Ti scrivo una canzone

di aasil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nuova coinquilina ***
Capitolo 2: *** Dannata sorte ***
Capitolo 3: *** Capelli bagnati ***
Capitolo 4: *** Dubbi ***
Capitolo 5: *** Preparativi ***
Capitolo 6: *** Masquerade ***
Capitolo 7: *** Vorrei che tu fossi qui ***
Capitolo 8: *** Amici ***
Capitolo 9: *** Solo amici? ***
Capitolo 10: *** Alex ***



Capitolo 1
*** La nuova coinquilina ***


LA NUOVA COINQUILINA

 

 

Dopo aver preso i CD dei miei cantanti preferiti, chiusi l'ultima valigia soddisfatta dell'arduo lavoro che avevo appena concluso con successo.

Era stato senza alcun dubbio un trauma dover compattare il mio armadio in tre valige smilze, ma sapevo di non poter portare tutto. La casa in cui sarei andata a vivere in affitto non era molto grande e avrei dovuto dividere la mia futura stanza con una ragazza che non conoscevo ancora.
Quando alzai gli occhi, notai lo sguardo un po' malinconico di mia madre.
«Sicura di aver preso tutto Christine? Possiamo posticipare la partenza ancora di un paio di giorni, almeno hai tutto il tempo di organizzarti..» Apprensiva come al solito, io le volevo bene anche per questo.
«Mamma parto per il college, mica vado in guerra! Se avrò bisogno di qualcosa lo comprerò a Phoenix.» Tentai di rassicurarla, ma la sua espressione mi diceva che non era troppo convinta.
«Si hai ragione, sono un po' in ansia per te tutto qua.. In fondo sei ancora la mia bambina.» Pronunciò quelle parole con un velo di tristezza e mi precipitai ad abbracciarla visto che probabilmente prima delle vacanze di Natale non l'avrei rivista.
Quando mi allontanai vidi che i suoi grandi occhi castani, uguali ai miei, erano lucidi; mi si strinse lo stomaco al pensiero di lasciare i miei genitori e il piccolo Lucas, però quella era la mia grande opportunità, non avrei potuto sprecare la borsa di studio che avevo avuto la fortuna di ricevere.
«Quanto dista Phoenix dal Tennesee?» Si informò mio padre, affacciandosi alla porta con il mio fratellino in braccio.
«Tre ore di volo, verrò a trovarvi il più spesso possibile.» Le loro espressioni si addolcirono, erano felici per il mio futuro, ma allo stesso tempo non riuscivano a vedere quanto ormai fossi cresciuta e avessi bisogno di indipendenza.
Baciai Lucas sulla fronte e quando gli dissi che non mi avrebbe vista per un po', scoppiò a piangere e mi fece gli occhioni dolci, come per dire che non approvava assolutamente. Gli promisi che ci saremmo sentiti ogni sera con la video chiamata del PC, lui si tranquillizzò un po' e mi abbracciò forte, dicendo che avrebbe approvato la mia partenza solo a patto che gli portassi un bel regalo. Risi, lasciandomi cullare da quell’abbraccio: non so come avrei fatto senza il mio angioletto dai capelli biondi.
Quando mio padre tentò di riprenderlo lui si tenne ad una ciocca dei miei capelli castani, cercando di non lasciarmi andare.
«Lucas, che ne dici se andiamo a prepararci una bella cioccolata prima di portare Chris all'aeroporto?» Si lasciò corrompere e mollò i miei capelli, con gli occhi che gli brillavano.
Partimmo un'ora dopo, ogni minuto che passava il mio stomaco era sempre più contratto per l'ansia e la nostalgia che aveva già iniziato ad invadermi.
Li abbracciai per l'ultima volta e passai il cheek-in, dirigendomi verso il mio aereo.
Non ero in prima classe, ma comunque non era scomodo.
Ero seduta vicino ad una signora di mezz'età, con le unghie laccate di rosso acceso, che leggeva una rivista di moda, inutile dire che rimasi un po' delusa, solo nei libri e nei film capita di trovarsi come compagno di viaggio un fotomodello.
Le sorrisi dolcemente e sonnecchiai per tutto il tempo del volo.
L'aeroporto di Phoenix era il caos, impiegai un paio d'ore per riuscire ad avere indietro le mie valige e appena fui pronta chiamai un taxi per raggiungere la casa.
Avevo trovato un annuncio su internet alcuni mesi prima, avrei dovuto condividere il terzo piano di un appartamento con altre quattro ragazze, con due delle quali avevo già parlato per e-mail per decidere la divisione delle camere. Non avevo idea di che tipo di persone fossero o che aspetto avessero, sapevo solo che si chiamavano Emily e Meredith.
Meredith era al primo anno come me, mentre Emily era già al secondo anno e la casa era di sua proprietà, era stata categorica sul fatto che dovessimo essere solo ragazze, sostenendo che la presenza di fauna maschile avrebbe finito per complicare la convivenza. Non potevo essere che d'accordo con questa scelta, visto il mio passato burrascoso con l'altro sesso.
Avevo avuto due ragazzi ed era finita male in entrambi i casi, l'unica ad aver sofferto ero stata io. Dopo quella seconda relazione capii che forse stavo meglio da sola, ripetendomi che non avevo bisogno di un compagno accanto a me per essere felice.
Scesi dal taxi e pagai il conducente, la casa dall'esterno era carina e sopratutto curata. Ogni balcone aveva dei vasi colmi di fiori colorati per donare un po' di vivacità al colore giallo chiaro del muro.
Mi avvicinai al campanello, essendo tre appartamenti era ovvio che ci fossero tre bottoni, non ricordavo di aver letto il cognome della padrona di casa, quindi indecisa sul da farsi, presi il cellulare e telefonai al numero che aveva lasciato sul sito. Rispose al terzo squillo.
«Chiunque tu sia, sono di fretta quindi muoviti a parlare.» Che bel caratterino la signorina, si cominciava bene.
«Sono Christine, quella dell'annuncio per l'appartamento..» Iniziai, ma non mi lasciò finire.
«E' troppo tardi per ritirarsi adesso cara, ormai ho tenuto il posto anche per te. La prima rata dell'affitto la dovrai pagare!» Era saltata subito alle conclusioni, ma io non avevo la minima intenzione di ritirarmi.
«Non ti ho chiamato per ritirarmi, ma per dirti che sono appena arrivata.. Posso salire?» Chiesi timidamente, con la speranza che non si alterasse di nuovo.
«Al momento non sono a casa, fatti aprire, qualcuno ci dovrebbe essere a quest'ora.» Prima che le potessi chiedere il suo cognome attaccò il telefono.
Ero allo stesso punto di prima. Mi feci coraggio e suonai il primo campanello ma non ricevetti alcuna risposta, il secondo e il terzo idem. Dopo numerosi tentativi decisi di provare ad entrare.
Per mia fortuna la porta era socchiusa e mi trovai in una saletta davanti ad una lunga rampa di scale.
Niente ascensore, perfetto!
Non ero nella condizione fisica per portare due trolley e una borsa a mano su per le scale contemporaneamente. Quindi decisi di iniziare con la borsa per poi chiedere aiuto per le altre due (nella speranza che ci fosse qualcuno in casa).
Rischiai di cadere per ben due volte e quando arrivai in cima avevo il fiatone.
Bussai alla porta, ma come mi aspettavo nessuno rispose, quando stavo per arrendermi sentii dei passi. Tirai un sospiro di sollievo e attesi, con il sorriso stampato in faccia, che una della ragazze mi aprisse.
Quello che mi trovai davanti fu ben diverso da ciò che mi aspettavo.
«T-tu non sei.. Una ragazza» Mi sentii dire. Non lo avevo detto a voce alta vero? A giudicare dalla risata del ragazzo appoggiato allo stipite della porta, l'avevo fatto eccome.
«Direi di no, e visto che abbiamo appurato questa grande notizia, vattene via che devo tornare a finire la mia doccia.» Notai in quel momento lo stato in cui si trovava: i capelli castani erano spettinati e ancora bagnati, goccioline d'acqua imperlavano il suo volto dai lineamenti perfetti e un accenno di barba intorno alla bocca lo rendeva tremendamente sexy.
Indossava solo un asciugamano, annodato in vita. Mi sentii andare a fuoco quando il mio sguardo si posò sui suoi addominali scolpiti, non era il fisico di un atleta ma era evidente che andasse in palestra. Quando alzai lo sguardo notai dalla sua espressione che aveva capito alla perfezione tutti i pensieri poco casti che avevo appena fatto sul suo corpo.
Mi sentii un'adolescente, incapace di tenere a freno gli ormoni, stupida, tremendamente stupida.
Indietreggiò per chiudere la porta.
«No, aspetta!» Urlai quasi.
«Senti ragazzina, non ho tempo di stare qui a parlare con te. Iscriviti a qualche sito di incontri a pagamento e vai a sbavare davanti alla porta di qualcun altro.» Il suo tono duro e derisorio mi ferì.
Possibile che a Phoenix fossero tutti così scontrosi?

«I-io sono.. La nuova coinquilina... Cioè credo, io... Potrei aver sbagliato porta.» Farfugliai, incapace di pronunciare una frase di senso compiuto.
«Sei Christine?» Come diavolo faceva a sapere il mio nome?
Arrossi violentemente quando si passò una mano fra i capelli e il suo asciugamano calò di qualche centimetro.
«Si» Risposta secca, così come la mia gola. Decisi di guardarlo negli occhi per evitare che il mio sguardo indugiasse ancora sul suo corpo. Erano di un verde molto intenso, come i boschi di pini in primaver-Stop! Chris, smettila di fissare quel ragazzo. Presi un profondo respiro cercando di calmarmi, neanche fosse la prima volta che vedevo un ragazzo mezzo nudo!
«Ti immaginavo più carina.» Con un'alzata di spalle si voltò e tornò dentro, lasciando però la pota aperta. Dal momento che sapeva il mio nome, dedussi di aver bussato alla porta giusta.
Che maleducato! Poteva anche essere il più bello del mondo ma non si poteva permettere di trattare così una persona che nemmeno conosceva.
E poi dov'era finita tutta la determinazione di Emily su una casa di sole donne!? Se solo mi avesse avvertito che aveva cambiato idea mi sarei risparmiata una figura pietosa.
Entrai in casa e appoggiai la borsa, che avevo ancora in mano, vicino alla porta.
Il salotto non era molto spazioso, c'era un divano a tre posti e davanti un televisore con ancora il tubo catodico.
La carta da parati era di un verde chiaro, intonata con il tappeto al centro della stanza.
Da dietro l'angolo sbucò un altro ragazzo, anche lui molto bello. Il classico tipo che fa girare la testa a tutte, alto capelli biondi e occhi blu.
Si può sapere dov'ero finita? Su figolandia?
«Ciao, sono Sam! Benvenuta a casa nostra! Tu sei Christine vero?» Mi porse la mano, e io la strinsi, felice di aver incontrato qualcuno che fosse cordiale con me.
«Chiamami pure Chris! Mi stavo chiedendo.. Dove sono le altre ragazze? Emily mi aveva detto che ..» Finii con un filo di voce.
«Meredith è in camera a studiare ed Emily è andata dal parrucchiere. Hai già conosciuto Alexander?» Quindi era quello il nome di quel cafone antipatico?
«Si, credo.. Mi ha aperto lui la porta.» Ero un po' titubante.. Non si era presentato quindi non potevo avere la certezza che lui fosse Alexander.
«Era tanto che bussavi? Mi dispiace non averti sentito ma stavo ascoltando un po di musica in camera.. Dalla tua faccia scandalizzata deduco che vi siete già scontrati, non fare caso al suo caratteraccio. Fidati di me che lo conosco da una vita.» Non potei che sorridergli, ringraziando Dio per avermi fatto incontrare una persona normale.
«Vieni, ti mostro la tua stanza.» Ripresi la borsa e lo seguii lungo lo stretto corridoio. Mi indicò dov'era il bagno e mi disse che se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa sarei potuta andare a bussare alla sua porta.
«Eccoci arrivati, Meredith è dentro. Ti lascio fra le sue mani..» Sperai con tutta me stessa che Meredith fosse gentile come lui.
«Grazie mille Sam.» Mi voltai per aprire la porta.
«Aspetta, ma tu hai solo quella valigia?» Chiese stupito.
Le valige! Persona più sbadata di me non esiste.
«Le ho lasciate a piano terra, vado a prenderle!» Mentre mi avviavo mi prese per un braccio fermandomi.
«Non ti preoccupare, faccio io!» Non potei far altro che ringraziarlo di nuovo, prima di entrare nella mia stanza, elettrizzata per il mio futuro.



Hoooola!
Se state leggendo queste parole vuol dire che avete letto tutto il capitolo e questo mi fa molto piacere.
Questa storia l'ho scritta più di un anno fa e l'avevo lasciata incompiuta, in questi giorni però ho sentito che i miei personaggi mi chiamavano perchè volevano ancora avere un futuro.
Stamattina ho ripreso a scrivere e mi sono ripromessa che continuerò in ogni momento libero. 
Mi impegno a pubblicare un nuovo capitolo a settimana, spero che mi seguirete in molti.
Grazie per la lettura, spero di ricevere qualche recensione :)
- Aasil ♥

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Capitolo 2
*** Dannata sorte ***


DANNATA SORTE

 

 

 

Subito dopo colazione presi un antidolorifico per la gola, sperando che quel fastidio passasse.

