Stranger

di Sarija
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


[Sarija]
Corsi a perdifiato sul ghiaccio attenta a non perdere di vista il capitano della nostra alleanza.
Ogni volta che espiravo con forza, il respiro si condensava in un leggera nuvoletta bianca che a poco a poco spariva.
La neve iniziò a scendere piano su quella zona del Katalam Nord dove imperversava la battaglia d’assedio per la Sillus, una delle fortezze più importanti per la sua posizione strategica.
In vista dei cancelli che barricavano l’entrata gremita da un numero indefinibile di elisiani, si levò un urlo assordante dalle nostre schiere.
Sorrisi lievemente. Almeno loro si sarebbero divertiti.
Ci avvicinammo il più possibile alle torri di guardia che affiancavano il primo cancello che ci divideva dalla fortezza. Ci posizionammo su una lieve collina e iniziai ad utilizzare velocemente magie di guarigione sui cinque asmodiani a cui ero stata assegnata.

 

 
[Heriand]
Estrassi la spada e il pugnale al suono di quell’urlo…animalesco? Dopotutto…erano asmodiani.
Divenni invisibile e sistematomi fuori dal cancello attesi qualche succulenta vittima.
Un chierico? Un incantatore?
Effettivamente la loro presenza comportava qualche grattacapo. Erano utili quanto irritanti se appartenenti alla fazione opposta.
Aguzzai la vista per individuare qualche asmodiano di quelle classi e il mio sguardo cadde su di lei.

 

 
[Sarija]
Un brivido  mi percorse per tutta la lunghezza delle schiena, rizzandomi i peli della coda.
Aggrottai la fronte ed evocai uno scudo che mi proteggesse interamente un secondo prima che una lama mi trapassasse da parte a parte.
Con un salto mi allontanai portandomi all’interno della massa asmodiana.
Guardai l’elisiano che aveva tentato di uccidermi e capii perché non avevo potuto vederlo avvicinarsi: un assassino. La classe peggiore dal mio punto di vista in quanto sfruttavano qualsiasi apertura per attaccarti , soprattutto se si trattava di farlo alle spalle.
Mentre invocavo altre guarigioni persi di vista.

Sorrisi. Forse mi sarei divertita anche io, era davvero esilarante far perdere la testa agli elisiani trovando sempre un modo per rimanere in vita.
 

 
[Heriand]
La chierichessa era ora fin troppo coperta dagli altri asmodiani. Era pericoloso andare là in mezzo da solo.
Chiamai il chierico assegnato al mio gruppo sperando che mi avrebbe dato qualche secondo in più di vita.
Storsi le labbra in un ghigno sprezzante: erano pochi quelli che riuscivano a fuggire così facilmente dalle mie lame. Non glielo avrei permesso di nuovo.

 

 
[Sarija]
Un dolore lancinante alla spalla mi sorprese lasciandomi a bocca spalancata mentre recitavo l’ennesima magia curativa.
Il sangue colava copioso sulla mia armatura.
Evocai nuovamente uno scudo che mi protesse dal secondo fendente, questa volta diretto alla mia gola. Mi voltai di scatto affrontando il nemico.
Tsk. Era ancora quel dannato assassino.
Mi allontanai svelta mentre utilizzai una guarigione istantanea che curò immediatamente le mie ferite.
Gli occhi smeraldini dell’assassino mi volsero uno sguardo di rabbia, di odio, di disprezzo.
Mi volsi verso il templare a cui ero stata assegnata e sorrisi istintivamente: io e lui ne avevamo passate davvero tante!
Sanver intercettò il mio sguardo e, comprendendo le mie intenzioni, scattò verso l’elisiano.

 

 
[Heriand]
Parai velocemente i fendenti dello spadone maneggiato da quel colosso di templare. Lo ferii un paio di volte ma quella dannata chierichessa lo curava immediatamente!
“Maledizione!” urlai. Essere sconfitto così. Patetico!

 

 
[Akirsh]
“VelidmJoori!” sentii urlare, ignorandone completamente il significato.
Mi voltai e vidi un assassino elisiano proprio di fianco a me.
Come avevo fatto a non notarlo!?
Con un paio di formule comandai lo spirito del vento ad attaccarlo e finalmente  con un ultimo fendente del templare l’elisiano si accasciò a terra circondato dalle sue ali.
Ali bianche. Pff. Piccione!

 

[Sarija]
Sorrisi riconoscente all’incantatrice per aver aiutato Sanver e diedi un’ultima cura  al colosso di templare davanti a me.
“Arriva una Dredgion!” urlò qualcuno in fondo alla massa asmodiana che ormai aveva sfondato il primo cancello per la Sillus.
Tsk. Elisiani da un lato e Balaur dall’altro. Certo che eravamo sfortunati! E difatti tutti i capitani delle alleanze ordinarono  la ritirata immediata.
Sbuffai. Per oggi la Sillus era persa.
Presi una pergamena per Pandemonium, capitale di Asmodae, e lessi la formula che mi fece materializzare davanti all’obelisco della città nel tempio sotterraneo.
Di fianco all’obelisco vi era l’immancabile guaritore dell’anima che mi salutò con il solito “Azphelumbra Daeva” che ricambiai con un lieve cenno del capo.
Salii la rampa che portava sul Ponte Vifrost, dove salutai con un cenno della mano Heimdall, la guardia più conosciuta della capitale asmodiana. La guardia non ricambiò il saluto in quanto era ancora in servizio.
Percorsi la Via del Mercato sulla quale si aprivano diversi piccoli negozi e una locanda dove solevo  cenare con alcuni legionari e arrivai finalmente alla Piazza Asmodiana.
Mi sedetti sulla scalinata che portava al Tempio dell’Oro, centro di tutti i commerci, aspettando l’arrivo di Christelle, una mia legionaria e amica.
Pensai agli avvenimenti di poco fa. Perché quell’assassino era così fissato con me? Magari lo avevo già incontrato precedentemente e voleva prendersi una sorta di rivincita? O forse è solo la mentalità degli assassini?
“Azphelumbra Sarinaaaa!” la voce squillante di Christelle mi destò dai miei pensieri.
“Azphelumbra a te, Chris” le risposi alzandomi.
I lunghi capelli rosati le cadevano morbidi sulle spalle, ricoperte dalla stessa armatura in maglia metallica che portavo. In effetti anche lei era un chierichessa.
“Allora Sarina! Pronta per una gita a Katalam? Andiamo ad uccidere qualche intermediario elisiano!” disse ridendo come se fosse una scienziata pazza in procinto di mettere in pratica un piano malevolo.
Scoppiai a ridere anch’io, la sua risata era sempre stata contagiosa!
Ci incamminammo verso la postazione del teletrasporto presieduta da Doman, il quale ci conosceva ormai da decenni.
“Verso quale direzione?” ci chiese gentilmente sovrastando lo scroscio dell’acqua che ricadeva in cascata proprio lì vicino.
“Katalam Nord” rispose prontamente Christelle con un sorriso smagliante e consegnammo la somma di kinah da pagare. Doman aprì due portali, “Potete passare da me in qualsiasi momento” ci disse mentre con un salto attraversammo i varchi.

 

 
[Heriand]
Resuscitai davanti all’obelisco di Sanctum, mentre una rabbia cieca mi invadeva ogni singola fibra muscolare rendendomi rigido e teso, ma a causa della malattia dell’anima mi sentivo spossato e le gambe pesanti come macigni. Dannati asmodiani! Tirai un pugno alla parete per la frustrazione senza sentire alcun dolore.
Il guaritore dell’anima assegnato a quell’obelisco indietreggiò lievemente sorpreso dalla mia azione.
“A-arieluma…Daeva” disse con voce tremante. Lo guardai male e lui indietreggiò ancora.
“Heriand…non dovresti essere così scortese” una voce, che purtroppo conoscevo, mi raggiunse.
Sbuffando mi voltai lentamente. “Oh ma che gioia incontrarla, Ufficiale a 5 stelle Reinan” dissi con un tono che facesse intendere esattamente l’opposto. Dio Aion solo sapeva quanto odiassi quel spocchioso fattucchiere.
Reinan comprese il mio tono, “Stai attento Heriand, sei solo un Ufficiale ad 1 stella. Sei di certo sacrificabile”, detto questo si voltò allontanandosi velocemente verso la Piazza.

