La Maledizione della Prima Luna.

di BELIEBER_G
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pirati Naufraghi. ***
Capitolo 2: *** Port Royal. ***
Capitolo 3: *** La nuova ciurma. ***
Capitolo 4: *** Il tesoro maledetto. ***
Capitolo 5: *** He's a pirate. ***



Capitolo 1
*** Pirati Naufraghi. ***


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I pirati sono soliti viaggiare oltre mare. Ingozzandosi di rum e cantando canzoni tanto per rallegrarsi dalla morte che presto li sopraggiungerà. Ma noi eravamo diversi,credevamo in qualcosa,magari credevamo di arrivare,un giorno,ai confini del mondo. Vagando per acqua inesplorate cercando tesori  forzieri maledetti. Mio padre era il grande pirata pazzo Barbossa. Ed io,io ero sua figlia: Alìce Barbossa. Viaggiavamo insieme a un gruppo di scellerati. Mio padre aveva rubato la nave ad un pirata,che mi pare che di cognome facesse Sparrow. Anche lui aveva un figlio,Jack. Ma,sulla nostra nave, quello che mi attirava di più era un giovane mozzo: Così giovane, sui 16 anni e già sul lavoro. La sua storia era abbastanza triste: Suo padre,Bill Turner,era morto in un uragano quando lui aveva 4 anni. Non lo aveva conosciuto molto affondo. Il suo nome era William,ma tutti lo chiamavamo Will.
Un giorno, le onde cominciavano ad alzarsi, ma notai che non c’era un minimo di vento: non era un uragano. Si trattava di una nave, una nave senza vele. Non facemmo in tempo ad alzare la vela dell’albero che iniziarono ad attaccarci, come se volessero conquistarci. Mio padre ed io riuscimmo a salvarci grazie all’unica scialuppa, mentre la nave era distrutta e di Will nessuna traccia. Solo quando presi il binocolo di mio padre potei vederlo svenuto attaccato ad un pezzo di legno. Così, decisi di tuffarmi ed andare verso di lui per scuoterlo. Fu quando vidi un’altra nave, più elegante, arrivare verso di noi che iniziai a scuoterlo ancora di più, ma niente. Prima che mi vedessero, tornai alla scialuppa a nuoto, dovendo lasciare Will alla nave della marina inglese.
 
Poco dopo, anche mi padre iniziò a scomparire pian piano, lasciandomi con il figlio del capitano della nave che aveva rubato, Jack Sparrow. Fu in quella mattina specifica, che mi risvegliai sulla sua scialuppa: vagavamo in mare da molto. Jack era un pirata quasi più pazzo di mio padre, possedeva molti denti d’oro, le lunghe trecce marroni gli cadevano sulle spalle, il capo era coperto da un cappello da capitano e anche il suo intero corpo era ricoperto di tatuaggi. Gli era stata rubata la sua amata nave, la Perla Nera, ma del ladro non si seppe mai l’identità. Aveva sempre gli occhi neri come la pece puntati sulla sua amata bussola e quel giorno, approdammo a Port Royal, una cittadina che affaccia sul mare, comandata da un governatore. Consegnai qualche moneta per “parcheggiare” la nostra scialuppa ad un uomo lì vicino, ma io e Jack puntavamo a qualcosa di più grande: una nave della marina. Solo quando attraversai la piattaforma, i miei capelli biondi si scossero all’idea di un vento conosciuto, quello delle vele della nave che avevo visto prima di lasciare Will. Notai che nella piazzetta vi era una cerimonia di un Commodoro britannico che aveva chiesto la mano di una donna, la figlia del governatore. Guardando e riguardando in giro, Jack mise l’occhio su una nave interessante. “Dove credete di andare?!” giunse una guardia vestita con una stretta divisa e in mano un fucile. “Oh, da nessuna parte. Avevo notato quella nave lì!” rispose Jack. “Quella è l’Interception, la nave più veloce del mondo.” Commentò un’altra guardia più gracilina. “Io so di una nave ancora più veloce: la Perla Nera.” Continuò Jack, nominando la sua amata nave. “Non ho mai visto quella nave!” esclamò la guardia più cicciottella. “Io si.” Sussurrò l’altra. Poi si guardarono male a vicenda. “Hai visto una nave con le vele nere…Capitanata da un uomo così malvagio, che anche l’inferno lo ha ripudiato?” chiese quello con l’uniforme più stretta.L’altro scosse la testa, un pò impaurito dal suo racconto. A forza di litigare, i due non si accorsero che eravamo saliti sulla nave e la stavamo analizzando: era ottima per la nostra impresa. Fu in quel momento che vedemmo cadere dall’alto una donna che sembrava non respirare. Ovviamente Jack si precipitò a salvarla, ma qualcosa cambiò quando ella raggiunse il mare, qualcosa che avrebbe sconvolto la vita dei pirati.

