Forever Yours, M.

di empty_eyes
(/viewuser.php?uid=664484)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La penna scorreva veloce sulle pagine leggermente ingiallite del mio diario, mentre sentivo le lacrime pesanti accumularsi negli occhi. Quello era uno di quei momenti in cui mi mancava amare. Avevamo deciso di non raccontarci nulla l'uno dell'altra fino all'ultimo giorno di vacanza, quando poi non ci siamo visti e tutto è finito in pezzi. Erano già passati nove mesi dall'ultima volta che l'avevo visto. Presi un respiro profondo per impedire alle lacrime di uscire: l’ultima cosa che mi serviva erano delle domande sul mio stato d’animo. Le parole del professor Berks erano sovrastate dall’incessante accavallarsi delle idee nella mia mente; non ho mai amato la matematica.

A risvegliarmi da quello stato comatoso, fu la mia compagna di banco Julie, che toccò ripetutamente il mio gomito con il suo.
-Mia, sveglia!- sussurrò con la sua dolce voce. Non mi ci è voluto molto per rendermi conto dell’espressione minacciosa sul volto del prof.
-Saxton, ci sarà una volta in cui ti troverò attenta alle mie lezioni?!- urlò l’insegnante, che era davvero difficile da prendere sul serio, tenendo conto della sua misera stazza. L’unica cosa davvero inquietante erano gli occhi enormi e neri, quelli sì che incutevano terrore. Chiusi subito il diario, deglutendo rumorosamente.

-Mi scusi- sono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca.
-Non questa volta! Mi sono stancato delle tue mancanze di rispetto; se non ti interessano le mie parole, ti invito ad accomodarti fuori- disse, in tono severo.
-Starò attenta, davvero-
-Fuori!- ripeté, indicando la porta.
Mi alzai sconfortata, raccattando tutte le mie cose nella borsa, per poi appoggiarmela sulla spalla. Afferrai il diario e mi diressi oltre la porta.

“Fanculo”, pensai, sbattendo l’anta laccata di rosso del mio armadietto, dopo averci posato dentro i libri delle precedenti quattro ore. Le ultime due sarebbero state di educazione fisica, quindi approfittai di quel tempo per andare fuori, verso il campo da football. Vidi in lontananza la squadra che si allenava, come sempre d’altronde: i “Football Railroaders”, come erano conosciuti, si allenavano 10 ore alla settimana durante l’orario scolastico. Era l’unico modo per riuscire a vincere il campionato.
Mi sedetti sugli spalti, osservando i 27 componenti del team fare stretching. Inutile dire che erano tutti piuttosto muscolosi: la loro stazza così imponente era temuta dalla maggior parte degli alunni della Sparks High School.

Non impiegai molto tempo ad individuare la ragione per cui spesso andavo a vedere gli allenamenti: Ashton Rooney, un ragazzo moro e dai profondi occhi color cioccolato. E’ sempre stato davvero alto, sui 185 cm credo. E’ il mio migliore amico da svariati anni e non mi sono mai persa una sola sua partita. Ah, dimenticavo: era considerato uno dei più bei ragazzi di tutta la scuola. Io ero felice per lui, davvero, perché se lo meritava! Ma, se proprio devo dirla tutta, per una come me, avere un amico ‘superstar’ non era sempre facile: mentre giravo per i corridoi insieme a lui, tutti gli sguardi erano sempre ed inevitabilmente puntati su di noi e le ragazze non facevano altro che lanciarmi occhiatacce. Insomma, per me che sono un tipo a cui non piace attirare l’attenzione, non era mai una situazione piacevole. Inoltre, tutti si chiedevano come facesse una bellezza come lui a non vergognarsi nel farsi vedere con una come me, che di comparabile al suo fascino non aveva proprio niente. E avevano anche ragione, non sono mai stata e mai sarò al suo livello; ma a lui non importa del giudizio degli altri e questa è una delle cose che più ammiro del suo carattere.

-Hey, bellezza!- il suo tono inconfondibile mi riportò alla realtà. Mi distraevo davvero troppo facilmente.
L’enorme sorriso che ha sempre stampato in faccia, sollevò un po’ il mio stato d’animo. Sforzai anch’io un sorriso, prima di rispondere.

-Smettila di chiamarmi così, Rooney! Non sono una delle tue conquiste- scherzai, mentre si sedeva di fianco a me.
-Infatti chiamo solo te così, mia cara- affermò, mentre scosse con le mani i capelli sudati in una maniera assolutamente sexy, per poi metterli a posto.
-Ti ho chiamata per salutarti…- continuò. –Ma tu, come al solito, sei persa nelle tue fantasie!-
-Scusa, non volevo disturbarti… finisci di allenarti, o il coach romperà le palle ad entrambi-
-Sono arrivato dieci minuti prima oggi, quindi non può dirmi nulla! Piuttosto, tu che ci fai qui? L’ora non è finita-
-Berks mi ha mandata fuori dalla classe perché non stavo ascoltando le sue spiegazioni… dovevo finire di scrivere una cosa sul diario-
-E’ già la seconda volta questo semestre, Mia… se continui così ti abbasseranno la condotta- il suo tono si fece più serio, mentre mi guardava intensamente. Spostai l’attenzione sugli altri giocatori, per evitare il suo sguardo premuroso.

-Lo so, Ash… ma non ci posso fare nulla, se non trovo la concentrazione. Ho solo bisogno di scrivere-
-Non puoi andare avanti in questo modo, sono serio! Esci con le amiche, o con qualche ragazzo, trovati un hobby che non sia deprimerti!-
-Smettila, Ashton. Pensi che a me piaccia stare così? Pensi che mi diverta? E’ facile per te, che hai tutto quello che hai sempre desiderato. Ma non venire a fare la morale a me, perché quando sei tu a stare male, io non ti giudico- sbottai, mentre la rabbia che di colpo mi aveva accecata, diminuiva. E mi resi conto di aver esagerato.
So che ci rimane male facilmente e l’ultima cosa che avrei voluto fare era ferirlo.

-Scusami se mi preoccupo per te, non succederà più- rispose in tono freddo, alzandosi.
-Ash…- cercai di fermarlo, mentre scendeva le gradinate degli spalti. –Aspetta!- continuai, afferrandolo dalla canottiera grigia e umida per il sudore.
Si girò di scatto, arrabbiato –Che vuoi?-
Lo guardai un attimo negli occhi leggermente lucidi, prima di abbracciarlo.

-Scusami, sono una stupida. Tu sei l’ultima persona con cui posso arrabbiarmi… perdonami. Sai che non penso le stronzate che ho detto-
-Però le hai dette- affermò, immobile.
-Perché ti invidio e vorrei essere come te. Perché mi faccio schifo e non ti merito, e questo mi spaventa. Perché so che hai ragione, ma non ho idea di come uscire da questo tunnel. Mi dispiace, non volevo ferirti- spiegai, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
Lo sentì sospirare, prima che le sue braccia avvolgessero il mio corpo. Toccò la mia guancia la sua, un gesto affettuoso che io ho sempre adorato. E lui lo sapeva bene.

-Sei proprio una piccola stronza- ridacchiò, stampandomi un bacio sulla guancia.
-Già. Ma tu mi adori lo stesso!- dissi, scompigliandogli i capelli corvini.
-Già. Ascolta, stasera andiamo tutti da Mary's- si girò, facendo cenno verso i suoi compagni di squadra. -Ti passo a prendere alle sette-
-Che?! No. Significherebbe stare tutta la sera in un angolino, da sola, a sentire le vostre stupide conversazioni sulle moto e i commenti su quelle ancor più stupide cheerleader. Così non mi passerà la depressione!- ribattei, mentre scendevamo le scalinate e ci dirigevamo verso gli spogliatoi.

