What i really want. di Ery_chan (/viewuser.php?uid=55223)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo : La quiete dopo la tempesta o viceversa? ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo : Sono pazzo. ora ne ho le prove. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo : Un'eco dal passato : Il ritorno di Annon ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto : La vendetta è un piatto che va consumato freddo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto : Particolari ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto : Le disgrazie non vengono mai da sole ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo : La vera natura dell’ Yi zhen feng ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo : Il mio obiettivo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono : La sfida (prima parte) ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo : La sfida (Seconda Parte) ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo : Per orgoglio ... o ... forse ... ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo : Lui e l'altro, l'accoppiata maledetta verso la Cina (Prima Parte) ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta verso la Cina. (seconda parte) ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo : Cina in vista! ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo : Il villaggio delle donne di polso , attenti alla Matriarca! ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedicesimo : Prendimi Fanciulla! Ranma-chan Vs La Matriarca ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo : La quiete dopo la tempesta o viceversa? ***
What
i really want.
Era
da tempo che non tornavo con una fiction di su Ranma ½ .
Seppur sia passato
tanto tempo non ho affatto perso la mia passione per
quest’anime/manga, né per
la scrittura e sono tornata dopo ‘L’onda
Perfetta’ e ‘Seven days for you’ che
paiono ormai preistoriche, con una nuovissima long fic tutta per voi.
Premetto
che è un’introspettiva e quindi racconta la
vicenda dal punto di vista di
Ranma/Akane, capitolo per capitolo, l’ho trovato un modo
migliore per
rappresentare al meglio i sentimenti e le sensazioni dei personaggi
all’interno
della vicenda che seguirà [Attenzione è un rating
V.M. , seppur non ci siano
scene esplicite, ho preferito catalogarlo in questo modo, si sa
mai]. Ps. Se avete domande o problemi sulla fic, o da segnalarmi altro,
sarò felice di rispondere ai vostri commenti
in questo forum N di Nibunnoichi
dove c'è la mia cartella dedicata alle recensioni.
Vi auguro
una buona lettura quindi, al prossimo capitolo.
Capitolo
Primo : La quiete dopo la tempesta o viceversa?
Ssh.
L’uggiolare del vento quieto tra i capelli.
Incute forse timore ascoltare il riverbero di quest’urlo?
Udito teso, sin
troppo. Braccia incrociate dietro la nuca, a sorreggere il peso
eccessivo del
capo. Stanotte paiono pesanti anche i pensieri. Ed è il
tetto, come ogni sera
da due anni a questa parte ad accogliermi come
‘pensatoio’. Rifugio del mio
silenzio. Socchiudo le palpebre, godendomi me con la notte,
stringendomi nel
suo abbraccio più che posso, come un moccioso.
Ennesimo
litigio. Ennesimo errore, mio ovviamente.
Dove sbaglierò mai, me lo sono sempre chiesto senza trovare
risposta.
Screanzato. Stasera me l’hai detto così tante
volte che nemmeno mi sono sprecato
a contarle. Sospiro, la gabbia toracica che sale e scende. Il battito
cardiaco
che si muove in perfetta simbiosi col mio stato d’animo.
Incazzato o nervoso è
la stessa cosa, non mi calmerò prima di domattina. Quella,
è sempre capace di
rendermi le giornate pessime. Distorco le labbra appena. Non riesco ad
abituarmi all’idea d’essere il
‘fidanzato’ di una mocciosa. Toh, figuriamoci
che il più delle volte è lei che da del bambino a
me. Potrei anche considerarla
un fardello noioso se soltanto io…
Piego
gli avambracci contro il capo, tentando di
coprirmi la faccia, pressandola a più non posso per
distogliere quel pensiero
scomodo dalla testa. Hai mai pensato a lei come qualcosa di
‘più’?. Questo mi
dice la testa, incessantemente. No e poi no, questa è la mia
risposta. Sempre.
C’è chi direbbe che mento a me stesso,
c’è chi direbbe che dovrei essere ligio
al mio ‘dovere’ di ‘fidanzato’.
Dovere di cosa? Ho forse scelto io di esserlo?
No. Dannazione. Mi sollevo completamente, stanco di delirare sempre e
solo su
di lei. Uno schema fisso sin da troppe ore . Non riesco a togliermi
dalla testa
quella faccia da schiaffi che si ritrova quando mi sodomizza. Raccolgo
le gambe
al petto, andando ad incrociare gli occhi contro il naso per osservare,
di
nuovo, quel cerotto postovi sopra. “Oramai sei
un’abitudine pure tu, eh amico
mio?” Perfetto. Sto
familiarizzando
con un cerotto. “Certo Ranma, chiamiamo pure bende e tutto il
resto per fare un
comizio tutti assieme”. Dei sto impazzendo seriamente, ho
bisogno di una
vacanza, di relax, di un … bagno, ecco si. Quello.
Porto
la mia ‘carcassa’ o quello che ne rimane oggi
presso il bagno, sembrano lunghe anche le scale stanotte. Chiudo gli
occhi,
evitando di scivolare ancora sull’argomento
‘Akane’, ecco, ma sono un cretino
allora. Scuoto la testa aprendo la porta e richiudendola dietro di me
di
scatto, odio pensarci. L’acqua scorre, m’immergo
completamente sino al naso.
Ecco, ora sto un pochino meglio. L’unico imbecille che alle
tre del mattino si
fa un bagno sono io, ovviamente. Ho voglia di restare un pochino con me
stasera, solamente. Poggio indietro il capo, sulla superficie della
vasca. “Mh”
non faccio in tempo a chiudere gli occhi che un tonfo sordo mi
risveglia dalla
‘relax-mission-impossible’.
“Cosa
c’è ora?” m’affaccio dalla
finestrella, tanto
per rendermi conto della situazione. Chiedo troppo se
‘tento’ di farmi un
misero bagno? Nemmeno questo ora? La parola ‘Ranma’
e ‘Rilassarsi’ nella stessa
frase stonano come ‘Ryoga’ e ‘vittoria
contro di me’. Poggio il braccio sul bordo
della vasca, ho capito. Mi sollevo completamente avvolgendo
l’asciugamano
contro il corpo. Non c’è pace in questa casa.
Apro
la porta, lentamente, solamente per rendermi
conto di non essere l’unico deficiente sveglio. Happosai sta
rientrando dalla
battuta di ‘caccia’ notturna. Quel vecchio
feticista maniaco pervertito, bleah.
Quanti anni avrà per fare certe cose? 340 o giù
di li? Sono sempre dell’idea
che abbia lasciato casa nel cretaceo. Intanto mi smuovo per rientrare
in
camera, si sa mai, quel rimbambito potrebbe mettersi in testa di farmi
provare
uno dei suoi reggiseni anche a quest’ora. Piano, piano. Passo
dinanzi la camera
di Akane. E’ semi aperta, non ci faccio troppo caso,
semplicemente passo. Se
solamente non avessi sentito quel
“Ranma…” pronunciato a
denti stretti, io, da povero scemo ovviamente non
so farmi i cazzi miei. Mi addentro come un ladro in camera sua,
ripetendomi
mille volte la stessa cosa – se mi scopre sono morto, se mi
scopre sono morto-
ma che diavolo ci sono entrato a fare allora?
“Ranma…”
ancora. Vuoi vedere che mi sta sognando?
Sulle labbra mi compare un sorrisetto piuttosto sornione, prima fa la
difficile
e poi. Mi fermo. Un sottile filo di luce s’intromette ad
infastidirle il sonno,
muove di poco le labbra e il polso, ora sollevato di poco vicino al
capo,
smuovendosi sotto le lenzuola. Deglutisco appena. Per un attimo avevo
pensato
si fosse svegliata, fantasie mie.
Avanzo
ancora un po’, parandomi tra finestra e
letto. Non troppo vicino, si sa mai, ho imparato da ‘equivoci
passati’ a stare
lontano da quel letto. “Ranma sei uno scemo deficiente
cretino…mhhh…”. Ti
pareva. Un espressione indecifrabile m’è appena
passata dinanzi alla faccia,
pure quando dorme sogna di insultarmi?
“Kawaiikune”
esordisco basso, semplicemente, prima
di voltare i tacchi per andarmene. “Aspetta” la
voce di lei mi sorprende
nell’oscurità della stanza.
“C…Caz…” , mi volgo a
moviola, pregando tutti i
santi che fosse solo la mia immaginazione. Rimango invece sorpreso,
anzi,
annichilito da lei. “A…Akane?” ha
spostato il lenzuolo dalle gambe,
distendendosi completamente sul letto, facendomi uno strano gesto con
l’indice
verso di sé. “Su, vieni…” mi
intima con un accento ‘stranamente’ sensuale.
Reclino di poco il capo senza capire a cosa alluda, nah, quella non
è Akane – è
un alieno che le somiglia.
“C…cosa
c’è?” possibile che io sappia solamente
balbettare frasi insensate e rimanere in piedi come uno stoccafisso,
mezzo nudo
dinanzi a lei? Per la cronaca ‘il mezzo nudo’ mi
era sfuggito. Arrossisco ora,
pesantemente anche. “Come cosa c’è? Sai
… il letto è così grande per una
persona sola… vieni a farmi compagnia?” Oddio. In
questo momento non saprei
dire dov’è arrivata la mia bocca o di che dannato
colore è diventata la mia
pelle, so soltanto che sto cominciando a provare un intenso senso di
vertigine
misto al divampare d’un fuoco inesistente, laggiù?
Oh dei. Sto svalvolando, mi
è parso che ‘lei’ mi stesse invitando
‘nel suo letto’, sono impazzito, prima
parlo coi cerotti, ora ho le visioni.
L’unica cosa che si sposta di me sono le iridi
che ora, lentamente
scivolano dal volto di lei sino alle gambe, non volutamente.
D…da
quando ha delle gambe così…così. Ranma
maledizione! Oddio, l’influsso del vecchiaccio. Porta
scarogna un pervertito in
casa. Serro le palpebre immediato. Non guardare su. “Eddai,
non farmi insistere
Ranma, vuoi che venga a prenderti?” continua con
quell’ardire nel tono che mi
fa…mi fa…mi fa… ahò, il
disco! Scuoto la testa energicamente più volte. Non
è
possibile, non è lei. “Akane ma mi dici
cos’hai?” inarco le sopracciglia
scaldandomi appena. Lei si solleva, s’avvicina. Oddio. Troppo
vicina. La sua
mano si posa sul mio volto, sulla guancia precisamente, cominciando a
scendere
lentamente. Scappa, scansati fai qualcosa perdiana, no, morto. Rimango
qua
davanti come imbalsamato dal suo tocco. Si avvicina al lobo destro
dell’orecchio, soffiandoci dentro appena. Un brivido mi
devasta la spina
dorsale in un lampo, contribuendo al rizzarsi immediato del codino
dietro la
nuca … e oserei dire, assieme a
‘qualcos’altro un po’ più in
basso’.
Deglutisco. Mi sembra d’ingollare un macigno piuttosto che
saliva. Sudorazione
all’eccesso, ho l’impressione che tra poco dovremo
spostarci in gondola qua
dentro, il muscolo cardiaco che prende a battere
all’impazzata. Oddio un
infarto, lo sento. “Allora? Devo chiederti esplicitamente di
fare l’amore con
me?” ecco. Presente il suono dell’apparecchio
ospedaliero che controlla i
battiti cardiaci? Ecco. Il mio in questo momento è
decisamente piatto. Secondo
me mi è appena preso un infarto.
“A…a…a…” si
domani. Se vado avanti di questo
passo contribuirò all’invecchiamento di Akane
seduta stante. Indietreggio di un
passo appena. “Che hai detto?” No, devo avere
qualche serio problema di udito
perché, oddio, dov’è che sta mettendo
la mano? Ma perché cavolo non mi muovo
io? Semplicemente il mio ‘corpo’ non ne ha voglia.
“Non
mi rispondi, scemo?” mi sussurra sorridente
tirandomi per la mano verso il letto. “A…Akane che
stai dicendo? N…non
posso…n…non
poss…possiam…” finisci la frase su.
Mai, la bocca pare aver perso
saliva in modo improvviso. Acqua? “Ranma, certo che possiamo,
sei il mio
fidanzato no?” Io annuisco. COSA? Ma sono rimbecillito
completamente?
“No.”
Mi salvo in corner distaccandomi dalla sua
presa. Il sorriso sulle sue labbra muore, mentre gli occhi le divengono
lucidi.
“Non sono abbastanza per te?” l’osservo
silente, riesce a mantenere quell’alone
estremamente sexy anche dietro le lacrim…no, remake, io ho
appena definito quel
cetriolo di Akane ‘sexy’? Sono decisamente divenuto
pazzo. Domani credo che
andrò dal dottor Tofou per un controllo di vista, udito,
tatto e tutto il resto
: anzi, un check up completo. Se mai ci arriverò a domani
intero.
“N…non
è…cioè…che tu non
sei…ma noi…” buonasera,
tanto, per me esprimere un concetto che abbia senso compiuto in una
situazione
simile è del tutto fuori discussione. Akane torna in te ti
prego, oddio ma puoi
anche rimanere così eh. Due pensieri contrastanti,
decisamente. “Smetti con i
ma… io ho voglia di te” mi seduce nuovamente,
stavolta senza darmi tempo di
ribattere, scivola con le labbra direttamente sul collo. E qui, signori
io vi
saluto. Amen. “N…non…” chiudo
gli occhi, so fare solamente questo, desidero con
tutto me stesso che continui quel che ha cominciato se non
fosse…
“Ranma,
dannazione! Vuoi stare li immobile come uno
stoccafisso tutta la notte?” scuoto il capo, osservando
dinanzi a me un’Akane
piuttosto incazzata che mi guarda furibonda. Oh my, era solamente LA
MIA
IMMAGINAZIONE? Mi sono fatto un viaggio epocale solamente passando
davanti alla
sua porta? Le mie labbra si distorcono in una smorfia di delusione. Lo
dicevo
io che quel maniaco di Happosai aveva influssi negativi. “Eh?
Ma che vuoi che
me ne freghi … non verrò di certo a letto con
te” ma che cazzo ho detto?
Lei
mi fissa scioccata. “Ma chi ti ha chiesto di
venire a letto con me! Brutto maniaco depravato porco
maiale!” e come al solito
una miriade di oggetti non identificati volano fuori dalla stanza, si,
signori
anche alle tre del mattino Akane sa essere una rompiscatole di prima
categoria.
Scappo a gambe levate rintanandomi in camera. Mi sarei schiaffeggiato
all’infinito per quell’immensa figuraccia. Ecco,
direi che è meglio dormirci
sopra.
Due
ore dopo.
Non
è possibile. Non riesco ancora
a dormire? Non riesco a togliermi dalla testa
quell’immagine, quelle labbra, quella…quella.
Oddio vi prego datemi un cazzotto
in testa ma dove sono Kuno e company quando servono? Mi rigiro nel
letto
insistentemente. Non è da me fare ‘certi
pensieri’ su ‘Akane’ per giunta. Ci
deve essere di mezzo qualche intruglio di Happosai importato dalla
Cina, non
c’è altra, logica spiegazione. Oppure devo
assolutamente farmi curare da un
medico bravo. Dormi Ranma, dormi. Non ci riesco, non ci riesco. Serro
le
labbra. Perché non esiste un modo per spegnermi la testa
maledizione?
Fine
Primo Capitolo.
Vi
ho lasciato un po’ d’amaro in bocca? Eheh. Beh,
se volete sapere come continua non vi resta che leggere il capitolo
successivo,
aggiornerò molto presto. Sayou.
|
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Capitolo 2 *** Secondo Capitolo : Sono pazzo. ora ne ho le prove. ***
What i really want.
Grazie
a :
Nia_chan,Gabrychan,Rakiy,Mikamey,Cichilina,Fallenstar,Akane25,RobbyKiss,TigerEyes
e Lady K. per aver
commentato. Sono
contenta che vi sia piaciuto il primo capitolo e spero che la storia
continui a
rimanervi ‘simpatica’ anche nei prossimi capitoli.
Intanto, buona lettura.
Capitolo
Secondo : Sono pazzo. Ora ne ho le prove.
E’
mattino. Oserei dire , finalmente. Non so
esattamente dove mi arrivino le occhiaie. Chi ha dormito stanotte? Mio
padre
sicuramente, dacché tutto estasiato si è messo
‘stranamente’ a compiere strani
kata mattutini in giardino.
Io
mi ritrovo, come ogni santa mattina a questa
parte, seduto centralmente al tavolinetto disposto nella zona
‘cibo’, come la
chiamo io. Lo sguardo, decisamente basso. Vorrei seppellirmi. Mi
guardano
tutti, chissà perché. Una vena, comincia a
pulsarmi tremendamente sulla fronte.
“Sentite, sono forse un fenomeno da baraccone?”
commento acido, mentre gli
occhi del resto della famigliola Tendo sono tutti puntati verso di me.
“Ranma-kun,
sembri così stanco. Hai avuto qualche
problema stanotte?” chiede cortesemente Kasumi, lasciandomi
scivolare sul
piatto altro riso, per pietà, diciamolo. Sembro un cadavere
stamattina.
Rispondo con un cenno di diniego del capo. Non ho voglia di parlare
‘della mia
notte’. Ecco che giunge anche quel vecchiaccio di Happosai
che comincia con le
sue solite richieste insane. “Puoi provare questo vero? Sono
sicuro che ti
starebbe benissimo farfallina mia” distorco le labbra in
un’espressione
piuttosto schifata. Farfallina mia? “Zitto
vecchiaccio” emetto piuttosto
alterato, sferrandogli un cazzotto in pieno volto. Devo sbrigarmi a
mangiare,
non ho voglia di incontrare Akane oggi, dopo la cazzata che ho detto
stamattina
sarebbe capace di frantumarmi vivo. Mi sollevo, chinando appena il
capo. “Gomen
ne, io vado”. Prendo
baracche e
burattini uscendo velocemente dalla stanza.
“Ranma”
la voce di Soun tuona imperiosa nella
stanza. Oddio. Ha scoperto tutto, sono morto. Serro le palpebre,
preparandomi a
ricevere una scarica di ceffoni, quando invece mi porge il pranzo
amorevolmente. “Tieni. Te ne stavi dimenticando”
squittisce con gli occhi
scintillanti. Che hanno tutti oggi? Sono pazzi? Scuoto il capo,
afferrando il
contenitore del pranzo. Ora posso andare? Grazie.
“Akane
dov’è?” mormora Nabiki, spezzando le
bacchette della colazione. Io deglutisco, tentando di svignarmela.
“Ranma tu
sai qualcosa?” ecco, afferrato al lazo dalle parole di quella
fissata. Potevi
stare zitta? Non sono la sua guardia del corpo, che ne so
dov’è Akane. Vorrei
rispondere così ma, nell’istante in cui apro la
bocca per emettere un
qualcosa,eccola che compare all’ingresso, lanciandomi uno
sguardo che non
promette nulla di buono. Quando incontro i suoi occhi, immediato, tento
di
distogliere la visuale repentino. Guardarla mi ricorda…mi
ricorda. Oddio no, vi
prego. Ecco di nuovo quell’immagine che mi assalta la mente.
Arrossisco
nuovamente, in modo involontario. Devo uscire di qui, prima che quella
racchia
vuoti il sacco.
“A
dopo” proferisco spiccio, filando verso
l’ingresso come un pazzo. Ho il respiro appesantito, anche
troppo. Perché
capitano tutte a
me? “Ranma” eccomi
chiamato in causa nuovamente. E’ lei, posso sentirne lo
sguardo posato sulla
mia schiena, decisamente tedioso. Presente il marchio che pongono alle
bestie
nei ranch? Ecco, in questo momento è come se un marchio
incandescente mi stesse
flagellando la pelle. “Cosa?” rispondo basso, molto basso, quasi inudibile nel
tono. “Niente”
secca, mi aggira sollevando il capo piuttosto adirata. Ci credo, con la
proposta che le ho fatto ieri sera anche Ukyo o Shampoo mi avrebbero
ignorato.
Uhm, no, non ci giurerei. Devo chiederti
esplicitamente di fare l’amore con me? Ah. Basta.
Quella frase. Sbarro gli
occhi, tentando di levarmi quel disco rotto dalla testa. Niente. Ho
l’impressione che sarà una giornata molto lunga.
Il
percorso da casa a scuola non mi è mai parso così
lungo. Lei che cammina distante da me di qualche metro. Io che tento di
tenermi
in equilibrio sulle inferriate della recinzione. Tutto normale, od
almeno così
sembrerebbe. Il mio sguardo cade sulle sue gambe, involontariamente,
s’intenda.
Da stamattina non riesco a togliermela dalla testa, quel lenzuolo che
scivolava
la sopra, con una lentezza esasperante e … e…
Basta maledizione! Perdo
l’equilibrio cadendo dall’altra parte della
recinzione. Ecco, ci mancava solamente
che mi trasformassi in ragazza proprio ora.
“Oggi
sei strano lo sai?” la voce di lei blocca le
mie azioni di risalita in un batter d’occhio. La fisso,
mentre la frangetta
cremisi mi ricade dinanzi agli occhi confusa. “Bah, lasciami
in pace” rispondo
con stizza, sollevandomi e tornando finalmente coi piedi per terra, in
entrambi
i sensi. Certo, è stupido pensare Akane come qualcosa di
differente da un
maschiaccio. Si ferma, aspettando che io mi avvicini volontariamente.
Mi
blocco. “Che c’è?” la fisso
piuttosto interrogativo, dal mio punto di vista che
ora s’è abbassato alla sua altezza.
“Cosa ci facevi stanotte in camera mia?” mi
domanda curiosa, stranamente, il suo volto non è
più traversato dalla rabbia.
Porca miseria. Colpito e affondato in meno di cinque secondi da una
stupida
domanda. “I…io, avevo, cioè sentito il
tuo…tu che dicevi che…” abbasso lo
sguardo, tentando di evitare il contatto diretto con gli occhi di lei.
“Dicevo
cosa?” si avvicina, protraendo la destra contro il mio volto
da ragazza. Lo
carezza docilmente. “Akane?” sollevo lo sguardo
tempestivo, irradiato
nuovamente da quella sensazione. “Forse, ti dicevo che
… voglio… fare…” oddio
no, non continuare ti prego. Scappo, decisamente, indietreggio di
quattro o
cinque passi indietro. “Cosa stai facendo? Sono una ragazza,
in mezzo alla
strada queste cose potrebbero essere prese a controsenso non
credi?” la
rimprovero, come se in me fosse scattata una strana molla.
“Credi che me ne
importi qualcosa? Per me, sei sempre un ragazzo”. Ci credete
che questa frase
mi ha spiazzato completamente? A lei, non importa che io sia
trasformato o
meno. E ci ricado con tutte le scarpe, bloccandomi come un povero
imbecille
davanti a lei. “T…tu” ecco, ricomincia
il telefono senza fili. “Baciami” mi
intima. Si avvicina. Dischiudo le labbra per dire qualcosa ma non esce
nulla,
di nuovo. Poggia entrambe le mani sulle mie spalle, ora può,
data la mia
altezza femminile, avvicinando le labbra alle mie, lentamente, un
istante che
sembra moltiplicarsi, scandito al ritmo del battito cardiaco. Mi
fossilizzo
nuovamente, rimanendo immune ad ogni schema mentale. Socchiudo le
palpebre.
Oddio. Oddio.Oddio.
“Ti
sei innamorato dell’inferriata?” la voce di lei
mi distrae nuovamente dall’illusione. Do una testata tremenda
alla recinzione
che stavo per baciare. Ma cosa. Di nuovo? Dei, devo stare proprio male
per
farmi questi viaggi mentali. Comincio a pensare che Kasumi metta nel
cibo
qualche dose di Lsd per farlo apparire più buono. Scuoto il
capo, che figura.
Per di più, ad osservarmi, si sono radunati anche
Kuno e Kodachi, il primo
decisamente dilettato dalla mia figuraccia, la seconda, compassionevole
che
tenta come sempre di ‘accalappiarmi’. “
Lasciami in pace!” ringhio saltando da
una parte all’altra della strada. “Vieni qui,
Ranma, amore mio!” mi insegue,
facendomi inevitabilmente allontanare da Akane. Perfetto, ora, anche
durante il
giorno ho le illusioni. Andiamo bene. Basta, ho deciso. Dopo la scuola
me ne
vado un po’ da Tofou, si sa mai.
Nel
frattanto vedo Kuno volare dall’altra parte della
città dopo un calcio di Akane
ben piazzato sullo stomaco. Quella donna mi fa paura a volte. Mi
osserva
stranita, solleva un sopracciglio e si allontana. “A-Akane
aspetta un second…”
accidenti, Kodachi mi afferra per la vita strizzandomi come un limone.
“Vuoi
levarti dalle scatole?” le ripeto tentando di spostarla da
me. Peggio di una
sanguisuga questa mora. Sbuffo, ormai arresomi all’idea di
dover abbandonare
l’idea di spiegarmi ad Akane. Spiegare poi cosa? Che da
stamane faccio pensieri
‘strani’ su di lei? Mi ammazzerebbe. Devo scoprire
l’origine di questa
momentanea follia.
…
Non
ho seguito nulla. Come al solito, è di abituale
routine oramai. E’ l’ora di pranzo e come un
deficiente ho lasciato il cibo
all’ingresso di casa. Cretino. Il cortile è
gremito di gente. Ecco, un po’ di
relax finalmente. Mi distendo sotto l’albero centrale che si
staglia in
corrispondenza dell’edificio scolastico. Ho un sonno. Chiudo
gli occhi per
qualche istante, giusto il tempo di riposar…zzz.
“Ranma, tesoruccio” questa
voce. No, è esasperante passare ogni giorno così
però. Shampoo mi sveglia dal
sonno, facendomi sobbalzare. “Cosa
c’è?” rispondo quieto, che seccatura.
“Ti ho
portato un bel pranzetto, fatto apposta per te amore mio” mi
sorride maliziosa,
come se non sapessi che dentro questa cosa c’è
sicuramente qualche pozione od
intruglio per farmi innamorare di lei. “Non ho fame,
grazie” non è da me
rifiutare così un piatto di Onigiri così
invitante. “Dai. L’ho fatto con tanto
amore” ripete, tentando di ficcarmelo in bocca a forza.
“Non insistere dai”
continuo piuttosto seccato. Niente da fare. Non si scolla nemmeno a
pagarla.
“Va bene, va bene” solamente perché ho
fame, tentar non nuoce. Sorride
soddisfatta, mentre mando giù l’ultimo boccone.
Posso ritenermi sazio.
“Ora
mi ami?” mi chiede innocentemente. Lo sapevo
io, dannati intrugli cinesi. “Ehm.” Sinceramente
non sento alcun cambiamento
effettivo. “Se ti innamorerai di me ti rivelerò un
modo per tornare ragazzo,
completamente” cosa odono le mie orecchie? Ragazzo? La
lampadina delle idee
s’accende repentina in testa. Potrei dubitare di lei, sapendo
che ogni
qualvolta mi ‘convince’ d’avere un
qualcosa che possa farmi tornare normale, mi
tira un bel bidone ma, purtroppo la mia attuale situazione non mi
permette di
scansare eventuali probabilità.
“C…certo che
ti…a…” mi blocco sempre, tenta di
essere più naturale Ranma. “Certo Shampoo, amore
mio” ecco, questa frase mi
riesce decisamente meglio. Non sono molto bravo a fingermi un
sentimentalone.
Lei mi salta al collo decisamente euforica. “Si!
L’infuso della scelta ha fatto
il suo effetto. Ho
sempre saputo che nel
tuo cuore ci sono sempre stata io”. Inarco un sopracciglio,
filtro di cosa? Sollevo
le spalle. Mah, l’importante è che non abbia
funzionato. “Baciami” mi sussurra avvicinandosi.
Dei, no. Questa probabilità non l’avevo
minimamente contata. Indietreggio
appena, scivolando sul terreno sottostante.
“S…Shampoo, amore mio, non sarebbe
meglio farlo altrove?” quanto sarò cretino da uno
a cento? Lei annuisce
desiderosa,prendendomi per mano. No, cribbio. Dove vuole portarmi ora?
Terrazzo
della scuola, ore 14.30.
Ecco,
ho fatto un'altra cazzata. C’è un giorno nel
quale farò qualcosa di giusto? Immagino di no. Lei
è dinanzi a me, con le
labbra protese decisa a ricevere il suo premio ed io – devo
fingere – d’essere
sotto l’influsso di quel maledetto intruglio. Cosa fare?
“Cosa
c’è? Non ti va di baciarmi?”
improvvisamente,
all’immagine di Shampoo si sovrappone quella di Akane.
Nuovamente, come questa
mattina. E’ così…così. No.
Non devo farlo! Non devo nemmeno pensarci. Porto
entrambe le braccia ad allontanarla da me ma, stranamente i muscoli non
rispondono al rigetto. Mi lascio avvicinare senza problemi, come un
pupazzo.
Chiudo gli occhi, nell’esatto stesso nel quale ho
l’impressione di ricevere un
bacio sento un bruciore intenso alla guancia destra, improvviso e
pulsante,
come una scarica d’adrenalina impellente. “Ma
cosa”. Ecco, dinanzi a me ora –
c’è la vera Akane. Shampoo ha spiccato un breve
salto sul cornicione, ed io,
come al solito mi ritrovo con cinque dita ben piazzate sulla faccia.
Sollevo la
mano per sfiorare la guancia dolorante. “Sei impazzita
maledizione?” le ringhio
contro, è furiosa, le si legge in volto. “Cosa
stavi per fare eh?” mi rimbecca,
livida di rabbia, le gote le si sono arrossate in modo tremendo e gli
occhi,
lucidi, non promettono nulla di buono. “Io, non stavo facendo
nulla. Sei tu che
mi hai chiesto di ba…” un attimo. Lei? No, era
Shampoo. Deglutisco. Sto seriamente
dando di matto, ne sono convinto.
“Di?”
continua lei, pronta ad avventarsi nuovamente
su di me come una furia. “Io credevo che tu…che
lei…che io…” seh, e babbo
natale con le renne. Non mi lascia continuare, è in partenza
diretta un altro
schiaffo per Ranmopoli. Istintivamente le blocco la mano. Inarco le
sopracciglia deciso a chiarire la mia situazione di poc’anzi.
“Sei manesca,
lasciami spiegare almeno”. Lei si divincola, sotto lo sguardo
perplesso di
Shampoo. “Lasciami brutto deficiente, non devi spiegarmi un
bel niente, non mi
interessa cosa tu stessi facendo con lei. Puoi fare ciò che
vuoi” urla,
tentando di respingermi nuovamente. “Se non te ne importa
perché mi hai
schiaffeggiato?” silenzio. Non sa cosa rispondere, ti ho
messa alle strette eh?
Un sorrisetto di malizia mi traversa le labbra, certo. E’
gelosa, non c’è altra
spiegazione. Mi osserva muta, ora ha smesso di agitarsi.
Improvvisamente, una
strana sensazione mi coinvolge in modo completo come se …
sentissi di dover
fare qualcosa. Mi protraggo appena in avanti, istintivo, automatico,
come se al
posto di Akane vi fosse una calamita. In questo momento, potrei anche
suicidarmi. L’ho fatto. Stringo il braccio di lei
ulteriormente, poggiando la
mancina libera sulla sua spalla. La attiro contro di me con un gesto
meccanico
del braccio premendo le labbra sulle sue . Stop. C…che
diamine ho fatto? Lei
rimane immota. Shampoo tra poco non perde l’equilibrio per
cadere di sotto. Il
mondo, per un istante, smette di girare. Sono un idiota vero? A quanto
pare no,
la mano di lei, scivola contro la mia spina dorsale, procedendo
dall’alto in
basso in sottili carezze con l’indice.
P…perché mi piace così tanto questa
sensazione? Non si arrabbia, anzi, schiude le labbra per lasciarmi
libero
accesso all’interno della bocca. Cosa faccio? Non sono mai
stato così diretto
in vita mia. Niente, semplicemente rispondo al suo invito lasciando
sfuggire la
lingua alle mie labbra per saggiare le sue. Una sensazione che io
non…che…io
non…
“Ahhhh”
mi sveglio di soprassalto, ancora sotto
quell’albero. Il respiro è del tutto knock out.
Oddio, oddio, oddio di nuovo?
E’ un vizio allora. Presso le spalle contro
l’albero, strisciando in posizione
fetale. Inarco le sopracciglia arrossendo violentemente. Basta con
questi
pensieri, basta, basta, basta. Poggio
il
capo al tronco , scivolando indietro con la testa. Un sospiro. Rimango
immobile
ad osservare le fronde smuoversi repentine al vento. Torno serio ora.
Perché
sta succedendo tutto questo? Possibile che lei sia così
presente nei miei
pensieri ultimamente da farmi ‘sognare ad occhi
aperti’? Non saprei se
definirli incubi invece. Eppure, quel bacio, quelle parole, quelle
carezze a
me…sembravano così vere. Nah. Scuoto la testa,
Akane è tutt’altro che
femminile. “E poi è una kawaiikune priva di sex
appeal” sbuffo, annuendo
ripetutamente per auto convincermi. Se solamente avessi tenuto la bocca
chiusa.
“Cosa sarei io?” un’Akane incazzatissima
si para dietro di me, innalzando quel
kii violaceo attorno al corpo che non promette nulla di buono.
“I…Io…aspetta”
certo, è semplicemente un altro sogno –
ciò che devo fare è attendere che lei
si calmi e che mi baci o roba simile, oramai posso controllarmi. Mi
distendo
con la gamba destra, poggiando entrambi gli avambracci dietro la nuca.
“Su, fai
quello che devi fare. Vuoi portarmi a letto? Baciarmi? Seviziarmi? Fa
pure…”.
Chiudo gli occhi attenendo il responso.
“COSA?”
ecco, il problema è che stavolta non credo
sia effettivamente un sogno. Un calcio, di quelli che riceve solamente
Kuno,
vola diretto in corrispondenza dei miei poveri gioielli. “Io
non sono una
ninfomane come te, brutto pervertito!”. Ahio. Non la sento al
momento, sono
troppo occupato a massaggiarmi la parte dolorante, nel momento in cui
ho
ricevuto il calcio, solo gli dei sanno quanti ne avrò tirati
giù. “Pazza. Ma
sei scema? Cretina, rincoglionita” la insulto in tutte le
lingue,
concedetemelo, provate voialtri a saggiare un calcio di Akane in mezzo
alle
gambe, poi me lo ridirete. Mi rotolo sul terreno come un baco,
contorcendomi
dal dolore. Voglio
i miei nemici, dove
sono? Perché oggi non c’è nessuno
scassa maroni nell’arco di venti chilometri?
“Non ti facevo così. Mi hai deluso Ranma, credevo
tu fossi tutto tranne che un
maiale di questi livelli” mi urla contro.
“Aspet…ahio…non
è come cred…ahio” niente, è
scappata. Non posso nemmeno inseguirla a causa dello ‘spacca
noci’ che mi ha
tirato poc’anzi. Povero me. “Akane
aspetta!” al diavolo. Mi sono rotto di darle
spiegazioni, mi sono rotto altamente di dover sempre subire le sue
sfuriate.
Non è colpa mia se sono affetto da un morbo incurabile. Sto
per morire? Ho la scabbia,
la tubercolosi? Un cancro?
Basta,
devo farmi controllare.
Studio
del Dottor Tofou, ore 17.00.
“Non
hai assolutamente nulla Ranma, stai benissimo.
A parte quel piccolo incidente” sorride nervosamente
indicando le mie mani
ancora parate laggiù. “Sicuro che non ho nulla
mentalmente parlando? Mi
dica che ho una malattia incurabile la
prego” lo supplico nel vero senso della parola. Non voglio
pensare che tutte
quelle fantasie siano frutto reale della mia immaginazione.
“No, ragazzo mio.
Piuttosto azzarderei un’ipotesi…” mi
sussurra di soppiatto avvicinandosi
lentamente al mio orecchio. “Si?” mi avvicino anche
io, magari mi da un
antidoto per guarire. Spero vivamente sia così.
“Non
è che, ultimamente passi molto tempo chiuso in
bagno vero?” lo osservo stranito. “In che senso in
bagno?” non capisco proprio
a cosa si riferisca. “Beh, mi stai parlando di
‘fantasie’ di un certo tipo.
Alla tua età penso sia normale, sai, a diciotto anni i
ragazzi sentono il
bisogno di dover avere ‘contatti’ maggiori con
l’altro sesso e…”. Gli tappo la
bocca con entrambe le mani. “Non continui” se
avesse detto qualcos’altro in
merito l’avrei preso a cazzotti. La mia faccia ha assunto
sette colori diversi
in meno di due minuti. “Non dica scemenze” lo
rassicuro. Contatti con Akane?
Per carità, preferirei avere incontri ravvicinati del terzo
tipo piuttosto.
“Anche
se in effetti…Akane…” odio pensare ad
alta
voce. Il dottore volteggia sulla seggiola una o due volte.
“Oh dei del cielo,
ragazzi miei, siete già arrivati a quel punto? Capisco
allora la tua
preoccupazione. Mi raccomando…” sfreccia nello
studio per poi tornare immediato
e ficcarmi tra le mani qualcosa. Annuisce aggiustandosi gli occhiali
con
l’indice “Non vogliamo dare eredi alla famiglia
Saotome così presto, vero?” mi
sorride sornione. Deglutisco, ho paura di guardare ciò che
ho in mano. Chino lo
sguardo appena, gettando quei cosi contro il muro quasi mi avesse
appena
regalato un cobra. “Ma cosa diamine si è messo in
testa?” ma guarda cos’è
andato a pensare questo qua. “Ranma! Il sesso non protetto
è pericoloso!”. Mi rimprovera.
Ma che sesso e sesso, non sono mica rimbecillito sino a questo punto.
Decisamente imbarazzato lascio lo studio. Intasco le mani ed avanzo.
Preservativi ma, si potrà pensare ad una cosa del genere? Io
e lei nemmeno ci
siamo mai baciati, figuriamoci se…
Rieccomi
a pensare a quel bacio, ancora. Io – ho –
effettivamente immaginato quel che il dottore ha pensato, mi sono
spinto un
pochino troppo con la fantasia direi. Sarà il caldo. Certo,
a novembre fa un
caldo assurdo, vero Ranma? Devo mettere fine a questa storia.
Altrimenti
rischierò d’impazzire.
Rientro
a casa. Deserto. Dove sono spariti tutti
quanti ora? Mah, cavoli loro. Vorrà dire che
andrò ad allenarmi un po’, giusto
per evitare questa malattia. Raggiungo il dojo, lasciando scivolare i
vestiti lungo
il corpo. Che palle. Stringo la cintola del karategi strozzando la
vita. Ho
bisogno di distrarmi. Socchiudo le palpebre aprendo la porta a
soffietto del
dojo, per entrare in palestra.
Quando
faccio per iniziare, ecco che dinanzi a me si
para la mia maledizione. “Oddio…” mi
limito ad un sussurro. Lei solleva lo
sguardo verso di me, irritata. “Cosa
c’è? Hai intenzione di chiedermi
nuovamente cose Hentai?” mi osserva di sbieco, colpendo
l’aria con un calcio
ben serrato. In quell’istante mi immagino al posto dello
spazio d’aria colpito
e, non posso far a meno di parare i gioielli con la mano.
“Tranquillo, non ho
intenzione di arrabbiarmi ancora” la tonalità
della voce è cambiata, ora pare
abbastanza delusa. Reclino di poco il capo verso destra, osservandola
meglio.
Per un istante, l’iridi scure di lei subiscono una breve
interruzione – ho
avuto l’impressione che vi fosse paura nel suo sguardo. Mi
avvicino d’un passo.
“Akane, per oggi io…” si allontana.
“Ti
prego stammi lontano” mi blocco. Cosa? Perché
vuole che non mi avvicini? Pone le mani dinanzi al corpo, quasi dovesse
difendersi da un nemico. “Ma Akane io…”
ripeto muovendo di nuovo un passo in
avanti. E’ assurda questa cosa, che le prende? Nei miei
‘sogni/incubi’ lei fa
di tutto per avvicinarsi a me, mentre nella
realtà…
“Vattene!”
ripete quasi urlandomi contro, trema ora,
un po’. Nemmeno io l’avessi appena violentata.
“Scusa se volevo chiederti
scusa, come al solito hai frainteso tutto. Sei una stupida”
ringhio
allontanandomi dal dojo, violenta, antipatica e per giunta decisamente
poco
attraente, proprio lei dovevo beccarmi come fidanzata? Poi, non stiamo
assieme,
non siamo mai stati insieme e mai ci staremo.
“Ranma…” mi volgo appena “Cosa
vuoi ancor…A…” deglutisco. Cosa sta
facendo?
“Scusami,
non volevo trattarti così… puoi
perdonarmi?” proferisce seducente mentre comincia a slacciare
l’obi del
karategi. “Dei…” non dico altro,
perché so come andrà a finire tanto. Si
avvicina, lasciando scivolare sulle spalle la stoffa bianca.
“Akane!” la
rimbecco tentando di coprirmi gli occhi, inutilmente. Istinto contro
razionalità ora. Il sangue comincia a correre
all’impazzata all’interno del
corpo, lo sento ribollire nelle vene. Chiudi gli occhi Ranma, chiudili.
“Allora? Ti sembro ancora una ragazzina priva di
sex-appeal?” chiede togliendo
la parte superiore della veste. Caz… non mi ero mai accorto
di quanto lei
fosse, così, diciamo … prosperos… ma
ce diavolo vado a pensare? “Copriti!
Copriti dannazione!”. Mi volgo togliendo la parte superiore
del karategi,
lanciandogliela. “Non ho intenzione di rimanere ad osservarti
mentre fai la
stupida. Seppur ci tenga a te, non potrei mai approfittarne in questo
modo”
davvero dalle mie labbra sono uscite queste parole? Lei mi osserva,
rimanendomi
di spalle. Rimane silenziosa mentre l’iridi cominciano a
guizzargli all’interno
delle palpebre commosse. “N…Non intendevo
che…non credere che io, intendevo
che…” lei si avvicina. “Ranma, mi ero
sbagliata su di te” sento le sue braccia
avvolgermi la vita, salendo e scendendo in movimenti circolari lungo
l’addome.
Deglutisco, dove ho già sentito questa sensazione? Il volto
di lei poggia sulla
mia schiena ora, così il seno che comprime su di essa.
Arrossisco, quante volte
l’avrò fatto oggi? Bho.
“Eppure
io ti desidero così tanto…” continua
scendendo
maggiormente con la mancina, diretta, molto in basso.
“N…No Akane” le blocco la
mano, seppur con estrema riluttanza. “Perché fai
così? Tu non sei tu,
insomma, io non voglio un’ Akane così,
voglio il maschiaccio di sempre. Mi spaventi”. La osservo
serio stavolta.
“A…anche
io…ti…desi…”.
“R…Ranma?”
certo, lo immaginavo, un altro sogno.
Oramai è abitudine, dove mi colpirà stavolta?
Mentre formulo tali pensieri,
nemmeno mi rendo conto d’essere così vicino a lei.
“Pensi davvero ciò che hai
detto?” mi sussurra aprendo un sottile sorriso sulle labbra.
“Eh? Che ho
detto?” quando mi guarda così, non
c’è nulla di buono da aspettarsi. “Hai
detto
che tieni a me e …” arrossisce, abbassando lo
sguardo imbarazzata. Rimango di
sasso. Perché! Perché tutte a me?
“I…Io…vedi…non
intendevo…ciò
che…cioè…”
perché ultimamente so semplicemente balbettare? Ok, la
prossima volta che passo
davanti ad una libreria acquisto un vocabolario,seduta stante.
“Ah,
non intendevi ciò che hai detto vero? Certo,
che stupida, dunque… non è nemmeno vero che mi
desideri” mi
osserva inarcando le sopracciglia. I…io
le…ho…detto…che la…posso
svenire? Posso? Rimango muto. Ora, ho la ferma
convinzione che quando mi trovo nei paraggi di Akane e comincio a
‘fantasticare’ non ho la più pallida
idea di quel che succede nella realtà.
Rischio di dire o fare cose che nella realtà si ripercuotono
negativamente. Ora
che faccio? “Certo. Lascia perdere, oramai sono abituata ai
tuoi scherzetti.
Cosa mai potrei aspettarmi da te? Nulla. Perché, sono
semplicemente una forza
della natura antiestetica e non femminile giusto? Non
c’è bisogno che tu me lo
dica, lo so”. Il suo discorso mi lascia perplesso.
Guardandola negli occhi, in
questo momento mi sento un verme con la V maiuscola.
“Io… non credo che tu sia…
ciò che hai detto… lo dico…
perché…perché io
Akane…” nel momento clou, puntuali
come orologi svizzeri ecco giungere di gran lena tutta la famiglia
Tendo, Panda
compreso con tanto di cartello con su scritto ‘Volete una
stanza tutta per voi?’.
Soun, tutto contento s’affaccia dinanzi a tutti, aprendo le
mani al cielo,
nemmeno fosse al cospetto di un miracolo. “No ma, continuate
eh! Fate finta di
nulla” ovviamente mio padre ci mette l’asso di
picche, facendomi perdere
completamente le staffe. Ti pareva. Lancio un’occhiataccia a
tutti quanti,
nessuno escluso, sollevandomi astioso dalla mia posizione.
“Niente, stavo
appunto dicendo che sei semplicemente tutto ciò che hai
detto, nulla di più e
nulla di meno”. Concludo stizzito, aprendo e sbattendo la
porta dietro di me. Iracondo,
furioso, possibile debbano sempre mettersi in mezzo per una volta che
cerco di
dirle cosa provo per…
Eh?
Cosa provo per chi? We,we. Ranma caro, frena. Forse
è stato un bene che siano intervenuti, stavo per commettere
una sciocchezza
spinto dalla compassione. Che cretino. Ridacchio tra me. Eppure,
nell’istante
stesso in cui lo faccio, ripenso alle ultime parole che ho detto . Niente, stavo appunto dicendo che sei
semplicemente tutto ciò che hai detto, nulla di
più e nulla di meno. Mi
schiaffo una mano sulla faccia. Stavo cercando semplicemente di farle
capire
che infondo, io dico queste cose, semplicemente per…
orgoglio.
Fine
secondo capitolo
Ah,
riusciranno mai a dichiararsi una buona volta?
Chi lo sa? Credo che lo scoprirete solo leggendo i prossimi capitoli.
Sayou.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo Terzo : Un'eco dal passato : Il ritorno di Annon ***
What
i really want.
Grazie
a : Grazie a tutti
per aver commentato.
Rimango sempre molto colpita e compiaciuta dai vostri apprezzamenti
sulla
storia, siete tantissimi. Spero che continuerete a seguirne gli
sviluppi. Per
rispondere alla domanda di Onlyhope,
l’immagine è ripresa da un doujinshi [di cui al
momento non ricordo il nome, se
mi torna in mente te lo farò risapere]. Torniamo dunque alla
storia. Buona
lettura.
Capitolo
Terzo : Un’eco dal passato, il ritorno di
Annon.
Spingo
la testa sotto il cuscino, amareggiata.
Confusa. Delusa. Non ti sopporto, sei sempre lo stesso, da due anni a
questa
parte. Stupido. Ancora le palpebre bruciano, sento il sapore delle
lacrime
sulle labbra. Mi nascondo maggiormente sotto le lenzuola. Odio
piangere, odio tutto
ciò che mi fa sembrare debole. Soprattutto, odio farlo per
lui. Socchiudo le
palpebre ora, lasciando correre lungo le guance le ultime stille di
rabbia. Perché devi essere
così stronzo. Lo
penso spesso, rivolta alla tua sfacciataggine nel dirmi tutte quelle
cattiverie, apri bocca e basta una frase per farmi uscire di senno. Ci
provi
gusto, non è vero? Stringo il cuscino tra le dita,
scivolando sugli spigoli
della stoffa. Sospiro. Inutile arrabbiarmi, inutile piangere. Se mi
considera
una bambinetta troppo violenta e priva di fascino, lo devo solamente a
me. Non
so comportarmi come una donna, non so essere una donna. Forse,
perché non mi
piace esserlo. Essere femminile,
una
parola che ho scoperto da poco, da quando Tu
sei entrato nella mia vita. Ho provato ad apparire diversa da quel che
sono, ho
provato a mostrarmi un’altra, forse prendendo esempio da Ukyo
o Shampoo. Non ci
riesco, non sono capace di non essere
me stessa. Dimmi, ti faccio così schifo se mi mostro come
sono in realtà? Forse
si. Eppure, sei sempre al mio fianco, sei disposto a rischiare il tutto
e per
tutto per salvarmi la vita. Forse sono un
peso? Non ci avevo mai pensato prima. Abbasso lo sguardo.
Un
peso. Un leggero rumore mi distrae, eccolo come
sempre sull’uscio della porta, il mio porcellino nero. Mi
osserva con quegli
occhioni tristi, prima di saltarmi accanto, accoccolandosi docilmente
al mio
fianco. Emette un suono strozzato, inevitabile non attrarlo contro il
petto,
per stringerlo. “P-chan. Sono una stupida vero?”
gli chiedo. A volte mi
sorprende, facendomi pensare che possa capirmi sul serio. Lui scuote il
capo
energicamente, emettendo un altro suono. Non devo piangere, devo
trattenermi,
devo essere forte. Non sono una mocciosa. E’ così
strano, so di non provare
assolutamente nulla per Ranma, eppure me la prendo per i suoi insulti.
Una
vocina in testa mi corregge. Sei sicura
di non provare nulla? No. Lo odio, è testardo,
cinico, imbecille e
narcisista. Lo scemo. Il maialino
mi
squadra perplesso, quasi volesse scrutarmi dentro. Sorrido, uno dei
miei
tentativi sciocchi di sembrare felice. “P-chan, cosa
c’è? Sei preoccupato per
me piccolo? Sto bene, sul serio”. Lo osservo per un
lunghissimo minuto, prima
di scoprire che l’immagine del piccolo maialino nero
è divenuta,
improvvisamente poco nitida. Di nuovo in lacrime, si, sono proprio una
bambina.
“Non è vero P-chan, guardami. Ti sembra
l’immagine di una ragazza forte la mia?
Sono goffa, impacciata, insicura e per niente carina” mi
limito, tirando su col
naso. Lui mi scappa dalle mani, scivolando via come sempre. Sparisce.
P-chan,
mi abbandoni anche tu ora? Ormai nemmeno me ne rendo più
conto, è un’abitudine
essere abbandonata. Come fece
all’altare
lui, due anni fa. Il cretino. Il solo ripensare al matrimonio
fallito, mi
fa star male. Meglio concentrarsi su qualcos’altro. Ma cosa?
Chiudo gli occhi,
scivolando lentamente in un sonno leggero. Ho voglia di dormire,
lasciatemi in
pace.
Un
leggero picchiettare alla finestra. Un brivido
lungo la schiena. Lancio uno sguardo alle imposte chiuse, non ho voglia
di
alzarmi. Nuovamente un tedioso picchiettio.
“Cosa…” mi avvicino per aprire la
finestra scorrevole, quando dall’alto, ecco sbucare quella
fastidiosa faccia.
“Vattene” mi limito richiudendogli la finestra sul
naso. “Ahio, ma sei
diventata pazza?” ringhia
dall’esterno,
mentre il suono del suo rimprovero appare ovattato attraverso le
finestre
spesse. Rimane la, appeso come un salame ad osservarmi e massaggiarsi
il naso
contemporaneamente. Socchiudo le palpebre, tremando furibonda. Sento le
spalle,
le braccia, le gambe smuoversi in un formicolio lento. Avrei voglia di
picchiarlo di nuovo, se non fosse per il mio buon senso che talvolta
s’affaccia
anche da me. “Aprimi” mi rimbecca, incrociando le
braccia al petto. Nemmeno
morta. Sollevo il naso, emettendo un ‘Tsk’
stizzoso. “Per me, puoi rimanere la
fuori anche tutta la notte se vuoi”, rispondo a tono,
tornandomene seduta sul
ciglio del letto.
…
Stupida.
Serro le palpebre lasciando uscire la
lingua dalle labbra, un gesto infantile la linguaccia ma che mostra
esplicitamente tutto ciò che ho da dirle. Ero venuto sin qui
con la chiara
intenzione di scusarmi, per una volta, adesso col cavolo che lo
farò. Scema.
Sospiro.
Gli avvenimenti di questi ultimi giorni mi
hanno lasciato un retrogusto amaro in bocca, non riesco a non vederla
sotto
‘quella luce’. Quale? Esattamente quella che ho
rinominato ‘L’Happosaipica
versione di me’. Scuoto il capo, non ci sarà verso
di entrare in questa stanza,
a meno che io non distrugga la finestra ma, non ci tengo affatto ad
essere
punito doppiamente da figlia e papà Tendo. Spicco un salto
per raggiungere il
tetto. Mi siedo sul margine, assumendo la classica posa da pensatore
apocalittico. Mano sotto il mento, ginocchio destro sollevato contro il
petto e
il sinistro lasciato giù, a penzolare libero a
mezz’aria.
“Sai
che sei un bel soggetto?” una voce ben
conosciuta mi sorprende da dietro.
Oddio, il ritorno del maiale due, la vendetta. Ryoga se ne
sta in piedi
dietro di me, a braccia incrociate e con quello sguardo furbetto di chi
la sa
lunga. Lo so, non ho bisogno di voltarmi. Ha sempre
quell’ebetica espressione
in volto, si è mummificato così quando nel
passato lo hanno chiuso nel
sarcofago.
“Sono
le undici passate, mi spiace, sei in ritardo
per il the coi pasticcini, prova a Londra” lo canzono
smuovendo la testa da un
lato all’altro, imitandogli l’espressione. Lui si
avvicina innervosito “Cosa
vorresti insinuare?” mi si pone dinanzi per farsi guardare.
“Toh, Akane non ti
ha vestito da Barbie ancora? Ti conviene andare, altrimenti perderai il
congresso delle bambole”. Oggi sono acido, anche troppo. Lui
resta calmo,
stranamente. “Si, prendimi in giro quanto ti pare. Lascia
stare Akane però,
credo che tu la faccia star male anche troppo”, stavolta
è serio. Io alzo lo
sguardo in modo repentino, lasciando cadere il capo in avanti per aver
distolto
troppo in fretta il braccio dal mento.
Ci manca poco che questo prosciutto ambulante non mi
faccia cadere di sotto.
“Cosa intendi dire?” stavolta incrocio il suo
sguardo, appare malinconico.
Oddio, vuoi vedere che comincia con uno dei suoi sermoni col suo
immenso amore
per Akane? Tre…due…uno…
“Non
sopporto di vedere la persona che amo di più al
mondo ferita” ti pareva. E’ il solito. Scommettiamo
che so anche di chi è la
colpa della ‘tristezza di Akane?’ ari tre, ari due,
ari uno…
“E
la colpa è solamente tua, Ranma” ovviamente. Di
chi se no? Inarco il sopracciglio destro, sbuffando un poco.
“Sai che chi si fa
i cazzi suoi campa cent’anni? Se continui di questo passo
domani troveremo un
manifesto all’obitorio col tuo nome” ridacchio
sarcastico. Avanza prendendomi
per il colletto della casacca. “Fai il simpatico ma tu, non
vedi le sue
lacrime, non hai la più pallida idea di quanto lei stia male
a causa tua,
stronzo”. Nei suoi occhi vedo l’inferno, sul serio,
non li ho mai visti ardere
così tanto di rabbia nei miei confronti. In questo momento,
devo aver aperto
appena le labbra per parlare ma, non ne è uscito nulla. Ho
piegato le
sopracciglia verso il basso stavolta, devo avere una vaga espressione
di
malinconia ora. Abbasso lo sguardo come un cane. Perché deve
sempre darmele lui
queste notizie? Mi lascia ricadere indietro, non lo sento nemmeno, il
colpo
alla schiena. “Beh, cosa dovrei farle io? Non sono mica suo
marito” emetto
debolmente, ripulendomi le gambe dalla polvere.
“No
ma sei il suo fidanzato” emette secco. Dei,
quando Ryoga viene a dire ‘a me’ di essere il
ragazzo di Akane, un brivido
freddo m’attraversa costantemente le spalle, sempre.
Significa che stavolta è realmente
deluso. “Io, non sono nella
condizione di poterla consolare, lei, non mi vede neanche in forma di
Ryoga ma
tu… tu che puoi starle accanto ogni giorno dovresti esserne
contento, dovresti
dirle ogni giorno quant’è bella , quanto sia
dolce, quanto sia donna. Non quanto
sia maschiaccio o
quant’altro. Come fai a vederla sotto questa luce? Come fai a
vedere
quell’angelo in questo modo? Nemmeno ti rendi conto quanto tu
sia fortunato …”
conclude, lasciandomi di sasso per una frazione d’istante.
Abbassa lo sguardo
stringendo i pugni lungo i fianchi. “Non hai idea, nemmeno la
più vaga idea di
cosa si provi a vedere la persona che ami piangere per un
altro… vorrei
solamente che tu potessi provare questo dolore almeno una
volta”. L’ha detto
realmente? Lo osservo perplesso stavolta. “Perché
allora non ti dichiari e mi
lasci in pace?” sbotto incrociando le braccia al petto. Lui
si arrabbia
maggiormente, tentando di colpirmi con forza. Schivo
l’attacco facilmente.
“Sei
ostinato.” Lo dice con tanta veemenza da
spaventarmi quasi “Lo giuro davanti a te, pregherò
ogni giorno affinché Akane
si innamori di qualcun altro che non sia tu. A costo di vederla con un
altro. A
costo di perderla. Spero davvero che non sceglierà te come
marito, la faresti
solamente soffrire” detto questo spicca un balzo, lasciandomi
immobile dinanzi all’ombra
della sua presenza. “Cosa vuoi che me ne…
importi…” l’ultima parola scivola via
come riverbero della prima parte della frase. Abbasso lo sguardo, cedo
sotto il
peso del corpo, divenuto insostenibile. Mi siedo. Cosa
c’è di sbagliato in me?
Perché ogni volta che dico qualcosa, dalle mie labbra,
escono semplicemente
parole errate? Non volevo farla star male. Non volevo davvero. Tormento
il
labbro inferiore. Cosa faccio? Non mi vuole nemmeno vedere. Aspettare
mi
corrode, andare da lei non se ne parla. Il mio orgoglio. Non riesco a
pensare
ad una soluzione corretta. Spero davvero
che non sceglierà te come marito, la faresti solo soffrire. Dei,
ha
ragione. Mi pesa ammetterlo ma, io non so far altro che farla star
male. Forse…
se fossi più carino con lei, ogni tanto. Se ci riuscissi
almeno. Se, però,
dovesse davvero trovare qualcun altro? Altri.
Cosa me ne importa infondo? Per me lei può mettersi con
chiunque, non siamo
legati da nulla. Già. Tsk, vorrà dire che
convincerò papà a disdire il
fidanzamento.
“No”.
Lo dico ad
alta voce, chissà perché poi. Mi secca ammetterlo
ma, non credo sopporterei
qualcun altro al mio posto. Il mio
posto è con Akane? Disorientato. Confuso. Ultimamente lei
è troppo presente nei
miei pensieri, temo questo. Quelle strane fantasie miste a
‘qualcosa che non so
spiegarmi’. Cosa c’è in me di sbagliato?
Cosa c’è? Porto entrambe le mani a
coprire il capo, a pigiare sulle tempie così forte da farmi
male. Basta, non
voglio più pensare. Questo dilemma mi sta uccidendo
lentamente. Distendo
completamente la schiena sulla superficie del tetto ora, portando
entrambe le
braccia sotto il capo. Chiudo gli occhi. Silenzio.
