how to wreak havoc in twenty simple steps di heuchelei (/viewuser.php?uid=301899)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** one. ***
Capitolo 2: *** two. ***
Capitolo 3: *** three. ***
Capitolo 4: *** four. ***
Capitolo 5: *** five. ***
Capitolo 6: *** six. ***
Capitolo 7: *** seven. ***
Capitolo 8: *** eight ***
Capitolo 9: *** nine. ***
Capitolo 10: *** ten. ***
Capitolo 11: *** eleven. ***
Capitolo 12: *** twelve. ***
Capitolo 13: *** thirteen. ***
Capitolo 14: *** fourteen. ***
Capitolo 15: *** fifteen. ***
Capitolo 16: *** sixteen. ***
Capitolo 17: *** seventeen. ***
Capitolo 18: *** eighteen. ***
Capitolo 19: *** nineteen. ***
Capitolo 20: *** twenty. ***
Capitolo 1 *** one. ***
«Uhm, Uta-san?»
«Cosa c'è?»
«Mi stai facendo mal- ahi!»
«Scusa, Hina-chan. Di solito non
sono così maldestro con gli aghi.»
Con movimenti precisi e calcolati,
Uta appuntò l'ennesima spilla da balia sulla spalla della ragazzina,
facendola gemere nuovamente di dolore.
«Con le maschere non c'è bisogno di
essere delicati.» Uta fece spallucce con aria di disappunto, la stessa
espressione monotona sul volto che Hinami odiava ed adorava allo stesso
tempo. Con Uta non si riusciva mai a determinare se stesse scherzando o
meno; per questo Hinami si limitò ad esalare una risatina imbarazzata.
L'idea di farle confezionare dei
vestiti da Uta era stata della sua onee-san. All'inizio Hinami era
stata molto emozionata al riguardo ma, dopo ore ed ore a riguardare
repliche di project runway alla TV e a gambizzare manichini innocenti
nel nome della moda, Hinami sentiva che la sua testa stava andando in
stand by.
«Ti sta d'incanto.» mormorò Uta
mentre la faceva girare sul posto, ammirando l'improbabile vestitino
informe color sorcio che l'aveva persuasa - anzi costretta - ad
indossare.
Hinami sentiva l'intera stoffa
tirarle attorno ai fianchi e caderle floscia sul petto. Sospirò.
«Uta-san, sei sicuro di aver
seguito il modello?»
«Certo che sì.» le sventolò il
foglio sotto il naso.
«Uhm.» Hinami lo occhieggiò
arrossendo fino alla punta dei capelli «Sicuro di non averlo letto al
contrario?»
Gli occhi rossi di Uta si posarono
di nuovo sul foglio, ostentando la solita calma blanda e monocorde. Si
passò una mano trai capelli scuri, senza parlare.
«Oh, ecco perché sembrava così
strano.» chiosò il ragazzo senza scomporsi «A quanto pare dovremo
ricominciare da capo per l'ennesima volta.»
Hinami si batté una mano sulla
faccia, trovando la situazione stranamente imbarazzante e comica. Le
sue manine stropicciarono per qualche istante l'orlo della gonna prima
che dalla sua bocca uscisse un torrente di parole incomprensibili.
«Non ho capito.» Uta si abbassò per
fissarla con i suoi profondi occhi da Ghoul.
«E-ecco...» mormorò «Ti s-sto
d-dando fastidio?»
La ragazzina avvampò nel vedere che
gli angoli della bocca del suo sarto improvvisato si alzavano con
tenerezza.
«Niente affatto.» rispose Uta
scompigliandole i capelli in maniera quasi affettuosa. Hinami si morse
il labbro, dubbiosa.
«Allora cosa ne p-pensi di me?» le
spalle di Uta si irrigidirono alla domanda. Si raddrizzò senza dire una
parola, grattandosi il retro del collo con una mano tatuata.
«Sei una persona molto buona e...
simpatetica? Sì, ecco, simpatetica.»
«Forse intendevi dire simpatica.»
obiettò la ragazzina con un risolino.
«Qualcosa del genere, sì.»
bofonchiò Uta con aria stralunata. Sembrava piuttosto a suo agio, come
se fosse abituato a fare complimenti alle ragazze tutti i giorni «Anzi,
sembri una ragazzina deliziosa.»
Si voltò per cercare il metro in
mezzo ad una serie di ritagli di stoffa arricciati sul bancone da
lavoro. Hinami spostò nervosamente il peso da un piede all'altro.
«Talmente deliziosa che ti
mangerei~»
Hinami sussultò dietro di lui. Non
riusciva a vedere il suo volto, ma qualcosa le diceva - o meglio,
sapeva perfettamente - che Uta stesse silenziosamente ghignando.
whatever.
non ho idea di cosa diavolo sia
questa cosa.
parliamone.
sapevo solo che dovevo finalmente
pubblicare questa character meme che sto scrivendo da tre settimane e,
boh, eccomi qui(?).
praticamente una character meme è
una sorta di giochetto assurdamente divertente in cui prendi dieci nomi
random di personaggi di un anime od oc e li numeri e poi ci sono delle
affermazioni con alcuni numeri che descrivono situazioni assurde.
tipo: [1] e [2] viaggiano per il
mondo a dorso di un ippopotamo volante.
qualcosa del genere, sì, anche se
non è esattamente roba che dovresti mettere in una fanfiction per
l'alto tasso di demenzialità, ma comunque.
ringrazio ophelia per avermi
supportato e sopportato per i miei scleri sull'assurdità di questa
cosa. l'ooc è messo per paranoia, anche se non penso ci sia nulla di ic
in kaneki che fa strip dance, ma comunque. in questo capitolo dovevo
far dire ad uta cosa ne pensava di hinami.
non che mi sia riuscito bene, lol.
qui
trovate il modulo originale - l'ultima volta che l'ho fatto con
i personaggi di hxh non ho dormito per tre giorni, lol.
come avrete capito dal titolo e dal
blank, saranno venti flashfic. io ne ho già scritte sei e molto
probabilmente aggiornerò a giovedì alterni, scrivendo la data nella
descrizione. sfortunatamente non posso promettere nulla, sicché non è
ancora uscito l'orario scolastico provvisorio, figuriamoci quello
definitivo çç
bene, ho qualche domandina per voi:
- vi è piaciuto il capitolo?
- vi è piaciuto il banner?
- c'è qualcuno che volete vedere in
particolare? (non che io possa mettere chi voglio, ma se avete qualche
richiesta, posso cercare di accontentarvi)
bene, ora vi saluto.
rie.
p.s. dimanticavo. allora, visto che ora abbiamo un fandom, sarebbe
auspicabile avere dei personaggi nella lista. ne ho già inseriti
alcuni, perciò vi prego di prendere il computer ed aprire il fandom. in
alto a destra c'è scritto "aggiungi personaggi". per favore, cliccate
lì e votate. se volete aggiungerne altri, siete pregati di mettere
prima cognome e dopo nome. grazie per l'attenzione. anche se non volete
recensire, please, fate almeno questo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** two. ***
L'aria
viziata dentro l'armadio si stava facendo insopportabile. Akira non
aveva idea
se fosse a causa della calura estiva o dell'eccessiva quantità di
polvere che
aveva foderato alcuni stracci, i quali dovevano sicuramente aver visto
giorni
migliori.
«Neh,
Akira~» Jūzō si agitò nel suo cantuccio, rifilandole erroneamente - o
forse no?
- una gomitata in mezzo alle costole. Akira sobbalzò, emettendo un
gemito
strozzato.
«Che
vuoi?» si slacciò la giacca formale, cercando di ripristinare la
circolazione
sanguigna alle proprie gambe «Quante volte ti devo ripetere che devi
rivolgerti
a me come "Akira-san"? E, no,
non mi metterò a giocare di nuovo a
sasso-carta-forbici con te per decidere se Amon si rifà le sopracciglia
la
mattina.»
Nell'oscurità
Jūzō ridacchiò sommessamente, probabilmente scuotendo la testa con aria
sciocca.
«In
realtà volevo chiederti per quanto ancorー»
«Due
ore tredici minuti e sette secondi.» sibilò con aria ostile, gli occhi
ridotti
a fessure nel tentativo di riconoscere la figura bambinesca del
compagno nelle
tenebre.
Come
diavolo era finita in quella situazione? D'accordo, il CCG era a corto
di
personale, Amon era ospitalizzato e Shinohara aveva avuto problemi
familiari,
ma dovevano proprio mandarla in missione con quel ragazzino
strambo?
«E
dopo mi comprerai le caramelle?»
«No.»
«E il
cioccolato?»
«No.»
«Neppure
una gomma da masticare?»
«No.»
«Quanto
fa due per cinque sotto radice quadrupla per settantotto quarti?»
«No.»
«Immaginavo.»
Jūzō scoppiò a ridere fragorosamente spintonando la sua collega con
l'ilarità
tipica dei ragazzini «Non mi stai neppure ascoltando~»
Akira
si morse il labbro. Quella missione sotto copertura non era esattamente
il
luogo ideale per il loro cabarettismo scadente - e non importava molto
il fatto
che in quel momento avrebbe voluto scartavetrare gli occhi di quel
moccioso, ma
era in una posizione decisamente sconveniente per farlo. Sospirò.
Probabilmente
neppure Jūzō faceva i salti di gioia per dover prendere parte ad una
missione
assieme ad una gattara single sull'orlo della crisi isterica.
E, in
più, la suddetta missione non comprendeva nessuno sventramento legale.
«Ho
decisamente bisogno di un aumento.» biascicò Akira, cercando di spiare
attraverso la fessura tra le ante. Il loro obiettivo - Ken Kaneki - non
si era
ancora visto.
Improvvisamente,
sentì qualcosa scivolarle lungo la schiena. O meglio, zampettarle lungo
la
schiena.
Akira
emise un urletto soffocato mentre si dimenava per togliersi la camicia -
al buio
non era decisamente la cosa più semplice.
«Jūzō?
Maccosー» bisbigliò, cercando
invano di aprire l'armadio in cui erano stipati. Era terribilmente,
impossibilmente e definitivamente chiuso.
La
"cosa" sulla sua schiena ricominciò a muoversi e Akira inorridì.
«Non
pensavo che gli armadi fossero gli habitat naturali dei cimici.» rilevò
Jūzō
con nonchalance, sotto lo sguardo disgustato di Akira «Quante cose
interessanti
si imparano in missione, eh?»
Kaneki
si tolse il grembiule con aria stanca.
Nonostante
l'ambiente confortevole del negozio, si sentiva distrutto solo al
pensiero di
dover tornare a casa con il naso tra i libri di chimica.
Sospirò
ed aprì l'armadietto.
Due
paia di occhi si alzarono su di lui con aria iraconda.
Il
primo apparteneva ad un ragazzino dai capelli scarmigliati, che lo
fissava con
una certa curiosità. La donna, invece, gli lanciò uno sguardo velenoso
mentre
teneva le mani strette al collo del suo compagno.
Ken
si stropicciò gli occhi più volte, sentendo l'impulso di ridere a
quella
situazione demenziale.
Il
ragazzino - che aveva un'aria
piuttosto familiare - abbozzò un ghigno di
divertimento.
Arrossì
violentemente, indietreggiando e grattandosi il retro del collo.
«Io...
ecco n-non era m-mia intenzione interrompere...» si fermò, fissandoli
per
un'imbarazzante manciata di secondi «qualsiasi cosa voi steste
fa-facendo.
C-comunque, s-se volete stare s-soli, c'è un mo-motel molto carino poco
lontano...»
Arrossendo
di nuovo, Kaneki si fiondò fuori dalla stanza, lasciando i due
investigatori di
gesso.
whatever
come
promesso, eccomi qui ad aggiornare :3
lo so
che avrei dovuto aggiornare di giovedì - anzi, vi avviso che d'ora in
poi lo
farò, perché mi trovo meglio con i tempi degli allenamenti miei e di
mio
fratello :''
detto
ciò, passiamo al capitolo. in questo capitolo dovevo rinchiudere akira
e juuzou
in un armadio e far sì che kaneki li trovasse, hahaha.
non
so se sia venuta bene, quindi vi sarei grata se vi fermaste cinque
minuti per
lasciare una recensione. è giusto per sapere se sono sfondata nell'ooc,
pls :D
allora,
parliamone.
akira,
non so se lo sapete, è la figlia di mado e compare nel manga, anche se
è già
comparsa in una scena dell'anime - dafuq?
comunque, la guest star di oggi sono le sopracciglia di amon. non so se
mi spiego xD
uhm.
sono
ancora in fase-di-negazione per la fine del manga, ma la bella notizia
è che a
gennaio avremo un seguito animato, yay ;; oh, e ci sarà pure un annuncio a metà ottobre riguardante ishida - che spero sia il prossimo manga, awn
non
vedo l'ora di rivedere capitan handsome arima!
bene,
ora vi lascio
rie
p.s.
ringrazio Amens Ophelia, Little_Sisters e Red Porcelain per aver
recensito il
capitolo precedente.
p.p.s.
