la triste storia del veterinario delle auto

di sajin_the_beast
(/viewuser.php?uid=842870)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** mostri intergalattici e cavalli nelle auto ***
Capitolo 2: *** svenimenti, dipinti e torte alla panna ***
Capitolo 3: *** cavalli rosa,mele e fiducia negli altri ***
Capitolo 4: *** biciclette distrutte e negozi ***



Capitolo 1
*** mostri intergalattici e cavalli nelle auto ***


LA TRISTE STORIA DEL VETERINARIO DELLE AUTO
Divertente, eccentrica, pazza.
Ci sono molti modi per definire Izzy.
Quello che però pochi sanno è che il comportamento della ragazza dai ricci capelli color carota è il suo modo di dimostrare affetto a chi la circonda.
Ma andiamo per gradi; la nostra storia inizia un pomeriggio di Agosto, in un'afosa giornata estiva.
"Comandante, ci servono rinforzi!" le armate si scontravano, urla disumane riecheggiavano nell'aria e il caldo stava sfinendo i combattenti.
"I mostri intergalattici stanno per batterci, comandante Izzy! Ci servono i fucili laser!" gridò affannato un bambino che veniva rincorso da un suo coetaneo con uno scolapasta capovolto in testa, che reggeva un lungo bastone fra le mani, agitandolo in ogni direzione.
"Che fai Lou?!? Avevamo detto niente bastoni!".
Il "mostro intergalattico" si fermò, arrossì e corse più veloce del vento a risistemare al suo posto il manico di scopa.
Izzy era contenta di essere il capitano, tutti si affidavano a lei per le strategie di "combattimento".
Guardava soddisfatta il suo impero di bambini, suoi coetanei darsi battaglia fra le giostrine del parco giochi.
Ad un tratto si iniziò ad udire un continuo beep provenire dalla bambina, che si guardò il polso: la sveglia del suo orologio aveva iniziato a suonare, era il momento di tornare a casa.
La ragazzina, otto anni ed energia che sprizzava da ogni poro, saltò agilmente giù dalla torretta dalla quale teneva d'occhio gli scontri e si avviò di corsa verso casa, sbracciandosi per comunicare a tutti la sua partenza.
Arrivata al porticato della sua abitazione diede una scorsa all'orologio: mancava ancora un minuto, avrebbe potuto correre più lentamente.
Si sedette sui gradini davanti all'entrata e sfoderò il miglior sorriso del suo repertorio.
Stava aspettando suo fratello, vederla contenta gli avrebbe sicuramente tirato su il morale.
In fin dei conti il suo fratellone faceva il medico, era un dottore!
Anche se in realtà i suoi pazienti avevano un motore e quattro ruote... Era un dottore delle auto, un meccanico come amava definirsi lui. 
Un giorno però le aveva spiegato che le macchine contenevano o avevano a che fare con i cavalli, quindi forse avrebbe dovuto chiamarlo veterinario delle auto!
Izzy decise che gli avrebbe sottoposto il suo dilemma più tardi, quando sarebbe arrivato.
Però ci stava mettendo un po' troppo!
Di solito, anche quando c'era il traffico più denso, non ci impiegava così tanto!
Alzò gli occhi al cielo e notò che le nuvole cominciavano ad addensarsi sopra alla sua testa.
Una goccia di pioggia la colpì sul naso e lei corse a nascondersi sotto il portico in legno, accucciandosi contro la parete della casa.
Poteva sentire tutti i rumori che provenivano dall'interno: i passi svelti e leggeri della madre e i suoi singhiozzi, i passi pesanti del padre e la suoneria del telefono, le grida della madre e le sue corse in giro per la casa, le chiavi della macchina che tintinnavano e la porta accanto a lei che si apriva.
Sua madre uscì di corsa, attraversò la pioggia per lanciarsi nell'auto parcheggiata nel cortile e partì a tavoletta verso il centro della città.
Il padre uscì dopo qualche secondo, con gli occhi lucidi ed il viso paonazzo.