 

 
[Sarija]
Posai leggiadra i piedi sul pavimento antistante il Tempio di Ruhn, la base asmodiana nel Katalam Nord. Christelle si materializzò accanto a me, e con uno sguardo di intesa ci dirigemmo verso la 71esima guarnigione, la quale era la più vicina.
Passammo vicine alla Torre Asmodiana che ci avrebbe protette da un possibile attacco elisiano e guardammo attentamente se nella radura vi erano intermediari elisiani.
Di loro nessuna traccia. Probabilmente era già passato qualcuno prima del nostro arrivo.
Christelle sbuffò rumorosamente, “Che noiaaaa! Ci sono sempre dei guastafeste!”.
Ridacchiai, “Che ne dici di passare alla 72?” chiesi.
“Uh sì, sarà divertente!”. La 72esima guarnigione era la postazione più vicina per gli elisiani, perciò ci sarebbe stato sicuramente qualcuno.
Mentre ci incamminavamo il sole calò velocemente, lasciandoci completamente al buio se non per la fioca luce delle stelle, ma per noi asmodiani non era di certo un problema, anzi.
Con un fischio chiamai la mia cagnetta Dafy addestrata a riconoscere l’odore degli elisiani ed ad avvertici in caso della loro presenza.
Dopo qualche minuto arrivammo nella zona neutrale, antistante la 72, presieduta da qualche soldato Reian e l’atteggiamento di Dafy catturò la mia attenzione. Stava annusando l’aria e il terreno abbaiando verso il piccolo laghetto che occupava il centro della zona.
Mi voltai verso Christelle, “Che ne dici se andiamo a controllare?” le chiesi.
Lei annuì lievemente. Anche lei si era accorta che quel comportamento era abbastanza strano: non ringhiava come accadeva per gli elisiani, ma neanche scodinzolava felice in presenza di qualche asmodiano.
Ci avvicinammo caute e mi bloccai per ciò che vidi in riva al lago.
Non assomigliava ad un asmodiano, men che meno ad un elisiano.
I capelli erano completamente azzurri e qualche ciocca ribelle si posava sulla fronte. Il viso era contratto in una smorfia di dolore e solo allora mi accorsi delle profonde ferite che si stagliavano sul petto.
Allibita mi coprii la bocca con la mano. Che diavolo era quel buco nel ventre!?

[Ed eccoci qui con il primo capitolo di questa storia! Spero che vi abbia incuriosita...]

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


[Sarija]
Lo sconosciuto si voltò lentamente verso di me e potei quindi vedere il lato destro del suo viso, coperto in parte da una strana maschera bianca con denti aguzzi.
Aveva lo sguardo stanco e a mala pena riusciva a reggersi in piedi. Il respiro pesante ed affannato, una mano che premeva sulla ferita più profonda che correva dalla spalla fino al ventre scolpito.
Indietreggiai di un passo e guardai con la coda dell’occhio Christelle: la sua espressione era lo specchio della mia.
Dafy abbaiò ancora una volta e infine si sedette.
Rimasi spiazzata. Non lo considerava dunque…un nemico?
“Chi sei?” chiesi con un filo di voce.
“I-io…” iniziò ma la voce gli si bloccò in gola da un colpo di tosse riversando sangue sul terreno.
Risollevò la testa per guardarmi negli occhi e dei rivoli rossi gli colavano dalla bocca.
Voltai la testa di scatto verso Chris, “Cosa dobbiamo fare?”.
“Lui non è un nemico… In quanto chierichesse sappiamo bene cosa fare”.
Capii cosa intendesse ed utilizzai l’incantesimo di guarigione più potente che avessi avvicinando le mani davanti al petto e creando una sfera di luce tra di esse. Con l’ultima parola della formula la sfera sparì e le ferite dello sconosciuto si richiusero immediatamente, senza lasciare una benché minima cicatrice.
Lui si guardò stupito il petto, ora completamente guarito.
“Come hai fatto!? Chi diavolo sei?!” chiese scioccato.
“No, chi diavolo sei tu!” intervenne Chris, “E neanche un grazie eh!?” continuò. Lui di rimando bofonchiò un “Grazie” appena udibile.
“Allora…Chi sei?” chiesi nuovamente.
“Sesta Espada, Grimmjow” rispose.
“Sesta E…spada? Non ho idea di cosa significhi”.
“Non è un mio problema”
Christelle gli puntò un dito artigliato contro, “Guarda che potevamo lasciarti morire, str-“.
“C-calma Chris!” la interruppi: quando si arrabbiava diventava una furia…
Lei infastidita si sedette su una roccia a gambe incrociate, continuando a guardarlo storto.
“Dove sono?” chiese Grimmjow.
“Katalam Nord” rispose stizzita Chris, borbottando qualcosa d’altro.
Lui sollevò un sopracciglio, “Ne so quanto prima”.
“Non è un mio problema” lo scimmiottò lei.
Con un ringhio si avvicinò e la guardò dall’alto in basso con sguardo furente, “Chi ti credi di essere per parlarmi così, eh?!”
“Guarda che sei tu quello fuori posto…” gli dissi. Lui mi guardò velenoso.
“Chi mi credo di essere? Ufficiale a 4 stelle, Christelle. Ecco chi mi credo di essere” disse alzandosi con un ghigno dipinto in volto, “Perciò non fare tanto lo spaccone” continuò.
“Ok ok ho capito”, disse lui alzando le mani in segno di resa.
Si voltò nuovamente verso di me, “E tu?”.
“Ufficiale a 3 stelle, Sarija” dissi.
Lui si grattò la testa pensieroso, “Beh… E ora? Non so minimamente il perché io sia qui”.
“E credi che noi lo sappiamo?” Chris si risedette sulla roccia, “L’unica cosa che possiamo fare è portarti al Tribunale delle Ombre”.

 

 
[Shiniel]
Estrassi i due revolver dal fodero e corsi cauta, attenta ad ogni singolo rumore. Mi nascosi dietro ad una parete per non essere vista dalle truppe Balaur che passavano per quel tratto del Sottosuolo del Katalam.
Delle ciocche rosse mi caddero sugli occhi e infastidita le spostai soffiando.
Mi sporsi leggermente dal riparo. Via libera.
Attraversai quel tratto correndo veloce per ritornare nell’ombra, sperando di non incontrare qualche elisiano.
Mi spostai appoggiando la schiena ad una parete, anche se si rivelò una pessima idea essendo ricoperta da muffa e muschio verde.
Continuando a tener d’occhio la strada da dove ero venuta, mi incamminai verso una delle stanze centrali.
Mentre ero ormai vicina all’entrata sentii il caratteristico e familiare rumore dei colpi ad etere dei tiratori scelti. Mi sporsi un poco e potei vedere che si trattava di un elisiano. Strinsi con più forza i revolver. Dannazione!
“Hei Shiniel!” qualcuno dietro di me mi chiamò sussurrando. Mi voltai di scatto e riconobbi Eruwen, con l’immancabile archetto stretto tra gli artigli.
Eruwen era davvero particolare per essere una barda, le quali di solito si vestivano con vestitini rosa. Lei invece no. Lei era sempre vestita di nero, come i suoi capelli tenuti corti, fermati da una fascia (ovviamente…nera!) che le copriva l’occhio destro. Non che lo avesse perso, ma diceva che le donava un certo fascino ed in effetti non aveva tutti i torti.
“Eruwen!” dissi sussurrando a mia volta.
“Avanti, andiamo a spaccare quel piccione!” e senza neanche darmi il tempo di capire le sue parole, si lanciò correndo verso il tiratore.
Corsi dentro la stanza con i revolver puntati verso l’avversario scaricando velocemente delle raffiche cercando di ferirlo gravemente.
Un enorme chiave di violino di materializzò sopra la testa dell’elisiano, che venne schiacciato a terra dove rimase circondato dalle sue ali.
“Ha! Nessuno sfugge a disarmonia!” disse esultante la barda.
Ridacchiai, “Anche tu sei qui per guadagnare un po’ di monete antiche?”.
“Sì e no… In realtà ero solo in cerca di qualche elisiano…”
“Sei sempre la solita, Eru!” risi di nuovo, lei adorava andare “a caccia”.
“Beh?! Non penso sia un problema” rispose.

