This summer's gonna hurt like a motherfucker

di Nousa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Six shades of us ***
Capitolo 2: *** Bad Guys ***
Capitolo 3: *** Heroes of our time ***
Capitolo 4: *** Bardot ***
Capitolo 5: *** Waiting for you ***
Capitolo 6: *** Don't let her go ***
Capitolo 7: *** Time ***
Capitolo 8: *** Never be alone ***
Capitolo 9: *** Never far from home ***



Capitolo 1
*** Six shades of us ***


CAPITOLO I

 

“L'uso di droga è inutile. Che senso ha utilizzare una cosa tanto penosa per scappare dalla realtà quando esiste il sesso che al contrario di certe sostanze fa anche bene alla salute? Non c'è nulla di più selvaggio e avventuroso al mondo di un orgasmo. Riesce a portarti in un luogo tanto personale quanto comune, in cui non esistono regole, limiti, confini. Non importa nemmeno tanto il legame esistente tra le due persone, ci si concentra sul piacere e diventa quasi una gara a chi gode maggiormente... a chi fa godere maggiormente. E' tutto un susseguirsi di provocazioni e penso sia giusto viverlo pienamente. E so cosa stai per dire, ma “farsi una canna” e poi fare sesso non è per nulla eccitante, il giorno dopo ricordi poco e niente e non capisci quale buco abbia centrato il tuo partner. O l'amico.” Kismet era talmente presa dalla sua spiegazione da non notare il viso arrossato di Ember o lo sguardo scocciato di Azure. Lilac era semplicemente incantata e già programmava mentalmente la serata col suo Will.

“Sei impazzita? Con te tutto deve essere rimandato al sesso e non si sa perchè. Avevo solo proposto di farci una canna dato che quell'idiota di Clark sa dove trovarle.” Dakota non riusciva a credere alle parole di Kismet, ma in realtà forse si aspettava una risposta simile. Come si aspettava lo scombussolamento di Ember. E l'appoggio di Lilac. Azure si sarebbe come al solito astenuta dal rispondere, ma tanto tutti sapevano che da fanatica ginnasta quale era non faceva uso di droghe o alcol. Kismet, invece, avrebbe accettato non appena avesse visto Clark e i suoi amici, ne era certa. Era un gruppo vagamente male assortito ma perfetto nel suo insieme, ognuna di quelle ragazze donava qualcosa alle altre creando un equilibrio invidiabile. Era ciò che pensava Jacob ogni volta che le osservava discutere, ridere o semplicemente condividere un momento di pace. Guardò Lilac con i suoi lunghi capelli rossi, sempre pronta all'avventura, innamorata di se stessa e un po' meno degli altri. Occhi furbi ed intelligenti pronti ad incenerire come ad ammirare, minuta ed aggraziata. Spostò lo sguardo verso Azure, magra ma tonica dopo tanto tempo passato a curare quel corpo, capelli ricci scuri, occhi eleganti, posata e mai con un capello fuori posto. Poi c'era Dakota, quella che più si avvicinava al suo carattere, che più lo capiva e con la quale preferiva passare più tempo dati gli interessi comuni. Capelli ramati, occhi azzurri, glaciale e leale allo stesso tempo. Si fermò a riflettere su come quella piccoletta riuscisse a covare tanto odio per chi feriva le sue amiche. Letale. Ember era, invece, l'anima pacifica del gruppo, capace di calmare tutti con uno sguardo o un sorriso e spesso dispensatrice di abbracci non graditi ma mai rifiutati. Con i suoi boccoli e gli occhi verdi non poteva non suscitare simpatia. L'eterna amica di tutti. La migliore amica di pochi prediletti. Infine, Kismet. Decisamente imbranata, spesso distratta e pensierosa, ma appassionata. In tutti i sensi, ripensando al suo precedente discorso. Pelle color caramello, capelli scuri, come gli occhi esotici. Non smetteva mai di ripetere quanto fosse splendido e contagioso il suo sorriso, ma in effetti molti ragazzi lo affermavano facendole montare maggiormente la testa. Non potè non pensare a cosa ci facesse lui, solo, con loro cinque quando fuori dalla porta di casa una ventina di ragazze aspettavano solo un suo cenno per cadere ai suoi piedi. Probabilmente stava esagerando, in fondo molte di loro non attendevano nemmeno un singolo segnale per iniziare a baciare il suolo su cui camminava.

“Possiamo parlare, invece, di cose più serie? Tipo quale college avete scelto.” La domanda di Azure fece scendere un silenzio pesante ed opprimente nel salotto di Ember. Nessuno aveva intenzione di alzare lo sguardo per primo e affrontare la verità. Ma come al solito fu la più schietta a prendere coraggio.

“Non parliamone adesso, per piacere. Non voglio sapere chi di voi sarà più lontano da me. E credo sia lo stesso per voi a giudicare dal vostro modo di evitare l'argomento. Azure, annunciare adesso ciò che abbiamo deciso non diminuerà l'ansia che ci attanaglia.” Dakota guardò bonaria Azure che le rispose con un lieve sorriso.

“ Propongo di passare questi ultimi mesi che ci rimangono all'insegna del divertimento. Passeremo ogni secondo insieme e soprattutto faremo follie. Dake, chiama Clark, stanotte appuntamento al solito posto.” Lilac sembrò aver finito di parlare ma si ricordò di aggiungere dell'altro “ E venite a piedi. Non sappiamo come si evolveranno le cose.”

“ Come ci arrivo alla vecchia stazione dei treni a piedi? E in piena notte, poi...” Ember non riuscì a nascondere l'espressione preoccupata.

“ Ti passo a prendere io, ci facciamo lasciare da Sam.” Affermò con noncuranza Kismet.

“ Credi che salirò in auto con uno che hai conosciuto ieri sera al Bardot? Credi che lascerò te salirci? Ti passo a prendere io un po' prima e andiamo in centro a cenare. Almeno saremo più vicine.” Ember aveva il talento di traformarsi da un'amica adorabile ad una madre insopportabile. E nessuno riusciva mai a contraddirla, infatti Kismet non fece altro che annuire impaurita.

“ Jake, sei dei nostri?” Chiese Dakota.

“ Penso di sì. Dipende da quanto ci metterà Eleonore a farmi... rilassare.”

“ Sei disgustoso.” Kismet gli lanciò addosso un cuscino che abilmente Jake evitò per poi rilanciarglielo prendendola in pieno viso.

“ Senti da che pulpito.”

“ Io sono una persona di classe. Non tratto con così tanta cattiveria le persone.”

“ Non ha tutti i torti.” Affermò Lilac facendo annuire le altre ragazze.

“ Dovresti avere più rispetto per queste ragazze.” Azure sembrò scocciata.

“ Azure, se non si comportassero da prostitute incallite le tratterei diversamente. Sono un uomo, non mi va di andare troppo oltre l'apparenza. A volte mi viene da pensare che mi consideriate un puttaniere. E poi non mi sembra di essermi portato a letto nessuna di voi.”

“ Grazie a Dio.” Risposero le ragazze per poi scoppiare a ridere facendo innervosire Jacob. 

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Capitolo 2
*** Bad Guys ***


CAPITOLO II

 

“ E' una serata fantastica da condividere con persone fantastiche. Kismet, spostati da lì, potrebbe caderti addosso quella trave” Per la serata Ember aveva optato per un leggero abitino verde che risaltava i suoi bellissimi occhi. Kismet alzò gli occhi al cielo e si avvicinò all'amica per abbracciarla e tirarle un ciuffo di capelli.

Era proprio il momento perfetto per stare insieme, pensò Lilac. La stazione abbandonata era la meta di molti giovani ma quasi nessuno vi si avventurava di notte, a parte loro. Anche se un paio di volte si era imbattuta in qualche barbone innocuo e allegro. Si ricordò di non raccontare ad Ember del simpaticone che le aveva regalato una bottiglia di vino, proprio quello che aveva portato a cena due sere prima da Azure.

Le tre ragazze continuarono a scherzare per un po' finchè non arrivarono Azure, Dakota e Jacob.

“ Non ci credo. Kismet, da quando arrivi in anticipo?” Azure guardò divertita la mora.

“ Solo perchè sono passata a prenderla io. Aspettando 20 minuti in soggiorno, aggiungo.” Ember proprio non riuscì a trattenersi e si guadagnò uno sguardo di scuse ed un piccolo bacio sulla guancia. Dakota ignorò semplicemente quelle effusioni per salire sul terrazzo dell'edificio evitando agilmente gli scalini pericolanti. Azure si tolse le scarpe firmate e si sistemo il vestito in modo da non sporcarlo salendo.

“ Ok, adesso che siamo qui voglio solo dire che vi voglio bene perchè qualsiasi malsana idea ci venga in mente non ci tiriamo mai indietro. Ringrazio anche Ember che nonostante io sia sicura abbia una ramanzina pronta per ognuno di noi ci sta permettendo di farlo. Ringrazio anche Azure che è sempre presente per sostenerci. E adesso...” Dakota si fermò un attimo per prendere dalla borsa quelle che sembravano delle sigarette “ Spaccatevi tutti. Ember e Azure, avete il compito di fermare Kismet dall'avvicinarsi a qualsiasi essere di sesso maschile.”

“ Guarda che non sono io. E' la mia bellezza ad attirarli.” Kismet si sistemò la camicia facendo ridere Lilac che le si avvicinò. Le sussurrò qualcosa all'orecchio facendola sorridere ed annuire. Lilac era tutta felicità, segreti, pensieri, idee, giochi. Nessuno riusciva mai a capire cosa volesse di preciso o di quale umore fosse, spesso neanche lei stessa.

Dakota cominciò ad accendere la nostra nuova esperienza facendo riflettere Azure sull'importanza di non cadere in certe tentazioni quando si hanno obiettivi più grandi. Ma spesso la mente dei giovani non si ferma ai “ma”, “se” e “dopo”, ci si limita a vivere il momento godendo di ogni sfumatura. E fu quello che fecero quei ragazzi un po' strani sul terrazzo di una vecchia costruzione in mezzo al nulla con le luci della città dietro e l'odore di mare ad incantarli. Non esiste droga più efficace dell'amore, in realtà, pensò Ember intenta a leggere il suo libro sorridendo alla vista di Lilac che iniziò ad abbracciare tutti.

“ Ember, li facciamo fermare qui? Almeno sono allegri ma coscienti.”

“ Sì... Kismet, Lilac, andiamo a prendere un drink in spiaggia?” Le due ragazze interpellate fermarono la loro danza, ancora sorridenti ed entusiaste della proposta trascinarono Dakota che guardò sconsolata Jacob. Con loro non funzionava nemmeno quello, riflettè segretamente sollevata Azure, non aveva intenzione di occuparsi anche di loro due. Era già abbastanza faticoso stare dietro a Kismet e Lilac con le loro trovate. Dakota non si preoccupò più degli scarsi risultati su di sé ma si godette lo spettacolo della rossa che cominciò ad abbracciare alberi appena uscirono dalla porta laterale della stazione.

“ Emby, io sto bene. Vedi? Sto bene. Se vuoi faccio una capriola.” Ember cercò di fermarla ma non riuscendo nel suo intento si mise a ridere guardandola per terra già sporca di terra.

“ Andiamo in spiaggia? Magari l'acqua di mare le fa riprendere un po'.” Jake guardò divertito Dakota che si limitò ad annuire non potendo rispondere per le troppe risate.

“ E se poi annegano?” Azure cominciò a pensare a tutte le conseguenze facendo preoccupare anche Ember.

“ Potrebbero farsi male, o prendere il raffreddore. Potrebbero esserci delle pietre in acqua e loro non le vedrebbero e...”

“ Ember, calmati. Non è mai morto nessuno per un bagno di notte. Ce lo facciamo tutti” Dakota sembrò avere già preso la sua decisione.

“ Ma ho il vestito, poi si rovina.”

“ Lo togli e ci facciamo dare qualche tovaglia da Johnny, dovrebbe ancora essere lì.” Sentenziò Jake. Johnny era il proprietario di un rinomato ristorantino sulla spiaggia famoso soprattutto per la torta alle mele, la migliore della città.

“ Va bene, allora.” Bastava nominare Johnny per far fare ad Ember qualsiasi cosa, ma in fondo tutti sapevano che erano fatti per stare insieme, ovviamente tranne loro che si ostinavano a scambiarsi qualche balbettante frase di circostanza per poi fissarsi da lontano.

Arrivarono relativamente presto in spiaggia considerando che Lilac si era fermata a salutare anche gli scoiattoli del bosco e non perdendo tempo si avviarono al Johnny's Kitchen. Lo trovarono fuori a fumare una sigaretta mentre leggeva un libro, quando si accorse di noi lanciò la sigaretta e quasi scivolò dalla sedia. Ember non sopportava il fumo e Johnny questo lo sapeva, nonostante ciò non riusciva comunque a smettere. Le sorrise timidamente e lei arrossì notevolmente salutandolo con un gesto della mano.

“ Hey, Johnny. Quando finisci di ammirare la mia amica ci dai qualche tovaglia?” Jacob lo risvegliò divertito.

“ Andate in spiaggia?” Gli chiese entrando e facendo segno di seguirlo.

“ Vogliamo fare il bagno.” Jacob prese le tovaglie e ne lanciò alcune ad Azure che scelse per sé la più semplice.

“ Ma siamo senza costume quindi nuoteremo nuuuudi. Joh, vuoi vedere Ember nuda? Emby, togliti il vestito.” Lilac, divertita dall'uscita di Kismet, cominciò a tirare il vestito di Ember che la allontanò e si nascose dietro Dakota. Johnny nel frattempo riuscì a concentrarsi solo sull'immagine di Ember nuda circondata dall'acqua. Quella situazione era tragica, non poteva farsi un'altra doccia fredda anche quella sera, pensò disperato.

“ Nessuno nuoterà nudo, rassegnatevi.” Le riprese Azure dato che Dakota era ancora preda di una crisi di risate.

“ Parla per te, io adesso mi spoglio. Lily, andiamo.” Kismet si avviò saltellando verso la spiaggia lanciando ovunque indumenti seguita immediatamente da Lilac.

“ Fermiamole.” Azure non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

“ Raggiungiamole, invece, dai.” Dakota si riprese un po' e si trascinò dietro Ember che fissava ancora Johnny.

“ Ma le vedete?” Jacob cominciò a ridacchiare guardando Lilac scavare una buca in mezzo alla sabbia e Kismet metterci dentro le loro scarpe.

“ Propongo di farle tornare a casa scalze.” La proposta di Azure piacque a tutti.

Raggiunsero le altre e si buttarono in acqua continuando a ridere e scherzare. Ember si tolse il vestito e con la coda dell'occhio vide Johnny sulla terrazza del ristorante intento a fissarla. A differenza delle ragazze lei non gli avrebbe donato la vista del suo corpo nudo, infatti entrò in acqua con l'intimo soffrendo per quel completo coordinato costatole un bel po' di soldi. Jacob la prese da dietro a la buttò facendola tossicchiare. Azure si fermò un attimo in riva al mare e fissò le sfumature della luna sull'acqua. Era buio e non si vedeva nulla se non quella luce magica che le fece immaginare un vestito leggero come le onde e scuro come la notte. Immaginò una scollatura profonda, con magari un ciondolo lungo. Una pietra bianca come la luna. Era questo il suo talento, trasformare il mondo circostante in abiti di alta moda. Riflettè sulla quantità di tempo che avrebbe impiegato per un vestito simile e realizzò che ce l'avrebbe fatta entro la festa per l'inaugurazione del nuovo albergo. Persa nei suoi pensieri non notò che Kismet uscì dall'acqua per stendersi sulla sabbia ed “abbronzarsi”. Scura com'era magari riusciva a sbiancare se si abbronzava con la luna, pensò lei. Per quanto amasse la tonalità caramello della sua pelle a volte desiderava la carnagione chiara e pallida delle sue amiche.

