La corsa del lupo

di Lady_Loire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 - Amias ***
Capitolo 2: *** Capire e lasciarsi amare ***
Capitolo 3: *** La fata dei boschi ***



Capitolo 1
*** Cap 1 - Amias ***


La corsa del lupo La corsa del lupo

Alen!
questo il suo unico pensiero da quando aveva cominciato a correre, veloce e terrorizzato, giù per il versante della montagna. Le sue gambe umane dolevano affaticate, ma non poteva permettersi ne di fermarsi, ne di trasformarsi. Continuava a correre a perdifiato saltando ogni sorta di ostacolo che la natura gli poneva davanti.
I capelli neri erano umidi di sudore, mossi dalla frenesia dei movimenti di Drew che ormai da quasi un'ora fuggiva per salvare la propria vita.
Alen, devo andare da Alen!
Alle sue spalle altri ringhi: i tre lupi che lo inseguivano erano vicini.
Cercò di accelerare il passo terrorizzato, il cuore batteva all'impazzata.
Alen, aiutami!
Come un fulmine a ciel sereno la terra gli mancò da sotto il piede, sgranò gli occhi guardando per un attimo il vuoto sotto di lui, gli aspettavano metri di rovi e spine di arbusti selvatici. Abbassò lo sguardo sul fagottino che teneva tra le braccia, si chiuse a riccio cercando di proteggerlo con il proprio corpo, pronto al peggio.
Atterrò violentemente di schiena e per i primi metri rotolò, poi colpì un tronco con l'anca, gli strappò un grido di dolore ma riuscì a raddrizzarlo per gli ultimi metri. Sentiva i vestiti lacerarsi e la pelle venir strappata da quelle braccia spinose, ma sicuramente più delicate delle fauci di un suo simile.
Uscì dal sottobosco che ancora scivolava, tingendo appena di rosso l'erba che lo accoglieva fresca. Sentì le forze venirgli meno, la vista appannarsi; le braccia ancora strette al ventre dove il fagottino si agitava disperato, strillava.
«Alen...» mormorò, poi più nulla.

Quella mattina si era svegliato solo nel letto, tra le lenzuola un biglietto di Drew, riconosceva la calligrafia elegante.
Si ostinava a voler andare a caccia in cima alla montagna.
Sbrigate le faccende di casa e del suo piccolo allevamento si mise a spaccare la legna nel cortile, era pomeriggio, ormai Drew doveva essere sulla strada del ritorno.
Era stato bello trovarlo al suo fianco la mattina dopo il loro anniversario, e quella dopo e quelle successive per questi dieci mesi trascorsi.
Sorrise poggiando l'accetta al tronco che usava per base, e s'incamminò verso il ruscello poco distante casa, si sciacquò il collo e la faccia e si rialzò stiracchiando la schiena. Inspirò l'aria fresca della primavera a pieni polmoni: sangue.
Un brivido gli percorse la schiena, annusò ancora e confermò ciò che aveva sentito. Una seconda folata gli portò l'inconfondibile odore dolciastro del compagno. Il terrore lo attanagliò.
Cominciò a correre veloce seguendo la scia rossa del vento, all'odore si aggiunsero i suoni: un pianto disperato d'infante e dopo poco ringhi e litigi di quelli che capì subito essere lupi.

Tornò cosciente, non aveva coraggio di aprire gli occhi. Non voleva vedere quegli affamati saltare su loro e sbranarli. Ancora le urla del piccolo. Per istinto, nella sua cecità voluta, lo strinse al petto. Altri ringhi e poi un bramito. Spalancò gli occhi cercando di mettere a fuoco il prima possibile, voltò il capo verso quel suono che subito prese forma: Alen era in piedi in tutta la sua imponenza, agitò le grosse zampe bramendo ancora contro i tre ora indecisi se attaccare il mastodontico orso bruno o ritirarsi nella foresta. Dopo una rapida occhiata i tre saltarono addosso all'orso che ne afferrò immediatamente due gettandoli addosso ad un albero poco lontano, il terzo gli addentò il collo strappandogli un gemito di dolore, riuscì a staccarlo e con un potente colpo lo uccise sbattendolo al suolo. L'unico lupo ancora in vita, dopo essersi rialzato barcollante, se ne andò con la coda tra le gambe.

