Quando cadono le stelle

di Chocolat95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcuno si rialza ***
Capitolo 2: *** La notte sveglia i ricordi ***
Capitolo 3: *** Eos sorge con le dita rosate ***



Capitolo 1
*** Qualcuno si rialza ***


…se vedi cadere una stella è perché stai guardando il cielo, se stai guardando il cielo è perché credi ancora in qualcosa.
(Bob Marley)

 






Yuzuriha guardava il cielo.
 Com’era limpido quella notte, l’aria fresca del Jamir aveva spazzato via tutte le nubi e gli astri erano ben visibili, numerosi e splendenti.
All’improvviso una scia luminosa attraversò la volta blu, così rapida che non fu nemmeno sicura di averla vista davvero. Ricordò cosa le diceva sempre il nobile Shion, quando una stella cade, è per far salire un desiderio su in cielo agli dei.
Sospirando abbassò lo sguardo, di desideri aveva imparato a non averne tanti, perché spesso erano cose che sapeva non avrebbero mai potuto concretizzarsi e doveva invece essere realista. Ma in quel momento si concesse se non altro di rivolgere un pensiero nostalgico, ad una persona che ormai era lontana.
Quando l’aria cominciò a farsi particolarmente pungente, sebbene vi fosse abituata, decise di tornare a casa, e rimase assai stupita quando vide delle luci accese all’interno.
Sentì anche un rimestare di piatti e stoviglie e pensò subito si trattasse di Atla, che su direttiva del nobile Aries la aiutava quando non era a servizio del maestro Hakurei.
Scostò quindi la tenda già pronta con un bel sorriso da rivolgere al ragazzino ed invece appena entrata si bloccò di colpo
“Finalmente sei tornata! La cena è quasi pronta…”






Degel era accaldatissimo.
Era appena corso da Kardia per raffreddare il suo cuore ma la temperatura questa volta era davvero alta, tanto che ancora poteva sentirla su di sé.
Risalire tutte quelle scale poi con l’armatura addosso non aiutava per niente, ma fortunatamente la sua casa era fresca. Sebbene fosse la più fredda delle dodici, si era sempre trovato a suo agio e quella sera stava particolarmente bene.
Per rilassarsi un attimo, si sedette in poltrona, Kardia aveva insistito per poterlo raggiungere una volta rimessosi in sesto, così nell’attesa prese a leggere.
Man mano che il tempo passava sentiva il corpo tornare ad una temperatura normale, ma improvvisamente ebbe come l’impressione che facesse anche troppo freddo.
Sentì poi dei passi avvicinarsi e si alzò per andare ad accogliere l’amico
“Guarda che qui fa un bel po’ fresco, forse era meglio se rimanevi a letto…”
Ma alzando lo sguardo si trovò dinnanzi qualcuno che non si sarebbe mai aspettato
“Stai tranquillo giovanotto, in confronto a dove vengo io, qui fa quasi caldo…”






Qual era il suo nome?
Da che aveva memoria, si era sempre chiamato Kagaho di Bennu, e il suo obbiettivo era sempre stato proteggere e servire il divino Ade. Ma poteva essere che ci fosse stato un prima…? Che lo avessero chiamato in altro modo e si fosse curato di qualcun altro…?
Guardò le stelle e si sentì molto sciocco. Cosa mai avrebbe potuto dirgli quel cielo muto e scuro? il suo posto era sotto la terra, inutile guardare in alto!
Ma quel cavaliere, quell’ Aldebaran del Toro, gli aveva rivolto parole che lo avevano colpito e gli avevano insinuato nella mente che forse esistevano altre prospettiva da cui guardare la sua vita, che forse un tempo era stato un’altra persona…
Ma non riusciva a vederne alcuna perciò si convinse presto che il Saint si fosse sbagliato.
Si alzò in piedi e si scrollò un po’ di dosso l’erba di quel prato solitario in cui si era ritrovato e fece per girare sui tacchi quando percepì una presenza poco distante da lui.
Chi poteva essere? Chi mai vagava a quell’ora in posti come quelli lontani dalle abitazioni contadine? Uno sciocco sprovveduto, non poteva essere altrimenti. Ma mentre pensava ciò, l’esile figura si fece più vicina e con voce delicata velata di tristezza disse:
“Perché quella faccia…? Non mi riconosci…?”