Ero sicuramente stata in condizioni peggiori, però mi scocciava che la maleducazione di Alex potesse rovinare la mia prima lezione di musica.
Ero indecisa se dire o no alla professoressa del mio piccolo inconveniente, infondo ogni cantante che si rispetti dovrebbe essere in grado di cantare in qualsiasi condizione no?
«Vuoi riprovare la canzone?» Chiese Meredith un po' preoccupata mentre mettevo i libri nella cartella.
«Non so, Mer.. Non vorrei sforzare troppo la voce, però forse..» Chiusi gli occhi e provai la parte che trovavo più complicata a cappella.
«Cavolo Chris, è perfetta!» Meredith batteva le mani, felice che la situazione non fosse poi così tanto scoraggiante.
Arrivammo in orario in aula, le sedie erano spostate al centro a semicerchio su più file, e un microfono era posto davanti alla platea.
C'erano già alcuni studenti e qualcuno stava accordando i propri strumenti.
«Piacere di conoscervi ragazze, io sono Matt!» Un bel ragazzo alto, dai capelli rossicci ci porse la mano.
«A cosa dobbiamo l'onore di questa presentazione, Matt?» Chiese Meredith ridendo.
«Ho notato due bellissime ragazze che non avevo mai visto, così ho deciso di non perdere l'occasione di presentarmi, madmoiselle.» Le strizzò l'occhio, sicuro di sé.
«Io sono Christine e lei è Meredith.» Mi limitai a dirgli, per non dargli troppa corda.
«Che ne dite se stasera facciamo un'uscita a tre? Magari andiamo al cinema..» Era la mia immaginazione o aveva calcato la parola “tre” ?
«Dico che abbiamo di meglio da fare, playboy.» Meredith lo liquidò lasciandolo a bocca aperta, evidentemente non era molto abituato a ricevere un due di picche.
Notai due ragazze vicino alla finestra che confabulavano e ridacchiavano. Pensai che avessero appena assistito alla nostra scenetta, invece mi accorsi che i loro sguardi erano puntati verso l'ultima fila di sedie.
Alex.
Era chinato sulla sua chitarra e stava suonando qualcosa ad occhi chiusi.
Non lo avevo mai visto così sereno, era completamente assorto nella canzone. Sarebbe stato molto più bello se avesse indossato quell'espressione dolce più spesso, invece del solito ghigno.
Le mani si muovevano sicure e leggere su quello strumento, come se lo accarezzassero. Alzò lo sguardo e vide che lo fissavo, la sua espressione si indurì e girò la testa altrove.
Entrò la professoressa e riportò tutti gli studenti all'ordine, dando inizio alla lezione.
«Salve a tutti ragazzi, io sono Miss. Edwards. Oggi vi presenterete uno alla volta alla classe e a me, cercheremo di conoscerci un po' meglio e dopo vi proporrò un progetto nuovo, che non ho mai provato prima di quest'anno, voi sarete i miei piccoli esperimenti.» Calò il silenzio, interrotto solo dalla sua risata cristallina.
Miss. Edwards era una donna gracile sulla cinquantina, i capelli scuri erano molto corti e lo sguardo estremamente vivo. Sprizzava energia da tutti i pori.
Iniziò a chiamare in ordine alfabetico, la prima fu una ragazza bassina dagli occhi blu, Rachel Alisons. Suonava il sassofono in modo davvero piacevole, indubbiamente brava.
Gli studenti si susseguivano e arrivò anche il turno di Matt “il Rosso”, che suonava il violino, e quello di Meredith che fece un figurone.
Sapevo che sarei stata, quasi sicuramente, l'ultima visto che il mio cognome è Williams.
Alex, conquistò tutti con il suo modo di suonare. Anche Miss. Edwards era completamente persa in quella melodia, notai che il 90% delle ragazze nella stanza sospiravano con gli occhi sognanti mentre lo guardavano.
Due persone dopo, fu il mio turno.
Quando mi posizionai davanti al microfono sentii un tremolio alle gambe, la gola non faceva più male, grazie all'antidolorifico, quindi mi incoraggiai mentalmente.
Quando iniziai a cantare, il cuore batteva a mille, e sentii tutta la tensione che piano piano si dissipava, lasciandomi libera di vivere quell'emozione.
Arrivai all'acuto centrale, gonfiai i polmoni, pronta a raggiungere quella nota che per me non era mai stata un problema e.. La mia voce si spezzò. Uscì solo un sussurro un po' stridulo e fastidioso.
Spalancai gli occhi, e notai che tutti mi fissavano. Il mio sguardo si posò istintivamente su Alex, convinta di leggere sul suo viso un'espressione sarcastica e derisoria, tutto quello che trovai fu uno sguardo spento e dispiaciuto.
«Io.. Mi scusi Miss. Edwards non sto molto bene oggi.» Le oche che prima guardavano Alex, ridacchiavano, lanciandomi uno sguardo ogni tanto.
«Non preoccuparti cara, fino a lì la canzone era andata molto bene. Avrai tempo per rifarti.» Tornai a posto, con la coda tra le gambe.
«Dai Chris, non è andata così male, la prof ha capito..» Meredith mi strinse il braccio dolcemente.
Ero in imbarazzo e come se non bastasse le oche continuavano a fissarmi con aria di superiorità.
«Bene, sono molto soddisfatta di tutti voi.» Dicendo questo, Miss Edwards mi sorrise dolcemente.
«Siete pronti per il mio esperimento?» Domanda retorica ovviamente.
Prese una borsa molto grande ed estrasse un'ampolla di vetro piena di bigliettini. Voleva tirare a sorte qualcosa ?
«Uno alla volta pescherete un fogliettino. Su ognuno c'è un numero, ed ogni numero compare due volte nell'ampolla. Le persone che quindi riceveranno lo stesso numero dovranno lavorare insieme e collaborare per i pezzi che vi assegnerò.» Mi sarebbe stato assegnato un compagno di studi quindi? La probabilità che fosse Meredith era estremamente bassa, visto il gran numero di persone in quell'aula.
Pescammo tutti e tornammo seduti ai nostri posti.
«Adesso aprite i bigliettini e io chiamerò i numeri, quando sentirete il vostro vi alzerete così scoprirete con chi siete in coppia.» Le brillavano gli occhi, convinta che quell'esperimento fosse una trovata geniale.
Avevo il numero 23, sbirciai quello di Meredith e vidi che aveva il 37. Come previsto non ero con lei, dannazione.
Mano a mano che la professoressa chiamava, mi guardavo intorno per vedere chi rimaneva.
«Ventitré» Scandì con voce cristallina.
Mi alzai come fossi una molla, ma nessuno di quelli davanti a me fece la stessa cosa, iniziai allora a voltarmi lentamente.
Non Alex. Non Alex. Non Alex.
ALEX!?
La sorte stava tentando di giocarmi un brutto scherzo, era completamente impossibile che dovessi essere davvero con lui!
Tornai seduta e Meredith mi lanciò uno sguardo di supporto.
«Miss. Edwards sarebbe possibile cambiare la coppia?» Non avrebbe mai smesso di stupirmi quel ragazzo.
«E quale sarebbe il motivo, signor ..?» Chiese la donna.
«Stevens, Alex Stevens. Ha sentito anche lei come ha sbagliato la canzone di prima. Non voglio che quell'incapace duetti con me.» La sua voce era dura e mi ferì nel profondo. Perchè tutto quell'astio verso di me? Cosa gli avevo fatto di male? Era come se gli desse fastidio anche solo la mi presenza nella stessa stanza in cui si trovava lui.
«Signor Stevens, questa non è una spiegazione valida. Sono convinta che la signorina qui presente sarà all'altezza delle sue aspettative, ora si sieda che devo continuare la mia lezione.» Lo fulminò con lo sguardo.
Meredith capitò insieme a Matt “il Rosso”. Non era andata molto bene nemmeno a lei infondo, anche se la sorte peggiore era toccata a me.
Quando Miss. Edwards terminò di chiamare i numeri ci comunicò il nostro piano di lavoro.
«Se siete due cantanti canterete a cappella, se siete due musicisti suonerete canzoni solo strumentali, se siete un musicista e un cantante arrangerete la canzone in modo da renderla appropriata allo strumento che avete a disposizione. Se non rispetterete le scadenze che vi darò vi verranno tolti dei punti, e questo pregiudicherà la vostra valutazione finale.» Si interruppe e scrutò le nostre facce con sguardo serio.
«Per mercoledì dovrete preparare una canzone a vostra scelta. E non fate quelle facce! Due giorni sono più che sufficienti.» Solo due giorni? Il pensiero di passare ore a provare insieme ad Alex mi faceva venire la nausea.
Lui si lamentava di essere in coppia con me? Cosa avrei dovuto dire io allora? Era stato tremendamente maleducato sin dalla prima volta che ci eravamo visti, non poteva bastare il suo bel faccino per cancellare quello che pensavo di lui.
Al termine della lezione io e Mer ci dirigemmo in silenzio verso la lezione successiva. Forse se avessi parlato in privato con Miss. Edwards avrebbe capito che mi risultava impossibile lavorare con un elemento del genere.
«Dai Chris non ci pensare. Magari conoscendolo puoi cambiare opinione su di lui.» Tentò Meredith.
«Hai sentito anche tu quello che ha detto no? Io sono un' “incapace”, mi ha umiliato davanti a tutti più di quanto non avessi già fatto io stessa cantando quella maledetta canzone. Lo odio.» Parlai velocemente con la necessità di sfogarmi.
«Pensare a quanto lo odi non ti servirà a niente. Stasera quando arriverai a casa parlerai con lui e proverete quella canzone. Se non vuole ti aiuterò e vi rinchiuderò in camera sua finchè non si deciderà a smettere di fare lo stronzo.» Arrossii mentre diceva la parte del rinchiuderci in camera insieme. Stupidi ormoni.
La giornata passò troppo presto, e il momento fatidico non faceva altro che avvicinarsi.
Meredith era andata a casa di Matt a provare, Sam ed Emily erano usciti insieme, alla fine il biondino aveva ceduto. Non posso negare che mi era caduto un po' in basso, ma chi ero io per giudicare?
Dopo aver fatto l'aerosol, cenai da sola, erano già le otto passate ed Alex non si decideva ad arrivare. Ribollivo dalla rabbia, se avessi preso un brutto voto sarebbe stata colpa sua. Presi il PC e iniziai a cercare qualche canzone che potesse fare al caso nostro. Avremmo dovuto sceglierla insieme, era inutile che la cercassi da sola, così mi stesi sul divano per riposarmi un po' e prepararmi mentalmente alla scenata che avevo intenzione di fargli.
Mi svegliai di soprassalto quando sentii la porta chiudersi, finalmente era arrivato. Quando lo misi a fuoco il mio cuore perse un battito, era così affascinante con quel giubbetto di pelle nera.
«Dobbiamo parlare. Ora.» Dissi cercando di apparire sicura di me.
«No, sono stanco. Me ne vado a letto.» Cercò di defilarsi ma io fui più veloce e mi parai davanti a lui. Affondai gli occhi nei suoi, erano più scuri quella notte, forse era stanco davvero. Ma in quel momento non mi interessava.
«Tu non vai proprio da nessuna parte! Non hai idea di quanto io mi sia data da fare per vincere questa borsa di studio. Non la sprecherò solo perchè un cazzone come te è troppo stanco per provare!» Ringhiai accecata dalla frustrazione.
«Togliti di mezzo.» Cercò di aggirarmi ma io rimasi ferma senza farlo passare.
«Voglio sapere cosa ti ho fatto. Perchè merito tutto questo odio da parte tua? Dalla prima volta che ci siamo visti non hai fatto altro che trattarmi male. Sono stufa di questa situazione, dovremo collaborare quindi cerca di comportarti da persona civile. Non voglio esserti simpatica o diventare tua amica, ho solo bisogno di quel voto!» Urlavo, forse non avrei dovuto ma non riuscii a trattenermi.

«Non ti scaldare tanto, lo so che sotto sotto speravi di essere in coppia con me.» Sguardo malizioso, voce roca. Sapeva come incantare una donna ma io non ci sarei cascata.
«Non è vero.» La cosa strana era che una parte di me per un millesimo di secondo aveva davvero sperato di essere con lui. Non riuscivo più a capire come ragionasse la mia testa, lo odiavo ma allo stesso tempo mi attraeva come una calamita.
«Non dire bugie. So esattamente cosa pensi.» Sussurrò avvicinandosi a me.
«Tu non mi conosci.» Dissi sottovoce, indietreggiando.
«Si che ti conosco. Sei come tutte le altre, una sognatrice che immagina ancora il principe azzurro. Una viziata, che pretende che tutti siano carini con lei.» Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, mi sentivo totalmente fuori posto e incapace di spiccicare parola. Sollevò una mano e mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfiorandomi il viso. La sua pelle era morbida e lasciò una scia infuocata su di me, facendomi rabbrividire involontariamente.
«Sei così prevedibile Chris, scommetto che in questo momento ti lasceresti anche baciare da me..» Era così vicino che potevo sentire il suo respiro sulla mia bocca, pregustando il suo sapore. Non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue labbra e da quel dannato piercing.
Quando le nostre bocche stavano per scontrarsi ritrovai un minimo di lucidità. Gli tirai uno schiaffo con tutta la forza che avevo in corpo, che riecheggiò nella casa vuota. Era dal nostro primo incontro che avrei voluto farlo.
«Tu non mi conosci.» Ripetei prima di girare i tacchi e andare nella mia stanza.



Eccomi di nuovo qua,
come promesso dopo circa una settimana sono tornata ad aggiornare la storia.
La scelta di mettere Chris ed Alex in coppia è stata abbastanza ovvia per dargli modo di imparare a conoscersi e a collaborare.. Ne vederemo delle belle!!
Finalmente Chris si è decisa a tirare fuori un po' di carattere e a mettere in riga Alex che misteriosamente torna a casa in tarda notte. Dove sarà andato? Lo scoprirete presto!
CURIOSITA': Per l'ampolla con i fogliettini mi sono ispirata al film di Leonardo Pieraccioni "Ti amo in tutte le lingue del mondo".

 

DAL CAPITOLO IV


Mi sfuggì un gemito quando mi morse il lobo dell'orecchio e il suo respiro si infranse contro il mio collo, accarezzai la lieve barba sulle guance e gli feci alzare il viso per baciarlo di nuovo, volevo sentire ancora il suo sapore sulle labbra.


***

«Non ti odia, è solo che.. Non sa avvicinarsi alle persone, ha avuto un passato difficile.»

 

Baci xx
- Aasil

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Capitolo 3
*** Capelli bagnati ***


CAPELLI BAGNATI




Bussai timidamente alla porta prima di entrare.

La stanza era graziosa, e c'erano due letti vicini divisi da un comodino. Meredith era sdraiata a pancia in su sul copriletto rosa del suo, e sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo.
Aveva la pelle scura e i capelli ricci fittissimi, il suoi occhi neri e vivaci mi ispirarono subito fiducia.
«Benventa!» Mi sorrise cordialmente mentre mi avvicinavo e poggiavo la borsa sul mio letto.
«Piacere di conoscerti, io sono Chris.» Le porsi la mano, che lei strinse energicamente. Sembra improbabile ma dalla stretta di una mano si capiscono molte cose, dalla sua compresi che lei era senz'altro una persona decisa e sicura di sé. Il completo opposto di me in pratica.
«Io sono Merdith, anche se questo lo sai già.» Ci eravamo già presentate per e-mail, però mi sembrava carino ripetere la cosa faccia a faccia.
«Prima che tu me lo chieda.. Anche io ho visto che le cose sono diverse da come ci aveva detto Emily.. Dai poteva andarci peggio!» Diceva così solo perchè non aveva assistito alla figura pietosa che avevo fatto dieci minuti prima.
«Alexander mi ha aperto la porta mezzo nudo e io sono rimasta imbambolata a guardarlo così lui mi ha liquidato dicendomi “ti immaginavo più carina”» La sua espressione passò dallo stupore al puro divertimento in due secondi.
Iniziò a rotolarsi sul letto ridendo, incapace di prendere fiato fra una risata e l'altra.
«Non ci trovo nulla di così divertente, è stato molto maleducato e se il mio cervello, in quel momento, non si fosse ridotto a quello di un'ameba gli avrei tirato uno schiaffo.» Dopo quelle parole rise ancora di più.
«Quindi tu hai avuto l'onore di parlare con “Mr. Sonobellosoloio”? Io mi sono trasferita qui da tre giorni e non abbiamo ancora scambiato nemmeno due parole.» Si asciugò le lacrime dalle risate, era palese che non le stesse molto simpatico.
«Avrei preferito non aver avuto questo “onore” sinceramente.. Tu sai niente a proposito di questo cambio di programma?» Curiosa, come al solito.
«Emily ha accennato al fatto che ha incontrato Matt circa un mese fa dopo anni che non lo vedeva e che non è riuscita resistere alla tensazione di proporgli l'appartamento. Secondo me spera di portarsi a letto il biondino..» A quelle parole tirai inconsapevolmente un sospiro di sollievo. Perchè mai avrei dovuto essere contenta se le sue attenzioni erano rivolte a Sam e non ad Alex!?
Merdith non se ne accorse, o fece semplicemente finta di nulla per non mettermi in imbarazzo.
«A quali corsi ti sei iscritta? Magari ne abbiamo qualcuno in comune.» Meglio spostarsi su un terreno più sicuro.
Parlammo per un'ora buona e scoprii di condividere molte cose con lei, come per esempio la passione per la musica.
«Lunedì abbiamo il corso di musica alle nove.. Hai già preparato un pezzo per presentarti?» Aspetta! Aspetta! Aspetta! Un pezzo per presentarsi!?
«Io.. Ecco, io non ne sapevo nulla.» Complimenti Chris, cadi sempre dalle nuvole!
«Domani è domenica, non scoraggiarti abbiamo tutto il tempo per prepararlo! Tu suoni o canti?» Stavo amando quella ragazza ogni minuto di più, sentivo che mi sarei trovata davvero bene con lei.
«Canto, anche se non sono mai andata a lezione. Ho iniziato da piccina nel coro della chiesa.» Mi ritenevo abbastanza capace di cantare, ma non è che fossi una professionista.
«Perfetto, io suono il piano, domani proviamo!» Ammiccò con la testa verso un lato della camera e vidi già posizionata una pianola.
«Grazie Meredith, davvero.» Le sorrisi riconoscente.
«Ho sentito che il nostro “Bello e dannato” suona la chitarra, se non sei soddisfatta di me puoi sempre chiedere a lui.» Mi strizzò l'occhio e io arrossii violentemente.
«Bello e dannato?» Immaginai si riferisse ad Alex.
«Si d'ora in poi lo chiamerò così.» Annuì sicura di sé e io non potei far altro che scoppiare a ridere.
Sentii bussare alla porta che si spalancò prima che potessimo dire “avanti”.
«Di chi sono le valige nel corridoio?» Tuonò quella che senza alcun dubbio era Emily. Altissima, capelli rosso fuoco e fisico da fotomodella, mi chiesi come Sam fosse riuscito a resisterle, conoscendo le priorità degli uomini.
«Sono mie, le porto subito dentro.» Mi alzai dal letto e la superai, ma lei mi fermò tenendomi il braccio.
«Regola numero uno: ognuno pulisce il suo spazio e non lascia niente in giro, questa è una casa non un porcile! Regola numero due: non chiamarmi mai più mentre sono a lavoro. Regola numero tre: non fraternizzate troppo con i ragazzi.» Presuntuosa, altezzosa e troppo sicura di sé.
«Evidentemente la cosa non vale anche per te, vero?» Mi riferivo alla regola numero tre, e lei lo capì benissimo.
«Senti tesoro, io sono la padrona di casa e decido le regole, se qualcosa non ti sta bene puoi sempre andartene.» Detto questo girò i tacchi e uscì.
«Uno a zero per lei.» Sbuffò Meredith.
Iniziammo a sistemare i miei vestiti nell'armadio e quando eravamo più o meno a metà dell'opera sentimmo di nuovo bussare alla porta.
«Non di nuovo quell'oca per favore.» Sussurrò la mia nuova amica, mentre io andavo ad aprire trattenendo una risata.
«Hey ragazze, stiamo ordinando la pizza, voi come la volete?» Chiese Sam.
«Per me prosciutto e funghi, tu Mer?»
«Io la prendo con le verdure grigliate, sono vegetariana.» Notai uno strano luccichio nel suo sguardo mentre guardava Sam che chiudeva la porta.
Non le chiesi nulla, infondo ci conoscevamo da poche ore e non mi sembrava il caso di spingerla a confessarsi con me.
La cena passò molto velocemente, Alex era uscito quindi eravamo solo in quattro.
Emily concentrò tutta la sua attenzione su Sam, come se io e Meredith indossassimo il mantello dell'invisibilità. Osservai la sua strategia, lo punzecchiava con battutine e doppi sensi e non perdeva mai l'occasione per sfiorarlo.
Le cadeva la forchetta e si appoggiava a lui per riprenderla, gli toccava la mano quando gli chiedeva di passarle qualcosa e lo sfiorava con il gomito mentre tagliava la pizza.
Ad un occhio non attento sarebbero sembrate azioni casuali, ma si sa che le ragazze hanno sempre un certo sesto senso in più.
A un certo punto Meredith mi attirò verso di sé e parlò nel mio orecchio.
«Per favore, andiamo in camera.. Non ho voglia di assistere a questa insulsa scenetta.» Ci alzammo e togliemmo i nostri piatti, defilandoci con la scusa che io ero molto stanca per il viaggio.
«Che ne dici se ci guardiamo un film sul mio portatile?» Proposi.
«Direi che ti adoro Chris!» Mi abbracciò forte.
«Prima però dovrei fare una videochiamata a casa.» La informai.
«No problem baby, fai pure con calma.» Presi il PC e mi collegai con i miei.
Rassicurai mia madre ma evitai di raccontarle l'incontro-scontro con Alex ed Emily. Invece parlai molto di Sam e Meredith, che si affacciò alla web-cam per salutarli.
Chiusa la chiamata, optammo per “Harry Potter e la pietra filosofale” Mi addormentai a metà film, stanca sia fisicamente che psicologicamente per quella giornata.
La domenica mattina andai in cucina a preparare la colazione e trovai Alex già in piedi.
«Buongiorno.» Cercai di mostrarmi amichevole, forse il giorno prima lo avevo trovato di cattivo umore.. Pensai di dargli una seconda possibilità.
Grugnì senza rispondere e continuò la sua ispezione del frigorifero, come non detto.. Quel ragazzo era insopportabile.
Indossava i pantaloni grigi del pigiama e una canottiera bianca. Mi trovai ad indugiare sulle sue spalle forti e le braccia muscolose. Quando si voltò scostai subito lo sguardo per non farmi beccare con le mani nel sacco.
Notai un dettaglio che però il giorno precedente mi era sfuggito, un piercing al lato destro della bocca: un piccolo anellino che circondava il suo labbro inferiore.
Non mi erano mai piaciuti piercing, li trovavo inutili e dolorosi, ma cavolo se gli stava bene!
«Carino il pigiama.» Se ne tornò nella sua stanza con un sorriso furbo stampato in faccia.
Arrossii istintivamente, perchè ovviamente si riferiva alla mia maglia, con la stampa di Winnie the Pooh. Me lo aveva regalato mia nonna qualche anno prima e lo avevo sempre adorato, mi faceva pensare a lei. A quel proposito mi ripromisi di chiamarla appena avessi avuto dici minuti di tempo.
Feci colazione, cercando di non pensare a quel ragazzo estremamente strano.
Più tentavo di spostare la mia attenzione, più la sua immagine mi compariva davanti agli occhi.
Meredith non si alzò prima delle undici e quindi pranzò direttamente senza fare colazione, poi passammo il pomeriggio a decidere la mia canzone e a provare.
Il risultato fu abbastanza soddisfacente, la mia scelta era ricaduta su “Total Eclipse of the Heart”di Bonnie Tyler, avevo sempre amato quella canzone e si sposava molto bene con il mio timbro di voce. Scoprii che Meredith era un'abilissima pianista, mi disse che lei avrebbe portato una sonata di Mozart molto difficile, per far colpo sulla classe e sulla professoressa.
La giornata passò tranquillamente e la sera arrivò in fretta.
Andai a fare la doccia quando finalmente Emily fu pronta, aveva impiegato più di mezz'ora a farsi la messa in piega.
Usai il mio shampoo alla vaniglia e rilassai i nervi, ero molto elettrizzata per il giorno successivo. Quando uscii dalla doccia mi avvolsi in un telo grande e profumato e cercai la crema per il corpo che usavo ogni giorno dopo essermi lavata.
Dovevo averla lasciata in camera perchè non riuscivo a trovarla, mi affacciai alla porta e vidi che il corridoio era deserto. La mia stanza distava pochi passi, quindi ancora con l'asciugamano addosso corsi a prendere la crema.
La trovai subito sulla mensola accanto a letto e tornai in bagno in due secondi. Quando tirai giù la maniglia sentii una voce provenire dall'interno.
«Occupato.» Perfetto Chris, non potevi rinunciare alla tua maledetta crema per una volta? La voce era inconfondibile, e apparteneva alla persona più indisponente sulla faccia della terra: Alex.
«Scusami, ma in bagno c'ero io! Puoi tornarci fra cinque minuti?» Stavo gelando, con i capelli bagnati e avevo davvero bisogno del phon.
«Non se ne parla, quando sono entrato non mi pareva che tu fossi qui, o sbaglio?» No che non sbagliava, dannazione.
«Per favore Alex, sto morendo di freddo..» Quella sera, a differenza del giorno prima, l'aria era cambiata e non era molto caldo.
Non ricevetti risposta.
«Senti, puoi almeno passarmi la mia roba?» Ancora niente, senz'altro stava facendo la doccia e non riusciva a sentirmi. Oppure mi odiava così tanto da non potermi fare nemmeno un piccolo favore come quello.
Tornai in camera, mi asciugai velocemente con il telo e poi lo avvolsi sui capelli. Mi vestii e aspettai che il bagno si liberasse per prendere il phon.
Di solito gli uomini sono abbastanza rapidi in certe cose, invece il caro “Bello e Dannato”, come lo chiamava Meredith, impiegò più di venti minuti prima di essere pronto. Che doveva farsi una maschera al viso o la ceretta!?

