A eterna vista

di Caramell_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 


Vedete, io l’amavo.
Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista
Vladimir Nabokov

 

 


 

 

 


Capitolo I

 

 

 

 

 

 

 

1)
C’è una macchia. Pagina trecentonovantaquattro. Una macchia scura vicino alla o arrotondata della firma del’autore. Una macchia. Su un suo libro. Castiel non riesce a capire come possa essere successo. L’inventario è ogni settimana. La libreria è piccola, confortevole, tutta in legno. Pochi volumi, copie limitate. Gli ordini arrivano puntuali ogni trentacinque giorni. Controlla lui stesso ogni volume prima di riporlo sullo scaffale.
Ma c’è una macchia. Pagina trecentonovantaquattro. Castiel passa l’indice sul bordo del foglio. Sta attento a non tagliarsi. 
È una copia più vecchia delle altre, con le frasi un poco scolorite, le immagini sbiadite al centro. Ha la copertina rigida. La biblioteca della piscina. Hollinghurst. Castiel adora quel libro.
E c’è una macchia.
Arriverà in fondo a questa storia.


 


2)
C’è uno nuovo, in libreria. Un cliente. Non è così strano. Ha due enormi occhi verdi, la barba sfatta. I pantaloni bassi, la camicia aperta. E la giacca di pelle. Castiel lo nota subito, lo segue con lo sguardo fino a che non scompare tra gli scaffali della sezione classica. E torna al suo libro. Non fa caso allo scorrere del tempo. Per un po’ si dimentica della macchia. Pagina trecentonovantaquattro.
Poi se lo ritrova davanti. Ha un’aria selvaggia, e disordinata. Non riesce a smettere di fissarlo, quando gli porge il libro, quando paga e va via. Non gl’ha nemmeno dato il resto. S’è distratto un momento. Gl’ha fissato le guance. Non sa perché.
Ci penserà per tutto il giorno. Poi dimenticherà.
Succede sempre.


 


3)
Il pomeriggio Gabriel si ferma in libreria. Si siede vicino a lui. E Castiel continua a leggere.
Suo fratello non sta fermo un momento. Muove le mani, e le gambe. Schiocca la lingua. Sposta lo sgabello, e sbuffa. Castiel solleva gli occhi dalla pagina. Assottiglia gli occhi.
- Gabe – lo chiama – fammi vedere le mani – e Gabriel è furbo, e infantile. Ma ha le dita pulite. Ridacchia, gli mostra i palmi aperti.
- Cos’è? – gli chiede – vuoi farmi la proposta?
Castiel aggrotta le sopracciglia, storce la bocca – Ho trovato una macchia – rivela – sembra grasso, ma non ne sono sicuro – gli lascia andare i polsi, lo guarda storto. Ma pensa sia innocente. Ne è sicuro. A Gabriel non interessano i libri. Non ne legge uno da anni. Castiel ne è profondamente dispiaciuto.
- Una macchia?
Annuisce, incrocia le braccia – Sull’ultima pagina. Vicino alla firma – specifica – Non ho idea da dove venga o come ci sia finita – è davvero un peccato. Terrà quella copia per sé. Non che gli dispiaccia, e non può fare altro.
Lo leggerà di nuovo. Leggerà fino a consumarlo.


 


4)
È colpa di Sam. È sempre colpa di Sam. Lui e la sua fissa per le leggende e i libri ammuffiti e qualsiasi altra cosa abbia a che fare con mostri e creature soprannaturali.
Dean lo odia. Non è proprio così. Ma lo odia comunque. Lo odia perché lo costringe a svegliarsi il sabato mattina, alle otto. Lo odia perché gli mette un foglio in mano, perché lo sbatte fuori di casa, e gli urla di muoversi.
Librerie. Dio. Dean detesta le librerie. E Sam. Niente d’interessante, solo pagine e pagine e pagine stampate. E muffa. E legno. E zitelle acide dietro al bancone. E librai ingobbiti. E occhialoni da nerd.
Quindi si, Dean detesta le librerie. Tutte. Più o meno.
Il fatto è che c’è questo negozietto, a metà strada tra la pizzeria e il suo negozio di dischi. Suo non perché è suo, ma perché è bellissimo. Ma. Dean l’ha notato pochi giorni prima, di ritorno dal lavoro. Cercava un libro per il compleanno di Sam.
È un posto piccolo, un angolo di strada più appartato degli altri, un ritaglio d’asfalto completamente coperto di legno. È stato una sorpresa. Niente zitelle acide. Niente muffa. Niente pagine ingiallite stravecchie di generazioni. Ma occhiali da nerd, quelli si. E occhi enormi, e blu. A Dean sono sempre piaciuti gli occhi blu. Capelli spettinati. Un maglione sformato, enorme. Labbra piene.
Passa da lì ogni volta che può. Dopo o prima del turno.
È dai tempi del liceo che Dean non s’innamora. Non si ricorda nemmeno come si fa.

 



5)
Dean ci torna una settimana dopo. Ha bisogno di una copia de Il Mago di Oz. Frank Baum. È per il compleanno di Charlie. Mancano ancora due mesi. Non importa. Così non dovrà pensarci dopo.
Quella specie di angelo è ancora lì. Legge come la prima volta che l’ha visto. Si solleva gli occhiali col dito, rifinisce le pagine col pollice, assorto si lecca le labbra. Dean non ci fa caso. Non troppo. Ha trovato il libro che cercava. È un po’ più vecchio di quello che si aspettava. Originale. Leggermente arricciato sui bordi. A Charlie piacerà da morire.
S’avvicina al bancone come se fosse un ladro, come se si vergognasse. È una cosa stupida. Deve solo pagare un libro. Sfodera uno dei suoi migliori sorrisi. Ammicca. Mio Dio. È patetico.
- Ehi, angelo – gli dice, un po’ ad alta voce, un po’ per farsi notare – Sono dodici dollari e venti – perché non sembra importargli niente di Dean, e rimane fisso sul suo libro. E a Dean non piace essere ignorato. Per niente. Accarezza quelle pagine sporche come se fossero di cristallo. Dean vorrebbe che toccasse anche lui. È fottuto.
- Non è angelo – gli sente dire, ancora impegnato, ancora lontano – È Castiel – e poi Castiel solleva il viso, e lo guarda. Lo fissa. Non smette più. E Dean sorride tanto che poi gli pizzica la pelle.

