Filosofia

di Mistiy_Ronny
(/viewuser.php?uid=795818)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buongiorno ***
Capitolo 2: *** Sofia e Valeria ***
Capitolo 3: *** Mi cascano le ovaie ***
Capitolo 4: *** Il presunto stupratore ***
Capitolo 5: *** Il cane rognoso ***
Capitolo 6: *** Tutti vogliono la banana ***
Capitolo 7: *** E' inutile piangere sul latte versato ***
Capitolo 8: *** I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio ***



Capitolo 1
*** Buongiorno ***


Appoggio la fronte contro il vetro freddo della corriera. Alzo lo sguardo per dare un'occhiata al mio viso ma il mio riflesso si confonde con le sporche goccioline condensatesi sul vetro. Anche se non posso vedere il mio volto scommetto che è stravolto e il mio sguardo urla “che palle!”. Quanto tempo della mia vita spreco su questo catorcio a quattro ruote? Ci impiega quaranta minuti per trascinarmi a scuola e altrettanti minuti per riportarmi a casa. Tutto questo perché vivo in un cesso di paese di nome “Fiorino”. Per quanto riguarda l'istruzione fiorino offre solamente una scuola materna e una elementare, tra l'altro diroccata. Dicono che presto chiuderà per essere ristrutturata.
Ogni santa mattina mi tocca alzarmi alle sei, correre alla fermata entro le 6.45 trascinare le mie chiappe stanche sopra questo coso e godermi quaranta minuti magici.
La mia testa è ancora sotto le coperte che riposa beatamente, il mio corpicino sente la mancanza delle soffice lenzuola di flanella che mamma ha comprato un mese fa

Vedi sono costate poco però non hanno niente da invidiare a quelle che vende quella ladra della Patti”.

Disse mamma tutta fiera mentre le sistemava sul materasso.
Patti è la proprietaria di un negozietto situato nel paese dove si possono acquistare tende, tovaglie, trapunte e altre stronzate varie. La mamma ce l'ha a morte con lei perchè, sostiene che vende la stessa merce del mercato a prezzi esorbitanti.
Il mio corpo infreddolito sogna quelle lenzuola che “costate-poco-però-non-hanno-niente-da -invidiare-a-quelle-che-vende-quella-ladra-della-Patti” . Mi sento sempre una merda quando mi alzo eppure sembra uno stato d'animo non condiviso. Vedo le mie compaesane che chiacchierano allegramente, seppure con la voce leggermente impastata dal sonno ma purtroppo sono abbastanza forti da poterle udire.

<< Hai presente Francesco? Mi piace >>
<< Davvero? E' cicciotello, come può piacerti? >>

Non mi interessano i drammi amorosi , quelli me li racconta mia sorella fino allo sfinimento. Aguzzo l'orecchio alla mia sinistra, magari le ragazze sedute ai seggiolini accanto hanno qualcosa di più interessante …

<< Ti piace lo smalto? >>
<< Bello!!! E' color corallo? >>
<< No è color … >>
Ci rinuncio. Meglio affondare la testa nella giacca e non sentire niente. Le chiacchiere di prima mattina mi danno la nausea, a dire il vero tutto di prima mattina mi stomaca, persino la colazione. Mamma ogni volta s'impegna a prepararmi una bella colazione, per esempio stamattina si è alzata all'alba per cucinare una torta di mele.

“ Mamma perchè non rimani a letto? Non è necessario che ti alzi per prepararmi la colazione”
“ 
Lo faccio con piacere. E poi se non te la preparo tu non mangi. “

Ogni volta mi siedo al tavolo e per farla contenta mi metto in bocca qualche boccone. Lei mi sorride soddisfatta e nel momento in cui mostra la schiena per lavare qualche utensile nel lavandino, sputo il cibo nel tovagliolo di carta che nascondo dentro la tasca dei pantaloni . Mia sorella seppure accanto a me, non se ne accorge, affonda la testa nella scodella di latte e non guarda in faccia nessuno. Credo che anche lei al mattino si senta una merda.
Quando posso alzarmi, mi dirigo in bagno dove butto nel cesso il fazzolettino, lo sciacquone elimina la prova del reato. Odio la colazione.



Sono arrivata. Che gioia ora mi tocca aspettare che la campanella suoni. Fa un freddo cane, è una terribile mattina di febbraio. Le mie guance bianche saranno diventate rossicce. Gli alunni che passano probabilmente pensano che sono sul procinto di piangere, Il freddo è talmente pungente che gli occhi sono umidi ma i passanti si sbagliano di grosso, io non piango mai. Piangere è da deboli e io non lo sono.
Accidenti! Un pizzicore mi sale lungo le cavità del naso. Se starnutisco è la fine, non potrò trattenere i goccioloni intrappolati nelle palpebre. Questa è una di quelle rare mattine in cui vorrei essere in classe, ci sarà comunque freddo e sarò costretta ad indossare il piumino, perchè la scuola non può permettersi di sostenere una spesa così grande come il riscaldamento. Non può nemmeno permettersi il rifornimento di carta igienica e di sapone nei bagni. Onestamente non so cosa può permettersi l'istituto. No giusto, lo so! Ieri nel porta gessi della lavagna, era presente un cancellino nuovo di zecca che la professoressa Leone elogiò. Sembrava molto felice, noi ai banchi un po meno, preferivamo un grande rotolo di carta igienica.
Tiro su col naso. Sono scampata al terrore dello starnuto in compenso ora devo lottare contro il disgustoso moccolo che vuole scendere giù dal naso. Uffa! Ogni volta che necessito di un fazzoletto non lo trovo mai nello zaino, colpa mia che faccio lo zaino sempre al mattino in fretta e furia, dimentico sempre qualcosa. No non è colpa mia se mi trovo in questa situazione. È colpa di Maria e del suo fidanzato.

In una bella mattina primaverile Maria e il fidanzato deciseo che fare sesso in macchina o nella cameretta da letto non era abbastanza eccitante, così s'intrattenerono in un coito, su un banco della classe B. Anche Cecilia, una bidella della scuola, quella splendida mattina di primavera si alzò con una bella idea: dare una lavata al pavimento della classe B prima dell'inizio delle lezioni. Fu così che Cecilia, con il mocho tra le mani sorprese i due. Quello che successe è scontato, ovviamente la bidella avvertì immediatamente la preside che espulse i fidanzatini per due settimane. 


Per intere mattinate le discussioni degli studenti erano incentrati su questo argomento. Si sa tutti gli episodi sconcertanti vengono poi ingigantiti dalla fantasie dei chiacchieroni.

<< Sai Clara? Quella pettegola del quinto anno mi ha detto che Cecilia, prima di avvisare la preside si è divertita insieme ai due ... >>

Mi disse Diana durante l'intervallo tutta divertita. Una balla clamorosa, se si fosse unita in un menage a trois, perché diamine avrebbe dovuto avvisare la preside? Maria avrebbe potuta ricattarla “ se lo dici a qualcuno noi facciamo la spia, ti rovinino la vita e diciamo a tutti quanto sei pervertita”. E poi Cecilia non è un grande bellezza, dubito che Maria, una delle più carine della scuola, desiderasse avere una esperienza sessuale con una vecchia rugosa come lei. Diana sembrava esserne convinta quindi, non volendo fare la guastafeste mi limitai a ridere assieme a lei.
Di tutta questa vicenda la cosa che più mi sconcerta è la “ bidella che va a pulire una classe”.

Lo scorso settembre, appena suonò la campanella seduta sulla sedia del mio banco, mi affrettai a bere la lattina di the che avevo acquistato al bar. La professoressa Leone non tollerava che qualche suo alunno bevesse durante le sue “importantissime lezioni”.
“ Noi siamo a scuola, non al bar! Al massimo posso tollerare la bottiglietta d'acqua sopra al banco”
Sentenziò con quella sua vocetta stridula. Che senso ha questa regola non lo so! Alla professoressa Leone cambia la vita se anziché la bottiglietta d'acqua, sul banco appoggio una lattina di the? Forse ha qualche problema con le lattine? Magari se sul banco lascio una bottiglietta di plastica di the non la disturba. Non rischiai, bastava un niente per farla ruggire.
Per non beccarmi una sfuriata, imprigionai tra le labbra la latta, reclinai la testa all'indietro per ingurgitare il liquido in un unico sorso. Diana al mio fianco rise prendendomi in giro, interruppe la delicata operazione. Non riuscii a trattenere la risata e quello che successe fu inevitabile: tossii furiosamente con il the piantato in mezzo alla gola, misi una mano sulla bocca per evitare di sparpagliarlo per terra con il classico risultato : mi sbrodolai tutta la t-shirt azzurra e persino una parte dei jeans. Una scena disgustosa. Ovviamente dalle dita scivolò la lattina e si formò una piccola pozzanghera giallina sul pavimento. Diana rideva come una scema, bella amica! Io stavo morendo soffocata e questa rideva . Con il viso tutto paonazzo e le lacrime al volto mi allungò un pacchetto di fazzoletti
“ Asciuga per terra , poi puliranno le bidelle”
Alla bene meglio asciugai il pavimento ma rimase una chiazza appiccicaticcia dal colore trasparente.


I giorni passarono e la macchia divenne color giallino, dopo un mese gialla e ora è marrone. Credo stia raggiungendo lo stadio della decomposizione. Perché Cecilia non si alza una bella mattina con l'intenzione di pulire la nostra aula? E magari scrosta anche quella benedetta macchia vecchia di cinque mesi.
Dopo il fattaccio la preside decise, per evitare episodi analoghi, che le porte dell'edificio si sarebbero aperte solo dopo il suono della campana, alle ore 8.00 in punto.
Vorrei tanto andare dalla preside e dirle: “ signora di mattina a malapena riesco a vestirmi, non mi verrebbe mai in mente d'intrattenermi in un passionale coito. Per favore mi lasci entrare”
“ vattene, esci da qui o ti espello” probabilmente risponderebbe così vista la sua fama di “donna acida”



Appena entro in classe la mia vicina di banco mi saluta
<< Buongiorno >> la voce di Diana è allegra. Lei è sempre allegra anche di prima mattina.
<< Ciao >> per quanto mi sforzi la mia voce è bassa e roca. Proprio non riesco a essere frizzante e gioiosa. Butto l'occhio per terra, magari Cecilia è venuta a pulire il zozzo pavimento. E no! La macchia è ancora lì! Oggi sembra ancora più scura di ieri. Non mi resta che dare il buongiorno anche a te piccola pozzanghera, ormai sei la mia seconda compagna di banco e credo che passeremo insieme questo anno scolastico. Cecilia non arriverà mai quindi posso affezionarmi oh! La professoressa di francese è arrivata. Bene durante questa ora penserò a come chiamarti.



La campanella suona, l'intervallo comincia. Tutte le mie compagne di classe si alzano contente. Contente di cosa non lo so, tanto fra dieci dieci minuti torneremo qua a marcire sul banco. Anche Diana è contenta ma per un motivo specifico: l'ora dell'intervallo per lei equivale “all'ora in cui sbavo dietro a Dennis”, un ragazzo dell'ultimo anno per cui Diana si è presa una sbandata.
<< Andiamo! >> mi afferra il braccio
<< Sì >> meglio che mi muova altrimenti questa mi trascina di peso.

Ci ritroviamo nel piccolo cortile della scuola, poggiate alla rete mentre ci fumiamo una sigaretta. La parola “cortile” non si s'addice al posto in cui ci troviamo, sotto ai nostri piedi c'è solo cemento eroso dagli anni . Nemmeno un filo d'erba o un alberello colora questo spiazzo grigio, solamente tanti piccoli mozziconi arancioni di sigaretta decorano questo triste grigiore. L'unica parola per definirlo è “triste” ma a Diana non importa perché tutti i colori sono racchiusi nel ragazzo che, a pochi metri da noi, pomicia appassionatamente con la sua fidanzatina.
Non so come fa, se a me piacesse un ragazzo non riuscirei mai a fissarlo ogni giorno mentre pomicia con una. Inoltre Diana non si limita a pedinarlo durante gli orari scolastici, attraverso Facebook s'informa dove trascorre i week end e trova sempre un modo per raggiungerlo e fissarlo mentre limona.
Un giorno gli esposi il dubbio ma lei con tutta tranquillità rispose:

prima o poi si lasceranno”
Fino a quando non scaricherà la tipa , continuerà a perseguitarlo come un'agente segreto. 
Dopo lunghi spionaggi, Diana si è tinta i capelli di biondo, con un radicale taglio di caschetto diventando una piccola copia della ragazza di Dennis
A Dennis piacciono così” , rispose lisciandosi con le mani il caschetto platinato




Hilary mi aveva prestato i suoi appunti di francese. Hilary è una deliziosa ragazza che frequenta il mio stesso anno ma in una sezione diversa. Ci eravamo conosciute in prima superiore durante l'intervallo, mentre facevamo la fila per usufruire del bagno, ma questa è un'altra storia.
Prima che arrivi la professoressa Leone acchiappo il libro dalla borsa, esco dalla stanza. mi getto nel corridoio e utilizzo la forza dei gomiti per farmi strada nella calca di alunni che disperati, cercano di arrivare nella propria classe.
Finalmente ci sono! La chioma bionda di Hilary affonda su un massiccio libro. Senza dire una parola piano piano, poso il quaderno accanto al librone, non voglio distoglierla dal suo affannatissimo ripasso. Lei si accorge della mia presenza, alza gli occhi e mi ringrazia con un sorriso. Hilary ha un bellissimo sorriso forse è per questo che gli uomini cadono ai suoi piedi. Quando sorride è meravigliosa, anche se per pochi istanti riesce a trasmettermi una dolce serenità. Per pochi attimi mi sento talmente serena che mi pare che Buddha sia sceso in terra a proclamare la dottrina della pace. Hilary non assomiglia affatto a quel panzone di Buddha ma a un piccolo angelo accompagnato dal dolce suono dell'arpa. Perché i suoi genitori non l'hanno chiamata Angelica? O Angela? Sarebbe stato un nome azzeccatissimo. Timidamente ricambio il sorriso, so che il mio non potrà mai trasmettere la stessa dolcezza.
Proprio nel momento in cui sto varcando la porta.
<< Cosa hai fatto all'occhio? >> mi volto verso la voce stridula e mi ritrovo davanti una biondina platinata, truccata quanto una prostituta. La domanda che più temo e tormenta ogni maledetto giorno della mia vita. Oggi mi ero dimenticata di avere una grandissimo nevo che si estende dalla fronte sinistra, percorre la palpebra fino allo zigomo, ma per fortuna a questo mondo c'è sempre qualcuno pronto a ricordarmelo. I medici lo chiamano *Nevo di Ota, io la chiamo “ macchia scocciante”
La sua voce è talmente allarmata che tutti gli occhi della stanza sono posanti su di me.
“Non sono cazzi tuoi! Tua madre non ti ha insegnato l'educazione? Se vedi una sconosciuta senza un braccio tu gli chiedi che diamine ha fatto? Anziché preoccuparti per la mia faccia, sarebbe meglio se ti preoccupassi della tua! Sei truccata come una puttana che fa sesso in macchina per 30 euro, mi vergognerei come una matta a girare conciata in quel modo”.

Vorrei tanto rispondergli così e magari mollargli anche un teatrale ceffone. La tipa a quel punto si metterebbe a piangere, copiose lacrime scenderanno lungo le gote segnando delle profonde strisce nere (indossa troppo mascara). A quel punto la professoressa sarebbe entrata in classe e sconcertata dal pianto della ragazza, mi avrebbe cacciato dalla preside.
<< Il trucco si è sbavato >> rispondo semplicemente. Purtroppo mia madre mi ha insegnato a comportarmi educatamente
Imbarazzata dai quaranta occhi che mi fissano, esco dalla stanza a testa bassa. Perché devo sentirmi in imbarazzo? E' lei che deve vergognarsi per aver umiliato così una persona che neanche conosce, è lei la cretina della situazione. Allora perché sono io quella che scappa dalla classe imbarazzata?



Per fortuna arrivo pochi secondi prima della prof. Quando appoggia il sederone sulla sedia, abbassa gli occhiali facendoli scendere fino alla punta del naso. I suo occhi sono ridotti in due arcigne fessure, ci scrutano con profondo odio.
Se ci odia così tanto, perché accidenti ha deciso di fare l'insegnante? Ci sono così tanti mestieri, come per esempio la professione del becchino. Sì sì,ce la vedo a sistemare i cadaveri dentro alle bare, i morti non parlano e non possono decisamente disturbarla a differenza di noi.
Mentre la professoressa Leone ci ordina di aprire il libro l'occhio cade sulla chiazza che giace per terra. Non gli ho ancora dato un nome, però mi disgusta e la trovo fastidiosa. Forse la gente pensa questo di me.



Finalmente sono fuori, anche oggi è andata!
Saluto frettolosamente Hilary e Diana. Hilary sicuramente avrebbe tirato fuori quello che successe poche ore fa, nella sua classe chiedendomi “stai bene?”. Lo avrebbe fatto in buona fede, si sarebbe comportata come un' amica esemplare . Nella mia testolina si delineano i contorni del volto di Hilary deformati dalla preoccupazione, gli occhi velati di pietà. Odio quello sguardo, sono cresciuta con quegli sguardi pietosi che urlano “povera ragazza”. In genere sono gli adulti a guardarmi così, invece i coetanei, mi fissano schifati e nel contempo curiosi. Odio con tutta me stessa quegli sguardi.

Anziché dirigermi come al solito, alla fermata del bus, la evito e imbocco la strada principale che mi conduce a una piccola piazza circolare costeggiata da negozi. Principalmente si trattano di negozi di vestiario fatta eccezione per una libreria e un negozio di fumetti. Quest'ultimo è la mia meta. Ho a disposizione solamente 15 minuti per andare afferrare il manga, cacciare i soldi sul banco e fuggire verso la fermata. Correndo ce la posso fare, ho calcolato che in media per percorrerla a piedi a passo cauto, sono necessari trenta minuti. Seppure lo zaino pesa sulla schiena ce la posso fare, anzi devo farcela. Visto il minuzioso calcolo è evidente che non è la prima volta che mi reco alla bottega, anzi quello è il mio posto preferito in cui trascorrere del tempo.
Attendo quel volume da mesi.

Ogni giorno ,dopo la scuola mi recavo nel negozio chiedendo al commesso che placido placido, si leggeva una rivista con la sigaretta pendente all'angolo della bocca
“ E' arrivato Saiyuki volume 1? “
No”
Quando arriva?”
Non lo so”
Nei precedenti tre mesi abbiamo intrattenuto questa conversazione , ogni giorno. Il proprietario non è molto loquace anzi, è evidente che gli scoccia parlare.

Dopo due mesi appena apro la porta il commesso poggiò il giornale sul banco e per la prima volta mi guardò .
<< Domani arriva >>
<< Davvero?! >>
<< Sì, ora vattene >>

Continuo a camminare a passo deciso mentre il vento mi sputa in faccia il freddo e la cartella sbatte contro le scapole. Niente può fermarmi, anche se la schiena strilla di dolore e ho perso sensibilità al viso. Se mi ritrovo in questa situazione è tutta colpa di Valeria.

Un bel giorno mi balenò nella testa l'idea di rileggere un vecchio manga così mi arrampicai sulla mensola alla ricerca dell'amatissimo saiyuki volume 1. Disperata rovistai tra i libri, spalancai i cassetti, l'armadio e dopo tanta ricerca giunsi a una conclusione : qualcuno si era intrufolato in camera e lo aveva gettato. Incazzata nera scesi i gradini che mi portarono al piano terra.
<< Mamma, hai buttato via un mio manga? >>
<< No Sofia, lo sai che non butto via niente senza il tuo consenso >>
<< Allora dove diamine è? >>
<< Cosa ? >>
Senza risponderle ripercorsi le scale per dirigermi nella camera di mia sorella. Spalancai la porta lei urlò coprendosi il seno. Valeria ha un seno generoso, lunghi capelli biondi e un fisico slanciato che fa impazzire i ragazzi.
<< Valeria hai buttato via un mio manga? >>
<< Si bussa prima di entrare >>
<< Valeria?! >>
<< Sì, ne ho preso uno a casaccio e l'ho messo nel pattume >>
<< Perché? >>
Valeria s'infilò una t-shirt che stava sul copriletto. Era molto aderente e due grandi capezzoli spuntarono sotto la maglietta. Valeria doveva avere un grande freddo.
<< Mi avevi fatto incazzare! Non avresti dovuto indossare la mia camicia di Calvin klain. L'hai impuzzolentita di sudore e non l'ho potuta indossare alla festa di Clara! >>
Due capezzoli ritti sotto la maglietta verde mi fissavano, non riuscivo a distogliere gli occhi da loro. Mia sorella ha due meloni belli grossi ma da chi diamine li aveva ereditati? Mia madre ha un seno normale, porterà un seconda e il mio è quasi inesistente. Pensai un attimo alle nonne ma nessuna possedeva mammelle così generose. Boh?!
<< Però io non l'ho buttata nel pattume la camicia >>
<< Chissene frega!!!! E' come se l'avessi fatto visto che puzzava non l'ho potuta indossare >>
Mia sorella si stava riscaldando e presto avrebbe cominciato ad urlare. Mia madre corse al piano di sopra sentendo il tono minaccioso della voce di Valeria
<< Che succede ragazze? >>
<< Niente, sono affari nostri >> mia sorella risponde sempre male alla mamma, soprattutto quando ha una dannata voglia di litigare. Per evitare che mia madre s' incazzasse con Valeria, liquidai la faccenda << mamma non è niente, è tutto a posto >>

Se avessi comunicato a mamma quello che la bella tettona aveva commesso, sarebbe andata finire male.

“ Perché hai buttato via il manga ? Lo sai quanto Sofia ci tiene”
“ Chissene frega mi aveva fatto incazzare “
“ Questo ti pare un valido motivo per buttare via le cose di tua sorella?”
“ Vaffanculo!!! Nessuno mi capisce in questa casa, me ne vado!!! “
Avrebbe indossato un paio di jeans e sarebbe uscita di casa con la schiena ritta e i suoi capezzoli dritti dritti. Quando si arrabbia mia sorella irrigidisce i muscoli, spesso li vedo guizzare sotto i vestiti. Mia sorella ha sempre i muscoli rigidi.
Valeria avrebbe sbattuto violentemente la porta di casa e mia madre si sarebbe seduta sul letto di mia sorella
“ Perché è così cattiva? “ avrebbe cominciato a piangere. Io sarei rimasta lì in piedi a fissarla. Odio terribilmente vedere piangere mia madre, non so mai cosa fare per consolarla.



Quel giorno ritenni giusto non fare la spia, però è colpa di Valeria se oggi devo correre come una forsennata.
Finalmente sono arrivata! Il commesso è lì al bancone con la sigaretta in bocca, la rivista tra le dita e con la sua perenne espressione annoiata. Da quando in qua è permesso fumare in un negozio? Se lui fuma posso accendermi anche io una paglia? Sarebbe una figata passare ore qui dentro, rovistare fumetti e fumacciare. Scommetto che a quello non andrebbe molto a genio e mi direbbe
Vattene fuori a fumare “
Che ingiustizia. Come può fumarmi in faccia in quel modo? Anche se fumare lì dentro pare pericoloso, insomma la merce del negozio è carta, l'inchiostro nero con cui stampano i fumetti è altamente infiammabile. Merda! Se un giorno quello stupido mentre riordina gli scaffali, la sigaretta cade dalle labbra su una pila di manga? Fuuuuuuuuuuum … l'unico negozio di fumetti nel raggio di miglia svanisce fra le fiamme!!! Non dovrebbe fumare qua dentro.
Gli passo davanti ma quello neanche mi saluta. Mi ha visto perché ha leggermente scostato la rivista ma non saluta. Non credo che sia un fatto personale, lui non saluta proprio nessuno, la cortesia neanche la conosce ma in fondo non m'importa.
Lo vedo SAIYUKI VOLUME 1 è sullo scaffale, nessuno mi può fermare!!!
La mia piccola e tenace manina lo sta per acchiappare, un coro immaginario immerge le mie orecchie
alleluia ….
Ci sono quasi voglio godermi questo trionfo, cauta cauta avvicino la mano
alleluia ...”
Il coro nella testa si arresta immediatamente. Vedo una mano furtiva che si posa sul volume, d'istinto la schiaccio impedendogli d'estrarre il manga dallo scaffale.. Purtroppo il proprietario della mano si trova a destra, il mio occhio destro è praticamente cieco quindi non riesco a vederlo. Mia madre mi raccontò che quando ero piccola, sono caduta dal seggiolone. l'impatto contro il pavimento fu talmente violento che da quel giorno, l'occhio vede solo ombre scure. In compenso l'occhio sinistro funziona alla grande e non mi tradirà mai. Vabhè questa è un'altra storia, ora devo capire chi diamine vuole rovinare il mio grande momento vittorioso!
Volto la testa e vedo un ragazzo. La prima cosa che salta all'occhio sono i suoi grandi occhiali da vista dietro ai quali si mostrano due occhi limpidi , che mi fissano intensamente. Non ho alcuna intenzione di distogliere lo sguardo, guardami quanto ti pare ma il manga non lo mollo. Le lenti dei suoi occhiali sono spesse, sembrano dei fondi di bottiglia, forse è messo male quanto me. Chissene frega! Non mi commuovi, Saiyuki non te lo do neanche se mi minacci!!! Le sue sopracciglia biondissime si contraggono e i grandi occhi azzurri si riducono in due fessure, vuole intimorirmi? Sai stupido ignorante anche io sono brava a fare questo gioco, adesso ti mostro uno sguardo cattivissimo.
Ok, adesso? Entrambi abbiamo le fronti corrucciate, ci guardiamo negli occhi come due predatori ma nessuno dei due ha l'intenzione di mollare la presa sul manga. Forse questa si tratta di una prova di resistenza, vince chi prima molla la presa. Accidenti, se dovessimo stare qui per ore? Merda devo fare pipì! Perché non sono andata al bagno durante l'intervallo? I bagni della scuola fanno schifo! Gli ottimisti affermano che viene pulito una volta a settimana. Ah adesso mi ricordo, mentre fissavamo Dannis e la sua fiamma amoreggiare ...

Diana vado un secondo al bagno “
“ No per favore, mi vergogno a stare qua da sola “
“ok “

OK UN CAVOLO! Ora sono qui a stringere il dorso della mano di uno sconosciuto, mi scappa la pipì e sto contorcendo la fronte così violentemente che mi fa male. Scommetto che lui ha la vescica vuota, probabilmente è andato al bagno poco fa ed è in perfetta forma. Magari ha pensato “mi svuoto la vescica e visto che ci sono mangio anche qualcosa, così sarò in grado di sostenere una lunga prova di resistenza”. Diamine! Ora la mia mano è sopra alla sua, solo le mie dita sfiorano la carta del volume. Affondo le dita dentro la carta del manga, così gli faccio intendere che non ho alcuna intenzione di mollare la presa. Cavolo ma se è andato al bagno si sarà lavato le mani? Le mie amiche dicono che i ragazzi dopo essere stati al bagno non si lavano mai le mani, anche mia sorella l'ha confermato. Qualche mese fa stava con un certo Antonio, Valeria mi disse che dopo fatto pipì, se lo rimetteva nei pantaloni e tranquillamente spazzava le mani sui jeans. Bleah!
Per fortuna questo è un problema che si può risolvere, mia madre mi ha infilato nella borsa l' amucchina tascabile.

Sofia bisogna combattere i germi “ mamma e la sua continua lotta con i germi!
Bene, dopo le immergerò in quello schifoso gel
<< E' mio >>
Il signorino finalmente si è deciso ad aprire bocca anche se ha detto un'enorme sciocchezza









NOTE :

Un grande grazie all'autrice SelenaK che mi ha ispirata e incoraggiata a scrivere questa fiction, questa storia non sarebbe mai nata se non avessi letto le sue appassionanti fiction. Fiction

Le ubicazioni nei quali si svolgono le vicende della fiction sono inventate, non esistono. Nonostante ciò, i personaggi vivono nell'epoca contemporanea, perciò saranno presenti continui riferimenti a opere,artisti, scrittori. Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti o esistite è senza alcuno scopo di lucro, sono posti solo e unicamente come chiave di lettura.
Anche i personaggi della fiction sono inventati, provengono dalla mia testolina di conseguenza anche le vicende che racconterò sono fittizie.


*la patologia seppure Sofia è un personaggio fittizio, esiste realmente, se volete informarmi ecco un link utile
http://www.skindoctors.it/nevo-di-ota-ito/
Se qualche lettore si ritrova affetto da questa patologia e si senta offeso dalla Fiction chiedo scusa in anticipo. Non è mia intenzione offendere, la malattia di Sofia è posta come chiave di lettura, come critica nei confronti di una società che emargina e etichetta i “diversi”.




