Little Red Riding Hood

di ladystorm94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dolore ***
Capitolo 3: *** Caccia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


C’era una volta. Questa è la formula d’apertura di tutte le fiabe, ed è così che questa fiaba, la più celebre, amata e famosa del mondo, comincia. C’era una volta una bella bambina che viveva con la sua mamma in una deliziosa casetta. Era una bambina così bella e buona, che tutti gli abitanti del paesino in cui viveva le volevano bene. La bambina, inoltre, amava indossare un vivace cappuccio rosso che le aveva confezionato la nonna. Per questo, tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso. Un giorno la nonna, che viveva dall’altra parte del bosco, si ammalò e la mamma di Cappuccetto Rosso incaricò la bambina di portare alla cara nonna un cestino contenente una pagnotta fatta in casa e una fiaschetta di buon vino. Prima che partisse, la mamma le raccomandò di non fermarsi nel bosco e di non parlare con nessuno. Cappuccetto Rosso s’incamminò nel bosco, ma poco dopo giunse in una radura piena di fiori colorati e pensò bene di fermarsi a raccoglierne qualcuno per la nonna. Non sapeva, però, che un feroce lupo la spiava dal folto della foresta. A un certo punto, il lupo venne fuori e le disse: -Salve, bella bambina. Cosa fai tutta sola nel bosco?- e Cappuccetto Rosso rispose: -Sto andando a portare una pagnotta e una fiaschetta di vino alla mia povera nonnina che è ammalata.- -Mmm…- proseguì il lupo –Dove abita la tua nonnina?- -Dall’altra parte del bosco, alla fine del sentiero.- rispose Cappuccetto Rosso. Il lupo si grattò il mento con una zampa, pensieroso. -Bene.- concluse infine –Ora va’ dalla tua nonnina, che ti sta sicuramente aspettando con ansia. Arrivederci!- Cappuccetto Rosso terminò di raccogliere i fiori e procedette spedita verso la casa della nonna. A un certo punto, incontrò un cacciatore con un fucile in spalla e lo salutò con la manina. -Buongiorno!- disse il cacciatore. –Sai che è pericoloso per una bambina aggirarsi da sola nel bosco? Io sto dando la caccia a un lupo cattivo, per caso lo hai visto?- La bambina scosse la testa. -No, ho incontrato soltanto un lupo buono.- -Capisco. Puoi dirmi dove sei diretta?- -Sto andando dalla mia nonnina che abita dall’altra parte del bosco, alla fine del sentiero. Ora devo andare, arrivederci!- -Arrivederci, bambina, e fa’ attenzione!- Il lupo, che in realtà era il lupo cattivo che il cacciatore cercava, aveva raggiunto la casa della nonna, l’aveva divorata in un sol boccone, aveva indossato i suoi abiti e si era coricato nel letto in attesa di Cappuccetto Rosso. Quando la bambina arrivò e vide la presunta nonna nel letto, pensò che il suo aspetto fosse dovuto alle sue pessime condizioni di salute, così posò il cestino per terra, si avvicinò e le disse: -Nonna, ti ho portato una pagnotta fresca e una fiaschetta di vino da parte della mamma… oh, che orecchie grandi che hai!- -Mi servono per ascoltare meglio la tua bella vocina, bambina mia.- dichiarò la nonna, con una voce strana che fece preoccupare ancora di più Cappuccetto Rosso sullo stato di salute della nonna. -E che naso lungo che hai!- -Mi serve per sentire meglio il tuo profumo.- -E che bocca grande che hai!- si stupì infine la bambina. A questo punto, il lupo saltò giù dal letto con un balzo, si strappò di dosso gli abiti della nonna e si gettò sulla bambina. -E’ per mangiarti meglio!!- ruggì, e la divorò in un sol boccone. Ma il cacciatore, che si trovava nei paraggi e aveva sentito le urla della bambina, si precipitò alla casetta, uccise il lupo con un colpo di fucile e lo sventrò, liberando Cappuccetto Rosso e la nonna, la digestione della quali non era ancora cominciata. E vissero felici e contenti. Fine. O almeno, così dice la storia…

