Fullmetal Alchemist a modo mio 2: il viaggio continua!

di kairifenicia96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Coloro che non osservano il cielo ***
Capitolo 3: *** Un dolce sorriso! ***
Capitolo 4: *** Brutte notizie e un incontro insolito ***
Capitolo 5: *** Un nuovo obbiettivo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


FULLMETAL ALCHEMIST A MODO MIO 2: IL VIAGGIO CONTINUA!
 
Capitolo 1: Prologo
 
Il sole era alto nel cielo mentre i cinguettii degli uccelli stavano rimbombando per tutta Resembool quella mattinata splendida.
Davanti alla porta di casa Rockbell c’erano quattro ragazzi ed un’anziana che stavano salutando.
La prima aveva dei capelli biondi chiari, lunghi e legati a coda di cavallo, occhi azzurri come il mare il pomeriggio, sotto uno splendido sole, indossava abiti casual sul nero e bianco, era più alta della mora accanto a lei e più bassa dei due ragazzi biondi, consolava la mora che sembrava dispiaciuta della partenza dei due ragazzi e mandava sguardi d’incoraggiamento ai due fratelli.
La seconda aveva dei capelli neri, anche lei a coda di cavallo, con occhi azzurri come l’oceano in mattinata, alta e snella, nonostante in quel gruppetto fosse la più giovane.
Indossava una t-shirt gialla con le maniche bianche, pantaloni di jeans azzurro chiaro e scarpe sportive, indossava nel braccio destro il suo braccialetto porta fortuna, guardava sorridendo i due amici che partivano, nonostante lei avrebbe voluto fossero rimasti con lei.
Il terzo era il più alto del gruppo ed era anche abbastanza robuto.
Aveva dei lunghi capelli biondi come il grano, legati a coda di cavallo, occhi dorati seri e profondi, nonostante in quel momento mostravano uno sguardo di felicità per i suoi fratellini.
Indossava una camicia bianca con le maniche raccolte al fondo delle braccia, così da lasciargli le braccia libere, pantaloni neri che coprivano il suo auto-mail e scarpe del medesimo colore.
Il quarto era il più magrolino del gruppo.
Aveva dei capelli biondi come il grano, però corti e sistemati come si deve, occhi dorati che risplendevano in quella mattinata, era piuttosto risecchito, pelle e ossa, ma nonostante tutto non sembrava intaccare il sorriso che mostrava ai fratelli che partivano.
I due ragazzi si osservarono per poi guardare i quattro ragazzi e anche l’anziana, avevano ancora un viaggio da continuare e non potevano arrendersi in quel momento.
“Dovete partire proprio ora? Non potete aspettare ancora un po’...?” chiese la mora dispiaciuta, mentre tutti i presenti la guardavano con sguardi di comprensione per poi osservare i due ragazzi che sembravano abbastanza determinati.
“Non possiamo Lenne, dobbiamo partire immediatamente” disse il ragazzo biondo osservando la mora che sospirava, sapendo già in anticipo la risposta del ragazzo.
“Ragazzi vedete di venirci a trovare!” disse la bionda sorridendo ai due ragazzi che ricambiarono il sorriso.
“Certo! Verremo a trovarvi quando possiamo!” disse l’armatura rassicurante mentre osservava l’amica che sembrava rassicurarsi alle sue parole.
“Mi raccomando…ragazzi non cacciatevi nei guai!” disse il biondo più adulto, mentre il biondo lo guardava male e l’armatura stava ad annuire.
“Edward…non ne ho voglia delle tue raccomandazioni!” sbuffò il biondo mentre il diretto interessato scoppiò a ridere, seguito dal gruppo.
“Fratellone, non è necessario riempirli di raccomandazioni!” disse ridendo il ragazzo magrolino mentre si teneva nelle stampelle ed osservava i due ragazzi.
“Va bene! Va bene! Alphonse, ho capito” disse Edward rassegnato, lasciando libero i due poveri ragazzi.
“Vedete di tornare presto!” dissero Winry e Pinako in coro, sorridendo ai due ragazzi che annuirono, cominciando a camminare, allontanandosi dalla casa.
I due fratelli osservarono per l’ultima volta la casa, vedendo gli amici ancora salutare, l’armatura attirò l’attenzione del fratello.
“Fratellone..? Noi avremmo una casa dove tornare?” chiese l’armatura esitante, ricevendo sguardi comprensivi dal fratello, dopo quello che avevano passato, era ovvio chiedersi una cosa del genere…
“Ovvio che avremmo sempre una casa a cui tornare Alex, una casa dove ci sono le persone a noi care…” rispose il biondo sorridendo, dando un ultima occhiata al gruppetto che stava salutando a braccia spalancate, con i loro raggianti sorrisi.
I due si guardarono determinati, per poi mettersi in cammino verso la loro prossima metà.
 