“ Kisssss, ti voglio bene. Ma sei nuda.” Lilac le si avvicinò e la indicò scioccata.

“ Anche tu, genio.”

“ Al mio ragazzo non piacerà. Ora gli mando un messaggio.”

Si mise a gattonare in mezzo alla sabbia finchè non trovo il suo cellulare, scrisse qualcosa e poi lo lanciò accanto al vestito di Ember.

“ Lily, mi sto lentamente riprendendo. Non è giusto. Ero così di buon umore.” Kismet effettivamente sentiva di essere molto più cosciente e non ne era contentissima. Si rivestì e quando capì che gli altri erano intenti a giocare in acuqa e non la stavano guardando si voltò verso Lilac

“ Torna da loro. Così appena finite di giocare andate a mangiare un waffel. Se ti chiedono dove sono rispondi Bardot.”

“ Va beeeene. Fai sesso.”

Kismet si avviò velocemente verso la strada sicura che non l'avrebbero seguita al Bardot, al massimo avrebbero chiamato uno dei ragazzi per assicurarsi che fossi arrivata. Se fosse arrivata, pensò. Non era ancora completamente in sé. Si fermò un attimo per riordinare le idee e concentrarsi quando una mano le accarezzò il braccio. Si voltò spaventata ma quando riconobbe l'imponenta figura si rilassò.

“ Vai al Bardot? Non credo ci siano i tuoi fratelli.” Le disse Trent indicandole la moto. Si avvicinarono e lui le mise il casco.

“ Mi accompagni a casa, allora? Non ricordavo se avessero il turno stasera o meno.”

“Certo che sì. Jamal mi ucciderebbe se non ti riportassi a casa dopo averti trovata sola in spiaggia e scalza.” Kismet si guardò i piedi e strinse le spalle disinteressata. Trent la sistemò sulla moto dopo essere salito e dopo averle ricordato di tenersi stretta la riportò a casa.

 

 

“ Lily, perchè l'hai lasciata andare da sola?” Azure era al limite della preoccupazione

“ Si sarà sicuramente ripresa abbastanza, la conosciamo. Quando si scoccia se ne va sempre senza dire nulla. Fa parte di lei.” Dakota si asciugò lentamente i capelli.

“ Però devi ammettere che sembrava aver perso questo vizio.” Rispose Ember pensierosa.

“ Torniamo da Johnny, prendo la sua auto e dopo avervi accompagnate chiamo al Bardot per vedere se è lì.” Concluse Jacob.

Lilac finì con l'addormentarsi in auto e dato che i genitori erano fuori città decisero tutti di poartarla a dormire da Ember mentre Azure avrebbe dormito da Dakota in modo da non dover fare troppi viaggi. Quando Jacob ebe accompagnato anche queste ultime chiamò Scott. Al secondo squillo rispose.

“ Hey, fratello. Come va?”

“ Scott, tutto bene. Ho bisogno di un favore...”

“ Kis non è passata stasera, ma i fratelli non sono di turno.”

“ Va bene, grazie.”

“ Di nulla. Vi farà impazzire, un giorno. Come fa impazzire tutti noi poveri mortali che le stiamo ancora dietro. Non dimenticare la partita questo sabato.”

“ Certo, non preoccuparti.” Riattaccò e fece manovra per uscire dal parcheggio avviandosi verso la collina riflettendo su quanto stress provocassero quelle ragazze che si ostinava a frequentare. Arrivato davanti all'unica villetta spense il motore e scese dall'auto, spostò lo sguardo verso il piano superiore, si concentrò sul balcone centrale aperto. Dopo poco una figura si affacciò sicuramente attirata dall'auto. Kismet lo salutò sorridente appoggiandosi alla ringhiera e quando Trent la raggiunse lui scosse la testa divertito e risalì in auto.

Le avrebbe ricordato di usare il telefono per avvertire se aveva intenzione di sgattaiolare via. Accese il motore e mandò un messaggio ad Eleonor. Aspettò e quando lesse la risposta positiva, sorrise e se ne andò.

“ E' passato a controllare?” Le chiese Trent andando a stendersi sul letto

“ Di sicuro. E sono anche sicura che stia andando da Eleonor.”

“ Ti infastidisce?”

Kismet lo fissò a lungo, si sciolse i capelli e salì lentamente sul letto sedendosi poi a cavalcioni su di lui con uno sguardo malizioso.

“ Secondo te mi importa?”

“ Non si risponde ad una domanda con una domanda.” Le rispose divertito stringendole i fianchi.

“ In realtà non dovresti pensarci nemmeno a pormi domande in questo momento.”

“ Rimedio subito.” La avvicinò a sé e si persero nel loro bacio e in molto altro ancora mentre un po' più distante Dakota guardava dalla finestra della sua camera la “ casa della collina” pensando a quell'idiota della sua amica e a cosa stesse nascondendo. Ricevette un messaggio da parte di Ember: Sono preoccupata. Secondo te ci nasconde qualcosa?

Guardò di nuovo fuori dalla collina e poi Azure intenta a disegnare qualcosa persa nella sua arte. Digitò qualcosa al cellulare e andò a letto.

Spero di scoprirlo domani. Sogni d'oro.

 

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Capitolo 3
*** Heroes of our time ***


CAPITOLO III

 

La prima regola di Kismet nei momenti di pace era spegnere il cellulare. Ma quando gli scocciatori vivevano sotto il suo stesso tetto era difficile rilassarsi.

“ Ti odio, vai via” urlò Kismet con gli occhi ancora chiusi.

“ Voglio sapere il nome della persona che è sgattaiolata fuori dalla tua stanza all'alba. E ci sono le tue amiche.” La voce di Jamal la risvegliò quel minimo da ricordare l'accaduto della serata precedente, sorrise soddisfatta e si sistemò al centro del letto.

“ Ragazze, entrate. Jamal, fottiti.”

“ Lo scoprirò, ragazzina.” Sentì i passi del fratello che si allontanava e vide invece Dakota ed Azure entrare. La guardarono con un misto di divertimento e rassegnazione.

“ Quando smetterai di portare ragazzi a casa? I tuoi fratelli impazziranno.” Azure si buttò sul letto prendendo le riviste sul comodino.

“ Ma chi era?” Le chiese Dakota dal divano accanto la TV.

“ Trent...” Mugugnò Kismet ancora addormentata e Azure quasi non cadde dal letto.

“ Sei impazzita? Se lo scoprisse Hakeem? Lo ucciderebbe come minimo. Non hai una specie di libro delle regole in cui ti vieti di frequentare gli amici dei tuoi fratelli?” Le chiese dopo un attimo

“ No. Mi ha accompagnata e dato che i ragazzi ancora non c'erano si è offerto di salire. Non è successo niente.”

“ Quindi non ci hai fatto sesso?” Continuò Dakota.

“ Non è successo nulla di eclatante, volevo dire. Ma ci sono andata a letto. Era la serata perfetta.”

“ Che risposta è?” Azure le lanciò un cuscino.

“ Nessuna giudica Jacob, però. Questo è maschilismo.”

“ Non puoi uscirtene così.”

“ Ma qualche controllo te lo fai?” Azure la svegliò del tutto con quella domanda.

“ Allora, mettiamo in chiaro che non sono una poco di buono. Non faccio sesso col primo che mi passa davanti. E nemmeno così spesso come credete voi. Trent lo frequento in quel senso da molto tempo.”

“ Vuoi dire che ci sei già andata a letto altre volte?” Dakota la guardò di stucco. Non si aspettava di non conoscere tutte le fiamme dell'amica che di certo non risparmiava dettagli.

“ Sì ma nessuna acrobazia tra le lenzuola. Nulla da poter raccontare, insomma. Ci mette tutto quel sentimentalismo privo di senso. Ogni tanto mi stressa il suo modo di sussurrarmi quelle parole smielate all'orecchio mentre sto per venire. E' vero che gestisco più cose allo stesso tempo ma se mi è permesso vorrei potermi godere un orgasmo in santa pace.”

“ Non voglio saperne più nulla. Ricordi il vestito che mi hai chiesto di cucirti?” Cambiò abilmente discorso Azure.

“ Sì, quello per la festa. Ti ho mandato la foto, no?”

“ Sì. Ma vorrei modificare qualcosa. Potremmo eliminare le maniche e fare una scollatura profonda dietro.”

“ Mi piace. E il colore? Ti sembra difficile da trovare?”

“ Ammetto che è un rosso particolare, ma non dovrei avere problemi. Jean-Paul mi aiuterà.”

Dakota si affrettò a trovare un abito Elie Saab sul cellulare per mostrarlo ad Azure che rimase affascinata dalla gradazione di colori.

“ Per il matrimonio di Ember voglio questo abito. Preparati.”

 

 

“ Lilac, hai trovato qualcosa?” Kismet si alzò dall'ennesima buca scavata in mezzo alla sabbia.

“ No, nulla. E voi, potreste magari venirci a dare una mano.” Lilac si voltò verso Ember, Azure, Dakota e Jacob sdraiati a prendersi il sole.

“ Siete voi ad aver deciso di sotterrarli.” Rispose sorridente Azure.

“ Vi odio.” Lilac sembrava disperata dato che era il suo paio di sandali preferito.

“ Scusate, per caso cercate queste?” Una voce profonda le fece voltare verso un ragazzo piuttosto attraente con i dread. Si concentrarono poi sulle scarpe che teneva e le ripresero.

“ Grazie. I nostri amici hanno voluto farci uno scherzo.” Lilac gli sorrise incantata.

“ In realtà io ed i miei amici vi abbiamo visti ieri sera, ma quando abbiamo trovato le scarpe voi eravate già andati via.” Le abbagliò con un sorriso semplicemente unico. Non seppero nemmeno cosa rispondere mentre Jacob ridacchiava dietro di loro.

“ Comunque non giudichiamo nessuno.” Continuò ridendo. Lilac ormai abbastanza imbarazzata andò da Ember che la rassicurò con un sorriso.

“ Grazie, allora.” Rispose Kismet sorridendo e guardandolo negli occhi. Dakota pensò che quella era la sua tattica o forse nemmeno se ne rendeva conto, le bastava guardare un uomo negli occhi per farlo capitolare.

“ Prego. Se vuoi sdebitarti puoi venire stasera alla festa in spiaggia e passare un po' di tempo con me”

Le ragazze alzarono gli occhi contemporaneamente rassegnate. Ma rimasero stupite dalla risposta di Kismet.

“ Non credo di essere libera.”

“ Un'altra volta...?”

“ Nemmeno. Buona giornata.” Gli sorrise e si avvicinò alla sua tovaglia per poi spogliarsi e andare verso il mare. Il ragazzo semplicemente se ne andò sconsolato ed Ember si preoccupò ulteriormente. Decise di raggiungerla.

“ Kis, che succede?”

“ Cosa? Nulla. Perchè?”

“ Hai rifiutato quel ragazzo come se nulla fosse.” Kismet si tuffò ignorando la frase dell'amica.

“ Dakota mi ha detto che hai dormito con Trent.” Continuò Ember quando lei risalì.

“ Non ho dormito con Trent. Ci ho fatto sesso. E' questo che faccio, ok? E quel ragazzo mi sembrava volesse più che una semplice avventura. Non voglio storie, lo sai.”

“ Ma non ti sei mai fatta scrupoli. Se andasse tutto bene ci avresti costrette a venire con te per poi passare qualche oretta a flirtare. Poi lo avresti anche mollato non parlandogli mai più.”

“ Non ne avevo voglia questa volta. Cosa c'è di sbagliato in questo?”

“ E va bene. Quando cambi idea e vuoi parlare me lo dici?”

Kismet la guardò e addolcì lo sguardo. La abbracciò e le sorrise.

“ Sì. E scusa.”

“ Va tutto bene. Ci facciamo una nuotata?”

Cominciarono così a nuotare finchè non sentirono le braccia doloranti, trascorsero così quel pomeriggio tra risate, come se nulla andasse male.

 

 

“ La tua ragazza è pazza.” Johnny arrivò al nostro tavolo guardando torvo Jake che quasi soffocò con la birra che stava bevendo.

“ Scusa, ma io non ho una ragazza.”

“ Non mi interessa cosa credi tu. Sta di fatto che ho una ragazza in lacrime in cucina. Ha già distrutto un set di 8 piatti perchè sei solo con così tante ragazze.”

Jake lo guardò per qualche secondo prima di alzarsi ed andare in cucina dove trovò Eleonor intenta a spezzare sedani piagnucolando.

“ Elle...”

“ Sei un porco. Ti ho dato me stessa. Il mio corpo. La mia anima. Il mio cuore.”

“ Mi sembra di averti detto di volere solo il tuo corpo, no?” Quasi fu centrato da una cipolla.

“ Come puoi dirmi una cosa simile? Io ti amo.”

“ Mi lusinga ma non provo lo stesso per te. Mi dispiace.”

“ Ami loro, non è vero? Perchè non includi anche me?”

“ Includerti in cosa?”

“ Nella vostra relazione. Non ho problemi a fare sesso con più persone. Sarebbe la mia prima orgia ma se questo ti fa stare meglio...”

“ Ei, ei, ei. Aspetta. Orgia? Ma sei impazzita?”

“ Credi che sia stupida?”

“ A questo punto credo proprio di sì.”

“ Lo so che vai a letto con tutte loro. Cos'hanno che io non ho?”

“ Principalmente un cervello.” Rispose Dakota che era appena entrata.

“ Eleonor, cara. Come sta tua sorella?” Aggiunse Lilac sorridente.

“ Uhm... Bene. Sì, bene.”

“ Mi hanno detto che è stata ricoverata per una crisi nervosa. Dovresti tranquillizzarti, sai...” Lilac sembrò quasi veramente preoccupata. Quasi.

“ Sta benissimo, grazie. Ed anche io. Forse è meglio se...” Cercò invano lo sguardo di Jacob concentrato sul fondoschiena di una delle cameriere.

“ Sì, vai pure. Ciao!” La salutò Dakota. Quando la bionda uscì confusa dalla cucina Lilac si voltò verso Jacob e gli diede un ceffone.

“ Per piacere sceglile sane di mente ed evita di ferirle.”

“ E smettila di sceglierle bionde se ti piacciono le more. Non capisco perchè tu continui a farlo.” Dakota gli diede un altro ceffone e seguì Lilac al tavolo.

“ L'altra sera è uscita dalla stanza di Jamal incavolata nera. Credo non l'abbia nemmeno calcolata.” Annunciò Kismet attirando principalmente l'attenzione di Dakota.

“ E perchè l'ha invitata, allora?”

“ Non l'ha invitata. E' arrivata tutta sorridente e accondiscendente. Mai sopportata. Ogni tanto ho ancora gli incubi per colpa dei suoi gemiti. Non perdonerò mai Jam di averla portata a casa qualche mese fa.”

“ Su, Jake. Non restarci troppo male. Si vede che non ti meritava.” Ember cercò di attirare l'attenzione del ragazzo che invece sorrideva guardando oltre lei. Si girarono tutte per vedere la cameriera diventare rossa e guardarlo con aria civettuola.

“ Mi sa che ha già superato il dolore” Disse ironicamente Azure.

“ Ember, ti ci vedresti a fare un'orgia con noi?” Chiese tranquillamente Lilac facendo sorridere Dakota.