 





“Sisifo! Sisifo! Andiamo dai, andiamo!”
Il giovane leoncino non smetteva di tirargli il braccio e più volte aveva rischiato di ruzzolare giù da quella scalinata. Ma più lo pregava di calmarsi più quello si accendeva di entusiasmo e lo strattonava. Regulus era impaziente, tutti i fenomeni naturali erano per lui uno spettacolo da non perdere, da osservare e assimilare e poteva perdersi qualcosa come le stelle che cadevano? Le aveva sempre viste fisse nel cielo notturno e ora voleva assolutamente sapere come invece poteva capitare che a volte venissero giù.
Raggiunsero quasi correndo l’altura che era stata loro indicata dal gran sacerdote e il ragazzino dopo aver inspirato a pieni polmoni puntò il naso all’insù, pronto a non lasciarsene sfuggire neanche una.
Sagitter gli stava dietro, camminando lentamente, lui le aveva viste mille volte, era sempre stato il suo compito quindi lasciò che il nipote si immergesse in tutta tranquillità nella sua contemplazione.
Un bagliore attraversò il cielo e il piccolo Leo lanciò un grido di sorpresa ed entusiasmo che sul momento spaventò a morte il Saint più grande, ma quando si rese conto che nulla di grave era successo, si tranquillizzò e fece per andargli più vicino.
“Come sono i giovani eh? Sanno ancora meravigliarsi…” una calda voce aveva parlato al suo fianco con tono pacato.
“Già soprattutto Regulus, mantiene questa sua attitudine ad osservare ogni cosa…” Rispose in automatico Sisifo, ma solo dopo si accorse che ora erano in tre.






Quel giardino era silenzioso e solitario, esattamente come lo ricordava. Nessuna forma di vita lo abitava al di fuori delle rose demoniache, rendendolo il posto perfetto per stare in solitudine. Le rose ai piedi, le stelle sul capo, non poteva chiedere di meglio Albafica per quella sera in cui aveva deciso di isolarsi completamente dal mondo.
In realtà col tempo stava migliorando, aveva cominciato a frequentare maggiormente i suoi compagni Cavalieri ma non andava mai oltre un certo limite e non lo permetteva a loro. L’unica eccezione la costituiva quell’insolente del cavaliere del Cancro, che non perdeva occasione di spingersi un po’ più in qua, voleva fare amicizia, diceva lui ma c’era modo e modo! E al momento Manigoldo gli sembrava troppo invadente. Però lo attirava il suo fare spensierato e talvolta si sforzava di abbassare il veleno quand’era con lui perché forse aveva bisogno della sua allegria contagiosa.
Era steso su un blocco di marmo e avevo lo sguardo fisso al cielo ma non lo vedeva perché la sua mente era persa in altro, si ridestò però sentendo qualcuno avvicinarsi
“Non ti ho ancora dato il permesso di venire fin qui perciò allontanati prima che le rose ti soffochino…” disse sicurissimo di rivolgersi a quel temerario della quarta casa, cui la morte faceva solo sorridere.
Ma a rispondergli non fu un ghigno beffardo
“Se penso che queste rose invece non hanno soffocato te, ancora mi chiedo quale divinità devo ringraziare…”






Angolo dell'autrice:
Essendo una tipa molto romantica (più che altro nel senso letterario del termine) come potevo perdere l'occasione di farmi ispirare dalla notte più famosa di tutte per scrivere qualcosa?? (sè, come se avessi folle ansiose di un mio scritto, ma vabhè, sorvoliamo ^^')
Dicevo, m'è venuto questo pensierino, che ho messo anche nell'anticipazione, delle stelle che cadono perchè poi qualcun altro ritorna, e allora, chi è venuto a far visita ai nostri Cavalieri...??  Non che sia difficile immaginarlo però, sperando di avervi nel frattempo interessato un po', per il seguito, appuntamento a domani sera! ;-D
 

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Capitolo 2
*** La notte sveglia i ricordi ***


