Arcadia. di _eerie (/viewuser.php?uid=871398)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 1 *** prologo ***
Quando Aria uscì di casa,
aveva già cominciato a nevicare ー fiocchi grigiastri e sottili, cenere
che, leggiadra, piroettava
nel cielo ottobrino, sfuggente,
quasi come dita evanescenti.
La sua mano sinistra reggeva la
cartella usurata; quella destra tentava di non far cadere l'enorme
tazza di caffè bollente, dalla quale si alzavano sbuffi di vapore.
Aveva le guance arrossate e un paio
di esagerate occhiaie grigie le contornavano gli occhi; Cara l'avrebbe uccisa.
Era stata sveglia tutta la notte a
ripassare ー quasi tutta la notte, in realtà, perché alle cinque era
crollata sulla scrivania, spossata, e sua madre l'aveva coperta con un
plaid scozzese logoro e l'aveva portata a letto.
Ed ora, passeggiando
angosciosamente per le vie sporche e mezze distrutte, si maledisse per
la poca forza di volontà. Magari avrebbe potuto fare come Cara:
studiacchiare qualcosa prima (alla carlona) e poi fingere che quello
fosse un giorno normale con le amiche.
Avrebbe dato un rene per avere
tutta quella calma e quel fegato.
Aria tagliò per una laterale ed
imboccò finalmente il viale che avrebbe portato alla scuola. Nonostante
il disastro nucleare di cent'anni prima, era uno degli edifici meglio
conservati e più robusto ー tante case avevano fatto una fine ben più
terribile.
Aria era una dei fortunati ad avere
un posto in cui vivere. Molte famiglie avevano perso tutto e vivevano
nelle condizioni di indigenza più estrema, nelle baraccopoli che
sorgevano nei sobborghi della città.
Eppure, la sua condizione non era
tanto migliore: il cibo scarseggiava un po' per tutti e l'inverno (come diceva qualche personaggio di uno dei
libri preferiti di Cara) stava arrivando.
E durante l'inverno, la gente
moriva di fame e di freddo.
Subito dopo il giorno della Luce
(la data ormai storica del disastro nucleare, il 23 novembre 2021), gli abitanti
della terra erano stati decimati dal fall-out e dalle radiazioni. La
popolazione mondiale era crollata a tre miliardi e mezzo e i grandi
centri si potevano contare sulle punte delle dita. Londra, la città in
cui i nonni di Aria si erano trasferiti dopo il disastro, era una di
quelli.
Ed oggi, oggi, era il giorno della
verità. Se Aria fosse risultata compatibile e avesse superato le
Qualificazioni, la sua vita sarebbe cambiata: avrebbe potuto accedere
ai privilegi dell'Eden, la città di Arcadia, che sorgeva fluttuante
sull'Atlantico, un'isola che svettava pallida ed eterea come un
paradiso terrestre.
Aria non l'aveva mai vista dal
vivo: solo in qualche cartolina consunta.
Era stata costruita solo
settant'anni prima ed accoglieva i cittadini VIP del pianeta, che non
soffrivano né la fame né il freddo.
Se Aria fosse stata fortunata,
sarebbe stata una dei seimila ragazzi scelti ogni cinque anni per
andarci a vivere.
Forse.
Quella mattina aveva salutato i
suoi genitori, sull'orlo delle lacrime. Se fosse passata, non li avrebbe più rivisti.
Era una procedura crudele, ma necessaria.
Aria attraversò la strada e si
trovò davanti all'edificio scolastico: era grande e piuttosto antico,
simile ad un castello, con grandi finestre ad arco dalle estremità
appuntite è un tetto color ardesia. Le pareti erano costituite da
mattoni rossastri, in porfido, lo stesso colore della fontana
maestosa che si ergeva al centro della piazzola antistante.
Ovviamente, non zampillava: l'acqua
potabile era un bene troppo prezioso.
