how to wreak havoc in twenty simple steps

di heuchelei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** one. ***
Capitolo 2: *** two. ***
Capitolo 3: *** three. ***
Capitolo 4: *** four. ***
Capitolo 5: *** five. ***
Capitolo 6: *** six. ***
Capitolo 7: *** seven. ***
Capitolo 8: *** eight ***
Capitolo 9: *** nine. ***
Capitolo 10: *** ten. ***
Capitolo 11: *** eleven. ***
Capitolo 12: *** twelve. ***
Capitolo 13: *** thirteen. ***
Capitolo 14: *** fourteen. ***
Capitolo 15: *** fifteen. ***
Capitolo 16: *** sixteen. ***
Capitolo 17: *** seventeen. ***
Capitolo 18: *** eighteen. ***
Capitolo 19: *** nineteen. ***
Capitolo 20: *** twenty. ***



Capitolo 1
*** one. ***






«Uhm, Uta-san?»

«Cosa c'è?»
«Mi stai facendo mal- ahi!»
«Scusa, Hina-chan. Di solito non sono così maldestro con gli aghi.»
Con movimenti precisi e calcolati, Uta appuntò l'ennesima spilla da balia sulla spalla della ragazzina, facendola gemere nuovamente di dolore.
«Con le maschere non c'è bisogno di essere delicati.» Uta fece spallucce con aria di disappunto, la stessa espressione monotona sul volto che Hinami odiava ed adorava allo stesso tempo. Con Uta non si riusciva mai a determinare se stesse scherzando o meno; per questo Hinami si limitò ad esalare una risatina imbarazzata.
L'idea di farle confezionare dei vestiti da Uta era stata della sua onee-san. All'inizio Hinami era stata molto emozionata al riguardo ma, dopo ore ed ore a riguardare repliche di project runway alla TV e a gambizzare manichini innocenti nel nome della moda, Hinami sentiva che la sua testa stava andando in stand by.
«Ti sta d'incanto.» mormorò Uta mentre la faceva girare sul posto, ammirando l'improbabile vestitino informe color sorcio che l'aveva persuasa - anzi costretta - ad indossare.
Hinami sentiva l'intera stoffa tirarle attorno ai fianchi e caderle floscia sul petto. Sospirò.
«Uta-san, sei sicuro di aver seguito il modello?»
«Certo che sì.» le sventolò il foglio sotto il naso.
«Uhm.» Hinami lo occhieggiò arrossendo fino alla punta dei capelli «Sicuro di non averlo letto al contrario?»
Gli occhi rossi di Uta si posarono di nuovo sul foglio, ostentando la solita calma blanda e monocorde. Si passò una mano trai capelli scuri, senza parlare.
«Oh, ecco perché sembrava così strano.» chiosò il ragazzo senza scomporsi «A quanto pare dovremo ricominciare da capo per l'ennesima volta.»
Hinami si batté una mano sulla faccia, trovando la situazione stranamente imbarazzante e comica. Le sue manine stropicciarono per qualche istante l'orlo della gonna prima che dalla sua bocca uscisse un torrente di parole incomprensibili.
«Non ho capito.» Uta si abbassò per fissarla con i suoi profondi occhi da Ghoul.
«E-ecco...» mormorò «Ti s-sto d-dando fastidio?»
La ragazzina avvampò nel vedere che gli angoli della bocca del suo sarto improvvisato si alzavano con tenerezza.
«Niente affatto.» rispose Uta scompigliandole i capelli in maniera quasi affettuosa. Hinami si morse il labbro, dubbiosa.
«Allora cosa ne p-pensi di me?» le spalle di Uta si irrigidirono alla domanda. Si raddrizzò senza dire una parola, grattandosi il retro del collo con una mano tatuata.
«Sei una persona molto buona e... simpatetica? Sì, ecco, simpatetica.»
«Forse intendevi dire simpatica.» obiettò la ragazzina con un risolino.
«Qualcosa del genere, sì.» bofonchiò Uta con aria stralunata. Sembrava piuttosto a suo agio, come se fosse abituato a fare complimenti alle ragazze tutti i giorni «Anzi, sembri una ragazzina deliziosa
Si voltò per cercare il metro in mezzo ad una serie di ritagli di stoffa arricciati sul bancone da lavoro. Hinami spostò nervosamente il peso da un piede all'altro.
«Talmente deliziosa che ti mangerei~»
Hinami sussultò dietro di lui. Non riusciva a vedere il suo volto, ma qualcosa le diceva - o meglio, sapeva perfettamente - che Uta stesse silenziosamente ghignando.



whatever.
non ho idea di cosa diavolo sia questa cosa.
parliamone.
sapevo solo che dovevo finalmente pubblicare questa character meme che sto scrivendo da tre settimane e, boh, eccomi qui(?).
praticamente una character meme è una sorta di giochetto assurdamente divertente in cui prendi dieci nomi random di personaggi di un anime od oc e li numeri e poi ci sono delle affermazioni con alcuni numeri che descrivono situazioni assurde.
tipo: [1] e [2] viaggiano per il mondo a dorso di un ippopotamo volante.
qualcosa del genere, sì, anche se non è esattamente roba che dovresti mettere in una fanfiction per l'alto tasso di demenzialità, ma comunque.
ringrazio ophelia per avermi supportato e sopportato per i miei scleri sull'assurdità di questa cosa. l'ooc è messo per paranoia, anche se non penso ci sia nulla di ic in kaneki che fa strip dance, ma comunque. in questo capitolo dovevo far dire ad uta cosa ne pensava di hinami.
non che mi sia riuscito bene, lol.
qui trovate il modulo originale - l'ultima volta che l'ho fatto con i personaggi di hxh non ho dormito per tre giorni, lol.
come avrete capito dal titolo e dal blank, saranno venti flashfic. io ne ho già scritte sei e molto probabilmente aggiornerò a giovedì alterni, scrivendo la data nella descrizione. sfortunatamente non posso promettere nulla, sicché non è ancora uscito l'orario scolastico provvisorio, figuriamoci quello definitivo çç
bene, ho qualche domandina per voi:
- vi è piaciuto il capitolo?
- vi è piaciuto il banner?
- c'è qualcuno che volete vedere in particolare? (non che io possa mettere chi voglio, ma se avete qualche richiesta, posso cercare di accontentarvi)
bene, ora vi saluto.
rie.
p.s. dimanticavo. allora, visto che ora abbiamo un fandom, sarebbe auspicabile avere dei personaggi nella lista. ne ho già inseriti alcuni, perciò vi prego di prendere il computer ed aprire il fandom. in alto a destra c'è scritto "aggiungi personaggi". per favore, cliccate lì e votate. se volete aggiungerne altri, siete pregati di mettere prima cognome e dopo nome. grazie per l'attenzione. anche se non volete recensire, please, fate almeno questo.

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Capitolo 2
*** two. ***





L'aria viziata dentro l'armadio si stava facendo insopportabile. Akira non aveva idea se fosse a causa della calura estiva o dell'eccessiva quantità di polvere che aveva foderato alcuni stracci, i quali dovevano sicuramente aver visto giorni migliori.
«Neh, Akira~» Jūzō si agitò nel suo cantuccio, rifilandole erroneamente - o forse no? - una gomitata in mezzo alle costole. Akira sobbalzò, emettendo un gemito strozzato.
«Che vuoi?» si slacciò la giacca formale, cercando di ripristinare la circolazione sanguigna alle proprie gambe «Quante volte ti devo ripetere che devi rivolgerti a me come "Akira-san"? E, no, non mi metterò a giocare di nuovo a sasso-carta-forbici con te per decidere se Amon si rifà le sopracciglia la mattina.»
Nell'oscurità Jūzō ridacchiò sommessamente, probabilmente scuotendo la testa con aria sciocca.
«In realtà volevo chiederti per quanto ancorー»
«Due ore tredici minuti e sette secondi.» sibilò con aria ostile, gli occhi ridotti a fessure nel tentativo di riconoscere la figura bambinesca del compagno nelle tenebre.
Come diavolo era finita in quella situazione? D'accordo, il CCG era a corto di personale, Amon era ospitalizzato e Shinohara aveva avuto problemi familiari, ma dovevano proprio mandarla in missione con quel ragazzino strambo? 
«E dopo mi comprerai le caramelle?»
«No.»
«E il cioccolato?»
«No.»
«Neppure una gomma da masticare?»
«No.»
«Quanto fa due per cinque sotto radice quadrupla per settantotto quarti?»
«No.»
«Immaginavo.» Jūzō scoppiò a ridere fragorosamente spintonando la sua collega con l'ilarità tipica dei ragazzini «Non mi stai neppure ascoltando~»
Akira si morse il labbro. Quella missione sotto copertura non era esattamente il luogo ideale per il loro cabarettismo scadente - e non importava molto il fatto che in quel momento avrebbe voluto scartavetrare gli occhi di quel moccioso, ma era in una posizione decisamente sconveniente per farlo. Sospirò.
Probabilmente neppure Jūzō faceva i salti di gioia per dover prendere parte ad una missione assieme ad una gattara single sull'orlo della crisi isterica.
E, in più, la suddetta missione non comprendeva nessuno sventramento legale.
«Ho decisamente bisogno di un aumento.» biascicò Akira, cercando di spiare attraverso la fessura tra le ante. Il loro obiettivo - Ken Kaneki - non si era ancora visto.
Improvvisamente, sentì qualcosa scivolarle lungo la schiena. O meglio, zampettarle lungo la schiena.
Akira emise un urletto soffocato mentre si dimenava per togliersi la camicia - al buio non era decisamente la cosa più semplice.
«Jūzō? Maccosー» bisbigliò, cercando invano di aprire l'armadio in cui erano stipati. Era terribilmente, impossibilmente e definitivamente chiuso.
La "cosa" sulla sua schiena ricominciò a muoversi e Akira inorridì.
«Non pensavo che gli armadi fossero gli habitat naturali dei cimici.» rilevò Jūzō con nonchalance, sotto lo sguardo disgustato di Akira «Quante cose interessanti si imparano in missione, eh?»

 

Kaneki si tolse il grembiule con aria stanca.
Nonostante l'ambiente confortevole del negozio, si sentiva distrutto solo al pensiero di dover tornare a casa con il naso tra i libri di chimica.
Sospirò ed aprì l'armadietto.
Due paia di occhi si alzarono su di lui con aria iraconda.
Il primo apparteneva ad un ragazzino dai capelli scarmigliati, che lo fissava con una certa curiosità. La donna, invece, gli lanciò uno sguardo velenoso mentre teneva le mani strette al collo del suo compagno.
Ken si stropicciò gli occhi più volte, sentendo l'impulso di ridere a quella situazione demenziale.
Il ragazzino - che aveva un'aria piuttosto familiare - abbozzò un ghigno di divertimento.
Arrossì violentemente, indietreggiando e grattandosi il retro del collo.
«Io... ecco n-non era m-mia intenzione interrompere...» si fermò, fissandoli per un'imbarazzante manciata di secondi «qualsiasi cosa voi steste fa-facendo. C-comunque, s-se volete stare s-soli, c'è un mo-motel molto carino poco lontano...»
Arrossendo di nuovo, Kaneki si fiondò fuori dalla stanza, lasciando i due investigatori di gesso.