“Perché mi guardi così fratellone, non mi riconosci, non ti ricordi di me…?”
Kagaho si sentì come se si fosse improvvisamente svegliato da un sogno.
“Sui…”
Quel nome che credeva di non conoscere più, gli era sorto sulle labbra come l’avesse pronunciato tutti i giorni, come la cosa più naturale del mondo.
“Sui… sei davvero tu…?”
Come poteva averlo dimenticato? Come poteva anche solo per un momento aver dubitato che nella sua vita fosse esistito qualcuno precedente al nobile Ade… altrettanto se non più importante…
Uno dietro l’altro i ricordi si rincorsero nella sua mente portandolo indietro a quando era ancora umano, a quando non era un potente specter ma un cencioso ragazzino che doveva proteggere sé e il fratellino… non stavano bene, ma erano insieme…
E poi gli tornò alla memoria perché tutto era cambiato; aveva fallito. La sua mente non riusciva o forse rifiutava di ricordare per quale infausto motivo, ma Sui gli era sfuggito dalle braccia e non aveva potuto far niente se non assistere impotente. E nell’illusione di ritrovarlo si era messo al servizio del sommo Ade.
Invece ora era lì, davanti a lui. Ma non riusciva a muovere un passo perché lo Specter che appariva dall’esterno manteneva il contegno fiero e impassibile, ma l’umano avrebbe voluto ritrovare il contatto perduto. E mentre questa scissione lo bloccava, il ragazzino si era già fatto avanti per abbracciarlo, per nulla intimorito dalla cupa armatura che indossava.
“E’ colpa mia…” disse sfiorandola
“Cosa...” solo un sussurro era uscito, quasi pensava di averlo immaginato
“Questa – disse sfiorando nuovamente la surplice – è colpa mia… se non avessi- “
“Ma cosa stai dicendo?! Non pensarlo neanche tu assolutamente non -“ interruppe bruscamente il fratello ma fu a suo volta zittito
“E invece si! Se non me ne fossi andato, non ti saresti perso per venirmi a cercare!”
Non seppe cosa rispondergli, perciò lo guardò solo con un velo di tristezza
“…io… non volevo essere un peso per te… cercavo di essere forte come sei tu…”
Se lo staccò di dosso, leggermente in imbarazzo per quelle parole e per la situazione però non smise di guardarlo  “Se fossi stato veramente forte, non avrei permesso che tu andassi via…”

 

 




Aveva risposto senza pensarci perché quella voce gli era familiare, ma in realtà non avrebbe dovuto sentirla… da tempo lui era…
“Fratello…!”
Si girò di scatto nel realizzarlo, Ilias del Leone gli sedeva accanto, in quella posa in cui tante volte lo aveva visto e con la quale non riusciva mai a capire che atteggiamento volesse esprimere, con gli occhi socchiusi.
“Lo hai cresciuto bene…”
Sagitter scosse il capo “Ho solo seguito quello che mi hai detto tu… poi lui ha fatto da solo… ti assomiglia tanto… ed è molto più sveglio di come ero io alla sua età..”
“Però è anche molto ingenuo…”
Sisifo lo guardò con stupore
“Guardalo, se ne sta col naso all’insù dimenandosi senza curarsi di dove va…” effettivamente Regulus camminava per tutta la collina senza badare troppo a dove metteva i piedi “Bisogna avere sempre gli occhi vigili a tutto…”
“Hai ragione ma per quella che è la mia esperienza, ovunque vada ricerca te e quando si concentra su qualcosa è perché sente forte in essa la tua presenza… e al momento, credo che la percepisca in quelle stelle lassù…”
Ilias allora aprì gli occhi da felino e osservò meglio il figlio, e si accorse che suo fratello aveva ragione poiché il bambino sembrava guidato dalla stessa smania che aveva quando perdeva di vista il genitore e si affidava all’istinto per ritrovarlo. Evidentemente, per quanto sangue del suo sangue anche Regulus aveva un suo personale modo di vedere le cose che si distaccava in parte da quello del precedente Leone.
“Sei il suo pensiero fisso Ilias, ogni cosa che fa è per migliorarsi, per essere più vicino a te… anche io ci provavo ma si vede che non era il mio destino... quel ragazzino invece, è un degno figlio di suo padre”







