Più nero della notte

di Summer_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti :) Questa è la mia prima storia originale.. Ho molte idee nella mia testa, ma fino ad ora ho avuto qualche difficoltà a farle diventare una storia concreta e lineare.. Spero che questo primo capitolo vi incuriosisca.. fatemi sapere cosa ne pensate! Sono bene accette anche opinioni negative.. c'è sempre da imparare e migliorare ;)  
Un giorno come un altro, aspetto che il sole tramonti per poter uscire di casa, con il favore delle tenebre, cercando di non farmi notare. Non ricordo più cosa vuol dire avere la luce del sole che ti riscalda la pelle, il vento che soffia tra i capelli, l’erba che ti solletica i piedi. Mi guardo allo specchio e riesco solo a vedere il riflesso del fantasma che sono diventata. La paura ha segnato il mio viso, ma la voglia di combattere non ha mai abbandonato il mio cuore. Sono nata in questo mondo grigio di terrore, ma questo non vuol dire che dovrò morire nello stesso modo.
 
Sto percorrendo di corsa la strada principale della città in cui al momento ci siamo stabiliti. O meglio, attraverso ciò che ne resta. Devo raggiungere il luogo in cui Bardwick tiene nascoste le nostre armi e munizioni per stillare un resoconto di quanto ci rimane; dopo di che dovrò andare al Magazzino, dove teniamo nascoste le provviste di cibo. Sarebbe molto più comodo conservare tutti i nostri averi in un unico posto: in caso di attacco potremmo raggiungere le armi in poco tempo, e per mangiare non saremmo costretti ad uscire allo scoperto ogni notte. D’altra parte, saremmo anche molto più vulnerabili: se i nostri nemici scoprissero la nostra posizione, annienterebbero tutte le nostre risorse in un colpo solo.

Ho 21 anni. Da quando sono nata, e da quando ne ho conoscenza, il paese in cui vivo è martoriato dai continui scontri tra fazioni, gruppi di persone che credono nella stessa cosa ma che pensano di raggiungerla in modi diversi. La libertà è il fine comune, ma sembra che la violenza sia l’unico modo per conquistarla. Che valore ha una liberà conquistata con il sangue? La storia non ha insegnato niente; l’uomo è destinato a trascorrere la propria esistenza fra corsi e ricorsi, in una spirale di dolore e disperazione. La città è attualmente in mano alla fazione dei Kratos, uomini che mantengono il potere con il terrore. Coloro che non fanno parte della loro squadra non possono uscire di casa nelle ore di luce, a meno che non vogliano correre il rischio di non farvi più ritorno. Gli uomini di Kratos sono ossessionati, paranoici, e vedono il nemico ad ogni angolo. L’altro giorno hanno eseguito la pubblica esecuzione di un gatto, accusato di essere una spia nemica. Ovviamente il gatto non ha smentito. Non è un gruppo numeroso, ma sono ben riforniti di armi e viveri. 
Poi c’è la fazione degli Eleytheria, costituita da un gruppo più numeroso ma anche più eterogeneo di persone: tra loro ci sono i ribelli, gli uomini e le donne della resistenza, che cercano disperatamente di sopravvivere in questo mondo così duro. Io sono con loro. Di giorno ci nascondiamo, ma di sera siamo costretti ad uscire allo scoperto per procurarci provviste e munizioni. Di giorno i Kratos ci danno la caccia; di notte siamo noi che diamo la caccia a loro. Siamo costretti a cambiare nascondiglio quasi ogni settimana; se rimanessimo per troppo tempo nello stesso posto, diventeremmo vulnerabili. Noi non abbiamo i mezzi e gli strumenti che hanno i Kratos. Siamo più disorganizzati, siamo divisi in piccoli gruppi, sparsi per tutto il paese. Non so dire esattamente quante persone stanno dalla nostra parte: ogni gruppo lavora per sé, e solamente il Capo conosce l’operato degli altri gruppi nascosti nel resto del paese. 
