E poi arrivi tu

di Grify
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LA SCELTA ***
Capitolo 2: *** NUOVA VITA ***
Capitolo 3: *** LIBERA ***
Capitolo 4: *** ESPLOSIONI ***
Capitolo 5: *** NUOVE E VECCHIE CONOSCENZE ***
Capitolo 6: *** LA FESTA VISTA DA... ***
Capitolo 7: *** LA FESTA VISTA DA... ***
Capitolo 8: *** FUORI DALLE MURA ***
Capitolo 9: *** SONO SUA SORELLA ***



Capitolo 1
*** LA SCELTA ***


                  LA SCELTA 
 
Sento chiaro e forte il suono della sveglia sul mio comodino, allungo automaticamente un braccio e pigio il bottoncino sul lato posteriore. Silenzio. Un silenzio quasi innaturale ma che a me suona terribilmente, irreversibilmente familiare. Non si sente neanche il
cinguettio degli uccellini che cantano la mattina presto, quasi fossero intimoriti di
rompere la quiete della stanza. Solitudine. Da un anno a questa parte
ormai ogni mattina mi sveglio con la speranza di vederlo entrare dalla porta per darmi un tenero bacio nella tempia e augurarmi il buongiorno, come era solito fare. E anche oggi, volgo lo sguardo alla porta chiusa della mia stanza; che rimarrà tale. Sono rimasta sola. Da quando mio fratello se n'è andato, mi sento come se mi avessero brutalmente strappato una parte di me, di aver perso il mio scoglio, al quale mi appoggiavo ogni volta che sentivo di stare affondando. Non lo giudico per la sua scelta, anzi, anche io, se fossi stata al posto suo, lo avrei fatto e so per certo che per lui è stato più difficile lasciare la fazione di quanto lo sarà per me. Io ho sempre saputo di non appartenere a questo posto, e ormai anche l'ultima cosa che mi legava qui se n'è andata. Non mi importa del risultato che ho avuto al mio test attitudinale, io la mia scelta l'ho già fatta mesi fa.
Dei colpi sordi alla porta mi fanno sobbalzare leggermente, mentre una voce dall'esterno mi chiede:
- Sei sveglia?
Cerco di rispondere con il tono più glaciale possibile:
- Si, tra poco scendo.
Sento i suoi passi leggeri allontanarsi e scendere le scale, mentre rilasso i muscoli delle spalle e mi alzo per dirigermi in bagno. Mi faccio una doccia fredda, come al solito, e mi insapono i capelli e il corpo con shampoo e bagnoschiuma al muschio (l'unico concesso). Torno in camera avvolta in un asciugamano. Mi infilo una camicia leggera e dei pantaloni aderenti grigi (che novità!) Poi, una volta finito di rifare il letto, mi asciugo i capelli e vado in corridoio. Faccio scorrere il pannello in legno che nasconde l'unico specchio della casa e osservo il mio riflesso, non sono cambiata molto dall'ultima volta in cui mi sono vista, forse un pó più alta, ma per il resto tutto uguale. Fisso i miei occhi, grandi e di una particolare tonalità di blu scuro, come le profondità di un oceano, con una piccola macchiolina celeste in quello sinistro, leggermente allungati e contornati da folte ciglia castane. Così simili ai SUOI occhi. Mi riscuoto da questi pensieri e inizio a pettinarmi i capelli, per poi legarli in uno stretto chignon (altra grande novità), lasciando però libera la frangia laterale he mi sono fatta all'incirca 4 anni fa, un piccolo gesto di ribellione verso le regole assurde degli abneganti e verso mio padre, se così si può chiamare quell'uomo. Ricordo ancora quanto mi è costato questo "scherzetto", mio padre era, se possibile, ancora più furioso del normale, ma ho lottato con le unghie e con i denti per tenerla, avevo tirato fuori gli artigli e non avevo paura ad usarli, e alla fine ci sono riuscita. Involontariamente mi passo una mano sulla spalla sinistra che mi procura una fitta di dolore, un livido violaceo spicca sulla mia pelle alabastrina, un ricordo lasciato dalla discussione di pochi giorni fa: mi ero arrotolata le maniche della maglietta ai gomiti in pubblico. Sospiro, stanca, e torno nella mia stanza. "Devi avere solo un altro po' di pazienza" mi dico, "solo poche ore e ti lascerai alle spalle tutto il dolore che hai subito". Una volta tornata in camera tiro fuori furtivamente una boccetta di profumo che mi ha regalato la mia amica della fazione dei pacifici. Non me ne metto molto, solo quel tanto che basta per poter sentire il dolce odore delle more che mi piace tanto. 
Scendo con passo lento in cucina. Lo trovo in piedi sulla soglia, con le braccia conserte, lo supero e mi siedo a tavola senza guardarlo in faccia. 
- Non mi dai il buongiorno?
Chiede con la sua voce bassa e controllata. "Non so se per te oggi sarà un buongiorno" vorrei dirgli, ma mi trattengo. Invece rispondo con voce quasi inesistente ma fredda:
- Buongiorno.
Lo vedo avvicinarsi e accarezzarmi la testa con il dorso della mano. Mi ritraggo bruscamente dal suo tocco, sento i miei lineamenti indurirsi e i muscoli del collo si contraggono. Lui si limita a rimanere in silenzio e mettermi d'avanti una ciotola con i fiocchi d'avena e un bicchiere di latte caldo. Mangio la mia colazione in fretta, voglio trascorrere il minor tempo possibile in compagnia di quest'uomo. Finisco in meno di 5 minuti, mi alzo da tavola, porto la ciotola e il bicchiere vuoti nel lavello, li pulisco e li metto al loro posto. In religioso silenzio mi dirigo in bagno per lavarmi i denti e sciacquarmi la faccia. Mi infilo il giubbotto e attendo seduta nel divano del soggiorno che l'individuo in cucina sia pronto per andare. Do un'occhiata in giro, pensando che questa sarà l'ultima volta che vedrò questo insieme di pareti e mobili, che un tempo chiamavo casa, ma che ha smesso tanto tempo fa di esserlo per me.
 
........................................
 
Ad ogni passo che faccio mi avvicino sempre di più al Centro, l'edificio più alto della città in cui ogni anno si tiene la cerimonia della scelta, il posto da cui inizierà la mia nuova vita. Una volta dentro io, mio padre e tutti gli abneganti cediamo il posto in ascensore ai membri delle altre fazioni mentre ci dirigiamo in un silenzio composto verso le scale. Arrivata alla sala dove si terrà la cerimonia noto le cinque ciotole con dentro in ognuna i simboli delle varie fazioni. Poco dopo individuo la mia migliore amica Lisa, dei pacifici, insieme alla sua famiglia e fregandomene delle regole della mia ancora-per-poco-fazione le corro in contro sventolando la mano e chiamandola ad alta voce, mentre mi faccio largo tra la piccola folla, attirando su di me sguardi sorpresi, allibiti, alcuni divertiti (appartenenti ai miei compagni di scuola, che ormai conoscono da tempo la mia vena ribelle) e altri contrariati. Avrò infranto all'incirca 3 regole ma...chi se ne frega!
Mi butto addosso a Lisa stritolandola tra le braccia (4 regole). Lei ricambia l'abbraccio con la stessa foga. La sento ridere felice e poco dopo lo faccio anche io. 
- Finalmente sei venuta rigida, temevo ti fossi persa!
Mi lascio scappare un'altra risatina. Lei è tra i pochi "prescelti" che possono chiamarmi così, non lo fa certo per offendermi, anzi. Le do uno scherzoso pugno sulla spalla.
- Sfortunatamente per te non è così facile liberarsi di me.
Le rispondo con un linguaccia.
Saluto educatamente anche i suoi genitori e sua sorella gemella, Sofy. 
Lontano da mio padre sono decisamente più socievole e allegra. Tutta la freddezza che avevo fino a pochi minuti fa sembra essere solo un vago ricordo, anzi, sono anche più felice degli altri giorni; il motivo? Tra pochissimo tempo rivedrò mio fratello per la prima volta dopo mesi. 
Mentre penso questo sento due forti braccia circondarmi la vita.
- Ehi rigida, nervosa per la scelta?
Mi giro e mi ritrovo a fissare due vispi occhi nocciola che mi guardano malandrini, accompagnati da un immancabile ghigno. Ecco il secondo e ultimo prescelto, Roy, intrepido fino al midollo. Scosto bruscamente le SUE braccia dai MIEI fianchi e lo fulmino con un'occhiataccia. Sa perfettamente che mi mette a disagio essere toccata in questo modo, per i miei gusti troppo intimi, dall'altro sesso (sarà l'influenza della fazione in cui ho vissuto per 16 anni), e l'unico che fa eccezione è Quattro.
-Io no, e tu? Hai forse paura?
Inizia a ridere sguaiatamente mentre si tiene la pancia e butta la testa all'indietro.
- Ahahahaha, molto divertente rigida. Sul serio.
Fa finta di asciugarsi due lacrime dagli occhi, poi si rivolge a Lisa mentre gioca con una ciocca dei suoi lunghi capelli dal colore del grano, lasciati sciolti e tirati indietro da un cerchietto di fiori di campo.
- Tu invece bellissima? 
Le chiede guardandola negli occhi, la vedo arrossire prima di rispondere:
- Mai stata più tranquilla, perchè non pensi a te piuttosto?
In un attimo scatta in avanti e da una spinta a Roy, che lo fa sbilanciare. La guarda ad occhi sgranati per poi assottigliarli piano piano.
- Questa è guerra!
Grida per poi iniziare a fare il solletico a Lisa, che subito ride come una pazza, seguita a ruota da Roy e da me.
Tenta invano di liberarsi dalla sua presa, ma lui è quasi il doppio di lei perciò ogni suo sforzo è inutile. Li guardo mentre scherzano con affetto, possibile che quei due non capiscano che sono fatti l'uno per l'altra?! 
Sbuffo mentre alzo gli occhi al cielo, avvilita e divertita allo stesso tempo. Poco dopo il capofazione dei candidi, a cui quest'anno è toccato fare il consueto discorso, ci invita a sederci ognuno ai propri posti. Faccio come dice quasi subito, non stando più nella pelle per fare la mia scelta,
Una volta sistemati, Jack Kang (il capofazione dei candidi) inizia a parlare dell'importanza delle fazioni e soprattutto della nostra scelta, che condizionerà il resto della nostra vita. Ci invita a scegliere con onestà verso noi stessi e in base anche alle nostre attitudini, ci ricorda l'importanza del risultato del test per compiere questa scelta ecc ecc...
Una volta finito, inizia a chiamare i nomi dei ragazzi. La prima a dover scegliere è proprio Lisa.
- Lisa Ancetille.
La vedo avvicinarsi alle ciotole titubante, per poi prendere il coltello datogli dalla capofazione e...
- Intrepidi!
Sono la prima ad applaudire, mentre tutti gli altri, una volta ripresosi dallo stupore, mi seguono a ruota. La seconda a venire chiamata è sua sorella:
-Sofy Ancetille
Vedo Sofy avvicinarsi con passo baldanzoso alle ciotole, infliggersi un piccolo taglio sul palmo della mano e...
- Eruditi!
Spalanco occhi e bocca, questo non me l'aspettavo davvero! Non che io abbia mai avuto buoni rapporti con lei. Stavolta è proprio Jack a dare inizio all'applauso.
La cerimonia prosegue.
-Luke Avart
Un ragazzo vestito di una giacca blu notte con sotto una camicia celeste e pantaloni dello stesso colore si avvicina alle ciotole:
-Eruditi!
-Maya Barry.
Questa volta è il turno di una candida che rimane nella sua fazione.
- Roy Crount
Mi faccio più attenta mentre vedo il mio migliore amico avvicinarsi col suo solito ghigno stampato in faccia, so già quale sarà la sua scelta...
-Intrepidi!
Appunto! Applaudo con un sorriso mentre lo vedo avvicinarsi agli intrepidi, che lo acclamano a gran voce.
- Missy Curwont.
Stavolta è il turno di una pacifica con cui ho scambiato spesso quattro chiacchiere, è una tipa davvero simpatica.
-Candidi!
-Anna Deprax.
La riconosco, è la ragazza che abita a qualche casa più avanti della nostra, molto timida e riservata. Non sono mai riuscita ad avere una vera conversazione con lei. Alla fine sceglie di rimanere negli abneganti. La prossima è un'intrepida (Summer non-mi-ricordo) che decide di rimanere nella sua fazione, proprio come l'abnegante che viene dopo.
Sento distintamente il mio nome che viene pronunciato al microfono, anche se non lo do a vedere il mio cuore accelerare, mi alzo determinata e mi avvicino per prendere il coltello affilato che il capofazione mi sta porgendo.
 
Angolo di Grify
Salve a tutte, questa è la prima ff che scrivo in questo fandom, spero davvero che qualcuno voglia perdere un pò di tempo per leggere, e magari commentare, la storia. Fatemi sapere se vi piace e se gradireste un secondo capitolo. Baci, Grify ��
 

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Capitolo 2
*** NUOVA VITA ***


                    NUOVA VITA
 
Corro. Corro con tutte le mie forze, corro finchè non sento neanche più il dolore ai muscoli delle gambe, corro finchè non sento i polmoni bruciare, finchè non inizia a mancarmi il fiato e avverto il mio corpo avvampare, finchè non sento il vento scombinarmi i capelli mentre sferzo l'aria con il mio corpo. E anche allora, corro. E nonostante tutto, mi sento viva, mi sento libera, libera da ogni restrizione, libera di correre, di ridere, di essere me stessa. Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene e accendermi di nuova energia, sento la sensazione di potenza che mi pervade ogni volta che mi spingo al massimo e quasi non avverto più la stanchezza e il forte dolore alla spalla sinistra, solo i miei piedi che colpiscono l'asfalto e il vento nella faccia. Il gruppo degli intrepidi tutt'a un tratto svolta l'angolo e io lo seguo, poi si fermano definitivamente e io ne approfitto per riprendere fiato. Roy si avvicina con un ghigno a me e a Lisa, praticamente stremata dalla corsa, e ci dice:
-Già pentite di aver scelto gli intrepidi?
Sto per rispondergli quando sento il fischio del treno che corre sulle rotaie, e allora capisco. Mi giro verso Roy e gli chiedo:
-Non dirmi che dobbiamo saltare?!
-Cosa?!?
Fa la mia amica con voce leggermente stridula 
-Si bellezze, tenetevi pronte!
Non appena finisce la frase inizia a correre accanto al treno, seguito dagli altri iniziati, io e Lisa li seguiamo, preparandoci (fisicamente e mentalmente) a saltare. Ho sempre voluto saltare dentro un treno come fanno gli intrepidi, ma, lo ammetto, non ho mai avuto il coraggio di farlo. Vedo Roy, in piedi su un vagone, farci cenno di saltare.
-Prima tu!
Grido a Lisa per sovrastare il rumore del treno. Lei chiude gli occhi e salta, vedo Roy prenderla con la mano destra sotto l'ascella e avvolgerle il braccio sinistro intorno alla vita e tirarla su. Lo vedo prepararsi per aiutare anche me, ma gli faccio cenno di allontanarsi prima di contare fino a tre e...SALTO.
Atterro nel vagone con il piede destro e il ginocchio piegato mentre l'altro è rimasto penzoloni fuori dal treno, entrambe le mani attaccate alla maniglia. Faccio forza con le braccia ed entro del tutto. Guardo giù dal treno per vedere se qualcuno è rimasto sul binario, noto un ragazzo con i colori degli eruditi che non si decide a saltare:
-Avanti, salta!
Gli grido tendendo la mano per aiutarlo, Lisa fa lo stesso; il ragazzo erudito aspetta ancora qualche secondo prima di buttarsi sul vagone, si aggrappa alle nostre braccia e noi lo aiutiamo a salire. Una volta dentro fa un sospiro di sollievo e si spazzola i vestiti. Rivolge a entrambe un sorriso luminoso e poi ci stringe la mano:
-Grazie davvero tante per avermi aiutato, io sono Jonathan, erudito.
-Si, l'avevamo notato.
Risponde Roy sarcastico. Gli rifilo una gomitata nel fianco.
-Figurati, io sono Olivia, piacere.
-Io sono Lisa.
-E...il vostro amico?
-Roy, il piacere è tutto tuo.
Borbotta il mio amico seccato, da quando lo conosco ha sempre detestato gli eruditi, non so perchè. Lisa gli rifila un'occhiataccia che fa finta di non notare, poi sussurra ad un amico, facendosi però sentire chiaramente:
-Un lasso che sottolinea le ovvietà!...perchè ci toccano sempre gli scarti degli eruditi.
Io e Lisa lo guardiamo sconcertate mentre sghignazza insieme ai suoi amici. Lo guardo con disapprovazione prima di tornare a rivolgermi a Jonathan con un sussurro udibile da tutti:
-Scusa il nostro amico...è leggermente ritardato!
Lui smette di ridere e mi guarda. Faccio finta di non vederlo e mi siedo con le gambe penzoloni fuori dal vagone, poco dopo Lisa mi imita mentre l'erudito si siede in un angolo e Roy continua a parlottare con i suoi amici, che mi lanciano qualche occhiata di tanto in tanto. Rimaniamo in silenzio per un pò, durante il quale mi immaginò come sarà rincontrare il mio fratellone e faccio mille ipotesi diverse su quando, come e dove lo rivedrò. 
-Fammi indovinare, stai pensando a Tobias vero?
Guardo Lisa leggermente disorientata prima di fare un leggero sorriso e annuire.
-Come hai fatto a capirlo?
Le chiedo guardando l'ammasso di costruzioni reso indistinto dall'elevata velocità passarci davanti.
-Dai tuoi occhi. Tu forse non te ne accorgi ma ogni volta che ne parli, o lo pensi, i tuoi occhi diventano...non so, più dolci e allo stesso tempo malinconici. Emanano un calore tutto loro...che scalda anche chi sta intorno a te! Come una madre con suo figlio.
-O come una sorella con suo fratello.
Dico triste
-Già...e comunque è anche perchè sorridi come un'ebete.
Mi scappa una risata.
-Beh, grazie per avermelo fatto notare. Comunque è stato davvero toccante il tuo discorso; dimmi te li scrivi la notte o sono folgorazioni di saggezza improvvisa?
-Un pò l'una un pò l'altra.
Ammette con una risatina che contagia anche me. Poco dopo entrambe ridiamo senza controllo tenendoci la pancia. Noi siamo così, a volte alle consolazioni inutili e scontate preferiamo prenderci in giro e scherzare con battuttine ironiche, e io gliene sono grata per questo. A volte ho solo bisogno che qualcuno mi tiri fuori dal mio dolore, non che provi a farci parte.
Parliamo per un pò di come sarà la vita tra gli intrepidi, finchè non veniamo raggiunte da Roy, che si siede al fianco di Lisa.
- Ciao
Esordisce. Ma com'è loquace!
- Ciao
Rispondo
- Ciao Roy
Dice Lisa
- Di cosa stavate parlando?
Gli lancio un'occhiata di sbieco.
- Ti interessa?
Gli domando. Lui sospira rumorosamente mentre Lisa si lascia scappare un sorriso divertito: tra noi tre questi episodi sono all'ordine del giorno!
- Ascolta, vuoi tenermi il muso ancora a lungo? Non ho fatto niente di così male, solo una piccola battuta!
In effetti non è che abbia fatto poi chissà che, ma non mi piace che si prendano di mira persone che non hanno fatto niente, so che sotto la "battutina" l'intento era quello di provocare e mettere a disagio. E penso che come oggi quell'erudito, Jonathan, abbia incontrato qualcuno che lo prenda in giro, domani potrà capitare anche a me.
Guardo seccata Roy e gli dico:
- Ammettilo che ti ha dato fastidio il fatto che quel ragazzo sia un erudito.
- E anche se fosse? Era solo una battuta innocente...eddai! facciamo pace.
Mi risponde con uno sguardo da cucciolo mentre mi porge il mignolo. Io scoppio a ridere insieme a Lisa poi, con l'aria di una mamma che perdona il figlio dopo aver fatto una marachella, gli stringo il mignolo col mio.
- Ma mi da fastidio che tu te la prenda con qualcuno che non ha fatto niente, quindi per favore, evita. Okay?
-Okay.
Cede il mio amico.
-Comunque Olly, sai che un paio di miei amici vorrebbero uscire con te?
Mi dice con un ghigno malizioso.
- Come?!
Rispondo io con gli occhi fuori dalle orbite prima di scoppiare in una risata isterica.
- Ovviamente è uno scherzo, vero? Vero?!
Lui faticando a trattenere le risate risponde:
- Mi spiace deluderti ma...no. Hanno detto che sembri una tosta, e non so se l'hai notato ma George, quello con il ciuffo rosso, ti sta fissando da quando sei salita.
Mi guardo intorno e individuo George tra il gruppo di ragazzi dove prima c'era anche Roy, ha i capelli interamente neri a parte un ciuffo rosso, è alto e pieno di muscoli e tatuaggi, i suoi occhi sono verde chiaro e mi stanno fissando come se fossi un piatto prelibato, non appena i miei occhi incrociano i suoi lui mi rivolge un occhiolino accompagnato da un ghigno. Mi volto di scatto e sento le guance accaldarsi, poi mi rivolgo a Roy:
- Non credevo che i tuoi amici fossero dei maniaci!
 Lui alza gli occhi al cielo ed esclama:
- Ecco che viene fuori il tuo lato da rigida, Olivia, sei un'intrepida adesso e devi reagire come un'intrepida, e credimi se ti dico che arrossire e voltarsi di scatto NON è un comportamento da intrepida!
-Beh su questo ci devo ancora lavorare.
Gli rispondo burbera.
- Certo che però se il tuo amico la fissa in quel modo come vuoi che reagisca?
Mi da man forte Lisa.
- Pensatela come vi pare, ma ti avverto, George è un osso duro e quando vuole una ragazza è molto difficile che si tiri indietro.
Mi dice serio.
- Grazie per le tue rassicuranti parole!
Esclamo sarcastica. 
- Comunque non parliamo più di questo argomento, dimmi Roy in che cosa consiste l'iniziazione degli intrepidi?
Gli chiedo.
- Allora, da quel che so l'iniziazione è divisa in due moduli, il primo è fisico mentre il secondo è mentale, dicono che è il più difficile e sfiancante. Nel primo modulo ci insegneranno a maneggiare le armi, montarle smontarle, centrare i bersagli e cose così, poi ci insegneranno anche i combattimenti...
Roy si interrompe di scatto e guarda fuori dal treno, quest'ultimo sta iniziando a rallentare mentre si avvicina sempre di più al convoglio di un palazzo di sette piani, senza che Roy ce lo dica, capisco: il quartier generale degli intrepidi.
- Stiamo per arrivare! Tenetevi pronte a saltare!
Ci dice Roy mentre si allontana, seguito da noi. Un sorriso a 32 denti mi spunta in faccia senza che possa farci niente "finalmente, finalmente, finalmente" mi ripeto nella testa.
-Pronta?
Chiedo rivolgendomi a Lisa.
- Pronta.
Mi risponde lei con un sorriso eccitato. 
E senza dire altro, non appena il treno passa accanto al convoglio, prendiamo la rincorsa e saltiamo.
Per qualche secondo sono sospesa in aria, intravedo con la coda dell'occhio l'asfalto sotto di me prima di atterrare con le piante dei piedi, l'impatto mi procura un dolore assurdo al tallone destro, sul quale ho spostato la maggior parte del mio peso, e mi scuote l'intera colonna vertebrale.
Per un millesimo di secondo rimango in piedi, prima di perdere l'equilibrio e rotolare sulla ghiaia. Qualche secondo dopo mi metto a sedere e mi guardo intorno, tutti i trasfazione e anche qualche interno sono distesi in posizioni più o meno normali. Sento le risate divertite degli intrepidi e degli iniziati interni, mi guardo intorno e noto Lisa a qualche metro da me controllarsi il corpo per assicurarsi che sia tutta intera. Sto per alzarmi e raggiungerla quando una grande mano entra nel mio campo visivo, guardo prima la mano e poi il suo proprietario: Ciuffo rosso! (L'ho soprannominato così) Mi guarda con un sorriso obliquo porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi, io, ignorandola, mi alzo da sola, ma nel momento in cui lo faccio sento un forte dolore alla caviglia *ma bene, sei negli intrepidi da neanche un giorno e già ti sei fatta male! Complimenti!* zittisco la voce nel mio cervello. Cerco di non far trasparire il dolore che provo, specialmente davanti a ciuffo rosso, e inizio a spazzolarmi gli abiti come se nulla fosse, mentre gli dico con il sorriso più finto del mio repertorio:
- Grazie ma so alzarmi anche da sola.
- Si lo so, solo credevo ti fossi fatta male visto il modo in cui sei atterrata, avresti potuto storcerti una caviglia.
Mi risponde accondiscendente.
- Beh stò benone!
*Ma davvero Olivia, davvero?!* *TACI!!!*
- Ora se permetti devo andare dalla mia amica. 
Finita la frase lo sorpasso e mi dirigo da Lisa, che adesso sta guardando la scena.
- Comunque io sono George.
Mi dice alzando la voce per farsi sentire.
- Io sono Olivia.
Gli rispondi girandomi un attimo e continuando a camminare, credo di essermi anche sbucciata un ginocchio.
Non appena raggiungo Lisa non ho neanche il tempo di dire una parola che un uomo ben piazzato, che cammina sopra il cornicione, richiama la nostra attenzione:
- Iniziati, attenzione! Vi do il benvenuto negli intrepidi, io sono Max, uno dei vostri capo-fazione. Una volta entrati nel quartier generale inizierà la vostra iniziazione. Per arrivarci, non dovete far altro che saltare dal cornicione. Se non avete abbastanza coraggio per farlo, allora questo non è il posto per voi. Lasciamo a voi iniziati il privilegio di saltare per primi, allora chi si fa avanti?
Max ci guarda uno ad uno.
- Dobbiamo saltare di li?! Sono matti o cosa, ci spiaccicheremo come budini!
Mi sussurra Lisa all'orecchio.
- Non credo proprio.
Le rispondo di rimando. Lei mi rivolge uno sguardo interrogativo. Ancora nessuno si è fatto avanti.
- Bene, bene, abbiamo una volontaria.
Ignorando il dolore al piede mi sono fatta avanti tra gli iniziati, che al mio passaggio sì scansavano come se attorno a me ci fosse un campo di forza. 
Piccola premessa: No, non sono impazzita, tutto il contrario, andando per logica, è chiaro che non è nelle priorità degli intrepidi indurre gente a spappolarsi, specie se sono dei possibili membri della fazione, ma è più che comprensibile che, essendo la fazione dei coraggiosi, loro vogliono mettere alla prova noi "novellini" per vedere se siamo all'altezza delle loro aspettative, di conseguenza deduco che qualsiasi cosa ci sia nel baratro sotto di me, serve a...farci restare sani (forse) e salvi.
Guardo un'ultima volta l'enorme voragine sotto di me, nonostante le mie riflessioni mi vengono conati di vomito al pensiero di dovermi buttare da quell'altezza, mi giro di spalle e intercetto lo sguardo atterrito di Lisa e quello soddisfatto di Roy, prima di allargare leggermente le braccia e tuffarmi.
L'aria mi fischia nelle orecchie mentre sono in caduta libera, e alcuni ciuffi di capelli sfuggito allo chignon ormai sfatto svolazzano da tutte le parti. D'un tratto il mio corpo colpisce qualcosa di duro, che cede sotto il mio peso, l'impatto mi mozza il fiato e passano alcuni secondo prima che  riesca di nuovo a respirare. Una volta presa coscienza del mondo che mi circonda capisco che sono atterrata in una rete. Scoppio in una risata liberatoria e grido
- C'è una rete!
Ma non so se gli altri iniziati mi hanno sentito.
Dopo un pò mi guardo intorno e vedo diverse mani allungarsi verso di me dall'esterno. Mi avvicino al bordo e salto fuori, ma l'impatto, seppur lieve, è comunque troppo forte per la mia caviglia, che cede sotto il mio peso. Ma prima di cadere e fare una figura davvero poco onorevole davanti a tutti questi intrepidi, intreccio le mani intorno al collo di un individuo ancora non ben definito, subito sento due mani grandi e possenti afferrarmi i fianchi e sostenermi.
Una volta ripreso l'equilibrio, alzo lo sguardo per vedere la persona che ho praticamente abbracciato incontrando due occhi che ricordano in modo inquietante il metallo della lama di un coltello, e il solo guardarli mi fa venire un brivido in tutto il corpo; appartengono ad un ragazzo all'incirca di 20 anni, capelli biondi, muscoloso e pieno di tatuaggi, con piercing alle labbra e alle sopracciglia, ha la pelle chiara e...
- Hai intenzione di continuare a fissarmi per molto?
Sbatto più volte le ciglia, confusa.
-Eh?
Quasi sento il suono della mano della mia vocina interiore spiaccicarsi nella sua fronte (può farlo¿) *Svegliati bella addormentata, sta parlando con te!*
- Ehm, come?
Lui alza gli occhi al cielo.
- Ho detto: vuoi rimanere qui impalata ancora per molto o magari mi dici come diamine ti chiami?!
Mi dice all'inizio come se parlasse a una bambina di 3 anni poi usando un tono sempre più arrogante e inviperito. In un attimo mi accorgo della situazione in cui mi trovo e, come scottata, ritraggo bruscamente le braccia dal suo collo, le guance in fiamme
- Guarda che ci sento, non serve che mi gridi addosso.
Rispondo infastidita dal suo tono. Subito dopo realizzo che forse non è stata una mossa intelligente, vedo i suoi occhi assottigliarsi pericolosamente mentre digrigna i denti.
- Una novellina che ti risponde così?! Per di più abnegante? Wow, deve avere fegato...e forse anche un desiderio di morte.
Esclama un ragazzo dietro di lui dai capelli blu che gli arrivano alle spalle, con un taglio sopra il sopracciglio sinistro e un tatuaggio che parte dal collo fino a scomparire sotto la maglietta. Lui lo ignora, lo sguardo concentrato solo ed esclusivamente su di me.
Sento le sue mani stringere i miei fianchi fino a farmi scappare un quasi inaudibile gemito di dolore, prima di lasciare la presa e chiedermi con voce tagliente come un coltello:
- Come ti chiami, rigida?
- Olivia
Rispondo leggermente indispettita per i fianchi e il nomignolo con cui mi ha chiamata.
- Prima a saltare: Olivia.
Annuncia con voce altisonante prima di rivolgermi uno sguardo sprezzante. Sento un boato di acclamazione venire dalla gente che mi circonda, sorrido timidamente prima di voltarmi verso la rete e attendere.
Sento un tonfo e subito dopo noto una macchia rossa rimbalzare nella rete. Ciuffo rosso si avvicina all'estremità e con agilità salta giù e atterra perfettamente in piedi. 
- Secondo a saltare: George!
Esclama lo stesso ragazzo di prima.
Vedo ciuffo rosso posizionarsi sicuro al mio fianco, mentre gli intrepidi lo acclamano a gran voce.
- Sei stata coraggiosa a saltare per prima.
Mi grida per sovrastare il baccano.
- Ti ringrazio!
Rispondo con lo stesso tono di voce alto.
La terza a saltare è Lisa che, ancora tremante, si mette al mio fianco prima di urlare:
- È stato incredibilmente folle!
- Lo so!
Le rispondo, prima che entrambe scoppiamo a ridere.
Dopo che tutti gli iniziati sono scesi dalla rete, sento una voce bassa ma decisa richiamarci. Il mio cuore manca un colpo, per poi pompare frenetico nel petto. Mi giro lentamente, con cautela, quasi avessi paura di sbagliarmi e volessi godermi il più a lungo possibile questa dolce illusione.
Poi, finalmente, lo vedo.
- Tobias.
Mentre sussurro il suo nome sento di avere le lacrime agli occhi, forse sono di gioia, o di sollievo, o non so neanche io di che cosa. Sbatto più volte le ciglia per ricacciarle indietro, non posso permettermi di piangere, non qui e non ora. Sento lo sguardo di Lisa su di me, ma continuo a guardare Tobias. Sembrerebbe che lui mi abbia notata da molto prima, per pochi secondi la sua espressione è commossa e felice, per poi tornare ad essere dura e determinata, vedo i suoi occhi, della stessa tonalità dei miei, indugiare sul mio volto per comunicarmi qualcosa: "Non ora".
Faccio un impercettibile segno di assenso con la testa, al che lui inizia a squadrare tutti gli iniziati prima di parlare:
-Ascoltatemi tutti, io sono Quattro, lei invece è Lauren.
Indica con la testa una ragazza dai capelli corti castano chiaro e tre piercing nel sopracciglio destro accanto a lui.
- Saremo i vostri istruttori durante il periodo dell'iniziazione. 
A questo punto prende la parola la ragazza.
- Interni e trasfazione saranno divisi in due gruppi, il primo gruppo verrà con me mentre l'altro andrà con Quattro. Ora seguiteci.
Mentre cammino attraverso uno stretto passaggio molto poco illuminato, penso al nuovo nome di mio fratello: Quattro. Piuttosto... originale, certo abbastanza strano ma se lui ha deciso così... All'improvviso sento un braccio avvolgersi intorno ai miei fianchi e strattonarmi facendomi scontrare contro qualcosa di molto solido. Alzo lo sguardo per capire chi possa essere e mi ritrovo a guardare due iridi verde chiaro leggermente coperte da un ciuffo di capelli rossi. Il proprietario mi sta guardando con un sorrisetto sulle labbra sottili, arrossisco automaticamente ma prima che uno dei due possa dire qualcosa...
- Permesso.
Una mano si poggia sulla mia spalla e mi spinge brutalmente contro Lisa, facendo finire sia me che lei contro la parete di pietra. Noto che lo stesso trattamento è stato riservato anche a ciuffo rosso (George) che però, essendo più robusto di me e Lisa messe insieme, non è finito spiaccicato sulla parete come noi, anche se l'impatto l'ha fatto barcollare un bel pò.
Capisco subito che la mano che a poco mi faceva finire a gambe all'aria appartiene a quell'arrogante di Eric che, spintonandoci, è passato tra me e ciuffo rosso (non che mi dispiaccia, anzi, mi ha tirato fuori da una situazione imbarazzante) e che si sta facendo largo tra gli iniziati con spallate e spintoni fino a raggiungere Quattro e Lauren.
Vedo George fulminare la sua schiena con lo sguardo e assottigliare pericolosamente gli occhi.
- Scusami Lisa, è che un terrorista mi ha fatto finire su di te!
Mi scuso con la mia amica insultando non molto velatamente il ragazzo di nome Eric.
- Si, l'ho notato.
Mi risponde Lisa, poi usando un tono molto più basso aggiunge:
- Dopo dobbiamo parlare.
E lancia uno sguardo significativo a Tobias/Quattro. Faccio cenno di si con la testa
D'un tratto il gruppo si ferma e Tobias, Lauren...e anche Eric sono fermi d'avanti a noi.
- Gli interni con me, a voi non serve il giro d'orientamento.
Dopo che Lauren pronuncia queste parole i figli degli intrepidi si staccano dal gruppo e spariscono nell'ombra, Roy si avvicina per salutarci e ci da un leggero bacio sulla guancia.
- Buona fortuna!
Ci augura prima di andarsene.
Poi Tobias prende la parola:
- Adesso vi porterò al pozzo, il punto di incontro degli intrepidi. Domande?
Un ragazzo alto, dalla corporatura asciutta ma muscolosa chiede:
- Perchè il nome "pozzo"?
- Lo scoprirai.
Risponde Eric al posto di Toby.
Poi dopo un pò apre una doppia porta ed entra seguito da Tobias.
Non appena entriamo tutti i trasfazione si guardano intorno meravigliati, tutti tranne me.
Flashback:
Boccheggio guardandomi intorno, sono in un'enorme caverna che sembra quasi infinita. Sopra di me ci sono un sacco di negozi e cunicoli scavati nella roccia collegati tra loro da stretti canali e gradini di pietra. Il soffitto è fatto di pannelli di vetro dai quali filtra la luce del sole. 
L'ambiente è rischiarato da lanterne blu e intorno a me ci sono persone con i coloro dei pacifici, candidi, eruditi e, naturalmente, intrepidi. Io sono l'unica abnegante. Vedo diversi ragazzi trasfazione ricongiungersi con le proprie famiglie, ma di Tobias neanche l'ombra. Cercando tra la folla individuo l'unico che può aiutarmi a trovarlo: sta ridendo insieme ad alcuni suoi amici. Mi faccio largo tra le persone e lo chiamo:
- Ehi Roy! Roy!
Si gira e strabuzza gli occhi non appena mi vede, i suoi amici mi studiano con interesse.
- Olivia, che ci fai qui?
- Oh niente di che sono venuta a fare una gita, secondo te?!
Rispondo sarcastica.
- Non sei divertente.
Risponde lui.
- Questo lo dici tu!
Lo rimbecca uno dei ragazzi, è biondo con occhi nocciola e un piercing al naso.
- Oh sta zitto!
Li interrompo prima che inizino a battibeccare.
- Comunque, posso parlarti un attimo?
Mi allontano insieme a lui.
- Stai cercando tuo fratello è così?
Mi chiede con l'aria di chi la da lunga.
- Si ma non riesco a trovarlo! Dovrebbe essere qua ma...evidentemente non immaginava che sarei venuta.
Rispondo abbassando lo sguardo.
- Ed è proprio per questo che sarà ancora più felice quando ti vedrà, i migliori regali sono quelli inaspettati.
Dice accarezzandomi una guancia.
- Adesso aspetta un attimo, cerco di vedere dove si è cacciato.
Annuisco e subito dopo lui scompare tra la folla, poco dopo lo vedo tornare con un sorriso stampato in faccia.
- Fonti sicure mi dicono che si trova al poligono di tiro. Seguimi, ti ci porto io.
Lo ringrazio riconoscente mentre mi fa strada tra i bui corridoi di pietra.
Arrivati a destinazione lui mi indica una porta in metallo dalla quale provengono degli spari attutiti.
- Coraggio, vai. 
Prendo un respiro prima di abbassare la maniglia ed entrare.
Vedo Tobias tenere tra le mani una pistola con la quale colpisce ripetutamente un bersaglio mobile. È di spalle per questo non si è accorto della mia presenza e il rumore degli spari coprono i miei passi. Mi avvicino lentamente e, una volta arrivata a pochi centimetri da lui, gli poso delicatamente una mano sulla spalla. Lui si volta di scatto. Non appena mi vede dilata le palpebre e mi squadra da capo a piedi, quasi non credesse fossi davvero io, poi mi guarda negli occhi e mette la sicura alla pistola prima di buttarla per terra e stringermi in un abbraccio. Solo adesso mi rendevo conto di quanto mi fosse mancato. Ora le sue braccia sono molto più grosse e muscolose di prima, ma il suo odore è sempre lo stesso, un odore che sa di protezione, di sicurezza, un odore capace di tranquillizzarmi e farmi stare bene; lo inspiro a fondo mentre gli circondo il collo con le braccia e gli accarezzo i capelli con la mano. Lui inizia a darmi piccolo baci sulla tempia.
- Non sai quanto mi sei mancato.
Gli dico stringendomi di più a lui.
- Anche tu Olly! Mi dispiace un sacco di averti lasciata sola...
Lo interrompo prima che possa continuare.
- Shhh, non devi dispiacerti di niente. Era la scelta migliore da fare.
Gli dico con un sorriso.
- E non credere sia così facile liberarsi di me. No signore, io sceglierò gli intrepidi, supererò l'iniziazione e ti tormenterò ovunque andrai!
Lo avviso con un risolino mentre sciolgo l'abbraccio.
- Hai intenzione di venire qui?
Mi chiede. Faccio un cenno affermativo con la testa.
- Olivia, l'iniziazione degli intrepidi non è una passeggiata, ci saranno molte...
- Tobias, lo sai che qualunque cosa dirai non cambierò idea, vero?
Gli domando alzando un sopracciglio. Lui sospira.
- Si, lo so!
- Bene, è deciso. E poi sai, credo che gli intrepidi siano la fazione più adatta a me. Insomma: abneganti no, grazie. Candidi: non fanno per me. Pacifici: essere sempre e comunque gentile con tutti e zappare la terra sotto il sole cocente? Non credo proprio. Gli eruditi potrebbero essere un'opzione, ma sono troppo arroganti... e poi non ci sei tu!
Concludo il mio monologo con facendo una giravolta e un piccolo saltello.
Tobias inizia a ridere.
- Sai, ha proprio ragione, tu sei molto più adatta agli intrepidi di me. Sei così coraggiosa Olly, così tenace e determinata!
Mi dice scostandomi la frangia dagli occhi.
- A proposito, come hai fatto a venire qui? Credevo che Marcus te l'avesse proibito.
- A me non frega un bel niente di quello che mi proibisce o no. Sono scappata di nascosto per venire qui.
Gli racconto della mia fuga nei particolari, alla fine del racconto mio fratello scuote la testa e mi dice con tono di rimprovero:
- Non avresti dovuto cacciarti nei guai per me. Adesso Marcus si arrabbierà con te e io non sarò li a difenderti.
- Toby io volevo venire qui, e non mi importa di quello che mi farà quell'uomo, e poi so difendermi da sola se necessario.
Gli rispondo determinata.
-Lo so.
Trascorriamo il resto del tempo a parlare del senso dell'arredamento degli intrepidi e di cose così. Arrivata l'ora di andarmene mi riaccompagna al pozzo. Prima di andarmene lo abbraccio un'ultima volta e gli scocco un bacio sulla guancia dicendogli:
- Ci vediamo alla mia iniziazione fratellone!
Fine flashback 
Quattro ci conduce a quello che chiamano "lo strapiombo" nel lato destro della grotta, che ad un certo punto viene interrotta da una ringhiera sotto la quale il terreno si fa sempre più ripido, più sotto c'è un fiume, sento il rombo dell'acqua nelle orecchie. La vedo correre impetuosa e sbattere contro la roccia, sollevando alti schizzi. 
- Chiunque abbia provato a sfidare lo strapiombo non è mai riuscito a raccontarlo. Vi consiglio di starci alla larga se ci tenete almeno un pò alla vostra vita. A volte le persone fanno confusione tra il coraggio e la stupidità!
Ci avverte Tobias serio, dopodiché lui ed Eric ci fanno fare un giro della residenza, infine ci guidano attraverso una rete di corridoi, si fermano davanti ad una porta di legno, poi Eric prende la parola:
- Per chi di voi non lo sapesse, io sono Eric, e sono uno dei cinque capifazione.
Quello scimmione un capofazione?! Come.è.possibile?
- Sovrintenderò alla vostra iniziazione, organizzerò le coppie per i combattimenti...
- Combattimenti? Che combattimenti?
La domanda è stata posta dallo stesso ragazzo candido di prima. Vedo Eric girarsi lentamente verso di lui e avvicinarglisi con altrettanta lentezza, arrivato a un palmo del suo viso sillaba minaccioso:
- Che sia l'ultima volta che osi interrompermi mentre sto parlando, chiaro?
Il candido, che ha tenuto gli occhi sgranati per tutto il tempo, annuisce.
- Bene, stavo dicendo, anche se interni e trasfazione sono separati, la classifica finale comprenderà entrambi i gruppi.
Aspetto due secondi per assicurarmi che abbia finito prima di porre la mia domanda:
- A che cosa serve esattamente la classifica?
Lui pianta i suoi occhi nei miei e io, al contrario del candido, sostengo il suo sguardo impassibile, se crede che abbasserò lo sguardo se lo può scordare! Lui ghigna sardonico:
- Bella domanda. La classifica serve a due scopi:
il primo è determinare l'ordine in cui sceglierete il vostro lavoro.
Il secondo serve a stabilire chi potrà restare nella fazione, e chi invece diventerà un escluso. Alla fine dell'iniziazione, solo quattordici resteranno nella fazione tra voi e gli interni.
Mi prendo qualche secondo per assimilare le sue parole: noi trasfazione siamo in dodici, mentre gli interni... credo, nove o dieci. Questo vuol dire che alla fine otto di noi diventeranno esclusi!
- Cosa?! Ma...insomma, non potete farlo.
Eric sposta lo sguardo da me a Lisa, che ha appena parlato.
- Oh si che possiamo, se non sei d'accordo puoi anche andartene e diventare un'esclusa adesso.
Le risponde glaciale. Serro le labbra per non dire qualcosa di cui potrei pentirmi.
- Passando ad altro: a partire da domani ogni giorno vi dovrete presentare nei locali per gli allenamenti alle otto in punto, e farete bene ad arrivare puntuali! Gli allenamenti durano dalle 8.00 alle 18.00 con una pausa per il pranzo, dopodiché sarete liberi di fare ciò che volete. Non vi è permesso lasciare la residenza senza essere accompagnati da un membro effettivo dalla fazione. Inoltre avrete dei giorni liberi tra una fase e l'altra dell'iniziazione. Vi saranno dati dei punti ogni mese, che potrete spendere come più vi aggrada. 
Fa una pausa, poi indica con un cenno della testa la porta dietro di lui.
- Questo sarà il posto in cui dormirete nelle prossime settimane. Adesso entrate e cambiatevi, troverete le vostre divise dentro un armadio. Vi do 5 minuti esatti, chi ritarda anche solo un secondo uscirà così com'è, chiaro? 
Al nostro cenno di assenso lui si fa da parte per lasciarci entrare, io è Lisa siamo le ultime, una volta entrate ci guardiamo intorno, la stanza è abbastanza spartana, a parte il grosso armadio in fondo alla stanza. Ci affrettiamo ad appropinquarci per prendere le divise che consistono in una pantacalza nera aderente, una canottiera per i miei gusti troppo scollata, un paio di scarpe da ginnastica e una giacca in pelle dello stesso colore. Mi piace la giacca.
Per cambiarmi ho un pò più problemi degli altri visto che, essendo abnegante, mi vergogno a farmi vedere semi-nuda da degli estranei, ma poi ripensando alle parole del capo-fazione (altrimenti uscirete come siete, e se mi trovassi senza maglietta perchè ero troppo occupata a fare la timida per essere puntuale?!) mi decido a spogliarmi, ma mentre io e la mia amica stiamo per metterci la canottiera sentiamo una voce esclamare in tono derisorio:
- Ma guarda un pò, non credevo che Lisy e la sua amichetta fossero così dotate.
Individuo subito il ragazzo che ha parlato. È stravaccato in un letto vicino e ci sta fissando il seno senza alcun pudore con sguardo languido. Arrossisco di botto e mi metto subito la canottiera e la giacca seguita da Lisa.
- Perchè non vai ad infastidire qualcun'altra con la tua disgustosa presenza, Owell?
- Uh, come siamo aggressive.
Dice alzandosi dal letto e avvicinandosi.
- Fottiti!
Risponde la mia amica.
- Vedo di abbassare il tono micetta, non vorrei essere costretto a sculacciarti!
Questo è troppo. Mi butto addosso a lui e gli tiro un pugno con tutta la forza che ho colpendolo alla mascella, ignorando la fitta di dolore alla caviglia per lo slancio improvviso. Ma sento in pieno il forte dolore alla mano con cui l'ho colpito, non ci faccio caso e lo intimo:
- Ascoltami bene brutto idiota, vedi di stare alla larga da me e dalla mia amica, chiaro?
Gli grido contro con il tono più minaccioso che ho. Gli occhi sono due braci ardenti, e credetemi, se due occhi color mare diventano delle braci, c'è da preoccuparsi.
Lo vedo portarsi una mano alla mascella e guardarmi storto.
- Come hai osato, stupida ragazzina!
Si avvicina velocemente, ma non fa in tempo a colpirmi perchè una mano lo blocca da dietro e lo fa voltare.
- Perchè non te la prendi con me?
Gli chiede un ragazzo...un attimo, quello è Jonathan, l'erudito del treno! 
- E tu chi saresti?
- Qualcuno a cui non piace il modo in cui stai trattando queste ragazze.
L'idiota (lo chiamerò così visto che non mi ricordo come si chiama) fa un verso di scherno prima di dirgli:
- Levati di mezzo.
E girarsi di nuovo verso di noi. Ma ancora una volta l'erudito lo fa girare verso di se, stavolta strattonandolo per la maglietta.
- Lasciale in pace.
Sillaba perentorio.
Succede tutto in un attimo. Il pacifico dà un pugno a Jonathan, che reagisce con una ginocchiata nello stomaco. Iniziano a darsi pugni, calci e quant'altro finchè Tobias ed Eric non li separano. Jonathan ha un labbro spaccato e gli cola sangue dal naso, il pacifico ha un lieve livido alla mascella, dove l'ho colpito io, e i denti imbrattati di sangue.
- Si può sapere cosa diamine è successo?
Chiede il capo-fazione, più scocciato che altro. Nessuno risponde.
- Allora? Ho già abbastanza cose da fare per pensare anche a voi due. Perchè.vi.stavate.picchiando?
Ancora niente.
- Bene, visto che nessuno dei due si decide a parlare, stanotte la passerete entrambi a lucidare tutte le pistole dell'armeria.
Ogni singola cellula del mio corpo mi sta dicendo di farmi avanti e parlare, non posso permettere che quel ragazzo sia punito per avermi difesa. Senza quasi pensare faccio un passo avanti dicendo:
- No!
Tutti gli occhi ora sono su di me. Il capo-fazione e Tobias mi rivolgono uno sguardo interrogativo.
- Ehm, è colpa mia quello che è successo.
Continuo trovando estremamente interessanti i lacci delle scarpe.
Sento uno spostamento e, alzando lo sguardo noto che Eric mi si è avvicinato ed ora mi sta guardando come un mastino pronto ad attaccare.
-Colpa tua?
Ripete.
- Si, colpa mia. Il fatto è che lui.
Spiego indicando il pacifico.
- Mi ha...fatto innervosire, e abbiamo iniziato a litigare, poi è venuto Jonathan e mi ha difeso e... beh lo sai.
Confesso omettendo alcune parti, come il pugno o il fatto che l'idiota guardava me e Lisa senza magliette.
- No è stata anche colpa mia. Sono stata io che ho iniziato la lite.
Ma perchè Lisa deve sempre fare l'eroina?! Adesso saremo in due nei guai.
- Taci, pacifica.
Dal tono che ha usato Eric si capisce chiaramente che non le crede nemmeno un pò, per fortuna! Poi torna a concentrarsi su di me.
- Bene, bene, e così iniziamo presto a scatenare risse, eh?
Mi chiede girandomi in torno. Io lo seguo con lo sguardo, con la coda dell'occhio vedo Tobias fare lo stesso, gli occhi pericolosamente assottigliati.
- Chissà perchè non mi sorprende. Allora vediamo, TU passerai la notte in armeria a pulire tutte le pistole, chiaro?
Annuisco con la testa, guardandolo male. 
- Qualcosa in contrario?
Mi chiede piegandosi e mettendo i nostri occhi alla stessa altezza.
Reprimo il ringhio che mi sale in gola e rispondo:
- No.
Lui ghigna malevolo prima di allontanarsi. Sento lo sguardo insistente di Tobias su di me. Mi giro e lo vedo guardarmi preoccupato. Gli rivolgo un piccolo sorriso con l'intento di rassicurarlo, poi distolgo lo sguardo.
- Forza muovetevi! I cinque minuti sono passati!
Sbraita Eric. Quanto vorrei tirargli un pugno.
Arrivati alla sala adibita a mensa io, Lisa e Jonathan ci sediamo ad un tavolo libero e poco dopo ci raggiungono Roy, che guarda storto l'erudito ma non dice niente, ciuffo rosso e una ragazza di nome Summer, è alta, ha i capelli azzurri con qualche riflesso verde legati in uno chignon morbido al quale sfuggono alcune ciocche che le incorniciano il viso bellissimo, al naso ha un piercing ad anello, tra le narici, e la sua pelle è molto bianca, come la mia. Non appena si siede rivolge un grande sorriso a me, Jonathan e Lisa prima di presentarsi:
- Molto piacere, io sono Summer, voi?
- Io sono Olivia, anche per me è un piacere.
Le rispondo cordiale.
- Io invece sono Lisa.
Le dice lei ricambiando il sorriso.
- Jonathan
- Vi hanno mai detto che avete degli occhi stupendi?!
Dice a me è Lisa con un sorriso sincero.
- Ehm, grazie.
- Grazie, anche i tuoi sono molto belli.
Balbettiamo in risposta un pò spiazzate e in imbarazzo.
Con la coda dell'occhio vedo Roy e ciuffo rosso ghignare divertiti.
Dopo un pò iniziamo a chiacchierare tranquillamente, anche se Jonathan è piuttosto timido, forse per via della presenza di Roy, così cerco di coinvolgerlo il più possibile. 
Durante il tragitto dal dormitorio alla mensa io e Lisa ci siamo avvicinate piano a lui e l'abbiamo ringraziato, invitandolo a pranzare con noi, ed eccoci qua.
Tutti mangiano i loro hamburger allegramente, io invece guardo quello nel mio piatto con circospezione, poi ne spezzo un pezzettino e lo assaggio. Il sapore è davvero buono così inizio anch'io a mangiarlo con gusto. Una volta finito Roy e ciuffo rosso si offrono di andare a prendere il dolce: la famosa torta al cioccolato degli intrepidi. L'aspetto è davvero invitante, con la forchetta ne prendo un pezzettino e lo porto alle labbra. Non appena il cioccolato entra in contatto con le mie papille gustative è amore al primo assaggio. Non ho mai mangiato qualcosa di così buono e dolce. Divoro la mia fetta in 5 minuti, anche se dopo sono talmente piena che mi sembra di scoppiare.
Avverto gli altri di stare per uscire e mi incammino all'uscita della mensa, cammino per un pò finchè il mio stomaco non si stabilizza, poi mi dirigo verso lo strapiombo e mi appoggio alla ringhiera. Guardo le onde infrangersi sulla parete rocciosa. Sento uno spostamento d'aria alla mia destra e girandomi vedo che Eric è accanto a me e mi fissa dall'alto in basso, lo guardo come per dire "tu non dovresti essere qui...che ci fai qui?"
- Iniziata, stasera alle 22.00 in punto ti aspetto fuori dal dormitorio.
Detto questo si china su di me e sibila con voce minacciosa:
- E sarà meglio che arrivi puntuale.
Sposto indietro il busto quasi inconsciamente e faccio un cenno d'assenso. Lui ghigna e con la mano prende qualcosa dalla tasca,  continuando a guardarmi negli occhi, non capisco cos'è finchè non l'avvicina al mio viso e lo passa sulle mie labbra, non in modo rude come mi sarei aspettata, il suo tocco è stranamente leggero e mi procura brividi nelle braccia e nella schiena. Cosa mi prende?! *Adesso ti spiego: la colpa è di una cosa chiamata ormoni, che ti portano...*
Sopprimo la vocina nella mia mente e mi concentro sul capofazione che ora sta riponendo il fazzoletto con cui mi aveva pulito le labbra di nuovo in tasca. Dovevo essermi sporcata di cioccolata! Non posso credere di essermi impiastricciata come una bambina di sua anni! E soprattutto che LUI mi abbia vista così e mi abbia anche umiliato ripulendomi la bocca. Che figura di... *MODERA IL LINGUAGGIO!* Finalmente la mia mente è tornata a dire cose utili.
- Dovresti stare più attenta quando mangi del cioccolato.
Pronuncia queste parole come una semplice constatazione, anche se avverto un pizzico di scherno nella sua voce, e non posso impedire alle mie guance di tingersi di rosso.
- Ehm, ok.
Gli rispondo titubante, lui ruota su se stesso e sparisce in uno dei tanti bui corridoi, non appena sparisce dalla visuale io mi copro il viso con le mani e mormoro:
- Stupida! Stupida! Stupida!!!
Dopo un pò decido di non tornare in mensa ma di avviarmi al dormitorio.
(Arrivo a destinazione 1 ora, 30 minuti e parecchie informazioni dopo...non ricordavo la strada)
........................................
 
