Scelte

di AlessiaOUAT96
(/viewuser.php?uid=815215)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natasha Romanoff ***
Capitolo 2: *** Clint Barton + Gemelli Maximoff ***
Capitolo 3: *** Bruce Banner ***
Capitolo 4: *** Tony Stark ***
Capitolo 5: *** Steve Rogers ***
Capitolo 6: *** Thor Odinson ***



Capitolo 1
*** Natasha Romanoff ***


Era pronta, finalmente il giorno del test era arrivato.
I suoi capelli rossi, lunghi fino alle spalle, le ricadevano in morbidi riccioli. Si sistemò la giacca nera di pelle e controllò che i pantaloni attillati neri fossero apposto.

Capelli rossi come le sue labbra, occhi verdi, fisico snello; Natasha Romanoff sapeva di essere una bella ragazza che dimostrava più della sua età. Adorava guardarsi allo specchio ma non capiva il motivo per cui gli Abneganti lo facessero solo una volta ogni tre mesi.
Quel giorno la durata delle lezioni era dimezzata per permettere agli studenti dei Livelli Superiori di frequentare quante più lezioni possibili, non che le importasse più di tanto, ma desiderava lo stesso godersi quanto più tempo possibile in quelle aule miste.

Prese un respiro profondo e si preparò a prendere il treno. Figlia di Intrepidi, per lei era la cosa più naturale al mondo, anche se sapeva che poteva essere fatale se non si prestava attenzione. Le era già capitato di vedere persone morire a causa di quel treno.

Cominciò a correre. Tre,due, uno… Dopo tre secondi era già sul treno che osservava gli altri Intrepidi salire.
Il treno proseguiva la sua corsa velocemente ed in poco tempo si ritrovò a correre insieme ai suoi compagni per raggiungere i Livelli Superiori. Era consapevole di come le altre fazioni li guardassero, disgusto, stupore, odio. Tutte cose a cui lei era già abituata.

Le lezioni sembrarono durare un’infinità di tempo, dopo la terza lezione si era già stancata e non vedeva l’ora di iniziare quel test, anche se sapeva cosa scegliere.
C’era una miriade di gente nei corridoi, spintoni e grida erano diventati invisibili e sordi ormai. Ma il caos doveva ancora arrivare infatti dopo che tutte le lezioni furono terminate, una fiumana di persone si diresse nella sala d’attesa per i test.
Tutti i sedicenni di ogni fazione erano presenti, tutti erano un po’ nervosi, anche gli Eruditi. Era stato detto loro che non dovevano prepararsi in alcun modo. Per lei era una fortuna, un problema in meno da affrontare.
Alcuni Candidi chiacchieravano allegramente per smorzare la tensione anche se Natasha poté avvertire nervosismo nelle loro parole e risate. Non ebbe voglia di osservare le altre fazioni. Cominciarono a chiamare dieci persone alla volta.

Prestò attenzione solo alla fine della prima chiamata: -Wanda Maximoff, Pietro Maximoff-
Poi venne il suo turno.
-….Natasha Romanoff, Clint Barton, Steve Rogers, Anthony Stark, Bruce Banner, Thor Odinson- disse una voce.
Nat si alzò dalla panca e si diresse verso la stanza del test. Ad aspettarla c’era un Erudito. Indossava una camicia bianca, stesso colore per i pantaloni, con un gilet azzurro. Aveva i capelli corti e ricci, aveva anche un po’ di barba.
Osservò la stanza. Era piccola con le pareti ricoperte di specchi, c’era solo una piccola finestra ed al centro della stanza c’era una sedia simile a quella dei dentisti.
Ora cominciava a sentirsi nervosa e un po’ impaurita. Il cuore cominciò a battere velocemente e le sue mani erano leggermente sudate.
“Non devo permettere alla paura di impossessarsi di me. Ho imparato a controllarla e qualsiasi cosa dirà questo test, io so già cosa scegliere”.
Si sedette e lasciò fare all’esaminatore il suo lavoro. L’Erudita le mise sulla fronte degli elettrodi collegati a dei fili connessi ad una macchina.
Le porse una fiala con un liquido che lei bevve come se fosse acqua, poi il suo battito rallentò e lei chiuse gli occhi solo per un istante per poi ritrovarsi in una stanza dalle pareti grigie.

C’era una piccola finestra anche lì da dove poteva vedere l’esterno: nevicava.
Non perse altro tempo e vedendo due scelte davanti a lei scelse il coltello. Le avevano sempre insegnato a combattere e difendersi ed era questo che voleva fare.

Lo scenario cambiò: la scelta rimasta (formaggio) scomparì e lei sentì alle sue spalle qualcosa cigolare. Istintivamente un brivido le percorse la schiena trovandosi davanti un cane dagli occhi neri che la stava puntando ringhiandole contro.
Guardò il coltello che aveva in mano. Non aveva scelta, doveva ucciderlo anche se in fondo le dispiaceva, doveva tentare di evitare il peggio, uccidere non era sempre la soluzione migliore perché comunque quello che ci rimetteva era l’altro e la virtuosità degli Intrepidi era nel difendere gli innocenti; quel cane però non era del tutto innocente. Cercò di non guardarlo negli occhi, ma il cane vedeva il coltello ed attaccò.

Natasha fu veloce, quando il cane le fu vicino, lanciò il coltello che ferì l’animale alla gola, facendolo accasciare e guaire finchè non morì dissanguato.
I capelli ora erano scompigliati e con un gesto della mano li sistemò, si guardò allo specchio. Non traspariva alcuna emozione, era diventata fredda e calcolatrice ma determinata a finire quella prova. Gettò l’arma imbrattata di sangue e si trovò in un autobus.

Era da tanto che non ci saliva sopra, gli Intrepidi si spostavano in treno la maggior parte delle volte ma in quel momento non ricordava quando fosse stata la sua ultima volta in uno di quei mezzi pieni di gente.
C’era un uomo che la fissava, non ne vedeva i lineamenti ma sorrideva malevolmente appoggiato ad una delle sbarre metalliche. Natasha lo osservò: non sembrava avere buone intenzioni, vide nascosta in una tasca del cappotto qualcosa simile ad una pistola.
La sua osservazione prese realtà, infatti l’uomo le puntò l’arma contro.
-Scegli: o ti arrendi di tua spontanea volontà o duello all’ultimo sangue. Sei tu colei che ha ucciso mio figlio-
Natasha non capiva il motivo ma qualcosa le diceva che quell’uomo aveva ragione, nonostante quella sensazione, lei non si consegnò ed accettò il duello.
Comparve una pistola e come i duelli del Far West i due sfidanti si misero schiena contro schiena.
-Al decimo passo si spara- disse l’uomo.
Natasha contò: ” uno.. due.. tre.. quattro.. cinque.. sei.. sette.. otto.. nove.. dieci!”
L’uomo fu stranamente più veloce, quanto Natasha si girò il colpo era già partito ma lei spostò di pochi millimetri il collo e sparò, colpendo a morte l’individuo.

Poi il risveglio. Aprì gli occhi e l’Erudito le disse il risultato. –Non c’è dubbio.. Intrepida. Ma ricorda la scelta è tua e questo test è solo una prova-
Ma Natasha si fermò ad ascoltare alla parola Intrepida. Lasciò che l’uomo le staccasse gli elettrodi e lei se ne andò tranquillamente a casa, alla sede della sua fazione.

Il Giorno della Scelta arrivò in fretta. Gli Iniziati si disponevano in ordine alfabetico a seconda del cognome. Natasha poteva vedere i gruppi delle altre fazioni: si distinguono principalmente per i colori dei vestiti, giallo e rosso per i Pacifici, bianco e nero per i Candidi, azzurro e blu per gli Eruditi, nero per gli Intrepidi e grigio per gli Abneganti.
Al centro ci sono cinque coppe con un contenuto diverso per ognuna delle fazioni: pietre grigie per gli Abneganti, acqua per gli Eruditi, carboni ardenti per gli Intrepidi, terra per i Pacifici e vetro per i Candidi.