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Passano due anni dal giorno della promessa, il Padre ormai era stato sconfitto, i fratelli Elric nonostante avevano terminato il loro viaggio, ne avevano iniziato un altro ma con strade differenti.
Roy Mustang fu promosso in generale e riottenne anche la sua squadra, soprattutto Riza.
Per il resto, non era cambiato molto…
In un sole splendente, che rifletteva la sua luce sul bellissimo prato che si espandeva nei pressi dell’ovest, un carro si muoveva in quella stradina di campagna, mentre al suo interno due ragazzi erano impegnato a farsi i fatti loro.
Il primo era un ragazzo non molto alto, con dei lunghi capelli biondi, come il grano in primavera, raccolti in una treccia, due occhi dorati che si stavano aprendo in quell’istante, venendo riflesso lo scintillio del sole.
Indossava abiti in pelle, usati dal fratello maggiore alla sua età, due guanti bianchi d’alchimista, stivali di pelle e come tocco di classe, la sua fedele giacca rossa.
Con il biondo c’era un enorme armatura, tenendo al ‘collo’ una bandana rossa, ormai affezionatosi, era intento a leggersi un libro, mentre l’altro, ormai sveglio, si stava stiracchiando.
“Ahhhhhh! Che dormita! Alex, siamo arrivati?” chiese il biondo mezzo addormentato, mentre l’armatura lo guardava sorridente e facendo una piccola risata, vedendo la faccia del ragazzo.
“Non ancora fratellone, siamo appena a metà strada” rispose sorridente l’armatura con una voce infantile ma anche metallica nello stesso momento, mentre il biondo sbuffò per poi volgere lo sguardo sull’autista.
“Ehi vecchio! Quando arriviamo?” chiese il biondo impaziente, mentre l’uomo lo guardava male per poi sospirare.
“Guarda che Ovest City non scappa mica, capito ragazzo?” gli disse l’uomo tornando a guardare la strada, mentre il biondo sbuffò impaziente e l’armatura mandasse sguardi di rimprovero al biondo.
“Ho capito, non c’è bisogno che me lo dici, ho sentito” brontolò il biondo mentre l’autista rotolò gli occhi ormai stanco del ragazzo, mentre l’armatura sospirò rassegnato.
“Piuttosto, sapete dell’Alchimista di Metallo?” chiese l’uomo attirando l’attenzione dei due, soprattutto il biondo, che sembrava molto curioso.
“No, perché non ce lo dici tu?” rispose il biondo, stendendosi ed ascoltando parecchio interessato, mentre l’armatura non sapeva come fare con il fratello maggiore.
“Si dice che l’Alchimista di Metallo sia tra i migliori di Amestris, ovviamente quasi quanto l’Alchimista d’Acciaio che è diventato una leggenda! Si dice anche che aiuti il popolo e gli indifesi, ma che sia praticamente un nano” raccontò l’uomo mentre il biondo era rosso di rabbia ed l’armatura si allontanava dal fratello.
“CHI SAREBBE IL NANO ULTRA-MINUSCOLO CHE NON SI NOTA ALLA LUCE DEL SOLE!?!?!?” urlò il biondo, mentre le urla erano udibili anche da fuori il carro, infatti chi udiva quella voce, si chiedeva di chi potesse mai essere.
 
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“Mi chiedo come possibile che dobbiamo farcela a piedi, la strada per Ovest City!” brontolò il biondo mentre teneva la sua valigia e camminava per la stradina, seguito dall’armatura.
“Forse perché….TU hai messo K.O. l’uomo e noi dobbiamo camminare a piedi??” rispose ironico il fratello, mentre il biondo lo guardava malissimo, infatti odiava il biondo non avere ragione su qualcosa.
I due si fermarono all’improvviso, infatti si era udito un rumore, quindi si guardarono intorno.
Alla loro sinistra c’era una piccola città che non avevano notato, forse il rumore veniva da lì, quindi decisero di dare un’occhiata.
L’entrata della città sembrava consumata ed arrugginita, essendo fatta di ferro, dopo un paio d’anni arrugginisce…
Il tutto non trasmetteva sicurezza ai due che decisero comunque di entrarvi.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
SALVE POPOLO DI EFP!!!
Sono tornata con la seconda….NAH NAH….STAGIONEEEEEEEE!
Vi dico già da ora che non è necessario seguire la prima stagione per capire questa, nei primi capitoli verrà spiegato tutta la storia dei due protagonisti.
Nel prossimo capitolo verranno presentati i due protagonisti, mentre chi già ha visto la prima stagione, avrà intuito chi sono.
Inoltre nel prossimo capitolo entrano in scena Roy, Riza e il team Mustang!!!
 
ALLA PROSSIMAAAAAA
 
Kairifenicia96

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Capitolo 2
*** Coloro che non osservano il cielo ***


Capitolo 2: Coloro che non osservano il cielo
 
Central City – Ufficio del Generale Mustang
 
In un ufficio molto familiare si sentivano risuonare, fra una parete e l’altra, le voci del team Mustang, che ovviamente stava a discutere del più e del meno, mentre il povero generale, veniva minacciato dal tenente e la sua fidata callibro 9..
Sicuramente, era tornata l’armonia e la pace ad Amestris.
“è così silenzioso questo ufficio senza Edward, ormai è già partito verso Ovest…” disse Riza con un tono dispiaciuto, mentre metteva dei documenti in un cassetto, tenendo sott’occhio il gruppo.
Breda e Havoc stavano fumando delle sigarette, Fulman stava a discutere con Fuery, mentre dei passi si sentivano provenire dall’ingresso.
“GENERALEEEEEEEE!!! SONO VENUTA A TROVARLAAA!” urlava allegro Braven entrando nell’ufficio, mentre dei brividi percorrevano il moro.
Braven sapeva essere veramente assilante, esattamente come Hughes, ma almeno non assillava con le foto…
Tutto il team se ne era andato a gambe levate, mentre il povero moro, assieme al tenente, sopportavano quell’uomo.
“Braven…..che bellezza vederti” disse Roy con un tic nervoso nell’occhio destro, mentre Riza faceva il saluto militare all’uomo,  l’uomo si avvicinò con passi attenti, porgendogli dei documenti.
“Ecco a te, il comandante supremo te li ha rifilati e vuole che li firmi TUTTI” disse Braven evidenziando attentamente la parola ‘tutti’ mentre il moro fissò il carico di documenti con un espressione shockata, fra tutte le persone a cui poteva rifilarle, perché a lui???
Era ciò che pensava disperatamente, mentre il tenente gli fece segno di cominciare.
Quindi prese per la mano la sua fidata penna e cominciò a firmare, sempre con lo stesso sguardo annoiato.
“Ho l’impressione che il comandante c’è l’abbia con me…” borbottò fra sé e sé Roy mentre firmava, d’altronde non aveva nemmeno torto, il comandante supremo gli affidava gli incarichi più assurdi negli ultimi due anni…
In un certo senso, invidiava i due fratelli Enrick che stavano chissà dove per Amestris e non dovevano firmare nulla, anche se non li vedeva da parecchio..
Dal giorno della promessa, quei due erano scomparsi.
Davide accettava varie missioni per telefono e quando loro gli chiedevano spiegazioni, lui rispondeva Stiamo svolgendo una ricerca molto importante, la terremo informata appena finito
Quello che il moro si chiedeva era…che ricerche stanno svolgendo? Perché devono essere così segrete?
Al pensarci, gli veniva voglia di chiamare Edward e di urlargli CHE CAZZO STA FACENDO TUO FRATELLO!?!?...ma sicuramente non saprebbe dare una risposta concreta…
“Generale? Tutto ok?” chiese il tenente con un tono preoccupato, riportando alla realtà il moro, infatti era da parecchio che aveva smesso di firmare, lasciandosi quindi trasportare dai suoi pensieri.
“Diciamo…Vorrei capire che diavolo sta combiando quel nano di Metallo…” rispose Roy con un tono serio, ma divertito nell’immaginarsi la reazione del biondo, mentre si sentì il rumore di un ricaricatore.
Infatti era il tenente che aveva ricaricato la sua fedele calibro 9, pronta a sparare con tanto di aura violacea attorno e uno sguardo che diceva perfettamente tutto.
“Le conviene tornare a firmare…” disse Riza con un tono poco rassicurante, facendo venire i brividi al moro, a Braven e il team che si era nascosto in un angolo remoto dell’ufficio.
“R-Ricevuto! Lo faccio immediatamente!!” disse alla svelta Roy per poi firmare velocemente i documenti, con una velocità impressionante..
 
