The beginning of our love

di 3le___x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Neonato. ***
Capitolo 2: *** 2 - Primi passi. ***
Capitolo 3: *** 3 - Prima caccia. ***
Capitolo 4: *** 4 - La mia nuova famiglia. ***
Capitolo 5: *** 5 - Carlisle ***
Capitolo 6: *** 6 - Tanti tipi di gioia. ***
Capitolo 7: *** 7 - Incidenti di percorso. ***



Capitolo 1
*** 1 - Neonato. ***


1 - Neonato.

 

Mi sono svegliato in una stanza luminosa.

L’angelo dai capelli dorati era lì a fianco a me. Non se n’era andato, nessuno l’aveva portato via da me.

Le fiamme se n’erano andate e io iniziavo a non capire più niente.

Ma non ero morto? Non stavo bruciando all’inferno sotto lo sguardo di quel bellissimo angelo?

Mi alzai dal letto e fui subito invaso da stranissime sensazioni.

Mi sentivo molto più forte e non ricordavo quasi niente di quello che mi era successo. Sapevo solo che ero andato a fare trekking e avevo incontrato un orso, ma non ricordavo quasi niente di come fossi arrivato in quella casa se non l’angelo che correva velocemente mormorandomi dolci parole.

Poi mi ricordavo dei giorni tra le fiamme, in cui lei era sempre stata lì con me e io vivevo nel terrore che qualcuno potesse portarmela via.

“Carlisle, Esme, Edward, si è svegliato, correte!”.

In un battito di ciglia i tre arrivarono e si posizionarono a fianco al mio angelo.

“Benvenuto. Siediti e ti spigheremo cosa è accaduto” mi disse il ragazzo dai capelli biondi in tono cordiale.

“Io sono Carlisle, questa è mia moglie Esme e questi sono Edward e Rosalie”, continuò presentandomi gli altri.

“Tre giorni fa mia figlia ti ha portato qui da me. Eri conciato piuttosto male, ma sono riuscito a salvarti. Da oggi in avanti sarai uno del nostro clan se vorrai”.

“Ma voi cosa sareste? Spiegatemi tutto”.

“Calmati, qui sei al sicuro” disse la ragazza che mi aveva presentato come Esme con voce materna.

“Noi siamo vampiri e ormai sei uno di noi” mi disse il ragazzo dai capelli bronzo.

“Vampiri?! Che figata!” dissi tutto eccitato.

Rosalie sorrise riservata ma gli altri restarono allibiti.

“Veramente non ti abbiamo spaventato? Noi siamo dei mostri” disse Edward appena riuscì ad aprire bocca.

Io intanto stavo gongolando guardandomi in giro.

“Vedo che stranamente non sei sotto shock, ma devi fare attenzione, sei un neonato e la tua forza è superiore alla norma. Inoltre il nostro clan è un clan speciale: noi non beviamo sangue umano, ma solo animale. Ci riteniamo per così dire ′vegetariani′. Ma prima che mia figlia Rosalie ti spieghi tutto… come ti chiami?” mi chiese Carlisle con il suo viso benevolo.

“Evviva, mi lasciano con la bionda! Che bello!” pensai.

“Emmett McCarty” risposi.

“Benvenuto in famiglia Emmett” salutarono Carlisle ed Esme in coro.

“E tieniti i tuoi pensieri per te” aggiunse Edward.

“Dimenticavo... Edward può leggere nel pensiero. Non lo fa apposta, ma è il suo dono” aggiunse Carlisle mortificato per non esserselo ricordato prima.

“Bene… niente privacy!” pensai scocciato.

“Non pensare che a me faccia piacere!”, mi rispose altrettanto scocciato.

“Ok ragazzi, calmatevi adesso” intervenne Esme.

“Lasciamoli soli, così Rose gli spiegherà tutto. Rose, noi andiamo a caccia e perlustreremo il territorio per assicurarci che non ci siano umani in zona”, aggiunse Carlisle.

Poi scomparvero lasciandomi con la bellissima ragazza.

 

 

 

 


Spazio Autrice:
Salve a tutti! Questa è la mia prima ff, vi prego siate clementi... Sto finendo di scrivere il secondo capitolo e l'idea mi è venuta questa mattina a scuola, ho buttato giu qualcosa e mi è piaciuto così ho deciso, finalmente, di postare qualcosa anche io! ^^
Grazie a tutti quelli che leggeranno. (il primo capitolo è abbastanza corto ma il secondo sarà notevolmente più lungo! ^^)

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Capitolo 2
*** 2 - Primi passi. ***