è finito huntexhunter, la mia vita sta perdendo sempre più il suo
senso(?)
p.p.p.s.
ho aggiunto altri personaggi nella lista. se foste così gentili da
andare a
votarli~
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** three. ***
«Il
conto.»
Tōka
allungò all'investigatore un piattino con sopra uno scontrino pieno di
numeri.
Cercò di forzare un sorriso - quanto meno per quell'uomo bizzarro ed
occupato
che, nonostante sembrasse indaffarato, era stato tanto gentile con lei,
tanto
da darle anche una mancia.
«Oh,
grazie.» le sopracciglia di Amon si alzarono verso l'alto mentre
rovistava nel
suo portamonete consunto, appoggiato accanto ad una tazzina vuota.
Mado
gli aveva rivelato - non senza un po' di malizia - che in quel luogo
facevano
il caffè più buono del distretto.
Appoggiò
le monetine sul piattino e trafficò per qualche istante con la
valigetta
metallica e poi si alzò in piedi.
Gli
piaceva il pittoresco profumo di caffè che emanava quel luogo e, anzi,
lo
trovava una perfetta isola di tranquillità per rilassarsi dopo gli
impegni al
CCG, la palestra e gli incontri del fan club di Arima - di cui era
membro
onorario, nonché presidente insignito di spilletta.
Mosse
un passo rapido verso la porta del negozio, ma inciampò su una gamba
della
sedia, ritrovandosi a cadere in avanti.
«Faccia
attenzionー» la cameriera - o
meglio, Tōka - gli si parò davanti, afferrandolo per il cappotto prima
che la
sua faccia entrasse in contatto con il pavimento - danneggiandogli il
naso o,
peggio, le sopracciglia.
Sfortunatamente,
però, la sua testa si inclinò in avanti e, con un sussulto, le sue
labbra
sfiorarono quelle di Tōka.
Per
qualche istante il mondo smise di girare.
La
ragazza si irrigidì improvvisamente, mollandogli le spalle, le braccia
rigide
ed immobili contro i fianchi.
«M-mi
spiace, io n-non intendevo...» biascicò l'investigatore, armeggiando
con il
manico della ventiquattrore. L'imbarazzo gli si leggeva in volto.
Il
sangue affluì alla faccia di Tōka, colorandole il volto paonazzo con
macchie
rossastre mentre gli rifilava uno sguardo dardeggiante.
«Pervertito.»
sibilò mentre alzava una mano in aria.
Amon
si accorse di aver ricevuto uno schiaffo solo dopo averne sentito lo
schiocco
secco, che gli fece interrompere la serie di goffe scuse che stava
borbottando.
«Questo
è per avermi baciata.» Tōka gli agitò un dito sotto il naso, voltandosi
ed
andandosene sotto lo sguardo stralunato di Amon. L'uomo si massaggiò la
guancia
con aria sconclusionata, mormorando un timido "mi dispiace".
Le
spalle di Tōka si alzarono. La ragazza si voltò nuovamente verso di
lui,
accorciando la loro distanza con rapidi passi.
Alzò
nuovamente la mano e, nonostante questa volta l'avesse visto arrivare,
Amon non
riuscì comunque a reagire al secondo schiaffo, sull'altra guancia.
«E
questo» sibilò «è per averlo fatto male.»
whatever.
yay,
finalmente riesco a pubblicare *^*
anzi,
mi stupisco per non essere ancora impazzita per la scuola, aww. almeno,
per ora
non sono ancora volate insufficienze né interrogazioni di russo e
perciò posso
ritenermi fortunata, hahaha. comunque, passando alla storia, dio
dovrebbe
mandarmi all'inferno per aver scritto questa... cosa.
sul
serio, io non scrivo di pedofilia, ma buttare giù roba del genere è
stato
devastantemente(?) divertente. comunque, la scrittura sta andando un
po' a
rilento. in realtà sono a metà del capitolo tredici, quindi non dovete
preoccuparvi fino all'anno prossimo. il capitolo tredici è
straordinariamente
difficile da scrivere :'''
comunque,
qui dovevo far sì che amon baciasse toka - se volete tirarmi pomodori,
almeno
tiratemeli freschi(?).
bene,
visto che ora ho finito delitto e castigo, ritorno al mio adorato
inglese.
rie
p.s.
se qualcuno se lo stesse domandando, la vicepresidentessa del club di
arima
sono io. accettiamo altro staff(?).
p.p.s.
grazie a tutte le gentilissime persone che hanno votato i personaggi.
mh, forse
dovrei inserire anche yoriko, che dite?
p.p.p.s. capitolo pubblicato in onore dell'uscita del primoo episodio
di psycho pass 2. che il fanghèrlaggio abbia inizio(?)
p.p.p.p.s. ...dopo la smetto, okay. il sedici esce un nuovo manga di
sui ishida, nel caso foste tagliati fuori dal mondo in qualche isola
tropicale e non ne foste a conoscenza. mi raccomando, pregate,
fanciulli e fanciulle.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** four. ***
Il
suo cuore stava battendo così forte che, per qualche istante, sembrò
che la
realtà attorno a lei si fermasse e si riavvolgesse come una vecchia
cassetta
mentre i suoi piedi sfioravano silenziosamente i gradini.
Le
sue mani sudaticce stringevano un pacchetto lievemente spiegazzato, con
un
incarto obbrobrioso che aveva fatto lei stessa in cinque minuti, con un
Nishiki
sghignazzante alle spalle. A Tōka non erano mai piaciuti i libri,
nonostante la
scuola gliene avesse affibbiati un sacco da leggere per le vacanze
estive.
Semplicemente,
trovava che ci fossero modi migliori per impiegare le proprie forze e
il
proprio tempo che stare con il naso infilato tra le pagine di qualche
saga
fantatrash.
Arrivata
sul pianerottolo, si appostò davanti alla porta, torturando
insistentemente la
piccola ciocca verde pallido e mordendosi un labbro con aria indecisa.
Era
stata sicura della propria scelta fino a qualche istante prima, ma ora
sentiva
tutta la propria convinzione crollare miseramente davanti a quella
porta
semplice e allo stesso tempo terribile.
Tōka
alzò il pugno chiuso per bussare, sentendo l'improvvisa calma fiacca
arricciarsi nel suo petto.
Appena
appoggiò le nocche all'uscio, ma la superficie cedette improvvisamente
sotto la
spinta leggera, aprendo un lieve spiraglio sull'appartamento.
Di
nuovo, il mondo fu zittito dal rumore dei battiti di Tōka. Non era da
Kaneki
lasciare la porta dell'appartamento aperta, soprattutto se sapeva che
Hinami
avrebbe potuto tranquillamente uscire.
Oppure...
L'immagine
di suo fratello le si impresse nella mente. L'Aogiri avrebbe
perfettamente
potuto eliminare Ken e i suoi amici - certo, se si fossero sbarazzati
di
Tsukiyama non le sarebbe affatto dispiaciuto - per evitare grane.
Senza
indugiare, Tōka spinse la porta con cupidigia. Entrò nel piccolo
corridoio
illuminato e corse in soggiorno stringendo convulsamente il pacchetto
al petto.
«Ehi,
bastardi, provate a far l'ora qualcosa ed io ve ne farò pentirー» anelò
la ragazza, alzando il regalo sopra la testa a
mo' di arma e sentendo il familiare formicolio agli occhi che
annunciava il
kakugan. Quando vide chi aveva davanti a sé, però, la sua bocca si aprì
a
formare una perfetta 'O' «Banjō-san?»
L'uomo
si girò con un sussulto, abbassando l'asciugamano che stava utilizzando
per
asciugarsi i capelli fradici e scarmigliati. Aggrottò le sopracciglia.
«Oh,
Tōka-chan!» le snocciolò un sorriso caloroso, apparentemente non
notando il suo
sguardo stralunato. Era evidentemente appena uscito dalla doccia,
perché
indossava solo un paio di boxer con un motivo a koala. A... koala?
«I-io...
uhm, mi s-spiace nonー» balbettò arrossendo.
Banjō le rifilò un'occhiata divertita, neanche minimamente sfiorato dal
suo
imbarazzo e, anzi, perfettamente a suo agio «B-bei boxer comunque.»
Mentalmente
si spalmò una mano sulla faccia per la stupidità di quel commento.
«Oh,
sì, sono i miei preferiti. Brillano anche al buio.» osservò Banjō con
una
risata mentre si infilava un paio di pantaloni sbiaditi ed una
maglietta. Tōka
ricominciò a respirare normalmente, ringraziando Dio di non essere
incappata in
uno Tsukiyama post-doccia invece che in Banjō.
«Come
stai? È da un po' che non ci vediamo.» Banjō si sedette su una sedia
isolata,
invitandola a fare lo stesso «È un regalo?»
«Uhm,
era per Kaneki, ma...» alzò le spalle «Avrei voluto darglielo io
stessa.
Immagino non sia in casa oggi. Magari ripasserò un'ala tra volta. Hai
idea di
dove sia andato?»
«Mh.»
Banjō giocherellò con il telecomando della televisione con espressione
assente
«È uscito con Tsukiyama, immagino. Ha detto che voleva assolutamente
andare ad
un "Rape Party"ー»
«"Rape
Party"!?» esclamò Tōka mentre un cattivo presentimento le strisciava
nello
stomaco «Magari intendi "Rave Party". Non è poi così sicuro lasciarlo
andare in giro da solo con quel bastardo di Tsukiyama!»
«Hanno
detto di voler fare un sopralluogo al Ristorante Ghoul. All'inizio
anche io ero
contrario, ma poi Kaneki mi ha rassicurato.» le elargì un sorriso colmo
di
empatia «Ti va una tazza di caffé mentre lo aspettiamo?»
whatever.
è
oltremodo una brutta giornata. oddio, in realtà non proprio brutta, ma
sono
appena scesa dal letto(?). due ore di matematica mi demoliscono
fisicamente,
lol.
devo
essere breve perché oggi ho una partita e avrei dovuto studiare russo
per
dopodomani, ma mi sono tipo addormentata.
mettere
partite al giovedì dovrebbe essere illegale, non trovate? *coff devo studiare russo coff*
e,
beh, il livello di disagio di questo capitolo è irrisorio. vi prego,
non
tiratemi dietro ciabatte, vi prego. siate solo felici di ciò che sta
succedendo
in tg:re, awwww
rie
p.s.
mi farebbe oltremodo piacere sentire le voci dei lettori più sileziosi.
aaah, a
volte è deprimente vedere trecento visite e due recensioni, non trovate?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** five. ***
"Non
mi pagheranno mai abbastanza per questo." Chie tentò di
nascondere la
propria faccia dietro ai fogli disordinati che stava tentando
disperatamente di
riordinare.
«Lo
sa che ha proprio un profumo delizioso?» di nuovo, un brivido le
percorse la
schiena mentre tentava di eludere quello sguardo impudico e decisamente
troppo
insistente.
«Oh,
sì, dev'essere il nuovo profumo di Dolce&Gabbana.» schioccò le
labbra,
tentando di nascondere il nervosismo «Possiamo darci del tu, comunque.»
«Oh,
très bien~ Vedo che
incominciamo a legare!» esclamò Shuu allargando le braccia
e alzando la sua voce di un'ottava. La cassiera nell'angolo gli lanciò
uno
sguardo omicida.
«Fantastico.»
gracchiò con una piccola smorfia. Come minimo si sarebbe licenziata
dopo aver
finito quell'intervista. E avrebbe anche cambiato nome e continente,
almeno per
essere sicura che quel pazzoide non potesse seguirla «Immagino tu sia
piuttosto
impegnato. Mi mancano solo alcune semplici domande.»