Ogni volta che cambiamo città, incontriamo nuovi nemici e nuovi alleati. Ogni volta che ripartiamo, alcuni dei nostri rimangono, altri nuovi amici si aggiungono al nostro gruppo. Non sarà il massimo dell'organizzazione, ma per ora funziona. L’obiettivo è riuscire a mettere in contatto tutti gli Eleytheria del paese, di modo da organizzare un unico grande colpo contro i Kratos, su tutti i fronti. Ora come ora, però, è un'impresa al di là della nostra portata. Siamo troppo deboli finché siamo obbligati a nasconderci in questo modo. Raggiungeremo il nostro scopo un passo alla volta, stringendo alleanze con ogni nuova cittadina in cui ci stabiliamo, in attesa del momento in cui il nostro piano potrà iniziare a prendere forma.

Dopo 20 minuti di cammino raggiungo l’armeria di Bardwick. Batto 3 colpi rapidi alla porta, seguiti da 2 colpi più lenti. Bardwick ha già capito che dietro alla porta c’è un amico, ma la prudenza non è mai troppa.
“Com’è il tempo fuori?” dice una voce profonda ma calda, senza aprirmi.
“È la più nera delle notti” rispondo.  
È la nostra parola d’ordine. Non sarà granché, ma nessuno se lo aspetta. Siamo costretti, per precauzione, a cambiare parola d’ordine ogni volta che ci spostiamo in una nuova città, e in ogni caso ogni destinazione ha la sua parola d’ordine. Dopo, quando andrò al Magazzino, dovrò rispondere ad un’altra domanda.
Bardwick mi apre, e appena sono entrata si affretta a chiudere la porta alle mie spalle. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non appena la porta si è chiusa, rimaniamo immersi nel buio più totale. Non riesco a distinguere niente intorno a me, per cui rimango immobile finché i miei occhi non si abituano all’oscurità. Nel frattempo sento Bardwick che si muove per la stanza, chiaramente questo è un ambiente più familiare a lui che a me. Dopo qualche minuto, trascorso ad ascoltare il rumore della pioggia che nel frattempo ha iniziato a cadere, riesco a scorgere le sagome degli oggetti sparsi per la stanza. Lo spazio è un po’ angusto, ed il pavimento è per lo più occupato dalle casse di legno che contengono le nostre scorte di munizioni. Visto quante sono, credo che passerò gran parte della nottata qui dentro.
 
«Gradisci un caffè caldo?» mi chiede Bardwick. Deve avermi letto in faccia lo sconforto.
«Volentieri, grazie». 
«Non sarà granché, è solo caffè solubile, ma sempre meglio di niente» mi risponde porgendomi una tazza di caffè fumante. 
«Ti ringrazio, mi ci vuole proprio». Mi avvicino ad una serie di casse impilate una sopra l’altra, prendo la prima cassa in cima alla pila, la appoggio a terra e ne alzo il coperchio: al suo interno, per lo più alla rinfusa, vi sono numerosi caricatori. Mi siedo in ginocchio a fianco alla cassa, mentre Bardwick si prepara a fare lo stesso. 
«Com’è la situazione là fuori?» mi chiede. 
«Tranquilla per il momento. Quando ho lasciato il Rifugio, il Capo stava parlando con il Consiglio a proposito di un messaggio da affidare ai corrieri, non ho ben capito a che proposito. Credo che sta notte sia la notte giusta per loro per partire, i Kratos sono stati tranquilli negli ultimi giorni, ma ciò non significa che la situazione resterà pacifica per molto». 
«Hai idea di quanto tempo dovremo trascorrere ancora fermi in questo villaggio?»
«Sicuramente finché non capiremo se gli abitanti di questo posto sono amici o nemici. Fino ad allora, dovremo stare all’erta» gli rispondo. Era normale che Bardwick mi facesse tutte queste domande: lui trascorreva le giornate chiuso in questa specie di ripostiglio abbandonato, mentre io facevo tra tramite tra il Capo, il Consiglio ed il resto della Resistenza. 
Siamo arrivati in questo villaggio 4 giorni fa. La prima cosa che abbiamo dovuto fare è stato trovare un edificio che potesse fungere da quartier generale, cosa non molto difficile di solito, dato che la maggior parte dei villaggi sono per lo più in stato di abbandono, da quanto i legittimi proprietari sono morti nella Grande Guerra della Separazione. Dopo aver individuato il quartier generale, abbiamo predisposto tutti gli edifici circostanti ad ospitare la Resistenza: dovevano esserci camere, cucine, gabinetti e sale riunioni per progettare le mosse future. Passo successivo, individuare altri edifici che fungessero da Magazzino, Armeria e Sala dell’Allenamento.  
