Rustico

di Milla Renzi De Medina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la verità ***
Capitolo 2: *** Jana ***
Capitolo 3: *** salvezza ***
Capitolo 4: *** Milla ***
Capitolo 5: *** Adozione ***
Capitolo 6: *** stanze di vita quotidiana ***
Capitolo 7: *** vestale ***



Capitolo 1
*** la verità ***


Quando mio padre mi raccontò tutte quelle cose feci fatica per non ridergli in faccia, ma poi scoprii che era tutto vero, e nel modo peggiore …
Quando avevo accettato di recarmi in barca presso le coordinate che mi aveva indicato, lo avevo fatto unicamente per dimostrare a mio padre che aveva avuto una fantasia ammirabile e dettagliatissima, ma nulla di più. Solo fantasia. Poi erano arrivati il vento e la pioggia e le onde che sembravano volermi mangiare vivo. Poi la bussola era impazzita, il vento aveva dato una violenta sferzata e il boma mi aveva tramortito e, dopo essermi trascinato sottocoperta, ero svenuto.
Mi svegliai non so quanto tempo dopo (anche l’orologio sembrava impazzito) su una spiaggia completamente deserta. Della mia imbarcazione nessuna traccia. Mare alle spalle e mangrovie di fronte. Nessuna fonte di sostentamento. Svenni di nuovo.
Quando rinvenni ero in una stanza buia dalla pavimentazione in pietra illuminata da una tenue luce gialla. Provai ad alzarmi e, non riuscendovi rimasi dov’ero. Probabilmente mi riaddormentai. Dopo quelle che parvero poche ore, ma che in seguito avevo scoperto essere state settimane, arrivarono degli uomini dall’aspetto alieno. Stetti con questi per parecchio tempo e sempre credetti di sognare. Guarii e mi convinsi che a breve mi sarei svegliato e la vita normale sarebbe ricominciata.
Mi ero illuso. Ovviamente.
Quando lasciai il popolo delle mangrovie mi trovai in un mondo noto e sconosciuto al tempo stesso e mi resi conto che mio padre aveva sempre avuto ragione, che non si era inventato nulla. Realizzai che avevo perso tutto ciò a cui tenevo per il sogno di qualcun altro. Non avrei cresciuto mio figlio, non avrei più abbracciato mia moglie e ricevuto i bonari rimproveri di mia madre. L’unico che avrei continuato a vedere era l’unico del quale davvero non mi interessava. Non solo non mi interessava, ma non lo volevo vedere, non volevo avere qualcuno che mi ricordava in ogni singolo istante con la sua sola presenza mi ricordasse quanto avevo perduto. Alla fine mi rassegnai a vivere senza di loro.
Quando mi ero unito ai girovaghi pensavo di essere l’unico al quale era successa una simile sventura, ma mi resi presto conto di quanto alla fine fossi un privilegiato: i girovaghi erano un gruppo di persone sparite dal mondo “reale” che si erano trovate in quel mondo alieno e ostile, mentre io –pur non credendoci- sapevo cosa mi aspettava e mio padre (anche se non lo dissi ad anima viva) era comunque il guerriero del fuoco.
I girovaghi mi accolsero e pian piano divenni il loro capo. Era una cosa che detestavo. Sentirmi responsabile per quelle vite che mi venivano affidate e che mi si affidavano ogni giorno per continuare a vivere.
In quel periodo ci imbattemmo in un villaggio distrutto la cui unica sopravvissuta era una bambina molto piccola dall’aria seria. La adottai. Lo feci d’impulso. In quel momento mi accorsi di due cose. La prima era che non avrei mai voluto vedere mio figlio in quelle terre di guerra. La seconda era che capivo il peso che portava mio padre e lo perdonai. Lui non venne mai più all’interno dei baluardi,ma il guerriero era tornato. Mi resi conto tardi della sua identità perché ormai lo avevo innanzi ed era uguale in ogni singola parte a me. Mio figlio.





ottagonino dell'autrice ;)
ossequi!
qualora non fosse chiaro questa è la mia prima fic, quindi se aveste dei consigli da darmi ne sarei molto lieta
se la presente ha incontrato il vostro gradimento (cosa che naturalmente spero) ringraziate Lilian, la quale ha insistito a oltranza fino a farmela scrivere anche se non la può leggere perchè non ha ancora letto la scacchiera (tranquilla Lilian leggerai la fic scritta dal tuo gatto)
che altro dire? ho previsto un solo altro capitolo, quindi se volete delle aggiunte non avete che da chiedere e mi farò venire in mente qualcosa
milla

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Capitolo 2
*** Jana ***


Arrivò al nostro accampamento con l'Acqua e -con mio sgomento- l'Ombra. Venni a sapere che l'Acqua ora rispondeva al nome di Morten. Mi fece una buona impressione. Sembrava un ragazzo con la testa sulle spalle e questo sarebbe stato maledettamente utile a mio figlio (testa calda nonché guerriero del fuoco).
In seguito seppi anche che l'Ombra aveva un nome -Milla- e anche lei, nonostante tutto mi fece una buona impressione... Forse mi ricordò Jana, ma quando mi accorsi che mio figlio ne era palesemente innamorato e ricambiato, mi dovetti sforzare per non farle coraggio. La ragazza era tenace e sincera, nonostante la sua pedina, e assolutamente determinata a vincere il suo spirito elementare per riavere la propria vita... o forse per mio figlio...
 
