I'm A Single Lady

di arashi17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** pt. 2 ***



Capitolo 1
*** I ***


I’m a Single Lady.

27 December – Day 1




“SINGLE! Anche quest’anno single! Solo come un dannato cane!”  

Questo è Park Jimin mentre sbraita. Come potete notare, ha seri problemi di cuore –o semplicemente nel relazionarsi con qualsiasi cosa che possa respirare ed abbia un buco.-

Hoseok lo fissa con sguardo esasperato e le labbra appena schiuse, quasi provando pena per quel suo migliore amico che proprio non sa come rendere felice.

“E tu perché mi guardi così? Dovresti offrirmi la tua spalla! Tiè, piangi e riducimi un lago, per il mio migliore amico questo e altro! E invece mi fissi quasi schifato! Non sono pazzo!”

Adesso, la bocca di Hoseok è totalmente spalancata e le sopracciglia si sono fatte ricurve sugli occhi, creando così un’espressione sconvolta e indecifrabile, sempre meno assurda di quella di Jimin.

“Vatti a fidare degli amici! Cosa ne sai tu dello stare soli, quando hai quel gioiello di ragazza che ti sopporta da cinque anni! INDEGNO!”

L’espressione di Hoseok è stata completamente oscurata dalla mano dello stesso, prontamente spiaccicata in faccia dopo l’aver udito tali parole. Sta per rispondere, quando resta a bocca aperta e le parole di un’altra persona rimbombano nell'aria, poco distanti.

“Avresti anche tu una bella sventola al tuo fianco, e forse più di una. Hai un fan club a scuola, tutto per te, composto da mezzo istituto femminile che sbava e sogna le peggio porcherie con te, Jimin. Avresti davvero un grandissimo seguito… se non fossi frocio fin nel midollo!”

È René a parlare, mentre poggia la borsa sul tavolino da picnic del parco e si avvinghia a Hoseok, strusciandosi dolcemente manco fosse una gatta. Hoseok sorride e la saluta con un piccolo bacio sulle labbra e Jimin non può che continuare a fissarli incredulo, con la faccia più shockata e allibita che potesse fare.

“Doveva arrivare anche la francesina di ‘sto cazzo a farmi la morale. Hai qualcosa contro la mia natura?!?”

“Franco-coreana, prego. Non ero, poi, un gioiello di ragazza fino a poco fa? E comunque, tesoro bello, non ho nulla contro la tua nature,” puntualizza con ferma pronuncia francese “in fondo, sei te quello senza vita sessuale, io ne ho da vendere! Vous le voulez?

Jimin si agita e inizia a scalciare pur rimanendo seduto sul prato. Le braccia si muovono veloci in movimenti violenti e versi indecifrabili scorrono come un fiume in piena dalla bocca di quest’ultimo. Nervosismo e presa per il culo gratis non giovano allo stato depressivo in cui vive il ragazzino dai capelli rossi e fanno sì che questo scleri nel peggior dei modi, mentre i suoi migliori amici –sì, anche René è la sua best, ma lui non lo ammetterà mai sul serio- lo fissano, l’uno con sguardo corrucciato, intento a decifrare almeno una sillaba di ciò che sta farneticando, l’altra con un sopracciglio sollevato e le labbra serrate, rinunciando alla prospettiva di vedere quel ragazzo per una volta normale.

“PALLA!!!”

L’urlo non molto lontano che saetta nelle orecchie dei tre amici li distrae per un micro istante, tempo che non è sufficiente affinché si riprendano dal momento catartico trascorso poc'anzi, poiché la suddetta palla prende in pieno il viso di Jimin che, per lo shock improvviso e la botta madornale, perde quel poco equilibrio in corpo e sbatte all'indietro contro il tronco del pino alle sue spalle.

Quando, dopo appena tre secondi, Hoseok e René lo vedono crollare sul prato, sciolgono il loro abbraccio e gli si fiondano addosso. Jimin ha perso momentaneamente i sensi in seguito al trauma subìto e giace sui fili d’erba con il viso lievemente accoccolato sulla guancia sinistra.

“Si è fatto male?”

La stessa voce di prima, solo che ora è più bassa e più allarmata. Si avvicina a loro, si inginocchia sul fianco sinistro del ragazzo rosso e lo osserva per poi sfiorargli capelli e nuca. Quando scosta la mano pallida dai capelli di Jimin, è macchiata di sangue color porpora e quasi non rabbrividisce. Hoseok, quindi, chiama subito un’ambulanza e René è fin troppo preoccupata per riuscire ad urlare contro quel ragazzo che lo ha preso in pieno con la palla da basket.

L’ambulanza arriva poco dopo assicurando i ragazzi che non è successo nulla di grave e, quando René fa per salire sul veicolo insieme a Jimin, il ragazzo dalla carnagione  color avorio la ferma pregandola di far salire lui. Per scusarmi.
Jimin si ritrova con quattro punti in testa, ma questo lui ancora non lo sa poiché è arrivato in ospedale da svenuto e l’anestesia per i punti lo sta facendo riposare ancora. È un’ora buona che hanno terminato e lo hanno lasciato dormire su un lettino di una stanzetta non utilizzata ed è anche un’ora buona che il ragazzo dalla pelle chiara è lì seduto accanto a lui.
Il ragazzo dalla pelle chiara ha, da una manciata di minuti, cominciato ad osservare Jimin dormiente. L’espressione seria e leggermente corrucciata dal dolore lo rende quasi attraente, ma il suo naso a patata e le labbra sporgenti e semi schiuse fanno ricredere il ragazzo che si perde in una silenziosa risata.

“Hm…”

Jimin mugugna qualcosa per poi aprire gli occhi e contrarli subito dopo a causa del dolore. È spaesato e non ricorda nulla se non quella palla maledetta che lo ha centrato.

“Mi spiace averti colpito con il mio pallone.”

Jimin, che fino a quel momento non si era accorto di un’altra presenza umana in quella stanza, quasi sobbalza e spalanca gli occhi, sfiorandosi la nuca dolente. Quando si volta, non ricorda più come si fa a respirare.

“Davvero, non credevo di tirare così forte la palla.”