Si voltò verso Drew che respirava stanco stringendo al petto un lenzuolino bianco ormai sozzo di terra e foglie. Tornò umano e si lanciò al suo fianco
«Drew» gli sorresse la testa «dimmi qualcosa» mormorò accarezzandogli una guancia, il lupo sorrise debolmente e allungò un braccio
«continuo ad essere un pessimo lupo...»
l'uomo chiuse gli occhi lasciando due lacrime uscire e sorrise a sua volta, poi sentì la voce del compagno chiamarlo ancora
«abbiamo un po' di latte di capra?» Alen riaprì gli occhi sul fagottino, ora silenzioso, allungò due dita e scostò il panno da quello che si mostrò essere un bambino delizioso e paffutello. Questo alzò lo sguardo sul gigante e abbozzò un sorriso che mostrò i sue due piccoli incisivi.
Un bambino. Stava per morire per salvare un piccolo bambino mutante. Tornò a guardare il lupo che accarezzava la piccole mani dell'infante e sospirò alzandosi
«ti porto a casa, vediamo se il latte di bellina gli riempirà la pancia»

Una volta a casa non ci fu verso di far ragionare Drew, aveva dovuto prima scaldare del latte e creare dal nulla un biberon con un boccale e il becco di un vecchio flauto.
Il piccolo parve apprezzare il latte che bevve, ingordo, tra le braccia del lupo, che senza più scusanti si stava lasciando medicare dal marito.
«fammi capire... come l'hai trovato» domandò Alen ravvivando il fuoco una volta finito le medicazioni.
«ero a caccia, quasi in cima alla montagna, l'ho sentito piangere e mi sono avvicinato. Era coperto dal corpo della madre morta di sa quali stenti. L'ho preso tra le braccia senza fare caso ai tre lupi che lo avevano deciso come cena» mormorò accarezzando la testolina bionda del bimbo che ora dormiva tranquillo «avrà sei mesi...» concluse più a se stesso che ad Alen che pareva molto concentrato su qualcosa.

Dopo qualche minuto di silenzio Alen si alzò e coprì i due con la grossa coperta che stava nel letto matrimoniale poi si infilò il giaccone e il cappello
«Dove vai? È buio fuori...» come risposta ebbe solo un sorriso strano poi il suo compagno sparì fuori, nel buio.
Tornò a guardare quel piccolo mutante per cui aveva quasi perso la vita
«che tu ci creda o no, piccolo fortunello, oggi mi hai fatto sentire più lupo di quanto io non sia mai stato... ecco forse un po' mamma lupo, ma è sempre un inizio no?» ridacchiò stanco e chiuse gli occhi. Il calore del fuoco era così rilassante, il crepitio che produceva era quasi più dolce di una ninnananna in quel momento. Strette le braccia intorno al piccolo si lasciò andare al sonno.

La mattina dopo aprì gli occhi stretto tra le braccia di Alen che ancora dormiva pesantemente, si scostò sbuffando da sotto quell'ammasso di muscoli e si mise a sedere, in quell'istante i ricordò del piccolo, non era tra le sue braccia!
«Alen! Il bambino!» urlò svegliando il compagno e guardandosi attorno. Sentì un mugolio assonnato e si voltò verso i piedi del letto: dentro un lettino ben imbottito e dalle alte sbarre il piccolo lo osservava scocciato dalla sveglia improvvisa. Rimase immobile a fissarlo per qualche secondo poi ridacchiò ricadendo mollemente sul letto
«Drew... devi stare a riposo. Hai delle brutte ferite» biascicò Alen massaggiandosi gli occhi, quando li riaprì vide il compagno che cullava quel piccolo fagottino di ciccia, sorrise e lo tirò a se. Era incredibilmente docile quando aveva il neonato tra le mani.
«devo essere geloso?»
«molto geloso...» mormorò il lupo senza staccare gli occhi da quelli grigi del piccolo che sorrideva giocando con i propri piedi.
«oggi andrò al paese allora...» Drew lo guardò senza capire, quindi proseguì «devo comprare delle assi e qualche altra cosa se vuoi che ingrandisca questa casa. Non mi piace l'idea di far dormire nostro figlio in una stalla.»
Ci fu un attimo di silenzio, poi il piccolo ridacchiò divertito dallo scatto che lo aveva portato dritto tra le braccia di quell'omone gigante che gli piaceva tanto. Osservò i due adulti stringersi, e scambiarsi qualche bacio. Era in mezzo ai loro petti, stretto in un caldo abbraccio e cullato dai loro cuori. Sorrise sentendosi bene come mai lo era stato.