Le pietre erano lievemente crepate
e ricoperte da nuvolette di neve, le figure dei serafini in metallo
erano rosse e friabili di ruggine; davano l'impressione di un posto
quasi abbandonato, gotico.
Questo, se non fosse stato per la
fiumana di ragazzi nervosi ed eccitati che schiamazzavano, piangevano,
ripassavano, ognuno nel proprio piccolo mondo.
Che
pena, pensò Aria mentre ingobbiva le spalle e si avviava
attraverso i cancelli in ferro battuto.
Si notavano alcune giornaliste
attempate che parlavano concitate attraverso i microfoni, intervistando
saltuariamente gli studenti agitati, cameraman annoiati che filmavano
la scena, insegnati impettiti che controllavano nervosamente i registri.
In mezzo alla confusione,
spuntavano i camioncini scuri degli Arcadiani,
con il riconoscibilissimo logo quadrato e scintillante dipinto sulle
fiancate.
Aria sospirò, dirigendosi verso la
fontana. Non aveva senso stare a rimuginare su quello che stava per
accadere. Le selezioni per le Qualificazioni incominciavano quel
giorno. O la va o la spacca,
come diceva Cara.
Cara. A proposito di Cara... La
migliore amica di Aria era seduta rigidamente sulla sponda della
fontana, l'enorme cappotto dal taglio raffinato drappeggiato sulle
spalle che appariva come una coperta bianca. Cara Adler aveva il volto
affondato nel bavero, protetto dallo sciarpone di lana spessa e la
testa era protetta da due paraorecchie azzurrini e da un cappello in
tono con la sciarpa. Il tutto la faceva apparire come un vecchio orso
polare brontolone prima del letargo.
Quando la vide, alzò la mano per
salutarla.
Aria ridacchiò: guanti di lana blu.
Il colonnello Adler (il padre di
Cara) sbuffava e borbottava scherzosamente ogni volta che la vedeva
uscire così.
Cara era incorreggibile.
«Buongiorno» commentò Aria
svogliatamente, finendo di sorseggiare il caffè ormai tiepido.
Cara rispose con un grugnito
infastidito, alzandosi in piedi.
«Buongiorno un corno» commentò con
uno schiocco di lingua ー la stessa cosa che faceva la signora Adler
quando era alterata «Hai idea di a che ora mi abbia svegliato mio
padre? Io e mio fratello abbiamo dovuto ascoltarlo cianciare di
'patria' e 'onore' per due ore di fila.»
Aria ridacchiò: Cara era quel tipo
di persona che avrebbe tranquillamente bruciato la bandiera inglese pur
di avere un tè caldo. Non esattamente patriottica, obviously.
«Diciamo che io non ho dormito per
tutta la notte» sbadigliò, passando nervosamente una mano trai ricci
castano rossiccio.
Cara alzò un sopracciglio di un
eccentrico rosso scuro e incominciò a sbottonarle la giacca con
movimenti rigidi e calcolati.
«Sembra che tu ti sia vestita al
buio» commentò con una risatina, aggiustandole la gonna scozzese
stropicciata «Così va meglio.»
A Cara e a fratello era stato
inculcato il concetto di ordine in testa sin dalla nascita e il fatto
che fosse affetta da un lieve DOC non aiutava.
«Come fai ad essere così
tranquilla?» domandò Aria, battendo i denti.
«C'est
la vie» Cara alzò l'indice in aria con un'espressione
impassibile «Dobbiamo morire comunque. Non cambia molto, no?»
«Come vuoi.» discutere con Cara non
portava mai a niente. Sembrava sempre trasognata, immersa nel suo mondo
«Tuo fratello?»
«Pure lui partecipa» Cara scrollò
le spalle con un sorriso di circostanza «Ma nella sua scuola, visto che
ha diciannove anni»
«Pensi che...?»
«Lui? Sicuramente passerà. È il
genio della famiglia: voti eccellenti, prestazioni atletiche ottime,
viso da copertina» sfoderò un sorriso piatto «Io non sono così
ottimista. Probabilmente non passerò neppure i preliminari»
«Non dire così» le batté una mano
sulla spalla «Vedrai che riusciremo a Qualificarci in un modo o
nell'altro. Insieme.»