 


whatever
come promesso, eccomi qui ad aggiornare :3
lo so che avrei dovuto aggiornare di giovedì - anzi, vi avviso che d'ora in poi lo farò, perché mi trovo meglio con i tempi degli allenamenti miei e di mio fratello :''
detto ciò, passiamo al capitolo. in questo capitolo dovevo rinchiudere akira e juuzou in un armadio e far sì che kaneki li trovasse, hahaha.
non so se sia venuta bene, quindi vi sarei grata se vi fermaste cinque minuti per lasciare una recensione. è giusto per sapere se sono sfondata nell'ooc, pls :D
allora, parliamone.
akira, non so se lo sapete, è la figlia di mado e compare nel manga, anche se è già comparsa in una scena dell'anime - dafuq?
comunque, la guest star di oggi sono le sopracciglia di amon. non so se mi spiego xD
uhm.
sono ancora in fase-di-negazione per la fine del manga, ma la bella notizia è che a gennaio avremo un seguito animato, yay ;; oh, e ci sarà pure un annuncio a metà ottobre riguardante ishida - che spero sia il prossimo manga, awn
non vedo l'ora di rivedere capitan handsome arima!
bene, ora vi lascio
rie

p.s. ringrazio Amens Ophelia, Little_Sisters e Red Porcelain per aver recensito il capitolo precedente.
p.p.s. è finito huntexhunter, la mia vita sta perdendo sempre più il suo senso(?)
p.p.p.s. ho aggiunto altri personaggi nella lista. se foste così gentili da andare a votarli~

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Capitolo 3
*** three. ***







«Il conto.»
Tōka allungò all'investigatore un piattino con sopra uno scontrino pieno di numeri. Cercò di forzare un sorriso - quanto meno per quell'uomo bizzarro ed occupato che, nonostante sembrasse indaffarato, era stato tanto gentile con lei, tanto da darle anche una mancia.
«Oh, grazie.» le sopracciglia di Amon si alzarono verso l'alto mentre rovistava nel suo portamonete consunto, appoggiato accanto ad una tazzina vuota.
Mado gli aveva rivelato - non senza un po' di malizia - che in quel luogo facevano il caffè più buono del distretto. 
Appoggiò le monetine sul piattino e trafficò per qualche istante con la valigetta metallica e poi si alzò in piedi.
Gli piaceva il pittoresco profumo di caffè che emanava quel luogo e, anzi, lo trovava una perfetta isola di tranquillità per rilassarsi dopo gli impegni al CCG, la palestra e gli incontri del fan club di Arima - di cui era membro onorario, nonché presidente insignito di spilletta.
Mosse un passo rapido verso la porta del negozio, ma inciampò su una gamba della sedia, ritrovandosi a cadere in avanti.
«Faccia attenzion
» la cameriera - o meglio, Tōka - gli si parò davanti, afferrandolo per il cappotto prima che la sua faccia entrasse in contatto con il pavimento - danneggiandogli il naso o, peggio, le sopracciglia.
Sfortunatamente, però, la sua testa si inclinò in avanti e, con un sussulto, le sue labbra sfiorarono quelle di Tōka.
Per qualche istante il mondo smise di girare.
La ragazza si irrigidì improvvisamente, mollandogli le spalle, le braccia rigide ed immobili contro i fianchi.
«M-mi spiace, io n-non intendevo...» biascicò l'investigatore, armeggiando con il manico della ventiquattrore. L'imbarazzo gli si leggeva in volto.
Il sangue affluì alla faccia di Tōka, colorandole il volto paonazzo con macchie rossastre mentre gli rifilava uno sguardo dardeggiante.
«Pervertito.» sibilò mentre alzava una mano in aria.
Amon si accorse di aver ricevuto uno schiaffo solo dopo averne sentito lo schiocco secco, che gli fece interrompere la serie di goffe scuse che stava borbottando.
«Questo è per avermi baciata.» Tōka gli agitò un dito sotto il naso, voltandosi ed andandosene sotto lo sguardo stralunato di Amon. L'uomo si massaggiò la guancia con aria sconclusionata, mormorando un timido "mi dispiace".
Le spalle di Tōka si alzarono. La ragazza si voltò nuovamente verso di lui, accorciando la loro distanza con rapidi passi.
Alzò nuovamente la mano e, nonostante questa volta l'avesse visto arrivare, Amon non riuscì comunque a reagire al secondo schiaffo, sull'altra guancia.
«E questo» sibilò «è per averlo fatto male.»

 

whatever.
yay, finalmente riesco a pubblicare *^*
anzi, mi stupisco per non essere ancora impazzita per la scuola, aww. almeno, per ora non sono ancora volate insufficienze né interrogazioni di russo e perciò posso ritenermi fortunata, hahaha. comunque, passando alla storia, dio dovrebbe mandarmi all'inferno per aver scritto questa... cosa.
sul serio, io non scrivo di pedofilia, ma buttare giù roba del genere è stato devastantemente(?) divertente. comunque, la scrittura sta andando un po' a rilento. in realtà sono a metà del capitolo tredici, quindi non dovete preoccuparvi fino all'anno prossimo. il capitolo tredici è straordinariamente difficile da scrivere :'''
comunque, qui dovevo far sì che amon baciasse toka - se volete tirarmi pomodori, almeno tiratemeli freschi(?).
bene, visto che ora ho finito delitto e castigo, ritorno al mio adorato inglese.
rie

p.s. se qualcuno se lo stesse domandando, la vicepresidentessa del club di arima sono io. accettiamo altro staff(?).
p.p.s. grazie a tutte le gentilissime persone che hanno votato i personaggi. mh, forse dovrei inserire anche yoriko, che dite?
p.p.p.s. capitolo pubblicato in onore dell'uscita del primoo episodio di psycho pass 2. che il fanghèrlaggio abbia inizio(?)
p.p.p.p.s. ...dopo la smetto, okay. il sedici esce un nuovo manga di sui ishida, nel caso foste tagliati fuori dal mondo in qualche isola tropicale e non ne foste a conoscenza. mi raccomando, pregate, fanciulli e fanciulle.

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Capitolo 4
*** four. ***







Il suo cuore stava battendo così forte che, per qualche istante, sembrò che la realtà attorno a lei si fermasse e si riavvolgesse come una vecchia cassetta mentre i suoi piedi sfioravano silenziosamente i gradini.
Le sue mani sudaticce stringevano un pacchetto lievemente spiegazzato, con un incarto obbrobrioso che aveva fatto lei stessa in cinque minuti, con un Nishiki sghignazzante alle spalle. A Tōka non erano mai piaciuti i libri, nonostante la scuola gliene avesse affibbiati un sacco da leggere per le vacanze estive.
Semplicemente, trovava che ci fossero modi migliori per impiegare le proprie forze e il proprio tempo che stare con il naso infilato tra le pagine di qualche saga fantatrash.
Arrivata sul pianerottolo, si appostò davanti alla porta, torturando insistentemente la piccola ciocca verde pallido e mordendosi un labbro con aria indecisa.
Era stata sicura della propria scelta fino a qualche istante prima, ma ora sentiva tutta la propria convinzione crollare miseramente davanti a quella porta semplice e allo stesso tempo terribile.
Tōka alzò il pugno chiuso per bussare, sentendo l'improvvisa calma fiacca arricciarsi nel suo petto.
Appena appoggiò le nocche all'uscio, ma la superficie cedette improvvisamente sotto la spinta leggera, aprendo un lieve spiraglio sull'appartamento.
Di nuovo, il mondo fu zittito dal rumore dei battiti di Tōka. Non era da Kaneki lasciare la porta dell'appartamento aperta, soprattutto se sapeva che Hinami avrebbe potuto tranquillamente uscire.
Oppure...
L'immagine di suo fratello le si impresse nella mente. L'Aogiri avrebbe perfettamente potuto eliminare Ken e i suoi amici - certo, se si fossero sbarazzati di Tsukiyama non le sarebbe affatto dispiaciuto - per evitare grane.
Senza indugiare, Tōka spinse la porta con cupidigia. Entrò nel piccolo corridoio illuminato e corse in soggiorno stringendo convulsamente il pacchetto al petto.
«Ehi, bastardi, provate a far l'ora qualcosa ed io ve ne farò pentirー» anelò la ragazza, alzando il regalo sopra la testa a mo' di arma e sentendo il familiare formicolio agli occhi che annunciava il kakugan. Quando vide chi aveva davanti a sé, però, la sua bocca si aprì a formare una perfetta 'O' «Banjō-san?»
L'uomo si girò con un sussulto, abbassando l'asciugamano che stava utilizzando per asciugarsi i capelli fradici e scarmigliati. Aggrottò le sopracciglia.
«Oh, Tōka-chan!» le snocciolò un sorriso caloroso, apparentemente non notando il suo sguardo stralunato. Era evidentemente appena uscito dalla doccia, perché indossava solo un paio di boxer  con un motivo a koala. A... koala?
«I-io... uhm, mi s-spiace nonー» balbettò arrossendo. Banjō le rifilò un'occhiata divertita, neanche minimamente sfiorato dal suo imbarazzo e, anzi, perfettamente a suo agio «B-bei boxer comunque.»
Mentalmente si spalmò una mano sulla faccia per la stupidità di quel commento.
«Oh, sì, sono i miei preferiti. Brillano anche al buio.» osservò Banjō con una risata mentre si infilava un paio di pantaloni sbiaditi ed una maglietta. Tōka ricominciò a respirare normalmente, ringraziando Dio di non essere incappata in uno Tsukiyama post-doccia invece che in Banjō.
«Come stai? È da un po' che non ci vediamo.» Banjō si sedette su una sedia isolata, invitandola a fare lo stesso «È un regalo?»
«Uhm, era per Kaneki, ma...» alzò le spalle «Avrei voluto darglielo io stessa. Immagino non sia in casa oggi. Magari ripasserò un'ala tra volta. Hai idea di dove sia andato?»
«Mh.» Banjō giocherellò con il telecomando della televisione con espressione assente «È uscito con Tsukiyama, immagino. Ha detto che voleva assolutamente andare ad un "Rape Party"ー»
«"Rape Party"!?» esclamò Tōka mentre un cattivo presentimento le strisciava nello stomaco «Magari intendi "Rave Party". Non è poi così sicuro lasciarlo andare in giro da solo con quel bastardo di Tsukiyama!»
«Hanno detto di voler fare un sopralluogo al Ristorante Ghoul. All'inizio anche io ero contrario, ma poi Kaneki mi ha rassicurato.» le elargì un sorriso colmo di empatia «Ti va una tazza di caffé mentre lo aspettiamo?»

 


whatever.
è oltremodo una brutta giornata. oddio, in realtà non proprio brutta, ma sono appena scesa dal letto(?). due ore di matematica mi demoliscono fisicamente, lol.
devo essere breve perché oggi ho una partita e avrei dovuto studiare russo per dopodomani, ma mi sono tipo addormentata.
mettere partite al giovedì dovrebbe essere illegale, non trovate? *coff devo studiare russo coff*
e, beh, il livello di disagio di questo capitolo è irrisorio. vi prego, non tiratemi dietro ciabatte, vi prego. siate solo felici di ciò che sta succedendo in tg:re, awwww
rie
p.s. mi farebbe oltremodo piacere sentire le voci dei lettori più sileziosi. aaah, a volte è deprimente vedere trecento visite e due recensioni, non trovate?