…
Pochi
passi ancora. Accidenti, sto cominciando
seriamente ad odiare l’inverno. Scrollo le spalle appena,
smuovendo da destra a
sinistra il collo. Eccola, deve essere questa. Abbasso lo sguardo sulla
mappa,
perfetto. Mi fermo, indeciso. Cosa dirà? Dopo tutto questo
tempo. Stringo le
labbra, discostando col piede il fogliame secco ammucchiato dalla parte
destra
dell’abitazione. Voglio davvero entrare? Un respiro profondo,
mentre dentro, un
improvviso senso di vertigine m’accoglie – proprio
come tre anni fa, quando me
ne andai. Le dirò, bah, probabilmente non dirò
nulla. Sollevo l’ampio manto che
copre le spalle, ponendolo dinanzi al busto. Deciditi Annon, altrimenti
farai
notte. Sollevo il capo, lasciando ricadere parte della frangia albina
su d’un
lato. Forza e coraggio. Alzo la mano, battendo le nocche
sull’ampio portone in
legno massiccio. Deglutisco ancora, oggi non ho nemmeno avuto bisogno
di bere –
ho ingollato talmente tanta saliva da far invidia ad un cammello.
“Si?”
reclino il capo, mentre lentamente la porta
s’apre cigolante. Cosa ci faccio qui? Voglio tornare
indietro. In testa,
vorticano sin troppe proibizioni – desidererei fare retro
front se, dinanzi a
me non comparisse sorridente la figura di Kasumi. E’ lei ne
sono certo, non è
cambiata per nulla dall’ultima volta. Arrossisco appena,
abbassando lo sguardo.
“Ehm. Ciao…” posiziono la mancina dietro
il capo, in questo momento, devo avere
un sorrisetto decisamente ebete in faccia. Cretino. Lei mi osserva per
un po’,
prima d’ampliare ulteriormente il sorriso stampato sulle
labbra. “Annon” mi
riconosce con un guizzo timido negli occhi. “Da quanto tempo,
entra caro” si
sposta, concedendomi libero accesso all’abitazione. Ecco che
parte il conto
alla rovescia. Se io, svenissi? Nah, impossibile. Fatti coraggio razza
di
imbecille. Tento di mostrare sicurezza nei passi ma, tutto
ciò che ottengo è la
mia solita goffaggine – ricado leggermente in avanti,
inciampando sul mio
stesso mantello. La maggiore delle
sorelle Tendo sorride divertita. Io la imito, più
imbarazzato che altro.
“Akane, Nabiki, papà! Guardate chi
c’è” annuncia lei festosa.
“N…non gridare
così ti prego” gesticolo con le mani in modo
piuttosto agitato.
Uno
ad uno, i componenti della famiglia si
precipitano dinanzi all’uscio. Prima Nabiki, poi il signor
Tendo ed infine. Ah.
Rimango immobile ad osservare l’ultima, minuta figura dinanzi
a me. E’ lei. Non
ho alcun dubbio. Mi osserva silenziosa, p…potrei azzardare
d’aver visto
commozione nei suoi occhi? Abbasso inevitabilmente lo sguardo.
“Ehi, visto? Ho
mantenuto la promessa” tento di rompere il silenzio
imbarazzante che s’è venuto
a creare, risollevando lo sguardo presso di lei.
“A…Annon?” annuisco avanzando
d’un passo appena. Quant’è che non
rivedevo la mia testa calda? Avanzo
nuovamente, verso di lei in maggior modo, ponendole il palmo della mano
sul
capo, sfiorandola appena “Hai un nuovo taglio di capelli, se
non ti conoscessi
non ti avrei riconosciuta lo sai? Hen*…”
Mi
osservi, spiccando un debole sorriso e tentando
di frenare quelle lacrime che non sai mai versare. Reclino appena il
capo verso
destra. Potrei dirti tante di quelle cose adesso ma, avremo tutto il
tempo per
parlare. D’un tratto, sollevando lo sguardo, noto che la
famiglia s’è
allargata. Altre due figure si parano dinanzi a me – tra le
due, un ragazzo che
dovrebbe avere si e no la mia stessa età ed un signore in
tenuta da kenpo. Chino
appena il capo presso i due.
“Perdonatemi se vi ho disturbato a quest’ora, sono
arrivato da poco a Nerima e
… avevo proprio voglia di rivedere la mia vecchia
‘famiglia’”. Esclamo di
getto. Soun si avvicina ponendomi la mancina su d’una spalla.
“Non scherzare,
sai che qui sei il benvenuto e … permettimi di presentarti
due nuovi acquisti
di casa Tendo. Lui è Genma Saotome, un mio vecchio compagno
d’avventure non che
caro amico e lui…” fa una pausa, osservando prima
Akane e poi l’altro ragazzo,
prima di tornare su di me. “E’ Ranma, fidanzato
della mia Akane.” C…cosa?
Sbarro gli occhi per un istante. Fi…fidanzato?
Stringo il labbro superiore tra i denti , evitando di
mostrare il moto
d’oppressione che sto subendo all’interno. Certo,
come potevo anche solamente
sospettare che lei non si fosse trovata un ragazzo nel frattempo?
Infondo, cosa
mi aspettavo, di poter tornare e trovare tutto come un tempo? Che
stupido.
Lo
fisso, anzi, mi fissa. In modo strano. Per un
istante, temo seriamente che possa avercela con me. Nah, cosa dovrei
aver fatto
di così strano? “Piacere” emetto sordo,
non so nemmeno perché mi sia uscito un
così freddo moto dalle labbra. Lui solleva entrambe le
sopracciglia andando ad
incrociare le braccia al petto “Fidanzati, ora non
esageriamo, secondo voi lo
siamo. Non secondo noi” si limita scoccando una fulminata
diretta al capo
famiglia. La piccola Hen, si volge verso di lui mostrandogli la lingua,
senza
rispondere. Secondo loro? Non ci sto capendo nulla.
“M…ma
entriamo dai, cosa stiamo a fare sull’uscio?”
è il signor Saotome a spezzare l’ansimo silenzioso
dell’aria d’attorno. Li
seguo, tanto per rimanere nel ‘bon ton’. Non posso
far a meno di osservare le
spalle di Hen silenzioso e dire che, ero tornato solamente per questo.
Per
rivedere lei. Scuoto il capo, lasciamo perdere per ora. Almeno per il
momento.
…
Eccoci
nuovamente attorno alla tavolata. Stavolta
c’è un posto in più. Gli altri si sono
ritirati da un po’, siamo rimasti
solamente noi tre ed io non mi sono mai sentita così
‘disturbata’. Rimango
incomoda ad osservare intermittente sia Ranma che Annon, ovviamente con
non
chalance. Il primo è volto dalla parte opposta alla mia,
intento a squadrare
una zona imprecisa della sala da pranzo. Il secondo invece stringe tra
le mani
la tazza di thè, nemmeno volesse romperla. Rimango con lo
sguardo su di lui.
Sei esattamente come ti ricordavo, assolutamente identico.
Semplicemente un po’
più alto dell’ultima volta che ci siamo visti.
Pensare che sei stato per quel
periodo, l’unico uomo assieme al Dottor Tofou che ero in
grado di sopportare.
Cosa mi attrasse di te quel giorno sotto la pioggia, nemmeno lo
ricordo. Eri
semplicemente tutto bagnato, vagavi
per
Nerima in cerca di chissà cosa, senza memoria e senza nome.
Sei stato un
fratello, un amico. Tutto. Ed ora che sei tornato non so se sentirmi
emozionata
o confusa. Sollevi lo sguardo per un istante, puntando
l’iridi scure contro le
mie, facendomi sentire come sempre, imbarazzata –
tremendamente. Solo tu
sortisci questo effetto in modo immediato, dal tuo modo di osservarmi,
di
parlarmi, d’essere.
Arrossisci.
Lo vedo chiaramente quel segno rosso sul
tuo volto da ragazzino. Sempre stato un po’ impacciato,
timido, introverso ma
allo stesso tempo pregno di uno strano fascino esotico, sembri uscito
da un
libro di fiabe, coi capelli bianchi raccolti dietro le spalle dalla
lunga coda
e quel taglio strano, quasi felino degli occhi. Perché sei
tornato Annon?
“Vado
a dormire, dovrete parlare no?” Ranma si
solleva dalla sua posizione, pare quasi seccato. Non ha proferito
parola per
tutta la sera. Sollevo lo sguardo su di lui, tenta d’evitarmi
in modo sin
troppo evidente. Cos’hai? Non lo seguo. Rimango semplicemente
ad osservarlo
camminare e sparire dietro la porta d’ingresso. Il mio
sguardo, non so perché,
muta nuovamente – divenendo malinconico. Annon deve averlo
notato, perché
comincia a muoversi dal posto, quasi fosse impaziente.
“Scusami,
non volevo ripiombarti nella vita così. Soprattutto,
non avevo intenzione di far arrabbiare il tuo ragazzo” mi
sussurra, facendomi
arrossire visibilmente. “N…no, Ranma è
fatto così, gli passerà. E…poi, non
è
esattamente il mio ragazzo” spiego sorridente. Lui mi osserva
perplesso, seppur
gli sia stato spiegato da mio padre, ancora non capisce in che rapporti
io mi trovi
con Ranma b..bè, nemmeno dovrebbe importargli infondo. No?
Piego gli avambracci
sopra il tavolo, poggiando il volto sui palmi. “Allora? Cosa
ti riporta a
Nerima?” non so cosa io abbia detto di sbagliato, tanto che
si lascia
rovesciare tutto il contenuto della tazza addosso.
“Annon” mi avvicino con un
tovagliolo, tentando di pulirgli via quel disastro di the.
“N…non preoccuparti
Hen, è tutto ok” mi intima tentando di scansarsi.
“Su, non fare il moccioso –
lascia che ti aiuti” si ferma, lasciandomi fare. Che
imbranato. Ricordo ancora
quando mi affibbiasti questo nomignolo – eravamo nel dojo, io
mi stavo
allenando. Già, tu sei quello non violento. Appena ti dissi
che intendevo
divenire forte, per scansare tutti quei ragazzi che mi rompevano le
scatole, subito
ti opponesti, non volevi che io divenissi una karateca, ed invece poi,
prendendola sul ridere – mi chiamasti Hen, per farmi
ricordare il tuo ‘odio per
le arti marziali’. Scemo.
…
Mantengo la
mancina poggiata sulla parete che divide corridoio e sala da pranzo.
Perché non
riesco a staccare gli occhi da quella scena? Non è da me
comportarmi così. La
destra, prende a tremare lungo il fianco in maniera sconcertante, tento
di
calmarmi ma non ci riesco. Chi è questo che
tutt’un tratto è comparso
‘nuovamente’ o , così almeno sembra,
nella vita di Akane? Mi allontano di un
passo appena, senza distogliere lo sguardo da lei, in particolare.
Rivedo la
stessa scena tra me e lei e, quando ci sono io, lei non sorride come
ora. Non
le ho mai visto quel sorriso. Perché sei così con
lui? Una domanda che, lascia
perplesso anche me, solamente per averla posta al mio subconscio. Cosa
mi
importa se con lui è carina infondo, sono amici no? Forse,
è questo che mi
spaventa. Sino ad ora, Akane, è sempre stata solamente con
me e, non l’ho mai
vista con un altro ‘uomo’ che non potessi essere
io. Abbasso lo sguardo, certo,
Ryoga, Kuno e tutti gli altri suoi ‘spasimanti’
sono maschi ma, io ero sicuro …
ero sicuro che non ci fosse nessun altro a parte me così,
insomma, vicino a
lei. Dei Ranma, smetti di impipparti mentalmente. Scuoto il capo, bah,
è
normale tra amici no? Anche io e Ucchan eravamo amici ai nostri tempi e
…
Torno
a guardarli, lasciando schiudere le labbra un
poco. Ridono di nuovo. E’ la prima volta che mi sento
così … così… messo da
parte? No. Figuriamoci, io sono il suo fidanzato no? Fidanzati,
ora non esageriamo, secondo voi lo siamo. Non secondo noi.
Già, quando mi pare lo sono. Perché,
all’improvviso sento di essere di troppo?
Ecco, devo averlo rifatto, ho sentito le palpebre abbassarsi
– di nuovo quella
nota di malinconia. La sento. Smettila di pensare certe cose. Domani se
ne
andrà no? Quindi di che preoccuparsi? Già,
già. Annuisco energicamente tentando
di rianimare il sorriso sulle labbra, certamente. Eppure,
più li guardo e più
ho l’impressione di perdermi qualcosa. Perché
a me…quei sorrisi non li fai?
Dojo
– 3,45 del mattino.
Sollevo
il braccio sopra la testa. Respiro. Quiete.
Abbasso la mancina, col palmo teso poco sotto il busto, alzando
ritmicamente la
gamba destra prima di sferrare un calcio deciso all’aria
circostante. Uno. Due.
Tre. Pausa. Non riesco a dormire, dannazione. Il pensiero …
i…il solo pensiero
che quell’altro individuo sia dentro questa casa
mi…mi… Respira Ranma. Annuisco
convinto, mentre la mano destra, piatta a mo di rasoio fende un altro
colpo a
mezz’aria.
“Non
dormi?” mi blocco. Ansante mi volgo appena,
sopra la spalla. “Mh…” rispondo a
malapena, tornando ad esercitarmi o meglio ‘
a concentrarmi’ sui miei esercizi. Non sono sorpreso di
vederla qui, anzi,
tutt’altro. Mi aggira, rimanendo in silenzio – si
pone poco distante dalla mia
posizione sedendosi in retta parallela alla mia visuale. Mi sento sotto
pressione. Il suo sguardo diviene sin troppo pesante da governare.
“Devi
rimanere qui a fissarmi tutta la notte?” sputo secco. Lei
rimane a fissarmi
senza parlare. Mi fermo, mi riporto in posizione eretta posando
finalmente lo
sguardo sulla sua figura.
“Allora?”
non mi piace questo silenzio. “Sei
arrabbiato?” tenta di chiedere, io scuoto la testa
energicamente, ruotando il
busto appena per osservare l’esterno dall’anta
semi-aperta del dojo. “Non è
vero, lo sei” ripete sollevandosi. No, non lo sono. Sapessi
cosa mi succede,
sarei l’uomo più felice di questo mondo. Si
solleva ora, sento i suoi passi muoversi
verso di me lenti. Non mi volgo.
“Oggi
non hai proferito parola, sicuro che non ci
sia nulla?” smuovo leggermente le labbra, facendo schioccare
la lingua al
palato. “Ti ho detto di no, sei sorda forse?”
corrugo la fronte volgendomi
verso di lei rabbioso, ecco, questo si che si chiama controsenso. Lei
aggrotta
le sopracciglia, incrociando le esili braccia sotto il seno, se quello,
si può
definire tale ovviamente. “No, ci sento benissimo anche se in
questo momento
grazie a te, ho appena perso un timpano” ironizza indicandosi
l’orecchio. Una
sottile lingua rossa scivola sopra il mio naso, giustificando il
repentino
imbarazzo in cui mi trovo al momento. Per cosa poi, aver urlato? Tsk,
nemmeno
non lo facessi mai.
No,
non è tanto l’urlo ad impacciarmi, quanto la sua
presenza qui, ora. Oddio, sto seriamente dando i numeri. Non
c’è alcun dubbio.
Sollevo lo sguardo, stavolta da destra a sinistra, cercando
chissà cosa dietro
le sue spalle. “Che stai facendo?” chiede confusa,
osservandomi incuriosita.
“Stavo controllando se tu fossi munita di mazze, tavoli o
roba simile…” ammetto
senza troppi giri di parole. Distorce le labbra, mentre inarca
maggiormente le
sopracciglia “Simpatico” mi mostra la lingua.
Vorrei chiederle dove ha lasciato
‘principe scolorino’ ma, lascio stare. Non voglio
ritrovarmi all’ospedale
domani. Lei si pone al mio fianco, sollevando la punta del naso presso
la
volta. Sembriamo due carciofi che guardano per aria, della serie
‘uhm, io non
so che dire quindi guardo ‘casualmente’ le stelline
in cielo’, sul serio sto
pensando queste cose? Scuoto il capo per autocommiserarmi.
“Pensi davvero ciò
che mi hai detto ieri?” questa domanda mi coglie abbastanza
impreparato. Smuovo
un passo di lato allontanandomi d’istinto, mentre una sottile
scia di sudore mi
corre lungo il collo. “E…eh?” tipico,
quando non so cosa dire, comincio a far
finta di non capire le domande. Classico.
“Non
cominciare con quelle facce stralunate, sai
bene a cosa mi riferisco” ops, credo se ne sia accorta pure
lei, mi conosce sin
troppo bene per i miei gusti. Abbasso lo sguardo, portando entrambe le
mani
dietro la schiena a congiungersi.
“I…io…” oh bene, se comincio
così finisco
domani mattina. Possibile che io debba trovare sempre il modo di
mettermi
‘automaticamente’ nei casini da solo? E poi
perché lei è diventata così
–
audace – nelle domande tutt’un tratto? Che sia una
delle mie fantasie?
Mi
pizzico la guancia. Ahio. No, purtroppo è la
realtà. Akane mi osserva stranita, attende un responso. Non
saprei cosa dirle
al momento. “Vedi…io…penso che tu
sia…” prendo un respiro, tentando di pensare
una parola che non sia cretina, deficiente, maschiaccio od altro.
“…poco
attraent…” lascio stridere i denti tra loro ma,
allora sono un vero deficiente.
Sollevo le mani a mo di difesa dinanzi al volto, arrestandomi
completamente e
serrando le palpebre. “Scusa io non…”
non sento nessuna reazione da parte sua.
Apro gli occhi. E’ rimasta ad osservare il cielo, aprendo una
sorta di mezzo
sorriso amarognolo sulle labbra.
“Va
bene, ho capito. Buonanotte” si volge , facendo
per andarsene. Rimango allibito. Akane non violenta? Il mondo ha
cominciato a
girare al contrario o che altro? Inarco poi le sopracciglia.
“Aspetta” senza
volerlo – e va bene – volendolo stavolta, le
afferro il polso. “Non
intendevo dire quello…che ho detto, io,
volevo dire che…a…a
volte…qua…quando vuoi sai…anche
essere…ca…carina…ecco…”
le
lascio il braccio volgendomi immediato dalla parte opposta, inutile
dire che ho
assunto il colorito della mia casacca. Lei si volge appena ad
osservarmi. “Dici
sul serio oppure mi stai prendendo in giro?” chiede vaga.
“D…dico…s…sul
serio…” ma perché devo apparire
così
deficiente? Esiste una parola sana nel mio vocabolario al momento? Si
volge
verso di me, aprendo quello che pare una sorta di sorriso. La vedo
perché, la
sto osservando con la coda dell’occhio. Faccio altrettanto,
od almeno, senza
che lei se ne accorga. “…”
improvvisamente sento il mio corpo divenire di
marmo, quasi avessi visto un fantasma svolazzarmi dinanzi. Deglutisco
un
macigno che raschia giù per la gola. Sento la sua fronte
contro la mia schiena.
S…si…è…
“…Mh”
tutto ciò che riesco ad emettere è un sospiro
di pura soddisfazione e non ne riesco nemmeno a capirne il motivo.
“A…A…” seh,
buonanotte. Anzi, buongiorno. Rimango così, tentando di
mantenere in trazione
ogni muscolo possibile per non muovermi, credo d’aver smesso
anche di
respirare. Perché … perché desidero
rimanere così ancora per un po’? Abbasso lo
sguardo tentando di pensare razionalmente a questo mio improvviso
‘volere’. Non
trovo risposta, capirai, da quando faccio quegli strani pensieri
– ogni volta
che la sento ‘pericolosamente vicina’ vado in tilt.
Ci credo.
Mordo
il labbro inferiore così tanto da dilaniarlo
completamente. Vorrei voltarmi, vorrei… vorrei…
No. Smetti di pensare certe
cose. Chissà se esiste un filtro anti-maniacale in questa
casa. Possibile che
io sappia partorire solo stronzate a quest’ora e in questo
particolare momento?
“Ranma” mi chiama, vuoi il caso, vuoi
l’aver osservato così tanto le stelle da
avere una gran nausea del cielo – toh – devo
voltarmi. Eh oh, mi ha chiamato
eh.
Deglutisco
di nuovo, oramai ciò che raccolgo in gola
è solamente arsura, la dentro è scoppiata la
carestia da un po’. “…” non
riesco
a mettere in moto il cervello per rispondere qualcosa. Ho
già detto che siamo
troppo vicini? No, credo d’aver saltato questo passaggio.
Ecco , la verità è
che … deglutisco ancora qualcosa di inesistente, la
verità è che lei è… davanti
a me e io sono… indovinate cosa faccio? Si, deglutisco, yes.
Non so fare altro,
mi spiace – funzioni motorie e mentali, adieu-. Mi
scandalizzo per così poco,
figuriamoci che nei miei sogni questa qua vuole
‘farmisi’. Oh my god, tutti i
santi di questo mondo – non – fatemi pensare a
quello. Abbasso lo sguardo,
eccerto tutte ora le noto io eh? Ovviamente. Le…le
sue…sono…così…e
io…sono…così… e trick e
track, ma basta. Esiste un modo per spegnere la
lampadina del mio cervello? Fortuna che avevo detto – anche
funzioni mentali
eh-. Seh, che ci crediate o no ci stiamo ancora fissando –
non so da quanto ma
è così.
“E…eh…” oddio,
cos’era questa risata ebete? E’ davvero uscita
dalla mia
bocca? Vi prego, ditemi di no.
Chiude
gli occhi, improvvisamente, interrompendo il
contatto visivo. L…lei vuo…vuo…vuole
che i…i…i… e ricominciò il
telegrafo. Presente
una lattina gassata che quando la scuoti comincia a lasciar risalire la
sua
‘effervescenza’ – ecco- immaginate la mia
di lattina. E’ scossa così tanto da
due giorni che mi farei pure un panda adesso. Oddio, no evitiamo di
fare
pensieri osé anche su mio padre, sarebbe il colmo. Socchiudo
le palpebre,
mentre le braccia prendono a tremarmi, nemmeno avessi un
elettrostimolatore
addosso.
Sollevo
le mani, ponendole sulle sue spalle. D…dei,
non mi ero mai accorto di quanto fossero piccole. Lascio correre le
dita, lungo
la superficie della pelle. N…non ci riesco, non è
così facile. Lei,si aspetta
che io sia così sicuro anche in questo campo?
P…poi vuole che io la…che io la…
“Cosa c’è?” mi intima, un
sussurro che mi…mi…io potrei anche
si…ora potrei anche
volerti…ba… Chiudo gli occhi definitivamente ora,
respirando piano. Lentamente.
Il battito cardiaco che accelera rumorosamente, infarto, infarto,
infarto.
Adesso
si. Sono così vicino da poter sentire il suo
respiro sulle labbra, caldo, si scioglie contro il mio inevitabilmente.
Riapro
gli occhi di scatto, accorgendomi d’essere sul punto di
baciarla. Rimango
immobile per una decina di secondi. Devo farlo? E’ giusto?
Perché mi assillano
tutti questi dubbi? Divarico appena le gambe, in modo da sostenere
l’equilibrio
maggiormente. Lei si sposta appena in avanti, sulle punte dei piedi per
raggiungermi. Credo senta la mia titubanza, s’è
appena irrigidita. Sento il
bisogno impellente di … lascio scivolare le mani lungo le
sue, giungendo sino
ai fianchi per sospingerla maggiormente contro di me. “Stai
temporeggiando
Ranma?” sussurra nuovamente, no, stavolta non mi da tempo di
ribattere. Si
protrae in avanti, sollevando maggiormente il collo e stavolta, sento
distintamente le sue labbra sulle mie. Oh mio dio.
Qua…quando si è avvicinata e
mi ha…ba… sento le braccia farsi pesanti
stavolta, ricadono lungo i miei stessi
fianchi mentre sbarro gli occhi completamente. No, non mi aspettavo una
reazione simile da parte sua. Non ora, non…non ero
pronto…io…non…er…
Non
immaginavo che… non immaginavo che potesse
essere così. Non è il primo insomma, non
è il primo bacio che ricevo infondo –
ma questo è, il suo è… stavolta io non
sto…sognando vero? Non credo. Credo sia
rimasta sorpresa anche lei del suo gesto, le sue mani, si sollevano
appena
sulle mie spalle in gesti poco accorti e tremolanti. Non parliamo di
me, sembro
imbalsamato. Possibile che io debba fare sempre figure di minchia?
Provo –
ripeto – provo a sollevare anche io una mano, ponendola sul
fianco di lei
nuovamente. Stavolta rispondo al bacio, si, con sgomento ma lo faccio e
diavolo
mi si sta drizzando tutto – ehi – parlo del codino,
che avevate capito? Chissà
di che colore sono stavolta – viola? Blu? Però,
alla fine, a me…cosa me ne
importa? Non desideravo altro, in realtà, da giorni. Lei si
distacca – mi
osserva portandosi una mano alle labbra. Io volgo lo sguardo altrove,
non
sapendo dove altro guardare. Imbarazzo totale, è ovvio no?
Ci stacchiamo alla
velocità della luce l’uno dall’altra.
Tornando finalmente a respirare, più o
meno.
Mi
volgo, tentando di allontanarmi. Ho una
confusione totale in testa, però, sento nuovamente le sue
braccia attorno al
busto ora. Non credo mi lascerà andar via e … a
me sta bene così. “Mh…” di
nuovo mugolo quel sussurro di compiacimento. Stavolta però,
ne so il motivo. E
ora?
“Ranma…io
credo di…” anche io. Anche io dannazione.
Mi volgo verso di lei, si lo so, adesso io…so che…
“Mhhhh…si…anche
io…mhhh…Ak…Aka…mgngm…Akane
io
ti…mgh…mh?” Apro un occhio,
ritrovandomi addosso ad una palla di pelo
gigantesca, mio padre ronfa come un animale, già,
dimenticavo che lo è infondo.
Cos…? No. No. No. No. Stavolta sembrava tutto
così vero. Sospiro – sono così
frustrato
da questa cosa che mi ritrovo ad esserne deluso. Mi sollevo ansante sul
futon,
grondante di sudore. Apro le braccia rigettandomi completamente
indietro, in
uno di quei sospironi immensi a pieni polmoni. Era solamente un sogno.
Perché?
Osservo il soffitto tristemente adesso. Sembrava così vero.
Cos’è che le stavo
dicendo nel sogno? Cosa le dicevo? Non mi ricordo dannazione.
Fine
Terzo Capitolo
Ed
anche questo capitolo è giunto al termine, le
cose sembrano farsi complesse, com’è giusto che
sia ovviamente ma, non finisce
qui – presto – molto presto, vi accorgerete
che…
Eheh,
sarei scema se ve lo dicessi, continuate a
seguirmi e lo scoprirete. Baci.
Nota
dell’autrice
: Da questo capitolo in poi, come
avrete notato – le voci narranti si
‘moltiplicano’, diramandosi dai punti di
vista di ogni personaggio per dare sfaccettature multilaterali alla
storia,
spero che questo piccolo accorgimento renda la storia più
ghiotta e non
viceversa.
Sayou.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo quarto : La vendetta è un piatto che va consumato freddo. ***
What
i really want.
Vi
ringrazio come sempre dei commenti, sempre ben accetti e se proprio
devo dirlo,
questa piccola storia comincia a divertire anche me, nello scriverla
intendo.
Ultimamente, grazie a voi e forse grazie alla
‘foga’ di volerla continuare, sto
scrivendo come un treno. Non vi interesserà affatto,
comunque mi piaceva
rendervi partecipi. Dedico questo capitolo a tutti quelli che leggono
la storia
e sono così pazienti da ‘sopportare’ le
mie angherie sui personaggi. Buona
lettura.
Capitolo
quarto : La vendetta è un piatto che va consumato freddo.
S’erge
il sole nuovamente. Apro le imposte della
finestra stirando le braccia soddisfatto. Da quanto non mi riaffacciavo
da
questa stanza? Ricordo d’averci vissuto per un periodo di
tempo, sino alla mia
partenza per tentare di recuperare
la
memoria. Poggio le braccia sul davanzale. Hen è divenuta
così…così. Arrossisco
serrando gli occhi, non fare strani pensieri eh? Un rumore sordo mi
distrae,
proviene dal giardino. Uhm, mi affaccio, notando Ranma alle prese con
dei kata
mattutini. Da quel che mi hanno detto lui è il successore
della scuola di arti
marziali indiscriminate, della famiglia Saotome. Per questo deve
sposarsi con
Akane. Sospiro. Questo pensiero m’ha vorticato in testa tutta
la notte. Non
riesco a smettere di pensare alla parola
‘matrimonio’ per la piccola Hen.
Lo
osservo meglio. Beh, si. Non c’è che dire, non
è
messo male a fisico. Eppure io sono convinto che quattro muscoli non
siano
decisamente, ciò che interessa ad una donna. Conta anche la
testa, annuisco
deciso. Tsk, e poi io mica sono messo male. Mi sposto dalla finestra,
ponendomi
dinanzi allo specchio. Sollevo un po’ la maglietta
– emettendo una leggera
smorfia col naso. Oddio, in effetti non sono molto in forma. Accidenti.
Una
nube nera s’addensa attorno al mio stato d’animo.
Non ho chance contro quel
Rambo. Le mie labbra si piegano verso il basso – accidenti,
non è detta
l’ultima, loro – a detta di Ranma e Akane, stanno
insieme contro il loro volere
no? Quindi, perché io non dovrei avere una
possibilità?
Sollevo
il naso per aria baldanzoso, uscendo dalla
stanza. Yes. Non mi accorgo, immerso tra le nuvole, di andare incontro
all’oggetto dei miei pensieri, scontrandomici
inevitabilmente. “Ahio, scusa,
scusa” emetto piegando entrambe le mani dinanzi al volto, per
chiedere perdono
– si sa mai – Hen sarà pure docile ma
quando si arrabbia … meglio non pensarci.
Lei mi sorride. “Tutto ok Annon, tra me e te non so chi
è il più goffo” e ride,
quando lo fa io non posso far a meno di…non fissarla come un
emerito imbecille.
Perché mi comporto come un coglione? Eccomi, se fossi
dinanzi allo specchio mi
vedrei inebetito, rosso in faccia ad osservarla come uno stoccafisso.
Sveglia
deficiente. “Ehm, Annon?” mi scuote dalla paralisi
improvvisa, scatenandomi
quello che io chiamo ‘panico da Akane’ .
“Eh? Io? No…non ti stavo guardando, ti
sbagli!” emetto tutto d’un fiato. Lei ride di
nuovo, sono così buffo? Ci
solleviamo entrambi, dando una sonora zuccata l’uno
all’altra. “E’ un vizio …
accidenti” mi smuovo, massaggiando la tempia.
“Credo di si” mi imita.
La
porta scorrevole d’una stanza adiacente s’apre
ora, con un leggero tonfo. Sgrano gli occhi ampiamente osservando un
panda
gigantesco camminare tranquillamente per casa grattandosi le chiappe
come un
essere umano. “Cos'è…quello?”
indico l’animale rifugiandomi dietro Akane, lo
so, non è molto virile nascondersi dietro una donna ma, una
cosa è l’astuzia,
un’altra volersi assassinare. Lei si volge sopra la spalla,
dandomi un’occhiata
perplessa. “Tranquillo, è solamente il signor
Genma” mi risponde , in modo così
naturale da spaventarmi.
“Il
signor…Saotome?” strano, eppure ieri lo
ricordavo umano. Ranma è figlio di un panda? Non ci capisco
una mazza. “Vieni,
ti spiego di sotto”. Mi prende per mano involontariamente,
credo. Abbasso lo
sguardo, notando quel piccolo particolare. Ridacchio confuso e
‘forse’ felice,
al tempo stesso. Sono proprio deficiente talvolta.
…
Prendo
un respiro ampio, asciugando il sudore che
scivola lungo i pettorali. Sferro un altro calcio deciso
all’aria prima
d’essere richiamato da Kasumi, assieme agli altri.
“Arrivo” emetto spiccio,
mentre sollevo lo sguardo, nel medesimo istante, qualcosa di
‘fastidioso’ mi
blocca la circolazione all’istante. Mi frego anche gli occhi
, si sa mai,
avessi le visioni. Ultimamente succede spesso. No, sto davvero
– vedendo –
Akane e quella bianchina ambulante per mano? Un mezzo ringhio mi
contorce le
labbra, no, non farò di certo la parte del geloso. Io sono
decisamente maturo,
chissà oggi cosa fanno Shampoo e Ukyo. Scuoto il capo, non
ero maturo?
Prendo
un bel respiro, tentando di trattenerlo.
Punto primo per non dare d’escandescenza, punto secondo per
decidere con calma
se rompergli tutte le ossa, oppure torturarlo lentamente in altri modi.
Dovrò
pensarci. Mi avvicino, sedendomi al mio posto muto. Lui si volge verso
di me,
spiccando un sorriso a trentadue denti .
Dei, tenetemi altrimenti glieli spacco tutti quanti e non
ci saranno
dentiere in grado di entrarti in bocca – giuro. Akane scivola
con lo sguardo su
di me, io cambio immediatamente la direzione del capo arrossendo. Ci
mancava
solo questa, adesso non riesco nemmeno a guardarla, andiamo bene. Non
so se il
mio rossore è dato dalla rabbia o semplicemente dal
‘sogno’.
Sollevo
la ciotola presso Kasumi, senza proferire
alcun verbo. “Ranma-kun, come sei silenzioso
stamattina” proferisce quasi
sorpresa. Tutti i presenti lo sono in realtà,
c’è un leggero, leggerissimo
alone di tensione. Chissà perché, mah. Ovviamente
è ironica la mia
affermazione.
Poggio
il gomito sul tavolo, schiacciando la guancia
contro le nocche. “Annon, ti andrebbe di venire a scuola con
noi? Te la faccio
visitare, in caso volessi – non so – trasferirti in
modo permanente” . Lascio
improvvisamente cadere la mano lungo il fianco, sbattendo sonoramente
il mento
sul tavolinetto. “Ahio…” massaggio la
parte dolorante, puntando lo sguardo su
Akane, trucidandola letteralmente. Permanente un corno.
Mr.
Pelo bianco e ‘consorte’ si volgono verso di me
perplessi. “C’è qualcosa che non va
Ranma?” mi chiede lei ironica, come se in
mezzo vi fosse una domanda indiretta del tipo ‘sarai mica
geloso’.
“No,
non lo sono, tranquilla” rispondo, senza
nemmeno che lei lo abbia effettivamente chiesto. “Non sei,
cosa?” mi rimbecca
acida e sarcastica al tempo stesso. Quando fa così la
ucciderei. Mi sollevo
sbattendo le mani sul tavolo, lasciando cadere la ciotola con tutto il
riso
dentro. “Ma…Ran…”
papà non fa nemmeno in tempo a chiamarmi che la porta
scorrevole è già chiusa dietro di me. Cretina.
…
Lo
osservo annichilita. “Ranma…” un mezzo
sospiro
col suo nome m’esce dalle labbra. Sono giorni che
è assente con la testa, non
capisco il perché del suo comportamento. Annon mi osserva
stranito, così tutti
gli altri.
“Akane,
potevi evitare di rispondere così al tuo fidanzato,
su” mi rimprovera Kasumi, portando la mancina presso la gota
“Guarda, non ha
nemmeno mangiato”. Non me ne ero accorta. Solitamente mangia
per quattro, credo
che mi debba qualche spiegazione il signorino e per la cronaca
– sono ancora in
collera con lui. Mi sollevo dal tavolo, socchiudendo le palpebre e
sospirando
pesantemente. “Andiamo Annon” lui annuisce
silenzioso. Forse ha inteso che c’è
qualcosa che non va tra me e lo stupido, di la.
“Ho
fatto qualcosa di sbagliato?” domanda l’albino
porgendomi quel suo sguardo scuro negli occhi. Scuoto il capo. In
realtà, non
ne ho idea nemmeno io. Osservo l’ingresso, Ranma deve essere
già uscito.
L’altro deve notare che mi sono appena intristita, mi pone
una mano sulla
spalla sorridendo. “Dai, non è successo
nulla” mi consola. E’ sempre stato così
lui, pronto a tirarmi su di morale – sempre. Non come quel
testardo e burbero
di Ranma. Mhh, quando fa così lo scannerei vivo. Scemo che
non è altro. Eppure,
io so che c’è qualcosa che non va in lui.
“Senti Akane, io resto qui per oggi
ti va? Almeno, se vuoi, potrai chiarirti con Ranma” scuoto il
capo.
Assolutamente no, non darò il contentino a quel cretino per
le sue crisi di
gelosia. Uh? Ho appena detto – geloso? Nah, Ranma non
potrebbe mai ingelosirsi
… o forse si? Arrossisco lievemente, tentando di lasciar
fuggire quel pensiero
dalla testa. “No, vieni con me, senza discussioni. A Ranma
penserò poi…”. Non
ti lascerei mai solo, sei arrivato solo ieri. Quello sfrontato deve
imparare un
po’ di ‘bon ton’ , non è casa
sua e si comporta come un maleducato. Bah.
…
“Annon
di qua, Annon di la. Dei ma lo ha sempre in
bocca dannazione?” puah, oramai nemmeno riesco più
a pensare ‘dentro di me’ ,
spiattello in mezzo alla strada anche i miei problemi, evvai. La gente
si volta
ad osservarmi, mentre faccio fuori a pugni ogni inferriata che mi
capita
dinanzi. Vuoi restare in modo permanente? Gna gna fru fru –
se vuoi ti porto
anche a letto con me, buttando nel secchio P-chan. E lui : si si amore
sposiamoci gna gna, ma Ranma? E lei : Chi è Ranma? Ah si,
quel povero coglione
che abita sotto casa mia, mah, forse un tempo era il mio fidanzato.
Già. E’ da
quando sono uscito che tento di nascondere quel tic fastidioso lungo le
labbra,
dannazione, sento vibrare ogni corda del mio essere. Non bastavano
Kuno, Ryoga
e compagnia bella, ora anche l’amichetto con cui giocava al
dottore. Lo spacco,
lo trucido, lo… lo…
“Tesoruccio!”
la voce di Shampoo mi rimbomba nelle
orecchie, mentre vedo ‘stranamente’ la ruota della
sua bici sempre più vicina,
sino a sentirne la composizione gommosa tra i denti.
“Shoshahi…” lei mi osserva
stranita “Cosa? Non capisco ciò che dici”
“SHOSHASHI!”
ma che cazzo, grazie, ho una ruota in
bocca – come diavolo fai a capirmi? Sollevo le mani sulla
testa, spostando di
peso lei e la bicicletta. “Amore, vieni qui” mi
abbraccia facendo le fusa come
una gatta in calore. “Ma vuoi levarti dalle scatole, oggi non
ho voglia…”
nemmeno l’attack è così forte. Sarebbe
capace di rimanermi incollata tutto il
gio…
Uhm.
Uno dei miei sorrisetti comincia a farsi largo
sulle labbra. “Shampoo cara, oggi pomeriggio …
cosa fai? Ti va di uscire con
me?” oh, nemmeno avessi annunciato le nozze. Un bel si
convinto è quel che
ricevo in tutta risposta, ovvio, IO ho fascino. Non quel bamboccino
bianco che
ha bisogno della manina di Akane per scendere dalle scale.
“T…tesoruccio stai
bene?” la cinese mi osserva intimorita, scansandosi appena,
non appena nota i
miei occhi scintillare d’un fuoco rabbioso. “IO
– STO – BENISSIMO” rispondo ad
alta voce, vuoi sfidarmi Akane eh? Ah si? Credi che io sia geloso di
quel…di
quel…di quel… assolutamente no, io posso averne
quante voglio. Non sono di
certo attratto da una ragazzina poco sexy e violenta come te.
“Allora
ci vediamo oggi, cerca di farti trovare alle
17.30 al parco, vestiti di azzurro e non mancare” sembro la
pubblicità d’un
centro commerciale. Lei, non fa altro che annuire perplessa –
mentre io mi
allontano, marcato dalla traccia nera sin sopra la fronte della ruota
della
bici, poco me ne frega. Livido, rabbioso. Non geloso, per
carità –
semplicemente infastidito da una situazione strana –
annuisco, ci manca
solamente che mi do la mano da solo poi sono pronto per il centro di
igiene
mentale.
L’ultima
campanella suona proprio nell’istante nel
quale metto piede dentro il cancello, salvato in corner. Ora che ci
penso, è la
prima volta in due anni che entro qui senza Akane. Mi fermo
all’ingresso,
spicco un breve salto sul ramo del primo albero del cortile, seguendo
poi il
cornicione in corsa – si sa mai – voglio arrivare
prima di quei due cretini.
Faccio
in tempo ad entrare dalla finestra e filare
al mio banco, quando eccoli apparire come una coppietta di neo-sposini.
Oh,
piccini, anche a braccetto ora.
Hiroshi
s’avvicina dandomi una gomitata nelle
costole. “Senti Saotome ma, Akane non era la tua fidanzata?
Quello chi è?” mi
domanda indicando Annon. Alzo le spalle – fingendomi
– disinteressato alla
cosa. “Che vuoi che ne sappia io, sono forse la sua
balia?” Immediatamente,
nemmeno a farlo apposta, il mio sguardo e quello del bianchetto
s’incrociano ed
ora, per la prima volta in due giorni, vedo che m’osserva in
un altro modo –
oserei dire – con
astio. Ricambio
l’occhiataccia – mentre una scarica elettrica pare
passare in mezzo all’aula.
Akane rimane muta ad osservare la scena, prima che si posi su di me, io
ho già
distolto lo sguardo.
La
lezione comincia, mentre il professore presenta
quel coglione come visitatore e bla bla bla…ne segue
un’ora di non so cosa, ero
troppo impegnato a pensare alla mia vendetta per seguire anche le
lezioni.
Finalmente,
ecco scoccare l’ora di pranzo. Puntuale
con essa, il mio sorrisetto torna sarcastico. “Puoi venire
con me?” la voce di
Akane mi distrae. Incrocio le braccia al petto evitandone di nuovo lo
sguardo
“Perché? Quell’altro non può
venire?” accidenti, a me e alla mia boccaccia ,
così sto sventolando una bandierina con scritto
‘gelosia’, sotto il suo naso.
“Non che…me ne importi, ovviamente” mi
correggo sorridente.
“Cretino,
devo parlarti. Ti muovi o devo prenderti
di peso?” mi intima cominciando ad innervosirsi. Mi sollevo
sbuffando, quasi la
cosa mi desse sui nervi. Quando invece, lancio
un’occhiataccia allo
spelacchiato – sollevando il naso trionfante. Ma cosa sto
facendo? Sono
rimbecillito o cosa? Puah.
Terrazzo,
ore 13.40
“Allora,
che dovevi dirmi?” mi smuovo secco, voglio
sbrigarmela in fretta, sono troppo preso da altri pensieri, per
ascoltarla ora.
Lei poggia entrambe le mani sull’inferriata centrale,
piegando il capo verso il
cortile, dove un gruppo di studenti si sta allenando a calcio.
“Dovrei essere
io quella arrabbiata, non tu…cosa c’è
che ti da fastidio? Sono giorni che mi
eviti” se vi dico che non so cosa rispondere, non ne
rimarreste sorpresi, vero?
“…”
Riesce sempre a spiazzarmi, in un modo o
nell’altro. Grugnisco qualcosa di incomprensibile prima di
spostarmi verso la
porta. “Niente, non ho niente” dal mio tono non si
direbbe affatto. “Certo…come
no. Sei geloso?” stavolta la domanda è diretta
“Io? Geloso di te – questa si
che è buona” acido come sempre, spigoloso nel tono.
“Se
non è gelosia, allora perché guardi Annon come
se fosse il più acerrimo dei tuoi nemici?” mi
sputa contro. Qui io, non so
davvero cosa dirle. Ci provo, buttandola sulla classica battuta,
“Non mi piace
a pelle, va bene come risposta?” lei si volge verso di me
ora, non ha il volto
corrucciato o quant’altro, direi più, intristita.
“Capisco, quindi … a te non
importa niente di me…” ahio, quando sento quella
tonalità forte e decisa
spezzarsi appena, è sinonimo di rubinetti che si aprono.
Stringe
le labbra. “Come al solito, hai la
sensibilità di un elefante. Scemo!” ed
è un bel cinquino stampato in faccia
quello che sento ora. Sollevo la mano, aprendo il palmo completamente
per
tastare la guancia pulsante. “Vedi? Sei violenta, non
lamentarti se poi non
sono carino con te…se solo tu fossi meno
manesca…” non finisco la frase – credo
d’aver ecceduto un po’ troppo. Piange.
“S…su dai…n…non intendevo
essere… cioè
non volevo dire…”
“Ti
sei spiegato benissimo” mi urla contro. No, non
sopporto di vederla piangere è più forte di me.
Scappa, eh no, questa volta mi
ascolti cavolo. La blocco per un braccio – ehm –
dove ho già vissuto questa
cosa? Ho un déjà
vu.
“Senti.
Io intendevo semplicemente dirti che…
potrei…essere…anche più carino se tu,
insomma, me ne dessi la moti…vazione…”
non so perché spezzo la parola in due. Stavolta il mio
sguardo permane immerso
nel suo per alcuni istanti. Le lacrime continuano ad inondarle il volto
libere.
Non posso far a meno di sentirmi maggiormente in colpa.
“Motivazione? Fammi un
esempio…” oddio, qua viene il difficile.
Io
ci provo, poi se, becco un altro ceffone – chiamo
il telefono azzurro. “Ad esempio. Se la smettessi di
picchiarmi ogni volta che
faccio qualcosa, qualsiasi cosa, mi faresti un gran favore. Cosa ti
faccio, per
ricevere sempre un ceffone o roba simile? … Fa male anche a
me sai? Non sono di
gomma” ecco, ora sono entrato nella parte di me che odio
– quella seria. Quando
IO divengo serio, è sinonimo di, ‘dire cose che
non vorrei’ . Mi spaventa
questo mio lato del carattere.
Lei
mi osserva silenziosa, le lacrime hanno smesso
di scenderle lungo il volto. Le lascio il polso lentamente. “
Pensi che … a me
piaccia come mi tratti? Se ti picchio è perché ho
i miei motivi” Ok, siamo in
torto entrambi, lo riconosco. Mi scivola un sorriso sulle labbra, non
riesco a
trattenerlo. Scuoto il capo, leccando il labbro inferiore
così, istintivo. “Va
bene, ricevuto. Rimani sempre una kawaiikune,
però.” Stavolta non s’arrabbia,
l’ho detto scherzosamente, spostandole la fronte indietro con
l’indice. E’ raro
scherzare con lei.
“Scemo”
finalmente apre un mezzo sorriso anche lei.
Segno che non è più arrabbiata. Chissà
perché ma, in questo momento – quando
faccio la pace con lei – quell’idea di vendicarmi,
mi passa di mente. Poggio le
spalle contro il muro “Hai fame?” le chiedo
abbassando lo sguardo.
“Si,
abbastanza” silenzio ne segue. Stringo il
labbro inferiore tra i denti. Che faccio? Scendo a prendere il cibo, o
rimango
qui? Il mio stomaco protesta, non ho nemmeno fatto colazione.
“Akane
io…”
“Ranma
io…” buffo. Lo diciamo assieme. Nemmeno
avessimo avuto un filo conduttore in questo momento. Abbassiamo lo
sguardo
all’unisono. “Scusa” anche questo, viene
spontaneo da entrambi. Sollevo lo
sguardo, meravigliandomi di me stesso e di lei anche.
“O…ora possiamo anche,
scendere non credi?” perché ho detto una frase
così stupida? Sono un emerito
coglione.
“Se…vuoi”
mi ripete titubante, io annuisco. Ok, sono
decisamente scemo. Il fatto è che
una parte
di me mi intima di restare, mentre l’altra mi tormenta
d’andarmene. “Va bene”
ho fatto decisamente la mia, anche adesso. Lanciare il sasso e tirare
indietro
la mano, ora, sarebbe sconveniente.
Rimaniamo
entrambi dinanzi alla porta, immobili. Sto
aspettando che esca per prima, così, non mi
sentirò troppo in colpa d’aver
proposto di scendere. Non si muove. Una folata di vento. Il rintoccare
improvviso del campanile distante. Ora, potrei dire d’aver
sentito persino il
raggrinzire d’una foglia pestata. Abbasso il capo, lanciando
debolmente
un’occhiata verso destra. Congiungo gli indici
l’uno contro l’altro
giocherellandoci, ricolmo d’un imbarazzo asensato.
“Se
rimanessimo qui?” propongo, mentre il tono del
verbo s’ammorbidisce leggermente. Ecco. Sono
stato carino con lei. Una cosa rara da parte mia, molto. Lei
se ne accorge,
perché ora mi osserva sorridendo. Trattengo il respiro per
una manciata di
secondi che sembra interminabile, sino ad ingollare completamente il
fiotto di
saliva che aveva cominciato, poco fa, a scendermi giù per la
gola. Non sei male se sorridi. Si,
lo penso.
Potrei darmi del pazzo per l’ennesima volta, convincermi
d’avere una malattia
ma, no, semplicemente resto con la convinzione che in questo momento,io
la vedo
seriamente come penso. E’
più carina.
Quando non è violenta, quando non è un
maschiaccio, quando rimane silenziosa ad
osservarmi così, facendomi sentire in imbarazzo. Dei, sono
ancora rosso. Scuoto
il capo, mentre il codino dietro la nuca s’arruffa
sollevandosi d’impatto.
Il
mio stomaco brontola ora. Rompe l’apparente
quiete dell’attimo, facendomi scivolare la mancina dinanzi al
volto. “Temo di
morire di fame così” per una volta che
c’è un momento di calma piatta, tra me e
lei, qualsiasi cosa, anche la più cretina deve
interromperlo. Bah, ci rinuncio.
Lei alza le spalle, senza arrabbiarsi. “Lo stiamo dicendo da
venti minuti ma
non siamo ancora scesi. Credo che dovremmo mangiare, tra poco suona la
campanella…poi Annon…” si blocca,
temendo d’aver detto qualcosa di spiacevole.
Mugugno qualcosa d’incomprensibile, certo, mi ero dimenticato
che sotto c’è
sbianchetto che attende. Inarco le sopracciglia, abbandonando
l’immagine di
‘ragazzo tranquillo’. “Ovviamente, va
pure. Non sarò di certo io a fermarti.
Bah” sbuffo irritato, spiccando un salto sul tetto
dell’impalcatura che
costituisce la scalinata. Incrocio le gambe e le braccia, sollevando il
capo e
lo sguardo contro la volta. Mi secca dannatamente ammettere che sarei
rimasto
ancora un po’, se lei, non avesse pensato a quel cretino.
“Ranma…”
fa una pausa osservando le mie movenze “Sei
uno stupido, come al solito” s’infuria, mostrandomi
la lingua per svariati
secondi prima di lasciarmi solo sul terrazzo. Credo mi sia passata di
nuovo la
fame. Mi sposto su d’un fianco, raggomitolandomi come facevo
da bambino quando
avevo un problema. Sposto gli avambracci contro la nuca, sospingendo
all’interno le braccia per comprimerle contro le tempie.
Socchiudo le palpebre.
Silenzio. Perché deve sempre
rovinare
tutto quella la? Pensare che avevo intenzione di …
lasciamo stare.
Fine
Quarto Capitolo
Ed
un altro capitolo è giunto al termine, eh eh, a
quanto pare ci sono dei fuochi da spegnere nei prossimi capitoli (Ogni
riferimento al nostro Ranma è puramente casuale eh) ,
vedremo di fare qualcosa
per quel testone.
Al
prossimo capitolo. Sayou.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo Quinto : Particolari ***
What
i really want
Grazie
ancora per tutti i commenti che lasciate,
sono feliccissima che vi piaccia questa storia e mi date sempre tanta
carica
nel mandarla avanti, non posso far a meno dunque di dirvi un
sentitissimo :
Grazie. Ci vediamo alla fine del capitolo ;)
Capitolo
quinto : Particolari.
Le
ombre, molteplici, s’addensano sulla superficie
dell’acqua. Creano giochi di luci singolari, talvolta, tra i
cerchi concentrici
che s’immergono densi al centro, v’è un
alone scuro. Getto l’immagine del mio
volto all’interno del laghetto che troneggia al centro del
giardino. Poggio le
nocche dell’indice sul mento. Guardati, non sei esattamente
l’immagine del
ragazzo adatto a lei. Sospiro. L’iridi scure affondano , al
di sotto della
superficie, mentre le increspature dell’acqua frammentano
l’immagine del mio
volto e, al suo posto, rivedo me e te qualche anno fa. I tuoi tratti
meno
delicati allora, quando ti sbucciasti il ginocchio e ti portai sulle
spalle per
tutta quella strada. Un sorriso amaro si frattaglia sulle labbra ora,
riesco a
vederlo sullo specchio sotto di me. Non credo che per te
sarò mai più d’un
amico, vero Hen?
All’improvviso,
il riverbero della luna s’inabissa,
sostituendo la sua luce con la tua immagine. Vera stavolta.
T’osservo
attraverso quel riflesso che, ti fa apparire più brillante.
Corrucciato, un
poco. “Annon, che ci fai tutto solo qui? Vieni dentro, ti
beccherai un
raffreddore” mi chiedi docile, con quel sottile apostrofare
del verbo che pare
quello d’una sorella. Già. Non alzo ancora lo
sguardo, mi piace osservarti da
qui. Scuoto il capo. “Non preoccuparti, sono abituato al
freddo. Ho affrontato
ben altro” tento d’aprire un sorriso che risulta
semplicemente sghembo. Mi
sento di troppo in questa casa, come mi sento di troppo quando ti vedo
sovrappensiero.
Ti sposti, accucciandoti poco distante da me. Ecco, come ora ad
esempio. Stai
pensando a lui, nevvero? Sollevo lo sguardo dalla tua immagine
riflessa, eccoti
reale adesso. Ti conosco e, per tutto il tempo nel quale sono stato con
te, non
ti ho mai visto con quella particolare luminosità nello
sguardo. Ti accorgi
dell’insistenza dei miei sguardi e
ti volgi sorridendomi. Potrei dirti quanto adoro quel sorriso. No, non
lo farò.
Potrei mai prendere il suo posto nel tuo cuore?
Gioco
con l’acqua ora, gettando l’indice sotto la
superficie fredda. “Ancora, non mi hai detto
perché sei tornato” eccole, le tue
domande d’occorrenza, per tagliar via il silenzio. Allargo un
sorriso spento
sulle labbra “Beh, volevo rivederti. Ti basta come
motivazione?” divengo serio
ora. So già quale sarà la tua reazione.
Mi
osservi perplessa e stupita. Cos’è, non credevi
che anche io potessi possedere un po’ di sicurezza?
“Annon…ma che…” non ti
lascio finire la frase, mi sollevo allontanandomi. Non ho nemmeno il
coraggio
di guardarti . Ho già ben impressa l’immagine di
un tuo rifiuto, lo facesti già
tempo fa, quando provai a parlartene la prima volta, non mi ascoltasti.
“Perché
mi dici questo?” lo sussurri in modo tale che io possa
percepire quel tono,
come un colpo allo stomaco, diretto. Sei spaventata?
Mi
fermo, osservandoti da sopra la spalla ora. “Non
credo sia una novità” mi limito, diretto stavolta. Non rispondi, rimani in
silenzio accucciata
nella tua posizione ad osservare il connubio di astri in cielo.
Perché non può
essere per me quello scintillare nel tuo sguardo? Io sono arrivato
prima di
lui, io…
Potrei
definirmi egoista adesso ma, cosa ci posso
fare se ti vorrei solo per me? Abbasso le spalle, scuoto il capo.
“Stavo
scherzando Hen, ci caschi sempre” lo so, sono uno stupido ma,
vederla in
imbarazzo mi inquieta soltanto. Tu ti sollevi correndomi incontro per
malmenarmi giocosamente. “Scemo”
mi
riempi di piccoli pugni sull’addome, nemmeno li sento in
questo momento. “Akane…”
l’ho rifatto di nuovo, ti ho guardata in modo diverso, come
non dovrei
guardarti ora. Mi osservi semplicemente, confusa.
“…” . Scuoto il capo,
fingendo che io non abbia nulla da dirti. “Ricordi quando ci
siamo incontrati
per la prima volta?” annuisci, rimanendo dinanzi a me ad
osservare, silenziosa,
ogni mia mossa.
“Credo
sia stata una bella fortuna averti
incontrata” ridacchio, sollevando la mancina in tua
corrispondenza, sfiorandoti
il naso con l’indice. Arrossisci
un poco. Vuoi fare la dura ma sotto sotto, guardati,
t’è bastato un semplice contatto
per diventare tutta rossa. Sospiro, se solo volessi, potrei cogliere
quest’occasione al volo per dirti ciò che provo,
per fare quel che avrei dovuto
prima di partire ma…
Dannazione,
Hen.
…
Poggio
il volto tra le mani. Non riesco a capire
nemmeno perché me ne sto quassù ad osservarli. Mi
sento dannatamente fuori
posto, perché mi… ignori così?
Digrigno i denti, mentre le pupille all’interno
dell’iride si stringono. Mah. Distolgo lo sguardo,
concentrandomi unicamente su
qualcos’altro che non siano quei due. “Ho
l’impressione di essermi dimenticato
qualcosa …” . Lo dico ad alta voce,
così, mentre quel dubbio lentamente prende
a dissolversi. Dovrei intromettermi forse? Sollevo il braccio per
stringere il
la destra in un pugno. La mano trema, credo d’avere il morbo
di Parkinson.
Infondo a me, cosa importa di lei? Ho già avuto abbastanza
turbe psichiche a
causa sua ultimamente. Pensi che …
a me
piaccia come mi tratti? Se ti picchio è perché ho
i miei motivi. Non so
perché ma, mi torna in mente questa frase improvvisamente.
Raccolgo lo sguardo
sulla mano destra, ne apro il palmo sollevandola contro il volto,
esattamente
nel punto dove oggi ho ricevuto l’ennesimo schiaffo. Non fa
più male, non
all’esterno almeno.
Perché
devo essere sempre così, incredibilmente
impedito? Oggi avrei anche potuto… si…avrei
potuto…io avrei… vengo interrotto
dai miei pensieri quando, un enorme teiera mi colpisce la testa
facendomi
vedere le stelle da vicino.
“Caz…ma
che cos…Sh…Shampoo?” improvvisamente mi
torna in mente un piccolo particolare che avevo tralasciato.
E’ furiosa.
“A…aspetta, posso…spiegarti”
indossa un abito cinese azzurro, è quello il
particolare che m’è saltato subito
all’occhio e che, mi ha acceso
la lampadina all’improvviso. Allora
ci vediamo oggi, cerca di farti
trovare alle 17.30 al parco, vestiti di azzurro e non mancare. Accidenti,
la mia vendetta me n’ero dimenticato. Ero così
impegnato ad essere geloso da
essermi completamente … co…cos’ho
pensato? Dischiudo le labbra appena, serrando
i denti. Io non posso essere geloso. Il solo pensarlo mi distrugge
completamente. Non voglio credere d’esserlo. Non posso
esserlo.
Shampoo
rimane ad osservarmi perplessa, io che
tutt’un tratto ho assunto la classica posa da pensatore con
la teiera in testa
che, per la botta ha preso la forma della mia ‘capoccia
dura’. “Ranma!” mi
chiama ma, allungo la mano indietro, per zittirla. Lancio una sguardata
verso i
due che si sono appena volti ad osservarci quassù, sul
tetto. Akane ha appena
assunto un’occhiata rabbiosa, l’altro invece
è rimasto scioccato. No, ora è
solamente unico l’obiettivo del mio sguardo, indirettamente,
io sto guardando
solamente una persona.
Scuoto
il capo ripetutamente senza distrarre il
contatto visivo con la sua figura. No, no. Non voglio crederci, non
posso
crederci affatto. Sbarro gli occhi, come se una scarica
d’adrenalina pura
m’avesse attraversato la spina dorsale al momento. Io
sono…geloso? Tutto questo
è assolutamente fuori dagli schemi, è
impossibile, è inumano, anormale. Ora
anche il suo sguardo è sul mio, per un istante soltanto.