Ha dei lineamenti fini, un taglio delicato, delle labbra disegnate su quel pezzo di carta pregiata che è la sua pelle. Jimin pensa a tutto questo mentre lo squadra arrossendo, probabilmente con lo sguardo più ebete che saprebbe fare. Eppure non gli importa, perché davanti ai suoi occhi è apparso un angelo.

“Certo che però anche tu… quanto devi essere deviato per sbattere anche all'albero e prenderti quattro punti?”

Un angelo celes- che? CHE?!?

Quasi non si affoga con la sua stessa saliva nel momento in cui lo sente pronunciare quelle parole. La visione dell’angelo scompare e rovi di spine appaiono attorno a lui. Cosa è appena accaduto? Quel ragazzo ha seriamente detto quelle cose? Jimin è pressoché sconvolto.

“Come scusa?”

“Beh, sembri proprio uno sfigatello. Scusa se mi permetto, ma non sono mai stato bravo a tenere i miei pensieri per me.”

Adesso, invece che rovi di spine, ci sono fiamme e saette, quelle che partono dal corpo di Jimin e si stagliano ferendo a morte quello sconosciuto platinato. Crede di odiarlo. Anzi no, ne è certo al mille per mille. Chi si crede di essere per rivolgersi a lui in quel modo?

“Nessuno aveva chiesto il tuo parere.”

“Resta il fatto che sembri uno sfigatello.”

“Il fatto che abbia preso una pallonata in faccia, sbattuto ad un tronco ed essere single non fa di me uno sfigato!”

“Nessuno aveva chiesto la tua situazione sentimentale.”

Gli fa il verso, accompagnando il tutto con un ghigno languido che Jimin impara ad odiare dal profondo. Non aveva mai conosciuto qualcuno così insipido prima d’ora e appurare che quell'essere si trovi nel corpo di un bellissimo ragazzo lo fa sclerare.

“Senti sotto specie di acciuga marinata, grazie per avermi portato in ospedale, sei stato gentile e lo riconosco, ma adesso puoi anche sloggiare, se resto un secondo in più con te perderò le staffe.”

“Guarda che non ero mica preoccupato. Non volevo debiti di alcun tipo con un ragazzo che si tinge di rosso mestruo e dorme con la bocca aperta.”

Jimin, manco a farlo apposta, spalanca la bocca e la sua espressione comunica una voglia omicida pari alla seconda guerra mondiale. Stringe i pugni e raccoglie tutta la pazienza che ha in corpo pur di non colpirlo. Sa che a breve lo vedrà scomparire dalla porta e non lo incontrerà mai più. Può farcela.

Il biondo quindi si alza dalla sedia, prende la sua palla e si avvia verso l’uscita. Senza voltarsi gli fa un cenno con la mano ed esce, sussurrando un nitidissimo e stronzissimo:

“Sfigato.”

“HSIDBNDIJXNJNCJNDSNCXJSNCJASXMJNCJNC- TI UCCIDO!”

*

23 January – Day 2




“Oggi sei di buon umore, vedo.”

Hoseok cammina lento al fianco di un Jimin raggiante. Ha le mani nelle tasche del cappotto grigio e metà viso nascosto dalla sciarpa enorme che gli avvolge il collo. Gennaio è sempre fin troppo freddo a Soul, anche per uno come lui, che il freddo lo ama.

“Certo che lo sono! Come potrei non esserlo quando in saccoccia ho i soldi per un nuovo paio di Jordan?”

Lo dice con il sorriso ad incorniciargli il volto mentre attraversano le strade di Myeong-dong, uno dei principali quartieri dediti allo shopping di tutta la capitale. Hoseok lo guarda e scrolla la testa ridendo. È inutile con lui, se si tratta di scarpe e cappelli.

Qualche minuto e sono davanti il palazzo che ospita la Foot Locker. Jimin quasi si agita e afferra il polso dell’amico trascinandolo letteralmente dentro l’edificio.

“Mio Regno! Il tuo Re è tornato!”

Urla, tanto per cambiare Park Jimin, spalancando le braccia e godendosi il benvenuto caloroso e megalomane che, nella sua immaginazione, il suo regno gli sta regalando. La gente lo sorpassa all'entrata guardandolo male e domandandosi se sia pericoloso, o uno psicopatico, o semplicemente un cretino. Hoseok resta immobile. La vergogna è tale da bloccargli ogni movimento.

“Ah, quindi sei minchione di natura.”

Jimin rizza le orecchie e un brivido gli percorre il corpo. Quella voce la riconoscerebbe tra milioni e no, non può rovinargli anche il ritorno nel suo habitat naturale.

“Dammi una motivazione plausibile del perché dovrei incontrarti anche qua!”

Jimin lo punta e lo guarda negli occhi. Il contatto dura pochissimo, poiché devia velocemente lo sguardo a causa dell’aspetto del biondo. Non può essere così bello e così stronzo insieme.

“Ci lavoro. a differenza tua do un contributo alla società.”

“Bella società di merda allora. Chiamami un altro commesso, con te non ci voglio avere nulla a che fare.”

“Si goda il nostro negozio, signore.”

Sorride falsissimo il biondino invitandolo ad entrare per poi sparire tra la folla. Hoseok e Jimin camminano guardandosi intorno, ammirando divise sportive e visiere, maglie e giubbotti della Nike e accessori vari di varie marche. Ma nessuno dei due ha abbastanza soldi per permettersi altra roba oltre quella già pensata.

Vanno dritti nel reparto delle scarpe e, non appena Jimin intravede le Jordan, urla male facendo spaventare alcuni clienti.
Si concentra su un modello rosso e nero di Jordan Retro e le contempla tra le mani, dichiarando spudorato il suo amore profondo nei loro confronti. Quando solleva lo sguardo, nota un paio di vecchie Nike sull'azzurro sfumato e muore dentro perché sono spettacolari e non può fare a meno di agonizzare manco fosse una bimbetta davanti il ragazzino del cuore.

“Perché sei così apocalittico? Sono solo scarpe. Datti una calmata, mi spaventi i clienti.”

Poggiato malamente su una rampa di scatole vi è il biondino che guarda schifato Jimin. Jimin dal canto suo si volta con la testa e lo fissa se possibile più schifato dell’altro.

“Queste non sono solo scarpe. Non riesco a capire come tu possa lavorare qui se non comprendi il concetto di Nike Air Jordan.”

