Hear me roar

di keepcalmandwrite
(/viewuser.php?uid=802180)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte uno ***
Capitolo 2: *** Parte due ***



Capitolo 1
*** Parte uno ***


“Approdo del re! Approdo del re! Siamo giunti a destinazione!” la voce del comandante della nave su cui Jaime viaggiava lo svegliò dal breve e combattuto sonno nel quale era da poco caduto quella mattina. Il tempo di aprire gli occhi e si rese subito conto di ciò che stava per affrontare quel giorno: il ritorno da sua sorella Cersei. Da quando sua figlia Myrcella morì per avvelenamento tra le sue braccia, Jaime non era più riuscito a chiudere occhio durante quelle notti in viaggio. Per tutto il tempo non faceva altro che pensare allo sguardo pieno di terrore di sua figlia un attimo prima di cadere a terra inerme. Non aveva mai provato quella sensazione di vuoto prima. Certo, tempo addietro dovette subire anche la morte del primogenito Joffrey, ma ciò che era successo su quella nave lo lasciò considerevolmente più spiazzato. Jaime aveva appena dichiarato alla piccola Myrcella di essere suo padre, si era svuotato del più grande segreto che si teneva dentro da una vita, ormai. Non aveva quindi perso solo una figlia naturale, ma una vera figlia consapevole di chi fosse il suo vero padre e felice di iniziare una nuova vita con lui al suo fianco. Per Jaime il peso di quel lutto si faceva ogni giorno più insopportabile. Ogni giorno in quella nave immaginava il suo rientro ad Approdo del re e a come avrebbe dato la triste notizia alla sorella Cersei. Jaime conosceva già il suo sguardo infuriato, e le lacrime che solo in rarissime occasioni osavano ornare i suoi occhi verdi. E sapeva che quell’oggi sarebbe accaduto. Sospirando si avvicinò all’oblò della sua stanza, da cui poteva ammirare le maestose torri della capitale avvicinarsi sempre di più.
 

Dall’alto delle sue silenziose stanze, Cersei Lannister percorreva nervosamente la distanza tra l’uscio e la grande finestra che si affacciava sul mare. Non molto tempo prima era giunto un corvo con un messaggio da Dorne, con cui suo fratello Jaime l’avvisava che sarebbe ripartito il giorno seguente con sua figlia e il ragazzino dei Martell. Secondo i suoi calcoli sarebbero quindi sbarcati sulle coste di Approdo del re a breve, molto probabilmente in giornata. Cersei aveva bisogno di riabbracciare la sua famiglia in quel momento più che mai prima. Si sedette su di un divanetto per poi scostare la lunga gonna di pregiata stoffa. Le sue gambe erano oramai candide e prive di ogni segno lasciatole dal cammino di purificazione costretta ad intraprendere qualche tempo prima. I piedi, invece, erano racchiusi da fasce ben strette sui tagli che quella camminata le aveva provocato, dalle caviglie fino al torso dei piedi, lasciando scoperte solo le dita. Toccò con un veloce gesto quelle ferite, e il dolore che ne seguì le fece rivivere quegli attimi interminabili in mezzo alla gente dell’intera città. Chiunque in quel momento era pronto ad inveirle contro e ad importunarla in tutti i modi possibili. Scacciò in fretta quel ricordo, per poi alzarsi in piedi e continuare a percorrere lo spazio della sua stanza, l’andatura lenta e leggermente zoppicante a causa di quei tagli proprio sotto i talloni.
Quando d’improvviso una guardia reale bussò alla sua porta con fare deciso, Cersei si voltò immediatamente verso di essa e deglutì. “Ecco, ci siamo”, pensò.
“Sua Grazia, vostro fratello Jaime Lannister desidera vedervi”, risuonò l’altisonante voce dall’esterno.
Cersei fece un respiro profondo. “Che entri pure” rispose infine, raggiungendo il centro della stanza pronta a ricevere suo fratello. 
 

Quando la guardia che lo aveva scortato fino alle stanze di sua sorella aprì la porta in legno su ordine di lei, Jaime capì subito che niente avrebbe mai potuto prepararlo a ciò che vide. Rimase senza fiato per qualche secondo, il sangue gli pulsava forte nelle tempie. Fece un passo verso l’interno, concentrandosi nel rimanere in silenzio finché quell’uomo all’uscio non se ne fosse andato richiudendosi dietro la porta in legno massiccio. Quando quei passi pesanti a causa dell’armatura erano ormai lontani, Jaime si avvicinò alla sorella senza esitazione.