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sofia e Valeria ***


<< No, non è tuo >> 
La situazione è alquanto imbarazzante, stringo la sua mano come se fossimo due amanti, se non ci stessimo scambiando sguardi cagneschi, questo potrebbe essere l'inizio d'una commedia romantica.
<< Puoi lasciare la mano? Mi fa male >>
Sì certo! Scommetto che non aspetti altro! Appena allento la presa infili il manga sotto la giacca e scappi. Finirò col rincorrerti urlando “DANNATO IMBROGLIONE!”.
Magari nella frenesia ti dimentichi di pagare e così anche il commesso t'inseguirà gridando
“ LADRO, DANNATO LADRO!!”.
Ahimè, madre natura ti ha donato delle belle gambe lunghe, senza troppa fatica seminerai le mie piccole gambette da nano. Riuscirai a superare anche il fumettista, è alto come te però non credo abbia una buona resistenza cardio vascolare, fuma troppo sigarette. Nonostante ciò sono certa che non si arrenderà! È un uomo orgoglioso e fino a quando non si accascerà al suolo con le guance ardenti e senza fiato, continuerà a seguirti. Chissà … magari ti raggiunge e per te saranno guai.
Nonostante ciò lascio la presa anche se continuo a guardarlo sospettosa, sono pronta a inseguirlo in caso di fuga.
<< L'hai già letto? >>
Annuisco, non so dove vuole andare a parare con questa affermazione.
<< Io no >>
La sua voce è profonda e leggermente roca, assomiglia a quella di un uomo adulto.
<< Allora? >> la mia risposta è arida quanto quella di una vecchia sclerotica. Vuole intimorirmi con la voce? Posso farlo anche io.
<< Allora lo prendo io >> allunga le dita per estrarre il volume, eh no! Schiaffo via la lunga mano dal mio amatissimo manga. Sono pronta a combattere!
Il biondo alza gli occhi al cielo esasperato. Sono io quella esasperata!! Aspetto il manga da troppo tempo per poterlo lasciare al primo fesso arrogante.
<< Facciamo così, lo compro, lo tengo due giorni e te lo regalo. >>

Mi ha colta di sorpresa! Ammetto che l'idea di riceverlo gratis mi alletta parecchio, con la misera paghetta che mi ritrovo a malapena riesco a comprarmi le sigarette.

Ragazze fatevi bastare la vostra paghetta settimanale.” Dice mamma ogni volta che io e Valeria cerchiamo di scroccargli un po' di grana.

Senza neanche aspettare una risposta afferra il mio braccio, arrotola la manica della mia giacca e con una penna tirata fuori chissà dove, incide sulla mia pelle un indirizzo. Che arroganza! 
<< Abito qui, vienilo a prendere dopodomani >> acchiappa il piccolo volumetto di carta e si dirige verso la cassa. Como una pulce lo seguo, ho ancora il timore che voglia fuggire.
Il rumore del volume che sbatte contro il banco, attira l'attenzione del commesso.
<< Avete risolto? >> il suo tono è beffardo, probabilmente ha assistito a tutta la scena ridendosela come un matto. Bene, sono contenta che ci sia qualcuno che rida delle disgrazie altrui.
<< Non sono cazzi tuoi >>
Wow … sono sbalordita, davvero!! Nessuno osa rispondere male a un commesso così minaccioso. Ha sempre quell'aria menefreghista del tipo “che cazzo vuoi”, ho persino il timore a chiedergli il prezzo dei fumetti! Poi arriva questo biondino dagli occhi ancestrali a rispondergli in quel modo. Tanto di cappello … sul serio!
Diavolo! Darei un braccio per assistere a questo litigio.
Vedo la fronte dell'uomo contorcersi i nervi del collo sono tesi come corde, le labbra distorte in una smorfia, gli occhi sono due piccole fessure maligne. Ho il presentimento che presto i vestiti del commesso si lacereranno e booom! L'incredibile Hulk divora il ragazzo in un boccone.
Quanto ci starebbe bene in sottofondo un coro che urla
 Botte Botte Botte … “
Diavolo ballerino, darei una gamba per assistere allo scontro.
E' tardi! Devo andare, la corriera non aspetta di certo me. 
<< Ci vediamo fra due giorni >> mi sforzo di dirlo in tono cattivo. Una minaccia stile Far West “Il duello avrà inizio fra due giorni”
<< Ok >>



Passeggio lungo le via che mi porta a casa. Sto attenta a dove metto i piedi, le piccole strade di Fiorino sono cosparse di ciottoli. Sto attenta a non inciampare, le mie ginocchia martoriate dalle cicatrici sanno quanto possono essere letali queste strade.
Le piccole casette che si ergono ai lati della strada sono colorate, incorniciate da piccoli prati verdi ornati da piccole statuette. Le più diffuse sono gli gnomi da giardino, li trovo insopportabili! Secondo me un giardino va decorato con piante e fiori, non con delle insulse statuette.

<< Sofia! >>

La voce di mia madre. Ormai sono arrivata, cosa diavola mi chiama a fare? Mi ha vista è lì sul balcone con le pantofole rosa coordinate ai ridicoli bigodini , nella mano stringe il telefono, quel dannato telefono! Se ritardo anche solo cinque minuti lei comincia a digitare affannosamente il mio numero fino a quando non rispondo

 Pronto”
Sofia! Dove sei finita?”
 Sto tornando a casa “
 Sei in ritardo. E' successo qualcosa?”
 No “
 Allora perché sei in ritardo? “
“ Perché cammino piano “
Cammini piano perché sei senza forze. Devi mangiare di più! “

Una delle tante conversazione assurde tenute al telefono con mia madre.

<< Sofia! >>
Perchè continua a chiamarmi? Non vede che sto per infilare la chiave nella serratura
<< Arrivo >> le rispondo per evitare che continui. Non mi va d'attirare l'attenzione dell'intero vicinato.

Non faccio in tempo a chiudere la porta che mia madre è già di fronte a me
<< Come va? Tutto bene Sofi? >>
<< Bene >> in verità sono terribilmente stanca, la schiena mi duole e vorrei tanto sdraiarmi. Evito d'informarla sul mio stato perché so quale piega prenderebbe il discorso ...

 Sei stanca perché non mangi abbastanza”

Secondo il parere di mia madre ogni malanno si risolve con il cibo:

Hai mal di testa? Mangia un pezzo di torta.
Hai mal di pancia? Mangia una fetta di pane integrale .
Sei triste? Mangia una barretta di cioccolato.

A cosa serve il medico quando mia madre risolve tutti i malanni?

<< Tirati via le scarpe e indossa le pantofole. Non voglio che il parquet si rovini >>
<< Sì >> i pavimenti della mia casa sono ricoperti di questo legno di mogano. Molto bello, elegante ma una dannata tortura, che senso ha un pavimento su cui non posso camminare liberamente?
Mi fiondo in camera speranzosa che mia mamma non m'insegui, speranza vana! Non faccio in tempo a sdraiarmi che si è già seduta sulla sedia di fronte letto.
<< Sofia stai bene? Sei stanca? >>
<< No, è solo che la lezione della professoressa Leone è stata pesante >> mento spudoratamente, non so nemmeno quale argomento ha trattato oggi.
<< A proposito della prof … oggi ho avuto il colloquio >>
Merda! È nervosa. Si sta mordicchiando il labbro inferiore, è nervosa!
<< Mi ha parlato abbastanza bene di te. Ha detto che sei educata, non disturbi durante le lezioni, il tuo rendimento scolastico è discreto anche se sostiene che potresti fare di meglio...>>
Beh dai … allora non è andato così male il colloquio. Sono commossa dalla stima che la Lenessa nutre nei miei confronti , non ho mai creduto che fosse in grado di fare dei complimenti, acida come è …
<< Però … >>
PERO' cosa? Merda … sta tergiversando. Sta a vedere che mi ha beccata quella volta che giocavo a sudoku durante la sua illuminante spiegazione su Boccaccio. Peggio! Ha scoperto che non prendo appunti! Nooooo … sono nella cacca!
<< Ha detto che sei troppo riservata. >>
Fiuuuu …. pericolo scampato. 
<< Dice che poni i capelli davanti al viso come una tenda. Li usi come corazza per nasconderti dagli altri... >>
Mamma mi sta fissando, devo stare attenta, sta studiando le reazioni del mio viso. Devo mantenere una maschera di cera
<< Stronzate. Li tengo davanti al volto per una questione di stile, mi piacciono così >> voglio liberarmi a tutti i costi di lei, deve uscire dalla camera. Ho avuto una giornata troppo pesante e non voglio affrontare questo genere di conversazione con mamma. 
<< Se lo dici tu … >> non è convinta della mia affermazione, infatti si sta mordicchiando il labbro. Si alza!? Bene bene, forse per oggi posso starmene in pace. Schiaccerei volentieri un pisolino.
Sta uscendo dalla camera bene, bene … no! Perché torna indietro?
<< Sofi, sai dov'è Valeria? >>
<< E' andata in biblioteca. >> mento. Valeria è andata a spassarsela con il suo nuovo amore, Giusi. Me l'ha confidato ieri sera mentre guardavamo un film.

Eravamo sedute sul divano del salotto, mamma era in cucina
 Domani esco con Giusi”
Non uscivi con Gabriele? “
 No quello l'ho scaricato una settimana fa. “
Perché ? “
“E' uno sfigato, non faceva altro che parlare di sua madre, di quanto è bella, intelligente blah blah ...una vera noia. “
 Ok “
 Sofi guai a te se lo dici a mamma! È una confidenza che deve rimanere fra noi “
Ok “
I nostri occhi ritornarono sullo schermo quando mamma entrò in sala per sedersi sulla poltrona. Ci sorrise
<< Siete le mie bimbe. Le mie brave bimbe >> il tono della sua voce fu talmente morbido che accarezzò la pelle.

<< Bene. Spero che non torni a casa troppo tardi. >> mamma se ne va lasciandomi nel mio lettuccio. Sarà troppo preoccupata per Valeria per tenermi sotto controllo.


NON RIESCO A DORMIRE!!!! Sono stanca vorrei chiudere gli occhi e riposarmi. Troppe cose farfugliano nella testa. Non posso non riflettere sulle parole che mamma mi ha comunicato poco fa.
Da quando in qua la “leonessa” si diverte a psicanalizzare i suoi alunni? Dall'alto del suo trono sembra che non gliene freghi un emerito cazzo di noi, quando entra in classe ci guarda come se fossimo dei disgustosi quanto fastidiosi scarafaggi, poi mia madre se ne esce con questa confidenza. Forse anche lei ha un cuore, dopotutto è pur sempre un essere umano.
Corazza. Questa parola brucia so che c'è un fondo di verità in quello che la professoressa ha detto. Il lungo ciuffo ondulato copre metà del mio volto è un'acconciatura strategica, cerco di nascondere la macchia nera anche se invano visto che c'è sempre qualcuno che se ne accorge. Come stamattina No! Non voglio pensare a quella cretina bionda! No no!
In un certo senso sono posti come una tenda,voglio nascondere questa parte del mio volto. Il fatto che una donna che nemmeno conosco sia giunta a questa conclusione mi turba. Odio essere smascherata con tale facilità.
No! Se penso al colore biondo mi viene in mente quello stronzo al negozio. Scommetto che ora se ne sta tranquillo nella sua casetta a leggere Saiyuki, magari se la ride anche dicendo “ho fregato quella stupida”. Diavolo! Se l'indirizzo trascritto è falso? Mi infurio come una belva, anzi adesso mi informo su Google. Innanzitutto devo capire se l'indirizzo è fittizio


Ok. per esistere esiste, però se è l'indirizzo di un suo amico o un suo conoscente? Che figura di merda ci farei? Suono il campanello e magari dalla finestra si affaccia un vecchietto

<< Che diamine vuoi ? >>
<< Voglio il mio manga! >>
<< Vattene al diavolo! I giovani di oggi non sanno fare altro che disturbare >>
<< No signore, non voglio disturbarla. Voglio solo il mio manga. >>
<< Manga? Che è? Una nuova droga >>
<< No signore. >>
<< I giovani d'oggi proprio non li capisco! Alla tua età ero già nei campi a zappare la terra per guadagnarmi da vivere >>
<< Signore i tempi sono cambiati >>
<< Vattene a lavorare anziché cercare questa droga. Sei giovane hai tutta la vita davanti >>
<< Signore io non mi drogo >>
<< Pensa a trovare marito >> chiude la finestra e io rimango lì come un pesce lesso a fissare la casa.

Se invece abitasse in un condominio? Diavolo non so il suo cognome … mi toccherebbe suonare tutti i pulsantinti presenti sul citofono beccandomi così tanti accidenti che probabilmente, nel tornare a casa un bus m'investe. Che brutta morte. E poi quando suono il campanello cosa dico? Lui non sa il mio nome

 Chi è? “
 Salve. Sono la ragazza di due giorni fa, non so se ti ricordi ma quel giorno mi hai strappato il manga dalle dita. Oggi me lo devi dare altrimenti ti spacco la faccia.”
Che vergogna.


Non so come ma sono riuscita ad addormentarmi, ero sprofondata in un sonno profondo privo di sogni. Fuori è calata la notte, infatti è già ora di cena. Meglio andare in cucina ad apparecchiare la tavola.
In cucina non c'è nessuno, strano. In genere a questa ora mamma è dietro ai fornelli indaffarata con le pentole fumanti. La luce del salotto è accesa, forse Valeria è tornata a casa.
No! C'è mamma sdraiata sul divano
<< Oddio! Sto per avere un infarto >> il suo respiro è affannato a stento riesce a parlare. La sua mano trema sul petto che si alza e si abbassa nervosamente.
Ogni volta che Valeria non si presenta a casa mamma rischia un infarto. La prima volta successe l'anno scorso.,,

Le mie mani tremavano a tal punto che a stento riuscii a digitare i tre numeri.
<< Pronto?! Mia madre è sul divano ha perso conoscenza da pochi minuti. Gli faceva male il petto ...>>
<< Mi può comunicare l'indirizzo così mando un'ambulanza. >> il tono della segretaria era calmo,pacato, pratico. 
<< Abito a Fiorino, via Fiore numero 17. FATE PRESTO >>

Li attesi sulla porta dell'ingresso. Avevo tanta paura che mia madre morisse. Non riuscivo nemmeno a respirare. Cercavo di ricordare le ultime parole dette a mamma, ma non mi venivano in mente, avrei tanto voluto dirle che le volevo bene dandole un bacio sulla guancia.
Le budella mi si arrovellavano al pensiero che non avrei potuto nemmeno dirgli addio.

Quando l'ambulanza arrivò entrarono, in fretta caricarono mamma sulla barella . M'infilai un paio di scarpe e li seguii, senza curarmi dell'orrendo pigiama rosa che indossavo. I vicini svegliati dal rumore delle sirene, scesero in giardino, anche loro erano in pigiama. Ci guardavano con gli occhi assonnati, mormoravano ma non li sentivo. Sentivo solo il rumore delle rotelle che incespicavano lungo i piccoli ciottoli del vialetto.
Salii sull'ambulanza guardavo mamma legata su quel piccolo materasso,ad ogni buca la testa di mamma ciondolava a destra e a sinistra. Le facce dei soccorritori che gli stavano accanto erano truci, per niente rassicuranti. Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, bruciavano ma non volevo piangere così mi misi a contare il numero di buche su cui il veicolo incespicava.
Quando giungemmo al pronto soccorso mi sbatterono nella sala d'aspetto. Avevo una terribile voglio di fumarmi una bella Marlboro rossa,  ma avevo dimenticato il pacchetto sulla scrivania della camera. Allora ricomincia a contare. Contai i giorni che mancavano all'inizio del nuovo anno scolastico, erano veramente pochi, solo venti. Contai gli gnomi da giardino presenti nella mia via, ventisei.
Contai i vecchi residenti nella mia via, poi i bambini poi i ragazzi.
I miei calcoli venivano interrotti dal rumore della pesante porta verde che con un tonfo si apriva. Ero terrorizzata che giungesse il medico con il volto affranto dicendomi “mi dispiace, abbiamo fatto tutto il possibile per salvarle la vita … “
Dopo tre ore di angosciante attesa e insensati conti, la porta si aprì. Un uomo col camice bianco si diresse verso di me, il suo volto era scuro, contratto. Mi alzai in piedi e le pareti cominciarono a muoversi. Il pavimento mi pareva cotone, non riuscivo a sentirlo sotto piedi. Ero immobile eppure la stanza mi pareva un vortice.
Inesorabile il camice bianco si avvicinava. 
Non ero pronta e non lo sarei mai stata.
<< Sua madre ha avuto solo un attacco d'ansia. Non è in pericolo di vita >>

<< Sto per avere un infarto >>
<< Valeria non è tornata a casa? >>
<< No >>
<< Hai provato a chiamare a casa di Clara ?>> so già la risposta. Voglio solo distrarla dal suo finto infarto.
<< Sì. Ho chiamato anche a casa di Alessandro, Daniela e Andrea. >> una sfilza di amici di mia sorella. Mamma aveva insistito per avere i suoi numeri e dopo una lunga litigata, mia sorella glieli trascrisse su un foglietto di carta dicendo “ sei proprio una rompi palle! “
<< Vado a cercarla >>
<< No Sofia! E' pericoloso girare di notte >>
A stento mamma si mette a sedere. Le labbra e le mani gli tremano.
<< Faccio solo un giretto per le vie >>
Mamma affonda gli incisivi nel labbro inferiore. Sta riflettendo sul da farsi.
<< Vengo con te >>
<< No! Non stai bene. >>
L'idea di girare sola nella notte non mi stuzzica affatto, però mamma non deve venire.
L'ultima volta che siamo andate a cercare Valeria mi sono vergognata come una matta.

<< Valeria! Valeria! Dove sei? >> urlava a squarcia gola. Mamma era imbarazzante, non si era nemmeno infilata un paio di scarpe. I vicini che si affacciavano alla finestra vedevano una donna in pantofole, con bigodini in testa che a voce alta evocava il nome di mia sorella.
<< Veleria!? >>
Da un vicolo buio sbuca fuori mia sorella
<< Che cazzo urli! >>
<< Valeria! Ti stavamo cercando >>
<< Cazzo mamma! Non riesci a lasciarmi sola nemmeno un attimo >> a quel punto tutte le lucette delle finestre si illuminaron, stavamo inscnando un meraviglioso spettacolo per i compaesani curiosi e annoiati.

Mamma deve stare a casa.
<< Va bene. >> a fatica mi da il consenso
Faccio un salto veloce in camere e m'infilo la torcia sotto la maglietta. Il posto in cui andrò non ci sarà luce.
Corro giù per i gradini e m'infilo gli stivali.
<< Sofi vieni un secondo qui. >>
<< Mamma ho appena infilato le scarpe sporche >>
<< Non importa. Vieni >>
Percorro il lungo corridoi con le mie scarpe zozze, in altre circostanze mamma mi avrebbe linciato
<< Non stare via troppo. Prendi il cellulare, se hai qualche problema chiamami. >>
<< Sì >>
<< Me lo prometti? >>
<< Certo >>
<< Mi fido di te >>
Gli occhi di mamma sono due pozze scure, è sul procinto di piangere. Scappo, non voglio assistere all'ennesimo pianto disperato.


M' incammino verso il piccolo bosco, sicuramente Valeria e la nuova fiamma avranno parcheggiato la macchina lì. Di notte è il luogo in cui le coppie clandestine amoreggiano.
Quando entro nella piccola radura rabbrividisco all'improvviso sbalzo termico, l'umidità che l'erba e gli alberi trattengono mi agguanta.
Quando eravamo piccole Valeria e io venivamo spesso qua a giocare, sotto la luce del sole. Le querce erano grandi palazzi popolati da creature fiabesche, i piccoli rami spezzati divenivano bacchette magiche e le rocce divenivano grandi tavoli in cui banchettare con i nostri amici immaginari. Ai nostri occhi era un posto magico in cui sognare a occhi aperti. Abbiamo trascorso la maggior parte della nostra infanzia qui, ovviamente sempre sotto l'occhio vigile di nostra madre.
Un giorno mamma trovò per terra una siringa

<< Basta! Il bosco non è un posto per bambini, d'ora in avanti non ci andrete più! >>
Nonostante il divieto assoluto emanato da mamma, Valeria trascorreva le sere qua.

E' una notte scura,terrificante, l'unica fonte di luce è la mia piccola torcia con cui illumino il terreno per evitare d'inciampare in qualche radice. Nei miei ricordi questo luogo appare come un piccolo angolo mistico in cui meditare e sognare a occhi aperti, ora l'oscurità lo rende un perfetto scenario per un film horror: i lunghi rami spogli sembrano mani scheletriche che mi vogliono afferrare e i tronchi sembrano cadaveri appesi a cappi. Se all'improvviso sotto la fioca luce della mia torcia comparisse un cadavere dal volto putrido, non mi stupirei. Ho una dannatissima paura ma continuo a camminare, mi consola l'idea che perdersi qui è impossibile per due banalissime ragione : il bosco è veramente poco esteso e lo conosco troppo bene.

Sono arrivata in uno spiazzo senza alberi. Questo è il luogo in cui le coppiette si rintanano per potersi intrattenere in un coito nelle vetture, senza essere disturbati. Ci sono due macchine, una Polo nera e una Panda rossa. Merda! Non so quale vettura usa Giusi? Non ho altra scelta che controllare di persona. Tengo la torcia accesa verso il terreno per non spaventare i passeggeri e mi dirigo verso la macchina rossa. Se quelli in auto non sono mia sorella e Giusi ma due tossici armati? Quelli mi vedono e confusi dai fumi dell'eroina mi sparano. Che morte insensata.
Devo essere cauta. Con le ginocchie immerse ne terriccio schiaccio la schiena contro la portiera rossa, piano piano alzo le ginocchia per dare un'occhiata al finestrino. Se avessi in mano la pistola Berretta potrei assomigliare al Mostro di Firenze, il killer che uccideva le coppiette che stavano in macchina in cerca d'intimità. Sono troppo inquietante, cosa diamine mi viene in mente in un momento così delicato?
<< Ahhhhhhhhhhhh …. >> l'urlo mi spaventa a tal punto che corro via, mi riparo dietro alla prima quercia che incontro. La portiera dalla macchina si apre. Spengo la luce.
<< Ho visto qualcuno !! >> non la vedo ma è chiaro che si tratta di una voce femminile, è troppo squillante per poter appartenere a Valeria
<< Che dici?! Qui non c'è nessuno >> una voce maschile?
<< Ti assicuro che ho visto un'ombra . Un pervertito, deve essere uno schifoso guardone >> mi sento alquanto offesa dall'insulto. Mi hanno insultato in tanti modi nella vita … ma pervertita no!?
Adesso vorrei tanto uscire allo scoperto con le mani alzate in segno di resa, in tono tranquillo e pacato direi:

 scusate,non volevo spiarvi mentre vi divertivate. Voglio solamente riportare a casa mia sorella, pensavo si trovasse nella Panda rossa. Devo riportarla a casa prima che mamma venga sorpresa da un vero attacco cardiaco. “

La storia è talmente assurda che nessuno può crederci, infatti in seguito alla mia confessione, prevedo due modi in cui i fatti potrebbero svolgersi : i due si fanno una risata e rientrano nella macchinina anche se sotto sotto pensano “pervertita “ o molto semplicemente, il tipo è un tossico, tira fuori una pistola dalle mutande e BANG! Tanti cari saluti mondo. Che morte squallida.
Preferisco rimanere dietro a questo tronco.

<< Te lo sarai immaginata >> il tipo sta cercando di consolarla
<< No! Non sono pazza >>
<< Dai torniamo dentro, adesso ti faccio vedere quanto sono pazzo … >>
<< Ihih … sei uno sporcaccione! >>

Sento il tonfo della portiera che si chiude. Bene posso rilassarmi.
Certo che la ragazza è lunatica! E' stata incredibile la velocità con cui è passata dallo stato agitato a quello eccitato. Tanto meglio.
Chino il busto e le ginocchia, quatta quatta mi dirigo verso l'auto nera.
Sono abbastanza lontana dalla Panda rossa, bene. Meglio riaccendere la torcia.
Merda, mi scappa da ridere! I pneumatici dell'automobile si muovono su e giù a ritmo serrato. Mi ricorda una di quelle giostrine a forma di macchinina su cui mamma mi poneva. Inseriva la monetina e quando gli ingranaggi partivano, la piccola macchina mi cullava su è giù, avanti e indietro. Buttavo le braccia in aria ridendo come una scema, immaginavo che l'auto si librasse in aria. Chissà se mia sorella si diverte come mi divertivo io.

Credo che Valeria e Gabriele ne avranno ancora per un po, meglio sedersi nel terriccio. Cazzo, c'è un'umidità pazzesca, provo a riscaldarmi stringendo le ginocchia al petto.
Adesso che mi viene in mente io e Valeria siamo tornate nel bosco, mi pare qualche mese fa...

Era una tenera giornata primaverile, presto il sole sarebbe calato. Io e mia sorella eravamo sedute al tavolo da pranzo, annoiate ci guardavamo negli occhi
<< Che noia! >> disse sbuffando
<< Già >>
<< Andiamo a fare un giro nel bosco >>
<< Mamma non vuole >>
<< Chissene frega! Mamma ora è dalle sue amichette perciò facciamo quello che ci pare>>
Mi lasciai convincere facilmente e dopo dieci minuti ci ritrovammo sedute su una lastra di rocce, immerse fra gli alberi a guardare il cielo lentamente tingersi di rosso. Accanto a me Valeria fumava uno spinello, mi porse il mozzicone. Riluttante accettai, un tiro e un saporaccio odioso inondò la lingua. Tossendo gli restituii la sigaretta
<< Ahah … sei proprio una pappa molle >> il tono della sua voce era euforico
<< Preferisco la “classica sigaretta” >> mi venne una voglia matta di Marboro per cancellare il brutto sapore aleggiante nella bocca, così la estrassi dalla tasca e l'accesi.
<< Sì ma la sigaretta non ti farà mai stare bene come la maria >>
<< Io sto bene. Non ne ho bisogno >>
<< Se lo dici tu. >>
Rimanemmo in silenzio, ognuna si gustava il proprio fumo.
<< Lo sai che sei bella? >> scostò il lungo ciuffo nero per accarezzarmi la guancia. Non riuscivo a vederla con la coda dell'occhio sano. Per vedere il suo viso mi sarei dovuta girare rovinando il momento intimo, così mi limitai a immaginare il caldo sorriso di Valeria e i sui grandi occhi color nocciola. Caldi e sinceri. Non credo l'avesse detto tanto per dire, mia sorella dice sempre quello che pensa senza scrupoli.
<< Mai quanto TE >> enfatizzai l'ultima parola e Valeria cominciò a ridere talmente forte che fu costretta a ritrarre la mano dal mio viso per portarsela alla bocca. La sua risata era contagiosa, ovviamente cominciai a ridere anche io. Per cosa? La mia era una triste quanto reale constatazione.
Mia sorella in preda all'euforia, schioccò le dita << Appunto! Sei mia sorella, perciò sei bella come me! >>
<< Il tuo ragionamento non fa una piega >> commentai pungente.
Lei ricominciò a ridere. La maria stava compiendo alla perfezione il suo compito.