E poi
potrò cambiare continente.
«Oh,
ma ho sempre tempo per le femmes fatales.» si passò una mano trai
capelli
scuri, sfoderando il suo sguardo più affascinante «Non è vero, Chie-chan?»
Chie
si irrigidì, sfogliando automaticamente il suo block notes usurato.
«Tsukiyama-san,
qual'è il tuo piatto preferito?» La ragazza tentò di ignorare il suo
tono
ammiccante, sperando di non finire squartata prima di sera «Il più
specifico
possibile, per favore.»
«Oh,
che domanda interessante! Très Bien~»
rispose lui, iniziando a gesticolare
«Vedi, Chie-chan, io trovo che la ricerca di nuovi gusti e sapori per
il mio
palato sia una crociata contro la superficialità di questo mondo. Non
sei
d'accordo, ma chèrie? Questo è l'obiettivo definitivo della mia vita,
perché
vedi, noi Ghoul possiamo sperimentare solo il piacere della carne, il
che è
piuttosto monotono~»
Chie
batté rapidamente le palpebre al tono minaccioso dell'"Il piacere della
carne". E poi sperò di non finire stuprata e squartata prima di sera.
«E
quindi la risposta è...?» incalzò giocherellando ansiosamente con la
penna.
«Kaneki
Ken, ovviamente!» la penna cadde dalle mani della ragazza, producendo
un rumore
fastidiosamente metallico contro il pavimento.
«Sembra...
uhm, davvero un cibo delizioso.» Chie sollevò l'angolo della bocca,
spostando i
fogli dal tavolo con il cuore che le martellava nel petto.
«Ovviamente
tu, mia piccola Chie-chan, non puoi capire.» fece un gesto con la mano,
probabilmente tentando di attribuirai un atteggiamento sofisticato. A
Chie parve
solo molto gay, invece. «Ma anche se sei umana potrei portarti nel
Ristorante
Ghoul. È una fantastica idea, n'est-ce pas? Proveresti il brivido di
quell'innuendo di sapori e del dolce sapore del sangue e del terroreー»
Chie
si limitò a fissarlo con aria scioccata, riordinando distrattamente
quelle
cose.
E,
per la prima volta in quella giornata, la giovane giornalista sperò di
non
finire squartata, stuprata e costretta al cannibalismo prima di sera.
whatever.
se
non sbaglio avrei dovuto aggiornare oggi. sbaglio?
la
mia vita si sta riducendo al libro di russo e matematica - immagino che
capiate
molto bene quello che sto dicendo (sic). however, parliamo del capitolo.
forse
avevo accennato che ci sarebbero state delle sorprese ;D
/insomma,
dovevo far dire a tsuki qual'era il suo piatto preferito e avevo poche
idee,
hahaha/
comunque,
immagino che poca gente conosca chie. chie hori è un personaggio canon
che
compare nel manga di tokyo ghoul;re ed è praticamente 'l'inviata' di
tsukiyama
da kanek-- /haise.
beh,
capirete col tempo. immaginatevela più o meno come una bambina, anche
se in
realtà ha ventiquattro anni, lol.
e
niente, non è esattamente giornata, oggi. non è neppure settimana,
nonostante i
voti molto belli che sono riuscita a rimediare - neppure io so come.
scusate
se non ho risposto a tutte le recensioni, cercherò di fare del mio
meglio la
prossima volta :D
il
problema è che sto leggendo one piece ed ogni momento libero lo dedico
a quel
manga *w*
omg
non vedo l'ora che arrivi law
- tra tipo quattrocento capitoli, ma who
careeeees? ♪
rie
p.s.
sono arrivata a scrivere il diciassettesimo capitolo di questa
raccolta. meno
treeeee—
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** six. ***
Le
pulizie non erano una cosa da uomini - soprattutto se si trattava di
uomini
ghoul con ben di meglio da fare.
Nishiki
si appoggiò ad uno dei tavolini del coffee shop, contemplando sfinito
il
pavimento che aveva appena lustrato a specchio. Tōka gli aveva
scaricato tutto
il lavoro addosso con la cosa di "dover studiare per gli esami".
Anche perché probabilmente era tutto tempo sprecato con il cervello che
quella
ragazza si ritrovava.
Il
locale si era svuotato in fretta e adesso lui riusciva a godersi il suo
attimo
di pace e serenità.
Improvvisamente,
però, sentì lo schiocco secco della porta che si apriva.
Sospirò,
spiaccicandosi sulla faccia un sorriso da ho-altro-di-meglio-da-fare.
«Benvenuti
all'Anteikー» iniziò a pronunciare
con aria annoiata, prima di accorgersi chi effettivamente fosse il
nuovo
arrivato.
I
suoi occhi si ridussero a due fessure; Nishiki digrignò i denti,
sputando le
parole con tono velenoso ed iracondo.
«Shittiyama.»
Shū alzò lo sguardo su di lui, agitando la mano come per salutare un
vecchio
amico «Il locale è chiuso. Fuori di qui se non vuoi che ti prenda a
calci inー»
«Su,
su, Nishiki, non c'è bisogno di comportarsi in maniera così ostile con
un
vecchio amico, n'est-ce pas? E poi
l'insegna fuori diceva che eravate aperti.»
Tsukiyama,
assunse la classica espressione da protagonista mestruata da soap opera
argentina, premendosi le mani sul cuore come se stesse per avere un
infarto.
Cosa
che Nishiki sperò vivamente accadesse.
«Per
te questo posto è sempre chiuso.» Nishiki agitò la scopa con aria
studiatamente
minacciosa «E se vuoi molestare Kaneki, oggi non è qui. Non è il tuo
giorno
fortunato, Shittiyama. Va' a morire.»
«Oh~
la tua freddezza mi ferisce profondamente, Nishiki.» Tsukiyama fece
spallucce
«Dopo tutta la strada che ho fatto per venire fino a qui! Terrible~ e
comunque
non sono qui per molestarー uhm,
creare un profondo legame di amicizia fraterna con il delizioso Kaneki.
Oh, no!
Sono qui solo pour toi.»
«Allora
puoi anche andare a 'fan culo, pour moi.»
replicò Nishiki asciutto, senza battere ciglio «Fuori di qui.»
«Oh,
è molto scortese da parte tua, mon ami~»
Shū riprese la sua solita aria teatrale, frugando nella tasca del suo
completo
a brillantini dorati, abbinato ad una fantastica camicia maculata «Non
vuoi
neppure vedere il regalo che ti ho portato,
non?»
«Shittiyamaー»
«Che
peccato.» chiocciò Shū con aria divertita, agitando sotto il naso di
Nishiki il
suo portafoglio. Era ricoperto di raso color confetto con stampe ad
unicorni,
notò Nishiki ridendo sotto i baffi; una punta di curiosità si insinuò
dentro di
lui. Tsukiyama aprì il portamonete sogghignando, rivelando una serie di
foto
di... Kimi.
La
faccia di Nishiki si fece paonazza mentre cercava inutilmente di far
entrare
l'aria nei suoi polmoni.
Erano
foto di lei distesa, legata e bendata nella chiesa - niente di erotico,
ma
comunque di pessimo gusto. Nishiki si sentì vagamente nauseato.
Kimi.
Tsukiyama. Foto.
«Quanto
vuoi.» non era neppure una domanda - non alzò la voce alla fine per
darci
l'intonazione. Nishiki si passò una mano trai capelli, digrignando i
denti.
«Oh,
vedo che hai finalmente deciso di riconoscere la profonda amicizia che
ci leg—»
«Shittiyama.»
questa volta il tono di Nishiki si era fatto caustico «Cosa. Vuoi.»
«Oh,
mio caro Nishiki, très bien!» alzò un
dito, sventolando nuovamente il portafoglio - che probabilmente aveva
trovato
in un cassonetto o nella nuova collezione di Mondo Guerra1,
a
seconda dei casi «Beh, potresti farmi il favore di portare Kaneki nella
mia maison. Ovviamente se lo invitassi io si
insospettirebbe, non. Sarebbe uno
scambio fantastico e chic, non pensi Nishiki?»
Preso
com'era a pensare a cosa avrebbe fatto a Kaneki, Tsukiyama non vide
neppure il
gancio arrivare.
Barcollò
all'indietro, appoggiandosi allo stipite della porta per non ruzzolare
per
terra. La sua guancia aveva già iniziato a gonfiarsi e probabilmente
sarebbe
diventata un melone prima di sera. Emise un gemito d'orrore quando si
accorse
che il portafoglio era scomparso.
«Scusa,
mon ami.» ghignò Nishiki lanciando in
aria l'oggetto ed aggiustandosi gli occhiali sul naso. Con un morso
strappò il
tessuto del portamonete. Il sapore orribile gli fece fare una smorfia,
ma
continuò il suo lavoro sotto gli occhi stralunati di Tsukiyama.
«Non. Non!» Tsukiyama cercò di fermarlo,
senza troppo successo «Tu non sai quanto mi ci è voluto per trovare
quell'edizione limitata italiana, Nishiki! Ridammelo!»
«Adoro
il cibo italiano.» Nishiki alzò le spalle con un ghigno divertito,
inghiottendo
l'ultimo boccone «Ed ora fuori di qui, Shittiyama.»
1
hahaha, è un
concorrente di project runway, hahaha.
whatever.
ci
tengo a dire che non è colpa mia.
è
tsukiyama che sembra talmente gay nel manga che mi fa venire le
carie(?).
e
cioè, non gli starebbe bene un bel completo di paillettes? non?
ringrazio
tutti quelli che stanno seguendo la storia e che recensiscono^^
mi fa
molto piacere, sul serio. provvederò a correggere gli errori quanto
prima ;;
perdonatemi,
di solito non ho neppure il tempo di rileggere.
qualcuno
sta leggendo tokyo ghoul;re per caso? io sono convinta che serpent sia
nishiki,
perché sarebbe una figata assurda.
beeeeene,
ora vado. se avete domande o qualsiasi cosa, contattatemi pure su ask.
rie
p.s.
il prossimo capitolo è quello dello strip dance --- trolololololol.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** seven. ***
Il
locale si chiamava "Sugar Candy - vieni ad assaggiare le nostre
dolcezze".
Un
nome piuttosto ambiguo - ma Jūzō aveva realizzato che non era una
pasticceria
solo dopo essere entrato.
Ed
aveva preso a ridacchiare in maniera sorniona solo dopo aver visto
l'enorme
palco semicircolare e le inconfondibili luci basse che sembravano la
vigilia di
un film porno.
Non
che fosse fan di spettacoli simili - in quel momento l'unico appetito
che voleva
soddisfare era quello del suo stomaco - ma si era lasciato trascinare
come un
bradipo da due cameriere in gonnella che non la smettevano un attimo di
chiocciare "Kawaii" e "Ma che dolce, questo bambino. Sicuro di
essere maggiorenne?"
Suzuya
aveva semplicemente annuito ed era per quello che ora si ritrovava lì,
seduto
ad un tavolo sommerso di leccalecca e caramelle a fissare con aria
assente
alcune ragazze sul palco che si contorcevano e dimenavano a ritmo di
musica,
tentando goffamente di togliersi i vestiti nella maniera più sensuale -
e meno
ridicola - possibile.
Jūzō
si concentrò sul suo cupcake al kiwi, non lasciando che quello
spettacolo di
dubbio gusto lo distraesse dal suo vero scopo.
Improvvisamente,
però, sentì il presentatore - un tizio strambo con una maschera a forma
di luna
e un completo a pois verdi che doveva aver preso in prestito da Enzo
Miccio1
- schiarirsi la gola con aria plateale; stringeva talmente forte il
microfono
della mano sinistra che sembrava ne dipendesse la sua vita.
«Madames
ed Monsieurs» allargò le braccia «Ecco a voi la nostra punta di
diamante:
Kaneki.»
Il
pubblico attorno a lui esplose in un'ovazione carica di aspettativa.
Suzuya si
limitò a ridacchiare, tuffando la mano in un sacchetto di macarons -
era bello
poter spendere la propria paga in dolciumi.
Ingoiò
il dolcetto di meringa ma, non appena il sipario si aprì rivelando il
ballerino, il cibo gli andò di traverso dalle risate.