“Cersei, per i sette inferi, cosa ti è successo?” chiese osservando la corta chioma bionda della Regina Madre. Jaime ricordava benissimo quando da bambina la sorella aveva deciso di farsi quel taglio corto per essere uguale a lui. Ricordava anche che quel giorno, mentre erano soli, ridacchiando le mise una mano tra i capelli e le confidò che ora erano una sola persona, la stessa persona. Ma lo sguardo cupo di lei e un piccolo taglio sulla sua fronte che prima non c’era gli rivelarono che la loro infanzia poco c’entrava  con ciò che successe a sua sorella mentre lui era via.
“E’ una lunga storia, Jaime. Una lunga e spiacevole storia.” rispose lei prontamente, abbassando lo sguardo per non lasciar intendere il proprio dolore al fratello. Poi, con una leggera luce di speranza negli occhi, posò di nuovo lo sguardo su di lui.
“Myrcella! Devo subito vederla! Dove..” le parole le morirono in bocca quando, per la prima volta da quando era entrato nella sua stanza, Cersei notò l’ombra cupa sul viso del fratello. Gli occhi spenti e gli scuri segni sotto le palpebre le annunciavano già quello che Jaime stava per comunicarle.
Dopo qualche secondo durante il quale un tombale silenzio era sceso tra i due, lui prese prontamente la parola.
“E’ stata Ellaria. L’ha avvelenata prima di imbarcarsi. Non ho potuto fare niente, è morta tra le mie braccia.”
Cersei ascoltò quelle parole continuando a fissare un punto nel vuoto. Jaime poteva sentire il respiro della sorella farsi pesante. In quel momento sembrava essere concentrata su qualcos’altro, qualcosa distante nel tempo e nello spazio. Lui rimase inerme ad osservarla, indeciso se avvicinarsi o rimanere immobile lì dov’era. Poco dopo delle lacrime iniziarono a bagnarle gli occhi e a solcarle gli zigomi pronunciati.
“Lo sapevo. Lo sapevo!” ruppe poi il silenzio, “Sapevo che quella puttana avrebbe messo mani su mia figlia! La mia unica bambina!” La stanza si riempì della sua voce smorzata dal dolore “Gliela farò pagare, userò l’Altofuoco contro tutta Dorne, la raserò al suolo! Giuro sui sette Dei che lo farò!”
A quel punto Jaime decise di cancellare la distanza tra lui e la sorella avvicinandosi a lei e, cingendole i fianchi, l’abbracciò cercando di darle conforto. Sapeva che era una donna forte, e che in una situazione normale l’avrebbe respinto senza pensarci due volte. Ma sapeva anche che in quel momento si sentiva più debole che mai, e aveva bisogno di qualcuno al suo fianco.
Cersei , sentendosi per un attimo senza forze, appoggiò la fronte al petto di lui e cercò di asciugarsi il viso con un gesto fugace.
“Mi dispiace molto.” Jaime decise di rompere quel breve silenzio parlando con un filo di voce “E’ stato un momento orrendo. Ero ormai certo di aver compiuto la mia missione, di poterla riportare a casa da te, sana e salva. Lei era lì, di fronte a me, ed io ero così grato di sentire che mia figlia sapeva chi fosse il suo vero padre, che quasi non riuscivo a credere a ciò che stava accadendo.”
A quel punto Cersei si staccò immediatamente da lui per poterlo guardare dritto negli occhi.
“Tu… che cosa?” la sua voce era decisa ma ancora rotta dal dolore.
Jaime fece un respiro profondo prima di parlare. “Gliel’ho detto, Cersei. Ho detto a mia figlia che io, Jaime Lannister, ero suo padre.” continuò sostenendo lo sguardo indagatorio della sorella. “Gliel’ho detto poco prima che lei…”
Cersei, in tutta risposta, si allontanò dirigendosi verso l’elegante tavolo posto su un angolo della stanza e si riempì un bicchiere di vino rosso. Dopo averne mandato giù un sorso abbondante, tornò a guardare suo fratello dritto in volto. “Perché l’hai fatto?”
“Ho fatto la cosa giusta da fare”, sentenziò Jaime di tutto punto, poi aggiunse con maggiore sicurezza “Sono cambiato, Cersei. Sono pronto a prendermi le mie responsabilità. Voglio che tutti sappiano chi è davvero lo Sterminatore di Re.”