Trascorrere momenti intimi con mia sorella è difficile, tra i suoi amanti e la scuola ormai non troviamo più il tempo nemmeno per scambiare una piccola conversazione. Tra me e mia sorella ci separa solo un anno e mezzo, eppure mi pare che viviamo in due universi diversi. Lei vive la vita passando tra le braccia di ragazzi diversi, esce al sabato sera e torna a casa alla domenica pomeriggio. Io non nutro alcun interesse per i ragazzi, anzi se mi stanno lontani è meglio...
<< Che cazzo ci fai qui?! >>
<< Cazzo Valeria! Mi hai spaventata a morte … >> ma da dove diavolo è sbucata? Nessuno è sceso dalla macchina.
<< Ero con Giusi nel boschetto >>
Getto lo sguardo all'auto che ancora si muove
<< Pensavo fossi in quell'auto … >>
<< Che dici Sofia?! È solamente il primo appuntamento >> sembra offesa
<< Per fare sesso aspetto il terzo appuntamento >> ahhh … scusa tanto se ho offeso il tuo “codice morale”
<< Allora che ci fai nel bosco? >>
<< Qualche palpatina è permessa. Piuttosto tu?! Che diamine sei venuta a fare qui da sola? >>
<< Sono venuta a cercarti, mamma … >>
<< Che palle! Possibile che quella non riesce a staccare il cordone ombelicale? Sono maggiorenne e faccio quello che mi pare >> capisco la frustrazione di Valeria, mamma è possessiva in una maniera allucinante, ti fa quasi diventare pazza. Però è pur sempre nostra madre, lei ci vuole bene, è solamente preoccupata che possa succederci qualcosa di brutto.
<< Mpf … dai andiamo. >> mi porge la mano che afferro per alzarmi dal terriccio 
<< Questo non è un posto per noi >> indica con il capo l'auto nera che si muove dolcemente.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mi cascano le ovaie ***


Tre ore buche, fantastico. Ce l'ha annunciato la supplente che è entrata poco fa, ora se ne sta lì ripiegata su un mucchio di scartoffie e non ci guarda nemmeno, si comporta come se non esistessimo. Beh, meglio così posso annoiarmi senza sensi di colpa, che dico? Quando mai mi annoio a scuola sentendomi in colpa? Non è colpa mia, la colpa è dei docenti che insegnano puttanate. L'altro giorno la prof di biologia, ci ha raccontato come e quando le trote depositano le uova, cosa me ne frega? Non andrò mai a pescare trote e non aprirò nemmeno un allevamento di trote. A me non interessano queste cose, voglio imparare nozioni concrete, quelle che si possono mettere in pratica. Un mese fa a casa si è rotto lo scaldabagno, ovviamente noi tre non sapevamo come riparlo e così mamma chiamò l'idraulico. Ovviamente l'uomo lo riparò dopo una settimana, un'intera settimana di docce fredde, una tortura. Se la professoressa Leone anziché insegnarci la composizione dei sonetti di Petrarca ci insegnasse a riparare lo scaldabagno, magari starei attenta.
Tre ore buche, se lo avessi saputo sarei volentieri rimasta a casa perché oggi non sto bene. Stamattina sotto le coperte, mi bazzicò l'idea di marinare la scuola ma poi rinunciai. Per stare a casa a letto, avrei dovuto comunicare a mamma il mio stato fisico e quella avrebbe cominciato dare i numeri. Inoltre le avrei dato un pretesto per rinfacciarmi il fatto che secondo lei
non mangio. Mi tratta come se fossi un'anoressica , ma non lo sono. Solo perché non mi strafogo di cibo come mia madre, non vuol dire che sono malata. Alla fine sono venuta a scuola, dopotutto non sto così male, ho solo la pressione bassa. È una grandissima scocciatura, cioè niente d'invivibile, solo che ci si sente un sacco stanchi. Secondo il parere di mamma dovrei ingozzarmi di zucchero ma non mi pare il caso, non posso diventare una balena solo per una stupida pressione sanguina. Comunque se me la vedo brutta, del tipo “sto per svenire”, ho una bustina di zucchero sempre riposta in borsa.
Eh sì, purtroppo mi è capitato di svenire qualche volta, l'ultima volta successe due mesi fa in autobus:

Il veicolo era stracolmo, tutti ammassati, spiaccicati. Nonostante fosse ottobre, lì dentro faceva un caldo infernale. Volevo svestirmi, ma tra le braccia tenevo delle grandi buste di plastica colme di cibo, quel giorno avevo accompagnato mamma a fare la spesa. Volevo levarmi il cappotto, come? Non potevo appoggiare le buste di plastica per terra, bastava un curva e tutto il nostro cibo si sarebbe riversato lungo il corridoio del bus.
Mamma parlava, ma non la sentivo, le chiecchere dei passeggeri sovrastavano la sua voce. Mi arresi, non mancava molto alla nostra fermata dovevo resistere solo qualche minuti, eppure il tutto divenne sfocato, le voci, i volti. La testa ronzava nell'aria, ogni pensiero scivolava via e le palpebre divennero pesanti
<< Sofia? Mi stai ascoltando? >> mamma mi scosse leggermente la spalla, eppure quel tocco bastò per farmi finire a terra.
Mi risveglia con gli occhi rivolti al soffitto, girando lo sguardo mi spaventai nel vedere tanti volti sconosciuti chini su di me.
<< Sofi, stai bene? >> mamma reggeva le mie gambe verso l'alto, Disgraziatamente mi accorsi che tutta l'attenzione era su di me, i passeggeri si erano riuniti in cerchio attorno al mio corpo sdraiato a terra.
<< Devo chiamare l'ambulanza? >> chiese l'autista dalla sua lontana postazione.
<< No >> risposi frettolosamente. Non volevo rimanere su quell'inferno di latta un minuto di più, così mi rialzai sulle ginocchia tremanti. I passeggeri tornarono ai loro posti e l'autobus ripartì.


La campanella suona, è già passata un'ora? Wow, il tempo passa in fretta quando si scarabocchia. Vediamo la mia opera: una bellissima caricatura della prof Leone, bellissima. Adesso la mostro a Diana, lei apprezza queste cose satiriche. L'ultima volta le mostrai una caricatura di Ilaria, una nostra compagna di classe, Diana si mise a ridere talmente forte che la prof Leone la sbatté fuori dall'aula.
Oh, è vero! Diana non c'è, mi ha inviato ieri sera un messaggio con su scritto : “
bella sto sboccando ovunque, non avrei dovuto mangiare un'intera torta Sake. Domani non riuscirò a venire. “
Ora a chi mostro le mie opere? Con le altre non ci parlo da “quel fatidico giorno”...

Era maggio, perciò la minaccia del “debito scolastico“ incombeva su tutte noi. Quel giorno era stata programmata un'assemblea di classe, sul documento c'era scritto “programmazione gita scolastica”. Balla colossale. Alle mie compagne non gliene fregava un emerito niente della gita scolastica, avevano bisogno di quell'ora per ripassare, in seguito ci sarebbe stato il compito di biologia. Quella era un'assemblea fittizia, così credevo. Allora io e Diana, dato che non ce ne fregava un cazzo del compito, ci mettemmo sedute a giocare a tris su dei blandi stracci di carta.

Elena si alzò in piedi, si mise al centro della classe
<< Ragazze! Dunque come sapete questa assemblea l'abbiamo inserita per poter ripassare, dopo avremo l'ultima verifica decisiva di biologia, che paura! >> l'ultima affermazione è seguita da un coro di vivace consenso. Io e Diana ci guardammo negli occhi e trattenemmo una risata. Non potremmo mai capire la loro ansia per una stupida verifica, le loro reazioni ci facevano ridere.
<< Però … >> Elena si volta verso di me << Io e le altre abbiamo deciso di ritagliare dieci minuti di questa ora e dedicarli a te, Sofia. >> tutti gli occhi erano puntati su di me.
<< Sofia tu non parli mai con noi, parli solo con Diana >> un coro di assensi seguì la sua affermazione. << Parlando a nome di tutte, volevo chiederti il motivo di questo tuo “mutismo”. Ti stiamo antipatiche? Ti abbiamo offesa in qualche modo? Ti abbiamo fatto sentire a disagio? Non mi sembra, anche se hai questa … malattia all'occhio, non te l'abbiamo mai fatto pesare … >>
Non potevo credere alle sue parole e a tutte quelle teste che si muovevano su e giù in segno di approvazione. Come avevano potuto mettermi in una situazione così imbarazzante? Malattia? Diavolo, mi stavano paragonando a una ritardata che come tale aveva bisogno di un trattamento “speciale”. Ero inorridita dalle sue parole, da quella falsa premura. Sì, falsa premura perché io non ero scema o disabile e come tale dovevo essere trattate come tutte le altre, non mi meritavo quel trattamento “umiliante “.che bisogno c'era d'organizzare un'assemblea di classe? Elena non poteva porre la questione in privato?
Tutte mi fissavano con occhi attenti e curiosi, e io non sapevo cosa dire. No, in verità sapevo cosa dovevo dire : Vaffanculo. Volevo alzarmi in piedi e urlarlo, magari enfatizzare la parola con un energico dito medio.
Diana si alzò in piedi, e tutti gli occhi si posarono su di lei
<< Sofia non vi parla perché siete delle stronze. Io condivido il suo pensiero >>
Silenzio. Elena e le altre teste la guardarono a bocca spalancata, con gli occhi fuori dalle orbite. In quel momento amai Diana con tutta me stessa, mi sarei alzata, e avrei applaudito alla sua meravigliosa perfomance e se avessi avuto una macchina fotografica, avrei immortalare quelle espressioni.
Il silenzio fu interrotto da Elena
<< Cosa?! >> un coro di voci stridule e arrabbiate si accanirono contro di noi.

Se prima mi limitavo a salutarle, dopo quel fatidico giorno non le guardavo nemmeno in faccia. In verità non pensavo fossero “stronze” come dichiarò Diana, semplicemente amo farmi i gli affari miei e non mi piace disperdermi in inutili chiacchiere. Ora la mia opinione nei loro confronti ovviamente è cambiata, penso siano delle stupide, pettegole teste di cazzo.
Ora a chi mostro la mia caricatura? Giusto, io non sono sola! C'è Spank, la macchia di the decomposta sotto al banco, ciao Spank! Oh, la supplente mi sta guardando male, probabilmente perché, come una pazza, ho salutato con la mano la macchia sotto al mio banco. Dai, faccio finta di niente e magari apro un libro per distrarla dal pazzo gesto. Magari questa chiama una psichiatra a visitarmi, che imbarazzo. Una seduta dalla psichiatra … non so, riesco a immaginare il dialogo ...

<< Signorina Sofia lei è qui perché ha salutato una chiazza sul pavimento … >>
<< Allora ? >>
<< La macchia ha un nome? >>
<< Sì, si chiama Spank >>
<< Perchè le ha dato un nome >>
<< Perchè è lì da così tanto tempo, le bidelle non vengono mai a pulire la nostra aula. >>
<< Le bidelle? Sta dando la colpa alle bidelle? >>
<< Sì, in parte è colpa di Cecilia, non pulisce mai. Insomma, se avessero pulito, io non avrei mai visto la macchia di the e di conseguenza, non le avrei mai dato un nome >>
<< Signorina Sofia, lei è pazza. Verrà internata nella clinica psichiatrica >>
<< Noooooooooo …. >>

Uh, che brividi! Evito gli strizza cervelli come la peste, il pensiero di raccontare i miei fatti personali a un estraneo ... mi vengono i brividi. Una volta ho anche rischiato di andarci, quella volta che abbiamo beccato mia padre nel letto mentre scopava con la sua segretaria. Questa è un'altra storia.
La supplente continua a guardarmi, non l'ho convinta. Ok, allora butto la faccia sul libro di storia, così magari si convince che il gesto appena compiuto sia stato causato da una sorta di stress post studio. Ahahh … stress da studio? Quando mai? Aspetta aspetta, vedo una cosa interessante. C'è una piccola immagine che ritrae una donna con in mano un arco puntato verso una gazzella. Vediamo cosa dice la scaletta …

Ritratto di Diana, dea della caccia

Fantastico, ora so cosa farò durante la prossima ora : ritrarrò Diana, la mia compagna di classe ovviamente, con l'arco puntato verso un simpatico Dennis. Ahaha … esilarante.
Prima di disegnare però getto un occhio alla supplente, merda si sta avvicinando. Cosa vuole? Mi domanderà :perchè hai salutato la macchia che sta per terra?
E io che rispondo? Non posso dirle che salutavo Spank la mia seconda vicina di Banco. Verrò internata dentro un manicomio ma non ho alcuna intenzione di trascorrere il resto dei miei giorni dentro una stanza bianca, indossando una camicia di forza. Mamma spesso mi minaccia dicendo : se non mangi ti faccio rinchiudere in una clinica, quelle dove costringono le anoressiche a mangiare. Ci si mette pure questa supplente … ma i supplenti non dovrebbero limitarsi a darci un'occhiata?
Ormai è di fronte a me, non devo perdere la calma. Agitarsi non serve a nulla, devo mostrarmi sicura e impassibile, come faccio con mamma. Ok sono pronta, i muscoli facciali sono fermi, immobili.
<< Senti, cosa hai fatto all'occhio? Hai preso una botta? >> mi cascano le palle, no non è vero. Sono una donna e per ovvie ragioni non possiedo i testicoli, quindi mi cascano le ovaie, sì
<< No. Questa macchia scura è il nevo di ota >> mi scoccia rispondere a questa domanda ma in fondo sono sollevata. Non mi guardava perché ho salutato con la manina la chiazzetta di the decomposta, ma guardava la mia faccia macchiata. Sicuramente non verrò internata in una clinica psichiatrica.
<< Interessante … potresti scostare i capelli dal viso? Vorrei vederlo meglio … >> che faccia tosta!!!! Se pongo il ciuffo davanti al viso ci sarà un motivo, no? Forse non lo voglio mostrare?! Che palle. Comunque sia obbedisco, anche se non è la mia insegnante è pur sempre una docente, magari un giorno diventa di ruolo e sostituisce una mia prof. Devo essere cortese.
Che fa? Si china pure, è talmente vicina che sento il suo fiato. Roba da pazzi …
<< E' bellissimo >> Eh? Bellissimo? Questa non ci sta con la testa, deve essere rinchiusa in una clinica psichiatrica e sottoposta all'elettro shock. Se le piace così tanto perché non si fa dare un pugno nell'occhio, la causa della macchia violacea è diversa ma l'effetto è lo stesso. Mi offro volontaria, ho una grande voglia di mollarle un pugno, anche due.
Finalmente si stacca dal mio viso, però rimane lì, non se ne va.
<< Ti crea qualche disturbo di salute? >> l'unico disturba qui sei tu, un'altra domanda e divento sterile. Ho già perso le ovaie devo perdere anche l'utero?
<< No, devo solo fare dei controlli dermatologici e oculistici >> abbiamo finito con questa conversazione umiliante?
<< Interessante. Ho notato che l'occhio affetto dal Nevo di Ota è leggermente velato … >> no, a quanto pare la conversazione non finirà mai. Certo che mi ha guardato bene, perché non prende una lente d'ingrandimento così le faccio vedere i brufoli che mi stanno sbucando sulla fronte?
<< Sì, in questo occhio riesco a vedere solo ombre ma non è una causa collegata alla patologia. Quando ero piccola ho preso una botta in testa e da allora la vista è andata >> adesso te ne puoi anche andare, ho sanato la tua morbosa curiosità. Forse vuoi sapere qualcos'altro? Magari quando mi sono venute le mestruazione, oppure quante volte al giorno vado al bagno? 
<< Interessante … >> oh, finalmente torna sulle sue scartoffie.
Che gran maleducata, mi ha posto tutte queste domande e non mi ha chiesto nemmeno come mi chiamo.
Quanto vorrei che Diana fosse qui, ci saremmo fatte due risate, come quella volta mi pare in seconda superiore ...

<< Ilaria Scacchetti >>
<< Presente >>
<< Elena Seri >>
<< Presente >>
<< Sofia Serelli >>
<< Presente >> dissi alzandomi in piedi. La prof mi guardò e mi riaccomodai.
<< No Serelli stai in piedi >> titubante obbedii
<< Che cosa hai fatto all'occhio? Hai preso una botta? >> la solita domanda del cazzo merita una risposta del cazzo
<< No, è il Nevo di Ota >>
<< Ah … è tipo una “voglia” ? >>
<< Sì >> non era vero. Il Nevo di Ota non è affatto riconducibile a una banale “voglia”, ma l'accontentai. Non volevo dilungarmi in noiose spiegazioni. La professoressa pronunciò un altro nome e mi accomodai. Diana si sporse
<< Senti Sofia >> sussurrò nel mio orecchio << La prossima volta che te lo chiedono, perché non rispondi: “ eh, ieri sera sono stata coinvolta in una rissa. Ho preso un pugno nell'occhio e mi è andata bene, sapesse come è ridotto il mio avversario … “ >>
Risi a squarciagola, a quel punto attirai l'attenzione di tutte, anche della professoressa
<< Perchè ride Serelli? >>

Visto che ci sono getto l'occhio all'aula, come mai i banchi di fronte a me sono tutti vuoti? Dove sono le mie compagne? Oh, eccole! Sono tutte concentrate in due banchi, molte sono sedute altre in piedi ma comunque tutte ben localizzate, radunate in quella zona. Credo che stiano ripassando per il compito in classe , però mi paiono troppo allegre. Vabhe, chissene frega, non voglio essere coinvolta nelle loro bambocciate. Preferisco stare qua, da sola a scarabocchiare in santa pace.
La campanella suona, la supplente raccoglie tutte le sue cose e ci annuncia << ora verrà un'altra supplente >> alza i tacchi e sloggia. Meglio così, mi sentivo in soggezione.
Uh, Elena si alza in piedi e sventola un foglio che attacca alla porta. Che sia un avviso? Elena essendo la rappresentante di classe, è incaricata a fare queste comunicazioni. Un avviso … magari annuncia che domani entriamo un'ora dopo!? Che bello, nessuno può immaginare cosa darei per stare a letto un'ora in più.
Però non è detto che sia una bella notizia, come un mese fa.

Ilaria appiccicò il foglio sulla porta. Sono andata a leggerlo, sbuffai delusa. Il foglio annunciava che i bagni erano fuori servizio e non li si potevano utilizzare perché intasati

Bleah, quella fu una pessima notizia. Per una settimana intera non ho bevuto ne mangiato durante le ore scolastiche, dopo dove facevo la pipì? Dentro a una bottiglietta di plastica? Per carità, come può una donna centrare il buco ? Ecco, gli uomini da questo punto di vista sono fortunati, loro non hanno problemi sono pratici, con quel piffero che si ritrovano possono centrare qualsiasi buco. Noi donne purtroppo no. Per noi fare la pipì è complicato, dobbiamo accucciarci come animali.
Dai, vado a vedere cosa dice il foglio di carta oh! Cavolo, mi sono alzata in fretta e sono stata colta da un capogiro, dopo mangerò quella dannata bustina di zucchero ma prima devo assolutamente leggere quell'avviso, sono pronta a qualsiasi notizia.
Ok, ci sono, speriamo che i bagni non si siano rotti. Che è? Una lista di nomi? Non sarà la lista delle interrogazioni? Spero di no … aspetta c'è un titolo a caratteri cubitali …
LA LISTA DELLE BELLE.
Ok, con questa ho perso l'utero, sono sterile. Che è sta stronzata? Hanno stilato questa lista durante queste ore? Venti nomi accanto un numero. Si sono impegnate, vabhe, anche se non me ne frega niente un'occhiata ce la do, vediamo chi è la prima reginetta classificata … Elena?! Sono perplessa. Pratica lo sport pallavolo a livello agonistico, quindi ha un bel fisico slanciato però dal collo in su non è un granché. Ha un viso spigoloso devastato dall'acne, per non parlare dei denti! I suoi incisivi sono talmente sporgenti che pare un cavallo.
Vediamo dove è stata collocata Diana … ultima? No, questo è ingiusto, Diana è più bella di Elena, insomma hanno due fisici diversi, infatti Diana è un po robusta, leggermente tonda. Per quanto riguarda il viso non c'è paragono, Diana ha un volto tondo e delicato, sembra una deliziosa bambola.
Su quale criterio è stata elaborata la lista? Secondo me più in base alla simpatia che alla bellezza. Se è così , allora dovrei essere penultima. No, non c'è il mio nome, dove mi hanno messo? L'ho letta due volte eppure il mio nome non c'è. Sono talmente insulsa che non merito nemmeno di essere nominata, meglio così, non mi interessa. Fra poco verrà la supplente, non voglio prendermi una sfuriata perciò torno al banco, ai miei scarabocchi.
Sono già pronta, impugno la matita pronta a ritrarre Diana, la dea della caccia, perché Elena si avvicina? Che c'è adesso?
<< Senti Sofia, abbiamo deciso di non metterti sulla lista per una questione di correttezza. Sei offesa? >>
Correttezza? Se la mettiamo su questo piano questa stupida classifica non andava nemmeno fatta. La lista è nata solo ed esclusivamente per umiliare, il fatto di non essere stata inserita è ancora più umiliante che essere inserita per ultima. Dato che ho una macchia scura sull'occhio sono considerata brutta? Sono brutta a prescindere? Lo so, non sono bella, tanto meno carina, però la precisazione di Elena mi irrita. Mi chiede persino se sono offesa, certo! Lo sono eccome.
Raccolgo tutta la calma possibile per risponderle in modo civile
<< Non me ne frega un cazzo della vostra classifica. >> non ho raccolto abbastanza calma e ho risposto con un tono acido. Infatti sembra offesa, ha la bocca contratta, sta per dire qualcosa ...
<< Buongiorno! >> oh che bello, è arrivata la supplente, tempismo perfetto. Elena svanisce dalla mia vista bofonchiando qualcosa, forse insulti. Ora non ho ne tempo ne voglia per pensare a lei, devo ritrarre Diana alla caccia di Dennis.

La campanella annuncia l'inizio dell'intervallo. Bene, allora prendo il portafoglio e le sigarette, e ne tengo in mano una, UNA!
Una preziosa lezione che ho imparato è che nello spiazzo grigio chiamato “cortile”, non bisogna mai mostrare il pacchetto di sigarette. Se ti beccano con le sigarette in mano, spunta fuori una scroccona che ti domanda: “ mi puoi dare una sigaretta?”. Non riesco a dire di no, tutto sommato sono una persona gentile. Il problema è che poi gli scrocconi di sigarette spuntano fuori come funghi, alla fine dell'intervallo mi ritrovo con il pacchetto vuoto. Allora il pacchetto di sigarette lo nascondo in tasca, così quando qualcuno si avvicina chiedendomi “hai una sigaretta”, rispondo “no, questa è l'ultima”.
Sistemiamo bene le sigarette dentro la giacca, non posso lasciarle in classe perché avvengono i furti. Ogni settimana c'è sempre una compagna che si pone al centro della classe e chiede incazzosa “ chi mi ha rubato le sigarette?”, ovviamente nessuna ammette il crimine. Per evitare di essere rapinata prendo soldi e sigarette sempre con me. Ora che rifletto nessuna nella mia classe ha denunciato il furto di portafogli. Rubano solo le sigarette, a quanto pare in queste mura, le sigarette sono più importanti del denaro, come in carcere. Nei telefilm che trattano questo argomento mostrano che chi ha il tabacco possiede lo scettro del potere, comanda tutti i carcerati. Potrei avere questo potere, interessante …
Potrei mettermi a spacciare sigarette e guadagnarci qualche soldo. No, non funzionerebbe. Se gli studenti avessero denaro le comprerebbero dal tabaccaio, non verrebbero da me. Ci sono! Potrei dare sigarette in cambio di favori! Ogni intervallo mi recherei nello spazio grigio con le tasche stracolme di sigarette … ecco, la mia fantasia parte a briglia sciolta ...

Minacciosa appoggio la schiena contro la rete, osservo la marmaglia di studenti che ridono, giocano, fumano. Al mia fianco c'è Diana, è la mia guardia del corpo.
Una ragazza titubante si avvicina, tiene gli occhi bassi, sa che non può guardarmi negli occhi, è un gesto irrispettoso nei miei confronti.
<< Buongiorno Sofia >> s'inchina e mi bacia la mano. Con un gesto la invito a tornare eretta.
<< Volevo chiederti
qualche sigaretta … >>
Accendo una sigaretta, Diana è al mio fianco. Basta un gesto col capo e lei scatta, feroce come un puma attacca.
<< Certo, non c'è problema. >> sbuffo una nube di fumo sugli occhi della ragazza davanti a me.
<< In cambio cosa mi dai? >>
<< Tutto quello che vuoi >>
<< Tutto? Mmm … interessante, vero Diana? >>
Risponde con un cenno del capo.
<< Senti bella, oggi mi sento generosa perciò ti darò un pacchetto intero di sigarette >> allungo il pacchetto alla ragazza, eccitata e colma di gratitudine lo afferra.
<< Grazie, grazie! >>
<< Aspetta, frena l'entusiasmo … entro domani devi convincere la bidella Cecilia a pulire la classe in cui studio, altrimenti … >> socchiudo le palpebre e le rivolgo uno sguardo cattivissimo.
<< Altri .. altrimenti? >> chiede la ragazze tremante
<< Beh, ci penserà Diana >>
Diana la scruta minacciosa, mostra le sue braccia muscolose. La piccola ragazza risponde << Sì, sarà fatto >>
<< Sarà meglio per te >>

Una scena spettacolare, stile Padrino. Come mi vengono in mente queste cose? Vabhè … meglio andare. Piano mi alzo in piedi, non voglio essere colta da un devastante capogiro.
Percorro il corridoio, Elena e le sue amichette mi squadrano da capo a piede con aria truce. Durante questo intervallo l'argomento delle loro conversazione è ben delineato, non ci vuole una grande fantasia per immaginare i loro discorsi

<< Elena, sei stata gentile e premurosa, anche troppo >>
<< Sofia è proprio una stronza acida >>
<< Sì, già è brutta e pure stronza. È per questo che nessun uomo se la fila >>
<< Povera sfigata >>
<< ahahahah …. >>

Meglio non pensarci.

Hilary dov'è? Magari riesco a convincerla a venire nello spiazzo grigio a farmi compagnia.
Eccola! È appena uscita dal bagno
<< Ciao >>
<< Ciao Sofi, vai a fumare? >>
<< Sì, mi accompagni? >> so già che dirà di no, Hilary trascorre gli intervalli a studiare oppure con qualche sua compagna di classe.
<< Certo >> sono sorpresa ma felice, non voglio stare da sola nel cortile grigio.
Ci appoggiamo alla rete del recinto grigio, davanti a noi orde di studenti fumano, ridono e pomiciano. Dall'altra parte del cortile c'è Dennis e la sua fiamma e limonano, niente di nuovo. Diana poco fa mi ha mandato un messaggio con su scritto “ dai un'occhiata a Dennis da parte mia “.
Si comporteranno come al solito: pomiceranno per dieci minuti interi e poi prenderanno fiato per accendersi una sigaretta. Va bene, per oggi sarò gli occhi di Diana, li osserverò attentamente e poi informerò la mia vicina di banco.
<< Come va Sofi? >> Hilary mi guarda e sorride. Come va? Bene però son incazzata! Per l'ennesima volta mi hanno ricordato che sono anomala, diversa.
<< Bene. Tu? >> non voglio informarla sul mio stato emotivo. Hilary è una cara ragazza, però non è in grado di sdrammatizzare le brutte situazioni con una battuta come fa Diana. L'altro giorno, quando la cretinetta bionda mi ha umiliato davanti a tutti nella classe di Hilary, ho letto sul suo volto la preoccupazione. Se comunicassi a Hilary quello che è successo in classe, comincerebbe a pormi le solite domande: stai bene? Perché si comportano così? Sei offesa?
Non ho nessuna voglia di parlare dei miei sentimenti, non ho alcuna voglia di farmi compatire.
Ora che rifletto, io e Hilary non siamo esattamente amiche: non ci vediamo mai al di fuori della scuola, qualche volta trascorre l'intervallo con me e Diana ma niente di più.
Eppure in qualche modo mi sento legata a lei, probabilmente questo legame è nato dal nostro primo incontro …

Era il primo giorno di scuola superiore.

La campanella annunciò l'intervallo ,io lo trascorrevo chiusa nel gabinetto. Non avevo alcuna voglia di socializzare con gli studenti. Alla prima ora ben cinque ragazze mi avevano posto la stessa domanda: “che cosa hai fatto all'occhio?” per ben cinque volte dovetti spiegare che non ero stata ne picchiata ne molestata. La reazione degli inquisitori è sempre la stessa: stupore. Che noia. Non volevo essere immersa in quel tumulto di inquisitori che pongono la domanda curiosi e poi se ne vanno, senza nemmeno presentarsi o chiedere il mio nome. Non capivo il motivo, ma ogni volta che mi venia posta quella domanda ci rimanevo malissimo, eppure ero abituata alla morbosa curiosità delle persone.
Guardai l'orologio e con dispiacere mi accorsi che non mancava molto alla fine dell'intervallo, presto sarei dovuta uscire dal bagno.
Toc … toc … chi diamine bussava alla porta? Chi era la stronza che necessitava del gabinetto? La tentazione di mandarla al diavolo fu alta, però prima o poi sarei dovuta uscire, inoltre non potevo negare il servizio igenico a qualcuno.
Mi asciugai le lacrime, mi ero fatta trasportare dalla rabbia e qualche lacrima di frustrazione era scappata dagli occhi.
Aprii la porta e davanti a me si presentò una ragazza carina: magra, bionda, occhi chiari. Sembrava triste. Perché era triste? Era una ragazza normale, senza difetti da nascondere, una ragazza così non avrebbe avuto alcun problema a inserirsi e socializzare con le compagne.
Ci guardammo negli occhi, i suoi erano umidi quanto i miei. Entrammo in una specie di connessione emotiva, non saprei come spiegarla, però ci capimmo senza pronunciare nemmeno una parola.
La bionda mi porge la mano
<< Mio nome Hilary … è blla conoscere te >> era straniera, dall'accento capii che proveniva da un paese anglosassone.
<< Ciao Hilary! Io sono Sofia >> le strinsi la mano


Hilary non è una persona così rilevante nella mia vita, però il nostro incontro fu speciale. Fu l'unica persona che non mi fece sentire diversa dagli altri, anche lei era stata posta al centro di un'attenzione indesiderata. Hilary ben presto imparò la lingua italiana in modo impeccabile, il suo difetto era sparito, era rimasto solo un leggero accento inglese. Il mio difetto invece è ancora qua, e non sparirà mai.
La campanella suona e come una mandria di animali, ci dirigiamo verso l'uscita.



