AFTER THE WAR

di Lucy Farinelli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Risvegli ***
Capitolo 2: *** 2.Colloqui ***
Capitolo 3: *** 3. Ricordando quello che fu... ***
Capitolo 4: *** 4.Finalmente soli ***
Capitolo 5: *** 5.Proposte&Batoste ***
Capitolo 6: *** 6.I genitori, questi sconosciuti ***
Capitolo 7: *** 7.Porte che si chiudono ***
Capitolo 8: *** 8.Il cassetto delle calze ***
Capitolo 9: *** 9.Preparando l'insalata ***
Capitolo 10: *** 10.Invito a cena con delitto(sventato) ***
Capitolo 11: *** 11.Il ritorno delle Orecchie Oblunghe ***
Capitolo 12: *** 12.Andare a trovare il professor Silente ***
Capitolo 13: *** 13.Non tutti ce l'hanno fatta ***
Capitolo 14: *** 14.Do you remeber when...? ***
Capitolo 15: *** 15.Preside? No, grazie... ***



Capitolo 1
*** 1. Risvegli ***


AFTER THE WAR

Chapter 1
Risvegli

Hermione Granger si svegliò in un morbido letto dalle lenzuola bianchissime avvolta dalla luce del sole mattutino. Erano mesi che non dormiva in un letto...o meglio, che non dormiva propriamente. La testa le pulsava terribilmente; il suo corpo era attanagliato dal dolore.
Cosa accidenti era successo?
Poi ricordò.
E capì anche dove si trovava: nel letto di un Reparto Riservato dell’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. E se lei era lì, allora voleva dire che anche...
Ron!
Ma la pozione sedativa che le avevano somministrato faceva ancora sentire i suoi effetti e Hermione ripiombò in un sonno profondo.

***

‘Ron! Ron! Sveglia, ho visto che ti sei mosso! Ron...ti prego, dimmi qualcosa!’
Una voce supplichevole arrivò fastidiosamente alle orecchie del giovane dai capelli rossi ancora fermamente deciso a non svegliarsi del tutto, decisione sottolineata dal fatto che giaceva a pancia sotto con la faccia sprofondata nel cuscino di un morbido letto dalle lenzuola bianchissime. Erano mesi che non dormiva così bene. E che non sognava così bene: che belle, tutte quelle Cioccorane con cui si stava ingozzando! E poi, erano gratis e non finivano mai!
Quindi perchè accidenti doveva alzarsi? Chi glielo faceva fare?
‘Ron!’
La vocetta penetrò più in profondità questa volta e aveva un che di isterico.
‘Lo lasci stare, signor Potter. La pozione sedativa che gli abbiamo somministrato avrebbe steso anche un Ippogrifo. Vedrà che il signor Weasley starà benissimo, stia tranquillo,’ disse una voce sconosciuta di donna.
In quel mentre, Ronald Weasley si degnò di voltare la testa dal lato in cui proveniva la voce, aprì a fatica un occhio e bofonchiò un ‘Mmph?’ infastidito.
‘Ron!’
La voce, o meglio, la persona cui apparteneva la voce corse verso di lui e lo costrinse a voltarsi di schiena. Ormai rassegnato al fatto di doversi svegliare, aprì gli occhi.
Entrambi stavolta.
Due profonde iridi verdi schermate da un paio di lenti gli si pararono davanti al viso e Harry Potter si chinò ancora di più per dargli degli schiaffetti sulle guance.
‘Signor Potter! La smetta immediatamente o la costringo a tornare a letto! Dio solo sa come mi sono lasciata convincere a farla uscire dalla sua stanza...’
‘Harry ha un fascino innato, Dorothy,’ disse allegramente una voce cristallina, anch’essa femminile.
‘Sì, beh, fascino o no, vedete di non fare troppo chiasso, mentre sono via. Ripasserò più tardi,’ fece la voce burbera della Guaritrice infermiera, pervasa però da un tocco di ilarità.
‘Ma Dorothy...è un Reparto Riservato! Il nostro! Ci siamo solo noi, chi vuoi che disturbiamo?’ disse la voce cristallina.
‘Il Guaritore Capo ha un udito più fine di quanto possiate immaginare. Quindi...silenzio!’
E se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Intanto, Harry non riusciva a smettere di sorridere e, appena Ron si fu tirato su a sedere quel tanto che bastava, lo abbracciò calorosamente.
‘Ehi...vacci piano, amico!’ lo rimproverò Ron, ormai del tutto sveglio (si fa per dire), dandogli tuttavia delle pacche sulle spalle, felice di rivederlo.
Quando Harry si fu allontanato, il ragazzo dai capelli fulvi potè vedere a chi apparteneva la voce cristallina che aveva udito.
E non rimase sorpreso nell’apprendere che si trattava della sua sorellina: Ginny Weasley si avvicinò a braccia conserte, ma con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, al letto del fratello e ci si sedette sopra, abbracciandolo con trasporto e scoccandogli un bacio sulla guancia.
‘Credevamo di averti perso,’ buttò lì Harry, mentre Ron dava un buffetto sulla guancia a Ginny.
‘Sai...quando ti abbiamo visto buttarti su quel Mangiamorte...credevamo fosse finita,’ continuò, guardando ostinatamente fuori dalla finestra.
Era davvero una bella stanza, pensò Ron seguendo lo sguardo dell’amico. Colori chiari, un letto, un comodino bello spazioso, una grande portafinestra che dava su un terrazzino e un grande armadio color crema per gli effetti personali. A completare il tutto, bagno privato.
Niente male, davvero.
Quasi meglio di casa sua; almeno qui aveva un bagno tutto per sé.
Beh, dopo tutto quello che avevano fatto, se la era guadagnata una bella stanza, no?
‘Ora basta, Harry. Non pensiamo a quello che sarebbe successo se. Siamo tornati. Lo abbiamo sconfitto. Voldemort è morto. Quel bastardo psicopatico serial killer non farà più male a nessuno. Grazie a te,’ disse Ginny, scoccando a Harry uno sguardo appassionato.
‘E riguardo a te, Ron...’, continuò, voltandosi verso il fratello, ‘buttarti a pesce su quel Mangiamorte per salvare Hermione...è stata la cosa più coraggiosa che potessi fare. Sono fiera di te,’ concluse con gli occhi scintillanti..
Harry le prese una mano.
Ecco, ci mancava solo che il suo migliore amico e sua sorella si mettessero ad amoreggiare in sua presenza dopo che aveva appena salvato il mondo magico, non si trattenne dal pensare.
Ah, ma gliene avrebbe cantate delle...un momento...
Hermione?




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Capitolo 2
*** 2.Colloqui ***


Chapter 2
Colloqui

Hermione si risvegliò qualche ora dopo.
Guardò l’orologio sul comodino: segnava le 10:00 del mattino.
Era ancora stanchissima ma decise di alzarsi lo stesso.
Giusto per dare un’occhiata alla situazione generale e assicurarsi che tutti stessero bene. Non voleva nemmeno pensare il contrario.
Provò a tirarsi su. Pessima idea.
Riesco a malapena a mettermi seduta, figuriamoci ad alzarmi.
La schiena era tutta indolenzita e le gambe faticavano a reggerla.
Provò ad allungarsi verso il comodino per afferrare una copia della Gazzetta del Profeta che qualcuno le aveva lasciato lì sopra vicino ad un vaso con delle splendide orchidee dentro.
Hermione le contemplò ammirata un attimo, domandandosi chi mai avesse potuto recapitargliele, poi una fitta di dolore lungo tutto il braccio le strappò un gemito.
Sbuffò e guardò la data del Profeta: 12 giugno.
Erano passati solo due giorni.
Cercò di nuovo di alzarsi, ma il suo corpo si rifiutò.
Allora, colta dalla disperazione di tutto quello che aveva fatto e dalla frustrazione, scoppiò a piangere.

***


‘Dov’è? E’ qui? Come sta? Sta bene? Me lo direste vero se...?’
Ron era ad un passo dalla crisi nervosa; in preda al panico, continuava ad agitarsi nel letto.
Harry e Ginny cercavano inutilmente di calmarlo. Altrimenti, poi, chi la sentiva Dorothy?
‘Ron, di che cavolo stai parlando?’ sbottò Harry alla fine.
‘Di Mione! E di chi altrimenti? Sta bene? Sta be...’, si interruppe allo sguardo triste di Harry e Ginny.
‘No...no...non può essere...Harry ti prego...’
Il suo tono di voce si stava alzando di parola in parola.
‘No, no stai tranquillo, è viva e vegeta,’ lo rassicurò Ginny. ‘E’ di là che dorme ancora, ha preso una bella botta, sai.’
Ron tornò a respirare; non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato.
‘E allora cosa sono quelle facce da funerale? Non sarà mica rimasta mutilata o roba del genere?’
‘Certo che no, Ron! E perchè poi, avresti smesso di stare con lei se lo fosse stata?’, lo aggredì Ginny, piazzandosi le mani sui fianchi e assomigliando in modo impressionante a mamma Weasley.
‘Continuerei ad amarla anche se fosse la copia sputata di Malocchio Moody,’ affermò Ron con un tono che non ammetteva repliche.
‘Allora? Se non è morta e non ha pezzi in meno né pezzi in più...cosa accidenti le è successo?’, sbottò poi irato, visto che nessuno si degnava di rispondergli.
‘Ron, qual è l’ultima cosa che ricordi?’, gli chiese Harry cauto.
‘Mmm...tu che combatti contro Voldemort, Ginny che ti copre le spalle, Mione che urla il mio nome, Amycus...poi buio.’
Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo triste.
‘Ditemi cosa le è successo, ragazzi, vi scongiuro...sto per diventare matto.’
Stavolta Ron era proprio preoccupato.
‘Ron, ti ricordi che stavamo cercando di scoprire chi fosse la spia che sabotava tutti i nostri piani sulla ricerca degli Horcruxes e che aggiornava continuamente Voldemort e i suoi Mangiamorte sui nostri spostamenti?’, chiese Harry tutto d’un fiato.
‘Vai avanti, ti ascolto,’ rispose cupo Ron, accigliandosi.
‘Beh, dopo che tu sei finito KO...l’ho trovata.’

***


Qualcuno doveva aver sentito i singhiozzi di Hermione, perchè ad un certo punto fece capolino alla porta della sua stanza una giovane Guaritrice infermiera dai limpidi occhi azzurri.
‘Oh, si è svegliata signorina Granger. Finalmente, oserei dire. Erano tutti in pensiero per lei,’ le disse premurosa, mentre si avvicinava al letto e le passava dei fazzolettini.
‘Perchè sta piangendo?’
Hermione eluse la domanda.
‘Chi era in pensiero?’, domandò, la voce ancora scossa dai singhiozzi, mentre prendeva un fazzoletto.
‘Oh, beh, proprio tutti tutti...’, rispose l’infermiera dagli occhi azzurri. ‘I signori Weasley, i suoi genitori, la signorina Lovegood, il signor Paciock...i Weasley hanno tutti capelli rossi, vero?’, le chiese interrompendosi un attimo.
‘Sì,’ confermò Hermione, senza riuscire a trattenere un sorriso, tamponandosi gli occhi.
‘Allora, la signorina Ginevra più tutti i ragazzi che sono passati...erano cinque, mi pare, sì...oh, e poi il signor Potter, ovviamente, e, accidenti, anche Viktor Krum!’, esclamò l’infermiera.
Ma Hermione non la ascoltava più da quando la ragazza dagli occhi blu le aveva nominato i cinque Weasley. Se erano cinque...allora, Ron era vivo e non ce l’aveva con lei!
Hermione si sentì sollevata in modo incredibile. Non poteva sbagliare: cinque Weasley cinque nomi. Bill, Charlie, Fred, George e Ron! Il suo Ron! Lo sapeva che non l’avrebbe abbandonata.
Ma le parole dell’infermiera la fecero ripiombare nel baratro di disperazione in cui era caduta.
‘Solo che, accidenti, il ragazzo Weasley con gli occhiali di corno...non mi è sembrato molto bene accetto quando è arrivato...gli altri lo hanno accerchiato e lo hanno cacciato...Percy, mi pare si chiamasse, sì...però mi ha chiesto di salutarla da parte sua...’
‘Percy? Percy Weasley?’, gridò all’improvviso Hermione, facendo sobbalzare la giovane. ‘E Ron? Ron Weasley dov’è? E’ qui? Come sta? Sta bene?’
Hermione stava per ricominciare a piangere e l’infermiera doveva essersene accorta, perchè le rispose in fretta.
‘Sì, sì, sta benissimo; ora riposa nell’altra stanza.’
Hermione tornò a respirare normalmente.
‘Lo vuole vedere, signorina Granger?’, le domandò poi gentilmente.
‘E’ sveglio?’, chiese la ragazza spalancando gli occhi nocciola.
‘Credo di sì, stava parlando con il signor Potter e la signorina Ginevra poco fa.’
‘Harry! Ginny! Anche loro stanno bene?’
‘Sì, le ho appena detto che il signor Potter era passato a trovarla, e anche il signor Krum...’, cominciò l’infermiera, ma Hermione, di nuovo, non la stava più ascoltando.
Al nome di Harry e Ginny si era subito sentita sollevata.
Grazie al cielo erano vivi, era riuscita a non ucciderli.
‘Sì, sì, lo voglio vedere subito!’, esclamò rivolta all’infermiera. ‘Per favore,’ aggiunse subito dopo, capendo di essere stata un po’ brusca.
La Guaritrice infermiera la aiutò a salire su una sedia a rotelle, dopo averle spazzolato i capelli (impresa non da poco, considerando lo stato in cui si trovavano) e dato una mano a vestirsi; le gambe ora potevano reggerla per un attimo. Iniziò poi a spingerla verso la porta della camera di Ron.

***

‘Tu sei pazzo,’ disse con calma forzata Ron.
‘Ron, ti dico che è vero,’ replicò Harry.
Ginny guardava alternativamente suo fratello e il suo ragazzo, come se stesse seguendo una partita a tennis.
‘No.’
‘Ron, te lo giuro.’
‘Non può essere, non ci credo...non voglio crederci.’
‘Ron, lo so che...’
‘Cosa sai tu? E’ lei la donna di cui sei innamorato?’
Harry si rabbuiò all’istante e abbassò lo sguardo.
‘Ron!’, stavolta fu Ginny ad intervenire.
‘Scusa, Harry. Ma come diavolo è potuto succedere? Voglio dire, proprio sotto i nostri nasi! Noi, che avevamo giurato di proteggerla!’
Gli occhi di Ron mandavano lampi color zaffiro.
Harry rialzò lo sguardo sul volto dell’amico e si passò stancamente una mano sul viso.
‘Lo so. Eppure è così. Era Hermione la spia che ci ha consegnato a Voldemort.’



 

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Capitolo 3
*** 3. Ricordando quello che fu... ***


Chapter 3
Ricordando quello che fu...


La Guaritrice infermiera era arrivata con la sedia a rotelle davanti alla porta di Ron.
Quando erano uscite dalla sua camera, Hermione era finalmente riuscita a vedere come era sistemato il Reparto Riservato. Sembrava il pianerottolo di un condominio: un’ampia anticamera rettangolare delimitata da quattro pareti con rispettive porte numerate e camere. Per entrare, un unico gran portone bianco con i vetri zigrinati. Appena si entrava, si notavano subito le camere di Harry e Ginny, poste sulla parete di fronte al portone.
La camera di Hermione, invece, si trovava a sinistra dall’entrata ed era contrassegnata con il numero 1.
La camera di Ronald si trovava a destra dall’entrata ed era contrassegnata con il numero 4.
Quindi, quando l’infermiera spinse fuori dalla stanza la sedia a rotelle, la prima cosa che Hermione vide fu la porta della camera di Ron, in quel momento chiusa.

***

Ron affondò affranto con la schiena nel cuscino.
Non sapeva più cosa dire.
Harry e Ginny si limitavano a fissarlo scambiandosi ogni tanto delle occhiate perplesse, lui seduto in fondo a sinistra sul letto con le mani poggiate sulle ginocchia, lei a gambe incrociate sulla parte destra del materasso.
La mente di Ron, intanto, tornò a tutto quello che avevano passato...

...Erano trascorsi undici mesi prima che avessero dovuto affrontare la battaglia finale in cui Harry Potter aveva distrutto per sempre Lord Voldemort.
Undici lunghi mesi.
Erano partiti all’inizio di luglio dell’anno prima, subito dopo il matrimonio di Bill Weasley e Fleur Delacour.
Harry aveva finalmente detto addio a Ginny, anche se lei l’aveva considerato solo un arrivederci.
Loro tre –Harry, Ron e Hermione- avevano salutato affettuosamente l’intera famiglia Weasley prima di lasciare definitivamente la festa nuziale e ritirarsi di nuovo alla Tana.
Erano rimasti tutti un po’ colpiti dagli abbracci dei ragazzi, ma li avevano lasciati fare pensando che si trattasse solo di tristezza e nostalgia, visto quello a cui il mondo magico stava per andare incontro.
Sarebbe stato compito di Ginny, la mattina dopo, consegnare una lettera in cui erano spiegati i motivi della partenza dei tre.
Lei non aveva protestato, anche se sapeva quanto sarebbe stato difficile consolare Molly. La signora Weasley aveva reagito come ci si sarebbe aspettato: aveva singhiozzato e si era disperata fino a non avere più lacrime, dondolandosi avanti e indietro sulla sedia della cucina e stringendosi al petto la lettera, ripetendo senza sosta, ‘Il mio bambino...Ho perso un altro figlio! Harry caro...Hermione cara...’
Anche gli altri erano rimasti sconvolti, ma si erano limitati a sedere in silenzio, attoniti.
I tre erano partiti la mattina prima dell’alba per Godric’s Hollow: era l’unica cosa di cui Ginny era stata informata.
Per proteggerla, aveva detto Harry.
Anche se erano stati periodi terribili, quella notte era stata la più bella della sua vita, pensò Ron nostalgico.
La notte in cui aveva fatto per la prima e unica volta l’amore con Hermione.
Dopo il funerale di Silente, durante il quale l’aveva stretta a sè, non c’erano state molte occasioni per poter restare soli e parlare in seguito.
Ma, per una volta tanto, non c’era stato bisogno di parole, o chissà quale altro macello avremmo combinato, sorrise Ron tra sè e sè.
No, niente parole.
Solo sguardi e gesti.
Soprattutto sul treno durante il viaggio di ritorno da Hogwarts.
Per tutto il tragitto, nel loro scompartimento era regnato il più assoluto silenzio perchè era stato tutto così semplice: Harry, con la testa poggiata in grembo a Ginny, aveva chiuso gli occhi e si era addormentato, mentre lei gli accarezzava amorevolmente i capelli e gli aveva sfilato delicatamente gli occhiali, quando aveva sentito il suo respiro regolarizzarsi; Hermione aveva fatto un sospiro che era assomigliato più ad un singhiozzo e si era accoccolata sul petto di Ron, il quale l’aveva stretta tra le braccia e aveva posato la guancia sui suoi morbidi capelli castani, assaporandone appieno il profumo.
Il viaggio era trascorso così.
Poi, quando erano scesi, Harry era andato per l’ultima volta dai Dursley e Hermione era rimasta per tre settimane scarse a casa dei genitori. Solamente il giorno prima del matrimonio si era recata alla Tana.
Ron avrebbe di gran lunga preferito averla a casa sua, ma come avrebbe potuto biasimarla?
Dopotutto, anche lei aveva il diritto di salutare la propria famiglia.
La prima cosa che Hermione aveva fatto appena arrivata alla Tana, era stata salire in camera di Ron a cercarlo, buttargli le braccia al collo e sussurrare sul suo petto, ‘Li ho salutati come se niente fosse.’   
Ron le aveva preso il viso tra le mani e le aveva mormorato guardandola dritta negli occhi color cioccolato, ‘Non ti preoccupare: torneremo tutti quanti a casa.’
Era stata una frase assurda, ma in quel momento ne avevano bisogno entrambi.
Poi l’aveva baciata.
Era stato il loro primo bacio..
Da quel momento, si erano messi insieme.
Così, senza tanti discorsi inutili.
Quando si erano separati, Ron aveva poggiato la fronte su quella di Hermione e le aveva bisbigliato, ‘Ti amo. Da sempre.’
Si era perso in quegli occhi color cioccolata.
‘Anche io. Da sempre,’ aveva risposto lei.
Harry era arrivato qualche ora dopo e aveva passato il tempo che lo separava dalla cena a parlare in giardino con Ginny. I due erano rientrati giusto in tempo per vedere Ron e Hermione varcare la soglia della cucina mano nella mano con le dita intrecciate.
Avevano ufficializzato così la loro relazione e nessuno ci aveva trovato qualcosa da ridire. Persino i gemelli avevano fatto scena muta e si erano scambiati un ghigno soddisfatto.
In fondo, se la aspettavano tutti una cosa del genere.
Il giorno dopo, entrambe le ragazze erano stupende; anche se Hermione non era una damigella, era quasi più bella di Fleur in abito di seta bianca, aveva pensato Ron e aveva passato l’intera serata a ballare con la sua ragazza.
Poi, quando i quattro erano rientrati in casa, Ron era andato in camera di Hermione, mentre Ginny si era diretta in quella di Harry.
Qualche ora prima dell’alba, i tre si erano rivestiti e la ragazza dai capelli rossi si era infilata alla svelta una vestaglia blu; Harry, Ron e Hermione erano partiti alla chetichella zaino in spalla, sotto gli occhi velati di lacrime di Ginny.
Prima di richiudere la porta sul retro, Harry l’aveva baciata teneramente; Ginny gli aveva buttato le braccia al collo accarezzandogli la nuca con le dita diafane.
Il ragazzo si era allontanato a malincuore qualche secondo dopo.
‘Ginny,’ aveva bisbigliato, ma lei gli aveva poggiato un dito sulle labbra per farlo tacere.
‘Ti amo. E lo farò per sempre, qualsiasi cosa accada,’ aveva detto con tono fermo la giovane.
Harry l’aveva guardata, orgoglioso di lei. Le aveva sfiorato una guancia e si era Smaterializzato con Ron e Hermione.
Ginny era rientrata, stringendosi addosso la vestaglia e cercando di raccogliere tutto il suo sangue freddo per l’impresa che l’avrebbe attesa dopo poche ore...

...’Ron?’
La voce di Harry lo riscosse dai suoi pensieri.
‘Sì,’ Ron riportò lo sguardo sull’amico seduto ancora in fondo al letto.
‘Non è stata colpa sua,’ disse, alludendo chiaramente ad Hermione.
‘Ma che cavolo vai dicendo?! Certo che non è stata colpa sua!’
‘Ha bisogno di te, ora più che mai.’
‘Anche di te.’
‘Certo. Ma ci sono modi in cui io non posso consolarla, o potrei davvero non sopravvivere questa volta!’, aggiunse Harry maliziosamente, guadagnandosi una gomitata nelle costole da parte di Ginny e un’occhiata assassina da parte di Ron, al quale si erano già arrossate le orecchie.
‘Ahi!’, fece, massaggiandosi il torace. ‘Guarda che sono ancora in convalescenza e ti ricordo che mi fa ancora male tutto.’
‘Oh, ma piantala. Hai sconfitto Voldemort e piangi per una gomitata. Non ti ho fatto poi così male,’ rispose Ginny.
‘Come sei divertente, Harry. Tra un attimo riderò. E comunque, ti informo che non ho la minima intenzione di lasciarla, stai pur tranquillo. Sono stato già fin troppo stupido,’ commentò Ron, arrossendo ancora di più e diventando un tutt’uno con i capelli.
Ginny sorrise compiaciuta e commentò sarcastica, ‘Signore e signori, a diciotto anni suonati, mio fratello ha finalmente imparato a relazionare con un altro essere umano. Sia ringraziato il cielo.’
La porta salvò Ginny da una micidiale cuscinata; qualcuno stava bussando.
‘Avanti,’ disse perplesso Ron. Non ci era abituato: a casa sua, nessuno bussava mai.
Una graziosa infermiera dai limpidi occhi azzurri fece capolino nella stanza.
‘Salve. La signorina Granger si è appena svegliata e ha chiesto di vedervi. La faccio entrare?’, domandò cortese.
‘Certo!’, saltò su Ginny correndo a spalancare la porta per aiutare la Guaritrice infermiera.
‘Herm, dormigliona, ci hai fatto stare in pensiero!’
La giovane dagli occhi azzurri spinse dentro la sedia a rotelle e poi se ne andò discretamente, lasciandoli soli.
Ginny si chinò ad abbracciare l’amica in una stretta stritolacostole, scoppiando in una risata liberatoria.
Hermione la seguì a ruota, anche se alcune lacrime di sollievo presero a scenderle di nuovo lungo le guance senza che lei potesse farci niente.
Harry seguì l’esempio di Ginny e strinse a sè l’amica come aveva fatto prima con Ron, appena arrivò il suo turno, contento in modo inimmaginabile di aver di nuovo lì i suoi due migliori amici.
Hermione si sciolse in quell’abbraccio e appoggiò il viso alla spalla del ragazzo; una sensazione di calore si impadronì di lei: ora era davvero sicura che Harry non la considerava colpevole del crimine di cui si era macchiata.
Poi, finalmente, gli occhi color cioccolata di Hermione incontrarono quelli blu zaffiro di Ron.




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Capitolo 4
*** 4.Finalmente soli ***


Chapter 4
Finalmente soli

‘Harry...dai vieni, torniamo in camera tua, Dorothy arriverà tra poco...’, disse Ginny a Harry.
‘Cos...Noo, ragazzi, aspettate, non c’è bisogno di defilarsi,’ li trattenne Ron distogliendo a fatica gli occhi da quelli di Hermione.
‘Davvero, Ron, è ora. E poi mi è venuta voglia di stare da sola con Harry per un po,’ lo spiazzò la sorella.
E con questo, prese il proprio ragazzo per un braccio e lo trascinò via, lasciando Ron a bocca aperta, esterrefatto.
Con un ultimo bacio sulla guancia a Hermione, i due si chiusero la porta alle spalle.
Ron incontrò di nuovo il viso della ragazza, e sorrise.
La guerra l’aveva indebolita, niente però che non potesse essere curato con un paio di settimane di cucina intensiva alla mamma Weasley. Era più magra di quanto ricordasse; il viso aveva assunto un taglio piuttosto affilato poichè la pelle delle guance si tendeva troppo sugli zigomi e aveva assunto un colorito pallido, quasi grigiastro; sotto agli occhi aveva due occhiaie da far paura.
Magari se non glielo faccio notare, è meglio, pensò Ron, indeciso sul da farsi.
‘Mione, sei...splendida.’
Cosa? Ma che diavolo mi dice la testa? Va bene non offenderla, ma così...Adesso mi pianta un casino come al solito, stai a vedere. Ma perchè devo essere sempre così idiota?
Lei, per tutta risposta, scoppiò a ridere più forte di prima.
Ron tornò a respirare.
‘Grazie, Ron. Anche tu sei messo male,’ rispose poi.
Le orecchie del ragazzo si arrossarono.
Hermione aveva visto il proprio riflesso mentre la Guaritrice infermiera le spazzolava i capelli e ne era rimasta sconvolta lei stessa; figurarsi che effetto poteva fare agli altri.
Ginny e Harry avevano cercato di nascondere lo stupore iniziale e ci erano quasi riusciti, anche se Hermione se ne era accorta.
Ma Ron non ci riusciva. Non ce l’aveva mai fatta, i suoi occhi erano troppo limpidi.
Le labbra del ragazzo si aprirono in un sorriso favoloso.
Anche lui non era certo messo meglio.
Amicus l'aveva sistemato a puntino: dopo avergli inflitto un paio di volte la Maledizione Cruciatus, lo aveva sollevato in aria sbatacchiandolo qua e là per un po', provocandogli escoriazioni, lividi e persino qualche frattura non ancora del tutto rimarginati. Inoltre, aveva le braccia e il volto coperti di graffi, più un bell'occhio nero che gli lanciava a intermittenza delle fitte dolorose davvero poco simpatiche.
Hermione gli sorrise di rimando, poi abbassò lentamente gli occhi a terra.
Ron la guardò in apprensione.
'Mione?', la chiamò titubante.