- Ma dove ti eri cacciata?!
Mi chiede Lisa una volta entrata in dormitorio. Io, che avevo gli occhi chiusi, li apro lentamente e la guardo, lei alza un sopracciglio in attesa.
- Volevo riposarmi un pò e sono tornata in dormitorio, scusa se non ti ho avvertita.
- Lascia perdere.
Risponde lei con una scrollata di spalle.
- Ma non farci l'abitudine!
Mi dice subito dopo in tono minaccioso. Sorrido malandrina.
- Si, mamma.
Rispondo con una vocetta acuta e infantile. Lei mi guarda assottigliando lo sguardo. Veloce e scattante mi toglie il cuscino da sotto la testa e inizia a colpirmi in faccia, io disorientata cerco di fermarla e, rotolando, cado dal letto. Non faccio in tempo a rialzarmi che Lisa continua a colpirmi dicendo:
- Così.Impari.A.Prendermi.In.Giro!
Io inizio a ridere cercando di alzarmi e deviando i colpi con le braccia.
- BASTA. BASTA!
Grido tra una risata e l'altra. Dopo un pò Lisa si ferma e io mi abbandono sul pavimento scossa dalle risate.
- Così impari!
Mi dice con un sorriso vittorioso, subito dopo mi allungo e arpiono le sue caviglie, facendola cadere su di me e iniziando a farle il solletico.
- No, dai. Smettila!
Mi supplica tra una risata e l'altra.
- Chi è che deve imparare cosa?
Le domando ignorandola. Lei cerca di rialzarsi, ma io mi ci tuffo addosso e la spingo contro il pavimento. Ormai ride talmente tanto da far lacrimare gli occhi.
- Daiiii, smettila.
Si lamenta cercando di stabilizzare il respiro. All'ennesima protesta smetto di farle il solletico e, con un sorriso divertito, mi poggio con le spalle al fianco del mio letto.
La guardo ansimare per terra e mettersi a sedere a fatica, la faccia rossa per le risa e i capelli spettinati, e penso che io sia conciata anche peggio di lei viste le cuscinate che mi ha rifilato.
Dopo un pò mi alzo e mi siedo sul letto, seguita da lei che si posiziona accanto a me.
- Lisa non sai che figuraccia che ho fatto!
Le dico mentre mi sistemo i capelli che avevo precedentemente sciolto e legandoli in una coda alta.
- Sentiamo.
Mi risponde lei pronta a farsi un'altra risata.
- Quando sono uscita dalla mensa, ho incontrato Eric, il capofazione...
Ma mi interrompo non appena sento la voce ti Tobias.
- Rigida, esci fuori.
Mi rivolge queste poche e fredde parole prima di varcare di nuovo la soia. Cavolo sono sua sorella! Va bene che deve mantenere le distanze con gli altri, ma almeno chiamarmi per nome.
- Te lo racconto dopo, ma ti anticipo che c'entra qualcosa il cioccolato.
Dico velocemente a Lisa prima di raggiungere "Quattro" fuori.
- D'accordo.
Mi risponde seguendomi con lo sguardo.
Una volta uscita lo trovo ad aspettarmi, le spalle dritte e l'espressione seria, sto per parlare ma lui mi anticipa:
- Seguimi.
Ed inizia ad incamminarsi attraverso i corridoi poco illuminati. 
Si ferma davanti una porta in acciaio che apre e tiene aperta facendomi cenno di entrare. L'interno è un mini appartamento, faccio appena in tempo a notare un letto che sento le braccia di Tobias sollevarmi da terra e stritolarmi in un abbraccio, mentre la sua risata mi arriva alle orecchie. Gli avvolgo le braccia intorno al collo e mi unisco alla sua risata.
- Sei qui. Sei qui finalmente.
Dice con la voce rotta dall'emozione.
- Non posso crederci, non sai quanto mi sei mancata Olly! E ora sei qui.
- Anche tu mi sei mancato un sacco Tobias.
Gli rispondo con gli occhi lucidi.
Dopo un tempo indefinito sciogliamo l'abbraccio, lui mi prende la testa tra le mani e inizia a darmi piccoli baci sulla fronte, sul naso, sulle guance e sugli occhi. 
- Ancora non ci credo, quando ho sentito il tuo nome mi sono sentito come se fossi tornato a respirare dopo mesi di apnea. E quando ti ho visto...non sai quanto avrei voluto correrti incontro e stringerti e non lasciarti più andare. 
Mi abbraccia di nuovo, appoggiando la fronte sulla mia spalla.
- Olivia...cos'è successo oggi con quel pacifico?
Mi chiede con aria corrucciata. Io apro e chiudo la bocca un paio di volte. Non posso dirgli che mi sono arrabbiata e gli ho tirato un pugno perchè mi ha guardato...il petto! Primo: perchè ho paura della sua reazione. Secondo: mi vergogno a dirlo a mio fratello!
- Ehm...abbiamo litigato, l'ho già  detto. E io gli ho *coff* tirato un pugno.
Lo vedo sorridere leggermente.
- Bhe, almeno ti sei mostrata forte, ed è un punto a tuo favore nell'iniziazione.
Poi torna all'attacco:
- Ma...non mi hai detto CHE COSA ha fatto per farti arrabbiare.
- Niente, beh, ha fatto una battuta di pessimo gusto.
- Ok ok, fine dell'interrogatorio.
Si arrende alzando le mani, mostrandomi i palmi e sospirando.
- Ehi, Toby, lo sai che ti voglio bene, ma...non me la sento di parlarne.
Lui si avvicina a me con un espressione seria e mi posa una mano sulla guancia, gli occhi improvvisamente freddi.
- Ti ha fatto qualcosa?!
- No, no, certo che no. No ne ha avuto nemmeno il tempo.
Lo rassicuro in fretta, lui rilassa le spalle e si allontana.
- Bene.
Dice.
- Ora siediti, devo dirti un paio di cose.
Mi dice indicandomi un divanetto a due posti alla mia destra. Mi siedo al suo fianco e aspetto. Lui inizia a parlare.
- Allora, stanotte sarai in punizione con Eric. Visto che conosco il tuo carattere, e anche il suo...
- Un attimo.
Lo interrompo.
- Siete amici?
Gli domando nel panico "fa di no, fa di no, fa di no!"
- No!
"Per fortuna"
- Ma abbiamo fatto l'iniziazione insieme.
- Quindi ha la tua stessa età?
Chiedo.
- Si, ora potresti ascoltarmi e non interrompere?!
- Ok, scusa.
Rispondo con un sorrisino.
- Allora, dicevo, conosco sia il tuo che il suo carattere, e voglio avvisarti. Eric è un tipo crudele, senza scrupoli e sadico; gli piace terrorizzate la gente e sottometterli. Tu sei coraggiosa, testarda, orgogliosa, impulsiva e a volte strafottente, e sicuramente proverai l'impulso di rispondergli a tono ogni volta che potrai. Devi cercare di trattenerti Olivia, di morderti la lingua e far finta di niente. È un tipo pericoloso, e non so cosa potrebbe farti se si arrabbiasse con te, specialmente se siete soli...e io non potrò essere li per difenderti.
Le sue parole mi fanno imbestialire. I miei occhi lampeggiano minacciosi. Serro i pugni fino a far sbiancare le nocche.
- Io non ho bisogno della protezione di nessuno! Non so se lo sai, QUATTRO, ma per un anno io sono stata da sola con con un mostro, e tu non eri lì per difendermi, eppure me la sono cavata benissimo da sola! E non pensare neanche per un secondo che io mi stia zitta e abbassi la testa davanti alle provocazioni di quello scimmione decerebrato!
Dalla sua reazione capisco di aver esagerato.
- Mi dispiace. Mi dispiace di averti lasciato da sola con lui...e di non essere stato lì per difenderti... di averti abbandonata e di essere stato un'egoista e...
Lo fermo prima che posso continuare.
- Shhhh. Tobias io non intendevo questo, non voglio farti sentire in colpa nè rinfacciarti niente; volevo solo farti capire di essere grande abbastanza da sapermi difendere da sola e...di averlo già fatto.
- Lo so. Lo so. Tu sei la mia piccola, forte guerriera, e non so dirti quanti io ti ammiri. Ma non voglio che ti accada più niente, hai già sofferto abbastanza, io...cercherò sempre di proteggerti, anche quando non ce ne sarà bisogno. Sei mia sorella Olivia! Sei la mia famiglia.
Dopo qualche attimo di silenzio decido di parlare.
- Se...se ti farà stare più tranquillo, cercherò di controllarmi stasera, cioè, cercherò di non dare modo ad Eric di prendersela con me, va bene?
Mi guarda per un pò sorridendo.
- Grazie, mia piccola guerriera.
Mi dice accarezzandomi il viso.
- Ma lo faccio SOLO per te sia chiaro.
- Adesso, dimmi, cos'hai fatto in quest'ultimo anno?
Ascolto il suo racconto in silenzio (silenzio?!) "Beh magari qualche commentino ogni tanto" (convinta!) "ma fatti gli affari tuoi" 
Comunque, sono molto elettrizzata ora che so che cosa mi aspetta al l'iniziazione...ma anche molto agitata, ma cerco di non pensarci. Ora so che mio fratello si è fatto degli amici che lo trascinano alle feste e che gli organizzano appuntamenti che (lui sostiene di non sapere il perchè) finiscono sempre male. Mi ha raccontato un pò del suo lavoro in generale e mi ha fatto vedere i tatuaggi che si è fatto, sono davvero belli, sicuramente anch'io mi farò dei tatuaggi. Abbiamo parlato, riso e scherzato per un pò. Poi lui ha detto di dover andare, così si è trasformato di nuovo nel freddo e serio istruttore e mi ha riaccompagnato al dormitorio.
...................................................
 