La fatidica ora della verifica è giunta. Sono tutte incurvate sul foglio di carta, le loro penne si muovono all'impazzata. Perché scrivono così tanto? La prima domanda è “quando è nato Dante Alighieri?” Scrivi la data e basta. Questo compito è formato da domande chiuse, perché scrivono così tanto? Bah, sono tutte agitate. In classe è sempre così, si fanno venire delle crisi isteriche inutili che non riuscirò mai a comprendere. Aspetta... questa domanda non la so, devo averla scritta sul bigliettino nascosto in tasca. Cauta guardo la prof Leone, via libera! È in piedi davanti alla porta, ci rivolge la schiena. Veloce lo tiro fuori.
<< Siete delle bambocce! >> merda, si sta girando verso di noi! Che faccio, dove metto il foglietto? Non ho tempo per nasconderlo in tasca, potrebbe beccarmi. Che faccio? Non ho altra scelta, in bocca! Lo mangio
<< Che cosa è questo?! >> sventola un foglio. La professoressa Leone sembra incazzata. Ha forse beccato qualcuna a copiare? Poveretta
BLEAH, CHE SCHIFO! La carta ha un sapore orribile, non riuscirò a ingoiarlo. Se ci riuscissi, il mio stomaco lo digerirà? Boh, meglio non rischiare, però non posso nemmeno sputarlo. Non posso mica andare al piccolo pattume e sputare l'ammasso di carta, la Leonessa se ne accorgerebbe. Vabhè, lo sputerò alla fine dell'ora, quando la Leonessa avrà alzato i tacchi.
<< LA LISTA DELLE PIU' BELLE? Siete delle studentesse, questa è una scuola non un concorso di bellezza! >> ecco cos'è quel foglio, è la lista che hanno redatto quelle cretine. L'hanno lasciata attaccata alla porta? Che stupide, non sanno che la prof Leone s'incazza per qualsiasi cosa? Si arrabbia persino se una tossisce durante la sua lezione.
ohoh … sembra arrabbiata, fra poco urla
<< SIETE SOLAMENTE DELLE STUPIDE BAMBOCCIE!!! >> sta stracciando il foglio e le mie compagne sembrano impaurite, fanno bene. Quando la Leonessa ruggisce bisogna correre ai ripari.
<< BAMBOCCIE, STUPIDE BAMBOCCIE !!! >> vai Leonessa! Ruggisci!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il presunto stupratore ***


NOTE: consiglio a tutti i lettori di rileggere la prima parte del secondo capitolo (Sofia e Valeria), perché il testo che leggerete è strettamente collegato, infatti parlerà essenzialmente di “quell'incontro.”
Fatemi sapere cosa ne pensate
un saluto e buona lettura :)
Mistiy


Il presunto stupratore


Ah, finalmente sono a casa e sono sola, che Bello! Un post-it sul frigo annuncia “tesoro tornerò a casa verso sera, mi sono fermata da Fiorella per aiutarla in cucina “. Fiorella è una donna simpatica vive a pochi metri da casa nostra, spesso loro due si ritrovano per cucinare torte, dolci bere vino... si dilettano nelle solite attività casalinghe.
Chissà se Valeria è a casa, c'è solo un modo per scoprirlo.
<< VALERIA?! >> l'urlo che echeggia tra le mura non riceve alcuna risposta. Perfetto, sono sola così potrò dormire indisturbata, ameno che Valeria non torni a casa. Non so perché ma ogni volta che mi vede a letto prova un'impellente desiderio di sbattermi giù dal materasso


Era ottobre, nonostante fosse pomeriggio la notte era calata sul paese, ero stanca e non avendo altro da fare mi misi sotto le coperte.
Sentii dei passi, qualcuno stava giungendo in camera
<< Sofia, dormi ? >>

Come un' iguana sotto al sole cuocente rimasi immobile.
<< Lo so che non dormi, sono solo le cinque del pomeriggio, solo i vecchi dormono a quest'ora. >> non emisi alcun rumore, rimasi ferma nella speranza che se ne andasse
<< Forza! >> Valeria si avvicinò e scosse le mie spalle con un tale violenza che persino una persona in coma farmacologico si sarebbe svegliata.
<< Sì, sono sveglia >>
<< Ah, lo sapevo che non dormivi >>
Valeria accese l'interruttore e venni travolta da un dolorosa fitta alla fronte, i miei occhi si erano abituati al buio, quel flash di luce fu devastante.
<< Senti Sofia, perché sei triste? >>
<< Non sono triste >>
<< Allora perché non ti alzi? Sei qui al buio come un eremita >>
<< Sono solo stanca, non sono triste >> con la mano stropicciai le palpebre, la luce era insopportabile.
<< Sofia … >> Valeria si sdraiò sopra di me provocandomi un certo dolore alle costole che espressi con un gemito
<< Io non sono mamma, a me puoi dirlo >> il volto di Valeria era appiccicato al mio, i suoi grandi occhi castani guardavano i miei alla ricerca di una qualche risposta.
<< Sono solo stanca, puoi alzarti? Mi stai schiacciando le costole >> Finalmente tornò il respiro quando Valeria si alzò in piedi.
<< Va bene, allora alzati. Hai dormito abbastanza >>
<< No, non ne ho voglia >>
<< Dai, Giusi mi ha dato del fumo buono, usciamo e ce lo rolliamo >>
<< No, non ne ho bisogno >>
Valeria gonfiò le guance e sonoramente buttò fuori tutta l'aria.
<< Allora ce la facciamo qui >> aprì la finestra e l'aria fredda pervase la stanza.
<< Vale, mamma non vuole che fumiamo in camera >>
<< Quando mai do retta ai comandi di mamma? E poi ho aperto la finestra >> parlare con Valeria certe volte era impossibile, quando si metteva in testa qualcosa niente poteva smuoverla dalla sua decisione. Mi arresi abbandonai il mio letto per sedermi accanto a lei, vicino alla finestra.


Nessuno mi disturberà, bene posso mettermi sotto le coperte e riposare la testa, mio Dio! La professoressa Leone ha strillato così tanto che i timpani mi fanno male. Mi sembra ancora di sentirla mentre ruggiva “stupide bambocce” ahah … ha ragione, sono proprio delle cretine, ora non voglio pensarci, devo riposare queste membra stanche.
Oggi che giorno è? Venerdì, domani forse c'è qualche compito di biologia da consegnare, ci guarderò stasera, non saranno impegnativi. Ho la strana sensazione che oggi devo fare qualcosa, eppure non mi ricordo. Mmmm … forse devo uscire con Diana? No, è a casa con il mal di pancia, ho preso qualche impegno con Valeria? Non credo, mamma non c'è e mia sorella ne approfitta per passare il tempo con il suo nuovo moroso … ma certo! Devo far visita al “biondino ladro di manga”! Che sto facendo! Devo assolutamente alzarmi, oggi è il giorno in cui riavrò Saiyuki*, col cazzo che lo lascio al biondino deficiente! Giù dal letto.





Prima di passare dal misterioso “biondino ladro di manga”, devo assolutamente fare un salto in fumetteria, cosa c'è di meglio? Il miglior modo per riprendersi da una brutta mattinata è acquistare un buon manga. Eccomi qua! Che odore di sigaretta, cavolo il commesso potrebbe aprire almeno le finestre, ma quello è troppo impegnato a cazzeggiare per accorgersi della cappa di fumo formatasi qua dentro.
<< Ciao >> Lo saluto anche se so che questa cortesia non verrà ricambiata.
<< Ciao >> Che succede? Domani una calamità naturale colpirà Fiorino, mi ha salutata! Mai successo in tutti questi anni, per la prima volta mi ha salutata. Forse è rimasto colpito dal mio ultimo combattimento con il biondino, e se avessi vinto? Forse mi avrebbe detto : << ciao Sofia, è bello vederti >>., ma lo scontro è terminato con una sorta di patteggiamento verbale. Vabhè, mi accontento di questo svogliato ”ciao” .
Facciamo un giretto tra gli scaffali, cosa posso prendere?
Ah aspetta, prima di decidere nascondo il coltello bene bene nello zaino. Che ci fa una ragazza benestante con un coltello in borsa? Eh, di tutto! No, non voglio rapinare o minacciare nessuno, l'ho preso solo per precauzione. Devo andare a casa di uno sconosciuto, e con persone sconosciute potrebbero succedere cose spiacevoli . Mettiamo per ipotesi che sia un pervertito, che questo giochetto demenziale sia stato architettato e con la scusa “ti regalo il manga, vienilo a prendere a questo indirizzo”, quello mi accoglie gentile in casa e quando meno me lo aspetto sbam! Una botta in testa e mi violenta. Da quando in qua ho paura di subire violenze sessuali? Giusto da quella volta che abbiamo visto il telegiornale a casa all'ora di pranzo


Ritrovato il cadavere della diciassettenne … ”
<< Ragazze, ascoltate! >> disse mamma alzando l'audio del televisore
Io e Valeria svogliatamente obbedimmo, non era una notizia interessante, ogni giorno il telegiornale annunciava notizie simili. Per accontentare mamma appoggiammo le posate per riporre tutta la nostra attenzione allo schermo

“ … la donna ha subito ripetute violenze sessuali, ecco a voi la foto della vittima …
Sullo schermo apparì la foto d'una ragazza grassa e brutta.
<< E' brutta! >> esclamò Valeria stupidamente sorpresa
<< E allora? >> mamma si voltò verso di noi << Ai ragazzi arrapati non importa niente della bellezza. >>

Rimasi scioccata, per tutta la vita fui convinta di non poter subire alcuna violenza sessuale a causa della mia bruttezza, e poi arrivò la fato di questa donna. Da allora sviluppai uno strana fobia per gli uomini, così che ogni volta che un uomo mi guarda, penso a due possibilità: guarda il mio occhio mostruosamente nero, oppure è arrapato e m'immagina in strane quanto perverse posizioni sessuali.
Forse sono solo paranoica però nella vita fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. È per tale motivo giro con un oggetto contundente ben nascosto nello zaino, anche se durante il viaggio in corriera me ne sono pentita: se un poliziotto mi avesse fermato? Spesso alla stazione delle corriere, uomini in divisa girano accompagnati da minacciosi pastori tedeschi, qualche volta chiedono ai passanti di svuotare le borse o le tasche per “controlli di sicurezza”. E se mi avessero fermata? Dio che vergogna …


Il poliziotto di fronte a me, rovista dentro al mio zaino alla ricerca di una qualsiasi arma. Il cane mi guarda, ringhia e minaccioso mostra le sue zanne. Deglutisco rumorosamente.
E' da qualche minuto che sta scavando nello zaino ma non ha trovato nulla di compromettente, l'arma l'ho nascosta bene.
Il poliziotto alza lo sguardo verso di me, come per magia estrae il discusso coltello, la lama affilata splende sotto la fredda luce solare.
<< Signorina, perché con se porta un oggetto contundente? Lo sa che è un reato punibile dalla legge? >>
Deglutisco rumorosamente prima di aprire bocca
<< Sì, lo so. Però una ragazza in qualche modo si deve difendere >>
<< Difendere da chi? >>
<< Dagli stupratori. Oggi vado a casa di uno che potrebbe stuprarmi >>
<< Se la potrebbe stuprare, perché ci va? >> mi guarda sospettoso, non l'ho convinto crede che voglia andare a rapinare qualche negozio o dirottare un autobus.
<< Perché devo assolutamente recuperare il mio manga, lo possiede il presunto stupratore >>
<< Scusi, mi faccia capire: lei vuole rischiare la sua vita per recuperare un fumetto? >>
<< No, non è un fumetto, è un MANGA >>
<< Ahah … guardi ammiro il suo folle quanto disperato animo eroico, però portare oggetti contundenti è un reato, per tale motivo deve seguirmi in questura >>
Il cane maligno ruggisce
<< No, non voglio! >>
<< Non ha scelta >>


Essere beccata da un poliziotto è il pericolo minore, devo ancora fare i conti con il “presunto stupratore ladro di manga.”
È entrato qualcuno, sulla pesante porta di vetro del negozio è appiccicato un piccolo campanello che ha annunciato l'entrata dell'individuo. Ho visto una nuca bionda, che sia il ladro? Guardiamo bene vedo due grandi occhiali neri, non c'è alcun dubbio è il presunto “stupratore ladro di manga” sta parlando con il fumettista. Chissà cosa si stanno dicendo … potrei avvicinarmi e ascoltate? Sono curiosa, non ho mai visto il fumettista parlare con un cliente, e non sembra nemmeno arrabbiato. Uhm … vorrei avvicinarmi senza dare nell'occhio.
Certo che il presunto stupratore è uno stronzo! Non dovrebbe aspettarmi a casa sua? Se mi hai dato l'indirizzo almeno dovresti avere la decenza d'aspettare che arrivi. Ah! Ci sono, l'ha fatto apposta! Mi ha dato il suo reale indirizzo solo per accontentarmi, avrà pensato: “oggi deve venire la sfigata a ritirare il manga, perfetto. Allora mi assento tutto il giorno così quella se ne va!”.
Eh caro “presunto stupratore” non hai fatto bene i tuoi calcoli, non hai previsto che anche io sarei venuta qua. Grosso errore, ora ti fotto! Appena finisci di parlare mi attacco addosso a te come una pulce e ti tormento fino a quando non mi ridai IL MIO SAIYUKI! Però prima mi avvicino piano piano, fingo di rovistare tra gli scaffali pieni di manga e furtiva mi avvicino, voglio sentire la vostra conversazione.
Oh, diavolo, ho girato la testa troppo velocemente e sono stata colta da un brutto capogiro. Ho ingerito la bustina di zucchero? Non ricordo, dovrei averne una nello zaino, meglio se la prendo fuori perché la stanza sta girando, non credo si stia verificando un terremoto.
Ehi!? Perché il pavimento è così pericolosamente vicino?


Credo d'essere svenuta, ma non ne sono certa. Lo schermo visivo è tutto scuro, non vedo niente e temo che quando riaprirò le palpebre il nero assoluto sarò sostituito da volti curiosi.
<< Hey! Stai bene >> hai! Mi ha mollata uno schiaffo sulla guancia? Chi? Chiunque tu sia non sai che per far rinvenire qualcuno da uno svenimento sono sufficienti leggeri schiaffetti? Se non mi sveglio cosa accadrà? Mi tirerai un calcio in faccia?
<< Devo chiamare un'ambulanza >> ah no, per carità. Non voglio attirare l'attenzione dell'intera città per un banale mancamento. Meglio riaprire le palpebre.
<< Ah, sta riaprendo le palpebre >>
Ah, che paura! La faccia stropicciata del fumettista è china su di me. Non l'ho mai visto così da vicino e posso dire che è brutto, è più vecchio di quanto pensassi, Sta fumando? Non lascia la sigaretta nemmeno per soccorrere i suoi clienti.
<< Stai bene? Non devo chiamare l'ambulanza vero? >> espira una nuvola di fumo che mi arriva proprio dentro agli occhi già martoriati dalla luce. Ma si può? Sono una fumatrice abbastanza accanita, però quando qualcuno mi sbuffa del fumo sul volto m'infastidisce.
<< No, sto bene >> cerco di muovere le deboli gambe per rialzarmi in piedi, perchè non riesco a muoverle? Cazzo sta vedere che sono caduta e mi sono rotta la spina dorsale. No, non è vero, se mi fossi rotta la colonna vertebrale non sentirei questo male allucinante al culo, ah! Ora capisco perché lo chiamano “osso sacro”, quando sbatte sul pavimento provoca un sacro dolore.
Dai, piano piano alzo il collo e vedo che succede ai piani bassi, no! Non ci credo! Il biondo “presunto stupratore ladro di fumetti” è lì che regge le mie gambe verso l'alto, ecco perchè non le posso muovere. Ha lo sguardo basso, sta guardando il cavallo dei miei pantaloni? Oddio, non è che mi sono fatta la pipì addosso? Eh una volta mi è capitato


Il rito prima di andare a letto consisteva in tre fasi: doccia, frettolosa pulizia del viso infine asciugatura dei capelli . Ero alla seconda fase, mi chinai per acchiappare l'asciugamano e fui colta da uno stravolgente capogiro che mi fece crollare a terra.
Mi risveglia sdraiata sul pavimento più bagnata di prima, confusa poggiai una mano sul pavimento, ma anziché sentire la dura freddezza delle piastrelle, la mano si annaffio di acqua. Come era giunta l'acqua fin lì? Avevo tirato la tendina della doccia, come poteva essere giunto il getto d'acqua fin lì.? Istintivamente mi portai la mano bagnata al viso e un'acre odore d'urina mi fece storcere il naso. Sbuffando tornai sotto il getto della doccia.

Come faccio a controllare? Insomma non è che posso mettere allegramente la mano sulla patata per verificare se è asciutta. Non ho altra scelta che alzarmi in piedi nella speranza che sul pavimento non ci sia una grande pozzanghera d'urina. Oh, finalmente molla la presa dalle mie gambe, con la forza delle braccia cerco d'alzarmi da sola, come quella volta in autobus, ma il fumettista afferra il mio braccio e mi porta in piedi.
Uno sguardo al pavimento … ok! Grazie al cielo non è uscito nulla dalla mia vescica. Allora perché il “presunto stupratore” fissava la mia “Patata”? Oddio … sta a vedere che il “presunto stupratore” in realtà è un “pervertito stupratore”, quale persona normale fisserebbe il cavallo dei pantaloni di una ragazza svenuta?
<< Riesci a stare in piedi? >> mi sbuffa un'altra folata di fumo in faccia, basta! Ti sembra questo il modo di trattare una cliente?
<< Sì >> le mie ginocchia sono stabili quanto due gelatine, infatti tento due passi e cedono, però non cado grazie a una salda presa. Il fumettista ha dei bei muscoli, aspetta la mano sul mio braccio non è la sua, ah! È del pervertito stupratore, che schifo, leva via quella manaccia pervertita!
<< Adesso chiamo l'ambulanza >> il commesso tira fuori un cellulare dalla tasca
<< No! >> devo convincerlo che sto bene, come? Come prima cosa scrollo via la mano del ragazzo dal mio braccio, così dimostro che sono in grado di stare in piedi senza alcun tipo di aiuto.
<< E' soltanto un po di pressione bassa. >>
<< Sicura? >>
<< Sì >>
<< Gio, portala al bar qua accanto e offrigli il pranzo >> Gio? Lo stupratore si chiama Gio? È un diminutivo di Giovanni o Giorgio? Comunque sia non sembra contento
<< Ufff … perchè non la porti tu vecchio? >> ah, che cavaliere.
<< Perchè io devo badare al negozio. Portala, non posso perdere una delle miei migliori clienti >> in effetti sono un'ottima cliente, compro all'incirca cinque volumi alla settimana, grazie al mio contributo riesce a comprarsi le sigarette.
<< BADARE AL NEGOZIO? Non dire stronzate, l'unica cosa che fai qua dentro è fumare come una ciminiera >> non ha tutti i torti
<< Muoviti! Non rompere le palle e fai come ti ho detto! >> wow! Si sta infuriando, fra poco arrivano le botte ma per quanto mi piacerebbe assistere a questo combattimento, non voglio essere io la causa del litigio.
<< Io sto bene. Non ho bisogno di mangiare >>
<< Ecco! L'hai messa in imbarazzo. Mio nipote è propri un cazzone, non sa nemmeno come comportarsi con le donne >> eh?! Nipote!? Aspetta aspetta … Nipote?! Mi stai dicendo che voi due siete parenti? Non ci posso credere, non si assomigliano per niente! Il commesso è brutto con i capelli grigi, e abbastanza grassottello, invece lo stupratore accanto a me, è alto, slanciato biondo, e oggettivamente attraente. Cioè, non so se sia “bello”, credo che le ragazze gli sbavino dietro, io no. Ai miei occhi appare come uno stupratore.
<< Va bene adesso andiamo >>




<< Salve, cosa vi porto? >> la cameriera ci sorride, non è un sorriso sincero ma uno di quelli cordiali che indossano tutti quelli che lavorano a contatto con le persone. Ricambio il sorriso, nemmeno il mio è sincero. Quando mai sorrido sinceramente? Quasi mai, ma certe volte è più facile indossare il sorriso da cameriera.
<< Un caffè espresso >> Gio lo dice senza nemmeno guardarla, la sua attenzione è tutta concentrata sul suo telefono
<< Anche per me, grazie >> Gio alza il sopracciglio, ma non dice niente. Si aspettava che ordinassi del cibo, ma non voglio farmi offrire il pranzo da questo “pervertito stupratore”, voglio solo il mio manga e tornare a casa.
<< Arrivo subito >> la cameriera ci regalo un ultimo bugiardo sorriso e se ne va.
Non stacca lo sguardo da quello stupido Iphone, forse è uno di quei coglioni che trascorre tutto il giorno giocherellano con il telefono. Ma in fondo non è colpa sua ma degli sponsor che urlano: “se vuoi essere figo devi possedere l'ultimo iphone”. Io non ce l'ho, infatti non sono figa anzi molti sostengono che sono una sfigata. Probabilmente è così ma che m'importa!?.Se dovessi dare retta a quello che dice la gente, dovrei girare con un sacchetto di carta in testa e non mostrare la mia brutta faccia macchiata.
Sento il telefono vibrare nella tasca del pantalone ma non lo voglio mostrare allo stupratore di fronte a me, non voglio sventolare il mio vecchio Nokia scassato, gli mancano persino due pulsanti. Magari il “pervertito stupratore” è uno di quelli che giudica male le persone senza Iphone. Dato che oggi ho ricevuto abbastanza critiche, lo lascio nella tasca a vibrare, per fortuna ieri ho tolto la suoneria.
Non mi guarda, continua a fissare il piccolo schermo eppure prima nel negozio mi fissava, per meglio dire guardava la mia patata. Perchè? Sono andata talmente in paranoia che poco fa sono andata in bagno e ho controllato bene a modo se sul jeans era presente qualche macchia umida, Eppure sono asciutta. Ora non mi guarda, forse se fossi sdraiata a terra con le gambe all'aria, continuerebbe a fissare il cavallo del pantalone. Che cosa inquietante
<< Ecco qua >> è tornata la cameriera, appoggia le tazzine
<< Grazie >> almeno uno dei due deve essere gentile, visto che quello di fronte a me non alza nemmeno lo sguardo. La cameriera si congeda con un sorriso bugiardo e se ne va, lasciandomi sola con questo tizio. Metto nella tazza un'intera busta di zucchero per riprendere le forze, non voglio finire a terra di nuovo per poi essere fissata da questo “pervertito guarda patate.”
Incredibile! Mescola il cucchiaino nella tazza senza distogliere lo sguardo dal telefono, deve essere molto interessante il mondo in quel piccolo schermo. Magari da bravo pervertito quale è, sta guardando un porno con una erezione allucinante intrappolata nei pantaloni. Oppure, molto semplicemente non è un pervertito, ma un coglione che passa tutto il suo tempo su Wathsaap a chattare con gli amichetti.
Ora si presenta un nuovo problema: dov'è il manga? Lui non ha accennato alla questione, in verità non ha aperto bocca da quando siamo qua. Credo stia facendo il furbetto, non accenna al nostro patto emanato due giorni fa perché si vuole tenere il volume ma a questo giochetto mentale non ci sto. Ho lottato duramente quel giorno perciò è mio, mi spetta di diritto. Però come posso introdurre la questione senza sembrare una ritardata? Non è che posso dire così di punto in bianco “dammi il manga!”. Ho un'idea, so come riaverlo ….


<< Senti Gio, mi ridai Saiyuki? >>
<< Che? >> finalmente stacca gli occhi dal suo schermo
<< Il mio manga! Non ti ricordi? L'altro giorno hai promesso che me lo avresti ridato oggi >> accendo una sigaretta e lo guardo, il mio sguardo è ridotto in due piccole fessure arcigne come il suo. Ci stiamo sfidando.
<< No, non mi ricordo. Mi avrai confuso con qualcun altro >>
<< Mpf … qualcun altro? Sai non ci sono molti biondini con la tua stessa faccia da culo in giro >>
<< Davvero? Anche tu hai una faccia da culo difficile da dimenticare, eppure non mi ricordo di te >> sbuffa una nuvola di fumo che arriva dritta verso la mia faccia. A quel punto perdo le staffe e sfodero il mio magnifico coltello.
<< Senti stronzo >> con uno scatto mi sporgo verso di lui, punto l'arma sul suo tremante pomo
<< Dammi Saiyuki, altrimenti ti sgozzo come un maiale >>

Mmmm … arriverai a tanto per riavere Saiyuki? Sì, credo di sì però non posso sfoderarlo: il bar è gremito di gente che sicuramente si spaventeranno e chiameranno la polizia. A quel punto finirò sul serio in un manicomio.
Mh? Che fa? Si sta alzando? Perchè? Sta a vedere che fugge via. Lo devo fermare, come? Non ho altra scelta, devo minacciarlo con il coltellino
<< Andiamo >>
<< Dove? >>
<< In macchina. Ti porto a casa >> no, col cazzo. Non ci salgo in macchina con uno sconosciuto, persino Valeria me lo sconsigliò

<< Sofia, non devi mai e dico mai salire in macchina con un ragazzo se non ci vuoi fare sesso >>
<< Perchè? >>
<< I ragazzi non regalano mai un passaggio per niente, anzi non fanno mai favori per generosità. In cambio vogliono sempre qualcosa >>
<< Sesso ? >>
<< Alcuni si accontentano di una sega. >>


<< No, non è necessario, prendo l'autobus >>
<< Senti, non ho voglia di portarti a casa, è mio zio che mi costringe >> suo zio lo costringe? Ma dai, non mi dirai che lo zietto prova un debole per me
<< Non mi succederà niente, torno a casa in bus >>
<< In autobus? Alle sei di sera? Povera ingenua >> ingenua? Io? Poco fa mi è bazzicata l'idea di sgozzarti, ti sembro ingenua?
<< Dai, andiamo. Dove abiti? >> glielo dico? Se poi questo viene a casa per stuprarmi?
<< A Fiorino >> ah, adesso sì che sono un'ingenua, comunicare così dove vivo
<< Va bene, non è lontano, Andiamo >> che faccio lo seguo? Tornare a casa in macchina è allettante, nel giro di una decina di minuti sarei a Fiorino. Se invece andassi in corriera, eh … forse impiegherei trenta minuti se non c'è traffico.
Ma sì, vado con lui. Se le cose si mettono male sono armata, ho un coltello e so come usarlo.