2 - Primi passi.
Ora che la vedevo meglio notavo che era alta e i suoi lunghi capelli le accarezzavano tutta la schiena. La sua carnagione era chiara e risplendeva alla fievole luce solare.
Quando notò che la stavo ammirando abbassò lo sguardo e penso che se avesse potuto arrossire lo avrebbe fatto.
“bene, io mi chiamo Rosali Hale” iniziò con quella voce delicata, per poi continuare “Sono io che ti ho salvato da quell’orso e ti ho portato qui, come ha detto prima Carlisle.
Ora sei uno della nostra specie e non potrai tornare indietro mai più.
Con il tempo imparerai a dominare i tuoi istinti. So che sarà difficile, ma ce la farai. Ma prima di iniziare a parlarti della nostra natura, hai qualche domanda in particolare da farmi? Curiosità, dubbi?” chiese alzando gli occhi per guardarmi.
La mia testa stava per esplodere, troppe informazioni e troppo velocemente. Non sono mai stato un genio, né a scuola né in una qualsiasi cosa che non fosse sport. Inoltre la sua bellezza assurda continuava a distrarmi.
“Scusa, se non sbaglio in tuo amico prima ha detto che sono un neonato” iniziai incerto “mi chiedevo cosa intendesse”.
“Neonato è il nostro modo per chiamare quelli della nostra specie appena dopo la trasformazione. Come ti aveva accennato prima Carlisle i neonati sono molto forti nel primo anno di vita e per questo devi fare attenzione. Il fatto è che il tuo corpo è ancora impregnato di sangue umano, e questo da più potenza. Se permetti vorrei farti vedere una cosa...” Si alzò ed iniziò a spostarmi un grosso oggetto coperto da un telo davanti.
“Ora non ti spaventare” aggiunse prima di togliere il lenzuolo.
Rimasi allibito. Davanti a me c’era un ragazzo alto e muscoloso, con dei ricci capelli neri e degli occhi rosso cremisi.
Sentii una risatina e mi voltai.
“Vuoi dire che…” boccheggiai.
“Si, quello sei tu! Gli occhi risaltano subito. Non so se hai notato prima, ma tutti noi abbiamo occhi dello stesso colore dorato, i tuoi invece sono rossi. Questo accade perché il tuo corpo è pieno di sangue umano. Quando anche tu inizierai a nutrirti di sangue animale il colore cambierà e, a poco a poco diventerà come il nostro”.
Ero ancora sconcertato. “Ecco a cosa si riferiva quando parlava di mostri” sussurrai, questa volta sotto shock.
“Edward ha un modo tutto suo di vedere le cose. Lui pensa che esseri come noi non dovrebbero esistere, ci definisce contro natura” tagliò corto Rosalie.
“Avrei un'altra domanda…” ricominciai quando mi ripresi.
Rosalie mi fece segno di continuare.
“Perché mi hai salvato?” Era da quando mi ero svegliato e avevo capito di non essere morto che me lo chiedevo ma non avrei mai aperto bocca se avessi saputo l’effetto che avrebbe avuto su di lei.
Si bloccò e rimase immobile per un tempo che sembrò interminabile. Poi, a poco a poco, la pietra iniziò a riprendere movimento e mi rispose: “Assomigliavi ad una persona che conoscevo tanti anni fa…” disse tristemente.
“Mi dispiace, non credevo che la mia domanda avrebbe scatenato una tale reazione in te” dissi desolato. “Perdonami” aggiunsi.
“Non ti preoccupare. Con il tempo i ricordi umani sbiadiscono”, aggiunse sempre più triste.
Ero desolato così decisi di tapparmi quella boccaccia che mi ritrovavo e lasciarla riprendere.
Dopo un po’ di tempo ricominciò a parlare, ma non aveva più il tono festoso con cui era iniziata la nostra conversazione.
“Se non hai altre domande inizierò a spiegarti qualcosa sulla nostra natura. Io ti dirò le cose di base, se vorrai approfondire certi aspetti potrai rivolgerti in seguito a Carlisle”.
Le feci segno di proseguire.
“Come ti abbiamo già detto noi ci cibiamo di sangue animale, ma purtroppo il sangue umano resta una tentazione e, solo dopo un po’ di tempo, riusciamo a vivere con loro.
Tra poco gli altri torneranno e ti porteremo alla tua prima caccia.
Quando cacciamo ci abbandoniamo agli istinti e forse nei primi tempi, potresti incorrere nella possibilità di incontrare un umano e di ucciderlo”.
Inorridii al solo pensiero. Non potevo pensare che avrei potuto fare del male ad una persona della mia ex specie.
“Non ti preoccupare, ci siamo passati tutti” aggiunse.
Poi riprese a parlare.
“Da oggi in poi tu non invecchierai più perché la trasformazione ti ha congelato all’età di… Scusa, ma quanti anni hai?” chiese interessata.
“20” risposi.
“Ok, di 20 anni.
Da oggi in poi imparerai a comportarti e a vivere come noi.
La regola più importante che dovrai rispettare è che non dovrai mai rivelare a nessuno la nostra esistenza” aggiunse con voce solenne.
“Ok, vedrò di imprimerlo per bene in testa” le risposi con un sorriso.
“Ed ora ti elencherò qualche caratteristica della nostra specie che forse hai già notato anche da te.
Siamo predatori ed il nostro corpo è formato appositamente per questo.
Siamo più veloci, più forti e più affascinanti di un essere umano.
E inoltre abbiamo un’altra arma…” fece un sorriso e scoprì i denti che scintillarono “siamo velenosi! Non è un veleno che uccide, serve solo a stordire le nostre prede o a cambiarci.
I nostri sensi ed i nostri riflessi sono mille volte più fini e più pronti di quelli degli esseri umani.
La luce del sole è un piccolo punto a sfavore per noi”.
“Ci uccide?” chiesi interrompendola, con gli occhi che mi scintillavano.
Dopo una risatina continuò “no, non ci uccide, semplicemente risplendiamo. Lo so è strano ed è difficile da spiegare così ma fra poco capirai cosa intendo.
E l’ultima cosa che devi sapere è che non dormiamo”.
“Quindi niente bare?!”
“Niente bare!” esclamò raggiante.
Per fortuna ero riuscito a risollevarle il morale.
“Ragazzi siamo tornati. Non c’è nessuno in giro. Andiamo?” ci chiamò Esme.
“Arriviamo” le rispose Rosalie.
“Dai andiamo” mi prese per mano e mi condusse verso quella che sarebbe stata la mia prima caccia.
 
 
 
Spazio autrice: finalmente ho postato il secondo capitolo. Purtroppo per il terzo non sono molto sicura che riuscirò a pubblicarlo così in fretta perchè ci sto ancora lavorando. Vi prometto che appena lo finisco ve lo metto.
Grazie 1000 a tutti quelli che hanno recensito e a tutti quelli che leggono! ^^
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 3
*** 3 - Prima caccia. ***


3 - Prima caccia.
 