Mione
.
Adorava quando la chiamava così.
Il senso di colpa che prima aveva cercato di reprimere con utta sè stessa, ora stava riaffiorando dentro di lei.
'Harry te l'ha detto, Ron?', domandò rivolta alle piastrelle del pavimento.
'Sì.'
La riccia alzò la testa di scatto e si ritrovò davanti un Ron così determinato come non l'aveva mai visto.
Pian piano, esitando, Hermione si alzò in piedi e si avvicinò al letto del ragazzo.
'Io...non volevo...Ron te lo giuro...io non so come...'
Dannazione!
Perchè doveva ricominciare a piangere proprio adesso?
Perchè?
Ron si sbarazzò velocemente delle coperte e si affrettò a scendere dal letto per andare a prenderla.
Stava per crollare, l'aveva capito appena era entrata. Ci mancava veramente poco.
'Io...non...'
Hermione ormai singhiozzava apertamente. Era la terza volta quella mattina, adesso doveva smetterla.
Ora basta, sei ridicola, continuava a ripetersi.
Ma quando Ron le circondò la vita con un braccio tirandola sul suo petto, mentre con l'altro le accarezzava piano i capelli, tutte le sue barriere andarono in frantumi.
'Ron...'
'Shh, shh. Va tutto bene, è tutto ok. E' finita, Mione, è finita,' continuava a ripeterle in tono sommesso, sorreggendola.
'Adesso pensa solo a sfogarti. E' tutto finito.'
Hermione era crollata: i suoi nervi avevano ceduto.
'Mi...sei...mancato...', singhiozzò da qualche parte sul petto ben modellato di Ron.
Lui faticò a comprendere quello che la sua ragazza gli aveva appena detto.
'Anche tu,' mormorò qualche secondo più tardi.
Senza mai lasciarla andare, anzi stringendola se possibile ancora di più, Ron sedette sul bordo del letto, portando Hermione accanto a lui.
Mentre continuava a coccolarsela, il bel ragazzo dai capelli di fiamma riallacciò il filo dei ricordi...

***

'Credi che si stiano ammazzando di là?'
Harry era seduto sul proprio letto on la schiena appoggiata al cuscino e un piede posato a terra.
'Scherzi? Si staranno già mangiando la faccia a vicenda ormai!'
Ginny guardava fuori dalla finestra.
Harry sbuffò.
'Ti prego...stiamo parlando di Ron e Hermione. Non potresti usare termini meno..traumatizzanti?'
'Oh, scusa...Allora si staranno sicuramente scambiando dolci effusioni in questo momento.'
La ragazza si avvicinò al letto e gli scoccò un bacio sulla fronte.
'Sei incorreggibile,' rise lui.
Poi le prese il mento con una mano e posò le sue labbra sulle proprie.

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Capitolo 5
*** 5.Proposte&Batoste ***


Chapter 5
Proposte & Batoste

...La ricerca degli Horcruxes era stata lunga e difficoltosa. Alla fine li avevano trovati tutti e sei e li avevano distrutti.
L’ultimo specialmente era stato parecchio insidioso.
Si trattava infatti di Nagini, il serpente di Voldemort, e per trovarla avevano dovuto torturare e uccidere più di un Mangiamorte.
Senza contare poi il fatto di essere stati costantemente in pericolo a causa di una spia che rivelava tutti i loro piani al Signore Oscuro.
Spia che si era rivelata essere poi Hermione.
Ron abbassò lo sguardo sulla ragazza disperata appoggiata al suo petto.
Anche se Harry glielo aveva spiegato, non riusciva a crederci.
Un piano semplice quanto diabolico.
Lord Voldemort aveva stregato di nascosto Hermione prima con Amortentia, la Pozione d’Amore più potente al mondo, facendola innamorare perdutamente di lui, o meglio dell’affascinante Tom Riddle (la ragazza lo vedeva così a causa di un incantesimo); poi, data l’impressionante forza di volontà della ragazza, era dovuto ricorrere alla Maledizione Imperius per farle svelare i piani di cui aveva bisogno e cancellando in seguito il ricordo dalla sua mente.
Hermione si era così ritrovata a vivere una doppia vita ignara di tutto.
Ron non riusciva nemmeno ad immaginare cosa potesse avere passato.
La battaglia finale si era svolta nella piazza principale di Godric’s Hollow; pareva che a Voldemort piacesse l’idea di concludere la faccenda laddove tutto era cominciato.
Anche se era venuto a conoscenza del fatto che i tre avessero distrutto i suoi Horcruxes, il “bastardo psicopatico serial killer” era talmente sicuro della vittoria che non aveva esitato a spifferare tutta la verità a Harry dopo la caduta di Ron e Hermione.
La ragazza era riuscita ad assistere solo all’inizio della conversazione poiché Amycus l’aveva attaccata proprio in quel momento; Ron si era lanciato a difenderla e lei aveva rivolto la propria attenzione a Bellatrix Lestrange, che l’aveva colpita alle spalle facendole perdere i sensi.
L’ultima cosa che era riuscita a ricordare era stato lo sguardo incredulo di Harry.
Grazie al cielo, Ginny –benedetta ragazza!- aveva organizzato un esercito di persone fidate, Auror e non, ed era arrivata giusto in tempo per dare man forte ai tre.
Molti tuttavia avevano perso la vita: Malocchio Moody, Kingsley Shacklebolt, Mundungus Fletcher, Dedalus Lux, Hestia Jones e tantissime altre persone che Ron aveva tristemente riconosciuto solo di vista.
Anche Hagrid era intervenuto e il suo sangue di Gigante l’aveva protetto contro un considerevole numero di incantesimi, riuscendo a salvarsi.
Coloro che si erano sacrificati avevano tuttavia portato con sè altrettanti Mangiamorte; Ron non li conosceva tutti, ma era riuscito a distinguere (con sua somma gioia) Lucius Malfoy, Peter Minus, Avery, Nott, Rodolphus Lestrange, Macnair, Antonin  Dolohov, Augustus  Rookwood. Poi Amycus l’aveva atterrato e Ron, da lì in poi, aveva avuto solo il racconto di Harry. Anche il Mangiamorte contro cui stava combattendo era morto, mentre di Severus Piton e Draco Malfoy non erano stati ritrovati i cadaveri.
Harry era riuscito a togliere di mezzo Bellatrix Lestrange, vendicando così la morte di Sirius Black, dopo aver eliminato il suo Padrone.
Il ragazzo con la cicatrice, però, ricordava ben poco di ciò che era accaduto subito dopo: aveva perso gli occhiali e un fiotto di sangue gli stava scendendo copiosamente dalla fronte, oscurandogli ancora di più la vista.
Rammentava solamente qualcuno che lo aveva afferrato e aveva gridato agli altri, ‘Avverti il San Mungo. E’ finita. Harry Potter ha vinto ancora.’
A quanto pareva, anche Ginny era caduta poco dopo Ron e Hermione cercando di coprire le spalle a Harry...
...Qui i ricordi di Ron si interruppero e il giovane rivolse nuovamente la propria attenzione alla ragazza che stringeva ancora tra le braccia.
Hermione pareva essersi calmata.
‘Meglio?’, le domandò, alzandole il mento con un dito.
‘Per quanto possa essere possibile, sì,’ disse facendo un sorriso stiracchiato e iniziando a tamponarsi gli occhi.
‘Andrà meglio, vedrai,’ le assicurò.
‘Non sei sola.’
‘Lo so...grazie. Se tu non ci fossi, non saprei come fare. Bisognerebbe inventarti.’
Hermione gli dedicò un sorriso da far sciogliere anche il Polo Nord.
Ron diventò dello stesso colore dei suoi capelli, poi la baciò.
Quando si separarono, le prese le mani, intrecciò le proprie dita con quelle di Hermione e le disse, ‘Nessuno verrà a sapere quello che ti ha fatto. Solo io, Harry e Ginny. Te lo prometto. Lo diremo agli altri solo quando e se tu lo vorrai.’
Lei annuì e gli buttò le braccia al collo.
Adesso aveva solo bisogno di stare con Ron; a tutto il resto avrebbe pensato in seguito.
Mentre il ragazzo prendeva ad accarezzarle la schiena, si udì il rumore di una porta che sbatteva e l’eco di alcune voci concitate che si avvicinavano.
‘Molly cara, ti ricordo che ha appena salvato il mondo magico.’
Il tono di Arthur Weasley suonava stanco anche al di là della porta.
‘Potrebbe anche essere il Supremo Reggente dell’Universo e sarebbe ancora quello sciagurato di mio figlio!’
Molly Weasley era davvero infuriata.
‘Mi scusi, signorina, potrei vedere Ronald Weasley? Sono la madre,’aggiunse poi cambiando totalmente tono, rivolta probabilmente ad un’infermiera.
‘Certo, mi segua,’ le rispose quella.
Per Ron si preannunciava un gran brutto quarto d’ora.

***

‘Ah ah...Harry, così non vale...ah ah...no, basta, il solletico no!’
Ginny, ridendo come una pazza, si contorceva come un’anguilla sotto a Harry, il quale non aveva la minima intenzione di lasciarla andare.
‘Ah no...sei stata tu a cominciare! Adesso me la paghi, lo sai che odio quando mi fai il solletico sotto al collo!’, le rispose, sogghignando maliziosamente e continuando a passarle le dita sulla pancia, tenendola imprigionata sotto di sè.
Ginny continuò a ridere e a divincolarsi, fino a quando Harry si fermò e lei lo ribaltò, sedendosi a gambe larghe sul suo stomaco e portando il proprio viso a pochi centimetri da quello del ragazzo.
Una ciocca fiammeggiante di capelli le scivolò da dietro l’orecchio e sfiorò una guancia di Harry.
Entrambi ansanti, rimasero a fissarsi così per parecchi secondi; poi Harry prese la parola.
‘Ginny, ti ricordi quella promessa?’
Lei lo guardò interrogativa.
‘Quella che se fossi tornato...’
Ginny ricordò e lo corresse automaticamente.
‘Quando saresti tornato...’
‘Sì, beh, se fossi tornato io ti...’
‘Oh mio Dio!’
Ginny lo interruppe e saltò in piedi, portandosi le mani sulla bocca.
Harry si alzò lentamente, prese una scatolina blu di velluto dal cassetto del comodino e avvicinò alla ragazza.
I due erano così presi che non si accorsero nemmeno del baccano scoppiato fuori della loro porta.
‘Bene. Ho intenzione di mantenere la mia promessa.’
Sempre muovendosi al rallentatore, Harry si inginocchiò davanti a Ginny e aprì la scatolina vellutata.
Ginny rimase pietrificata.
‘Ginevra Molly Weasley, mi vuoi sposare?’




 

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Capitolo 6
*** 6.I genitori, questi sconosciuti ***


Chapter 6
I genitori, questi sconosciuti

Molly Weasley spalancò la porta come un tornado e la prima scena che le si parò davanti agli occhi fu quella del figlio ancora abbracciato ad Hermione con gli occhi spalancati dal terrore.
‘M-mamma...’
La signora Weasley stava scoccando occhiate assassine al più piccolo dei suoi maschi; ci mancava solo che cominciasse ad emettere fumo dalle orecchie.
Dietro di lei, spuntarono curiose altre teste rosse.
Sembrando rendersi conto solo in quel momento di ciò che stava facendo, Ron si staccò da Hermione e saltò in piedi.
Il ragazzo era sul metro e novanta e superava la madre di trenta centimetri buoni, ma in quel momento si fece piccolo piccolo di fronte alla furia omicida di sua madre.
Hermione fece cenno all’infermiera di voler tornare in camera propria, data la precarietà della situazione.
In quel momento, la signora Weasley parve accorgersi i lei e le rivolse uno sguardo materno.
‘Oh, Hermione cara!’
Si precipitò ad abbracciarla.
‘Eravamo così preoccupati, anche i tuoi genitori non vedono l’ora di salutarti,’ aggiunse prendendole il viso tra le mani e passandole i pollici sugli zigomi ossuti.
Il cuore di Hermione mancò di un battito.
I suoi genitori?
‘Loro...sono già qui?’, chiese con voce acuta.
Sapeva che avrebbe dovuto affrontarli, ma non così presto.
Non era pronta!
‘Sì, sono arrivati con noi, cara,’ rispose la signora Weasley.
Hermione crollò sulla sedia a rotelle e l’infermiera iniziò a spingerla fuori dalla stanza.
Gettò un ultimo sguardo al suo ragazzo ancora impegnato a tenere d’occhio la madre, aspettandosi da un momento all’altro l’esplosione.
Biascicò un ‘Ci vediamo dopo’ a nessuno in particolare e andò ad incontrare i genitori, salutando tutti i Weasley presenti man mano che avanzava.

***

Ora che sua madre si era spostata, Ron poteva vedere chi l’aveva accompagnata: suo padre, i gemelli, Bill e Charlie.
Tutti e quattro gli sorridevano orgogliosi e Ron stava per ricambiare, quando la madre lo afferrò per un orecchio e lo costrinse a piegarsi dal dolore.
Sciagurato! Sciagurato di un Weasley! Hai la minima idea di quello che mi hai fatto passare?’, sibilò letale.
Arthur Weasley intervenne provvidenzialmente, quando il figlio iniziò ad uggiolare dal male.
Prese la moglie per il polso e le staccò la mano dall’orecchio di Ron, che si affrettò a mettere un letto di distanza tra lui e sua madre, massaggiandosi l’orecchio accartocciato diventato viola.
I suoi fratelli scoppiarono a ridere, ma un’unica occhiata feroce di mamma Weasley li zittì di botto.
Poi Molly tornò a rivolgere la propria attenzione a Ron; puntandogli minacciosa un dito contro, iniziò a sibilare:
Una lettera...una misera lettera...consegnata da Ginny, poi! Come hai potuto? Come hai potuto non dirci niente di niente? Letti vuoti...vestiti scomparsi...tu, Harry e Hermione spariti...i genitori di Hermione non sapevano cosa fare...erano disperati! E poi alla fine salta fuori...introvabili in una missione suicida, ecco dove eravate!
Arthur Weasley e i suoi figli più grandi erano rimasti pietrificati; la signora Weasley non si era arrabbiata così tanto nemmeno per la faccenda della Ford Anglia stregata e Ron era certo di aver assunto un orribile colorito verdognolo.
Molly si sgolò ben bene; poi, quando terminò la sfuriata, calò il silenzio per qualche secondo.
Gli altri arrischiarono a muoversi di qualche centimetro.
Poi la signora Weasley borbottò a malincuore, girando lo sguardo per la stanza:
‘Ciò non toglie che io sia fiera di te per tutto quello che hai fatto. Nessuno era mai tornato da missioni del genere.’
Ron andò ad abbracciare la sua mamma.

***

‘Le serve altro, signorina Granger?’, domandò ossequiosa la Guaritrice infermiera.
Alla risposta negativa della paziente, girò sui tacchi e sparì, lasciandola sola con i genitori.
‘Hermione,’ esordì sua madre.
‘Non è come credete.’
Hermione sparò la prima cosa che le venne in mente.
Le sembrava tanto di essere tornata al primo anno a Hogwarts, quando aveva spudoratamente mentito alla McGranitt sul Troll di Montagna; anche in quell’occasione aveva detto la prima cosa che le era venuta in mente.
I signori Granger parvero perplessi.
‘Ah no?’, domandò dubbioso suo padre.
‘No...cioè, voi state sicuramente pensando che io vi abbia abbandonato, ma la verità è che se ve lo avessi detto, voi avreste fatto di tutto per persuadermi dal partire e...e...e probabilmente ci sareste riusciti. E io non potevo restare. Non potevo, capite? Avevo promesso a Harry che io e Ron saremmo rimasti con lui qualunque cosa fosse accaduta. Mi dispiace avervi lasciato con una bugia, ma temevo che mi avreste impedito di partire se vi avessi raccontato la verità. E ora voi ce l’avete con me,’ concluse sconsolata, trovando improvvisamente il copriletto molto interessante.
I signori Granger si scambiarono un’occhiata.
‘Noi non ce l’abbiamo con te, tesoro,’ disse sua madre.
Hermione alzò la testa, sorpresa.
‘Ah no?’
‘No. Anzi, siamo fieri di te. Abbiamo persino comprato quel giornale dei maghi che ti piace tanto negli ultimi due giorni,’ aggiunse suo padre, mostrandole la copia della Gazzetta del Profeta sul comodino, su cui campeggiava il titolo a caratteri cubitali “Voi-Sapete-Chi sconfitto una volta per tutte”.
Prima Hermione l’aveva riposto senza nemmeno guardarlo.
‘Ci chiedevamo se volessi andare in vacanza per circa due settimane, quando ti faranno uscire di qui. Sai...noi tre, per...recuperare il tempo perduto, ecco.’
Sua madre si portò una ciocca di capelli crespi come i suoi dietro l’orecchio.
‘Lo sappiamo che magari preferiresti stare con il tuo ragazzo...Ron, ma...’
‘No, è una splendida idea. Non vedo l’ora di partire. Dove andiamo?’, la interruppe Hermione.
‘Pensavamo la Grecia, ti va?’

***

Fortuna che siamo in un ospedale, così se mi viene un infarto mi prendono al volo, pensò una shockata Ginny Weasley.
Harry era ancora lì in ginocchio davanti a lei, con lo splendido solitario di diamanti tra le mani, in attesa di una sua risposta.
Si ricordava della promessa che le aveva fatto quando avevano finito di fare l’amore quella famosa notte, ancora stretti l’una tra le braccia dell’altro.
Ma non credeva sul serio che lui l’avrebbe mantenuta...
Cioè, sì, lo avrebbe fatto, ma non così presto...
Cavolo, almeno il tempo di uscire dall’ospedale!
Ginny aveva la mente annebbiata e riusciva a ricordare solo le fatidiche parole di quella notte di quasi un anno prima...
...Ginny aveva posato la testa sul petto di Harry, ascoltando il battito regolare del suo cuore.
‘Gin?’, la chiamava così quando era in vena di romanticismi.
‘Che c’è?’, gli aveva risposto lei.
‘Quando questa storia sarà finita, quando Voldemort sarà distrutto, se riuscirò a tornare...’
‘Quando, Harry, quando tornerai, perchè tu ce la farai, io lo so.’
Ginny si era alzata un poco e l’aveva fissato dritto in quegli occhioni verde smeraldo.
‘Comunque sia, io e te ci sposiamo, ti va? E’ una promessa,’ le aveva sussurrato, accarezzandole dolcemente le efelidi sulle guance.
‘Mi va,’ aveva risposto semplicemente lei, baciandolo subito dopo con passione...
...La mente di Ginny si snebbiò all’improvviso.
Ora aveva capito come pensava Harry.
Perchè avrebbero dovuto aspettare ancora?
Avevano o no perso già abbastanza tempo?
Era o no la sola e unica persona con la quale avrebbe voluto trascorrere il resto della propria vita?
Ginny aveva diciassette anni: era maggiorenne ormai.
E poi, se c’era una cosa che aveva imparato negli ultimi tempi, era che ogni attimo era prezioso.
E non intendeva sciuparne altri.
‘Sì,’ rispose, portandosi all’altezza di Harry.
Lui le sorrise trionfante e le infilò lo splendido solitario al dito.
La ragazza ammirò abbagliata la lucentezza del diamante per qualche istante, poi allungò le braccia portandole dietro al collo di Harry e lo baciò, sorridendo contro le sue labbra.
Quando si separarono, Ginny disse ironica:
‘Sto per sposare Harry Potter.’
Harry la baciò di nuovo, adorava quel suo sorriso furbetto, poi si alzò in piedi e le tese la mano.
‘Andiamo a dirlo agli altri?’
Ginny si era resa conto solo in quel momento del baccano scoppiato nell’anticamera: le famiglie Granger e Weasley erano uscite dalle rispettive camere e ora si scambiavano apertamente abbracci e saluti.
Annuì e afferrò la mano che il suo ragazzo, o meglio, il suo fidanzato (le faceva strano dirlo), le porgeva e la strinse forte.
Uscirono così dalla stanza e le reazioni degli altri furono esattamente quelle che si erano aspettati.
All’annuncio di Ginny ‘Io e Harry ci sposiamo’, la signora Weasley sbiancò e scoppiò a piangere stringendo i ragazzi in una morsa stritolacostole; il signor Weasley strinse la mano a Harry con un sorriso a trentadue denti e poi lo avvicinò a sè come aveva fatto la moglie (col risultato che Harry si ritrovò una costola o due conficcate nei polmoni); Fred, George, Charlie e Bill lo tempestarono di domande e pacche sulle spalle, baciando poi a turno la sorella sulla testa; Hermione li abbracciò forte entrambi e si congratulò a non finire.
La reazione di Ron, invece, fu inaspettata: si congratulò come gli altri e sembrò euforico al pensiero che Harry sarebbe diventato presto suo cognato.
Probabilmente, ipotizzarono, il ragazzo era ancora sotto l’effetto dei sedativi e avrebbe ammortizzato il colpo in seguito, crollando da qualche parte, decisamente inebetito, a borbottare frasi sconnesse e inintelligibili.
A Hermione, come al solito, l’arduo compito di farlo tornare alla realtà.
Fu in quel momento di baraonda più totale, con Ginny che veniva costretta a mostrare l’anello a chiunque capitasse di lì per sbaglio e con Harry circondato da persone festanti, che l’elegante figura di Viktor Krum si stagliò nel vano della porta con un mazzo di orchidee in mano.

Per TINAX86: Grazie! Più che cambiare i fatti dei libri, mi sono semplicemente fermata agli avvenimenti del 6, perchè quando ho scritto questa fic, il 7 non era ancora uscito. Quindi per me Piton era rimasto cattivo, insieme a Malfoy, e nessuno era ancora morto, a parte Silente. Un bacio!



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Capitolo 7
*** 7.Porte che si chiudono ***


Chapter 7
Porte che si chiudono


Vestito con semplici abiti babbani, Viktor Krum si sentì terribilmente a disagio quando varcò la soglia del Reparto Riservato.
Cercò subito con gli occhi Hermione, la quale, accortasi all’istante di lui, rimase un attimo interdetta.
Poi, le parole della Guaritrice infermiera dai limpidi occhi azzurri le piombarono addosso come meteoriti:
‘Sì, le ho appena detto che il signor Potter era passato a trovarla, e anche il signor Krum...’
Hermione si diresse relativamente in fretta verso il ragazzo; il dolore non l’aveva ancora abbandonata del tutto, ma la situazione era notevolmente migliorata rispetto a poche ore prima. Sicuramente era dovuto in parte anche ad un fattore psicologico; il nervosismo che aveva provato quando ancora non sapeva come l’avrebbero accolta i ragazzi non era da sottovalutare.
Anche Ron si era accorto del Bulgaro e lo stava fissando sospettoso, senza che questi se ne avvedesse: era troppo impegnato a fissare la bella Inglesina.
La sala fu percorsa da un mormorio interessato all’arrivo di Krum, mormorio che si trasformò rapidamente in un chiacchiericcio piuttosto alto, tanto da attirare ancora l’attenzione di Dorothy; Viktor, vedendo arrivare la suscettibile infermiera, tese i fiori a Hermione e borbottò, ‘Ci vediamo dopo, è meglio.’
Fece per andarsene, ma la ragazza lo fermò, trattenendolo per il polso.
‘Grazie,’ disse, ammirando le stupende orchidee rosa e bianche e affondando il naso tra i petali per annusarne il profumo.
Krum si illuminò e sorrise un po’ imbarazzato.
‘Di niente, Hermione.’
‘Non vuoi fermarti per un po’ ? Hai fatto parecchia strada ed è un pezzo che non ci sentiamo.’
Viktor parve indeciso; poi fissò un punto imprecisato oltre la spalla di Hermione e si accorse dello sguardo minaccioso di Ron all’altro capo della stanza.
Anche lei si voltò e, notando gli occhi stretti a fessura del rosso, sbuffò d’impazienza.
Proprio in quel momento, Dorothy piombò nella stanza.
‘Ok, adesso basta. Tutti fuori per piacere.’
Hermione prese Viktor per il braccio, scuotendo piano la testa e facendogli segno di no.
I Weasley e i Granger uscirono dall’anticamera, assicurando ai rispettivi rampolli che sarebbero tornati più tardi e scoccando occhiate curiose ai due.
‘Anche lei, signor Krum, prego.’
Dorothy gli stava tenendo la porta aperta.
‘Lui resta.’
Hermione fu categorica.
‘L’orario delle visite è terminato. Deve uscire.’
Dorothy aveva trovato una degna rivale in quanto a caparbietà.
‘Anche se questo fosse vero, se lui esce, esco anche io.’
Hermione incrociò le braccia sul petto.
‘Non sia sciocca, lei non può uscire, signorina Granger.’
‘Ho sconfitto Lord Voldemort, vinto la Seconda Guerra e salvato il mondo magico. Non sarà certo lei a dirmi cosa posso o non posso fare.’
Le due si scrutarono a vicenda per qualche secondo.
Viktor, Ron, Harry e Ginny rimasero a fissare la scena in disparte.
Fu l’infermiera a cedere.
‘Cinque minuti,’ mormorò stizzosa e uscì, sbatacchiandosi la porta alle spalle.
‘Si vedrà.’
Hermione si voltò trionfante verso gli altri.
‘Lo sai che te la farà scontare, vero?’
Ginny inarcò un sopracciglio.
La mora fece spallucce.
Harry si voltò a mano tesa verso Krum, che durante lo scontro si era avvicinato un po’ a loro.
‘E’ un piacere rivederti.’
‘Anche per me.’
Viktor ricambiò la stretta e, sempre sorridendo, indietreggiò per inchinarsi con rispetto ai quattro.
‘E quello per che cos’era?’
Ginny non aveva mai ricevuto un inchino prima.
‘Per aver salvato il mondo magico, mi hanno mandato da ambasciatore per ringraziarvi.’
Krum non sembrava minimamente turbato.
Il Bulgaro raddrizzò il busto e passò a stringere le mani anche a Ginny e a Ron, che continuava a guardarlo male, poi tornò a posare gli occhi su Hermione.
Qui, il rosso decise che era arrivato il momento di aprire la bocca a sproposito ma Harry e Ginny furono più svelti e lo trascinarono a forza in camera con loro, salutando i due con un ‘Noi andiamo di là, è stato un piacere rivederti, Viktor’.
Poi anche l’ultima porta si chiuse e Hermione e Krum rimasero finalmente soli.
‘Vieni, andiamo in camera mia, staremo più comodi.’
La ragazza gli fece strada e il Bulgaro la seguì.

***

‘Che cavolo fate, è la mia ragazza quella di là con lui!’
Ron voleva a tutti i costi uscire.
‘Ma cosa credi, che lei gli salterà addosso appena possibile?! Colloportus.’
Ad ogni buon conto, Ginny serrò la porta con un colpo di bacchetta.
‘Lei no, ma lui sì, stai pur sicura!’
‘E allora lei ci starà, vero?’
‘...’
‘Senti, Ron, proprio perchè state insieme dovresti essere ancor meno geloso. Lo sai che di Hermione ti puoi fidare,’ disse Harry conciliante.
‘Io mi fido di Mione. Vorrei solo sapere cos’hanno di tanto importante da dirsi che noi non possiamo sentire.’
Ginny roteò gli occhi e poi li alzò al cielo.
Certo che suo fratello era davvero pesante, quando ci si metteva.
‘Ron, non penserai sul serio quello che hai appena detto?’
‘Ok, va bene, Ginny, lo so benissimo di cosa devono parlare. E’ solo che...’
‘...che sei geloso marcio. Ma intanto ti sei calmato,’ completò Harry.
‘Mmm...sì. Tanto lo so che quella porta non si apre con Alohomora.’