 

 
[Sarija]
Ci materializzammo davanti all’obelisco della capitale assieme a Grimmjow, il quale si era davvero stupito quando riuscì a leggere la formula scritta sulla pergamena.
Il guaritore dell’anima guardò stranito lo sconosciuto, mentre lanciò un’occhiata sospettosa a me e poi a Christelle.
Senza dire una parola mi diressi verso la rampa che portava sul ponte Vifrost: volevo incontrare Heimdall. Christelle e Grimmjow mi seguirono, mentre l’ultimo si guardava attorno incuriosito dal luogo in cui si trovava.
Arrivati sul ponte, Heimdall ci individuò immediatamente e subito si avvicinò guardando di sottecchi l’Espada.
Heimdall  si voltò verso Christelle, “Chi è?” le chiese.
“Non lo sappiamo con certezza, ma se ha potuto utilizzare una pergamena per Pandemonium penso che-“.
“Basta così.” la interruppe bruscamente.
“Stavamo andando al Tribunale delle Ombre” intervenni.
“Sì, vi scorto io” detto questo ci avviamo tutti e quattro verso la Piazza Asmodiana.
Una volta arrivati nei pressi del Tribunale, le due guardie addette alla sicurezza di quella zona ci fermarono.
“Identificatevi” disse una delle due guardie. Dopo ciò entrammo in un ascensore che ci portò al piano superiore.
La stanza era riccamente decorata: le pareti bordeaux erano rifinite con dettagli dorati che riflettevano la luce proveniente dall’esterno; un tappeto color porpora attraversava la stanza per tutta la sua lunghezza, alla cui fine era posto  un enorme scranno in ebano su cui il Giudice delle Ombre era seduto.
“Mio caro Heimdall, a cosa devo l’onore della vostra visita?” chiese il Giudice con tono mellifluo.
Trattenni a stento una risatina: la gentilezza non gli donava per nulla.
Mi schiarii la voce per richiamare l’attenzione su di me, “Chiedo cortesemente la parola”.
Con gesto della mano il Giudice acconsentì.
Mi schiarii la gola nuovamente, quel posto mi metteva in soggezione, e iniziai a raccontare la vicenda cercando di non dimenticare nessun dettaglio.
“Allora Grimmjow…parlaci un po’ di te. Dov’eri prima di risvegliarti nel Katalam?” chiese il Giudice quando terminai.
“Ero nell’Hueco Mondo” rispose.
Il Giudice spalancò per un attimo lo sguardo. A quanto pareva lui sapeva qualcosa in più di noi, e la mia supposizione non tardò ad essere verificata.
“Interessante. Sei il primo Hollow che vedo ad avere una forma umana…” disse pensieroso.
“Ma difatti io non sono un Hollow, ma un Arrancar” rispose di nuovo.
Hollow? Arrancar? Incominciavo a perdermi nel discorso. Guardai Heimdall, il quale però era nella sua solita posa rigida e il viso granitico, mentre Christelle aveva un’espressione confusa.
Il Giudice aggrottò la fronte: probabilmente il termine Arrancar non lo conosceva neppure lui. Si schiarì la voce, “Bene, ti dichiaro cittadino di Asmodae e come tale verrai trattato” e con un gesto della mano ci congedò tutti quanti.
Aggrottai la fronte. Un po’ sbrigativo, no?
Tornati nella Piazza, Heimdall posò una mano sulla spalla di Grimmjow per trattenerlo, “Non mi fido ancora di te, straniero. Ti terrò d’occhio, ci siamo capiti?”.

 

 
[Heriand]
Con il teletrasporto da Sanctum, con destinazione la base elisiana nel Katalam Nord, mi materializzai affianco a Reinan.
Non sapevo bene se esistesse una legge per la quale lui possa darmi ordini, ma dopo tutto cosa potevo fare? Dire di “No” ad un Ufficiale di quel livello era come mettersi da solo il cappio al collo senza legare la propria anima ad un obelisco. Perciò ecco che dovevo seguire il fattucchiere come un cagnolino ovunque andasse.
“Heriand, io devo scambiare due parole con Kaisinel. Tu aspettami qui” mi disse voltandosi verso l’entrata della Torre di Luce Ricostruita.
“Ma certo, signore” dissi inchinandomi leggermente con un ghigno sprezzante sul viso.
Lo odiavo. Questo era più che certo. Ma una cosa non mi spiegavo: perché si ostinava a portarmi con sé?
Sbuffai e camminai avanti e indietro aspettando il suo ritorno. Inevitabilmente pensai alla precedente battaglia d’assedio alla Sillus. Non esser riuscito ad uccidere quella chierichessa era un bello schiaffo al mio orgoglio. Strinsi le mani a pugno fino a farmi male.
Una mano si posò sulla spalla e istintivamente mi girai pronto a sfoderare le mie armi, ma mi accorsi che era Reinan. Il suo sguardo era deciso e severo, gli occhi della stessa sfumatura verde dei miei, “Smettila di arrovellarti il cervello” mi disse immaginando a cosa stessi pensando poco prima.
“Ora faremo il giro di tutto il Katalam. Ordini di Kaisinel” continuò tornando nei panni del buon soldatino.
“Perché? Da come l’hai detto sembra che dobbiamo cercare qualcosa” dissi.
Lui sorrise appena, “Pensi bene… Ma non posso dirti nulla” rispose tornando serio.
Ci incamminammo verso la 72esima guarnigione e arrivati all’altezza delle Torri Elisiane estrassi le armi. Probabilmente non sarei quasi servito a nulla dato che ero accompagnato da un Ufficiale a 5 stelle, ma di certo non volevo farmi trovare impreparato.
Salimmo su una piccola altura da cui potevamo vedere senza ostacoli sia la guarnigione che la radura antistante dove vi erano due asmodiani.
“Jldploh jxh chglfldml!” sentii urlare da uno di loro. Arricciai il naso: la lingua asmodiana era davvero orribile.
Mi lanciai dall’altura intento ad attaccarli, ma non feci in tempo a sferrare un fendente che un enorme drago di fuoco li bruciò all’istante.
Mi bloccai di scatto per timore di essere bruciato anch’io e mi voltai verso Reinan che aveva ancora la mano protesa per l’attacco.
“Oh mi dispiace…” disse, ma il suo sguardo e il sorrisetto divertito dicevano l’esatto opposto.
Quanto era insopportabile!

 

 
[Akirsh]
Resuscitai insieme a Sanver davanti all’obelisco del Tempio di Ruhn, dove poco prima avevo legato la mia anima.
Mi buttai a terra e incrociai le braccia imbronciata. Che nervi quei dannati piccioni!
Sbuffai per l’ennesima volta, “Oh dai Aki…quel tipo era davvero forte” mi disse Sanver cercando di calmarmi.
“Ma non è possibile che l’unica volta che vado alla 72, vengo ammazzata così!” ribattei nervosa. Odiavo essere battuta così facilmente, ma dopo tutto ero solo un Ufficiale ad 1 stella.
Appoggiai la testa sulle ginocchia e notai che il guaritore dell’anima di quell’obelisco mi stava guardando preoccupato. Intercettando il mio sguardo si schiarì la voce, “Ha bisogno di una mano, Daeva?” mi chiese gentilmente.

Scossi la testa e mi alzai da terra pulendomi le vesti. Mi voltai verso Sanver, “Ritorniamo alla 72. Voglio conciare per le feste quel fattucchiere” dissi decisa sbattendo un pugno sul palmo della mano.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


[Eruwen]
L’eco dei miei passi era l’unico suono che percepivo in quella zona desolata del Sottosuolo del Katalam. In effetti mi ero spinta lontana dalle zone principali, ma essendo da sola in quanto Shiniel era tornata nello zone neutrali per scambiare cristalli di ID e guadagnare delle monete antiche, non volevo rischiare di incontrare troppi elisiani tutti assieme.
Mi fermai nei pressi di una zona che non avevo ma esplorato: l’ambiente era illuminato fiocamente dalla una luce fosforescente blu proveniente da fiori che crescevano lungo il sentiero.
Sorpassai una roccia che ostacolava completamente la visuale e scorsi un templare elisano. Si guardava attorno spaesato e non dava segni di essersi accorto della mia presenza.
Sorrisi e con l’ausilio dell’archetto diedi forma e forza magica alle note che suonavo veloce, così da non dare tempo al templare di reagire. Eppure me lo trovai davanti, il taglio dello spadone ad un millimetro dalla mia gola, un ghigno di vittoria sul viso. A quanto pareva aveva una resistenza magica da far invidia ai chierici…
Indietreggiai di colpo, ma lui prontamente mi trattenne con una morsa d’acciaio attorno al polso e per il dolore lasciai cadere l’archetto a terra.
Dannazione!
Lo guardai fisso negli occhi, sfidandolo e attesi che la sua lama mi tagliasse.
Ma non successe.
La lama di una picca si contrappose tra me e l’elisiano, costringendo quest’ultimo ad allontanarsi velocemente.
Mi abbassai per recuperare l’archetto ancora a terra e mi voltai verso l’elisiano per sferrare nuovi attacchi, ma lui era già accasciato al suolo esanime circondato da ali candide.
Stizzita mi voltai verso il gladiatore che era intervenuto, “Ma che cavolo! Lui era mio!” urlai.
Lui sollevò un sopracciglio guardandomi confuso: di certo non si aspettava una tale reazione. Si avvicinò a me lentamente, tenendo la parte non tagliente della lama sulla spalla.
Solo quando ormai era a pochi centimetri da me mi accorsi quanto alto fosse. Si abbassò per potermi guardare all’altezza degli occhi e rimasi ipnotizzata da quei pozzi neri. Più neri dell’abisso. Più neri della notte più scura che avessi mai visto.
Un lunga ciocca nera gli cadde sull’occhio, “Dovresti essere un po’ più riconoscente nei confronti di chi ti ha salvato la vita” disse. La voce profonda e gutturale mi provocò dei brividi che mi squassarono nell’anima.
Ma che mi stava succedendo?!
“G-grazie” balbettai quando riuscii finalmente a connettere il cervello.
Lui sorrise beffardo, “Oh è solo il mio dovere! Generale Araton, al vostro servizio” disse ridacchiando.
Socchiusi gli occhi a fessura, fulminandolo con lo sguardo. Sbruffone!
Si rialzò in tutta la sua altezza e io rimasi a fissargli il petto coperto dalla pesante armatura di ferro.
“Avanti, non mi dici il tuo nome? Come farò poi a trovarti?” disse con un sorrisetto dipinto sulle labbra.
Rimasi stupita e…confusa? Cosa intendeva?
“Ufficiale a 3 stelle, Eruwen” risposi con un filo di voce.
Lui annuì lievemente e voltatosi, si incamminò sparendo nell’oscurità.
 
