State Of Love

di Blue_Diamond9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- La rosa di ghiaccio ***
Capitolo 2: *** State One: Love ***



Capitolo 1
*** Prologo- La rosa di ghiaccio ***


Prologo- La Rosa Di Ghiaccio


Paura.
 
Non sa dove si trova. Il suo corpo è indolenzito dalla caduta ed è freddo, terribilmente freddo. Si raggomitola su se stessa e tenta di aprire gli occhi, ma una luce intensa e frastornante la acceca, e ogni suo tentativo di cercare risposte diventa vano.
 
Terrore.
 
Porta le braccia al petto e realizza di essere nuda, completamente nuda. Ora tiene chiusi gli occhi quasi con forza, non vuole più aprire le palpebre per scoprire cosa c'è là fuori, o meglio, chi si cela là fuori. Improvvisamente qualcuno sussurra un nome, una voce maschile, rauca, possente.
 "Ada."
 Lui non smette di ripeterlo, e lei tutto ad un tratto comprende che quello deve essere il suo nome; la chiamano, ma non vuole guardare cosa la aspetta all’esterno di quell’oscurità che la imprigiona.
Ha il batticuore e ansima, un po' per il freddo e un po' per l'angoscia che dentro di lei sta prendendo il sopravvento.
Qualcuno si avvicina a lei, riesce a sentire il rumore dei passi che si amplificano sempre di più, un ticchettio martellante che si propaga nel vuoto, quel vuoto che non è in grado di scrutare.
Tutto ad un tratto piomba il silenzio, e per un attimo prende in considerazione l'idea che, chiunque fosse stato prima a produrre quel rumore, ormai se n'è andato.
O forse si è solo fermato, davanti a lei.
Sente un forte profumo, ma non riesce a riconoscere quale, la sua mente è come un campo di battaglia una volta terminata la guerra: un deserto arido, costeggiato da qualche cadavere o quel che resta dei combattenti insieme alle loro armi, disperse e sotterrate nella sabbia come i suoi ricordi.
Due dita le sfiorano il mento, costringendola ad alzare il viso che poco prima teneva chinato.
Quel contatto la fa rabbrividire.
Ora è stesa su un fianco, e sorregge il busto con la poca forza che le rimane nelle braccia, insieme alle mani che premono sul suolo tremando per il freddo.
Dischiude le palpebre lentamente, mossa dall'istinto e dalla curiosità e distingue una sagoma bianca leggermente sfocata, che con il tempo comincia a delinearsi e ad acquistare forma.
 
Orrore.
 
Un uomo si trova davanti a lei, piegato sulle ginocchia e la osserva, in modo quasi ossessivo. Le sue pupille marrone scuro sono focalizzate solo su di lei, sul suo corpo e sul suo viso.
-Perfetta.- afferma continuando a guardarla.
Lei lo studia attentamente: ha i capelli castani, ben pettinati all'indietro ad eccezione di due ciuffi che gli attraversano la parte superiore della fronte e il viso spigoloso, dai tratti marcati. Indossa una camicia bianca, una cravatta, dei lunghi pantaloni marroni e un camice da laboratorio.
Nella confusione infernale della sua mente, le ricorda qualcuno, una persona piuttosto vicina a lei, ma non sa altro. I suoi occhi incrociano quelli di lui, che accenna un sorriso alquanto sinistro e allunga lentamente una mano verso il suo volto; impaurita, si ritrae dalla sua presa, trascinando il suo corpo privo di forze lontano di qualche centimetro, quel giusto per assicurarsi la salvezza.
Ma lui non cede.
Questa volta non sa più cosa fare. Se si fosse allontanata, l'avrebbe seguita di nuovo.
Lui non si lascia mai scappare ciò che è di sua proprietà.
-Ada.- mormora nuovamente.
Lei solleva lo sguardo, quasi fosse colpita da qualche strana forza, e si imbatte nuovamente negli occhi del cacciatore, vispi e scaltri.
Il suo sguardo è così intenso, profondo e penetrante che comincia a vergognarsi della sua nudità.
Compie un breve scatto e porta un braccio verso il petto, al fine di coprirsi il seno per poi spostare lentamente le gambe verso lo stomaco, chiudendosi come un rosa colpita dal freddo.
Prova a parlare, ma dalla sua bocca escono solo parole incomprensibili, suoni soffocati dalla paura.
-H-ho freddo.- balbetta infine dopo numerosi tentativi.
L'uomo le allunga un telo bianco e, dopo un attimo di esitazione, lei lo afferra e lo avvolge intorno al suo corpo. Sente un leggero tepore, ma non basta a placare quel freddo glaciale che la tiene incatenata a terra.
-Chi sei?- chiede scandendo scrupolosamente le parole.
Non riesce più a sorreggersi, il suo corpo è come impietrito e le sembra di sostenere un fardello così pesante che va oltre le sue capacità. Striscia verso di lui, verso quello sconosciuto, che la afferra poco prima che lei svenga, esausta, tra le sue braccia.
Lui finalmente risponde.
 