«come lo chiamiamo?»
il piccolo si sentì osservato e li guardò, erano molto concentrati. Vide quello dai capelli lunghi e neri sorridere
«Amias...» l'altro sorrise baciandogli la fronte e sentì ancora i loro cuori battere forte. Si sentì importante, si senti amato.
«sei il nostro piccolo Amias»


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Salve a tutti! grazie per aver letto questa storia!
A dirla tutta è un sequel (molto indipendente, a dirla tutta tutta), quindi vi lascio il link per la prima storia ---> L'alba di una nuova vita

Nata come una OS ho deciso di dedicare ancora un po' di tempo a questi due mutanti, mi ci sono affezionata più di quanto credessi! non dico che è conclusa, mi piacerebbe ancora scrivere di loro... se capita, se sono ispirata! bo, fatemi sapere! :D

Se la storia vi è piaciuta mi piacerebbe saperlo, sentitevi liberi di lasciare un commento o un like su FB o qualsiasi cosa! tipo anche una freccia con attaccato un bigliettino! un drone! un kamikaze giapponese!

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Capitolo 2
*** Capire e lasciarsi amare ***


Capire e Capire e lasciarsi amare

Era quasi il tramonto. Aveva passato l'intera giornata al paese a vendere legna, formaggio e a comprare ciò che serviva per la casa: un pezzo di sapone, del pane e una nuova brocca dell'acqua.
Si voltò a guardare il paese, che ormai era lontano, e sorrise aumentando il passo, voleva tornare a casa il più in fretta possibile.

Drew coprì nuovamente il pentolone sul fuoco dopo aver controllato lo stufato e sbuffò annoiato lasciandosi cadere seduto su una sedia.
Era stanco. Per la prima volta non stanco della vita, ma della giornata: aveva fatto il bucato e il pranzo, poi aveva messo a letto Amias per il sonnellino e pulito la casa.
Non lo faceva per fare la mamma, no di certo! …è che un bambino non può crescere nello sporco!
Questo è quello che si ripeteva ogni giorno per giustificare la sua voglia di crescere quel piccolo che ormai sgambettava da un anno e mezzo nella loro vita.
Sentì la camicia venir tirata con dolcezza e un leggero lamento, abbassò lo sguardo su Amias che gli stava porgendo l'unico libro che era riuscito a salvare quando gli avevano tolto tutto da ragazzo.
Prese il libro di favole tra le mani e sorrise alla copertina azzurra poi issò sulle gambe il piccolo biondino che subito gli si accoccolò al petto
“Leggi?” domandò
“si, cosa vuoi che leggiamo?” gli baciò una tempia con dolcezza aspettando la risposta dal piccolo che sembrava davvero concentrato
“Pinocchio!”
Drew sorrise cominciando a leggere quella che aveva capito essere la storia preferita dal figlio.
Accarezzava la fata turchina disegnata sulle pagine del libro e gli dava leggere ed affettuose testate sul mento ogni volta che faceva la sua comparsa, nascondeva il viso sul suo collo con Mangiafuoco e piangeva ogni volta che Pinocchio metteva piede nel paese dei balocchi.
Erano quasi alla fine quando la porta si spalancò lasciando entrare un po' di freddo in casa, i due si voltarono verso Alen, che stava levandosi il cappello dalla testa tremando. Quel Settembre era davvero rigido.

“PAPÀ!” Amias scese dal grembo di Drew e gli corse incontro trovandosi presto a due metri da terra, allargò le braccia ridendo e si lasciò stringere forte al petto cominciando a riempire di baci qualsiasi punto raggiungibile della faccia del padre.
“Sono tornato” sorrise l'uomo avvicinandosi al compagno che accennò un sorriso e tornò a guardare il fuoco e la cena.

A cena Amias mangiò le sue verdure calde assieme a dei fagioli poi sbadigliò assonnato, Alen sorrise guardandolo e tornò allo stufato caldo
“sai che stai diventando davvero bravo?” il compagno lo guardò un paio di secondi poi tornò a mangiare in fretta.
Una volta finito, Drew si alzò e prese il bambino cominciando a cullarlo nervosamente, Amias borbottava infastidito. Presto cominciò a mugolare pronto a piangere.
Altre due braccia si unirono al dondolio, rallentandolo e rendendolo più dolce.
Drew alzò lo sguardo verso Alen che sorrise e gli baciò una tempia. Amias li guardò un attimo poi sorrise felice. Gli piaceva vedere i suoi papà volersi bene.