 
[Akirsh]
Mi nascosi tra i rami di un piccolo cespuglio per poter guardare indisturbata la 72esima guarnigione, ora divenuta elisiana. Poiché nella radura non vi era traccia di qualche nemico, mi volsi verso Sanver e con un cenno della mano gli feci capire di uscire allo scoperto.
Attenta a non entrare nel raggio d’azione della Torre Elisiana, mi incamminai verso l’accampamento degli intermediari asmodiani, i quali ci salutarono con un cenno del capo.
“Secondo te dove saranno ora?” gli chiesi, riferendomi agli elisiani che ci avevano ucciso poco prima.
Lui mi guardò pensieroso, “Se non li abbiamo incontrati sulla strada dalla 71 fino a qui, probabilmente sono alla 74”.
Senza dire una parola mi incamminai per il sentiero che conduceva a quella guarnigione, ma Sanver mi bloccò tenendomi per un polso, “Ma sei pazza!? Ti devo forse ricordare tutti gli ostacoli che ci sono su quella strada?”.
Feci una smorfia, in effetti aveva ragione: vi erano diverse guardie elisiane e ben due Torri di difesa. Sanver mi posò una mano artigliata sul capo, scompigliandomi amichevolmente i capelli, facendomi cadere qualche ciocca azzurra sul viso.
“Hei!” lo ripresi, ma vedendo la sua faccia divertita scoppiai a ridere di cuore. Lui aveva sempre avuto il potere di rimettermi di buon umore!
“Dai, torniamo indietro e facciamo un giro alla 73” mi propose, e così facemmo.
 
 
[Sarija]
“Wow, non pensavo di ricevere un appartamento tutto mio” disse Grimmjow guardando le pareti spoglie dell’appartamento appena assegnatogli.
Mi voltai verso la guardia che ci aveva scortato, “Ora puoi andare” le dissi.
“In effetti non lo pensavo neanche io, a dirla tutta”, lui mi guardò con  un sopracciglio sollevato.
“Questi appartamenti vengono assegnati solo agli asmodiani che hanno compiuto la Daevanation. E tu di certo non l’hai fatta, almeno per ora” gli spiegai.
Sollevò le spalle, “Effettivamente non so nulla di questo posto…” disse sospirando.
“Dai, vieni nel mio appartamento. Dirò al mio shugo servitore di sistemare il tuo e intanto ti spiegherò qualcosa di Atreia” dissi incamminandomi verso l’uscita.
Aprii la porta che dava sulle mie stanze e lo shugo ci accolse, “Azphelumbra Daeva, jang jang” mi salutò e notando Grimmjow continuò, “Oh un ospite! Cosa può fare shugo per lei? Jang jang”.
“ Ma come parla sto…Ma che cos’è scusa?” mi chiese con un ghigno divertito.
“Te l’ho detto, è uno shugo servitore” risposi, “Murinerk, potresti sistemare ed arredare l’appartamento del nostro ospite? È il numero 118”.
“Ma certo, jang jang” e uscì svelto chiudendosi la porta alle spalle.
Mi sedetti su una sedia attorno al piccolo tavolo circolare al centro della stanza e con un cenno della mano invitai Grimmjow a fare lo stesso.
“Non sei proprio abituato a ringraziare le persone che ti aiutano, vero?” gli feci notare.
“Ovvio che no! Io sono Grimmjow, la sest-“
“No, tu ora sei un asmodiano” lo interruppi.
Aggrottò la fronte e nervoso si passò una mano tra i capelli. “Allora, mi dici qualche cosa in più su questo posto o devo continuare a fare la figura dello scemo?”.
Ridacchiai e iniziai a raccontare la storia dall’inizio: la catastrofe che divise il mondo di Atreia; la differenziazione dei suoi abitanti, soprattutto per gli asmodiani che dovettero adattarsi al clima sfavorevole e l’inizio della guerra con Ariel ed Azphel. “… e ora eccoci qui, in guerra continua con gli elisiani”.
Lui mi guardò pensieroso, “Quindi questo mondo non ha nulla a che fare con la Terra…”.
Mi alzai di scatto sbattendo con forza una mano sul tavolo, che rovinai rigandolo con gli artigli, “Hai appena detto Terra?” chiesi sconvolta.
“Hei ma che hai!? Comunque sì, perché?” mi chiese guardandomi di sbieco.
“Perché io una volta vivevo lì…Non tutti gli asmodiani ed elisiani sono originari di Atreia, ma alcuni erano appunto umani che dopo la propria morte, con l’intercessione e benedizione di Dio Aion, divennero ciò che sono ora, ricominciando una nuova vita” dissi con un filo di voce.
Lui aggrottò la fronte, “Allora perché io non sono come voi?” chiese riferendosi alla coda ed agli artigli.
“Perché probabilmente la tua natura di Arrancar è piuttosto forte…”
Un pensiero passò fulmineo nei suoi occhi, contraendo il suo viso, “Allora..Pensandoci bene, mi sa che avete un bel problema”.
 
 
[Heriand]
Calciai distrattamente un sasso sul sentiero che stavamo percorrendo da ore. Sospirai annoiato, qui era davvero raro incontrare qualche asmodiano, e per di più ero assieme a quel dannato fattucchiere.
“Nessuna traccia della…cosa…che stai cercando?” chiesi.
Lui non si voltò neanche, “Secondo te?” mi rispose acido.
Tsk. E io che volevo fare un po’ conversazione…
Mi guardai attorno: solo terra rossa e qualche rado cespuglio.
Reinan si fermò di scatto sulla cima di una lieve collinetta e si voltò a guardarmi, “Sta attento, c’è una truppa d’avanguardia asmodiana poco più avanti. Dobbiamo passare senza essere visti”.
“Beh non è un mio problema”, e divenni invisibile.
Lui guardò nel vuoto davanti a sé non potendomi più percepire e ci incamminammo: io tranquillo, lui nascondendosi dietro ad alcune cunette o alle sterpaglie.
Percorrendo l’intero sentiero arrivammo alla Zona Neutrale tra la 71esima e la 72esima guarnigione. In vista del laghetto, ridiventai visibile ed accelerai il passo per abbeverarmi.
Strinsi gli occhi a fessura. Nell’aria c’era un leggero odore di sangue. Con un cenno della mano feci capire al fattucchiere che c’era qualcosa che non quadrava.
Mi avvicinai cauto al lago e scorsi qualche goccia di sangue su una roccia e sul terreno chiaro. Mi abbassai e notai che era ormai secco: ecco perché lo percepivo solo debolmente. Bagnai le gocce con un po’ d’acqua per far rinvenire il sangue e lo annusai per poter capire a chi appartenesse: noi assassini eravamo secondi solo ai cacciatori in questo genere di cose.
Corrugai la fronte. Questo sangue aveva un onore particolare: sicuramente non era elisiano né balaur, tuttavia non ero completamente sicuro che fosse asmodiano.
Mi rialzai e notai che Reinan mi guardava attento, “Allora Heriand?” mi chiese.
“Non ne sono certo, ma credo sia sangue asmodiano. E posso dire che è di massimo un giorno” risposi.
“Non hai mai incontrato un odore del genere, vero?”.
“Esatto…”, quanto era frustrante! Ma Reinan sembrava essere allo stesso tempo estasiato e preoccupato.
“Prima mi hai chiesto se avessi trovato qualche traccia di ciò che sto cercando. Beh, ne hai appena trovata una”.
 