Uscimmo dalla stanza nella quale ero stato fino a quel momento e la cosa più strana che mi poteva capitare davanti appena uscito dalla porta fu proprio ciò che trovai: un’immensa croce di legno.
Cosa ci faceva una croce in una casa di vampiri? Anche i vampiri credono in Dio?
“Era del padre di Carlisle, era un pastore. Ma ti racconterà lui stesso la sua storia più tardi se vorrai” mi spiegò Rosalie, quando vide che impressione mi aveva fatto quella croce.
“Ok, mi sto incuriosendo e poi magari mi spiegherà anche qualcosa in più sulla mia nuova natura!” Sorrisi.
Sempre tenendomi per mano mi portò al piano terra dove ci attendevano gli altri.
La casa era semplicemente bellissima, molto chiara, luminosa e spaziosa.
Sulla mia destra c’era un salotto con una mega televisione. Chissà come si vedevano bene le partite di baseball?!?!
Con la coda dell’occhio notai Edward che scuoteva la testa in segno di disapprovazione.
Davanti alla tv c’era un bel divano di pelle bianca, affiancato da una poltrona dello stesso tessuto.
Continuai a guardarmi in giro e notai un grande pianoforte a coda. Strano che non mi fosse saltato all’occhio prima.
“E’ di Edward” mi sussurrò Rosalie all’orecchio.
Annuii in silenzio.
Stavo ancora guardando la bellissima casa arredata con suntuosi tappeti e quadri ovunque quando Carlisle iniziò a parlare:
“Ora ti porteremo con noi a cacciare e ti insegneremo come fare. Non ti senti assetato?”
Effettivamente, ora che me lo faceva notare, il fuoco non si era spento, si era solamente ridotto ad una minima parte del mio corpo: la gola.
“Se la sensazione che sento in gola è sete, si sono assetato!” dissi con un sorrisetto/mezzo ghigno!
“Bene, allora partiamo!!” disse Esme tutta eccitata.
Carlisle, Edward ed Esme corsero via a tutta velocità, mentre Rosalie mi restò accanto.
“Sei pronto?” mi chiese dolcemente con il suo sorriso sfavillante.
“Certo! Andiamo!” le risposi alla massima felicità.
Sempre tenendoci per mano uscimmo dalla porta e mi bloccai sul portico della casa.
Ci trovavamo all’interno di una radura in una foresta. Quando mai finirò di stupirmi?
“Dove ci troviamo?” chiesi cercando di riprendermi.
“Siamo nei dintorni di Nashville. Ci servono le foreste per cacciare e Carlisle ha trovato un impiego qui. Serviva un medico che facesse solo turni di notte.” Mi rispose lei con voce esperta.
“Carlisle è un medico? Ma... ma... come fa? Cioè, tu mi hai detto che il sangue umano per noi è una tentazione costante. Come può lui lavorarci ogni notte?” No, non finirò mai di stupirmi.
“Anni e anni di esperienza. Io non ce la farei. Anche se non ho mai assaggiato sangue umano non riuscirei mai a lavorarci costantemente”.
“Io non credo che riuscirò mai a trattenermi” le dissi chinando il capo.
Mi posò una mano sulla spalla e con l’altra mano mi alzò il mento così che potessi guardarla negli occhi. Mi confortò con quella sua voce soave: ”Non ti preoccupare. Io credo in te e so che ce la farai”.
Annuii rincuorato a partimmo.
Poco dopo ritrovammo gli altri.
Edward mi si affiancò ed iniziò a dirmi: “Non ti preoccupare, cacciare per noi è naturale. Vedrai che non avrai problemi”, e poi mi sorrise.
Forse potevamo diventare amici.
“Lo spero proprio” rispose al mio pensiero sempre sorridendo “ma non farmi arrabbiare, ok?!”
“Ook, tanto sono più forte di te! Quindi ti posso spiaccicare!” pensai ridendo tra me.
“Non ci contare… io sono più esperto!” mi rispose Edward con fare canzonatorio.
“Vuoi combattere? Qui, ora, subito?” chiesi spudoratamente.
“Magari più tardi. Esme non vuole”.
“cos’è che non voglio?” chiese con sguardo indagatore la diretta interessata.
“Edward dice che tu non vuoi che noi facciamo a botte!” mi lagnai.
“Ragazzi non ci provate nemmeno” ci rispose con un’espressione tristissima.
“Non ti preoccupare mamma, non lo faremo” le rispose Edward per consolarla. Poi mi si avvicinò e, con un sussurro che potei udire colo io, “dopo facciamo i conti”.
Sorrisi entusiasta. Finalmente avrei potuto capire quanto poteva essere forte un neonato.
Carlisle inchiodò di botto.
“Ok, siamo arrivati ragazzi! E’ ora di mangiare!
Adesso Emmett devi abbandonarti al tuo istinto e seguire la scia dell’animale che vorrai prendere”.
“In che senso seguire la scia?” domandai confuso.
Avevo perso un pezzo del discorso; perché doveva essere così difficile mantenere la concentrazione?!
Una risatina. Edward.
“Cos’è successo figliolo?” chiese Carlisle voltandosi verso Edward.
“Niente, niente” gli rispose guardandomi e sempre sorridendo.
Rosalie ci riportò all’ordine: “Se non avete nient’altro da aggiungere io sarei un pochino assetata e penso che sia giunto il momento anche per Emmett.
Adesso devi trovare la scia dell’animale che vuoi. In pratica devi identificare l’odore del sangue dell’animale che vuoi seguire. Non è difficile, basta trovare le scie”.
“Qui, poco più avanti ce n’è una di alcuni cervi. Non è molto, ma meglio di niente…” spiegò Esme.
“Andiamo!”.
Ero stra eccitato! Mi piaceva la mia nuova natura!
Avanzammo ancora un poco poi Rosalie mi fermò.
“Ecco, adesso segui quest’odore e… buona fortuna e buon appetito!” mi augurò con tutta la serenità di cui era capace.
L’odore di quelle creature mi avvolse e così iniziai a cacciare.
Correvo pazzamente per la foresta e mi stavo abbandonando completamente ai miei sensi, proprio come mi aveva detto Edward.
Vidi gli altri che si stavano lanciando nella corsa, ma io ero imbattibile, d'altronde ero un neonato.
L’odore diventò più forte ed io rallentai fino a fermarmi dietro ad un cespuglio.
Poco distanti da me stavano una decina di cervi.
La sete iniziò a farsi sentire sempre più forte.
Poi, con un balzo saltai fuori e addosso ad un cervo.
Come lo atterrai si sentì uno schianto, probabilmente le sue ossa si spezzarono.
Presi coraggio e finalmente affondai i denti nella giugulare dell’animale.
Sentii il sangue affluire dai due piccoli fori e diminuire a poco, a poco, fino a lasciare la povera bestia completamente prosciugata.
Rialzai il volto dalla carcassa rimanendo accucciato a terra.
Poi ripartii alla carica inseguendo i cervi che stavano scappando.
Mi sembrava di volare da quanto ero veloce e mi sentivo estremamente libero.
Raggiunsi il branco e assalii la prima creatura che mi capitava a tiro.
Atterrai anche questa e, come in precedenza, assaporai il gusto del suo sangue.
Continuai così per altre tre volte, ma alla fine mi ritrovai mezzo stordito.
Forse avevo esagerato, ma almeno la sete era passata, almeno per ora.
“Vedo che finalmente ti sei fermato!” Rosalie stava semplicemente morendo dalle risate.
“Mmmh..” mugolai.
“Hehe, la prossima volta sarà meglio che tu non esageri”. Ok, avevo ufficialmente toccato il fondo.
“Forse” sussurrai.
“Riesci ad alzarti?”
Ci provai e al sesto tentativo, con non poca fatica, riuscii a ritirarmi su.
“Dai andiamo, gli altri sono già tornati a casa da un pezzo!” stava trattenendo a mala pena le risate. Allora ero proprio uno straccio!
Mi riprese per mano ed iniziammo a correre.
Giunti verso metà strada mi fermai.
Non ce la facevo più! Ma i vampiri possono avere la nausea?
“Emmett che succede? Stai bene?” mi chiese preoccupata.
“No…” rantolai. “Credo di aver fatto indigestione, ho la nausea!”
A quel punto Rosalie non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una risata fragorosa. Non avevo mai sentito suono più dolce e bello di quello.
“Ok, allora sediamoci finché non ti riprendi. Devo dire che un vampiro che fa indigestione di sangue ancora non lo avevo visto! Ma non ti preoccupare, il nostro corpo assorbe il sangue di una caccia abbastanza in fretta, anche se la caccia è superiore alla norma!” stava per scoppiare di nuovo a ridere.
Mi stesi a terra, completamente distrutto.
Dopo una decina di minuti in silenzio poi mi rialzai.
La testa aveva smesso di girare e andava molto meglio di prima.
Rosalie saltò in piedi: “Vedo che ti sei ripreso! Andiamo, ci staranno aspettando!”
Questa volta fui più veloce di lei e la presi io per mano trascinandola con me verso la grande casa bianca.
 
 
 
 
Spazio autrice:
Bene ragazzi, sono tornata alla velocità della luce con un nuovo capitolo!
Purtroppo per il prossimo dovrete aspettare almeno fino a domani sera se riesco a finirlo, ma non me sono certa al 100 %. xD
Ringrazio vivamente tutte le persone che hanno commentato!
E' la prima cosa che pubblico e quindi mi fa veramente piacere ricevere così tanti commenti positivi e anche i suggerimenti sono sempre ben'accetti! 
Ringrazio in modo speciale tutti quelli che mi hanno inserita tra i peferiti!

1 - alerana92

2 - amimy

3 - beba94

4 - bellezza88

5 - Honey Evans

6 - Madeline

7 - Shona

8 - sydney bristow

9 - xClaRyx

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** 4 - La mia nuova famiglia. ***


4 - La mia nuova famiglia.

 

Passarono una decina di minuti e, finalmente, iniziammo a vedere le luci che uscivano dalla grande casa.

Poco dopo riuscimmo a vederla nella sua totale bellezza.

Così riuscii a notare che era su tre piani.

“E’ bellissima”, e in effetti lo era.

Lo stile era abbastanza antico, forse del settecento o magari anche precedente.

L’esterno era tutto in pietra e, davanti alla facciata della casa, si apriva un immenso colonnato.

Le finestre e le porte erano circondate da decorazioni floreali scolpite minuziosamente.

Tutta la casa era circondata da una grande radura molto curata.

Qua u là si trovavano aiuole piene di fiori.

Alzai gli occhi e notai che il cielo era nuvoloso.

Meglio così, Rose aveva detto che la luce del sole era dannosa o qualcosa del genere.

“L’ha ristrutturata Esme” mi sussurrò “all’inizio era un rudere, ma lei è riuscita a ritrovare il modello originale e a ricrearlo”.

“E’ veramente brava” mormorai.

Dopo questa breve discussione che ci aveva trattenuto non più di qualche secondo, entrammo di casa correndo.

Arrivammo al centro del grande salone e finalmente ci fermammo.

Esme ci diede il benvenuto: ”Ben tornati ragazzi!”

A quel punto Edward alzò gli occhi dalla TV, si girò e, guardandomi, scoppiò a ridere.

Rosalie lo fulminò.

“Edward, sii gentile con tuo fratello” aggiunse Esme.

A quel punto il mio occhio cadde su uno specchio.

“Oh, cavolo. Sembra che mi sia passato sopra un carr’armato!” affermai.

“Un carr’armato ti avrebbe sporcato meno!” continuò Edward ridendo sguaiatamente.