***

Hermione chiuse la porta e si voltò a fronteggiare Viktor.
‘Grazie per le orchidee, sono bellissime. Le adoro.’
‘Quelle nel vaso te le ho portate ieri. Appena ho saputo, mi sono catapultato qui di corsa, ma tu era ancora priva di sensi e così dopo un po’ sono venuto via.’
Calò un silenzio imbarazzato.
‘Ma cosa stiamo facendo?’, sbottò Hermione, incapace di reggerlo più a lungo.
‘Non lo so, ma è ora di smetterla,’ disse Viktor rilassandosi e sedendosi comodo sulla poltroncina ai piedi del letto.
Hermione si sistemò sdraiata di pancia sul materasso di fronte a lui.
‘Dimmi come è andata, per filo e per segno,’ le disse poi, pronto ad ascoltare la storia.
La ragazza cominciò a raccontare.
Chiacchierarono per una mezz’ora buona, poi Hermione si decise e parlò a Viktor di ciò che le aveva fatto Voldemort.
Lui rimase basito per un attimo, quindi si riprese e disse con orgoglio:
‘Gli ci sono voluti ben due incantesimi dei più potenti per stregarti.’
Hermione arrossì come un pomodoro maturo e sorrise mesta.
‘E c’è un’altra cosa...io...’
Ma Krum si alzò e andò alla finestra, dandole le spalle.
‘Viktor...mi dispiace.’
‘E di cosa, Herr-Mioni?’, le chiese gentilmente, voltandosi a guardarla e chiamandola col nomignolo che usava ancora quando voleva prenderla un po’ in giro.
Hermione aveva notato che lo adoperava soprattutto per creare un’atmosfera privata, come se volesse sottolineare che quel momento era loro e di nessun altro.
‘Non c’è niente di cui dispiacersi. Anzi, ti faccio le mie congratulazioni. Era ora che si svegliasse e si accorgesse di quanto sei speciale. E fai anche i migliori auguri da parte mia a Ginny e Harry,’ continuò, guardandola con affetto.
Lei ricambiò lo sguardo e si mise seduta, incrociando una gamba sotto il sedere.
‘Davvero?’
‘Davvero. Solo...rispondi alla mia domanda sinceramente; non intendo assolutamente esprimere giudizi, sono solo interessato: sei felice con lui?’
‘Sì. Lo amo,’ rispose con semplicità Hermione.
‘Benissimo... Ti auguro ogni bene possibile. Sappi però che la mia porta è sempre aperta per te. Se mai avessi bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, io ci sarò sempre. Basterà farmelo sapere, hai capito?’
Viktor stava per congedarsi.
‘Certo...Grazie. Continueremo a scriverci, vero?’
Hermione lo trattenne all’ultimo momento con parole accorate, facendolo arretrare.
‘Non voglio perdere un buon amico come te.’
Come faceva a dirle di no con quegli occhi incantevoli?
‘Tu non mi perderai mai, Herr-Mioni, mai.’
Krum era serissimo ora.
‘Ci scriveremo tutte le volte che vorrai.’
Hermione si alzò e lo abbracciò.
‘Mi dispiace, Viktor, tanto. Vorrei che le cose fossero andate diversamente tra noi. Non volevo ferirti, io...’, mormorò sulla sua spalla.
Una lacrima cominciò a scivolarle lungo la guancia.
Krum la scostò appena e la guardò dritta negli occhi.
‘Ehi. Non preoccuparti per me. Io sto benissimo. Va bene così,’ le disse con voce più bassa del normale, asciugandole la lacrima con un dito.
Poi le prese delicatamente il volto tra le mani e la baciò a fior di labbra.
Hermione non si tirò indietro e ricambiò un poco, socchiudendo le palpebre.
Quando Viktor si staccò, le portò una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio con fare protettivo.
La baciò un’ultima volta sulla fronte e si avvicinò alla maniglia.
‘Avrei solo voluto che tu fossi stata un po’ più grande. Sai, al Ballo del Ceppo. Eri solo una bambina per me allora, ma adesso sei una donna perfetta. Credo che amerò veramente solo te per il resto della mia vita. Ma va bene così. Sicuramente mi sposerò e metterò su famiglia un giorno, perchè è così che deve andare, ma quello che provo per te non lo proverò mai più per nessun’altra.’
Viktor aveva pronunciato quelle parole rivolto al pavimento senza mai riprendere fiato, con la mano sul pomello della porta  e Hermione era rimasta a fissarlo sbalordita.
Probabilmente lui si accorse di aver detto troppo, perchè si affrettò a sussurrare, ‘Ci vediamo presto.’
Viktor Krum chiuse la porta e sparì.
Hermione si sedette sul letto, cercando di darsi un contegno.
Sapeva che, in seguito, nelle loro lettere non avrebbero nemmeno accennato a questa conversazione e che tutto quello appena accaduto sarebbe rimasto per sempre sepolto nei loro cuori.

***

‘Ragazzi, è mezz’ora che siamo chiusi qua dentro, mi sto annoiando a morte,’ disse Ron, stiracchiandosi e guardando il proprio alfiere dare scacco matto al re di Harry.
Dalla noia, avevano evocato dal nulla una scacchiera e avevano iniziato una partita.
‘Ho vinto ancora, amico.’
‘Poteva finire diversamente?’
Harry alzò gli occhi su di lui, ironico.
‘Se prometti di fare il bravo, scollo la porta,’ disse Ginny, alzando appena la testa dal libro che stava leggendo.
‘Ok. Ma non sono mica un cane.’
Con un gesto noncurante della bacchetta, Ginny aprì la porta.
Un attimo dopo, la maniglia si abbassò ed entrò Hermione.
Ron si alzò in piedi.
‘Se ne è andato?’, domandò alla ragazza.
‘Sì,’ rispose lei seria.
Ron si passò una mano tra i capelli fiammeggianti, scompigliandoli in modo molto attraente, pronto a sorbirsi la ramanzina che aveva previsto data l’espressione di Hermione.
Ma la ragazza si avvicinò e lo baciò con passione, passandogli le mani sulla nuca.
Sollevato, Ron allacciò le proprie braccia attorno alla vita di lei e la tirò ancora più vicina.
Harry e Ginny rimasero ad osservarli con un leggero sorriso stampato sulle labbra.

***

Era arrivata la fine della settimana e l’ospedale aveva finalmente dimesso i quattro ragazzi.
Durante il periodo di convalescenza, tutte le persone che conoscevano erano passate a trovarli: Neville, Luna, Ernie MacMillan, Seamus Finnigan, Hagrid, Tonks con Lupin, Fleur e Bill, e persino Minerva McGranitt.
Ora che Hogwarts sarebbe stata riaperta, era lei la Preside in carica.
L’ultimo giorno, mentre Ron, Harry e Ginny dovevano ancora finire di preparare le valigie, Hermione infilò la testa nella stanza di Ron.
‘Allora io vado, ragazzi. Ci vediamo tra due settimane.’
Harry e Ginny la salutarono con un abbraccio; avevano fissato la data delle nozze per il primo di luglio, così Hermione sarebbe tornata giusto in tempo dalle vacanze per il matrimonio.
Dopotutto, era la damigella d’onore: non poteva assolutamente mancare.
Ron la accompagnò fuori, lasciando la valigia a metà.
Appena chiuse la porta, spinse la ragazza contro il muro e iniziò a riempirla di baci sotto il collo.
Hermione sospirò di piacere, mentre Ron le infilava la mano sotto la camicetta di cotone e le accarezzava la pancia e i fianchi.
‘I miei mi aspettano di sotto...’
‘Mmm...sì, lo so,’ disse lui, spostandole la stoffa dell’abito e la spallina del reggiseno dalla spalla e prendendo a passarle le labbra sulla clavicola.
Lei affondò le mani nei suoi setosi capelli rossi, cercando di trattenersi dal gemere di piacere.
‘Ron...dico...davvero...devo...andare...è...tardi...’, ansimò stringendolo con più forza.
Il ragazzo riportò la bocca sulla sua e le diede un ultimo bacio ardente.
‘Mi mancherai.’
‘Sono solo un paio di settimane,’ lo consolò ironica lei, aggiustandosi reggiseno e camicetta.
‘Le più lunghe della mia vita,’ sussurrò Ron posando la fronte su quella di Hermione e scrutando nelle profondità dei suoi occhi color cioccolata.
Ancora una volta, la mora si stupì della luminosità dell’azzurro di Ron.
‘Come siamo melodrammatici,’ mormorò di rimando, facendo una smorfia accattivante.
Gli schioccò un ultimo bacio e si liberò a malincuore dalla sua stretta.
‘Quando tornerai, ricordati che pagherai care le tue due settimane di assenza,’ soggiunse Ron con tono malizioso, ponendo l’enfasi su quel due.
Poi infilò le mani nelle tasche dei jeans e si appoggiò al muro con fare seducente, continuando a mangiarsela con gli occhi.
‘Non vedo l’ora,’ rispose Hermione a voce bassa.
E con questo, si diresse verso l’uscita, chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendo i genitori al piano terra per partire per la Grecia.




Per TINAX86:  Grazie per continuare a recensire!  La fic la sto pubblicando solo ora perchè fino a non molto tempo fa, qui su EFP non riuscivo a postare. E poi, ad essere sinceri, non è che questa storia mi piaccia più di tanto... Lo so, l'ho scritta io, ma a volte mi chiedo dove abbia la testa mentre scrivo certe cose^_^ Però sono davvero contenta che ci sia qualcuno che l'apprezzi, visto che su di me non conviene fare affidamento ;) Ciao!

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Capitolo 8
*** 8.Il cassetto delle calze ***


Chapter 8
Il cassetto delle calze


Due settimane dopo...

Hermione si Materializzò alla Tana un giorno prima del previsto.
Sarebbe dovuta rimanere in Grecia quindici giorni, ma c’era stato un disguido con il volo ed era stata costretta ad imbarcarsi su un aereo precedente a quello prenotato.
Era un caldo pomeriggio del 25 giugno; l’orologio al polso della ragazza segnava le 15.30.
Stranamente, la casa era silenziosa.
A soli cinque giorni dal matrimonio, si sarebbe aspettata gente che correva di qua e di là; anche se Ginny e Harry avevano affermato di non voler una cosa molto complicata, c’erano pur sempre tante cose da fare, soprattutto data la popolarità dei due sposi. E diciotto giorni erano veramente pochi.
All’improvviso, Hermione si domandò come sarebbe stato il suo matrimonio.
Probabilmente, le solite cose: abito bianco, un lungo corridoio di panche adornate con fiori e nastri, Ron che l’aspettava all’altare.
Accidenti, già dava per scontato che sarebbe stato Ron a diventare suo marito.
D’altronde, perchè no?, domandò una vocina dentro di lei.
E’ con lui che voglio passare il resto della mia vita.
E’ lui che amo.
E’ lui che voglio come padre dei miei figli. Tante piccole testoline rosse dormiglione e mangione che scorrazzano allegramente per la casa.
Ok, adesso basta.
Ci erano voluti sette anni solo perchè Ron si chiarisse le idee su quello che provava per lei.
Figuriamoci quanto tempo sarebbe passato prima che si fosse deciso a farle la proposta.
E poi, lei aveva solo 18 anni!
D’accordo, a settembre sarebbero stati 19, ma rimanevano comunque pochini per tutte le cose sulle quali stava riflettendo.
Si riscosse dai suoi pensieri e andò a bussare alla porta d’ingresso.
Nessuna risposta.
Provò a quella sul retro.
Stesso risultato.
Possibile?
La Tana, la casa più affollata del mondo magico, e nessuno le apriva.
Decise di entrare senza invito; non sarebbe successo niente di male per una volta.
La porta però era aperta, segno che qualcuno c’era.
Entrò nella piccola cucina di casa Weasley, facendo atterrare i propri bagagli con un colpo di bacchetta in fondo alle scale.
In quel momento, una grossa palla di pelo rossiccia le saltò in braccio.
‘Grattastinchi!’, esclamò ridendo.
Prima di partire per la guerra, l’aveva lasciato lì; sarebbe stato molto più sospetto se fosse rimasto nella casa babbana di Londra, dopo aver raccontato ai suoi che a settembre sarebbe tornata a scuola.
Rimase a coccolarlo per un po’; qualcuno sarebbe di sicuro sceso a controllare udendo il rumore.
Ma nessuno si presentò.
Dopo un po’, Grattastinchi scese dalle braccia della padrona e trotterellò allegramente in giardino, probabilmente a dare la caccia a qualche sventurato gnomo.
Hermione, allora, salì le scale, decisa a mettere a posto almeno le valige.
Ma quando entrò in camera di Ginny vide che i due letti a una piazza adoperati dalle ragazze nel corso degli anni erano stati magicamente uniti in un letto matrimoniale.
E dai vestiti maschili abbandonati lì su una sedia, dedusse che la signora Weasley fosse stata costretta ad allargare di parecchio le proprie vedute.
Quindi, se Ginny e Harry dormivano insieme, allora anche lei e Ron...
Hermione corse entusiasta su per un’altra rampa di scale nella stanza del suo ragazzo, la piccola fornace arancione situata nel sottotetto.
Sì, decisamente non si era sbagliata: un bel letto a una piazza e mezzo era già stato preparato da mamma Weasley.
C’era anche un po’ di spazio vuoto per le sue cose.
Andò a prendere i bagagli e li fece ricadere con un tonfo in un angolo, poi iniziò a curiosare un po’ in giro.
All’improvviso, si accorse che effettivamente c’era qualcuno in casa, e dai rumori provenienti dal bagno, molto probabilmente quel qualcuno era sotto la doccia.
Prima non se ne era accorta, ma da lì, l’acustica era perfetta.
L’acqua della doccia si chiuse.
Hermione decise di andare a controllare dopo aver sbirciato nel cassetto delle calze per vedere se era rimasto un po’ di spazio per lei.
Non fece in tempo ad aprirlo che la porta si spalancò e Ron entrò in tutta la sua gloria con solo un asciugamano beige annodato attorno ai fianchi.
Siccome era comparso a testa bassa asciugandosi i capelli, il ragazzo si accorse di Hermione all’ultimo momento e lanciò un grido di spavento, saltando all’indietro e appoggiandosi allo stipite con una mano sul cuore e gli occhi chiusi.
‘Miseriaccia, Mione. Ho perso dieci anni di vita! Sei impazzita a spaventarmi così?’
Ma Mione era troppo presa dalla visione celestiale che le stava davanti per poter formulare un qualsiasi pensiero logico.
Non ricordava che Ron fosse così bello.
Da ragazzo alto e dinoccolato pelle e ossa qual era, aveva fatto una trasformazione radicale: quello che le stava dinanzi era un uomo di un metro e novanta circa, piuttosto muscoloso e dal torace ben ampio e modellato.
Hermione aveva notato più di una ragazza per strada voltarsi a guardarlo, e a ragione.
In quel momento, aveva il petto coperto di goccioline d’acqua e i capelli rossi piuttosto lunghi gli sfioravano la base del collo. A completare il tutto, due sfavillanti occhi blu che non erano affatto cambiati nel corso degli anni; erano sempre gli stessi occhi limpidi e sinceri che a Hermione ricordavano il bambino di undici anni con il naso sporco sul treno per Hogwarts.
Ma come diavolo faceva a farle ancora quest’effetto?
‘Ciao,’ disse Ron quando si riprese, avvicinandosi e cercandola con lo sguardo.
Hermione si riscosse.
‘Sei arrivata prima.’
Sorrise sornione.
‘Disguido con i voli.’
‘Eh?’
‘Niente, lascia stare.’
‘Ne sono felice, ad ogni modo,’ disse Ron un attimo prima di posare le sue labbra di velluto su quelle morbide di Hermione.
Lei ricambiò con trasporto, passandogli le mani sui pettorali e facendole scorrere poi sulle spalle, bagnandosi tutta.
‘Vedo che tua mamma è diventata molto più elastica,’ gli sussurrò all’orecchio qualche istante dopo.
‘Ha dovuto accettare il fatto che i suoi figli non sono più tanto casti e puri come si costringeva ad immaginare. A parte il fatto che per figli intende anche te e Harry, visto che ha concesso una “camera della perdizione” a Ginny, è stata costretta a darne una anche a me,’ rispose.
‘Parlando di Harry e Ginny, dove sono finiti tutti?’
Hermione riportò il viso davanti a quello di lui.
‘Dunque, vediamo...Papà, Bill, Fleur, Charlie e i gemelli sono al lavoro; mamma, Ginny e Harry a Diagon Alley per scegliere un salone da affittare per il matrimonio. Sono appena usciti e resteranno fuori almeno fino alle cinque, mamma deve comprare anche qualcosa per cena, visto che ci saranno anche Charlie, Bill e Fleur,’ aggiunse con uno strano scintillio negli occhi.
‘Sei bellissima, lo sai? I capelli così ti stanno benissimo.’
Hermione aveva accorciato i capelli prima di partire, sfilandoli in modo che ora le cadessero ricci sulle spalle e non più crespi. In quel momento, inoltre, indossava un paio di pantaloni verde militare a tinta unita e una canottiera nera a collo alto con una croce in stile gotico sul davanti e delle minuscole catenelle di metallo che le penzolavano sul seno. Lo strano pallore che le colorava il viso all’ospedale era quasi sparito grazie al sole della Grecia.
Hermione ricambiò l’occhiata e decise di assecondarla; era arrivato il momento di scontare le sue due settimane di assenza.
Iniziò a baciarlo sotto il collo, salendo poi pian piano verso l’alto sentendo un accenno di barba sulle guance di Ron; le sue mani, intanto, vagavano sulla schiena del ragazzo, facendolo rabbrividire di piacere.
A quel punto, Ron perse completamente il controllo e, sollevata Hermione tra le braccia, la depose sul letto senza mai rompere il contatto, cominciando a spogliarla con dolcezza.
L’asciugamano era già caduto sul pavimento e, ben presto, anche gli abiti di Hermione fecero la stessa fine.
Ron si stese sopra di lei sorreggendosi con le braccia per non pesarle addosso e le passò la lingua tra i seni giù fino all’ombelico; da lì, le strofinò la guancia ruvida sul ventre, facendola quasi gridare di piacere.
Hermione lo afferrò per le spalle, quando Ron riportò il viso su quello di lei e prese a sfiorargli il morbido incavo della spina dorsale con le mani, percependo Ron arcuarsi al tocco delicato delle sue dita.
Quella piacevole tortura sembrò durare ore; poi Ron la baciò con foga soffocando un gemito di Hermione proprio mentre un’ondata di piacere li coglieva inaspettati.
Rimasero abbracciati a lungo, mentre Ron la cullava tra le braccia in un gesto protettivo baciandole di tanto in tanto i capelli e Hermione gli scostava la frangia dalla fronte, ascoltando il battito attutito del suo cuore con la testa poggiata sul suo petto.
Il ragazzo continuò a coccolarsela fin quando non sentì il suo respiro regolarizzarsi; allora abbassò lo sguardo e vide che Hermione si era assopita.
Sorrise tra sè e sè, soddisfatto di essere riuscito a distrarla così astutamente dal cassetto delle calze dove stava per mettere le mani, quando era entrato in camera.
Niente da fare, Ron non sarebbe mai cambiato.


    

Per titty79: Grazie! ^_^ Sono contenta che la storia ti piaccia!
Per TINAX86: *Si guarda intorno con cautela perchè la sottoscritta è la prima a leggere poche fanfic e a recensirne ancora meno*
Ehm, dunque, sì...Ron? Senza ripercussioni? Mmh. Uhm, beh, sì, la vacanza l'ho messa perchè non potevo far partire Hermione direttamente per la Tana, dopo mesi e mesi che non vedeva i suoi genitori. Mi sembrava poco credibile. Anche se due settimane erano poche, erano un tempo più o meno accettabile e che mi facesse rientrare nei tempi. ^_^
Grazie per i tuoi commenti sempre puntuali! Alla prossima! 

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Capitolo 9
*** 9.Preparando l'insalata ***


Chapter 9
Preparando l’insalata

Hermione si risvegliò mezz’ora dopo.
Si voltò su un fianco e allungò una mano per cercare Ron, ma trovò solo il vuoto accanto a sè.
Portandosi il lenzuolo sul seno, si mise a sedere e vide che la camera da letto era vuota.
Si rivestì e scese di sotto a piedi scalzi senza far rumore.
Ron era in cucina in maglietta e calzoncini, seduto al tavolo, intento a pulire diverse verdure per preparare un’insalata.
In quel momento, la sua attenzione era catturata da un grosso cetriolo bitorzoluto.
Hermione rimase a fissarlo, ammaliata dai raggi di sole pomeridiano che giocavano con i suoi capelli, mandando bagliori dorati.
Non riusciva a credere di stare veramente con lui.
Cioè, si stava parlando di Ron Weasley.
Mr Sensibilità in persona, colui che non era stato in grado di mollare quella piovra di Lavanda Brown solo perchè aveva troppa paura delle conseguenze.
Ma la guerra l’aveva cambiato.
Aveva cambiato tutti loro, ma Ron in particolare ne era uscito stravolto.
Forse perchè, in qualche modo, era rimasto ancora un po’ bambino rispetto a Harry e Hermione, già abituati a sbrigarsela da soli, senza nessuno che facesse loro ombra.
Ron, invece, con tutti quei fratelli...
Mai un abito nuovo, o un libro o una bacchetta o un calderone o una scopa...
Tutto sempre e solo di seconda mano.
E l’essere considerato di conseguenza di seconda mano.
O perlomeno, una seconda scelta.
Ma Ron era anche un amico leale, fedele e affidabile, come si era dimostrato a Hogwarts e durante la guerra.
Aveva ucciso più di una volta per salvare Harry o Hermione.
Come era capitato anche a loro, certo, anche se lei aveva trovato il suo ragazzo molto cambiato al ritorno.
Era cresciuto.
Il bambino era diventato uomo.
Ed era un uomo quello che Hermione si trovava davanti in quel momento.
Un bellissimo uomo dai capelli rossi alle prese con un cetriolo particolarmente insidioso.
All’improvviso, Hermione si sentì fortunata e fiera di avere una persona così al proprio fianco.
‘Perchè sei sceso?’
Hermione manifestò la propria presenza andando a sedersi accanto a lui.
Un paio di iridi blu intenso si posarono scintillando su di lei.
‘Non volevo svegliarti e mamma mi aveva detto che, visto che rimanevo qui, potevo iniziare a preparare qualcosa per cena.’
‘Ma se è uscita a comprarla, la cena.’
‘Sì, ma lei dice che un po’ di insalata non guasta mai. Se tu vuoi contraddirla, accomodati pure. Io non ci penso neanche.’
‘Mmm...trascurata per un’insalata. Devo preoccuparmi?’
Ron ridacchiò.
‘Perchè non usi la magia?’
Il ragazzo scrollò le spalle.
‘Non avevo niente da fare e ho deciso di usare il buon vecchio metodo babbano.’
‘Sei rimasto indietro: oggi i Babbani usano l’affettaverdure.’
‘L’affettache?’
‘Affettaverdure. E’ una macchina che serve a sminuzzare, tagliare, fare a fettine, a rondelle e come ti pare quasi tutti i cibi.’
‘Ok. Io continuo ad usare il coltello, va bene?’
Stavolta fu Hermione a scoppiare a ridere.
‘Appena la situazione si sarà sistemata, tu vieni con me nella Londra babbana. Un’ intera settimana senza magia, voglio vedere cosa combini!’
‘Ci sto. Forse riuscirò finalmente a capire come funziona un feletono,’ disse Ron, sbagliando il sostantivo con intenzione.
‘Perchè non sei andato a Diagon Alley con gli altri?’, chiese Hermione dopo un po’.
Un’ombra attraversò il viso di Ron, sparendo un attimo dopo, quando si allungò per baciarla e dirle con tono di finto rimprovero, ‘Sta facendo un po’ troppe domande per i miei gusti, signorina Granger.’
‘E lei sta eludendo la mia, signor Weasley.’
Ron sorrise, quel sorriso che faceva chiudere lo stomaco a Hermione, tanto era affascinante.
Sapeva che lo dedicava solo a lei.
‘Sono rimasto qui ad aspettare te,’ le rispose a voce bassa.
‘Tu non sapevi che sarei arrivata oggi!’
‘Me lo ha detto il mio Occhio Interiore. La Cooman ha fatto miracoli, evidentemente.’
‘Sì, come no. Davvero, Ron, non è da te restare chiuso in casa da solo, un intero pomeriggio per giunta.’
Hermione divenne seria.
Ron afferrò una carota e la tenne sollevata a mezz’aria.
‘Faceva caldo per uscire,’ buttò là.
‘Ron, se non vuoi dirmelo, ok, ma non mentirmi, ti prego. Ce ne siamo già dette abbastanza di bugie.’
Hermione sospirò e abbassò lo sguardo a terra.
Ron mollò carota e coltello e, sempre seduto, le si portò davanti e le appoggiò le mani sulle cosce.
‘Mione, scusa. Volevo solo scherzare.’
Le sollevò il mento con un dito e le accarezzò una guancia; Hermione fece un mezzo sorriso e l’ombra sul viso di Ron tornò.
‘Ron, cosa c’è?’
‘Penserai che sono il solito stupido immaturo di una volta.’
‘Mettimi alla prova,’ lo canzonò.
Ron sbuffò.
‘Non...non mi andava di stare con Harry e Ginny. Non oggi.’
‘Sei geloso di loro?’
‘No, non è questo, credo...cioè, un po’ sì, ma non con cattiveria, sono un po’ invidioso di quello che hanno...sono contento che io e Harry diventeremo cognati, non ci sarà mai nessuno meglio di Harry per Ginny, ma lei rimane pur sempre la mia sorellina e...e...sono cambiate troppe cose, troppo in fretta.’
Ron riprese coltello e carota, continuando ad affettarla nella ciotola.
Hermione rimase zitta per qualche secondo, tentando di decifrare quel discorso ingarbugliato; poi gli fece nuovamente abbassare le mani e gli si sedette sulle ginocchia, appoggiando la testa sulla sua spalla e cingendogli la vita con le braccia.
‘Ascoltami bene: hai ragione, molte cose sono cambiate e anche con velocità, ma noi no. Ginny rimarrà per sempre la tua sorellina, Harry e io rimarremo per sempre i tuoi migliori amici. Non ci perderai.’
A Ron scappò un sorrisetto.
‘Tu non sei mia “amica”. Sei la mia ragazza,’ le mormorò tra i capelli.
‘Per quanto io adori sentirtelo dire, Ronald, devo correggerti: prima di tutto sono la tua migliore amica.’
Hermione gli passò un dito sul collo.
‘Ahh...allora è per questo che mi sento così quando sto con te?’, chiese con finto stupore.
La mora lo scrutò.
‘Come ti fa sentire stare con me?’
‘Unico.’
Hermione rimase a bocca aperta e Ron ne approfittò per baciarla.
Quando si staccarono, lei gli si mise a cavalcioni sopra per vedere meglio quegli occhi di zaffiro.
Avendo capito che il problema di Ron era lo stesso del quarto anno a Hogwarts quando aveva litigato con Harry, gli disse serissima, ‘Tu sei il mio unico Weasley e sarai sempre il primo per me. Per sempre. Chiaro?’
Ron annuì e le scostò un boccolo dal viso.
‘Ti amo,’ le disse.
‘Anche io.’
Si scambiarono un lungo bacio; poi Hermione gli domandò, ‘Posso aiutarti a preparare l’insalata?’
Ron finse di essere preoccupato.
‘Solo se prometti di non dare fuoco a tutto. Sai, mamma potrebbe notarlo.’
La ragazza si alzò in piedi.
‘Ma se il fuoco non serve!’
‘Non si sa mai!’, esclamò Ron guardandola con apprensione e guadagnandosi uno scappellotto da parte della dolce fanciulla.
Hermione si procurò un coltello ed entrambi si misero al lavoro.



   
Per TINAX86: Cara la mia Cooman XD, la qui presente Lucy la dichiara promossa! Ahaha... Però questa previsone era un po' facilotta: il prossimo esame per passare i M.A.G.O. di quest'anno è leggere i fondi di insalata! Ok, e con questo, la mia reputazione va a farsi benedire... Un bacio, alla prossima!