“No…non ci crederò
mai…MAI” ringhio scappando, letteralmente. Non
voglio pensarci, non è
possibile, non sono io. Sono pazzo, pazzo, pazzo. Porto entrambe le
mani sulle
tempie, serrando gli occhi stretti. Continuo a scuotere il capo, quasi
per
tentare di rimuovere quest’idea dalla testa.
…
Co…cosa
gli prende adesso? Dei, Ranma ma stai impazzendo?
Scuoto il capo ed osservo silenziosa. Non riesco a capire il suo
atteggiamento.
Apro la bocca per dire qualcosa, prima d’essere anticipata da
Shampoo. Il suo
sguardo è terrorizzato, rivolto in direzione di Annon.
“…Wan”
mormora semplicemente, senz’aggiungere altro.
Le tremano le braccia, pare quasi paralizzata. Cosa significa quella
parola? E’
un termine cinese forse? Mi volgo verso Annon, tentando di leggere nel
suo
sguardo un qualcosa che possa darmi anche solo l’ombra
d’una risposta. Non
credo arriverà, è più sorpreso di me.
“Cosa?” emette debolmente, osservando
stranito la cinese.
Lei
punta il dito contro di lui facendolo tremare in
modo disarmonico col corpo. Sembra spaventata. Non ci sto capendo
nulla.
“Conosci Shampoo?” gli chiedo e, in tutta risposta
ricevo un cenno negativo del
capo da parte dell’albino. Lei spicca un salto verso il
basso, spostandosi
comunque ad una distanza ben calcolata, a mio avviso. Le iridi
violette,
all’interno delle sue iridi guizzano continuamente contro la
figura di lui.
“Non…” si blocca un istante prima di
prendere fiato “Non ti ricordi davvero?”
gli intima, puntandogli nuovamente contro il dito.
“No,
mi spiace signorina” la sua risposta sembra
lasciare abbastanza perplessa la gatta. “Devo essermi
sbagliata, no, non puoi
di certo essere tu” la tonalità con cui lo dice
è, quasi, sollevata. I due si
osservano per qualche istante, pare interminabile. “Eppure il
tuo sguardo è
così simile al suo…” ripete sollevando
una mano contro il suo volto, facendo
per avvicinarla un po’ troppo – per i miei gusti.
“Ehi” mi preoccupo di dire,
seriamente seccata e, ciò mi lascia sorpresa di me.
Arrossisco indietreggiando
appena. “Akane, non scaldarti. Ho sbagliato persona, ti
lascio amoreggiare con
la tua nuova fiamma. Vado a cercare quel cattivone di Ranma-kun,
sai?” si
ferma, osservando gli sguardi di me ed Annon che si sono abbassati per
l’imbarazzo.
“Ranma
oggi mi ha chiesto di uscire con lui e… beh,
abbiamo semplicemente rimandato a stasera” mi sussurra
maliziosa, nascondendo
le labbra dietro la mano aperta. Io sollevo lo sguardo, scattando,
lanciandole
una sguardata congelante. “E P-chan vola, quando mai si
sognerebbe di darti un
appuntamento?” lei continua a ridere e ciò mi
disturba. Avanzo di un passo
verso di lei “Allora?” chiedo ponendo entrambe le
mani sui fianchi.
“Non
credo possa interessarti, dato che hai un nuovo
acquisto no? Zaijian kàng
lì (*)”
proferisce
prima d’andarsene. Rimango inebetita a
fissare il punto nel quale è sparita, non so se rimanere
allibita dalle sue
parole o semplicemente ignorarle, infondo, troppe volte
s’è inventata storielle
strane. Mi volgo verso Annon, rendendomi conto che è
arrossito maggiormente “Che
hai?” lui giocherella con una ciocca di capelli ,
avvolgendola contro l’indice.
“N…niente” balbetta un poco, alzo le
spalle, inarcando appena le sopracciglia.
Non so, forse, per il fastidio delle parole di quella pazza o, per il
fatto che
un piccolo dubbio si sta facendo strada nella mia testa. No, cambiamo
discorso,
è meglio. “Ehm, sicuro di non conoscerla?
… Chissà cosa significa quella
parola” .
“Caos…”
risponde lui di
getto. Mi volgo e lo osservo interrogativa. “Annon, da quando
sai il cinese?”
lo rimbecco sorridente “Eh? Ma no, è una parola
che mi è venuta spontanea,
magari, è la prima cosa che mi è venuta in mente
dopo tutto questo trambusto” .
Ci penso un po’, decidendo di lasciar perdere al momento.
Fluh, magari adesso
Ranma è davvero con Shampoo. Aggrotto le sopracciglia,
sollevo la destra,
spaccando in due una delle tavole d’allenamento poste ancora
sul giardino,
probabilmente da Ranma o dal signor Saotome durante il giorno.
Annon
mi osserva,
allargando palesemente gli occhi in un’ espressione del tutto
indecifrabile.
“H…Hen…co…come sei diventata
fo…forte” deglutisce, spostandosi appena. In
questo momento potrei spaccare qualcosa in testa anche a lui, se
solamente il
mio buon senso non mi dicesse che non c’entra nulla.
“Scemo! Scemo!” avanzo verso
l’interno della casa a gran passo, blaterando qualcosa
d’incomprensibile e
pestando i piedi come una bambinetta insoddisfatta. Ti odio Ranma, sei
un
deficiente.
Mi
segue, facendo finta di
nulla, un po’ come se fosse la mia ombra. Poso la mano sulla
porta scorrevole
del Dojo, spalancandola d’impatto. Il respiro
s’addensa all’interno dei
polmoni, ho bisogno di sfogarmi in un qualche modo. Appena metto piede
dentro
la palestra, ecco che sento altri passi. “Hen?” lui
mi chiama, facendomi
volgere appena sopra la spalla. Vorrei rispondergli male, quando sono
di
cattivo umore divengo così, insopportabile. Eppure, i suoi
occhi, quel suo
guardarmi così quieto, sigilla le parole
all’interno delle mie labbra
all’istante. Si siede, facendomi cenno con la mano di
raggiungerlo.
“Perché
non segui
l’esempio di lei?” mi chiede indicando con lo
sguardo il punto dove prima,
Shampoo era sparita. Io scuoto il capo energicamente.
“Seguire quello scemo?
Perché mai?” lui si volge completamente verso di
me. Non so che espressione abbia
esattamente in volto.
“Si
vede … sai?” ora torna
ad osservare verso il basso, si guarda i palmi delle mani rivolti verso
l’alto.
Eh? La mia espressione diviene interrogativa.
“…Guarda, ti sei fatta male” mi
rimprovera, osservando la mia mano intrisa di schegge legnose.
“Non è nulla”
rispondo semplicemente, prima che lui mi prenda la mano. Io la ritraggo
immediatamente. Mi guarda quasi con sospetto, poi sorride.
“… Ne sei cotta,
vero?” . Fingo di non capire a primo acchito, poi, collego
quelle parole alla
figura di Ranma, non so perché ma, penso subito a lui.
Arrossisco,
in modo
violento anche. “M…ma cosa dici?”
stringo un lembo della maglietta tra le mani,
nervosa. Quando si parla di ‘quella cosa’, divengo
un ciocco di legno. “Oh, non
negare l’evidenza…” ridacchia furbo,
flettendo indietro il capo e le spalle per
lasciar ricadere la cascata di capelli albini indietro.
Non
è così.
Mi piacerebbe risponderti così, se fosse vero. So infondo,
molto infondo
di volergli bene. Lo so e basta. Lo osservo per qualche istante, prima
di
sollevarmi in piedi e correre via. Chissà dove poi? Non lo
so, semplicemente in
questo momento... ho l’impressione di volerlo qui con me. Ranma sei uno scemo.
…
Sono
riuscito a sfuggire a
quella pazza finalmente, era ora. Dopo mezz’ora di maratona
per Nerima. Cioè,
sarà normale doversi rifugiare sopra un albero per stare
tranquillo? Dei, in
questo momento, vorrei aver la capacità di divenire
un’ocaccia come Mousse, per
volarmene via da qua. Perché sono scappato a quel modo? Ah
già. Porcaccia la
miseria, perché ci ho ripensato? Premo la guancia contro le
nocche del pugno
chiuso. Lascio andare entrambe le gambe , lasciandole libere di
dondolare in
aria. Sospiro. Di nuovo, non è da me questo comportamento.
Non è da me pensarti
così tanto, come non è da me
quest’insana gelosia. L’ho ripetuto di nuovo,
quella parola così stonata. Continua a vorticarmi in testa
in modo sconnesso.
In questo momento si, vorrei l’lsd di Kasumi. Perlomeno,
uscirei di senno senza
preoccuparmi del resto.
Abbasso
lo sguardo verso
le strade di Nerima. Non avevo mai fatto caso al buio che la circonda
di notte.
Forse perché, talvolta sono così superficiale
da… non accorgermi di certi
particolari. Sgrano gli occhi per un millesimo di secondo. Particolari. Stringo la mancina, sino a
farne divenire bianche le
nocche. Minuzie come quelle schifezze abominevoli che mi prepari dalla
mattina
alla sera, eppure, riflettendoci meglio, non credo siano tentativi di
farmi
fuori come ho
sempre voluto pensare. Forse, erano
semplicemente un modo per…attirare la mia attenzione?
Possibile che lei voglia
farsi notare da me? Bah, quante stupidaggini ti vengono in mente . Quel
maschiaccio di Akane che si da da fare per apparire una brava moglie.
Trattengo
un sorrisetto ironico, immaginandola tra vent’anni col
grembiule, intenta a
sfaccendare per casa. Dei, da quando faccio questi pensieri? Arriccio
appena le
labbra ed il naso in una smorfia. Chi vorrebbe mai una ragazza violenta
e
piatta come moglie? Semmai come marito. Farebbe più figura
la mia parte
femminile come donna di casa che lei.
“Scema…” mi esce così, dalle
labbra. La
verità è che, non immaginerei affatto la mia vita
senza i suoi ceffoni, senza
la faccia da schiaffi che si ritrova, senza quella vocina rettile che
mi
trapana i timpani. Non credo saprei
vivere senza il mio maschiaccio.
Mia?
Da quando è una cosa
che mi appartiene? Non l’ho mai pensata come tale. Bah,
potrei avere donne
molto più belle e gentili di lei. Potrei, esatto. Eppure
continuo a proteggerti,
eppure, desidero restare comunque al tuo fianco, seppur tu non mi
piaccia
affatto. Sono difettoso, da buttare. Oggi sono pieno di controsensi.
“Ranma?”
toh, parli del
diavolo. Dove l’hai lasciato il principe scolorino stasera?
Eccola, li sotto
che guarda in alto. Riesci sempre a trovarmi, befana. Inarco le
sopracciglia,
ruotando il busto verso destra, incrociando saldamente le braccia al
petto.
Nah, non ho intenzione di parlarti ora come ora. Via, aria,
sciò.
“Ora
scendi e mi spieghi
perché sei corso via a quel modo, non me ne andrò
di qui, dovessi rimanere
sotto quest’albero tutta la notte” lo ammetti con
vigore, facendo scendere il
mio sguardo su di te in modo del tutto volontario. Mi sorprende adesso,
questa
tua tenacia. Non rispondo ancora, quanto sei cretina. Scuoto il capo,
lasciandoti intendere chiaramente che non ho intenzione di muoverti.
“Hai una
testaccia dura Ranma. Vorrei poter coniare un termine per sbatterti la
faccia
per terra. Cretino” ringhi furiosa. Seh, ti piacerebbe farmi
scendere in quel
modo vero? Sfortunatamente per te non esiste. Tenti di arrampicarti
goffamente
sull’albero, sotto di me, stranamente scivoli giù
come se su quel tronco vi
fosse olio. Ti osservo quasi divertito dalla scenetta, sei proprio una
bambina.
No, non cederò così facilmente, figuriamoci.
“Se
non scendi tu, vengo
su io” ci riprovi, senza lasciarti abbattere minimamente dal
mio comportamento.
Perché ti ostini a non capire che non ho voglia di parlare
con te? Cazzo. Mi
sollevo sul ramo, notando che mi hai quasi raggiunto in cima, a cosa
stavo
pensando per non averlo notato?
Faccio
per saltare più in
alto ancora, quando sento un crack sordo, ed il ramo spezzarsi sotto il
tuo
peso. Stupida. “Akane” pochi salti, mi butto
praticamente di sotto, correndo
lungo la superficie dell’albero per riprenderti in tempo.
“Sei impazzita?” ti
rimprovero visibilmente alterato. Sfioro il terreno ora, ricadendo
perfettamente diritto. Ti guardo accusatore, sai che non voglio che tu
mi
disturbi quando voglio starmene solo.
“Ranma?”
sei arrossita,
riesco perfettamente a sentire il cambiamento della temperatura
corporea sulle
tue braccia. “Ehm, puoi farmi scendere, ora” mi
sussurri imbarazzata, ed io
come un cretino, mi riempio come un bollitore d’acqua calda,
immediato. Aprendo
le braccia improvvisamente, lasciandoti cadere.
“Ahio!
Sei scemo?”
stavolta sei tu a sgridare me. “Sei tu la cretina, ma ti pare
salire lassù a
quel modo? Potevi farti male!” ti ringhio contro, decisamente
iracondo. Io e
te, bianco e nero, contrasto assoluto in qualsiasi cosa, io dico acqua
e tu
dici fuoco. No, non potrei mai andar d’accordo con te.
Però ora mi fissi e, la
tua insistenza si fa pesante. Non riesco a sorreggere quello sguardo
rammaricato che mi lanci in tutta risposta. Prima che io distolga il
mio, noto
che le tue labbra s’aprono in un sorriso. Eh? Apro mezza
bocca confuso, non
capendo quella tua espressione quieta ora.
“Non
volevo farti
preoccupare, mi spiace” abbassi il capo, ed in questo
momento, rimango
inebetito di nuovo. A fissarti a bocca aperta come un merluzzo, tipico
di me e
della mia insana ottusità nel comprendere le cose. Abbasso
lo sguardo ora e
semplicemente, noto un piccolo particolare
che mi era sfuggito. La tua mano. Istintivamente mi accuccio sulle
ginocchia,
prendendola sulla mia per osservarla da vicino, tenti di ritrarla
celere ma io, in
risposta, stringo il polso. “Sei…
ferita” emetto le due parole, rompendole con un breve
sospiro,ecco perché non
riuscivi a salire.
Stringo
le labbra, dandoti
un leggero schiaffo sulla testa. Stupida. “Sei proprio un
maschiaccio” ripeto
mentre tu mi guardi arrabbiata, poi, sento un sussulto da parte
tua, quando
poso le labbra sul tuo palmo per estrarti le schegge. “Ma
come hai fatto mi
chiedo, guarda che disastro” scuoto il capo, estraendo
l’ultimo frammento di
legno coi denti, sputandolo poi al mio fianco. Strappo un lembo della
manica,
avvolgendotelo attorno alla mano. “Ecco, devo anche fare il
pronto intervento
ora?” asserisco sarcastico . Prima di tornare con lo sguardo
su dite, sento la
pelle del dorso della mano, bagnarsi all’improvviso. Pioggia? Sollevo lo sguardo
repentino su di te, no,
lacrime.
“P…perché
piangi ora? C…che
ho fatto?” indietreggio spaventato. Non riesco a focalizzare
il motivo delle
tue lacrime in questo momento, inarco entrambe le sopracciglia confuso,
molto,
oserei dire.
“SCEMO!”
sento
semplicemente una scossa. Un brivido m’attraversa seduta
stante immobilizzando
ogni centro nervoso . Le tue braccia, si sono sollevate aggrappandosi
al mio
collo, mentre il colore del tuo corpo contro il mio si fa maggiore.
“Akane…”
automaticamente, il codino si rizza impertinente mentre le mie braccia
s’abbassano, afflosciandosi lungo i fianchi. Percepisco i
tuoi singhiozzi brevi
e controllati a stento accanto al lobo dell’orecchio e nel
contempo, scivola in
me uno strano sentore di…quasi di… contentezza?
Sbaraglio? . Non ne so il
motivo ma, rimango immobile ad osservare la strada dinanzi a me, con le
iridi
sbarrate su d’un punto impreciso. Solamente tu sai
sorprendermi ogni volta con
questi gesti improvvisi, io…io non l’avevo
calcolato. “Perché ti arrabbi con
me? Perché sei così stupido e scappi
via…hai così paura di me?” un uggiolio
sconnesso è l’unica cosa che mi esce dalle labbra
ora. Sgrano maggiormente gli
occhi. Paura... di cosa? Figuriamoci, di una ragazzina. Poi, prendo la
consapevolezza che in parte, ciò
che
affermi è vero.
Io…ho…davvero…paura…di te?
“Non
so perché lo faccio…
ti…ti dispiace così tanto?” chiedo
infermo, stavolta, stranamente riesco
addirittura a non mangiarmi troppo
le
parole. Che bravo. “Si, mi dispiace…” lo
affermi convinta, secca. Ciò mi rende
nervoso, non ne so il motivo ma, questo tuo
‘ammetterlo’ in modo aperto, mi …
stupisce?
Mi
distacco
dall’abbraccio, rimanendo per un istante ad osservarti
silenzioso. Sollevo
l’indice, per catturarti una lacrima dagli occhi.
“Non sei per niente carina
così” sorrido appena. Già, non so
perché ma lo faccio. Improvvisamente, dopo le
tue parole mi sento quieto. Strano eh? Tu arrossisci al mio tocco ma
non ti
sposti. Alla tua azione, ne consegue la mia reazione immediata,
ritraggo la
mano puntando lo sguardo verso destra.
“Sc…scusa” emetto, tornado ad
impicciarmi con le parole.
Reclini
il capo appena,
tornando a sorridermi. Non ti vedo ma, so che lo stai facendo. Insomma,
lo
immagino ecco. Perché devo sempre sentirmi in questo stato, con
te?
“Torniamo
a casa” ti
sollevi, lasciandomi qualche secondo accovacciato ancora, prima di
allungare la
mano verso di me.
T’osservo
di sbieco,
serrando le palpebre. Volgo il capo completamente di lato inarcando le
sopracciglia, assumendo un’ espressione tra l’
imbronciato ed un
qualcos’altro, dei, quanto
sono bambino a volte. Bene, ora me lo
dico pure da solo, evviva.
“Mi alzo da solo,
tranquilla” stringo il
labbro inferiore tra i denti, mordendolo così forte da farmi
male, come per
punirmi di ciò che ho appena detto. Sollevo lo sguardo
immediato. “No aspetta,
non intendevo ciò che pensi…” temo di
scorgere nei tuoi occhi astio, quando
torno a parare lo sguardo sulla tua posizione ed invece, sei ancora li,
col
braccio teso. Insolitamente tranquilla, seppur le labbra si siano
inarcate in
una leggera smorfia trattenuta.
Allungo
la mano, prendendo
la tua silenzioso. “Ecco…contenta?”
proferisco arrossendo completamente in
faccia. Tu non rispondi, semplicemente passi avanti a me stringendomi
la mano
maggiormente, cosa che mi fa sobbalzare per un istante.
Perché non mi lasci?
Una domanda che mi assilla per tutto il tragitto. Eppure, non oso
chiedertelo –
infondo - sto bene anche così. Rimango per un lungo istante
ad osservarti le
spalle, lasciando cadere la visuale, infine, sulle nostre mani. Di
nuovo. Un
forte bruciore, sale bastardo sulle gote, arrossandole maggiormente.
Improvvisamente sento caldo, molto caldo. E’ come se
m’avessero lanciato
addosso un pezzo di carbone, no, diciamo una tonnellata. Tento di
ricompormi,
assumendo un’espressione del tutto sicura di me, tornando
padrone del mio
orgoglio. Io…non posso farmi vedere, ecco, così. Se non ti dessi l’immagine della forza, a
chi ti aggrapperesti? Fragile
come sei. Per la prima volta in due anni, mi accorgo di un
altro
particolare…
Non
sei forte come vuoi far credere, allora, se
vuoi… lo sarò io per te.
Fine
quinto capitolo
Piaciuto?
Beh, sembra che
finalmente Ranma si sia reso conto di un piccolo ed importante
particolare. Eh
eh, non è finita qui però, ne dovranno accadere
ancora di cose, perciò
continuate a seguirmi.
Sayou
Vocabolario
:
(*) Zaijian
kàng
lì
: letteralmente ‘ti lascio amoreggiare in pace’
|
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Capitolo 6 *** Capitolo Sesto : Le disgrazie non vengono mai da sole ***
What
i really want.
Siete
sempre tantissimi, penso che alla fine di
questa fic vi ringrazierò uno ad uno come meritate. Per ora
colgo l’occasione,
di nuovo, per ringraziarvi tutti quanti.(Tiger, rileggendo i primi
commenti mi
ero accorta che mi avevi segnalato alcuni errori ed ho subito
provveduto alla
ricorrezione completa del capitolo (Povera me e gli
‘orrori’
grammatico-ortografici -.-‘’) . Passando sopra
ciò vi auguro una buona lettura,
come sempre.
Capitolo
Sesto : Le disgrazie non vengono mai da sole.
Alba.
Distendo le braccia sopra il capo, nel mentre,
di sottofondo non v’è altro che lo stormire di
qualche uccello diurno.
Solitudine. La sensazione che da il giorno appena sveglio, quando non
v’è nulla
tranne che il lacerante background del vento sulle strade deserte. Mi
sollevo,
lentamente, ho la schiena a pezzi. Distorco le labbra un poco,
concentrandomi
sulla fitta al coccige. Sposto la mano a massaggiare la parte
dolorante,
accidenti a me e alle mie malsane idee d’addormentarmi qua
sopra. L’aria
pungente di metà novembre avanza, lasciandomi scappare uno
starnuto. Bene, ci manca
che io mi prenda l’influenza, così siamo tutti
contenti. Bah. Per un istante,
rimango a fissare il sorgere del sole, così, senza motivo
apparente. No, non mi
interessano affatto gli eventi ‘naturali’. Resto
semplicemente assorto. Sollevo
meccanicamente la mano dinanzi al volto, osservandola a palmo aperto.
“Gh” mi
scappa un mezzo guaito. Cosa – sto – facendo?
Scuoto il capo, pronto? C’è
qualcuno in casa? Nah, credo che il mio cervello sia atrofizzato dal
sonno
ancora. Porto la mancina a strofinare l’occhio destro,
assieme ad un
elegantissimo sbadiglio a bocca aperta in pendant. Mh, ho ancora
più sonno di
prima. Forse rientrerò in casa. Possibile che io sia
l’unico deficiente a
svegliarsi a quest’ora, in preda alle convulsioni di quelle
visioni maledette? Sospiro,
oramai non ho via d’uscita.
Lancio
una sguardata al cortile, la tavola sistemata
ieri sera per gli allenamenti è spezzata in due. Mh.
Ricollego mentalmente la
ferita di Akane alla tavola, facendo due più due, ecco il
risultato. “Colpa
mia, come al solito…” devo smetterla di pensare ad
alta voce.
“Kya!”
emetto un breve sobbalzo, giusto per rendermi
conto di non essere l’unico pazzo nella zona. Reclino il
capo, sporgendomi
maggiormente dal tetto, in modo d’avere una visuale completa
del giardino. Ah,
ecco. A quanto pare il maschiaccio si è svegliato per
allenarsi, figuriamoci
che avevo avuto la stessa idea. Beh, non credo che le
dispiacerà se io…
Deglutisco
pesantemente quando un serpentello di
nome ricordo, prende a strisciarmi vorticoso in testa. Accidenti.
Perché
diavolo devo essere così? Ritraggo il capo come una
tartaruga, premendo la
mancina contro il petto. “Gh…” emetto un
altro suono strozzato quando mi
accorgo che il battito cardiaco ha cominciato ad accelerare senza
alcuna
ragione. Che io soffra d’ansia? Deglutisco pesantemente
– aridaglie-.
“Possibile che succedano tutte a me?” mi schiaffo
una mano in faccia,
lasciandola scivolare lentamente. Non posso restarmene
quassù tutto il giorno
come un deficiente, dovrò scendere prima o poi. Porto la
mano sotto il mento
per partorire una delle mie idee malsane. Dunque, se io scendessi da
qui, lei
mi vedrebbe e … no, non voglio nemmeno pensarci. Se invece
facessi in modo di
scendere dalla parte opposta, vediamo…si, dovrebbe andare.
Annuisco schiacciando
il pugno chiuso contro il palmo dell’altra mano. Sembro
scemo, si…anzi… lo
sono. Oramai non è una novità. Mi sollevo in
punta di piedi, attendo a non far
rumore. Come se io potessi infondo, tsk, un esperto di Kenpo come me
non si
farebbe sentire nemmeno se…
“Neow?”
o…oddio. Dinanzi a me, agitando la coda
lunga s’erge un gatto. Mi osserva, con quegli occhietti
famelici. U…un mostro.
Mi blocco istintivamente, cominciando a tremare.
“V…via…s…sciò…”
emetto
debolmente tentando d’arretrare dalla bestia. Il gatto si
solleva sulle zampe,
cominciando ad avanzare presso di me.
“…C…cosa fai stupido
animalaccio…vai via”
indietreggio ancora. Oddio che qualcuno mi salvi.
“Neow”
miagola ancora spiccando un breve salto e
piazzandomisi in faccia.
“M…Mh….Mg…m…MUAHHHHHHH”
comincio a gridare come un
ossesso con la visuale impossibilitata da questo coso. Corro qua e la
sulla
tettoia sollevando le mani in aria. Aiuto, aiuto,
aiuto…paura,paura,paura.
Scuoto la testa per staccarmi quest’affare di dosso ma la cosa evidentemente
ha poco successo.
“AHHHHHHH”
continuo ad urlare finché non sento
qualcosa mancarmi sotto i pied… oh cazzo… non
faccio nemmeno in tempo a
rendermene conto che scivolo giù dalla grondaia,
schiantandomi di sotto. Alla
faccia del non far rumore.
“Ranma”
no, in questo momento sento tutto tranne la
sua voce chiamarmi. Sono troppo impegnato a lottare contro la mia
acerrima
paura. “TOGLIETEMI DI DOSSO QUESTO COSOOOO” in
questo momento, credo che si
siano svegliati tutti nel vicinato, cosa cacchio me ne frega? Il gatto
si
stacca finalmente, ricadendo sulle zampe dinanzi a me, evidentemente
irritato
dai miei scossoni.
Mi
soffia contro, rizzando il pelo sulla schiena.
“…Stai indietro brutta imitazione di un
cuscino” gli ringhio contro, arretrando
ancora. “Nnnneow” avanza
ancora…oddio…
“AHHHH”
mi aggrappo a qualcosa. Tentando di mandar
via quell’orribile sensazione dal corpo. Serro le palpebre
nascondendo il volto
dalla visuale di quell’affare. Poi, un tremolio
sommesso… ed una brutta
sensazione che mi attraversa la spina dorsale.
“Ranma!
Akane, di prima mattina queste cose in
giardino? Ma non si fanno sapete?” la voce tranquilla di
Kasumi spezza l’infimo
silenzio che s’era creato. M’impietrisco
all’istante, rendendomi conto che, la
cosa alla quale sono ‘attaccato’ non è
un albero. S…sembrava in
effetti…tr…troppo morbid…OH CAZZO.
Sollevo
lo sguardo, accorgendomi d’essere
praticamente attaccato al corpo di Akane come una sanguisuga, mentre
lei vibra
d’un kii minaccioso tutt’intorno.
“A…Akane…n…non è
come…p…può semb…”
ma che lo
dico a fare? Tanto oramai il danno è fatto. Mordo il labbro
inferiore, mentre
‘stranamente’ la famiglia tendo e connessi
s’è radunata dinanzi alla casa,
ancora mezza insonnolita.
“Ma…cos’è tutto questo
macello?” afferma Nabikii ,
seguita a ruota da Soun e mio padre che commentano sarcasticamente,
come al
loro solito “Oh, Ranma, sei un ragazzo davvero
intraprendente, è bello alla tua
età desiderare la propria fidanzata così tanto
ma, la prossima volta ti do il
permesso di farlo solo in privato” annuisce energicamente
seguito dal suo
compare.
“Non
è come credete! Dannazione non lo è”
nel
frattempo sento le mani di Akane afferrarmi per il colletto della
casacca,
sollevandomi di peso sopra di lei. “BRUTTO MANIACO, ALMENO,
STACCATI NO?”
ringhia, trattandomi praticamente come una palla da baseball.
“KAWAIKUNEEEEEE”
ringhio mentre mi lancia in aria. Sento semplicemente una fitta
tremenda alla
schiena, mentre ricado pesantemente sul tetto, di nuovo, scivolando
giù sino al
laghetto, meta solita delle mie cadute.
Sento
il mio corpo trasformarsi, serro le palpebre
per abituarmi al cambiamento. Ogni volta è
così…così…umiliante. Mi
sollevo
repentino riprendendo fiato dall’apnea. “SEI UNA
PAZZA, SCORBUTICA, ASSASSINA,
BEFANA, VIOLENTA E POCO…POCO…DECISAMENTE POCO
CARINA” gli
strillo a pieni polmoni mentre lei
rientra in casa inviperita. Mentre mi sposto arriva principe scolorino
che mi
fissa scioccato. Lo osservo con aria sufficiente sollevando il naso per
aria
“Tsk, non hai mai visto un uomo diventare donna? Beh,
abituati” esprimo
seccato, mentre lui continua a fissarmi con gli occhi sbarrati annuendo
appena.
Che
figura, che figura. Rientro in casa, sbattendo
la porta centrale. C’era bisogno di lanciarmi come un missile
per aria? Dico
io, quella non è una donna è Rambo in versione
femminile. Anzi, Rambo e basta.
Incrocio le braccia al petto, attendendo che questa cazzo di teiera
scaldi
l’acqua. Batto il piede sul terreno nervoso. Non è
stata colpa mia cavolo, non
l’ho fatto apposta, figuriamoci se io mi attacco
volontariamente ad una
schifezza come lei. Davvero, figuriamoci. Sei semplicemente un
maschiaccio, non
mi piaci per niente. Per niente.
Sospiro.
Accidenti a me. “Ranma?” ecco, questa voce
è l’unica cosa, ora, in grado di innervosirmi
doppiamente. Annon entra in
cucina, osservandomi dall’alto in basso, quasi avesse visto
un fantasma.
“Ma…sei davvero tu?” mi chiede
semplicemente, senza avvicinarsi troppo.
“Si,
sono io. Sei cieco? Non ti hanno spiegato la
mia maledizione?” gli ringhio contro, seccato alquanto. Lui
annuisce
leggermente, rimanendo nella sua quiete apparente che mi da ancora
più sui
nervi. “Si ma, non avevo ancora visto gli effetti della
maledizione su di
te…mi…spiace” si scusa, dei quanto non
sopporto tutto questo perbenismo
forzato.
“Senti,
non devi essere carino con me semplicemente
per questo” proferisco
secco mentre mi
verso la teiera d’acqua addosso, tornando ragazzo. Lui scuote
il capo “No, no.
Beh, posso capire il tuo disagio cioè…non lo
comprendo in realtà ma, immagino
quanto per un ragazzo possa essere difficile convivere con una cosa
simile”
volgo il capo di scatto, osservandolo stranito. Piego le labbra in una
smorfia,
seppur mi abbia lasciato alquanto sorpreso con la sua affermazione.
Abbasso il
capo appena, posando il bollitore sul tavolo. “Beh, non
è…poi così scomodo”
concludo allontanandomi.
Sento
quel suo sguardo da ragazzino innocente,
osservarmi sino all’uscita della porta. “Se lo dici
tu…” sussurra, eppure lo
sento. Le sopracciglia si piegano verso il basso ora. Cosa vuoi saperne
tu? Tu
non hai questi problemi, tu non hai la minima idea di cosa significhi
essere
ragazzo solamente per metà, di cosa significhi sentirsi
imprigionato in un
corpo non tuo. Sentirsi…diverso. Cosa ne sa un ragazzino
come te? Mi allontano,
tornando in sala da pranzo, evidentemente scocciato.
“Ranma
aspetta” di nuovo lui. Che scassamaroni. Mi
volgo, lanciandogli un’occhiataccia fulminante.
“Smettila di seguirmi e
soprattutto…” prendo una pausa, tentando
d’insufflare tanta aria quanto basta
per essere chiaro “STAI ALLA LARGA DA AKANE,
CHIARO?” socchiudo le palpebre
riprendendo il passo. Tsk, marmocchio.
…
Rimango
di sasso. “Volevo solamente dirti che…hai
scordato questo…” sussurro, prima di stringere
l’asciugamano tra le dita. Rimango
con lo sguardo puntato sul punto nel quale è sparito. Cosa
voleva dire con
quella frase? Io…
Il
braccio comincia a tremare in modo spasmodico.
Cosa…devo fare? Io, non ho fatto nulla. Non mi pare
d’aver mai fatto o detto
nulla per … ripenso ad Hen e alle parole di lui. Infondo ha
ragione, io, dovrei
stare lontano da lei, non appiccicarmi ad ogni occasione. Infondo, lei
ha già
chi ama no? Cosa ci faccio ancora qui infondo? Abbasso lo sguardo
confuso. Non
so cosa diavolo fare, non lo so. Sollevo il braccio, sbattendo
l’asciugamano
contro il muro. Da quando sono entrato qui dentro non hai fatto altro
che
trattarmi così, Ranma, sei semplicemente un fanatico delle
arti marziali senza
spina dorsale. No, calmati Annon. E’ semplicemente gelosia la
tua . Ssh. Non intendo
rimanere un istante di più, se la mia presenza lo
infastidisce così tanto e se…
per causa mia deve litigare sempre con Hen, allora…
Apro
la porta del bagno, trovandomi dinanzi allo
specchio. Cosa vedo? Uno stupido che spera di avere una cosa non sua,
che non
fa nulla per ottenerla e che…se ne sta
dov’è di troppo.
“Annon,
mi raccomando, attento alle tubature
dell’acqua” la voce di Kasumi mi richiama, ma sento
semplicemente un suono
ovattato, prima che una spruzzata ingente d’acqua bollente
m’investa completamente.
Accidenti,
sono bagnato fradicio. Tutta colpa di quel coglione di Ranma, si
meriterebbe
proprio una bella lezione. Le labbra, s’increspano in un
sogghignetto malefico,
mentre porto le nocche della mancina contro la destra. E’ ora
che, qualcuno
insegni a quel montato cosa significhi l’umiltà a
questo mondo. Prima regola
della scuola d’arti indiscriminate Shòu
Liáng, mai mostrarsi rodomonti in battaglia.
Stringo il labbro inferiore
tra i denti. Piccolo sciocco, capirai presto cosa significa
pavoneggiarsi
contro un avversario decisamente più forte.
Esco
dal bagno, camminando lentamente verso l’uscita
dell’abitazione. A me le sfide, fanno gola lo sai? Punto
primo. Sono arrivato
decisamente prima di te e non puoi permettermi di dirmi cosa devo o non
devo
fare con Akane, punto secondo, ti sembra il modo di trattare un ospite
questo?
Piccolo stupido. Eccoti qua, trovato finalmente. Avanzo, con apparente
distacco
dalla posizione di lui.
“Ranma”
lo chiamo, secco, squadrandolo dall’alto in
basso mentre s’allena. Mi osserva, incurvando la parete
frontale verso il
basso. “Non ti avevo detto di starmi lontano?”
ringhia, decisamente seccato.
“Abbassa
la cresta, voglio sfidarti” in questo
momento, posso chiaramente osservare i lineamenti del suo volto
rilassarsi
d’impatto, mentre il suo sguardo prende a contenere una certa
densità negli
occhi. Sulle sue labbra s’apre un sorrisetto sarcastico e
sottile. Lo sta
facendo di nuovo, mi sta sottovalutando. “Se era questo,
potevi chiedermelo
subito…io…adoro le sfide e…soprattutto
uscirne vincitore”. Gli
sorrido di rimando, con la medesima
ironia. “Mostrami ciò che sai fare
allora” lo punzecchio.
Si
pone sull’attacco, disegnando con le braccia e le
gambe un haisoku dachi. Muove appena la gamba destra
all’esterno, spostando il
gomito di fronte al torace leggermente flesso. Non sopporto quella
faccia da
schiaffi. Mi limito a rimanere in piedi dinanzi a lui, naturale,
socchiudo le
palpebre. “Forza, attaccami” gli intimo spostando
entrambe le braccia dietro la
schiena. Deve essersi irritato ma, caro mio sto utilizzando
semplicemente la
tua stessa tecnica, ho capito come sei fatto sin dalla prima volta che
ti ho
visto, basta un nulla per incendiarti l’animo.
“Non
sottovalutarmi, potresti pentirtene” prende una
leggera rincorsa, spostando in avanti l’addome per abbassarsi
e sollevare la
gamba destra per sferrarmi un calcio lungo. Mi sposto semplicemente
alla sua
sinistra, evitando senza problemi
un
gyaku mae geri mal riuscito. “Tutto qui?” lo
esorto, fingendomi palesemente
annoiato.
“A
quanto pare, non sei deboluccio come t’avevo
immaginato” sposta l’indice sotto il naso,
strofinandoselo. Pare allettato più
che nervoso. Meglio così. “Vediamo come reagisci a
questo …Kachū Tenshin
Amaguriken!” sottilizza,
avvicinandosi maggiormente
e cominciando
ad oscillare le braccia e le mani ad una velocità
impressionante.
“Cos…”
rimango spiazzato per un istante dal colpo,
facendomi colpire senza volerlo all’addome ripetutamente, col
solo risultato
d’essere trascinato per qualche centimetro indietro. Forse
l’avevo
sottovalutato un po’ anche io. Continua con
l’attaccarmi, sferzando altri colpi
dall’alto stavolta. Interessante come tecnica, osservo
dettagliatamente con la
coda dell’occhio i movimenti circolari delle braccia,
studiandone la
conformazione. “Ma questa tecnica…”
scivolo leggermente col verbo, prima di
bloccare il peso delle spinte fissando saldamente il piede destro sul
terreno,
leggermente indietro rispetto al corpo. In questo momento, devo aver
lasciato
increspare le labbra in un mezzo sorriso,se ne accorge ed inarca le
sopracciglia in modo maggiore.
“Cos’hai
da ridere bamboccio?” mi ringhia contro,
aumentando la velocità di spinta dei colpi. Arretro un
istante sottomettendo il
corpo alla gravità, per scivolare sotto di lui e passargli
tra le gambe senza
che se ne accorga.
…
Dannazione
è veloce. Sposto lo sguardo bloccando
d’impatto la spinta dei pugni, spicco un breve salto per
scansare un eventuale
contrattacco, ritrovandomi in piedi dinanzi a lui nuovamente.
“Come hai fatto a
contrastare questa tecnica?”
mi ha
spiazzato, come dannazione ha fatto a scivolarmi sotto senza che me ne
accorgessi? Non è da me sbagliare in questo modo. Mi riporto
in posizione
d’attacco, ritentando l’Amaguriken modificato
stavolta. Mi sposto
in avanti con un breve salto
veloce, allargando appena le gambe e riprendendo il colpi di
poc’anzi con
maggior veemenza.
L…li
sta…parando? Le sue braccia hanno preso a muoversi con la
medesima velocità
delle mie, sento distintamente i suoi palmi che parano i pugni, non
riesco
comunque a capire come possa farlo. Dannazione, maledizione.
“attacco Yī zhèn
fēng!” esordisce basso, sorridendo sicuro della vittoria. Ma
cos… le sue mani
s’abbassano repentine, così il busto, rotea le
braccia quasi avesse tra le mani
una sfera inesistente, prendono a girare vorticosamente per formare una
sottospecie di mulinello. Ringhio, no, non è possibile che
questo coso sia così
forte.
Mi
sposto, spiccando un salto indietro, ponendomi in difesa
automaticamente.
Rispondo al suo attacco velocizzando ulteriormente le mosse delle
braccia. Devo
pensare in fretta ad un modo per metterlo K.O.
E’
vero. Non ci avevo pensato, su dai. Vieni verso di me. “Tsk,
sei decisamente
debole, mi immaginavo qualcosa di meglio” devo restare calmo,
concentrarmi
semplicemente sulla difensiva. Chiudo gli occhi, cominciando a
spostarmi
centralmente per disegnare una sorta di spirale. “Cosa
c’è Ranma? Ti sei
rammollito? Rispondi ai miei attacchi, forza” mi intima,
tentando di farmi
perdere le staffe. No di certo, indifferente, resta indifferente. Non
ascoltarlo.
Sento
il suo kiii scaldarsi in modo repentino, ci siamo quasi. Ancora qualche
passo.
Perfetto. Apro gli occhi, sbarrandoli “Hiryu
Shoten Ha!” m’abbasso spingendo il pugno chiuso
verso l’alto per colpirlo sotto
la mascella. “Cosa diamine…” ah, ora non
fai più lo spaccone eh? Una spirale
d’aria concentrica, ci avvolge entrambi, seppur il colpo
sferzato non sia
troppo potente. D’un tratto sbarro gli occhi,
cosa…sta…
“Credevi
di mettermi fuori gioco con questa tecnica?
Non è la prima volta che la vedo pivello” ride,
mentre il colpo va a segno
colpendolo direttamente. “Tra poco sentirai gli effetti del
mio colpo e
allora…” non fa in tempo a finire la frase che, il
mulinello di vento diviene
d’un colpo d’acqua, attirando con sé il
contenuto del laghetto di casa Tendo.
Accidenti…ah… mi piego sul terreno,
c…cos… porto istintivamente le braccia
contro il torace che inizia a bruciare tremendamente, quasi avesse
ricevuto in
un millisecondo una scarica di cazzotti nello stesso punto.
“Tu…dannato…”
sollevo lo sguardo presso il tifone che, lentamente
s’estingue, lasciando Annon
immerso sino alle gambe all’interno del laghetto.
“Uh?
C…cos’è successo?” mi osserva
interrogativo,
quasi non capisse cosa gli accade attorno. In questo momento
io…potrei finirl…
la testa…mi gira la…t…
…
Osservo
la scena piuttosto stranito, la spalla e
parte del braccio mi fanno un male cane. Cos’è
successo qui? Ci hanno
attaccato? Oddio. “RANMA” lo vedo cadere stremato
al suolo, quasi privo di forze.
Mi avvicino uscendo dall’acqua, riprendendolo in tempo.
“E…ehi stai bene?” lo
scuoto appena per fargli riprendere i sensi. No, niente.
“HEN!
SIGNOR SAOTOME! SIGNOR TENDO!” chiamo a gran
voce gli altri che accorrono immediati. Soprattutto Akane che, ammette
d’aver
sentito un gran boato in giardino. “RANMA!” si
avvicina spostandomi col braccio
indietro. “Ranma svegliati!
Ranma…Ranma!” lo chiama ma non risponde. Cosa
può
essergli successo?
Akane
si volge verso di me preoccupata. “Annon
cos’è
accaduto? Perché Ranma è ridotto così?
COSA GLI HANNO FATTO?” mi urla contro,
per poi tentare di frenarsi nell’eccesso di foga.
“I…io non lo so…” rispondo
semplicemente.
Il
signor Saotome e gli altri accorrono, quasi vi
fosse un funerale. “C…com’è
possibile?” il signor Genma trema appena, non so
perché siano tutti così sconvolti, sono convinto
che Ranma è semplicemente
svenuto. “Non credo…sia
grave…” mi azzardo a dire, mentre il resto degli
sguardi viene puntato su di me, notando i miei vestiti semi dilaniati.
“Annon non
ti ricordi cos’è successo?” chiede Hen,
sorreggendo il capo di Ranma sulle
gambe. Non so perché ma, mi infastidisce appena questa
scena. Scuoto il capo,
no, non posso pensare a questo ora.
“No,
mi spiace non ricordo. Non ne ho la minima
idea…” continuo a non capire il motivo di tutta
questa sorpresa. “Chi può
essere stato? … Non è da Ranma lasciarsi battere
così” ripete il signor Saotome
preoccupato. Ah, ora capisco, forse. No forse no, non ci capisco niente
io di
arti marziali. Finalmente mi osservo attorno, diavolo, sembra passato
un
ciclone in questo cortile. Che confusione.
…
Mi…ha…battuto.
Riapro
gli occhi ansante, sono sul futon. Ancora
l’addome pulsa in modo tremendo, porto istintivamente
entrambe le mani su di
esso. Non riesco a toccarlo, fa male. Digrigno i denti sbattendo
ripetutamente
la mancina sul pavimento. No, dannazione, NO! Come ha fatto
quel…quel… che
razza di colpo era il suo? Tra poco
sentirai gli effetti del mio colpo e allora…
E’
stato improvviso. Quando mi ha colpito non ho
sentito nulla, assolutamente niente. Quando ho lanciato il mio colpo
invece.
Devo sapere come ha fatto, voglio saperlo dannazione, a costo di
sfidarlo
consecutivamente mille volte. Io non posso perdere, non io. Non posso.
Volgo
appena il capo, tentando di muovermi. Una fitta lancinante mi colpisce
allo
stomaco stavolta. D…devo alzarmi da qui. Non posso
lamentarmi per due graffi.
Quando sto per sollevare il mezzo busto mi blocco appena, sentendo un
leggero
peso sulle gambe.
“A…Akane?”
dorme, come uno di quei gatti
raggomitolati infondo al letto, con le braccia appena incurvate sulla
coperta.
“Mh?” dev’essere rimasta qui tutta la
notte. Quant’ho dormito diavolo? Lancio
una mezza occhiata alla finestra, mi ha atterrato in tutti i sensi.
Abbasso lo
sguardo, battuto. Non mi piace questa parola, no,
io non sono mai stato sconfitto e non posso
esserlo. Devo prendermi la rivincita, subito.
Tento
nuovamente di muovermi, accorgendomi che ora
lei mugola appena. Se si spostasse magari. “…Sei
uno scemo…” ma guarda un po’,
anche nel sonno mi chiami così? Ah Grazie, complimenti.
“…perché non…hai
impedito che combattesse…sei uno scemo
Annon…” in quest’istante, mi si
è
mozzato il respiro. Rimango seduto ad osservarla.
Cos’è? Stringe tra le mani un
fazzoletto, la coperta è umida. T…tu
stavi…
“Akane…?”
ti chiamo, soffiando appena tra le labbra
il tuo nome. Sei una scema, solamente una scema. Ti svegli poco alla
volta,
focalizzandoti su di me infine. “R…Ranma stai
bene?” ti sollevi appena, con gli
occhi rossi e lucidi. Allora è
vero…tu…stavi…piangendo?
Abbasso
lo sguardo. “Si sto bene, cosa credevi?
Potrei forse crepare per due cazzotti?” mi ergo appena,
mostrandoti che ce la
faccio. Sono forte io, ricordi? Ti arrabbi, mi guardi nuovamente
sollevando la
mano per darmi uno schiaffo. Serro le palpebre in modo meccanico,ad
impulso.
Non ricevo nulla però. Riapro un occhio, appena.
“Sei
un cretino, sei un cretino” mi abbracci adesso.
Chi ti capisce è bravo. Prima vuoi picchiarmi poi mi salti
addosso? Sto
cominciando a pensare che il dottore serva più a te che a
me. Rimani così,
nascosta col volto sul mio petto. “Ehi, ehi…sto
bene ti dico” abbasso il volume
della voce, appena, diviene un poco mellifluo. Mi dispiace, non volevo
farti
preoccupare. Sospiro.
“Chi
è stato?” sussulti staccandoti
dall’abbraccio
ed io, rimango abbastanza perplesso della tua domanda. “Come
chi? … Il tuo
principe scolori…cioè Annon. Tsk, non sapevi che
praticasse arti marziali?
Eppure siete così intimi”
. Lei mi
osserva annichilita, quasi non sapesse di cosa sto parlando.
“Mettiti
a letto, stai ancora male. Lui odia questo
genere di cose, non sarebbe mai capace di ridurti così.
L’hai visto no?”
biascica ironica, come se quello la fosse l’ultimo capace di
poter praticare
arti marziali. Sto cominciando a credere che sia lei ad aver preso una
bella
botta in testa. “Ti dico che ho combattuto contro di
lui… mi ha steso con un
attacc…” ringhio, il solo pronunciare questa
parola mi fa dar di matto.
Digrigno i denti stringendo la mano in un pugno.
“Ma… non permetterò accada di
nuovo”.
Lei
mi ferma la mano, ponendovi sopra la sua,
scuotendo in seguito energicamente il capo. “No. Ranma, lui
non è come te, è
debole. Come avrebbe potuto batterti e poi … non pensare
nemmeno lontanamente
di sfidarlo”. Mi guardi con astio. Come? Ma sei impazzita
forse? Non lascerò di
certo alle mie spalle una simile sconfitta. Voglio scoprire come ha
fatto a
battermi e ad evitare così facilmente il mio Amagukiiren. Un
leggero sorrisetto
mi increspa le labbra, si lo sento, decisamente.
“…Io lo devo sconfiggere” mi
sento ardere dentro, di rabbia e di forza contemporaneamente. Non
potrei
sopportare una cosa simile. Non solo, ha tentato di …
di… insomma con te…quello
ma, ora vuole anche rendermi ridicolo nel MIO campo? Non credo
assolutamente.
M’accorgo
in seguito che la tua mano è ancora sulla
mia. La stringi, supplicandomi con lo sguardo di non continuare a dire
sciocchezze. Quelle che ‘tu’ definisci tali. Non
puoi chiedermi una cosa
simile, per quanto sia amico tuo, a me non importa.
Devo
batterlo ed imparare quel colpo, fosse l’ultima cosa che
faccio.
“Spostati,
devo alzarmi” lo dico quasi nel tono vi
fosse un comando imperativo. Tu non ti muovi, cocciuta.
“Guarda come sei
conciato, dove vorresti andare? Almeno aspetta d’essere in
forma no?” t’osservo
stranito ma, dieci secondi fa non mi hai detto forse di rinunciare?
Ah,ah! Vuoi
darmi il contentino eh? Niente da fare cara, io mi alzo, scendo lo
batto e
torno. Oh yeah!
Tento
di sollevarmi, con l’unico risultato di
ricadere a peso morto sul futon. Dei! Sono messo proprio male. Lascio
scivolare
la coperta dal torso, scoprendo il busto. Ma che…
Dieci
segni ben evidenti formano una spirale
sull’addome. Esattamente come i movimenti delle sue braccia
quando lanciava il
colpo. Ed io…non li ho nemmeno sentiti. Come ha chiamato
quel colpo? Yī
zhèn fēng. E’
cinese o sbaglio? Inarco le sopracciglia tornando con lo sguardo su
Akane. “Che
tu sappia, Annon è … giapponese?”
chiedo perplesso. Lei annuisce. “Quando lo
trovai, beh, aveva perso la memoria io non…non so
esattamente le sue origini ma
penso sia di qui, perché me lo chiedi?” comincia
ad essere curiosa. Scuoto il
capo, non ho intenzione di darti ulteriori preoccupazioni.
“Mh, no niente…”
eppure, sono sicuro che quell’attacco non fa parte delle arti
marziali
giapponesi. Ha un nome cinese, sicuramente. Devo parlare con Cologne al
più
presto di questa faccenda.
Mi
osservi e mi vedi pensoso. “Ranma. Riposati adesso”
mi intimi stringendo le
labbra in un mezzo ringhio. Distraggo la mente da quel pensiero,
tornando su di
te ora. “Ti ho detto che sto bene stupida, lasciami in
pace” mormoro volgendo
lo sguardo altrove. No, forse avrei dovuto togliere l’ultima
frase.
“Mi
sto semplicemente preoccupando per te, stupido” mi lanci
addosso il fazzoletto
ma non te ne vai. Sollevo la mancina per riprenderlo al volo.
“Non c’è bisogno
che tu lo faccia…non sei costretta…”
stringo il lembo della coperta tra le
dita, se hai fretta di tornare da quel…quel…vai
pure.
Lei
scuote il capo. “Se fossi costretta non sarei qui , rimango
semplicemente
perché voglio stare qui…con
te…” le ultime due parole sfumano dalla frase,
mentre la tonalità del timbro le si abbassa man mano. Con
me…? T…tu vuoi…restare…qui?
Non
so perché ma, ora sorrido appena. Sollevo la mano,
ponendotela sul capo.
“Kawaii…” no, questa volta, non ti
ripeto quella parola che non ti piace. La
smezzo, semplicemente, lasciandone la parte migliore. Arrossisco
appena. “Oh,
non dire fesserie. Lo so che lo dici solamente per farmi stare
zitta” ti giri
dalla parte opposta, incrociando le braccia. Ahh, per una volta che
sono
gentile, questo è il tuo ringraziamento?
“…kune…” concludo la frase.
Vai a far
del bene ai somari.
“Non
capisci niente lo sai? … Credevo che non ti saresti
ripreso…mi hai fatto
preoccupare stavolta” mi parli rimanendomi di spalle, il tono
che usi è quieto
però, credo tu stia sorridendo. Rimango inebetito per cinque
secondi buoni,
prima di scuotere il capo.
“Mi
dispiace…sul serio” sollevo la mano dietro la
testa imbarazzato, nuovamente.
Non sono abituato al tuo essere
così…diciamo…gentile con me. Ti volti,
posso
vederti sorridere ora. Mi piaci quando
sorridi. AH? Lo sto pensando realmente? Sto davvero pensando
questo?
“Senti
Ranma… io semplicemente volevo dirti
ch…” oddio sono impazzito. Dei, dei che
cazzo ho fatto? Deglutisco, mentre il sangue che prima pompava
lentamente
diviene frenetico. Un gesto istintivo, celere, nemmeno me ne sono
accorto e…
Mi
osservi disorientata, mentre il tuo respiro si fonde al mio, poco a
poco. D..da
quando prendo iniziative così spinte? S…si
è vero, l’intento primario era
quello di zittirti ma, non così. N…non in questo
modo. Ho premuto
meccanicamente le labbra sulle tue nel momento stesso nel quale hai
concluso la
frase ho, io desideravo…davvero questo? Io
desideravo…ba…
Un
fremito sconnesso m’attraversa la schiena, seguito da un tuo
basso singulto.
Sollevo la mano sulla tua spalla, automaticamente, lasciandola risalire
lungo
il collo. Piano, silenzioso. Ho immaginato, ho…pensato tante
volte a come
potesse essere in
realtà…insomma…baciarti. Non credevo
sarebbe stato così
…facile? Non ti distacchi, non mi picchi. Semplicemente
chiudi gli occhi. Non
rispondi però. Perché non lo fai?
Le
mie labbra scivolano sulle tue, premendo maggiormente per richiedere un
accesso
maggiore, i sensi chiedono qualcosa di più di un contatto.
Rimango ad osservare
ogni minuzia del tuo fare, ogni minimo particolare del volto
è automaticamente
immagazzinato, mentre lentamente, chissà perché,
quella parola di prima si
trasforma nuovamente. Kawaii.
Sospingo il busto in avanti, traendoti sotto di me con una leggera
spinta
dell’avambraccio. Non completamente, solamente in parte ora
sei distesa sul
futon. Resto sorpreso io stesso da questo mio gesto impulsivo. Tremi,
lo sento
appena. Cosa credi che per me sia diverso? Non…so nemmeno
cosa sto facendo.
Carpisco semplicemente l’istinto che mi chiede ulteriori
informazioni, che
richiede in continuazione adrenalina. Lo accontento. Mi distacco
appena,
arrossendo completamente ma, mantenendo comunque una leggera pressione
su di
te, non voglio lasciarti andar via.
“N…non
vuoi che…io…” lo chiedo, strano ma
vero, ti chiedo se vuoi che io continui.
Sono pazzo, pazzo, pazzo. Tu non rispondi, mi fissi semplicemente
sorpresa.
Annuisci poi, sollevando entrambe le braccia, avvolgendomele attorno al
collo
per attirarmi giù, verso di te, nuovamente.
Lo…vu…vuoi? Ed è una cosa se
l’iniziativa viene da me ma…questo
gesto...tuo…io …quando arrivo così
vicino al
tuo volto, di nuovo, entro completamente in tilt. Ogni senso, e, non
sto
esagerando, s’innalza ulteriormente. I recettori nervosi
s’attivano, contraendo
ogni mio muscolo al massimo. “M…Ma sei sicura? Eh
no perché poi…io…cioè
tu…cioè…io…”
Blackout. Non mi dai nemmeno il tempo di concludere e mi baci
nuovamente, sento
caldo. Un caldo tremendo diramarsi lungo le braccia,
sull’addome, dappertutto.
Nemmeno il dolore, in questo momento sarebbe in grado di distogliermi.
Ti
sollevo appena, portando le braccia sotto di te, un poco. Lascio
correre la
destra sulla tua schiena, ti sento ridere sulle mie labbra e questo,
non fa
altro che aumentare quel desiderio iniziale. Non mi basta, non ancora.
Ripeto
l’operazione di prima, punzecchiandoti i contorni delle
labbra con la lingua,
per attirarti nella mia trappola. Rispondi alla mia richiesta
schiudendole ed
è…ed è come…come qualcosa
di… strano, incredibilmente strano. Arriccio il naso,
confuso dalla nuova sensazione. Ora, la lingua è libera
d’accederti all’interno
delle labbra. Lo so, sono decisamente insicuro anche in questo. Le cose
nuove,
spesso mi … danno un senso di… non
so…è così bizzarro. Così strano baciarti, così strano
sentirti…così vicina…così strano…stare…così
bene. Sento qualcos’altro
ora, la tua lingua che cerca la mia, stuzzicandola poi coi denti,
mordendola
appena. Un brivido m’attraversa la schiena. Sei molto
più sicura di me in
questo, dannazione, non posso farmi battere. Scuoto mentalmente il
capo,
possibile che io prenda tutto come una sfida? Non lo stai facendo per
mostrarti
superiore ma…perché lo vuoi? Chiudo gli occhi
ora, concedendomi completamente
all’istinto. Le tue mani, si spostano lungo la mia schiena
nuda, diamine. Tremo
appena, ti fermi improvvisamente sollevandole. Io scuoto appena il
capo,
trattenendomi per un istante col busto sopra di te, sciogliendo
l’abbraccio che
poco prima ci legava, porto le mani dietro la schiena, sulle tue,
abbassandole
nuovamente a creare quel contatto termico sulla pelle.
“Continua…” sussurro,
senza aprire gli occhi. Mi piace da morire quando lo fai. Non fermarti.
Titubante, torni a lasciar correre pelle su pelle. Non credevo potesse
piacermi
una cosa simile. Torno a concentrare l’attenzione sulle tue
labbra, cercandole
alla cieca nuovamente. Un gioco malizioso che, trovo allettante per i
sensi. Te
le mordo, per il semplice gusto di farlo. Tu mi segui, ripetendo la mia
mossa.
Woa, sto diventando padrone anche di questo, quando si dice che imparo
in
fretta. Mugoli qualcosa e, a mio malgrado sono costretto a distaccarmi
un poco,
per lasciarti riprendere fiato appena. Riapro gli occhi. “…”
non parli però, forse perché in questo
momento il silenzio, appare così dannatamente piacevole. Mi
osservi adesso,
volgo lo sguardo altrove arrossendo, beh, stavolta credo che sia del
tutto
consentito no?
Mi
guardi in un modo strano. Reclino il capo, quasi tentando di capire se
ho fatto
o meno qualcosa di sbagliato. Non mi hai
mai…guardato…così…
è, così strano
vederti…quieta,
così…sembri…felice? Possibile?
Trattieni un sospiro in modo forzato,
attirandomi di nuovo su di te. Poggio il capo sul tuo seno,
involontariamente
ma, stavolta non mi sgridi, nessuno schiaffo. Anzi, le tue mani,
m’avvolgono di
nuovo, mentre scivolo col fianco alla tua destra, rimanendo col capo
poggiato
sul petto. Il tuo battito cardiaco è molto simile a quello
che ho io ora, anzi,
forse il mio è anche peggio. P…perché
sto pensando questo? Non parliamo.
Rimango a fissare il vuoto inebetito, credendo che sia solamente un
altro dei
miei sogni ad occhi aperti. Una stilla di sudore mi bagna la fronte,
scivolando
appena in basso, su di te. Il respiro è decisamente troppo
alterato per essere
normale, non posso credere che sia successo davvero.