Cara sorrise, battendo le palpebre
e scuotendo la testa. I suoi occhi sembravano lucidi, ma Aria lo
collegò alla propria carenza di sonno.
Non aveva mai visto Cara piangere
in tutta la sua vita.
«Lo spero» si strinse nelle spalle
«Lo spero tanto.»
Aria Black (c) Aria_Black
Cara Adler (c) endorphin
banner (c) endorphin
angolo
delle _eerie // chiamateci adolf:
hallo Leute!
qui rie ed aria a rapporto in un nuovissimo account
condiviso; come avete notato, questa è una nuova storia ad oc. diciamo
che
questa idea è nata per caso. parlando in chat privata, abbiamo scoperto
di aver
gusti molto simili e perciò abbiamo deciso di mettere a frutto le
nostre
passioni(?) in una long che abbiamo progettato da un po'.
visto che siamo entrambe fan delle storie distopiche,
abbiamo deciso di fare una sorta di incrocio tra qualify e the testing
(se
siete fan del genere, conoscerete almeno uno dei due). cosa ne pensate?
la trama a grandi linee è proprio questa:
dopo una
catastrofe nucleare che ha reso il mondo una landa arida e fredda, i
vertici
mondiali hanno costruito la città di Arcadia, una sorta di Eden
nell'Atlantico.
Ogni dieci anni i ragazzi trai diciassette e i diciannove anni vengono
testati
per Qualificarsi e diventare 'cittadini' di Arcadia, e accedere perciò
ai
privilegi e al lusso.
ed è qui che entrano in scena i
vostri oc, ovviamente,
che pure loro parteciperanno alle selezioni ;)
questa è l'idea a grandi linee, poi, se avete
suggerimenti o richieste su come volete vedere la storia svilupparsi,
potete
discuterne con noi via messaggio privato.
abbiamo concordato che scriveremo un capitolo a testa,
in alternanza, così da non stancarci troppo. il prologo è stato scritto
da moi,
ovvero rie.
quello che più o meno dovete sapere sulla storia è:
informazioni
generali:
• gli aggiornamenti saranno casuali, in
modo tale che
ognuna scriva quando ha tempo, senza sentirsi obbligata o stressata (da
notare
che aria ha una long ad oc in corso ed io ho un progetto originale in
scrittura)
• abbiamo deciso che ci spartiremo gli oc in due, in
modo che compariranno a capitoli alterni.
• le iscrizioni iniziano oggi e si chiuderanno alla
mezzanotte del 20 agosto. non diamo proroghe.
• attueremo una scelta delle oc, perché gestire una
ventina di oc più relativi fidanzati è un suicidio (nota: impegnatevi,
gente,
stupiteci ;D)
• più un oc sarà originale e gradito, più è possibile
che venga scelto
accettiamo:
• oc originali e ben descritti
• oc coerenti (hint: la pertinenza, mi
raccomando: se è giapponese non potrà avere i capelli biondi a meno che
non li
tinga. also, non accettiamo gente che si chiama tipo Kiara Moon, Alice
Star o
Jane Satoshi)
• oc di gente che nelle recensioni non ci scrive solo:
'ciao belle, mi piace la storia. partecipo e vi mando l'oc'
• oc per messaggio privato
• fidanzati di ie! (tutti a parte kidou)
non
accettiamo:
• mary
sue/gary stu (niente eccezioni)
• oc non coerenti (un'oc che si chiama Laura Mizuki,
ha quattordici anni, i capelli verdi naturali e abita in spagna viene
cestinato
a priori)
• oc che partecipano già alla long 'lo scettro della
notte' di aria (avanti, gente, non vogliamo vedere sempre le stesse
facce!
stupiteci!)