 



6)
C’è una macchia. Pagina duecentocinquantanove. Una macchia scura vicino alla prima frase del ventiduesimo capitolo. Un’altra. Su un suo libro. Castiel non riesce a capire come possa essere successo. Di nuovo. Sta diventando snervante.
Si arrovella il cervello per ore. Controlla ogni scaffale. Ogni tanto sfiora un libro a caso.
E la trova. Pagina duecentocinquantanove. Lo spettro. Nesbo. Parte seconda. Capitolo ventidue. È più piccola della prima. Forse la metà di un’unghia. Ma è una macchia. La seconda nel giro di una settimana.
Probabilmente è un cliente. Ne è abbastanza sicuro. Potrebbe essere inchiostro. Oppure olio. Non ne ha la più pallida idea. Non riesce a pensare ad altro.
Poi entra Dean. Fa un cenno con la testa, e lo chiama angelo. Anche se è solo Castiel, anche se non è niente di speciale. E tutto il resto passa in secondo piano.

 



7)
Dean gli porta il caffè. Non è così strano. Non lo è per niente. Si conoscono già da un mese. E a Cas piace il caffè. Cas. Dean lo sa perché gliel’ha chiesto il giorno prima.
Era tornato in libreria per Sam. È sempre colpa di Sam. Lolita. Nabokov. Dean non vuole nemmeno sapere perché legga libri simili. Forse dovrebbe cominciare a preoccuparsi.
Comunque. Caffè, si. A Dean piace il caffè. Amaro, senza fronzoli. Solo caffè. Anche a Cas piace il caffè. Latte. E zucchero. Troppo dolce per lui, l’ha già provato. Ma per Dean sono, tipo, anime gemelle. Nessuno riuscirà convincerlo del contrario.
Quando l’ha visto uscire di casa, quella mattina, Sam non ha fatto altro che prenderlo in giro ininterrottamente per almeno cinque minuti buoni. Fratello ingrato. Gliela pagherà. Ma a Dean non importa, dopotutto.
C’è Castiel, oltre il bancone. È sempre lì, e legge. Una sola volta l’ha beccato in giro per il negozio. Rovistava tra i libri. Controllava pagine, e copertine. Aveva una faccia concentratissima. Le sopracciglia aggrottate, la bocca arricciata, i capelli annodati, le guance rosse. Dean l’aveva trovato più bello del solito. Anche adesso lo è. Bello davvero. Di una bellezza calma, spontanea.
Dean non riesce a pensare ad altro se non a baciarlo.
Tamburella con le dita sul bancone. Gli sventola piano la tazza davanti al naso – ehi, angelo – e allora Castiel solleva gli occhi, guarda prima lui, poi il caffè, e sorride – ciao, Dean
Dean cataloga quel momento come il migliore della giornata.


 


8)
- Vieni con me – sussurra una volta.
Castiel lo fissa un momento, aggrotta le sopracciglia – perché?
- Solo, vieni con me, Cas – Cas. Gli piace come suona. Come se fossero amanti, complici di una vita. Come se potessero diventarlo.
Dean ha gli occhi più accesi del solito. Sempre verdi. Brillanti. La giacca di pelle. Le labbra rosse. Castiel si sente piccolo vicino a lui. Felice.
Fuori è già buio. Gabriel è tornato a casa. Può chiudere la libreria un po’ prima, quella sera. Non verrà più nessuno.
Afferra la giacca, e le chiavi – dove andiamo? – e Dean solleva gli angoli della bocca. Ridacchia. È terribile. E meraviglioso. Castiel si rende conto in quel momento che lo seguirebbe anche se lo portasse all’Inferno.


 


9)
Dean gl’allunga una birra. La prima. Non della serata. La prima e basta. Castiel la fissa un poco, l’afferra titubante.
Da lì si vede la città. Tutta. E le stelle. Sono la cosa più bella dell’intero panorama. A parte Dean. Ma questo non c’è bisogno che qualcuno lo sappia. Mai.
La birra è terribilmente amara. Castiel stringe gli occhi, arriccia il naso. Sente Dean sbuffare un po’, ridere flebile. È orribile. Pizzica. E Dean gli s’avvicina. Sorride. A Castiel fa male lo stomaco. E il cuore.
- Era la prima? – e lui annuisce, gli occhi fissi sotto di lui, sulle luci della città.
Dean scuote la testa, lo fa spesso. Solo quando è con lui – Mi dispiace, angelo. Credevo fossi abituato.
A Castiel a volte stanno scomodi, i sentimenti. Gli sembrano così complicati, inutili. E dolorosi. I libri. Ecco. I libri sono meglio. Ma Dean gli fa provare qualcosa. Qualcosa che fa paura. E non somiglia a niente.
Castiel non è proprio sicuro che non ne valga la pena.


 


10)
Castiel non ha mai guardato la città dall’alto. Non c’ha mai pensato. Posti come quello sono un po’ fuori dalla sua portata. Un’enorme collina a picco. Un muretto.
Fissa per più di un attimo Dean, la birra che ha in mano – Mi piace quando lo fai – confessa, lo sguardo ancora fisso, la pelle fredda.
- Cosa?
- Quando mi guardi, e mi chiami angelo – e Dean sussulta, un sorso ancora intrappolato in gola. Si sfiora un sopracciglio. Ha la bocca riarsa.
- Davvero?
Castiel annuisce. Sposta lo sguardo lontano. Non l’ha mai notato. C’è pace, su, in alto. È come essere vicini al Paradiso. Ancora un poco. Solo per un momento – Mi fa sentire migliore. Migliore di quello che sono – e Dean rimane in silenzio. Non importa niente. Va bene così. Non è mai stato troppo bravo, con le parole. E Castiel è vero, è vicino a lui.
Sono anni che Dean non si ferma un momento. Anni che non guarda le stelle. È una cosa stupida. Inutile. E melensa. Le ragazze non vogliono guardare le stelle. Almeno non quelle che ha conosciuto Dean. Ma Cas non è una ragazza. E ha due occhi grandi, e limpidi. Come quelli dei bambini. E appena li ha visti Dean ha deciso che le stelle erano un’opzione più che plausibile. Aveva ragione.
È uno spettacolo meraviglioso. Non solo il cielo. Anche Cas.