Forse…è solamente una
nuova fantasia?
Poi
mi rendo conto che non è così. Semplicemente per
il fatto che ora, tu stai di
nuovo stringendo la mia mano. Silenziosa. Per il fatto di sentire il
tuo
respiro tornare regolare, mentre quel battito cardiaco rimane
dispettoso ad
infastidirti il petto. Ti sento sospirare, stavolta non lo trattieni.
Lo faccio
anche io, indirettamente, ehm…non posso non trattenerlo. Mi vergogno troppo. Serro le palpebre
affondando maggiormente il
volto su di te, mentre piano, mi ritrovo a rispondere alla stretta della
tua
mano. Deglutisco arrossendo di nuovo, perché sono fatto
così male? Poi abbasso
le palpebre lentamente. Hai abbassato le mie difese in pochi secondi,
mi hai
addirittura portato a compiere un gesto così avventato.
Perché ora ho
l’impressione di stare meglio? Credo
si…che ora…io…possa anche riposarmi un
po’… giusto…cinque minuti e
poi…
Ora,
posso anche
ammetterlo. Io credo di…essere geloso di te…
Akane.
Fine
Sesto Capitolo
Ve
lo aspettavate? Eheheheh. Sorpresaaa!
Nota
dell’autrice : La parola ‘strano’ non
è una ripetizione casuale della parola
perché non conosco altri verbi da ficcarci dentro XD . Ho
preferito
sottolineare quel suono per rappresentare ancora meglio lo stato
confusionale
di Ranma, per lui è ovvio che sia del tutto innaturale
questa cosa ma ‘la
stranezza’ sta proprio nel fatto che è lui ad
averla cominciata. Quindi c’è un
po’ di ambivalenza nel suono…va
beh…sono io che sono complicata in ciò che
scrivo ma,era per dare una piccola spiegazione.
Sayou.
Vocabolario
delle tecniche
:
Attacchi
presenti nel manga :
So
che per i Ranmaniaci conoscere i nomi di certe
tecniche è normalissimo ma, per fare un piccolo favore anche
a chi non le sa o
chi non se le ricordasse, metto un breve appunto qui sotto :
Kachū
Tenshin Amaguriken
: Non è altri che la ‘tecnica delle
castagne’ insegnata a Ranma da Cologne e modificata da lui in
seguito.
Hiryu
Shoten Ha
: Colpo del drago volante, un’altra tecnica
insegnata da Cologne, quando Ranma aveva perso la forza. Diciamo che
qui viene
usata più per stretta necessità che per altro.
Attacchi
presenti solamente nella fic
:
Yī
zhèn fēng
: significa, letteralmente : Colpo del vento .
Un attacco di Annon, consiste nel muovere
velocemente gli arti superiori (un po’ come
l’Amaguriken di Ranma) solamente in
senso circolare, molto, molto veloce colpisce il bersaglio nel punto
designato,
inizialmente la scarica appare semplicemente come una tecnica
difensiva, atta a
non far avvicinare l’avversario in uno scontro corpo a corpo,
mentre invece
consiste in un vero e proprio attacco. Favorito da particolari punti di
pressione, il nemico subirà gli effetti del colpo
semplicemente dopo svariati
minuti, quando oramai è stanco d’attaccare.
Gyaku
mae geri
: Tecnica base di Kempo giapponese.
Ps. Ho notato che alcuni passaggi della fic non sono stati effettivamente capiti dai lettori (ma a tutto c'è un perchè xD) non preoccupatevi se alcune scene sembrano 'strane' o 'incomprensibili' , (non è un problema vostro, nè oculistico XD) semplicemente lo capirete più avanti coi capitoli che seguiranno.
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Capitolo 7 *** Capitolo Settimo : La vera natura dell’ Yi zhen feng ***
What
i really want.
Capitolo
Settimo: La vera natura dell’ Yī
zhèn fēng
"Mh"
un breve mugugno sulle labbra. Un raggio di luce, s'intromette violento
attraverso le imposte, scivolando in fili luminescenti ancora
più sottili.
Sposto la mancina dinanzi agli occhi ancora chiusi, infastidito dal
riverbero
del giorno. Lentamente apro gli occhi, flettendo un poco il capo in
avanti.
Sbadiglio sonoramente, sollevando entrambe le mani sopra il capo. Le
palpebre,
ancora impastate di sonno tentano d'aprirsi completamente ridonando un
minimo
di nitidezza alle immagini circostanti. Mi sollevo appena col busto dal
futon,
mentre m'accorgo d'avere indosso ancora i vestiti di ieri. Sollevo un
sopracciglio confuso, sbadigliando per la seconda volta. Abbasso senza
volerlo
il capo alla mia destra. "…" rimango muto per qualche
secondo prima
di scansarmi meccanico dal futon, respirando a malapena.
Dei… mi ero
dimenticato di ieri sera. Porto la mano contro il petto, quasi per
assicurarmi
di respirare ancora. Akane sta ancora dormendo, le osservo per un
istante il
torace che s'alza e s'abbassa in modo regolare, seguendo gli ansimi del
respiro. N… non posso crederci ancora. Mi piego appena in
avanti, per
sollevarmi completamente ma, il mio corpo risponde in modo diverso,
lanciandomi
una fitta potente agli addominali. "Ahia…" emetto basso,
scendendo a
tastare i segni della lotta del giorno prima. Mh, devo alzarmi, voglio
andare a
parlare con Cologne. Torno con lo sguardo su di te, mentre alla mente
torna
l'immagine nitida di questa notte. Arrossisco portando la destra contro
le
labbra, sfiorandole appena, quasi come se potessi sentirvi ancora il
tuo
sapore. Un lungo sospiro, prima di ricadere nell'imbarazzo
più nero. Mi volgo
istintivamente dalla parte opposta alla tua, ricadendo indietro con la
schiena,
nuovamente sul futon.
Il
muscolo
cardiaco ha ripreso quel ritmo tartassante. Non so se sia un bene
rimanere
così, vorrei alzarmi e andarmene, tra poco si sveglieranno
anche gli altri e…
non voglio pensino chissà cosa. É stato, un
attimo di debolezza, nient'altro.
Inarco le sopracciglia, portandomi le braccia dinanzi al volto.
Figuriamoci,
prima mi facevo problemi anche a restare nella stessa stanza con te, e
ora
siamo addirittura nello stesso letto. Il pensiero, fa si che una
sottile lingua
rossastra vada a tingermi nuovamente le guance. Serro le palpebre
tentando di
focalizzare il pensiero su altro ma, è difficile quando la
tua schiena è così
vicina alla mia. Un pensiero poi, m'attraversa la mente
così, improvviso. M…
mio padre? Sollevo il capo allarmato, quasi temendo il peggio.
Deglutisco,
dev'essere sicuramente tornato in camera ieri notte e…
e… Oddio. Mi piego
maggiormente, nascondendomi dietro gli avambracci, che situazione.
Un
mugolio poi,
da parte tua. I muscoli si tendono repentini mentre un rivolo di sudore
prende
a scivolarmi lungo la fronte. Ti stai svegliando. "Mh?"
automaticamente stringo le palpebre, attendendo il peggio.
"… Mh…" un
singolo mugolio m'esce dalle labbra, quando le tue braccia si stringono
attorno
al mio torace, il codino, prima ritto sulla nuca a causa del nervosismo
s'abbassa. Il tuo volto si nasconde sulla mia schiena. Deglutisco
avvampando
nuovamente di calore. Se mi ritrovassi con la febbre non me ne
meraviglierei.
"Hai intenzione di rimanere così?" mi chiedi sottile, non
v'è
assolutamente rabbia nel tuo dire. "… E… eh?" non
ho il coraggio di
voltarmi. Accidenti, odio essere così. Lentamente, faccio
ciò che mi chiedi,
volgendomi verso di te, ritrovando il tuo sguardo contro il mio.
Nuovamente
troppo vicini. Lo abbasso celere. Anche tu fai lo stesso. Vista alla
luce del
sole, questa cosa appare molto diversa. Non parliamo, non è
una novità, non
abbiamo proferito parola per tutta la notte. "Credo sia meglio
scendere" sussurri appena, ora hai ritrovato anche tu quella punta
d'imbarazzo nella voce. Io annuisco senza rispondere, provando a
sollevarmi
piano. Digrigno i denti, quando un'altra fitta mi colpisce lesta al
basso
ventre. Dannazione. Cerco di ignorare il dolore, storcendo appena le
labbra per
ritrovarmi finalmente in piedi. Tu segui i miei movimenti, alzandoti a
tua
volta.
Non
ci guardiamo.
Penso sia normale, non mi sarei mai immaginato una cosa simile, uhm, si
forse
si. Sollevo la destra contro il capo, continuando a mantenere lo
sguardo sul
pavimento. "… B… bhe ora possiamo…
possiamo andare… credo"
quell'ultima parola lascia trapelare la mia titubanza ancora una volta,
odio
questa mia insicurezza in queste situazioni.
"Ranma
…" ecco, in questo momento il mio nome pronunciato
così mi fa uno strano
effetto, perché mi costringe a sollevare di nuovo lo sguardo
sul tuo. Mordo il
labbro inferiore tentando di incontrare i tuoi occhi. N… non
ci riesco è più
forte di me. "Dimmi" ti guardo a intermittenza, passando da te alla
finestra a intervalli. "Ti sei pentito di ciò che hai
fatto?" me lo
chiedi con un tono che non avrei mai immaginato di sentire da te.
Potrei
giurare d'aver scorto timore nelle tue parole.
Scuoto
il capo
appena, quasi impercettibile. "É… stato un
momento di…" non finisco
la frase, accidenti, non voglio si arrabbi con me di nuovo. Tu rimani a
osservarmi interrogativa, quasi attendendo che la mia frase giunga al
termine.
"Niente… va bene così" concludo emulando una
specie di sorriso sulle
labbra, più che tale, sembra un'imitazione forzata.
"Debolezza?"
concludi al posto mio, facendo automaticamente in modo che io sollevi
lo sguardo
nuovamente su di te, allarmato. "No… non…
intendevo questo. Stupida"
ringhio inarcando le sopracciglia. "Stavi per dirlo" sei tu ora ad
abbassare lo sguardo, delusa forse. Accidenti per una volta che sto
zitto.
Sospiro, non so davvero come comportarmi con te a volte. Sei una scema.
"S… se l'ho fatto è perché…
volevo… volevo farlo ecco" sputo in una
volta, trovandomi a respirare nuovamente in modo difficoltoso. Ti vedo
sorpresa
ora, tipico, queste uscite da parte mia sono un evento miracoloso.
Stringo i
pugni, serrandoli contro i fianchi. "… Non l'avrei
fatto… se… non l'avessi
voluto…".
Mi
sorridi e,
questo basta a inibire nuovamente le mie difese. É la prima
volta che mi mostro
‘umano' con te. Non in senso dispregiativo ma, non credo
d'essere mai stato…
gentile? Accondiscendente? Me stesso?
"Andiamo
dai" mi intimi, stavolta il tono della tua voce è raggiante.
"… V… va
bene" emetto un colpo di tosse, per tentare di recuperare il mio
‘io
perduto' durante la notte. Ti seguo, prima che tu ti volga a
sospingermi dentro
la stanza col palmo. "Meglio uscire separati…" annuisco, si
sa mai,
in questa casa hanno occhi anche i muri. Esci, chiudendomi la porta in
faccia
quasi. Indietreggio di un passo, poggiando la schiena al muro.
"Oddio…" porto la mano sulla fronte scivolando contro il
muro,
gettando fuori tutta l'aria accumulata nei polmoni.
É… assurda questa cosa.
Scuoto il capo per non pensarci ulteriormente. Recitare non
è mai stato il mio
forte, però, non posso nemmeno comportarmi come se fosse
successo qualcosa sul
serio. Mi limiterò a essere come sono sempre. Prendo un
altro respiro profondo,
prima di sollevarmi lentamente e uscire in corridoio.
"Buongiorno"
la voce di mio padre mi sorprende, ci mancava poco mi facesse venire un
infarto. Salto sul mio posto schiacciando le spalle contro la porta.
"Figliolo stai bene?" chiede stranito. Lo osservo senza rispondere,
scivolando sul muro come un deficiente per aggirarlo. "B…
benissimo… v…
vado di sotto io eh? C… ciao" mi osserva perplesso,
asciugandosi la fronte
dal sudore, probabilmente dopo un allenamento.
"Ragazzo
mio, talvolta sei proprio un coglione, mi spiace ammetterlo" sussurra,
carpisco appena le ultime parole ma, non voglio darci peso adesso.
Respira
Ranma, dannazione non puoi fare così. Sei sgamabile al cento
per cento.
Socchiudo le palpebre scendendo le scale con disinvoltura. Al piano
inferiore
la famiglia Tendo e scolorino sono già riuniti attorno alla
tavolata, compresa
Akane che cerca di non incontrare il mio sguardo al momento. Sollevo
l'indice,
grattandomi una guancia e sollevando lo sguardo verso il soffitto con
poca non
chalance.
Mi
siedo
silenzioso, mentre Kasumi serve la colazione. "Buongiorno Ranma,
stamattina come stai?" chiede sorridendo docilmente. Io tento
d'abbozzare
un sorriso, come per sottolineare il fatto che io stia bene, in
realtà. Pare
tutto tranquillo, pensare che credevo che mio padre si fosse accorto.
"Papà, com'è andato l'allenamento?" chiede poi
Nabiki afferrando uno
dei piccoli pesci disposti al centro del tavolo.
"Bene
bene
cara, oh, Ranma vedo che stai meglio ora" annuisce senza abbassare il
giornale che ha dinanzi. Allenamento? Inarco un sopracciglio confuso,
alzando
poi le spalle. Chissene. Poi noto lo sguardo di Annon fermo su di me,
inarco le
sopracciglia squadrandolo molto male. "Tsk. Fortunatamente ho la
pellaccia
dura IO" proferisco alzando appena il volume della voce. Lui reclina il
capo, quasi fosse ignaro del significato delle mie parole. Fai il finto
tonto
eh? Tanto riuscirò a scoprire il segreto di quella tecnica.
Socchiudo
le
palpebre, sollevando le bacchette per afferrare un involtino di sushi
alla mia
destra, quando accidentalmente scopro che esso rimane imprigionato tra
le mie
bacchette e quelle di Akane. Sollevo lo sguardo ritraendo
immediatamente il
braccio, arrossendo appena. No, così non va per niente, ora
che questo sgorbio
ha invaso casa, mi ero dimenticato d'esserle praticamente di fronte
durante i
pasti. Cosa che non aiuta per nulla la nostra situazione.
Devo
evitare
d'essere imbarazzato. Inarco le sopracciglia fingendomi quasi offeso
"Non
so, prendimi tutta la colazione… tanto sei già un
elefante, mangia,
mangia" la rimbecco, tornando a essere acido, come al solito. "Brutto
cafone" mi ringhia contro, lanciandomi in faccia il pezzo di cibo che
aveva preso poc'anzi.
"Ti
hanno
mai detto che non si gioca col cibo, razza di balena?" le si gonfiano
le
guance, mentre s'arrossano di rabbia. Io abbasso lo sguardo affondando
le
bacchette all'interno della ciotola di cibo, quando un'ombra assai
più grande
di me mi sovrasta.
Sollevo
lo
sguardo sbarrando gli occhi, mentre un groppo di riso mi rimane saldo
in gola,
senza scendere. Quella pazza ha appena sollevato il tavolo da pranzo
sulla
testa per tentare di lanciarmelo contro. Indietreggio mantenendo
comunque il
cibo tra le mani, mentre gli altri, come se nulla fosse sollevano le
portate da
colazione continuando a mangiare indisturbati. Capisco la routine ma,
questo è
eccessivo.
"A…
Akane?" emetto portando la mancina dinanzi al volto per coprirmi,
mentre
le bacchette mi restano in bocca. Sospira quietandosi appena, posando
il
tavolinetto per terra, tornado infine al suo posto. Riapro un occhio,
un poco,
giusto per rendermi conto della situazione. Perché non mi ha
picchiato? Rimango
sgomento. Riprende a mangiare normalmente, mentre una sottile vena
continua a
pulsarle in fronte. "Akane, tutto ok?" le chiede quell'altro albino,
lei annuisce piuttosto alterata.
Sbatto
le
palpebre per qualche istante. No sul serio, perché non l'ha
fatto? Abbasso il
capo un poco. Per una volta ha tentato di controllarsi… ma
è… un miracolo
voluto dagli dei questo. Sospiro di sollievo, tornando a mangiare
nervoso.
Non
riesco,
dopotutto, a far a meno d'osservarla nascosto dalla ciotola dinanzi a
me.
Solamente Annon sposta lo sguardo intervallato tra me e lei,
silenzioso. Quel
piccolo ercole mi ha scassato altamente. Una minuscola stilla di sudore
mi
scivola lungo il collo.
"Io
vado" asserisce lei sollevandosi in piedi. Mi lancia una mezza
occhiataccia prima di spostarsi in corridoio, seguita ovviamente da
quel suo
cane. Sollevo le spalle, continuando a ingurgitare il riso inquieto.
Non la
sopporto quando fa così, sembra lo faccia apposta. Sposto lo
sguardo a destra,
mentre i due scompaiono dietro l'angolo, dove vuole andare a quest'ora
di
sabato mattina? Bah, affari suoi. Mi alzo in piedi senza dire nulla,
seguendo
quei due. Sollevo gli avambracci dietro la nuca poggiandomi al muro,
dinanzi
l'ingresso. "Dove state andando?" biascico con noncuranza, sollevando
lo sguardo altrove.
"A
Fare
compere, sai com'è c'è gente che mi accompagna
ogni tanto" sibila lei
sollevando il naso, oddio quando fa la snob la detesto. Piego le gambe
appena,
protraendo dinanzi il busto "Scusa non avevo capito ti piacesse tanto
il
circo" emetto sarcastico mostrandole la lingua.
"Circo?"
lei e quell'altro coso, si voltano verso di me interrogativi non
capendo di
cosa stia parlando. "Certo" sollevo il sopracciglio destro
socchiudendo le palpebre "Per vestire te, solamente un tendone del
circo
sarebbe adatto" concludo, incrociando le mani al petto. La reazione che
segue è prevedibile. Annon che trattiene a stento un
sorriso, lei che si volge
stringendo i pugni dinanzi al corpo divenendo rossa di rabbia.
"Ranma…
sei… tu sei… un…" non conclude la
frase e io mi ritrovo allegramente sommerso
da un porta ombrelli. "Andiamo Annon" se ne va, con quel suo passo
alla bulldog portandosi dietro quel ‘povero accidentato'. Io
rimango sotto il
peso del porta ombrelli, tamburellando le dita sul terreno con la
sinistra
mentre mantengo la destra poggiata al volto, trattenendo un'espressione
piuttosto vaga. Immaginavo non si sarebbe trattenuta, il miracolo
è durato ben
poco. Violenta sei e violenta rimani.
Fortuitamente
il
dolore allo stomaco s'è placato. Mi sollevo massaggiando i
lividi appena. Devo
andare al Neko Hanten, assolutamente. Seppur io già sappia
che Shampoo non mi
farà passare liscio il bidone tiratale ieri.
Sbuffo,
intascando le mani. Possibile che io debba essere sempre
così ‘sfigato'? Lungo
il tragitto, non faccio altro che pensare a quell'attacco e al modo nel
quale
quello scolorino l'ha lanciato, le sue mani erano velocissime. Come ho
fatto a
non accorgermi di quelle sue mosse? Digrigno appena i denti, stringendo
la
mancina in un pugno. Socchiudo le palpebre, le sue mani. Sollevo la
destra,
osservandone le nocche, a essa, si frappone il ricordo dei colpi subiti
da
Annon, la velocità con la quale erano inferti era doppia,
rispetto al mio
Amaguriken. Non posso far a meno di trattenere un ringhio basso,
smorzandolo
prima che possa uscire allo scoperto. Senza accorgermene, arrivo
dinanzi al
ristorante cinese, devo trovare una spiegazione logica. Non posso farmi
battere
così.
…
Il
riverbero
della mia immagine appare sfocato, attraverso le vetrine del centro. Ne
osservo
l'interno, eppure, non sto guardando nulla di particolare. Il mio
sguardo è
semplicemente posato sulla vetrina, distratto.
"Hai
visto
qualcosa che ti piace?" Annon s'avvicina col volto sopra la mia spalla,
interrogativo. Credo si sia accorto che c'è qualcosa in me
che non va. Sobbalzo,
portando la mancina contro il petto. "Non farlo più, mi hai
messo paura
stupido" lo rimprovero mentre lui si allontana appena.
"Scusa… sei
strana oggi" asserisce ora, volgendosi a osservare anch'egli la
vetrina.
Rimango in silenzio per alcuni istanti. "Ero pensierosa…"
stento,
tentando di sorridere un poco.
"É
per
quello che è successo ieri?" la tonalità della
sua voce s'abbassa di
colpo. Sento un tuffo al cuore, improvvisamente. Abbasso lo sguardo
arrossendo
vistosamente, c… come fa a sapere di ieri? "A cosa ti
riferisci?"
faccio finta di nulla, portando le mani dietro la schiena e
dondolandomi sui
talloni.
"Lo
sai
bene" solleva lo sguardo, inarcando le sopracciglia chiare.
Perché mi stai
guardando con quegli occhi? Sollevo gli indici, pigiandoli l'uno contro
l'altro, imbarazzata. "Non è stato nulla di che…
e poi… non era
voluto…" sibilo tra i denti.
"Eh?
É
ovvio che non fosse voluto. Ci mancherebbe altro" deglutisco, non ho
mai
visto Annon così sicuro di sé. Mi prende la mano
con la sua, sollevandomela
contro il volto "Tutti quei segni…" mi mormora, abbassando
l'iridi
scure dispiaciuto. "S… segni?" m'allarmo immediatamente,
specchiandomi il collo sulla vetrina. "Ma che fai Hen? Sei pazza? Io ti
parlo della salute del tuo ragazzo e tu pensi a sistemarti? Che tipo"
si
volge verso destra, incrociando le braccia, fingendosi offeso. "Eh?"
una stilla di sudore mi scivola lungo la fronte. Ah, lui parlava di
‘quella
cosa'. Ridacchio nervosa, portando una mano dietro la nuca. Ma a cosa
pensavo?
Stupida. Stupida.
"Comunque
si ero un po' preoccupata ma… ora sto meglio, eh eh"
continuo a sorridere
stupidamente, mentre tento di coprire l'evidente rossore dietro la
giacca.
Quanto sono scema.
"Akane
Tendo! Mio unico raggio di speranza nella coltre oscura della mia vita,
vieni,
abbracciami e saremo uniti per sempre nel sacro vincolo dell'amore!" oh
mio dio, conosco questa voce. Deglutisco boccheggiando appena un
qualcosa,
prima di ritrovarmi ‘imprigionata' tra i tentacoli di quel
polipo di Kuno.
"Staccati, dannato cretino" gli urlo contro, tentando di dargli un
calcio ben piazzato tra i gioielli. "Perché amor mio? Non
vedi le stelle
quando sono al tuo fianco?" una vena piuttosto ampia comincia a
pulsarmi
sulla fronte "Ora te le faccio vedere io le stelle se non ti levi dalle
scatole…" garantisco acida, abbassando il braccio per dargli
un pugno.
"Cosa
stai…
facendo…" mi volgo celere col capo, quando la voce
dell'albino spezza le
farneticazioni di Kuno, deglutisco. Potrei giurare d'aver visto i suoi
capelli
sollevarsi sul capo, permeati, assieme al corpo, da una sorta di kii
luminescente. "A… Annon?" stringe la mano sinistra, mentre
gli occhi
gli si illuminano d'una rabbia viva. Sbarro gli occhi, que…
quello non è
Annon-kun.
"Scusami,
non è che potresti lasciarla andare?" sorride infine, mentre
sul mio volto
appare un'espressione indecifrabile. Le labbra cominciano a sollevarsi
intrise
d'un sottile tick nervoso. "Chi è costui che osa disturbare
l'idillio di
due amanti? Fellone, battiti con me per il cuore della dolce Akane
Tendo"
mi lascia cadere per terra, con un sonoro tonfo, portandosi dinanzi ad
Annon
che rimane inebetito a fissarlo. "I… il cuore?" arrossisce
vistosamente, portando entrambe le braccia dietro la schiena "Ma cosa
dici… non potrei mai…" ridacchia strusciando il
piede per terra, quasi
stesse spazzando. Mentre Kuno solleva lo shinai di legno portandoselo
dinanzi
al volto. "Come non potresti? Che uomo sei allora? Affrontami ma che
maleducato" s'interrompe, riavviandosi i capelli dietro il capo a
mò d'attore
cinematografico, avrei giurato d'avergli visto addirittura brillare la
dentatura,
sono impazzita. "Io sono Tatewaki Kuno, primo Kendoka dell'istituto
superiore Furinkan, soprannominato anche Denkouissen. Battiti con me,
sempre se
sarai in grado di sconfiggermi…" comincia a ridere,
più che altro a me
sembra finito sotto l'effetto di qualche bomboletta esilarante.
Io
ed Annon
rimaniamo a osservarlo allibiti e poi, non era soprannominato Buruu
Raimei?
Sollevo un sopracciglio, piegando la mancina sopra la fronte, se le
inventa di
tutti i colori. "Ti prego Annon, lascia stare" avanzo, portandomi al
fianco dell'albino e tentando di trascinarlo via con me. "É
un
pazzo…"
"Confucio
dice: Chi impara, ma non pensa, è perduto. Chi pensa, ma non
impara, è in
pericolo. In questo momento tu, sei in pericolo. Battiti, per l'amore
della
splendida Akane Tendo" ulula sollevando di nuovo la spada. Scuoto il
capo,
sollevando solamente il braccio destro, sferrandogli un bel pugno in
bocca,
tanto basta per farlo volar via come una fastidioso insetto.
"Seccatore" asserisco piuttosto nervosa. "M… ma chi era
quello?" sospiro, osservandogli dipinta in faccia la disperazione in
persona "Un pazzo, lascialo stare. Hai fame?" gli sorrido, tentando
di fargli dimenticare quello squilibrato. Oramai conosco Annon,
è facilmente
impressionabile da questi soggetti strambi. Lui annuisce, rimanendo per
qualche
secondo a osservare la volta, dov'è sparito Kuno poco fa. "E
andiamo!" lo tiro per la manica, mi chiedo chi sia il più
cretino tra noi
tre: Kuno che lo fa perché la sua mente è
traviata dal ‘complesso da
palcoscenico', Annon che si fa coinvolgere o io che ancora parlo con
entrambi.
Bah.
…
" Wèi hūn fū! Finalmente ti sei
deciso a
voler rispettare i tuoi doveri?" la voce della vecchia Cologne, irrompe
nel silenzio del locale in un suono semi ovattato, quasi distante.
"Mh?" mi guardo in giro, tentando di scovare quel dinosauro tra i
vapori del ristorante. Arriccio il naso quando un nauseabondo odore
raggiunge
il mio olfatto, sollevando entrambe le mani dinanzi a esso. "Cosa
diamine
è questa puzza tremenda?" farfuglio attraverso le mani.
"Uhm, è
solamente uno di quegli intrugli portatami dalla Cina, ne sto provando
l'effetto. Vuoi assaggiare?" compare improvvisamente, saltellando sul
bastone e comparendomi dinanzi con un enorme cucchiaio ricolmo di una
strana
melma scura.
Sbarro
gli
occhi, tentando d'evitare uno svenimento improvviso, indietreggiando di
pochi
passi. "Tu sei pazza, piuttosto preferirei morire di congestioni
avvelenato dal cibo di Akane" sbotto tentando di respingere la
brodaglia
col palmo. "Shampoo non c'è mi spiace, è uscita a
sbrigare una
consegna" emette tornando a mescolare l'intruglio all'interno di una
ciotola. "Cosa me ne frega di Shampoo, sono venuto per parlare con
te… e…
VUOI BUTTARE QUELLA ROBA FUORI DALLA FINESTRA? STAI APPESTANDO IL
LOCALE"
ringhio tentando di mantenere il controllo.
"Con
me
dici?" abbandona il suo da fare avvicinandosi maggiormente a me.
Socchiude
le palpebre dandosi un po' di contegno, della serie, io sono una
vecchia
centenaria piena di saggezza, chiedi pure. "Vengo subito al
sodo… conosci
per caso una tecnica denominata Yī zhèn fēng?" chiude gli
occhi,
volgendosi un poco per chiudere il coperchio alla pentola, quando,
udendo il
nome della tecnica,lo lascia scivolare inavvertitamente dalle rugose mani. Si
volge verso di me avvicinandosi celere, pare quasi allarmata da
ciò che ho
appena detto. "Dove hai sentito questo nome ragazzo?" mi chiede
scrollandomi le spalle, si è deciamente inquieta. I suoi
occhi già grandi,
s'allargano ulteriormente, posso leggervi apprensione dentro,
sicuramente.
"É
una
tecnica che è stata utilizzata contro di me da uno strano
ragazzo, conoscente
di Akane… nemmeno l'Hiryu Shoten ha sortito l'effetto
sperato…" rilascio
la frase dalle labbra così, di getto. Trattiene il respiro
per qualche istante
"Solleva immediatamente la casacca, sbrigati" emette abbassando lo
sguardo contro il mio torace. Ne deduco che la conosce. Faccio come mi
è stato
chiesto, mostrandole le tracce del colpo, ancora evidenti.
"Dei… stai
lontano da lui Ranma… " emette indietreggiando e volgendomi
le spalle.
Che? Ma è impazzita. Sollevo l'avambraccio lasciando cadere
il lembo di stoffa
rossa al suo posto. "Cosa stai dicendo? Io intendo batterlo" ringhio,
inarcando le sopracciglia.
La
vecchia
abbassa il capo, sollevando appena lo sguardo al cielo. "Devi sapere
che
quella tecnica è tramandata da più di venti
generazioni, è prerogativa di un
clan situato nel Qinghai…" Che ha detto? Mi sposto in avanti
digrignando
maggiormente i denti "Dove hai detto che è situato questo
posto?"
trattengo il respiro, è lo stesso posto in cui ha avuto
luogo il mio
allenamento due anni fa è…
"Si,
hai
capito benissimo, sorge accanto a Jusekyo, precisamente. Il clan da
dove
proviene quella tecnica è considerato da sempre uno dei
più temibili, viene
denominato infatti la casa dei signori della guerra…"
socchiude le
palpebre, tirando un ampio respiro all'interno dei polmoni, per poi
tornare a
posare lo sguardo su di me "Quel villaggio è la controparte
del clan delle
amazzoni, è formato dagli uomini che scacciarono le nostre
ave, tempi addietro,
da millenni v'è un'ardua lotta tra i due villaggi e nessuno
dei due n'è mai
uscito vincitore. Solamente da pochi anni, con l'avvento della nuova
tecnica,
il villaggio delle amazzoni è ben lungi dallo sfidare
l'altro clan, in quanto
il colpo che t'ha inferto è uno dei più temuti.
Sei stato fortunato
Ranma…" la tonalità del suo verbiare scivola
lentamente in dissolvenza,
sfumando sull'ultima frase. Rimango per un istante con lo sguardo
vitreo,
puntato in avanti, senza osservare nulla in particolare poi, comincio a
ridere.
La vecchia mi osserva perplessa sbattendomi in testa la punta
dell'enorme
bastone che si ritrova come gamba. "Ma è meraviglioso"
emetto
trionfante, mentre sento divampare il corpo in ogni sua fibra.
Eccitato,
pungolato dal desiderio di battere quella tecnica, d'impararla, di
renderla al
suo legittimo proprietario doppiamente. "E… c'è
un modo per
contrastarla?" chiedo, allargando le gambe e stringendo dinanzi al
volto
un pugno chiuso. Desiderio che cresce in me in modo ardente, il sangue,
comincia a corrermi all'interno delle vene in modo maggiore, ogni
stilla, al
loro interno freme. I muscoli guizzano attraverso le braccia fasciate
dalla
casacca, porto la mancina contro la destra, frizionando le nocche
contro il
palmo. Lei mi osserva sgomenta, per poi sorridere brevemente. "Oramai
non
mi sorprende più il fatto che tu sia bramoso di sfidarlo.
Comunque, esiste una
sorta di tecnica andata persa millenni fa, v'era solamente un'amazzone
a
conoscerne le applicazioni" socchiude gli occhi spiegandomi nuovamente,
incrociando le piccole mani sul grembo e sedendosi stavolta. "L'attuale
matriarca, solamente lei fu in grado di scontrarsi con questa tecnica"
proferisce schiarendosi poi la voce.
"In
cosa
dovrebbe consistere?" chiedo incuriosito, no, diciamo più
esaltato. Voglio
imparare quella tecnica, a costo d'arrivare sino in Cina a nuoto, di
nuovo. Lei
annuisce appena, cominciando a sorseggiare una tazza di thè
bollente ma da
dov'è uscita fuori quella tazza? Bah. "I signori della
guerra, sono dotati
d'un doppio kii combattivo. L'uno concerne lo Yin, nel quale vibra
possente lo
spirito di vendetta e desiderio istintivo, dacchè
è la parte oscura della mente
umana. In poche parole il Caos puro, mentre l'altra parte riguarda lo
Yang,
nella quale si concentra lo spirito quieto e casto, votato alla
pazienza e
all'umiltà. La tecnica Dí
duì shuāng fāng,
o degli opposti, dovrebbe servire a riunire in una cosa sola le due
parti
belligeranti, ridonando equilibrio." Gratto il capo, non c'ho capito un
tubo di questa cosa, sarò ottuso ma, io non mi intendo di
filosofia. Sollevo un
sopracciglio, raccogliendo entrambe le gambe a incrociarsi sotto le
mani, sulla
seggiola, dondolando il corpo avanti e indietro. "In poche parole?"
Obaba m'osserva stranita, quasi avesse colloquiato con un ciocco di
legno per
tutto questo tempo.
"In
poche
parole è una tecnica che serve a inibire l'attacco nemico,
separando per una
frazione d'istante la parte caotica da quella neutrale, consentendo di
sconfiggere quella che rappresenta lo Yin" mi sollevo, lasciando cadere
la
seggiola alle mie spalle "Devo imparare quella tecnica" asserisco, lo
sento, gli occhi mi guizzano ansiosi. La vecchia Amazzone scuote il
capo.
"C'è una cosa che devi sapere però…
vedi…"
Un
rumore sordo
sulla porta. La rovinosa caduta di vetri e piatti dinanzi all'uscio del
ristorante. Shampoo ci osserva, mentre le iridi violette le tremano
spaventate.
"… Bisnonna…" le mani, prima strette attorno alle
stoviglie, ora le
tremano incontrollate. Passo lo sguardo intermittente tra le due cinesi
che
s'osservano…
Non
ci sto
capendo nulla.
Fine
settimo
capitolo
Cosa
c'entra
Shampoo in questa storia? E cosa doveva dire Cologne a Ranma? Lo
scoprirete nel
prossimo capitolo.
Sayou
Vocabolario:
Denkouissen:
Lampo luminoso - altro soprannome
inventato da Kuno
Buruu
Raimei:
Tuono Blu (il secondo soprannome che
s'era dato Kuno, dopo 'Meteora'…)
Wèi
hūn
fū: Dal cinese 'Promesso sposo'
Dí
duì shuāng fāng:
Tecnica degli
opposti
Chí
jiǔ zhàn:
É il villaggio dal quale sembra
provenire Annon, letteralmente significa ‘Guerra di Lunga
durata' chiamato così
per i continui scontri col villaggio delle amazzoni.
Per
motivi di
lavoro e per un viaggio inaspettato la fic verrà interrotta
per alcune
settimane, tornerò presto [Gli altri capitoli sono ancora in
corso] . Chiedo
venia se non potrò aggiornare per così tanto
tempo.
Ps.
Annon non fa parte del manga o dell'anime, è un personaggio
inventato da me (rispondendo ad una recensione)
|
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Capitolo 8 *** Capitolo Ottavo : Il mio obiettivo ***
What
i really want
Ringrazio innanzi tutto tutti I
fedeli lettori che continuano a leggere questa storia, mi fa tanto
piacere
essere seguita. Secondo poi, ho seguito qualche consiglio datomi in
precedenza
eliminando le parole scurrili e sostituendole con termini
più orecchiabili,
utilizzerò un gergo più da
‘Manga/anime' d'ora in poi per evitare di mettere in
bocca ai personaggi cose che ‘effettivamente' non gli
appartengono. Inoltre,
sto provvedendo alla correzione di ogni capitolo, con molta calma e
perseveranza grazie anche all'aiuto di mio fratello che si è
offerto di farmi
da Beta per i miei ‘orrori' di scrittura: P. Grazie per i
commenti costruttivi,
e anche per quelli meno costruttivi, fa sempre piacere riceverne e
migliorarsi.
Ancora grazie e… buona lettura!
Capitolo
Ottavo: Il mio obiettivo
Tira
su col naso,
quasi avesse intenzione di piangere da un momento all'altro. Sbuffo,
tamburellando le dita sul tavolo, oramai sono dieci minuti buoni che
aspetto.
Mi espongo appena, sollevando la mano dinanzi agli occhi di Obaba.
"Scusate se interrompo questa tragedia familiare ma, qualcuno
‘cortesemente' può spiegarmi cosa dannazione
succede?" chiedo gentilmente,
con le maniere buone si ottiene tutto. La vecchia amazzone si risveglia
dall'intorpidimento momentaneo, così l'altra. Fatto buon
viaggio? Ecco, ora ci
sarei pure io. Che cavolo.
"Aspetta
un
istante ragazzo" mi aggira, avvicinandosi a Shampoo in pochi istanti.
Oh
sì, certo, facciamo come se io non ci fossi, volete anche
prendere un caffè nel
frattempo? Anzi, lo preparo io. "Bah" ho capito, qui andrà
per le lunghe.
Poggio nuovamente il gomito sul tavolo, schiacciando la guancia contro
il
palmo, palesemente annoiato. Odio le soap, perlomeno poteva farmi da
mangiare,
almeno avrei riempito lo stomaco nel frattempo.
"Hai
sentito, vero?" le chiede a basso tono, come se io non potessi
percepire
le voci, siamo in tre e questa stamberga è praticamente
vuota oggi, sentirei
persino il volo di una zanzara. Shampoo annuisce, non riesce a smettere
di
tremare. "Wen?" scandisce lentamente la giovane cinese. O
mio… di
questo passo mi cresceranno le ragnatele addosso. Mi sollevo,
avvicinandomi
alle due. "Sentite…" sbuffo abbassando appena il capo "Io
starei
qui ma, vorrei anche tornare a casa prima o poi, quindi, datevi una
mossa"
sbotto spiccio, si sa che io e la pazienza siamo due rette parallele.
Le due si
volgono verso di me, mentre Shampoo - stranamente - mi si attacca al
collo come
una sanguisuga. Ti pareva. Alzo gli occhi al cielo, facendo finta di
nulla.
"Amore salvami" emette piagnucolando. Certe volte penso che sia peggio
di quella befana di Akane. Uh? Ora che ci penso… stringo
appena le labbra,
roteando appena le iridi in corrispondenza dell'orologio. Io sono qui a
perdere
tempo con le soap e quella gira allegramente con lo scolorino? Mi
stacco
dall'amazzone, puntando come un cacciatore l'uscita. "Dove vai ora?"
chiede Cologne saltellando sul bastone verso di me. "Ad ammazzare una
persona…" ringhio sommesso mentre attorno a me comincia a
saettare
impulsivo un velo di kii.
Credo
abbia
detto qualcosa la vecchia ma, non credo sia stato importante. Quel che
volevo
sapere l'ho già immagazzinato qui dentro, mi indico la
fronte annuendo
inconsapevolmente a me stesso. Doppiogiochista. L'unica parola che mi
viene in
mente ora, ah si? Prima mi… digrigno i denti, non riesco a
completare la frase
neppure in testa. Insomma, prima lo fai e poi esci con quell'altro? Ho
scritto
forse cretino in fronte io? Dei se lo prendo lo faccio nero. Porto la
mancina a
stringere sulla destra, per sentir scrocchiare le nocche una a una. Non
ci
posso fare nulla è più forte di me, quel
‘coso' mi provoca l'ulcera. Il mio
passo s'arresta improvviso poi, mentre dinanzi a me, nemmeno a farlo
apposta
compare quella salma accompagnata da Akane. Trattengo il respiro
tirandomi
dietro l'angolo col busto e arretrando poi di qualche passo. Rimango
dietro il
mio rifugio temporaneo a osservarli con la coda dell'occhio, nemmeno li
stessi
spiando. Perché… io non sto facendo questo, sia
mai.
"Hen,
tra
poco avrò consumato le suole delle scarpe a forza di
camminare. Non hai ancora
terminato?" chiede lui, sorreggendo una pila di pacchi e pacchettini
che
si reggono in equilibrio per miracolo l'uno sull'altro. Sollevo un
sopracciglio, da quando quel maschiaccio compra così tanta
roba? Il mio sguardo
si sposta dall'albino sino a lei. Indietreggio maggiormente
spiattellandomi
contro il muro, mentre un rivolo di sudore va a percorrermi la fronte.
Non so
perché ma l'ho fatto d'istinto. Forse perché ogni
volta che Akane ha quella
faccia, puntualmente mi volano addosso oggetti d'ogni sorta. Lentamente
mi
riaffaccio dalla mia postazione, notando il loro avvicinamento
repentino.
Quella scema dev'essere ancora arrabbiata con me, beh, il suo camminare
e la
sua espressione lo lasciano ben intendere. Spalle inarcate in avanti,
passo
militare e sopracciglia aggrottate. Si, decisamente iraconda.
Deglutisco,
spiccando un breve salto sul cornicione del muricciolo sopra di me, in
modo da
‘evitare' il carrarmato ambulante per ora. M'accovaccio in
equilibrio,
rimanendo a osservare i due dalla mia postazione. Visto da questa
prospettiva,
nemmeno mi spiace se in questo momento li vedo assieme, anzi, l'idea
che quello
straccetto stinto possa fungere da punchball per soddisfare il bisogno
di sfogo
dell'altra in un certo senso mi rassicura. Perlomeno stavolta non
sarò io il
suo omino del crash test. Sospiro, abbassando appena le spalle, mentre
sollevo
istintivamente la destra contro il torace. Lascio schioccare la lingua
al
palato alzando gli occhi al cielo, dunque, se ho ben capito per
imparare quella
nuova tecnica dovrei tornarmene in Cina e… certo,
così avrò anche la
possibilità di tornare finalmente un maschio. Mi sollevo
trionfante stringendo
la mano in un pugno. Due piccioni con una fava insomma, meglio di
così.
"Tornerò
finalmente normale" emetto appena, socchiudendo per un istante le
palpebre, mentre la tonalità del mio dire sfuma assieme al
sospiro. Purtroppo,
non ho nemmeno il tempo di sognare quando una botta tremenda alla testa
mi
trascina pesantemente alla realtà. "Normale eh?" digrigno i
denti, mentre
sollevo entrambe le mani sul capo a massaggiare il bernoccolo lasciato
dal
colpo del suinomane. "Ti pareva che non dovevi sbucare come un fungo
all'improvviso…" lo punzecchio sarcastico volgendomi verso
di lui.
"Ranma!
Spiegami immediatamente cosa significano le tue parole ma…
soprattutto…"
s'avvicina pericolosamente volgendomi il capo di quarantacinque gradi
in modo
forzato "Cosa significa QUELLO" mi fa notare Annon assieme ad Akane.
Alzo le spalle scostandomi dalla sua presa "É un amichetto
d'infanzia di
lei… cos'è, ti rode maiale?" commento esibendo
uno dei miei sorrisetti
canzonatori mentre il mio gomito si fa strada tra le costole di Ryoga.
"A…
amichetto?" tutt'un tratto pare che abbia un mancamento improvviso, per
poi riprendersi alla fine, prima di cadere rovinosamente al suolo. "Ma
cosa stai dicendo? E tu lo lasci gironzolare con la mia Akane?" mi
ringhia
contro avventandosi per la seconda volta contro di me. "Sei pazzo" mi
scuote ripetutamente avanti e indietro, tra poco mi viene la nausea eh?
"Ma
vuoi
smetterla di sbatacchiarmi come una maracas? Io non lascio gironzolare
nessuno,
non è mica il mio cane… e per la cronaca, non
è mai stata la TUA Akane mio bel
prosciuttino" incrocio le braccia al petto, staccandomi con
facilità dalla
sua presa e volgendo il capo dalla parte opposta. Dev'essere rimasto
abbastanza
interdetto dal mio dire. Arrossisco lievemente "… Intendo
dire che…"
mi avvicino dandogli una leggera pacca sulla testa, nemmeno fosse un
cane
"… che nemmeno ti vede col binocolo lei. As tu compris?" gli
schiaffeggio debolmente la guancia ridacchiando ironico nell'osservare
la sua
faccia completamente traumatizzata dalla vista dei due. Spalanca la
bocca per
poi tornare a osservarmi con gli occhi lucidi "…
Q… quindi lei… ha mollato
anche te?" m'osserva sbiancando come un cencio. Inarco le sopracciglia
indietreggiando d'un passo "Ho detto che non vede TE mica
me… e poi… cosa
vuoi che me ne importi? Ciò che fa lei non mi riguarda"
Bugia. Bugia.
Bugia. Sollevo gli occhi al cielo "Già…" concludo
dondolandomi sui
talloni. Ryoga incrocia le braccia al petto, sibilando qualcosa tra i
denti per
poi aprire le labbra in un mezzo sorrisetto "Sai… non so
perché ma tutto
ciò mi diverte. Ricordi il mio desiderio? Bene, pare si sia
espresso…" la tonalità
s'abbassa appena, così le sue palpebre che si socchiudono a
mezz'asta. Eh? Ma
di che diamine sta parlando questo. Reclino di poco il capo verso
destra,
portandomi con la visuale all'altezza di quella sua faccia da schiaffi.
"Parla come mangi mortadella, che intendi dire?" formulo tra il
sarcastico e il curioso.
…
Porto
lo sguardo
su di lui in modo diretto, avanzando col busto un poco in avanti, una
mezza
idea ha cominciato a frullarmi in testa e… non suona poi
così stonata.
"Pensaci. Un vecchio amico d'infanzia… solo lui
può conoscerla veramente,
non si rivedono da molto e… guarda come sono affiatati"
allungo il braccio
indicando i due che si sorridono tranquillamente. Oh sì,
anche a me ribolle il
sangue, certo, ucciderei quel pagliaccio all'istante ma, in questo
momento la
mia mente sta architettando un qualcosa di machiavellico. Osservo la
reazione
di Ranma, il suo volto, da calmo e disinteressato comincia a contrarsi,
divenendo quasi spaventato. Sollevo gli occhi al cielo, uhm,
sarà una mia
impressione o… in questo momento stai provando
ciò che io provo quando la vedo
con te? Ecco, lo senti? Capisci adesso quanto male sopporto ogni
giorno, quanta
sofferenza trattengo dentro di me. Pensandoci, eliminando te come primo
concorrente non mi ci vorrebbe molto a dare il ben servito a
quell'idiota,
sembra tutto tranne che forte. Sollevo la mano, chiudendola sul palmo e
stringendola forte. Si, finalmente sarai mia. Comincio a ridere in modo
spasmodico, un tic che ancora non ho imparato a controllare,
sì, farò in modo che
lei dimentichi te una volta per tutte caro Ranma e poi, mi
concentrerò sul
damerino.
…
E…
e… eh? A…
affiatati? Lancio un'occhiata in corrispondenza di Annon e Akane. Avevo
già
notato che insomma… andavano d'accordo ma, la parola
‘affiatamento'… associata
a… a… quei due… io…
Deglutisco.
Avrò
mandato giù
un vagone di saliva in questo momento. Nah, lei non potrebbe mai
invaghirsi di
quel coso. Le parole del maiale però. Ora in un certo senso,
sento un leggero
peso allo stomaco… niente di che… ovviamente.
Accidenti, altro che niente.
Stringo le labbra distogliendo lo sguardo da loro. "Non dire
sciocchezze" gli rispondo infine, dopo un lungo attimo di
‘pausa'.
Risollevo la mia maschera da menefreghista, sbattendo appena le
palpebre.
"E poi… te lo ripeto, non me ne importa nulla"
così dicendo, tento di
svignarmela, prima d'essere accalappiato di nuovo. "Mi dici che diamine
vuoi?" gli ringhio contro seccato, possibile che non abbia nulla da
fare
se non scassarmi l'anima?
"Certo
certo, quando lo ritroverai al tuo posto me lo saprai ridire
Ranma… ma,
ripetimi un po' il significato di quella tua frase… in che
modo tornerai
normale?" lo osservo a occhi sgranati, ancora rincoglionito dalla prima
parte del discorso. I… il… il… mio
p… posto? Scuoto il capo, smettila brutto
scemo di rincitrullirti con queste minuzie, lascia stare. "Affari miei,
tsk" mi sollevo storcendo il naso, certo, prima tenti di inculcarmi
un'idea malsana, poi cerchi d'estorcermi anche informazioni…
ma dico, vuoi
anche un massaggio per caso? Bah. Voglio tornare a casa, devo parlare a
papà
del viaggio e di tutto ciò che concerne l'allenamento, poi
tornerò al Neko
Hanten e quando sarà finita la sceneggiata di quelle due
pazze, chiederò alla
vecchia altre informazioni. Perfetto. "Lasciami andare ho fretta" lo
respingo indietro nuovamente, sperando che abbia finito di farmi il
terzo
grado.
"Non
ti
lascerò andare finché non mi avrai detto
ciò che voglio sapere, infondo, è
colpa tua se ho questa maledizione" sibila abbassando velocemente il
busto
per poi sollevare la gamba destra contro il mio volto. "Ti ho
detto…"
paro il colpo, bloccandolo con la parte esterna del gomito per poi
sollevare il
ginocchio e colpirlo sulla faccia "che non…" stranamente
riesce a
bloccarmi con entrambe le braccia, disegnando una x immaginaria con
esse
dinanzi al volto "te lo dirò mai!" estrae l'ombrello rosso
dallo
zaino, sferrando una serie di colpi meccanici e controllati, diretti
contro lo
stomaco. Accidenti, non da quella parte brutto cotechino. "Invece
me… lo
dirai" mi abbasso repentino per ricevere volutamente la scarica di
colpi
sul torace. Digrigno i denti, scivolando sotto di lui, approfittando
del
momento di ripresa da parte del suo corpo per distanziarmi dopo
l'attacco, sollevo la gamba destra sorreggendomi con entrambe le
braccia sul
muretto in modo da caricargli contro un bel calcio diretto alla coscia
interna,
lo centro in pieno facendolo precipitare giù dal muretto e
ricadere sulle
spalle.
"No,
non te
lo dico invece. Gnaaa" gli mostro la lingua prima di scappare altrove.
Finalmente mi sono liberato di quel suino. Spicco un salto sul tetto
adiacente,
sollevandomi in piedi. Akane e quell'altro sono scomparsi. Accidenti.
Lascio
schioccare indice e medio abbassando lo sguardo.
Al
mio posto…
Quella
frase mi
urta il sistema nervoso. Se avesse davvero intenzione di… ma
certo, sì, ecco
quali sono le sue intenzioni, sicuramente pensava di tener nascoste le
sue doti
combattive ad Akane che ignara si sarebbe innamorata di lui e infine,
battendomi avrebbe ereditato la palestra che mi spetta di diritto e si
sarebbe
preso gioco di me dandomi del debole. Brutto…
Ringhio
e
stavolta di brutto. Spicco un altro salto, stavolta diretto a terra.
Lascio
dondolare la mancina lungo il fianco prima di sollevarla a braccio teso
e
colpire il muro adiacente crepandolo completamente. Ah si? Vuoi
prenderti gioco
di me… vuoi deridermi, vuoi mostrarmi che sei più
forte eh? Non hai idea di chi
tu abbia di fronte, non ti darò nemmeno il tempo di
respirare quando avrò
imparato quella dannata tecnica. Allargo le labbra in un sorrisetto
pregno di
amarezza. Fai pure il galletto, gioca quanto vuoi ma… non
tentare, non provare
nemmeno a pensare di portarmi via ciò per cui combatto. Ti
sconfiggerò, fosse
l'ultima cosa che faccio in vita mia. L'adrenalina mi sale dentro come
una
scarica improvvisa, il sangue pulsa maligno, l'ardere del mio desiderio
di
sfida s'intensifica maggiormente. Ho voglia di schiacciarti con queste
mani.
…
Disegno
linee
immaginarie con l'indice, mentre t'osservo da qui. Seguo il dettaglio
del tuo
volto, dipingendo nell'aria gli occhi, scivolando giù per
gli zigomi sino alle
labbra. Soffermo lo sguardo su di esse, sospiro, immaginando di
sfiorarle
davvero. Un bambino, ecco cosa sembro in questo momento. Potrei mai
dirti cosa
mi passa per la testa? Tu sei intenta a scartare pacchi e pacchetti,
meravigliandoti ogni volta di quel che ne estrai, quanto sei buffa, tu
stessa
hai scelto quei vestiti. Eppure riesci a sorprendermi, a incantarmi
ogni volta.
Quando leggo nel tuo sguardo quella meraviglia, ti rivedo bambina a
scartare i
tuoi giochi. Quello stupore che non cambia mai, un dettaglio che adoro
di te.
Mi distendo ora, lasciando che la gelida brezza mi sfiori la pelle, ed
è un
fremito appena celato il mio, non so nemmeno se la causa reale sia
realmente il
freddo. Forse sei tu? Porto alle labbra un Takoyaki distraendo lo
sguardo sulla
rivista sotto di me. Devo pensare ad altro.
"Annon-kun?"
accidenti ma lo fai apposta allora. Non sollevo lo sguardo su di te,
ingollando
semplicemente il boccone intero rischiando di strozzare.
"Mghm… si?"
mi colpisco il petto col pugno chiuso tentando di tornare a respirare.
Sento il
tuo passo avvicinarsi, ti chini per afferrare un involtino dal
contenitore
disposto sul tavolo, allunghi la mano, rendendoti poi conto che con me
di mezzo
sarà un po' difficile raggiungerlo. "Volevo dirti di
passarmi un Takoyaki
ma, faccio da sola… tranquillo" mi spieghi gentile, rimango
immobile con
la mano sul petto osservando i tuoi movimenti così vicini,
il tuo respiro che
va a sfiorarmi appena i capelli. "E… eh si fai…
f… fai pure" balbetto
qualcosa per poi appiattirmi completamente sul pavimento. Arrossisco,
non era
più semplice aggirare il tavolo? Chiudo gli occhi.
"C… ci sei
riuscita?" dei ma possibile che queste situazioni capitino quando meno
me
l'aspetto? Sento il fuoco invadermi il corpo pericolosamente, una
teiera
sarebbe meno bollente ora. "Si ecco…" uh, finalmente riapro
gli occhi
tirando un sospiro ehm… forse non avrei dovuto.
"Gh"
farfuglio un qualcosa tra i denti, ritrovandomi l'immagine sin troppo
nitida
del tuo seno proprio a contatto diretto con la mia visuale. "Hen!
To…
togliti" ti spingo indietro appena, mentre il polipetto che avevi tra
le
mani vola via ricadendomi in faccia. "Cos… accidenti Annon!
Guarda che hai
combinato" mi sgridi sorridendo, non ti vedo mai in collera
completamete
con me. Sorrido imbarazzato, mentre un sottile filo rosso mi scivola
giù dal
naso. Che figura. Mi volgo dalla parte opposta tentando di eliminare i
segni
del mio imbarazzo. "Stai bene?" mi chiedi incuriosita, gattonando
dalla mia parte per osservarmi. "N… no sto benissimo,
fi… figurati"
accidenti. Estrai un fazzoletto dalla tasca, sollevandolo per pulirmi
via il
sangue. "Sciocco… che ti è successo qui?" chiedi
strofinando via la
mia colpevolezza. Possibile che tu non ti sia nemmeno accorta d'essermi
salita
sopra con… basta non pensare a queste cose. Tento di
schiaffeggiarmi e tu
ridacchi. Quando sorridi io…
Blocco
il tuo
polso, rimanendo a osservarti. "Hen… io…" senza
rendermene conto,
effettivamente avvicino il mio volto al tuo. Tu mi guardi perplessa,
arretrando
appena con la schiena. Socchiudo le palpebre io desidero
così… tanto…
"Ahem"
deglutisco pesantemente al sentore d'un commento esterno. Dei fate che
non ci
sia chi credo io alle mie spalle. Akane ha sollevato lo sguardo
decisamente
paonazza. Prendo a volgermi indietro, a mò di moviola,
ritrovandomi dietro un
Ranma non del tutto quieto. Ho addirittura l'impressione che i suoi
occhi si
siano riempiti d'uno strano bagliore assassino nei miei confronti.
"C…
ciao R… Ranma" emetto ridacchiando nervosamente.
…
Cosa…
cosa… cosa
stavi per fare brutto… dannato… io ti
spezzo… ti rompo di amm… calmati.
Respira. Passo in rassegna i due a intermittenza, prima Annon poi Akane
e
infine… la mano di Annon sul polso di lei. No…
no… aspettate. Abbasso
leggermente il capo, evitando di mostrare le labbra contorcersi tra i
denti.
Stringo le mani attorno all'asciugamano che trattengo tra di esse,
strizzandolo
come un limone. "Cosa… stavate…" uniche due
parole che mi escono
dalle labbra, prima che Mr. Scolorino si accorga di ciò che
sta facendo e lasci
la mano di Akane repentino. "Non è come pensi io…
non stavo… facendo…
niente…" mi spiega. Respiro, tornando
‘apparentemente' normale. Sorrido
anche, già che ci sono. "Mh? Come penso cosa?" sbatto le
palpebre
quasi non avessi capito dove voglia arrivare. Mi sollevo dirimpetto,
scostando
la frangia con la mancina. I muscoli tesi tornano a rilassarsi con
‘molto'
sforzo. "Cosa vuoi che m' importi di cosa stavate facendo? Tsk, come se
mi
potesse interessare quel che fa questo maschiaccio" azzardo lanciandole
uno sguardo tutt'altro che amichevole. Lei mi osserva inarcando le
sopracciglia,
tra l'offesa e l'imbarazzata. "Anzi… sapete che vi dico?
Continuate pure…
A ME NON IMPORTA AFFATTO! PER NIENTE! ASSOLUTAMENTE!" gli ringhio
contro
lanciando in faccia ad Annon l'asciugamano e girando i tacchi altrove.
Ah
sì, certo,
l'hai fatto con me perché non con lui? Facciamoci baciare da
tutti quanti
adesso. Non mi tocca assolutamente quel che vuoi fare, non mi importa,
fai ciò
che vuoi, sposatelo. Io desidero semplicemente sconfiggerlo,
null'altro. Non mi
importa! Non mi importa! Il passo, lungo il corridoio diviene pesante a
contatto col parquet della casa. Non sono geloso, io non sono geloso!
Non lo
sarò mai. Mai.
"Ranma!"
la voce d'Akane mi richiama non troppo distante. Nemmeno mi volgo,
né tanto
meno ho intenzione di fermarmi. Sollevo semplicemente il braccio sopra
la testa
"Su, torna indietro… principe scolorino era sul punto di
fare qualcosa
no?" che stupido, mi sono illuso per un istante che… io
credevo che…
Le
braccia mi
tremano lungo il corpo. Aveva ragione Ryoga infondo. Si, aveva ragione
lui. Se
non fossi intervenuto loro… se non l'avessi fatto lei
avrebbe. "Vuoi
fermarti razza di scemo?" mi intimi raggiungendomi. Mi fermo dunque,
sì,
continuo a essere stupido nonostante tutto. "Lasciami in pace, devo
allenarmi non ho tempo di ascoltare le tue stupide scuse" acido e
tagliente nel tono.
