Animal I've become.

di Just a Shapeshifter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coyote ghost. ***
Capitolo 2: *** Shadow wings. ***
Capitolo 3: *** A little Squirrel ***
Capitolo 4: *** A not so lonely wolf. ***
Capitolo 5: *** A prrrrfect chance ***
Capitolo 6: *** An half invisible man. ***



Capitolo 1
*** Coyote ghost. ***


Avviso:visto che questo primo capitolo altro non è che un veloce remake di ciò che avevo già scritto in passato, domani uscirà la versione del nostro caro amato Trent .
Buona lettura del capitolo "Coyote ghost".

Un sinistro ma melodico ululato infranse la campagna facendo sobbalzare il vecchio, il quale aprì gli occhi di scatto e si alzò velocemente dal divano, imprecando appena il mignolo del piede destro andò a sbattere contro una delle gambe del tavolino.
Afferrò il fucile e si precipitò fuori dalla porta insultando il vecchio cane da guardia, che di canto suo aveva solo rizzato un orecchio all'udire dell'ululato.
“Coyote, stupidi e patetici infami, venite qui!” Il vecchio urlò alla luna, urlò oltre gli steccati, in mezzo ai campi, facendo tremare le pareti della stalla o del fienile. Un altro ululato e l'uomo sogghignò; “Ti ho sentito stronzo, ho sentito ognuno di voi, infami ora vengo a prendervi.” Corse giù dalla veranda illuminata da una vecchia lanterna, predatrice di mosche, falene e moscerini. Corse verso il buio, diventando un'ombra nelle ombre.
Dei passi felpati superarono agilmente lo steccato, due occhi gialli si posarono sul vecchio cane, il quale sbadigliò, scodinzolando piano quasi. Il pelo rossastro del coyote si ritirò, i canini affilati si annullarono e gli occhi gialli divennero grigi.
“Ehi Puck, se ne é andato eh?” La Iena ghignò, salendo i sei scalini che portavano alla veranda a due a due, dando una lieve carezza e un osso con su ancora qualche pezzo di carne al vecchio cane. “Se lo provi a dire a qualcuno ti ammazzo, vecchio inutile cagnaccio.” Ma il lieve scodinzolio e le orecchie che si muovevano in direzione del cibo garantivano quasi come una lecita promessa di fedeltà. Scott alzò le spalle gettandogli l'osso davanti al muso, entrando e chiudendo la porta di casa. Il caldo era asfissiante, in quella sera d'estate.
Si, adorava usare il proprio potere per far uscire di casa il vecchio rompiballe. Tsk, lui e la sua stupida fissa per i coyote che gli rubavano le galline e le divoravano, povero stolto, ancora non si era accorto che qui l'unico canide che gli fotteva il pollame era lui, quando la luna piena splendeva in cielo e la voglia di legarsi ancora alla natura era sempre più forte.
Ehi, non era un lupo mannaro o cazzate varie, semplicemente aveva scoperto di possedere questo potere all'età di otto anni, giocando con quel Puck, quando all'epoca era ancora agile e giovane.

Non l'aveva mai detto a nessuno.

Non l'aveva mai scoperto nessuno.

Nemmeno quella principessa delle fate era riuscita a scoprire la verità, povera idiota pure lei. Si stiracchiò sogghignando nel sentire il padre urlare dalla rabbia, aveva fatto in modo di lasciare evidenti tracce, per poi farle casualmente sparire vicino al ruscello.
Una risata strafottente e divertita uscì dalle labbra del rosso, mentre si sdraiava sul divano. “Buona caccia vecchio.” Mormorò stiracchiandosi, sdraiandosi su un lato e leccandosi le labbra, la coda che oscillava giù dal sofà, lasciata apposta come per sfottere ancora di più la stupidità dell'uomo. “Come la prenderai, quando finalmente, forse, scoprirai che é tuo figlio a mangiarsi le tue stupide gallinelle?” Ghignò ancora, sbadigliando e fissando la luna piena fuori dalla finestra; adorava farlo impazzire.
Il coyote fantasma eh? Altro soprannome da aggiungere ai suoi.


M's little nook:

"Saaalve campeggiatori, qui è il vostro McLean che vi"

Salve a voi, popolo di EFP *sorride* mi sono ricordata di questa piccola vecchia raccolta dimenticata da Dio, mi sono presa cura di questo primo capitolo modificandolo di qua e di la e beh, ve lo ripropongo.
Ora sparisco a scrivere il seguito, Trent il prossimo protagonista...
Vediamo chi sarà il fortunato vincitore di questa ipotetica sfida nel riconoscere chi personificherà cosa.
*Salta su un albero e scompare tra le fronde*

~M

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Capitolo 2
*** Shadow wings. ***


Sferzava il cielo, la luna illuminava campagne ed alberi sottostanti, una leggera brezza accarezzava le piume color pece.

