One last way

di Greece_Lee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultimo scoglio ***
Capitolo 2: *** TERRA, 12 febbraio ***



Capitolo 1
*** L'ultimo scoglio ***


Ragazzi, vi informo che il pallino sarebbe come il trattino di inizio discorso, scusate l'iterruzione :') - Greece

Ancora un paio di gradini e sarebbe arrivato. Non aveva alcuna voglia di andarci,  ma capiva che le urgenze erano urgenze e con la guerra in corso, sarebbe stato davvero difficile assecondarle.
Accidenti, ma perché toccava sempre a loro? Si definivano “guardiani della pace”, eppure ogni volta che scoppiava una guerra erano sempre i primi ad essere interpellati. Da quando era cominciata quell’enorme guerra, ormai più di dieci anni prima, non aveva avuto un secondo di pace. Aveva un padawan a cui badare, lui!
  • Si sbrighi, stanno per cominciare!- gli urlò un passante che portava un grosso scatolone con su scritto: “Per chi ama la bontà!”.
  • Ecco, ecco, arrivo.
Non era da lui arrivare in ritardo, ma quel giorno proprio non se la sentiva di correre. Aveva fatto di nuovo quel sogno, quello che lo tormentava. Una serie di eventi di guerra, di sangue e di sparatorie. Finivano tutti con un pianeta in fiamme. Lui era dentro una delle città e faceva salire i pochi superstiti sulla sua nave, sapendo che per lui non ci sarebbe stato posto. E poi quelle sagome. Dal fuoco uscivano tre persone, due uomini alti e decisamente magri con una ragazza sui 16 anni. Riusciva a vederne solo le sagome, ma ogni volta erano sempre le stesse. Poi partiva quella musica. Assomigliava a una colonna sonora, di quelle dei film, di quelle che si ascoltano quando arriva una soluzione inaspettata a tutti i problemi. E lui era lì, a guardarli. E puntualmente si svegliava. Ripensava spesso a quelle tre sagome. Si chiedeva se erano i responsabili dell’incendio del pianeta o i possibili pompieri o soltanto dei superstiti. Ma più ci pensava e più credeva che dovevano essere qualcos’altro. Avevano una camminata sicura, nonostante il pianeta in fiamme, e non sembravano desiderosi di sangue. E in più c’era la ragazza. Dei tre sembrava la meno importante, quella che si poteva lasciare in disparte. Eppure… sentiva di conoscerla. Dei tre era l’unica che sembrava familiare al maestro jedi.
Entrò nella sala del gran consiglio e si mise a sedere sulla sua poltrona, l’ultima. Giusto in tempo. Il maestro Yoda iniziò a parlare un secondo dopo che ebbe accavallato le gambe.
  • Tutti meglio di me sapete che questa guerra da troppo tempo avanti sta andando. La gente a morire continua e le sorti ancora non si intravedono, poiché le parti troppo equilibrate sono. È giunto il momento di finirla. Troppi anni sono che questa guerra strada si fa. È l’ora della pace riportare.
  • Con permesso, maestro Yoda- si intromise maestro Windu- sono più di 10 anni che ci stiamo provando e ancora non è successo niente, anzi, i Sith ci stanno superando, poiché sono molti in più di noi e abbiamo subito troppe perdite.
Il maestro Yoda espirò, triste.
  • Questo lo so. Ed è per questo motivo che di dare una vera svolta alla guerra deciso ho.
  • Abbiamo provato di tutto, siamo perfino scesi in prima linea, non possiamo fare più di così.