Sul
palco era entrato un ragazzo albino - un tipo che gli diede un vago
senso di
deja-vu - vestito di tutto punto con una divisa da cameriere.
La
benda sull'occhio stonava leggermente con il suo aspetto da perfettino.
Sulle
note di una musica profonda e sensuale, iniziò a slacciarsi lentamente,
lentamente, lentamente - molto
lentamente - il nodo della cravatta. Le donne nella sala emisero uno
squittio
deliziato mentre Kaneki iniziava a sbottonarsi il gilet, lasciando
intravedere
uno scorcio del suo torace.
Suzuya
cadde dalla sedia sia per la sorpresa che per il divertimento,
rotolandosi a
terra per le risate.
Ad un
certo punto, una donna si alzò in piedi, tirandogli uno spesso fascio
di
banconote.
Altri
risolini e parole sconce. Suzuya si issò nuovamente sopra la seggiola,
artigliando lo schienale per trovare un minimo di stabilità.
Intanto
Kaneki si era liberato del gilet e stava trafficando con la camicia,
esponendo
il petto pallido, scolpito, intarsiato, lucente, glabro, arrapante, ben
costruito ed armonioso.
Una
ragazza tentò persino di saltare sul palco in preda all'isteria.
A quel punto, Suzuya decise che si era abbastanza divertito per quella
serata.
Infilò in una borsetta i dolciumi rimanenti e lanciò un'ultima occhiata
al
palco, su cui il ballerino si stava occupando dei propri pantaloni.
Alzò
per una frazione di secondo lo sguardo su di lui, ancheggiando e
stringendo i
denti. Il suo sguardo fiammeggiante sembrava gridare "dillo a qualcuno
e
non ti sveglierai domani".
Suzuya
ridacchiò, uscendo nella notte fresca e placida di Tokyo.
1 chi sarà mai? *laughs
hard*
whatever.
la
faccia che avevo mentre scrivevo era tipo questa: click.
cioè,
no, perdonatemi, ho avuto una brutta settimana(?) - in realtà no, ma
scrivere
storie del genere sciocca la mia mente.
e
boh, segnalate gli errori, non riesco a rileggere questo scempio senza
chiedermi perché sono al mondo.
per
quanto riguarda tg:re, io sto amando il nuovo manga e poi è comparso
arima,
sjfhhjjed---
voi,
seguite altri manga?
io
attualmente sto odiando oda per quello che ha fatto a law, ma
passerà(?).
come
sempre, un grazie di cuore ad ophelia che con le sue recensioni mi
scalda il
cuore(?).
oh,
ho finito di scrivere la raccolta, finalmente. prevedo che finirò di
pubblicarla tutta per fine aprile/maggio.
ora
mi dileguo a studiare storia.
rie
p.s.
domani ho lezione di zumba, perciò la mia morte sarà piuttosto
prevedibile.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** eight ***
Quando
Jūzō aprì gli occhi, la stanza era ancora sommersa dall'oscurità tipica
della notte,
ad eccezione delle sottili lame di luce che scivolavano sul pavimento a
causa
di una tapparella mal abbassata.
Era
una stanza ampia ed ariosa, immaginò, mentre tentava di divincolarsi
tra le
coperte. Il mal di testa gli martellava il cervello mentre cercava di
ricordare
come fosse finito il quel posto. Sentiva la mente come avvolta in un
bozzolo di
bambagia.
Alzò
il busto, ma si accorse che qualcosa lo stava bloccando contro il
materasso.
Acuì la vista e riconobbe nell'oscurità i contorni di un braccio
muscoloso sul
suo petto.
Solo
in quel momento sembrò accorgersi del rumore placido e regolare di
qualcuno che
russava come un trattore rotto.
Si
portò una mano alla bocca, soffocando un grido di sorpresa.
«Non
ti preoccupare, russa sempre così.» rilevò una voce alle sue spalle.
Suzuya si
girò rapidamente, trovandosi faccia a faccia con un paio di occhi rossi
che lo
fissavano intensamente.
Sobbalzò.
Certo, trovarsi un ghoul davanti mentre si era disarmati non era
esattamente la
cosa più auspicabile. Suzuya cercò freneticamente la sua quinque nei
pantaloni.
Niente.
«Se
continui a dimenarti così lo sveglierai.» osservò il ghoul con aria
monocorde.
Era disteso perpendicolarmente a loro e si puntellava con il gomito sul
materasso «È da un po' che non avevo l'opportunità di parlare con un
umano. Io
sono Uta.»
Sgranò
gli occhi e lo fissò intensamente, non perdendo quell'aria
distrattamente
trasognata che lo contraddistingueva.
«Come
sono capitato qui?» Jūzō recuperò la propria calma in pochi secondi,
assumen do
l'aria più indifesa e dolce possibile. Almeno aveva ancora tutti gli
arti
attaccati e non si sentiva dolorante da nessuna parte «O, meglio, cos'è
successo?»
«No,
mamma—» l'uomo addormentato si rigirò nel sonno. Suzuya notò i boxer
fosforescenti a koala e storse il naso «No, Rize, non intendevo
chiamarti
batton— Non ho rubato io il tuo frustino... Non pensavo ti piacesse il
bondage,
Rize, non colpirmi... possiamo convivere civilment—»
«Ti
ho trovato in strada mezzo svenuto.» chiosò Uta «Hai detto qualcosa a
proposito
di un guercio che faceva strip dance e dei macarons al liquore.»
«Oh.»
Jūzō si grattò la testa «Credo di aver fatto un'indigestione.»
«Capita
anche a me.» Uta alzò le spalle «Sai, quando mangio troppe ossa - non
sono un
fan dell'osseina.»
«Fantastico.»
la situazione si stava facendo ancora più assurda «E come mai sono,
uhm, finito
in un letto con voi due?»
«Stavamo
facendo un rave party.» spiegò Uta come se fosse la cosa più semplice e
normale
del mondo «Banjō è venuto qui perché pensava ci fosse Kaneki, ma alla
fine si è
unito alla festa.»
Suzuya
si voltò verso l'uomo addormentato. Da lì sembrava un caprone in preda
ad una
dissenteria fulminante.
«Beh,
bene. È stato bello.» osservò Jūzō ancora scioccato mentre si alzava
con uno
scatto, sgusciando sotto al braccio di Banjō; l'omone aprì lievemente
gli occhi
«Ma sono in ritardo per il lavoro.»
Uta
batté le palpebre, annoiato, annuendo brevemente.
«Maccos—»
Banjō si mise seduto, fissando la stanza buia con occhi da pesce palla
«Rize?
Il frustino... Kaneki... dove...? Uta?»
«Yo.»
salutò Uta semplicemente, alzando il pugno tatuato.
«Bene,
ora vado.» Suzuya balzò giù dal letto, inciampando su un festone caduto
«Voi
potete continuare a fare... quello che stavate facendo prima. Senza di
me.
Addio~»
«Uta,
che diavolo sta succedendo? Non avevi detto che Kaneki era andato a
fare strip
dance...?» osservò Banjō con aria polemica. Uta alzò le spalle,
agitando la
mano verso Suzuya.
«Ehi,
sicuro di non voler restare per colazione? Inizio ad avere un certo
languorino—»
whatever.
pensavo
che non ci potesse essere nulla di peggio di vedere kaneki fare strip
dance.
ho
cambiato idea =ç=
comunque,
hello a voi(?) —wtf. scusate il ritardo con cui aggiorno, ma ieri ho
studiato
come non mai per l'ultima verifica del quadrimestre (di chimica) ed ero
troppo
preoccupata dei modelli di lewis per aggiornare ;;
per
fortuna ora l'ho fatta e mi sembra sia pure andata bene.
volevo
avvertirvi che non aggiornerò la storia durante le vacanze perché
accedere al
computer sarà impossibile.
un
grazie di cuore a chi segue e recensisce e vi auguro un caloroso 'buone
feste'.
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** nine. ***
L'esplosione
aveva fatto rimbombare le pareti del coffee shop con un roboante
ruggito, che
aveva lasciato dietro di sé una nebbiolina dall'odore di bruciato.
Quando
Kaneki si riprese, si accorse di aver lasciato cadere il vassoio. Lui
ed Hide -
l'unico cliente nel negozio - si lanciarono due sguardi preoccupati,
interrompendo la loro precedente (e imbarazzante, per quanto riguardava
Kaneki)
conversazione sui locali più interessanti per la strip dance a Tokyo.
«Neh,
Kaneki, cosa diavolo è successo?» Hide si alzò dalla sedia, lanciando
un'occhiata che appariva come un misto tra inquietudine e curiosità.
«Proveniva
dalla cucina.» Kaneki si lanciò avanti, rischiando di scivolare sul
vassoio che
aveva scordato di raccogliere «Nishiki, Tōka-chan e Hina—»
Fu
interrotto dalle urla isteriche di Nishiki e dal pianto disperato di
Hinami.
Prima
che potessero però arrivare alla porta, si udì un tramestio dall'altro
lato.
L'uscio
si spalancò, rivelando... Ayato.
Ayato
si guardò intorno con aria frastornata, il fumo che si concentrava
attorno alle
sue ginocchia ricoperte dalle calze rosse della divisa delle cameriere
dell'Anteiku.
«Uhm.»
Kaneki fu il primo a riprendersi dallo shock «Ayato-kun, che piacere
rivederti.
Come stanno le tue ossa, oggi1?»
Ayato
lo fissò con sguardo ancora più sconvolto, fissandosi le mani.
La
cosa più strana era che fosse arrivato lì vestito come una donna.
«Sono
Tōka, idiota.» la sua voce era aspra e graffiante, di qualche tono più
profonda
del normale.
«Tōka-chan?»
Hide sbarrò gli occhi, dandosi un pizzicotto «Non pensavo che tu, ecco,
avessi
certe tendenze—»
«Cosa
diavolo—» Tōka si specchiò nella superficie lustra del bancone,
soffocando un
grido di orrore «Come...?»
Avvampò,
ma prima che uno dei tre riuscisse ad aprire la bocca di nuovo, Hinami
sgusciò
fuori dalla porta semiaperta, attaccandosi alla gonna di Tōka. O Ayato.
Che
sia.
«Onee-chan?»
piagnucolò. Aveva i capelli decisamente più corti e i tratti di un
ragazzino
«Cosa è successo? Da quando è esplosa la macchinetta del caffè non mi
sento più
la stessa. Cosa succede?»
«Ah.»
Le guance della ragazza diventarono ancora più purpuree mentre lanciava
uno
sguardo di minaccia ai due ragazzi «Deve essere stato quello stupido di
Nishiki, sai? Vedrai che metteremo tutto a posto.»
«O
certo» un'altra figura si profilò sull'uscio della cucina «Ora è tutta
colpa
mia, non è vero Tōka? Sei tu che hai voluto comprare quel fottuto nuovo
modello—»
Il
fisico asciutto di Nishiki era stato sostituito da quello di una
ragazza dalle
curve abbondanti e i capelli di un castano ramato. La sua voce risuonò
acuta e
lamentevole «E adesso io sono così! Cosa cazzo vuoi fare, ora?»
«Io
non...»
«Nishiki-chan.»
intervenne Kaneki per fermare la lite tra i due «Una ragazza non
dovrebbe usare
certe parole scurrili. Vedrete che troveremo una soluzione per... farvi
tornare
normali, ecco.»
Nishiki
lanciò uno sguardo velenoso al guercio, lisciandosi i capelli e
tastandosi la
scollatura con aria irritata.
«Sì, Nishiki-chan,
perché intanto non mi dai il tuo numero?» Hide scoppiò a ridere,
tenendosi la
pancia «O magari vuoi uscire con me questa sera?»
«Posso
tentare di strozzarti anche se ora sono una donna, coglione.»
«Nishiki-chan,
pensavo di averti detto di non—» asserì Kaneki, bloccandosi nel vedere
l'espressione furente sulla faccia dell'altro cameriere.
«Al
diavolo.» strepitò «Ed ora come lo dico a Kimi? Merda, sono rovinato.»
Nella
stanza calò un silenzio di tomba. Hinami si strinse al petto di Ayat—
Tōka,
senza dire nulla. Infine, Hide ruppe il silenzio con un pigolio flebile.
«Potresti
chiederle se è aperta ai rapporti tra lesbiche.»