Una volta sistemati, alcuni esploratori vengono inviati in giro per il villaggio, con il compito di capire se gli abitanti sopravvissuti sono ostili o amici, e soprattutto con la missione di scoprire la presenza di un’eventuale base Kratos. 
Dopo qualche ora di conti, Bradwick si alza in piedi, si stiracchia con un sonoro sbadiglio, e mi dice: «Vieni, devo mostrarti una cosa: ai piani alti potrebbe far piacere». Felice di poter finalmente muovere qualche passo, mi alzo e lo seguo verso un angolo della stanza. 
«Mentre stipavo queste casse, ieri, ho scoperto questa. Non so esattamente dove porti, ma sicuramente può tornarci utile». Sposta una pila di casse, rivelando alcune assi del pavimento disposte perpendicolarmente alle altre.
«Una botola?» dico, stupita.
«Esattamente» mi risponde, sorridendo orgoglioso della sua scoperta.
«E non sai dove conduce». 
«Potrebbe condurre direttamente all’inferno per quanto mi riguarda» dice, sollevando la botola e allontanandosi subito dopo per andare a recuperare una torcia.
«Guarda, non si vede la fine. Sembra scendere per parecchi metri sotto terra. Potrebbe portare ad una serie di tunnel che collegano tutto il villaggio, e chissà, magari tutto il Paese e tutto il Continente». Sta decisamente sognando ad occhi aperti. 
«Ci occorre qualcuno disposto ad esplorare questi cunicoli. Per quanto ne sappiamo, potrebbero essere di uso quotidiano da parte dei Kratos, e ciò metterebbe a rischio anche l’Armeria. Dobbiamo verificare al più presto» deciso 
«Se vi serve qualche esploratore in più, sarò ben lieto di godermi un po’ di avventura. Questo posto mi sta facendo diventare claustrofobico».
«E pensi che sotto terra potresti sentirti meglio?» gli chiesi, ridendo. 

Una volta terminato il mio compito nell’Armeria, saluto Bardwick e mi incammino verso il Magazzino, per eseguire lo stesso ingrato compito: catalogare tutti i viveri che ci restano a disposizione. È quasi l’alba quando finisco, e corro più in fretta che posso per raggiungere il Rifugio prima che qualcuno possa vedermi: finché non sono certa che le anime che popolano questo posto sono amiche, non devo farmi vedere. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ciao a tutti, so che è tanto tempo che non aggiorno la mia storia, ma ho avuto un calo di ispirazione e decisamente poco tempo per dedicarmici.. Spero con questo capitolo di sbloccare la situazione! Ho un sacco di idee che non vedo l'ora di mettere per iscritto.. Spero che continuiate a leggere i miei capitoli e soprattutto a dirmi cosa ne pensate e a darmi suggerimenti per continuare e migliorare! Grazie :) 
Mancano pochi minuti affinchè io raggiunga il Rifugio, il nostro quartier generale, e corro più in fretta che posso cercando di fare meno rumore possibile sul ciottolato della strada principale. Vorrei essere agile come una gazzella, invece sono più simile ad un rinoceronte imbufalito; tutta colpa degli stivali rinforzati e della pesante spada che sono costretta a tenere legata dietro alla schiena. Una pistola sarebbe senz’altro più discreta, ma necessita di munizioni che al momento dobbiamo tenere da conto. Legata in vita porto anche una piccola balestra, utile per neutralizzare i nemici a distanza; spero sempre di non essere mai costretta ad usare la spada, che significherebbe che il nemico ormai è troppo vicino. Per quanto bravo sia un guerriero, il corpo a corpo è sempre l’ultima scelta.
Sto per svoltare l’ultimo incrocio, quando vedo tre ombre proiettate dall’altra strada che costeggia l’edificio. Faccio appena in tempo a fermarmi bruscamente ed a nascondermi dietro ad una porta divelta, che conduce a quello che sembrerebbe la cantina di una casa. Non il nascondiglio migliore, se mi hanno vista sono in trappola. Trattengo il fiato mentre le tre figure svoltano l’angolo prendendo la strada che fino a qualche attimo prima stavo percorrendo io, e mi noto che sono in silenzio. O non hanno niente da raccontarsi, o mi hanno intravista e sospettano qualcosa. Cerco di farmi piccola piccola, ma quella che sembrava una cantina si è rivelata poco più di uno sgabuzzino.