 

***


 

«Etchu!» Buongiorno Chris, ottimo modo per svegliarti.
«Hey, ma hai starnutito tu o è stato un elefante?» Chiese Meredith ancora assonnata.
«Oh no. I capelli bagnati. Alex!» Dall'espressione di Meredith dedussi che non aveva capito nulla.
«Alex ti ha bagnato i capelli?» Era sconvolta.
«No, mi ha chiuso fuori dal bagno e avevo ancora i capelli bagnati.» Voce nasale, gola dolorante. Situazione ottimale per una che doveva cantare una canzone come quella che avevo scelto io.




Ciao a tutti,
inaspettatamente ho deciso di aggiornare oggi perchè le recensioni che mi avete lasciato sono state così positive che morivo dalla voglia di farvi leggere il nuovo capitolo!! Non posso far altro che ringraziarvi per le vostre belle parole ♥
Per i prossimi capitoli dovrete aspettare qualche giorno in più probabilmente, perchè pubblicherò una volta a settimana.
Udite udite, ho deciso che in fondo ad ogni capitolo vi lascerò qualche anticipazione per il capitolo successivo..

 

 DAL CAPITOLO III

"DANNATA SORTE"

Le mani si muovevano sicure e leggere su quello strumento, come se lo accarezzassero.
Alzò lo sguardo e vide che lo fissavo, la sua espressione si indurì e girò la testa altrove.

***

«Tu non mi conosci.» Dissi sottovoce, indietreggiando.
«Si che ti conosco. Sei come tutte le altre, una sognatrice che immagina ancora il principe azzurro.
Una viziata, che pretende che tutti siano carini con lei.»


 

Spero di avervi incuriosito..
Baci xx 
-Aasil

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Capitolo 4
*** Dubbi ***


DUBBI

 

 


Le sue mani erano ovunque, bruciavano al contatto con la mia pelle mentre cercava di togliermi la maglietta. Stringevo i suoi capelli castani fra le dita, erano l'unico appiglio nel mio lento naufragare verso la follia, ci stavamo letteralmente divorando, bocca contro bocca, non avevamo mai abbastanza l'una dell'altro. Mi sfuggì un gemito quando mi morse il lobo dell'orecchio e il suo respiro si infranse contro il mio collo, accarezzai la lieve barba sulle guance e gli feci alzare il viso per baciarlo di nuovo, volevo sentire ancora il suo sapore sulle labbra. Non riuscivo più a trattenermi, volevo di più.

«Alex ..» Riuscii a dire tra un bacio e l'altro.
«Dimmi piccola.» Sussurrò con voce roca, appoggiò la fronte alla mia e mi persi nei suoi occhi verdi, del colore più bello che avessi mai visto.
Lesse ciò che volevo nel mio sguardo e, dopo un attimo infinito in cui non ero riuscita a spiccicare parola, abbassò la testa e si dedicò al mio collo mentre con le mani accarezzava i miei fianchi facendomi rabbrividire di piacere.
«Oh Alex..» Riuscivo solo a pronunciare il suo nome, il mio cervello aveva appeso il cartello “Torno fra dieci minuti” ed io ero in balia della parte più irrazionale di me.
Stavo morendo di caldo, se avessimo continuato così avrei rischiato di morire per autocombustione.
«Sveglia Bella Addormentata!» Sentii qualcuno scuotermi il braccio e mi svegliai di soprassalto.
«Meredith!» Urlai quasi quando riconobbi il viso della mia amica davanti a me.
«Mi dispiace di averti svegliato dal tuo sogno erotico ma fra mezz'ora dobbiamo essere in classe.» Sentii un nodo allo stomaco quando realizzai di essere nel mio letto.
«Non stavo affatto facendo un sogno erotico!» Sulla difensiva, come al solito.
«Ohhh Alex!» Mi fece il verso, sbattendo gli occhi con fare civettuolo.
«Smettila Mer!» Mi rifugiai con la testa sotto il cuscino per nascondere il rossore alle guance. Ma cosa andavo a sognare!?
«Avete fatto fuoco e fiamme ieri sera?» Chiese ridacchiando.
«Ma cosa dici!? Abbiamo litigato, oggi andrò da Miss. Edwards e le dirò di cambiarmi compagno.» Gettai per terra il cuscino ripensando a ciò che era successo la sera precedente.
«Sicura che sia successo solo questo?» Non si fidava del tutto, come faceva a sapere che stavo evitando la parte più imbarazzate?
«Dopo avermi detto delle cose orribili ha cercato di baciarmi e..» Non mi lasciò finire.
«Siete finiti a letto insieme!» Batteva le mani come una bambina di cinque anni davanti ad una torta di compleanno.
«..E gli ho tirato uno schiaffo.» Sorrisi ripensandoci, ero fiera di me stessa.
«Non credo che se la sia presa più di tanto comunque..» Disse lei sorridendo in modo strano.
«Che cosa mi stai nascondendo Meredith?» Chiesi tentando di rendere minacciosa la mia voce.
«Quando sono rientrata stamani, ho trovato questo davanti alla tua porta.» Mi porse un foglio ripiegato.
«Quando sei rientrata!?» Spalancai gli occhi dalla sorpresa.
«Stamattina..» Ammise con fare colpevole.
«Hai dormito a casa di Matt il Rosso?» Ero sbigottita, mi sembrava che non le stesse molto simpatico.
«Abbiamo finito tardi di provare e mi sono addormentata sul divano. Prima che tu me lo chieda, non abbiamo fatto nulla. Però devo ammettere che è più simpatico di quanto pensassi..» Perchè mi sapeva tanto di ripicca per il fatto che Sam fosse uscito con Emily? Probabilmente mi sbagliavo.
Aprii il biglietto che mi aveva consegnato Meredith, curiosa di sapere cosa contenesse, era il testo di una canzone: “Knockin' on Heaven's Door” di Bob Dylan. La conoscevo già ma non l'avevo mai cantata, non sapevo se ero in grado di interpretare un brano con un tale significato.

Mama take this badge from me
I can't use it anymore
It's getting dark too dark to see
Feels like I'm knockin' on heaven's door.

E' il pensiero di un soldato, che contiene una moltitudine di concetti ed emozioni: il desiderio della madre, l'impossibilità di portare a termine il servizio assegnato, l'oscurità che scende e, per finire, la sensazione di bussare alla porta del paradiso.
Perchè propormi un pezzo del genere se mi considerava solo una sognatrice e una viziata?
In fondo alla pagina c'era un appunto fatto a penna.
Stasera alle otto.”
«Secondo me ha capito di essersi comportato da stronzo. Sta cercando di rimediare.» Sussurrò Meredith vedendomi presa dalla lettura del testo.
«Vedremo..» Non volevo nemmeno osare di sperarlo. «Andiamo a lezione dai.» Continuai.
Mi vestii di fretta e corremmo a lezione, arrivammo in ritardo ad inglese e ci prendemmo una bella occhiataccia da Mr. Robinson. Individuai Sam in fondo all'aula e mi diressi verso di lui, lasciai un posto fra me e lui e e tirai una gomitata a Meredith per farla sedere.
Notai quanto le brillavano gli occhi, sarebbero stati davvero una bella coppia se solo lui non avesse avuto uno strato di 10 centimetri di prosciutto davanti agli occhi.
Durante la pausa pranzo approfittai per imparare a memoria il testo, non era molto complicato perchè principalmente ripeteva la frase centrale. L'ascoltai più volte con l'I-pod, ragionando su quali modifiche avrei potuto apportare per renderla mia senza sconvolgerla troppo.
Ero così concentrata che non notai nemmeno che qualcuno si era seduto al tavolo con me.
«Hey» Sobbalzai quando Sam mi salutò.
«Ciao, stavo imparando la canzone per domani..» Risposi giustificandomi.
«Alex mi ha detto che ci state lavorando insieme.» “Insieme” era una parola grossa..
«Si infatti, stasera dobbiamo provare.» Lui arricciò un po' le sopracciglia chiare, sembrava indeciso se dire o no qualcosa.
«Alex è una persona un po.. Complicata, ma non è cattivo.» Sussurrò guardandosi intorno per paura di essere sentito.
«Non ha motivo di odiarmi, eppure gli da fastidio anche solo il fatto che io respiri.» Risposi sottovoce.
«Non ti odia, è solo che.. Non sa avvicinarsi alle persone, ha avuto un passato difficile.» Quelle parole mi incuriosirono e lui se ne accorse.
«Anche se mi sembri una persona affidabile, non ho il diritto di parlarti della sua vita. Mi dispiace..» Quale grande segreto poteva nascondere Alexander? Iniziai a pensare di tutto.. Era orfano? Era stato magari vittima di bullismo? O magari era riuscito a superare una malattia difficile?
«Fai come se non ti avessi detto nulla Chris, e soprattutto non dire niente a lui di questo discorso» Era serio, fin troppo per i miei gusti. Che Alex fosse una persona pericolosa?
Non riuscii a seguire con attenzione il resto delle lezioni. Continuai a fare supposizioni più o meno fantasiose sul passato di Alex. Lo conoscevo da così poco tempo eppure popolava i miei pensieri molto più di quanto fosse lecito.
Quando rientrai a casa iniziai a pulire, era il mio giorno per le faccende domestiche. Emily ci aveva dato uno schema preciso: ognuno doveva pulire la propria stanza e aveva assegnato a tutti noi un giorno per sistemare le stanze usate da tutti.
Mentre passavo l'aspirapolvere sentii risucchiare qualcosa nel tubo.. Molte volte quando abitavo ancora a casa mia, era capitato che le biglie con cui giocava Lucas ci finissero dentro ed ogni volta mi toccava togliere il sacchetto e cercarle. Non volevo sporcare di nuovo il pavimento, però poteva essere qualcosa di importante, quindi controvoglia lo aprii e fra i ciuffi di polvere trovai un piccolo oggetto metallico.
Un anello d'oro, sembrava una fede.. Chi poteva averlo perso?
Me lo rigirai tra le mani e notai che dentro c'era inciso qualcosa, un nome.
“Christal”
Sentii entrare qualcuno, e vidi apparire la chioma rosso fuoco di Emily seguita da Sam.
«Che stai facendo con l'aspirapolvere?» Scoppiò a ridere quando mi vide in quello stato.
«Ho trovato questo.» Glielo porsi e lui spalancò gli occhi quando lo vide.. Forse era suo.
«Che cos'è ?» Chiese Emily, con il suo solito fare arrogante
«E' di Alex, lo aveva perso.» Continuò il biondo, stringendo l'anello tra le mani.
«Ricordo che qualche giorno fa, mi chiese se avevo trovato qualcosa mentre pulivo.. Forse si riferiva a quello.» Emily aveva pulito la casa qualche giorno prima? Da quando ero arrivata le uniche due persone ad aver preso in mano l'aspirapolvere eravamo state io e Meredith.
Se quell'anello era di Alex, il nome inciso dentro doveva essere per forza molto importante per lui.. Per fortuna che non sapeva avvicinarsi alle persone eh? Se lo portava era ovvio che fosse fidanzato.
Appena rientrò anche Meredith cenammo, avevamo ordinato cinese ed anche se era la prima volta che lo assaggiavo gradii molto.
Mancava pochissimo alle otto, dubitavo che Alex sarebbe arrivato. Avremmo fatto una figura pessima il giorno successivo.
Alle otto e dieci io e Meredith andammo in camera nostra lasciando i piccioncini da soli sul divano a guardare la tv.
Per il momento Sam non sembrava ancora scalfito dalla presenza continua di Emily, sperai che continuasse a rimanere il ragazzo simpatico e dolce di prima senza farsi condizionare troppo da quell'arpia. In effetti non lo conoscevo molto, però ho sempre avuto la capacità di riconoscere certi tipi di persone a pelle, a seconda della sensazione che mi comunicavano. Sam senza dubbio era una persona positiva, di quelle che ti mettono il sorriso, ero sicura che sarebbe nata una bella amicizia con lui.
Quella sera approfittai per chiamare mia nonna, adoravo chiacchierare con lei, il nostro era stato da sempre un rapporto speciale. Quando ero piccola e i miei genitori dovevano andare a lavoro mi lasciavano sempre a casa sua e noi passavamo pomeriggi interi a giocare.
«Hai ancora conosciuto qualche bel ragazzo, tesoro?» Chiese con la sua voce pacata e gentile.
«Ecco io..» Mentre stavo per dirle che nessuno aveva attirato la mia attenzione, Alex aprì la porta della mia stanza.
«Christine puoi venire in camera mia?» A sentire quelle parole mia nonna ridacchiò.
«Ti lascio alle tue faccende amorose cara, appena hai un po' di tempo chiamami. Sai che mi fa sempre piacere sentirti.» Potevo immaginare, anche a chilometri di distanza, la sua espressione in quel momento.
«Ti chiamerò sicuramente. E, nonna.. Non è come pensi!» La sentii ridere ancora di più, mi augurò la buonanotte e ci salutammo.
Seguii Alex in silenzio, non ero mai entrata in camera sua e di Sam. La stanza era più piccola della nostra e avevano il letto a castello. Come mi aspettavo, il caos regnava sovrano, vestiti erano sparsi per terra e ammucchiati negli angoli.
Alex si sedé sul letto più basso, impugnando la chitarra.
«Hai imparato il testo?» Chiese con voce piatta. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo a trovarmi in quello spazio così stretto insieme a lui.
Annuii senza riuscire a parlare.
Lui iniziò a suonare e finalmente vidi la sua espressione addolcirsi.
La mia voce era tornata, grazie anche all'aerosol quindi mi sentivo abbastanza sicura di me. Mi fece un cenno per farmi capire quando dovevo iniziare e poi mi rilassai anche io quando entrai in quella melodia.
«La stai facendo identica all'originale.. E alla fine sei stata calante.» Non ero stata per niente calante, antipatico. Sospirai infastidita e lui riprese a suonare.
Ripetemmo tutta la canzone di nuovo e alla fine prese lo spartito e iniziò ad appuntare qualcosa.
«Hai intenzione di cambiare la musica?» Chiesi incuriosita, sporgendomi verso di lui.
«Stavo pensando che potremmo alzare la tonalità del secondo ritornello per movimentare un po' la canzone.» Le sopracciglia corrugate e lo sguardo serio facevano notare quanto fosse concentrato.
Mi sedei vicino a lui per leggere meglio lo spartito e lui si scostò un po' istintivamente.
«Potremmo alzare anche l'ultima frase della seconda strofa, secondo me ci starebbe bene.» Proposi.
La provammo fino allo sfinimento ed ogni volta decidevamo di cambiare qualcosa. L'atmosfera iniziale si era un po' ammorbidita e iniziavo a sentirmi a mio agio.
Si erano fatte ormai le due di notte quando fra uno sbadiglio e l'altro decidemmo che era l'ora di andare a letto.

«Domattina la riproviamo?» Azzardai.

«Non ce n'è bisogno, mi sembra abbastanza decente.» Rispose in modo svogliato e senza espressione.
«Va bene, ci vediamo domattina. Buonanotte Alex.» Ero dispiaciuta per i suoi continui rifiuti, però la serata era andata meglio di quanto mi aspettassi.
Non rispose alla mia buonanotte, così mi voltai per andarmene, ma mentre chiudevo la porta alle mie spalle, sentii un lieve sussurro, così leggero che pensai di essermelo sognato.

«Buonanotte Chris.» Era la prima volta che mi chiamava Chris e non Christine, quelle due parole mi bastarono per farmi addormentare felice.