Non so se fossi più sollevato o deluso, ma Ryan non mi riconobbe. Alla fine mi resi conto che era meglio così. Vedere la diffidenza negli occhi di mio figlio fu terribile (oltre che segno di buon senso... il poco di quel ragazzo), ma non potevo svelargli la mia identità. Avrei voluto, ma non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Mi convinsi che non era il momento giusto, ma che la volta successiva lo avrei preso da parte e gli avrei detto la verità.
La volta successiva venne.
Non ebbi il coraggio di dirglielo e rimandai a quella successiva e a quella dopo. Iniziai a paventare e desiderare quegli incontri casuali con mio figlio. Da un parte li temevo per quella verità che presto o tardi sarebbe venuta fuori e dall'altra li desideravo perché il ragazzo mi mancava innegabilmente.
 
"Quando c'è il Venerabile mi sembri più triste padre. Cosa ti ha fatto di male il Guerriero?"
Non avvio fatto i conti con l'intelligenza e la sensibilità di Jana.
"Nulla piccola, davvero. Il guerriero del fuoco non mi ha fatto nulla"
Ero poco credibile, infatti lei mi guardò con serietà maggiore del solito, sembrò soppesare attentamente le parole, infine...
"Io ho una teoria: in qualche modo lui mi ricorda te e tu mi ricordi lui, quindi in qualche modo dovete essere legati. Hai un modo strano di precederlo...come se sapessi esattamente cosa gli serve in un dato momento... Le stesse cose di cui hai bisogno tu. So che i girovaghi provengono dallo stesso mondo dei Venerabili. Ho sentito dire in giro che il precedente Guerriero ti assomigliava terribilmente e che non andavate affatto d'accordo perché tu lo accusavi di qualcosa con lo sguardo triste. Ho collegato gli indizi: Ryan, è tuo figlio."
Non potei fare altro che annuire sconsolato. Le raccontai la mia storia facendomi promettere che non lo avrebbe detto a nessuno. Nemmeno a Ryan. Soprattutto a Ryan.
Lei mi guardó negli occhi e promise.
Quando divenne vestale seppi che lo aveva fatto per me. Per il suo fragile padre adottivo.



ottagonino dell'autrice
ossequi e ringraziamenti a chiunque abbia letto i miei sproloqui sui pensieri di rustico
alla fine ho cambiato idea e proverò a scriverne un altro capitolo, ma non vi garantisco nulla...
vi prego di darmi il vostro parere giacchè è la mia prima ff :)
milla

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Capitolo 3
*** salvezza ***


Come era stato possibile? Questa domanda rimbombava nella mia mente per l’ennesima volta.
Come era stato possibile? Mi diedi di nuovo dell’idiota da solo per non essermi accorto prima dei segnali di pericolo, ma era inutile ora che ci trovavamo in quel sotterraneo umido, freddo e fatiscente, in catene e denutriti.
 
Quando eravamo arrivati in quel villaggio vicino al fiume era per partecipare ad una fiera che, sapevamo, si sarebbe svolta poco distante.
Chiedemmo ospitalità, venimmo accolti con malagrazia e ce ne stupimmo dato che di solito l’accoglienza era calda, ma non ci badammo. In fondo potevano esserci molti motivi fra cui la magrezza dei raccolti o un lutto particolarmente sentito. Ci accampammo tranquillamente.
Un altro dettaglio al quale non avevo fatto caso subito era la stanchezza negli occhi di alcuni e la rilassata cattiveria negli occhi di altri … come se i primi fossero sotto il controllo e la continua minaccia dei secondi. E poi c’erano poche donne, tutte con le occhiaie e mai da sole e i bambini erano silenziosi.
Avrei decisamente dovuto insospettirmi, ma impiegai un paio di giorni ad accorgermi dell’aria di terrore che regnava.
Un paio di giorni furono sufficienti.
Il giorno nel quale avevamo deciso di partire, era troppo tardi.
 
Colpirono con l’abilità e la velocità tipiche dell’abitudine. Si divisero in due gruppi: il primo impegnò noi, il secondo prese in ostaggio i nostri bambini. Quando ce ne accorgemmo era troppo tardi.
Ci intimarono la resa.
Ci arrendemmo.
Non potevamo fare altro.
 
Con calma e metodo disarmarono e incatenarono tutti.
Io fui quello trattato peggio.
Ovviamente.
Ero il capo e dovevo essere l’esempio per tutti. Forse si aspettavano che urlassi o che mi lamentassi, ma l’unica cosa che feci fu quella di stare in piedi più a lungo possibile   e rialzarmi ogni volta in cui cadevo.
Il loro obbiettivo era quello di dimostrare che potevano spezzare la mia gente tramite me, il mio era di dimostrare loro che non ci sarebbero riusciti: ci avevano fatti prigionieri, ma non ci avrebbero spezzati.
Non avrebbero spezzato me.
Non dovevo essere forte solo per me, ma anche per tutte quelle vite che mi si erano volontariamente affidate. Sapevo che non sarebbe stato facile farlo. A darmi forza furono loro, Ryan e Jana.
Soprattutto Jana.
 
Non seppi mai come aveva fatto, ma la sognai ed ebbi la forte sensazione che fosse reale. Mi diceva di farmi forza e che ‘qualcuno’ sarebbe arrivato presto. Sperai che –chiunque fosse- si sbrigasse.
Sapevo che –nonostante tutto- mi stavo spezzando. Maledizione. Sperai che i miei carcerieri non se ne accorgessero, perché allora non mi avrebbero lasciato un momento di tregua.
“chiunque tu sia ‘qualcuno’ muoviti! Non mi interessala tua identità, ma salva la mia gente. Non mi interessa se salvi anche me, ma salva loro … ti prego salvali!” pensai angosciato.
 