Il biondo si gratta la testa e scompone tutti i ciuffi di capelli per poi sospirare e camminare verso il rosso. In un secondo muta totalmente comportamento e si atteggia a commesso professionale.

“Allora, ha già scelto quale scarpa provare? Vuole dei consigli?”

Jimin lo osserva stupito e in un primo momento non sa come reagire. Hoseok gli dà una gomitata di incoraggiamento e si allontana di poco per scegliere una felpa, monitorando ugualmente la situazione tra i due: ha notato qualcosa e può giurarlo su tutte quelle scarpe che Jimin ne è inequivocabilmente attratto.

“Vorrei provare questi due modelli…”

Gli mostra sia le rosse che quelle azzurre ancora sullo scaffale e il commesso va a prendere il numero giusto nel retro. Jimin è imbarazzato e confuso, guarda svogliato le sue amate scarpe da basket ma con la mente è da tutt'altra parte. Poco dopo lo raggiunge con le due scatole e lo aiuta a sistemarle indicandogli lo specchio.

“Sono stupende entrambe…”

“Ma quelle sono il modello dello scorso anno, mentre queste sono i nuovi arrivi. Non ci sono paragoni.”

E questo cos'è? Un consiglio? Jimin non ci capisce più nulla e ha la testa tra le nuvole senza afferrarne il motivo. Guarda quel ragazzo pallido che se ne sta sempre su quella rampa di scatole e pare avere lo scazzo o la noia perenni e distoglie lo sguardo immediatamente.

“Allora queste.”

“Perfetto! Le porto in cassa. Ti servono anche le solette?”

“Sì per favore… quelle adatte per giocare.”

Il commesso lo squadra per un attimo incuriosito e poi fa un’espressione lievemente allibita, ma positiva tutto sommato. Di seguito prende le scarpe e si allontana, lasciando Jimin in piedi, a non capirci davvero più niente.

“Se proprio ti interessa, si chiama Yoongi.”

Hoseok appare alle spalle del suo migliore amico e tra le mani ha una felpa nera semplicissima, con il logo Jordan all'altezza del petto. Jimin sobbalza e arrossisce mentre si gira.

“Non me ne frega un cavolo di quel cretino!”

E Hoseok ridacchia divertito: sì, gli piace.

Dopo un ultimo giro tra gli scaffali e le bestemmie per non avere i soldi necessari a comprare tutto quel ben di dio, i due amici si dirigono alla cassa ma di Yoongi neanche l’ombra. Jimin paga e attende che anche Hoseok abbia fatto e intanto si guarda intorno, ma quella testolina bionda non riesce proprio a beccarla.

È quando sta attraversando l’uscita che lo nota. Sta ridendo e scherzando con un ragazzo più alto, con un assurdo e larghissimo maglioncino addosso e le labbra enormi. Giura di non averlo mai visto prima ma non può negare che sia un bellissimo ragazzo e che gli dia un fastidio balordo il fatto che sia lì a spassarsela con Yoongi.

Ehi, ma che cazzo vado a pensare? Ho le mie Jordan nuove adesso. Quelle che mi ha consigliato lui…

*

7 February – Day 3



È trascorso quasi un mese dall'ultimo incontro con Yoongi, e Jimin giura di non aver mai pensato a lui. Non in quel senso almeno. Ma c’è da dire che dopo l’incontro alla Foot Locker, non c’è stato negozio dove sia entrato in cui non abbia scrutato tutto lo staff e la clientela sperando in una chioma bionda.

Sospira affranto mentre scende dalla metro e sistema meglio la cinghia del suo borsone, avviandosi verso la palestra che frequenta da anni. Stranamente non si congela oggi, anzi c’è quasi un venticello tiepido che rassicura il ragazzo almeno un pochetto.

Quando giunge in palestra va subito nello spogliatoio, leva il cappotto e la sciarpa e li appende nel suo armadietto. Quello affianco al suo è aperto, ma non riconosce la persona che ci sta frugando dentro. La vede di spalle e quella felpa non è di nessuno dei ragazzi che frequentano quel posto. In più il berretto di lana che copre interamente i capelli dell’altro non gli lasciano indizi sufficienti per scoprirne l’identità. Fa spallucce e resta in canottiera mettendo in risalto la muscolatura. Afferra una maglietta bianca e conserva tutto nell'armadio, dileguandosi.

Non appena Jimin abbandona lo spogliatoio, l’altro armadietto viene chiuso quasi con uno scatto violento. La persona ignota ha gli occhi sgranati  e si lascia scivolare lungo il mobile in ferro, imprecando.

Sto per avere un infarto multiplo.

Prima di cominciare la sessione di attrezzi, Jimin va sempre a prendere un caffè. È un vizio che ha da anni e non vuole saperne di cambiarlo. Sorseggia il suo caffè amaro e intanto si avvia verso i pesi quando, sul tapis- roulant accanto, non nota Yoongi.

Cosa diamine ci faccia nella sua palestra non ne ha idea ma non riesce a placare l’ansia che gli sale più si avvicina a lui.
Non è pigro come sembra, anzi si dà un bel da fare su quel coso e Jimin non può non notare la pelle bianca imperlata di sudore che si intravede da sotto la maglia nera. Deglutisce e resta per qualche istante alle spalle del biondino, indeciso sul da farsi. Dovrebbe salutarlo? In fondo si conoscono, no? Ma è anche vero che non si tollerano granché. In preda al panico, Jimin si scompiglia tutti i capelli rossi e si avvia al suo posto, sotto i pesi, ignorando bellamente l’altro.

È passata un’ora e Jimin non ha fatto altro che spiare di sottecchi Yoongi che non ha mai smesso di correre sul tappeto. Decide di cambiare attrezzo e sale sul tapis- roulant di fianco al biondino e comincia a prendere velocità.

Guarda quanto sono figo. Guarda che forza! Guarda che muscoli. Cazzo guardami.

Ma Yoongi non sembra presente nel suo mondo e continua a fare esercizio senza degnarlo di un cenno. Intanto alle loro spalle, una piccola folla di ragazzine in calore li ha accerchiati. Jimin si volta un po’ per appurare quante fossero e le urla felici e eccitate non si contengono più.