Una volta che il piccolo si fu addormentato lo misero nel suo lettino e rimasero a guardarlo un po', Alen cinse i fianchi del compagno e pizzicò dolcemente la sua pancia
“mi sei mancato oggi”
“hai ordinato alla sarta i vestiti invernali nuovi?”
“si, l'ho fatto”
“e hai chiesto se verranno ad aiutarci con il tetto da sistemare”
Alen ridacchiò e gli baciò il collo
“ho fatto tutto amore mio”
Drew sospirò staccandosi da lui e andando a sistemare la parte della cucina. Lo fai per Amias! Lo stai facendo per lui, non puoi permettere che sia quest'orso a tirarlo su! Cosa ne sarebbe di lui? Diventerebbe analfabeta!
Scosse la testa e si mise a strofinare energicamente il piano della cucina.

Alen sospirò triste sedendosi sulla poltrona davanti al fuoco, il suo compagno aveva qualcosa che non andava, ne era certo. Non era mai stato affettuoso, ne solare o particolarmente attratto da lui, specialmente quando Amias era con loro. Ma negli ultimi giorni la situazione era peggiorata, il lupo si era fatto sempre più schivo e introverso.
Lo guardò sistemare i panni nel cassettone, sembrava completamente assorto in qualche pensiero complesso e, conoscendolo, molto triste.
Finito di sistemare i vestiti lo vide fermarsi.
“Drew?” mormorò “vieni qui?” tese una mano accennando un sorriso.
Il lupo lo osservò con quella che sembrava ansia, poi si decise a fare qualche passo verso Alen che con dolcezza se lo tirò sulle gambe, gli cinse il fianco ed espose il collo lasciando che l'altro vi poggiasse la fronte.
Rimasero a lungo in silenzio, fermi in quella posizione così calda e intima che poche volte Drew concedeva. I lunghi sospiri addormentati di Amias creavano un'armonia perfetta in quella stanza, accompagnavano lo scoppiettio del fuoco nel camino e l'ululato del vento alla finestra.

“Drew, ti amo.”
Altri momenti di silenzio poi la spalla cominciò a bagnarsi lentamente, il corpo del marito iniziò a tremare e una delle sue sottili mani scattò dritta a trattenere un singhiozzo di quel pianto improvviso.
“mi piacerebbe sapere perché tu ti stia tenendo tutto dentro. Qualsiasi cosa sia...” sussurrò al suo orecchio. Drew non rispose, continuò a piangere per altri lunghissimi e strazianti minuti, poi riuscì a quietarsi un poco.
Alen l'osservò con dolcezza e gli porse il suo fazzoletto di stoffa lasciandolo ricomporsi in pace.

“mi sento sbagliato. Sento che tutta la mia vita è sbagliata. Sento che avrei dovuto combattere fin dal primo giorno dalla morte dei miei! Avrei dovuto imparare a prendermi cura di me stesso! Diventare un vero lupo! Sarebbe stato meglio! Tutti mi avrebbero temuto e io sarei un uomo! Un uomo di quelli che vengono rispettati! Come te!” si sfogò senza riuscire a spostarsi dal calore del marito che ascoltava in silenzio.
“Sarei stato un predatore! Un grande terrore di queste montagne! Avrei potuto essere...!”

“adesso basta...” la voce di Alen era ferma, dura “Drew, per tutto il tempo che ti ho avuto al mio fianco ho lasciato che il tuo istinto ti annebbiasse la mente. Ho lasciato che le tue paure ti accecassero. Oggi ho capito che ho sbagliato” sospirò e lo sollevò dal suo petto per riuscire a guardarlo dritto negli occhi
“Per tutti questi anni ti sei distrutto per cercare di diventare quello che non sei, amore mio. Hai sempre cercato di diventare un lupo temibile quando invece sei una delle persone più adorabili e intelligenti di questa terra. Hai sempre cercato di fare da te, vivere in solitudine quando invece ti si legge negli occhi la paura di essere abbandonato. Amore mio ho sbagliato. È colpa mia se ora sei così triste”