Sul viso di Cersei si dipinse subito un’espressione di disaccordo. “Ah sì? E quali vantaggi otterremmo da ciò, oramai che Myrcella non c’è più?” La donna fece per avvicinarsi verso suo fratello, e nel percorrere quella breve distanza non riuscì a nascondere un’andatura leggermente inclinata, nel tentativo di non appoggiare a terra il piede più martoriato dalle ferite. A quel punto Jaime capì che qualcosa non andava e si fece indagatorio.
“Cosa ti succede, Cersei?” con lo sguardo scrutò attentamente quello della sorella, la quale rimase in silenzio mentre dal viso non traspariva nessuna emozione. “Cosa diamine è successo?” ripeté, stavolta con più enfasi ed alzando leggermente la voce.
Cersei abbassò lo sguardo. Avrebbe voluto tenere nascosto tutto ciò che era successo in quella cella e là fuori poco dopo. Avrebbe voluto non pensarci mai più, in modo da far sparire per sempre quel ricordo, il ricordo della leonessa in gabbia che fallisce nei suoi piani. Ma nascondere qualcosa a suo fratello gemello, l’altra sua metà, quello non era in grado di farlo.
Jaime aveva oramai capito, così con una mossa repentina afferrò la voluminosa sottana della sorella e gliela alzò quel che bastava per notare le fasciature su entrambi i suoi piedi. Cersei rimase inerme, ma oramai gli doveva delle spiegazioni. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte due ***


“Mi hanno sbattuta in cella, nei sotterranei del Tempio”, iniziò a raccontare, suo malgrado. “L’Alto Septon mi ha accusata di fornicazione  e di aver ucciso Re Robert. Sanno anche di noi.” A quel punto, Cersei non riuscì a trattenere le lacrime, seppur cercando di non perdere il controllo e rimanere in sé. “Per uscire di lì ho dovuto confessare. Poi mi hanno tagliata i capelli, e scalza e denudata ho dovuto marciare fino alla Fortezza Rossa.” Senza nascondere il viso ormai bagnato, guardò il fratello dritto negli occhi. “E’ stato terribile, Jaime. Mi hanno umiliata, ed io ero lì, impotente, senza niente addosso.”
Jaime, nell’ascoltare la confessione della sorella, sentì l’odio nascergli dentro. Come avrebbe mai potuto lasciare che ciò accadesse? L’immediata reazione fu avvicinarsi alla sua amante e stringerla a sé, stavolta con decisione e senza timore di venir respinto. Cersei infatti, lasciò che il fratello stavolta la toccasse, e una volta riparatasi dietro le sue spalle iniziò a singhiozzare.
“Mi dispiace da morire. Mi dispiace, amore mio. Giuro che se fossi rimasto lì con te avrei piantato una spada nel cranio di ognuno di loro pur di riportarti qui. Te lo giuro che l’avrei fatto!” le sussurrò Jaime con la voce spezzata dall’emozione. Portò la mano sinistra, l’unica mano che gli era rimasta, tra i corti capelli di lei e iniziò lentamente ad accarezzarle le punte lungo la nuca. Quel gesto riportò Cersei indietro negli anni, a quando lei aveva tagliato i capelli volontariamente soltanto per essere come suo fratello. E in un attimo ricordò anche quella notte che lei e Jaime, da ragazzini, passarono insieme in segreto nella stanza di lei. Per tutto il tempo il fratello le aveva accarezzato i capelli sussurrandole che ora erano uguali e che Cersei avrebbe potuto allenarsi con la spada insieme a lui. Quel ricordo la fece sorridere spontaneamente, nonostante le lacrime.
“Non te ne andare mai più, Jaime. Io non ho bisogno di nessuno, eccetto te. Ho sempre e solo voluto te.” gli sussurrò con un filo di voce. Jaime allora, senza pensarci due volte, avvicinò le labbra alle sue per poi baciarla. Un lungo bacio, che assomigliava molto più a quelli casti e puri che si scambiavano da bambini, piuttosto che ai più recenti baci bagnati e passionali mentre consumavano un rapporto, nascosti da qualche parte. Cersei lo notò fin da subito. Era da tempo ormai che non baciava suo fratello in quel modo, e capì che le erano mancati molto quei gesti d’affetto. Jaime spostò la sua mano sul viso di lei per poi accarezzarle con il pollice gli zigomi pronunciati, tipici dei Lannister. Portò poi anche la finta mano in oro sulla sua guancia. Al contatto con il freddo metallo, Cersei rabbrividì leggermente, senza smettere mai di baciarlo. Cercò poi maggiore contatto fisico, portando le mani sui fianchi di lui e spingendo dolcemente il suo corpo contro quello del fratello.