Alle 21.59 esco fuori dalla porta del dormitorio e trovo il capofazione già fuori ad aspettarmi con postura rigida e sguardo serio.
- Seguimi.
Detto questo si gira e inizia ad incamminarsi. "A forza di seguire le persone presto conoscerò tutta la residenza" penso tra me e me.
Dopo un pò mi ritrovo in una stanza molto grande piena di pistole, proiettili e un sacco di altre cose di cui non conosco il nome.
Sempre in silenzio Eric prende una pistola e mi fa cenno di avvicinarmi, esegue delle strane mosse ed estrae altrettanto strani pezzi dalla pistola e inizia a pulirla utilizzando...uno strano "liquido" e una strana stoffa (credo che tu stia iniziando ad abusare del termine "strano") "FATTI GLI AFFARI TUOI!" (OK!!! Che brutto carattere) "cfff" (cos'era quello?) "non ti interessa!"
- Tutto chiaro?
In un millesimo di secondo mi ritrovo improvvisamente catapultata nella realtà, Eric ha finito di pulire la pistola e mi sta guardando con aspettativa...e io mi ero distratta. Mi mordo il labbro e lo guardo come se gli fosse spuntata un'altra testa, nel panico. "Che faccio? Che faccio? Che faccio? Vocina...un aiutino?" "Oh quindi adesso vuoi il mio aiuto eh?" "Eddai!, non fare la permalosa,  cosa faccio?" "-.- digli che non hai capito bene come si fa e chiedigli di ripeterlo" "Ok ok"
- Io...non avrei capito molto bene...
I suoi occhi luccicano pericolosamente mentre mi scrutano sempre più tempestosi.
- Hai ascoltato cosa ti ho detto?
-...ehm può darsi che...
- Che?
Mi incita con le parole, anche se il suo tono sembra voglia dire:"Attenta a cosa rispondi, perchè potrei staccarti la testa"
- Mi sono distratta un attimo e tu avevi già finito e io non ho capito come si fa e andavi troppo veloce e non sono riuscita a seguirti.
Dico tutto d'un fiato senza smettere di guardarlo negli occhi, nonostante il suo sguardo mi faccia rabbrividire.
- Ascoltami attentamente, mocciosa, sono stato fin troppo tollerante con te, ma la mia pazienza ha un limite molto facile da oltrepassare, e credo che tu non voglio vedermi perdere la pazienza, no?
- Preferibilmente no.
Gli rispondo e lui assottiglia gli occhi.
- Ti conviene tenere a freno la lingua, e attivare il cervello, o potresti trovarti molto, ma molto male.
Tra poco scoprirete il perchè io non abbia scelto gli eruditi, 3.2.1...
- Ok. Ma posso dirti una cosa? Dovresti rilassarti un po', insomma, non so se te ne accorgi, ma appari piuttosto nevrotico e sembrerebbe che tu abbia l'ossessione di incutere timore ad ogni essere che possa provarlo. Sta calmo! Non muori se provi ad essere un pochino più piacevole e magari ti togli di dosso quell'aria da belva costantemente assetata di sangue.
Concludo il mio discorso con il tono più innocente che ho e, mentre guardo i suoi occhi allibiti e furenti allo stesso tempo e il muscoli del collo e delle braccia guizzare vistosamente, penso a quello che ci ha detto Tobias vicino allo strapiombo:
- A volte le persone fanno confusione tra il coraggio e la stupidità.
Credo di essere tra quelle persone. Però c'è da dire che la sua espressione è a dir poco stupenda. Trattengo con la forza la risata che lotta feroce per uscire dalle mie labbra.
Poi mi viene in mente la promessa che avevo fatto a mio fratello di non cacciarmi nei guai e di non provocare il capo-fazione e subito mi sento in colpa per non aver neanche provato a mantenerla...perché devo sempre essere così dannatamente impulsiva?! 
- COME OSI RIVOLGERTI A ME IN QUESTO MODO STUPIDA MOCCIOSA CHE NON SEI ALTRO!
Eric ha iniziato a sbraitarmi contro guardandomi con due occhi simili a delle braci ardenti, vedo una vena sul suo collo pulsare vistosamente...mi sono messa in un enorme pasticcio. Eppure dopo 16 anni di convivenza con Marcus avrei dovuto imparare a tenere la bocca chiusa e a non svegliare il cane che dorme. Mi punta un dito contro il collo e si avvicina pericolosamente alla mia faccia, lo vedo ghignare in un modo talmente sardonico da mettermi paura, cosa ha intenzione di fare?! 
- Adesso pulirai tutte le pistole, che tu lo sappia fare o meno, e dopo, sconterai la tua seconda punizione.
Deglutisco vistosamente, era meglio se stavo zitta. E ora come cavolo le pulisco le pistole, sono tentata di chiedere di nuovo al capofazione di rispiegarmelo, ma lascio perdere. Cerco in tutti i modi di fare appello alla mia memoria e maneggio l'arma come se fosse una bomba, dopo i primi, su per giù 40 tentativi disastrosi, inizio a sentire una leggera stanchezza e sbadiglio piano, i miei occhi si appannano, sbatto più volte le palpebre per scacciare il sonno. Dopo un tempo che mi sembra un'infinità credo di aver svolto i passaggi in modo giusto e richiamo l'attenzione di Eric per mostrargli la pistola, lui, che ha seguito ogni mio movimento, si limita a rivolgermi uno sguardo scocciato e a farmi un cenno della testa con un'espressione che vuole dire: "Sono convinto che tu non sappia fare meglio di questa schifezza quindi va avanti."
Io emetto un leggerissimo sospiro e prendo una seconda pistola.
Circa 20.000 volte sono stata sul punto di addormentarti in piedi, ma sempre "gentilmente" richiamata da quello che ormai è il mio capofazione preferito.
Sono arrivata alla 23 pistola circa quando Eric mi dice:
- Puoi fermarti, metti tutto apposto ed esci...e cerca di non appisolarti o potrei appenderti allo strapiombo per le caviglie!
Ed esce sbattendo la porta. "Gentile come sempre" faccio un gigantorme e rumoroso sbadiglio molto poco femminile e mi affretto a mettere tutto in ordine, in uno strano stato di stordimento e con le palpebre calate a metà sugli occhi. Una volta finito esco e trovo Eric ad aspettarmi, la postura rigida e lo sguardo gelido e vigile, come se non sentisse per niente la stanchezza delle ultime 20 ore (ok ho sparato un arco di tempo a caso, ma sono comunque molte ore!) "ma diamine come fa a sembrare così riposato?!" 
Le sue labbra si incurvano in un ghigno che, se fossimo in una situazione normale (dove non starei morendo di sonno per esempio) non mi toccherebbe, ma in questo momento mi sento impotente e avvilita sapendo che la mia tortura non è ancora finita, faccio un lungo respiro cercando di controllare i nervi, ho la gola secca, ma rimango impassibile e aspetto che lui dica qualcosa. Dopo un pò si decide a degnarmi delle sue parole:
- Allora, piccola pivella impertinente, se tu qualche ora fa avessi tenuto la tua lingua appuntita al suo posto a quest'ora saresti potuta andare a dormire e continuare la tua punizione domani, come tra l'altro farai, ma visto che hai una fastidiosissima inclinazione a parlare a sproposito credo di dover provvedere personalmente a farti imparare a tenere chiusa quella tua boccaccia.
Mentre pronuncia le ultime parola mi si avvicina e per accentuare il concetto mi stringe le guance con il pollice e l'indice, in modo da farmi pronunciare le labbra. Scuoto la testa in modo da liberarmi dalla sua presa allontanandolo al contempo spingendo con le mani sui suoi avambracci. Lui mi rivolge un ghigno strafottente, dopodiché mi artiglia un braccio e mi trascina per diversi corridoi, cerco di liberarmi strattonando il braccio e puntando i talloni per terra, finendo per incespicare.
- Guarda che so camminare anche da sola!
Esclamo mentre cammino con un piccolo trotto per star dietro alle sue grandi falcate, infastidita. Lui per tutta risposta mi strattona forte il braccio spostandomi al suo fianco. Basta. Sono stanca, ho le mani indolenzite e questo bruto mi sta trascinando per tutta la residenza come se fossi un oggetto e io non riesco a liberarmi e la mancanza di sonno rende il tutto insopportabile, spingendomi al limite. Sento la parte alta dello stomaco stringersi in una morsa nauseante. Senza volerlo avverto gli occhi bruciare e il respiro accellerarsi. No, non posso crollare, non davanti a lui e non per una simile sciocchezza! Cerco di calmarmi e di respirare, smettendo di dibattermi e seguendolo docilmente. Qualche istante dopo riesco a ricacciare indietro le lacrime e a tranquillizzarmi. Concludo che non servirà a niente ricominciare ad opporre resistenza così per il momento lo lascio condurmi, nonostante il dolore al braccio. Mi domando se mi verrà un livido, bah comunque non importa, sarà uno fra i tanti.
Ad un tratto si ferma davanti ad una spessa porta di ferro che apre poco dopo, spingendomi dentro e chiudendola alle nostre spalle.
La stanza è grande e luminosa, su una parete sono posti diversi bersagli mentre in un tavolo lì vicino noto dei coltelli dalla lama affilata e scintillante.
- Davanti al bersaglio.
Dice il capofazione prendendo tre coltelli e affilandoli tra loro.
- Cosa?
Mi guarda senza smettere di fare cui che sta facendo.
- Sei sorda? Mettiti davanti al bersaglio.
Un pò titubante faccio come mi dice, consapevole che protestare o anche solo chiedere spiegazioni  sarebbe solo uno spreco di tempo ed energia.
Lui si mette ad un paio di metri di distanza con un coltello nella mano destra e altri 5 nell'altra.
Poi con un sorriso davvero poco innocente dice:
- Non muoverti, qualunque cosa ti dica di fare la tua testolina, non farla.
Subito dopo mi tira un coltello che si conficca alla sinistra della mia testa. Sobbalzo leggermente per lo spavento e sgrano gli occhi.
- Immobile!
Mi redarguisce Eric.
- Ed occhi aperti.
Aggiunge. Prende un altri coltello e lo scaglia contro di me. Faccio del mio meglio per rimanere immobile mentre guardo il coltello sferzare l'aria. Sento il mio fianco destro bruciare e abbassando lo sguardo mi accorgo del sangue che fuoriesce da uno strappo nella maglietta. Il coltello perfettamente incastrato tra il mio braccio e il fianco...non credo sia un tiro sfortunato.
- Ops
Sento il capofazione esclamare con tono tutt'altro che sorpreso. L'ha fatto apposta!
- Testa dritta!
Lo guardo mentre si prepara a tirare di nuovo. Prende la mira. Il coltello si conficca vicino al cranio.
Mentre si prepara al prossimo lancio sorride in modo inquietante, come un predatore affamato che finalmente trova la sua preda.
La lama mi colpisce di striscio la spalla sinistra. La successiva si pianta esattamente sopra la mia testa, e quella dopo ancora vicino il collo. Sembra che il sonno mi abbia abbandonato, adesso sono lucida e in all'erta. Seguo ogni movimento di Eric. Prende un altro coltello. Prende la mira. Porta indietro il braccio. Mi esce un gemito strozzato prima di premere la mano sulla coscia. Sento sulle dita qualcosa di caldo e scivoloso. Il coltello lanciato mi ha procurato un taglio profondo e un pò doloroso. Premo più forte per tentare di soffocare il dolore.
- Finiamo qui per oggi.
Pronuncia queste parole il capofazione mentre si avvicina e stacca i coltelli dal bersaglio, il volto impassibile. Vorrei tanto tirare un pugno a quel faccino, ma mi limito a guardarlo male.
Lui rimette i coltelli al loro posto e si incammina verso l'uscita
- Vai in infermeria.
Dice sull'uscio.
- Non so dov'è.
Ribatto
- Non è un problema mio.
Ribatte prima di uscire e sbattersi la porta alle spalle.
Digrigno i denti, tremando di rabbia. NON È UN PROBLEMA SUO! Ma certo, ovviamente lui mi usa come bersaglio vivente, mi ferisce ripetutamente e poi non è un problema suo!
Faccio due lunghi respiri prima di fare il punto della situazione: sono sola; è notte; sono ferita; devo andare in infermeria; non ricordo dov'è l'infermeria *forse perchè hai il senso dell'orientamento pari a 0* mi punzecchia la mia mente; le uniche strade che conosco sono quelle per arrivare al dormitorio, al pozzo e da mio fratello.
Per un attimo penso di andare da Quattro, lui in quanto membro della fazione saprà sicuramente dov'è l'infermeria, poi però decido che non sia una buona idea, primo, perchè non voglio dirgli di aver "provocato" Eric e sentirmi dire:"Te l'avevo detto", secondo, non voglio svegliarlo e farlo preoccupare inutilmente e terzo, non voglio fare la figura della debole andando a piangere dal fratellino per un taglietto.
Penso che potrei andare ai dormitori degli interni e svegliare Roy...ma non so la strada. Alla fine opto per tornare al mio dormitorio, svegliare Lisa e farci venire in mente qualcosa. Strappo un pezzo di stoffa dalla mia maglietta e la metto intorno alla ferita a mo' di fasciatura.
- Lisa, ehi Lisa, Lisa!
La chiamo strattonandole una spalla. Socchiude gli occhi e fa un mutilo di protesta.
- Che c'è?
- Senti, ho un taglio alla gamba, non è che sai dov'è l'infermeria o...non lo so.
Mi guarda un attimo, gli occhi velati in parte dal sonno a cui l'ho strappata.
-Cosa?!
- Eric mi ha ferito la gamba e devo andare in infermeria.
-COSA?!
Esclama a voce alta.
-Shhh, abbassa la voce! Sai dov'è l'infermeria?
-Fortunatamente per te si! 
Dice alzandosi e infilandosi un paio di pantaloni e una maglietta neri.
-Ma come ti ha ferito? L'ha fatto apposta? Tu non hai fatto niente? Non ti ha nemmeno aiutato a tornare qui? Almeno ti ha chiesto scusa?! Questo è abuso di potere!
-Lisa!
La richiamo interrompendo la sua raffica di domande.
- Anche se lo dicessi a qualcuno, cosa pensi che accadrebbe? Che lo sbattano fuori dalla fazione e noi viviamo felici e contente? Credimi,no! E poi...io l'ho provocato, mi avevano messo in guardia e invece sono stata stupida e imprudente. Ora mi faccio curare la gamba e fine della storia. Ok?
-Se per te va bene...
Camminiamo lungo una serie di corridoi che per me e la mia gamba sembrano infiniti. Finalmente siamo arrivate. Lisa bussa alla porta. Non riceviamo risposta. Bussa di nuova. Sentiamo dei rumori provenienti dall'interno e una voce femminile imprecare. La porta di spalanca d'un colpo e ci troviamo d'avanti una donna sulla 40 d'anni, coi capelli corti e biondi, l'espressione per metà assonnata e metà arcigna.
-Che volete?
Ci chiede in tono brusco.
-La mia amica si è ferita una gamba. Non è che potrebbe fare qualcosa perfavore?
La donna mi squadra per un paio di minuti con espressione infastidita, soffermandosi sulla "benda improvvisata" macchiata di sangue.
-Entrate.
Dice infine, precedendoci all'interno. Io e Lisa entriamo guardandoci intorno, la stanza è illuminata da fredde luci, ci sono diverse file di letti, tutti con lenzuola bianche e immacolate, in contrasto con le pareti nere, nell'aria si avverte l'odore sterile di disinfettante, nel complesso non ha un aspetto molto accogliente.
- Mettiti li.
Dice l'infermiera indicandomi un lettino.
Faccio come mi ha detto, facendo attenzione alla gamba ferita.
L'infermiera armeggia con alcuni scaffali contenenti ampollette e bottiglie di varie grandezze, poi si dirige in un armadietto.
Una volta finito mi raggiunge con diversi oggetti tra le braccia e li poggia sul comodino di fianco al letto.
-Togliti i pantaloni.
Mi ordina sbrigativa. Mi affretto a fare come mi dice, non so perchè ma questa donna mi intimidisce ancora più di Eric.
Controlla con meticolosità la zona interessata, dopodiché prende un batuffolo di cotone e ci versa un liquido contenuto in un'ampolletta per poi tamponarlo sulla ferita, ripulendola dal sangue. Il suo tocco è incredibilmente abile e delicato e in pochi minuti il forte  bruciore che avvertivo si attenua. Dopo, utilizzando un altro batuffolo, spalma una pomata trasparente sulla ferita per poi fasciarla con una benda più o meno stretta.
-Ecco fatto pulcino, tieni la gamba a riposo per qualche oretta, poi non dovrebbe più darti tanto fastidio; ho visto ferite ben peggiori di questo taglietto.
Mi dice pungente. Abbasso lo sguardo, imbarazzata dalle sue parole, cosa avrei dovuto fare se la ferita non smetteva di sanguinare?! Però nonostante il suo carattere bisbetico e polemico devo ammettere che è molto brava nel suo lavoro.
-Grazie tante, mi scusi per averla disturbata signora...
-Helen...Scommetto che tu è la tua amica siete due mammolette trasfazione...per caso la ferita te la sei fatta inciampando su un sassolino, pulcino?
Mi schernisce Helen con una risata amara
-Non sono di certo così imbranata da cadere su un sassolino...e il mio nome è Olivia, non pulcino né tantomeno mammoletta. 
Rispondo in tono controllato ma gelido.
-Il fatto di essere trasfazione non vuol dire che siamo più deboli di qualunque altro interno.
Aggiunge Lisa, punta sul vivo.
-Grazie ancora Helen.
Dico prima di rimettermi i pantaloni ed incamminarmi verso il dormitorio, ignorando categoricamente il dolore alla gamba.
Una volta arrivata a destinazione mi butto a peso morto sul letto, senza neanche spostare le lenzuola.
-Lisa, grazie.
Le dico mentre la guardo avvicinarsi a me.
-Prego Olly, però mettiti sotto le coperte o ti prenderai una polmonite con l'umidità che c'è in questo posto.
Mi risponde sottovoce.
-Noo sono troppo stanca.
Mugolo chiudendo gli occhi. Subito dopo sento due mani afferrarmi le spalle e spingermi verso l'alto; emetto uno sbuffo di disappunto, decidendo di alzarmi e scostare le lenzuola, sapendo che altrimenti Lisa non mi avrebbe lasciato in pace.
-Così va bene mammina?
Le chiedo sarcastica.
-Si.
Mi risponde con un sorriso, dopo mi rimbocca le coperte e va al suo letto.
-Dormi bene.
Mi dice.
-Anche tu.
Chiudo gli occhi, in attesa che il sonno venga a prendermi. "Forse ho esagerato con l'infermiera, insomma mi ha preso un pò in giro però mi ha anche curato la gamba. Me la sarò presa per troppo poco? Certo anche lei però non doveva infierire. L'ho svegliata nel cuore della notte forse era solo innervosita e per questo ci ha detto quelle cose,ma anche io sono stata sveglia tutta la notte per di più in compagnia di quell'antipatico Capofazione. Chissà perchè si comporta in questo modo, gli sto antipatica? Beh è vero che sono stata un pò scortese ma non c'era bisogno di maciullarmi la gamba! Peró anche io ho reagito male quando Helen mi ha detto quelle cose. Ma non l'ho di certo usata come bersaglio umano..."
Espiro rumorosamente, decidendo di non pensare più, almeno per stanotte (o quel che rimane di questa notte) a quello che è successo. Chiudo gli occhi e mi aggrappo al cuscino, aspettando che il sonno venga a prendermi per portarmi via da tutto quello che è successo oggi e da quello che dovrò affrontare nelle prossime settimane.
........................................................
 
Fluttuare. Ecco cosa mi sembra di star facendo. È una sensazione strana, non percepisco niente intorno a me, sono in un posto dove non esiste il buio o la luce, esisto solo io, come se i miei sensi si arrestassero entro i confini del mio corpo, talmente leggero da apparirmi quasi inconsistente. Eppure qualcosa la percepisco...il nulla. Come si può sentire la mancanza di qualcosa che non dovrebbe neanche poter essere percepita? 
Tum.Tum.Tum.Tum.
Un ritmo veloce e costante si fa strada attraverso il velo invisibile che mi circonda.
Tum.Tum.Tum.Tum.
È sempre più forte, sempre più vicino.
Tum.Tum.Tum.
Adesso non sto più galleggiando, ora sto scivolando, e mi dirigo verso quel rumore. Scivolo lentamente, avendo con unica meta quel suono. Ma non sto scivolando verso il basso, bensì verso l'alto, come se le leggi della natura si siano modificate. D'un tratto mi sembra di attraversare un barriera invisibile e sottilissima, mi sento come se emergessi dall'acqua.Non scivolo più. Il rumore ora è più nitido e il mio corpo più..."concreto". Realizzo di essermi svegliata.
Tum.Tum.Tum.
Apro gli occhi, per poi richiuderli, accecati dalla luce fredda delle lampade al neon. Li apro lentamente, mettendomi a sedere, ancora parecchio assonnata visto e considerato che ho dormito solo poche ore.
In un secondo momento mi accorgo che il rumore che mi ha fatto uscire dal mio sonno altro non è che il suono prodotto dall'infrangersi della mano del capofazione Eric contro il metallo dello stipite della porta. Mi ritrovo a pensare a quando, solo qualche ora prima, quella stessa mano era sul mio fianco, stringendolo in una presa salda per sorreggermi. Per un attimo ho la sensazione di avvertire ancora il suo calore, impossibile da non percepire anche attraverso la barriera dei vestiti, così in contrasto con il freddo glaciale degli occhi. 
Una volta resami conto dei miei assolutamente anormali pensieri mi affretto a tornare alla realtà, scuotendo la testa. Deve essere lo stato di regressione cerebrale post-risveglio. Intorno a me tutti ormai sono svegli e guardano Eric e Tobias perplessi e assonnati.
-Mi spiace aver interrotto i vostri sogni pieni di arcobaleni e tulipani piccoli marmocchi, ma non so se lo sapete, oggi è il primo giorno d'iniziazione e vi voglio svegli, scattanti e in piedi entro e non oltre 15 minuti da adesso, vi consiglio di sbrigarvi.
Dice inizialmente in tono calmo, facendolo man mano salire e assumere una sfumatura minacciosa.
Esce dalla stanza a passi pesanti. Tobias mi lancia un'occhiata prima di seguire il capofazione fuori.
Senza neanche avere il tempo di stropicciare i miei poveri occhi stanchi vengo afferrata quasi brutalmente per un polso e trascinata al bagno delle ragazze da Lisa che mi tira un paio di lunghi asciugamani, mentre lei prende due tute. Le butta su una panca e mi prende una delle tovaglie.
-Dobbiamo sbrigarci! Abbiamo solo 15 minuti.
Sembra davvero in ansia. Detto questo entra senza esitazioni in una delle docce sotto il mio sguardo sbalordito.
Mi lego i capelli in un frettoloso chignon prima di girare la manopola. L'acqua fredda riesce in parte ad allontanare il sonno e farmi riacquistare lucidità. Controllo la benda intorno alla gamba, assicurandomi che non entri in contatto con l'acqua. Una volta fino di lavarmi mi avvolgo nell'asciugamano ed esco per prendere una delle due tute, me la metto velocemente, dopo lego i capelli in un'alta coda aspettando che Lisa finisca.
-Bene, possiamo andare.
Le dico incamminandomi fuori dal bagno, ma vengo bloccata quasi subito dalla sua mano.
-Non ancora!
Ribatte con un sorrisino.
-Aspetta qui.
Schizza fuori dal bagno come se fosse inseguita da un cane rabbioso, torna poco dopo con in mano una specie di contenitore.
-Mentre tu ieri eri a parlare con Quattro io ne ho approfittato per fare degli acquisti.
Mi informa con un ghigno. Sto per domandarle che tipo di acquisti ma vengo preceduta:
-Preparati ad essere truccata dalla sottoscritta!
Esclama eccitata, con in mano qualcosa che assomiglia molto ad una matita.
-Tu vuoi...truccarmi?
Le chiedo strabuzzando gli occhi.
-Certo, e non accetto un "no"! Non sai quanto ho aspettato questo momento. Ora chiudi gli occhi.
-No, aspetta! Mi piacerebbe molto truccarmi, visto che non l'ho mai fatto e sono curiosa di come potrei apparire, ma non credo che sia appropriato ad un allenamento. Facciamo così, per oggi non mi trucchi ma quando usciremo ti prometto che potrai fare di me ciò che vuoi, che dici?
Insisto.
Sbuffa contrariata, ma alla fine cede:
-D'accordo, ma voglio almeno metterti un pò di lucida labbra.
-Va bene.
Le concedo con un sorriso.
Dopo aver aspettato che lei si truccasse, uscimmo insieme dal dormitorio, in perfetto orario.
 
Angolo di Grify
Ciao a tutte :D per prima cosa voglio ringraziare Alex_001 e Vallinz_00 che hanno recensito lo scorso capitolo, spero che il secondo capitolo non vi abbia deluse XD ringrazio anche chi ha letto lo scorso capitolo e chi ha letto questo, spero vogliate lasciarmi una recensione per farmi sapere se la storia vi piace o meno.
Un bacio da Grify 

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Capitolo 3
*** LIBERA ***


                         LIBERA
ERIC
Mi alzo quasi automaticamente al primo trillo della sveglia sul comodino, spegnendola subito dopo. Ho passato la notte, o meglio, quel che ne rimaneva dopo il "delizioso" incontro con la rigida, in uno stato di semi coscienza, pensando a quella trasfazione dallo sguardo spavaldo e la lingua biforcuta. Non devo permettere che ciò che ha fatto stanotte si ripeti mai più, soprattutto davanti ad altre persone. Pensa di poter fare ciò che vuole solo perchè ha degli stupidi, morbidi riccioli e che sfarfallando quelle sue lunghe ciglia la passi liscia, ma si sbaglia di grosso, e sarò io, con le buone o con le cattive, a rimetterla al suo posto. Non deve più permettersi di rivolgersi a me in quel modo.
Trascinato dalla piena dei miei pensieri non mi sono neanche accorto di essermi lavato, vestito e di essere in procinto di uscire dal mio appartamento. Mi incammino di malavoglia al dormitorio dei novellini. Trovo Quattro ad aspettarmi con le braccia conserte, mi rivolge un cenno di saluto prima di aprire la porta ed entrare. Come previsto dormono tutti beati e ignari di ciò che li attende. Un ghigno mi increspa le labbra al pensiero di quanto mi divertirò con questo branco di mammolette. 
D'un tratto i miei occhi, intenti a scrutare uno per uno gli iniziati, si soffermano su una criniera di capelli color ebano disordinati e sparsi ovunque sul cuscino, il volto quasi interamente coperto dalle lenzuola, dalle quali si intravedono le palpebre chiuse che, so per certo, nascondono due grandi e ipnotici occhi blu. 
*Per l'amor del cielo svegliati dal tuo stato di contemplazione e fa quello per cui sei venuto!*
Scuoto la testa più volte cercando di riprendere la concentrazione. Inizio a sbattere ripetutamente la mano sullo stipite della porta producendo un forte suono che dopo poco li sveglia uno ad uno. Noto con la coda dell'occhio la ragazzina fare una smorfia infastidita prima di socchiudere gli occhi e mettersi a sedere.
-Mi spiace aver interrotto i vostri sogni pieni di arcobaleni e tulipani piccoli marmocchi, ma, non so se lo sapete, oggi è il primo giorno d'iniziazione e vi voglio svegli, scattanti e in piedi entro e non oltre 15 minuti da adesso, vi consiglio di sbrigarvi.
Dico per poi uscire fuori seguito da Quattro. Una manciata di secondi dopo vedo schizzare fuori dalla camerata una trasfazione bionda che si trascina dietro la piccoletta, che sembra quasi stia dormendo in piedi. Si dirigono ai bagni per poi chiudersi la porta alle spalle con uno scatto.
-Allora, Quattro, pronto per fare da babysitter ai trasfazione?
Gli chiedo con un ghigno, guardando passarmi davanti i suddetti.
-Abbastanza. Com'é andata la punizione ieri sera?
Mi chiede in tono disinteressato, guardandomi di sbieco. Un ringhio mi sale alla gola ripensando all'impertinenza di quella ragazzina.
-Quell'iniziata è indisciplinata e arrogante, ha bisogno di qualcuno che la metta al suo posto.
Rispondo. Si volta a guardarmi, quando parla il suo tono è neutro, ma c'è qualcosa nel suo sguardo che mi incuriosisce.
-E quel qualcuno saresti tu?
Faccio un ghigno, guardandolo di rimando.
-Esattamente.
Quel qualcosa sembra quasi apprensione. Ma d'altronde, cosa c'era d'aspettarsi da un tenero abnegante come lui?! Può anche recitare la parte dell'intrepido fatto e finito, ma chi nasce rigido muore rigido. Quello che serve alla marmocchia è un pò di sano terrore; dovrebbe essere onorata che un capofazione le dedichi anche solo una briciola del suo tempo.
Passiamo il resto del tempo in silenzio, finchè gli iniziati non si raggruppano attorno a noi, a quel punto prende parola Quattro:
-Avete mezzo'ora di tempo per fare colazione nella mensa, dopodiché voglio trovarvi tutti in palestra, sono stato chiaro?
Tutti annuiscono e, non appena io è Quattro ci incamminiamo, si dileguano.
La mensa è affollata e chiassosa come sempre, mi dirigo al tavolo dove siedono Max, Stefan, il più giovane dei capifazione dopo di me e ed Helen, la dottoressa  della residenza nonché moglie di Max, quest'ultima è la prima a notarmi e mi fa un cenno con la testa.
-Ehi Eric!
Mi saluta Stefan, accortosi di me.
-Eric.
Fa Max.
Rispondo a tutti con un cenno del capo, sedendomi vicino Stefan e bevendo un sorso del mio caffè amaro.
-Hai una faccia distrutta! Sembra che tu abbia dormito poco stanotte...
Nota con tono malizioso Stefan, dandomi di gomito. Lo degno a malapena di un'occhiata scocciata.
-Non ho dormito quasi per niente e per motivi molto meno piacevoli di quello che pensi.
-Insonnia?
Mi chiede Helen addentando una ciambella con la glassa al cioccolato
-No, ho dovuto sorvegliare una stupida mocciosa iniziata.
Le rispondo sbuffando, aggiungendo poi:
-Hai qualcosa per la stanchezza? Un energizzante o roba simile?
-Passa da me più tardi, comunque il rimedio più efficace per la stanchezza è una bella dormita.
Mi risponde.
-Chi è la fortunata iniziata che ha avuto il piacere di passare la notte con il capofazione più accomodante della residenza?
Mi chiede poi sbefeggiandomi con un sorrisino. Sbuffo di rimando, credo che lei sia l'unica persona a cui permetto di prendermi in giro senza, nei casi più fortunati, beccarsi uno sguardo infuocato dal sottoscritto, a parte forse proprio Stefan, l'unico ad assomigliare a qualcosa di vicino ad un amico per me.
-Già chi è? È carina? Interna o trasfazione?
Aggiunge il sopracitato. Sospiro esasperato, è possibile che pensi sempre a quello?!
-Mi sembra si chiamasse Olivia o qualcosa del genere.
Rispondo atono.
-E...com'è?
Continua, disegnando in aria due curve per sottolineare la domanda.
Alzo gli occhi al cielo spazientito.
-Non lo so.
-Che razza di risposta è non lo so? È carino si o no?
*Domanda scottante Eric?* mi sussurra una vocina maligna nella mia testa.
-Si, va bene?! Si è carina!
Sbotto alzandomi e dirigendomi in palestra a passo di marcia.
-Ottimo.
Mi grida dietro la voce divertita di Stefan.
Mi incammino a passi pesanti in palestra, sfogandomi su un sacco da box in attesa che arrivino gli iniziati, cercando di non pensare a quello che ho detto poco prima. In vano.
"Si, va bene?! Si è carina!" Perchè l'ho detto? Certamente per far stare zitto Stefan, ma avrei anche potuto evitarlo. Il sacco rimbalza sotto la potenza dei miei pugni quasi rabbiosi. 
Certo lei è indubbiamente carina, ma non dovevo di certo dirlo a qualcuno, anche se quel qualcuno è un mio "amico", diamine è pur sempre un'iniziata! Un ringhio mi esce involontario tra i denti digrignati. Sferro forti colpi al duro tessuto di cuoio del sacco, facendolo volare in aria e colpendolo ancora più forte al suo ritorno nella mia direzione.
Mi allontano dal sacco non appena sento il suono della porta che si apre, rivelando le figure di due iniziate che mi rivolgono uno sguardo intimorito prima di abbassarlo una sulle proprie mani e l'altra fissarlo nella parete di lato. Sogghigno a quella reazione.
Le due ragazzine si spostano in un angolino, parlottando tra loro e lanciandomi qualche sguardo di tanto in tanto, mentre io continuo a colpire il sacco.
Nel giro di pochi minuti la palestra inizia a riempirsi e io smetto di tirare pugni per posizionarmi davanti agli iniziati, aspettando che arrivino gli altri rimasti e Quattro.
Arrivati anche gli ultimi, Quattro prende parola:
-Per prima cosa, vi insegneremo il combattimento corpo a corpo e le tecniche di difesa, inizialmente vi allenerete con i sacchi, che diventeranno gradualmente più pesanti, per permettervi di rafforzare i muscoli ed esercitarvi con i movimenti, dopodiché inizieranno i combattimenti veri e propri, ogni volta verrete divisi in coppie e vi affronterete finchè uno dei due non sviene o si arrende. Più incontri vincete, più salite nella classifica.
Dopo aver detto questo fa vedere la posizione da assumere prima di un combattimento e inizia a spiegare i vari tipi di pugni che si usano nel combattimento e a quale scopo, illustrando le tecniche da utilizzare e la posizione che devono assumere braccia, busto e gambe, facendosi imitare dagli iniziati.
Dopo aver terminato, li fa allenare con i sacchi, assegnando quelli più pesanti a chi ha già della massa muscolare (al più sono maschi) e girando tra di loro per osservarli. Io rimango in disparte, appoggiato al muro, dando di tanto in tanto qualche occhiata e valutando i loro difetti. 
Senza neanche accorgermene il mio sguardo di posa sull'esile figura della trasfazione rigida. Sembra molto concentrata nel tirare i pugni al sacco e a farlo nel modo corretto. Mi scappa un sorrisetto. Nonostante il suo impegno e il fatto che abbia un sacco leggero, quest'ultimo oscilla appena sotto i suoi colpi, è chiaro che non ha i muscoli molto sviluppati. Inoltre dovrebbe ruotare di più le anche, in questo modo metterebbe più forza quando colpisce, per il resto va abbastanza bene. Anche se so che dovrei staccare lo sguardo da lei, i miei occhi sembrano come avere vita propria e percorrono ogni parte della sua persona. I capelli neri e ondulati costretti in una coda alta, dalla quale però sfugge la frangia un pò elettrica che le arriva fin sopra le palpebre e si appiccica alla fronte imperlata da un leggero strato di sudore e le guance arrossate a causa dello sforzo, le braccia esili dalla carnagione chiara lasciate scoperte dalla canottiera nera che indossa, che tentano di mettere quanta più forza possibile nei loro colpi, le gambe distanziate l'una dall'altra per permetterle di non sbilanciarsi troppo, il petto che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro veloce ed irregolare.
-Ora basta.
Inizialmente penso sia la voce della mia coscienza che mi intima di smetterla, in un secondo momento però mi accorgo di aver sentito la voce di Quattro mentre si rivolgeva agli iniziati, dandogli dieci minuti di pausa.
Mi stacco dal muro, strofinandomi gli occhi con le dita e emettendo un sospiro frustrato. Devo andarmene di qui. E farmi una doccia ghiacciata per schiarirmi le idee...al più presto.
...............................................................
Mentre camminavo spedito per i corridoi della residenza diretto da Helen per farmi dare una medicina, sento due lunghe ed esili braccia circondarmi la vita da dietro, seguite da un paio di labbra carnose che si posano in corrispondenza della mia spalla per darmi un bacio.
- Ciao mio bel capofazione tenebroso.
Mi dice una voce dalla sfumatura maliziosa all'orecchio. Capisco subito che si tratta di Tamara, la ragazza che "frequento" da poco più di una settimana. Alzo gli occhi a quel nomignolo, poi mi giro e sogghignando le accarezzo una guancia, per poi scendere sul suo collo fino alla notevole scollatura della sua maglietta.
Lei mugola di piacere chiudendo gli occhi e incaricandosi verso di me. Sposto bruscamente la mano all'attaccatura dei suoi capelli color sangue e la attiro verso le mie labbra, baciandola con forza e mordendo violentemente il labbro inferiore. Lei allaccia le braccia attorno al mio collo attirandomi più vicino e strusciandosi su di me. Con la stessa velocità con cui l'ho avvicinata l'allontano, non prima di avergli morso il lobo dell'orecchio e sussurrato a quest'ultimo con voce autoritaria:
- Stasera alle nove sarò da te...fatti trovare nuda.
Poi continuo a camminare diretto in infermeria, lasciandola li.
- Contaci.
Mi grida dietro prima di ridere in maniera civettuola, facendomi nuovamente alzare gli occhi al cielo.
-Helen?
La chiamo aprendo la porta della grande stanza luminosa dalle pareti bianche, subito dopo mi viene incontro una donna sulla ventina dai lunghi capelli neri acconciati in una treccia e un camice bianco, che riconosco essere una delle infermiere.
- Signore, la dottoressa al momento non c'è, posso esserle d'aiuto?
"Si, magari potresti toglierti quella divisa e fare un giro nella mia camera"
Penso scrutando il suo corpo niente male. Le rivolgo un ghigno.
-Dica solo ad Helen che sono passato e le chieda da parte mia di portarmi, quando può, ciò che le avevo chiesto stamattina.
Rispondo prima di darle un'ultima occhiata e andarmene.
OLIVIA
Una volta finiti i dieci minuti di pausa Tobias ci fa ricominciare l'allenamento, così riprendo a colpire il sacco utilizzando i metodi che ci ha spiegato mettendoci quanta più forza possibile.
Alla mia destra noto che anche Lisa è molto concentrata e colpisce il suo sacco come se da quello ne dipendesse la sua vita. 
Continuiamo ad allenarci finchè Tobias non ci dice di andare in mensa per la pausa pranzo. Io e Lisa, entrambe stanche e sudate, ci riposiamo un pò prima di seguire tutti gli altri. Una volta entrate ci raggiungono le stesse grida e la stessa confusione di ieri, ci sediamo al primo tavolo libero che troviamo e veniamo raggiunte poco dopo da Jonathan:
-Ehi ragazze, posso sedermi con voi?
Ci domanda.
-Certo!
Rispondiamo in coro io e Lisa.
Dopo appena cinque minuti abbiamo a mala pena il tempo di prendere da mangiare prima che improvvisamente il nostro tavolo venga preso d'assalto!
In un batter d'occhio mi ritrovo seduto alla mia sinistra ciuffo rosso che mi sorride ammiccante, seguito subito dopo da Roy che si siede di fianco a Lisa.
- Ciao bambole!
Ci saluta quest'ultimo.
Faccio per rispondere ma vengo interrotta da una ragazza alquanto alta, sul cui viso si notano due grandi occhi marroni, che ci sorride e ci chiede:
- Posso sedermi con voi?
-Prego!
Le risponde Roy ricambiando il sorriso.
-Io sono Amy, piacere.
Continua la ragazza, sedendosi.
-Lisa, piacere mio.
-Io sono Olivia.
-Roy.
-George.
-Io sono Jhonatan...ci conosciamo per caso?
Le chiede.
-Credo di si, tu eri un erudito?
-Si, anche tu?
Amy annuisce in segno di assenso.
-Allora, com'è andato l'allenamento?
Ci chiede George.
-Abbastanza bene...l'istruttore ci ha mostrato le tecniche di combattimento e ci ha fatto esercitare con i sacchi.
Gli risponde Lisa iniziando a mangiare.
-Avete notato che quel capofazione ci fissava con uno sguardo inquietante? Mi ha fatto venire i brividi.
Dice Amy, e alle sue parole sia Jonathan che Lisa annuiscono.
-Sembra uno con cui non si scherza, pensate che ieri Olivia ha dovuto passare la notte con lui e...
Inizia a parlare Lisa, io le do una gomitata nel fianco prima che inizi a dire troppo.
-E?
-Mi ha fatto passare tutta la notte sveglia a smontare, pulire e rimontare le pistole.
Continuo io, omettendo il fatto che mi abbia lanciato contro dei coltelli.
Roy sghignazza prima di esclamare:
-Parlate di Eric giusto? Direi che non è proprio il tipo di persona da stuzzicare. È tra le persone più temute della fazione, ed è un sadico! Ha degli occhi poi...quando ti guarda ti fa venire i brividi.
Faccio un verso sprezzante.
- A me sembra solo un pallone gonfiato.
Ribatto laconica, giocherellando con il cibo, lo stomaco improvvisamente chiuso.
-Sai che se ti sentisse in questo momento non si limiterebbe a farti smontare delle pistole?
Fa Roy, mettendomi in guardia. 
- Credimi...lo so bene.
Gli rispondo.
Nel tempo rimanente chiacchieriamo di tatuaggi e piercing, mettendoci d'accordo per andare a farcene qualcuno dopo gli allenamenti pomeridiani. Noto con piacere che l'avversità di Roy verso Jhonatan si sta attenuando e adesso gli rivolge la parola per dirgli qualcosa che non sia una frecciatina (quasi sempre).
Mentre ascolto Lisa dire quali tatuaggi vorrebbe farsi sento una pressione sul mio fianco e abbassando lo sguardo noto una mano che tenta sgattaiolare sotto il bordo della mia canotta. L'allontano bruscamente e rivolgo un'occhiata scocciata a George, che mi fa un sorriso innocente, per poi voltarmi dall'altra parte. 
Una volta finito il pranzo, ci dirigiamo nelle rispettive sale d'addestramento. 
Passiamo il pomeriggio ad allenarci a tirare, stavolta, calci. Ovviamente vista e considerata la mia smisurata fortuna mentre sto per tirarne uno al sacco perdo l'equilibrio e cado rumorosamente con le gambe all'aria. E sempre ovviamente mentre lo faccio emetto un urlo stridulo. Voglio sprofondare. Tutti si voltano nella mia direzione e io sento le guance imporporarsi lentamente. Racimolando i rimasugli della mia dignità mi rimetto in piedi, spolverandomi i pantaloni e serrando le labbra mentre l'ex pacifico a cui ieri ho dato un pugno e qualche altro di cui non conosco il nome iniziano a ridacchiare, compresa Lisa, ricevendo un'occhiata di fuoco dalla sottoscritta, che la fa smettere subito.
- Tornate ad allenarvi.
Ordina una voce imperiosa, appartenente a Eric. Ma quand'è arrivato?! Ci mancava solo che cadessi come un sacco di patate davanti a lui, ottimo lavoro Olivia, d'avvero!
I miei compagni di iniziazione tornano quasi subito ai loro sacchi mentre il capofazione viene verso di me.
-Tu l'hai visto arrivare?
Sussurro a Lisa. Scuote la testa in segno di diniego, guardandomi preoccupata, probabilmente per paura che lui se la prenda con me. Ho la sensazione che dopo ieri notte lo veda come una sorta di uomo nero, che passa il suo tempo libero nella sua personale stanza delle torture.
- Sai perchè sei caduta?
Mi chiede Eric. Faccio un respiro prima di voltarmi e incontrare i suoi occhi dal colore della lama di un coltello, il contatto visivo dura poco più di un secondo perchè distolgo velocemente lo sguardo, puntandolo su tutto tranne che sulla sua faccia, ancora imbarazzata per la mia caduta.
- No, ma immagino che tu lo sappia.
- Tira un calcio, avanti.
Mi ordina, facendo un cenno con la testa al sacco. Faccio come mi dice, ma non appena colpisco il sacco, sbilanciandomi lievemente all'indietro, lui mi blocca la gamba a mezz'aria con una mano e posa l'altra sul mio fianco. 
- Sposti troppo il peso sull'esterno del tuo piede destro mentre alzi la gamba sinistra e questo ti fa sbilanciare e limita i tuoi movimenti, inoltre non devi piegarti troppo quando tiri il calcio mentre devi piegare un pò di più le ginocchia. Allarga anche un pò di più le braccia.
Mi consiglia in tono professionale, correggendo man mano che elenca gli sbagli la posizione del mio corpo, e questo, forse a causa della troppa vicinanza, mi fa inevitabilmente arrossire. 
- Adesso prova.
Mi incita lasciandomi andare. Faccio come mi dice e noto con un pizzico di sorpresa la differenza di movimenti tra prima e ora.
- Meglio. Così almeno non dovresti cadere. Continua ad allenarti, hai un calcio potente.
Commenta il capofazione, facendo per andarsene, fermandosi però nel sentire l'unica e singola parola che pronuncio:
- Grazie.
Volta appena la testa nella mia direzione.
- È il mio compito.
Risponde con voce atona, prima di sedersi su una sedia e osservare gli altri iniziati.
Solo ora mi accorgo che Tobias lo sta guardando con un misto di incredulità e sospetto, e mi chiedo se prima di adesso abbia mai offerto il suo aiuto a qualcuno di sua spontanea volontà.
...............................................................
Una volta finiti gli allenamenti io, Lisa ed Amy torniamo ai dormitori per docciarci, o meglio, loro si fanno la doccia mentre io mi butto a peso morto sul letto con l'intenzione di farmi un bel pisolino. Vengo svegliata bruscamente da Lisa che mi scrolla una spalla, la guardo con gli occhi velati dal sonno, confusa e disorientata.
-Olivia, dobbiamo andare al pozzo, Roy e gli altri ci aspettano per farci i tatuaggi.
Mi esce un lamento e mi giro dall'altro lato, non ancora pronta per abbandonare la rigida brandina che in questo momento mi appare come il letto più comodo del mondo.
-Ancora 5 minuti.
Mugugno, avvolgendo le braccia intorno al cuscino.
-Quali 5 minuti! È già tardi! Dai muoviti.
Mi incita la mia amica imperterrita.
Mi stropiccio gli occhi, facendo finta di stare per alzarmi solo per farla smettere di scrollarmi, per perdere tempo.
- Che ore sono?
Le chiedo sbadigliando.
-Le 7 e mezza, dai che è tardi!
Mi risponde.
-Aspetta, facciamo così, tu inizia ad incamminarti poi io vi raggiungo direttamente al negozio di tatuaggi. Ti prego fammi riposare un altro pò, per colpa di quel capofazione rompi scatole stanotte non ho chiuso occhio e oggi mi sono allenata tutto il tempo?
La supplico lagnosamente.
Vedo un lampo di empatia nei suoi occhi, e prego che accetti la mia proposta.
-Sicura di riuscire ad alzarti?
Mi domanda, titubando. Annuisco energicamente con la testa, socchiudendo gli occhi, pronta a rituffarmi nel beato oblio del sonno.
-E come fai a trovare il negozio?
Continua. 
-Chiederò a qualcuno, non ti preoccupare mi riposo un'altra mezz'oretta e poi vi raggiungo.
La rassicuro chiudendo definitivamente le palpebre.
-E va bene, riposati un altro pò, ti aspetto al negozio!
Dice prima di uscire dal dormitorio. Finalmente!
Sbatto le palpebre più volte cercando di acquisire un pò di lucidità, ho la vista appannata e gli arti doloranti, mi stiracchio lentamente per poi alzarmi altrettanto lentamente stropicciandomi gli occhi. Strizzo le palpebre per mettere a fuoco l'orologio appeso alla parete della stanza, saltando in piedi un secondo dopo e iniziando a correre fuori dal dormitorio. SONO LE OTTO E MEZZA! Lisa mi uccide, mi trucida, mi...auch!
Intenta com'ero a correre come una pazza non mi accorgo che svoltato l'angolo qualcuno mi viene incontro e sbatto la faccia su di lui, barcollo all'indietro e mi porto le mani al naso che in questo momento mi fa un male cane.
-Aaaaahi!
Mi lamento continuando a tenermi il naso. Alzo gli occhi per vedere su chi ho sbattuto e non vedo altro che un grosso torace coperto da una maglietta che ne mette in risalto i muscoli tonici e possenti, salgo con lo sguardo fino alle clavicole, il collo, quando arrivo agli occhi ho la testa completamente alzata. I miei occhi registrano l'immagine di un uomo di non più di 35 anni dai capelli completamente rasati e la barba appena accennata, gli occhi marroni che ricambiano il mio sguardo con divertimento e curiosità.
- Ti sta inseguendo qualcuno?
Mi chiede accennando al fatto che corressi come se ne andasse dalla mia vita.
-Ehm, no. Sto solo cercando di arrivare il prima possibile al negozio di tatuaggi. Ora scusa ma vado di fretta.
Non appena finisco mi affretto ad andarmene la lui mi tiene un braccio e inizia sghignazzare, portandosi una mano sotto il mento per accarezzarsi la barba. Lo guardo in modo interrogativo, le gambe in procinto di continuare a correre.
- Ti rivelerò una scorciatoia per arrivare prima.
Mi sussurra all'orecchio continuando a sghignazzare.
- Prendi la direzione giusta.
Continua prendendomi per le spalle e voltandomi dalla parte opposta.
- Ah...
Proferisco, sentendomi una sciocca. Non mi ero neanche accorta di correre nella direzione sbagliata.
Lo ringrazio facendo un sorriso imbarazzato.
- Comunque io sono...
- Olivia, lo so. Io sono Nat.
Mi interrompe sorridendo.
-Come sai il mio nome?
Gli domando incuriosita.
- Non si dimentica tanto presto il nome della prima a saltare.
Mi risponde facendomi l'occhiolino.
- Spero tu sia all'altezza del titolo che hai.
Gli rivolgo un enorme sorriso, sinceramente contenta di essere riuscita a distinguermi, anche se solo per essere saltata per prima.
- Se non lo sono lo diventerò. È stato un piacere incontrarti Nat.
Gli dico prima di riiniziare a correre. Stavolta non sbaglio e riesco a raggiungere il negozio giusto in tempo per ricevere un'occhiataccia dalla mia amica dai capelli biondi. Le faccio un sorrisino innocente alzando di poco le spalle. Noto con sollievo che ci sono ancora tutti.
- Scusate il ritardo, ero stanchissima.
Mi scuso raggiungendoli, noto che c'è anche Summer, l'intrepida coi capelli azzurri.
- Non preoccuparti, è comprensibile. Rimani comunque bellissima anche con i capelli scombinati.
Mi dice George avvicinandosi e buttandomi un braccio attorno alle spalle. Veloce come un fulmine con una mano mi tolgo la sua di dosso e con l'altra mi aggiusto la coda per metà sfatta, a cui non avevo minimamente pensato.
- Che tatuaggi vi siete fatti?
Chiedo per distogliere l'attenzione da me
- Io una ferita di artigli su una spalla, Lisa una farfalla sul petto, Summer e George niente, l'erudito deve farsi il simbolo degli intrepidi sulla schiena e Amy deve ancora decidere.
Mi informa Roy, mostrandomi il suo tatuaggio. È davvero bello.
-Guardati un pò intorno, vedi se vuoi farti qualcosa.
Mi dice Lisa portandomi insieme a lei verso dei quadri sui quali ci sono un sacco di tatuaggi. 
- Ancora non mi hai raccontato cos'è successo con tuo fratello.
Dice a bassa voce. Sorrido nel ricordare il nostro abbraccio e la sensazione che ho provato nell'essere di nuovo insieme a lui.
- Siamo andati nel suo appartamento e una volta entrati mi ha abbracciato, baciato e mi ha sorriso, poi abbiamo parlato di quello che ci è successo nell'ultimo anno, mi ha messo in guardia su Eric e mi ha raccontato un pò dell'iniziazione, tutto qui. È stato bellissimo poterlo rivedere e ascoltare di nuovo la sua voce, come se mi fossi risvegliata dopo tanto tempo e abbia rivisto la luce del sole.
La guardo e la vedo ricambiare con uno sguardo dolce e allo stesso tempo triste.
- Vorrei avere anche io lo stesso legame che avete tu e tuo fratello. 
Mi dice con gli occhi lucidi, e capisco che sta pensando a sua sorella, così decido di abbracciarla, anche se in modo un pò goffo e impacciato.
- Sono sicura che lei ti voglia un bene dell'anima.
Le dico con l'intento di consolarla.
- Vorrei poter esserne anch'io così sicura.
Ribatté chiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro.
Quando apre gli occhi mi rivolge un sorriso forzato e mi dice con voce squillante:
-Forza adesso! Devi scegliere un tatuaggio da farti.
Ricambio il sorriso stringendole lievemente le braccia e mi riconcentro sui quadri. Ne noto uno molto grande con sopra il significato di tutti i simboli, così mi avvicino incuriosita. Non voglio avere qualcosa di permanente sulla pelle solo perchè è bella da vedere, voglio che comunichi agli altri un messaggio. Che ricordi a me stessa quel messaggio. Scorro i vari simboli con lo sguardo, vengo attratta da uno in particolare come un'ape dal polline, scegliendolo fin da subito. Perchè è questo ciò che voglio imprimermi nella pelle, nei pensieri e nel cuore. Questo è quello che voglio urlare fino a svuotarmi i polmoni e a farmi dolere le corde vocali. Sono libera.
 