Salve a tutti, e grazie per le recensioni che avete lasciato al capitolo precendente :') ♥
Nelle anticipazioni che avevo messo alla fine del capitolo III , avevo lasciato trasparire un episodio hot tra Chris e Alex.. Non odiatemi per averlo fatto succedere solo in sogno! So che sono un po' malvagia a volte  :D
Cosa vi aspettate da questi nuovi sviluppi? Non siete un pochino curiosi di sapere chi sia Christal??

IMPORTANTE: Voglio dedicare questo capitolo a
 
soulofthemusic per avermi dato i consigli giusti e per avermi ascoltata, passate a leggere le sue storie perchè sono davvero bellissime :*
 

DAL CAPITOLO V


Il club Skyfall organizza la festa in maschera

più suggestiva a cui abbiate mai partecipato.

Il divertimento sfrenato è garantito.



***
 

«Alex» Ero esterrefatta.
«La pianti di pensare a quel bellimbusto!? Che c'entra in questo momento?»
«Guardalo! E' là, proprio davanti al locale, ed è.. Circondato da ragazze.»

 


Baci xx
-Aasil

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Capitolo 5
*** Preparativi ***


PREPARATIVI

 

 

 

 

«Guarda qui, cosa ne pensi?» Meredith mi porse un volantino nero con scritte argentate.

Sorseggiai il caffè e mi appoggiai allo schienale della scomoda sedia di plastica della sala pranzo del college.

 

 

Dame e cavalieri,

siete invitati alla notte magica in cui

potrete essere chiunque, tutti o nessuno.

Il club Skyfall organizza la festa in maschera

più suggestiva a cui abbiate mai partecipato.

Il divertimento sfrenato è garantito,

sabato prossimo passate a trovarci!

 

 

«Mer, non so se è una buona idea.. Non mi piace questo genere di cose.» L'ultima volta che avevo provato il “divertimento sfrenato” non mi ricordavo nemmeno come ero tornata a casa, mi ero svegliata sul divano del salotto con del vomito e altre sostanze non identificate fra i capelli e sul vestito. Da quella volta mi ero ripromessa che non avrei ripetuto un'esperienza del genere.

«E dai, non fare la noiosa! Un po' di sano divertimento dopo due mesi che non facciamo altro che studiare non può che farci bene! Me l'ha dato Matt il volantino!» Gli occhi neri le brillavano, implorandomi di accettare.

«Ti ha invitato Matt ehh» Le tirai una gomitata e le strizzai l'occhio.

«Quante volte ti devo ripetere che è solo sesso?» Era stizzita e io scoppiai a ridere.

Erano già passati due mesi dal mio trasferimento a Phoenix, due mesi che non vedevo la mia famiglia. Due mesi di convivenza con altre quattro persone che a poco a poco avevo imparato a conoscere.

Emily continuava ad essere la solita antipatica e indisponente, la “storia” tra lei e il biondo Sam continuava ma non senza ostacoli, quel ragazzo aveva la pazienza di un santo. Alla fine era riuscito a farsi imbambolare per bene da un paio di tette rifatte. Tutti uguali gli uomini! Meredith ormai ci aveva messo una pietra sopra e si dedicava alle attenzioni del suo “amico Matt”, come lo chiamava lei.

Alex, beh era pur sempre Alex. La prima impressione che avevo avuto su di lui era stata quella giusta. Le nostre prime collaborazioni per il progetto di musica non furono facili, ma poi ci stabilizzammo e trovammo un equilibrio. Sceglievamo le canzoni a turno, una volta io e la successiva lui, provavamo senza parlare di argomenti che non fossero attinenti al lavoro che dovevamo svolgere e poi finite le prove iniziavamo di nuovo a ignorarci a vicenda. O perlomeno, io mi sforzavo di ignorarlo, mentre sembrava che a lui venisse del tutto naturale.

Avevo tentato di scoprire qualcosa in più sulla sua vita, ma Sam non spiccicò più nemmeno una parola sull'argomento, dicendomi che aveva già parlato anche troppo. L'anello con il nome “Christal” rimase quindi un mistero irrisolto, come anche tutte le sue uscite notturne e i suoi rientri alle quattro o le cinque di mattina.

Mi chiedevo come facesse a reggersi in piedi e infatti molte volte saltava le lezioni anche se, per mia fortuna, partecipava sempre a quelle di musica in cui doveva duettare con me.

Quando si trattava della musica diventava un'altra persona, ogni volta che lo osservavo suonare vedevo uno sprazzo di un bellissimo mondo nascosto dentro di lui.

Da quel punto di vista ero felice di poter lavorare con lui, perchè speravo che si aprisse con me, che mi mostrasse che non era la persona che voleva far credere.. Però l'odio che sembrava provare nei miei confronti era addirittura più forte della musica. Infatti ogni volta che si rendeva conto che osservavo la sua espressione beata e concentrata sulle note, si chiudeva a riccio e tirava fuori di nuovo il solito ghigno.

«Hey Chris, ti sei persa nel vuoto? Vorrei una risposta entro Natale.» La mia amica Meredith rideva del mio sguardo assente.

«Scusa Mer, credo che verrò. Infondo è solo una festa.» Le sorrisi e lei iniziò a saltellare impaziente.

«Lo sai vero che questo significa.. SHOPPING!» Adoravo vederla così felice, e adoravo anche lo shopping fra amiche. Quella festa era ciò che ci voleva per movimentare le nostre vite che stavano diventando piuttosto monotone.
«Dove credete di andare voi due?» Eccola che arrivava, vestita come se stesse per partecipare ad una festa all'ultima moda. La bellissima Emily stava passando accanto al nostro tavolo e alla parola shopping le era scattato un campanello di allarme.

«Siamo in un paese libero, andiamo dove vogliamo» La risposta secca di Mer mostrava quanto risentimento provava in realtà verso di lei.
«Non quando dovete pulire tutta la cucina e il salotto, tesoro.» Possibile che potesse essere sempre così odiosa? Sembrava la matrigna di Cenerentola!
«Adesso scommetto che dirai che non possiamo andare alla festa di sabato sera e io e Chris dovremo scappare di casa con una zucca trainata da topolini. O sbaglio?» Meredith mi leggeva nel pensiero? Fatto sta che Emily la fulminò con uno sguardo ricolmo di odio e se ne andò senza ribattere.

«Sei stata grande, GRANDE!» Ci battemmo il cinque e iniziammo a sparecchiare il nostro tavolo per poi incamminarci verso la lezione di storia.
Dopo due ore soporifere sulle tecniche di navigazione dei Fenici, finalmente riuscimmo a salire sulla Golf nera metallizzata di Meredith per dirigerci al centro commerciale.
Arrivammo al negozio ed entrammo nel reparto dei vestiti da sera, una commessa ci accolse in modo molto caloroso «Posso esservi utile? Cercate un abito per una festa? Preferite lungo o corto? Abbiamo questi nuovi arrivi a un buon prezzo, che taglia avete?» Se vai in un centro commerciale con Mer non hai bisogno di una commessa che ti aiuti a scegliere gli abiti, quindi ringraziai la ragazza e seguii la mia migliore amica fra le varie file di vestiti.

«Tu come lo vuoi?» Chiese con fare esperto.
«Ecco io non so.. Pensavo a qualcosa di colorato.»
«Se con colorato intendi tinta unita rosso o dorato va bene. Se con colorato intendi un abito a fiorellini non hai capito bene a che festa siamo dirette.» Scoppiai a ridere della sua espressione saccente.
«Che ne dici di questo?» Tirò fuori un abitino semi trasparente rosso fuoco con spalline, aveva una fascia sotto il seno che divideva la parte superiore, di tessuto più spesso, da quella inferiore completamente fatta di tulle.

«Meredith Carter cosa ti salta in mente!? Non sono una spogliarellista!»
«Ricordi cosa c'è scritto sul volantino? In quella sera possiamo essere chiunque! Nessuno ti riconoscerà perchè siamo mascherate. Dai è una figata!»
«Non se ne parla, che ne dici di questo?» Quello che avevo trovato io era un abito largo e svolazzante verde chiaro, senz'altro molto più nel mio stile di quello che aveva trovato Meredith.
«Oh no signorina, non ti vestirai da Trilli! Non dopo che hai deciso di fare shopping con m.. Eccolo! Ho trovato l'abito perfetto!» Mi porse un tubino nero con le spalline fini, il tessuto era ricamato e ricercato e una fascia lucida in vita lo impreziosiva.
«E'... Bellissimo, ma è così stretto! Non respiro!»
«Niente scuse! Questo è il tuo abito, ti calza a pennello. Sei stupenda Chris.» Le sorrisi e l'abbracciai.
Meredith scelse un vestitino corto, molto corto, bianco con scollo a cuore, impreziosito da pietre luccicanti che formavano fiori e ghirigori. Sembrava una dea, il contrasto fra il colore della sua pelle e l'abito era stupefacente. Sarebbe senz'altro stata al centro dell'attenzione quella sera.
«Adesso servono le scarpe, non pensare di evitare un bel tacco dodici..» Mi strizzò l'occhio mentre attraversavamo il reparto scarpe.

Ovviamente comprai un paio di tacchi vertiginosi in cui ovviamente stavo scomoda, avevo sempre odiato quel genere di calzature, però senza dubbio era un modello stupendo, nero lucido con i brillantini che impreziosivano il plateau e il tacco.
«Amica mia siamo quasi pronte! Manca solo l'ultimo dettaglio, il più importante..»
«Cosa manca ancora !? Mer abbiamo preso tutto!»

«Chris è una festa in MASCHERA! Non possiamo andarci senza maschera.» La mia amica rideva di me, come se avessi detto la più divertente delle barzellette. All'inizio la guardai male ma poi mi unii alla sua risata contagiosa.

Ci dirigemmo in un altro negozietto in cui acquistai una maschera nera elaborata che somigliava alle ali di una farfalla, mentre Mer ne scelse una dorata con delle pietre che riprendevano quelle del suo vestito.
Ci fermammo a cena in un ristorante italiano e ordinai le penne all'arrabbiata più buone che avessi mai mangiato in vita mia. Mia madre avena origini italiane, avrei voluto visitare quel paese ma purtroppo non ne avevamo mai avuto l'occasione. Erano già due anni che mio padre era disoccupato e con tutte le spese che avevamo, viaggiare era l'ultimo dei nostri pensieri.
Se non avessi ricevuto la borsa di studio per il college, grazie al concorso che avevo vinto al liceo, probabilmente avrei dovuto cercare un lavoro all'istante e avrei detto addio alla musica. Era stata mia nonna a pregarmi di accettare quell'occasione eccezionale che mi era capitata, era lei che mi manteneva a Phoenix e le sarei stata grata per sempre.
Il vestito che comprai per quella festa lo pagai con i risparmi che avevo in banca, cercavo sempre di spendere il meno possibile, ma per una volta avevo deciso di non preoccuparmi e godermi quel momento spensierato.
«Terra chiama Chris! E' tutto il giorno che ti perdi nei tuoi pensieri, c'è qualcosa che ti turba?» Lessi sul suo volto un filo di preoccupazione.
«Non è niente di importante, ho solo una strana sensazione per quella festa. Ho paura che qualcosa vada storto..»
«Non essere così pessimista, è un posto raccomandabile in fin dei conti. Non ho mai sentito dire che abbiano avuto dei problemi.»
«Credo che questa sensazione sia dovuta al fatto che è molto tempo che non torno a ballare, che non torno a divertirmi un po'..»
«Non ti preoccupare baby, ci penso io a te! Sabato sera non ti perderò di vista nemmeno per un momento e se qualcuno cercherà di darti fastidio lo prenderò a calci con quei tacchi micidiali che mi sono comprata!»
«Mer, non avevo mai avuto un'amica come te. Grazie.»
«Dai Chris non mi devi ringraziare. Ho appena avuto un'idea geniale per sfatare queste tue preoccupazioni.»
«Parla.» Ero curiosa di sapere cosa aveva in mente.
«Il club Skyfall è qui vicino, ci passiamo davanti in auto così potrai vedere con i tuoi occhi che non ha niente di spettrale.»
Acconsentii e dopo cena ci addentrammo in auto tra le strade di Phoenix fino a raggiungere il club, era in una parte della città in cui non c'erano molti locali e l'ambiente sembrava tranquillo.
«Ecco il locale, è là.» Meredith indicò di fronte a sé e vidi..
«Alex» Ero esterrefatta.
«La pianti di pensare a quel bellimbusto!? Che c'entra in questo momento?»
«Guardalo! E' là, proprio davanti al locale, ed è.. Circondato da ragazze.» Erano tutte bellissime, una di loro con i capelli biondi chiari gli teneva un braccio sulla spalla e si appoggiava a lui. Svelato il mistero, ecco perchè Alex tornava a casa tanto tardi la sera. Non riuscivo a spiegarmi il perchè di quella punta di veleno che mi pungolava lo stomaco guardando quella scena. Non potevo essere gelosa di qualcuno con cui a malapena parlavo.
«Scendiamo e guardiamo che fanno!»
«No Mer, io non scendo non mi interessa.»
«Oh si che ti interessa e ora interessa anche a me, voglio ficcare il naso nella vita Mr. Sonobellosoloio.»
Scese dall'auto e mi trascinò dietro di se, poco prima del locale c'era una stradina e ci appostammo sull'angolo per carpire qualche informazione.
«Stasera mi voglio divertire tesoro! Menomale che sei arrivato.» La biondina gli stava letteralmente appiccicata, forse era lei Christal. Con questo si erano appena risolti i due misteri che lo circondavano.
«Baby, lo sai che mi piace movimentare le tue serate! Entriamo almeno ti mostro cosa ho in serbo per te stasera.» Le altre ragazze ridacchiarono come oche appena lui aprì bocca e tutti insieme entrarono nel locale.

«Oh cazzo Chris, secondo te è la sua ragazza?»
«Anche se lo fosse non mi interessa Mer, torniamocene a casa prima che qualcuno ci scopra.» Detto ciò mi incamminai verso l'auto con i pugni stretti ma senza voltarmi indietro.







Ciao a tutti!
Puntualmente sono riuscita ad aggiornare la storia, non credevo che ne sarei stata in grado visto che tra due giorni ho il test per entrare all'università.. Che ansia!! 
Tornando al capitolo, qui conosciamo un po' di più il passato della protagonista e si approfondisce l'amicizia con Meredith, c'è anche un salto temporale di due mesi, che è stato necessario per sviluppare la storia.
Cosa ne pensate di Christal? Sarà davvero lei o forse l'apparenza inganna?
Nel prossimo capitolo avverrà la festa vera e propria e sarà pubblicato mercoledì prossimo!


 

DAL CAPITOLO VI


 

Qualcuno mi tirò una gomitata nella schiena nella foga di spingere la fila.
«Scusami bellezza..» Un ragazzo molto alto e dai capelli neri come la pece si chinò a baciarmi la mano. 


***

«Chris, ti prego parlami, dimmi che stai bene.» La sua voce era tremendamente dolce e spaventata.

«Al-ex» Mi uscì in un sussurro e mi abbandonai con la testa sulla sua spalla, mentre le sue braccia mi cullavano.

 

 

 

Baci xx
Aasil

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Capitolo 6
*** Masquerade ***


MASQUERADE






Lo odiavo, e lui mi odiava e io odiavo me stessa per non odiarlo abbastanza. Com'era possibile che fossi così gelosa!? No quella non era gelosia, era rabbia per come mi trattava. Oppure era rabbia per come non mi trattava, per come sembravo invisibile davanti ai suoi occhi.
Era ormai una settimana che Miss. Edwards non tornava a fare lezione a causa di una forte influenza, così nelle sue ore eravamo liberi. Nel mio caso ero libera di chiudermi in biblioteca a studiare e a tentare di mettermi in pari con tutte le materie. Ma a chi volevo darla a bere!? In ogni istante libero che avevo non riuscivo a far altro che pensare a quell'ochetta bionda che abbracciava Alex davanti allo Skyfall. E' strano come si finisca sempre per essere attratti dalle persone sbagliate.

Sbuffai svogliata, era controproducente tentare di studiare con quegli occhi verdi che mi offuscavano la mente.
«Hey ricciolina studi o fissi il soffitto?» Sam si mise a sedere al mio stesso tavolo sorridendo.
«Ciao Sam, viviamo nella stessa casa ma parliamo sempre fuori.. A proposito, è un po' che non ti vedo!» Sempre presa dal calcolare gli orari di Alex non mi ero nemmeno accorta di quanto poco tempo il mio amico biondo passasse in casa.
«Sto avendo un po' di problemi con Emily ultimamente. Ha detto che non vuole vedermi per un po', così ho iniziato a passare qualche notte da un mio amico che ha una stanza libera.» Abbassò lo sguardo e iniziò a giocherellare con la cerniera del giacchetto.
«Sam, mi dispiace tanto, vedrai che le passerà, sai che ha un carattere un po'.. Volubile.» Cercai di non essere scortese ma forse non ci riuscii molto bene, anche se al posto di volubile avrei messo volentieri qualche bell'insulto.
«Chris, lei è così bella, è bella da togliere il fiato! Non riesco mai a staccarle gli occhi di dosso, come del resto tutti gli uomini che incontra.» La sua voce era amara, sembrava un cucciolo triste.
«Sam prova a riparlarle, ti conosco e so che sei una brava persona. Sono sicura che non puoi averla trattata così male al punto che lei non voglia più vederti.» Cercai di incoraggiarlo il più possibile, anche se l'idea di rigettarlo tra le braccia della strega mi ripugnava, però lui sembrava starci davvero troppo male.
«Le ho fatto una scenata di gelosia, non è da me sbraitare così.. Però qualche sera fa sono uscito con i miei amici in un locale e l'ho vista flirtare con alcuni ragazzi in un modo che non mi è piaciuto per niente. Erano davvero troppo in confidenza. Così appena è tornata a casa le ho chiesto se la nostra relazione fosse seria oppure no e lei ha detto che per il momento non lo è. Quando ho fatto per andarmene ha detto che ha bisogno di tempo per pensarci. Non parliamo da tre giorni.» Era triste, molto triste, avevo paura che si mettesse a piangere. Quel ragazzo aveva davvero bisogno di aprire gli occhi e di innamorarsi di una brava persona.
«Ho un'idea! Un'idea geniale! Perchè domani sera non vieni alla festa in maschera?» Battei le mani entusiasta di aver trovato il modo di distrarlo un po'.
«E se la incontro? E se ci prova con qualche ragazzo?»

«Di questo ce ne occupiamo io e Meredith, ti divertirai così tanto che a lei non ci penserai nemmeno!»
«Affarre fatto Chris, passo a prendervi alle dieci!»