Quando lentamente si staccarono, si guardarono negli occhi per un attimo che sembrò quasi infinito. Entrambi osservarono il proprio riflesso nelle iridi dallo stesso colore dell’altro,  ritrovandosi più simili che mai.
 “Guardaci, Cersei. Guarda come ci hanno ridotti.” Fu Jaime a rompere quel silenzio, per poi mostrare la mano in oro. “A me hanno privato della mia abilità di spadaccino. Per me quella mano era tutto. E a te, invece”, continuò guardandola negli occhi, “ti hanno privata del tuo onore, ti hanno denudata e insultata. Hanno anche tentato di privarti del tuo potere, la cosa a cui tieni più di tutto.”
Cersei lo ascoltava, e sapeva che aveva ragione. “Ma non ci sono riusciti, Jaime. E se restiamo uniti non ci riusciranno mai.” Si allontanò dal fratello per raggiungere il tavolino degli alcolici, riempì due calici con del vino, poi ritornò da lui porgendogliene uno. Jaime lo accettò e fece un lungo sorso.
Anche Cersei fece lo stesso, per poi tornare pensierosa. “Devo vederla. Dov’è nostra figlia? Intendo,il suo corpo.”
Jamie fece un respiro profondo, per poi sedersi su di un divanetto nella stanza. “Ho dato ordine di allestire la camera ardente. L’hanno posta laggiù.”
Cersei  fece un altro sorso di vino, per poi prendere la parola con tono afflitto “L’ennesima camera ardente, l’ennesimo funerale.”
Jaime osservò la sorella finire di bere tutto il liquido rosso nel suo bicchiere, per poi camminare avanti e indietro nervosamente, seppur con qualche difficoltà per le ferite ai piedi.
“Sai, dovresti proprio vederla.” esordì, cercando di non lasciarsi influenzare dall’irascibilità di Cersei. “E’ cresciuta molto. E’ uguale a te, alla sua età. Quando arrivai ai Giardini dell’Acqua e la vidi, per un attimo credetti di aver viaggiato nel tempo.”
“Eri bellissima”, continuò Jaime, finendo di sorseggiare il suo vino. “E nonostante gli anni che passano, ritrovo sempre in te una donna forte e carismatica. La donna più bella che abbia mai visto.”
A Cersei facevano piacere le lusinghe del fratello, ma in quel momento sembrava troppo tesa per lasciarsi andare. Continuava a camminare nervosamente, pensando alla situazione in cui la sua famiglia riversava in quel momento. Allora Jaime si alzò e, raggiungendo la sorella da dietro le sue spalle, le afferrò i fianchi tenendola con l’unica mano stretta davanti a lui. Cersei rabbrividì per l’improvviso contatto fisico. Nonostante anni prima avesse giaciuto anche con altri uomini, solo a Jaime era concesso avvicinarsi e toccarla in quel modo senza un suo esplicito permesso. Il suo sguardo cadde poi sull’antico specchio posto in un angolo della stanza, di fronte a loro. Cersei guardò la loro figura riflessa: due corpi alti e slanciati, due biondi capi con corti capelli, il suo stesso viso che si ripeteva sul volto del fratello, così come gli stessi tratti di Jaime si ripetevano sul viso di lei. E in quegli stessi tratti rivide per un attimo il volto di Joffrey, il loro primo figlio, poi anche la piccola Myrcella e Tommen.
Jaime cominciò a baciarla lungo il collo, nel tentativo di distoglierla dalle lunghe riflessioni. “A cosa pensi?” le sussurrò in un orecchio.
“A noi”, rispose la sorella poco dopo. “Alla nostra famiglia e ai suoi pochi membri rimasti.”
Jaime sorrise scaltro. “Vuol dire che sono rimasti in pochi a giudicarci. Siamo solo noi, Cersei. Noi e nostro figlio.”
Cersei si voltò svelta per poterlo guardare negli occhi. “La sovranità dei Lannister non è mai stata tanto minacciata quanto lo è ora. Se vogliamo rendere giustizia a nostro padre e onorarlo come meriterebbe, dobbiamo darci da fare”, sentenziò.
Jaime annuì  e portò entrambe le braccia lungo i fianchi della sorella. “I Lannister regneranno sui Sette Regni per molto tempo ancora. I figli di Tommen siederanno sul trono di spade, e i loro figli e i figli di essi ancora e ancora. Se qualcuno proverà anche solo a metterci i bastoni tra le ruote, ti giuro che si ritroverà la propria testa infilzata su di una picca a fianco di quella di Ned Stark. Sarò io stesso a mettercela. Tu sai che lo farei.”
