti! ^^
Come
state, miei
cari? Io, sinceramente, ho avuto una settimana snervante, piena di
esami di
tutti i tipi. Sono un po’ stanca, ma per lo meno la gioia
della scrittura non
può togliermela nessuno ;) Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto ;) Sto
lavorando ad uno schema ben preciso, per questa storia, e spero di
renderla
intrigante e piena di colpi di scena ^******^ Se avete dei dubbi, di
qualsiasi
genere, dovete solo chiedere ;) Sarò felice di darvi delle
spiegazioni ^^ Vi
dirò, sono rimasta molto soddisfatta dal piccolo successo
che ha avuto il primo
capitolo :) Spero che continuerete così ^^ Inoltre, vorrei
ringraziare
liamcucchiaiofobico, _kim_, meryforever91 e Cicci12 per aver recensito
lo
scorso capitolo…grazie di cuore <3. Aspetto i vostri
commenti, ragazzi ^^
Alla prossima,
Bimba
|
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Capitolo 3 *** Strategie ***
Capitolo 2 - Strategie
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
2 – Strategie
“Il
mentitore è sempre un piccolo tattico, mentre chi evita di
mentire segue una strategia”
Cit.
Giuseppe Pontiggia
Quella
mattina l’aria autunnale sembrava più fredda del
solito, tanto
che correre per i corridoi era più simile ad una nuotata in
mezzo ai mari
dell’Antartico.
Ginny
camminava velocemente, ansiosa di arrivare in Sala Grande per
raccontare, finalmente, ciò che aveva scoperto il pomeriggio
prima.
Le
parole che si erano scambiati i due Serpeverdi non l’avevano
lasciata nemmeno al momento di dormire: continuava a risentirle nelle
orecchie
come un eco lontano.
All’inizio
aveva considerato di raccontare tutto a Ron e Harry, ma poi
aveva pensato alla situazione con più lucidità ed
era arrivata a una sola
conclusione: il modo giusto per punire Malfoy era lasciarlo fare,
facendogli
credere di essere all’oscuro delle sue intenzioni.
Quella
era l’idea più razionale che aveva avuto nel giro
di diciotto
ore, ma non ne era sicura, per questo aveva bisogno di un consiglio.
Entrò
nella Sala Grande a passo spedito, e si sedette al suo solito
posto: aspettò pazientemente l’arrivo dei suoi
compagni e – per ingannare
l’attesa – iniziò a mangiare
qualcosa.
Un
brivido le percorse l’intera spina dorsale, e la ragazza ebbe
la
vaga sensazione di essere osservata.
All’improvviso,
un dubbio la colse mentre beveva del succo di zucca, e
si ritrovò ad alzare lentamente lo sguardo, senza farsi
notare.
I
suoi sospetti erano giusti: Draco la stava osservando con il capo
inclinato d’un lato e un vago sorrisetto.
Ginevra
abbassò i suoi occhi d’oro prima che il Serpeverde
si
accorgesse del suo sguardo.
Continuò
a gustare la sua colazione con finta nonchalance, anche se il
tremore delle mani era evidente, e non era causato dal freddo.
Il
fremito della bella giovane era più che giustificato: Draco
continuò a guardarla per tutto il tempo, com’era
solito fare ogni volta che attuava
la sua tattica.
Di
Malfoy si poteva dire tutto: era freddo, manipolatore,
doppiogiochista, opportunista, sessista…ma di certo non era
prevedibile!
Ogni
sua azione, ogni sua mossa era studiata per uno scopo preciso, e
la minuziosità di ogni dettaglio poteva far invidia al
più abile scrittore di
romanzi gialli.
Indossava
una camicia nera i cui primi bottoni erano aperti, e dei
pantaloni del medesimo colore, difficili da nascondere sotto la divisa
scolastica.
Questo
perché Draco detestava la luce, e odiava quei vestiti dalle
tonalità forti e vivaci: di solito chi li indossava era una
persona la cui vita
era colorata come i vestiti che portava.
Ma
per Draco non era così: la sua vita era in bianco e nero,
tra le
ombre, e tutti quei colori, quella felicità, quella
vita…lui non era riuscito a
conquistarli.
Per
questo stava alla larga dai luoghi troppo illuminati o dalle
persone troppo solari: le odiava.
E
Ginevra Weasley sembrava una persona particolarmente appagata dalla
sua vita: questo lo mandava in bestia.
Le
labbra perfette si curvarono in un sorriso divertito – quasi malefico – e
l’argento dei suoi
occhi scintillò come stelle nella notte buia.
Tutto
di lui ricordava un serpente: agiva nell’ombra, studiava il
suo
nemico da lontano per comprendere i suoi pensieri attraverso ogni
minima
azione.
Poi,
quando la preda abbassava la guardia, attaccava con il silenzio
di un gatto e la grazia di un’aquila, inferendo il suo colpo
mortale
lentamente, dolcemente, quasi stesse cullando il suo bottino nella
più soave delle
ninnenanne.
Ma
quella era una calma apparente, un’illusione: più
ci cadevi dentro,
più sarebbe stato difficile uscirne.
-Ah ah, noto con piacere che
il
cobra si è deciso ad uscire alla luce del sole per studiare
la sua preda…-
Il
tono divertito di Blaise lo distrasse dai suoi pensieri, ma Draco
s’impose di non muoversi: non voleva perdere di vista nemmeno
il più piccolo
gesto della Weasley.
-Non
posso credere che tu abbia seguito il suo consiglio!-
La
voce di Theodore Nott, seduto al suo fianco, conteneva una nota di
fastidio che non passò inosservata al ragazzo di colore, che
si sentì pungolato
nell’orgoglio.
-Theo,
mi duole informarti che la tua mente primitiva non è pronta
per
questo genere di piani…-
-Non
se il loro creatore sei tu!-
Rispose
prontamente il giovane Nott che – senza
attendere una possibile replica di Blaise – si
avvicinò a
Draco per esprimere il suo pensiero.
-Capisco
che tu voglia prenderti la rivincita per quanto proferito da
Weasley, ma conquistarne la sorella e poi abbandonarla non mi sembra il
modo
giusto-
-Sentiamo,
e tu cosa ne sai di giustizia?-
S’intromise
Blaise, alla quale non era piaciuta la stoccata finale
datagli da Nott, e desiderava mettere alla prova il suo controllo solo
per
ritrosia.
-Ha
parlato Monsieur Prodige!-
Rispose
Nott, rivolgendo un sorriso lezioso al compagno che ricambiava
il suo sguardo sopra la schiena ricurva di Draco.
-Se
la finite di borbottare, gradirei escogitare la mia strategia in
silenzio…coppia maculata permettendo!-
Esclamò
con tono annoiato il giovane Malfoy che – con
i gomiti poggiati sulle ginocchia – stava ancora
analizzando i
gesti della Weasley.
-Draco,
ti assicuro che tra tutte le cose cattive che ti è capitato
di
fare, questa è di gran lunga la peggiore!-
-Theodore,
calmati. Non la stai prendendo troppo bene?-
Commentò
il biondo con un angolo della bocca curvato verso l’alto,
mentre Nott si passava una mano sul viso con fare teatralmente
esasperato.
-Draco,
per favore, ragiona. Ginevra Weasley è una ragazza ingenua,
prevedibile, ma di certo non le mancano i corteggiatori. Certo, non si
possono
definire “uomini rispettabili”: basta guardare
quello straccio di Potter. Ma
lui è il ragazzo che ha sconfitto il Signore
Oscuro…perché dovrebbe desiderare
un altro uomo?-
-Semmai
perché non l’ha cercato fino ad ora!-
S’intromise
nuovamente Blaise con un largo sorriso sulle labbra: era
curioso di vedere quanto avrebbe resistito Theodore con quella calma
apparente.
-Blaise,
tu non hai voce in capitolo. Non sono nemmeno sicuro che tu
sia un uomo…-
Esordì
Theodore, di rimando, dando inizio a uno dei loro battibecchi
quotidiani: questo accadeva perché avevano due
mentalità molto diverse.
Blaise
era il tipo di ragazzo che amava cacciarsi nei guai, servendosi
del suo charme per trarsi d’impaccio senza inconvenienti.
Theodore,
invece, era il tipico ragazzo riflessivo e attento a ogni
particolare, ma questo non lo rendeva ingenuo.
Le
loro discussioni erano composte da frecciatine che facevano leva
sull’esasperazione dell’altro, ma non sfociavano
mai nella vera e propria
rabbia.
Theodore
era un po’ la mente del gruppo, e questo doveva essere un
motivo valido per seguire i suoi consigli, ma Draco non aveva nessuna
intenzione di mollare.
Continuava
a osservare la giovane donna dai capelli rossi come le rose
che ornavano il giardino del suo maniero, e tutto ciò che
riusciva a vedere
erano un paio di grandi ali bianche.
Perché
tutto in lei gli ricordava un angelo: la sua purezza, la sua
ingenuità, i gesti pregni di dolcezza infantile.
Un
bellissimo angelo dalle ali candide e i capelli di fuoco:
così
bello, così puro, così perfetto.
Troppo
perfetto.
Un
sorriso maligno curvò le labbra del ragazzo, e gli occhi
perlati
scintillarono macabramente.
Era
arrivato il momento che le ali di quell’angelo si sporcassero
di
sangue, così da impedirgli di volare.
E
solo allora quella ragazza che tanto gli ispirava odio, avrebbe
capito cosa significava osservare la vita con gli occhi di un cieco.
Le
sopracciglia di Draco si arcuarono quando vide il magico trio
intento a prendere posto vicino alla sua preda: sorrise nel vedere
Potter al
suo fianco.
Il
Grifondoro scoccò un rumoroso bacio sulla gota della bella
rossa:
doveva essere un gesto amichevole, ma Ginevra sentì che era
intriso di un
sentimento più profondo.
Tuttavia,
la rossa – vista la
sua situazione – non vi prestò molta
attenzione, e cercò con lo sguardo la
chioma bionda della sua amica: Luna Lovegood.
Dopo
attente riflessioni, aveva convenuto che dirlo a Hermione non era
la scelta più saggia: non voleva metterla nella posizione di
tener nascosto un
segreto di tale portata al suo fidanzato e al suo migliore amico.
Luna,
invece, - anche avendo una
relazione con Neville – non si sarebbe mai fatta
sfiorare dal pensiero di
riferire il segreto.
Inoltre,
la sua era una mente molto più ingenua rispetto a quella di
Hermione, e – in questo
– somigliava
molto a Ginny.
La
bionda si stava sedendo al fianco di Terry e stava salutando
Neville agitando animatamente il braccio destro.
Ginny
si fiondò letteralmente nella sua direzione, facendo
corrugare
la fronte di Harry che, l’attimo dopo, controllò
di nascosto il suo alito.
-Luna!-
Sussurrò
la rossa quando prese posto al suo fianco senza dare troppo
nell’occhio.
-Ginny?
Cosa fai seduta qui?-
Le
domandò Terry, quando
riconobbe la voce della Grifondoro, nonostante il brusio circostante.
-Devo
parlare urgentemente con Luna, Terry. Tranquillo, ci vorrà
un
attimo!-
La
bella Weasley fece un sorriso tirato per rassicurare il compagno
Corvonero, alla quale, però, non era sfuggito il tono
urgente e frettoloso
adoperato dalla Grifondoro.
-E’
successo qualcosa?-
Domandò,
infatti, corrugando le sopracciglia per la confusione.
-No,
Terry, tranquillo! Cose…da donne!-
Si
affrettò a rispondere la rossa, tentando di dare una
sfumatura
decisa al suo tono di voce, e sembrò riuscire nel suo
intento: Terry annuì con
aria comprensiva.
-Sono
curiosa di sapere, Ginny. Raccontami!-
La
incalzò la sua bionda amica, inclinando d’un lato
il volto di
eterna bambina e facendo splendere di curiosità i suoi
grandi occhi azzurri.
Ginny
si guardò furtivamente intorno, e intravide con la coda
dell’occhio lo sguardo del Serpeverde ancora puntato su di
lei.
-Non
qui…-
Esclamò
la rossa; detto ciò, prese per mano la Corvonero e fece un
cenno del capo in direzione dell’uscita.
Luna
la seguì senza discutere, mentre Ginevra tentava di
camminare in
modo sciolto e noncurante, anche se sentiva su di sé un paio
di occhi perlati.
-Devi
ammettere, però, che non è niente male! Andiamo,
Theo…immagino
che ce li abbia anche tu gli occhi!-
Stava
dicendo, nel frattempo, Blaise Zabini al suo compagno, mentre
gli occhi gelidi di Draco si soffermavano più del dovuto
sulla sinuosità del
corpo di Ginevra.
-Non
nego la sua bellezza. Ciò che mi preoccupano…sono
i suoi legami…-
Aveva
risposto Theodore, mentre Malfoy studiava con gelido interesse i
più piccoli particolari della bella Grifondoro.
Quando
quest’ultima uscì dalla Sala Grande, si
lasciò sfuggire un
lungo sospiro, e prese posto su un gradino appartato, al fianco della
Corvonero.
-E’
successo qualcosa di grave, Ginny? Sai, questa situazione mi
ricorda tanto l’invasione di gorgosprizzi che ci fu
l’anno scorso. Ti rivelo un
segreto: per impedir loro di entrarti nella mente, devi pensare
positivo!-
Le
sussurrò la Corvonero con una mano al fianco della bocca,
quasi le
stesse rivelando un segreto di estrema importanza.
Ginevra
tentò di sorridere all’amica, anche se nella sua
mente le
parole “pensare positivo” sembravano quasi ironiche.
-Luna…ho
bisogno di parlarti. Sappi che non voglio metterti in una
situazione spiacevole ma…sei la mia migliore amica, e ora ho
bisogno delle tue
perle di saggezza…-
La
bionda sorrise innocentemente a quel commento, sentendosi
orgogliosa nel venir definita “la sua migliore
amica”, eppure c’era qualcosa
nel tono di Ginny che non le piaceva.
La
rossa le raccontò brevemente cosa aveva scoperto il
pomeriggio
prima, mentre lo sguardo bluastro dell’amica non la lasciava
un istante.
-Ginny,
non posso crederci. Sono sconvolta. Tu hai origliato!-
Le
disse infine, facendo sgranare gli occhi alla bella Grifona: di
tutto ciò che le aveva detto, lei aveva capito solo questo?!
-Luna!
Qui non si tratta di buone maniere! Hai capito cosa ha
intenzione di fare Malfoy?-
-Certo…-
Rispose
la Corvonero con una calma inquietante, specie se associata a
quel sorriso che sembrava leggero e spensierato anche dopo una notizia
del
genere.
Ginevra
non rimase troppo sconvolta dal suo comportamento: conosceva
Luna meglio di chiunque altro, e, col tempo,
aveva compreso che ogni atteggiamento dell’amica – per quanto strambo potesse essere
– aveva sempre un fondo di
verità.
-…E
quindi cosa mi consigli di fare? Pensavo di fargliela pagare
illudendolo di essere allo scuro delle sue intenzioni,
oppure…-
-…Conquistarlo!-
Terminò
la Corvonero come se fosse la cosa più ovvia del mondo,
mentre
Ginevra s’immobilizzava con occhi sgranati, come congelata
dalle parole della
compagna.
-Come?!-
Ululò
la rossa, pentendosi di aver adoperato un tono di voce così
alto: per fortuna il corridoio era deserto.
-Ginny,
devi capire che il ragazzo in questione è Malfoy.
Serpeverde,
mangiamorte, figlio di Lucius Malfoy ed eterno rivale di Harry. Ma,
nonostante
ciò, devi ammettere che è un ragazzo molto
deciso: sa quello che vuole e non
permette a nessuno di mancargli di rispetto. Secondo me è
una fortuna che il
suo piano si limiti a conquistarti: poteva fare molto peggio. Quando
tuo
fratello l’ha insultato, in Sala Grande, si doveva aspettare
una reazione del
genere. Voi Grifondoro rappresentate il leone: forte, agile, coraggioso
e
avventato, ma non dovete sottovalutare il serpente solo
perché striscia.
Proprio per questa sua caratteristica, potrebbe mordervi da un momento
all’altro, senza che voi ve ne accorgiate. Dunque, se non
vuoi fare lo stesso
errore di tuo fratello, io ti consiglio di partire
all’attacco con la stessa
medicina-
Ginevra
era rimasta affascinata dalla metafora dell’amica Corvonero:
la sua Casa meritava in pieno il titolo di “piccoli
saggi”.
Tuttavia,
Ginny non riusciva a immaginarsi mentre seduceva Draco
Malfoy: rimase ferma sulla sua decisione, ma apportò delle
piccole modifiche.
-Capisco
cosa intendi, Luna, però non ho nessuna intenzione di fare
la
svenevole con lui. Ma se Malfoy pensa che la sottoscritta sia una
ragazza
facile da abbindolare, si sbaglia di grosso! Avrà pane per i
suoi denti!-
Esclamò
la rossa, facendo ridere l’amica che si alzò con
grazia e le
rivolse un grande sorriso.
-Fa
come meglio credi, Ginny. Ma ricorda le mie parole, mi
raccomando!-
Detto
ciò, salutò la Grifondoro e
s’incamminò verso la Sala Grande,
lasciando Ginevra persa nei suoi pensieri.
Quel
giorno entrambi i ragazzi decisero quale strategia seguire per
intaccare i piani dell’altro.
Ambedue
erano sicuri delle loro decisioni, ma – molte
volte – è proprio la sicurezza ad
illudere le persone.
To
be continued…
Buongiorno,
popolo di efp!
Come
promesso,
ecco il terzo capitolo che tanto era richiesto ^^ Spero vivamente di
esser
stata all’altezza delle aspettative; sapevo che molti di voi
speravano in un
confronto tra Draco e Ginny, ma ho preferito lasciare un po’
di spazio anche
alle opinioni dei loro amici e.e Anche se, alla fine, i nostri
protagonisti
preferiti sono e rimangono due teste calde che non ne vogliono sapere
di
seguire i consigli dei compagni! (Tranne
Blaise…lui è un’eccezione XD) Ehehehehe
voi che ne pensate? Si stanno invitando
a nozze, praticamente! XD Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno
letto e
recensito lo scorso capitolo perché, davvero, mi avete
commossa con le vostre
parole :’) Era il miglior regalo di compleanno che potevate
farmi! <3 Sì, perché
tra qualche giorno sarà il mio compleanno: il 1
Aprile!!........Il giorno del
pesce d’Aprile
-.-‘’’’’ Tutti i
giorni mi chiedo come mi sia venuto in mente di
nascere proprio il giorno degli scherzi…stavo
così bene nella pancia di mamma,
non potevo aspettare un altro giorno? >.<
Vabbè, mi consolo perché sono
nata lo stesso giorno di Fred e George!! Ringrazio ancora una volta
tutti
coloro che leggono questa storia: siete la mia forza ragazzi! <3
Un bacio
immenso, e buona domenica delle palme!
Bimba
|
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Capitolo 4 *** Incontri ***
Capitolo 3 - Incontri
My
only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
3 – Incontri
“L'incontro di
due personalità è come il contatto tra due
sostanze
chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono
trasformati”
Cit. Carl Gustav Jung
Il
sole splendeva dietro le montagne come un bambino sorridente che
giocava a nascondino, annunciando l’inizio di un giorno
memorabile.
Ginevra
si stiracchiò pigramente come un felino, osservando con aria
assonnata la sua camera di dormitorio.
Calì
e Lavanda stavano dormento – anzi,
per essere più precisi, russando – e
Ginny decise di approfittarne per fare
una doccia rilassante.
S’immerse
sotto il getto d’acqua bollente e si godette quei minuti di
pace e quiete: erano rare le mattine in cui non si svegliava con le
urla delle
sue compagne.
Si
avviò verso la Sala Grande con tranquillità,
gongolando soddisfatta
per essere riuscita a svegliarsi presto almeno una volta nella vita.
La
Sala Grande non era molto affollata, ma c’erano abbastanza
persone
da riempire metà delle quattro tavolate.
Ginevra
si sedette al suo solito posto, sorseggiando un po’ di succo
di zucca e cacciando dallo zaino i suoi appunti di Pozioni.
Dall’altra
parte della Sala, un paio di occhi luccicanti come pozze di
platino la stavano osservando.
I
capelli di Draco luccicavano sotto i flebili raggi del sole e
creavano magiche sfumature sui suoi tratti spigolosi e aristocratici.
Il
suo sguardo di ghiaccio carezzò ogni centimetro della rossa
Grifona, sorridendo sornione quando la ragazza accavallò le
gambe, scoprendo la
pelle rosea.
Il
suo sguardo ammaliatore scese su quella porzione di pelle con calma
illusoria, facendo scintillare maliziosamente le iridi perlate.
Non
vedeva l’ora di avere un confronto con
quell’innocente angioletto:
si sarebbe divertito nel vederla arrossire a ogni suo gesto e avrebbe
criticato
–nella sua mente - con
velenoso
sarcasmo quella purezza antiquata.
Sentiva
già il sapore amaro della vendetta e le urla di Lenticchia
che
lo avrebbe maledetto in tutte le lingue del mondo.
Ma
ormai sarebbe stato troppo tardi: la sua innocente sorellina non
avrebbe più posseduto quel candore ammaliante.
Il
bel Serpeverde si riscosse dai suoi pensieri quando Ginevra si
alzò
dal suo posto e s’incamminò con
tranquillità fuori dalla Sala.
La
ragazza non voleva perdere nemmeno un istante del suo tempo: aveva
intenzione di andare nell’aula di Pozioni e ripassare i suoi
appunti prima
della lezione.
Sistemò
la borsa che portava intorno al collo e riprese in mano quei
fogli così odiosi e familiari che le ricordavano i tempi in
cui non riusciva a
capire nulla di ciò che c’era scritto.
Il
sole che filtrava attraverso le finestre fece splendere i suoi
capelli come rubini scintillanti che coloravano l’ambiente,
donando alla ragazza
una grazia modesta e pura.
La
giovane svoltò l’angolo cogli occhi fissi sulle
pergamene
giallognole, e l’attimo dopo si ritrovò a cozzare
contro il pavimento, come se
il suo corpo fosse andato a sbattere contro un muro di mattoni.
La
giovane gemette per la sorpresa e si rizzò con il torso,
massaggiandosi il punto in cui aveva avuto l’impatto con il
pavimento marmoreo.
Alzò
lo sguardo su colui che aveva intralciato il suo cammino, e fu
colpita dal biondo opaco che entrò nel suo campo visivo.
L’uomo
era alto e allampanato, avvolto nelle vesti scure, verde e
argento della casa Serpeverde, mentre il mantello volteggiava alle sue
spalle,
quasi volendone ingrandire la figura.
La
pelle pallida era così perfetta da sembrare scolpita nel
marmo, e i
capelli gli ricadevano morbidi sul viso come fili d’oro.
Gli
occhi erano due pozze perlate, intense come fiamme d’argento,
e
scrutavano il mondo da un piedistallo che – unito
al ghigno di supremazia che esibiva – lo rendeva
simile a un angelo che
osserva i mortali.
Un
angelo della morte.
Per
una volta, Ginevra pensò che la sua alterigia fosse
pienamente
meritata, ma scacciò quel pensiero con la stessa
velocità con cui si alzò.
La
Grifona non aveva dimenticato la promessa che aveva stretto con se
stessa, ed era pronta a mantenerla: si sarebbe rivolta a Malfoy con lo
stesso
trattamento che egli stesso aveva riservato alla sua famiglia.
La
rossa alzò il mento con aria superiore e lo
osservò con sguardo
intimidatorio e allusivo, come a sussurrargli un chiaro
“levati dai piedi”.
Poi,
si abbassò per riprendere i fogli sparsi, ignorando il verso
divertito che Malfoy si era lasciato sfuggire.
Ginevra
allungò una mano per afferrare il libro che era scivolato
sul
pavimento, ma prima che potesse sfiorarlo, Malfoy si chinò e
glielo porse.
La
ragazza rimase a osservare la sua mano pallida, per poi alzare lo
sguardo sul volto del Serpeverde: forse per la prima volta,
l’oro dei suoi
occhi si scontrò con l’argento dei suoi, e
s’incatenarono.
Malfoy
aveva l’aria di un ragazzo dolce e garbato, ben lontana da
quello che era il suo vero carattere.
Bastò
quel pensiero per convincere Ginevra a strappargli il libro
dalle mani, prima di rialzarsi con aria annoiata.
-Quale
onore! Vostra maestà si degna di scendere dal suo
piedistallo per
aiutare la plebe; mi spiace aver intaccato il vostro cammino, altezza,
ma
guardate il lato positivo: adesso tutti sapranno che siete in grado di
raccogliere un libro senza l’aiuto di una dozzina di
schiavi…-
Dichiarò
Ginevra, osservandolo con una mano sul fianco e la voce
tagliente ma al contempo annoiata.
Un
sorriso soddisfatto apparve sul volto del giovane, quasi gli avesse
fatto il più grande dei complimenti e, lentamente, si
alzò dal pavimento.
Ginevra dovette reclinare il
capo per guardarlo in viso, ma questo non le impedì di
mostrarsi fiera e
orgogliosa.
-Come
siamo taglienti, Weasley…è un onore sapere di
riuscire ad…accenderti
in questo modo-
La
voce profonda e sensuale del ragazzo fece rabbrividire Ginevra, il
cui volto – tuttavia
– rimase scolpito
nella pietra; si limitò ad alzare un sopracciglio con fare
superiore e
annoiato, prima di sbuffare.
La
rossa si voltò bruscamente, avanzando nel corridoio.
Malfoy
sorrise alle sue spalle, prendendosi un istante per scrutarla
con il volto inclinato d’un lato e le sopracciglia inarcate:
la gonna si
muoveva a ritmo dei suoi passi e i fianchi ancheggiavano dolcemente
come le
onde del mare.
La
pelle rosea delle gambe splendeva sotto la luce del sole, facendola
apparire morbida e liscia come la seta.
Il
sorriso di Malfoy si accentuò mentre – sprofondando le mani nelle tasche –prendeva
a seguire la ragazza:
aveva voglia di divertirsi con quella bambola di porcellana
così come un
burattinaio si diverte con le sue marionette.
-Non
è decoroso voltare le spalle, Weasley…-
Le
disse il giovane con finto rimprovero, mentre continuavano a
camminare l’uno davanti all’altro.
-E’
ironico: un libertino che mi offre lezioni sul decoro-
Rispose
Ginevra, imponendosi di non accelerare il passo, nonostante ne
fosse fortemente tentata.
Draco
sogghignò, aumentando il passo per mettersi al suo fianco e
sussurrarle all’orecchio:
-Weasley,
potrebbe sorprenderti quanto ho da offrire-
Calcò
volutamente sull’ultima parola, ben consapevole del
sottinteso
malizioso.
Le
sue labbra indugiarono più del dovuto sulla pelle vellutata
della
rossa, e questo le strappò un brivido lungo la schiena.
Quando
Malfoy si accorse di quell’appena accennato tremore,
sogghignò
trionfante e si godette la vista del suo volto.
La
rossa, infatti, si era voltata in sua direzione con il mento alto e
l’espressione granitica, ma i suoi occhi mandavano fulmini,
avendo compreso il
sottinteso malizioso.
-Malfoy!
Se non la smetti giuro che ti faccio vedere…-
-Che
cosa? Sai, questa frase lasciata a metà suscita pensieri
perversi
in un uomo. E...devo ammettere che io non sono da meno-
Si
avvicinò alla Grifona fino a sentire il suo profumo alla
vaniglia,
sperando di vederla scostarsi con il volto in fiamme, ma rimase
sorpreso quando
la giovane rimase ferma al suo posto, sostenendone lo sguardo con
orgoglio.
-Non
sono sicura che tu sia un uomo. Ma, ad ogni modo, non sperare in
qualche spogliarello perché l'unica cosa che vedrai
sarà il mio pugno!-
Rispose
a tono, alzandosi sulle punte per avvicinare il suo volto
roseo a quello pallido del Serpeverde; quest’ultimo
sogghignò quando sentì il
petto esile della giovine contro il suo, ampio e composto.
Rise
con divertimento alla sua risposta e la osservò
dall’alto al
basso, facendo schioccare la lingua sul palato con fare sapiente e
divertito.
-E
cosa pensi di fare? Aprirmi la testa a colpi di spada?-
Le
domandò il giovane, avvicinandosi fino a sentire il respiro
caldo
di lei che sembrava sollecitare le sue labbra in una lasciva
provocazione.
La
Grifona inarcò le sopracciglia con fare annoiato, ma anche
quel
gesto – agli occhi di Malfoy
– parve
un vezzo sensuale.
La
rossa si allontanò con noncuranza dal corpo del ragazzo, ma
egli si
accorse del rossore che le colorava le gote, e ne fu soddisfatto.
-No.
Ma solo perché dentro alla tua zucca non
c’è niente di
interessante…-
Rispose
la ragazza, riprendendo a camminare per non essere costretta a
fissare quegli occhi intensi come vortici, che sembravano volerla
attirare
verso il fondo.
Si
era specchiata in quelle due pozze d’argento e aveva provato
lo
strano – ma febbrile
– istinto di
avvicinarsi sempre di più, solo per scorgere i dettagli
più minuziosi.
-Mi
duole informarti, Weasley, che non potresti torcermi neppure un
capello: ho dei muscoli d’acciaio!-
Dichiarò
il ragazzo con voce carezzevole, sorridendo quando vide la
ragazza voltare di lato il capo con le sopracciglia inarcate.
-Sai
anche aprire un barattolo?-
Gli
domandò, osservandolo da sopra la spalla e sorridendo
sbarazzina,
prima di riprendere a camminare.
Il
giovane ghignò maggiormente, allontanandosi
dall’odiosa luce che
filtrava dalle finestre: odiava la luce; preferiva di gran lunga le
ombre.
-Guarda
che al sottoscritto non manca niente-
Continuò
Malfoy, deciso a seguirla fino all’aula di Pozioni dove
entrambi avrebbero sostenuto un test.
Test
che Malfoy aveva ritenuto un insulto alla sua mente geniale,
mentre Ginevra aveva avuto bisogno di otto rotoli di pergamene.
-Tranne
una mela in bocca e un contorno di patate!-
Rispose
la ragazza, senza voltarsi, almeno fino a quando Malfoy non la
raggiunse, affiancandola.
Il
Serpeverde sogghignò velenosamente a quella frase dal
sottinteso
palese, e non poté fare a meno di pensare che la giovane dai
capelli di fuoco
non se la stava cavando tanto male in quello scambio di battute.
-Sì,
Weasley, hai indovinato: sono un maiale. Anzi, più
precisamente
un autentico porco, come tutti gli uomini, del resto-
Aveva
sussurrato quelle parole direttamente al timpano della ragazza
che – nonostante la sua buona
volontà
– aveva percepito la pelle intirizzirsi sotto il suo fiato
caldo.
Si
voltò in sua direzione con i pugni serrati lungo i fianchi e
gli
occhi d’oro che lampeggiavano: non tutti gli uomini erano
come lui.
Suo
fratello Ron, Harry, Neville e tutti gli altri non avevano nulla
da spartire con quel cobra ingannatore: con
quell’affermazione, era come se
avesse insultato i suoi amici, e questo Ginevra non poteva permetterlo.
-Sei
l’uomo più ottuso che abbia mai conosciuto!-
Malfoy
sogghignò a quell’epiteto e i suoi occhi di
ghiaccio rivelarono
un nuovo, intenso, scintillio: adesso iniziava il vero divertimento.
Ginevra
fece per voltarsi e allontanarsi da lui con l’ultima parola,
ma Malfoy la afferrò saldamente per il polso e, con uno
scatto improvviso,
l’attirò a sé.
Avvenne
tutto così velocemente che Ginny non ebbe il tempo di
prepararsi, e rimase senza fiato tra le sue braccia.
Lo
osservò con i suoi grandi occhi dorati, e impresse nella sua
memoria la piega beffarda delle labbra, il calore della sua pelle e
quegli
occhi così freddi e inespressivi che sembravano scintillare
di…perfido
divertimento.
Malfoy
si lasciò sfuggire un ansito soddisfatto quando vide le gote
della ragazza imporporarsi di un tenero color rosa, mentre lo osservava
con
quei grandi pezzi d’oro così smarriti e
vulnerabili tra le sue braccia.
-Senti,
pupa: ho visto i bamboccioni con cui te ne vai in giro,
quindi, fidati, io sono l'unico uomo che tu abbia conosciuto-
Sogghignò
quando la vide scuotere il capo con fare indignato e il suo
stesso cuore sembrò battere più velocemente.
Una
piccola parte dell’euforia svanì come fumo quando
Malfoy vide
oltre le sue spalle la porta dell’aula di Pozioni: erano
già arrivati.
Il
Serpeverde provò una molesta puntura all’altezza
del cuore, ma
sminuì il tutto alla delusione di dover lasciar andare il
suo burattino.
Ginevra
si staccò da lui e indietreggiò lentamente,
osservando con i
pugni serrati quel ragazzo che non solo voleva prenderla in giro, ma si
dilettava anche a schernire i suoi amici!
Il
suono stridulo della campanella annunciò l’inizio
della lezione, ma
i due ragazzi continuarono a scrutarsi come leoni.
Ginevra
tentò di trovare la forza per controbattere, ma ogni sua
invettiva le morì sul fondo della gola quando
incontrò quegli occhi ipnotici.
Erano
luminosi come due diamanti ma – allo
stesso tempo – oscuri come la notte.
Malfoy
schioccò la lingua contro il palato e si avvicinò
alla giovane,
torreggiandola e approfittando del suo attimo di smarrimento.
Addolcì
la piega delle labbra e – prima
che lei potesse controbattere – le
afferrò delicatamente la piccola mano
destra e se la portò alle labbra.
Non
distolse lo sguardo dalle iridi d’oro della Grifona per non
perdersi qualsiasi scintillio rivelatore, e posò le sue
labbra sul dorso
morbido e profumato della sua mano.
Ginevra
rimase di sasso e questo bastò al Serpeverde che –
sempre guardandola negli occhi –
le
sussurrò:
-Ginevra,
sei incantevole come la splendida città Svizzera di cui
porti il nome…-
Un
ultimo sorriso, un ultimo sguardo, e si dileguò lentamente
verso
l’aula di Pozioni, soddisfatto di quel primo avvicinamento.
Sì,
perché quello non era stato un confronto vero e proprio: si
era
trattato solo di un approccio; la Weasley non sapeva ancora cosa
l’aspettava.
Ginevra,
dal canto suo, rimase immobile al centro del corridoio,
ascoltando il silenzio che la circondava e con la pelle che bruciava
lì dove il
Serpeverde l’aveva baciata.
To
be continued…
Buona
Pasqua a
tutti!
Questo
è un
giorno speciale e auguro ad ognuno di voi di passarlo al meglio ;)
Certo,
questo non mi ha impedito di aggiornare, anche se con grande
difficoltà perché negli
ultimi tempi sembrano resuscitare tanti parenti che non ho mai visto
prima O.o
Beh…immagino che voi sappiate come vanno queste cose ^_^
Comunque, spero che
siate rimasti soddisfatti da questo primo incontro tra i nostri
personaggi preferiti
*w* Io mi sono divertita molto nel descrivere questa Ginny combattiva
che
approfitta del piano di Malfoy per ritorcergli contro tutti gli insulti
che lui
le aveva rivolto. Dopotutto, se ha intenzione di conquistarla non
potrà certo
reagire in malo modo, no? ;) Ma il bel Serpeverde non si è
scoraggiato ed è
riuscito comunque a toglierle il fiato OwO Non sono dolcissimi? Aspetto
con
ansia le vostre recensioni, sia positive che negative ;) Auguro a tutti
una
buona Pasqua! Alla prossima <3
Bimba
|
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Capitolo 5 *** Rivali ***
Capitolo 4 - Rivali
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
4 – Rivali
“I più grandi rivali si contendono solo
ciò per cui vale la pena lottare”
Cit. Bimbabest99
La
luce filtrava debolmente dalle cortine color smeraldo del letto a
baldacchino, e il silenzio assordante sembrava comprimere
l’aria circostante,
quasi risucchiandola.
Malfoy
era sdraiato a pancia in su, lo sguardo perso in quel dedalo di
colori che passavano dall’argento allo smeraldo senza nessuna
connessione
logica.
Aveva
sempre odiato i motivi di quelle cortine, sebbene si basassero
sui suoi colori preferiti.
Il
petto si alzava e abbassava regolarmente, a discapito del sudore
che gli imperlava la fronte come gocce luccicanti.
Si
era svegliato alle prime dell’alba dopo uno dei suoi numerosi
incubi, ed era rimasto in quella posizione, riprendendo respiro.
Ormai
era abituato a quei sogni oppressivi, ma ogni volta sembrava
viverli sulla sua pelle: erano incredibilmente vividi e reali nella sua
mente,
quasi marchiati a fuoco.
Con
un profondo respiro si alzò dal letto e si diresse verso il
bagno
per farsi una doccia rilassante: fortuna che – in
qualità di Caposcuola – la sua era una
camera singola.
Non
sopportava dividere le sue cose con gli altri, e odiava essere
costretto in una stanza con altre persone.
Lui
era un tipo solitario, e l’unica compagnia che gradiva era
quella
dei suoi amici oppure, occasionalmente, una presenza femminile.
Si
lasciò bagnare dal getto d’acqua calda, mentre i
muscoli guizzavano
sotto la pressione insistente del liquido trasparente.
Si
avvolse un asciugamano sopra la vita e iniziò a cambiarsi in
tutta
calma; indossò la divisa verde-argento e si
rimirò allo specchio, tanto per
costatare la sua assoluta perfezione.
Poi,
scese in Sala Comune, dove trovò due ragazzi ad aspettarlo:
anche
loro erano soliti alzarsi di buon ora, ma per motivi del tutto diversi
dai
suoi.
I
due ragazzi sembravano discutere nel loro personalissimo modo, e
nemmeno l’avvicinamento di Draco sembrò
sollecitarli a concludere il loro
battibecco.
-La
prossima volta che hai voglia di fare il gallo, va’ a cantare
nella stanza della McGranitt!-
-Non
stavo cantando! Ti ho semplicemente svegliato urlandoti nelle
orecchie…-
Rispose
Theodore, inarcando le sopracciglia in una smorfia
diabolicamente filantropica e divertita.
-La
prossima volta che hai voglia di farmi venire un infarto pensaci
due volte…hai interrotto il mio sonno di bellezza!-
-Blaise,
a te non basta un sonno di bellezza: ti ci vuole come minimo
un coma…-
La
voce annoiata di Draco raggiunse entrambi i ragazzi, la quale lo
osservarono in modo differente: Theodore con un sorriso complice, e
Blaise con
una smorfia delle labbra.
Ma
entrambi avevano capito che quello era il personalissimo modo di
Draco per dire “buongiorno”, dopo una notte di
tormenti.
I
tre ragazzi si avviarono verso la Sala Grande senza fretta, specie
tenendo conto del fatto che era ancora molto presto per la colazione.
Dopo
aver svoltato l’angolo, Malfoy si fermò di botto,
tanto che
Blaise e Theodore dovettero frenare per non cozzare contro la sua
schiena.
Gli
occhi di Draco scintillarono come fiamme, e le labbra perfette si
curvarono in un sorriso diabolicamente divertito quando Harry Potter
entrò nel
suo campo visivo.
Il
ragazzo con la cicatrice dava loro le spalle, e il vento scuoteva
debolmente i suoi capelli corvini, quasi sempre scompigliati.
Era
poggiato a una colonna con la spalla destra, e osservava
l’altra
parte del corridoio.
Ma
Malfoy aveva scoperto l’oggetto dei suoi desideri nel momento
in
cui aveva visto – nel corridoio
adiacente
– una chioma rossa come i rubini che impreziosivano il suo
maniero.
Harry
Potter stava spiando di sottecchi Ginevra Weasley.
Povero
sfigato, pensò
Draco,
ancora più divertito dal ricordo dell’ultimo
incontro che aveva avuto con la
donna di Potter.
Gli
occhi di madreperla scintillarono, mentre il giovane prendeva ad
avvicinarsi con la sua solita camminata indolente.
Blaise
e Theodore – divertiti
dalla scena – rimasero a godersi lo spettacolo,
commentando tra di loro.
-Bene
bene bene…-
Iniziò
l’anima tormentata, facendo voltare il ragazzo corvino che lo
osservò con aria stordita, quasi si fosse appena risvegliato
da un sonno
profondo.
-Ho
sempre saputo che nessuna donna sana di mente ti avrebbe guardato,
ma credevo che lo avresti accettato passivamente…-
Esordì
il ragazzo, studiando dall’alto al
basso il suo rivale, per poi incrociare le braccia al petto con uno
schiocco
della lingua.
-Ma,
in fondo, la cosa non mi sorprende…-
Lo
schernì, sorridendo maligno e
torreggiando sul ragazzo corvino che era stato colto alla sprovvista da
un
simile confronto.
Malfoy
si avvicinò alla colonna e vi
poggiò il gomito contro, ripiegando il ginocchio e puntando
il suo sguardo
affascinante sulla giovane dai capelli rossi che stava chiacchierando
amabilmente con la Granger.
I
suoi occhi si fermarono a studiarne la
silhouette in controluce, il movimento dei riccioli quando agitava il
capo e quel
sorriso ammaliante che nascondeva molto più di un semplice
benessere fisico.
Harry
intercettò il suo sguardo ma Draco
lo anticipò prima che potesse aprir bocca.
-E’
davvero…graziosa, la tua bella-
Malfoy
voltò leggermente il capo per
osservare in viso il suo rivale, e una striscia di luce
illuminò il suo sguardo
ardente come fiamme, rendendolo ancora più minaccioso.
-O
forse dovrei dire...bella e basta?-
C’era
una velata intimidazione in quelle
parole, ne era consapevole; così come sapeva che stava
esponendo troppo i suoi
piani, ma la faccia di Potter non ebbe prezzo.
Gli
occhi smeraldini si ridussero in due
fessure, le labbra si serrarono e i pugni si chiusero nello spasmodico
tentativo di trattenersi.
-Geloso,
Malfoy?-
Nonostante
i segnali di lampante rabbia,
la sua voce era suonata morbida e controllata come se gli stesse dando
delle
notizie sul meteo.
Draco
si lasciò sfuggire un sogghigno
d’ironico divertimento, mentre il sole bruciava sulla sua
pelle candida e un
leggero venticello scuoteva i suoi capelli simili ad oro bianco.
Poggiò
la schiena contro la colonna in un
chiaro gesto d’indolenza, piegando il ginocchio e incrociando
le braccia al
petto.