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Capitolo 5
*** five. ***






"Non mi pagheranno mai abbastanza per questo." Chie tentò di nascondere la propria faccia dietro ai fogli disordinati che stava tentando disperatamente di riordinare.
«Lo sa che ha proprio un profumo delizioso?» di nuovo, un brivido le percorse la schiena mentre tentava di eludere quello sguardo impudico e decisamente troppo insistente.
«Oh, sì, dev'essere il nuovo profumo di Dolce&Gabbana.» schioccò le labbra, tentando di nascondere il nervosismo «Possiamo darci del tu, comunque.»
«Oh, très bien~ Vedo che incominciamo a legare!» esclamò Shuu allargando le braccia e alzando la sua voce di un'ottava. La cassiera nell'angolo gli lanciò uno sguardo omicida.
«Fantastico.» gracchiò con una piccola smorfia. Come minimo si sarebbe licenziata dopo aver finito quell'intervista. E avrebbe anche cambiato nome e continente, almeno per essere sicura che quel pazzoide non potesse seguirla «Immagino tu sia piuttosto impegnato. Mi mancano solo alcune semplici domande.»
E poi potrò cambiare continente.
«Oh, ma ho sempre tempo per le femmes fatales.» si passò una mano trai capelli scuri, sfoderando il suo sguardo più affascinante «Non è vero, Chie-chan
Chie si irrigidì, sfogliando automaticamente il suo block notes usurato.
«Tsukiyama-san, qual'è il tuo piatto preferito?» La ragazza tentò di ignorare il suo tono ammiccante, sperando di non finire squartata prima di sera «Il più specifico possibile, per favore.»
«Oh, che domanda interessante! Très Bien~» rispose lui, iniziando a gesticolare «Vedi, Chie-chan, io trovo che la ricerca di nuovi gusti e sapori per il mio palato sia una crociata contro la superficialità di questo mondo. Non sei d'accordo, ma chèrie? Questo è l'obiettivo definitivo della mia vita, perché vedi, noi Ghoul possiamo sperimentare solo il piacere della carne, il che è piuttosto monotono~»
Chie batté rapidamente le palpebre al tono minaccioso dell'"Il piacere della carne". E poi sperò di non finire stuprata e squartata prima di sera.
«E quindi la risposta è...?» incalzò giocherellando ansiosamente con la penna.
«Kaneki Ken, ovviamente!» la penna cadde dalle mani della ragazza, producendo un rumore fastidiosamente metallico contro il pavimento.
«Sembra... uhm, davvero un cibo delizioso.» Chie sollevò l'angolo della bocca, spostando i fogli dal tavolo con il cuore che le martellava nel petto.
«Ovviamente tu, mia piccola Chie-chan, non puoi capire.» fece un gesto con la mano, probabilmente tentando di attribuirai un atteggiamento sofisticato. A Chie parve solo molto gay, invece. «Ma anche se sei umana potrei portarti nel Ristorante Ghoul. È una fantastica idea, n'est-ce pas? Proveresti il brivido di quell'innuendo di sapori e del dolce sapore del sangue e del terrore
»
Chie si limitò a fissarlo con aria scioccata, riordinando distrattamente quelle cose.
E, per la prima volta in quella giornata, la giovane giornalista sperò di non finire squartata, stuprata e costretta al cannibalismo prima di sera.



 

whatever.
se non sbaglio avrei dovuto aggiornare oggi. sbaglio?
la mia vita si sta riducendo al libro di russo e matematica - immagino che capiate molto bene quello che sto dicendo (sic). however, parliamo del capitolo.
forse avevo accennato che ci sarebbero state delle sorprese ;D
/insomma, dovevo far dire a tsuki qual'era il suo piatto preferito e avevo poche idee, hahaha/
comunque, immagino che poca gente conosca chie. chie hori è un personaggio canon che compare nel manga di tokyo ghoul;re ed è praticamente 'l'inviata' di tsukiyama da kanek-- /haise.
beh, capirete col tempo. immaginatevela più o meno come una bambina, anche se in realtà ha ventiquattro anni, lol.
e niente, non è esattamente giornata, oggi. non è neppure settimana, nonostante i voti molto belli che sono riuscita a rimediare - neppure io so come.
scusate se non ho risposto a tutte le recensioni, cercherò di fare del mio meglio la prossima volta :D
il problema è che sto leggendo one piece ed ogni momento libero lo dedico a quel manga *w*
omg non vedo l'ora che arrivi law - tra tipo quattrocento capitoli, ma who careeeees? ♪
rie

p.s. sono arrivata a scrivere il diciassettesimo capitolo di questa raccolta. meno treeeee—

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Capitolo 6
*** six. ***



Le pulizie non erano una cosa da uomini - soprattutto se si trattava di uomini ghoul con ben di meglio da fare.
Nishiki si appoggiò ad uno dei tavolini del coffee shop, contemplando sfinito il pavimento che aveva appena lustrato a specchio. Tōka gli aveva scaricato tutto il lavoro addosso con la cosa di "dover studiare per gli esami". Anche perché probabilmente era tutto tempo sprecato con il cervello che quella ragazza si ritrovava.
Il locale si era svuotato in fretta e adesso lui riusciva a godersi il suo attimo di pace e serenità.
Improvvisamente, però, sentì lo schiocco secco della porta che si apriva. 
Sospirò, spiaccicandosi sulla faccia un sorriso da ho-altro-di-meglio-da-fare.
«Benvenuti all'Anteikー» iniziò a pronunciare con aria annoiata, prima di accorgersi chi effettivamente fosse il nuovo arrivato.
I suoi occhi si ridussero a due fessure; Nishiki digrignò i denti, sputando le parole con tono velenoso ed iracondo.
«Shittiyama.» Shū alzò lo sguardo su di lui, agitando la mano come per salutare un vecchio amico «Il locale è chiuso. Fuori di qui se non vuoi che ti prenda a calci inー»
«Su, su, Nishiki, non c'è bisogno di comportarsi in maniera così ostile con un vecchio amico, n'est-ce pas? E poi l'insegna fuori diceva che eravate aperti.»
Tsukiyama, assunse la classica espressione da protagonista mestruata da soap opera argentina, premendosi le mani sul cuore come se stesse per avere un infarto.
Cosa che Nishiki sperò vivamente accadesse.
«Per te questo posto è sempre chiuso.» Nishiki agitò la scopa con aria studiatamente minacciosa «E se vuoi molestare Kaneki, oggi non è qui. Non è il tuo giorno fortunato, Shittiyama. Va' a morire.»
«Oh~ la tua freddezza mi ferisce profondamente, Nishiki.» Tsukiyama fece spallucce «Dopo tutta la strada che ho fatto per venire fino a qui! Terrible~ e comunque non sono qui per molestarー uhm, creare un profondo legame di amicizia fraterna con il delizioso Kaneki. Oh, no! Sono qui solo pour toi
«Allora puoi anche andare a 'fan culo, pour moi.» replicò Nishiki asciutto, senza battere ciglio «Fuori di qui.»
«Oh, è molto scortese da parte tua, mon ami~» Shū riprese la sua solita aria teatrale, frugando nella tasca del suo completo a brillantini dorati, abbinato ad una fantastica camicia maculata «Non vuoi neppure vedere il regalo che ti ho portato, non
«Shittiyamaー»
«Che peccato.» chiocciò Shū con aria divertita, agitando sotto il naso di Nishiki il suo portafoglio. Era ricoperto di raso color confetto con stampe ad unicorni, notò Nishiki ridendo sotto i baffi; una punta di curiosità si insinuò dentro di lui. Tsukiyama aprì il portamonete sogghignando, rivelando una serie di foto di... Kimi.
La faccia di Nishiki si fece paonazza mentre cercava inutilmente di far entrare l'aria nei suoi polmoni.
Erano foto di lei distesa, legata e bendata nella chiesa - niente di erotico, ma comunque di pessimo gusto. Nishiki si sentì vagamente nauseato.
Kimi. Tsukiyama. Foto.
«Quanto vuoi.» non era neppure una domanda - non alzò la voce alla fine per darci l'intonazione. Nishiki si passò una mano trai capelli, digrignando i denti.
«Oh, vedo che hai finalmente deciso di riconoscere la profonda amicizia che ci leg—»
«Shittiyama.» questa volta il tono di Nishiki si era fatto caustico «Cosa. Vuoi.»
«Oh, mio caro Nishiki, très bien!» alzò un dito, sventolando nuovamente il portafoglio - che probabilmente aveva trovato in un cassonetto o nella nuova collezione di Mondo Guerra1, a seconda dei casi «Beh, potresti farmi il favore di portare Kaneki nella mia maison. Ovviamente se lo invitassi io si insospettirebbe, non. Sarebbe uno scambio fantastico e chic, non pensi Nishiki?»
Preso com'era a pensare a cosa avrebbe fatto a Kaneki, Tsukiyama non vide neppure il gancio arrivare.
Barcollò all'indietro, appoggiandosi allo stipite della porta per non ruzzolare per terra. La sua guancia aveva già iniziato a gonfiarsi e probabilmente sarebbe diventata un melone prima di sera. Emise un gemito d'orrore quando si accorse che il portafoglio era scomparso.
«Scusa, mon ami.» ghignò Nishiki lanciando in aria l'oggetto ed aggiustandosi gli occhiali sul naso. Con un morso strappò il tessuto del portamonete. Il sapore orribile gli fece fare una smorfia, ma continuò il suo lavoro sotto gli occhi stralunati di Tsukiyama.
«Non. Non!» Tsukiyama cercò di fermarlo, senza troppo successo «Tu non sai quanto mi ci è voluto per trovare quell'edizione limitata italiana, Nishiki! Ridammelo!»
«Adoro il cibo italiano.» Nishiki alzò le spalle con un ghigno divertito, inghiottendo l'ultimo boccone «Ed ora fuori di qui, Shittiyama.»

1 hahaha, è un concorrente di project runway, hahaha.

 

whatever.
ci tengo a dire che non è colpa mia.
è tsukiyama che sembra talmente gay nel manga che mi fa venire le carie(?).
e cioè, non gli starebbe bene un bel completo di paillettes? non?
ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia e che recensiscono^^
mi fa molto piacere, sul serio. provvederò a correggere gli errori quanto prima ;;
perdonatemi, di solito non ho neppure il tempo di rileggere.
qualcuno sta leggendo tokyo ghoul;re per caso? io sono convinta che serpent sia nishiki, perché sarebbe una figata assurda.
beeeeene, ora vado. se avete domande o qualsiasi cosa, contattatemi pure su ask.

rie
p.s. il prossimo capitolo è quello dello strip dance --- trolololololol.

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Capitolo 7
*** seven. ***






Il locale si chiamava "Sugar Candy - vieni ad assaggiare le nostre dolcezze".
Un nome piuttosto ambiguo - ma Jūzō aveva realizzato che non era una pasticceria solo dopo essere entrato.
Ed aveva preso a ridacchiare in maniera sorniona solo dopo aver visto l'enorme palco semicircolare e le inconfondibili luci basse che sembravano la vigilia di un film porno.
Non che fosse fan di spettacoli simili - in quel momento l'unico appetito che voleva soddisfare era quello del suo stomaco - ma si era lasciato trascinare come un bradipo da due cameriere in gonnella che non la smettevano un attimo di chiocciare "Kawaii" e "Ma che dolce, questo bambino. Sicuro di essere maggiorenne?"
Suzuya aveva semplicemente annuito ed era per quello che ora si ritrovava lì, seduto ad un tavolo sommerso di leccalecca e caramelle a fissare con aria assente alcune ragazze sul palco che si contorcevano e dimenavano a ritmo di musica, tentando goffamente di togliersi i vestiti nella maniera più sensuale - e meno ridicola - possibile.
Jūzō si concentrò sul suo cupcake al kiwi, non lasciando che quello spettacolo di dubbio gusto lo distraesse dal suo vero scopo.
Improvvisamente, però, sentì il presentatore - un tizio strambo con una maschera a forma di luna e un completo a pois verdi che doveva aver preso in prestito da Enzo Miccio1 - schiarirsi la gola con aria plateale; stringeva talmente forte il microfono della mano sinistra che sembrava ne dipendesse la sua vita.
«Madames ed Monsieurs» allargò le braccia «Ecco a voi la nostra punta di diamante: Kaneki.»
Il pubblico attorno a lui esplose in un'ovazione carica di aspettativa. Suzuya si limitò a ridacchiare, tuffando la mano in un sacchetto di macarons - era bello poter spendere la propria paga in dolciumi.
Ingoiò il dolcetto di meringa ma, non appena il sipario si aprì rivelando il ballerino, il cibo gli andò di traverso dalle risate.
Sul palco era entrato un ragazzo albino - un tipo che gli diede un vago senso di deja-vu - vestito di tutto punto con una divisa da cameriere.
La benda sull'occhio stonava leggermente con il suo aspetto da perfettino.
Sulle note di una musica profonda e sensuale, iniziò a slacciarsi lentamente, lentamente, lentamente  - molto lentamente - il nodo della cravatta. Le donne nella sala emisero uno squittio deliziato mentre Kaneki iniziava a sbottonarsi il gilet, lasciando intravedere uno scorcio del suo torace.
Suzuya cadde dalla sedia sia per la sorpresa che per il divertimento, rotolandosi a terra per le risate.
Ad un certo punto, una donna si alzò in piedi, tirandogli uno spesso fascio di banconote.
Altri risolini e parole sconce. Suzuya si issò nuovamente sopra la seggiola, artigliando lo schienale per trovare un minimo di stabilità.
Intanto Kaneki si era liberato del gilet e stava trafficando con la camicia, esponendo il petto pallido, scolpito, intarsiato, lucente, glabro, arrapante, ben costruito ed armonioso.
Una ragazza tentò persino di saltare sul palco in preda all'isteria.
A quel punto, Suzuya decise che si era abbastanza divertito per quella serata. Infilò in una borsetta i dolciumi rimanenti e lanciò un'ultima occhiata al palco, su cui il ballerino si stava occupando dei propri pantaloni.
Alzò per una frazione di secondo lo sguardo su di lui, ancheggiando e stringendo i denti. Il suo sguardo fiammeggiante sembrava gridare "dillo a qualcuno e non ti sveglierai domani".
Suzuya ridacchiò, uscendo nella notte fresca e placida di Tokyo.