  • Un mormorio triste si diffuse per la sala, mentre tutti concordavano tristemente con maestro Windu. Dal canto suo, l’occupante dell’ultima poltrona, dava ragione al maestro Windu in tutto. A parte sull’ultima frase. Lui era convinto che si potesse sempre dare di più. Si era impegnato anima e corpo per far finire questa guerra, ed era decisamente logorato. Qualche risultato lo aveva ottenuto, ma erano conquiste troppo piccole per far spostare l’ago della bilancia, dando finire questa situazione di stallo. La voce di Yoda lo riscosse dai suoi pensieri.
  • Maestro Windu ragione ha. Noi più di così non possiamo fare. Ha detto bene: noi.
Maestro Windu parve sorpreso:
  • Cosa intende con questo maestro? Siamo le persone più potenti dell’intero universo, le uniche che hanno accesso all’uso della Forza. Nessuno può fare più di noi.
Yoda sorrise, ma anche lui tristemente.
  • Maestro Windu, lei sapere dovrebbe che la Forza “usata” non deve essere. Essa non è un’arma.
  • Certo, ma è stata sempre l’unico meccanismo di difesa della pace da parte dei jedi. È sempre stata l’unica soluzione.
  • Vero, ma ormai non basta più. Il lato oscuro ormai troppi seguaci ha. Trovare un’altra via da affiancare con la forza dobbiamo.
Nessuno capiva a cosa alludesse Yoda. Un’altra via? La Forza è la cosa che tiene insieme l’universo, quale altra via ci potrebbe essere?
Egli decise di esprimersi con queste esatte parole:
  • Se mi posso permettere, maestro Yoda, quale altra via ci potrebbe essere oltre alla Forza? Essa è la cosa che tiene insieme l’universo!
Yoda sorrise.
  • L’ultimo arrivato ma anche così perspicace sei. L’altra via la saggezza, la fantasia, l’imprevedibilità e il non arrendersi mai è.
  • Ma noi abbiamo tutte queste qualità qui nel consiglio. Insomma, ciascuno di noi le possiede, e poi nessuno è più saggio di lei.
Sempre sorridendo, Yoda rispose:
  • Della tua fiducia contento sono, ma torto hai. Nessun uomo più saggio di un altro è. Solo le saggezze diverse sono.
Maestro Windu prese parola:
  • Quindi cosa facciamo? Lei ha parlato di un’altra via. Bene, qual è? Perché se esistesse la abbracceremmo volentieri.
La tensione si era fatta palpabile quando maestro Yoda aprì bocca per parlare, calmo:
  • Di contattare un esperto suggerisco.
  • Un esperto?- maestro Windu perse la pazienza- Mi scusi maestro Yoda, ma chi può essere più esperto di noi?
Maestro Yoda si girò verso Windu, che impallidì. Non aveva mai visto maestro Windu in questo stato. Ma la guerra era troppo lunga e troppo dura anche per lui.
-… non starà suggerendo… no, vi prego, no! Chiunque, ma non lui!
- La nostra unica possibilità è. Un’altra via non c’è.
- Scusi se mi intrometto, di nuovo, ma di chi si sta parlando?
Yoda lo guardò. Era l’unico che avesse sorriso, quel giorno, ma anche lui debolmente e sempre con un triste velo sul volto.
  • Sì. Abbiamo intenzione di mandargli un messaggio.
Tutti i presenti sembrarono aver capito e sgranarono gli occhi. Alcuni esclamarono, sorpresi:
  • Lui?! Ma è impossibile! Non sappiamo neanche con quale si avrà a che fare!
  • Egli l’ultima possibilità è.
Maestro Windu abbassò il capo e sospirò, riconquistando la calma. Purtroppo per lui la guerra era stata più dura che per chiunque altro.