Come al solito tutto è preceduto da un discorso, non ascoltò quasi nulla tranne la fine dove annunciava l’inizio della fatidica scelta. Per molti il dubbio era rimanere lì con la propria famiglia o abbandonarla per sempre.
-Natasha Romanoff- fu la prima ad essere chiamata. Non se lo aspettava a dire il vero ma non le cambiò molto. Camminò a testa alta verso il palco, prese il coltello e senza esitare lasciò che il sangue della sua mano cadesse sui carboni ardenti.
-Intrepida!- urlò l’uomo del discorso.
Lasciò che la cerimonia finisse mentre era seduta tra alcuni dei membri effettivi della fazione e quando arrivò la fine era tra le prime a salire sul treno in corsa. Vedeva i Trasfazione arrivare con un po’ di difficoltà ma non tutti ce la facevano.

Si appoggiò ad una delle finestre e osservò alcuni Trasfazione che erano riusciti a salire sul treno. Ce n’erano abbastanza ma prestò attenzione solo ad alcuni: un Abnegante dai capelli corti e mossi e con gli occhiali, un Erudito con la barba corta e gli occhiali da sole, un Candido dei capelli biondi e il corpo muscoloso, c’erano anche due Pacifici che sembravano fratelli a giudicare dal loro comportamento.. ma si soffermò in particolar modo su un Pacifico dai capelli corti biondi che la stava osservando.

Si guardarono negli occhi e nessuno dei due cedette fino alla fine della corsa, dove dovevano saltare per arrivare alla sede vera e propria.
Il primo a saltare fu un Intrepido che non aveva mai notato, era muscoloso ed aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle raccolti in un codino.

Quando saltò anche lei e cadde sulla rete un solo pensiero le veniva in mente: “Devo solo passare l’iniziazione da interna e non diventare un’Esclusa”

Sorrise quando le fu chiesto il nome –Vedova Nera-
 
 

n.d.a. piccolo delirio mentale dopo aver letto Divergent aspettando che mi arrivi Insurgent e di sicuro finirò con Allegiant e Four…

non ho resistito a scrivere questa One Shot e ho in “progetto” (sì prendetelo tra le virgolette perché non ne sono sicura..) di continuare con questa piccole crossover.. che ne pensate?

Credo si sia capito chi siano i trasfazione e chi sia l’intrepido che Nat non ha mai notato ma per sicurezza li scrivo..: Abnegante: Bruce Banner/Hulk, Erudito: Tony Stark/Iron Man, Candido: Steve Rogers/Captain America, Pacifico: Clint Barton/Occhio di Falco e i gemelli Maximoff.. e dulcis in fundo Intrepido: Thor..!
Vorrei sentire le vostre opinioni e se vi farebbe piacere che continuassi con le crossover/One Shot..

Un’ultima cosa, anzi è una domanda.. che ne pensate del film Divergent? Io devo leggere ancora Insurgent ed il resto prima di vedere il film.. a me sinceramente non è piaciuto.. hanno saltato eventi (è normale) ma soprattutto hanno modificato parecchi comportamenti di Tris nelle prove e non solo!!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Clint Barton + Gemelli Maximoff ***


La sua mano era stranamente ferma. Quella era la sua decisione sin dall’inizio.
-Intrepidi!-
Sì, Clint Barton d’ora in poi sarebbe stato considerato un Intrepido. Non doveva più chiedersi perché fosse nato tra i Pacifici, sin da bambino sognava una vita più avventurosa, più spericolata che non dovesse limitarsi ad arrampicate sugli alberi per raccogliere mele ogni tanto facendo qualche acrobazia seguita dal rimprovero dei compagni.
-Rischi di farti male!- urlavano.
-Lo so ma è divertente!- rispondeva.
No. Sarebbe stato diverso, avrebbe preso un treno in corsa, avrebbe potuto allenarsi senza nascondersi dagli altri membri della fazione.  
Sì, perché lui si nascondeva, era costretto altrimenti lo avrebbero sicuramente evitato. Quale Pacifico avrebbe mai voluto giocare a tirare con arco e frecce? Chi si sarebbe divertito a lanciare coltelli contro spaventapasseri? Chi tra i Pacifici avrebbe impugnato un bastone a forma di spada per ingaggiare un finto duello?

Nessuno, questa era la risposta ed il motivo per cui lo faceva sempre di nascosto sin da bambino  quando si annoiava. Aveva provato con gli Abneganti ma anche loro lo avevano guardato storto e lui era stato costretto a mentire dicendo che era solo uno scherzo per vedere la loro reazione. Una bugia non fa male a nessuno, i grandi lo dicevano sempre.

Una volta aveva incontrato un bambino, più grande di lui, dei Candidi che aveva preso di nascosto dei biscotti e quando fu scoperto in men che non si dica, disse la verità su dove li aveva nascosti.
-Perché non hai detto che non lo sapevi per poi mangiarteli di nascosto per evitare che ti accusassero?-
-Perché le bugie non si dicono- rispose quello dalla stanza in cui era stato messo per punizione.
E da quel momento smise di frequentarli. Non capiva il motivo di tanto scandalo per una piccola menzogna.

Si allenava di nascosto in un capannone abbandonato. Aveva costruito con facilità un arco e delle frecce smussate utilizzando quello che trovava in giro. Se la cavava con la mira sia con le frecce sia con coltelli. Quando aveva undici anni, scoprì che anche due fratelli si allenavano nello stesso posto, una ragazza dai capelli scuri che riusciva a muovere gli oggetti ed altro come se nulla fosse, ed un ragazzo dai capelli biondi chiari che correva come un fulmine.

Non si erano mai accorti di lui, infatti, se ne stava sempre sulle travi del vecchio edificio, pur sapendo che erano pericolanti, non cambiò atteggiamento perché sì, aveva qualche muscolo per la sua età ma era pur sempre un ragazzino di undici anni che sapeva arrampicarsi e tenersi con due mani sopra una trave.
Poi due anni dopo gli venne in mente di pedinarli di nascosto, ovviamente.

Ogni volta che finivano di allenarsi, li lasciava allontanare e poi scendeva, seguendoli furtivamente mentre la notte prendeva il posto del giorno, quando le stelle comparivano in cielo ed il sole tramontava lasciando una scia di colori come arancione e giallo per poi passare al nero della notte con le sue scintillanti stelle e la meravigliosa luna.

La prima cosa che scoprì furono i loro nomi: Wanda e Pietro.
Erano orfani di entrambi i genitori e vivevano con la famiglia adottiva. Guardandoli Clint poté benissimo capire  che non avessero un solido rapporto: i genitori non si curavano molto di loro a parte durante i pasti ed il lavoro che tutti i componenti svolgevano e questo permetteva ai gemelli di uscire indisturbati e tornare  giusto prima dei pasti.

Erano di poco più giovani di lui ma non riuscì a scoprire di quanto. La notte tenevano sempre le finestre aperte e Clint non poteva permettersi di farsi scoprire, così si limitava ad osservarli mentre si allenavano.
Il resto della sua vita passava normalmente senza problemi ma da tempo desiderava cambiare vita: diventare un Intrepido.

Il test non fu un problema, non voleva uccidere il cane ma quando l’animale lo attaccò, lui chiuse gli occhi per non vedere ciò che aveva fatto. Era vero doveva difendersi ma essendo abituato ad una vita pacifica e tranquilla in mezzo agli animali delle fattorie, gli dispiaceva doverlo fare. Il cane non morì al primo colpo, infatti, quando un bambino gli si avvicinò, Clint dovette mettersi fra i due e sfidarlo, l’animale morì poco dopo.
Mentire gli fu molto facile e non dovette usare alcun tipo di arma.