-Smettila di essere così acida! Chiedi a Baylee di venire, di sicuro non rifiuterà- insistette, avvolgendomi il collo con un braccio. -Ti prometto che ti divertirai! Non ti fidi del tuo Koala?- sfoderando la sua solita faccetta tenera da cucciolo smarrito. Fanculo.
-E va bene!- sbuffai. -Ma se mi annoio, me ne vado-
-Non succederà!- affermò entusiasta, stampandomi un altro bacio.
Continuammo a parlare dell’imminente serata camminando lungo il corridoio che conduceva agli spogliatoi, quando sentimmo il resto della squadra raggiungerci correndo. Alcuni ci passarono avanti, gettandosi oltre la porta, mentre Carl Quantosonocoglione Malone strattonò Ash via da me, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Quanto lo odiavo.

Pochi secondi dopo, mentre stavo per svoltare verso lo spogliatoio femminile, sentì qualcuno chiamarmi:
-Hey, Mia!- mi sorrise dolcemente.

Calum Thomas Hood. Capelli scuri e sudati ricadevano sulla fronte dell’altissimo ragazzo, facendo risaltare i profondissimi occhi color cioccolato. Ah, dimenticavo il corpo scolpito e il sorriso perfetto… dettagli, insomma.
Avevo una cotta per lui in prima, poi mi resi conto di non avere speranze contro la sua fidanzata bionda e prosperosa, quell’oca di Kelly Olson. Troia.

Sorrisi anch’io:
-Ciao!-
-Scusa il disturbo, ma ho un favore enorme da chiederti- fece una pausa, osservandomi con quegli occhi magnifici. –Vedi, sto avendo alcuni problemi con filosofia ultimamente: ho l’insufficienza e se entro la prossima settimana non recupero, non potrò giocare per tutto il mese. Ashton mi ha detto che te la cavi bene e così ho pensato che avresti potuto darmi una mano…- disse imbarazzato, passandosi una mano sulla nuca.

-Uhm…  beh, ecco, se ne hai bisogno ti aiuto volentieri! Però ti avverto, non sono una grande studiosa… farò ciò che posso-
-Non preoccuparti, è già abbastanza!- sorrise, soddisfatto.
-Bene, allora è andata. Stasera da Mary’s ne parliamo bene, ora devo andare a cambiarmi!- dissi un po’ imbarazzata, indicando le mie compagne che entravano in spogliatoio.
-Oh, perfetto, okay! Allora a dopo. E grazie ancora!-
-Figurati!- sorrisi un’ultima volta, prima di chiudere la porta dietro di me.
Quelle sue fossette dolci mi facevano ancora un certo effetto.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Buoooongiorno :)
Ringrazio tutti quelli che si sono presi la briga di leggere questo capitolo, per me è già un traguardo! Ogni tipo di recensione è bene accetta, spero comunque che l'inizio della storia vi sia piaciuto :)
Presto si capirà meglio l'intera trama della storia, promesso :3
Grazie ancora,
-Smartix:)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Bay, smettila! Scendi da quel letto, dobbiamo prepararci prima che arrivi Ashton a prenderci!- urlai per l’ennesima volta, tentando di farla smettere di saltare sul mio letto. Era una cosa che facevamo sempre a dir la verità, ma quella sera proprio non c’era tempo.
Si fermò di scatto, guardandomi a bocca aperta.

-Ashton? Il tuo amico strafigo che gioca a football? Perché diavolo non me l’hai detto subito?!- disse sorridendo in modo leggermente psicopatico.
-Veloce, dobbiamo farci belle! Stasera è la mia opportunità di farmi quel bel pezzo di manzo del tuo amico!- continuò trascinandomi verso il bagno. Giurai che prima o poi l’avrei uccisa. Non successe, purtroppo.

Devo però ammettere di aver sempre ammirato la capacità di Bay di non essere mai scontata: ogni volta che usciva riusciva sempre ad aggiungere qualcosa di diverso al suo outfit, era veramente piena di risorse. Al contrario di me, che uscivo raramente e quelle poche volte mi vestivo come se dovessi andare al supermercato. Ma visto che quella sera volevo tentare, per quanto possibile, di uscire un po’ dal mio solito personaggio da ‘brava ragazza’, decisi di farmi aiutare dalla mia amica nello scegliere il look. Mossa azzardata, considerando la sua pazzia, ma ormai gliel’avevo detto… non avrebbe accettato una ritrattazione.

Quindi, dopo essersi acconciata i capelli solitamente ricci in delle spaventosamente perfette onde castano scuro, era lì ad osservarmi seria. Chissà che cosa stava macinando quella mente contorta.
-Ho trovato!- se ne uscì urlante dal nulla, facendomi spaventare. –Oggi proviamo a farti liscia!- continuò, sempre più entusiasta.
L’idea non mi sembrava delle più sicure: io adoravo i miei capelli come se fossero miei figli, e darli in pasto ad una piastra mi sembrava veramente crudele. Ma non ebbi neanche il tempo di controbattere che mi ritrovai seduta sul bordo della vasca da bagno con le ciocche tra quelle cose bollenti. Mi sentivo morire. Ero sicura che sarebbero passati da un bellissimo colore castano mediamente chiaro ad un nero carbone. Me lo sentivo.

Avevo paura.

-Finito!- sentii dopo una lunga, lunghissima tortura. Nel caso non l’aveste ancora capito, non mi ero praticamente mai piastrata i capelli prima… mi erano sempre piaciuti mossi al naturale.
Corsi verso lo specchio per vedere che cosa fosse uscito e mi meravigliai nel constatare quanto mi piacessero i capelli così lisci. Sorrisi felice, toccando le ciocche morbide, poi corsi ad abbracciare e ringraziare Baylee per l’ottimo lavoro.

Passando al trucco, stavolta non avrei ceduto: lenti a contatto (sì, porto gli occhiali), matita nera, mascara e un po’ di lucidalabbra leggero. BASTA. Bay optò anche per ombretto, rossetto, fondotinta, blush e qualche altra cosa che di cui non avevo intenzione di chiedere il nome. Però era comunque figa.
Dopo aver poi passato infiniti istanti a scegliere cosa indossare, io azzardai con una gonna corta nera, una canottiera bianca con il retro in pizzo e giubbotto di pelle nero. Non mi sentivo esattamente a mio agio, ma mi ero già vestita in quel modo, quindi avrei resistito. In ogni caso, misi degli stivaletti neri. La mia pazzoide, invece, scelse un vestitino rosso a maniche lunghe e delle scarpe nere col tacco. Inutile dire che era mozzafiato.

Ci demmo gli ultimi ritocchi prima di sentire il campanello suonare. Chissà cosa avrebbe pensato Ash nel vedermi così… diversa dal solito. Afferrammo le borse e ci lanciammo di sotto, verso la porta d’ingresso. I miei, come al solito, erano fuori a cena.
Quando aprì la porta, rimasi meravigliata dalla sua splendida semplicità: un paio di skinny jeans neri abbinati ad un paio di Vans dello stesso colore e una maglietta bianca a pois. I capelli rigorosamente tirati indietro e un sorrisone sul volto.

-Hey, hey, hey, fermi tutti! Chi è questa bellezza che mi ritrovo davanti agli occhi? Mi aspettavo una timida ed innocente bimba in tuta da ginnastica!- scherzò, stampandomi un bacio sulla guancia.
-Ha ha ha, veramente simpatico! E’ tutta opera di Baylee, comunque- dissi, cercando di rivolgere l’attenzione su di lei.
-Beh, i miei più sinceri complimenti! Dovrai uscire con noi più spesso- ammiccò lui, salutando la mia amica. Che cascamorto.
Mi diressi verso il suo decapottabile nero, regalatogli dai ricchi genitori impresari di un’azienda. Mi accomodai sul sedile dietro al guidatore, scrutando fuori dal finestrino il tramonto. Erano quasi le otto, ma a maggio faceva ancora chiaro. Non sapevo perché, ma avevo un buon presentimento.