Libero, ecco come ti sentivi:
Libero e basta, senza preoccupazione alcuna o per lo meno quando non assumevi sembianze umane ma animalesche.

Trent scorse finalmente il salice piangente subito dopo le strade di campagna ed un piccolo laghetto: oh, il suo vecchio amico salice, compagno di notti insonni, amico di mille pensieri, protettore di altrettanti segreti.
Si adagiò su uno dei grossi rami portanti e, coperto dalle molteplici fronde che si tuffavano verso le sponde del lago, Trent ritirò il corvino piumaggio e sorrise una volta che le labbra presero nuovamente posto sul viso, facendo eclissare il becco.
Le ali spirarono e le dita tornarono a bagnarsi tra luce lunare e le ombre che il salice con le sue frasche proiettava sopra la propria pelle nuda, solo dei boxer neri gli garantivano un minimo di umanità e civiltà.
Scese docilmente dal ramo ed atterrò sulla soffice erba, finalmente era in uno dei sui posti preferiti, nel suo piccolo angolo tranquillo: libero dagli impegni, libero dalle oppressioni, libero dai fan, paparazzi, haters, libero di poter finalmente pensare e rilassarsi. Le iridi nuovamente verdi inquadrarono la luna ed un secondo sorriso si dipinse sul suo volto, sedendosi per terra nel mentre. La chioma del salice lo nascondeva dalle vicine case di campagna, l'umido prato era come una fresca naturale coperta rigenerante e, le altalenanti increspature dell'acqua gli donavano un senso di pace.
Odette chiaramente a poca distanza il richiamo di un corvo, tirò le labbra da un lato e tornò a gettare piccoli sassolini lungo la superficie dell'acqua, svuotando la mente da ogni pensiero.

Aprì le ali color carbone e spiccò il volo, emulò quel familiare richiamo e si unì ai suoi simili.
Oh, plumbei nuvoloni stavano minacciando il bel panorama di poco fa, Trent detestava vedere il proprio angolo di serenità esser devastato da bufere o tempeste così, appena si alzava il vento ed udiva i suoi simili gracchiare, velocemente si trasformava e velocemente prendeva quota, diretto ancora una volta verso casa, verso il nido.

La finestra della propria camera leggermente socchiusa, un ottimo presagio, simbolo che sua madre non era ancora tornata a casa.
Veloce planò all'interno e tornò bipede, il tempo di infilarsi dei comodi pantaloni ed una felpa, l'unica cosa che rimase del suo aspetto precedente erano un paio di piume incastrate nella chioma e la porta di casa si aprì, cigolando piano.
“Trent, tesoro?”
“Si mamma?”
Il moro uscì dalla stanza accendendo la luce e scese rapidamente gli scalini, incontrando il sorriso della donna.
“Dio caro, che ti è successo?” La madre sgranò gli occhi e si affrettò ad andare davanti all'altro, le affusolate dita veloci sistemarono i capelli del figlio, estraendogli penne d'inchiostro.
“E queste?” Trent si grattò la nuca, la bugia che galoppava in giro per la mente in cerca di una risposta.
“Stavo pulendo la grondaia dalla mia stanza, mi devono esser cadute in testa mentre schivavo un cumulo di foglie secche.” La donna rise e Trent sospirò di sollievo, anche questa volta pareva averla scampata.

Si, in fondo poter assumere a proprio piacimento le sembianze un corvo era divertente, in fin dei conti.


M's little nook:

E così, anche il nostro cantastorie ha segreti da celare tra le fronde di un salice piangente e le rive di un delizioso laghetto.
E, se il dolce Trent ha la capacità di mettersi le ali e spiccare via quando serve, quali sorprese ci nasconde il nostro piccolo Cody?
Beh, temo che non vi resti altro da fare se non pazientare un paio di giorni, prima di scoprirlo.