“Credo che la prima da ringraziare sia Athena, la nostra signora che mi ha concesso di non finire la mia vita in solitudine, grazie a te…”
Quella voce… quel tono fermo e deciso che sapeva però essere anche caldo e dolce, apparteneva ad una persona sola
“Maestro Lugonis…”
Albafica si tirò su, sgranando gli occhi nel ritrovarselo davanti, ancora incerto se fosse vero o solo una visone causata dal suo stare sempre in solitudine che cominciava a pesargli.
Il primo impulso fu quello di correre ad abbracciarlo, già una gamba si era mossa in automatico ma qualcosa lo bloccava. Innanzitutto non era più un bambino ma in particolare, c’era il veleno, quel sangue potente e maledetto che era il suo orgoglio e al tempo stesso la sua più grande sofferenza, e il maestro dinanzi a lui glielo ricordava inesorabilmente. Era colpa sua se ne era andato, avrebbe dovuto informarsi, chiedere con più insistenza in cosa consisteva il legame scarlatto, per una volta avrebbe dovuto disubbidire al maestro e non fidarsi di lui, così l’avrebbe salvato. Ma non lo aveva fatto. E lo aveva perso.
Perciò mantenne la distanza perché non aveva alcuna intenzione di ripetere l’esperienza.
“Perché te ne stai così lontano? Vieni qui, voglio vedere quanto sei cresciuto” Lugonis ruppe il flusso dei suoi pensieri
“Maestro io… sono velenoso… è meglio che non stia vicino ad alcuno” Era la cosa più ovvia che potesse dire, ma anche l’unica che gli era venuta in mente
“Anche io se per questo-“
“Con tutto il dovuto rispetto maestro, io vi ho superato, e non so se anche avendo sangue simile, possiate sopportarlo…”
Il volto del precedente Saint si fece scuro “Scusami…”
“Eh…?”
“Scusami, ti ho portato io a questo…”
“Co-cosa dite, io comunque l’ho accettato e in ogni caso, a dire il vero… - fece una pausa perché solo in quel momento ricordò - me lo dimentico sempre ma ora posso controllarlo…”
Gli spiegò allora del grande dono che aveva ricevuto dalla Dea e di come lo stesse usando per provare ad uscire da quella barriera e vivere “normalmente” di quanto fosse comunque faticoso poiché non era abituato e, sì, anche di Manigoldo.
“Quindi l’allievo del Gran Sacerdote e quello che ti impegna di più eh?” chiese dopo essersi fatto una bella risata
“Già perché non gli entra proprio in testa che la cosa deve essere graduale, lui vuole tutto subito come i bambini…!”
“Forse perché bambino non lo è mai stato”
A quelle parole Pisces lo sguardò stupito
“Tu probabilmente non ricordo quando arrivò qui, ma io una volta ebbi l’occasione di vederlo e ti assicuro che per quanto fosse giovane, il suo sguardo era quello di un adulto… un adulto sofferente… in base a quello che mi hai detto, non mi stupisce allora che consideri tutti voi la sua famiglia e voglia coinvolgere ognuno, te compreso”
Albafica non sapeva cosa dire, lui aveva sempre considerato solo il suo maestro come ‘famiglia’ principalmente per necessità ma poi non si era posto il problema di aggiungere altri membri, ora invece Lugonis gli stava aprendo gli orizzonti.
Forse era arrivato il momento di usare i doni ricevuti per il loro vero scopo.

 





“La cena è quasi pronta… sorellina…”
La guerriera rimase sulla soglia con la tenda ancora stretta in una mano, e l’impulso di chiuderla e riaprirla per vedere se poi lui sarebbe stato ancora lì, era fortissimo.
“Tokusa…” fu tutto quello che riuscì a dire. Non riusciva a muovere un passo, le gambe erano come bloccate, ferme a metà tra il corrergli incontro e l’incredulità davanti alla situazione.
Il giovane rise alla reazione della sorella e poggiando la ciotola con cui stava armeggiando, le porse la mano. E quella fu la molla che fece scattare la Gru.
Se la ritrovò al collo immediatamente, stretta in un abbraccio così saldo da togliere il respiro. Non un fiato, non una domanda, aveva agito d’impulso e basta. Un comportamento pericoloso per un guerriero poiché il nemico avrebbe potuto approfittarne per attaccare, questo le stava dicendo la sua mente, memore dell’ultimo incontro avvenuto col fratello, quand’egli si era rivelato un servo di Ade. Ma il suo cuore era di tutt’altro avviso. Nessun pericolo incombeva nessuna minaccia in agguato, quello che aveva tra le braccia era suo fratello e nessun altro, sentiva che era così e sentiva che era giusto.
Sollevò la testa per guardarlo negli occhi, gli passò un palmo delicatamente sul volto e lo accarezzò con le dita, era proprio lui, ed era proprio lì.
Avrebbe voluto chiedergli come ciò fosse possibile, ma la verità era che non le importava, neppure la prima volta se l’era chiesto, le era bastato riavere un pezzo di famiglia. Si ricordò allora della cena che stava preparando e si mise ad aiutarlo ad ultimarla, tutta contenta quasi tornando a quando ancora erano tutti insieme felici. Prese un cucchiaio e lo immerse in una ciotola, poi approfittando di un attimo di distrazione di Tokusa, gli passò un dito precedentemente intinto nella salsa, sul naso. E ridendo si sentì tornare bambina, quella bambina che non aveva mai voluto essere per convinzione o necessità e che adesso invece poteva lasciare libera.