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Capitolo 2
*** Dolore ***


Rose correva. Correva da ore senza posa, senza fermarsi, senza pensare. E senza voltarsi indietro. Lei sarebbe dovuta rimanere per poter morire con lui, e il rimorso per non averlo fatto l’avrebbe perseguitata per sempre. Lui le aveva detto di correre, e lei aveva obbedito. Ma non abbastanza rapidamente da non guardarlo mentre veniva brutalmente decapitato. Non aveva versato lacrime né in quel momento né nelle lunghe ore che erano trascorse in seguito, ma se avesse potuto lo avrebbe fatto. Purtroppo lei era una vampira, e i vampiri non possono piangere. Rose continuò a correre, con i lembi del mantello rosso sangue che si muovevano leggeri. Il cappuccio, di solito calato sul viso, era ricaduto sulla schiena durante la corsa, rivelando il volto pallido e bellissimo della giovane. I lunghi capelli ondulati e neri come la pece nuotavano nel vento, e lunghe ciglia scure incorniciavano i suoi grandi occhi verde mela, dalle pupille allungate come quelle di un gatto. La donna si muoveva con agilità felina nella vegetazione della foresta, e gli stivali di pelle nera quasi non toccavano il suolo. Il pensiero del suo amato continuava a tormentarla. Il mezzo sorriso che illuminava costantemente il suo volto, le sue mani delicate che la cercavano in ogni momento, il suo desiderio di fuggire con lei verso terre ignote, la sua morte che aveva messo fine a tutto e che aveva cancellato in lei il desiderio di continuare a vivere… Rose avrebbe voluto morire, lo voleva con tutto il suo gelido cuore di vampira. L’unico modo di uccidere una come lei sarebbe stata la decapitazione, cosa che avrebbe ottenuto facilmente tornando indietro e consegnandosi a coloro che avevano ucciso il suo James, ma poi pensò che il suo James non avrebbe approvato. Rose si gettò sulla terra umida, sporcandosi l’abito nero, le braccia, le mani, e affondando le dita fredde, candide e dure come la roccia nel suolo fangoso. In quel momento, quel poco di anima che le rimaneva era nascosto in un remoto angolo della sua mente, mentre il dolore ne occupava il resto. Rose si perse nei singhiozzi di un pianto senza lacrime, soffocando la rabbia. Il suo cuore, che aveva cessato di battere più di cent’anni prima, sembrò ritornare in vita con il solo scopo di farle del male. Sentiva mille lame roventi che la trafiggevano, e allo stesso tempo non sentiva niente. Inginocchiatasi, levò al cielo le mani sporche di terra e scagliò un urlo straziante contro il cielo, che neanche i frastuono dei tuoni e lo scrosciare insistente della pioggia riuscirono a sovrastare. Al mondo, per lei, non c’era più niente che contasse, perché il suo mondo se n’era andato insieme a James, perché James era stato il suo mondo. Lui era il suo mondo. Lui lo sarebbe stato per l’eternità.