1
avete presente la
scena del manga, yo?
whatever.
ho
bisogno di riposare — sì, anche se sono appena finite le vacanze di
natale, ho
dovuto oassare il pomeriggio a studiare tedesco
e a far problemi esistenziali se qui
ci va il dativo o l'accusativo(?).
comunque,
morale della favola: sto male e mia madre mi manderà ovviamente a
scuola,
quindi devo mettermi il cuore in pace, yay =___=
non
so quanti di voi abbiano visto il primo episodio della seconda
stagione, ma
probabilmente l'emicrania e gli attacchi di vomito sono dovuti a
quest'ultimo —
o alla sensazionale opening. tanto
sensazionale da farmi battere la testa contro il muro, ha-ha. *inserire
pianto
disperato qui*
comunque
vedo che il nostro fandom si allarga sempre di più e sono happy
pappy(?) — o
forse è one piece che mi dà alla testa?
'nyway,
perdonate se non sono riuscita a rispondere, sono ancora stanca.
speranzosamente mi farò la mia settimana di vacanza durante i recuperi
(avere
tutti nove in pagella ha i suoi vantaggi) e dormirò fino a
mezzogiorno(?).
bene,
ora vi lascio
cia'
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** ten. ***
La stanza era piena di unicorni.
Piccoli unicorni arcobaleno
disposti disordinatamente sui mobili facevano l'occhiolino a Tsukiyama,
mentre la parete est era completamente oscurata da un gigantesco poster
su cui spiccava un pimpante unicorno dorato con gli zoccoli anteriori
sollevati in aria.
Il rosa era ovunque. Tsukiyama si
umettò le labbra, guardandosi nervosamente attorno, non sapendo se
scoppiare a ridere o mettersi a piangere per l'ilarità della situazione.
«Ah, Uta?» lanciò occhiate
preoccupate in giro. Molto probabilmente qualche alieno era entrato
dalla finestra e aveva cambiato l'impostazione della stanza a livello
bimbaminkia estatica.
Shū scrollò le spalle, aprendo
nuovamente la bocca per chiamare il proprietario del negozio di
maschere, quando sentì improvvisamente qualcosa cadergli in testa.
Trafficò con l'oggetto che lo stava
avvolgendo, accorgendosi che era finito in un grosso e buffo retino,
simile ad uno di quelli usati per cacciare farfalle. A fatica riuscì a
voltarsi indietro, trovandosi vis à vis con Uta.
«Yo.» Uta alzò la mano in segno di
saluto, ma la sua faccia rimase una maschera di indifferenza. Tsukiyama
lo fissò a bocca aperta, tentato di liberarsi istericamente dalla rete
che si stava pericolosamente impigliando ai bottoni del suo completo
color malva.
«Uta? Cosa diavolo stai—»
«Accidenti.» Uta si portò una mano
dietro al collo, fissandolo con i suoi kakugan vermigli «Ho sbagliato
di nuovo. Pensavo fosse la volta buona.»
Tsukiyama si liberò da quella
gabbia di filo, toccandosi ansiosamente i capelli con le mani.
«Non mi avrai rovinato la piega,
j'éspere.» scoccò un'occhiata da diva in carriera all'altro. Uta
sbadigliò, fissandolo placidamente mentre giocava con il retino.
«Cosa stavi facendo?» chiosò mentre
cercava la propria maschera. Era venuto per una semplice riparazione,
ma non poté fare a meno di lanciare un'occhiata sbalordita agli
unicorni che sembravano fissarlo minacciosamente.
«Oh.» Uta trafficò con un bulbo
oculare «A quanto pare la caccia all'unicorno va piuttosto di moda. Me
l'ha detto una mia fangirl.»
«Uhm, unicorni?» Tsukiyama si
aggiustò la cravatta «Très Bien! Finalmente qualcuno con cui
condividere le mie considerazioni sull'ingegnosità di quei graziosi
esserini.»
Shū gli afferrò una mano,
stringendo l'altro pugno al petto con aria piuttosto patriottica - e
imbecille.
«Ti piacciono gli unicorni?»
Tsukiyama fece una smorfia al
pensiero del suo povero portafoglio divorato ed assunse un'espressione
addolorata.
«Oh, io amo gli unicorni!» esclamò
con la bocca a cuore «Potremmo formare un team di caccia agli unicorni,
che ne pensi? Non ho mai venduto un unicorno su ebay, ma sarà très
fantastique.»
whatever.
questa cosa è un elogio alla
demenzialità, sia chiaro.
e poi, alla fine non decido io i
vari temi di ogni flash, perciò amatemi, haha. scusatemi per
l'incredibile ritardo, ma sabato avevo un impegno importante ed ero
talmente tesa che sono stata male due giorni prima e due dopo.
rendeteviconto.
sì, era un discorso. davanti ad un
sacco di persone :3
per fortuna è andato tutto bene,
non ho fatto figure barbine davanti a mezza scuola e duemila arrapati e
la preside mi ha fatto pure i complimenti - per un discorsetto
mediocre, ha.
oh, e mi sono pure messa in pari
con one piece ;;
mi sento in paradiso, hahaha. da
quando ho visto una fanart con croco-chan vestito da doffy e doffy
vestito da croco-chan mi si è bloccata la crescita, lol.
cercherò di essere più puntuale con
il prossimo capitolo, ma non aspettatevi troppo, visto che con mio
padre a casa per tutta la settimana per l'operazione al ginocchio il
computer non sarà più mio(?).
bene, spero di non aver cannato
niente con il franscesé. ci vediamo tra due settimane~
rie
p.s. se a qualcuno potesse
interessare, ho pubblicato una shot arancione (alleluia) su amon. non
vi metto il link perché sono pigra =ç=
p.p.s. un grazie enorme a tutti
coloro che recensiscono e che hanno messo la storia tra
preferite/seguite/ricordate.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** eleven. ***
Le giornate del CCG si potevano definire normalmente normali, se per
normalità si intendeva il fare rapporti normali su squartamenti
normalmente avvenuti in orari piuttosto normali per normali
squartamenti. Ehm.
«Buongiorno.» la voce piacevole di
Akira fece sussultare Amon, che quasi si rovesciò una tazza di caffè
bollente sulla mano. Le sue fantastiche ed aerodinamiche sopracciglia
si curvarono mentre le lanciava uno sguardo cortese.
Jūzō, dal canto suo, continuò a
tirare macchinine contro una modellino disagiato di godzilla (facendo
"boom" ogni volta che colpiva il mostriciattolo), Shinohara le sorrise
distratto mentre continuava a spostare fogli senza riordinare
praticamente nulla e Takizawa si girò dall'altra parte, confermando la
sua natura misogina (o gay, che dir si voglia).
«Oh, eccoti. Abbiamo un nuovo
lavoro nel distretto venti.» esordì Amon «Comunque sono rimasto molto
deluso dal tuo comportamento di ieri. È già la terza volta che salti
gli incontri pomeridiani del fan club di Arima, inizio a preoccuparmi.
C'è qualcosa che non va?»
Akira si strinse nella spalle,
appoggiando sulla sua scrivania quello che sembrava essere un grosso
peluche a forma di dinosauro color arcobaleno.
«Ci sono cose più importanti di
fare la fangirl di Arima.» borbottò, accarezzando la testa del
dinosauro con affetto «Non è vero Signor Rex?»
Amon aggrottò la fronte, fissando
il dinosauro finto con uno sguardo in tralice.
«Cos'è quello?»
«Quello» replicò Akira, senza
scomporsi. Strinse il peluche al petto «è il Signor Rex. È il mio
fidanzato.»
L'uomo spalancò la bocca, rimanendo
muto. Intanto, Suzuya emise altri suoni con la bocca mentre tentava di
abbattere il nemico.
«Cosa?! Io non pensavo... Un
dinosauro... Peluche... Come fidanzato?» balbettò arrossendo fino alle
sopracciglia. Shinohara finse di continuare a girare fogli, anche se
ormai era mezz'ora che continuava a rigirarsi lo stesso pezzo di carta
in mano. Takizawa lanciò uno sguardo furtivo alla donna e poi tornò al
monitor del suo computer.
«Infatti» assentì Akira «Sono
convinta anche io che sia un'idea stupida.»
«Ah, vedo che inizi a ragionarー»
«Infatti io e il Signor Rex ci
sposeremo a settembre. Sono sicura che mio padre avrebbe approvato.
Siete tutti invitati alla cerimonia.» esclamò battendo le mani, in
senso pratico.
Amon la fissò con aria stordita,
cercando di riordinare le idee. Un pupazzo? Sul serio?
«Akira, non puoi assolutamente
farlo!» strepitò «Per l'amor del cielo, come puoi voler sposare quel
coso!?»
«Non chiamarlo coso. Ha dei
sentimenti.» replicò asciutta abbracciando il, ehm, fidanzato «Non è un
problema tuo, con tutto il rispetto.»
«Akira, avanti tenta di ragionare.»
«Non riuscirai a farmi cambiare
idea.»
«Ma è un dinosaurー»
«Proviamo emozioni l'uno per
l'altro.»
«Sono sicuro che il cosー Signor Rex
sarà un marito stupendo, ma non pensi di essere un po' troppo giovane?»
«Investigatore di Prima Classe
Amon, ti ripeto che non hai il diritto di intrometterti nella nostra
storia d'amore.»
«Ma...»
Shinohara sospirò, ammucchiando i
fogli alla rinfusa nella sua cartellina laccata. Sarebbe stata una
lunga mattinata.
whatever.
giuro che non ho niente da dire se
non: nonècolpamianonscelgoioiltema.
oh, e akira è dannatamente ooc per
i miei gusti, anche se ho cercato di farle tenere il so contegno. ci
sono riuscita?
non penso proprio, ma comunque.
vi ringrazio moltissimo, sia i
lettori silenziosi, sia coloro che recensiscono ;)
apprezzo davvero molto il vostro
sostegno.
ora, con il vostro permesso, mi
ritiro a studiare russo.
пока
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** twelve. ***
La
situazione ricordava bizzarramente il gameplay di qualche videogioco
appena
uscito1.
Un
coglione si faceva pagare oro per fare da sorvegliante ad uno stabile
infestato
da pupazzi - sadici, probabilmente
adoratori di Satana e seguaci
di Jack-the-Ripper o Charles Manson
- posseduti per poi rimetterci le penne.
Solo
che, questa volta, il coglione era proprio lui in persona.
Nishiki
era nascosto in un cantuccio umido e scuro, al sicuro dietro una
montagna di
casse ammuffite ed impolverate. Se quello era uno scherzo, non era una
cosa
divertente.
Soprattutto
perché quei pupazzi assetati di sangue sembravano avere tutta
l'intenzione di
sbranarlo senza troppi complimenti. Giocherellò nervosamente con la
penna,
emettendo un sono strozzato e frustrato.
Visto
che era la sua unica "arma", gli conveniva cercare di non perderla.
Evocare il suo kagune poteva essere un rischio, visto che poteva
attirarne
ancora di più.
Si
era svegliato lì, bruscamente, sentendo i rumori sferraglianti di quei
vecchi
giocattoli che si muovevano nei corridoi, lenti e inarrestabili.
Era
riuscito a sventrare un coniglio guercio senza troppi problemi, anche
se
l'orsacchiotto con il ghigno era stato un po' più difficile da
sfracellare
contro il pavimento.
Nishiki
ghignò, il suo corpo accucciato coperto dall'oscurità. La situazione
era
piuttosto ridicola, visto che loro stavano cacciando lui è lui stava
cacciando
loro.
Non
che i pupazzi di peluche fossero esattamente una prelibatezza da
mangiare, anzi
(e se Kaneki avesse saputo che aveva sbranato un orsacchiotto, lo
avrebbe
sfottuto per tutta la vita)
Lentamente
si alzò in piedi, passeggiando nello stretto corridoio per poi
infilarsi in una
stanzetta laterale.
L'aria
era stantia e polverosa.
Improvvisamente,
una macchia di oscurità di staccò dalle ombre dell'angolo. Occhi rossi
fiammeggianti baluginarono nel buio, mentre la volpe dai denti affilati
si
protendeva verso di lui con un balzo. Sembrava correre, anzi, scivolare
fluidamente sul pavimento in linoleum.
I
suoi artigli ticchettarono scontrandosi a mezz'aria. Un boato riempì la
stanza,
quasi facendo tremare le pareti. E poi, solo l'oscurità.