 





Chi gli aveva parlato poteva avere apparentemente la sua età, magari anche meno, ma la voce aveva una nota tipica di chi ha vissuto anni e anni, secoli in questo caso.
“Maestro…”
Si tolse gli occhiali, come pensasse fossero questi ad ingannarlo, invece era davvero lui, era davvero Krest, ecco spiegato l’ulteriore freddo improvviso.
“Voi qui…” iniziò quasi titubante
“Aspettavi qualcun altro…?”
“No io-“
“Forse quel ragazzo dal cuore ardente?” lo interruppe subito
“…conoscete Kardia…?” chiese allora molto sorpreso
L’altro annuì, l’aveva incontrato molto tempo prima, e gli aveva proposto di vivere in eterno ma quello aveva rifiutato
“Sì, anche a me ha detto la stessa cosa… l’eternità dev’essere sembrata una prigione, ad uno spirito libero come lui” sospirò
Lo sguardo del maestro si fece mesto “Vivere in eterno non è sinonimo di felicità…”

Degel gli aveva sentito dire quelle parole tante volte, e tante volte non lo aveva compreso. A lui era sempre sembrata una grande opportunità avere più tempo rispetto agli altri uomini, più tempo per far del bene agli altri. Ma erano pensieri ingenui e immaturi, solo in seguito ne aveva capito il reale significato.
“Non mi fai entrare?” chiese ad un certo punto Krest
 Si riscosse dai suoi pensieri e solo allora si accorse di aver lasciato il maestro sulla soglia, si scostò per farlo passare e si diressero all’interno. La grande libreria era sempre stata la stanza preferita dal precedente saint dell’aquario quando ancora era veramente giovane e credeva alla bellezza del mondo. Tramite quei libri poteva fare i viaggi che gli erano preclusi fisicamente. Era da lui che il discepolo aveva poi ereditato l’amore per la lettura e per quello gliene sarebbe sempre stato grato.
“Ricordi, il primo libro che ti lessi...?”
“Sì maestro, perfettamente, è proprio quello che avevo in mano prima del vostro arrivo…”
“Che ne diresti allora, di sfogliarne qualche pagina insieme…?”
Avendo vissuto maggior parte della sua vita tra i ghiacci, il maestro Krest non poteva certo essere definito una persona affettuosa, ma le pagine di un buon libro, facevano tutt’un altro effetto.









Angolo dell'autrice:
Ecco dunque il secondo capitolo!! Scusate il ritardo ma mi era venuto un po' di blocco dello scrittore con alcuni Saints ^^'
Comunque, erano prevedibili i nostri visitatori o no? ^^ Ve li aspettavate? In ogni caso hanno ognuno il suo perchè, spero si capisca ^^
Non so che altro dire se non che ringrazio tanto chi ha letto il primo capitolo e vi aspetto anche domani sera, con l'ultimo atto! :-D

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Capitolo 3
*** Eos sorge con le dita rosate ***


Parlarono a lungo l’allievo e il maestro, Albafica aveva tenuto dentro troppe cose e ora finalmente aveva qualcuno a cui esternarle, qualcuno che soprattutto lo comprendesse. Perché per quanto si mostrassero gentili, gli altri Cavalieri non ne avevano un’idea di cosa volesse dire essere come lui, ed era per questo che finiva sempre col limitarsi ad uno scambio di cordiali saluti. Null’altro, anche con i più disponibili e propensi ad ascoltarlo, avrebbe solo finito per rattristarli inutilmente e farsi compatire e decisamente non era quello che voleva.
Poi in ogni caso, l’aveva sempre ritenuta una cosa molto personale, confidarsi significava permette a qualcuno di guardargli dentro, farlo diventare parte di sé e non poteva permetterlo perché se poi se ne fosse andato, avrebbe sofferto enormemente nel lasciarlo. Come già era successo. E la corazza che si era costruito non serviva a tenere lontani gli altri quanto a tenere insieme i pezzi del suo cuore che ancora ne portava le ferite.
“A volte però, taluni non aspettano altro che potersi prendere cura di noi…”
E alle parole del maestro capì subito che si stava riferendo al fratello Luco.
Il dubbio si faceva sempre più forte, possibile che davvero, fossero queste le vere intenzioni di quel tipo…? Si era ritrovato spesso a chiederselo quella sera perché Lugonis sembrava così convinto di quello che gli diceva e lui non aveva mai messo in dubbio le parole della sua guida.
Senza che se ne fossero accorti, l’aurora stava sorgendo  “E’ ora che vada” disse il maestro e Albafica di riflesso lo trattenne per il mantello, come quando era bambino, come quando poteva contare solo su di lui
“Vi prego, non lasciatemi di nuovo”
“Purtroppo adesso devo, ma sappi che puoi sempre trovarmi lassù – disse indicando il cielo – oppure qui” e questa volta la mano fu passata delicatamente sul cuore dell’allievo, che coprì la mano del maestro con la sua, in un’intimità ritrovata dopo lungo tempo.
Lugonis gli mise l’altra sulla testa a scompigliargli gentilmente i capelli e poi con un leggerissimo fruscio la ritirò allontanandosi. Nel vedere il maestro che se ne andava, gli sembrò che la sua figura si facesse sempre più evanescente, o forse era solo il gran sonno che sentiva salirgli a dargli quell’impressione.
Si addormentò così tra le sue rose e quado la mattina si risvegliò un nuovo spirito lo animava, si diede una sistemata e si mise in volto anche un sorriso
“E va bene Manigoldo, a noi due!”