Il
suo sguardo calcolava ogni espressione
sul volto di Potter, e la sua mente ingegnosa stava già
elaborando il miglior
modo per attaccare.
-Di
te? Oh no, Potter. Non vedo perché
dovrei. In fondo, posso avere mille donne migliori di Ginevra: le
Serpeverdi
impazziscono per me-
Uno
scintillio accese gli occhi del Grifondoro
quando notò la confidenza con la quale Malfoy aveva
pronunciato il nome di
Ginny, ma null’altro sembrò testimoniare la sua
rabbia.
-Certo:
se dovessi guardarti tutti i
giorni, anche io impazzirei…-
La
stizza nella sua voce era evidente, e
Malfoy ne fu compiaciuto, ma si costrinse a non mostrare la sua
soddisfazione.
Si
limitò ad alzare un sopracciglio con
lo sguardo di chi fa finta di essere interessato per pura educazione.
-Questa
da te non me l’aspettavo, Potter.
Cos’è? Una dichiarazione d’amore?-
Un
sorriso beffardo gli curvò le labbra,
mentre il vento scompigliava quei fili d’oro che ricaddero in
ciocche scomposte
davanti agli occhi.
Lo
sguardo del Grifondoro s’illuminò,
rabbioso, ma non mosse un passo in direzione di Malfoy: conosceva
abbastanza
bene il ragazzo da sapere che stava usando le sue debolezze.
Il
biondino non si curò di mascherare la
smorfia di delusione, ma l’attimo dopo le sue labbra
tornarono a curvarsi in
una piega beffarda, quasi derisoria.
-Non
che mi sorprenda. Ho sempre pensato
che il tuo orientamento sessuale fosse alquanto…particolare.
Ma, per Salazar,
potevi anche sceglierti un uomo più propenso alle relazioni
da sfigati…-
-Basta,
Malfoy!-
Non
era una richiesta; si capiva dal suo
tono di voce che quella calma apparente si stava sciogliendo come cera,
ma
Malfoy non era soddisfatto.
No,
lui voleva molto di più: Potter
doveva soffrire, doveva guardarlo con gli occhi rossi per la rabbia
come se
volesse sbranarlo.
Solo
quando avrebbe provato – seppur per
miseri istanti – la sua
stessa rabbia, sarebbe stato soddisfatto.
-Puoi
ingiuriare contro di me quanto ti
pare, ma non osare mai pronunciare con le tue sporche labbra il nome di
un
essere innocente come Ginny!-
Lo
sguardo di Malfoy si accese come le
fiamme dell’inferno e le pupille si restrinsero quasi fino a
scomparire.
La
mascella si serrò come quella di un
cane pronto a sbranare l’avversario, e la bacchetta che si
trovava nella tasca
dei pantaloni emanò scintille verdastre.
Blaise
e Theodore smisero di osservarli
con divertimento e si staccarono dal muro, lasciandosi persuadere
dall’idea di
portar via Malfoy prima che potesse agguantare Potter per il collo.
Nessuno
osava dare ordini a Draco Malfoy.
Nessuno
in quella scuola doveva
ricordargli quanto sporche fossero le sue labbra, o quanto colpevoli le
sue
mani…men che meno Potter!
Harry
sostenne il suo sguardo con
orgoglio, ma per la prima volta in tutta la sua vita…ebbe
paura di Malfoy.
L’attimo
dopo, il biondino tornò
perfettamente controllato, come se l’oceano pronto a uno
tsunami si placasse
con la stessa facilità con la quale si era agitato.
Ma
quegli occhi di ghiaccio lo tradivano:
plumbei come il mare in tempesta, sembravano pronti a fulminare.
-Povero,
piccolo, neonato. E’ questo che
tanto ti arreca fastidio? Le ingiurie contro una babbanofila?-
Le
labbra rosee si curvarono in un
sorriso di scherno, mentre incrociava le braccia al petto, facendo
gonfiare i
bicipiti e i muscoli delle braccia che sembravano esplodere sotto le
maniche
della camicia immacolata.
-Niente
di personale, Potter: io ho i
miei gusti – decisamente sublimi
– in
fatto di donne…e tu non ne hai!-
-Non
osare parlarle in questo modo,
Furetto!-
Gli
occhi di madreperla scintillarono
nuovamente, e i suoi bicipiti si pomparono come quando si gonfia un
salvagente.
Le
sue iridi si scurirono, diventando
nere come la pece e un nervo vibrò all’altezza
della sua mascella.
Tuttavia,
il Serpeverde sorrise nel suo
personalissimo modo, ma c’era qualcosa di strano in quel
movimento; qualcosa
di…folle.
Come
se facesse fatica a mantenere la
calma e la lucidità dopo quell’insulto.
Perché
nessuno doveva ingiuriarlo: tutta
Hogwarts avrebbe dovuto odiarlo, rispettarlo, temerlo.
-Dunque
è così che mi chiami, Potter?
Furetto?-
Fece
un passo in sua direzione con quel
sorriso obliquo sul volto, mentre Harry rimaneva immobile nello
studiare quella
nuova – e intensa –
reazione.
-Mi
da molto fastidio questo nomignolo:
“Furetto”! Non vedi come suona male?-
Fece
un altro passo in sua direzione,
guardandolo con quegli occhi neri come la morte e parlando con voce
vellutata e
morbida.
Blaise
e Theodore, allarmati, si
staccarono dal muro per fermare Malfoy, ma non riuscirono a fare
nemmeno un
passo: la voce squillante di una donna risuonò forte e
chiara.
-E’
sempre un passo avanti rispetto a
come ti chiamiamo di solito, credimi!-
Malfoy
si bloccò come colpito da un
incantesimo, e tutto il nero che aveva appannato i suoi occhi
scomparve, come
risucchiato da un vortice.
I
due Serpeverdi – che stavano
avanzando per fermare l’amico – rimasero
sbalorditi da
quella reazione.
Le
labbra rosee del biondino si curvarono
nel solito ghigno di supremazia, e lentamente si voltò per
incontrare gli occhi
d’oro di Ginevra Weasley.
La
ragazza avanzò in sua direzione fino a
pararglisi davanti, alzando il capo per osservarlo in viso.
Poi,
volse lo sguardo al compagno di Casa
che si limitò a ricambiarlo.
-Cosa
fai qui, Malfoy?-
Domandò
sferzante, facendo sogghignare il
Serpeverde: aveva compreso che il tono scontroso della rossa era stato
adoperato come “arma di difesa” dopo il loro ultimo
incontro.
Scrollò
le spalle con noncuranza,
incrociando le braccia al petto e facendo schioccare la lingua sul
palato con
fare annoiato.
Per
Ginny fu molto difficile non
abbassare lo sguardo sui pettorali gonfi.
-Niente
che t’importi, Weasley. Vedi, ero
annoiato, così ho pensato di divertirmi un po’ con
Sfighi-Potty-
I
loro occhi si scontrarono e Ginny si
ritrovò a fissare quelle due pozze d’argento
liquido come se fossero aria per i
polmoni.
Tuttavia,
mantenne l’espressione stizzita
e orgogliosa di una buona Grifondoro.
-Perché
mi guardi in quel modo? In fondo,
ho fatto un favore al tuo amico: con la mia presenza ho movimentato un
po’ la
sua vita banale…-
Sorrise
amabilmente alla giovane Weasley,
studiando attentamente ogni espressione del suo volto.
-L’unico
favore che puoi farci è girare i
tacchi verso l’inferno…-
Rispose
la ragazza, posando lo sguardo
sul Grifondoro e avvicinandosi a lui per portarlo lontano dalle tre
serpi.
Ginny
lo afferrò per il braccio, mentre
Harry lanciava un’ultima occhiata a Malfoy.
Uno
sguardo di sfida, come per dire “Sta
lontano da lei”.
Nell’atto
di andarsene, però, Ginevra
passò al fianco di Malfoy; quest’ultimo la
afferrò per il braccio e sussurrò al
suo orecchio:
-L’inferno
è sempre con me, Weasley…-
Detto
ciò, la ragazza – seppur
titubante – si allontanò con
Harry.
Quando
furono lontani dallo sguardo dei
tre Serpeverdi, Blaise si permise di fare un lungo fischio
d’ammirazione.
Malfoy
lo osservò con le sopracciglia
inarcate, in una chiara smorfia interrogativa.
-Oh,
andiamo, Draco! Non vorrai fare
finta di niente? Abbiamo visto come sei cambiato quando è
arrivata la Weasley:
ci stai prendendo gusto!-
Malfoy
sbuffò, incamminandosi verso la
Sala Grande con due Serpeverdi che sghignazzavano alle sue spalle.
To
be continued…
Buongiorno,
ragazzi! ;)
Qui
al sud oggi è una splendida giornata, perfetta per un
aggiornamento prima di
una bella uscita con gli amici ^^. Dopo pasqua è tornata la
normalità, e ho
iniziato a rimpiangere con cuore ed anima quelle poche vacanze che mi
avevano
lasciato T^T. Almeno ho sempre la scrittura ehehehe nessuno
potrà portarmela
via ;) Cosa pensate di questo capitolo? Vi sembra abbastanza intenso
come
post-incontro? Qui il nostro Harry fa vedere il suo interessamento per
la
nostra Ginny, ma Malfoy non sembra turbato da questo, anzi! Si diverte
a
farglielo pesare più del dovuto…ehehehe
bricconcello! Comunque la nostra Ginny
l’ha messo a tacere, ma Harry ha comunque lanciato uno
sguardo minaccioso al
nostro Serpeverde, prima di andarsene. Cosa credete che voglia dire? Vi
piace
come ho descritto il protagonista dei romanzi? Beh…spero che
mi facciate sapere
i vostri pareri in una recensioncina ^^ Baci a tutti,
Bimba
|
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Capitolo 6 *** Riflessioni ***
Capitolo 5 - Riflessioni
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
5 – Riflessioni
“Il fatto che delle riflessioni siano ampiamente condivise,
non è affatto una prova che non siano completamente assurde”
Cit. Bertrand Russell
La
Sala Comune dei Serpeverde era immersa nella penombra, e il soffitto
acquoso luccicava come un lago di diamanti.
Le
sue acque si riverberavano sul pavimento come un mucchio di vermi
splendenti che si dimenavano in continuazione.
Era
uno spettacolo benefico agli occhi, e tutto in quel momento
sembrava manifestare pace e tranquillità: dagli studenti
seduti ai piccoli
tavoli circolari, fino ai Serpeverdi più grandi stravaccati
sui divani di
pelle.
Questo
fino a quando non fece il suo ingresso un uomo dalle spalle
larghe come armadi e gli occhi taglienti come la lama di un coltello.
Draco
Malfoy alzò lo sguardo sull’ambiente circostante,
e i suoi occhi
si posarono lentamente su ogni persona presente nella Sala; li
osservava con un
misto tra noia e superiorità, come se fossero dei ninnoli
posti per abbellire
l’arredamento.
Poi,
prese un profondo respiro e s’incamminò con fare
indolente verso
il divano occupato da Blaise e Theodore; quest’ultimo aveva
un grande libro
sulle ginocchia, mentre Blaise osservava le fiamme del camino.
Draco
si sedette tra di loro, proprio di fronte le fiamme scarlatte,
mentre la Sala Comune iniziava a svuotarsi.
Erano
molti coloro che avevano timore di Malfoy, per questo facevano
il possibile per evitarlo quando di cattivo umore.
E
in quell’occasione sembrava particolarmente arrabbiato.
Draco,
dal canto suo, non fece nemmeno caso agli alunni che
abbandonavano la Sala; così come non notò alcune
delle Serpeverdi che lo
stavano osservando con l’espressione tipica delle scolarette
innamorate.
Malfoy
era abituato a stare sotto i riflettori – specie
se si trattava di riflettori…con le curve!
– ma quella sera
non aveva voglia di niente e nessuno.
Le
immagini di quella mattina continuavano a vorticargli nella mente
da quando erano iniziate le lezioni e, per qualche strano motivo, non
facevano
altro che aumentare quella molesta puntura al petto.
Potter
che gli intimava di stare lontano da Ginevra; Potter che prendeva
Ginevra per portarla in Sala Grande; Potter che lo osservava come a
proclamare
Ginevra una sua proprietà.
Digrignò
i denti in silenzio, ignorando i ragazzi al suo lato che si
erano spostati sulle poltrone adiacenti per lasciargli il dovuto spazio.
Perché
sapevano che quando Draco Malfoy era di cattivo umore, aveva
bisogno di spazio…e tranquillità!
Pian
piano, la Sala Comune si svuotò completamente, e i tre
ragazzi
rimasero soli.
Dopotutto
era quasi ora di cena, e nulla impediva loro di andarsene,
ma decisero comunque di rimanere per affrontare ciò che
stava affliggendo Draco
in modo particolare.
-Che
cos’hai?-
Domandò
Theodore di botto, arrivando direttamente al nocciolo della
questione, mentre riponeva il libro al suo fianco.
-Sputa
il rospo…-
Lo
incitò Blaise, ma Draco rimase immobile in quella posizione,
fermo
come una statua: un braccio sul bordo del divano, la gamba destra
poggiata sul
ginocchio della sinistra e gli occhi rivolti alle fiamme.
I
due Serpeverdi si scambiarono uno sguardo, e sorrisero in modo
complice.
-Ginevra…?-
Domandò
Theodore, ritrovandosi contro un paio di occhi perlati che
riflettevano le fiamme del camino come gocce di sangue.
-Non
pronunciare il suo nome!-
Aveva
reagito in malo modo perché – a
causa di ragioni insolite – non voleva che altre
persone al di
fuori di lui osassero produrre un suono vellutato come il suo nome.
Theodore
si stravaccò sul divano, rilassandosi con un sorriso
soddisfatto a incurvargli le labbra: aveva centrato il punto.
Draco
sbuffò sonoramente, passandosi una mano sugli occhi con fare
esausto, prima di iniziare a parlare con lo sguardo rivolto alle fiamme.
-Dopo
ciò che è successo questa mattina loro infestano
i miei pensieri
come i fantasmi in questo castello. Non riesco a smettere di pensare.
Provo rabbia
ogni volta che ricordo lo sguardo lanciatomi da quel verme...come a
volermi
intimare di stare alla larga dal suo prezioso fuscello…-
Sorrise
ambiguamente, e uno sfavillio maligno attraversò il suo
sguardo già oscurato dalle ombre.
-…Non
sa che presto o tardi…sarà mia!-
Le
ultime due parole erano state sibilate con un ringhio basso e
minaccioso, quasi sovrannaturale.
Ma
Malfoy sapeva – in cuor suo –
di non aver detto tutta la verità: c’era una
vocina in lui che gli urlava
motivi del tutto diversi, rispetto a quelli che aveva confessato.
Per
quanto paresse strano anche a egli stesso, Ginevra aveva qualcosa
di diverso rispetto alle altre ragazze.
Sembrava
splendere di luce propria, come una stella che – per sua libera scelta – aveva
deciso di
brillare in mezzo ad un campo di buchi neri che si divertivano a
risucchiarne
la luce.
Ma,
nonostante ciò, la piccola Ginevra continuava a brillare,
fiera ed
orgogliosa come solo una Grifondoro poteva essere.
C’era
qualcosa in quella giovane che lo attirava e lo mandava in
bestia allo stesso tempo; provava sentimenti contrastanti in cuor suo,
e questo
non faceva altro che aumentare la sua stizza.
Lui
non aveva mai avuto problemi a mettere da parte i suoi sentimenti
o – perlomeno –
riuscire a
distinguerli gli uni dagli altri.
Ma
ciò che provava in quel momento era un ammasso di sensazioni
contrastanti che si intrecciavano fra loro, creando un ingarbuglio di
pensieri
e frasi inespresse alla quale non riusciva a venire a capo.
-Non
è vero…-
Era
stato Blaise a parlare questa volta, prendendo la parola dopo un
lungo istante di silenzio.
-C’è
dell’altro, Draco. Ti conosciamo abbastanza bene da sapere
che è
così…-
Un
sorriso a metà tra il divertito e l’amaro
curvò le labbra del
ragazzo di colore, certo che quelle parole avessero colpito nel segno.
-Così
come sappiamo che l’aver letto i tuoi pensieri ti
darà grande
fastidio…e non vorrai dirci di cosa si tratta!-
Continuò
Theo con uno schiocco della lingua e il sorriso soddisfatto,
rilassandosi sulla poltrona come uno scolaro dopo aver risolto il
problema
assegnatogli dal professore.
Sapere
cosa passava per la testa di Draco poteva essere decretato come
una grande potenzialità, ma Malfoy non era dello stesso
parere, anzi!
Questo
lo rese ancora più rabbioso perché lo faceva
sentire debole
e…prevedibile.
Ringhiò
furioso e scattò come una molla: agganciò il
tavolo posto tra
i divani e lo scaraventò a terra, producendo un botto simile
a un’esplosione
nel cuore della notte.
-Andatevene!-
Urlò,
serrando i pugni e osservando un punto indistinto con il respiro
ansante e il cuore che batteva a mille: era confuso; non capiva cosa
gli stava
succedendo e questo lo faceva arrabbiare ancora di più.
I
due Serpeverdi non si scomposero – probabilmente
abituati a quel tipo di rabbia – e si limitarono
ad
alzarsi con gesti indolenti.
-Come
vuoi…-
Disse
Theodore con tono pigro, uscendo dalla Sala Comune insieme a
Blaise per permettere a Draco di accasciarsi sul divano.
Il
biondo si tolse la cravatta e aprì i primi bottoni della
camicia:
era così arrabbiato da sentire caldo.
Poggiò
la schiena contro il morbido divano e riprese respiro,
massaggiandosi le tempie e cercando di mettere in ordine i propri
pensieri.
-Draco…-
Una
voce petulante e a tratti sensuale si levò dal dormitorio
femminile come il miagolio di un gatto.
-Che
cos’hai Dracuccio mio?-
Pansy
Parkinson si avvicinò a Draco che – nel
frattempo – era rimasto immobile con
quell’espressione irata
sul viso, senza dar segno di voler rispondere.
Pansy
si appoggiò alla spalliera del divano, proprio alle spalle
di
Draco, e fece scendere le sue mani lungo i pettorali.
-Che
cosa vuoi, Pansy?-
Sbottò
il biondo senza degnarla di uno sguardo, mentre le mani della
ragazza gli carezzavano la pelle del torace, dopo essersi trovate un
varco
attraverso la camicia precedentemente slacciata.
-Ho
sentito un gran fracasso e poi ti ho udito urlare…i
ragazzini del
primo anno credevano che ci stessero bombardando…-
Rise
a metà tra il maligno e il divertito, mentre abbassava il
capo
fino ad avvicinarlo all’orecchio di Malfoy.
Quest’ultimo
era immobile come una statua, quasi la presenza della
mora gli fosse indifferente fino al punto da ignorarla.
-…E
così ho pensato di venire qua per…farti
rilassare…-
Sussurrò
maliziosamente nell’esatto istante in cui un’altra
voce si
sovrappose alla sua.
Cosa
fai qui,
Malfoy?
L’unico
favore
che puoi farci è girare i tacchi verso
l’inferno…
La
voce di Ginny risuonò forte e chiara nella sua mente, e di
nuovo
ricordò lo sguardo lanciatogli da Potter prima di
allontanarsi con la ragazza.
Il
sangue stesso sembrò ribollirgli nelle vene e con un ringhio
si
ritrovò a spingere Pansy sul divano, senza accorgersene.
Con
forza s’impossessò delle sue labbra, facendo
gemere la ragazza in
maniera esagerata.
Sentiva
il caldo dargli alla testa e la voce di Ginny continuava a
riecheggiargli nella mente, tormentandolo più di quanto
abbiano mai fatto i
suoi incubi notturni.
Si
sentiva arrabbiato, umiliato, deriso: doveva sfogare la rabbia, in
qualche modo, e per una volta Pansy serviva a qualcosa.
Forse
sbattendosela avrebbe smesso di pensare agli occhi della
Grifondoro e alla dannata immagine di Potter che ancora una volta,
sembrava
offuscarlo.
Pansy
mugugnò come una gatta in calore, mentre Malfoy prendeva a
spogliare
entrambi con urgenza, anche se dentro di sé sapeva che non
era quello il corpo
che voleva possedere.
Probabilmente,
se Blaise e Theodore l’avessero saputo non lo avrebbero
lasciato da solo con mezzo dormitorio femminile pronto a tendergli un
agguato.
Resta
il fatto, però, che i due ragazzi entrarono in Sala Grande
con
ampie falcate, parlottando tra di loro su come far parlare Draco.
Non
sapevano che un paio di grandi e profondi occhi dorati li stavano
guardando, sorprendendosi nel vedere che i ragazzi erano solo in due.
-Ginny,
mi stai ascoltando?-
La
voce di Luna la costrinse a distogliere lo sguardo, sbattendo
leggermente le palpebre per focalizzare l’attenzione sulla
ragazza che sedeva
al suo fianco.
-Sì,
Luna, certo che ti sto ascoltando…-
Le
disse, al che la Corvonero riprese a parlare mentre gli occhi
d’oro
della Grifondoro si posarono nuovamente sul tavolo Serpeverde, nella
vana
speranza di veder sbucare dal nulla una testa biondo-platino.
-…Poi
sono andata nel bagno di Mirtilla e ho trovato Malfoy in atteggiamenti
intimi con la Greengrass…-
A
quelle parole Ginny sobbalzò e si volse a osservare
l’amica come se
avesse visto la McGranitt ballare la macarena sul tavolo principale.
La
Corvonero sorrise vittoriosa per essere riuscita finalmente ad
ottenere l’attenzione dell’amica, e si
portò le mani ai fianchi con
l’espressione tipica di Molly Weasley prima di sgridare i
suoi figli.
-Oh,
perdonami. Ho forse interrotto il tuo tentativo di far apparire
Malfoy dal nulla?-
Domandò
la bionda con un largo sorriso e gli occhi scintillanti, certa
di aver scorto qualcosa nello sguardo della rossa che andava
aldilà del
semplice odio per il rivale di sempre.
Ginny
sospirò quando comprese la trappola nella quale era caduta
ma – nonostante ciò -
si permise di alzare un
angolo della bocca.
-Non
è ciò che pensi, Luna…-
Sussurrò,
ancor prima che l’amica prendesse parola, mentre si chinava
sulla porzione di carne che era apparsa sul tavolo.
-Io
sto pensando che mi devi raccontare qualcosa, signorinella!-
Le
rispose la Corvonero, inducendo la Grifona ad alzare lo sguardo in
sua direzione; con un sospiro, si decise a raccontarle ciò
che era successo
quella mattina.
Secondo
Ginevra, tutti quegli incontri con Malfoy non erano altro che
mere coincidenze, oppure delle situazioni create dallo stesso Malfoy
con il
solo scopo di mandare a compimento il suo piano.
Ma
per Luna Lovegood – Corvonero
d’hoc, saggia e sognatrice – le
coincidenze non esistevano.
-Anche
i fiumi più piccoli portano acqua all’oceano.
Ginny, io non
credo che dovresti sminuire questa serie di situazioni a delle
coincidenze:
secondo me è un segno del destino!-
Esordì
la Corvonero con un largo sorriso e gli occhi sognanti di una
bambina che ha appena ricevuto la sua bambola preferita.
Ginevra
scosse il capo: in fondo, anche lei sapeva che non si trattava
di mere coincidenze, ma di certo non le considerava un segno del
destino.
-Luna,
sai che Malfoy vuole entrare in buoni rapporti con me solo per
vendicarsi di Ron. Sono sicura che tutti questi incontri sono stati
progettati
da lui stesso per finirmi sempre tra i piedi-
-Può
darsi…ma io temo che stia riuscendo piuttosto bene nel suo
intento…-
Ginevra
sgranò gli occhi, osservando la compagna con espressione
stupefatta e confusa allo stesso tempo.
-Cosa
vorresti dire?-
-Ginny,
se davvero non t’importava di Malfoy a quest’ora
non staremmo
parlando di lui. Oppure non lo avresti cercato con lo
sguardo…-
Il
sorriso sulle labbra della giovane era smagliante, a differenza
dell’espressione di Ginny che passò
dall’orripilato al consapevole: Luna aveva
ragione.
Si
stava interessando a Malfoy, dimenticando che quello stesso ragazzo
l’aveva giudicata, umiliata e derisa centinaia di volte.
-Hai
ragione, Luna. Mi sto facendo condizionare e questo proprio non
posso permetterlo: da oggi sarò ancora più dura
con lui! Non posso permettermi
errori…-
Luna
scosse la testa con un sospiro, mentre gli occhi bluastri si
accendevano di disappunto; era come se sapesse come sarebbe andata a
finire
quella storia.
-Ginny,
non riuscirai a respingerlo per sempre. Malfoy è un ragazzo
molto bello e sa come ottenere quello che vuole. Non molla la presa. Se
vuoi,
sei ancora in tempo per seguire il mio consiglio: se provi ad usare la
stessa
medicina…-
-No,
Luna! Io rispetto e stimo le tue idee ma non posso sedurre
Malfoy. Ti chiedo scusa…-
La
Corvonero sospirò prima di tornare a sorridere, mentre
prendeva ad
accomodarsi meglio sulla panca.
-Però
c’è sempre Harry…-
Sussurrò,
al che lo sguardo di Ginevra si fece triste e nostalgico,
quasi una parte della sua mente stesse rivivendo momenti gioiosi e
dolorosi
allo stesso tempo.
-Harry…quanto
tempo ho passato ad amarlo in silenzio. Dovrei essere
emozionata all’idea che ha preso le mie difese con Malfoy, ma
la verità è che
non provo niente. Come se quel confronto tra di loro non ci fosse mai
stato.
Harry mi ha abbandonato quando avevo più bisogno di
lui…non riesco a guardarlo
con gli occhi di una volta-
La
bella giovane aveva mantenuto lo sguardo basso mentre esprimeva
quella verità che viveva ogni giorno, da quando Harry era
rientrato nella sua
vita.
Luna
le posò una mano sulla spalla e avvicinò il suo
viso a quello
della compagna: sapeva quanto aveva sofferto Ginny in assenza di Harry,
così
come era consapevole del vuoto che le aveva lasciato nel cuore.
La
bionda sorrise dolcemente, facendo scintillare i suoi grandi occhi
azzurri come zaffiri lucenti.
-Non
preoccuparti, Ginny. Se le cose andranno come credo, non
sarà
Harry che dovrai guardare in quel modo-
To
be continued…
Capitolo
5,
presente all’appello!
Non
potrei mai
mancare un aggiornamento, no? ;) Anche se ultimamente
l’aggiornamento è stato
messo a dura prova, ma resisterò finche potrò ;)
Cosa pensate di questo
capitolo, miei cari? Sì, lo so, forse ho esagerato con la
parte di Pansy, ma
volevo far capire quanta confusione provava Malfoy nel
cuore…e per arrivare a
stare con lei doveva essere moooolto confuso, no? :) Cosa credete che
sia
successo al nostro Serpeverde? Che sia l’inizio di un
sentimento più grande?
Beh…e che dire di Ginny? L’ho detto e lo ripeto: i
nostri protagonisti sono
proprio due caproni testardi, che non vogliono ammettere di piacersi,
ma i loro
amici sembrano aver capito qualcosa… ehehehe
chissà ;) Spero vivamente che
questo capitolo vi sia piaciuto, e vi do appuntamento a domenica
prossima!
Passate una buona domenica,
Bimba
|
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Capitolo 7 *** Notte ***
Capitolo 6 - Notte
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
6 – Notte
“Mi sono innamorato di te e
adesso non so neppure io cosa fare, il giorno mi pento d'averti
incontrato, la notte ti vengo a cercare”
Cit. Luigi Tenco
La
notte era buia e profonda come macchie d’inchiostro su un
foglio
immacolato, e lasciava libero sfogo a pensieri e tumulti che Draco non
aveva
mai affrontato.
Il
fuoco scoppiettante lo riscosse dai suoi pensieri e lanciò
un
rapido sguardo all’orologio finemente lavorato che faceva
bella mostra di sé
sul camino della Sala Comune: mezzanotte.
Non
era certo la prima volta che rimaneva sveglio fino a tardi: molte
volte – quando i suoi incubi
notturni
tornavano a tormentarlo – rimaneva sveglio per
ore, aspettando il sorgere
di quel sole che aveva sempre odiato.
Le
fiamme del camino illuminavano i suoi occhi come gocce di luce,
rendendoli belli e penetranti.
La
pelle candida si colorò di un delicato color caramello e i
capelli
biondi ricadevano in morbide ciocche lungo i tratti morbidi ed
affascinanti del
viso.
Dopo
aver lanciato un ultimo sguardo alle fiamme, Malfoy si alzò
con
eleganza e percorse l’ambiente fino a uscire dalla Sala
Comune.
Mosse
qualche passo tra i corridoi bui, ma uno scalpiccio alle sue
spalle lo costrinse a fermarsi.
-Draco…-
La
voce di Pansy leggermente ansante per la corsa, lo raggiunse come
uno schiaffo in pieno viso, mentre – alzando
gli occhi al cielo – si voltava per osservarla.
Le
mani infilate nelle tasche del pantalone scuro, le sopracciglia
inarcate in segno d’attesa e quella smorfia travolgente delle
labbra spinsero
Pansy a prendere fiato prima di proferir parola.
-Ti
ho visto uscire e così…-
-So
che mi hai visto uscire. Eri nascosta sopra le scale a spiarmi da
una buona mezz’ora-
Tagliò
corto Malfoy, facendo arrossire la mora che spostò il suo
peso
su una gamba.
-Beh…volevo
sapere se ti andava di rimanere con me stanotte…-
Sussurrò
maliziosamente, avvicinandosi fino a schiacciarsi contro il
torace del giovane Malfoy che sembrò rimanere del tutto
indifferente.
Non
era una novità trovare ogni notte una donna diversa con cui
divertirsi,
e non era anormale per Draco ricevere delle avance, specie da Pansy.
Quest’ultima
era diventata una bella ragazza col tempo, anche se
continuava ad avere quel naso un po’ deforme che la rendeva
simile a un
carlino.
Era
una Serpeverde d’hoc: maligna, traditrice e infida, ma aveva
una
sola ed unica debolezza: era innamorata di lui.
E
questo Draco lo sapeva molto bene, così come sapeva che
andare a
letto con una donna diversa da lei corrispondeva ad una spina nel cuore
della
Serpeverde; ma non gli importava.
Sollevò
appena un angolo della bocca e fece scendere la mano destra fino
a palparle il fondoschiena; Pansy chiuse gli occhi con un sospiro,
sollevando
lo sguardo sul suo adorato.
Il
volto di Draco era un ghigno malefico, ma più palpava quella
porzione di pelle e più si sentiva annoiato: certo, era
desiderabile ma non
unico al mondo.
Invogliante,
ma già toccato un’infinità di volte.
Notando
che Malfoy non si decideva a rispondere, Pansy abbassò il
capo, capendo al volo che Malfoy aveva altri
piani…sicuramente con un’altra
donna.
Il
Serpeverde respirò profondamente per la soddisfazione: amava
avere
il più totale controllo sui pensieri o gli stati
d’animo di una persona; lo
faceva sentire potente e importante.
Si
voltò, lasciando Pansy in mezzo al corridoio: quasi gli
parve di
sentire il cuore della Serpeverde andare in frantumi per la millesima
volta, ma
Pansy era forte.
Avrebbe
incassato il colpo.
Nel
frattempo, Malfoy continuò ad avanzare tra i corridoi bui
con un
ghigno sul volto: il suo piano stava per avere inizio!
-Dov’è?
Dove diavolo l’ho messo?!-
Ginevra
Weasley stava cercando sfrenatamente il suo libro di Pozioni,
certa che il giorno dopo avrebbe avuto un test molto importante e
pertanto non
poteva evitare di ripetere le ultime formule.
Lavanda
– seduta sotto le
coperte del suo letto – sbadigliò
rumorosamente; fortuna che nella stanza
non c’erano specchi o la giovane avrebbe notato che i suoi
capelli erano più
simili a una mongolfiera.
-Ginny,
è da un’ora che cerchi quel dannato libro! Tutto
questo stress
non farà bene alla mia pelle…sento già
le occhiaie che iniziano a formarsi! Va’
a cercarlo fuori di qui!-
Ululò
la giovane dai capelli color miele, facendo accendere una
lampadina nel cervello della Grifondoro che cacciò la testa
dalla borsa dove
l’aveva infilata per cercare in profondità quel
dannato libro.
-Lavanda
sei un genio!-
Ginevra
saltellò fino al letto della compagna, scoccandole un
rumoroso
bacio sulla guancia prima di fiondarsi fuori dalla porta.
Mentre
chiudeva l’uscio, notò con la coda
dell’occhio la giovane
Grifondoro che si stava allungando per afferrare lo specchio posato sul
comodino.
Quando
la rossa era ormai arrivata a metà Sala Comune, un urlo
agghiacciante rimbombò per le pareti: Lavanda si era
guardata allo specchio.
Ginny
fece una smorfia e iniziò a correre per fuggire dalla furia
della ragazza: si fiondò fuori dalla Sala Comune e
iniziò a correre per i
corridoi.
Certo,
l’ora era tarda e qualche professore – o, peggio ancora, prefetto –
avrebbe potuto coglierla con le mani
nel sacco, ma Ginny preferiva essere trovata a girovagare per i
corridoi
piuttosto che subirsi la ramanzina di Lumacorno sul perché
non avesse studiato.
Presto
arrivò nei sotterranei dove – con
il massimo silenzio –
s’incamminò per raggiungere l’aula di
Pozioni: forse aveva dimenticato il suo libro sotto al banco.
Dischiuse
lentamente la porta dell’aula, creando un varco abbastanza
grande da permetterle di entrare; non si curò di aprire
completamente la porta.
Sgattaiolò
all’interno dell’aula, lanciando un rapido sguardo
allo
specchio che rifletteva la porta mezza aperta alle sue spalle.
Si
abbassò per sbirciare sotto il banco e con un sospiro di
sollievo i
suoi occhi individuarono la copertina scura e sgualcita del suo libro
di
Pozioni.
Quando
rialzò lo sguardo sullo specchio, l’orrore e la
sorpresa le fecero
cadere il libro dalle mani: Draco Malfoy era in piedi e – guardandola negli occhi –
chiuse la porta con un incantesimo.
Ginevra
boccheggiò per qualche istante, fissando quegli occhi in
penombra che sembravano ridere della sua sorpresa.
Malfoy
si scostò dall’ombra proiettata dagli scaffali e
permise alla
ragazza di osservare i suoi morbidi lineamenti: alcune ciocche gli
erano cadute
davanti agli occhi, le labbra avevano assunto una piega beffarda.
Avanzò
nell’ambiente con le mani affondate nelle tasche e gli occhi
perlati scintillanti di divertimento.
-Sorpresa,
Weasley?-
Ginny
ricambiò il suo sguardo attraverso il riflesso dello
specchio,
mentre induriva la piega delle labbra e gli occhi d’oro
scintillarono come
stelle infuocate quando iniziò a capire la strana natura di
quell’insolita
coincidenza…
-Perché
mi guardi in quel modo? Avresti dovuto aspettartelo,
Weasley…-
Alitò
nel suo orecchio, sogghignando quando si accorse di averle
intirizzito la pelle del collo; poi, si abbassò per
raccogliere il libro che le
era caduto.
Glielo
porse con un ghigno, mentre gli occhi intensi della giovane si
posavano sul volume che il Serpeverde le stava porgendo.
Poi,
rialzò lo sguardo sul suo volto e con uno scatto improvviso
glielo strappò di mano.
-Sapevi
che sarei venuta a cercare questo libro anche di notte per
sostenere il test di domani, così me l’hai rubato
e ti sei nascosto dietro la
porta dell’aula in attesa del mio arrivo. Gesto astuto,
Malfoy…coraggioso o
codardo, questo è ancora da vedere…-
Sibilò
la Grifondoro, osservando con rabbia quella viscida serpe che
l’aveva condotta dritta nel suo nido e le stava sorridendo
velenosamente.
-Non
affaticare troppo la tua deliziosa testolina, Weasley. Le mie
idee sono troppo astute per te e venirne a capo in una sola sera
potrebbe
essere stancante…dopotutto non sei abituata a sforzare la
mente, giusto?-
Le
domandò, andandosi a sedere sulla cattedra che il professor
Lumacorno utilizzava per spiegare le lezioni ai suoi alunni.
-Quello
che tu chiami astuzia io lo chiamo inganno, Malfoy. Ma,
dopotutto, cosa posso aspettarmi da un Serpeverde?-
Esordì
la giovane, prendendo a camminare per la stanza con passi lenti
che potevano parere calcolati e sensuali: in realtà, Ginevra
stava tentando di
concentrarsi su un’azione ordinaria per distogliere
l’attenzione dalla
situazione in cui si trovava.
Sola
nei sotterranei, bloccata nell’aula di Pozioni che poteva
essere
sbloccata solo da Malfoy, il cui piano era già nota alla
disgraziata.
-A
che gioco stai giocando, Malfoy? Che cosa vuoi da me?-
Sapeva
la risposta a quelle domande, ma l’idea di mettere alle
strette
il bel Serpeverde era troppo allettante per ignorarla.
Il
biondino la fissò in silenzio per qualche istante; poi scese
dalla
cattedra con un balzo e si avvicinò al suo angioletto con un
sorriso sghembo e
gli occhi luminosi come se gli avessero servito la vittoria su un
piatto
d’argento.
-Perspicace
come sei, avresti dovuto capirlo…-
Tutti
nella scuola sapevano che il tono di voce del Serpeverde era
dannatamente profondo e tagliente, in grado di far girare la testa
anche alla
più piccola fanciulla di quella scuola.
Ma
in quel momento Ginevra non provò altro che rabbia.
-Quindi
tu vai in giro a chiudere le persone nelle aule? Un passatempo
strambo Malfoy…adesso verrà anche fuori che sei
un feticista!-
Draco
sogghignò divertito, inclinando il capo d’un lato
per osservare
meglio la bella Grifondoro; prese una ciocca dei suoi bellissimi
boccoli ramati
e se la rigirò tra le mani.
-Mi
annoiavo nella mia Sala Comune, Weasley…e così ho
deciso d’intrattenermi.
Non è stato difficile farti uscire dalla tua Sala Comune,
dopotutto. Ed è stato
un piacere rivederti in giro…-
-Vorrei
poter dire altrettanto!-
Ribatté
la rossa, scostandosi dal tocco gentile e delicato del
Serpeverde che strideva con la situazione in cui si trovavano.
Il
biondino sogghignò quando la vide arrossire, e lambendosi le
labbra
si avvicinò nuovamente a quel fragile angioletto che adesso
era nelle sue mani.
-Io
frenerei la lingua se fossi in te, Weasley. Ti ricordo che sono un
Caposcuola e – sebbene non sia un
esperto
in materia – ricordo che c’è
una punizione per gli studenti che vengono
beccati di notte in un’aula…-
Ginevra
deglutì, mentre un’unica parola faceva capolino
dai meandri
della sua mente: espulsione.
-Per
quanto ricordi, stasera non era compito tuo svolgere la ronda
notturna, Malfoy. Questo ti rende colpevole tanto quanto me…-
Tentò
la Grifondoro, osservando intensamente quegli occhi perlati che
– ancora una volta –
le davano
l’impressione di essere luminosi e oscuri allo stesso tempo.
Ma
la Grifondoro sapeva che il ragazzo non si sarebbe mai esposto in
quel modo, se non avesse avuto la sicurezza di essere immune
all’espulsione.
-Io
sono un Malfoy, Ginevra. Ho tutto il diritto di stare qui senza
correre il rischio di essere espulso. Se i prefetti mi trovassero in
un’aula
con una ragazza si nasconderebbero per tutta la notte e pregherebbero
nella
speranza di passare inosservati ai miei occhi…-
Il
ragazzo sorrise trionfo, mentre estraeva la bacchetta dalla tasca
del pantalone e iniziava a giocherellare con essa.
Il
cuore della ragazza iniziò a martellare più
velocemente, mentre
osservava con incredulità il giovane poggiato al banco che
lanciava in aria la
sua bacchetta, per poi riprenderla al volo.
Come
se essere chiuso in un’aula vuota, di notte, con una Weasley
fosse un avvenimento quotidiano.
-Dunque,
cosa aspetti a farmi uscire da qui?-
-Quanta
fretta, Weasley…non dirmi che Potterino ti aspetta di sopra
per un incontro romantico…-
Iniziò,
sorridendo e facendo scintillare i suoi grandi occhi perlati;
ogni passo che compiva verso Ginny faceva illuminare il suo volto come
marmo al
sole.
-Perché,
in tal caso, sarebbe molto più…eccitante,
rimanere in questa
stanza-
Ginny
serrò i pugni con indignazione, ma prima che potesse
ribattere,
delle voci si avvicinarono alla porta dell’aula: i prefetti.
Il
cuore di Ginny prese a battere più velocemente, e
sembrò caderle
direttamente nei calzini.
-I
prefetti! Se trovano la porta chiusa s’insospettiranno!-
-L’incantesimo
blocca la porta dall’interno: se i prefetti provano ad
aprirla riusciranno a entrare senza problemi…-
Spiegò
il Serpeverde con tono calmo ed equilibrato, sprofondando le
mani nelle tasche del pantalone.
Ginevra
lo osservò con un’espressione di puro terrore:
Draco non
rischiava l’espulsione, ma lei sì!
E
questo sembrò divertire il ragazzo che continuava a
osservarla con
un vago sorrisetto: non aveva previsto l’arrivo dei Prefetti,
ma togliere una
marea di punti ai Grifondoro era un’occasione che proprio non
poteva perdere.
Certo,
la Weasley sarebbe stata espulsa, ma dopo una sottrazione di
così tanti punti alla sua casa, il giovane Serpeverde non
avrebbe più avuto
bisogno di vendicarsi.
L’aver
umiliato Lenticchia facendo espellere sua sorella poteva essere
una vendetta allettante quanto farle perdere la purezza.
Nel
frattempo, Ginny si era fiondata in direzione dello specchio per
nascondersi dietro di esso: l’unica via di fuga che le
rimaneva era
nascondersi.
Ma
Draco non poteva permetterle di passarla liscia, e così la
afferrò
per i gomiti e la spinse contro la parete.
Ginny
boccheggiò contro le sue labbra, sgranando i suoi grandi
occhi
d’oro in quelli magnetici e cattivi del Serpeverde.
Un
gemito strozzato le uscì dalle labbra quando udì
i passi farsi
sempre più forti, e lanciò uno sguardo spaurito
in quella direzione.
Non
poteva venir espulsa dopo tutta la fatica che aveva fatto in
quegli ultimi sette anni: come l’avrebbero presa i suoi
genitori? Che ne
sarebbe stato del suo futuro? E perché Malfoy sembrava fare
di tutto per farla
espellere?