Guardò Izzy negli occhi e, cercando di rimanere composto, disse: “Tuo fratello ha avuto un incidente mentre tornava a casa...la mamma è corsa a vedere come sta".
Izzy non disse nulla, si alzò, andò nella sua camera e si sedette sul letto.
Rimase a guardare la parete bianca di fronte a se, con le lacrime che le si formavano e stringendosi il labbro inferiore fra i denti, per non piangere.
Tutti i suoi sforzi, però, furono vanificati quando entrò il padre: se, restando da sola, era quasi riuscita a calmarsi, la comparsa del genitore la riportò alla realtà e le parve che un'incudine le fosse caduta dritta sul petto.
Le lacrime le rotolarono giù dalle guance, fino a ricongiungersi sotto il mento e inzupparle il colletto della maglia, il suo respiro si fece irregolare e difficoltoso e sentì l'impulso di strappare o rompere qualcosa.
Si lasciò cadere sulle lenzuola, bagnandole di lacrime e si tirò il cuscino sopra la testa, stringendolo ed affondandogli le dita con forza dentro.
Il padre si sedette sul bordo del letto e la strinse delicatamente a se.
Izzy sentiva il cuore battergli velocissimo, come dopo una corsa, e la testa che gli pulsava, soprattutto le tempie, come se fosse in procinto di scoppiare.
Alzò gli occhi dopo qualche minuto ma, incrociando gli occhi del padre, le lacrime ricominciarono a scenderle come una cascata.
Dopo circa un quarto d'ora il campanello suonò e, quando andarono ad aprire, si ritrovarono davanti un uomo a cui mancava metà di un orecchio, ossia lo zio di Izzy, nonché fratello della madre, informato da quest'ultima dell'accaduto.
Si offrì di accompagnarli all'ospedale, per conoscere lo stato in cui versava il ragazzo.
Quando arrivarono di fronte al grande palazzo bianco ad Izzy vennero in mente tutte le volte che aveva frequentato quel posto e il foglio appeso in camera sua sul quale teneva conto di quanti punti erano stati costretti a darle e in seguito a quale occasione.
Si fecero strada fra i lunghi corridoi bianchi in cui aleggiava un forte odore di medicinali, costellati di porte e cartelli, che però non indicavano mai la direzione che dovevano prendere loro.
Finalmente arrivarono nell'ala corretta dell'ospedale e la madre di Izzy corse subito incontro alla famiglia, abbracciando di slancio il marito e nascondendo il viso contro il suo petto per cercare di calmarsi.
Quando ebbe ripreso il controllo guardò l'uomo negli occhi e disse, ancora molto scossa: “Nessuno mi ha ancora detto niente, sono là dentro da tantissimo tempo e io non so come stanno le cose!" poi guardò Izzy e, cingendole le spalle con un braccio, le sussurrò: “Andrà tutto bene, vedrai, le cose si risolveranno".
La donna si fece abbracciare anche dal fratello, che le bisbigliò qualche parola di conforto, stringendola forte a se.
In quel momento un giovane dottore uscì dalla sala operatoria con una goccia di sudore che gli scendeva dalla fronte e un'espressione tetra in volto.
Prese in disparte i genitori della piccola e, stropicciandosi le mani e deglutendo nervosamente raccontò loro la situazione, facendo scoppiare in lacrime la donna, che si accasciò a terra, svenuta.
___________________________________________________________________________________________________________________________
Saaalve a tutti. Questa mia storia dovrebbe essere a capitoli…se leggete e gradite, lasciate anche una recensione, un commento e saprò che devo andare avanti…in fin dei conti la storia è già scritta (nella mia testa, si intende) mi basta solo caricarla. Quindi, che altro dire? Spero vi sia piaciuta la mia storiella eee…alla prossima!!! ;)
Sajin_the_beast

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** svenimenti, dipinti e torte alla panna ***


LA TRISTE STORIA DEL VETERINARIO DELLE AUTO(capitolo 2)