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Capitolo 10
*** 10.Invito a cena con delitto(sventato) ***


Chapter 10
Invito a cena con delitto (sventato)


Fu così che li trovarono Harry, Ginny e Molly quando rientrarono verso le cinque: seduti al tavolo della cucina a pulire verdure chiacchierando e ridendo.
Una scenetta idilliaca; finora quei due non avevano ancora litigato.
‘Hermione cara, che bello vederti!’
La signora Weasley le posò un bacio sulla testa, appoggiando le buste della spesa a terra.
‘Sei arrivata prima. E’ da molto che sei qui?’
‘No, sono arrivata alle quattro circa; c’è stato un disguido con i voli e siamo dovuti rientrare un giorno prima del previsto.’
Bugia bugia, la vocetta dentro di lei tornò a farsi sentire.
‘Comunque, ho già sistemato le valige di sopra,’ aggiunse per levarsi dall’imbarazzo causato dalle occhiate maliziose di Ginny. Dopo l’avrebbe sistemata a dovere.
‘Bene, cara.’
La signora Weasley cominciò a mettere in ordine la spesa.
‘E mi sa che non ha sistemato solo quello,’ bofonchiò Ginny a mezza voce.
Hermione avvampò, Ron la incenerì con un’occhiata e Harry si girò da un’altra parte per non ridere.
Ma la signora Weasley non sentì il commento della figlia, o forse fece solo finta; fatto sta che li spedì tutti fuori dalla cucina, iniziando a darsi da fare per preparare la cena.
I quattro salirono nella ex camera delle ragazze, spaparanzandosi comodamente sul lettone dove Ginny decise di continuare a punzecchiare il fratello, sapendo quanto fosse suscettibile su certi argomenti.
‘Allora, a che ora sei arrivata per davvero, Herm?’
Prima che la diretta interessata potesse replicare acidamente, Ron le fece il verso.
‘Allora, che ti frega, Gin?’
‘Come siamo possessivi quest’oggi, Ronald!’
‘Come siamo ficcanaso quest’oggi, Ginevra!’
Hermione lasciò correre; ne aveva abbastanza di quei due quando iniziavano a bisticciare.
‘L’avete scelto il salone, Harry?’, domandò al ragazzo che le sedeva davanti con la testa alzata verso il soffitto in gesto di resa.
Harry alzò appena la voce per sovrastare il battibecco.
‘Oh, sì, è splendido. Il matrimonio lo celebreremo lì, poi ci sarà un buffet all’aperto...c’è un giardino davanti...e i gemelli hanno già deciso che musica avremo, hanno ingaggiato Lee Jordan come dj...non voglio neanche sapere come andrà a finire...’
Ginny intervenne nella conversazione.
‘Sì, e in più il salone ce lo affittano a metà prezzo,’ disse disgustata.
‘Perchè fai quella faccia?’, domandò Hermione.
‘Avresti dovuto vedere il tizio con cui abbiamo trattato: era tutto un “signor Potter di qua, signor Potter di là”...da far venire il voltastomaco,’ le rispose Ginny.
‘Però il posto ci piaceva e così l’abbiamo preso,’ concluse Harry.
‘Credevo che avesse mangiato una Mou Mollelingua di Fred e George quando gli abbiamo confermato la prenotazione...ci mancava solo che ci stendesse il tappeto rosso davanti ai piedi!’
I quattro rimasero a chiacchierare per un po’, poi Hermione annunciò che andava a farsi una doccia.
Harry si tirò su a sedere e fissò l’amico.
‘Tutto liscio finora, Ron?’
‘Sì, ma c’è mancato poco. Quando sono entrato in camera l’ho beccata con  le mani nel cassetto delle calze.’
‘Allora ti suggerisco di spostarlo in camera nostra. Non lo troverà di sicuro qui,’ propose Ginny.
‘E’ una buona idea. Lo facciamo adesso che lei non c’è,’ concordò Ron, e si fiondò a razzo in camera sua, tornando subito dopo.
Harry ripose il tesoro di Ron tra i propri vestiti: qualche piccola precauzione in più non guastava mai.
Con tutta la fatica che avevano fatto per trovarlo poi...Ron aveva trascinato Harry fino a Hogsmeade!
‘Ricordati di venirlo a prendere quando partiremo per la luna di miele, Ron, mi raccomando. Come minimo, mamma disinfetterà anche la rete del letto,’ disse Ginny.
‘Stai tranquilla. Per quella data dovrei già essermelo ripreso,’ borbottò Ron pensieroso.

***

Alle sette e trenta spaccate, la famiglia Weasley al completo più Harry, Hermione e Fleur si erano riuniti alla Tana e cenavano in giardino con i migliori piatti di mamma Weasley.
Harry informò il signor Weasley sugli ultimi sviluppi dei preparativi e concluse che, ormai, era giunto il momento di mandare gli inviti; lui e Ginny avrebbero cominciato l’indomani mattina.
Poco più in là, Bill, Charlie e i gemelli discutevano di Quidditch.
‘Ho sentito che vogliono ricominciare con i campionati. Avevano addirittura intenzione di riorganizzare una Coppa del Mondo come quella dell’anno del Tremaghi,’ stava dicendo Charlie ai fratelli servendosi di purè di patate.
‘Magari senza Mangiamorte e con noi come finalisti,’ aggiunse Bill, affettando una cotoletta.
Le ferite sul suo volto erano notevolmente migliorate, ma non sarebbero mai scomparse del tutto.
Lui e Fleur però erano felici e la bella Veela non faceva altro che preparargli bistecche al sangue.
‘Sì, beh, quello era scontato,’ concluse George.
‘Speriamo anche che ci capiti una squadra con un Cercatore più scarso di Krum,’ disse Fred, riempiendosi il piatto di insalata.
‘L’Inghilterra farà fatica a batterlo se la Bulgaria tornerà in finale. Potremmo anche vincere, ma di poco, come è successo con l’Irlanda.’
Intanto, Ron, Hermione e Ginny ascoltavano a bocca aperta, totalmente allibiti, i suggerimenti di Fleur sul matrimonio.
‘Sai, secondo moi dovresti metterle un vestito sonsa maniche e fare qualcosa per quei suoi capelli. Scerto, ora sont molto melio di prima, ma continuano ad apparire indescenti, Jinnì,’ stava gesticolando Fleur con Ginny, parlando di Hermione come se fosse una bambola.
‘Non ti offendere, ‘Ermione, ma quel sgiorno dovremo essere tutte assolutamonte perfette!’
Risata cristallina.
‘Potrei aiutarti io, se vuoi. Ho già in mente qualche ideussa...’
Hermione stava per ribattere qualcosa di tagliente, spalleggiata da Ginny, ma la signora Weasley intervenne prima dell’esplosione.
‘A proposito, cara, domani mattina vado a ritirare gli abiti delle damigelle. Ti va divenire con me, così lo sistemiamo subito? Quello di Fleur è già pronto.’
Molly Weasley cercò di sviare i commenti antipatici di Flebo.
Alla fine, Ginny era stata costretta ad accettare anche la cognata come damigella, dato che lei lo era stata al matrimonio di Bill.
‘Certo, signora Weasley, non c’è neanche bisogno di chiederlo,’ rispose cortesemente Hermione, chiudendo la bocca e riavendosi dalle fantasie omicide su Fleur.
Molly tornò a parlare con la nuora, sviando l’argomento sui fiori da utilizzare come addobbo, giusto per distrarla; la signora Weasley sapeva benissimo che nessuno avrebbe preso in considerazione lo sproloquiare di Fleur.
Senza farsi notare, Ron si avvicinò all’orecchio di Hermione, mentre lei era ancora voltata con gli occhi stretti a fessura dalla parte di Fleur e le mormorò malizioso: ‘Saranno anche indescenti i tuoi capelli, ma a me fanno impazzire così.’
Hermione gli sorrise, ma continuò a prendere seriamente in considerazione l’idea di affogare Fleur nel laghetto dei Weasley.
‘Mamma, posso venire anche io con voi domattina?’
Ginny si risvegliò dal sogno ad occhi aperti in cui Flebo veniva rincorsa da una dozzina di gnomi da giardino infuriati e attese la risposta della madre.
‘Certo, Ginny, che domande. Alle nove usciamo,’ comunicò Molly alle ragazze.
‘Ron, vieni anche tu?’, domandò poi Hermione al ragazzo.
‘Come no!’, intervenne la signora Weasley al posto del figlio.
‘Va bene che puoi avere una certa influenza su di lui, cara, ma chiedere a Ron di essere sveglio prima delle nove è come cercare di nascondere un drago o una macchina volante in garage! Vero, Arthur?’
‘Verissimo, M-Molly cara,’ rispose il signor Weasley, concentrandosi intensamente sulla zuppa di cipolle che aveva nel piatto.
Harry, Ron e Hermione intercettarono gli sguardi e sogghignarono; come dimenticare Norberto e la vecchia Ford Anglia?
‘A proposito di Hagrid...’
Harry si sporse leggermente verso Hermione e abbassò la voce; Ron e Ginny si avvicinarono per sentire meglio.
‘Ho scelto lui come mio secondo testimone.’
‘Davvero? E’ una cosa meravigliosa, Harry, dico sul serio,’ rispose la ragazza.
‘Fleur lo sa già?’
‘No,’ rispose Ginny con una smorfia diabolica sulla faccia.
‘E non glielo diremo fino alla mattina del matrimonio.’
Hermione soffocò una risata al pensiero di Hagrid e Fleur che percorrevano a braccetto la navata.
‘Ginny sperava che Hagrid indossasse quel vestito marrone peloso, ma mamma ha detto che ha già comprato uno smoking da Madama McClan uguale al mio,’ disse Ron scuotendo la testa.
Ovviamente, anche Ron sarebbe stato il testimone di Harry e, ovviamente, Hermione sarebbe arrivata all’altare con lui.
Ma quella snob di Flebo avrebbe sicuramente arricciato il suo bel nasino con Hagrid...
Hermione scoppiò a ridere, poi chiese a Harry, ‘Ma quando gliel’hai chiesto?’
‘Qualche giorno fa, mentre tu eri ancora in Grecia. Era passato a trovarci qui alla Tana e siccome non avevo altri candidati, gliel’ ho chiesto. Ha pianto per mezz’ora dopo aver accettato,’ rispose Harry sorridendo.
‘Era venuto a cercare te, a proposito,’ aggiunse Ron rivolto a Hermione, ricordando all’improvviso.
‘Me? Come mai?’, chiese Hermione stupita.
‘Non saprei, non ce l’ha detto.’
‘Ha detto che sarebbe passato un’altra volta,’ aggiunse Harry, passando un braccio sullo schienale della sedia di Ginny.
Hermione scrollò le spalle e il suo sguardo tornò a posarsi su Fleur.
Non ci sarebbe stato bisogno di un delitto, pensò.
Non che Hagrid avesse qualcosa che non andava, anzi; ma Fleur la perfettina e Hagrid il guardiacaccia non erano proprio la coppia ideale.
Hermione avrebbe avuto la sua vendetta.
    
 
   
    

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Capitolo 11
*** 11.Il ritorno delle Orecchie Oblunghe ***


Chapter 11
Il ritorno delle Orecchie Oblunghe

Bip...bip...bip...
Hermione spense la sveglia con un colpo secco e si stiracchiò senza aprire gli occhi.
Accanto a lei, Ron grugnì nel sonno.
‘Che ore sono?’, chiese con voce impastata.
‘Shh...le otto. Torna a dormire.’
Hermione si sedette e gli scostò la frangia dalla fronte.
Anche a lei sarebbe piaciuto rimanere a letto: la sera prima erano andati tutti a dormire alle due passate del mattino.
Ron sorrise e aprì gli occhi.
Hermione non resistette e si chinò a dargli un bacio.
‘Ci vediamo più tardi. Adesso dormi, ok?’, gli sussurrò a fior di labbra e gettò decisa le gambe fuori dal letto.
Ron continuò a guardarla finchè non chiuse la porta, poi si voltò a pancia sotto a riprese a russare.
Hermione scese di sotto nella cucina in penombra e trovò Ginny con gli occhi gonfi di sonno e una tazza tra le mani.
‘ ’Giorno,’ bofonchiò, posando la tazza e afferrando un toast.
‘ ‘Giorno,’ rispose Hermione. ‘Abbiamo fatto le ore piccole, eh?’
‘Non sai quanto,’ sbadigliò l’amica.
Hermione preferì non indagare oltre.
Finirono di fare colazione e tornarono di sopra a prepararsi.
Quando Hermione rientrò silenziosamente in camera, trovò Ron al centro del letto con braccia e gambe spalancate che occupava tutto lo spazio russando leggermente.
Sorridendo, sbirciò fuori dalla finestra: nuvole grigie cariche di pioggia si stavano avvicinando minacciosamente.
Si preannunciava una giornata piuttosto uggiosa, per cui si infilò un paio di jeans chiari lunghi, una maglietta nera con un maialino rosa alato sul davanti e scarpe da ginnastica bianche e nere. Come tocco finale, agganciò una catenella di metallo ai passanti dei pantaloni.
Decise di portarsi dietro anche un giubbotto di jeans, poiché la temperatura fuori si era abbassata notevolmente rispetto al giorno prima.
Ridiscese al pianterreno, dove la signora Weasley stava finendo di preparare la borsa; appena arrivò Ginny, si Materializzarono a Diagon Alley.
‘Dove stiamo andando, signora Weasley?’, chiese Hermione allungando il passo per stare dietro alle rosse.
‘Oh, da Madama McClan. Era il negozio più accessibile.’
Risalirono la via di nuovo piena di gente, attirando parecchi sguardi curiosi, soprattutto Hermione; un bambino tirò addirittura la manica al padre e trillò allegramente ‘Guarda papà! Non è l’amica di Harry Potter?’
Il padre lo zittì con un cenno, ma rivolse uno sguardo amichevole all’indirizzo della ragazza.
Ginny si voltò verso di lei.
‘Siete diventati una celebrità, tu e Ron. Certe volte riconoscono anche me. Sai che c’è ancora qualcuno che continua a festeggiare la caduta di Voldemort?’
‘Sì, beh, stavolta è diverso. Ora tutti sanno di cosa era capace Voi-Sapete-Chi e il suo ritorno, tre anni fa, ha gettato ancora più panico dell’altra volta...E’ normale che i festeggiamenti durino più a lungo, adesso...’, rispose spiccia la signora Weasley.
‘Siamo arrivate.’
Le tre entrarono da Madama McClan: abiti per tutte le occasioni e la proprietaria comparve da dietro una pila di divise di Hogwarts.
Il negozio era vuoto.
‘Signora Weasley...signorina Weasley...signorina Granger...è un piacere vedervi,’ disse la donna, andando loro incontro.
‘Buongiorno, Madama McClan. Eravamo venute per sistemare l’altro vestito da damigella,’ la salutò la signora Weasley.
‘Oh, sì, certo.’
Madama McClan sparì sul retro e tornò con tre abiti riposti nelle rispettive custodie che appoggiò sul bancone.
Sbirciò le etichette e sfilò quello in mezzo; porse l’appendino a Hermione e le indicò i separè sulla destra.
‘Puoi vestirti lì dietro, cara.’
Hermione obbedì e scostò la tenda del primo, indossò il vestito di raso blu senza riuscire però ad allacciarlo: aveva una lampo sulla schiena.
‘Non riesco a chiudere la cerniera,’ disse in tono di scusa, tornando di là.
‘Non preoccuparti, da soli è quasi impossibile. Adesso sali su questo sgabello,’ le disse Madama McClan, conducendola davanti ad uno specchio.
Hermione montò sullo sgabello e fu solo allora che vide il proprio riflesso.
La sarta cominciò a puntarle degli spilli sull’orlo ai piedi, mentre con la bacchetta sistemava le cuciture e non si accorse dello stupore delle clienti.
Hermione era rimasta a bocca aperta.
Non era lei in quello specchio. Non poteva essere lei.
Sotto di lei, udì Ginny trattenere il fiato per un attimo.
L’abito era di raso lucido color blu mezzanotte e lungo fino ai piedi; lasciava le spalle scoperte ed era attillato sul petto e sulla vita, mentre si allargava leggermente sulle gambe creando delle morbide pieghe.
Semplice ma raffinato, scintillava sotto la luce, mettendo in risalto Hermione come mai era accaduto prima.
La ragazza continuò ad ammirarsi senza parole fin quando Madama McClan annunciò soddisfatta, ‘Finito! Ora puoi scendere e andare a cambiarti, cara.’
Hermione obbedì come un automa e tornò nel camerino, mentre la signora Weasley pagava e altri clienti entravano nel negozio; poi le tre uscirono di nuovo in strada.
‘Dalli a me, mamma,’ disse Ginny tendendo le braccia, vedendo la signora Weasley un po’ impacciata nei movimenti tra borsa e stoffe.
‘Ci abbiamo messo meno del previsto. Dovete andare da qualche parte? Abbiamo ancora un po’ di tempo,’ sbuffò la signora Weasley, consegnando sollevata gli indumenti alla figlia.
Non fece in tempo e finire la frase che una voce ruggì dietro di loro, ‘Molly!’ e un’ ombra gigantesca si stagliò sul marciapiede.
‘Oh, ciao, Hagrid,’ lo salutò la signora Weasley.
‘Hai fatto compere, vedo.’
 Hagrid indicò il carico sulle braccia di Ginny.
‘Sì, ormai siamo agli sgoccioli. Queste erano le ultime commissioni, ora mancano solo gli inviti e la consegna dei fiori. E tu?’
‘Io? Tutto pronto, stai tranquilla, Molly. Il mio smoking è al sicuro con quello di Grop,’ rispose Hagrid orgoglioso.
La signora Weasley non parve tanto tranquilla, ma prima che potesse aggiungere qualcosa, il gigante si rivolse a Hermione, sorridendole e abbracciandola forte.
‘Ti trovo bene, Hermione. Mi fa piacere rivederti con un po’ di colore in faccia!’
‘Grazie, Hagrid. Non stavo poi così male, alla fine,’ disse Hermione con un sorriso obliquo.
Hagrid la fissò preoccupato per un momento, poi disse, picchiettandosi la fronte con un dito dalle dimensioni di un salsicciotto,
‘A proposito, ho visto la McGranitt qualche giorno fa e mi ha detto che ti voleva passare a trovare. Ci ho detto che se ti beccavo prima io di lei, te lo dicevo io, così magari te l’aspettavi. E’ già passata?’
‘No, io non l’ho vista Hagrid,’ rispose Hermione un po’ stupita.
Perchè mai la McGranitt avrebbe voluta vederla?
‘Di cosa voleva parlarmi, Hagrid?’
‘Ah, io questo non lo so, mi ha solo detto così. Beh, fa niente, io ad ogni modo t’ho avvertita. Adesso però devo andare. Fiero...voglio dire, Alisecco ha finito i topi e ce ne devo comprare degli altri, sennò poi si stanca di mangiare sempre manzo crudo. Ci si vede al matrimonio! Salutami gli altri, Molly.’
E con questo, Hagrid riprese a camminare a falcate su per Diagon Alley, gettando lo scompiglio tra i passanti.
Le tre lo salutarono, poi la signora Weasley commentò pensierosa guardando Hermione, ‘Chissà cosa voleva Minerva...’
‘Non saprei, signora Weasley, proprio non saprei,’ rispose la ragazza guardando nel vuoto senza riuscire a trovare una spiegazione plausibile.
In quel momento iniziò a piovere.

***

‘Questo a chi va?’, domandò Ron con la piuma sollevata a mezz’aria.
‘Mmm...Joanne Prewett,’ rispose Harry, scorrendo la lista di nomi e stuzzicando Grattastinchi con la punta della penna.
Il gatto la fece ondeggiare con la zampa.
‘Mmpf...cugina alla lontana di mamma. Sicuro che sia spuntato anche il suo nome sulla lista?’
Harry controllò.
In teoria, Ginny avrebbe dovuto aiutare Harry al posto di Ron nello spedire gli inviti, ma dal momento che la ragazza era uscita, aveva segnato, nel frattempo, al fidanzato tutti i nomi a cui erano sicuri di voler mandare le partecipazioni.
Sulle altre persone scritte sul rotolo di pergamena si sarebbero accordati in seguito insieme.
Ogni volta che Harry leggeva un parente o un amico sconosciuti, Ron bofonchiava una mezza spiegazione.
Intanto, Grattastinchi gironzolava pigramente sul tavolo in mezzo a loro, giocherellando di tanto in tanto con carta e penne.
Harry, però, era riuscito ad evitare che Ron vedesse la lista, sulla quale comparivano anche i nomi di Percy Weasley, Viktor Krum e Lavanda Brown.
‘Sì, sicuro, ed è anche l’ultimo,’ ripose Harry, riavvolgendo la pergamena e mettendosela in tasca.
Ron finì di scribacchiare l’indirizzo sulla busta, la chiuse e la gettò insieme con le altre sparse disordinatamente sul tavolo.
Harry rilesse distrattamente alcuni nomi: Minerva McGranitt, i signori Granger, i Delacour, Angelina Johnson (che capitava sempre più spesso al negozio di Fred e George), Katie Bell, Alicia Spinnet, Lee Jordan, Neville Paciock, Luna Lovegood, Ernie MacMillan, Justin Finch-Fletchley, Remus Lupin e Ninfadora Tonks (ormai facevano coppia fissa), Dobby e Winky (Ron aveva riso come un matto sostenendo che Harry avesse inclinazioni suicide), Olimpe Maxime (più per far piacere a Hagrid che per vero interesse da parte degli sposi), Dean Thomas (la belva nel petto di Harry era riaffiorata dopo più di un anno di letargo), Seamus Finnigan, Horace Slughorn (almeno avrebbe smesso di invitare Harry a stupidi festini), il professor Vitious, la professoressa Sprite, Madama Chips, Calì e Padma Patil (davvero non sapeva come avrebbero fatto a non invitare anche Lavanda), Colin e Dennis Canon (altre risa da parte di Ron), Susan Bones, Hannah Abbott, Oliver Baston (se per caso fosse stato invitato anche Krum, avrebbero dovuto imbottire l’ex Capitano di Grifondoro con litri di Pozione Soporifera)...
Sì, i due avevano fatto davvero un buon lavoro.
Ron stiracchiò le braccia sopra la testa e guardò l’orologio normale: mancava poco alle dieci e mezza e da un quarto d’ora pioveva.
Sua madre, sua sorella e Hermione sarebbero dovute essere di ritorno a momenti.
‘Ehi, Harry,’ Ron si rivolse all’amico che guardava con occhi vacui fuori la pioggia rigare il vetro della portafinestra, accarezzando distrattamente il gattone rosso steso proprio davanti a lui che faceva le fusa.
‘I Dursley li invitate?’
Ron trattenne il fiato.
‘No,’ rispose fermamente Harry, distogliendo gli occhi dalla finestra e prendendo a riordinare le buste sul tavolo.
Ron immaginò che avesse già affrontato il discorso con Ginny.
‘Dopo tutto quello che mi hanno fatto passare, non ho la minima intenzione di rivederli.’
Ron esitò ancora.
‘Ma...in fondo, molto in fondo, non sono la tua famiglia?’, domandò a voce bassissima.
Harry alzò gli occhi su Ron e vide che aveva già le orecchie rosse; poi fece un sorriso alla buffa smorfia di apprensione sul volto dell’amico.
‘Tu, Hermione e Ginny siete la mia famiglia. E non potrei chiedere di meglio,’ disse con calma.
Ron si schiarì rumorosamente la voce, biascicò un ‘ok’ e spostò la propria attenzione sull’orologio magico sulla parete di fronte a lui.
‘Oh...stanno tornando,’ esclamò, vedendo che le lancette di Ginny e di Molly erano scattate su In viaggio.
Dopo la caduta di Voldemort, l’orologio era tornato alla normalità e non segnava più tutto il tempo Pericolo mortale.
Qualche secondo dopo, i ragazzi udirono delle voci nell’ingresso e le lancette saettarono su Casa.
Grattastinchi si alzò e si stiracchiò, muovendo la coda e spostandosi verso il bordo del tavolo rivolto verso il rumore, pronto a ricevere altre coccole da chiunque fosse capitato lì.
Una dopo l’altra, Hermione, Ginny e la signora Weasley entrarono nella piccola cucina cariche di pacchetti e imperlate di gocce di pioggia; mentre Molly era in farmacia, le ragazze avevano fatto un salto al Ghirigoro (cercando di ripararsi come potevano) perchè il libraio, qualche tempo prima, aveva aggiunto una sezione di libri babbani e Hermione aveva insistito per darle un’occhiata.
Ginny aveva sfogliato incuriosita le pagine babbane, rimanendo colpita dal fatto che le figure fossero immobili, mentre Hermione acquistava, estasiata, De profundis di Oscar Wilde.
Ora, invece, la mora pareva alquanto irritata, e a ragione: i suoi capelli, con l’umidità, erano raddoppiati di volume, tornando ad essere crespi come al solito.
Ginny salutò i due scrivani seduti al tavolo di cucina e diede una scorsa alle buste, mentre la signora Weasley sistemava i nuovi acquisti e spariva ai piani superiori con scopa e bacchetta in mano per fare le pulizie.
Hermione bofonchiò distrattamente un ‘Ciao, ragazzi’ e si precipitò a sollevare Grattastinchi tra le braccia, trillando gioiosamente il nome del gatto e stringendolo con affetto.
Grattastinchi ricominciò a fare le fusa e chiuse gli occhi sornione, chiaramente soddisfatto.
Harry e Ron si guardarono e scrollarono le spalle.
***
‘Allora, che facciamo, Harry?’
Harry e Ginny erano in camera loro, con buste, inviti e inchiostro sulle gambe, a discutere sugli altri nomi della famosa lista.
‘Visto che invitiamo Calì e Padma Patil, allora ci dobbiamo sorbire anche Lavanda Brown. La stessa cosa vale per Krum. A proposito, ancora non mi hai detto come mai siete tanto amici da meritarsi un invito.’
Ginny lo guardò di sottecchi e Harry cercò di sviare il discorso.
‘Durante il Torneo Tremaghi, abbiamo parlato parecchio,’ disse, ricordando con un sorrisetto beffardo la conversazione avuta con il Cercatore bulgaro la notte in cui Crouch senior era spuntato pazzo dalla Foresta Proibita.
‘E Percy? Cosa vuoi fare con lui?’, domandò poi, tornando serio.
‘Percy,’ ripeté Ginny disgustata.
‘Beh, papà gliene ha parlato in ufficio di sfuggita...Sarebbe stato difficile nasconderglielo, visto che il matrimonio è l’argomento del giorno. Immagino che dovremmo mandare una partecipazione anche a lui. Ma non sarà minimamente il benvenuto, lo faccio solo per non abbassarmi al suo livello.’
Harry annuì.
‘Quindi...ricapitolando, invitiamo anche Viktor Krum, Lavanda Brown e Percy Weasley,’ disse Harry, spuntando i nomi sulla pergamena.

***

La pioggia scese scrosciante per tutto il giorno, costringendo i ragazzi a starsene rintanati in casa o nella veranda a giocare a scacchi e a leggere.
Harry e Ginny sarebbero dovuti andare di nuovo a Diagon Alley per sistemare definitivamente salone e giardino, ma decisero di rinviare al giorno seguente.
In un pomeriggio, spedirono tutti gli inviti (cosa che avevano contato di fare in due giorni) aiutati da Ron e Hermione, i quali andavano d’amore e d’accordo come mai era successo in passato; solo perchè ora stavano insieme, ragionò Harry, i loro caratteri facilmente infiammabili non potevano essersi spenti così all’improvviso.
Ed era appunto per questo motivo che Harry voleva ritardare il più a lungo possibile l’annuncio degli inviti; non sapeva prevedere la reazione di Hermione, ma quella di Ron sì, ed era al corrente che non sarebbe stata delle migliori.
Decise quindi di cominciare dalla ragazza.
Colse l’occasione al volo quando Ron salì qualche momento al piano di sopra per andare in bagno; dopo essersi scambiato uno sguardo d’intesa con Ginny, informò Hermione sugli ultimi sviluppi, trattenendo il fiato.
Lei alzò lentamente gli occhi su Harry e disse soltanto con tono tranquillo,
‘Non c’è nessun problema, anzi mi fa piacere rivedere Viktor.’
E uno è andato, respirò Harry di sollievo.
Anche la signora Weasley, che passava di lì, udì la conversazione e si rivolse con gli occhi lucidi alla figlia.
‘Anche Percy, Ginny?’
‘Noi gli mandiamo solo l’invito, mamma, sarà lui a decidere se venire o no. E solo perchè papà gliel’ha accennato in ufficio.’
Nessuno dei suoi figli aveva parlato a Molly di quello che era successo in ospedale.
‘Però, mamma, non dire niente a Ron per ora; glielo faremo sapere io e Harry, d’accordo?’, si affrettò ad aggiungere Ginny, guardando anche Hermione, la quale fece cenno di aver inteso.
‘Certo, certo. Cominciate a mettere via, dobbiamo apparecchiare per la cena,’ assicurò la signora Weasley.