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Capitolo 2
*** Port Royal. ***


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Bene, di nuovo al fresco. Non era sicuramente la prima volta. “Pirata o no mi ha salvata da morte certa.” Commentò Elisabeth Swan, futura moglie del Commodoro. Fu in quel momento che Jack puntò la catena di ferro delle manette al collo della ragazza. “Se non mi liberate, la uccido!” la minacciò. I soldati e il Commodoro non poterono che accettare, egli teneva troppo alla donna nonostante lei non fosse interessata. “I miei effetti prego.” A Jack vennero dati la sua spada e la sua pistola. “Ricordate questo giorno come il giorno in cui avete quasi catturato il capitan Jack Sparrow!” Una volta spinta via Elisabeth, si mise a correre. Mi scappò una risata ed infine mi misi a correre dietro di lui con i soldati che ci sparavano contro, ma sembravano avere una mira pessima. “Tesoro, credo che sia il momento di andare tesoro!” mi disse, correndo via come un pazzo, gesticolando qua e là. Ah, una cosa importante che mi sono dimenticata di dire, io e Jack stavamo insieme.
***
Correndo correndo, finimmo nella cittadina di Port Royal e specificatamente nel negozio di un fabbro, l’insegna era firmata Turner. Sembrava non ci fosse nessuno, a parte un asinello, così Jack prese un martello e si tolse le manette. Fu in quel momento che entrò qualcuno e non facemmo in tempo a nasconderci. “Sei quello a cui danno la caccia.” Dedusse subito un ragazzo con un accenno di barba, un codino e sui 30 anni. Solo quando lo vidi più da vicino lo riconobbi. “Will Turner?” Anche lui mi esaminò da testa a piedi. “Alìce Barbossa!” esclamò lui sorridendo ed abbracciandomi. “Vi conoscete?” chiese Jack un pò infastidito. “Si, fin da quando avevo 16 anni. Lui era il mio mozzo!” risposi contenta di rivederlo. Anche Will sembrò contrariato al fato che ero in compagna di un pirata, ed afferrò una delle tante spade che aveva fabbricato. Lo stesso fece Jack e sembrava che i due volessero sfidarsi. Il pirata mi tirò indietro come per scansarmi e iniziò a prendere a sciabolate il ragazzo. Infine, Jack gli lanciò una palla di fieno dopo esser stato disarmato. “Giochi sporco.” Commentò Will. “Pirata.” Esclamò Jack con un sorrisino soddisfatto. Non fece in tempo a scappare, che le guardie arrivarono per portarci in cella. Will non sembrava contento della vita che avevo scelto, ma io amavo il mare e soprattutto amavo Jack.
***
Fummo imprigionati in una cella accanto a degli uomini idioti che cercavano di corrompere il cane con le chiavi grazie ad un osso, ma il cane sembrava non cedere. Improvvisamente, si udirono i rumori di cannoni: li riconoscevo, ci ero vissuta tutta la vita. Jack si affacciò per vedere meglio. “E’ la perla.” Notò. La perla Nera e il suo capitano, insieme ai suoi marinai, iniziarono ad attaccare la città, ma non ci pensarono nemmeno una volta a liberarci.
 