Ha una macchina scontatissima, una piccola 500 nera. L'interno dell'auto è disgustoso puzza di fumo e guardando bene sotto i piedi, i tappetini sono cosparsi di cenere. Che schifo, se fumi in macchina devi almeno avere la decenza di ciccare dentro al posacenere, ah eccolo è strapieno di mozziconi. Che ambiente malsano. Se mia mamma vedesse griderebbe terrorizzata: “che ambiente malsano” .
Anche la mia stanza è un ambiente malsano secondo il suo parere

<< Sofia metti in ordine e apri la finestra, c'è puzza di sigaretta >>
<< No, io non la sento >> in effetti avevo passato il pomeriggio stravaccata sul letto e per combattere la noia, mi ero fumata un intero pacchetto di sigarette.
<< Quante volte ti ho detto che non devi fumare in camera? >> spalancò la finestr
<< Fa freddo, chiudila >>
<< No Sofia, non va bene respirare il fumo passivo >>
<< Io fumo, cosa vuoi che sia un po' di fumo passivo? >>
<< Infatti dovresti smettere di fumare, ti fa male >>

Ahaha … se mamma si ritrovasse in questa auto, impazzirebbe!
Viste le circostanze, direi che posso accendermi una sigaretta senza problemi, però prima glielo chiedo per correttezza
<< Posso accendere un sigaretta? >>
<< Sì, però apri il finestrino >> ahah, è una battuta? Se tu aprissi il finestrino quando fumi qua dentro, forse non ci sarebbe tutta questa puzza, comunque sia obbedisco, bisogna rispettare l'automobile altrui.
Da quanto è che siamo in macchina? Credo una decina di minuti il “presunto stupratore ladro di manga” è silenzioso, non si sforza d'intavolare una conversazione. Non mi disturba il silenzio, anzi credo che molta gente dovrebbe tacere e basta, come la supplente incontrata stamattina. Ah! No, non ci devo pensare a quella cretina che altrimenti m'incazzo e non è il caso, ho accettato un passaggio da un “presunto stupratore” devo essere calma e vigile in caso d'assalto sessuale. Se questo tira fuori il suo organo sessuale? Se vuole una sega che faccio? Non so mica farla, cioè mia sorella qualche anno fa mi ha mostrato un porno

Era estate e faceva troppo caldo per uscire così mi sdraia sul letto con il ventilatore spalmato sulla faccia per scacciare l'afa che impregnava la stanza.
<< Che fai? >> mi spaventai, da dove era sbucata fuori Valeria? Si era introdotta nella mia stanza silenziosa come un felino, non avevo sentito ne i suoi passi ne la sua presenza.
<< Niente >> risposi il piccolo ventilatore sul comodino accanto al letto
<< Bene >> si siede accanto a me, posa sulle sue ginocchia il computer portatile
<< Sofia, hai già sedici anni non hai mai avuto un ragazzo e non hai nemmeno baciato nessuno >> il suo tono era grave e ricco d'ansia
<< Allora? >> non capivo la sua agitazione
<< Allora?! Diavolo Sofia sei indietro, le ragazze hanno il loro primo rapporto sessuale a quindici anni, e tu non hai avuto nemmeno un moroso! >> mi guardava con due grandi occhi sbarrati
<< Non è normale, perciò, visto che non hai mai avuto un'esperienza sessuale, almeno bisogna mostrartela >> lo sguardo cadde sullo schermo del computer
<< Cosa? Non avrai girato un filmino sconcio con il tuo ragazzo? In tal caso non voglio vederlo >>
<< Cosa dici! Certo che no, ti mostro un porno, così vedi come funziona l'azione tra le lenzuola >>
<< No, non ne ho voglia >> mi alzai in piedi, ma Valeria mi trattenne afferrando il mio braccio.
<< Senti Sofia, è una cosa SERIA, non voglio che ti ritrova vergine a diciotto anni come una sfigata >> nei suoi occhi lessi un sincero affanno. L'assecondai e mi sedetti, in fondo non avevo di meglio da fare


Ok, adesso so come funziona, come muovere le mani e come devo gemere però mi rifiuto, non mi sottoporrò mai a una tale intimità con uno sconosciuto. Che faccio se vuole una sega? Beh, tiro fuori il coltello e glielo taglio.
Uh, ho finito la sigaretta, ora dove butto il mozzicone? Dovrei infilarlo dentro allo straripante posacenere ma se ci provo, temo che tutti i mozziconi cadano per terra. A quel punto potrebbe chiedermi un pompino come risarcimento e non mi pare il caso. Ok, lo getto fuori dal finestrino, anche se è severamente vietato dalla legge, mi pare che se i vigili ti beccassero, ti possono dare una multa di 500 euro. Ma dietro di me non c'è alcuna macchina perciò ecco! Fuori, ho compiuto il mio atto vandalico indisturbata.
<< Dove abiti? >> oh, non mi ero accorta ma siamo già giunti a Fiorino, mi ero dimenticata di quanto l'automobile sia più veloce della corriera.
<< In via fiorino. Devi svoltare a destra, poi all'incrocio svolti a sinistra >> presuppongo che lui non ci sia mai stato qua, chi diamine verrebbe in un paesino così insulso? È un paesino talmente noioso che i miei coetanei trascorrono il week end nelle città vicine. E hanno ragione, Fiorino non offre un granché come movida : una pizzeria, una gelateria e una piccola sala videogiochi. Il sabato è una noia mortale da queste parti.
Sento la vibrazione del cellulare dentro alla tasca, chi mi starà cercando? Sarà mia madre, probabilmente è tornata a casa e non trovandomi, starà contattando tutti gli amici. Povera, speriamo non gli venga un attacco cardiaco, forse dovrei rispondere ma ormai sono arrivata.
E quando arrivo? Speriamo che il pervertito stupratore non mi chiede un servizietto sessuale, sono armata però preferirei non ricorrere alla violenza. Ecco sono arrivata, sono davanti al cortile e adesso? Beh l'auto si è fermata, almeno lo ringrazio
<< Grazie per il passaggio >>
<< Non ringraziarmi, sono stato costretto >> teme così tanto suo Zio? Beh meglio così, significa che non gli devo alcun tipo di favore sessuale.
<< SOFIA! Sei tu? >> oh cristo santo! Mia madre è lì sul balcone, con i bigodini in testa che grida come una pazza. Meglio scendere
<< Vai, non far preoccupare la tua mamma >> che gentile, mi prende anche per il culo. E' già abbastanza umiliante avere una madre ansiosa come la mia e questo stronzo deve rigirare il coltello nella piaga. Sai che ti dico! Mando al diavolo l'educazione e gli do la risposta che merita
<< Vaffanculo! >>
<< Ahahah … >> ride di gusto?! Ah, sono contenta che la faccenda ti scateni il sorriso, perché io sono alquanto incazzata. Vabhè adesso scendo dall'auto e spero di non rivederti mai più. Giù sull'asfalto, chiudo la portiera con una certa potenza, voglio enfatizzare la mia rabbia.
<< SOFIA! DOVE SEI STATA? >> mamma adesso arrivo, non c'è bisogno di far sentire il tuo affanno agli altri vicini, non devi attirarli con le tue grida. L'immagino: appiccicati alle finestre per assistere all'ennesimo dramma familiare
Aspetta! Il mio manga, cazzo! La macchinina nera sta sfrecciando via, devo fermarlo ma come?
<< IL MIO MANGA! >> magari ha sentito il mio urlo, ma la macchina va e sfreccia via veloce.
<< SOFIA, VIENI DENTRO >>
Posso trarre una conclusione : Il Biondino non è uno stupratore ma solamente un dannato ladro di manga. Nonostante tutto, anche se non sono stata violentata, sono stata metaforicamente fottuta.
<< SOFIA!? >>
<< Cazzo mamma! Arrivo! >>


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il cane rognoso ***


NOTE : questo capitolo merita una piccolissima introduzione essendo un capitolo “serioso” , in verità non volevo inserirlo così presto però credo sia inevitabile dato che quasi tutti i personaggi rilevanti di questa fiction sono stati presentati( chi più chi meno), è giunta l'ora d'illustrarvi il “padre inesistente”. Anche se non sarà citato molto nei capitoli successivi, è una figura fondamentale, una chiave d'interpretazione per capire Sofia e le persone che la circondano.
Non sarà un capitolo leggero e divertente, per tale motivo sono spaventata O.O ma in fondo la vicenda di Sofia gira sempre attorno a un dramma e non sempre l'ironia è una arma efficace. Nonostante ciò, vi prometto che il prossimo capitolo sarà spiritoso, perciò non abbandonate la Fic XD
Bando alle ciance, ecco a voi il quinto capitolo
spero non vi deluda
un saluto
Mistiy



il cane rognoso


Mi sento in imbarazzo. Indosso una gonna a scacchi coordinata a una camicia bianca, i capelli sono racchiusi in una treccia che cade docile sulla spalla. Anche Valeria è vestita all'incirca come me, eppure non sembra imbarazzata, perché dovrebbe? Starebbe bene anche se indossasse un sacco del pattume.
Perché devo vestirmi in questo modo? Questo look da “perfettina” non fa per me, giusto mia madre ...

Stamattina mamma ci svegliò alle otto in punto.
Tutte radunate al tavolo della cucina con gli occhi semi chiusi e la fronte inclinata verso tazza da caffè. Valeria sbuffò
<< E' domenica, perché ci hai svegliate così presto? >>
<< Dovete andare a pranzo da vostro padre >>
<< E allora? >> Valeria platealmente sbadigliò
<< Dovete prepararvi per apparire eleganti ,carine >>
<< Per chi? Per quello stronzo di nostro padre? >>
<< Valeria! Non dire così >> mamma da bravo genitore, rimproverò Valeria mostrando un volto severo però notai all'angolo della bocca una leggera increspatura, era l'ombra di un sorriso?
<< Dovete essere carine, così da dimostrare che ce la caviamo benissimo anche senza di lui >>
A quel punto, nonostante la pressione bassa mattutina che annebbiava il mio cervello, sentii la necessità d'intervenire
<< Cosa centra? Se ci vestiamo bene dimostriamo che ce la possiamo cavare senza di lui? >>
<< Certo Sofia! Dimostrate che nonostante la mancanza di un genitore, non vi trascurate. >> ci rinuncia, non avevo abbastanza energie psichiche per contraddire quella logica assurda.

Ora siamo di fronte alla bianca porta della casa patriarcale, non ci resta che suonare ma prima cerco il consenso di mia sorella, un accenno con la testa e suono il campanello. Le cene con nostro padre sono sempre drammatiche, per fortuna i due coniugi c'invitano solamente tre, forse quattro volte all'anno. Fatto sta che per un motivo o l'altro, Valeria da di matto e non si arriva mai al dessert. Come l'ultima volta

<< Perché non puoi regalarmi una macchina? Ho preso la patente, cosa mi serve se non posso guidare?! >>
<< A vostra madre mando un cospicuo assegno mensile, risparmiate e compratela >> il timbro della sua voce era freddo, atono
<< Non bastano! Spesso ci ritroviamo a fine mese con le tasche vuote >>
<< Non sono affari che mi riguardano >>
Io e Rosa sedute stavamo all'angolo, silenziose come spettatrici, guardavamo il piccolo dramma inscenato da Valeria e mio padre. Mantenevamo un volto neutro, ma i nostri muscoli erano tesi, pronti a intervenire nel caso in cui la discussione fosse degenerata.
<< Sei uno stronzo! Se non t'importa niente di noi allora perché ti sei sposato? Perché ci hai fatto nascere? Vaffanculo, sei uno schifoso bastardo! >>
Ciaf,
Mio padre mollò un ceffone talmente forte che Valeria cadde a terra.
Rosa rimase immobile, sconvolta dal bruto gesto , io mi affrettai a raccogliere mia sorella dal pavimento.
<< Sono tuo padre, perciò devi rispettarmi >> la sua risposta era piatta, priva di qualsiasi emozione.
Aiutai Valeria ad alzarsi, il suo corpo era diventato incredibilmente debole scosso da tremori di rabbia e impotenza,. Il viso di mia sorella era contatto in una spiacevole smorfia, voleva piangere, urlare lo schifo che le permaneva nell'animo.
<< Torniamo a casa >> Valeria doveva uscire da quella casa, voleva piangere ma era troppo orgogliosa per farlo davanti a Rosa e nostro padre


La porta si apre e dinnanzi a noi si presenta Rosa
<< Ciao ragazze! >> ci accoglie con un bel sorriso. La sua eleganza è spaventosa, indossa un abito bianco e le sue braccia sono ornate da bracciali dorati. In confronto a lei, noi due sembriamo delle piccole contadine trovate per strade
<< Ciao Rosa >> la saluto e ricambiando la sua cortesia, Valeria ovviamente no
<< Ragazze, entrate! >> entriamo e poggiamo i cappotti sull'attacca panni, .
<< Come siete belle, non vi sarete agghindate per venire a pranzo da noi? >>
<< No, noi siamo sempre belle >> ecco, non ci siamo nemmeno sedute al tavolo che Valeria comincia a provocarla.
<< No, non metterei mai in dubbio un dato di fatto così evidente, siete entrambe bellissime >> povera Rosa, con la gentilezza vuole comprare l'approvazione di Valeria, ma non gli darà mai questa soddisfazione
<< Non ho bisogno di questi falsi complimenti >> dai Valeria! So che Rosa ti sta sul cazzo ma per due ore non puoi recitare? Io fingo in continuazione, perché non puoi farlo anche tu per questo breve lasso di tempo? Meglio intervenire prima che questi banali convenevoli degenerino in una furiosa discussione.
<< Rosa, che buon odorino, puoi dirmi cosa hai cucinato? >>
<< Certo, però prima vi faccio accomodare, che maleducata che sono! >> seguiamo la donna in bianco per accomodarci alla tavola impeccabilmente apparecchiata: sopra alla tovaglia di raso bianco, ci sono piatti di porcellana, bicchieri di cristallo. Al centro del tavolo è presente un grande vaso di cristallo, al suo intero sono presenti dieci rose bianche. Che classe.
Credo che Rosa nutra una certa passione per il colore Bianco, poi si è mai vista una donna cucinare con un abito bianco? Pericoloso quanto stupido, ma se a fine pranzo riuscirà a rimanere immacolata... beh, tanto di cappello! Io non riesco a mangiare un piatto di pasta al pomodoro senza sbrodolarmi.
<< Allora come prima portata ho preparato tortellini alla panna, come secondo mangeremo un ottimo fois gra. Per quanto riguarda il dessert, ho mandato vostro padre a comperare una torta gelato al gusto panna e fragola, vi piace? >>
<< No, non mi piace >> ahah Valeria, perché? Ogni parola per quanto insulsa che esce dalla bocca di Rosa la devi contraddire con questo tono acido. Non devi sprizzare gioia da tutti i pori, ma almeno sii civile.
<< Ah, non lo sapevo.>> sembra mortificata << Adesso chiamo Berni così gli dico di prendere la torta d'un altro gusto >> Rosa, devi capire che il problema per Valeria non è la torta ma sei tu
<< Non importa io non mangio dolci, sono attenta alla mia linea >> ahah! Ma davvero? Ieri sera spaparanzata sul divano, hai divorato due barrette di cioccolato e un pacco di patatine fritte.
<< Oh suvvia, sei così snella che un pezzo di torta non danneggerà la tua forma slanciata >>
<< No, non mangio dolci >> ok, adesso devo intervenire e pilotare il discorso su un altro argomento
<< Quando arriva nostro padre? >>
<< Dovrebbe arrivare tra pochi minuti >> lo dice rivolgendomi un sorriso. Credo provi un senso di gratitudine nei miei confronti, se non fossi qua a controllare il bollente spirito di Valeria, probabilmente le salterebbe addosso, ha anche frequentato un corso di arti marziali

Era estate, seduta sul portichetto di casa assaporava la brezza pomeridiana, guardavo Valeria immersa nel verde del nostro giardino sferrava pugni e calci al vento,
<< Valeria, perché t'impegni tanto ? >>
<< Perché nel caso in cui fossi immischiata in una rissa, devo sapere come difendermi >>
<< Perché diavolo dovresti essere immischiata in una rissa? >>
<< Bah, >> sferrò un calcio laterale << non si sa mai cosa riserva la vita e poi amo le arti marziali, mi aiutano a sfogare la mia ira >>
<< La tua ira? Nei confronti di chi? >>
<< Nei confronti di nostro padre e di Rosa. Adesso immagino che di fronte a me ci sia quella puttana di Rosa! >> sferrò sette ganci laterali


Se non fossi qua a controllarla, probabilmente Valeria lancerebbe sette ganci consecutivi al volto di Rosa. Per quanto la scena possa essere potenzialmente spassosa, voglio evitarla. Se mai Valeria dovesse picchiare Rosa, sicuramente qualcuno chiamerà la polizia, a quel punto Valeria sarebbe sbattuta in un carcere e mi lascerebbe sola con mamma, Dio non voglia! Non so come potrei sopportarla senza l'aiuto di mia sorella.
Sento la porta dell'ingresso aprirsi
<< Ah, ecco parli del diavolo … >>
Ecco qua, entra in scena il protagonista, l'uomo che distrusse il nostro quadretto familiare. Non lo vedevamo da quattro mesi, eppure non noto alcuna differenza da allora: è sempre grasso, calvo, con quelle tre rughe profonde sulla fronte.
<< Ciao >> rivolge uno sguardo privo di calore a Valeria. Al mio volto non dedica nemmeno una fugace occhiata. È sempre stato così, non mi ha mai guardato in faccia è come se non riuscisse a tollerare la mia presenza. Il motivo non lo comprendo, a differenza di Valeria non l'ho mai mandato a fanculo, insultato o minacciato. Forse l'unico sentimento che suscito in lui è l'indifferenza.


Un pranzo silenzioso quanto imbarazzante.
Papà tiene la testa incollata al piatto vorace divora il cibo, come un cane rognoso. Valeria stuzzica i poveri tortellini con la forchetta, nel contempo posa fugaci quanto minacciosi sguardi che altalenano fra Rosa e nostro padre.
Rosa invece mi suscita una grande pena, mantiene un sorriso educato e vorrebbe intavolare una discussione consapevole che qualunque argomento, per quanto effimero, verrà contraddetto dalla lingua acida di mia sorella.
Per quanto mi riguarda cerco d'ignorare questa atmosfera pesante tenendo lo sguardo incollato sui tortellini che affogano nella densa panna. Questa sostanza bianca riaffiora nei miei ricordi ...

All'epoca avevo nove anni. Io e Valeria, sotto l'occhio vigile di mamma, stavamo giocando sotto gli alberi del bosco.
Quando il sole cominciò ad avvicinarsi verso l'orizzonte, mamma ci raggiunse, afferò le nostre manine
<< Sono le sei, dobbiamo tornare a casa per preparare cena >> senza protestare c'incamminammo verso casa
<< Mami, quando torniamo a casa posso mangiare lo yogurt? >>
<< Certo, ma solo uno. Non devi guastarti l'appetito, anche Valeria può mangiarlo. >>
<< No, non mi piace >>
<< Però ti fa bene >>
<< Sì, ma vorrei mangiare un dolcetto >>
<< Dopo cena ti darò una fetta di torta >> Valeria gioì facendo scuotere su è giù i riccioli biondi.

Davanti all'uscio di casa mamma lasciò le nostre mani per cercare le chiavi dentro la grande borsa di cuoio.
<< Appena entrate andate a lavarvi le mani >> mamma aprì la porta dell'ingresso e noi , come due fulmini, ci fiondammo nel bagno
<< Bimbe, vado a chiamare Berni poi vengo giù >> disse incamminandosi per le scale.
In punta di piedi ci sporgemmo sul lavello deponendo le mani sotto il freddo getto d'acqua. Valeria sventolò la manina schizzandomi il viso, ridendo imitai il suo gesto. Il nostro gioco infantile fu interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Ci spaventammo, non per l'urlo in sé, mamma urlava spesso contro papà, ma per il fatto che fu un unico urlo. Non stavano litigando, era come se mamma avesse visto qualcosa che la terrorizzò. Spaventate ci asciugammo le mani nell'asciugamano, curiose ma al contempo terrorizzata salimmo i gradini a passo veloce, mi affrettai a tal punto che inciampai in un gradino, Valeria afferrò la mia mano, mi aiutò a ritornare in posizione eretta, mano nella mano ci dirigemmo nella camera matrimoniale. Avevo paura, non c'era un motivo preciso, ma l'urlo di mamma mi raggelò il sangue. Piano piano scostammo la porta socchiusa, la prima cosa che vedemmo fu mamma, era in piedi davanti letto, il suo sguardo era rivolto a quel materasso sul quale era disteso papà seminudo. Era coperto dal lenzuolo bianco dalla vita in giù, al suo fianco c'era una donna in lingeria. Sembrava giovane, perlomeno molto più giovane di mamma. Allora non capii la drammaticità di quella situazione, ma nonostante la mia giovane età non ero stupida, percepii dallo sguardo vacuo di mamma che qualcosa non andava.
La donna slanciata dai lunghi capelli bruni si alzò, per ergersi di fronte a mamma
<< Signora, io non so come scusarmi per l'accaduto … >> la donna parlava, pratica e cauta come una segretaria. Mamma sembrava non ascoltarla, continuava a fissare quel letto, nemmeno io ascoltavo la signora. La mia attenzione era completamente rivolta alle labbra della signora  sporche di bianco. Quel bianco pareva avere la stessa consistenza dello yogurt.
Valeria lasciò andare la mia mano per accanirsi contro Papà
<< Sei uno stronzo! >> scagliava contro il suo petto pugni piangendo e gridando, lui anziché difendersi, rimase immobile con lo sguardo basso lasciando sfogare l'ira di mia sorella.
Non capivo cosa stava succedendo, però gli sguardi vacui e muti dei miei genitori mi terrorizzavano, parevano intrappolati in uno stato di trans spirituale, così presi una decisione, dovevo risvegliarli. Afferrai un massiccio soprammobile di cristallo che si trovava sulla scrivania, lo scagliai conto il vetro della finestra. Il rumore stridente del vetro che si frantumava fece sobbalzare tutti. Sbalorditi tutti e quattro mi guardavano. Avevo raggiunto il mi scopo, mamma e papà si erano risvegliati. Avevo attirato la loro attenzione ma non avevo niente da dire. Così ,imbarazzata e non sapendo cosa fare, puntai il dito contro la donna semi nuda
<< Signora, perchè ha mangiato il mio yogurt? Lo volevo mangiare prima di cena. >>


Dopo qualche tempo, Valeria mi spiegò che quella sostanza bianca presente sul volto di Rosa non era né yogurt ne panna. Rimasi talmente schifata da quella rivelazione che da allora non riuscii a ingurgitare liquidi dal colore bianco.
Se fossi sola non li mangerei, però mi sforzo, non voglio offendere Rosa. Questo privilegio lo lascio a Valeria.
<< Allora Sofia, stai bene? >> ottima strategia Rosa, hai visto che con Valeria è meglio non attaccare bottone, perciò ripieghi su di me.
<< Bene, grazie. Tu? >>
<< Sì, il lavoro occupa tutto il mio tempo, però ce la caviamo abbastanza bene. Non posso lamentarmi. >>
<< Beh, di questi tempi avere un lavoro è un privilegio >>
<< Ahahah... >> la sua è una risata cortese, stiamo rispettando il galateo delle conversazioni insignificanti
<< Non voglio sembrarti indelicata, però volevo chiederti come va con l'occhio?  >> non vuole sembrare indelicata però la domanda l'ha posta comunque
<< Bene, non è peggiorato e sto bene >>
<< Non ti crea qualche disturbo? Perché sai se vuoi posso darti il numero di un dermatologo molto bravo >>
<< No, sta bene >> il cane rognoso ha alzato la testa dal piatto, come mai? Eppure il piatto è ancora colmo di cibo
<< E' solamente brutta, ma sta bene >> rude come sempre, grazie papà, la tua precisazione è utile quanto una spina nel culo, dato che mi insulti potresti almeno guardarmi in faccia anziché riaffondare il viso dentro la scodella. Ma cosa ci si può aspettare da un cane rognoso come te?
Dato che non sono in cerca di rissa o drammi, ti rispondo in modo educato
<< Sai, guardando l'aspetto dei miei genitori non potevo sperare in un buon corredo genetico >> bella risposta Sofia! Educata ma abbastanza acida da far distorcere il naso al vecchio cane.
<< Sei uno stronzo! >> complimenti papà, hai dato un pretesto a Valeria per incazzarsi
<< Come osi insultare Sofia!? Non ci vedi da mesi e l'unica cosa che puoi fare è insultarci?! Vaffanculo! >> scaglia un violento pugno talmente violento che le stoviglie di cristallo traballano. Ohoh … fra poco si scatenerà una rissa a suon di schiaffi.
<< Valeria, per favore calmati … >> povera Rosa, si ritrova qui schiaffata in un eterno scontro tra mio padre e Valeria
<< Tu taci puttana >> Tataratà !!! Perfetto, ora anche Rosa è stata coinvolta nel dramma.
Che fa? Mio padre si alza in piedi, non vorrà mollare un ceffone a mia sorella? Valeria adesso sa difendersi, è appena uscita da un corso di arti marziali, perciò non ti conviene alzare un dito altrimenti ti spacca il culo a suon di calci.
<< Io non tollero queste discussioni a tavola, vado al piano di sopra. Torna quando ti sarai calmata stupida pazza >>
<< Berni, no … >> Rosa cerca di trattenerlo per il braccio ma mio padre è determinato, non vuole stare con noi. Valeria si alza in piedi, i suoi pugni sono serrati. Io mi preparo a fermarla, temo che nella rabbia lo rincorra e tenti d'ammazzarlo.
<< SEI UNO STRONZO! Sofia, andiamocene >> oh, gli occhi di Valeria sono due fiumi in piena pronti a straripare, infatti si è già fiondata nell'ingresso alla ricerca del suo cappotto.
<< Ok >> meglio seguirla, però prima rivolgo una parola compassionevole alla povera Rosa, ogni volta si impegna a farci incontrare. Queste cene sono opera sua, infatti è lei che ci chiama al telefono di casa, fosse per nostro padre … boh, credo non gliene freghi un emerito cazzo.
<< Rosa, grazie per il pranzo e mi dispiace >>
<< Non fa niente Sofia >> anche i suoi occhi sono stracolmi d'acqua pronta a straripare. Non deve essere facile per lei sostenere sulle spalle l'odio di mia sorella e l'indifferenza di nostro padre nei confronti delle proprie figlie .
 Valeria è già fuori di casa è meglio raggiungerla prima che s'abbandoni a un pianto isterico.



Siamo sulla corriera diretta verso casa, Valeria è al mio fianco e si asciuga gli occhi con un fazzoletto di carta. Sembra essersi calmata, almeno ha smesso di singhiozzare
<< Stai meglio? >>
<< Sì >> tira su col naso << devo avere un aspetto orribile >> si sistema i riccioli spiaccicati sul volto
<< Naaa … che dici? Sei bellissima >> nonostante il volto e il naso arrossato è realmente bella, come sempre
<< Anche tu, lo sai questo vero? >> penso si riferisca al commento bruto di mio padre. Ma onestamente non mi sono offesa un granché, più di una volta degli sconosciuti mi hanno definito “brutta”

Camminavo a passo spedito, il vento freddo mi sputava in faccia il freddo dovevo sbrigarmi, presto la corriera sarebbe passata, avevo solamente cinque minuti per raggiungere la fermata. 
Senza volere urtai la spalla di un passante.
<< Scusa >>
<< Stai attenta a dove cammini brutto cesso >> senza voltarmi continua a correre


Dato che considero mio padre come uno “sconosciuto cane rognoso”, non mi sono offesa, però apprezzo il tentativo di mia sorella di farmi sentire “normale”
<< Sì, grazie >> la guardo negli occhi, ma distolgo lo sguardo. Vedere mia sorella in questo stato non è facile e mi fa sentire terribilmente impotente, non so mai cosa dire o fare per rasserenarla, come quella volta che ricevemmo l'invito alle nozze di nostro padre ...

Era notte fonda mi ero svegliata con una doloroso pressione al basso ventre, la mia vescisa doveva essere svuotata. Svogliata mi alzai e nel percorrere il lungo corridoi, notai la porta della stanza di mia sorella socchiusa, dalla fessura usciva un flebile raggio di luce artificiale. Era strano, mia sorella quando poggiava la testa sul cuscino entrava in un sonno talmente profondo che nemmeno un terremoto poteva ridestarla. Sentii un singhiozzo soffocato, così entrai e vidi Valeria sdraiata a pancia in giù con il volto affondato nel cuscino. Il suo corpo era scosso da violenti singhiozzi
<< Vale? Che succede? >> Valeria emerse dal cuscino mostrandomi un viso arrossato e stropicciato dalla spossatezza. Senza dirmi una parola, afferrò un cartoncino dal comodino me l' allungò. Sul cartoncino era presente l'immagine di due simpatici sposi, lo aprii e lessi “siete invitati al matrimonio di Bernardo Serelli e Rosa Rinaldi… “
<< Vale, lo sapevamo che si sarebbero sposati >>
<< Sì, però ha avuto la faccia tosta d'invitarci >> si sedette a gambe incrociate, cercò di ricomporsi asciugandosi le lacrime
<< Vale, cosa vuoi farci? Siamo sue figlie, che figura faceva di fronte agli amici e parenti se non c'invitava? Lo sai che lui è uno stronzo che rispetta le consuetudini sociali >>
<< Hai ragione , è sempre stato uno stronzo >> ricominciò a singhiozzare e io rimasi lì, in piedi, stringendo il cartoncino tra le mani il cartoncino.


<< Sofia, io vado a fare un salto da Giusi, tu torni a casa ? >> sempre così, ogni volta che mio padre la delude si butta fra le braccia di un ragazzo, come se volesse rimpiazzare l'affetto negato da quel ciccione rognoso.
<< No, vorrei fare un salto in fumetteria >>
<< Ah? È aperta anche alla domenica? Certo che il proprietario non ha un cazzo da fare >>
<< Tiene aperto per i cazzoni come me che non hanno un cazzo da fare >>
<< ahahah ...Sofia, certe volte ti comporti come una sfigata >> l'ho fatta ridere? Che bello, sono contenta d'averla distratta .
<< Ah, prenoto la fermata, ormai sono arrivata >>
<< Ok >> prima di lasciarla andare l'abbraccio, anche se non l'ha chiesto credo ne abbia bisogno.
<< Ci vediamo a casa, vero? >> in verità vorrei chiederle : “non sparirai tutta la notte lasciandomi sola con mamma in preda alla disperazione e a finti attacchi cardiaci,vero?”. Ma non voglio farla arrabbiare.
<< Sì, certo >> un ultimo sorriso ed esce dal trabiccolo a quattro ruote.
Capisco il dolore di Valeria a livello intellettuale, ma non a livello emotivo. Nostro padre è sempre stato così, distaccato e indifferente nei nostri confronti. Se ripenso alla mia infanzia, lui non sbuca fuori dai ricordi. L'unica immagine che sbuca fuori dalla mia memoriaa è quella di questo cane rognoso che affonda la testa nel piatto. Infatti non sento la mancanza dell'affetto paterno, come posso sentire la mancanza di qualcosa che non ho mai avuto?