La scelta fu rapida ed indolore, talmente l’adrenalina scorreva nelle sue vene che non sentì nemmeno la lama ed automaticamente senza pensarci nemmeno, lasciò che il sangue cadesse sui carboni ardenti.

Durante il tragitto sul treno la sua attenzione si concentrò su una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi. Si stavano sfidando silenziosamente e nessuno dei due cedette fino a quando non dovettero saltare.
Non si stupì della disinvoltura della ragazza, capì che era un’iniziata  Intrepida interna dal suo atteggiamento e dal suo abbigliamento, ne era stranamente attratto e non ne capiva il motivo.
Saltò dal cornicione come se fosse la cosa più normale al mondo, in fondo era abituato a simili gesti e doveva ammettere che l’aria che si infilava tra i suoi vestiti lo faceva sentire bene, libero da ogni convenzione.

-Come ti chiami? Attento, non potrai più cambiare il tuo nome- chiese qualcuno.
Rispose tranquillamente –Occhio di Falco-
-Benvenuto tra gli Intrepidi-
Con la coda dell’occhio poté notare i capelli rossi della ragazza, poi si girò del tutto e vide che stava sorridendo, trovò quel sorriso meraviglioso, non stonava con nulla di lei.
“Ma a cosa sto pensando?!”

***

GEMELLI MAXIMOFF POV

Di una cosa erano certi: i Pacifici non li avrebbero mai scelti. Vita monotona, non come gli Abneganti, ma pur sempre monotona, lavoro nei campi e ostentazione di felicità. E poi cosa? L’unico loro vero svago erano gli allenamenti serali prima di cena o a volte prima di pranzo. La famiglia adottiva non era molto disponibile, strano di solito le altre lo erano ma la loro no.
-Cosa abbiamo che non va, Pietro?-
-Io credo che sappiano dei nostri poteri, Wanda, ma non vogliono farlo sapere in giro..-
-Per fortuna! Ci mancherebbe che diventassimo Esclusi!- rispose mentre si dirigevano verso il capannone abbandonato.

Da un po’ di tempo trovavano armi rudimentali di vario genere: archi, frecce, coltelli smussati etc..
Non ci facevano molto caso, pensavano che appartenessero a qualcuno che abitava qui, forse prima di diventare un Escluso.
Wanda li utilizzava per allenarsi, sollevava i coltelli e li puntava contro i bersagli e il più delle volte li centrava, anche se capitava che per errore colpisse Pietro che correva come un fulmine su e giù per l’edificio.
-Ahia!-
-Scusa.. ma stai più attento anche tu, non ho ancora una mira perfetta!-

E poi ridevano, lo facevano per non piangere pensando che loro erano diversi dagli altri. Non avevano mai visto persone con poteri come i loro e questo li rattristava.
-Wanda.. noi non siamo diversi..-
-…Lo so.. siamo speciali!- si ripetevano ogni volta che calava un silenzio tombale.
Qualche volta a Pietro sembrava che qualcuno lo stesse seguendo ma per non far preoccupare la sorella, non diceva nulla e dopo un po’ non ci fece più caso.
La loro vita non gli piaceva, speravano che tra gli Intrepidi, trovassero qualcun altro di diver.. di speciale come loro.

Nessuno dei due uccise il cane, Pietro lo stordì correndogli attorno fino a confonderlo, Wanda invece lo sollevò da terra e gli fece perdere i sensi ; per salvare la bambina, utilizzò i suoi poteri per salvarsi entrambe. Nessuno dei gemelli prese il coltello, il formaggio non gli servì a molto dato che utilizzarono le loro capacità.
Uccidere sarebbe andato contro i loro valori ma dovevano aiutare chi ne aveva bisogno e non esitarono. Wanda sapeva che anche se avesse scelto l’arma non avrebbe avuto la forza di usarla anche perché sapeva che il suo corpo non era abbastanza allenato per farlo.

Pietro invece era consapevole che poteva usare il coltello ma si rese conto che sfruttare la violenza in ogni occasione, non portava nulla di buono, sennonché voglia continua di potere sugli altri.

Loro volevano solo salvare l’innocente. Non volevano che morisse come i loro genitori e per questo mentirono e non dissero nulla anche quando stavano per essere strangolati. In entrambi i test, si liberarono con calci e pugni fino a far perdere i sensi al nemico.
Per prima scelse la fazione Intrepidi Wanda e Pietro, non potendo lasciare sola la sorella, fece lo stesso.
Per salire sul treno Pietro prese Wanda in braccio e salirono all’ultimo secondo solo per godersi il vento che il treno sollevava.
Saltare dal cornicione fu difficile e all’inizio esitarono, poi però non volendo vivere da Esclusi, saltarono uno alla volta.

-Nome?-
-Scarlet- rispose Wanda.

Poi arrivò il fratello che precedette la domanda, rimbalzò sulla rete e scese con facilità senza l’aiuto di nessuno –Quicksilver-

Nuova identità, nuova vita.
 

n.d.a. et Voilà! Ecco la seconda One Shot..

Ho trattato sia Barton che i Maximoff solo perché li ho messi nei Pacifici all’inizio.

Farò una One shot per fazione iniziante e poi comincerò la stesura della ff.

La ff “La scelta” diventa il primo capitolo di una raccolta che chiamerò Scelte, ed ogni capitolo avrà il nome del personaggio a cui è dedicato.

 È la prima volta che scrivo con i gemelli e non so se ho reso l’idea del loro legame, spero di non aver annoiato troppe persone.. ammetto che Natasha mi è risultata più facile..

Ringrazio Alex_001 per la recensione!! :) ;)
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Bruce Banner ***


Fuori era una bella giornata: il sole splendeva e c’era una leggera brezza che entrava dalla finestra. Una tazza di thé, dei biscotti e tutto andava meravigliosamente.
Un giovane tranquillo e senza pretese ecco chi era Bruce Banner. Non pretendeva nulla di particolare, tipo calmo, pacifico e tranquillo che non farebbe del male ad una mosca, o quasi.. sì, perché se la mosca lo infastidiva troppo diventava verde dalla rabbia, letteralmente.
Sorseggiò il liquido bollente e poi posò la tazza guardando fuori dalla finestra.
Non traspariva alcuna particolare emozione, ansia forse, ma nemmeno lui ne era sicuro.
Piuttosto che frequentare le lezioni, preferì quel giorno dare ancora più aiuto agli Esclusi, lo faceva sentire bene, aiutare qualcuno gli risultava sempre appagante e dopotutto lui conosceva i testi a memoria.
Erudito? Forse la sua fazione era quella ma l’altruismo lo conduceva dagli Abneganti, la sua fazione d’origine.

Non si guardò allo specchio, non gli importava molto l’aspetto, l’importante era che la sua pelle non assumesse sfumature verdi, quello era proprio da evitare. Si sistemò un po’ la camicia, si pulì gli occhiali ancora appannati e si incamminò verso il quartiere degli Esclusi portando con sé più cibo del solito ed indumenti possibili, non era sicuro di voler abbandonare gli Abneganti ma per sicurezza preferì dare il massimo di sé stesso per gli altri, per i bisognosi.

Arrivò in fretta e aiutò quante più persone possibili prima di incamminarsi verso la sede dove si sarebbe svolto il test. Per lui significava molto, non capiva il motivo ma sentiva di non far parte solo di un unico gruppo ma preferiva non considerarsi un Divergente, non subito almeno.
“Divergente uguale guai” pensava.