"Se
la
smettessi di essere geloso…" cominci e ciò non fa
altro che aumentarmi la
rabbia in corpo. Geloso di te? Io. Non ho mai detto di esserlo
e… se ne avevo
anche la più piccola convinzione mi ero decisamente
sbagliato. "Geloso?
Cosa ti fa pensare che io sia… GELOSO" incrocio le braccia
al petto,
assumendo la consueta aria di sufficienza che mi contraddistingue
quando voglio
mentire. "Oh, allora se non lo sei spiegami quella reazione, baka"
cammini ancora, portandoti dinanzi a me a e poni entrambe le mani sui
fianchi,
battendo il piede per terra.
"I…
io… no…
non ho… insomma… ho reagito
così… p… perché…
bah, non sono geloso non mi
importa, puoi baciare chi vuoi per me…" concludo serrando le
palpebre e
sollevando il volto. Resti a osservarmi, non ho bisogno di guardarti
per
capirlo. Sento uno sbuffo da parte tua, e una lieve spinta contro il
torace.
"Nessuno ha mai menzionato un bacio… n… noi
stavamo solamente scherzando
e… io… stavo ripulendo Annon da una
ferita… nient'altro…" apro un occhio,
tanto per osservarti di sbieco. Ah sì, la manina dove la
metti? Per curare lui
dovevi farti tenere per mano? Non sono scemo. "Mh si… certo"
emetto
calcando l'ultima parola con evidente fastidio. Mi scosto per aggirarti
e
superarti di nuovo, sei una stupida e basta.
"Io…"
ti fermi, rimanendomi alle spalle, mentre m'allontano. "Io…
credo che sia
una cosa da farsi solamente con una persona alla quale si vuole
bene…
ricordi?" emetti titubante. Mi fermo deglutendo. Abbasso lo sguardo
verso
il pavimento, rimanendo per un istante spiazzato. Apro la bocca per
emettere
qualcosa ma, non esce assolutamente niente. Ricordo benissimo quella
volta,
come potrei dimenticarla?
Arrossisco.
Non
ne posso fare a meno in questo momento, posso permettermelo tanto ora,
non puoi
vedermi. "Tu…" i muscoli del corpo non rispondono, avevo
intenzione
di lasciarti parlare e andarmene ma, come al solito, sei capace di
bloccarmi
completamente. Ti avvicini, superandomi stavolta, non posso farci
niente, sei sempre
d'un passo dinanzi a me, in tutto.
"Non
faccio
certe cose per niente…" mi sorprendi di nuovo, per la
seconda volta in
pochi giorni. Nascondi all'ombra della sera il rossore che
t'è appena scivolato
sulle guance. Credi che io non sia capace di notarlo? Rimango a bocca
aperta,
stranamente, come un merluzzo in mezzo al corridoio mentre tu scappi di
nuovo,
senza lasciarmi il tempo di controbattere.
"Akane…
tu…" no, no. Mi sta traviando, vuole solamente farmi
dimenticare quel che
ho visto. Scuoto il capo, mostrando la lingua a qualcuno d'invisibile,
ormai il
posto che prima occupavi è rimasto vuoto. Scema. O forse
sono io lo stupido?
Non
faccio certe cose per niente.
Che
volevi dire
con quella frase? Ti riferivi forse a… che tu infondo allora
… che infondo tu
possa… che tu per me sia … nah, non farti film
immaginari Ranma. Devi pensare
ad allenarti ora, non hai tempo per sciocche fantasie e poi a me, non
importa
affatto. A me lei non piace per niente, per niente.
O…
forse… io…
…
"Sei
sicura
che sia lui?" me lo chiede ancora, oramai sarà la centesima
volta che
annuisco. Non credevo che l'avrei rivisto, non immaginavo affatto che
sarebbe
tornato dopo tutto questo tempo. No, non lui. Tutti tranne quel volto.
Dischiudo le labbra, osservando un punto impreciso della stanza,
dinanzi a me
la bisnonna continua a parlare ma, non sento nulla, ho ancora la mente
annebbiata da quel volto, dall'immagine di lui. Da quel nome. Sento un
leggero
tremolio lungo le braccia e le gambe che, diviene man mano sempre
più intenso.
Ho paura.
"Significa
che…" lei comincia, riportandomi d'un tratto alla
realtà, mentre punto di
nuovo le iridi contro la sua minuta figura. Un nodo in gola. Le lacrime
che
rischiano da un momento all'altro di sommergermi gli occhi. Un tuffo al
cuore,
talmente duro da frantumarmi ogni certezza. Mi faccio forza, rifuggendo
quel
pianto che tanto vorrei lasciar correre lungo le guance. Io sono forte.
Devo
essere forte.
"…
che
dovrò sposarlo…" concludo.
Fine
Ottavo
Capitolo
Note:
Questo è semplicemente un capitolo di
transizione, come avrete notato le cose cominciano lentamente a
chiarirsi, non
ho voluto rivelare altro al momento perché mi
servirà tutto il prossimo
capitolo per dipanare maggiormente la matassa. (Ps.
C’è molta punteggiatura in
questo testo, ho provato a ricorreggerla eppure, ho notato che senza
quei punti
stonava molto in quanto sottolineano pensieri un po’ contorti
e l’evidente
insicurezza dei personaggi, quindi, ho preferito evidenziare la loro
psicologia
piuttosto che correggere la forma, non me ne vogliano i puntigliosi ;P
scherzo
e anche per quanto riguarda le ripetizioni di alcune parole e/o
congiunzioni
(come che, ma, però) non vogliono essere errori ma rientrano
sempre in quello
standard che appartiene perlopiù a Ranma [Una filata di
pensieri sconnessi] ci
tenevo a precisarlo e a sottolineare nuovamente che è
voluto, non una
distrazione ^_^ .
Ci
vediamo al
prossimo aggiornamento.
Sayou
|
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Capitolo 9 *** Capitolo Nono : La sfida (prima parte) ***
What
i really want
Capitolo
Nono
: La sfida (Prima Parte)
Schegge.
Quelle del mio cuore che riduci in frantumi. Rimango appiattito con la
schiena
contro il muro, trattengo il fiato per un istante interminabile. Sposarti?
Dimmi che è solamente l’ udito a
farmi brutti
scherzi. Il dover sopportare il tuo rifiuto non è
già abbastanza? La
mano trema, in modo impercettibile lungo
il fianco. Ho perso solamente tempo dunque, è stato
semplicemente un errore
dare tutto me stesso per te?
Osservo
la tua immagine attraverso le lenti degli
occhiali. No. Continuo ad ascoltare immobile, impotente, sotto questo
peso che
mi divora pian piano.
“Shampoo
sei sicura che sia lui?” ora è l’anziana
Obaba a parlare, persino lei, viene tradita da un velo di tristezza nel
tono
della voce. Tu annuisci, sconfitta, disillusa, per la prima volta
scorgo una
nuova immagine di te. Ti stai dando per vinta? Non posso accettare
tutto ciò. I
tuoi occhi guizzano in modo tenue, stanno tremando, sarò
anche cieco qualche
volta ma, quando si tratta di te noto subito quando
c’è qualcosa che non va. “
E Ranma…?” una nuova domanda, Cologne si sposta
sul bastone, avvicinando la
mano vizza al tuo volto.
“Sai,
non credo me lo lascerò sfuggire così
bisnonna. Io non …” ti fermi un istante, tentando
di reprimere le lacrime. Sai?
Non ti ho ma visto piangere Shampoo. Non davvero. Sei sempre stata
così forte
ai miei occhi, piena d’una vitalità che ho sempre
ammirato. Sarà per questo che
mi sono innamorato di te. “Non potrai sfuggire alle leggi che
regolano il
villaggio, non è stato forse Wen a batterti prima di
Ranma?” la voce della
vecchia s’abbassa, così anche il capo. La sua
piccola mano scivola sul volto
della bisnipote silenziosa, è la prima volta che le vedo
così … vicine. Sospiri
e, in quell’ansimo riesco a cogliere tutto il tuo dolore,
sai, ti capisco. Mi
succede spesso quando ti vedo con lui. Stringo la mancina
così forte da farmi
male. Non sopportavo l’idea che tu amassi un altro ma,
maggiormente non tollero
di vederti legata a qualcuno con la forza, io stesso non potrei mai
costringerti a sposarmi se tu non volessi. Preferirei vederti con Lui,
con quel
dannato codinato piuttosto che saperti di uno sconosciuto. Eppure
ancora,
egoisticamente desidero averti mia.
Non
muovo un passo, semplicemente scruto, osservo.
Cosa potrei reclamare ora? Il diritto d’essere tuo marito?
Guardami, hai
davanti l’uomo che t’ama più di tutti
che, farebbe per te follie pur di starti
accanto. Nemmeno mi guardi. Io
sfido,
mi batto e perdo. Non mi degni. Io
ti
amo davvero. Tu mi odi.
Si,
ora uscirei allo scoperto gridandoti di
sposarmi, urlando al mondo che sei mia per l’ennesima volta,
cercherei
d’abbracciarti, scambiando magari Obaba per te. Non lo
farò però. Vali
più di tutto questo.
Certo, non mi arrenderò mai, a costo di
mettere a soqquadro il mondo intero cercherò
d’averti per me, sempre. Ora però,
i tuoi occhi mi dicono qualcos’altro. Lo so, non me lo stai
chiedendo. Andrai
da lui a farlo, perché è lui che ami. Chiederai
il suo aiuto, magari con qualche
stupido incantesimo dei tuoi. Abbasso per un istante lo sguardo, non
devo
pensarci, semplicemente non sopporto di vedere i tuoi occhi pregni di
tristezza. Non devono essere così.
Io
voglio rivederli felici, intrisi di quella fiamma che per me, possiedi
solo tu.
E’ per questo che troverò un modo per
sciogliere questo matrimonio, non so
come, non so nemmeno chi è questo ‘nuovo
pretendente’. So invece che ti
opporrai, so che mi trasformerai nuovamente in papero, burlandoti della
mia
maledizione, so che mi caccerai che mi insulterai e mi ripeterai di
nuovo :
‘Mousse, sei uno stupido’. Eppure è
più forte di me, capiscimi. Devo dimostrarti
che anche io valgo.
Faccio
per uscire allo scoperto, inarco le
sopracciglia spostando appena il piede in avanti. “Si
è così … anche se oramai
sono passati più di sei anni, ero solamente una bambina
bisnonna” stringi le
labbra ed in quel tuo gesto, i muscoli del mio corpo smettono di
rispondere. Le
sopracciglia, prima inarcate si rilassano sino a piegarsi nuovamente in
senso
contrario. “Perché
me l’hai tenuto
nascosto?” l’anziana
cinese chiede,
mentre vedo Shampoo stringersi nelle spalle assieme al mio cuore. Una
fitta
lancinante di nuovo mi pervade, mi sento così stupido.
D’un tratto è come se
tutto quel mio proclamare amore, sia divenuto cenere, semplicemente. A
pensarci
bene, io cosa so di te? Ti conosco da così tanto tempo ed
ero allo scuro di
tutto, perché l’hai tenuto per te? Sai a cosa vai
incontro dopo tutto ciò. Mi
tremano le mani, sei anni fa. “E’ grave
ciò che hai fatto Shampoo” le ripete
lei, talvolta desidero tappare la bocca di quella vecchia mummia.
Mousse,
perché te ne stai nascosto qua dietro senza aprire bocca?
Sei solamente un
codardo, questo ora, mi sta dicendo la coscienza. Mi faccio forza
dunque, io devo fare qualcosa.
“E’
necessario?” ecco, parlo anche io ora,
introducendomi in un discorso che nemmeno m’appartiene, con
una calma che
non ho, con un
comportamento non mio.
Non credo d’essere un così bravo attore infondo,
il serrare delle mascelle ed
il tremore mi tradiscono. Le due amazzoni si volgono verso di me, tu
specialmente, inarchi le sopracciglia trucidandomi con lo sguardo.
“Non ti
hanno insegnato a non ascoltare certi discorsi? Non sono cose che ti
riguardano
Mousse” come
al solito, mi metti con le
spalle al muro, senza darmi possibilità di scampo. Rimango
ad osservarti, no,
al momento non sei capace di ferirmi più di quanto io
già non lo sia. Discosto
lo sguardo, accompagnando il mio fare con un repentino movimento del
capo “Mi
riguarda! Non … non permetterò ad uno sconosciuto
di portarti via” azzardo
serrando le palpebre. Tu non ti scomponi, il tuo sguardo accusatore mi
permane
addosso come una calamita rovente. Obaba scuote il capo
“Ragazzo, non
immischiarti in tutto questo, sta al tuo posto” mi intima
agitandomi il bastone
dinanzi al volto.
“Il
mio posto è qui, con Shampoo!” ribatto alzando
appena la voce, è la prima volta che mi rivolgo a Cologne in
questo modo. Non
sopporto d’essere trattato in questo modo, infondo, ho sempre
dato prova dei miei
sentimenti. “Non
dire sciocchezze, sai
benissimo che non è così” rispondi tu
stavolta e dei, se le tue parole stavolta
mi colpiscono. Una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa. Sollevo di nuovo lo
sguardo verso di te
“Perché … perché devi
trattarmi in questo modo? Ogni volta che cerco di
dimostrarti qualcosa fai sembrare tutto così vano, mi fai
sentire stupido. Cosa
credi? Non sono di gomma … ho dei sentimenti
anch’io. Eppure … io credo tu
sappia come ci si sente ad essere respinti … io non sono un
oggetto sul quale
sfogare la tua frustrazione, vuoi capirlo?” questa volta ho
detto ciò che
penso, basta silenzi, basta subire passivamente. Non vuoi capire che io
faccio
tutto questo per te, perché non lo capisci?
Le
mie parole sortiscono un effetto strano su di te,
mi osservi perplessa e sorpresa. Nei tuoi occhi stavolta vedo
qualcos’altro,
astio? Inarchi le sopracciglia avvicinandoti poi, solamente un forte
bruciore
alla guancia. “Non dire sciocchezze … sei uno
stupido” piangi stavolta e non
temi di mostrarmi le lacrime. Sei abile nel far sentire in colpa gli
altri,
troppo esperta in quest’arte. Con me riesci benissimo,
rimango bloccato sotto
il peso di questo schiaffo che diviene quasi rovente sulla tua mano.
“Io volevo
solamente aiutarti … ah, dimenticavo, io non sono il TUO
Ranma” le mie labbra
si aprono in un mezzo sorriso amaro, non credo di riuscire a sostenere
di nuovo
il tuo sguardo, sono un codardo si. Fuggo.
…
“Mousse…”
distacco la mano repentina dalla tua
guancia, osservandoti mentre t’allontani. Sciocco che non sei
altro, perché non
vuoi capire che per te non c’è posto nel mio
cuore? Eppure insisti, continui a
lottare semplicemente per farti notare ai miei occhi. Quando la
smetterai
d’essere così infantile. Hai ragione forse, so
come ci si sente ad essere
respinti. Porto la mano alla bocca, coprendo le labbra che hanno preso
a
tremare appena. Perché devi intrometterti sempre? Non
capisci mai quando è
tempo di lasciar perdere. Se
non troverò
una soluzione, sarò costretta a sposare Wen. Non voglio. Era
tutto così
perfetto, avrei avuto Ranma per me e tutto si sarebbe risolto al
meglio. Dovevi
tornare proprio ora? Già, fu proprio lui a sconfiggermi e
non fu per gioco. Ero
così stupida a quel tempo, così presa dalla mia
forza da dimenticare che ci
sono uomini più forti e tu, rappresentavi quella categoria
allora. Era iniziato
come un semplice allenamento, una sfida sfiziosa tra marmocchi eppure
io ero a
conoscenza di quella legge, ero consapevole anche allora che
m’avrebbe costato
il futuro ma, ero troppo presa dall’orgoglio di una bimba,
ero sicura di
poterlo vincere. Dopo quel giorno sparì, forse per volere
del caso ed io mi
considerai salva in un certo senso.
“Bisonna…io…esco” non le do
il tempo di
ribattere, lascio il Neko Hanten, richiudendo la porta a soffietto
dietro di
me. Ogni giorno, ogni singolo giorno ripensavo a quel mio errore ma
poi,
lentamente mi convinsi che quella piccola macchia nel mio passato era
oramai
svanita, non c’era nulla di cui preoccuparsi, non
più, restai in silenzio. Arrivò
poi Lui nella mia vita e, accettai quella regola, ero cresciuta.
Col
passare del tempo quella legge era divenuta per
me un’ossessione, il fantasma di Wen che albergava la mia
mente, mi aveva
imposto la convinzione di dover sposare a tutti i costi il secondo uomo
che
m’aveva sconfitta, ed ora che quella convinzione
s’è spenta, adesso che stava
divenendo qualcosa di più, mi vedo costretta a tornare
indietro di nuovo. La
visione nitida di ciò che mi sta attorno diviene sempre
più sfocata. Perché non
posso decidere del mio futuro da sola? Sarò punita se
tornerò in Cina rivelando
d’aver nascosto questa storia e sarò ugualmente
castigata per non essermi
ancora sposata. Cosa devo fare? Porto entrambe le mani alle tempie,
premendole
appena contro di esse. “…Non lo
so…”.
...
“Kyah!”
sferro un calcio all’aria circostante,
mentre mantengo socchiuse le palpebre. Concentrazione. Piego
l’avambraccio
destro, stendendo in avanti il sinistro ed ancora,
com’è di regola, sollevo la
gamba per sferrare un calcio. Ecco, ancora un po’. Devo concentrarmi sulla
velocità degli
attacchi : uno, due, tre. Adesso mi fermo, anteponendo le braccia al
busto e
scivolando in avanti col piede. Sferzo di nuovo l’aria con
alcuni colpi, no
ancora non ci siamo, sono troppo lento.
“Ti
stai allenando?” Stop. Concentrazione
interrotta. “Gh” emetto solamente prima
d’inciampare sul mio stesso piede,
spalmando la faccia sul pavimento del dojo. Accidenti a te. Mi
risollevo
massaggiando il naso dolorante, mi volgo ad osservarti minaccioso
“Appunto…stavo” commento poi ironico
aggrottando le sopracciglia. Ridacchi appena. Io non ci trovo nulla di
divertente.
“Cos’è,
ti distrai così facilmente?” il tuo dire
è
puramente canzonatorio. Eh? Io non sono deconcentrato, affatto. Sollevo
lo
sguardo in aria, mantenendo la mano sul volto.
“M…mi hai solamente colto di
sorpresa, tutto qui” la mia frase sfugge bassa dalle labbra.
“Se
rimango qui…ti infastidisco?” mi chiedi
semplicemente. Sollevo
un sopracciglio
scuotendo il capo “Basta che non mi disturbi”
annuisci, lasciandoti scivolare
per terra a sedere. Da brava spettatrice rimani in silenzio, al tuo
posto. Cosa
s’è messa in testa oggi? Mah.
Chiudo
gli occhi, stringendo l’obi
in modo notevole. Porto le mani dinanzi al
corpo, nuovamente, scorrendo indietro col piede destro stavolta. Inarco
le
sopracciglia abbassando la mancina sin sotto l’addome ed
alzando invece l’altra
appena sopra, ricomincio a muovere le mani velocemente, colpendo un
avversario
immaginario. Ecco, ora va meglio. Non sento alcun movimento da parte
tua, comincio
a sospettare che tu te ne sia andata. Apro l’occhio destro,
appena, n…non è che
mi interessi se ci sei o meno eh? Ecco. Sei ancora al tuo posto, a
fissare i
miei movimenti, quasi volessi imprimerli in mente. Fa come vuoi. Torno
a chiudere
gli occhi. Uno.
Due…e… accidenti non ci
riesco. Seppur non ti veda ho sempre l’impressione che tu mi
stia studiando e
questo mi…mi… smettila, concentrati Ranma.
Respiro profondamente, tornando in
posizione d’attacco. Chi diavolo ha alzato il riscaldamento?
“Si
scoppia di caldo qua dentro” formulo basso. Porto
la mano sulla fronte per eliminare il sudore che mi sta
‘sciogliendo’, scendo
poi sul collo, sino all’incavo del karategi.
Accidenti,
con tutta questa perdita di liquidi avrò
bisogno d’una trasfusione. Sarà
l’allenamento che ha sortito il suo effetto, si
è così. Tentiamo d’aggirare il problema
ora. Ecco, si, adesso dovrei riuscire a
concentrarmi. Mi chino di poco in avanti col busto, poggiando il peso
sulla
gamba sinistra stavolta, devo riuscire a ripetere la sequenza esatta di
prima
senza sbagliare.
Sbarro di
nuovo gli occhi. “Diavolaccio, vogliamo aprire queste
porte?” muovo le mani
dinanzi al volto a mo di ventaglio, quando il calore,
all’improvviso pare
moltiplicarsi. Gh.
Qua…quando ti sei
avvicinata così tanto? Rimango inebetito a fissarti mentre
ti protrai innanzi
col busto, un poco. “C…che…”
oddio no il telegrafo, devo risparmiare almeno i
timpani da quest’autoflagellazione.
“Ranma…” proferisci appena, mentre
reclini
di poco il capo allungando la mano destra. Indietreggio d’un
passo, mentre il
battito cardiaco comincia ad aumentarmi in modo spasmodico nel petto.
La devi
smettere di farmi queste improvvisate, un giorno di questi
avrò un infarto e tu
sarai messa in galera per avermi ammazzato. Ma cosa diavolo sto
pensando in un
momento simile? Sto dando i numeri? Perché parlo da solo
poi?
“A…A…A…”
seh, e b,c,d e tutti allegramente ripetiamo
l’alfabeto. Possibile che io non riesca a spiccicare una
frase decente? A giudicare
dall’aumento di pressione che ho in corpo dovrei aver assunto
in volto venti
tonalità di rosso in dieci secondi. Faccio per chiudere gli
occhi ma… ciò che
fai tu mi lascia alquanto perplesso. Sollevi un asciugamano,
osservandomi
interrogativa mentre io, ovviamente, sprofondo di almeno cento metri
sotto
terra, solamente per aver pensato ‘ad altro’.
Sgrano gli occhi muovendo le
labbra per dire qualcosa ma, ciò che riesco a sbloccare
è semplicemente la mano
che meccanicamente afferra lo straccio con evidente nervosismo.
“Grazie”
accenno in un sibilo, quasi scocciato. Mi volgo dalla parte opposta
alla tua
posando il cencio sulla spalla. Che figura, che figura, che figura.
Cosa ti
aspettavi razza di deficiente?
Rimani
immobile dietro di me, sento chiaramente
uscire una sottile risata trattenuta dalle tue labbra. Un tic nervoso
comincia
ad animarmi il labbro inferiore, così il sopracciglio. Oltre
il danno anche la
beffa? Sollevo la mancina muovendo ritmicamente le falangi avanti e
indietro.
“Perché hai fatto quella faccia? Ti aspettavi
forse … altro?” mi chiedi
sorniona. Oddio l’hai fatto APPOSTA? Digrigno i denti
rimanendoti di spalle,
mentre un altro tipo di rossore ora comincia ad estendersi a macchia
d’olio
sulle guance. Rabbia.
“…
Stupida cretina” comincio, volgendomi stavolta,
nero come un carbone. Muovo due passi in tua corrispondenza senza
distogliere
minimamente lo sguardo “Credevi forse che mi aspettassi un
… un ba …” orsù, non
sono molto credibile così “Un bacio? Tsk, da un
maschiaccio privo di fascino,
poco carino, decisamente violento e piatto come te? Fammi il
favore” ribatto
portandomi a pochi centimetri dal tuo volto.
“Io
non menzionato nessun bacio razza di brutto
cafone, pervertito, scemo, cretino che non sei altro” questa
cosa mi blocca
completamente. Accidenti è vero, l…lei non ha
effettivamente detto … di voler…
insomma… deglutisco, inarcando maggiormente le sopracciglia
“S…si ma pensavi
che io stessi pensando che tu pensavi di volermi…e poi io
non avevo intenzione,
non lo farei mai…” posi l’indice sulla
mia bocca ammutolendomi. Lasci correr
via dal volto la rabbia che, viene subito sostituita da un sorriso
d’occorrenza, misto ad amarezza. “Non continuare,
lo so benissimo. Volevo
semplicemente darti l’asciugamano, nient’altro
… non preoccuparti, non ti farò
baciare di nuovo questo maschiaccio” abbassi lo sguardo ora,
così fai con la
mano allontanandoti. Ecco, io dico… perché mi
hanno fatto la bocca? Ogni volta
che la apro sparo cavolate a raffica. “N…non
volevo dire che… non
fraintendermi” tento di salvarmi in corner ma, questa volta
non credo sarà così
facile.
Ti volti
nuovamente, aprendo un falso sorriso sulle labbra, conosco quella tua
maschera
ormai. “Non fa niente. Hai detto solamente ciò che
pensi… oramai ci sono
abituata” linguaccia mia, giuro che ti taglio, lo faccio.
Deglutisco un boccone
amaro, decisamente. I…io stavolta non intendevo davvero
farlo…io…n…non
volevo…insomma. “Continua ad allenarti, torno di
la. Scusa se ti ho interrotto”
rimango muto ad osservare la sua uscita di scena, di nuovo, come ogni
santo
giorno da due anni a questa parte. Ed io che faccio? Niente,
assolutamente
nulla.
Soffio
via la frangia dagli occhi, accucciandomi sul
pavimento a gambe incrociate. Poggio il mento sul palmo sbuffando
sonoramente,
certo, ‘continua ad allenarti
’ . Adesso
sono proprio dell’umore per farlo. Abbasso lo sguardo, il
codino s’affloscia
dietro le spalle. Sono uno stupido. Stupido. Stupido. Le mie labbra si
stringono appena in quella che Lei ha rinominato,
l’espressione da moccioso.
Incrocio le braccia al petto quasi…deluso? Da cosa? Io
… mi aspettavo davvero
un bacio. Quanto devo essere sembrato cretino e poi, come se non
bastasse ho di
nuovo sollevato le mie difese senza riflettere. Sono davvero
così odioso? Perché
non ne faccio mai una giusta maledizione. Prendo tra le mani
l’asciugamano
passandolo sul collo. “Stupida…” un
soffio appena pronunciato, inudibile.
Non mi importa, pensi quel che vuole
è…è lei
che mi ha lasciato fraintendere, poteva benissimo porgermi questo
dannato
strofinaccio come una persona normale e non in quel modo.
Sospiro,
gettandomi indietro sul pavimento,
lasciandovi aderire le spalle. Chiudo gli occhi tentando di ritrovare
regolarità nel respiro. Chissà perché
Shampoo ha reagito in quel modo oggi.
Sollevo la mancina, poggiando l’avambraccio sulla fronte. Da
quand’è arrivato
quel pagliaccio, le cose si sono complicate più del dovuto.
Dei, non vedo l’ora
di partire. “Accidenti” emetto tirandomi su a
sedere d’impulso “Me ne stavo
quasi dimenticando…”.
Mi sollevo con una
spinta del bacino, spiccando un breve salto mortale indietro.
…
Cretino.
Stringo tra le mani la matita che tengo in
mano, così forte da spezzarla in due. Abbasso lo sguardo tra
i fogli del
quaderno, non riesco a studiare. Tutta colpa tua scemo. Mi chino in
avanti,
nascondendo il capo tra le braccia. Un
bacio? Tsk, da un maschiaccio privo di fascino, poco carino,
decisamente
violento e piatto come te? Fammi il favore. Eppure quando
l’hai fatto la
prima volta non m’è parso ti fosse dispiaciuto
così tanto. Sollevo una mano
verso le labbra, premendo con l’indice ed il medio su di
esse. Un lieve rossore
mi sfiora le guance. Fortunatamente ‘l’avevi fatto
perché lo volevi’ parole tue
no? Bambina, sono ancora un’ingenua. Ci casco sempre, bastano
due parole tue
per farmi sciogliere. Non posso fidarmi di te, sei un bugiardo,
solamente
questo. Sento un leggero pizzicore agli occhi, no, non voglio piangere
di nuovo
per lui. Ti odio. Non hai nemmeno il coraggio d’ammettere che
infondo tu… io lo
so che tu…
Forse
mi sto sbagliando. Avrei dovuto seguire ciò
che stavi per dire quel giorno. E’
stata
solo una debolezza. Già. Infondo hai
già avuto modo di baciare Shampoo e
chissà, magari anche Ukyo a mia insaputa. Io sono solamente
questo per te, un istante di leggerezza.
Non l’avresti
mai fatto se fosse stata un’altra circostanza, vero? Eppure
quella sera eri diverso.
Comincio a sospettare che tu ti prenda gioco di me, ti ho visto con
Annon, ero
sicura che la tua fosse gelosia. Uno
sbaglio, è stato un terribile errore fidarmi di te.
Da due anni combatto
per una minima attenzione e… tu non te ne sei mai accorto.
Io non sono quella
carina, io non sono colei che sa cucinare, non sono nemmeno tanto
formosa.
Eppure…tra tutte le tue ‘fidanzate’ sono
l’unica che …
Sollevo il
capo, di scatto, osservando la mia immagine riflessa sui vetri
appannati. Io…sono
forse…innamorata di…Ranma?
…
“In
Cina?” Accidenti,
non ho detto che mi sposo. Tutti
m’hanno guardato perplessi, eppure non è la prima
volta che faccio di questi
annunci. Mio padre solleva un cartello con su scritto
‘Sorgenti?’, bah, non
capisco perché debba tramutarsi sempre in quel coso peloso
se poi deve scrivere
per parlare. Annuisco, passando i rassegna tutti i presenti.
“Oh, potresti
ricordarti di portarmi un chá jù (*)?”
sollevo un sopracciglio in direzione di
Kasumi, possibile che pensi solamente ai souvenir? Incrocio le braccia
al
petto, mentre sollevo lo sguardo verso l’alto trionfante
“E’ un viaggio
d’allenamento … non di piacere e poi
…” vagheggio appena con lo sguardo, sino a
soffermarmi indirettamente sulla figura di Annon poco distante,
sollevando
l’indice verso di me per attirare la sua attenzione.
“Ti spiacerebbe seguirmi?”
mi osservi abbastanza confuso, oh, povero scolorino non hai la minima
idea di
cosa io voglia chiederti? Fa pure il finto tonto … lo
strozzerei all’istante.
No, devo mantenere la calma, ogni cosa a suo tempo. Si solleva annuendo
appena,
mentre il suo volto prende la colorazione della mia casacca. Bah.
Gli
altri seguono i nostri movimenti con lo sguardo,
in silenzio. “Mh, non fate altri disastri … il
giardino ci verrà già a costare
un bel po’…” mastica Nabiki smanettando
con la calcolatrice. Materialista,
quella donna non la capirò mai.
Mi
sposto poco distante dall’entrata della casa,
avvicinando qualche passo al laghetto centrale. “Cosa dovevi
dirmi?” mi chiede
titubante, fai ancora finta di nulla? Lo trucido. Le labbra mi si
smuovono
appena in un leggero tic nervoso. Mantieni la calma Ranma.
“Non credo ci sia
bisogno di fare il bravo bambino anche ora… loro adesso non
ci sono, comunque…”
prendo una pausa, lanciando uno sguardo al riverbero della mia immagine
sul pelo
dell’acqua “… Ho intenzione di
sfidarti” .
Silenzio.
Arretri
d’un passo appena smuovendo il terreno
sottostante. Mi volgo verso di te, cosa c’è? Ti
sorprende tanto questa mia
richiesta? Non sono mai stato così sicuro in vita mia. Il
tuo imbarazzo pare svanire
immediato, oh ecco, finalmente ti mostri per ciò che sei
finalmente.
Nero
e Cobalto a confronto. Stringo i pugni lungo i
fianchi, continui a tacere. Osservo i movimenti della tua fronte che si
corruga, per poi distendersi completamente. “No”
e…eh? Da seria, la mia
espressione cambia totalmente, divenendo indecifrabile. In questo
momento una
serie di domande mi sta frullando in testa a senso unico.
“Codardo” emetto
ringhiandoti contro, cosa c’è, prima mi attacchi e
poi pretendi che io accetti
la sconfitta così?
“I…io
odio le arti marziali” abbassi lo sguardo
arrossendo di nuovo, come una bambinetta, strusciando il piede sul
terreno.
Ecco, questo tuo dire fa scattare in me una strana molla. Mi coglie un
impeto
di rabbia, muovo pochi passi verso di te abbassandomi sulle ginocchia e
sferrandoti un destro sullo stomaco. Ti accasci sul terreno allargando
gli
occhi, quasi t’avessi appena dilaniato. Esagerato.
“P…perché l’hai
fatto?”
guaisci. Patetico, continui a fare il moccioso anche ora.
“Su, con me non attacca
lo sai… l’altro giorno mi hai praticamente steso
ed ora fingi di star male?
Insomma … te lo ripeto, accetti la mia sfida?” sto
cominciando a perdere la
pazienza.
“Ti
ho detto di no” continui, tentando di
risollevarti in piedi a fatica. “Non mi piace il tuo modo
d’affrontare le cose,
io, non credo ci sia bisogno di combattere per chiarire certi
fraintendimenti
Ranma … capisco che tu sia in collera con me per via di
Akane ma… addirittura
averti ‘steso’ mi sembra una considerazione un
po’ azzardata, infondo, le stavo
semplicemente tenendo la mano” avete presente le palle di
fieno che corrono
nel deserto? Ecco, in questo momento
m’è parso d’averne vista una dinanzi
alla visuale. Rimango paralizzato e
annichilito dinanzi alle sue parole. “C…cosa
diavolo stai…” mi sta prendendo in
giro vero? Rimango a fissarlo per qualche istante, tentando di capire
il suo
giochetto, certo, sta semplicemente cercando di traviarmi. Io non sono
mica
scemo però. Furbo ma, non per me. “Non me ne importa un accidente di Akane. Per me
puoi anche sposartela domani … io desidero semplicemente
prendermi una
rivincita ed è per questo che … voglio che tu
venga in Cina con me” allargo le
labbra in un mezzo sorriso sarcastico, ovviamente. Ed una volta la,
imparerò
quella tecnica e poi … finalmente tornerò ad
essere il migliore “MUAHAHAHAH!”
comincio a ridere ad un mio stesso pensiero, tanto che
m’osservi perplesso.
“Stai
bene?” altra domanda alla quale non rispondo,
sono troppo impegnato ad immaginarmi trionfante
a ballare sul tuo cadavere. Scuoto il capo ricomponendomi.
“Non mi hai
risposto” continuo, con maggior impeto stavolta.
“In
Cina? I…io… ti ho risposto prima : No. Se vuoi
parlarne sono qui ma, mi spiace sono per la non violenza”
giri i tacchi,
lasciandomi a bocca aperta come un salame. C…cosa?
N…non violenza? E…eh…eh…eh
sta scherzando vero? Se l’altro ieri è stato lui a
sfidarmi per la prima volta.
E’ fuori come una campana questo qui, no, ha davvero qualche
neurone in meno
rispetto alla media, altrimenti non si spiega questa cosa.
“A…a…aspe…”
andato, rimango di nuovo come uno
stoccafisso con la mano sollevata a mezz’aria. Io, la folata
congelante ed il
pesce suicida. Ricado indietro sull’erba con gli occhi
sgranati ad osservare il
punto nel quale è sparito quell’affare.
E’…è una cosa paradossale.
N…non ha
accettato sul serio?
…
Note
: Grazie di nuovo per tutti i commenti che lasciate puntualmente. Ho
dovuto
dividere il capitolo in due parti per mancanza di tempo, ultimamente
sono
ricominciate anche le lezioni all’università e
quindi devo un po’ dividermi tra
lavoro, studio e scrittura ma ciò non toglie che io non
abbia tempo e voglia di
mandare avanti la mia fan fiction, anzi…
Da
ottobre comincerò ad aggiornare una volta a
settimana, perché finché non porterò
il pc nella nuova casa non avrò tempo da
dedicare ai miei scritti purtroppo se non nei week end.
Aggiornerò comunque la
fic con frequenza, quando ovviamente non sarò troppo
impegnata. Non prevedo
comunque forti ritardi, quindi state pure tranquilli. Ci vediamo al
prossimo
aggiornamento.
Sayou
(*)
chá jù : Servizio da the Cinese
Ps. Ho notato di non aver aggiunto il significato di 'Hen' (il soprannome che Annon da ad Akane) quindi lo metto qui, in giapponese 'Hen' significa 'Forza' o in questo caso 'Troppa Forza' in relazione all'odio dell'albino per le arti marziali.
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Capitolo 10 *** Capitolo Decimo : La sfida (Seconda Parte) ***
What
i really want
Capitolo
decimo : La sfida (Seconda Parte)
“Accetta
la realtà, non sarai mai in grado di
battermi ” n…non è possibile. La
mancina scivola lungo il fianco a peso morto,
sento il mondo crollarmi addosso, pesa troppo sulle spalle. Le labbra
si
schiudono appena, un nodo forzato stretto in gola. Tremo. Dannazione,
non è
possibile l…lui ha…
Mi
lascio ricadere indietro, abbassando lo sguardo
che lentamente rende sfocate le cose d’attorno.
M…mi ha battuto di nuovo, non
sono riuscito a …
“Se permetti,
adesso lei viene con me … non credi che abbia bisogno di
qualcuno che sappia
proteggerla?” sollevo lo sguardo repentino sbarrando gli
occhi “C…cosa?” emetto
debole . Le sue labbra si allargano in
un sorrisetto di scherno, mentre la
mano
di lui scivola sul suo fianco, Akane poggia il capo sul suo petto.
“Hai
ragione, non credo di poter rimanere fidanzata con un tale fallimento
… ”
s’allontanano, lasciandomi lentamente alle loro spalle. Tremo
di nuovo.
A…Akane…t…tu non puoi…
Afferro
una manciata di terreno rigettandomelo
dinanzi rabbioso. “Non puoi
farmi…questo…” rimango impotente ad
osservarti,
perché hai scelto lui? Non sono abbastanza per te
…?
“Torna
indietro…” comincio flebile,mi sollevo,
tentando di raggiungerti ma … n…non riesco a
muovermi… un
senso di nausea profonda, una sensazione
d’impotenza mi scorre dentro, mista
al
desiderio impellente di ucciderlo. Un dolore lancinante mi attanaglia
improvviso il petto, sollevo la mano per stringere il lembo di veste
che si
trova in quel punto. Brucia, perché mi fa così
male vederti con lui? A… Akane …
Non
lasciarmi…
…
“NON
FARLO…” Boccheggio sgranando gli occhi. E
… era
solamente un sogno? Mi sollevo sul materasso ancora madido di sudore,
lasciando
scivolare la mano sulla fronte. Il respiro è ancora
irregolare. Stringo le
falde della coperta con entrambe le mani, abbassando lo sguardo e
stringendo le
labbra. Scuoto il capo
energicamente tentando di riprendere il contatto con la
realtà. Che stupido,
guarda che razza di scherzi mi gioca il subconscio. E’
illogica una cosa del
genere. Suvvia, mi sto sicuramente affaticando troppo negli allenamenti
per
fare incubi simili, figuriamoci cosa me ne importerebbe se quella
stupida se ne
andasse con quello. E’ … è ovvio che io
… che io fossi triste semplicemente per
aver perso, non per altro. Socchiudo le palpebre schiaffeggiandomi,
forza
riprenditi. Emetto un sonoro sbadiglio, sollevando entrambe le braccia
sopra il
capo per poi bloccarmi. Devo trovare il modo per convincere Mr.
Scolorino ad
accettare la mia sfida, annuisco mentalmente sollevandomi e portandomi
dinanzi
allo specchio per cambiarmi. Si certo, altrimenti lei potrebbe
scegliere lui e
non … mi fermo, osservando la mia immagine riflessa ed il
sottile rivolo di
sudore che mi scende dalla fronte . Deglutisco “Gh, ma cosa
diamine sto
pensando? Ah ma io sto dando i numeri seriamente, non è
normale che adesso io
vada pure a pensare certe cose…” piego le
sopracciglia verso il basso,
disegnando sulle labbra una smorfia indecifrabile. Ho cominciato
persino a
farneticare ad alta voce. Si, sto decisamente esagerando con gli
allenamenti.
Credevo d’essere guarito da quella malattia strana. Oddio e
se fosse davvero
tale? Sono incurabile e sto per morire, non c’è
altra spiegazione razionale.
Tiro
un sospiro aprendo la porta scorrevole della
stanza, adesso devo pensare ad un modo per ...
Un
fracasso assordante mi distrae, proviene dal corridoio.
Non faccio in tempo nemmeno a sollevare lo sguardo che vengo respinto
immediatamente all’interno della stanza da
un’anatra. “Ma cosa diam…” se
quest’animale la smettesse di starnazzarmi in faccia potrei
anche alzarmi. Lo
stacco dal volto gettandolo contro la parete “Mi dici che
diavolo vuoi a
quest’ora?” continua ad agitare le ali muovendosi a
destra e a sinistra,
sollevo un sopracciglio, ho sempre pensato che fosse posseduto in
realtà.
Silenzioso muovo qualche passo in avanti afferrandolo per il collo,
dirigendomi
infine verso il bagno, al piano inferiore.
“Non
capisco un accidente di quello che dici,
gallina della malora” lo affogo, trattenendolo
sott’acqua per alcuni istanti,
finché al
suo posto non compare,
finalmente, la sua forma umana. “Si sposerà! Lo
capisci?” esce dalla vasca
praticamente nudo, sbattendomi contro il muro ed agitandomi. Ho
l’impressione
che usarmi come una maracas sia divenuto un vizio ormai.
“VUOI SMETTERE DI
MANGIARTI LE PAROLE E SPIEGARTI?” gli grido contro dandogli
una gomitata tra le
costole. Lui si inginocchia per terra, portando l’avambraccio
dinanzi agli
occhi “Lei…la mia Shampoo… si
sposerà…” rimango interdetto. Cosa?
N…non credo
d’aver udito bene. Sollevo entrambe le sopracciglia,
accucciandomi al suo
fianco “Sei sicuro di ciò che dici? Non
è che sei diventato anche sordo oltre
che cieco?” lo canzono, dandogli una piccola pacca sulla
spalla.
“N…no…
è la verità, lui l’ha battuta e
… dovrà
sposarla secondo le leggi del villaggio” sarò
scemo ma continuo a non capire di
cosa stia parlando. Non ero io quello destinato, per così
dire, a sposarla?
Porto l’indice sotto il mento, grattandolo. “Lui
chi?” dei ora giuro che lo
annego sul serio, non è capace di parlare nemmeno da essere
umano, tanto valeva
lasciarlo oca. “Non lo so … io non so chi sia
costui, ho capito solamente che
il suo nome è Wen…”
inarco un
sopracciglio, mentre non so perché ma vengo colto da uno
strano moto interno,
direi, nervosismo? Non mi importa insomma … di lei ma
…
“Non
so perché sono venuto sin qui ma … “ si
ferma,
sollevando lo sguardo verso di me. Mi fa quasi effetto vederlo
così, muovo un
passo indietro, tornando serio. I suoi occhi. Non ho mai visto Mousse
in questo
stato. “Ti prego … non permetterlo …
lei ti ama …” deglutisco, sentire dalla
sua bocca uscire queste parole. Sembra quasi che … si stia
arrendendo a me. Che
sia davvero così pazzo da voler lasciare a me la donna
di cui lui è evidentemente...
Sospiro
pesantemente, adesso devo anche consolare
questo coso? Accidenti, ho forse scritto in faccia ‘Agenzia
matrimoniale’? Ah,
sono davvero troppo magnanimo.
“S…senti…credo che dovresti combattere
invece …
non hai sempre sostenuto di amare Shampoo più di te stesso?
Ebbene … ti arrendi
proprio adesso?” mi osservi stupito, sgrani gli occhi,
attraverso quei fondi di
bottiglia che ti ritrovi mentre le lacrime ti scivolano libere sul
volto ora.
“R…Ranma tu…” annuisco,
ovviamente faccio tutto ciò per levarmelo dalle
scatole, ho già troppi problemi.
“Hai
ragione” si solleva trionfante, stringendo la
mano in un pugno. “Non posso arrendermi ora, non è
da me … io lo batterò” mi
scosto appena, mentre il suo corpo prende ad ardere d’uno
strano kii
luminescente che tanto mi ricorda quello di Akane.
“S…si bravo… o… ora vai a
conquistare il tuo amore eh?” lo spingo via per le spalle,
dimenticandomi
d’avere davanti a me un Mousse senza vestiti. “Oh
grazie Ranma, seppur io ti
odi con tutto me stesso, ti ringrazio … appena
vedrò Shampoo, le dirò : io
combatterò per te perché IO TI AMO!” si
volge verso di me stringendomi le mani.
“M…ma…c…cosa
state…facendo?” la voce del maschiaccio
irrompe nel corridoio, mentre il suo sguardo si ferma
sull’immagine di me e la
gallina che ci stringiamo le mani. Oddio. M’impietrisco,
osservando
l’espressione attonita che sta assumendo in volto in questo
momento. Passo da
lei a lui, potrebbe essere equivoca questa cosa.
“N…non è
co…come può sembrare” un leggero tic
nervoso mi scivola sulle labbra mentre Akane rimane allibita ad
osservarci.
“Cosa
non è come può sembrare? RANMA! SEI IN PIEDI
SULLA
PORTA DEL BAGNO CON UN UOMO NUDO CHE DICE DI AMARTI” oh mio
dio, cosa diamine
sta pensando questa? “E tu lasciami, razza di tacchino troppo
cresciuto”
ringhio staccandomi dal quattr’occhi. Smuovo le mani dinanzi
al volto tentando
di dare una spiegazione possibile alla pazza, è inaudito che
abbia pensato
realmente una cosa del genere.
La
vedo stringere il labbro inferiore tra i denti “Non
ti bastano più tutte le fidanzate che hai? Adesso anche gli
uomini? Sei un
depravato!” mi urla contro, lanciandomi una saponetta in
bocca.
“Mghgm…A…Mgh…k…mhn…”
distorco il naso smuovendo la bocca per parlare ma, ciò
che esce è solamente sapone in quantità
industriale. Tutte a me devono
capitare?
…
Cosa
dovrei fare adesso? Abbasso lo sguardo, ho
sempre accettato tutto sin da bambina ma adesso non posso. Rimango in
bilico
sull’inferriata a bordo strada, sono una stupida, avrei
dovuto rivelare tutto
tempo fa, mentre ora io …
Mi
fermo, lanciando uno sguardo all’acquedotto
sottostante. Io non voglio sposarmi così, non con Wen. Ho
sempre fatto di
tutto, avrei dato qualsiasi cosa per far si che Lui accettasse di
sposarmi, io
voglio Ranma e nessun altro. Perché la mia vita dovrebbe
essere stravolta così?
Infondo però, è stato un mio errore. Dovrei
dunque accettarne le conseguenze?
Perché
… perché devi trattarmi in questo modo? Ogni
volta che cerco di dimostrarti
qualcosa fai sembrare tutto così vano, mi fai sentire
stupido. Cosa credi? Non
sono di gomma … ho dei sentimenti anch’io. Eppure
… io credo tu sappia come ci
si sente ad essere respinti … io non sono un oggetto sul
quale sfogare la tua
frustrazione, vuoi capirlo
Mousse.
Sei così stupido, cerchi in ogni modo di
dimostrarmi qualcosa che non otterrai mai? Eppure … sei
esattamente come me in
questo momento. Ha dei sentimenti.
Forse
è così, sei stato l’unico a manifestare
apertamente cosa prova, sei sempre
stato al mio fianco seppur io ti abbia spesso e volentieri schernito
gratuitamente. Mi dispiace, stupida oca. Spicco un salto breve sul
terreno
sottostante, ritrovandomi al parco giochi, non so nemmeno quanto io
abbia
camminato in realtà.
Una
gittata d’acqua improvvisa mi travolge,
accidenti, non sopporto queste signore che gettano l’acqua
per strada, non si
rendono conto che per certa gente essere bagnata diviene un problema?
“Neow”
non m’importa. Osservo la mia immagine riflessa nella macchia
d’acqua
sottostante, guardati Shampoo, sei diventata
la cosa che più lui odia al mondo. Destino
infausto, non basta che lui
mi rifiuti ogni volta che, io debba ricorrere a carte false pur
d’averti con me
un giorno solamente, anche questa maledizione doveva toccarmi. Una
stupida
gatta. Riprendo il passo, il vento spira sin troppo forte per questa
mia minuta
statura. Un brivido mi coglie lungo la spina dorsale, dovrei tornarmene
a casa
a fare un bagno caldo. Già.
“Ehi,
ti sei persa gattina?” una voce distrae i miei
pensieri, non faccio in tempo a sollevare lo sguardo che vengo
sollevata tra le
braccia di qualcuno. Accidenti, io non sono un gatto. Tento di
divincolarmi
inutilmente, sino a scorgere con la coda dell’occhio il volto
del mio pseudo
padrone. Un tuffo al cuore. Sgrano gli occhi, quietando
d’impatto i muscoli del
corpo. Lui. Dei non lui. Reclina il capo interrogativo, sollevando la
mancina a
carezzarmi il pelo. “Sei tutta bagnata, povera piccola
… vieni, ti porto a casa
con me. Vuoi?” non emetto alcun suono, lasciami andare ti
prego. Mi spaventa
terribilmente. Prendo a tremare nuovamente e, stavolta il freddo non
c’entra.
“Ehi,
tranquilla non voglio farti del male” sorride.
Rimango interdetta per un istante, questo … lui non
è quel cinese che conoscevo
io, lui era così … pieno di sé,
burbero e antipatico. Questo ragazzo è …
Si
muove ed io, non faccio nulla per dimenarmi, mi
volgo completamente stavolta, ritrovandomi a faccia a faccia con lui.
Il suo
volto è così … tranquillo.
“Non dovresti andare in giro col pelo bagnato,
potresti ammalarti lo sai?” la tonalità delle sue
parole è così cortese, forse
mi sono sbagliata forse … non sei tu. “Aspetta,
forse così non sentirai freddo”
mi sollevi, portandomi su d’un braccio, aprendo una parte
della giacca per poi
avvolgermi su di essa. Non posso far a meno d’osservarti
immobile. “Ecco qua, va
meglio?” lo fai ancora, mi sorridi. N… nessuno
prima d’ora aveva azzardato un
gesto simile con me. Cioè … io non …
Arrossisco
appena. Cosa mi sta succedendo … “
Non hai un padrone piccola? Una così bella
gattina tutta sola” mi sfiori il naso umido con
l’indice, scivolando poi a
carezzarmi il mento, in questo momento tu … socchiudo le
palpebre, emettendo
uno strano ron-ron , quasi fossi veramente una gatta. Accidenti
Shampoo, cosa
stai facendo? Scappa. Mi risveglio dal torpore, cercando di nuovo di
allontanarmi
dalla sua stretta. Mi lascia andare, aprendo entrambe le braccia e
facendomi
ricadere in piedi. “Ehi ehi, hai ancora paura di
me?” t’accovacci, fregando
pollice ed indice per chiamarmi. Io non sono un gatto.
“Neow!” emetto
soffiandoti contro, vattene.
Uno
scampanellio leggero vibra nell’aria. Rimani
immobile per un istante, quasi avessi visto un fantasma. Reclino il
capo per
guardarti, che strano ragazzo. “Questo suono
…” porti le mani alle tempie
confuso. Lanci una sguardata ai campanelli che uso portare sui capelli.
Li
fissi per qualche istante prima d’allungare di nuovo il
braccio verso di me per
afferrarmi. “Questi io li ho già …
visti…” formuli quasi in trance. Mi lascio
prendere in braccio, quanto sono stupida. Ci sono caduta di nuovo.
“… Si io …
ne ho … uno identico … lo ricordo, io
…” digrigni i denti, quasi la testa ti
stesse per scoppiare da un momento all’altro.
Mi
trattieni con una mano, evitando di farmi cadere,
mentre pieghi di poco il capo in avanti. Un altro tinnire si spande
nell’aria
ed ora … sono io a rimanere muta. Dal tuo collo, scivola un
filo rosso al quale
è legato un campanello, è identico a quelli che
porto io. Allora sei tu… sei …
Wen. Non c’è alcun dubbio, solamente tu puoi avere
uno di quegli aggeggi. E’
stato il trofeo della tua vittoria, era quello che portavo al collo
quel
giorno, riconoscerei quel nastro ovunque. Tu … hai portato
per tutto questo
tempo quel gingillo?
Mi
stavi forse cercando?
Ti sollevi, dipingendo di nuovo quel
sorriso che sulle tue labbra stona così tanto.
“Scusa gattina, talvolta la
memoria mi fa brutti scherzi … sai … ti rivelo un
segreto …” s’avvicina con le
labbra al mio orecchio, sussurrandomi qualcosa. Sbarro gli occhi,
rimanendo turbata.
T… tu …
Mi
divincolo maggiormente dalle tue braccia adesso, scappando
via. Rimani nella tua posizione interdetto, come sorpreso dalla
reazione di una
semplice gatta. Non devo piangere, io … non devo farlo.
Allora tu sei … perché non
mi hai mai detto che tu …
Sei uno
stupido Wen. Stupido!
…
Accidentaccio.
Possibile che in questa casa succedano
tutte a me le disgrazie? Adesso, chissà cosa
penserà quella scema di me. Scuoto
il capo ripetutamente mentre infilo l’ennesima maglietta
all’interno dello
zaino. A costo di rapire quell’affare riuscirò a
partire per questo dannato
allenamento. Mi serve.
Apro
le ante dell’armadietto, dove se ne stanno
pochi altri indumenti. Inarco un sopracciglio, notando qualcosa che non
corrisponde esattamente ai miei canoni di tonalità per i
vestiti. Cos’è quel
coso gialliccio? Affondo la mano e metà busto
all’interno del mobilio,
estraendo l’oggetto non identificato. Questa è
…
Mi
ero dimenticato d’averla ancora. Le mie labbra
s’increspano
in un mezzo sorriso. La sciarpa che mi aveva regalato Akane per Natale,
è
ancora qui. Oddio, a vederla sembrerebbe tutto tranne che un indumento
per
ripararsi dal freddo. Lascio correre l’indice sulla stoffa
‘martoriata’ , dei,
non ha assolutamente il senso dell’estetica quella ragazza.
Mi soffermo su d’un
punto impreciso, un po’ scucito ma che mostra in evidenza le
mie iniziali. Non
avevo più visto questa sciarpa, anche perché non
avrei avuto il coraggio di
andarci in giro. Eppure l’aveva fatta per me. Abbandono lo
zaino, distendendomi
sul tatami e sollevando la striscia di stoffa verso l’alto,
in modo ch’essa si
frapponga tra me e la luce. Come faccio a dirti che me ne vado?
Stupido, non ho
nemmeno pensato all’eventualità che …
magari possa … dispiacerti? Nah. M’immagino
per un istante la faccia di Akane al mio annuncio di voler tornare in
Cina, mi
scoppierà sicuramente a ridere in faccia. Inarco le
sopracciglia, cretina. Bah,
non credo le importerebbe molto, anzi, forse si seccherà
maggiormente se
portassi con me lo Scolorino. Già.
Lascio
cadere la mano al mio fianco, stringendovi la
sciarpa all’interno. Per quanto io ci provi, non riesco
affatto a non
innervosirmi all’idea di quel dannato sogno. Scuoto il capo,
devo assolutamente
dimenticare queste sciocchezze. Anzi. Mi sollevo in piedi, ficcando
nuovamente
quel dannato regalo infondo all’armadio, non
m’importa. Sai cosa ti dico? Falli
a lui i prossimi regali che siano di Natale o qualsiasi altra
festività. Non
piangerò di certo se non spenderai tempo a farmi questi
abomini, solo un pazzo
li accetterebbe, come solo un idiota mangerebbe le schifezze che
cucini, si
preoccuperebbe per te nonostante tu sia così violenta, ti salverebbe ogni volta che
sei in pericolo, sarebbe geloso di te a tal punto di … a tal
punto di … ma non è
il mio caso, tutto questo io non lo farò mai. Sollevo la
punta del naso verso l’alto,
con aria di sufficienza. Peccato che … stringo il labbro
inferiore tra i denti,
mordendolo con forza … che io l’abbia
già fatto troppe volte. Sono uno stupido.
Anzi, le dirò proprio così ‘Io parto,
adieu’ tanto non le importerà niente, non
le è mai importato niente e tanto meno a me. Hai anche avuto
il coraggio di
darmi del gay! Io, il rappresentante della virilità.
Già … ti sei trovata proprio
un bel fidanzato, faresti meglio a lasciarmi una volta per tutte forse
… tanto …
Rumore
di passi. “Ranma?” salto in aria di qualche
centimetro, rizzandomi in piedi immediato. “V…vuoi
farmi prendere un infarto?”
mi volgo verso di te ringhiandoti contro, sollevando la destra
all’altezza del
cuore che ha cominciato ad aumentare i suoi battiti per lo spavento.
Il
tuo sguardo ricade sul mio zaino, rimani in
silenzio per qualche istante. “Allora Nabiki non stava
mentendo, parti davvero?”
sposto la visuale su d’un angolo della stanza, annuendo
appena. Non dovevo
dirle adieu? Prendo un breve respiro che si mozza immediato quando
riporto lo
sguardo su di te. “Perché non me l’hai
detto?” porti le mani all’altezza del
grembo, giocherellando coi lembi del vestito in attesa d’un
responso.
“L’avrei
fatto stamattina se non mi avessi gettato
una saponetta in bocca” rispondo sarcastico, ricordandoti
l’evento. Tu scuoti
il capo, mentre il tuo sorriso si scioglie in amarezza.
“Scusami … ero un po’
giù”
in questo momento, rimango abbastanza spiazzato dal tuo dire non
riuscendo ad
emettere più alcun suono. E… eri triste per
… causa mia? “N… non che mi importi
che tu te ne vada in Cina ovviamente…
ma…” ecco, mi pareva strano. Sospiro
pesantemente, mentre la mia espressione si modifica nuovamente,
divenendo quasi
irritata. “Allora perché?” chiedo senza
nemmeno pensarci, in verità, la mia domanda
sarebbe dovuta essere differente. Infatti apro la bocca per correggermi
ma …
sei più veloce di me.
“Perché
non hai pensato di portarmi con te?” ecco,
adesso la mia bocca deve essere arrivata a
toccare il pavimento. Cosa sta dicendo? Ha la
febbre? Si, sta sicuramente poco bene poveretta. “Che stai
farneticando? Per
fare cosa poi? Mi saresti solamente d’impiccio”
concludo tornando a darti le
spalle e a concentrarmi sui preparativi.
Rimani
in silenzio “Capisco beh … quando
partirai?”
la tonalità del tuo dire cambia, divenendo quasi felice. Eh,
lo dicevo io che
stava poco bene. Ecco, non vede l’ora che io me ne vada.
Certo. “Domani credo”
si, ormai ho deciso, con o senza scolorino. Devo sconfiggerlo in un
modo o nell’altro
e voglio imparare quella stupida tecnica.
“B…buon
viaggio allora… Notte” tutto qui. Non hai
altro da dirmi se non questo? Lascio andare lo zaino volgendomi di
nuovo verso
di te in uno scatto impulsivo “Akane!” ti fermi ed
ora sei tu a darmi le
spalle. C… che ho fatto? Non so nemmeno cosa dirle ora.
L’ha presa piuttosto
bene no? Era questo che volevo, così non mi
scasserà l’anima e potrò andarmene
in pace, non c’era alcun bisogno di fermarla. Eppure io sto
…
Non
riesco a frenare il desiderio di … io voglio che…
scuoto il capo. Oddei, non cominciamo con queste fantasie strane eh?
Basta
così, credo mi farà solamente bene andarmene per
un po’. Ti volgi completamente
verso di me ora, il tuo sguardo? Un misto di delusione e
arrendevolezza. Non mi
piace per niente quando mi guardi così. Cos’ho
detto stavolta?
“Cosa
vuoi? Ho sonno” sibili tagliente, non sei
capace a nascondere quando qualcosa non va. Ormai ti conosco anche
troppo bene.