~M

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Capitolo 3
*** A little Squirrel ***


Si concentrò sferzando nell'aria la folta coda, prese le distanze Cody, partendo con la rincorsa, l'obiettivo proprio davanti ai suoi occhi.
Iniziò a zampettare lungo quell'esteso ramo per poi staccare le zampe e spiccare un notevole salto, cercando di atterrare su dove il cervello si era prefissato di arrivare.
Ma, vuoi scherzo del destino, vuoi le distanze calcolate male o la troppa poca forza emessa dagli arti, il ramo davanti a lui spirò in un secondo, facendolo precipitare parecchi metri più in basso. Fortunatamente la sua figura si salvò, in quanto Cody riuscì ad aggrapparsi ad una delle ramificazioni poco più in basso ma, il suo udito da roditore non fu altrettanto fortunato:
“OH MIO DIO CODY! TUTTO BENE? VERO CHE STAI BENE?!” Il ragazzo sospirò e si fermò, puntando gli occhietti ora scuri verso la fonte delle sue preoccupazioni.
Sierra correva nel sottobosco tra un albero e l'altro, seguendo ogni suo passo. Era preoccupata, visibilmente preoccupata e con un tantinello di iperventilazione in corpo... no, okay: decisamente tanta, troppa iperventilazione in corpo.
Cody scese velocemente con le rapide zampette, piano piano stava migliorando di giorno in giorno, a scoprire ogni segreto delle molteplici cortecce che scalava: arrivò a tre metri da terra e si fermò a fissarla, la coda che si muoveva pian piano, le orecchie all'erta con un udito decisamente superiore al normale e le vibrisse tremavano di poco, mentre l'olfatto captava sempre più odori, dal muschio al pino, dal profumo di Sierra fino a quello temibile del lontano falco...
L'avevano avvisato fin dal principio i suoi simili impellicciati, squittendogli di registrare nel cervello quell'odore o il suono della sua voce e di nascondersi nel primo buco sicuro che trovava appena esso si faceva vivo, sopra gli arbusti.

Stava scappando dall'ennesima Sierra sopra di giri, si era immerso nella foresta ma le urla dell'altra erano ancora vicine: troppo vicine. Tentò il tutto per tutto, era comunque buio e, se si sbrigava, poteva farcela tranquillamente.
Individuò un ramo basso e una roccia li vicino, rapido scalò la seconda e si aggrappò al primo, facendo leva quel che bastava per nascondersi: ma era ancora troppo visibile, così salì più che poté, sentendo la viola giungere fino al suo nascondiglio.
“Oh Cody? Dove sei tesoruccio? Cody? Coooody!” Il castano ovviamente tirò un sospiro di sollievo appena sentì i passi dell'altra allontanarsi e quelle urla affievolirsi, poi realizzò l'amara verità: era a chissà quanti metri sospeso da terra, l'adrenalina e la paura l'avevano aiutato a salire ma, chi l'avrebbe aiutato ora, a scendere?
Chiuse gli occhi e si accucciò tra due rami, il respiro veloce e il cuore che tornava a pompare sangue più del dovuto: come avrebbe fatto?
Si era già abbandonato all'idea di gridare aiuto e sperare in un nuovo salvataggio di Sierra, ma appena aprì gli occhi un nuovo mondo gli si parò davanti: sentiva nettamente ogni odore, quasi come se essi facessero a gara per saltargli dentro le narici, le orecchie udivano ancora la Fanatica urlare il proprio nome e la coda oscillava dietro di sé, vaporosa.
La coda?!

Per farla breve Cody era riuscito a scalare a ritroso l'albero e scendere giù, tutto era dannatamente più piccolo e buio, la vista l'unico senso ad non essersi affinato. Spaventato salì di nuovo ma attraverso un'altra corteggia, abbastanza in alto da stare al sicuro ma abbastanza in basso per poter scendere.
Coda vaporosa e arricciata, vibrisse ben in vista che captavano ogni movimento insieme a udito e olfatto e una strana predilezione per le ghiande, o comunque per la famiglia degli acheni, insomma ogni sorta di frutta secca.
Alla fine era riuscito a tornare a parlare invece che squittire, a malincuore aveva chiamato a pieni polmoni Sierra e insieme erano tornati a casa, il primo scosso e la seconda in visibilio per il ragazzo mezzo nudo in fianco a sé. Perché glielo aveva detto? Semplice, perché era sotto shock e, una persona sotto shock potrebbe dire qualunque cosa.
Inizialmente Sierra non ci aveva creduto, insomma il suo Codichino non poteva divenire una specie di peluches viven-
Come dicevo, Sierra accettò poco dopo l'idea di poter avere un mini Cody peloso e tutto da coccolare con cui condividere un segreto e Cody potette allenarsi ogni volta con la sicurezza che per ogni incidente Sierra sarebbe stata li, pronta a difenderlo o salvarlo a seconda dei problemi, ovviamente.
Perché andiamo, chi altro al mondo potrebbe raccontare di avere un ragazzo che può diventare a proprio piacimento ancora più tenero e che potrebbe fare qualunque cosa per una ghianda?
Si, quell'incidente del diventare uno scoiattolo aveva i propri vantaggi... Cody sogghignò.

Tipo scappare dalla circolazione per un po' e andare a spiare Gwen, tanto per fare un esempio.