Drew guardò negli occhi l'orso per tutto il tempo, non riusciva nemmeno a respirare. Sentiva un dolore dritto nel petto, al cuore. Una fitta che però non sapeva ancora se faceva male o bene.
Quando si vide riflesso negli occhi del compagno capì quanto profondamente stesse parlando. Non riuscì a fermare le mani che andarono al lati del volto del castano. I pollici ad asciugare le lacrime.
Sobbalzò quando lo vide singhiozzare appena, il volto deformato dal dolore.
Ora si che la fitta al cuore faceva male!
Scattò in piedi e lo strinse forte, tirando la testa dritta al petto. Alen non doveva piangere, non doveva soffrire.

“per gli Dei, Drew, sono stato così egoista tutto questo tempo! Ho pensato che sposandoti ti avrei salvato ed invece ti ho solo fatto del male! Sono un egoista, mi dispiace” continuò stringendolo forte, le mani aggrappate alla camicia candida ora leggermente bagnata.

Il lupo continuò a tenerlo fermo al cuore, si sentiva un idiota. È vero che si sentiva un pessimo lupo, ma Alen aveva ragione: lui odiava stare solo. Era terrorizzato. Lo era sempre stato.
Fin da piccolo quando i suoi genitori, una mutante ed un umano, lo lasciavano per andare a gestire il negozio alla città più grande a qualche ora da quel posticino sperduto.
Sua madre non era stata un esempio ne di lupo ne di madre, così come suo padre.
Fino alla loro morte era sempre stato abbandonato a se stesso, circondato solo da libri che i suoi gli portavano dalla città.
Quando una delle guardie del paese bussò alla sua porta, e gli annunciò la morte dei suoi genitori il suo istinto provò a proteggerlo, incattivendo e facendolo diventare ciò che non era mai stato.
Questa era la verità. Questa la soluzione a tutto quel peso che da anni gli schiacciava il cuore.

Abbassò lo sguardo sul marito, perché era davvero suo marito, e gli sollevò lo sguardo con due dita.
Alen lo guardò e per un momento parve scorgere qualcosa di diverso nei suoi occhi.
“Alen... tu non sei stato per niente egoista. Tu mi hai... mi hai davvero salvato quel giorno. Mi hai protetto nonostante tutto, nonostante... me.”
rimasero un attimo a guardarsi poi Drew scivolò in ginocchio ai suoi piedi
“hai capito più tu di me in questi anni, che io stesso.” sorrise, sentiva che l'orso si stava cercando di dare un contegno, sollevò lo sguardo su di lui e sorrise ancora
“Alen, grazie di tutto quello che mi hai dato. Grazie davvero.”

L'orso lo sollevò di peso, alzandosi e stringendolo forte a se. Non riusciva più a trattenersi. Non stava più capendo niente, non aveva davvero capito cosa fosse passato per la testa del compagno, ciò che sapeva era che ora Drew sorrideva, lo ringraziava ed era davvero felice di essere li.
Il lupo gli cinse le braccia al collo e gli baciò una guancia.
“però non sarò tua moglie...”
“non ti ho mai voluto come moglie” mormorò felice.
Rimasero qualche altro secondo abbracciati, poi Alen fece tornare il compagno con i piedi a terra, e gli baciò una guancia.
Drew sorrise e gli prese le mani
“Per tutti questi anni mi hai dato il calore e l'amore che mi hanno permesso di... di non morire. Hai contrastato e superato tutta la mia negatività. Oggi... oggi voglio provare a cambiare. Almeno voglio iniziare a farlo.”
“sarò al tuo fianco, se avrai bisogno di una mano” sorrise il castano
Drew cominciò a tirarlo verso il letto
“promettilo, promettimelo di nuovo”
“io, Alen Hugo Trump...” si stese sul letto tirandolo con dolcezza sul proprio petto “...prometto, al cospetto degli dei e di chi mi è testimone, che ti amerò e rispetterò fino a che morte non ci separi” sorrise accarezzandogli una guancia “ti amerò per sempre”
“io, Drew Tristan Gabriel Becker, prometto, al cospetto degli dei e di chi mi è testimone, che ti amerò e rispetterò fino a che morte non ci separi” strofinò la guancia sul palmo calloso del compagno “prometto anche che cercherò di cominciare a vivere questa vita come il dono che tu mi hai fatto cinque anni fa.”

