il cacciatore di demoni

di HoshiTaniguchi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gruppo delta ***
Capitolo 2: *** il villaggio delle Rokurobuki ***
Capitolo 3: *** Il racconto di Eiko ***
Capitolo 4: *** Lo scontro ***
Capitolo 5: *** Quando la notte cala, lui appare. ***



Capitolo 1
*** Il gruppo delta ***


Salve a tutti! Propongo qua la storia del mio manga! Avrei dovuto disegnarla in stile manga a dire il vero, ma purtroppo per mancanza di tempo, mancanza di materiale e altre cose non sono mai arrivata. Anche perchè devo ancora imparare bene a fare i paesaggi, e dato che ci sto lavorando da 5 anni su questo manga, non vorrei mai fare una cazzata e rovinare tutto per la mia incapacità di fare i paesaggi x''Chiedo scusa a tutti coloro che mi seguono in pagina su facebook, so perfettamente che vi avevo promesso il manga ma come ho già detto il tempo è mio nemico(?)Vi chiedo dunque di perdonarmi e se vi va di leggere la storia, anche se non è come leggere un manga, lo capisco bene *piange*Grazie ancora per il vostro supporto, non vi ringrazierò mai abbastanza!Per tutti coloro che invece non sanno chi sono(?) (ed è un bene, davvero) vi lascio la mia pagina facebook in fondo al testo, così potrete decidere se seguirmi anche li o mandarmi a quel paese per questo abominio(?)

Vi lascio dunque al primo capitolo :''

Grazie ancora <3

-Hoshi


悪魔 ✮ ハンター

 

Capitolo 1: Gruppo Delta.

 

«Ero una bambina di appena 5 anni quando accadde.

La luna troneggiava nell’alto di quella notte buia e senza stelle, ed io  sedevo guardando fuori dalla finestra. All’improvviso un boato mi fece sussultare. Sentì altri rumori, vetro che si infrangeva al suolo, urla acutissime che si spegnevano in un attimo e dei passi che non riuscivo a riconoscere. Presi tutto il mio coraggio, rotolai giù dal mio enorme letto e mi diressi verso il lungo corridoio buio dal quale provenivano quei passi sconosciuti.

Vidi i miei genitori uccisi, ma nonostante questo provai a chiamare “mamma” e “papà” un paio di volte, ma questi non mi risposero.

I segni su i loro corpi, anche se ero solo una bambina li conoscevo bene: demoni.

Da quel giorno io, ho giurato vendetta.»

 

«Siete ormai giunti al vostro sesto anno. Questo vuol dire che ora avranno luogo i tanto attesi esami. Come avete potuto notare, al vostro ingresso in sala, vi è stato dato un biglietto. E come avete ben visto vi è scritto il luogo dove incontrerete la vostra futura squadra con la quale dovrete passare un anno insieme ad annientare demoni e purificare spiriti. Incontrerete anche l’insegnante che vi seguirà durante l’anno. Ma ricordate: solo una persona vincerà questo esame e diventerà a tutti gli effetti cacciatori di demoni. Gli altri potranno diventare assistenti, o quello che vogliono. In ogni caso, buona fortuna a tutti e che vinca il migliore!»

il buffo preside aveva appena dato il via libera, Himitsu era così eccitata di incontrare la sua nuova squadra! Aprì velocemente il biglietto dal colorito giallognolo e con sua immensa sorpresa lesse il nome del suo insegnante preferito: «Questo esame sarà più divertente del previsto» si disse e si incamminò verso il limitare della foresta, dove era il suo punto di ritrovo.

«Attenti demoni» cominciò a canticchiare «Himitsu, la futura cacciatrice di demoni è qua!»

Si era tolta la formale divisa scolastica e si era messa qualcosa di più comodo e molto più “adatto a lei”: una camicia bianca dalle maniche lunghe arrotolate fino al gomito, un reggiseno militare che lasciava scoperta la pancia, un paio di jeans cortissimi tutti sfilacciati, delle lunghe calze bianche che le arrivavano fino a più di metà coscia e degli stivaloni neri lunghi fino al ginocchio con dei richiami rosa e come ultimo tocco finale degli occhialoni da sci  bordati di nero con le lenti rosa fluo.

Himitsu era sempre stata una ragazza diversa da tutte le altre. Non era esattamente la rincarnazione della parola “femminilità”, anzi, a dirla tutta era un maschiaccio: mangiava per un esercito, ruttava senza alcun contegno ridendo delle proprie gesta e fin da piccola adorava fare i dispetti, bambino o bambina che fosse, non ci pensava due volte a lanciare vermi e insetti vari alle sue povere vittime che scappavano piangendo. Forse era per questo che non aveva molti amici, ma bene o male non le importava perchè così era riuscita a concentrarsi sugli studi dell’accademia e infatti, modestia a parte, era un piccolo genio.

«Ehy, ma non c’e ancora nessuno? Eppure il posto è giusto» si disse mentre si guardava intorno.

«Uffa», sbuffò «Sono l’unica che ha sete di avventura?»

«Lo sai che… parlare da sola è il primo sintomo di pazzia?»

Un ragazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri e una montatura degli occhiali arancione che gli scivolava sul naso, stava avanzando verso di lei.

«Cyoukui!” urlò Himitsu sorpresa. «Non dirmi che ti manco già?»

Il ragazzo scrollò le spalle, indossava una maglietta a righe bianca e nera coperta in parte da un giubbotto di jeans senza maniche sul quale era appuntata una spilla con una faccina sorridente, un paio di jeans da cui facevano capolino due all stars nere.

«In verità sono nel tuo stesso gruppo.» disse con un ghigno.

«COSA?» urlò Himitsu. «No, non ci credo fammi vedere il biglietto!»

Cyoukui glielo porse, e la ragazza quasi svenne.

«Non è possibile» disse. «Ma vuoi lasciarmi in pace?! Fin da quando avevamo 6 anni sei sempre stato nella mia stessa classe, stesso club sportivo, stessi interessi negli altri club! Quando pensavo di essermi sbarazzata di te, eccoti che tu sbuchi dal nulla! Ma mi vuoi lasciare in pace?» Himitsu era esasperata.

Ma era proprio così. Da quando i suoi genitori furono uccisi, e lei si ritrovò nell’orfanotrofio, lui le era sempre rimasto accanto, nonostante lei cercasse disperatamente di liberarsene. Quanti vermi lanciati sulla testa di quel biondino senza che lui si lamentasse minimamente.

Era diventato una specie di rituale, non occorreva neanche leggere in che classe erano stati smistati per sapere, che ancora una volta erano l’uno accanto all’altra, ma nonostante questo, Himitsu aveva sperato almeno una volta di essersene liberata finalmente, per questo era rimasta tanto turbata quando se l’era ritrovato davanti.

«Non siamo neanche partiti, che già litigate?»

Un uomo alto, dai lunghi capelli corvini legati un un codino dietro la testa aveva fatto il suo ingresso nel comico quadretto che si stava svolgendo.

Indossava una lunga veste bianca, in stile settecentesco con tanto di bavero incorporato. Una spessa cinta di cuoio gli legava la vita. I stretti pantaloni neri di finta pelle fino al ginocchio e infine un paio di scarpe nere con la fibbia dorata e ricamata finemente.

«Professor Hankon!» Himitsu si precipitò al suo cospetto, e con gli occhi che brillavano di commozione riempì il nuovo arrivato di complimenti che fecero venire i brividi di disgusto al povero Cyoukui. «Oh, professore! Non sa come ero felice quando ho letto il suo nome sul foglietto! Non stavo più nella pelle! Lei è assolutamente il migliore! In fin dei conti, è vero no? Quel che si dice in giro? Che ha ucciso quei demoni a mani nude? E’ per questo che ha la cicatrice sull’occhio no? Oh professore! Voglio diventare come lei! Sarà sicuramente fantastico quest’anno insieme a lei! Ohmiodio non sto più nella pelle!»

Non aveva neanche finito di parlare e di lodate il suo mito che arrivò una ragazza accompagnata da due bambini che le trottorellavano dietro.

«Siete voi il gruppo Delta, giusto?»

Aveva uno stranissimo colore di capelli: vicino al cuoio capelluto, così come sulle punte erano violacei, poi si tingevano di blu scuro fino a diventare nel mezzo, color acqua marina.

Indossava una felpa grigio scuro coperta da un pesante cappotto rosso, una gonna a balze dei pantaloncini aderenti a righe verticali fino alle ginocchia e un paio di stivaletti con sia lacci che strap.

«Si siamo noi.» aveva risposto il professor Hankon.

«Sono così felice che ci sia una ragazza! Pensavo di essere l’unica in questo branco di scimpanzè! Io sono Himitsu, piacere di conoscerti!»

«P-piacere mio, Kagaku»

I due bambini che erano dietro a Kagaku, dovevano essere gemelli. Uno aveva i capelli di un intenso arancione così come gli occhi e il fiocco che portava al collo, invece suo fratello era biondo quasi accecante, un giallo quasi evidenziatore, così come gli occhi e anche il suo fiocco era del medesimo colore. Entrambi indossavano un enorme poncio bianco con ricamature dei rispettivi colori.