Nel momento in cui l’ultima crepa stava per cedere definitivamente ‘qualcuno’ arrivò.
Mi stupii di non aver capito prima chi sarebbe arrivato. Era evidente, nessun altro sarebbe stato abbastanza folle. Morten. Milla. Ryan.
 
Per un momento l’istinto paterno mi fece sperare che nemmeno si fermasse in questo villaggio maledetto, poi mi resi conto che non sarebbe mai stato possibile. Ryan non abbandonava nessuno, in fondo aveva salvato il Ladro Nero.
Sperai solo che avesse un piano e che fosse di Milla o di Morten … beninteso, mio figlio aveva coraggio da vendere, ma non poteva certo definirsi un paziente e prudente stratega.
 
Sentimmo dei rumori e capii che quello sarebbe stato il momento della liberazione o della sconfitta definitiva.
 
La fortuna ci arrise e vidi Morten. Attese che la vista si adattasse al buio e venne verso di noi. Ci vide e tornò indietro in allerta. Sentimmo un sibilo.
“Sono io!” era una voce che avrei riconosciuto ovunque.
“tu sei Ryan. Il Giubba Rossa. È incredibile che ci troviamo di nuovo sulla stessa strada, non trovi?”
Ryan si guardò intorno e sentii la sua rabbia ribollire. Sciolse le nostre catene. Letteralmente.
Nei loro occhi era evidente la stessa domanda che aveva tormentato  me molto a lungo. Come era stato possibile?
Raccontai loro come era andata. In un momento di mia incertezza, Morten, nervoso, intervenne “insomma chi avevano con sé? E cosa dobbiamo aspettarci adesso?”
Rabbrividimmo.
Alla fine parlò Shanka “Carnarogh. Gli spiriti vivi”
 
In quel momento arrivò Milla con un’espressione corrucciata. Ryan rilassò le spalle.
La ragazza ci informò che c’erano 40 cercatori armati e 5 carnarogh.
 
Dopo qualche momento di riflessione mio figlio ci disse che avremmo attraversato il fiume. Gli feci notare che non c’erano imbarcazioni e Milla puntualizzò che non avremmo potuto passarlo a nuoto.
Fu Morten a trovare la soluzione: avrebbe fatto un ponte di ghiaccio.
Fummo fermati dall’esclamazione inviperita di Saija “e quindi sarebbe questo il piano? Scappare?”. A quel punto la preoccupazione paterna salì alle stelle “e voi come farete con 40 uomini armati e quei … carnarogh?”
Il ragazzo mi guardò, apparentemente tranquillo: se non ci avessero scoperto, non ci sarebbe stato bisogno di combattere. “hanno cercato di drogarci per renderci inoffensivi perché non volevano scontrarsi con noi” aggiunse.
“ci avevano presi per degli sciocchi se credevano che saremmo caduti in una trappola tanto banale” lo riprese Milla.
“no. Ci hanno presi solo per dei giovani e inesperti” fece presente Ryan con l’aria di chi la sa lunga. In effetti era stato spesso sottovalutato. Lo capivo perfettamente. In fondo ero pur sempre suo padre e questa caratteristica non la aveva certo presa da sua madre.
“bhe questo mi piace ancora meno” puntualizzò la ragazza.
Probabilmente mio figlio avrebbe fatto -come suo solito- una battuta qualche sarcastica, ma fu interrotto da Morten “invece dovrebbe piacerti. Meglio essere sottovalutato che sottovalutato. Ci sono dei vantaggi indiscutibili”. Quel ragazzo era molto saggio
 
Cominciammo a preparare la fuga e ci armammo. Mentre mi stavo assicurando un’ascia da carpentiere al fianco, sentii Shanka esclamare “non ce la farete da soli. Resterò con voi.” Saija concordò. Ryan per nulla. Sarebbe servito qualcuno a proteggere quelle persone emanciate e confuse. Intervenni.
“è vero. Andate voi con la mia gente e coi sopravvissuti di Anok. D’ora in avanti anche loro, se vorranno, saranno considerati dei nostri. Resterò io con il Guerriero, l’Arciere e il Ladro”
“no. È la tua gente. Andrai tu con loro” replicò Saija.
“ricorda cosa hai detto quando ti sei unita ai girovaghi, ragazza. Hai accettato di prendere ordini da me, e questo è ciò che ti ordino di fare” Forse fui duro con lei, ma volevo stare con mio figlio e proteggerlo giacché potevo.
“tu dovresti seguirli. Per sicurezza.” Stavo per replicare, ma mi fermarono la preoccupazione nella sua voce e il fatto che non fossi io il destinatario: Ryan stava parlando con Milla, la quale –semplicemente- negò. Mio figlio riprese a parlare, più in ansia di prima “ma prometti che resterai vicino a Mort e al fiume e che correrai dall’altro lato quando te lo chiederò. E senza esitare”
“va bene grande capo” accettò a malincuore lei.
 