 


11)
- E tu che cosa fai, Dean?
Dean distoglie lo sguardo. Beve – Ho un officina
- Si?
- Si, Cas – un altro sorso. Finisce la birra. Solleva gli occhi – Non è proprio mia, in realtà. È più di Bobby. Lavoro lì da una vita, ormai – un suono ovattato gli riempie le orecchie. Comincia a fare freddo. Si alza il vento. E Dean rabbrividisce – Impazzirei se dovessi lasciarla.
È tutta la sua vita. E poi c’è Sam. Ma Sam è una parte del suo cuore. Non è paragonabile. A niente. A nessuno. Forse un poco a Cas. Non ancora. Spera in futuro. Spera presto.
Pensarci è speranza, evanescenza. È solo triste. Dean vede Castiel annuire, chiudere gli occhi e stringere le spalle, rannicchiarsi nel suo trench.
A Dean fa solo tenerezza. Non può farci niente. Poggia la bottiglia vuota sull’erba, e si lecca le labbra. Poi allunga un braccio – vieni qui – sussurra. E Castiel lo fissa. E arrossisce. Mio Dio.
- Dean – pigola. E schiude le labbra, incava le guance. È rosso anche sulla punta del naso.
A Dean viene quasi l’impulso di cavarsi gli occhi – andiamo, angelo – gli dice – non voglio vederti congelare – e Cas l’accontenta. Signore grazie. S’allunga su di lui. E infila la testa nell’incavo del suo collo. E Dean d’improvviso si sente meglio. Cas è caldo, e dolce, e morbido. S’incastra perfettamente tra le sue braccia. Dean gli deposita un bacio sulla fronte. E se lo sente tremare addosso. Stringe. Forte.
Lo tiene stretto tutta la notte. E si sente a casa.


 


12)
- Cos’è che ti piace, comunque? – Castiel sente l’odore della sua pelle. Gli trema il respiro. E gli pizzica il sangue.
Ci pensa un po’ su – Hamburger – bisbiglia – Si – e annuisce, deciso – hamburger
Dean ridacchia. La cassa toracica che si muove. Vibra – d’accordo, allora – promette – la prossima volta ti porto in un posto. Fanno i migliori hamburger d’America.
Castiel sposta la testa, solleva lo sguardo – è una promessa?
Dean glielo sussurra tra i capelli, il fiato caldo che gl’accarezza le ciocche – è una promessa – e si sente meglio.
- E poi? – gli chiede. Castiel gli tocca col naso la pelle morbida della giugulare – e poi niente – gli soffia un orecchio – Mi piaci tu – e Dean gli sfiora la nuca con le dita. E sorride. Piccole rughe gli si formano attorno agli occhi. Sente il suo cuore gonfiarsi. Quasi scoppiare. E ci pensa.
Prima di Castiel non sembrava così bello innamorarsi.

 



13)
Bobby vede Dean più felice del solito. Gira per il negozio con un sorriso ebete sulla faccia. Canticchia. È raro. Così raro da far spavento.
C’ha pensato un po’ su. Una donna. Deve essere una donna. O una fornitura a vita di crostate alla ciliegia. No. Poco probabile.
Quindi, si, una donna. È l’unica spiegazione. Non una qualsiasi però. Una di quelle vere. Di quelle forti, e giuste. È probabile che Dio abbia finalmente ascoltato le sue preghiere.
Deve parlarne con Sam. Forse lui sa. E poi Bobby è un impiccione, soprattutto quando si parla di Dean, e di Sam. Sono i suoi ragazzi. Li ha cresciuti, e gl’ha pulito il naso. Ne ha tutto il diritto. E vuole vederli felici.


 


14)
- Mio padre era un uomo violento – comincia una sera. Sono passate altre due settimane. Quel muretto è ancora lì. E anche loro. Dean non sa perché glielo sta dicendo. O forse si, forse lo sa. È importante. E oggi è uno di quei giorni. E Cas è lì. È solo per stare meglio.
Dean ha già gli occhi rossi. Castiel rimane in silenzio. Non respira nemmeno. E ascolta.
- Picchiava me. Mio fratello. E mia madre. Poi lei è morta. E io e Sam siamo rimasti soli – si ferma un secondo. Tormenta col pollice l’etichetta della bottiglia – lui, lui non faceva altro. E Sam era così piccolo allora. Invece adesso, adesso è un gigante – sorride – ma prima non sapeva difendersi. Ero io che non riuscivo a difenderlo. E, e niente. Alla fine, niente. Siamo finiti in affido. Non importava a nessuno. Non è mai importato a nessuno.
Castiel non riesce a capirlo, non fino in fondo. Ma anche lui non ha avuto un padre. Anche se una volta l’ha avuto. E poi l’ha perso.
Dean guarda la città che gli dorme sotto i piedi – Sono scappato – sussurra – sono scappato e l’ho lasciato lì – e c’è tanta di quell’amarezza. Ce l’ha negli occhi, e sulle mani. In testa, e sulle labbra. E allora Castiel si rende conto che adora Dean. Anche s’è tutto spezzato.
- E poi ho incontrato Bobby e lui, lui mi ha aiutato, aiutato davvero. Mi ha dato un lavoro, una casa. E io gliel’ho chiesto, dopo un po’. Gli ho chiesto di prendere anche Sam
Dean solleva lo sguardo. Gli si fa più vicino. E Castiel gl’allunga una mano su una spalla.
Rimangono così fino a che non comincia a piovere.


 


15)
C’è una macchia. Pagina centoventicinque. Chiamami col tuo nome. Aciman. Una macchia minuscola appiccicata al cinque. Una macchia. Su un suo libro.
C’è anche Dean. È dietro di lui. Gli bacia un orecchio. La base del collo. Gli sorride sulla pelle. Lo chiama angelo. Anche se è solo Castiel, anche se non è niente di speciale. E poi lo bacia. Sul serio però. Con la bocca, con tanta lingua. Gli fa scivolare una mano sotto la camicia. E Castiel allontana il libro dal bancone. E pensa.
Un giorno, forse, glielo dirà. Ma nel frattempo. C’è una macchia sul suo cuore.
Si chiama Dean Winchester.

 


































Note: E sono tre. Sto migliorando. E' un periodo strapieno a sono felice di essere riuscita a finire anche questa. La prossima aspetterà.
Bene. Se siete arrivati fino a qui avete tutta la mia gratitudine. Mi farebbe davvero piacere cosa ne pensate. Della storia, dei personaggi, di un po' tutto in generale.
Grazie. Davvero

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


 



L’uomo che non soffre, a malapena esiste
Antonio Porchia

 

 

 

 

 

 

Capitolo II

 

 

 

 

 

 

 

1)
È ufficiale. A Dean piace baciarlo. Non riesce a smettere. Non ci prova nemmeno. Castiel è come una verginella, pudico fino all’eccesso. Arrossisce. Ogni volta. E, cazzo, Dean lo adora quando arrossisce. Lo adora sempre. Ma questo non è importante.
L’inverno dona a Castiel una bellezza diversa. Una bellezza giocosa, infantile. È come se sotto la neve diventasse bambino. Germogliasse.
Dean gli bacia le guance rosse per il freddo, le labbra viola. E Castiel ha gli occhi blu, più blu del solito. Di un blu elettrico, acceso. E lo bacia con lo stesso ardore di quando è primavera.
Dean non potrebbe desiderare di meglio. Ha Cas. Cas. E le sue mani grandi. E la sua bocca. E il suo collo lungo. Non sembra male, visto da fuori. Non lo è.
Castiel è quotidianità, vita pienamente vissuta, calma. Castiel è ossigeno, e nient’altro.
Respiro.