Nishiki
si svegliò di soprassalto.
Davanti
a lui, lo schermo del computer ancora lampeggiava.
"Game Over"
Il
ghoul si scostò i capelli sudati dalla fronte, cercando a tentoni gli
occhiali
appoggiati sul bancone inzaccherato di bacche di caffè. L'orologio
digitale
segnava le tre del mattino - e l'assenza di luce al di là delle
tapparelle
chiuse confermava la sua ipotesi.
Nishiki
sospirò, rassegnato.
«Forse
non mi fa bene addormentarmi al computer, hm?»
1 mi
riferivo a five night's
at freddy's, un gioco superinquietante che conoscerete sicuramente
se
conoscete pewdiepie; comunque lo consiglio, se siete amanti degli
spaventi.
quando ti trovi la volpe che urla davanti a te perdi cent'anni di
vita(?).
whatever.
uhm,
ehilà! *arriva una montagna di pomodori*
lo
so, sono terribilmente in ritardo con l'aggiornamento (anche se in
realtà
sarebbero due settimane giuste, btw) ma la scuola mi uccide ultimamente
— basta
pensare che al ritorno mi aspetta la verifica di matematica,
interrogazione di
inglese e tedesco. oh, joy.
rivango
che sto pure leggendo un libro in tedesco,
liberamente obbligata dalla mia prof, ha.
comunque
sia, non ho molto da dire su questo capitolo, se non altro che non si
prestava
molto al genere comico, ma c'est la vie, io ho tentato di fare del mio
meglio.
altra
cosa, siamo arrivati a ben ventisei storie nel fandom *piangio*
il
mio obiettivo minimo è arrivare al doppio(?) o siete con me o fuori.
comunque,
come news della settimana, uta è comparso in tokyo ghoul:re ed io ho
vinto la
partita, ieri(?).
al
prossimo capitolo~
rie
p.s. ho inserito i nomi di nuovi personaggi da votare di tokyo ghoul:re
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** thirteen. ***
«Beh, non è
niente male.» bofonchiò Amon mentre si infilava l'ennesima forchettata
di
insalata di patate in bocca.
Almeno, non
era stato ancora preso dalle convulsioni, il che voleva dire che Akira
non
aveva tentato di avvelenarlo. Per ora.
«Vedo che la
tua fiducia nelle mie doti culinarie non è molto elevata.» rilevò la
donna,
aggiustando la tovaglia a quadri sulla quale erano accovacciati.
Kaneki fece
saettare lo sguardo dall'uno all'altra, grattandosi il retro del collo
con aria
imbarazzata.
Era finito
in quella situazione per caso, visto che i due gli avevano chiesto
informazioni
su un posto per fare pic-nic al parco. E non era più riuscito a
scollarseli di
dosso.
«Kaneki-kun,
tu non mangi?» soffiò Akira, assottigliando gli occhi come un rettile.
Ken
sentì i brividi corrergli lungo la schiena mentre cercava di sfoderare
il
sorriso più credibile che aveva in serbo.
«A dir la
verità sono a dieta.»
«Neppure a
te piace la mia cucina, Kaneki-kun~?»
il suo tono si era fatto più minaccioso.
A Kaneki
sarebbero venuti i capelli bianchi se non ce li avesse già avuti.
Si agitò sul
posto, a disagio, notando gli sguardi in cagnesco che i due ispettori
si
stavano lanciando.
Amon
sembrava il più disposto al dialogo. Akira un po' di più verso la
carneficina.
Quei due non
erano sicuramente in buoni rapporti. Per niente.
«Capisco.»
Akira alzò le spalle «Non vuoi ancora accettare l'idea che io stia per
sposarmi, vero?»
Amon quasi
soffocò con l'insalata di patate. Iniziò a tossire convulsamente, il
volto
vermiglio per l'imbarazzo o più probabilmente per l'assenza d'aria.
«Il fatto è
che tu non tenti neppure di ascoltarmi...»
«Ma il
nostro è amore puro e sincero.»
Kaneki arricciò le labbra, osservando i
due
umani litigare animatamente tra loro. Ed uno show vagamente comico.
«Akira,
cerca di capire il mio punto di vista.» mormorò l'uomo.
«Non sei tu che
devi
scegliere. Io sono sicura che con il Signor Rex avrò una vita felice.»
«E allora vi
auguro una vita piena d'amore e piccoli tirannosauri colorati.» sbottò
Amon in
tono sardonico. Akira incrociò le braccia sul petto, lanciandogli uno
sguardo
freddo.
Rapidamente,
entrambi si voltarono verso il ghoul albino.
«Kaneki-kun,
chi ha ragione?» domandarono in coro, lanciandosi sguardi glaciali
sopra ai
rispettivi piatti.
Ken si morse
il labbro, sobbalzando.
«Io...»
masticò «Forse è meglio... Ho un appuntamento molto importante. De-devo
andare.»
Scattò in
piedi sulla tovaglia, cercando di non inciampare in qualche piatto.
Era talmente
preoccupato di andarsene che non notò il gigantesco oggetto che stava
cadendo
dal cielo.
Almeno
finché non gli arrivò addosso, schiacciandolo come uno scarafaggio; era
un'enorme ciambella ricoperta da zuccherosa glassa rosa e canditi di
ogni
genere che erano andati a sparpagliarsi trai fili d'erba. Sembrava
stranamente
americana in un ambiente così asiatico. Akira ed Amon la scrutarono per
qualche
secondo, troppo allibiti per dire una parola. Poi, lentamente, Amon
aprì la
bocca per parlare.
«Comunque,
lasciatelo dire.» disse cautamente «La tua insalata di patate fa
decisamente
schifo.»
whatever.
come al
solito dovrò commentare velocemente, perché le solite produzioni di
tedesco al
perfekt/praeteritum mi annebbiano il cervello e perché devo avere la
febbre e
mia madre non riconosce questo fatto, lol.
che dire,
there you go(?). questo è uno dei capitoli più assurdi. mi chiedevano
chi tra
amon, akira o kaneki sarebbe stato colpito da una ciambella gigante
caduta dal
cielo.
ho optato
per kaneki perché, insomma, quel ragazzo è più sfigato di fantozzi, lol.
mi spiace un
sacco di non essere riuscita a rispondere alle vostre gentilissime
recensioni
;; appena avrò tempo forse riuscirò a leggerle
e risponderci ma dubito visto che
ho test ogni giorno fino a metà marzo.
comunque
sia, vi informo che a partire dal 13 al 21 marzo sarò in germania, per
la
precisione a heidelberg con la scuola, quindi non so quando aggiornerò
;;
detto
questo, torno a sbattere la testa contro il muro per far andare via il
mal di
testa. quanto sono presa male.
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** fourteen. ***
«...e poi mi
ha piantato in mezzo alla strada senza neppure lasciarmi un ombrello.»
Nishiki
sospirò, scosse la testa e bevve una sorsata di caffè bollente. La
ragazza
accanto a lui esalò un risolino divertito.«Ma dico io.»
Nishiki
sbatté il contenitore in ceramica sul tavolo, crepandone l'orlo
smaltato «Dopo
che ho dovuto mangiare un portafoglio con delle sue foto. Ah, le
donne~»L'altra
annuì distrattamente, giocherellando con lo smartphone. A Nishiki
piaceva
flirtare con le clienti, ogni tanto.
Attenuava la
noia mortale che erano le sue giornate al locale. Lanciò un'occhiata di
traverso al libro che aveva preso dalla stanza di Hinami - un volume di
storie diversamente
allegredi una certa Takatsuki.
Aveva
pensato di leggerlo nel suo tempo libero: ovvero il tempo trascorso
all'Anteiku.
Piegò la
copertina lucida e sfogliò alcune pagine, ignorando bellamente la
ragazza, che
stava parlando di qualcosa che riguardava i rossetti e le commesse al
giovedì.
Sembrava un
libro abbastanza maturo per l'età di Hinami.
Sbuffò,
scuotendo il capo con aria melodrammatica. L'horror non era il suo
genere,
decisamente.
Improvvisamente,
la porta della cucina si aprì con uno scatto, facendolo quasi ruzzolare
a terra
assieme alla sedia inclinata.
Dall'altra
parte, Tōka contemplò la stanza con aria truce. Un'espressione
palesemente
irritata era incavata nel suo volto altero mentre i suoi occhi scuri
saettavano
tra lui e la cliente.Qualcosa brillò nel suo sguardo mentre marciava
pesantemente verso di lui.
Nishiki alzò un sopracciglio mentre chiudeva il libro
- non era difficile capire che la ragazza non avesse intenzioni
esattamente
pacifiche.
«Che cazzo vuoi?» grugnì senza mezzi termini.
«Coglione.» sibilò
socchiudendo gli occhi. Avrebbe potuto incenerirlo con quell'occhiata.
Dietro di
lei si nascondeva la timida figura di Hinami che lo fissava come se
stesse
vedendo uno spettro.
«Io nonー» alzò le mani, cercando di
dimostrarsi il più innocente possibile mentre lanciava uno sguardo
obliquo al
libro. Ah. Certo.
«Idiota, hai preso tu il libro di Hinami?» abbaiò prima di
scorgere il volume sul tavolo. Le sue labbra si unirono in una stretta
linea
orizzontale.
«Ehi, calmati, non volevo fare niente di male.» Nishiki si aggiustò
gli occhiali e roteò gli occhi al cielo.
Hinami ciabattò timidamente fino al tavolo,
afferrò il libro e tornò a nascondere dietro a Tōka con un'espressione
mortificata in volto.
«Volevo solo capire cosa ci fosse di così speciale in
quel libro, visto che Kaneki ci amoreggia ogni volta che viene qui.»
Lanciò
un'occhiata ad Hinami, che arrossì vivacemente, rimpicciolendosi dietro
a
Tōka.
«Coglione.» Tōka scosse la testa, indignata, mentre con un rapido
scatto
della mano prendeva la tazzina semipiena. Nishiki si rese conto troppo
tardi di che cosa, effettivamente, l'avesse coolpito in testa
Il caffè
scuro e bollente bagnò i capelli del ghoul, facendogli far un balzo
sulla
sedia. Nishiki tentò disperatamente di pulirsi gli occhiali con le
mani, insultando la madre di Tōka e qualche
santo in cielo.
Troppo
tardi: ormai Hinami, Tōka e l'altra cliente stavano già ridendo
fragorosamente
di lui.
Che giornata
di merda.
whatever.
sono in
ritardo, ma almeno lo sapevate :3
anche se è
da dieci giorni che sono tornata, non ho avuto un attimo libero per
aggiornare
la storia e mi scuso di ciò(?).
abbiate
pazienza, la scuola mi sta lievemente massacrando, per fortuna c'è
pasqua,
altrimenti sarei ridotta come le vittime di Nutcracker nell'ultimo
capitolo di
TG:re. avete visto l'ending della seconda stagione? io ci ho dato
un'occhiata
/povero hide/
però i
cinque minuti in cui vediamo kaneki camminare con il lenzuolo in mano
potevano
risparmiarseli, lol. almeno avrebbero potuto mettere la scena di uta
del
capitolo 143 per rendere il tutto più esaltante, ma a quanto pare non
lo hanno
fatto, sigh.
comunque
sia, domani inizia owari no seraph, che bello—ultimamente sono fissata
con i
vampiri, probabilmente sono ancora sotto l'effetto di immortal rules,
ha.
se avete
libri da consigliarmi, fate pure~
io intanto
aspetto disperatamente l'uscita an
ember in the ashes!
alla
prossima
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** fifteen. ***
Era un
quadernetto piccolo, scuro, insignificante con una scritta gotica
bianca che
capeggiava sulla copertina consunta.
Sembrava uno
strumento innocuo, ma Kaneki aveva letto abbastanza manga per sapere
che quello
che aveva davanti era uno strumento di distruzione di massa, altresì
noto come
Cinquanta sfumature di Grigー Death Note.
Contemplò
minuziosamente la rilegatura elaborata, scrutando con aria sbigottita
le pagine
bianche, interrotte dalle linee ordinate.
Si domandò
se in quel momento ci sarebbe voluta una risata da psicopatico, per
dare più (sex)
appeal al tutto o per commemorare quel momento nella storia.