Ripensò alla prima volta che il suo corpo assunse strane sembianze. Era successo solo qualche anno fa, aveva trovato una fiala contenente un liquido fluorescente e lo bevve pensando a cosa ci fosse di sbagliato nel farlo, ma ormai era troppo tardi. Il suo corpo si ingigantì, i vestiti si strapparono e quando si guardò in un pezzo di vetro, vide che la sua faccia era verde e.. arrabbiata.
Non riuscì a gestire il gigante verde, non che ci riuscisse completamente tutt’ora, ma la prima volta fu la peggiore infatti, sradicò alcuni frutteti dei Pacifici senza volerlo ( e senza ricordare come ci era arrivato). Si ricordò solamente che alcuni di loro per calmarlo gli diedero un pezzo di pane e del thé che stranamente lo calmarono subito.
-Non preoccuparti, non diremo nulla- disse gentilmente una di loro.
-Grazie- si limitò a rispondere.
-Stai attento però a non farlo capitare mai più, mantieni la calma ok?-
-Va bene, grazie di nuovo-
Quell’incontro finì lì ma non fu l’ultima volta che si trasformò, solo che le altre era lontano dalle persone e man mano che le trasformazioni andassero avanti, lui migliorava nel calmarsi e soprattutto nel calmare lui, Hulk, è così che l’aveva chiamato.

Non si accorse di essere già dentro la sala dei test. Aveva sentito il suo nome dopo essere arrivato poi aveva fatto tutto da solo.
“Ma quanto tempo ho pensato?!”

Ad attenderlo c’era un Intrepido con le braccia tutte tatuate da non lasciare un lembo di pelle scoperto ma la cosa che lo turbò maggiormente, furono i piercing sulle sopracciglia e sul labbro.
“L’Altro non me lo farebbe mai fare.. per fortuna..”
Si sedette e lasciò fare tutto all’esaminatore, senza però mai guardarlo in faccia.

Quando si trovò davanti le due scelte.. scelse il formaggio.
“Il coltello vuol dire che devo combattere e questo scatenerebbe Hulk.. no.. è meglio evitare. Per quel che riguarda il formaggio.. cosa me ne faccio? Vale la pena tentare..”
Il cane apparì ma anziché calmarlo con il formaggio, ci pensò Hulk a stordirlo e questo lo preoccupò non poco. Se lo scoprissero, sarebbero guai.

Ma il test non finì lì infatti, si materializzarono davanti a lui un bambino malnutrito in abiti da Abnegante  ed un Escluso senza volto ma molto magro quasi da vederne le ossa.
-A chi dai il formaggio.. al bambino o al bisognoso? Scegli- disse una voce.
Bruce deglutì.
“Entrambi ne hanno bisogno”
Provò a dividere in due parti il formaggio ma si rivelò molto duro.
-Hai solo una scelta. Il bambino o l’Escluso? Se scegli il bambino, l’Escluso ti attaccherà; se scegli quest’ultimo, il bambino morirà-
Solo ora si era accorti che l’Escluso gli puntava una pistola. Scelse il bambino ma l’Escluso anziché uccidere lui, puntò il bambino che corse spaventato. Il colpo partì e Bruce, senza accorgersene, si mise tra il proiettile ed il bimbo, prima che scomparissero.

Altro scenario: Interrogatorio ferreo.
Era in una stanza bianca e nera, simile a quelle utilizzate dai Candidi. Aveva paura, sudava e tremava accorgendosi di essere legato ad una sedia.
-Vuoi aiutarmi?- chiese una voce molto dolce.
-Sì- rispose titubante Bruce chiedendosi perché l’Altro non si facesse vedere.
-Allora rispondi: mentiresti, facendo scoppiare una guerra, salvando così tutti quelli che ami  considerati colpevoli.. o diresti la verità, evitando un conflitto, ma condannando a morte coloro a cui tieni di più?-
Rispose senza pensare più di tanto –Mentirei.. e combatterei per loro-

Il test finì e lui si svegliò. L’esaminatore lo guardò storto ma, prendendo un respiro profondo, rispose –Abnegante-
C’era un qualcosa di ingannevole, bugiardo nel suo tono, lo percepiva e allo stesso tempo gli risultava impossibile pensare che dopo tutto quello che aveva passato il suo risultato fosse Abnegante.
-Credo sia meglio che tu vada..- gli disse.
-Sì ma prima voglio chiederti una cosa.. sicuro del mio risultato? A me non è sembrato che…-
Fu interrotto –È meglio così, fidati.. è per il tuo bene. Ovviamente la scelta è tua-

Bruce se ne andò con una miriade di domande per la testa.
“Com’è possibile? Abnegante? Dopo tutto quello che ho passato? E perché non mi ha dato spiegazioni, si vedeva palesemente che stava mentendo.. non sarà che io sia..?”
Smise di pensare, non volle continuare. Già il fatto di diventare l’opposto di quello che è, lo spaventa, figurarsi essere un..Divergente. No, non poteva essere possibile.
Si addormentò solo dopo aver bevuto tre tazze di thé.

Durante la scelta era molto spaventato e tremava nonostante le rassicurazioni dei suoi compagni.
-Andrà tutto bene, farai la scelta giusta- gli dicevano.
“No, non va bene affatto e non so cosa sceglierò”
-Bruce Banner- era il suo turno. Si avvicinò al palco molto lentamente come se servisse a rallentare il tutto.
Vide le opzioni davanti a sé, prese la lama e poi non ci vide più. Chiuse gli occhi e la sua mano si mosse da sola, verso i carboni ardenti. Era negli Intrepidi.

Il treno lo prese con difficoltà ma era come se tutto intorno a lui si fosse ovattato e lui fosse in un sordo sogno.
 Saltò anche dal tetto senza battere ciglio.

-Bruce.. io sono Bruce..-
“É meglio se evito Hulk perché potrebbe scatenarsi in qualsiasi momento”

Il motivo per cui fosse tra gli Intrepidi, non se lo spiegava. Forse l’altra parte di sé, quella grande e verde, aveva scelto per lui. Perché? Non aveva risposta ma Bruce si cercava di consolare pensando che dopotutto l’Altro era una parte di sé e che probabilmente conosceva il fondo dell’Abnegante che non era più.

Si immaginò nella sua “vecchia” fazione, a fare volontariato ed aiutare anche gli altri Abneganti, ad osservare il paesaggio fuori dalla sua casetta grigia.. era davvero questo quello che voleva? E se era così perché allora non scegliere le pietre?

Si immaginò tra i campi, i frutteti con abiti gialli e rossi, a coltivare e raccogliere frutti maturi, a cantare allegramente ed a essere… felice. Sì perché era così che vedeva i Pacifici.. felici. Me lo erano davvero fino in fondo?
Sin da bambino era una persona curiosa.. stano no? Gli Abneganti, i Rigidi, non dovrebbero esserlo.

Sognava di sfogliare libri di ogni genere, di perdersi nella conoscenza come.. gli Eruditi. Chissà come sarebbe stato vivere tra di loro, studiando tutto il tempo e sperimentando.. magari avrebbero trovato un modo per calmare l’Altro. Ma in fondo gli piaceva averlo dentro di sé, era parte di lui e ne sarebbe valso la pena, scegliere gli Eruditi, pur di abbandonare Hulk?

Cosa ci faceva lui tra gli Intrepidi? Coraggiosi, spericolati, pazzi, avventurosi.. lui che era sempre un tipo tranquillo, o quasi. Forse Hulk si divertirebbe di più e chi non dice che magari anche Bruce non si diverta tra i mille rischi che correrà ogni giorno?
Rise istericamente.
“Troppe domande”
Si accorse di una cosa.. non aveva preso in considerazione i Candidi..
 


n.d.a. terzo capitolo!! Bruce.. e il nostro caro Hulk non va dimenticato!!
Troppo introspettivo?