 


2)
Dean va a prenderlo la mattina, prima del lavoro. Aspetta. E gli sembra di aspettarlo da una vita.
Castiel si sbatte la porta alle spalle. Apre la portiera. Sprofonda nel sedile. E mormora – ciao, Dean – ha la voce assonnata, e le palpebre gonfie di sonno. La voce bassa, i capelli annodati. Una sciarpa stralunga gli penzola da una spalla. Dean non può fare altro che sorridere. È adorabile. Ha le labbra arricciate, le punte delle orecchie già rosse.
Dean osserva il cielo dal finestrino appannato. È plumbeo, opprimente. Grigio e sporco. Poi guarda Cas, e vede solo dolcezza. Lo fissa a lungo, socchiude gli occhi.
E Cas si sfrega le mani, respira forte. Volta la faccia – cosa? – e Dean si sente patetico. Mette in moto, prova a non arrossire.
- Niente – borbotta – niente.
E spera che il viaggio sia più lungo del previsto.


 


3)
Una volta gliel’ha chiesto. Dal nulla – Cas?
- Mnh?
- Perché una libreria?
Cas ha poggiato le mani sul bancone. Ha abbandonato il suo libro per un secondo. Un secondo solo. Se questo è un uomo. Levi.
- Perché mi è sembrato un buon posto – gl’ha detto, gli occhiali calati sul naso, la faccia seria.
E Dean c’ha riflettuto – per cosa? – gl’ha sfiorato una mano.
- Sparire – e Dean gl’ha sorriso. A Castiel è sembrato orribilmente triste.
Ha capito.


 


4)
Dean vive con suo fratello. Castiel lo sapeva. L’aveva immaginato. Sam. Lo stesso Sam dei libri. Lo stesso Sam che gl’ha rubato il cuore. Ogni volta che parla di lui Dean sembra felice, e addolcisce lo sguardo.
- È mio fratello – dice sempre – Il mio secondo pezzo di cuore
Castiel schiude le labbra. Si fa più vicino – E il primo? – domanda. E pensa a Bobby. E a sua madre. A suo padre. Al padre che era prima d’impazzire.
Ma Dean ha gli occhi che brillano. Letteralmente. E sorride. Cas s’innamora un po’ di più ogni volta che sorride – Il primo sei tu, angelo
E Castiel lo bacia a fondo. Senza paura. Lo bacia tanto che, alla fine, fa male lasciarlo.


 


5)
Quindi, si. Sam. Sam è un colosso. Un armadio coi capelli lunghissimi e gli occhi gentili.
Si sono incontrati una sera di Dicembre, coi fiocchi che ancora si scioglievano e il vento che solleticava le orecchie. Sam l’ha guardato dalla testa ai piedi. È stato imbarazzante. Non troppo, però. Ha riso un poco, chiuso e aperto gli occhi. Gl’ha ricordato Dean. E il suo modo d’arricciare il naso. Ma tutto gli ricorda Dean. Perciò.
Poi Sam s’è avvicinato – Castiel, giusto?
- Si – s’è fermato – Castiel – come se non lo sapesse nemmeno lui. Come se fosse importante. E allora Sam l’ha abbracciato. Ha stretto. Forte. A Castiel sono tornati in mette gli abbracci di Dean. Lo stesso fuoco, e lo stesso calore.
Quando l’ha lasciato andare Sam ha, solo, annuito – Lo sapevo che eri bello
Castiel ha inclinato la testa, scoccato un’occhiata obliqua a Dean. L’ha visto trattenere a stento una risata. Gli si è attorcigliato lo stomaco, appannata la vista.
- Davvero?
Sam ha sogghignato – Mio fratello ha buon gusto – ha detto. Gl’ha fatto l’occhiolino. E Castiel è arrossito. Fino alla radice dei capelli. S’è coperto di macchie. Dean avrebbe voluto mangiarselo – L’ha preso da me.
Poi Sam g’ha messo una tazza di cioccolata calda in mano. E Castiel ha sospirato, felice.


 


6)
Dean scopre che adora un sacco di cose, da quando ha conosciuto Castiel. La cioccolata, per prima. Quella alle nocciole. E quella disciolta. Quella che Cas gli offre la sera, quando il turno è finito. E il sale. La pioggia. Il freddo. Il freddo perché così può stringerlo. E baciargli le mani. E gli hamburger. E l’odore dei libri appena stampati. Le copertine rigide. Gli occhialoni da nerd. Quelli della prima volta. Quelli che gli fanno degli occhi enormi.
E poi, poi Dean adora la libreria di Cas. È piccola, e appartata. Silenziosa. Libera. È il posto perfetto.
Fuori si gela. Sono le cinque del pomeriggio, e il sole già dorme. Dean abbraccia Castiel da dietro. Gli lascia un bacio alla base della nuca. Sotto un orecchio. Su una guancia. Castiel s’arrotola addosso a lui. Quasi si stiracchia come un gatto. Inarca piano la schiena. Gl’accarezza le guance. Dolce. Dean sente il suo respiro infrangersi sulle labbra. Gli tocca la schiena. Solleva una piega del suo maglione. Vorrebbe toccarlo. Di più. Più a fondo. E prenderlo. Completamente. Vuole farlo da quando l’ha conosciuto. Ma Castiel gli ferma le mani. E lo lascia andare.
E Dean lo bacia un’ultima volta. S’allontana.


 


7)
Castiel ha le fossette. Dean non sa perché non l’ha notato prima. L’hanno distratto gli occhi. Probabile. Ma. Si. Cas ha le fossette. Quando sorride. E quando s’imbroncia, e piega la testa. Lo fanno sembrare un bambino piccolo, un batuffolo alle prime armi.
Sono adorabili. E Dean glielo dice – Sei bellissimo – bisbiglia.
Cas sussulta, e arriccia il naso – E tu un bugiardo
Dean lo guarda, gli schiocca un bacio umido sul mento, all’angolo della bocca. Proprio lì. Sulla fossetta di destra. Poi lo guarda. E ci pensa per la prima volta.
Cas ha la meraviglia negli occhi.