1 chi sarà mai? *laughs hard*

whatever.
la faccia che avevo mentre scrivevo era tipo questa: click.
cioè, no, perdonatemi, ho avuto una brutta settimana(?) - in realtà no, ma scrivere storie del genere sciocca la mia mente.
e boh, segnalate gli errori, non riesco a rileggere questo scempio senza chiedermi perché sono al mondo.
per quanto riguarda tg:re, io sto amando il nuovo manga e poi è comparso arima, sjfhhjjed---
voi, seguite altri manga?
io attualmente sto odiando oda per quello che ha fatto a law, ma passerà(?).
come sempre, un grazie di cuore ad ophelia che con le sue recensioni mi scalda il cuore(?).
oh, ho finito di scrivere la raccolta, finalmente. prevedo che finirò di pubblicarla tutta per fine aprile/maggio.
ora mi dileguo a studiare storia.
rie 

p.s. domani ho lezione di zumba, perciò la mia morte sarà piuttosto prevedibile.


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Capitolo 8
*** eight ***


 




Quando Jūzō aprì gli occhi, la stanza era ancora sommersa dall'oscurità tipica della notte, ad eccezione delle sottili lame di luce che scivolavano sul pavimento a causa di una tapparella mal abbassata.
Era una stanza ampia ed ariosa, immaginò, mentre tentava di divincolarsi tra le coperte. Il mal di testa gli martellava il cervello mentre cercava di ricordare come fosse finito il quel posto. Sentiva la mente come avvolta in un bozzolo di bambagia.
Alzò il busto, ma si accorse che qualcosa lo stava bloccando contro il materasso. Acuì la vista e riconobbe nell'oscurità i contorni di un braccio muscoloso sul suo petto.
Solo in quel momento sembrò accorgersi del rumore placido e regolare di qualcuno che russava come un trattore rotto.
Si portò una mano alla bocca, soffocando un grido di sorpresa.
«Non ti preoccupare, russa sempre così.» rilevò una voce alle sue spalle. Suzuya si girò rapidamente, trovandosi faccia a faccia con un paio di occhi rossi che lo fissavano intensamente.
Sobbalzò. Certo, trovarsi un ghoul davanti mentre si era disarmati non era esattamente la cosa più auspicabile. Suzuya cercò freneticamente la sua quinque nei pantaloni. Niente.
«Se continui a dimenarti così lo sveglierai.» osservò il ghoul con aria monocorde. Era disteso perpendicolarmente a loro e si puntellava con il gomito sul materasso «È da un po' che non avevo l'opportunità di parlare con un umano. Io sono Uta.»
Sgranò gli occhi e lo fissò intensamente, non perdendo quell'aria distrattamente trasognata che lo contraddistingueva.
«Come sono capitato qui?» Jūzō recuperò la propria calma in pochi secondi, assumen do l'aria più indifesa e dolce possibile. Almeno aveva ancora tutti gli arti attaccati e non si sentiva dolorante da nessuna parte «O, meglio, cos'è successo?»
«No, mamma—» l'uomo addormentato si rigirò nel sonno. Suzuya notò i boxer fosforescenti a koala e storse il naso «No, Rize, non intendevo chiamarti batton— Non ho rubato io il tuo frustino... Non pensavo ti piacesse il bondage, Rize, non colpirmi... possiamo convivere civilment—»
«Ti ho trovato in strada mezzo svenuto.» chiosò Uta «Hai detto qualcosa a proposito di un guercio che faceva strip dance e dei macarons al liquore.»
«Oh.» Jūzō si grattò la testa «Credo di aver fatto un'indigestione.»
«Capita anche a me.» Uta alzò le spalle «Sai, quando mangio troppe ossa - non sono un fan dell'osseina.»
«Fantastico.» la situazione si stava facendo ancora più assurda «E come mai sono, uhm, finito in un letto con voi due?»
«Stavamo facendo un rave party.» spiegò Uta come se fosse la cosa più semplice e normale del mondo «Banjō è venuto qui perché pensava ci fosse Kaneki, ma alla fine si è unito alla festa.»
Suzuya si voltò verso l'uomo addormentato. Da lì sembrava un caprone in preda ad una dissenteria fulminante.
«Beh, bene. È stato bello.» osservò Jūzō ancora scioccato mentre si alzava con uno scatto, sgusciando sotto al braccio di Banjō; l'omone aprì lievemente gli occhi «Ma sono in ritardo per il lavoro.»
Uta batté le palpebre, annoiato, annuendo brevemente.
«Maccos—» Banjō si mise seduto, fissando la stanza buia con occhi da pesce palla «Rize? Il frustino... Kaneki... dove...? Uta?»
«Yo.» salutò Uta semplicemente, alzando il pugno tatuato.
«Bene, ora vado.» Suzuya balzò giù dal letto, inciampando su un festone caduto «Voi potete continuare a fare... quello che stavate facendo prima. Senza di me. Addio~»
«Uta, che diavolo sta succedendo? Non avevi detto che Kaneki era andato a fare strip dance...?» osservò Banjō con aria polemica. Uta alzò le spalle, agitando la mano verso Suzuya.
«Ehi, sicuro di non voler restare per colazione? Inizio ad avere un certo languorino—»


 

whatever.
pensavo che non ci potesse essere nulla di peggio di vedere kaneki fare strip dance.
ho cambiato idea =ç=
comunque, hello a voi(?) —wtf. scusate il ritardo con cui aggiorno, ma ieri ho studiato come non mai per l'ultima verifica del quadrimestre (di chimica) ed ero troppo preoccupata dei modelli di lewis per aggiornare ;;
per fortuna ora l'ho fatta e mi sembra sia pure andata bene.
volevo avvertirvi che non aggiornerò la storia durante le vacanze perché accedere al computer sarà impossibile.
un grazie di cuore a chi segue e recensisce e vi auguro un caloroso 'buone feste'.

rie

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Capitolo 9
*** nine. ***





L'esplosione aveva fatto rimbombare le pareti del coffee shop con un roboante ruggito, che aveva lasciato dietro di sé una nebbiolina dall'odore di bruciato.
Quando Kaneki si riprese, si accorse di aver lasciato cadere il vassoio. Lui ed Hide - l'unico cliente nel negozio - si lanciarono due sguardi preoccupati, interrompendo la loro precedente (e imbarazzante, per quanto riguardava Kaneki) conversazione sui locali più interessanti per la strip dance a Tokyo.
«Neh, Kaneki, cosa diavolo è successo?» Hide si alzò dalla sedia, lanciando un'occhiata che appariva come un misto tra inquietudine e curiosità.
«Proveniva dalla cucina.» Kaneki si lanciò avanti, rischiando di scivolare sul vassoio che aveva scordato di raccogliere «Nishiki, Tōka-chan e Hina—»
Fu interrotto dalle urla isteriche di Nishiki e dal pianto disperato di Hinami.
Prima che potessero però arrivare alla porta, si udì un tramestio dall'altro lato.
L'uscio si spalancò, rivelando... Ayato.
Ayato si guardò intorno con aria frastornata, il fumo che si concentrava attorno alle sue ginocchia ricoperte dalle calze rosse della divisa delle cameriere dell'Anteiku.
«Uhm.» Kaneki fu il primo a riprendersi dallo shock «Ayato-kun, che piacere rivederti. Come stanno le tue ossa, oggi1
Ayato lo fissò con sguardo ancora più sconvolto, fissandosi le mani.
La cosa più strana era che fosse arrivato lì vestito come una donna.
«Sono Tōka, idiota.» la sua voce era aspra e graffiante, di qualche tono più profonda del normale.
«Tōka-chan?» Hide sbarrò gli occhi, dandosi un pizzicotto «Non pensavo che tu, ecco, avessi certe tendenze—»
«Cosa diavolo—» Tōka si specchiò nella superficie lustra del bancone, soffocando un grido di orrore «Come...?»
Avvampò, ma prima che uno dei tre riuscisse ad aprire la bocca di nuovo, Hinami sgusciò fuori dalla porta semiaperta, attaccandosi alla gonna di Tōka. O Ayato. Che sia.
«Onee-chan?» piagnucolò. Aveva i capelli decisamente più corti e i tratti di un ragazzino «Cosa è successo? Da quando è esplosa la macchinetta del caffè non mi sento più la stessa. Cosa succede?»
«Ah.» Le guance della ragazza diventarono ancora più purpuree mentre lanciava uno sguardo di minaccia ai due ragazzi «Deve essere stato quello stupido di Nishiki, sai? Vedrai che metteremo tutto a posto.»
«O certo» un'altra figura si profilò sull'uscio della cucina «Ora è tutta colpa mia, non è vero Tōka? Sei tu che hai voluto comprare quel fottuto nuovo modello—»
Il fisico asciutto di Nishiki era stato sostituito da quello di una ragazza dalle curve abbondanti e i capelli di un castano ramato. La sua voce risuonò acuta e lamentevole «E adesso io sono così! Cosa cazzo vuoi fare, ora?»
«Io non...»
«Nishiki-chan.» intervenne Kaneki per fermare la lite tra i due «Una ragazza non dovrebbe usare certe parole scurrili. Vedrete che troveremo una soluzione per... farvi tornare normali, ecco.»
Nishiki lanciò uno sguardo velenoso al guercio, lisciandosi i capelli e tastandosi la scollatura con aria irritata.
«Sì, Nishiki-chan, perché intanto non mi dai il tuo numero?» Hide scoppiò a ridere, tenendosi la pancia «O magari vuoi uscire con me questa sera?»
«Posso tentare di strozzarti anche se ora sono una donna, coglione.»
«Nishiki-chan, pensavo di averti detto di non—» asserì Kaneki, bloccandosi nel vedere l'espressione furente sulla faccia dell'altro cameriere.
«Al diavolo.» strepitò «Ed ora come lo dico a Kimi? Merda, sono rovinato.»
Nella stanza calò un silenzio di tomba. Hinami si strinse al petto di Ayat— Tōka, senza dire nulla. Infine, Hide ruppe il silenzio con un pigolio flebile.
«Potresti chiederle se è aperta ai rapporti tra lesbiche.»