“Jimin oppa!!!”

“Jiminnie aaww!!!”

“Park Jimin sei fichissimo!”

“Jimin ti amo!!!”

E chi è Jimin per non sentirsi venti metri sopra le nuvole e cominciare a fare lo spavaldo atteggiandosi a gran figo? Assume tutto l’auto controllo che ha in corpo e, quando si volta, ha l’espressione più sexy che riesca a fare. Si morde il labbro inferiore mentre sorride e saluta con la mano e nel mentre corre veloce, risaltando i muscoli in tensione.

“Ora cadi come un coglione.”

È un sussurro appena sfiorato, un sussurro creato da una voce bassissima, un sussurro che non afferra nessuno dei presenti, nessuno a parte Jimin che, non appena lo capta dimentica ogni cosa e si volta verso il viso di Yoongi, l’espressione speranzosa, la bocca schiusa.

“Hai detto qualc-”

“L’avevo detto io.”

Questo è il commento, ma è talmente basso che neppure Jimin riuscirebbe a sentirlo. Ma come potrebbe adesso che è scaraventato a terra sul pavimento, ai piedi del tapis- roulant, mentre impreca ogni santo e stringe i pugni con la sola, malsana voglia di distruggere il visetto angelico di Yoongi?

“Cerchi rogne?!?”

“Cerco di farmi due muscoli.”

“Allora vedi di non rompermi il cazzo!”

“Ammesso e concesso che tu ne abbia uno.”

Jimin scatta in piedi adirato e cammina verso il biondo con aria minacciosa. Si è davvero stancato di tutta quella faccenda, non può più tollerare un comportamento del genere e la sua antipatia nei confronti di Yoongi è triplicata a dismisura.
L’altro ragazzo ferma l’attrezzo e guarda con apatia il rosso che gli si è appena fermato davanti. Ha i capelli appiccicati in fronte e il sudore gli imperla il contorno delle labbra. Yoongi non può negarlo, quel ragazzino ha bellezza da vendere, ma proprio non riesce a resistere alla tentazione di prenderlo per i fondelli.

“Si può sapere cosa vuoi da me?”

Yoongi scende dal tapis-roulant e va incontro a Jimin. Sono faccia a faccia e può notare quanto i suoi occhi siano scuri e profondi. Improvvisamente gli poggia una mano sulla spalla e avvicina il viso a quello del rosso, sussurrandogli all'orecchio:

“Sei tu che vuoi qualcosa da me, lo lasci trasparire da ogni movimento. Non affibbiare una tua fissazione a me.”

Detto ciò, Yoongi fa retro front e scompare oltre la porta, recupera il suo borsone nello spogliatoio e va via, lasciando un Jimin sconvolto e senza fiato.

È fottutamente bellissimo

*

18 February – Day 4



Che Jimin si addormenti ogni qualvolta entri in metro, è un dato di fatto ormai.

Non appena René esprime il suo desiderio di andare a mangiare quella splendida torta che fanno solo in un bar di Myeong-dong, Jimin non ci pensa due volte e si offre volontario per accompagnarla. In fondo è in buona fede, no? Tanto Hoseok lavora.

Sarà su per giù mezzora di metro, ma Jimin proprio non riesce a non dormire. Si accomoda sul divanetto accanto alle porte scorrevoli e intreccia le braccia. Non passano neanche tre minuti che già ronfa da morire. René inforca le sue cuffie e decide di ammazzare il tempo ascoltando un po’ di musica.

Non può fare a meno di notare il tizio sospetto in piedi davanti a loro: ha un cappellino di lana, una mascherina a coprirgli metà viso, dei jeans stretti e un giubbotto sportivo che deve tenere davvero al caldo.

René corruga la fronte, sente di conoscerlo eppure non riesce a ricordarne i lineamenti –quei pochi che si riescono a distinguere- e questo le dà parecchio fastidio. Nota soprattutto come gli occhi di quel ragazzo, piccini e simpatici, scrutino costantemente Jimin. È impossibile non notare questa cosa, infatti anche due signore che sono sedute lì vicino parlottano a bassa voce e ridacchiano pettegole su questo sguardo fisso.

Il ragazzo però, pare non curarsene affatto. Si poggia di schiena al palo e incrocia le braccia, adesso tutto rivolto verso Jimin che è già al settimo sonno. Sbatte le palpebre e le ciglia nere risaltano sulla pelle lattea. René può giurare di averlo sentito sospirare.

Manca poco alla fermata e la ragazza sistema le cuffie nella borsa, cercando il portafogli. Non nota che quel ragazzo si è avvicinato a Jimin e si è chinato su di lui. Fa giusto in tempo a vedere le mani di lui abbassare la mascherina e scoprire il viso, avvicinarsi ancora di più e annullare le distanze con un bacio.

Jimin ha sempre il vizio di dormire a bocca semi aperta, e quelle labbra invitanti stuzzicano le fantasie di quel ragazzo che non riesce più a contenersi. È un bacio leggero, sfumato e stranamente dolcissimo, quello che riserva a Jimin, senza che però lui possa saperlo. È un bacio innocente e sincero, René può appurarlo in tutta tranquillità dai piccoli movimenti impulsivi di quel ragazzo.

Una persona indifferente non avrebbe mai osservato ad un palmo dal naso, così insistentemente Jimin, i suoi occhi non avrebbero dovuto brillare in quel modo, le sue labbra non avrebbero dovuto schiudersi per sospirare, la sua mano non avrebbe dovuto coccolare la guancia dell’addormentato e quel bacio non avrebbe dovuto essere così magnifico.
L’espressione di René –così come quella dei passeggeri che hanno assistito- è sconvolta e incredula. Fissa a pochissima distanza quella scena e non sa cosa dire o pensare. È semplicemente rapita da quel bacio che la fa quasi emozionare e stringe la sua borsa così forte da poterla rompere da un momento all'altro.

Quando quel ragazzo si scansa, resta per un istante a fissare Jimin che ancora dorme, non può trattenersi dall'accarezzargli un altro pochino la guancia e finalmente pare rendersi conto di non esser solo. Nota René che lo fissa e, come se nulla fosse, le sorride e porta l’indice sulle labbra a comunicarle di mantenere il segreto. René annuisce shockata e lo osserva sollevarsi e rimettersi la mascherina. La fermata è stata annunciata e le porte si stanno aprendo.