Ero ricoperto di fango dalla testa ai piedi e nei miei capelli c’erano delle grosse foglie incastrate.

Guardai Rosalie. Era perfetta nella sua bellezza.

Perché lei non era inzaccherata come me?

Esme si rivolse a Rosalie: “Rosa, cara, accompagna Emmett di sopra. Ho comprato delle cose per lui. Sono nella tua stanza. Aiutalo a darsi una ripulita”.

Mi diede una spintarella verso le scale e ci fiondammo al piano di sopra.

Mi fermai al primo piano, ma Rose mi trascinò fino al secondo.

Anche qui era tutto molto chiaro e alle pareti c’erano bellissimi quadri.

Rosalie arrivò ad una porta ed entrò.

La seguii e mi ritrovai in una camera sulle tonalità del rosso e piena di rose.

“Wow” esclamai.

“Ti piace?” chiese con un sorriso malizioso.

“Molto”.

Di fronte a me c’era una grande finestra da cui si vedeva la foresta.

Vicino alla finestra c’era un grosso divano rosso, di fronte al quale si trovava una televisione che sicuramente costava un patrimonio, affiancata da un giradischi.

Negli angoli della stanza c’erano delle belle lampade allungate, sempre sulle tonalità del rosso.

Appoggiato alla parete alle mie spalle c’era un piccolo mobiletto pieno di cosmetici e, sopra ad essi, stava un enorme specchio pieno di luci, come quello dei camerini teatrale.

“Adesso diamoci una ripulita” affermò aprendo una porta che mostrò un’enorme cabina armadio.

“Wow, Esme l’ha già diviso a metà. Bene, allora… a destra ci sono i miei vestiti, a sinistra i tuoi. Scegli ciò che vuoi!” mi sussurrò.

Iniziai a spulciare i vestiti.

Alla fine scelsi un paio di pantaloni marroni e un gilè.

“Non doveva. E’ stata troppo gentile” affermai.

“Esme è sempre Esme. Il suo istinto materno la spinge a trattarci tutti come suoi figli” disse con ammirazione.

“Mmmh… dove posso cambiarmi?” chiesi guardandomi in giro con i miei nuovi vestiti in mano.

“Seguimi, qui accanto c’è il bagno”.

Tornammo della sua stanza e Rose aprì una porta opposta a quella dell’armadio.

Mi fece segno di entrare.

“Grazie” le dissi cordialmente.

“Prego!” sorrise.

Mi lavai in fretta i capelli, il viso e le braccia poi mi vestii con gli abiti puliti.

Alla fine mi guardai all’enorme specchio a muro sopra al lavandino.

Ma quanti specchi c’erano? Meglio non indagare.

Ora stavo molto meglio di prima. Per lo meno non avevo più nessun tipo di schifezza attaccata ai capelli.

I vestiti erano esattamente della mia taglia e mi stavano a pennello.

Dovevo ringraziare Esme per l’ottima scelta.

Uscii dal bagno con i miei vecchi abiti in mano.

“Questi… dove li metto?” chiesi alla bellissima ragazza

Rosalie alzò lo sguardo, prese i vestiti dalle mie mani e lì cacciò nel cesto della biancheria sporca in bagno.

“Andiamo. Carlisle ci sta aspettando”.

“Aspetta. Rosalie ho deciso di rimanere, sempre che a voi vada bene” mormorai un tantino imbarazzato.

Speravo che mi accettassero e non potevo immaginare che, in caso contrario, avrei dovuto abbandonare quella dea dai capelli biondi.

“Ma cosa stiamo aspettando?! Corriamo a dirlo agli altri!” mi rispose tutta felice.

Uscimmo dalla stanza estremamente raggianti e scendemmo al piano per annunciare la notizia alla mia nuova famiglia.

 

 

 

 

 

Spazio autrice: Eccomi ritornata con un nuovo capitolo! ^^

Purtroppo credo che d'ora in poi la storia procederà un po' a singhiozzi perchè non ho più molto tempo per scrivere e sto andando avanti nei buchi.

Ma piano piano, forse riuscirò a portarla fino in fondo! ^^

Grazie a tutti quelli che leggono e commentano! E' sempre bello vedere che qualcuno apprezza in tuo lavoro!

Alla prossima.

3le

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Capitolo 5
*** 5 - Carlisle ***


5 - Carlisle.