 



8)
- Dean – lo chiama una volta. Castiel ha un modo tutto suo di farlo. Come se dovesse sempre domandargli qualcosa. Come se avesse paura. Dean non l’ha notato subito. Fa finta di niente. Non è importante.
Sono al loro posto. Imbacuccati, coperti fino agli occhi. Fa così freddo che a Dean lacrimano gli occhi. Ma è il loro posto. Ci tornano una volta ogni mese. È bello così.
- Cosa?
Castiel socchiude gli occhi – Vuoi fare sesso? – Dean si strozza con la sua stessa saliva. Tossisce. Merda. Lo guarda con tanto d’occhi. E Castiel inarca le sopracciglia. E Dean lo trova adorabile. Però. Merda.
- Ch-che significa? – balbetta. E Cas si lecca le labbra. Sono screpolate. E rosse. Invitanti.
Dio. Castiel continua a fissarlo – Ti ho chiesto se vuoi fare sesso – E si, tante grazie.
Se non fosse sconvolto scoppierebbe a ridere.
Dean si morde un labbro. Gli si fa più vicino – Si, angelo. Lo so – si tocca un sopracciglio. Castiel ha imparato che lo fa quando è in imbarazzo. Forse non va bene, chiedere. Prende nota – Tu credi che io voglia fare sesso?
- Beh, si
Dean solleva un angolo della bocca. Gli si arrossano un po’ le orecchie. È colpa del freddo. Sul serio.
- Solo se lo vuoi anche tu – dice. E gli sfiora una guancia fredda con le dita. La linea della mascella. E il mento. Continua a trovarlo bello. Non può farci niente.
Castiel inclina un poco la testa – Ma tu vuoi fare sesso – e Dean sbuffa. Lo ammette – Si, voglio fare sesso – L’ha detto troppe volte. Comincia a essere disturbante – io voglio toccarti sempre, Castiel – e il suo nome sa di dolce, sulla lingua. Di cioccolata, e di inchiostro – voglio prenderti, e non lasciarti più andare. Baciarti fino a sfinirmi, fino ad averne abbastanza. Voglio che tu sia mio, e mio soltanto. Voglio un sacco di cose. E si, voglio fare sesso. Ma non devo volerlo solo io – sorride, e Castiel si scioglie. Non ha speranze. È Dean. Solo Dean. Non importa nient’altro.
- Voglio che tu mi desideri così come io ti desidero. E alla fine voglio baciarti, e sussurrare il tuo nome. Niente di più.
Poi rimane zitto. S’allunga verso di lui. Si sente un idiota. Ma è Cas. Cas. E Castiel si spinge la sciarpa sulla bocca – Dean? – lo chiama.
- Si?
Gl’afferra una mano – Puoi baciarmi?
E Dean ride. E l’accontenta.


 


9)
Anche Castiel ha un fratello. Sei, in verità. Sei. Ma Gabriel è l’unico che vive con lui. E Dean non è ancora pronto, non ad incontrarli tutti assieme.
Gabriel sembra Sam in formato tascabile. Più un’eccessiva dose di metamfetamina tagliata male. Lo guarda con gli stessi occhi di Cas. Ma no. Non sul serio. E fissa. Merda. È inquietante.
Poi abbraccia Castiel, e gli scompiglia i capelli.
- Tu non mi piaci – gli dice.
E Dean già lo detesta.

 



10)
C’è una macchia. Pagina centotrentanove. Sei la mia vita. Ozpetek. Una macchia grossa quanto una falange. Una macchia. Su un suo libro. Una macchia più grande delle altre. Una macchia. La quarta. Questa però è strana. Sfocata, puntella ai bordi. In movimento. Enorme.
Castiel aggrotta la fronte, si stropiccia gli occhi. C’è una macchia. Pagina centotrentanove. Capitolo nove. Il coraggio di essere se stessi.
È come un presentimento. Un dolore sottopelle. E Castiel un po’ ci crede, al dolore. E mette quel libro da parte. L’appoggia su uno degli scaffali in basso. Dovrà indagare. Sul serio questa volta. Ma ci sta pensando troppo, è sicuro. E non ha paura.
E quando Dean passa a prenderlo Castiel l’abbraccia forte.
- Mi sei mancato – gli dice. Dean lo stringe, gli sfiora una guancia col naso. Ha il collo freddo. E soffice.
E il suo cuore riprende a battere.

 


































Note: Non ho idea del perchè alla fine sia diventata una long. Non era nei piani. Per niente. Non adesso che ho ripreso la scuola.
C'è una sola spiegazione. Sono pazza.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


  
Ogni volta che mi guardi, nasco nei tuoi occhi
Jorge Riechmann

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Capitolo III

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1)
Stanno così bene insieme che Sam quasi non ci crede. Quasi però. Dean sorride più spesso. E ridacchia. Sul serio. Tre mesi. Tre miseri mesi. E Sam non si ricorda d’averlo mai visto più felice. Va bene così, comunque. Era anche ora.
Castiel va a trovare anche lui, qualche volta. Più passa il tempo e più si fa bello. Oggettivamente parlando, certo. Da un punto di vista distaccato e puramente scientifico. Ecco. Si. Ha gli occhi così blu che fanno spavento. Dean non fa che ripeterlo.
- Mi pare un miracolo, Sammy – gli dice – uno di quelli veri. Ma ho paura. Una paura terribile
Anche Sam ha paura. Non ha capito ancora di cosa, ma ha paura.
Ed è uno schifo.
 
 
 
 

2)
Dean gli porta il caffè quasi tutte le mattine. Castiel lo vede entrare tutto infagottato, lui e la sua giacca di pelle. Lo bacia piano. E gli ruba il caffè da sotto il naso.
È una specie di routine consolidata, la loro. È come se si conoscessero da anni. A nessuno dei due dispiace. E ogni volta che Dean lo guarda è come fosse la prima.
Di Cas gli piace tutto. E il naso. Gli occhi. E la bocca. Dio. La bocca. Le orecchie, le mani, e tutto il resto. E anche a Cas di Dean piace tutto. E i sorrisi storti. Le dita lunghe. E le labbra, le braccia. E anche i capelli, gli occhi. Gli occhi sono i suoi preferiti.
Dean lo adora, il loro modo d’amarsi. Perché sì, anche se non l’hanno ancora detto. Dean non lo dirà. Non con le solite parole. Cas non lo capirebbe. È un presentimento.
Però può dimostrarglielo. Ogni giorno. Anche per il resto della sua vita. Anche se si lasceranno.
Fa l’equilibrista tra le sue ciglia. A se stesso, promette.
 