Entrando nel locale, ci accorgemmo subito dell’enorme quantità di persone che si trovavano lì. Mi tenni al braccio di Ash per evitare di perdermi, mentre lui ci fece strada verso un tavolo sul lato destro del locale. Una volta superata la massa di gente, lo lasciai e posai lo sguardo sui ragazzi seduti a bere birra: alcuni compagni di squadra di Ashton erano occupati ad osservare le ragazze, mentre altri se la ridevano allegramente tra loro; per quanto riguarda le tre cheerleader presenti, compresa l’odiosa Kelly, erano tutte impegnate a flirtare con i ragazzi.

Il primo a rivolgere la sua attenzione su di noi è stato Calum, che si alzò per salutare Ash. Quest’ultimo gli presentò Baylee, mentre io ero impegnata ad abbassarmi un po’ la gonna, nascosta dietro il mio amico.  Quando uscì allo scoperto, me lo ritrovai praticamente davanti, che mi guardava sorridente.

-Hey- azzardò, avvicinandosi per salutarmi.
-Ciao Cal- risposi, ricambiando i baci. Mentre ci sedevamo, obbligai me stessa a non arrossire a causa del suo insistente sguardo su di me. Non che mi dispiacesse, anzi. Solo che mi sentivo a disagio quando qualcuno mi guardava.

Una volta ordinate le birre e aver parlato con tutti del più e del meno, decisi di provare ad attaccare bottone con il bel moro.
-Allora… per quanto riguarda filosofia, se ne hai ancora bisogno, posso aiutarti nel weekend- sorrisi.
-Certamente! Ti sono grato per l’aiuto, prometto che non ti farò perdere tempo- disse dolcemente. Mamma mia quanto era carino. Continuammo a parlare per gran parte della serata, provocando la gelosia della sua ex fidanzata, che tentò in tutti i modi di distrarlo da me. Senza successo.

L’enorme sensazione di appagamento che provavo nel vedere Cal più interessato a me che a quella gallina era indescrivibile. Una volta usciti dal locale, verso mezzanotte e mezza, decidemmo di fare tutti una passeggiata lungo il viale alberato del centro. Io e Calum ci ritrovammo da soli in fondo al gruppo, leggermente distaccati, impegnati a scambiarci opinioni sulla pizza ai peperoni.

-Non posso credere di essere interessato ad una ragazza che disprezza la pizza ai peperoni! Dovresti essere arrestata!- rideva di gusto, senza essersi veramente accorto di ciò che aveva detto. Ma io sì. Sentivo il cuore battere all’impazzata mentre mi guardava e realizzava. Rise di nuovo, un po’ imbarazzato, per poi mettermi un braccio intorno al collo.

-Dai, non dirmi che non l’avevi intuito!-
-Non proprio- è tutto ciò che riuscì a dire. Ma era un sogno o stava accadendo veramente?
-Sei tenera. Probabilmente è questo che mi attrae di te- ammise, senza farsi troppi problemi. Credo che ci fosse abituato, ci sapeva veramente fare con le ragazze.

Spinta dalle due birre precedenti, presi il coraggio per intrecciare la mano con quella che aveva appoggiato alla mia spalla, raggomitolandomi sul suo petto.
Dopo che gli altri ebbero svoltato l’angolo, Calum si fermò, abbracciandomi semplicemente. Avrebbe potuto benissimo schiantarmi contro un muro e violentarmi, ma non lo fece. Avevo sempre sentito voci sulla sua dolcezza, ma non credevo che lo fosse realmente. Rimanemmo fermi così per un po’, mentre tentavo di fermare il collasso interno dei miei organi vitali. Insomma, a me era sempre piaciuto Calum, ma non avrei mai potuto immaginare che lui potesse ricambiare.

-Ci conosciamo da un sacco di tempo, ma non avevo mai pensato a te come a qualcosa di più della migliore amica di uno dei miei migliori amici. Insomma, non ti ho mai vista esattamente il mio tipo-
-Lo so. Troppo sfigata- dissi, allontanandomi un po’.
-No. Solo… più innocente. Anche se vestita così non lo sembri più molto- rise ancora, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Non l’avevo ancora osservato bene: era tutto vestito di nero, in camicia a maniche corte, skinny jeans strappati e converse. Bello come sempre, o anche di più.

-Sei veramente carina stasera. Se ti va, un giorno possiamo uscire- sorrise, guardandomi fisso.
-Con piacere- ricambiai il sorriso.
-Bene, allora è andata. Domani ho comunque bisogno delle tue ripetizioni, puoi venire da me quando vuoi- ammiccò in modo assolutamente sexy. Arrossì, prima di prendergli la mano e trascinarlo in una corsa verso il resto del gruppo. Quella sì che è stata una bella serata.

-----------------------------------------------------------------------------------------

-Andiamo Cal, non è difficile! Abbiamo quasi finito, resta concentrato- lo pregai, notando la sua noia. Stavamo studiando da un’ora e mezza e già il ragazzo era fuso.
-Dai Mia, facciamo una pausa… non ne posso più! Facciamo merenda e poi..- non fece in tempo a finire la frase che il suo telefono squillò. –Perdonami un secondo. Pronto?- rispose, mentre io sbuffavo, arrendendomi.

Non prestai molta attenzione alla conversazione, preoccupandomi piuttosto di rispondere al messaggio che Ashton mi aveva mandato 20 minuti prima. Quel weekend saremmo dovuti andare a vedere un film.
Mi capitava spesso di perdermi nei miei pensieri, soprattutto quando ero stanca, come quel giorno… mi capitava di ripensare al mio passato, a quando ero bambina e passavo le giornate da sola, a quando ho incontrato Baylee alle medie e abbiamo subito legato, a quando sono andata in vacanza con la scuola e ho conosciuto…

-Miaaaaa! Ci sei?- rise Calum, attirando la mia attenzione.
-Uhm..eh? Oh, sì. Sì, certo, ci sono… scusa-
-Non preoccuparti. Vuoi sapere una bella notizia?- mi chiese entusiasta. Annuì sorridendo.
-Hai presente che io prima che i miei si separassero vivevo a Sydney, no? Sono arrivato qui solo due anni fa… e quindi papà è rimasto in Australia. Vado spesso a trovarlo, soprattutto perché lì ci sono i miei migliori amici. Beh, la bella notizia è che tra tre settimane, appena finita la scuola, verranno tutti e tre qui per l’estate! Così te li presenterò e ci passeremo una bellissima vacanza! Che te ne pare?- i suoi occhi brillavano di felicità come mai avevo visto prima.

-Dico che non vedo l’ora di conoscerli! E dico anche che mi devi dare un passaggio a casa: sono mostruosamente in ritardo- risi, raccattando le mie cose. Mi abbassai poi per baciarlo sulla guancia.
-Di già? Non resti ancora un po’?- chiese, con il faccino da cucciolo.
-No Hood, ho un impegno con i miei stasera! La prossima volta rimango, promesso- scompigliandogli i capelli, per poi dirigermi verso la porta. Mi domandai se durante l’estate avrei avuto l’occasione di rivedere la mia Santa Cruz. A volte desideravo tornare indietro all’estate precedente. Su quella spiaggia, di fronte a quel mare, sotto quelle stelle. Dentro a quegli occhi blu che mai avrei dimenticato.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ecco un secondo capitolo, spero che la storia inizi ad incuriosirvi, ci saranno mooolte sorprese ;)
Un bacio,
-Smartix:)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Descrivere la fatica che ho fatto per riuscire a stare attenta alle ultime lezioni è impossibile. So solo che, grazie al cielo, sono riuscita a passare l’anno con dei voti piuttosto buoni. Abbiamo festeggiato allegramente la fine della scuola con una festicciola a casa di Ash, dove mi sono lanciata in balli sfrenati e bevande superalcoliche. Mi sono divertita, veramente, pensavo solo che Calum mi avrebbe baciata… invece niente, a parte qualche coccola. Ma non importava, Ash mi aveva sempre detto che Cal ci va piano con le ragazze, e quella era una cosa che mi piaceva in realtà.