«Voi non sarete mica…» intervenne Himitsu incuriosita dai bambini che fino ad un secondo prima non aveva neanche notato. «i bambini prodigio di cui si parla tanto?»

«Si siamo noi.» rispose il bimbo il rosso con un tono da sapientone.

Himitsu questa volta rischiava veramente di rimanerci secca. Il suo sogno di essere la numero uno e di passare l’esame era letteralmente sparito, o meglio, non ce l’avrebbe mai fatta contro quei due!

«Io sono Oreji, e lui è il mio fratellino Kiiro.»

«Sono proprio loro! Si dice che siano passati senza alcuna difficoltà la sessione d’esame scorso! Perfino io ho avuto problemi, ma solo in chimica. Sia ben chiaro, marmocchi! Non mi farò mettere il bastone nelle ruote da due bambini petulanti!”

«Questi “bambini petulanti” come li hai chiamati tu, sono più intelligenti di te!» urlò Oreji con tanto di pernacchia a fine frase.

«Ve lo faccio vedere io chi è la migliore! Lasciateli a me, lasciateli a me!» Meno male che intervenne Cyokui, che con poco sforzo prese Himitsu per la vita e la trascinò lontana dai due gemelli.

«Ci aspetta un anno molto lungo.» disse Hankon lanciando delle occhiatacce soprattutto riferite al caratterino di Himitsu «Vediamo di andare d’accordo, di collaborare, e non litigare ogni due per tre.” Sempre più rivolto ad Himitsu. «Ora.» e guardò il registro «Siamo tutti presenti, che ne dite di partire?»

Con una sola velocissima mossa, Himitsu riuscì a liberarsi dalla stretta di Cyoukui urlando al cielo un potentissimo «SI, AVVENTURA!!»

 

E così iniziò l’esame che avrebbe visto come vincitore una sola persona.

Iniziarono le avventure del gruppo Delta, chissà come se la caveranno nel loro primo incarico!

Tutto nel prossimo capitolo(?)



-Hoshi ✮ Taniguchi


Questo capitolo più che altro è stata una descrizione dei personaggi principali, ed eccoveli disegnati dalla sottoscritta x'''
Sono solo bozzetti, fatti in fretta e male, vabbè!
Nel prossimo capitolo inizierà la vera avventura del Gruppo Delta che lo vedrà impegnato nel suo primo "esercizio" x'''
Grazie di essere giunti fin qua giù!

-Hoshi.
Ps. Ah già, dimenticavo: https://www.facebook.com/pages/Hoshi-Taniguchis-Art/166644490205999?ref=bookmarks
Eccovi il link, Bye <3

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Capitolo 2
*** il villaggio delle Rokurobuki ***


Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo (che pensavo non avesse più fine!) e nuovi scarabocchi! Come mi è stato fatto notare nello scorso capitolo non avevo descritto ne il colore degli occhi o dei capelli di Himitsu ne l’uniforme scolastica. Per quest’ultima vi invito ad andare in fondo alla pagina, ho fatto uno schizzo, e per il resto Himitsu ha gli occhi azzurri e i capelli rosa, però non il rosa di Sakura di Naruto, un rosa più sul rosso tipo, uhm… ora che ci penso sono più fucsia… ma fucsia rosso… ok, un giorno vi disegnerò Himitsu colorata per farvelo capire x’’’DDD

ohmiodio, che caldo sto sudando anche a scrivere queste poche righe (che stanno diventando tante! D:)

Boh, vi lascio al capitolo va x’

Grazie mille del supporto! Ringrazio anche chi legge e basta <3

 

-Hoshi

 

Capitolo 2: Il villaggio delle Rokurokubi

 

Erano partiti da più o meno un’oretta e non c’era stato un secondo in cui Himitsu non continuasse a chiedere quanto ancora mancava alla sua prima missione.

«Siamo arrivati?»

«No.» rispose l’insegnante.

«Ed ora?» insistè Himitsu.

«Non ancora…ma non manca molto…» specificò Kagaku.

«Ora, ora??»

«Ohmiodio, se lo ripeti ancora una volta ti metto le mani addosso!» soffiò Oreji

«ORA?» urlò Himitsu più per dispetto che per altro.

«Ohmiodio, NON NE POSSO PIù!» Urlò un esasperato Cyoukui

«Ma io voglio l’avventura!! Che noia, che noia!»  piagnucolò Himitsu «Ma non siamo ancora arrivati?!»

«N-Sì!» Esclamò improvvisamente Hankon «Eccolo li! Il primo villaggio della lista: appartiene alle rokurokubi. Chi sa dirmi cosa sono?»

«Io! Io!!» Himitsu saltellava con la mano alzata al cielo, sperando che il professore la chiamasse: «Bene, Himitsu.»

«Sono dei demoni che assumono le sembianze di donne: la loro capacità è allungare il collo all’infinito. Non sono feroci nè cattive, di solito usano il loro potere di notte. Fanno parte della categoria Yokai, demoni giapponesi così come le loro eterne rivali: le Nukebuki.»

«Molto bene, Himitsu. Ed è proprio questo il problema: la richiesta d’aiuto dice che ci sono state delle vittime sul cui collo sono stati ritrovati segni di morsi. Chi attacca mordendo?»

«Io, io!»”

«Himitsu…» disse un Hankon disperato.

«Ci sono molte varietà di demoni o spiriti che attaccano mordendo, ma nessuno attacherebbe le rokurokubi, a parte…»

«Le Nukebuki» aggiunse Cyokui.

«Stavo parlando io.» ringhiò Himitsu.

«Già, ma se continui così noi non avremmo speranza!»

«E allora? Solo io posso diventare cacciatore. Tsk!»

«Smettetela voi due, e preparatevi! ora andremo dal capo del villaggio, voglio un comportamento decente!»

«E’ stato lui!»

«E’ stata lei!» esclamarono all’uniseno Cyoukui e Himitsu.

 

«Hankon! Vecchio amico mio!» Una donna anziana, ingobbita dal tempo e col volto ricoperto di spesse rughe, aveva fatto capolino non appena il gruppo Delta guidato da Hankon era entrato nella grande dimora in stile nipponico al centro del villaggio.

La donna, in pendant con del resto, la casa, aveva una capigliatura raffinata in perfetto stile geisha, i suoi capelli color ebano erano abbelliti da una moltitudine di fermagli dai motivi floreali, così come il suo chimono di seta verde scolorito nel tempo e lievemente annerito dal fumo del bocchino nero che teneva nella mano destra.

«Ryoko-sama! Quale piacere rivederti.»Hankon sembrava conoscerla bene.

«Lei è Ryoko-sama. Frequentavamo insieme l’accademia, un tempo. Ricordi?»

«Ah!» fece la donnetta «Come dimenticare. Eri sempre il migliore in tutto.» Hankon sorrise compiaciuto a quell'affermazione. «Comunque, abbiamo ricevuto la tua richiesta d’aiuto. Spiegaci meglio che cosa è successo.”

«Dunque, è da un mese e mezzo, che una volta a settimana, il mercoledì, dopo la lezione di Biwa{ Strumento musicale che utilizzavano le Geishe, tipo un grosso mandolino(?)} l’ultima rimasta, colei che ha il turno di rimettere a posto l’aula, e perciò rimane sola, viene attaccata. Il mattino dopo la ritroviamo morta, in cima alla rupe che si trova vicino alla scuola. Nessuna sa come ci sia arrivata perchè accade tardi, le lezione di solito finiscono intorno a mezzanotte. L’unica cosa che posso dire è che ogni cadavere riporta le stesse ferite, lo stesso stampo dentale, e in base alla forma dei denti non si tratta ne di un animale, ne di una rokurokubi. Anche perchè nessuna di noi attacca una propria compagna.»

«Cosa c’è in cima alla rupe?»

«Proprio niente, è questo il punto. Su quella rupe ci sono un paio di grotte dove le nostre antenate tenevano il cibo al fresco, ma non vengono utilizzate da secoli. E nessuno va lassù senza un motivo preciso.»

«Quante strade ci sono per raggiungere la cima della rupe?»

«Una sola, ed è la stessa che bisogna utilizzare per disecendere.»

«Quindi è impossibile che siano andate lassù di loro spontanea volontà?»

«Impossibile no, solo improbabile. Cosa ci sarebbero andate a fare? A mezzanotte poi, non ci sono neanche luci che illuminano quella strada!»

L’anziana vecchietta sembrava al quanto perplessa.

«Lascia che i miei alunni investighino.»

«Riuscirò da sola a scoprire cosa succede qua!” s’intromise Himitsu, piena d’orgoglio.

Ryoko cacciò un urlo. Alcune ragazze sentendola gridare accorsero, ma quando videro il gruppo, o meglio, Himitsu si immobilizzarono e cominciarono a tremare.

«C-Cosa ci fa una Nukebuki con te, Hankon?»

«nukebuki?» fece eco Himitsu. «Io non sono una Nukebuki!»