Terminammo i preparativi e ci avviammo, ma mi servivano più informazioni.
“carnarogh … non ne ho mai affrontati prima di essere rinchiuso qui. Mi hanno colpito alle spalle e non li ho nemmeno visti. Non so come combattano, né cosa siano esattamente. Ragguagliami” usai un tono asciutto, invitandolo a non perdersi in giri di parole. Il nostro gruppo –pensandoci- poteva incorrere in un solo problema: eravamo in troppi ad essere troppo abituati all’altrui obbedienza.
Milla e Ryan, con sommo imbarazzo di entrambi, risposero in rapidissima sequenza, dando l’impressione che si fossero messi d’accordo
“è gente il cui tempo è stato manipolato” disse lei
“se non fosse del tutto assurdo ti direi che sono delle specie di zombie” soggiunse lui con una luce triste nello sguardo.
Il ragazzo stava pensando alle ore trascorse con me davanti i videogiochi sugli zombie, ne ero sicuro. Dovevo dire qualcosa, e alla svelta.
“sembri conoscerli bene”
Ryan assentì soltanto. In quel momento fui certo che il Guerriero li avesse già affrontati e che Ryan stesse pensando ancora al suo perduto padre. Ne fui quasi commosso, poi ripresi in controllo delle mie emozioni … in fondo non era certo il momento per lasciarsi andare.
Frattanto il Guerriero aveva riacquisito l’uso della parola “ce n’era uno fuori poco fa che deve avermi visto atterrare Roth. Se tenta di fermarvi, lasciatelo a noi e giuro che potrà riposare in pace … chiunque sia”
 
Fummo riscossi dalla nostra conversazione da un sussurro allarmato di Milla “si muovono”
Tanto bastò.
“direi che abbiamo aspettato fin troppo. Diamo il via alle danze. Buona fortuna a tutti. Ne avremo bisogno”
Stavo per pronunciare le stesse identiche parole di Ryan. Mi trattenni dal ridere … avrei dovuto dare troppe spiegazioni dopo e -sinceramente- non ne avevo nessunssima intenzione.
 
Morten era arrivato al fiume e ne stava esaminando le anse, in cerca del punto migliore per il ponte. Aiutato dai capovillaggio trovò in fretta il luogo idoneo e gelò il passaggio. Le persone cominciarono lentamente e timidamente a passare dall’altra parte.
 
Percepii un cambiamento in Ryan, che guardò allarmato un punto vicino al fiume. Si rivolse a Milla in un sussurro “va da Morten!” poi spense le torce dei cacciatori. Il Ladro urlò un ordine. “giù!” Fortunatamente ubbidimmo immediatamente. Sopra le nostre teste fischiò una lancia. Uno dei miei venne colpito e morì sul colpo. Ringhiai frustrato. Avevo promesso di proteggerlo e avevo fallito.
A riscuotermi fu l’urlo preoccupato di Ryan “va da Mort!” non era riferito a  me, ma alla coraggiosa rossa che avevo di fianco.
Stavolta lei ubbidì senza fiatare.
 
Mentre lei partiva, noi ci allontanammo ed incappammo nei primi cacciatori, che uccidemmo in fretta.
Purtroppo non potevamo permetterci di avere pietà: loro erano troppi e noi troppo pochi …
Quando i cacciatori si accorsero di non poter battere il Guerriero del Fuoco, si avventarono su di me. Era la cosa più sensata e ne fui sollevato: più cacciatori attaccavano me, meno avrebbero attaccato lui.
Appena il ragazzo si accorse della situazione, venne in mio aiuto incenerendo una cassa. Cenere si alzò al suo comando e accecò i cacciatori, Scintille si attaccarono crepitando una risata crudele alle loro vesti e Fiamma attaccò le loro carni.
Mi resi conto dell’intesa spontanea che si era stabilita e ne fui orgoglioso. Di nuovo la sua voce mi riscosse dai miei pensieri.
“va e attraversa il fiume” c’era una nota di allarme nella sua voce “porta tutti con te. Vi raggiungerò. Contro questi tu non puoi sopravvivere e io … so cosa devo fare”
La sua voce si era indurita man mano che parlava.
Dovetti accettare “che il fuoco sia con te ragazzo” e me ne andai.
Come già detto il ragazzo aveva fegato.
 
Arrivati dall’altra parte del fiume, non potemmo che attendere. Fu un’attesa spossante, comunque sperai che non finisse mai.
Ovviamente l’attesa finì.
Dai viottoli uscirono tre carnarogh, ma nessuno attaccò. Ne vedemmo un quarto ruzzolare giù dalla finestra. Con un rapido arco di Bretaren, Ryan lo uccise e lo carbonizzò.
 
In quel momento successe una cosa che mai mi sarei aspettato e che distolse la mia attenzione persino dal combattimento: Milla si era appesa al mio braccio per il panico.
Da fuori probabilmente non doveva essere così evidente, ma ero abituato ad essere un ottimo osservatore e Milla era sull’orlo delle lacrime. Cercai di consolarla, mentre mi chiedevo perché mai fosse venuta proprio da me. Non volevo che quel contatto si interrompesse, evitai di chiederglielo.
Sapevo che la ragazza doveva essere davvero a pezzi per aver chiesto consolazione.
 
La nostra attenzione fu richiamata da un tonfo pesante: Ryan era caduto e si stava dimenando sotto il peso di due carnarogh. Uno di questi gli aveva morso la mano. Fu il mio momento di appendermi a quella ragazza per la preoccupazione, ma non la trovai.
 
La ragazza aveva lasciato il mio braccio e si era lanciata sul ponte di ghiaccio, ormai quasi totalmente liquido, con il terrore negli occhi.
Avrei potuto fermarla, avrei dovuto fermarla, Ryan mi avrebbe chiesto di fermarla. Non la fermai. Non volevo farlo. Aveva combattuto le sue stesse paure per salvare il suo non-fidanzato, nonché testa calda, nonché guerriero del fuoco, nonché mio figlio.
Grazie al suo intervento, Ryan uccise l’ultimo carnarogh e non c’erano più cacciatori in vista.
Sospirai di sollievo: erano salvi.
 
