A qualcuno piace caldo!

di Fujiko_Matsui97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Problemi quotidiani ***
Capitolo 2: *** L'inizio dei guai ***



Capitolo 1
*** Problemi quotidiani ***


 

 

 

A qualcuno piace caldo!

 

 

[Chicago, 1929]

 

 

Will il Dio della Morte camminava spedito, il sigaro in bocca e molto nervoso per il ritardo del complice, per le strade della città notturna, diretto verso il luogo dell'incontro, esattamente a pochi passi dalla rinomata cappella ora adibita a funerale. Da anni egli aveva quello spaventoso soprannome nel mondo della criminalità, in quanto eliminava gli avversari come un potente giudice, dall'alto e senza alcun sentimentalismo.

Era ormai da anni che faceva parte della malavita assieme ai suoi goffi ed imprecisi sottoposti Grell e Ronald, e doveva ammettere, non con poco orgoglio, che se non fosse stato per la sua precisione e scrupolosità nel fare affari la sua organizzazione sarebbe fallita già da tempo.

-Wiiiruu..?- canticchiò maliziosamente il rosso che cercava di tenere il suo stesso veloce passo, incrociando le mani romanticamente mentre posava il capo sulla sua spalla, tubando come un piccione in amore: -Quest'oggi il tuo calore mi riscalda molto più dei raggi del sole, sai?-

-Peccato che è notte fonda?!- sbraitò nervoso il suo capo, scostandosi infastidito da quelle attenzioni e facendolo sbuffare deluso: -Oh, andiamo, Wiru, per una volta che quello spocchioso di Ronald non è con noi potremmo anche divertirci un po'!-

Il castano rabbrividì dinanzi al suo sguardo estremamente malizioso, sperando che nessuno dei suoi nemici lo vedesse in quello stato, a cercare di far ragionare non con poca difficoltà un suo alleato. Si voltò in fretta, seccato, per evitare altre advances poco gradite: -Il tuo concetto di divertimento non coincide con quello dei comuni esseri umani.- sbuffò, osservando il rotondo quadrante dell'orologio:

-Ma insomma, che fine ha fatto quel deficente?!-

Picchiettò impaziente il tacco dei suoi mocassini sulla strada lercia, le braccia conserte in attesa, appuntandosi mentalmente di cantargliene quattro a quell'incivile che lo stava facendo attendere così tanto. Esattamente sessanta secondi dopo, contati ossessivamente nella sua mente, il biondo finalmente apparve con nonchalance, portando con sé l'individuo che li avrebbe aiutati con il colpo:

-Ciao capo!-

-Alla buon ora...- borbottò omicida Will, rivolgendo poi le sue attenzioni allo strano ospite, tendendogli la mano per presentarsi: -Lei è delle pompe funebri Mozzarella?-

L'individuo strinse la sua mano scheletrica a quella del capo della criminalità, sorridendo felino:

-Fresca di stagione, capo, ih ih!- scherzò, i capelli argentei che gli ricoprivano la fronte in una pettinatura alquanto insolita. Grell si avvicinò all'orecchio di Will, particolarmente interessato:

-Wiru, forse dovremmo comprarne un po' per la cena di stasera, sai bene che abbiamo il frigo vuoto!- sussurrò, convinto, e la tempia del maggiore iniziò a pulsare dalla rabbia mentre si schiacciava, esaurito, una mano in fronte:

-Brutto idiota, il fatto che la catena si chiami Mozzarella non vuol dire che venda latticini!- sussurrò in preda ai tremiti, cercando di trattenersi dall'urlare e fare così brutta figura con il loro complice. Grell lo fissò interrogativo, portandosi confuso un dito alle labbra mentre rifletteva ad alta voce:

-Ma se non li conservano nelle bare allora dov'è che...-

-LASCIA PERDERE!- abbaiò William, infischiandosene della compostezza per far tacere quella mente bacata, smettendo di ringhiare e cercando di riprendere sul viso un colorito che non fosse violaceo di rabbia: -Allora, Undertaker, giusto? Com'è che dobbiamo agire?-

Undertaker sorrise dinanzi a quel siparietto, litigando con le maniche troppo larghe del cappotto:

-Semplice come bere un bicchiere d'acqua, capo: entrate in quella cappella e richiedete un posto. Per averne uno migliore dite che siete familiari della vecchia, è la parola d'ordine.-

-Il magrolino è in gamba, neh?- commentò soddisfatto Ronald, seguendo poi il suo capo mentre, congedatosi con un cenno, si allontanava dal complice: -Quelle bottiglie di caffè a 43 gradi sono già nostre!-

-Abbassa la voce, idiota!- comandò, stizzito, Will il Dio della Morte, lanciandogli uno scappellotto dietro la nuca che lo fece grugnire dal dolore: -Se qualcuno ci sente sai che guai passiamo con la polizia?! Già siamo fra i principali sospettati per quella manovra di Grell.-

-Senti un po', Wiru...- cominciò il rosso, le braccia conserte in un broncio infantile: -Quando mi hai ordinato di “sparare ai traditori” non mi avevi mica detto di escludere la centrale di polizia!-

-C'era davvero bisogno di specificarlo dato che poi saremmo stati ricercati?!-

Will era ormai sull'orlo di esaurimento ma, per fortuna, erano arrivati davanti alla cappella. Entrarono all'interno in silenzio, ascoltando la musica triste e lenta dell'organo, procedendo fino a raggiungere colui che li avrebbe condotti davanti alla bara che avrebbero dovuto prelevare:

-Salve signori, cosa posso fare per voi?-

-Siamo qui per il funerale della vecchia.- annunciò il castano come d'accordo, e tutt'e tre si tolsero rispettosamente il cappello dal capo, facendo alzare un sopracciglio all'altro nel vedere quei volti sconosciuti: -Non mi sembra di avervi mai visto alle nostre cermonie...-

-Nui suis parent che vengon da lontan.- fece Grell, imitando un pessimo accento francese che sembrava tutto tranne che appartenere a quella patria, ma lo fece con così tanta convinzione che il gestore del luogo, sorridendo perplesso dato che non comprendeva nessun altra lingua che non fosse l'americano, ci cascò in pieno: -Oh, chiedo scusa. Beh, accomodatevi pure!-

Si voltò per far loro strada, e Ronald si girò un istante ad osservare affascinato il rosso:

-Da quand'è che conosci il cinese mandarino?-

Appena la porta fu aperta, uno sfondo acuto di risate sguaiate e musica jazz riempì le loro orecchie, facendo loro sollevare, totalmente colti alla sprovvista, le sopracciglia: il retro della cappella altro non era che un Cafè notturno, con ballerine da sala e tavolini da bar strapieni di clienti che si godevano lo spettacolo, occupati a fumare o a bere. Niente a che vedere, insomma, coi funerali tradizionali.