«Ha ragione, guarda il suo collo!» rispose l’insegnate.

«Diamine ragazza, mi ha fatto quasi morire! Per quale losco motivo ti vesti esattamente come loro?»

«Cosa ne potevo sapere io dell’ultima moda delle Nukebuki?»

«Come mai le hai detto di guardare il collo?» chiese curiosa Kagaku.

«Un modo per riconoscere le Nukebuki, a parte il loro vestiario a quanto pare, è una grossa cicatrice tutt’attorno al loro collo. Dato che possono staccare la testa, è normale che ne abbiano una.»

«Ricapitolando, questo “mostro” attacca di solito il mercoledì sera, a mercoledì mancano ancora due giorni. Bene ragazzi: direi che possiamo fermarci qui per i prossimi due giorni. Dovrete tenere d’occhio la rupe per notare se si verificano strani spostamenti e la sera verrete da me a fare rapporto.»

«Lascia che si riposino, Hankon. Siete appena arrivati, questa sera siete miei ospiti!» Ryoko sembrava più rilassata ora che aveva scoperto che Himitsu non era una nukebuki e che Hankon e il gruppo Delta avrebbero sorvegliato e scoperto cosa si celava dietro a queste misteriose morti.

 

Quella sera arrivò in fretta, nel pomeriggio il gruppo Delta avevano in ogni modo tenuto d’occhio la rupe. Ogni tanto un membro veniva chiamato da Hankon per aiutare questa o quella rokurokubi, mentre lui se ne stava beato a chiacchierare con la sua vecchia amica Ryoko.

«Mamma che fame! Ero convinta di non potercela fare!» Un rumoroso brontolio fuoriuscì dalla pancia di Himitsu. Oreji e Kiiro le fecero eco, era da tutto il giorno sostanzialmente che non mangiavano e pure Cyoukui e Kagaku non ce la facevano più.

«Benvenuti!» una ragazza con un lungo kimono rosso ricamato finemente era sulla soglia pronta ad accoglierli.

«La cena è già iniziata, prego.»

«Iniziata?! PRESTO!» La nostra protagonista si precipitò dentro la casa antica.

«Dove sta andando?» chiese la ragazza dal kimono che l’aveva afferrata velocemente per la camicia. «E’ buona abitudine, entrati in una casa togliersi le scarpe. E NON CORRERE» quest’ultima frase era uscita dalla bocca della giovane con un tono quasi arrabbiato, aveva infatti fatto rizzare i capelli in testa ad Himitsu, che era tornata indietro e aveva cominciato a slacciarsi i lunghi stivaloni.

Cyuokui e gli altri entrarono senza aspettarla, loro avevano delle scarpe molto più veloci da togliere.

«NON MANGIATEVI TUTTO!» Urlò Himitsu ancora intenta a slacciarsi il primo stivale.

 

Le enormi tavole erano apparecchiate con tutto quello che ci si può immaginare.

Enormi carni arrosto facevano capolino da spessi tappeti di verdure, pentole e calderoni emmettevano buonissimi odori che si mescolavano con il profumo delicato dei fiori che erano tutt’attorno ad abbellire la grande sala. Himitsu non sapeva proprio da cosa cominciare.

La bava le era colata da un angolo della bocca quando un’altra ragazza le passò vicino con un gigantissimo piatto con un colossale pesce alla griglia ricoperto di gustosissime patate e spezie.

Vide in fondo alla sala i suoi compagni abbuffarsi di gusto. Prese quindi un piatto e iniziò riempirlo di tutto e di più. Inutile dire che quando arrivò dal gruppo, il suo piatto strabordava e arrivava quasi a toccare il soffitto.

«Beh, pancia mia fatti capanna!» Tutto quel bendidio finì in men che non si dica, sotto gli sguardi increduli di Kagaku e i gemelli. Cyoukui invece se la rideva per le loro espressioni traumatizzate.

«Perchè non sei traumatizzato anche tu?» chiese Kagaku.

«Io la conosco da 14 anni ormai! E posso dirvi che dopo questa “porzione” mangerà anche altro»

«COSA?» chiesero all'unisono gli altri.

e infatti dopo aver ripulito il piatto, si alzò di scatto, guardò da tutte le parti. Annusò l’aria e ripartì all’attacco.

Dopo poco ritornò al tavolo con probabilmente due volte il cibo di prima.

«Qvevta carve è la miviove che avvia vai vangiato.»

«Scusatela. Non conosce le buone maniere.» annunciò un Cyoukui imbarazzato dalle maniere della sua amica.

Verso mezzanotte la festa finì. Dopo il banchetto ci fu la danza tradizionale delle rokurokubi e per ultimo uno spettacolo teatrale con le maschere che si tramandavano da genereazioni in generazioni.

«Andate pure avanti senza di me.» Himitsu ora, doveva rimettersi gli enormi stivaloni, cosa non semplice.

«Allora ti aspettiamo in stanza.» e il resto del gruppo di avviò.

 

«... è vero che l’ho detto io che potevano andare senza di me… ma potevano comunque aspettarmi. AH CHE RABBIA! DOVE DIAVOLO DEVO ANDARE ADESSO?»

A mezzanotte in quel villaggio tutto femminile vi era il coprifuoco e le luci venivano tutte spente, infatti la povera Himitsu si trovava nel più totale buio.

Frugò nella tasca della sua felpa che portava stretta alla vita e vi trovò una piccola pila.

L’accese. «Ma dove sono?» si guardò intorno. «Quelle sono grotte?» una voce attirò la sua attenzione: «Non ti preoccupare, Eiko. Anche se ci sono quei cacciatori, qui sarai al sicuro.”

Per precauzione, Himitsu spense la sua pila e si nascose dietro ad una siepe. Dalla grotta vide uscire una figura che si fermò in mezzo alla stradina sterrata e accese una lanterna. Con quella luce fioca, Himitsu potè notare che era una ragazza che non aveva visto a cena.

Portava un kimono arancione con ricamate delle carpe dorate. I capelli spettinati e a differenza di tutte le ragazze che aveva visto, quest’ultima aveva i capelli  biondo rossiccio.

«Haruka-chan.» chiamò un’altra voce.

In piedi vicino all’ingresso della grotta vi era un’altra ragazza, i capelli corvini legati in una lunga coda liscia con due ciocche lunghe che penzolavano davanti. Indossava anche lei una camicia bianca con le maniche arrotolate fino al gomito. Jeans scuri verdi militare che trovavano fine in due paia di anfibi di cuoio neri. «Eiko-san!» si precipitò da lei Haruka. «Non dovresti stare fuori. Potrebbero vederti.»

«A quest’ora? Saranno tutti a dormire.»

«E’ bene usare prudenza. Con quei pagliacci da quattro soldi in giro.»

"Pagliacci?" pensò Himitsu con rabbia dal suo buon nascondiglio.

«Non preoccuparti, con quella grande abbuffata saranno tutti crollati nel mondo dei sogni. Perchè.. non rimani con me … questa notte?»

«Eiko-san… è meglio se ti riposi, invece di farmi delle avance. La tua ferita non è ancora guarita.»

Himitsu non riuscì a vedere cosa stesse succedendo, tutte quelle foglie le coprivano la visuale e non poteva rischiare di fare rumore per riuscire a vedere meglio.

«Grazie per le tue premure.» disse Eiko. «Verrai anche domani?»

Haruka fece si con la testa.

«Allora ti aspetto.»

Dopodichè Haruka discese la rupe, ed Eiko rientrò nel suo nascondiglio.

Quando tutto parve essersi calmato, Himitsu, sbucò fuori dal suo cespuglio e con il petto pieno d’orgoglio discese la rupe felice e soddisfatta.

Quella notte la passò a pensare ad un piano per metterle nel sacco. Era sicura che quella “Eiko” fosse la nukebuki di cui il villaggio era terrorizzato, e quell’altra probabilmente un’altra nukebuki travestita. Himitsu era convinta di farcela e così sarebbe stata un passo avanti per diventare cacciatrice.

Il suo sogno si stava pian piano realizzando.

 

Comunque nessuno del suo gruppo l’aveva aspettata alzato.

Anche se era convinta di aver sentito mugulare un «quanto ci hai messo per degli stivali?» da un assonato Cyoukui.

 


Allora: Questi sono Himitsu e Cyoukui con la divisa scolastica (l'ho notato tardi che Cyoukui è sproporzionato, meno male che sono solo bozzetti!)


poi ci sono: Una Ryoko-sama x'' {a dire il vero me la immaginavo più bella, solo che la mia mano(?) non ne voleva sapere ahahahah magari in futuro, la riposterò :'') poi c'è la ragazza con il kimono rosso {non era affatto prevista, in realtà questo capitolo è stato tutto inventato sul momento, solo per far combaciare il tutto!} e sotto ci sono un'affamata Himitsu {ho sempre amato le scene dove mangiavano un sacco negli anime, come ad esempio la perenne fame dei Saiyan o di Rufy, o di Toriko... così mi sono detta "facciamo che anche Himitsu è una perenne affamata" ed eccola qua! e vicino a lei un imbarazzato Cyoukui, povero come potrebbe non esserlo? ahahahah

dato che nello scorso capitolo non li avevo postati, ecco come sono Oreji e Kiiro! Spero che li amerete anche in futuro ahahahah {io so cose...}
e sotto uno stivale abbandonato a se stesso di Himitsu, volevo che notaste tutti i lacci che c'ha! Ci credo che Himitsu è stata abbandonata dal gruppo! ahahahahha


e per ultimo, questi due schizzi, il primo è la scena di Eiko e Haruka sulla rupe!
e il secondo è invece quando Himitsu entra nella sala e vede CIBO CIBO CIBO XDDD



GRAZIE A TUTTI DEL SUPPORTO!
-Hoshi

 

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Capitolo 3
*** Il racconto di Eiko ***


Yoh! Un nuovo capitolo de “Il cacciatore di demoni”!