Ad ogni modo, non so quando aggiornerò il resto delle mie ff.. ora ho una fissa per Diveregnt ma devo riprendermi anche per le altre storie.. quindi se il prossimo capitolo di questa cross over non arriva subito è perché aggiornerò qualcos’altro..

Tornando a noi.. la ff che seguirà questa raccolta si intitolerà Avengent (Avengers+ Divergent) e la raccolta verrà considerata come Missing Moments..

Detto ciò vi saluto e.. ringrazio chi legge e chi recensisce questa ff!!


Alessia
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Tony Stark ***


Controllò se tutto era a posto: la camicia bianca era abbottonata perfettamente e infilata nei pantaloni blu senza una piega, il gilet era a posto e si intonava perfettamente con il resto del suo completo per la Cerimonia della Scelta dopo aver saputo i risultati di quel tanto temuto test.
 

Un genio, un miliardario, così lo chiamavano a volte, ma per gli amici era solo lui, Anthony Stark. Sempre che ne avesse mai avuti di veri. Molti di quelli che aveva conosciuto erano interessati alle sue scoperte ma in particolare ai suoi soldi.
Era giovane ma era comunque una delle persone più intelligenti di tutta la fazione. Le sue innovazioni riguardavano un po’ di tutto, dalla medicina alle tecnologie per le coltivazioni; insomma molte delle avanguardie tecnologiche avevano un minuscolo logo con scritto Stark.

Ma la sua vera innovazione fu l’armatura che si costruì da solo per sorvolare la recinzione silenziosamente per vedere cosa c’era al di là, ma non era mai andato molto oltre le coltivazioni dei Pacifici. Un po’ per paura, un po’ per non lasciare sospetti, anche perché lo faceva di notte e c’era il rischio che qualcuno lo scoprisse, magari per caso passeggiando lungo i campi. Non si sapeva mai se qualche Pacifico camminasse in mezzo alle lucciole o semplicemente si sgranchisse le gambe.

Di giorno invece era praticamente impossibile utilizzare Mark 1, sì gli aveva dato un nome. Mark era la prima “prova” che però esplose e dovette ricreare un altro Mark, stavolta associato al numero 1, cioè primo.

Durante la giornata c’era il rischio che qualche pattuglia degli Intrepidi lo scoprisse e poi con tutte le persone fuori qualcuno sicuramente si sarebbe accorto di lui.

Perché aveva costruito un’armatura? Non lo sapeva bene nemmeno lui, forse la noia di lavorare la maggior parte del tempo nei laboratori, accanto ad una bionda fissata con i sieri, di nome Jeanine, rappresentante degli Eruditi.. i sieri ormai gli uscivano dalle orecchie anche se non l’aveva mai ascoltata sul serio, lui mirava a qualcosa di più “adrenalinico”. Insomma volare ad alta velocità, scoprire cose nuove di suo interesse, cosa ne avrebbe mai fatto di un siero?

Adrenalinico. Parola solitamente associata agli Intrepidi, agli Eruditi veniva associato: studio, scoperte, tecnologie, dedizione etc..

Avendo completato gli studi prematuramente, gli era stato imposto il lavoro, certo era pur sempre un impiego ma un po’ gli dispiaceva non passare del tempo con i suoi coetanei, con persone che non lo conoscessero solo per la sua fama.

-Ma tu sei Anthony Stark?!- fu la prima domanda dell’esaminatore.
-Ehm, sì..- era leggermente imbarazzato. Si aspettava che almeno lì nessuno lo trattasse come una persona importante. In quel momento però l’esaminatore della fazione dei Candidi era letteralmente rimasto a bocca aperta.
-Sicuro? Insomma sugli schermi sei diverso.. sei più alto e magro..-
Ok gli avevano appena dato del basso e del diversamente magro. La cosa lo innervosiva.
“I Candidi e la loro linguaccia!”
-Sai, credo di essere sicuro almeno riguardo la mia esistenza, ed ora se non ti dispiace vorrei fare quel test..-
L’esaminatore sembrò riprendersi –Ehm, sì giusto- lo guardò –Ti sei già seduto.. tieni e fa buon test..-
“Ma sono tutti così?” pensò prima di bere la fiala con il liquido azzurro.
Ora che ci pensava non aveva mai preso parte alle “lezioni” sui liquidi per i test e questo lo mise un po’ in ansia ma non abbastanza da madarlo in panico. Dopotutto lui era un genio, almeno così dicevano.

Istintivamente prese il coltello ma, sebbene l’animale che si presentò davanti a lui era ben più grosso di un cane, non sembrò accennare ad usare la lama.
“Cosa so sui cani, se quello è un cane..”
Cominciarono a camminare circolarmente come a studiarsi l’un l’altro.
“Non bisogna mai guardare un predatore negli occhi né mostrargli i denti perché è segno di sfida. Ok non devo sorridere. Poi?”
Cominciò a tremare dall’ansia e l’animale gli ringhiò talmente forte da farlo rabbrividire e quest’ultima sua reazione fece sì che il predatore dagli occhi rossi e il pelo nero attaccasse. Tony non si lasciò scoraggiare e malgrado le sue intenzioni iniziali, si vide costretto ad usare il coltello per ferire di poco l’animale.

“No! Non lo lascio morire, devo solo non farmi sopraffare dalle emozioni..”
Fece un respiro profondo e si avvicinò cautamente all’animale che ringhiò.
-Stai buono- disse guardando per terra –Voglio solo aiutarti..- si inginocchiò e strappò un lembo delle camicia per usarlo come fasciatura per il suo “nemico” che per sua sorpresa divenne più docile di un cucciolo tanto da leccargli la faccia.
-Cucciolo!- urlò un bambino comparso all’improvviso.

-No! Non avvicinarti!- provò ad urlare senza risultato visto che il cane ringhiava in una maniera a dir poco agghiacciante.
Sforzi vani. L’animale stava già caricando il bambino ma Tony non si lasciò sopraffare. Senza pensarci si gettò sul mammifero giusto pochi secondi prima che azzannasse il bambino.
L’animale scomparve come il bimbo.
“Per un pelo”

Si ritrovò in una stradina nella zona dove vivono gli Esclusi. Era stretta e sporca, le strade erano disfatte e c’erano buche ovunque che formavano pozzanghere data la pioggia che cadeva copiosamente.
Ma non si stava bagnando, era asciutto come se avesse un ombrello. Si guardò: era così. Teneva il manico di un ombrello in mano.
Camminò per un po’ senza una meta precisa ma ad un certo punto qualcuno dietro di lui chiese aiuto. Si girò: era un Escluso. Povero, vestiti sporchi e.. bagnato.

-Tieni- gli diede l’ombrello prima che potesse chiedere qualcosa.
L’Escluso lo guardò e ringraziò per avergli dato l’ombrello, poi lo scenario cambiò.

Era più o meno la stessa via ma stavolta si trovava legato ad una sedia, circondato da persone armate senza volto. Gli stavano puntando fucili di vario tipo –Ultime parole prima di morire? O preferisci dirci chi ha commesso il crimine- parlò qualcuno con gli occhi arrossati e gonfi, segnati dalle occhiaie. Era basso e la dentatura era sporca ma dal suo abbigliamento non si poteva dire che era un Escluso, anzi, sembrava più che benestante.
-Come?- chiese confuso.
-Rispondi e basta- gli intimò.
-Le mie ultime parole sono.. sì conosco chi ha commesso il crimine ma.. sei talmente brutto che le parole mi muoiono in gola e mi stupisce dato che sembri uno che ha soldi… detto questo, spara-
Il colpo partì ma non successe nulla a parte il risveglio.