1 avete presente la scena del manga, yo?




whatever.

ho bisogno di riposare — sì, anche se sono appena finite le vacanze di natale, ho dovuto oassare il pomeriggio a studiare  tedesco e a far problemi esistenziali se qui ci va il dativo o l'accusativo(?).
comunque, morale della favola: sto male e mia madre mi manderà ovviamente a scuola, quindi devo mettermi il cuore in pace, yay =___=
non so quanti di voi abbiano visto il primo episodio della seconda stagione, ma probabilmente l'emicrania e gli attacchi di vomito sono dovuti a quest'ultimo — o alla sensazionale opening. tanto sensazionale da farmi battere la testa contro il muro, ha-ha. *inserire pianto disperato qui*
comunque vedo che il nostro fandom si allarga sempre di più e sono happy pappy(?) — o forse è one piece che mi dà alla testa?
'nyway, perdonate se non sono riuscita a rispondere, sono ancora stanca. speranzosamente mi farò la mia settimana di vacanza durante i recuperi (avere tutti nove in pagella ha i suoi vantaggi) e dormirò fino a mezzogiorno(?).
bene, ora vi lascio
cia'

rie

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Capitolo 10
*** ten. ***











La stanza era piena di unicorni.

Piccoli unicorni arcobaleno disposti disordinatamente sui mobili facevano l'occhiolino a Tsukiyama, mentre la parete est era completamente oscurata da un gigantesco poster su cui spiccava un pimpante unicorno dorato con gli zoccoli anteriori sollevati in aria.
Il rosa era ovunque. Tsukiyama si umettò le labbra, guardandosi nervosamente attorno, non sapendo se scoppiare a ridere o mettersi a piangere per l'ilarità della situazione.
«Ah, Uta?» lanciò occhiate preoccupate in giro. Molto probabilmente qualche alieno era entrato dalla finestra e aveva cambiato l'impostazione della stanza a livello bimbaminkia estatica.
Shū scrollò le spalle, aprendo nuovamente la bocca per chiamare il proprietario del negozio di maschere, quando sentì improvvisamente qualcosa cadergli in testa.
Trafficò con l'oggetto che lo stava avvolgendo, accorgendosi che era finito in un grosso e buffo retino, simile ad uno di quelli usati per cacciare farfalle. A fatica riuscì a voltarsi indietro, trovandosi vis à vis con Uta.
«Yo.» Uta alzò la mano in segno di saluto, ma la sua faccia rimase una maschera di indifferenza. Tsukiyama lo fissò a bocca aperta, tentato di liberarsi istericamente dalla rete che si stava pericolosamente impigliando ai bottoni del suo completo color malva.
«Uta? Cosa diavolo stai—»
«Accidenti.» Uta si portò una mano dietro al collo, fissandolo con i suoi kakugan vermigli «Ho sbagliato di nuovo. Pensavo fosse la volta buona.»
Tsukiyama si liberò da quella gabbia di filo, toccandosi ansiosamente i capelli con le mani.
«Non mi avrai rovinato la piega, j'éspere.» scoccò un'occhiata da diva in carriera all'altro. Uta sbadigliò, fissandolo placidamente mentre giocava con il retino.
«Cosa stavi facendo?» chiosò mentre cercava la propria maschera. Era venuto per una semplice riparazione, ma non poté fare a meno di lanciare un'occhiata sbalordita agli unicorni che sembravano fissarlo minacciosamente.
«Oh.» Uta trafficò con un bulbo oculare «A quanto pare la caccia all'unicorno va piuttosto di moda. Me l'ha detto una mia fangirl.»
«Uhm, unicorni?» Tsukiyama si aggiustò la cravatta «Très Bien! Finalmente qualcuno con cui condividere le mie considerazioni sull'ingegnosità di quei graziosi esserini.»
Shū gli afferrò una mano, stringendo l'altro pugno al petto con aria piuttosto patriottica - e imbecille.
«Ti piacciono gli unicorni?»
Tsukiyama fece una smorfia al pensiero del suo povero portafoglio divorato ed assunse un'espressione addolorata.
«Oh, io amo gli unicorni!» esclamò con la bocca a cuore «Potremmo formare un team di caccia agli unicorni, che ne pensi? Non ho mai venduto un unicorno su ebay, ma sarà très fantastique.»



whatever.
questa cosa è un elogio alla demenzialità, sia chiaro.
e poi, alla fine non decido io i vari temi di ogni flash, perciò amatemi, haha. scusatemi per l'incredibile ritardo, ma sabato avevo un impegno importante ed ero talmente tesa che sono stata male due giorni prima e due dopo. rendeteviconto.
sì, era un discorso. davanti ad un sacco di persone :3
per fortuna è andato tutto bene, non ho fatto figure barbine davanti a mezza scuola e duemila arrapati e la preside mi ha fatto pure i complimenti - per un discorsetto mediocre, ha.
oh, e mi sono pure messa in pari con one piece ;;
mi sento in paradiso, hahaha. da quando ho visto una fanart con croco-chan vestito da doffy e doffy vestito da croco-chan mi si è bloccata la crescita, lol.
cercherò di essere più puntuale con il prossimo capitolo, ma non aspettatevi troppo, visto che con mio padre a casa per tutta la settimana per l'operazione al ginocchio il computer non sarà più mio(?).
bene, spero di non aver cannato niente con il franscesé. ci vediamo tra due settimane~
rie
p.s. se a qualcuno potesse interessare, ho pubblicato una shot arancione (alleluia) su amon. non vi metto il link perché sono pigra =ç=
p.p.s. un grazie enorme a tutti coloro che recensiscono e che hanno messo la storia tra preferite/seguite/ricordate.

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Capitolo 11
*** eleven. ***









Le giornate del CCG si potevano definire normalmente normali, se per normalità si intendeva il fare rapporti normali su squartamenti normalmente avvenuti in orari piuttosto normali per normali squartamenti. Ehm.

«Buongiorno.» la voce piacevole di Akira fece sussultare Amon, che quasi si rovesciò una tazza di caffè bollente sulla mano. Le sue fantastiche ed aerodinamiche sopracciglia si curvarono mentre le lanciava uno sguardo cortese.
Jūzō, dal canto suo, continuò a tirare macchinine contro una modellino disagiato di godzilla (facendo "boom" ogni volta che colpiva il mostriciattolo), Shinohara le sorrise distratto mentre continuava a spostare fogli senza riordinare praticamente nulla e Takizawa si girò dall'altra parte, confermando la sua natura misogina (o gay, che dir si voglia).
«Oh, eccoti. Abbiamo un nuovo lavoro nel distretto venti.» esordì Amon «Comunque sono rimasto molto deluso dal tuo comportamento di ieri. È già la terza volta che salti gli incontri pomeridiani del fan club di Arima, inizio a preoccuparmi. C'è qualcosa che non va?»
Akira si strinse nella spalle, appoggiando sulla sua scrivania quello che sembrava essere un grosso peluche a forma di dinosauro color arcobaleno.
«Ci sono cose più importanti di fare la fangirl di Arima.» borbottò, accarezzando la testa del dinosauro con affetto «Non è vero Signor Rex?»
Amon aggrottò la fronte, fissando il dinosauro finto con uno sguardo in tralice.
«Cos'è quello?»
«Quello» replicò Akira, senza scomporsi. Strinse il peluche al petto «è il Signor Rex. È il mio fidanzato.»
L'uomo spalancò la bocca, rimanendo muto. Intanto, Suzuya emise altri suoni con la bocca mentre tentava di abbattere il nemico.
«Cosa?! Io non pensavo... Un dinosauro... Peluche... Come fidanzato?» balbettò arrossendo fino alle sopracciglia. Shinohara finse di continuare a girare fogli, anche se ormai era mezz'ora che continuava a rigirarsi lo stesso pezzo di carta in mano. Takizawa lanciò uno sguardo furtivo alla donna e poi tornò al monitor del suo computer.
«Infatti» assentì Akira «Sono convinta anche io che sia un'idea stupida.»
«Ah, vedo che inizi a ragionarー»
«Infatti io e il Signor Rex ci sposeremo a settembre. Sono sicura che mio padre avrebbe approvato. Siete tutti invitati alla cerimonia.» esclamò battendo le mani, in senso pratico.
Amon la fissò con aria stordita, cercando di riordinare le idee. Un pupazzo? Sul serio?
«Akira, non puoi assolutamente farlo!» strepitò «Per l'amor del cielo, come puoi voler sposare quel coso!?»
«Non chiamarlo coso. Ha dei sentimenti.» replicò asciutta abbracciando il, ehm, fidanzato «Non è un problema tuo, con tutto il rispetto.»
«Akira, avanti tenta di ragionare.»
«Non riuscirai a farmi cambiare idea.»
«Ma è un dinosaurー»
«Proviamo emozioni l'uno per l'altro.»
«Sono sicuro che il cosー Signor Rex sarà un marito stupendo, ma non pensi di essere un po' troppo giovane?»
«Investigatore di Prima Classe Amon, ti ripeto che non hai il diritto di intrometterti nella nostra storia d'amore.»
«Ma...»
Shinohara sospirò, ammucchiando i fogli alla rinfusa nella sua cartellina laccata. Sarebbe stata una lunga mattinata.




whatever.
giuro che non ho niente da dire se non: nonècolpamianonscelgoioiltema.
oh, e akira è dannatamente ooc per i miei gusti, anche se ho cercato di farle tenere il so contegno. ci sono riuscita?
non penso proprio, ma comunque.
vi ringrazio moltissimo, sia i lettori silenziosi, sia coloro che recensiscono ;)
apprezzo davvero molto il vostro sostegno.
ora, con il vostro permesso, mi ritiro a studiare russo.
пока

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Capitolo 12
*** twelve. ***






La situazione ricordava bizzarramente il gameplay di qualche videogioco appena uscito1.
Un coglione si faceva pagare oro per fare da sorvegliante ad uno stabile infestato da pupazzi - sadici, probabilmente adoratori di Satana e seguaci di Jack-the-Ripper o Charles Manson - posseduti per poi rimetterci le penne.
Solo che, questa volta, il coglione era proprio lui in persona.
Nishiki era nascosto in un cantuccio umido e scuro, al sicuro dietro una montagna di casse ammuffite ed impolverate. Se quello era uno scherzo, non era una cosa divertente.
Soprattutto perché quei pupazzi assetati di sangue sembravano avere tutta l'intenzione di sbranarlo senza troppi complimenti. Giocherellò nervosamente con la penna, emettendo un sono strozzato e frustrato.
Visto che era la sua unica "arma", gli conveniva cercare di non perderla. Evocare il suo kagune poteva essere un rischio, visto che poteva attirarne ancora di più.
Si era svegliato lì, bruscamente, sentendo i rumori sferraglianti di quei vecchi giocattoli che si muovevano nei corridoi, lenti e inarrestabili.
Era riuscito a sventrare un coniglio guercio senza troppi problemi, anche se l'orsacchiotto con il ghigno era stato un po' più difficile da sfracellare contro il pavimento.
Nishiki ghignò, il suo corpo accucciato coperto dall'oscurità. La situazione era piuttosto ridicola, visto che loro stavano cacciando lui è lui stava cacciando loro.
Non che i pupazzi di peluche fossero esattamente una prelibatezza da mangiare, anzi (e se Kaneki avesse saputo che aveva sbranato un orsacchiotto, lo avrebbe sfottuto per tutta la vita)
Lentamente si alzò in piedi, passeggiando nello stretto corridoio per poi infilarsi in una stanzetta laterale.
L'aria era stantia e polverosa.
Improvvisamente, una macchia di oscurità di staccò dalle ombre dell'angolo. Occhi rossi fiammeggianti baluginarono nel buio, mentre la volpe dai denti affilati si protendeva verso di lui con un balzo. Sembrava correre, anzi, scivolare fluidamente sul pavimento in linoleum.
I suoi artigli ticchettarono scontrandosi a mezz'aria. Un boato riempì la stanza, quasi facendo tremare le pareti. E poi, solo l'oscurità.
Nishiki si svegliò di soprassalto.
Davanti a lui, lo schermo del computer ancora lampeggiava.
"Game Over"
Il ghoul si scostò i capelli sudati dalla fronte, cercando a tentoni gli occhiali appoggiati sul bancone inzaccherato di bacche di caffè. L'orologio digitale segnava le tre del mattino - e l'assenza di luce al di là delle tapparelle chiuse confermava la sua ipotesi.
Nishiki sospirò, rassegnato.
«Forse non mi fa bene addormentarmi al computer, hm?»