Da un paio di giorni erano arrivati quei suoi famosi amici, che io ancora non avevo visto. Ero in macchina con Ash, ci dirigevamo verso la periferia del paese, dove gli altri avevano organizzato una specie di pic-nic. Mentre ridevo e scherzavo con il mio amico, sventolavo il braccio fuori dal finestrino. L’aria tiepida di giugno mi piaceva da morire.

Improvvisamente, alla radio partì “I Miss You” dei Blink 182. Mi ricordo una marea di emozioni farsi largo tra le  costole. Quella era la nostra canzone, mia e del ragazzo che mai avrei potuto dimenticare. Nonostante fosse passato quasi un anno, il suo pensiero faceva spesso capolino nella mia mente, lo ritrovavo in ogni cosa che facevo. Non mi ero ancora accorta delle lacrime che mi pesavano negli occhi, me lo fece notare Ash appoggiando la mano sulla mia coscia.

-Hey, Mia. Non ci pensare, okay?- mi sorrise, spegnendo la radio.
Mi sforzai a ricambiare, mentre obbligavo le lacrime a tornare da dove erano venute. Non avrei pianto per lui di nuovo.

Arrivammo al complesso di edifici abbandonati e grandi prati verdi una decina di minuti dopo. L’aria tiepida consolava il mio viso ancora un po’ triste, mentre camminavamo verso le coperte stese a terra tra alcuni alberi profumati. Alcuni ragazzi della squadra (Todd, James, Alan e Zack) insieme all’ochetta Holly e alle sue amiche cheerleader Tiffany e Chloe, stavano sistemando piatti e bicchieri sulle tovaglie appoggiate all’erba verde. Avevano ordinato alcune pizze, che sarebbero arrivate solo con Calum e i suoi amici australiani, dopo essere passati per casa del mio bel moretto. Non ero più sicura che tra di noi ci fosse veramente qualcosa di più di un’amicizia, ma non me ne preoccupavo molto, ciò che doveva succedere sarebbe successo.

Rimasi leggermente disgustata da come si era conciata la troietta: una super-mini gonna nera di pelle, una canottierina bianca scollata e stivaletti bucherellati neri. Okay. Io optai per un vestitino senza maniche mediamente corto, bianco con una fantasia color corallo e delle Vans del medesimo colore. Capelli mossi e un leggero trucco sugli occhi. Abbastanza semplice direi, ma Ashton mi ha detto che stavo bene così e io ne ero felice.

Salutai tutti, a parte le oche, e poi mi sdraiai sull’erba soffice, osservando il cielo. Sentì subito Ash posizionarsi a fianco a me, come sempre, e cominciammo a commentare le nuvole che ci passavano sopra. Dopo un quarto d’ora non era ancora arrivato nessuno ed essendomi stancata di guardare Tiffany provarci con il Koala (Ashton) mentre strappavo fili d’erba, mi alzai.
-Io vado a farmi un giro al Palazzo Vecchio, qualcuno venga a chiamarmi quando arrivano le pizze- urlai, mentre mi avviavo verso la mia meta. “Palazzo Vecchio” era il nome che avevamo affibbiato ad una palazzina i cui lavori non sono mai stati completati a causa di mancanza di soldi. A parte la struttura esterna, le uniche cose che avevano costruito erano i pavimenti e i soffitti, qualche muro a separare enormi stanze qua e là comunque aperte all’esterno, le scale e un enorme, bellissimo tetto piano da cui si vedeva tutta la città. Andavamo lì spesso, era il nostro rifugio da un sacco di anni. Ormai lo conoscevamo a memoria.

Mi infiltrai dalla porta sul retro di cui avevamo rubato la chiave, per poi arrampicarmi su per i cinque piani, gustandomi ogni singola parte della città che riuscivo ad intravedere dai muri esterni, finiti solo a metà. In effetti non era un posto sicuro, ma poco m’importava. Arrivai alla mia meta con il fiatone e un po’ di sudore sulla fronte, ma non appena guardai all’orizzonte, rimasi meravigliata, come tutte le volte: il sole cominciava ad avvicinarsi al suo letto, donando al suo amato cielo una splendida sfumatura rossa e arancione. Mi appoggiai al cornicione, ammirando la vastità di tutto. A guardarla da dentro, ogni cosa sembra relativamente piccola, o comunque gestibile. Ma quando cambi prospettiva e osservi le cose dall’alto, capisci quanto larghi siano i confini, infiniti ed irraggiungibili. E ti sembra di poter possedere ciò che hai sotto di te, non importa quanto sia grande. Tra questi pensieri cominciai a navigare, per molto tempo, finché non sentì qualcuno aprire la porta di metallo, che si richiuse dopo qualche secondo con un stridio che mi fece venire i brividi.

Non sentendo nessuno parlare né chiamarmi, mi girai, ancora un po’ abbagliata dal mio amico sole. Non appena vidi quella figura alta in skinny jeans strappati e maglietta nera, mi sembrò di avere un miraggio. Le sue gambe lunghe erano immobili, la maglietta leggermente mossa dal vento fresco. Occhiali da sole a coprire due occhi indimenticabili e cappello con la visiera spostata all’indietro incastrato tra dei capelli color grano.

Mi sentì mancare, per poco non svenni. Ma ero talmente sconvolta da non riuscire neanche a svenire, ero semplicemente inchiodata al pavimento, con i lunghi capelli fermati solo da una coroncina di piccole margherite bianche che svolazzavano dappertutto e il vestito che li seguiva. La bocca semiaperta dall’enorme stupore, gli occhi nocciola a fissare la cosa più bella che avessi mai avuto a quindici metri dal mio corpo, le gambe tremanti e il cervello a ripercorrere momenti di quella che sembrava un’altra vita. Il tempo si era fermato, così come noi due, che ci guardavamo a distanza, senza respirare da molto tempo, ormai.

Mi sembrava impossibile avere Luke di nuovo davanti a me.


LUKE’S POV

Appena arrivammo, Calum ci presentò subito a tutti. Impossibile non notare una bella bionda con vestiti provocanti ed uno sguardo di fuoco. Sorrisi quando la salutai, giusto per fare buona impressione. Ero sicuro che sarebbe stata una bella vacanza.
Scambiai qualche parola anche con le altre ragazze, mentre notavo la comica scena dell’incontro tra due Ashton: erano piuttosto diversi fisicamente, almeno non li avremmo confusi troppo. Il mio amico l’avremmo chiamato ‘biondo’ e il ragazzo alto e muscoloso appena conosciuto sarebbe stato ‘moro’. Che fantasia.

Mi accorsi dopo poco di aver lasciato la macchina di Cal aperta, così mi diressi presto a chiuderla. Quando tornai, mentre tutti erano impegnati a finire di preparare la tovaglia, quest’ultimo mi fece cenno di raggiungerlo mentre si dirigeva verso una palazzina abbandonata.