 

 

***

 

 

«Oh mio dio! Chris così truccata e acconciata sei una favola!» Urlò la mia amica pochi istanti prima che suonasse il campanello.
Meredith mi aveva lisciato i capelli con la piastra e me li aveva appuntati con un fermaglio dietro la testa. I suoi invece erano spumeggianti ma tenuti fermi da un cerchietto bianco come il vestito. Era stata davvero brava, meglio di una parrucchiera.
Per nostra fortuna la vipera era già uscita, così Sam non aveva corso il rischio di incontrarla. Anche Alex era uscito senza salutare nessuno, ci eravamo incontrati in salotto, mi aveva lanciato un'occhiata dapprima stupita e poi infuocata, finché non si era voltato dall'altra parte scuotendo la testa.
Sam sfrecciò rapido tra le strade di Phoenix e in dieci minuti arrivammo a destinazione. La fila per entrare era enorme, però per fortuna scorreva. Tutti erano molto eleganti e le maschere erano per tutti i gusti. Colorate, decorate, grandi, piccole, uno spettacolo per gli occhi insomma!
Qualcuno mi tirò una gomitata nella schiena nella foga di spingere la fila.
«Scusami bellezza..» Un ragazzo molto alto e dai capelli neri come la pece si chinò a baciarmi la mano. Gli occhi azzurri come il ghiaccio splendevano di luce propria, al contrasto con la semplice maschera nera e dal colletto della camicia scura spuntava un tatuaggio a forma di cobra. «Spero di riuscire a incontrarti di nuovo dentro il locale.» Rimasi a bocca aperta senza rispondere e il ragazzo superò la fila, probabilmente conosceva qualcuno degli organizzatori.
«Quello era un dio greco piccola! Cerca di non lasciartelo scappare!» Sussurrò Meredith al mio orecchio.

Mer sembrava a disagio, Matt non era venuto alla festa o più probabilmente avevano deciso di andarci separati visto che definivano la loro relazione “aperta”. Non mi piaceva quel tipo di relazione perchè qualcuno alla fine ci rimaneva sempre male e io avevo paura che fosse proprio la mia amica a soffrirne.
«Finalmente sta a noi!» Esultò Sam e prontamente due uomini totalmente vestiti in nero ci fecero entrare nel club.
La musica era assordante e le danze erano già iniziate. Ci gettammo nella mischia e iniziammo a ballare, era come entrare in un vortice, le mani al cielo e le gambe si muovevano da sole. Come ci si poteva ben aspettare c'erano già coppiette che limonavano sui divanetti, e altra gente seduta al bar a sorseggiare qualche superalcolico.
Vidi arrivare Matt che prese Meredith per i fianchi e iniziò a ballare insieme a lei, da lontano intravidi anche la chioma rossa di Emily, così trascinai Sam a ballare con me in modo che non la vedesse.
«Hey che ne dite se ci beviamo qualcosa?» Urlò Matt cercando di farsi sentire anche da noi. Ci accomodammo su due divanetti che erano uno di fronte all'altro e uno dei camerieri venne a prendere l'ordinazione.
«Per me un Long Island, grazie.» Urlai per superare il frastuono.
Sam prese un analcolico perchè guidava, ci aveva anche detto di non voler bere per evitare di spaccare il naso a qualcuno nel caso in cui Emily fosse stata con un ragazzo.
Non avevo mai preso un Long Island, era buono ma abbastanza pesante, abbastanza da rendermi allegra in pochi minuti.

Facemmo un altro giro e la seconda volta ordinai un alcolico dal nome strano, consigliato da Matt. Era di varie tonalità di rosso con un retrogusto di arancia.
Appena finimmo le nostre bevande presi Meredith per il braccio e la trascinai di nuovo nella folla, ridevamo ballavamo ed eravamo felici.
Mi sentii prendere per i fianchi, e qualcuno iniziò a ballare e a strusciarsi dietro di me. Senza voltarmi subito lanciai uno sguardo a Meredith per sapere chi fosse, lei mi strizzò l'occhio e ci lasciò da soli.
Quando mi voltai vidi di nuovo quegli occhi di ghiaccio chini su di me. L'alcool mi rese più audace, gli gettai le braccia al collo iniziammo a ballare insieme.
«Sono felice di averti ritrovata principessa, come ti chiami?» Chiese con voce seducente al mio orecchio. Sentivo il suo fiato sul collo ed era tremendamente eccitante, per di più in quel momento non stavo pensando ad Alex. Mi stavo divertendo ad una festa senza pensare a quel borioso chitarrista dagli occhi verdi.
«Mi chiamo Chris, e tu?» Mi strinsi di più a lui per poter raggiungere a mia volta il suo orecchio.
«Io sono Jonathan, cosa ne dici se ti offro qualcosa?»
«Accetto volentieri.» Ci dirigemmo verso il bancone del bar e ordinò lui per me.
«La signorina è troppo piccola per bere alcolici mi dispiace.» Fu la risposta del barman. Capelli castani e piercing al labbro. Capelli castani, piercing al labbro e occhi verdi, di quel verde che ti entra nell'anima e non esce più. Lo sguardo strafottente e infastidito sotto la maschera poteva appartenere solo ad una persona. Alex.
«Cosa ci fai tu qui!» Gli urlai contro.
«Non è ovvio? Sto lavorando.» Mi rispose guardandomi male.
«Ho detto che voglio due Cuba Libre ora! Vedi di non farmelo ripetere due volte!» Jonathan alzò la voce e aumentò la stretta su di me, la cosa non mi dispiacque e mi alzai sulle punte per dargli un bacio a fior di labbra. Non lo feci per lui, lo feci per tentare di infastidire Alex, a cui cadde uno dei bicchieri già pronti e ne dovette prendere un altro e ricominciare a versare gli alcolici da capo.

Evidentemente a Jonathan non bastò quel semplice sfioramento, perchè approfondì il bacio con passione schiacciandomi fra il bancone del bar e il suo corpo. Mi faceva un po' male ma non mi lamentai, dovevo dimostrare a quell'antipatico di Alex che in realtà non mi importava niente di lui.

Un colpo di tosse di Alex fece staccare Jonathan da me e io ricominciai a respirare. Il ragazzo dai capelli color pece mi prese per mano trascinandomi in una zona più tranquilla sui divanetti. Dopo quel bacio infuocato, ma da parte mia privo di grandi emozioni, fu un sollievo tirare giù per la gola il liquido ghiacciato.
Alex lavorava allo Skyfall, riuscii solo in quel momento a capire che forse qualche sera prima ci eravamo sbagliate su di lui. Forse quella ragazza bionda non era la Christal dell'anello, ma una stupida ochetta che aspettava il bel barista. Ed io come mi stavo comportando in quel momento? Non sembravo anche io una stupida ochetta? Perchè Alex era totalmente al centro dei miei pensieri? Perchè non riuscivo a godermi una splendida serata con un ragazzo mozzafiato?

«Sei pensierosa principessa? Hai voglia di tornare a ballare?»
Mi alzai ed ebbi un capogiro, ma la mano salda di Jonathan mi tenne in piedi. Ci scatenammo sulla pista, lui era davvero un ottimo ballerino e anche io me la cavavo abbastanza bene. Davanti ai miei occhi iniziavano a confondersi le luci, le mani e i volti mascherati delle persone. Le braccia del ragazzo mi circondavano possessive e ben presto ritrovò la mia bocca. Aveva le labbra estremamente morbide, ed era caldo veramente bollente. I nostri denti cozzarono un paio di volte per la foga con cui mi divorava. Mi girava la testa senza di lui mi sarei retta in piedi a stento.
«Ho bisogno di un po' d'aria.» Riuscii ad urlargli appena mi liberò la bocca.
Senza dire niente mi prese per i fianchi e mi guidò fino all'uscita del locale. I due uomini vestiti di nero ci lasciarono un timbro sulla mano così nel caso in cui avessimo voluto rientrare non ci sarebbero stati problemi. Facemmo due passi e Jonathan mi teneva ancora stretta a sé per non farmi cadere. Non avevo mai retto bene l'alcool e mi sentivo intontita.
«Se volevi appartarti un po' con me potevi anche essere più esplicita.» Disse con voce seducente. Scoppiai a ridere, in condizioni normali avrei capito che invece avrei dovuto stare molto attenta alle mie mosse. Il ragazzo mi appoggiò la schiena al muro e prese a baciarmi con foga, con molta più foga di quando eravamo dentro. Mi schiacciava e spingeva il suo bacino contro il mio. Non riuscivo a rendermi bene conto di quello che stava succedendo ma sapevo che la cosa non mi piaceva. La sua mano risalì la mia coscia e si insinuò sotto la mia gonna. Tentai di staccarlo da me e di urlare ma con l'altra mano mi tappò la bocca.
«Siamo solo io e te qui principessa.» Avevamo camminato più di quel che mi ero resa conto, eravamo in un vicolo fra due grandi edifici grigiastri.
Strappò la mia gonna, era troppo forte, non riuscivo a spingerlo via. Mi dimenavo come un'ossessa e lui mi tirò uno schiaffo così forte che girò la mia testa dall'altra parte. Non volevo che succedesse, lacrime copiose iniziarono a scendere dai miei occhi. No, quello non era il momento di disperarsi, dovevo fare qualcosa subito. Gli morsi la mano con tutta la forza che avevo in corpo e urlai, urlai per salvarmi, urlai dalla disperazione. Non riuscii a liberarmi però, e lui mi strinse ancora più forte.
«Sei una principessa birichina eh? Prima mi stuzzichi e poi opponi resistenza?» Ormai stava per succedere l'inevitabile, sperai di svenire per non provare più quel terrore che mi attanagliava. Poi all'improvviso Jonathan si staccò da me e io mi accasciai a terra.
«Che cazzo le stavi facendo?» Una voce familiare, arrabbiata.
Poi sentii dei colpi, rumore di pugni, due uomini si stavano picchiando davanti a me. Non riuscivo a capire quale dei due era a terra perchè i miei occhi erano gonfi di lacrime. Quello in piedi prese a calci l'altro, fino a che quello lo implorò di smetterla e scappò a gambe levate.
«Chris!» Alex mi corse incontro, non aveva più la maschera. Quando lo misi a fuoco i miei occhi si riempirono di nuovo di lacrime. Ero felice di vederlo ma avevo una vergogna tremenda di ciò che avevo fatto. Pensavo di leggere uno sguardo derisorio sul suo volto, e invece era serio e preoccupato.
Protesi le braccia doloranti verso di lui, e con mia sorpresa insinuò le mani sotto di me e mi prese in braccio stringendomi dolcemente al suo petto.
«Chris, ti prego parlami, dimmi che stai bene.» La sua voce era tremendamente dolce e spaventata.
«Al-ex» Mi uscì in un sussurro e mi abbandonai con la testa sulla sua spalla, mentre le sue braccia mi cullavano.
«Ti porterò via da qui, fidati di me.» Prima di perdere i sensi feci in tempo a sentire il suo respiro fresco sul mio viso e un bacio leggero sulla fronte.





Ciao a tuuuuutti! 
Voglio ringraziare ognuno di voi per il tempo che dedicate alla mia storia e per le bellissime recensioni che mi avete scritto. Spero che continuerete a seguirmi fino alla fine :') ♥
Passiamo al capitolo, finalmente c'è stata la festa in maschera.. Anche se nella seconda parte prende una piega abbastanza delicata che però avvicina la nostra non-coppia (Alex+Chris). Ho cercato di non rendere la scena eccessivamente violenta perchè il mio intento con questa storia non è quello di farvi stare male (personalmente queste scene anche nei film mi fanno stare male) bensì mi piace pensare di farvi passare un quarto d'ora spensierato e piacevole.
Discorsi a parte, chi mi segue sa che aggiorno il mercoledì.. Oggi ho fatto un'eccezione perchè devo festeggiare il superamento del test d'ingresso di economia avvenuto questa mattina!! Sono troppo felice!! L'11 settembre scoprirò l'esito anche dell'altro test che ho fatto e se sarà andato bene probabilmente riceverete un nuovo capitolo anticipato!!

CURIOSITA': il titolo del capitolo e l'abbigliamento di Christine sono un tributo alla puntata Masquerade di The Vampire Diaries.

 


DAL VII CAPITOLO


«Non lasciarmi, per favore.» La mia voce uscì implorante e di nuovo spezzata dal pianto, ero ancora scossa e impaurita per quello che era successo.


***

«Signorina Williams?» Chiese una donna sulla sessantina con i capelli biondi raccolti sulla nuca.
«Si sono io.» Risposi un po' sulla difensiva.
«Dovrebbe seguirci in questura.»

 

Baci xx
-Aasil

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Capitolo 7
*** Vorrei che tu fossi qui ***


VORREI CHE TU FOSSI QUI


 


Aprii gli occhi pochi minuti dopo, ero sdraiata sui sedili posteriori di un'auto. La testa continuava a girare e l'alcool stava facendo a pugni nel mio stomaco. Non riuscivo a distinguere bene la sagoma del conducente dell'auto, cosa ci facevo lì?
«Chris ti sei svegliata! Ti sto portando a casa non ti preoccupare.» Due occhi verdi mi fissavano dallo specchietto.
«Alex» Il suo nome era una certezza, e nel pronunciarlo rividi in un flash tutta quell'orribile serata.
«Dimmi Chris, vuoi che mi fermi? Stai male?» Non dovevo avere un bel colore così decise di fermarsi un attimo. «Vieni, scendi e prendi un po' d'aria» Mi trascinò dolcemente fuori dall'auto e mi sostenne per non farmi cadere.
Pochi secondi dopo, rigettai poco finemente sull'asfalto tutto l'alcool che avevo ingerito. Alex non si spostò di un centimetro, rimase al mio fianco e mi scostò i capelli, poi tirò fuori un fazzoletto di carta e mi aiutò a ripulirmi.
«Sono un'idiota. Sono un'idiota!» Lacrime amare iniziarono a scendere dai miei occhi e forti singhiozzi iniziarono a scuotermi.
«Shh Chris, calmati è tutto finito, ci sono io ora.» Appoggiò il mento sulla mia testa e mi circondò con le sue braccia confortanti. «Vieni torniamo a casa» Detto ciò mi aiutò a risalire sull'auto e ripartimmo.
Calò il silenzio, avrei voluto ringraziarlo ma ogni parola mi sembrava fuori posto. Ero stata così stupida a fidarmi di quel ragazzo spregevole! E tutto per cosa? Per far ingelosire Alex! Con quella sera avevo veramente superato ogni limite di stupidità.
Alex parcheggiò l'auto e mi prese in braccio di nuovo.
«Posso camminare, ce la faccio..» Non mi stette a sentire e mi portò nel nostro appartamento, non sono sicura che sarei riuscita a salire le scale da sola, senza dubbio mi sarei accasciata sul primo scalino in quelle condizioni.
Mi portò in camera e mi adagiò sul mio letto, mi sciolse i capelli e mi lasciò di nuovo un bacio sulla fronte. Avevo una dannata vergogna in quel momento, vergogna di quello che avevo fatto e per lo stato in cui mi aveva visto, probabilmente puzzavo ancora di vomito. Poi fece per andarsene e io fui colta dal panico.
«Non lasciarmi, per favore.» La mia voce uscì implorante e di nuovo spezzata dal pianto, ero ancora scossa e impaurita per quello che era successo.
Tornò indietro immediatamente e mi accarezzò la guancia, i suoi occhi verdi mi tranquillizzarono, non lo avevo mai visto così. Era preoccupato per me, aveva abbassato le sue difese e potevo scorgere la parte migliore di lui. La parte che tiene agli altri.
«Non me ne vado Chris, voglio solo andare a prenderti un bicchiere d'acqua e una pezza bagnata per rinfrescarti il viso.» Il mio cuore batteva all'impazzata e gli sorrisi per ringraziarlo.
Quando uscì dalla stanza rimasi sola e cercai di capire in che condizioni ero. La testa mi girava meno di prima, lo stomaco era ancora un po' sottosopra ma stava decisamente meglio. Mi sentivo tutta indolenzita ma stavo abbastanza bene anche se lo schiaffo ricevuto da Jonathan bruciava ancora sulla mia guancia, la parte di me che mi preoccupava di più era il mio cervello. Ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo quella scena, il vicolo, sentivo ancora le sue mani prepotenti su di me.
Sentii sfiorarmi il braccio e urlai, in preda allo spavento. Era Alex che per poco non rovesciò il bicchiere d'acqua che mi aveva portato.
«Scusami ti prego, non volevo.» Sussurrai evitando il suo sguardo.

 

Senza dire niente lui avvicinò il bicchiere alle mie labbra gonfie e bevvi disperatamente, cercando di mandare via quel sapore acido dalla mia bocca.
«Alex mi devi scusare, per tutto quello che ho fatto stasera, io..» Non mi lasciò finire la frase e mi abbracciò di nuovo, a quel gesto iniziai a singhiozzare sulla sua spalla e in poco tempo impregnai la sua maglietta nera di lacrime.
Lui prese ad accarezzarmi i capelli con dolcezza e a lasciarmi baci sulla guancia e sulla testa. Il suo calore mi tranquillizzava e le sue carezze calmarono la mia crisi di pianto.
«Non ti devi scusare con me Chris, quel bastardo non la passerà liscia.» Sentii i battiti del suo cuore accelerare quando nominò quell'essere spregevole e i suoi muscoli si irrigidirono.
«Grazie Alex, senza di te..» Fui colta da brividi al solo pensiero.
«Shh Chris, non ci pensare ora, devi riposare.» Fece per sciogliere l'abbraccio ma io lo strinsi più forte.
«So che ti sembrerò sfacciata ma.. Puoi dormire qui stasera?» Pensai di sentirlo ridere e invece annuì sfregando il viso sui miei capelli scomposti. Mi lasciò solo per il tempo di sfilare le coperte da sotto di me e si posizionò al mio fianco sul mio letto da una piazza e mezzo. Mi rifugiai di nuovo fra le sue braccia e il suo profumo fresco mi accompagnò nel mondo dei sogni.