• fidanzati di ie go!
detto
questo (so che suono come una provetta hitler,
ma in fondo sono appena tornata dalla germania, lol), non spaventatevi.
ci fa
molto piacere ricevere i vostri personaggi. tornando a noi, vi lasciamo
alla
parte che stavate aspettando:
-
scheda oc -
nome:
cognome:
età: (dai
17 ai 19, non accettiamo altro)
nazionalità:
(per
carità, non tutti inglesi/americani/australiani/giapponesi. più la
nazionalità è originale, meglio è! pssss, mi piacciono i portoghesi
figaccioni
(riferimenti a d.gray-man piuttosto velati))
aspetto fisico
altezza:
costituzione e pelle:
occhi:
capelli:
aspetto
caratteriale:
tic/fobie:
interesse romantico:
altro:
bene,
detto questo ci dileguiamo.
aspettiamo i vostri messaggi in privato. danke im
Voraus.
kisses and candies
aria & rie (_eerie)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** capitolo 1 ***
Quando dall’interno
del grosso edificio venne dato l’annuncio
dell’imminente cerimonia ufficiale, che come ogni anno
precedeva i temuti test di Qualificazione, tutti gli studenti si
riversarono nell’androne della scuola. Lì
trovarono ad aspettarli alcuni addetti, anch’essi Arcadiani,
che avevano il compito di scortarli fino alla sala conferenze del
liceo. Come se non
conoscessimo già la strada, valutò
Aria, leggermente irritata. Doveva essere un brutto scherzo giocatole
dall’ansia:di solito lei era quella pacata e riflessiva,
mentre Cara era decisamente più energica. I ruoli quel
giorno sembravano essersi invertiti:la sua migliore amica era
terribilmente calma, come se non stessero per affrontare delle prove
che avrebbero decretato, a seconda del loro esito, la salvezza o la
rovina.
Era questo Arcadia:un
gigantesco terno al lotto per chi superava i test, vergogna e disonore
–in alcuni casi perfino morte- per chi, invece, falliva,
miseramente o meno che fosse. Prima che tutto iniziasse ci si sentiva
in modo decisamente strano ed Aria lo stava provando proprio in quel
momento sulla sua stessa pelle:la testa tra le candide nuvole del
paradiso terrestre che altro non era ciò che passare gli
avrebbe permesso di raggiungere, Arcadia, il giardino
dell’Eden tanto sospirato; eppure sapeva altrettanto bene che
sul terreno sotto i suoi piedi, lo stesso che stava calpestando in quel
preciso istante, si era aperta una crepa. Quella spaccatura nel terreno
non faceva che diventare sempre più grande ogni momento che
passava, passaggio di sola andata per l’Inferno in qualsiasi
altro caso, perdere o morire che fosse.
Le ampie porte della
sala conferenze furono spalancate davanti ai loro occhi, mostrando un
ambiente già ampiamente gremito. Dalla parte opposta della
stanza rispetto al punto dove si trovavano ora c’era un
piccolo palco, quel giorno adibito ad area organizzativa:Arcadiani e
professori, infatti, vi avevano allestito un piccolo tavolo, sul quale
avevano depositato una pila immensa di scartoffie. I test,
realizzò Aria, un groppo in gola difficile da ignorare.
Sentì Cara irrigidirsi al suo fianco:per quanto cercasse di
non darlo a vedere, Aria sapeva che anche lei, in fondo, era almeno un
po’ in ansia. Patriottismo o meno, anni di discorsi avevano
sortito il loro effetto.
Fu fatto loro cenno di
accomodarsi e lentamente ogni studente presente nella stanza si
sedette, tutti in modo abbastanza casuale. Cara scelse una sedia che
doveva sembrarle quanto più ordinaria possibile,
considerò Aria, situata né troppo in fondo alla
sala né, tantomeno, a ridosso del palco. Aria
occupò immediatamente il posto accanto a lei:non voleva per
nessuna ragione separarsi dalla sua migliore amica, ormai rimasta la
sua ultima ancora di salvezza alla sua sanità mentale.