Sì voltò
rapidamente a destra ed a sinistra, controllando che non ci fosse
nessuno nel
suo appartamento ー neppure qualche shinigami
inquietante, non si sa mai ー e poi tirò un sospiro di sollievo.
Probabilmente
qualcuno voleva fargli uno scherzo. Era solo uno stupido giochetto da
bambini,
in cui nessuno sarebbe morto. Sperava.
Altrimenti
qualcuno sarebbe morto dopo atroci sofferenze.
Kaneki
sogghignò, scostandosi i capelli bianchi dalla fronte ed afferrando una
penna
dall'astuccio abbandonato sopra il bancone della cucina.
Ricopiò
accuratamente il nome di qualche carcerato internazionale ed accese la
televisione con calma. Alla fine avrebbe solo fatto giustizia in quel
mondo.
Cinque
minuti dopo, andò in onda l'edizione speciale del telegiornale di
mezzogiorno,
in cui una presentatrice scarmigliata è visibilmente sconvolta urlava
al
cameraman le notizie del l'improvvisa morte dei detenuti.A Kaneki cadde
la
penna a terra. Batté le ciglia rapidamente mentre un'espressione
sbalordita gli
scivolava sul volto.Scosse il capo, pensando di aver capito male. Non
poteva
essere vero.
Afferrò il
telecomando e mise la funzione replay per cinque volte di fila per
assicurarsi
di non aver sentito male. Morti.Erano morti.Gli venne quasi da ridere.
Si alzò
barcollando, diede un calcio alla sedia e recuperò la penna per poi
tornarsi a
sedere.
Lame di luce
erano scivolate sul pavimento, descrivendo un motivo luminoso a righe.
Kaneki si
mise comodo, mentre la sua penna vergava con troppa forza i nomi di un
sacco di
persone. Nella sua lista di morte figuravano: Babbo Natale, il
presidente della
Polandia, Yakumo Ōmori ー che aveva scritto tre volte solo
per soddisfazione, visto che l'uomo era piuttosto morto, il dottor
Kanō, il
tipo che aveva scoperto i millepiedi, Sui Ishida, le persone fortunate
e,
ultimi ma non meno importanti, i vestiti di Tsukiyama.
whatever.
come sempre
sono in ritardo, ma di poco tempo(?).
avrei potuto
aggiornare ieri, ma avevo gente a casa e due progetti di tedesco (tre?)
su cui
lambiccarmi il cervello. la buona notizia è che faccio tre ore di
scuola domani
e c'è il terzo episodio di ons, gioite popolo(?).
il due mi è
piaciuto discretamente, ma l'ambientazione scolastica non mi convince
(meno
male che c'è glen, meh)
questa è una
delle flash che mi piace di più, soprattutto perché evidenzia la
schizzataggine
di kaneki. avete letto l'ultimo capitolo del manga? urgh io volevo
uta.
scusate se
non sono ancora riuscita a rispondere a tutte le recensioni. davvero,
mi piange
il cuore, ma non ho proprio tempo! prima o poi mi ci metto, giuro.
e, oddio, tra cinque capitoli finisce la raccolta, urgh. vi avverto che
ho il tedesco a casa tra due settimane, vedrò se sarò in grado di
aggiornare, huh.
dedico il
capitolo al mio ammmmore, rara. ti voglio bene camioncina ♣
oddio,
hisoka is it you?
e, boh, niente,
torno a studiare ;;
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** sixteen. ***
«Sei sicura
di aver chiuso tutto per bene?» inquisì Akira con aria spiritata,
fissando il
suo sguardo acuto come uno spillo su Tōka. La ragazza scrollò le
spalle,
cercando di stabilizzare i propri respiri e il battito cardiaco.
Nessuno di
quei così sarebbe riuscito ad entrare. Altrimenti avrebbe dovuto
mangiarlo,
anche se non era molto per la carne avariata di zombie.
Akira era
armata con un mestolo arrugginito ed uno scolapasta in plastica che
aveva
trovato in fondo a qualche armadio. La cosa buffa era che sembrava un
gladiatore pronto per l'arena.
«...La
televisione non funziona.» osservò Uta con un leggero broncio,
contemplando con
aria assente lo schermo grigio e sibilante dell'aggeggio. Tōka roteò
gli occhi
al cielo.
Quando aveva
visto l'ondata di zombie si trovava al negozio di maschere. Uta l'aveva
tallonata durante la sua fuga verso l'appartamento di Banjō.
Aveva
pensato di assicurarsi sulle condizioni di Kaneki, ma né lui né quella
vittima
della moda che era Tsukiyama erano lì.
Ed era lì
che avevano incontrato Akira, che era sgattaiolata dentro dalla
terrazza per
sfuggire a quell'orda famelica.
«Uta-san, mi
sembra ovvio che non funzioni.» mormorò, accovacciandosi
tranquillamente sul
tappeto accanto a lui, sotto lo sguardo semi-isterico di Akira. Per ora
loro
non avevano nulla di cui preoccuparsi, giacché il cibo non sarebbe
scarseggiato
- certo, dovevano accontentarsi di cadaveri viventi, ma molti erano
stupidi e
freschi.
«Ora che
facciamo...?»
Era evidente
che quello non era il genere di faccende di cui il CCG si occupava di
solito. Akira
afferrò il cellulare.
«Sì? Amon?
Non hai idea di quello che stia succedendo! Cosa!? Hai lasciato il
Signor Rex
in ufficio? Non sto urlando!» sibilò a denti stretti.
Come al
solito, riusciva a mantenere la calma anche nelle situazioni più
stressanti.
Alcune spinte contro la porta e gemiti famelici la fecero sobbalzare.
«Al
diavolo.» imprecò a mezza voce. Aveva persino scordato la sua Quinque
in giro.
Lanciò un'occhiata esasperata ai due ghoul e si accoccolò sul divano,
stringendo spasmodicamente l'asta dell'attrezzo.
«Ah.» il
ragazzo tatuato - le sembrava si chiamasse Uta - si grattò il capo «Vi
avevo
già detto che sono stato morso?»
Akira scattò
in piedi, scandagliando la stanza semi buia con occhi felini. Tōka si
limitò a
fissarlo per qualche istante con uno sguardo risentito. Uta le agitò
sotto il
naso la mano sinistra, dove spiccava l'impronta dentale sanguinolenta
di
qualche non morto con poco senso dell'umorismo.
«È carino,
non trovi?» osservò con aria pratica, senza cambiare espressione.
Akira, come
risposta, lo colpì in testa con la sua arma improvvisata. L'urto fu
talmente
forte che l'asta in legno si ruppe con un sonoro crack. Accompagnato da
un
altro colpo dettato dal nervosismo. E un altro. E un altro ancora.
«Questa
situazione inizia ad essere più problematica del previsto.» commentò
Tōka senza
alzare un dito per fermarla. In fondo, un Uta morso da uno zombie
poteva
risultare pericoloso. E poi la scena era piuttosto comica. Scosse il
capo,
ironica.
«A chi va
una maratona di "La notte dei morti viventi"? Almeno passiamo un po'
il tempo finché la situazione non migliora.»
whatever.
sono in
ritardo. lo so. lo so.
è che con la
scuola e lo scambio con la germania sono stata davvero davvero
impegnata, senza
contare le ultime verifiche. la buona notizia è che la mia pagella
andrà bene
(si spera) e che in scienze ho ancora la media del nove (evvai!).
per il resto
ignoratemi, sono una persona terribile per avervi lasciati senza
capitolo, me
ne rendo conto.
ringrazio
moltissimo chi recensisce ;;
appena andrò
in vacanza tenterò di rispondere e finire la storia, non preoccupatevi.
gli
ultimi capitoli sono nel computer *w*
alla
settimana prossima (o anche prima, chissà? il capitolo 31 mi ha
ispirata, lol)
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** seventeen. ***
«Se vuoi
avere il mio parere, questo coso sembra una vecchia lavatrice fusa ad
una
caffettiera degli anni cinquanta.» Akira rilevò con uno sguardo cinico,
mollando un calcio al l'aggeggio arrugginito «Non pensavo che mio padre
tenesse
certa roba nello sgabuzzino.»
«Vuoi che lo
porti via?» Amon si afflosciò come un sacco sulla poltrona muffita che
languiva
nell'angolo.
«Di certo
non lo utilizzerò io.» Akira fece spallucce. Non sembrava molto
impaziente di
prendere la roba che suo padre le aveva lasciato nel testamento. Amon
ancora
meno «Vuoi prenderlo tu? Io vedo a prendere qualcosa da bere, tu
intanto cerca
almeno di capire cosa sia quella roba.»
Si deterse
la polvere dalla fronte, scomparendo fuori dalla porta.
Amon
sospirò, si aggiustò il virile fazzoletto da lavandaia che si era messo
per le
pulizie e fu di nuovo in piedi.
L'aggeggio
poteva essere venuto da qualche universo parallelo fantascientifico e
steampunk. Era una sorta di boiler di ferro con alcuni strani bottoni
colorati
al di sopra. Dubitava che Kureo potesse tenere qualcosa del genere in
casa ー piuttosto, sembrava che quell'oggetto fosse
arrivato lì di sua volontà. Strano.
Amon fece
scorrere il dito sulla superficie arrugginita, premendo qualche bottone
a caso.
Niente.
Scosse il
capo, frustrato. probabilmente avrebbe fatto meglio a portarlo nel
centro di
smaltimento più vicino.
Il suo
sguardo fu immediatamente catturato da un altro bottone, rosso e
grande, che
non aveva affatto notato prima. Lanciò un'occhiata furtiva dietro di sé
e poi
premette il pulsante.
E poi il
mondo esplose.
Quando
riaprì gli occhi si accorse di essere ancora nello sgabuzzino. O
almeno, poteva
sentirlo dall'odore di muffa e cibo rancido che aleggiava nella stanza.
Probabilmente la luce doveva essere saltata visto che era tutto buio.
Amon cercò
di abituarsi all'oscurità che aveva inghiottito il luogo. Poi avanzò
lentamente
a tentoni verso il conto in cui ricordava la porta.
Se avesse
alzato la voce per chiamare Akira avrebbe fatto una figura da pirla.
Inciampò
in qualche oggetto non ben identificato prima che le sue mani si
aggrappassero
alla maniglia.
Con una
leggera spinta verso il basso, la porta si aprì.
L'appartamento
era illuminato da un tenue luce arancione. E Amon comprese subito che
c'era
qualcosa che non andava.
Era tutto
estremamente silenzioso, nessun fruscio attorno a lui. E poi non poteva
essere
già pomeriggio, visto che avevano iniziato le pulizie alle otto di
mattina, no?
«Akira?»
borbottò dubbioso, controllando in cucina. Lo sguardo gli cadde sul
portatile
appoggiato sopra il bancone. Era un portatile abbastanza vecchio, ma
pur sempre
funzionante.
«Maccos-?»
21 agosto 2005. La data di dieci anni prima.
Amon rimase
per circa due minuti buoni a fissare lo schermo con occhi da triglia,
cercando
di capire come potesse essere successo. Molto probabilmente il computer
aveva
una data sballata. Doveva essere sicuramentー
«Chi sei
tu?» trillò una vocina alle sue spalle.
Amon si
voltò stupito, notando la bambina che lo osservava con occhi
indagatori. I
capelli chiari erano raccolti in una treccia pallida e un paio di occhi
determinati lo squadravano con aria arcigna.
«Io...
sono...» Amon si grattò dietro al collo, prendendo un respiro profondo.
«Sei un
amico della mamma?» chiosò la ragazzina, ora con aria cospiratrice. I
suoi
lineamenti gli ricordavano qualcuno che conosceva molto bene
«Perché oggi
non è ancora tornata... Sono preoccupata. Sai dov'è?»
«No.» la
bambina non sembrava affatto stupita di essersi ritrovata un gigante
vestito da
donna delle pulizie in casa. Buon per lui.
«Beh,
aspetterò un altro po'. Vuoi venire a far merenda con me?» domandò
arzilla
prendendolo per mano con un sorriso sghembo «Comunque io mi chiamo
Akira Mado.