Se mia sorella per sentirsi meglio necessita di un uomo, a me basta fare un salto in fumetteria.
Dtill drilll
il piccolo campanello appesso all'angolo della massiccia porta, annuncia la mia entrata, infatti il fumettista scosta il giornale
<< Ciao >> lo saluto, ormai siamo in buoni rapporti
<< Stai meglio? >> wow! Siamo in rapporti così buoni? S'informa persino sul mio stato fisico?
<< Sì >>
<< Ah, tieni >> cosa? Mi sta allungando un volume, no! Non ci posso credere, è Saiyuki il primo volume! Ne è arrivato uno o lo ha tenuto da parte apposta per me? Che uomo generoso, aspetta che tiro fuori il portafoglio, ma avrò abbastanza soldi? Spero di sì, non posso permettere che un altro ladro di manga interferisca con il mio acquisto
<< No, non lo devi pagare >> cosa? Il nostro rapporto si è voluto a tal punto? Me lo regali, sono commossa, non pensavo provassi un tale affetto nei miei confronti, aspetta! Non è che in cambio pretendi favori sessuali?
<< Mio nipote ha detto di consegnartelo, ora smamma. Devo finire di leggere l'articolo non disturbarmi >> certo, adesso lo acchiappo e mi dissolvo tra gli scaffali così io non disturbo te e tu non disturbi me. Mi sembra un patto più che ragionevole.
Lo infilo nella borsa prima che giunga qualche strano ladro, aspetta c'è un piccolo foglietto di carta che esce dal volume, c'è scritto qualcosa


Mia madre mi ha insegnato a rispettare le promesse
se mai volessi insultarmi chiama 333 7789006.
un saluto
Gio

Mpf, a quanto pare Gio non è un ladro di manga, è solamente uno stronzo con uno strano senso dell'umorismo.


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tutti vogliono la banana ***



Tutti vogliono la banana


Oggi è il primo giorno primaverile e sono felice.
Presto dovrò abbandonare i grandi maglioni invernale per indossare canottiere e pantaloncini. A dir il vero questo fatto non mi rallegra un granché, amo i larghi maglioni che nascondono la ciccia.
Essendo il primo giorno primaverile significa che presto arriveranno le vacanze estive, questo sì che mi rallegra. Sono pervasa da una contentezza calibrata, in fondo la fine della scuola non è così vicina, lo dimostra il fatto che sono qua, in classe.
<< Ragazze! >> cosa succede? Elena si è messa al centro dell'aula , sembra felice e sono le otto del mattino, come si può essere così entusiasti?
<< Ho un annuncio da farvi! > ci vuole annunciare che oggi è il primo giorno primaverile? Eh sì, sono contenta anche io ma Elena dovrebbe calibrare il suo entusiasmo, quando arriverà Giugno cosa farai? Ballerai la Macarena saltellando sui banchi?
Forse non ci vuole annunciare questo dato di fatto. Di che cosa si tratta? Non mi dirai che vuoi istituire una nuova riunione contro di me? Non mi dirai che la professoressa Leone oggi non c'è? Beh, questa sarebbe una buona notizia
<< Ieri sera ho perso la Verginità! >> dato che le ovaie le ho perse parecchio tempo fa, con questa rivelazione mi casca la mascella. Tutte la circondano e le dicono
<< Che bello >>,
<< Ora sei una donna >>
<< Stasera dobbiamo festeggiare >>
Stasera anziché organizzare un party in onore della fioritura primaverile, festeggeranno la deflorazione vaginale di Elena. Che tristezza.




La professoressa Leone per qualche arcano motivo, ha deciso di mostrarci un film anziché regalarci una delle sue solite lezione del cazzo. Il film s'intitola “in nome della rosa”, è abbastanza noioso ma guardo il lato positivo della faccenda: grazie alla luce soffusa posso chiudere gli occhi e magari dormire. Mi sono sistemata anche nell'ultima fila così nessuno si accorgerà del mio possibile pisolino. Inoltre, se necessito un cuscino, posso appoggiarmi sulla morbida spalla di Diana.
La campanella suona?! Bene, così possiamo alzarci, è l'ora dell'intervallo e necessito di una sigaretta. Perché nessuna si alza? In genere quando suona la campana dell'intervallo, tutte si dirigono verso l'uscita come una mandria di bufali inferocita.
<< Ragazze, è suonata la campanella >> visto? Ce lo ricorda persino la Leonessa, perciò mi alzo eppure sono l'unica, tutte hanno gli occhi incollati allo schermo. Perchè? Il film è una palla, però mi devo rimettere a sedere, alcune mie compagne mi hanno rivolto un'occhiata truce. Il mondo nel piccolo televisore è così interessante?
Ah, capisco. In questo momento sullo schermo appare la famosa scena di “sesso”, sono delle assatanate! Non viene mostrato un granché, si vede solamente questa ragazza con le tette al vento che muove il bacino sopra al ragazzetto. Niente di eccitante, anzi i loro movimenti impacciati smuovono una certa tenerezza .
Vorrei tanto dire a queste ragazze che se si vogliono eccitare, possono farlo nella intimità di casa. E' molto semplice, basta accendere il computer, aprire la finestra Google, digitare “ Free PornHub “ e il gioco è fatto.
Bah, certe cose non le comprenderò mai, mi volto verso Diana alla ricerca d'un qualche conforto emotivo, NO! Anche tu hai gli occhi incollati alla televisione, perché mi deludi in questo modo? No, in verità me l'aspettavo ...


Un giorno venne a farci lezione una sessuologa, proveniente dal consultorio pubblico. La signora consegnò a ognuna di noi una banana e un preservativo . La sessuologa mostrò come infilare il lattice. Tutte le mie compagne espertissime, imitarono i gesti pratici della donna e in batter d'occhio le loro banane erano rivestite. Io ho avuto qualche problema, il lattice era troppo scivoloso così mi scappò dalle dita e finì per terra. Svelta lo raccolsi, non volevo attirare l'attenzione delle mie compagne. Il tentativo fu invano perchè quelle cominciarono a ridacchiare ed emisero commenti soffocati, uno giunse alle mie orecchie
<< Che rimbambita, come è possibile a diciassette anni non riuscire a infilare un preservativo >>.
Come se il tutto non fosse abbastanza umiliante, la sessuologa si avvicinò al mio banco
<< Ti faccio vedere >> il suo tono era dolce e cordiale, estrasse un nuovo preservativo dalla tasca del bianco camice. Mi mostrò lentamente i gesti, ma non me ne fregava niente. Se mai mi ritrovassi in una situazione intima, dovrebbe essere l'uomo a infilarselo, mica io. Noi donne abbiamo così tanti problemi come il ciclo mestruale, l'igiene intima, le infezioni vaginali … dobbiamo anche preoccuparci del preservativo?! Eh no, a quello ci pensano loro
Non avendo altra scelta riprovai a vestire la banana, sotto l'occhio attento dell'esperta dottoressa.
<< Brava! >> cordiale mi sorride, eppure mi sentii un ritardata.
<< Ragazze! >> la donna dal camice bianco si piazzò al centro dell'aula
<< Vado un secondo al gabinetto, torno fra pochi minuti >>
Uscì e voilà, nell'aria volarono commenti, storie, esperienze che purtroppo percepii

<< Il mio ragazzo ce l'ha così! >>
<< No davvero?! Deve aver fatto male >>
<< Sì, mi ha lacerata! Sembrava che qualcuno avesse sgozzato un maiale >>

Esasperata da quelle confessioni indecenti, mi voltai verso Diana alla ricerca d'un conforto satirico, ma lei era troppo impegnata per notare la mia esasperazione. Tra le mani reggeva due banane dalle dimensioni diverse
<< Sofia … secondo te Dennis ce l'ha grande come questa banana o come quest'altra ?>>

Già, non potevo pretendere un comportamento civile da Diana




Grazie a quelle stronze arrapate, la pausa sigaretta è andata a benedirsi, ora sono a casa, mamma non c'è perciò mi fumerò un' intero pacchetto di sigarette per rimediare al misfatto.
Valeria è in cucina? Strano, mamma ieri sera aveva annunciato

<< Ragazze, starò via due giorni perché la nonna non sta bene, necessita di cure >>

Pensavo che Valeria ne avrebbe approfittato e sarebbe andata chissà dove con Giusi, invece è seduta al tavolo e sta mangiando la lasagna direttamente dalla teglia


Prima di uscire di casa mamma ci chiamò in cucina
<< Ragazze, dentro al frigo ho lasciato tre teglie di lasagne, due pentole di pasta fredda, due vassoi di verdure grigliate. Inoltre ho preparato quattro torte di mele >>
<< Scusa mamma ma quanto stai via? >> chiesi impressionata dalla quantità di cibo elencato
<< Due giorni. Ma se doveste rimanere senza scorte di cibo ho lasciato nel comodino 100 euro >>
<< Ok >>


<< Ciao Valeria, come mai a casa >>
<< Che domanda del cazzo, ci vivo, non ricordi? >> mmmm … queste sue precisazioni mi fanno saltare le ovaie
<< Non sei con Giusi? >>
<< Ci esco stasera, poi verrà a dormire nella mia camera >> alza la testa dalle lasagne e mi scruta con due grandi occhi minacciosi
<< Ovviamente non dirai niente a mamma, giusto? >>
<< Se non mi disturberete, non dirò niente >>
<< Bene, anche perché uscirai con noi >>
<< Perché? Che c'entro io con il tuo ragazzo >> non vorrà coinvolgermi in un menage a trois? Bleh, che schifo!
Vedo mia sorella nuda praticamente tutti i giorni, senza alcun tipo di pudore gira per casa sventolando quelle grandi tette; nonostante ciò non ho alcuna intenzione di unirmi in un rapporto carnale con quei due.
<< Giusi stasera porta con sé un amico, ti ho organizzato appuntamento >> lo dice con una tale naturalezza da farmi incazzare, lo sa che odio gli appuntamenti al buio
<< No >> nemmeno per sogno, ho già avuto abbastanza appuntamenti combinati per capire una cosa: gli uomini che Valeria mi presenta sono sempre stupidi, cretini e arrapati
<< Perché? Ormai ho organizzato tutto. Si chiama Simone è carino, gentile, educato >>
Certo, come l'ultimo? Purtroppo ricordo bene l'ultimo appuntamento al buio


Eravamo in un pub, le luci soffuse a stento illuminavano il tavolino di fronte a noi stracolmo di bottiglie. Valeria e il suo moroso, non era Giusi, Chi era? Forse Gabriele, non ricordo, comunque sia erano seduti sul divanetto di pelle accanto a me e si scambiamo effusioni a dir poco oscene. Accanto a me c'era questo tizio, non era brutto ma nemmeno carino, un ragazzo nella media. Non parlava così cominciai a porre qualche domanda, giusto per rompere il ghiaccio
<< Che scuola frequenti? >>
<< Ragioneria, tu? >>
<< Scienze sociali >>
Lui rise di gusto, come se avessi raccontato una barzelletta sporca
<< Perché ridi? >>
<< Scusa, non è per te è che sono strafatto, se vuoi un po' di fumo possiamo andare fuori e ci rulliamo una canna. >>
<< No, grazie >>
<< Ahahah … pensa che sono talmente strafatto che vedo sul tuo viso una grande chiazza nera … ahahah >>
<< Sì, sei decisamente strafatto >> commentai acida


<< No, non ne ho voglia >> devo calmare i nervi, perciò mi accendo una meravigliosa Marlboro
<< Sofia, tu non esci mai con nessuno, e la cosa mi preoccupa >>
Che palle! Anche se non sono arrapata come te o come le mie compagne di classe, non vuol dire che sono un caso patologico. Cosa c'è di sbagliato? Gli uomini non mi interessano, anzi il sesso non mi interessa, sono capace di vivere anche senza la banana.
<< Guarda che non devi per forza fare sesso, voglio solo che ti diverta >>
<< Non ne ho bisogno >>
<< Davvero? Senti che cosa hai fatto l'ultimo sabato? Sei stata a casa, quello prima? Sei stata a casa a leggere fumetti, quello prima ancora .. >>
<< Sì, sì, ho afferrato il concetto >> in effetti non ha tutti i torti, in apparenza potrei sembrare una diciassettenne depressa, però Valeria non sa il motivo per cui preferisco stare a casa. La mia camera è come un'oasi, nessuno mi disturba o mi domanda “che hai fatto alla faccia?”. Non avere gli occhi addosso per una sera è un sollievo.
<< Andiamo al cinema, ridanno il film di Quetin Tarantino, “Grinddhause a prova di morte”. E' un film che ti piace, perciò non puoi rifiutare … >> mia sorella sorride, come se m'avesse incastrato. In effetti è vero, vedere sul grande schermo il mio film preferito è una cosa che m'attizza e non poco
<< Dai, non puoi dire di no! >> ecco, adesso mostra pure gli occhioni da cerbiatto, come posso dire no ai quei languidi occhi color nocciola?
<< A che ora comincia il film? >>



Eccoci qua, seduti sulle poltrone del cinema accanto a me Valeria si sbaciucchia con Giusi, all'altro lato c'è Simone, il presunto gentiluomo. Ora ci tengo ad analizzare i termini che ha utilizzato mia sorella per descrivere Simone:
Carino : a parte il fatto che ha la testa troppo grossa rispetto al corpo ossuto, non è così brutto. La sua fronte è talmente spaziosa che potrei piantare una tenda, accamparmici e accendere un fuocherello. Se dovessi associare Simone a un animale, direi che assomiglia a un polipo.
Gentiluomo : Direi proprio di no. Appena le luci della sala si sono spente ha posato il tentacolo sulla mia spalla. Ogni minuto che passa il viscido tentacolo scende giù. Ho cercato di fargli capire che deve levare via quella manaccia dalla spalla scrollandola gentilmente via. Credo non abbia recepito il messaggio subliminale oppure lo ha ignorato.
Sono venuta per guardarmi un film, non per essere molestata da un polipone. Eccolo, parte all'attacco, la mano è scesa di un centimetro, presto arrivarà sulla tetta. Che faccio? Per il momento me ne sto buona buona, ma se il tentacolo arriva nel posto sbagliato so cosa devo fare ...

il tentacolo violento s'attorciglia attorno al mio seno, a quel punto mi volto e gli tiro un pugno sul naso.
<< Che cazzo fai? >> Mi alzo in piedi di scatto
<< Hey stai calma, è solo una palpatina >>
<< Solo una palpatina!? >> estraggo il mio coltello e lo punto sul suo tremante pomo d'Adamo
<< Se mi tocchi di nuovo ti sgozzo! >>

No, accidenti! Non posso farlo, Valeria mi ha disarmata ...

Il campanello suonò
<< Giusi è arrivato, andiamo! >>
<< Sì, un secondo … >> mi recai in cucina aprii il cassetto delle posate ed estrassi il coltello. Contempali la lama affilata sotto la luce del lampadario
<< Sofia? Che stai facendo? >> balzai all'indietro per lo spavento, non l'avevo sentita entrare in cucina
<< Metto il coltello in borsa >>
<< Perché? >>
<< Per difendermi >>
<< No, lascialo lì >>
<< Sì ma Simone è uno sconosciuto, se mi volesse violentare? >>
<< Ma che dici? Lascialo lì! Non fare la pazza >>

Dato che sono disarmata non ho altra scelta che uscire da qui, non voglio subire un violento palpeggiamento. Non che ci sia molto da toccare, credo rimarrebbe deluso dato che si ritroverebbe a toccare il cotone dell'imbottitura del reggiseno, in sostanza non c'è niente. Beh meglio alzarsi, tanto Valeria non si accorgerà della mia assenza, è impegnata ad amoreggiare con Giusi.


Finalmente sono fuori dal cinema, visto che ci sono mi accendo una sigaretta.
<< Hey, dove vai? >> cazzo, il polipone mi ha seguita
<< Sono venuta fuori a fumarmi una sigaretta >> sì, e poi me ne vado dato che m'impedisci di guardare il film. Ho il dvd a casa, lo guarderò sola nella mia tranquillità senza essere molestata.
<< Vedo, però non dovresti, il fumo fa male >>
<< Lo so >> oh, che palle! La predica sul fumo proprio non la tollero. “Il fumo fa male”, secondo te non lo so?! Certo che fa male, ogni giorno me lo ripete il pacchetto di sigarette con quelle scritte minacciose “il fumo uccide, il fumo provoca il cancro …" ma non me ne frega niente. No, non è vero. In realtà ho una dannata paura d'ammalarmi, però sono giovane e magari un giorno smetterò. Per il momento lasciatemi fumare in santa pace.
Sorride, perché?
<< Senti, voglio essere diretto e sincero … >> Oh porco polipo, cosa c'è? Vuoi palparmi la tetta? Non c'è bisogno che me lo dici, l'hai fatto capire benissimo nella sala.
Si sta avvicinando pericolosamente, che vuole? Giuro che se mi salti addosso ti alito il fumo in faccia, così ti faccio aspirare una bella quantità di fumo passivo.
<< Tua sorella mi ha detto che hai questo nevo … >> tocca la parte del mio viso scura, come osa allungare quel tentacolo?
<< Non mi da fastidio, per una botta e via va più che bene >> una botta e via? Mi hai preso per una puttana? Come ti permetti, io sono una ragazza troppo carina per te. Dovresti pregare Buddha, Allah, Shiva, e chissà quale altre divinità per ritrovarti in un letto assieme a te. Meglio scostarsi da questo stronzo, non vorrei subire un assalto sessuale.
<< Te ne vai? Ti sei offesa? >> no no, figurati, perché dovrei offendermi? Hai detto che il mio fisico è più che passabile per una scopatina,, ma non diventeresti mai il fidanzato di una ragazza difettosa come me.
<< Vado a casa >>
<< Da sola? È pericoloso, ti accompagno >>
<< No, non è pericoloso >> in questo momento sei tu l'unico individuo pericoloso
<< Sicura? Tutta sola? >>
<< Sì, ci sono abituata >>
M'incammino nell'oscurità illuminata a singhiozzo da qualche lampione, il piccolo cinema dista solamente dieci minuti da casa mia, se mi muovo c'impiegherò cinque minuti. Mi volto per vedere se l'arrapato polipone mi segue, no! Perfetto, posso continuare la mia camminata indisturbata.


A casa sana e salva. Mi levo via le Snickers, le ripongo accuratamente nel porta scarpe dell'ingresso, m'infilo le ciabatte rispettando un'ordine della mamma

Mai camminare sul parquet con le scarpe “

Percorro tutto il corridoio di legno con le mie ciabattine, salgo i grandini, apro la porta della mia stanza e sprofondo nel mio morbido materasso. Ripenso a quell'osceno quanto volgare invito sessuale. Perchè non l'ho accettato? In fondo potevo andarci a letto con lui. Non sono una di quelle ragazze che considera la verginità come una “res sacra”. Non mi sono mai persa in fantasticherie a riguardo . Forse sono una delle poche che la pensa in questo modo, persino Diana ha un'idea ben precisa di come e quando perderla, me lo confidò l'estate scorsa.


Eravamo sedute su una panchina immersa nel verde del parco di Fiorino, per sconfiggere quel caldo soffocante ci stavamo gustando una glaciale granita.
<< Tu hai già progettato come deve essere il tuo primo rapporto sessuale? >> chiese Diana mentre sorseggiava la sostanza granulosa dal color verde.
La guardai sorpresa: poco fa stavamo discutendo su quale potesse essere la granita più buona del mondo
<< No, tu? >>
Gli occhi di Diana s'illuminarono
<< Certo! Allora innanzitutto deve essere con Dennis >> non rimasi stupita da questa dichiarazione
<< Per quanto riguarda il contesto ecco come me lo immagino … >> inspirò profondamente
<< Dennis dopo aver litigato con la sua fidanzata, vaga per le strade di Fiorino >>
<< Scusa se intervengo, ma Dennis non abita a Fiorino >>
Diana sbuffò
<< Sofia è la mia fantasia, non deve essere per forza fondata su basi logiche. Posso continuare? >>
<< Sì, certo >> ammutolita ascoltai.
<< Stavo dicendo … giusto! Dennis affranto con le spalle incurvate, gira per le strade di Fiorino quando improvvisamente urta contro una ragazza, quella ragazza ovviamente sono io, mi riconosce e così ci sediamo su una panchina … >>
<< Come fa a riconoscerti, non vi siete mai rivolti una parola >>
<< Sofia?! Cosa ti ho detto >>
Con un cenno del capo la invitai a continuare
<< Allora ci sediamo su una panchina, lui mi racconta del disastroso litigio e gli scappa persino qualche lacrimuccia. Allora io afferro il suo viso, gli asciugo le lacrime e gli dico “ oh, non piangere “ a quel punto prendo la sua mano e la pongo sul mio seno per poi dirgli “ so io come rimarginare la ferita del tuo cuore” >>
Scoppiai in una gloriosa risata
<< Sofia non ridere, questo è un racconto romantico, non comico. >>


Dato che non mi sono mai fatta chissà quale viaggio romantico, perchè non andare a letto con il primo che capita? Potrei fare sesso con quel polipone, che me ne importa? La verginità è una cosa sopravvalutata: come può essere romantico perderla? Secondo me è solamente un'esperienza dolorosa quanto imbarazzante, e dovrei vivere questa esperienza con un uomo che amo? No, meglio sbarazzarsene subito
Perché no? Potrei lasciarmi andare e perdere questa stupida verginità, così le mie compagne di classe organizzeranno un party deflorativo in mio onore. Magari rientrando in quella classe dicendo “ho perso la verginità”, tutte si alzano, mi danno pacche sulla spalla dicendomi sono “ che bello, ora sei una donna”.
.No, non è vero, la verità è che andrebbe a finire così ...

<< Ho perso la mia verginità! >>
Annuncio saltando sul banco attirando l'attenzione di tutte le donne.
Silenzio di tomba, la mia dichiarazione le ha sconcertate. Diana, situata all'angolo della classe, mi volge uno sguardo interrogativo.
Il silenzio viene spezzato da Elena,

<< Non ci credo, insomma chi diamine si scoperebbe una donna dal volto tumefatto? >> qualcuna comincia ridacchiare, accondiscendenti le teste si muovono su è giù.
<< No, è vero, ve lo giuro! >> dico disperata ma più insisto, più quelle ridono. Elena si riprende dalla goliarda risata asciugandosi gli occhi umidi
<< Beh ragazze, c'è da dire che i miracoli esistono: se ogni tanto compare la vergine Maria, Sofia può aver scopato. Però vogliamo le prove, portaci il lenzuolo insanguinato e noi ti crediamo e organizziamo il party della deflorazione >> Elena mi guarda con uno sguardo di sfida e a quel punto crollo davanti all'ovvietà di quella situazione: anche se le avessi portato un lenzuolo impregnato di sangue, non mi avrebbero mai creduta. Una come me non può attirare uomini.
<< No, non importa >> con le spalle curve scendo dal banco che poco fa fungeva da piedistallo, mi siedo acconto a Diana
<< Sofia! Hai perso la verginità e non me lo hai detto? Perché? Siamo amiche, dovevi dirmelo subito! >>

Che cosa me ne frega di quelle oche? Loro non mi considerano come una ragazza, mi guardano come se fossi uno stupido fenomeno da baraccone, infatti non mi hanno nemmeno inserito in quella stupida lista delle “belle”.
Questa uscita mi ha messo di cattivo umore, non dovevo dare ascolto a Valeria. Ho voglia d'insultare qualcuno, forse avrei dovuto insultare quello stupido polipone arrapato che mi ha trattato come un pezzo di carne avariata ma faccio sempre così, per superare il momento e mostrarmi superiore non dico niente e scappo.
Dai, meglio non pensarci, adesso tiro fuori il mio Saiyuki così mi rallegro, oh! E' caduto un pezzetto di carta, è quello che Gio mi ha lasciato dentro al volume.

se mai volessi insultarmi chiama 333 7789006.

Mmmm … voglio spargere insulti gratuiti, perciò lo chiamo.
Digitiamo il numero, ecco il telefono squilla, ma poi cosa gli dico? Non posso dirgli che è un ladro di manga, perché alla fine me lo ha restituito, non posso nemmeno dirgli che è un pervertito.
<< Pronto >>
<< Sei uno stronzo >> è il primo insulto che mi è venuto in mente
<< Come? >> dall'altra parte del telefono si sente un gran frastuono, forse è dentro un pub o una discoteca
<< Sei uno stronzo >>
<< Aspetta un secondo che esco, non ti sento >> la musica di sotto fondo cessa, ora potrà sentirmi?
<< Sei uno stronzo >>
<< Ah, ok. Sai me lo dicono in tanti, però almeno mi puoi spiegare il motivo >>
Boh, perché è uno stronzo?
<< Perché sei un maschio, hai l'uccello in mezzo alle gambe. Voi maschi trattate le donne come se fossero pezzi di carne con un buco >> l'ho detto per davvero, oddio! L'ho pensato ma non volevo dirlo ad alta voce. Chissà cosa penserà, probabilmente che sono affetta da una grave forma d'androfobia.
<< Beh, probabilmente hai ragione. Sai ho letto su Focus qualche mese fa che gli uomini pensano al sesso all'incirca una volta ogni sette secondi, quindi delle volte trattiamo le donne come oggetti pervasi da un attacco d'eccitazione. Per quanto mi riguarda non lo so. Se mi succede non ci faccio caso >>
Sono sbalordita. Un ragazzo normale avrebbe cominciato a insultarmi dicendomi che sono una “bastarda, stronza, troia”, invece Gio ha beatamente accettato l' insulto senza nemmeno surriscaldarsi
<< Scusa, ma chi sei? >>
<< Ah, sono Sofia >> l'ho insultato senza nemmeno presentarmi. Sono proprio una maleducata
<< Sofia … ah! Sei la ladra di manga! >> Cosa? La ladra?
<< No, io non ho rubato proprio niente, sei tu che l'hai estorto dalle mie mani >>
<< Ah, questa è bella! Guarda che io lo stavo per afferrare, quando sei intervenuta come una rompipalle >>
<< No, non è vero! Il rompipalle della situazione eri tu! >>
<< Senti Sofia, devo tornare dentro, però ci sentiamo >>
<< Ok >>
<< Ciao >>
Strana conversazione.




Piccole note :

  • androfobia: paura del sesso maschile

  • “… gli uomini pensano al sesso all'incirca una volta ogni sette secondi … “

    Questo luogo comune è stato smentito, se volete informarvi ecco il link: http://salute24.ilsole24ore.com/articles/13862-gli-uomini-pensano-al-sesso-il-doppio-delle-donne-ma-non-1-volta-ogni-7-secondi

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** E' inutile piangere sul latte versato ***


Dico sempre che ho perso il mio apparato riproduttivo ma purtroppo non è così, a dimostrare questo triste dato di fatto è il metamorfico dolore addominale che sto provando.
Avevo sperato di non averle più dato che per ben due mesi non si sono fatte vedere. Era un sogno, ma i sogni sono sempre troppo belli per avverarsi, infatti stamattina si sono presentate.