Anche se, ne era
certa, quel giorno avrebbe perso pure l’ultimo briciolo di
lucidità che le rimaneva:era tutto fin troppo assurdo per
pretendere da se stessi la saldezza di nervi necessaria per non
crollare.
Sul palco vennero
chiamati alcuni individui, cui venne affidato il compito di distribuire
i fascicoli ai vari ragazzi. Ridiscesero in circa una decina e subito
si dispersero per la sala, consegnando i vari moduli da riempire agli
studenti. Nel frattempo, una donna dall’aspetto austero era
rimasta immobile sul piccolo soppalco, l’espressione
neutrale. Aria comprese che doveva essere stata lei ad ordinare agli
addetti di assegnare i vari fascicoli ai candidati. Doveva venire da
Arcadia, magari era una dirigente o qualcosa del genere.
Alle sue spalle, sul
palco, calò un ampio pannello niveo:le luci nella stanza
divennero soffuse e delle immagini cominciarono ad apparire sullo
schermo. Raffiguravano una città perfetta, dal clima mite ed
una vegetazione rigogliosa, tutte cose inimmaginabili lì,
specie dopo il giorno della Luce.
«Dopo il
disastro nucleare che ha colpito la Terra, niente è stato
più come un tempo. Ogni continente è stato
ridotto a niente più di una landa desolata, dalle precarie
condizioni climatiche a causa degli inverni troppo rigidi da
sopportare. Più nessun posto è stato tanto
fittamente popolato da piante ed animali. Un solo luogo si è
salvato da tali devastazioni:Arcadia.
In quanto tale,
è nostro specifico dovere preservarlo da altri scempi, che
di sicuro la negligenza umana potrebbe causare, sia alla
città che ai suoi stessi abitanti. Pertanto, ogni dieci anni
viene dato luogo alle Qualificazioni:queste sono una serie di prove per
mettere alla prova le varie abilità, sia fisiche che
psichiche, dei vari pretendenti al posto di cittadini di Arcadia. Non
possiamo infatti permettere che l’unico posto ancora integro
al mondo sia di nuovo distrutto.
Quelli che vi sono
stati consegnati sono i vostri primi test:cominceremo infatti
già da ora a testare le vostre conoscenze intellettuali in
più campi:la conoscenza approfondita dei più
svariati argomenti è il primo punto a vostro favore per
dimostrarvi all’altezza del posto al quale aspirate, specie
se si pensa che il primo requisito necessario di un abitante
consapevole –ciò che noi cerchiamo in voi-
è la capacità di ragionamento, che impedisce il
ripetersi delle catastrofi già avvenute».
Il proiettore si
spense, ripercorrendo la sua placida salita verso l’alto
mentre le luci in sala si riaccendevano e la donna
comunicava:«A partire da adesso avete due ore di tempo per
compilare i vostri test. Buon lavoro».
Il silenzio avvolse la
stanza mentre tutti i presenti focalizzavano la loro attenzione sui
fogli tra le loro mani. Alcuni si erano gettati a capofitto su di
questi, colti da un moto d’ansia, altri invece avevano deciso
di agire per vie più caute, optando per
un’osservazione complessiva del test per non commettere poi
errori madornali irreversibili poi. Quando si dice la via della
pazienza.
Aria si
osservò intorno, notando quante teste chine sui banchi della
sala conferenze erano già presenti.
Accanto a lei, anche
Cara studiava attentamente i suoi fogli. Di tanto in tanto, scriveva
qualcosa, la penna che rapida tracciava le lettere con
l’inchiostro azzurro o barrava caselle con crocette
millimetriche.
Aria avrebbe voluto
sospirare ma decise che quello non era né il luogo
né il momento adatto, così si limitò a
concentrarsi anche lei sui suoi fogli.
Mentre compilava i
moduli, Ilya si sentiva abbastanza sicuro di sé.