-Beh, devo ammettere che dovendo morire, è un gran bel modo per andarsene!- osservò compiaciuto Ronald, le mani sui fianchi mentre seguiva con un sorrisone i movimenti delle gambe delle ballerine con le gonnelline piene di fronzoli. Grell lo seguì a ruota, a bocca aperta in estasi:

-Woah... quando morirò voglio avere anche io una cerimonia così!-

-Se non la smetti di toccarmi quel momento verrà prima di quando credi.- sbuffò Will, scrollandosi dal braccio le mani del rosso e avanzando verso il loro tavolo, dandosi un certo contegno.

 

Intanto il tenente Ash lo osservava da lontano, nasconcendosi con l'ausilio del suo cappello: si era infiltrato nel locale dopo aver ricevuto una segnalazione proprio da Undertaker, che aveva acconsentito ad aiutarlo per catturare quello che ormai era diventato una vera minaccia nel mondo della giustizia. Chiamò a sé il cameriere, chiedendo il conto in modo sbrigativo:

“Manca davvero poco...” riflettè soddisfatto mentre fissava l'orologio “... i miei colleghi hanno ricevuto l'ordine di aspettare solo cinque minuti e poi faranno saltare tutto in aria!”

-Pff... pff... MUHAHAHAHAH! Will il Dio della Morte, finalmente ti catturerò!-

-Ehm... signore? Ecco il suo conto...- balbettò perplesso il cameriere nel vederlo col corpo tremante e con le mani rivolte verso l'alto a ridere come uno psicopatico. L'albino si ricompose all'istante dinanzi a quella voce a dir poco spaventata e, tossicchiando, gli lanciò un'occhiataccia, risentito per essere stato interrotto nel suo momento di goduria.

Con un verso stizzito gli passò una banconota, sentendosi estremamente generoso: tanto, con la cattura di quel delinquente avrebbe di sicuro ricevuto un aumento!

-Tenga pure il resto.-

 

 

La musica jazz continuava incalzante a suonare per tutto il locale ma, in particolare, sembrava concentrarsi sul rotondo palco in legno, dove numerose e sorridenti ballerine danzavano il kan kan in perfetto ritmo. Sgambettando in tondo, fecero sì che due dei musicisti della compagnia ricambiassero i loro sorrisi e occhiolini: Claude, in piedi, soffiava energicamente sulla bocca dello strumento che ormai suonava da quando era piccolo, il contrabbasso, sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali che sembravano cascargli dal naso nonappena abbassava il capo, preso dalla musica.

Sebastian, suo amico d'infanzia, si lasciò andare ad un sorrisetto malizioso quando le ragazze del locale, in piena esibizione, gli sorridevano adoranti, non lasciandosi però distrarre: sapeva bene, infatti, che lo strumento a lui assegnato, il sassofono, dava un suono molto potente, così come quello di Claude, suo amico d'infanzia. Era necessario, quindi, nonostante la presenza di tutte quelle bellissime fanciulle, che loro non stonassero: la loro situazione economica era già molto precaria, e quel lavoro era la loro unica àncora di salvezza.

-Oggi va bene, eh?- osservò Claude una volta terminato il loro turno, appoggiandosi con nonchalance al suo strumento, in bilico sul palco.

-C'è gente.- rispose telegraficamente Sebastian, sorridendo sereno senza però girarsi a guardarlo.

-Ma no, intendo la nostra esibizione!- sbuffò l'altro, dando un'occhiata alla sala: -Che vuoi che mi importi quante ordinazioni di caffè ci sono stasera?!

-Claude, ma pensi quando parli?- Sebastian alzò gli occhi al cielo, sospirando esausto: -Il numero di gente dovrebbe importarti eccome! Non hai pensato che se diventiamo popolari come musicisti suonando davanti a così tanti clienti, riceveremmo di sicuro più richieste?-

-Ah, a proposito di richieste...- dirottò altrove l'amico, odiando di dover ammettere che quel playboy aveva tutte le ragioni: -... ho chiesto un appuntamento dal dentista domani, mi accompagni?-

-Dal dentista?- arricciò il naso Sebastian, voltandosi finalmente a guardarlo: -E perchè mai scusa?-

-Devo fare un otturazione, durante la notte la gengiva mi si gonfia e... puf!, la mattina dopo non riesco nemmeno a parlare bene.- si sistemò davanti all'altro, aprendo la bocca e mantenendosi con le dita una guancia, indicandogli insistentemente con l'altra mano un punto preciso:

-Guadda, guadda!... ehi, ma ftai guaddando..?!- bofonchiò confusamente, le guance strette e allargate con le mani.

-Si che sto guardando, e vedo anche che sei completamente fuori di testa!- Sebastian lo allontanò disgustato spiaccicandogli una mano sul viso, torcendogli i tratti: -Bell'amico che sei: noi siamo al verde, il fruttivendolo non ci fa più credito, abbiamo una lista di debiti lunga fino alla Cina col salumiere, con la Compagnia di musica e con tutte le ballerine... e tu pensi alla tua otturazione?!-

-E va bene allora vorrà dire che domani, con la paga di oggi, daremo un po' ad ognuno!-

-Ma affatto!- stabilì tronfio Sebastian, cacciando fuori un biglietto d'ingresso e mostrandolo all'amico: -Domani andiamo a vedere la corsa dei gatti e scommettiamo tutto il malloppo su “Palla di Lardo”.-

-La corsa dei gatti?!- domandò perplesso Claude, fissando l'altro come se fosse impazzito: -Ma non esisteva solo quella dei cani?-