  • Maestro Yoda ha ragione. C’è qualche contrario?
  • Ma sono l’unico che non sa di chi si sta parlando?- esordì lui, frustato.
  • Nessuno sa esattamente chi sia quest’uomo- spiegò maestro Windu.
  • Il suo nome?
Yoda sospirò.
  • Nemmeno quello si sa. Ma assolutamente trovarlo dobbiamo, se a questa guerra porre fine vogliamo.
  • Sì, va bene, ma chi è? Non si può trovare un uomo senza sapere il suo aspetto.
Yoda sorrise.
  • Lui a trovare noi sarà. Tuttavia mandare un ambasciatore dobbiamo.
  • Maestro Yoda ha ragione. Maestro Kenobi, accetta questo compito?
Obi-Wan aveva ancora la testa pesante per via del mancato sonno e faticava a stare a sentire perfino le sue stesse parole e non realizzò subito quello che maestro Windu aveva detto. Sussultò sulla sua poltrona, l’ultima, appena capì.
  • Perché volete mandare me? Sono l’unico che non conosce questa persona, a quanto pare!
  • Probabilmente se la conoscessi non accetteresti.
  • Ditemi almeno che aspetto ha, quanti anni ha, il suo pianeta!
  • Potrebbe avere da 5 a 10000 anni e dimostrarne da 0 a 100000. Può avere da un papillon  decisamente imbarazzante a un lungo cappotto o  da un flauto dolce a un vestito blu elegante o un fez. Il suo pianeta è stato bruciato prima della nascita dell’universo ed è da sempre un gran viaggiatore.
Obi-Wan sprofondò sulla poltrona.
  • E io come diavolo faccio a trovarlo?
Maestro Windu proiettò un ologramma.
  • È la sua nave spaziale. Non assomiglia alle nostre, ma è l’unico modo per identificarlo. Trova la nave, trovi lui.
Obi annuì.
  • D’accordo, andrò io. Anche se ancora non capisco come un uomo solo possa cambiare le sorti di una guerra come questa.
Yoda lo guardò, sempre con quel sorriso triste.
  • È per questo che ho intenzione di chiamarne due.
Windu perse trent’anni di vita.
  • Due?! Ma litigherebbero sicuramente e non oso immaginare cosa ne verrebbe fuori.
  • Maestro Windu, tu dimentichi che due di loro già incontrati si sono. E hanno salvato un intero pianeta. Qualcuno si oppone?
Nessuna risposta.
  • Bene, perder tempo non dobbiamo. Domani all’alba partirai.
  • Vado subito ad avvertire Koi-Jon.
Yoda scosse la testa.
  • No, il giovane padawan qui ci serve. Andrai da solo.
A questa affermazione Obi si sorprese:
  • Maestro Yoda, con tutto il rispetto, ma vorrei che il mio Padawan venisse con me. Qui non è di nessuna utilità e vorrei tenermelo vicino per proteggerlo, viste le circostanze.
  • Viste le circostanze, maestro Kenobi, Koi-Jon è molto più utile e più al sicuro qui, vista la guerra. E poi è una missione veloce, deve solo andare a prendere il nostro uomo e portarlo qui.- rispose maestro Windu.
  • Ma a questo punto non può venire lui da solo?
  • No, la sua astronave è troppo riconoscibile, deve restare una misssione segreta perfino qui nel palazzo. Ci sono delle spie, lo sai. Quest’uomo non deve essere riconosciuto.
  • Aspetta, ma non dovevo cercarne due?
Maestro Yoda sorrise.
- Più o meno. Le due astronavi identiche cercare e gli uomini condurre da noi tu devi.
- Non sto capendo molto.
- Normale è. Trovali, il messaggio già inviato loro ho.
- E come posso identificarli se non so il loro nome?
Yoda smiled again.
- You can call them “the doctor”.