“ Lily! Sai che mi offro ad ognuna di voi singolarmente. Non riesco a concentrarmi abbastanza sul piacere che posso donarvi se siete tutte, ci abbiamo già provato.” Rispose divertita Ember ma quando notò che tutti ridevano più del dovuto si coprì il viso. “ Oh, no.”

“ Oh, sì.” Rispose Azure ridendo, invece.

Ember si voltò e trovò Johnny in piedi con la bocca aperta e un'aria vagamente sognante. 

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Capitolo 4
*** Bardot ***


CAPITOLO IV

 

 

“ Che facciamo adesso?” Chiese Azure uscendo dal locale I cui avevano appena cenato.

“ Non saprei. Volete fare una passeggiata in centro?” Propose Ember prendendo a braccetto Kismet che era stata fermata dal cameriere.

“ Andiamo al Bardot, stasera dovrebbe esserci quella band nuova.” Lilac continuò a trafficare col cellulare innervosita da qualcosa. Quando alzò lo sguardo incontrò quello di Kismet e non riuscì a mascherare un velo di tristezza.

“ Per me va bene. Inoltre Jam e Hakeem sono di turno stasera quindi potremmo avere qualche birra gratis.”

“ Ok, è deciso. Bardot.” Jacob si rallegrò pensando alla birra al contrario di Dakota che sapeva avrebbe preso qualcos'altro.

“ Siamo sicuri di trovare posto?” Chiese Azure.

“ Non è mai stato un problema il posto. Kis, ricordi quando era pieno e ci siamo messe nel bagno del personale? C'è ancora quell'enorme macchia sul muro.” Rispose Dakota

“ Che tipo di macchia?” Ember non era al corrente di questa storia. Kis e Dakota si guardarono scoppiando a ridere, ma nessuna delle due volle rispondere.

Per quanto Lilac desiderasse divertirsi non riusciva proprio a distrarsi. Kismet le si avvicinò.

“ Che succede?”

“ Cavolate.”

“ C'entra Will?” Lilac stava da due anni con lo stesso adorabile e romanticissimo ragazzo. Erano la coppia preferita della città, ormai.

“ Potrebbe.”

“ Raccontami, dai.”

“ Non c'è nulla da raccontare ed è questo ad innervosirmi. Ho solo voglia... di... non so...”

“ Qualcosa di nuovo.”

“ Esattamente.” Lilac guardò l'amica con aria quasi colpevole.

“ Cadere nella monotonia è normale, Lily. Ma questo non deve portarti a fare qualche scelta stupida come porre fine ad una storia bella come la vostra.”

“ Non voglio chiudere con lui, non potrei immaginare I miei giorni senza la sua presenza per quanto questo mi faccia vomitare. Ma non riesco nemmeno ad abituarmi a tutta questa serietà. Lo sai che non sono così... Non so nemmeno come siano passati due anni interi.”

“ Non posso dirti cosa fare.”

“ Vorrei essere come te. Non avere legami, divertirmi con qualcuno finchè non mi stanco.”

“ No, non vuoi essere come me. Lo sai benissimo che io mi omporto così solo perchè sono un tipo insicuro. Ho bisogno delle attenzioni altrui per andare avanti serenamente. Tu, invece, sei forte ed indipendente. E matura, data la relazione che stai portando avanti.”

“ Non essere così dura con te stessa. Ami la vita che fai.”

“ E' vero, ma questo non la rende giusta.”

“ Sono così annoiata dalla mia storia...”

Kismet guardò il resto del gruppo camminare davanti a loro ridendo e scherzando e poi pensò...

“ Lily, ma voi... Avete fatto qualcosa?”

“ NO!”

“ In due interi anni è stato accanto a te senza avere nessun rapporto?” Kismet rimase basita da quella rivelazione

“ Non ci siamo mai arrivati.” Rispose rossa in volto Lilac.

“ Come fai ad essere mia amica e non aver fatto sesso in due anni?”

“ Ho detto di non averlo fatto con Will.”

“ LILAC!!” I ragazzi si fermarono all'urlo di Kismet che si riprese subito incitandoli a camminare.

“ Con chi?”

“ Ricordi il viaggio in Irlanda con la mia famiglia? Io e Will avevamo litigato in quel periodo ed io ho conosciuto un ragazzo.”

“ Sono ferita. Lo sai che vivo di queste storie. Pensavo fossimo migliori amiche.”

“ Ohh smettila. Quando sono tornata mi sono sentita così in colpa che mi sono rimessa con Will ed ho volontariamente dimenticato la storia.”

“ Ok, riparliamone un'altra volta. E' comunque passato un anno, io non riesco a stare un intero mese senza orgasmi e tu un anno.”

“ Mi dice sempre di andarci piano perchè vuole che io sia pronta. Ma non posso andargli a dire che ne ho voglia.”

“ Povero ragazzo, quante volte si sarà masturbato da solo al buio pensando a te.” Un passante rimase a fissare Kismet che lo salutò ridacchiando.

“ Non può fare come tutte le persone normali e sbattermi nel sedile posteriore della sua auto?”

“ No! Da quando sono solo gli uomini a prendere il comando a letto?”

“ Questi ideali femministi non funzionano in questo momento. Cosa dovrei fare? Saltargli addosso e strappargli la camicia?”

“ Per esempio...” Kismet la guardò intensamente.

“ Nel sesso entrambi hanno il potere. Si può giocare su chi debba averlo e quando, ma nessuno potrà rimproverare l'altro per qualcosa. Ci sono altri pensieri.”

“ Stasera gli dico di passare, tanto sono sola. E non m'importa cosa penserà di me. Lo stuprerò se sarà necessario.” Lilac non si rese conto di aver urlato l'ultima parte del suo discorso attirando l'attenzione dei ragazzi davanti che scoppiarono a ridere.

“ Parlava del libro che sta leggendo. Non l'ha finito.”

“ Che bisogno c'è di stuprare un libro?” Chiese Ember con gli occhi lucidi per le risate.

“ E' un modo di dire. Che potete saperne voi? Siete così antiquati.” Kismet si trascinò Lilac dentro il locale ignorando il suo rossore e andò dritta dietro nell'ufficio di Caleb, il proprietario.

“ Hey, Cal! Come va?” Lo salutò Kis entrando e stampandogli un bacio sulla guancia.

“ Tutto bene, piccolina. Siete passati per la nuova band?” Le chiese sorridente e mettendosi comodo sulla poltrona.

“ Sì, non sapevamo che fare e abbiamo pensato di passare.”

“ Va bene, allora divertitevi. Il tuo amichetto, invece...?”

“ Jake? Un attimo, dovrebbero essere tutti fuori.”

Kismet uscì e chiamò gli altri che entrarono salutando.

“ Jacob.” Caleb andò ad abbracciarlo e gli diede due baci. Jake non riuscì a staccarsi e rimase immobile.

“ Come stai, ragazzo mio?”

“ Mh.. Bene.”

“ Mi fa piacere. Ragazze, andate pure a salutare la band, Jake può restare ancora un po' qui con me?” Propose felice Caleb.

“ Sì, certo” Dakota trascinò fuori le ragazze continuando a sorridere guardando infine Kis che non riusciva a nascondere il sorriso.

Jake nel frattempo pensò che non avrebbe mai perdonato quelle odiose streghe per averlo abbandonato lì.

“ Cal, io vorrei spiegarti...” Jake si allontanò mettendosi dietro alla poltrona.

“ Puoi spiegarti dopo. Adesso parliamo un po'.”

“ No, non voglio parlare. Io non sono gay.”

“ Suvvia. Nessuno è gay o etero. Siamo solo esseri che si innamorano e provano piacere.”

“ Allora io non lo voglio provare con te.”

“ Non puoi deciderlo così su due piedi. Anch'io alla tua età pensavo di sapere cosa volevo e cosa no.” Gli sorrise bonario l'affascinante Cal andandogli incontro e facendolo arretrare ancora.

“ KISMET!” Jake non potè trattenersi dall'urlare alla ricerca di aiuto dato che ormai era sulla scrivania con Caleb sopra di lui.

Qualcuno entrò nella stanza ma lui non capì chi fosse finchè dopo il rumore di qualche scatto non vide il viso divertito di Kismet e Dakota.

“ Cal, dai, lascialo! E grazie!” Kismet ancora cercava di eliminare la traccia delle lacrime.

Dakota, invece, si dovette sedere non smettendo comunque di ridere.

Caleb si spostò ridendo e lasciando Jacob ancora quasi sdraiato sulla scrivania col fiato corto e lo sguardo omicida rivolto alle due ragazze.

“ Di nulla, piccolina. E' stato divertente. Comunque se mai cambierai sponda chiamami.” Cal fece l'occhiolino a Jacob che si riprese ed uscì di corsa dalla stanza facendo quasi cadere Dakota che cominciò a ridere più forte.

 

 

“ Si sono messe d'accordo con lui, hai capito? Quelle streghe.” Jake continuava a lamentarsi con Ember che a malapena nascondeva le risate. Si erano sistemati in un tavolo appartato facendoci vedere dai fratelli di Kismet che portarono presto delle bottiglie di birra.

“ E' stato troppo divertente. Avete visto le foto?” Chiese Dakota

“ QUALI FOTO?” Jake si voltò con lo sguardo imbestialito.

“ Tranquillo. Non sono su nessun social network.” Rispose Azure che nel frattempo fissava divertita lo schermo del cellulare.

“ Io vi odio.” Jake si voltò irritato a guardare il bancone.

“ Non è vero. Ed anche se lo fossi non lo saresti per molto.” Gli rispose Kismet che gli lanciò una patatina.

“ Come fai ad esserne certa?”

“ Perchè sto per presentarti la nuova cameriera del locale. Si occupa dei drink, è quella bionda dietro il bancone.” Jake si voltò e fissò la bionda formosa intenta a mischiare qualcosa in un bicchiere. Aveva un semplice top nero che metteva in risalto...

“ Ma sono vere?” Chiese attento a non perdere nemmeno un suo gesto.

“ Verissime. Ma ti avverto che il tuo rivale è Hakeem.”

Jake deglutì pensando a quanto fosse gigante il fratello dell'amica con quei muscoli e riflettè sulle possibili conseguenze. Poi la bionda si piegò a prendere dei limoni e lui decise si sarebbe fatto castrare per poter affondare la lingua nella curva del suo...

“ Non sbavare troppo, Jake” Dakota lo risvegliò

“ Te la presento alla fine della serata, adesso non ricorderebbe nemmeno la tua faccia data la massa di clienti al bancone.”

“ Devo dire che Cal sa come gestire il locale.” Disse Azure.

“ Ovvio. Se ci fai caso tutti i camerieri qui sono attraenti, serve ad attirare gente.” Kismet guardò Trent che le sorrise dall'altra parte del locale. Gli sorrise anche lei e lo salutò con la mano libera.

“ Qualcuno di voi è in auto?” Chiese Jamal arrivando all'improvviso.

“ No, nessuno perchè?”

“ Perchè Cal vi manda 3 bottiglie di Vodka.” Mise sul tavolo tre bottiglie uguali e diversi bicchieri.

“ Ragazzina, vacci piano tu. Non vorrei doverti portarti in braccio a letto.” Disse Jamal a Dakota che si versò un bicchiere e lo buttò giù in un solo sorso.

“ Mi farò accompagnare da qualcun'altro.” Rispose amiccando.

Jamal la guardò qualche secondo di troppo e se ne andò sorridendo.

“ Dake. No.” Kismet guardò preoccupata l'amica.

“ Cosa?”

“ Non mio fratello. E' uno stronzo.”

“ Non ho fatto nulla.” Rispose l'altra irritata.

“ Sì, come no.” Kismet prese un bicchiere e si guardò intorno. Quando incontrò un paio di occhi blu notte si bloccò. Le sorrise e lei rimase impassibile. Rimise a posto il bicchiere e si alzò.

“ Dove vai?” Le chiese Ember.

“ Torno tra un attimo” Sorrise e si avviò verso Hakeem che ignorò la rossa con cui stava parlando per concentrarsi sulla sorella che gli sussurrò all'orecchio qualcosa. Ember la guardò attentamente, sembrava tranquilla ma notava come si stava torturando l'anello. Hakeem la guardò, le diede un bacio sulla tempia e le sorrise rispondendole e guardando verso di noi. Kismet tornò verso il tavolo ma Ember rimase a guardare il fratello di lei che rispose al suo sguardo in una muta richiesta. Lei annuì e si voltò verso gli altri che ancora ridevano di Jake e della sua avventura, non c'era bisogno che qualcuno glielo chiedesse, prendersi cura dei suoi amici era troppo importante per lei. Nonostante quella volta non sapesse da cosa dovesse proteggere l'amica.

 

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Capitolo 5
*** Waiting for you ***


CAPITOLO V

 

 

Immergersi nell'acqua fresca, circondati dal buio, con la sola luce della luna e delle stelle, in un silenzio tombale. Erano in molti, è vero, ma certi momenti sono da condividere in silenzio e loro lo sapevano più che bene. Le onde ad accarezzare i loro corpi, il profumo di mare ad inebriare i loro sensi, la bellezza di una notte che si vorrebbe non finisse mai. La vita è tutta un misto di sensazioni da vivere. Il mare, la pace, la felicità, la tristezza... Tutto, anche il sesso, come direbbe Kismet. Quando uscirono dall'acqua erano circa le 3 di notte e si sdraiarono vicini dopo essersi asciugati attentamente.

Volete dormire qui?” Propose Jacob dando voce al desiderio di tutte le altre che immediatamente presero i cellulari per avvertire a casa.

Spostiamoci sotto le palme così domattina il sole non ci darà troppo fastidio.” Aggiunse Azure che si portò la borsa e la tovaglia. Lilac si scrollò di dosso la sabbia e si avviò con un attimo di ritardo notando una figura distante intenta ad osservarli. Fece segno a Jacob che seguì la direzione del suo sguardo e si preparò ad affrontare il tipo. Spinse Lilac verso le altre e si avviò, ma fu fermato immediatamente da una mano che si posò decisa sul suo braccio.

E' lì per me. Torno subito.” Gli sorrise debolmente Kismet ma non volle comunque lasciarla andare sola e la seguì.

Tranquillo, puoi tornare dalle ragazze.”

Zitta e cammina se proprio devi andare da lui.”

Kismet rinunciò a dissuaderlo e si voltò, pensò a cosa Jacob avrebbe potuto sentire ma non se ne preoccupò più quando si trovò davanti a quegli occhi blu. Si preoccupò solo di avere il suo amico abbastanza vicino.

Da quando ti faccio così paura? Ieri mi hai mandato tuo fratello e adesso ti porti la guardia del corpo?” Le si avvicinò quanto bastava per farla arretrare e nascondere dietro Jacob.

Kis, non ti ho mai fatto del male. Perchè ti comporti così?” Le chiese dolcemente il ragazzo.

Perchè sei qui?”

Per ringraziarti. Perchè mi manchi.”

Non devi ringraziarmi. Ora vai via.”

Pensavo fossimo amici, Kis. Pensavo valessi qualcosa per te.”

Beh, anche io pensavo di valere qualcosa per te, però mi sono sbagliata.”

Cosa te lo fa pensare? Sei stata importantissima per me, lo sei ancora. Sei la mia salvezza.”

Blaise, per piacere. Lasciami in pace. Non ti voglio più vedere.”

Non è possibile. Mio fratello si è trasferito qui per lavoro ed io sono con lui.”

Ok, allora se mi rivedrai non rivolgermi la parola.”

Vorrei poterti parlare uno di questi giorni. Vorrei chiarirti la situazione.”