“Mi dispiace, suo figlio ha subito gravi danni alla mano destra e…siamo stati costretti ad amputarla” La madre di Izzy dopo aver sentito le parole del dottore si era accasciata a terra a causa dell’insieme di emozioni contrastanti che infuriavano in lei.
Primo fra tutti c’era il sollievo per non aver perso il suo cucciolo, poi toccava alla tristezza, seguita dalla paura della reazione del ragazzo ed infine quello che più la faceva star male: la rabbia per non essere sempre stata presente per il suo piccolo, quella rabbia contro il destino che la faceva pensare:” Perché proprio lui? Ci sono tante persone al mondo, perché doveva accadere proprio al mio povero figlioletto?"
Al vedere la madre svenire Izzy, preoccupata, corse verso il dottore e aggrappandosi al suo camice chiese:” Come sta mio fratello? La prego mi dica che guarirà!”
Il padre la staccò gentilmente dal camice che stava tirando forse troppo energicamente e le sussurrò:” Starà bene, ora lascia stare il signore, sono sicuro che ha altri pazienti di cui occuparsi!”
Il dottore intenerito dalla scena si inginocchiò davanti alla bambina e accarezzandole i capelli le confidò:” tuo fratello guarirà presto, te lo giuro! E se tu gli starai vicino ci riuscirà in ancora meno tempo. Tu hai un coraggio da leone, te lo vedo negli occhi, e ti assicuro che non c’è medicina più potente della felicità. Se lo riuscirai a far sorridere spesso si rimetterà in un batter d’occhio e so che ci riuscirai”

Ci volle moltissimo tempo prima che Izzy potesse incontrare suo fratello: la mano amputata, una costola rotta e una distorsione al ginocchio non lo lasciavano dormire la notte e lo avevano portato sull’orlo della disperazione.
La piccola aveva smesso di giocare al parchetto con i suoi amici e quando li incontrava per la strada evitava i loro sguardi.
Non aveva tempo per giocare poiché doveva portare a termine il suo progetto speciale, cioè dipingere sulle pareti della stanza del fratello paesaggi felici, colline, spiagge o casette abitate da animaletti sorridenti.
L’idea era perfetta, avrebbe risollevato il morale del ragazzo ogni volta che avrebbe guardato le pareti della stanza anche se l’esecuzione era quella che era dato il “talento” artistico di una bambina di otto anni unito alla difficoltà di dipingere in punta di piedi per l’esigua altezza della pittrice.
Però se non si badava troppo ai dettagli non era male, i colori erano quelli giusti e l’insieme dava un bell’effetto.
Un giorno la madre di Izzy tornò a casa più sorridente del solito: il giorno seguente il figlio sarebbe potuto tornare a casa.
Si fiondò subito ai fornelli e sfornò una gigantesca torta che in seguito guarnì con tonnellate di panna montata e decorazioni commestibili.
Organizzarono una festa per il suo ritorno: appesero festoni e palloncini nel piccolo giardino antistante la casa, fecero incetta di stuzzichini e bibite ed invitarono tutti gli amici del ragazzo.

Quando il giorno dopo padre e figlio fecero ritorno dall’ospedale la piccola folla che si era radunata nel giardinetto iniziò a fare una confusione infernale: c’era chi gridava saluti, chi batteva le mani e chi cercava di vedere il ragazzo più da vicino cercando di avvicinarsi a spintoni.
L’amputato con le occhiaie nere sotto gli occhi, il braccio menomato appeso al collo e uno sguardo sfinito si guardava attorno, disorientato dal rumore e la paura dipinta in volto.
Un grido fece gelare il sangue nelle vene a tutti “Basta, smettetela! Io non vi ho mai chiesto niente di tutto ciò!” sbraitò il ragazzo sull’orlo delle lacrime.
Si fece largo spintonando e zoppicando verso la casa, si richiuse la porta d’entrata dietro con un sonoro tonfo e corse in camera sua.
Lo stupore si manifestò sul suo viso lentigginoso, contornato da corti riccioli rossi con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati “Ma…cosa è successo alla mia stanza?” ________________________________________________________________________________________________________________________ Eccomi qua di nuovo…mi scuso se forse ci ho messo tanto maaa…ero al mare e non avevo alcun modo di caricare questo capitolo. Sta di fatto che preferisco molto di più stare nel buio della mia stanza come una cappasanta (paragone di mia mamma). Però ho scritto più di una rotativa: tanto e continuamente e ho già una storia che…vi dico solo che io la adoro da morireeeee!!!!!!! alla prossima!
Sajin_the_beast