 
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Dei passi si sentivano nei freddi corridoi dei sotterranei.
La donna aveva i capelli lunghi e ondulati di un color viola scuro, dove i pochi raggi del sole andavano a risplendere, mentre si muovevano grazie alla camminata aggraziata della donna.
I suoi occhi erano di color rosso sangue, da far gelare il sangue a chiunque osasse guardarla negli occhi, tenendo espresso uno sguardo divertito, sadico e poco rassicurante..
Delle labbra rosse dello stesso colore degli occhi, tenendo stampato sul volto, un enigmatico sorriso, mentre ogni tanto si leccava le labbra con la lingua..
Indossava una maglietta scollata nera, con un giacchino a maniche corte, tenendo il petto, le braccia e la pancia scoperte, mentre i suoi pantaloni le inquadravano tutte le sue forme, con dei lucenti stivali neri.
Un abbigliamento abbastanza dark e provocante…
La donna, una volta arrivata alla grande sala, ex rifugio dove dimorava il Padre e i suoi homunculus, si sedette su un masso, godendosi quel silenzio assillante e dannato, all’improvviso una voce attirò la sua attenzione.
“Vedo che te la stai prendendo comoda, cara Sharon” disse il ragazzo appoggiato sul muro, dall’altra parte della sala, mentre la donna ormai era attenta ad osservarlo.
Il ragazzo non sembrava molto alto, indossava degli abiti in pelle.
Indossava una giacca nera e il volto era coperto dal cappuccio nero, dove si intravedevano appena gli occhi.
“Vedo che tu non perdi tempo, Pain” disse Sharon alzandosi, con un tono annoiato, mentre si avvicinava al ragazzo, che andava incontro alla donna.
“Mi pare che la nostra somma padrona ti avesse dato degli ordini ben precisi…” disse Pain con un tono serio e accattivante, mentre sul volto della donna comparve un sorriso compiaciuto.
“è vero, non è un segreto questo,  tu invece non fai nulla, eh? Piuttosto, sai dove sono Mark e Reynold?” rispose Sharon per poi porgere la domanda al ragazzo che parve pensarci su, quindi volse di nuovo lo sguardo sulla donna.
“Stanno informando i nuovi arrivati, non capisco cosa avessero di interessante.…” rispose il ragazzo, ponendo anche la sua opinione con un tono espressivamente infastidito, mentre la donna violacea accennò ad un sensuale sorriso.
“Sono curiosa di vedere che sanno fare….Molto curiosa…” terminò Sharon compiaciuta, allontanandosi dalla sala, accennando un saluto al ragazzo che rimase lì e alzò lo sguardo verso il buco stato chiuso.
Quel posto l’avrebbero usato per un po’, anche se non era quella la loro base, serve solo per delle cosette che la loro padrona ha ordinato di fare..
Due anni di attesa avrebbero dato i loro frutti.
 