“Ehi… Jimin? Ti compro un cappellino nuovo se ti svegli in tempo…”

La voce è fievole, non sta nemmeno guardando il suo amico tanto è sconvolta, ma Jimin si sveglia velocemente e la trascina giù dalla metro con una felicità che non riesce a spiegarsi.

“Ho fatto un sogno assurdo! Ho sognato di incontrare Yoongi e di baciarlo! Ma ti pare? Comunque come mai questo attacco di buonismo? Sai che i cappelli costano molt- ma perché mi stai fissando così!?!”

*

14 March – Day 5



“Non bastava il fatto che oggi mi sono alzato con la luna storta, che sono single e che ho litigato con Hoseok, doveva pure cominciare a piovere!”

Questo è Park Jimin in un suo normale momento di sclero. Ha litigato con Hoseok poco prima, dopo aver appurato che per quel week end resterà solo. René e Hoseok saranno a Busan dai nonni di lei e a Jimin rode troppo.

Sta camminando tutto solo per una via poco distante da casa sua, ha i capelli di un rosso ormai sbiadito che gli bagnano il viso e gli si attaccano contro, i vestiti zuppi e aderentissimi, le scarpe piene d’acqua. Non se ne cura più di tanto, al massimo prenderà un raffreddore.

Svolta l’angolo e l’odore invitante del panificio lo assale ma non ha soldi con sé e preferisce correre al riparo sotto un tettuccio, quando nota qualcuno attraversare la strada davanti a lui.

Ha un colpo al cuore non appena capisce che è Yoongi e non riesce a spiegarsi il perché si senta così maledettamente agitato.

Lo guarda perfettamente asciutto sotto il suo ombrello e quando nota che anche l’altro lo sta guardando, sorride spontaneo e solleva il braccio per salutarlo. Inaspettatamente da ogni previsione, Yoongi ricambia il saluto e inizia a correre verso di lui con il sorriso più bello che Jimin abbia mai visto.

“Ciao! Come va la-”

Ma si blocca e serra le labbra non appena capisce che no, Yoongi non sta salutando affatto lui. Gli corre affianco, tanto vicino da percepirne il profumo, e lo supera per poi fermarsi qualche metro dopo, proprio davanti la porta del panettiere.

È il ragazzo con cui parlava alla Foot Locker quella volta…

Lo riconosce subito Jimin, anche se adesso ha i capelli di un altro colore e leggermente più lunghi di due mesi prima. Lo riconosce e sente già di odiarlo. Perché con lui, Yoongi non sorride come fa con quel tipo? Cos'ha in più? Se lo chiede e avverte una gelosia assurda corrergli nelle vene.

“Allora andiamo, Taehyung?”

Taehyung. È così che si chiama quel ragazzo alto che fa tanto sorridere Yoongi. Jimin li osserva allontanarsi sotto gli ombrelli, parlare e scherzare ridendo come vecchi amici. C’è armonia tra loro e si sente di colpo ferito. Abbassa il capo e, con le mani nelle tasche, decide di proseguire verso casa sua, tanto è già fradicio.

“Ehi, Suga. Sei sicuro che vada bene così?”

Domanda Taehyung mentre si volta per osservare Jimin che si allontana a testa bassa. Gli fa tenerezza e davvero non capisce il comportamento del suo migliore amico. Yoongi non lo guarda, sa che se incrociasse gli occhi di Taehyung si sentirebbe uno schifo e preferisce voltarsi appena e spiare la schiena bagnata di Jimin, lo stesso Jimin che di colpo tossisce e prosegue indifferente. Si morde le labbra, forse era il caso di prestargli l’ombrello, ma ormai il gioco è fatto e torna sui suoi passi, guardando avanti.

“Va bene così. Deve soffrire almeno la metà di quanto lui ha fatto soffrire me.”  





Non sense:
Yo bella gente ^^ 
Sono Grace ed è la prima volta che pubblico una storia in questa categoria... 
Solitamente scrivo per gli Exo, ma la YoonMin è troppo e io non sono nessuno per non arrendermi a loro xD
Penso che se qualcuno che mi conosce vedrà questa storia resterà sconvolto. Ho passato un lungo periodo di "odio" per i BTS dopo averli amati al debutto e solo da poco ho ripreso a seguirli. Non è stato facile ma adesso, se sono qui, ci sarà un motivo xD
Questa two shot -che doveva essere una one shot- nasce da una scena che mi è balenata in mente l'altra notte e che sarà presente nel secondo capitolo. Essenzialmente non ha molto senso come storia, ma mi andava di scrivere qualcosa di semplice per loro e mi sono fatta coraggio! 
Spero che vi piaccia almeno un pochetto, che vi incuriosisca >< io sto in ansia totale e prego tutti i calendari affinché possa piacervi... se volete lasciatemi qualche commentino che io sono sempre tanto felice di sapere le vostre opinioni ;;
Detto questo vi lascio e vado a lavoro -sì, lavoro anche oggi- e vi auguro buon ferragosto ^^
P.S. La YoonMin è troppo bella. 
P.S.2 Siate buoni ;;
P.S.3 giuro non rompo più. Se volete, mettete un like ^^ https://www.facebook.com/Arashi17EfpProfile
Grace

 

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Capitolo 2
*** pt. 2 ***


I'm a Single Lady.

18March - Day 6






“In parole povere mi stai dicendo che ti piace questo tipo?” 

Namjoon infila la pompa della benzina nella Mercedes che gli si è parcheggiata davanti al distributore. Fa il pieno e mastica svogliato la sua gomma al gusto di fragola e con occhio sbieco guarda un Jimin con le mani tra i capelli, poggiato al distributore dell’acqua.

“NON MI PIACE YOON- cioè non penso. Gli vorrei spaccare il muso, ma allo stesso tempo ha quel viso così bello… e poi quel biondo gli dona tantissimo… e per di più ha un sorriso bellissimo! Nammie hyung, dovresti vederlo!”

Namjoon finisce di servire il cliente e saluta ringraziando. Finalmente si volta verso il suo amico e sospira scrollando le spalle.

“E come mai vorresti spaccargli la faccia? Sentiamo.”