Angolo di Grify
Salve a tutte! Ho aggiornato la storia prima del previsto, il capitolo era già pronto così l'ho pubblicato.
Ringrazio mommia0601 per aver recensito lo scorso capitolo e anche i lettori silenziosi. Se vi va di lasciare una recensioncina per farmi sapere che ne pensate del capitolo o della storia in generale renderete Grify molto felice.
Vi mando un buffetto affettuoso <3 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** ESPLOSIONI ***


                   ESPLOSIONI
OLIVIA
È il 5 giorno d'iniziazione e oggi per la prima volta ci insegneranno a sparare. Sono molto nervosa mentre mi reco nella sala armamenti tanto da farmi venire un nodo allo stomaco e torturarmi le labbra con la mano, strappandone l'epidermide.
Una volta entrati Quattro ci fa posizionare ad un metro di distanza l'uno dall'altro e da ad ognuno una pistola. L'impugno saldamente, con più sicurezza dell'ultima volta e deglutisco saliva e agitazione mentre guardo mio fratello spiegarci la tecnica da utilizzare. Devo sparare. Io sto per sparare. Un fastidioso formicolio scaturisce nelle mie braccia a questo pensiero. Rimango concentrata con gli occhi fissi su Quattro e ascolto il resto della spiegazione. Una volta finito Eric da a tutti una pistola carica e ci dice di sparare. Così divarico le gambe, pianto bene i piedi per terra, impugno la pistola con mani sudate, dovuto al nervosismo, piego leggermente i gomiti e premo il grilletto. Non appena lo faccio la pistola viene sbalzata indietro con una potenza talmente inaspettata da cogliermi alla sprovvista e tale da sovrastare la forza delle mie braccia, che, non riuscendo a contrastarla, vengono spinte verso la mia faccia così velocemente da lasciarmi appena il tempo di deviare la traiettoria,  rischiando di farmi perdere l'equilibrio. Il proiettile è andato a finire appena sopra il bersaglio e, guardandomi intorno, noto con una certa soddisfazione di essere quella che si è avvicinata di più a centrarlo. Così decido di riprovare, tentando di preparare le braccia al contraccolpo, conoscendone ora la forza. Sparo una seconda volta e, nonostante inizialmente perda il controllo della pistola, riesco a riacquistarlo in tempo. Il proiettile è quasi alla stessa altezza del primo, ancora fuori dal bersaglio. Riprovo altre due volte a centrarlo, facendo un piccolo saltello quando alla terza ci riesco. Tra le ragazze sono stata la prima a riuscirci e vengo pervasa dall'incredulità e l'eccitazione. Guardandomi in torno incrocio lo sguardo di mio fratello che mi rivolge un sorriso e mima con le labbra:"brava", ricambio il sorriso al limite della felicità e continuo a sparare, fiduciosa. Non penso più a niente e mi concentro solo sul bersaglio, riuscendo man mano a sparare colpi sempre più precisi. Mi accorgo che l'allenamento è finito solo quando vedo la mano di Lisa davanti agli occhi che schiocca le dita riportandomi alla realtà.
-Nooo, è già finita?
Mi lagno facendo una faccia contrariata. Lei mi guarda come se mi siano spuntate le branchie.
-Ti dispiace non poter più sparare? Ma ti ricordi di essere stata un'abnegante o...?
-Vorrei tanto risponderti di no ma purtroppo lo ricordo molto bene.
Le rispondo posando la mia pistola sul tavolo di metallo appoggiato alla parete, guardandola con nostalgia.
-Forza andiamo.
Mi incita Lisa. 
-D'accordo...ah, Jhonatan! Amy! 
Li chiamo, e appena si voltano nella mia direzione continuo:
-Oggi vi sedete con noi vero?
-Certo.
-Si.
Rispondono contemporaneamente, al che io gli sorrido.
...............................................................
 
Mentre stiamo per sederci al tavolo della mensa veniamo raggiunti da Roy e ciuffo rosso che ci rivolgono un sorriso smagliante.
-Sapete la novità?
Inizia Roy.
-Che novità?
Chiediamo all'unisono io, Lisa e Amy.
-Questo sabato sera ci sarà una festa.
Continua George.
-A cui siamo invitati anche noi iniziati!
Completa Roy.
-Wow.
-Evvai!
Dicono rispettivamente Jhonatan e Lisa, mentre io ed Amy ci limitiamo a sorridere.
-Davvero?
Chiedo, non vedendo già l'ora di partecipare.
-Si.
Mi risponde ciuffo rosso, nei cui occhi vedo lo stesso entusiasmo che di sicuro c'è nei miei.
-Tu vieni vero?
Mi chiede con un tono che non ammette un no come risposta.
-Ma certo! Ho sempre voluto partecipare ad una festa!
Alla mia risposta sorride smagliante.
-Si, ma adesso parliamo di cose serie.
Ci interrompe Lisa, guardando prima me e poi Amy.
-Cosa ci mettiamo? Insomma di sicuro non questa tuta!
Dice lanciando un'occhiata schifata al completo che indossa.
-So dove vuoi andare a parare...
Amy fatica a non saltare dall'eccitazione mentre dice queste parole.
-SHOPPING!
Pronunciano, anzi, urlano insieme le mie due amiche. I ragazzi e io gli lanciamo uno sguardo impaurito mentre loro si mettono a parlare di vestiti, trucchi, acconciature, gioielli, forcine e chi più ne ha più ne metta.
Vorrei potermi unire alla conversazione ma diciamo che conosco l'argomento quanto Eric conosce la gentilezza.
*Pensi ancora a lui?* "Stavo solo facendo un paragone!"
Mi affretto a sopprimere la vocina nella mia testa e decido di parlare insieme a Roy, ciuffo rosso e Jhonatan della mattinata trascorsa a lanciare colpi di pistola e ben presto vengo assorbita completamente dall'argomento. Inoltre Roy e ciuffo rosso ci informano su un sacco di cose sulle pistole così interessanti da farmi pendere dalle loro labbra. Adesso mi pento di non aver ascoltato il capofazione. Continuiamo a parlare finchè non finisce la pausa pranzo e siamo costretti ad andare in palestra per continuare gli allenamenti.
Quattro ci dice che questo pomeriggio ci eserciteremo nel combattimento in coppia. Lui ed Eric si posizionano al centro della sala accerchiati da tutti noi che teniamo gli occhi fissi su di loro e iniziano a simulare un combattimento, ordinandoci poi di scegliere un compagno e riprodurre le stesse mosse. Io prendo subito Lisa sottobraccio e la faccio posizionare di fronte a me per allenarci. Iniziamo a imitare i movimenti di Quattro ed Eric finchè quest'ultimo non ci dice di smettere e, insieme al capofazione, ci mostra un'altra sequenza di mosse da eseguire, e così facciamo. Continuiamo in questo modo finchè lo sbattere di una porta non ci fa concentrare su una figura alta dai capelli rossi che si dirige verso Eric ancheggiando esageratamente. Non appena lo raggiunge gli passa le sue lunghe unghia sul torace guardandolo in un modo talmente scandaloso che arrossisco io per lei.
-Continuate a fare quello che stavate facendo!
Tuona il capofazione in direzione degli iniziati. Io mi prendo un'altro paio di secondi per guardare la scena prima di fare come ci ha detto, seppur con un pungente fastidio al centro del petto.
Il fastidio non diminuisce ascoltando gli starnazzi di quella ragazza che sta praticamente appiccicata ad Eric come una ventosa, strusciandosi su di lui in modo osceno.
-Ehi Olly!
Mi richiama Lisa.
-Che c'è?
Le chiedo voltandomi per un attimo nella sua direzione prima di tornare a guardare i due piccioncini, assottigliando gli occhi alla vista di loro due che tentano di mangiarsi la lingua a vicenda. Ho i conati di vomito.
-Olly!
-Che c'è?!
Chiedo ancora una volta alla mia amica, esasperata.
-Ma hai ringhiato per caso?
Mi chiede perplessa.
-Cosa?! Certo che non ho...questo è troppo!
Sibilo vedendo le mani artigliate di quella sanguisuga infiltrarsi sotto la maglietta del capofazione. 
*ma a te che importa?* "FATTI GLI AFFARI TUOI!" Urlo alla voce, che se la da a gambe levate.
-Ehi voi due! Perchè non vi prendete una stanza?!
Grido rossa in viso nella loro direzione. Tutti smettono di combattere e mi fissano allibiti, sento persino alcuni di loro trattenere il respiro.
La sanguisuga si stacca da Eric con un sonoro schiocco per guardarmi con un espressione tra l'allibita e l'infuriata, mentre lui mi guarda come se non potesse credere che io abbia osato fiatare.
-Come prego?
Mi chiede la rossa con voce che assomiglia fastidiosamente al suono di una lavagna che viene graffiata.
-Ho detto che se dovete continuare così vi conviene prendervi una stanza perchè non siamo interessati a vedervi amoreggiare.
Ribadisco, rossa in viso sia per il nervosismo che per l'imbarazzo.
Il capofazione rimane in un insolito silenzio, squadrandomi, e nonostante tutti gli occhi della sala siano puntati su di me, i suoi sono gli unici che riesco a sentire sulla mia pelle con la stessa intensità con cui sentirei un tizzone ardente.
-Perchè non ti fai gli affari tuoi, insolente trasfazione!
Mi ringhia l'arpia.
Prendo un lungo respiro prima di rispondere con tono inizialmente  falsamente gentile e tranquillo, per poi diventare rabbioso:
-Vorrei farlo, ma non riesco a concentrarmi se ho il continuo impulso di rigettare il pranzo al sentire le vostre bocche che si succhiano a vicenda!
-Siamo nervosette? Cos'è? Hai per caso le mestruazioni?
Mi deride con un risolino che mi innervosisce ancora di più della sua battuta. 
-Guarda che se qui c'è qualcuno che ha le mestruazioni quelli sono i tuoi capelli!
Ribatto al limite dell'imbarazzo, accennando al loro colore. Non so dove abbia trovato la sfacciataggine di rispondere con una cosa simile ma mi sento elettrizzata e allo stesso tempo tesa come una corda di violino.
Lei apre la bocca in modo spropositato, atteggiandosi in un espressione scandalizzata e portandosi le mani ai capelli. Sento alcuni risolini provenire dai miei compagni e potrei giurare che persino Eric abbia fatto un mezzo sorriso.
-Tesoro, fa qualcosa!
Piagnucola strattonando un braccio del suo "tesoro".
-Tamara, vattene. Penserò io a lei.
Risponde lui con un tono di voce che mi fa pentire di aver aperto bocca.
Tamara mi indirizza un ultimo sguardo velenoso prima di voltarsi e tornare da dove è venuta. Il mio cuore inizia a pompare freneticamente sangue al pensiero di cosa possa farmi Eric stavolta. Il suo sguardo mi mette i brividi, sembra quello che fa un gatto in procinto di mangiare il topolino che ha appena catturato. Di punto in bianco inizia a muoversi e nel giro di pochi secondi me lo ritrovo a una manciata di centimetri di distanza. 
-Seguimi
Mi sussurra. Impiego qualche secondo prima di registrare le sue parole, troppo impegnata a resistere all'impulso di indietreggiare, anzi, di scappare.
Deglutisco prima di fare come mi dice. Mi conduce al centro della sala e si posiziona davanti a me. Noto con la coda degli occhi che tutti i miei compagni ci hanno circondato, avidi di sapere cosa succederà. Mi faccio coraggio e mi preparo ad affrontare qualsiasi cosa voglia farmi a testa alta, decisa a farmi carico delle conseguenze della mie azioni.
-Stendimi.
Mi incita Eric. Rimango interdetta.
-Come?
Chiedo, convinta di aver sentito male.
-Se riesci a stendermi, dimenticherò la tua insolenza e ti risparmierò di fare 100 flessioni coi pugni chiusi.
Lo guardo con gli occhi spalancati. Spero davvero che stia scherzando.
-Hai 5 minuti a partire da ora. Quattro, tieni il tempo.
Si rivolge prima a me e poi a Tobias, e giuro si sentirmi male al solo pensare alla ramanzina che mi farà mio fratello.
Adesso però cerco di non pensare ad altro se non a trovare qualche punto debole nel corpo massiccio che si trova di fronte al mio. Peccato che ovunque io posi lo sguardo non veda altro che muscoli tonici e sviluppati. Eric mi guarda con derisione, così decido di buttarmi e tentare di colpirlo con un calcio non tanto convinto al fianco. E come immaginavo lui mi afferra la caviglia e mi fa volare a terra. Mi rialzo velocemente tentando di girargli intorno e colpirlo dietro il ginocchio ma ancora una volta lui, voltandosi di scatto, mi fa finire con la schiena per terra. Mi libero dalla stretta delle sue mani tentando di colpirlo con un pugno allo stomaco, cozzando contro il suo palmo aperto che si serra attorno alla mia mano chiusa e mi torce il braccio, facendomi emettere un gemito di dolore e frustrazione. In preda alla rabbia gli do una ginocchiata nel punto più debole di ogni uomo e inaspettatamente lui mi lascia di scatto piegandosi in due. Rimango talmente shoccata da non riuscire a muovermi, solo guardarlo preoccupata. Lui si riprende dopo qualche secondo e mi guarda truce facendomi letteralmente tremare. Mi do mentalmente della sciocca per non aver approfittato della situazione e mandarlo al tappeto quando potevo. Vedo il capofazione buttarmisi letteralmente addosso, afferrarmi la maglietta e sollevarmi da terra, tento di costringerlo a lasciarmi ma lui mi sbatte al pavimento talmente forte da svuotarmi completamente i polmoni e farmi irradiare tante piccole scosse di dolore su tutta la schiena, che brucia ancora per il tatuaggio da poco fatto. Tira un pugno colpendo il pavimento a pochi centimetri dalla mia faccia, gli occhi sconvolti dall'ira.
-Tempo.scaduto.
Sibila. E con la stessa velocità con cui mi si è avvicinato si allontana, gridando a tutti di tornare ad esercitarsi. Mi concedo qualche secondo per tornare a respirare prima di alzarmi, ancora dolorante, e andare da Lisa. Ma il capofazione mi ferma quasi subito.
-Dove credi di andare?
Mi giro, incontrando i suoi occhi arrabbiati.
-Hai detto di continuare ad allenarci.
Gli rispondo.
-Non sei riuscita a farmi cadere. Per terra. Cento flessioni a pugni chiusi.
Ordina con un sorriso privo di allegria. Lo guardo per un pò stringendo le labbra in una linea sottile e alla fine faccio come mi dice.
Mi metto in posizione e inizio a flettere e distendere le braccia, col capofazione dietro di me che tiene il conto.
-Uno, due, tre...
Odio fare le flessioni, le mie braccia non sono abbastanza forti per sostenere di farne 100, ma devo farcela.
-Quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove...
Non darò la soddisfazione ad Eric di arrendermi, di vedermi gettare la spugna. Preferisco che mi si stacchino le braccia piuttosto che vederlo guardarmi dall'alto in basso vittorioso. 
-trenta, trentuno, trentadue...
Le braccia iniziano a tremarmi e a farmi male, ma mi sigillo la bocca e continuo, non voglio che mi esca neanche una lamentela.
-cinquantacinque, cinquantasei, cinquantasette, cinquantotto...
Posso farcela. Voglio farcela. Devo farcela.
Adesso le mie braccia e le mie spalle tremano in modo incontrollabile e sento il caldo avvolgermi come una nube e appiccicarsi alla pelle.
-Settantadue, settantatré, settantaquattro...
Manca poco. 
-Ottanta, ottantuno, ottantadue...
Deglutisco con la bocca completamente secca, che mi supplica per ingerire dell'acqua ghiacciata al più presto.
-Novantacinque, novantasei, novantasette...
La testa inizia a girarmi più forte e per un secondo perdo la cognizione del tempo e dello spazio, concentrandomi soltanto sul mio cervello che sembra stia sbattendo ripetutamente tra le pareti del mio cranio.
-Cento.
Al suono di quella melodiosa, bellissima parola posso finalmente fermarmi e crollare sul pavimento.
ERIC
Finite le flessioni vedo le sue braccia cedere e lei cadere a peso morto sul pavimento. Devo dire che non mi aspettavo riuscisse a resistere così a lungo invece mi ha lasciato piacevolmente stupito. 
*Gia, e poi non è stata neanche tanto male la vista del suo fondischiena
vero?*
Mi schernisce una vocina nella mia testa. La ignoro e proferisco:
-Potete andare, l'allenamento è finito.
Alle mie parole i trasfazione smettono di allenarsi e si incamminano verso l'uscita, tranne una biondina che si dirige verso la rigida, ma poco prima che possa aiutarla ad alzarsi la blocco.
- Lasciala, non ho ancora finito con lei. Esci.
Lei guarda prima me, poi la sua amica che le fa un cenno con la testa come a rassicurarla e allo stesso tempo esortarla a fare come gli ho detto. La bionda lancia un ultimo sguardo titubante in direzione di Quattro prima di lasciare definitivamente la stanza. È chiaro, questi poppanti vedono in Quattro la mammina buona e comprensiva.
Seguo ogni singolo movimento della trasfazione che tenta di mettersi in piedi, priva di forze. Però ce le aveva le forze per tirarmi un calcio nelle palle.
Improvvisamente, non so come nè perché, mi viene l'incontrollabile impulso di aiutarla, proprio come qualche giorno fa, e il desiderio di sentire ancora la sua pelle tra le mie dita. La prendo per le braccia e la sollevo, staccandomi bruscamente subito dopo. Lei mi guarda ancora una volta dritto negli occhi come se volesse incitarmi a non fermarmi, a continuare a fare del mio peggio perché tanto non riuscirei a scalfirla, e questo mi fa uscire fuori di testa.
-Eric, penso che per oggi possa bastare.
Mi giro verso Quattro, di cui avevo completamente dimenticato l'esistenza e gli rivolgo un'occhiataccia.
-Può bastare quando io dirò che può bastare!
Esclamo, tornando a guardare la trasfazione dalla lingua biforcuta.
-Tu, dimmi una cosa. Stamattina ascoltavi il nostro Quattro quasi rapita mentre dava le spiegazioni. Adesso mi chiedo, perché non hai dedicato le stesse attenzioni a me quando ti ho spiegato come pulire una pistola?
Questa domanda mi era rimasta bloccata in gola da stamattina, cos'ha Quattro che io non ho?! Perché a lui sembra dargli retta?
Lei alza le spalle e mi risponde:
-Forse perché lui quando parla rende le cose così interessanti...
-Stai dicendo che io sono noioso?
Le domando avvicinandomi.
-Questo lo stai dicendo tu, capofazione.
Ribatte, facendomi venire i nervi. Odio il modo in cui mi sfida, mi spiazza e mi guarda. Odio il suo atteggiamento. Certo è stato divertente vederla rispondere a tono a Tamara che, per la cronaca, mi stava disturbando come una mosca molesta, ma non doveva permettersi anzi, osare, impicciarsi nei fatti miei e aggredirmi in quel modo.
-Non imparerai mai tu eh?
Le domando sorridendo internamente per la sua cocciutaggine, tirandole la frangetta. La vedo aprire bocca per poi fermarsi all'improvviso con gli occhi allarmati. Una sua mano tremante arpiona il mio avambraccio.
-Eric...mi sento male.
Dice con un filo di voce prima di rovesciare gli occhi e cadermi tra le braccia.
 