«Avete visto anche voi?» dice una delle figure.
«Che cosa?» risponde un’altra.
«Mi pareva di aver visto qualcuno, poco prima che noi girassimo l’angolo». Quest’uomo ha una vista da falco.
«Stanotte devi aver fatto più festa del solito per avere ancora le allucinazioni» sogghigna il terzo.
«Pensate quello che volete, ma io sono sicuro che qui c’è qualcuno. Fatemi controllare e vedrete che sarete costretti a darmi ragione».
Mi si accappona la pelle al pensiero di cosa potrebbe succedere se mi trovassero. E’ vero che i Kratos non si conoscono tutti, quindi potrei anche fingermi una di loro, di informazioni utili ne ho parecchie… Ma quanto tempo passerebbe prima che mi scoprano? Sto pensando che potrei ferirmi da sola e fingermi morta, quando un topo grande quanto un gatto mi passa talmente vicino da sfiorarmi, per correre fuori dal nostro nascondiglio, dritto verso i miei nemici.
«Ma che…!» esclama il mio aguzzino.
«Era questa la losca figura che avevi visto? Un insulso topo di fogna?» ride uno dei due compari.
«Forza, non perdiamo altro tempo prezioso, il Comandante ci sta aspettando e sarà già irritato per il ritardo» conclude il terzo.
Sento i passi dei tre Kratos allontanarsi, ma non oso respirare fino a che non sono del tutto sicura che se ne siano davvero andati. Mi affaccio leggermente dal mio nascondiglio, solo per constatare che la strada è deserta, e percorro di corsa gli ultimi 50 metri che mi separano dall’ingresso per i sotterranei del quartier generale.

 
Lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate ;)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ciao a tutti, un capitolo di transito, sia perchè sono le 11 di sera, sia perchè penso che all'interno di una storia ci debbano essere anche momenti in cui la tensione cala e sale l'umorismo.. A presto con un nuovo capitolo! :)


   
«Hai visto un fantasma?» mi chiede Essex, guardandomi bieco.
«Quasi… c’è mancato un soffio che non venissi scoperta da tre individui che sembravano tutt’altro che amichevoli» ribatto. Mi rendo conto di essere trafelata, nonostante possa ritenere di avere un’ottima resistenza fisica. Colpa dell’adrenalina e dello spavento appena preso. 
«Non sarebbe stato un buon’affare. Ti senti bene?».
«Si, certo. Ma ora ho la certezza che questa città è gestita dai Kratos, altrimenti quei tre non se ne sarebbero andati in giro così tranquillamente, nemmeno all’alba» conclusi.
«Era quello che temevamo, alla fine, eravamo preparati a questo. Comunque, se sei pronta, il Capo ti stava aspettando per il rapporto, e credo che faresti bene anche a raccontargli ciò che hai appena visto. Vieni, ti accompagno». 
Camminiamo per dieci minuti in un labirinto di corridoi, scale, stanze e anticamere, e intanto Essex mi racconta come ha trascorso la notte. È l’incaricato alla Visione Notturna, ovvero il suo compito è starsene seduto per tutta la notte vicino al periscopio, simili a quelli che si usano nei sottomarini, e controllare le attività notturne della città in cui ci siamo stabiliti. Ogni dettaglio potrebbe rivelarsi fondamentale, dal sapere quante case sono abitate a quali figure si aggirano per città durante la notte, oltre ovviamente agli appartenenti degli Eleytheria, che sono tutti conosciuti e identificabili. 
Essex e io ci conosciamo da una vita, siamo stati addestrati insieme fino a quando la nostra formazione ha preso indirizzi diversi, ma abbiamo sempre mantenuto un ottimo rapporto. Quando la tua comunità è formata da così poche persone, o ti ami o ti odi, ma anche in questo caso collaborare è dovere, si stringe i denti e si ingoiano rospi, per il bene della causa e per il nostro futuro. Non posso dire che il nostro rapporto sia rosa e fiori, ma almeno c’è comprensione e posso contare sulla sua spalla nel momento del bisogno.