Non vuole chiarimenti, basta così.” Jacob sentì l'amica tremare

Domani sera alle 10 sarò qui. Vieni.”

Jacob allontanò Kismet che continuò a sentire quell'orribile sensazione di vuoto. Sentiva il freddo che si provava prima di morire. Sapeva che Blaise era in città, lo aveva già visto, ma aveva ingenuamente sperato di non doverlo mai più incontrare. Voleva solo dimenticarlo. Dimenticare il dolore.

Chi era quello? Non ti ho mai visto tremare davanti ad un ragazzo se non per l'eccitazione di un nuovo flirt.” Le chiese dolcemente l'amico. Per quanto potesse considerarsi dolce Jacob, chiaramente.

Un vecchio amico. Fa parte di un periodo che non voglio assolutamente ricordare. E' arrivato un po' di tempo fa in città.”

Ecco perchè hai avuto quei tuoi bizzarri momenti.”

Io non ho “bizzarri momenti”. Non parliamone più. Alle altre diremo che era solo una vecchia fiamma che non si è rassegnato.”

Non sei molto credibile dato che ancora tremi.” Kismet si riprese subito respirando a fondo ed ignorare la sensazione di soffocamento, non poteva avere... un bizzarro momento. Sorrise a Jacob che rimase impassibile e poi si avviò verso il gruppo.

Hey, Kis. E quello chi era?” Chiese Azure distesa accanto a Dakota.

Un tipo che non ha ancora capito che non avrà mai una seconda chance.” Rise Kismet fingendo alla perfezione indifferenza ed irritando Jacob.

Dovresti prenderti una pausa. Meriti molto più di questo.” Disse fermamente Ember continuando a leggere il suo libro.

Hai proprio ragione. Da oggi dico basta.” Rispose Kismet sistemando la propria tovaglia distante dalle altre ma non troppo da far capire il suo malessere. Non si accorse degli sguardi basiti delle amiche che non credevano alle loro orecchie, quella di Ember, infatti, era una di quelle frasi ripetute allo sfinimento che per risposta avevano sempre avuto una risata divertita.

Voglio qualcosa di più. Non voglio più saperne di ragazzi che vanno e vengono. Aspetterò la persona giusta, quella che mi cambierà la vita.”

Ben detto!” Ember, riprendendosi dallo shock iniziale le sorrise. Ma Lilac lesse nello sguardo di Kismet qualcosa di molto simile alla rassegnazione. La conosceva troppo bene per non capire che si stava rassegnando all'evidenza di una vita eternamente solitaria.

Dormiamo, ho troppo sonno e devo prepararmi alla mia nuova vita.” Aggiunse scherzosamente Kismet stendendosi e voltandosi verso il mare non potendo nascondere una lacrima.

Notte a tutti, vi voglio bene. Jake, sposta quel braccio dalla mia faccia o ci vomito sopra.” Concluse Dakota.

 

 

 

La vuoi una crostata?” Chiese Ember

Com'è il ripieno?” Kismet sbirciò oltre la spalla dell'amica e notò la confettura facendo una smorfia.

Non posso sempre preparare cose al cioccolato.”

Ma le prepari per noi queste cose, quindi che senso ha se poi non le mangiamo.”

A me la confettura piace.” Sbottò Jacob tagliando una fetta di crostata.

A te piace tutto. Sei peggio di una ragazza col ciclo.” Lo riprese Dakota guardando con aria critica il dolce tra le mani del ragazzo.

Lasciatelo mangiare in pace. Almeno qualcuno apprezza la mia cucina.” Ember mise un tovagliolo sul piatto di Jacob dandogli qualche pacca sulla testa, quasi fosse un cane. Lilac si aspettò di vederlo tirare fuori la lingua e scodinzolare. Ridacchiò guadagnandosi qualche sguardo curioso.

Scusate.”

Avete saputo dell'evento che si terrà al vecchio teatro?” Chiese Azure guardando il cellulare.

No...” Rispose curiosa Lilac. Come al solito non c'era nemmeno bisogno di spiegarle in cosa consisteva, lei ci sarebbe andata.

E' una festa in maschera ed in pratica all'entrata danno dei numeri alle ragazze e dei numeri corrispondenti ai ragazzi, le coppie coi numeri uguali devono trovarsi e passare la serata insieme.”

Non voglio andarci.” Annunciò Dakota.

Nemmeno io.” Aggiunse Jacob. “ E' una cavolata.”

Tu sei una cavolata. Io ci andrò, Ember potresti incontrare l'amore della tua vita.” Lilac sapeva dove colpire per avere l'attenzione dell'amica.

Anche io vengo, allora.” Infatti...

Azure, tu vieni assolutamente. Hai cucito quel vestito estivo che è più che adatto.” Azure sorrise, sapeva di avere un talento.

Kis, poi andiamo a cercare qualcosa da comprare per l'evento.”

In realtà non ho tantissima voglia di partecipare.” Kismet si mise più comoda sul divano dell'amica.

Come no?” Lilac la guardò basita. Era la prima volta che Kismet rinunciava ad un qualche tipo di evento, mettersi in mostra era il suo principale hobby.

Ricordi ieri sera? Niente più ragazzi.” Rispose fintamente divertita, lei.

Non mi interessa. Sarà bello e non devi scoparti il tuo accompagnatore ma conversarci civilmente al limite.” Lilac quasi la supplicò.

Ma vacci. Almeno cambi aria.” Dakota sembrò notare qualcosa nello sguardo attentamente controllato di Kismet.

Non lo so...”

Veniamo anche io e Jacob, ma tu accetta.” Le disse fermamente.

Credo... Allora, per me... E va bene.” Rispose sconfitta Kismet.

Ma tu guarda se non mi tocca andare ad una festicciola per bambini solo per far contenta quel piccolo diavolo.” Jacob guardò male Lilac che gli sorrise dolcemente. Ormai avrebbero dovuto sapere che la rossa otteneva sempre ciò che voleva, senza nemmeno impegnarsi troppo.

Ember ripensò comunque ai modi di Kismet, si appuntò di metterla all'angolo. Magari proprio quel fine settimana, quando sarebbero andati fuori città.

Ho letto che la migliore posizione per fare sesso è quella del missionario.” Disse euforicamente aspettandosi una risposta pronta da parte dell'amica che invece continuò a fissare il suo bicchiere di succo.

Kis...” La riprese Jacob, lei lo guardò e lui le ripetè la frase di Ember incitandola con lo sguardo a rispondere.

Stai scherzando, spero.” Affermò dopo un profondo respiro. Ripensò al trucco di Jamal: chiudere tutto fuori. Immaginò una porta, cacciò tutti i pensieri negativi fuori e la richiuse velocemente concentrandosi su altro sorridendo.

Ce ne sono altre mille, non è vero, Jake? Per esempio, personalmente credo che...” La discussione continuò per un'ora buona tra battute oscene ed espressioni scioccate da parte di Ember ed Azure. Ad un certo punto Lilac fece comparire dal nulla un blocco degli appunti e cominciò ad annotare parole chiave.

Quando Kismet alzò lo sguardo vide che erano quasi le 10. Fu tentata di farsi una corsa fino alla spiaggia, tanto per farsi male e soffrire ancora. Ma poi si voltò verso quei sorrisi, quel calore, quell'amore incondizionato che solo loro sapevano darle. Riflettè su quello che disse per tranquillizzare Ember, che meritava di meglio dalla vita. Proprio quest'ultima le stava dando la possibilità di vivere un amore vero e puro, quello che nasce da persone buone, con mille difetti ma pronte a difenderti.

Ripensò a quel vecchio amico che aveva sofferto come lei e più di lei. Le aveva promesso che avrebbero superato tutto insieme, perchè erano legati da qualcosa che non poteva nemmeno essere etichettato. Ripensò alla libertà, all'amicizia, alla sicurezza che aveva provato tra le sue braccia.

Ripensò a quando la sofferenza lo aveva spinto a volersi buttare da quel burrone. Ripensò a come lo aveva supplicato, alle parole crude che lui le aveva rivolto, quelle parole tanto vere da ucciderla. Quella notte lui non si buttò da quel burrone, ma tutto ciò in cui lei ancora sperava sì. La sua anima si era buttata.

L'abbraccio di Lilac la riportò con forza al presente.

Lui non poteva avere ragione. C'erano tanti motivi per continuare a vivere. C'era l'amicizia che quelle strane persone le avevano promesso. E nonostante tutto a loro credeva ancora e sapeva che non le avrebbero mai fatto del male.

Quella sera abbracciò tutti, si fece coccolare e mangiò tanta confettura. Era fortunata, amata e viva.

Cosa poteva esserci di meglio?

 

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Capitolo 6
*** Don't let her go ***


CAPITOLO VI

 

Il giorno del fantomatico evento al vecchio teatro all'aperto arrivò e con esso tanta stanchezza per la preparazione degli abiti. Per non parlare del tempo che impiegarono le ragazze a convincere Jacob a partecipare.
“ Mi rifiuto.”

“ Ma ci saranno ragazze bellissime, di tutte le origini e classi sociali.” Lo convinse Lilac.

“ Se vedo che sono tutte strambe come voi me ne vado, vi avverto. Sto rinunciando ad una partita per questa cavolata.”
“ Tu per noi rinunceresti a tutto perchè ci ami.” Sorrise Ember.

“ Infatti, tu vivi per questo gruppo-orgia.” Scoppiò a ridere Dakta ripensando ad Eleonore ed irritando Jacob.

“ Se mai mi venisse in mente di fare un'orgia sarebbe con altro tipo di donne. Non con voi bambine.”

“ Ti ricordo che sei più piccolo di noi.” Azure sorrise divertita

“ Povere disperate. In realtà siete tutte represse perchè non fate sesso.”

Kismet alzò lo sguardo e tutti scoppiarono a ridere tranne Jacob.

“ Tu non conti.” Aggiunse scocciato.

“ Oh, beh, grazie.” Kismet gli diede un pugno sul braccio e lui rispose con un leggero spintone che la fece comunque cadere sul divano.

“ Se avete finito di giocare possiamo parlare di cose più serie. Adesso che Jacob è convinto e so per certo che non ha intenzione di cambiarsi per l'occasione propongo di vestirci noi e poi andare.” Azure si alzò e si avviò verso la cucina.

“ Ma come ci andiamo?” Le urlò dietro Ember.
“ Pensavo vi foste organizzati per i passaggi.” Si affacciò l'altra.

“ Io non ho l'auto dietro.” Disse Jacob.

“ Nemmeno io.” Aggiunse Ember.

“ Vediamo se Jam può darci un passaggio.” Propose Kismet prendendo il cellulare e digitando sullo schermo.

“ Ma Jamal non può portare tutte.” Le fece notare Dakota.

“ Magari porta voi ragazze. Jake, non puoi fartela a piedi?” Jacob le rispose con un eloquente gesto della mano.

“ O con la bici.” Propose Ember.

“ Quale? La tua rosa con i fiori e il cestino lilla?”

“ Hey, è nuovissima e molto bella.”

“ Non l'hai mai usata, è normale. Diciannove anni e non sapere andare in bici.” Dakota la guardò innervosirsi.

“ Sono più da cavalli e principi.”

“ Menomale che hai la patente, direi.” Disse Lilac.

“ Jam dice che lui e Hakeem possono darci un passaggio all'andata ma al ritorno può venire solo Keem. In caso voi tornate con lui e vi stringete un po'.”

“ E tu?” Le chiese Azure.

“ Alla festa dovrà esserci qualcuno che conosco, poi si vedrà.”

Dakota non dubitò nemmeno un attimo che avrebbe trovato qualcuno alla festa.

 

 

“ Ember c'era proprio bisogno di questi fiori in testa?” Jake cercò di allontanarsi il più possibile dall'intenso profumo di rose.

“ Ovvio, devo inebriare tutti i sensi, anche l'olfatto.” Ember si sistemò la coroncina di fiori abbinata al lungo abito floreale.

“ Inebriare, non uccidere...” Borbottò Jacob scendendo dall'auto.

“ Oggi Jake è proprio di ottimo umore.” Sorrise Jamal scendendo anche lui e prendendo la mano di Dakota per aiutarla a camminare con gli alti tacchi sulle pietre.

“ Pessima scelta di scarpe.” Le disse e lei appena si accorse di tenergli ancora la mano la ritirò e si girò verso l'auto di Hakeem aspettando che le altre ragazze scendessero non accorgendosi del lieve sorriso del ragazzo moro accanto a lei. Ammirò il suo semplice abito nero e poi i suoi occhi azzurri e profondi, poi le sue labbra rosse. Dovette distogliere lo sguardo sentendo la vicinanza della sorella, infatti, gli si avvicinò e lo prese a braccetto facendo finta di nulla, promettendogli con una semplice stretta una bella discussione da lì a poco.

“ Jam, hai intenzione di restare?” Hakeem non si sentiva minimamente a suo agio in quel luogo quasi magico con i suoi jeans strappati e il tatuaggio sul collo in bella mostra.

“ Restate ancora un po'.” Lo implorò Lilac con lo sguardo e come sempre lui non resistette e si guardò ancora in giro. Kismet ripensò a parecchi anni prima, quando Lilac le aveva rivelato che un giorno all'altro sarebbe andata a letto con suo fratello. In realtà non sarebbe rimasta sorpresa se avesse tradito Will con Keem. Guardò il fratello maggiore che la osservava mentre rideva con Azure ed Ember circondata dalla fioca luce delle candele. Chi era lei per poter giudicare i desideri segreti dei suoi fratelli? Si concentrò su Jamal e lo trascinò un po' lontano dagli altri fingendo di ammirare il luogo. Con Hakeem era diverso, sapeva che il fratello desiderava Lilac ma non l'avrebbe mai ferita. Con Jam c'era il rischio di finire in cose pericolose e non poteva permettere che nascesse qualcosa tra lui a Dakota.

“ Lo so. Ho fatto tanti errori, ma non voglio farle del male.” La precedette lui.

“ Ma certo che non vuoi, ma Jam, sei impulsivo, domani potresti cambiare idea e lasciare Dakota triste e ferita.”

“ Dio. So anche questo. Sono una pessima persona sotto certi punti di vista.”

“ Sei mio fratello, mi preoccuperei del contrario.”

“ Toglimi una curiosità, perchè non ti disturba il modo in cui Keem guarda Lilac?”

“ Perchè sono molto simili. Si proteggono a vicenda in continuazione ma allo stesso tempo si desiderano. E' come se avessero questo equilibrio. Se mai succedesse qualcosa tra loro non lo condividerebbero con nessuno e continuerebbero comunque a volersi bene.”

“ Nessuno dei due sente la necessità di stare con l'altro.”

“ Esattamente...”

“ Io invece...”

“ Hai sempre bisogno di qualcosa, ma non sai cos'è. Ti lasci andare, vivi le tue esperienze e quando ti stanchi vai oltre. Vuoi l'amore, ma allo stesso tempo non lo vuoi...”

“ Per paura di pentirmi, di poter ferire maggiormente perchè è così che sono fatto, qualsiasi cosa succeda finisco per incasinare tutto come...”

“ Come papà.”

Si guardarono intensamente e riconobbero quella debolezza l'uno nell'altra.

“ Non posso prometterti di smettere di pensare a lei, a volte è il mio istinto ad agire.”

“ Ok, ma controllati, fratello.”

“ Va bene, sorella.” Le sorrise dolcemente e le scompigliò i capelli ricci e disordinati.

Quando si voltarono videro Ember raccogliere qualcosa da terra.

“ Ember, cos'è?” Le chiese Azure.