1 mi riferivo a five night's at freddy's, un gioco superinquietante che conoscerete sicuramente se conoscete pewdiepie; comunque lo consiglio, se siete amanti degli spaventi. quando ti trovi la volpe che urla davanti a te perdi cent'anni di vita(?).



whatever.
uhm, ehilà! *arriva una montagna di pomodori*
lo so, sono terribilmente in ritardo con l'aggiornamento (anche se in realtà sarebbero due settimane giuste, btw) ma la scuola mi uccide ultimamente — basta pensare che al ritorno mi aspetta la verifica di matematica, interrogazione di inglese e tedesco. oh, joy.

rivango che sto pure leggendo un libro in tedesco, liberamente obbligata dalla mia prof, ha.
comunque sia, non ho molto da dire su questo capitolo, se non altro che non si prestava molto al genere comico, ma c'est la vie, io ho tentato di fare del mio meglio.
altra cosa, siamo arrivati a ben ventisei storie nel fandom *piangio*
il mio obiettivo minimo è arrivare al doppio(?) o siete con me o fuori.
comunque, come news della settimana, uta è comparso in tokyo ghoul:re ed io ho vinto la partita, ieri(?).
al prossimo capitolo~
rie
p.s. ho inserito i nomi di nuovi personaggi da votare di tokyo ghoul:re

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Capitolo 13
*** thirteen. ***


 




«Beh, non è niente male.» bofonchiò Amon mentre si infilava l'ennesima forchettata di insalata di patate in bocca.
Almeno, non era stato ancora preso dalle convulsioni, il che voleva dire che Akira non aveva tentato di avvelenarlo. Per ora.
«Vedo che la tua fiducia nelle mie doti culinarie non è molto elevata.» rilevò la donna, aggiustando la tovaglia a quadri sulla quale erano accovacciati.
Kaneki fece saettare lo sguardo dall'uno all'altra, grattandosi il retro del collo con aria imbarazzata.
Era finito in quella situazione per caso, visto che i due gli avevano chiesto informazioni su un posto per fare pic-nic al parco. E non era più riuscito a scollarseli di dosso.
«Kaneki-kun, tu non mangi?» soffiò Akira, assottigliando gli occhi come un rettile. Ken sentì i brividi corrergli lungo la schiena mentre cercava di sfoderare il sorriso più credibile che aveva in serbo.
«A dir la verità sono a dieta.»
«Neppure a te piace la mia cucina, Kaneki-kun~?» il suo tono si era fatto più minaccioso.
A Kaneki sarebbero venuti i capelli bianchi se non ce li avesse già avuti.
Si agitò sul posto, a disagio, notando gli sguardi in cagnesco che i due ispettori si stavano lanciando.
Amon sembrava il più disposto al dialogo. Akira un po' di più verso la carneficina.
Quei due non erano sicuramente in buoni rapporti. Per niente.
«Capisco.» Akira alzò le spalle «Non vuoi ancora accettare l'idea che io stia per sposarmi, vero?»
Amon quasi soffocò con l'insalata di patate. Iniziò a tossire convulsamente, il volto vermiglio per l'imbarazzo o più probabilmente per l'assenza d'aria.
«Il fatto è che tu non tenti neppure di ascoltarmi...»
«Ma il nostro è amore puro e sincero.»
Kaneki arricciò le labbra, osservando i due umani litigare animatamente tra loro. Ed uno show vagamente comico.
«Akira, cerca di capire il mio punto di vista.» mormorò l'uomo.
«Non sei tu che devi scegliere. Io sono sicura che con il Signor Rex avrò una vita felice.»
«E allora vi auguro una vita piena d'amore e piccoli tirannosauri colorati.» sbottò Amon in tono sardonico. Akira incrociò le braccia sul petto, lanciandogli uno sguardo freddo.
Rapidamente, entrambi si voltarono verso il ghoul albino.
«Kaneki-kun, chi ha ragione?» domandarono in coro, lanciandosi sguardi glaciali sopra ai rispettivi piatti.
Ken si morse il labbro, sobbalzando.
«Io...» masticò «Forse è meglio... Ho un appuntamento molto importante. De-devo andare.»
Scattò in piedi sulla tovaglia, cercando di non inciampare in qualche piatto.
Era talmente preoccupato di andarsene che non notò il gigantesco oggetto che stava cadendo dal cielo.
Almeno finché non gli arrivò addosso, schiacciandolo come uno scarafaggio; era un'enorme ciambella ricoperta da zuccherosa glassa rosa e canditi di ogni genere che erano andati a sparpagliarsi trai fili d'erba. Sembrava stranamente americana in un ambiente così asiatico. Akira ed Amon la scrutarono per qualche secondo, troppo allibiti per dire una parola. Poi, lentamente, Amon aprì la bocca per parlare.
«Comunque, lasciatelo dire.» disse cautamente «La tua insalata di patate fa decisamente schifo.»

 


whatever.
come al solito dovrò commentare velocemente, perché le solite produzioni di tedesco al perfekt/praeteritum mi annebbiano il cervello e perché devo avere la febbre e mia madre non riconosce questo fatto, lol.
che dire, there you go(?). questo è uno dei capitoli più assurdi. mi chiedevano chi tra amon, akira o kaneki sarebbe stato colpito da una ciambella gigante caduta dal cielo.
ho optato per kaneki perché, insomma, quel ragazzo è più sfigato di fantozzi, lol.
mi spiace un sacco di non essere riuscita a rispondere alle vostre gentilissime recensioni ;; appena avrò tempo forse riuscirò a leggerle e risponderci ma dubito visto che ho test ogni giorno fino a metà marzo.
comunque sia, vi informo che a partire dal 13 al 21 marzo sarò in germania, per la precisione a heidelberg con la scuola, quindi non so quando aggiornerò ;;
detto questo, torno a sbattere la testa contro il muro per far andare via il mal di testa. quanto sono presa male.
rie

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Capitolo 14
*** fourteen. ***






«...e poi mi ha piantato in mezzo alla strada senza neppure lasciarmi un ombrello.» Nishiki sospirò, scosse la testa e bevve una sorsata di caffè bollente. La ragazza accanto a lui esalò un risolino divertito.«Ma dico io.»
Nishiki sbatté il contenitore in ceramica sul tavolo, crepandone l'orlo smaltato «Dopo che ho dovuto mangiare un portafoglio con delle sue foto. Ah, le donne~»L'altra annuì distrattamente, giocherellando con lo smartphone. A Nishiki piaceva flirtare con le clienti, ogni tanto.
Attenuava la noia mortale che erano le sue giornate al locale. Lanciò un'occhiata di traverso al libro che aveva preso dalla stanza di Hinami - un volume di storie diversamente allegredi una certa Takatsuki.
Aveva pensato di leggerlo nel suo tempo libero: ovvero il tempo trascorso all'Anteiku.
Piegò la copertina lucida e sfogliò alcune pagine, ignorando bellamente la ragazza, che stava parlando di qualcosa che riguardava i rossetti e le commesse al giovedì.
Sembrava un libro abbastanza maturo per l'età di Hinami.
Sbuffò, scuotendo il capo con aria melodrammatica. L'horror non era il suo genere, decisamente.
Improvvisamente, la porta della cucina si aprì con uno scatto, facendolo quasi ruzzolare a terra assieme alla sedia inclinata.
Dall'altra parte, Tōka contemplò la stanza con aria truce. Un'espressione palesemente irritata era incavata nel suo volto altero mentre i suoi occhi scuri saettavano tra lui e la cliente.Qualcosa brillò nel suo sguardo mentre marciava pesantemente verso di lui.
Nishiki alzò un sopracciglio mentre chiudeva il libro - non era difficile capire che la ragazza non avesse intenzioni esattamente pacifiche.
«Che cazzo vuoi?» grugnì senza mezzi termini.
«Coglione.» sibilò socchiudendo gli occhi. Avrebbe potuto incenerirlo con quell'occhiata.
Dietro di lei si nascondeva la timida figura di Hinami che lo fissava come se stesse vedendo uno spettro.
«Io non
» alzò le mani, cercando di dimostrarsi il più innocente possibile mentre lanciava uno sguardo obliquo al libro. Ah. Certo.
«Idiota, hai preso tu il libro di Hinami?» abbaiò prima di scorgere il volume sul tavolo. Le sue labbra si unirono in una stretta linea orizzontale.
«Ehi, calmati, non volevo fare niente di male.» Nishiki si aggiustò gli occhiali e roteò gli occhi al cielo.
Hinami ciabattò timidamente fino al tavolo, afferrò il libro e tornò a nascondere dietro a Tōka con un'espressione mortificata in volto.
«Volevo solo capire cosa ci fosse di così speciale in quel libro, visto che Kaneki ci amoreggia ogni volta che viene qui.»
Lanciò un'occhiata ad Hinami, che arrossì vivacemente, rimpicciolendosi dietro a Tōka.
«Coglione.» Tōka scosse la testa, indignata, mentre con un rapido scatto della mano prendeva la tazzina semipiena. Nishiki si rese conto troppo tardi di che cosa, effettivamente, l'avesse coolpito in testa
Il caffè scuro e bollente bagnò i capelli del ghoul, facendogli far un balzo sulla sedia. Nishiki tentò disperatamente di pulirsi gli occhiali con le mani, insultando  la madre di T
ōka e qualche santo in cielo.
Troppo tardi: ormai Hinami, Tōka e l'altra cliente stavano già ridendo fragorosamente di lui.
Che giornata di merda.