L’esaminatore sembrava confuso ma essendo un Candido disse la verità –Sei.. un Divergente.. i tuoi risultati sono: Erudito, Abnegante, Intrepido e forse anche Candido da come hai risposto alla fine..- si alzò dalla sedia e aggiunse –Metterò solo un risultato ovvero Erudito, è contro la mia fazione mentire ma.. non voglio che finisca nei guai. Fai la scelta giusta, puoi andare-
-Divergente?-
-Shh! Vuoi che ti sentano? Ti prego vai..e… pensa bene a ciò che farai domani-
Tony uscì senza aggiungere altro. La parola Divergente l’aveva spesso associata a “guai” ma non si aspettava di avere quel risultato e poi quasi quattro fazioni? Gli sembrava impossibile.

Erudito ci stava, Intrepido anche, contando che aveva salvato senza pensarci un bambino.. Candido alla fine?
“Ammetto che potevo evitare di offendere ma.. era davvero brutto!”
Abnegante.. non aveva alcun dubbio su quello. Era già capitato che con le sue armature sorvolasse le zone degli Esclusi e li aiutasse senza farsi scoprire grazie alla copertura che donavano quelle armature e quando lo faceva il suo “cuore luminoso” era rilassato. Non si poteva parlare di un cuore vero e proprio ma i sentimenti c’erano e aiutare gli altri lo faceva sentire bene.

Decise di parlarne, anche se non doveva, con l’unica persona in grado di capirlo, l’unica che sapeva delle sue armature e che era sua amica senza pregiudizi su chi fosse: Virginia Potts, o Pepper, per come la soprannominava lui.
Erano amici sin da bambini e mai si erano traditi l’un l’altro, quando Pepper aveva scoperto delle sue armature lo aveva soprannominato Iron Man, e non aveva mai detto nulla a nessuno per timore di cosa fosse successo conoscendo le persone che era costretto a frequentare.
La raggiunse in uno dei luoghi che nessuno a parte loro conosceva e la trovò tranquillamente seduta a giocherellare con una ciocca di capelli biondi.
Non appena lei spostò lo sguardo disse –Ma cosa è successo? Hai una faccia..-
-Ti devo parlare del test, non dovrei ma.. di te mi fido ciecamente-

Gli spiegò il test filo e per segno, e quello che il Candido gli aveva detto. Durante tutta la spiegazione Pepper era tranquilla.
-Divergente… non vuol dire nulla.. la scelta è tua e lo sai che non dirò nulla a nessuno. Qualunque scelta farai, porta Iron Man con te-
Tony era più rilassato ora che ne aveva parlato con qualcuno e se ne andò dicendo –Ci vediamo comunque domani, qualsiasi cosa sceglieremo di diventare.. Buona notte-

***

“Mancano gli occhiali da sole, quelli che mi ha regalato Pepper andranno benissimo!”
Si mise gli occhiali e si diresse verso il luogo dove la Cerimonia della Scelta avrebbe preso parte.

La sala era gremita di persone, i membri di ognuna delle fazioni si distinguevano per i colori degli abiti principalmente. Al centro, sopra un palco c’erano le fatidiche coppe, dove ognuno avrebbe versato delle gocce del proprio sangue.

Non seguì il discorso e neanche Pepper che di solito era sempre attenta, evidentemente l’agitazione colpì anche lei.
-Virginia Potts- chiamarono il suo nome e lei con un po’ di visibile agitazione si diresse sul palco, impugnò il coltello e con un gesto che le fece male, a giudicare dalla sue espressione, lasciò che il suo sangue cadesse nella coppa contenente l’acqua.
-Eruditi!-
E si levarono grida di approvazione mentre si dirigeva verso le sedie riservate agli Iniziati Eruditi.
-Anthony Stark-
Tutti erano in silenzio. Un silenzio che gli fece ancora più impressione.
“Divergente….. Divergente…. Divergente..” non riusciva a pensare ad altro ma quando si accorse che era già arrivato decise che d’ora in poi la sua vita sarebbe cambiata.
-Intrepidi!- il sangue era caduto sui carboni ardenti e mentre la nuova fazione lo accoglieva scalpitante, gli Eruditi ancora non ci credevano e bisbigliavano guardandolo di sottecchi.
Lui però era interessato solo a Pepper che lo guardò abbassando le palpebre e sorridendo.
Era la scelta giusta? Lo avrebbe scoperto, ma sapere che la sua più cara amica non aveva nulla in contrario lo rincuorò.

***

Prendere un treno in corsa? Nulla di che.

Il problema fu saltare essendo consapevole di non poter utilizzare Mark 1.

Chiuse gli occhi e lasciò che la forza di gravità facesse il suo lavoro, facendo sì che rimbalzasse sulla rete con la schiena.
-Tutto qui?- chiese dopo una risata nervosa.
-Nome?-
-Tony-
Ora era un Intrepido, un iniziato almeno. Dare il nome Iron Man avrebbe significato rivelare una delle sue identità e non voleva che accadesse; almeno per un po’ doveva rimanere segreto.
 

n.d.a.  Buona Sera!!

Come vi è sembrato?

In questa raccolta non ci saranno tutti i dettagli che riguardano gli Avengers e probabilmente risulteranno un po’ OOC, ditemelo se lo notate così lo inserisco tra gli
avvertimenti..

Ho finito Allegiant e i miei feelings sono a pezzi. ... spero che in Four si ricompongano almeno un po'... e voi come avete preso il finale?

Alessia
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Steve Rogers ***


Biondo, occhi azzurri, onesto, leale. Queste caratteristiche sarebbero state perfette per qualsiasi ragazzo che tentava di conoscere qualcun’altra, solo che lui era Steve Rogers, un ragazzo magro e mingherlino senza uno straccio di muscoli.
Candido nel sangue ma desideroso di cambiare, di aiutare gli altri, di servire la propria città con coraggio, desideroso di cambiare.
I Candidi perseguivano l’ideale della sincerità, della verità e vedevano  la causa delle guerre nell’inganno.

Steve la pensava in parte così ma nonostante i sieri della verità che gli erano stati sottoposti, non aveva mai accennato nulla al riguardo. Non voleva essere considerato “diverso” e quindi evitato, gli bastavano già le occhiate da parte dei suoi coetanei.
Inoltre, stranamente per un Candido, trovava fastidioso dire sempre la prima cosa che gli passasse per la mente, lo trovava offensivo nei confronti altrui, ed era un Candido!

Date questi suoi modi di pensare, ogni tanto rifletteva su ciò e si chiedeva il perché di questi comportamenti, gli sembrava strano pensare in maniera differente dalla propria fazione ma ahimè era costretto a farlo, almeno davanti agli altri.
Recitava, mentiva? In un certo senso sì, ma più si sforzava di essere schietto e senza peli sulla lingua, meno ci riusciva.

Camminava distrattamente per una delle strade del suo quartiere quando il suo sguardo fu catturato da degli Intrepidi che saltavano giù da un treno, dirigendosi nella sua direzione.
Steve fece finta di nulla e continuò il suo viaggio senza una meta precisa cercando di non sentire le risate di scherno nei suoi confronti. Era già capitato che venisse picchiato per aver provocato un Intrepido, ma non si era mai arreso e aveva continuato a lottare fino a perdere i sensi.
Coraggio o paura di peggiorare le cose? Questa era una domanda ricorrente nella sua testa a cui non trovava una risposta certa.

Diede un calcio ad un sasso e si accorse che stava cominciando a piovere.
Corse immediatamente verso casa sua ma non poté evitare la tempesta che si abbatté sulla città, prendendolo in pieno. Più correva e più si bagnava.
“Meglio camminare, ormai sono già bagnato..”
Arrivò nel suo piccolo appartamento e la prima cosa che fece fu una bella doccia bollente per rilassarsi.
Non ce la faceva più ad essere costantemente umiliato e preso in giro dagli altri solo perché era mingherlino, aveva deciso. Voleva assolutamente cambiare fazione, qualsiasi gli sarebbe andata bene tranne i Candidi, di loro ne aveva le tasche piene.
Finì di lavarsi, si asciugò e si mise il pigiama. Il giorno successivo avrebbe fatto il test attitudinale dove avrebbe scoperto a chi apparteneva veramente.