 

 
 
3)
Di notte la volta celeste era un tripudio di stelle. Castiel si sporgeva in avanti. E vedeva una coppia, laggiù. Si tenevano per mano. E si baciavano. Castiel non faceva che guardarli. Insistentemente. Provava a contare i loro baci. Uno, cominciava. E due. Lei aveva il collo lungo come quello dei cigni. Due meravigliosi occhi verdi.
A Castiel piacciono gli occhi verdi. E le persone che si baciano. Michael gli ha sempre detto che lo fanno perché si amano. Ma Castiel non capiva.
- Fa male? – chiedeva. E Michael rimaneva zitto.
Sospirava.
 
 
 

 
4)
Michael è il più bello, tra i suoi fratelli. È coraggioso. E paziente. È a lui che Castiel faceva tutte le domande. Hanno passato una vita intera, insieme. A guardare.
Castiel non conosceva niente. Aveva una curiosità senza limiti. Gli occhi gli si tinsero del colore del cielo. Gli si scurì la pelle. La schiena.
Michael scandiva bene le parole. Le frasi – Non è bene essere troppo curiosi, fratello – diceva. E gli spiegava cos’è l’odio. Non ha mai provato a parlargli dell’amore.
- Ti basti ciò che abbiamo. Desiderare non è concesso – e Castiel si sporgeva ancora. Uno. E due. Lei aveva la pancia gonfia. Il collo lungo dei cigni. E lui le teneva una mano.
Tre.
 
 
 
 

5)
A Castiel bruciarono le scapole.
- Vi prego – bisbigliò. E Michael gli scavò le clavicole con le dita.
Contò le stelle. I baci delle coppie. Uno. Due.
Gabriel urlò, in pena. Castiel gli sorrise, giusto un attimo.
E Michael gli coprì gli occhi con le mani.
 
 
 

 
6)
Le dita di Dean sono fredde. Sempre. Gli si infilano sotto la camicia. Gli circondano i fianchi. Gentili. Gli si arrotolano tra le gambe. E le braccia di Dean sono calde. Le braccia di Dean sono casa. Castiel gli bacia la punta del naso, il collo scoperto. Si accoccola addosso a lui come un bambino. E Dean gli solletica il petto col respiro. Morde un capezzolo. Veloce. Gli lecca le cosce, le sue orribili ossa sporgenti, la costellazione di nei che ha sulle spalle. E in quel momento Castiel rivede le stelle – Guardami – sussurra.
Trova se stesso negli occhi di Dean.
 
 
 
 

 7)
Dean è sopra di lui e lo chiama angelo. Lo guarda come se fosse la cosa più bella del mondo e – smettila – e poi – ti prego – ma Dean inclina la testa. Piano, verso sinistra. Gli bacia i polsi e i palmi, gli angoli delle ciglia.
Ingoia le sue lacrime. Tutte. L’adora fino a che non sorride.
 
 
 

 
8)
È notte fonda, e fa un freddo cane. Dean ha un’unghia sporca di olio. Nera fino alla nocca.
Gli morde il labbro inferiore quando si baciano. E Castiel gli ridisegna le ossa con la lingua. Esplora il suo corpo con la punta del naso. E poi c’è una macchia. È puntellata ai bordi. In movimento. Enorme. Proprio lì, sopra Dean. Nella curva dolce d’un suo polpaccio.
È come una carta che brucia. Ha i contorni che si espandono, il centro ruvido e bruciato.
Castiel sbatte le palpebre. Regala a Dean tre baci, scala la sua spina dorsale, le sue cosce. Uno. E due – ti amo – gli dice. Si sporge tra le stelle. Guarda in basso, laggiù, tra le coppie. E gli bruciano le scapole. Dean è bellissimo. I suoi sospiri gli baciano il mento. Ha le guance sudate, gli occhi felici. Castiel se lo stringe al cuore. Respira.
E Michael gli copre gli occhi con le mani.
 

 
 
 
9)
Gabriel glielo diceva spesso – Non lo farai
Sembrava così sicuro – Gli angeli non scelgono gli umani, fratello – muoveva le labbra per non destare sospetti – Non lo meritano
E Castiel rispondeva sempre allo stesso modo – è solo amore, Gabe – girava un’altra pagina. Sorrideva sulla carta , tra gli scaffali di legno.
- Lo pagherai – disse. E Castiel annuì – Andrà bene
Non si perdonerà mai per averlo fatto piangere.
 
 
 

 
10)
Castiel va pazzo per il verde degli occhi di Dean. Per i fili d’oro che ha al posto delle ciglia. E per la sua bocca umida. Per il sapore della sua lingua.
Si è innamorato di lui in automatico. A prima vista. Il resto l’ha fatto il cuore. Non credeva di esserne capace. Ha osservato per tanto. E gli uomini l’hanno sempre affascinato.
La schiena di Dean è solo calore. Castiel gli rimane appiccicato tutta la notte. Gli ricopre la fronte di baci – Dean – pigola – Dean – e Dean ridacchia nel buio. Gli accarezza i palmi col pollice. Sorride. Deve essere meraviglioso, in quel momento. Per Castiel, in verità, lo è sempre.
È terribilmente doloroso capire che non potrà mai più vederlo.
 
 
 
 
 
















 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 
 
Guardate le stelle e non i vostri piedi
Stephen Hawking
 

 
 
 

 
 
 
 
 

Capitolo IV

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1)
Gli occhi di Castiel sono di un bianco accecante. Paiono fatti di vetro. E appena li vede, Dean scoppia a piangere. Ma Castiel prova a baciargli via tutte le lacrime – mi dispiace – sussurra – mi dispiace – e gli accarezza le guance. Il collo.
È tutto ok, si dice, Dean è lì, con lui. A modo suo può ancora vederlo.
- Che diavolo è successo?
Sotto la luce del mattino, ora, forse, è fatto d’oro. Castiel gli afferra una gamba, disorientato. Il corpo di Dean si modella sotto le sue dita. Gli scotta i palmi. È tutto buio, e non riesce a respirare.
- Dean – geme. E gli racconta tutto.
 
 
 
 

2)
- Padre – disse – voglio vedere gli uomini – pregò.
- E sia
Castiel sorrise. Cadde. Le sue ali si spalancarono. Brillarono sotto le luci delle stelle. Poi si accartocciarono in mezzo ai lampi.
Arrivò il dolore.
 