 
[Sarija]
Entrare due volte nello stesso giorno al Tribunale delle Ombre era davvero un record, e soprattutto era da evitare, ma non potevo fare altro: Grimmjow mi aveva raccontato tutto ciò che si ricordava di quando era ancora nell’Hueco Mondo, parlandomi di un certo Aizen.
Arrivati al piano superiore, chinai lievemente il capo per rispetto.
“Ufficiale a 3 stelle Sarija…Grimmjow. A cosa devo questa seconda vostra visita quest’oggi?” chiese dolcemente il Giudice Kaliga.
“Siamo qui per informarla di un futuro piano d’attacco nemico nel mondo degli umani che può comportare delle gravi conseguenze alla razza asmodiana” risposi.
Lui sollevò leggermente il sopracciglio destro, “E come siete entrati in contatto con tali informazioni?”.
“Grazie a me”, Grimmjow fece un passo avanti.
Il Giudice delle Ombre si fece più attento e si sporse in avanti, “In questo caso credo che dovremmo convocare il Governatore e i due Comandanti Supremi”, fece una pausa, “Ma tra poco ci sarà la battaglia d’assedio per la Fortezza di Prades che vedrà noi asmodiani in difesa… Perciò dovrete essere presenti entrambi” sentenziò.
“Ma-“ cercai di oppormi ma gli occhi blu notte del Giudice si infiammarono, “Non osare trasgredire un mio ordine, Ufficiale” disse impetuoso. Il vero Kaliga non era mai troppo lontano…
“Le chiedo umilmente scusa per la mia avventatezza, Signore” mi inchinai leggermente.
Congedati, ci incamminammo veloci verso la Piazza Asmodiana.
Una mano mi trattenne per la spalla, “Hei… Tutto bene Sarija?” mi chiese Grimmjow.
“C-certo” tentennai sorridendo mesta.
Lui mi guardò serio, gli occhi zaffiro che mi scrutavano nell’anima. Distolsi lo sguardo, guardando un punto indefinito del pavimento in pietra. Lui mi risollevò il capo con un dito sotto al mento per potermi guardare negli occhi nuovamente. Non lo avevo mai guardato così da vicino… Le sue labbra a pochi millimetri dalle mie…
“Azphelumbra Sarinaaaa” l’inconfondibile voce squillante di Christelle mi destò e mi allontanai di scatto da Grimmjow.
Mi voltai verso la chierichessa sorridendo, “Azphelumbra Chris”.
“Oh c’è anche il tizio…” continuò guardando di sottecchi Grimmjow.
“Oh, è anche per me un piacere rivederti, tizia” le rispose a tono.
Ridacchiai, vederli punzecchiarsi era anche più divertente di uno spettacolo comico.
“Ci sarete entrambi per la Prades?” chiese Chris guardandomi sorridente.
“Oh, certo! Ci si ritrova sempre alla 89esima?”, lei annuì e ci incamminammo dunque verso il teletrasporto.
Grimmjow era un passo davanti a me, e potei guardarlo senza che lui se ne accorgesse. Arrossii lievemente ricordando gli attimi di poco fa: mi stava per…baciare…?
Scossi le testa: avevo già abbastanza pensieri a causa di quel tizio…Aizen… Ciò che grimmjow mi aveva raccontato mi preoccupava, e non poco.
“Verso quale direzione?” chiese Doman, ormai arrivati alla sua postazione del teletrasporto.
“Katalam Sud” risposi anticipando Christelle.
Pagai anche la somma di Grimmjow, in quanto lui non aveva neanche un kinah…
Una volta materializzati sul tetto di un edificio a Katalm Sud, Christelle si volto furiosa verso di lui, “Pure uno scroccone!” disse velenosa.
Lui sospirò e guardandomi mimò con le labbra un ‘grazie’. Ridacchiai e planammo aprendo le nostre ali nere verso terra.
Mi voltai verso Grimmjow, il quale era rimasto ancora sul tetto, “Che fai, tizio? Hai le vertigini?” chiese Chris ironica.
In un attimo, che non percepii nemmeno, fu davanti a me a pochi millimetri di distanza, “Non avrò le ali, ma almeno ho ancora il sonido” disse.
“Soni-che?” gli feci eco confusa.
Lui sollevò le spalle, “Te lo spiegherò un altro giorno”, e incamminandoci verso la guarnigione mi accorsi che due ombre incombevano su di noi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Autrice: Ragazzi! A causa di vari fattori (tra cui anche gli eventi in game quindi un po’ capitemi u.u) non ho potuto aggiornare prima… perciò scusate!
*SDENG*
Grimmjow: Scusate un ca**o! Muoviti!
Autrice: Ahia ç.ç ma che cavolo ci fai con quella padella!?
G: Per colpirti, no!? Comunque…chi è quel Barbarossa con lo sguardo da brividi?
A: È Aikido-san! Dai Grimmy fa’ amicizia u.u
G: COME MI HAI CHIAMATO SCUSA!?
*comunicazioni interrotte*
 
 [Sarija]
Un secondo. No, neanche… La mano di Grimmjow stringeva con forza la lama di un pugnale.
Un pugnale diretto al mio cuore. Un battito di ciglia e la katana di Grimmjow era puntata alla gola del mio aggressore…Quel dannato assassino! Possibile che fosse ovunque…?
L’assassino indietreggiò prontamente per schivare il fendente e ci guardò furiosi digrignando i denti.
Preoccupata presi tra le mani quella di Grimmjow e rimani stupefatta: neanche una ferita. Lo guardai confusa, ma il suo sguardo non lasciava quello dell’assassino.
Le labbra distese in un ghigno…divertito?
Qualcuno mi strattonò portandomi indietro di qualche metro, e voltandomi constatai che si trattava di Christelle.
“Sari… sta’ attenta…”, era piuttosto preoccupata. Guardai alla destra dell’assassino e ne capii il motivo: un Ufficiale a 5 stelle.
Deglutii rumorosamente, “Grimmjow…” incominciai.
“Sta’ indietro Sarija…Non voglio rischiare di farti del male”, si voltò leggermente verso di me per potermi guardare negli occhi, i quali mi dicevano tutto: era eccitato in vista di quella battaglia.
Mi ricordava qualcuno…
Distese il braccio sinistro in direzione dei due elisiani, le dita contratte.
“Cero” sussurrò e un enorme fascio rosso li investì entrambi, forti raffiche di vento mi costrinsero a socchiudere gli occhi, fino a chiuderli. Quando il vento cessò di ululare li riaprii lentamente e mi ritrovai di fronte un Grimmjow ghignante.
“Paura, tizia?”. Cercai con lo sguardo Christelle ma non la trovai, almeno non subito.
“No, tu sei pazzo. Punto e basta!” urlò stizzita, spuntando da dietro un masso, indicandolo con un dito artigliato.
Trattenni a stento una risata: aveva i capelli completamente arruffati, e probabilmente i miei non erano da meno. Incrociò le braccia al petto imbronciata, “Non mi difendi, Sarina?”.
Alzai le mani in segno di resa, “Per l’amor di Dio Aion! Non mi intrometto nei vostri battibecchi…”.
Guardai nel punto dove poco prima vi erano i due elisiani: nella radura vi era un solco dove quel…cero?...era passato.
Guardai le spalle di Grimmjow, il quale aveva incominciato ad incamminarsi verso l’89esima guarnigione: riflettendoci  non sapevo nulla di lui.
 