La mattina seguente, non sapendo cosa fosse successo fuori, mi giravo e rigiravo tra la paglia che si trovava lì, quando giunse da noi Will, in fretta e furia. “Sparrow! Tu conosci quella nave, dove è diretta?” domandò poi. Jack non sembrava affatto intenzionato ad aiutarlo. “Come mai vuoi saperlo?” gli chiesi con interesse. “Ha rapito Elisabeth.” Rispose. “Ah,quindi c’è di mezzo una fanciulla. Com’è che ti chiami ragazzo?” “Will Turner.” Continuò. “Diminutivo di William presumo,tu liberaci da qui e io te lo dico.” Allora Will prese una tavola di legno e fece leva per alzare la gabbia, come se le avesse costruite lui. Non fu complicato derubarli di una nave, dato le due guardie stupide. “Allora, in primis, quanto sei disposto a spingerti per questa donna?” gli domandò Jack. “Morirei per lei!” esclamò sicuro l’altro. Jack fece uno sguardo positivo a quella risposta. “Perfetto allora!” commentò. “Bene tesoro, dove credi che possiamo trovare una bella ciurma per la nostra nave?” mi chiese prendendomi per i fianchi con sguardo affascinante e furbo. “Tortuga?” “Tortuga.”

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Capitolo 3
*** La nuova ciurma. ***


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Tortuga era forse la più movimentata cittadina che avessi mai conosciuto, un pirata approdava lì se cercava o una donna, o una ciurma o semplicemente per farsi un bicchiere di rum. Ad attenderci lì, c’era un vecchio amico di Jack, Gibs. Si trattava di vecchio uomo puzzolente che era da sempre stato il secondino di Jack. Mentre noi ci godevamo la festa alla locanda, Gibs reclutava una ciurma adatta a noi. “Allora, che novità Jack?” domandò Gibs, dopo essersi scolato un bicchiere di birra. “Sono sulle tracce della Perla amico mio e non sai chi ho trovato. Quel ragazzo è l’unico figlio di Sputafuoco Bill Turner.” Sussurrò Jack all’orecchio dell’amico. “E perché è così importante?” domandai curiosa. Entrambi mi guardarono, come se non dovessi sapere. “E’ una lunga storia piccola, mi vai a prendere un pò di rum?” mi rispose Jack con un sorriso falso. C’era qualcosa che mi stava nascondendo, ma quel Gibs puzzava troppo, così mi levai di torno sedendomi accanto a Will. “Perché la Perla è così preziosa per lui?” mi chiese. “Mio padre gli si ammutinò tempo fa, lo lasciò su un’isola deserta con solo la sua pistola.” Risposi. Lui mi guardò accigliato. “E come ha fatto a scappare da lì?” “Ha legato due tartarughe marine ai suoi piedi e ha nuotato.” Raccontai, anche se quella storia mi sembrò ancora troppo strana. “E cosa usò per legarle insieme?” A questa domanda non seppi rispondere, ma intervenne Jack alle mie spalle: “Peli umani, che mi strappai.” “Da dove?” domandò il ragazzo con un sopracciglio alzato. “Dal petto, ovviamente.” “Jack…Tu non hai peli sul petto.” “Oh.”
 
Gibs riuscì ad ottenere alcuni uomini e quando si fu fatto giorno, ce li presentò. Il primo della fila, era un uomo vecchio con un pappagallo sulla spalla. “Lui è?” chiese Jack. “Lui è Cotton signore,gli hanno mozzato la lingua e quindi usa il pappagallo per parlare.” Spiegò Gibs. Feci uno sguardo di disgusto quando aprì la bocca per mostrarci. “Cotton assunto! Pappagallo, sono un pò indeciso…Beh, almeno parlerò con qualcuno.” Commentò Jack. Scorrendo la fila vi erano un nano pelato, alcuni uomini decenti e alla fine uno che si copriva col cappello. Jack cercò di abbassare lo sguardo e sembrò riconoscerla, anche perché si trattava di una donna. “Anna Maria!” esclamò con un sorriso prima che la ragazza di pelle scura gli diede un ceffone. “Mi hai rubato la barca, porco!” disse lei. Allora io e Jack ci fulminammo con lo sguardo, chi diamine era quella? “E’ una lunga storia.” Disse, usando ancora la solita scusa. Gli diedi un altro schiaffo all’altra guancia. “Okay, forse questo me lo meritavo.” Sussurrò fra se e se. “Beh, noi vi promettiamo una nave migliore!” esclamò Will. “Certo!” “Quella!” continuò indicando la nave appena rubata dalla marina. “Quella! … Quella?!” lo guardò male Jack. I marinai furono tutti d’accordo, così ci mettemmo in viaggio.
 