Sentii un rumore simile a quello dei servitori di Arve, ma non poteva essere, vero? Spuntò l’ultimo carnarogh insieme agli ultimi cacciatori. Quasi svenni per la preoccupazione. Il Guerriero del Fuoco era l’unico che poteva configgere gli Spiriti Vivi, ma Ryan era ormai troppo stanco. Erano perduti.
 
Un turbine di vento mi atterrì, poi mi risollevò il morale: il Guerriero del Fuoco non era l’unico a poter sconfiggere i carnarogh.
 
Era arrivato il Cavaliere dell’Aria.









ottagonino dell'autrice
ossequi!
spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi prego di perdonarmi per i miei oltri peccati (un abbraccione e sinceri complimenti per chiunque abbia capito la citazione) per il ritardo enorme...
ho solo più una idea alla quale sto lavorando per il capitolo successivo, per il resto sono aperta alle richieste ( avanzatene perchè mi diverto a scrivere, ma non so che narrare (; )
un ringraziamento a chiunque legga (putroppo non posso ringraziare chi recensisce... -.-")
Milla

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Capitolo 4
*** Milla ***


Milla era seduta sulla spiaggia con la schiena appoggiata alla vecchia carlinga di un aereo perduto per il mondo ‘normale’ ed approdato qui … come molti dei girovaghi, come me. Avrei voluto scuotere la ragazza e dirle di farsi forza per Ryan, che non era morto, lo avrei sentito, no? Mi tornò alla memoria il giorno in cui supponevo Ryan fosse arrivato sulla Scacchiera: avevo cominciato a pensarlo intensamente (più del solito intendo): lo avevo immaginato col tokai, Bretaren in pugno e il Fuoco negli occhi. Come allora la scacciai dalla mia mente.
“Milla …” la chiamai
“si?” la sua voce era spezzata dalla preoccupazione e il suo sguardo era piantato sull’orizzonte.
Decisi di svelarle il mio segreto, anche se partendo da lontano. Volevo farle sapere che poteva fidarsi di me e che poteva parlarmi di Ryan: la sofferenza condivisa era sofferenza dimezzata.
“al tramonto non comparirà un lampo verde all’orizzonte” esclamai con l’aria divertita.
“pirati dei caraibi, ai confini del mondo, se non erro?” rispose sovrappensiero “hai appena citato pirati dei caraibi?!? Com’è possibile? Rustico tu chi sei davvero?” aggiunse con aria prima sorpresa, poi sospettosa.
“secondo te?” chiesi con aria sorniona.
“poso avere almeno un indizio?”
“fai almeno un tentativo, dai!”
“vieni dal nostro mondo, non sei una pedina. Potresti essere una spia, ma non credo: saresti davvero stupido a farti scoprire così, e tu  non sei stupido. Ergo tu vuoi che io sappia chi sei oltre a ‘Rustico, il capo dei girovaghi’, sbaglio?”
“fino ad ora nulla, Sherlock! A parte il fatto che probabilmente SONO uno stupido, altrimenti non mi troverei in una imbarazzante questione, che non ti dirò subito, altrimenti sarebbe un suggerimento troppo grande”
“allora qual è l’indizio?”
“abbiamo un legame segreto molto forte in comune” rivelai con aria complice.
La ragazza si fece rossa in viso per l’imbarazzo. Per un po’ non disse nulla, mi guardò soltanto.
“tu … tu sei … il padre di Ryan! Ora tutto torna … tu sei il perduto padre di Ryan”
“bingo!”
Mi mostrò l’ancoretta che teneva all’orecchio. L’avrei riconosciuta tra mille. Era la gemella della mia. Ryan le aveva donato la mia ancoretta “deve tenere davvero tanto a te per avertela data” mormorai affettuoso.
“non sapevo che gliela avessi regalata tu … Ryan detesta il mare” disse timidamente lei
“Ryan detesta il mare?!? Abbiamo passato innumerevoli giornate insieme in barca …”
“allora tutto si spiega” il sorriso di Milla era triste, ma comprensivo “a quanto dici avete passato molto tempo in mare insieme a divertirvi, poi sempre il mare vi ha separati … è naturale che non gli piaccia: prima vi ha uniti, po vi ha separati ‘per sempre’. Ryan sa chi sei tu?”
“il fatto è che … ” cominciai esitante
“no, non lo sa. Perché non glielo hai detto la prima volta che ci siamo incontrati?”
Sapevo che aveva ragione. Glielo dissi. “non potevo certo dirgli ‘sai, sono sparito per anni, probabilmente mi avete creduto morto, ora ti trovi catapultato in un mondo che sembra tanto uscito da un libro fantasy, ma non ti preoccupare, c’è papà con te’, non ti pare?”
“non potevi dirglielo così, d’accordo. Ma è suo diritto saperlo … agli altri lo dirai?”
“solo se sarà necessario ‘grande capo’, va bene?” avevo usato lo stesso nomignolo che lei aveva usato con Ryan al villaggio Anok per alleggerire l’atmosfera
“va bene, terrò questa informazione per me, soldato” mi rispose a tono lei “un’ultima domanda: perché mi hai rivelato chi sei?” Milla era tornata improvvisamente seria
“perché avevo bisogno di condividere la mia preoccupazione di padre con qualcuno e tu hai bisogno di crederci se ti viene detto che Ryan è vivo. Io l’ho persino sentito arrivare sul Tavoliere. Se morisse lo sentirei”
Lo abbracciò “grazie Rustico” abbozzò un saluto militare “grazie soldato” fece una riverenza d’altri tempi “grazie papà*”
 
* in passato il padre della sposa si ‘condivideva’: anche lo sposo chiamava il padre della sposa ‘padre’ o ‘papà’






ottagonino dell'autrice
ossequi!
moooooltissimi complimenti a chi ha capito la citazione a proposito degli oltri peccati (li avevo promessi (; )

claireroxi cara, sei la mia prima recensione *gatto commosso scoppia in lacrime* gli altri si imbarcano presumibilmente... a proposito della tua richiesta...ci lavorerò (a dire il vero lo sto già facendo)

un ringraziamento a chi è arrivato fino a qui a seguire i miei atorcigliati sproloqui! se avete altre richieste fatevi sentire (perchè ce ne sono delle altre, vero?!?)

bacioncioli
milla

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Capitolo 5
*** Adozione ***


POV JANA

Una bambina normale non dovrebbe ricordare, ma io non sono una bambina normale.