***

Si svegliò in anticipo. Era agitato, nervoso, ansioso , preoccupato.
Non aveva dovuto studiare un bel niente ed era questo il preoccupante: non sapeva cosa aspettarsi, ma di una cosa era certo. Non si sarebbe fatto picchiare, almeno in quel test.
Pantaloni neri, camicia bianca, giacca nera e scarpe del medesimo colore. Non doveva sposarsi ma gli sembrava un abbigliamento elegante.

Si diresse verso la scuola e nel tragitto osservò gli altri ragazzi delle altre fazioni. Il cuore gli batteva all’impazzata ed aveva la sensazione di sudare sette camicie.
Perché si agitava così tanto? Era solo un test per l’amor del cielo!
No. Non era un semplice test, era l’incarnazione del suo desiderio di cambiare fazione e solo quel test avrebbe potuto dirglielo.
Varcò la soglia d’ingresso e aspettò il suo turno con calma.

***

Quando fu il suo turno entrò un po’ titubante,  si guardò allo specchio e sorrise.
“Non sono poi così male”
Guardò l’esaminatore: era una Erudita dai capelli biondo platino e gli occhi scuri. Portava anche un paio di occhiali ma Steve non riuscì a capire se era per sfarzo o se non ci vedeva veramente. Era a conoscenza che gli Eruditi indossavano occhiali solo per apparire più intelligenti, ma a parer suo l’aspetto non determina l’intelligenza.
Si sdraiò e chiuse gli occhi mentre bevve quel liquido azzurro.

***

Stanza dalle pareti grigie e poco illuminata. Ecco dove si trovava.
Davanti a sé c’erano due scelte: un coltello e del formaggio.

Doveva scegliere per forza? Con il coltello avrebbe potuto difendersi in qualche modo anche se era magrolino mentre con il formaggio avrebbe potuto sopravvivere da qualche parte, se ne avesse avuto l’occasione. Quale delle due?
Scelse il coltello e quando si ritrovò davanti un cane dai canini sporgenti affilati come lame le sue mani cominciarono a tremare ed a sudare.
Si stava agitando. La paura può bloccare ma anche preparare a difendersi ed a colpire se si segue l’istinto di sopravvivenza, ma la sua razionalità gli impediva di dover uccidere un animale anche se stava per attaccarlo.
Doveva essere il predatore, non la preda come le solite risse dove lui perdeva.
Ma non voleva farlo!

Improvvisamente fu scosso da delle pulsazioni provenienti non solo dal petto ma da tutto il corpo. Sentiva ogni suo muscolo, ogni suo organo dilatarsi come se stesse per scoppiare.
Durarono minuti che sembravano infiniti, chiuse gli occhi nella speranza che il dolore fosse meno intenso, strinse i denti. Non immaginava di provare dolore durante un test, pensava che fosse come un’allucinazione e invece..
Quando li riaprì vide l’immagine del cane sbiadita e in un certo senso bloccata nel momento di attacco come quando ci si guarda in una pozza d’acqua e si lancia un sasso: l’immagine si rovina.
Ma non fu questo quello che lo sorprese. Il fatto più strano o incredibile fu la sua immagine riflessa nei vetri della finestra: era più alto e più muscoloso come se avesse fatto palestra da sempre!

***

Aprì gli occhi di scatto ritrovandosi con sua sorpresa nella sala dei test.
“Già finito?!”
Guardò l’esaminatrice: era sconvolta e tremava.
-Già finito? Che cosa è successo.. io..-
-Guardati allo specchio.. io.. non.. so.. come..- cercò di dire ma si sentiva che la voce tremava come una foglia sferzata da un gelido vento invernale.

Steve si guardò e con stupore notò che il suo aspetto era quello del test, era l’aspetto che aveva assunto durante il test.
-Com’è possibile? Devo ripetere il test? Perché sono diventato così…?-
“…Così atletico, palestrato, diverso?”

Oh no, di nuovo quella parola. Diverso.
Ci pensò bene, in fondo non era una brutta diversità anzi, gli avrebbe dato dei vantaggi.
L’esaminatrice sembrò riprendere sicurezza.
-Senti, dirò che ti sei sentito male e come puoi ben vedere non è del tutto una menzogna. Mi dispiace ma non ho idea del perché il tuo corpo ha reagito così al liquido. Buona fortuna per la Scelta. Puoi andare-
Steve si congedò.

***

Non c’era nessuno che camminava a quell’ora, erano tutti a casa.
Una buona volta per farsi valere e non c’era nessuno?
Da quando cercava risse, poi?
“Il fisico deve avermi dato alla testa”

***

CERIMONIA DELLA SCELTA

Vedeva chiaramente i membri di ogni fazione seduti ai loro posti, gli Intrepidi erano i più chiassosi, I Pacifici quelli più colorati, gli Eruditi avevano almeno un libro in mano e discutevano, gli Abneganti non attiravano l’attenzione su di loro in alcun modo, erano silenziosi e calmi, i Candidi invece parlavano tra di loro.

Gli Abneganti lo avevano sempre incuriosito. Sempre gentili e disponibili,  sempre pronti a dare una mano a chi ne aveva bisogno, Esclusi compresi.
Una volta gli era capitato di incontrare un Escluso, vestito di stracci ed infreddolito e la prima cosa che pensò fu che doveva aiutarlo e così gli diede la sua giacca. Quella volta provò un piacere ed un senso di appagamento enorme.
Ad ogni modo non era convinto di entrare nella monotonia degli Abneganti. Era giusto fino ad un certo punto perché a parer suo, ognuno doveva pensare anche a sé stesso e non solo agli altri.

I Pacifici gli sembravano troppo calmi, troppo felici per essere reali.
Gli Eruditi troppo assetati di conoscenza ed a volte anche arroganti. Una volta un suo insegnate Erudito lo sgridò davanti a tutta la classe per aver sbagliato un’equazione che secondo il professore era fin troppo semplice ed elementare, quando invece metà della classe non aveva saputo risolverla.

-Steve Rogers- lo chiamarono.
Sentiva gli occhi puntati su di lui e non solo sguardi sorpresi ma anche le voci delle altre fazioni, in particolare quelle della SUA fazione di origine.
Lasciò che il suo sangue cadesse sui carboni ardenti e nella sala si levarono grida di stupore ma anche applausi da parte della sua NUOVA fazione, quella degli Intrepidi.

***

La prima cosa che pensò prima di saltare nel vuoto dopo una ragazza Abnegante dai capelli biondi fu “Ora avrò la mia occasione di riscatto nei confronti di chi mi ha sempre preso in giro, deriso, picchiato.. sono un Intrepido!”

Subito dopo saltò senza pensarci e quando la sua schiena venne a contatto con la fredda rete, le sue labbra si curvarono in un sorriso.

-Nome?-
-Steve-
-Benvenuto Steve tra gli Intrepidi!-
 

n.d.a. Buona sera!!

*si nasconde dietro lo scudo di Cap indossando l’armatura di Iron Man*

Steve Rogers, alias Captain America, è uno dei personaggi che non riesco a caratterizzare al meglio..  e per questo chiedo venia se il capitolo non è di vostro gradimento.

Anche il fatto di inserirlo tra i Candidi mi è stato difficile ma, andando per esclusione e contando che mi serviva almeno un personaggio per ogni fazione, ho dovuto farlo.