-A volte mi chiedo quando ti deciderai ad aggiornarti, Claude.- il moro sbuffò seccato, facendo innervosire l'altro, che si posizionò a braccia conserte:

-E poi “Palla di Lardo”?! Sul serio? Perchè dovrei scommettere tutti i miei soldi su un obbrobrio simile? No no, Sebastian, io non mi sento affatto sicuro su questa cosa!-

-Perchè è un gatto sicuro, ti dico!- Sebastian gli posò una mano sulla spalla, sorridendo fiducioso: -Fidati di me, me l'ha detto tata Matilda che l'ha saputo da Katy Perry che è la prozia di donna Concetta che controlla tutte le corse! Domani usciremo di qui straricchi, non dovremo nemmeno lavorare!-

Claude aggrottò la fronte, ancora poco convinto ma, mentre stava per rispondergli e frenare il suo inviadiabile entusiasmo, spalancò a dismisura gli occhi quando notò qualcosa che non gli piaceva affatto: un uomo albino, seduto al tavolo, che per sistemare meglio la cenere viva sopra al sigaro e fumarselo aveva cacciato fuori dalla giacca un... distintivo della polizia?!

-Oh-oh...-

-Ci pensi con tutti quei soldi, Claude?! Finalmente potremo prendere il volo!- ridacchiò Sebastian con gli occhi che gli si illuminavano, prima di voltarsi interrogativo verso l'amico che, lo sguardo sconvolto e fisso verso il tavolo del poliziotto, picchiettava impaziente il dito sulla sua spalla:

-Non vorrei allarmarti, ma sembra che abbiamo appena perso il volo!-

Con il viso indicò il tavolo che stava fissando insistentemente e, quando Sebastian notò il distintivo che scompariva nella giacca dell'uomo, sgranò a sua volta gli occhi per un istante.

Lui e l'amico si osservarono per un istante, perplessi, prima di voltarsi come se niente fosse e mettere a posto i propri strumenti, in silenzio.

 

 

-Ci siamo.- il tenente Ash espirò forte dal sigaro, tossicchiando appena per aver perso l'abitudine mentre osservava l'orologio maniacale: -Tre, due, uno... zero.-

Non appena pronunciò quest'ultima parola, una delle assi di legno della parete del locale fu sfondata con un rumoraccio, permettendo al resto dei poliziotti di fischiare con impazienza e irrompere con violenza all'interno del locale: i clienti iniziarono ad urlare impauriti e a correre da tutte le parti senza esito, dato che la polizia li conduceva fermamente verso l'uscita, nessuno escluso.

-Su le mani, siete tutti in arresto!- si udì sbraitare dai poliziotti e Sebastian e Claude, cercando di non dare nell'occhio e con gli strumenti in mano, si confondevano con le file disordinate per scappare via da lì.

-Ma che succede?!- sbraitò Will, guardandosi nervoso attorno e non osando alzarsi dal suo posto, quando una voce calma e vellutata interruppe il suo affanno: -È un piacere rincontrarti, Will Dio della Morte.-

-Ma cos... tenente Ash!- strinse i pugni il castano, una smorfia rabbiosa dipinta sul volto appena quel damerino era apparso davanti ai suoi occhi: -Che ci fai qui?-

-Che domande... sono qui per arrestarti, no?-

-E sentiamo, cos'avrei fatto stavolta?- domandò Will con aria sarcastica, facendolo sorridere calmo: -Hai spacciato bottiglie di caffè a 43 gradi.-

Il gangster si posizionò a braccia conserte, ridacchiando nervoso: -Non so davvero di cosa tu stia parlando... chi è che te l'ha detto? Undertaker, per caso?-

Stavolta fu di Ash il turno di ridere, e di gusto, facendo il gioco sporco dell'altro.

-Undertaker? Non so davvero di cosa tu stia parlando!- lo imitò, mentendo:

-Forza, indossa le manette.-ridacchiò soddisfatto, prima di afferrargli brutalmente la stoffa della camicia, gli occhi ridotti a due fessure:

-E questa volta non la passerai liscia, sappilo...- sibilò, minaccioso, il volto infastidito del gangster a pochi millimetri dal suo. I due si guardarono in cagnesco per diversi istanti, fino a quando Ronald, completamente ubriaco e rischiando di cadere dalla spalla del suo capo, fronteggiò con aria imbronciata e sonnolenta il poliziotto, l'espressione che voleva sembrare minacciosa ma altro non era che comica:

-Vojo un'altra tassa di caffè.- biascicò convinto sotto i loro sguardi perplessi, prima di cacciare all'improvviso da sotto il tavolo la tazzina semivuota e lanciarne il contenuto in faccia all'albino senza troppi complimenti.

Grell urlò spaventato, cercando di trattenere invano l biondo mentre Ash, dopo un istante di sgradita sorpresa, avvertì il caffè... molto, molto caldo fare effetto sul suo viso. Immediatamente si ritrasse strizzando gli occhi e sbraitando in modo molto poco virile mentre a tentoni cercava un pezzo di stoffa per pulirsi:

-W-WAAAAHHHH! BRUCIA, BRUCIA, BRUCIAAAAA!-

Si dimenò isterico sotto lo sguardo sconvolto di William che, una volta realizzato il tutto, afferrò i suoi scagnozzi per un braccio, alzandosi senza grazia in piedi: -Presto, scappiamo, prima che arrivino i rinforzi!-

I tre iniziarono a correre come se non ci fosse un domani, spingendo con poca grazia gli altri clienti impauriti: -Undertaker... sono sicuro che è stato lui a fare la spia, ma non la passerà liscia! Lo uccideremo!-

Ronald sorrise mentre Grell lo trasportava via con loro, annuendo come un ebete in risposta e, mostrata una smorfia confusa per un attimo, si piegò in due, rigurgitando tutto il menu ai piedi del rosso, che urlò disgustato approfittando che stavano correndo ormai fuori dal locale:

-RONALD MA CHE SCHIFO!-

 

 

 

 

-Bene. Bene! Fantastico!- esclamò esaurito Claude una volta che lui e Sebastian furono usciti dalla porta secondaria, evitando l'improvviso arresto: -Adesso non possiamo più mostrarci al locale perchè lo chiuderanno, ovviamente addio paga di stasera, e non possiamo nemmeno chiedere altri prestiti alle ballerine perchè le hanno arrestate tutte!-