Appena arrivati Carlisle si alzò con quel suo viso bonario che lo caratterizza tanto.
L’ultima cosa che avrei potuto pensare guardandolo era che fosse un vampiro.
“Emmett vorrebbe dirvi una cosa” mi incitò Rosalie.
Tutti mi fissarono ed io desiderai che la terra si aprisse sotto ai miei piedi e mi inghiottisse.
Ma dovevo farlo… Se non per me stesso, per l’amore di lei.
“Emm… ecco io… volevo domandarvi se potrò restare con voi?” parlai così in fretta che non fui sicuro che potesse essere possibile comprendere ciò che dissi, ma loro ci riuscirono e subito si rallegrarono.
“Certo che puoi rimanere con noi. Benvenuto in famiglia!” dissero in coro.
Vidi Esme e decisi di ringraziarla per i vestiti che mi aveva comprato: “Esme, grazie per avermi dato questi abiti. Prima o poi te li ripagherò”.
“Non preoccuparti Emmett, ormai fai parte del nostro clan” sorrise.
“ora che ti sei ripulito e che ci hai dato questa bella notizia…” cominciò Carlisle “è arrivato il momento che ti spieghi qualcosa della nostra storia” proseguì.
Iniziò a salire le scale e mi accompagnò nel suo studio.
Rosalie, senza far rumore, ci seguì.
Entrammo nello studio e ci chiudemmo la porta alle spalle.
Come già era successo più volte quel giorno rimasi sbigottito.
Ci trovavamo in un’ampia stanza al centro della quale si trovava una grande scrivania di mogano molto ordinata.
Alle pareti erano appesi tanti scaffali pieni zeppi di tomi, alcuni dei quali sembravano antichissimi.
“Rosalie, gli hai già raccontato la storia della nostra famiglia?” chiese.
“Non del tutto. Ho pensato che tu saresti riuscito a farlo meglio” rispose.
“Emmett, avvicinati alla scrivania. Ti mostrerò la nostra storia” mi spiegò Carlisle.
Mi avvicinai e notai che sulla scrivania c’era aperto un grande libro antico.
Lo aprii alle prime pagine ed iniziai ad individuare molte immagini affiancate da didascalie ed altre scritte.
Poi notai che sulle pagine c’era anche una data: 25 Maggio 1673.
“Questa è Londra nel 1650, la città in cui sono nato e cresciuto.” Cominciò Carlisle “Mio padre era un pastore anglicano e, in quegli anni era una delle persone che portavano avanti la caccia alle streghe e ed altri esseri mitici.
Furono bruciate molte persone innocenti, ma lui non aveva pietà e persisteva nel suo intento.
Una volta diventato anziano mio padre mi cedette il posto, ma io non ero come lui, io non ero disposto a condannare persone innocenti.
Ma ero testardo e riuscii a trovare un covo di veri vampiri nelle fogne.
Io ed altri umani aspettammo il tramonto lì vicino e finalmente loro uscirono.
Parlavano in latino, probabilmente erano creature antichissime.
Quando si accorsero della folla iniziarono a correre per le strade.
Avevo 23 anni e guidavo l’inseguimento.
Le creature avrebbero potuto seminarci facilmente, ma erano assetati e ci attaccarono.
Uno si avventò su di me, mordendomi, ma la folla gli dava la caccia e non riuscii a finirmi.
Mi lasciò lì a terra, sanguinante, mentre il dolore si faceva sempre più forte.
Riuscii a trascinarmi fino ad un vicolo dal quale entrai in una cantina, dove mi nascosi per i tre giorni della trasformazione.
Sapevo che, se mio padre avesse saputo ciò che ero diventato, mi avrebbe distrutto e così me ne andai.
Non riuscivo a capacitarmi di essere diventato un mostro, uno della stessa specie che avevo cacciato fino a quel momento.
Così tentai di autodistruggersi.
Arrivai anche a cercare di non nutrirmi ma, così facendo, peggioravo solo le cose.
Una notte, camminavo per un bosco, straziato dalla sete.
Stavo nuovamente cercando di distruggermi, ma l’istinto prese il sopravvento e, imbattutomi in un branco di cervi, li attaccai.
È così che capii che c’era un’alternativa, dopotutto anche da umani ci cibavamo di animali e non ci sentivamo dei mostri.
Così iniziai a vivere da “vegetariano” e a viaggiare per il mondo.
Nuotai fino in Francia…”
“Cooooooooosaaaaaa?” lo interruppi sconvolto.
“Rosalie non ti ha detto che possiamo anche non respirare visto che siamo morti?” chiese divertito probabilmente dalla mia espressione.
“No!” ero allibito.
“Va bhè, quando sei arrivato in Francia cos’è successo?” chiesi dopo essermi ripreso. Volevo sapere come andava a finire la storia.
“Arrivai in Francia dove studiai nelle migliori università europee e fu così che trovai la mia vocazione: la medicina.
All’inizio fu molto difficile, riesco ancora a ricordare come mi sentivo: da una parte desideravo sangue umano, dall’altra non sopportavo il mio comportamento.
Dopo due secoli riuscii finalmente a raggiungere un autocontrollo tale da permettermi di esercitare.
Arrivai in Italia, dove iniziai altri studi e lì conobbi i Volturi.” Lo interruppi di nuovo:
“Chi sono i Volturi?” chiesi sempre più curioso.
“Aro, Caius e Marcus.” spiegò mostrandomi un’altra immagine. “Loro sono i Volturi. Sono una specie di famiglia reale, i vampiri con più potere”.
“Ma perché questi tre dovrebbero farci paura?” chiesi flettendo i bicipiti e meravigliandomi di quanto fossero grandi e forti.
Avevo proprio dei bei muscoli.
“loro sono tre, ma poi ci sono le mogli e tutto il corpo di guardia” mi indicò un’altra figura gremita di gente.
Questo cambiava un po’ le cose.
Storsi il naso disgustato.
“E… quale sarebbe l’importante compito che non possono svolgere senza tutti questi cani da guardia?” chiesi.
Rosali che fino a quel momento non aveva detto una parola fu scossa da una risatina.
Ero così preso dalla storia che mi ero quasi dimenticato di lei.
Quasi.
“Il loro compito è quello di mantenerci nascosti e non concedere mai agli umani di comprendere la nostra esistenza” dichiarò infine.
“Rimasi per un po’ di tempo con i Volturi ma non per più di qualche decennio. Loro avevano uno stile di vita del tutto differente al mio e non vedevano le possibilità che vedevo io nell’essere vegetariani.
Così decisi di tentare la fortuna nel Nuovo Mondo e di cercare qualcuno con i miei stessi gusti.
Con il passare degli anni i vampiri ed altre creature mitiche diventarono leggenda ed io mi accorsi che potevo coesistere con gli umani e cos’ iniziai a lavorare come medico.
Ma ero solo e non trovavo nessuno che mi assomigliasse così, dopo tanto tempo che ci pensavo, mi decisi a crearmi un compagno.
Ero a Chicago nel pieno dell’epidemia di spagnola.
Facevo i turni di notte in ospedale, ma odiavo ritirarmi alle prime luci dell’alba, quando c’erano tante persone che morivano.
Mentre lavoravo in ospedale conobbi Edward e la sua famiglia.
Suo padre morì al primo attacco della malattia, mentre sua madre era più forte e pensavo che ce l’avrebbe fatta. Ma era sempre preoccupata per il figlio e questo la faceva peggiorare.
Quando tornai all’ospedale, quella sera, mi accorsi subito che era peggiorata.” Il suo sguardo era perso nei ricordi “Aveva la febbre alta e faticava sempre più a respirare.
Andai da lei. Mi ero affezionato a quella donna e a suo figlio col passare del tempo.
Lei mi prese per mano. Naturalmente non si accorse che la mia mano era tanto fredda, tutto era freddo a contatto con la sua pelle surriscaldata.
Era disperata:
«Salvalo!» m’implorò allo stremo delle forze.
«Farò il possibile» le promisi.
«Devi fare tutto ciò che puoi. Ciò che agli altri non è consentito, ecco cosa devi fare per il mio Edward» mormorò. Poi la febbre le fece perdere conoscenza. Morì un’ora dopo.
Le sue parole mi spaventarono: aveva forse capito chi ero in realtà? Non lo saprò mai.
Guardai Edward, lì accanto, moribondo.
In ospedale c’erano troppi malati e poco personale, nessuno si sarebbe accorto se mancava qualcuno.
Portai la madre di Edward all’obitorio, poi tornai e presi lui.
Lo portai a casa mia facendolo passare per i tetti e lì lo trasformai.
Non sapevo esattamente come fare così ricreai ogni ferita che mi era stata inferta anche su Edward.
Questo portò via molto tempo e fu inutile e doloroso per lui.
Ma alla fine ce la feci e, dopo tre giorni Edward era diventato uno di noi.
Dopo qualche anno trasformai Esme e, due anni fa Rosalie”.
La storia era finita, eravamo arrivati fino a noi.
A poco a poco tornai alla realtà.
Carlisle mi sorrise.
“Hai altre domande, Emmett?” mi chiese.
“No, per il momento no” ammisi ricambiando il sorriso.
“Se ne avrai fammelo sapere” ribadì.
“Certo” acconsentii.
Stavamo per uscire, quando Carlisle mi richiamò indietro:
“Emmett, fatti accompagnare da Rose in garage. C’è un regalo per te” mi disse sorridente.
Rose capì subito e mi accompagnò al piano inferiore.

 

 

 

Spazio autrice:
Rieccomi con un nuovo capitolo! Scusate l'assenza, ma ho avuto tante cose da fare.
Sono felice che vi piaccia la storia e spero di riuscire a pubblicare il seguito al più presto.
Grazi veramente a tutti quelli che leggono e che commentano, sono veramente contentissima! ^^

x _Sweet_ : Visto che i nostri cari vampiri non dormono, non ho avuto molti problemi a dividere l'armadio di Rose a metà per fare spazio anche ad Emmett.
E poi ancora non sono arrivati Alice e Jasper ed Esme non è una fanatica per lo shopping come invece è la nostra piccola sorellina dispettosa.. xD
Quindi il guardaroba è abbastanza limitato.
In conclusione, abbatterò presto la parete finale dell'armadio e ci scaverò una porta che da sulla camera degli ospiti! xDD
x Faby hale: sei un genio! Non mi ero accorta dell'errore. Purtroppo, come la maggior parte delle ff che scrivo, ho fatto il capitolo a scuola e ho ingiovanito Carlisle di 200 anni! xD Sarà che nell''800 è nato Jasper e io sono del tutto essessionata da lui! XDDD
Grazie ancora per avermi avvertita!
Spero che continuerai a leggere la storia! ^^

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Capitolo 6
*** 6 - Tanti tipi di gioia. ***


6 - Tanti tipi di gioia.

 

“Dove andate ragazzi?” chiese Esme quando le passammo davanti.

“Lo porto in garage. Carlisle mi ha detto che ha comprato un regalo ad Emmett” le rispose Rose.

Uscimmo di casa e ci avvicinammo ad un casotto sul retro che riconobbi istintivamente come il garage.