“ Una pila. Ma la gente si rende conto di quello che questo oggetto inquini?” Si rialzò arrabbiata e voltandosi si scontrò con Johnny che la prese dolcemente tra le braccia.

“ Vedo che sei contenta di vedermi.” Le sorrise.

“ Io... tu... bel posto.” Ember cominciò a balbettare sorridendo e lanciando la pila tra le piante.

“ Posso chiederti di passare con me la serata? Potrei trovare il modo di farci dare lo stesso numero.”

Ember annuì rapita e seguì l'uomo dei suoi sogni lasciando tutti gli altri in preda ad una malcelata crisi di risa. Kismet si avvicinò alle piante e prese la pila mettendosela in borsa.

“ Kismet...”

Quella voce fece immobilizzare Kismet che notò lo sguardo in allerta di Jacob, gli sorrise e lo tranquillizzò. Si voltò lentamente verso Blaise e per un attimo le si tolse il respiro a causa dell'ondata di ricordi che la investì. Portava una semplice camicia bianca ed un paio di jeans. Si voltò e si irrigidì. Kismet notò che i suoi fratelli le si erano avvicinati.

“ Ciao, ragazzi.” Sorrise debolmente e tenne fisso lo sguardo su Hakeem che grugnì qualcosa.

“ Ho visto tuo fratello qualche giorno fa e mi ha detto che saresti tornato da tuo padre.”

Kismet fissò lo sguardo preoccupata su Blaise che addolcì lo sguardo notandola e rispose.

“ Ancora non ho deciso, vorrebbe che passassi un po' di tempo con lui, ma..” Abbassò lo sguardo in imbarazzo

“ Resta qui con Theo.” Kismet non si rese quasi conto che la voce era la sua e non volle nemmeno voltarsi quando i suoi fratelli la guardarono sbalorditi.

“ Penso...” Blaise si schiarì la voce “ Penso che potrei restare.”

Kismet non potè più guardare quel sorriso speranzoso. Non dopo aver perso lei stessa la speranza.

“ Passa una bella serata. Ragazzi, entriamo. Jam, ti aspettiamo più tardi.”

Si voltò ed entrò seguita dalle amiche confuse e da Jake silenzioso.

 

 

“ Ma cos'era? Mai visto qualcuno di più bello.” Dakota non riusciva più a trattenersi.

“ Già.” Kismet si agitò quando lo vide entrare e raggiungere altri due ragazzi. Ember seguì lo sguardo dell'amica e lesse la preoccupazione, forse aveva capito da chi proteggerla.

“ Guardate che bellezza.” Azure distrasse tutti dai loro pensieri spingendoli a guardarsi intorno. Era tutto illuminato da sole candele e le stelle si vedevano chiaramente. Sembrava di essere in un film.

“ Jacob!” Si voltarono tutti verso una mora dall'aspetto un po' brilla che si avvicinò a Jacob e lo baciò appassionatamente.

“ Ciao... Bella.” Rispose Jacob tentennando non ricordando il suo nome. In realtà pensò che forse nemmeno lo conosceva.

“ Che bello rivederti, alla fine della festa vuoi passare da me e parliamo un po'?” Gli chiese strascicando le parole e tenendo gli occhi spalancati. Era inquietante, bellissima, ma inquietante. Jacob le sorrise e le diede una pacca sul sedere e lei sorrise prendendolo come un sì.

“ Scusa..?” Dakota lo guardò sconvolta.

“ Che c'è? E' una vecchia amica.”

“ E si chiama Bella?” Gli chiese Azure

“ No, ma di sicuro lo è.”

“ Sembrava fatta. Quanti anni ha?” Chiese Lilac.

“ 28, credo.”

“ Non voglio saperne nulla” Disse Ember avvicinandosi insieme a Johnny.

“ Avete preso i numeri?” chiese quest'ultimo.

“ Non ancora.” Rispose Azure avviandosi verso il banco centrale.

Presero i numeri solo che quando il ragazzo guardò Kismet le diede un numero messo un po' in disparte per poi fissarla e sorriderle. Lei lo ignorò e si rivoltò.

“ Posso chiederti di ballare?” Le chiese Blaise sorridente sorprendendola.

“ No. E' impegnata.” Rispose Jacob

“ Ma vedi, deve passare la serata col partner di numero.” Rispose con un ghigno e sfidandolo con lo sguardo. Era più alto e muscoloso di Jacob e non c'erano dubbi su chi avrebbe potuto avere un vantaggio sull'altro.

“ 46” Le disse Blaise mostrando a Kismet il biglietto uguale al suo. Ember si avvicinò all'amica sgridandola mentalmente per non averle spiegato chi fosse quello strano ragazzo, avrebbe saputo cosa fare. Kismet guardò i suoi amici in allerta e si costrinse a riprendersi. Si avvicinò a Blaise e sorrise agli altri.

“ Vado a divertirmi e a godermi la serata, fate lo stesso.” Li salutò e Blaise la portò accanto ad un tavolo un po' distante dalla musica. Kismet rilassò il viso eliminando ogni traccia di serenità

“ Gli hai detto di darmi questo numero.” Lo accusò lei andandosi a sedere per terra, appoggiandosi ad una pietra dietro di lei.

“ Gli ho detto di darlo alla più bella.” Si sedette accanto a lei

“ Ci hai sempre saputo fare con le parole. Mi hai sempre incantata.”

“ Oh no. Eri tu ad incantare me. Mi facevi fare tutto quello che volevi.”

“ Scherzi? Ricordi quando ti sei messo in testa di rubare quell'auto?”

“ L'ho riportata indietro.”

“ Quando hai finalmente capito che potevi farti scoprire.”

“ Quando ho visto il tuo sguardo deluso.”

“ Il mio sguardo non ti ha fermato su quel burrone, quando ti ho detto di andarcene via...”

“ Non mi sono buttato.”

“ Mi hai ferita. Mi avevi promesso che non avresti mai mollato un attimo, che non mi avresti mai lasciata. Eppure hai pensato di farlo, B. Mi hai guardato negli occhi e mi hai detto che non avevi ragione di vivere quando io avevo deciso di trovarne abbastanza per entrambi. E' come se avessi spinto una parte di me da lì. Hai ucciso la mia speranza. Hai distrutto il mio cuore.” Le lacrime cominciarono a rigarle il viso e Blaise la prese tra le sue braccia.

“ Quando sei andata via sono impazzito, ho ripensato al dolore, alla tristezza, alla delusione che ho provocato in te. Mi odio. Ma non sono perfetto. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai, K. L'unica cosa perfetta nella mia vita sei stata tu. Mi sono dovuto allontanare da mio padre, dalla mia città, dalle mie certezze per migliorare, per non deluderti mai più. Theo mi ha portato in giro con sé e quest'anno mi iscrivo anche al college anche se con un anno di ritardo. Sono qui perchè mi sento pronto a darti quello che meriti: assoluta devozione.”

“ Peccato che io non sia pronta.”

“ Lo so. Ma permettimi di starti accanto. Dammi una possibilità.” Kismet si allontanò dalle sue braccia e lo guardò negli occhi.

“ Non posso rischiare di soffrire ancora, di cadere di nuovo in quel tunnel di tristezza. Ne sono a malapena uscita.”

“ E allora lascia che ti faccia allontanare del tutto.”

“ Io...”

“ Non devi fidarti adesso.”

Lo guardò negli occhi e rivide quella persona che una volta era persa come lei, vide anche quell'amore che si erano dati a vicenda. Ebbe nostalgia del modo in cui le prendeva il viso e posava le sue labbra sul suo naso per intenerirla ed ottenere ciò che voleva o delle notti passate abbracciati.

Ripensò a quei segreti che solo lui conosceva.

Agli abbracci.

A loro due.

Gli prese la mano e gli sfilò il bracciale d'argento mettendoselo lei riflettendo su quanto avesse sentito la mancanza di quella piccola ancora di salvezza al polso.

Si sorrisero non notando una persona con gli occhi fissi su di loro.

 

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Capitolo 7
*** Time ***


CAPITOLO VII

 

Quando Kismet arrivò in casa trovò tutti seduti nel suo soggiorno con dei biscotti sul tavolo. Sapeva che avrebbero preteso delle risposte e non poteva negargliele seppure ricordare le facesse troppo male ancora. Quel giorno girovagò per la città per poi vedersi con Trent durante la pausa pranzo, spense il cellulare per non essere disturbata da nessuno. Non pensò che avrebbero potuto raggiungerla a casa.

“ Che piacevole sorpresa! Ma prego, accomodatevi, prendete i miei biscotti, tranquilli.” Sorrise lei ironica.

“ Kis, per piacere ci spieghi chi era il ragazza di ieri? Non ho mai visto Jam così nervoso.” Le chiese subito Dakota.

“ Oh, quanta attenzione presti a mio fratello, non è così?”

“ Kismet, conosciamo questo atteggiamento, nessuno ti vuole attaccare. Vogliamo solo capirci qualcosa.” Ember le prese una mano e la fece sedere accanto a sé.

“ Lo volete sapere subito? Insomma, non credo abbiate smesso di mangiare o dormire a causa mia, no?”

“ Pensavo quest'amicizia si basasse sulla fiducia reciproca.” Disse Azure

“ Hai ragione. Fiducia. Quindi fidatevi di me e delle mie scelte. Se decido di non dirvi qualcosa c'è un motivo.”

“ E qual è?” Dakota non avrebbe mollato.

Kismet si guardò intorno, concentrandosi su ognuno di quei visi preoccupati. Sul caminetto una piccola bambina sorridente la guardava, quasi a rinfacciarle quello che non aveva più, abbracciata a quell'uomo innamoratissimo della sua “principessa”. In realtà in casa sua nessuno stava in soggiorno date le dimensioni della casa. Infatti si stava generalmente in cucina, nella sala da pranzo o nella “tana” dei ragazzi dove si chiudevano per guardare la televisione, giocare alla play o... a fare altro. Si era dimenticata di quella foto, oppure semplicemente si era imposta di non guardare più quel punto preciso della casa. Lei e Jam avevano preso il carattere impulsivo e folle del padre, a differenza di Hakeem che era l'unico tra noi a pensare sempre lucidamente. Come la mamma, pensò con una punto di nostalgia. Si alzò e accarezzò distrattamente la figura del padre per poi rivoltarsi verso gli amici.

“ Io e Blaise ci conosciamo da molto tempo dato che le nostre famiglie sono da sempre in contatto. O almeno lo erano. Sta di fatto che come ben ricordate ogni anno partivamo per andare nella città natale di mamma dove appunto Blaise e la sua famiglia vivevano.”

“ Okay, quindi siete amici di vecchia data. Cosa è successo?” Lilac la guardò spronandola ad andare avanti.

“ I nostri genitori hanno cominciato ad avere... problemi... nello stesso periodo. Solo che mentre papà si limitava a tradire mia madre, il papà di Blaise cadeva sempre più nel circolo dell'alcol prendendosela spesso fisicamente col figlio minore. Io e Blaise proprio quell'anno ci siamo avvicinati molto, mi aveva promesso che non avrei sofferto con lui, che la nostra amicizia sarebbe stata più forte e … e voi mi conoscete. Per me la speranza è tutto, come l'aria. Senza non ce la faccio ad andare avanti. Lo ammiravo per la sua forza. Un giorno però aveva deciso di porre fine alla sua vita ed io ero con lui. Per me è stato così doloroso, non riuscivo a capire le sue ragioni, a comprenderlo. Non ci riesco nemmeno adesso. Sono egoista ed è risaputo. Ho solo pensato a tutte le bugie, alla speranza che ha ucciso in me. Alla fine sono riuscita a convincerlo a tornare indietro e spostarsi dal burrone, ma quando ha provato a toccarmi sono scappata via e non ho più voluto rivederlo. Sono passati circa due anni.”

Gli amici la guardarono rapiti ma lei si concentrò sul bracciale che aveva al polso. Glielo aveva regalato Blaise come promessa di un'amicizia eterna, ma dopo quel fatto glielo fece riavere all'interno di un pacco con altre sue cose come una vecchia maglietta di un'orribile band con B amava. Ricordò le notti in cui dormiva solo con quella maglietta e sorrise debolmente, si chiese dove fosse.

“ Perchè non ce l'hai mai raccontato?” Chiese dolcemente Ember

“ Perchè ho sentito il bisogno di tenere questi due mondi separati. Voi siete stati la mia ultima speranza e non sono ancora stata tradita. Se non avessi trovato voi al mio ritorno, pronti a riabbracciarmi come sempre, forse mi sarei buttata io stessa da quel burrone.” L'ultima frase uscì in un sussurro e Kismet non riuscì a continuare per le troppe lacrime. Ember la strinse in un abbraccio e Lilac le aggiunse presto.

“ Adesso che è qui cosa farai?” Le chiese debolmente Dakota non sapendo come affrontare l'argomento.

“ Ieri mi ha chiesto di dargli una seconda possibilità ed io ho intenzione di dargliela. E' come un fratello per me. Adesso che papà ci ha scaricati sento il bisogno di sistemare qualcosa nella mia vita.”

“ Ma hai ancora paura...” Aggiunse Dakota. La conosceva troppo bene.

“ Di essere ferita?? Certo.”

“ Pensa che quel burrone è solo un suo problema. Tu non devi averci nulla a che fare, e se o quando vorrai buttarti ti prego di farlo tra le mie braccia.” Ember le tenne il viso guardandola negli occhi per sottolineare il concetto.

“ Ti voglio un sacco di bene.” Le disse Azure e anche lei si unì all'abbraccio. Solo in quel momento si accorse dell'assenza di Jacob.

“ E' con Jamal, avevamo bisogno di una scusa per restare qui soli e lui l'ha portato a vedere la nuova auto di suo padre.” Le disse Dakota.

“ E Hakeem?”

“ Non era a casa quando siamo arrivati.” Rispose Azure.

Kismet si alzò ed andò a prendere il gelato. Aprì il frigorifero e prese la confezione che posò sul tavolo da cucina ma prima di prendere i cucchiai la sua attenzione fu catturata da una busta nascosta male sotto il cesto della frutta. La prese e notò che non vi era nessun mittente, la aprì e lesse il biglietto al suo interno.

 

Smettila di evitarmi e permettimi di avvicinarmi a voi. Non dimenticare i bei momenti, Jamal.

C.L.

 

Kismet notò che non era un biglietto, ma una foto. La girò e vide tre bambini sorridenti, due maschi ed una femmina, abbracciati ad una donna con i suoi stessi occhi ed il suo stesso sorriso. Le sembrò di vedere se stessa e ne rimase impressionata. La bambina era chiaramente lei. In qualche scatolone in soffitta c'era ancora quell'abitino a quadri, ma non capì chi fosse quella donna tanto simile a lei, anche se... La collana che indossava...

“ Vuoi aiuto?” Chiese Lilac entrando e prendendo i cucchiai. Kismet ripose velocemente la foto nella busta e sorrise all'amica raggiungendo le altre.

 

 

“ E' una bomba. Ma non me la lascia guidare.” Disse Jacob superando il cancello della villetta seguito da un divertito Jamal.

“ Se avessi un auto simile neanche io la farei guidare a qualcuno.”

“ Come non fai avvicinare nessuno a Dakota?”

Jamal guardò stupito il ragazzo e richiuse lentamente il cancello.

“ Scusa..?”

“ Ieri sera. Il ragazzo con lo stesso numero di Dakota. Quando sei venuto a prenderci e ci hai detto di aspettare... Il ragazzo non si è fatto vedere e Dakota ci è rimasta molto male. Stamattina, però... sì, è strano. L'ho incontrato al pronto soccorso, ha passato la notte lì perchè “pestato a sangue da uno sconosciuto ad una festa”.”