-Perchè... devi sempre essere così negativo, me lo vuoi spiegare?- ansimò per la fatica Sebastian, le mani poggiate sopra le ginocchia mentre gli rivolgeva un'occhiataccia:

-Nessuno ci ha visti e domani con la corsa vinceremo i milioni, di che ti lamenti?!-

-Tu e questa dannata corsa!- proseguì isterico l'altro, gesticolando: -Non riceveremo nemmeno la paga di oggi, cosa pensi di impegnare per pagare la scommessa?!-

-Beh...- fece spallucce l'altro, apparentemente tranquillo: -... vorrà dire che impegneremo i nostri cappotti.-

L'altro tirò un sospiro di sollievo, sorridendo tranquillo:

-Ah, d'accord... aspetta, COSA?- domandò in un grido strozzato, gli occhi sgranati e i lineamenti sconvolti non appena realizzò quello che l'amico realmente aveva detto: -Sebastian, vorrai scherzare! Siamo a ottobre, si congela qui fuori, perchè mai dovrei impegnare il mio cappotto per una scemenza simile?!-

-Perchè siamo amici, amici per la pelle.- sorrise angelico l'altro, dandogli una pacca amichevole sulle spalle mentre si dirigeva verso la loro casa che condividevano ormai da tre anni: -E poi perchè domani vinceremo, e tu riavrai il tuo cappotto.-

Claude lo osservò allontanarsi, tranquillo e con le mani nelle tasche, alla ricerca di un bus decente che li riportasse a casa.

Sapeva di doversi rilassare, ma la verità è che davvero non riusciva a scacciar via quell'insistente presentimento che sarebbe andato tutto a rotoli.

Sospirò preoccupato, accarezzandosi la stoffa del cappotto quasi con malinconia mentre lo raggiungeva: -Sarà meglio per te che questo cappotto ritorni sulle mie spalle al più presto!-

-Andiamo Claude, non ti fidi di me? Dì un po', quand'è che mi sono sbagliato?-

-Praticamente sempre.-

-Oh, stà un po' zitto!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Cos'ho appena scritto X'D Mi sento male.

Vediamo un Sebby stile 'viva la vida', un Claude mammina e il trio dei pasticcioni che, però, spaventano tutti coi loro crimini! Secondo voi come andrà la corsa? ;)

Il film è uno dei più divertenti che abbia mai visto e la mia commedia preferita nonostante non sia per niente recente, per cui anche se ho dovuto modificare parecchie cose per scriverci una storia ve lo consiglio vivamente, sperando mi accompagnerete in questa avventura!

Chissà se Ciel è bravo a cantare...

 

 

 

 

-FM.

 

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Capitolo 2
*** L'inizio dei guai ***


 

 

 

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L'indomani...

 

 

 

 

-PALLA DI LARDO, VERO?!-

Claude, infagottato alla bell'e meglio nella giacca striminzita (dato che il cappotto non c'era più per ovvi motivi), si era voltato soltanto per un istante verso Sebastian: la tempesta di neve contro cui stavano combattendo per andare nella sede della compagnia, infatti, sembrava respingerli ogni volta che parevano vicini di almeno un chilometro alla meta.

Sebastian si abbassò di poco la sciarpa, nelle stesse condizioni dell'amico, sospirando sarcastico:

-Credevo non mi volessi parlare!-

-Ti ucciderei.- annunciò per tutta risposta l'altro decisamente nervoso, aprendo la porta e rifugiandosi con l'altro nel caldo edificio, sfilandosi gli occhiali appannati: -Un gatto sicuro, non è vero?! Peccato che proprio stamattina quel gatto supersicuro abbia deciso di schiattare al suolo!-

-Deve essere la temperatura bassa...- provò a giustificarsi, anche se un po' incerto, Sebastian, un dito sollevato verso l'alto mentre seguiva docilmente Claude. Quest'ultimo gli lanciò un'occhiata in tralice, trattenendosi dallo strangolarlo con la sciarpa color panna:

-Guarda qua, sta più caldo il mio contrabbasso di me! E comunque col cavolo che mi faccio fregare di nuovo da te, sappilo!-

Sebastian si trattenne dal ricordargli che diceva sempre così ma poi lo ascoltava sempre: con l'amico in quelle condizioni e in procinto di commettere un omicidio (il suo), non era davvero il caso.

-Oh, andiamo, non tutte le speranze sono perdute! Ci sta un gatto, “Fetta di caviale”, che...-

-Primo punto: il caviale non si può fare a fette. Secondo: altro che caviale, qua siamo fortunati se possiamo permetterci una pizza! E terzo...-

Nello stesso istante l'altro aveva spalancato una delle porte della segreteria, trovandovi una giovane alla scrivania: -Niente oggi?- domandò diretto, riferendosi alle richieste di musicisti.

-Niente!- rispose l'altra, impegnata a bere un caffè e Sebastian, dopo aver ringraziato, richiuse la porta, ignorando l'aria furente di Claude:

-... E terzo, stavo dicendo, assolutamente e obbligatamente NO!-

-Come ti ripeto sempre, sei troppo negativo...- commentò Sebastian dopo aver aperto e richiuso la porta di un altro ufficio e, sospirando e frettolosamente, posò la mano sull'ultima della fila:

-Niente?-

Deglutì, a disagio, realizzando che aveva dimenticato che l'ufficio fosse quello di Hannah, una delle segretarie principali del posto... nonché la bellissima e procace ragazza con cui sarebbe dovuto uscire la sera prima, preferendo invece fare compagnia alle ballerine dopo il turno notturno.