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I due fratelli erano entrati nella città, sembrava abbandonata.
Tutti gli edifici avevano l’aria di non essere sistemati da tempo, le stalle sembravano poter crollare da un momento all’altro, i negozi avevano le finestre rotte…
Inoltre lì non si usavano auto, ma carrozze.
A parte quello, la città sembrava anche molto grande, non si vedeva nessuno, era probabile che fosse una città abbandonata, o almeno lo pensavano prima di sentire una voce.
“ABBIAMO VISITATORIIIII” urlò la voce di una donna, sembrava essere emozionata, quindi i due fratelli videro uscire dalle case, negozi, bar o altri posti, tutti gli abitanti della città, circondando i due.
La gente borbottava fra loro, sembravano essere emozionati, forse non avevano visitatori da chissà quanto tempo…
Una donna anziana si avvicinò ai due ragazzi, con un sorriso stampato sul volto, allargando le braccia ai due visitatori.
“Benvenuti a Bendervill! Città conosciuta per i migliori allevatori di tutta Amestris! Vi diamo il benvenuto nella nostra città, io sono Madame Gradis, il sindaco della città!” si presentò Madame Gradis sempre con un sorriso, trascinando quindi i due ragazzi a fare un giro della città, mentre tutti gli abitanti ritornarono ai loro affari, certamente però la città si era messa in moto e diffondeva un’aria di allegria .
I due fratelli si guardarono un po’ perplessi, come mai prima erano chiusi nelle loro case e la città sembrava deserta? Era così che facevano loro?
Qualcosa non quadrava molto in quella città…
“Mi scusi, Madame..mi sa dire dov’è un bar?” chiese il biondo alla donna, mentre l’armatura osservava ben attentamente la città, notando anche dei bambini che giocavano fra loro.
“Certo, vi accompagno immediatamente!” disse madame Gradis facendo cenno di seguirli, lì portò nel bar migliore della città, quindi si salutarono e i due ragazzi entrarono.
Il bar sembrava parecchio movimentato, fra gente ubriaca o che giocava a carte, i due andarono al balcone, così per ordinare da bere, lì c’era un uomo sulla quarantina d’anni.
L’uomo aveva i capelli neri, occhi del medesimo colore, era molto robusto e indossava una maglia bianca a maniche corte e dei pantaloni verdi, assieme a lui, seduta per i fatti propri, c’era una ragazzina sui 14 anni.
La ragazzina aveva i capelli rossi, molto accesso come colore, occhi verde-acqua, dove risplendevano di una luce intramontabile nei suoi occhi, era molto snella ed aveva un fisico molto sviluppato.
Indossava una maglietta azzurra, a maniche semi corte, con dei jeans e delle scarpe sportive.
Sembrava molto annoiata ed arrabbiata, infatti sfogliava una rivista con molta rabbia.
“Buongiorno, viandanti! Cosa volete da bere?” chiese l’uomo ai due, sembrava essere di buon’umore, al contrario della ragazza.
“Ordinerò del succo d’arancia, grazie” rispose il biondo nel modo più educato che conoscesse, quindi l’uomo gli preparò il succo per il ragazzo, osservandolo ogni tanto.
“Siete facce nuove qui…come vi chiamate?” chiese l’uomo ai due ragazzi che si osservarono per un attimo, quindi si misero d’accordo e decisero di presentarsi.
“Io mi chiamo Davide Enrick e lui è mio fratello minore Alexander Enrick” rispose semplicemente Davide, mentre tutti si bloccarono e fissarono increduli il ragazzo, persino la ragazza di poco prima lo fissava con un espressione indecifrabile.
“Davide Enrick…l’alchimista di Metallo!!” disse balbettante la ragazza dai capelli rosso rubino, indicandolo, mentre l’uomo si accesse una sigaretta e lo sguardò divertito.
“Abbiamo una celebrità a quanto pare, allora ti porto qualcosa da mangiare, tranquillo offre la casa!” disse l’uomo andando nella cucina del bar, mentre la ragazza si sedettè ai due ragazzi.
“Quindi voi due siete i famosi fratelli Enrick, giusto?” chiese la ragazza abbassando il tono di voce, così che soltanto loro due potessero sentirla parlare.
“Esatto, tu invece chi sei?” chiese il biondo con un tono poco educato, sembrava anche nervoso, infatti non voleva attirare troppa attenzione, voleva arrivare in fretta a Ovest City, così avrebbero potuto continuare le ricerche..
“Lo perdoni per la sfacciataggine…potremmo sapere il suo nome, per favore?” chiese Alexander gentilmente, usando un tono formale ed educato, mentre la ragazza sorrise.
“Mi chiamo Mary Gardanon, provengo da Creta e sono venuta qui ad Amestris clandestinamente…” si presentò Mary, mentre i due la guardavano sorpresi, una clandestina proveniente da Creta??? Che significava ciò??
“A cosa dobbiamo la visita di un abitante di Creta qui ad Amestris?” chiese serio Davide, la osservò attentamente e non più a malavoglia come poco prima, infatti quella ragazza era riuscita ad attirare la sua attenzione..
“Mio padre era un soldato di Creta, mentre mia madre una sacerdotessa di un santuario, dove si usa l’Artem, un alchimia sviluppata dai sacerdoti ed usata nei santuari per curare i viandanti oppure come arma difensiva…il santuario dove viveva la mia famiglia fu attaccato e i miei genitori morirono, quindi io venni qui ad Amestris” spiegò Mary seria, mentre i due ragazzi ascoltarono attentamente, quella ragazza non aveva di certo avuto una vita facile, nemmeno loro la ebbero…
Nonostante volesse saperne di più, il biondo fece una sola domanda, una domanda che lasciò sorpresa la rossa e alla quale fu costretta a rispondere…
Che succede in questa città?
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
SALVEEEEEEEEEE!
Eccomi di ritorno con il secondo capitolo!
Qui ne accadono di cose eh???
Nel prossimo capitolo, i fratelli Enrick dovranno fare i conti col passato!
Nel prossimo capitolo!
 
Capitolo 3: Un dolce sorriso!
 
ALLA PROSSIMAAAAA
 
Kairifenicia96

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Capitolo 3
*** Un dolce sorriso! ***


Capitolo 3: Un dolce sorriso!
 
Dei canticchii si sentivano per tutta Natilia, in quella calda mattinata.
A casa Enrick, una donna girava per casa con un’espressione molto ansiosa, i due bambini la guardavano con un’espressione titubante e confusa.
“Fratellone….che cos’ha la mamma?” chiese il piccolo Alexander al fratello maggiore, mentre la madre continuava a correre da una parte all’altra della casa..
“Non ne ho idea, Alex..” rispose Davide stranito, guardando anche lui la madre camminare da una parte all’altra della casa, era da quella mattina che la madre non faceva altro che muoversi e la cosa preoccupava non di poco…
Loro madre aveva dei lunghi capelli neri, ondulati, sempre illuminati dal sole mattutino, occhi azzurri come l’oceano in serata, pieni di amore e spensieratezza, con sempre un sorriso sulle labbra.
Indossa una vesta sul giallino, tenendo sul braccio destro, un braccialetto dorato, fatto dal marito apposta per lei.
La donna si avvicinò ai due bambini di gran fretta, osservandoli bene.
“Bambini! Guardate come siete conciati! Non farete buona impressione sulla zio così!” disse Elisabeth sistemando i vestiti ad Alexander e pettinando i capelli a Davide, i due bambini si osservavano confusi.
A quale zio accennava loro madre? Come mai non ne avevano mai sentito parlare?
“Scusa mamma…ma a quale zio ti riferisci?” chiese confuso Davide, mentre il fratellino gli dava man forte, annuendo, volendo capirci anche lui qualcosa, mentre la madre lì osservò per un attimo, per poi fare una risata, capendo che non aveva detto nulla ai bambini e che li stava facendo preoccupare.
“Fra poco arriverà vostro zio James! Verrà a stare qui per un po’ e voglio che sia la casa che i miei bambini possano fare una buona impressione su di lui!” spiegò sorridente Elisabeth muovendo le braccia elegantemente ad ogni parola che pronunciava, i due bambini sembravano curiosi di conoscere questo misterioso zio.
 