M's little nook:

Il nostro tenero Cody uno scoiattolo , mh? *alza le mani in segno di difesa*
Prima di ricevere pomodori, verdure marce o qualunque altro oggetto o ortaggio addosso, lasciatemi spiegare:
Cody è stato uno dei personaggi più difficili a cui affidare un animale per stupire i miei cari EPFniani (ancora non sono convinta di questo nome eppure non riesco a farne a meno, dammit!)
Cazzata, ogni personaggio è stato una sfida in sé a parte Scott e Lindsay
Come dicevo, Cody non è stato facile da affidare, però credo che lo scoiattolo gli calzi a pennello: piccolo, scattante, sa nascondersi quando vuole e sa spiare altrettanto bene Sorry, Gwen... Eh, vabbè.
La nostra prossima vittima protagonista sarà la nostra amata Heather : idee sul proprio animale guida?
*Ne approfitta per sparire sul proprio acero*

~M

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Capitolo 4
*** A not so lonely wolf. ***


Annusò a lungo, seguendo le tracce di quella scia odorosa. Ancora cinque chilometri e si, avrebbe raggiunto il branco, finalmente.

Era sempre stata quella popolare, quel genere di ragazza di cui nessuno parla pubblicamente ma di cui tutti volevano sapere tutto di essa. Quel genere di ragazza che al ballo di fine anno vinceva il titolo di reginetta senza troppa fatica, quel genere di ragazza di cui ogni uomo faceva a gara per invitarla ad uscire e di cui ogni ragazza moriva di invidia o scoppiava in lacrime perché beh, non erano come lei.

Un uggiolio ed agitò contenta la coda, un breve ululato per segnalare la propria posizione e iniziò a correre a perdifiato, superando alberi e rocce, slanciandosi di fianco a corsi d'acqua e saltando prati, fino a scendere oltre il versante e superare l'ultima radura, l'odore nettamente più forte ora, ne fu compiaciuta anche se la lingua penzolava fuori dalle fauci, dannazione: non era più abituata a certi sforzi, era passato decisamente troppo tempo, dall'ultima volta.
Si inoltrò tra rami bassi e cespugli fino a scomparire insieme all'argenteo manto, le orecchie fini ascoltavano ogni sussurro della buia foresta. Un rumore più insolito degli altri echeggiò per la foresta ma la ragazza ora lupa non ci fece troppo caso, per una dannata volta non aveva nessuna strategia in mente e questo le costò caro.
Un cinghiale sbucò dal nulla, il suo cupo verso stordì il finissimo udito dell'altra che velocemente balzò di lato e arricciò le labbra, ringhiando cupa.
Aveva sentito l'odore dei suoi fratelli, del suo branco, come aveva fatto a farsi sfuggire un odore così pungente come quello di quel cinghiale?
Bofonchi un poco più acuti e ne capì subito il motivo: era una lei e stava difendendo i suoi piccoli, anche a costo della vita. I propri fratelli sembravano lontani adesso, così si concentrò totalmente sull'avversaria davanti a sé, ora schivando una possente zannata del maiale selvatico, ora ricambiando con i propri candidi canini, ora solo più affilati.
Li affondò nella carne dell'altra, sulla schiena; l'umana in lei sapeva benissimo quanto doveva tenersi il più possibile lontana da zanne e zampe dagli zoccoli affilati e, l'istinto animale rafforzava questa sua idea ancora di più, così per lunghi minuti si limitò a schivare gli attacchi dell'altra arretrando solo per poi attaccare l'altra fulminea su dorso e spalle, anche se sapeva che l'unico punto micidiale per la suina era la gola, che guarda caso si trovava proprio tra zanne e zoccoli... stava rischiando grosso.
Certo, poteva benissimo fare un rapido dietro front e scappare a zampe levate, cercando il proprio branco più tardi, ma l'orgoglio gli urlava di non lasciare perdere, insomma, Heather non era un perdente, non lo era mai stata e di sicuro non lo sarebbe diventata.
Il fiato corto già da prima, l'avversaria con il manto coperto di sangue ma ancora in piedi e pronta a ricominciare e lei con sempre meno forze in corpo, aveva bisogno di carne cruda e subito eh, l'odore di quei piccini sembrava così delizioso... si leccò i baffi distraendosi e l'altra caricò, le zanne andarono a sfiorare il ventre dell'argentata, la quale con un balzo riuscì a saltare in groppa all'avversaria e a donarle un altro forte morso sulla schiena, per poi ululare.
Schivò l'ennesimo colpo e mano a mano i suoi sensi canidi si affinavano sempre di più, mentre lottava per togliere la vita all'altra e per preservare la propria le orecchie captavano scalpiccii di zampe quasi silenziose lungo il terreno, terreno che sapeva di funghi, erba, sottobosco e dov'era lei sapeva fortemente di cuccioli, cinghiale, sangue: carne... vita.
Un grosso lupo dal manto fulvo balzò in avanti e si unì a lei nel combattimento, delle fauci in più facevano sicuramente comodo e si, mano a mano che il tempo passava il branco aumentava, sempre più muscoli e denti arrivavano; madre e piccoli erano spacciati e, infatti fu così.
Il branco fece in tutto cinque vittime, poi chi prima, chi dopo corsero da Heather, uggiolando sommessamente e leccandole il muso o le orecchie, la coda letteralmente impazzita vibrava a destra e a sinistra sibilando nell'aria.
Heather si accorse solo dopo della propria candida coda che, come le altre sue compagne sferzava l'ambiente circostante, andando a toccare le sorelle o i corpi dei suoi compagni di branco.
Il lupo dal pelo fulvo ringhiò e rivendicò la sua preda, Heather sapeva benissimo che l'alfa non andava mai contrastato in nessun caso, così si limitò a far passare le proprie pupille color carbone sul branco, notando con piacere delle nuove entrate, sia i vecchi cuccioli ora divenuti adulti, sia i nuovi arrivati che erano abbastanza grandi per partecipare alla caccia.
Ru iniziò a dilaniare la vittima, il sangue caldo fluiva ora libero sul terreno e anche nei fiuti dei compagni di caccia. Heather sentì di nuovo quel familiare istinto che le urlava di correre e mangiare a più non posso, l'inverno sarebbe arrivato prima di quanto tutti pensassero eh, l'istinto comandava solenne, in quei casi.