-Dove stiamo andando?- chiesi quando lo raggiunsi dopo una piccola corsa.
-A recuperare una mia amica. E’ innamorata di questa palazzina e non perde mai occasione per rifugiarcisi. Dobbiamo solo andare a chiamarla e poi torniamo a mangiare. Allora, come ti sembra la città per ora?-
-Non male amico, non male. Sono sicuro che una volta approfondita la conoscenza con una di quelle tre belle ragazze sarà ancora meglio!- risi, dandogli una pacca sulla spalla.
Entrammo da una porticina sul retro e mi meravigliai nel notare come il palazzo fosse completamente abbandonato e piuttosto pericoloso: i muri erano quasi inesistenti e i pavimenti non sembravano troppo sicuri.

-Se ci dividiamo facciamo prima. Tu vai a vedere sul tetto, io controllo nell’altro suo posto preferito, la stanza qui in fondo- disse con il fiatone. – Se non la trovo ti raggiungo di sopra, sarà sicuramente lì-
-Okay- ansimai, continuando a percorrere l’ultima rampa di scale. “Ma ti pare che dopo un lungo viaggio io debba pure mettermi ad inseguire una pazza con istinti suicidi” pensai, un po’ seccato. Non volevo ammettere a me stesso quanto fosse bella la visuale da lì, ma in cuor mio ero ammaliato. Arrivato ad una porta di metallo, la spinsi tirando lunghi respiri per recuperare il battito. Lasciai che la porta si chiudesse prima di guardare di fronte a me: ebbi un sussulto nell’individuare una ragazza ferma ad osservare l’orizzonte. Mi ricordava da morire Mia.

Pensai di essere pazzo, ma poi si voltò. Non ebbi alcun dubbio quando si fermò, puntando i suoi occhi su di me. I capelli che io ricordavo completamente castani, ora erano un po’ più lunghi e più chiari al fondo, più belli. Occhi non troppo grandi ma contenenti l’infinito mi fissavano stupefatti, accompagnati da quella bocca stupenda, ora semiaperta. Un vestito che la faceva sembrare perfetta e delle margherite tra le ciocche chiare. Non so se ad accecarmi fosse lei o il tramonto alle sue spalle, ma credo che fosse proprio lei. Tra tutte le persone che avrei potuto immaginare, non avrei mai sperato che fosse lei. La parte più bella del mondo, la mia musa ispiratrice. La ragazza che tanto avevo amato e continuavo segretamente ad amare. Rimanemmo a fissarci per degli attimi che sembrarono eterni, immobili e con il vento ad attirarci più vicini. Avrei voluto correre da lei e baciarla per sempre, ma alla sua vista rimasi letteralmente paralizzato.

Sentì un tonfo sordo, qualcosa di lontano, che in realtà così lontano non era: infatti, a risvegliarmi da quella sorta di ipnosi fu la pacca di Cal sulla mia spalla. Voltai la testa spaventato, osservando il sorriso del mio amico.

-Hey, tutto bene? Avete certe facce- scherzò, avvicinandosi a Mia. La vidi sforzare un sorriso, farfugliando qualcosa. Lui le prese la mano e io mi sentì bruciare di gelosia come mai prima. Strinsi i pugni, cercando di mantenere la calma. Me li ritrovai entrambi a pochi centimetri quando me la presentò.
-Luke, ti presento Mia. Mia, lui è uno dei miei famosi amici, Luke- ci introdusse, ignaro del nostro passato. D’altronde io non ho mai raccontato a quasi nessuno di noi e probabilmente lei ha fatto lo stesso. Non che mi aspettassi nulla di più, considerando il modo in cui mi aveva lasciato.
-Ciao- dissi secco, infilandomi le mani in tasca. –Ora andiamo a mangiare, gli altri ci staranno aspettando- aggiunsi velocemente, prima di infrangere la promessa fatta poco prima a me stesso e guardarla negli occhi.

Mi girai e mi gettai quanto più velocemente giù dalle scale. Sentì Calum dirle “Giuro che non è sempre così”, prima di essere troppo lontano per riuscire a capire altro. Mentre mi dirigevo alle coperte stese a terra, lottai duramente contro pesanti e minacciose lacrime. Fortunatamente non avevo mai tolto gli occhiali da sole.
Avevo ritrovato la ragazza più speciale che abbia mai fatto parte della mia vita e tutto ciò che sono riuscito a dirle è stato un ‘ciao’ scazzato. In realtà non meritava nulla di meglio, considerato come mi aveva trattato l’anno prima. Ecco, è così che volevo pensarla. Lei non meritava più nulla, ed è esattamente ciò che avrebbe ottenuto da me.


MIA’S POV

Ero talmente sconvolta da non essere riuscita a parlare per buona parte della serata. Ho conosciuto gli altri ragazzi, ma non ho fatto altro che mantenere lo sguardo fisso su di lui. Era così bello, proprio come lo ricordavo. L’unica differenza era un piercing nero al labbro inferiore, che lo rendeva sexy da morire. L’avrei baciato all’infinito, chiedendogli che cosa ha fatto durante tutto questo tempo i cui siamo stati separati. Non riuscivo a capire quando e se mi guardava, per colpa dei suoi occhiali scuri.

Poi mi ricordai di come mi aveva presa in giro, di tutto il male che mi aveva causato, e decisi che non l’avrei più calcolato. Non meritava un cazzo. Non mangiai nulla, attirando le preoccupazioni di Ashton. Il mio Ashton, non l’amico di Cal. Che strana situazione.
-Pinguinella mia, perché non mangi?- chiese, sedendosi a fianco a me.
-Ti devo parlare, Ash. Subito- sussurrai, con la voce rotta da tutte le emozioni e le lacrime che stavo trattenendo.

Si fece serio, guardandomi intensamente. –Scusateci un attimo, torniamo subito- disse agli altri, aiutandomi ad alzarmi. Ci allontanammo verso gli alberi alti e quando fui nascosta dietro uno dei tronchi, mi ci appoggiai, mettendomi le mani tra i capelli.
- È lui Ash, è lui, cazzo! È Luke di Santa Cruz, è il ragazzo di cui ti ho parlato in ogni dettaglio, per cui ho pianto sulla tua spalla ogni giorno, quello che non si è più fatto sentire dopo due mesi di notti passate insieme sulla spiaggia! È lui Ashton, è lui, questo deve essere un incubo! Aiutami, ti prego!- farfugliai alzando forse un po’ troppo la voce, lottando più che duramente con me stessa per impedirmi di piangere. La sua faccia era a dir poco scandalizzata. –Ma che cazz.. è uno degli amici di Calum?! Oh Dio…-

Mi gettai tra le sue braccia, cercando quanto più conforto possibile, cosa che ottenni quando cominciò a stringermi ed accarezzarmi i capelli.
-Hey, ora calmati Mia. Tanto lo sistemo io quel bastardo, vedrai-
-No, smettila. Devi far finta che io non ti abbia detto nulla, nessuno deve sapere di questo! Per favore! Aiutami solo a non pensarci- quasi lo supplicai, tentando di calmarmi. Lo sentì respirare profondamente, prima di baciarmi la testa.

-Tu sei forte ragazza, okay? L’hai superato una volta, puoi farlo di nuovo. È ovvio che ti aiuterò, sai che ci sono sempre, ma è da te che parte tutto. Sai di poterlo superare- disse, guardandomi. Io annuì, nonostante la consapevolezza che non fosse vero: non l’avevo mai superato e mai l’avrei fatto. Io lo sapevo e lo sapeva anche Ashton, ma sapeva anche che avevo bisogno di un incoraggiamento. Ringraziai Dio per averlo al mio fianco.
Mi asciugò un paio di lacrime fuggitive e poi tornammo dagli altri. Notai subito il viso preoccupato di Calum, che mentre i ragazzi toglievano tutto dall’erba, si avvicinò sorridendo. Non si meritava il fatto di non averlo guardato per tutta la sera, lui era sempre così dolce con me.