Pochi minuti dopo erano uno stretto tra le braccia dell'altro, presi dalla passione di quella serata così lunga e complessa che li aveva legati in maniera definitiva.
Silenziosi, si concessero una notte d'amore vero, ricco e appassionato. Chiamandosi ad ogni sospiro e ad ogni gemito. Baciandosi fino a far mancare il fiato.
Sembrava si fossero scoperti per la prima volta quella notte... ma forse era davvero così.


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Salve! grazie per aver letto questo capitolo un po' triste, un po' malinconico.
Lo pubblico il giorno prima del mio compleanno così ogni visualizzazione sarà un regalo per me! <3
se volete dire la vostra sul capitolo sarò ben felice di leggere e rispondere a tutti!!

un bacione a tutti! :D

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Capitolo 3
*** La fata dei boschi ***


La fata del b La fata dei boschi
pt.1


La neve aveva appena smesso di scendere soffice e leggera, ora imbiancava pesantemente tutta la valle.
Alen stava pigramente steso sulla veranda coperta della propria casa, Drew gli massaggiava l'enorme collo peloso beandosi del calore del corpo del marito.
Osservavano entrambi il loro piccolo Amias, ora bimbo di quasi sette anni, intento a costruire un enorme orso di neve
“e qui va il naso!! ci vuole una patata nera! Del... ecco!” saltellò felice fino al braciere esterno e prese un pezzo di carbone e lo andò a posizionare sullo sghembo cumulo di neve.
“fatto!! sembra proprio il tuo nasone, eh papà??” il piccolo scostò malamente un riccio biondo dagli occhi e lo ricacciò sotto il cappello, dei pesanti passi lo fecero voltare e si trovò faccia a faccia con il muso accigliato di suo padre, il monello scoppiò a ridere saltellando via a piè pari per tutto il cortile
“Oh Al, un po' il nasone a patata ce l'hai” mormorò Drew sfiorando il compagno con le dita guantate. L'orso sbuffò scocciato e si mise a sedere nella neve.
“a me piace tanto!” rise il compagno che subito venne travolto e sparì nella neve sotto il mastodontico compagno.
“ho il naso a patata eh? Quindi sono brutto per te!” si finse offeso Alen
“oh, no di certo! Ma sei senza dubbio un vecchio bruttone vicino a me!!” ghignò il lupo, aspettava una risposta dal compagno che, contro ogni aspettativa, addolcì lo sguardo e gli baciò le labbra
“tu sei il più bello di tutto il mondo, sei il mio Drew” il moro rimase spiazzato e si trovò ad arrossire vistosamente.
Alen passò le dita ad accarezzare il fianco del compagno e si beò del suo sguardo languido ed imbarazzato
“e io sono Amias! Sono il più bello di tutti!” il biondo si lanciò sulla schiena del padre, aggrappandosi al suo collo “papà!“
persa l'atmosfera appena creata i due si voltarono verso il figlio che li guardava
“è vero... tu sei la nostra meraviglia” Drew si mise a sedere e gli accarezzò il nasino poi lasciò che le dita andassero anche al compagno. Gli sfiorò il ponte del naso e si lasciò baciare il dito.