Un dolorino alla pancia mi fece alzare dal letto e sentii la necessità di andare al bagno.
Mentre posavo le chiappe sulla tavoletta del cesso, pensai che la sera prima non avrei dovuto mangiare gli involtini di primavera preparati da Valeria. È una pessima cuoca.
Abbassai lo sguardo e vidi del rosse nelle mutande, mi stropiccia le palpebre per esserne certa
<< Nooooooo !!!! >> urlai disperata
<< Che succede? >> mia sorella con il viso assonato, entrò in bagno, avevo dimenticato di chiudere la porta a chiave.
<< Niente, mi sono venute, ora va via >>
<< Tu fai tutto questo chiasso per delle mestruazioni? >> si grattò il capo << dovresti essere contenta, vuol dire che non sei incinta >>
<< Che è successo? Ho sentito un urlo, vi siete fatte male? State bene? Devo chiamare un'ambulanza? >> mia madre entrò in bagno tutta agitata con la testa arruffata e gli occhi fuori dalle orbite. Nemmeno in bagno potevo stare in santa pace.
<< No, mamma torna a letto . Sofia ha solo le mestruazioni >> e a quel punto gli occhi di mamma si illuminarono
Si avvicinò a me contenta come una bambina il giorno di Natale
<< Davvero?! Fa vedere >>
Strinsi le ginocchia
<< Potete uscire? >>
<< Sì, certo Sofia, ma sono così contenta! Ero talmente preoccupata >>


Mestruazioni di merda, la prima piaga d'Egitto. Se secondo la bibbia Mosè tramutò l'acqua del Nilo in sangue, con l'arrivo del ciclo mestruale i liquidi della donna presenti “lì sotto”, si tramutano in sangue. Il mio ragionamento non fa una piega, sia dal un punto di vista scientifico che biblico.
Queste sono le serate in cui vorrei stare a casa con la borsa d'acqua calda sul ventre a guardare la tv spaparanzata sul divano, ma purtroppo non sarà così, devo uscire. Hilary mi ha invitata alla sua festa, mi ha informato ieri mattina

Poggiate sulla rete del cortile grigio Diana, Hilary ed io, ci stavamo gustando la brezza primaverile, presto saremmo dovute tornare in classe, perciò ci godevamo gli ultimi minuti di libertà.
<< Ragazze, volevo dirvi che mia madre è andata via per qualche giorno, perciò organizzerò una festa. Ovviamente siete invitate. >>
<< Uh, che bello! Chi c'è'? >> Diana cominciò a squittire dalla felicità
<< Dunque ho invitato tutta la mia classe, in più mio fratello chiamerà qualche suo amico. Sarà un mega party con musica, alcool,...
<< Aspetta, hai detto che tuo fratello chiamerà degli amici ?>>
<< Sì >>
<< Quindi chiamerà anche Dennis? So che sono amici >> gli occhi di Diana luccicavano sotto la luce del sole
<< Non lo so, probabilmente … >>
<< Ohhhhh!!!! Fantastico! >> Cominciò a saltellare come una trottola emettendo piccoli suoni striduli
<< Bene, tu Sofia vieni? >>


Ovviamente accettai ma rimpiango la mia decisione.
Vabhè, inutile rimpiangere il passato, meglio sbirciare dentro all'armadio e decidere cosa indossare.
Che cosa mi metto? Beh ovviamente dei pantaloni scuri non voglio che succeda il “misfatto scarlatto”, come in prima superiore

Seduta al banco strinsi le gambe, un crampo alla pancia e capii, dovevo correre al bagno
Affannata alzai la mano, la leonessa smise di parlare per rivolgermi uno sguardo minaccioso,
<< Scusi se interrompo la lezione, però dovrei andare in bagno >>
<< Stai male? >> abbassò gli occhiali fino alla punta del naso e mi scrutò
<< Un po >>
<< E' una questione di vita o di morte? >>
<< Non proprio >> era una questione di decenza, girare con una straordinaria chiazza rossa sul sedere non mi entusiasmava.
<< Non hai una brutta cera, perciò aspetterai il termine della mia lezione. Ho detto più di una volta che non permetto d'uscire durante le ore in cui insegno >> tornò a parlare, ma io non l'ascoltai, la mia testa era troppo impegnata a pregare qualche Dio.

La campanella suonò tutte si alzarono dai banchi con lo zaino in spalla, pronte per tornare a casa. Io non potevo.
<< Andiamo Sofia? >> Diana aveva già in dosso la giacca e lo zaino in spalla.
<< Ehm, no oggi la corriera arriva tardi, perciò aspetterò qua in classe >>
<< Va bene, ma stai bene? Mi sembri pallida >>
<< Sì, vai pure. Ci vediamo domani >> chi non sarebbe stata pallida? 
<< Ok, allora a domani >> se ne andò con il sopracciglio alzato ma non indagò
Quando l'aula si svuotò e fui certa di essere sola, tremante mi alzai dalla sedia ,abbassi lo sguardo. Sul chiaro legno della sedia si era dipinta una minacciosa chiazza scarlatta.

Quel giorno l'unica cosa che mi salvarono furono i jeans neri e una lunga giacca scura. Stasera indosserò pantaloni neri.


M'incammino verso la casa di Hilary e man mano che mi avvicino alle orecchie giunge un gran frastuono che echeggia tra le strade desolate del paese.
Che festa sarà? Hilary non mi sembra il tipo che organizza mega party dedicati alla droga e al rock and roll, magari in fondo all'animo, nasconde uno spirito metallaro che mostra solamente nel week end in compagnia dei suoi amici.
Eccomi qua, sono arrivata e la terra trema da gran che la musica è alta. E la cosa mi spaventa, sto già abbastanza male e se poi mi tocca ballare? No, per carità.
Dai, non mi resta che entrare nel giardinetto tremante e suoanare alla porta. Accanto alla porta c'è qualcuno, è appoggiato al muro ma non lo riesco a vedere, il piccolo lampione nel cortile non lo illumina. Magari è Hilary, no la figura è troppo alta per poter essere lei. E se fosse uno stupratore? Se si fosse messo al lato della porta per assalire le ragazze che suonano il campanello? Beh, nessun problema, oggi sono armata. Il coltello è riposto nella tasca del cappotto, aspetta che lo tiro fuori …
<< Ciao >> eh? Che vuole? Se vuoi importunarmi aspetta almeno che arrivi alla porta. Oh, ma questo non è un presunto stupratore qualunque, è il mio presunto stupratore, è Gio!
<< Ciao >> è vestito come una Rock star dopo un concerto, indossa una sottile camicia stropicciata e un paio di pantaloni aderenti. Non sta male però non ha freddo? È vero che la primavera è arrivata, però la sere sono decisamente fredde.
Ora che sono di fronte a lui mi accorgo che non ha una bella cera, è spaventosamente pallido e tiene la nuca rivolta verso il basso. Forse ha bevuto troppo, sicuramente non è in grado di compiere assalti sessuali.
Cos'è questa musica? Sono i Led Zeppelin? A casa di Hilary si suona questo? Devo assolutamente entrare.
<< Gio, non entri? >>
Cavolo, è veramente messo male, la nuca bionda ciondola a destra e a sinistra come se non avesse il collo. Si sforza ma non riesce a guardarmi, non riesce reggere la testa.
<< No, voglio … voglio fuori >> non riesce nemmeno a pronunciare una frase decente. Che faccio? Forse dovrei stare fuori con lui, però sono troppo curiosa di vedere cosa succede in questa casa. Magari ora Hilary sta ballando sul tavolo in preda alla confusione dell'alcool. Una scena che non posso perdermi.
<< Ci vediamo dopo >> scusa Gio ma la voce di Robert Plant* mi chiama. Giuro che torno per reggerti la testa mentre vomiti. Ora devo assolutamente vedere cosa succede in questa casa ma stanne certo, tornerò per salvarti.

Suono il campanello, mi apre la porta Hilary. Cavolo, i suoi occhi verdi sono grandi, stralunati.
<< Sofia, è bello vederti >> guardo dentro la sala è colma di ragazzi dai capelli lunghi, vestiti in pelle. Entro, Hilary afferra il soprabito che appende all'attacca panni.
<< Hilary, che succede qui? >> è pieno di uomini che agitano le baccia tatuate e muovono le chiome avanti indietro, alcuni imitano il gesto della chitarra.
<< Che succede? Da dove vengono questi tizi? >>
<< Mio fratello, li ha invitati lui >> il suo volto è triste e contratto, mi dispiace per lei. Qua dentro c'è un'incredibile puzza di maschio: hashish, sigarette, alcool e sudore. Tirare via questa pesta sarà dura, ci vorranno giorni di pulizia ma la gente presente qua dentro se ne frega. Tutti ballano in preda alle convulsioni, che invidia. Io non riesco a scatenarmi così in mezzo alla gente, solo nell'intimità di casa mia sciolgo i muscoli.
Un ragazzo dai capelli lunghi giocherella con un soprammobile di cristallo, ha l'aria molto costosa. Il ragazzo se lo rigira tra le mani, gli occhi di Hilary sono attenti infatti mi lascia solo per avvicinarsi al tizio e strappargli di mano l'oggetto.
Ne approfitto per fare un giretto, mai vista della gente così scatenata e per la prima volta sono vestita in modo “adeguato”, stracciona come il resto della gente qua dentro. Valeria adorerebbe questa festa, si sarebbe infilata nell'orda di gente per scatenarsi e bere fino alla nausea, poi si sarebbe cacciata in qualche guaio. E' una fortuna che mia sorella non sia qui.
Dov'è Diana? Dalla orda di teste non sbuca un caschetto biondo, aspetta a pochi metri da me c'è Dennis, ovviamente è poggiato contro al muro a pomiciare con la sua ragazza. Se c'è Dennis Diana non deve essere lontana, infatti eccola. E' a pochi metri di distanza dai i due pomiciatosi e sta ballando con un tipo tatuato fino al gomito. Sembra si stia divertendo un sacco, la vorrei salutare però è troppo impegnata a muovere la chioma avanti e indietro per accorgersi della mia presenza.
Oddio! Il parquet è tutto sporco, pieno di pedate fangose. Povera Hilary, se anche sua madre è ossessionata dal legno come la mia, avrà molto lavoro da fare, dovrà lucidare tutto il pavimento prima che sua madre torni dalle vacanze. Magari domani mattina verrò a dargli una mano.
Che succede? La musica si è fermata tutto d'un colpo. Un coro forte di protesta ma poi tutti stanno zitti quando sul tavolo sale un ragazzo barbuto.
<< La pula! Gente scappate! >> un attimo di silenzio e tutti escono di corsa, ah! Dannazione la baraonda mi travolge, meglio seguirla altrimenti potrei finire schiacciata.


Puah! Sono fuori e i rock-ettari corrono via con la coda tra le gambe. Sembravano così duri dentro quel salotto, gasati mostravano le braccia muscolose, scuotevano le chiome avanti e indietro e ora scappano come conigli. Che caga sotto.
Gio dov'è? Merda, era conciato male. Devo trovarlo, non voglio che gli succeda qualcosa di brutto, come finire sotto una macchina o roba del genere.
Perfetto, ora comincia a piovere! E io ho l'ombrello? Ovviamente no.

<< Sofi prendi l'ombrello, il meteo prevede pioggia >> mi raccomandò mia madre
<< Sì >> andai giù nello scantinato, aprii il piccolo armadio dove teniamo gli ombrelli, ce n'erano tre. Aprii quello viola, sapevo che portava sfortuna aprire l'ombrello in un luogo chiuso, ma dovevo assicurarmi che non fossero rotti. Io e Valeria li sbattevamo in malo modo dentro gli zaini e li rompevamo quasi tutti. Infatti le piccole asticelle di metallo erano tutte piegate. Allora provai ad aprire quello rosa, ma subì la medesima sorte dell'ombrello verde. Rimase l'ultimo, uno stupido ombrello con sopra una gigantografia di Hello Kitty. Lo lasciai
lì dentro senza nemmeno verificare le sue condizioni.


Mi pento d'averlo lasciato in cantina. Pazienza, come diceva la mia cara nonna “è inutile piangere sul latte versato”.
Devo trovare Gio, non credo sia in grado di tornare a casa da solo. E se si è messo al volante? Devo trovarlo. Eccolo! È là, stravaccato nell'erbetta verde a pancia in su.
Sembra svenuto.
<< Hey, sveglia >> lo scuoto, ma non risponde, allora non ho altra scelta: gli mollo un ceffone. In verità avrei tante altre opzioni come per esempio urlargli nell'orecchio, però la voglia di mollargli un ceffone è grande. Provo una certa soddisfazione, era quello che desideravo fare il primo giorno che lo incontrai nella fumetteria.
<< Mmm … cazzo, sto male >> bene, è abbastanza in forma per essere scazzato
<< Forza, alzati! >> se la polizia lo trova in questo stato lo cacciano all'ospedale, non credo sia una buona idea. Non so se a casa lo aspetta una madre simile alla mia.
<< Che palle! >> protesta, ma cerca di alzarsi in piedi, fa una fatica bestiale. Allora prendo il suo braccio e lo passo intorno alle mie spalle. Sento le sirene della polizia, sono vicinissime. Allora Gio dobbiamo scappare nella direzione opposta. Forza! Un passo alla volta ci inoltriamo nei prati verdi dell'altro vicino. Bravo, dobbiamo comportarci come dei caga sotto.


Bene, siamo scappati dalla pula, e adesso? Gio dove ti scarico? Magari puoi dormire nella tua macchina per stasera? Non posso lasciarti fuori sotto questa pioggia fine, finirai col prenderti una polmonite
<< Gio >>
<< Sofia sto male >> sì, questo l'ho capito dal fatto che non riesci a camminare e dal puzzo di vomito che esce dalla tua bocca.
<< Senti, mi dici dov'è la tua macchina? >>
<< Macchina >> finalmente mi guarda ed è buffo, i suoi occhi spaesati si nascondo dietro le grandi lente appannate.
<< Sono venuto senza macchina, cioè... mi ha portato un amico. >>
<< Suppongo che tu non sappia dove si trova questo amico >>
<< No >>
Perfetto, adesso? Non ho altra scelta che portarti a casa mia, non posso lasciarti qua fuori al freddo, non indossi nemmeno la giacca. Nemmeno io la indosso, l'ho lasciata sull'attacca panni di Hilary. Ok, andiamo a casa. Devo solo pregare che mamma e Valeria siano a letto. Oh, sono già giunta, guardiamo le finestre … sì! Le luci sono spente, fantastico! Gio scusa, adesso piano piano ti deposito per terra, così apro la porta
<< Cazzo! >> ops, non sono riuscita a farlo scivolare dolcemente. Sei troppo pesante, forse dovrei mettere su un po di massa muscolare, sono floscia non ho muscoli. Allora dovrei andare con mia sorella e le sue tette e saltellare su e giù per le strade di Fiorino. Però io e il “fitness” non andiamo molto d'accordo, e poi perché dovrei fare ginnastica? Sono cavoli tuoi se sei caduto per terra come un sacco di patate.
<< Scusa, sei pesante >> adesso ti riprendo su, appoggiati a me come se fossi un bastone, eppure sono meno salda di un bastone di legno ma ti devi accontentare.
Piano a passo cauto entriamo, no aspetta! Non possiamo entrare con le scarpe bagnate dobbiamo levarcele, se sporchiamo il parquet sono cazzi amari.
<< Levati le scarpe >> sussurro piano, mamma non si deve assolutamente svegliare. Se mi trova a casa così tardi con un ragazzo, oddio non ci voglio pensare.
<< Che hai detto? >>
<< Shhh … fai piano >> è così stonato che non riesce nemmeno a sentire la sua stessa voce.
<< Ah .. scusa >> Barcolla ma alla fine riesce a cavarsele via, mi costa un grande sforzo reggere il suo peso e non so quanto potrò resistere.
Bene, finalmente entrambi siamo scalzi adesso dobbiamo affrettarci, non possiamo sgocciolare tutto il parquet. Andiamo, un passo alla volta, bravo Gio! Grazie al cielo sei un ubriaco ubbidiente, molti ragazzi quando si ubriacano, diventano molesti, folli e disinibiti. Tu per fortuna non appartieni a questa categoria. Perfetto, abbiamo percorso quasi tutti i gradini, ci siamo quasi.
Ecco, la porta della mia stanza, piano piano la apro e siamo salvi, lentamente chiudo la porta purtroppo non c'è la chiave, mamma l'ha sequestrate tempo fa quando Valeria si chiuse in stanza minacciando il suicido, ma questa è un'altra storia.
Se siamo silenziosi nessuno si dovrebbe accorgere di noi, mamma e Valeria hanno il sonno pesante, non si svegliano neanche se giunge un terremoto. Già, mi ricordo quella sera ...


Dormivo beatamente nel mio lettuccio quando sentii il mio corpo scuotersi
<< Valeria no, lasciami dormire >> inizialmente pensai che mia sorella stesse cercando di svegliarmi, però quando udii la stanga del letto picchiettare contro il muro mi alzai di scatto. La stanza tremava.
<< TERREMOTO! TERREMOTO! >> urlai a gran voce per poi nascondermi sotto la scrivania.
Dopo pochi attimi la stanza smise di tremare, solo il lampadario appeso al soffitto ciondolava avanti e indietro.
Sentii dei passi e mia sorella entrò nella stanza con gli occhi semi chiusi
<< Sofia che c'è? Perché urli? >>


Sì, se non urliamo dovremmo stare tranquilli.
Adesso dobbiamo risolvere un altro problema, dobbiamo svestirci, non possiamo rimanere con questi abiti inzuppati altrimenti potremmo prenderci la polmonite. Come prima a cosa facciamo sedere sulla sedia Gio perché le mie spalle soffrono.
<< Ce la fai a stare seduto? >>
<< Credo … sì >> la sua risposta biascicata non mi convince però mi fido, non ho altra scelta. Ok, cerchiamo qualcosa che può andargli bene, certo che non c'è molta scelta ha le gambe talmente lunghe che qualsiasi mio paia di pantalone gli sarà corto. Pazienza, ecco! Gli do questi pantaloni da tuta, li uso per fare ginnastica a scuola ma credo gli andranno bene. Come maglia? Gli do uno dei miei magnifici felponi che utilizzo d'inverno per stare a casa. A me stanno oscenamente grandi perciò a Gio dovrebbero andare bene. Prendiamo anche un asciugamano così si asciuga, ok Gio? Diavolo, credo sia svenuto, la sua testa pende tutta da una parte, il corpo è completamente abbandonato sullo schienale della sedia. Devo svegliarlo potrei mollargli un altro ceffone, ma non mi pare il caso
<< Gio, sveglia >>
<< EH? CHE C'è?! >>
<< Shh, fai piano >> cazzo Gio, non puoi urlare così, se mamma ci becca, mio Dio non ci devo pensare ...


<< Sofia ho sentito dei rumori , tutto ben … >> mamma rimane a bocca aperta nel vedermi assieme a un ragazzo semi svenuto
<< Mamma, non è come sembra >>
<< Sofia, cosa succede >>
<< Gio, ha bevuto troppo e non sapendo dove scaricarlo, l'ho portato a casa >>
<< Hai portato a casa un'ubriacone?! Sofia sei matta! Ti ha violentato? >>
<< No mamma, è un mio amico non mi violenterebbe >>


Stringo il volto di Gio tra le mani così lo costringo a focalizzare l'attenzione sulle mie parole
<< Gio, ascoltami … >>
<< Eh, Sì >>
<< Shhh … come prima cosa devi parlare molto piano, non voglio svegliare mia sorella o peggio mia madre >>
<< Lo sai che sei carina ihi … >>mi prende anche per il culo, con tutto quello che sto facendo osa deridere il mio viso. Ti perdono solo perché sei momentaneamente incapace d'intendere e volere.
<< Sì va bene, però ora ascoltami molto attentamente: sul letto ti ho lasciato dei vestiti e un asciugamano, asciugati e indossa gli abiti io ora vado in bagno così ti lascio l'intimità, ok? >>
<< Si shignora! >> ok, adesso mi prende pure in giro, ma spero che abbia capito, perciò lascio andare il suo viso.
<< Mi raccomando non fare rumore >>
Muove la testa, non capisco se era un consenso oppure il collo non obbedice alla sua mente, bah speriamo. Comunque sia mi affretto ad andare in bagno, non vorrei che questo qui si metta vomitare in giro, peggio! Cade per terra provocando un sonoro tonfo svegliando non solo mia madre, ma anche l'intero vicinato.


Ok, laviamoci i denti veloci, stasera rinuncerò alla doccia, ci impiegherei troppo tempo inoltre non posso rischiare di svegliare qualcuno con i getti d'acqua.
Bene. Mi asciugo alla bene meglio poi m'infilo il pigiama, mi fa schifo andare a letto così zozza ma pazienza, domani cambierò le lenzuola.
Merda! Sento dei passi, sta a vedere che mamma si è svegliata e da un'occhiata alla mia stanza, nooooo!!!! dai, m'infilo il pigiamo, devo evitare la catastrofe
La porta del bagno si apre e si mostra mia sorella, indossa un enorme sorriso ebete, perché?
<< Sofia, chi è il ragazzo mezzo nudo in stanza? >> sembra contenta, io no
<< E' un amico, non è come sembra >>
<< A me sembra un bel ragazzo, complimenti hai fatto tombola! >> sì, la tombale degli sfigati, mi sono portata a casa un ubriacone d'accudire
<< Tieni >> cos'è? È un preservativo? Valeria mi ha allungato un preservativo?! Ragazza mia, non hai capito un'accidente.
<< Sono così contenta, finalmente ti sei decisa a perdere la verginità, tra l'altro con un bel ragazzo >> oddio, è proprio felice, ci manca solo piccolo grido di gioia e siamo a posto. Che fai, mi abbracci? Sei fuori di testa
<< Sai, ero così preoccupata, pensavo fossi lesbica >> sul serio? Era questa la tua preoccupazione? È per questo che mi combinavi appuntamenti al buio? Mi hai presentato dei ragazzi talmente idioti che mi hai fatto passare la voglia d'affacciarmi al mondo maschile. E poi se fossi lesbica? È un problema? Hai paura che mi infili tra le tue lenzuola nel cuore della notte?
<< Sono così contenta, finalmente la mia sorellina diventerà una donna >> eh!? Da quando in qua fare sesso significa tramutare in donna? Allora tutte le mie compagne di classe sono delle donne mature pronte a mettere su famiglia
<< Stai tranquilla >> si allontana da me e strizza l'occhio << non dirò nulla a mamma >>
<< Ok >> spiegarle la reale vicenda che si sta svolgendo in quella stanza è troppo tardi, ormai Valeria si è costruita il suo castello mentale perciò non dirle la verità non è il caso. Almeno posso contare il sul suo silenzio.
<< Ah, prima di andarmene ti do un consiglio: bevi un bicchierino di rum prima di cominciare a fare l'amore, così ti rilasserai e la penetrazione farà meno male >> che perla di saggezza, per fare sesso devo ubriacarmi? Così non sembra affatto piacevole, ma quasi una tortura stile “prima di andare in guerra, i soldati bevono un bicchiere di scotch per non pensare alla morte che li potrebbe colpire”.
<< Ok, grazie >> accetto il consiglio così Valeria se ne va, non voglio essere scortese in fondo si sta comportando come una brava sorella maggiore, mi ha persino regalato un preservativo. E questa la dice lunga …


Spaparanzata sul letto osservavo il libri scolastici posati sulla scrivania, il giorno dopo avevo una verifica di storia ma nessuna voglia di studiare.
<< Che palle!! >> disse Valeria entrando nella mia stanza, sembrava furibonda
<< Che c'è Valeria? >>
<< C'è che i preservativi costano troppo. Tutti ci raccomandano di fare sesso sicuro, allora perchè non abbassano i prezzi dei preservativi? >>
<< Vale, perché non li fai comprare ai tuoi ragazzi? >>
Valeria si volta verso di me con un volto sconcertato, contratto dalla furia
<< Sofia che domanda cretina! Credi che sia così stupida da non averci già pensato?! >>
<< No, non volevo insinuare questo >>
<< I ragazzi vogliono farlo senza preservativo, non spenderebbero neanche un centesimo per comprarli >>


Il preservativo che stringo tra le dita è un immenso atto di bontà che verrà sprecato dato che non farò sesso, però apprezzo il gesto.
Andiamo a vedere cosa combina l'ubriacone, spero si sia vestito, se apro la porta e lui è nudo come un verme? Sarebbe imbarazzante perciò sarò cauta, vado in punta di piedi e scosto la porta leggermente, magari annuncio il mio arrivo
<< Gio, sto entrando, sei vestito? >> nessuna risposta, forse è svenuto. Meglio verificare, nella speranza che non sia nudo.
Ok, non è nudo ma è seminudo, è stravaccato sul letto e indossa solamente i pantaloni della tuta. Chi gli ha dato il permesso? Io volevo stendere per terra una coperta e farlo dormire lì. Adesso lo sveglio
<< Gio? Scendi dal letto >> mugugna qualcosa e pone l'avambraccio sul viso. È bastato quel gesto e i muscoli dei pettorali si sono mossi, niente di eccessivo però se Valeria fosse qui sono certa che gli salterebbe a cavalcioni in un batter d'occhio.
Vorrei sbatterlo giù dal letto però ho paura che il tonfo del suo corpo che cade a terra, svegli mamma. È vero, ha il sonno pesante però non voglio rischiare.
Adesso dove diamine dormo? Il mio letto è a una piazza e mezzo, magari se mi accoccolo nell'angolino riesco a dormire indisturbata. La cosa mi preoccupa: se questo nel cuore della notte si sveglia con una strana pulsione sessuale?A quel punto potrei dare di matto.
<< Gio, stipuliamo un patto: tu stai dalla tua parte e io sto nel mio angolino, ok? >> purtroppo non mi risponde, è caduto in un profondo coma post sbronza.
Spero che il suo inconscio in qualche modo, abbia recepito il messaggio e che il suo corpo non invadi il mio spazio. Io sto nella mia parte, tu nella tua.
Prima di spegnere la luce e rannicchiarmi nell'angolo, ti copro ecco qua! Rimboccata la coperta fino al collo come a un bimbo.
Che situazione assurda, comunque sia ormai è fatta, punto la sveglia per le 7, mia madre alla domenica si sveglia alla sette e trenta così avrò il tempo di cacciarlo fuori e magari do una pulita anche il parquet sgocciolato, meglio eliminare ogni traccia. Ok, direi che va tutto bene, però devo ammettere che è carino Gio quando dorme, sembra così dolce, è talmente rilassato che tiene le labbra semichiuse. È pallido, ma credo sia normale dopo una sbronza avere questo aspetto. Ma cosa sto facendo! Mi metto a guardare il mio usurpatore di letto? Dovrei essere incazzata con lui per avermi messo in questa situazione, anche se devo ammettere che lui non mi ha chiesto niente, sono stata io ad accoglierlo nella mia casa. Avrei potuto lasciarlo lì, a innaffiarsi nell'erba però nessuno si merita un tale trattamento, nemmeno uno stronzo come lui.
Vabhè, meglio dormire, domattina ho molto lavoro da fare.



C'è qualcosa di strano. Non ho sentito la sveglia suonare, eppure mi sono svegliata, non ho fatto incubi o roba del genere e non devo correre al bagno per espletare qualche bisogno. È un risveglio tranquillo, quasi dolce, eppure c'è qualcosa che m'inquieta. Sento un calore dietro alla schiena, forse in uno strano attacco di sonnambulismo mi sono attaccata al termosifone, no impossibile. I termosifoni sono spenti. Non riesco a muovermi è come se fossi incatenata a qualcosa, Gio? Oddio, non è che mi sta abbracciando in cerca di sesso? Eh, no, ora ti sbatto giù dal letto
<< Stai calma >> la sua voce è roca, bassa ma piacevole
<< Non voglio fare sesso >>
<< Neanche io >> allora perché mi stringi come se volessi possedermi?
<< E' piacevole, no? >> si stringe ancora più a me, il suo respiro è tranquillo, pare una carezza che soffia sul mio collo. Nessun uomo mi aveva mai stretto in questo modo, per la precisione nessuno mi aveva mai abbracciato in questo modo. Certo, mia madre e mia sorella qualche volta mi abbracciano ma solo per pochi secondi e il calore non permane così a lungo.
Per quanto detesti ammetterlo ha ragione, è piacevole.



NOTA: Robert Plant  cantante del gruppo musicale Led Zeppelin

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio ***


Note: ritaglio questo piccolissimo spazio per chiedere scusa a tutti i lettori che seguono questa fiction.
Da molti mesi non aggiorno la storia ma dovete scusarmi, ho avuto un'estate veramente difficile colma di problemi personali e familiari e il tempo che dedicavo alla scrittura è andato a benedirsi.
Detto ciò vi assicuro che non ho abbandonato questa storia che mi sta tanto a cuore.
Spero che continuerete a seguire la Fiction
Un saluto caloroso e buona lettura :)

I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio

<< Sofia >> la voce di mia madre risuona lontana e ovattata.
<< Sofia! >> uffa, mamma perché devi intrufolarti nei miei sogni? Aspetta, sono nella mia stanza, qualche filo di luce entra dalle tapparelle semi abbassate. Questo non è un sogno, almeno nel mondo della semi coscienza cercherei di stare in un luogo confortevole, come una meravigliosa e fumetteria, oppure su una spiaggia caraibica, sicuramente non nella mia stanza.
<< Sofia >> merda, la voce è sempre più vicina e Gio? Devo sbarazzarmi di lui in qualche modo, mamma non deve assolutamente vederlo soprattutto in questo momento, le sue braccia mi stringono e mi intrappolano in una tenera morsa. Devo svincolarmi dalla presa.
<< Gio, sveglia >> mi alzo a sedere così mi libero dalle sue braccia. Credo mi abbia sentita, corruccia leggermente le sopracciglia e il volto disteso viene deformato da qualche piccola ruga.
<< Uhm? >> uhm? Uhm un cavolo, ora alza il culo
<< Gio forza, mettiti sotto al letto >> è l'unico nascondiglio che mi viene in mente, banale ma credo sia efficace, ameno che mamma non entri nella stanza con l'intento di spazzare il pavimento , sarebbe imbarazzante ...