“Beh, mi prende per il culo ogni volta che ci incontriamo! È sempre così scontroso che- cazzo è insopportabile.”

Jimin gesticola molto mettendo in risalto i muscoli sotto il maglioncino pesante che si è infilato quel pomeriggio. A dire il vero non fa freddo, ma Jimin è raffreddato a causa della pioggia presa qualche giorno prima. Namjoon scuote la testa e ride. Conosce quella piccola peste da qualche anno, quando ancora Namjoon era fidanzato con la cugina di Jimin e nonostante la rottura la loro amicizia è rimasta intatta.

“Come mai ti tratta così? Ci deve essere un motivo del suo comportamento, no? Nel senso, è un perfetto sconosciuto.”

“Ma io non gli ho fatto nulla! Mi ha dato dello sfigato senza motivo e continua a sfottermi. Sono così antipatico?”

Jimin adesso piagnucola e si graffia fintamente il volto. Namjoon è abituato ad un Jimin sicuro di sé e vivace, questa è la prima volta che lo vede seriamente nervoso per qualcosa del genere. Che poi, un Park Jimin infatuato non gli era ancora capitato.

“O cerca le tue attenzioni in modo molto strambo, o semplicemente gli stai sulle palle. Magari ha capito che non siete caratterialmente compatibili… ma resta il fatto che questi pensieri non se li fa di certo uno sconosciuto.”

Namjoon è preso dal ragionamento ma viene interrotto da una piccola auto che gli si parcheggia davanti. Alla guida c’è un ragazzo ricurvo sul busto, intento nell’estrarre la somma da pagare alla benzina.

“Ogni tanto mi capita qualche ragazzo con buon senso. Vero Jimin?”

Tuona improvvisamente Namjoon notando l’abbigliamento Urban e il cappellino della Nike Jordan in testa al guidatore.
Jimin solleva il capo cercando di capire cosa stia farneticando il suo amico e, anche il ragazzo alla guida alza lo sguardo cercando il benzinaio.
Jimin fredda all’istante e inizia a sistemarsi i capelli scompigliati intanto che quel ragazzo non lo ha notato, ma quando volta la testa verso di lui, pare sbiancare più di quanto già non lo sia.

Namjoon prende i soldi e fa un complimento a Yoongi che spegne il motore e scende dall’auto ringraziandolo. Si incammina serio in direzione di Jimin, lo sguardo assorto, la fronte corrugata. Yoongi pare stranamente teso e a Jimin sta venendo un attacco d’ansia mai avuto prima.
Schiude lievemente la bocca per dire qualcosa, ormai lo ha raggiunto e non può far finta di nulla, ma di nuovo Yoongi lo ignora e infila delle monetine nel distributore delle bottigliette d’acqua sul quale è poggiato proprio il più piccolo.

“Come immaginavo. Hai preso il raffreddore, hm?"

Yoongi sorseggia un pochino di acqua e Jimin sente di non poter guardare oltre con quanta sensualità ha sollevato il viso e abbia messo in risalto il collo pallido. Yoongi ha lo sguardo assottigliato mentre fissa Namjoon che gli fa benzina.

“Hm… aspetta- che significa?”

“L’altro giorno sei stato molto intelligente a camminare sotto quell’acquazzone.”

A quelle parole Jimin sente il cuore sfondargli il petto ma non capisce se per la gioia o per la rabbia. Il punto è che quando Park Jimin comincia anche solo un po’ a sentirsi irritato, non riesce a nasconderlo e quindi passa all’azione.

“Ah quindi mi hai ignorato quella volta.”

“Non proprio. È che sei così basso… e comunque non avevo particolare interesse nel salutarti.”

Jimin alza un sopracciglio squadrando Yoongi e notando che avranno su per giù la stessa altezza. Namjoon invece, si rende conto che a Jimin quel ragazzo piace davvero: se fosse stato chiunque altro a quest’ora l’avrebbe preso a pugni.

“Adesso invece hai trovato particolare interesse?”

“Non trovo interesse nei ragazzini viziati e brutti. Come vedi avevo solo bisogno dell’acqua.”

Yoongi fa un’espressione altamente irritante, così irritante da dar sui nervi perfino a Namjoon. Ma quando si avvicina per dargli il resto, Yoongi lo ringrazia e sorride entrando in auto e sfrecciando via.
Se prima gli era parsa una sorta di allucinazione, adesso ne è sicuro: quel Yoongi gli ricorda tremendamente qualcuno.

“Jimi-”

“Me lo sento. Resterò single a vita. Torno a casa.”

Jimin ha lo sguardo più vuoto che Namjoon abbia mai visto e non riesce a proferire parola mentre vede il suo amico voltargli le spalle e camminare via, verso casa.
Quando il suo turno termina, intorno alle otto di sera, Namjoon corre a casa perché deve capirci seriamente qualcosa su questa storia. Comincia quindi a girare in camera sua, e dopo due ore di ricerca ha finalmente tutto chiaro.

*

 
2 April - Day 7


Nel cielo di Seoul non c’è una nuvola, e Jimin ne approfitta per fare quattro tiri a canestro, in quel parco dove ormai tanti mesi fa ha incontrato la palla di Yoongi.
Ha una canotta larga e bianca, i pantaloncini da basket e le Jordan che gli ha consigliato appunto Yoongi. Proprio non vuole saperne di centrare il canestro e comincia a irritarsi tirando la palla con violenza, non seguendo più le regole basilari della pallacanestro.

Come biasimarlo poi? Ha passato l’ultimo mese a deprimersi ed evitare il mondo esterno.

“Tutto per quel coglione! Ma che muoia!”

Forse è giunto il momento di chiarire a tutti i sentimenti di Jimin. Mentre tira aggressivo il pallone, che rimbalza continuamente contro il canestro e rotola ovunque in quel campetto, sfoga tutta la sua rabbia e il disappunto per l’essersi invaghito definitivamente di quel Min Yoongi.

Ormai è inutile girarci intorno, sarebbe da stupidi anche solo pensare di negare che quel ragazzo gli piaccia. Il solo pensiero lo disturba, lo irrita e gli fa aumentare la pressione sanguigna nel corpo. Il ricordo del suo sorriso gli fa sgranare gli occhi e trattenere il respiro, per poi farlo scalciare contro qualcosa.