Come si aspettava, purtroppo, Hannah sollevò lo sguardo dalle unghie che si stava accuratamente limando e, appena lo vide, la sua fronte si corrugò in una smorfia rabbiosa:

-Ah, sei tu, brutto..!-

-Ci vediamo!- salutò con un sorriso ipocrita il moro e, dopo un veloce gesto della mano, chiuse la porta, facendo dietrofront pronto a scappare. Peccato, però, che la voce della ragazza sembrò superare persino le pareti, facendolo immobilizzare di botto e richiamandolo con un sospiro addolorato alla base:

-Ehi, Sebastian! Vieni un po' qui!-

Lanciò un'occhiata colma di disperazione a Claude, che però scosse inamovibile il capo: avrebbe dovuto aspettarselo. Sospirò e, facendosi seguire dall'altro, ritornò dov'era, aprendo la porta e fiondandosi dentro alla stanza con un sorriso cordiale:

-Oh, senti Hannah, mi dispiace per ieri, è che c'è stato un contrattempo e...-

-Ti rendi conto di quello che ha fatto questo disgraziato?- si rivolse lei a Claude, ignorando completamente Sebastian che si era seduto sulla sua scrivania, guardandola con aria da cane bastonato: -Io esco con la tormenta di neve per comprarmi una vestaglietta di chiffon, gli cucino una bella pizza napoletana e lui che fa? Mi dà buca senza nemmeno avvisarmi, lasciandomi a cenare da sola!- si lamentò, piccata e a braccia conserte.

Claude annuì serio, la mano posata sul sedile della sedia di lei, approfittando per sorridere ipocritamente a Sebastian:

-Davvero inconcepibile! Ma non ti vergogni nemmeno un po', Sebastian?- calcò particolarmente sul suo nome con una certa enfasi, il tono falsamente sconvolto, e l'amico gli lanciò un'occhiataccia che, fortunatamente, Hannah non notò:

-Ma ero con te, non ricordi?- ribattè pronto Sebastian, fissandolo insistentemente con un sopracciglio alzato.

-Chi, io?- domandò Claude sinceramente stupito, indicandosi con l'indice, prima di notare lo sguardo a dir poco omicida di Sebastian, che si contrapponeva a quello interrogativo della ragazza.

-Aaaah, si, ora ricordo! Ma certo!- ridacchiò nervoso, e Sebastian appoggiò con enfasi le mani sul sedile della poltroncina di Hannah per ruotarla verso di sé:

-Ho dovuto accompagnarlo dal dentista, aveva un gonfiore alle gengive che... mamma mia, quattro ore a fare trasfusioni: abbiamo lo stesso sangue, di tipo “O”... che male, povero Claude!-

Quest'ultimo infilò la lingua contro la guancia per mimare la situazione, indicandosela e fingendo un dolore estremo con grande maestrìa: -Mmhmmhh... dio fanto, fe dolore!- gemette disperato, e la ragazza li studiò perplessa:

-Tipo “O”? Ma non era la lettera dell'alfabeto? Il sangue si chiama di tipo Zer..!- provò ad intervenire, ma un altro gemito di dolore uscì ipocritamente dalla bocca di Claude, facendola sbuffare con grande disappunto.

-Si, certo...- commentò seccata non credendoci nemmeno un po', riprendendo a limarsi le unghie, perlomeno fino a quando Sebastian non avvicinò il viso al suo in modo seducente, sfiorandole la guancia con la sua per sussurrarle caldamente all'orecchio:

-Oh, suvvia, Hannah, è stato un incidente... dai, davvero non c'è niente per noi?-

La ragazza dai capelli argentei fremette dai brividi di piacere ma, col minimo di lucidità che le rimaneva, decise di attuare una piccola e innocua vendetta. Sorrise maliziosa, posando la limetta:

-In realtà... qualcosa per voi ci sarebbe. Il direttore è alle prese con dei nuovi clienti adesso, andranno ad esibirsi in Florida!-

-In Florida?!- esclamarono in contemporanea Claude e Sebastian, gli occhi sgranati, e la ragazza sorrise sorniona: -Tre settimane, tutto pagato e nel migliore hotel della città. Paga decisamente buona, esibizioni pomeridiane e serali. Che io sappia stavano giusto cercando un sassofono e un contrabbasso...- la buttò lì, ben sapendo che i due sarebbero come minimo corsi via in una nuvola di fumo alla notizia.

E, infatti, dopo essersi scambiati un sorriso talmente ampio da risultare quasi inquietante, i due amici fecero per dileguarsi verso l'ufficio del direttore nemmeno avessero i razzi sotto le suole.

-Fermi là!- li bloccò appena in tempo Hannah, sforzandosi di non ridere all'idea di quando avrebbero scoperto la verità: -Adesso il direttore è impegnato, dovrete aspettare per parlargli.-

-Ooh, attenderemo!- assicurò Sebastian appoggiandosi allo stipite della porta, sistemando particolarmente allegro il colletto della giacca di Claude.

 

 

 

 

-INAMMISSIBILE!- tuonò Charles Grey, il direttore della compagnia, mentre sbatteva con forza il grosso telefono al suo posto. I suoi clienti di quel giorno, la famosa direttrice d'orchestre femminili conosciuta come “Madame Red” per la sua estrema passione per il rosso e il suo aiutante Lau si voltarono preoccupati verso di lui.

Quella mattina, infatti, sembrava che nulla andasse per il verso giusto: l'indomani sarebbero dovuti partire per la Florida assieme alle ragazze della compagnia, e tutte sembravano avere qualche problema... in particolare le loro contrabbasso e sassofono.

Il direttore stava facendo del suo meglio, fra telefonate e annunci, per trovare qualcuno e non perdere quei promettenti clienti e soci, ma era a dir poco impossibile rimediare due musiciste decenti in così poco tempo... specialmente se erano donne!

-Che succede, Charles?-

Quest'ultimo allargò le mani esausto, lanciando un'occhiata mortificata alla donna in rosso: -Ma che deve succedere... non me ne va bene una, quella Nadja è incinta...-

-Ancora?!-

-Pare abbia trovato un ricco ereditiero.Theresa è partita per il Mississippi...-

-E Stacy del locale notturno?- domandò, speranzosa, Madame Red, facendolo sospirare seccato: -È a letto con un febbrone da cavallo!-

-Sempre a letto con qualcuno quella là!- dichiarò imbronciata la donna passeggiando avanti e indietro, versandosi sul palmo delle pillole calmanti per la sua ulcera.

-Siamo rovinati... e poi Nadja incinta durante un nostro viaggio?! Dovrei licenziarti, Lau!-

Il cinese smise di sfogliare la rivista, sollevando un sopracciglio: -Io? Io mi occupo di amministrazione, mica di babysitting!- commentò, scuotendo il capo, e la dama in rosso sospirò malinonica.