Infondo troverete un unico schizzo perchè avevo abbastanza fretta e non ho potuto farne altri, ma nel prossimo capitolo ne metterò di più! ;D

Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi mi manda messaggi a random su facebook per chiedere come va avanti {no spoiler baby, grazie comunque <3} e chi mi insuta çwç vabbè anche le “critiche” sono ben accettate ahahaha

sappiate che non demordo e vado avanti <3

Siamo già al capitolo tre, ragazzi! Ma non siamo neanche a metà storia, almeno secondo gli appunti :’’’’

Ne combineranno ancora delle belle i nostri protagonisti!

Continuate a leggere per sapere che succederà <3

Spero di riuscire a emozionarvi!

Un bascio sbavoso,

-Hoshi



 

Capitolo 3: Il racconto di Eiko
 

Quella mattina il sole era sorto già da un pezzo. Il cielo era di un azzurro intenso ed Himitsu era pronta a mettere in atto la sua mossa vincente.

Voleva farsi raccontare come stavano realmente le cose da “quel Haruka” per poi catturarle entrambe e sbatterle in prigione.

Era più che sicura del suo piano infallibile e non vedeva l’ora di entrare in azione.

 

Cyoukui se ne stava seduto su una roccia aspettando che il suo turno di sorvegliare la rupe finisse. Dopo sarebbe toccato ad Himitsu, ma chissà perchè aveva uno strano presentimento.

«Cyoukuuuuui!» si sentì urlare il suo nome e spostando lo sguardo se la vide comparire d’avanti con i bei capelli fucsia al vento.

«Enbèèè come andiamo?» chiese la ragazza mentre prendeva fiato.

«Ma guarda te, parli del diavolo e spuntano le corna.»

«Mmh? Stavi parlando di me?» fece lei con annessa gomitata nel fianco del povero biondo.

«Non proprio, ma ho un brutto presentiment-» non potè finire la frase che Himitsu tutto d’un fiato disse «Rimani qua anche durante il mo turno, devo fare alcune cose, ciao!»

«ECCO! UN BRUTTO PRESENTIMENTO! HIMIIIITSUUU!!!» Ma era troppo tardi la ragazza era corsa via, verso la piazzetta del villaggio.

Si fermò giusto in tempo per non travolgere due povere rokurokubi che passeggiavano da quelle parti..

«Ah scusate, sto cercando una rokurokubi.. ha i capelli biondo-rossi…»

«Ah, stai parlando di Haruka.» fece una delle due ragazze. «E’ la sola ad avere quello strano colore di capelli.»

«Haruka, esatto!» rispose Himitsu contenta «Dove posso trovarla?»

«Sarà al solito posto» commentò l’altra vestita d’azzurro. «Prova al giardino Zen. Girà a destra in fondo alla piazza e poi sei arrivata. Ma sta attenta, ha un caratterino!»

Non ascoltò neanche l’ultima affermazione, solo corse via verso il giardino indicatole»

Ed eccola là, Haruka, la geisha dai capelli biondo strano.

«Ti stavo cercando, Haruka.» Disse Himitsu sedendosi sul pontile in legno.

La bella geisha girò il capo, e solo ora la nostra protagonista potè notare che non solo i capelli erano di un colore strano per essere una rokurokubi, ma anche gli occhi. Questi infatti erano di un verde chiaro chiaro, quasi giallognolo in effetti.

«L’esaminanda, giusto? Cosa vuoi da me?»

«Cosa ci facevi a mezzanotte inoltrata su alla rupe, con quella Eiko?» Himitsu non era una ragazza che faceva tanti giri di parole, se poteva arrivava dritta al dunque.

«Cos- di cosa stai parlando?» Haruka era quasi sconvolta. Come faceva Himitsu a sapere di Eiko?

«Non fare la finta tonta.» la esortò. «Ti ho vista. Per sbaglio mi sono persa ieri sera, e sono finita su alla rupe. Non mi aspettavo di vedere anche te.»

«Non sono affari tuoi» rispose frettolosamente Haruka. Si stava notevolmente agitando.

«E’ vero, non lo sono. Ma come futura cacciatrice è mio dovere proteggere persone innocenti. E quella Nukebuki sta facendo una strage. Dobbiamo catturarla e--»

Himitsu non potè finire la frase che Haruka gettò a terra il grande rastrello con cui stava sistemando il grande giardino fatto tutto di sassolini piccolissimi, e si voltò verso la ragazza guardandolo con sguardo omicida. Dopodichè corse via arrabbiata.

«Già, un bel caraterino, in ogni caso, non mi resta altra soluzione.»si disse Himitsu mentre si alzava e s’incamminava.

 

«Ohy, Himitsu! Hai finito?!»

«Cyoukui: promettimi di non dire niente. Sto lavorando ad una cosa di estrema importanza. Forse ho trovato la Nukebuki.»

«COSA?!»

«Fai silenzio!» le sussurrò lei portandosi l’indice sulla bocca «Ho bisogno che tu resti qui ancora un po’! Io andrò su alla rupe.»

E così dicendo si incamminò.

 

«Haruka-chan, sei tu?» Una voce accolse la ragazza dai capelli fucsia.

«No, Eiko.» rispose  mentre avanzava nella grotta. «Sono Himitsu. La cacciatrice.»

«E’ arrivata la mia ora, eh?» chiese Eiko una volta che la esaminanda fu di fronte a lei.

«No, non ancora. Ma presto sarai rinchiusa in una cella dove dubito ti lasceranno andare presto. Da quello che ci risulta hai ucciso 5 rokurokubi. E forse più.»

«Non era mia intenzione. E’ stata Haruka ad ucciderle per me.»

«Non far ricadere le tue colpe su altre persone.»

«Non ti sto mendendo, Himitsu.»

«Raccontami come sono andate le cose allora.»

Eiko prese un lungo sospiro, e poi cominciò il suo racconto:«Due mesi fa, ero ancora nel mio villaggio che si trova abbastanza lontano da qua. Me ne sono andata. Fin da quando sono nata, ho sempre detestato questa sete di sangue che accomuna le nukebuki. Staccare la testa per andare alla ricerca di prede, l’ho sempre trovata una cosa disgustosa. Uccidere per allievare un nostro piacere. Come può esserci piacere nelle morti altrue? Mi sono sempre rifiutata di uccidere altri esseri viventi, ma purtroppo sono sempre stata una nukebuki e anche io avevo l’istinto di uccidere per quanto cercassi di reprimerlo. Un giorno di luna piena, quando le mie compagne erano solite attaccare, non c’ho visto più, il mio istinto ha preso il sopravvento ed ho ucciso le mie compagne, bevendone il loro sangue.»

«Ma è disgustoso!» la interruppe Himitsu.

«E’ l’istinto a comandare.» Rispose Eiko facendo spallucce «Se hai voglia di uccidere, uccidi. In ogni caso, dopo quella notte stavo male, senso di nausea mi accaniva sempre di più. Il problema è che sentivo il bisogno di rifarlo. Così per il bene delle mie compagne sono scappata. Mi sono rifugiata nel bosco; qui ho incontrato una vecchietta gentile che mi ha ospitato volentieri, ma la notte seguente, l’anziana si è svelata essere una Futakuchi-onna. Tu sai cosa sono, no?»

«Certo.» rispose prontalmente Himitsu. «Sono demoni-donna, hanno due bocche, la seconda si rivela solo nelle notti. Durante il giorno la tengono ben nascosta dietro la nuca.»

«Esatto. Mi ha attaccata, con tutte le forze sono corsa via ma dalle ferite usciva troppo sangue e sono svenuta. Quando mi sono svegliata mi sono ritrovata in questa grotta con Haruka che si prendeva cura di me. Ogni tanto la cacciavo per reprimere i miei istinti da nukekubi, non volevo farle del male.»

Eiko prese una lunga pausa.

Himitsu pendeva dalle sue labbra, era troppo curiosa di quella storia, voleva saperne di più.

«E poi? Che successe?»

«E’ successo circa cinque settimane fa.»  continuò Eiko «L’avevo cacciata ancora una volta, ma lei poco dopo tornò portandomi una del villaggio “Puoi mangiarti lei se vuoi” mi disse. Da quel giorno, ogni mercoledì mi portava una sua compagna.»