 




“…e degno allievo del suo maestro”
Stupore fu la prima cosa che provò nell’udire le parole de fratello e subito dopo una gran contentezza, una sensazione di felicità che riempiva l’animo. Perché Ilias era sempre stato considerato un eroe, ma soprattutto era il suo eroe, e qualunque cosa avesse fatto la faceva per tentare di assomigliarli. Senza grandi risultati solitamente.
Invece quella frase… Sisifo non avrebbe saputo descrivere tutto ciò che per lui significava una tale considerazione da parte di uno dei Saint più ammirati di tutto il Santuario.
“Ancora con questa storia del fratellino di un eroe…? - lo richiamò bonariamente il maggiore – ormai lo sei tu stesso”
Forse sì ma di sicuro non avrebbe mai capito come faceva ad indovinare sempre le sue emozioni.
Avrebbe voluto dirgli tante altre cose ma si accorse che Regulus, dopo tanto correre dietro alle stelle, si era finalmente quietato e ora dormiva raggomitolato come un gattino, sull’erba.
Gli si avvicinò e lo prese su “Vado a mettere la peste nel letto, se no con la febbre diventa anche più attivo”
Prima che se ne andassero, Ilias si alzò in piedi e posò un bacio delicato sulla testa del figlio addormentato, dandogli poi una leggera scrollata ai capelli, che non risparmiò neppure al fratello, sebbene più energica.
“Tornerai a trovarci?” chiese quest’ultimo
“Lo sai che potete trovarmi ovunque, basta che apriate gli occhi”
Detto questo Sisifo si avviò mentre alle sue spalle il fratello tornava ad essere parte della natura.
La mattina dopo, Sagitter fu svegliato assai bruscamente dalla vocina acuta e petulante del nipote che lo chiamava
“Sisifo! Sisifo! Andiamo dai, Andiamo!”
“Regulus… - biascicò stropicciandosi gli occhi – dov’è che vuoi andare…?”
“Dove dobbiamo andare – lo corresse – non lo so, però ho visto papà ieri e credo che sia ancora qui, se ci muoviamo forse lo troviamo!”
A quelle parole si ridestò completamente e mise una mano sulla testa del nipote
“Mi fa piacere che tu sia riuscito a vederlo, ma non c’è bisogno di cercarlo ancora, lui è qui – disse indicandogli il petto – nel tuo cuore, nella tua mente, ma anche sulla terra e nel cielo, nell'acqua pura, nelle tue domande nel tuo stesso riflesso… lui vive in te

 




“Se fossi stato forte come tu dici, non ci saremmo persi…”
Decisamente l’umano stava prendendo il sopravvento, e il confronto con tutte le emozioni fino a quel momento negate era brusco e inevitabile. Ma nonostante tutto, non rinnegava la parte di sé che aveva accolto lo specter, perché in fondo gli era servita da contenitore più solido in cui nascondere le debolezze.
Che ora quel bambino, tornato da chissà dove, rischiava di buttare giù in un colpo solo, come aveva sempre fatto. Però forse infondo non gli dispiaceva, si forse aveva sempre segretamente atteso questo momento e semplicemente non voleva ammetterlo perché il più rispettabile servo di Ade non ha occhi che per il suo padrone.
Ma chi voleva prendere in giro, la verità è che semplicemente lo aveva fatto, perché in quel ragazzino che si era svegliato come il signore degli Inferi, aveva sempre rivisto il fratello. A lui e soltanto a lui era sempre andata la sua più cieca fedeltà, ora ne era pienamente cosciente.
Continuò a non toccarlo ma questa volta con l’atteggiamento di rispetto verso qualcosa di importante. Di fatti si inchinò davanti a fratellino che lo guardava stranito senza dire nulla.
“Perdonami, le mie grandi mancanze ci hanno portato a questo e ora è tardi per rimediare, ma io continuerò sempre a vegliare su di te, e se questa vita ormai è passata, aspettami nella prossima”
Un sorriso sereno comparve allora sul volto di Sui mentre allungava verso il fratello una mano trasparente come l’aria del mattino.