Stavano affondando i denti nelle carni degli animali non più in vita, il branco in questi momenti diventava più un solido io e nessuno, ognuno pensava solo alla cosa principale, ovvero il cibo. Heather lottava come tutti per la propria reazione di carne, ma ecco che il pensiero umano tornò a vacillare nella propria mente: uccidere una madre e i suoi piccoli solo per sadico divertimento, più che per fame... il branco era ben proporzionato, nessun individuo magro e malato insomma, okay che in natura il cibo non arrivava con uno schiocco di dita, ma perfino per la perfida calcolatrice strappare la vita a madre e figli era una cosa ai limiti del crudele.
Questo pensiero le valse la propria carne, inghiottita velocemente da Ru, ritirò le labbra ma l'altro fece lo stesso, arricciandole più che potette.
“Sei troppo simile ai due zampe, non capisco come abbia fatto Lesly a trovare qualcosa di interessante, in te.” Lesly era la lupa alfa ma, dal proprio arrivo non l'aveva né vista, né sentito il suo odore. Un cupo pensiero si fece spazio nella mente di Heather mentre i canini scintillavano davanti a Ru.
“Non te ne preoccupare, sarò anche nata due zampe ma di certo un quattro zampe pieno di pulci come te non lo temo!” Si fronteggiarono così, parlandosi con il linguaggio del corpo, i resti di un cinghiale in fianco a loro, le code alte mentre gli occhi analizzavano avversario e circostanze, il branco piano piano fermava la propria fame vorace, osservando i due che emettevano bassi ringhi.
Scattarono all'unisono, Ru spalancò la mandibola e mise in mostra le zanne insanguinate, Heather non fu da meno, serrando poco dopo le proprie nella pelliccia dell'altro, macchiando la propria color perla di porpora.

Ululati e ringhi provenivano dalla foresta ma, erano nascosti da fronde e pini.

Ru alla fine si ritrovò costretto a mettersi supino, l'addome in bella mostra e bassi uggiolii di supplica.
Heather ringhiò rumorosamente e abbaiò a pochi centimetri dall'altro, le zanne sfiorarono il corpo di Ru.
“Hai perso, una due zampe ti ha battuto, senza uso di fucili o tranquillanti.” Fece scattare la coda verso il cielo e si scrollò, eliminando residui di sangue fresco e bava, si leccò una ferita superficiale sulla spalla ma tenne sempre d'occhio il lupo dal pelo fulvo, il ringhio facile, sul muso di Heather. “Non so che fine abbia fatto Lesly o che fine le abbiate fatto fare, non voglio saperlo e perciò non chiederò.” Guardò i presenti e sbadigliò poco dopo annoiata, la coda arricciata un poco sul lato, ora.
“Me ne tornerò con i due zampe, ma esigo che Ru non sia più l'alfa di questo branco, troppo sangue marcio risiede in questo fratello.”
La luna stava facendo capolino nel cielo, facendo brillare la pelliccia dell'asiatica, dandole ancora di più un aspetto più maestoso.
Interrogò con lo sguardo ogni fratello ed ogni sorella e ringhiò sottovoce quando Ru si rimise su tutte e quattro le zampe, sogghignando soddisfatta dentro di sé quando lo vide accucciarsi poco dopo con la coda tra le gambe. Ululò per l'ultima volta insieme alla sua famiglia per poi correre e sparire nel fitto della foresta.