***

Quella sera, la pioggia cessò e il cielo a poco a poco si schiarì, lasciando il posto ad un manto blu trapuntato di stelle.
I Weasley evocarono dal nulla una piattaforma di pietra su cui sistemare i tavoli per non bagnarsi i piedi e cenarono (senza Bill e Fleur) circondati dal canto dei grilli.
Dopo mangiato, Ron trascinò Hermione in camera con discrezione, seguito a ruota da Harry e Ginny.
Fred e George si scambiarono un identico ghigno e continuarono a descrivere agli altri i nuovissimi scherzi appena comparsi sulla vetrina del negozio.
Lontani dalle chiacchiere e con una porta chiusa a separarli dal resto del mondo, Hermione e Ron stavano decisamente meglio.
Mentre Ron la sospingeva dolcemente sul letto e la baciava con delicatezza, Hermione decise di fargli una domanda che le ronzava in mente da tutto il pomeriggio.
‘Secondo te, cosa vuole la McGranitt da me?’
Ron si fermò e si stese sulla schiena, incrociando le mani dietro la nuca prima di rispondere.
‘Non so... Forse chiederti di portare la tua testimonianza come eroina della Seconda Guerra?’, ipotizzò, sorridendole.
Hermione si sistemò su un fianco accanto a lui, puntellandosi con il gomito, e lo guardò.
‘Ok, non lo so. Però, se non si fa viva prima, glielo puoi sempre chiedere al matrimonio. Ci saranno tante di quelle persone, tra invitati e imbucati, che nessuno si accorgerà di niente, vedrai.’
Ron si stese come lei.
‘E ora, per piacere, posso dimostrare alla mia stupenda ragazza tutto l’affetto che provo per lei?’, le chiese con un sorriso ironico, parlando come un libro stampato.
Hermione accettò di buon grado la proposta, tenendo per sè il timore che la McGranitt volesse portarla a Hogwarts come insegnante.
Le loro strade erano già decise, pensò mentre Ron le accarezzava i fianchi e lei sollevava il bacino per permettergli di sfilarle i pantaloni.
Sarebbero diventati tutti Auror: a novembre avrebbero passato gli esami necessari (anche se si trattava di una cosa pro forma data la loro reputazione) e avrebbero cominciato a lavorare per il Ministero che già li tentava con allettanti proposte.
Harry aveva accettato dopo aver saputo che Scrimgeour sarebbe stato dimesso dall’incarico di Ministro della Magia; la gente pensava che non avesse affrontato adeguatamente la situazione, visto che ormai tutti sapevano che il giovane harry Potter aveva sconfitto Lord Voldemort da solo ancora una volta, senza il minimo aiuto da parte del Ministero. Inoltre, ogni scorrettezza dell’anno prima, come l’arresto di persone innocenti accusate di attività Mangiamorte quali Stan Picchetto, era venuta a galla, pubblicata a gran lettere sul Profeta.
A settembre, si sarebbero tenute le elezioni per il nuovo Ministro, e persino Caramell aveva deciso di ricandidarsi.  
Hermione sarebbe diventata una Cacciatrice di Maghi Oscuri a fianco di Ron, Harry e Ginny, avevano già pianificato tutto in ospedale.
Loro quattro avrebbero tuttavia dovuto affrontare i M.A.G.O., seppur ridotti, prima degli esami Auror, studiando a casa quell’estate e, a settembre, sarebbero tornati per l’ultima volta a Hogwarts per essere valutati.  
Era tutto programmato; d’altronde, era quella la sua aspirazione, o no?

***

Ron si svegliò e rimase a guardare Hermione dormire beatamente al suo fianco.
Non voleva alzarsi, ma era tormentato da una sete terribile.
Alla fine, si rassegnò e, dopo essersi infilato i pantaloni del pigiama, scese le scale, fermandosi davanti alla porta della cucina.
C’era ancora la luce accesa.
Sbirciò dal buco della serratura e vide i genitori seduti al tavolo con una tazza di cioccolata per ciascuno tra le mani.
Non capiva bene quello che stavano dicendo, così frugò tra i cuscini del divano, emergendo trionfante con un Orecchio Oblungo tutto accartocciato.
Sapeva che ne doveva essere rimasto qualcuno in giro.
Non gli piaceva origliare, ma trovare Molly e Arthur svegli alle tre del mattino a bere cioccolata lo aveva insospettito.
Srotolò il lungo filo color carne e se ne avvicinò un’estremità all’orecchio, ascoltando attentamente.
‘...insistito per pagare tutto lui, caro ragazzo. E’ orribile da dire, ma per un certo verso, è stato meglio così. Dove avremmo pescato tutti quei soldi?’, stava dicendo la signora Weasley a voce bassa.
‘Non riesco nemmeno a dirti quanto sono felice che Ginny sposi Harry. Lasciamo stare i soldi, non vedevo l’ora che quel ragazzo facesse finalmente parte della nostra famiglia, Molly,’ rispose il signor Weasley.
‘Vedrai che tra poco avremo anche Hermione come nuora, Arthur. Hai visto come Ron si incanta a guardarla certe volte?’, rise la signora Weasley.
‘Oh, sì. Scommetto che prima di settembre avremo un’altra dichiarazione,’ replicò il signor Weasley con un risolino.
‘E mi spiace un po’ dirlo, ma decisamente preferisco Hermione a Fleur, anche se la ammiro per come si è comportata con Bill.’
‘A proposito di Hermione, Arthur, oggi lei, Harry e Ginny mi hanno detto che ci sarà anche Viktor Krum alle nozze,’ disse la signora Weasley con voce soffocata.
Probabilmente aveva affondato il naso nella tazza.
Il signor Weasley emise un basso fischio di apprezzamento.
‘Immagino che i nostri figli ne saranno entusiasti, mia cara.’
‘Sì, beh, tutti a parte Ronnie... Ti ricordi, il Ballo del Ceppo...il Torneo Tremaghi...tutti quegli articoli di Rita Skeeter...’
‘Eccome...’, ridacchiò il signor Weasley.
‘E mi hanno raccomandato di non dirglielo assolutamente perchè lo faranno loro... Credo che vogliano aspettare un momento favorevole,’ aggiunse la signora Weasley.
‘Sì, conoscendo Ron e gli altri...’
Sospiro da parte del signor Weasley.
‘Già...pare proprio che faremo incontri interessanti a questo matr...’
Ron strappò via l’Orecchio Oblungo con la rabbia che gli montava dentro.
E così, tutti a complottargli dietro alle spalle, eh?
Improvvisamente, la sete gli era passata.
 



Scusatemi per non aver risposto ai commenti, ma l'altro giorno andavo di fretta! ^_^ Comunque, rimedio subito...
Per TINAX86: Oops, non volevo spoilerarti, davvero! Chiedo umilmente perdono, ma la cosa era abbastanza scontata. In più, non è poi così importante. Spero continuerai a seguire e a recensire anche dopo questo mio scivolone! Un bacio, ciao!!!
Per titty 79: lieta che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie e continua pure a farmi sapere se la storia ti soddisfa! Un bacio, ciao!!!

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Capitolo 12
*** 12.Andare a trovare il professor Silente ***


Chapter 12
Andare a trovare il professor Silente

Harry si svegliò con un fiotto di sole che gli batteva fastidiosamente sul viso.
Socchiuse appena gli occhi e cercò a tentoni gli occhiali sul comodino.
Ginny non c’era, probabilmente era già scesa a colazione, e decise di seguire il suo esempio.
Si vestì e andò in cucina, sentendo l’acciottolio dei piatti aumentare gradualmente di volume man mano che si avvicinava.
Trovò Ginny seduta con una tazza di caffè in mano che leggeva la Gazzetta del Profeta con aria annoiata e la signora Weasley che sovrintendeva alla cottura delle salsicce impugnando la bacchetta con aria minacciosa.
‘Buongiorno, Harry caro,’ lo salutò quando Harry varcò la porta della cucina.
Harry ricambiò il saluto e andò a posare un bacio sulle labbra di Ginny, poi si sedette e la signora Weasley gli fece cadere cinque o sei salsicce nel piatto.
‘Novità?’, domandò accennando al giornale.
‘Il solito,’ rispose Ginny. ‘Rufus Scrimgeour delude la comunità magica, cercasi nuovo Ministro a cui affidare la sicurezza, la pubblicità di un nuovo detersivo di Nonna Acetonella, Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger sconfiggono Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e i suoi Mangiamorte,’ disse, sfogliando le pagine all’indietro.
‘Siamo ancora in prima pagina?’, domandò Harry stupito, infilzando una salsiccia con la forchetta.
‘E lo sarete ancora per un bel pezzo!’, esclamò allegramente la signora Weasley imburrando una fetta di pane e passandogliela.
Proprio in quel momento Hermione comparve sulla soglia già vestita di tutto punto.
Salutò gli altri e si guardò in giro come se stesse cercando qualcosa.
‘Dov’è Ron?’, chiese.
La signora Weasley si girò a guardarla, sorpresa.
‘Non te l’ha detto?’
‘Dirmi cosa?’
‘E’ andato con Arthur al lavoro. E’ da quando siete tornati che in ufficio non vedono l’ora di potervi avere un po’ sotto le mani, così stamattina Ron ha accettato. Effettivamente, è stato un po’ improvviso, prima era così restio.’
Molly si stropicciò il grembiule con aria pensierosa.
‘Davvero non te ne ha parlato?’
Hermione scosse la testa in cenno di diniego.
Harry e Ginny seguivano interessati la conversazione, masticando lentamente la colazione e lanciandosi sguardi cupi.
‘Stamattina è sceso prestissimo dietro a suo padre, gli ha chiesto se poteva andare con lui e si sono Smaterializzati insieme,’ continuò la signora Weasley.
‘Per caso gli hai parlato di quella faccenda degli inviti, cara?’
Hermione scosse ancora la testa.
‘Volevamo farlo stamattina,’ interloquì Ginny, ‘prima di uscire. Ma ci toccherà rimandare a dopo pranzo a quanto pare.’
Hermione scrollò le spalle e cominciò a mangiare, poi trascorse la mattinata a passeggiare con Ginny e Harry per Diagon Alley.
Rientrarono un po’ prima di mezzogiorno, seguiti a ruota dai gemelli che iniziarono immediatamente a riempire la madre di complimenti per l’ottimo odorino che aleggiava in cucina.
La signora Weasley li fissò entrambi, guardinga, poi commentò divertita tra sè e sè, ‘I vestiti sporchi riescono a fare miracoli.’
Poco dopo, arrivarono anche il signor Weasley, Ron e Bill, il quale non aveva voglia di pranzare da solo visto che Fleur era fuori città quel giorno per conto della Gringott.
Ron si comportò stranamente per tutto il tempo: appena entrato in cucina, salutò di sfuggita Harry, Ginny e Hermione e, a tavola, parlò con tanta foga della mattinata ai fratelli e alla madre da avere a malapena il tempo di lanciare ai tre qualche occhiata.
Dopo mangiato, Hermione provò ad attaccare discorso con Ron, ma lui la liquidò in fretta e sparì di nuovo in ufficio con suo padre, lasciandola esterrefatta e un po’ seccata.
Harry pensò che fosse il caso di cambiare un po’ aria, così propose alle ragazze di andare a trovare Hagrid e aspettare con lui l’ora di cena, visto che quella sera era stato invitato con Lupin, Tonks, Bill, Fleur e Charlie.
Ginny era già impegnata: aveva promesso alla madre di uscire a fare compere con lei, così Harry e Hermione andarono a trovare Hagrid da soli come ai vecchi tempi.
Si Materializzarono a Hogsmeade (con le parole di Hermione che risuonavano ancora nelle orecchie di Harry dopo tanti anni “Non ci si può Materializzare o Smaterializzare entro i confini di Hogwarts!”) e risalirono il villaggio fino alla capanna di Hagrid, nel parco della scuola.
Fierobecco era ancora legato lì fuori, a fissarli con occhi sprezzanti; Harry si inchinò e, poco dopo, l’Ippogrifo ricambiò, permettendogli di avvicinarsi.
Hermione, intanto, si guardava intorno.
‘Che c’è?’, le chiese Harry, accarezzando il morbido collo piumato dell’animale.
‘Niente,’ rispose Hermione. ‘E’ solo che è strano trovarsi qui quando non c’è nessuno. E’ così...vuoto.’
Harry non rispose e si limitò a lasciar vagare lo sguardo sul lago e sul castello, concordando intimamente con Hermione.
Era vero, la scuola così era insolitamente silenziosa e anche un po’ triste.
In quel momento, si udì un gran abbaiare e Thor, il monumentale danese di Hagrid, si lanciò in avanti, cercando di leccar loro le orecchie.
Hagrid comparve un secondo dopo, spuntando dal limitare della Foresta Proibita con una balestra in mano.
‘Ah, siete voi!’, li salutò gioviale. ‘E Ron dove l’avete lasciato?’
‘Possiamo entrare, Hagrid?’, disse Harry in fretta, notando lo sguardo truce di Hermione.
‘Certo certo, che domande. Giù, Thor, stai buono.’
Hagrid afferrò il cane per il collare ed entrò in casa; Harry e Hermione lo seguirono, chiudendosi la porta alle spalle di modo che Hagrid potesse lasciare andare Thor.
I ragazzi sedettero sul divano e il cane piazzò immediatamente il testone in grembo a Harry, sbavando tutto contento.
Hagrid, liberatosi della balestra, servì loro un piatto di dolcetti rocciosi, iniziando a preparare il the.
‘Allora?’, domandò accendendo il fuoco sotto il bollitore. ‘Non avete da prepararvi per il gran giorno, voi due, che venite qui da me?’
Harry e Hermione scossero la testa.
‘E’ tutto pronto. E’ con Ron che abbiamo un problema. Non ci parla,’ disse Harry.
‘Come sarebbe a dire?’, chiese Hagrid, sedendosi davanti a loro su una sedia e cominciando a pulire dei fagiolini in una ciotola.
‘Sarebbe a dire che oggi gli è venuta la bella idea di trascorrere la giornata al Ministero e non ci ha detto niente,’ spiegò Hermione stizzita.
‘Al Ministero?’, ripetè Hagrid sorpreso. ‘Da Scrimgeour?’
‘Esatto. E non ci ha rivolto la parola nemmeno quando è tornato a casa per il pranzo,’ disse Harry, grattando Thor dietro le orecchie.
‘Non è che fa i capricci?’, disse Hagrid, facendo l’occhiolino. ‘Perchè magari è un po’ geloso?’
‘No,’ sospirò Hermione, tormentandosi le mani sulle gambe. ‘Crediamo che abbia a che fare con alcuni invitati al matrimonio. Almeno, è l’unica spiegazione che abbiamo.’
‘E chi?’
Hagrid pescò un fagiolino particolarmente grosso dal cesto sotto la sua sedia.
‘Ehm...Viktor Krum e Lavanda Brown,’ snocciolò Harry rapido. ‘Anche se non abbiamo idea di come sia venuto a saperlo.’
Hagrid si fermò e li fissò per qualche momento.
Poi tornò ai suoi fagiolini.
‘Ci passerà,’ borbottò. ‘Ci è sempre passata, no? E poi, ne avete passate di peggiori di questa insieme, dico bene?’
‘Sì, beh, al sesto anno non ci siamo parlati per mesi...se abbiamo superato quello...’, commentò Hermione con voce piatta.
‘Male che vada, lo si può sempre avvelenare di nuovo,’ suggerì Harry.
Hermione lo fulminò con un’occhiataccia.
‘Però...Krum al tuo matrimonio, Harry,’ disse Hagrid dopo un po’, tuffandosi sotto la sedia per recuperare un fagiolino fuggitivo. ‘A questo punto, perchè non fai venire tutta la squadra bulgara, eh? Scommetto che a parecchie persone ci piacerebbe.’
‘Io...non ci avevo pensato...però sarebbe forte,’ balbettò Harry, colto alla sprovvista.
‘Tu che dici?’, domandò, rivolto a Hermione.
Lei sbuffò e replicò, piccata, ‘Harry, abbiamo già abbastanza problemi con un Bulgaro, pensa cosa potrebbe accadere con sette.’
Harry rimase zitto per un momento, poi gli tornò in mente quando Ron aveva chiesto a Krum di fargli l’autografo dopo che il giocatore era venuto a salutare Hermione alla fine del quarto anno e lo disse a Hermione.
 ‘Sì,’ rispose lei cauta. ‘E allora?’
‘Se noi invitiamo tutta la squadra, non credi che...’
‘...che questo possa distrarlo dalla gelosia che ha nei confronti di Viktor?’
Hermione sollevò scettica le sopracciglia.
‘Andiamo, Harry, credi davvero che Ron sia così...’
Si interruppe a bocca aperta e Harry sorrise.
Hermione sospirò e si mise una mano sulla fronte, mormorando rivolta alle proprie ginocchia, ‘Gli scriverò stasera stessa.’
In quel momento, la teiera sibilò irosamente, facendo sobbalzare Thor.
‘Oh, il the,’ disse Hagrid, alzandosi per andare a togliere il bollitore dal fuoco.
I ragazzi rimasero a chiacchierare con Hagrid per il resto del pomeriggio, ma quando Hermione tirò di nuovo in ballo il C.R.E.P.A., Harry decise di andare a fare una passeggiata fuori.
Staccò Fierobecco dal guinzaglio e l’animale lo seguì docilmente fino alla riva del lago, dove Harry si era fermato a fissare un’elegante tomba di marmo bianco.
‘Ce l’ho fatta, professor Silente,’ mormorò pianissimo.
L’Ippogrifo alzò la testa verso il ragazzo che stava parlando da solo.
‘L’ho distrutto. Ho fatto quello che mi aveva chiesto, ma non sarei mai arrivato fino in fondo senza di lei.’
Si fermò; un nodo alla gola gli impedì di continuare.
‘E ora Voldemort non c’è più. I suoi Mangiamorte torneranno all’attacco, sicuramente; ma non permetterò che la storia si ripeta, professore. Glielo giuro.’
Passò la mano su una lucida venatura e alzò lo sguardo sulla torre di Grifondoro, su al castello, ricordando ogni singolo istante passato lì.
‘Hogwarts cesserà veramente di esistere quando non ci saranno più persone fedeli a lei, professor Silente. E io cercherò di fare in modo che questo non accada. Mai.’
Harry sentì gli occhi pizzicargli fastidiosamente e si affrettò ad alzarli verso il cielo azzurro.
In quel momento, gli parve di vedere una Fenice volare in ampi cerchi sopra la sua testa.

***

Tornarono alla Tana poco prima di cena, per trovare Lupin, Tonks, Bill e Fleur con la signora Weasley e Ginny seduti in veranda a chiacchierare.
Quella sera, Tonks aveva optato per dei lunghissimi capelli castani che le arrivavano fino alla vita e un paio di occhi violetti.
‘Harry caro, puoi venire un attimo qui? Dobbiamo chiederti una cosa,’ disse la signora Weasley.
Harry si andò a sedere accanto a Ginny, mentre Hermione domandava con circospezione, ‘Ron è tornato, signora Weasley?’
‘Sì, è in camera sua, di sopra,’ rispose.
Hermione scomparve dentro casa e la signora Weasley si rivolse a Harry.
‘Ci stavamo chiedendo, caro,’ iniziò, ‘se ti andasse l’idea di essere accompagnato all’altare.’
‘Accompagnato...in che senso?’, chiese Harry.
‘Nel senso che Arthur voleva portare Ginny all’altare e io volevo venire con te. Di solito è una cosa che spetta ai genitori, ma...’
La signora Weasley cominciava ad innervosirsi.
‘Oh,’ fece Harry, non sapendo cos’altro dire.
Di solito è una cosa che spetta ai genitori.
Le parole della signora Weasley risuonarono come campanelli nelle sue orecchie.
‘Oh,’ ripetè, solo vagamente conscio che gli altri lo stessero fissando.
‘Ma se non vuoi...’, si affrettò ad aggiungere la signora Weasley.
‘Oh no, no no, va benissimo per me. Nessun problema. Solo che...visto che dovrebbe essere compito dei genitori, se ne potrebbero avere due? Di accompagnatori, intendo,’ aggiunse velocemente Harry in risposta allo sguardo interrogativo della signora Weasley.
‘Cos... Oh beh, sì, certo...Avevamo solo pensato che, date le circostanze...’
Ginny le sferrò un calcio sullo stinco, cercando di passare inosservata.
‘Ma non c’è alcun problema. Chi vorresti, caro?’
‘Lei, signora Weasley, se Ginny è d’accordo naturalmente, sarebbe meraviglioso,’ cominciò Harry.
Ginny annuì energicamente e la signora Weasley si tamponò commossa gli occhi con l’enorme fazzoletto a pallini che Hagrid le aveva porto.
Harry sorrise e continuò, guardando Lupin, ‘E mi piacerebbe che l’altro fossi tu.’
Lupin tornò a posare lentamente lo sguardo su Harry, distogliendo la propria attenzione da Grattastinchi che puntava ad orecchie basse un cespuglio tremolante.
‘Io? Ma, Harry, io non so se sono davvero la persona più adatta per...’ cominciò Lupin titubante.
Guardò Tonks in cerca di appoggio, ma lei lo esortò con lo sguardo.
‘Sei l’unica persona che conosca ancora in vita più vicina al mio papà,’ continuò Harry.
Lupin parve rimanere colpito da quelle parole.
Rimuginò pensieroso per qualche secondo, poi...
‘Ne sarei onorato,’ rispose.
‘Ottimo,’ esclamò Ginny. ‘Allora io prendo Tonks. Ti va?’, le chiese allegramente.
‘Sicuro,’ replicò prontamente Tonks. ‘Posso...?’
Ma Harry e gli altri non riuscirono a sentire il resto della frase perchè, in quel preciso istante, voci altissime proruppero dai piani superiori, precisamente dalla finestra della camera di Ron.
Grattastinchi soffiò irato e scappò via sul retro; il cespuglio tremolante smise di vibrare.
Fleur sobbalzò e si portò una mano sul cuore ad occhi chiusi, mormorando ‘Mon Dieu’, mentre Bill, Hagrid, Lupin Tonks e la signora Weasley trasalirono e alzarono gli occhi verso l’alto, domandandosi cosa stesse succedendo.
Harry e Ginny erano rimasti immobili; ormai erano abituati a quel genere di baccano perchè ne conoscevano la fonte, ma si sarebbero volentieri messi le mani nei capelli.
‘NON CI POSSO CREDERE, RON! NON DI NUOVO!’, stava strillando Hermione. ‘QUANTE VOLTE TE LO DEVO RIPETERE ANCORA? IO E VIKTOR SIAMO SOLO AMICI!’
‘Oh no,’ bofonchiò Ginny, nascondendosi il volto tra le mani.
‘AH, DAVVERO? ALLORA COME MAI NON MI AVETE DETTO CHE VIENE ANCHE VICKY AL MATRIMONIO?’, gridò Ron ancora più forte.
‘L’AVREMMO FATTO SE TU TI FOSSI DEGNATO DI RIVOLGERCI LA PAROLA! E NON CHIAMARLO VICKY!’
‘NON STO PARLANDO DI OGGI! POTEVATE BENISSIMO DIRMELO PRIMA, VISTO CHE TU LO SAPEVI GIA’!’
Le teste curiose dei gemelli fecero capolino dalla porta, seguite da quelle di Charlie e del signor Weasley; dovevano essere usciti dalle rispettive camere appena avevano udito la confusione.
Il signor Weasley era parecchio arruffato; evidentemente, stava schiacciando un pisolino prima di cena, dato che in ufficio aveva ancora molto da fare e spesso la mattina usciva prima dell’alba.
‘Ma che succede?’, chiese Charlie.
‘Siamo tornati a Hogwarts, per caso?’, domandò George.
‘POSSO CAPIRE HARRY E GINNY, MA TU, HERMIONE!’
‘IO COSA, RONALD?’
‘TU PIU’ DI TUTTI AVRESTI DOVUTO DIRMELO!’
‘AH SI’? E PERCHE’ SOLO IO, DI GRAZIA? PERCHE’ NON ANCHE HARRY E GINNY?’
‘PERCHE’ GINNY E HARRY SI FANNO PIU’ GLI AFFARI LORO ADESSO!’
Ci fu un attimo di pausa.
‘E QUESTA CHE RAZZA DI RISPOSTA E’?’
‘LA MIA!’
‘Siete...siete sicuri che non dovremmo intervenire?’, chiese perplesso Bill, fissando preoccupato la finestra e interpretando il pensiero comune.
‘E farci staccare il naso a morsi? No, grazie,’ ribatté Ginny, appoggiandosi le mani sulle gambe.
‘Quando quei due litigano, l’unica soluzione possibile è lasciarli fare finchè o si ammazzano o si ignorano,’ commentò Fred.
‘Vero,’ concordò Harry.
‘E COMUNQUE COSA C’E’ DI MALE, EH?’, strillò Hermione, inviperita.
COSA C’E’ DI MALE? COSA C’E’ DI MALE? GUARDA CHE HO VISTO COME TI FISSA!’
‘E ALLORA?’
‘E ALLORA NON MI PIACE!’
‘RON, STO CON TE SI’ O NO?’
‘SI’! E NON VOGLIO CHE LUI TI PORTI VIA DA ME!’
‘MA SE STO CON TE, COME PUO’ PORTARMI VIA, ME LO SPIEGHI? COME SE IO FOSSI D’ACCORDO, POI! CE L’HO ANCORA UN CERVELLO PER RAGIONARE, SAI?’
‘IO...LUI... NON LO VOGLIO QUI!’
‘BEH, MI DISPIACE, RONALD, MA DOVRAI ADATTARTI, PERCHE’ LUI E’ MIO AMICO E NON HO INTENZIONE DI...’
‘AMICO, COME NO!’
‘BASTA! BASTA!’
Hermione stava diventando isterica.
‘NON SO PIU’ COME FARE PER CONVINCERTI, E SE NON TI FIDI DI ME, ALLORA ABBIAMO UN PROBLEMA! E BELLO GROSSO ANCHE!’
‘IO NON HO MAI DETTO CHE NON MI FIDO DI TE!’
‘CHE STRANO! MI ERA PARSO DI CAPIRE COSI’! FORSE MI SONO SBAGLIATA!’
‘IO...’
‘Ma sono sempre così?’, domandò turbata la signora Weasley.
‘No, non sempre,’ disse George. ‘Questa è diversa.’
‘Hai ragione, George,’ replicò Fred.
La voce di Hermione si incrinò appena.
‘E COSA DOVREI DIRE IO, EH, RONRON, VISTO CHE VERRA’ ANCHE LA TUA ADORATA LAVLAV?’
Un vaso sulla finestra esplose.
‘Questa è più tranquilla delle altre,’ continuò Fred.
‘COME PUOI SOLO PENSARE CHE IO POSSA TORNARE CON QUELLA PIOVRA?’, sbottò Ron.
‘NON LO SO! FORSE NELLO STESSO MODO IN CUI TU CREDI CHE CI SIA QUALCOSA TRA ME E VIKTOR!’
‘NON E’ LA STESSA COSA!’
‘SI’, INVECE, SI’!’
Cadde un attimo di silenzio, poi Hermione ricominciò, cercando di controllare il pianto.
‘SAI CHE TI DICO, RONALD? MI HAI STANCATA, SONO STUFA DEI TUOI CAPRICCI! CREDEVO FOSSI CAMBIATO, MA EVIDENTEMENTE MI SBAGLIAVO! TORNA DA ME QUANDO SARAI CRESCIUTO, OPPURE VATTENE DALLA TUA LAVLAV, SINCERAMENTE NON MI INTERESSA!’
Si sentì sbattere una porta e la compagnia nella veranda si affrettò a sbirciare dalla finestra giusto in tempo per vedere Hermione scendere di corsa le scale con le guance accaldate rigate di silenziose lacrime di rabbia.
Proprio mentre lei stava per uscire dalla porta sul retro, Ron, sceso anche lui in fretta, la fermò; il suo viso era di una bella tonalità rosso scuro.
Ormai fuori di sè, le gridò dietro a pieni polmoni,
‘E ALLORA SAI CHE TI DICO IO, HERMIONE? CHE, ALLA FINE, LAVANDA NON ERA POI COSI’ MALE! ALMENO LEI NON HA IMPARATO A STARE CON QUALCUNO DOVENDOLO STUDIARE PRIMA SU UN LIBRO!’
Fu come se tutti fossero stati colpiti dall’Incantesimo della Pastoia Total Body.
‘Ehm...questa era un pochino pesante,’ disse George, ora serio anche lui.
Hermione fu la prima a riaversi dallo shock.
Tornò di scatto verso Ron, ancora immobile con il petto che si alzava e si abbassava affannosamente, e lo schiaffeggiò con un tale forza che il ragazzo barcollò e si dovette aggrappare allo schienale della poltrona per non perdere l’equilibrio.
Hermione si lasciò sfuggire un singhiozzo e sparì in giardino passando per la porta sul retro.