Per essere un garage era veramente immenso.

Rosalie aprì la porta e trovammo quattro auto: una Ferrari grigio metallizzato, due Merchedes, una rossa Cabrio e una nera e, in fondo alla stanza c’era una mega jeep verde militare, di quelle che possono permettersi solo i miliardari!

“E quella cos’è?” dissi con gli occhi fuori dalle orbite.

“È stupenda!” iniziai a girarci intorno e a toccarla come per assicurarmi che non stessi sognando.

Non mi sarei stupito di sapere che fosse tutto un sogno, mi sembrava infinitamente irreale essere in quel posto con la donna più bella che avessi mai visto e con davanti la macchina che sognavo da sempre.

“Il tuo regalo” mi disse Rose con un sorriso da orecchio ad orecchio.

“Cooooooooooooosaaaaaaaaa?? Sul serio?? No impossibile, stai scherzando” scossi la testa, era impossibile che fosse veramente per me.

“No, non è uno scherzo Emmett. È tua!” mi assicurò lei.

“Uuuuuuuhhhhhhh… che bello!!!” iniziai ad accarezzarla come se fosse un cagnolino.

“Felice che ti piaccia. Esme sarà supercontenta” aggiunse.

Saltellavo per tutto il garage e non riuscivo a staccare gli occhi dal mio nuovo regalo per paura che, facendolo, l’auto scomparisse.

Rosalie mi porse le chiavi.

“Non vuoi provarla?” mi chiese maliziosamente.

“Salta su!” quasi urlai.

Rose salì in macchina e io la seguii a ruota.

Misi in moto e partimmo a tutta velocità.

Iniziammo a gironzolare per il bosco schivando gli alberi, case che non sarei mai riuscito a fare da umano.

Ora non avevo più alcun problema con la guida.

La jeep sobbalzava sul terreno irregolare facendoci sobbalzare.

Non mi accorsi di un avvallamento del terreno e, quando ci inciampai, sbattei la testa contro il tettuccio della macchina lasciandoci un bozzo.

“Cavolo” imprecai.

“Non ti preoccupare, ci pensiamo appena torniamo a casa” mi consolò.

“Mmm… sai per caso che ore sono?” le domandai.

Rosalie si frugò in tasca ed estrasse un orologio in oro massiccio finemente lavorato.

“Ormai sono e 10 di sera” mormorò.

“Forse è meglio rientrare, siamo già fuori da un pezzo” affermai a malincuore.

Rosalie annuì: “Sì probabilmente hai ragione. Esme sarà in pensiero per noi”.

Girai la macchina e puntai verso casa.

Poco dopo riuscimmo a vedere di nuovo le luci della grande casa e mi diressi dritto in garage dove parcheggiai.

Scendemmo entrambi e Rosalie mi raggiunse dalla mia parte dell’auto.

Io fissavo il bozzo che avevo lasciato sul tettuccio con una craniata.

Se avessi potuto sarei scoppiato a piangere.

“Non ti preoccupare, adesso la faccio tornare come nuova” mi sussurrò dolce.

Passò una mano sul tettuccio, sembrava quasi che lo stessa accarezzando ma quando la sua mano scomparve anche il bozzo era sparito.

“Co…come hai fatto?” chiesi meravigliandomi della sua maestria.

Le sue labbra si aprirono in un sorriso: ”Basta una leggera pressione per lisciare il metallo. Devi solo imparare a misurare la tua forza.”

“Grazie” le dissi e le diedi un bacio sulla guancia.

Di colpo lei abbassò lo sguardo.

In quel momento mi sembrava tanto fragile, anche nella nostra natura di predatori.

“Scusa” sussurrai mortificato “Non pensavo che…” non riuscii ad aggiungere altro.

A quel punto successe una cosa che non mi sarei mai aspettato.

Rosalie alzò gli occhi e vide che, questa volta, ero io che tenevo lo sguardo fisso a terra.

Con un dito mi sollevò il mento per potermi guardare negli occhi e questa volta fu lei a schioccarmi un bacio sulla guancia.

Non ci potevo credere.

Forse stavo veramente sognando.

Mi diedi un pizzicotto e rosalie scoppiò a ridere allentando l’atmosfera tesa.

“Ma che fai?” chiese tra una risata e l’altra.

“Controllavo” risposi.

“E… cosa stavi controllando con un pizzicotto?” domandò con una strana ilarità nella voce.

“Che fossi sveglio. Mi sembra di essere in un sogno. È tutto ciò che ho sempre desiderato.” ammisi.

Da quando mi ero risvegliato dopo la trasformazione le cose erano andate sempre meglio ed avevo iniziato ad intendermi perfettamente con quella bellissima ragazza che mi aveva salvato la vita.

Possibile che fossero passate solo poche ore? Era incredibile.

Mi sentivo come se fossi collegato alla creatura che mi stava davanti da un filo invisibile che mi legava a lei per l’eternità.

Rosalie mi prese per mano ed entrammo in casa.

“Che si fa ora?” chiesi.

“Mmm… non saprei. Cosa ti andrebbe di fare?” mi chiese di rimando.

“Che giorno è oggi?” avevo perso del tutto la concessione del tempo.

“Domenica 17 Novembre”mi rispose.

Sempre impeccabile la ragazza.

“Evvai! C’è la partita” esultai fondandomi sul divano e rischiando di romperlo.

Rubai il telecomando ad Edward, visibilmente alterato dal mio comportamento, e cambiai canale.

Mi sistemai comodo comodo ed iniziai a guardare la partita.

Che bella invenzione è la televisione!

Si sentì sbuffare.

Probabilmente Rosalie.

Con la coda dell’occhio la vidi andare verso la cucina e chiacchierare con Esme.

Seguii la partita e, quando finì, rilanciai il telecomando al mio nuovo fratello.

Mi alzai dal divano e seguii Rosalie in cucina dove trovai Esme intenta a restaurare un bellissimo tavolo.

“Che bello” mormorai.

Esme alzò gli occhi dal suo lavoro:

“Era di mia nonna. La sua casa è andata a fuoco parecchi anni fa, si è salvato per miracolo.” Mi spiegò indicandomi il suo lavoro ”Così nel tempo libero lo restauro e, dato che non abbiamo bisogno di dormire, ho molto tempo libero!” continuò sorridendo.

“Bella questa Rose!” si sentì Edward commentare dall’altra stanza. “Ma ti sarei molto grato se non facessi più commenti del genere sui nostri cari genitori!” continuò.

“E allora smetti di ascoltare ciò che penso!” gli rispose Rosalie facendogli una linguaccia.

Poi se ne andò su tutte le furie.

Mi ero perso un pezzo del discorso tra lei ed Edward.

Raggiunsi Edward in salotto:

“Cosa stava pensando Rosalie due minuti fa?” gli chiesi con la mia faccia d’angioletto.

“Ha semplicemente fatto un commento sgradevole su some Esme e Carlisle trascorrono il tempo libero” mi sussurrò in un orecchio così che nessun’altro potesse sentirci.

“Aaahh” capii all’istante.

Così… anche i vampiri possono farlo! Wow!!

Questa natura iniziava a piacermi sempre di più.

Tornai in cucina:

“Scusa se ti disturbo Esme, ma posso farti una domanda?” le chiesi interrompendo nuovamente il suo lavoro.

Alzò gli occhi su di me: “Nessun disturbo caro, chiedimi tutto ciò che vuoi” mi sorrise.

Quel sorriso materno che avevo notato la caratterizzava tanto.

Lo stesso sorriso che aveva sulle labbra mia madre, quando ero ancora piccolo.

In quel momento sentii una fitta di nostalgia per la mia vecchia vita.

Ma fu solo una cosa passeggera.