Una mora comparve ai limiti di un boschetto e fece di corsa l'ultimo marciapiede mal illuminato, il fiatone in corpo e il braccio che bruciava.
Si fermò solo dopo aver raggiunto uno steccato all'inglese, essersi rivestita completamente ed esser entrata nella propria casa.
Alejandro l'accolse con un sorriso malizioso, lei si limitò a schiaffeggiarlo con una mano e a chiudersi in bagno, in attesa di un bel bagno caldo.
Alejandro notò quel sorrisetto malizioso susseguito dal fin troppo leggero schiaffo di Heather e lasciò perdere, tornando a cucinare.
La mora si esaminò la spalla e la disinfettò, tuttavia un sorriso per una volta era sul proprio viso.
Si, magari quella lupa dal pelo argenteo non era poi così solitaria... aveva una famiglia con la pelliccia e un compagno subdolo e calcolatore proprio come lei, poteva desiderare di meglio?


M's little nook:

EFPniani bentornati su Animal I've become :3
Che dire? Heather una lupa? Alzi la manina chi se lo aspettava *la alza e si accorge di esser l'unica ad averlo fatto così la tira giù* comunque, demenze dell'autrice a parte, la nostra lupa dal pelo argenteo è passata da ragazza popolare a donna con poteri simili alla licantropia (e non lupo mannaro perché beh, sapete tutti come la pensiamo io e P su codesto argomento -anche perché beh, con The Destiny of Wolves ...-) si dai, non pensiamoci :3
La prossima della lista è la nostra adorabile svampita Lindsay andiamo ragazzi, lei è facile, tremendamente facile da indovinare.
Mi congedo così, con un sorriso mentre guardo la luna piena proprio come la nostra calcolatrice preferita che al momento si sta rilassando in una vasca colma fino all'orlo di acqua e bollicine :3

~M

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Capitolo 5
*** A prrrrfect chance ***


Girava per le vie della città, Lindsay.
Trotterellava tranquilla osservando le persone che la guardavano sorridendo e passandole avanti poco più tardi... le stelle stavano facendo capolino ma la voglia di tornare a casa era pari a zero, non era forse anch'essa una stella, in fondo? Che brillasse, allora.
I negozi delle vie di Toronto illuminavano il suo cammino con le vetrine luminose, sgranò meravigliata gli occhi e le pupille si dilatarono nel vedere un assortimento di trucchi al di la del vetro: rossetti, lucidalabbra, eyeliner, mascara e fondotinta davano il meglio di sé, illuminati da sfavillanti luci color ocra.
Lindsay non perse tempo ed entrò approfittando delle porte scorrevoli aperte, non accorgendosi né della propria bassezza, né del suo aspetto decisamente non umano. Ci mise un poco a capire il perché la commessa dietro al bancone iniziò a sbraitare proprio contro di lei, costringendola ad alzare i tacchi e scappare di nuovo per le vie mano a mano più oscure.
Il tempo passava, le tenebre avanzavano sempre più su per i cieli della città canadese e lo stomaco della povera Lindsay brontolava pretendendo di essere sfamato; era l'ora della pappa, d'altronde. Rapida scivolò via, anche se a malincuore, dalle vie più chic della città e si incamminò tra parchi e strade decisamente meno popolate, fino ad arrivare alla solita villa, le luci accese.
Si leccò i baffi e fece i tre scalini della veranda, si accucciò sulla sdraio li fuori ed iniziò a lamentarsi. Al terzo miagolio la porta si aprì ed un'anziana signora uscì fuori in veranda, sorridendole e grattandole le orecchie, causa delle successive fusa della ragazza.
“Kitty, eri sparita da un po', meno male che non ti è successo nulla di male eh, cara mia.” L'anziana continuò con quelle carezze sul pelo color fumo del maine coon e la biondina iniziò a fare le fusa contenta, stiracchiandosi e miagolando.
Lindsay adorava trasformarsi in una micia per sfuggire alla routine quotidiana, e poi quella vecchiettina era così simpatica.
La seguì in casa e fece contento il proprio stomaco strano da dire ma il cibo per gatti era delizioso, poi la salutò con un miagolio e sparì di nuovo nel buio, diretta un paio di case più avanti.
Gli occhi color celeste rimanevano sempre, il pelo provocava soffici fruscii ,mentre sfregava contro i muscoli che agili si muovevano e le iridi captavano le più infime quantità di luce illuminando l'ambiente intorno a sé e muovendosi a proprio agio. Superò agile il cancello di una villetta ed attraversò il giardino, miagolò al cane legato alla catena che le abbaiava contro e fece le fusa, salutandolo e superando l'altra recinzione... le luci erano ancora spente...
Arrivò nel retro e si arrampicò sul piccolo pioppo che stanziava a confine tra le due ville, superando i rami e buttandosi nel giardino prediletto. Una fusa felice a sé stessa compiaciuta e si aggirò per il terreno, quando le orecchie captarono un sibilo. La parte razionale ed umana rabbrividì, l'unico pensiero quello di correre dentro casa e nascondersi sotto le coperte.
La parte istintiva e animale invece sogghignò, concentrando ogni senso sulla preda; un grillo saltellava a cinque metri da lei, un salto eseguito nel modo giusto appena si fosse portato ad una minore distanza e sarebbe stato suo. Non era una caccia per fame anzi, anche da gatto non avrebbe mai e poi mai mangiato tale schifezza: semplicemente voleva giocarci, farlo sentire in trappola e finirlo...