-Ma si, è per questo che non voglio assolutamente maschi nella mia compagnia... sono tutti un branco di approfittatori! Se solo si avvicinano ancora al mio piccolo Ciel, io..!- scosse il capo furiosa, ricordando di quando il ragazzino si esibiva con le orchestre maschili e, scacciati quei ricordi, afferrò il cappello a veletta appeso all'appendiabiti, facendo segno a Lau di congedarsi.

-Tienimi informata Charles... altrimenti si che possiamo dichiararci rovinati!-

L'uomo in bianco annuì preoccupato, pronto a rimettersi a telefono:

-Pronto?-

 

 

 

Sebastian e Claude osservarono impazienti i due individui sconosciuti uscire dalla porta e, senza dar loro nemmeno il tempo di passare, si fiondarono nell'ufficio del loro dirigente, chiudendo impazienti la porta dietro di loro: -Ehi capo!-

-E voi che volete adesso?- domandò seccato il superiore, lanciandogli solo una breve occhiata: -Si, parlo con l'orchestra Morrison?- domandò poi cordiale al telefono, a dir poco ignorandoli, ma i due non demorsero.

Si appoggiarono coi gomiti alla scrivania, sorridendo colmi di felicità:

-Siamo qui per la tournèe in Florida!-

-In Florida?!- domandò sconvolto Charles, la bocca aperta dalla sorpresa: ma che stavano blaterando quei cretini?!

-Si, si, Hannah ci ha detto tutto! Siamo ancora in tempo?- domandò entusiasta Claude, e l'altro li squadrò da capo a piedi prima che una vena sulla tempia gli iniziasse a pulsare dalla rabbia:

-Non vi facevo tanto spiritosi, forza smammate!-

Claude e Sebastian si guardarono con aria smarrita, e quest'ultimo prese subito la parola:

-Ma scusa, non ti serve un sassofono e un contrabbasso?-

-Gli strumenti vanno bene, ma voi no!- dichiarò in fretta Charles, per poi continuare a sorridere a telefono: -Si, guardi, mi chiedevo se ha delle musiciste a disposizione...-

I due, non avendo alcuna idea che l'albino stesse parlando a telefono proprio della tournèe in Florida, mostrarono subito un'espressione triste: -Ma cos'abbiamo noi che manca?-

-Qualche curva in più!- ridacchiò l'altro, e Sebastian indietreggiò perplesso:

-Che c'entrano le curve adesso? Metti su un orchestra di gobbi, per caso?!-

-Aaah, non è la schiena che mi preoccupa..!- sbottò impaziente Charles, prima di accantonare un secondo l'interlocutore per osservarli nel loro sguardo spiazzato.

-Ascoltatemi bene, dovreste avere meno di venticinque anni...- cominciò, deciso, e Claude annuì convinto, felice che il problema fosse solo quello:

-Possiamo sempre fingerci più giovani, che ci vuole!-

-... dovreste essere formosi...- continuò l'altro, e Claude indicò fieramente i loro petti robusti, inspirando con forza per sembrare più muscoloso:

-Possiamo iscriverci in palestra, che vuoi che sia!-

-... e dovreste essere donne!-

-Beh, possiamo...- iniziò Claude con un sorrisone, bloccato sul nascere dalla sentenza secca di Sebastian: -No, non possiamo!-

Si voltò verso l'amico dagli occhi cremisi che lo fissava come se gli occhi gli stessero schizzando via dalle orbite e realizzò quello che il capo aveva appena detto, aprendo la bocca stupito:

-N...no, in effetti non possiamo.- balbettò perplesso, prima di ringhiare con forza: -Ma allora... era tutto uno scherzo di Hannah! Dio santo, la ammazzerei!- gemette deluso, vedendo l'amico che sbatteva con forza il berretto sul tavolo, sospirando seccato: -Non dirlo a me...-

Claude lo osservò mentre si passava teso una mano sul viso e mise su il broncio per qualche istante, sforzandosi di abbandonare il pensiero... peccato, però, che i tratti gli divennero improvvisamente seri, e iniziò a riflettere per davvero sulla situazione:

-Aspetta un attimo, Sebastian... perchè non potremmo farlo?-

Il moro si voltò verso di lui con aria perplessa e, dopo aver notato che l'amico non scherzava affatto, alzò la mano verso di lui con decisione. Claude gemette strozzato e chiuse con forza gli occhi, temendo un suo colpo, ma si ritrovò a riaprirli di scatto quando sentì qualcosa di tiepido sulla fronte, osservando perplesso l'amico.

-Strano... la tua fronte non è bollente di febbre...- mormorò preoccupato Sebastian e Claude, dopo aver alzato gli occhi al cielo con uno sbuffo, gli schiaffeggiò senza grazia la mano, facendola togliere da lì: -Oh, ma vaffanculo!-

-E le tue sentenze sono sensate... ma come diavolo..?- continuò Sebastian sempre più sconvolto e fissandolo come fosse una bestia rara da rinchiudere. L'amico trattenne la rabbia e il desiderio di impiccarlo coi fili del telefono e decise di farlo riflettere, ignorando quel suo comportamento irritante.

-Beh, ma scusa, non sarà poi così terribile... ricordi quando abbiamo suonato al ballo di Carnevale? Indossavamo delle parrucche...- si voltò verso il loro direttore, agitando i fianchi e imitando i fronzoli di paglia ridacchiando: -... e quella volta a New York per la serata estiva avevamo le gonnelline hawaine!-

Charles Grey lo fissò seriamente sconvolto e in silenzio prima di scambiare un'occhiata preoccupata con Sebastian: -Ma cos'ha? Ha bevuto?-

-Ma si, ed ha anche mangiato poco ultimamente, la fame deve avergli dato alla testa!- sbottò il moro, indicandogli quello stesso cervello che, evidentemente, lo stava abbandonando, e neanche tanto lentamente.

-Oh, andiamo!- sospirò esasperato Claude, ormai ignorando completamente il direttore, che si era rimesso a telefono per non compromettere la sua salute mentale con quei due imbecilli. Fronteggiò Sebastian, convinto: -Seriamente, perchè non dovremmo farlo?! Si tratta della Florida, ci potremmo far prestare i vestiti dalle ragazze! Un paio di calze a rete, tacchi e due parrucche e Claude e Sebastian diventano Claudia e Sebastiana, che ne pensi?-

Il moro intanto lo fissava a bocca aperta e con uno sguardo di disperazione totale, pensando che forse, col fatto della fame al cervello, ci aveva azzeccato di brutto.