 

 

 

***

 

 

Quando mi svegliai era quasi mezzogiorno, cercai istintivamente con la mano il ragazzo accanto a me. Il letto era freddo, come sospettavo se ne era andato.
Come avrei dovuto comportarmi con lui dopo ciò che era successo la sera precedente? Si sarebbe di nuovo aperto con me oppure avrebbe ricominciato ad evitarmi?
Senza dubbio ad Alex era successo qualcosa in passato che lo aveva indotto ad escludere gli altri dalla sua vita, si era preso cura di me e questo dimostrava che nel profondo era davvero una brava persona.
Nessuno, a parte forse Sam, sapeva qualcosa sulla sua famiglia e lui non ne parlava mai, doveva aver sofferto tanto se per lui era un argomento tabù.
Mi alzai dal letto colta da un capogiro, camminai fino al bagno tenendo una mano sul muro per paura di cadere. Una volta dentro feci una doccia bollente e mi lavai i capelli, avevo bisogno di togliermi quell'odore di sudore misto a fumo e alcool di dosso.
Era domenica mattina e l'indomani sarebbero ricominciate le lezioni di musica, finalmente Miss Edwards era guarita. La scelta di Alex per la canzone era ricaduta qualche giorno prima su “Wish you were here” dei Pink Floyd, brano impegnativo non tanto dal punto di vista della tecnica ma dell'interpretazione, delicata ma intensa. Non l'avevamo ancora provata insieme e questo un po' mi preoccupava perchè dopo una settimana di assenza della professoressa avremmo dovuto dimostrarle almeno qualche progresso.
Uscii dalla doccia e avvolsi i capelli nell'asciugamano, mi vestii e mi guardai allo specchio. Erano comparsi lividi violacei sulle mie braccia e sulla gamba che il bastardo aveva stretto nella morsa della sua mano. C'era anche un alone scuro sulla guancia dove mi aveva colpito. Provai ancora tutto quel dolore e per poco non scoppiai a piangere di nuovo. Vagai per la casa alla ricerca di Alex, avevo un disperato bisogno di lui.

 

How I wish, how I wish you were here

 

Feci una colazione veloce, o meglio, a quell'ora fu un pranzo veloce, e mi resi conto solo in quel momento che la casa era completamente silenziosa. Evidentemente Meredith non era rientrata e nemmeno Emily, mentre Sam dormiva dal suo amico. Chissà come era finita la loro serata..
Presi il cellulare e trovai in rubrica il numero di Alex, lo avevo solo perchè Emily ci aveva obbligati a scrivere i nostri contatti sulla lavagnetta in cucina in modo che potessimo essere sempre tutti rintracciabili.
Non squillava nemmeno, era staccato. Una paura strana mi attanagliava lo stomaco.. E se Jonathan fosse venuto a cercarmi?
Sentii bussare alla porta ed ebbi un sussulto. Mi avvicinai in punta di piedi allo spioncino e vidi due agenti della polizia. Perchè mai erano lì?
Aprii con cautela pronta a sapere ciò che volevano da me.
«Signorina Williams?» Chiese una donna sulla sessantina con i capelli biondi raccolti sulla nuca.
«Si sono io.» Risposi un po' sulla difensiva.
«Dovrebbe seguirci in questura.» Rispose cordialmente il poliziotto alto dai capelli castani accanto a lei.
Non feci domande e li seguii anche se non capivo perchè volevano interrogarmi. Non avevo ancora denunciato Jonathan e lui non avrebbe potuto di certo denunciare me.
Appena arrivati mi fecero accomodare in un ufficio arredato di blu e bianco, in cui una poliziotta dai capelli rossi mi aspettava.
«Piacere di conoscerla Christine.» Mi sorrise e le strinsi la mano.
«Può spiegarmi cosa sta succedendo?» Chiesi, forse un po' troppo bruscamente. Il viaggio silenzioso con gli altri due era stato snervante e non avevano voluto dirmi niente.
«In realtà è lei che dovrebbe spiegarmi cosa è successo ieri sera.» Con la testa accennò ai lividi sul mio corpo. Rimasti scoperti dalla semplice T-shirt che indossavo.
«Come facevate a sapere che..?»
«Dopo le spiegheremo tutto, prima racconti le dinamiche di ieri sera.»
Fui completamente sincera, le raccontai che avevo bevuto e che avevo baciato Jonathan mentre ballavamo. Poi avevo ripercorso anche tutta la parte dolorosa da quando il mostro mi aveva portato fuori e aveva cercato di.. Violentarmi, fino all'arrivo di Alex che mi aveva salvata.
«La sua versione corrisponde con quella di Alexander Stevens, è lui il ragazzo che l'ha salvata?» Chiese la poliziotta dopo aver annotato tutto.
«Si è lui! Ma è qui? Non riesco a trovarlo..»
«Venga con me Christine.»
Mi accompagnò in un corridoio pieno di porte grige, entrammo nella seconda. Sulle pareti laterali c'erano due vetrate.
«Lei può vederli ma loro non potranno vedere lei, ora mi deve confermare se questo ragazzo è colui che ha cercato di violentarla.» Mi indicò la vetrata di sinistra e mi avvicinai. Non lo avevo visto senza maschera ma era molto riconoscibile. I capelli corvini erano arruffati, la mascella tesa e il tatuaggio a forma di cobra ben visibile sul suo collo. All'improvviso alzò lo sguardo come se potesse vedermi e incontrai i suoi occhi di ghiaccio. Uno era cerchiato di nero e aveva il naso insanguinato. Indietreggiai impaurita, vederlo davanti a me mi faceva venire la nausea.

 


 

So, so you think you can tell
heaven from hell?
Blue skies from pain?
Can you tell a green field
from a cold steel rail?
A smile from a veil?

Do you think you can tell?


 

 

«Si è lui, è Jonathan.» Mi tappai la faccia, non volevo vederlo mai più, ero stata una stupida a fidarmi di lui. Non ero riuscita a vedere l'inferno sotto il paradiso dei suoi occhi.
«So che non è stato un compito facile parlarci di quello che è successo e riconoscere l'aggressore, però deve fare ancora un piccolo sforzo.» La poliziotta mi accarezzò la schiena in modo materno.
«Questo è il ragazzo che l'ha salvata?» Indicò l'altra vetrata.
C'era Alex, seduto scomodo su una sedia. Gli occhi erano tristi e aveva il labbro rotto.
«Cosa gli è successo? Perchè è ferito?» Chiesi preoccupata.
«Deve confermare che è lui e poi le racconteremo tutto.»
«Si lui è Alexander, mi ha salvata ieri sera.»
«Bene, mi segua.» Mi riportarono nell'ufficio di poco prima. Odiavo che mi sballottassero avanti e indietro senza spiegare niente.
«Perfavore mi dica quello che è successo!» Implorai la poliziotta dai capelli rossi.
«Questa mattina Alexander Stevens si è diretto a casa di Jonathan Barnes, i due hanno litigato e hanno dato il via ad una rissa in mezzo alla strada. Alcuni passanti ci hanno chiamato e li abbiamo portati qui e interrogati. Alexander Stevens ha dichiarato di voler regolare i conti con Jonathan Barnes per quello che Barnes aveva fatto a lei, Christine Williams. Jonathan Barnes ha negato di conoscere Stevens e soprattutto ha negato di essersi trovato al club Skyfall ieri sera.» Rimasi a bocca aperta, Alex non scherzava quando mi aveva detto che ci avrebbe pensato lui.
«Dai video di sicurezza del locale è già stata confermata la presenza di Barnes alla festa, però avevamo bisogno della sua conferma per poterlo mettere dietro le sbarre.»
«Aveva una maschera.. Come siete riusciti a riconoscerlo dai video?»
«Ha notato il tatuaggio sul collo? Quello ci è stato molto utile per l'identificazione.»
«Alex? Dovete trattenere anche lui?» Ero preoccupata per la questione della rissa.
«Su Stevens chiuderemo un occhio per stavolta. In fondo ci ha solo aiutati a prendere Barnes, era da un po' che aspettavamo che facesse una passo falso. Lei non è stata l'unica vittima, ma non avevamo elementi sufficienti per metterlo dentro.» Provai un dolore immenso al pensiero che altre ragazze avevano subito la mia stessa sorte, se non peggiore.
La donna dai capelli rossi fece un cenno ad un altro poliziotto che sparì dalla nostra vista e tornò pochi minuti dopo tenendo Alex per un braccio.
Mi precipitai da lui e gli saltai al collo, lui ricambiò l'abbraccio e affondò il viso nella mia spalla. Sentii scaldarsi immediatamente la pelle sotto la maglietta e il cuore battere più forte a quel contatto.
«Cosa ti è saltato in mente? Perchè sei andato da lui stamattina?»
«Perchè voglio proteggerti Chris.»







Buon pomeriggio a tuuutti!!
Eccomi  con l'aggiornamento del mercoledì, finalmente vi ho regalato qualche momento dolce fra Alex e Chris, cosa ne pensate?
Mi raccomando non odiate Chris per aver flirtato con Jonathan, in fondo la colpa della quasi-violenza non è stata sua. Jonathan si era già comportato così con altre ragazze, Chris si è trovata al momento sbagliato nel posto sbagliato ed ha scelto il ragazzo sbagliato per far ingelosire Alex..
Non vedo l'ora di leggere quello che mi scriverete, siete tutti favolosi! Vi ringrazio tantissimo per le vostre recensioni e ringrazio anche chi ha inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate ♥♥♥
Vi ho parlato di test universitari ultimamente e ieri ho preso la mia decisione, mi sono immatricolata per Economia Aziendale. Purtroppo non sono riuscita a superare (per pochi punti) il test di professioni sanitarie e quindi ho scelto quest'altra strada.. Spero che sia la cosa giusta per me :D


 

DAL CAPITOLO VIII


«Non c'è tensione sessuale fra me e Alex! Siamo amici, credo.»


***

 

«Chris rilassati sei veramente troppo tesa.» Sussurrò vicino al mio orecchio. Premeva i pollici sulle mie scapole con movimenti circolari, alternava pressioni più intense a carezze più dolci e io ero in completa balia delle sue mani.
 



Bacixx
-Aasil

 



 

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Capitolo 8
*** Amici ***


AMICI


 


L'espressione sul viso di Meredith dopo che le raccontai le vicende della sera precedente era a metà tra il furioso e il dispiaciuto.
«Io gli strappo i genitali a quel cazzo di damerino con quegli occhi azzurri del cazzo! Come cazzo si è permesso di toccarti!? Che cazzo mi è venuto in mente quando vi ho lasciati soli!? Cazzo è colpa mia.» Cinque volte cazzo nella stessa frase, wow.
«Mer, non è stata colpa tua, sono stata una stupida.» Chinai la testa e sentii la sua mano accarezzarmi dolcemente i capelli. Ero da poco tornata dalla questura con Alex, quando l'avevo trovata in casa in pigiama. Le ero corsa in contro e l'avevo abbracciata, poi Alex ci aveva lasciate sole per permettermi di parlarle con tranquillità.
«Non sei stata stupida, per una volta ti stavi divertendo ad una festa e arriva quel bastardo a rovinare tutto! Chris non sai quanto mi dispiace, non sai quanto vorrei tornare indietro e ballare con te senza lasciarlo avvicinare.» Era visibilmente dispiaciuta e mortificata.
«Se Alex non ci avesse trovati..» L'immagine di cosa sarebbe successo se lui non fosse arrivato in tempo continuava a infestare la mia mente.
«Chris, non ci devi pensare, è arrivato e ti ha salvata. Piuttosto mi chiedo come ha fatto a vederti in tutta quella folla.» Non le avevo raccontato la parte in cui io mi strusciavo a Jonathan al bar per farmi notare da lui.
«Chris cosa mi stai nascondendo?» Impossibile, ero diventata un libro aperto per lei?
«Diciamo che al bar.. L'ho indotto a accorgersi di me. Alex fa il barman allo Skyfall.» Lo stupore si dipinse nei suoi occhi neri, senza dubbio lei non lo aveva visto.
«Quindi il mistero numero uno è svelato?»
«Eh già, quando rientra tanto tardi è a causa del lavoro.»
«Chris dimmi una cosa, come stai?» Si rabbuiò tutto ad un tratto e mi fissò indagatrice.
«Non lo so.. Sto provando a non pensarci ma quando chiudo gli occhi lo vedo ancora e.. Lo sento, sulla mia pelle.» Ebbi un brivido di paura quando pronunciai quelle parole.
«La mia piccola Chris.» Mi abbracciò stando attenta a non stringermi troppo per non farmi male.
«Ho un'idea, che ne dici se la smettiamo di parlare di Jonathan? Ogni volta che leggerò nel tuo sguardo che stai pensando a lui ti racconterò una barzelletta, o meglio ti racconterò qualcosa di imbarazzante per farti ridere.» Il suo sorriso sincero mi scaldò il cuore.
«Accetto l'offerta Mer!»
«Allora iniziamo subito! Stamattina quando ho trovato Stevens nel tuo letto ho pensato che finalmente avevate fatto sesso. Tutta questa tensione sessuale fra di voi sta diventando insopportabile. Oltretutto per colpa vostra ho dovuto dormire nel letto di Emily, se lo sapesse lei..»
«Non c'è tensione sessuale fra me e Alex! Siamo amici, credo.» Diventai rossa e Meredith se ne accorse.
«Tesoro, quando ti ha vista, prima di andare alla festa ieri sera, sbavava come un San Bernardo.» Scoppiai a ridere, questo era proprio ciò di cui avevo bisogno.
«Meredith sono qui eh.» La voce di Alex proveniva da molto vicino, era appoggiato allo stipite della porta (aperta) di camera nostra.
«Ehm, dicevo che vorrei prendere un San Bernardo.. Sai, sono cani di ottima compagnia.. »
«Si certo, come no.» Io e Meredith avremmo voluto sprofondare, senza ricomparire mai più.
«Chris ero venuto a chiederti se ti va di provare la canzone.» Stavo per scendere dal letto di Meredith ma lei mi trattenne per un braccio.
«Hey bello, non ho ancora finito di farla ridere, fra cinque minuti te la cedo.» Alex sbuffò sonoramente e si diresse verso la sua stanza.
«Potevi essere più carina con lui, perchè l'hai trattato male?» Chiesi indignata.
«Perchè devo raccontarti una cosa.. Subito!» Mi ricordai solo in quel momento che non le avevo chiesto niente della sua serata..
«Ieri sera.. Ero molto molto ubriaca, moltissimo. Si da il caso che abbia visto Matt che si strusciava a una bionda platinata e io..»
«E tu..?»
«Sam mi aveva raccontato di Emily e..»
«Meredith che hai fatto!?»
«Ho baciato Sam. Cioè non l'ho baciato io! Mi ha baciato lui e non dico che mi sia dispiaciuto perchè l'ho trovato attraente dalla prima volta l'ho visto però.. E' un bel pasticcio.» Rimasi a bocca aperta per lo stupore.
«Cosa aspettavi a dirmelo!?» Strillai.
«Cazzo Chris prima non mi sembrava il caso di stressarti con i miei problemi di cuore!»
«Cosa hai intenzione di fare ora?»
«Sam era completamente ubriaco e anche io, non so nemmeno se si ricorderà di ciò che ha fatto..»
«Come avete fatto a tornare a casa se era ubriaco?»
«Abbiamo preso un taxi.. Chris non so come comportarmi con lui ora. Lui e Emily si sono lasciati da poco e io non so se provo qualcosa per Matt oppure no. Perchè sono così complicata!?» Si prese la testa fra le mani.
«L'unico consiglio che posso darti è di cercare di schiarirti le idee mentre i due ragazzoni prendono in mano la situazione. Analizza le loro mosse prima di scoprire le tue carte.»
«Grazie Chris e ora corri dal tuo chitarrista prima che venga a prenderti di peso!»
«Mer non è il mio chitarrista, è solo Alex.» Meredith mi strizzò un occhio, sbuffai e mi diressi verso la sua stanza.
Bussai piano «Avanti» sentii dire dall'interno.
Avevo un po' di ansia, non sapevo quale Alex avrei trovato al di là della porta. Quello dolce e premuroso o quello schivo e maleducato?
Appena entrai lo vidi seduto sul letto, i gomiti puntellati sulle ginocchia e la testa appoggiata sulle mani. Aveva i capelli scompigliati e i suoi occhi fissavano un punto non ben definito sul pavimento, era teso. Dannatamente bello.
Lentamente spostò lo sguardo su di me, mi percorse da capo a piedi poi si alzò di scatto e mi circondò con le sue braccia. Il mio cuore accelerò istantaneamente i battiti e lo abbracciai a mia volta, accarezzando dolcemente la sua schiena. Scostò i miei capelli, me li sistemò dietro l'orecchio e quando sfiorò il mio collo fui scossa da un brivido. Mi lasciò un bacio sulla guancia e sentii sfregare la sua barba sulla mia pelle, una sensazione indescrivibilmente piacevole.
«Hai un profumo così buono Chris.» Mi stava annusando? Sentii il suo respiro fresco e mi venne la pelle d'oca ovunque.
Dio solo sa quanto avrei voluto baciarlo in quel momento ma non era il caso di rischiare, avevamo appena fatto un passo avanti e avevo un'enorme paura di rovinare tutto.
Dopo un'eternità mi lasciò andare, avevo ancora bisogno del suo calore su di me, ogni parte del mio corpo stava già soffrendo di quel distacco.
«Io e te abbiamo iniziato col piede sbagliato..» Sussurrò giocherellando con la mia mano, quel piccolo contatto riusciva a diffondere scosse elettriche in tutto il mio corpo.
Avevo la gola completamente secca, non riuscivo a spiccicare una minima parola. Mi guardò come se si aspettasse che esprimessi il mio parere, ma il mio cervello aveva staccato la spina dopo quell'abbraccio e non avevo idea di cosa dire.
Dannato cervello, pensa a qualcosa! Fammi dire qualcosa di sensato!
«Piacere sono Christine Williams, la tua coinquilina.» Perfetto caro cervello, fammi comportare come una completa idiota! Se vuoi ti faccio un applauso.
«Piacere mio, sono Alexander Stevens il tuo sexy, stupendo, fantastico coinquilino nonché ottimo dispensatore di abbracci a quanto pare.» Arrosii violentemente, il nuovo Alex mi metteva una paura enorme, non sarei riuscita a trattenere a lungo l'istinto di saltargli addosso.
«Che ne dici di provare la canzone?» Chiesi sperando che la musica riuscisse a riattivare il mio cervello.
Alex annuì, prese la chitarra e mi fece cenno di sedermi sul letto vicino a lui. Iniziò a suonare il motivo ormai familiare, a causa dei ripetuti ascolti che avevo fatto per imparare il testo.
Quando sentii la mia nota iniziai: So, so you think you can tell,heaven from hell? Blue skies from... From...” Non sapevo come continuare, non riuscivo a ricordare il testo, l'intonazione era sbagliata e il mio cuore troppo agitato.
«Hey, cosa c'è?» Chiese posando la chitarra sul letto.
Involontariamente sfiorò il mio braccio col gomito e fui scossa da altri brividi. Come potevo essere così emozionata di stare vicino ad un ragazzo dopo quello che mi era successo la sera prima? Avevo davvero qualcosa che non andava. Mi presi la testa fra le mani cercando di farmi spazio fra la confusione.
Alex mi fece girare e iniziò a massaggiarmi le spalle, grugnii per protestare ma il suo tocco era esperto e mi mise a tacere subito.
«Chris rilassati sei veramente troppo tesa.» Sussurrò vicino al mio orecchio. Premeva i pollici sulle mie scapole con movimenti circolari, alternava pressioni più intense a carezze più dolci e io ero in completa balia delle sue mani. Continuò il massaggio fino a che i miei muscoli furono completamente sciolti. Mi sentivo come un vaso di argilla, come se lui mi stesse plasmando.
Potevo dire addio ad un buon voto ormai e la colpa era solo sua. Perchè si era trasformato nel ragazzo perfetto? Non potevo lasciarmi imbambolare così.
«Ok credo di essere pronta.» Inaspettatamente il massaggio mi aveva fatto davvero bene perchè quando riprovai a cantare uscì qualcosa di quasi decente.
A stare in quello spazio angusto con lui avevo davvero troppo caldo, mi tirai su le maniche della maglietta istintivamente, per tentare di prendere un po' d'aria. Alex si incupì all'istante quando vide di nuovo i lividi sulle mie braccia.
«Quel bastardo..» Nei suoi occhi leggevo un odio feroce.
«Calmati, è dietro alle sbarre ora.» Sussurrai cercando di tranquillizzarlo.
«Se non avessero chiamato la polizia stamani, sarebbe finita male per lui.» Dall'impeto con cui lo disse capii che era serio.
Il labbro rotto era ancora gonfio, senza sapere bene cosa stavo facendo avvicinai un dito alla ferita e la sfiorai. Lui schiuse le labbra e sentii il suo alito fresco sulla pelle.
«Quando ti ho vista uscire dal locale con lui.. Ogni parte di me mi diceva di seguirvi, però il buonsenso continuava a ripetermi che ero solo un ficcanaso del cazzo. Mi sono trattenuto per un po' poi..» I suoi occhi erano così sinceri, così aperti che sembrava mi potessero mostrare la sua anima.
«Ho detto a Oliver, l'altro barman, che dovevo andare in bagno e vi ho seguiti. All'inizio non riuscivo a trovarvi, pensavo che ti avesse portato via in auto.. Poi ti ho sentito gridare, Chris è stato bruttissimo.» Perchè gli interessava così tanto di me se fino al giorno prima mi ignorava completamente? Perchè Alex Stevens era un personaggio così strano e lunatico? Era nervoso e rigirava fra le mani la collanina con l'anello d'oro bianco su cui era inciso il nome Christal.
«Non sono mai stato bravo ad aiutare le persone. Io distruggo Chris, non salvo nessuno, non ne sono mai stato capace.» Una punta di paura si insinuò dentro di me. Lui distruggeva le persone, cosa voleva dire?
«Alex hai salvato me, non ti basta?»
«Tu sei diversa Chris, con te io sono diverso. Però questo non vuol dire che io sia una brava persona. Dovresti starmi alla larga.» La sua voce era cupa e non mi guardava negli occhi, era visibilmente teso.
«Ma se hai detto che avevamo cominciato col piede sbagliato..»
«E' questo che mi spaventa di te! Mi confondi, non riesco a ragionare se mi stai intorno.» A quella rivelazione il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, non mi sarei stupita se nel silenzio fosse stato in grado di sentirlo.
«Io voglio starti vicina, per favore.» Gli sfiorai il braccio, e lui alzò lo sguardo su di me. I suoi occhi erano troppo intensi, più scuri e tormentati del solito. Era indeciso e triste, forse oserei dire disperato.
«Tu non capisci, non avrei dovuto permetterti di vedermi così. Non avrei dovuto accettare di abitare qui, non ci saremmo mai dovuti conoscere.» Quella serie di non mi colpì in pieno petto come delle coltellate. Mi si riempirono gli occhi di lacrime, perchè prima era così dolce e poi mi diceva quelle cose orribili?
Una lacrima lenta e silenziosa scivolò sulla mia guancia e lui la catturò col dito prima che potesse cadere.
«No ti prego, non fare così. L'ultima cosa che voglio è farti del male.»
«Allora non mi allontanare da te.» Non so dove trovai il coraggio di sussurrare quelle parole. In fondo non lo conoscevo così bene, però sentivo che una parte di me necessitava della sua presenza. In quell'abbraccio mi ero sentita completa, ne avevo ancora bisogno. Volevo il suo calore, il suo sorriso.
Quando alzai lo sguardo i suoi occhi erano ancora tormentati, come se stesse prendendo la decisione più importante della sua vita. Li chiuse e mi privò di quello spettacolo di verde chiaro e scuro che si fondevano insieme, solcati da pagliuzze dorate.
Ero immobile, non volevo interrompere il flusso dei suoi pensieri. Quali potevano essere le ragioni che lo tenevano così distante da me? Perchè era così indeciso?
«Senti, che ne dici se proviamo a essere amici? Ripartiamo da zero?» Chiesi con un filo di voce. Lui rimase fermo, al punto che pensai che non mi avesse sentito, le sopracciglia erano aggrottate e muscoli sotto la maglietta erano tesi.
Non potevo trovarlo irresistibilmente sexy anche in quel momento vero?
«Amici.. Amici! Ci sto.» Quando mi sorrise sembrava essersi tolto un peso anche se c'era sempre un velo di tristezza nel suo sguardo.