“ Non giudicare ciò che faccio, ragazzino. L'ho visto mentre la teneva stretta con quelle luride mani e la baciava. Era un'idiota.”

“ Jamal...”

“ Accetto certi discorsi solo da mia sorella. E non sei nella posizione di parlare dato che ti sei scopato qualcuno in questo bel gruppetto di amiche, non è vero?”

“ Non sai cosa stai dicendo.” Jacob distolse lo sguardo.

“ Jake, sono stato io ad insegnarti ad osservare bene i gesti e gli sguardi delle persone. Non te lo scordare mai.” Jam fece per superarlo ed entrare ma fu fermato da Jacob.

“ Non lo dirai, vero?”

“ Dipende da te, amico.”

Si strinsero la mano ed entrarono in silenzio sorridendo alle ragazze che cominciarono a prenderli in giro per la loro passione per le auto. Jacob non riuscì a trattenersi e la guardò. Era un donnaiolo egoista e disinibito. Ma lei era l'unica a farlo pentire della persona che era. Ringraziò di poterla avere ancora come amica, nonostante gli errori commessi. Lei ricambiò il suo sguardo e gli fece una smorfia. Quanto amava quelle ragazze, pensò.

Kismet fissò il fratello quando entrò e cercò di capire se le stesse nascondendo qualcosa, quella sera stessa, quando tutti se ne andarono stanchi per il troppo gelato e Jamal e Hakeem la salutarono per andare a lavoro lei andò nel vecchio salotto al secondo piano, quello che usava sempre sua madre per leggere o per prendere il caffè. Si avvicinò al piccolo mobile accanto la sedia a dondolo e prese i vecchi album fotografici di famiglia, li sfogliò tutti, uno ad uno e non trovò una sola foto di quella donna. Rimise tutto a posto e scese in cucina per riprendere la foto ma non la trovò.

“ Cosa mi nascondi, fratello?” Chiese a se stessa

“ Hai provato a chiederglielo?”

Kismet quasi non cadde per la paura quando Blaise entrò dalla porta della cucina ridendo divertito dalla reazione della ragazza.

“ Sei impazzito? Intrufolarti in questo modo...”

“ Lo sai che odio entrare dalla porta principale.”

“ Terribile vizio.”

“ Quale dei tuoi fratelli ti nasconde qualcosa?” Chiese Blaise sedendosi e prendendo una mela.

“ Jamal. B, ricordi una donna a cui assomiglio tanto?”

Blaise la guardò confuso.

“ Che domanda è?”

“ Ho trovato una foto. C'era una donna molto simile a me che abbracciava me ed i ragazzi. Jamal me la sta nascondendo ed io...”

“ Sei troppo curiosa per lasciar correre. Non saprei. Tu e Jamal vi assomigliate un po' ma nessuna donna ha i tuoi lineamenti, nemmeno tua madre. Per non parlare delle tue zie. Sono delle streghe barbute.”

“ Non essere cattivo, sono le mie prozie, è normale che siano così... poco attraenti.”

“ Poco attraenti? Sono più giovani di tua nonna eppure hanno già perso tutti i denti. Una volta tua zia Milly mi ha abbracciato ed ho avuto gli incubi per mesi.” Blaise rabbrividì al ricordo.

“ Sei senza cuore. Ti adorano! A me non hanno mai fatto la torta al cocco.” Kismet si imbronciò sedendosi di fronte al ragazzo.

“ Non penso sia così positivo, sai. Il bracciale ti sta molto bene.”

Kismet guardò il polso e si sentì felice di riavere il suo gioiello. Anche se non si sentiva ancora pronta a fidarsi come una volta. Ed il suo sguardo glielo fece capire.

“ Hai cenato?” Le chiese per cambiare argomento

“ Ho mangiato un'infinità di gelato. E tu?” Kismet guardò l'ora e notò che era abbastanza tardi.

“ Non ancora.” Le sorrise e lei alzò gli occhi al cielo.

“ Frittata di patate?”

“ Frittata di patate.”

Il loro piatto preferito, mangiato a qualsiasi ora del giorno ed in ogni condizione climatica.

“ Le tue amiche sono molto belle.”

“ Lo so. Ma anche Jacob lo è. Ed è mio amico.”

“ E' decente. Ma per essere belli si deve essere come me.”

“ Essere palestrato non ti rende bello.” Rispose lei tagliando le patate e scaldando l'olio.

“ No, infatti. Ma essere palestrato, moro, con gli occhi azzurri, simpatico ed intelligente sì.”

“ Hai dimenticato di citare la modestia.”

“ Ieri ci ha provato con una mia amica che lo ha rifiutato. E' stato un brutto colpo, ma digli di tenersi alla larga da lei.”

“ Chi è?”

“ Una ragazza che sarebbe meglio non conoscere mai. Bella quanto perfida. Lo ha rifiutato per attirarlo ancora di più.”

“ La conosci così bene?” Gli chiese voltandosi.

“ Può essere. Ricordi quella vecchia maglietta che adoravi?” Le chiese per distrarla. Le propose di riprenderla e lei accettò sorridendo e raccontandogli storie stupide dei suoi amici. Non potè far altro che ammirarla mentre cucinava e rideva per le sue stesse storie, sapeva che ancora non gli aveva ridato il cuore, ma gli aveva aperto un piccolo spiraglio. Quando gli mise davanti le posate abbassandosi verso di lui sentì l'inconfondibile profumo di pesca che la caratterizzava e chiuse gli occhi perdendosi nei ricordi.

Kismet notò il gesto e si avvicinò mentre lui le cingeva la vita e affondava il viso nell'incavo del suo collo.

Lo abbracciò e si sentì in pace col mondo.

Si sentì parte del mondo.

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Capitolo 8
*** Never be alone ***


CAPITOLO VIII

 

 

Il buongiorno si vede dal mattina, dicevano, pensò Kismet. Peccato che erano le 5 ed era già sveglia per colpa di quel coglione di suo fratello. Ma non poteva strangolarsi col cordone ombelicale e risparmiare tutti della sua presenza?

“ Ti sto odiando.” Disse Kismet riempiendo lo zaino di merendine a caso.

“ Sto immaginando la tua morte e sto godendo, sappilo.” Jamal scese le scale con due borsoni e li depositò ai piedi di Hakeem che nel frattempo controllava qualcosa sul tablet.

“ Smettetela di lamentarvi, bambini. Vi lamentate in continuazione dicendo che non faccio mai nulla di divertente ed impulsivo e adesso che ci provo non siete contenti.” Il fratello maggiore prese entrambi i borsoni con una sola mano e li portò fuori per caricarli sull'auto.

“ Sai dove intende portarci, per caso?” Chiese Kismet prendendo una bottiglia d'acqua dal frigorifero.

“ Non ne ho idea. Mi ha solo tirato giù dal letto. Ma conosciamo entrambi Hakeem, non gli piacciono i viaggi.” Jamal si sedette su una delle sedie del tavolo da cucina e la guardò giocherellando con l'accendino.

“ Sono troppo assonnata per rifletterci sopra. Ci penserò quando avrò riabbracciato un letto.” Detto ciò Kismet lanciò il suo zaino al fratello colpendolo sulla faccia facendola ridacchiare e scappare in auto.

“ Dov'è l'altro idiota ?” Le chiese Hakeem aprendole lo sportello posteriore.

“ Proprio qui, ma non sei nella posizione di giudicare la mia idiozia, fratello.”

Hakeem lo colpì sulla testa e salì al posto guida della sua Chevy Colorado nera aspettò il fratello e poi partì.

“ Adesso posso sapere dove stiamo andando?” Chiese Jamal cercando una stazione radio decente.

“ No e smettila di chiedermelo. Segui l'esempio di Kis.”

Jam si voltò e sorrise vedendo la sorella distesa su tutto il sedile posteriore addormentata, con la bocca aperta e con... era una caramella alla menta quella che aveva tra i capelli? Prese il cellulare e le fece una foto per poi postarla in rete ridacchiando. Riportò l'attenzione sulla strada, notò che stavano passando proprio davanti alla casa di Dakota. La immaginò ancora nel suo letto a dormire, magari con una di quelle magliette larghe che usava per stare a casa, con i capelli sparsi sul cuscino e quel suo profumo ad imprimerle ogni centimetro di pelle... Si impose di pensare ad altro e si accese una sigaretta abbassando il finestrino.

“ Se ci fosse Ember ti picchierebbe.” Ridacchiò il fratello

“ La capisco ma non riesco a smettere.”

“ Ti avevo detto di non iniziare.”

“ Ti ho mai ascoltato?”

“ No, ecco perchè hai un ferro di cavallo tatuato sul braccio.”

Jamal ripensò a quando Kismet e Lilac lo convinsero a farsi un tatuaggio da ubriaco, dannate ragazze. Anche se doveva ammettere che non gli dispiaceva più di tanto, non aveva mai smesso di credere nella fortuna.

Viaggiarono per circa due ore nelle quali anche Jamal si addormentò lasciando Hakeem ai suoi pensieri. Nonostante non avesse dormito un attimo, non provava alcun senso di stanchezza. Aveva passato tutto il tempo a cercare di capire come spiegare ai suoi piccoli fratelli che sarebbe tornata loro madre. Tre anni prima si scusò con loro dicendo che aveva bisogno di qualche settimana per sé stessa. Settimane che si trasformarono in mesi. E poi in anni. Inizialmente aveva deciso di andare in Asia per “ ritrovarsi”, poi era semplicemente tornata a vivere nella città natale, dalla madre. Ogni tanto li chiamava, forse costretta da uno strano senso del dovere. Hakeem si era preso cura dei fratelli, magari era spesso rude, violento e impulsivo, ma li amava ed erano la sua unica ragione di vita. Non pensava di aver sacrificato nulla, non aveva mai avuto sogni pretenziosi o impegnativi. Sperava di restare in quella città, con la sua famiglia. Forse desiderava un cano, e lo avrebbe preso, decise subito.

 

“ Benedetta ragazza, ma il cellulare a cosa le serve?” Chiese nervosa Ember chiudendo per l'ennesima volta la chiamata. Azure le porse un bicchiere di succo cercando di calmarla non riuscendoci.

“ La conosciamo bene, sarà a casa a poltrire con Trent, probabilmente. Oppure ha solo bisogno di stare un po' sola. Quando se la sentirà ci chiamerà.” Le disse Lilac prendendo la sua borsa.

Quel giorno sarebbero dovuti andare tutti insieme in montagna. L'appuntamento era a casa di Azure alle 7 già pronti. Jacob sbadigliò massaggiandosi gli occhi. L'attenzione di tutte si posò sul suo collo.

“ Quello è un succhiotto?” Gli chiese Dakota avvicinandosi. “ Sì, è un succhiotto. Ma...”

Anche Lilac si avvicinò “ Ha una forma strana, Jake. Sembra uno sputo.”

“ Mai più inesperte...” Borbottò Jacob caricando le borse in auto.

“ Non la aspettiamo più?” Chiese Azure chiudendo la porta di casa

“ No, basta. Salite e liberatemi da questa tortura.” Ordinò Jacob. Ripensò a Jamal e si chiese se fosse così evidente... Insomma, pensò, come l'aveva capito?

Si voltò a guardarla senza farsi notare. Le voleva bene, allo stesso modo delle altre, la stimava e la rispettava, ma... era successo ed entrambi si erano promessi di non riparlarne più. Sperò che Jamal mantenesse la parola data.

 

 

“ Dannazione!” Kismet si risvegliò all'improvviso cercando il cellulare intorno, non si preoccupò nemmeno di sistemare la folta chioma che ormai era un cespuglio.

“ Che succede?” Le chiese Hakeem con gli occhi puntati sull'autostrada.

“ Sto cercando il cellulare. Oggi sarei dovuta andare in montagna con i ragazzi.”

“ Usa il mio.” Le diede il cellulare. Kismet compose il numero di Ember e aspettò che rispondesse.

“ Pronto?”

“ Hey, dolcezza, buongiorno.” Hakeem sorrise.

“ Cosa cavolo stai facendo e perchè non sei venuta, idiota?!” Le urlò l'amica

“ Scusa! Ma non è colpa mia, giuro. E' stato Hakeem a costringerci a salire in auto alle 5.”

“ Alle 5? E dove siete?”

“ Uhm...” Kismet guardò fuori dal finestrino e oltre a qualche albero non notò nulla. “ In autostrada, credo.”

“ E dove siete diretti?”

“ Non ne ho idea”

“ Kismet...”

“ Sono davvero in auto con Hakeem e Jamal.” Kismet si innervosì sentendo la preoccupazione dell'amica. Non aveva nessun desiderio di suicidarsi, né era depressa.

“ Okay, okay. Chiamami dopo, non lasciarmi in ansia.”

“ Sì, mamma.”

Hakeem trasalì ma la sorella non se ne accorse e gli diede il cellulare per poi colpire Jamal sulla faccia.

“ Sveglia, dormiglione.”

“ Appena scendo ti uccido, ragazzina.” Jamal la guardò male e si sistemò sul sedile.

“ Hey, fratello... Stiamo andando da nonna Malika?”

“ Già.”

Kismet si voltò di nuovo verso il finestrino...

“ E' successo qualcosa alla nonna?”

“ No..”

“ Allora perchè stiamo andando da lei? Potrebbe esserci papà. Non lo voglio vedere. Hakeem, riportami a casa.” Kismet cominciò ad innervosirsi.

“Hey, hey, Kis... Calmati. Papà è in Europa per una settimana. Stiamo solo andando a passare un po' di tempo con lei, è sola.” Hakeem le parlò a voce alta per farsi sentire ed abbattere quel muro di ansia che sbucava ogni volta dal nulla.

“ Visto? La andiamo solo a salutare, respira.” Jamal allungò il braccio e accarezzò la mano della sorella che gliela strinse calmandosi e si voltò in silenzio.

“ Non le ho portato il cioccolato all'arancia.” Disse come se nulla fosse.

“ Glielo porteremo la prossima volta.” Le disse Hakeem e svoltò verso la tenuta di sua nonna.

 

“ Eccoli, ingrati, insensibili, traditori ma pur sempre bellissimi. I miei meravigliosi ragazzi!” Malika uscì dalla sua villa ed andò incontro ai suoi nipoti. La camicia di flanella e gli stivali dicevano già tutto, Malika non era la solita nonna da maglioni fatti a mano.

Hakeem la abbracciò e la fece volteggiare facendola strillare.

“ Mascalzone, non ho l'età per queste cose.”

“ Sciocchezze. Sei ancora giovanissima.” Jamal la abbracciò e le diede un bacio.

Poi Kismet si avvicinò.

“ Ciao, nonna...” Lo sorrise timidamente sorprendendo i fratelli.

“ Quanto sei cresciuta...” Malika si commosse e Kismet l'abbracciò sorridente. Il profumo di limoni le inebriava i sensi e l'abbraccio della nonna le fece ripensare a tutti i bei momenti passati lì.

“ Quando Hakeem mi ha chiamata per dirmi che sareste venuti ho deciso di mollare tutto e mettermi a cucinare. Non manca nemmeno uno dei vostri piatti preferiti.” Li esortò a entrare lamentandosi ogni tanto della stazza di Hakeem.

Appena entrarono in casa tutti e tre tornarono indietro con la mente e si persero ognuno nei propri ricordi. Malika se ne accorse ed entrò in cucina anche per farli riprendere confidenza con quel luogo.

“ Guarda, Hakeem. C'è ancora il segno di quando hai sbattuto la testa a 9 anni.” Jamal si accovacciò per guardare meglio sorridente la crepa sul muro.