«Raccapricciante.» commentò Himitsu.«Non la credevo capace di cose del genere.»       «Non lo credevo neanche io.» rispose Eiko. «In ogni caso mi ha salvato, anche se non so bene il perchè. So solo una cosa: nessuno era mai stato così gentile nei miei confronti. Ci sono affezionata ormai.» Sorridendo, Eiko finì quel racconto. «Le devo tutto. Non sarei viva se non fosse per lei.»

 

Una volta finito di farsi raccontare la storia di Eiko e Haruka,  Himitsu discese la rupe, non sapeva più cosa fare. Doveva mettere in galera entrambe, di questo era sicura. Quindi, un po’ più convinta si decise di parlare con il suo insegnante.

Una volta in fondo alla rupe però, vide radunato tutto il villaggio.

«Che cosa succede?» chiese.

«Himitsu!» Kagaku corse da lei «Sono sul piede di guerra! Vogliono salire la rupe ed uccidere immediatamente la Rukebuki!»

«Cosa?! Come hanno fatto a scoprire dove si trovava?! Cyoukui! Hai svelato tutto?? Solo per renderti popolare?!»

«Non sono stato io!»

«Ha ragione.» intervenne la rokurokubi vestita d’azzurro.«Vi abbaimo sentite parlare, tu e Haruka. Così allarmate, siamo andate a dirlo a Ryoko-sama.»

«Che cosa?!»

«E’ così.» confermò Ryoko. «Ed ora, per provare la sua fedeltà verso il vilaggio, e non verso quel demone manvagio, Haruka dovrà uccidere la Nukebuki.»

Dalla folla uscì Haruka, era vestita con un abito da battaglia come le altre, ma il suo, era lievemente diverso, sembrava quasi da cerimonia.

Indossava una Yoroi {Yoroi= letteralmente “grande armatura” è quella che utilizzavano i samurai! Yatta!} Scintillante dai colori arancione e nero; sul petto vi era disegnato {anche il disegno sul petto ha il suo nome; gyow-yow} un paesaggio fatto di nuvole tra cui sbucava un enorme drago rosso anche lui, con gli artigli aguzzi. Haruka era bella come una dea. I bei capelli al vento e gli occhi chiari erano perfettamente in sintonia con tutto, pareva quasi nata con addosso quella stessa armatura.

«Sono pronta, Yoko-sama.» disse Haruka, lo sguardo incatenato negli occhi azzurri di Himitsu, come a sfidarla. Sfoderò la sua katana senza distogliere lo sguardo e avanzò con il passo fiero di una vera guerriera.

Himitsu, dal canto suo, pareva non capire. Com’era possibile che Haruka volesse uccidere Eiko? La Nukekubi era stata così gentile! E poi a sentir parlare lei sembrava che anche Haruka ci tenesse a lei! E allora perchè questo improvviso cambio di ruoli? Chi era ora il nemico? Chi era colui che i cacciatori dovevano sbattere  in cella? Nelle simulazioni di scuola la parte del demone rimaneva così fino a quando veniva sconfitto! Ma quella non era una simulazione, ed Himitsu doveva spremersi le meningi per venirne a capo. Ora non era neanche più sicura che Eiko si meritasse di essere messa in galera! D'altronde non era stata lei a uccidere le cinque rokurokubi!

Se qualcuno avesse potuto descriverla in quel esatto istante, sicuramente avrebbe detto che era il perfetto ritratto della concentrazione: occhi serrati, sopracciglia agrottate, dorso della mano sotto al mento…

«Cosa intendi fare cacciatrice?» la interruppe Haruka dal suo pensare.

Himitsu si guardò intorno, delle idee ce le aveva in effetti, trovò il suo insegnante, Hankon dietro il gruppo di rokurobuki. La ragazza chinò leggermente il capo e lui sorrise acconsentendo.

Non avevano proferito parola, eppure Himitsu gli aveva chiesto il permesso di agire per il miglior modo che credeva, e Hankon aveva acconsentito.

Fu dunque in quel momento che si posizionò davanti ai suoi compagni, puntò lo sguardo dritto in quello verde di Haruka, mise le mani sulle cosce, abbassò le sue calze bianche fino al ginocchio e disse:

«Dammi il potere, così che io possa fare giustizia


Cosa avrà mai fatto Himitsu con le sue cosce?(?)  {c'è chi lo sa [perchè ho spoilerato deliberatamente] e chi non lo sa, per voi che non lo sapete, ma anche per chi lo sa(?) continuate a seguirmiiii <3
Bye, Hoshi :*

Ecco lo schizzo su Eiko ed Haruka :3 {mi dispiace se si vede male, il mio scanner ha deciso di tirare gli ultimi!}

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Capitolo 4
*** Lo scontro ***


Capitolo 4: Lo scontro

 

«Dammi il potere, così che io possa fare giustizia.»

 

Erano state queste le parole pronunciate da Himitsu.

A vedere che cosa stava succedendo erano tutti increduli, sia Rokurokubi, sia compagni di squadra.

Anche voi sareste increduli vedendo quello che stava fancendo la ragazza.

Infatti, dopo aver detto quelle poche parole, sotto ai suoi palmi che erano ben ancorati alle cosce, s’era accesa una strana luce dorata.

Ma non era finita qui! Poco a poco Himitsu stava sollevando le mani portandosele di fornte e indovinate che cosa erano magicamente uscite dalle sue cosce?

Due lunghe katane dalla lama affilata.

Una con il manico rosso e l’altra con il manico blu. Una con i kanji di “Potere” e l’altra di “giustizia”.

«Se non la capite con le buone…» disse Himitsu impugnando saldamente le due katane «ve lo spiegherò con le cattive.»

La luce dorata era sparita in un attimo, così com’era apparsa, ma sulle cosce di Himitsu erano rimaste delle strane scottature, che a ben vedere formavano gli stessi kanji che erano incisi sulle due katane: potere e giustizia.

«Bello, eh?” disse Himitsu rimettendosi a posto le calze «Era di usanza nella mia famiglia nascondere le armi nel proprio corpo con la magia.»

«Q-quelle katane sono nascoste nel tuo corpo.»

«Non chiedermelo Cyourui… Non so neanche io come sia possibile.» ammise Himitsu.

«Nascondere le armi nel corpo? Tuo padre era forse Yamamoto Ryunosuke?!» Chiese tutto d’un fiato Kagaku.

«Ehy.” Ryoko-sama sembrava infastidita «Non eravamo nel bel mezzo di una battaglia?»

«Giusto, nonnina.» ridacchiò Himitsu mettendosi in posa d’attacco.

Al “nonnina” pronunciato da Himitsu, la vecchia Ryoko si lanciò all’attacco e sebbene non fosse notte, allungò il suo collo a dismisura.

La ragazza dai capelli fucsia lo bloccò prontalmente, posizionando le due katane in una X che fermò l’attacco.

Dopodichè fu il turno di un’altra rokurokubi che avanzando di qualche passo anch’essa allungò il suo collo e fu addosso a Cyourui che con un balzo e qualche formula latina, congelò la sfortunata rokurobuki che s’era gettata contro di lui.

Himitsu era ancora impegnata con la testardaggine e la forza bruta di Ryoko mentre tre spiriti attaccatono all’unisono Kagaku. Anche la ragazza dai capelli turchini riuscì in moche mosse a mettere K.O. le sue avversarie.

«Lasciala a me, Ryoko-sama» disse d’improvviso una voce.

Haruka stava sfoderando la sua spada. Ryoko mollò la presa con un ghigno compiaciutò e ritrasse il collo tornando normale. Poi guardò Hankon.«E’ da un pezzo che non mi divertivo così. Vediamo se sei forte con un tempo!” e partì all’attacco di quest’ultimo.

«Bene, bene, Himitsu.» Fece Haruka stringendosi al meglio la spessa cintura. «vediamo come te la cavi.»

Senza tanti preavvisi si lanciò in avanti. Himitsu trovò strano che non allungasse il suo collo per attaccare e infatti questo la spiazzò tanto che ottenne così un graffio sulla guancia destra.

«Meno male che non sono una di quelle ossessionate dalla bellezza” dichiarò Himitsu sfregandosi il taglio appena subito con il dorso della mano. «Ma te la farò pagare lo stesso!” Con un balzo degno di un acrobata, lanciò le sue due spade verso il cielo, fece una capriolo mortale, e le spade ritornarono nelle sue mani questa volta però con le punte rivolte verso il basso e con uno sguardo feroce si gettò addosso ad Haruka.

«Ah, ti ho battuto. Mph!» fece Himitsu sfregandosi un dito sotto al naso in un impeto d’orgoglio «si beh, sono la migliore, che ci volete fare?»

«Io sarei qui…» Haruka distava almeno 15 metri da Himitsu che aveva colpito un’altra povera rokurobuki che non aspettandosi questo attacco era stata tramortita e non si muoveva neanche.

«Ah! Maledizione! Devo ancora perfezionarlo quest’attacco, eheheh»

tutti i presenti si ritrovarono le gambe per aria per l’affermazione di Himitsu.