Che infidi esseri, i felini...

Si acquattò sull'umida erba ed attese nell'ombra, la sua vittima ignara sembrava intenta a saltellare qua e la, emettendo il suo verso.
Fece ondeggiare piano la folta coda e si preparò ad attaccare quando, il grillo cambiò direzione e piombò direttamente verso di lei, atterrandole sulla zampa: Lindsay sgranò gli occhi e miagolò spaventata, quel miagolio presto si trasformò in un urlo acuto, mentre la ragazza ora nuda correva agitando le braccia verso la porta del retro, l'apriva e schizzava in bagno a cercare del sapone, una lozione, una spugna.
“Che schifo che schifo che schifo!” Ripeteva come un mantra mentre sapone, spugna e mani sfregavano le une con le altre, in una auto convinzione di pulizia.
La bionda ora aveva solo le lunghe vibrisse del gatto e una folta coda color fumo, splendide sfumature che variavano dal candido bianco al ben più cupo grigio danzavano mentre Lindsay sfregava freneticamente, i lunghi capelli coprivano seno e schiena mentre la coda pensava a garantire protezione alle parti più basse della ragazza, ora di schiena.
“Lindsay?”
“Oh, Dylan, un insettaccio cattivo voleva mangiarmi!”
“Tyler!”
Il castano sospirò affranto. “Sono Tyler dannazione!” Ma stette zitto appena vide la ragazza, spalancando letteralmente la bocca.
La bionda non lo ascoltò, girandosi innocentemente, o forse senza pudore, guardandolo.
“Vero che se ne è andato, Lyghter?”
“Tyler.”
“Fa lo stesso! Se ne è andato vero?”
La gatta morta emesse un urletto isterico ed acuto, cosa che piacque poco a Tyler.
“Si, si è andato via.” Ma, visto che la sua ragazza proprio non voleva saperne, finse di andare da lei, sfilarle qualcosa dai capelli e gettarla fuori dalla finestra, arrossendo appena sentì la pelle nuda della prima abbracciarlo.
“Sei il mio eroe, Tyler!” Il castano sgranò gli occhi ed arrossì ancora di più, così Lindsay prontamente sorrise e catturò le sue labbra con le proprie, le vibrisse scomparse ma la folta coda che avvolgeva i due, mentre l'acqua della doccia veniva accesa.


M's little nook:

Eccomi ancora qui :D *schiva pomodori e verdure varie*
Lo ammetto, non è uno dei migliori capitoli ma Vick -la mia ispirazione- proprio non voleva aiutarmi *sospira*
Comunque, la nostra tenera maine coon -per chi non sapesse che razza sia clicchi qui-
E così la nostra dolce Lindsay era un gatto svampito e stravagante, aw mi viene voglia di coccolarla...
Adoro il fatto di poterla descrivere sia come abile felino, sia come maldestro cucciolo che come gattona sexy A Tyler piace questo elemento
Okay, il prossimo ed ultimo è Harold, idee? -è abbastanza difficile, lo ammetto-
Alla prossima :3

~M

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Capitolo 6
*** An half invisible man. ***