“Ecco, mi chiedevo se ci fosse una stanza per me?” la guardai.

“Certo Emmett, ci ho pensato mentre eravate fuori tu e Rose. È la stanza affianco alla sua, però c’è un piccolo problema con l’armadio: è in comune.

Scusa tanto, ma non prevedevamo l’arrivo di un altro membro della famiglia.

Ma presto ci trasferiremo e, nella nuova casa c’è sicuramente posto per un altro armadio.” Mi spiegò continuando a sorridere.

“E… dove andremo? Perché non restiamo qui?” domandai.

“Gli umani iniziano a sospettare. Carlisle deve dimostrare 30 anni e il fatto che lavori solo di notte e sia felice di farlo inizia a puzzare. Per questo, a Gennaio ci trasferiremo a Hoquian. Lì il tempo è quasi sempre nuvoloso e Carlisle potrà tranquillamente esercitare anche di giorno. Ripartiremo con una nuova vita e voi potrete iniziare la scuola.

Non credo che tu riuscirai a farlo ancora, la sete sarà pressante, ma Rosalie ed Edward potranno frequentare la Forks High School.” Mi rispose.

“Dove si trova Hoquian?” le domandai nuovamente.

“È a sud di Forks, nella penisola olimpica” mi rispose sempre cordiale.

“Oooh, è un bel po’ distante”.

“Le distanze non sono certo un problema per noi.” Affermò decisa.

“Grazie per le risposte Esme. Penso che andrò a vedere la mia nuova camera.” Le dissi con un sorriso a 32 denti.

“Prego caro. Se hai bisogno di qualcosa chiamami” mi rispose.

Mi diressi verso il secondo piano della grande casa ed aprii la porta che mi aveva indicato Esme.

Bho, probabilmente avevo sbagliato stanza.

Non poteva essere tutto per me.

La stanza era su varie tonalità di blu, molto spaziosa.

Una grande finestra si affacciava sulla stessa vista della camera di Rosalie e, a fianco ad essa stava un grande divano per tutta la lunghezza di un angolo del muro.

Di fronte ad esso c’era una bella televisione, molto simile a quella del piano di sotto, ma più grande.

Agganciata alla parete stavano delle luci al neon alternate: una blu e una bianca.

Ad una parete erano appese anche diverse mazze da baseball.

Vicino alla porta che individuai come l’armadio in comune, anch’essa blu, stava una grande lampada di acciaio, con tante decorazioni.

Sentii una risatina.

Mi voltai e vidi Esme con una mano sulla bocca.

Non mi ero accorto che mi aveva seguito.

“Ho sbagliato porta vero?” domandai, mentre richiudevo la porta.

Esme mi fermò a metà dell’opera: “Nessun errore. Ti piace?” chiese con un velo di incertezze e curiosità nella voce.

Riaprii la porta.

“Se mi piace?!?! Esme è fantastica. Grazie mille!” dissi “A tutti” gridai.

Vari “prego” arrivarono da varie parti della casa.

“Se c’è qualcosa, qualsiasi cosa, che non ti piace nella camera, dalla sistemazione dei mobili ai colori, dimmelo. Ci ho aggiunto anche le mazze, ho visto che ti piaceva il baseball, ma se vuoi le posso togliere.” Aggiunse sempre più freneticamente.

Era già sul punto di staccare le mazze dal muro, quando le bloccai il braccio:

“Esme calmati. Ti ho detto che mi piace! È perfetta. Non avrei mai pensato a niente di meglio. E poi, se questa camera non ti piace, potrai sempre modificare diversamente quella nella casa nuova!” la rassicurai con un sorrisone.

Esme si calmò un po’, poi annuì e se ne andò.

Entrai in camera e mi stesi sul divano.

Ero così grosso che ci stavo per un pelo.

Il fatto di voler vedere la camera era solo un pretesto per restare da solo.

Da quando mi ero risvegliato avevo sempre avuto qualcuno vicino e non avevo ancora avuto un minuto per restare da solo con me stesso.

Rosalie mi era stata accanto fin dall’inizio e non mi aveva lasciato solo un attimo.

Non che mi dispiacesse, ma avevo un terribile bisogno di riflettere.

Il ricordo improvviso di mia madre, poco prima, mi aveva risvegliato dentro sensazioni abbastanza sgradevoli.

Chissà cosa stava facendo in quel momento. Quanto avrei voluto sapere se stava bene.

Improvvisamente mi persi nei ricordi di mia madre e di quando ero piccolo.

Ricordavo perfettamente quella donna mora dai capelli ricci tanto simili ai miei.

Poi improvvisamente il ricordo cambiò e all’immagine di mia madre si sovrappose il viso di Esme.

Iniziai a pensare alla mia nuova famiglia e al fatto di avermi salvato la vita.

Non avrei mai potuto trovare delle ‘persone’ migliori.

Ero felicissimo che loro fossero con me e desideravo trovare la maniera per ringraziarli per tutto quello che avevano fatto.

In quel momento sentivo tanti tipi di gioia: per la mia nuova famiglia che mi stava accanto, per la mia nuova natura che mi eccitava immensamente e perché quella ragazza dal viso d’angelo non mi rifiutava.

Soprattutto per l’ultimo motivo!

Finalmente mi sentivo in pace con me stesso.

Mi stesi sul divano ed accesi la tv facendo un po’ di zapping.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Salve salve lettori miei!! Questa volta sono stata più veloce con l'aggiornamento e anche sta sera vi porto il capitolo appena finito.

Ma per il prossimo dovrete aspettare fino al fine settimana credo.

Ultimamente non ho molto tempo libero. Mi dispiace.

Non so ancora quando finirà la mia storia, forse la porterò all'infiito! xD Però poi il titolo non centrerebbe più niente! XDD

Ringrazio tutte le persone che leggono e commentano e quelle che continuano ad aggiungere la mia ff nei preferiti!

Mi fate tanto felice!! *--------*

Alla prossima! ^^

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Capitolo 7
*** 7 - Incidenti di percorso. ***


7 - Incidenti di percorso.

 

Mi ero messo a guardare da un po’ una sit-com demenziale e stavo a dir poco morendo dalle risate, quando sentii dei passi avvicinarsi alla porta.

Poco dopo qualcuno bussò.

“Posso entrare?”

Era Edward fermo dietro alla soglia della mia stanza che aspettava una risposta.

“Certo, vieni pure” mormorai e repressi a stento un’altra risata.

Si sedette al mio fianco e per un po’ stette in silenzio a guardare la sit-com.

Non sapevo cosa stesse pensando. Io, al contrario di lui, non leggevo nel pensiero.

Mi sentivo che stava progettando un modo per affrontarmi, ma non sapevo cosa aspettarmi.

Magari voleva semplicemente saldare in debito della mattina e finalmente decidersi a battersi contro di me. Flettei nuovamente i miei muscoli poderosi.

A quel punto Edward sghignazzò:

“Devo dire che l’idea mi alletta alquanto, ma non sono qui per questo. Non ora per lo meno.

Magari domani!” acconsentii, “anzi dovrei dire oggi in mattinata.” Si corresse un attimo dopo aver guardato l’orologio.

“E.. perché sei qui allora, se è lecito chiederlo?”

“Bhè… ecco… prima ho sentito cosa pensavi e mi chiedevo come stessi?” il suo tono era tra l’imbarazzato e il preoccupato.

“Scusa Edward ma non lo puoi spegnere quel coso?! È abbastanza irritante non poter nemmeno riflettere in pace” gli risposi.

Una risatina malinconica gli uscì dalle labbra:

“Magari potessi. Non sai quanto vorrei poterlo fare. Comunque, se non ti va di parlarne va bene. Ti avevo sentito molto triste e volevo vedere se potevo fare qualcosa” mi disse.