 




Quasi gli sembrò che del calore avesse riempito quella stanza gelida, oppure era semplicemente il fatto di riavere con sé il maestro che faceva sciogliere il cuore di Degel, soprattutto ripensando al modo in cui si erano lasciati l’ultima volta. Era stato sfidato ad un gioco veramente grande, all’inizio anche troppo, per lui, ma poi aveva capito che quella era solo l’ultima fondamentale lezione che aveva voluto lasciargli Krest.
Doveva essere una caratteristica comune dei Saint dell’Aquario, portare maschere fredde anche in situazioni dove non sarebbe stato necessario, e allora si ritrovò a ringraziare quella testa calda di Kardia che invece a volte lo costringeva a deporla. Pensandoci, forse sarebbe potuto scendere lui all’ottava casa invece di far spostare l’amico, quello se ne sarebbe rimasto buono nel letto e avrebbe gradito la visita. Sì questo sforzo poteva farlo benissimo, si appuntò quindi mentalmente di passare a casa dello Scorpione appena possibile per controllare la situazione ma prima, voleva finire di godersi la compagnia del maestro.
Il libro raccontava una storia semplice, di un uomo che vagava a lungo per mare e nel suo interminabile viaggio affrontava tante sfide una dietro l’altra nei luoghi più remoti della terra, e al giovane apprendista di Aquarius era sempre piaciuta perché pensava che, se quello era sopravvissuto tutti quegli anni, ce l’avrebbe fatta anche lui in mezzo a quei ghiacci.
Ormai si stava rischiarando il cielo “Maestro scusate, dovrei assentarmi per un po’, rimanete pure qui finché lo desiderate” disse alzandosi dalla poltrona
“Non ti preoccupare, è ora che vada anch’io, però ti accompagno volentieri fi dove devi andare”
Così scesero la scalinata nel breve tragitto che li separava dalla casa di Scorpio.
“Io sono arrivato”
“Allora ci lasciamo qui ragazzo”
Appena si voltò, Degel sentì un soffio freddo, come quando il maestro era arrivato, ma non se ne curò poiché ora, come il protagonista del libro che alla fine ritrova il calore della famiglia, anche lui si addentrava a ritrovare quel calore che a volte doveva controllare col suo spirito glaciale, ma da cui altre volte, non gli dispiaceva venisse sciolto.

 




Si era dimenticata di tutto al di fuori del fratello, i Cavalieri, la guerra, il nobile Shion, solo lui ora era importante e poiché non sapeva per quanto lo avrebbe avuto ancora con sé non voleva perdersi nessun momento. Voleva imprimersi bene nella memoria quegli attimi in cui tutto sembrava tornato alla normalità, in cui poteva fingere di essere tornata ad un passato felice. Un angolo remoto della sua mente le diceva che non era così che non sarebbe dura per sempre, ma la ignorò con forza e si lasciò indietro tutti i pensieri.
E così passarono la notte dopo aver finito la cena e lasciato tutti i piatti in disordine sul tavolo, tra grandi nostalgie e rammarichi, soprattutto da parte di Tokusa che nonostante la sorella lo avesse perdonato, il pensiero di essere stato la causa della rovina della famiglia ancora non gli lasciava pace. Lo tenne stretto Yuzuriha mentre il ragazzo cercava di non cedere alle lacrime.
“Non preoccuparti, sono sicura che anche loro i hanno perdonato” gli sussurrò, mentre il ragazzo si faceva sempre più piccolo tra le sue braccia, fino a tornare lui stesso un bambino, e continuò ad accarezzargli la testa finché non si calmò. Rimasero così per un tempo che le parve infinito, ad un certo punto si accorse di essersi anche addormentata e si risveglio di scatto. La luce dell’alba cominciava a rosare le punte dei monti e Tokusa non c’era più, uscì celermente di casa e si guardò intorno, poi lo vide su un’altura, poco distante
“Ehi! – Lo chiamò – sei uscito presto, se torni dentro prepariamo qualcosa per colazione” disse con un sorriso
Lui la guardò di rimando sorridendo  “Grazie sorellina, ma non c’è bisogno, è tempo che vada…” lei sembrò non capire e continuò a fargli dei cenni
“Può darsi che ci rivedremo, magari anche con mamma e papà” e cominciò ad avviarsi
Yuzuriha continuò a chiamarlo ma lui non si fermò. Solo un attimo si girò per un ultimo sorriso e poi se ne andò con un cenno della mano fondendosi con la luce dorata del sole della mattina.