 


whatever.
sono in ritardo, ma almeno lo sapevate :3
anche se è da dieci giorni che sono tornata, non ho avuto un attimo libero per aggiornare la storia e mi scuso di ciò(?).
abbiate pazienza, la scuola mi sta lievemente massacrando, per fortuna c'è pasqua, altrimenti sarei ridotta come le vittime di Nutcracker nell'ultimo capitolo di TG:re. avete visto l'ending della seconda stagione? io ci ho dato un'occhiata /povero hide/
però i cinque minuti in cui vediamo kaneki camminare con il lenzuolo in mano potevano risparmiarseli, lol. almeno avrebbero potuto mettere la scena di uta del capitolo 143 per rendere il tutto più esaltante, ma a quanto pare non lo hanno fatto, sigh.
comunque sia, domani inizia owari no seraph, che bello—ultimamente sono fissata con i vampiri, probabilmente sono ancora sotto l'effetto di immortal rules, ha.
se avete libri da consigliarmi, fate pure~

io intanto aspetto disperatamente l'uscita an ember in the ashes!
alla prossima
rie

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Capitolo 15
*** fifteen. ***





Era un quadernetto piccolo, scuro, insignificante con una scritta gotica bianca che capeggiava sulla copertina consunta.
Sembrava uno strumento innocuo, ma Kaneki aveva letto abbastanza manga per sapere che quello che aveva davanti era uno strumento di distruzione di massa, altresì noto come Cinquanta sfumature di Grig
Death Note.
Contemplò minuziosamente la rilegatura elaborata, scrutando con aria sbigottita le pagine bianche, interrotte dalle linee ordinate.
Si domandò se in quel momento ci sarebbe voluta una risata da psicopatico, per dare più (sex) appeal al tutto o per commemorare quel momento nella storia.
Sì voltò rapidamente a destra ed a sinistra, controllando che non ci fosse nessuno nel suo appartamento
neppure qualche shinigami inquietante, non si sa mai e poi tirò un sospiro di sollievo.
Probabilmente qualcuno voleva fargli uno scherzo. Era solo uno stupido giochetto da bambini, in cui nessuno sarebbe morto. Sperava.
Altrimenti qualcuno sarebbe morto dopo atroci sofferenze.
Kaneki sogghignò, scostandosi i capelli bianchi dalla fronte ed afferrando una penna dall'astuccio abbandonato sopra il bancone della cucina.
Ricopiò accuratamente il nome di qualche carcerato internazionale ed accese la televisione con calma. Alla fine avrebbe solo fatto giustizia in quel mondo.
Cinque minuti dopo, andò in onda l'edizione speciale del telegiornale di mezzogiorno, in cui una presentatrice scarmigliata è visibilmente sconvolta urlava al cameraman le notizie del l'improvvisa morte dei detenuti.A Kaneki cadde la penna a terra. Batté le ciglia rapidamente mentre un'espressione sbalordita gli scivolava sul volto.Scosse il capo, pensando di aver capito male. Non poteva essere vero.
Afferrò il telecomando e mise la funzione replay per cinque volte di fila per assicurarsi di non aver sentito male. Morti.Erano morti.Gli venne quasi da ridere.
Si alzò barcollando, diede un calcio alla sedia e recuperò la penna per poi tornarsi a sedere.
Lame di luce erano scivolate sul pavimento, descrivendo un motivo luminoso a righe.
Kaneki si mise comodo, mentre la sua penna vergava con troppa forza i nomi di un sacco di persone. Nella sua lista di morte figuravano: Babbo Natale, il presidente della Polandia, Yakumo Ōmori
che aveva scritto tre volte solo per soddisfazione, visto che l'uomo era piuttosto morto, il dottor Kanō, il tipo che aveva scoperto i millepiedi, Sui Ishida, le persone fortunate e, ultimi ma non meno importanti, i vestiti di Tsukiyama.

 


whatever.
come sempre sono in ritardo, ma di poco tempo(?).
avrei potuto aggiornare ieri, ma avevo gente a casa e due progetti di tedesco (tre?) su cui lambiccarmi il cervello. la buona notizia è che faccio tre ore di scuola domani e c'è il terzo episodio di ons, gioite popolo(?).
il due mi è piaciuto discretamente, ma l'ambientazione scolastica non mi convince (meno male che c'è glen, meh)
questa è una delle flash che mi piace di più, soprattutto perché evidenzia la schizzataggine di kaneki. avete letto l'ultimo capitolo del manga? urgh io volevo uta.
scusate se non sono ancora riuscita a rispondere a tutte le recensioni. davvero, mi piange il cuore, ma non ho proprio tempo! prima o poi mi ci metto, giuro. e, oddio, tra cinque capitoli finisce la raccolta, urgh. vi avverto che ho il tedesco a casa tra due settimane, vedrò se sarò in grado di aggiornare, huh.
dedico il capitolo al mio ammmmore, rara. ti voglio bene camioncina

oddio, hisoka is it you?
e, boh, niente, torno a studiare ;;
rie

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Capitolo 16
*** sixteen. ***




«Sei sicura di aver chiuso tutto per bene?» inquisì Akira con aria spiritata, fissando il suo sguardo acuto come uno spillo su Tōka. La ragazza scrollò le spalle, cercando di stabilizzare i propri respiri e il battito cardiaco.
Nessuno di quei così sarebbe riuscito ad entrare. Altrimenti avrebbe dovuto mangiarlo, anche se non era molto per la carne avariata di zombie.
Akira era armata con un mestolo arrugginito ed uno scolapasta in plastica che aveva trovato in fondo a qualche armadio. La cosa buffa era che sembrava un gladiatore pronto per l'arena.
«...La televisione non funziona.» osservò Uta con un leggero broncio, contemplando con aria assente lo schermo grigio e sibilante dell'aggeggio. Tōka roteò gli occhi al cielo.
Quando aveva visto l'ondata di zombie si trovava al negozio di maschere. Uta l'aveva tallonata durante la sua fuga verso l'appartamento di Banjō.
Aveva pensato di assicurarsi sulle condizioni di Kaneki, ma né lui né quella vittima della moda che era Tsukiyama erano lì.
Ed era lì che avevano incontrato Akira, che era sgattaiolata dentro dalla terrazza per sfuggire a quell'orda famelica.
«Uta-san, mi sembra ovvio che non funzioni.» mormorò, accovacciandosi tranquillamente sul tappeto accanto a lui, sotto lo sguardo semi-isterico di Akira. Per ora loro non avevano nulla di cui preoccuparsi, giacché il cibo non sarebbe scarseggiato - certo, dovevano accontentarsi di cadaveri viventi, ma molti erano stupidi e freschi.
«Ora che facciamo...?»
Era evidente che quello non era il genere di faccende di cui il CCG si occupava di solito. Akira afferrò il cellulare.
«Sì? Amon? Non hai idea di quello che stia succedendo! Cosa!? Hai lasciato il Signor Rex in ufficio? Non sto urlando!» sibilò a denti stretti.
Come al solito, riusciva a mantenere la calma anche nelle situazioni più stressanti. Alcune spinte contro la porta e gemiti famelici la fecero sobbalzare.
«Al diavolo.» imprecò a mezza voce. Aveva persino scordato la sua Quinque in giro. Lanciò un'occhiata esasperata ai due ghoul e si accoccolò sul divano, stringendo spasmodicamente l'asta dell'attrezzo.
«Ah.» il ragazzo tatuato - le sembrava si chiamasse Uta - si grattò il capo «Vi avevo già detto che sono stato morso?»
Akira scattò in piedi, scandagliando la stanza semi buia con occhi felini. Tōka si limitò a fissarlo per qualche istante con uno sguardo risentito. Uta le agitò sotto il naso la mano sinistra, dove spiccava l'impronta dentale sanguinolenta di qualche non morto con poco senso dell'umorismo.
«È carino, non trovi?» osservò con aria pratica, senza cambiare espressione. Akira, come risposta, lo colpì in testa con la sua arma improvvisata. L'urto fu talmente forte che l'asta in legno si ruppe con un sonoro crack. Accompagnato da un altro colpo dettato dal nervosismo. E un altro. E un altro ancora.
«Questa situazione inizia ad essere più problematica del previsto.» commentò Tōka senza alzare un dito per fermarla. In fondo, un Uta morso da uno zombie poteva risultare pericoloso. E poi la scena era piuttosto comica. Scosse il capo, ironica.
«A chi va una maratona di "La notte dei morti viventi"? Almeno passiamo un po' il tempo finché la situazione non migliora.»

whatever.
sono in ritardo. lo so. lo so.
è che con la scuola e lo scambio con la germania sono stata davvero davvero impegnata, senza contare le ultime verifiche. la buona notizia è che la mia pagella andrà bene (si spera) e che in scienze ho ancora la media del nove (evvai!).
per il resto ignoratemi, sono una persona terribile per avervi lasciati senza capitolo, me ne rendo conto.
ringrazio moltissimo chi recensisce ;;
appena andrò in vacanza tenterò di rispondere e finire la storia, non preoccupatevi. gli ultimi capitoli sono nel computer *w*
alla settimana prossima (o anche prima, chissà? il capitolo 31 mi ha ispirata, lol)
rie

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Capitolo 17
*** seventeen. ***




«Se vuoi avere il mio parere, questo coso sembra una vecchia lavatrice fusa ad una caffettiera degli anni cinquanta.» Akira rilevò con uno sguardo cinico, mollando un calcio al l'aggeggio arrugginito «Non pensavo che mio padre tenesse certa roba nello sgabuzzino.»
«Vuoi che lo porti via?» Amon si afflosciò come un sacco sulla poltrona muffita che languiva nell'angolo.
«Di certo non lo utilizzerò io.» Akira fece spallucce. Non sembrava molto impaziente di prendere la roba che suo padre le aveva lasciato nel testamento. Amon ancora meno «Vuoi prenderlo tu? Io vedo a prendere qualcosa da bere, tu intanto cerca almeno di capire cosa sia quella roba.»
Si deterse la polvere dalla fronte, scomparendo fuori dalla porta.
Amon sospirò, si aggiustò il virile fazzoletto da lavandaia che si era messo per le pulizie e fu di nuovo in piedi.
L'aggeggio poteva essere venuto da qualche universo parallelo fantascientifico e steampunk. Era una sorta di boiler di ferro con alcuni strani bottoni colorati al di sopra. Dubitava che Kureo potesse tenere qualcosa del genere in casa
piuttosto, sembrava che quell'oggetto fosse arrivato lì di sua volontà. Strano.
Amon fece scorrere il dito sulla superficie arrugginita, premendo qualche bottone a caso.
Niente.
Scosse il capo, frustrato. probabilmente avrebbe fatto meglio a portarlo nel centro di smaltimento più vicino.
Il suo sguardo fu immediatamente catturato da un altro bottone, rosso e grande, che non aveva affatto notato prima. Lanciò un'occhiata furtiva dietro di sé e poi premette il pulsante.
E poi il mondo esplose.
Quando riaprì gli occhi si accorse di essere ancora nello sgabuzzino. O almeno, poteva sentirlo dall'odore di muffa e cibo rancido che aleggiava nella stanza. Probabilmente la luce doveva essere saltata visto che era tutto buio.
Amon cercò di abituarsi all'oscurità che aveva inghiottito il luogo. Poi avanzò lentamente a tentoni verso il conto in cui ricordava la porta.
Se avesse alzato la voce per chiamare Akira avrebbe fatto una figura da pirla. Inciampò in qualche oggetto non ben identificato prima che le sue mani si aggrappassero alla maniglia.
Con una leggera spinta verso il basso, la porta si aprì.
L'appartamento era illuminato da un tenue luce arancione. E Amon comprese subito che c'era qualcosa che non andava.
Era tutto estremamente silenzioso, nessun fruscio attorno a lui. E poi non poteva essere già pomeriggio, visto che avevano iniziato le pulizie alle otto di mattina, no?
«Akira?» borbottò dubbioso, controllando in cucina. Lo sguardo gli cadde sul portatile appoggiato sopra il bancone. Era un portatile abbastanza vecchio, ma pur sempre funzionante.
«Maccos-?» 21 agosto 2005. La data di dieci anni prima.
Amon rimase per circa due minuti buoni a fissare lo schermo con occhi da triglia, cercando di capire come potesse essere successo. Molto probabilmente il computer aveva una data sballata. Doveva essere sicurament

«Chi sei tu?» trillò una vocina alle sue spalle.
Amon si voltò stupito, notando la bambina che lo osservava con occhi indagatori. I capelli chiari erano raccolti in una treccia pallida e un paio di occhi determinati lo squadravano con aria arcigna.
«Io... sono...» Amon si grattò dietro al collo, prendendo un respiro profondo.
«Sei un amico della mamma?» chiosò la ragazzina, ora con aria cospiratrice. I suoi lineamenti gli ricordavano qualcuno che conosceva molto bene
«Perché oggi non è ancora tornata... Sono preoccupata. Sai dov'è?»
«No.» la bambina non sembrava affatto stupita di essersi ritrovata un gigante vestito da donna delle pulizie in casa. Buon per lui.
«Beh, aspetterò un altro po'. Vuoi venire a far merenda con me?» domandò arzilla prendendolo per mano con un sorriso sghembo «Comunque io mi chiamo Akira Mado. E tu?»