 
[Heriand]
Resuscitai davanti all’obelisco di Sanctum con il fiato mozzato: non avevo mai visto nulla del genere.
Reinan si materializzò al mio fianco, “Ora mi dici tutto ciò che sai” gli dissi. Lui mi rivolse uno sguardo pensieroso mentre valutava sul da farsi.
Sospirò profondamente chiudendo gli occhi, “Sì, andremo entrambi da Kaisinel per il rapporto”.
Rimasi stupito: solo agli Ufficiali di alto rango era permesso incontrarlo…
Ci incamminammo dunque verso la Piazza Elisiana, svoltando sul Sentiero della Grandezza e scendendo la scalinata arrivai alla postazione del teletrasporto.
Ci materializzammo nei pressi della Torre di Luce Ricostruita, ed entrati nella stanza dove risiedeva Kaisinel, mi inginocchiai. La cosa non mi piaceva molto, ma dovevo portare rispetto, almeno esteriormente.
“Alzati pure, Ufficiale Heriand”, mi alzai lentamente e potei finalmente posare lo sguardo sulla sua figura completamente avvolta da vesti blu e bianche, il volto quasi completamente in ombra a causa del cappuccio.
Kaisinel si volse verso Reinan, aspettando una spiegazione per la mia presenza.
“L’Ufficiale Heriand è entrato in contatto con il…soggetto. Mi pareva dunque inutile nascondergli la situazione”.
Kaisinel sospirò e si rivolse a me, “Cosa ne sai per ora, giovane Ufficiale?”.
Gli raccontai dunque tutto ciò che sapevo, “Perciò…il soggetto è ormai nella fazione degli asmodiani?”, chiese Kaisinel sottolineando con disprezzo l’ultima parola.
Renian fece un passo avanti, “Non ne siamo completamente sicuri…Ma c’è una buona probabilità”.
Kaisinel annuì lievemente, “Allora non c’è altra scelta. Dobbiamo eliminarlo”.
 
[Akirsh]
Corsi nella radura antistante la Prades seguita dal mio spirito del vento e da Sanver, che attento si guardava attorno per scorgere un eventuale elisiano.
Superata la lieve salita, ammirai gli stendardi asmodiani che sventolavano alla brezza leggera e mi stupii dell’ingente numero di alleati in posizione di difesa. Sanver si fermò nella folla mentre io continuai verso il portone in pietra della fortezza. Vi appoggiai una mano e mi materializzai dalla parte opposta.
“Akirsh! Da quanto tempo”, un gladiatore sorridente si avvicinò abbracciandomi. Beh…più che altro sembrava mi volesse spaccare le ossa stritolandomi…
“Aikido…n-non…respi…ro…”.
“Oh scusami!” e mi lasciò andare. Respirai quanta più aria possibile e gli sorrisi: dopotutto era il suo modo di fare…
“Allora Aikido, come te la passi?” chiesi, dopo aver ripreso fiato.
“Finché ci sono elisiani da massacrare si sta alla grande!”.
Ridacchiai, se c’erano elisiani in vista lui era sempre in prima linea…e questo mi fece pensare.
“Come mai sei qui e non con la folla, là davanti?” chiesi indicando il portone.
Lui sogghignò, “Pensano che oggi gli elisiani riusciranno a distruggere il primo cancello…Perciò io sono qui per il comitato di benvenuto” rispose ridacchiando.
Urla e il rumore di spade attirò la nostra attenzione: la battaglia d’assedio per la Prades era appena cominciata.
Qualcuno mi diede una forte pacca sulla spalla facendomi quasi cadere, mi voltai e incontrai lo sguardo infiammato di Aikido, “Sangue per sangue, Aki”.
Annuii con decisone e corsi verso la scalinata che portava sulla cinta muraria.
 
[Shiniel]
Bussai piano alla porta dell’appartamento di Eruwen, e un lieve “Avanti” mi giunse alle orecchie. Aprii piano l’entrata, “Con permesso…”.
“Benvenuta Daeva, jang jang” mi salutò lo shugo servitore.
Eruwen era seduta davanti allo specchio intenta a sistemarsi una ciocca di capelli che non voleva assolutamente stare al suo posto.
“Azphelumbra, Eruwen”.
Lei si voltò lievemente, “Azphelumbra Shiniel!” e lasciò perdere i capelli.
“Volevo scusarmi per averti lasciata sola…prima nel Sottosuol-“.
“Oh non ti preoccupare cara!”, mi interruppe ridacchiando. Chissà perché era arrossita…
Mi sedetti su una poltroncina all’angolo della stanza, “Sai che domani ci sarà la festa di Solorius?”.
Lei si sbatté una mano in fronte, “Diamine! Me ne ero completamente dimenticata! E non dirmi che oggi…”.
“Oggi chi non partecipa alla difesa della Prades, deve aiutare nei preparativi” continuai io.
Lei sospirò rumorosamente, “Se lo avessi saputo, sarei andata anche a Sanctum pur di evitare…”.
Ridacchiai, e le lanciai una pergamena per Pandemonium, “Avanti Eru! Ci divertiremo”.
“Sì…certo” rispose con tono ironico.
Usammo entrambe la pergamena, materializzandoci nel Tempio sottostante al Ponte Vifrost. Al centro della stanza vi era il gruppo incaricato degli addobbi e così ci avvicinammo.
L’organizzatore ci vide arrivare, “Perfetto! Ora siamo al completo”.
Dalla parte opposta del Tempio vi erano lunghi tavoli occupati da scatoloni, che aprendoli trovai tutto il necessario per abbellire la città.
“Guarda che meraviglia Eru!” dissi entusiasta, e le misi in testa un carinissimo cappellino rosso di Solorius, sperando che ciò la facesse entrare nello spirito giusto.
“Mi sentirei meglio se mi uccidessi…”.
Ok, avevo sbagliato di grosso…
Presi uno scatolone e seguendo le indicazioni dell’organizzatore, ci avviammo verso la Piazza antistante il Tempio dell’Oro.
Posai a terra la scatola e presi qualche pallina colorata per addobbare gli alberi che delimitavano la piazza. “Shiniel, io vado a controllare la posta, torno subito”.
“Va bene!”, sorrisi lieta. Ero così contenta nel dare una mano!
Qualcuno mi toccò una spalla, “Shiniel…”.
L’espressione seria di Eruwen mi spense il sorriso, “Che succede?”.
Lei mi mostrò la lettera che aveva tra le mani: era una lettera di reclutamento nella legione più famosa di Asmodae.
“Oh Dio Aion! Ma è fantastico! Almeno la smetterai di andare in giro da sola” dissi entusiasta.
“Sai chi è il Generale di Brigata?” mi chiese.
“Umh…Mi sembra Araton, ma non so che rango abbia”.
Lei arrossì…di nuovo
“Mia cara Eruwen…mi devi dire qualcosa?” chiesi avvicinandomi a lei con un sorrisone.
“Cos-, io… no no, ma che dici!? Io…sì…” , balbettò.
“Aaaaah, ti sei presa una cotta!”, mi coprì la bocca con una mano, “Fa’ silenzio! O almeno non urlarlo…”, ormai la sua faccia era anche più rossa di un pomodoro!
Lei tolse la mano, “Ok ok… Ma, come lo hai incontrato?”.
“Nel sottosuolo…quando te ne eri andata”. Ora si capivano un paio di cosucce…
 
[Sarija]
Sospirai sollevata: finalmente la battaglia per la Prades era terminata. Planai verso la radura in cerca di Grimmjow e lo trovai quasi subito grazie al colore insolito dei suoi capelli.
Brandiva ancora la sua katana, sporca di sangue, in attesa di qualche elisiano. Mi avvicinai e gli appoggiai una mano sulla spalla, “Adesso dobbiamo tornare alla capitale…”.
Lui ripose l’arma nel fodero, “Ci sarà l’assembla giusto?”, chiese.
“Esatto…”. Ero preoccupata: non avevo idea di cosa sarebbe successo.
Dopo aver usato la pergamena per Pandaemonium, ci incamminammo verso la sala addetta alle assemblee che si trovava in una stanza vicino al Tribunale delle Ombre.
La stanza era immersa nel buio se non per la fioca luce delle candele poste al centro del tavolo a cui erano seduti il Governatore Ranius, i due Comandanti Supremi Eremis ed Ajus ed infine il Giudice Kaliga.
Mi inginocchiai facendo segno a Grimmjow di fare lo stesso, che riluttante eseguì.
“Alzatevi pure” la voce di Ranius rimbombò nella stanza.
Il Giudice Kaliga si schiarì la gola, “Esponete la ragione per cui ora siamo qui riuniti”.
Grimmjow fece un passo avanti e raccontò ciò che aveva detto a me un’oretta prima e al nome di Aizen rabbrividii istintivamente.
Ajus prese la parola, “Dunque questo shinigami, Aizen, vuole raccogliere un ingente numero di anime, impedendo quindi la loro possibile trasformazione in asmodiani, per un progetto di cui tu non sai nulla, esatto?”.
Lui arricciò il naso, “Esattamente…”.
Ajus sollevò un sopracciglio: la cosa non la convinceva affatto.
Volsi lo sguardo al Governatore, che attento osservava Grimmjow.
“Dice il vero”, Ranius si alzò dal suo scranno posando le mani sul tavolo, “Doman e gli altri addetti al teletrasporto troveranno un modo per portare alcuni di noi sulla Terra, e fermeremo Aizen”.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