L’amore che sta sperimentando nei riguardi di Yoongi è un amore violento, che lo fa incazzare e gli fa perdere il sorriso rendendolo aggressivo. E questa è tutta colpa del più grande che lo tratta sempre come un cretino e non gli spiega a cuore aperto cosa diamine voglia da lui.

“Fanculo! Fanculo!!!”

Continua ad urlare Jimin tirando con estrema violenza la palla che, sta per arrivargli nuovamente in faccia.

E nuovamente Yoongi è lì, Jimin però non se ne rende quasi conto e sente solo l’altro corrergli incontro e spingerlo a terra, mentre lui blocca la palla al petto e contrae il viso in una lieve espressione di dolore.

“No ma dico sei pazzo?!? Questa palla è di cuoio! Volevi spaccarti la faccia davvero per caso?”

Yoongi getta il pallone a terra e urla iracondo contro un Jimin che si stringe a sé e diventa sempre più piccolo.

“E no- non fiatare! La mia palla quando ti colpii era di plastica! Diamine, sei davvero un idiota.”

Jimin si morde le labbra e devia lo sguardo. È consapevole della cazzata che stava facendo ma non riesce a comprendere quella reazione esagerata di Yoongi. Quando poi si ritrova la mano dell’altro davanti il viso, la afferra e si rimette in piedi. È un po’ dolorante e presto si rende conto che ha un piccolo taglio sulla mano.
Nota Yoongi impallidire per quanto sia possibile e agitarsi alla vista del sangue. Lo vede combattere contro se stesso e alla fine lo afferra per un polso e lo trascina via, verso la sua macchina.

“Sali.”

“Perché dovrei-”

“Ti ho detto sali, non fare il coglione adesso.”

Jimin sbuffa e esegue gli ordini. Dopo dieci minuti di totale silenzio si ritrova in casa di Yoongi e proprio non capisce come abbia potuto prendere una piega del genere questa giornata.

Si guarda intorno, l’appartamento della famiglia Min è ampio e elegante, perfettamente in ordine e nella sala c’è un mobiletto con sopra tantissime foto. Indubbiamente Jimin ne è attratto e fa per avvicinarsi, ma Yoongi gli corre incontro e lo frena.

“Non gironzolare. E non guardare le foto. Vieni in camera mia va.”

Jimin mette il broncio, stressato da quel comportamento ma alla fine fa come l’altro gli ha detto. Mentre attraversano tutto il corridoio, nota come in tutte le foto appese non appaia Yoongi. Non ne comprende il motivo e entra nella camera del nemico.

Yoongi lo fa accomodare sul letto e gli afferra la mano cominciando a disinfettarla. Jimin tira qualche urletto e fa per ritirare la mano, ma quella di Yoongi lo stringe saldamente e non ha nessuna intenzione di mollarlo.

L’ansia comincia a farsi strada e la mano comincia a tremare.

“Ti sto facendo male, Jimin?”

Jimin è appena morto. Ha appena conosciuto il lato gentile di Min Yoongi e proprio non resiste.

“Yoongi… per caso il sangue ti spaventa?”

Yoongi tira un sospiro nervoso e termina di medicare con un grosso cerotto. Si lascia crollare sul piumone e copre gli occhi con un braccio.

“Hm. E sono più grande di te.”

È un sussurro quella frase, pare detta con stanchezza e Jimin non riesce a non sorridere. Ha come la sensazione che pian piano Yoongi non lo stia trattando male e si fa coraggio avvicinandosi. È un attimo e sono sdraiati l’uno accanto all’altro, sul letto del maggiore. Yoongi trema e inspira più ossigeno possibile: l’idea di averlo sul letto non gli ha mai sfiorato il cervello e non è pronto a sentire quel tepore e quel profumo accanto a lui.

“Scusa, Yoongi hyung. Ma sei così basso…”

Jimin abbozza una risata mentre gli fa il verso e si vendica della scorsa volta e Yoongi pare cogliere la battuta e ridacchia a sua volta. Si sbottona un po’ la camicia, ha caldo e la vista del sangue gli dà sempre alla testa e nota come Jimin si volti di colpo di lato, con l’espressione imbarazzata.

Lo trova fottutamente carino ma quando si rende conto che in quella direzione c’è l’unica cosa che Park Jimin non deve vedere si agita e gli poggia una mano sugli occhi,
oscurandogli la vista.

“Che stai facendo hyung?”

“Forse è ora che torni a casa, Park Jimin.”

“Ma- hm, okay.”

Decide di tacere e si solleva dal letto sistemandosi i vestiti. Si salutano e Yoongi lo accompagna alla porta.

“Grazie per prima.”

“Hm, magari un giorno posso insegnarti a tirare decentemente. Buona giornata Jimin.”

Jimin non fa in tempo a rispondere che si ritrova la porta di casa in faccia e annuisce sperando che l’altro non stia scherzando. Così va via, mentre Yoongi si lascia scivolare lungo il portone con il cuore in preda ad un imminente infarto.

“Cazzo merda Park Jimin. Non so per quanto resisterò ancora.”

*


20 April - Day 8


“Hoseok, spiegami ancora perché devo venire con voi a quella festa.”

Park Jimin è seccato mentre il suo amico gli lancia addosso una giacca in pelle e gli libera le mani da quella felpa oscena che l’altro aveva osato decidere di indossare per la serata.

“Perché Jin hyung ha deciso che si farà una festa con tutti i suoi amici del liceo e naturalmente ha invitato anche noi.”

“Ma io l’ho conosciuto appena due mesi!”

“E si vede che gli sei stato particolarmente simpatico. Dai, spicciati che dobbiamo passare a prendere René.”

Hoseok dà due pacche sul petto di Jimin e gli sistema con una spruzzata di lacca il ciuffo leggermente sparato in aria che l’amico ha deciso di farsi per la serata.
Jimin si sente stranamente irrequieto, come se sapesse che no, non è una buona idea andare al party di un quasi sconosciuto, ma Hoseok è out e non vuole sentirne di sguinzagliarlo e lasciarlo a casa.