Lo era sempre,
d’altronde:la sicurezza era una delle sue caratteristiche
peculiari, non si sarebbe mai lasciato prendere da un attacco di
panico, tanto era riflessivo.
Tutti lo descrivevano
sempre come un ragazzo molto intelligente. In effetti non avevano poi
tutti i torti. Gli piaceva studiare, gli riusciva naturale come per le
persone normali lo era respirare o per le rondini volare a primavera.
Sarà stato proprio per questo suo atteggiamento pacato, o
forse per il suo paese natale:la Russia infatti non era affatto uno di
quei posti dal clima caldo e le assolate spiagge caraibiche.
Era forse uno dei
luoghi dal clima più rigido sul pianeta, lo era sempre stato
perfino prima del disastro nucleare. L’unico breve attimo di
respiro lo si prendeva nelle zone più meridionali, dove le
grandi foreste si alternavano a praterie od alla steppa.
Strinse nella mano la
croce ortodossa che portava al collo:in parte gli mancava casa ma ora
non poteva proprio distrarsi, dopotutto in ballo c’era il
posto in una città perfetta, che gli avrebbe dato
sostentamento senza che si sforzasse per vivere nel gelo e negli
stenti, come spesso gli era capitato per andare avanti in Russia.
Si sistemò
un ciuffo ribelle di capelli biondo cenere, riportandoseli indietro.
Non poteva proprio permettersi distrazioni, in quel momento.
Coralie
fissò per l’ennesima volta i moduli. Le piaceva
osservare, l’aiutava ad acquisire una percezione
più attenta, sviluppata e dettagliata di ciò che
le si presentava davanti, specie poi se si trattava di … cette chose là(1).
Ah, a volte si
chiedeva ancora perché la sua lingua venisse fuori nei
momenti meno opportuni. Non bastava che avesse sempre, perennemente
l’accento francese in qualsiasi lingua parlasse
–ora che era nel Regno Unito per sostenere quelle prove che,
se tutto fosse andato bene, le avrebbero permesso di avere accesso ad
Arcadia, il suo inglese suonava “strascicato” a
causa delle influenze del francese.
La giovane di
Marsiglia era stata costretta a giungere oltre manica tramite un
viaggio in battello, poiché il canale sottomarino che
congiungeva le due nazioni era in disuso da anni, in seguito ai danni
causati dalle radiazioni nucleari. Considerando il suo inveterato odio
per le traversate via mare aveva finito per trascorrere la sua intera
permanenza a bordo rinchiusa nella sua cabina.
Davvero una brutta
esperienza, già. se fosse dipeso da lei avrebbe volentieri
evitato quella situazione, purtroppo però le Qualificazioni
erano un’esperienza troppo ghiotta per rinunciarvi,
considerati i privilegi che avrebbe potuto ottenere se fosse riuscita a
passare tutte le varie fasi, così non le era rimasto
nient’altro da fare che partire alla volta di Londra.
Si
mordicchiò per un momento le unghie smaltate di blu,
tuttavia ricordandosi subito dopo quanto fosse inefficace per lei quel
metodo –che non le faceva affatto mantenere la calma
cominciò a rigirarsi una ciocca di capelli biondi tra le
mani, percorrendone tutta la lunghezza fino ad arrivare alle punte,
tinte di un blu elettrico acceso, molto deciso.
Doveva restare calma,
si disse. Perciò prese la penna in mano e
cominciò a compilare quei moduli.
Hai non riusciva a
tenere lo sguardo fisso sui fogli per più di un minuto.
Tutti quei ragazzi
… davvero erano così preoccupati per quello
stupido test? Le sembrava un paradosso:la loro vita era affidata a dei
pezzi di carta. Oltre ad altre sfilze di prove corporali suicide, certo.
Eppure in quel momento
la cosa che l’affascinava maggiormente erano proprio le
centinaia, se non addirittura migliaia, di persone che si trovavano con
lei in quella stessa stanza.