Soddisfatte della sfuriata? XD

Per titty79: addirittura il tuo matrimonio? Wow, che onore! Comunque, è bello sapere che come scena è risultata così realistica. Grazie, un bacio!
Per TINAX86: "La professoressa Cooman 2: The Return"... XD Vedo che i fondi di insalata fanno effetto! Grazie, un bacio!

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Capitolo 13
*** 13.Non tutti ce l'hanno fatta ***


Chapter 13
Non tutti ce l’hanno fatta

Inutile dire che l’umore, quella sera, non fu dei migliori.
Ci volle del bello e del buono per convincere Hermione a rientrare e venti minuti per persuadere Ron a sedersi a tavola e, anche se con gli altri si comportarono normalmente, i due non si rivolsero la parola per tutta la cena.
Quando arrivò l’ora di andare a dormire, Hermione si trasferì nella ex camera di Charlie.
L’unico avvenimento degno di nota nei giorni successivi fu la visita della professoressa McGranitt.
Si presentò alla Tana due giorni dopo il litigio, di pomeriggio, mentre Hermione chiacchierava volutamente del più e del meno con Ginny, giocherellando intanto con Arnold la Puffola Pigmea, e i ragazzi erano impegnati in una tranquilla partita di Quidditch nel campetto dietro casa.
Ginny era rimasta con Hermione perchè aveva notato che, ultimamente, l’amica se ne stava parecchio per conto proprio a leggere o a studiare.
La McGranitt chiese di poter parlare un attimo in privato con Hermione di una cosa importante, sostenendo di avere poco tempo a disposizione, e le due rimasero a confabulare poco distanti sotto gli occhi curiosi di Ginny e Arnold.
La ragazza vide Hermione ascoltare attentamente l’insegnante e poi scuotere la testa; poco dopo, le due tornarono e, dopo essere passata a salutare la signora Weasley con un’espressione indecifrabile sul viso, la McGranitt si Smaterializzò.
Hermione tornò da Ginny senza una parola e, quando l’amica le chiese spiegazioni, se ne uscì con un “Niente di particolare. Mi ha solo chiesto se ero interessata a portare una testimonianza a Hogwarts, ma le ho risposto di no” e tornò al libro che stava sfogliando.
Ginny non insistette, ma quella sera, in camera di Ron con Harry, informò i ragazzi dell’accaduto, proprio mentre Hermione parlava da sola in cucina con il signor Weasley.
Ron distolse lo sguardo e si dedicò con attenzione ad un buco del copriletto, mentre Harry preferì non commentare, visto che ogni volta che si tirava in ballo l’argomento Hermione, Ron tendeva a far esplodere qualunque cosa nel raggio di mezzo metro.
Più tardi, però, in camera loro, Harry convenne con Ginny sul fatto che fosse alquanto strano che Hermione stesse da sola con il signor Weasley.
‘D’accordo che papà lavora al Ministero e ne sa abbastanza di come vadano le cose lì anche per via dell’Ordine, ma non è che se ne intenda più di tanto di Auror, se è questo che cerca Hermione,’ commentò Ginny, infilandosi sotto le coperte.
‘E’ troppo impegnato a giocare con le sue cianfrusaglie babbane.’
‘Credo anche io che volesse discutere del suo futuro come Auror, o altrimenti non si spiegherebbe il fatto che abbiano voluto rimanere da soli a tutti i costi,’ aggiunse Harry, rivolto verso la finestra.
Si stropicciò la cicatrice, più per abitudine che per fastidio; da quando Voldemort non c’era più, aveva smesso di fargli male.
Ginny non rispose; si stese con un sospiro e si voltò su un fianco, verso la parte centrale del letto.
Harry si allontanò dalla finestra e si abbandonò, sfinito, sul materasso accanto a lei, abbracciandola e chiudendo gli occhi.
Tutta quella tensione gli aveva fatto venire il mal di testa.
Se non fosse stato per qualche piccolo particolare, avrebbe giurato di trovarsi ancora a Hogwarts.
Ma perchè non la piantavano una buona volta?
Cominciava ad essere stanco di tutte le loro liti; dopo quella al sesto anno, aveva raggiunto davvero il limite.
Harry appoggiò la guancia sui capelli di Ginny e si addormentò.

***

La situazione non migliorò nemmeno la vigilia del matrimonio.
Harry aveva addirittura notato che quando Ron e Hermione erano soli (cosa che cercavano di evitare il più possibile) si lanciavano frecciatine velenose che costringevano inevitabilmente uno dei due a lasciare la stanza.
Di nuovo, Harry si era ritrovato a trascorrere il proprio tempo in compagni di due persone che non si guardavano neanche e, di nuovo, era stato costretto a passarne più della metà con la bocca sigillata, deciso com’era a rimanere amico sia di Ron che di Hermione.
La sera del 30 giugno, Fred e George ebbero la bella idea di festeggiare al Paiolo Magico l’addio al celibato di Harry, insieme a Ron, Bill, Charlie, il signor Weasley, Lee, Lupin e Hagrid, mentre Ginny, la signora Weasley, Hermione, Fleur, Tonks, Luna, Angelina e Katie (Alicia non era potuta venire) avevano accettato entusiaste la proposta di Hermione di trascorrere la serata in un locale babbano.
Prima di uscire, la signora Weasley li riempì di raccomandazioni fino alla nausea.
‘...e non fargli fare troppo tardi, Arthur, mi raccomando. E soprattutto, fai in modo che non tornino a casa ubriachi, non...’
‘Sta’ tranquilla, Molly cara,’ la rabbonì il signor Weasley poco convinto. ‘Non succederà niente di male, è solo un’uscita in un pub...’
La signora Weasley gli rivolse un’occhiata ansiosa.
‘Sì, ma...’
‘Dai, mamma, papà ha ragione,’ la interruppe Charlie.
‘Sì, e poi ci sono io a tenere d’occhio i miei fratellini,’ continuò Bill, scoccandole un bacio sulla guancia e guadagnandosi un’occhiataccia dagli altri, soprattutto da Charlie.
‘Se hanno intenzione di ubriacarsi, prima dovranno far diventare sbronzo me,’ ridacchiò con fare rassicurante.
‘Fai poco lo spiritoso, Bill Weasley. Sono ancora tua madre e se torni a casa in condizioni indecenti ho ancora l’autorità per scuoiarti vivo,’ lo rimbeccò la signora Weasley.
Il sorriso sulle labbra di Bill si spense di colpo; non era tanto sicuro che sua madre scherzasse.
Alle otto, uscirono finalmente di casa, dopo che Fleur ebbe salutato Bill con uno zuccheroso ‘Aurevoir, ma chere’ che fece venire i conati di vomito a Ginny e Hermione, ma non si trattò di una serata trascorsa a compiere chissà quali pazzie.
Fu soprattutto un’occasione per pubblicizzare ulteriormente i Tiri Vispi Weasley (Fred e George non perdevano occasione per ricordare a chiunque fosse disposto ad ascoltarli dove trovare gli scherzi migliori) e per permettere agli avventori del pub di godersi il famoso Harry Potter per la durata di un’intera serata.
Come Diagon Alley, il Paiolo Magico era di nuovo affollato di bizzarri clienti, tutti venuti stranamente a conoscenza del matrimonio imminente.
Appena la compagnia entrò, ognuno di loro si precipitò, inciampando e sgomitando, a stritolare la mano di Harry e Ron, il quale cercò di rendersi invisibile (con scarso successo) con le orecchie paonazze e l’espressione terrorizzata.
Non si capì bene come, tutte le persone lì presenti quella sera, compreso Tom, l’oste dalla testa glabra simile ad una noce di gomma, si ritrovarono a festeggiare con Harry e gli altri e, non si capì bene come, Hagrid si ubriacò così tanto così in fretta che ben presto iniziò a cantare brani di canzoni sconnesse insieme ad uno strano personaggio con lunghi guanti neri fino al gomito seduto davanti a lui, brani inframmezzati da ricordi nostalgici quali “I genitori di Harry e il professor Silente sarebbero orgogliosi di lui in questo momento”, ‘La madre di Ron è al settimo cielo” o “Al mio vecchio ci sarebbe piaciuto tanto”, il tutto accompagnato da una buona dose di lacrime e una gran serie di sonore pernacchie, quando Hagrid si soffiava il naso nel suo fazzoletto a pallini formato tovaglia.
Harry, intanto, stava tenendo a bada una mezza dozzina di persone accalcate davanti a lui con una strana luce maniacale negli occhi, raccontando loro per l’ennesima volta la storia della sua vittoria.
Poco più in là, Ron era occupato a tenere d’occhio uno strano tipo alto e pallido con lisci capelli neri che lo stava fissando con aria famelica senza degnare di uno sguardo il punch che aveva ordinato.
L’uomo somigliava stranamente a Sanguini, il vampiro alla festa di Natale di Slughorn un paio d’anni prima, e probabilmente, ragionò Harry, i suoi sospetti erano più che fondati, dato che preferiva annusare e toccare il vetro caldo del bicchiere piuttosto che bere il proprio drink, ascoltando con espressione rapita ogni parola detta da Ron; qualche minuto dopo, Harry vide l’amico alzarsi con una scusa e allontanarsi in fretta dal tipo pallido.
Lee, Fred e George erano immersi in una dimostrazione di Vescicole Sanguinolente con un eccentrico sconosciuto, vestito da capo e piedi di indumenti di pelle di drago, presumibilmente dello stesso stampo di Mundungus Fletcher.
Il resto della compagnia chiacchierava allegramente con amici incontrati lì per caso quella sera (il signor Weasley era il più gettonato), a parte Charlie, totalmente preso da una graziosa ragazza rumena che lavorava nel suo stesso reparto in Romania ed era lì a Londra per lavoro.
Ogni tanto, i fratelli gli gettavano occhiate curiose, sentendolo parlare in rumeno e sobbalzarono quando Charlie scoppiò a ridere fragorosamente, esclamando ‘Da da, Valerya!’.
La ragazza, che a quanto pareva si chiamava Valerya, lo seguì a ruota, prorompendo in una risata argentina.
Il resto della serata trascorse tranquillo senza troppi sconvolgimenti, a parte quello causato da Hagrid, quando trascinò il suo compagno dai lunghi guanti, ormai ubriaco fradicio anche lui, in un pianto disperato: Hagrid aveva appena finito di raccontare la triste storia di Aragog.
Ad un tratto, Harry si accorse con sorpresa che nessuno sembrava intenzionato ad andarsene, sebbene fosse ormai ora tarda, e che, a poco a poco, l’attenzione su di lui stava lentamente calando.
Tutte quelle persone così interessate prima si stavano ora rivolgendo verso i Weasley e Lupin in cerca di altri particolari che Harry non era in grado di fornire.
Dopo essersi scambiati uno sguardo eloquente, Harry e Ron si alzarono con noncuranza e si andarono a rifugiare sulle scale, in un angolino in penombra da cui potevano comodamente osservare il salone sottostante.
Ron si sedette su un gradino a metà rampa circa e si appoggiò al muro sospirando pesantemente; Harry si mise uno scalino sopra di lui e accostò la schiena al corrimano, allungando le gambe con un sospiro di sollievo.
‘Oggi sono arrivate le risposte agli inviti,’ disse Harry dopo un po’.
Ron lo guardò e alzò le sopracciglia.
‘E...?’
‘E quasi tutti hanno accettato,’ continuò Harry.
‘Con quel quasi chi intendi di preciso?’, chiese Ron spazientito.
‘Non verrà solo qualche tuo parente alla lontana, che probabilmente non sa nemmeno chi sia Ginny.’
Le sopracciglia di Ron stavano per essere inghiottite dai capelli.
‘Non facevi prima a dirmi che Krum aveva risposto di sì?’
‘Krum e il resto della squadra,’ sospirò Harry, convincendosi all’istante dell’inutilità della sua idea geniale.
Ron continuò a parlare imperterrito, senza fare caso all’amico.
‘Bene. Benissimo. Ok. Così forse qualcuno si renderà conto di quello che ripeto da non so più quanto tempo, ormai. Quel Krum che vuole essere solo amico di Hermione, come no... Ma lei niente, non vuole starmi a sentire, io mi preoccupo solo per lei -e a ragione!- e invece...tutto perchè ci tengo a lei, ma prova tu a ragionarci...non è che io non mi fidi di lei, anzi...ma, miseriaccia, certe volte mi fa veramente impazzire...e quando provo a spiegarle come stanno le cose mi spara addosso un’orda di canarini infuriati...’
Harry non trovò l’esempio proprio calzante, visto che quando Hermione aveva scagliato quegli uccelli su Ron, lui si era appena fatto beccare avvinghiato come una piovra a Lavanda, ma preferì non commentare.
Ron andò avanti con il suo monologo, ignorando ancora Harry e i suoi silenzi.
‘...mai starmi a sentire, o provare ad ascoltare solo per una volta le mie ragioni, non è chiedere tanto, non ti pare? Ma lei niente, figurarsi... E alla fine, guarda caso, è sempre colpa mia...’
Harry sbuffò e si girò a guardare la tavolata sotto le scale, cercando un pretesto qualsiasi che lo distraesse da Ron.
‘...e mi accusa di continuo, come se lei non sbagliasse mai...sono sempre e solo io a comportarmi male e...’
‘Non è che tu ci sia andato tanto leggero l’altro giorno, comunque,’ si lasciò scappare Harry prima di riuscire a trattenersi.
Le sopracciglia di Ron scomparvero sotto la frangia e Harry si morse troppo tardi la lingua.
‘Cosa?’, gli domandò a bocca aperta.
‘Ho detto che l’altro giorno –quando hai gridato contro Hermione che Lavanda era meglio di lei- ecco...l’hai ferita parecchio,’ disse Harry lentamente, pensando furiosamente.
‘E lei non mi ha mai fatto male, vero?’, si infiammò subito Ron.
‘Non intendevo questo. Sicuramente anche Hermione ha sbagliato, nessuno di noi è perfetto, però -forse- tu hai un po’ esagerato, non ti sembra?’
Harry cercò di contenere il danno il più possibile.
‘Se io ho esagerato, ci deve essere stato un motivo scatenante,’ scandì lentamente Ron con le orecchie paonazze. ‘Non mi certo fatto piacere litigare con lei in quel modo. E comunque, è bello sapere che stai dalla sua parte, Harry.’
‘Io...guarda che ti sbagli, non sto dalla parte di nessuno...’, si impappinò Harry.
Era proprio quello che stava cercando di evitare a tutti i costi: schierarsi con qualcuno dei due.
Ron lo stava osservando con un sorriso forzato sul viso, identico a quello della sera in cui Harry era stato scelto come quarto campione del Tremaghi, e all’improvviso sentì una gran rabbia montargli da dentro.
‘Sai che ti dico, Ron?’, scattò Harry irato. ‘Dopo tutto quello che abbiamo passato, dovremmo solo essere grati del fatto di essere riusciti a tornare vivi tutti insieme. Centinaia di persone non ce l’hanno fatta, e secondo me è un insulto nei loro confronti il fatto che continuiamo a litigare! Proprio noi quattro, per giunta, che siamo stati amici fin dal primo anno a Hogwarts! La maggior parte di quelle persone non è nemmeno riuscita a dire addio alla propria famiglia, lo sai? E se quella gente fosse ancora viva, farebbe di tutto per amare i propri cari, e non sprecherebbe l’opportunità come stiamo facendo noi!  Perciò perchè non la pianti una buona volta di fare lo stupido e la finisci con tutta questa storia di Krum? Come se non lo sapessi che Hermione è innamorata di te e non di lui! ’
E con questo, Harry si alzò e tornò dagli altri, lasciando Ron a bocca aperta seduto sulle scale.

***

Quando rientrarono a casa erano le due passate, ma le ragazze non erano ancora tornate.
Ron era tornato a sedersi al tavolo qualche minuto dopo di Harry ed era rimasto pensieroso per il resto della serata, parlando solo se interpellato.
Harry l’aveva ignorato; era ancora troppo seccato con lui e, quando tornarono alla Tana, andò a letto esausto senza augurargli la buonanotte.
Si lasciò cadere sulle coperte ancora vestito, dicendosi che si sarebbe alzato tra un attimo per infilare il pigiama, ma, a quanto pareva, doveva essersi addormentato perchè si riscosse di soprassalto udendo dei tonfi attutiti alla porta della camera.
Ancora mezzo intontito, guardò la sveglia sul comodino e vide che segnava le due e tre quarti del mattino.
I colpi alla porta continuavano; Harry borbottò un “Avanti” insonnolito e una testa rossa fece capolino all’interno della stanza.
‘Harry, ti posso parlare un secondo?’, chiese Ron.
Harry annuì e sfilò il pigiama da sotto il cuscino, mentre Ron entrava e richiudeva la porta silenziosamente.
‘Senti, Harry, io volevo...ma stavi dormendo?’, si interruppe Ron, notando i movimenti impacciati dell’amico che cercava di infilare la testa in una manica della maglietta.
‘Non –mpf- non proprio,’ bofonchiò Harry, quando riemerse dal buco giusto. ‘Di cosa volevi parlarmi?’
‘Io...ecco...io ti volevo...solo dire che...mi sa che hai ragione,’ disse Ron, fissando con attenzione il soffitto.
Harry finì di sistemarsi i pantaloni e si sedette con la schiena contro il cuscino.
‘Ci sei arrivato, eh?’, commentò sarcastico, osservando Ron in maglietta e boxer.
Ron annuì mesto e, continuando a guardare interessato il soffitto, aprì la bocca per continuare, ma Harry lo fermò prima che potesse profferire un’altra parola.
‘E’ tutto a posto.’
‘No, invece,’ disse Ron. ‘Hai ragione. Su tutta la linea. Sono io che mi comporto ancora da stupido e poi vado in giro a comprare cose come quella.’
Ron distolse finalmente gli occhi dal soffitto e accennò all’armadio, posando infine gli occhi sull’amico.
‘Tu non sei stupido,’ disse Harry.
Ron lo fissò con aria scettica.
‘Ok, forse un pochino. A volte,’ si corresse Harry. ‘Ma non fa niente, davvero. Siamo a posto così,’ continuò.
Non aveva bisogno di sentire le sue scuse.
‘Mi dispiace,’ mormorò comunque Ron, stavolta fissando il pavimento, ma sollevando la testa un attimo dopo per vedere Harry sorridergli apertamente.
Ron ricambiò e si sedette in fondo al letto, stendendosi perpendicolarmente a Harry ed esclamando allegramente, ‘Ehi, sai che hanno ritrovato Olivander?’
‘Sul serio?’, domandò Harry stupito. ‘Dove?’
‘Oh, in un capanno abbandonato giù a Elephant and Castle. Era semisvenuto, poveretto, ma ha già assicurato di voler riaprire in fretta il negozio perchè gli mancano le sue bacchette. Me l’ha detto prima Bill al Paiolo Magico,’ rispose Ron, sventolando una mano per aria e infilando l’altra dietro la nuca.
Continuarono a parlare per un altro po’, finchè pian piano i loro discorsi furono inframmezzati sempre più spesso da sbadigli e infine, senza accorgersene, si addormentarono, Harry con le spalle ancora contro la testiera del letto e Ron disteso comodamente ai suoi piedi.

***

Il matrimonio era alle tre del pomeriggio, ma Harry e Ron vennero buttati giù dal letto la mattina dopo alle dieci da una nervosissima signora Weasley e sballottati di qua e di là prima di arrivare a Diagon Alley.
Harry riuscì a vedere Ginny solo a colazione, quando la ragazza arrivò come un ciclone giù dalle scale, gridando come una pazza “Oggi mi sposo! Oggi mi sposo!” e saltando in braccio a Harry due secondi dopo, rischiando anche di mandarlo a gambe per aria.
Harry cercò di riprendersi e le chiese senza fiato, ‘Ma dov’eri finita ieri sera?’
‘Oh, niente di che. Siamo tornate verso le tre e mezza, ma quando sono entrata in camera ho trovato te e quel rinoceronte di mio fratello comodamente spaparanzati sul mio letto, e così ho dormito con Hermione,’ rispose Ginny scendendo a terra e ridendo di gusto.
Ron le scoccò un’occhiataccia, ma in generale si comportò molto meno sgradevolmente del solito, soprattutto con Hermione e Harry li vide persino scambiarsi un sorrisetto involontario per il comportamento di Ginny; si trattò solo di un attimo, però, perchè Ron e Hermione si affrettarono a distogliere subito lo sguardo.
Poi tutti quanti vennero risucchiati dal vortice dei preparativi: Harry fu trascinato in camera di Ron con l’amico e Bill, e vestito di tutto punto come un damerino; la stessa sorte toccò a Ginny, rinchiusa in camera sua con Hermione, Fleur e la signora Weasley.
Le quattro erano ancora lì dentro quando Ron e Harry vennero accompagnati dal signor Weasley e da Bill alla chiesa a Diagon Alley, e ormai era mezzogiorno passato.
Si Materializzarono davanti alle grandi cancellate e, risalendo il vialetto d’ingresso delimitato da rigogliose siepi fiorite, trovarono Lupin, Tonks, Hagrid e Grop già lì pronti ad aspettarli.
Per una volta Lupin non indossava vestiti sciupati, ed era anzi molto attraente con uno smoking addosso; anche Tonks pareva averlo notato perchè quando Harry, Ron, Bill e il signor Weasley arrivarono, i due si stavano baciando teneramente.
Splendida nel suo abito rosa pallido, quel giorno con capelli castano scuro corti fino alle spalle e occhi verdi, Tonks si fece loro incontro, domandando preoccupata, ‘Le ragazze sono ancora a casa?’.
Quando il signor Weasley le rispose di sì, si volatilizzò immediatamente alla Tana, assicurando che le avrebbe riportate il prima possibile.
Poco più in là, Harry notò Grop, quasi umano ancora una volta: seduto nel giardino sul retro con indosso uno smoking confezionato su misura (Harry non osò nemmeno immaginare quanto tempo potessero averci impiegato), ascoltava attentamente Hagrid, anche lui molto elegante, che gli stava dando istruzioni su come comportarsi.
Harry ebbe solo una fugace visione del giardino decorato a festa e dello spazioso palco rialzato situato dietro ad una miriade di tavoli circolari prima di venire catturato insieme a Ron, Lupin e Hagrid dal pastore che li costrinse a riprovare i passi un’ultima volta; dopodichè, vennero condotti in una confortevole stanza all’interno dell’edificio e venne comunicato loro di aspettare lì.
Harry guardò nervosamente l’orologio al polso e restò spiazzato.
Erano le due e un quarto.
Dove diavolo era finito il resto della mattinata?
Una strana ansia si impadronì di lui, ma poi, un altro pensiero si fece strada nella sua mente: tra poco meno di un’ora avrebbe sposato Ginny e questo lo tranquillizzò come nemmeno un calderone di Felix Felicis avrebbe potuto fare.
Era difficile da spiegare, ma era come se la sua vita fosse stata un puzzle e ora, finalmente, tutti i pezzi stessero andando al loro posto; ogni tassello era già stato predestinato e non si poteva incastrarlo da qualche altra parte o il quadro generale sarebbe stato rovinato.
‘Tutto bene?’, domandò Lupin a Harry in tono incoraggiante, vedendolo con lo sguardo perso nel vuoto.
‘A meraviglia,’ rispose Harry e ingannò il poco tempo rimasto unendosi alle chiacchiere eccitate di Ron e Hagrid; ogni tanto Lupin gli scoccava qualche occhiata in tralice, ma non disse più niente.
A intervalli regolari, qualcuno entrava nella stanza.
Il più delle volte si trattava dei Weasley che facevano rapporto su cosa stesse accadendo là fuori (a Harry e gli altri era stato consigliato di non uscire se volevano arrivare in tempo all’altare), ma ad un certo punto fece ritorno anche Tonks, subito dopo Fred, che aveva appena annunciato loro l’arrivo della maggior parte degli ospiti.
‘Di là siamo pronte, anche se Molly è piuttosto agitata e Arthur non sa più come calmarla,’ esclamò appena entrata. ‘E Ginny mi ha chiesto di dirti che non vede l’ora di sposarti,’ soggiunse, rivolgendosi a Harry.
‘Reciproco,’ rispose lui, schiarendosi la voce; improvvisamente aveva la gola arida.
‘Benissimo. Visto che qui è tutto tranquillo, io tornerei di là. Sono uscita proprio mentre Molly cercava di...ops!’
Tonks si era voltata per cercare la maniglia con la mano, ma nel farlo era andata a sbattere contro un grosso vaso di fiori pieno d’acqua poggiato lì vicino e l’aveva scaraventato a terra, schizzandosi il vestito.
‘Oh no, che macello! Scusatemi... Reparo!’, disse subito.
Lupin andò a raccogliere il vaso e lo risistemò sul mobile, mentre Tonks si ripuliva l’abito con un ‘Gratta e netta’ non molto efficace; tuttavia, le macchie più evidenti sbiadirono.
‘Vai da Molly, è una vera esperta in fatto di macchie, te lo farà tornare come nuovo,’ le suggerì Lupin, riuscendo a rimandarla di là senza combinare ulteriori disastri e salutandola con un bacio sulla guancia.
Alla fine, alle tre meno cinque, entrò la signora Weasley, elegantissima nel suo lungo abito color perla, e Harry capì che era arrivato il momento.  
‘E’ ora,’ disse semplicemente.
Harry si alzò (perchè ora non si sentiva più le gambe?), seguito da Ron, Lupin e Hagrid e si incamminarono tutti lungo i corridoi tortuosi dell’edificio fino ad arrivare alle porte della navata.
Un attimo dopo, si presentarono anche Fleur e Hermione, entrambe trafelate; Fleur continuava a rassettarsi il vestito e i capelli, ma avrebbe potuto anche versarsi un secchio di vernice in testa e nessuno l’avrebbe notato.
La Veela era bella da togliere il fiato, ma secondo Harry, Hermione era molto meglio.
Quell’abito le donava tantissimo e lui si ritrovò a chiudere in frette la bocca prima che qualcuno lo notasse: Hermione pareva risplendere di luce propria e aveva un non so che di genuino che Fleur non avrebbe mai potuto raggiungere.
Anche Ron doveva pensarla allo stesso modo, a giudicare dall’occhiata a dir poco lusinghiera che le scoccò.
‘ ‘Agrìd, è sempliscemonte meraviglioso ontrare con te,’ esclamò Fleur, sorprendendo tutti.
Hermione rimase di sasso; sicuramente non si aspettava una reazione del genere, ma Harry iniziava ad essere sempre più nervoso per badarle; la signora Weasley se ne accorse e, ad un suo cenno, le coppie si allinearono una davanti all’altra.
Hermione e Ron si avvicinarono, piazzandosi dietro e Fleur e a Hagrid (che sovrastava la ragazza di mezza spanna buona), e Harry notò che Ron non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Hermione e che lei non sembrava esserne troppo dispiaciuta, dato il ghigno soddisfatto che le si era stampato sul viso.
Hagrid spalancò le porte della navata e le due coppie iniziarono a percorrere lentamente il corridoio centrale delimitato da innumerevoli file di panche, tutte gremite di persone.
Poi, quando le damigelle e i testimoni si fermarono e si voltarono verso gli invitati, Lupin e la signora Weasley presero Harry a braccetto e cominciarono a camminare verso l’altare.   
    
 

Per TINAX86: Ahah! Mi piace il tuo gusto sadico XD. Grazie mille, e resta sintonizzata!
Per titty79: Oddio, povera Hermione! Va bene che certe volte mi è stata un po' sulle scatole, ma odiarla così tanto... Non se lo merita, povera ragazza! XD Grazie, alla prossima! 

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Capitolo 14
*** 14.Do you remeber when...? ***


Chapter 14
Do you remember when...?

    
Fleur costringeva Hagrid a camminare lentamente lungo il corridoio di panche per farsi ammirare da tutti, in particolare da suo marito, seduto in una delle prime file insieme ai fratelli. Il lungo abito che indossava le strusciava morbidamente ai piedi, quasi a ritmo con la musica che accompagnava l’entrata. Bill sorrise raggiante appena Fleur si portò alla sua altezza...