Che l'amico fosse davvero impazzito?

Ora, notando quel suo assurdo comportamento, stava iniziando a pensare che evidentemente era rimasto traumatizzato dalla vicenda di “Palla di Lardo”, e quello che gli serviva era riposo assoluto.

E, magari, anche un cappotto nuovo che gli evitasse il congelamento.

Scosse la testa per recuperare le idee, non dopo aver arricciato il naso davanti a quell'orribile nome femminile che l'amico gli aveva appioppato:

-Ascoltami bene, Claude...- lo afferrò per le spalle, cercando di rivolgersi in modo calmo e semplice, come se stesse parlando con un bambino di due anni: -Noi siamo uomini. Uomini, ok? Cerca di ragionare, noi non possiamo, e personalmente non ne ho alcuna intenzione, mettere delle calze... né dei tacchi... né altre... robe.- rabbrividì per il disgusto, trattenendosi dal vomitare ma, proprio quando l'amico stava per continuare sull'argomento, Charles interruppe la telefonata, chiudendo il telefono esausto.

-Ascoltatemi bene, voi due.- cominciò, desideroso di levarseli dai piedi assieme ai loro improponibili discorsi: -Se proprio volete che vi procuri qualcosa, stasera c'è un ballo della scuola sul Loop.-

-Aggiudicato!- esclamò soddisfatto Sebastian, prendendo il suo cappello per affrettarsi ad uscire da quell'ufficio prima che a Claude venissero in mente altre idee malsane... magari che richiedevano tute da sub, oltre che tacchi a spillo.

-Perfetto! Sei dollari a testa, fatevi trovare lì alle otto.- concluse Charles riprendendo la cornetta, e Claude seguì l'amico goffamente: -Solo sei dollari per arrivare fin laggiù?! Ma..!-

-Di che ti lamenti...- cominciò Sebastian, sfiorandogli le spalle: -Potremo riscattarci uno dei due cappotti! Forza, andiamo!-

L'amico lo seguì perplesso, prima di grattarsi la nuca pensieroso e di sporgersi di nuovo con un sorriso gioioso oltre la porta: -Ah, signor Grey, se comunque le interessa l'offerta per la Florida ci faccia...- cominciò, e l'amico ringhiò imbarazzato, strattonandolo per la manica per fargli richiudere la porta.

-Fooorza, andiamo “Claudiuccia”!- mimò con un sorriso nervoso, sibilando fra i denti il suo disappunto mentre lo trascinava fuori da lì.

 

 

 

 

 

Hannah Anafeloz canticchiava mentalmente, appoggiata col gomito al finestrino del bus e osservando la neve che iniziava a cadere, portando con sé l'inverno. Sospirò appena, stanca dopo quell'ennesima giornata di lavoro, ma non ebbe il tempo di chiudere le palpebre e riposarsi che il tonfo di qualcuno che si sedeva accanto a lei la fece voltare, accigliata, per poi sorridere nel vedervi un Sebastian capricciosamente a braccia conserte e dinanzi a sé un Claude in simili condizioni, se non ancora più seccato.

-Oh, ma tu guarda un po' chi c'è, la mia fonte principale di divertimento...- sorrise innocuamente, nascondendo la sua ridarella: -Sentiamo, come va, “ragazze”..?- sottolineò ironica, beccandosi un'occhiata da Claude che la fece solo sorridere di più.

-Se non freni quella lingua te la stacco! Ma guarda un po' che scherzi..!- borbottò, offeso come un nonnetto in pensione e Sebastian, afferrata al volo quell'occasione, decise di coglierla all'istante.

-Suvvia, Claude...- sorrise con malizia senza darlo a vedere, avvolgendo un braccio attorno ad Hannah per stringerla dolcemente a sé: -... è questo il modo di trattare una signora? Dì un po', tesoro...- sussurrò caldamente, sfiorandole il mento con le dita candide per voltarla verso di lui.

-Cosa fai stasera?-

-S... Stasera..?- mormorò rapita la ragazza, sentendosi sciogliere dinanzi a quegli occhi così felini e a quelle labbra così invitanti e talmente vicine alle sue che poteva assaporarne il respiro:

-Si... stasera...- ripetè suadente Sebastian come un angelo tentatore, e lei si ritrovò a deglutire col corpo in fiamme.

-Starò sola soletta... a mangiare quella famosa pizza...- sussurrò a sua volta, speranzosa mentre Sebastian si chinava a sfiorarle le labbra con le sue, morbide anche se sottili, facendola fremere, con aria serissima e passionale: -E starai a casa tutta la sera..?-

Lei annuì, ormai dicendo addio al suo auto-controllo e sperando solo che lui si decidesse in fretta a baciarla: tuttavia, proprio mentre stava per permettere quel bramato contatto, Sebastian si allontanò nuovamente, lasciandola perplessa mentre metteva in mostra il suo più largo ed innocente sorriso, soddisfatto: -Bene! Quindi la macchina non ti serve, giusto?-

-L... la macchina..?- domandò lei, sbattendo le ciglia, ancora confusa da quel momento così romantico, prima di riprendersi in fretta e, realizzando, mostrare un'espressione sconvolta e poi furibonda, sollevando la mano per colpirlo offesa: -Tu, maledetto..!-

Sebastian bloccò le sue mani con delicatezza, portandosele alle labbra per baciarle piano, sornione:

-Oh, no, no...- borbottò fintamente triste per calmarla, avvicinandosi a lei per baciarle con un sorrisetto seducente le guance e poi il collo, facendola, nonostante tutto, sorridere rilassata e felice mentre gli crollava fra le braccia suo malgrado.