«Stavo pensando di andare a prendermi una tazza di caffè per darmi un po’ una scossa, quando l’occhio mi cade su un puntino nero alla destra del campo visivo del periscopio» mi racconta. «Puoi ben capire che a quelle ore non sai mai se ciò che stai vedendo è reale o te lo stai immaginando, ma nel dubbio sono rimasto a guardare. Tempo trenta secondi, e vedo che questo puntino nero inizia ad avvicinarsi rapidamente, si ingrandisce finché non riesco a distinguerlo. Indovina? Era Seldrik a cavallo di un orso, che stava rientrando al rifugio. Ci credi? Un orso! Quel ragazzo è suonato, credo a me. Per sua fortuna l’ho riconosciuto, se avessi suonato l’allarme per lui sarebbero stati guai!» conclude ridendo. Rido anche io, inevitabilmente, immaginando la scena a cui Essex ha assistito. 
«Di’ quello che vuoi, ma Joy era molto triste appena l’ho lasciata fuori dall’ingresso del Rifugio e sono entrato» interviene Seldrik, sbucando da un corridoio laterale. Deve aver sentito la parte finale del racconto di Essex sulla sua avventura notturna. 
«Joy? Le hai dato un nome?» domando.
«Certo, perché, non avrei dovuto?» ribatte, come se fosse una cosa scontata.
«È già abbastanza assurdo che tu abbia un orso domestico, non trovi?» gli rispondo, divertita.
«È una cosa assolutamente normale, Essex l’altro mese aveva adottato un gatto».
«I gatti non mangiano le persone» dice Essex.
«E tu come fai a saperlo?» ride Seldrik.
Tra una chiacchera e l’altra siamo arrivati fuori dalla porta della sala del consiglio, dove a quanto pare sono attesa con molta ansia. 
«Bene, penso sia meglio che noi ti salutiamo qui. In bocca al lupo» mi dice Essex.
«Grazie» rispondo. Non è la prima volta che faccio rapporto al Capo, anzi, è una cosa che faccio regolarmente. Mi domando allora cosa sia questa elettricità nell’aria. Apro la porta e mi blocco immediatamente, notando che non è presente solo il Capo, ma è riunito anche l’intero Consiglio. Questa sì che è una cosa insolita. Perché mai il Consiglio dovrebbe essersi riunito per un semplice rapporto sulle scorte?
«Eyrinn, entra, ti stavamo aspettando». 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Faccio qualche passo avanti attraverso l’enorme Sala del Consiglio. Ci sono stata un sacco di volte, per lo più per consegnare rapporti informali al Capo. Non ha poi molto di particolare, nessun dettaglio che la renda sontuosa o degna di essere il cuore del nostro sistema organizzativo. Si trova a diversi metri di profondità sotto terra, ma nonostante questo i muri di solido cemento armato impediscono all’umidità della terra di penetrare all’interno della struttura. Mi domando quale sia stato il suo utilizzo in origine, da chi sia stata costruita, e a quali brillanti opere era destinata. Sicuramente lo scopo iniziale non era questo. Le pareti sono piuttosto spoglie, del resto l’arredamento ed il design non sono funzionali al lavoro. Anche se Jake, il nostro mimetizzatore, saprebbe come sbizzarrirsi. Non ci sono finestre, ma l’impianto di aereazione, con i tubi che collegano tutto il labirinto sotterraneo e che preleva l’aria da chissà dove esattamente, ci permette di non morire asfissiati né di respirare aria stantia, grazie al cielo. Al centro della stanza sono state predisposte in circolo undici sedie, di cui una occupata dal Capo, le restanti dieci occupate dai membri del Consiglio, ognuno dei quali è responsabile di una specifica sezione dell’organizzazione. C’è un'unica sedia vuota, chiaramente riservata a me.
«Buongiorno» esordisco «ci sono novità? A cosa devo tante attenzioni?» domando.
Nonostante io stia parlando con dei miei diretti superiori, non sento il dovere di esprimermi con vocaboli altisonanti ed esagerate enfatizzazioni di rispetto. Stiamo tutti servendo la stessa causa, chi in un modo, chi nell’altro, e abbiamo tutti il diritto al medesimo rispetto. 