Non poteva non
chiedersi a cosa stessero pensando:così ecco che
improvvisamente quel ragazzo là in fondo, con la testa china
e le spalle ricurve sulla scrivania diventava un giovane uomo in cerca
di salvezza e migliori condizioni di vita, mentre quella ragazza
… sì, quella tra le prime file, con
l’aria assorta e lo sguardo altrove, perso a vagare in
chissà quale altra galassia diveniva subito qualcuno che
s’era ritrovato lì quasi per sbaglio.
Amava studiare la
psiche della gente, l’aiutava anche a rilassarsi.
E lei, invece? Lei perché era
lì?
Non era moda, non era
necessità. Dopotutto, non provava sentimenti ostili nei
confronti della sua nazione d’origine:si trovava bene in
Cina. Certo, peccato che le fosse capitato più e
più volte di sentire la nostalgia dei campi di riso che si
estendevano fino alla linea dell’orizzonte e del giardino sul
retro della sua vecchia casa, dove era solita dedicarsi allo yoga, di
prima mattina.
Tutti quegli angoli di
verde erano stati semplicemente impensabili, in seguito al disastro
nucleare che aveva squassato la Terra. Probabile allora che
l’idea lontana e remota che, da qualche parte nel mondo,
esistesse un luogo dove trovare pace fosse ancora possibile fosse stato
il motivo principale che l’aveva convinta ad abbandonare le
proprie radici ed a recarsi presso quel luogo sconosciuto per testare
la sorte.
Forse allora era solo
curiosità, la sua:aveva sentito tanto a lungo parlare di
Arcadia, la città perfetta e, naturalmente, delle durissime
selezioni che venivano effettuate per selezionare quelli che venivano
considerati i “cittadini perfetti”.
Più volte
se lo era domandato, se ne sarebbe stata in grado, se sarebbe riuscita
a dimostrarsi all’altezza delle aspettative degli Arcadiani.
Così si
limitò ad abbassare lo sguardo bistro dei suoi occhi dal
taglio a mandorla sul test, mentre il corto caschetto di capelli neri e
liscissimi ondulava appena in avanti con il suo corpo e la mano non
impegnata a tenere la penna stringeva il qipao(2) in vita.
Come si suol dire, la curiosità ebbe la
meglio.
Jamila sorrise ancora
una volta, mentre voltava l’ennesima pagina.
Vero, i test erano
molto lunghi ed impegnativi, tuttavia un’inguaribile
ottimista come lei non riusciva ad esserne preoccupata:la prospettiva
dei giorni pieni di vita che l’attendevano, se avesse passato
tutte le prove, era irrinunciabile.
Dopo il giorno della
Luce l’intero globo terrestre era stato ridotto ad una landa
arida e desolata; il suo paese d’origine, l’India,
era sempre stato arido a causa del clima caldo. In seguito
all’esplosione, tuttavia, era diventato –come il
resto del mondo, d’altronde- d’un gelo
insopportabile.
Per questo
l’idea di un luogo dal clima mite e decisamente
più vivibile era tanto invitante da non poter rischiare di
perdere una simile opportunità.
Gli occhi grandi e
dall’intenso color ambra vagarono per la stanza,
meravigliandosi delle sue ampie dimensioni, del soffitto alto ed a
cassettoni e delle tende di tessuto broccato che decoravano il vecchio
palchetto in fondo alla stanza. Quella stanza era antica ed austera,
tuttavia non era una cosa poi tanto brutta:a Jamila dava
l’idea di un posto dove molte altre persone erano
già passate, calpestando il parquet dal colore caldo e
vivendo lì la loro vita.
Era una cosa che le
piaceva da impazzire, l’idea dell’energia che
doveva essere scorsa in quel luogo.
Così,
rinvigorita da una felicità tutta nuova, tornò a
gettarsi a capofitto sul test, curiosità e
felicità a guidarle corpo e mente.
Eleanor non riusciva a
capire perché tutta quella gente si affannasse tanto.