“ Ho sempre affermato che avessi una testa dura, ma non pensavo così tanto.” Rise Kismet.

“ Potrei mostrarti almeno sette vasi che hai distrutto e che abbiamo dovuto sistemare con la colla.” Hakeem cominciò a contarli e Kismet raggiunse la nonna ridacchiando.

“ Sono molto arrabbiata. Dovreste venirmi a trovare più spesso.”

“ Mi dispiace. Ma... sai... Lo studio, il lavoro dei ragazzi.”

“ E' estate, non studi più e i ragazzi lavorano di sera.”

“ Io...”

“ Tuo padre non viene qui da anni, bambina.”

Kismet rimase sorpresa da quella rivelazione. Nonna Malika era l'unica che riusciva a tenere a bada lei e i suoi fratelli per un intero pomeriggio facendoli stare insieme nella stessa stanza. Decidere di non andare più così spesso da lei la ferì non poco, ma sapeva che vedere suo padre l'avrebbe ferita maggiormente.

“ Mi dispiace, nonna. Perchè non me l'hai detto?”

“ Perchè volevo che superassi le tue paure.”

“ Non le supererò mai, nonna.”

“ Se continui a ripeterlo è normale.”

“ Non è così facile.”

“ Smettila di fare la bambina, non puoi continuare a fare la vittima aspettandoti che tutti ti capiscano. Sei solo capricciosa.”

Kismet fissò la nonna sorpresa e... sorrise. Si era dimenticata i modi... forti... di quella donna.

“ Mi sa che hai ragione.”

“ Ho sempre ragione, bambina. E adesso porta fuori quel vassoio di frutta. Dio solo sa da quanto tempo non mangiate qualcosa di decente.”

Fuori trovarono Hakeem e Jamal intenti a costruire degli aquiloni con il cartone dei sacchi di cemento, dei rametti e le spine dei cactus.

“ Non avete più 10 anni, lo sapete, vero?” Chiese divertita Kismet.

“ Cos'è, ragazzina? Questi modi ti sembrano infantili? Allora posso buttare questo aquilone in più.” Le disse sorridente Hakeem.

“ No!” La sorella corse dentro a prendere i rotoli di spago dal cassetto del mobile in soggiorno, sorprendendosi nel constatare che nulla era cambiato in quella casa. Uscì fuori e prese il suo aquilone. Legò attentamente lo spago e quando anche i fratelli ebbero finito si alzarono e si misero a correre facendo volare le loro creazioni. Hakeem si sentì impacciato e un po' stupido, era vagamente enorme per mettersi a giocare con gli aquiloni, ma quando lui e Jamal videro i sacchi di cemento non riuscirono a trattenersi. In quella tenuta tendevano a diventare dei bambini rudi e selvaggi. Ma, in realtà, pensò che lui lo era anche al di fuori di essa.

“ Bambini, lavatevi le mani e venite a tavola!” Nonna Malika li richiamò sorridendo ripensano a quante volte ripeteva quella frase tempo prima.

 

 

“ Sei in campagna?” Le chiese Azure impossessandosi del cellulare.

Kismet aveva scoperto che la nonna aveva comprato un PC ed installato una connessione internet e così pensò di fare una videochiamata con i suoi amici.

“ Sì. Non sai che aria pulita e rigenerativa. Ti prometto che un giorno ci torniamo e passiamo la giornata a fare yoga all'aperto.”

Azure le sorrise e venne spinta da Dakota.

“ Non ci credo che da quando ti sei svegliata non hai flirtato con nessuno. Jake, ho perso quella dannata scommessa. Non è malata di sesso.”

“ Hey!! Non hai il permesso di fare scommesse su di me.” Le disse imbronciata Kismet.

“ Mi sei mancata così tanto!!! Ember non ha fatto altro che spiegarci l'importanza che dovrebbe avere il rispetto della natura nella nostra società. Se sento ancora una sola parola su questo argomento giuro che incendio l'intera montagna.” Lilac le parlò velocemente e con un'aria da disperata facendo divertire Kismet.

“ Esagerata! Non hai fortunatamente assistito alla scena di Dakota e Azure che hanno buttato tutta la spazzatura nel cassonetto degli organici.” Ember sembrò cercare appoggio nell'amica che invece rise ancora di più quando Lilac si rimpossessò del cellulare

“ Ci ha fatto setacciare tutti i sacchetti per separarli. Tutti che ci guardavano. E' stato così imbarazzante. Non lasciarci mai più con lei.”

Kismet era piegata in due dalle risate.

“ Hey, Kis! Ti sto realmente volendo bene in questo momento, non ho mai guadagnato così facilmente 50 dollari.” Le disse Jacob ammiccando e inquadrando Dakota che invece borbottava accigliata.

“ Fate attenzione quando tornate a casa, anche noi tra poco dovremmo ripartire. Ci sentiamo più tardi.”

La salutarono tutti e lei riattaccò.

“ Sono dei bravi ragazzi” Kismet si voltò e vide sua nonna, le sorrise.

“ Sono parte della mia famiglia.”

“ E allora cerca di tenerteli stretti. Su, i tuoi fratelli ti aspettano giù. Non dimenticare di tornare presto da me.”

 

In auto Kismet ripensò a sua nonna e si ripromise di tornare da lei il prima possibile.

Era ora di superare le paure.

 

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Capitolo 9
*** Never far from home ***


CAPITOLO IX

 

Jamal aprì la porta di casa per poi tornare indietro per prendere tutti gli avanzi di nonna Malika. Avanzi che li avrebbero sfamati per un'intera settimana, pensò felice. Non che non mangiassero bene, ma spesso se era Kismet a cucinare si ritrovavano a dover ordinare una pizza all'ultimo momento.

“ Smettila di sorridere come un ebete. Sono solo degli avanzi.” Lo riprese la sorella.

“ Sarà la miglior settimana della mia vita!”

“ Hakeem, mi prendi lo zaino?” Hakeem si voltò verso Kismet e tornò indietro verso il pick up.

“ La prima volta che non hai toccato le tue schifezze per un intero giorno” Disse Jamal riferendosi agli snack della sorella.

In realtà c'erano tante cose che non aveva fatto per un intero giorno, pensò lei.

 

Qualche ora dopo il cellulare di Kismet, che ovviamente aveva ritrovato sul comodino della sua stanza, squillò. La ragazza intenta a sistemare i diversi libri sparsi si fermò e rispose alla chiamata.

“ Lilac!”

“ Siamo tutti qui sotto casa tua.”

“ Ma è tardi! Non siete stanchi?” Rispose avviandosi verso la porta finestra della sua stanza ed uscendo sulla piccola veranda. Vide i suoi amici accanto all'auto di Ember, anche se di Dakota vedeva solo le gambe che penzolavano dal finestrino posteriore. Sorrise e fece loro segno di entrare.

Si rimise a sistemare i libri e abbassò di poco il volume dello stereo. Sentì i ragazzi avvicinarsi ed aprì la porta della stanza.

“ Ciao! Posso offrirvi qualcosa? Lasagne? Polpettine? Insalata? Muffin?” Chiese loro.

“ Per me... una bottiglietta d'acqua.” Le rispose Azure guardandola confusa. Effettivamente era strano trovare del vero cibo in quella casa.

“ JAMAL!! BOTTIGLIA D'ACQUA.” Urlò Kismet dalla porta.

Dakota si buttò sul letto lanciando via tutti i cuscini.

“ Non capisco come tu faccia a dormire con tutti questi cosi in mezzo.”

“ Mi fanno sentire coccolata e cerca di non buttarli a terra.” Le disse raccogliendo i piccoli cuscini scivolati giù e sculacciandola.

“ Non ci credo. Hai ancora questo bracciale ?” Le chiese Lilac. Kismet le si avvicinò e sorrise alla vista del bracciale col piccolo panda.

“ Non lo butterei mai. Lo metterò sul comodino della mia stanza al college.” Quell'ultima parola fece calare un imbarazzante e triste silenzio e Kismet si pentì immediatamente di aver nominato l'innominabile.

“ Smettila di trattarmi come un servo, pulce.” Jamal entrò interrompendo i pensieri tetri dei ragazzi e guardandosi intorno con preoccupazione.

“ Ho interrotto la commemorazione di qualche morto?” Disse sedendosi sul letto troppo vicino al fondo schiena di Dakota.

“ A proposito di morti, quel criceto che avevi in quarta elementare è ancora seppellito nel giardino?” S'illuminò come se nulla fosse Jacob rivolgendosi a Kismet.

“ Sì... ma non capisco cosa c'entri...” Ma s'interruppe quando vide i due ragazzi scambiarsi uno sguardo divertito. Azure si lanciò sulla porta impedendo loro di uscire ma Jamal la prese e la spostò correndo verso le scale seguito da Jacob.

“ LASCIATELO RIPOSARE IN PACE!!” Urlò Kismet e sospirando irritata.

“ Sono dei bambini. E pensare che Jamal è più grande.” Riflettè Lilac

“ Ricordate quando mi hanno riempito l'armadietto di serpenti di gomma ?” Ember rabbrividì al pensiero.

“ Che bei tempi quando Jamal era al liceo con noi! Ci si divertiva sempre.” Kismet si perse sorridente nei suoi pensieri.

“ Stai scherzando, spero. Al primo anno tutti ci facevano scherzi orribili, compreso tuo fratello, ma nessuno, ovviamente, si avvicinava a te.”

“ I benefici di avere due fratelli maggiori maschi.”

“ Bulli...” Aggiunse Dakota.

“ Non sono mai stati bulli, Dake!” Li difese Ember. Tipico.

“ Oh infatti, poveri ragazzi malcompresi. Kis, Hakeem non è quello che che ha infilato la testa al mio ex ragazzo nel water? Insomma, nemmeno ci studiava più al liceo...”

“ Dake, ci sono dettagli nascosti...” Aggiunse Azure con un tono canzonatorio.

“ Del tipo? Hakeem non mi ha mai dato una spiegazione plausibile.”

“ Azure!” La ammonì Kismet, ma il gesto non fu ignorato da Dakota che si alzò per mettersi più comoda.

“ No, adesso parlate. Tu, mi nascondi qualcosa.” Disse rivolta a Kismet.

“ Non ti nascondo nulla.”

“ Devo andare da Hakeem a dirgli che hai preso l'erba dal suo armadio e l'hai rivenduta?”

“ Dakota, stai giocando sporco.” Le disse l'amica preoccupata.

“ Ok, vado..” Dakota fece per alzarsi ma Kismet la fermò subito.

“ E' stato Jamal a convincere Hakeem.”

“ Scusa...?”

“ E' così. Non sopportava che stessi con un tale idiota.”

“ Per essere idiota lo era.” Aggiunse Lilac beccandosi un'occhiataccia da Dakota.

“ Perchè dovrebbe averlo fatto. Non ha senso.”

“ Non pensarci troppo, okay. L'ha fatto ed è finita lì.”

“ Perchè fai così? Ogni volta che io metto in ballo Jamal tu diventi irritante in modo spropositato.”

“ Perchè non dovete considerarvi a vicenda, anzi vi dovreste odiare.”

“ Ma cosa pensi che ci sia tra noi??” Chiese scioccata Dakota.

“ Non una relazione ufficiale, ma di sicuro sguardi di fuoco che non passano inosservati.”

“ Kismet...” Ember cercò di calmarla ma ormai l'amica si era innervosita troppo.

“ Non ti impressiona? E' mio fratello. E' come se fossi io. E' disgustoso.”

“ Ti stai comportando da bambina ed io non sopporto quando lo fai. Il mondo non gira intorno a te e alle tue decisioni, smettila di essere così viziata per una buona volta.”

“ Viziata? Dakota...” Kismet arrossì violentemente dalla rabbia e Dakota la interruppe.

“ Cos'è? Vuoi venirmi a fare la predica per qualcosa che nemmeno esiste davvero? Fai sesso 5 volte a settimana e per quanto una fila di ragazzi desideri compiacerti in ogni modo tu non vedi altro che te. I sentimenti altrui non contano nulla per te, sei egoista. Pensi che tutti debbano fermarsi a capirti e a sprecare tutto il loro tempo per te, ma non è così. La verità è che hai una fottuta paura di amare. Ma sai cosa, Kismet? Io no.” Dakota uscì dalla stanza spalancando la porta e mostrando Jacob e Jamal che sicuramente avevano ascoltato tutto. Kismet posò lo sguardo sul fratello che tante volte la aveva aiutata a leccarsi le ferite, che non l'aveva mai tradita e che centinaia di volte l'aveva difesa. Ma lui scosse la testa e seguì Dakota per le scale.

Sentì le lacrime scenderle lungo il viso e si lasciò cadere sul divano. Una mano si posò sulla sua spalla, ma lei si scostò.

“ Andate via.” Disse in tono freddo.

“ Kismet, chiarirete, non importa...” Ember provò a consolarla ma Azure la prese per mano e con uno sguardo la incitò ad uscire dalla stanza. Lilac si avvicinò all'amica sul divano e le mise il bracciale col panda sulla gamba nuda e bagnata di lacrime. Jacob chiuse la porta finestra e se ne andò con le altre lasciando così sola quella che era la loro migliore amica.

 

* * *

 

“ Dakota, Dakota. Fermati e sali in macchina, per piacere. Non mi va di vederti andare in giro a quest'ora.” Jamal accostò l'auto quando la ragazza finalmente si decise a fermarsi.

“ Mi fa incazzare. Soprattutto perchè mi sono pentita di ogni cosa io le abbia detto.” Disse quando salì dal lato del passeggero. Jamal mise in moto.

“ Le hai dato qualcosa su cui riflettere.”

“ Mi dispiace.”

“ Non dispiacerti, magari hai esposto le tue opinioni con rabbia ma è vero ciò che hai detto. Il mondo non gira attorno a Kismet ed è ora che se ne faccia una ragione.”

“ In terza elementare ho scoperto di avere una cotta per te. Che poi al liceo è diventata qualcosa di molto più forte. Ho tante colpe quanto ne ha lei.”

“ Amare non è una colpa, Dakota. Mai.” Per dire ciò Jamal dovette posteggiare sul ciglio della strada in modo da poter convincere la “ sua ragazzina” di quelle parole.

“ Io...”

“ Non parlare, ascolta. Siamo entrambi adulti e capaci di fare le nostre scelte senza essere influenzati da nessuno. Mi piaci Dakota e cazzo se non mi brucerei la lingua per starlo per dire, ma voglio stare con te. Mi conosci quasi quanto conosci mia sorella e sai che mai e poi mai mi sarei sognato di dirlo. Mi sveglio la mattina e sento la tua voce, la tua adorabile risata e avrei solo voglia di chiudere in bagno Kismet per rapirti, buttarti sul mio letto e scoparti come non mai. Mi faccio due docce fredde al giorno perchè sono fottutamente preso dalla migliore amica di mia sorella.”

Dakota rimase a bocca aperta, sbiancò per poi cominciare a ridacchiare.

“ Che hai da ridere adesso?”

“ E questo lo chiami dichiararsi? Sei volgare.” Disse lei continuando a ridere.

“ Non sono volgare, è che .. lo sai non ci sono abituato e poi...”

“ Oh, ma sta un po' zitto.” Dakota gli prese il volto tra le mani e lo baciò appassionatamente e venendo immediatamente ricambiata.

“ Hey, questo vuol dire che sei solo mia. Niente più ragazzi da dover bullizzare.” Ordinò lui con aria divertita facendola ridere.