-Tutto a posto, Mia? È da tutta la sera che sei strana e quindi, ecco… mi chiedevo se fossi per caso arrabbiata con me o qualcosa del genere- disse piano, spostandomi come al solito una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Non avevo mai conosciuto un ragazzo così delicato. Costrinsi me stessa a non pensare che in realtà avevo già conosciuto Luke.
Lo abbracciai stretto, inspirando profondamente la sua colonia buona da morire. –Certo che no, Cal, non potrei mai arrabbiarmi con un cucciolo come te- sorrisi, facendo ridere anche lui. –Sono solo un po’ triste oggi, niente di più-
-Sai che se vuoi parlare io ti ascolto sempre-
-Certo. Ma tranquillo, veramente, sto bene- dissi infine, stringendolo forte. Rimanemmo così per un pochino, finché il mio disagio nel sapere che Luke ci stava probabilmente guardando fu troppo grande e mi divisi da lui. Non ebbi il coraggio di guardarmi intorno, quindi mi limitai a sorridere ancora a Calum, che ricambiò subito.
-Non so se te l’ho già detto, ma sei veramente bella stasera-
-Bugiardo, me lo dici ogni volta!- risi, tirandogli un pugnetto leggero sullo stomaco.
-Forse perché sei sempre bellissima- ammiccò lui, avvicinandosi un pochino.
-Ma smettila, stupido. Aiutiamo gli altri, va!- lo liquidai, dirigendomi alle tovaglie. Sentì una fitta allo stomaco quando mi accorsi di quella cozza di Holly essere a pochi centimetri da Luke. Tentai di nascondere la gelosia al meglio, raccattando l’immondizia per poi andarla a gettare nel cestino. Respirai a fondo per mantenere la calma e mi promisi di non fare più caso a quel ragazzo: non gli avrei permesso di rovinarmi un’altra estate.

Il problema era mantenere il segreto: non volevo che nessuno sapesse come aveva giocato con i miei sentimenti, ma allo stesso tempo mi sentivo in colpa nel nascondere a Cal una cosa così importante. Almeno, per me lo è stata.
Mi sentivo la testa scoppiare mentre tornavamo a casa. Continuavo ad osservare quello splendido ragazzo seduto a fianco al guidatore, che era Calum, e ripensavo ai due mesi e mezzo passati insieme. Ogni risata, ogni bacio, ogni notte. Ogni secondo, ogni canzone, ogni sguardo. Ogni tutto. E piansi in silenzio, guardando fuori dal finestrino, finché non fummo quasi arrivati a casa mia. A quel punto mi asciugai le lacrime e presi un respiro profondo.

Quando l’auto si fermò accanto al vialetto, rivolsi il miglior sorriso che potevo ai due ragazzi avanti a me. Gli altri se ne erano andati per conto loro. Tentai nel frattempo di aprire la portiera, ma senza successo.
-Oh merda, di nuovo- imprecò Calum. –Scusa, a volte si blocca. Vengo ad aprirtela- continuò, scendendo dalla macchina.
Per la seconda volta in un paio d’ore, io e Luke eravamo di nuovo soli. Nonostante indossasse ancora gli occhiali, sapevo che mi stava guardando dallo specchietto. Lo odiavo per l’indifferenza che mi rivolgeva, sembrava che non gliene fregasse. Probabilmente era così.
Cal cercava di aprire la portiera, invano.

-Perché non gliel’hai detto?- chiesi, quasi apatica. Non ci fu bisogno di specificare, sapeva a cosa mi riferivo.
-Potrei farti la stessa domanda- rispose, muovendo appena le labbra. Era la prima volta che sentivo la sua voce così fredda e distaccata e questo mi fece male. Quella che ricordavo io era completamente diversa.
-Spero che la vita ti sia andata bene quest’anno- lo provocai, arrabbiata.
-Sicuramente non bene quanto a te- continuò secco. L’avrei preso a sberle fino alla morte, ma in quel momento Calum aprì di colpo la portiera.
-Finalmente! Scusa per questo incidente-
-Non preoccuparti. Il tuo amico ha saputo come tenermi compagnia- quasi sputai, sorridendo in modo finto. Non mi voltai neanche a vedere la sua reazione, scesi semplicemente dall’auto e, una volta richiusa la portiera, mi avvicinai al quel bel neo-zelandese. Con tutto il dolore e la rabbia che avevo dentro, presi il suo viso tra le mani e stampai un bacio sulle sue labbra.

Mi divisi da lui quasi subito, notando lo stupore nella sua espressione. In pochi secondi divenne rosso su tutto il viso e la sua tenerezza mi fece stare un po’ meglio, anche se non durò a lungo.
-Grazie di tutto Cal, veramente. Buonanotte- sorrisi alla fine, alzandomi un po’ sulle punte per baciargli la guancia. Poi lo sorpassai velocemente, prima di pentirmi di quel gesto. Percorsi il vialetto cercando le chiavi di casa nella borsa. Mi tremavano le mani e le ginocchia, ma riuscì comunque a infilarle nella serratura. Prima di poterle girare, sentì chiamare il mio nome.

Ebbi a malapena il tempo di girarmi, prima che le lunghe gambe di Calum mi raggiungessero. Mi ritrovai appoggiata alla porta con il suo corpo allenato a pochi millimetri, le mani sul mio viso e le bocche unite. Era così delicato che per un attimo riuscì di nuovo ad alleviare la tempesta in me. Socchiusi la bocca per lasciare spazio ad un bacio appassionato, mi sembrava quasi di averne bisogno. Ma forse non ne avevo bisogno da lui. Durò un po’, poi ci dividemmo lentamente. In fondo mi era piaciuto.
-Grazie a te- sussurrò, per poi posare un altro dolce bacio sulle mie labbra. Poi si allontanò camminando all’indietro, aggiungendo solo un “Buonanotte”. Sorrisi anch’io, prima di rinchiudermi in casa.

Il cuore mi batteva a duemila. Da una parte c’era Calum, che sicuramente mi piaceva e mi trattava con i guanti. Dall’altra c’era l’unico ragazzo con cui io avessi mai veramente vissuto, che avevo rivisto dopo 10 mesi di silenzio e per cui non sapevo che cosa provare. La mia vita era un casino e in quel momento l’unica cosa che riuscì a fare fu una doccia calda e un pianto infinito.


LUKE’S POV

Mi sentii in colpa quando vidi i suoi occhi lucidi alle mie risposte fredde. Avrei solo voluto tenerla fra le braccia e proteggerla da ciò che la faceva stare male, eppure in quel momento quel mostro ero proprio io. Ma quando scese dalla macchina e la vidi baciare il mio migliore amico, sentì tanto male da credere di poter morire da un momento all’altro. Mi mancò il respiro, prima di esplodere in lacrime. Scorsi a malapena Calum correre ancora verso la sua porta, prima di chiudere gli occhi e tentare di fermare il pianto. Mi asciugai velocemente e feci finta di dormire quando Cal tornò. L’avrei riempito di botte.

Continuai con la mia recita fin quando non fummo arrivati a casa Hood, e lui mi ‘svegliò’. Lo liquidai in fretta, per dirigermi nella camera che condividevo con Ashton, ma lui non c’era. Afferrai un paio di boxer a caso dalla valigia ancora intatta e mi fiondai in bagno, dove rimasi per molto tempo a sfogare tutta la mia tristezza. Per un momento, un solo attimo, mi sembrò di sentire anche i suoi singhiozzi, come un rombo sordo tra le gocce d’acqua, ma poi mi dissuasi da quella sciocca idea. Non le importava nulla di me.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ecco qui il terzo capitolooo! Ora si inizia a capire che cosa è successo, ma ci sono ancora molti segreti da svelare e molti colpi di scena ;)
Spero che il capitolo vi piaccia, aggiornerò presto!
Un bacio,
-Smartix:)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Passarono i giorni e tra me e Mia non ci fu alcun tipo di avvicinamento. Ci salutavamo solo per non dare l’impressione di nascondere qualcosa, come stavamo facendo. Così vicini, eppure così lontani. Era un verso della canzone che stavo scrivendo pensando a lei. Avrei voluto odiarla da morire, ma non ci riuscivo. Quindi decisi di fare come lei: me ne sarei fregato. Almeno davanti agli altri. E volevo dimostrarglielo. Avrei fatto lo stronzo anch’io.