James Enrick, fratello maggiore di Micheal Enrick, il padre di Davide e Alexander…
Era un uomo molto alto, con dei corti capelli castani e occhi del medesimo colore.
Aveva dei baffi dello stesso colore degli occhi e dei capelli e indossava abiti di buona qualità fra le persone benestanti, cioè una giacca nera, una camicia bianca e dei pantaloni neri.
 
Si sentì bussare, la donna corse ad aprire, seguita dai due bambini,ed aperta la porta…lui entrò.
“James! È bello vederti!” lo salutò Elisabeth con uno dei suoi splendidi sorrisi verso l’uomo, voleva che si potesse sentire subito a casa e che magari potesse creare legami con i bambini..
“Ciao Elisabeth, condoglianze per la morte di Micheal…” iniziò l’uomo con un tono serio, per poi focalizzare l’immagine dei due bambini, quindi cominciò ad esaminarli attentamente.
Il modo di muoversi dell’uomo metteva parecchio a disagio i due bambini, soprattutto a Davide, visto che l’uomo rimase a fissarlo per un po’ di tempo..
“Come mai tu sei biondo? Inoltre i tuoi occhi sono dorati, ricordo perfettamente l’albero genealogico della nostra famiglia ed è strano che tu sia differente da tutti noi..” disse James serio con un tono che metteva i brividi, fu in quel momento che per un attimo il piccolo Davide fu immobile…per paura, perché sapeva che lui diceva la verità…erano molti i motivi…
Ma Davide aveva solo 4 anni ed era fin troppo piccolo per poter dare delle spiegazioni logiche all’affermazione dello zio..
Infatti, da allora Davide e Alexander guardavano con timore lo zio..
Davide provava un forte astio nei suoi confronti, al contrario di Alexader che provava affetto verso di lui..
Ogni sera, sbirciavano alla porta della sua stanza..
Lo vedevano lavorare sui libri, chiedendosi cosa stesse studiando di importante..
Tutte le volte che avrebbero voluto approfondire, riuscivano a identificare lo sguardo freddo dell’uomo su di loro, portandoli a darsela a gambe per la paura..
Sentivano sempre la nostalgia per il padre, morto sfortunatamente durante la guerra di Ishvall..
Nonostante la madre si mostrasse sempre sorridente, spesso la notte capitava accidentalmente di sentirla piangere..
Dall’arrivo dello zio, le lacrime di lei continuavano a scendere, ma sembrava essere più sollevata della presenza di quest’ultimo..
 
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Qualche giorno dopo…
 
I piccoli Davide e Alexander andarono a casa Nagasa per poter giocare con Lenne, la loro cara amica d’infanzia.
Lei aveva dei simpatici capelli neri a caschetto con dei bellissimi occhi color oceano, luminosi quanto l’oceano in mattinata, indossava sempre un vestitino bianco e scarpine nere, potando una collanina d’argento, regalo dei genitori prima che loro partissero..
Anche i suoi genitori parteciparono alla guerra di Ishvall, erano dei meccanici di auto-mail formidabili e morirono insieme al padre dei ragazzi..
I genitori la lasciarono alle cure della sua amata zia Nira, una donna sulla ventina d’anni.
Nira era una donna formidabile nel campo degli auto-mail, anche se aveva anche i suoi difetti..
Infatti aveva l’abitudine di bere almeno una bottiglia di alcool al giorno, soprattutto quando partecipa a delle feste serali.
I fratelli Enrick amavano stare in compagnia della famiglia Nagasa, era come stare in una seconda famiglia..
Arrivati lì, la bambina li accolse immediatamente.
“Davide! Alex! Eccovi finalmente! Giochiamo insieme?” chiese sorridente Lenne, notando poi che i due bambini non sembravano con molta voglia di giocare, quindi li portò dentro e li stimolò a raccontare l’accaduto, ovviamente con Nira presente.
Una volta raccontato tutto, Lenne osservò la zia, notando quanto fosse rimasta sorpresa e titubante sul comportamento dello zio, infatti a Nira non è mai andato a genio quell’uomo.
“Quell’uomo non mi piace per niente…come si permette a criticarti, Davide!?”disse infuriata Lenne stringendo i suoi piccoli pugni, mentre i due Enrick abbassarono lo sguardo, non sapendo cosa dire.
Nira invece si limitò a sedersi, bevendo un sorso d’alcool dalla bottiglia e osservando i bambini con uno sguardo serio e preoccupante.
“State tranquilli, conoscendo quell’uomo, non durerà più di due anni qui..” disse semplicemente Nira ai bambini, e le sue parole furono giuste..
Infatti, due anni dopo quegli avvenimenti, fu il momento della sua partenza.
 
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Era una fredda serata d’inverno e le luci del corridoio di casa Enrick erano ancora accese.
Infatti, James Enrick, proprio come aveva previsto Nira, stava per partire, senza alcun rimorso oppure con il desiderio di salutare i nipotini..
La donna lo osservò per un attimo, sentì poi dei piccoli passi e quindi si girò, erano Davide e Alexander.
Si erano alzati perché la luce del corridoio li aveva svegliati, avevano sentito un po’ della loro conversazione e avevano capito perfettamente che lo zio stava per partire, come aveva annunciato due anni prima la loro zia Nira.
L’uomo non volse nemmeno uno sguardo verso i due bambini, quindi aprì la porta di casa e andò via, lasciandosi alle spalle casa Enrick.
 