Muovo pochi passi verso di te, non so nemmeno cosa fare in
realtà. Non dovevo
fermarti. “N… non volevo trattenerti ma tu
…” abbasso lo sguardo, portando
entrambi gli indici ad unirsi, mentre la gamba destra struscia sul
terreno.
Odio essere imbarazzato. “Io cosa?” mi chiedi,
mentre adesso il tono nella tua
voce cambia di nuovo. Mi sono incartato da solo, mi sta bene. In
realtà c’è una
cosa che … dovrei chiederle ma…
“Verresti
sul serio con me?” ma che diavolo sto
dicendo? Sgrano gli occhi sollevando lo sguardo, no, no, non era questa
la
domanda. Sono un cretino, quale miglior modo di sviare il pensiero a
cui stavo
lentamente giungendo se non chiederle di venire in Cina? Bravo Ranma,
complimenti.
“…Ranma”
oh oh, quando dalla sua bocca il mio nome
esce in maniera così languida non presagisce nulla di buono.
Al solito, mando
giù una vagonata di saliva, insieme, probabilmente al mio
cervello che vi sta
annegando dentro in questo momento. Stupido. Arrossisci appena,
scatenando la
stessa reazione da parte mia, ah, non sapevo d’essere
così empatico. Ecco, di
nuovo come due perfetti imbecilli in piedi l’uno dinanzi
all’altra in religioso
silenzio. Io con una faccia da pesce lesso, intento a trovare una
soluzione per
uscire da questo imbroglio e lei magari che già pensa a come
avvelenarmi
durante il viaggio. Che diamine.
“Cioè
io volevo dire… che… cioè non
intendevo
chiederti se … beh si … ma la domanda era
un’altra” scusate, c’è un
traduttore
in giro? Che diamine ho detto? Vorrei sotterrarmi perché non
riesco a
spiccicare una frase sensata quando sono in situazioni come queste,
vorrei
suicidarmi per questa mia dannata timidezza. Non so perché
ma ti arrabbi,
sollevando una mano di fronte a me per schiaffeggiarmi. Istintivamente
sollevo
entrambe le braccia dinanzi al volto per proteggermi
“A…aspetta tu hai…” non
continuo, apro un occhio per osservare la tua reazione. S…
stai sorridendo?
“Scemo,
non volevo colpirti. Scherzavo” perché quando
ti comporti così non posso far a meno di rimanere impietrito
come un salame? C’è
un’altra faccia nel tuo repertorio che non somigli ad un
insaccato Ranma? “… Ma…”
ecco, come di rito cominciano le parole mozzate, seguite dal telegrafo
e dal
fiammeggiare del corpo. Possibile che io riesca a parlarti normalmente
soltanto
quando litighiamo o per prenderti in giro?
Giusto.
In questo modo riuscirei ad evitare d’imbarazzarmi
“Kawaikunee” emetto d’un fiato, tanto per
sentirmi meglio. Mi osservi
scioccata, quasi a volermi dire ‘sei impazzito
tutt’un tratto?’ no, no, no non
è questo l’approccio adatto. Maledizione,
riuscirò mai a farne una giusta? “N…no
non volevo dire quello è solo che… solo
che…” di nuovo distraggo lo sguardo
altrove “Io … accidenti sto cercando di chiederti
se ti dispiace che io me ne
vada … ecco …” l’ho detto?
Uh. Si l’ho detto! In questo momento stelle e
striscioni stanno colorando la mia immaginazione poco a poco, ho
superato le
barriere del telegrafo!
“Si
mi dispiace” smorzi tutta la mia allegria,
facendomi ripiombare nuovamente nell’imbarazzo più
nero. Ultimamente sei
diventata sin troppo schietta, mi spaventi. L’hai ammesso
così, senza girarci
intorno. “N… non sei arrabbiata?”
chiedo, cercando d’evitare il tuo sguardo.
“Smetti
di farmi domande. Per te … quello che è
successo l’altro giorno non ha alcun significato?”
oddio, domanda trabocchetto.
Non so cosa rispondere, io, sono bravo nelle arti marziali…
non sono ferrato
per questo genere di cose. “C…che vuoi
dire?” tentiamo il classico ‘ops, non ho
capito la domanda c’è n’è una
di riserva?’ incroci le braccia al petto,
sospiri.
“Lo
sapevo, era solamente un bluff il tuo … non
avresti il coraggio di rifarlo” ci credete che in questo
momento ho provato una
strana vertigine? M… mi sta dando del pusillanime? Inarco le
sopracciglia,
lasciando scivolare un sorrisetto tipico dei miei quando mi viene
lanciata una
sfida. “Tsk, potrei farlo ad occhi chiusi” emetto
discostando la frangetta dal
volto, in un gesto che ricorda tanto quel malato di mente di Kuno. Le
tue
labbra s’increspano in un sorrisetto sarcastico, mi stai
imitando. “Ah si?
Fallo allora” imperativa, decisa, puntigliosa.
E…
eh? Stava dicendo sul serio? Deglutisco. Come se
fosse una novità. Prendo abbastanza aria
all’interno degli alveoli per darmi
coraggio, non posso di certo darmi per vinto di fronte ad
un’intimidazione di
questo genere. Figuriamoci, se sono riuscito a farlo una volta, cosa ci
vorrà
mai a farlo di nuovo?
Mi
avvicino, portando entrambe le mani sulle tue
spalle. Arrossisci. Ecco, mi pareva strano che tu fossi così
decisa. Parlo io?
Ma vedi di stare zitto che stai tremando come una foglia, razza di poco
di
buono. No, io devo farcela, infondo è un bacio niente di
che. “P…puoi chiudere
gli occhi?” che richiesta, mi ricorda tanto una volta in
particolare questa
scena. Stessa situazione, stessa minaccia e stesso mio modo di
procedere e …
figuriamoci che da allora sono passati ben due anni, evviva la
maturità
insomma. Sposto una gamba in avanti, tentando di chinarmi su di te il
più
possibile. F… forse se chiudo gli occhi…
SDENG.
“Ahia” emettiamo all’unisono, sollevo le
mani
sulla fronte arrossata. Accidenti, non credo sia molto indicato
chiudere gli
occhi se devo prenderla a testate.
“S…scusami…” emetto
giustificandomi, tu alzi
il braccio destro, sfiorandomi la vita con la mancina. Gh.
Cre… credo voglia
procedere di nuovo ma… chi ce lo fa fare? Dei non
è mica necessario.
No,
ho accettato la sfida e
quindi andrò fino infondo. Non ci riesco
maledizione. Riporto il volto vicino al tuo, sento chiaramente lo
spostamento d’aria
provocato dal tuo respiro docile.
Tu-tum
. Tu-tum.
Il
battito cardiaco aumenta la sua frequenza
raggiungendo livelli sin troppo elevati. Oddio non ce la faccio,
sverrò prima
di farlo, mi porteranno in rianimazione e morirò. Prima di
tutto dovrei
abbandonare questo vizio di parlare con me stesso. Sollevo lo sguardo
su di te
finalmente, incrociando i tuoi occhi che stavolta, a differenza della
prima,
rimangono aperti sui miei. E’ ancora più
difficile. “Perché vuoi questo?” una
domanda che mi sorge spontanea. Così, generata da
chissà quale meandro della
mente.
“Non
lo so … sei sempre della convinzione che sia
stato un errore l’altra volta?” tu-tum. Tu-tum. La
mente scannerizza le tue
parole, una ad una, non riesco a rispondere, sono immobilizzato di
nuovo da …
da quella sensazione strana. Io… desidero ba…
“No
…” sospiro semplicemente, prima di chiudere gli
occhi ed avvicinarmi ulteriormente, portando entrambe le mani a
poggiare sul
tuo volto. Io … ce l’ho quasi …
fa…
“Stai
riprendendo Nabiki?” deglutisco pesantemente.
Oh … mio … ti prego fa che sia solamente la mia
immaginazione. Rimaniamo a
pochi centimetri l’uno dall’altra, volgendo nel
medesimo istante lo sguardo
indietro, di sbieco. Tutta la famiglia, nessuno escluso è
immobile davanti alla
porta con la telecamera puntata verso di noi. Co… come ho
fatto a non
accorgermene?
“Ma
che bellezza amico mio … saremo presto nonni!”
emette Soun Tendo prendendo le mani di mio padre e saltellando per la
stanza
come un pagliaccio. “Allora vi sposerete presto, come sono
felice” continua
Kasumi invece congiungendo le mani vicino al volto.
“N…non
è come pe… pensate…” mi
sforzo di lasciar
scivolare dalle labbra poche parole che risultano inutili, è
evidente cosa
stavamo per fare. Akane volge lo sguardo verso di me, non riesco a
leggerle
nulla dentro. E’ andata. M’accorgo
d’avere ancora le mani sulle sue guance, mi
distacco repentino spostandomi praticamente dall’altra parte
della stanza,
spiattellandomi contro il muro. “Eh no, inutile …
stavolta abbiamo ripreso
tutto miei cari” sbianco come un cencio. T… tutto?
Solamente
una persona non pare affatto contenta
della scoperta. Lentamente, il principe scolorino avanza tra i
componenti della
famiglia, ancora gocciolante d’acqua e decisamente in
deshabillé.
Ci
osserviamo per una manciata di secondi
interminabile, io, ancora completamente rosso in volto
d’imbarazzo, lui,
irradiato d’un aura decisamente negativa. Il suo sguardo
è molto diverso da
quello di ieri. Ma cos…
“Accetto
la sfida” le sue labbra, si distendono in
quel sogghigno dell’ultima volta. Tutti, Akane inclusa ne
rimangono
esterrefatti. “Sfida? … Ranma
hai…” la voce d’Akane in questo momento
appare
ovattata alle mie orecchie. Sto osservando un piccolo particolare che
quasi
come un dettaglio improvviso mi torna in mente, anche
l’ultima volta lui era …
bagnato.
Sbarro
gli occhi, mentre una specie di
consapevolezza comincia a sfiorarmi intrigante la mente.
“Jusenkyo…” solamente
questo mormorano le mie labbra, prima che si delineino
anch’esse in una sorta
di sorrisetto ironico.
Interessante
… credo proprio che ci divertiremo … in
Cina.
…
Visto?
Sorpresa. Ho trovato un momento libero e mi
sono messa a scrivere, così, perlomeno nel prossimo capitolo
partiremo per la
Cina. Contenti? Chissà cos’ha detto Annon a
Shampoo e … chi partirà alla fine ?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Sayou
|
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Capitolo 11 *** Capitolo Undicesimo : Per orgoglio ... o ... forse ... ***
What
i really want
Vi
ringrazio come sempre per i commenti
gratificanti. Questa volta voglio però lodare un commento
particolare, quello
di OnlyHope che è stata
l’unica (od
almeno quella che l’ha decifrato) a carpire il messaggio che
volevo inviare nel
capitolo precedente e che sorregge, come da copione, l’intero
capitolo undici.
Per chi non avesse ancora capito di cosa parlo, segua attentamente
ciò che
segue. Diciamo che sarà particolarmente gradito soprattutto
ai più romantici, non mi
dilungo di più, se no
che gusto c’è a leggere? Ci vediamo a fine
capitolo.
Uh,
dimenticavo vi lascio un piccolo link (http://www.imeem.com/darkangel6861/music/VH85aIop/gundam_seed_destiny_toshihiko_sahashi_you_and_i_unfulfill/)
io
l’ho usato per scrivere e mi sono corse dentro tante di
quelle emozioni che non
so nemmeno cosa ho tirato giù (infatti
ora rileggerò e piangerò XD … no
scherzo) comunque … è solo un consiglio per
migliorare e/o rendere gradevole la lettura. (Altrimenti magnatevela
così XD
che ve devo dì?)
Capitolo
Undicesimo :
Per
Orgoglio … o … forse …
C’era
d’aspettarselo da te. Occhi aperti, spalancati
nel vuoto a fissare chissà cosa. M’era sembrato
d’avertelo chiesto, ed invece …
Quando
le tue parole sono vibrate nell’aria, mi sono
spenta. Stupida io, ad averti chiesto
quel bacio. Sciocca io, ad aver solamente pensato di
potermi fidare.
Infondo tu non me l’avevi promesso, diresti così
adesso. Scende la notte, ed i
rintocchi dell’orologio a pendolo non mi sono mai sembrati
così corti. Che ore
sono? Rimango così, sul letto immobile, distesa a farmi del
male da sola. “Accetto la
sfida” in quel momento, mi
pare d’avergli visto l’inferno negli occhi. Quello
non è l’Annon che conosco
io. Mi sono sentita male, ecco, l’ultima cosa che ho
avvertito è stata quella
morsa infinita che mi chiudeva lo stomaco. Nient’altro.
Chiudo gli occhi, più
cerco di rifuggire quel pensiero, più torna ad affacciarsi
scottante. Cosa
significa tutto questo?
Non
ho fatto nulla. Forse la mia colpa risiede
in questo, sono
stata così scema da andarmene senza voler sentire ragioni.
Chi me le avrebbe
concesse? Non sono che un fardello, le donne non possono venire a
conoscenza di
‘affari da uomini’. Tu e il tuo orgoglio, tu e i
tuoi vizi, tu e la tua sete di
vendetta.
Tu
e nessun altro. Questo è il tuo problema forse,
sei egoista. Un grandissimo individualista. Avrei messo la mano sul
fuoco, non
avevo dubbi quando ti ho fatto quella domanda. Mi
vedi come una sfida.
Stringo
il labbro superiore, lo trucido tra i denti
sino a rovinarlo. Mi sollevo a sedere sul letto, non riesco nemmeno a
dormire,
perfetto. Io la bambina, io l’ingenua, io la piccola
violenta.
Lacrime?
No. Non dovrei versarne nemmeno una stanotte,
eppure, sono così sciocca da non riuscire a …
sento la mano bagnarsi, quel piccolo veleno che avanza
dall’occhio sin
sulle lenzuola. Ognuna
di esse, è un mio
silenzio nei tuoi confronti. Lo sai vero?
Odio
essere melodrammatica, tanto più mostrarmi così
sciocca. Non m’importa di Lui, perché dovrei
preoccuparmi di un ragazzo cafone
e antipatico come te? Sul serio,dovresti essere l’ultimo dei
miei pensieri a
quest’ora. Rabbia. La
sento vibrare
in corpo come una scarica intensa che si libera nel pianto. Vorrei
prenderti a
schiaffi per tutte le sciocchezze che dici, vorrei dartene
così tanti da farti
rinsavire … desidero…io desi…
Chino
il capo sul cuscino, si macchia nuovamente di
quel peso. Cosa ne
sai tu di me. Ho
pensato mille volte a come sarebbe stato sposarti e poi … mi
ritrovo sempre con
la stessa domanda tra le mani : tu cosa conosci di me? Io di te? Sei
schivo,
sei timido, introverso sino all’ossesso. Come
potrei sposare qualcuno che infondo, conosco solamente da una maschera?
Stringo
le falde del guanciale ora, portandolo su,
verso il petto. Ti ho visto con così tanti volti da non
riuscire a capire in
realtà, quello del quale io…
Sai
essere protettivo. Sei quasi … dolce talvolta.
Sai essere geloso e anche possessivo, non so però, se tutti
questi tuoi gesti,
li fai accorgendotene. Perché quanto più
t’avvicini e tanto più ti sento
distante. Diventi subito schivo e freddo, mi tratti male e mi dai della
violenta. Un complimento? Oh, da te nemmeno a pagarlo. Sei rozzo,
incivile,
barbaro e quando vuoi anche pesante. Insopportabile.
Eppure
se dovessi scegliere tra il rincontrarti o
meno, lo farei. Che sciocca. Prendo un ampio respiro, sollevandomi
completamente ed asciugandomi le lacrime. Sai solo farmi piangere, sei
abile
nel mettermi in difficoltà, quando si tratta di prendermi in
giro sei l’asso. Partirai
… con o senza di me. Conosco la
tua testardaggine e ancora di più la tua volontà
ferrea. Dici d’essere stato
sconfitto da Annon, ribadisci di volerlo battere. Cosa pensi di poter
ottenere
così? Un titolo? Certo, se non sei il più forte
non conquisti la gloria, se non
collezioni vittorie non sei uomo.
Uomo?
Sollevo lo sguardo sulla
finestra, fuori ha
cominciato a piovere silenziosamente. Notte perfetta per compiangersi,
non è
così Akane? Fisso le stille che cedono sotto il peso della
gravità e senza
rendermene conto, forse comprendo una piccola cosa su di te.
Vuoi
vincere per questo? Che
tu combatta solamente per mostrarti
ciò che non sei più … agli occhi di
chi. I miei non di certo. La tua
maledizione è l’ultima delle mie preoccupazioni
che tu sia mezza donna o meno,
per me non fa differenza. No, tu devi però stravolgere tutto
continuando ad
essere testardo come un mulo. Purtroppo non posso capirti, sei
così diverso da
me. Quando cerco di farlo te ne vai, come ora. Perché eviti
sempre certi
discorsi? Sei uno stupido. Ti odio. Sollevo la mancina colpendo
l’aria innanzi
a me, mentre l’ultima lacrima scivola via dalla pelle e la
rifuggo con
disprezzo col palmo. “Sai cosa ti dico? Rimani in Cina
… non m’importa
assolutamente nulla di te. Già che ci sei, non ti disturbare
a tornare
indietro…per…perché a me …
non…” la mano trema. Non riesco a bloccare
quest’insensata voglia di piangere, pensa ad altro stupida.
“Annon…”
un altro pensiero che mi flagella. Cosa mi nascondi
anche tu? Pensavo di conoscerti. Invece, il tuo sguardo m’ha
mostrato altro
prima. I tuoi occhi, cullati da una quiete innocente, non erano
più tali.
S’erano trasformati in qualcosa di orribile. Ti ho visto
ridere come lui,
quando pensavo che tu … almeno tu fossi diverso. Sei stato
il primo a farmi
capire che non esisteva solamente la lotta che, infondo i ragazzi non
erano poi
così male … prima di farmeli odiare nuovamente
sparendo dalla mia vita. Sei
stato un altro uomo importante nella mia vita in quel periodo, assieme
al
dottor Tofou. Mi consolavi, mi restavi vicino pur sapendo di provare
per me
qualcos’altro. Non sono stupida, credi che non me ne sia mai
accorta? Il
respiro mi si mozza in gola, un senso d’inappetenza mi
colpisce improvviso.
Ora
te ne andrai di nuovo … anche tu. Siete tutti
egoisti, siete tutti maniaci del combattimento. Non sei diverso dagli
altri,
nessun uomo è differente. Io ho imparato a combattere per
questo, perché non
volevo sentirmi infima rispetto a quello che volete definire
‘sesso
forte’. “Ti
credevo un eccezione …”
sputo bassa, lasciando morire le parole tra i singulti e le scosse
sottili che
mi avviluppano. Cammino ancora un po’, poggiando la schiena
alla porta,
scivolando giù, in tutta la superficie sino a lasciar
scomparire il volto tra
le gambe e le braccia. Non sarò
mai
capace d’essere altro, sono un peso. Un peso. Ecco
perché soffro, ecco
perché piango, ecco perché non dormo. Potessi
dimostrare per una volta che
anche io … che anche io so difendermi da sola.
Difesa.
Ora che ci penso, loro mi hanno sempre difesa da tutto. Solamente
quando ero
priva del loro appoggio sono stata capace di divenire autosufficiente.
Annon,
lui non lo faceva coi muscoli ma con la furbizia ed era così
capace di ferire a
parole. Mi era vicino, mi spronava, mi difendeva. Tu
mi ami ancora? Serro le palpebre, tentando di nascondere un
lieve rossore che mi scivola sulle guance.
All’immagine di Annon però,
inevitabilmente si frappone quella di Ranma.
Tu
che mi fai scudo col corpo, tu che mi tiri su il
morale, tu che mi fai sorridere per non piangere, tu che sei forte al
posto
mio. Stupido Ranma, sei uno scemo.
Perché
non capisci che se tu parti io…
…
Respiro.
Potrei rigirarmi anche venti volte stanotte
nel letto, non riuscirei comunque a prendere sonno. Sono …
così … eccitato. Le
mie labbra s’aprono appena in un sorrisetto. Ah, non vedo
l’ora che s’accenda
l’alba. Mi volgo su d’un fianco, gettando un debole
sguardo allo zaino, poi a
mio padre che dorme. Alla fine, s’è deciso a
seguirmi pure lui. Faccia come
vuole, basta che non vi siano ostacoli al mio allenamento. Lo scolorino.
Già. Fessurizzo le palpebre, in
modo da rendere nitido il dettaglio della mia casacca appesa
all’armadietto.
Non so perché ma ho come l’impressione che lui e
le sorgenti siano collegate in
un qualche modo. Non può aver accettato così
all’improvviso la mia richiesta
senza motivo. Quello sguardo io l’ho già visto,
quel giorno, quando mi ha
sfidato la prima volta. Stringo la mano in un pugno, scivolando con
l’altra sotto
le coperte a sfiorare lo stomaco. Dei quanto mi fa rabbia.
Perché
portarlo con me allora? Sarei potuto andar
via da solo ma, proprio per saggiare nuovamente quella tecnica, capirne
il
meccanismo ed imparare la sua controparte. Poi io…
Sospiro,
tirandomi su a sedere sul futon. Non potrei
di certo combattere qui a Nerima, sapendo che lei potrebbe essere
coinvolta.
Sono stanco di lei. Non fa altro che ostacolarmi, non fa altro che
ripetermi
cosa dovrei fare. Quella scema. E’ così
esasperante quella donna. Lascio cadere
lo sguardo sulle mie mani, aprendole sul palmo. Sorrido, non ne so il
motivo
preciso. Lo faccio con un retrogusto appena amaro in bocca. La
verità forse è
che io … desidero semplicemente tenerti lontana da questa
storia. Ogni volta
che io combatto … sei in pericolo. Scuoto il capo,
però tu questo non vuoi
capirlo. Dannata testarda.
Ho
l’impressione d’aver piegato le sopracciglia
verso il basso ora. In realtà sono
un
pericolo. C’è stata una volta, dimmi,
una singola volta nella quale tu non
abbia rischiato la vita con me accanto? Da quella volta che io
… da quella sera
non faccio altro che ragionare su questa storia. Penso che, potresti
avere di
certo qualcosa di meglio di me. Dipingo una smorfia stavolta sulle
labbra. Non
ti ho promesso nulla infondo no? Cosa potrei far sperare infondo. Sono
inaffidabile, lunatico e permaloso. Non ne faccio mai una giusta. Parlo
e ti
insulto, agisco e faccio di peggio. Sono forse uno da sposare io? Bah.
Quali
idiozie, è stata una decisione non nostra ed ora, a distanza
di due anni mi
chiedo ancora perché io sia ancora qui a sopportare me e te
al contempo.
Come
tu … possa sopportare uno come me.
Oh, sono divenuto d’un
tratto così riflessivo? Devo farmi qualche dose di
tranquillanti, non posso
restare sveglio a pensare a cose di questo tipo … quando mai
io ho pensato ad
una cosa del genere prima? Mai. O forse un pochino… ma solo
un pochino ino ino.
Sono
un bambino
Akane. Viziato ed incosciente, proprio come dici tu. Solamente che non
ti darei
mai la soddisfazione di farti sapere che lo so anche da me. Mi piace
troppo
farti arrabbiare, non so, forse sarò masochista …
e anche tanto stupido …
Mi
schiaffo una mano sul volto, ripensando a poche
ore fa. Quanto devo esserti sembrato … scemo. Impedito.
Così … così dannatamente
inesperto. L’unico modo che ho per non mostrare la mia
debolezza è prendere
tutto come una sfida. Già. Si chiama orgoglio, ed il mio,
non è di certo facile
da superare. Forse perché per me è già
così umiliante essere maledetto. E’
così. E’ facile dipingersi addosso
un’immagine totalmente diversa dalla realtà.
Il fatto è che io stesso non sono sicuro di possedere tutta
la forza che dico
di avere. Si, a volte ho paura. Non
di combattere, non di dare il cento per cento. Il mio timore
è che tu possa
pensare che io sia debole, io non lo sono. Ti ho già detto
che non posso
mostrarmi così. Mai. E’ una mia scelta, un mio
schema. Perché io davanti a te …
voglio essere sempre al massimo delle mie possibilità,
voglio dimostrarmi e …
mostrarti che io vincerò sempre … si insomma
… non solo per me.
Mi
sollevo da letto, ho capito, anche questa notte
la passerò in bianco. Accidenti, dovrei essere in forma.
Muovo pochi passi
verso il muro, poggiandovi contro la fronte. Non riesco a partire
così. E’
questo il problema, senza che tu … io devo sapere se tu
… se io ti …
Ti
mancherò Akane? Perché,
perché continuo a riempirmi la
testa con queste sciocchezze. Non deve importarmi, mi ero ripromesso di
lasciare questa storia alle spalle per ora. Devo pensare a combattere.
Potrò
vincere però … se tu… non mi
guarderai?
Accidenti.
Sgrano
gli occhi per un istante, rimanendo ad osservare il pavimento sotto di
me. E’ per te che io …
combatto? No. No. No
e poi no. Tu sei violenta, tu sei l’ultima donna che un uomo
possa desiderare
eppure … io … nonostante tutto ciò,
non potrei smettere di adempire il mio
compito. Non è nemmeno un dovere forse. Voglio
proteggerti?
Perché
lo faccio? Infondo non me ne verrebbe nulla.
Hai mai pensato se io abbia,in tutto ciò, effettivamente un
tornaconto? Sei una
pasticciona, ti ostini a cucinare quelle schifezze che osi anche
chiamare cibo,
per tutte le volte che mi hai avvelenato mi servirebbe una lavanda
gastrica.
Sei gelosa, scontrosa e per niente carina con me. Mi riempi di schiaffi
per
niente. Ogni dannata volta la stessa cosa.
Subisco
e mi comporto di conseguenza. Potrei
essere gentile
con una come te? Assolutamente no. Sei un macigno a volte, blocchi la
strada e
non te ne vai nemmeno se ti minacciassi di morte. Perché lo
fai? Non mi
sopporti o che altro … Però quella notte tu
…
Ah
e ci risiamo con ‘quei pensieri’ . Da un
po’ di
tempo non riesco a focalizzare che quell’immagine, eh, ripeto
che l’influenza
di Happosai sta divenendo un po’ troppo costante in me.
Impazzirò sul serio uno
di questi giorni, lo sento. Forse sono già sulla buona
strada.
Sei
un pensiero costante. Irritante. Sconvolgente. Mi confondi. Non
riesco ad evitare tutto questo, non posso evitarlo nemmeno
concentrandomi
stavolta. Prima … allenandomi, combattendo io …
riuscivo benissimo a
comportarmi in modo del tutto impassibile. Non c’era
differenza se tu mi
guardavi o meno. C’ero io e tanto mi bastava.
Però
… due anni sono tanti e lentamente, quasi per
ironia della sorte … ho cominciato
a …
considerare l’ipotesi che ci fosse anche qualcun altro oltre
me. Una persona da proteggere. Ho
tentato,
non sai quante volte d’allontanarti da me, insomma, devo
salvaguardare il mio
futuro io. Sono nato per combattere, non per immischiarmi con
sentimentalismi.
Figuriamoci, di tante fidanzate che ho, potrei metter su un negozio.
Tu
non sei come loro. Questo mi irrita e mi
incuriosisce allo stesso tempo. Tu non fai di tutto per cercare
d’avere un
appuntamento con me, tu non mi chiami ‘tesoro’ o
‘amore’ tu non t’ingegni per
piacermi in ogni modo. Non vuoi farmi firmare contratti
pre-matrimoniali e non
ti batti nemmeno … per me.
Io
odio tutto questo. Perché
non lo fai? Perché tu non hai bisogno
di tutto ciò per arrivare a me? Stringo il pugno della mano.
Ecco perché ti
vedo come una sfida spesso e volentieri, ecco perché io non
… potrei … insomma
… non potrei io ecco …
Accidenti.
Tu sei così cocciuta. Prima mi tratti
male poi sei capace di chiedermi scusa. Perché un bacio di
Shampoo non mi ha
dato lo stesso effetto che mi ha dato il tuo? Perché quando
mi abbraccia Ukyo
non divento un pezzo di marmo come quando lo fai tu? Perché
dannazione, perché,
perché …
Do
un pugno al muro, non troppo forte ma abbastanza
da sentire una sottile scia di dolore spandersi sui nervi. Mi fa una
rabbia
tutto questo. Non riesco a capirlo, sono così ottuso. Lo
sono, si lo sono
maledizione. Non riesco a capacitarmi del motivo per il quale in bocca
mia c’è
solamente il tuo dannato nome, perché quando non ti vedo mi
preoccupo, perché
quando … quando … so di partire come stanotte non
riesco a dormire pensando che
tu sarai qui e non con me … perché è
quello il tuo posto. Accidenti … E’ QUELLO
IL TUO POSTO. Con
nessun altro hai
capito? Ma con chi sto parlando?
Mi
volgo di spalle contro il muro, scivolando giù.
Sono ufficialmente pazzo. Vattene dalla mia testa, vattene, vattene non
ti ci
voglio. Mi distrai. Non posso farlo. Perché devi farmi tutto
questo maledetta
stregaccia? Prima di incontrarti io ero così …
diverso. Sei un bene o un male?
Dei
perché … me lo chiederò sino allo
sfinimento
perché devo stare così ora? Cosa diamine mi
succede … calmo. Sarà forse la … la
troppa foga di partire. Si, sicuramente. Sono … SONO UN
BUGIARDO. SONO UN
BUGIARGO, UN FOTTUTO BUGIARDO.
Abbasso
il capo sulle gambe, sospiro. Un cane
starebbe meglio di me. Ne sono certo. Sento le viscere scoppiarmi di
calore, le
braccia formicolare in modo tremendo, sono sudato, ho paura ma sono
felice di
partire … perché allora sono anche triste? MA
COSA DIAVOLO HO CHE NON VA?
Non
riesco a capire. Trattengo il respiro una
manciata di secondi, forse … recupererò il senno.
Si. Respira Ranma, sono
solamente stanco. Una dormita … mi servirebbe solo questo.
“NON
CI RIESCO” butto fuori l’aria d’impatto,
così,
con le parole. Mio padre riesce a dormire nonostante io abbia
scardinato mezzo
muro ormai. Che ore sono? Le due, le tre, le quattro?
Sollevo
la mancina, passandola tra i capelli. Non ci
riesco …
…
Devo
prendere qualcosa contro l’insonnia o non verrò
mai fuori da questa situazione. Chiudo gli occhi per un istante. Il
silenzio
scivola giù come una pillola all’interno della
stanza. Giurerei d’aver sentito
addirittura Nabiki rigirarsi nel letto nella stanza accanto. Dovrei
lasciare le
cose come stanno, senza dannarmi più di tanto. Non posso
pretendere di certo
d’avere qualcosa che non posso … avere insomma.
Di
cosa sto parlando? Scuoto il capo. Basta così.
Inarco le sopracciglia. Ho deciso, io, voglio mostrarti che posso
essere forte
anche senza di te. Forse così, capirai che … non
sono una bambina piagnucolona
come dici tu. Io posso essere come Shampoo o come Ukyo . Si. Mi alzo da
terra,
dirigendomi verso l’armadio. Lo apro, estraendone il vecchio
zaino che usai per
Ryugenzawa. Anche in quel caso, se non ci fossi stato tu sarei
…
Che
rabbia. L’afferro gettandolo da una parte, così
faccio con una pilata di vestiti presa alla rinfusa da la dentro. Li
acciuffo
in un mucchio, pigiandoli con forza all’interno della sacca
da viaggio. Mi
odio, perché non ti dirò nulla, mi odio
perché so che ti preoccuperai e … no,
non lo farai stavolta perché quando io me ne
andrò tu sarai già lontano da me.
VOI , sarete già distanti.
Un
sorriso m’attraversa appena le labbra. Io voglio
mostrarti che saprò essere … io saprò
essere per te … io voglio che tu mi
guardi come fai quando combatti, con la stessa intensità
nello sguardo. Voglio
vedere nei tuoi occhi quella luminescenza strana. Rimarrai sorpreso da
me, io …
io imparerò a cavarmela da sola e non sarai più
costretto a proteggermi. Io
devo imparare a farlo da sola.
Ora
… sarò io a restituirti il favore.
Sarò io a
curarti dalla tua maledizione e così …
potrò vedere quella fiamma solamente per
me. Non m’importa quanto dovrò sudare, faticare,
se dovrò fare tutto ciò che ho
in mio potere per trovare quelle dannate sorgenti. Lo farò
però. Perché non
sono inutile come pensi, perché io…
infondo io …
…
Cammino
avanti e indietro nella stanza, non riesco a
trovare pace stanotte. Sarà mai possibile dico io? Scuoto il
capo, mi siedo e
mi rialzo in meno di un secondo. M’avvicino alla finestra ed
è ancora notte.
Cosa c’è, hai deciso di restare sempre
così dannato cielo? Schiarisciti
maledizione.
Chiudo
gli occhi, portando la fronte a sbattere
contro l’angolo della finestra. Ci rendiamo conto? Per
passare il tempo sto
prendendo a testate un muro. Ansia. Tachicardia. Vertigine. Devo
partire, devo
allontanarmi da qui per un po’. Io non posso restare ancora,
ho paura di questa
cosa che mi sta divorando. Ho paura d’impazzire.
Oddio,
tra poco verranno a prendermi con una camicia
di forza se non decido di calmarmi. Non capisco
cos’è, non mi è mai successo. Continuo
a sudare senza motivo.
Sollevo
la mano contro il petto, dei … di nuovo
quella sensazione, pare che io debba avere un arresto cardiaco da un
momento
all’altro. M…mi sta salendo in gola. Sposto
l’indice più su, toccando proprio
quel punto, vicino alla laringe. Lo sento più forte, batte
all’impazzata. Ehi ,
non voglio morire adesso. Calmati. Come faccio a calmarmi? Ansia.
Ansia. Ansia.
Mi sale su e scende improvvisa, devo uscire di qua. Voglio andarmene
via.
Apro
la porta. Devo uscire, non ce la faccio a
restare così senza fare niente. Devo respirare un
po’. Mi
muovo, senza preoccuparmi di rivestirmi,
ho bisogno d’aria. Mi manca dannazione …
mi si mozza il respiro. Esco, finalmente ritrovo un
po’ di senno. Prendo
a camminare su e giù per il corridoio e nemmeno questo
funziona. Socchiudo le
palpebre, no … no, io sto seriamente male. Cos’ho
mangiato?
Cammino.
Rallento. Mi fermo dinanzi alla tua porta.
Perché qui? Rimango immobile a fissarla. Indeciso su cosa
fare, starai dormendo
e … sarai ancora arrabbiata con me. Ma io cosa ci faccio qui
dannazione? Inarco
le sopracciglia. Quella sensazione di prima aumenta. Apprensione.
Poggio
la schiena alla porta. Rimanendo così.
Sensazioni contrastanti, troppo affollamento di domande, troppi
pensieri. Ci
vorrebbe un black out ora. Non arriva però, giurerei
d’aver sentito un vago
giramento di testa poco fa. Mah, fossi svenuto almeno avrei riposato.
…
Chiudo
lo zaino, è pronto. Si, oramai ho deciso.
Però io …
Sollevo
le mani sopra la testa, stirandole appena.
Adesso, mi sento un pochino meglio … ancora poco. Torno sui
miei passi,
tornando a poggiare le spalle alla porta. Getto uno sguardo
all’orologio. Sono
già le cinque? Manca un’ ora. Dovrei salutarti?
Non
ci riesco. Deglutisco, le lacrime tentano di
nuovo d’affacciarsi ma, le rifuggo stranamente. Non voglio
farlo, ho promesso
che sarò forte. Ce la farò. Scusa
papà, scusa Kasumi, scusami Nabiki. Anche voi
presumo, starete in pensiero. Tornerò presto
però, appena avrò trovato
quell’acqua … io …
Ranma
…
…
…Akane
Chiudo
gli occhi. Distacco la schiena dalla porta.
Non devo pensarci, non devo. Mi volgo di nuovo, ad osservare il legno
che mi
distanzia dal vederti. Bah, meglio rimanere fuori, osservarti mentre
russi non
deve essere di certo un bel vedere. Racchia.
Poggio
l’avambraccio sulla superficie, scivolando
poi con la mano su di esso, mentre successivamente la richiudo in un
pugno
chiuso. Vorrei davvero saperlo …
sai?
Non sarebbe giusto chiedertelo però. Non ora. Stavolta,
credo che … il viaggio
sarà abbastanza lungo. Trattengo il fiato. Dimmi
che ti mancherò … dimmelo dannazione.
…
Porto
lo sguardo sulla destra, poggiando la guancia
sul legno. Serro le palpebre, in questo momento, credo che …
sia difficile
immaginarti andar via senza salutarti. Non ne ho il coraggio, non
voglio. Mi
vedresti piangere e non lo tollererei. Se … cominciassi ad
essere forte da …
domani?
Credo
sia ora. Stringo le labbra tra i denti di
nuovo, dovrei poter udire i tuoi passi tra poco. Fingerò di
dormire, così, non
sarò costretta a vederti. Sono un po’ egoista
vero? Forse un po’. Il fatto
è che io …
…
“Akane…”
sibilo basso, appena. Come posso pretendere
che tu venga a salutarmi? Mi avevi chiesto di non sfidarlo e
l’ho fatto, ti sei
arrabbiata, sarai delusa. Mi dispiace. Mi dispiace … davvero
ma … io sono
convinto, voglio battere quel coso. Se
rinunciassi
ad una sfida così semplice non sarei pronto per la prossima
… non credi? Annuisco
silenziosamente allontanandomi. Io
… io
vincerò e allora quando … quando
l’avrò fatto io …
Passi
in corridoio. Deve essersi svegliato anche lo
scolorino, bene. Meglio che io vada a prepararmi adesso. Dei, vuoi
smetterla di
sentirti in questo modo? Ehi, stai partendo finalmente.
C’è nessuno? Toc. Toc.
Non sei felice? Certo che si … ovviamente.
Allo
stesso tempo però … con l’euforia di
poter
sconfiggere quella tecnica, del sapere che potrò stavolta,
forse, tornare me
stesso completamente. Andrai in Cina, in
Cina Ranma. Me lo ripeto ma …
io
dentro sento … io sono
così …
Basta.
Devo andare. Muovo un passo, per poi volgermi
di nuovo. Chiudo gli occhi. Dimmi che ti
mancherò
…
…
Mi
mancherai…
Fine
undicesimo capitolo.
Note
: Ecco finalmente ho finito, ci ho messo veramente l’anima
per scrivere questo
pezzo (mi sentivo ispirata stanotte) , volevo semplicemente mostrare un
po’ di Veri Ranma ed
Akane, senza maschere e
stereotipi, un po’ nella loro intimità. Spero
d’essere riuscita a comunicare
ciò che intendevo … altrimenti sparatemi pure XD
. Chiedo venia se magari vi
aspettavate d’essere catapultati in Cina e/o di non aver
messo anche i dettagli
degli altri personaggi ma … ritenevo opportuno inquadrare
questo piccolo
scorcio prima di dividere i piccioncini per un po’. (Poi
dividere… mah)
. Va beeene… ci vediamo al prossimo
capitolo.
Sayou
|
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Capitolo 12 *** Capitolo Dodicesimo : Lui e l'altro, l'accoppiata maledetta verso la Cina (Prima Parte) ***
What
i really want
Scusate
, chiedo venia per quest’assenza
prolungatissima : Non sono sparita! Volevo solamente specificare
ciò, non
potrei mai abbandonare questa fic, ormai ci sono affezionata, come sono
attaccatissima a chi mi segue. Purtroppo non sarò
più velocissima come prima
[manca poco alla mia laurea – yuppiii-] però,
prometto che per il periodo di
dicembre sarò più presente a casa e quindi
aggiornerò di più. [Anche perché,
sinceramente, inizia proprio ora la parte migliore della fic *-*].
Ci
becchiamo alla fine del capitolo, buona lettura.
Capitolo
Dodicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta
verso la Cina.
Prima
parte
Sguardo.
Silenzioso che si posa sul pelo dell’acqua,
mentre s’accende all’orizzonte il tramonto di
Nerima, oramai lontana. Le tonalità
del giorno morente
che come serpi
sfilano, disegnando arabeschi di luce nell’oceano. Questa
volta quel vecchio ha
optato per l’imbarcazione, bah, secondo me semplicemente non
aveva voglia di
muovere quelle quattro ossa che si ritrova a trascinare al seguito.
Da
quando siamo saliti, non ho sentito altro che la
colonna sonora del continuo russare di mio padre, accompagnato dal
ciarlare del
resto dei passeggeri. Noia. Rimango immobile, con le braccia distese
sulla
ringhiera ed il mento poggiato sul ferro. Ho provato a distogliere lo
sguardo
da quella direzione, molte volte oggi, non ci riesco. Scuoto il capo
energicamente, ora, la cosa più importante è
raggiungere la Cina. Sposto lo
sguardo presso l’altro ‘accompagnatore’,
squadrandolo con non chalance da capo
a piedi. Se ne sta li da ore, a
fissare
il vuoto, a sospirare. Sollevo un sopracciglio, certa gente
è proprio strana.
Sospiro.
Sollevo
il capo, piegando le labbra verso l’alto in
un sorriso ironico. Sto parlando di quel coso, quando io, non sto
facendo
esattamente l’opposto. Alzo la mancina, affondandola tra i
capelli. Chiudo gli
occhi tentando di farmi tornare alla mente i movimenti di Mr. Scolorino
all’attacco.
Scuoto appena il capo, non riesco a capirne il meccanismo, come ha
fatto ad
esercitare una pressione massima su punti sensibili ed allo stesso
tempo celare
l’attacco? Non ho sentito alcun dolore durante lo scontro,
eppure, poco dopo
sono stato atterrato come un moccioso. Stringo la mano, quasi a volermi
strappare i capelli, in senso figurato ovviamente. “Come
diamine ha fatto…”
sibilo appena, tra i denti. Sollevo
poi
il capo, volgendomi nuovamente di sbieco, mi sento osservato.
Bingo.
I suoi occhi ora sono su di me, calcano come
ferro rovente, accidiosi. Quello stesso sguardo di quel giorno. Rimango
ad
osservarlo così, di lato, mentre in modo sin troppo
evidente, tra me e lui,
scivolano vibrazioni di contrasto. Fosse visibile la tensione, sarebbe
una
sottile linea retta incandescente. Rimaniamo a studiarci per qualche
istante,
sino a distogliere gli occhi l’uno
dall’altro,
in modo sincrono. Ogni volta che il mio sguardo ricade su di lui, sento
salirmi
livida in gola una sorta di rabbia repressa, un nodo stretto,
dannatamente limitato.
Non c’è nulla da fare, non riesco a sopportare
quella sua faccia.
“Cosa
c’è, già ti manca Nerima?”
emetto una sorta di
singulto strozzato quando mi ritrovo l’oggetto pensato a
pochi centimetri di
distanza. Come ho fatto a non sentirlo? Dannazione, non ho avvertito
minimamente il suo avvicinarsi. Poggia i gomiti
sull’inferriata, rivolgendo lo
sguardo nella mia stessa direzione. Non rispondo, spostando lo sguardo
altrove,
arricciando il naso in una mezza smorfia. Quel suo tono saccente,
quell’espressione
da perfettino dipinta in volto; qualcuno mi trattenga dallo
strangolarlo. Vi
prego. Tira uno sbuffo tra le labbra, volgendosi di spalle alla
ringhiera. “O
forse… non stai pensando a Nerima…”
effonde, decisamente fastidioso.
Ecco,
in questo momento i miei nervi, stanno subendo
una sorta di lento collasso. Sento la muscolatura delle braccia
tendersi in
modo eccessivo. Dischiudo le labbra in un mezzo stridere di denti
“Dove vuoi
arrivare?” sputo diretto, ho una mezza idea su dove voglia
andare a parare.
Volgo nuovamente le iridi nella sua direzione, astioso, per quanto mi
riguarda.
In quanto a lui, appare piuttosto quieto, per l’appunto, una
tranquillità che
non fa altro che aumentare il mio nervosismo. “Io? Da nessuna
parte Ranma”
calca il mio nome, con un tono decisamente sarcastico. Lo ammazzo, lo
ammazzo,
lo ammazzo.
“Fatti
gli affari tuoi” mi muovo, staccandomi dalla
balaustra. Non è il momento per cadere in battibecchi, sta
pur certo che avrò
modo di ripagarti tutta questa tua presunzione razza di …
razza di…
Sposto
i miei passi lontano da lui, più lo guardo e
più mi viene voglia di piantargli un bel cazzotto diritto
tra gli occhi. Mi sto
trattenendo per miracolo divino. “ … Beh , Lei
è anche affar mio se non ti
spiace” .
Che
ha detto? Riavvolgete il nastro prego. Mi fermo,
sollevando gli avambracci poco dietro la schiena, socchiudo le palpebre
ispirando lentamente. “Non capisco di cosa tu stia
parlando” rispondo scandendo
bene le parole l’una dall’altra, in modo da lasciar
sott’intendere quel che
voglio lasciargli afferrare. Lascia andare una breve risata che pare
tutto
tranne quella in realtà. Cammina, posso udirlo
distintamente, si muove di pochi
passi raggiungendomi di fianco, sino ad aggirarmi.
“Sai
bene a cosa alludo, non fare il finto tonto fidanzatino”
improvvisamente, i polmoni smettono di richiedere aria al loro interno,
lasciandomi sospeso in una sorta di limbo. Trattengo il respiro, sino
ad
arrivare a gonfiare le guance, appena. Le braccia, si fossilizzano
lungo i
fianchi : solamente i pugni chiusi continuano a stringersi sino ad
imbiancare
le nocche alle loro estremità. Quella parola che ha usato
‘fidanzatino’ …
Mi
volgo lentamente, cercando di mantenermi calmo, per
quanto il mio carattere bellicoso possa permettermelo. Ora siamo
vicini, l’uno
di fronte all’altro. Muovo un passo in avanti, raggiungendolo
a pochi
centimetri dal volto “Quando ti dico, fatti gli affari tuoi :
intendo nel vero
senso del termine. Se non sono stato abbastanza chiaro, posso spiegarmi
in
altri termini se vuoi. Non ho problemi e, credo d’avertelo
già mostrato …” non
so perché, ma in questo momento, la tonalità
della mia voce appare molto più
fredda di quanto non abbia voluto farla apparire. Piego le
sopracciglia, sento
chiaramente il sangue pomparmi impazzito nelle vene, ho voglia, una
grandissima
voglia di gonfiarti di botte : non ne hai nemmeno idea.
Solleva
le braccia in alto, cambiando completamente
espressione “Perdona la mia insensibilità, ti
prego non guardarmi così, sono
tutto un brivido” mi schernisce, continua a farlo nonostante
io abbia cercato di…
Basta,
in quanto a tolleranza, devo purtroppo dire d’essere
poco ferrato in materia. Non ci vedo più. Abbasso lo sterno,
caricando l’avambraccio
dietro la schiena per sferrare un pugno contro l’addome
dell’altro – si sposta
velocemente. Prevedibile. “Su su, non ti scaldare”
ride, continua a farlo e
questo mi manda in bestia, dannatamente in bestia. Più il
suo volto appare
disteso, più il sangue mi ribolle di rabbia. Mi piego,
sollevando il ginocchio
in avanti per sferrargli contro un calcio. Non lo sopporto, diavolo,
non lo
sopporto. Alza le sopracciglia, ponendo il braccio destro contro il
busto per
parare il mio colpo. No, non riesco a calmarmi. “Sta
zitto” ringhio, riprovando
con l’ennesimo pugno.
Stop.
Lo blocca col palmo, piegando all’interno le
dita per stringermi la mano nella sua. “Dovrai diventare ben
più veloce di così
per battermi, sei lento” sgrano gli occhi, mentre il muscolo
cardiaco comincia
a martellarmi veloce nel petto, quasi avesse intenzione
d’abbandonarlo da un
momento all’altro. N… non è possibile.
Mi spinge indietro, sorpassandomi
nuovamente, rimango annichilito, in piedi dinanzi a lui osservando il
vuoto
ora. Si ferma al mio fianco, dalla parte opposta alla mia
“Prima di scontrarti
con me, chiediti perché lo stai facendo. La rabbia, da sola,
non porta alla vittoria
come avrai ben notato… fidanzatino… Io ho un
motivo più che valido per
scontrarmi con te…” s’allontana. Lo fa
ed io rimango immobile. D… di nuovo, mi
ha battuto di nuovo. Riprendo a respirare finalmente, liberando
l’ossigeno tutto
d’un fiato. Perché lo
sto facendo …
Sbatto
le palpebre un paio di volte prima di
volgermi verso di lui di scatto “Che
diamine…” sparito. Cosa significa quella
dannata frase? Io non ho bisogno di motivazioni per battermi, non ho un
motivo particolare
per farlo. Tsk, dannato, dannatissimo … Io lo …
io giuro che lo…
Muovo
altri passi, tornando nella mia posizione di
poc’anzi. Devo stare più attento alle mie
reazioni, sono decisamente impulsivo,
troppo. Quando ci vuole però, i…io non ci ho
visto più, come si permette di … e
poi… lui mi ha chiamato con quel nomignolo
così… così… torno ad
affannare il
respiro, calmati Ranma, sta solo giocando al gatto col topo.
Semplicemente non
ha ben compreso che qui sono IO il cacciatore in questione. Vediamo di
mettere
i punti sulle i.
Perché
mi imbestialisce così tanto il fatto che lui si sia riferito
a … stringo
il labbro inferiore tra i denti. Abbassandomi a nascondere il volto tra
le
braccia. Non ci capisco più niente. Sono stanco di questa
situazione, non può
semplicemente sparire nel nulla o affogare da qualche parte? Maledetto
scolorino.
Un
motivo più che valido.
Sollevo
lo sguardo verso la volta che ora, s’annerisce,
abbandonando i colori caldi del tramonto. Giuro, io ti giuro che ti
batterò,
fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia. Brutto damerino
con la puzza sotto
il naso, chi ti credi di essere? Se io ti rivedo ti… boom e
poi … bang e poi …
oddio lo trucido, lo spezzo, lo ammazzo, lo uccido. Socchiudo le
palpebre,
ispirando profondamente per evitare di ricadere nell’ira.
Istintivamente, non
ne so precisamente il motivo, porto la destra sulle labbra,
soffermandola per
qualche istante su di esse.
Non
faccio certe cose per
niente.
Perché
adesso mi è tornata in mente
quella frase? Abbasso lo sguardo, tentando di scorgere forse, una
risposta nell’acqua,
non arriva. Ovvio, purtroppo i miei due neuroni non sono in grado di
fare
domande ed esaurire i quesiti. Già. Il fatto che
… che lei lo abbia fatto con
me, insomma, avrebbe potuto anche ‘fare quella
cosa’ con un altro, non
necessariamente con me e …
Io
non ci avevo pensato. Quando mai
penso io? La mia faccia assume una sorta d’espressione
ironica, quasi per
schernire me stesso. Possibile che … dico …
insomma che lei possa, provare
qualcosa per me? Sollevo le sopracciglia, il fatto che io abbia anche
solo
pensato ad una cosa simile conferma la tesi : sto diventando strano. Ma
strano
strano eh.
Piego
istintivamente le labbra in un mezzo sorrisetto soddisfatto.
Perché
l’ho fatto? Inarco le sopracciglia coprendomi la bocca,
quasi avessi commesso un’eresia compiendo quel gesto.
E’ come aver ammesso d’essere
appagato del fatto di piacerle.
P…piacerle?
Ma che diavolo sto dicendo? Inarco un sopracciglio, cominciando a
camminare
avanti e indietro per il ponte. Se fosse così? Insomma, so
di non essere
indifferente ad Akane, modestamente, l’ho sempre saputo. E
beh, si vede e poi …
non per essere modesto ma, cosa ci posso fare se sono un gran pezzo di
figliolo? Annuisco. Si, decisamente.
Ma
se fosse così … se lei fosse …
ipoteticamente, lontanamente … cioè, una
considerazione proprio anni luce
distanza da una cosa possibilmente umana : se lei fosse, arrossisco. Oh
dei, ma
questa cosa non è normale. Ora, va bene essere …
insomma non essere proprio ‘decisi’
in certe questioni ma, ora sto toccando veramente il fondo.
“E CHE CI VUOLE A
DIRE … IPOTETICAMENTE INNAMORATA DI ME?”
o…c…
Mi
ritrovo dinanzi a mio padre, con le
braccia allargate, piegato in avanti con la bocca spalancata. Rimango
perplesso, ad occhi sgranati, mentre lui mi osserva stranito. Solleva
un
cartello con su scritto ‘Vuoi che chiami un
medico?’ per poi fregarsene,
aggirandomi completamente. “Sono … ufficialmente
… uscito fuori di senno” la
cosa buffa è che rimango in quella posizione per
più di venti secondi buoni,
tentando di capire, se ‘realmente’ ho urlato quella
frase, su una nave, in
mezzo all’oceano, con più di cento persone a
bordo. L’angolo destro della bocca
comincia a
sollevarsi in un mezzo tic
nervoso. Oh kami … oh kami kami kami… no eh, non
posso andare fuori di testa
così.
Ho
realmente pensato , no anzi, DETTO,
GRIDATO una cosa del genere? Mi sarei fustigato anche solo per aver
pensato …
quello ma, addirittura, urlarlo. Lascio ricadere le braccia lungo i
fianchi.
Cosa ti sta succedendo stupido? Possibile che ancora io non riesca a
capire cos’ho
di sbagliato?
Akane
innamorata di me, oddio, la
barzelletta delle … che ore saranno? Scuoto il capo, basta,
devo pensare ad
allenarmi, non a sciocchezze del genere. Ma se … fosse
così? Sono un caso senza
speranza, questo è assodato. Sospiro, lasciandomi ricadere
seduto, col gomito
sul ginocchio mentre schiaccio il volto al palmo della mano.
Prima
lo Scolorino, poi quella scema di
Akane. E’ proprio cominciato bene questo viaggio. Sollevo la
mancina,
volteggiandola appena smorto sopra la testa
“Yuppi…” emetto con evidente
sarcasmo.
…
Porto.
La
nave scivola è immobile sul pelo dell’acqua,
ancora fissata all’ancora giù, in
profondità. Da quando ho messo piede fuori
casa, stamane, non ho mai volto lo sguardo indietro. Sopracciglia
inarcate,
mancina che sorregge lo zaino da viaggio.
Stavolta
non ammetterò che ci sia qualcuno a farmi da guardia del
corpo, parola mia. Farò tutto da sola.
I
fumi grigiastri. I toni acuti della
sirena che annunciano la partenza. Passi lenti che portano sulla
passerella,
lontani dalla tranquillità delle mura domestiche. Tutto,
sulle labbra, ha un
nuovo gusto in questo momento. E’ la prima volta che mi muovo
da sola nel
mondo, non ci avevo mai pensato. Stavolta
da sola in tutti i sensi.
E’
strano quanto sia … diverso, senza
Ranma tra i piedi. Abbasso lo sguardo, puntandolo sugli ingranaggi
delle catene
che rimontano ai bordi della nave. Ed è altrettanto strano
quanto io non sia
più abituata a non sentirlo al mio fianco per più
di un’ora. E’ una sensazione …
quasi …
Sgradevole.
Il
vento corre da est. Carezza i
capelli. S’innalza
l’ennesimo grido di
battaglia della partenza. Sto crescendo
e, te lo dimostrerò : non voglio più essere una
bambina. Ai tuoi occhi, quando
tornerò, sarò finalmente una donna.
-
Ed
ecco cominciato il viaggio in Cina –
tututuuu…- cosa c’entra il treno? O.O Mi scuso
ancora per l’immenso ritardo ma,
mancano pochi esami alla laurea e ce la sto mettendo tutta. Non mi
dimentico
comunque di voi =) pian piano, tornerò presente [Sperando
nelle beate vacanze
natalizie *-*]. Ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Sayou
|
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Capitolo 13 *** Capitolo Tredicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta verso la Cina. (seconda parte) ***
What
i really want
Grazie
per tutti i commenti che
puntualmente lasciate ad ogni capitolo, mi riempie d’orgoglio
sapere che la
storia piaccia così tanto e, proprio per questo, appena
posso mi metto subito a
scrivere ed un po’, forse perché infondo piace
anche a me crearla pian piano.
Vi auguro una buona lettura, come sempre ci vediamo alla fine del
capitolo.
Capitolo
Dodicesimo : Lui e L’altro,
l’accoppiata maledetta verso la Cina.
Seconda
parte
Tre
giorni signori. Io non ce la faccio
più, sto rischiando stomaco e connessi in questo viaggio.
Non
solo sono costretto a sopportare mio
padre : per la cronaca, mi chiedo se lo sia realmente.
Forse
sono stato adottato e non me lo
vogliono dire. Tornando alla mia protesta, dicevo, non solo devo
rassegnarmi a
far da balia a quel vecchiaccio ma, oltre al danno la beffa, si,
perché mi devo
sorbire le occhiatacce di Mr. Scolorino, le sue lamentele, i suoi
capricci da
per benino. Io non ce la faccio più, qualcuno mi salvi.
Sospiro,
lasciando andare le braccia lungo
la solita ringhiera che, ormai, a dirla tutta chiede pietà
d’essere abbandonata
dal mio dolce peso. Per tutto il tempo sono rimasto avvinghiato come
una cozza
al mio scoglio. Ho provato ad allenarmi, con quale risultato? Il
continuo
ballare della nave, se così si può chiamare, ha
solamente attentato alla mia
incolumità per non so quante volte.
Va
bene il primo tentativo andato a vuoto,
va bene il mare mosso, va bene tutto : non posso starmene come un
babbeo sopra
un ponte. Sfido io che c’è gente che volentieri se
ne resta a casa. Bah. Dovrei
anche lamentarmi del servizio adesso? Scuoto il capo arresomi
all’idea che da
qui, non mi muoverò per un po’. In lontananza, non
si scorge che mare aperto.
Oramai ho anche le allucinazioni, vedo casa mia ovunque. Devo avere un
gran
desiderio di toccare terra, non mi meraviglierei se il cibo che ho
mangiato
stamattina avesse voglia di prendersi una boccata d’aria.
Sono stanco, ho la
salsedine dappertutto e quando dico in ogni dove, intendo veramente
ogni
singolo centimetro di pelle. Comincio a pensare che se fossi rimasto a
Nerima,
non avrei commesso un errore. Oddio! Sto delirando, ho davvero
formulato il
pensiero di voler tornare indietro? Giammai. Un altro piccolo sforzo e
finalmente raggiungeremo questa dannata Cina, sembrava meno lontana a
nuoto che
sopra una bagnarola. Vi prego affondate! Lancio un’occhiata
in giro, con la
coda dell’occhio rimango comunque presso
l’orizzonte, si sa mai, spuntasse
casualmente qualche costa all’orizzonte. La speranza
è sempre l’ultima a morire
no? Sbaglio o, ancora quel pagliaccio albino non ha messo naso fuori
dalla sua
cabina? Un miracolo. L’hanno ucciso e non mi hanno avvisato
dei festeggiamenti?
Roteo le pupille verso l’alto, sospirando sonoramente,
ultimamente sto
divenendo peggio di una ragazzina. Non posso starmene immobile come un
pesce
lesso : devo provare, perlomeno, a rifocillare queste povere ossa.
Ecco, in
questo momento sul mio volto, s’è formata una
sottile striatura curva sulle
labbra, dovrebbe, in teoria rappresentare un … grugnito
sordo? Sembro un
vecchio, dei, sono peggio di mio padre. Ci manca solo che mi lamenti
della
sciatica e cominci a giocare a Shoji, poi la mia vita sarà
definitivamente
conclusa.
Un
brivido freddo m’attraversa la schiena,
diramandosi centralmente, tra le spalle. Che pensieri osceni.
Distacco
il torace da quella che ormai è
divenuta la mia seconda casa, salutando finalmente l’impronta
del busto che s’è
formata sulla balaustra.