Con
un gemito spaurito annegò negli occhi del ragazzo,
così vicini ai
suoi da riuscire a distinguere le pagliuzze azzurre intorno alla
pupilla.
Voleva
davvero rovinarle la vita?
-Non
puoi farmi questo…-
Una
frase leggera come il soffio del vento che arrivò ai timpani
del
ragazzo come la più soave fra le suppliche.
Si
ritrovo a osservare il volto ceramico della bella Grifondoro,
così
spaurita e indifesa tra le sue braccia.
Deglutì,
tentando di non concentrarsi sull’azione che stava compiendo,
ma quando incontrò quegli occhi grandi e pieni di lacrime,
sentì distintamente
un “crack” lì dove una volta
c’era il suo cuore.
La
maniglia della porta si stava abbassando, e nel frattempo Ginevra
annaspava e tremava contro la dura compostezza del suo corpo: Draco non
sapeva
cosa fare.
Precipitò
nell’oro del suo sguardo e per la prima volta
sentì di non
riuscire a sopportare il suo dolore: nell’istante in cui la
porta si aprì,
Malfoy posò le sue labbra su quelle di Ginevra.
La
ragazza tremò contro di lui e si lasciò avvolgere
dalle sue braccia
e dal suo inebriante profumo.
Sentiva
le labbra morbide di Draco contro le sue…così
diverse da
quelle di Harry…così diverse da quelle di
chiunque altro.
In
assenza della parete alle sue spalle sarebbe senz’altro
caduta.
Non
si accorse dei Prefetti che – non
appena notarono l’identità del ragazzo –impallidirono
e si allontanarono
senza verificare l’identità della ragazza: Malfoy
l’aveva protetta.
Nel
suo narcisistico e personalissimo modo, ma l’aveva protetta.
Il
profumo alla vaniglia della ragazza fece andare in brodo di
giuggiole il giovane Serpeverde che non aveva mai sentito
così prepotentemente
il desiderio per una donna.
Il
bacio era dolce e delicato, ma aveva un sottinteso febbrile e
urgente, come una fiammella divorata dal vento che poteva trasformarsi
in
qualsiasi momento nel più colossale degli incendi.
-Se
ne sono andati?-
Domandò
la rossa con un filo di voce, senza osare aprire gli occhi per
verificarlo da sola: in fondo al suo cuore, desiderava che la risposta
fosse
negativa.
Con
i nervi a fior di pelle, Malfoy osservò lo specchio al loro
fianco
e con suo sommo dispiacere notò che i Prefetti non
c’erano più.
Sfiorò
con lo sguardo la figura esile e fragile della donna tra le sue
braccia: sentiva ancora il sapore delle sue labbra e quella scarica
elettrica
che gli aveva scosso ogni singolo muscolo.
La
sua giugulare pulsava invitante e le labbra rosee erano schiuse,
lasciando fuoriuscire il suo fiato caldo che gli sfiorò il
viso come la carezza
amorevole di una madre.
-No,
non ancora…-
E
dopo un secondo le loro labbra si ritrovarono, dolci e desiderose di
continuare a cercarsi come se si fossero aspettate per tutta la vita.
Era
così intenso il sapore di lei: forte ed inebriante come solo
il
sapore di un angelo poteva essere.
Era
così forte il sapore di lui: delicato ma deciso come i raggi
di
luna che carezzavano i loro profili avvolti dalla notte.
L’ombra
nera avvolse l’angelo nelle sue spire e tenne stretta a
sé
quella luce personale che lo stava divorando.
I
polmoni si riempivano d’aria come se la stesse respirando per
la
prima volta: non c’era più meccanicità
in quel gesto, ma solo la voglia di
scoprire un’azione naturale che non fosse satura di
oppressione e rimpianti.
Ginny
era piena del suo inebriante sapore: Draco era il buio che
mancava alla sua vita per essere perfetta, e lei avrebbe assaporato
ogni
istante di quella timida unione che nascondeva in sé
qualcosa di più grande.
Ma
quando le loro identità tornarono prepotentemente nelle loro
menti,
quel bacio così magico e romantico fu spezzato, a malincuore.
Sprofondarono
negli occhi dell’altro come se si vedessero per la prima
volta, e in effetti era così.
Ginevra
era bellissima con il volto carezzato dalla luna, gli occhi
grandi e accesi come fuoco e le labbra un po’ rosse per i
baci: uno splendido
angelo che aveva provato il brivido del peccato, ma che manteneva la
sua
purezza e la sua compostezza nonostante le circostanze.
Draco
era bellissimo con il volto candido quanto la superficie della
luna, gli occhi grandi e luminosi come fari accecanti e le labbra
sottili come
boccioli di rose: una splendida anima nera che aveva provato il sapore
della
luce ed era rimasto folgorato da quanta energia poteva scaturire un
contatto
così timido.
Ginny
deglutì sonoramente e le sue gambe iniziarono a muoversi
senza
il suo consenso: sciolse lo scambio di sguardi e corse verso la sua
Sala Comune
con il fiato corto per quelle emozioni così forti da
sentirle rimbombare nel
petto.
Draco,
invece, rimase immobile in quell’aula che mai gli era parsa
più
luminosa, chiedendosi se ciò che adesso rimbombava
prepotentemente nel suo
petto era quel pezzo di ghiaccio che un tempo chiamava cuore.
To
be continued…
Ma
buongiorno,
miei cari!
Eccomi
qui anche
il giorno dopo la liberazione ;) Come avete passato questo giorno tanto
atteso?
Io ho dovuto finire di scrivere il capitolo perché ero molto
indietro, ma è
stato molto più facile del previsto perché le
parole sono uscite da sole. Alla
fine sono stata molto soddisfatta di quest’ultimo capitolo, e
spero vivamente
che sia piaciuto anche a voi ^^ Che ne pensate del modo
“pittoresco” che ha
usato Malfoy per proteggere Ginny? Questo Serpeverde è
proprio un birichino
ahahaha Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni OwO Vi
aspetto! Sempre
vostra,
Bimba
|
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Capitolo 8 *** Cambiamenti ***
Capitolo 7 - Cambiamenti
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
7 – Cambiamenti
“La vita è un
costante cambiamento. Quando qualcosa entra nelle
vostre vite, dunque, siatene felici, usatelo bene.”
Cit. Karen Kingston
La
stessa notte, la stessa aula, gli stessi ragazzi, la stessa
situazione: baci su baci, carezze su carezze, come anime tormentate che
avevano
passato tutta la loro vita a cercarsi vicendevolmente.
Draco
sentiva il sapore intenso della sua bocca e gli occhi impauriti
dei Prefetti che si allontanarono a gran velocità senza
osare puntare lo
sguardo sulla ragazza.
I
capelli di lei erano gonfi e lucenti sotto i raggi della luna, come
macchie di sangue carezzate da un fiume argenteo.
Draco
afferrò le gambe affusolate della Grifona e se le strinse
attorno alla vita per riuscire a percepire più intimamente
il profumo della sua
pelle.
Era
così piccola e calda la sua bocca, invitante come un
bocciolo di
rosa appena fiorito in tutta la sua bellezza.
Una
scarica elettrica scosse ogni singolo muscolo del corpo di Malfoy,
portandolo istintivamente a stringersi intorno all’esile
figurina della
giovane.
Sentiva
il respiro leggermente ansante di lei, come se le mancasse
l’ossigeno, e quella consapevolezza gli fece girare la testa.
I
muscoli della pelle guizzavano sotto il tocco di quelle piccole e
timide mani, come se fossero energia allo stato puro con la
capacità di
iniettarsi in ogni cellula del suo corpo e annebbiargli la ragione.
Sentiva
di star impazzendo, perché la ragazza stretta tra le sue
braccia era una Weasley, babbanofila, sua eterna
rivale…eppure nessuna di
quelle identità riusciva a reggere il confronto con le
sensazioni che stava
provando.
Intrecciò
le dita tra i suoi capelli rossi, sprigionando il loro
intenso profumo che gli diede alla testa, alimentando
quell’incendio che era
nato in lui.
Mai
in tutta la sua vita aveva sentito così intensamente il
desiderio
di sprofondare in una donna, riempendola di lui e lasciandosi avvolgere
da lei.
Prese
ad accarezzarle le gambe che ancora gli cingevano i fianchi,
mentre l’esile figurina trasaliva, probabilmente non abituata
a quel tipo di
carezze.
Ginny
si lasciò sfuggire un timido gemito che tentò di
mascherare:
quell’unico suono rimbombò nella mente di Draco
come un urlo e gli fece perdere
la ragione.
La
maggior parte delle donne con cui aveva passato le notti,
mugugnavano come gatte in calore, più per proforma che per
reale piacere.
Ma
Ginevra era diversa, tutto di lei era nuovo ed invitante agli occhi
di Draco, così differente da tutte le donne che aveva avuto.
Ginny
era vera, consapevole dei reali valori della vita: una donna che
metteva passione in ogni gesto che faceva e non si vendeva come una
comune
sciacquetta.
Così
attaccata ai principi dell’onore, la fedeltà, la
purezza: tutto
in lei era limpido come l’acqua, anche i suoi gemiti.
Draco
sentiva i muscoli impazzire sotto la pelle per il desiderio di
sprofondare in quel corpicino morbido e illibato.
Sentiva
le sue piccole mani artigliare la sua camicia candida, come
per ancorarsi a un punto fermo, al fine non sprofondare in quel dedalo
di
emozioni: aveva bisogno di lui.
Si
era aggrappata alla sua camicia come se fosse l’unica
salvezza, e
per una volta Draco si sentì davvero indispensabile e amato.
Quello
fu troppo per il suo autocontrollo già seriamente provato:
con
delicatezza le alzò la gonna, e con una spinta
secca…
…si
alzò a sedere dal suo letto.
Un
gemito gutturale fuoriuscì dalle sue labbra quando
spalancò quei
grandi occhi d’argento, adesso così confusi e
sconvolti dal sogno che aveva
avuto.
Nemmeno
nei suoi peggiori incubi aveva percepito delle sensazioni
così
forti e intense, quasi le avesse realmente vissute anziché
sognate.
Deglutì
a fatica, osservando con occhi sgranati le cortine del suo
letto a baldacchino.
Era
madido sudore e sentiva le vene del corpo andare a fuoco, come se
lava incandescente avesse sostituito il suo nobile sangue.
Gli
sembrò di riconoscere nell’aria che lo circondava
il profumo
intenso della Grifondoro dai capelli rossi che aveva popolato i suoi
sogni.
Sentiva
il profumo alla vaniglia sulla sua pelle, i suoi vestiti, il
suo letto.
Si
alzò con il respiro ansante e spalancò la porta
del bagno con un
calcio, staccando alcuni cardini che caddero per terra.
Si
appoggiò al lavandino con il respiro ansante e
osservò il suo
riflesso nello specchio: i capelli in ordine nonostante tutto ma gli
occhi
grandi e fuggevoli come se fossero impazziti.
E
ancora gli parve di percepire la remota essenza di Ginny
nell’aria
che respirava; solo il refrigerio dell’acqua gelata
sembrò smorzare
quell’illusione.
Perché
Ginevra non era con lui, non era mai entrata nella sua stanza e
tantomeno nel suo letto.
Chiuse
gli occhi, percependo l’acqua fresca scivolargli lungo il
volto
sudato, per poi carezzargli il mento, fino ad arrivare al pomo
d’Adamo.
Riaprì
gli occhi solo quando fu certo d’aver allontanato le immagini
vivide di quel sogno, e con un respiro profondo tentò di
riordinare le idee.
Aveva
sempre disposto un autocontrollo inscalfibile, quasi spaventoso:
in pochi erano riusciti realmente a fargli perdere le staffe.
Ma
quel piccolo angelo dal volto candido e i capelli di fuoco si stava
insinuando sotto la sua pelle come un veleno; lui, che aveva fatto
della
tossina la sua arma letale, era stato infettato dalle sue stesse armi.
Non
del tutto, per fortuna.
Prese
un profondo respiro, e ricambiò lo sguardo che gli stava
rivolgendo il ragazzo nello specchio.
Gli
occhi non più fuggevoli erano foschi e opachi per il
desiderio, e
il corpo madido di sudore era teso nella speranza di riuscire a
controllare
quegli spasmi che ancora gli scuotevano le membra.
Negli
ultimi giorni aveva notato particolari del corpo di Ginevra che
prima d’ora non aveva mai scorto: dalla camminata lenta e
sinuosa, fino al modo
sensuale con cui inclinava il capo quando presa da confusione.
E
ognuno di quei gesti – per
quanto semplici e ordinari – suscitavano in lui
pensieri peccaminosi e ben
poco casti, ma mai prima d’ora aveva sognato quel corpo dal
profumo soave.
Era
consapevole del fatto che il suo piano stava reclamando più
tempo
del dovuto, ma affrettare lo scorrere degli eventi non era il suo
stile: la
vendetta doveva colpire dritto al cuore, con un colpo lento e calcolato.
Ma
Merlino, quanto era difficile!
Voleva
con tutto se stesso afferrare quel minuscolo corpicino e
profanarlo con forza e possesso, rendendo finalmente suo quel gioiello
puro e
illibato.
Voleva
sentirla piangere e disperarsi almeno quanto lui in quel
momento, voleva ferirla nel profondo per punirla dopo aver osato
apparire nei
suoi sogni, ma soprattutto…la voleva.
Ormai
era diventata una questione di principio: nessuna donna aveva
osato respingerlo e di certo non sarebbe stato uno scricciolo come lei
a ferire
il suo orgoglio…o la sua sanità mentale.
Ma
prima di tutto doveva concludere i suoi affari ad Hogsmeade: solo
una volta conclusi, la sua attenzione si sarebbe rivolta al delicato
angioletto.
Perché
sentiva di dover portare a termine la sua vendetta: lo sentiva
nelle vene quando pulsavano, nei suoi respiri meccanici quando
inspirava e in
quel pezzo di ghiaccio che aveva ripreso a battere per pochi istanti,
dopo un
bacio rubato nell’ombra della notte.
Ormai
l’oscurità aveva assaggiato la luce, e non si
sarebbe fermata
fino a quando non avrebbe ingoiato il sole.
Quel
sole dai capelli rossi come rubini, che adesso erano illuminati
dal fuoco scoppiettante che riscaldava la loro Sala Comune.
Ginny
era seduta su una poltrona con le gambe incociate, e fissava la
partita di scacchi che stavano avendo Ron e Harry.
Le
dita pallide e affusolate del ragazzo corvino mossero il re, grande
e maestoso nella consapevolezza di essere superiore.
E
alla mente di Ginny si affacciò un altro volto che aveva lo
stesso
difetto del re: un volto dai lineamenti chiari come la luna e i capelli
biondi
lisci come la seta.
A
quel volto vi associò la ragione di tutte le sue sventure:
dimenticare tutto ciò che aveva passato a causa sua era
così difficile che
Ginny non tentò neppure.
Al
suo secondo anno l’aveva umiliata aspramente quando si era
finalmente decisa a rivelare i suoi sentimenti a Harry, il giorno di
San
Valentino.
Aveva
fatto tante fantasie sulle conseguenze di quel gesto: era sempre
stata molto timida con il ragazzo dei suoi sogni, quindi scrivere una
poesia lo
considerava un grande traguardo.
Ancora
ricordava quante speranze aveva posto in quel pezzo di carta, e
quante lacrime aveva pianto sullo stesso foglio stropicciato e
strappato più
volte a causa dell’umiliazione che gli aveva arrecato.
Aveva
odiato Malfoy con tutto il suo cuore: un odio febbrile,
viscerale, che sembrava andare oltre la ragione.
Ma
allora perché tutti quegli anni di odio reciproco sembravano
esser
svaniti in una sola sera?
Perché
quel bacio le aveva fatto provare delle sensazioni che non
aveva mai sperimentato con nessun’altro?
Ma
soprattutto, come poteva essere sbagliato un gesto che
l’aveva
fatta sentire bene?
Non
conosceva la risposta a tutte quelle domande, ma sapeva che non
l’avrebbe mai ottenuta, perché tutto
ciò che aveva provato quella notte doveva
essere seppellito in fondo al suo cuore.
Il
piano di Malfoy era chiaro: conquistarla e successivamente
abbandonarla per spezzarle il cuore e vendicarsi degli insulti di suo
fratello.
Ma
lei non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione: non poteva
cedere a quel modo, dopo tutto ciò che le aveva fatto
passare e tantomeno
sapendo che il Serpeverde non nutriva alcun interesse per lei, ma
voleva
semplicemente usarla per arrivare al suo scopo.
Era
un essere crudele, vigliaccio e subdolo che non meritava alcun
tipo di lode, per questo il ricordo di quel bacio rubato doveva venir
cancellato, come un errore di ortografia su un foglio di carta.
Aveva
scritto una lettera a Luna per informarla dell’accaduto, e
non
aveva tralasciato nulla sulle sensazioni che aveva provato, suo
malgrado.
Pertanto,
non si sorprese quando sentì il suo gufo ticchettare contro
il vetro della finestra; si alzò e spalancò la
vetrata per permettere al
piccolo gufo di entrare.
Certo,
l’ora era tarda, ma aveva assolutamente bisogno dei consigli
di
Luna: in quel momento – per quanto
fosse
decisa a dimenticare l’inconveniente di qualche sera prima
– aveva bisogno
di un supporto, qualcuno che la sapesse consigliare.
Srotolò
la pergamena giallognola senza accorgersi dello sguardo
indagatore che Harry le stava lanciando di sottecchi.
Si
risedette sulla poltrona color sangue e con un sospiro prese a
leggere quelle righe scritte in modo poco spigoloso, ma conosciuto da
una vita.
Buonasera
anche a te, Ginny!
Sai,
non mi aspettavo un gufo a quest’ora della notte, e
per questo ho subito pensato a un picchio quando ho sentito lo strano
ticchettio contro la finestra! E’ buffo l’effetto
che può avere lo stato di
dormiveglia sui pensieri di una persona, non trovi? Ho letto la tua
lettera, e
ammetto di essermi stupita e sconvolta…è successo
troppo presto! Insomma,
sapevo che prima o poi ti saresti ritrovata in questa situazione, ma
non
immaginavo che ci avresti impiegato così poco tempo!
L’attrazione che vi lega
deve essere più forte del previsto…
Sì, Ginny, ho detto “attrazione”.
E’
inutile che arricci il naso, tanto so che in fondo il carattere ombroso
e
misterioso di Malfoy ti affascina. Sapevo fin dall’inizio che
sarebbe andata a
finire in questo modo, perciò ti avevo consigliato di
passare al contrattacco.
Certo, tu hai fatto di testa tua, ma m’immaginavo anche
questa reazione. E’
insolito pensare che tanti anni di odio reciproco possano essere
abbattuti
grazie ad un bacio…io lo trovo intrigante!
C’è chi sostiene che l’amore ha lo
stesso effetto dei gorgosprizzi: ti entra nella testa e ti fa
impazzire, fino a
farti fare cose impensabili! Non ho insistito quando hai rifiutato di
seguire
il mio consiglio: ho preferito farti arrivare da sola fino a questo
punto. E
adesso che ci sei, devi prendere una decisione. Ci conosciamo da tanto
tempo
Ginny, e ormai so cosa provi prima ancora che lo sappia tu. Per questo
capisco perfettamente
cosa accadrebbe se tu continuassi a rifiutare Malfoy, ma non voglio
dirti a
cosa mi riferisco. Sappi solo che la decisione che prenderai
comporterà dei
rischi. Non credo che dirlo a Ron e Harry sia la cosa
migliore…rischieresti di
creare uno tsunami e, inoltre, tutto questo tempo passato a rifiutare
Malfoy
sarà stato vano. Ricorda che il mio consiglio è
sempre valido: puoi tentare di
conquistarlo! So che è difficile per te immaginarti mentre
seduci un uomo come
lui, ma se rimarrai da semplice spettatrice succederà di
peggio. Rischierai di
svegliare un gigante addormentato. Fa la scelta giusta
Ginny…senza pressioni!
Tua,
LUNA
Ginevra
rimase a osservare quel foglio di carta per qualche minuto,
chiedendosi se quelle parole le aveva lette davvero oppure era
l’effetto di
qualche strana pozione che avevano inserito nel suo succo di zucca.
Che
cosa significava “attrazione”?!
E
come poteva sostenere di sapere cosa provava prima ancora che lo
sapesse la diretta interessata?!
Certo,
alla fine la sua teoria si era dimostrata esatta: nessuna delle
predizioni di Luna erano mai fallite, e questo era inquietante per
certi versi.
Ginny
scosse la testa con un sospiro, abbassando il foglio di carta e
osservando le fiamme del camino.
Luna
era sempre stata una ragazza molto strana, ma era proprio quella
stramberia che la rendeva semplice e vivace come un neonato.
Avrebbe
dovuto ascoltare il suo consiglio fin da subito…
Alzò
nuovamente la pergamena giallognola e fissò lo sguardo su
alcune
righe che l’avevano confusa molto.
Per
questo capisco perfettamente cosa accadrebbe se tu
continuassi a rifiutare Malfoy, ma non voglio dirti a cosa mi riferisco.
Che
cosa voleva dire Luna con quella frase?
Che
avesse capito prima di lei come sarebbe finita quella storia?
Ginny
scrollò le spalle e riarrotolò la pergamena senza
troppa
concentrazione; era arrivato il momento di prendere una decisione.
Solo
Luna poteva scriverle “senza pressioni”, dopo
averle detto quali
rischi correva se avesse fatto la scelta sbagliata.
Un
leggero sorriso le curvò le labbra, per poi respirare
profondamente
quando prese la sua decisione: sarebbe passata al contrattacco.
Luna
aveva ragione: non poteva restare da semplice spettatrice, mentre
Malfoy faceva di tutto per farla cadere nella sua trappola.
Doveva
reagire, così da annientare il piano del suo nemico una
volta
per tutte.
Non
riusciva proprio a immaginarsi mentre sbatteva le ciglia per
compiacere Malfoy: aveva passato tutta la sua vita a criticare quelle
donne che
si donavano al male senza pensare alla propria dignità
femminile.
Era
ironico il fatto che adesso si ritrovava a diventare proprio come
loro, ma lei lo faceva per una giusta causa!
Così
persa nei suoi pensieri, non si accorse del ragazzo moro che
– dopo esser stato battuto a
scacchi per
l’ennesima volta – si era seduto su una
poltrona al suo fianco.
-Ginny-
La
richiamò, destandola dai suoi pensieri; la rossa si
ritrovò a
voltare il capo in sua direzione, sbattendo le palpebre per
concentrarsi a
pieno sul ragazzo dagli occhi color smeraldo.
-Ti
ho vista pensierosa…tutto bene?-
-Sì,
Harry. Tranquillo, è tutto apposto-
Gli
sorrise, al che il ragazzo abbassò gli occhi, puntandoli
sulle
mani diafane che si stava torturando.
Poi
rialzò lo sguardo su di lei, e i suoi occhi sembrarono
brillare di
luce propria.
-Questo
fine settimana ci sarà l’uscita ad
Hogsmeade…volevo sapere se
ti andava di venirci con me…-
Le
sorrise, continuando tuttavia a torturarsi le mani, mentre Ginevra
dovette sbattere le palpebre per riprendersi dalla sorpresa.
Qualche
anno fa, avrebbe accettato quell’invito senza tante pretese,
ma dopo l’esperienza della guerra i suoi sentimenti erano
cambiati.
Non
sapeva come, non sapeva quando, né per quale motivo, ma
l’amore
per il ragazzo sopravvissuto si era tramutato in un bene
dell’anima…ma nulla di
più.
Le
sovvenne alla mente il volto di un ragazzo dai capelli biondi, e
non poté fare a meno di pensare che farlo ingelosire non
sarebbe stato niente
male come punto di partenza.
Tuttavia,
sfruttare le persone non era mai rientrato nei suoi modi di
fare, per questo si sentì male dopo aver formulato quel
pensiero.
-Sì,
Harry…sarebbe magnifico!-
Mentì,
tentando di sorridere al ragazzo che – a
quelle parole – aveva curvato le labbra in un riso
sincero e
sollevato.
-Perfetto,
Ginny!-
-Ehi,
Harry. Un’altra partita?-
Gli
domandò Ron, senza fermarsi a indagare sulla natura di
quello
strano sorriso.
E
mentre Harry si sedeva di fronte a suo fratello per ricominciare a
giocare, Ginny non faceva altro che pensare a Malfoy e a
quell’orribile
situazione.
Ormai
la luce aveva assaggiato l’oscurità, e non si
sarebbe fermata
fino a quando non avrebbe ingoiato la luna.
To
be continued…
I’m
here, now!
Buona
domenica,
giovinetti! Avete passato una buona settimana? Ci voleva un
po’ di pausa dagli
impegni di tutti i giorni, no? :) Colgo l’occasione per
ringraziarvi ancora una
volta: aumentate giorno dopo giorno, rendendomi sempre più
orgogliosa del mio
lavoro <3 Non smetterò mai di dirvi quanto siete
importanti per me :3 Cosa
pensate di questo capitolo? Aspettavate forse una scena romantica dopo
il bacio
nell’aula? Sì, lo ammetto, ho creato apposta la
parte iniziale! Volevo che
sembrasse reale ma poi…pluff! Tutto frutto
dell’immaginazione sfrenata del
nostro Draco! In questo capitolo entra in gioco anche
Harry…ma se Ginny non
vuole far ingelosire Malfoy, allora perché ha accettato di
uscire con lui? Lo
so, questo capitolo lascia molti punti interrogativi, ma credo che
tutto sarà
più chiaro a partire dal prossimo aggiornamento ;) Aspetto
con ansia i vostri
pareri, miei cari :* Un grande bacio
Bimba
|
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Capitolo 9 *** Inconvenienti ***
Capitolo 8 - Inconvenienti
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
8 – Inconvenienti
“Avere dei segreti
presenta questo inconveniente: perdiamo il senso delle
proporzioni e non ci rendiamo più conto se il nostro segreto
è importante o no.”
Cit. Edward Morgan
Forster
L’aria
fredda dell’inverno mosse i suoi capelli, facendoli
svolazzare
come petali di rose rosse.
Ginny
respirò a pieni polmoni quell’aria che sapeva di
felicità e
aveva un retrogusto di pane caldo.
Il
suo stomaco brontolò quando si ricordò di non
aver fatto colazione,
e immediatamente i suoi occhi slittarono sulla locandina dei Tre Manici
Di
Scopa, che si trovava in fondo alla strada.
Quasi
trasalì quando percepì un paio di braccia che le
cingevano la
vita per riscaldarla, e si ritrovò a sentire contro la
schiena il contatto con
il suo petto.
Voltò
il capo d’un lato, e i suoi grandi occhi dorati incontrarono
un
sorriso vero e sincero, contornato da una folta chioma mora e un paio
di occhi
smeraldini che le sorridevano da dietro le grandi lenti rotonde.
Ginny
rabbrividì per il freddo e si ritrovò a
ricambiarne il sorriso
con uno altrettanto vero: era felice di passare quell’uscita
con Harry, ma non
per lo stesso motivo del ragazzo.
Aveva
accettato perché rifiutare sarebbe stato troppo scortese, ma
si
era ripromessa di mettere in quell’uscita tutto
l’impegno necessario: magari i
suoi sentimenti per Harry si erano assopiti, ma non erano scomparsi.
Dopo
quasi un anno che avevano passato senza vedersi, quella
conseguenza non era poi così anormale.
Forse
doveva solo passare più tempo con lui, e avrebbe ritrovato
quella scintilla che in passato scattava ogni volta che incrociava il
suo
sguardo.
-Hai
fame?-
-Un
po’, lo ammetto!-
Gli
rispose Ginny con un lieve sorriso, mentre scioglieva
delicatamente l’abbraccio per avanzare verso il locale.
Non
voleva ammettere che – in
realtà – aveva solo paura che qualche
studente particolarmente dedito
d’eloquenza li vedesse abbracciati: dopotutto, come poteva
riuscire a
conquistare Malfoy, se si faceva vedere in giro con un altro?
Aprirono
le porte del locale, facendo entrare una buona quantità di
vento freddo all’interno del negozio.
Dopo
averla richiusa alle sue spalle, la bella Weasley si permise di
togliersi il cappello e la sciarpa: la temperatura nel locale era
abbastanza
mite.
-Dammi,
te li appendo io…-
Si
offrì il moro, con un dolce sorriso sulle labbra, mentre
protendeva
una mano in direzione degli indumenti che Ginny si era appena sfilata.
La
ragazza ricambiò il sorriso ma ignorò la mano
ancora alzata.
Si
avvicinò all’appendiabiti e appese gli indumenti
con un vago
sorriso.
-Sta
tranquillo, Harry! Sai che non sono il tipo di donna che ha
bisogno di un aiuto anche per le azioni più semplici-
Rise
lievemente, con quel fare candido e leggiadro che aveva sempre
fatto impazzire i neuroni del ragazzo sopravvissuto.
Alzò
lo sguardo sulla vetrina del negozio che stava al fianco
dell’attaccapanni e il sorriso scomparve dal suo volto.
-Sì,
Ginny, lo so. Ed è proprio questo che ti rende speciale! Io
vado a
ordinare…-
Harry
parlava senza sapere che l’attenzione di Ginny era rivolta a
colui che ricambiava il suo sguardo oltre la vetrina.
Per
la prima volta dopo il bacio nell’aula di Pozioni, i loro
occhi
s’incrociarono: l’oro e l’argento si
scontrarono, il giorno e la notte si
fusero, il fuoco e il ghiaccio esplosero.
La
rossa si ritrovò senza fiato nella consapevolezza
d’aver avuto il
ragazzo sempre alle sue spalle: magari l’aveva seguita con lo
sguardo lungo
tutto il tragitto e non se n’era accorta.
Si
trovava a una decina di metri dalla vetrina, ed era ironico come lo
sguardo di Ginny si fosse posato subito sulla sua figura, ignorando
tutti gli
altri passanti.
Quasi
i suoi occhi fossero stati attratti da quella figura grazie ad
un istinto nuovo e mai conosciuto prima di allora.
-Ginny,
gradisci una burrobirra o acquaviola?-
La
voce calma di Harry la raggiunse come uno schiaffo in pieno viso, e
Ginny – intontita
– voltò il capo per
osservarlo in viso.
Il
moro le sorrise dolcemente, quasi a volerla incoraggiare,
così la
piccola Weasley scosse leggermente la testa per riprendersi e rispose
alla
domanda postagli.
-Burrobirra,
grazie!-
Gli
disse, rivolgendogli un sorriso tirato, per poi tornare a
osservare la vetrina; con suo sommo stupore, Malfoy era
scomparso…
Hogsmeade
era un intreccio di stradine che pullulavano di persone:
probabilmente si era confuso tra la folla e si stava dirigendo in un
negozietto
vicino.
Ma
mai avrebbe immaginato che Malfoy stesse girovagando per i vicoli
bui di Nocturne Alley, dopo aver usufruito di un portale magico.
Sapeva
bene che quest’ultimi erano vietati e che non poteva
allontanarsi da Hogsmeade, ma tra tutti i reati che aveva commesso,
quello era
– molto probabilmente –
di minore
importanza.
Conosceva
la strada per arrivare da Magie Sinister: l’aveva percorsa
così tante volte con suo padre, che adesso avrebbe potuto
riconoscerla anche da
bendato.
Era
ironico che adesso si ritrovava nuovamente per quei vicoli bui, e
anche se suo padre non lo stava accompagnando, centrava in quella
storia più di
quanto potesse immaginare.
Si
fermò quando percepì il tremito insistente delle
mani, e con un
sospiro esasperato abbandonò il capo contro un muro di
granito grigio,
chiudendo stancamente gli occhi.
Si
era ritrovato tra le stradine affollate di Hogsmeade alla ricerca
del vicolo dove sua madre aveva aperto il portale, e i suoi occhi erano
subito
saettati in direzione di una folta chioma ramata.
Non
era stato un gesto razionale, quasi un istinto primordiale lo
avesse spinto a volgere lo sguardo in quella direzione: non
l’avesse mai fatto.
L’immagine
della bella Grifondoro abbracciata dal suo più grande odio
sembrava bruciargli all’interno delle palpebre chiuse, e la
rabbia iniziò a
inondare nuovamente le sue vene.
Serrò
i pugni con tale forza che le nocche divennero bianche come la
neve che imperlava il vicolo, scoccando rumorosamente.
Con
un profondo respiro riaprì gli occhi e prese a percorrere i
vicoli
con maggiore enfasi: avrebbe tanto voluto dare un pugno al muro,
immaginandoselo il volto di Potter, ma il suo studiato autocontrollo
glielo
impediva.
Giunse
da Magie Sinister senza sforzo, ed entrò nel negozio senza
curarsi di verificare se aveva qualcuno alle calcagna: dopotutto, quei
vicoli
erano sempre isolati e deserti.
L’interno
del negozio era esattamente come lo ricordava: buio, con
oggetti scuri riposti sugli scaffali e l’odore pungente e
acro di marcio.
Al
centro del locale vi era una donna alta, dai fluenti capelli biondi
e il volto etereo ed elegante che strideva enormemente con la
grinzosità del
locale.
Sembrava
un angelo che si manifestava nel bel mezzo dell’inferno,
avvolto dalle sue sontuose vesti azzurre che mettevano in risalto la
silhouette, senza farla apparire volgare o eccessiva.
Al
contrario, le donava una grazia e un’eleganza che solo una
donna
immune ai segni del tempo poteva permettersi, senza apparire forzata o
irrealistica.
Narcissa
Malfoy si stagliava al centro del negozio in tutta la sua
glaciale bellezza, mentre posava gli occhi di un azzurro intenso sul
suo unico
figlio.
Un
leggero sorriso le incurvò le labbra quando Draco le venne
incontro, e incrociò le sue mani con quelle del figlio che
tanto le era
mancato.
-Come
promesso, Madre-
La
donna annuì senza proferir parola, ma gli occhi scintillanti
tradivano la reale importanza che dava alla questione.
Con
passi lenti si avvicinò a un mobile alto,
dall’intenso color
marrone: qualcosa era posato sulla suppellettile ma tale oggetto era
coperto da
un velo a metà tra il grigio e il verde.
I
tacchi della donna facevano rumore sul pavimento in legno, come il
rintocco lento e monotono di un orologio che stava per segnare il
momento
fatale.
La
veste azzurra strusciava contro il pavimento, producendo un suono
molto simile allo scrosciare di una cascata; una volta arrivata al
fianco del
telo, lo sfilò dal mobile con un gesto fluido.
Gli
occhi perlati di Draco si posarono sull’oggetto che fluttuava
a
mezz’aria, roteando lievemente su stesso come la luna intorno
alla terra.
Era
una collana colore dell’ebano, abbellita da un ciondolo a
forma di
serpente grande quanto il pugno di un bambino.
Il
serpente stringeva tra le sue spire una grande “M”
in acciaio
lucido e rinforzato, che splendeva come i rubini rossi che
l’animale aveva al
posto degli occhi.
All’istante
lo riconobbe, e a passi lenti si avvicinò per toccare
quell’oggetto che si tramandava da generazioni nella sua
famiglia: suo padre
gli aveva sempre detto che un Malfoy riceveva il suddetto ciondolo,
solo quando
il genitore lo avrebbe ritenuto abbastanza maturo da accettarne il peso.
In
esso era custodito il più grande segreto della sua famiglia,
un
segreto che avrebbe trovato solo quando sarebbe stato pronto, e che lo
avrebbe
aiutato a fare la scelta giusta.
Non
sapeva di quale segreto si trattava, ma doveva essere molto
importante se era custodito in un ciondolo, da generazioni.
-Tuo
padre ha voluto che questo arrivasse a te. La ragione mi è
ignota, ma confido che saprai farne buon uso, figlio mio-
-Perché
adesso, Madre? Come ha fatto ad arrivare qui se lui
è…-
-Ad
Azkaban? Tale costrizione non è un problema per noi,
dovresti
saperlo. Abbiamo i nostri contatti, Draco, ma non ti è
concesso sapere altro.
C’è anche una lettera da parte sua: voleva che la
ricevessi…-
Draco
respirò profondamente quell’aria pesante e marcia,
ripensando
con amarezza a tutte le notti insonni in cui aveva visto la visione di
suo
padre.
E
in nessuno di quei sogni era vivo.
-Farò
tesoro di quanto mi è concesso, Madre. Ora ti prego di
perdonarmi ma vorrei congedarmi prima che si accorgano della mia
assenza-
In
quel mentre, lo sguardo gli cadde sulla lettera giallognola che
giaceva sulla superficie scura del mobiletto, sigillata grazie ad un
bollo
rosso sangue con lo stemma di famiglia.
La
prese tra le mani dopo essersi legato la catenina al collo, per poi
voltarsi in direzione della madre, il cui volto era per metà
illuminato dalla
poca luce che penetrava dalle finestre scure.
-Sai
quale grande significato custodisce questa catena. Tale oggetto
non è solo un connubio di ferro e acciaio. E’ la
dimostrazione che sei
diventato un uomo degno di essere il capofamiglia. Quando
arriverà il momento,
esso saprà indicarti la strada, come fece con tuo padre-
La
voce della donna era soave come il canto di un angelo, e Draco si
ricordò delle notti in cui si addormentava grazie alla
ninnananna francese che
sua madre gli aveva insegnato.
Con
un cenno del capo si congedò, e uscì a rapide
falcate da quel
posto dall’aria pesante, continuando a sentire su di
sé lo sguardo azzurrino
della madre.
Uscì
dal negozio con il ciondolo che sembrava bruciargli sulla pelle
diafana, e con un profondo sospiro rifece la strada dalla quale era
venuto.
Utilizzò
il portale per tornare a Hogsmeade, ma non riuscì a compiere
un solo passo perché fu travolto all’istante da
una ragazzina che stava
correndo proprio in quella direzione.
Fece
leva sulla forza delle gambe per non cadere all’indietro, al
contrario della ragazza che si era ritrovata a cozzare con il
fondoschiena
contro la neve fredda.
Draco
la osservò mentre schiudeva le labbra per emettere un gemito
di
dolore, e quel suono sembrò rimbombargli nella mente come un
eco
insopportabile.
Aveva
già sentito quelle stesse corde vocali produrre un gemito
come
quello, e con una naturalezza che lo sconvolse, ricordò il
sogno di qualche
notte fa.
Con
le viscere attorcigliate si ritrovò ad abbassare lo sguardo
sulla
figurina che giaceva ancora ai suoi piedi, e osservò i
grandi occhi di Ginny
Weasley che si alzarono nello stesso istante.
Sentì
di sprofondare in quei pezzi d’oro che tremarono confusi; era
così piccola e bella con quel volto da angioletto.
I
capelli rossi lasciati indomiti lungo la schiena svolazzavano
intorno alla sua figura, stridendo con il colore candido della neve,
come gocce
di sangue.
Sembrava
uno splendido angelo che si levava dalla neve fredda e
gelida, riscaldando il mondo con il calore dei suoi occhi.
Ginevra
si sentiva così dannatamente piccola e indifesa se messa in
confronto all’imponente figura che la sovrastava.
Con
un gesto stizzito si levò in piedi e alzò il
volto in direzione
del Serpeverde, ricordandosi solo in quel momento della decisione che
aveva
preso.
-Che
cosa fai qui, Malfoy?-
Tentò
di non usare un tono burbero con il giovane, e si sorprese della
semplicità con cui uscirono le parole: calme e misurate.
-La
stessa cosa che stai facendo tu, suppongo: girovago per Hogsmeade-
Le
rispose, sprofondando le mani nelle tasche e squadrando la ragazza
con i suoi occhi gelidi e inespressivi, che ancora riflettevano
l’immagine di
lei e Potter abbracciati nel bel mezzo del paese.
-Strano.
Quando stavo correndo in questa direzione avrei giurato di
avere la strada sgombra…-
Continuò
la giovane facendo ben attenzione a non utilizzare un tono
troppo sospettoso: se doveva sedurlo, tanto valeva metterci tutto
l’impegno
possibile.
-Weasley,
non starai pensando che sia apparso dal nulla per compiere
qualche losco affare? Mi deludi...-
Quella
voce così dannatamente roca e sensuale fu in grado di farle
accapponare la pelle, ma tentò comunque di mostrarsi
disinvolta, senza
esagerare con la svenevolezza dello sguardo.
-Tu
cosa credi?-
Malfoy
sogghignò divertito e con un gesto fluido attirò
la ragazza
contro il suo petto, schiacciando le sue morbide forme contro il suo
ampio
torace.
Ginny
sentiva il cuore battere a un ritmo sfrenato e per un attimo
credette che Malfoy potesse sentirlo.
-La
sola differenza fra "disonesto" e "onesto" è
una sillaba in più, null'altro!-
Le
alitò sulle labbra, facendogliele schiudere, mentre la
Grifondoro
osservava quegli occhi argentati con la febbrile paura che Malfoy
potesse
scoprire il suo piano.
Il
Serpeverde scambiò il suo silenzio per scetticismo e si
permise di
reclinare il capo, mentre una grande risata di gola sgorgava dalle sue
labbra.
-Andiamo,
Weasley, ormai mi conosci. Non sono il tipo di persona che
ama vantarsi, ma devo ammettere che sono l'uomo migliore che abbia mai
conosciuto-
Le
disse a fior di labbra, e quelle parole pregne di narcisismo fecero
tornare il senno alla bella Grifona, che scosse la testa come se si
fosse
ripresa da un sogno.
Era
bastato stringersi a lui in un intimo abbraccio e sentire il suo
fiato caldo contro le sue labbra per ipnotizzarla, e quel pensiero le
fece
torcere lo stomaco per la disapprovazione.
-Oh
sì. In effetti ti ci vedo ad avere una carriera pulita come
pozionista, giornalista o medimago…-
-Non
mi ci vedi come medimago?-
-Oh
sì, certo! Le tue potrebbero essere le mani di un grande
medimago!-
-Cosa
c'è? Sei curiosa di vedere cosa possono fare le mie mani su
un
corpo? Perché, in questo caso...non ci perderei nulla a
darti una
dimostrazione...-
Ginny
rimase congelata tra le sue braccia quando sentì quella
frase
maliziosa, e osservò con orgoglio e fierezza quegli occhi
intensi, ma letali
come il filo di un coltello.
Sebbene
non stessero parlando, la tensione tra i loro corpi era
evidente: i muscoli della schiena di Ginny erano tesi come corde di
violino, e
il sangue sul collo di Malfoy sembrava pompare più
velocemente del solito.
L’intensità
dello sguardo che si stavano scambiando era così
trasparente che nessuno l’avrebbe compresa se non
l’avesse vista.