Dato che da domani inizio l’università, gli aggiornamenti saranno più rari ma prima o poi andrò avanti, ovvio si spera più prima che poi…


Alessia
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Thor Odinson ***


Sempre dedito al coraggio e all’azione, Thor non aveva mai avuto dubbi su quale fosse la sua vera fazione.

Suo padre lo aveva sempre incoraggiato a combattere e ad usare tutte le sue forze per fare qualcosa. Suo padre, Intrepido d’origine, e sua madre, trasfazione Erudita, lo avevano sempre sostenuto.
Capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, fisico da far invidia.. un vero Intrepido! Mancavano solo dei tatuaggi o dei piercing, solo che su questo punto i suoi non erano mai stati d’accordo.
Sua madre scomparì improvvisamente e suo padre rischiò la vita più volte in quanto considerato vecchio per i membri di quella fazione.

A Thor questo dispiaceva molto, voleva molto bene a suo padre e non voleva che morisse, ma allo stesso tempo era consapevole che vivere tra gli Intrepidi comportava un rischio quotidiano, qualsiasi cosa si facesse, si rischiava di perdere qualche arto o addirittura la vita.
Gli era bastata sua madre. Non sapeva se fosse veramente morta ma in famiglia la consideravano tale.

Corse, salti mortali, combattimenti erano all’ordine del giorno. Si era trovato degli amici tra cui una ragazza di nome Sif.
Ah! Se solo si fosse accorto di quanta attrazione lei provasse per lui!

Sif all’inizio veniva presa in giro in quanto era una ragazza, di solito tra gli Intrepidi non ci sono distinzioni tra maschio e femmina, ognuno è in grado di difendersi.
Ma con Sif era stato diverso. I suoi non avevano un lavoro tra i più ambiti e lei nonostante frequentasse la palestra regolarmente, non riusciva a vincere facilmente nel corpo a corpo data la sua figura esile.
Questo fu nell’infanzia. Alla fine, dopo tanti sforzi e fatiche riuscì a migliorarsi. Ma non fu solo grazie alle sue abilità e questo Thor lo sapeva.

Lui l’aveva aiutata e creduto in lei, le aveva insegnato ad usare le lame ed a combattere nel corpo a corpo dove Sif migliorò nell’agilità.
Ma purtroppo per lei, una ragazza dai capelli neri ed uno sguardo determinato, Thor la considerava solo un’amica con cui passare il tempo libero in compagnia di altri Intrepidi, ma gli sguardi che lei gli riservava suggerivano chiaramente qualcos’altro oltre l’amicizia, qualcosa che non era corrisposto.
Anche colui che sarebbe stato probabilmente il suo istruttore, un certo Quattro, glielo aveva suggerito, ma lui non ci aveva mai creduto seriamente e, durante le sfide che gli Intrepidi si lanciavano, Thor non aveva mai ammesso nulla anche durante gli stati d’ebbrezza.

***

 Il giorno del test non era stato nulla di che, solite lezioni a cui lui non partecipava con entusiasmo, solita corsa sul treno, soliti compagni.
Si divertiva lanciando palline di carta contro alcuni degli Intrepidi che conosceva e il più delle volte veniva beccato dai Candidi che riferivano tutto al prof Erudito.
Mai far arrabbiare un Candido.
Con i Pacifici e gli Abneganti non aveva mai riscontrato problemi anzi, ammirava gli animi puri ed altruisti della fazione dagli abiti grigi. Sempre pronti ad aiutare gli altri sacrificando se stessi.

A volte si chiedeva cosa volesse dire essere un vero Intrepido. Suo padre gli rispondeva ogni volta che gli Intrepidi proteggono le altre persone, aiutandole quando sono in difficoltà.
Ma non è questo che fanno gli Abneganti?
“Forse coraggio e altruismo sono la stessa cosa, solo visti da punti differenti”

Questo pensiero gli si ripresentò dopo aver finito il test attitudinale dove, per ovvie ragioni, come gli Eruditi sostengono, molte volte la fazione di provenienza è quella a cui si sceglie di appartenere. Intrepido. Questo era stato il risultato, ma perché continuava a farsi sempre quella domanda?
Coraggio ed altruismo si erano presentati insieme quando aveva deciso di scagliarsi contro il cane per salvare l’innocente attratto dall’animale. Ha solo seguito il suo istinto, eppure c’era qualcosa che gli tornava strano, ma non capiva il perché di quella sensazione.

Aveva già provato a chiedere ai suoi amici.
-Semplice. Gli Abneganti non avrebbero mai il coraggio di sparare o di usare un coltello come noi, preferirebbero farsi ammazzare, e per cosa poi? Se l’intenzionato ad uccidere, ammazza quello che si era prefissato?- ecco qual era stata la risposta.

Soltanto Quattro lo aveva guardato diversamente per pochi istanti prima di continuare a chiacchierare con altri suoi amici dall’altra parte della mensa.
“Ma che domande mi faccio?! Sembro un Lasso!” pensò prima di addormentarsi.

***

Giorno della Scelta. Giorno in cui sarebbe diventato un iniziato.
-Figliolo, io non sarò presente alla Cerimonia ma so che farei la cosa giusta-
-D’accordo padre-
La conversazione finì lì. Thor si vestì ed uscì a prendere il treno.

***

La sala era enorme, piena di colori differenti che indicavano le fazioni.

Tra le file dei futuri iniziati si ricordò di alcuni che erano vicino a lui prima del test, un Erudito, un Candido che sembrava aver fatto esercizi di palestra da anni quando invece erano passate solo delle ore da quando lo aveva visto l’ultima volta, un Abnegante, tre Pacifici, due dei quali sembravano fratelli, un’Intrepida che aveva visto solo poche volte al Pozzo.
Agli altri non fece molto caso, gli sembravano tutti uguali.
Ci fu un discorso e poi vennero chiamati uno ad uno.

La prima fu quell’Intrepida dai capelli rossi, capì che si chiamava Natasha Romanoff. La sua scelta fu quella che si aspettavano. Intrepida.
Anche quando toccò ai suoi amici non si aspettava nulla di diverso, in fondo erano nati e cresciuti in quella spericolata fazione.

Lui seguì il suo istinto, lo stesso che lo aveva fatto scagliare contro l’animale. Lasciò che il suo sangue cadesse sui carboni ardenti il quale calore si percepiva a distanza.
Guardò il liquido rosso sciogliersi e poi se ne andò tra le urla dei suoi compagni ed amici.

***

Fu il primo a saltare, non tanto perché nessuno si faceva avanti, anche se aveva notato lo sguardo determinato di una ragazza Abnegante. Lo fece più che altro per togliersi un peso e per provare quella sensazione di libertà e di adrenalina, che quelle azioni gli davano.



Decise di lasciare il suo nome così come rimase quel dubbio. Cos’è il coraggio? E cos’è l’altruismo ? Perché sono  diversi se entrambi si preoccupano degli altri?
Il tutto si tradusse in una sola e apparentemente semplice domanda: perché esistono le fazioni?
 



n.d.a. Dulcis in fundo..! il nostro caro Thor!

(Che spero non stia programmando di scagliarmi contro Mjolnir per questo capitolo..)

Come per Cap, anche per lui ho avuto difficoltà, non perché non mi piaccia come personaggio.. è solo che per alcuni degli Avengers mi viene difficile entrare nella mente.. non sono di certo Loki e non possiedo il suo scettro con la Gemma dell’Infinito…

*Ahem*

E con questo capitolo si conclude la raccolta, se l’università non mi prende troppo tempo, dovrei iniziare con la stesura del primo capitolo di Avengent.
Ringrazio Alex_001 per le recensioni e per aver aggiunto la storia tra le preferite, in più ringrazio Weasley_ per averla aggiunta tra le seguite... grazie :) Detto questo vi saluto e vi auguro buona serata.


Alessia
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3227441