 
Il sole calò e si respirò una strana aria su quella nave, sapevo che stava arrivando qualcosa, ma non sapevo cosa. Jack stava sempre al timone ed io al suo fianco, vestita di pantaloncini in tessuto, una camicia e degli stivali che mi arrivavano fin sotto le ginocchia. Scesi il pontile e cercai di vedere fin oltre la nebbia. Fu in quel momento che la vidi: la Perla Nera che veniva verso di noi. Mi voltai per dirlo a Jack, ma davanti a me si presentò un orrendo uomo che sotto la luce della luna era composto solo di ossa e vestiti. Mi venne spontaneo urlare, quando mi accorsi che si trattava della ciurma di mio padre. “Barbossa, mio caro cognatino!” esclamò Jack sorridendo. “Devo dire che ho davvero un cognato orribile.” Commentò Barbossa, un uomo con una folta barba e denti di ferro. “Adesso qualcuno mi dice che cosa sta succedendo!” esclamai a voce alta, ancora scioccata da quello che avevo visto. Mio padre sospirò: “E va bene. Tanti anni fa, il padre di questo ragazzo ha maledetto un tesoro che noi volevamo trovare. Ogni notte, sotto la luna piena, ci trasformavamo in scheletri: la sete non andava mia via, il cibo non ci saziava. Una vera e propria maledizione.” Spiegò Barbossa, venendomi incontro e trasformandosi in scheletro. Indietreggiai per la paura e improvvisamente sentì freddo, un’aria che mi penetrava fin dentro le ossa. Allora mi guardai e gridai alla vista delle ossa delle mie mani senza pelle,solo ossa. Io ero come lui. “Essendo mia figlia, beh, credo che tu l’abbia ereditato.” 

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Capitolo 4
*** Il tesoro maledetto. ***


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Anche se ero ancora scioccata, sentii tutto quello che raccontava mio padre. Per spezzare la maledizione, si doveva avere il sangue di un Turner e gettarne una goccia su tesoro maledetto. Quando si  alzò il sole, potei vedere dove eravamo arrivati e poco più lontano da noi,c’era la famosa isola su cui Jack era stato intrappolato. Allora Barbossa gli girò lo sguardo verso di essa. “Guarda Jack, ti ricordi di quell’isola vero?” gli domandò con una risatina malvagia. “Non te lo permetto!” esclamai furiosa mettendomi davanti Jack. “Non ho proprio idea di come tu ti possa esser innamorato di un uomo del genere, ma non comandi tu qui, capito ragazzina?!” mi disse a denti stretti prendendomi per le guance e poi mi spinse via, dove due della sua ciurma mi tenevano ferma. Gettò Jack in mare come fosse un pesce qualsiasi e nuotò fin l’isola armato solo della sua pistola.
 
Poco dopo, giungemmo all’isola de Murte, con Elisabeth che aveva il collo una moneta del tesoro, per questo gli serviva, e Will che veniva portato da mio padre. Si trattava di una caverna piena d’oro, ma il tesoro maledetto era caratterizzato da uno scrigno con sopra un teschio. La ragazza veniva tenuta stretta e non staccava gli occhi da lui, come se ne fosse innamorata. Ma prima che Barbossa facesse un taglio sulla mano di Will, comparve Jack sano e salvo. “Tu! Tu morto dovresti essere!” commentò un uomo della ciurma di Barbossa, grassottello e quasi senza capelli. Mi liberai dalla presa di due marinai e corsi da lui sorridendo per abbracciarlo. Barbossa sbuffò e venne contro di lui con la spada pronta. “Come hai fatto a sopravvivere?” gli domandò scocciato. “Sono Capitan Jack Sparrow.” Rispose lui con un sorriso soddisfatto. “Uccidetelo!” ordinò poi. Dovevo fare qualcosa, dovevo almeno provare a convincerlo. “Papà aspetta, ti prego! So che ho un uomo stupido ed inutile, ma io lo amo. Non fargli del male.” Gli dissi guardandolo ad occhi lucidi, ovviamente stavo fingendo di piangere. Per un attimo sembrava convinto. “Sparategli!” gridò poi. “Okay, ero convinta funzionasse.” Commentai tra me e me. Improvvisamente, Will si ribellò ai propri rapitori e con un calice d’oro, colpì chi lo teneva e prese la sua spada per iniziare una vera e propria rivolta. Lo stesso facemmo io e Jack, anche se vi era un problema perché la ciurma di dannati non poteva essere uccisa. La luce della luna si fece spazio tra le fessure della caverna, mentre io e Will combattevamo fianco a fianco. “Will, non possono essere uccisi, che cosa facciamo?” gli chiesi, mentre lo aiutavo a contrastarli.
“Ho un’idea!” rispose lui e incrociando i suoi occhi marroni, capii tutto. Più in là vidi che Barbossa stava per trafiggere Jack, così mi misi davanti a lui e la sua spada colpì la mia. Iniziammo a prenderci a sciabolate, non come padre e figlia, ma come due nemici che volevano uccidersi a vicenda. Barbossa non era mai stato per me un buon padre, forse perché per lui ero stata solo un errore fatto con una donna qualsiasi. Infine, lo disarmai e afferrai la pistola di Jack dalla sua tasca e gliela puntai contro. Poco dopo, si udì una risata rimbombare per tutta la caverna: “Tu non puoi uccidermi.” Allora puntai lo sguardo verso Will che aveva appena messo il suo sangue sul tesoro. “Ma io si.” Esclamò lui. La maledizione era spezzata, così premetti il grilletto e sparai contro Barbossa, fino ad ucciderlo. 