***

Hagrid quasi non faceva caso al fatto di doversi muovere al rallentatore per stare al passo con Fleur Delacour; era troppo impegnato a sorridere a Olympe Maxime, la quale gli stava facendo dei cenni con la testa da una delle file di mezzo. Anche seduta, superava di mezza spanna gli altri, ma che importava? Gran donna, Olympe...

***

Hermione sentì il braccio di Ron farsi più stretto attorno al suo e gli mollò una gomitata nel fianco, senza che nessuno la notasse.
‘Ahi,’ mugugnò Ron.
‘Silenzio,’ gli sibilò Hermione con ira. ‘Continua a sorridere.’
Un attimo dopo, la ragazza notò un viso tra la folla, precisamente nella quarta panca dall’alto, e con esso altri sei intenti a darsi di gomito e a parlottare tra loro incuriositi.
Hermione sorrise a Viktor mentre sfilava accanto a lui, e vide il Bulgaro ricambiarla calorosamente, prima di venire distratto da Ivanova, l’unica ragazza nel gruppo, la quale gli stava tirando gentilmente una manica dell’abito e gli accennava con la testa alla damigella.
Hermione vide Krum annuire ad Ivanova e poi tornare a guardarla con ammirazione; Ron, al suo fianco, si irrigidì.
Bene, pensò. Bene.
Doveva schiattare di gelosia come minimo, dopo l’accusa che le aveva rivolto.
Come osava solo lontanamente paragonarla a Lavanda?
Hermione sentì una morsa di gelosia e rabbia stringerle la bocca dello stomaco e scene confuse di Ron e Lavanda avvinghiati in una poltrona della Sala Comune le si pararono davanti agli occhi.
Ron avrebbe dovuto pagare per tutte quelle cattiverie...

***

Ron lo vide subito, appena iniziò a camminare con Hermione al braccio.
Eccolo là, quarta fila dall’alto, che sorrideva spudoratamente.
Viktor Krum...
Strinse involontariamente il braccio di Hermione al proprio e si ritrovò un gomito piantato tra le costole.
‘Ahi,’ mugugnò.
‘Silenzio,’ sentì Hermione sibilargli irata. ‘Continua a sorridere.’
Ron ubbidì (non era il caso di contrariarla ulteriormente), ma non era minimamente intenzionato a cessare le ostilità contro Krum.
In quel momento, si sarebbe volentieri tuffato in una tana di Acromantule pur di potersi rimangiare l’ultima frase pronunciata contro Hermione.
Come accidenti gli era venuto in mente di fare confronti tra lei e quell’oca di Lavanda?
Era impazzito?
Lui amava Hermione in un modo che non riusciva neppure a spiegarsi, tanto era cotto di lei; con quel vestito, poi...
Era assolutamente divina.
Ma anche Krum lo aveva notato, a giudicare dalle occhiate di fuoco che le stava lanciando; si distrasse solo un attimo, quando Ivanova gli chiese qualcosa in un orecchio e lui le rispose di sì, poi tornò a posare gli occhi su Hermione.
La sua Hermione.
Per fortuna, erano arrivati a destinazione, ma Ron sapeva che, in un futuro non molto lontano, sarebbe stato punito per la propria condotta.
Sospirando pesantemente, si staccò da Hermione e andò a mettersi in posizione accanto ad Hagrid, che aveva lo sguardo fisso su un punto imprecisato tra gli invitati.
Ron si voltò e capì a chi era diretto il sorriso da ebete stampato sul viso del guardiacaccia: Madame Maxime era seduta in una delle file centrali...

***

Harry aveva le gambe di piombo e la bocca arida; deglutì più volte, ma il risultato rimase lo stesso.
Appena le coppie giunsero a destinazione, Tonks comparve dietro a lui, sussurrando eccitata alle proprie spalle, ‘Ci siamo, ci siamo!’
Harry si voltò, ma la signora Weasley e Lupin lo trascinarono quasi di peso in avanti e tutti gli invitati si girarono a guardarlo con un gran fruscio d’abiti; persino il pastore dietro all’altare (Harry si domandò quando mai fosse arrivato) sistemò una candela e alzò lo sguardo sul fondo della navata, poggiando le mani sul tavolo.
La signora Weasley rivolgeva sorrisi raggianti a tutti con gli occhi già pieni di lacrime, mentre Lupin aveva il volto contratto in una smorfia che doveva essere di incoraggiamento.
Harry osservò le innumerevoli paia di occhi che non avevano alcuna intenzione di mollarlo e si lasciò andare ai pensieri più strani...
...Ricordò il suo primo incontro con Ginny, alla stazione di King’s Cross il primo anno, quando ancora non sapeva come fare a raggiungere il binario nove e tre quarti.
Ricordò quando l’aveva salvata dal Basilisco e di come lei fosse stata così timida con lui durante tutto l’anno scolastico.
Ricordò quando era andata al Ballo del Ceppo con Neville, al quarto anno.
Ricordò le spensierate partite di Quidditch giocate alla Tana durante le estati che Harry aveva passato lì.
Ricordò quando era entrata in squadra al posto suo dopo che la Umbridge lo aveva squalificato a vita al quinto anno.
Ricordò come fosse averla in squadra al sesto anno con lui come suo Capitano e trarne il massimo profitto perchè quella era l’unica occasione in cui poteva starle accanto senza destare sospetti.
Ricordò le stranissime sensazioni che lo avevano portato a capire quanto fosse innamorato di lei durante il sesto anno.
Ricordò quando lui e Ron l’avevano beccata a baciarsi con Dean in un corridoio deserto e scuola e di come il mostro neonato nel petto di Harry avesse voluto strangolarlo.
Ricordò quando gli era venuta incontro dopo aver vinto la Coppa di Quidditch l’ultimo anno e il loro primo bacio sotto gli occhi dell’intera Sala Comune.
Ricordò il funerale di Silente, quando lui le aveva comunicato di voler troncare la loro storia per proteggerla e lei non aveva pianto.
Ricordò la loro prima notte d’amore e le lacrime di Ginny quando lo aveva visto partire qualche ora dopo.
Ricordò i loro piani non ancora definitivi sulla luna di miele; Ginny voleva andare a Parigi per due settimane, ma voleva comportarsi da Babbana e Harry aveva riso alla sua eccitazione. Da quel lato, assomigliava straordinariamente a Ron.
, pensò Harry. Sì, Parigi era una bella idea. Lo avrebbe detto a Ginny più tardi.
Ricordò, infine, stavolta vedendo Ron e Hermione ai due lati dell’altare, che anche i suoi due migliori amici erano innamorati e tutti i loro litigi avvenuti proprio a causa di questo.
Però seppe anche che loro quattro non si sarebbero mai divisi, non dopo tutto quello che avevano affrontato e si sentì bene al pensiero che avrebbe sempre avuto qualcuno su cui poter contare.
Perchè Harry, Ginny, Hermione e Ron semplicemente non potevano essere separati...
...Chissà come, era arrivato all’altare; Hagrid e Ron erano il ritratto della felicità, Fleur aveva una lacrima che le scendeva lungo una guancia e anche Hermione ogni tanto si tamponava gli occhi con una mano nel tentativo di nascondere le proprie.
Sorridendo alla scena, guardò la signora Weasley e Lupin sedersi accanto agli altri Weasley in prima fila e si girò per vedere la porta da cui era appena arrivato.
In quel momento, la musica cambiò e tutti i presenti si alzarono con un morbido grattare di panche per osservare la sposa risalire la navata: Ginny era comparsa con a fianco il signor Weasley e Tonks.
Harry rinunciò una volta per tutte a respirare (quel giorno era un lusso che non poteva permettersi); la visione di Ginny gli aveva semplicemente mozzato il fiato.
La ragazza indossava un lungo abito bianco a maniche corte con profondo scollo a v sulla schiena; la gonna era stretta fino alle ginocchia e si allargava in un piccolo strascico da lì in poi, formando anche una piccola ruota quando camminava.
Niente velo, niente ricami o pizzi, niente brillanti, i capelli raccolti in uno chignon da cui ricadevano numerose ciocche fiammanti, Harry vide che Ginny portava solo la stessa espressione dura e splendente che le aveva già visto nel corso del sesto anno: quando la ragazza aveva vinto la Coppa del Quidditch e al funerale di Silente.
Stringendo il bouquet di gigli bianchi tra le mani e sorridendo, Ginny risalì nervosamente la navata con il signor Weasley e Tonks e, una volta giunta a destinazione, prese la mano che Harry le porgeva mentre i suoi accompagnatori si portavano accanto a Lupin e alla signora Weasley.
Dall’espressione particolare che attraversò il viso di Ginny, Harry capì che si sentiva esattamente come lui e che un fiume di ricordi stava scorrendo anche a lei davanti agli occhi.
La musica cessò e gli invitati tornarono a sedersi; il pastore si schiarì la voce e iniziò a parlare.
‘Siamo qui riuniti quest’oggi per celebrare l’unione di due anime eroiche, quelle di Harry Potter e Ginevra Weasley. Possa il loro amore durare in eterno e mantenersi vivo come adesso. Ora,’ il vecchio si rivolse alla coppia che gli stava dinanzi. ‘Avete preparato i vostri giuramenti?’
I due annuirono e Harry ridacchiò tra sè e sè, ricordando quanto fosse stato difficile trovare le parole giuste dopo aver appreso la notizia dalla signora Weasley.
‘Molto bene,’ continuò il pastore. ‘Mentre voi li reciterete, io evocherò l’Incantesimo d’Unione. A lei la parola, signor Potter.’
Harry rimase in silenzio per un attimo, con le gambe che gli tremavano: si era completamente dimenticato tutto il discorso.
Fissò prima il pastore, poi Ginny; la ragazza lo esortò con lo sguardo e Harry ricordò improvvisamente le parole con le quali voleva cominciare.
‘Non...non sono bravo a fare discorsi, ma questo tu lo sai già,’ attaccò, prendendo le mani di Ginny e sentendosi decine e decine di occhi puntati addosso. ‘Perciò oggi mi limiterò a ripetere cose che ti ho già detto in passato, solo che stavolta le sentiranno anche altri oltre a te.’
Harry si inumidì le labbra e respirò a fondo.
‘Non siamo stati insieme per molto tempo, ma a me sono bastati solo pochi minuti per capire che volevo trascorrere il resto della mia vita con te. Cause di forza maggiore ci hanno separato,’ il viso di Ginny fu attraversato da un sorriso obliquo, ‘ma quando sono finalmente riuscito a tornare da te è stato come rinascere. Ho passato anni senza accorgermi di quanto fossi speciale e ti considerassi solo la sorellina del mio migliore amico, e se solo fossi stato meno stupido avremmo potuto avere molto più tempo per noi. Ma ora non ha più importanza. So che a molte persone potrà sembrare avventato quello che stiamo facendo, o che quasi tutti hanno pensato almeno una volta “Povero Harry Potter, sposarsi così presto, è così giovane, ha solo 18 anni”... Ma non mi importa un accidenti di quello che dicono gli altri: io ti sposo perchè ti amo, Ginny Weasley, e perchè so che non riuscirei a vivere sapendoti con qualcun altro che non sia io al tuo fianco.’
Ginny strinse convulsamente le dita di Harry, gli occhi che scintillavano; una lingua di fuoco argentata scaturì dalla punta della bacchetta del pastore e circondò le mani unite dei due, formando un tremolante otto orizzontale a mezz’aria.
‘A lei, signorina Weasley,’ disse il pastore.
Ginny emise un buffo suono a metà tra un singhiozzo e una risata e una lacrima le scese lungo la guancia.
Tirando su col naso e stringendo un attimo le labbra, cominciò a parlare con voce ferma.
‘Tu non sei stupido, Harry, eri solamente troppo impegnato a salvare il mondo magico. E mentre tu ti comportavi da eroe, io uscivo con ragazzi sempre diversi solo per cercare di attirare la tua attenzione. Secondo te, chi è lo stupido adesso?’ Harry sorrise. ‘E’ da quando sono bambina che ho un’ammirazione spropositata per il grande e famoso Harry Potter, ma crescendo ho imparato che non sei solo grande e famoso.’
Qui Ginny esitò per un secondo, troppo emozionata per andare avanti.
‘Sei leale, gentile, un amico fedele su cui si può sempre contare, sei un eroe. Io non ti amo perchè sei Harry Potter, ti amo perchè sei tu. E giuro che non ti cambierei per nient’altro al mondo.’
Di nuovo la stessa risata tra le lacrime.
Harry pensò che non avrebbe potuto essere più bella.
‘Quando mi hai chiesto di diventare tua moglie...beh, quello è stato semplicemente il giorno più bello della mia vita. So che è una frase banale, ma non riesco a trovare altre parole per descrivere come mi sento. E ti posso assicurare una cosa, Harry: se per caso tornassi indietro, rifarei tutto daccapo senza cambiare niente. Non importa se ci siamo messi insieme solo qualche mese prima della guerra, non importa se non ci siamo visti per quasi un anno... Quello che io provo per te resisterebbe anche alla morte.’
Il viso di Ginny era lucido di lacrime e teso fino allo spasimo da quanto era serio.
Il pastore preparò di nuovo la bacchetta, ma Ginny non aveva ancora finito di parlare.
‘Quindi, sì, anche io ti sposo perchè ti amo e perchè so che non sarebbe vita quella senza di te.’
Ginny fece un cenno di assenso al pastore, il quale sorrise brevemente e fece scaturire un altro filo luminoso a forma di otto, stavolta ancora più chiaro del precedente tanto da sembrare un fiotto di pura luce, che andò a creare una croce con l’altro.
Il punto di intersezione tra i due fili si ingrossò fino a diventare una sfera bianchissima, che sfiorò con la propria luce i due sposi e poi implose su sè stessa silenziosamente; i fili non c’erano più.
‘Gli anelli, prego,’ disse di nuovo il pastore.
Ron si fece avanti e Harry sussultò; si era dimenticato di essere in mezzo ad una folla, visto che in quel momento per lui esistevano solo gli occhi ambrati di Ginny. Harry prese la scatolina che l’amico gli porgeva e il pastore, con un altro colpo di bacchetta, la aprì, tenendola sospesa, poi invitò Harry e Ginny a prendere un anello.
Loro obbedirono e Harry, alzando lo sguardo, vide che Hermione era esplosa in un pianto silenzioso, anche se si ostinava ancora a sorridere, mentre la signora Weasley singhiozzava copiosamente sulla spalla del marito.
‘Avete pronunciato i vostri giuramenti: tutti ne siano testimoni. Siete stati uniti dalle parole, ora verrete uniti per mezzo di un segno tangibile.’
Il pastore si fermò e alzò le mani.
‘Vuoi tu, Harry Potter, prendere questa donna come tua legittima sposa e amarla e rispettarla per tutti i giorni della tua vita, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella gioia e nel dolore, finchè morte non vi separi?’
‘Lo voglio,’ disse Harry, infilando l’anello al dito di Ginny.
‘Vuoi tu, Ginevra Weasley, prendere quest’uomo come tuo legittimo sposo e amarlo e rispettarlo per tutti i giorni della tua vita, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella gioia e nel dolore, finchè morte non vi separi?’
‘Lo voglio,’ disse Ginny, infilando l’anello al dito di Harry.
‘Per l’autorità conferitami dal Ministero della Magia, io vi dichiaro marito e moglie,’ proclamò infine il pastore. ‘Può baciare la sposa.’
Harry non se lo fece ripetere due volte; si avvicinò a Ginny, che ora piangeva senza più alcun ritegno, e la strinse per la vita, baciandola appassionatamente come la prima volta.
Intorno a loro si scatenò un gran brusio di voci e un’esplosione di flash, mentre tutti gli invitati si alzavano in piedi e iniziavano ad applaudire.
Quando Harry si staccò da Ginny, la abbracciò stretta, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla e lasciandola piangere quanto voleva; poi guardò Ron e Hermione, entrambi con un gran sorriso stampato in faccia, che cercavano di consolare Hagrid (anche lui in preda al pianto dietro al suo fazzolettone a pallini) e cercavano di congratularsi con Harry nello stesso momento.
Notò anche la famiglia Weasley, Lupin e Tonks, ognuno di loro in piedi in prima fila, ognuno di loro un’immagine della gioia più pura per il fatto che Harry Potter avesse sposato Ginny Weasley.





Spero che il momento tanto atteso sia stato di vostro gradimento XD
Questo era il penultimo capitolo. Ora manca solo la conclusione, giusto per tirare un po' le fila di tutta questa pappardella di racconto. Vi ringrazio per le recensioni, ragazze! Puntuali e precise come sempre...così precise che le avete lasciate ad un solo minuto di differenza l'una dall'altra ^_^ Sembra quasi che vi diate appuntamento XD
Un bacio, alla prossima!

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Capitolo 15
*** 15.Preside? No, grazie... ***


Chapter 15
Preside? No, grazie...


Era pomeriggio inoltrato, quasi le cinque e mezzo, quando riuscirono ad uscire in giardino.
Fred e George ce l’avevano fatta, con l’aiuto di Lee, a prenotare le Sorelle Stravagarie per quel giorno, anche se, a detta loro, erano state le cantanti a proporsi, sostenendo di non poter continuare a vivere senza quell’invito.
Sul palco, erano state allestite una batteria, una pianola e qualche chitarra e la gente vociava allegramente, chiedendosi chi mai sarebbe arrivato, e attardandosi tra i tavolini ricoperti da tovaglie bianche di pizzo e centrotavola di spighe mescolate a gigli candidi, a riprendere il bouquet della sposa.
Mentre Harry era appena riuscito a liberarsi da un fotografo troppo zelante che aveva costretto gli sposi e i vari familiari a ripetere almeno quattro volte ogni singolo scatto, sostenendo che quel matrimonio sarebbe dovuto risultare “assolutamente per-fet-to!”, Ginny era rimasta intrappolata in balia di una qualche decina di zie e cugine, le quali non avevano alcuna di intenzione di lasciarsi sfuggire la neo signora Potter.
Harry osservava la scena seduto al tavolo riservato sistemato più in alto su una pedana rispetto agli altri posti, sorridendo alla vista di sua moglie che rideva e volteggiava tra i parenti; ormai entrambi si erano rassegnati per quel giorno ad essere richiesti da tutti.
Abbassò gli occhi sul cerchietto dorato all’anulare sinistro e se lo rigirò sul dito, assorto nei propri pensieri.
Per la prima volta forse in tutta la sua vita si sentiva veramente bene, senza alcuna minaccia in agguato dietro le spalle... e se qualcosa fosse spuntato nuovamente all’orizzonte, lo avrebbe affrontato senza timore; ormai il peggio era passato e non avrebbe mai più permesso che qualcuno toccasse le persone che amava.
All’improvviso, ricevette una pacca sulla spalla e Ron si sedette di fianco a lui, passandosi un dito dentro il collo della camicia per allentarlo.
‘Al tre?’, domandò rivolto a Harry.
‘Uno...due...tre,’ contò Harry, slacciandosi la cravatta e lanciandola sulla tavola insieme a Ron.
‘Cominciavo a non poterne più,’ disse Ron con un sospiro di liberazione, massaggiandosi la nuca e abbassando la testa. ‘Tra parentesi, mi sono appena liberato di Lavanda.’
Harry lo guardò interrogativo, senza replicare alcunchè.
‘Mi ha buttato le braccia al collo come se fossimo stati grandi amici e lei non mi avesse gridato contro per metà del sesto anno a Hogwarts.’
Harry continuò a fissarlo e poi gli chiese:
‘Dove hai lasciato Hermione, piuttosto? Credevo volessi farti perdonare.’
Ron alzò la testa e osservò con occhi vacui sua sorella parlare con Neville e Luna.
‘Non è che io l’abbia lasciata da qualche parte, piuttosto è stata lei a prendere e andarsene da Viktor e dai suoi amichetti subito dopo le foto, caro cognato,’ soggiunse ironico, sempre rivolto al bicchiere davanti a lui. ‘Appena deciderà di tornare in mezzo ai comuni mortali, vedrò di parlarle.’
‘Io ti consiglierei di prendere in ogni caso questo, e di andare subito a cercarla,’ suggerì Harry, tendendo all’amico il piccolo tesoro che avevano nascosto in precedenza in camera di Ginny, estraendolo da una tasca interna dello smoking.
Ron parve stupito.
‘Harry, no, mi pare ti avessi detto che avrei aspettato...per non mettere in ombra nessuno, avevamo detto...’, disse, aggrottando le sopracciglia.
‘Tu prendilo. Non si sa mai,’ ribadì Harry.
Ron afferrò la scatolina e rimase a fissarla per un attimo.
‘Ginny ti ha minacciato, vero?’, chiese poi con un ghigno.
Harry annuì.
‘Già. E tu non vuoi il tuo unico cognato sulla coscienza per le tre settimane a venire, dico bene?’, chiese Harry.
Il ghigno di Ron si allargò ancora di più mentre metteva la scatola in tasca.
‘Ci mancherebbe altro. Di cosa ti ha minacciato?’
‘Di rendermi la luna di miele un inferno,’ rispose Harry, versandosi da bere. ‘Soprattutto la prima notte,’ continuò a bassissima voce, portandosi il bicchiere alle labbra.
Ron scoppiò a ridere, ma venne interrotto dall’arrivo di Ginny, che si era appena sbarazzata di tutti ed era salita a parlare con i due.
‘Cosa c’è di così divertente?’, chiese, prendendo posto all’altro fianco di Harry e passandogli una mano sulla nuca.
‘Niente di che. Sei ancora viva?’, le disse Harry, spostandole un ciuffo di capelli dietro all’orecchio.
‘Sì sì, non ti preoccupare. Ah, Hagrid mi ha chiesto di dirti che si allontanerà un momento per riportare a casa Grop, ma che tornerà subito. E dietro zia Muriel mi è parso di aver visto un paio di elfi domestici, ma non ne sono certa,’ disse Ginny. ‘Sai, Harry, credo che dovresti scendere nella mischia anche tu ora,’ continuò poi, cercando di sistemargli i capelli. ‘Lo so che tutte quelle moine risultano parecchio pesanti dopo un po’, soprattutto con quelle persone che sono venute solo per abbuffarsi e spettegolare, però ci sono anche alcuni amici con cui vale la pena congratularsi, no? Ad esempio, prima ho visto Fred e George che cercavano di evitare che Baston si catapultasse sulla squadra bulgara,’ concluse ridendo.
‘Ci avrà sicuramente pensato Hermione a proteggerli,’ borbottò Ron caustico.
Ginny tornò seria in un baleno.
‘No, Ron, Hermione non c’era. Veramente non l’ho vista da nessuna parte e credo sarebbe meglio che tu,’ gli puntò un dito contro, ‘andassi a cercarla. Prova a tornare verso l’ingresso, dove c’è quel pozzo tra gli alberelli. Magari aveva voglia di stare da sola.’
Ron non le rispose e tornò a fissare il bicchiere con occhi vacui.
‘Dico davvero, Ron. Vai da lei,’ continuò imperterrita Ginny.
Harry sospirò; si alzò, nascose le cravatte sulla sedia e tese una mano a Ginny.
‘Vogliamo andare?’, le chiese.
Ginny prese la mano che il marito le porgeva e lo seguì, tuffandosi di nuovo tra i parenti, non senza aver però lanciato un’ultima occhiata a Ron.

***

Ron camminava lentamente lungo il viale avvolto nel silenzio che costeggiava l’ala destra della chiesa.
Prima non ci aveva prestato attenzione, ma quel posto era decisamente grande.
E decisamente bello.
In quel momento, tutti quanti si trovavano sul retro e l’unico rumore presente era quello dei passi di Ron sulla ghiaia.
Soffermandosi ad ammirare lo zampillare di una fontana di pietra a tre piani sulla destra, il ragazzo camminò fino al cancello d’entrata e lo superò, continuando a sinistra fino ad un rado boschetto di bassi alberelli, oltre i quali era stato costruito un pozzo senza alcun uso pratico se non quello di servire da sfondo per le fotografie.
Lì, seduta sul bordo con la schiena appoggiata ad una trave e le ginocchia raccolte vicino al petto, c’era una figuretta vestita di blu.
‘Mione?’, la chiamò Ron.
La figuretta voltò la testa verso di lui, poi tornò a fissare un punto imprecisato appena riconobbe il proprio interlocutore; Ron si avvicinò e si andò a fermare di fronte a lei, con le mani in tasca e il colletto della camicia slacciato che sobbalzava ad ogni suo passo, senza sapere bene come attaccare discorso.
‘Cosa vuoi, Ronald?’, prese la parola Hermione dopo qualche secondo, sempre con lo sguardo distante.  ‘Hai lasciato da sola la tua Lav-Lav un’altra volta, per caso?’, continuò sprezzante.
‘Mi...mi stavo chiedendo dove fossi finita,’ rispose Ron, ignorando volutamente la domanda. ‘Mi sono girato e l’attimo dopo non c’eri già più.’
‘E allora?’
‘E allora ho deciso di venire a cercarti.’
‘Vattene.’
‘No, dai, Mione non fare così, io...’
‘Tu cosa, Ronald?’, sibilò Hermione, alzando finalmente su di lui due occhi colmi di rabbia. ‘Primi mi umili, poi pretendi che mi comporti normalmente con te?’
Ron gelò all’impatto delle parole di Hermione; senza fiato, non seppe cosa replicare, mentre la ragazza sospirava pesantemente, passandosi una mano sugli occhi.
‘Non possiamo andare avanti così, ne sei consapevole, Ron, vero? Se non riusciamo a trovare una soluzione, allora tanto vale finirla qui,’ mormorò addolorata.
‘Cosa?’, sbottò Ron
‘Hai capito bene,’ continuò Hermione. ‘Ci ho pensato a lungo e...’
‘No!’, esclamò Ron, indignato.
‘No che cosa?’, ribattè Hermione, fulminandolo con occhi pieni di lacrime. ‘Se non riusciamo a non litigare per qualche giorno neppure ora che abbiamo una relazione, neppure dopo tutto quello che abbiamo affrontato insieme, mi spieghi come si può andare avanti, eh, Ron?’
‘Mione, ascolta...non puoi decidere da sola certe cose...io non...’
‘Oh mio Dio!’, Hermione si portò le mani davanti alla bocca. ‘Tu non vuoi andare avanti, è così?’
‘Certo che voglio andare avanti, Hermione!’, alzò la voce Ron per zittirla un momento. ‘Ho avuto la fortuna di non averti perso in guerra e non ho intenzione di sciupare questa occasione lasciandoti andare, credimi. Sono stato un emerito imbecille a dirti tutte quelle cose orribili, non ne avevo alcun diritto,’ continuò poi, recuperando un tono più tranquillo. ‘Io ti amo, Mione, e lo sai bene che non posso stare troppo senza di te, o mi ritroverò nei guai come al solito.’
‘Sono finiti i tempi della scuola, Ron,’ commentò Hermione, asciugandosi con rabbia una lacrima fuggitiva.
‘E invece no,’ la contraddisse gentilmente Ron, avvicinandosi a lei e sfiorandole la guancia con un dito. ‘Forse è finito il tempo in cui avevo bisogno dei compiti...ma non smetterò mai ad aver bisogno di te.’
Hermione chiuse gli occhi e respirò profondamente.
‘No.’
‘Come no?’, chiese Ron stupito, appoggiandole una mano sotto il mento; in quel momento, Hermione riaprì gli occhi e saltò a terra, allontanandosi da lui di qualche metro.
‘No, non funziona così,’ disse con voce volutamente controllata per trattenersi dall’esplodere. ‘Non bastano un paio di dolci paroline per sistemare tutto.’
‘Ma io dico sul serio, non ti prendo in giro, Mione.’
Ron era completamente disorientato.
‘Non ho mai detto che le tue parole fossero false, Ron,’ continuò Hermione, ammorbidendosi un poco.
‘Ma...?’ Ron fece un passo avanti ad afferrarle le mani.
‘Ma adesso non basta più,’ disse lei, scuotendo la testa. ‘Sono stanca, Ron. Stanca di tutti i nostri tira e molla... pace, litigio e poi di nuovo pace...non potremo mai avere una relazione stabile di questo passo...’, continuò, stringendo le mani di Ron. ‘Ho bisogno di qualcosa di più oltre alle scuse, stavolta,’ concluse, distogliendo, ancora una volta, lo sguardo.
Ron rimase lì a dondolare le mani di Hermione per qualche secondo, pensando; poi ruppe il contatto e pescò dalla tasca della giacca una scatolina di velluto blu, che aprì sotto lo sguardo allibito di Hermione.
‘Questo ti basta?’
‘Ommioddio,’ esalò lei, con una mano sul cuore e l’altra premuta sulle labbra. ‘Quando ho detto che serviva qualcosa di più non intendevo proprio... ma...non...non stai scherzando, vero? V-voglio dire...ci hai pensato bene prima di decidere, non lo stai facendo solo per rabbonirmi o...o...oddio,’ la voce di Hermione si smorzò in un pigolio.
‘E’ quasi un mese che me lo porto dietro nella speranza di trovare il momento giusto per chiedertelo,’ mormorò Ron con un sorrisetto. ‘Non volevo che succedesse così, soprattutto non oggi per non mettere nessuno in secondo piano, ma visto come sono andate le cose...Secondo te, è stata una decisione improvvisa o presa solo per emulare Harry e Ginny?’, chiese ironico Ron, continuando a ridacchiare allo sbigottimento della ragazza.
‘Hermione...’ attaccò poi fissandola con gli occhi che brillavano, ma lei lo precedette.
‘Sì.’
Due lettere, una sola sillaba, e Ron fu l’uomo più felice del mondo; sfilò la splendida fascetta di oro bianco con incastonati sopra tre piccoli zaffiri e la infilò sull’ anulare sinistro di Hermione, la quale decise di rimanere in silenzio notando la concentrazione di Ron.
Sorrise poi raggiante quando il ragazzo terminò il proprio capolavoro e la strinse a sè, baciandola a lungo e posandole le mani sulla schiena mentre Hermione giocherellava con i suoi capelli rossi.
Quando si separarono, Ron posò la fronte a quella della ragazza e mormorò in tono di scusa:
‘Mi dispiace per tutte le cattiverie che ti ho detto e per ogni sciocchezza che ho fatto. D’ora in poi la smetterò con tutta questa storia di Krum, promesso.’
Hermione fece un pallido sorriso, ancora stretta a lui, e gli domandò:
‘Perchè sei stato con lei, Ron?’
‘Oh, no, Mione, ti prego, lo sai che sono un idiota...’
‘Perchè, Ron? Rispondi solo questa volta e mai più, ma con sincerità.’
Ron si staccò da lei con un sospiro e le diede le spalle; stette in silenzio per qualche momento, pensandoci su, e, tornando a guardarla:
‘Ero geloso. Geloso per il fatto che tu, Ginny e Harry foste stati più o meno con qualcuno e io no. Ce l’avevo con voi e mi sono letteralmente appiccicato al primo essere umano di sesso femminile che ho trovato. E’ una cosa orribile da dire, lo so,’ disse sconsolato, con le braccia lungo i fianchi. ‘Mi sono comportato malissimo nei tuoi confronti, non avevo alcun diritto per farti soffrire in quel modo, con quella piovra di Lavanda e tutto il resto. Ero innamorato di te da sempre, ma ero troppo orgoglioso per ammetterlo e troppo codardo per dichiararmi. Bel Grifondoro che sono!’, concluse con un sorriso storto.
Hermione si lasciò scappare una risatina e gli passò le braccia attorno alla vita, appoggiando la testa sul suo petto; Ron la strinse, meravigliandosi nuovamente di quanto fosse piccola rispetto a lui.
‘Ci mettiamo una pietra sopra?’, propose dopo un po’. ‘Sia tu che io?’
‘D’accordo,’ concordò Hermione. ‘Basta litigare, però, ok?’
Ron annuì e si scambiarono un altro bacio, poi il ragazzo si staccò a malincuore da lei e la prese per mano, iniziando a tirarla di nuovo verso il retro.
‘Sarà meglio tornare, o mangeranno senza di noi.’
‘Non sia mai, Ronald,’ scoppiò a ridere Hermione. ‘A proposito, mi piace l’anello. Spero che tu non abbia speso troppo per comprarlo,’ disse, sfilandolo dal dito e restituendoglielo.
‘Nah! Ho solo dovuto sopportare un’ora di prese in giro da parte dei gemelli più qualche mio risparmio, ma ne è decisamente valsa la pena. Ma perchè me lo ridai?’
‘Perchè non voglio mettere in ombra nessuno oggi. Daremo la notizia a tutti quando la situazione avrà recuperato un suo equilibrio. Intanto mi basta sapere che un giorno ci sposeremo,’ rispose Hermione con un sorriso dolcissimo.
‘Un giorno?’ ripetè Ron.
‘Esatto. Un giorno. Non voglio fare tutto in fretta come Harry e Ginny, senza nulla loro togliere, solo Merlino sa se se lo sono meritato. Ma mi piacerebbe pianificare ogni cosa con calma,’ disse.
‘Mi sembra ragionevole,’ fu il commento di Ron, rimettendo l’anello nella scatola e la scatola nella tasca. ‘Hai ragione: aspettiamo.’
Le sfiorò la punta del naso con un dito e tornò a prenderle la mano.