 
 

 
3)
Michael passò da lui. Una volta. Dopo Dean.
- Terra – disse. E arricciò il naso. Sputò.
Castiel sollevò gli occhi dal suo libro. Il buio oltre la siepe. Uccidere un usignolo [1] Harper Lee. Inclinò un poco la testa – Fratello – ma Michael lo guardò disgustato.
- Ti è stata concessa una scelta – proclamò – non far finta di non saperlo
E Castiel annuì. Si passò un dito sulle labbra. Là, dove prima l’aveva baciato Dean.
Disse – Ho già scelto
Michael sospirò.
 
 
 
 

4)
Michael sollevò una mano – I tuoi occhi
- Cosa?
- Prenderò i tuoi occhi – disse – Questo è il prezzo
Castiel ebbe paura. E cominciò a balbettare – Perché?
Michael sollevò un sopracciglio – Legge del contrappasso, fratello – e sollevò il viso. Poi gli sorrise, benevolo – Hai ancora tempo. Verrò a riscuotere quando ne avrò voglia – e scomparve.
Fu in quel momento che Castiel cominciò a capire.
Avrebbe perso Dean. In ogni caso.
 
 
 
 

5)
Per baciarlo Dean gli sollevava il mento con due dita. E l’osservava a lungo.
- I tuoi occhi – diceva – Sono la cosa che più mi piace di te – e premeva le loro bocche insieme. Gli accarezzava le labbra con la lingua. Lo guardava, dopo, come se non fosse altro che meraviglia. Castiel avrebbe voluto spiegarglielo. Ci ha provato. E spesso. Ma Dean continuava a baciarlo. E gli faceva dimenticare tutto.
Il fatto è che Castiel conosceva la bellezza, prima di Dean. Ovvio. La gloriosa grandezza della luce del sole. E l’enorme vastità del cielo aperto, delle nuvole. L’ampiezza ambrata delle ali degli angeli.
Eppure, si, il sorriso di Dean. E la sua bocca. Ecco. Il sorriso di Dean, è sicuro, vale oltre mille anni in Paradiso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Titolo originale: To Kill a Mockingbird

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 

È meglio aver amato e perso
che non aver amato mai.
Alfred Tennyson
 

 
 
 
 
 
 

 

Capitolo V

 
 
 
 

 
 
 
 
1)
Dean gli ha detto che ha bisogno di tempo. Castiel lo capisce. Non c’è niente di più logico. Però. Ecco. Gli fa male il petto. E non riesce a fare niente.
Gabriel rimane con lui, di notte. Gli bacia le palpebre schiuse. Le dita delle mani. È così pieno di rabbia che a Castiel, a volte, fa paura – come hai potuto? – sibila. Gli stringe la schiena. Forte. E Castiel fa fatica a respirare.
Gabriel ha gli occhi ardenti, il fiato corto – come hai potuto abbandonarmi? – gratta con voce dura. E Castiel se lo stringe al petto. Gli infila le unghie nelle scapole. Comprende in quel momento quanto profondamente l’abbia ferito.
 
 
 

 
2)
Gabriel si assicura che mangi, e che beva. E tutto il resto. Con lui lì Castiel impara a distinguere la vergogna dall’imbarazzo. La mortificazione viene dopo.
Dormono insieme. Ma no, non per davvero. È Castiel a dormire. Gabriel si sdraia solamente al suo fianco. Veglia su di lui per tutta la notte.
Gli circonda la pancia con un braccio – Lo sa, almeno, a cosa hai rinunciato?
Ma Castiel è solo stanco. E gli si appiccica al petto – Gabriel – singhiozza – ti prego – e Gabriel storce la bocca, gli strofina una bacio asciutto tra i capelli.
Decide che detesta Dean Winchester.
 
 
 
 

3)
La grazia di Michael gli circondava le spalle. Cullava i suoi dondolii. Castiel gettò un’occhiata in basso, fra le nuvole. Vide una coppia, laggiù. Si tenevano per mano. E si baciavano. Lei aveva gli occhi verdi. I capelli biondi, tutti arricciati. Il collo lungo dei cigni.
- Michael – chiamò. E li indicò con la punta del dito.
Michael non girò nemmeno la faccia – È perché si amano – disse, ma Castiel non capì. Inclinò la testa da un lato, curioso come un cucciolo. Michael, allora, lo compatì.
Castiel ci pensò su. Un sacco – Fa male? – domandò, ma non ottenne risposta.
Adesso sa.
Spacca il cuore.
 
 
 
 

4)
Con un po’ d’aiuto riesce a riaprire la libreria. Castiel si rintana tra gli scaffali. Accarezza le copertine spesse con le dita. Non c’ha pensato, ai libri. Non proprio. Michael l’ha privato di una vasta, vastissima sfera di possibilità. Se ne rende conto ora.
Castiel non può vederlo, ma Gabriel sorride. Lo fa sedere vicino a lui, dietro la cassa. Afferra uno dei libri della sua collezione segreta. La biblioteca della piscina. Hollinghurst. Castiel adora quel libro. Ha le pagine così immacolate che sembra nuovo. E Gabriel lo sa.
Schiude le labbra, e sospira. Traccia l’orlo dei fogli con le falangi. E poi, quando Castiel inclina un poco la testa, silenzioso e in attesa, ecco.
Per tutto il giorno, legge per lui.
 
 
 

 
2.1)
A Gabriel gli umani non piacciono. Troppo caotici, e disordinati. Non possiede la curiosità di Castiel. E nemmeno i suoi istinti suicidi. E poi quel Dean. L’ammazzerebbe.
Michael rimane di fianco a lui per divertirsi. Solo per stuzzicarlo un po’ – Non immaginavo te la saresti presa tanto – dice, assorto. Ha sempre mal sopportato la noia. E il mondo, laggiù, è sempre stato un ottimo diversivo.
Gabriel aggrotta le sopracciglia, confuso – Sei stato troppo crudele
- Tu dici? – lo sfotte e, ai suoi occhi, in quel momento, non è altro che un bambino – Perché gli occhi? – domanda e lancia uno sguardo alla sua sinistra, rivede il viso dolce di Castiel.
Michael sogghigna, stuzzicato – Non credevo andasse fino in fondo, che l’amasse tanto
- Perché, credi che l’ami?
Divertente. Davvero – Tu no? – e Gabriel schiude le labbra, irritato. È a quel punto che Michael ha pietà di lui, del suo amore per Castiel. Persino del suo dolore. La crudeltà non è fatta per le creature come loro. Solleva una mano, serio in volto – Non ho mai detto che fosse permanente – sussurra. E le orecchie di Gabriel s’infiammano, le sue ali prendono a brillare nel buio.
E il cuore gli si spezza in due.
 