«Questa volta non sbaglierò!» confermò estraendo le sue katane dal terreno.

Attaccò un’altra volta, e un’altra volta ancora. Lei e i suoi comapagni si scambiavano a volte, ma Himitsu tornava sempre di fronte a Haruka, come se ormai fosse una questione di vita o di morte batterla, ed in un certo senso lo era.

 

Il sole stava calando ed il cielo si era tinto di rosso. La battaglia avanzava da qualche ora ma erano rimaste poche Rokurokubi.

«E’ ora di finirla, Haruka.»

«Quando sarò stanca, Himitsu.»

«SMETTETELA.» una voce le sorprese. Una figura esile con la vita fasciata si ergeva a fatica appoggiandosi al muro grezzo della grotta.

«Eiko?» Haruka sembrava preoccupata e decisamente spaventata.

«Smettetela di combattere.» ripetè la nukekubi.

«Eccola è lei! La nukekubi! Haruka che aspetti? Uccidila! E una volta morta ci berremmo il suo sangue!» Ryoko-sama si leccò le labbra, una scintilla scoccò nei suoi occhi.

Le rokurobuki la imitarono avanzando di qualche passo verso “l’ipostora” ma Eiko non si scompose e non si spostò di un millimetro.

 

«No…»Fu la voce tremante di Haruka a far si che tutte si bloccassero e si voltasserò verso di lei.

«No?» fece Ryoko.

Haruka si mosse lentamente. Prese la sua spada, la roteò nel cielo e comparve dal nulla una seconda lama l’opposto della prima. La sua katana era diventata un’arma a doppia lama.

Nessuno capiva. In un attimo Haruka si spostò dando la schiena ad Eiko, posizionò la sua “nuova” arma davanti a lei con il braccio teso e lo sguardo fisso in quello di Ryoko che balbettando le chiese che stava facendo.

«Proteggo, l’unica persona che mi abbia mai amata.»

«Che cosa dici, Haruka? Le nukekubi non hanno sentimenti! Vieni qua prima che ti uccida per solo piacere!»

«Uccidere per piacere? Non ha sentimenti?! CHI HA APPENA DETTO CHE VOLEVA BERNE IL SUO SANGUE? QUESTO NON è FORSE UCCIDERE PER PIACERE?!»

Haruka urlava e piangeva. Quante cose non dette in tutti questi anni stavano uscendo come un treno in corsa.

«Chi quando ero piccola mi ha sempre escluso dai corsi per diventare sacerdotessa? Lei Ryoko-sama. E solo perchè avevo i capelli diversi dai vostri. MI AVETE PICCHIATA, MALTRATTATA ABBANDONATA!!! Mi sento così sola! Non ho niente, NIENTE!!! Tutta la vita passata a chiedermi perchè voi non mi volevate! Tutta la vita a fingere di star bene! NON STO BENE! NON STO BENE!”

«Haruka, ora calmati…» cercò di intervenire Kagaku.

«Lascia che si sfoghi.» rispose Hankon.

Haruka aveva ripreso fiato. Gli occhi rossi e le enormi lacrime che le rigavano il volto.

«Mi avete sempre derisa, e mi avete costretta ad indossare questa stupida maschera che mostra un volto felice… io però ero distrutta.»

un’altra pausa.

«Tutti questi anni mi avete trattato come una feccia, obbligata a fare i lavori più sudici esistenti! E ancora non ne avevate abbastanza. Ma ho deciso di mostrarmi forte e felice. E così ho fatto. Per anni e anni. Ma adesso basta.»

Tirò su lievemente col naso, e si girò verso Eiko puntandole l’arma all’altezza della cicatrice sul collo.

«Avete ragione, in ogni caso.» fece. «Lei è una nukebuki e per questo va sconfitta.»

Non poterono dire o fare niente che Haruka si portò in avanti, Eiko fu costretta ad indietreggiare e cos’ entrambe caddero in dalla rupe, in un precipizio alto otto metri.

Gruppo Delta e rokurokubi si precipitarono sul limitare della roccia e con i loro occhi inceduli, videro Haruka piangente. Ma non erano lacrime di tristezza come le precedenti, erano lacrime di felicità. Eiko sorrideva con la fronte appoggiata a quella della sua amata.

Nessuna delle due credeva potesse esserci qualcuno che sarebbe riusicito ad amarla così tanto. Eppure eccole la, una stretta all’altra, abbracciate così forte da fare quasi male. E mentre precipitavano, Haruka sussurrò qualcosa ad Eiko, qualcosa che arrivò poco dopo alle orecchie di tutti quelli che osservavano quella scena incapaci di fare qualcosa.

«Lo faccio per noi due. Così almeno in un’altra vita potremmo amarci senza pregiudizi»

La spada a due lame trafisse le carni di entrambe, contemporaneamente, e mentre i loro corpi si sgretolavano il sole scomparve e il buio prevalese, l’unica fonte di luce che di tanto in tanto illuminava i volti degli spettatori era data proprio da quelle specie di polvere luminosa che scompariva poco dopo avvolta dall’immensa oscurità.

 

Erano tutti stravolti. Sembrava quasi un sogno. Nessuno si sarebbe mai aspettato un volgere delle cose così drammatico. Le rolurokubi non avevano capito fino a quel momento quanto davvero fossero state così crudeli con Haruka e nonostante Eiko fosse una loro nemica, la sua morte non era certo stata programmata. Loro dicevano, dicevano ma solo per darsi un po’ di arie, per farsi vedere coraggiose.

Discesero la rupe tutte in silenzio, scortate da Hankon che era rimasto impassibile, probabilmente era abituato a queste cose. D’altronde lui era il loro insegnante, chissà quante cose aveva visto, anche peggiori di queste.

Una volta discesa la rupe e riaccompagnate le rokurokubi più scosse alle loro abitazioni, Himitsu andò nel luogo dove erano morte Eiko ed Haruka. La spada a due lame birllava alla luce fioca della luna. La ragazza la prese in mano e la puntò nel terreno. Raccolse qualche fiore da  terra e lo intrecciò alla lama. Poi posò la sua lanterna di carta vicino all’arma e guardò verso il cielo.

«E’ strano, non trovi?» Cyourui era dietro di lei da un po’, aveva avuto la sua stessa idea ma Himitsu l’aveva preceduto.

«A scuola Ci preparano a queste cose, ma vederle con i tuoi occhi... non credo mi ci abituerò mai.»

«Non ti preoccupare Cyourui. Se hai paura ti proteggo io!» Himitsu rise guardando dal basso il ragazzo che sospirò sedendosi vicino a lei.

«Proteggiamoci a vicenda allora.» La ragazza non rispose, appoggiò il capo sulla spalla dell’amico continuando a rimanere in silenzio.

Cyourui però sapeva che quel gesto valeva più di mille parole.

 

«Gambe in spalla ragazzi! Il nostro lavoro qui è finito.»

Hankon era appena entrato in quella che era diventata la “camera degli esaminandi” da quando avevano alloggiato in quel villaggio.

«Finite di raccattare le vostre cose e venite di sotto, saluteremo Ryoko-sama e poi partiremo subito, il viaggio è molto lungo.»

Ma l’insegnante ebbe come risposta solo un mugulio assonato in generale.

 

«Ti ringrazio molto Hankon per essere venuto fin qui. I tuoi alunni supereranno presto l’insegnante, temo.»

«Non essere così positiva! Ce ne vuole ancora molto prima che possano egualiarmi.”

«Il solito egocentrico.» Ryoko sorrise. «Proprio come ai vecchi tempi. Dovremmo rifarla una rimpatriata in futuro. Sei ancora in contatto con Rikosyugi?»

«Ma certo.» rispose Hankon. «Anche in questo istante preciso.»

Ryoko non capì l’ultima affermazione di Hankon, ma lasciò perdere. Salutò tutti i ragazzi del gruppo Delta.

 

«Allora ragazzi.» fece Hankon camminando. «Kagaku in questa prova ha ottenuto 7, Cyourui 7 anche tu, Kiiro e Orengi 7 meno, impegnatevi di più la prossima volta, Himitsu invece…»

«SIIIII?!» chiese la ragazza impaziente. «Tu hai preso 9, complimenti. Hai saputa fronteggiare il nemico a testa alta e te la sei cavata anche bene se non fosse stato per quell’attacco da perfezionare.»

Himitsu fece la linguaccia, e mentre ascoltava il suo insegnante dirle le motivazioni di quel voto, guardò verso la rupe un’ultima volta e vide le rokurokubi sistemare dei fiori su quella che era diventata la tomba di Haruka ed Eiko, l’arma attirava l’attenzione su di lei così come la vastità di colori che si era creata tutt’intorno, molte lanterne erano state posizionate li vicino e vide anche alcune ragazze commuoversi.

“E’ questo quello che si meritano davvero.” pensò Himitsu. “Niente pregiudizi, solo amore.”

 

Mi scuso se non vi sono allegati in questo capitolo, purtroppo sono impegnata a studiare per l’esame di ammissione in un’università che non voglio fare, che sono costretta a fare dai miei genitori a cui non gliene frega un cavolo dei miei obbiettivi.