C’era
magnetismo tra i loro corpi, e questo era più che palese.
Malfoy
si sentì inondare dal profumo alla vaniglia che
inebriò i suoi
sensi, ma quando si levò il vento, un altro profumo si
scontrò contro le sue
narici: era una fragranza più matura e decisa, tipica delle
eau de toilette
molto costose, e Draco sapeva bene a chi apparteneva.
Voltò
il capo verso sinistra, ove c’era il vicolo in cui si trovava
il
portale, e i suoi occhi d’argento incontrarono quelli azzurri
di Narcissa
Malfoy, duri e severi come i diamanti di cui si abbelliva.
Anche
Ginny voltò il capo in quella direzione e quando
notò la donna
si scostò da Malfoy alla velocità della luce.
Si
ritrovò in soggezione rispetto alla bellezza composta della
Signora
Malfoy, e con una stilettata in petto pensò a quanto potesse
apparire squallida
se paragonata a cotanta compostezza.
E
pensare che Draco era sempre stato circondato da donne bellissime
come sua madre, eppure era stato colto in flagrante solo con lei.
Gli
occhi della donna si soffermarono sul figlio, ma nessuna emozione
trasparì da quel volto di porcellana.
Ma
Draco aveva vissuto con quella donna per tutta la vita, e leggeva
nel suo sguardo quanto fosse rimasta turbata dal magnetismo che si era
creato
tra i due.
Non
ebbero il tempo di parlare perché furono richiamati dai
professori
che li invitarono ad andare verso le carrozze per fare ritorno a
Hogwarts.
Ginny
s’incamminò al fianco della professoressa Sprite,
certa che
Malfoy aveva già raggiunto i suoi amici.
Ma
ciò che non sapeva, era che lo sguardo di Narcissa non
l’aveva
lasciata nemmeno per un secondo.
To
be continued…
Ma
salve, cari
lettori! ^^
E
qui entra in
scena anche Narcissa Malfoy! Ta ta ta taaan!! Cosa pensate di questa
nuova
entrata? Secondo voi potrà influenzare il rapporto tra i
due? Vi dico solo che
non la rivedremo per un po’, ma questo non significa che non
sarà un
personaggio importante eheheee ;) Prima voglio specificare una cosa che
probabilmente nel testo non è molto chiara: Lucius Malfoy
non è scappato da
Azkaban. Semplicemente ha trovato il modo di far arrivare il ciondolo a
Draco,
ma lui è ancora lì rinchiuso.
E…secondo voi che segreto nasconderà quel
ciondolo? Un’altra precisazione: Draco non leggerà
la lettera del padre. Per un
po’ non ci penserà neppure, ma voi continuate a
tenerla in mente perché anch’essa
sarà importante ;) Detto questo, voglio ringraziarvi di
cuore perché state
aumentando a vista d’occhio ed io mi sento quasi in colpa
perché non so cosa ho
fatto per meritarmi tutto questo xD Ringrazio di cuore tutte le 207
persone
(OwO) che hanno letto lo scorso capitolo: siete troppo speciali! Ognuno
di voi
ha un posto nel mio cuore, e grazie per regalarmi ogni volta delle
grandi
emozioni *^* Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a
seguirmi :* Un bacio,
Bimba
|
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Capitolo 10 *** Gelosia ***
Capitolo 9 - Gelosia
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
9 – Gelosia
“La vera gelosia scatta quando qualcuno fa
ridere la persona amata meglio di quanto ci riesca tu”
Cit. Anonimo
L’ora
di Cura Delle Creature Magiche era sempre un toccasana per la
bella Grifona: stare a contatto con la natura la faceva sentire libera
e
indomita come i soffi di vento che ancora le scuotevano la chioma.
Per
fortuna, le lezioni pomeridiane erano concluse, e Ginny non vedeva
l’ora di tornare nel suo dormitorio per immergersi nella sua
vasca da bagno
piena di bollicine profumate.
Camminava
per i corridoi con il libro stretto al petto e la gonna
della divisa a scodinzolarle dietro la schiena, mentre i lunghi
riccioli
volteggiavano come nastrini rossi.
-Ginny!-
Si
sentì richiamare, mentre dei passi veloci rimbombavano
grazie
all’eco del corridoio, e quando si voltò i suoi
occhi incontrarono la figura un
po’ ansante e disordinata di Harry Potter.
Il
ragazzo le si avvicinò a grandi passi, sorridendole e
passandosi
nervosamente una mano tra i capelli.
Ginny
sentì il suo respiro ansante, e capì che aveva
appena finito di
correre per raggiungerla.
-Ciao,
Harry! Qual buon vento?-
Gli
chiese la giovane, sorridendo al ragazzo che ormai considerava
come un fratello; era bello stare con Harry, parlare delle loro
passioni e
quant’altro, eppure Ginny sentiva che qualcosa tra loro due
non andava.
-Sono
appena tornato dalla lezione di Antiche Rune, ti ho vista mentre
tornavi al castello ed eccomi qua!-
Un
sorriso a trentadue denti fiorì sul suo volto, mentre Ginny
scuoteva la testa, emettendo la sua risata cristallina.
-Hai
corso per i corridoi solo per parlare con me? Harry, avremmo
potuto parlare con più comodità anche nella
nostra Sala Comune, non trovi?-
-Non
posso più aspettare, Ginny. Devo parlarti subito…-
A
quelle parole, Ginny assunse un’espressione seria e attenta,
senza
sfociare nella pura apatia.
Harry
si passò nervosamente una mano tra i capelli, prima di
guardare
Ginny con un sorriso incerto che si era formato più per
smorzare la tensione
che per la reale felicità.
-Parla,
Harry: ti ascolto-
Lo
incitò Ginevra, al che le spalle del ragazzo con la
cicatrice si
abbassarono di colpo e da quel gesto la Grifona capì che
aveva trattenuto il
fiato per tutto il tempo.
-Dopo
l’uscita a Hogsmeade non abbiamo più avuto
occasione di vederci
o di stare insieme. Dopotutto, noi quel giorno non abbiamo
più bevuto la nostra
burrobirra…-
Le
ricordò, al che la ragazza abbassò lo sguardo
colpevole: ricordava
bene l’uscita a Hogsmeade, quando aveva inventato una scusa
veloce per
allontanarsi da Harry e rincorrere Malfoy.
-Quindi
volevo sapere se ti andava di venire a cena con me stasera!-
Esordì
tutto d’un fiato il ragazzo moro, facendo alzare gli occhi
sgranati della bella Grifona.
Harry
deglutì, mentre una vena pulsava sulla sua fronte e
l’unghia del
dito medio stava torturando la pelle pallida del pollice per smorzare
il
nervosismo.
Ginny
sapeva di non poter uscire con Harry quando il suo scopo era
quello di conquistare il suo eterno rivale: non sarebbe stato giusto
nei
confronti del moro, e a lei non piaceva giocare con i sentimenti degli
altri.
Tuttavia,
c’era una flebile speranza in lei che continuava a credere
fermamente nell’amore che un tempo l’aveva unita a
Harry: forse, se sarebbe
riuscita a riaccendere quell’affetto, non avrebbe
più avuto bisogno di
difendersi da Malfoy.
Perché
lei aveva intenzione di sedurre Draco solo per proteggere se
stessa…vero?
Ginny
si rese conto di dover rispondere quando il sorriso incerto del
moro scomparve dalle sue labbra, sostituito da una smorfia di febbrile
attesa.
-Certo
che mi piacerebbe venire a cena con te, Harry!-
Fu
come se lui si illuminasse, quasi fosse un fuoco umano: occhi
grandi, sorriso smagliante e carnagione pallida che sembrava marmo
sotto i
riflessi del sole.
La
sua risata sollevata da tutta l’angoscia riempì il
silenzio del
corridoio, mentre si slanciava verso Ginny per stringerla in un
abbraccio.
La
ragazza lo ricambiò con affetto, seppure una parte del suo
cuore le
stava gridando che quell’immagine era terribilmente sbagliata.
-Non
sai quanto sono felice! Organizzerò tutto io! Ceneremo
insieme
sulla Torre D’Astronomia alle nove in punto!-
-Ma,
Harry…la preside…e il coprifuoco…-
-Non
preoccuparti, Ginny: penserò a tutto io!-
Il
sorriso sul volto di Harry sembrava fabbricato con cemento armato
perché non ne voleva sapere di scomparire.
I
suoi occhi smeraldini erano luminosi come fari, e Ginny fu felice
d’avergli rallegrato la giornata.
Al
contrario delle due figure nascoste dietro una colonna in marmo che
osservavano la scena con espressioni differenti.
La
risata di Ginevra quando Harry la fece volteggiare si
propagandò
per tutto il corridoio, e i due Serpeverdi non poterono fare a meno di
storcere
il naso con disgusto.
Si
affrettarono a rientrare nei sotterranei per dare la splendida
notizia al diretto interessato, passando distrattamente sotto una
grande
vetrata che illuminò i volti di Theodore Nott e Blaise
Zabini.
Arrivati
di fronte l’entrata della Sala Comune, si fermarono sulla
soglia, indecisi sul da farsi.
Draco
aveva sofferto molto nella sua vita, non solo fisicamente, ma
soprattutto a livello sentimentale.
Era
vissuto nell’ombra di un padre che – seppur
amandolo – gli aveva reso troppo semplice quella
che tutti
chiamano vita, e adesso era stato catapultato in una realtà
più grande di lui,
senza sapere come affrontare ciò che il padre gli aveva
agevolato.
Non
volevano dargli un altro dispiacere: sapevano bene che Draco aveva
intenzione di conquistare la Weasley solo per vendetta, ma
c’era qualcosa che
cambiava negli occhi di Malfoy quando si posavano sulla figura della
bella
Grifondoro.
-Credi
che dovremmo dirglielo?-
-Verrebbe
comunque a saperlo prima di questa sera, il che aggraverebbe
le cose, Blaise. Tutta colpa tua e della tua stupida idea!-
-Ma
smettila, Theo! Sai quanto me che Draco non ha mai avuto
difficoltà a conquistare le donne: è la Weasley
quella rimasta al medioevo! Hai
detto a Draco fin dall’inizio di essere preoccupato
perché temevi che Weasley e
Potter l’avessero scoperto ma…-
-Cosa?
No, non era questo il motivo per cui volevo impedirgli di
sedurre la Weasley!-
-E
allora qual è?-
Theodore
tacque, mentre faceva scorrere lo sguardo sulla Sala Comune,
prima di entrare con passo misurato, seguito da un riluttante Blaise
Zabini.
I
due Serpeverdi sapevano dell’incontro che Malfoy aveva avuto
con sua
madre a Hogsmeade, ma il giovane non aveva raccontato nulla di troppo
eclatante.
Questo
perché loro non sapevano del ciondolo che Draco si stava
rigirando tra le mani in quello stesso momento, nella solitudine della
sua
camera da Caposcuola.
L’ombra
che c’era nella sua stanza faceva mimetizzare egregiamente il
ciondolo colore della notte, ma Draco riusciva benissimo a distinguere
la M
liscia e pesante.
Ancora
si domandava quale grande segreto si nascondesse in quel pezzo
di metallo, apparentemente innocuo, fatta eccezione per i rubini rossi
che facevano
da occhi al serpente e sembravano scavargli sin nel profondo,
ricordandogli che
anche lui aveva versato una componente di quello stesso colore durante
la
guerra magica.
Aveva
studiato a fondo quella catenina, fino ad usare degli
incantesimi per rivelare cosa si celasse di così importante,
ma non l’aveva
nemmeno scalfita.
Sembrava
pregna di un’energia oscura che le evitava qualsiasi
deturpazione, e in effetti – pensando
ai
precedenti della sua famiglia – quella teoria non
era anormale.
Dei
tonfi contro la porta lo costrinsero a tornare con i piedi per
terra, e il giovane alzò lo sguardo sulla porta in legno
scuro.
Mutò
l’espressione del viso mentre si rimetteva la catenina al
collo e
la nascondeva sotto la camicia bianca, prima di alzarsi con una mano
sulla
tasca posteriore dei suoi pantaloni, dove custodiva la bacchetta.
Aprì
l’uscio con un movimento fluido e si ritrovò ad
osservare i suoi
compagni che ne ricambiavano lo sguardo, senza dare cenno di voler
entrare.
Il
che era strano perché i due ragazzi non si prendevano mai la
briga
di aspettare un consenso da parte sua: a volte facevano irruzione nella
sua
camera senza bussare, confabulando sui fulcri delle loro innumerevoli
discussioni.
Si
spostò dal vano per farli entrare e li studiò
cogli occhi ridotti a
due fessure, taglienti come la lama di un rasoio.
-Cos’è
quest’improvviso silenzio? Quale grande dio ha deciso di
graziarci presentandosi sulla Terra per farvi tacere?-
Domandò
sarcasticamente, tornando a distendersi sul letto con la
schiena poggiata alla spalliera e il ginocchio ripiegato.
I
due Serpeverdi non risposero, ma presero posto sulle due poltrone
poste ai piedi del grande letto a baldacchino.
-Quel
piccolo bastardo, quel viscido rospo…-
Imprecò
Blaise, seduto elegantemente sulla poltrona in pelle scura,
con le gambe accavallate e la tipica flemma inglese.
-Che
cosa ho fatto stavolta?-
Domandò
Malfoy, sentendosi pungolato ingiustamente.
-Non
parlo di te, ma di Potter!-
Espose
il ragazzo di colore, facendo mutare repentinamente
l’espressione del giovane Malfoy: le pupille si restrinsero,
l’argento divenne
duro e severo come pietra e il cipiglio si fece vigile e attento.
-Ho
qualcosa da chiedervi…-
Esordì
il biondino con tono calmo ma meccanico: anche uno sprovveduto
avrebbe capito che stava facendo fatica a mantenersi lucido.
-Spara!-
-Tranquillo,
se la risposta non sarà di mio gradimento non ci
penserò
due volte a sparare…-
Il
tono tagliente e minaccioso era evidente, specie se associato ai
suoi gelidi occhi grigi che emanavano fulmini.
-Centra
la Weasley?-
Theodore
e Blaise si scambiarono uno sguardo, e con un profondo
sospiro raccontarono all’amico cosa avevano scoperto.
Malfoy
rimase immobile per tutto il tempo, senza scomporsi nemmeno
alla fine della spiegazione.
-Dunque
il caro Potter ha intenzione di conquistare la sua bella con
una stupida cena. Patetico!-
Sputò
velenosamente, mantenendo tuttavia la sua flemma impeccabile,
sebbene le vene del collo avessero iniziato a pulsare più
velocemente.
-Draco,
devi fermare questa follia! Rinuncia alla vendetta per una
volta, o rischierai di finire nei guai!-
Gli
suggerì Theodore nel vano tentativo di rompere quel
sentimento che
già stava fiorendo tra i due.
-Non
potrei farlo nemmeno se lo volessi! Quella donna…quella
babbanofila della Weasley mi sta facendo uscire pazzo! La notte la vedo
nei
miei sogni, così docile e arrendevole, mentre il giorno ogni
mio respiro è un
passo in più verso questa malsana ossessione!-
Esplose
Malfoy, alzandosi dal letto e percorrendo la stanza con ampie
falcate nell’illusione di riuscire a calmarsi: si sentiva
come un animale in
gabbia.
Gesticolava
animatamente con le mani per far capire ai compagni cosa
provava, e per una volta si sentì totalmente esposto e
vulnerabile: raramente
esternava agli altri la sua frustrazione.
Theodore
si ammutolì all’istante, distogliendo
meticolosamente lo
sguardo dagli occhi grigi di Draco per puntarlo su un punto indistinto
cogli
occhi sgranati.
-Che
diavolo devo fare per togliermela dalla testa?!-
Sbottò
Malfoy, passandosi una mano fra i capelli, e all’istante
ricevette due risposte diverse dai suoi compagni.
-Dimenticala!-
-Scopatela!-
Inutile
dire che Theodore e Blaise erano agli antipodi come idee.
-Non
riesco più a togliermela dalla testa. Quella maledetta
ragazzina!
Dovunque vada sento il suo profumo alla vaniglia o la sua risata!-
Continuò
il biondino, misurando la stanza con passi veloci.
-Oh
sì, la sua risata! Dovevi vedere come rideva mentre quello
scricciolo di Potter la sollevava!-
Esordì
Blaise, ridacchiando tra sé al ricordo di quella scena
stomachevolmente dolce, al che Theodore e Draco lo osservarono con
espressioni
differenti.
Nott
aveva un sopracciglio inarcato e i suoi occhi sembravano
chiedergli “ma sei scemo?!”; all’inizio
Blaise non capì il motivo di
quell’atteggiamento, ma nell’istante in cui
posò i suoi occhi azzurri su Draco,
tutto gli fu più chiaro.
Malfoy
aveva voltato di scatto il volto in sua direzione: la mascella
era scattata nervosa, il respiro ansante come se facesse fatica a non
avventarsi su Blaise e i capelli scompigliati.
Lui
aveva i capelli
scompigliati, lui che riusciva a
tenerli in ordine anche quando dormiva!
Ma
i suoi occhi erano qualcosa di indescrivibile: grandi e sgranati in
modo folle, quasi la scena da Blaise citata fosse un pensiero
insopportabile.
-Rideva,
eh?-
Sibilò,
mentre sentiva le vene esplodere sotto la pelle e i polmoni
che si contraevano per quella rabbia che minacciava di fargli perdere
il
controllo da un momento all’altro.
Ginevra
non aveva mai riso con lui, e le sue orecchie non si erano mai
potute beare di quel suono cristallino.
-Non
ci sarà nessuna cena! Potter deve starle lontano o giuro che
lo
ridurrò in cenere assieme a tutto il castello!-
Sbottò,
camminando furiosamente per la stanza con la mente che già
stava macchinando un piano per impedire la cena.
-Draco,
adesso calmati! Non credo che farti venire un ictus sia il
modo giusto per punire Potter! Adesso siediti, respira e pensa a questo
detto
spagnolo: L’acqua che non devi bere lasciala…-
-IO
NON VOGLIO LASCIARLA SCORRERE, THEODORE! La loro cena dovrà
essere
un fiasco! E lo sarà, oh se lo sarà! E
voi…voi mi aiuterete!-
To
be continued…
Buonsalve
a
tutti!
Inutile
dire che
quest’oggi il cattivo tempo ha mandato all’aria
tutti i miei buoni propositi, e
adesso mi sono ridotta a contare le gocce di pioggia…che
divertimento! Il lato
positivo è che il cattivo tempo mi ha sempre ispirato,
quindi ne approfitto per
scrivere il prossimo capitolo ;) Che ve ne pare di questa cena? Io
credo che
non sia male come escamotage per far ingelosire il nostro Serpeverde ^^
Ma
Ginny è troppo buona, e tenta di trovare in Harry
un’ancora di salvezza in quel
mare di confusione. Perché, diciamocelo, chi è
che non sarebbe confuso al posto
della nostra Ginny? :) Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto,
perché deludervi
è l’ultimo dei miei desideri! Fatemi sapere cosa
ne pensate ;) Un grandissimo
bacio,
Bimba
|
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Capitolo 11 *** Inganni ***
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
10 – Inganni
“Gli inganni sono il veleno del serpente, e
rimarranno sempre il suo unico modo per farsi accettare ed amare”
Cit. Anonimo
Harry
fischiettava allegramente per i corridoi del castello, osservando
con espressione soddisfatta il portavivande ovale in acciaio che
nascondeva la
cena che avrebbe gustato con Ginny.
Osservò
l’ora per la quinta volta nel giro di cinque minuti e
sbuffò
quando si rese conto che era passato poco tempo.
Continuò
a camminare per i corridoi con il vassoio della cena
preparata dalle sapienti mani degli elfi domestici che si erano
gentilmente
offerti di aiutarlo.
Carezzò
per la centesima volta il tessuto morbido della sua tunica da
mago per smorzare l’agitazione che sovrastava il suo cuore
come un macigno:
aveva la netta impressione che qualcosa sarebbe andato storto.
Era
così perso nei suoi pensieri che non si accorse della
figurina che
gli stava venendo incontro, tremante sotto il peso di un vassoio in
argento più
grande di lui.
Harry
investì in pieno il piccolo elfo che cadde per terra,
facendo
volare di qualche metro il suo portavivande in argento che
probabilmente
conteneva gli avanzi della cena che stava riportando nelle cucine.
All’inizio
una timida rabbia era sorta nel suo petto quando si rese
conto che quel piccolo elfo aveva quasi fatto cadere la sua preziosa
cena, ma
quella vaga emozione svanì quando posò i suoi
grandi occhi verdi sulla figurina
che giaceva ai suoi piedi con il capo chino, tremante per la
mortificazione e
la paura.
Posò
il suo vassoio sul pavimento e si affrettò a rincuorare
l’elfo
domestico che quando lo riconobbe sgranò i suoi occhioni
azzurri.
-Sta
tranquillo, va tutto bene. Non ho intenzione di farti del
male…ma
la prossima volta fa’ più attenzione quando
cammini…-
Lo
rimproverò dolcemente, facendo sollevare lievemente le sue
orecchie
appuntite, mentre annuiva con vigore prima di prendere il suo vassoio e
scomparire dietro l’angolo.
Il
moro rimase ad osservare la figurina che si allontanava, prima di
riprendere in mano il suo contenitore per raggiungere la Torre
D’Astronomia,
ragionando su quanto fosse strano trovare un elfo domestico con gli
occhi
azzurri.
Nel
frattempo, la creaturina si stava pulendo con un gesto stizzito il
punto dove Harry l’aveva sfiorato con lo sguardo, quasi gli
fosse un pensiero
insopportabile.
Borbottando
tra sé, svoltò l’angolo, e
all’istante una grande mano
diafana con tanto d’anello in argento lo sollevò
per il lembo della veste,
nascondendolo dietro una colonna.
-Tutto
secondo i piani?-
Chiese
Draco Malfoy con la sua voce roca e profonda, mentre Theodore
si guardava intorno per appurare l’assenza di altre persone o
fantasmi.
-Tsk!
Dovevi sentirlo! “Sta tranquillo, va tutto bene. Non ho
intenzione di farti del male”! Certo che non ha intenzione di
farmi del male!
Bastava un mio gesto del polso e l’avrei ridotto in cenere!-
Rispose
piccato il piccolo elfo domestico, alias Blaise Zabini, che si
dimenava nell’aria sotto di lui, mentre Draco gli toglieva il
vassoio dalle
mani, continuando a mantenerlo all’altezza dei suoi occhi.
-Blaise,
concentrati! Hai scambiato i vassoi?-
-…E
guardami! Da nobile rampollo quale sono, mi sono trasformato in un
sudicio elfo domestico che odora di patatine fritte!-
-BLAISE!-
Lo
richiamò Theodore, prendendo il vassoio dalle mani di Draco
e
posandolo su un davanzale, prima di osservare l’elfo con
occhi severi e
impazienti.
-Si!
Si! Ho scambiato il vassoio di Harry-sorriso-dell’anno-Potter
con
quello che mi avete dato, ma la cosa più grave è
che questo straccio è stato
cucito in nero, quando io indosso solo Armani!-
Malfoy
sbuffò spazientito, mollando la presa sul compagno che cadde
col sedere per terra con un sonoro “ahio!”.
-Tu
sei pazzo!-
Disse
Theodore, puntando un indice contro Draco con fare accusatorio,
mentre Malfoy sorrideva malignamente all’idea della figura
che Potter avrebbe
fatto con Ginny.
Mentre
Theo porgeva l’antidoto della pozione polisucco al giovane
elfo/Blaise, il biondino si divertiva ad immaginare come si sarebbe
conclusa la
serata sulla Torre D’Astronomia per i due piccioncini.
Avrebbe
dato tutto l’oro del mondo per assistere alla scena, ma si
sarebbe dovuto accontentare di aspettare l’arrivo di Potter
in infermeria.
Il
ragazzo con la cicatrice non aveva idea del complotto architettato
dalla serpe, e trotterellò vivacemente fino alla Torre
D’Astronomia, seppur
continuasse a sentire una sensazione negativa.
Ginevra
era affacciata al piccolo balconcino dove era caduto il buon
Silente, e fissava con espressione sognante il cielo colmo di stelle.
Aveva
indossato il vestito rosso che aveva già vantato con la cena
del
Luma Club: avendo una famiglia povera non poteva permettersi dei
vestiti nuovi,
ma per lei andava bene così.
Il
venticello le soffiava contro il viso roseo e lentigginoso, e
quando si voltò sorrise al ragazzo moro che lentamente si
avvicinò a lei dopo
aver posato il vassoio sul tavolo.
L’abbracciò
lentamente, chiudendo gli occhi e beandosi dell’odore
della sua pelle, mentre lo sguardo di Ginevra si perdeva sul tavolo
circolare
imbandito con una tovaglia bianca ricamata sui bordi e il candelabro
color oro,
sulla quale splendevano tre ceri fluttuanti del medesimo colore.
Poi
si staccò da lei e la osservò a lungo in viso con
un sorriso a
metà tra il sognante e l’incredulo, quasi non
credesse davvero alla sua
presenza.
La
prese per mano prima di sedersi entrambi a tavola.
-Hai
pensato tu alle decorazioni?-
Domandò
la giovane, prendendo in mano la rosa rossa che era posata sul
suo tovagliolo e portandola al naso per inspirarne il dolce profumo.
-Ehm…sì.
Sì, certo! Volevo curare ogni dettaglio…-
Le
disse, prendendo la rosa che Ginny aveva in mano e incastonandola
morbidamente tra le sue lingue di fuoco, poco sopra
l’orecchio destro.
-Beh,
hai ottimi gusti!-
-E
non solo in fatto di decorazioni! Ho passato tanto tempo a
delineare questa serata, ma ogni mio abbellimento sbiadisce in
confronto alla
tua bellezza-
Ginny
sgranò gli occhi a quelle parole, prima di abbassare il capo
con
un leggero rossore a colorarle le guance e un sorriso incerto: era da
tanto che
Harry non le faceva dei complimenti…eppure…
-E
questo non è ancora niente!-
Esclamò
il giovane con un largo sorriso, prima di sollevare il
coperchio dal vassoio in argento posato sulla tavola, e una marea di
vapore si
levò verso l’alto.
-Ho
chiesto agli elfi di cucinare due piatti differenti perché
so che
tu preferisci le verdure alla carne perché sono
più buone e genuine! Come te…-
Le
disse il moro, porgendole il piatto e sorridendole dolcemente,
mentre Ginny arrossiva per tutte quelle attenzioni.
Era
arrivata sulla Torre nella speranza di passare una bella serata in
compagnia di Harry e di riaccendere l’amore che aveva provato
per lui.
Ma
le cose non stavano andando come aveva immaginato: certo, Harry era
dolcissimo e cortese, ma forse era proprio quel modo di fare che la
faceva
sentire incompleta…
-Vedrai,
ti piacerà! Gli elfi domestici sono dei cuochi unici e
affidabili, infatti hanno promesso di mantenere segrete le portate: non
mi
sarei mai perdonato d’averti rovinato la sorpresa!-
Le
disse, mentre la ragazza posava il tovagliolo immacolato sulle sue
gambe e annuiva con un sorriso di circostanza, meccanico quanto gli
ingranaggi
di un robot.
Il
tovagliolo le carezzò la pelle, e gli occhi di Ginny si
soffermarono su quel pezzo di stoffa che le ricordava tanto la
superficie della
luna…come la pelle di Malfoy.
Il
Serpeverde aveva l’incarnato chiaro come la carnagione degli
angeli, e Ginny si sorprese nel pensare a lui quando stava cenando con
Harry.
Quest’ultimo
iniziò a tagliare la sua porzione di carne, prima di
portarsela alla bocca con espressione soddisfatta.
-E’
bellissima, vero?-
-Cosa?-
-La
luna! Vedo che la stai fissando con espressione
imbambolata…e in
effetti hai ragione a guardarla così: è
bellissima!-
Le
disse Harry, mentre Ginevra arrossiva per l’imbarazzo di aver
paragonato la luna alla pelle di Malfoy, mentre stava cenando con il
suo più
grande nemico.
Fece
per aprir bocca quando notò il colorito di Harry: rosso
acceso
come la rosa che ancora aveva tra i capelli, mentre gli occhi
smeraldini
iniziavano a lacrimare.
-Harry!
Harry, cos’hai? Sei tutto rosso e stai per piangere! Ti senti
poco bene?-
Gli
domandò, apprensiva, e il ragazzo corvino
starnutì rumorosamente
per cinque volte di fila, prima di rialzare il capo con
l’espressione di chi
cerca invano di darsi un certo contegno.
-No,
Ginny, sto bene…la carne era troppo calda, tutto
qui…-
Soffocò,
prendendo una lunga sorsata di acqua fresca dal calice
trasparente.
-Cosa…cosa
stavi per dirmi?-
Le
chiese, tentando ancora una volta di darsi un certo contegno
nonostante la sua voce somigliasse di più ad un soffio di
vento.
Ginny
aprì bocca per iniziare una conversazione, ma Harry
iniziò di
nuovo a starnutire, come se ci fosse del pepe sulla sua pietanza, e
l’attimo
dopo iniziò a ridere sommessamente.
Ginny
lo osservò come se fosse improvvisamente ammattito, e in
effetti
era così: girava la testa come se avesse un improvviso
capogiro e rideva
sommessamente, quasi avesse bevuto del vino al posto
dell’acqua.
-Harry
tu non stai bene! Devo portarti in infermeria!-
Esordì
la giovane, ma non finì nemmeno di dire la frase che Harry
cascò a terra come un peso morto, continuando a ridere e
tentando inutilmente
di rimettersi in piedi.
A
quel punto, Ginny iniziò seriamente a preoccuparsi, e con il
cuore a
mille per l’apprensione si mise un suo braccio sopra la
spalla e lo trascinò
fino all’infermeria.
Lo
fece stendere sul lettino con l’aiuto di
un’arruffata Madama Chips,
e osservò in un angolo la medimaga che iniziava a fargli
degli esami – con grande
difficoltà visto che Harry non la
smetteva di starnutire e ridere -.
-Che
cos’ha, Madama Chips?-
Chiese
la giovane quando la medimaga le si avvicinò con la sua
vestaglia rosa-pesca e un’espressione turbata.
-Temo
che abbia ingerito del distillato sviante. E’ una pozione non
molto elaborata che crea euforismo nel soggetto, inducendolo a ridere
senza un
motivo. Diciamo che lo fa entrare in uno stato di confusione
momentanea. Mi
spiace signorina, ma dovrò trattenerlo per questa notte e
domattina mi
accerterò che l’effetto sia svanito. Lei sa se il
Signor Potter ha ingurgitato
qualche sostanza che poteva contenere questo distillato?-
Ginny
ci pensò un po’ prima di rispondere, ma alla fine
non poté far
altro che ammettere la verità.
-La
pozione poteva essere contenuta in un pezzo di carne? Perché
Harry
ha iniziato a dare di matto dopo averla mangiata…-
-Sì,
il distillato sviante poteva trovarsi sulla sua cena sotto forma
di polvere invisibile, ma qualcuno deve avercelo messo, e dubito che
gli elfi
domestici siano capaci di una cosa del genere! Questo è
proprio un bel
mistero…-
Quelle
parole turbarono molto Ginny che ripensò milioni di volte
alla
scena che aveva vissuto e all’apprensione che aveva provato
quando Harry aveva
mostrato le prime stranezze.
Chi
poteva essere così meschino da fare un torto al Grifondoro?
Quei
pensieri le stavano ancora affollando la mente quando uscì
dall’infermeria, portandosi le braccia al corpo a causa del
freddo.
Le
parve di sentire delle voci in lontananza, e quando si mise
all’erta capì che quelle non erano voci,
bensì risate sguainate che provenivano
da un’aula in disuso.
Si
avvicinò alla porta verdastra che era socchiusa, e
appoggiò l’orecchio
contro la superficie in legno per capire cosa avevano tanto da ridere
dei
ragazzi che a quell’ora avrebbero dovuto trovarsi nei loro
rispettivi
dormitori.
-Avete
visto la faccia di Potter quando è arrivato in infermeria?-
Domandò
Blaise, scoppiando in una sonora risata che lo fece diventare
rosso in volto, con le lacrime agli occhi.
-Era
ora che si mostrasse come il pagliaccio che è!-
Rispose
subito Malfoy, accavallando le gambe con un sorriso malefico,
minimamente paragonabile all’ilarità di Blaise.
-Toglimi
una curiosità, Draco: come facevi a sapere che il piatto su
cui avevi messo il Distillato Sviante in polvere era quello di Potter?-
Chiese
Theodore, che fino ad allora non aveva riso neanche un po’,
preferendo chiudersi in un silenzio tombale.
-Ho
costretto uno di quei pusillanimi elfi. Una volta cacciata la
bacchetta non è stato difficile convincerlo a rivelarmi qual
era il piatto di
Sfregiato-
E
detto questo una risata sommessa ma sadicamente soddisfatta
sgorgò
dalle sue labbra: era un riso malefico, puramente gutturale.
In
quel momento la porta dell’aula si spalancò,
facendo trasalire
Theodore e Blaise che guardarono in quella direzione con occhi sgranati.
Draco
– di spalle alla porta
– non si scompose quando udì quel rumore e
tantomeno quando vide i suoi
compagni impallidire.
Voltò
la testa con aria annoiata, pronto a far fuggire con velenoso
sarcasmo chiunque avesse osato interromperlo, ma si congelò
sul posto quando
comprese l’identità della persona.
Era
in piedi vicino l’uscio della porta, avvolta morbidamente da
un
vestito che rifletteva i colori dei suoi capelli, le mani strette a
pugno e gli
occhi dorati severi e rigidi come pietre: erano rossi e colmi di
lacrime che
erano in precario equilibrio sulle ciglia, ma tutta la sua figura
emanava
un’ondata di rabbia e odio che lo stordì.
-Ginevra…-
To
be continued…
Ben
ritrovate a
voi, gente!
Ta
ta ta taaaan!
Il finale in sospeso è una vera tortura, lo so, esperienza
personale, ma devo
ammettere che mi attirava molto di più rispetto alla solita
fine. E così Ginny
ha scoperto il nostro Malfoy…cosa succederà ora?
Riuscirà a perdonarlo o quello
che si era creato tra di loro rimarrà solo un lontano
ricordo? Fatemi sapere
quali sono le vostre idee, gente! Sono curiosa di vedere se
collimeranno con la
mia idea ;) E credo sia arrivato il momento di fare qualche riflessione
anche
sul nostro Theo. Perché non vuole che Draco porti a termine
la sua vendetta?
Belle domande, eh? Che storia sarebbe se non ci fossero, no? ;) Spero
di avervi
incuriosito, mie cari! Vi mando un grande bacio telepatico! La vostra
Bimba
|
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Capitolo 12 *** Dimenticare ***
Capitolo 11 - Dimenticare
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
11 – Dimenticare
“L'ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona ma non dimentica.”
Cit. Anonimo
Il
chiacchiericcio dei ragazzi scorreva lento e monotono nella Sala
Grande, come ogni sera al momento della cena.
Ginny
si chiedeva come potevano esistere degli esseri viventi che dopo
un intero giorno di scuola avevano ancora voglia di parlare.
La
giovane fissava il suo brodino con aria annoiata, continuando a
girarlo con un cucchiaino senza rendersene conto.
La
sua mente continuava a vagare, e puntualmente finiva sempre per
incepparsi nella scena che più volte l’aveva
tormentata nel giro di quel
giorno.
Le
vacanze di Natale si stavano avvicinando, e l’aria festiva
stava
iniziando ad influenzare l’umore di molte persone, ma Ginny
non era fra queste.
La
consapevolezza di conoscere colui che aveva mandato in infermeria
il povero Harry, le stava squarciando il petto in due.
Dopo
aver scoperto cosa aveva fatto quello stolto di Malfoy, non aveva
resistito alla tentazione di sorprenderlo per mostrargli tutto il suo
odio.
Si
era sentita catapultata indietro nel tempo: aveva provato la stessa
sensazione di quando – arrampicata
su un
albero – aveva udito il piano del Serpeverde.
Ma
quel giorno non aveva reagito, invece la sera prima aveva sentito
una rabbia ceca montargli nel petto e si era mossa prima di far
subentrare la
ragione.
E
per la prima volta, Malfoy aveva pronunciato il suo nome.
Ricordava
ancora la lieve inclinazione della sua voce, come se si
fosse rotto qualcosa nel momento in cui l’aveva vista.
Poi
era scappata, e a gran velocità aveva raggiunto la Sala
Comune per
piangere lacrime di rabbia e delusione.
Perché
nonostante tutto il male che aveva fatto, nonostante conoscesse
il suo unico scopo, Malfoy le aveva scosso il cuore.
Si
odiava perché non riusciva a contenere quel sentimento di
amore/odio che le bloccava la gola ogni volta che lo vedeva, e soffriva
nel
sapere che Harry era in infermeria a causa sua.
Probabilmente
Malfoy si era liberato del ragazzo solo per non avere
ostacoli nel suo piano, e ciò che più bruciava
sull’orgoglio della Grifondoro,
era la consapevolezza che Draco stava avendo successo, mentre lei non
era
riuscita a fare altrettanto.
Nessuna
fra le sue azioni, i suoi modi di fare o di guardarlo era
stata in grado di smuovere il suo cuore di ghiaccio.
Ma
dopo ciò che era successo a Harry, nulla di tutto questo
aveva
importanza: Malfoy era solo un pomposo e arrogante Serpeverde che la
stava
abbindolando, e lei non poteva permetterlo, non dopo ciò che
aveva fatto.
Da
quel giorno in poi, Draco non sarebbe più esistito per lei.
Così
presa dai suoi pensieri non notò l’acquietarsi
delle ciance che
facevano da sottofondo alla cena, e quando alzò lo sguardo
notò alcuni
Grifondoro che allungavano il collo verso il tavolo dei professori.
Solo
in quel momento la bella giovane vide la Preside McGranitt in
piedi vicino il piccolo altare dove Silente era solito fare dei
discorsi.
Dall’inizio
dell’anno scolastico, la Preside non si era mai avvicinata
alla piccola ara, forse per una sorta di rispetto nei confronti di
Silente, e
questo rendeva il suo annuncio ancora più importante.
-Miei
cari studenti! Sembra solo ieri che questo castello affrontava
la temibile guerra, uscendone vincitore. Ricordo con nostalgia il tempo
in cui
queste mura non erano state sconvolte da tale avvenimento, e ogni volta
che
poso lo sguardo su di voi, sento che nulla è cambiato da
allora. Pertanto, ho
proposto personalmente al consiglio scolastico di continuare con la
tradizione
annuale che prevede un ballo, per festeggiare il Natale. La Sala Grande
sarà
abbellita a festa e ognuno di voi potrà partecipare ma,
aimè, con un grande
evento deve aumentare anche la sorveglianza. Pertanto, mi vedo
costretta a
stabilire delle ronde notturne cui parteciperanno tutti i prefetti,
Caposcuola
compreso. So di chiedere molto a quest’ultimi, ma confido
nella vostra comprensione.
Questa sera stessa, i prefetti si ritroveranno nell’atrio per
discuterne, e mi
aspetto di essere informata sulle coppie che perlustreranno le varie
aree del
castello. Detto questo, vi auguro di passare una buona serata!-
La
Preside tornò al suo posto, lasciando dietro di
sé una marea di
studenti eccitati all’idea di quel ballo, al quale Ginny
– in quanto prefetto –
non poteva partecipare.
Era
stanchissima, e il sogno di immergersi sotto le coperte del suo
letto dopo la cena s’infranse quando – con
un sospiro sconsolato – si rese conto di dover
andare all’incontro con i
prefetti per stabilire le coppie.
Si
portò stancamente una mano contro la fronte, nella speranza
che il
suo mal di testa trovasse sollievo con il contatto della sua mano
fredda.
Quando
le ciance delle ragazze che stavano già immaginando i loro
vaporosi vestiti si fecero troppo insistenti, decise di alzarsi e
d’incamminarsi verso il luogo citato dalla Preside.
Sarebbe
arrivata prima di tutti i Prefetti e ne avrebbe approfittato
per sedersi da qualche parte e sperare che quella maledetta emicrania
le
passasse in fretta.
Mentre
camminava per i corridoi, si ritrovò a riflettere sul fatto
che
lei, a differenza di tutte le altre ragazze del castello – prefetti esclusi –, non avrebbe
partecipato al ballo a causa delle
ronde.
Non
che a Ginny importasse molto di quelle stupide festicciole: era
bello sentire il clima caldo e festivo del Natale, ma molti studenti
trasformavano quell’aria gioiosa in qualcosa di troppo
pacchiano e ipocrita.
Semplicemente
le dispiaceva per gli altri prefetti che non potevano
partecipare alla festa.
Quando
arrivò nell’atrio si sorprese nel trovarlo
già pieno di persone
che confabulavano tra di loro sui compagni che avrebbero avuto nella
ronda.
-Ragazzi,
calmatevi! Questa volta, non voglio isterismi sui compagni
che assegneremo: l’ultima volta sembrava di stare allo stadio
di quidditch!-
Li
riprese un ragazzo di Tassorosso appartenente al sesto anno, al che
alcuni prefetti lo guardarono con sfida.
-Non
è colpa nostra se molti di noi non vanno
d’accordo! E poi tu chi
sei per decidere? Sai che l’unico ad avere
autorità qui è il Caposcuola, ovvero
Malfoy!-
Ginny
sgranò gli occhi a quelle parole, e il cuore le
mancò di un
battito: si era completamente dimenticata della carica di Malfoy.
Non
era ancora pronta ad affrontarlo, anche se non avrebbe dovuto
parlargli ma solo acconsentire alle sue decisioni.
-Malfoy
non verrà all’incontro. Mi ha chiesto di prendere
il suo
posto, per questa volta, e ha detto che qualsiasi compagno gli
assegneremo, per
lui andrà bene-
A
quelle parole, gli occhi di un sacco di ragazze
s’illuminarono, e
Ginny sentì uno strano moto di rabbia iniziare ad annodarle
lo stomaco.
Non
sopportava quelle gatte morte che ronzavano attorno al Serpeverde
solo perché era di belle fattezze, escludendo completamente
il suo carattere.
Nonostante
tutto, le venne spontaneo sospirare con rassicurazione:
almeno il biondino non si sarebbe presentato.
-Bene,
visto che ci siamo tutti, direi di iniziare ad assegnare le
diverse aree del castello. Dopotutto, prima iniziamo e prima finiamo.
Avete già
formato delle coppie?-
Domandò
il Tassorosso, al che una serie di prefetti – rigorosamente
femmine – alzarono le mani
per prendere parola, ma il Caposcuola le precedette.