 
 

 
2.2)
Gabriel osserva Dean, per giorni. Si chiede quanto tempo gli ci voglia ancora, stupido com’è. La volontà di Castiel, invece, non vacilla. Mai.
Gabriel gli ha chiesto di tornare con lui. Una volta. Due. Potrebbe riavere le sue ali, gli dice, e i suoi occhi. Anche quelli. Potrebbe avere ogni cosa. E tutto tornerebbe come prima. Ma Castiel si aggrappa semplicemente a lui, alla sua schiena. E gli lascia un bacio timido tra le scapole – Grazie – sussurra. Addio.
E ancora adesso, mentre osserva Dean inforcare la porta di casa, correre, tornare dove tutto è cominciato, sì. Ancora non riesce a capire.
 
 
 
 

5)
Castiel è sempre dietro al bancone. Ha la bocca arricciata, i capelli annodati, le guance rosse. Dean lo trova meraviglioso, a prescindere da tutto. Sono giorni che soffre come un cane. Non riesce a dormire la notte, non riesce a smettere di pensare. Rimugina e si sente un’imbecille. È Cas, si dice. Cas. Che un mezzo angelo lo è sempre stato. Nella sua testa, nelle sue fantasie. È tutta la sua vita. E Dean è un bastardo fortunato. Con Castiel si sente così ogni giorno. E vederlo così, morbido, con le orecchie rosse e la faccia seria gli fa solo capire che lo ama come un pazzo.
Dean ha gli occhi che brillano – ciao, angelo – sussurra.
E Castiel ride e piange insieme – Dean? – e Dean si allunga verso di lui, lo circonda con le braccia e lo bacia sulla bocca una, due, tre volte. E infila il naso nella curva dolce del suo collo. Torna a casa.
Respira.










 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


 
La vita di ogni uomo è una favola scritta da Dio
Hans Christian Andersen
 
 
 
 
 




 
Capitolo VI

 
 
 
 
 
 






1)
Castiel impara a piangere così bene che non riesce a fare altro. E Gabriel veglia sulle tempeste che sono i suoi sogni. Sulle lacrime che nemmeno prova a trattenere.
- Fratello – prega – un’ultima possibilità
E Michael arriccia le labbra. Sospira – No, Gabriel – e le sue ali sfarfallano, fendono il buio con la luce delle stelle. Ma Gabriel non conosce la fatica.
Ha l’eternità per pregarlo.
 
 
 
 


2)
Sam lo prende a schiaffi. Una, due, quattro volte. Dopo, la faccia di Dean sembra un pallone. Gli fanno male le guance. E le pupille degli occhi.
Porco cazzo. Sam ha delle mani che sembrano palette. Pesano come mattoni. Dean lo guarda malissimo, a bocca schiusa. Schiocca i denti, oltraggiato – Che cosa cazz-
Sam ha le orecchie rosse, il collo sporgente di rabbia – Sei un imbecille – dice – Il più grande imbecille sulla faccia della terra – Dean comincia a pensare che non avrebbe dovuto dirglielo. Di Cas.
- Un angelo – gli sibila ad un palmo dal naso – un angelo vero. E ha scelto te. Dovresti sentirti, che ne so, lusingato. Come minimo. Io lo sarei. Mi sentirei l’uomo più fortunato del mondo. E invece tu che fai? Che fai?
- Sam, ascolta-
- Te la svigni. Come un codardo. Come se Castiel non fosse la cosa migliore che ti sia mai capitata. Dio mio – sibila – se solo potessi, t’ammazzerei
Dean non l’ha mai visto così arrabbiato. E non lo biasima. Non può. Ma poi rivede gli occhi di Cas. E il suo collo. La curva dolce dei suoi fianchi. Si copre la fronte con le mani.
Beve.
 
 
 


 
3)
Dean ha questo pensiero, in mente. Proprio lì. Da quando, beh. Da Castiel. È come un tarlo. E non lo lascia dormire.
Dice – Mi sento come se non lo meritassi – e Sam solleva un sopracciglio. Squittisce.
- Vuoi che ti prenda di nuovo a sberle?
Dean ridacchia – Credo di averne avute abbastanza – ha le dita macchiate di olio. Ricorda che Cas gliele ha baciate. Una ad una. E con la lingua ha tracciato sentieri invisibili sulle sue braccia. Sulla sua schiena. E tra le sue cosce. E Dean si è ricomposto.
- Ma è vero, Sammy – sussurra – E avevi ragione – e poi lo vede spalancare gli occhi così. Comicamente. Le sopracciglia aggrottate e, d’improvviso, timidissimo.
- Oh, per quello io-
Ma Dean non gli dà il tempo di finire. Solleva una mano – è tutto ok – mormora – come ho detto, avevi ragione. Sono un codardo. È che – sbuffa – l’hai visto, no? Cas è, dio, non riesco nemmeno a- e le sue mani si agitano, svolazzano da una parte all’altra – è meraviglioso, è- tutto quello che si può desiderare. E io l’adoro. Sul serio – piega le labbra. Aggrotta la fronte – e non me lo merito. Non merito niente di quello che ha fatto per me. È la verità
E ci sono già passati, da lì. Sam se lo ricorda. E non è giusto. Ovvio che no.
- Dean – sussurra – ti prego
Ma Dean ha questo pensiero, in mente. Castiel. Cas. E tutta la bellezza che s’è lasciato dietro. Si chiede, adesso, se d’amore si possa morire.
 
 
 
 


4)
Castiel ricorda le stelle. Il modo in cui brillavano. Feroci. La luce divina che proiettavano sulle ali di Gabriel. E di Michael. E di tutti i loro fratelli.
Dean è dietro di lui. Gli sorride sulla pelle. E lo chiama angelo. Anche se è solo Castiel, anche se non è niente di speciale. Poi lo bacia. A lungo e con tanta lingua. Con lui, Castiel impara il valore del tempo. S’imprime, a fuoco e nella mente, la forma spigolosa del suo corpo. Il calore umido della sua pelle.
Non gli manca il Paradiso quando è con Dean.
 
 
 


 
5)
Gabriel si sporge in avanti. Li vede, laggiù. Si tengono per mano. E si baciano. Un sacco.
Non è rimasto più niente da dire. Castiel ha due occhi enormi. Di un blu che fa invidia ai colori del cielo.
Ecco. Sono belle, le persone che si baciano. Uno, due.
Michael è vicino a lui. Passano due vite, insieme, a guardare. E dieci. Cento. Centomila. Gabriel conosce abbastanza, degli uomini, perché possano piacergli. Ha deciso da tempo qual è il suo posto. Ma le sue ali, adesso, hanno i colori tenui delle onde. La morbidezza delle nuvole.
- Fratello – sussurra.
E smette di pregare.
 






 

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