La mattina dopo…
 
Elisabeth stava preparando la colazione, mentre i due bambini notarono che il posto da sempre occupato dallo zio…fosse vuoto.
Era andato via per davvero? Non sarebbe tornato mai più?
Non erano chiare le risposte per i due piccoli Enrick, ma una cosa era certa…
…Da allora, i dolci sorrisi della loro amata madre, nascondevano un dolore incancellabile..
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
Salve genteeeee!
Eccoci con una piccola parte del passato dei fratelli Enrick!
Il capitolo parla dell’arrivo dello zio, di una visita a casa Nagasa e della sua partenza!
Nel prossimo Elisabeth si ammalerà e i due piccoli Enrick cercando un modo per farla sorridere, incontrano per puro caso una persona particolare!
Chi? Scopritelo nel prossimo capitolo!!
 
ALLA PROSSIMA
 
Kairifenicia96

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Capitolo 4
*** Brutte notizie e un incontro insolito ***


Capitolo 4: Brutte notizie e un incontro insolito
 
Erano passati un paio d’anni dalla partenza dello zio James e la famiglia Enrick vivette una vita tranquilla.
Davide aveva 11 anni e Alexander ne aveva compiuti 10 da poco, la madre era fiera di come stessero crescendo i suoi due ometti e i due bambini erano felici di renderla fiera di loro, soprattutto quando studiavano l’alchimia..
Era primavera e a Natilia arrivò un messaggio urgente per tutta la cittadina.
Si stava diffondendo un pericoloso virus, una malattia cardiaca, era molto pericolosa e bisognava stare attenti, da adulti a ragazzi, da vecchi a bambini..
 
                                 ……………
 
“Mamma, noi siamo al sicuro dalla malattia?” chiese spontaneamente il piccolo Davide quella mattina, mentre alzava lo sguardo verso la figura materna che parve lievemente preoccupata ma che si rivolse sorridente ai bambini, non voleva farli preoccupare.
“Ma certo! Siete bambini forti, nessuna malattia vi potrà sconfiggere!” affermò Elisabeth sorridente, cosa che sollevò il morale ai due bambini, ma la loro adorata madre non sembrava immune e imbattibile alla malattia…
 
 
 
Purtroppo, più passava il tempo e più i sintomi della malattia aumentavano e peggioravano..
 
Tutto accadde il 9 Maggio di quell’anno…
 
I due piccoli Enrick erano usciti da casa e giravano per la cittadine per delle spese, i due bambini avevano notato quanto si sentisse stanca la donna e per quel motivo i due si proposero per le spese.
Durante la strada, incontrarono Lenne, la loro adorata amica d’infanzia.
“Ciao Davide! Ciao Alex! Che state facendo?” chiese curiosa Lenne mentre teneva un mazzo di fiori in mano, erano delle rose rosse e bianche.
“Stiamo facendo la spesa, la mamma era stanca e quindi ci siamo proposti noi!” affermò Davide all’amica, mentre Alexander comprò un cesto d’arance, l’ultima cosa sulla lista.
“Eccomi, fratellone! Ho preso anche l’ultima cosa della lista!” disse Alexander andando verso i due sorridente, mentre notarono in quel momento i fiori tenuti con cura dalla mora.
“Cosa sono quei fiori?” chiese curioso Davide verso l’amica che abbassò un po’ il capo, sembrando lievemente triste.
“Sono per la mia mamma e il mio papà…” disse con un tono più basso Lenne, i due bambini capirono la situazione e rimasero zitti, loro avevano perso un padre ma avevano almeno una madre, la povera Lenne invece non aveva più nessuno dei due…era vero che aveva ancora la zia Nira, ma di certo non poteva sostituire il calore dei genitori..
“Se vuoi, domani giochiamo insieme” propose Alexander cercandola di risollevarle il morale, infatti alla mora le si illuminò il volto, felice di sentirsi dire una cosa del genere, notando che stava facendo tardi, salutò i due fratelli e andò al cimitero.
I due fratelli la guardarono andare via, poi osservarono per un attimo quello splendido cielo azzurro che offriva quel pomeriggio, c’erano nuvole con ogni forma diversa ed erano buffe, i due si guardarono sorridenti e poi corsero verso la loro casa, pensando di essere accolti dal sorriso della madre.
Una volta arrivati a casa, notarono le luci spente e i due bambini cominciarono a cercare la loro adorata madre..
Arrivati in cucina, la trovarono distesa a terra, ansimante, priva di forze..
I due bambini la osservarono con sguardo tremante per poi emettere un urlo…..
 
 
MAMMA!!!!!!!!!!!
 
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La madre dei due bambini fu ricoverata nell’ospedale della città di Dubith.
Era l’unico ospedale che avesse posti liberi, infatti la povera Elisabeth fu portata lì, i piccoli Enrick furono accompagnati da Nira e Lenne.
La donna avrebbe dovuto fare un’operazione, purtroppo i dottori affermarono che la donna sembrava giù di morale e che loro non potevano iniziare se la donna non cominciasse a mostrare segni di volontà da parte di ella.
I due bambini si guadarono e pensarono la stessa cosa, cioè rialzarle il morale.
 
 
I due bambini avevano cercato di farla sorridere, qualsiasi modo, purtroppo sembrava vano, la donna non sembrava dar segni di miglioramento, però apprezzò i tentativi dei due bambini e capì che loro avevano ancora bisogno di lei, quindi la mattina in cui i bambini tornarono, la videro canticchiare mentre beveva un succo d’arancia, ai due bambini comparve un sorriso sulle loro labbra e corsero incontro alla madre.
“Mamma! Eravamo preoccupati per te!!” dissero insieme Davide e Alexander con le lacrime agli occhi, mentre la madre sorridente li prese fra le sue calde braccia e li riempiva di carezze.
“Ricordatevi che la vostra mamma vi sarà sempre vicina, anche papà sta sempre con noi, siamo noi a non vederlo…Nessuno separerà la nostra famiglia, ricordatevelo bambini” disse Elisabeth in un sussurrò dolce e materno, stringendoli a sé, amavano i suoi abbracci, la sua calda voce, quel profumo di ciliegie che riempiva la casa…
I due bambini erano certi che le parole della madre fossero vere… purtroppo la settimana dopo la sua operazione….ella morì.
 