A dir la
verità non ci era riuscita nemmeno quella mattina, quando
aveva visto davanti alla scuola tutti quei ragazzi e tutte quelle
ragazze –specie le ragazze- agitarsi, muovere convulsamente
le mani in aria, parlare strepitando oppure addirittura,
l’apoteosi del ridicolo, piangere.
Non capiva davvero
perché quelle persone, per la maggior parte sue coetanee
peraltro, lasciassero che le emozioni influissero tanto su di loro:era
solo un test scritto, mica una nuotata nella vasca degli squali.
In realtà,
per quanto potesse sforzarsi di mostrarsi sempre fredda e razionale con
il resto del mondo, sapeva bene che dentro di lei quelle emozioni
c’erano, erano lì, ben presenti come in chiunque
altro, anzi forse anche di più, solo che col tempo era
diventata molto brava a celarle dietro una spessa maschera di cinismo.
Per quanto dunque
potesse essere in ansia per le Qualificazioni, nessuno lo avrebbe mai
potuto notare grazie a quella sua tipica espressione algida.
Dopotutto, forse è
anche meglio così, si ricordò.
Non aveva intenzione
di lasciarsi prendere da inutili sentimentalismi, tuttavia per un
brevissimo istante la sua mente volò tra le verdi colline
dell’entroterra scozzese, la sua terra natia:quei luoghi
ormai erano inimmaginabili, distrutti anni or sono dalla follia umana.
Per questo era qui,
come tutti del resto:ognuno di loro mirava ad Arcadia, perla della
civiltà, sperduta nell’ultimo angolo di mondo
ancora perfetto e non devastato da quella catastrofe che altro non era
stato il giorno della Luce.
Una nuova energia la
pervase, mentre concentrata e determinata più che mai
tornava al suo test, la coda di cavallo castana che le scivolava
giù dalla spalla sinistra.
Non avrebbe permesso
alle sue emozioni di influire così tanto su di lei proprio
in quel momento.
Aria aveva perso la
cognizione temporale. Si era infatti così concentrata sul
test da non accorgersi di quello che accadeva intorno a lei.
Perlomeno
finché una voce non risuonò nel silenzio
più assoluto.
«Cinque
minuti, ragazzi»comunicò loro infatti la
somministratrice dei test.
Doveva sbrigarsi, il
tempo era agli sgoccioli ed inesorabile stava scivolando via dalle dita
di tutti loro.
(1) Francese per “quella cosa
là”
(2) Tipico abito
cinese
Angolo
delle _eerie
{indovinate un
po’ chi è in ritardo?}
Buon salve a tutti
quelli che stanno leggendo!
Mi presento, sono Aria
e … sì, fondamentalmente volevo scusarmi per il
mio schifoso ritardo oltre che per le mie pressoché nulle
capacità di scrivere qualcosa di sensato
nell’angolo autrici.
So già che
il capitolo sia orribile ma che ci vogliamo fare? Ammetto di aver
attraversato un periodo in cui la mia fantasia per letteralmente
qualsiasi cosa è andata a farsi benedire. Alla fine
però mi sono convinta, così eccomi qui.
Passiamo dunque agli
oc presentati in questo capitolo –Aria e Cara le conoscevamo
già.
Ilyusha
“Ilya” Govorov (c) _Winter_
Coralie Bertrand (c)
_En_
Hai Liu (c) chion
Jamila Idowu (c)
Inazumiana01
Eleanor Cromwell (c)
czerwony
Nel prossimo capitolo
(che probabilmente sarà decisamente migliore ed
arriverà in tempi un po’ più celeri
poiché sarà curato da rie) presenteremo gli altri
cinque oc selezionati ma visto che siamo entrambe molto sadiche non vi
facciamo spoiler al riguardo, cosicché possiate crogiolarvi
nell’attesa.
Questo generalmente
è il momento in cui chiedo le impressioni sul capitolo
… ma visto che mi sono scocciata di suonare sempre
così ripetitiva credo che sarà meglio chiuderla
qui.
Let us know ~
_eerie
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3227779
|