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** cavalli rosa,mele e fiducia negli altri ***


LA TRISTE STORIA DEL VETERINARIO DELLE AUTO
 
I colori sgargianti delle pareti rischiarono di accecarlo: avevano sempre avuto quella tonalità di bianco in cui si riusciva a far comparire una macchia con la sola forza del pensiero.
Un bianco intoccabile, per rendere l’idea.
Aveva gli occhi sbarrati e non riusciva a d articolare frasi troppo lunghe, tanto era il suo stupore “Chi…cosa…come?”
Si guardò attorno, notando dei fogli di giornale sparsi per tutta la stanza per non far gocciolare il colore sul pavimento ed un gran mucchio di questi anche sul suo letto che sembravano respirare, alzandosi ed abbassandosi ritmicamente.
Spostò alcune pagine fittamente scritte e scoprì il volto addormentato di Izzy, un sorriso appena accennato e vernice pasticciato ovunque.
Le accarezzò la fronte spostandole una ciocca di rossi capelli e le lacrime si impadronirono dei suoi occhi.

Mi sento un mostro…tutta quella gente, gli amici ed i parenti cercavano solamente di rendermi felice e io…sono uno stronzo, dovrei andare fuori e chiedere scusa ma…non possono capire…mi sento incompleto, qualcosa è cambiato e non tornerà più come prima.

Avvertendo il contatto della mano del fratello sulla guancia la bambina si svegliò stropicciandosi gli occhi e lasciandoci intorno un alone verdognolo di vernice che la fece somigliare ad un panda.
Il ragazzo non poté trattenersi dal sorridere di fronte alla piccola che stupita dal risveglio gli buttò le braccia al collo con un gridolino felice.
“Ehi, piano Iz mi fai male…mi stritoli!” l’abbraccio si sciolse e il ragazzo rise nuovamente al vedere il viso della sorella.
“Che c’è da ridere tanto?” chiese Izzy guardandosi intorno ma perdendo subito interesse nella cosa “Non ci crederesti mai se ti dicessi cosa è successo in questo posto! L’altro giorno…no, due settimane fa…non ricordo bene quando ma sta di fatto che ho sentito uno scoppio nella tua camera ed era entrato un cavallo rosa!” disse la piccola gesticolando “Mi ha detto di portargli delle uova ed io pensavo volesse farsi una frittata…ma non ne avevamo in casa così gli ho dato due mele e le ha lanciate sul soffitto e ha schizzato su tutte le pareti e…”
“Non mi dire…ci hai disegnato per non far vedere le macchie eh?” il ragazzo sorrise e le scompigliò i capelli sedendosi sul letto a fianco della sorellina.
Il suo viso si rabbuiò e le lacrime iniziarono a scendergli lungo le guance piene di lentiggini, i singhiozzi lo scuotevano e si morse le labbra per la rabbia.

“Pensa a cosa sarebbe potuto succedere, Iz, se in quell’incidente ci avessi tirato le cuoia…sarebbero tutti disperati…chissà quanta gente avrebbe detto che ero un bravo ragazzo, che non me lo meritavo bla bla bla…ma la verità è che lo dicono di tutti, anche per chi come me non se lo merita…non ve l’ho detto ma mi hanno licenziato dall’officina, dicevano che non ero portato per quel lavoro, che ero troppo gracile e non ero abbastanza forte…quella macchina non mi ha investito…ho tentato di uccidermi Iz, capisci? Non sono nemmeno riuscito a fare quello, sono un fallito su tutti i fronti: nella vita nessuno mi ha mai considerato capace di arrangiarmi e mi ha rifiutato anche la morte…non voglio continuare a vivere fra tutte queste persone orribili che non hanno mai riposto un minimo di fiducia in me…”