-Sono il tuo creatore, Ada.- 
E sogghigna. 
 

Note dell'autore: 
Ho voluto iniziare questa storia per spiegare un po' come la mia mente immagina la relazione tra Derek e Carla, successivamente alla sua clonazione. Ogni volta che penso a questa "coppia", se così si può chiamare, ne rimango sempre più colpita ed innamorata per vari motivi, che spesso fatico a spiegare, forse anche a me stessa. 
Adoro questo Derek bramoso di amore, che vuole tutto subito, che pretende troppo  ma alla fine tutto quello che desidera riesce sempre in qualche modo ad ottenerlo e, allo stesso tempo adoro Carla, che da ragazzina piena di illusioni e speranze, finisce con soccombere al volere della persona che ama e a cambiare se stessa fino a divenire perfida e letale.
Ho scritto questo prologo usando delle frasi minime, evitando i periodi troppo lunghi e usando il tempo presente perchè sono convinta diano un po' più di immediatezza alla storia, e trasmettano meglio le sensazioni di Carla.
In ogni caso, mi sto dilungando troppo, quindi.. 
Buona lettura a tutti e al prossimo capitolo.^^
 

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Capitolo 2
*** State One: Love ***


"Io sono il tuo creatore, Ada."
 
 
Aprì gli occhi di scatto, con il cuore in gola e la fronte sudata tempestata di goccioline che le scorrevano lungo tutto il viso.
Ogni mattina si svegliava allo stesso modo, con quell'incubo nella mente, che riviveva ogni volta come se fosse una scena di un film, terribilmente realistica e presente, con un'unica differenza: non c'era un tasto con cui riavvolgere il nastro, né un tasto per fermarlo, né un tasto per accelerarlo. Il tempo era fuori dal suo controllo.
Voci, voci le cantavano una canzoncina allegra e vivace mentre si trovava seduta attorno ad un tavolo circolare in una sala apparentemente vuota.
 
"Happy Birthday to you,
Happy Birthday to you,
Happy Birthday Ada Wong,
Happy Birthday to you."
 