Eccomi qui carissimi!
Oggi non mi dilungherò molto perchè non sto bene, ho un mal di gola lancinante e mi sento come se mi avesse investito un camion! :'(
Vi ringrazio per tutto il tempo e l'amore che dedicate mia storia, siete tutti fantastici ♥♥♥


 

DAL CAPITOLO IX


«Ad ogni modo ora consegnerò ad ogni coppia un fascicolo con tre brani che dovrete preparare entro venerdì 7 novembre, il giorno delle audizioni per il concerto.»

***

«Quale parte della frase “io non canto” non capisce!?» Urlò con troppa foga Alex.

 



Baci xx
-Aasil


 

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Capitolo 9
*** Solo amici? ***


SOLO AMICI?





«Bene ragazzi, esattamente fra due mesi sarà Natale. In questa occasione verrà organizzato uno spettacolo al Celebrity Theatre. Saranno presenti molti giornalisti, quindi mi auguro che farete del vostro meglio.» Miss. Edwards era seria e parlava con solennità. Quello sarebbe stato il momento perfetto per dimostrare quanto valevo!
«Lo spettacolo sarà suddiviso in due serate. Durante la prima si esibirà la classe di teatro, mentre durante la seconda andrete sul palco voi. Si esatto, non fate quelle facce! Siete qui per questo o sbaglio?» La professoressa era più tesa del solito, la sua espressione non ammetteva indecisioni e ripensamenti. Sentii la mano di Alex, che era seduto al mio fianco, posarsi sul mio ginocchio. Lo strinse dolcemente e mi sorrise. Era passato qualche giorno dalla nostra decisione di essere amici e per il momento le cose andavano abbastanza bene. Lui sembrava felice, io invece soffrivo come un viandante che vede il miraggio di un'oasi nel bel mezzo del deserto. Stargli vicino mi provocava una sorta di assuefazione e ne volevo sempre di più, non riuscivo ad accontentarmi delle attenzioni amichevoli che mi dedicava.
«Come avrete potuto notare la nostra classe si è ridotta da ottanta studenti a sessanta. Coloro che avevano preso sottogamba questa scuola hanno fatto bene ad andarsene. Chi fra di voi non si sente in grado di affrontare questo percorso può uscire anche in questo momento.» Nessuno fiatò. Si potevano sentire i respiri agitati degli studenti che si guardavano intorno per vedere se qualcuno abbandonava il corso.
«In questi due mesi vi ho osservati attentamente e so quali sono le vostre potenzialità e i vostri difetti. Ho lasciato che ogni settimana foste voi a scegliere il brano da eseguire in modo da analizzare il vostro spirito creativo, e devo dire che su alcuni di voi ho le idee molto chiare mentre su altri devo ancora prendermi del tempo per pensare.» Fece una breve pausa di silenzio, la tensione si poteva tagliare a fette.

«Ad ogni modo ora consegnerò ad ogni coppia un fascicolo con tre brani che dovrete preparare entro venerdì 7 novembre, il giorno delle audizioni per il concerto.» Mi girai di scatto verso Alex in preda all'ansia, con la speranza di trovare in lui uno sguardo rassicurante. Al contrario, era nervoso e si rigirava fra le mani l'anello attaccato alla catenina d'oro bianco.
«Miss Edwards ma il 7 novembre è fra una settimana! Come possiamo preparare tre brani in così poco tempo!?» Un ragazzo con le mani tra i capelli biondo cenere tentò di far cambiare idea alla professoressa.
«Brown, Credi di poter lavorare meno di così se entrerai in una compagnia? Sono stata anche troppo generosa a concedervi una settimana. D'ora in poi dovrete impegnarvi molto di più.»
«Sembra quasi uno scherzetto di Halloween questo, non trovi?» Sussurrò crucciata Meredith alla mia destra.
Già, era proprio il 31 ottobre, una delle mie feste preferite, quando ero piccina adoravo travestirmi e bussare alle porte dei vicini per fare “dolcetto scherzetto”. Quell'anno non avevo intenzione di festeggiare però. Alcune ragazze del corso di musica mi avevano invitato ad una festa, ma dopo l'ultima volta non mi pareva il caso di ripetere quell'esperienza.
«Solo cinque delle coppie che sono state formate all'inizio del semestre saranno selezionate per esibirsi da soliste. Tutti gli altri faranno parte del coro e dell'orchestra. Non sarò l'unica giudice, saranno presenti altri quattro professori e cantanti professionisti, quindi cercate di fare una bella figura.» Miss Edwards iniziò ad attraversare le file di sedie e a lasciare ad ognuno di noi un plico di fogli. Dovevamo riuscirci! Io ed Alex dovevamo essere una di quelle cinque coppie.
Aprii il fascicolo, sulla prima pagina c'erano scritti a caratteri cubitali i nostri nomi e sotto il numero che la sorte ci aveva affidato, il 23.
«Oltre ad interpretare la canzone ne dovrete sapere il significato, la storia, gli autori e compositori, perchè vi verranno fatte anche delle domande.»
«Miss Edwards ma perchè non ci ha avvisati un po' prima? Così è impossibile..» Si lamentò Matt dal lato opposto della stanza. Lui e Meredith non si erano ancora chiariti, anche se ogni tanto il rosso lanciava qualche occhiata nella nostra direzione.
«Vi ho già detto che la prova consiste proprio in questo. Quindi basta lamentele e utilizzate ogni momento che avete per prepararvi. La lezione è finita, ora potete andare.» Rimanemmo tutti seduti, curiosi di scoprire che brani ci erano stati assegnati. Sfogliai il fascicolo, il primo era “Smell Like Teen Spirit” dei Nirvana. Impossibile, li adoravo e ritenevo troppo difficile per me riuscire ad interpretare quel tipo di musica, la mia voce era completamente diversa da quella di Kurt Cobain. Nessuno poteva emulare Cobain e fare una bella figura. Lui era una specie di divinità, avvolto da quell'alone di mistero che lo aveva portato ad una morte prematura a ventisette anni. Beh, diciamo che grazie a mio cugino che fin da quando ero piccola mi parlava di Cobain, almeno sulla parte teorica ero preparata e non avrei avuto problemi a rispondere a domande su di lui.
«Cazzo!» Sentii imprecare Alex al mio fianco.
«Cosa c'è che non va?» Girò verso di me la seconda pagina del fascicolo e potei vedere cos'era che lo aveva fatto infuriare a quel modo.
Duetto: “One” un brano di Mary J. Blige con gli U2.
«Qui deve esserci un errore, io suono, non canto!»
Ma perchè diamine Miss Edwards stava cercando di metterci così in difficoltà!? Prima i Nirvana che sono impossibili da interpretare soprattutto da una ragazza, poi un duetto la cui parte maschile è Bono il cantante degli U2! Per non parlare della parte femminile che richiedeva un'estensione vocale eccezionale.
Alex si alzò di scatto e inseguì la professoressa che era già in corridoio. Prima di alzarmi a mia volta girai l'ultima pagina per scoprire il terzo brano ed ebbi una pugnalata allo stomaco. Lì, nero su bianco, potevo leggere quelle parole che spesso avevo tentato di cantare senza successo. Quella canzone era ancora peggio delle altre due, l'avevo sempre adorata, era una sfida per me, una sfida che avevo perso più volte.
La mia voce però era allenata, sapevo di poter raggiungere quelle note altissime, ma imprimere in loro quell'emozione forte tenendo allo stesso tempo salda la voce era uno sforzo immane. Chiusi gli occhi e mi parve quasi di udire la voce sublime di Céline Dion sulle note di “My Heart Will Go On”, dolce e lenta per poi esplodere nel finale, così carico di sentimento ed energia.
Quella era la mia canzone, stavolta sarebbe stato diverso. Mi sentivo più sicura di me, ero cambiata. Non ero più una ragazzina ormai, vivevo lontana dai miei e stavo portando avanti il mio sogno di diventare un'artista. Se Miss Edwards mi aveva assegnato quei brani significava che sapeva che potevo farcela, dovevo farcela.
La professoressa che all'inizio mi era sembrata fin troppo accondiscendente e buona non finiva mai di stupirmi. Si era presa due mesi per studiarci e poi aveva deciso di sconvolgerci in quel modo, e io le avrei dimostrato di poter essere fra le cinque coppie a esibirsi.
Mi diressi in corridoio dove trovai un Alex un po' troppo agitato e una Miss Edwards dallo sguardo severo.
«Quale parte della frase “io non canto” non capisce!?» Urlò con troppa foga Alex.
«Non c'è problema Stevens, se non vuoi quel brano tu e Williams potete direttamente far parte dell'orchestra e del coro senza nemmeno partecipare alle audizioni.»
«Ma nemmeno per sogno! Noi saremo tra le cinque coppie che si esibiranno! Ma non con quel brano!» Era rosso in viso, gli occhi verdi erano spalancati e quasi fuori dalle orbite.
«Williams, fallo ragionare, e quando ci sarai riuscita insegnagli anche a cantare.» Miss Edwards si rivolse a me e poi girò i tacchi per andare in aula insegnanti.
«Alex dai, possiamo provarci..» Appoggiai la mano sul suo braccio, aveva i muscoli tesi e potevo scorgere una vena sul collo che pulsava più del normale.
«Voglio stare da solo!» Scrollò via la mia mano e se ne andò infuriato.

 

 

 

***


 


Passai il pomeriggio ad ascoltare la canzone di Céline Dion e a canticchiarla. Alex mi sconvolgeva, non poteva essere dolce e poi cambiare umore in così poco tempo. Volevo stargli vicino, ma lui doveva permettermelo.
Mi misi a pancia all'aria sul letto e vidi Meredith che sistemava dei libri su una mensola.
«Che ci fai qui? Non esci stasera? E' Halloween!» Staccai l' I-pod per sentire la sua risposta.
«No Chris, non ho voglia di uscire.. Matt mi ha detto di andare a casa sua per chiarire le cose ma non ne ho la minima intenzione.»
«Invece dovresti andarci, hai risentito Sam?»
«Si, abbiamo parlato, riso e scherzato. Non si ricorda niente del nostro bacio.. Chris come faccio ad andare da Matt se penso solo a Sam!?»
«Devi andare da Matt per mettere in chiaro le cose, non per andarci a letto Mer! Ti ricordo che sei in coppia con lui e che tra una settimana dovrete affrontare le audizioni anche voi!»
«Non me lo ricordare Chris!» Tirò i capelli ricci dalla disperazione e si alzò dal letto.
«Vatti a cambiare e poi chiarisci con lui, Mer ce la puoi fare!»
«Tu cosa fai stasera?»
«Niente, non ho voglia di uscire.. Dopo telefono ai miei e poi mi guarderò un film, non horror però.. Li odio.»
«Non mi va di lasciarti qui da sola..» Disse in tono lamentoso la mia amica. Mi misi a ridere e le tirai una cuscinata. Poi la spinsi fuori dalla porta della nostra stanza.
«Mi raccomando, comportati bene Mer.»
«Signor si, signora!»
Dopo che se ne fu andata tornai sul letto e chiamai mia madre. Ovviamente non le avevo detto nulla di quello che mi era successo. Era inutile farla preoccupare. Mi raccontò che il mio fratellino Lucas aveva preso una A a matematica e che era molto bravo a scuola. Poi accennò al fatto che mia cugina Elizabeth si sarebbe sposata di lì a poco.
Sentii bussare alla porta e pochi secondi dopo comparve Alex. Guardarlo era un piacere per gli occhi, la maglietta di cotone a maniche lunghe grigia faceva risaltare ancora di più quelle iridi smeraldine, che erano molto più dolci di quando quel pomeriggio mi aveva trattata a pesci in faccia. Aveva una busta in una mano e un DVD nell'altra.
«Sono venuto per farmi perdonare per essermi comportato da stronzo oggi.» Il mio cuore perse un battito, i suoi cambiamenti d'umore mi facevano girare la testa.
«Non dovresti essere al lavoro?» Suonai più acida di quanto volessi.
«Se vuoi me ne vado..» Fece una faccia da cucciolo bastonato e non potei rimanere seria.
Mi alzai dal letto, pesi la busta di dolcetti e mi diressi verso il salotto e lui mi seguì a ruota.