E tu?»
a volte
ritornano
whatever.
eeeeh, lo
so, lo so. sono in ritardo mostruoso, ma a mia discolpa posso dire che
non
c'era molto wi-fi in toscana (e per quelli di voi che vivono in
toscana: avete
una regione fantastica, awwww ♥)
comunque
sia, niente di particolarmente divertente, solo amon che torna indietro
nel
tempo e incontra akira nel giorno in cui è morta sua madre ;-;
mi
raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. appena riesco, pubblicherò
il prossimo
capitolo uù
un grazie di
cuore ad ophelia, che recensisce
ogni santo capitolo con la precisione di un orologio svizzero. ti
voglio bene ♥
rie
p.s. nel
caso voleste leggere qualcos'altro di mio: click~. (la mia shot su owari no seraph,
visto che abbiamo appena creato il fandom)
p.p.s.
voglio scrivere qualcosa su rize #rierambles
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** eighteen. ***
«Allora,
entriamo, minacciamo la tipa alla cassa, arraffiamo i soldi e ce la
svignamo.
Qualche domanda?» Akira aveva la freddezza di un militare mentre si
calava in
testa il passamontagna.
Jūzō si
limitò a trangugiare l'ennesima mangiata di orsetti alla gomma farciti
di
coloranti e Tsukiyama sollevò lo sguardo lascivo dal suo portacipria.
«Ah, io
avrei una domanda, Akira-san!» esclamò l'uomo con un sorriso che
tentava di
essere affascinante, ma che appariva come il ghigno di Smiley prima di
un
assassinio.
Non che
Smiley avesse una faccia.«Come mi sta il passamontagna? È abbastanza chiー»
«Qualche
domanda seria?» tagliò corto la donna aggiustandosi la pistola nei
pantaloni
con la calma di un predatore.
Tsukiyama e
Jūzō scossero il capo e lei annuì fieramente.
Si alzarono
in contemporanea, assicurandosi di non venire visti e poi uscirono dal
furgoncino a passo spedito.
Le porte
automatiche della banca si aprirono per la loro vicinanza.Akira entrò
per
prima, tallonata dagli altri due. La stanza era ampia ed arieggiata,
arredata
con qualche pianta e vecchie poltroncine in pelle mélange.
«Mani in
alto.» inveì seccamente la donna, alzando la pistola verso l'impiegata.
La ragazza
la fissò con aria mortificata, accasciandosi sulla sedia e impallidendo
visibilmente sotto gli strati del fondotinta. I clienti iniziarono a
mormorare
concitati, stringendosi alle pareti.
Akira si
avvicinò al bancone e puntò l'arma contro la tempia dell'altra,
provocando le
reazioni indignate e stupite dei presenti. Jūzō rimase accanto alla
porta per
assicurarsi che nessuno uscisse, mentre Tsukiyama balzò verso le
casseforti e,
grazie all'aiuto del suo Kagune, non gli fu difficile sventrarle e
arraffare la
refurtiva.
Una nuvola
di banconote gli volteggiò attorno mentre tentava di infilare i soldi
nel
sacchetto dell'immondizia (poco chic, a dire il vero) che si erano
portati
dietro.
«Nessuno si
muova, o sparo!» dichiarò Akira guardandosi attorno. I suoi occhi
brillarono di
fredda eccitazione.
Shū assentì
e Akira sparò un colpo al lampadario di cristallo che pendeva sopra le
loro
teste. L'oggetto roteò nell'aria e si andò ad infrangere a terra,
esplodendo in
una miriade di schegge di cristallo. I tre ladri attraversarono la
stanza
convulsamente, facendo lo slalom tra le persone in fase di shock.
Suzuya fu il
primo ad arrivare al furgoncino, mentre Akira si mise alla guida. Shū
salì dal
retro, occupandosi del bottino.
La vettura
si mise in moto con un rombo sordo, le ruote che stridevamo contro
l'asfalto
mentre zigzagavano per le strade trafficate.
Per ora, non
si vedeva nessuna auto della polizia alle loro calcagna. Bene.«Oh, très
bien!»
esclamò Shū da dietro la donna «Ma guarda cosa abbiamo qui.»
Dentro una
cassetta erano ammassati non dei soldi, ma bensì un intero album
fotografico di
foto che ritraevano un uomo sulla trentina, con i capelli candidi e gli
occhiali. Tutto intorno c'erano attaccati stickers di cuoricini.«Oooh,
io lo
conosco!» esclamò Suzuya. Non è forse...»
«Rubato!?»
sbraitò Amon al telefono mentre gli andava di traverso il sandwich ai
cetrioli.
Tossì e sputacchiò «Chi diavolo ha
rubato il mio album con le foto di Arima...?»
whatever.
stranamente,
arrivo giusta giusta con questo capitolo(?).
non so, sarà
luglio? mah.
ho una
notizia buona e una cattiva:
quella
buona: mi sono messa lo smalto (roba che solitamente non faccio neppure
sotto
minaccia di morte.
quella
cattiva: meno due alla fine :"(
ah, anche io
voglio un album di arima, comunque ♥
rie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** nineteen. ***
Finire sotto un camion non era di certo il modo più originale per
essere spedito dritto all'ospedale.
Almeno se eri un ghoul e sapevi che
ti avrebbero guardato male dopo il primo prelievo del sangue.
Sfortuna voleva che qualche anziana
vecchietta lo avesse testimoniato l'incidente e lo avesse trascinato
all'ospedale, nonostante Nishiki stesse oltremodo bene.
Ed ecco come era finito lì, in
quello scomodissimo lettino delle torture, con un'infermiera obesa che
sembrava fare di tutto per sbagliare il punto dove infilare la flebo.
Nishiki sospirò, cambiando
nuovamente canale televisivo.
Davano qualche replica del
Beautiful e il telegiornale. Grandioso.
Almeno sapeva che lo avrebbero
tenuto lì solo per qualche giorno, per degli accertamenti.
Kimi era già venuta a trovarlo ー a
testimonianza di ciò c'erano crisantemi dappertutto.Al che, lui aveva
dovuto spiegarle che i crisantemi non significavano qualcosa di carino.
«Permesso?» domandò una voce
dall'altra parte della porta.
Nishiki grugnì di malavoglia,
sentendo i perni cigolare e la faccia di Hinami spuntare da dietro la
porta con aria imbarazzata.
In ordine, le teste di Tōka, Kaneki
e Uta spuntarono da sopra di quella della ragazzina.
«Come ti senti Nishio-san?» domandò
Kaneki.
«Oi, kuso-Nishiki.» borbottò Tōka.
Uta si limitò a fissarlo con uno
sguardo curioso.
«Cosa cazzo volete?» chiese
apaticamente, cambiando canali.
«Stai b-bene?» bofonchiò Hinami a
mezza voce. Nishiki emise un sospiro, annuendo seccamente.
«Ora ve ne andate?»Tōka sbuffò,
infilandosi nella stanza (tallonata dalla comitiva) e posò un barattolo
di caffè su un tavolino basso lì accanto.
«Ti sembra il modo di trattarci?»
ringhiò a denti stretti, schioccando la lingua.
Kaneki si sedette su una sedia e
appoggiò il libro che teneva in mano.
«Gli appunti.» mormorò con un mezzo
sorriso «Almeno così non resti indietro.»
«Oh, al diavolo, chi vi ha chiesto
niente!?» borbottò lui prendendo con gratitudine il barattolo di caffè.
«Credo che stia cercando di dire
"grazie".» commentò Uta in maniera serafica.
«Idiota.» ringhiò Tōka.
«Stupida.» sibilò Nishiki di
rimando. Non voleva ammetterlo, ma i loro litigi gli mancavano già.
Un'ora dopo era riuscito finalmente
a spingerli fuori dalla stanzetta e coricarsi di nuovo a letto.
Non stava male, perciò era
un'occasione per riposarsi un po' dalla scuola.
Prima che potesse risedersi, la
porta si spalancò all'improvviso, rivelando uno Tsukiyama tutto
imbellettato ed impettito in un completo a rane. ...A rane?
«Che cazzo vuoi?» domandò senza
preamboli.
Tsukiyama scoprì i denti in un
largo sorriso, sventolandogli un biglietto sotto il naso.
Nishiki si stava quasi preparando
per sfotterlo per gli auguri di buona guarigione, quando la voce
dell'altro lo gelò.
«Il conto per il
portafoglio.» disse lanciandogli il foglietto in grembo e uscendo in
corridoio con aria arcigna, lasciando un Nishiki allibito all'interno
della stanza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** twenty. ***
«Oh,
Hinami-chan, eccoti qui!» Il volto di Tōka spuntò improvvisamente da
dietro la
porta socchiusa. Quest'ultima osservò la piccola camera di Hinami.
Al centro di
tutto troneggiava un enorme tavolino ricoperto di libri e scartoffie
che lei
utilizzava per prendere appunti sui kanji che stava imparando.
A Tōka si
strinse il cuore nel vederla così impegnata nello studio.
Lei era
sempre stata abbastanza impegnata con la scuola, anche se spesso i
risultati
non erano come se li aspettava.
«Nee-chan.»
Hinami chiuse il libro che stava sfogliando e le corse incontro come
faceva di
solito, con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
Sembrava
aver parzialmente superato il trauma. Bene.
Non avevano
più bisogno di altri kleenex e musica strappalacrime.
«Come stai?»
le domandò lisciandosi la gonna e il grembiule dell'Anteiku. Sapeva da
caffè e
zucchero.
«Bene,
grazie, nee-chan.» ribatté semplicemente lei.
«Stavi
studiando?»
«Oh, sì.»
sorrise «I nuovi kanji che nii-chan mi ha insegnato son un po'
difficili.»
«Immagino»
osservò la più grande «Volevo chiederti una cosa. Ti avanza po' di
tempo per
fare una commissione per me?»
«Beh, se è nee-chan
a chiedermelo...» sorrise nuovamente.
«Potresti
andare a prendere del caffè per il negozio?» domandò seriamente «Le
scorte
stanno finendo ed io devo continuare a servire con l'idiotーNishiki.»
«Certamente.»
acconsentì l'altra, prendendo la banconota che Tōka le offriva. Sapeva
già dove
si trovava il negozio e raggiungerlo non sarebbe stato un problema.
«A dopo.»
salutò uscendo in corridoio.
Tōka rispose
al suo saluto e si sedette sul divano per qualche istante.
Aveva
diritto a qualche minuto di riposo dopo tutto il lavoro che le avevano
accollato. E poi tanto era un problema di Nishiki.
La stanza
era così rilassante e pacifica che quasi si addormentò.
Sfogliò
pigramente alcuni dei libri di storie che ingombravano il tavolino.
C'erano
libri storici, fantasy, horror, gialli, manga, riviste... Riviste?
Tōka tornò
indietro nella pila, notando solo in quel momento l'angolo di una
copertina che
sporgeva dalle pagine di un altro libro.
Rimase a
bocca aperta nel vederne il titolo.
«Hinami?»
brontolò «Cosa cavolo ci fa un libro sugli Onde Direction tra i tuoi
romanzi?»
whatever.
...eh.
perdono, ma il
prompt diceva di svelare il più grande segreto di un tale personaggio.
ora
abbiamo scoperto il lato oscuro di hinami, lol.
beh, bando
alle ciancie!
mi sento
fiera di me: è da tre anni che non riesco a mettere la parola fine ad
una
storia e, guarda un po', ci sono finalmente riuscita (viva me!)
ringrazio
tutti coloro che sono passati a lasciare una recensione a questa storia
assurda
e piena di crack, che sono:
Little_Sisters
Trueheart
deuce
ChocolateaddictedKeehl
Violet Girl
_MoonStorm_
Arly
MadHatter96
Sarren
A i l a
Red
Porcelain
e in
particolare alla cara Amens
Ophelia
che si è presa la briga di recensire tutto questo scritto senza capo né
coda.
ma
ovviamente, un grazie di cuore anche solo a chi si è fermato cinque
secondi a
leggere queste shot sconclusionate e tutti quelli che hanno seguito,
preferito
e ricordato la storia. mi fa davvero piacere, il fatto che l'abbiate
apprezzata
così tanto. il primo capitolo ha mille visite, capite?
se mi
lasciaste un commentino, sarei molto felice di sapere quali vi sono
piaciute di
più, giusto perché è l'ultimo capitolo e perché mi fa piacere sentire
nuove
opinioni.
tranquilli,
prima o poi pubblicherò qualcosa di più serio su questo fandom.
bis gleich.
rie
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2819580
|