 
Angolo di Grify
Salve a tutte! Inizio col ringraziare mommia0601 per aver recensito lo scorso capitolo, fleci98 per aver messo la storia tra le seguite e le preferite e anche chi legge la storia e basta, mi piacerebbe che lasciaste qualche recensione per farmi capire se la storia vi piace o meno e in che modo potrei migliorarla. Passando al capitolo, quello di Olivia è stato un gesto dettato dal nervosismo o...da qualcos'altro? Cos'avrà pensato Eric vedendo Olivia svenuta? Ma soprattutto, quanto male avrà fatto quella ginocchiata al nostro capofazione?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** NUOVE E VECCHIE CONOSCENZE ***


   
            NUOVE E VECCHIE CONOSCENZE
OLIVIA
La prima cosa che percepisco sono delle voci lontane che mi ronzano intorno come granelli di polvere. La seconda cosa è un tessuto ruvido sotto le dita, che si muovono su di esso per cercare di capire cosa possa essere. Socchiudo le palpebre quasi istintivamente e il mio sguardo cozza contro una luce fredda che mi brucia gli occhi. Piano piano i miei sensi, che prima andavano e venivano, si stabilizzano mentre la confusione nella mia testa inizia a diradarsi permettendomi di concentrarmi sull'ambiente che mi circonda. Sono sostenuta per le spalle e le ginocchia dalle braccia del capofazione Eric che mi guarda in modo quasi allarmato. Nella direzione opposta alla sua e piegati su di me invece ci sono Tobias e Lisa, che mi lanciano degli sguardi decisamente preoccupati. Realizzo che il tessuto che tanto mi aveva incuriosita nella mia semi-coscienza altri non era che quello dei jeans di Eric. Dopo quest'analisi generale mi rendo conto del fatto di essere quasi completamente spalmata sul capofazione, così inizio a dimenarmi, non ascoltando quello che mi stanno dicendo, ma non appena accenno ad alzarmi le braccia di Eric si chiudono prepotenti attorno al mio corpo facendomi restare ferma.
-Voglio alzarmi.
Dico tentando invano di liberarmi.
-Non se ne parla!
Esclamano all'unisono Tobias, Eric e Lisa.
-Tieni, prendi un po' d'acqua.
Aggiungo mio fratello appoggiando un bicchiere ai margini delle mie labbra, facendomi poi scorrere il fresco liquido giù per la gola.
-Come ti senti?
Mi domanda il capofazione.
-Sto bene, voglio alzarmi.
Rispondo divincolandomi.
-Rimani sdraiata ancora un po', potresti avere una ricaduta.
Mi dice la mia amica mettendomi una mano sulla spalla.
-Ma sto bene!
Ribatto.
-Hai mangiato oggi?
Mi chiede mio fratello. Ops. Sono stata così presa dalla discussione sulle pistole da essermi dimenticata persino di mangiare.
-Ehm...
Scuoto la testa e socchiudo gli occhi, sicura di ricevere un rimprovero da mio fratello o da Lisa. E il rimprovero arriva, ma non da loro.
-Non puoi permetterti di saltare neanche un pasto rigida. Qui addestriamo soldati, non canarini. Che non si ripeta mai più.
Annuisco in segno di assenso all'ammonimento del capofazione.
-Posso alzarmi adesso?
Persisto.
-Ce la fai?
Mi chiede Tobias. Annuisco vigorosamente. Il capofazione allora mi aiuta ad alzarmi sostenendomi per le braccia. In un primo momento sento la terra tremare e rischio di cadere di nuovo, ma qualche secondo dopo, anche se un po' intontita, riesco a stare in piedi. Stavolta non mi dimeno dalla presa che mi cinge saldamente i fianchi, troppo impegnata a non cadere in preda alle vertigini. Non mi curo neanche  degli occhi dei presenti puntati su di me, in attesa forse di una mia ricaduta. 
-Vuoi un altro po' d'acqua? 
Mi chiede Tobias. 
-Grazie.
Rispondo prendendo il bicchiere. Bevo due lunghe sorsate prima di restituirglielo.
-Vuoi andare un po' al dormitorio adesso? Così ti sdrai
Fa la mia amica cingendomi la vita.
-Va bene.
Le dico liberandomi dalla presa del capofazione, il quale però al contrario di lasciarmi andare si piega e mi solleva in aria, così mi ritrovo ancora una volta tra le sue braccia, diretta verso l'uscita del locale.
-Cosa stai facendo?
Gli chiedo con aria stralunata.
-Ti porto al dormitorio.
Ribatte come se fosse ovvio.
-Ce la faccio da sola.
Gli faccio notare tentando di scendere.
-Ascolta, non mi va proprio di doverti assistere una seconda volta perché sei così cocciuta da volerci andare da sola. Quindi adesso stai buona e zitta finché non arriviamo!
Mi abbaia addosso lui di rimando.
-Ma ce la faccio!
Esclamo in risposta, al che lui alza gli occhi al cielo. 
-Fammi scendere!
Insisto, non ricevendo risposta.
Mi guardo alle spalle e noto che Lisa e Quattro ci stanno seguendo a qualche metro di distanza, senza intenzione alcuna di aiutarmi.
Sbuffo spazientita.
-Eric!
Ritento. Lui continua a camminare senza dare cenno che mi abbia sentito. 
Diverse persone ci guardano, incuriosite dallo spettacolo, ma smettono subito non appena ricevono un'occhiataccia da parte di Eric. Tutte tranne una. Che non solo da di gomito al capofazione ma emette anche un fischio. È un ragazzo dai capelli blu, la sua faccia mi è familiare, credo di averlo già visto da qualche parte ma non ricordo dove. Ad ogni modo inizia a seguirci affiancandosi al capofazione.
-Woah Eric, cos'è le ragazze non ti trovano più tanto attraente e così devi pensarci tu ad andarle a prendere?
Bercia in tono scherzoso, ridendo subito dopo alla sua stessa battuta. Eric lo guarda appena.
-Davvero squallida, Stefan.
Commenta.
-Ma almeno l'hai portata a ballare prima? Ti ha portata a ballare?
Continua, rivolgendosi prima ad Eric e poi a me. Lo dice con un tono e un atteggiamento così buffi da farmi ridere. Già mi è simpatico. Com'è possibile che sia un amico di Eric?
-Dovresti sapere che io sono un tipo che passa subito al sodo.
Il capofazione gli risponde con un ghigno stampato in faccia.
-Uhhhh, dimenticavo con chi stavo parlando.
Detto questo muove le sopracciglia su e giù, ricambiando il ghigno.
-Oh, ehi, ciao Quattro!
Il ragazzo dai capelli blu accompagna le sue parole agitando vigorosamente il braccio in direzione di mio fratello, continuando a camminare di spalle.
-Ciao Stefan.
-Eh ciao anche a te bella signorina.
Stavolta è a Lisa che si rivolge, guardandola in modo assolutamente poco casto. Lei si limita a distogliere lo sguardo.
-Senti Eric, non ti offendi se ti lascio e vado a fare la conoscenza di quel bel bocconcino biondo vero? 
-Vai pure.
Per la prima volta da quando sono qui vedo il capofazione di ghiaccio sorridere divertito e io mi sento come se si fosse accesa una fiammella nel mio stomaco, diffondendo un piacevole calore.
-Sapevo avresti capito, dopo raccontami i dettagli!
Dice Stefan ammiccano nella mia direzione. Lo guardo come se fosse pazzo, ma anche un po' divertita.
-Ciao bella.
Mi saluta dandomi un buffetto sulla guancia prima di fiondarsi sulla mia migliore amica. 
Lo guardo per un po' da sopra la spalla del capofazione. È proprio simpatico.
Arrivati alla soglia del dormitorio Eric si decide a rimettermi a terra. Ben presto veniamo raggiunti da Lisa, Quattro e Stefan. Quest'ultimo mi guarda con finto rimprovero scuotendo la testa.
-Male, male, male trasfazione. La tua qui presente bellissima amica mi ha detto che hai saltato il pranzo che, a mio parere, è uno dei pasti più importanti della giornata insieme ovviamente alla colazione, la cena e lo spuntino pomeridiano. Inoltre devi mangiare e avere molte energie perché il nostro Eric è uno che a letto te ne fa consumare un bel po'! 
Mi "rimprovera" dando una pacca sulla schiena al sopracitato, dal quale mi allontano immediatamente, imbarazzatissima. 
-Dopo dobbiamo parlare.
Mi sussurra all'orecchio mio fratello, approfittando della distrazione degli altri. "Oh no" 
Annuisco guardandolo con un'espressione da cucciolo indifeso, sperando che questo plachi almeno un po' la sua arrabbiatura per aver praticamente ignorato i suoi avvertimenti. Per niente.
Ad ogni modo, Eric dopo un po' richiama Stefan per ricordargli di una riunione dei capifazione a cui devono partecipare. Così Stefan è un capofazione! Non me lo sarei mai immaginata.
Ad ogni modo il ragazzo dai capelli blu saluta me e Lisa con un bacio sulla guancia e un cenno a Quattro per poi andarsene seguito da Eric che dice solo:
-Arrivate puntuali domani.
Io e Lisa allora entriamo nel dormitorio e lei mi costringe a riposare, anche se non ne ho voglia.
-Oh invece tu riposi mia cara e mi racconti tutto quello che è successo.
Ribadisce la mia amica bionda categorica.
-Non c'è molto da dire, mentre parlavo con Eric di punto in bianco mi sono sentita male e sono svenuta, quando mi sono svegliata c'eravate tu, Quattro ed Eric. A proposito come mai eri li?
-Ero rimasta fuori ad aspettarti e ad un certo punto ho sentito delle voci preoccupare dall'interno e sono entrata, trovandoti priva di coscienza tra le braccia del capofazione. Ho addirittura pensato che ti avesse fatto del male.
Sorrido a quest'ultima frase.
-Non ti piace proprio lui vero?
Le chiedo continuando a sorridere.
-Non è che non mi piaccia, è solo che ce lo vedo benissimo a prendere a calci i cuccioli e rubare le caramelle ai bambini. Ma piuttosto cosa ti è preso? Volevi morire oggi?
Capisco che si riferisce alla scenata che ho fatto in palestra al capofazione e boccheggio per qualche secondo.
-Mi ha dato fastidio. Insomma noi stavamo morendo di fatica e quei due facevano i piccioncini sotto il nostro naso, ho cercato di ignorarli ma è stato più forte di me.
Le spiego.
-È sempre più forte di te. Olly se non imparerai a tenere a freno la lingua prima o poi succederà qualcosa di brutto.
Mi avverte, guardandomi come se avesse dei dubbi sulla veridicità della mia spiegazione. Ad ogni modo non indaga oltre.
-Lo so Lisa.
Le rispondo angustiata.
-Cambiando argomento, se ti ricordi l'altra volta mi stavi dicendo di una cosa che ti era capitata ma poi tuo fratello ci ha interrotte e non mi hai più detto cos'è successo.
Mi dice la mia amica. Oh si! Le stavo raccontando della figuraccia che ho fatto col capofazione. Sembrano passati anni e invece sono solo pochi giorni.
-Si, mi ricordo!
Le dico sorridendo, ripensando all'accaduto. Così le racconto nei particolari quello che è successo facendola scoppiare in una grossa risata, seguita a ruota da me. Dopo iniziamo a parlare di quello che avremmo indossato alla festa. Lisa afferma di volersi mettere qualcosa di provocante, contando sul fatto che anche io segua il suo esempio, così passiamo un bel po' di tempo a discutere sulla mia mise. Lei sostiene che starei benissimo con un vestito di pelle smanicato lungo fino a metà coscia, inutile dire che scarto subito l'opzione. A me piacerebbe indossare un paio di pantaloni neri con una maglietta, ma scarto anche questa opzione sotto minaccia della mia amica.
Niente mini-gonne, su questo sono categorica. Alla fine decido di mettermi dei pantaloncini con una maglietta scollata sulla schiena in modo che il tatuaggio sia visibile mentre Lisa preferisce mettersi un vestito.
-Allora domani una volta finiti gli allenamenti andiamo a comprare i vestiti okay?
Fa Lisa.
-Si, e viene anche Amy.
-Certo.
Mi assicura sorridendo 
................................................................
 
Gli allenamenti del giorno successivo passano abbastanza tranquilli, anche perché Eric non è presente oggi. Ci esercitiamo con mia grande felicità con le pistole al mattino e nel pomeriggio Tobias ci fa uscire dalla residenza per affrontare ben quattro ore di corsa ininterrotta. Io sono tra i primi del gruppo, riuscendo a mantenere il ritmo per tutta la durata della corsa, grazie al fatto che quando ero un'abnegante a volte dopo le ore di scuola mi piaceva andare a correre. Per giustificare la mia assenza dicevo a mio padre che facevo volontariato. Una volta finiti gli allenamenti siamo tutti stanchi, sudati e col fiatone, visto che quando ero tra gli abneganti ogni volta dopo la scuola mi divertivo ad andare a correre . Mentre siamo nel treno per tornare al quartier generale degli intrepidi sento inavvertitamente la conversazione tra due mie compagne di iniziazione a cui non ho mai dato tanta confidenza:
-Mica male il nostro istruttore.
Dice la ragazza dai capelli biondo cenere, Lisa mi ha detto che era una pacifica, mi ricordo che si chiama Stella. Ci metto poco più di un secondo a rendermi conto del fatto che sta parlando di Tobias, nostro istruttore e mio fratello, così mi concentro per poter captare dell'altro.
-Si, è abbastanza carino.
Risponde la seconda ragazza di cui non conosco il nome, bassina coi capelli e gli occhi scuri.
-Abbastanza carino?! Ma hai visto che muscoli? Poi quando è così sudato mi viene voglia di strappargli la maglietta di dosso!
Strabuzzo gli occhi a quest'ultima affermazione trattenendomi dal ridere. Lisa e Amy mi guardano in cerca di spiegazioni ma io scuoto la testa e faccio cenno col dito di  dirglielo dopo. Mi avvicino velocemente a mio fratello e lo richiamo schiarendomi la voce. Lui alza un sopracciglio di fronte al mio sorriso sghembo prima di assumere un'espressione indifferente e voltarsi dall'altro lato. Immagino sia ancora arrabbiato con me per la mia scenata di ieri.
-Hai intenzione di non rivolgermi più la parola?
Gli chiedo contrariata. Per tutta risposta lui non mi rivolge la parola.
-Davvero un comportamento maturo.
Commento ironicamente.
-Beh, ero solo venuta a dirti che sei molto ambito da una delle ragazze dell'iniziazione.
Si volta di scatto guardandomi stupefatto.
-Come?
Fa lui, allungando molto la "o"
-"Quando è così sudato mi viene voglia di strappargli la maglietta di dosso " 
Ribatto a mo' di spiegazione cercando di imitare la voce dell'ex pacifica.
Rido silenziosamente alla sua faccia interdetta.
-Grazie per l'informazione ma non mi interessa.
-Immaginavo. A quanto pare però il mio fratellone è un bel pezzo di ragazzo.
Lo prendo in giro facendogli l'occhiolino. Lui ride a quest'ultima affermazione, ma torna subito serio.
-Non pensare che abbia dimenticato quello che hai fatto.
-Per quanto ci provi Toby, tu non riesci a tenermi il broncio per più di un giorno, mi adori troppo per farlo.
Gli sussurro, sbattendo le ciglia e facendo un espressione fintamente innocente. Lui alza gli occhi al cielo e scuote la testa come per dire:"Cosa devo fare con te?!"
-Meglio che torni dalle tue amiche adesso.
-Agli ordini capo!
Rispondo con un sorrisino facendo come mi ha detto.
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Una volta tornati alla residenza come d'accordo io, Lisa e Amy ci rechiamo ad uno dei negozi di vestiti del pozzo, dopo esserci fatte una doccia.
Riesco a trovare ciò che mi serve dopo 20 minuti più o meno, i pantaloncini sono stati facili da trovare, il problema erano la maglietta e le scarpe, alla fine ho scelto una maglietta, nera come i pantaloni, scollata sulla schiena come avevo deciso in precedenza e con le maniche a tre quarti; ammetto che quando l'ho provata stavo quasi per cambiare idea perché mi dava una strana sensazione l'avere la schiena nuda e il pensiero che l'avrei indossata in mezzo a molta gente, ma alla fine le mie amiche e il fatto che mi stesse davvero bene mi hanno convinta a prenderla. Mentre per scegliere le scarpe mi sono totalmente affidata a Lisa, che mi ha proposto una sfilza di scarpe dal tacco alto quanto il centro ordinandomi di provarle mentre io tentavo di fargli capire che non le avrei mai potute mettere. Alla fin fine è stata Amy a riuscire a scovare un paio di stivaletti bassi fatti all'esterno con finta pelle e con un tacco ragionevolmente alto, anch'esse nere. Una volta finito io non mi resta altro da fare se non assistere come meglio posso le mie due amiche, che continuano a provarsi abiti su abiti senza riuscire a decidersi.
-Questa è davvero bella, che ne pensate?
Ci chiede Amy uscendo dal camerino con una gonna nera che le arrivava fin sopra il ginocchio.
-Ti sta molto bene.
-È perfetta!
Diciamo rispettivamente io e Lisa. Quest'ultima interrompe la sua ricerca del vestito perfetto per sparire tra gli scaffali, tornando poco dopo con una cinta rossa intrecciata tra le mani, che porge a Amy dicendo:
-Mettici questa sopra.
E ritornare dentro il camerino.
Amy la ringrazia prima di portarmi con se a cercare una maglietta da abbinare alla gonna.
Ne prendiamo cinque e le portiamo nella sezione dei camerini affinché possa provarseli, ma ci troviamo la strada sbarrata dall'ultima persona che vorrei vedere.
-Ma che carine, state facendo spese insieme, tra poco vi farete le treccine a vicenda e giocherete coi cuscini.
-Perché non vai ad importunare qualcun'altro?
Gli chiedo provando ad aggirarlo, ma trovandomi di fronte un secondo ragazzo dalla stazza imponente è un ghigno in viso.
-Non ho finito di parlare rigida.
Mi riprende lui.
-Ma io ho finito di ascoltarti.
-Sei proprio agguerrita, meglio, mi divertirò ancora di più a domarti.
-Vuoi che ti dia un altro pugno per caso? Perché basta chiedere.
-Ah già, te la devo ancora far pagare per quello.
Mentre sto per rispondergli Amy mi precede:
-Perché al posto di perdere tempo con noi non cerchi di fare qualcosa di utile a questa comunità? 
Lui sposta lo sguardo da me a lei.
-Per caso qualcuno ti ha interpellato?
-Si, me stessa. Ora che lo vogliate o no ce ne andiamo.
Prova anche lei ad andarsene ma lo stesso ragazzo che prima ha fermato me lo fa anche con lei, dicendole:
-Sempre a dettare ordini Amelia?
-Sempre a fare lo stronzo Matthew?
-Oh, così mi ferisci. Sai mamma non vorrebbe che mi parlassi così...lo diceva sempre quando eravamo eruditi.
Cosa sta succedendo? Si conoscono?
-Mamma diceva sempre anche di non masturbarti sulle sue riviste.
Ribatte Amy mettendolo definitivamente al tappeto. Lui boccheggia per qualche secondo, guardandola come se non potesse credere alle sue orecchie.
-Questo non avresti dovuto dirlo.
Sibila in tono arrabbiato. Da parte sua Amy non sembra minimamente turbata.
-Si, certo. Adesso, se permettete...
E per la seconda volta tenta di andarsene ma il ragazzo la afferra per un braccio.
-Lasciala stare!
Mi intrometto cercando di fargli mollare la presa.
-Ci sono problemi?
Tutti e quattro ci voltiamo nella direzione da cui proviene la voce. Appartiene allo stesso ragazzo con cui ho parlato l'altra volta mentre stavo andando al negozio di tatuaggi.
-Va tutto bene.
Gli risponde Owell.
-Non l'ho chiesto a te.
Chiarisce lui assottigliando lo sguardo. Sforzo la memoria cercando di ricordarmi come si chiama. Nat! Si, Nat.
-Se loro ci lasciassero stare andrebbe meglio.
Dico lanciando un occhiataccia nella direzione dei due ragazzi trasfazione.
Nat si avvicina ai due con fare minaccioso.
-Penso che adesso è meglio che andiate.
Loro tentennano un attimo ma alla fine si allontanano, lanciandoci un'ultima occhiata.
-Ci vediamo alla festa.
Fa Owell prima di uscire.
-Anche no!
Gli grido di rimando. Dopo di che mi rivolgo a Nat, guardandolo con gratitudine:
-Grazie per averci aiutate.
-Nessun problema. Ho visto la scena dalla vetrina e ho pensato di intervenire. Così andrete alla festa, eh?
-Si, hanno detto che è per gli iniziati.
Gli risponde Amy.
-Beh, in teoria si, ma noi intrepidi raccogliamo ogni opportunità per organizzare feste.
Ci informa abbassando il tono di voce come se fosse un segreto di stato, per poi sorridere allegramente.
-Chissà perché non mi stupisce.
Gli dice l'ex erudita sorridendo a sua volta.
-Adesso vi lascio, ma conto di incontrarvi alla festa. È stato un piacere rivederti Olivia.
E mi scompiglia la frangia, uscendo dal negozio.
-Simpatico, come lo conosci?
Mi chiede Amy.
-L'ho conosciuto mentre vi raggiungevo al negozio di tatuaggi; a proposito, tu e il ragazzo che stava con Owell siete fratelli?
-Gemelli.
Mi conferma scocciata, sospirando.
-La famiglia non si sceglie...ora però è meglio se torniamo da Lisa o ci darà per disperse!
Aggiunge prendendomi sottobraccio.
-Ti ha chiamata Amelia, è il tuo vero nome?
-No, è il mio vecchio nome.
-Ragazze ma dove siete state?
La voce di Lisa ci raggiunge ancor prima di arrivare.
-Scusa Lisa, ma siamo state trattenute.
Le dico.
-Almeno erano dei ragazzi carini?
Si informa ghignando.
-Giudica tu...Owell e il mio gemello cattivo.
-Oh ma che schifo! Che ci facevate con loro?
-Non credere che ci abbia fatto piacere, non volevano lasciarci andare.
Chiarisco.
-Bah...hai detto il tuo gemello cattivo Amy?
-Proprio così.
-Woah, anche io ho una gemella. Comunque prima elencare tutti i membri del nostro albero genealogico, ho trovato il vestito che fa per me.
Detto questo torna dentro il camerino, uscendone poco dopo fasciata da un vestito viola dalla spalline argentate e con uno scollo a v lungo fino a metà coscia. Le sta d'incanto.
-Devi assolutamente prenderlo!
-Concordo con Olivia, è perfetto.
Mi da man forte Amy.
-Allora è deciso...e come scarpe ho presi queste, non è stato facile trovarle di un colore diverso dal nero o rosso ma ce l'ho fatta.
Ci dice mostrandoci un paio di scarpe aperte color argento.
-Allora visto che entrambe avete finito...mi aiutate? Devo ancora trovare una maglietta e delle scarpe.
-Ma certo, adesso sono a tua completa disposizione.
Proferisce la bionda iniziando ad ispezionare tutti i gli indumenti esposti.
Alla fine Amy prende un top nero che le lascia scoperto l'ombelico e le spalle e un paio di sandali rosso scuro.
Una volta uscite sono talmente stanca che l'unico mio desiderio è quello di portare le buste al dormitorio, mangiare e andare finalmente a dormire, ottenendo finalmente il mio agognato riposo.
-Ma dove stai andando Olivia?
Mi richiama Lisa incamminandosi verso un altro negozio.
-Non torniamo al dormitorio?
-No, dobbiamo ancora scegliere gli accessori!
 
Angolo di Grify
Ciao a tutte! Inizio col ringraziare mommia0601 che puntualmente lascia una recensione ad ogni mio aggiornamento :D ringrazio anche Ashley McCall che ha aggiunto la storia tra le seguite, Rala17 che l'ha aggiunta tra le preferite e anche i lettori silenziosi.
Spero che il capitolo vi piaccia e che recensiate. Un buffetto affettuoso da Grify XO
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** LA FESTA VISTA DA... ***


                LA FESTA VISTA DA...
ERIC
Apro gli occhi di malavoglia, risvegliato da una fastidiosa sensazione alla schiena. Mi giro di scatto, nonostante gli occhi appannati e il mal di testa, per trovarmi di fronte Tamara coperta solo da un lenzuolo che malcela le sue curve abbondanti: di tutto si può dire su di lei, ma non che non abbia un corpo da favola, corpo che, modestamente, io conosco a memoria. 
Ad ogni modo la sensazione che sentivo prima non era altro che lei intenta a lasciarmi dei baci sulla schiena, baci che ora sta riservando al mio collo.
-Ben svegliato mio bel capofazione tenebroso.
Soffia a pochi centimetri dalla mia pelle chiamandomi con quel nomignolo fastidioso.
-Non ti avevo detto di tornare al tuo appartamento ieri sera, Tamara?
Le chiedo contrariato.
-Si, l'hai fatto. E ancora non capisco il perché ti infastidisca tanto dormire insieme a me.
Ribatte mettendo il muso.
-Non mi piace dormire con altre persone.
Taglio corto alzandomi dal letto.
-Come ti pare.
Mi risponde.
-Comunque tu che metti stasera? Sarebbe meglio se fosse qualcosa di rosso, così si intona al mio vestito.
Continua a parlare cambiando argomento, mentre io vado in bagno per farmi una doccia.
-Io non indosso vestiti rossi.
Chiarisco.
-Uff ma come sei noioso! Guarda che i bravi fidanzati accontentano le proprie ragazze!
Spero che il rumore del getto della doccia mi abbia fatto capire male. Nella mia mente risuona cristallinea la parola "fidanzati" al rallentatore. Credo che sia arrivato il momento di mettere un punto a questa storia, d'altronde dura ormai da più di una settimana. 
Subito dopo aver formulato questo pensiero mi si para davanti agli occhi Tamara, senza niente addosso, che inizia palparmi ovunque.
-Posso fare la doccia con te o ti infastidisce anche questo?
Mi chiede sciogliendosi i capelli. Credo proprio che la pianterò dopo aver finito la doccia.
-Fai pure.
Le rispondo prendendo il bagnoschiuma. Sono pur sempre un uomo!
..............................................
 
-Finalmente l'hai mollata, non la reggevo più con tutte quelle moine da prima donna che aveva!
Questa è la prima cosa che mi dice Stefan non appena gli comunico la "lieta novella"
-Neanche io riuscivo più a sopportarla, era diventata troppo pretenziosa.
Concordo.
-Certo aveva un bel balcone, ma quando il fastidio per le chiacchiere di una donna diventa più grande delle sue tette, meglio tagliare la corda.
Suggerisce il mio interlocutore, attingendo alla sua inestinguibile fonte di saggezza, per poi addentare una manciata di patatine.
-Solo per la profondità dei tuoi ragionamenti potresti garantirti un posto tra gli eruditi, lo sai?
Ironizzo, guardandomi intorno.
-Nha, non potrei mai essere un erudito, la mia personalità è troppo grande per essere rinchiusa in una biblioteca.
Ribatte gesticolando teatralmente.
-E poi dici che è Tamara a comportarsi da prima donna.
Borbotto alzando gli occhi al cielo.
-Ah già, tornando sull'argomento come l'ha presa? No, non dirmelo, lasciami indovinare. Ahem ahem: "Come hai potuto usarmi in questo modo?! Sei uno stronzo, mi fai schifo! Gne gne"
Il suo teatrino mi fa quasi scappare un sorriso. Quasi.
-E poi ti ha dato uno schiaffo ed è corsa via, vero?
-All'incirca è andata così. Con tutti gli schiaffi che mi hanno rifilato ormai ci ho fatto il callo.
Confermo con nonchalance.
Lui ride sotto i baffi.
-Guarda il lato positivo: adesso puoi spassartela con quella trasfazione senza problemi.
Lo fulmino con lo sguardo assottigliando gli occhi.
-Ti ho già detto che non sono interessato a lei. Caso chiuso.
Ribadisco, usando un tono di avvertimento a non persistere.
-Ma davvero? Allora perché la stai cercando per tutta la mensa? A furia di guardare ovunque ti si torcerà il collo.
Ribatte guardandomi con saccenza e incrociando le braccia al petto.
Sbatto un pugno sul tavolo talmente forte da attirare l'attenzione della metà delle persone presenti nella mensa.
-Io.non.la.stavo.cercando.
Sibilo scandendo bene ogni parola
A dir la verità non so nemmeno io cosa stavo cercando tra la folla di intrepidi, è come quando si entra in una stanza cercando qualcosa ma quando si è lì non ci si ricorda cosa, ma continui a cercare perché sai che quando la vedrai capirai che è quella.
-Se lo dici tu.
Dice Stefan distogliendo lo sguardo.
-E non voglio più che ne tu ne nessun altro faccia più queste insinuazioni o non mi farò problemi a prenderti a pugni.
Detto questo mi incammino a lunghe falcate fuori dalla mensa, incenerendo con lo sguardo chiunque mi capiti sotto gli occhi.
-Hai notato che quasi tutte le volte che parliamo finisce in questo modo?!
Mi grida dietro Stefan. Io continua a camminare senza prestargli attenzione.
Ho una voglia matta di prendere a pugni qualcosa. Tra pochi minuti dovrò badare a quei poppanti degli iniziati interni, come se non bastassero i trasfazione.
Vado velocemente in palestra e altrettanto velocemente monto un sacco da boxe per poi iniziare a tirare pugni con foga. 
Figuriamoci se io potrei mai interessarmi a una rigida insolente come quella.
L'unico motivo per cui ha le mie attenzioni è perché mi incuriosisce il fatto che sembra non temermi, e anche perché, lo ammetto, un po' mi diverte il suo modo di sfidarmi.
Dopo un po' decido di aver tirato abbastanza pugni così rimetto il sacco al suo posto e aspetto gli iniziati. Arrivano cinque minuti dopo, spintonandosi, ridendo e gridando. Almeno i trasfazione non sono rumorosi.
Lauren si fa largo tra la folla e mi raggiunge, rivolgendosi poi agli interni sbraitando:
-Allora! Oggi ci alleneremo nelle tecniche di combattimento, perciò state zitti e osservate.
Gli iniziati si radunano in cerchio intorno a noi mentre gli mostriamo le mosse da imitare, dopodiché gli ordino di mettersi in coppia e iniziare.
"Come ho potuto accettare di supervisionare l'iniziazione?!"
Penso appoggiandomi al muro e massaggiandomi una tempia.
Passate altre tre ore a fare dimostrazioni agli interni posso finalmente godermi il meritato riposo. Una volta arrivato al mio appartamento la prima cosa che faccio è sdraiarmi sul letto e chiudere gli occhi in attesa di cadere tra le spire del beato oblio del sonno.
Quando riapro gli occhi mi sembra di aver dormito solo pochi secondi, invece guardando l'orologio mi accorgo di essermi addormentato più di due ore fa.  Mi alzo e vado ad aprire la porta dal quale proviene l'insistente bussare che mi ha ridestato. Mi trovo davanti Helen con due bottiglie di birra in mano.
-Ti va di fare due chiacchiere?
Mi chiede entrando.
-Certo.
Stappa il tappo delle bottiglie usando lo spigolo del comodino e ne porge una a me sedendosi poi sul letto.
-Sono stata molto impegnata in questi giorni a causa dei tumulti degli esclusi. 17 dei nostri feriti. Di quelli più gravi se ne sono occupati gli eruditi ma sono comunque dovuta andare al loro quartier generale in quanto medico ufficiale degli intrepidi. È stato ferito anche un bambino.
Mi racconta prendendo un lungo sorso di birra.
-Max me ne ha parlato ieri, si è beccato una coltellata nella spalla. E gli abneganti gli danno persino il nostro cibo. Tsk. 
Ribatto.
-Comunque ho gli energizzanti che mi avevi chiesto.
Dice mentre tira fuori dalla tasca del giubbotto una scatoletta arancione.
-Bene. Mi serviranno stanotte.
Dico con un ghigno.
-Come mai? 
Domanda Helen.
-Oh, non crederai che una volta finita la festa di stasera io permetta agli iniziati di dormire, vero?
Lei ride di gusto.
-A proposito di iniziati...dovresti limitarti un po' nelle punizioni, magari potresti evitare quelle corporali in piena notte visto che poi sono io quella che deve curarli.
-Ti riferisci alla trasfazione rigida? Se lo meritava.
Affermo in tono duro ripensando a  come mi si è rivolta.
-Sarà anche così ma la prossima volta aspetta che sorga il sole.
Freccia di rimando finendo la birra e alzandosi.
-Ti aspetto alla festa.
Dice prima di andarsene. Sarà meglio prepararsi. Mi faccio una doccia veloce e indosso un jeans con una maglietta smanicata neri e un gilet di pelle anch'esso nero. Verso la strada per il tetto, dove si tiene la festa, vengo raggiunto da Stefan che mi si affianca.
-Ti è passata l'arrabbiatura o devo ancora aspettarmi un'eruzione di rabbia?
Nessuna risposta.
-È già un passo avanti.
Commenta con una scrollata di spalle.
Non appena apriamo la porta di metallo a due ante le note di una canzone sparate a tutto volume aggrediscono le mie orecchie. Al centro e sui cornicioni ci sono diversi intrepidi che ballano, molti dei quali già ubriachi. Altri invece sono al tavolo degli alcolici o a chiacchierare con delle bottiglie tra le mani. Stefan si fionda in mezzo alla pista da ballo improvvisata mentre io mi dirigo al tavolo degli alcolici. Mi arresto bruscamente non appena mi accorgo di una figura slanciata appoggiata al bancone, i capelli scuri legati in una treccia laterale elaborata e un paio di occhi blu tanto accesi da spiccare come due lampi nella notte. Elettrici è il primo aggettivo che mi viene in mente per descriverli. La scruto da capo a piedi e la mia bocca si inaridisce non appena gli occhi mi cadono sulle sue gambe nude, bianche e...
Distolgo in fretta lo sguardo mettendo un freno ai miei pensieri prima che prendano una piega indesiderata e scuoto la testa per cercare di scacciare la sua immagine dalla mente.
*Ha delle gambe proprio invitanti. Non era questo quello che stavi pensando?*
Mi sussurra maligna la vocina nella mia testa diventata inquietantemente simile a quella di Stefan. Mi affretto ad ad ordinare una vodka liscia imponendomi di guardare dalla parte opposta a quella della trasfazione rigida. Ingurgito il liquido in due sorsate sperando che il bruciore mi distragga dalla presenza sua e di tutta quella pelle esposta.
"È assurdo che ti comporti in questo modo per un paio di gambe!"
Mi auto-aggredisco mentalmente ordinando un'altra vodka. 
Guardando nella sua direzione noto che sta parlando animatamente con un uomo. "Che ci fa con quello?" Mi chiedo, rimproverandomi subito dopo. Non sono di certo affari miei, cosa me ne dovrebbe importare?!
La vodka arriva e mentre la bevo guardo la trasfazione fare altrettanto con uno shottino, tossendo subito dopo.
-Un altro.
Dico alla barista accennando al mio bicchiere vuoto.
Torno ad osservarla di sottecchi mentre si volta per andarsene. Il mio cuore fa un doppio avvitamento all'indietro per la sorpresa e per poco non mi viene un colpo. La maglietta che indossa le lascia la schiena completamente scoperta, nella quale intravedo per pochi secondi un tatuaggio che raffigura un paio d'ali, prima che l'uomo scosti con una mano la maglietta, toccandole la spalla e facendola voltare, l'espressione seria, quasi allarmata. Mi sporgo di riflesso verso di lei, che dice qualcosa facendo un risolino forzato per poi mollare lì il tizio. Ghigno senza riuscire a trattenermi. "Ti è andata male"
Penso sorseggiando la mia bevanda. 
Dopo un pò Max prende posto accanto a me e ordina una sangría e un limoncello.
-Ehi Eric. Come va? Niente Tamara?
Chiede dandomi una pacca sulla spalla.
-Bene. Tu?
Gli rispondo soffocando il mio ghigno nel bicchiere.
-Tutto bene. Helen si sta divertendo. La spalla è a posto e per me si prospetta una bella nottata.
Mi comunica con un sorriso malandrino, prendendo i drink e voltandosi, fermandosi poi a guardare qualcosa nella pista.
-E a quanto pare anche Quattro si divertirà stanotte.
Commenta raggiungendo la moglie.
Mi giro per vedere a cosa si riferisce e la scena che vedo mi lascia a bocca aperta. Quattro. Il rigido Quattro che non si è mai interessato ad una ragazza, nè tantomeno a ballarci assieme, in questo momento non solo è in mezzo alla pista da ballo ma è anche in compagnia niente di meno che della trasfazione rigida. Un moto di fastidio mi parte dallo stomaco e finisce nelle terminazioni nervose. Il "mitico" Quattro che si lascia imbambolare così facilmente, ho la nausea. E come un fulmine a ciel sereno mi balena in mente il pensiero che quei dia già si conoscano. Che siano fidanzati? No, impossibile. Impossibile. Mi volto di scatto al rumore di vetri infranti, rendendomi conto subito di aver rotto il bicchiere che avevo tra le mani. Impreco ad alta voce. Mi allontano dal tavolo degli alcolici per ripulirmi della vodka finitami nel braccio e nella mano.
Esco dal terrazzo ed entro nel primo bagno che vedo. Apro il rubinetto e posiziono l'arto sotto l'acqua corrente, lavandolo con del sapone. Dopo essermi asciugato apro la porta del bagno trovandomi di fronte una ragazza con capelli e occhi scuri appoggiata allo stipite della porta.
-Ciao Eric.
-Ciao Ashley. 
Di nuovo lei. Non si è ancora rassegnata al fatto che io l'abbia mollata.
-Ho sentito che hai rotto con quella rossa.
Butta lì con finta nonchalance
-Le notizie girano in fretta.
Commento guardandola impassibile.
-Se quell'ochetta va in giro a lagnarsi anche con le piante...
Dice con un risolino, accarezzandomi l'addome.
-Lei non era fatta per te.
Afferma mordendosi il labbro con l'intento di essere sensuale, provocandomi pero solo fastidio.
-E chi sarebbe fatta per me?
Domando conoscendo già la risposta che mi darà. Lei si alza sulle punte e mi prende il viso tra le mani tentando di baciarmi. Io mi scanso e le afferrò le braccia sbattendola al muro.
-Non provare mai più a farlo.
Le intimo scandendo bene le parole, alzandole il viso per costringerla a guardarmi negli occhi.
-Scusa. Io credevo...
Inizia a dire mestamente guardandomi ad occhi spalancati.
-Credevi male.
Taglio corto liberandola. Lei se ne va senza dire una parola.
Mentre mi incammino per tornare alla festa sento però dei rumori di lotta nelle vicinanze. Aumento il passo per vedere di che si tratta e arrivo giusto in tempo per vedere per l'ennesima volta in questa serata la rigida al inchiodare Tamara al pavimento mettendosi sopra di lei e posizionarle un ginocchio sulla gola.
-Che sta succedendo qua?
Vocio per attirare l'attenzione. La trasfazione gira la testa per guardarmi, fa per parlare ma Tamara la colpisce con un pugno nello stomaco che la fa piegare in avanti e la spinge di lato, si alza e correndo verso di me.
-Oh Eric, per fortuna che sei arrivato tu, quella pazza mi ha aggredito all'improvviso!
Piagnucola gettandomi le braccia al collo. Mi stacco quasi subito, guardando la bruna alzarsi con fatica da terra per poi sbraitare:
-Cosa?! Sei una bugiarda! Sei stata tu ad aggredirmi io mi sono soltanto difesa!
Noto che le cola del sangue da una ferita all'attaccatura della cute e che ha dei graffi sul viso, sul collo e sulle braccia.
-Non voglio sapere chi ha iniziato perché ora io la finisco.
-Stai scherzando? Mi ha dato un calcio in un occhio non puoi fargliela passare liscia così!
Protesta Tamara mostrandomi l'occhio destro, sul quale si sta già formando un livido.
-Se vuoi posso dartene uno anche nell'altro occhio così pareggi!
Scatta l'iniziata avvicinandosi minacciosamente alla rossa. Mi frappongo tra loro e afferro  la trasfazione per le spalle.
-Ho detto di smetterla!
Le grido in faccia, scrollandola. Lei smette di muoversi e mi lancia uno sguardo infuriato, trasmettendomi la sensazione che dai suoi occhi possano  sprigionarsi da un momento all'altro dei lampi e stecchirmi. Distolto lo sguardo in fretta, lasciandola andare.
-Dovete andare in infermeria.
Dico con voce più calma.
-Eric, quell'idiota devi avermi slogato una caviglia, mi fa male. Puoi portarmi tu in braccio?
La trasfazione fa un verso sprezzante prima di andarsene dicendo solo:
-Non te l'ho toccata la caviglia.
-Allora Eric? Non mi prendi in braccio?
Mi chiede la mia ex.
-Puoi camminare da sola Tamara.
Ribatto andandomene.
-No, aspetta! Almeno accompagnami!
Persiste inseguendomi. Chiudo gli occhi per cercare di calmarmi e quando credo di esserci riuscito mi volto e le rispondo:
-Conosci la strada.
Dopodiché me ne vado. 
Quando penso che finalmente posso tornare alla festa e passare il resto della serata in serenità, ecco che vedo attraverso il riquadro di vetro del bagno, in cui prima sono stato, la rigida tamponarsi la ferita alla testa con un fazzolettino bagnato.
"Perché non deve mai fare quello che le dico?"
Penso con esasperazione facendo irruzione nel bagno.
-Non ti avevo detto di andare in infermeria?
Dico guardandola continuare a "medicarsi" come se niente fosse.
-Si, l'hai detto. Io però non ti ho mai risposto che l'avrei fatto.
Puntualizza prendendo un altro fazzoletto.
Reprimo l'impulso di metterle le mani intorno al collo e strozzarla e, avvicinandomi, la faccio voltare per controllarle la ferita.
-Ahi. AHI. Ouch, lasciami.
Si lamenta cercando di sfuggire alla mia presa.
-Vuoi stare ferma e farmi controllare?
Sbotto rinforzando la presa sul suo viso.
-Non sapevo fossi un medico.
Commenta mentre le scosto i capelli per vedere meglio, cercando di non pensare a tutta la stoffa mancante e al fatto che mi basterebbe spostare la mano un po' più in basso per poter  percorrere i contorni del tatuaggio sulla sua schiena. 
La ferita non è molto profonda, ma non smette di perdere sangue.
-No, non lo sono, ma è da chi ti porterò.
Allontana le mie mani dal suo viso con un'espressione infastidita.
-No ne ho bisogno. So cavarmela da sola.
Protesta.
-Potresti avere un trauma cranico! 
Controbatto iniziando a perdere la pazienza.
-Come la fai tragica. E poi non mi sembra che te ne sia importato tanto quando mi hai usato come bersaglio, o ti preoccupi solo quando sono gli altri a maltrattarmi?
Mi sta guardando con gli stessi occhi burrascosi di prima. Nessuno ha mai osato affrontare il mio sguardo prima d'ora, figuriamoci ricambiarlo. Lei però, nonostante io sia forte il doppio di lei, sembra essere immune all'effetto che faccio di solito alle persone. Ed è questo che mi fa impazzire di rabbia e curiosità allo stesso tempo. 
*Eric, sei un capofazione, uno degli intrepidi più temuto in tutta la residenza, e lei è solo un'iniziata! Fatti valere*
Per una volta sono d'accordo con la voce. Diamine io sono un capofazione! Non gliela darò vinta. Sono io che do gli ordini qui. E se le mie minacce non sortiscono nessun effetto, allora passerò alle maniere forti.
-Ho detto che devi andare in infermeria.
Le ordino risoluto.
-E io ho detto di no.
Ribatté utilizzando il mio stesso tono.
"Bene. L'hai voluto tu"
Velocemente e senza fatica me la carico sulla spalla ed esco dal bagno.
Lei inizia a scalciare e gridare:
-Ma che cosa fai? Mettimi subito giù! Mettimi giù. Non sono un sacco di farina.
-Magari lo fossi. Così almeno staresti zitta.
Lei di rimando si agita come un'anguilla mugolando frustrata.
Finalmente arriviamo a destinazione e io metto la trasfazione in uno dei lettini liberi. Un'infermiera ci raggiunge e sotto mia richiesta inizia a visitarla.
-È venuta una ragazza dai capelli rossi?
Chiedo alla ragazza che si sta occupando della rigida.
-Si, è venuta, non aveva niente di grave...solo un brutto livido.
Mi risponde. Le faccio un cenno di assenso. Almeno Tamara mi ascolta quando le parlo. *Ed è proprio per questo che non hai interesse per lei. Come d'altronde per le altre ragazze...tranne una*
Ed ecco che la vocina ritorna ad essere fastidiosa.
-Neanche tu hai niente di grave. Adesso ti disinfetto la ferita e ti metto una garza. Tempo un giorno e potrai toglierla.
Dice la donna rivolgendosi all'iniziata, che mi guarda come per dire:"Te l'avevo detto".
Mentre la donna si occupa della traslazione, io ne approfitto per riflettere sul fatto che avrei anche potuto lasciarla lì, in quel bagno, e che non mi sarei dovuto sforzare tanto per fare quelli che dopotutto sono i suoi interessi. Sarei potuto andarmene e tornare alla festa. Cosa mi importava se stava bene o male? Poi però ripenso alla sensazione inspiegabile di panico, si lo ammetto panico, che ho provato quando era priva di sensi in palestra e mi dico che ho fatto la cosa giusta.
Una volta curata la ferita alla testa e i vari graffi, e dopo aver ringraziato l'infermiera, la ragazzina esce dall'infermeria con l'andatura di un tornado, dandomi ancora una volta libero accesso alla sua schiena sulla quale l'inchiostro nero spicca così vivido da sembrare quasi disegnato su un foglio di carta. *E che foglio di carta*
 