 







Angolo dell’autrice:
Allora!! Eccoci arrivati al capitolo finale!
Ringrazio davvero tanto chi ha seguito la storia lasciandomi anche dei pareri perché non è stato affatto semplice… ho provato infatti una cosa nuova, è stata una sorta di esperimento. Solitamente non pubblico storie senza sapere cosa accadrà, almeno a livello generale, dall’inizio alla fine, invece questa volta ho lavorato alla giornata, ogni giorno aspettavo l’ispirazione per continuare il racconto. E soprattutto, mi è venuta la bella idea di portare avanti 5 storie contemporaneamente…!! O.o  Cioè una roba da matti… però ci tenevo perché lo scopo di questa ff era far emergere, nella notte dei desideri, quelli che possono essere i pensieri più reconditi dei nostri cavalieri, uomini all’apparenza invincibili, ma che sono appunto uomini e come tutti amano e soffrono.  Poi ho usato anche l’espediente del personaggio misterioso e come avete potuto vedere erano tutti fratelli o maestri, nel caso di Ilias fratello-maestro ^^ e soprattutto erano tutti morti prima della linea temporale principale. Qui di seguito una (si spera breve) spiegazione del rapporto che volevo evidenziare:

Yuzuriha-Tokusa: il fratello di lei ha ucciso la famiglia per diventare specter, ma un fratello rimane tale, qualsiasi siano le sue colpe. Inoltre la Gru è una che per quanto donna si considera prima di tutto una guerriera e invece volevo mostrare come anche lei nel segreto del suo cuore ricerchi l’affetto.

Degel-Krest: da che ho letto il gaiden dell’Aquario ho compreso un po’ di più questo personaggio ma mi è comunque rimasto un po’ distante, esattamente come un cristallo di ghiaccio, bellissimo ma non facilmente avvicinabile e anche il suo maestro era guidato da pensieri non proprio chiarissimi a primo impatto quindi ho cercato di “umanizzarli” per quanto nelle mie capacità ^^

Kagaho-Sui: io sono favorevole alla teoria secondo la quale Ikki della Fenice è la reincarnazione dello specter di Bennu, già dai brevi fotogrammi e dai flashback mi era balenata quest’idea quindi ho pensato il loro episodio come se stessi scrivendo di Ikki e Shun, molto semplice. Il fratello grande che deve essere quello forte e il fratello piccolo che deve farsi proteggere sempre però con la possibilità che i ruoli possano invertirsi e che il loro legame sia comunque così forte da trascendere il tempo.

Sisifo-Ilias: questa volta il sopravvissuto è il fratello piccolo che vive nel mito del maggiore di cui ha anche in custodia il figlio, quindi doppio stess. Dato che il rapporto tra i due è sempre stato un po’ conflittuale a causa della loro diversa natura ed età, volevo che Sisifo fosse rassicurato, che ciò che sta facendo va bene così e che non si può essere perfetti, specialmente negando noi stessi.
(NOTA: l'omaggio al Re Leone mi sembrava d'obbligo ^^)

Albafica-Lugonis: Come sappiamo Pisces si mostra freddo e impassibile ma è pieno di paranoie (legittime o meno) e soprattutto lo tormenta aver ucciso la persona a lui più cara. Io volevo che invece arrivasse qualcuno per dargli una scrollata, per dirgli di smetterla di piangersi addosso e cominciare ad aprirsi verso chi vuole essergli amico e chi avrebbe avuto tale autorità se non Lugonis?


Bene sperando quindi di avervi fugato ogni eventuale dubbio, e di non avervi annoiato oltremodo, vi ringrazio di nuovo grandemente per aver avuto la pazienza di seguirmi ^^

P.s. e spero che i vostri desideri si realizzino <3

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