Per Cersei quelle parole furono come legna sul fuoco, la sua sete di potere veniva per il momento soddisfatta. Sorrise con malizia. “Certo che lo farai. Sei o non sei il mio fratellino?”
Jaime, nel frattempo, lasciò le sue braccia scendere fino ad abbracciare, con la mano, le femminili curve della sorella, che conosceva molto bene. “Certo che sono tuo fratello. Noi siamo Lannister, e chiunque là fuori sentirà il nostro ruggito.” Detto ciò, strinse a sé il corpo di Cersei per poi con la mano avvicinare il volto della sorella al suo.
“Sì, sentiranno il nostro ruggito.” affermò lei con convinzione, prima che Jaime iniziasse a baciarla con trasporto mentre tastava il corpo caldo ed accogliente della sorella.
“Ti desidero, Cersei.”,sussurrò con affanno. “Mi sei mancata molto. Non riesco nemmeno a ricordare l’ultima volta che…”
“Non importa, Jaime.” lo interruppe prontamente Cersei, mentre  iniziava a slacciarsi il corpetto rosso lungo la schiena. “Non ci separeranno mai più. Noi ci apparteniamo, e ci apparterremo per sempre.”
Jaime, con un abile gesto dell’unica mano, strappò via il resto del nastro di seta e il tubino della sorella cadde a terra. Cersei si liberò in fretta anche dell’ampia sottana e della sottoveste, lasciando le sue generose forme libere da ogni strato di stoffa. Poi aiutò Jaime, che con l’unica mano stava combattendo con i vari indumenti di raso e seta, a fare altrettanto. Sapeva quanto dolore gli avesse causato la perdita dell’arto destro, e immaginò che ogni giorno, mattina e sera, Jaime avrebbe ricordato quel dolore nel quotidiano gesto di vestirsi e svestirsi. Glielo lesse nello sguardo non appena finì il lavoro e anche il suo corpo era nudo e libero. Jaime poi, sentendosi in debito per quel gesto quasi materno nei suoi confronti,  senza esitare prese in braccio la sorella così da evitarle ulteriore dolore ai piedi e insieme raggiunsero il letto in fondo alla stanza.
Cersei non nascose una piccola risata, probabilmente era la prima volta che un uomo l’afferrava in quel modo. Quando fu distesa sul suo letto dalle morbide lenzuola di raso, Jaime si posizionò su di lei e iniziò a baciarle con passione il collo, scendendo man mano fino ai suoi seni. In un attimo era già dentro di lei. In quei momenti, i due gemelli si sentivano completi, poiché uniti in un solo corpo, così come lo erano le loro persone.
Cersei ebbe qualche difficoltà nel parlare tra sospiri di piacere. “Non dobbiamo più nasconderci, Jaime.”
Il fratello le rispose continuando a baciarle il corpo caldo e desideroso. “Questo letto è il nostro, adesso. Come da ragazzini. Ti ricordi, Cersei? Poi non abbiamo più avuto un letto nostro.” Jaime si dimenò su di lei con più forza, e Cersei ebbe uno spasmo di piacere che non tentò di nascondere, bensì continuò a gridare con intensità crescente. “Sì, questo è il nostro letto”, continuò Cersei tra i sospiri, “il letto di Cersei e Jaime, come avrebbe sempre dovuto essere.”
Continuarono a darsi piacere a lungo, ansimando a gran voce. Non c’era più bisogno di consumare in silenzio, con la fretta e l’ansia di essere scoperti. Non dovevano più fare attenzione allo sguardo del padre, o a qualche pretendente che lui stesso aveva scelto da legare a Cersei nel vincolo matrimoniale. Oramai le voci erano abbastanza diffuse che non avrebbe avuto più senso negare. I gemiti di entrambi, silenziosi fino a quel giorno, potevano ora liberarsi nell’aria. Cersei sperò dentro di sé che ogni cortigiano, dama o cavaliere a corte potesse sentirli. Quello era il loro ruggito più selvaggio, con il quale annunciavano che i Lannister erano più potenti che mai, e non avrebbero rinunciato al trono e al potere. Non temevano nessun nemico, da Oriente fino al Nord e oltre la Barriera. Tutti dovevano ascoltare il ruggito dei Lannister, il ruggito di Jaime e Cersei. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3224608