Dopo aver memorizzato come arrivare a casa sua, mi ci presentai un sabato mattina. Quel giorno saremmo andati tutti insieme al parco divertimenti, quindi decisi di parlarle per mettere fine a quella strana situazione.
Bussai alla porta di legno bianca, sentendo poco dopo dei passetti leggeri sul parquet. Ad aprire la porta fu proprio Mia, con addosso solo una maglietta e dei pantaloncini cortissimi, i capelli raccolti in una coda disordinata e completamente struccata. Portava gli occhiali, come sempre quando non era in giro. Era anche più bella del solito.

Quando mi vide strabuzzò gli occhi, poi arrossì per l’imbarazzo. Si abbassò un po’ i pantaloncini e si schiarì la voce.
-Che ci fai qui?- chiese in modo quasi carino.
-Devo parlarti. Puoi uscire un secondo?- chiesi, togliendomi gli occhiali da sole per guardarla per la prima volta dopo tanto tempo veramente negli occhi. Mi fissò come se volesse leggermi dentro, cosa che solo lei sapeva fare con me. Annuì lentamente, prima di avvicinarsi a me e chiudere la porta alle sue spalle. Mi allontanai subito un po’.

-Scusa per l’orario, sarò breve. Mi sta bene non dire niente a nessuno di Santa Cruz, ma se deve rimanere un segreto dobbiamo comportarci come se non ne avessimo uno. Io non vorrei vedere te e tu non vorresti vedere me, ma dobbiamo passare un’estate insieme, quindi facciamo finta di non esserci mai conosciuti prima di due settimane fa e basta. Tu continua a stare con Calum e io..-
-Non sto con Calum- mi interruppe, seria. Quella risposta mi fece quasi piacere.

-Sì, okay. Esci con Calum. Io continuerò a dargli consigli su come conquistarti e saremo tutti felici e contenti. Siamo d’accordo?- finì velocemente, con il desiderio di allontanarmi da lei prima di prenderla tra le mie braccia.
-Sai, mi sei quasi sembrato convincente. Ma se non te ne frega nulla di me e vorresti non avermi mai incontrata, perché ti sei disturbato a venire fin qui per dirmi cose che a entrambi saranno difficili da rispettare?-
-Forse perché qualcosa me ne frega- mi lasciai sfuggire. Pensavo di averle dato una soddisfazione nel dirle ciò, invece la vidi solo arrabbiarsi.
-Oh, certo, si vede quanto te ne frega e quanto te n’è fregato in questi mesi. Vaffanculo Luke. Accetto il tuo stupido patto di merda, se serve a non sentire più queste prese per il culo- si allontanò, afferrando la maniglia. Sentì la rabbia ribollirmi dentro.

-Non sono io quello che se n’è andato via dopo tre mesi senza nemmeno salutare- alzai la voce.
-Se avessi potuto scegliere non me ne sarei di certo andata prima. E se ti fosse importato qualcosa, ti saresti fatto sentire. Sono stanca di questa conversazione, ho detto che va bene la tua proposta. Noi non ci siamo mai conosciuti. Ci vediamo- finì, chiudendosi in casa.

Respirai profondamente per tentare di mantenere la calma, mentre svoltavo l’angolo della sua via, ma non ci riuscì e tirai un calcio ad una lattina lasciata a terra per sfogarmi. Aveva avuto il coraggio di dare la colpa a me, dopo che se n’era andata via da Santa Cruz senza dirmi nulla. Come cavolo avrei dovuto contattarla? Con la forza del pensiero?! C’era qualcosa che non mi quadrava. Ma ero troppo arrabbiato per pensarci e finì solo a casa a pranzare con i miei amici, cercando di dimenticarla.


MIA’S POV

Non so con quale coraggio era venuto a dirmi quelle cose. Era vero, me n’ero andata prima a causa di un problema con la scuola, ma gli avevo lasciato una lettera sul cuscino dove c’era scritto tutto su di me, ogni singola cosa. E per riuscirci mi ero dovuta arrampicare sull’albero che dava sul balcone di camera sua, entrando poi dalla porta-finestra. Quando cercai di scendere, caddi rovinosamente, provocandomi un taglio lungo il bicipite destro, di cui portavo ancora la cicatrice.

Comunque, lui non si era mai fatto sentire, chiara prova del fatto che io ero solamente stata una scappatella estiva per lui. Mi concentrai sul trucco per non pensare a quello stronzo.
Optai per dei pantaloncini corti di jeans e una canotta larga verde da cui si vedeva un pezzo di reggiseno nero. Indossai un cappello con la visiera girata all’indietro, non sapendo come acconciare i capelli, poi infilai le Converse verdi e gli occhiali da sole, quindi presi la borsa e mi diressi al piano di sotto.

Salutai i miei prima di uscire e aspettare i ragazzi sul marciapiede, che arrivarono pochi minuti dopo. Fortunatamente quella volta non avrei visto Luke prima di arrivare al parco dei divertimenti.

Quando arrivammo, tutta la ciurmaglia era già in fila, ad aspettare solo me ed Ashton. Salutai tutti (ochette comprese) con dei baci sulle guance, e quando arrivai a Lucas, gli rivolsi un sorriso falso, per poi fare lo stesso. Il suo profumo mi travolse, tramortendomi. Mi girò la testa, tanto che inciampai sui miei stessi piedi e dopo aver perso l’equilibrio, stavo per cadere all’indietro. Non appena le sue mani afferrarono la mia schiena, mi aggrappai a quelle braccia allenate, ritrovandomelo a pochissimi centimetri dal viso. Ci guardammo fisso per un tempo indefinito, immobili, con una voglia addosso di baciarci da ucciderci, quasi. E mi resi conto che l’avrebbe fatto quando spostò lo sguardo sulle mie labbra. Si avvicinò ancora un po’ e il cuore mi batté a duemila, prima di sentire quello strambo Michael ridere.

-Tutto a posto?- chiese tra le risate. Ci allontanammo subito, confusi.
-Sì. Grazie per avermi presa- tagliai corto, prima di dirigermi più avanti verso l’Ashton australiano e Calum e scambiarci quattro parole. Avevo ancora voglia di baciarlo.

La prima giostra scelta erano gli Autoscontri, unica attrazione che io potevo fare, a causa della mia debolezza di stomaco. Feci due giri con Ashton R. (per distinguerlo da Ashton I.), in cui tentai di andare contro alla macchina di Luke più volte possibile. Era strano come non fossi più molto arrabbiata con lui: lo vedevo ridere e pensavo che non ci fosse cosa più bella al mondo. Ovviamente, non l’avevo perdonato.

Mi divertì un sacco, tentando di andare d’accordo anche con il biondo, che quel giorno mi sembrava di nuovo il ragazzo di cui mi ero innamorata e non un’idiota.
Quella sera decidemmo di cenare in un locale chiamato “Black Hole”, che dal nome era piuttosto inquietante, ma in realtà era carino. Ci sedemmo e ordinammo hamburgers e patatine a volontà, accompagnati da birre e cocktails.