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Nira rimase all’albergo, discutendo al telefono sul da farsi per il funerale che si sarebbe svolto al loro ritorno a Natilia..
I fratellini Enrick e Lenne invece uscirono e fecero un giretto per Dubith, lo sguardo dei tre era spento, affranto…
Non facevano caso a cosa sbattevano, i loro pensieri erano vuoti, privi di parole.
I due fratelli andarono a sbattere contro una donna, mentre la piccola Lenne posò lo sguardo su ella.
“State bene, bambini? Dovreste fare più attenzione!” disse la donna seria, il suo tono di voce era molto severo e che non voleva repliche, i due bambini si alzarono e annuirono, in seguito il maggiore decise di aggiungere parole.
“Chi è lei?” chiese Davide guardando la donna, mentre lei si indicò e disse delle semplici parole.
 
…SONO UNA CASALINGA DI PASSAGGIO!!!!
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
ECCOMI TORNATAAAAA
*si sente l’allelulia e gli angeli cantare*
Ebbene eccovi il nuovo capitolo che finisce con l’entrata in scena di un personaggio che conosciamo MOOOOLTO bene!!!!
 
Davide: Ti prego….lei no..
 
Guarda che è la tua infanzia, non posso non farla comparire u.u
 
Davide: ma che palle…
 
Alexander: FRATELLONE! Modera il linguaggio ^^”
 
Bene, tralasciando le bestemmie seguenti del nostro protagonista…
 
…CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO!!
 
Kairifenicia96

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Capitolo 5
*** Un nuovo obbiettivo ***


Capitolo 5: Un nuovo obbiettivo
 
Nira rimase all’albergo, discutendo al telefono sul da farsi per il funerale che si sarebbe svolto al loro ritorno a Natilia..
I fratellini Enrick e Lenne invece uscirono e fecero un giretto per Dubith, lo sguardo dei tre era spento, affranto…
Non facevano caso a cosa sbattevano, i loro pensieri erano vuoti, privi di parole.
I due fratelli andarono a sbattere contro una donna, mentre la piccola Lenne posò lo sguardo su ella.
“State bene, bambini? Dovreste fare più attenzione!” disse la donna seria, il suo tono di voce era molto severo e che non voleva repliche, i due bambini si alzarono e annuirono, in seguito il maggiore decise di aggiungere parole.
“Chi è lei?” chiese Davide guardando la donna, mentre lei si indicò e i bambini la fissarono piuttosto perplessi.
“…SONO UNA CASALINGA DI PASSAGGIO!!!!” urlò la donna mentre i bambini la fissavano confusi e perplessi, sicuramente si chiedevano chi fosse quella donna strana.
“Ma non ha risposto alla nostra domanda!” sbottò Davide mentre Alexander e Lenne tentavano di fermalo dalla sua stessa maleducazione, infatti si beccò un pugno in testa da parte della donna.
Nel  frattempo arrivò verso i bambini una ragazza sui 16 anni, alta e snella, con un seno piuttosto prosperoso.
Aveva dei lunghi capelli riccioli di color castano biondo, occhi color verde stagno, ma che sembravano un bel verde magenta sotto i raggi del sole, aveva labbra candide come la neve di Briggs, ma il profumo della primavera mattutina.
Indossava una graziosa maglietta azzurra, che marcava tutte le sue curve adolescenziali, indossava anche dei jeans azzurri.
“Bambini! Eccovi qui! Li scusi, sono delle piccole pesti” disse la ragazza venendo circondata dai tre bambini, mentre guardava con sguardo si scuse la donna.
La ragazza si chiamava Caroline Arlonder, viveva a Resembool e andava a Natalia per fare da babysitter ai piccoli fratelli Enrick, Lenne provava ammirazione verso quella ragazza così dolce ma decisa, voleva essere come lei quando sarebbe stata grande, essere una giovane donna forte e decisa.
“Caroline!” urlarono i bambini felici, abbracciandola, non si aspettavano che lei li raggiungesse da Resembool fino a Dubith, ma la ragazza faceva quello ed altro per quei bambini, ne era affezionata ed erano dei fratellini minori per lei.
“Sono qui ora, vostra zia mi ha detto che eravate qui e mi sono precipitata per il primo treno di Resembool diretto qui” spiegò sorridente Caroline mentre i bambini esultavano felici, mentre la donna fissava Davide, notando la sua somiglianza con un suo allievo, ma poi pensò che potesse essere una coincidenza, quindi si voltò e fece per andarsene, lasciando quei bambini insieme a quella dolce ragazza.
 
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Ufficio del colonnello Roy Mustang
 