«Comunque per due settimane non lavoro, la polizia ha fatto chiudere temporaneamente lo Skyfall perchè non era del tutto in regola.»
«E come facevi a sapere che stasera sarei rimasta in casa?»
«Me l'ha detto Meredith.» Fece un sorriso sghembo che mi spiazzò, era talmente bello che mi toglieva il fiato.
«Perchè tu non ti sei travestito?» Chiesi scherzosamente, cercando di distrarre la mia mente dall'incanto dei suoi occhi.
«Nemmeno tu sei travestita..»
«Certo che sono travestita, stasera sembro uno zombie.» Scoppiai a ridere ma lui non fece lo stesso. Avevo i capelli raccolti in una coda scomposta e una tuta troppo grande per me.
Appoggiò il DVD sul divano e poi si avvicinò a me, che ero ancora in piedi con il sacchetto di dolcetti di ogni genere in mano.
«Non dire sciocchezze, sei bellissima.» Mi sistemò i capelli scuri dietro l'orecchio e scatenò in me una serie di brividi, conditi da un rossore ben visibile sulle guance.
«Che film hai preso per stasera?» Chiesi per allentare la tensione.
«Si chiama “La madre”, non è troppo spaventoso.»
«Un film horror?» Dovevo aver fatto una faccia buffa visto che lui rise della mia espressione.
«Dai non fare la bambina, pensavi di guardare un cartone animato la notte di Halloween?» Sbuffai sonoramente e mi sedetti sul divano.
Alex inserì il film e si mise al mio fianco, la tensione e la paura si impossessarono di me quasi subito, mi rannicchiai stringendo un cuscino fra le braccia e sgranocchiando dolcetti.
Era la storia di due sorelline ritrovate miracolosamente vive nella foresta cinque anni dopo la loro scomparsa, avvenuta il giorno dell’assassinio della madre.
Alex stava a distanza di sicurezza da me e questo non migliorava la situazione, sentivo lo stomaco contratto e sottosopra. Quando comparve all'improvviso sullo schermo la figura nera e spaventosa che era appunto “la madre” tirai un urlo a squarciagola e nascosi la testa dietro il cuscino. Percepii allora le braccia di Alex, che mi avvolsero e mi strinsero a sé cercando di calmarmi. I brividi di paura che mi percorrevano furono subito sostituiti da altri brividi, molto più piacevoli.
«Se ti spaventa troppo stacco..» Sussurrò al mio orecchio.
A quelle parole sollevai la testa dal nascondiglio del cuscino e mi ritrovai con il viso a pochi centimetri dal suo. Sentivo il suo respiro fresco infrangersi sulle mie labbra schiuse, i nostri occhi erano incatenati e non avrei potuto distoglierli da quel mare verde nemmeno se avessi voluto.
Lessi nel suo sguardo un attimo di indecisione e poi finalmente colmò quel poco spazio che era ormai rimasto fra noi. In quel momento smisi di sentire la TV, che continuava a sbraitare, il divano, il cuscino, il ronzio del lettore DVD vecchio di secoli. Per me esisteva solo lui, le sue mani che si perdevano fra i miei capelli e la sua bocca che cercava la mia con una dolcezza indescrivibile.
Aveva un sapore buonissimo, come avevo sempre immaginato, percepii il suo piercing che premeva contro le mie labbra e lo trovai estremamente piacevole ed eccitante. Volevo dannatamente sentire la sua lingua intrecciarsi alla mia, ma lui non si decideva ad approfondire quel bacio. Così mi avvicinai di più e gli misi le braccia intorno al collo, cercando un contatto più profondo. Lui prese ad accarezzarmi la schiena e sospirò, poi finalmente trasformò quel bacio casto in qualcosa di più. Tutte le mie terminazioni nervose erano impazzite, ovunque mi toccasse percepivo un fuoco nuovo, mai provato prima nella mia vita. Mi resi conto in quel momento che nessuno mi aveva mai dato un bacio come quello. Era intenso al punto di farmi girare la testa, non ne avrei mai avuto abbastanza. La sua barba corta e ispida sfregava contro il mio viso e mi rendeva sempre più insaziabile delle sensazioni che mi donava. Una senso di calore iniziò a dispiegarsi da dentro di me, mi sentivo letteralmente bruciare.
Mi attirò su di sé e mi ritrovai a cavalcioni su di lui, mi premeva contro di sé come se avesse paura che potessi andarmene da un momento all'altro.
«Andrò all'inferno per questo.» Sussurrò roco per poi avventarsi di nuovo su di me.
«Perchè?» Riuscii a dire tra un sospiro e l'altro. Non sembrava nemmeno la mia voce, traboccava di lussuria ed era flebile e incrinata. Non ero sicura di voler sentire la sua risposta, che infatti non arrivò. Mi sarei occupata dei suoi misteri un'altra volta, volevo solo sentire ancora il suo sapore, così tornai ad immergermi in quella danza di lingue, di mani e di cuori.




Buon pomeriggio a tutti voi!
Ho una comunicazione da farvi, è iniziata l'università e mi trovo in un momento di grande blocco creativo.. Non riesco proprio a mettere due parole in fila :( 
Per questo motivo il nuovo capitolo non è ancora pronto e quindi non ci saranno le solite anticipazioni di fondo..
Mi dispiace tanto, non so cosa mi stia succedendo, ma mi impegnerò al massimo per farvi avere un capitolo la prossima settimana. Cambierà il giorno di pubblicazione perchè purtroppo il lunedì, martedì e mercoledì non sono mai a casa e quindi non ho il tempo di scrivere e pubblicare. Spero quindi di poter aggiornare giovedì o al massimo venerdì prossimo.
Se avete dei suggerimenti da darmi per sbloccarmi da questo momento di vuoto mi farebbe molto piacere ♥
Statemi vicini perfavore :(

Baci

 

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Capitolo 10
*** Alex ***


ALEX




POV Alex

 

Mi rigirai nel letto scosso da un brivido, le immagini di ciò che avevo fatto continuavano a girare nella mia mente. I suoi occhi così profondi e scuri che mi guardavano quasi imploranti di concederle quel bacio che da tanto desiderava, le sue guance arrossate, il suo respiro agitato..
Mi ero lasciato trascinare in una cosa più grande di me, non avrei dovuto permetterlo. Se non fosse entrata Emily scossa dal pianto a interromperci, probabilmente avrei reso mia Chris su quel divano, e lei non si sarebbe opposta. Sentire le sue mani dolci su di me, il suo accarezzarmi come se fossi la cosa più preziosa del mondo mi avevano fatto sentire completo e finalmente in pace con me stesso.
Quella pace però era durata poco e in quel momento nel letto, da solo con la mia coscienza, analizzavo tutti gli errori commessi dal primo all'ultimo.
Tenevo abbastanza a Chris da non poter permettere che quell'episodio potesse in qualche modo compromettere le audizioni, la musica era il suo sogno.
Come potevo aver percepito che baciarla fosse la cosa più naturale da fare?
Chris era la la sosia, la fotocopia esatta della mia Chris.
La mia Christal.
Stessi capelli ondulati fino alla spalla, stesso naso all'insù, stesse guance piene e rosee, stesso profilo morbido della mascella, stessa altezza e quasi lo stesso nome. Solo gli occhi erano diversi, quelli di Christal erano dello stesso colore dei miei.
Come potevano esistere due ragazze completamente identiche? Come potevo averle conosciute entrambe? Questo mistero me lo sarei portato dentro per tutta la vita, qualcuno lassù mi aveva inviato una punizione per ciò che avevo fatto.
La prima volta che avevo visto Christine era stata una pugnalata in pieno petto. Avevo tirato fuori la parte peggiore di me per tenerla lontana, per proteggerla, ma non era bastato.
Era testarda, non sapeva in che situazione si stava gettando a capofitto. Come potevo arrendermi al desiderio bruciante che avevo di lei, se ogni volta che la guardavo mi ricordava in qualche modo Christal?
Col tempo avevo iniziato a notare delle differenze fra loro, il modo in cui Christine si spostava i capelli dietro l'orecchio, oppure come arricciava il naso quando qualcosa non le riusciva. Era anche più forte caratterialmente, mi aveva stampato uno schiaffo sonoro in faccia per non darmela vinta, mentre Christal non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
Uguali ma diverse, mentre assaporavo le sue labbra i miei pensieri non avevano nemmeno lontanamente sfiorato Christal, perchè tutto ciò che volevo era lei, lei in carne ed ossa. Lei Christine Williams.
Perchè mi ero trovato in quella situazione? Sarei dovuto fuggire da quella casa appena l'avevo vista. Mi ero ripromesso che non le avrei permesso di entrare nella mia vita e invece lei aveva preso a sassate la mia barriera e l'aveva distrutta. Era entrata nel mio cuore senza che me ne accorgessi. Come mi sarei comportato l'indomani quando avremmo dovuto provare le canzoni insieme? Decisi che dormirci su era l'unica soluzione, quindi mi sforzai con tutto me stesso di rilassarmi e mi addormentai con il viso sorridente di Christine nella mente.

 


***


 

Avevo impostato la sveglia all'alba in modo da uscire prima che lei si svegliasse e mi venisse incontro raggiante.Volevo stare un po' da solo, lontano da lei, anche se sapevo che questo l'avrebbe ferita.
Salii sulla mia auto scura parcheggiata davanti al nostro appartamento e partii senza una meta.  
Guidavo e sentivo la tensione aumentare mano a mano che i kilometri mi separavano da Chris, la volevo con tutto me stesso anche se sentivo che era sbagliato.

Averla vista in quelle condizioni al club Skyfall aveva scatenato in me una reazione che non riuscivo ancora a spiegarmi del tutto. Sentivo che lei era solo mia, nessuno poteva toccarla, e vederla subire le violenze di quel bastardo mi aveva accecato dalla rabbia.
Parcheggiai davanti al cimitero di Tucson, la forza dell'abitudine mi aveva portato lì ancora una volta. Scesi e percorsi il sentiero fra le lapidi, era un ambiente curato, l'erba era tagliata di fresco e su ogni pietra sepolcrale spiccavano fiori colorati. Mi sedetti su un grosso sasso levigato vicino a Christal.
«Come stai sorellina?» Sussurrai come se potesse sentirmi.
Mi era capitato spesso di confidarmi con lei, anche se ormai non potevo più ricevere alcuna risposta. Le raccontai di come andavano le cose a Phoenix e le parlai di Christine.
Christal era stata una bravissima pianista, ma sapeva anche cantare. Viveva per la musica e io dopo la sua morte avevo deciso di inseguire il suo sogno. Lei era l'unica persona di fronte alla quale riuscivo a cantare, forse perchè era nostra abitudine farlo fin da quando da piccoli nostro padre ci lasciava soli ogni notte per spassarsela con i suoi amici o con qualche prostituta.
Non sarei mai stato in grado di affrontare un palco e soprattutto di affrontare Christine, perchè cantare davanti a lei avrebbe evocato sensazioni troppo dolorose che ormai erano anni che tentavo di reprimere.
Sulla tomba di Christal c'era un mazzo di tulipani ormai appassiti e marcescenti che avevo portato io due settimane prima. Quel giorno non avevo portato fiori nuovi perchè non era in mio programma farle visita e, ovviamente, nostro padre non si era preoccupato di cambiarli. A lui non importava di niente e di nessuno.

Avvocato di grande fama, pensava solo alla sua carriera e ai suoi divertimenti. Lo odiavo da quando avevo ricordi. Passai una mano sulla foto della mia sorellina per togliere la polvere che la offuscava e poterla osservare.

Era doloroso guardarla con lo scopo di trovare qualcosa di nettamente diverso da Chris, qualcosa che alleggerisse il macigno sulla mia coscienza.
Era nata un anno prima di me, e per la poca differenza di età eravamo cresciuti insieme, il nostro legame sembrava indissolubile fino a quando la sua vita era stata spezzata.
Spostai lo sguardo sulla lapide accanto. Era quella di Hanna Becket, la donna che ci aveva partoriti ma che non avevamo mai conosciuto veramente, per causa mia.
Morta di parto all'età di soli venticinque anni, i dottori avevano dovuto decidere se salvare me o lei e per mia sfortuna avevano scelto me.
Se non fosse morta probabilmente la mia famiglia sarebbe stata molto più felice, e mio padre non sarebbe diventato odioso e menefreghista.
Presi il taccuino dalla tasca della camicia a quadri blu che indossavo e iniziai ad appuntare qualche frase senza senso, lo facevo sempre, mi piaceva pensare che quello fosse il modo in cui Christal parlava con me. Quel giorno però la mia sorellina era silenziosa e le uniche parole che riuscii a scrivere furono rivolte a Christine. Descrissi i suoi occhi, di un marrone scuro come il cioccolato fondente, della luce di vitalità che brillava sempre nel suo sguardo quando incrociava il mio.
Mi mancava, era appena mezzogiorno e avevo una voglia insaziabile di vederla. Continuai ad appuntare i miei pensieri sul taccuino, a volte nel migliore dei casi si trasformavano in canzoni che non avrebbe mai cantato nessuno.
«Cosa devo fare Chris?» Le chiesi, usando quel diminutivo che le rappresentava entrambe. Strinsi nel pugno l'anello che mia nonna le aveva regalato per i suoi diciotto anni e trovai la forza di alzarmi.
Dovevo provarci, dovevo riuscire a stare vicino alla ragazza di cui mi stavo innamorando senza rovinare tutto come al solito. Questa volta avrei combinato qualcosa di buono, era impossibile che la mia vita fosse un completo fallimento.
Mi fermai a mangiare in una tavola calda prima di rimettermi in viaggio per tornare a casa. La cameriera era un'avvenente ragazza sulla ventina, aveva i capelli dorati e un bel paio di occhi azzurri, per non parlare del decolté davvero niente male. Perchè pur essendo così bella non riusciva a scatenare niente in me? Se mi fossi innamorato di una come lei forse sarebbe stato tutto più semplice, ma io non avevo mai amato le cose facili. Complicarmi la vita era da sempre una delle mie più grandi passioni. Risi amaramente di questa osservazione mentre ancora fissavo la cameriera, e lei mi lanciò uno sguardo ammiccante di rimando.
«Desideri qualcos'altro?»Mi chiese in modo avvenente. Era la tipica ragazza per cui Sam avrebbe perso la testa, era sempre stato attratto dalle ragazze-barbie senza quoziente intellettivo e io lo avevo sempre preso in giro per questo. Emily era l'ennesima oca con cui aveva tentato di stabilire una relazione stabile ma gli era nuovamente andata male. Se continuava a concentrarsi sull'aspetto puramente fisico non sarebbe mai riuscito ad essere felice. Ma chi ero io per giudicarlo? L'unica ragazza per cui avevo provato una vera attrazione era uguale a mia sorella..
Mi accorsi che la cameriera era ancora lì a fissarmi e le risposi prima che pensasse che volevo davvero uscire che lei.
«Il conto, grazie.» Abbassò lo sguardo, forse in imbarazzo, e tornò pochi secondi dopo con lo scontrino.
Il viaggio di ritorno durò più del previsto, c'era un grosso incidente sull'autostrada e rimasi fermo nell'ingorgo per più di due ore.
Quando rientrai in casa fui colto dal profumo di carne alla griglia, e vidi Sam in cucina.
«Cosa ci fai qui? Ti sei riappacificato con Emily?» Dissi confuso.
«Ieri sera mi sono comportato da stronzo. Oggi sono venuto a riparlarle e abbiamo fatto un accordo, ma non stiamo più insieme.»
«Mi dispiace Sam.» Era il mio migliore amico e mi pareva il minimo consolarlo anche se non approvavo per niente Emily.
«Non preoccuparti, è meglio così. Ho capito che lei non faceva per me, sono un po' confuso sui miei sentimenti al momento..» Finì la frase in un sussurro.
«C'è un'altra ragazza per caso?» Ero abbastanza sconcertato, in passato aveva fatto passare mesi se non anni fra una relazione e l'altra.
«Non lo so ancora Alex.. Ma dove sei stato tutto il giorno? Ti avrò chiamato cinquanta volte!»
«Avevo lasciato il cellulare a casa e volevo stare per un po' da solo..»
«Sei andato a trovarla?» Sam mi conosceva come le sue tasche e io sapevo benissimo a chi si riferisse.
«Si..»
«Stai bene?» Non lo sapevo nemmeno io.
«C'è Chris?» Evitai la sua domanda, ponendogliene un'altra che mi interessava molto di più.
«Si è nella sua stanza, è tutto il giorno che ti cerca.»
«Sono contento che tu sia tornato a vivere qui Sam, stare da solo con tre donne non è stato facile.» Scoppiò a ridere e mi dette un pugno sulla spalla in modo amichevole.
«Comportati bene con lei.» Annuii e mi diressi verso la sua stanza.
Prima di entrare mi fermai davanti alla porta, immobile e indeciso, come al solito. Sentii la sua voce, stava cantando “My heart will go on”. Il suo timbro era totalmente diverso da quello di Christal, aveva delle sfumature più calde e particolari che rendevano la sua voce speciale e più bella di qualsiasi altra avessi mai sentito.
Bussai ma non ebbi risposta, così entrai con cautela. Chris era seduta a gambe incrociate sul letto, aveva gli occhi chiusi e le cuffie nelle orecchie, non si era accorta di me.
Mi beai di quella visione e capii che la ragazza che avevo di fronte era unica e totalmente diversa da mia sorella, anche se le assomigliava fisicamente.
Aprì gli occhi e lessi la sorpresa nel suo sguardo, che fu subito sostituita dalla rabbia. Strappò le cuffie dalle orecchie con foga e venne verso di me con fare accusatorio.
«Tu, brutto stronzo!» Mi prese a pugni e io non potei che sorridere di quella sua reazione. Era così carina quando si arrabbiava, sembrava una gattina infuriata. Le bloccai le mani con facilità e la avvicinai a me, arrossì subito e il mio sorriso si ingrandì ancora di più. La baciai, per la seconda volta, lasciai andare i suoi polsi e l'abbracciai. Lei si appoggiò al mio petto e si rilassò, era così minuta e dolce, si aggrappò alla mia maglietta come se quasi le mancasse la terra sotto i piedi. La strinsi più forte per farle capire che ci sarei sempre stato, che non l'avrei mai abbandonata. Le passai una mano fra i capelli morbidi e fui circondato dal suo profumo di vaniglia. Mi sentivo completo come se ogni parte di me avesse trovato il suo posto, e finalmente felice.





Buon pomeriggio, vi ringrazio per il sostegno che mi avete dato e per l'aiuto nel ritrovare l'ispirazione. Citando la dolcissima 
emmegili:"In fondo è questo il bello della scrittura".
Sono felice di essere riuscita ad andare avanti, voglio portare a termine questa storia, perchè ormai fa parte di me.
Dire che vi adoro tutti dal primo all'ultimo è riduttivo, grazie per le recensioni, per aver messo la mia storia fra le seguite/preferite/ricordate e grazie anche per le letture silenziose! ♥
Ci sentiamo venerdì prossimo !! 
Bacioni
Aasil

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