Ci fu un attimo di silenzio poi il bambino sospirò
“ma perché, se vi amate tanto, la fata dei boschi non porta un fratellino?”
i due rimasero spiazzati, i muscoli dell'orso s'irrigidirono e aprì la bocca un paio di volte cercando di rispondere al bimbo che scrutava il panorama, quasi a cercare la creatura magica che tanto voleva vedere.
Drew sospirò e prese il bambino tirandolo a se
“La fata ci ha portato te, e noi le siamo tanto tanto grati”
“ma al villaggio Harla ha avuto un fratellino, perché noi no?”
Alen sospirò pensando alla sarta che da poco aveva partorito per la seconda volta e accarezzò la testa del figlio
“Amias, i bambini nascono da un uomo e una donna” stava per continuare quando il piccolo, ormai a occhi umidi si divincolò dalle braccia del padre e scattò in piedi
“io sono qui! Non è giusto! Voi vi amate tanto e io voglio un fratellino!! devo parlare con la fata!!” il piccolo cominciò a correre che ancora non aveva finito di parlare.
Non ci volle molto che i due genitori si mettessero in piedi ad inseguirlo
“Amias! Vieni qui! Amias!” urlò Drew cercando di raggiungere il figlio che stava già prendendo distanza dai due. Non lo avrebbe mai raggiunto a piedi.
Si lanciò su quattro zampe guaendo per richiamare l'attenzione del figlio, Alen si era fermato poco dopo aver iniziato a correre.
“devo parlare alla fata, papà! Vedrai che mi starà a sentire!”
Drew ringhiò appena poi tornò a guaire in apprensione per il piccolo, lo stava per raggiungere, lo avrebbe placcato nella neve e gli avrebbe spiegato tutto quanto.
Ci fu un forte scoppio, un boato. Drew guaì disperato volando a quasi un metro di distanza, bagnando il terreno con il suo stesso sangue. Crollò sul fianco e ruzzolò ancora per qualche metro fino a fermarsi. Una pozza di sangue si allargò subito sotto il suo corpo.
Amias urlò di terrore sentendo lo sparo e si voltò a guardare il sentiero che portava al villaggio dove Rot, il cacciatore, teneva ancora saldo il fucile, accanto a lui stavano un paio di lepri bianche.
Il cuore gli salì in gola strozzandogli il respiro. L'uomo calò il fucile e gli urlò “stai bene ragazzo?”
non riuscì a dire nulla, non riuscì nemmeno a voltarsi nonostante tutto.
Sentì un altro terribile urlo squarciare il ritrovato silenzio della vallata. Suo padre Alen.
Il cacciatore voltò la testa verso l'uomo che correva disperato verso il lupo.
Amias rimase immobile anche quando il cacciatore gli fu vicino e, poggiandogli una mano sulla spalla, aveva preso a urlare verso suo padre
“quel mostro stava per uccidere il bambino! Avevi detto che lo avresti addomesticato! Stava per saltargli al collo! Ho visto il male della bestia nei suoi occhi!”
Alen ruggì disperato cercando di fermare l'emorragia del compagno che aveva una spalla e parte del fianco completamente spappolati.
“Drew, amore mio! Ti prego stai sveglio! Ti scongiuro!”
Amias si voltò appena, ma la mano dell'uomo gli voltò la testa
“sei certo di stare bene?”
“perché hai sparato a papà?”
il cacciatore abbassò lo sguardo sul bambino che ancora temeva di voltarsi a guardare, aprì la bocca ma il mastodontico montanaro ruggì
“va a chiamare il medico! Va a chiamare il dottore o giuro che ti riservo lo stesso trattamento!”
il cacciatore strinse la mano sulla spalla di Amias che si scostò appena, quasi scottato, poi si voltò ed obbedì prendendo a scendere per il sentiero in fretta.
Si sentì un lamento, un basso mugugno e poi la voce flebile di Drew
“Amias, non guardare, stai tranquillo, va tutto bene”  seguì un rantolo doloroso e un singhiozzo mal celato di Alen che con gran attenzione prese il compagno e lo portò in casa, steso sul letto.

Quando dal sentiero, in groppa ad un cavallo, arrivò Hans, il medico del paese, Amias era ancora in
giardino, seduto sulla piccola panca in veranda.
Il dottore gli accarezzò i capelli ed entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Alen aveva fasciato la ferita del marito con una maglia e lo stava tenendo sveglio chiedendogli di parlare, il lupo era pallido in viso, mormorava qualcosa di insensato giusto per rassicurare il grande compagno.
Hans sospirò e si avvicinò in fretta cominciando a fare il suo mestiere.
Dopo quelle che parvero ore infinite il fianco di Drew era cucito, pulito e fasciato, la spalla era completamente ferma, bloccata da stecche e bende. L'uomo ora riposava tranquillo.
Alen fissava il medico da molti minuti, lo guardava lavare gli strumenti in un secchio, in silenzio. In attesa.
“non morirà. Non tornerà come prima, questo è certo, ma non morirà.”
furono le parole del medico.
Quando la sua borsa fu chiusa e la giacca infilata, fuori il sole era calato da un'ora.
Alen accompagnò alla porta il dottore che si raccomandò la pulizia delle cuciture e l'assoluto riposo poi fece un buffetto al bambino, ancora immobile sulla sedia e, salito a cavallo, ripartì.
L'orso voltò lo sguardo verso il piccolo che tremava leggermente
“Amias, vieni davanti al camino”
il bambino parve aprire la bocca per dire qualcosa, ma subito la chiuse si alzò ed obbedì al padre.