Mamma spalanca la porta della stanza, tra le mani detiene la scopa.
<< Sofia, guarda quanta polvere! Quante volte ti ho detto di spazzare il pavimento? >> mamma comincia ad agitare affannosamente il pezzo di legno
<< No, non preoccuparti, dopo spazzo io >> mi alzo in piedi nel tentativo di strapparle la scopa dalla mano.
<< Dici sempre così poi non lo fai mai >> mamma si piega, passa la scopa sotto al letto
<< Cosa c'è qua sotto, sembra ci sia un enorme cumulo di vestiti ... >> con tutta la forza che possiede, strattona il manico di legno ma anziché uscire fuori un enorme cumulo di stracci puzzolenti, rotola fuori Gio. Mamma spalanca la bocca, mi guarda con due occhi allucinati
<< Chi cazzo è questo? >>

Troppo imbarazzante.
Gio alza il panno fino alla nuca
<< Ecco, ora sono sotto >> Gio, dici sul serio? Sono certa del fatto che hai un terribile mal di testa scatenato dalla sbronza, però quando dico “sotto al letto”, intendo dire che devi appoggiarti sul pavimento, rotolare fino a quando non ti ritrovi a faccia con la rete metallica che sostiene il materasso . Non c'è tempo per spiegartelo, dato che i fatti valgono più delle parole ora ti butto giù. Afferro i lati del copriletto e con forza lo tiro verso l'alto, Gio rotola per terra producendo un sonoro tonfo.
<< Che cazz … sei matta? >> mi guarda confuso, come se fossi una pazza stralunata, forse è così ma ora devi darmi una mano perciò rotola, muoviti
<< Sofia? >> la voce di mamma è vicinissima, credo stia per aprire la porta, avevo sentito i suoi passi pesanti mentre saliva le scale, e grazie al cielo Gio ha capito la situazione, e in un battito di ciglia scompare.
Come previsto la porta si apre ed ecco mamma, nella sua splendida bellezza, in pantofole con i bi godi rosa accuratamente sistemati nella chioma scura
<< Sofia, perché non hai risposto? >>
<< Scusa mamma, stavo dormendo >> sono a cavalcioni sul letto e ho una grande paura soprattutto perché non ho eliminato tutte le prove, anche se Gio è nascosto, nella stanza sono presenti i suoi oggetti: gli abiti umidi sono sulla sedia, i suoi occhiali da vista sono appoggiati sul piccolo comodino accanto al letto. Devo solo sperare che non li noti, ormai è troppo tardi per nasconderli. Magari mamma se ne va via, è venuta in stanza solo per vedere se la sua piccola bimba è tornata a casa sana e salva dalla mega festa.
<< Scusami Sofia, non volevo svegliarti però ho sentito dei passi così ho pensato che fossi sveglia. >> no, non erano dei passi, forse hai sentito Gio rotolare, comunque sia non ha importanza. Mi hai vista, sono qui, viva e vegeta perciò puoi anche uscire. E invece no, mamma si siede sul letto tra me e il comodino dove sono poggiati gli occhiali da vista di Gio. sento piccole gocce fredde di puro terrore scendermi giù dalla schiena. Se mamma notasse gli occhiali ...

<< Sofia, di chi sono questi occhiali? >> mamma li afferra e li contempla specchiandosi nelle grandi lenti.
<< Non lo so >>
<< Come non lo sai? Sono sul tuo comodino >>
<< Boh, forse è passata una gazza ladra, avrà pensato di costruire un nido nella mia camera >>
mi guarda accigliata.

<< Non sai quello che si dice sulle gazze? Catturano gli oggetti brillanti per arredare il proprio nido
Mamma si volta verso di me, per fortuna non li ha notati
<< Ti sei divertita ieri sera Sofia? >>
<< Sì, però vorrei dormire >> sono proprio un geniaccio, anche se è una scusa blanda credo che funzionerà.
Mamma sorride
<< Certo, è domenica e meriti di dormire >> ecco, brava! Si alza e nel momento in cui aprirà la porta sarò salva, però non si sta dirigendo verso la porta, si è bloccata e mantiene lo sguardo fisso dietro di me. Oddio, spero che non ci sia Gio. magari quello stupido si è alzato in piedi
<< Sofia … >> il suo sguardo si è addolcito e le sue labbra si sono leggermente incrinate verso l'alto. Direi che non ha visto Gio altrimenti si sarebbe messa a urlare come una pazza, credo sia il momento di voltarsi per vedere che cosa ha attirato la sua attenzione. E stavolta sono io quella sconvolta, sul lenzuolo immacolato spicca una piccola chiazza rossa. Il misfatto scarlatta si è ripetuto
<< Sofi, quante volte ti ho detto che quando vai a letto, devi metterti due assorbenti >> mamma ti prego smettila! Non voglio che Gio sappi che non sono in grado di mettermi un'assorbente. È troppo imbarazzante
<< E poi devi metterti anche due paia di mutande, così l'assorbente rimane ben attaccato >> chissà cosa starà pensando Gio in questo momento, scommetto che è lì sotto con una mano sulla bocca a sghignazzare.
<< Non importa >> finalmente, dopo avermi umiliato come si deve si dirige verso la porta.
<< Ora ti porto delle lenzuola pulite, cambiamo il letto così puoi rimetterti a dormire >> mamma scompare dalla mia vista. Dopo questa scioccante umiliazione devo affrontare Gio, eccolo! Gio a fatica rotola fuori per poi mettersi in posizione eretta, tra le mani tiene qualcosa, sembra un pezzo di stoffa
<< Ho trovato queste >> me lo allunga e con un certo imbarazzo scopro che è un paio di mutande,il pizzo bianco e leggermente ingrigito dalla plvere e mi chiedo da quanto tempo sono lì sotto. La raccomandazione di mamma mi pulsa in testa

Sofia, quante volte ti ho detto di non buttare la roba sotto al letto?”

Quando mamma comincia a lamentarsi a dire: “ perchè butti tutti gli abiti sulla sedia?”, per azzittirla, anziché ripiegare i vestiti e sistemarli dentro ai cassetti dell'armadio, li butto sotto il letto, perchè? Non l so, credo sia solamente una questione di pura pigrizia che ora sto pagando a caro prezzo. Credo di aver imparato la lezione, d'ora in poi non butterò niente sotto al letto.
Gio ha un piccolo sorrisino stampato sulla faccia e io afferrò il pezzo di stoffa bianco. Mi chiedo se queste mutande siano pulite e vorrei tanto aprirle per vedere se l'interno è candido o incrostato da qualche ripugnante secrezione, però devo soffocare questo desiderio perciò getto il pezzo di stoffa sul pavimento, lontano dalla nostra vista.
Che vergogna, tutta il mio essere donna è stato svelato in un battito di ciglia, quelle ridicole mutande, la grande chiazza di sangue sul bianco materasso. Però ora non c'è tempo, Gio se ne deve andare, dopo avrò tutto il tempo del mondo per vergognarmi e rimuginare su questo fattaccio. Gli allungo gli occhiali da vista, appallottolo i suoi vestiti ancora umidi e glieli consegno
<< Devi uscire dalla finestra >>
Gio si riveste velocemente, indossa gli occhiali da vista, fa qualche passo e si affaccia alla finestra
<< E' alto >>
<< No, è solo un piano e poi c'è l'erba, non ti farai male >>
<< E tu come lo sai? >> alza un sopracciglio, penserà che l'ho detto tanto per fare, solo per sbarazzarmi di lui
<< Mia sorella lo fa spesso per uscire di nascosto, lei non si è mai fatta male, perciò … >> adesso sto mentendo, in verità Valeria una volta si fece male

La fioca luce della Bajour illuminava a stento la stanza, ma era abbastanza luminosa per mostrarmi le piccole scritte del libro di Italiano, il giorno dopo avevo un compito in classe sulle poesie di Ungaretti, inutile dire che non avevo studiato durante il pomeriggio, così sforzavo i miei occhi stanchi e irritati. Le lettere e le frasi cominciavano a sovrapporsi, ma io continuavo a leggere. La luce soffusa e quel silenzio assoluto non aiutavano a concentrarmi, anzi erano un invito a gettare il libro in un angolo per stendermi sul cuscino. Quel silenzio ultraterreno fu spezzato da un lontano tonfo seguito da un sonoro gemito. Spaventata alzai le tapparelle e mi affacciai alla finestra. Il piccolo lampione del giardino illuminò una chioma riccia e bionda.
<< Valeria? Sei tu? >> chiamai titubante.
<< Certo! Chi altro dovrei essere? Il fantasma formaggino? >>

Dopo una lunga notte trascorsa al pronto soccorso, Valeria tornò a casa con un pesante gesso attorno alla caviglia.
Contando il fatto che mia sorella si è buttata giù dalla finestra un centinaio di volte senza procurarsi nemmeno un graffio, credo che a Gio non dovrebbe succedere niente.
Nonostante un certo cipiglio, Gio apre la finestra
<< Ok, allora vado Sofia, spero di non spaccarmi qualche osso >> sul suo volto si disegna un piccolo ghigno, forse spera che lo fermi, che gli dica “no, è troppo rischioso”, ma qua il vero pericolo è mamma, perciò muoviti!
Posa i piedi nudi sul piccolo banca letto, ora dovrebbe urlare “Geronimo” come fanno i paracadutisti, però non mi sembra il caso, anche se sarebbe una scena veramente comica.
Sento un piccolo tonfo e mi affaccio alla finestra. Gio è intatto, e sta camminando verso la strada si volta e mi rivolge un sorriso strano, come per dire “ ah, sono sopravvissuto”. Per essere cortese gli faccio un cenno con la mano e vorrei tanto guardarlo mentre imbocca la stradina per assicurarmi che esca dal giardino, però ho sentito mia madre chiamarmi con un tono allarmato
<< Sofia >>
Mamma entra in camera, anziché detenere tra le braccia un cumulo di lenzuola pulite, in una mano stringe un paio di scarpe da ginnastica grandi e logore. Troppo grandi per appartenere a un membro della nostra famiglia.
<< Di chi sono queste scarpe? >> lo sguardo di mamma è severo e indagatore, bella domanda al quale non posso dare una risposta sincera. Quelle brutte scarpe da ginnastica sono di Gio, porca miseria! Stava andando tutto bene, pensavo di averla scampata e poi mi sono dimenticata la cosa fondamentale, le scarpe depositate nell'ingresso. Certo che quel cretino poteva dire qualcosa, chi è quella persona sana di mente che girovaga per le strade a piedi nudi?
<< Sono di Hilary >> è la prima persona che mi è venuta in mente
<< Hilary porta un 44? >> la faccia di mamma è incredula.
<< Sì, ha i piedi grandi >> una bugia che non sta proprio in piedi, Hilary raggiunge a malapena il metro e sessanta di altezza ed è magra come un osso, al massimo porterà il trenta sette.
Il campanello suona, chi mi vuole salvare da questa gigantesca fossa di bugie nel quale mi sto seppellendo? Mamma esce dalla stanza senza abbandonare le scarpe della discordia. Va giù per le scale sarà curiosa, chi diamine suona alla porta alle sette del mattino? In effetti sono curiosa anche io, vorrei sapere chi è il mio salvatore. Un brutto pensiero mi imbruttisce il cervello e mi fa arrestare a metà scala: se fosse Gio venuto a reclamare le scarpe? Sarebbe una scena troppo assurda e poi non credo che sia così stupido, penso che abbia capito il motivo per cui l'ho buttato giù dalla finestra. Comunque sia fino a quando la porta non verrà aperta l'ombra del dubbio rimane, anche se non servirà a molto rimango inchiodata a metà scala, se sarà necessario potrò scappare dalla finestra della mia stanza.
Mamma apre la porta con una strana lentezza, o forse mi pare lenta perchè ho il respiro morto in gola, merda! Al capezzale della porta c'è Hilary, la sua faccia è stravolta, la pelle è talmente pallida che gli occhi verdi risaltano e paiono zaffiri. Un tempismo a dir poco perfetto.
Ormai sono condannata, tanto vale fare in fretta, ora mi affianco a mamma e mi mostro cortese nei confronti di Hilary
<< Ciao Hilary, entra pure >> mamma lo dice tutta allegra, infatti lei adora Hilary, me lo ha detto più di una volta

<< Perchè non chiami Hilary a cena? >> disse mamma mentre mi porgeva le spalle e lavava i piatti dentro al lavello. Seduta al tavolo della cucina sbuffai
<< Perchè dovrei? >>
<< Perchè mi sembra una ragazza così gentile e perbene >>

Se mamma sapesse che ha organizzato una festa Rock and Roll a base di alcool, chissà se la definirebbe ancora “per bene”.
<< No, la ringrazio, sono venuta sola a riportare la giacca a Sofia, ieri sera l'ha dimenticata a casa mia >> Hilary con un sorriso mi porge il cappotto marrone che afferro.
<< Sofia! Sei tornata a casa senza giacca, come ti è venuto in mente?! Guarda che ti ammali >> bene, le scarpe sono passate in secondo piano, forse l'ho scampata ora magari Hilary si dilegua
<< Allora io vado >> brava Hilary, ora te ne devi proprio andare
<< No, aspetta un secondo >> no mamma, lasciala andare, non vedi che ha un volto stravolto? È stanca e vuole tornare a letto, perchè la devi importunare in questo modo?
<< Metto dentro a un sacchetto le scarpe, così te le porti a casa >>
Lo sguardo di Hilary si sofferma sulle scarpe e poi su di me e mi guarda con un grande punto interrogativo sulla fronte, anche io la fisso e penso di essere completamente fottuta. In questo momento vorrei tanto attivare una conversazione telepatica e dirle “ prendile senza fare troppo domande, poi ti spiego”, ma purtroppo non sono una super eroina, non posso comunicare telepaticamente. Sono nella cacca.
<< Ah ... >> Hilary si rivolge a mia madre << mi scusi ma me le ero proprio dimenticate, sa sono le scarpe che uso per fare ginnastica a scuola e le avevo lasciate nello spogliatoio, per fortuna Sofia le ha viste >> sono senza parole, Hilary sei una brava ragazza, molto brava. Come hai fatto a capire che ero nella merda fino al collo?
<< Sofia! Dovevi riportargliele immediatamente. Oh, adesso prendo una busta >> mamma a passo svelto si dilegua in cucina.
Hilary divertita mi strizza l'occhio, vorrei ringraziarla ma non faccio in tempo ad aprire bocca che mamma torna
<< Ecco qua Hilary >> Hilary afferra il sacchetto rivolgendole un bel sorriso anche io sorrido. Sono immensamente grata a questa ragazza e comincio a pensare che riesca a leggere il pensiero. Davvero, come diamine ha fatto a capire? Boh, magari oggi indago, passo da lei con la scusa di aiutarla a pulire la casa. Per il momento mi limito a saluatarla

Bene, stranamente è andato tutto bene. Non so come, forse un aiuto divino o magari Hilary è veramente un angelo. Allora la mia teoria è vera, quando sorride sembra un angelo, forse è veramente un angelo, ma che sto pensando, ah sono proprio una scema, perchè una ngelo dovrebbe aiutarmi? Non vado in chiesa da anni e da quanto tempo non confesso i miei peccati a un prete? Ci sono mai andata a confessarmi? Sì, è stato anni fa, prima di ricevere la cresima

<< Confessa i tuoi peccati >> disse il grasso prete di fronte a me. La sua veste era bianca, al collo portava un grande e vistoso crocefisso, il Gesù in miniatura e il prete mi fissavano e io mi sentii in soggezione.
Rimasi muta, non mi ritenevo una santa, ma non sapevo quali erano esattamente i miei peccati.
<< Non temere, questa è la casa del signore solo lui può giudicarti e lui è misericordioso e se sarai pentita perdonerà i tuoi peccati >> il prete interpretò il mio mutismo come una sorta di timidezza
<< Ecco, io non so che peccati ho commesso >> il prete sorrise
<< Allora cerchiamoli: hai provato invidia? >>
<< Sì >> avevo invidiato qualche giorno fa il prosperoso seno di mia sorella
<< Hai detto bugie? >>
<< Sì >> ogni giorno dico e dicevo bugie a mia madre, ma non lo consideravo esattamente un peccato.
<< Questo non va bene, le bugie sono il cibo che alimenta il demonio >>
Annuii, ma era grazie alle bugie se mia madre non era ancora morta d'infarto.
<< Hai commesso peccati di gola? >>
Riflettei, il giorno prima avevo mangiato un chilogrammo di gelato al cioccolato. << Sì >>
<< Ti sei mai toccata? >> il prete pronunciò l'ultima parola con una certa titubanza, come se con quel “toccata” si riferisse a un mondo scabroso, qualcosa di indicibile. Ma io non badai a quella titubanza
<< Sì >>
Le palpebre del prete si spalancarono
<< Quante volte ti tocchi? >>
Quella domanda era strana, durante il giorno mi toccavo spesso: mi grattavo il naso, la schiena, mi pettinavo i capelli e poi alla sera mi toccavo per lavarmi.
<< Non so, spesso, in particolare sotto la doccia >>
Gli occhi del prete si ingrandirono a tal punto che l'uomo pareva un grasso e ripugnante pesce palla.
<< Non va bene ragazza, lo sai che questo è un peccato gravissimo? >> il prete pareva sconcertato e io non capivo il motivo, “toccarsi” era una cosa così grave? Sentendomi in imbarazzo volevo rimediare alla mia scabrosa confessione.
<< Sotto la doccia non uso le mani, utilizzo la spugna insaponata >>


Solo dopo aver parlato con mia sorella capii che il prete si riferiva alla masturbazione, mi vergognai talmente tanto di quella confessione che dopo la comunione, decisi di non andare mai più nella chiesa di Fiorino. In verità decisi di non andare più in qualsiasi altra chiesa.
Chissene
importa, ora vado a sistemare il mio letto così mi rimetto a dormire, è pur sempre domenica e io devo recuperare le ore di sonno accumulate durante la settimana.
Arrotolo tutte le lenzuola e l'attenzione cade su quel maledetto paio di mutande quelle che Gio stringeva tra le dita e avevo cacciato nell'angolo, le prendo e visto che ci sono guardo se sono sporche e per fortuna sono pulite. Mi dirigo verso il bagno, è lì che abbiamo la lavatrice anche se penso sia un pessima scelta stilistica. Il bagno è completamente bianco, le piastrelle, la doccia, il lavello, persino gli asciugamani, invece la lavatrice è metallizzata. In verità non m'importa così tanto, finché l'aggeggio metallizzato continua a funzionare, lo stile non è un problema. Getto tutti i panni nella lavatrice e potrei fare un salto in camera e afferrare tutti gli indumenti che ci saranno sotto al letto, però temo di scoprire che cosa ho nascosto lì sotto, più che altro ho paura di scoprire quello che ha visto Gio.
Getto tutti gli indumenti dentro alla lavatrice, metto l'ammorbidente, pigio il bottone e l'elettrodomestico comincia il lavaggio. Guardo gli indumenti mischiarsi, i panni colorati si uniscono e quando il lavaggio sarà terminato, la disgustosa chiazza rossa sul lenzuolo scomparirà. Se metessi la mia testa dentro alla lavatrice magari anche la mia macchia nera sparirà. No, è impossibile, se entrassi in questa lavatrice e la azionassi morirei affogata e il Nevo di Ota non sparirà, non sparirà mai.

Suono il campanello, sono davanti alla casa di Hilary per due ragioni: voglio scoprire come ha capito che mi ritrovavo immersa nel letame fino alla gola e ringraziarla per avermi tirato fuori dalla brutta situazione.
Eccola, è in tenuta sportiva, indossa una tuta di color grigio e i capelli biondi sono raccolti in una coda morbida.
<< Ciao Sofia >>  mi regala un sorriso che ricambio
<< Entra >> entro e la casa è irriconoscibile, ieri sera era sporca, disordinata e l'odore di Hashish e sudore era talmente forte che stomacava, invece ora è immacolata, ordinata e l'odore di detersivo e deodorante per ambiante inonda le mie narici.
<< Hilary, hai fatto un buon lavoro, avrai trascorso tutta la mattinata a pulire >>
<< Sì, devo ammettere che è stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta >>
Hilary si dirige verso la cucina e io la seguo. Si siede al grande e tondo tavolo, con un gesto m'invita a sedermi e io obbedisco. Al centro del tavolo è presente un vassoio al suo interno ci sono delle grandi fragole rosse, hanno l'aria deliziosa.
<< Allora, come è stato? >> Hilary mi pone la domanda con un cenno di malizia, non capisco a cosa si riferisca, forse alla festa?
<< Dai Sofia, non fare la finta tonta, ti ho vista ieri sera dalla finestra, ti trascinavi dietro quel bel biondino … >> ora è tutto chiaro, Hilary ha seguito la logica, ha pensato che quelle scarpe appartenevano a Gio perché mi ha vista tornare a casa con lui.
<< Niente, abbiamo dormito >>
<< Dai, a me puoi dirlo. Non c'è niente di male, siamo single e possiamo permetterci qualche scappatella >> rimango basita: da quando in qua Hilary è così lussuriosa? Non mi ha mai narrato le sue esperienze sessuali perciò avevo dato per scontato che non ne avesse avute. Non credo sia una cosa così grave o un peccato andare a letto con uno sconosciuto, però non mi aspettavo che Hilary fosse così.
<< Sai, anche io ieri sera ho dormito con un un bel ragazzo e mi sono divertita >> ok, credo che la ragazza stia utilizzando in malo modo il termine “dormire”.
<< Sofia, non sono una bigotta, perciò puoi anche parlarne di certo io non ti giudico >> “non mi giudichi?” Cosa sei? Un prete? Il prete della casa del sesso? Comunque ora mi sento veramente in soggezione: se le dico che non ho fatto sesso con Gio, apparirò come una frigida-bigotta e probabilmente lei si sentirà in colpa per avermi confessato la scappatella.
<< Ecco, io non ho fatto niente di che, ci siamo solamente coccolati >> bene, risposta perfetta! Così non apparirò come una frigida suora ma nemmeno come una super assatanata.
<< Davvero? Come mai? Non gli si è alzato? >> Hilary!? Non lo so se gli si “è alzato”, io ieri sera volevo solamente dormire nell'angolino del mio letto.
<< No, volevo solamente dormire >>
<< Capisco >> dalle labbra di Hilary scappa un sospiro e poi mi rivolge uno sguardo attento
<< Se non si è eccitato stando nel letto insieme a te allora lascialo perdere, un ragazzo che non si eccita guardando una ragazza carina come te è omosessuale >> Hilary ha frainteso tutto perchè non gli ho raccontato cosa è successo realmente, però è molto carina la sua affermazione. Lei pensa che una ragazza difettosa come me possa eccitare l'altro sesso, non mi interessa provocare tormenti nei confronti dei ragazzi, però è bello essere considerata “carina”
Hilary agguanta una fragola, con le lebbra assaggia il sapore, però anziché portarsela alla bocca mi guarda
<< Se vuoi conoscere qualcuno o vuoi semplicemente “divertirti”, ti posso presentare dei ragazzi interessanti >> lentamente da un morso alla fragola. Mi sbagliavo, Hilary non è un angelo, al posto dell'aureola sono presenti due piccole corna. È un diavoletto malizioso. Ma non importa, anche se a salvarmi è stato un demone la devo sempre e comunque ringraziare.
<< Hilary, ti ringrazio per aver preso le scarpe e mentito a mia madre >>
<< Figurati >> si alza in piedi e sparisce dalla mia vista, e in un battito di ciglia torna con il sacchetto di plastica, è lo stesso che mamma gli ha consegnato stamattina. Mi alzo in piedi così posso afferrarlo
<< Sofia non devi ringraziarmi, siamo amiche e le amiche si aiutano >>



Ah, che giornata piena di rivelazioni. Sì, stasera qua sdraiata sul mio letto ripenso a questa domenica e ho scoperto tante cose, come per esempio che mia madre non è così ingenua come sembra, anzi è sospettosa quanto uno stratega. Infatti stasera a tavola mi ha posto troppe domande

Affondavo la forchetta nella pasta al ragù, e mi portavo alla bocca i maccheroni, masticavo eppure ero talmente in ansia da non poter godermi il gusto del sugo.
<< Oggi pomeriggio dove sei stata? >>
<< Sono andata a fare un giro >>
<< Dove? Da sola? >>
<< No, con Hilary >>
<< E come sta? È stata contenta di aver riavuto indietro le scarpe? >>
<< Sì >> infilzai con la forchetta quattro maccheroni, li portai alla bocca e masticai rumorosamente
<< Non pensavo che portasse un numero così grande, è strano per una ragazza così minuta … >>
Ingoia il boccone, ma purtroppo non lo masticai abbastanza bene perchè si bloccò in gola. Comincia a tossire furiosamente.
<< Sofia! >> mia madre allarmata si alzò in piedi e mi diede qualche pacca violenta sulla schiena


Dopo il “semi strozzamento”, mamma smise di pormi domande, però non credo di averla convinta con le storia delle scarpe.
Grazie al cielo Valeria non era a casa, è uscita tutto il giorno con il suo ragazzo e non è ancora tornata a casa, altrimenti mi avrebbe tormentato con le sue domande e le sue battutacce sporche.
La cosa che più mi ha sconvolto è stata Hilary, non pensavo fosse così trasgressiva l'ho sempre vista come una ragazza educata e mai avrei immaginato che fosse una patita dei Led Zeppein, ma devo ammettere che questa nuova Hilary mi piace di più
Ho voglia di ascoltare la voce di Robert Plant, ora cerco l'Ipod chissà dove l'avrò messo …
Non lo trovo, magari è dentro allo zaino, dove è lo zaino? Forse nell'armadio? Ah cavolo! Aprendo l'armadio l'occhio è caduto sulla busta di plastica nel quale sono intrappolate quelle maledette scarpe da ginnastica. Probabilmente dovrò incontrare Gio per ridargliele anche se non lo vorrei più vedere. Ha visto troppe cose di me stessa che uno sconosciuto come lui non dovrebbe vedere, anzi queste sono cose che devone essere nascoste a chiunque, nessuno dovrebbe vedere le secrezioni di una donna.
Ora come posso rivederlo senza vergognarmi? Probabilmente anche lui non vorrà rivedermi, dopo aver visto questo porcile, quanto sono disordinata e zozza, chi vorrebbe mai rivedermi? E le scarpe? Boh, quasi quasi le butto via e Gio si arrangia, non doveva lasciarle in casa.
Il telefonino suona, sento quella stupida suoneria imposta dalla Nokia, dove ho messo il cellulare? Lo sento eppure non lo trovo, che palle! Forse è sotto al letto?
Sono così esausta che vorrei lasciarlo squillare e fregarmene altamente, però temo che possa essere mia sorella, magari mi chiama per dirmi che farà tardi, che starà fuori tutta la notte con Giusi, oppure che ha avuto un incidente stradale … oh, eccolo! Era sotto la pila di vestiti disordinatamente sistemati sulla sedia
<< Pronto? >>
<< Ciao >> oh merda, questa non è la voce di mia sorella, ma è quella di Gio, perché non ho guardato il display prima di rispondere? Potrei sbattere giù la chiamata, però farei la figura della maleducata e non mi pare il caso.
<< Ciao >> ok, ho risposto perciò non posso più tirarmi indietro, però ora temo che commenti le mie mutande o il fatto che ho macchiato il letto di sangue
<< Lo sai che hai lasciato le tue scarpe da me? >> brava, sono troppo geniale! Buttiamo la conversazione su questo argomento così lo distraggo dalla biancheria trovata sotto al letto
<< Sai me ne sono accorto visto che sono dovuto tornare a casa a piedi nudi >> sento una nota di irritante sarcasmo acido nel tono della sua voce, però preferisco rimanere su questo argomento.
<< Se le rivuoi … >>
<< No, buttale via, fanno veramente schifo >> non ha tutti i torti, le ho osservate e le scarpe sono macchiate, i lacci grigi sono sfilacciati e inoltre la suola è estremamente consumata. Ora però mi sale il dubbio: se non vuole le sue scarpe perchè mi ha telefonato? Non sarà per le mutandine? Forse mi conviene sbattere giù il telefono, magari non rivuole le sue scarpe per evitare d'incontrarmi.
<< Con tua madre tutto bene? Voglio dire, non mi ha scoperto? >> rimango basita, mi ha chiamata per questo? Era preoccupato?
<< No, non ha saputo nulla >> tutto bene, a parte il fatto che potevi portarti dietro le tue schifose scarpe, avrei avuto meno guai
<< Bene, perchè tua madre mi sembra una rompiscatole >>
<< Infatti lo è >>
Gio ride, sono contenta che mia madre lo diverta, io rido meno di lui
<< Va bene Sofia, allora ci vediamo >> perfetto, ora puoi chiudere la conversazione
<< Ah, ti posso dare un consiglio? Dovresti essere più ordinata, sai sotto a quel letto c'è troppa biancheria >> ok, ora sono senza parole, come dovrei rispondere a questa frecciatina? Infatti non rispondo, chiudo la conversazione, premo il pulsante rosso e caccio il telefono nell'angolo più lontano del letto.
Penso sia giunto il momento di guardare cosa c'è sotto al letto, per quanto faccia male devo essere consapevole.
Ora mi chino e diavolo, ho tirato fuori una palla di vestiti. Ora la devo disfare e mi vergogno un sacco. Ci sono quattro paia di mutande, e due sono sporche, tre calzini puzzolenti, sette reggiseni, quattro magliette sporche e tre paia di pantaloni.
Gio ha visto tutto questo, credo che non avrò più il coraggio di guardarlo in faccia.
Ho deciso, da domandi i panni sporchi non li nasconderò più sotto al letto ma dentro all'armadio.



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3062846