Ironia
ovviamente, sinistro e macabro sarcasmo. Muovo qualche passo
all’interno
dell’imbarcazione, ormai, conosco più questa
‘nave’ di casa mia. Con la scusa
del ‘ma noi non abbiamo soldi, viviamo sulle spalle dei
Tendo’ papà s’è
allegramente preso il lusso di farci intraprendere questo dannato
viaggio su
una …una … barchetta di carta? Socchiudo le
palpebre, sollevando una mano sul
volto, come per scansar via del sudore inesistente.
“Fidanzatino, mi stavi
cercando?” ho un sobbalzo improvviso, non so di quanti
centimetri io sia volato
da terra ma, sicuramente ho inghiottito cuore, polmoni e tutto il resto.
Mi
volgo al rallentatore, solamente per
ritrovarmi – stranamente – faccia a faccia con quel
futuro cadavere che
diventerà se non la smette di comparirmi alle spalle in
questo modo.
Sono
tranquillo io, certo, tanto che lo
infilzerei volentieri come uno spiedino. Cane, imbecille, bastardo,
cretino.
“A…Annon”
farfuglio tra i denti tentando
di trattenere la serie di imprecazioni che vorrei lanciargli a voce;
per il
momento mi limiterò a farlo mentalmente. Stringo le mani,
lungo i fianchi, in
due pugni chiusi : sopporta la sua faccia ancora per
un po’. Dei, in questo momento
m’è appena
passata dinanzi l’immagine del volto di Kuno e, vi
dirò, comincia a starmi
simpatico quel megalomane.
Lo
scolorino mi fissa, solleva le labbra
in un mezzo sorrisetto della serie ‘Io sono meglio di te e tu
sei uno scarto’
prima di tornarsene sui suoi passi bello, fresco e profumato .
“I… io ti
ammazzo lo giuro” ovviamente lo asserisco in modo da non
essere – completamente
– udito. Ha un dono particolare, quello di infiammarmi
l’animo e … tutto il
resto, ogni volta che mi compare dinanzi. Respira Ranma. Con tutto
questo
inspirare ed espirare, consumerò i polmoni uno di questi
giorni. Non voglio
ucciderlo qui e subito, solamente
perché mi sono ripromesso di farlo fuori con questa
maledetta contro tecnica e
giuro che, se questo viaggio risulterà vano io …
io … sposerò la bisnonna di
Shampoo.
Dei.
Incasso il capo tra le spalle
contorcendo le labbra in una smorfia molto evidente.
Un
flash della vecchia vestita in tenuta
da matrimonio, rischia davvero di farmi scappare di bocca
ciò che ho mangiato
stamattina. Che schifo! Scuoto il capo, tentando di materializzare
qualcosa di
meno scioccante, cerebralmente parlando. Sollevo i palmi, premendoli
contro le
tempie, come faccio di solito. Va via, nemmeno nei pensieri
più reconditi di
Happosai ci dev’essere posto per un’immagine
così macabra. Schifo, vecchia,
sogno, abito, sposa … Akane?
No.
No. No. No! Ma cosa vado a pensare?
Scuoto il capo di nuovo, ancora più energicamente. Tentando
di ripristinare
l’immagine di Cologne, preferisco torturarmi a quel modo
piuttosto che fare
certi pensieri, per carità. Mi fermo, notando
d’essere praticamente seduto sul
pavimento in questo momento, in mezzo al corridoio. Certe volte mi
chiedo se io
abbia il cervello connesso al resto del corpo. ‘Vuoi che
chiami un’ ambulanza?’
sul mio volto, si materializza un’espressione indecifrabile.
Papà ultimamente
sta divenendo monotono “No, non ho bisogno né di
dottori né d’ambulanze, sto
benissimo” ribatto al cartello che mi lancia contro, mentre
spicco un balzo
verso l’altro per afferrarlo e gettarglielo praticamente in
faccia. Effonde una
sorta di mugolio, si arrabbia pure! “Credi di avere ragione?
Sei tu che mi hai
lanciato il cartello!” imita qualche mossa con le braccia,
prima d’estrarre un
secondo cartello.
‘Eh!
L’amore’ osservo la scritta ad occhi
sgranati mentre un leggero tic nervoso comincia a martellarmi sulla
tempia.
Socchiudo le palpebre , muovo un passo prendendogli dalle mani il
cartello per
rifilarglielo di nuovo in testa. “Sei tu che hai bisogno di
un dottore e anche
di occhiali più spessi a quanto pare! Ma tu guarda questo
… bah” mi
volgo di spalle, allontanandomi da quel
dannato padre-panda. Un genitore così fuori di testa
dovevano proprio
appiopparlo a me? Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?
Cretino.
Non capisce niente. Guarda cos’è
andato a scrivere, sarà possibile una cosa del genere?
I…io stavo solamente
cercando di scansare quel pensiero osceno. Beh, non è che
pensando a quella
racchia sia cambiato molto.
Ed
eccomi di nuovo qui signori e signori,
alla postazione di partenza : modalità cozza. Poggio il
gomito sulla ringhiera,
schiacciando le nocche contro la guancia.
“Perché
quest’improvviso cambiamento? Cos’è
che ti ha fatto riconsiderare l’idea del
matrimonio?”
“Beh.
Ranma … tu sei innamorato di me, non
è così?”
Q…Quel
giorno lei, aveva detto così. Era
da un po’ che non ripensavo a questa cosa, o forse, in
realtà : avevo
semplicemente tentato di confinarla da qualche parte, in testa. Fisso
le iridi
su d’un punto impreciso dell’orizzonte. Non
l’ho mai detto. Sono sicuro
di non aver mai ammesso, né tanto meno pensato una cosa
simile. Figuriamoci.
Sollevo un sopracciglio, però lei … sembrava
così convinta di quella cosa che …
“Ranma!”
sgrano gli occhi spiccando un
altro salto di mezzo metro per aria. Mi volgo parando il volto con
entrambe le
mani, divincolandole dinanzi alla faccia “N… non
è come pensate, i…io non stavo
assolutamente ricordando nulla, ogni riferimento a lei è
puramente casuale!” ma
perché diavolo mi sto giustificando? Stringo le palpebre, mentre : ne sono sicuro.
Sono paonazzo. “Di
che diamine stai parlando?” un istante ma, questa
voce…
Apro
un occhio, tanto per essere sicuro di
non immaginarmi nulla. “Oddio! L‘incubo diventa
realtà!” sbatto le palpebre un
paio di volte, indietreggiando contro la balaustra tra lo scioccato e
lo
schifato. Dinanzi a me, in piedi : Shampoo e Obaba in tutto il loro
‘splendore’. E’ stato, per
l’appunto, l’aver visto l’immagine in
prima visione
del volto raggrinzito di quella befana ultra millenaria ad avermi,
diciamo,
spaventato - se proprio vogliamo ridurlo ai minimi termini- .
“Tesoro
mio, come hai potuto partire così!
Senza dirmi nulla, cattivone!” e ti pareva,
s’aggrappa a me, nemmeno fossi una
liana. Altro che effusioni con la balaustra, Shampoo è venti
volte peggio di
una cozza. “Ma ti vuoi staccare? Ho già abbastanza
nausea per oggi” ironizzo,
tentando, inutilmente di schiodarla dalla sua posizione.
“Allora
si può sapere cosa ci fate qui?!”
Mi rivolgo al most… a Obaba, evitando di guardarla
nuovamente, anche perché
rischierei un rigetto immediato - ricordate l’immagine di lei
vestita da sposa?
Bleah! -. “Sei partito così, alla sprovvista,
senza darmi il tempo di spiegarti
dove stai andando. Fai sempre di testa tua, come al solito. Ragazzo,
sei un po’
troppo istintivo per i miei gusti, comunque, c’è
una cosa che devi sapere
riguardo al villaggio delle Amazzoni”. Cosa cosa? Per un
istante dimentico
Shampoo, aguzzando bene l’udito, ecco, finalmente qualcosa
che attrae la mia
attenzione.
Muovo
qualche passo, trasportando con me
anche la cinese - peggio del super attack. “Ti
ascolto” seppur mi scocci
altamente che questo viaggio si sia trasformato in una sorta di gita,
come al
solito, dono finalmente lo sguardo alla vecchia cinese.
“Devi
sapere che c’è una piccola
peculiarità, una legge che, da quando il nostro villaggio e
quello di
chí
jiu zhàn” si ferma, schiarendo la voce.
“Possono
accedere solamente le donne” un’altra
voce, irrompe, sovrastando quella di Obaba.
Cosa?
Tutti e tre, volgiamo all’unisono il
capo. “Wen
…” Shampoo si distacca da me,
in modo improvviso, indietreggiando di qualche passo. Cosa diavolo sta
succedendo ora?
Sbatto
le palpebre per un
paio di volte, assimilando a mò di bradipo
ciò che è stato appena detto “Solo le
donne?” accidenti. Io dovrei entrare a
Joketsuzoku come donna? Non se ne parla. Dannazione, non posso
apprendere una
tecnica con quel corpo. Sollevo la mano, portandola a
mezz’aria stretta in un
pugno. “E tu cosa ne sai?” piatto nel tono,
ovviamente, non sopporto quella sua
saccenza.
Avanza,
di pochi passi, facendosi vicino
all’amazzone più giovane. “Che sorpresa,
Shampoo. Da quanto tempo” eh? Osservo
ad intermittenza i miei tre interlocutori, cominciando a capirci meno
di prima.
Alza
l’indice, portandolo sotto il mento
di lei per sollevarlo un poco. N… non so perché
ma un brivido freddo
m’attraversa celere la schiena. E’ un vizio
provarci con tutte le donne che
corteggiano me? Sollevo un sopracciglio, piuttosto alterato.
“…
T… tu… i tuoi occhi …” la
voce di
Shampoo, appare meno sicura di quella che possiede di solito, viene
costretta a
poggiare le spalle alla balaustra, sporgendosi appena nel vuoto per
scansarsi
dall’altro.
“Cos’hanno
i miei occhi? Ti sorprende che
io mi ricordi di te?” ricordarsi di lei? Dei, sul serio, mi
sono perso, chi è
che mi fa un riassuntino? Per la cronaca. Perché adesso sono
uscito di scena mi
chiedo. Dunque faccio le domande e nessuno mi risponde, entra in scena
Mr.
Sorriso smagliante e mi ruba anche il palcoscenico? Comincia a fare
caldo dalle
mie parti, molto, molto caldo.
Mi
sposto, parandomi dinanzi a Shampoo.
“Il tuo interlocutore sono io, o sbaglio?”
m’osserva, quasi scocciato della mia
intromissione, piega appena le labbra in una smorfia, per poi
recuperare
immediato la baldanza di poco prima.
“Non
sbagli, stavo semplicemente salutando
quella signorina la dietro. Mi chiedevi come faccio a saperlo? Te lo
spiego
subito …”
…
Stringo
le gambe contro il petto, poggiando
il mento sopra le ginocchia. Sbuffo,
non vedo l’ora che la nave salpi. Facciamo un
applauso a questa stupida che, non solo prende la nave soffrendo il mal
di mare
ma, scambia anche le pillole contro la nausea con i tranquillanti
di suo padre. Beh, perlomeno ora non sono agitata.
Sollevo la boccetta osservandone l’etichetta dalla mia
posizione. Non mi ero
mai accorta che papà facesse uso di queste medicine.
Poveretto, con tutto
quello che passa a causa mia è normale. Mi sale un leggero
groppo alla gola,
ecco, un’altra colpa che viene a galla. Non credo che
funzionino molto bene
queste pastiglie. Sono sempre fonte di guai per tutti,
chissà, magari adesso a
casa sono tutti preoccupati e ho anche portato via l’unica
cosa che potesse
rilassare mio padre.
Sei
una stupida.
“Oh
non ti ci mettere anche tu, scemo!” inarco le
sopracciglia, volgendomi di lato per schiaffeggiare il nulla. Cosa sto
facendo?
Blocco la mano a mezz’aria. Per un attimo, mi era sembrato
davvero che tu fossi
qui. Che scema. Sono così abituata all’averti
accanto che mi dimentico perfino
quando non ci sei. “Bah, è una fortuna che tu non
sia alla mia portata
altrimenti ti farei vedere io!” dico convinta, agitando il
pugno dinanzi agli
occhi. Ecco, non mi dispiace restarmene sola per un po’,
anzi, forse è meglio
restare più lontana possibile da quel baka. Abbasso la mano,
accorgendomi d’avere
un groppo alla gola, stavolta maggiore del precedente. Hai promesso
Akane.
Stringo le mascelle, sollevandomi in piedi. Bene. Lascio volteggiare il
braccio
cercando di sorridere. Non riesco nemmeno ad essere finta con me
stessa. Le
labbra si allargano ma sento chiaramente gli occhi inumidirsi. Su, sei
forse
una mocciosa? Hai dimostrato più di una volta di saper
essere forte, me la
saprò cavare.
Mi
muovo un po’ sul ponte,
fermandomi al centro d’esso nella posizione
primaria del Kenpo. Abbasso la mano destra all’altezza
dell’addome,
schiacciandola contro di esso e stringendola a pugno e sollevo
l’altra nella
posizione opposta, estendendola all’altezza del seno in
avanti. Divarico appena
le gambe, spostandomi fluida in avanti in un movimento sincrono. Devo essere tutt’una col corpo.
Concentrazione.
Chiudo gli occhi, inspirando profondamente per eseguire il colpo
successivo.
Allenarmi mi ha sempre aiutato molto, soprattutto nelle situazioni
difficili.
Il mio problema è eseguire il tutto con troppa rabbia.
Ira.
Non
mi ero mai accorta che da quando quello stupido è entrato
nella mia vita, ogni
volta che combatto, lo faccio solamente per sfogarmi. Per cosa poi? Ah,
a me
non interessa di cosa voglia fare lui della sua vita.
Ho già abbastanza problemi con me stessa. Mi
fermo, tornando in posizione d’attesa. Abbasso le spalle
cercando di rilassarle.
Ogni cosa che lui faccia in realtà mi da fastidio. Meglio,
ogni cosa che non sia in relazione
con me. Vedi? Sei
ancora una bambina, piccola ed egoista. . Ciò che importa
ora è, ciò che io
posso fare per lui, non il contrario.
Cos’ho fatto mai per Ranma? A parte mettermi sempre in
qualche guaio,
costringendolo a salvarmi oppure cercare in ogni modo di rifilargli la
mia
cucina orribile? Ho cercato di farlo tante volte, ho provato ad
imparare, sono
una frana. Questa è la verità. Sorrido
amaramente. Imparerò a camminare con le
mie gambe, questo è sicuro. Annuisco energicamente col capo,
riprendendo i miei
kata, ci riuscirò : ti porterò quella maledetta
Nannichuan, mi costasse la
vita.
“Maledizione!
Dove sono finito stavolta?” una voce,
nemmeno a farlo apposta, interrompe di nuovo ciò che avevo
appena iniziato – di
nuovo. Volgo lo sguardo alla mia destra, sgranando gli occhi sorpresa.
“Ryoga?”
sbatto le palpebre qualche volta, per rendermi conto se sia
effettivamente vero
o semplicemente frutto della mia immaginazione, forse, sono
così abituata a
vederlo sbucar fuori da tutte le parti che, la mia mente ha registrato
nella
memoria questi avvenimenti.
Si
volge nella mia direzione, mezzo trafelato. In
lui riesco a scorgere tre reazioni concatenate : Prima mi nota, allarga
le
mascelle e poi arrossisce. Kami, non capisco perché debba
fare così ogni volta.
Quant’è strano questo ragazzo.
“A…Akane-cha…
ehm… Akane” muove
un passo verso di me, per poi
appiattirsi contro la parete del ponte di comando, cominciando a
riempirla di
buchi. Reclino il capo verso destra, osservandolo palesemente
interdetta. “Cosa
ci fai qui?” gli chiedo interrogativa, non mi pare umanamente
possibile che si
possa esser perso anche qui dentro, sarebbe il colmo.
“Ehm,
non lo so nemmeno io. Stavo partendo per la
Cina quando, mi sono perso” ridacchia nervoso, cominciando a
prendere a pugni
il metallo che ormai ha preso la forma dei suoi colpi. Sorrido, non
posso far a
meno di farlo, è troppo buffo. Credo l’abbia
notato perché, è arrossito
maggiormente. Ho avuto quasi il presentimento che stesse per soffocarmi
davanti. “Infatti questa nave va in Cina, questa volta hai
fatto centro” mi
complimento, da una parte contenta per lui, perché no,
poveraccio, col suo
senso dell’orientamento dev’essere un miracolo che
non accade tutti i giorni.
“Davvero?
Questa si chiama fortuna!”
risponde, anzi, urla direi. Questa volta ho
avuto l’impressione di vedergli brillare addirittura gli
occhi. Dev’essere
proprio contento. Sorrido, facendo finta di nulla.
…
O
dei! O dei se questa non si chiama coincidenza
fortunata! Ma che dico, la dea bendata mi ha praticamente sposato oggi.
Potrei
morire dalla gioia in questo momento, io e Akane, su una nave diretta
verso la
Cina … soli? No aspetta, meglio controllare si sa mai.
“Aspettami qui eh?” le
intimo, prima di schizzare via come un fulmine per fare il giro intero
della
nave in un nano secondo. Le torno poi dinanzi, affannato, un
po’ acciaccato ma …
dei se sono felice! Ranma non c’è, ne sono
sicurissimo! M’avvicino, scrutando
dietro le sue spalle : non ci credo ancora.
“Cosa
stai cercando Ryoga?” m’osserva spaesata, devo
sembrarle un pazzo in questo momento. “N-no, credevo
d’aver perso il mio zaino
eh eh eh” comincio a ridere nervoso, grattandomi la nuca,
cosa sto dicendo,
dannazione.
Allunga
l’indice dietro di me, portando l’altra mano
presso le labbra, ancora più stranita di prima.
“E’ sulle tue spalle” mi
risponde. Oddio! Sono proprio deficiente, potevo inventarmi
qualcos’altro? Mi
schiaffo una mano in faccia. Proviamo a sorridere, forse funziona.
Sorride
di rimando e, continuiamo così per un minuto
di fila. Sono imbarazzatissimo ma … nello stesso tempo sento
dentro di me …
ahhh … potrei addirittura esplodere da un momento
all’altro! Ballerei dalla
felicità! Ehm, meglio non farlo, non posso dare
quest’impressione di me alla
futura madre dei nostri tre bambini.
Ah,
tre piccoli Ryoga. Già li vedo correre
spensierati nella nostra graziosa villetta fuori città,
mentre io tornerò dal
lavoro e lei mi dirà ‘Amore è pronta la
cena!’ e io risponderò ‘Tesoro mio,
è
sempre una gioia mangiare ciò che cucini per me’ e
poi lei ‘Oh caro, ti amo così
tanto’ e io ‘Oh cara, anche io’ e andremo
avanti così tutta la notte finché,
lei ad un certo punto mi guarderà maliziosa e mi
dirà ‘Caro voglio un altro
figlio da te’ ahhhh … ma che pensieri sto facendo,
non posso pensare questo di
lei! Oddio! Oddio!
Quando
le immagini del mini-film che mi sono fatto
svaniscono lei è scomparsa. “A…
Akane?” avrei giurato che fosse qui fino a due
minuti fa. Vuoi vedere che si è spaventata per come mi sono
comportato?
Sembravo un gorilla in calore! Accidenti!
“Ryoga,
sono qui!” ah, cori dell’alleluia! Non se
n’è
andata. Mi volgo indietro e, signori, credo d’avere una
faccia da ebete ma,
così da ebete che nessuno mi riconoscerebbe. Cosa ci posso
fare se lei mi fa
volare dieci metri da terra? La sua voce e … il suo viso
… e ahh, com’è kawaii
la mia Akane!
La
raggiungo, tentando, di darmi un po’ di contegno.
Ci riuscissi almeno. “Sc… scusami, stavo pensando
a … a … cioè … sai devo
aver
lasciato il gas di casa acceso” ma che stupidaggine ho detto?
Saranno mesi che
non trovo la strada di casa mia. “Capisssssco …
ehm … vorrei chiederti un
favore” oh
, mia adorata ma tu puoi
chiedermi tutto ciò che vuoi, anche di buttarmi di sotto, lo
farei volentieri
anche cento volte per te!
“Diiimmi!”
m’avvicino prendendole le mani, EH? Oddio
cos’ho fatto, ora mi prenderà per un maniaco. Mi
allontano schiarendo la voce e
sistemandomi la frangia dinanzi agli occhi “Volevo dire,
dimmi” seh …
sorrisetto sexy e nottata de fuego! Non siamo in un western Ryoga!
“Si
insomma hai capito” basta, sono un caso
disperato. “Dato che il viaggio sarà lungo, vorrei
chiederti un favore” un
viaggio lungo! Oh siii, io e lei sotto le stelle, io e lei a scambiarci
baci e
coccole io e lei …
“Fammi
diventare più forte” emette sicura.
Ecco
come non detto, io e lei ad allenarci da
mattina a sera sopra un ponte. Beh,
meglio di niente. “Conta su di me! Ti farò
diventare meglio di un lottatore di
Sumo … oddio, forse non è un paragone
così adatto … cioè …
più forte di me!” Mi
sorride e ciò basta per farmi sciogliere nuovamente come un
gelato, ehh, cosa
ci posso fare, adoro questa donna.
Fine
XIII capitolo.
Piaciuto?
xD come al solito vi lascio con un po’ di
suspence, eh, che credete? Ci vediamo al prossimo capitolo. (Grazie per
gli
auguri, mi avete portato fortuna per il primo dei cinque esami : 30! Ed
ecco il
vostro regalino *-*).
Sayou
|
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Capitolo 14 *** Capitolo quattordicesimo : Cina in vista! ***
What
i really want
Scusate
per l’immenso
ritardo ma, oltre ad essere super impegnata con gli studi ho avuto
anche poca
ispirazione e ho preferito attendere piuttosto che appiopparvi un
capitolo
osceno.
Ringrazio
come sempre tutti
coloro che mi seguono, buona lettura.
Capitolo
Quattordicesimo : Cina in Vista!
“Forza,
sei ancora troppo lenta!” si sposta troppo
velocemente, non riesco nemmeno a seguirlo nei movimenti. Mi sposto in
avanti,
bilanciando il peso del corpo in modo che il peso si convogli al
braccio
destro. Diretta, tento di colpire Ryoga all’addome, con
scarso risultato
ovviamente. “Accidenti” mormoro appena, mentre mi
fermo, poggiando entrambe le
mani sulle ginocchia. Mi segue, portandosi dinanzi a me e scuotendo
appena il
capo. “Non sei abbastanza concentrata, sei fiacca.
Aspetta” muove qualche passo
verso di me, aggirandomi e portandosi alle mie spalle.
“Allora, devi piegare il
gomito poco dietro la spalla e stirare completamente il muscolo in modo
che si
contragga” mi prende il braccio, eseguendo alla perfezione
ciò che mi ha appena
spiegato. Devo ammetterlo, non avrei mai pensato di trovare in lui un
maestro
così abile. “Ecco, ora, cerca di concentrare tutta
la forza nel braccio. Ti
serve solamente più concentrazione” annuisco,
lasciandomi guidare mansueta.
Volgo
lo sguardo appena sopra la spalla. Ci mette
davvero tanto impegno. Non posso far a meno di piegare un sottile
sorriso sulle
labbra. Abbassa lo sguardo, notando la mia attenzione su di lui.
Arrossisce di
colpo spostandosi indietro e tossendo appena. Certe volte ho quasi
l’impressione che Ryoga provi qualcosa nei miei confronti ma,
che sciocca.
Figuriamoci.
---
Così
vicini. Troppo vicini. Da poche ore sento di
poter sfiorare il cielo con un dito, io e lei soli. Poterle stare
accanto in
questo modo senza fattori di disturbo. Alias Ranma. E’ un
sogno. Diamine, ho un
caldo pazzesco ma non posso permettermi d’intimidirmi proprio
ora, lei conta
sul mio appoggio e non devo mostrarmi debole. No. Lei deve vedere
quanto sono
forte, quanto, stando al mio fianco possa sentirsi al sicuro. Akane,
è una
promessa, farò di tutto per esaudire la tua richiesta
anche se ci
vorranno secoli. Ahh. Sospiro, sollevando lo sguardo verso la volta. Il
tramonto, non m’è mai parso tanto bello.
“Ryoga?” richiami la mia attenzione e
mi cogli impreparato, ridacchio nervosamente. Che stupido, smettila di
perderti
in stupide fantasie. “Sei stanca o vuoi
continuare?” le chiedo in un sibilo
contratto, non dirmi di si, è l’unico modo che ho
per starti vicino. “No,
assolutamente, continuiamo” ti volgi ora, tornando a
guardarmi diritto negli
occhi. Cos’è che riesco a scorgervi? Desiderio,
grinta. Dov’è che ho già
incontrato quello sguardo prima d’ora? Rimango fisso su di
te, ipnotizzato
quasi. Non sai quanto sei bella ai miei occhi in questo istante.
“Certo”
annuisco. Riprendiamo l’allenamento, mi porto in posizione di
difesa e tu ti
sistemi in attacco. Non riesco a smettere di guardarti. E’
… la prima volta
che… riesco a mantenere lo sguardo su di te. Me ne accorgo
finalmente e, d’un
tratto m’irrigidisco. Solitamente sono così
impacciato da preferire addirittura
un muro a quegli occhi. Eppure, ora
…
Una
fiamma. “Attaccami, forza!” t’impero
arrancando
d’un passo, tu esegui il mio comando, cominciando a sferrare
una serie
meccanica di pugni diretti al torace, poi al ventre, al volto. Li paro,
ovviamente, non sei ancora veloce per potermi sorprendere in
combattimento.
Però sei più … tenace. Oh, credi che
io non ti abbia mai osservato? Credi che
non sappia riconoscere quando anche il più piccolo dettaglio
di te cambia? Mi
stupisci quasi. Io che, non vedo altre che te, potessi starti accanto
come
vorrei … ma va bene anche così. Mi basta.
D’un
tratto poi, ancora quella fiamma. “…
Ranma”
sgrano gli occhi, perdendo per un istante la concentrazione, riesci a
colpirmi.
Incasso il colpo piegandomi sulle ginocchia e premendo con le mani
contro
l’addome. Risollevo lo sguardo stranito. Per un attimo io
… ho visto …
E’
lui quando combatte. Rimango inebetito per qualche
secondo prima di risollevarmi. T’avvicini di corsa, venendo
in mio soccorso.
“Stai bene?” mi chiedi preoccupata. Si, non
preoccuparti. Non rispondo. E’
quella stessa grinta, l’ho vista così tante volte
nel suo sguardo che … è così
strano paragonarti a lui. Tu sei un fiore troppo delicato, non ti
merita.
Perché non lo capisci?
...
Lo
osservo. D’un tratto, m’è quasi parso
che si fosse
completamente estraniato dal combattimento. Rimango accanto a lui,
accucciandomi. “Per oggi basta, devi essere stanco. Che dici,
andiamo a
mangiare qualcosa?” sorrido. Ce la mette davvero tutta. Ecco
stupido, prendi
esempio da lui. Abbasso lo sguardo, risollevandomi. No, mi ero
ripromessa di
non pensarci. Devo smetterla di paragonare tutto e tutti a lui e,
soprattutto
devo sgombrare la mente da questi sciocchi pensieri. Non sono una
bambina. Non
sono una mocciosa. “Beh, il mio stomaco aveva giusto
cominciato a protestare”
porta la mancina dietro la nuca, aprendo un ampio sorriso sulle labbra,
tipico
di lui. Avanza dinanzi a me, mentre di nuovo, il giorno
s’addormenta giù,
tuffandosi nell’oceano. Rimango immobile per un istante,
disegnando con lo
sguardo una linea invisibile presso l’orizzonte. Chiudo gli
occhi, respirando a
pieni polmoni l’aria frizzantina d’attorno. Ce la
farò, devo farcela.
Sorrido,
si, sicuramente riuscirò nel mio intento.
M’avvicino all’altro, accorgendomi
d’essere attesa “Ryoga” lo richiamo,
volge
di poco lo sguardo verso di me interrogativo
“Grazie”. E’ arrossito di nuovo.
Ah, una cosa è certa, non lo capirò mai.
…
“Allora?
Sto aspettando” braccia incrociate al petto,
batto il piede nervosamente per terra. Sentiamo questa fantomatica
storia.
Ecco, sembriamo quattro scemi in piedi dinanzi ad una balaustra. Mr.
Scolorino
che fa tanto il prezioso e io che mi sto rompendo l’anima per
evitare di
mandarlo all’ospedale. Senza contare l’eccezionale
presenza di Miss. Cretaceo e
Nipote. Ci mancavano solamente loro, bah. “Non essere
frettoloso Ranma” mi
rimbecca. Pure! Sento l’adrenalina salirmi in corpo. Avete
presenti le teiere
da the? Ecco, la mia pressione pressappoco è salita al
massimo, manca il
fischio poi sono pronto per essere servito in tavola. Non essere
frettoloso,
gne gne gne. Sono calmissimo anzi, ringrazia la tua buona stella se non
faccio
fare a questa nave la stessa fine del Titanic. “Mi chiedevi
come faccio a
sapere che nel Joketsuzoku, possono accedere solamente le donne?
Ebbene, io
provengo da Chí
jiǔ zhàn, ed è il villaggio contrapposto a quello
delle due signorine qui
dinanzi.”
'Signorine',
adesso,
va bene
Shampoo ma la vecchia …
No
aspetta.
Rewind. Cosa? Immaginatevi la mia faccia e quella di Obaba divenire
esattamente
identiche. No, non è un bello spettacolo in effetti.
“Capisco molte cose”
Cologne s’intromette nuovamente nel discorso, ovviamente, ed
io per l’ennesima
volta rimango fuori come un cretino. Lo sguardo della vecchiaccia torna
sulla
nipote. Sconforto? Ragazzi, non siamo ad un funerale, su con la vita,
cos’avrà
mai detto di così eclatante?
“E’
lui dunque”
l’amazzone più giovane annuisce, distogliendo lo
sguardo. Non l’ho mai vista
con quell’espressione in volto. Io stesso sollevo un
sopracciglio, vale a dire
che sono più confuso di prima, in poche parole,
l’informazione ricevuta non ha
cambiato molto la situazione. “E?” vado avanti,
rompendo il silenzio creatosi.
“Questa
che vedi
dinanzi a te, è una delle fasi che contraddistinguono la mia
maledizione” ecco,
questo mi interessa. Involontariamente schiudo le labbra in un
sorrisetto
malizioso “Continua” ed ora, solo io e lui, di
nuovo. “Perché rovinarti la
sorpresa? Sono stanco, non ho voglia di continuare. Fatti spiegare da
loro …”
C… cos…
Rimango
a bocca
aperta a fissare il vuoto come un pesce lesso, nel mentre signor puzza
sotto il
naso si allontana lasciandomi con un palmo di naso. Brutto…
brutto. Io lo … ma
io ti … ma guardalo! Cioè, prima getti
l’amo e poi spezzi la lenza? Maledetto.
Rivolgo
la mia
attenzione alle due cinesi. “Ahem … sto
aspettando” sto per esplodere, dico,
volete farmi venire una crisi di nervi per caso?
L'amazzone
più
anziana finalmente si degna di concedermi udienza. Siano lodati i Kami!
Credevo
di dover mandare una richiesta scritta per posta.
Poggio
le spalle
contro la balaustra (strano eh?) incrociando le braccia contro il
petto.
Dunque? Devo chiederlo in aramaico?
"Ebbene
...
posso dirti che gli antenati del villaggio del quale parlava prima il
cinese,
erano denominati signori della guerra a causa della loro indole
bellica..."
solleva l'indice, fregando il polpastrello sulla tempia. "Una leggenda
narra che presso il villaggio, siano situate due sorgenti ... dove i
nascituri
vengono immersi dopo il travaglio della madre per essere purificati dal
grembo
delle donne. Una profezia narra che le sorgenti, vengono chiamate
Gemelle a
causa di un fatto straordinario ... pare che queste, ogni notte,
eseguano uno
scambio comunicante che non permette di riconoscere quale sia l'una e
quale sia
l'altra. Le scritture parlano di un'incisione che cita 'L'una unisce e
l'altra
disperde'. Non so dirti altro in merito...".
Mi
osserva,
rimango per un lungo istante inebetito a fissare per terra. "Una unisce
... e una disperde..." ripeto con un filo di voce. "Mukodono?*"
La
vecchiaccia
mi richiama, corre una pausa di silenzio dopo il suo richiamo. Rimango
a testa
bassa per alcuni istanti prima di rialzare lo sguardo verso le due come
dire
... trasognato?
S'avessi
uno
specchio dinanzi sono sicuro che potrei scorgermi riflesse negli occhi
miriadi
di 'stelle' . Si si , proprio quelle. Vi rendete conto? Questa cosa a
me ...
tutto
questo mi
da... mi riempie... mi ... mi...
"YATTA!"
sollevo la schiena d'impatto facendo sobbalzare le due cinesi, sollevo
il
braccio verso l'alto sorridendo a trentadue denti. "Questa cosa... mi
esalta ancora di più... e se le sorgenti potessero essere
simili a quelle di
Jusenkyo? Non solo sconfiggerei quel dannato Scolorino ma ... potrei
tornare
finalmente normale..."
l'ultima
parola
chissà perché, comincia a risuonarmi ciclica in
mente, a mo di disco
inceppato. Cologne
lancia una sguardata
a Shampoo, forse perplessa?
"Ragazzo
mio, non volare troppo con la fantasia... vedi forse... M...ma dove sta
andando?" ebbene si, non le lascio nemmeno finire il discorso. Quella
mummia rovina sempre tutto e rischierebbe di farmi calare l'entusiasmo.
Mai.
Piego le gambe spiccando un breve salto sul cornicione della ringhiera,
per
ripercorrerla in tutta la sua lunghezza celermente.
"Ja
ne*" sollevo la mano senza volgermi di nuovo e scompaio dalla vista
delle
due. Quel che m'interessa ora è ...
Mi
blocco
istantaneamente quando noto qualcosa avvicinarsi all'orizzonte, non
troppo
distante. "Quella è..." increspo le labbra in un sorriso, se
non
fossi un maschio oserei dire ' di commozione ' ma mi trattengo.
Lasciamo le
lacrime alle donnicciole!
Sollevo
la mano
sulla fronte per parare la luce diretta del sole che m'infastidisce la
visuale.
Si! E' la Cina! Finalmente ... finalmente!
Dire
che sono al
settimo cielo è un eufemismo. Corro lungo la ringhiera come
un moccioso per
raggiungere la cabina dove - sicuramente - quell'animale
di
papà sarà già
al nono sonno. Corro, solamente questo e ... più s'avvicina
la sfida, più fremo
all'idea di ...
FREEENA!
Ecco
appunto, bloccandomi ho lasciato praticamente un solco alle mie spalle.
Sgrano
gli occhi "POSSO ENTRARE NEL JOKETSUZOKU SOLAMENTE COME DONNA" me ne
ero dimenticato. Dannazione, non voglio trasformarmi per tutta la
durata
dell'allenamento.
Ci
deve essere
un modo per rimanere maschio. Da Ranma-chan sono decisamente meno forte
e
troppo nana in ogni senso. Non per sminuire il mio fantastico corpo da
ragazza
ma ... Diamine! Non riuscirò mai a muovermi con la medesima
velocità dello
Scolorino.
Velocità.
E'
anche vero
che con un corpo più leggero sono più veloce ma,
non c'è confronto con la mia
controparte maschile. Accidenti!
Le
labbra, prima
schiuse in un sorrisetto compiaciuto ora si stendono in una smorfia. Ci
fosse
qualcosa che non andasse storto!
Sospiro,
cominciando a camminare avanti ed indietro sul ponte. Vediamo, ci deve
essere
una soluzione. Il problema è che dentro la mia testolina
c'è da fare un po’ di
pulizia, troppe ragnatele. Porto
l'indice sotto il mento, sollevando lo sguardo. Mhhh...
Purtroppo,
nemmeno a farlo apposta un picchiettare sinistro sulla spalla
interrompe uno
dei miei rari momenti riflessivi. "COSA C'E'!" mi volgo
piuttosto
contrariato e per la gioia delle mie povere ossa mi ritrovo Shampoo
appolipata
come una sanguisuga.
"S...Shampoo...
staccati... " ovviamente i miei metodi di persuasione sono decisamente
poco efficaci. Il mio problema sono decisamente i contatti fisici
con
l'altro
sesso. E' come la criptonite, divento una specie di budino e non riesco
a farmi
valere. Io vorrei staccarmela di dosso ... VORREI.
Ma
ciò che penso
io, a quanto pare, non interessa minimamente al mio corpo che si
rifiuta di
collaborare.
Dov'è
la tavolata
sulla testa, la mattonata, il pugno, la ginocchiata o qualsiasi cosa di
contundente che riequilibri la situazione?
A
questo punto,
dovrebbe entrare in scena un'Akane piuttosto alterata, rossa in volto e
furibonda che mi scaraventa dall'altra parte del globo.
Stringo
il
labbro inferiore tra i denti e sollevo le mani dinanzi al busto "Non
è il
momento ..." senz'accorgermene, sposto Shampoo con una
facilità
disarmante.
Lei,
non tenta più di abbracciarmi, rimane solamente ad
osservarmi le spalle
silenziosa.
Se
non c'è Akane
che mi insulta ... che divertimento c'è? Forse non
è il mio corpo a non
reagire, è per il semplice fatto che è
un'abitudine che finisca a quel modo e
basta. Anche se le prendo come un somaro, è routine. Ci sono
abituato.
"Io
mi
sforzo... cerco di piacerti in ogni modo..." comincia dietro di me, e
la
voce della cinesina pare bassa, differente da quella squillante.
Rimango di
spalle, sollevando solamente il capo e spostando l'iridi di sbieco.
"Ci
provo... provo a convincermi che quella che tu ami sono io..." la
tonalità
del timbro le si abbassa ancora di più, sino a divenire un
sottile sibilo
strozzato.
Una
pausa, nella
quale, avverto decisamente qualcosa di strano nell'aria. Cosa sta
farneticando?
"Io...io...
tento...d...di...che sciocca...Mousse ha ragione...ma..." stavolta non
ci
sono ne se ne ma, mi volgo. Un misto di sorpresa e di ... pena?
Apro
la bocca
per dire qualcosa ma, non ne esce nulla. Inarco solamente le
sopracciglia verso
il basso. Piange. Ed è la seconda volta da quando la conosco
che lo fa davanti
a me.
Cerchi
di
sorridere, scivolando in ginocchio per abbassare il capo. Non vuoi
mostrare
nemmeno l'evidenza?
"S...Shampoo...n...non..."
tento di dire qualcosa ma, è più difficile di
quanto sembri. Per quanto
riguarda queste cose la mia timidezza è epocale. Non sono
capace di consolare
me, figuriamoci qualcun'altro.
"Io...
io... sei felice ? Ora non dovrai più sposarmi, sono
promessa a Wen e ...
Ranma... posso chiederti una cosa?" il mio sguardo si sposta, una
sottile
livrea d'imbarazzo aleggia pesante nell'aria. La si potrebbe fendere
con un
coltello. "Dimmi..." non ho mai affrontato un 'discorso' con Shampoo.
Il
fatto è che
sono sempre stato abituato a vederla come una pazza assatanata inietta
pozioni.
Nulla di più. Il fatto che lei mi dica in continuazione che
mi ama , che vuole
sposarmi e roba simile, ormai, sembrano quasi normali. Se lei dovesse
davvero
sposarsi, la mia quotidianità mancherebbe di una costante.
Muovo
il piede
in avanti ed indietro, strusciandolo per terra come se fosse l'unica
cosa da
fare in un momento simile.
"Tu
mi odi
non è così?" sollevo lo sguardo, inarcando le
sopracciglia "Co...cosa
dici...io non..." mi blocco, m'imbarazza terribilmente incontrarne lo
sguardo.
"Io
non...
ti odio..." quasi inudibile, sussurrato. Beh, dire non ti odio di certo
non significa che io la... insomma che... io la...
Lei
sorride, od
almeno, ci prova ma le lacrime non smettono di rigarle il volto.
Perché ora? Perché
... questo cambiamento improvviso?
Vorrei
chiederglielo davvero, perché infondo... è pur
sempre Shampoo e per quanto
possa essere rompiscatole ed invasiva. Lo ripeto, è ormai
una costante di cui
non potrei fare a meno.
Torno
con lo
sguardo su di lei, ci fissiamo per qualche momento. "Ma non mi ami
neppure..." continua lei, diretta. E' sempre stata così,
decisamente
aperta. Al contrario di Akane, lei non ha mai avuto problemi a mostrare
i suoi
sentimenti verso di me. E' espansiva, carina, decisamente carina. Ma...
Ma
cosa?
"I...io..."
non so davvero cosa risponderle. Non sono bravo in queste cose, lo
ripeterò
sino alla nausea. Porto l'avambraccio dietro la nuca, aprendo un
sorrisino mal
riuscito sulle labbra.
Ti
sollevi,
muovendo pochi passi verso di me. Deglutisco. C...che vuole fare ora?
Che tutta
questa messa in scena sia stata architettata per confondermi?
Poggi
le mani
sulle mie spalle, sollevandoti sulle punte dei piedi.
"C...che...Sha...Sha...Sha..." accidenti! Possibile che non sappia
dire altro che questo?
Serro
le
palpebre aspettandomi chissà che ... invece, t'avvicini con
le labbra al lobo
dell'orecchio "Sai? ... Vorrei che provassi almeno la metà
dei sentimenti
che
provi per
Lei...". Sbarro gli occhi, rimanendo in silenzio. Cosa dovrei fare?
Shampoo che mi dice 'seriamente' una cosa simile non è cosa
usuale.
Anzi.
"S...scusa
lei chi?" della serie, facciamo il finto tonto. Qua sanno tutti cose
che
io non so. Sollevo un sopracciglio, spostandomi di un passo indietro.
Mi
guardi,
sorridi e poi incroci le braccia quasi offesa.
"Sono
cinese ma non stupida. Per me non ti butterai mai giù da
venti piani solamente
per salvarmi, non
mi farai mai da scudo
col corpo per proteggermi ...
non
chiamerai
mai il mio nome come fai col suo ... " abbassi lo sguardo ma, non ti
seguo.
"Eh?"
mi butto giù da venti piani? Sollevo lo
sguardo. Io non mi sono mai gettato da un palazzo.
Va
bene, sono
ottuso . Eppure davvero non riesco a capire cosa intenda.
Mi
guardi
perplessa, non capendo se io ti stia prendendo per i fondelli o sia
così scemo
di natura.
"Baka"
m'osserva assai torva, mentre le lacrime, finalmente le hanno
abbandonato il
volto. Il pronunciare quella parola, scatta in me una specie di
riflesso
condizionato, non sono abituato a sentirla uscire dalle sue labbra
"Kawaikun...e..." lascio scappare un sottile 'gh' dalle labbra dopo
quella stupida affermazione. No! Non volevo dirle questo, se
c'è una cosa che
non è Shampoo è proprio quella.
"Visto?
...
Akane...Akane...sempre e solo Akane..." cosa diavolo sta farneticando?
Cosa c'entra Akane. Io non stavo affatto pensando a lei, anzi, sarebbe
un'eresia
anche solamente farlo lontanamente. Tsk, figuriamoci.
Sollevo
un
sopracciglio, incrociando le braccia al petto smargiasso. "Cosa c'entra
ora quel maschiaccio? Non diciamo fesserie...i..."
Dannazione.
Sgrano
nuovamente gli occhi, questa volta perché le sue labbra si
sono posate sulle
mie ed io, nemmeno me ne sono accorto.
Rimango
qualche
istante immobile, con le braccia lunghe sui fianchi.
Perché
questo?
Non
... non mi
va...
Le
sue labbra
premono chiedendo una risposta che non arriva.
Non
voglio
farlo...
Le
sue braccia
s'avvolgono attorno al mio collo.
Serro
le
palpebre. Tutto ciò che riesco a formulare in testa sono
solamente pensieri
sconnessi, schegge che richiamano un'unica immagine. Un altro bacio.
Non
come questo,
quello che io ho... quello che... quello...quello...
"
NO!
" ringhio spostandomi indietro, sollevo la destra sulle labbra.
Rimanendo
ad osservarla confuso.
Non
capisco, perché
diamine ho urlato in questo modo? Bastava scansarsi no? Che mi
è preso?
Accidenti!
"Questa
era
la conferma di ciò che pensavo... prima, non avevi mai
reagito così. Ad un mio
abbraccio o a qualsiasi altra cosa... non mi hai mai rifiutata di tua
sponte...
Mi ero già arresa a quest'idea... il fatto è che,
volevo farlo da così tanto
tempo... ma non è stato come l'avevo immaginato. Posso anche
mettermi l'animo
in pace adesso... sappi però che, non mi
arrenderò nello sperare di riaverti
per me. Questo è poco ma sicuro..."
Sorridi.
Io non
muovo un singolo arto finché non mi volgi le spalle, prima
d'allontanarti ti
fermi, per voltarti ad osservarmi ancora.
"Però...almeno
per questo viaggio...puoi restarmi ancora... accanto? ...q...quing...wu...xi...(*)"
lo sussurri così piano che, quasi stento ad udire le tue
parole. E... anche se
non capisco cosa dici nell'ultima frase, guardandoti tremare le
spalle... io...
"Si"
non esce altro, solamente questo. Muovo pochi passi aggirandola.
Solamente per
ribaltare le posizioni e trovarmi ora di spalle rispetto a lei. Mi
fermo.
"Gomen
ne" ci credete che non ho la più pallida idea del
perché le abbia chiesto
scusa? Di che? Bah... se non capisco me stesso, figuriamoci farlo con
gli
altri. Ci rinuncio.
ECCO
DOV'ERI!
SIAMO ARRIVATI!
Alzo
lo sguardo,
ritrovandomi davanti un cartello di papà. L'osservo torvo,
incrociando le
braccia al petto. "Scommetto che tu passavi qui per caso" gli rifilo
un'occhiataccia.
CERTO!
TRANQUILLO, NON PARLERO' AD AKANE DELLA TUA SCAPPATELLA.
Sca...scappatella?
La mancina si solleva vibrando in un pugno chiuso. M...mi stava
spiando?
Abbasso il capo, prendendo un lungo respiro.
"Dannato
vecchio io ti..." sono pronto, anzi prontissimo a colpirlo in pieno
volto
quando solleva celere un altro cartello per pararsi.
FIGLIOLO
ASPETTA! CAPISCO BENISSIMO I TUOI ISTINTI. VUOI QUALCHE MINUTO PER ...
EH EH EH
Sbarro
gli
occhi, spalancando la bocca. P...per chi mi ha preso? Arrossisco
passando
oltre. "Panda depravato" sussurro, senza risparmiargli
una
bella
gomitata in pieno stomaco. In tutta risposta però, ricevo
una legnata in faccia
da un altro di quella sua strana, insulsa, segnaletica personale.
Quest'ultima
botta mi piega indietro con la schiena, facendo in modo ch'io legga in
prima
visione :
SEI
GAY?
"...C...co...cosa...NO
CHE NON LO SONO RAZZA DI IMBECILLE" e questa volta nulla gli risparmia
un
bel volo diretto verso il porto di Quindao.
Spiegatemi
chi,
qualsiasi persona della terra che abbia un padre del genere. Scuoto il
capo,
trattenendomi dal mettere le mani addosso anche ai pochi passanti che
s'apprestano a raggiungere il ponte centrale per l'attracco.
"R...Ranma...
scusami ma, c'era davvero bisogno di colpirlo a quel modo?" abbasso lo
sguardo, ritrovandomi dinanzi lo Scolorino in versione 'anima pia' che
mi
guarda perplesso.
Chi
sarebbe
dell'altra sponda poi?
Un
pensiero
celere che m'attraversa la mente per pochi istanti.
Prendo
Mastro
Lindo per il braccio trascinandolo verso
l'uscita.
"Non
dire
fesserie e muoviamoci, devo ammazzarti di botte..." ed esce come un
'docile' gorgoglio gutturale. Ne ho piene le scatole di questa
bagnarola. Ne ho
piene le scatole di tutto.
Voglio
solo
concentrarmi sugli allenamenti ora. Null'altro.
"Mi
fai
paura così ... " guaisce. Dei, lo preferisco
quand'è pieno
di
sé, sembra
tutto tranne che un uomo.
Nemmeno
rispondo, a questo punto, l'unica direzione da prendere è
una sola.
Joketsuzoku.
Vocabolario
:
(*)
Ja ne = Ci
vediamo
(*)
Mukodono = ‘futuro
marito’ in giapponese
(*)
quing wu xi
= ti prego amore mio
|
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Capitolo 15 *** Capitolo quindicesimo : Il villaggio delle donne di polso , attenti alla Matriarca! ***
What
i really want
Grazie
come sempre per i numerosi commenti,
sono felicissima che ci siano persone che ancora mi seguono con tanta
pazienza.
Visto stavolta ho aggiornato puntualmente, anche perché
avrò più tempo libero
da dedicare alla fan fiction.
Buona
lettura.
Capitolo
Quindicesimo : Il
villaggio delle donne di polso , attenti alla Matriarca!
"Eh?"
Piego
di poco il capo di lato, lasciando cadere per terra lo zaino da
viaggio. "Si, siamo arrivati" ripete nuovamente Obaba annuendo
più
volte.
N...non
ci credo. Stringo il labbro inferiore tra i denti, waaa mi
viene da piangere. Dopo quattro giorni finalmente riesco a vedere ... il paradiso! Sollevo
entrambe le braccia,
unendo le mani dinanzi al volto. "E' un sogno..." rimango ad
osservare le casupole che s'estendono di li a pochi metri, tutti
allineati perfettamente
l'uno dinanzi all'altro, tanto che, visti dall'ingresso paiono disposti
in modo
da formare una lunga e sottile striatura di terriccio battuto che si
conclude
presso un'ampia costruzione allungata.
Apro
la bocca per dire qualcosa.
Tre.Due.Uno.
"BAAAANZAIII" spicco un salto di non so quanti
metri. Dire settimo cielo è un eufemismo. Faccio per
cominciare a correre in
avanti quando vengo accalappiato per la collottola dalla vecchiaccia e,
sollevato come un pacco postale continuo a muovere le gambe a mezz'aria
come un
cretino. "Vuoi lasciarmi andare? Voglio cominciare subito!" emetto in
un ringhio basso, vuole farmi aspettare ancora?
Scuote
il capo sospirando. "Non ti stai dimenticando qualcosa
ragazzo?" la sua visuale si sposta in corrispondenza di papà
che regge un
secchio pieno d'acqua tra le mani pelose. Io mi rifiuto, mi rifiuto
categoricamente di trasformarmi in ragazza. Ci provino! Sono pronto ad
affrontarli in massa.
Mi
piego in avanti col busto, spostando il terriccio sottostante di
lato col piede, sollevo il gomito, piegandolo di quarantacinque gradi
verso
l'esterno. "Su fatevi sotto... credete che io abbia paura eh? Eh?
Eh?" il resto del gruppetto mi osserva perplesso, oserei dire che hanno
ragione ma ... non mi avrete così facilmente! Non mi
allenerò mai come ragazza
per battere lo Scolorino! Mai!
Cinque
minuti dopo...
Va
bene mi allenerò da ragazza. Piego in avanti la schiena,
mentre
ancora sottili stille d'acqua scivolano giù dal volto.
Incrocio le braccia al
petto farfugliando qualche imprecazione contro quella mandria di
traditori. C'era
bisogno di saltarmi addosso in massa? Non bastava tirarmi un bicchier
d'acqua?
Sollevo il palmo della mano contro il bernoccolo dietro la testa, ahio.
Vi
odio! Vi odio tutti!
"Su,
l'abbiamo fatto per il tuo bene" Mr. Simpatia m'affianca
aprendo un ampio sorriso sulle labbra. Guarda questo, si, beffati pure di me tanto
quando avrò imparato
la tecnica di contrattacco non avrai tempo nemmeno per respirare ... ma
... un
momento...
Immaginate
la mia faccia cambiare in un nano secondo, da perplessa ad
incavolata nera. "PERCHE' IO DONNA E LUI UOMO?" sbraito volgendomi
verso gli altri interlocutori. Papà solleva un cartello...
TU
TI FAI FREGARE E LUI NO!
Le
braccia lungo i fianchi prendono a tremarmi pericolosamente.
"Brutto ... ma io ti..." la vecchia amazzone si fa avanti,
saltellando allegramente sul suo trespolo portatile parandosi dinanzi a
me.
"L'uomo
promesso in sposo ad un' amazzone, può varcare le soglie
del villaggio accompagnato da ella. Dato che tu non lo sei
più, devi
adattarti" tutte le fortune a lui, avrei anche recitato la parte del
futuro consorte se fosse servito a farmi restare maschio.
"Consorte?"
ecco, ci mancava solamente lo scemo smemorato
adesso. Non potete annacquarlo, così recupera perlomeno un
po’ di senno? Non
voglio restare tutto il giorno a sorbirmi domande su domande.
Shampoo
abbassa lo sguardo, un po’ mi dispiace per lei ... sorbirsi
uno
con le crisi di identità tutta la vita dev'essere una cosa
orribile. "Si
... non ricordi? Avendomi battuto prima di Ranma, ora sei tu ...colui
che è
destinato a diventare mio marito" l'altro cinese trasale.
"Ma...
io non posso ... io veramente...Ak..." trattiene il
respiro prima di tapparsi la bocca con entrambe le mani e rivolgermi
un'occhiata di terrore.
Inutile
dire che attorno a me s'è sollevato un eiki di
dimensioni abnormi mentre diversi gradi centigradi cominciano a
riempirmi sino
a rendermi d'un colorito somigliante alla casacca. Prova...
solamente... a
menzionare altre tre parole e giuro che qui dentro non
entrerà integro UN SOLO
pezzo del tuo corpo.
"Veramente
cosa?" risponde Obaba perplessa, si chiederà come
mai qua in giro nessuno voglia sposarsi sua nipote. Roteo gli occhi da
tutt'altra parte, c'è pure da chiedere? Annon o come si
chiama, deglutisce a
fatica, arrossendo vistosamente. "I... io non ricordo nulla... sono
costretto a sposarla ... per quale legge?"
Se
vuoi ti rinfresco io la memoria...
Spicco
un salto celere di fianco a mio padre che sta per versarsi sulla
testa un bollitore d'acqua calda. "Questo lo prendo io" con un calcio
lungo, distendendomi sul corpo, riesco a sottrarglielo e a versarlo in
testa a
quel cretino. Vediamo se così ti torna la memoria.
ERA
L'UNICO CHE AVEVO
I
cartelli di quell'imbecille ora non sono di mia competenza. Incrocio
le braccia al petto attendendo che l'altro fardello spunti fuori.
Solleva lo
sguardo presso di me, schiudendo le labbra in un sogghignetto che non
lascia
intendere nulla di buono.
"Oh
certo, conosco perfettamente le leggi di Jokensuzoku. Shampoo,
scommetto che ti ricordi di questi, vero?" ed estrae uno strano
campanello
da sotto la veste, mostrandolo in tutto il suo ... schifo... verso i
presenti.
Come se a noi potesse fregare qualcosa.
"Andiamo?"
uffaaa quanto dobbiamo aspettare ancora? Odio le
soap. La giovane cinese abbassa il capo, annuendo silenziosamente. "Tu
sei
già legata a me, sposarti o meno per me non fa alcuna
differenza. C'è solo un
conticino che dovrei sistemare con una certa persona che mi sta
aspettando a
Nerima ... sapete, siamo molto molto amici ... risolta quella
questione,
potremmo provvedere al matrimonio ... "
Celere.
Invisibile. Solamente una sottile striatura di sangue ora gli
scivola sulla guancia. La mia mano è sollevata a mezz'aria,
mentre il sasso
puntuto che ho appena lanciato è conficcato a pochi
centimetri dalla nostra
posizione sul tronco d'un albero.
Rimango
volto di spalle, svettando solamente con lo sguardo di sbieco
per osservarlo.
Lui
solleva l'indice, passandolo sulla ferita per ripulirla. "Come
sei permaloso Ranma, ti senti forse tirato in causa?" le sue labbra
s'aprono maliziose.
"Perché
non alziamo la posta in gioco della nostra sfida? Se vinco
... mi prendo ciò che tu sai. Tanto, a te cos'importa? Anzi,
ti toglierei
solamente un peso no?"
Odio
quel suo tono saccente, odio quel suo gonfiarsi come un pallone
aerostatico, odio quella sua faccia da schiaffi ... ma odio ancora di
più chi
si prende gioco di me.
Mi
volgo completamente verso di lui, avanzando di pochi passi e
sollevando lo sguardo per raggiungere l'altezza del suo. "Non provare
nemmeno a sussurrare quel nome ... se non vuoi che ti spezzi le ossa
una ad
una..." sibilo sottovoce. Non sottovalutarmi troppo.
"Sei
solamente un vigliacco..." me lo sputa contro, i ... io
un cosa? Sollevo il braccio piegandolo poco dietro la schiena per far
partire
un pugno diretto verso il volto dell'avversario, lo para senza
esitazione,
stringendo la mia mano, ora più piccola, con forza nella sua.
Distorco
appena le labbra in una smorfia di dolore.
QUI
DIETRO COMINCIA A FAR CALDO
Gli
altri presenti rimangono muti alle nostre spalle. "Cosa volevi
fare? In questo stato poi ... non riusciresti a colpire nemmeno un
moccioso ...
ragazzina" .
Tremo
di rabbia : le
gambe, le
braccia ed il corpo sono pervasi da scossoni che non accennano a
smettere.
"Accetto.
Ti farò pentire di essere nato" sibilo nuovamente,
mentre mi stacco dalla presa respingendolo indietro.
"Non
avevo alcun dubbio ... peccato che, vincerò io"
null'altro, mi aggira, così fanno anche gli altri
lanciandomi una mezza
occhiata silenziosa.
Rimango
a fissare il terreno per una manciata di istanti.
Ti
sbagli! Ti sbagli! Ti sbagli!
Stringo
i pugni lungo i fianchi, mentre il respiro si spezza. Scuoto il
capo appena.
Non
sottovalutarmi! Non azzardarti a farlo ...
Eppure
... il ritmo cardiaco per un istante ha accelerato la sua corsa
in modo frenetico. Sollevo la mano, stringendo la casacca all'altezza
del
cuore.
Che
diavolo mi prende? Io ... sono sicuro di vincere.
...
"Sei
sicuro che sia la strada giusta?" sbatto le palpebre un
paio di volte guardando a destra e a sinistra prima di ricontrollare la
cartina. "Qui, non menziona una boscaglia, dovrebbe essere una zona
rocciosa" ho proprio paura che il senso dell'orientamento del mio
compagno
di viaggio ci abbia fatto modificare 'leggermente la rotta.
"Eppure
ero sicuro che questa strada conducesse a Juskenkyo più
velocemente" si gratta il capo confuso. Entrambi, nuovamente
controlliamo
le due direzioni principali. No, non c'è nulla da fare. Ci
siamo persi. Perché
gli ho dato retta quando mi ha detto di conoscere una scorciatoia?
Stupida
Akane! Sospiro, fortuna che dovevo viaggiare da sola.
"Gomen
ne, Akane-san" scivola sulle ginocchia chinando il
busto in avanti in segno di scuse. Io scuoto il capo ripetutamente, in
preda
all'imbarazzo.
"N...no
Ryoga, non preoccuparti. V...Vedrai che troveremo la
strada e poi, abbiamo questa" sorrido sollevando la cartina trionfante.
Lui
alza lo sguardo su di me annuendo e prendendomi le mani con le sue
"Si ce la faremo! Ed io potrò tornare finalmente un uomo!"
saltella
con le lacrime agli occhi.
Eh?
Cos'è
che ha appena detto?
-
Sono
felice. Non solo siamo soli ma, stiamo andando a Jusenkyo. Io
potrò... potrò...