Cenarono in silenzio, Alen si preoccupò di dare qualcosa di caldo al piccolo che piluccò lentamente dal piatto.
Poche volte trovò il coraggio di alzare lo sguardo sui genitori, cercò di cacciare indietro le lacrime che volevano uscire disperate. Doveva essere forte, non poteva piangere. Era colpa sua quella situazione e ora non poteva cedere.
Finito di mangiare lavò il proprio piatto e si fermò davanti al camino, voleva andare da papà Drew, voleva dirgli che gli dispiaceva, ma era terrorizzato.

“Vieni Amias.” quasi si strozzò con la saliva quando suo padre allungò lentamente il braccio verso di lui. Camminò lentamente fino alle braccia di Alen che lo strinse al petto e gli baciò i ricci.
“papà starà bene, amore mio.” cercava di convincere entrambi
“...è colpa mia...” mormorò
Alen lo sapeva, sapeva che loro figlio si sarebbe sentito in colpa. Lo strinse e sussurrò
“non eri tu ad imbracciare il fucile, non hai sparato”
“ma ho fatto i capricci e mi ha dovuto rincorrere”
“Amore mio, tu sei un bambino, un bambino curioso e vivace. Di capricci ne puoi fare quanti vuoi, noi ti rincorreremo sempre”
il bambino lo guardò senza capire molto.
“ti ricordi la lunga cicatrice di papà sulla schiena?” il piccolo annuì accoccolandosi meglio tra le sue braccia
“quella se l'è procurata il giorno che ti ha salvato dalla montagna” il bambino lo guardò senza sapere cosa dire. Lentamente Alen gli raccontò tutta la loro storia, di come li aveva uniti, di quanto era prezioso per loro. Amias pianse.
Pianse tanto, stringendosi il cuore tra le mani, come per evitare di sentirlo scoppiare. Allungò le mani su Drew che dormiva ancora e gli accarezzò il viso
“mi dispiace papà! Mi dispiace!”
Alen lo strinse “lascialo riposare, amore mio. Starà bene”
“devo essere più buono! Papà! Ti voglio bene!”
Alen sospirò e gli accarezzò i capelli
“il nostro Drew è forte, e ti ama. Ora lascialo dormire e vedrai che domani sarà lui a dirti che non è colpa tua”
Amias annuì e si lasciò asciugare le lacrime.

La mattina dopo Amias si svegliò presto, aveva dormito sul petto del padre. Scivolò a terra e corse a prendere un pezzo di formaggio dalla dispensa, riuscì a tagliare una fetta di pane e la imburrò con cura poi tornò verso il letto e si mise dalla parte di Drew che ancora riposava. Qualche minuto dopo Alen aprì gli occhi, si stiracchiò ed alzò trovandolo fermo a guardare il lupo.
“amore mio”
“ho fatto io la colazione a papà”
“e tu?” domandò infilando un maglione
“io... oh! Mi sono dimenticato!”
l'orso sorrise e andò in dispensa “te la porto io...”

Un paio di ore dopo Drew socchiuse gli occhi e mormorò qualcosa, Alen scattò in piedi e gli baciò la mano
“papà!”
“Amias, amore mio”
“mi dispiace tanto!”
“non è colpa tua, tranquillo. Io non piaccio tanto alle persone.”
“ma papà! Sono scappato”
“Amias, non hai sparato, ne gli hai chiesto di farlo. I lupi non sono molto apprezzati, e io non sono ben visto”
“tu sei il papà più migliore di tutti i papà!” mormorò il piccolo poi tirò su con il naso, cercando di non piangere, Drew ridacchiò e gli asciugò gli occhi con la mano del braccio sano.
“smetti di piangere, ora ho bisogno di te. Mi aiuterai?”
il piccolo annuì convinto e veloce, gli baciò la mano e gli mostrò la colazione.
Drew chiuse gli occhi e sospirò felice “bravo bambino”


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Ciao! ben tornati / trovati!!
non sono morta! ho lavorato un sacco, ma anche questa non è una scusa!
be ora sono tornata con questo capitolo lungo che ho diviso in due parti ben distinte.

spero che il capitolo vi sia piaciuto! come sempre mi piacerebbe sapere la vostra opinione con un like, una recensione o un messaggio!
grazie!
l'imperdonabile Loire

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