-Lasciate
Malfoy fuori dalla formazione! Non è presente, quindi
decideremo alla fine chi assegnargli…-
I
volti delle ragazze si avvizzirono come fiori pronti a sbocciare che
non riuscivano a mostrarsi in tutta la loro bellezza a causa di un
evento
imprevisto.
-In
tal caso, io vado con Terry-
-Io
con Suzanne-
Le
coppie iniziarono a formarsi senza troppi impicci, mentre Ginny
rimaneva in disparte, nell’attesa di ricevere istruzioni.
-Bene,
allora Suzanne e Gloria perlustreranno i sotterranei, io e
Theodore ci occuperemo della zona centrale del castello, Terry e Hannah
ispezioneranno i piani superiori e…chi manca?-
Ginny
si guardò intorno per cercare l’ultimo prefetto
rimasto solo,
che sarebbe stato indubbiamente il suo compagno durante la ronda.
Corrugò
la fronte, confusa, quando notò che tutti avevano un
compagno;
perse un battito quando si ricordò che…
-Ah,
Ginny! Bene, allora tu starai con Malfoy: vi occuperete del
giardino, in particolare la zona del Lago Ne…-
-No!-
Rispose
istantaneamente Ginevra, osservando il Tassorosso con la
decisione negli occhi: non voleva più vedere il Serpeverde
dopo l’orrore che
aveva commesso con Harry.
Lui
non doveva più far parte della sua vita, e la cosa
più frustrante
era che in quel momento non poteva nemmeno dargli la colpa: non era
presente al
dibattito e, pertanto, non aveva potuto influenzare quella decisione.
-Ginny,
per favore, collabora! Ho detto sin dall’inizio che non
volevo
discussioni: l’ultima volta è stata un disastro!
Perciò ti prego di accettare
Malfoy come tuo compagno, senza discutere! Prendi esempio da lui: ha
detto che
non avrebbe avuto problemi, a prescindere dal compagno che gli
assegnavamo!-
-Ci
sono un sacco di ragazze che vorrebbero Malfoy come compagno!
Scegli una di loro, ma non me! Posso stare con chiunque durante la
ronda, ma
non-con-Malfoy!-
-Come
puoi ben vedere, le coppie sono già tutte formate, e
iniziare da
capo sarebbe una gran perdita di tempo, oltre a creare un grande caos.
Pertanto, accetterai Malfoy come compagno: non costringermi a farti
rapporto…-
Le
ordinò severamente, al che la ragazza respirò
pesantemente,
mordendosi la lingua per evitare di specificare in quale parte del
corpo si
poteva mettere il rapporto.
Non
aveva altra scelta: doveva accettare la decisione impostale
perché
un rapporto avrebbe fatto abbassare la stima che i docenti riponevano
in lei.
L’atrio
iniziò a svuotarsi mentre lei rimaneva immobile in mezzo
all’atrio con la voglia di urlare al mondo tutta la sua
frustrazione e la sua
rabbia.
Alcune
ragazze le passarono accanto, lanciandole delle occhiate di
puro odio, invidia o compassione: dovevano averla presa per pazza, dopo
che
aveva rifiutato un compagno come il Serpeverde.
La
Grifondoro trattenne l’istinto di prenderle per i capelli e
sfogare
su di loro tutta la frustrazione dovuta a quell’insolita
giornata.
Quando
fu certa di essersi calmata, uscì dall’atrio e
percorse
lentamente il corridoio che la divideva dalla sua Sala Comune.
In
quell’istante, una testa biondo platino nascosta dietro
l’angolo,
la stava osservando con sguardo vittorioso e un ghigno di soddisfazione.
-Cosa
ti ha detto la testa quando hai pagato il Tassorosso per andare
alla riunione al posto tuo e metterti in coppia con Ginevra?-
Draco
sorrise, mantenendosi con il gomito contro la parete mentre continuava
a osservare la ragazza dai fluenti boccoli rossi che si muovevano come
nastrini.
-Semplicemente
non potevo mettermi in coppia con la Weasley perché lei
mi avrebbe incolpato e non avrebbe mai accettato di fare la ronda con
me. Non
passivamente, almeno. Se a farlo, invece, fosse stata
un’altra persona, tutto
sarebbe filato liscio come lo sputo di un troll-
Sorrise
malignamente, strofinando l’indice e il pollice come a
tastare
la consistenza della suddetta sostanza.
-A
volte la tua precisione e diavoleria mi preoccupano-
Disse
Theodore, facendo sogghignare il compagno che ancora una volta
aveva dimostrato un grande ingegno, anche se adoperato per la ragione
sbagliata.
-Non
capisco proprio perché ti sforzi così tanto per
una donna! Potevi
lasciar perdere e pensare ad un altro modo per vendicarti, ma tu non ti
accontenti di un rifiuto: no, il giovane Malfoy vuole di
più! Cos’è che ti
attrae tanto in quella ragazza, fino al punto da farti fare queste
follie? Ti eccita
il fatto che si creda alla pari di un uomo?-
A
quelle parole il Serpeverde smise di sorridere, e con un profondo
respiro prese a studiare con più attenzione la ragazza che
camminava
tranquillamente per i corridoi.
-Non
alla pari di uomo qualunque, Theodore. Alla pari di un Malfoy!-
To
be continued…
Ben
ritrovati,
utenti di efp!
Spero
che questo
colpo di scena non abbia deluso le aspettative di nessuno! Come avete
visto
(letto?), il nostro Malfoy ha di nuovo sfoggiato il suo grande
ingegno…è
proprio una serpe! Ginny non sospetta niente ma doveva pur aspettarsi
una mossa
da parte del Serpeverde ehehehee di certo non rinuncerebbe a lei a
causa di un
piccolo incidente di percorso ;) Per quelli che se lo stanno chiedendo,
Ginny
poteva finire nei guai (capitolo 6-Notte) perché i prefetti,
quando non sono di
ronda, hanno gli stessi privilegi di uno studente normale, per questo
Ginny
rischiava l’espulsione! Altro accorgimento: per quelli che
hanno notato il nome
Theodore nella lista dei prefetti, si tratta di Theodore Nott, il
Serpeverde
che abbiamo ritrovato con Draco nella parte finale. Detto questo,
volevo
ringraziarvi di cuore perché ogni domenica mi fate sentire
il vostro sostegno e
questo è davvero importante per me <3 Inutile dire
che senza di voi non so
se sarei arrivata a questo punto *^* Vi mando un bacio enorme,
Bimba
|
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Capitolo 13 *** Cuori ***
Capitolo 12 - Cuori
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
12 – Cuori
“Il cuore ha le sue ragioni, che la
ragione non conosce.”
Cit. Blaise Pascal
La
musica del ballo si diffondeva per
i corridoi del castello, beando i timpani del suono soave prodotto
dalla musica
classica.
Passando
davanti la Sala Grande, Draco era stato sommerso
da una marea di studenti vestiti a festa, tra cui alcune ragazze che
hanno
espresso il loro dispiacere per la mancanza del ragazzo.
A
suo parere, si trattava solo di ochette in calore che
erano disposte ad umiliarsi pur di passare una notte con lui.
C’era
un periodo in cui tutte quelle attenzioni non gli
sarebbero sembrate così squallide, ma almeno apprezzabili,
però da qualche
tempo aveva cambiato radicalmente la sua opinione.
I
suoi istinti si sfogavano sulle ragazze solo per
soddisfare i suoi bisogni carnali, ma ogni volta che passava la notte
con una
di loro era consapevole di star immaginando una donna ben diversa.
La
stessa che stava attendendo in quel momento, nel buio
dell’atrio, rigirandosi tra le mani il ciondolo a forma di
serpente e facendo
volare la mente alla lettera di suo padre che ancora giaceva
dimenticata sulla
sua scrivania.
All’inizio
temeva che si trattasse di qualche nuova
missione molto sconveniente, o di compiti sporchi che suo padre gli
ordinava di
compiere al posto suo.
Ma
poi ci aveva pensato più razionalmente e si era
ricreduto: lui era ad Azkaban, non poteva chiedergli di commettere
altri orrori
oltre a quelli della battaglia: quell’incubo non lo avrebbe
rivissuto mai più.
Tuttavia,
il segreto custodito dal ciondolo continuava a
rimanere tale, nonostante tutti gli sforzi di Draco.
Anche
se ormai la sua mente aveva un unico obbiettivo,
troppo grande e impegnativo per pensare ad altro: Ginny Weasley.
La
bella Grifondoro sembrava aver messo le radici nella
sua testa, sostituendo con il suo corpo sinuoso gli orrendi incubi che
lo
avevano accompagnato fino alla metà dell’anno
scolastico.
Non
riusciva più a contenere quella malsana ossessione: si
sentiva bruciare ogni volta che incontrava il suo sguardo, e lo stomaco
gli si
annodava per la disapprovazione quando Potter si avvicinava.
Ma
non doveva mai dimenticare il motivo che l’aveva spinto
verso quella donna: pura e soddisfacente vendetta.
Probabilmente
la sua voglia si sarebbe placata non appena
quell’angioletto avrebbe ceduto, donando a lui anima e corpo.
Quello
era lo stato in cui Ginny lo trovò, quando iniziò
a
scendere le scale con crescente agitazione: quasi non lo aveva
riconosciuto in
mezzo a tutte quelle ombre, ma il bagliore del suo sguardo era troppo
intenso e
familiare per confonderlo.
Una
rabbia sorda s’impadronì di lei, ma
tentò di non darlo
a vedere: ignorare la sua presenza sarebbe stato il modo giusto per
ripagarlo.
Dopo
quella ronda, non sarebbe più stata costretta a
vederlo, e ognuno sarebbe andato per la propria strada, come era giusto
che
fosse.
-Timida,
Weasley?-
La
sua voce roca e tremendamente sensuale arrivò alle sue
orecchie, e questo le fece capire che – anche
se non aveva voltato il capo in sua direzione –
l’aveva vista, e ne aveva
approfittato per commentare il fatto che fosse rimasta impalata sulle
scale ad
osservarlo.
-E
questo chi lo dice?-
Gli
domandò, finendo di scendere le scale senza fretta, la
voce fredda come un cubetto di ghiaccio.
-La
natura!-
-Con
tutti gli sgarri che ti ha fatto la natura, io non la
prenderei troppo sul serio…-
Draco
ghignò, credendo che di lì a pochi istanti ci
sarebbe stato uno dei loro tanti dibattiti in cui ognuno faceva sfoggio
delle
proprie doti sarcastiche.
Trattenne
a stentò il sorriso quando Ginny lo freddò con
lo sguardo, l’espressione seria e impenetrabile di chi non ha
nessuna voglia di
giocare.
La
ragazza si addentrò nel giardino senza verificare se
Draco la seguisse o meno, il che fece stizzire il giovane Purosangue:
detestava
essere ignorato dalle persone ed essere trattato con sufficienza, senza
avere
il minimo ascendente su di loro.
Il
suo sguardo cadde per qualche istante sul fondoschiena
della ragazza che si muoveva a ritmo dei suoi passi, per poi scendere
fino alle
gambe rosee e flessuose che più volte aveva sognato.
Merlino,
quanto era eccitante!
E
mentre quella perversa ossessione premeva contro i
meandri della sua mente, si teneva ben lontano dalla luce della luna.
Quando
era un mangiamorte, ai tempi della guerra, gli
avevano insegnato che non doveva mai e poi mai esporsi nelle zone
luminose: anche
a costo di morire, sarebbe dovuto rimanere nell’ombra.
Fin
da bambino aveva provato difficoltà ad esporsi alla
luce: per lui non era calda o rilassante come per gli altri esseri
viventi…era
semplicemente accecante.
Quindi,
quella regola particolare non aveva fatto altro
che peggiorare la sua natura già compromessa, portandolo a
chiudersi nelle
tenebre che forgiavano ogni muscolo del suo corpo.
-Tu
perlustra il lato nord del lago, io penso al lato
sud…-
La
voce della ragazza lo riportò con i piedi per terra, e
quando fece per allontanarsi senza degnarlo di uno sguardo, il
Serpeverde la
prese per il braccio e la attirò fino ad osservarla negli
occhi.
-Non
darmi ordini, Weasley!-
Sibilò,
osservandola con occhi fattisi improvvisamente
gelidi, sentimento reciproco da parte dello sguardo di Ginny, che
abbassò gli
occhi solo quando il giovane mollò la presa.
Così
non sarebbe andato da nessuna parte: la ragazza era
piena di rabbia e astio nei suoi confronti, non lo avrebbe perdonato
nemmeno
per tutto l’oro del mondo, figuriamoci andare a letto con lui.
Ginny
s’incamminò verso il Lago Nero e Draco le
andò
dietro, facendo per prendere parola quando individuò uno
strano oggetto che
galleggiava vicino la riva: una barca.
Non
una qualsiasi, bensì quella specie di gondola deforme
che Hagrid utilizzava per portare a Hogwarts i ragazzini del primo anno.
I
suoi occhi scintillarono grazie ad un nuovo proposito, e
con rapide falcate superò la ragazza, facendo finta di
osservare l’ambiente con
espressione vigile ed allarmata.
-Che
cosa c’è, vipera? Hai sentito lo squittio di un
topo
e ora hai l’impulso di seguirlo?-
Gli
chiese Ginny, mantenendosi a debita distanza e
osservando un punto non preciso con la bacchetta dalla punta
illuminata, la
voce piena di profondo disgusto.
Malfoy
la ignorò, continuando la sua recita, al che Ginny
smise di fargli domande, più per evitare di parlargli che
per reale rispetto
nei suoi confronti.
-Ho
visto qualcosa muoversi dall’altra parte del Lago!-
Esclamò
il Serpeverde con la voce di chi è seriamente
preoccupato, ma abbastanza esperto da sapere come gestire la situazione.
-Tu
vai a vedere di chi si tratta e io continuo dal lato
opposto…-
Tagliò
corto la ragazza, voltandosi per allontanarsi dal giovane
che tanto la irritava e la faceva stare male allo stesso tempo.
-Tu
non vai da nessuna parte, Weasley!-
Esclamò
il Serpeverde, furioso per l’ennesimo tentativo
che la ragazza compiva per allontanarsi da lui, quasi fosse un sudicio
mendicante affetto da peste bubbonica.
La
raggiunse nel giro di due passi e le strinse il polso
così forte da farla voltare in sua direzione con una smorfia
di dolore, ma gli
occhi fieri ed orgogliosi.
Quanto
avrebbe voluto toccare quelle labbra color ciliegia
e strapparle quello sguardo orgoglioso che tanto lo affascinava.
-Tu
adesso vieni con me!-
-Non
voglio stare vicino ad uno stolto che manda in
infermeria le persone per puro divertimento!-
-Tranquilla,
neanch’io sto…fremendo, all’idea di
passare
la ronda con te, ma non vorrei che coprissi qualche studente Grifondoro
per
evitare di togliere punti alla tua Casa!-
Sputò
il ragazzo, pentendosi immediatamente, specie quando
vide i suoi grandi occhi dorati che tremavano indifesi: aveva esagerato.
Se
voleva riconquistare la sua simpatia, insultarla non
era il modo giusto: c’erano stati tanti momenti in cui
avrebbe voluto
risponderle alla sua maniera, ma si era trattenuto senza limitare la
sua dote
sarcastica.
Si
voltò di scatto per smettere di osservare la ragazza,
così presa dallo sconvolgimento che non fece resistenza
quando il biondino la
trascinò con il braccio verso la riva.
Era
quello il vero Malfoy, non il ragazzo con la quale
aveva scambiato battibecchi privi di significato, ma in un certo senso
appaganti, perché rappresentavano un momento soltanto loro.
Lui
indossava costantemente una maschera, perché il suo
scopo era solo quello di usarla e lei ci stava per cascare con tutte le
scarpe:
ecco spiegato il motivo del dolore che stava provando.
Quando
Draco passo al fianco della barca, tagliò il filo
che la teneva legata alla riva con la punta della bacchetta, facendo
ben
attenzione a non farsi vedere dalla ragazza.
Poi,
le lasciò il braccio e fece finta di guardarsi
intorno per ispezionare la zona; quando Ginny iniziò a
camminare verso il Lago,
Draco le mise lo sgambetto e la rossa si ritrovò a cascare
all’interno della
barca.
Il
Serpeverde fece finta di slanciarsi all’improvviso,
come se non sapesse quello che stava succedendo, e le cadde
praticamente
addosso.
Con
un singulto, Ginny si era ritrovata schiacciata dal
peso di Malfoy sopra di lei, e si ritrovò ad alzare lo
sguardo in sua direzione
con il cuore che batteva a mille.
Annegò
in quegli occhi colore dell’argento, e osservò il
suo volto contornato dalle stelle che splendevano alte nel cielo, alle
sue
spalle.
I
capelli biondi gli erano caduti davanti agli occhi, e
uno strano ciondolo era sfuggito alla presa della camicia, dondolando a
mezzaria tra i loro corpi.
Il
fisico minuto di Ginevra era così caldo ed invitante
che Draco dovette deglutire per umidificare la gola, seccatasi
all’improvviso.
I
loro respiri si scontravano a mezzaria, e i loro corpi
erano tesi sotto le stelle, mentre si allontanavano dalla riva e si
lasciavano
dondolare dal movimento dell’acqua.
Senza
riuscire a contenere i loro sentimenti, fecero
scontrare le loro labbra che con avidità ricercarono la
presenza dell’altro.
La
barca oscillò, dando la possibilità a Draco di
infilare
una mano sotto la camicetta della ragazza per tastare quella pelle
morbida e
liscia che profumava come fiori a primavera.
Era
così buono il sapore delle loro labbra, così
dolce il
suono dei loro respiri che si scontravano, così bello poter
tornare a
respirare.
Le
loro labbra erano morbide ed invitante, schioccando ad
ogni contatto e ricercando disperatamente la propria gemella.
Draco
strinse il corpo di Ginny tra le sue gambe, quasi
volesse proteggerla facendole da scudo.
La
nebbia che circondava il Lago nascose la barca tra le
acque, e colpì i volti dei due ragazzi che si baciavano
sotto le stelle.
L’imbarcazione
sembrava un timido punto di luce in mezzo
all’oscurità delle acque, animata grazie al fuoco
dei due giovani.
Una
sensazione così paradisiaca, Draco non l’aveva mai
provata: scese a baciarle la pelle morbida del collo, mentre la ragazza
si
aggrappava ai suoi capelli, facendolo sentire importante ed amato.
Ginny
era consapevole dell’errore che stava compiendo, ma
le labbra di Draco erano così speciali che una parte remota
di lei la spinse a
credere che non ci fosse nulla di sbagliato.
Era
ironico che due ragazzi divorati dall’odio reciproco
per tutta la vita, si stessero baciando con la stessa disperazione di
due
persone che hanno aspettato una vita, lì, sotto le stelle.
Le
dita dappertutto, tra i capelli, tra le labbra: si
baciavano, non solo con la bocca, ma con tutto il corpo.
Si
baciavano, e non riuscivano a bastarsi.
Il
ciondolo freddo premeva contro la pelle di Ginny, e a
Draco parve quasi di sentirlo pulsare a ritmo dei loro baci.
Le
mani di Ginny, tremanti, si infilarono sotto la sua
camicia per tastare la pelle calda, come Draco aveva fatto con lei.
Una
scossa di adrenalina pura sconvolse tutti i muscoli
del ragazzo, che nemmeno nei suoi sogni più profondi aveva
mai provato una
forza così sconvolgente.
Gemendo,
spinse il bacino contro la ragazza per farle
sentire che tipo di effetto avevano su di lui quelle mani piccole e
inesperte
che potevano fare faville sul corpo di un uomo.
In
un impeto di foga, si sbottonò la camicia facendo
saltare i bottoni, prima di rituffare le mani tra i capelli vermigli
della
giovane che lo aspettava con le labbra schiuse e gonfie per i baci.
S’immersero
nell’intenso sapore dell’altro, e la bella
Grifona si aggrappò ai capelli di Draco con una mano, mentre
l’altra esplorava
il suo petto, iniettandogli scariche di piacere.
Era
così calda la pelle del ragazzo, e così
rassicurante
il suo abbraccio: la faceva sentire protetta da tutto e da tutti, come
se nulla
potesse toccarla.
Una
sensazione così forte, magnetica, devastante non
l’aveva mai sentita con nessuno, nemmeno con Harry…
…Harry,
che da poco era uscito dall’infermeria con tanto
di fialette da prendere periodicamente per combattere
l’effetto duraturo del
distillato somministratogli con l’inganno.
Ginny
sgranò gli occhi a quel ricordo, e con un gemito si
mise a cavalcioni sulle gambe piegate del ragazzo, le sue braccia
ancora a
cingerle la schiena e la sua bocca a bruciare sulla sua.
Riuscì
a liberarsi con una leggera pressione, e incontrò i
suoi occhi perlati che la squadravano confusi e interrogativi.
Fu
in quel momento che Ginny si pose la domanda fatale:
che cosa sto facendo?
Si
affrettò ad uscire dalla barca, immergendosi
nell’acqua
che le arrivava fino alle spalle, per poi allontanarsi il
più velocemente
possibile.
Non
si voltò quando udì Draco chiamarla, e una volta
arrivata a riva si sveltì a lasciarsi il ragazzo alle
spalle, ma non aveva
calcolato la sua velocità.
Riuscì
a fare a malapena qualche paio di passi, prima di
essere bloccata dalla sua imponente figura che – bagnato dalla testa ai piedi e senza maglietta –
la squadrava,
indagatore.
-Che
diavolo ti è preso?-
Le
chiese il ragazzo, al che Ginny osservò con il respiro
ansante le sue labbra gonfie per i baci e non riuscì a
credere che fino a un
minuto prima era avvinghiata a tanta bellezza.
Il
biondino incrociò le braccia al petto, pompando a
dismisura i muscoli delle braccia e i pettorali, che misero
ulteriormente in
risalto il ciondolo nero.
-E’
sbagliato! E’ tutto sbagliato! Io ti odio, hai mandato
Harry in infermeria, mi hai sempre preso in giro, hai avvelenato mio
fratello,
stavi per uccidere Silente! E tu odi me, ho sempre risposto ai tuoi
insulti, ho
rinnegato ciò che tu chiami valori, sono figlia
di…-
Non
riuscì a terminare la frase perché Malfoy si
scagliò
sulle sue labbra un’ultima volta, circondandole il corpo con
le sue braccia e
portandosi al viso la sua mano sinistra.
Era
gentile il tocco della ragazza sulla sua guancia, così
come la presa del Serpeverde era possessiva ma rassicurante.
Fu
un bacio intenso, pieno di sentimenti e parole
inespresse, in cui l’odio e la vendetta sfumavano come nubi
di fumo.
Poi
il biondino si scostò guardandola negli occhi, i
capelli biondi a gocciolargli sul viso e lo sguardo luccicante.
Si
voltò lasciandosi dietro il suo profumo e il ricordo
possente di una notte rubata all’eternità.
Ginny
rimase a guardarlo fino a quando non scomparve dal
suo campo visivo, con una sensazione strana a sconvolgerle lo stomaco,
come se
avesse un milione di piume a solleticarlo.
Ne
aveva sentito parlare molto spesso dalle ragazze
innamorate che le chiamavano “farfalle nello
stomaco”.
Lei
non le aveva mai provate.
To be continued…
Buona
domenica a
tutti, miei cari lettori!
Purtroppo
questa
mattina non ho molto tempo da dedicarvi perché devo
partecipare ad una
cerimonia e in casa mia c’è un via vai
impressionante, quasi fossimo alla vigilia
di Natale -.-‘’’ Comunque, sono sicura
che questo capitolo è stato un buon modo
per scusarmi! Non ci è voluto molto per far fare pace ai
nostri protagonisti,
eh! Forse vi aspettavate più “odio e
frecciatine” in questo capitolo? All’inizio,
infatti, era così, ma poi ho deciso di sconvolgere gli
avvenimenti perché,
diciamocelo, era da tanto che i nostri amori non passavano del tempo
insieme
*faccia a cuoricino*. Ancora una volta ringrazio tutti coloro che mi
hanno
seguita fino a qui, in modo particolare chi recensisce e mi riempie il
cuore di
gioia con i suoi pareri *^* Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio,
Bimba
|
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Capitolo 14 *** Crescere ***
Capitolo 13 - Crescere
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
13 – Crescere
“Ciò che cresce lentamente mette radici
più profonde.”
Cit. William Leverone
Gli
ultimi giorni scolastici
trascorsero lenti e monotoni come tutti gli altri: tra test
dell’ultimo
momento, compiti in abbondanza e spiegazioni assurde, la vita degli
studenti
era diventata molto frenetica.
Per
fortuna, erano sopraggiunte le vacanze di Natale che avevano
portato gioia e buonumore nel vecchio castello.
Molti
studenti avevano rivisto le loro famiglie in un
clima di armonia che non si era mai visto dacché si era
conclusa la guerra
magica.
Altri,
invece, avevano deciso di rimanere a Hogwarts, in
compagnia dei loro amici, ma erano molto pochi coloro che non avevano
rivisto
la propria famiglia.
Solo
degli esseri freddi e distaccati potevano scegliere
di rimanere a Hogwarts, invece di festeggiare il primo Natale
post-guerra
insieme alla propria famiglia.
Per
questo, Ginny non si sorprese quando le giunse voce
che Draco Malfoy non avrebbe raggiunto sua madre a Malfoy Manor.
La
bella Grifona era molto felice all’idea di rivedere la
sua famiglia, ma ciò che più la rilassava era la
consapevolezza che Draco era rimasto
a Hogwarts.
Dopo
ciò che era successo al Lago Nero, la ragazza lo
aveva meticolosamente evitato, perché si era resa conto che
quella situazione
era incredibilmente sbagliata.
Si
erano odiati per tutta la vita, avevano stili di vita
diversi, famiglie con valori differenti e persino colore di capelli
opposti!
Quel
sentimento stonava quando i panni di Mangiamorte
entravano in contatto con quelli di Auror, e lei non poteva arrecare
una
delusione del genere ai suoi familiari, non dopo la morte di Fred.
Quelle
vacanze erano vuote e dolorose senza il ragazzo, ma
pian piano la famiglia Weasley si stava riprendendo dalla grave
perdita: George
aveva smesso di vagare per casa come uno zombie, e le crisi di pianto
della
Signora Weasley erano diminuite.
Con
coraggio e forza di volontà, stavano finalmente
andando avanti, e fu per questo che la mattina della vigilia erano
tutti di
buon umore.
Era
arrivato il momento di comprare i regali di Natale che
ognuno di loro si sarebbe scambiato quella sera, e Ginny aveva
gironzolato con
Hermione per i vari negozi di Diagon Alley.
La
riccia aveva comprato a Ron un bel bracciale in
argento: umile ma carino proprio come lui.
Infine,
erano entrate nel negozio di Madama McClan che le
aveva accolte con un largo sorriso e il suo immancabile vestito color
malva.
Il
suo negozio era molto prestigioso e sempre colmo di
nuovi vestiti: la maggior parte delle persone che entravano in quella
locanda
erano nobili o ricchi, che potevano permettersi degli abiti tanto belli
e
costosi.
Hermione
e Ginny avevano deciso di mettere insieme i loro
risparmi per comprare un bel vestito a mamma Weasley: era da tanto che
non ne
riceveva uno e, inoltre, l’avrebbe aiutata a festeggiare il
Natale con più
tranquillità, dopo la morte di Fred.
Avevano
visto un sacco di abiti degni di nota, tutti molto
prestigiosi e costosi, ma alla fine avevano deciso di salire al secondo
piano,
usualmente visitato dai più ricchi snob.
-Questo
vestito è un modello perfetto! Taglia esatta,
prezzo accessibile…ciò che guasta è la
tonalità. Credi che a tua madre piaccia
il color melanzana?-
Ginny
osservava l’abito con espressione neutra anche se
dentro di sé stava ridendo a crepapelle
nell’immaginarsi sua madre con un
vestito così…appariscente.
-Non
so se conviene prenderlo…io mi aspettavo qualcosa di
più sobrio e femminile!-
Ragionò
la castana con una mano sul mento, mentre Ginny si
guardava intorno per scorgere qualche altro vestito più
carino del precedente.
In
quel momento, il campanello della porta tintinnò,
annunciando l’entrata di un nuovo cliente che Ginny non
poteva vedere a causa
degli scaffali pieni di vestiti.
Notò
che Madama McClair aveva accolto la nuova arrivata
con una certa foga e commozione, premunendosi personalmente di
mostrarle i
nuovi arrivi.
La
persona in questione doveva per forza essere una donna
perché Ginny riusciva a vedere i tacchi a spillo che
rumoreggiavano contro il
parquet ad ogni passo elegante compiuto dalla sconosciuta.
-Io
sono convinta che il color crema sia il migliore per
una signora!-
Continuò
a ragionare Hermione, la cui voce era sovrastata
da quella di Madama McClar che continuava a seguire la sconosciuta come
se
fosse un cagnolino di compagnia, proponendole abiti diversi, uno
più costoso
dell’altro.
La
giovane Grifona si chiese dove fosse finita tutta la
dignità della proprietaria e, spinta dalla
curiosità, si avvicinò allo scaffale
mentre Hermione gironzolava tra gli altri vestiti.
-Questo
è un capo unico! L’ho cucito con le mie mani
utilizzando seta indiana finissima!-
Stava
dicendo la proprietaria alla donna che Ginny vide in
controluce, e la prima cosa che riuscì a notare fu una
fluente chioma bionda
come i fili di grano maturo.
Indossava
un lungo vestito turchese che metteva in risaltò
gli occhi azzurri e la silhouette, il tutto contornato da un rossetto
scarlatto
che spiccava sulla pelle rosea, rendendola elegante e aggraziata senza
apparire
irrealistica.
Il
ventaglio bianco che stringeva nella mano era abbinato
ai guanti di seta, e la bella Grifona dovette nascondersi dietro lo
scaffale
con il respiro ansante quando riconobbe la donna: Narcissa Malfoy.
Dopo
aver deglutito, si avvicinò nuovamente al bordo dello
scaffale per sbirciare di nuovo le due signore, con la speranza di
essersi
sbagliata.
La
luce che proveniva dalla trasparente porta d’ingresso
impediva alla ragazza di mettere a fuoco i lineamenti della donna, ma
riusciva
a riconoscere la fluidità con cui gesticolava e il modo di
arricciare il naso
quando qualcosa – un vestito color
malva
– non le piaceva, proprio come il figlio.
In
quel momento, la porta d’ingresso si riaprì,
facendo
entrare così tanta luce che Ginny fu costretta a socchiudere
gli occhi per non
essere accecata.
La
figura allampanata di un uomo era in controluce come
un’ombra vista da dietro il sipario, e la Grifondoro
riuscì a notare le spalle
molto larghe e gli abiti lunghi e raffinati tipici della reggia del re
Sole.
La
Grifona sgranò gli occhi, certa di star osservando
Lucius Malfoy: il mago compì qualche passo verso Narcissa,
camminando con passi
lenti e pesanti sul tappeto persiano.
Quando
la porta si chiuse alle sue spalle, Ginny vide un
paio di occhi profondi e penetranti come gocce di luce e una chioma
biondo
platino che splendeva sotto i raggi del sole: non si trattava di Lucius
Malfoy,
bensì di suo figlio Draco.
Il
cuore di Ginny perse un battito, e i suoi grandi occhi
dorati si soffermarono sulla bellezza divina del Serpeverde: camicia
bianca con
un taglio sul collo che lasciava intravedere la forma dei pettorali,
scialle
ampio e sfarzoso tipico di suo padre, capelli tirati
all’indietro con il gel,
pantaloni scuri e stretti fino a metà addome e stivali
lucidi in pelle di
drago.
Ginevra
era certa di non aver mai visto un uomo più bello,
ma si pentì di averlo pensato quando si nascose nuovamente
dietro lo scaffale,
ma quella volta non tornò a spiarli.
Si
fiondò verso Hermione e la afferrò al volo per un
braccio, strappandola dal vestito a balze che stava ispezionando per un
lembo
della manica.
-Mi
sono appena ricordata di aver visto un vestito adatto
alla mamma al piano di sotto! Sono sicura che le piacerà
tantissimo quindi è
meglio correre prima che lo comprino altre persone!-
Farfugliò
la rossa, scendendo le scale alla velocità della
luce e trascinando con sé una riluttante Hermione che si
lamentava circa i modi
da “scaricatore di porto” dell’amica.
Una
volta giunte al piano inferiore, la ragazza si liberò
dalla stretta di Ginny con un leggero strattone e la osservò
con sospetto, gli
occhi ridotti a due fessure.
-Bene,
ora che siamo qui dopo una corsa degna della
Nazionale di Quidditch, direi di cercare quest’abito che ti
ha colpita fino a farmi
rotolare per le scale!-
Le
disse, lasciando trasparire una nota di rimprovero che
non passò inosservata alle orecchie della rossa, la quale
sorrise con innocenza.
Si
girò freneticamente intorno fino ad individuare lo
scaffale più lontano dalla scala e fiondarsi in quella
direzione, portando con
sé Hermione.
-Dev’essere
qui da qualche parte!-
Disse,
coprendosi volontariamente con gli abiti appesi,
prima di sussultare quando sentì il rumore dei tacchi a
spillo che
rumoreggiavano sul pavimento, seguiti dalla voce febbrile di Madama
McClan.
-Si
può sapere cosa stai facendo?!-
Sbraitò
Hermione quando vide la compagna sepolta sotto un
cumulo di vestiti ancora nella carta trasparente che li proteggeva
dalla
polvere.
-Niente!-
Si
affrettò a rispondere la rossa, sbucando da sotto la
piccola montagna, prima di sbirciare in direzione delle scale.
Draco
stava scendendo la gradinata premunendosi di
rimanere dietro la madre: mento alto, spalle dritte e occhi gelidi, a
tratti
annoiati.
Ginny
si morse il labbro, prima di fiondarsi dietro un
altro scaffale, annunciando a Hermione che si stava dirigendo verso il
bagno.
Aspettò
che Malfoy scese tutti i gradini, e poi sgattaiolò
su per le scale, dove aveva visto in precedenza un piccolo stanzino che
Madama
McClar usava per le scope, i vecchi abiti e altri aggeggi che servivano
a
misurare i vestiti.
Si
guardò intorno freneticamente, torturando le maniche
del maglione color sabbia per l’agitazione; quando si rese
conto di non esser
stata seguita, si appoggiò con la schiena contro la porta
dello stanzino,
sospirando sollevata.
In
quel momento, una mano diafana dalle dita affusolate le
afferrò la bocca, facendola voltare per non farsi
riconoscere, mentre Ginny
rimaneva immobile e stordita per lo shock.
Lo
sconosciuto aprì la porta dello stanzino e fece entrare
la ragazza – che nel frattempo
aveva
preso a dimenarsi come un’ossessa -, chiudendo la
porta alle loro spalle.
Ginny
aveva il cuore che batteva a mille mentre continuava
a dimenarsi anche se c’era il rischio di sbattere contro
qualcosa, visto che lo
stanzino era molto buio.
Lo
sconosciuto la fece voltare di scatto nello stesso
momento in cui accese la luce, e la bella Grifona si scagliò
su di lui con
l’intento di strozzarlo.
Intento
che, però, venne dimenticato quando incontro il
volto scolpito e pallido del Serpeverde ed ex-mangiamorte, Draco Malfoy.
Rimase
immobile contro il suo petto, i pugni chiusi contro
i pettorali come se volesse forarli e gli occhi d’oro
sgranati per la
confusione.
Malfoy
sorrise con quel modo spudorato e divertito che
tanto le dava fastidio, e approfittò della loro vicinanza
per posarle le mani
sui fianchi.
-Anch’io
sono felice di vederti…-
Esordì,
alzando ed abbassando le sopracciglia, mentre la
ragazza rimaneva immobile tra le sue braccia con il cipiglio
corrucciato e gli
occhi scintillanti: non sapeva se doveva essere più
arrabbiata perché l’aveva
seguita e rinchiusa in uno stanzino, oppure perché aveva
messo in giro una
falsa voce in cui dichiarava di non lasciare Hogwarts.
-Anche
se, devo ammettere che ultimamente ho avuto
l’impressione che tu non volessi affatto rivedermi! Dopotutto
hai solo passato
il resto del mese a nascondere la testa sotto la sabbia come se questo
potesse
annullare la nostra…escursione. Devo essermi sicuramente
sbagliato! In fondo,
quale donna vorrebbe evitarmi?-
Domandò
retoricamente, aumentando la stizza della ragazza
che si allontanò da lui, continuando a guardarlo con i suoi
occhi rabbiosi.
-Sei
uno sporco bugiardo, Malfoy! Hai finto di non tornare
da tua madre, e per cosa, poi? Andare a fare shopping con lei?
Tranquillo,
nessuno saprà mai che hai la passione per i reggicalze!-
Lo
attaccò, sorridendo malefica anche quando si accorse che
lo scialle del padre era scomparso e il ragazzo aveva indosso solo una
camicia
bianca molto sottile e dalle maniche larghe, come quelle utilizzate
dagli
spadaccini ai tempi dei moschettieri.
Il
biondino la osservò dall’alto al basso cogli occhi
che
scintillavano beffardi, prima di far scoccare la lingua sul palato e
avvicinarsi.
-Reggicalze,
dici? Lo sai che questo significa sfruttare
un uomo come oggetto sessuale, vero?-
Sussurrò,
schiacciando la ragazza contro la parete alle
sue spalle e posando le labbra contro la sua guancia mentre parlava,
senza
tuttavia sfiorarla con un dito: le mani erano saldamente intrecciate
dietro la
schiena.
Ginny,
del resto, era troppo orgogliosa per scostare il
ragazzo e fargli capire che quella vicinanza la turbava,
così rimase immobile
con il mento alto mentre le labbra del giovane contro la gota le
iniettavano
brividi caldi e freddi per tutto il corpo.
-Tranquillo,
non ho mai pensato a te come oggetto
sessuale…e mai lo farò!-
Rispose,
osservandolo negli occhi quando sussurrò le
ultime quattro parole; la vicinanza le permise chiaramente di vedere le
pupille
del ragazzo che si restringevano all’improvviso, mentre i
suoi occhi d’argento
diventavano duri come pietre e offuscati dalla lussuria.
Sbatté
i pugni contro il muro – proprio ai
lati del viso di Ginny – con tale forza e
velocità che i
quadri presenti nella stanza tremarono, e la stessa Grifondoro non
poté fare a
meno di trasalire con un ansito sorpreso.
Le
afferrò saldamente il volto con la mano destra,
affondandola nei suoi capelli rossi e sprigionandone tutto il loro
odore, prima
di affondarvi il viso come un bambino.
-Non
posso promettere lo stesso…-
Sussurrò,
mentre la mano destra continuava a tenerla ferma
e il viso del giovane era affondato contro il suo collo per inspirarne
l’odore.
Con
un ringhio, la bella giovane lo spinse via,
ingiuriando contro di lui.
-Sei
un lurido porco! Bastardo, perverso e maniaco!-
-Non
mi sembrava che ti lamentassi tanto quando stavamo
pomiciando sulla barca…-
I
suoi occhi d’oro divennero duri e inespressivi come il
metallo, sgranati per la rabbia che quell’affermazione le
aveva procurato.
-Quello
è stato un errore che non ripeterò mai
più! Mi
rifiuto di stare con una persona che avvelena la gente solo per
divertimento!-
Il
Serpeverde sgranò gli occhi a quelle parole, e una
rabbia ceca, antica come il mondo, venne a galla con quello sguardo di
ghiaccio
che le fece sentire il freddo sulla pelle.
Con
uno scatto le afferrò il polso, stringendolo tanto che
Ginny sentì le ossa scricchiolare pericolosamente, mentre si
abbassava con una
smorfia di dolore.
-Ti
riferisci all’avvelenamento di Potter, vero?
E’…bruciante il tuo interesse per lui! Ed io,
invece, cosa sono stato? Un
errore! E’ QUESTO CHE SONO STATO?!-
Urlò,
sgranando gli occhi in modo folle mentre faceva dei
passi in direzione della ragazza che in risposta si allontanava per
quanto
permettesse la presa che Malfoy ancora esercitava su di lei.
Le
sfuggì un ansito quando cozzò con la schiena
contro il
muro, e con labbra schiuse e occhi sgranati si ritrovò ad
osservare gli occhi
furiosi di Draco.
Era
furibondo perché ancora una volta avevano preferito
Potter a lui, perché non avrebbe mai potuto sentire la pelle
di Ginny contro la
sua, perché le sensazioni più belle di tutta la
sua vita erano state
considerate degli errori.
Non
poteva sopportare l’idea di Potter e Ginny avvinghiati
in camera da letto e ancora meno l’idea che quelle labbra
rosse come ciliegie
non reclamavano le sue.
Era
lui che doveva donarle la sua prima volta, era lui che
doveva bearsi del suo volto rosso per la passione, era lui che doveva
abbracciarla tra le lenzuola del suo letto, era lui che doveva
chiederle di
invocare il suo nome.
Incontrò
i suoi occhi così tremanti e spauriti per la sua
improvvisa furia, e quel macigno che aveva sul cuore sembrò
dissolversi come
petali al vento.
Osservò
le sue labbra carnose, schiuse e ansanti in sua
direzione, quasi volessero invitarlo.
Ricordava
il loro sapore intenso e il calore che emanavano
ad ogni bacio, e la gola gli si seccò come acqua nel deserto.
-Non
voglio più avere niente a che fare con te…-
Sussurrò
la rossa quando vide lo sguardo del ragazzo, ma
la voce che doveva risuonare forte e chiara si era trasformata in un
sussurro a
malapena udibile.
La
giovane sentì il fiato caldo delle labbra di Malfoy
contro le sue, e tentò con tutte le forze di non
abbandonarsi ma alla fine
chiuse gli occhi, beandosi del fiato fresco del ragazzo.
Il
Serpeverde chiuse la luce e posò le sue mani sulla nuca
della ragazza.
-Le
tue labbra dicono una cosa ma i tuoi occhi ne dicono
un’altra…-
Sussurrò
sulle sue labbra, facendone scaturire un gemito
emozionato che si estinse quando il ragazzo si avvicino per sigillarle.
Ma
prima che ciò potesse avvenire, Madama McClar
spalancò
la porta dello stanzino e quando vide l’identità
del ragazzo si affrettò a
richiudere, mormorando delle scuse veloci e imbarazzate.
In
quell’attimo in cui la porta si era aperta, Ginny aveva
visto Narcissa Malfoy oltre le spalle della proprietaria…e
stava guardando lei.