Mi accorsi di essere brilla quando stavamo ballando e non riuscivo più a distinguere le luci dalle persone. Sapevo solo che mi stavo sentendo bene accalcata ai miei amici, a ballare e divertirci. Il sudore faceva appiccicare i capelli al mio collo e i vestiti al mio corpo, e lo stare in mezzo a così tante persone non aiutava. Avevo il fiatone quando mi girai e vidi Luke a pochi passi da me che ballava degli strani passi con Michael, quest’ultimo sbronzo già da due drink fa. Risi nel vederli fare gli scemi, ma la mia risata mezza-ubriaca era piuttosto divertente, tanto che fece girare entrambi. Le guance di Luke erano tinte di un rosso accesso e i suoi denti bianchi brillavano nel buio della stanza.

Non mi resi conto che ci eravamo avvicinati finché lui non mi offrì un po’ del liquido azzurro nel suo bicchiere, che accettai di buon grado.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Era sempre così bello che non sembrava reale. In quel momento tutta la mia rabbia verso di lui era sparita. Avevo solo voglia di toccarlo, per avere la prova che non fosse un’allucinazione. Posai una mano sul suo torace e lo sentì rabbrividire quando gli accarezzai le costole con il pollice. Le sue dita lunghe si posizionarono poco dopo sul mio fianco nudo, attirandomi al suo corpo. Mi ricordo di uno sguardo talmente pieno di passione da sentirmi bruciare dappertutto.

Lasciò cadere il drink a terra, per poi appoggiare la mano appena sopra il bordo dei miei jeans a vita bassa. Lì dove la sua pelle era a contatto con la mia, mi accarezzò dolcemente, avvicinando la bocca al mio collo. Sapeva che era il mio punto debole. Quando sentì le sue labbra morbide lasciarvici un bacio, chiusi gli occhi e desiderai solo sentire il suo corpo sul mio, come nelle notti sulla spiaggia a Santa Cruz.

Quel ragazzo mi mandava fuori controllo. Infilai le dita tra i suoi capelli morbidi per avvicinarlo ancora di più a me, finché non riuscimmo più a distinguere la fine di un corpo e l’inizio dell’altro. La musica alta riempiva la stanza, le luci colorate al led non erano sufficienti per identificare le persone che avevamo intorno. Anche se, ormai, era come se fossimo soli: il locale gremito di persone era ormai un altro pianeta, io e il mio principe azzurro ci eravamo dati alla fuga sul suo cavallo bianco, verso un luogo che solo noi conoscevamo.


LUKE’S POV

Avere Mia di nuovo tra le mie braccia mi sembrava un sogno. Poter sentire ancora l’odore della sua pelle, il suo respiro affannato, le sue braccia saldate al mio corpo… non riuscivo a controllare la voglia che avevo di lei, ma non mi accorgevo che la situazione era data dal troppo alcool assunto da entrambi. E anche se l’avessi saputo, non me ne sarebbe importato nulla.

Lasciai una scia di baci lungo il suo collo umido, salendo piano verso la sua guancia. Agguantai il suo viso con una mano per tenerla vicina a me, mentre sentivo le sue dita correre tra i miei capelli. Solo lei, con un gesto così semplice, sapeva darmi la pelle d’oca.

La guardai un attimo in quei bellissimi occhi, che tanto mi erano mancati. Erano verdi, come sempre quando era felice. In quel momento, mi resi conto di come la mia anima e il mio cuore non si fossero mai allontanati da lei, nonostante fossimo a migliaia di km di distanza. E anche se avevo sofferto, se mi ero sentito preso in giro dalla persona che amavo e mi ero ripromesso di non caderci mai più, realizzai che in realtà non avrei mai potuto non caderci, semplicemente perché non mi sarei mai tirato fuori da quelle sue iridi così profonde e piene di vita che mi avevano catturato sin dal primo giorno.

La voglia di baciarla era irrefrenabile, ma per qualche ignoto motivo mi sentivo come intimidito dalle sue labbra rosse e piene, tanto da indugiare qualche istante di troppo. La sua mano, ancora ferma sulla mia nuca, mi indusse ad appoggiare la fronte sulla sua, così sentì le nostre bocche sfiorarsi. L’elettricità che si sprigionò in quel momento mi attirò a lei come fosse una calamita, e mi avventai su di lei come se da tutta la vita non avessi aspettato altro che poter sentire di nuovo il suo sapore. E così era, a dirla tutta.

Il contatto con le sue labbra morbide fu talmente appagante che mi sentì riempire il cuore. Premetti un bacio quasi disperato contro quella bocca che tanto avevo bramato in quei mesi in cui eravamo separati e poco dopo, senza quasi accorgercene, ci stavamo baciando con tutta la passione che avevamo addosso. Non avevo mai dimenticato il suo sapore, ma riviverlo era tutta un’altra cosa.
L’ultima cosa che ricordo è stato di non aver smesso finché entrambi non fossimo rimasti senza fiato, per poi ricominciare appena possibile. La amavo. Non avevo mai smesso e mai l’avrei fatto, perché nonostante la mia stupida testa fosse intorpidita, il mio cuore non si sarebbe mai arreso. Lei era l’unica ragione.


MIA’S POV

Ero ancora nel dormiveglia, quando sentì qualcuno strimpellare alla chitarra una canzone che non avevo mai sentito prima. Così aprì gli occhi, incantata da quella bellissima voce maschile, che ero sicura fosse di Luke.

Mi guardai intorno, rendendomi conto di essere in camera mia. Ma come ci ero arrivata? Non ricordavo quasi nulla della sera precedente, a parte qualche flash del mio bizzarro modo di ballare. Eppure, per qualche strana ragione, sentivo sulle labbra una sorta di piacevole formicolio: sapevano di passione e felicità, ma le sentivo a malapena, come fossero stati ricordi lontani di una vita passata.
Mi alzai con cautela, la testa pulsava un pochino. Poi, notando di indossare gli stessi vestiti del giorno precedente, mi diressi al piano di sotto, luogo da cui proveniva quella melodia. Ero abbastanza confusa, stavo cercando di ricostruire un puzzle, ma mi rendevo conto di non avere alcuni pezzi.

Rimasi al fondo delle scale, a guardarlo impietrita mentre suonava la mia chitarra, quella che di solito tenevo nell’angolo del salotto vicino al divano. Ed era proprio lì che era seduto, con i suoi skinny jeans e la sua maglietta bordeaux lasciata a terra. I piedi nudi si muovevano frenetici sul tappeto, mentre era talmente concentrato a suonare da non rendersi nemmeno conto della mia presenza.

E subito cominciò a intonare:

“When we both fall asleep, underneath the same sky,
To the beat of our hearts at the same time,
So close, but so far away.
Can you hear me?

She sleeps alone,
My heart wants to come home.
I wish I was, I wish I was beside you.
She lies awake,
I'm trying to find the words to say.
I wish I was, I wish I was beside you.”


Una volta finito di cantare, girò il viso verso di me. Mi guardava immobile, con lo strumento ancora in grembo, mentre io non facevo altro che pensare che quelle parole le avesse scritte per me.
Ti sento, Luke, ti sento eccome.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Buoooooongiorno!
Ho deciso di pubblicare un altro capitolo soprattutto perché ho una cosa importante da chiedere: potreste, per favore, farmi sapere ciò che ne pensate? Vorrei capire se la storia piace, se devo migliorare delle cose o se proprio non va e sarebbe meglio cancellarla. Insomma, sono nuova qui e ho veramente bisogno di capire su che strada proseguire :)
Grazie mille a chi esaudirà questa mia richiesta!
Spero che sarete tutti i più sinceri possibile :)
Il prossimo capitolo lo pubblicherò se riterrò che ne valga la pena... in caso non succedesse, ringrazio comunque tutti coloro che si sono presi la briga di leggere la mia storia :)
Un bacio a tutti,
Martina<3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3188618