Quel fatidico giorno cominciò come ogni altro: mia mamma mi pose in una cesta, mi coprì con uno dei suoi scialli e mi portò con se.
La mia mamma filava e tesseva e lo fece anche quel giorno. Era bravissima, sembrava un ragno. Quel giorno stava terminando un lungo pezzo di tessuto azzurro chiaro. Lo termino e me lo pose addosso. Era soffice al tatto, caldo ma sottile. Uno di quei tessuti che va bene in qualsiasi stagione.

"Cucciola mia, lo so che sei piccola, ma so anche che capisci le mie parole. Tieni questo tessuto sempre con te. Sarà il mio ricordo per te quando non ci sarò più"
Lo disse con naturalezza, come se avesse saputo in anticipo quello che sarebbe successo entro poche ore.

Quello che fece dopo lo confermò.

Raccolse la gerla nella quale mi aveva messa, il tessuto e mi riportò a casa.
Preparò il cibo per entrambe ed iniziò ad imboccarmi. Lei mangiò pochissimo, mentre io mangiai almeno il doppio del solito.
Quando finimmo il pasto avvolse gli avanzi in una figlia larga e pose l'involto al mio posto.

Tenendo la gerla con un braccio e me con l'altro, uscì cantando una melodia malnconoca che parlava di addii e di nuovi inizi. Ad un certo punto mi avvolse nel tessuto azzurro e mi disse di stare tranquilla e che tutto sarebbe andato bene. Mi baciò sulla fronte e mi lasciò in una casupola diroccata al confine del nostro villaggio.
Aveva gli occhi lucidi.

Poco dopo gli abitanti del villaggio iniziarono a uccidersi fra loro urlando terrorizzati.
La mia mamma iniziò a cantare, forse tentando di tranquillizzare gli altri, ma non funzionò. Nessuno la degnò di uno sguardo e questo la salvò. Per poco. Fu l'ultima. 

Poi ricordo solo un silenzio assordante: monte si muoveva nella carneficina e niente si mosse per molte ore. 
Nel silenzio piansi disperatamente la mia solitudine che - lo sapevo mi avrebbe uccisa. 

Dopo qualche tempo arrivò un gruppetto di uomini armati. Un movimento fra le macerie attirò l'attenzione di quello che -evidentemente- era il loro capo.
Un braccio indicò nella mia direzione, accompagnato da un tenue "salvala... per me è troppo tardi, ma non per lei"
Avrei riconosciuto quella voce fra mille e reagii: se la mia mamma si era fidata lo avrei fatto anche io. 


POV RUSTICO


Nell'ultimo periodo mi ero sempre svegliato pensando a Ryan, quella mattina no. Stavo pensando che sarebbe stato bello avere una figlia piccola, quieta e intelligente.
Scacciai quel pensiero perché sapevo che non sarebbe stato un desiderio realizzabile.

Per prima cosa mi feci un breve bagno gelido nel ruscello presso al quale ci eravamo accampati per schiarirmi le idee, poi organizzai la giornata dei Girovaghi per quelli che erano gli incarichi "comuni": la raccolta di legna e cibo vegetale, la caccia e l'esplorazione. Mi sarebbe piaciuto poter uscire più spesso dall'accampamento, ma spesso dovevo rimanere perché in quanto capo ero il punto di riferimento per qualsiasi cosa: dovevo dirimere le liti, ascoltare, consolare, consigliare e proteggere tutti come un padre.
Perciò pensavo troppo spesso a Ryan...

Scacciando quei pensieri aiutai alcune delle donne rimaste all'accampamento a portare un grosso cesto di panni da lavare al fiume... Non ve ne era necessità, ma era buona norma vivere con loro ogni cosa delle fatiche giornaliere perché sapessero di avere un capo interessato e attento.

Mentre loro lavavano, io strizzavo e discorrevamo piacevolmente. Venni a sapere che la figlia della signora Gueldyn, Marelian, amava il blu, ma non il verde scuro, che aveva una forma di intolleranza alle ortiche e che amava le acacie. Seppi anche che la signora Olyndi preparava delle focaccine ripiene davvero ottime.
Dopo alcune ore tornammo al campo.