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Capitolo 3
*** Caccia ***


Shane amava cacciare. Lo amava sopra ogni cosa. Cacciava per vivere, per consolazione, o a volte per noia. Viveva solo, anche se poi non era una cosa così strana. Anzi, l’amore per la solitudine era una prerogativa della sua specie. Non era un nomade, come invece lo era la maggior parte dei suoi simili, ma la foresta per lui non aveva mai rappresentato una casa. Piuttosto, era un luogo sicuro. Un luogo sicuro, lontano da loro. Loro, l’incubo della sua specie. Shane affondò le zanne nella sua preda, dopo averla smembrata con gli artigli. Cervo. Il suo preferito. Aveva sempre preferito la sua forma di lupo a quella di umano. Quando prendeva sembianze umane, infatti, non poteva cacciare, fuggire, arrampicarsi, entrare in piccoli anfratti e grotte in cui usualmente si riparava dalle intemperie. Terminato il suo lauto pasto, il lupo grigio lasciò la carcassa lì dov’era e s’incamminò con calma nella fitta boscaglia. Aveva piovuto per tutta la notte, e il terreno era umido e scuro, e le zampe affondavano, mentre il fango s’insinuava sotto gli artigli. Shane drizzò il capo, in allerta. Non era stato un rumore a sorprenderlo, ma bensì un odore. Il loro odore, fortissimo e dolciastro sebbene la pioggia avesse contribuito a disperderlo. Shane drizzò le orecchie, in ascolto. Contro la ragione, contro l’istinto, contro la sua stessa natura, Shane cominciò a fiutare avidamente l’aria, cercando di capire da dove provenisse l’odore. Era curioso. Semplicemente curioso. Ne aveva visti tanti, di quegli esseri, ma stavolta era diverso. Sapeva benissimo che imbattersi in uno di loro poteva portare soltanto a uno scontro all’ultimo sangue, ma qualcosa gli diceva di cercare la fonte di quell’odore. E infine la trovò. Era uguale agli altri: bella, anzi, bellissima, con la pelle marmorea, il corpo snello e affusolato. Era piccola di statura, con una cascata di boccoli del colore della notte e gli occhi grandi, verde mela, cerchiati di viola come se non dormisse da una settimana. Be’, probabilmente non dormiva da secoli. Singhiozzava, piegata in due nel fango, e se i suoi fossero stati occhi umani avrebbero pianto. Sembrava fragile, piccola e diafana, ma il suo odore parlava chiaro: vampiro. Loro amavano la lotta più dei licantropi, quindi gli parve strano che quella creatura non l’avesse ancora attaccato. Dopotutto, lui era pochi metri alle sue spalle, ed era impossibile che non sentisse il suo odore, o il rumore del suo respiro. Solo una cosa può far dimenticare a un vampiro la sete di sangue, o quella di battaglia: la perdita del compagno. Quella vampira aveva perso il suo compagno. Ma Shane non poteva capirla: lui era un licantropo, e i licantropi non hanno compagni. La vampira si voltò verso di lui e, con un movimento tanto aggraziato quanto fulmineo, gli si gettò alla gola. Shane ebbe pochi millesimi di secondo per pensare che era impossibile che quella creatura avesse sete del suo sangue, visto che il sangue di licantropo era una delle poche cose in grado di uccidere un vampiro. Per quelli come lei, era il più potente dei veleni. Poi Shane si trasformò, la afferrò e la scagliò dall’altra parte della radura, mandando in frantumi la roccia su cui la vampira era atterrata. La creatura non si arrese, e si gettò con avidità su di lui. Voleva morire. Aveva perso il compagno della sua vita e ora voleva morire. Certo, la morte di un vampiro non poteva che essere una cosa positiva, ma non sarebbe di certo bastata una goccia del suo sangue per ucciderla: lo avrebbe di certo dissanguato. Riprendendo le sembianze di lupo, Shane provò a morderle un fianco. Pessima idea, perché poco ci mancò che le sua zanne non andassero in frantumi su quel corpo marmoreo. La vampira non demordeva e, tanto rapida da essere a malapena visibile persino per i suoi occhi da lupo, guizzò alla sua spalla muscolosa. Shane, come tutti quelli della sua razza, sapeva bene che non avrebbe mai potuto avere la meglio su una vampira. Con una mossa fluida, si scansò appena in tempo per evitare che i canini della creatura penetrassero nella sua carne, e si gettò nella foresta. Non gli piaceva scappare come un coniglio. Anzi, molto raramente gli era capitato i dover fuggire da qualcosa, ma non aveva alternative, Doveva fuggire. Dietro di lui, percepì il fruscio del cappuccio della creatura che lo inseguiva. Doveva fuggire il più lontano possibile. La caccia era appena cominciata.

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