Chiudo
gli occhi, immaginando il momento nel quale potrò immergermi
nelle sorgenti per abbandonare quel ... quel corpo da porcellino che
io...
Oh
Kami.
Tu-tum.
Cos'ho
detto poco fa?
Tu-tum.
Ed
io potrò tornare finalmente un uomo
Oddio.
Oddio. Oddio. Oddio. Sgrano gli occhi rimanendo
pietrificato, boccaccia! Linguaccia! Mi strapperei le corde vocali.
Tu-tum.
Tu-tum. Tu-tum.
Davanti
agli occhi passano celeri tutte le immagini di me, in versione
animale, tra le braccia di Akane. Come ho potuto... come ho potuto dire
una
cosa simile
davanti
a lei!
"Ryo...Ryoga?" sento i
tuoi passi muoversi presso di me, ho il cuore in gola. No! No! Non
può finire
così. Devo tentare di spiegare, devo inventare qualcosa
all'istante.
MA COSA?
Deglutisco.
Dinanzi a me le immagini divengono sempre meno nitide, ho
un giramento di testa. Oddio. Oddio. Oddio.
Sollevo
la mano portandola alle labbra, per coprire cosa?
"Cosa
significa, per tornare finalmente... un uomo? Anche tu...sei
caduto nelle sorgenti maledette?" me l'ha chiesto. Sento il battito
cardiaco accelerare di
mille
battiti, pare voglia uscirmi dal petto.
Sudore
che scivola lungo le tempie. Salivazione che frena improvvisa.
L'etere d'attorno pare infuocarsi improvvisamente.
Delirio.
Paura.
"N...No...I...Io...intendevo
che..." cosa posso dirle? Cosa
m'invento? E' tutto destinato a finire così ... prima ancora
di cominciare?
"Certo
che stupida, forse ti riferivi alle terme Jinshinan! In
questo depliant c'è scritto 'Uomo! Ritrova tutto il tuo
vigore grazie alle
nostre terme, grazie alle nostre cure speciali potrai dirti finalmente
rinato!'
ti riferivi a quelle non è così? E'impossibile
che tu sia caduto nelle sorgenti
maledette, come avrei potuto non accorgermene ah ah ah ah ah"
...
Una
folata di vento irrompe tra me e la risata di Akane. Mi volgo
lentamente fissandola con gli occhi praticamente fuori dalle orbite ed
il cuore
in mano. Ci è mancato poco che non morissi d'infarto.
"E...Già...ah...ah...ah..."
una risatina la mia. Gh... porto
la mancina contro il petto tentando di ritrovare qualche frammento di
respiro
qua in giro. E...eh...stava per scoprire che io sono P-chan... ah ah
ah... e
che dormo allegramente nel suo letto...eh eh eh... e che l'ho vista
nuda tante
di quelle volte da farne un calendario personale...ih ih ih...
"AHAHAHAHAHAHAH"
comincio a ridere come un forsennato,
sollevandomi in piedi e alzando lo sguardo verso il cielo. Kami grazie!
Grazie!
Io sapevo... sapevo che lassù c'era qualcuno che mi amava!
Giuro che come
penitenza farò visita ogni anno alle terme di Jinshinan!
Grazie! Grazie!
Akane
mi osserva perplessa, nella mia risata v'è tutto tranne
allegria,
rido più per disperazione che per altro.
Le
lacrime corrono libere lungo le guance ora, non so più se
sto
frignando e sbellicandomi come un matto al tempo stesso per contentezza
o per
essermela quasi fatta sotto dalla paura.
Eh...eh...eh...
"Andiamo?"
mi sussurra con un filo di voce. S...si andiamo
ah...ah...ah... devo...ancora riprendermi...dallo shock emotivo.
-
Questo
ragazzo è sempre più strano.
Che
sia davvero così felice di andare a queste fantomatiche
terme?
Reclino il capo facendo spallucce, non importa. Il mio obiettivo
è un altro.
Inarco
le sopracciglia muovendo pochi passi verso un grande secolare
poco distante, posando sulla sua corteccia la cartina, in modo da
orientarmi.
Possibile
che non ci sia questa radura?
Eppure
il vecchietto che me l'ha data, ha assicurato che coprisse l'intero
Qinghai. Strano.
"Ryoga
secondo te..." ehm, sollevo le iridi al cielo
scuotendo il capo, sono stupida o cos'altro? Certo, perdiamoci ancora
di più.
"Si?"
si avvicina sorridente, facendo capolino dalla mia
spalla.
"N...no
nulla eh eh..." meglio evitare di chiedere consiglio
a lui in merito ai percorsi, mi limiterò agli allenamenti.
Sorrido nervosamente
sospirando.
Ci
deve pur'essere una soluzione a questo dilemma. A meno che...
Un
brutto presentimento si fa strada come una serpe nei pensieri, d'un
tratto d'attorno diviene lugubre.
S...siamo
ancora... nella zona... non è così?
Qui
urge una domanda alla 'bussola della situazione'. "Ryoga ...
da quanto tempo... stiamo camminando?" deglutisco.
"Dunque,
siamo partiti ieri dal punto di partenza che era...era..."
si ferma prendendo una pausa, gli lancio un'occhiata da sopra la
spalla. Porta
la mano presso il mento e solleva lo sguardo cominciando a camminare
avanti ed
indietro.
"Non
importa da dove siamo partiti ma quanto tempo ci abbiamo
messo" cerco d'inveire con più quiete mi sia concessa.
"Un
giorno e mezzo" spalanco la bocca. U...un giorno? Dal
porto, prendendo i mezzi veloci, avremmo dovuto trovarci perlomeno
nelle
vicinanze del Monte Kensei.
Non
è possibile.
Non
è vero.
DOVE
SIAMO FINITI?
...
Possibile
che l'unico scemo che debba diventare ragazza sia io? Dove
sta scritto? Fatemi vedere un pezzo di carta almeno!
Cammino
poco distante dal gruppetto che mi precede allegramente.
Perché
Lui può entrare? Osservo mio padre di spalle. I panda maschi
sono ammessi? Incrocio le braccia al petto sbuffando.
Non
posso allenarmi in queste condizioni, seppur io sia forte, non
raggiungerò mai dei livelli ottimali! Non con questo corpo.
Farfuglio
qualcosa d'incomprensibile per rigettarmi nell'ombra nera
della mia attuale condizione. Non è giusto ecco!
"Mukodono,
non disperare, troveremo una soluzione anche per
te" toh, la vecchia che tenta di rassicurarmi. Questa mi giunge nuova,
cos'è?
Tra
lei e Shampoo in due giorni hanno stipulato una redenzione
completa?
Sospiro,
volgendo lo sguardo altrove.
"Identificatevi"
una voce spezza l'opprimente silenzio che
aleggia d'attorno. Raggiungo con le iridi una donnona alta ed
inquietante posta
a pochi passi
dall'entrata.
Kami! Sembra Tendo-san senza baffi!
Gh.
Quale orrore!
"Liang
Tian Shampoo tong Cologne Liang Tian (*)" sollevo un
sopracciglio perplesso, non avendo la più pallida idea di
cos'abbia detto la
mummia.
Dalla
reazione di Soun versione 'ipoteticamente' femminile, scorgo che
l'accesso è stato consentito. "Chi è quest'uomo?"
la guardia squadra
il
cinese
dall'alto in basso per poi riportare l'attenzione sulle altre
due.
"E'
il promesso sposo di mia nipote, le altre persone che vedi
sono suoi familiari" asserisce. Io cosa? Dovrei anche farmi passare per
la
dolce sorellina di quell'imbecille adesso? Mai!
"Bene,
entrate pure" allunga il braccio verso l'entrata per
farci strada. Col Cavolo! M'impunto, rimanendo sull'ingresso
contrariato.
Non
reciterò mai la parte di un parente di quel ... quel coso.
"Ranma?"
Shampoo si ferma spostando il passo nella mia
direzione. "Cosa c'è? Perché ti sei fermato?" ah,
lo domanda pure.
Sollevo entrambe le braccia
dietro
la nuca, volgendomi dalla parte opposta alla sua. "Feh! Non
mi costringerete a fare una cosa simile".
Anche
gli altri, accortosi della mia assenza si volgono indietro.
E
PENSARE CHE A QUATTRO ANNI ERA COSI SVEGLIO!
"Quel
ragazzo ha la testa più dura del marmo" con pochi
saltelli, la vecchia si sposta verso di me sollevando il bastone
"Eh?"
SDENG
"Ahio!
Ma sei impazzita o cos'altro? Ho detto che non entrerò mai
in queste condizioni, quindi trovate una soluzione alternativa!" non
c'è
nulla da fare,
se
decido d'impuntarmi su una cosa non c'è verso che mi si
faccia
cambiare idea. No! No! Assolutamente no!
Va
bene trasformarmi ogni tanto, va bene fingere di essere ragazza ogni
tanto, va bene tutto ... ma NON e ripeto NON rimanere così
per chissà
quanto.
Oltre al danno poi, anche la beffa! Imparentato con
quell'animale! Ottuso si ma mica scemo.
Le
labbra dello Scolorino si stringono in una sottile smorfia di
malizia. S'avvicina, fermando misi dinanzi. "Sei tu che ci hai
trascinato
in Cina,
sei
sempre tu che mi hai sfidato e ora, per il solo fatto di dover
rimanere ragazza rifiuti di entrare? Non ti facevo così
moccioso. Per me possiamo
tornare indietro, non c'è alcun problema però..."
S'avvicina
al lobo sussurrandomi qualcosa, deglutisco pesantemente
sollevando lo sguardo. Sgrano gli occhi, arrossendo violentemente.
"Andiamo..."
comincio a camminare avanti agli altri
meccanicamente, nemmeno mi avesse appena rivelato il mistero della vita.
Ricattatore!
Dannato! Io ti ammazzo! Ti spacco! Ti rompo! Ti ... ti...
grrr...
Lui
si limita a sorridere raggiungendomi.
Gli
altri rimangono immobili ad osservare la scena, soprattutto mio
padre che resta allibito.
"Che
diavolo... è successo?" sibila Cologne osservandoci
aggirarla senza dir nulla.
Sento
il suo sguardo addosso. Stringo la mano in un pugno,
irrigidendola contro il fianco. Non potrai sfruttare la cosa a tuo
favore
ancora per molto.
Ti
distruggerò nel vero senso del termine e allora... allora.
Siamo
abbastanza distanti dagli altri per il momento. Socchiudo le
palpebre scivolando con le iridi su di lui per qualche istante "Sei un
bastardo"
ringhio
tra i denti. Lui sorride di nuovo, quel suo schiudersi di
labbra strafottente non fa altro che alimentare la mia rabbia.
"Sapevo
che ti avrei convinto, non farne una questione personale
Ranma..." prende una pausa, osservando il palmo della mano prima di
tornare con
gli
occhi su di me "... O forse dovresti. Se tu avessi rinunciato,
avrei vinto automaticamente la sfida" quel suo timbro troppo sicuro,
quella sua
faccia
da schiaffi io... io...io...
Cerca
di calmarti! Prendi un bel respiro e quietati. Non è il
momento
di mettere in piazza spettacoli imbarazzanti.
Sospiro.
"Da
come ti comporti non si direbbe affatto..." continua. Mi
fermo, osservandolo piuttosto interrogativo. Non sembra cosa?
"...E...ehi!
Che significa?" mi chiedo perché debba
pungolarmi in questo modo, se devi dire qualcosa fallo e dacci un
taglio con
questi giochini
da
uomo del mistero. Con me non attaccano!
Mi
muovo celere per raggiungerlo di nuovo. Non risponde. Bene, non mi
interessa tanto! Tsk.
Volgo
il capo nella direzione opposta. Si, figuriamoci. Sarà uno
dei
suoi trucchetti per farmi innervosire, ah, a me non interessa.
Affatto!
No! Per niente!
...
Uno
...
Due
...
Tre
...
Mhhh...
Grrrr! Voglio saperlo diamine. No, non mi interessa.
"Oh,
la piccola Ranma-chan è curiosa" non so definire nemmeno
la faccia che ho in quest'istante. Un'espressione del tutto
indecifrabile passa
dinanzi allo schermo della mia faccia. Tu istighi violenza caro mio.
Dillo che
vuoi morire! Su dillo! Ti mando al cimitero e la facciamo finita.
"Non
chiamarmi con quell'appellativo razza di sgorbio coi capelli
svaniti!" così non va, più mi da filo da torcere
più mi innervosisco.
Lo
sta facendo apposta, devi essere superiore a tutto questo. Ignoralo.
Continua
a camminare, celando entrambe le mani all'interno delle
maniche della casacca. Continua ad osservarmi e questo non lo sopporto!
"Vuoi
una fotografia per caso?" sputo velenoso. Akane non
aveva nulla da fare quando l'ha conosciuto? Non poteva prenderlo e
buttarlo giù
dal primo
ponte
a tiro?
Dannato
scarafaggio irritante.
"Prima
stavo notando che non si direbbe affatto che tu sia
innamorato di lei"
Eh?
Mi fermo seduta stante divenendo paonazzo. Che diavolo sta farfugliando
questo coso?
"Ma
cosa stai farneticando...mfh..." sollevo le braccia dietro
la nuca alzando il naso per aria "Chi potrebbe mai essere attratto da
una
come Akane..."
Figuriamoci,
cos'è questa storia? S'è messo d'accordo con
Shampoo? Perché
tutti dicono la stessa identica cosa?
Volete
stare zitti e pensare agli affaracci vostri?
Si
ferma, osservandomi piuttosto divertito. S'intenda, il suo 'essere
divertito' non significa 'risatina innocente' ma sogghigno malefico da
Oni.
"Io
non ho detto a chi mi stavo riferendo, hai fatto tutto da
solo" solleva le sopracciglia compiaciuto.
...
Beep...
Beep...
Beep...
Avete
presente una statua di marmo? Ecco. Perché deve sempre
incastrarmi con certi giochetti stupidi? Poi, a chi avrebbe mai dovuto
alludere?
Orsù,
non credo ci siano altre persone delle quali io potrei ammettere
di esser...
MA
CHE DIAVOLO STO PENSANDO? Ahhh. Mi allontano da lui con uno scatto,
osservandolo quasi spaventato.
No!
E' uno stregone maligno, mi ha fatto un sortilegio costringendomi a
pensare tutto questo! Scuoto il capo ripetutamente accucciandomi su
d'un angolo
per
tentare
di espellere ciò che stavo per ... per...
Via!
Via! Via da me! Pratichi anche la magia eh? Puah ma io sono immune
perché sono più forte! Tsk, ci hai provato.
"Ranma-chan,
stai bene? Ti è venuta un'illuminazione?" si
avvicina chinandosi un poco, con un sorrisino del tutto innaturale per
quella
sua faccia.
Io ... lo... ammazzo...
Tremo
di nuovo, di rabbia, di nervosismo, d'istinti omicidi. Ci prova
gusto a prendermi per deficiente?
"VUOI
SMETTERLA DI CHIAMARMI RANMA-CHAN? COS'E' TUTTA QUESTA
CONFIDENZA?"
Gli
ringhio contro.
Inutile
dire che lungo il vialone si sono tutti fermati per osservare
la scena. Chissene, si prende gioco di me, mi affibbia nomignoli, mi
prende per
imbecille!
Io
dico, sono forse la tua bambolina?
Sono
io lo scemo in questione che mi faccio mettere in crisi dai suoi
giochini ma, non succederà più! Eh no caro mio,
da ora la smetterai di fare i
tuoi
sporchi
comodi! Non sono mai stato insultato in questo modo e non
comincerai di certo tu!
"Mi
scusi allora come dovrei chiamarla? Ah preferisce forse
Ranma-chan Saotome Tendo?"
Sbarro
gli occhi, arrossendo più di prima.
"VUOI
SMETTERLA?"
Si
diverte così tanto? Avanzo lasciandolo indietro, per tentare
di
riprendere a respirare in modo corretto. Tutto questo fa male alla mia
pressione.
Porto
la mancina dinanzi al volto, lasciandola correre sulle tempie
pulsanti. Io non resisterò, una cosa però
è sicura :
Io andrò in
galera ma tu andrai
diritto all'obitorio!
"Voi
due, smettetela di litigare. Ranma, tu vieni con me : ti
farò
conoscere la Matriarca in persona" ahhh, finalmente una buona notizia!
Mi
distacco dallo Scolorino facendogli la linguaccia. Gne, gne, gne! Io
troverò il
modo di sconfiggerti e tu non potrai fare nulla per impedirmelo! Bleahh!
Obaba
porta lo sguardo su di me, sconfitta. "...Certo che per
avere diciotto anni, ne dimostri molti di meno" mi rimbecca.
CHE
FIGLIO DEGENERE
Mi
distacco dalla vecchia giusto il tempo per poter impacchettare ed
inviare un bel cazzotto Ranma Saotome's style , al giusto destinatario.
"Senti da che pulpito viene
la predica!" rimango a mezz'aria qualche istante, con le gambe piegate
ed
il gomito affondato nella faccia del panda
che
'si dice' mio padre.
Guarda
questo! Si lamenta di me quando un moccioso di due anni è
decisamente più maturo di lui.
Possibile
che qualsiasi cosa accada di sbagliato, sia sempre e soltanto
colpa mia?
Bene,
non importa. Ricado in piedi al fianco della mummia sollevando il
pugno chiuso dinanzi al volto. La sento crescere distintamente dentro
di me, la
fiamma
del
desiderio di rivincita. Quando comincia ad invadermi in questo modo
significa solamente una cosa : Sono pronto.
...
“Forza!
Più veloce” asserisco spezzando il tono della voce
nella corsa.
Non riesci a starmi dietro Akane-chan? Perdonami ma, gli allenamenti
richiedono
freddezza. Non sai quanto mi ferisca vederti così. Sollevo
l’avambraccio
dinanzi agli occhi per celare le lacrime che corrono libere lungo le
gote.
“Non
preoccupart…i…per me… ti
raggiungerò…co…continua a
correre” mi
intima. La guardo con la coda dell’occhio, da sopra la
spalla. Non l’ho mai
vista così determinata, vuole davvero diventare
più forte.
Sorrido,
ricacciando indietro la mia dannata debolezza. Dovrei seguire
il suo esempio ed impegnarmi ad essere un ottimo insegnante invece di
piagnucolare come una ragazzina.
“Bene
allora” aumento leggermente l’andatura sollevando
lo sguardo.
“Oh… Akane! Guarda laggiù” le
mie labbra s’aprono in un sottile sorriso. Non ci
credo, non ci siamo persi di nuovo.
Quello
è il monte Kensei.
“Cosa
c’è Ryo… oh…” si
ferma, rimanendo a bocca aperta ad osservare le
alture che troneggiano d’attorno. “Jusenkyo
è vicina” nel proferire io stesso
queste parole, sento il battito cardiaco accelerare velocemente, come
se
d’improvviso, tutto ciò che
c’è d’attorno s’annullasse
all’istante.
Tornerò
normale. Mai più P-chan. Trattengo a stento quelle noiose
lacrime, memorandum, controllare il dotto lacrimale.
Ci
fermiamo entrambi al principiare d’una profonda scarpata, al
muoversi d’un mio passo, pochi frammenti rocciosi ricadono
nel vuoto,
ruzzolando giù per la parete alta. Un sospiro, intenso che
emettiamo
all’unisono. Volgo lo sguardo su di lei, notando un leggero
sorriso che le si
staglia sulle labbra, sono felice per te anche se non ho capito il
motivo
preciso del tuo viaggio in Cina.
Cosa
c’entra Akane con tutto questo? Perché Ranma non
è con lei?
Domande
che, contrastanti insinuano nella mia mente il dubbio, fino che
non vedo di nuovo il suo sguardo nel mio e questo basta ad inibire
tutti i miei
pensieri.
Arrossisco,
accorgendomi d’essere rimasto a fissarla, distraggo lo
sguardo altrove giocherellando con gli indici.
“Ryoga-chan,
che ne dici di riposare un po’? Ora che siamo qui, mi
sento tranquilla” annuisco rimanendo voltato dalla parte
opposta, finché
l’udito non carpisce una parola che mi fa… mi
fa…
R…Ryoga-chan?
Sollevo
lo sguardo verso l’alto sorridendo come un deficiente. Eccomi
ripiombato in quella stasi temporanea dove il mondo si riempie di
fiorellini
colorati ed io e Akane corriamo per mano lungo una spiaggia.
“R…yoga-chann…”
sospiro di nuovo, prima che lei non picchietti la mia
spalla chiedendomi se sto bene. Sollevo l’avambraccio dietro
la nuca
ridacchiando nervoso, stupido, stupido Ryoga! Smetti di fare i tuoi
soliti
viaggi mentali oltre i confini della realtà.
“Vuoi
che prepari qualcosa da mangiare?” si offre lei sorridente.
Ah!
Mia dolce Akane, è vero, io sarei disposto a mangiare anche
un piatto cucinato
con aceto e zucchero ma … il mio stomaco non sopravvivrebbe.
Perdonami ti
prego!
“E…ehm…
non disturbarti, sei stanca e poi c…controlla nel depliant
no?
Lungo la strada non c’erano quelle famose terme?”
ridacchio, sperando con tutto
me stesso che sia d’accordo con la mia decisione.
“Giusto!
Scusami Ryoga. Mi ero dimenticata del Jinshinan! Si dovrebbe
essere qui vicino, allora forza, ANDIAMO!” solleva il braccio
in alto,
sorridente come non mai. Quando tu sei felice lo sono anche io.
Ora
che ci penso. Io e Akane, alle terme da soli … potrebbero
scambiarci per una coppietta appena sposata. Sollevo lo sguardo sulle
sue
spalle, rosso come un semaforo. Un sogno. Un sogno. Un sogno.
Non
svegliatemi!
M’accorgo
poi d’essere rimasto indietro e con poche falcate la
raggiungo, rimanendo accanto a lei in silenzio religioso. Il mio
sguardo
scivola sulla sua mano, ah , cosa darei per poter essere tanto sicuro
di me da
poterla prendere nella mia e confessarti ciò che provo per
te.
Arriverà
presto quel giorno e allora non mi vedrai più come un
maialino
o come un semplice amico. Fino ad allora, ti starò accanto
come ho sempre
fatto, a modo mio. Non permetterò a niente e a nessuno di
farti del male.
…
Rimango
allibito ad osservare dinanzi a me, la filata di gente disposta
dinanzi alla catapecchia della matriarca.
“C…cos’è uno
scherzo?” lancio
un’occhiataccia per nulla rassicurante alla vecchia Obaba.
Dovremmo
anche aspettare tutte queste persone? Cos’è un
censimento?
Incrocio
le braccia al petto sbuffando. Tutto questo viaggio per fare
la fila come dal medico?
“La
Matriarca è una persona di spicco nel Joketsuzoku,
è il capo del
villaggio ed è normale che vi siano tutti questi
visitatori” ma dai, non ci
sarei mai arrivato da solo, guarda un po’. Non sono
così scemo.
Passo
in rassegna lo sguardo sulla filata immensa di gente che pullula
dinanzi alla casa. Accidenti.
Sollevo
un sopracciglio notando anche la presenza di
‘uomini’ all’interno
del villaggio.
Lancio
un’occhiataccia alla vecchia “Scusa …
tanto per domandare ma…
PERCHE’ E’ PIENO DI MASCHI?” ringhio come
un forsennato.
La
vecchia sospira, scuotendo appena il capo. “Quelli che vedi
sono gli
uomini del villaggio, l’accesso è loro concesso
per diritto, in quanto compagni
o parenti delle amazzoni. Mukodono, se non ci fosse stato Wen, avresti
avuto
libero accesso come futuro marito di mia nipote” abbassa lo
sguardo volgendolo
altrove. Bah, a questo punto non so se è meglio rimanere in
questo stato, non
ci tengo per niente a farmi passare per il futuro sposo di quella pazza.
Mh?
Volgo celere lo sguardo sulla destra, spiccando un salto in alto.
Un fruscio, quasi inudibile si sposta a velocità inaudita
nella mia direzione.
Sospeso a mezz’aria faccio in tempo semplicemente a sbarrare
gli occhi, quando
lesto mi raggiunge un calcio in pieno petto.
Sbalzo,
finendo diretto contro la murazione retrostante.
“Gh…dannaz…ma
cos…” una sottile bruma di polvere
s’innalza dinanzi a me, impedendo una
visuale nitida di chi m’ha appena inferto il colpo.
Sollevo
la mancina portandola dietro la nuca a massaggiare la parte
dolorante.
“Che
diavolo…” giuro che se c’entra lo
scolorino io lo … io lo…
“Brava
piccolina, vedo che hai avvertito la mia presenza nonostante io
sappia muovermi con molta discrezione. Sei un pochino lenta
però” una voce
femminile. Inarco le sopracciglia trattenendo un mezzo ringhio
gutturale prima
di tentare di risollevarmi da terra.
“Chi
sei! Fatti vedere!” le intimo risollevandomi.
C…che… le gambe. Non
mi reggono. Ricado indietro come un moccioso, non sento più
gli arti inferiori
è come se fossero stati inibiti da qualcosa.
“Non
spaventarti, tra poco ti rialzerai, ho solamente esercitato
pressione su d’un punto preciso del tuo corpo …
non te ne sei accorta? Solleva
la maglietta…” la cadenza della voce è
cordiale, oserei dire quasi familiare.
Faccio
come mi è stato detto e, mentre la nube di polvere si
dirada,
noto una macchia rossastra all’altezza del seno sinistro. Che
diamine…
Alzo
lo sguardo, rimanendo piuttosto perplesso. U…una ragazzina?
Gli
occhi bicromi di lei corrono sulla mia figura, mentre schiude le
labbra in un sorriso gentile. Chi … cosa…
quando…
“Matriarca!”
biascica Obaba su d’un lato, avvicinandosi e chinando
appena il capo in segno di rispetto. COSA? Questa mocciosa sarebbe la
m…ma…
“Sei
sorpresa? Immagino che tu sia Ranma. Sei proprio come ti
immaginavo, bellissima” s’avvicina, chinandosi
accanto a me. Come fa questa
marmocchia ad essere il capo d’un villaggio? Io avevo
immaginato una vecchiaccia
rugosa come Obaba e, invece. Avrà, più o meno la
mia stessa età. Non aveva
tremila anni come la mummia? Che scherzo è questo?
Piego
le labbra in una smorfia risentita. Mentre le posa entrambe le
mani sul mio volto. Eh?
Reclino
il capo osservandola. “Ch…ch…che stai
fac…mgh…” deglutisco. Le
sue labbra si posano sulle mie per un istante. Che diavolo sta facendo?
E’
impazzita? Sono … una … sono una ragazza
adesso…
Rimango
immobile, pietrificato nella mia posizione. Perché la
vecchia
non fa niente? Qui le cose si mettono male, molto, molto male.
Perché
tutte a me?
Fine
quindicesimo capitolo.
Eiki
= forza spirituale
Jinshinan
= terme del vigore
Liang
Tian Shampoo tong Cologne Liang Tian = Liang Tian significa
‘terreno
fertile’ diciamo che sarebbe una sottospecie di
‘cognome’ che contraddistingue
il clan del quale fanno parte Shampoo e
Obaba.
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Capitolo 16 *** Capitolo sedicesimo : Prendimi Fanciulla! Ranma-chan Vs La Matriarca ***
What
i really want
Capitolo
Sedicesimo : Prendimi fanciulla! Ranma-chan Vs La Matriarca.
La
luce obliqua
del sole scivola dall'orizzonte, scandagliandosi in fili di luce rossi
e
diretti.
Le
risaie poco distanti
intrecciano quadrilateri complessi e tutto si disperde a vista d'occhio.
Lascio
correre
la mano sul davanzale, ripercorrendone a tratti la forma. Il respiro
rimane
mozzato
alla
base del
collo, quasi non volesse scindersi nell'etere circostante.
L'andatura
sul
filo di legno si blocca mentre sollevo il braccio e l'indice presso le
labbra.
Stavolta
lo
lascio andare il sospiro, liberamente, finchè sto con me
stesso posso anche
concedermelo.
Chiudo
gli
occhi, spostandomi di pochi passi. Potrei chiedermi anche cento volte
che
significato possa
avere
avuto quel
dannato bacio, non so spiegarmelo. Dannazione!
Mi
lascio
ricadere indietro, sul letto, concentrando la visuale su d'un angolo
impreciso
del soffitto.
Allenamento.
Sconfitta. Vittoria. Desiderio di essere il migliore.
Voglio
chiudere
questa storia in fretta, da quel che ho capito quella mocciosa sapeva
già del
mio
arrivo,
merito
di Obaba scommetto.
Sollevo
l'avambraccio portandolo davanti agli occhi, posando il gomito sulla
faccia. Devo
vincere.
Che
diamine!
Riuscirò a farlo, sono o non sono un Saotome? Dimostrare a
me stesso che possa
raggiungere
l'impossibile. Non sarà una stupida tecnica cinese a
spaventarmi perchè io ...
Stringo
il
labbro inferiore tra i denti, mordendolo spasmodico, quasi avessi detto
qualcosa di sbagliato.
Io
lo sono.
Non c'è niente
di giusto, a partire da questa maledizione. Come posso sperare di
battere
quello
scemo se
non sono riuscito a schivare nemmeno l'attacco di quella pazzoide?
Stringo
la mano,
così forte da far scolorire le nocche. So benissimo
cos'è che mi frena e non
voglio
ammetterlo.
Non
lo farò mai, mai!
Mi
sollevo,
disegnando sulle labbra una smorfia. L'avambraccio si piega poco dietro
le
spalle, distendendosi
subito
dopo in
un attacco diretto e mirato contro la parete del muro. Lo colpisco una,
due,
tre, quattro volte.
Non
passa,
troppa rabbia. Stupido! Stupido! Stupido!
L'ennesimo
pugno
si blocca a pochi millimetri dalla parete, la mano s'apre sul palmo
scivolando
sul legno.
Seguo
l'intera
superficie verso il basso, assieme a tutto il corpo, semplicemente per
ritrovarmi in ginocchio.
Cos'è
che ti fa
più male scemo? Il fatto di credere di non essere
all'altezza di tutto questo o
...
E'
altro.
La verità è che
... lo sento, lo sento maledizione. Prima non era così, ero
capace di vedere
solamente
il
lato
conveniente di tutto ciò, uscire più forte da
tutta questa storia. L'avrei
visto, sotto ogni aspetto.
"Chi
voglio
prendere in giro..." me
e solo me.
Sono capace di nascondermi le cose così bene,
d'autoconvincermi
che
tutto questo
sia partito dal volere una sfida. E' vero, non sopporto l'idea d'essere
stato
battuto.
Non
sopporto il
fatto di essere secondo a qualcuno, questo è ineluttabile.
Chiudo
gli
occhi, ricompiendo lo stesso gesto di prima : colpisco il muro con
tutta la
forza che ho in corpo, sino
a
rimanere col
pugno immerso nelle tavole ormai recise.
Non
ci riesco.
Non ci riesco. Non ci riesco.
Non
posso non
pensarci, ho tentato di rimuoverlo, ci ho provato. Non basta
più reprimerlo.
Non
basta...
S'accendono
poche luci all'esterno, la luminosità d'un tramonto oramai
spento svanisce.
Le
ombre vagano
insistenti sulla parete, scivolando come spettri al passaggio dello
sguardo.
Se
non avessi
questo caratteraccio, se fossi un altro sarei stato capace di
ammetterlo.
Non
sono adatto.
Ci vorrebbero secoli per farmi cambiare idea. Lo stomaco si stringe in
una
morsa
spaventosa.
Porto la mano all'altezza di questo, affondandola tra le costole.
Sono
un automa,
una macchina che si muove esclusivamente per combattere. Devo mostrare
questo
di me
e
nient'altro.
Tutto il resto, non ha importanza.
Recupero
la mano
infossata all'interno della parete, ritraendola contro il petto. E'
dato tutto
per scontato.
Imparerò,
combatterò e vincerò. Come sempre.
Non
è così. Non
è così. Non è così.
"Ranma"
la voce di papà irrompe nella stanza spezzando il silenzio.
Discosto lo sguardo
altrove,
non
sopporto di
sentirmi in questo stato. Non ci sto capendo più nulla.
Avanza nello sfondo
fermandosi
alle
mie spalle.
"Sei forse preoccupato per l'allenamento o cos'altro?". Sollevo un
sopracciglio, trattenendo
lo
sguardo sulla
linea verticale che forma la luce esterna sul muro. Cosa? Ho sentito
bene o mio
padre sta
chiedendo
a
me se sono crucciato per qualcosa? Getto lo sguardo di
sbieco, giusto per
inquadrare la sua
spalla
e poco
più. "Sto bene" spiccio, come al solito. Sarà che
non ho l'abitudine
di parlare con lui, o per
il
semplice
fatto di non averne voglia ma resto vago.
Lo
sento tirare
un sospiro prima di allontanarsi. "Per quanto tu possa cercare di
nascondere certe cose,
resti
sempre mio
figlio... ricordatelo" . Rimango a fissare il muro dinanzi a me
sorpreso.
Già,
talvolta
dimentico d'esserlo.
Il
punto è che
negli ultimi tempi ho trascurato troppe cose, fintanto d'arrivare a
credere
d'aver smarrito
anche
me stesso.
Sollevo il palmo della mano dinanzi agli occhi, rimanendo a fissarla
per
qualche istante.
Potresti
servire
anche a qualcos'altro, oltre che picchiare un dannato muro.
Già,
il fatto è
che qui, l'unico impedito della storia sono io. Perchè
non riesco a dire che
... ad ammettere che ...
Mi
lascio
ricadere indietro sul pavimento, di nuovo. La bocca si contrae,
abbassandosi
verso il basso.
Potrei
farlo ...
per una volta ... dire la verità almeno a me stesso no?
Da
quando sono
partito non faccio altro che pensare alla stessa, dannatissima,
identica cosa :
Dimmi
che
verrai...
...
Se
non ce
l'avessi davanti, oserei dire che quel che vedo è un
miraggio. Stringo le mani
attorno al
bastone
da
viaggio, io ed il mio compagno sembriamo tutt'altro che semplici
viaggiatori.
Due barboni
sarebbero
messi
sicuramente meglio.
Mi
volgo
indietro, assicurandomi che Ryoga non si sia perso dietro di me. No,
per
fortuna si è
fermato
a pochi
metri di distanza con le lacrime agli occhi.
Dal
depliant,
questo posto sembrava più vicino. Fortunatamente doveva
'trovarsi per strada'
aveva detto
lui.
Sospiro
di
sollievo, portando una mano sul petto. Recupero uno dei sorrisi
più smaglianti
che possiedo
rivolgendolo
a
quella povera anima dietro di me, si sta dando così da fare
per accompagnarmi.
"Visto?
Alla fine ce l'abbiamo fatta, almeno per stanotte potremo riposare
bene"
ammetto soddisfatta,
allargando
ulteriormente il sorriso.
Eh?
Osservo
Ryoga chinare il capo e chiedermi ripetutamente scusa, sollevo le mani
davanti
al volto
agitandole
imbarazzata, quando fa così mi mette in seria
difficoltà.
"Non
scusarti, l'importante è raggiungere le sorgenti non credi?
Prima però, vediamo
di realizzare il tuo
desiderio"
poverino, dopo tutta questa strada, il minimo che io possa fare
è accompagnarlo
alle terme
che
tanto
bramava di visitare no? Sono o non sono una ragazza gentile?
C'è
chi direbbe
il contrario.
Mi immagino la faccia di Ranma se fosse stato qui, avrebbe sicuramente
detto
'Tu?
Gentile?
Una ragazza violenta del tuo calibro non sa cosa sia la gentilezza' o cose simili.
Stupido!
Ryoga
mi ha
aggirata nel frattempo, guardandosi a destra e a manca per cercare di
capire
il
percorso esatto
che porta all'entrata; kami è senza speranza, è
davanti a lui!
Ritrovo
il
sorriso, un pò forzata dal caso, ma lo ritrovo. "Per di qua"
lo
prendo per mano,
si
sa mai,
dovesse perdersi anche dietro di me.
-
Sento
i cori
dell'alleluia in testa, la mia bocca dev'essersi aperta un bel
pò.
Sono
l'uomo più
fortunato di questa terra, sono felice, immensamente contento.
Chiudo
gli occhi
stringendo la sua mano nella mia, sembriamo proprio due
fidanzatini.
Il
solo pensiero
mi fa arrossire da capo a piedi! Io e Akane ... insieme.
Sollevo
lo
sguardo immaginandomi la scena successiva a questa : io e lei che
entriamo in
camera,
lei
che si siede
sul letto imbarazzata e io naturalmente che le chiedo cos'ha, lei a quel
punto
mi dirà
'Ryoga caro, potrei lavarti la schiena?' imbarazzatissima e io,
ovviamente
fingendo
sorpresa
le
risponderò : 'Akane, ma queste cose si fanno solamente in
intimità' e a quel
punto
cupido
scoccherà le frecce dell'amore e ... ahhh!
Sospiro
trasognato, non accorgendomi che Lei mi sta fissando con insistenza
immobile
dinanzi
alla
reception.
"Ryoga?
Mi
senti?" scuoto la testa tornando alla realtà, peccato, era
uno dei sogni
ad
occhi aperti
più bello che avessi mai fatto. "Eh? Si certo
matrimoniale... si"
Akane
mi guarda
torva, così anche il proprietario. Oh miei ... che diavolo
ho detto?
Tappo
la bocca
con entrambe le mani, cominciando a sentire gli influssi delle
mie
parole sulla
pelle, lentamente la pressione sale come quelle nei termometri,
arrivando
allo
stadio più alto.
Lo
sguardo di
lei si sposta nuovamente sull'omino basso e pelato che ci fornisce
un'unica
chiave
"Sono spiacente, è l'unica rimasta" . Cosa odono le mie
orecchie?
Unica?
Oddio...
Comincio
a
sudare freddo, mentre un leggero filo di pensieri comincia a
trapuntarmi la
mente
di
tanti
quadretti idilliaci ed interessanti.
No,
forse ho
capito male. Non metterti in testa strane idee stupido di un Ryoga!
Comincio
a
prendermi a schiaffi finchè la faccia, da rosea non diviene
d'un porpora
intenso.
"Beh,
ci
adatteremo grazie. Ryoga-kun, non ti dispiace dividere ... insomma ...
la
stessa stanza vero?"
Oh
mio dio...
Oh
mio...
Sto
per svenire,
lo sento, portatemi dei sali! Portatemi i sal...
TONF.
Venti
minuti
dopo...
Mh?
Devo essermi
addormentato. Accidenti, ho fatto un sogno bellissimo.
C'eravamo
io e
Akane alle terme in Cina, e per un caso fortuito ci eravamo
ritrovati
a
dover condividere la stessa...
"Finalmente
ti sei ripreso!" Questa è la voce di Akane! Tento di mettere
a fuoco,
quanto
più mi
sia possibile, le immagini sfocate che volteggiano vaghe attorno alla
stanza.
Cosa?
Mi
alzo
repentino a sedere sul letto.
Letto?
Tasto
bene la
consistenza del materasso sotto di me. Nella camera ci siamo io e ...
Guardo
a destra,
poi a sinistra. N ... non era un sogno.
Io
e Akane,
nella stessa stanza, soli soletti con un letto solo!
Se
devo morire,
uccidetemi pure dopo le quattro di mattina...
Unisco
le mani a
mo di preghiera. Grazie Kami, non vi ringrazierò
mai abbastanza.
Per
ultimo, lo
sguardo ricade su Akane. Com'è bella : Oh! Ora è
il momento
fatidico,
lei è
seduta sul letto e dirà :
"Ryoga
caro..." oddio l'ha detto, ora esordirà con quella frase!
Vorrà
sicuramente,
lei
mi chiederà
se io voglio...
"Io
dormirò
per terra stanotte, va bene?" ahhh, sento già il dolce
strofinare
della
spugna
sulle spalle e il suo respiro caldo sulla pelle.
"Akane!
Queste cose si fanno solamente nell'int... dormire dove?"
sgrano
gli occhi
spostando tutto il peso del corpo in avanti, così
da
ricadere
steso sul letto.
Risollevo
il
capo confuso. "Questa frase è sbagliata!" la rimbecco
accigliandomi.
"Cosa?"
mi guarda perplessa, lo credo bene, quanto dovrò esserle
sembrato cretino!
Sollevo
una mano
schiaffandomela in faccia : io SONO scemo.
"N...no...scordati
ciò che ho detto...f...figurati...non farei mai dormire una
ragazza per
terra...
tu
stai pure sul
letto" sorrido come un ebete, portando l'avambraccio dietro la nuca.
Cretino!
Idiota!
Scemo!
Lei
sorride
solamente, com'è kawaii quando lo fa a quel modo.
Rimango
ad
osservarla silenzioso, incrociando gambe e braccia. Deglutisco.
Questa
situazione è così strana ma, allo stesso tempo ...
Dei
quanto
aspettavo questo momento.
Se
solo
riuscissi a dirti ciò che provo, sarebbe un'occasione
perfetta.
Senza
intralci,
senza figuracce. Solo io e te.
Fatti
coraggi
Ryoga Hibiki! Chiudo il pugno, portandolo accanto al volto ben sorretto.
Occhi
estranei
ora potrebbero scorgermi in ginocchio sul materasso, in posa
statuaria
con
gli occhi ricolmi di fiamme.
Certo!
Approfitterò di quest'occasione per dichiararle il mio
immenso amore per lei!
...
"Ranma,
posso entrare?"
Nessuna
risposta. Avanzo all'interno della casupola, sbirciando
nell'oscurità la minuta
luce
che
aleggia
quasi fatiscente tra le quattro mura.
Dov'è
lui? Shampoo
sei una stupida. Abbasso lo sguardo, quante volte
dovrò convincermi
di
non essere io
quella che desideri? Sino alla fine se è necessario. Non
posso smettere
d'amarti
così,
come se nulla fosse. Dentro di me, ancora un'infima speranza
c'è.
Piccola,
nascosta
ma resistente.
Ti
scorgo
finalmente, coi capelli rossicci addormentato sul pavimento. Mi lascio
scappare
un
sorriso : più ti guardo e più non riesco a
distoglierti gli occhi di dosso.
Avanzo
di pochi
passi, avvicinandomi alla tua posizione. Mi chino sulle ginocchia
inclinando
leggermente il capo per guardarti meglio.
"Mgh...cinque
minuti...ho fame...ti picchio sai? Vuoi sfidarmi? Sono pronto!"
ti
sposti su
d'un fianco mugolando qualcosa e finalmente riesco a vedere il tuo
volto.
Anche
da
ragazza, sei ugualmente da mozzare il fiato. Rimango ancora in silenzio.
Questa
volta non
ti salterò addosso gridandoti di baciarmi, no,
rimarrò
semplicemente
a
studiarti come non ho mai saputo fare prima.
Perchè
non vuoi
capire che ti amo?
Mi
chino appena,
scostandoti con l'indice la frangia dagli occhi.
"Ranma..."
lo sussurro, non desidero svegliarti. E' così bello, per una
volta,
poterti
rimanere
vicina senza ricorrere a trucchetti strani o pozioni magiche.
Non
vedi? La tua
piccola Shampoo sta crescendo poco a poco.
Quest'ingenua,
stupida cinese con l'orgoglio e la determinazione di un'amazzone.
Mi
sto piegando
davanti a te, che mi hai sconfitto.
Sono
in
ginocchio, guardami. Te lo sto chiedendo, ti sto pregando.
Ti
scongiuro
Ranma ... accorgiti che esisto anche io.
Il
battito
cardiaco aumenta sempre e sempre più. Sollevo il palmo
contro
il petto.
Ho avuto il coraggio di confessarti ciò che provo realmente
e
... mi hai
ignorata.
Seppur
io sappia
da tempo che nel tuo cuore c'è solamente Lei, non sono
mai
riuscita a
darmi per vinta. Non c'è un posto anche per me nel
tuo cuore?
Anche
se fosse
un angolo piccolo, un ritaglio quasi inesistente mi accontenterei.
Già,
ho sempre
leccato le briciole io.
Rimango
con la
mano sulla tua fronte, chinandomi. Stai tranquillo, non ti
bacerò di nuovo.
So
che mi
respingeresti ancora se ci provassi.
Chiudo
gli
occhi, posandoti le labbra sulla fronte.
Non
avevo mai
fatto caso a quanto fosse spaziosa. Quest'attimo...
"Mh...
finalmente...ti stavo aspettando..."
Parli
di nuovo,
il mio cuore manca d'un battito. Aspettavi me?
Allora
non stavi
dormendo ... allora...
Rimango
immobile, con le labbra posate sulla tua fronte.
Dimmelo
ancora.
Chiudo gli occhi, sperando di sentire di nuovo quelle parole...
"Finalmente...sei
qui...Akane..." serro le palpebre senza distaccarmi.
Ancora
una
volta, ho avuto la conferma di ciò che credevo.
Mi
sollevo,
rimanendo comunque ad osservarti. Trattienile Shampoo, ti prego, non
piangere.
Devo
essere
forte. Lo sono sempre stata e continuerò ad esserlo.
No,
non ti
permetterò di vedermi ancora in quello stato. Sorrido, lo
faccio, ci provo.
Mi
alzo.
"Riuscirò
a
farti cambiare idea... non rinuncerò mai a te, anche se ora
ho la conferma
che
la ami più
di quanto immaginassi".
-
La
notte porta
con sè inquietudine, l'ho sempre pensato.
Non
ricordo, non
riesco a ricordare tutto questo eppure, ho la vaga sensazione d'esserci
già
stato.
Lascio
correre
lo sguardo sulle distese erbose che si disperdono a vista d'occhio, in
questo
particolare
punto,
i fuochi
della notte paiono ancora più luminescenti sulla volta.
Traggo
le gambe
al petto, avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia. Cosa ne
sarà del mio
futuro?
Sospiro,
andando
a sciogliere il filo rosso che porto al collo che lancia uno strano
tinnìo a
contatto con
la
mano. Un
campanello è tutto ciò che porto con me del
passato?
Sposarmi.
Non so perchè
ma ricollego quell'oggetto al volto di Shampoo. A quanto pare ci
conosciamo da
tempo
ed
io, per
quanto possa essere sorprendente, l'ho sconfitta tanto tempo fa.
Dovrò
davvero
rassegnarmi a tutto questo?
Hen
...
Non
ho nemmeno
trovato il coraggio di confessarti ciò che provo per te.
Forse è meglio così.
Ranma
non me
l'avrebbe perdonato. Sorrido amaro, ho catturato persino l'odio da
parte sua.
Non
riesco a
capirne il motivo, il come io sia riuscito a batterlo e quando io abbia
deciso
di
accompagnarlo
in Cina. C'è un lato oscuro di me che non riesco a
decifrare, c'è sempre stato.
Wen.
Le
due amazzoni
mi chiamano così. Che strano, ero così sicuro che
il mio nome fosse Annon.
No.
Quella
notte, sotto quel ponte fu lei a donarmi quel nomignolo e da allora,
decisi di
chiamarmi
con
quell'appellativo. Significa quiete in giapponese.
Me lo spiegasti mille
volte anche se ti ripetevo
di
saperlo. Sei
sempre stata cocciuta, forte, impulsiva.
Giocherello
col
campanello, finchè questo non mi scivola dalla mano
ricadendo sull'erba.
Prima
che lo
catturi nuovamente, qualcun'altro lo raccoglie al mio posto.
Nuovamente
incrocio quella tonalità di ghiaccio che s'intrina alla mia
: triste.
Non
c'è astio,
non c'è rancore ma così tanta malinconia nei tuoi
occhi amazzone.
"Ti
è
caduto questo" si sforza in un sorriso donandomi il prezioso ricordo
per
poi donarmi
le
spalle.
Abbasso
le
palpebre, rimanendo ad osservarle inconsapevolmente la schiena.
"Nemmeno
io
desidero tutto questo, ma a quanto pare siamo destinati l'uno
all'altra"
spiega
con
un sarcasmo
tanto sottile da mostrarsi per ciò che è,
semplicemente fittizio.
Ho
ben chiara la
tonalità frizzante di quella sua voce, non so
perchè, ma la mente
continua
ad
inviarmi segnali e riverberi di quel timbro.
Poggio
i gomiti
sulle ginocchia aprendole appena. Faccio scorrere di nuovo il pendaglio
a
mezz'aria, di
fronte al volto in modo da focalizzarlo.
"Già...
posso chiederti una cosa?" non porto lo sguardo su di lei, semplicemente
rimango
a
fissare l'oggetto che ho tra le mani con noncuranza.
Lei
si volge
appena col volto, e questo significa che vuole che io parli
probabilmente.
"Anche
tu
possiedi questo campanello non è vero?" alla mia richiesta,
torno a
mettere
a
fuoco la tua
schiena che guizza in un breve sobbalzo.
Non
volevo
metterti in imbarazzo, od almeno, credo sia stata questa la reazione
anche se
non
posso
scorgere
il tuo volto.
"Si...
ma
tu davvero, non ricordi niente quando sei ... così?"
annuisco.
Rimaniamo
in
silenzio per qualche istante prima che lei si sposti verso di me,
fermandosi
al
mio fianco
stavolta.
"So
di
avertelo promesso, so che dovrei mantenere la parola e seguire le
regole del
villaggio ma...
io
non posso
sposarti Wen...Ranma è... lui è..."
alzo
lo sguardo
su di lei, in parte sorpreso. Immaginavo, da un lato questa sua
rivelazione.
Chissà
perchè
quel ragazzo ha così tante ragazze intorno. Sorrido
sollevandomi per
avvicinarmi a lei.
"In
parte
ti capisco" riprendo fiato dopo qualche istante di pausa "Se
però..." cos'ho iniziato a fare
questo
discorso?
Ora
non ne
uscirò più.
Distraggo
lo
sguardo, stringendo il campanello in mano. "Se sarà
impossibile evitarlo, sappi
che cercherò
di
farti...felice comunque..." torno su di lei, notando che il suo sguardo
ora è cambiato. Leggo nei suoi
occhi,
sorpresa?
Perplessità? Non riesco a decifrarlo bene.
Comunque
sono
riuscito a strapparle un mezzo sorriso. Vorrei davvero potermi
ricordare
completamente.
"Un'ultima
domanda... cos'è che mi hai promesso?" tanto per
curiosità, non voglio di
certo forzarle una risposta
ma,
dato che
posseggo da così tanto quest'oggetto, un minimo chiarimento
non sarebbe di
certo d'impiccio.
Si
avvicina,
immergendosi di nuovo nel mio sguardo seria, forse troppo.
Un
alito di
vento corre via insieme alle parole che scivolano dalle sue labbra. Le
scandisce bene e io sbarro gli occhi.
Non
posso averti
chiesto questo ... non io...
...
Tu-tum.
Forza
Ryoga, un
minimo di concentrazione e di determinazione e potrai farcela.
Muovo
pochi
passi verso di lei, devo riuscirci questa volta. E' la mia occasione.
Farmela
sfuggire
significherebbe perderla per sempre.
Tu-tum.
"Aka..."
mi blocco osservandola da dietro il paravento in carta di riso.
L'ombra
delle
sue movenze indica chiaramente che si sta...
Rimango
impalato
ad osservarla muoversi dietro quel sottile velo.
Le
braccia che
si sollevano per togliere la maglietta.
Via
il primo
strato.
Le
mani che
corrono lungo la circonferenza del seno per slacciare
ciò
che lo
contiene. Deglutisco.
Via
il secondo
strato.
Scivola
ancora
di più verso il basso, per far correre lungo le gambe
i
pantaloni. Oddio...
Ho
visto questa
scena cento volte da P-chan ma, da questa prospettiva,
non
riesco a
rimanere indifferente con quei 'certi attributi la'.
Ahhhh.
Mi
prendo a
ceffoni, inginocchiandomi per terra. Copri le tue vergogne
suino
degenere!
Poi mi lamento se Ranma mi chiama maiale?
Serro
le
palpebre cercando di non guardare anche se la tentazione è
così...
così...
così...
"Ryoga?
Cosa ci fai per terra? Stai pregando?" la sua voce cattura di nuovo la
mia
attenzione,
stringo le mani sulle parti basse col petto schiacciato sul pavimento
per
evitare di
mostrare 'ciò che c'è sotto'.
Alzo
la testa
sorridendo, evitando per un soffio di dare una capocciata sulla gamba
di
una poltrona
troppo vicina.
Apro
un occhio.
Mossa sbagliata, ci manca poco che gli occhi mi schizzino
fuori
dalle
orbite che subito sollevo le mani portandole verso il naso, che guarda
un pò
ha
deciso di
zampillare allegramente di sangue proprio ora. Schiaccio il bacino
sul
pavimento
ancora di più. Kami, potrò farmi vedere in questa
posizione ridicola da lei?
Certo
che pure
tu, camminarmi davanti con un asciugamano.
Ripeto,
da
P-chan, la visuale non è così : completa.
Quando
s'accorge
del mio imbarazzo arrossisce. Beh, volevo ben vedere.
"Scu...scusami...
non credevo che... ah che stupida...scema...cretina..."
si
nasconde
dietro il paravento accucciandosi.
Io
copro gli
occhi pudico, non ho il diritto di guardarla infondo, non siamo ancora
così
intimi.
Riesco
a
raccontarmi balle da solo, che genio. Chissà
perchè quando sono
P-chan
non sono
mai così perbenista. Beh, da che mondo è mondo
maiale
è
maiale no? Io
sono un porcellino infondo?
Perchè
devo
trovare scuse con me stesso?
"Aka...Akane...sono
stato io a... non dovevo insomma...scusa...scusa..."
l'ho
fatto di
nuovo, non so perché ho questa mania insulsa di prendermi
la
colpa di ogni
cosa, ma con lei mi farei anche frustare.
Ahhh...
l'amore.
Esce
nuovamente,
stavolta in accappatoio. Peccato, preferivo l'immagine di prima.
Ryoga!
"Avevo
in
mente di provare le terme prima di andare a dormire, dobbiamo
approfittarne
adesso,
poi non
avrai più opportunità..."
Sgrano
gli
occhi. Le sue parole mi tuonano in mente cicliche.
Dobbiamo
approfittarne...arne...arne...
Non
avrai più
opportunità...nità...nità...
Mi
sta chiedendo
così sfacciatamente di ... fare il bagno con lei?
Allora
l'amore
esiste! Allora mi ricambi dolce Akane!
Non
potremmo,
non siamo ancora così intimi...
BANDO
ALLE
CIANCE! Annuisco voracemente filando in bagno come un treno
e
cambiandomi in
meno di due secondi.
"Bagno?
Opportunità? Approfittarne adesso!"
Biascico
insensatamente tutto d'un fiato, mi chiedo se io abbia respirato nel
pronunciare la frase.
Lei
mi guarda
col sorriso stampato sulle labbra.
Allora
è come
pensavo! Vuoi fare il bagno con me!
Come
sono
felice, come sono felice, come sono felice!
La
prendo per un
braccio tirandola con me verso le terme,
filando
come una
saetta! Bagni aspettateci!
I
due futuri
sposi più innamorati del giappone stanno arrivando!
-
Povero
Ryoga,
dev'essere proprio felice di poter approfittare di quest'occasione.
Devono
essere
davvero efficaci queste terme per farlo così contento.
Sembra
un
bambino! Sorrido mentre mi lascio trascinare senza oppormi
verso
le terme.
Già,
abbiamo
fatto proprio bene a fermarci in questo posto!
...
"Mhhh...
che diamine di ore saranno a questo mondo?"
Mi
sollevo da
terra stirando le braccia verso l'alto mentre uno sbadiglio largo
carpisce
le
labbra.
Quanto
ho
dormito? Apro gli occhi lentamente, tentando di mettere a fuoco la
stanza
ancora
immersa
nell'ombra.
"Finalmente
ti sei svegliata!" eh? Spalanco occhi e bocca rimanendo pietrificato
nella
posizione
di stiramento muscolare. Qua...quando è entrata questa pazza?
Inginocchiata
dinanzi a me, sorridente come un sole, c'è la matriarca.
Oh
miei...
Indietreggio
con
le gambe sino a sfiorare il muro dietro di me con le spalle.
"T...tu..."
non emetto altro rimanendo basito ad osservarla.
Come
ho fatto a
non sentirla arrivare?
"Sei
pronta
tesoro mio? Cominciamo subito! Se vuoi che io ti alleni, devi prima
prendermi"
apre un sorriso largo sulle labbra, sembra quasi innaturale.
Deglutisco
immagazzinando lentamente ciò che mi dice. Abbiate pazienza,
mi
sono appena
svegliato!
Quando
afferro,
finalmente, increspo le labbra in un sogghignetto di sfida.
Con
una spinta
del bacino mi porto in piedi, sollevando entrambe le braccia
dinanzi
al
volto.
"Sono
pronto" la osservo, era ora che si decidesse a farsi viva.
"Eh?"
s'avvicina a me, cominciando a tastarmi dappertutto come fossi un
peluche.
"Ehi!
Giù
le mani!" indietreggio, mentre mi palpeggia il seno con noncuranza.
Questa
ragazzina
è pazza! Non è normale!
"Pronto?
Sei una ragazza giusto? Si certo che lo sei ... senti che forme, hai un
seno
davvero
perfetto!" commenta entusiasta continuando la sua opera di
esplorazione
sul
mio corpo. Rimango basito senza far nulla, no, con comodo eh!
"Sai...
se
tu fossi stato un ragazzo..."
solleva
lo
sguardo verso di me, posando il palmo sul muro all'altezza del mio viso.
Deglutisco.
I
suoi occhi
docili, in questo momento sembrano contenere l'inferno stesso tanto
brillano
di
stille omicide.
"S...se
fossi stato u...un ragazzo...cosa?" chiedo ridacchiando nervosamente,
mentre
un
rivolo di
sudore mi scivola giù dal collo.
Le
sue labbra si
stringono in una smorfia di disgusto mentre allontana il braccio
sollevandolo
a
mezz'aria, per colpire in seguito il muro di legno che si sgretola come
carta.
"...
Ti
avrei fatto fuori all'istante ... " la tonalità della sua
voce s'abbassa,
divenendo spaventosa.
Oddio
... mi
ricorda ... una certa persona.
"Io
odio i
ragazzi..."
Lancio
una
sguardata sopra la spalla, immaginandomi al posto del muro.
Non
deve essere
molto divertente.
Questa
scenetta
mi ricorda tanto un pezzetto di passato che avevo per un qualche motivo
rimosso.
Sai,
sono
contenta che tu sia una ragazza. Non sopporterei proprio d'essere
battuta da un
ragazzo.
Oh
miei dei ...
KAMI ...AKANE DUE LA VENDETTA!
Il
pugno di lei
s'apre poi in una carezza diretta sulla mia guancia "Ma sei una
ragazza,
una bellissima
ragazza,
e non
potrei essere più felice di allenarti tesoro!" riprende
sulle labbra il
sorriso di poc'anzi,
spiccando
un
mezzo salto mortale indietro.
Allunga
l'indice
in avanti posandomelo sulle labbra "Prima però, devi
dimostrarmi di essere
più veloce
di
me ...
Ranma" tsk, in quanto a velocità col mio corpo femminile
rimango
imbattuto!
La
prenderò in
un sec... ma... dov'è finita?
Guardo
a destra
e a manca, grattando il mentro confuso.
"Sono
quassù sciocchina!" attira la mia attenzione, eh? Da quando
c'è un
lucernario qui dentro?
Ha
bucato il
tetto e non me ne sono nemmeno accorto? No, sto seriamente perdendo
colpi.
"Devi
imparare a mantenere gli occhi sull'avversario invece di distrarti,
seguimi"
spicca
pochi
salti, scomparendo quasi dalla mia visuale.
Diamine!
E'
velocissima.
Non
preoccuparti
ragazzina, non sei la prima nè l'ultima che mi lancia una
sfida, e pur di
apprendere
il
segreto della
contro tecnica combatterei contro Enma in persona.
Non
sottovalutarmi,
ho molte più frecce di quanto immagini al mio arco!
Fine
Sedicesimo
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