“Quanto puoi essere sciocco fratellone! Io mi sono sempre fidata di te, anche quando sapevo che nessun’altro lo avrebbe fatto. Io ho sempre pensato che tu fossi il più super fortissimo di tutti e che nessuno potesse anche solo sognarsi di essere al tuo livello. Per cui se un giorno dovessi mai sentirti giù di corda vieni da me e dimmelo in faccia…perché so che tu puoi essere tante cose ma non sei un coniglio e non ti permetterò mai di riprovare una pazzia del genere!!!” disse la bambina prendendo il viso del ragazzo fra le mani.
Gli occhi verdi della bambina si specchiavano in quelli grigi del fratello trasmettendogli una forza spropositata per una creaturina così minuta.
I fratelli si abbracciarono affettuosamente e la bambina fece scivolare il più grande sul materasso senza lasciarlo andare e in quattro e quattr’otto si addormentarono entrambi ancora accoccolati assieme.
La porta si aprì e i genitori si affacciarono sulla soglia sorridendo “Non avrei mai immaginato che lo avesse fatto di proposito ma non credo avremo più problemi di questo tipo. Izzy non lascerà mai da solo il nostro ragazzo, non lo lascerà diventare triste a costo della sua vita. È fatta così e non potrei essere più fiero di lei”.
 
 
____________________________________________________________________________________________________________________________________
Eccomi di nuovo qua a scrivere, chissà come andrà a finire…chi lo sa? (risposta: io)
Ehm…si ecco…è davvero difficile per me non spargere virgole sui testi a manciate come se stessi seminando grano…ci sarebbero più virgole che parole e sarebbero quasi tutte inutili…
Beh ci sentiamo eh? Recensite/commentate/fate un balletto se vi gusta e scrivo il prima possibile, neh?
Sajin_the_beast

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** biciclette distrutte e negozi ***


LA TRISTE STORIA DEL VETERINARIO DELLE AUTO
 
Le giornate passavano lentamente in quella calda estate e tutto pareva essere tornato alla normalità: Izzy giocava con i suoi amici, i genitori andavano al lavoro ogni giorno e il fratello…
No, lui non era contento: passava le sue giornate a guardare la televisione con un’espressione annoiata.
L’unico momento in cui si distoglieva dalla sua monotona attività era quando provava a fare qualche azione utilizzando l’unica mano rimasta.
Trovava difficile anche allacciarsi le scarpe, per non parlare di mangiare: quante volte aveva finito il suo piatto quando tutto il resto della famiglia aveva già lasciato la tavola da tempo.
Tutti tranne Izzy, la piccola rimaneva con lui e gli raccontava storie assurde, barzellette che facevano ridere solo per il modo confusionario con cui erano raccontate e spesso si fingeva un soldato che decideva di attaccare una città e pianificava piani complicati per conquistarla o distruggerla utilizzando bombe di vernice e cannoni che sparavano porcospini.
La vicinanza della sorella lo rasserenava e lo calmava quando si sentiva frustrato per la propria incapacità di svolgere certe azioni.
 
Izzy stava pedalando sulla sua piccola bicicletta verde verso il fratello cercando di raggiungerlo.
“Avanti Iz, scommetto che non riesci a prendermi neanche se ti impegni!” la stuzzicò il ragazzo scartando a destra per evitare la manina della sorella che cercava di toccargli la spalla.
In quel momento la piccina perse il controllo del mezzo e si ribaltò in mezzo alla strada nell’esatto momento in cui una macchina stava passando.
Si udì un grido acutissimo ed il giovane si pietrificò nel vedere la macchina impattare con la bici.
Dopo alcuni secondi di terrore si riprese e si accorse che la bimba era riuscita a saltare giù dal mezzo un attimo prima di essere investita ma ora tutto quello che rimaneva era una massa di pezzi di metallo storti sparsi sull’asfalto.
Il ragazzo vide in un flash la macchina che gli veniva incontro e sentì un formicolio provenire dal braccio, avrebbe potuto scommettere di avere un prurito alla mano se ce l’avesse ancora avuta attaccata al corpo.
Izzy si rialzò tremante da terra e guardò il fratello con le lacrime agli occhi.
“La mia bici si è rotta, tu sai come aggiustarla, vero?” sussurrò con la voce strozzata prima di scoppiare a piangere e il ragazzo la abbracciò lentamente con il cuore ancora a mille per l’accaduto.
 