Quando raggiungono il locale della festa, Jimin ha un collasso perché in quel luogo l’ultima volta si è ubriacato così tanto da perdere il conto dei culi ai quali si è strusciato. Dettagli irrilevanti per Hoseok che lo spinge fuori, dettagli imbarazzanti per René che spera nel buon senso –mai avuto- del suo migliore amico ma soprattutto, dettagli atrocemente vividi per Jimin, che non appena varca la soglia dell’entrata capta il bisbiglio del buttafuori e lo manda mentalmente a fanculo.

“Hoseok, secondo te sono un culone arrapato?”

Mormora Jimin ripetendo ciò che ha sentito dal tizio alla porta. Hoseok solleva un sopracciglio e lo fissa con disappunto.

“Ti dico solo, Jiminnie, che se tu fossi nato donna, saresti stata la peggio zoccola di Seoul. Ma questi sono dettagli.”

A quel punto Jimin spalanca la bocca è non sa proprio cosa rispondere a quella frase. Decide saggiamente di starsene in silenzio e dopo un po’ si riuniscono con Namjoon e altri ragazzi che ormai hanno terminato il liceo proprio come Jin.

Diversamente da quanto predetto da Jimin, la serata trascorre serena, tutti sono socievoli e si abbuffano, l’alcool pare non terminare mai e la musica che parte dopo le undici comincia a pulsare nelle tempie dei presenti.

Jimin osserva Hoseok e René che limonano come dannati sulla pista e brinda a loro dal tavolo, ormai partito definitivamente con l’ennesimo cocktail.

“Sete, sete, sete…”

Jimin si alza dalla sedia e traballa raggiungendo il tavolo del buffet. Hanno sistemato i nuovi alcolici e ne tracanna tre, uno dopo l’altro, senza ritegno. Sta per afferrare il quarto bicchiere quando si ritrova alla bocca la mano di qualcuno.

“Hmmm… che bel bicchierino affusolato.”

Ridacchia incapace di comprendere e mettere a fuoco quella mano e, senza pensarci due volte, bacia lentamente una delle dita che ha tra le mani.

“Jimin…”

“Hmm… cosa… YOONGI-”

Yoongi è paralizzato davanti a quel ragazzo che trasuda sensualità da ogni poro e non riesce proprio a ritirare quella mano che adesso il più piccolo sta baciando. Tra l’alcool di troppo e la situazione altisonante, è quasi naturale che si ecciti, ma quando sente Jimin urlare spaventato dal realizzare cosa stesse combinando e soprattutto a chi lo stesso facendo, ha un colpo al cuore e avvampa.

Jimin lascia la sua mano e con uno scatto si sposta indietro, o per lo meno è ciò che il suo cervello ha pensato di fare, non tenendo conto che Jimin sia ubriaco e per niente lucido.

Di nuovo Yoongi è costretto a salvarlo da una caduta colossale e lo afferra con violenza, prima che si possa far male. Il punto è che adesso ha Jimin spiaccicato sul petto, che lo fissa con lo sguardo più sconvolto del mondo e le labbra schiuse più invitanti dell’universo.

Yoongi non si chiede nemmeno perché Jimin sia a quella festa, ma piuttosto si domanda perché l’altro non lo molla e preferisce stargli addosso.

“Hyuuung! Sei uno stronzo di merda!!!”

Yoongi lo guarda sorpreso e dal tono lamentoso si rende conto che è l’alcool che lo fa parlare.

“Jimin, ti riporto a casa prima che tu ti faccia male.”

“No! perché prima dici che sono brutto e poi mi salvi?”

Yoongi ruota gli occhi, l’alito di Jimin sa di liquore e non lo può tollerare. Più che altro non può tollerare la possibilità di vedere Jimin che si struscia bellamente con qualcuno –che non sia lui, ovvio- e quindi non sa proprio come comportarsi.

“Non sei brutto, razza di alcolista cretino, andiamo dai- Jimi-”

Ma l’alcool è alle stelle e fa a botte con il corpo di Jimin che adesso ha sollevato il viso e ha poggiato le sue labbra su quelle di un Yoongi altamente sconvolto, su di giri e devitalizzato.

Jimin bacia e lecca le labbra sottili del più grande, gli stringe la camicia e sospira quando gli infila la lingua in bocca e comincia a succhiare con trasporto.
Yoongi lo stringe forte al suo corpo e gli passa una mano tra i capelli, muove il viso per approfondire quel bacio surreale e… e di colpo lo scansa via.
Lo guarda con gli occhi sgranati e ascolta il suo cuore implorargli pietà, ma dove può stare la pietà quando Park Jimin ti incatena con lo sguardo e ti disorienta la vita con la sua sola esistenza?

Quindi Yoongi corre via, perché non doveva succedere, proprio perché deve piantarla con questi sentimenti idioti che prova da anni nei confronti di quel ragazzino. Doveva essere una vendetta, far innamorare Jimin di lui, non amplificare i propri sentimenti e morire come la peggiore delle ragazzine innamorate.

E la serata per Yoongi termina tornando a casa e prendendo la foto di Jimin che ha gelosamente in camera, maledicendola per ore.

Il tutto, mentre Jimin si sdraia a terra e comincia a ridere senza sosta, fino ad esaurire le energie e tornare serio, avvertendo le lacrime pizzicare gli occhi e un senso di abbandono al petto.

“Mi sono innamorato di un perfetto idiota.”

Ed entrambi, chiudono gli occhi per quel giorno.







Non sense:
Ci sto prendendo l'abitudine a pubblicare di notte xD 
Salve fandom uwu sono tornata e vi annuncio che, come avrete capito, allungherò di un altro capitolo questa storia. Il perché? Perché sì.
No dai, mi sono accorta che sarebbe stata troppo lunga come fine e avevo ancora tanto da dire quindi ho preferito scrivere un capitolo in più.
Spero che vi piaceranno queste nuove interazioni, Namjoon che per la prima volta nelle mie storie fa la sua comparsa e questo finale che lascia aperti troppi punti xD
Un ringraziamento speciale a Didi che ha sclerato con me x°D ti polipo tutta mlmlml uwu
Un bacino alla mia patata, come sempre <3
E spero che mi farete sapere qualcosa sul capitolo ^^
Ah, credo ci siano errori, li correggerò appena possibile, sono troppo stanca ora xD
Ciao,
Grace

 

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