[Sarija]
Uscimmo tutti quanti dalla sala Assemblee. Sospirai sollevata: almeno il Governatore ci aveva creduto…
Non feci in tempo a fare un passo che una nuvola di capelli rosati mi saltò addosso.
“Sarina! Tutto bene vero?”, mi chiese Christelle con tono preoccupato, “Sei appena uscita da quella stanza…e te ne sei andata dalla Prades senza dirmi nulla!”, mi rimproverò con sguardo accusatorio incrociando le braccia al petto.
Mi grattai la testa con gli artigli, “Sì hai ragione… Ma è una storia lunga”, risposi sperando non indagasse oltre: non avevo ricevuto ordini di non divulgare la situazione, ma non volevo rischiare.
Lei sembrò mordersi la lingua, ma alla fine annui lievemente, “L’importante è che stai bene…”, e salutandomi con la mano se ne andò.
Il sole stava tramontando dietro le montagne che circondavano la città e una folata di vento freddo mi fece rabbrividire. Delle mani calde mi si posarono sulle spalle e voltandomi incontrai lo sguardo di Grimmjow, “Stranamente la tua amica non mi ha sputato acido…”,  mi chiese.
Ridacchiai, “Vero!”, “Ora però dovremmo andare a dormire un po’: domani sarà un giorno di festa”, continuai indicando gli addobbi sparsi per la città.
“E che festa è?”.
“Domani è Solorius! Sai è simile al Natale degli umani…”.
Lui sollevò un sopracciglio, “Per me non significa nulla, non ricordo niente della mia vita da umano prima di diventare un Hollow”.
“È il giorno in cui tutti diventano più buoni, in cui si scambiano regali o pensierini, ma soprattutto è l’unico giorno di pace totale con gli elisiani… Difficile da credere vero?” e gli sorrisi.
Aprii un portale per il mio appartamento che usammo entrambi e mentre le pareti della stanza prendevano forma la voce di Murinerk mi giunse alle orecchie “Bentornati, jang jang”, ci salutò. Con un cenno del capo ricambiammo il saluto, “Allora ci vediamo domani, Grimmjow”, dicendo questo lo congedai dalle mie stanze.
“Sì, a domani Sarija”, ed uscì.
Mi volsi verso Murinerk, “Ora puoi anche andare a riposarti” e gli sorrisi.
“Shugo molto felice, jang! Buon riposo signorina, jang jang” e lasciò la stanza.
Mi lanciai letteralmente sul letto aggrovigliando le gambe tra le lenzuola e chiusi gli occhi cercando di addormentarmi nonostante il trambusto dei miei pensieri.
Il trillare insistente della sveglia mi svegliò di soprassalto e mugugnando allungai la mano verso il comodino cercando di spegnerla. Riuscita nel mio intento mi rigirai dall’altra parte: ero distrutta.
Qualcuno bussò piano alla porta e sapendo fosse Murinerk mugugnai un “Avanti”.
“Buongiorno Daeva e felice Solorius, jang jang. Shugo ha portato colazione per lei, jang” e posò un piccolo vassoio sul tavolo.
Sentendo il buon profumino del croissant mi decisi a scendere dal letto, “Felice Solorius anche a te Murinerk” risposi con la voce ancora impastata dal sonno.
“Shugo può fare altro per lei? jang jang”, mi chiese.
Scossi la testa e lo shugo sparì oltre la porta lasciandomi nuovamente da sola.
Mi avvicinai al tavolo e vidi la solita colazione che ormai facevo da anni e anni: Croissant, latte di brax e succo di brommel.
Finito di mangiare e di prepararmi uscii dall’appartamento e mi diressi verso quello di Grimmjow. Bussai un paio di volte ma nessuno rispose: stava ancora dormendo…
“Shugo può fare qualcosa per lei? Jang”, mi voltai e trovai lo shugo servitore dell’arrancar.
Ci pensai un attimo, “Sì, appena Grimmjow si sveglierà, digli di raggiungermi a Pandaemonium” e gli consegnai una pergamena per la capitale.
“Certamente, jang jang”.
 Presi un’altra pergamena dal cofanetto magico e mi materializzai davanti all’obelisco della città.
“Sarija!” qualcuno mi richiamò con voce squillante e vidi una Daeva dai capelli rossi che si stava avvicinando a me.
Sorrisi lieta, “Shiniel! Da quanto tempo…Felice Solorius!” e la abbracciai calorosamente.
“Felice Solorius anche a te cara” e sciogliendo l’abbraccio mi sorrise.
“Felice coso, Sarija” mi disse qualcuno alle mie spalle e voltandomi incontrai lo sguardo annoiato di Eruwen, “Non-felice Solorius anche a te Eru”.
“Ma non capisco perché fai così!”, si intromise Shiniel incrociando le braccia.
Sorrisi, “Capiscila: non può andare a caccia di elisiani…” e ridacchiammo tutte quante assieme.
Pensandoci anche qualcuno d’altro doveva essere nella stessa situazione e, alzandomi in punta di piedi per poter guardare meglio oltre la folla, lo scorsi grazie alla sua stazza che sovrastava coloro che gli erano vicino.
 
[Aikido]
Strinsi con forza le braccia al petto per riuscire a tener ferme le mani: ero nervoso, dannatamente nervoso. Ma in compenso iniziai a battere ininterrottamente il piede destro sul pavimento. Dannato Solorius…
“Azphelumbra Aikido!”, mi voltai in direzione della voce e vidi una biondina dagli occhi rosso sangue puntati su di me.
“Sarija! Felice Solorius”, sì insomma… ‘Felice’, lo speravo almeno per lei.
Lei mi guardò sogghignando, “Felice Solorius anche a te”. La guardai male ghignando anch’io, “Attenta che ti scambio per un’elisiana…” la minacciai scherzando.
“Beh, non potresti comunque farmi nulla!” risposte ridacchiando. E questo mi fece ricordare il motivo del mio nervosismo: non potevo massacrare nessuno! Io! Ormai abituato agli assalti continui alla 71…
Sospirai rassegnato, “Sai se almeno la festa sta sera sarà divertente?” le chiesi incrociando le dita.
“Non so… Ma sicuramente ci sarà alcool a fiumi!”.
Risi di cuore: i gladiatori da ubriachi diventavano pericolosi, oppure dannatamente idioti… Ed era più probabile la seconda…
Il Sommo Sacerdote del tempio richiamò l’attenzione della folla battendo la bacchetta sul pavimento dell’altare e il silenzio si fece immediato.
“Miei cari fratelli asmodiani, vorrei ricordare con tutti voi, in questo giorno di festa e di pace, le nostre conquiste e le nostre valorose vittorie”, fece una pausa, “Sangue per sangue!” gridò.
“SANGUE PER SANGUE!” urlai insieme alla folla, che si disperse poco dopo.
“Hei Sarija, scusa il ritardo…”, mi voltai anch’io a quella voce che proprio non conoscevo.
“Eccoti Grimmjow!” esclamò Sarija sorridendo.
Posai una mano sulla spalla della chierichessa, “E questo chi è Sari?”, non mi piaceva affatto quella faccia, né la sua maschera sul volto, per non parlare di quel buco nel ventre… Che cavolo era?
Lei si voltò verso di me, “È complicato…Ma non ti devi preoccupare”, mi rispose.
“Umh, sto nei paraggi” e li lasciai ‘soli’.
 
[Kaliga]
Mi sistemai meglio il cappuccio: probabilmente non avrei incrociato nessuno, ma non volevo correre rischi.
Aspettai dietro un muro che la truppa Balaur passasse e mi permettesse di attraversare quel tratto del Sottosuolo del Katalam senza essere individuato.
Arrivato dalla parte opposta mi nascosi nell’ombra aspettando il suo arrivo: sapevo che sarebbe arrivato.
Sentii dei passi leggeri che si avvicinavano, e riconoscendo l’andatura non mi allarmai.
“Kaliga…da quanto tempo” mi disse nella lingua dei Reian, ora a qualche metro da me, anch’egli nascosto nell’ombra.
“Sapevo di trovarti qui”, replicai nella stessa lingua.
Lo sentii ridacchiare, “E hai il coraggio di mostrarti a me, dopo il tuo affronto? Non avevi accettato il patto: la supremazia della propria razza in cambio delle anime umane”.
“Dovresti saperlo che non ci si deve mai fidare di un asmodiano”, distesi le labbra in un ghigno.
“In questo caso ti do ragione, ma non avresti dovuto”.
Sogghignai, “Non è certo colpa mia se i tuoi soldatini elisiani sono dei ritardati…ops, intendevo dire ritardatari”.
Lui si sporse alla flebile luce che giungeva dal corridoio centrale e sollevando il mento potei scorgere i suoi occhi di ghiaccio. Se solo uno sguardo potesse uccidere…
“In ogni caso non riuscirai a fermare Aizen”.
“Questo lo vedremo, Kaisinel”.
 