La canzone a tratti le appariva disturbata, rovinata, interrotta ed era accompagnata dal ticchettio di un orologio e, allo stesso tempo, dalla melodia di un carillon.
E il suo sogno finiva così, non appena spalancava quelle palpebre alla ricerca di un rifugio sicuro, lontano dal terrore.
Non aveva mai saputo cosa volesse dire, eppure molti dettagli che le apparivano nel sogno le sembravano vagamente famigliari, quasi come se li avesse vissuti sulla propria pelle o che facessero parte del suo bagaglio di memorie che le occupava la mente, le uniche memorie che erano emerse dal suo oscuro passato.
Per tre mesi, non aveva fatto che sforzarsi di pensare, di riflettere, nella speranza che i ricordi venissero a galla da quell'abisso così profondo in cui erano affondati.
Aveva funzionato.
Pochi “frame” della sua vita erano riapparsi con stupore nella sua mente, che li aveva salvati accuratamente nel tentativo di ricostruire la sua identità. Tra tutto il caos delle sue memorie perdute, un concetto era risultato più evidente tra tutti gli altri presenti, una parola che in lei scaturiva una sorta di battaglia interna, un groviglio di sentimenti che non era in grado di controllare: amore .
Ma non era l'unica. L'uomo che dormiva a fianco a lei, il "salvatore", come l'aveva denominato, provava le stesse intense sensazioni ogni volta che posava gli occhi su di lei; aveva davanti a lui il sogno proibito della sua vita, il suo più grande desiderio, la sua più grande ossessione, e non sapeva come comportarsi, se lasciarsi andare ai suoi istinti o se mettere un freno alle sue azioni.
Al momento della rinascita di Ada, tutti gli scienziati lo avevano raccomandato più volte di lasciare i suoi spazi alla giovane donna ancora frastornata, di non peggiorare la sua situazione ancora critica ma, dentro di sé, già lui sapeva che questi paletti non sarebbero durati a lungo.
Non aveva mai avuto limiti.
Prima o poi avrebbe dovuto liberare la bestia assettata di sangue, amore, bramosia e vendetta che si celava dentro di lui.
Cercò di respirare profondamente e, ancora scossa, si sedette sul morbido letto in cui fino a pochi minuti prima stava riposando, portando le gambe verso il petto dolorante. Infilò la testa tra le ginocchia, rannicchiandosi su stessa.
Odiava quella sensazione di vuoto dentro di lei.
Ansimò e, quando fu sul punto di piangere, sentì due braccia possenti cingerle i fianchi con forza. Spaventata, si ricompose e girò la testa di scatto.
I suoi occhi videro la bestia, il leone, ma per il momento lei era ancora al sicuro. Per il momento.
-Derek...- sussurrò.
Lui la interruppe immediatamente , posandole un dito sulle sue labbra rosate e sottili.
-Il tuo compito è lasciarti osservare.- continuò passando una mano tra i suoi capelli corvini.
-Lo so.-
Riusciva a sentire il suo respiro inebriarle il collo, e la schiena appoggiata contro il suo petto muscoloso.
-Sei sempre incantevole, anche quando piangi.-
Lei non rispose. Entrambi giocavano una parte, perché la loro intera vita non era nient'altro che una recita dove i copioni erano già stati fissati dal creatore di tutto questo.
Il suo compito era di quello di sfoggiare tutta la sua bellezza e di lasciarsi osservare da lui. Si chiedeva continuamente il perché di tutto ciò, ma non c'era, non esisteva nessuna spiegazione a questo gioco perverso.
Voleva parlargli, perché sentiva che quel silenzio era come un gabbia che teneva rinchiusi i suoi pensieri a chiave. Non sopportava quel vuoto misto alla pienezza della sua mente.
-G-grazie.- balbetta lei.
-Perché vuoi interrompere il nostro gioco?-
-Perché lo ritengo opportuno.-
Il suo carattere era cambiato completamente, incrinandosi leggermente come la superficie di un vetro rotto. La vecchia lei se ne stava andando lentamente, per far posto alla sua nuova personalità, scaltra, perfida e glaciale come la risposta che gli aveva appena comunicato.
Derek era sicuro di quello che stava accadendo, e proprio per questo era soddisfatto della sua risposta, che lo faceva finalmente sorridere.
Un sorriso maligno quanto lui. La stava trasformando, poteva finalmente averla per sé, con la certezza che questa volta non l'avrebbe mai più abbandonato.
-Bene.-
-Cosa vorresti dire?-
-Che ti sei appena guadagnata una nuova parte all'interno del mio gioco.-
-Farei di tutto per te.-
Una delle molteplici risposte ricorrenti. Gliele aveva insegnate tutte lui, e gliele aveva fatte ripetere centinaia di volte, affinché le entrassero bene in testa.
"Farei di tutto per te" era una di queste.
Erano entrambi disposti a fare qualsiasi cosa per l'altro.
-Sei la mia donna, perciò devi cominciare ad uscire da questa stanza, osare e farti notare. Gli uomini potranno anche invaghirsi di te, ma non ti avranno mai per loro stessi.-
-Perché io sono solo tua.-
Le cose cominciavano ad incastrarsi, tassello per tassello, all'interno dell'enorme puzzle dei piani di Derek. La stava progettando, si stava trasformando in una perfetta Ada, la vera Ada Wong.
La prima fase era ormai terminata, quella più facile tra quelle che aveva già programmato: fare innamorare la ragazza di sé ed istruirla.
 Non ce n'era stato bisogno, Carla si era già infatuata di lui a suo tempo e i suoi sentimenti per lui non era mai cambiati, erano rimasti dentro di lei, il che era stato un grande vantaggio.
Derek la lasciò andare e la baciò, come non aveva mai fatto prima.
Quelle labbra erano state create da lui stesso per essere baciate.


Note dell'autore: Ecco il secondo capitolo della storia, breve ma intenso a mio parere. 
La storia è incentrata su tre aggettivi chiave, i titoli di ogni capitolo, che messi insieme formano un climax ascendente, che, per chi non "mastica" bene il gergo letterario (?) può essere una parola araba xD. In ogni caso vado subito a spiegare di cosa si tratta. 
Il climax è una figura retorica che prevede l'accostamento di due o più parole, aggettivi, verbi o sostantivi, al fine di produrre una scala di intensità, che può essere ascendente o discendente. Se non mi sono spiegata bene, faccio subito un'esempio : scala ascendente= fresco, freddo, glaciale.
Non l'ho mai vista usata nel modo in cui la sto usando io, ma vale la pena tentare, perché penso doni davvero un bel effetto finale.
Ogni capitolo quindi, come capite bene, andrà quindi ad intensificarsi sempre di più, anche all'interno della storia, che sta riscuotendo abbastanza successo. 
Prego inoltre le persone che visualizzano la storia di lasciare, possibilmente, una piccola recensione, anche di poche righe, positiva o negativa che sia, per aiutarmi a migliorare e a capire se queste storie sono apprezzate. 
Buona lettura a tutti e alla prossima ^^
 
 
 
 
 

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