“Ma se ti ho disturbato mi dispiace” aggiunse.

Forse ero stato un po’ troppo duro con lui.

Poi si alzò e fece per andarsene.

“Edward?” lo richiamai indietro.

Si fermò sulla porta già semi aperta.

“Dimmi”

“Bhè, scusa se ho reagito così e grazie per preoccuparti così per me ma in questo momento vorrei solo dimenticare” gli spiegai in tono grave.

“Capisco. Anche per me è stato difficile all’inizio, ma col passare del tempo sarà più semplice”. L’ombra di un sorriso gli sfiorò il volto.

“Posso farti una domanda? Se pensi che sia troppo impertinente puoi anche non rispondere…” dissi.

“Chiedi pure” mi rispose.

“Ecco, mi stavo chiedendo… ma il tuo potere… perché ce l’hai solo tu e io no?” chiesi.

Edward mi guardò per un attimo e poi iniziò a piegare:

“Carlisle ha delle teorie a riguardo. Secondo lui quando inizia la nostra vita le qualità che avevamo da mortali si amplificano e, alcune di esse, si sviluppano più di altre. Per questo, secondo lui, io riesco a leggere nel pensiero”.

“E gli altri? Anche loro hanno delle qualità che li caratterizzano?” chiesi.

“Penso che Carlisle abbia amplificato la compassione, Esme il suo senso materno e Rosalie la determinazione anche se sarebbe meglio dire testardaggine!” e poi scoppiò a ridere.

Io lo seguii a ruota.

Purtroppo non tutti erano d’accordo con noi visto che dal piano terra arrivò un ringhio cupo.

“Che permalosa!” affermò in un sussurro.

“Attento, potrebbe staccarti la testa a morsi” gli risposi.

“In quel caso non avresti la tua sfida” mi sorrise e poi uscì dalla stanza lasciandomi solo.

Chissà se anche io avevo un potere speciale?

“Emmett” mi sentì chiamare dal piano di sotto, era Carlisle appena tornato dal turno di notte in ospedale.

Scesi da lui dove il resto della famiglia era già pronta ad ascoltare cosa aveva da dirci.

Tutti tranne Edward che sicuramente sapeva già tutto.

“Che c’è?” chiesi.

“Avremo una visita, oggi in giornata”.

“E chi verrà?” chiesi curioso.

Carlisle stava ancora sorridendo quindi non doveva essere niente di brutto.

“A Denali vivono alcuni nostri parenti, verranno a farci visita. Hanno saputo che qualcun altro si era unito al nostro clan e lo voleva conoscere” mi rispose bonario.

Guardai fuori dalla finestra, era l’alba e il sole rischiarava il cielo.

“E… verso che o0ra dovrebbero arrivare?” chiesi.

“Suppongo che per le 12 saranno qui, forse anche prima”.

Avevo già notato che la sete mi stava attanagliando e così chiesi: ”Non è che potrei andare a caccia? Ne ho davvero bisogno”.

Esme mi sorrise: “Vengo con te, inizio ad avere sete anche io, meglio prevenire”.

Partimmo poco dopo e ci inoltrammo subito nel bosco.

Iniziammo a cacciare appena fuori dai confini dello stato.

Era una giornata splendida e, improvvisamente mi ritrovai in una radura.

Il sole, che intanto era salito, ne illuminava una parte.

Appena mi trovai sotto la luce solare notai la mia pelle.

Certamente non stavo bruciando, ma la mia pelle risplendeva al sole come se fosse ricoperta da lampadine.

Wow.

All’improvviso, mentre stavo osservando i giochi di luce che il sole proiettava sulla mia pelle, mi arrivò una folata di vento che trascinò con se una scia di profumo infinitamente dolce e appetitoso.

La sete si scatenò come non mai.

Io dovevo avere quel sangue.

Iniziai a correre e, finalmente, trovai la fonte dell’odore insopportabile, tanto era dolce.

Due escursioniste appena svegliati erano sulla riva di un ruscello e si stavano lavando.

Sentii in lontananza Esme che mi rincorreva, ma nessuno poteva fermarmi.

Entrai nel piccolo spazio in cui si trovavano gli escursionisti.

Fu tutto molto veloce, persino per me.

Mi fiondai sul ragazzo più vicino a me e in un secondo gli spezzai il collo uccidendolo.

Poi andai verso il secondo che non aveva nemmeno fatto in tempo a voltarsi ed uccisi anche lui.

Ora che ero completamente solo bevvi a sazietà.

Se il profumo era qualcosa di straordinario il sapore era ancora meglio.

Sentii Esme avvicinarsi lentamente.

Non era sola.

“Emmett? Stai bene?” era Carlisle.

Era logico che Esme l’avesse chiamato per farsi aiutare.

“Si”

Stavo più che bene: mi sentivo forte e sazio come non mai.

Ma, sotto sotto, ero anche disgustato da me stesso: avevo appena dissanguato due innocenti.

Incidenti di percorso, capita.

“Carlisle, Esme, mi dispiace, ma non ho potuto formarmi, non ci sono riuscito”.

Mi voltai e finalmente vidi il volto di Esme, fisso sulla carneficina che avevo appena fatto.

“Non preoccuparti, sistemo tutto io. Potresti portare tu a casa Esme? Sembra molto scossa”.

Annuii e presi Esme per mano, come se credessi che non ce la potesse fare da sola.

Iniziammo a correre verso casa.

Il clan di Denali stava per arrivare e così accelerammo.

Mentre ci allontanavamo mi arrivò uno strano odore al naso, sembrava… incenso?

Bhoo…

Arrivammo a casa e trovammo Edward e Rosalie sul portico con aria sconcertata.

Naturalmente sapevano già tutto.

Edward abbracciò Esme e la trascinò in casa.

Rosalie continuava a fissarmi e a seguire i miei movimenti.

Entrai in casa e salii nella mia stanza.

Mi stava seguendo, la sentivo, così lasciai la porta aperta e mi infilai nell’armadio a prendere qualcosa e poi in bagno a cambiarmi.

Rosalie mi aspettava nella mia stanza, seduta sul divano con aria sconcertata.

“Come stai?” mi chiese.

“Come dovrei stare?! Sono sazio, ma ho appena ucciso due persone” le dissi affranto.

Rosalie si alzò e mi abbracciò stretto.

“Mi dispiace per quello che è successo, non è colpa tua. Lo capiamo. E’ difficile anche per un vampiro adulto trattenersi dall’uccidere umani se incontra una loro scia durante la caccia. Credo che nemmeno io riuscirei a trattenermi se fossi veramente concentrata sulla preda. Dopotutto sono vampira solo da due anni. Per raggiungere l’autocontrollo perfetto dovrò aspettare ancora un bel po’”.

Ero ancora tra le sue braccia come un bambino con la sua mamma, solo che Rosalie era molto più piccina di me e le sue braccia non mi abbracciavano nemmeno per metà.

“Rosalie, ti andrebbe di raccontarmi la tua storia?” le chiesi.

“Magari un’altra volta, le cugine stanno arrivando. Scendiamo dagli altri” mi prese la mano e scendemmo.

Poco dopo una macchina parcheggiò nel vialetto e Carlisle, che intanto era tornato, andò ad aprire.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti! Scusate il ritardo nell'aggiornamento ma la stesura di questo capitolo è stata abbastanza difficile.

Inoltre, ultimamente, sono parecchio impegnata e gli aggiornamenti saranno più radi: un capitolo la settimana se vas bene.

Mi diapiace tanto, ma non ho il tempo materiale per scriverne di più.

Continuo a ringraziare tutti quelli che leggono la mia ficci e che commentano.

Grazie mille! ^^

Al prossimo cappy

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