Angolo autrice
Salve a tutti!
Grazie mille di aver letto questo piccolo capitolo di "prologo". Non succede molto, ma poi mi rifarò, non dubitate!
Ringrazio in anticipo tutti i lettori e soprattutto quelli che ricensiranno!
Un bacio,

Greece <3

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Capitolo 2
*** TERRA, 12 febbraio ***


CAP. 2
La inseguivano per quello che era successo ieri. Doveva essere così. Svoltando l’angolo si ricordò di quando ieri Dan le aveva mostrato quella strada sulla cartina e lei aveva scosso la testa. Non ricordava neanche quella. Istintivamente ripensò al giorno prima, quando si era svegliata con quel terribile mal di testa. Era distesa su un materasso non molto comodo e non ricordava dove fosse. Guardando le facce delle persone intorno a sé aveva riconosciuto nei loro volti sconosciuti un’emozione simile ad un misto di preoccupazione e apprensione. Un ragazzo, Dan, le si era avvicinato esclamando:
- Ehi! Tutto a posto?
Lei aveva risposto di sì, ma la vena di menzogna era palese. Dan le aveva chiesto chi era il suo capo e lei aveva risposto che non lo sapeva. Allora il suo nome in codice. Non ricordava neanche quello. Il suo nome di battesimo, quello dei suoi genitori, la data di nascita, fratelli o sorelle, città natale. Le aveva mostrato dei luoghi sulla cartina e dalle telecamere. Niente, niente, niente. Non si ricordava niente, né chi fosse né cosa ci faceva la dentro.
- Qui dentro ti ci abbiamo portato noi.- aveva risposto Dan- Ti abbiamo trovata svenuta sul ciglio di una stradina qua vicino e abbiamo visto che portavi un cappello con il distintivo dei reparti speciali della U.N.I.T., così ti abbiamo portata qui. Ma ora non so che fare, vorrei aiutarti ma non so come. Devo chiamare il mio superiore. Potrebbe volerci un po’ (è molto impegnata questi giorni), quindi intanto sei libera di andare. Gira un po’ intorno e… vedi se ti torna in mente niente.
Le aveva dato un cellulare, dei soldi e un giaccone pesante. Lei lo aveva ringraziato e aveva seguito il suo consiglio. Aveva vagabondato per due giorni interi, ma non si era ricordata niente. Ma quello che era più strano è che sapeva leggere, scrivere, fare dei nodi, parlare tre lingue diverse, contare (e anche abbastanza bene), gestire bene un computer (Dan sospettava che fosse stata una specie di hacker, prima) e conosceva anche la storia, la geografia e molte altre cose. Insomma, sapeva qualsiasi cosa tranne su di sé. E adesso erano arrivati quelli. Dan l’aveva avvertita: “la U.N.I.T. ha molti nemici” aveva detto. Questi le avevano sparato (mancando per altro la mira) e poi si erano messi ad inseguirla. Se non altro aveva scoperto di avere un buon senso di orientamento, ma ora era passata in una zona della città che non aveva visto né sulla cartina né il giorno prima camminando. Ed ecco, come succede sempre in questi casi svoltò nell’immancabile vicolo cieco. Era in trappola. Provò ad appiattirsi contro il muro in modo da sgattaiolare via non appena questi avessero svoltato, ma ebbe sfortuna e se ne accorsero, puntandole una pistola alla tempia. Erano in quattro: alti, peso forma, occhi castani e con un passamontagna sulla testa.
- Dicci dove si trova l’esperimento 642!
Su una cosa aveva avuto ragione: la stavano cercando a causa della U.N.I.T.
-… non ne ho idea- sapeva che non avrebbe funzionato, ma spiegare che hai perso la memoria con una pistola puntata alla testa non era proprio facile.
Pregò per un miracolo. Non sapeva se fosse credente, ma il fatto che sapesse qualche preghiera indicò di sì.
- E tu ti aspetti che ci crediamo?- sbuffò uno dei tre.
- … veramente no. Ma vi prego, dovete credermi, è la verità!
- Direste qualsiasi cosa per salvarvi la vita- recitò quasi a memoria quello più vicino a sé.
- … non dovrei?
E poi il miracolo accadde.
Si udì prima una specie di sottile scricchiolio. Man mano si fece più forte, finché non iniziò ad apparire tra lei e loro una…cabina telefonica blu della polizia anni ’60?
Dato che era la prima non poteva dire che era la cosa più assurda che le fosse mai capitata, ma sicuramente con il tempo avrebbe acquistato un bel posto nella top 10.
I quattro fuggirono terrorizzati, ma lei rimase lì, come ipnotizzata.
Da quella cabina uscì un uomo. Era sulla trentina, molto carino però: aveva gli occhi castani e dei capelli stupendi e indossava una camicia con un lungo mantello sopra. Un tipo strano non c’è che dire.
- Ciao.- la salutò.
- Ciao!
A questo punto aveva esaurito le sue frasi d’autore. Cosa cavolo doveva dirgli? Grazie di avermi salvato la vita con quella tua animazione 3D? Assolutamente fuori discussione. Per fortuna fu lui a fare la prima mossa:
- Come ti chiami?
Peccato che, nella sua innocenza, fosse la domanda più difficile che le potesse mai porre. Sospirò, e rispose:
- Non lo so.
Lui inclinò la testa sorridendo:
- Che significa non lo so?
- Ho perso la memoria. Non so più chi sono, da dove vengo, niente.- poi, guardando quegli occhi così profondi e belli le venne spontaneo aggiungere:
- La prego, mi aiuti!
Lui le sorrise e rispose:
- Due parole che non rifiuto mai. Vieni con me, Jenna.
- Jenna?!
- Hai una collana con scritto Jenna. Complimenti, da questo momento hai ufficialmente un nome!






Angolo autrice

Ciao a tutti!
Ho tipo 5 secondi quindi approfitto solo per mandarvi un bacione a voi tutti che state leggendo e per ringraziare di cuore Dragasi per la sua fantastica recensione e (anche se non c'entra niente) per la sua fantastica storia che non vedo l'ra di continuare a leggere.
Scusate il ritardo nella pubblicazione, ma a scuola hanno iniziato tutti in quarta!
Un saluto a tutti e, con la speranza che recensiate, vi informo che sono aperta a qualsiasi domanda, opinione, consiglio o critica tramite recensione o messaggio personale :)
A presto!

Greece <3

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