«Accomodati pure, ti spiegheremo subito di che cosa si tratta, ma prima vorremmo essere a conoscenza del tuo rapporto sulle scorte» risponde il Capo. Parlo per venti minuti ininterrotti esponendo liste di oggetti e numeri, noiosi fino alla morte ma necessari, e i miei uditori hanno una pazienza infinita. Appena termino il mio resoconto, arrivano al dunque.
«Grazie Eylinn. È arrivato il momento di metterti al corrente delle novità. Come sai, il nostro sistema di comunicazione lascia un po’ a desiderare, non si può dire che eccella in efficienza. Specialmente nell’ultimo periodo abbiamo avuto qualche problema di… Come dire… Carenza di manodopera» mi spiega il Consigliere responsabile delle comunicazioni.
Le nostre comunicazioni avvengono tramite dei corrieri, persone che rischiano la vita per portare un messaggio anche a 2000 km di distanza. Generalmente, per i messaggi più importanti, vengono inviati più corrieri contemporaneamente, e vengono inviati verso direzioni diverse; se un corriere dovesse venire catturato o ucciso, c’è la possibilità che gli altri sopravvivano e portino a termine la missione. I messaggi che inviamo sono criptati, in modo che se dovessero cadere in mano nemica, risulterebbero incomprensibili ai loro occhi. Vengono scritti in una scrittura che conosciamo solo noi, una scrittura che viene tramandata di generazione in generazione, ed è segretissima. Un Eleytheria non la rivelerebbe mai, nemmeno sotto tortura: ne andrebbe della salvezza della nostra popolazione.
«Negli ultimi mesi abbiamo subìto diverse imboscate, che ci sono costate la perdita di parecchi corrieri – pace all’anima loro – che hanno sacrificato la loro vita per il futuro del nostro popolo» continua il Consigliere. «Normalmente avremmo iniziato l’addestramento di corrieri di nuova leva, ma i tempi sono troppo stretti per ricorrere ai sistemi tradizionali. Abbiamo un messaggio di fondamentale importanza che deve essere recapitato subito, e abbiamo deciso di affidarlo a te» conclude.
Il mio stupore è tale che rimango immobile, senza fiato, non oso muovere un solo muscolo, fino a che i ventidue occhi puntati su di me non mi costringono ad elaborare una qualsiasi risposta sensata.
«Credevo che i messaggi venissero recapitati da più persone contemporaneamente, come potrei mettermi in viaggio da sola e sperare di portare a termine la missione? Non ho idea di come lavori un corriere… Perché avete scelto me? Non che io non sia pronta ad assumermi questa responsabilità, ma ci sarà sicuro in tutto il Rifugio qualcuno di più qualificato di me» obietto.
«Come corriere sì, ma abbiamo bisogno di qualcuno capace di difendere il messaggio che sta portando, in caso di attacco. I corrieri standard avrebbero bisogno di una scorta, che non possiamo permetterci, sia per una questione di risorse sia perché si farebbe notare troppo. Se non hai altre domande, inizierai l’addestramento-lampo questo pomeriggio stesso, dopo un dovuto riposo, e partirai domani notte. Jake ti darà qualche dritta» afferma il Consigliere.
«Sono certa che prima di affidarmi un incarico simile avete valutato ogni possibilità, e dunque questa deve essersi rivelata la migliore. Ripongo massima fiducia nelle scelte del Consiglio, e accetto la missione. Prometto che impiegherò ogni mio mezzo per portarla a termine» concludo.
«Se le cose stanno così, sei libera di andare» mi congeda il Consigliere.
Quando la porta della Sala del Consiglio si richiude alle mie spalle, tutta la tensione accumulata durante la conversazione dell’ultima ora si scarica sulle mie gambe, che cedono inevitabilmente. Mi accascio lungo la parete fino a ritrovarmi seduta per terra, con la testa fra le mani. Temo che il mondo stia pretendendo troppo da me, e che siamo arrivati davvero agli sgoccioli se il Consiglio è stato costretto a prendere una soluzione simile. Mi rialzo, lentamente, e con le gambe pesanti e la vista annebbiata mi dirigo verso il mio dormitorio. Forse ho solo bisogno di una bella e sana dormita.

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