In ogni caso ringrazio tutti voi che mi seguite! Grazie davvero!

Ps. Questo capitolo non è scritto molto bene perchè come ho già detto sono davvero impegnata ç_ç non l’ho neanche riletto çOç

Un bascio,

-hoshi

Vi lascio una tavola selvatica del mio manga x''' l'avevo fatta qualche giorno fa... quando ancora avevo tempo...*piange*

 

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Capitolo 5
*** Quando la notte cala, lui appare. ***


Erano passati alcuni giorni da quando il gruppo Delta aveva lasciato il villaggio delle Rokurokubi.

Avevano percorso un lungo tragitto a piedi tra gl’alti alberi di quel bosco fitto, erano passati sotto ad una cascata ghiacciata dove Hankon si era fermato per fare meditazione un giorno intero (avrebbe voluto che anche i suoi allievi seguissero il suo esempio, ma quell’acqua era davvero ghiacciata ed infatti, l’insegnante si beccò un forte raffreddore.) dopodichè ‘per allenamento’ così aveva detto l’istruttore mentre si soffiava per l’ennesima volta il naso, erano stati costretti a scalare un’altissima roccia scivolosa e ogni componente del gruppo aveva rischiato di cadere al suolo più volte.

Ora si trovavano su una distesa d’erba, il bosco alle loro spalle e un lago dall’acqua azzurrina davvero molto accogliente faceva capolino in una specie di buca naturale lì vicino.

Hankon si guardò attorno e poi si diresse verso la riva del laghetto.

“Scommetto che è andato a meditare un’altra volta.” sospirò scoraggiato Cyourui.

“Oh, eccolo che torna.” fece Oreji.

In effetti l’istruttore stava tornando, ma non solo: infatti tra le braccia aveva alcuni sassi dalle forme fantasiose, alcuni piccoli altri invece belli grossi.

“Ecco ragazzi: ora vi mostrerò una cosa che a scuola non insegnano, sapete com’è i segreti del mestiere dovremmo tenerceli per noi. In ogni caso non sono d’accordo e voglio insegnarvi ad utilizzare al meglio questi.” Hankon dicendo ciò, afferrò un sassolino di media grandezza.

“Ma prof!” fece Kiiro “E’ solo un sasso, che vuole farne?”

“Mph.” sbuffò Hankon e senza aggiungere altro si posizionò: ginocchia leggermente piegate, braccio con il sasso portato in alto e l’altro davanti al volto. Effettivamente, osservarono tutti, quella sembrava più una posa da karatè. Ad ogni modo fu un attimo. L’insegnante lanciò il sasso il quale fece uno, no due… tre, quattro salti! Però il sasso rimase lì, immobile, come del resto tutti gli osservatori che aspettavano intrepidi.

“non succed-” ma Kiiro non potè finire la frase che il sasso fece uno strano rumore, come un botto e fu avvolto da fumo grigiastro. Quando la nebbiolina si dissolse, al posto del sasso comparve una tenda da campeggio verde scuro.

Erano tutti increduli, tutti tranne Hankon.

“Visto?” disse sedendosi sul prato seguito dal gruppo. “Ora ve lo spiego: come vi abbiamo detto a scuola, tutto ha un’ anima anche gli oggetti. Anche se quella degli oggetti non si chiama anima ma Tamashī.” Prese un altro sasso dal mucchio, questa volta piccolo e poi proseguì. “Mentre l’anima, funziona da sola, la Tamashī ha bisogno di energia per azionarsi. I sassi sono comini oggetti allo stato puro, come ad esempio i tuoi occhiali, Cyuorui in passato era un sasso, ti faccio vedere.”  Hankon si alzò e si rimise in quella strana posa. Questa volta il sassolino fece 6 salti e dopo lo strano botto, dopo lo strano fumo grigiastro ecco un paio di occhiali uguali identici a quelli che indossava Cyourui.

Il ragazzo corse a provarseli. “Wow! Questi sono anche meglio di quelli vecchi!”

“Avete capito come funziona?” chiese il maestro. Himitsu allora si alzò “Dunque, bisogna prendere un sasso… ma come lo trasformiamo in ciò che vogliamo?”

“Ottima domanda Himitsu! Mi stavo dimenticando la parte importante!” Prese la mano di Himitsu che stringeva il sasso e richiamò i suoi allievi a prestare attenzione. “Allora, Himitsu. Concentrati su ciò che vuoi: il sasso che hai in mano è abbastanza grosso quindi potresti pensare a una bicicletta, una macchina… o chi per altro. Dunque, una volta pensato a ciò che desideri devi riuscire a far fare al sasso i salti. Però devi sapere questo: se gli farai fare un solo salto avrai una cosa piccola, ad esempio in questo caso potresti avere uno skateboard, mentre se gli fai fare dieci salti potresti avere un pulman hippie, capito come funziona? Più salti gli fai fare più cose grandi potresti avere. Ovviamente dipende anche dal sasso: se è piccolo si utilizza per vestiti, tende o cose piccole e trasportabili a mano, se il sasso è medio capitano oggetti di tutti i giorni, un forno, gli occhiali come abbiamo visto ma anche una casa. Mentre in questo caso il sasso è grande quindi solo mezzi di trasporto.”

“Ma se sbaglio e penso ad una casa quando ho in mano un sasso grande?” chiese Himitsu curiosa.

“Beh, credo apparirà una casa con le ruote, o forse il Tamashī elaborerà la richiesta e otterrai un camper, a dire il vero non so come funziona in questi casi.”

“Forza lancia Himitsu! Dopo tocca a me!” urlò Oreji entusiasta.

La ragazza dai capelli fucsia si portò gli occhiali da sci che portava a mo’ di fascia sui capelli e se li mise sugli occhi, dopodichè lanciò il sasso imitando la strana posa del prof ma con un tocco di personalità e  lanciò il sasso. Questi rimbalzò, una, due, tre sette volte! Il botto fu un po’ più rumoroso dei precedenti e il fumo un po’ più denso, sta di fatto che eccola là: una bellissima moto yamaha rosso fiammante! Il cavaletto che sosteneva il bellissimo veicolo calato sul terreno brullo faceva si che il sole morente con i suoi raggi aranciati colorasse l’argenteo metallo del motore.

Erano rimasti tutti sorpresi.

“Wow Himitsu.” disse Hankon allibito. “Nessuno era riuscito ad ottenere un così bel risultato al primo tentativo.”

“Guardate, ci sono anche le chiavi già infilate nel blocchetto accensione!” urlò la ragazza. “Posso farci un giro?” chiese implorante.

“E va bene” sbuffò Hankon. E poi si girò verso gli altri “Nel frattempo provate anche voi. Qui ci sono i sassi.”

Himitsu partì con la sua moto fiammante.

Fu il turno di Kagaku, raccolse un sasso medio, si mise in posizione e lanciò:

dalla cortina di fumo ne uscì un volume grosso e impolverato.

La ragazza di avvicinò timorosa, si inginocchiò di fronte al librone ed esclamò:

“Era proprio quello che stavo cercando! ‘Viaggio in Occidente’ di Wu Cheng’en!” lo aprì “Ed è pure scritto in cinese originale! Fantastico!” Si mise a leggerlo senza neanche ascoltare Hankon che le diceva di fare un altro turno.

Oreji si fece avanti, prese una pietra grossa e la lanciò, non si sa con quale forza, lontanissimo. Questa fece trenta salti e un fumo denso e scurissimo.

“Evvai!” urlò Oreji soddisfatto. Il sasso s’era trasformato in una jeep nera, quattro ruote motrici ed i sedili in pelle. Quando il ragazzino gli corse incontro fu fermato da Hankon il quale con mille ramanzine gli disse che era troppo piccolo per guidare quella.

“E allora come si fa a farla tornare in versione sasso?” Oreji sembrava arrabbiato.

“Semplice” rispose Hankon senza curarsene. Andò verso la jeep e prendendola da un fianco la rovesciò. Questa, non appena toccò il terreno si ritrasformò nel sasso che era stata.

“Quando le cose che abbiamo trasformato cadono o si rompono si ritrasformano in sassi. Ma se non succede, allora dobbiamo dar loro una ‘spintarella’ e farli cadere o rompere.”

“Ora è il mio turno!” intervenne Kiiro. Il gemello di Oreji scelse un sasso medio dopo una lunga conta. Lo lanciò ed ottenne una figura identica a sè; lo copiava perfino nei movimenti e nelle parole.

“Allora si può!” esclamarono all’unisero i due Kiiro. “Non mi aspettavo una copia così perfetta.”

“Certo che siete tutti bravissimi a far trasformare in sassi ciò che volete! E io che mi aspettavo qualche guaio. Comunque si, anche in questo modo si possono usare. E questa tecnica viene utilizzata spesso per confondere i demoni.”

“E come si fa a farlo tornare sasso?”