“Ragazzi muovete il culo, è qui!” Harold udiva chiaramente quelle voci echeggiare tra i vicoli della città, i suoi aguzzini sempre più vicini.
Corse a perdifiato dentro un vicolo cieco, ovviamente... sai che noia trovare una strada lunga e con molteplici nascondigli?
“Oh, andiamo...!" Harold deglutì, le iridi veloci scrutavano l'ambiente circostante in cerca di riparo.
Brutta idea quella di provocare per sbaglio uno degli scimmioni giù al bar dove lavorava da poco.
Era stato totalmente un incidente eh, ma il pompato e il suo branco non gli davano tregua, fortuna che aveva imparato a eseguire scatti record al campo diventa un atleta con un semplice click , corso ovviamente online.
Tremò lievemente appena il suo cervello gli diede l'amara notizia: nessun nascondiglio che non fosse intuibile, così si rassegnò al peggio, si accucciò tra due cassonetti e chiuse gli occhi, le voci sempre più vicine che alternavano i loro strilli con il tamburellare rumoroso del proprio cuore nel petto, le labbra morse ed una smorfia sul viso di chi sa di essere spacciato.
Gli energumeni arrivarono e si impossessarono del vicolo, bloccandolo mentre l'offeso soppesava lo spazio, le pesanti calzature battevano sul terreno.
Harold capì che non sarebbe finita come con Duncan, qualche pugno ed una risata... li si giocava decisamente di più.
Pensò a LeShawna mentre i passi si facevano sempre più vicini, le palpebre strizzate dalla paura. Si, LeShawna come ultimo ricordo sarebbe bastato.
Sentì il primo cassonetto venire aperto, il coperchio slittò con un sordo cigolio e l'uomo sputò adirato dentro, passando al secondo cassonetto, il quale ricevette la medesima sorte...
Non capiva, davvero non capiva.
Era proprio tra i due cassoni dell'immondizia, la puzza aleggiava davanti, dietro, intorno a lui, insidiandosi nelle narici... aveva ancora gli occhi sigillati ma poteva giurare di sentire l'altro davanti a sé, era magro si... ma perché non lo aveva ancora notato?
“Capo? Dov'è sparita quella pulce?” L'altro sbuffò.
“Che cazzo ne so, controllate per tutto il vicolo ma,” fece una breve pausa, facendo un breve rumore nello schiudere le labbra per sogghignare. “lasciatelo a me, intesi?”
Harold era incredulo ora, così aprì un occhio di poco per spiare la situazione; niente, erano davanti a lui e conversavano mentre il resto del branco cercava imperterrito proprio lui... prima o poi l'avrebbero trovato.
Deglutì appena il capo abbassò lo sguardo, fissandolo.
“Trovato niente?” Uno sputò sfiorò lo Sfigato, cadendo nel terreno sottostante.
“Solo una dannata lucertola giallastra, d'ah che schifo.” Il boss sputò per l'ultima volta sul terreno e mormorò un “merda” , sparendo con i propri scagnozzi poco dopo.
Harold, di canto suo, sgranò gli occhi e fissò il mondo esterno. Era in basso, decisamente più in basso ora, poteva infilarsi senza fatica nello scompartimento tra cassonetto e terreno, nascondendosi per bene, ora.
Non era una lucertola, oh no... si guardò per bene tra la sporca lamiera... era senza dubbio un Chamaeleonidae, più comunemente detto camaleonte... l'unica domanda era come mai fosse in quella forma decisamente non umana, ecco.
Era ancora basito quando uscì dal sotto bidone e in qualche modo chiuse nuovamente gli occhi, tornando in sembianze umane, fortunatamente aveva ancora indosso i jeans. Sorrise e guardò le mani, le quali erano ancora ricoperte da rade squame.
“Forte.” Esclamò fissando quella metamorfosi, ora avrebbe saputo come scampare dalle situazioni più difficili.


Buonasera a voi, o EFPniani e bentornati sull'ultimo capitolo di Animal I've Become...
Lo so, Harold camaleonte conclude la raccolta e si, questo capitolo è decisamente più corto e infinitamente più umano, invece che animalesco ma, volevo trarre piccole esperienze di vita, lasciando al lettore l'immaginazione di pensare come andrà a finire, se diverrà un agente di spionaggio per la CIA ma esiste la CIA in Canada(?) credo di no, eh? se sfrutterà questo potere per fare rapine anche se sarebbe più da Duncan o se semplicemente lo userà per spiare belle ragazze(?) -Pervert: mode on-
Ok, la smetto di sparare sentenze a caso e lascio a voi i commenti, vorrei ringraziare tantissimo:
Gigli neri e ombre,
Raymox,
cody020701,
Heathila,
Lily Juvenile,
acate e
Iron Sara...
Senza di voi questa raccolta non sarebbe mai nata e continuata, grazie mille ad ognuno di voi *è commossa* a parte gli scherzi, sono commossa davvero... grazie infinite a tutto voi.
Ci si rivede al più presto per chi fosse interessato con Oneshot, Song-fic e, naturalmente, long come Cigarette e I'm confused. .
A presto, miei cari EFPniani.

~M

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