Mentre mangiavamo tutti insieme arrivarono trafelati gli esploratori
"Rustico... abbiamo trovato...un villaggio... completamente..." gli occhi di Guerrjlin erano sconvolti. Mi preoccupai.
"Siediti e mangia." poi mi rivolsi a suo fratello Guerreloin "cosa è successo? Di solito tuo fratello è molto composto"
"Stavamo risalendo il ruscello per evitare di perderci, quando ci siamo imbattuti in un villaggio." l'uomo deglutí pesantemente "da lontano era un semplicissimo, microscopico agglomerato di catapecchie, quindi ci siamo avvicinati quel tanto che bastava da accorgerci delle urla terrorizzate che venivano dalle viottole." l'uomo si prese un'altra pausa "Ci siamo avvicinati ancora e quello che abbiamo visto ha ridotto mio fratello come vedi: gli abitanti stavano uccidendo terrorizzati i propri compaesani, mentre una donna bellissima cantava ignorata." Guerreloin si passò una mano sul viso "quando abbiamo deciso di intervenire la donna ci ha guardati con eloquenza 'andatevene fino a che potete, io non posso e per questo morirò'. I suoi occhi erano talmente decisi che le abbiamo obbedito prima ancora di rendercene conto, quindi siamo corsi qui" Guerreloin concluse il suo racconto "ed ora se non vi dispiace avrei bisogno di mia moglie e di un buon bagno gelido"

Acconsentii e lasciai tutti i componenti dell'esplorazione liberi per un po', facendomi spiegare accuratamente dove fosse questo villaggio: sentivo che qualcosa non tornava e sapevo di dover andare a controllare.

Dopo un paio d'ore tornò la squadra dei cacciatori e riorganizzai i ruoli.
La metà di loro sarebbe venuta con me al villaggio, mentre l'altra metà avrebbe aiutato a scuoiare le prede e salarne la carne.
"Aspettate, vengo anche io!" disse sommessamente Guerreloin, seguito immediatamente da Guerrjlin.

Avvicinandoci al villaggio quello che più ci colpì fu il silenzio profondo e inquietante, come se la natura intera si fosse fermata a piangere le miserie umane.

Arrivati fra le casupole il tanfo di morte ci assalì, ma per il resto nulla si muoveva. O quasi.
Guerreloin sconvolto corse verso il movimento per poi bloccarsi improvvisamente.
M avvicinai e vidi una donna morente che indicava stancamente un punto mormorando "salvala... per me ormai è tardi, ma non per lei"
Al suono di quella voce successe un miracolo: il vagito di una bambina ruppe il silenzio.

Lasciai Guerreloin al capezzale della donna e andai verso la bambina.


POV JANA

l'uomo si avvicinò con cautela, quasi per non farmi spaventare, ma io non avevo paura di lui.

Quando mi raggiunse, per qualche motivo sussultò, poi sollevò la mia cesta e -con molta calma- mi prese in braccio. L'agitazione che non mi ero accorta di provare e le lacrime che avevano continuato a scendere senza che me ne accorgessi sscemarono istantaneamente. Mi addormentai fra quelle calde e sicure braccia, convinta che sarebbero diventate la mia famiglia.


POV RUSTICO

Mi avvicinai piano, per non farle paura, ma lei non smetteva di piangere da quei suoi occhioni seri. Possibile che non avesse paura? Le lacrime rigavano le sue guance, ma la bambina sembrava non essersene nemmeno accorta.

Sussultai.

Somigliava sorprendentemente alla bimba che an evo sognato quella mattina.
La bambina fece uno sguardo interrogativo. Aveva notato il mio sussulto.
Ignorai la domanda e la presi in braccio. Istantaneamente le sue lacrime si asciugarono.
Mi sorrise e si addormentò stringendomi le manine sulla camicia, facendomi capire di non lasciarla sola.

Non lo avrei fatto.


POV JANA

Quando mi svegliai ero ancora in braccio all'uomo con la gamba di legno... evidentemente aveva recepito il mio messaggio.
Ero felice.
Avevo sempre desiderato un papà. Ora lo avevo. Ed era forte, intelligente e sensibile. Tutto quello che avevo sempre desiderato nei miei pochi anni di vita.
Sapevo che la mamma mi sarebbe mancata, ma decisi che mi sarei accontentata...

Lo guardai negli occhi "papà?"
L'uomo annuì solamente.
Sorridendo mi accoccolai ancora di più fra le sue braccia e mi riaddormentai


POV RUSTICO 

La bambina mi dormiva placidamente in braccio ed io per la prima volta da quando vivevo sul Tavoliere mi sentivo sereno.

La bimba si svegliò e mi guardò soddisfatta.
La mia serenità si accese in un moto di gioia alla vista del suo sorriso.

Senza cambiare espressione mi guardò con gli occhi colmi di una serietà e di una dolcezza enormi.
"Papà?" e rimase a guardarmi, in attesa. 
Avrei voluto dirle quanto mi stava rendendo felice in quel momento, pronunciando quella singola parola e abbracciarla forte e farla volare e anche ridere come un bambino e piangere di gioia.
Non feci nulla di tutto ciò: la giornata troppo grande bloccava ogni mia reazione.
Annuii soltanto e lasciai che leggesse la mia profonda felicità negli occhi.









Ottagonino dell'autrice 
I miei ossequi (a David Jones) a tutti quanti!
Chiedo come sempre venia per il ritardo catastrofico
Un ringraziamento speciale a claireroxi (la quale mi perdonerà se ho sbagliato a scrivere)  perché mi ha chiesto lei questo capitolo
Grazie grazie grazie anche a tutti coloro che hanno letto silenziosamente i miei scritti (recensite!  La vostra opinione mi interessa!) 
Se avete altre idee,  esponete *sguardo da cucciolo di gatto implorante (contenta Herm?)*

Milla

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Capitolo 6
*** stanze di vita quotidiana ***


POV RUSTICO

Da quando ho memoria mi sveglio col buio e mi cerco un posto tranquillo per guardare l'alba. Da solo.
per me è un momento speciale e non l'ho maicondivisocon nessuno, nmmeno con Penny o con Ryan.
È un mommento diquiete assoluta in cui solo la natura ha diritto di parola.

POV JANA

Da alcune lune mi sveglio col buio.