 
Angolo di Grify
Ciao a tutte! Inizio col dire che questo capitolo è stato un po' un parto, ma ce l'ho fatta! Diciamo che qui facciamo un vero e proprio tour sui sentimenti crescenti di Eric verso Olivia, che diciamocelo, è attratto in quel senso anche e soprattutto dal suo fisico.
A quanto pare non è l'unico che incute timore con lo sguardo, o forse glielo incute solo perché è lei a lanciarglielo? XD
Ringrazio e mando un buffetto affettuoso a mommia0601 che non manca mai di recensire, Ashley McCall che ha recensito lo scorso capitolo e a voi che avete letto il capitolo. Grazie mille! 
 

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Capitolo 7
*** LA FESTA VISTA DA... ***


                   LA FESTA VISTA DA...
OLIVIA
Dopo una lunga giornata di allenamento coi sacchi mi hanno aspettato due ore e mezza di "preparazione", in cui ho dovuto affrontare la tanto famosa "ceretta" che, sinceramente, non è stata poi così terribile come avevo sentito. 
Lisa mi ha truccato mettendomi del colore nero sugli occhi e una striscia di matita dello stesso colore sopra e sotto di essi, passandomi una specie di spazzolina sulle ciglia e del lucidalabbra trasparente sulle labbra. In faccia non mi sono fatta mettere niente, ha provato a passarmi della cipria o roba del genere ma sentivo una fastidiosa sensazione di solletico così l'ho tolto subito, poi mi piace il colorito della mia pelle! Ho solo pizzicato le guance per dargli un po' di rossore, come facevo negli abneganti.
E adesso sono pronta. 
Non appena varco la soglia del tetto una musica assordante mi stordisce per qualche secondo, ma basta per farmi realizzare il fatto che dovrò entrare in un ambiente affollato con più pelle esposta che coperta e probabilmente ci saranno i soliti galletti che tenteranno di mettermi le mani addosso. La cosa mi intimidisce a tal punto da farmi passare per la mente l'idea di fare dietrofront e tornarmene al dormitorio, ma sono un'intrepida adesso e non accetto da me stessa di compiere un tale atto di vigliaccheria, così faccio un grande respiro e con tutta la sfrontatezza di cui dispongo mi tuffo in tutto ciò che mi è sempre stato proibito.
In un attimo mi sento come risucchiata dall'ambiente che mi circonda, ho l'impressione di camminare al centro di un vortice, percepisco chiacchiericci ovattati tutt'intorno a me, ma mi sento così confusa da distinguere solamente e a malapena i miei stessi pensieri.
- Voi vedete qualcuno?
Grido alle mie amiche intente a guardarsi intorno.
- Roy ha detto che ci saremmo visti al banco delle bevande, da quella parte.
Risponde la bionda precedendoci, zigzagando tra le persone fino ad arrivare alla meta. Lì incontriamo Roy tra un gruppo di intrepidi con un bicchiere di non-so-che-cosa in mano.
Non appena si accorge del nostro arrivo ci guarda incantato una ad una.
-WOAH.
Dice solo continuando a scrutarci. Io, Lisa ed Amy ci mettiamo a ridere della sua reazione e intanto anche gli altri intrepidi si girano a osservarci, tra cui ciuffo rosso, dandosi di gomito tra loro.
Riconosco nel gruppo anche Summer, la ragazza dai capelli verdi-blu con cui ho parlato una volta, che mi manda un bacio al quale rispondo con un timido cenno della mano e un sorriso. 
Distolgo lo sguardo per cercare di trovare in mezzo a tutti questi intrepidi mio fratello Tobias, sempre che sia venuto alla festa. Niente. Spero che venga o che sia io a non vederlo perché non ho avuto molto tempo per stare con lui in questi giorni e questa festa mi sembrava l'occasione adatta per farlo.
-Ragazze siete davvero provocanti stasera. Specialmente tu Olivia, non ti avevo mai vista così...non vestita.
Ci dice Roy puntando lo sguardo su Lisa e fissandoglielo addosso. "Aspetta, ma perché ci sono arrivata solo adesso?! Lisa ha voluto vestirsi in modo tanto provocante per far colpo su Roy!"
-Ehm...grazie(?)
Rispondo, non sapendo se prenderlo come un complimento.
-Non è solo provocante ma è anche bellissima.
Aggiunge George facendomi arrossire.
-Come vi sembra la festa? Avete l'aria di un gatto che è andato a finire in un branco di cani.
Continua ghignando e facendo ghignare a sua volta gli altri.
-Siamo solo un po' spaesate.
Ribatte Amy.
-Comunque io sono Amy.
Si presenta rivolgendosi agli altri intrepidi.
-Olivia.
-Io Lisa.
La seguiamo a ruota io e Lisa.
A quel punto partono una sfilza di nomi che sicuramente tra trenta secondi avrò già dimenticato.
Dopodiché ciuffo rosso mi invita a ballare insieme a lui. Tentenno per qualche secondo prima di rifiutare farfugliando qualche parola sconnessa.
*Dov'è finito tutto il tuo coraggio da intrepida?*
Mi rimbecca la vocina nella mia testa.
-George smettila di provarci, non te la darà mai, è una rigida.
Dice un ragazzo dai capelli biondi.
"Rigida? Volevi sapere dov'è finito il mio lato intrepido? Eccolo"
-Cosa vuoi dire con "è una rigida"?
Gli chiedo in tono pacato, dandogli un'opportunità per rimangiarsi ciò che ha detto.
-Che voi rigidi siete sempre così...riservati, santarellini, rigidi insomma.
Mi risponde con una scrollata di spalle.
-Solo perché non "la diamo" al primo che capita? E comunque se non l'hai notato non sono più un'abnegante.
Lo rimbecco risentita, enfatizzando il "la diamo" facendo le virgolette con le mani.
-Non scaldarti tigre! Risparmiati per la festa. Se dici di non essere più un'abnegante allora dimostralo: balla con me.
Mi sfida guardandomi in attesa con un sorrisino sulle labbra. 
-Ti aspetto.
Dico avviandomi in pista, senza aspettare nè controllare che mi segua.
Mentre cammino una serie di pensieri del tipo:"Cosa faccio adesso?" "Come si balla?" "Se faccio la figura dell'idiota?!" "Non ho mai ballato in vita mia" "Qualcuno mi aiuti!" mi attraversano la festa.
Mi impongo dell'autocontrollo infiltrandomi tra quella marea di corpi accaldati e ondeggianti, iniziando ad imitarne i movimenti. Poco dopo avverto qualcuno alla mie spalle poggiarmi le mani nella vita, accarezzandoli e facendo aderire la mia schiena nuda al suo petto di cui riesco a sentirne i muscoli tesi attraverso la stoffa della maglietta. Capisco che si tratta del biondo e il mio primo impulso è quello di scansarmi dalla sua presa, tuttavia stringo i denti e continuo a ballare come se niente fosse, tentando di imporre un minimo di distanza tra i nostri corpi. Per un po' manteniamo questo ritmo e io cerco di divertirmi il più possibile trasportata dalle note della musica nonostante il fastidio provocatomi dalle sue mani che si muovono su e giù per i miei fianchi; quando poi però si avventano impudenti oltre il bordo dei pantaloncini il loro proprietario si ritrova una poderosa gomitata nella costole dalla sottoscritta. Mi allontano a testa alta sentendolo gemere, appena mi sembra di aver messo abbastanza distanza ricomincio a ballare. Ben presto vengo raggiunta da Amy che si muove un po' a disagio guardandosi intorno circospetta, come d'altronde anche io all'inizio, per poi acquistare sicurezza e muoversi in modo più sciolto, ondeggiando testa e fondoschiena al tempo di musica con un sorriso divertito sulle labbra. Balliamo insieme per un tempo indefinito, lei con le braccia intorno al mio collo, finché non sento qualcuno picchiettarmi la spalla, così mi giro per vedere di chi si tratta trovandomi davanti Nat. Gli faccio un sorriso a trentadue denti gridando:
"CIAO!"
Per sovrastare il rumore della musica. Credo che più che avermi sentito lui abbia letto il labiale visto il volume d'avvero alto. Lui mi indica col pollice il limitare della pista chiedendomi, o almeno credo, silenziosamente di seguirlo. Di norma non accetterei di stare da sola con qualcuno che conosco da così poco, ma non posso negarglielo dopo quello che ha fatto e se mi guarda in quel modo così speranzoso, in più i suoi modi di fare e il suo sguardo mi trasmettono la sensazione che sia una brava persona, così annuisco facendo cenno ad Amy di stare per allontanarmi, seguendolo subito dopo tra la folla. 
Solo una volta uscita dalla pista mi accorgo di essere ricoperta da un velo di sudore e comprendo la netta differenza di temperatura tra il dentro e fuori la pista. Sono così accaldata da irradiare vampate di calore da cui prontamente vengo circondata; nonostante questo però mi sento felice, appagata.
-Ti stai divertendo?
Mi chiede Nat.
-Molto! Ho appena scoperto che adoro ballare!
Rispondo scoppiando a ridere. Mi rivolge un sorriso guardandomi quasi...intenerito.
-Era la prima volta che ballavi?
-Si, ma di certo non sarà l'ultima!
Affermo non riuscendo a smettere di sorridere. 
-La tua allegria è contagiosa! Comunque dopo tutto quel ballare sarai assetata, ti posso offrire uno shottino?
L'ultima parte della sua domanda mi confonde, perciò chiedo aggrottando la fronte:
-Cos'è uno shottino?
-È una bevanda alcolica che si beve tutto d'un fiato. Ti va?
Non ho mai assaggiato qualcosa di alcolico in tutta la mia vita, saprei reggerlo? In caso mi sentissi male Nat mi aiuterebbe? 
Diamine un intrepido non si pone tutte queste domande, agisce e basta, senza pensare. Non pensare.
-Che shottino sia.
Accetto avviandomi con lui al tavolo degli alcolici.
-Immagino tu non sappia quali sono i tipi di shottino, perciò posso sceglierne uno io per te?
Fa lui mentre camminiamo.
-D'accordo.
Arriviamo a destinazione e lui ordina due shottini di tequila sale e limone.
-Ne ho ordinato uno abbastanza famoso. Ti porterà un bicchiere con del sale e una fetta di limone, tu devi prima leccare il sale, poi bere d'un fiato il bicchierino e infine mordere il limone.
-D'accordo. Mi chiedo che sapore avrà questo shottino.
Rifletto ad alta voce battendo le dita sul bancone.
-Un bel po' forte, ma ci si fa l'abitudine. Inoltre non devi per forza berlo tutto se non ce la fai.
Mi rassicura.
-No, ce la faccio.
Ribatto subito dopo.
-D'accordo.
Nel frattempo la ragazza dall'altro lato del bancone ci porta due bicchierini e un piattino con su due spicchi di limone e del sale.
-Fai come faccio io.
Mi suggerisce, prendendo subito dopo un po' di sale e mettendoselo sul dorso della mano, reggendo con l'altra il bicchiere; lecca poi il sale velocemente e altrettanto in fretta beve il liquido ambrato contenuto nel bicchiere, infine addenta il limone, il tutto sotto il mio meticoloso sguardo.
-Ora fallo tu.
Mi incita. Allora io un po' titubante imito i gesti fatti da lui poco prima.
Il connubio di sapori è talmente forte alla fine da sembrarmi che le papille gustative stiano andando a fuoco, insieme alla mia gola. È qualcosa di completamente nuovo per me, un gusto diverso da qualsiasi altro.
-Com'è?
Mi chiede Nat, al mio fianco, con un'espressione mista tra guardinga e di attesa.
-Brucia.
Rispondo solo, allungando la "u", sventolando poi le mani sopra la lingua facendo scoppiare a ridere lui.
-Non c'é niente da ridere.
Lo rimbrotto con la lingua penzoloni, storpiando così involontariamente le lettere; e facendolo ridere ancora di più. Nonostante cerchi in tutti i modi di trattenermi e mostrarmi un minimo offesa alla fine cedo e mi lascio trascinare dalla sua risata.
-Però ha un buon sapore, particolare... se si esclude il fatto che ti manda a fuoco l'apparato digerente.
Constato scatenando una nuova ondata di risate.
-Ma siamo sicuri di non essere già ubriachi?
Chiede sarcasticamente Nat, le spalle scosse dai singulti.
-No ne sono più così sicura.
Ribatto mettendomi una mano sulla bocca per cercare di contenermi.
Continuiamo a ridere per un altro po' di tempo, poi pian piano riusciamo a calmarci, entrambi rossi in viso. Forse sarà l'eccitazione di essere ad una festa, di aver ballato per la prima volta e aver bevuto il mio primo alcolico, sta di fatto che adesso capisco perfettamente l'espressione "essere su di giri" perché è esattamente come mi sento io adesso. Sento che potrei scoppiare in mille fuochi d'artificio da un momento all'altro. 
-Non mi hai ancora detto che lavoro fai.
Gli dico cambiando argomento.
-Lavoro al centro di controllo, mi occupo del monitoraggio della città e di catalogare e gestire le armi.
Mi risponde in tono pratico. 
Da un momento all'altro avverto una strana sensazione addosso, mi sembra familiare, ma mi innervosisce. La ignoro continuando a parlare come se niente fosse:
-Forte! Anche mi...Quattro lavora al centro di controllo.
-Lo so, lo vedo spesso, è una brava persona.
-Già...quindi tu lavori a contatto con le armi, giusto? Chissà come dev'essere avere a disposizione tutta quella varietà di armi.
Commento con un'espressione certamente da ebete in faccia.
-Si è interessante, specialmente perché gli eruditi ne inventano una più del diavolo. Se vuoi qualche giorno potrei portarti nella sala armamenti.
Mi propone. I miei occhi si illuminano all'istante.
-Davvero? Sarebbe fantastico! Posso?
Faccio io entusiasta.
-Certo! E a proposito del tuo istruttore, guarda chi è appena arrivato.
Mi informa indicando un punto alle mie spalle. Mi volto nella direzione del suo sguardo e mi ritrovo a guardare mio fratello che chiacchiera con due ragazzi. Mi giro di nuovo verso il mio interlocutore sorridendo.
-Ho visto. Senti, a proposito, ti dispiace se vado da lui? È simpatico e come hai detto tu è una brava persona.
Dico staccandomi dal bancone su cui ero appoggiata.
-Oh, certo.
Afferma Nat.
-Ma prima ti va un ultimo drink? Niente tequila, uno più leggero.
Continua piegando la testa di lato, ci penso su prima di acconsentire. Che male potrà mai farmi un altro bicchiere? 
-Ottimo.
Dice con un sorriso, per poi ordinare una birra per lui e un altro shottino dal nome impronunciabile per me. Dal colore mi sembra già molto buono, è un misto tra arancione e rosso; e quando l'assaggio il mio presentimento viene confermato, è davvero buono! Ma comunque troppo forte e questo mi fa arricciare le labbra.
-Uno più leggero? 
Imito le sue stesse parole con sarcasmo.
-È sicuramente meno alcolico del primo.
Si difende lui.
-Okay, comunque ha un buon sapore.
Rispondo finendolo e salutando Nat:
-Ora vado, è stato...divertente stare con te.
-Per me è lo stesso.
Concorda con me alzando la bottiglia che tiene in mano in aria.
-E grazie per i drink.
Aggiungo.
-È stato un piacere. A presto.
-A presto.
Mi volto per incamminarmi da mio fratello ma una mano si appoggia all'altezza della mia spalla scontando leggermente il tessuto e facendomi sussultare per la sorpresa e voltare di scatto.
-Come ti sei fatta quel livido alla spalla?
Indaga Nat scrutandomi. Boccheggio per qualche secondo stordita. In corrispondenza della parte che mi ha sfiorato si trova il segno dell'ultima violenza che mi ha fatto...Marcus, prima che me ne andassi dagli abneganti. Da quando sono qui questa è la prima volta che penso a lui, quasi come se l'avessi rimosso; e adesso i ricordi stanno ritornando in superficie. Sbatto le palpebre affannosamente per riprendere il controllo e faccio il miglior sorriso che posso. 
-Oh quello? Non è niente, probabilmente me lo sarò fatto da qualche parte! Io mi procuro lividi senza neanche sapere di farlo. 
Tento di sdrammatizzare con una risatina, rivendendo un mezzo sorriso è uno sguardo stranito.
-Sicuramente me lo sarò fatto agli allenamenti, ho dovuto combattere contro quello scimmione di Eric per avergli offeso la ragazza, sarà stato lui, si, senz'altro.
Continuo dando aria alla bocca con le prime spiegazioni che mi vengono in mente. 
Perché all'improvviso si è raggruppata tutta questa saliva in gola? 
-Ora io vado. Ciao.
Concludo andandomene senza un'altra parola. 
Ogni passo che faccio per allontanarmi sento i battiti regolarizzarsi e i muscoli rilassarsi. Marcio senza esitazioni verso mio fratello, che si è appena accorto di me, finché non lo raggiungo.
-Ciao Quattro.
Lo saluto con allegria. Lui mi guarda interrogativo.
-Ciao...Olivia, giusto?
Risponde fingendo di conoscermi; mi trattengo dal non alzare gli occhi al cielo.
-Indovinato, buonasera anche a voi. Come va?
-Tutto bene, tu? È la prima festa a cui partecipi se non mi sbaglio
Mi risponde Tobias
-No, non ti sbagli. Mi piace il clima tra gli intrepidi.
Constato.
-Ne sono felice, spero che oltre il clima degli intrepidi ti piacciano anche gli intrepidi.
Si intromette nella discussione un ragazzo alto e dalla pelle brunita.
-Sono gli intrepidi che creano il clima, voi sapete come divertirvi.
Gli rispondo spostando lo sguardo da Tobias a lui.
-Spero ti stia divertendo anche tu.
Continua avvicinandosi lentamente a me, guardandomi in modo alquanto strano.
-Ci stiamo divertendo tutti.
Si intromette Quattro con voce seccata guardando storto il ragazzo, che si allontana, anche se di poco.
-Non mi hai ancora detto come ti chiami.
Aggiungo facendo un'implicita domanda.
-Sono Zeke, al tuo servizio.
Si presenta facendomi un baciamano, facendomi sorridere e arrossire. È carino, anche se un po' farfallone.
-Olivia, piacere.
-Io sono Shauna.
Dice una ragazza dai capelli biondi, a cui rivolgo un sorriso.
-Tu sei un'iniziata, vero? 
Continua lei.
-Già e Quattro è il mio istruttore. Tu sei una sua amica?
Le domando, forse con un po' troppa indiscrezione considerando che non sanno che sono ciò che sono.
-Si. Abbiamo fatto l'iniziazione insieme e siamo molto amici; lui per me è come un fratello.
Replica guardando Tobias con affetto. E anche se so che non c'è un motivo logico, sento una fitta allo stomaco al pensiero che lei si senta tanto legata a lui da definirsi sua "sorella".
-Oh...
Dico soltanto, intanto Zeke poggia la bottiglia per terra e proferisce:
-Ho voglia di ballare! Shauna, vieni anche tu?
-Certo.
Accetta lei sorridendo e seguendolo in pista, io li seguo con lo sguardo finché non spariscono tra la folla, poi torno a rivolgermi a mio fratello:
-Balliamo anche noi?
Lui mi guarda come se avessi detto la peggiore delle parolacce.
-Io non ballo. Mai.
Ribatte secco, facendomi intristire.
-Perché? 
-Perché non sono fatto per il ballo.
Risponde.
-Neanche se a chiedertelo è tua sorella? 
Chiedo
-Oh dimenticavo, il mio posto è stato preso da quella bionda di prima, giusto?!
Aggiungo in tono acido, incrociando le braccia sotto il seno.
-Ma di che parli?
Mi domanda Tobias aggrottando le sopracciglia.
-"Quattro per me è come un fratello" !
Cito le parole di Shauna a mo' di spiegazione, usando di proposito un tono disgustato. Tobias inizia a ridere.
-E tu te la sei presa per quello?
Fa lui come se non potesse crederci.
-Non è proprio per quello. In realtà non so spiegartelo neanch'io. Il fatto è che ho...paura che io non sia per te quello che ero un tempo. Insomma, siamo stati lontani per un anno, tu sei entrato negli intrepidi, ti sei fatto degli amici, hai un lavoro...e io non so che ruolo ho in questa tua nuova vita.
Esalo con gli occhi puntati a terra.
Vorrei aggiungere che mi sento come se ne fossi margini e che il posto che occupavo io negli abneganti adesso negli intrepidi l'abbia preso un'altra, ma questo lo tengo per me.
Quattro mi stringe le braccia con una presa decisa e io alzo la testa.
-Ascolta, non importa che io sia un abnegante, un intrepido o qualunque altra cosa, e non importa a che fazione appartieni tu, perché sei e rimarrai sempre la mia sorellina e mia felicità, in quest'ultimo anno non ho fatto altro che sentire la tua mancanza; e tu avrai sempre e comunque un posto d'onore in qualsiasi vita che avrò.
Chiarisce con tono dolce e deciso allo stesso tempo, che riesce a placare il mio senso di oppressione allo sterno.
Gli rivolgo un accenno di sorriso.
-E quando l'iniziazione sarà passata e tu sarai un'intrepida potremmo comportarci alla luce del sole come abbiamo sempre fatto.
Continua.
-Beh...magari proprio luce del sole no, visto che viviamo sottoterra.
Scherzo per alleggerire l'atmosfera, Toby sorride guardandomi con affetto.
-Hai ragione.
Concorda
-Allora...non vuoi proprio ballare con me?
Ritento un'ultima volta. Lo vedo alzare gli occhi al cielo ed emettere un sospiro dalle labbra.
-D'accordo, ballerò con te.
Cede non smettendo di sorridere. In men che non si dica un sorriso radioso spunta sulle mie labbra e con uno scatto gli afferro il polso e lo trascino nella pista da ballo.
-In un modo o nell'altro riesci sempre ad averla vinta.
Commenta Tobias scuotendo la testa mentre iniziamo a ballare, o meglio, io inizio a ballare mentre lui ondeggia a destra e sinistra senza accennare a fare altri movimenti.
-Lasciati andare.
Lo incoraggio girandogli intorno e prendendogli le mani.
-Sai Olivia...stavo pensando, il tono con cui hai fatto prima quella scenata di gelosia su Shauna...
Inizia a parlare Quattro mentre lo conduco nelle danze.
-Si?
Lo invito a continuare
-Era uguale a quello che hai usato l'altra volta in palestra, quando è venuta la fidanzata di Eric.
Insinua, calcando sul nome del capofazione. Assottiglio gli occhi.
-Cosa vorresti dire?
Gli chiedo con calma.
-Solo che trovo strano il comportamento che hai avuto.
Spiega con semplicità.
-Scusa se mi ha dato fastidio il fatto che quei due facessero i piccioncini mentre io buttavo il sangue ad allenarmi.
Replico seccamente.
-E comunque so cosa pensi e posso dirti che questo è l'unico motivo per cui ho fatto quel che ho fatto. Solo questo.
Continuo.
-Io non ho detto niente.
Puntualizza.
-Ma l'hai pensato.
-Voglio solo essere sicuro che non ti capiti niente di male. Eric è un tipo pericoloso, e crudele, non avvicinartici.
Mi ammonisce.
-No ne ho alcuna intenzione. È solo un prepotente.
Rispondo.
-Meglio. Lui usa le ragazze solo per...divertimento; tu sei ancora una bambina.
-Non sono una bambina! Comunque ho afferrato il concetto. Eric: male. Davvero non ho alcun interesse.
*Magari se lo dici ancora un po' potresti convincere anche te*
Sussurra la mia vocina interiore, la mia fastidiosissima vocina interiore.
-Bene. Parlando d'altro: non è un po' tropo scollata questa maglietta?
Mi chiede con aria contrariata. Mi scappa una risata.
-Forse, ma volevo che si vedesse il tatuaggio che ho sulla schiena, che tutti lo vedessero.
Affermo decisa.
-E che mi dici delle gambe? Hai dei tatuaggi anche la'?
Persiste lui facendomi assumere un'espressione esasperata.
-Adesso sei tu ad essere geloso? E comunque sono vestita molto più decentemente di più della metà delle ragazze presenti.
Lo informo continuando a ballare.
-Non vorrei che qualcuno un po' ubriaco ti importunasse.
-Non succederà, e se dovesse succedere mi difenderò.
E dopo queste parole io e mio fratello continuiamo a ballare, lui adesso un po' più sciolto, anche se non si muove dal posto, chiacchierando sugli ultimi giorni trascorsi.
Danziamo così per un po', poi qualcuno mi scosta i capelli dall'orecchio proferendo:
-Mi devi un ballo.
Capisco di chi si tratta prima che mi volti per controllare. George con il suo immancabile ciuffo rosso mi sorride sornione.
-Ti dispiace se te la prendo?
Chiede a mio fratello non guardandolo neanche.
-Mi dispiace solo se dispiace a lei.
Ribatte guardandolo male. Modalità fratello protettivo: attiva
-Io...sto ballando con Quattro.
Obietto sentendomi in colpa. L'idea di ballare con lui mi inquieta alquanto.
-Pervafore, solo 10 minuti, poi ti lascio libera. Ti prego.
Insiste facendo un'espressione da cane bastonato.
-Va bene, 10 minuti.
Accetto.
-Quattro, ci vediamo dopo?
-Certo.
Mi risponde lanciando uno sguardo d'avvertimento a ciuffo rosso e andandosene. George mi mette le mani sui fianchi, al contrario di come mi aspettavo non sono "curiose" e sfacciate come quelle del suo amico, il suo tocco e leggero, sembra quasi che abbia paura di rompermi, paura che non si rispecchia per niente nella sua espressione malandrina.
-Hai un bel tatuaggio, mai bello quanto la visione delle tua schiena, ma la rende perfetta.
Dice con le labbra sul mio orecchio per sovrastare la musica. Con un leggero rossore in faccia allontano i nostri visi troppo vicini.
-Grazie.
-È la verità, tu sei perfetta. Coraggiosa, bella e sfrontata.
Per quanto provi a ripetermi che le sue sono parole di cui esserne lusingata, non riesco a togliermi di dosso la sensazione che siano sbagliate...vuote.
Io non voglio qualcuno che urli il suo amore per me ai quattro venti o che mi lusinghi coi più disparati complimenti. Voglio qualcuno che non dica di amarmi, ma qualcuno che si prenda cura di me in silenzio, lasciando parlare le sue azioni, con il solo scopo di vedermi felice. Credo che l'amore sia quel "qualcosa" che ti spinge a proteggere una persona senza poi pretendere niente in cambio, solo perché vedendola sorridere allora di riflesso sorridi anche tu. Come se fossi un angelo custode.
Le mie probabilmente sono solo egoiste farneticazioni, ma quanto vorrei incontrare il mio angelo custode, ed essere il suo a mia volta.
-George, ascoltami, sono lusingata dai tuoi complimenti, tu sei davvero un caro ragazzo, ma io non provo niente per te oltre l'amicizia e non credo che questo possa cambiare.
Chiarisco una volta per tutte allontanandomi da lui. In un secondo la sua espressione cambia, i suoi occhi si scuriscono e le braccia si abbandonano lungo le gambe.
-Ora devo andare. Scusami.
Prosegue voltandomi.
-Non mi arrenderò così facilmente Olivia.
Mi grida dietro mentre mi faccio ancora una volta strada tra le persone in pista, stavolta non arrestando il passo e proseguendo verso l'uscita. Ho bisogno di allontanarmi da tutta questa musica.
Una volta lontana mi appoggio ad una parete. Provo un gran senso di colpa per quello che ho detto a George anche se so che ho fatto la cosa giusta, non potevo illuderlo, dovevo chiarire; e questo mi fa sentire una megera.
-Rigida!
Volto la testa di scatto a quel nomignolo pronunciato con rabbia vedendo camminare verso di me la ragazza dai capelli rossi dell'altro giorno.
-Cosa vuoi?
Faccio io ostile.
-Sarai felice, adesso puoi farti sbattere da Eric tranquillamente.
Ringhia a denti stretti guardandomi come se le avessi ucciso la famiglia.
-Anche tu?! Lo vuoi capire che non mi interessa il tuo prezioso Eric? Ma che avete tutti? Io Eric lo detesto!
Sbotto alzando la voce e gesticolando furiosamente.
-Oh già, e il fatto che mi abbia lasciata non c'entra niente con la scenata che hai fatto l'altra volta, giusto?
-Forse ti ha lasciata perché sei insopportabilmente irritante.
Un pugno mi colpisce dritto nella gola non appena termino la frase, mi piego e, tossendo, indietreggio. Prima che abbia il tempo di riprendermi scatta in avanti con un urlo e mi artiglia i capelli con una mano, graffiandomi il cuoio capelluto, mentre con l'altra mi lascia dei graffi sulla faccia e sul collo. Mi strattona la testa fino a sbattermela contro lo spigolo scheggiato della parete, stordendomi. Io le afferro il polso con entrambe le mani tentando di liberarmi ma lei sembra come indemoniata, così tento invano di girarmi nella sua presa, riuscendoci a mala pena, ma tanto mi basta per tirarle un pugno allo stomaco con tutta la forza che ho. Lei lascia la presa emettendo un gemito rantolante e io ne approfitto per allontanarmi e tirarle un altro pugno, che tuttavia riesce a parare proteggendosi con l'avambraccio, così in preda all'adrenalina, emettendo una sorta di ringhio, sferro un calcio rotante che la colpisce in piena faccia; l'impatto è talmente forte da farla finire a gambe all'aria, così mi fiondo su di lei, ancora stordita, per bloccarla al pavimento. Ho appena il tempo di riprendere fiato prima che una voce improvvisa risuoni nel silenzio spezzato solo dai nostri respiri affannati.
-Che sta succedendo qua?
Giro subito la testa e l'immagine imponente di Eric raggiunge la mia retina. Apro bocca per difendermi, dire come sono andati i fatti ma un dolore alla bocca dello stomaco mi toglie il fiato. La rossa mi butta furiosamente di lato, per poi alzarsi e correre incontro al capofazione come se lei non bevesse da settimane e lui sia una bottiglietta d'acqua.
-Oh Eric, per fortuna che sei arrivato tu, quella pazza mi ha aggredito all'improvviso!
Che? Questa è una calunnia bella e buona!
-Cosa?! Sei una bugiarda! Sei stata tu ad aggredirmi io mi sono soltanto difesa!
Mi difendo una volta rialzatami da terra.
-Non voglio sapere chi ha iniziato perché ora io la finisco.
Dice lui zittendoci.
-Stai scherzando? Mi ha dato un calcio in un occhio non puoi fargliela passare liscia così!
Persiste l'arpia, quasi impicciandogli il livido negli occhi.Come si può essere così spudoratamente bugiardi. Provo una rabbia...
-Se vuoi posso dartene uno anche nell'altro occhio così pareggi!
Le grido contro, ben felice di potergliene dare un altro, e magari un altro ancora; ma il capofazione mi ferma prima che possa attuare i miei piani, scrollandomi con forza e gridando:
-Ho detto di smetterla!
Mi fermo per guardarlo storto, tentando al contempo di calmarmi. Quella...vipera mi accusa delle sue colpe e lui non fa altro che  prendere le sue difese, per forza, io sono solo un'iniziata. Li odio quei suoi maledetti occhi imperiosi e lo stupido modo in cui riescono ad incatenare i miei. Due maledette lastre di metallo. È lui il primo a distogliere lo sguardo, liberandomi le braccia dalla sua stretta.
-Dovete andare in infermeria.
Ordina.
-Eric, quell'idiota devi avermi slogato una caviglia, mi fa male. Puoi portarmi tu in braccio?
Questa sua nuova uscita mi fa alzare gli occhi al cielo. Come fa a piacere ad Eric una persona tanto falsa come lei? Anzi, come potrebbe mai piacere a chiunque?
"Lui usa le ragazze solo per divertimento".
Entrambi si meritano a vicenda.
Penso andandomene il più velocemente possibile, puntualizzando:
-Non te l'ho toccata la caviglia.
Cammino per i corridoi, diretta ad un bagno in cui poter controllare le ferite. 
Sento nella tempia un dolore pulsante è un lieve bruciore nella faccia e dintorni.
Entro nel primo che vedo e, guardandomi allo specchio, mi accorgo di star sanguinando da una ferita alla testa, subito dopo noto la treccia per metà sfatta e il forte rossore che mi circonda il viso. Faccio un respiro profondo per calmare i nervi e, chiudendo gli occhi, provo a rilassare i muscoli, ancora in tensione dopo il "combattimento", dopodiché prendo un fazzoletto dal distributore accanto al lavandino e, bagnandolo leggermente, mi tampono il sangue che fuoriesce dalla ferita alla testa e che sta lasciando una scia scarlatta lungo la guancia. Una volta finito passo a tamponarmi delicatamente la ferita con un terzo fazzoletto.
-Non ti avevo detto di andare in infermeria?
"Ma è un incubo! Perché non mi lascia in pace? Cosa vuole ancora?!"
Non mi scompongo di un millimetro mentre gli rispondo.
-Si, l'hai detto. Io però non ti ho mai risposto che l'avrei fatto.
Prima che me ne renda conto mi ritrovo le sue mani nel collo e il suo viso tanto, troppo, vicino al mio. Con una mano mi scosta i capelli dalla parte lesa, procurandomi delle fitte di dolore che mi fanno venire il capogiro.
-Ahi. AHI. Ouch, lasciami.
Mi lamento scuotendo la testa.
-Vuoi stare ferma e farmi controllare?
-Non sapevo fossi un medico.
Borbotto sarcasticamente, facendo come mi dice.
Mentre lui è impegnato ad osservare la ferita, io, involontariamente, mi ritrovo a fissare come incantata la sua mascella dai tratti marcati ricoperta da un accenno di barba, risalgo fino alla forma dei suoi zigomi, per poi soffermarmi sulle sue labbra dai contorni morbidi e leggermente piene, contratte in una linea dura. "Cosa mi succede?" Penso mentre sento il mio corpo andare in autocombustione.
Vorrei, ma non oso, avvicinarmi ancora un po' per poter inspirare meglio il suo odore deciso e al tempo stesso leggero, che raggiunge il suo picco proprio nel centro del collo.
-No, non lo sono, ma è da chi ti porterò.
Mi ci vuole qualche secondo per capire il senso della sua frase, ma quando lo faccio mi allontano immediatamente dalla sua presa
-No ne ho bisogno. So cavarmela da sola.
Non voglio andare in infermieria per sentirmi ancora dare della mocciosa piagnucolosa.
-Potresti avere un trauma cranico! 
Insiste lui.
-Come la fai tragica. E poi non mi sembra che te ne sia importato tanto quando mi hai usato come bersaglio, o ti preoccupi solo quando sono gli altri a maltrattarmi?
Ribatto, assumendo un tono sempre più affilato man mano che pronuncio ogni parola.
Lo guardo negli occhi ancora una volta, riuscendo a scorgervi un piccolo spiraglio di umanità, ma non dura abbastanza perché possa riconoscerla.
-Ho detto che devi andare in infermeria.
Persiste, scandendo minacciosamente ogni parola. "Se lo può scordare"
-E io ho detto di no.
Qualche secondo dopo mi ritrovo a scalciare come una forsennata, buttata sulla spalla del capofazione mentre lui cammina in tutta tranquillità.
-Ma che cosa fai? Mettimi subito giù! Mettimi giù. Non sono un sacco di farina.
Grido cercando di sgusciare via dalla sua presa, anche a costo di cadere per terra a testa in giù.
-Magari lo fossi. Così almeno staresti zitta.
Freccia non degnandomi più di altre attenzioni. Capito che non ho modo di liberarmi, non mi resta che aspettare di arrivare a destinazione.
Eric mi porta fino all'entrata dell'infermeria, dove mi lascia cadere su uno dei lettini liberi. Ben presto veniamo raggiunti da una ragazza che ci chiede il motivo per cui siamo qui.
-Deve medicare quest'inizia, ha una ferita alla testa.
Risponde il capofazione senza esitazione. Mi lascio controllare docilmente dall'infermiera in silenzio, sbirciando di sottecchi l'espressione del capofazione, che sta rimanendo in paziente attesa.
-È venuta una ragazza dai capelli rossi?
Chiede a un certo punto alla ragazza.
-Si, è venuta, non aveva niente di grave...solo un brutto livido.
Dice in risposta, liquidando la cosa con cenno distratto della mano.
-Neanche tu hai niente di grave. Adesso ti disinfetto la ferita e ti metto una garza. Tempo un giorno e potrai toglierla.
Mi informa l'infermiera dopo un po', e io non posso trattenermi dal lanciare uno sguardo significativo al capofazione.
Mentre lei continua a medicarmi, penso a come sia cambiata la serata in poco più di 10 minuti. Un attimo prima stavo ballando nel terrazzo e quello dopo stavo facendo a botte con l'ex di un capofazione in un corridoio male illuminato.
-Ecco fatto.
Dice la ragazza una volta finito di medicarmi, al che io mi alzo dal lettino e, sorridendole gentilmente, la ringrazio per avermi medicata, dopodiché esco senza dire più una parola, e la mia famosa vocina torna a farsi sentire:
*Che ingrata, lui si preoccupa per te, ti porta in infermeria per assicurarsi che tu stia bene e te ne vai così, senza neanche ringraziarlo* "Non aveva il diritto di trattarmi in quel modo!" *Avresti preferito che se ne fregasse di te? Dici di volere qualcuno che si prendesse cura di te senza pretendere niente in cambio, lui cos'ha appena fatto?*
 