a volte ritornano whatever.
eeeeh, lo so, lo so. sono in ritardo mostruoso, ma a mia discolpa posso dire che non c'era molto wi-fi in toscana (e per quelli di voi che vivono in toscana: avete una regione fantastica, awwww ♥)
comunque sia, niente di particolarmente divertente, solo amon che torna indietro nel tempo e incontra akira nel giorno in cui è morta sua madre ;-;
mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. appena riesco, pubblicherò il prossimo capitolo uù
un grazie di cuore ad ophelia, che recensisce ogni santo capitolo con la precisione di un orologio svizzero. ti voglio bene ♥
rie
p.s. nel caso voleste leggere qualcos'altro di mio: click~
. (la mia shot su owari no seraph, visto che abbiamo appena creato il fandom)
p.p.s. voglio scrivere qualcosa su rize #rierambles

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Capitolo 18
*** eighteen. ***





«Allora, entriamo, minacciamo la tipa alla cassa, arraffiamo i soldi e ce la svignamo. Qualche domanda?» Akira aveva la freddezza di un militare mentre si calava in testa il passamontagna.
Jūzō si limitò a trangugiare l'ennesima mangiata di orsetti alla gomma farciti di coloranti e Tsukiyama sollevò lo sguardo lascivo dal suo portacipria.
«Ah, io avrei una domanda, Akira-san!» esclamò l'uomo con un sorriso che tentava di essere affascinante, ma che appariva come il ghigno di Smiley prima di un assassinio.
Non che Smiley avesse una faccia.«Come mi sta il passamontagna? È abbastanza chi
»
«Qualche domanda seria?» tagliò corto la donna aggiustandosi la pistola nei pantaloni con la calma di un predatore.
Tsukiyama e Jūzō scossero il capo e lei annuì fieramente.
Si alzarono in contemporanea, assicurandosi di non venire visti e poi uscirono dal furgoncino a passo spedito.
Le porte automatiche della banca si aprirono per la loro vicinanza.Akira entrò per prima, tallonata dagli altri due. La stanza era ampia ed arieggiata, arredata con qualche pianta e vecchie poltroncine in pelle mélange.
«Mani in alto.» inveì seccamente la donna, alzando la pistola verso l'impiegata.
La ragazza la fissò con aria mortificata, accasciandosi sulla sedia e impallidendo visibilmente sotto gli strati del fondotinta. I clienti iniziarono a mormorare concitati, stringendosi alle pareti.
Akira si avvicinò al bancone e puntò l'arma contro la tempia dell'altra, provocando le reazioni indignate e stupite dei presenti. Jūzō rimase accanto alla porta per assicurarsi che nessuno uscisse, mentre Tsukiyama balzò verso le casseforti e, grazie all'aiuto del suo Kagune, non gli fu difficile sventrarle e arraffare la refurtiva.
Una nuvola di banconote gli volteggiò attorno mentre tentava di infilare i soldi nel sacchetto dell'immondizia (poco chic, a dire il vero) che si erano portati dietro.
«Nessuno si muova, o sparo!» dichiarò Akira guardandosi attorno. I suoi occhi brillarono di fredda eccitazione.
Shū assentì e Akira sparò un colpo al lampadario di cristallo che pendeva sopra le loro teste. L'oggetto roteò nell'aria e si andò ad infrangere a terra, esplodendo in una miriade di schegge di cristallo. I tre ladri attraversarono la stanza convulsamente, facendo lo slalom tra le persone in fase di shock.
Suzuya fu il primo ad arrivare al furgoncino, mentre Akira si mise alla guida. Shū salì dal retro, occupandosi del bottino.
La vettura si mise in moto con un rombo sordo, le ruote che stridevamo contro l'asfalto mentre zigzagavano per le strade trafficate.
Per ora, non si vedeva nessuna auto della polizia alle loro calcagna. Bene.«Oh, très bien!» esclamò Shū da dietro la donna «Ma guarda cosa abbiamo qui.»
Dentro una cassetta erano ammassati non dei soldi, ma bensì un intero album fotografico di foto che ritraevano un uomo sulla trentina, con i capelli candidi e gli occhiali. Tutto intorno c'erano attaccati stickers di cuoricini.«Oooh, io lo conosco!» esclamò Suzuya. Non è forse...»

«Rubato!?» sbraitò Amon al telefono mentre gli andava di traverso il sandwich ai cetrioli. Tossì e sputacchiò  «Chi diavolo ha rubato il mio album con le foto di Arima...?»

 


whatever.
stranamente, arrivo giusta giusta con questo capitolo(?).
non so, sarà luglio? mah.
ho una notizia buona e una cattiva:
quella buona: mi sono messa lo smalto (roba che solitamente non faccio neppure sotto minaccia di morte.
quella cattiva: meno due alla fine :"(
ah, anche io voglio un album di arima, comunque

rie

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Capitolo 19
*** nineteen. ***








Finire sotto un camion non era di certo il modo più originale per essere spedito dritto all'ospedale.

Almeno se eri un ghoul e sapevi che ti avrebbero guardato male dopo il primo prelievo del sangue.
Sfortuna voleva che qualche anziana vecchietta lo avesse testimoniato l'incidente e lo avesse trascinato all'ospedale, nonostante Nishiki stesse oltremodo bene.
Ed ecco come era finito lì, in quello scomodissimo lettino delle torture, con un'infermiera obesa che sembrava fare di tutto per sbagliare il punto dove infilare la flebo.
Nishiki sospirò, cambiando nuovamente canale televisivo.
Davano qualche replica del Beautiful e il telegiornale. Grandioso.
Almeno sapeva che lo avrebbero tenuto lì solo per qualche giorno, per degli accertamenti.
Kimi era già venuta a trovarlo ー a testimonianza di ciò c'erano crisantemi dappertutto.Al che, lui aveva dovuto spiegarle che i crisantemi non significavano qualcosa di carino.
«Permesso?» domandò una voce dall'altra parte della porta.
Nishiki grugnì di malavoglia, sentendo i perni cigolare e la faccia di Hinami spuntare da dietro la porta con aria imbarazzata.
In ordine, le teste di Tōka, Kaneki e Uta spuntarono da sopra di quella della ragazzina.
«Come ti senti Nishio-san?» domandò Kaneki.
«Oi, kuso-Nishiki.» borbottò Tōka.
Uta si limitò a fissarlo con uno sguardo curioso.
«Cosa cazzo volete?» chiese apaticamente, cambiando canali.
«Stai b-bene?» bofonchiò Hinami a mezza voce. Nishiki emise un sospiro, annuendo seccamente.
«Ora ve ne andate?»Tōka sbuffò, infilandosi nella stanza (tallonata dalla comitiva) e posò un barattolo di caffè su un tavolino basso lì accanto.
«Ti sembra il modo di trattarci?» ringhiò a denti stretti, schioccando la lingua.
Kaneki si sedette su una sedia e appoggiò il libro che teneva in mano.
«Gli appunti.» mormorò con un mezzo sorriso «Almeno così non resti indietro.»
«Oh, al diavolo, chi vi ha chiesto niente!?» borbottò lui prendendo con gratitudine il barattolo di caffè.
«Credo che stia cercando di dire "grazie".» commentò Uta in maniera serafica.
«Idiota.» ringhiò Tōka.
«Stupida.» sibilò Nishiki di rimando. Non voleva ammetterlo, ma i loro litigi gli mancavano già.
Un'ora dopo era riuscito finalmente a spingerli fuori dalla stanzetta e coricarsi di nuovo a letto.
Non stava male, perciò era un'occasione per riposarsi un po' dalla scuola.
Prima che potesse risedersi, la porta si spalancò all'improvviso, rivelando uno Tsukiyama tutto imbellettato ed impettito in un completo a rane. ...A rane?
«Che cazzo vuoi?» domandò senza preamboli.
Tsukiyama scoprì i denti in un largo sorriso, sventolandogli un biglietto sotto il naso.
Nishiki si stava quasi preparando per sfotterlo per gli auguri di buona guarigione, quando la voce dell'altro lo gelò.
«Il conto per il portafoglio.» disse lanciandogli il foglietto in grembo e uscendo in corridoio con aria arcigna, lasciando un Nishiki allibito all'interno della stanza.

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Capitolo 20
*** twenty. ***





«Oh, Hinami-chan, eccoti qui!» Il volto di Tōka spuntò improvvisamente da dietro la porta socchiusa. Quest'ultima osservò la piccola camera di Hinami.
Al centro di tutto troneggiava un enorme tavolino ricoperto di libri e scartoffie che lei utilizzava per prendere appunti sui kanji che stava imparando.
A Tōka si strinse il cuore nel vederla così impegnata nello studio.
Lei era sempre stata abbastanza impegnata con la scuola, anche se spesso i risultati non erano come se li aspettava.
«Nee-chan.» Hinami chiuse il libro che stava sfogliando e le corse incontro come faceva di solito, con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
Sembrava aver parzialmente superato il trauma. Bene.
Non avevano più bisogno di altri kleenex e musica strappalacrime.
«Come stai?» le domandò lisciandosi la gonna e il grembiule dell'Anteiku. Sapeva da caffè e zucchero.
«Bene, grazie, nee-chan.» ribatté semplicemente lei.
«Stavi studiando?»
«Oh, sì.» sorrise «I nuovi kanji che nii-chan mi ha insegnato son un po' difficili.»
«Immagino» osservò la più grande «Volevo chiederti una cosa. Ti avanza po' di tempo per fare una commissione per me?»
«Beh, se è nee-chan a chiedermelo...» sorrise nuovamente.
«Potresti andare a prendere del caffè per il negozio?» domandò seriamente «Le scorte stanno finendo ed io devo continuare a servire con l'idiot
Nishiki.»
«Certamente.» acconsentì l'altra, prendendo la banconota che Tōka le offriva. Sapeva già dove si trovava il negozio e raggiungerlo non sarebbe stato un problema.
«A dopo.» salutò uscendo in corridoio.
Tōka rispose al suo saluto e si sedette sul divano per qualche istante.
Aveva diritto a qualche minuto di riposo dopo tutto il lavoro che le avevano accollato. E poi tanto era un problema di Nishiki.
La stanza era così rilassante e pacifica che quasi si addormentò.
Sfogliò pigramente alcuni dei libri di storie che ingombravano il tavolino.
C'erano libri storici, fantasy, horror, gialli, manga, riviste... Riviste?
Tōka tornò indietro nella pila, notando solo in quel momento l'angolo di una copertina che sporgeva dalle pagine di un altro libro.
Rimase a bocca aperta nel vederne il titolo.
«Hinami?» brontolò «Cosa cavolo ci fa un libro sugli Onde Direction tra i tuoi romanzi?»

 

whatever.
...eh.
perdono, ma il prompt diceva di svelare il più grande segreto di un tale personaggio. ora abbiamo scoperto il lato oscuro di hinami, lol.
beh, bando alle ciancie!
mi sento fiera di me: è da tre anni che non riesco a mettere la parola fine ad una storia e, guarda un po', ci sono finalmente riuscita (viva me!)
ringrazio tutti coloro che sono passati a lasciare una recensione a questa storia assurda e piena di crack, che sono:
Little_Sisters
Trueheart
deuce
ChocolateaddictedKeehl
Violet Girl
_MoonStorm_
Arly
MadHatter96
Sarren
A i l a
Red Porcelain
e in particolare alla cara Amens Ophelia che si è presa la briga di recensire tutto questo scritto senza capo né coda.
ma ovviamente, un grazie di cuore anche solo a chi si è fermato cinque secondi a leggere queste shot sconclusionate e tutti quelli che hanno seguito, preferito e ricordato la storia. mi fa davvero piacere, il fatto che l'abbiate apprezzata così tanto. il primo capitolo ha mille visite, capite?
se mi lasciaste un commentino, sarei molto felice di sapere quali vi sono piaciute di più, giusto perché è l'ultimo capitolo e perché mi fa piacere sentire nuove opinioni.
tranquilli, prima o poi pubblicherò qualcosa di più serio su questo fandom.
bis gleich.

rie

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