La prima volta fu un incidente: venni svegliata da un incubo. Quello che vidi mi stupì. Il mio papà si stava allontanando dall'accampamento con aria triste.
Tornai a dormire. Quand mi risvegliai (un po' più tardi del solito in verità) lo trovai intento ad organizare cacciatori, raccoglitori ed esploratori. Pensai di essermi sognata tutto.

La mattina seguente mi svegliai di buon' ora e non lo vidi nella tenda nella quale mi aveva accolta.Sicura dicosa avrei fatto la mattina dopo tornai a dormire.

la mattina ancora dopo mi alzai ancora prima e nel silenzio totale lo seguii.
Raggiunse una piccola altura, si sedette e ammirò il sorgere del sole.
Poi semplicemente tornò indietro.

Da quel giorno decisi che lo avrei seguito.

POV RUSTICO

Da quando sono sul Tavoliere, delle mie abitudini mattutine è cambiata una sola cosa: ho trovato qualcuno con cui condividerle. o meglio, è stata lei a trovare me. Jana ovviamente.

La sveglio e, mano nella mano, camminiamo nel buio e nel silenzio.
Trovato il posto giusto, io mi siedo per terra e lei si siede fra le mie gambe con la schiena appoggiara al mio petto.
Così abbracciati, guardiamo l​'aurora sorgere.

Durante il ritorno non scalfiamo il silenzio quasi religioso che si è creato e da lì cominciamo le nostre giornate.






ottagonino dell​'autrice
ossequi gente!
questo 7º`capitolo è il penultimo (questa volta davvero) ma l​'ultimo non so quando riuscirò a pubblicarlo... 
so che questo aggiornamento è molto più breve degli altri, ma volevo scrivere un piccolo momento pacifico....
chiedo venia per eventuali errori grammaticali (ho scritto queso capitolo di getto in equilibrio precario su un albero)  
un grandissimo grazie a chi legge nel silenzio [mi interesserebbe avere anche la vostra opinione, anchesolo persentirmi dire che devo ritirarmi in alaska (semi cit.)] e uno enormissimo anche ad Herm (esigo crocchette, subito... anzi, meglio una braciola) e a Claire che mi hano fornito idee e divagazioni letterarie in quantità insieme ad una enorme dose di pazienza

milla

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Capitolo 7
*** vestale ***


Pov Rustico

Se quindici anni fa mi avessero chiesto quale sarebbe stata la mia prima preoccupazione per mia figlia avrei risposto senza esitare. I problemi di cuore, il ragazzo, le amiche.
ma evidentemente né io, né mia figlia e neppure i nostri problemi siamo ordinari: la mia bambina, alla tenera età di otto anni vuole diventare Vestale del Fuoco. Ciò che è peggio? Ha tutte le carte in regola per farlo.

Pov Jana

Avevo trovato la mia strada. Ero stata fortunata giacché vi ero incappata per puro caso, ma sentivo che era la mia.
 
La saggia Caranna –con stupore di tutti- mi aveva accettata come apprendista. In realtà non mi aveva semplicemente accettata, mi aveva espressamente chiesto di seguirla.
Naturalmente avevo accettato.
 
Sapevo che tutti mi sarebbero mancati e che pochi avrebbero provato a capire, ma sapevo anche che solo uno avrebbe capito davvero. L’unico di cui mi importava. Rustico. Mio padre.

Pov Rustico

Sapevo perché lo stava facendo. Dannazione. Quella bambina era la mia salvezza. Voleva diventare vestale per proteggere Ryan. In sostanza lo stava facendo per me.
Ero confuso riguardo a cosa provavo in merito. Ero un caleidoscopio di emozioni.
E lei leggeva perfettamente dentro di me.

Pov Jana

Scorsi in mio padre molte emozioni e lui me le lasciò osservare una ad una.
Lessi la tristezza di doverci separare.
Lessi la preoccupazione per me.
Lessi la gioia perché avevo trovato la mia strada.
Lessi i sensi di colpa che lo attanagliavano perché in parte lo facevo per lui.
Lessi la gratitudine perché avrei protetto suo figlio.
Lessi la stanchezza nei suoi occhi perché non voleva decidere il mio futuro influenzandolo col proprio passato.
Lessi che avrebbe continuato a guardare l’alba da solo, che io ero stata l’unica con la quale aveva condiviso quel momento e sarei rimasta tale.
Infine lessi l’accettazione della mia scelta.

Pov Rustico

Non avevo scelta. Non potevo che accettare la sua decisione. Non potevo rifiutarle di aiutarmi. In pochi mi avevano offerto il loro aiuto e nessuno su un argomento tanto delicato e importante come Ryan. Era mio figlio, non potevo fare diversamente. E poi era la sua strada … che diritto avevo io di chiudergliela? Nessuno. Assolutamente nessuno. E non volevo assolutamente. Non avrei mai voluto che si sacrificasse per me, ma alla fine accettai.

Pov Jana

“Alla fine forse era il tuo destino fin dall’inizio” furono queste le sue ultime parole prima di separarci dopo l’ultima alba con gli occhi lucidi e negli occhi una promessa: tonerò a trovarti.








ottagonino dell'autriceotttagonino dell'autrice
ossequi, yatta a tutti e towanda!
chiedo venia per l'ormai abituale ritardo... :D
un grandissimo saluto e un gigantesco ringraziamento a Claire (non so se l'ho scritto giusto, ma non importa), a Lils (patti chiari, amicizia lunga: braciole) e a Izayoi (che mi ha messa fra i suoi autori preferiti e mi ha fornito Ban e le ali)
l'altra volta avevo svagliato i conti... il penultimo capitolo è questo *arrosice*

milla

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