 

 

* * *

 

Blaise entrò nella stanza avvolta nel buio e guardò la piccola figura accovacciata sul divano. Provò dolore per quella che per lui era una vera salvezza e l'unica vera amica, le si avvicinò e la prese tra le braccia. Lei si aggrappò alle sue spalle ed inspirò profondamente il suo inconfondibile profumo di muschio.

“ Piccola mia. Da quanto tempo sei seduta qui da sola?” le chiese portandola in braccio fino al letto.

“ Da un po'.” Si stesero vicini e lui cominciò ad accarezzarle delicatamente i capelli.

“ Hai la mia maglietta addosso.” Notò lui con un sorriso.

“ Dovresti andare a casa.” Gli disse lei aggrappandosi però maggiormente al suo braccio.

“ Perchè mai? Hakeem mi ha raccontato tutto.”

“ Una ragione in più per andare via.” Kismet sembrò tentennare un po', poi però si alzò e si avviò verso il bagno della sua stanza. Blaise la seguì.

“ Non fare così.”

“ Ha ragione Dakota, Blaise. E' il momento perfetto per crescere e smetterla di fare sempre la vittima, quindi non ho bisogno né di consolazione né di altro.”

Sarebbe sembrata anche credibile se non fosse scoppiata a piangere. Lui si avvicinò in fretta al lavandino su cui si era appoggiata e la abbracciò ancora.

“ Abbiamo tutti difetti, debolezze e lati negativi. Ma chiunque pagherebbe oro per averti accanto, riesci a tirare su di morale chiunque, sei effervescente, intelligente, bella da mozzare il fiato. Non possiamo essere perfetti, piccola. Capisco la tua paura per quanto riguarda Jam e Dakota, potrebbe succedere qualcosa tra loro che comprometta l'equilibrio della tua famiglia e della vostra amicizia.”

“ Chi sono io per giudicare?” chiese singhiozzando lei.

“ Kismet...”

“ No, Blaise. Tra tutte le persone di questo mondo sono la meno indicata per giudicare l'amore. Non so nemmeno cosa sia.”

“ Non è vero. Ami i tuo fratelli, i tuoi genitori, anche se ti hanno ferita, i tuoi amici. Ami la tua vita, piena di migliaia di difetti.”

“ Non ti voglio credere.”

“ Fallo, invece. Guardami. Tu puoi amare, e soprattutto... Tu meriti di essere amata. Lo capisci? Io. Io ti amo più di qualsiasi cosa e conosco anche tutti i tuoi difetti. Ti amo dalla prima volta che ti ho vista e adesso ti amo 1000 volte di più, piccola.” Kismet rimase in silenzio e smise di singhiozzare. Alzò lo sguardo verso la persona che l'ha ferita di più al mondo, verso l'unico che lei aveva veramente amato. E che ancora amava.

Blaise avvicinò il suo viso, le accarezzò una guancia e poi la baciò delicatamente sulla fronte.

“ Andiamo a dormire.”

 

* * *

 

Kismet si voltò verso il corpo caldo accanto al suo. Blaise si era addormentato Posò le dita su quelle labbra morbide, sfiorò la sua guancia, la sua fronte... Lo amò per essere lì e quasi svenne dalla paura pensandolo. Si alzò e scese silenziosamente le scale, sentì improvvisamente la voglia di sedersi sul divano del salone, quello su cui aveva passato meravigliose serata da bambina, circondata da amore e certezze. Accese la luce ma notò con un sorriso che non era l'unica nostalgica.

“ Vieni qui, pulce. Siediti accanto a me.” Le disse Hakeem sfiorandosi pensieroso la barba.

“ Che ci fai qui da solo?” Kismet abbracciò un cuscino e si accovacciò accanto al fratello.

“ Pensavo.” Il suo sguardo si posò su una foto sul camino. Quella della mamma.

“ Solitamente non sei il tipo da gesti impulsivi come quello di stamattina o da gesti sentimentali...” Kismet indicò il salone e la foto facendo sorridere Hakeem.

“ Quando eri piccola adoravi le feste organizzate dalla mamma, ogni volta ti mettevi i vestiti più belli e poi scendevi ad intrattenere tutti con storie inventate o canzoni infantili. E nessuno riusciva a resistere il tuo fascino, a quanto pare è ancora così anche se non vorrei.”

Kismet rimase un po' confusa da quel discorso, ma non volle interromperlo.

“ Avevo una dannata voglia di uccidere chiunque ti ferisse, poi realizzai che per me era impossibile uccidere i nostri stessi genitori e soprattutto la mamma. Lo so che ti manca.”

Il fiato le si mozzò.

“ Quando è andata a vivere dalla nonna hai cominciato a curare ogni piccolo dettaglio del tuo aspetto, come se dovessi intrattenere ancora tutti i nostri invitati. Solo che intrattenevi me, Jamal, i tuoi amici... tutti. Una grande attrice la mia sorellina. Ed io non sapevo cosa fare per scoprire cosa ti passasse per la mente, agli occhi di tutti stavi bene ma c'erano quei momenti in cui spegnevi il cellulare e scomparivi nel nulla ed io soffrivo per te. Ti prendevi delle pause dalla tua recita.”

“ Hakeem, perchè … me ne parli ora?” Chiese lei con voce tremante.

“ Perchè la mamma ha chiamato e vuole venire a... stare qui per un po'.”

“ No... Cioè... Dio. Se ne ha bisogno che venga, questa è anche casa sua. Ma non deve aspettarsi nulla da me, non so come reagirò alla sua presenza.”

“ Vuole tornare perchè nostra zia l'ha contattata e le ha detto che sarebbe venuta a proporti di andare in Francia con lei.”

“ Quale zia?” Kismet rimase ancora più confusa dal discorso del fratello.

“ La sorella di nostro padre.” Disse Hakeem guardando dritto davanti a sé.

“ Ma papà non ha una sorella.”

“ La foto che Jamal ha nascosto... Quella donna è nostra zia. La nonna ha vietato a tutti di parlare ancora di lei da quando ha deciso di andarsene via di casa per seguire la proprio strada.”

“ Hakeem, sei impazzito, tutto questo non ha senso. Io non ho una zia, me la ricorderei.” Ma nonostante tutto lei ripensò alla donna della foto, così uguale a lei, così... vicina.

“Te la ricordi.”

“ Dio. Ma perchè non possiamo vivere una vita normale come tutte le persone?”

“ Sarebbe noioso.”

“ Mi proporrà di andare in Francia.”

“ Già.”

“ Ho una fottuta paura della verità, fratello.”

“ Te ne parlerà meglio la mamma. Viene domani.”

“ Credo che domani sarò via per tutto il giorno.”

“ Credo tu debba. Torna a dormire, pulce.”

Kismet gli diede un bacio e salì confusa verso la sua stanza.

“ Ma in che cazzo di famiglia vivo?”

 

* * *

 

“ Dakota ci è andata giù pesante, non è vero?” Chiese Lilac

“ Sì, ma credo servisse ad entrambe.” Le rispose Jacob posando una bottiglia d'acqua sul tavolo con accanto tre bicchieri. Si voltò verso Ember che già dormiva stremata dalla giornata e sorrise.

“ Come puoi essere così tranquillo, staranno sicuramente entrambe malissimo.”

“ Non più di me.” Borbottò Jacob pentendosene subito.

“ Che vuoi dire?”

“ Mi dispiace, nulla.”

“ Perchè staresti male?”

“ Non mi hai mai spiegato perchè non hai lasciato Will.”

Lilac trasalì non si aspettò quella domanda, ma più di tutto sperava di non dover affrontare quell'argomento.

“ E' passato un po' di tempo e non mi va parlarne. C'è Ember, potrebbe svegliarsi.”

Jacob si voltò innervosito ma riflettè su come quella dannata ragazza riuscisse ad evitare sempre il discorso, la prese per un braccio e la trascinò in giardino, la fece sedere sulla sedia a dondolo e la guardò in quegli occhi che gli avevano fatto tremare il cuore in qualche modo.

“ Perchè?”

“ Non lo so, Jake. Lui era lì, pronto ad amarmi... a darmi certezze che tu.. non mi avresti dato.”

“ Lo sapevo. Pensavi che per me fosse solo un'avventura.”

“ Perchè invece era amore.” Disse ironicamente Lilac.

“ No, non era amore. Ma potrebbe esserlo adesso.”

La rossa tremò e si strinse impaurita.

“ L'ho tradito una volta e me ne sono pentita... Non lo farò ancora.”

“ Non lo ami. Lascialo.”

“ No.”

Jacob si passò nervosamente una mano tra i capelli.

“ Perchè?”

“ Perchè... Io ti amo. Ma amo di più me stessa e voglio permettermi la strada giusta, quella priva di delusioni e ferite inutili. Abbiamo condiviso questo segreto e per sempre sarà così, saremo legati in questo modo. Ma io non scelgo te. Scelgo Will.”

Una lacrima rigò il volto di Jacob e si vergognò di quell'ignobile debolezza, avrebbe potuto distruggere la sedia a sdraio lì accanto, oppure prendere Lilac, sbatterla a muro e baciarla appassionatamente costringendola ad amarlo come l'amava lui. Ma stava lì a piagnucolare. Aveva ragione lei, meritava più di uno come lui, meritava rispetto, venerazione ed assoluta fedeltà. Lui era fedele solo ai suoi impulsi. La sentì accanto a sé, si voltò e lei gli sorrise, si avvicinò lentamente e posò le labbra sulle sue. Jacob la trattenne il più possibile, era sicuro che non avrebbe più respirato come in quel momento, si sentì vivo e potente. Lei si staccò e lo lasciò solo con i suoi pensieri e con lo sguardo rivolto all'angolo in cui l'abitino verde di Lilac scomparve.

“ Ti lascio andare perchè ti amo più di quanto ami me stesso.”

 

 

* * *

 

 

UN MESE PIU' TARDI

 

La spiaggia stava ospitando una delle più belle feste di tutta l'estate, era la sera prima della partenza per il college ed i ragazzi della città si erano fermati lì per la serata, per salutarsi e per condividere magari qualche ultimo ricordo imbarazzante ma comunque magico.

Dakota disse qualcosa e tutti risero della sua battuta, Hakeem scosse la testa e continuò a bere la sua birra mentre Kismet abbracciò l'amica e la sbaciucchiò facendo innervosire il fidanzato nonché suo fratello. Alla fine avevano fatto pace tra qualche lacrima, tante risate ed un paio di pugni scherzosi.

“ Come sei bella questa sera.” Si complimentò Azure con Ember che le sorrise e l'abbracciò.

“ Quanto mi mancherete?”

“ Tanto. Soprattutto io. Ma quando sarò una stilista famosissima di inviterò alle mie sfilate e potrai rinfacciarmi tutti i miei dubbi esistenziali giovanili.”

“ Oh, stanne certa. Non hai paura?”

“ Ovvio. Sarò sola con tutte quelle persone di cui non so nulla e che vorrano solo distruggermi per dimostrare chi è il migliore. Ma sai? Io vado per lo stesso motivo quindi è il momento di affrontare tutte le mie paure e diventare abbastanza forte da dire qualche parola di troppo.”

“ Non vedo l'ora di sentirti insultare Valentino.” Rise Ember contagiando l'amica.

“ Azure, per piacere vieni a spiegare a Jam perchè non dovrebbe mettersi quell'orribile maglietta stracciata?” Dakota trascinò l'amica e la costrinse a giudicare col suo occhio critico l'orribile maglietta di Jamal.

“ Vorresti essere con loro?” Johnny si avvicinò ad Ember e la abbracciò da dietro distraendola dal gurppo di ragazzi che le aveva donato così tanto in quegli anni e che ora era lì davanti al ristorante a ridere anche delle scelte completamente diverse che avevano preso.

“ Credo di stare bene proprio qui.” Sorrise lei posando la testa sulla sua spalla.

“ Non sei pentita? Cioè il college è il sogno di tutti, no? Potresti conoscere gente nuova, andare alle feste delle confraternite e poi...”

Ember ridacchiò

“ Voglio stare qui, solo per un altro anno. Sento di aver bisogno di pensarci ancora e non sono pronta a rinunciare a noi.”

“ Non voglio essere la ragione di qualche futuro pentimento.”

Ember si voltò e lo baciò.

“ Non potresti mai esserlo, ti amo, Johnny. Mi hai chiesto di sposarti ed è questo che farò, perchè adesso, in questo momento della mia vita sento di essere pronta a fare questo. L'anno prossimo prenderò un'altra decisione importante, e così sarà per il resto della mia vita. E' fatta di scelte ed io comincio con questa. Scelgo l'amore, amore mio.”

Johnny sorrise guardando la donna che lo aveva incantato con i suoi occhi verdi e la sua innata dolcezza. Sperò di non rovinare tutto e di farla diventare la madre dei suoi figli e quasi si commosse per il suo stesso pensiero.

“ Quanto ti amo!” Si baciarono provocando qualche fischio e risata dai loro amici.

 

 

 

* * *

 

 

Sei anni dopo Kismet viveva in Francia con la zia che aveva ricominciato a conoscere e che per lei aveva dato tantissimo. Era diventata direttrice di una catena di alberghi di lusso ed aveva già rifiutato tre proposte di matrimonio, di cui una del proprietario stesso degli alberghi. Qualcuno però l'aveva fotografata troppo spesso in compagnia di un noto calciatore. Blaise l'aveva seguita in Francia per disperazione ma Kismet non riuscì mai ad accettare veramente il suo amore, così si trasferì in Italia dove prese in gestione l'azienda vinicola del nonno.

Ember si era laureata in Archeologia e conduceva un programma televisivo di successo sulle rovine più intriganti del mondo. Inutile dire che il suo sorriso aveva incantato l'intera popolazione americana ed anche anche quella oltreoceano. La cosa più bella della sua vita era tornare a casa dal suo amatissimo marito Johnny ed i piccoli pestiferi gemelli Ginny e Theo.

Azure era approdata nel mondo della moda sconvolgendo i critici più imperturbabili e rivoluzionando qualche canone estetico con le sue modelle assolutamente uniche nel loro genere. Recentemente avevo fatto impazzire i paparazzi con l'annuncio di un prossimo matrimonio con un celebre vlogger.

Lilac viveva da due anni a New York City dove lavorava per una famosa azienda di musica e ormai tutti scommettevano su quale dei vip follemente innamorato di lei avrebbe conquistato il cuore della “regina di ghiaccio”, dopo l'annuncio della rottura con l'amore di una vita, Will Stuart. Le attenzioni ricevute la facevano continuamente ridere.

Dakota e Jamal si erano sposati segretamente in una notte di follia a Las Vegas ma erano comunque fierissimi del loro amore e dei loro tatuaggi che sostituivano le comuni fedi nuziali. Jamal aveva aperto un locale di classe in città in società col fratello Hakeem mentre Dakota aveva cominciato a lavorare immediatamente dopo la laurea come ingegnere informatico per un'immensa azienda.

Jacob, invece, dopo la prima e l'ultima delusione amorosa della sua vita si buttò a capofitto nello studio diventando uno dei migliori avvocati della California. Aveva fatto scalpore con la sua bellezza ed il suo egocentrismo, naturalmente, e rimaneva comunque lo scapolo più ambito della zona.

Due volte all'anno quello strano gruppo pieno di difetti, differenze, delusioni e complessi si incontrava nella città natale per condividere ricordi nuovi e vecchi. I bambini avevano portato un'aria completamente nuova sconvolgendo qualcuno, ma nonostante tutto quei “ragazzi” erano comunque sempre pronti a rimandare qualsiasi impegno per quei due appuntamenti annuali.

 

Non sarebbe fantastico avere delle persone così nelle proprie vite?

Auguro a tutti la mia fortuna.

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