“Beh, dopo mezz’ora spariscono da soli perchè consumano troppa Tamashī. In caso contrario o si pronunciano le parole “Anima Esaurisciti” oppure cerchi di farlo cadere: con una spinta, con uno sgambetto… come preferisci Però…”

Non fini la frase che Kiiro fece cadere la sua copia, ma questa cadde sul suo sedere e non successe niente.

“Perchè non si è trasformato?”

“Stavo appunto per dire, che se la tua copia cade sulle sue chiappe non si trasforma. Questo perchè, in tutto il corpo, il sedere è la parte più morbida e funziona un po’ come protezione.”

“E le parole? Cos’era? Anima… Esaurisciti?” chiese Oreji.

“Si, ma dev’essere Kiiro a dirle, sennò non funziona.”

“Anima Esaurisciti!” e pronunciata la suddetta frase, la copia si dissolse come fumo, tornando ad essere un sasso, però di dimensioni più piccole.

“Vedi, ha consumato troppo Tamashī. Ed infatti il sasso s’è ridotto. Forza Cyourui manchi solo tu.”

Himitsu intanto stava tornando con un sasso in mano.

“Che è successo? Sei caduta?” chiese urlando Cyourui.

“GIà! Prof, poteva anche dirmelo che se cadevo la moto tornava sasso!”

“Se tu aspettavi la fine della lezione, lo avresti saputo!”

Ad ogni modo, Cyourui avanzò, prese un sasso rotondeggiante, abbastanza piccolo e lo lanciò.

Tre salti e di nuovo il fumo.

Aspettarono un po’.

“Perchè ci impiega così tanto?” chiese all’insegante.

“Che sasso hai usato?”

“Quello che era qui--” non riucii a finire che ci fu un gran botto e il fumo svanii in un secondo.

Lì, sul terreno brullo vi era una paio di reggiseno a pois arancioni e rosa.

“Non era questo quello che avevo pensato!!” esclamò imbarazzato Cyoukui.

“Ah! Porco!” Sghignazzò Himitsu.

“Non è colpa sua, quando dato che hai usato lo stesso sasso di Kiiro che aveva poco Tamashī, l’elaborazione di quello che hai pensato tu non è arrivata correttamente, così non sapendo cosa fare il sasso ha proggettato una soluzione d’emergenza.”

“Quindi praticamente ha sviluppato un suo pensiero?” chiese Kagaku non alzando lo sguardo dal libro.

“Precisamente.” confermò Hankon.

L’insegnante prese altri sassi, li lanciò uno dopo l’altro ottenendo un perfetto kit per la sera, compreso di sacchi a pelo, piastra per grigliare, piatti e forchette.

“Ci fermeremo qui per la notte.” esordì. “Ragazzi andate a cercare della buona legna, voi ragazze invece, preparate qualcosa per cena.” ordinò lanciando a Kagaku delle canne da pesca. Guardò Himitsu un po’ perplessa.

“Dici che qui ci saranno pesci?”

“Scopriamolo.” e si diressero verso il laghetto.

 

Non mangiavano così tanto da diversi giorni, prima di scoprire il ‘segreto’ dei sassi erano andati avanti a snack e bacche di bosco.

Le ragazze avevano pescato così tanti pesci di ogni genere che era quasi impossibile scegliere e i ragazzi avevano raccolto così tanta legna che alla fine riuscirono a convincere Hankon a fargli fare un falò in riva al lago.

La notte arrivò presto ed il gruppo mostrava i primi sintomi di stanchezza, quindi si decide si andare a dormire.

Ma prima di chiudere gli occhi, Himitsu guardò il cielo, era una notte limpida e le stelle scintillavano messe in evidenza dal blu  della volta celeste, non vi era neanche una nuvola e la luna splendeva possente sbucando da dietro una montagna in lontananza.

Chiudendo gli occhi Himitsu la vide.

Una donna che le accarezzava i capelli, una donna tanto lontana da lei, in un ricordo perduto nel tempo. Poche parole escono da quelle labbra sottili

“Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle”

“Dove, fra le nubi, si è rifugiata la luna?” Himitsu si svegliò pronunciando queste parole. Come se volesse continuare la frase della donna in quel sogno.

Si sedette nel suo sacco a pelo, dormivano ancora tutti. Si stroppicciò gli occhi ed uscì dalla tenda.

“Scende la notte sui profumi d’estate con le lucciole che sembran stelle. Dove, fra le nubi, s’è rifugiata la luna?” si ripetè a voce alta, sembrava quasi un rebus. Magari risolvendolo avrebbe scoperto chi fosse la donna dalle labbra sottili.

Fu distratta da un suono. Come uno scoccare di una freccia tirata da un arco.

“Chi va là?” chiese tutta d’un fiato portandosi le mani sulle cosce. Se fosse stato un demone, avrebbe agito di conseguenza.

Girandosi verso il rumore scopri un ragazzo.

Aveva un arco di noce e stava scoccando delle frecce appuntite contro un bersaglio disegnato su un abero.

“Sono dalla vostra parte.” disse fermandosi e portandosi di fronte ad Himitsu. Ora che poteva vederlo meglio, lo strano ragazzo indossava uno strano copricapo a becco d’uccello con delle piume lunghe fino in fondo alla schiena di tutti i colori. Era a petto nudo e portava sulla spalla sinistra una faretra di cuio. Anche gli avanbracci erano coperti da lunghi polsini di cuio da cui sbucavano piume più corte sembre coloratissime.

Intorno alla vita invece aveva una specie di gonnella bianca con il bordo ricamato che richiamava i colori del piumaggio.

Sotto al suddetto vi erano dei pantaloncini attillati neri fino al ginocchio ed indossava un paio di sandali alla romana sempre di cuio a cui lati vi erano altre piume.

“Chi sei?” chiede la ragazza curiosa.

“Mi chiamo Feng Huang, e sono il protettore della famiglia reale.”

“Cosa ci fai qui? Ti sei perso?” chiese innocente.

Feng sorrise. “No affatto. Come ho detto, proteggo la famiglia reale.” sorrise dolcemente e notando l’espressione confusa della ragazza proseguì: “Himitsu, Lei è l’ultima discente della famiglia, è mio compito proteggerla.” La ragazza era sbalordita. Come sarebbe a dire che era l’ultima discendente?! Impossibile! Lei? Principessa? Se non addiritura regina? No, di sicuro c’era qualcosa di assolutamente strano. Impossibile!! Feng fece un inchino, come per scusarsi e poi le fece pressione dietro al collo bloccandola. Himitsu cercò di divincolarsi ma non ci riuscì e svenne poco dopo sentendo lo strano ragazzo dire “Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle…”

 

La ragazza si svegliò con il volto di Cyourui a pochi centimetri dal suo. Si alzò così velocemente che andò a sbatterci con la fronte.

“Sei pazzo! Che ti salta in mente?!”

“Sei tu che non volevi svegliarti! Mi accertavo che fossi morta, sennò te lo davo io il colpo di grazia!”

“Ma se senza di me non puoi vivere!!”

“Ah! Proviamo?!”

“Basta ragazzi, su!” Intervenne Hankon sbadigliando. “Sono appena le otto! Aspettate almeno dopo aver fatto colazione.”

“Senti Himitsu…” chiese  Kagaku avvicinandosi.

“Si?”

“E’ successo qualcosa questa notte? Ti ho sentita parlare con qualcuno…”

“Eh? Questa notte dici? Uhm, boh! Ho dormito!” rise “Probabilmente parlavo nel sonno! Mi capita spesso!”

Eppure, la nostra protagonista sapeva benissimo che c’era qualcosa di strano, come se non ruscisse a ricordare una parte di quella sera… ad esempio, cos’era successo dopo che era caduta dalla moto?

“Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle…”

“Hai detto qualcosa?!” urlò Cyourui, aveva il sospetto che stesse parlando male di lui.

“Non ti riguarda!” gli fece la linguaccia e corse via, verso il buon profumo che arrivava al suo naso, chissà cosa avevano preparato per colazione!

Che languorino!


Grazie a tutti di essere arrivati fin qui! Grazie a tutti voi che continuate a sostenermi! Vi ringrazio davvero di tutto cuore *----*
Siamo giunti quindi al quinto capitolo che sinceramente non vedo l'ora di disegnare!
Spero di avere avuto una bella idea! Non volevo che i personaggi "
non si cambiarreso mai" così ho trovato un modo spero simpatico ed ho risolto il problema ahahahahahah
Non ho avuto tempo di cambiare le virgolette con
«»
La frase che dicono verso la fine del capitolo "“Scende la notte sui profumi d'estate con le lucciole che sembran stelle. Dove, fra le nubi, si è rifugiata la luna?” è un insieme di tre Tanka {poesie brevi tipiche giapponesi} e boh, mi inspirava troppo ahahahah
In ogni modo qua sotto un insieme di schizzi :''
Feng Huang e il suo bel piumaggio(?)
La posa super sexy di Hankon mentre lancia il sasso(l'avevo pensata molto più strana, quindi in futuro forse la cambierò)
Himitsu con il suo bel pesce(?)
e il povero Cyourui con il reggiseno a pois XDDD



GRAZIE ANCORA A TUTTI <3

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