Angolo di Grify
Ciao a tutte! Perdonatemi se vi ho fatto aspettare così tanto, spero che il capitolo ne sia valsa la pena. Ringrazio mommia21 e Ashley McCall che hanno recensito lo scorso capitolo e quelli precedenti, chi ha aggiunto il capitolo tra le seguite/ricordate/preferite e anche a chi legge solamente. Spero continuiate a seguire la storia. Un buffetto affettuoso da Grify <3
 
 

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Capitolo 8
*** FUORI DALLE MURA ***



Pov. Eric
-Sveglia! Sveglia razza di pappamolle! Avanti, in piedi!
Queste sono le prime parole che dico non appena irrompo nel dormitorio dei trasfazione. Lo ripeto girando per le brandine, sbattendo la mia torcia contro le testate in ferro producendo forti suoni metallici. Un ghigno malefico mi spunta sulle labbra al sentire i loro mugolii di protesta. Mentre continuo il mio giro noto la trasfazione rigida continuare bellamente a dormire, a differenza dei suoi compagni che, seppur di malavoglia, stanno iniziando svegliarsi e stropicciarsi gli occhi; così mi avvicino, registrando in poco meno di tre secondi una miriade di dettagli, come le sue labbra lievemente socchiuse, piccole e sottili, di un rosa molto pallido, con un leggero rigonfiamento sul labbro inferiore, una vera e propria tentazione a prenderlo tra i denti per scoprire se è così soffice come promette di essere alla vista. Poi mi ricordo il mio ruolo di capofazione e scaccio tutti questi pensieri molesti. Forse quando sarà un'intrepida...
Le punto la luce della torcia a pochi centimetri dalle palpebre, guadagnando un'espressione infastidita e facendola girare dall'altro lato. Come fa ad essere così fastidiosamente incredibile?!
Ritento sbattendo la torcia contro la testata in ferro della sua brandina e lei immerge quasi completamente la faccia nel cuscino. Senza che io riesca controllarlo gli angoli delle mie labbra si piegano all'insù alla scena di quel corpicino rannicchiato su se stesso sotto le coperte. Strattono con foga quest'ultime, scoprendo subito dopo che una sformata maglietta nera è l'unica cosa che indossa, un leggero strato di stoffa sotto la quale si cela un mondo, che a me non è concesso di esplorare. E per la seconda volta nel giro di un giorno mi ritrovo a percorrere avido le sue gambe nude per quasi tutta la loro lunghezza.
Quella non poco gradevole visione dura per pochi istanti prima che con uno scatto la trasfazione si riimmerga nelle lenzuola fino al mento, lanciandomi uno sguardo che potrebbe anche vagamente sembrare arrabbiato se non fosse per il velo di sonnolenza che lo copre.
-Ma cosa ti dice il cervello? 
Mi rimbrotta lei tutta scarlatta in viso. 
Non posso fare a meno di paragonarla ad un cucciolo di leone, con quei capelli gonfi e disordinati e il suo modo di guardarmi. Una leoncina. 
*Ti piacerebbe se quella leoncina ti mettesse gli artigli addosso, eh?*
Si intromette la familiare vocina, che saggiamente ignoro.
-Alzati. ORA.
Le ordino avvicinando il viso al suo, che si ritrae di scatto, sprofondando la testa sul cuscino.
-Perché?! 
Chiede di rimando supplicando con lo sguardo di poter continuare a dormire. Piccola, ingenua leoncina.
Quando rispondo, lo faccio con usando un tono di calma apparente sotto cui celo volutamente una minaccia.
-Perché lo dico io.
Rimaniamo per un tempo indefinito a fissarci, lei si ostina a non abbassare lo sguardo, così ingaggiamo una lotta le cui armi sono i nostri occhi e la capacità di incutere timore con essi. Alla fine lei, senza smettere di fissarmi truce, si alza dal letto, scalciando via le coperte e alzandosi in piedi con le braccia incrociate sotto il seno, mettendo così in bella mostra tutta la pelle che la maglietta non riesce a coprire. Dalla sua espressione non traspare imbarazzo, se non un accesa colorazione rosso fragola nella zona delle guance.
"Quanto potrei divertirmi con lei".
Penso con un pizzico di rimpianto.
-Vi do il tempo che impiegherò per uscire dalla stanza per mettervi qualcosa addosso, dopodiché voglio che siate tutti pronti e fuori dalla porta; se non ci arrivate sarà peggio per voi.
Avviso i trasfazione facendo un giro su me stesso, incamminandomi verso l'uscita.
Mentre attraverso l'uscio sento vari mormorii affannosi e fruscii di coperte e stoffe. Ottimo.
Una volta uscito conto fino a tre prima di voltarmi, trovando, come mi aspettavo, tutti i trasfazione al mio seguito. Cammino per i corridoi senza dire una parola fino ad arrivare al pozzo, dove noto che Lauren è già arrivata con gli interni al seguito, che non fanno altro che borbottare e sbadigliare come ippopotami. Una volta raggiunti io e Lauren guidiamo gli iniziati sul terrazzo, sogghignando. Una volta arrivati a destinazione ci troviamo di fronte i residui della festa di stanotte: mille bicchieri sparsi ovunque, roba da mangiare e da bere per terra, vomito e altre cose del genere; mi volto per osservare le espressioni degli iniziati e, in quasi tutti, è dipinta in faccia la confusione, perciò mi accingo a spiegare con una sola, semplice parola:
-Pulite.
Un coro di "EH?" "Come?" e "Cosa?" si leva dagli iniziati, che mi guardano sconcertati; e io trattengo una risata. 
"Proprio così"
-Prendete stracci e sacchi e mettetevi a pulire.
Ribadisco impassibile, indicando gli attrezzi delle pulizie riposti in un angolino, che loro ancora non avevano notato.
-Perché dobbiamo farlo? 
Chiede un tizio tra il gruppo avanzando con aria spavalda. Pessima mossa. Cammino anche io verso di lui e posso percepire perfettamente ogni cellula del suo corpo che freme per mettere quanta più distanza da me. Troppo tardi.
-Cosa hai appena detto?
Gli chiedo guardandolo, immaginandomi diversi scenari che finiscono tutti con lui coperto di sangue; e non di certo il mio.
-Ho chiesto: perché dobbiamo farlo? Signore.
Mi risponde mantenendo un tono neutro. Ha fegato, lo ammetto...almeno finché non glielo avrò strappato a morsi.
-Perché io sono un capofazione, tu, invece, solo un iniziato, che forse, anzi, molto probabilmente, non entrerà mai a far parte degli intrepidi, perciò se vuoi avere anche solo una minima possibilità di farcela...ubbidisci agli ordini dei tuoi superiori!
Gli ringhio contro, lottando contro l'istinto di tirargli un pugno.
-Qualcun'altro ha qualcosa da obbiettare?
Chiedo rivolgendomi agli altri iniziati. Mi soffermo ad osservare la rigida, buttata in un angolo isolato con le braccia attorno al corpo e i lunghi capelli a coprirle le guance. Sembra che stavolta non abbia niente da dire; eppure...non posso fare a meno di punzecchiarla.
-Tu, rigida dalla lingua lunga, non hai niente da dire?
Alza gli occhi su di me, guardandomi con indifferenza mista ad apatia.
-No...sono troppo stanca per assecondare il tuo bisogno di attenzione.
Mi risponde in tono annoiato. Gli altri iniziati trattengono il respiro, alternando lo sguardo da me a lei, in attesa.
"Come diamine fa a scegliere sempre e accuratamente le uniche parole in grado di farmi saltare i nervi?"
In tanto lei se ne sta ferma a guardarmi, forse non rendendosi neanche conto di quanto io sia arrabbiato, o forse si...chi può saperlo.
-Troppo stanca?
Muovo un passo nella sua direzione. Gli iniziati indietreggiano in massa. Un altro passo. Lei rimane immobile.
-Troppo stanca?
Ripeto, continuando ad avanzare.
-Troppo...
Un altro passo.
-Stanca?
Da questa distanza riesco a scorgere la piccola macchia celeste che emerge dal blu-oceano dei suoi occhi. Troppo piccola in confronto a quell'oceano blu, eppure riesce comunque a distinguersi se guardata con attenzione.
-Oh, avanti, smettila di procrastinare, puniscimi in uno dei tuoi modi sadici e perversi e facciamola finita.
Sussurra in modo da farsi sentire solo da me. La osservo cercando nella sua espressione una minima traccia di paura o timore, ma niente.
"Quindi è questo ciò che vuoi, eh? Penso di poterti accontentare"
Indico uno degli iniziati interni, dicendo:
-Vai a prendere una corda spessa, gli altri si mettano a lavoro...tu, invece, vieni con me.
Concludo afferrando la rigida per un braccio. La trascino fino al cornicione del tetto, lei inerme come una bambola di pezza, l'espressione insofferente.
-Sali.
Le ordini rivolgendole un sorriso che non coinvolge gli occhi, nella sua maschera di impassibilità si forma una crepa e lei tentenna qualche secondo prima di salire, guardandomi con confusione; nel frattempo il ragazzo di prima torna con la corda. Faccio girare la rigida verso di me e le lego i polsi con la corda, stringendo con forza fino a farle sbiancare la pelle, il tutto sotto lo sguardo, che ora lascia chiaramente trasparire agitazione e confusione, della ragazza. Un lume di comprensione si accende nei suoi occhi, sostituito poco dopo dal panico. Mi guarda con gli occhi sgranati simili a quelli di un animale in procinto di essere catturato, cercando di scendere dal cornicione.
-Eric...no!
Dice concitatamente. Afferro l'altra estremità della corda, poi le metto una mano sull'addome e faccio pressione. L'urlo agghiacciante della trasfazione che cade dal cornicione riempie l'aria e mette in allarme tutte le persone presenti, che si avvicinano come uno sciame d'api. Il suo corpo si tira dietro la corda, che si tende quando incontra l'ostacolo della mia mano che tiene l'estremità, impedendo alla trasfazione di sfracellarsi al suolo.
-Falla risalire! Falla risalire! Potrebbe morire, la corda potrebbe spezzarsi.
Mi grida dietro la sua amica bionda affacciandosi al cornicione, guardando ad intermittenza me e la rigida.
-Mi hai sentito?! 
Persiste cercando lei stessa di tirarla su, venendo però fermata da un ragazzo non bene identificato. Lego la corda ad un gancio sul pavimento e, prendendomi tutto il tempo, mi avvicino alla biondina.
-Torna a lavoro.
Le dico, quasi annoiato, ricevendo un'occhiata di fuoco. Lei e il ragazzo mormorano tra di loro per qualche secondo, lui tenta di convincerla a lasciar perdere e che sarebbe andato tutto bene, alla fine mi intrometto io:
-Mettiamola così, prima voi finite, prima la tua amica potrà tornare coi piedi per terra. Ti conviene muoverti, perché non so per quanto reggerà la corda.
Lei mi guarda per qualche secondo, alla fine distoglie lo sguardo e si allontana. 
"Brava ragazza" Penso mentre a poco a poco tutti ritornano a pulire.
I minuti trascorrono mentre cammino avanti e indietro sul cornicione, buttando di tanto in tanto qualche occhiata alla trasfazione, che resta stranamente zitta. Quando anche l'ultima briciola sparisce dal pavimento, con un salto scendo e afferro la corda tirandola verso di me, finché le braccia della rigida non sbucano dal bordo e gli si aggrappano. Mi avvicino e la prendo per le spalle per aiutarla, solo allora mi accorgo, con un tuffo al cuore, della sua faccia pallida come quella di un morto e che sta tremando da capo a piedi; si lascia sollevare oltre il cornicione senza opporre resistenza e a quel punto capisco, che davvero qualcosa non va.
OLIVIA
Sono ferma davanti ad Eric dopo aver trascorso l'ultima mezz'ora sospesa in aria e con le mani legate, i miei piedi che poggiavano nel vuoto, la corda che bloccava la circolazione all'altezza dei polsi, la mia vita appesa letteralmente ad un filo, paralizzata dalla paura, sentendo il ticchettare dei passi di Eric sopra di me. Eric. Alzo lo sguardo su di lui, gli occhi talmente spalancati da bruciare, e lo guardo con una rabbia tranquilla, non quella che ti spinge a picchiarlo fino a farlo svenire (beh forse anche quella) ma una che ti fa meditare una fredda vendetta. Mi allontano da lui senza un fiato, stringo le mani a pugno e mi posiziono al fianco di Lisa. Lei senza dire una parola mi prende la mano e la stringe, dandomi conforto.
Il capofazione sembra fortunatamente non voler girare il coltello nella piaga, limitandosi a lanciarmi un'occhiata che non so bene come interpretare. Il rumore di una porta che sbatte ci fa voltare tutti verso l'ingresso, da cui esce Tobias, vestito con un jeans nero e maglietta a mezze maniche dello stesso colore, fa qualche passo e si posiziona al fianco di Eric, mentre Lauren se ne va.
"Gli avrà dato il cambio"
Penso, poi mi giro sentendomi osservata e scorgo lo sguardo di mio fratello su di me, probabilmente ha intuito che qualcosa non va, abbasso lo sguardo sul pavimento, nessuno ancora ha spiccicato una parola e il silenzio inizia a farsi scomodo.
-Ora che Quattro è qui, tra poco faremo una gita alla recinzione, il treno arriverà a minuti.
Annuncia Eric posizionandosi vicino il cornicione, subito seguito a tutti gli altri.
-Tutto bene? Vuoi tornare al dormitorio? Adesso che c'è Quattro, lui sicuramente te lo permetterà.
Mormora la mia migliore amica accarezzandomi i capelli, e io a questo punto mi chiedo quanto possa sembrare stravolta in questo momento.
-No, sto bene. Sono solo un po'...scossa.
Al che Lisa mi guarda con le sopracciglia corrugate, insicura.
-Davvero.
Aggiungo con veemenza, mentre Amy, Roy e ciuffo rosso si avvicinano a me e Lisa simultaneamente.
-Ragazzi, davvero, sto bene.
Li prevedo prima che possano lanciarmi sguardi compassionevoli, cercando di essere convincente.
-Quel capofazione è un mostro! 
Sbotta Lisa guardandolo con un misto di rabbia e disgusto.
-Ve l'avevo detto che con lui non c'era da scherzare.
Dice Roy mettendosi al fianco della mia amica. 
-Però sembra che lui l'abbia puntata, quasi come se si divertisse. Sembra uno scienziato pazzo e sadico con la sua cavia, senza offesa Olivia.
Considera l'ex erudita prendendosi il mento tra il pollice e l'indice mentre George, senza dire niente, si toglie la sua giacca di pelle e me la mette sulle spalle. 
-Nessun offesa.
Rispondo tranquillamente mentre mi volto a guardare il ragazzo, con un po' di imbarazzo, che ricambia con uno sguardo sinceramente premuroso.
-Grazie.
-Amy ha ragione, Eric sembra avere una fissa per lei e a questo punto non so fino a dove si spingerà.
Asserisce Roy seriamente, mettendo con nonchalance una mano sulla vita di Lisa, e in quel gesto, anche se minimo, si nota qualcosa di più di un semplice contatto casuale. l'unica reazione della bionda è quella di irrigidirsi per un attimo. Faccio un'espressione interrogativa, mentre mille interpretazioni di quel gesto mi svolazzano in testa.
-Ahem, se non ve ne foste accorti il treno sta arrivando.
Si intromette la ragazza interna dai capelli blu del primo giorno, sbucando da dietro la spalla di George. Tutti allora ci giriamo verso i binari, eravamo talmente concentrati a parlare da non aver sentito il rumore metallico delle rotaie. Mi sistemo meglio il giubbotto, in modo che non mi scivoli quando salterò, in tanto che il treno si avvicina; i primi a saltare sono ovviamente Eric e Quattro, seguiti da tutti gli altri, io mi metto a correre parallelamente al treno e, quando mi sento abbastanza sicura, salto prima sul cornicione è da lì mi do la spinta per fare un balzo che mi fa atterrare con metà corpo dentro un vagone e l'altra metà fuori.
Entro completamente e mi sporgo fuori per vedere prima Lisa e poi Amy saltare dentro. Ci sediamo tutte e tre in un posticino del vagone, iniziando a parlottare tra noi.
-Lisa, sarei indiscreta se ti chiedessi di Roy e te? Ci sono sviluppi?
Domando, facendola sorridere a trentadue denti mentre fissa il suo sguardo in un punto davanti a se. Si morde la lingua con i denti prima di voltarsi con gli occhi lucidi e rispondermi:
-Ieri alla festa mi ha baciata! 
Il suo tono è basso e concitato e non smette di sorridere, io sgrano gli occhi e mi apro in un sorriso.
-Con baciata intendi...sulle labbra?
Si informa Amy, Lisa risponde con un poderoso cenno della testa.
-È fantastico! Ho sempre saputo che sarebbe successo, lo sapevo, lo sapevo!
Esulto agitandomi sul posto, non riuscendo a contenermi scuoto i pugni come se avessi vinto chissà quale gara.
-E mi ha anche chiesto di uscire insieme stasera.
Aggiunge, cercando di sembrare tranquilla, ma tradendo si con la voce insolitamente sottile.
-È...ottimo.
Commenta Amy con un gran sorriso.
-Cosa ti metterai?
Le chiede, aprendo, già lo so, un interminabile discorso.
-Mmm, non lo so; in effetti non ho avuto molto tempo per pensarci, cosa pensi che dovrei mettermi?
E così abbiamo passato tutto il tragitto a parlare di cosa metterà all'appuntamento. Siamo arrivate a destinazione con qualche idea, ma niente di deciso. 
Ovviamente ci accorgiamo di essere arrivati non dal fatto che il treno rallenta, anzi, forse va più veloce di prima, il che significa che dovremmo saltare giù, ma ce ne accorgiamo perchè il capofazione ci urla di scendere, per poi buttarsi giù dal treno l'attimo dopo: fa una capriola in aria e atterra agilmente in piedi sul terreno, senza vacillare neanche un po', le braccia leggermente aperte. La sua figura si staglia contro la delicata luce aranciata del tramonto, che conferisce ai suoi capelli, di solito sono di un biondo molto chiaro, dei caldi riflessi dorati. La luce sembra abbracciare i contorni del suo corpo, creando degli effetti di chiaro-scuro che evidenziano i muscoli marmorei delle spalle e della schiena. "Dannato capofazione dal corpo statuario".
All'improvviso sento qualcosa spingermi in avanti e, presa in contropiede, non riesco ad aggrapparmi e cado dal treno, cerco di darmi un minimo di spinta e di coprirmi il viso con gli avambracci per attutire l'impatto, ritrovandomi a ruzzolare nel terriccio. Quando l'attrito mi fa smettere di rotolare mi tolgo le braccia dal viso, indolenzita a causa delle pietruzze che mi si conficcavano nella carne durante la caduta, e mi rimetto in piedi, spazzolandomi i pantaloni e il giubbotto per togliermi di dosso i residui del terreno; guardo poi Amy e Lisa, a cui a giudicare dal loro aspetto è toccata la mia stessa sorte; qualche metro più avanti Owell, il gemello di Lisa e qualche altro che non conoscono se la ridono prendendoci in giro. Li guardo malissimo, mostrandogli i denti, sicura che loro sono i colpevoli.
"Ma perchè tutti i farabutti devono usare me come valvola di sfogo? Perché?"
Mi avvicino a passi pesanti verso di loro è una volta arrivata abbastanza vicino di un pugno sul petto a Owell.
-Siete malefici!
Ma non faccio in tempo a dire o fare nient'altro che le mie due amiche mi raggiungono e mi trascinano via, non prima però di aver inveito contro quei dannati, che continuano a ridersela.
Emetto un verso di frustrazione.
-Sono tutti così spregevoli.
Sbotto scuotendo i capelli per togliermi il terriccio.
-Lasciali perdere, meglio non attirare ulteriormente l'attenzione.
Dice Amy lanciandogli uno sguardo arrabbiato.
-Ma non possiamo neanche fargliela passare liscia, questo è poco ma sicuro. Mi hanno rotto.
Ribatte Lisa a denti stretti.
Il gruppo inizia a muoversi, capeggiato da Quattro ed Eric, dirigendosi verso la recinzione; li seguo in silenzio, a braccia conserte con la testa china, sguazzando  internamente nel mio pessimo umore.
Quando siamo vicini saliamo una scala in metallo traballante e rumorosa e arriviamo fino alla parte più alta della recinzione, oltre la quale si trovano i campi coltivati dei pacifici, che in lontananza appaiono come un puzzle multicolore: il rosso dei pomodori, il verde della lattuga, il giallo dei peperoni e il viola intenso delle melanzane. Eric inizia a parlare, esponendo il lavoro che fanno le guardie alla recinzione e qualcos'altro che non sono in vena di ascoltare, preferendo concentrarmi sul piacevole odore delle fioriture che viaggia attraverso il vento mattutino; inspirare l'inconfondibile aroma di natura dopo una settimana passata sepolta al quartier generale degli intrepidi mi calma un poco. I minuti si trascinano pigri mentre mi guardo intorno o gioco con la cerniera della giacca di George o mangio le unghie, e di tanto in tanto ascolto anche qualche parola del capofazione. 
Guardando l'orizzonte mi chiedo come mai dopo tanti anni ancora nessuno abbia pensato di spingersi oltre, di scoprire cosa cela il resto del mondo. Cosa può mai esserci di così pericoloso da frenare il coraggio degli intrepidi, la sete di conoscenza degli eruditi e la ricerca della verità dei candidi? 
Qualcuno mi schiocca le dita davanti gli occhi, riscuotendomi dai miei pensieri.
-Ti eri incantata?
Mormora divertita Lisa.
-Stavo pensando...
Rispondo, mentre la curiosità continua a stuzzicarmi la mente da un angolino remoto.
-Okay, noi invece stavamo pensando a come vendicarci di Owell e Matthew.
-Mmm...e cosa avete escogitato?
Alla mia domanda le due ragazza si scambiano degli sguardi complici accompagnati da un sorrisino, poi iniziano a espormi con dei sussurri concitati il loro piano. Mentre spiegano ad un certo punto mi metto una mano davanti la bocca per trattenere una risatina.
-Ci sto.
Affermo dando un'occhiata alle "vittime".
-Perfetto, allora quando torniamo ci mettiamo all'opera.
Dice Lisa.
-Prima però dobbiamo pensare al tuo appuntamento.
Ribatto, ed Amy concorda con me.
-Tu dovresti pensare al tuo corteggiatore, un certo interno con i capelli rossi.
Mi canzona Lisa passando una mano sulla giacca di pelle, sorrido imbarazzata sotto il suo sguardo malizioso e mi stringo nelle spalle.
-È stato gentile prima, come d'altronde anche voi.
Ammetto, non sapendo cos'altro dire e sperando che il discorso si concluda in fretta.
Fortunatamente dopo qualche commento da parte delle due l'argomento si chiude e iniziamo a parlottare d'altro finché gli altri iniziano a muoversi. Mi guardo intorno per qualche secondo, il capofazione ha smesso di parlare e tutti stanno scendendo dalla stessa scala con cui prima siamo saliti, così li seguo, un po' confusa. 
-Stiamo tornando al quartier generale? 
Domanda Amy, guardandosi intorno.
-Credo di si.
Le rispondo, scendendo l'ultimo gradino.
-Si, belle addormentate, stiamo tornando a casa.
Si intromette Roy, che aggira gli ultimi quattro gradini con un salto, atterrando con un tonfo al nostro fianco.
-Io direi più belle che addormentate.
Ribatte Lisa con un sorriso malizioso.
Di colpo sento Quattro ed Eric prorompere all'unisono, facendo cessare all'istante i vari mormorii:
-Attenti!
Subito faccio saettare lo sguardo a mio fratello e lo vedo lottare contro tre persone, esclusi, dal modo in cui sono vestiti, disposte a semicerchio intorno a lui; sposto l'attenzione dalla scena e mi accorgo che nell'arco di pochi secondi altri esclusi ci hanno circondato, alcuni armati di sbarre di ferro, altri di coltello, e ci si lanciano contro da ogni direzione. La maggior parte di noi inizia a rispondere agli attacchi e ben presto la situazione degenera, fino a venirsi a creare un miscuglio di corpi che sferrano e ricevono colpi. Per quanto mi riguarda rimango impalata a fissare esclusi e intrepidi scontrarsi, come se stessi guardando la scena attraverso un vetro; in un angolino della mia mente una vocina mi dice che, da iniziata intrepida, dovrei buttarmi nella mischia e combattere, ma trovarsi catapultata in una situazione del genere, reale, è sconcertante. 
Il rumore di un colpo di pistola si impone su ogni altro suono, oltrepassa la mia testa come come un colpo di frusta, sbattendomi coi piedi per terra, come se fino a quel momento stessi dormendo ad occhi aperti. Faccio uno scatto verso un escluso che impugna un coltello a mezz'aria, gli afferro il braccio con entrambe le mani per disarmarlo, lui mi spinge e io gli salto addosso conficcandogli le unghie nel collo, poi gli torco il polso con tutta la forza che ho fino a quando non schiude la mano, facendo cadere a terra l'arma; lui tenta di scrollarmi di dosso e io lo lascio fare, senza dargli tempo di reazione gli do una ginocchiata nello stomaco facendolo piegare in due, si butta su di me per darmi un pugno ma di riflesso mi scanso e raccolgo il coltello da terra, puntando lo sguardo sul ragazzo che adesso è di spalle. Scorgo ai lati del mio campo visivo un'ombra spostarsi velocemente verso di me, d'istinto ruoto su me stessa menando un fendente obliquo che provoca uno squarcio sulla guancia dell'aggressore. Alla vista della ferita che ho provocato ho un attimo di esitazione, ma capisco troppo tardi che ho fatto un passo falso; basta infatti quell'attimo al ragazzo alle mie spalle per bloccarmi le braccia dietro la testa con una mano e strapparmi il coltello con l'altra, premendomelo poi alla base della gola. Gli graffio ripetutamente il dorso della mano, scalcio e mi agito tentando di fargli lasciare la presa, ottenendo soltanto un colpo alla testa col manico del coltello, proprio nel punto in cui Tamara mi aveva inferto una ferita la sera prima, che si riapre facendomi colare del sangue sulla fronte.
-Ferma! O mi costringi a farti male.
Mi grida all'orecchio il ragazzo, poi inizia a trascinarmi attraverso quella matassa di armi, pugni e calci. Ognuno è troppo impegnato a combattere per accorgersi di me e io troppo stordita dal dolore alla testa per fare qualcos'altro oltre ad opporre una debole resistenza; cerco di gridare, ma la mia voce si perde tra la confusione generale. Ci allontaniamo sempre di più dalla mischia e il panico inizia ad essere più vivido man mano che le voci si attutiscono. 
-Che cosa vuoi da me?
Grido avvilita, piantando bruscamente i piedi per terra; i battiti del cuore accelerano fino a raggiungere un ritmo allarmante e i polpastrelli formicolano sotto la pressione del sangue sulle punte delle dita. Assalita da un maledetto senso di impotenza ricomincio a dimenarmi violentemente, cerco di colpirlo ma lui rinforza dolorosamente la presa sui miei polsi, mi dà uno strattone e continua a trascinarmi di peso verso i binari del treno.