[Eruwen]
Fortunatamente la sera era giunta veloce: ero stufa di tutte quelle moine e di quelle frasi mielose.
Bleh.
Poco prima ero passata da casa per cambiarmi per la festa: top nero con scollo a cuore, shorts in jeans e ovviamente tacchi vertiginosi. Diciamo che ero un’asmodiana che non aveva mai freddo.
Attraversai la Piazza Asmodiana verso la locanda dove ci sarebbe stata la fest-
Oh Dio Aion. Calmati. Calmati. CALMATI!
Respiro profondo. Prima o poi lo avrei incontrato sicuramente no?
Araton era lì, davanti alla locanda mentre parlava probabilmente con un altro gladiatore a giudicare dalla stazza e avvicinandomi riconobbi Aikido. Entrambi, probabilmente sentendosi osservati, si voltarono verso di me.
Ignorando Araton mi rivolsi all’altro gladiatore, “Azphelumbra Aikido!”.
“Azphelumbra a te, Eru” e mi sorrise. Sì beh, rimaneva comunque un po’…inquietante… con quello sguardo da ‘spaccoely’.
Cercai quindi di andarmene ma Araton mi fermò mettendosi davanti a me, bloccando l’entrata della locanda, “Avresti un po’ di tempo per parlare?”, mi chiese.
Ok, concentrati. Non puoi sembrare sempre in balia della timidezza! Anche se di certo non mi aiutava il fatto che la maglietta aderente metteva in risalto i suoi pettoral- Calmati ho detto!
Respirai a fondo, “Veramente sono troppo occupata a farmi i cavoli miei”.
Sentendo il mio tono Aikido si guardò in giro, come imbarazzato, “Ehm… qualcuno mi ha…chiamato da qualche parte” e ci lasciò soli.
Araton ridacchiò, “Come mai così acida? Oggi è Solorius…”.
Io sollevai le spalle, “Non mi è mai piaciuto”.
Lui sospirò, “Capisco…”, “Almeno posso chiederti cosa hai pensato di fare? Dico…se accettare o meno la mia proposta di reclutamento”.
“Ci devo ancora pensare”, e scattai via nella locanda, ma lui mi fermò per un polso.
“Posso almeno dirti un’ultima cosa?”, mi chiese e io annuii lievemente. Mi si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio, “Sei bellissima sta sera” e mi lasciò andare.
 
[Akirsh]
Bevvi l’ennesimo bicchiere di…bho, qualsiasi cosa fosse era davvero una bomba! Appoggiai la testa alla spalla di Sanver. Perché cavolo la stanza stava girando!?
Ridacchiai. Era divertente però…
Vidi entrare Aikido e lo salutai sbracciandomi per attirare la sua attenzione e lui ricambiò con un cenno del capo sorridendo divertito.
“San…io ho ancora sete, tu?”, gli chiesi.
Lui mi guardò stralunato, “Che?”. Scoppiai a ridere sguaiatamente, “Che faccia buffa che hai San!” e rise pure lui.
Un volto conosciuto salì sul palco, sistemò il microfono per la sua altezza e pizzicò lievemente le corde della chitarra con gli artigli.
“Guarda San! Sta sera canterà Eruwen” esclamai.
“Ooooh bello!” e tracannò un altro bicchierino di liquore di kokonas.
Appena la canzone cominciò tutti quanti iniziarono a cantare, o meglio, a gridare stonati.
Una lacrima mi solcò una guancia; quella canzone mi faceva commuovere ogni volta perché parlava di una storia simile alla mia… Di una bambina accudita dai banditi, cresciuta in mezzo alla miseria, ma che grazie alla sua forza di volontà era riuscita a farsi valere e diventare una Daeva.
Sanver, accortosi del mio cambiamento di umore, mi strinse a sé in un abbraccio protettivo e io mi ci lasciai cullare.
 
[Sarija]
Alla fine della canzone applaudii insieme a tutti gli altri asmodiani: era stata davvero brava!
Qualcuno si sedette al bancone vicino a me e voltandomi incontrai lo sguardo di Grimmjow, “Questa festa si sta facendo sempre più interessante” e lanciò uno sguardo eloquente al mio vestito: rosso e lungo fino alle caviglie, ma con una scollatura profonda e lo spacco laterale.
Ridacchiai imbarazzata, “Sì beh, Eruwen è stata fantastica!” esclamai cercando di sviare l’attenzione da me.
“Io non mi riferivo a lei…” sussurrò, prendendo tra le dita una ciocca bionda.
“Sarinaaaa!” la voce di Christelle sovrastò il vociare della folla e il frastuono della musica, e in un lampo fu di fianco a me.
“Giù le manine da Sarina!” e diede uno schiaffo alla mano di Grimmjow che teneva i miei capelli.
“Perché? Che problema c’è?” chiese l’arrancar con tono ‘innocente’.
“Non lo devi fare, fine della storia”, questa volta non era stata Christelle a parlare, alzai lo sguardo e vidi dietro Grimmjow un cacciatore dallo sguardo furioso, puntato sulla sua testa.
“Jo-“, ma venni fermata dall’arrancar che sollevò una mano per azzittirmi e alzandosi, si voltò verso il cacciatore, “Perché, scusa?” chiese nuovamente.
“Perché non credo che ti piacerebbe avere una freccia in mezzo agli occhi… o da un’altra parte se preferisci” e sorrise lascivo.
“Ragazzi…meglio se non vi scannate” cercai di farli ragionare.
“Tsk. Ok, ok…Me ne vado” detto questo Grimmjow sparì nella folla.
Sospirando mi volsi verso Johnred, “Jo, smettila di guardarmi come se avessi conquistato la Sillus da solo”.
“Oh avanti! E come ti dovrei guardare?”.
“Come se fosse un sacco di patate carine”, si intromise Chris.
Ok, era un po’ ubriaca anche lei…
Jo rise alla frase di Christelle e mi posò le mani sulle spalle, “Felice Solorius, Sa!” e mi sorrise.
“Ho detto giù le manine da Sarina!” e un altro schiaffo.
Lui la guardò in cagnesco, “Sent-“, lo interruppi posandogli una mano sull’avambraccio e sospirai, “Se non vi dispiace, io vado a prendermi una boccata d’aria” e mi feci largo tra la folla finché non mi trovai all’esterno.
Respirai a fondo, e un venticello fresco mi fece ondeggiare dolcemente i capelli.
“Sei scappata anche tu Sari?”, mi voltai e vidi Eruwen appoggiata al muro della locanda a braccia conserte.
“Diciamo di sì… Comunque sei stata bravissima prima”, e le sorrisi.
Lei ricambiò il sorriso, ma mi accorsi di una sfumatura triste nel suo sguardo, “Dimmi tutto Eru…” e mi avvicinai, “Stavo andando da Doman, perché non me ne parli strada facendo?”.
Lei annuì e incominciò, “Hai presente il Generale Araton?”, mi chiese.
Io scossi la testa, “Beh comunque sia…ho preso una sbandata per lui e…credo di piacergli, e non poco…”.
Rimasi un po’ sorpresa, “E…non dovrebbe farti piacere?”.
“Sì certo, ma lui è un Generale. Se dovessi prendere dei meriti come diventare un Ufficiale a 4 stelle, tutti penserebbero che sia per merito suo, e non mio. Capisci?”.
Sospirai: aveva ragione… “Quindi cosa pensi di fare?”.
“Non ne ho idea…”.
Ormai eravamo arrivate nei pressi della postazione del teletrasporto e l’unico rumore che si udiva era il continuo scrosciare dell’acqua.
“Aspettami qui che scambio due parole con Doman” e mi avvicinai a lui, che annoiato leggeva un libro probabilmente preso dalla biblioteca.
Mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione, “Felice Solorius, Doman”.
Lui chiuse il libro e si voltò verso di me, “Felice Solorius anche a lei, Daeva”.
Ridacchiai, “Mi conosci da una vita Doman! Quante volte ti ho detto di darmi del tu? Comunque…volevo chiederti come procedeva l’apertura del portale per la Terra…”.
“Oh quindi tu lo sai…”.
“Sì, ero presente all’Assemblea”.
Lui annuì lievemente, “Capisco. Comunque il portale è già pronto. Perciò ti consiglio di ritornare alla locanda…e di goderti questi ultimi momenti di relax…”.
Strinsi le mani a pugno: ancora qualche ora, e ci saremmo imbattuti in Aizen sul campo di battaglia.

 

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