Nessuna
emozione aveva deformato i suoi nobili lineamenti,
ma di certo aver visto suo figlio avvicinarsi ad una Grifondoro e
babbanofila
non doveva averle fatto piacere.
Quell’immagine
si memorizzò nella sua memoria come una
fotografia in una macchinetta, e anche quando la porta si richiuse,
Ginevra non
fece altro che rivedere gli occhi azzurri della donna.
Malfoy
sospirò, prima di ergersi in tutta la sua altezza e
di osservare il buio davanti i suoi occhi nella vana speranza di
riconoscere i
lineamenti della sua bella.
Per
un attimo sembrò riuscirci, e si fece persuadere
dall’idea di rimanere, ma senza rendersene conto aveva
già aperto la porta
dello sgabuzzino per uscire: ormai, la magia si era interrotta.
Non
appena alzò lo sguardo, un paio di grandi occhi
azzurri lo fissavano duramente, e prima che potesse fare o dire
qualcosa, si
smaterializzò nel grande salone di casa Malfoy, proprio
quando Ginny usciva
dalla porta per rincorrerlo.
To
be continued…
E
finalmente l’estate!!
Con
la gioia che mi
infonde il cielo sereno, sto iniziando a scrivere molto più
piacevolmente! Come
vedete, il nostro Malfoy non ha nessuna intenzione di darsi per vinto,
ma Harry
continua ad offuscare i pensieri di Ginny. Lo so, sono stata un
po’ cattivella
a far entrare in scena Madama McClar ^^. Chiedo umilmente perdono! E
che dire
di Narcissa? Di sicuro qualcosa dovrà fare o dire visto che
è la seconda volta
che il suo attento e premuroso pargoletto si fa cogliere in flagrante
*risatina
malefica*. Tra il ciondolo dei Malfoy e la matrona di famiglia non si
sa qual è
la minaccia più grande… Ad ogni modo, spero che
il capitolo vi sia piaciuto e
auguro a tutti voi una felice estate ;) Grazie a tutti!
Bimba
|
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Capitolo 15 *** Freddo ***
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
14 – Freddo
“Sono stato creato per tenere
caldo il tuo corpo, ma sono freddo mentre il vento soffia,
perciò stringimi tra le tue braccia”
Cit. Ed Sheeran
L’argento
e il verde erano i colori dominanti della divisa da quidditch
che Draco aveva indossato per andare agli allenamenti pomeridiani.
Blaise
e Theodore erano seduti sulle poltrone che si trovavano ai lati
della sua camera di dormitorio, mentre Malfoy stava osservando il suo
riflesso
nello specchio, giusto per constatare la sua assoluta perfezione.
-Io
non riesco ancora a capire perché te ne sei andato!-
Stava
dicendo Blaise, mentre Draco continuava a dargli le spalle,
osservando di tanto in tanto il riflesso dei due Serpeverdi nello
specchio.
-Una
rompiscatole ha interrotto il vostro momento di intimità! E
allora? Non potevi continuare come se nulla fosse accaduto?!-
Lo
criticò Blaise, gesticolando con le mani mentre accavallava
elegantemente le gambe, al che Theodore fu il primo a rispondere.
-Blaise,
quanto sei infantile! E’ logico che Draco è
finalmente
tornato in sé e ha capito che quest’idea della
vendetta era una bambinata!
Meglio tardi che mai, no?-
-No,
affatto. In realtà sono più determinato di prima:
semplicemente,
quella guastafeste di Madama McClar aveva rotto il momento. Questo non
significa che rinuncio all’impresa!-
Rispose
Malfoy, sistemandosi pigramente le maniche della divisa e
parlando con voce annoiata e indifferente che fece appassire le
aspettative del
giovane Nott.
Blaise
– approfittando del
momento – mostrò un largo sorriso in
segno di vittoria.
-Se
davvero vuoi conquistarla, allora ti conviene cambiare tattica!
Sapevo che la Weasley era un gran bel peperoncino ma non fino al punto
di non
cedere alle lusinghe di Draco Malfoy! Devono averla immersa nello
Spirito
Santo!-
Commentò
Blaise, sogghignando tra sé, mentre Theodore si stravaccava
sulla poltrona con riluttanza e Draco si voltava per guardarli in viso,
prima
di avvicinarsi al letto dove aveva posato la sua scopa.
-Per
conquistare una donna servono soprattutto saggezza e buonsenso!-
S’intromise
Theodore, controvoglia, attirando su di sé lo sguardo
scettico
di Blaise.
-Diciamocelo,
Theo: se qui ci fosse saggezza e buonsenso, tu…saresti
prefetto?-
Domandò
retoricamente il ragazzo di colore, ricevendo in risposta uno
sguardo a metà tra lo sbigottito e il furioso di un Theodore
Nott che stava per
rispondere a dovere, prima di essere interrotto.
-Non
vorrei interrompere uno dei vostri pacifici discorsi, ma
così non
mi aiutate…-
Commentò
Draco, osservandoli in cagnesco e afferrando la sua fidata
scopa con presa salda, prima di appoggiarvisi sopra, a mo’ di
palo.
-Devi
semplicemente essere te stesso Draco. Non sarebbe appagante se
tu fingessi di essere il prode principe senza macchia e bla bla
bla…-
Gli
suggerì Theodore, accavallando a sua volta le gambe, mentre
Blaise
lo osservava con le sopracciglia inarcate e un sorrisetto a
metà tra
l’incredulo e lo scettico, prima di tornare ad osservare
Draco.
-Di
certo non hai bisogno di prendere lezioni di avance da noi, Draco.
Tuttavia, il mio consiglio è quello di guardarti dentro e
scoprire come sei
realmente, qual è la tua vera natura…e poi fare
il contrario!-
Malfoy
spostò lo sguardo da Blaise a Theodore con le sopracciglia
inarcate, e viceversa.
Poi,
emise un suono a metà tra il divertito e
l’incredulo, scuotendo
la testa con divertimento prima di tornare a guardarli.
-E’
l’esatto contrario di quello che mi ha detto Theodore!-
Esordì
in direzione del ragazzo di colore, la quale curvò le labbra
in
un sorriso smagliante.
-Ecco
una ragione in più per seguire il mio consiglio!-
Replicò,
facendo sbuffare il giovane Malfoy che alzò gli occhi al
cielo, per poi afferrare saldamente la sua Firebolt.
Nott
lanciò a Blaise uno sguardo di fuoco prima di uscire dalla
stanza
con i due ragazzi per dirigersi verso il campo da quidditch.
-Vedila
così: se io fossi una ragazza, vorrei passare più
tempo
possibile con il mio uomo! Anche questa potrebbe essere una valida
risorsa!-
Consigliò
il ragazzo di colore, mentre i tre camminavano spediti per i
corridoi ed ogni ragazzo che intralciava il loro passaggio abbassava lo
sguardo
davanti gli occhi gelidi di Malfoy.
-Sì,
vi ci vedo tutti e tre!-
Commentò
il biondino con un angolo della bocca verso l’alto e gli
occhi che scintillavano sarcasticamente.
-Tutti
e tre?-
Domandò
Blaise con le sopracciglia corrugate per la confusione, al che
Draco si permise di far scoccare la lingua sul palato con un sorriso
divertito.
-Sì:
tu, il tuo fidanzato e il suo cane per cechi!-
Rispose,
facendo esplodere Theodore in una sonora risata, mentre
Blaise gli faceva il verso dietro le spalle, e lo stesso Draco rise
lievemente.
Anche
quel piccolo sorriso, però, si spense quando
arrivò vicino la
colonna che divideva la scuola dallo stadio di quidditch.
Si
appoggiò su di essa mentre osservava da lontano una donna
che
indossava la divisa da quidditch Grifondoro: fluenti capelli rossi, un
sorriso
che illuminava tutto ciò su cui si posava e un corpicino
minuto nascosto dagli
abiti larghi della divisa.
Stava
sorridendo, ed avvinghiata a lui in un intimo abbraccio c’era
un
ragazzo corvino la cui cicatrice a forma di fulmine era nota
all’intero mondo
magico.
La
mascella di Draco scattò nervosa e gli occhi si ridussero a
due
fessure, mentre i due Serpeverdi si appostavano al suo fianco per
osservare a
loro volta la scena.
Ginny
rideva mentre Harry sfoggiava il boccino d’oro nella mano
destra
in direzione dei loro compagni di Casa che si congratularono con lui
prima di
entrare negli spogliatoi.
Ma
ciò che più lo fece imbestialire fu il saluto di
Ginevra: si alzò
timidamente sulle punte e gli regalò un bacio sulla guancia.
La
stirpe dei Malfoy era molto nota per la loro innata gelosia nei
confronti di tutto ciò che – secondo
loro
– gli apparteneva; se poi si aggiungeva anche il
carattere pepato di Draco,
il risultato era una bomba nucleare.
I
muscoli del biondino si pomparono per la voglia di scaraventarsi su
quella faccia da schiaffi, la gola si fece arida e gli occhi rossi per
la
rabbia.
Ancora
una volta Ginevra aveva scelto Potter al suo posto.
-Questo
sguardo sa tanto di…follia!-
Dichiarò
Blaise, osservando l’amico con una mano sul mento, mentre
Theodore – consapevole del fatto
che era
sul punto di esplodere – gli posò una
mano sulla spalla e parlò dritto al
suo orecchio.
-Qualsiasi
follia ti passi per la testa, non lo fare! Non ne vale la
pena, né per Potter né per una donna. Ragiona
Draco: sii razionale!-
La
mascella del biondino sembrò tornare al suo posto e, con la
rabbia
negli occhi, si girò di scatto con l’intenzione di
tornare nei dormitori.
Theodore
fece appena in tempo a rilasciare un sospiro sollevato,
quando Blaise- il- distruttore parlò:
-Theodore
ha ragione: non vale la pena prendersi una sospensione per
quei due piccioncini avvinghiati come cozze! Se ti può far
sentire meglio,
Weasley è appena rientrata negli spogliatoi mentre Potter
è rimasto impalato in
mezzo al giardino.-
Scoppiò
in una sonora risata, tenendosi la pancia, mentre Theodore lo
osservava come se avesse visto il fantasma di Silente fare le capriole
per i
corridoi di Hogwarts.
-Ecco
fatto…-
Sospirò
Nott, portandosi una mano alla fronte per l’esasperazione:
sapeva che la frase di Blaise costituiva la goccia che faceva
traboccare il
vaso, prima ancora di sentire Malfoy che ringhiava.
Il
biondino fece cadere la sua scopa e iniziò a correre verso
il campo
da quidditch con la spiacevole sensazione d’aver perso il
controllo.
Theodore
osservò il Serpeverde di colore con sguardo di fuoco,
ricevendo in risposta una smorfia confusa e un:
-Che
ho fatto?-
Nel
frattempo, gli stivali lucidi di Malfoy calpestavano furiosamente
la ghiaia, e i suoi occhi rabbiosi erano fissi su Potter.
Il
ragazzo corvino lo vide correre in sua direzione e capì
quello che
stava succedendo prima ancora di sentire il pugno di Malfoy che si
abbatteva
contro il suo viso.
Cadde
a terra, dolorante e con un occhio gonfio, ma riuscì ad
afferrare la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.
-Che
diavolo ti prende, Malfoy?!-
Urlò,
puntandogli contro la bacchetta e mettendosi sulla difensiva
nonostante l’occhio sinistro stesse assumendo un colorito
violaceo.
-Tu
non-hai-idea di quanto desiderassi farlo, Potter. E finalmente mi
sono tolto questo sfizio, perciò ascoltami bene: stai
lontano da ciò che non ti
appartiene!-
Lo
minacciò, puntandogli un indice contro e frustando
l’aria con la
voce sibillina che faceva accapponare la pelle.
-Non
so di cosa stai parlando!-
Urlò
di rimando il ragazzo corvino, alzando maggiormente la punta
della bacchetta che iniziò ad emanare scintille borgogna.
Malfoy
si avvicinò a lui lentamente, osservandolo con occhi
determinati e minacciosi, senza curarsi minimamente della bacchetta che
sfiorava il suo petto.
-Non
te lo ripeterò un’altra volta, Potter!
Stalle-lontano!-
E
in quel momento gli occhi smeraldini capirono di cosa stava parlando
il giovane Serpeverde: non aveva mai messo così tanta rabbia
in un pugno.
I
due caddero a terra, ringhiando e rispondendo all’attacco
dell’altro
senza curarsi dei ragazzi che stavano uscendo dagli spogliatoi.
-SMETTETELA!-
Urlò
Ron, prendendo per le spalle il suo migliore amico e tirandolo
lontano da Malfoy che, nel frattempo, si era rialzato in piedi e stava
caricando il pugno in direzione del volto di Potter.
Ma
la sua mano si fermò grazie ad un istinto innato quando il
viso
lentigginoso di Ginny Weasley si sovrappose a quello del bambino
sopravvissuto,
per salvarlo da un pugno micidiale.
Draco
rimase così: immobile con il pugno alzato a pochi centimetri
di
distanza dal volto di Ginny, il respiro ansante e la figura immobile,
ma i suoi
occhi erano fissi in quelli della ragazza.
La
Grifondoro si voltò verso Harry che ne ricambiò
lo sguardo per
qualche minuto, poi prese Malfoy per braccio e lo trascinò
lontano dal
trambusto che si stava creando intorno a Harry e Ron.
-Che
cosa pensavi di fare, eh?!-
Gli
urlò contro una volta arrivati in una zona del campo dove
nessuno
poteva vederli o sentirli.
Malfoy
osservava il pavimento con occhi sgranati e respiro ansante,
quasi non sapesse come fosse arrivato in quel posto.
-Per
quale fottuto motivo hai aggredito Harry in quel, modo? Gli hai
fatto un occhio nero!-
Continuò
a urlare, fino a quando il giovane alzò lo sguardo in sua
direzione…e c’era rabbia in quegli occhi, una
furia oscura e profonda come
tunnel nel buio.
Le
si scaraventò addosso e la inchiodò contro il
muro, afferrandole il
collo con una mano e osservandola con gli occhi fuori dalle orbite.
-Per
quale motivo, dici? Oh, nulla di troppo eclatante. Ti stava solo
per accarezzare le tonsille con la lingua!-
Sibilò,
facendo sgranare gli occhi della bella rossa, più per la
sorpresa delle sue parole che per la pressione che la mano esercitava
sul suo
collo.
-Cosa?-
-Fin
da bambino lui era sempre un passo avanti a me! Io mi compravo la
Nimbus 2003? E lui riceveva una Firebolt! Diventavo cercatore di
Serpeverde? E
lui mi umiliava davanti mio padre! E adesso arrivi tu, che sconvolgi il
mio
universo senza accorgertene e poi, senza far rumore, anche
tu…scegli lui!-
Sibilò
con tono crescente, sfogando un po’ di quella frustrazione
che
aveva accumulato in tutti quegli anni, ma, nonostante tutto, non
mollò la
presa.
Ginny
era combattuta: non sapeva se credere alle sue parole o se si
trattava di un altro stratagemma per farla cadere nella sua trappola.
Eppure
c’era qualcosa in quegli occhi bui, pieni di ombre e privi di
colore; qualcosa che sapeva di…supplica.
-E
quale sarebbe il problema? Quale grande cambiamento ti turba fino a
tal punto?-
Malfoy
– così preso dalla sua
rabbia – fece cedere le barriere difensive, e si
allontanò dalla ragazza
come se avesse toccato una sorte di oggetto oscuro.
-Io
non posso aver bisogno di te!-
Rivelò,
lasciando trasparire il pensiero che lo affliggeva e che più
di una volta lo aveva tormentato: la ragione diceva una cosa, ma
qualcosa nel
suo petto lo portava nella direzione opposta.
Ed
era strano, perché una sensazione del genere non
l’aveva mai
provata in tutta la sua vita: forse perché non si era mai
interessato davvero
agli altri, o forse perché – più
semplicemente – non aveva mai amato.
-Perché?-
Domandò
la ragazza, le lacrime a pizzicarle fastidiosamente vicino gli
angoli degli occhi e lo sguardo sfinito di chi ha scalato una montagna
ma non è
ancora arrivato in cima.
-Perché
non posso averti…-
Rispose
a denti stretti, perché una piccola parte di quel muro che
aveva eretto in tutta la sua vita, era caduto.
Perché
era terribilmente vero che Draco Malfoy non brillava di luce
propria, ma di un piccolo riflesso che nemmeno si notava.
Perché
lei era sempre stata innamorata di Potter e forse non
l’avrebbe
mai dimenticato, ma lui la sua vendetta l’avrebbe avuta
comunque.
Perché
era Draco Malfoy, e non riusciva ad accettare di aver perso.
In
tutti i loro incontri, la persona che era scappata via dopo una
rivelazione di troppo era sempre stata Ginny.
Quella
volta, invece…a scappare fu Malfoy.
To
be continued…
Buon
giorno a
tutti! (O forse dovrei dire buon pomeriggio
-.-‘’’)
Innanzitutto
chiedo umilmente scusa a tutti coloro che hanno recensito e non hanno
ancora
ricevuto una risposta. In questi giorni sono piena di impegni visto che
mia zia
si sposerà presto e oltre a farle da
“manager” sarò anche la damigella
d’onore
-.-. Prometto che entro oggi risponderò a tutti! Questo
è un capitolo “di
passaggio” perché finalmente si inizia a vedere
che nonostante le difese di
Draco, anche lui prova dei sentimenti ;) Ringrazio l’utente
che mi ha suggerito
la frase iniziale di Ed Sheeran, è proprio bella e adatta a
questo cambiamento
da parte di Draco ;) Come avete notato, ho cambiato il rating da
arancione a
rosso. Questo perché mi è stato fatto notare che
già la scena sulla barca di
Hagrid era un po’ troppo per l’arancione, altri
dicono che non è così.
Comunque, per non commettere errori, ho preferito cambiare il rating ;)
Meglio
abbondare, no? ;) Grazie di cuore a tutti coloro che continuano a
seguirmi con
tanto affetto, non so cosa farei senza di voi <3 Ci sentiamo
domenica
prossima! Baci
Bimba
|
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Capitolo 16 *** Madri ***
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
15 – Madri
“Non è possibile
essere una madre perfetta. Ma ci sono milioni di
modi per essere una buona madre.”
Cit. Jill Churchill
Il
tempo scorreva veloce tra le mura di Hogwarts e ogni giorno era
uguale a quello precedente e non molto differente dal seguente.
Eppure,
qualcosa accadde una di quelle mattine, apparentemente normali
e senza nulla di speciale.
La
Sala Grande gremiva di studenti che entravano ed uscivano
all’ora
della colazione, questo fino a quando le grandi porte della stanza si
aprirono,
lasciando entrare una figura maschile.
Vestito
con abiti lucidi e abbastanza sontuosi, si trattava di un
giovane adolescente che doveva aver superato da poco i diciassette anni.
Si
era diretto con lentezza verso la sedia dove sedeva la Preside
McGranitt che, alla vista del ragazzo, si era alzata in segno di attesa
o
rispetto, il volto imperturbabile ma gli angoli della bocca erano
rigidi,
mostrando così un leggero disappunto.
La
Preside si era diretta verso il piccolo altare e aveva fatto un
annuncio a tutti i presenti: il ragazzo che si era presentato non era
di sangue
puro e pertanto non apparteneva alla nobiltà, ma era molto
ricco e faceva parte
di una stirpe ben vista e rispettata dal mondo magico.
Avrebbe
soggiornato a Hogwarts per qualche giorno in vista di un
importante affare, ed era libero di vagare per i corridoi nel limite
delle ore
concesse.
La
voce ferma della Preside sfiorava la rigidità e questo fece
subito
capire ai docenti e ad alcuni alunni che la decisione di far
soggiornare il
ricco rampollo a Hogwarts, era stata presa contro la sua
volontà.
Probabilmente
qualche importante esponente dell’alta borghesia aveva
versato un’ingente quantità di denaro per
permettere il soggiorno al ragazzo,
oppure – tesi molto più
convincente della
prima – aveva minacciato duramente la Preside.
Quale
fosse il reale motivo che aveva spinto la donna ad accettare,
non era dato a sapere, ma se quel ragazzo era riuscito ad ottenere
vitto e
alloggio doveva sicuramente avere qualcuno di potente ed importante
alle
spalle.
Ginny
non fece troppo caso a quell’avvenimento anche se le
dispiaceva
molto per la Preside McGranitt che era stata costretta a mordere
l’orgoglio per
soddisfare i capricci di chissà quale importante esponente.
Il
resto degli studenti, però, manifestò una certa
insofferenza nei
confronti di quella situazione, Grifondoro in primis, poiché
non riuscivano a
spiegarsi come una donna dall’orgoglio imperturbabile come la
McGranitt abbia
ceduto un soggiorno ad un ragazzino.
Ginevra
sbuffò quando smise di parlare con il resto dei compagni su
quell’argomento, e si avviò verso
l’uscita della Sala Grande con ampie falcate.
Più
di una volta le era parso di sentirsi osservata al momento di
uscire dal portone principale, e ogni volta aveva la sensazione che a
guardarla
fossero un paio di occhi perlati come l’alba lattiginosa.
Quella
volta, invece, una spiacevole sensazione attivò un piccolo
campanello d’allarme: ad osservarla erano un paio di occhi
ben diversi da
quelli di Malfoy.
Ignorò
quell’istinto poco gradito e uscì dalla Sala
Grande senza
sapere che il nuovo arrivato la stava studiando, e Malfoy stava
guardando quest’ultimo
con la mascella serrata e gli occhi in fiamme.
Ginevra
e Draco non si erano più visti da quel giorno al campo di
quidditch: entrambi si stavano evitando, ma per ragioni diverse.
Draco
non aveva nessuna intenzione di abbandonare il suo piano: aveva
semplicemente bisogno di tempo per pensare.
Quando
era arrivato a Hogwarts si sentiva una fragile colomba dalle
ali sporche di petrolio, in gabbia, che non riusciva a volare libera
nel cielo.
Tutto
il suo mondo aveva perso le sfumature colorate e brillanti che
lo rendevano magico, trasformandosi in una tavolozza vuota, priva
d’espressione.
Gli
incubi lo perseguitavano: a volte si trattava di ricordi
spiacevoli, altre volte di fiumi di sangue che veniva versato a causa
sua, di
quel marchio che aveva brutalmente rovinato la sua esistenza.
Poi
era arrivata Ginny, e con il tempo, un poco alla volta, tutto
intorno a lui stava mutando: dalle piccole cose che prendevano
inspiegabilmente
colore, sino agli oggetti più grandi.
Quella
piccola rossa stava illuminando tutta la sua esistenza e la sua
sola presenza faceva allentare quella chiave che lo teneva prigioniero.
Ma
c’erano ancora un sacco di punti scuri nella sua vita, punti
in cui
il passato era forte e vivo, non del tutto degno di essere chiamato
“passato”.
Il
ricordo di un padre che non avrebbe più rivisto, oppure
quello di
una vita tranquilla, se non felice, che non avrebbe più
riavuto indietro.
E
quella che era iniziata come una vendetta personale si stava
trasformando in un bisogno incontrollabile: senza far rumore, era
diventata
indispensabile.
Ma
lui non poteva permetterlo, perché era Draco Malfoy e tutta
la sua
vita non era mai stata raggiunta dal sole: tutta quella luce, quei
colori,
erano una zona nuova per lui, e non era pronto ad affrontarli.
Ma
mai e poi mai avrebbe rinunciato al motivo che aveva fatto iniziare
tutta quella storia…aveva solo bisogno di tempo.
Ginny,
invece, aveva una guerra dentro di sé, che riaccendeva i
fuochi
ogni volta che pensava al bel Serpeverde: sapeva che Malfoy voleva solo
usarla
come una sgualdrina qualsiasi, ma c’era qualcosa in lui che
la attirava.
Sembrava
una preghiera, un autentico grido di disperazione che nessuno
sentiva oppure che nessuno voleva sentire.
La
sua parte razionale le diceva di non affezionarsi, di non dare peso
a tutte quelle sensazioni che – nonostante
tutto – il suo cuore continuava a percepire
costantemente.
Era
divisa tra la ragione ed il cuore, e soffriva amaramente nel
pensare che tutti quei momenti passati con lui erano solo frutto della
sua cattiveria,
di una fitta ragnatela di bugie tessuta per farla cadere nella sua
trappola.
Più
di una volta aveva pensato di rivelargli la verità, ma la
paura di
perdere anche quel minimo rapporto che si erano costruiti, era troppo
grande.
E
così la loro vita sembrava essersi fermata da quando avevano
smesso
di confrontarsi e il loro rapporto sembrava essersi fermato come un
treno nel
bel mezzo del deserto: persino le loro solite frecciatine sarebbero
state
d’aiuto.
Vivevano
costantemente nella speranza di veder sbucare l’altro da un
muro del corridoio, ben sapendo che non sarebbe mai accaduto,
perché entrambi
erano troppo testardi ed orgogliosi per ammettere che qualcosa, nel
loro
piccolo mondo, stava mutando.
Lentamente
ed inesorabilmente, come piccoli fiocchi di neve che
cadevano dal cielo con una calma innaturale, ma che alla fine
riuscivano a
ricoprire delicatamente tutto il suolo.
Senza
lasciare via d’uscita.
I
giorni passavano, e più di una volta Ginny aveva visto lo
sguardo
del nuovo arrivato, posato su di lei.
Non
capiva che interessi potesse nutrire nei suoi confronti,
così come
non capiva perché Malfoy sembrava provare tanto astio verso
il ricco rampollo.
Forse
si conoscevano: in fondo, anche se il ragazzo non apparteneva
alla nobiltà, era ben visto dal mondo magico e, pertanto,
doveva aver
frequentato i giusti ambienti.
Tuttavia,
Ginny decise di ignorarlo e passò i giorni seguenti tra
studio, tempo passato con gli amici e occhiate fuggevoli che ogni tanto
lanciava a Malfoy.
Questo
perché aveva bisogno di vederlo – anche
se per pochi istanti – quasi dovesse assicurarsi
che stesse
bene.
Lo
stesso valeva per il bel Serpeverde che, dopo un lungo periodo
passato a pensare a quella situazione, decise di tornare in
carreggiata, ma mai
si sarebbe aspettato una cosa del genere.
Quella
sera, Ginny stava camminando per i corridoi bui ed umidi dei
sotterranei, facendo attenzione a dove metteva i piedi.
Era
sola per quei corridoi poiché stava svolgendo una delle
ronde
notturne che le spettavano, in quanto prefetto.
Svoltò
l’angolo e s’immerse ancora di più in
quel corridoio buio,
tanto che dovette fermarsi per cacciare la bacchetta dalla tasca della
gonna, e
accenderne la punta con l’incantesimo
“lumos”.
Il
pezzo di legno iniziò a rischiarare l’ambiente,
illuminando così un
volto umano che sembrava scavato nella pietra.
Ginny
sussultò, facendo quasi cadere la bacchetta mentre il
ragazzo
sogghignava per l’ovvia reazione che aveva scaturito nella
giovane.
Ginny
lo guardò più attentamente e riconobbe il ricco
snob che da qualche
tempo a quella parte si pavoneggiava per i corridoi di Hogwarts,
mostrando
anche più alterigia di tutti i Serpeverdi messi insieme.
-Che
diavolo fa vostra maestà per i corridoi, a
quest’ora? Se non vado
errando, il vostro coprifuoco è analogo a quello della
misera plebaglia…-
Iniziò
Ginevra, riprendendosi dal piccolo momento di spavento e
mostrando il suo tagliente sarcasmo per far capire al ragazzino che con
lei non
c’era da scherzare.
Certo,
la natura pacifica di Ginny non le permetteva di far del male
nemmeno ad una mosca, ma avrebbe senz’altro ricorso alla
magia se
quell’individuo non avesse mosso da solo le sue nobili
chiappe.
-Quanto
astio per un po’ di ritardo, Signorina Weasley! Devo forse
dedurre che la mia figura è la causa di un reflusso
d’agitazione?-
Mostrò
un sorriso a trentadue denti, facendo scintillare macabramente
due occhi scuri come buchi neri.
Da
vicino, Ginny poté studiare con più attenzione i
suoi lineamenti:
aveva la pelle color caramello, un volto troppo spigoloso per i suoi
gusti,
un’appendice nasale abbastanza lunga e un paio di occhi
scuri: tutto nella sua
figura emanava antipatia e sfiducia.
-La
causa di un reflusso gastrico, più che altro…-
Gli
rispose, arricciando il naso in sua direzione e puntandogli contro
la bacchetta, ignorando la sua smorfia di disapprovazione.
-Non
credo di averti mai detto il mio nome. Pertanto, devo dedurre che
tu abbia indagato su di me?-
Sibilò
la ragazza, inclinando il capo d’un lato e studiando
attentamente la sua lieve risata e la piega derisoria delle labbra.
-Mi
presento, Signorina Weasley. Sono Thomas Carrawell, famiglia
inglese da sette generazioni.-
Le
disse, prendendo la sua mano senza chiederle il permesso e con poca
delicatezza, mimando un baciamano prima di usare quella stessa mano per
spingere Ginny in sua direzione.
La
ragazza osservò con disprezzo quell’essere che le
sorrideva
soddisfatto, provando un moto di disgusto nel sapere che quel petto a
cui era
poggiata non era quello di Malfoy.
-Dammi
un solo motivo per non strapparti la faccia…-
Mormorò,
con voce minacciosa e pericolosa, avvicinando la bacchetta
dalla punta illuminata alla gota del ragazzo che sembrò
sorpreso dalla tempra
di Ginny.
-Beh,
perché ti sto facendo divertire, no?-
Le
domandò, mostrandole un grande sorriso che era poco
rassicurante,
al che Ginny alzò orgogliosamente il mento, evitando di
ricambiarne il
“sorriso”.
-Forse
non l’hai notato, ma l’unico a divertirsi
qui…sei tu!-
Gli
rispose, liberandosi dal contatto e osservandolo fieramente
dall’alto al basso, mostrandogli tutta la sua stizza.
Il
ragazzo rimase ad osservarla per qualche secondo, prima di
sorridere con gli occhi scintillanti per la vittoria.
-Colui
che custodisce il tuo cuore non deve temere nulla. La tua
fedeltà è ammirevole, giovane Grifondoro-
Le
sorrise, prima di sorpassarla e lasciarla immobile in mezzo al
corridoio buio, interdetta per la frase che aveva appena espresso.
-Mi
domando a chi devi tanta lealtà…-
Le
disse, quando la ragazza era ancora girata, ma riuscì a
sentire
distintamente le sue parole.
Il
giovane Carrawell si avviò verso la Sala Comune dei
Serpeverde dove
aveva soggiornato fino a quel giorno, ma quando svoltò
l’angolo una figura
indistinta lo afferrò per il colletto della camicia.
-A
me!-
Disse
quella voce, rispondendo alla domanda che il ragazzo aveva posto
a Ginevra qualche minuto prima a quella parte: tutto ciò che
riuscì a vedere
furono un paio di occhi color ghiaccio, prima che un potente pugno si
abbattesse sul suo viso, stordendolo.
Anche
in quel momento, tra le mura del grande palazzo dove aveva
appuntamento con il padrone, la faccia continuava a fargli male.
Il
soggiorno nella scuola di Hogwarts era stato abbastanza piacevole,
ma quell’inconveniente proprio non l’aveva
calcolato: di certo non si aspettava
di venir colto nel sacco dall’uomo della Weasley.
Le
porte del grande salotto si aprirono permettendogli di entrare, e
alcuni elfi domestici la richiusero alle sue spalle, tremanti per la
paura.
Il
ragazzo camminò sul lungo tappeto borgogna che portava ad
una
figura incappucciata che si levava maestosamente al centro del salotto.
Indossava
un mantello color cobalto, il cui cappuccio gli copriva il
viso: in quel momento gli stava dando le spalle, troppo intento ad
osservare le
fiamme del sontuoso camino in pietra.
-Ho
svolto il compito che mi avevate assegnato…-
Iniziò
il ragazzo, avvicinandosi con indolenza alla figura che gli
rivolse un pigro gesto della mano per invitarlo a continuare.
-Ho
fatto delle avance alla piccola di casa Weasley, come mi avevate
ordinato. Devo dire che quella ragazza ha del carattere: mi aspettavo
una
donnina facile e compromessa, e invece mi ritrovo questa adorabile
leonessa che
sembra tenere al suo orgoglio più che alla sua vita-
La
figura incappucciata s’irrigidì con la schiena,
segno che era molto
interessato alla questione e che non si aspettava un resoconto del
genere.
-La
bella rossa non ha voluto cedere! A quanto pare il suo piccolo
cuoricino è già sigillato tra le mani di qualcun
altro, che non sembra avere
intenzione di lasciarlo andare: questa incredibile opera
d’arte mi è stata
donata da egli stesso, in seguito al
tête-à-tête avuto con la sua bella-
Sogghignò,
indicando con una mano il livido violaceo che aveva
deturpato la sua pelle e che sembrava rossastro a causa del riflesso
delle
fiamme.
-Il
nostro patto non prevedeva il cedimento della ragazza: dovevo
semplicemente provare a sedurla, nulla di più. Credetemi se
vi dico che è stata
una roccia! Pertanto, io ho rispettato i miei termini, signore-
Disse
il ragazzo, osservando la schiena della figura incappucciata che
dopo quelle parole rimase a lungo in silenzio.
La
sua mente stava pensando e riflettendo attentamente su quanto gli
era stato detto dal ragazzo: di certo non si aspettava tutta questa
lealtà da parte
della giovane.
-Ti
prego…-
Iniziò
la figura, voltandosi lentamente e abbassando il cappuccio del
mantello, rivelando un volto maturo ma delicato, contornato dai
riflessi del
camino.
-…chiamami
pure, Narcissa Malfoy-
To be continued…
Finale
bomba!!
Se
le altre volte
credevo di aver messo un pizzico di suspense nel finale, questa volta
ho creato
un’autentica bomba nucleare!! Cos’ha in mente
Narcissa? Vuole davvero dividere
Draco da Ginny? Beh, di certo non deve essere rassicurante sapere che
il proprio
figlio frequenta una traditrice di sangue, ma c’è
qualcosa nei suoi modi di
fare che lascia pensare, voi non credete? In questo capitolo
l’ho resa un po’
cattivella, è vero! Probabilmente i nostri ragazzi si
troveranno di fronte ad
una nuova minaccia! Poverini… Ma, del resto, sono io che
gestisco il gioco
quindi questa è la mia volontà, no? Spero che non
me ne vogliate per questo xD
Ora vi lascio un bacio con la promessa di un nuovo, emozionante,
capitolo!
Baci,
Bimba
|
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Capitolo 17 *** Importante ***
Capitolo 16 - Importante
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
16 – Importante
“L'importante non è quello che
trovi alla fine della corsa. L'importante
è quello che
provi mentre corri.”
Cit. Notte prima degli esami
Erano
passati pochi giorni da quando Thomas Carrawell aveva lasciato la
scuola di Hogwarts, eppure Ginny non era ancora riuscita a togliersi
dalla
testa le sue parole.
Aveva
detto che il suo cuore era sigillato e apparteneva già a
qualcun
altro, e la Grifondoro non aveva capito a cosa si riferisse fino a
quando non
ripensò alle sensazioni che aveva provato quando era stata
con lui.
Aveva
pensato a Malfoy, alla sua pelle calda e a quanto la disgustasse
stare a contatto con quel riccone.
In
preda al panico, era corsa nella sua Sala Comune e aveva riflettuto
sui suoi sentimenti per tutta la notte.
L’amore
che aveva sconvolto la sua esistenza era quello che aveva
provato nei confronti di Harry, ma lui l’aveva notata quando
ormai era già una
donna, e questo le faceva male.
Eppure
le sensazioni che aveva provato stando a contatto con il
ragazzo sopravvissuto non erano minimamente paragonabili a quelle che
le
scuotevano il cuore ogni volta che incontrava lo sguardo di Malfoy.
Una
scarica elettrica partiva direttamente dalla punta delle dita,
fino ad irradiarsi nel suo petto e centrare quel piccolo cuore che
iniziava a
battere più velocemente.
Le
piaceva il modo con cui la proteggeva da Harry, il modo di riuscire
a portare anche la situazione più disdicevoli a suo
vantaggio, e il suo essere
sempre un passo avanti.
Aveva
memorizzato ogni suo comportamento senza saperlo, dal modo con
cui muoveva i capelli per mostrarsi superiore, fino alle pupille che si
spalancavano quando qualcosa lo faceva infuriare oltre ogni dire.
Solo
in quel momento si rese conto di tutti quei piccoli particolari
che la sua mente e il suo cuore avevano memorizzato con naturalezza.
Facile
come respirare.
Ed
era bello, dannatamente bello, ma quel particolare non sembrava
contare molto per lei.
Ed
era intelligente, tanto intelligente, ma la sua ingegnosità
non era
importante per lei.
Erano
quegli occhi che le squagliavano il cuore e che sapevano
leggerle dentro, quel modo di proteggere le persone con fare quasi
possessivo,
quelle braccia forti che sapevano donare degli abbracci rassicuranti.
Quegli
aspetti del suo carattere erano fondamentali.
Nascosti
sotto un cumulo di ombre e brutte esperienze, facevano fatica
a riemergere, ma quando ci riuscivano, donavano delle sensazioni uniche.
Passò
una notte insonne, riflettendo su tutte quelle nuove convinzioni
che erano venute a galla sotto l’ombra della luna che
l’aveva accompagnata per
tutto il tempo.
Il
mattino seguente aveva dato appuntamento a Luna sotto la grande
quercia che si trovava in riva al lago.
Aveva
bisogno di esternare i suoi sentimenti, di urlare a qualcuno
quanto fosse confusa, e non c’era nessuno sulla faccia della
Terra che era in
grado di capirla meglio di Luna.
Soffriva
amaramente perché sapeva che Malfoy l’aveva solo
ingannata e
che – molto probabilmente –
il
ragazzo che tanto la affascinava non esisteva neppure: una maschera
ideata per
farla cadere in trappola, questo era.
Ma
quel piccolo muscolo che batteva nel suo petto continuava a credere
prepotentemente negli attimi che avevano passato insieme.
-Ciao
Ginny!-
La
salutò la bionda Corvonero, distraendola da quei pensieri
che
sembravano aver messo radici nel suo cervello.
-Ciao…-
La
salutò flebilmente, continuando ad osservare i raggi del
sole che
si riflettevano sul lago come un tappeto di luce che si estendeva verso
l’orizzonte.
-Qualcosa
non va?-
Domandò
la Corvonero dopo aver notato l’espressione pensosa di Ginny,
al che la ragazza si voltò verso l’amica e
ponderò per bene la prossima frase,
il suono lento e monotono dell’acqua a fare da sottofondo.
-Molto
più di qualcosa, Luna…-
Iniziò,
osservando l’amica con espressione seria e imperturbabile,
mentre un leggero venticello faceva cadere una ciocca ramata davanti il
suo
occhio sinistro.
La
bionda, inarcò le sopracciglia e guardò
l’amica con sguardo acceso
dalla curiosità, invitandola silenziosamente a continuare.
-Non
posso far finta che niente sia cambiato, Luna. Ci ho provato,
credimi, ma ogni volta che sto per arrivare all’uscita di
questo buco nero,
ecco che riappare davanti ai miei occhi come un’anima
tormentata e tutte le mie
convinzioni e i miei sforzi per dimenticarlo cadono come un castello di
carte…-
La
rossa si portò le ginocchia al petto mentre parlava e le
mani ai
lati del viso, come per sorreggerlo a causa dei pensieri troppo pesanti
che
continuavano a tormentarla.
-Ti
stai riferendo a Malfoy, vero?-
Le
chiese la bionda con voce morbida e delicata come velluto, quasi
temesse di interrompere il sonno tranquillo di un bambino.
Ginny
si voltò verso di lei con ancora le mani sul viso, e
annuì,
facendo scintillare gli occhi della Corvonero che le sorrise e la
incitò a
continuare.
-Ho
paura di quello che sto facendo! Non mi riconosco più!
Nemmeno con
Harry facevo così attenzione ai particolari e questo non fa
altro che
spaventarmi. Mi sento una completa idiota perché avevo
promesso a me stessa di
non dargliela vinta, e invece ci sono cascata…-
Ginny
si prese la testa tra le mani e tentò di fermare il tremito
delle spalle e delle gambe: mai nella sua vita aveva provato tanto
freddo.
Luna
le sorrise dolcemente e si avvicinò a lei fino a darle un
grande
abbraccio, gli occhi brillanti come acqua al sole e un sorriso sognante
come
quello dei bambini.
-Ginny,
se davvero doveva accadere il tutto si limitava ad una
questione di tempo. Ricordi quando ti inviai una lettera, dicendoti che
ero a
conoscenza di ciò che sarebbe accaduto se tu avessi
rifiutato Malfoy? E’
esattamente a questo che mi riferivo! Anche se inizio a pensare che non
sarebbe
cambiato molto neanche se tu fossi passata al contrattacco. Non
è romantico?
Destinati a provare un sentimento reciproco, indipendentemente dai
fattori
altrui!-
Ragionò
la bionda, stringendo l’amica nel suo abbraccio e parlando
con
voce sognante e melodica che strappò a Ginny un piccolo
sorriso.
-Il
problema è che lui non mi ricambia, per il semplice motivo
che il
ragazzo con cui ho passato il tempo non era Malfoy. Era una maschera,
una menzogna
che lui stesso ha creato per rendermi debole, e la cosa che
più mi brucia è che
lui ci è riuscito in pieno, mentre io ho fallito
miseramente…-
Esordì,
tirando in su col naso e lasciandosi cullare dall’abbraccio
caloroso dell’amica, soffice come i soffi di vento che
accarezzavano
delicatamente i loro corpi.
-Come
puoi sapere se ha sempre finto? Magari ha solo detto le frasi
giuste ma non ha mai voluto passare per ciò che non
è! Non puoi conoscere la
verità se prima non la affronti…-
Ginny
sciolse l’abbraccio per ergersi con la schiena e
tirò in su col
naso, prima che un vago sorriso affiorasse sulle sue labbra cremisi.
-Luna,
credo di essermi innamorata…-
Parole
a lungo evitate ma mai realmente sconfitte uscirono dalle sue
labbra, vere come il sole che illuminava le due ragazze ma che non
riusciva ad
arrivare nelle fondamenta buie del castello.
Lì
dove risiedeva la casa di Salazar Serpeverde, il Caposcuola era
sotto la doccia da più di mezz’ora, cercando
conforto sotto il getto rilassante
dell’acqua calda.
Ma
anziché sentire la familiare sensazione di sollievo, quei
pensieri
e sentimenti che da tanto tempo aveva messo in un angolo iniziavano a
riaffiorare come erbacce tagliate superficialmente e non alla radice.