***

Quando tornarono dagli altri, la festa era ormai entrata nel vivo: le Sorelle Stravagarie si trovavano sul palco a presentare il proprio repertorio e si poteva già vedere qualche coppia sulla pista; Harry e Ginny, tuttavia, erano ancora impegnati con gli invitati, anche se Ron avrebbe giurato di averli visti tirare un sospiro di sollievo quando lui e Hermione erano tornati mano nella mano.
Anche Hagrid era finalmente rientrato e si era portato dietro il centauro Fiorenzo, il quale aveva preferito evitare il caos della cerimonia e ora cercava di passare il più inosservato possibile porgendo i propri saluti agli sposi.
La squadra bulgara si era trovata un tavolo e tentava di tenere a bada una quindicina di persone, un’impresa non da poco, considerando che era presente anche un Oliver Baston particolarmente su di giri; proprio in quel momento, Krum si allontanò dal tavolo con una scusa e si diresse verso Ron e Hermione, sfoggiando uno smoking impeccabile con una camicia bianca senza cravatta.
‘Bella festa,’ commentò avvicinandosi e guardandosi intorno con un sorriso.
‘Bel vestito,’ soggiunse poi, stavolta all’indirizzo di Hermione.
‘Grazie,’ rispose lei con un sorriso, mentre Viktor tendeva la mano a Ron, non senza un certo scetticismo nello sguardo.
Fu quella l’occasione di Ron di dimostrare a Hermione la veridicità di tutti i suoi nuovi propositi, quell’istante in cui dovette decidere se afferrare la mano portagli da Krum o piuttosto staccargliela a morsi; Hermione trattenne involontariamente il fiato, l’espressione imperscrutabile, in attesa della reazione di Ron.
‘Viktor,’ disse alla fine il ragazzo, tendendo anche la propria e stringendo quella del Bulgaro.
‘Ronald,’ rispose Krum, sorridendo gentilmente, lo sguardo scettico e insieme ostile di prima svanito in un baleno.
‘Ho sentito che vogliono riprendere il campionato. Siete già pronti a ripartire?’, continuò Ron, con tono amichevole.
Hermione tornò a respirare normalmente e non represse un sorriso divertito, sentendo discutere i due ragazzi di Quidditch, l’argomento di massima intesa tra due persone per eccellenza, e stava ancora ridacchiando, quando percepì una mano sfiorarle il braccio.
Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Minerva McGranitt.
‘Oh...salve professoressa, come va?’
‘Benissimo, signorina Granger, splendida cerimonia. Il professor Silente ne sarebbe stato fiero. Potrei parlarle un momento?’
Hermione seguì la McGranitt, allontanandosi da Ron e Viktor, e fermandosi poco lontano da un tavolo pieno di parenti Weasley, a giudicare dai capelli fiammeggianti in cui si era imbattuta.
‘Volevo chiederle se avesse più riflettuto sulla mia proposta, signorina Granger.’
La McGranitt andò dritta al punto.
‘Sì, professoressa. Ci ho pensato a lungo e la mia risposta, purtroppo, è sempre no. Sono desolata,’ rispose Hermione.
La McGranitt si sistemò l’orlo del vestito verde scuro e la tesa del cappello a punta in tinta, annuendo poco convinta.
‘Potrebbe diventare grande, sa? Le si sta aprendo un grande futuro davanti e Hogwarts è la scelta più adeguata, per quanto mi riguarda. E’ una studentessa brillante, signorina Granger, le basterebbe pochissimo per dare un ultimo esame ed entrare ad insegnare. Al momento, sarebbe perfetta per Difesa contro le Arti Oscure, poi potrebbe passare addirittura a Trasfigurazione, se lo volesse.’
La tavolata scoppiò a ridere: un uomo aveva appena terminare di raccontare un aneddoto esilarante su un domatore di Ippogrifi.
‘Lo so,’ mormorò Hermione. ‘Insegnare sarebbe la mia più grande soddisfazione, ma non me la sento di abbandonare Harry e Ron.’
‘Ah...’
La McGranitt si levò gli occhiali e sorrise divertita.
‘Ah sì, Potter e Weasley, sempre insieme voi tre, vero? Ma è sprecata come Auror, signorina Granger, e lei lo sa. Ad Hogwarts, invece, sarebbe l’insegnante più brillante degli ultimi decenni. E so benissimo che sarebbe contro ogni regola sull’anzianità di servizio, ma quando io non sarò più Preside, lei potrebbe benissimo diventare la mia sostituta.’
‘Le sono grata, professoressa,’ replicò Hermione un po’ stupita dalla proposta. ‘Ma davvero non me la sento di accettare. Preferisco intraprendere la carriera ministeriale.’
La McGranitt rimase allibita per qualche secondo.
‘Mi sta dicendo che...’
‘Esatto.’
‘Beh, non si può dire che i suoi propositi mi colgano inaspettata. Ho sempre detto che con le potenzialità che si ritrova, signorina Granger, può arrivare ovunque lei desideri. Ma la politica è un terreno minato, anche il professor Silente si è sempre rifiutato di...’
‘Voglio rendere il mondo magico un posto migliore.’
‘Lo hai già fatto, signorina Granger.’
‘Voglio fare di più.’
‘Ma gli Auror non possono fare di più! Sono pur sempre soldati al servizio del Ministro della Magia, mentre a Hogwarts potrebbe cambiare il destino di molte giovani menti brillanti che non aspettano altro che avere qualcuno che sappia veramente cosa vuol dire scendere in campo a lottare...’
‘Lo so, professoressa, lo so!’, esclamò Hermione con un po’ troppa foga; alcune persone della tavolata a fianco si voltarono a guardarla incuriositi.
‘E allora cosa intende fare di preciso, signorina Granger?’, domandò la McGranitt con interesse., abbassando la voce. ‘Non mi dica che...’
‘Esattamente. Ho intenzione di aspirare alla carica di Ministro della Magia.’
La McGranitt rimase in silenzio, stringendo le labbra; riprese a parlare qualche attimo dopo.
‘E’ un terreno insidioso quello della politica,’ tornò poi a ripetere. ‘Il cielo sa se non avremmo bisogno di un vero Ministro dopo Caramell e Scrimgeour... Per lei, signorina Granger, si apriranno sicuramente porte chiuse ai più, ma ciò non toglie che sarà difficoltoso anche per lei arrivare così in alto.’
‘Lo so, professoressa,’ disse nuovamente Hermione. ‘Ma voglio tentare ugualmente.’
‘Beh...lei sa come la penso, ma le auguro ugualmente ogni bene e, da parte mia, cercherò di fare tutto il possibile per aiutarla,’ asserì la McGranitt.
‘Grazie, professoressa,’ disse Hermione. ‘Le sono grata, per tutto.’
La McGranitt sorrise brevemente, poi le due si separarono: Hermione tornò da Ron e Viktor, i quali nel frattempo si erano uniti alla tavolata dei giocatori, mentre la Preside scomparve in mezzo alla folla.

***

Il sole stava ormai tramontando, la cena era finalmente stata servita e i brindisi strappalacrime tanto attesi non avevano deluso nessuno: quando terminò il proprio, Ron si preoccupò seriamente che sua madre rimanesse disidratata quel giorno.
Ora la pista era piena: Ginny e Harry, finalmente terminati i convenevoli, avevano aperto le danze, seguiti a ruota dalla maggioranza di tutti gli altri invitati, anche se gli sposi sembravano trovarsi in un mondo a parte, tanto erano presi l’una dall’altro.
Charlie, George, Ron e Hermione si erano appropriati di un tavolo tranquillo e chiacchieravano del più e del meno osservando i ballerini, mentre Fred danzava con Angelina, Katie con Baston, Bill con Fleur e Alicia aveva avuto l’onore di aggiudicarsi un giro con Viktor Krum.
‘Certo che Oliver ha fatto conquiste stasera, eh?’, commentò ad un certo punto George con un sorrisetto.
‘Gioca ancora come riserva nel Puddlemere United?’, domandò Charlie.
‘Sì, anche se credo che lo facciano partecipare un po’ di più adesso,’ rispose George.
‘E voi tre?’, chiese Charlie, stiracchiandosi le braccia sopra la testa e rivolgendosi a Ron e Hermione. ‘Voi due e Harry avete sempre intenzione di dare gli esami per entrare nel corpo degli Auror?’
‘Certo!’, assicurò Ron con un gran sorriso e voltandosi verso Hermione per aspettare la conferma anche da parte della ragazza.
Hermione rimase in silenzio un attimo di troppo e il sorriso di Ron si dileguò.
‘Cosa? Non vuoi fare l’Auror come noi?’
‘Certo che sì, Ron!’, rispose lei precipitosamente.
‘E allora cos’è quella faccia?’
‘Diciamo che Auror è un buon inizio per poter fare qualcosa di più.’
Ron stava per indagare ulteriormente, quando una voce pericolosamente familiare disse alle loro spalle, ‘Ben detto, Hermione.’
I tre Weasley scattarono in piedi come fulminati e si ritrovarono faccia a faccia con Percy.
Calò un silenzio glaciale, durante il quale i cinque si squadrarono sospettosi; George e Ron erano pericolosamente rossi in viso e Charlie intervenne prontamente in qualità di fratello più anziano prima che la situazione degenerasse.
‘George,’ disse autoritario, ‘vai a chiamare Bill e dì a Fred di distrarre mamma, papà e Ginny. Adesso,’ soggiunse perentorio, visto che George non accennava a muoversi.
Percy impallidì al nome del fratello maggiore e guardò preoccupato George allontanarsi tra la folla a passo svelto.
‘Cosa diavolo ci fai qui?’, domandò Charlie con voce fredda.
‘Mi ha invitato Ginny,’ rispose Percy titubante.
‘Sì, certo, come no!’, rise malignamente Charlie.
‘Padrone di non crederci, ma ho qui l’invito,’ replicò Percy, recuperando un po’ dell’antico coraggio ed estraendo dalla tasca interna della giacca una busta spiegazzata.
Charlie spalancò gli occhi e la afferrò di malagrazia per accertarsi che non si trattasse di un falso.
‘E’ vero, Ginny ha detto che vostro padre gliene aveva parlato in ufficio e lei e Harry hanno deciso di invitare anche lui,’ borbottò Hermione a mezza voce.
Percy le rivolse uno sguardo di gratitudine.
‘Sì, è come dice lei, grazie Hermione...’
Percy fece un passo verso di lei, ma Ron le si parò fulmineo davanti e sbraitò contro il fratello, ‘Non osare nemmeno rivolgerle la parola, hai capito?’
‘Ron!’, esclamò Hermione cercando di trattenerlo.
Percy indietreggiò a testa bassa, mentre Charlie appoggiava una mano sulla spalla di Ron e lo tirava indietro.
In quel momento, Bill e George riemersero dalla confusione, George che faticava a tenere il passo alle falcate del fratello.
Bill si avvicinò a Charlie e, spalla contro spalla, i due fronteggiarono Percy, il quale era sbiancato di nuovo di fronte alla furia inquietante dei fratelli maggiori: le cicatrici di Bill scintillavano rossastre alla luce smorzata delle candele e il viso di Charlie si era fatto così scuro da sembrare una maschera di granito.
Charlie informò brevemente Bill dell’accaduto, mostrandogli il foglio di pergamena incriminato e, mentre il fratello più anziano studiava pensosamente l’invito, Percy iniziò a tormentarsi l’orlo della giacca un po’ trasandata con gesti nervosi.
Percy, notò Hermione, era cambiato: aveva perso quell’aria da saputello insofferente e perfettino, sempre così ligio anche alle regole sull’abbigliamento più consono; ora sembrava malaticcio e aveva gli occhi irrequieti, i suoi movimenti erano molto spesso a scatti e l’abito che indossava era pulito, ma sciupato.
‘Cosa significa questa storia?’, domandò infine Bill a Percy.
‘Ve l’ho detto, Ginny mi ha mandato...’
‘Sì, questo l’abbiamo capito. Quello che ci stiamo chiedendo è cosa ci fai qui,’ lo interruppe aspramente Charlie.
‘Mia sorella si sposa e così ho pensato...’, attaccò Percy.
‘Oh, ma che strano, non mi sembrava che fosse tua sorella il giorno in cui te ne sei andato dicendo che non facevamo parte della tua famiglia.’ Stavolta fu George a prendere la parola.
Percy scrutò alternativamente i volti dei fratelli, muovendosi incerto sul posto, poi afferrò una sedia e si sedette tremando; sembrava che stesse per mettersi a piangere.
‘Allora?’, continuò Bill implacabile.
‘Ho sbagliato,’ rispose Percy con voce tesissima, giocherellando con un tovagliolo abbandonato. ‘Ho sbagliato, su tutta la linea. So di non avere alcuna scusa se non quella di voler voluto seguire il fantasma di una brillante carriera, ma sono venuto ugualmente qui stasera per chiederti un’altra opportunità.’
Gli occhi di Percy si stavano spalancando sempre più; senza rendersene conto, si rivolgeva solo a Bill, come del resto stavano facendo silenziosamente anche gli altri.
Si trovavano in quella posizione di stallo, quando il resto della famiglia Weasley più Harry e Fleur arrivarono di corsa al tavolo ormai non più tanto tranquillo scelto all’inizio da Charlie, George, Ron ed Hermione.
La signora Weasley si portò una mano sul cuore ed esclamò lacrimosa, ‘Oh, Perce!’
George si girò di scatto verso Fred, che mormorò soltanto, ‘Non so come sia successo, ma se ne è accorta,’ in tono di scusa, mentre Molly gettava le braccia al collo di Percy e gli schioccava un bacio sulla guancia.
Il signor Weasley e Ginny erano rimasti in disparte, senza sapere come comportarsi; Harry si avvicinò a Ron e Hermione e Fleur si sistemò di fianco a Bill.
Percy rispose all’abbraccio della signora Weasley con trasporto, biascicando un ‘Mamma, mi dispiace così tanto,’ contro la sua spalla, attirandosi così sguardi colmi del più profondo disprezzo da parte dei fratelli.
Molly continuò a cullare suo figlio, ancora seduto al tavolo, finchè Bill decise di emettere il verdetto finale.
‘Per quanto mi riguarda, non sei più mio fratello,’ commentò gravemente, girando i tacchi e scomparendo nuovamente alla vista seguito da Fleur.
‘Bill!’, cercò di richiamarlo sua madre senza successo; poi si accorse degli sguardi truci lanciati dagli altri membri della famiglia e si affrettò a soggiungere rivolta al figlio che ancora stringeva tra le braccia, ‘Forza, tesoro, andiamo a parlare con calma da un’altra parte.’
Li osservarono allontanarsi e scomparire come Bill e Fleur poco prima, senza profferire parola; Ginny si lasciò sfuggire un sospiro e Harry tornò da lei per abbracciarla stretta, lasciando che la ragazza gli portasse le braccia attorno al collo e gli accarezzasse i capelli.
Ron andò a sedersi con lo sguardo perso nel vuoto, cercando di calmarsi e Hermione gli si appoggiò sulle ginocchia, abbracciandolo come Harry aveva fatto con Ginny, mentre il signor Weasley scrutava corrucciato l’orizzonte umano.
‘Non mi piace neanche un po’, papà,’ commentò Fred rompendo il silenzio.
‘Lo so, Fred,’ rispose stancamente il signor Weasley.
‘La farà soffrire di nuovo, e si ripeterà tutto daccapo,’ intervenne Ginny, staccandosi da Harry, che continuò comunque a tenerle un braccio attorno alla vita.
‘Questo non lo sappiamo, tesoro,’ disse il signor Weasley.
Ron sbuffò forte dal suo angolo.
‘E’ solo un lurido ipocrita,’ mormorò accarezzando il fianco di Hermione.
‘Uno spregevole doppiogiochista,’ rincarò Charlie.
‘Basta così, ragazzi,’ li interruppe con tono calmo il signor Weasley. ‘Ginny, tesoro, mi dispiace...doveva essere il tuo giorno perfetto...’
‘Ma questo è stato il mio giorno perfetto, papà,’ replicò Ginny, sorpresa. ‘Perchè non dovrebbe esserlo stato, scusa?’
Stavolta toccò al signor Weasley rimanere stupito.
‘Ma...Percy e tutto il resto...’
Ginny scoppiò a ridere.
‘Oh, papà, non crederai davvero che un’ameba come Percy possa aver rovinato il nostro matrimonio! Oggi ho sposato Harry e tutte le persone che amo sono qui con me dopo essere sopravvissute alla guerra più terribile che il mondo magico abbia mai dovuto affrontare...Non voglio niente di più,’ concluse.
Il signor Weasley sorrise e strinse benevolmente una spalla a Harry, poi si raddrizzò il papillon e disse, ‘Sarà meglio che vada a cercare Bill.’
‘E io sarà meglio che torni da Angelina,’ si intromise Fred, seguendo il padre che già si stava allontanando.
‘Beh, non so voi, ma io sono d’accordo con la mia sorellina qui. E’ vero, Percy mi ha rovinato l’umore, ma, almeno per stasera, voglio divertirmi. Anche se non finisce qui, mi ritufferò nei problemi domani.’ Charlie si avvicinò a Harry.
‘Non è che te la posso rubare per un ballo?’, gli chiese, facendogli l’occhiolino.
Ginny scoppiò a ridere e afferrò la mano che il fratello le porgeva; schioccò un bacio sulle labbra a Harry e anche i due fratelli dalla chioma fiammante, seguiti da George che affermò di aver visto Alicia libera, vennero risucchiati, ancora una volta, nel vortice della folla.
Alla fine, rimasero solo Harry, Ron e Hermione ad alzare gli occhi su un cielo ormai scuritosi del tutto: gli ultimi bagliori dei raggi del sole avevano lasciato il posto ad un manto di velluto blu trapuntato di stelle.
‘Hermione vuole diventare Ministro,’ disse Ron dopo un po’, osservando la luna.
Hermione sbuffò, si alzò dalle gambe di Ron e prese una sedia; si sistemò comoda e tornò a guardare anche lei il cielo.
‘Splendido. Io e Ginny, invece, partiremo tra tre giorni per Parigi. Staremo via tre settimane, alla maniera babbana,’ rispose Harry, cercando Orione. Non era mai riuscito ad identificarlo al primo sguardo, nemmeno dopo tutte le lezioni di Astronomia.
‘Davvero?,’ esclamò Hermione. ‘Ah, ma allora vi devo assolutamente consigliare quella grotta in cui hanno ritrovato segni tangibili di magia medievale che...’
‘Hermione?’, la chiamarono in coro i due ragazzi, sempre con il naso all’insù.
‘Ok, ok...Ah, Harry?’
‘Che c’è?’
‘Ron mi ha dato l’anello. Grazie, è stupendo.’
Mione!’
‘Era ora. Di nulla, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto.’
Harry!’

***

Tre giorni dopo, alle nove in punto del mattino, un taxi del Ministero stava aspettando i Potter davanti alla Tana, in attesa di scortarli all’aeroporto di Londra dove avrebbero preso il volo per Parigi.
‘Abbiamo tutto?’, domandò Harry a Ginny, chiudendo con un tonfo il portabagagli.
‘Sì,’ rispose lei, appoggiando il cestino di Arnold sul tavolo della veranda.
‘Non ti preoccupare, Ginny,’ la abbracciò Hermione per salutarla. ‘Ci penserò io a tenere d’occhio la tua Puffola. Tanto sta sempre con Grattastinchi.’
‘Sì, sempre che tu riesca ad allontanarlo, un occhio, da quel rinoceronte di mio fratello,’ rise Ginny, notando che l’attenzione dell’amica si soffermava un po’ troppo spesso sui jeans e sulla canottiera nera attillata di Ron, che stava salutando Harry alla macchina.
Hermione arrossì e le diede una spintarella.
‘Spiritosa. Tu piuttosto, vedi di non tornare con qualche regalino inatteso, o quel rinoceronte di tuo fratello caricherà davvero Harry e ce lo ritroveremo un’altra volta al San Mungo,’ la prese in giro, fissandole significativamente la pancia.
‘Stai tranquilla, Hermione. Per ora voglio Harry tutto per me. Quando sarà ora di un piccolo Potter ci penseremo.’
Ginny le strizzò un occhio e corse a salutare i genitori, che stavano parlando con l’autista, e il fratello; quella mattina c’erano solo loro a casa, dal momento che tutti gli altri erano dovuti tornare al lavoro ed erano stati costretti a salutarli la sera prima.
Percy era scomparso dal giorno del matrimonio e nessuno aveva più tirato in ballo l’argomento.
Hermione scese dalla veranda ad augurare buon viaggio a Harry con un abbraccio, poi finalmente la coppia montò in macchina e partì sollevando una nuvoletta di polvere.
Ron abbracciò Hermione da dietro e intrecciò le dita con le sue; i signori Weasley rimasero a fissare l’auto che si allontanava, poi Molly rientrò in casa e Arthur si Smaterializzò al Ministero.
‘E noi che facciamo tre settimane senza di loro?’, domandò Hermione.
‘Un modo per impegnare il tempo lo troveremo, vedrai. Mi avevi promesso una settimana nella Londra babbana,’ le soffiò Ron all’orecchio.
Hermione si voltò a fissarlo e gli sfiorò la mascella con un dito, seguendone il contorno e poi catturando le sue labbra con le proprie.
‘Ti porto a conoscere ufficialmente i miei genitori, se vuoi,’ mormorò una volta che si furono staccati.
‘Stai scherzando, vero, Mione?’, sogghignò Ron, fissando ancora le labbra della ragazza.
Hermione tracciò una scia infuocata di piccoli baci sul collo di Ron, poi incollò la bocca contro il suo orecchio bollente e mormorò, ‘Per niente. Ma non c’è bisogno che ti agiti, ti trovano simpatico. Domattina partiamo.’
Ron sollevò una mano e tornò ad incatenare i propri occhi di zaffiro a quelli color cioccolata di Hermione, sorridendo furbescamente.
‘D’accordo,’ le concesse. ‘Solo se poi mi porti a fare un giro sulla metropolitana.’
Hermione scoppiò a ridere e si allontanò da lui, cominciando a salire gli scalini della veranda e fermandosi a metà strada per voltarsi a guardare Ron rimasto fermo al proprio posto con le mani in tasca che la osservava con un sorriso dolcissimo.
‘Cosa fai lì impalato? Non hai voglia di una partita a scacchi?’, gli domandò, Evocando dal nulla una scacchiera.
La appoggiò sul tavolo in penombra, entrò un attimo in cucina per prendere due bicchieri di succo di zucca ghiacciati e li sistemò accanto alla scacchiera.
‘Vieni?’,  lo chiamò, sistemandosi comodamente su una sedia e allungando le gambe  su un’altra.
Ron le si sistemò di fronte, con i bianchi dalla sua parte e mosse il primo pedone, senza mai smettere di fissare lo strano ciondolo a forma di anello appeso al collo di Hermione che le traspariva da sotto la canottiera.

Fine



Et voilà! Eccoci giunti all’ultimo capitolo.
Che dire? Innanzitutto, grazie mille a titty79 e a TINAX86, che hanno sempre recensito, puntualissime ad ogni uscita ^_^.
Sono contenta che il capitolo del matrimonio vi sia piaciuto e spero che sarete soddisfatte anche da questo finale.
Poi, grazie anche a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i loro preferiti e a tutti coloro che hanno solamente letto questa mia fanfic.
Spero che vi siate divertiti, nel leggerla, almeno la metà di quanto mi sia divertita io a scriverla!
Con questo, vi saluto e vi invito a continuare a seguirmi anche su altri fandom: mi fa sempre molto piacere leggere i vostri commenti!

Un bacio!
Lucy Farinelli
 

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