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Capitolo 9
*** SONO SUA SORELLA ***


Pov Olivia
-Che cosa vuoi da me?
Grido avvilita, piantando bruscamente i piedi per terra; i battiti del cuore accelerano fino a raggiungere un ritmo allarmante e i polpastrelli formicolano sotto la pressione del sangue sulle punte delle dita. Assalita da un maledetto senso di impotenza ricomincio a dimenarmi violentemente, cerco di colpirlo ma lui rinforza dolorosamente la presa sui miei polsi, mi dà uno strattone e continua a trascinarmi di peso verso i binari del treno.
Le lacrime minacciano di scendere mentre la distanza tra noi e i binari diminuisce sempre di più. Tento in ogni modo di liberarmi, di fermarlo, di rallentarlo, ma tutto si rivela inutile, e a quel punto inizio a tremare in preda al panico. 
Un suono improvviso, spaventoso, mi colpisce le orecchie e sia io che il mio rapitore sussultiamo, arrestandoci.
-Lasciala. Andare.
La voce di Eric, la stessa voce che fino a qualche ora fa ho creduto di odiare, adesso mi sembra il suono più bello del mondo. Senza neanche accorgermene i miei muscoli si rilassano, doloranti a causa di tutto il tempo in cui sono stati contratti. E in un attimo tutta la paura svanisce mentre guardo gli occhi di Eric.
L'escluso si volta bruscamente verso di lui, trascinandomi con se e rinsaldando la pressione del coltello sulla mia pelle.
-Fai un passo e le taglio la gola.
Minaccia cercando di non far tremare la mano. "Povero illuso. Non importa cosa farai o cosa dirai, niente potrà salvarti dal capofazione"
Penso con un pizzico di sadica soddisfazione, provando però in fondo anche un po' di pena per lui.
Eric fa qualche passo avanti, lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo.
-Lasciala adesso, e ti prometto che ti ucciderò in fretta.
Ribatte tranquillo, l'espressione impenetrabile, tutto di lui grida: pericolo! Sono sicura che anche il mio rapitore non è rimasto indifferente, posso sentirlo emanare la stessa paura che fino a poco prima provavo io. "La ruota gira". 
Per un tempo indefinito rimaniamo tutti e tre fermi, in silenzio, mentre i rumori della battaglia si affievoliscono, decretando gli intrepidi vincitori, e il rumore dello sferragliare delle ruote del treno inizia a sentirsi in lontananza. Poi io prendo in mano la situazione; approfittando del fatto che il capofazione ha catturato tutta la sua attenzione con due movimenti simultanei gli pesto con forza il piede e allontano da me il coltello, voltandomi e dandogli poi una spinta che fa finire sia lui che me, a causa del contraccolpo, a gambe all'aria. Imprecando rabbiosamente l'escluso tenta di raggiungermi col coltello sopra la testa, ma un proiettile sparato tempestivamente dal capofazione nella sua spalla lo costringe nuovamente a terra.
Finalmente libera dalla presa del l'escluso, e consapevole di essere in salvo, mi piego su me stessa e rimetto quel poco che avevo mangiato la sera prima, condito con abbondanza di succhi gastrici. Mentre i conati si susseguono sento un forte "crack" alle mie spalle, come di qualcosa che si rompe, allora mi invoglio ad intervenire prima che Eric massacri di botte il ragazzo; così mi pulisco in fretta la bocca con la manica della giacca e mi alzo dal terreno, sentendo le gambe deboli sotto il mio peso e imprecando mentalmente per la facilità con cui sono stata messa fuori-gioco. Piombo sul capofazione bloccandogli il braccio a mezz'aria (bloccandogli si fa per dire), pronto per colpire l'ennesima volta il viso dell'escluso.
-Se continui così lo ammazzi.
Provo ad ammonirlo, senza grandi risultati.
-È proprio quello che voglio fare.
Ringhia guardando la faccia coperta di sangue del ragazzo con uno sguardo capace di farti sprofondare nell'inferno.
-Aspetta! Non dovrebbe avere...un processo?!
Lui mi guarda come se stessi parlando in un altra lingua, poi sposta lentamente lo sguardo sull'escluso.
-Hai ragione, ci vuole un processo. Guarda caso sono un capofazione, quindi ho l'autorità per giudicarti colpevole...ti condanno a morte.
Dice in tono mellifluo, senza il minimo accenno di emozioni negli occhi, poi sfila la pistola che aveva riposto nella fondina e la punta verso la sua testa. Presa in contropiede rimango un attimo interdetta, poi però mi piazzo davanti il ragazzo, in un impeto di follia suicida. Vedo gli occhi di Eric sgranarsi mentre preme il grilletto, io chiudo i miei istintivamente e subito dopo sento lo sparo.
Riapro gli occhi e vedo Eric che mi guarda a metà tra lo sconvolto e l'infuriato, dalla sua posizione non è difficile capire che abbia deviato all'ultimo la traiettoria, per mia fortuna. Inizia ad imprecare ad alta voce e io senza pensarci due volte mi allontano il più possibile da lui, che sono sicura mi farebbe molto male se riuscisse a mettermi le mani addosso. Volgo lo sguardo verso la direzione in cui sta guardando e mi accorgo che l'escluso se l'è data a gambe saltando dentro uno dei vagoni del treno che sta sfrecciando davanti i nostri occhi. Mi rigiro appena in tempo per accorgermi del capofazione che come una furia mi sta piombando addosso; mi afferra prepotentemente per le spalle e mi da una forte scrollata che mi fa vorticare la testa. Sembra fuori di se dall'ira e mi guarda con gli occhi di un folle, proverei tanta paura se non fossi così concentrata a non vomitargli sul gilè.
-Che cazzo hai nella testa? Che cosa cazzo ti è preso?! Quel bastardo sarebbe dovuto morire! A chi cazzo pensi che sarebbe mancato un rifiuto del genere? Hai almeno idea di quello che quel gran figlio di puttana ti avrebbe fatto se non l'avessi fermato? E tu come una cogliona l'hai...protetto! 
Dopo avermi urlato addosso queste parole senza neanche darmi il tempo di parlare, mi lascia andare con stizza e fa un profondo respiro passandosi nervosamente una mano tra i capelli, poi sul viso.
-Perché l'hai fatto?
Mi domanda guardandomi fisso negli occhi, il grigio delle sue iridi oscurato dalla rabbia. Io avvolgo le braccia intorno alla pancia e ricambio il suo sguardo.
-Perché non meritava di morire. 
-Ah no?
-No. Non ha fatto quello che ha fatto perché è una persona cattiva; è solo il prodotto di questa società, che crea persone talmente infelici che non hanno più niente da perdere. Questa è la dimostrazione che c'è qualcosa che non va! 
Rispondo mettendo dell'enfasi nell'ultima frase. Lui mi guarda per qualche secondo con la bocca aperta, poi inizia a ridacchiare e scuotere la testa. Lo guardo confusa e infastidita per via della sua reazione, se c'è una cosa che odio è non venire presa sul serio.
-Che hai da ridere?
Lo attacco guardandolo male. Lui smette e mi guarda in modo enigmatico.
-Gli esclusi sono la feccia della società, troppo deboli per superare l'iniziazione.  Funziona così da sempre, non solo in società ma anche in natura: i più forti vivono, i deboli muoiono.
-Certo, non ti importa niente degli altri ma ti affanni a punirli per crimini che sono stati spinti a compiere.
Con poche ma decise falcate mi si para davanti e mi afferra la mandibola, i nostri visi sono distanti pochi centimetri, lui sta tremando dalla rabbia e il modo in cui mi guarda mi fa venire il latte alle ginocchia.
-Gli esclusi ci hanno attaccato come dei vigliacchi, sapendo che eravate disarmati, che eravate deboli. Hanno rubato le nostre armi e ferito e ucciso i nostri uomini. Lo stesso escluso per cui hai rischiato di prenderti una pallottola ti avrebbe ucciso a sangue freddo. Anche se fossi capace di provare pietà per qualcuno, di certo non sarebbe per loro. 
Mi ringhia in faccia queste parole, trasmettendomi con lo sguardo tutto il ribrezzo che prova, poi mi lascia andare e inizia a camminare verso la massa di esclusi e intrepidi. Rimango per qualche secondo ferma a massaggiarmi la mascella su cui il capofazione aveva serrato le sue dita, e lo guardo andarsene lontano da me. Mi sento talmente confusa, un attimo prima mi fa sentire come se vicino a lui niente potesse farmi del male, l'attimo dopo mi tratta con tanta cattiveria che mi fa desiderare che se ne vada e non torni mai più. Con Marcus non è mai stato così, lui era cattivo, sempre e comunque, ed è per questo che mi veniva così facile odiarlo. Eric invece è fatto di così tante sfumature, un miscuglio di luci e ombre in mezzo al quale non riesco a districarmi. Mi piego in avanti e vomito ancora, poggiando le mani sulle ginocchia per darmi una qualche parvenza di stabilità. Quando penso di aver finito mi passo una mano sulla fronte facendo pressione sulle tempie per attenuare le vertigini e mi accorgo di stare sudando freddo, allora mi sposto la frangia dalle fronte per poi passarmi la mano tra i capelli, attendendo di riprendere il controllo di me stessa, mentre le immagini di questa mattina passano davanti i miei occhi chiusi.
Una volta tornata vicino agli altri iniziati mi accorgo che si sono disposti in una specie di cerchio; noto che ci sono degli altri intrepidi che si danno da fare, chi per assistere i feriti e chi per occuparsi degli esclusi che hanno gettato le armi. Sguscio in mezzo alla calca per vedere cosa è successo, con un brutto presentimento addosso. La scena che mi trovo davanti mi lascia stranamente impassibile, come se la guardassi attraverso una finestra, lontana da me. Eric è inginocchiato di fronte a una ragazza stesa per terra, in una pozza di sangue. Si è tolto il gilet di pelle per premerlo su una ferita all'altezza dello stomaco. La ragazza è pallidissima e trema mentre Eric sbraita ordini a destra e a manca, dicendo di portarla subito al quartiere generale degli eruditi. Io resto impalata a guardarmi intorno, il mondo diventato improvvisamente di varie tonalità di grigio. Nessun colore.  Poi all'improvviso appare Tobias nella mia mente, ed inizio a guardare in  tutte le direzioni per scorgerlo. Mi faccio largo a spintoni tra la folla finché un mio movimento troppo brusco non mi fa tornare le vertigini e cado per terra scombussolata. Sento qualcuno prendermi per le spalle e rimettermi in piedi, lo ringrazio distrattamente e riprendo la mia ricerca ma il ragazzo che mi ha rialzata mi ferma per un braccio:
-Stai sanguinando, devi farti curare.
Mi dice, iniziando a condurmi verso l'esterno della folla; ed effettivamente anche io me ne ero accorta sentendo un denso liquido colarmi dalla ferita pulsante sulla testa.
-No, ce la faccio.
Tento di oppormi, ma non vengo ascoltata.
-Ho detto che ce la faccio!
Ribadisco puntando i piedi sul terreno, facendo voltare il ragazzo a guardarmi stralunato.
-Ma...
Prova a dire, ma io mi scrollo dalla sua stretta e giro i tacchi. Continuo a girare, vedendo di tanto in tanto qualche intrepido ferito che viene assistito da altri intrepidi. Anche molti esclusi sono feriti, ma a loro nessuno presta attenzione. Alla fine scorgo la figura di Lisa che tenta di occuparsi di Roy, a cui sanguina copiosamente un braccio, e mi avvicino.
-Ragazzi, va tutto bene?
Chiede mettendo una mano sul braccio a Lisa.
-È grave?
Chiedo poi riferendomi alla ferita di Roy.
-Olivia! Ero così preoccupata.
Esclama la mia amica stringendomi in un abbraccio, facendomi sentire per certi versi in colpa, perché percepisco nella sua voce della sincera preoccupazione, mentre l'unica cosa a che ho in testa in questo momento è di trovare Tobias.
-Io sto bene, è Roy che è rimasto ferito...
Continua staccandosi da me per rivolgere di nuovo attenzione al nostro amico, che evita il suo sguardo a disagio.
-È solo un graffietto, c'è gente messa peggio di me
-Non è solo un graffietto! Vedi come stai sanguinando?!
Chiudo gli occhi e faccio un grosso respiro mentre sento l'ansia prendere possesso di me.
-Olivia ma tu sanguini! 
"Ecco, ci mancava"
Lisa si avvicina per controllarmi la ferita, ma io mi scanso.
-Sto bene. Sentite, voi avete visto Tobia...Quattro? Sapete cosa gli è successo?
Entrambi scuotono la testa in segno di diniego.
-L'ultima volta che l'ho visto...
Dice Roy, titubando, con il viso bianco oltre il limite del normale. Io lo fisso, aspettando che continui.
-Era...svenuto, e molti esclusi lo circondavano.
Finisce la frase con fatica, barcollando.
-Sicuro di sentirti bene?
Gli domando facendo un passo verso di lui.
-Certo che no! Sta perdendo troppo sangue.
Risponde al posto suo Lisa prendendogli il volto tra le mani, un po' accarezzandolo e un po' dandogli leggeri schiaffetti.
-Ehiii! Qui abbiamo bisogno di aiuto.
Grida autorevolmente a degli uomini con del materiale medico in mano poco distanti da noi, per poi sussurrare a Roy in tono notevolmente più dolce:
-Resta sveglio, mi hai capito? Resta sveglio.
A questo punto mi allontano, decisa a trovare mio fratello.
Alla fine lo individuo: è privo di sensi,  circondato da due uomini eruditi che lo stanno trasportando su una barella verso una delle tante ambulanze che sono arrivate pochi minuti fa. Corro incontro ai due uomini, ignorando i forti giramenti di testa che non mi danno tregua.
-Come sta? 
Chiedo guardandolo, la gola improvvisamente secca.
-Sta bene, non ha ferite gravi, solo qualche livido e qualche taglio. 
Mi risponde uno degli uomini, continuando a trasportarlo. Quando arriviamo all'ambulanza lo caricano all'interno e gli mettono una mascherina nella faccia. Io faccio per salire, lo sguardo ancora incollato a Tobias, ma qualcuno mi ferma per la spalla. 
-Solo i parenti.
Io rimango interdetta per qualche secondo, guardando l'uomo sopra l'ambulanza che, dopo avermi lanciato addosso queste parole come una secchiata d'acqua gelida, chiude lo sportello. Vedo mio fratello scomparire dietro di esso, è il senso di angoscia mi assale, talmente forte da farmi piegare in due.
-Aspetti!
Gridò riaprendo lo sportello e facendo frenare bruscamente l'ambulanza, che nel frattempo aveva messo in moto.
-Sono sua sorella.
Dico saltando sul veicolo.
.....................................................
Un quarto d'ora dopo essere arrivata all'ospedale nel quartiere degli eruditi e aver lasciato mio fratello alle cure dei medici, qualcuno mi scorta in una stanza per medicarmi. La dottoressa che deve visitarmi mi accoglie con un sorriso e mi dice di accomodarmi, mentre prepara l'occorrente su un tavolino. Io faccio come mi dice e dopo di ciò entrambe rimaniamo in silenzio. La guardo mentre finisce di sistemare metodicamente tutti gli strumenti, cercando di rimanere concentrata sul movimento delle sue mani in modo da non farmi prendere dalla stanchezza. La donna si gira verso di me con lo stesso sorriso di prima e mi si para di fronte. Mi sottopone a una serie di visite e poi proferisce:
-Iniziamo pulendo questa ferita.
Dice mentre prende una garza imbevuta e, scostandomi i capelli, me la tampona sulla ferita pulsante. Successivamente me ne passa una seconda, che mi procura un po' di bruciore. Rimango ferma a fissare il pavimento mentre la dottoressa prosegue nel suo lavoro. Quando finisce la medicazione alla testa sposta l'attenzione alla mia mano destra, sulla quale, con mia sorpresa, spicca un brutto taglio che non mi ero accorta di essermi procurata.
-Qui dobbiamo per forza mettere dei punti.
Mi informa la dottoressa mentre pulisce il taglio. Annuisco stancamente, pensando a quanto possano fare male dei punti di sutura.
Quando inizia, il dolore è talmente vivo e improvviso che mi sembra di svenire, poi però finisco con l'abituarmici, devo abituarmici. Per tutto il tempo dell'operazione mantengo le labbra serrate e la mano sinistra stretta a pugno, decisa a non lamentarmi.
-Abbiamo finito.
Mi annuncia la donna, alzandosi dalla sedia su cui si era in precedenza accomodata. 
-Grazie.
Farfuglio mentre mi rimetto in piedi. 
-Aspetta piccola.
Mi appella facendomi alzare un sopracciglio. "Piccola?"
Si dirige verso un angolo della stanza e torna con un bicchiere in mano.
-Bevilo, è per la nausea.
-Grazie.
Dico, prendendo il bicchiere che mi porge e facendo come mi dice.
-Dove lo butto?
-Lì c'è un cestino.
Dice mentre indica un punto alla sua sinistra.
-E questo è per te.
Aggiunge tirando fuori qualcosa dalla tasca, che si rivela essere un bastoncino di zucchero. Rimango per qualche attimo interdetta a guardare il dolce che mi porge, non sapendo cosa dire. Senza volerlo ripenso a un episodio della mia infanzia: ero andata in ospedale per fare il vaccino e il dottore mi aveva offerto una caramella, io lo ringraziai e presi la caramella ma subito dopo Marcus mi costrinse a restituirla. Sono stata tutto il tempo di cattivo umore quel giorno.
Alla fine faccio un mezzo sorriso alla dottoressa accettando il dolce.
-Grazie.
Dico, per poi incamminarmi un po' imbarazzata a buttare il bicchiere.
Una volta uscita dalla stanza decido di chiedere informazioni a qualcuno sulle condizioni di mio fratello, rigirandomi il bastoncino tra le dita.
-Scusi, sa dov'è Tobias Eaton? Lo chiamano Quattro.
Chiedo alla prima persona col camice che riesco ad acciuffare.
-È nella terza porta del corridoio di destra, sulla destra.
Mi risponde frettolosamente rimettendosi due secondi dopo a marciare verso una meta imprecisata.
Io mi dirigo verso il posto indicatomi e quando sono davanti la porta busso due volte prima di entrare. Tobias è seduto nel letto a fissare il pavimento con le mani unite davanti a se, ma quando mi vede si alza di scatto e mi viene incontro per poi intrappolarmi in un caldo abbraccio; io lo stringo a mia volta e per un po' di tempo rimaniamo così. Quando alla fine ci stacchiamo, Tobias mi chiede subito come sto.
-Sto bene, avevo solo due tagli.
Gli rispondo con pochissima convinzione. Effettivamente ho sul serio solo due tagli, non contando le contusioni e simili, ma mi sento come se la testa stesse per esplodere da un momento all'altro, sia per il dolore che per tutti gli eventi che sono successi da quella notte in poi, e più ci ripenso, più sembra che mi comprimano la testa.
-Non mentirmi, voglio sapere come stai veramente.
Faccio un profondo respiro e vado a sedermi sul letto, poco dopo Toby mi raggiunge. Lo guardo nei suoi occhi gemelli ai miei e scuoto la testa.
-Sono stanca. E mi fa male la testa.
Dico. Vorrei aggiungere dell'altro, ma ho paura di mettermi a piangere se penso troppo a come mi faccia sentire tutto questo. Sento gli occhi inumidirsi e d'istinto li chiudo per arginare le lacrime.
-Scusa...
Sussurro mentre mi concentro sulle ombre che che proietta la luce attraverso le mie palpebre per darmi un controllo. Sento le braccia di mio fratello circondarmi e mi ritrovo a poggiare la fronte sul suo petto. "Non lasciarmi più andare" penso egoisticamente.
-Non c'è niente di cui devi scusarti. La sua vicinanza mi provoca una nuova serie di lacrime che mi porta a serrare maggiormente gli occhi, ma quando apro la bocca per prendere una boccata d'aria non riesco a trattenere un singhiozzo. Sento Toby stringermi più forte.
Senza preavviso la porta si apre, rompendo il nostro momento prima del tempo e facendomi trasalire; io e Quattro ci allontaniamo di scatto. Dando un'occhiata alla porta e mi accorgo che Eric è entrato nella stanza e ha una posizione più rigida del solito. Alterna lo sguardo da me a Quattro, che nel frattempo si è alzato e messo davanti a me. Distolgo lo sguardo in fretta temendo che i miei occhi arrossati possano tradirmi e mi alzo anche io.
-Devo parlarti.
Sento dire da Eric.
-Va bene.
Risponde Tobias in tono neutro, per qualche secondo alzo lo sguardo e mi accorgo che entrambi si stanno squadrando. Sobbalzo quando Eric sposta lo sguardo su di me e abbasso subito gli occhi.
-Io vado.
Dico incamminandomi verso l'uscita. Non riesco a evitare di essere scossa da un tremolio quando passo vicino al capofazione. 
Esco dalla stanza e subito mi appoggio al muro, prendendo un grande respiro. Ora un'altra dubbio grava sulla mia mente già abbastanza stressata. "Cosa ha visto?"
.............................................................
Pov Eric
Quando sento la porta chiudersi mi rivolgo a Quattro, che è rimasto impalato a fissarmi.
-Tu e la rigida, eh? 
Domando con un sorrisino di scherno, mentre senza volerlo chiudo la mano destra a pugno. "Il grande Quattro ha fatto centro anche stavolta" 
Le mie parole gli provocano chiaramente disagio, dal canto mio mentre lo sento inventare qualche scusa ho l'impulso di tirargli un pugno in faccia; e continuare.
"Perché.Proprio.Lei?"
-Non sono venuto qui per intromettermi negli affari tuoi.
Lo interrompo.
-Allora perché sei qui?
Mi chiede con quel suo sguardo che vuole sembrare da duro. "Cosa ci trova quella stupida trasfazione in lui? Cosa ci trovano tutti in lui?"
-Devo andare al quartiere generale. Lascio a te il comando. Riporta gli iniziati alla residenza. 
-D'accordo. Cosa devi fare?
-Max mi ha convocato.
Taglio corto.
-Ah, una trasfazione è morta. Occupati di lei.
Mi viene incontro fissandomi.
-Come è morta?
-Pugnalata allo stomaco, è morta sull'ambulanza.
Dico abbassando di poco il tono di voce. Questo non doveva capitare.
-Dov'è ora?
-Seguimi.
Dico soltanto, voltandomi e uscendo dalla stanza. Mentre camminiamo in silenzio mi ritrovo a pensare ancora alla rigida. Non è riuscita a guardarmi in faccia per tutto il tempo. Dovevo aver interrotto qualcosa, sicuramente le sarà dispiaciuto che io fossi lì, a impedirle di strusciarsi su Quattro. 
(Qualcuno qui è geloso? È naturale, tu l'hai trattata male e l'hai spinta tra le braccia di Quattro)
Sussurra la vocina nella mia testa malignamente. I miei denti digrignano incontrollati.
-È lì dentro.
Dico a Quattro facendo un cenno verso una porta.
-Ok, da qui in poi ci penso io.
Mi risponde prima di entrare nella stanza senza dire più una parola. 
Fuori mi aspetta una macchina che mi porta direttamente al quartiere generale degli intrepidi. Mi dirigo velocemente nella sala riunioni, dove trovo già tutti gli altri capifazione ai loro posti, Mac vedendomi si alza e mi viene incontro.
-Eric, accomodati.
Mi dice dandomi una pacca sulla spalla, io faccio come mi dice, prendendo il mio posto tra Stefan e Giada.
-Allora, siamo qui per discutere degli ultimi attacchi che ci sono stati da parte degli esclusi e, in particolare, dell'ultimo.
Proferisce Max con la sua voce profonda, lanciandomi un'occhiata.
-Come volete procedere?
Giada, alla mia destra, si alza.
-Io propongo di attaccare prima che loro possano farlo di nuovo. Dobbiamo stanarli nei loro luoghi di raccolta e disperderli per fare in modo che non si coalizzino.
Dice guardandoci uno per volta. Max annuisce nella sua direzione e lei si risiede.
-Qualcun'altro?
-Io sono d'accordo con Giada, se non gli diamo l'opportunità di organizzarsi non oseranno attaccarci; e per quanto riguarda gli esclusi che ci hanno reso un'imboscata stamattina, propongo di giustiziarli pubblicamente, che siano di esempio per tutti gli altri.
-Grazie Eric. Ci sono altre proposte?
Alla domanda di Max Stefan interviene.
-Io avrei una proposta. Come ha detto Giada, dobbiamo agire di prevenzione e come già sapete la nostra fazione è quella che annualmente scarta più iniziati.
Mentre ascolto le sue parole assumo un'espressione interrogativa. "Dove vuole andare a parare?"
-Ma, non solo lì mettiamo ad inspessire le file degli esclusi, ma lo facciamo anche dopo averli addestrati a combattere. Ora, normalmente non sarebbe un problema nostro, ma visti gli ultimi avvenimenti e la pericolosità che stanno raggiungendo gli esclusi, propongo di far entrare negli intrepidi anche quelli che non sono...i migliori, insomma.
Per qualche secondo tutti rimaniamo a guardarlo.
-È assurdo. 
Affermo scuotendo la testa, con un sorriso obliquo.
-È più che assurdo.
La faccia di Giada è indignata.
-A questo punto facciamoli entrare direttamente negli intrepidi, tanto a che serve l'iniziazione?
Dice con sarcasmo guardando Stefan in cagnesco.
-Perché devi fare sempre così? 
-Perché tu spari in continuazione cazzate! Non possiamo farli entrare tutti se non hanno le capacità, noi siamo negli intrepidi Stefan, non negli abneganti, non so se te ne sei accorto.
-Ragazzi...
Max prova a richiamarli senza successo.
-Non ho detto questo io! Solo ci sono alcune persone ugualmente all'altezza degli intrepidi che però vengono scartati in favore di altri.
Alzo gli occhi al cielo, odio stare tra loro due, ogni occasione è buona per urlarsi addosso, e io finisco per essere vittima del fuoco incrociato.
-Ma se vengono scartati un motivo ci sarà!
-Ragazzi...
-Il motivo è che tu sei scema!
-Ma ti senti quando parli? "Il motivo è che tu sei scema".
Ribatte Giada scimmiottandolo
-E tu sei un rotto in culo ma questo non c'entra con quello che stiamo dicendo.
Mi esce uno sbuffo divertito all'ultima frase.
-Brutta racchia...
-Ora smettetela! Vi state comportando entrambi da bambini.
Finalmente decidono di dare ascolto a Max, che ha sbattuto un pugno sul tavolo, e riprendono compostezza, anche se continuano a guardarsi in cagnesco.
-Dunque, ritornando al vero problema. Per quanto riguarda la proposta di Giada, non possiamo procedere senza prima informare gli abneganti.
-Dovranno accordarci la proposta se li mettiamo davanti ai fatti.
Lo interrompe Giada, lui continua come se non l'avesse sentita.
-Ad ogni modo, in quanti sono favorevoli alla proposta?
Alla sua domanda io, Giada, Max e Nick alziamo la mano.
-Bene. In quanti sono favorevoli alla proposta di Eric?
Tutti alzano la mano.
-Per quanto riguarda la proposta di Stefan, invece, affinché venga accettata deve ottenere l'unanimità...
Si sente qualcuno bussare alla porta, al segnale di Max una ragazza entra nella stanza e gli consegna una lettera, Max la ringrazia e quando esce dalla stanza riprende a parlare.
-Dicevo, Stefan propone un cambiamento al regolamento della fazione, perciò deve ottenere l'unanimità. Visto il peso di questa decisione penso che dovremmo discuterne in un secondo momento, quando saremo tutti più calmi...
Qui lancia un'occhiata all'indirizzo di Giada, che sbuffa.
-E lucidi. Proporrei questo mercoledì alle 17.00
Tutti facciamo un segno affermativo.
-Tanto la mia risposta non cambierà.
Bisbiglia Giada al mio fianco, a voce talmente bassa da farsi sentire solo da me.
-Adesso passiamo ad un'altra questione.
Dice Max prendendo la lettera di prima.
-Ho chiesto ad Helen di andare al quartiere generale degli eruditi per valutare i danni.
A questo punto apre la lettera e inizia a leggere ad alta voce il contenuto, che consiste in un resoconto dettagliato sulle condizioni degli iniziati, tutte cose di cui già ero a conoscenza.
-Come intendiamo procedere?
Chiede quando finisce di leggere.
-Domani avrebbero dovuto iniziare i combattimenti.
Li informo.
-Direi che non è il caso visto le condizioni in cui si trovano alcuni.
Prende parola Nick, che fino a quel momento non aveva parlato.
-Non possiamo stare dietro ai loro tempi di guarigione.
Dice Giada bruscamente.
-No infatti.
Concordo.
-Però dovremmo dargli un margine di tempo per riprendersi, e visto che fino a mercoledì non sapremo se la proposta di Stefan verrà accettata, direi di aspettare fino ad allora per iniziare i combattimenti. Non voglio che frignino più di quanto già non lo facciano.
Aggiungo subito dopo, zittendola.
-Che ne pensate?
Chiede Max. Tutti concordando con me, persino Giada fa un lieve cenno di assenso.
-Bene, allora se non ci sono altre questioni su cui volete porre attenzione, direi che la riunione è conclusa.
Per un attimo penso che potrei dirgli di Quattro e la rigida. "Probabilmente gli toglierebbero il ruolo di istruttore" (E la rigida sarebbe tutta tua) interviene la mia vocina interiore, facendomi innervosire. 
-Eric
Mi volto verso Max, che mi ha chiamato, aspettando che continui. Gli altri se ne stanno già andando. 
-Dobbiamo informare le altre fazioni dell'accaduto, e visto che tu eri uno dei pochi membri presenti, ho bisogno che scriva una relazione su quanto è successo.
-D'accordo. Per quando ti serve?
-Domani
Annuisco e senza aggiungere altro esco dalla stanza. Vado nel mio appartamento, tenendo per tutto il tragitto lo sguardo fisso davanti a me, senza prestare attenzione a nessuno. Quando arrivo prendo il mio portatile e una bottiglia di birra e mi siedo sulla poltrona. Prima scrivo questa relazione, meglio è.
Inizio a descrivere nel dettagli gli avvenimenti di stamattina, di quando ci siamo recati alla recinzione, dell'attacco, delle armi che avevano gli esclusi, di Quattro che veniva accerchiato, dei due esclusi a cui ho sparato prima che...
Mi blocco, indeciso se omettere o meno la parte successiva, di quando ho inseguito l'escluso e la rigida quando mi sono accorto che la stava trascinando via. Senza farci troppo caso finisco la bottiglia e vado al figo per prenderne un'altra ma mi blocco a metà dell'azione. "Qualcosa di più forte" penso aprendo una mensola e tirandone fuori una bottiglia di Gin. Verso il liquido incolore in un bicchiere e torno a sedermi, portandomi dietro la bottiglia. Fisso lo schermo del computer mentre sorseggio dal bicchiere. Decido di scriverlo; dopotutto, sono il responsabile dell'iniziazione ed era un mio dovere evitare che le succedesse qualcosa, a lei come a qualsiasi altro iniziato. "È lavoro, niente di più". Verso dell'altro alcool nel bicchiere, bevendolo tutto d'un sorso prima di ricominciare a scrivere, evitando di parlare del furore che ho provato vedendo il coltello premere sulla gola della rigida, o dell'euforia che ha iniziato a circolarmi in corpo quando le mie nocche si sono macchiate del sangue dell'escluso. Sorrido a quel pensiero. "La vendetta è più dolce di quanto sembri." (Vendetta? Quindi l'hai preso come un fatto personale?) insinua la fastidiosa vocina con un tono preoccupantemente simile a quello di Stefan. "Lavoro. Solo lavoro". Mi verso ancora un po' di liquido e lo bevo tutto d'un fiato per cancellare dalla mente stupidi pensieri. Ma ben presto vengono sostituiti con altri peggiori e, con disgusto, rivedo nella mia testa la scena di Quattro e Olivia abbracciati. Si ripete davanti ai miei occhi ancora, e ancora, e ancora. Anche lei è finita per cadere ai piedi del GRANDE QUATTRO. 
"Già me lo immagino quel rigido represso, così impacciato da non sapere neanche dove mettere le mani"..."Io lo saprei dove mettere le mani. Mi basterebbe un solo tocco per fare in modo che lei non riesca più a farne a meno."
Mi accorgo troppo tardi della piega che hanno preso i miei pensieri, quando ormai certe immagini sono apparse nella mia mente. Immagini illecite. Rimango sbigottito dal calore che mi provocano al bassoventre; e arrabbiato. Una ragazzina. Stupida e irritante. Osa farmi questo effetto?Lancio il bicchiere contro la parete opposta ringhiando ferocemente, facendolo esplodere in 
tante schegge di vetro.
-ESCI DALLA MIA TESTA OLIVIA!

Note autrice
Ciao a tutte! Sono appena tornata dal mio viaggio interstellare di PigriziaLand e ho portato con me un nuovo capitolo. Mi dispiace di avervi fatto aspettare così a lungo, spero almeno che l'attesa ne sia valsa la pena.
Il video che avete trovato all'inizio è fatto da me, so che Nina non rispecchia molto il personaggio di Olivia, ma spero vi piaccia comunque. 
Un bacio, e grazie per sostenermi

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