Quella
gelosia innata, quella rabbia che scuoteva ogni cellula del suo
corpo e la sensazione bruciante di poter compiere un omicidio da un
momento
all’altro non erano mai state tanto pressanti e palesi come
quando qualcuno si
avvicinava a Ginny.
Quel
bellissimo angelo aveva ancora le ali intatte, e anziché
tagliare
o sporcare le sue di ali, Draco aveva la sensazione di farlo con le sue.
Non
che le avesse mai avute.
Ma
da quando quell’essere celeste dai capelli ramati era entrato
nella
sua vita, sentiva che forse anche lui poteva riavere indietro le sue
ali.
A
volte quel pensiero gli pareva una follia, perché non aveva
mai
posseduto quella purezza e quell’innocenza in tutta la sua
vita.
Eppure
Ginny aveva il potere di fargli credere che anche lui, con i
suoi modi scorbutici e prepotenti, era una persona dall’animo
buono.
E
lo guardava con quei grandi occhi d’oro che facevano sbiadire
tutto
ciò che li circondava, e che lo osservavano come se davvero
ci fosse qualcosa
di bello da vedere in lui.
Per
tutto quel tempo aveva pensato di essere ossessionato dalla
ragazza, il che gli era già capitato in precedenza: provava
desiderio per una
donna, ma dopo che questa cadeva tra le sue braccia, perdeva ogni
interesse.
Ma
con Ginny era diverso, perché non lodava la sua bellezza,
non
ammirava la sua intelligenza: semplicemente, non sapeva
perché era così
attratto da lei.
Amava
il modo con cui difendeva il suo orgoglio e la sua dignità
femminile, con mento alto e sguardo fermo anche quando tutto intorno a
lei
stava crollando.
Amava
il modo con cui rispondeva alle sue provocazioni, senza peli
sulla lingua e senza prendere sul serio le sue parole.
C’era
una sorta di magnetismo tra di loro, questo lo sapeva bene,
semplicemente non voleva ammetterlo.
Uscì
dalla doccia e si vestì con calma, asciugando velocemente i
capelli con un colpo di bacchetta.
Rientrò
in camera e non si sorprese quando vide Blaise e Theodore
seduti sulle poltrone che stavano ai lati del letto, mentre discutevano
su chi
avrebbe avuto i voti più alti alla fine della scuola.
Draco
si stese pesantemente sul letto, lo sguardo rivolto alle cortine
verde-argento e le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino.
-Arrenditi,
Blaise! Sono il più bello e anche il più
intelligente!-
-Se
questa è la giornata dei contrari, allora sì!-
Rispose
prontamente Blaise con un largo sorriso sulla faccia, mentre
Malfoy sbuffava esasperato, portandosi una mano sul viso.
-Se
prendiamo la tua bellezza, Theodore, come unità di giudizio
allora
anche la Granger potrebbe fare la top model da morta!-
Continuò
il ragazzo di colore, guadagnandosi lo sdegno di Theodore che
aprì bocca per rispondere in maniera piccata, prima di
ricevere un cuscino in
testa da parte di Malfoy.
-Piantatela…-
Ordinò
il giovane Serpeverde con tono annoiato prima di portarsi il
braccio sugli occhi, come per coprirsi dal sole, e tornare a
focalizzare i suoi
pensieri su una certa Grifondoro dai capelli rossi.
-Uh
uh, abbiamo un Draco pensieroso qui…-
Lo
provocò Blaise, inclinando il capo d’un lato con
un sorriso
smagliante e aspettando una risposta acida da parte
dell’amico.
Quando
il ragazzo capì che Draco non aveva nessuna intenzione di
rispondergli, sbuffò sonoramente e si sedette più
compostamente sulla poltrona.
-Oh,
andiamo! Non fare la parte del muto adesso! Ormai mi hai
incuriosito e quindi non ti lascerò più in pace
fino a quando non mi
racconterai cosa ti succede…-
Esordì
il ragazzo di colore con tono soddisfatto, prendendo un chicco
d’uva da una scodella vicina e portandoselo alle labbra con
espressione
vincente, mentre Theodore si portava stancamente una mano sugli occhi.
Draco
spostò leggermente il braccio per guardare negli occhi il
compagno, prima di sbuffare con fare sconfitto.
-Ginevra
Weasley…-
Sussurrò,
tornando a coprirsi gli occhi con il braccio, mentre Blaise
sogghignava e Theodore sgranava gli occhi.
-E
così questo bel diavoletto dai capelli bianchi rimase
fottuto
dall’angioletto che voleva fottere…-
Draco
storse le labbra a quelle parole ma non commentò nulla,
neanche
quando Blaise iniziò a ridere come un forsennato.
Il
ragazzo di colore guardò da Malfoy a Theodore e – notando che non controbattevano nulla di
acido e le loro espressioni erano serie – la sua
risata si acquietò
lentamente, fino a trasformarsi in una smorfia a metà tra lo
sconvolto e il
confuso.
-Oh,
andiamo! Avete capito la battuta?-
I
due Serpeverdi non risposero, e fu a quel punto che
l’espressione di
Blaise lasciò intuire che anche lui era arrivato ad una sola
conclusione, e per
poco la sua mascella toccò il pavimento.
-Oh
Merlino! Ma allora è vero! Sei davvero rimasto fottuto!-
Gridò
in direzione di Draco che – dal
canto suo – sospirò profondamente prima
di togliere il braccio dagli occhi
e di sedersi sul letto con espressione determinata ad ammettere i
propri
sentimenti.
Gli
occhi plumbei come il mare che prometteva tempesta e
l’espressione
di pietra che lo faceva somigliare tanto a suo padre.
-Theodore,
Blaise, credo di essermi innamorato…-
To
be continued…
Holaaaaa!
Finalmente,
direte voi! Ci sono voluti ben 16 capitoli per rendere possibile tutto
questo!
E’ vero, in quanto a rating sono molto lunatica
perché, come potete vedere,
l’ho di nuovo passato all’arancione. Questo
perché il rosso era troooppo
esagerato, fidatevi della scrittrice. Mi sono lasciata influenzare
dalle
opinioni altrui e per questo vi chiedo scusa! Beh, finalmente i nostri
amati
protagonisti hanno ammesso i loro sentimenti, ma non dimentichiamoci
che una
spada di Damocle pende su di loro…anzi, 3 spade di Damocle!
( Il Medaglione,
Narcissa e la Lettera di Lucius). E ora cosa accadrà? Vi
avverto che secondo i
miei calcoli, la storia avrà all’incirca 21
capitoli…quindi tra poco arriveremo
alla fine, purtroppo. *pianto a dirotto*. Spero che questo capitolo vi
abbia
entusiasmato! Baci,
Bimba
|
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Capitolo 18 *** Amore ***
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
17 – Amore
“Dimmi quel ti amo che non mi hai mai detto,
è tutta la vita che lo aspetto. Amami, sennò non la
smetto. Destino del cazzo, tu zitto!”
Cit. Andrea Filocorno
L’odore
dei fiori era qualcosa di sublime che rilassava la mente e la
sgombrava da tutti quei pensieri angusti che l’avevano
tormentata fino a quel
giorno.
Ginevra
Weasley ascoltava le sensazioni della natura cogli occhi
chiusi e un lieve sorriso ad incurvarle le labbra,
l’espressione rilassata di
chi non ha pensieri brutti a cui pensare.
Si
trovava su una panchina costruita al centro di un magnifico
giardino che si trovava nell’ara est del castello.
La
statua di Merlino si ergeva imponente dietro le sue spalle, quasi a
volerla proteggere da tutti i pensieri esterni che minacciavano di
farle
perdere quell’armoniosa pace interiore.
Erano
davvero pochi i momenti in cui Ginny non si rattristiva per il
destino d’essersi innamorata della persona sbagliata.
Non
passava giorno in cui non si struggeva di dolore per
quell’amore
che era falso come i sussurri delle Veela.
Più
di una volta Luna aveva cercato di consolarla, dicendole che
probabilmente
il ragazzo di cui si era innamorata esisteva davvero e non era frutto
della
cattiveria di Malfoy.
Ma
Ginny era forte, e con la stessa forza che aveva usato per
rialzarsi dopo la morte di Fred, si sarebbe rialzata anche da quel
baratro, ma
non avrebbe mai smesso di amarlo.
-Ginny…-
La
giovane schiuse gli occhi e sbatté le palpebre a
più riprese per
tornare con i piedi sulla Terra.
Poi
si voltò, e incontrò il giovane Harry Potter che
le sorrise
lievemente, un po’ mortificato per aver rovinato quel momento.
-Posso
sedermi?-
Le
domandò, indicando il posto accanto al suo sulla panchina in
marmo,
al che la ragazza sorrise lievemente e fece un cenno
d’assenso.
Harry
si accomodò al suo fianco e inspirò profondamente
l’odore dei
fiori, riempendosi i polmoni con quel soave profumo.
-Ora
capisco perché vieni sempre a rifugiarti in
quest’ara del
castello, ultimamente! E’ bellissima…-
Sussurrò
il ragazzo, facendola sorridere, mentre prendeva a far
scivolare lo sguardo sui vari tipi di fiori che ornavano quel pezzo di
paradiso.
-Sì,
lo è…-
Sussurrò,
prima di rattristirsi quando il pensiero volò al suo
bellissimo Malfoy, seducente come i boccioli di rose rosse che le
sorridevano
da lontano.
Harry
si chinò e raccolse qualcosa da terra, prima di porgere una
bellissima rosa rossa che rattristì ancor di più
la giovane Grifondoro, la
quale non lo diede a vedere.
Harry
posizionò il fiore tra la sua fluente chioma color cremisi,
poco
sopra l’orecchio destro, come aveva fatto la sera della loro
cena romantica.
Che
non andò a buon fine a causa della bravata di Malfoy.
Ginny
distolse all’improvviso lo sguardo da Harry, voltando il capo
con una smorfia di dolore, il cuore dilaniato da una morsa di ferro.
Il
Grifondoro abbassò la mano mentre la ragazza tentava di
trattenere le
lacrime che non smettevano mai di scorrere sul piccolo volto roseo.
-Ho
notato che in questi ultimi tempi sei un po’ triste, Ginny.
C’è
forse qualcosa che non va?-
Le
domandò il ragazzo, al che la rossa voltò il capo
in sua direzione
e lo osservò a lungo: gli occhi verdi come le piante di cui
erano circondati, i
capelli scuri e scompigliati e l’aria da ragazzo maturo che
non aveva mai perso
quella sfumatura più giocosa ed innocente.
Aveva
passato tanto tempo ad amare in silenzio quel volto, passando
notti intere a piangere su quel sentimento che non era ricambiato.
L’unica
cosa che aveva sempre desiderato, era sentirsi protetta tra le
braccia di qualcuno che contasse tanto per lei e che, soprattutto,
ricambiava
il suo sentimento.
Era
buffo il fatto che si era ritrovata nella stessa situazione con
l’antagonista di Harry.
-Harry,
tu sei un ragazzo magnifico! Dolcissimo, premuroso e attento
ad ogni particolare! Ed è questo che ti rende speciale, non
quella cicatrice
che tutti venerano quando invece ti ha portato solo disgrazie. Ho
passato tanto
tempo ad amarti, Harry. Troppo, forse. Vorrei poterti amare come una
volta, ma
non ci riesco. Mi dispiace davvero tanto…-
Gli
disse, liberandosi da un grande peso ma la mortificazione prese il
sopravvento quando gli occhi di Harry si spensero, prima di distogliere
lo
sguardo.
-Harry…-
-No,
Ginny. Tranquilla, io…io sto bene. Comunque sia sono
contento che
tu me l’abbia detto…-
Sussurrò,
tornando a guardarla con gli occhi pieni di lacrime ma
l’espressione di chi ha capito la verità, e per
quanto dura essa sia, la
affronta.
Poi
abbassò lo sguardo, e una sola lacrima sfuggì al
suo controllo.
Rimasero
così, in silenzio, ma consapevoli della presenza
dell’altro;
poi, un sorriso curvò le labbra di Harry, che
iniziò a ridere lievemente, tanto
che per un attimo Ginny pensò che l’effetto del
Distillato Sviante non fosse
ancora svanito.
-Dì
a Malfoy che se ti farà versare una sola lacrima,
verrò a
chiedergli la rivincita per quel giorno al campo di
quidditch…-
Il
cuore di Ginny fece una capriola a quelle parole, e fu costretta a
scuotere la testa e sbattere le palpebre a più riprese per
iniziare a
connettere di nuovo.
-N…no,
cosa centra Malfoy, Harry?-
Il
ragazzo con la cicatrice sorrise lievemente e si avvicinò a
lei,
guardandola dritto negli occhi.
-Di
che colore sono i suoi occhi?-
-Perlati
come l’argento, in genere, ma quando si arrabbia diventano
plumbei come il mare che promette tempesta e quando stanno al sole
sembrano
quasi celesti…-
Il
ragazzo sorrise vittorioso a quella risposta, prima di chiederle:
-…E
di che colore sono i miei?-
Ginny
cambiò espressione davanti quella domanda e
sbatté le palpebre a
più riprese quando capì di aver memorizzato il
colore degli occhi di Malfoy...e
di nessun’altro.
-…V-verdi…-
Sussurrò,
incerta, ma consapevole del fatto che quella descrizione non
era minimamente paragonabile a quella che aveva fornito per Malfoy.
Harry
rise lievemente con espressione amara ma consapevole, quasi si
aspettasse quell’esatta risposta ma una parte di lui sperasse
in qualcosa di
diverso.
Il
giovane la guardò negli occhi un’ultima volta,
prima di alzarsi
dalla panchina e baciare Ginny sulla fronte.
-Spero
di averti persa per un uomo migliore…-
Le
disse, prima di allontanarsi lentamente con le spalle basse,
lasciando Ginny a riflettere in quel giardino solitario.
La
ragazza sospirò prima di alzarsi dalla panchina e di
incamminarsi
lentamente verso il corridoio che l’avrebbe portata nella sua
Sala Comune per
andare a dormire, le gambe lente e pesanti come se stesse camminando in
una
zuppa bollente.
Si
avvicinò all’angolo del corridoio e per poco le
caddero le
ginocchia quando una figura allampanata sbucò dal corridoio
e la costrinse con
le spalle contro al muro.
Impaurita
e sorpresa, alzò lo sguardo sul ragazzo e i capelli soffici
di Draco le carezzarono la fronte, e la giovane si specchiò
in un nuovo
scintillio che ne accendeva gli occhi.
-Sei
stata con Potter?-
Le
domandò, il respiro ansante per le forti emozioni, ma dai
suoi
occhi non traspariva gelosia, bensì speranza.
Che
si fosse stancato di lei?
No,
non era possibile, non per amore o qualunque altro tipo di
sentimento che era incapace di provare, bensì per la sua
vendetta.
Non
aspettava che un suo passo falso, e Ginny non era sicura di
riuscire a mantenere la sua maschera di indifferenza ancora a lungo.
-Sì,
e allora?-
Malfoy
sorrise a trentadue denti, ma la cosa che sorprese Ginny fu non
trovare la minima traccia di scherno o malizia in quel sorriso.
-Ho
sentito tutto…-
A
quelle parole il cuore Ginny sembrò bloccarsi in petto: lo
guardò
con occhi sgranati e il respiro ansante di chi sta per entrare in
iperventilazione.
Malfoy
sorrise compiaciuto a quella reazione, e le spostò i capelli
d’un lato, mettendo in bella mostra la rosa rossa e
avvicinandosi sensualmente
al suo orecchio.
-E
così ti piaccio, bambolina?-
Le
domandò rocamente, trasmettendole una potente scarica di
brividi
che le fece tremare le ossa.
Draco
si spostò per guardarla dritto negli occhi, prima che il suo
sguardo fosse attirato dal piccolo bocciolo di rosa che si mimetizzava
tra i
suoi capelli rossi.
-Una
rosa rossa: scelta interessante, Potter. Passione. E’ questo
il
suo significato…-
Si
rigirò la rosa tra le mani fino a togliergliela dai capelli
per
guardarla con espressione assorta ed indecifrabile.
Poi,
la gettò con noncuranza e si abbassò per
raccogliere un
bellissimo tulipano rosso, dello stesso colore dei suoi capelli, oltre
ad
essere il suo fiore preferito.
Rigirandolo
tra le mani, si avvicinò a lei fino a posare un gomito
contro il muro, avvicinando con l’altra mano il tulipano al
suo volto.
-Tulipano
rosso: dichiarazione d’amore-
Sussurrò
al suo orecchio le ultime due parole, prima di incastonare il
tulipano dove prima c’era la rosa.
Ginny
era molto turbata da quel cambiamento: probabilmente aveva
deciso di cambiare tecnica per conquistarla perché si stava
stancando di lei.
Quel
pensiero la fece sentire debole ed inutile come una formica
davanti uno stivale, ma ebbe la forza di spingere via il Serpeverde con
quel
poco d’orgoglio che le rimaneva.
-E
questo che cosa vorrebbe dire?! Non tentare di abbindolarmi solo
perché hai scoperto che mi piaci, Malfoy-
Lo
avvertì, prima di voltarsi per evitare di continuare ad
osservare
quel volto cesellato ad arte che aveva il potere di farla sentire in
soggezione.
-Tu
hai solo paura di amarmi!-
Le
urlò di rimando, facendola bloccare di colpo con un sordo
tuffo
all’altezza del cuore e una rabbia bruciante che minacciava
di esplodere da un
momento all’altro.
Sentiva
tutta la frustrazione accumulata in quegli ultimi tempi, la
tristezza, la tensione, venire a galla come pezzi di legno
sopravvissuti alla
tempesta.
Si
voltò verso di lui, specchiandosi in quegli occhi rabbiosi e
stanchi, prima di avvicinarsi inveendo contro di lui.
-Purtroppo
no! Io so cosa provo per te, brutto caprone testardo,
egoista e senza cuore! Lo so perché quando sto con i miei
amici, quando studio,
quando partecipo alle lezioni mi manchi tu! Ma quando sto con te non mi
manca
nessuno, mi sento completa. E forse hai ragione, ho paura
perché sensazioni
così forti non le avevo mai provate prima d’ora!
Quello che davvero non sa cosa
vuole e cosa prova, non sono io, sei tu!-
Terminò,
con il respiro ansante per l’adrenalina che le aveva
iniettato quel piccolo discorso che sorprese il Serpeverde oltre ogni
dire.
Il
giovane osservò quelle labbra dal sapore dolce come le
ciliegie e
desiderò morderle fino a sentire il sapore ferroso del suo
sangue di
babbanofila mischiarsi con il suo, puro e incontaminato.
-Io
so di essere innamorato di te…-
Iniziò,
deglutendo nel tentativo di allentare quel nodo in gola che
pizzicava fastidiosamente.
-…ho
solo paura di dirlo a me stesso-
Ginny
non riusciva a credere che avesse davvero detto quelle parole.
Il
suo cuore esplose all’altezza del petto, e la ragione la
abbandonò,
perché per una volta non voleva preoccuparsi di
ciò che erano le conseguenze.
Per
una volta avrebbe vissuto ogni sensazione fino alla fine.
Le
loro labbra si scontrarono a metà strada e ogni
preoccupazione,
ogni rimorso o senso di colpa svanì nell’aria.
Erano
pieni d’amore i loro baci e, anche se non
l’avrebbero mai
ammesso in presenza dell’altro, non c’era nessun
altro posto in cui avrebbero
voluto trovarsi.
Ginny
era così minuta che sembrava scomparire contro il petto di
Draco, ma quella sensazione la fece sentire solo più
protetta.
Draco
invece aveva la sensazione di essere in paradiso: se quello
significava abbandonare le ombre che avevano costituito la sua vita,
era
disposto a farlo.
Non
voleva fare del male a Ginny o portarla in camera da letto come
vendetta.
No,
lui voleva vederla sorridere nella notte e sapere che lui era la
causa di quel sorriso, voleva svegliarsi con la sensazione di quel
piccolo
corpicino contro il suo e voleva essere la prima cosa che quei grandi
occhi
d’oro vedevano la mattina.
La
notte scese sull’intero castello di Hogwarts, e i raggi della
luna
illuminavano le cortine del letto a baldacchino su cui sedevano i due
ragazzi,
privi di vestiti ma pieni d’amore.
Le
mani intrecciate contro le coperte, i respiri all’unisono e i
cuori
che battevano allo stesso ritmo.
Una
pioggia di capelli rossi bagnavano il cuscino, arrivando a coprire
la ragazza fino a metà schiena.
Il
ciondolo di Malfoy non aveva mai pulsato così intensamente,
o forse
era il battito del suo cuore che lo faceva pulsare.
Resta
il fatto che un oceano di emozioni così forti non le aveva
mai
provate: era come se lo stesse facendo per la prima volta.
Più
entrava in lei e più sentiva le barriere rompersi, un
bocciolo che
lentamente stava fiorendo e con la sua grande luce stava spazzando via
tutto
ciò che riguardava il passato.
E
il suo bocciolo era Ginny.
Era
la dimostrazione vivente che le cose belle accadevano anche alle
persone come lui, che probabilmente non le meritavano.
Sarebbe
stato disposto ad amarla fino alla morte, incurante delle
differenze che li separavano.
Ginny
era aggrappata a lui e quella era la cosa più bella che
avesse
mai visto.
Era
così dannatamente innocente anche mentre facevano
l’amore, e il
suo nome aveva un suono così dolce se detto dalle sue labbra
ansanti.
Forse
un domani, tutte quelle sensazioni gli sarebbero sembrate
ridicole, ma quella notte tutto ciò che desiderava era
lì con lui, nel suo
letto.
E
per quella notte, la felicità l’avrebbe
provata…
To
be continued…
Bon
jour!!
Finalmente,
direte voi! I
nostri due protagonisti si
sono lasciati andare, yeee. Perdonate la citazione poco signorile, ma
mi
sembrava davvero perfetta per questo capitolo, esprimeva esattamente il
succo
della cosa. Come potete vedere, il nostro Harry si è
finalmente fatto da parte
con dignità ed orgoglio: un vero Grifondoro! Ci ho messo
anima e corpo per
descrivere al meglio la scena finale, senza entrare in particolari che
ne
avrebbero fatto perdere la bellezza. Spero che vi sia
piaciuta… Ora, lasciatemi
dare un grazie davvero speciale all’utente Astrid Malfoy che
ha segnalato la
mia storia all’amministrazione per inserirla tra le scelte
del sito. Non puoi
nemmeno immaginare come mi sono sentita, una gioia così
immensa che non può
comprenderla chi non la prova. La mia storia è un
po’ mediocre per entrare tra
le scelte del sito, ma a me basta avere la stima dei miei amatissimi
lettori.
Il merito è più vostro che mio <3 E con
questo vi auguro di passare una
buona domenica! Bacioni,
Bimba
|
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Capitolo 19 *** Forte ***
Capitolo 18 - Forte
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
18 – Forte
“Ciò che non ti
uccide, ti rende più forte.”
Cit. Kelly Clarkson
Il
respiro lento e cadenzato di Ginny era l’unico sottofondo in
quel
clima di pace che regnava sovrano nella camera del ragazzo.
Un
raggio di sole si era posato, impudico, sulle cortine del suo letto
a baldacchino, rendendo quel risveglio il più piacevole che
avesse mai avuto.
Ginny
dormiva beata tra le sue braccia, i capelli sparsi sulle
lenzuola come una tenda di fuoco e la pelle rosea illuminata dai raggi
del
sole.
Rimase
ad osservarla per una quantità di tempo indecifrabile,
sorridendo ogni volta che Ginny si muoveva o che si accucciava meglio
contro il
suo petto.
Chiuse
gli occhi e con un profondo respiro rievocò alla mente le
immagini della notte appena passata, la più bella di tutta
la sua vita.
Era
convinto che Ginevra fosse innamorata di Potter, che non lo
avrebbe mai considerato come un potenziale compagno, e scoprire che in
realtà
era l’esatto contrario aveva scaturito in lui
un’emozione così forte da
risultare indescrivibile.
Gioia,
amore, sorpresa, desiderio messi insieme si erano accesi in lui
come una lampadina e l’avevano portato alla cosa
più bella di tutta la sua vita.
Aveva
passato un sacco di tempo a prendere in giro tutti quei
ragazzini insulsi che credevano ancora nel cosiddetto “vero
amore” e che
aspettavano la donna della loro vita.
Li
definiva immaturi e creduloni, ma adesso che si trovava con Ginny
tra le braccia, capì di aver sbagliato direzione per tutta
la vita.
Perché
stare con lei quella notte, aveva rappresentato un’esperienza
nuova e un insieme di emozioni e sensazioni che non gli erano mai parse
così
paradisiache.
Ginevra
non avrebbe mai dovuto sapere del piano che li aveva fatti
arrivare fino a quel punto: quella rivelazione poteva far crollare
tutto il suo
castello di carte.
Non
importava cosa l’aveva spinto ad avvicinarsi alla ragazza,
l’importante era che lo aveva fatto e da allora avrebbe fatto
tutto il
possibile per proteggerla.
Sorrise
quando la ragazza mugugnò nel sonno, prima di schiudere
leggermente gli occhi quando un raggio di sole la colpì in
viso.
Draco
notò che le sue iridi sembravano oro pregiato se illuminati
dalla luce, così come i capelli sembravano fuoco
incandescente.
La
ragazza sbatté le palpebre a più riprese quando
notò l’arredamento,
prima di chiudere gli occhi e di inspirare a pieni polmoni il profumo
della
pelle del Serpeverde.
Draco
sorrise, orgoglioso d’essere l’unica cosa che Ginny
trovava
familiare in mezzo ad un ambiente a lei sconosciuto.
La
ragazza sorrise con gli occhi chiusi, e Draco capì da quella
reazione che gli eventi della notte passata le erano tornati alla
memoria.
-Buongiorno,
raggio di sole…-
La
salutò il ragazzo con un braccio dietro la testa e il
sorriso
beffardo che aveva sempre caratterizzato i suoi lineamenti, ma che
quella
mattina aveva una causa diversa.
La
ragazza sgranò gli occhi quando sentì il suono
della sua voce e
mosse furiosamente le iridi come se stesse facendo un ragionamento
logico poco
gradito.
Poi,
alzò lievemente il capo, facendo scorrere lo sguardo sulla
pancia
di Draco, sugli addominali, sui pettorali fino ad arrivare al suo volto.
Il
ragazzo allargò il suo sorriso, ma Ginny non lo
ricambiò, anzi:
aveva un’espressione sconcertata in viso, quasi spaventata.
Si
mise a cavalcioni su di lui coprendosi con il lenzuolo fino al
seno: guardò furiosamente il letto a baldacchino dove la
notte prima avevano
consumato il loro amore e ne rimase turbata.
Dalla
sua espressione, pareva che non avrebbe mai e poi mai voluto
trovarsi in quella situazione, e questo mise in allarme il giovane
Malfoy che
smise di sorridere.
Prima
che potesse prendere parola, la bella Grifondoro iniziò a
rivestirsi alla velocità della luce, cosa che fece agitare
il ragazzo ancora di
più.
-Si
può sapere che ti prende?-
Le
domandò, confuso, al che la ragazza iniziò a
vestirsi ancora più
velocemente, ansiosa di lasciare quella stanza.
-N…nulla,
n…niente! Perché…dovrebbe esserci
qualcosa che non va?-
Balbettò
con poca coerenza, troppo impegnata a rivestirsi piuttosto
che a dare una risposta plausibile alla sua domanda.
Draco
scese dal letto e indossò i pantaloni appena in tempo per
impedire a Ginny di uscire dalla stanza.
La
ragazza aveva una mano contro la maniglia, ma Draco era stato
più
veloce e si era scagliato contro la schiena della ragazza, poggiando
una mano
sulla sua e l’altra sulla porta per bloccarla.
-Tu
ora mi dici che cos’hai!-
Non
era una richiesta, era un ordine, e questo Ginny lo capì: si
spostò da lui con un gesto stizzito e camminò
furiosamente per la stanza.
-Sarai
contento! Finalmente hai ottenuto il tuo scopo: portarmi a
letto! Cos’altro vuoi da me? Non ti basta quello che mi hai
già fatto?-
Camminava
furiosamente per la stanza senza degnarlo di uno sguardo, ma
a quelle parole le sopracciglia di Draco si corrugarono per la rabbia.
-Che
cazzo stai dicendo?!-
-Sto
dicendo che ti ho sentito quel giorno!-
Urlò
con la voce rotta, voltandosi furiosamente in sua direzione e
mostrandogli
i suoi occhi rossi e pieni di lacrime che il suo orgoglio continuava a
rifiutarsi di far cadere.
L’espressione
di Draco mutò dalla rabbia allo sconcerto, perché
per
qualche ragione il suo pensiero era andato ad un unico momento.
-Sì,
Draco. Hai capito bene. Io c’ero quando tu e Blaise avete
architettato il vostro bel piano, sotto l’albero vicino al
lago. Mi ero
arrampicata per godermi il vento autunnale e tutto a un tratto arrivano
due
pavoni presuntuosi che progettano di usare i miei sentimenti per una
stupida
vendetta-
La
sua voce s’incrinò pericolosamente alle ultime
quattro parole e le
sue labbra si curvarono in una smorfia nel tentativo di trattenere le
lacrime.
Una
fitta al petto sconvolse Draco quando udì quelle parole e
l’espressione di Ginny lo fece sentire in colpa come mai in
vita sua: gli occhi
colmi di lacrime, le labbra tremanti e l’espressione di chi
è stato ferito
dritto al cuore.
Se
fino ad un attimo prima aveva intenzione di proteggere
quell’angioletto dal male del mondo, adesso era certo
d’esser diventato lui
stesso il male.
-L’ho
sempre saputo, sin da quando ci siamo visti la prima volta in
corridoio. E ti giuro che ci ho messa tutta me stessa per non cedere,
tutta
l’anima per non farmi trascinare…ma non ci sono
riuscita…-
Spalancò
le braccia come per mostrare l’ambiente dove si trovava,
quasi fosse una prova in più a testimoniare ciò
che aveva appena proferito.
-Ma
sappi che anch’io ho fatto il tuo stesso gioco. Il problema
è che
non sono riuscita a smuovere quel tuo fottuto cuore di ghiaccio, mentre
tu…-
Non
concluse la frase perché quel nodo in gola si era fatto
così forte
da costringerla ad abbassare il capo, lasciando che quelle gocce di
salsedine
le bagnassero le gote.
A
quelle parole Draco rialzò il capo in sua direzione,
sentendo quella
stilettata farsi sempre più forte e la voglia pungente di
aprirsi il petto solo
per far smettere al cuore di fare così male.
-So
che il ragazzo con cui sono stata a letto non sei davvero tu.
L’ho
sempre saputo. Ma sappi che non m’importa se mi umilierai
davanti tutta la Sala
Grande, non m’importa se infangherai il mio nome o se mi
renderai la più
squallida fra le puttane. E’ vero: mi sono innamorata di te,
ma questo non
cambia il fatto che non risponderò alle tue provocazioni.-
Esordì
con voce ferma e minacciosa che strideva enormemente con le
lacrime che le rigavano il viso.
Si
avvicinò lentamente a lui, continuando a guardarlo dritto
negli
occhi nonostante il dolore e la tristezza, come ad urlare
“sono ancora in
piedi”.
-E
la cosa peggiore…è che questa è stata
la mia prima volta.-
Rivelò,
spiazzando il ragazzo Serpeverde che la guardò con
espressione
sorpresa e il respiro lievemente ansante, le labbra schiuse per
chiamare il suo
nome ma non ne uscì che un suono soffocato.
Ginny
se ne andò in lacrime, sbattendo la porta e lasciando il
ragazzo
nel più totale rimorso, il petto a dolergli per tutta la
disperazione che lui
stesso aveva messo in quegli occhi pieni di lacrime che fino a un
minuto fa, lo
guardavano con fermezza.
Alzò
lo sguardo tremante verso le lenzuola del suo letto, dove una
macchia rossa era tutto ciò che rimaneva come testimonianza
del loro amore.
Quella
mattina Draco non partecipò alle lezioni, ma il pomeriggio
si
preparò per partecipare agli allenamenti di quidditch.
Almeno
passando un pomeriggio all’insegna dello sforzo e degli
allenamenti, i suoi pensieri si sarebbero concentrati su qualcosa che
non
centrasse con Ginny.
Sfrecciò
nel cielo alla massiva velocità, stando alla larga dai suoi
compagni di squadra per non rischiare di ferirli con la foga del
momento.
Sfrecciò
in alto per prendere il boccino, sentendo l’aria
schiaffeggiargli il volto come era giusto che fosse.
Doveva
soffrire, se lo meritava, e cercava in tutti i modo di farsi
del male accusando una mera coincidenza.
Era
così accecato dalla sua rabbia, così preso dalla
sua voglia di
farsi male, che non noto il giovane battitore venire verso di lui.
Il
ragazzo andò a sbattere contro Draco, la quale
riuscì a mantenersi
in equilibrio per un pelo, a differenza del ragazzo che cadde
rovinosamente a
terra.
I
suoi compagni di squadra si affrettarono a raggiungerlo per
verificare le sue condizioni, mentre mormorii preoccupati si levavano
da tutte
le parti.
Draco
scese lentamente a terra, un moto di rabbia a bloccargli la
gola, e la scena che ebbe davanti gli occhi lo fece innervosire ancora
di più.
-BASTA!-
Tuonò
con voce spaventosamente alta, facendo trasalire un sacco di
ragazzi che si allontanarono dal corpo dello sfortunato battitore che
era
inceppato nelle ire di Malfoy.
Quest’ultimo
si avvicinò al compagno di casa con gli occhi fuori dalle
orbite e l’istinto di prenderlo a pugni fino a sentire il
sangue affluirgli
sulle mani.
Lo
prese per il colletto con uno scatto improvviso e lo alzò da
terra
per portarlo all’altezza dei suoi occhi, lo sguardo gelido e
furibondo di chi
sta per compiere un omicidio.
E
in quegli occhi vide riflessa la paura e la sorpresa, stessi
sentimenti che l’avevano colto quella mattina dopo la
rivelazione di Ginny.
L’idea
di prenderlo a pugni per sfogarsi era così allettante che
Draco
caricò il pugno verso il viso del ragazzo e
ringhiò con l’espressione di chi
cerca inutilmente di trattenersi.
Una
leggera pressione sulla spalla lo spinse a voltarsi, e i suoi
occhi furibondi incontrarono quelli calmi di Theodore che scosse la
testa come
per incitarlo a lasciar andare il ragazzo.
Solo
in quel momento Draco sembrò rendersi conto di cosa stava
per
fare, così lasciò cadere il ragazzo al suolo,
notando che aveva un braccio e
una gamba rotti a causa della caduta.
-GLI
ALLENAMENTI SONO FINITI!-
Urlò,
voltandosi e lasciando ai suoi compagni il compiti di portare
quell’imbecille in infermeria.
Con
il respiro ansante e la testa piena di pensieri arrivò ad
una
panchina abbastanza distante e si sedette.
Nemmeno
si accorse quando Theodore prese posto al suo fianco, e
continuò ad osservare il vuoto nel tentativo di riordinare i
suoi pensieri.
-Ho
sempre pensato che i tuoi comportamenti fossero un mistero alla
maggior parte delle persone. Anche per me e Blaise, che ti conosciamo
da tanto
tempo, è difficile dargli una risposta, ogni tanto. Solo
adesso mi rendo conto
che sei sempre stato un libro aperto, ma con una copertina troppo
spessa per
lasciar intravedere le scritte al tuo interno-
Iniziò
il ragazzo, facendo formare un sorriso sarcastico sulle labbra
sensuali del biondino.
-Risparmiami
i tuoi indovinelli, Theodore…-
Commentò,
portandosi una mano alla testa, lì dove i suoi pensieri
sbattevano con tanta forza da fargli male.
Non
riusciva ancora a credere che tra lui e Ginny tutto era svanito
come fumo nel giro di pochi minuti.
Ancora
una volta, aveva rovinato tutto, e anche se all’inizio si era
sentito arrabbiato con Ginny perché anche lei aveva tentato
di prenderlo in
giro, poi aveva convenuto che l’unica ad avere una
spiegazione plausibile per
covare rancore, era Ginny.
Per
tutto quel tempo, lei aveva sempre saputo della sua vendetta, ma
non l’aveva riferito ai suoi compagni di casa come qualsiasi
altra persona.
No,
lei aveva preferito cavarsela da sola e andare di fronte al pericolo
nonostante sapesse che poteva uscirne col cuore in frantumi: ancora una
volta,
aveva dimostrato una forza ed un orgoglio che Draco non avrebbe mai
saputo
sfoggiare, ed era per questo che l’amava.
Perché
guardava sempre negli occhi il suo nemico, senza mai tirarsi
indietro, senza mai mostrare le sue debolezze nonostante il mondo
intorno a lei
stesse cadendo in frantumi.
-Cosa
succede, Draco?-
Gli
domandò Theodore, al che Malfoy non poté fare a
meno di dare sfogo
alla sua frustrazione attraverso un grido di dolore che si
sentì fino alle
porte del castello.
-Ho
rovinato tutto, Theodore! Ho rovinato tutto e l’ho persa!-
Farneticò,
portandosi le mani alla testa e sentendo gli occhi
pizzicare fastidiosamente, ma non avrebbe mai versato quelle lacrime,
perché
solo chi è debole non aveva il coraggio di piangere, e lui
si sentiva così
senza la sua Ginny.
Theodore
sospirò, sprofondando ancora di più sulla
panchina e
incrociando le braccia al petto.
-Sai
perché quando seppi del tuo piano per conquistare Ginevra,
mi
opposi?-
Domandò
all’improvviso, spingendo il giovane Malfoy a deglutire prima
di alzare il capo per osservarlo negli occhi e invitarlo
silenziosamente a
continuare.
-Perché
avevo paura che i suoi legami ti riducessero in questo
stato…-
Un
sorriso amaro curvò le labbra del biondino, la quale emise
una
leggera risata che non aveva nulla di divertente.
-Lo
so, temevi la ritorsione di Potter e Lenticchia…-
-No,
affatto. Non mi riferisco a quel tipo di legami. Io parlavo del
suo rapporto con i valori dell’onestà,
l’onore, l’orgoglio, la passione. Tutte
doti che a noi Serpeverdi mancano. So quanto le ammiri e quanto avessi
voluto
possederle per opporti al volere del Signore Oscuro. Io avevo paura che
tu
t’innamorassi di lei…-
Draco
sbatté le palpebre per tentare di recepire meglio le
informazioni acquisite, prima di tornare a guardare il compagno con
sguardo
interrogatorio.
-Continuo
a non capire Theodore…-
Il
Serpeverde sorrise amaramente, prima di piegarsi per posare i
gomiti sulle ginocchia ed evitare accuratamente lo sguardo di Draco.
-Tu
sai quanto difficile sia stata la mia vita, in passato. Quando ho
conosciuto te e Blaise mi sono sentito completo. Sono cresciuto con
voi, ho
affrontato la guerra con voi, anche se dalla parte sbagliata. Se tu ti
fossi innamorato
di una donna come lei, ci avresti abbandonato. Solo ora capisco quanto
sia
stato egoista. Prima che arrivasse Ginny tu non eri felice. Lo
leggevamo nei
tuoi occhi spenti e continuamente sfuggevoli come se fossi alla ricerca
di
qualche appiglio che ti trascinasse via. Poi è arrivata la
tua bella
Grifondoro, e tutto è cambiato. Eri più
tranquillo, più solare, più in pace con
te stesso. Continuavi a dire che tutto era frutto della vendetta,
eppure lei ti
ha cambiato la vita. Forse non sarà la donna più
bella di Hogwarts, o quella
più simpatica, o quella più intelligente, ma
continuerai a scegliere sempre
lei, nonostante tutte le opportunità che ti presenteranno.
Perciò vai. Corri da
lei e torna ad essere felice.-
Le
parole di Theodore lo turbarono ancora di più, fino a
ritrovarsi
con la mente piena di pensieri e il cuore pieno di ricordi.
Non
seguì Theodore quando si alzò per lasciarlo solo:
preferì mille
volte chiudere gli occhi e immergersi nei ricordi.
Ricordi
che procuravano quel genere di emozioni così forti che le
avrebbe provate solo se riaprendoli avesse trovato Ginny di fronte ai
suoi
occhi.
To
be continued…
Ed
eccoci al
nostro appuntamento settimanale!
Lo
ammetto, avevo
progettato questo capitolo da taaaanto tempo. So che molti di voi si
aspettavano
un amore segreto da parte di Theodore, magari nei confronti di Ginny o
in
quelli di Malfoy, che lo spingesse da essere sempre contrario alla
vendetta del
biondino. Mi spiace rompere le vostre illusioni… Comunque,
abbiamo ormai capito
che i nostri protagonisti erano destinati a stare insieme, addirittura
Luna e
Theodore lo sapevano prima di loro! Il problema ora
è…come facciamo a farli
tornare insieme? Non dimentichiamo che il fattore
medaglione-Narcissa-lettera
di Lucius, è ancora in agguato! Spero che il capitolo vi sia
piaciuto! Vi mando
un grosso bacio! :*
Bimba
|
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Capitolo 20 *** Correre ***
My only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
19 – Correre
“Correrei a salvarti, a dirti che
così non può durare. Correrei a parlarti, a consolarti,
niente più dolore. Correrei
a fermare il tempo e
insieme a lui le sue torture. Correrei
da te e ti stringerei,
senza scappare mai più.”
Cit. Tiziano Ferro
La
canzone di questo capitolo è “Senza
scappare mai più” di Tiziano Ferro
Il
ciondolo nero come la pece continuava a roteare tra le dita di Draco,
mostrando un po’ di luce solo quando i raggi del sole si
riflettevano sugli
occhi rossi del serpente.
Disteso
indolentemente sul suo letto, Malfoy continuava ad osservare
quel medaglione, senza vederlo.
La
sua mente stava volando indietro nel tempo, cercando tra tutti i
suoi ricordi più piacevoli, ma puntualmente in ognuno di
loro appariva Ginevra.
Meno
ci pensava e meno soffriva, questa era la sua teoria, e fino a
quando aveva qualcosa con cui impiegare il suo tempo sembrava quasi
funzionare.
In
alcuni momenti, la nostalgia prendeva il sopravvento fino a fargli
sentire un dolore all’altezza del cuore, profondo come un
silenzio incolmabile.
Si
ripeteva costantemente che come aveva rotto con un sacco di
ragazze, lo avrebbe fatto anche con lei e sarebbe andato avanti,
tentando
disperatamente di convincersi che era giusto così.