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Capitolo 5
*** He's a pirate. ***


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Tremavo al pensiero di aver ucciso mio padre, per me lo era, forse io per lui non ero una figlia e tremando mi cadde anche la pistola. Jack la prese e se la rimise in tasca. “Stai bene?” mi domandò. Tesi la mano sotto la luce della luna e sorrisi vedendo che era integra e bella. “Sto bene.” Gli risposi, vedendo Will ed Elisabeth baciarsi più in là. Si erano davvero innamorati l’uno dell’altro. Jack aveva finalmente la sua amata Perla ed era con quella che avremmo solcato i sette mari, forse chissà, fino ai confini del mondo. Ma quando giungemmo fuori dall’isola, accanto alla Perla vi era una nave della marina britannica, capitanata da James Norringhton che era venuto a prendere me e Jack per riportarci in cella. “Scappa.” Mi sussurrò Jack, prima che la scialuppa con il Commodoro raggiunse l’isola. Per proteggermi, mi disse di andarmene e così mi tuffai in mare nuotando fino alla Perla. Elisabeth, Jack e Will vennero portati a Port Royal, mentre noi li seguimmo silenziosamente.
 
Si fu fatto giorno e Jack era stato incriminato di pirateria, evasione e rapimento di persona, così sarebbe stato impiccato. Ne Elisabeth ne Will poterono fare niente per lui, il governatore aveva deciso e tale decisione non poteva essere cambiata. Mi appostai nella piazza e stetti a vedere: non potevo lasciare l’uomo che amavo morire,dovevo inventarmi qualcosa. Così estrassi un pugnale e corsi fra la folla: poco dopo che a Jack venne tolta la sedia da sotto i piedi, lanciai l’arma e tagliai la corda in due pezzi. Due guardie mi presero subito alle spalle, ma prima che potessi dimenarmi, Will intervenne e combatté con loro,lasciandomi la possibilità di scappare con Jack. Lo ringraziai con un cenno mentre correvo ed infine ci tuffammo in mare fino a nuotare alla Perla. Raccolsi il cappello di Jack dall’acqua e me lo misi in testa, finalmente sentivo l’aria di casa. Eravamo lui, io, la ciurma e l’amata Perla Nera finalmente. “Capitan Sparrow, la Perla è vostra.” Gli dissi con un sorriso, mettendogli la coperta sulle spalle. Fece un sorriso soddisfatto e mi prese per i fianchi. “E non desidero donna migliore che mi accompagni in questo viaggio.” Mormorò, prima di baciarmi sulle labbra con quelle labbra carnose, sporche, quasi velenose, ma le amavo. “Questo mio però.” Continuò, riprendendo il proprio cappello. Poi, mise le mani sul timone e lo accarezzò come fosse un animale domestico, estraendo infine la sua bussola. “Portami all’orizzonte.” Le sussurrò e dopo che ella ebbe dato un direzione, Jack la seguì con una felicità che non avevo mai visto nei suoi occhi. “Yo-yo beviamoci su!”
 
CONTINUA..


Spero sia piaciuta a tutti questa storia e vi invito a continuare a leggere il prossimo capitolo "La maledizione del forziere fantasma." che pubblicherò a breve. a presto!

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