Tutti i pezzi della bici erano disposti sopra ad un tavolo nella soffitta della casa dei fratelli e i due li fissavano da ormai due minuti.
“Passami il cacciavite numero due, assistente” ordinò il più grande e l’assistente eseguì immediatamente il compito consegnando l’attrezzo.
“Bisogna svitare questa parte, riattaccarla qui e quella…no quella è da buttare, dobbiamo ricostruire completamente questo lato. E questa vite? Non penso che vada qui forse proviene da…” il ragazzo mugugnava mentre spostava, svitava e martellava i rottami rimettendoli al proprio posto.
Dopo qualche ora la bici era quasi tornata al suo stato originale e Izzy fremeva d’impazienza per poterla provare.
“Fratellone sei un grande!” la bambina gridò in preda all’emozione saltellando attorno al tavolo e battendo le mani “Non ho mai visto nessuno aggiustare una bici così bene! Mi avrebbero detto sicuramente di buttarla e comprarne una nuova se fossi andata in un negozio!”
“Lo pensi davvero? Non credo di essere così speciale, ho solo messo in pratica quello che ho imparato all’officina. Però devo ammettere che è molto più semplice il funzionamento di una bicicletta che non quello di un’auto”
 
La settimana seguente il ragazzo entrò nella sala da pranzo su di giri esibendo trionfante l’arto meccanico che aveva costruito: era formato da due estremità ad uncino e una base che si collegava al braccio per mantenerli saldi.
“Guardate tutti! Grazie a questo gioiellino ora posso afferrare le cose, non è magnifico? E modestamente l’ho costruito da solo, senza alcun aiuto!”
La madre sorrise e gli scompigliò i capelli affettuosamente “E ho anche un’altra buona notizia: ho parlato con il mio amico Ted, apriremo quell’officina per biciclette fra tre mesi, abbiamo anche già trovato il locale”
Il padre lo guardò fiero e sospirò: “Finalmente abbiamo capito cosa farcene di te, figliolo. Sono felice per te”
 
Tre mesi dopo il ragazzo dai capelli rossi tagliò il nastro rosso davanti alla porta scatenando un applauso da parte della folla che lo circondava.
Appena i primi fecero il loro ingresso nel negozio rimasero a bocca aperta: tutte le pareti erano dipinte di vivaci colori e in alcuni punti i disegni di animaletti in bicicletta rallegravano il tutto.
Su una parete c’era un cartello coperto da un pezzo di stoffa rossa.
Izzy si arrampicò sulle spalle del fratello e fece scivolare il panno che copriva il nome del negozio.
Tutti sorrisero alla vista del cartello che recitava:
LA BOTTEGA DEI VETERINARI DELLE BICI

_____________________________________________________________________________________________________________________

finalmente ho completato questa storia! avevo in mente l'idea ma non sapevo come metterla per scritto.
spero che vi sia piaciuta e vi abbia divertito/appassionato.
se ne avete voglia leggete anche la mia storia odio profondo, mi farebbe veramente piacere ricevere recensioni di qualcuno che non sia sempre il solito (senza nulla togliere a quella persona, le tue recensioni mi hanno convinto che almeno uno apprezza il mio lavoro)
ok ho finito di parlare a vanvera, vi lascio.
recensite e lasciate le vostre impressioni!
sajin_the_beast

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3226186