Ma
ogni sforzo che sembrava dare i suoi frutti, crollava come un
castello di carte quando all’ora di pranzo alzava lo sguardo
e quasi
istintivamente lo fermava sul posto vuoto di Ginny.
Lei
non c’era, né a pranzo, né al suo
fianco come avrebbe voluto:
aveva lasciato un posto vuoto nel suo cuore, proprio come la sedia che
si
ergeva silenziosa tra le altre piene di rumore.
Se
la Grifondoro aveva fatto tornare la luce nella sua vita, con il
suo allontanamento aveva fatto cadere delle tenebre ancora
più profonde di
quelle che c’erano prima del suo intervento.
E
lui non poteva far altro che lasciarsi avvolgere.
Come
tutte le volte, ne sarebbe uscito da solo con i graffi sulla
pelle, il vuoto nel cuore ed il ghiaccio negli occhi.
Ma
mai avrebbe dimenticato quanta felicità era riuscito ad
ottenere
grazie ad una dichiarazione insolita e ad un tulipano rosso.
Si
perse negli occhi rossi del serpente che lo fissavano profondamente
come se volessero scavagli l’anima e mettere a nudo tutta la
sua tristezza.
Quella
tristezza che ti lasciava l’amaro in bocca e che portava un
unico nome: Ginny.
Una
sola lacrima solitaria solcò il suo volto, come a firmare la
fine
di una storia che Draco non avrebbe mai dimenticato, ma che sarebbe
rimasta
chiusa nel suo passato.
La
lacrima della fine.
Solitaria
e silenziosa, scese a percorrere la forma del suo viso fino
a fermarsi sotto al suo mento, vacillando prima di cadere delicatamente
sul
ciondolo dei Malfoy.
Draco
chiuse gli occhi, sconfitto e pronto ad affrontare una nuova
giornata senza di lei.
Trasalì
quando sentì il ciondolo vibrare tra le sue mani,
così puntò
lo sguardo su di esso e lo osservò con i sensi
all’erta in attesa di una nuova
vibrazione.
Questa
non tardò ad arrivare, ma con la piccola differenza che il
medaglione non smise di vibrare.
Draco
scattò come una molla, alzandosi dal letto e mettendo una
mano
sulla tasca posteriore del pantalone dove conservava la sua bacchetta.
Non
fece in tempo a cacciarla dalla tasca del pantalone che il
ciondolo iniziò a bruciare come lava ardente e il Serpeverde
fu costretto a
lasciarlo cadere.
Puntò
la bacchetta in direzione del medaglione che continuava a
vibrare sul pavimento, assumendo pian piano il colore del sangue, come
se si
stesse surriscaldando troppo velocemente.
Quando
Draco credette che stesse per esplodere, il serpente iniziò
a
muoversi come se avesse vita propria.
Strisciando,
strinse ancora di più la “M” dei Malfoy
tra le sue spire,
fino ad ergersi con la testa davanti la lettera, nascondendone la
visuale.
Il
serpente allargò le costole per formare un cappuccio,
rivelandosi
così un cobra reale che alzava altezzosamente la testa in
sua direzione.
Poi,
le vibrazioni terminarono e il ciondolo tornò del suo colore
naturale, lasciando il serpente in quella strana posizione.
Draco
attese qualche secondo prima di avvicinarsi, aspettando
l’arrivo
di qualche altra stranezza.
Quando
questa non arrivò, raccolse il ciondolo da terra e lo
portò
all’altezza dei suoi occhi per osservarlo più
attentamente.
In
quel momento, una scritta colore del fuoco si marchiò sul
lato
sinistro del cappuccio, e un’altra si marchiò sul
lato destro.
Eridano Malfoy
– Naschira Coleman
Draco
riconobbe il nome dei suoi bis-nonni sul cappuccio del cobra, e
corrugò le sopracciglia quando un nuovo scintillio si accese
sotto i due nomi.
Abraxas Malfoy
– Alifa Von Vitting
Il
Serpeverde capì che si trattava di una specie
d’albero genealogico
e si diede dello stupido per non averlo capito prima: la cosa
più importante
per un Malfoy è Malfoy stesso.
Lucius Malfoy
– Narcissa Black
Draco
sospirò quando lesse il nome dei suoi genitori e si rese
conto
che l’albero genealogico era appena terminato.
Ma
ancora non riusciva a capire in che modo tutti quei nomi
appartenenti al suo passato potessero aiutarlo.
Sua
madre gli aveva detto che il ciondolo serviva a mostragli la
strada giusta quando sarebbe stato in difficoltà, ma come
potevano dei nomi
aiutarlo?
Il
volto del ragazzo s’illuminò di una strana luce
arancione, e quando
il giovane alzò lo sguardo si rese conto che una nuova
scritta stava
comparendo, più forte ed evidente delle precedenti.
Draco Malfoy
– Ginevra Weasley
Gli
occhi di Draco si sgranarono quando lesse quelle parole e la
scritta incandescente sembrò riflettersi nel suo sguardo e
nella sua anima.
Ginevra
era la donna della sua vita, nessun’altra avrebbe mai preso
il
suo posto nel cuore di Draco e tantomeno al suo fianco.
Non
poteva lasciarla andare per un errore che aveva fatto lui.
Osservò
di nuovo quel ciondolo come se dovesse avere ancora una
conferma, poi lo gettò sul letto e si precipitò
fuori dalla stanza.
L’aria
nei sotterranei era gelida mentre schiaffeggiava il volto di
Draco che camminava velocemente tra quelle mura.
Nonostante
l’agitazione che provava, la sua maschera
d’indifferenza e
gelida superiorità era intatta sul suo viso.
Non
si farebbe mai fatto vedere agitato dalle altre persone.
Quando
fu certo di essere solo tra i corridoi, iniziò a correre
più
forte che poteva, facendo rimbombare i suoi passi tra le mura del
castello.
Doveva
vedere Ginevra, doveva sentire il suono della sua voce ed
essere sicuro che non l’avrebbe mai lasciato.
Rivoli
di sudore gli imperlavano la fronte e il respiro iniziava a
farsi più rado ma nemmeno quei segnali lo fecero cedere.
Stava
correndo verso un posto ben preciso del castello, dove nessuno
sarebbe mai andato a cercare Ginevra…nessuno tranne lui.
Avvicinandosi
al suo obbiettivo, un forte profumo di fiori entrò nelle
sue narici, spingendolo ad accasciarsi contro una colonna per
riprendere fiato.
Il
cuore gli martellava incessantemente contro il petto, come aveva
fatto solo dopo il primo bacio con Ginny.
Alzò
lentamente lo sguardo sullo spiazzo e sorrise interiormente
quando una folta chioma ramata entrò nel suo campo visivo.
Si
nascose dietro la colonna per osservarla meglio e in silenzio,
quasi temesse di rompere la pace interiore della ragazza.
Gli
dava le spalle, ed era seduta sulla panchina in marmo sotto la
statua di Merlino.
Draco
non sapeva cosa stesse facendo, ma vista la sua immobilità
era
certo che si stesse godendo il profumo dei fiori ad occhi chiusi per
trovare un
po’ di tranquillità.
Da
quel che aveva capito, Ginny andava in quell’ara del castello
solo
quando era particolarmente triste e aveva bisogno di pace.
Non
aveva avuto bisogno di pensarci troppo per capire che si era
rifugiata in quel posto, il loro posto.
Probabilmente
quell’ara doveva sembrarle totalmente diversa, specie
dopo le dichiarazioni che si erano scambiati e che li avevano spinti
all’inesorabile.
I
capelli rossi le volteggiavano intorno come spire di fumo,
incorniciando quel quadretto già idilliaco con i loro colori che variavano
dal ramato al grano
maturo.
Il
Serpeverde si avvicino lentamente, la schiena dritta, spalle alte e
occhi fissi su ciò che desiderava riavere.
Si
fermò alle sue spalle, contemplando la ragazza per qualche
secondo
e lasciando che il vento gli scuotesse il mantello.
Quasi
avesse percepito la sua presenza, Ginny aprì gli occhi e
respirò
lentamente nel tentativo di gestire la sua agitazione.
Sapeva
che era dietro di lei, lo sentiva nel suo sangue che scorreva
più velocemente e in quel dolce profumo di rose che tutto ad
un tratto era
diventato più forte.
Non
era pronta per un nuovo confronto con lui, non sarebbe riuscita a
reggere le sue parole velenose e pieno di sarcasmo su quanto fosse
stata
sciocca a fidarsi di lui.
I
Grifondoro avevano sempre sostenuto che l’attacco era la
migliore
difesa, così decise di seguire quell’istinto
interiore che era dettato dalla
sua rabbia e anche un po’ dalla sua agitazione.
-Vattene…-
Scandì
lentamente, la voce ferma e gelida di chi evita di urlare solo
per educazione.
-No,
non scapperò mai più-
Rispose
rocamente, provocando una cascata di brividi alla giovane Grifondoro
che, tuttavia, non poté fare a meno di socchiudere gli occhi
con un sorriso
amaro.
-Perché
non hai più nulla da cui scappare…-
Dichiarò
gelidamente, sottolineando la fine drastica che aveva avuto
il loro rapporto, sentendo un fortissimo dolore al solo ricordo di quel
litigio.
Finalmente
aveva avuto il coraggio di dichiarare la verità a Malfoy, e
anche se non sarebbe servito a molto, aveva salvato un po’
della dignità che le
rimaneva.
Era
rimasta sorpresa nel sapere che Malfoy non aveva approfittato delle
sue assenze nella Sala Grande per rivelare la loro relazione a tutti
gli
studenti, deridendola e sbeffeggiandola alle sue spalle.
-Se
davvero tra noi non ci sarà più niente, allora
sì, non avrò nulla
da cui scappare…-
Ginny
si voltò furiosamente in sua direzione, facendo ondeggiare i
suoi capelli come una tenda di fuoco.
-Che
cosa vuoi ancora da me? Ti ho dato tutto quello che avevo: il mio
cuore, la mia dignità, il mio amore, addirittura la mia
prima volta! Che
cos’altro vuoi?-
Draco
si avvicinò lentamente a lei, il mantello a volteggiare
dietro
di lui come ad ingrandirne la figura e Ginny si sentì
tremendamente piccola
sotto quel corpo enorme e maestoso che la sovrastava.
Draco
osservò la ragazza con quei grandi e profondi occhi di
ghiaccio
che Ginny aveva continuato a cercare disperatamente nonostante sapesse
che
erano gli unici che non poteva incontrare.
Il
suo cuore sembrò vacillare nella spasmodica attesa della
risposta e
in quell’attimo sentì il fiato venirle meno, ma
non mostrò la sua agitazione al
ragazzo che continuava a guardare negli occhi.
-Voglio
che mi prometti di essere sempre te stessa e di non perdere
mai la tua essenza. Perché quando perdi una persona cara
è brutto, ma quando
perdi te stesso è mille volte peggio. Io ho perso te, per un
errore che non
avrei dovuto commettere. Ed è stato in quel momento che ho
perso me stesso.
Quando i miei occhi e i tuoi hanno smesso di cercarsi…-
Ginny
rimase ad osservarlo con la mente annebbiata, non sapendo se
credere alle sue parole o meno.
Ma
Draco lesse l’indecisione nei suoi occhi, e la
rassicurò chinandosi
in sua decisione e donandole un bacio che valse più di mille
conferme.
Ginny
rimase immobile come una bambola di pezza, sperando
disperatamente di riuscire a fermare il tempo per far durare in eterno
un
momento così bello.
Le
labbra di Draco erano morbide contro le sue ma anche molto fredde:
quello non era un problema, ci avrebbe pensato Ginny a riscaldargliele.
Quando
Draco si staccò leggermente per inspirare il suo profumo,
rimase con gli occhi chiusi per non rompere quel momento e la stessa
cosa fece
Ginny.
-A
che gioco stai giocando?-
Gli
domandò la ragazza con un soffio di voce quasi inesistente,
ma che
alle orecchie del Serpeverde parve una preghiera.
-Nessun
gioco-
Sorrise,
abbassandosi in sua direzione e donandole un altro bacio alla
quale la ragazza rispose con la medesima dolcezza.
Un
leggero venticello li circondò con il profumo dei fiori,
mentre
Draco cadeva morbidamente sul corpicino della rossa, schiacciata contro
la
panchina.
Quel
piccolo angolo di paradiso divenne il loro nido d’amore,
cullati
dai loro respiri e dall’odore dei fiori che li carezzava come
una coperta
invisibile.
Buffo
come due ragazzi così diversi nei modi di fare e
nell’aspetto
fisico riuscissero a completarsi vicendevolmente.
Dopo
che le emozioni si riversarono in tutta la loro intensità,
Draco
crollò sul corpicino accaldato di Ginny che lo accolse con
un abbraccio timido
ma molto rassicurante.
Malfoy
posò la fronte su quella di Ginny, respirando ansante per lo
sforzo, ma gli bastò sprofondare in quegli occhi dolci come
quelli di un
cerbiatto per sentirsi subito meglio.
Non
aveva avuto bisogno di soldi, ricchezze, castelli, proprietà
per
tirarsi fuori dal buco che era diventato la sua vita.
Aveva
semplicemente bisogno di qualcosa che lo spingesse a vivere,
aveva semplicemente bisogno di amare ed essere amato.
-Ginny…-
La
ragazza alzò lo sguardo in sua direzione, osservandolo con i
suoi
grandi e innocui occhi d’oro, tentando di regolare il respiro.
-Mi
vuoi sposare?-
To
be continued…
Colpo
di scena!
Innanzitutto,
buongiorno!
Questo capitolo è davvero rivoluzionario, non trovate? Lo
so, vi aspettavate
che il ciondolo rivelasse qualche sortilegio oscuro o qualcosa del
genere che
spingesse Draco verso il male. E invece…ta taaan!
Sinceramente, lo trovo un
finale molto più bello e convincente, invece di far cadere
di nuovo Draco nelle
tenebre. E cosa ne pensate della domanda finale? Ammetto che
è stata una
decisione improvvisa, tipo “ehi, perché non li
faccio sposare?” ed ecco quello
che ne è uscito ^^ Spero di non aver deluso nessuno con la
storia del ciondolo…
Vi ringrazio di cuore miei cari, perché nonostante le
vacanze e tutto il resto,
continuate a seguirmi sempre più numerosi! Vi avverto che
ormai manca un solo
capitolo più l’epilogo per arrivare alla fine
della storia…purtroppo T.T I nomi degli antenati
di Draco sono tutti di mia invenzione ma ognuno di essi è
preso da una costellazione diversa, ad eccezzione
di Abraxas che è di certo il nonno di
Draco. Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti! A sentirci
presto!
Bimba
|
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Capitolo 21 *** Fine ***
Capitolo 20 - Fine
My
only Love sprung
from my only Hate…
Capitolo
20 – Fine
“Non finirà mai una volta pertutte. Non
sidimentica una persona che hai amato in quel modo ”
Cit. Anonimo
La canzone di questo capitolo
è “Human”
di Christina
Perri
Le
vetrate dell’imponente castello splendevano come rubini,
riflettendo
i loro colori intensi grazie ai raggi del sole che quel pomeriggio
sembrava
splendere più del solito.
Un
sacco di carrozze si fermavano davanti all’imponente
castello,
lasciando scendere donne vestite con abiti sfarzosi, accompagnate da
uomini
elegantemente abbigliati.
Dal
piccolo gazebo al centro del giardino l’orchestra suonava
melodiosamente per l’evento dell’anno che aveva
fatto scalpore in tutto il
mondo magico.
Un
bellissimo tappeto di un delicato color panna si estendeva
dall’inizio del giardino fino al gazebo allestito per la
cerimonia, e petali di
tulipani bianchi erano stati disposti su di esso.
Le
sedie degli invitati erano disposte ai lati del tappeto ed erano
del suo medesimo colore, rifiniti con vari ricami in pizzo e su ognuna
di essa
era stato poggiato un tulipano bianco su esplicita richiesta di Draco
Malfoy.
I
pavoni si aggiravano per l’immenso giardino, sfoggiando le
loro
penne colorate e lasciandole illuminare dal sole che lentamente stava
tramontando.
Quell’ara
del giardino era il posto personale della Signora Malfoy, la
quale aveva messo a disposizione il suo angolo di paradiso per il
matrimonio
del figlio.
L’ara
era limitata da un’alta siepe verde, decorata ulteriormente
con
dei bellissimi fiori bianchi rampicanti che risalivano tutta la sua
altezza.
Ovunque
gli invitati si girassero c’era solo sfarzo, eleganza e fiori
bianchi, dal gazebo color panna – sulle
cui colonne si arrampicavano dei gelsomini bianchi -, fino
alle statue di
maghi famosi e fontane varie, anch’esse abbellite con fiori
di vario tipi,
tutti rigorosamente bianchi.
Dietro
la siepe dove si sarebbe svolta la cerimonia, il sole
illuminava una figura alta e allampanata, riflettendosi poi
sull’anello di
fidanzamento che il ragazzo si stava lentamente sfilando dalla mano
sinistra.
Era
arrivato il momento di sostituirlo con un anello ben più
importante.
Deglutì,
dandolo in mano all’amico Theodore che gli sorrideva sereno,
mentre Blaise tentava di rassegnarsi all’idea che Draco non
aveva voluto un
addio al celibato.
-Ormai
manca poco…-
Gli
disse Theodore, sorridendogli entusiasta e tentando di non dare a
vedere quanto lo entusiasmava vedere Draco nervoso ed agitato.
-Già,
a questo proposito…conosco un paio di ballerine brasiliane
che
sono delle vere bombe! Se hai ripensato al tuo addio al celibato posso
farle
venire qui nel giro di pochi minuti e…-
-No,
Blaise. Sto bene, grazie!-
Rispose
istantaneamente il biondino, gonfiando il petto con una buona
boccata d’aria, prima di osservare un’ultima volta
i suoi compagni e
oltrepassare la siepe che lo divideva dal gazebo.
Il
sole illuminò il suo smoking argento, con tanto di panciotto
del
medesimo colore e camicia bianca, mentre un tulipano bianco spuntava
timidamente dal taschino sinistro.
L’abito
era dello stesso colore dei suoi occhi, in quel momento
luminosi e intensi, mettendoli ulteriormente in risalto.
Gli
invitati si voltarono in sua direzione, e parecchie giovani donne
dovettero aprire il ventaglio per rinfrescarsi alla vista del ragazzo.
Le
donne d’alta società lo guardavano con
ammirazione, superiorità ed
anche un po’ di rancore all’idea che il miglior
partito disponibile per le loro
figlie era stato preso da una donna qualunque, per giunta babbanofila.
Il
ragazzo salì sul gazebo per aspettare la sposa, come era
giusto che
fosse, e durante il tragitto incontrò gli occhi azzurri
della madre che, in
prima fila, lo osservava.
Draco
volse lo sguardo verso gli invitati che lentamente stavano
prendendo posto: ancora non riusciva a credere di stare per sposarsi.
Finalmente,
Ginevra sarebbe diventata sua moglie e da quel momento
niente e nessuno poteva portagliela via.
Le
labbra di Draco si curvarono in sorriso malizioso e a tratti
furbesco, al solo pensiero della prima notte di matrimonio.
Quando
riabbassò lo sguardo, sua madre non era più al
suo posto:
probabilmente stava andando a controllare i preparativi della sposa.
E
infatti, la matrona Malfoy stava camminando per i corridoi del suo
maniero in direzione della stanza allestita per i preparativi della
sposa.
Il
vestito di un delicatissimo color crema aveva uno strascico
medio-lungo che scivolava morbidamente sul pavimento in marmo come una
lunga
coda.
I
guanti bianchi ed eleganti stringevano un ventaglio color avorio e
la luce del sole si andò a riflettere sul ciondolo che
portava al collo.
I
capelli erano stretti in una crocchia severa ed ordinata, lasciando
cadere alcune ciocche di capelli ondulati al fine di creare un effetto
piacevole alla vista.
La
sua bellezza e la sua grazia erano incomparabili, o almeno questo
era ciò che si credeva prima di vedere la sposa.
Quando
Narcissa entrò nella stanza, fece saettare lo sguardo in
direzione di un ampio vestito color avorio che si ergeva imponente in
mezzo a
degli specchi disposti circolarmente intorno alla sua figura.
Era
evidente che i collaboratori, estetisti e parrucchieri pagati per
aiutare la sposa avessero appena terminato l’operato, vista
l’espressione
sorpresa che aveva la ragazza.
Ginny
continuava a fissarsi allo specchio e non riusciva a credere che
la ragazza che ne ricambiava lo sguardo fosse proprio lei.
Aveva
gli occhi luminosi, come nessun trucco era in grado di fare, e
il suo volto piccolo aveva molto più carattere grazie al
trucco non troppo
pesante ma nemmeno inesistente.
La
pelle era diventata perfetta, dalla testa ai piedi, e tutte le sue
simpatiche lentiggini erano scomparse, lasciando il posto ad una pelle
rosea e
delicata che pareva fatta di porcellana.
Il
trucco sul suo viso creava dei giochi di luce che la facevano
sembrare molto più bella e delicata di quello che era in
realtà.
Il
vestito, invece, era di quanto più bello potesse esistere.
Di
un delicatissimo color avorio, era molto simile allo stile da
“principessa”, non così voluminoso da
farla apparire una campana, ma la gonna
era abbastanza gonfia da creare un effetto spettacolare.
Era
abbellito ulteriormente con qualche strato in tulle e delle
applicazioni in pizzo sul bustino, la gonna e i guanti.
L’effetto
in sé era davvero spettacolare, sembrava di osservare
un’autentica principessa.
-Madame
et monsieur, sortez-vous, s’il vous plait!-
Ordinò
Narcissa in direzione delle persone che l’avevano aiutata,
indubbiamente parrucchieri ed estetisti francesi di alto livello.
Ginevra
si voltò in direzione della donna che quel giorno mostrava
tutta la sua grazia e la sua eleganza: pareva di ammirare una ninfa dei
boschi,
dalla bellezza gelida e imperturbabile.
Ginny
congiunse le mani e aspettò pazientemente che la donna si
avvicinasse: non aveva mai avuto un confronto con la Matrona Malfoy e
non
poteva fare a meno di sentirsi nettamente inferiore in confronto a
tanta
perfezione.
Non
sapeva se la donna era contraria o meno al suo matrimonio con
Draco, ma di certo non doveva farle piacere vedere suo figlio sposato
con una
babbanofila.
Tuttavia,
Ginny non abbassò lo sguardo nemmeno quando la donna le si
avvicinò gentilmente fino a sedersi su un pouf lì
vicino.
-Siediti
Ginevra, te ne prego-
Le
chiese con voce che non lasciava trasparire nessuna emozione ma era
morbida come il velluto, e molto persuasiva.
Ginny
obbedì, sedendosi al suo fianco con non poca fatica a causa
del
vestito.
La
donna fece un grande respiro prima di contemplare la ragazza per
qualche secondo.
-La
prima volta che vidi te e Draco non rimasi molto entusiasta,
immagino che tu l’abbia capito. La seconda volta invece
rimasi sorpresa e anche
alquanto turbata. Draco non era mai stato tanto a lungo con una
ragazza. Già
dalla prima volta che vi vidi notai un’attrazione quasi
palpabile, elettrica.
Mi dissi che per quanto forte, sarebbe stata un’infatuazione
passeggera com’era
successo con le altre donne. Fu alla seconda volta che vi vidi insieme
che
compresi il contrario: Draco non ti avrebbe lasciata andare tanto
facilmente.
Quella constatazione ha fatto suonare in me un campanello
d’allarme. Il
sentimento nei vostri occhi, nei gesti, negli sguardi era diventato
molto più
magnetico nel giro di pochi mesi, e questo non fece altro che turbarmi
maggiormente. Mi dissi che dovevo mettere fine a questo sentimento,
prima che
fosse stato troppo tardi…-
Ginny
cambiò espressione a quelle parole e distolse lo sguardo per
tentare di recepirle più chiaramente.
-Non
riesco a capire…-
Esordì
infine, sentendo che a quella rivelazione mancava qualcosa, un
ultimo pezzo del puzzle che le permettesse di ammirarlo per intero.
-Fui
io a convincere la Preside a far sostare Thomas Carrawell nel
castello di Hogwarts. Il suo compito era semplice e chiaro, credo sia
inutile
spiegartelo visto che ne sei stata la protagonista…-
Ginny
schiuse le labbra e sgranò gli occhi quando il volto del
ragazzo
che l’aveva stuzzicata in mezzo al corridoio fece capolino
nella sua mente.
-Quando
Carrawell tornò da me dicendomi che eri rimasta fedele a mio
figlio e alla tua dignità femminile, ho capito tutto. Ho
compreso perché mio
figlio non poteva accettare qualcosa di diverso. L’onore,
l’orgoglio, la
dignità, la passione che possiedi non è
paragonabile a quella delle donne vuote
d’alta società. Da allora ho semplicemente
lasciato che gli eventi si svolgessero,
senza interferire. Sapevo che saremmo arrivati a questo
punto…-
Ginny
rimase senza parole dopo quella rivelazione: immaginava che
Narcissa doveva avere qualcosa in contrario al loro matrimonio, ma non
credeva
che fosse arrivata a tanto.
La
Grifondoro ammise di esserne rimasta un po’ delusa: forse si
aspettava di trovare qualcosa in più che una donna gelida e
calcolatrice come
il marito.
-Quindi
immagino che questo per lei non dev’essere un giorno
particolarmente gioioso…-
Le
disse Ginny con una sfumatura neutra ed anche un po’
malinconica
nel tono di voce.
-Al
contrario! Questo è un giorno memorabile, perché
mio figlio ha
dimostrato di essere abbastanza maturo e responsabile da scegliere
ciò che è
buono a ciò che è facile…-
La
ragazza alzò lo sguardo in direzione della futura suocera e
la
trovò con un sorriso gentile ed elegante ad incurvarle le
labbra.
Poi,
si portò le mani dietro la nuca e slacciò la
catenina che portava
al collo, lasciando che gli occhi di Ginny si posassero sul ciondolo a
forma di
“M”.
Era
identico a quello che portava Draco, ma era di cristallo e il
serpente era di un lucido color acciaio, mentre gli occhi erano due
pietre di
diamante molto brillanti ed eleganti.
Era
la versione femminile del ciondolo dei Malfoy, stesso stile, ma
molto più delicato e grazioso.
-Questo
ciondolo me lo diede mia suocera il giorno del mio matrimonio
come segno della sua benedizione. Ed oggi, io lo do a te, Ginevra
Malfoy-
Ginny
rimase immobile ed emozionata quando Narcissa si sporse per
attaccarle la catenina dietro la nuca, prima di osservarla negli occhi
e
sciogliersi in un sorriso materno.
La
ragazza era così emozionata da non riuscire a dire una
parola
nemmeno quando la donna si diresse verso la porta per congedarsi.
-Narcissa…-
La
richiamò, alzandosi dal pouf e aspettando che la donna si
voltasse
per guardarla negli occhi.
-…grazie-
Disse
solamente, facendo illuminare gli occhi della matrona che le
sorrise e si congedò con un cenno del capo.
L’agitazione
tra gli invitati era palpabile: la cerimonia stava per
cominciare.
Tutto
si svolse regolarmente: la marcia nuziale a braccetto del Signor
Weasley, l’arrivo all’altare e finalmente lui.
Vestito
di tutto punto, non era mai stato così elegante.
Draco
squadrò la sua Ginny da capo a piedi, e non poté
che paragonarla
all’angelo che gli aveva sempre ispirato, e che finalmente
era riuscito a
liberarsi dal suo corpo di mortale.
Poi,
il suo sguardo si posò sul corsetto che evidenziava le forme
della ragazza in una maniera che a Draco fece girare la testa.
Quel
corpo…Merlino, ci faceva l’amore solo a guardarlo!
-Sembri
una bomboniera, Weasley…-
Le
sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire,
prima che ella
rispondesse con un piccolo pugno sul braccio che nessuno
sembrò notare.
La
cerimonia si svolse regolarmente, e gli invitati sembravano tre
volte più agitati degli sposi, in special modo mamma Weasley
che era già in
lacrime prima dell’inizio della cerimonia.
Hagrid
stringeva tra le mani un fazzoletto bagnato e Luna sedeva in
prima fila con un larghissimo sorriso ad incorniciarle le labbra.
Il
Signor Weasley e Ron erano stati un po’ rigidi
all’inizio, ma
durante la cerimonia si sciolsero come il burro.
Poi,
arrivò la fatidica domanda del “o taccia per
sempre”, ma sia
Draco che Ginny sapevano che nessuno si sarebbe opposto.
E
invece, le porte della chiesa si spalancarono, lasciando entrare
un’enorme quantità di luce che fece apparire
quelle figure in controluce, come
viste da dietro un sipario.
La
prima persona, più alta ed imponente degli altri, si fece
avanti e
un gemito di sorpresa e sconvolgimento aleggiò per le pareti
della chiesa.
Camminata
lenta ed indolente, spalle alte, pelle pallida come i raggi
della luna, capelli così chiari da sembrare soffici come la
lana e occhi gelidi
e superiori che fissavano altezzosamente qualsiasi cosa su cui si
posassero,
nonostante le condizioni poco ottimali.
Lucius
Malfoy.
Ogni
persona presente nella Sala era rimasta a bocca aperta, specie
quando le persone alle spalle di Malfoy Senior si fecero avanti: erano
due guardie
di Azkaban con il compito di tenerlo sott’occhio, e solo
allora gli invitati
notarono le manette che stringevano i polsi dell’uomo, dietro
la schiena.
Draco
osservava suo padre con un misto di sorpresa ed aspettativa:
completamente voltato in sua direzione, lo guardava come si osserva una
statua
dall’espressione indecifrabile, ma a lungo studiata.
Solo
una persona in quella sala non era rimasta congelata dalla
sorpresa, ed era Narcissa.
La
donna allungò un braccio in direzione del marito come ad
invitarlo
ad avvicinarsi, e Ginny ebbe l’impressione di osservare un
quadro medievale in
cui una dea chiamava a sé il suo consorte umano.
Lucius
si avvicinò alla moglie fino a prendere posto al suo fianco,
sorprendendo ancor di più gli invitati, che probabilmente si
stavano già
aspettando un attacco a sorpresa.
Dopo
l’attimo di sconvolgimento e dopo aver appurato che Lucius
non
aveva nessuna intenzione d’interrompere il matrimonio, la
cerimonia riprese da
dov’era stata interrotta.
Il
prete iniziò a parlare dell’amore e di tutte le
cose positive che
questo sentimento portava nella vita di una persona.
All’inizio
Draco fece finta d’essere interessato, ma dopo un buon
quarto d’ora si concesse di alzare gli occhi al cielo,
beccandosi
un’occhiataccia da parte di Ginny.
Occhiataccia
che, però, venne ricambiata quando la stessa Ginny non
riuscì più a sopportare il discorso del prete e
si sciolse in una smorfia.
Finalmente,
arrivò il fatidico momento in cui Draco e Ginny si
scambiarono le fedi nuziale, e la ragazza rimase allibita quando
sull’anello
notò le figure intrecciate di un serpente ed un grifone.
Ormai,
erano diventati marito e moglie, e nessuno avrebbe potuto
dividerli.
Draco
si voltò in direzione di Ginny per donarle il bacio di
chiusura:
si abbassò in sua direzione e prima che la ragazza potesse
fare o dire
qualcosa, le strappò il bouquet dalle mani e lo
lanciò dietro le sue spalle,
facendolo finire sul grembo di Blaise.
Inutile
dire che il ragazzo lo allontanò come se fosse infettato.
Poi,
il Serpeverde le tolse il velo dalla testa lasciandolo cadere sul
pavimento, e le passò le mani tra i capelli fino a
sciogliere la chioma rossa
di Ginny, la quale assunse il colore del grano maturo grazie ai
riflessi del
sole morente.
-Adesso
ti riconosco…-
Le
disse, prima di prendere il tulipano bianco dal taschino sinistro e
di avvicinarlo al suo viso.
-Tulipano
bianco: amore puro ed eterno…-
Ginny
sorrise a quelle parole, e prese il tulipano dalle mani di
Draco, incastonandoselo tra la chioma vermiglia.
-Non
dimenticare casto…-
Gli
sussurrò mentre il Serpeverde si abbassava per darle il
bacio.
-Quello
può passare…-
E
detto questo, si sporse più del dovuto fino a toccare le
labbra
della moglie, che le schiuse morbidamente per lui.
Era
uno spettacolo magnifico, con il sole che tramontava alle loro
spalle dietro la siepe, illuminando dolcemente le loro figure.
Gli
invitati si alzarono in piedi battendo le mani, piangendo ed
esultando, mentre i fotografi si aggiravano intorno agli sposi per
immortalarli.
-A
che gioco stai giocando?-
Gli
chiese Ginny, riportando alla memoria del ragazzo la stessa
domanda che la moglie gli aveva posto quel giorno nell’ara
est del castello.
-Tu
sei molto più di un gioco…-
E
allora si chinò per baciarla di nuovo come non si sarebbe
mai
stancato di fare.
I
discorsi, li lasciarono alle stelle.
To
be continued…
E
anche questa
storia è arrivata alla fine!
Domenica
prossima
pubblicherò l’ultimo capitolo, ovvero
l’epilogo, ma possiamo dire che ormai la
storia sia finita qui. E’ sempre stato brutto mettere la
parola fine a qualcosa
di così bello ed importante, perché questa storia
mi ha aiutato molto a
crescere come persona e come scrittrice. Inutile dire che non sarei mai
arrivata fino a questo punto se non grazie ai miei amatissimi lettori
che,
anche in vacanza e con un sole a spaccare le pietre, mi hanno sempre
seguita
rigorosamente e con grande impegno. Vi amo tutti, da colore che
l’hanno messa
tra le ricordate fino a coloro che l’hanno recensita o mi
hanno addirittura
concesso l’onore di entrare a far parte dei loro autori
preferiti. Qualcosa mi
dice che non ho pianto alla pubblicazione di questo capitolo solo
perché domenica
prossima potrò nuovamente provare l’emozione di
aggiornare. Per l’ultima volta.
Ma state tranquilli! C’è qualcos’altro
che bolle nel mio pentolone e che pian
piano sta prendendo forma nella mia mente malata ;) Spero di risentirvi
domenica prossima! Un abbraccione enorme,
Bimba
|
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Capitolo 22 *** Primo ***
My
only Love sprung
from my only Hate…
Epilogo
– Primo
“Eri già al primo posto anche quando non c'eri.”
Cit. Anonimo
Figlio,
non è
passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo
visti, eppure scrivere questa lettera mi pare tanto surreale quanto
umiliante.
Non mi aspetto che tu la legga subito. Non mi aspetto che tu la legga,
in
verità. Per quanto il nostro rapporto sia stato travagliato,
non ho intenzione
di negarti l’unica cosa che potrà donarti il
sollievo. Ti affido il ciondolo di
famiglia per cambiare la tua pace, tua nell’inquietudine. Il
ciondolo ti
metterà alla prova, figlio. La nostra famiglia ha sempre
preferito agire dietro
le quinte e usufruire dei privilegi che il nostro cognome comporta. Ma
se c’è
una cosa sulla quale siamo onesti ed incolori, è la scelta
delle mogli. Uniche
cose pulite nel nostro passato, presente e futuro. Ricorda i miei
insegnamenti
e non dimenticarli, figlio: il sangue è ciò che
conta. Non è mia intenzione, né
lo sarà mai, andare contro i miei stessi principi e
risultare incoerente, ma
dopo essermi preso la libertà di decidere la tua vita e,
così facendo,
rovinarti, credo sia giusto concederti il lusso di non seguire questa
tradizione. Scegli con diligenza la donna che dovrà stare al
tuo fianco, ed
ignora la purità del suo sangue. A patto che costei sia
davvero ciò di cui hai
bisogno, non una misera donnicciola usata per innalzare il tuo ego. Al
tempo,
fu tua madre a salvarmi dal baratro, lasciandomi entrare nella sua vita
così
pulita ed innocente, corrompendola con il mio sporco. La sua
lealtà e il suo
senso dell’onore mi permettono di affermare con certezza che
ella rimarrà
sempre fedele al sottoscritto, nonostante la lontananza e tutte le mie
malefatte che di certo non meritano una tale grazia. E’
questo ciò di cui hai
bisogno: la lealtà. Un unico punto d’appoggio che
abbia senso dell’onore e del
rispetto, abbastanza per riconoscere quando è il momento di
farsi da parte,
avendo tuttavia la spina dorsale per non farlo. Ella dovrà
sostenerti quando il
resto del mondo ti sarà contro, e questo
succederà quanto è vero che nelle vene
ti scorre il sangue dei Malfoy. Ella sarà la donna che ti
darà la forza di
alzare la testa davanti agli scatti fotografici, anche se saranno per
delle
foto segnaletiche. Ella sarà la ragione di tutti i tuoi
successi e la
motivazione maggiore che ti farà alzare dopo i tuoi
fallimenti. Perché dietro i
successi di un grande uomo, si nascondono sempre i sacrifici di un
altrettanto
grande donna. Non aspettarti paroline dolci o
d’incoraggiamento in questa
lettera. Non è mio desiderio riempirti la testa di fandonie,
né lo sarà mai. Il
mio desiderio, invece, è saperti forte e pronto per
affrontare il tuo futuro e
le cattiverie che esso ti riserva, alla quale dovrai rispondere con le
cattiverie stesse. E il modo migliore per dimostrarlo, è
scegliere con giudizio
la donna che dovrà stare al tuo fianco. Il ciondolo ti
aiuterà in questo, ma
solo quando sceglierai la donna giusta, esso te lo
dimostrerà. Da parte mia
farò il possibile per essere presente e verificare con i
miei stessi occhi che
questo avvenga senza intoppi.
Lucius
Padre,
perdona il
ritardo con cui ti rispondo, ma far penetrare una
lettera ad Azkaban è più difficile di quanto le
nostre risorse permettano.
Prima del matrimonio non avevo ancora letto la lettera da te inviatami,
ed è
per questo che non mi aspettavo la tua entrata in scena. E’
stata proprio la
tua visita a spingermi ad aprire la lettera. Non mi aspettavo nulla di
leggero
o romanzato, sia chiaro, ma ammetto di essere rimasto piacevolmente
colpito
quando ho intuito il fulcro della tua lettera. Dev’essere
stato difficile per
un uomo orgoglioso e sulle sue come te rinunciare al privilegio di un
purosangue in più nella propria famiglia. Tuttavia, Ginevra
è una purosangue,
seppur appartenente ad una famiglia che noi Malfoy non abbiamo mai
stimato.
Spero che tu abbia apprezzato l’ironia: inviarti questa
lettera dopo un anno
esatto dalle nozze non è stata cosa semplice. Ho gradito i
consigli e gli
avvertimenti che mi hai fornito nella tua lettera, ma non ho intenzione
di
seguirli. Se il futuro mi riserverà cattiverie, le
affronterò a modo mio, non
con le cattiverie stesse. Certo, questo non significa che
utilizzerò mezzi
puliti, ma ho detto di voler diventare un uomo d’onore, non
un santo. E visto
che tu stesso hai accennato ai sacrifici di una grande donna dietro i
cambiamenti di un uomo, immagino avrai capito cosa mi ha spinto ad
abbandonare
molte tradizioni familiari. Madre mi ha riferito la remota
possibilità di
un’uscita precoce da Azkaban. Se e quando questa
avverrà, sono lieto
d’informarti che ci sarà un membro in
più nella nostra famiglia. Ginevra
aspetta un bambino. Rigorosamente maschio come da generazioni nella
nostra
famiglia. Madre e la Signora Weasley le stanno dando tutti i consigli
necessari
affinché riesca ad affrontare la gravidanza senza sfinirsi,
a volte fino a
farle venire un mal di testa eccezionale. Tra un mese
nascerà mio figlio, ma
temo che l’agitazione di mio suocero e di tutti i miei
cognati non sia
minimamente paragonabile a quella mia e di Ginevra. Spero solo che in
un futuro
lontano riuscirai ad accettare la famiglia che dal giorno delle nozze
è entrata
a far parte anche della nostra. E magari anche ad apprezzarli. Madre
l’ha già
fatto, e nonostante la maschera d’indifferenza che deve
costantemente indossare
come ci si aspetta da una donna d’alta società
come lei, so che questo
cambiamento le ha fatto bene. Un po’ meno, forse, quando i
fratelli di mia
moglie hanno fatto finire male un esperimento sul suo tappeto persiano.
La
pressione le arrivò alle stelle. Il caos e la confusione a
volte regnano
sovrani nel nostro castello, ma ti accorgerai presto che quello
scompiglio dona
un senso di calore e familiarità di cui non potrai fare a
meno. E presto, non
potrai fare a meno neanche di tuo nipote, Scorpius Malfoy. La
scarcerazione è
prevista tra qualche mese. Da
parte mia
farò il possibile per essere presente e verificare con i
miei stessi occhi che
questo avvenga senza intoppi.
Draco
The
end!
Buongiorno
a
tutti, ragazzi!
Come
avete potuto
vedere, il nostro Lucius non aveva affatto cattive intenzioni! Ho
trovato quest’idea
della lettera “padre-figlio” molto carina come
epilogo, ed ho deciso di
svilupparla. Cosa ne pensate dell’ironia di Draco? Ha
paragonato la scarcerazione
da Azkaban del padre al suo matrimonio (altra scarcerazione di egual
modo ma da
una prigione molto diversa). Questo perché ha usato la
stessa frase che Lucius
usò per terminare la lettera! Che serpe ahahaha Purtroppo
scrivere “the end” alla
fine della pagina non è stata cosa semplice. Questa storia
mi ha aiutata
tantissimo a crescere come scrittrice: ha dato una forma,
un’organizzazione,
una spina dorsale a tutte le mie idee che sembravano un ammasso
deforme. Credo
che la ricorderò in molti momenti. Ma è inutile
mentire, quelle che mi
mancheranno di più saranno le vostre recensioni! Non
sopporto l’idea di entrare
in efp e non potermi godere uno dei vostri commenti T.T Siete stati
tutti
speciali, dal primo all’ultimo, e ricorderò sempre
chi mi ha seguita, ricordata
o addirittura preferita *-* Voglio
aggiungere solo che ho già un’altra storiella in
testa, ma prima di pubblicarla
dovrà prendere forma e poi dovrò scrivere tutti i
capitoli. Giusto per non
avere problemi con i ritardi ^^’’’ Per
chi volesse essere avvisato quando
pubblicherò il primo capitolo, non deve fare altro che
dirmelo in una
recensione! :) Grazie per avermi sostenuto e per avermi fatto giungere
fino a qui.
Vi amo troppo OwO
Alla
prossima
storia,
Bimba
|
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