Il colonnello era sempre stato un uomo piuttosto ambizioso, puntava ad essere comandante supremo e il tenente Riza Hawkeye stava al suo fianco.
La seguirò fino all’inferno, signore! era questo quello che affermò dopo gli avvenimenti di Ishvall, da una donna con poca sicurezza…era diventata una donna forte, la donna degna di stare al suo fianco.
Ovviamente aveva anche il suo team.
Havoc, Breda, Fulman, Fuery…
Ovviamente anche con il suo team c’erano risate assicurate, ma ciò che divertiva all’alchimista di fuoco era giocare con Edward Elric, l’alchimista d’Acciaio.
Edward era il più giovane alchimista di stato dell’esercito.
Era diventato un cane dell’esercito per poter trovare la pietra filosofale e ridare al fratello il corpo perduto.
“Dannato colonnello!” urlò una voce familiare all’alchimista di fuoco che accentuò un sorrisetto divertito, mentre sentiva dei passi insistenti e infastiditi raggiungere la sua scrivania.
“Acciaio, non dovresti urlare in quel modo, altrimenti rischi di rimanere basso” disse Roy con un tono tra il sarcastico e il divertito, mentre dal ragazzino usciva fumo, causato dalla rabbia che scatenava il colonnello.
Edward Elric era un ragazzino sui 13 anni, aveva dei lunghi capelli biondi, colore del grano, legati in una treccia, occhi dorati come l’oro, che in quel momento erano pieni di rabbia, indossava abiti in pelle e un inconfondibile giacca rossa.
Al fianco del biondo c’era un armatura, Alphonse Elric, il fratellino dell’alchimista d’Acciaio, un ragazzino sui 12 anni, nonostante sembrasse il più grande fra i due.
“CHI SAREBBE IL RAGAZZINO BASSO CHE NON RIUSCIREBBE A PRENDERLA A CALCI!?!?” urlò il ragazzino agitandosi come un pazzo, venendo trattenuto dal fratello che sospirò rassegnato, insieme al team.
“Non ha detto nulla del genere…” dissero tutti i presenti rassegnati, sapevano che il giovane alchimista tendeva ad esagerare quando si parlava di altezza.
“Acciaio, ti servirebbe un calmante” disse Roy divertito, incrociando le mani e poggiandoci il mento, mentre di bottò entrò qualcuno nell’ufficio, qualcuno che prevedeva guai.
“Qualcuno parlava di calmanti? Chi è il furbetto che vuole violentarlo?” chiese Hughes entrando di botto, mentre tutti lo fissavano male, soprattutto Edward e Roy.
“HUGHES!!!! Io non mi interesso agli uomini e non sono nemmeno un pedofilo!!!” gli urlò Roy contro, visto che Hughes tendeva a dare un doppio senso alle cose, ma nonostante quel piccolo difetto, lui gli voleva bene e lo considerava il suo migliore amico.
“Oh! Scusatemi, non è necessario fissarmi in quel modo, eh!” disse Hughes agitando le braccia in segno di resa, mentre i due alchimisti si scambiavano sguardi, decidendo se avere pietà per l’uomo oppure no, uno dei rari momenti in cui Edward e Roy andavano d’accordo.
A quel punto il ragazzino divenne serio e guardò il superiore.
“Allora, perché mi ha chiamato?” chiese serio Edward mentre anche l’alchimista di fuoco diventò serio.
 
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“Izumi Curtis?” chiese Davide incuriosito, mentre Lenne e Alexander bevevano una piccola bottiglia di latte e ascoltavano altrettanto incuriositi.
“Si, da come si dice qui a Dubith, lei è un’alchimista eccezionale!” spiegò Nira bevendo la solita bottiglia di alcool che si porta sempre dietro, mentre Caroline portava dei biscotti ai bambini.
“Una formidabile alchimista eh?” ripetè Davide accennuando ad un sorriso, come se gli fosse venuta un’idea, infatti Alexander lo notò subito, ma rimase in silenzio, tutto a suo tempo.
“Signora Nagasa, io non credo sia il caso di parlarne ai bambini, insomma…credo debbano pensare a divertirsi” disse Caroline alla donna che le sorrise comprensiva, ma sia Nira che Coroline sapevano bene della passione per l’alchimia da parte dei due piccoli fratelli Enrick, non immaginavano cosa potessero fare .
 
…………………..
 
Fratellone…?
 
Gli occhi dorati del giovane Davide si aprirono al richiamo del fratello minore.
Era piena notte, ma a nessuno dei due importava molto.
“Dimmi, Alex” rispose Davide volgendo lo sguardo sul letto accanto al suo, dove il fratello era accoccolato alle coperte con uno sguardo dubbioso.
“Cos’hai in mente di fare?” chiese dubbioso Alexander, capendo che il fratello aveva in mente qualcosa…qualcosa che gli venne in mente dopo aver saputo che Izumi Curtis fosse un’alchimista.
Il bambino sospirò, mettendosi seduto, il fratello lo conosceva perfettamente ed era difficile nascondergli qualcosa.
“Una volta ho letto qualcosa sulla trasmutazione umana…era in un libro che teneva nascosto papà” disse il bambino serio, mentre il più giovane lo guardò confuso.
“Trasmutazione umana? E cos’è?” chiese Alexander confuso, mentre il fratello esitò per un attimo, come se non sapesse se dirlo o meno al fratellino e quindi coinvolgerlo, poi decise di rispondere.
“è una tecnica alchemica proibita che permette di resuscitare i morti” spiegò il giovane Davide mentre il fratello rispose con un sonoro “Oh….” per poi pensarci bene, sapeva bene della legge dello scambio equivalente e sicuramente avrebbero dovuto pagare un prezzo, nel caso tentassero di riportare in vita la madre.
“….e la useremo per riportare in vita la mamma?” chiese Alexander mentre il fratello maggiore lo guardò stupito, aveva intenzione di aiutarlo, ma lui non gliel’aveva mai chiesto…
“Non ti ho mai chiesto di aiutarmi…” disse Davide abbassando lo sguardo, sapeva che la trasmutazione era proibita, era un taboo…
Se doveva spezzarlo, doveva essere lui, non voleva coinvolgere anche il fratellino, peccato che sembrava non essere d’accordo con lui.
“Anch’io voglio aiutare, non ti faccio fare tutto da solo…se sbaglieremo lo faremo insieme” disse Alexander deciso, mentre Davide lo guardò inizialmente sorpreso, per poi sorridere.
“Va bene, domani sarà un grande giorno…” disse Davide rimettendosi sotto le coperte, mentre Alexander lo guardò confuso e chiese il motivo.
 
Perché domani cercheremo Izumi Curtis
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
Eccomi tornataaaaa!
Spero che il capitolo vi piaccia, nel prossimo Davide e Alex dovranno trovare e convincere Izumi a prenderli come allievi! Ci riusciranno?
Al prossimo capitolo!
 
Capitolo 6: Tutto è Uno! Uno è Tutto!
 
ALLA PROSSIMAAAA
 
Kairifenicia96

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