Claude sospirò esasperato, passandosi una mano sul volto in stato confusionario:

-Ma che gli fa alle donne quello..?!-

Una frenata decisa interruppe il flusso dei suoi pensieri, costringendolo a guardarsi intorno:

-Sebastian, è la nostra fermata!- reclamò l'attenzione dell'altro, alzandosi e prendendo la giacca per avvolgerla attorno al corpo. L'altro annuì e sorrise speranzoso alla ragazza che, sbuffando seccata per l'interruzione e nel ricordare il gioco sporco del moro, cacciò fuori dalla tasca le chiavi:

-Riportatemela non infuocata, ghiacciata o allagata, grazie!-

-Grazie, Hannah, sei fantastica.- ridacchiò Sebastian, stampandole un bacio sulla guancia mentre, sollevandosi, seguiva velocemente Claude.

-Lo so bene..!- commentò acidamente, lanciandogli un'occhiataccia mentre lo osservava allontanarsi: -E tu sei davvero uno str..!- fece per insultarlo ma l'altro la frenò abilmente.

-Ah-ha, non sta bene che una signora si esprima con certi termini...- la buttò lì divertito, poco prima di balzare giù dal bus con l'amico, e la procace ragazza lo osservò infastidita posizionarsi un dito sulle labbra con un occhiolino:

-E poi, che colpa ne ho? Dopotutto, sono solo un diavolo di sassofonista.-

 

 

Nell'esatto momento in cui i due amici scesero dal mezzo, vi salirono tre uomini ben incappottati che, appena posate le suole sul bus, lasciarono che il capo procedesse più avanti, sfilandosi con decisione il cappello e mostrando il suo volto contratto in una smorfia rabbiosa: una signora anziana che si era seduta accanto ad Hannah urlò con potenza, spaventata, facendola quasi saltare sul posto.

-Lui... lui è..!- gemette, tremante, e la ragazza si voltò preoccupata verso di lei:

-Signora, sta ben..?- fece per sfiorarla ma, col panico di tutti i passeggeri, l'uomo slacciò il suo impermeabile e, infilata con decisione la mano sotto la stoffa, ne cacciò fuori una beretta.

-Secondo la segnalazione, Undertaker prende questo bus ogni sera... MANI IN ALTO, QUESTA È UNA RAPINA!- gridò Will il Dio della Morte e molti, avendolo anche riiconosciuto grazie alla minacciosa nomina che aveva nel mondo della criminalità, urlarono spaventati, sollevando i palmi verso l'alto e cercando di addossarsi il più possibile al sedile.

Tutti, tranne la simpatica e innocua vecchietta al fianco di Hannah che, sotto il suo sguardo perplesso e nonostante la situazione, si rilassò con un sospiro sollevato, posandosi una mano sul cuore prima palpitante: -Oh mamma, meno male... che paura, pensavo fosse il controllore..!-

-E adesso tutti fermi!- dichiarò Ronald, togliendosi anch'egli il cappello e puntando la sua pistola contro l'ala destra del mezzo, sorridendo soddisfatto. Grell, poco più dietro, avanzò ancheggiante, ridacchiando mentre si toglieva con un gesto secco il pesante cappotto:

-OH, YES!- commentò con un urlo felice, osservandosi poi con aria compiaciuta, finalmente libero di mostrare il suo corpo senza piume d'oca che lo opprimessero: -Ho sempre odiato i vestiti all'ultima moda...-

Will, ignorando i suoi complici e desideroso di non perdere tempo, cacciò fuori dalla tasca, con estrema cura, un volantino... disegnato a mano?!

I passeggeri osservarono in silenzio e perplessi quella figura sullo sfondo bianco che, più che una persona, era senza dubbio un omino impreciso e stilizzato... con qualche capello in più.

 

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Seguirono istanti di silenzio imbarazzato.

-Avete visto questa persona su questo bus?- domandò poi il temuto gangster, ignaro di tutto e con voce spaventosa, prima che un passeggero sotto di lui lo tirasse timidamente per la manica:

-Secondo me la chiave è la lettera C.- tentò con un sorriso convinto, e Will lo studiò sconvolto:

-Prego?!-

-Ho vinto tutti i tornei nazionali del gioco dell'impiccato.- spiegò il nonnetto con fierezza, per nulla intimidito: -E le posso assicurare che ho sfidato avversari ben più temibili, per cui si, sono sicuro: la lettera per risolvere la parola mancante deve essere per forza la C!-

-Ma che sta dicen..?- domandò sconvolto Will, prima di aggrottare la fronte e voltare il foglio verso di sé per studiare meglio il disegno. Una volta compreso quello che il vecchio stava cercando di dire, i suoi tratti si deformarono in una smorfia rabbiosa, e le sue guance divennero porposa dall'imbarazzo:

-Questo non è uno stupido giochino, è il ritratto di una persona!- sbottò, e l'altro assunse un'espressione smarrita, studiando meglio il soggetto del foglio: -Ma... ne è sicuro? Perchè a me sembra proprio l'omino dell'impic...-

Non fece nemmeno in tempo a terminare che Will, scosso dai tremiti per la rabbia e la vergogna, allungò una mano per afferrarlo brutalmente per la giacca, strattonandolo:

-STA FORSE DICENDO CHE SONO SCARSO IN ARTE?! IO NON SONO MAI STATO RIMANDATO IN QUELLA MATERIA, È CHIARO?! -

L'uomo, visibilmente spaventato, iniziò a boccheggiare convinto nello scorgere gli occhi sgranati e agghiaccianti di Will studiarlo con un'espressione infernale: -M-ma no, è solo che... ehm, ci sono anche dei cuoricini disegnati!- balbettò, ridacchiando nervoso e cercando di scamparsela dalla situazione. Will sgranò gli occhi completamente rosso in volto, balbettando frenetico: -AH! Quella è... opera di Grell, è sua la colpa!- Il vecchietto si morse perplesso il labbro ma, prima che potesse inziare a pregare per la sua vita, Will, con sua grande sorpresa, allentò la presa, lo sguardo basso.

Completamente spiazzato, il vecchio lo osservò mentre, tremando un po' più forte, i suoi tratti si arricciarono in una smorfia infantile, e dai suoi occhi iniziarono ad uscire lacrimoni che gli solcarono le guance:

-N...non è giusto!- esplose senza controllo in un pianto sommesso, sotto gli sguardi perplessi dei passeggeri, e si gettò addosso a Ronald con disperazione, stringendolo come se si fosse trattato di un peluche e nascondendo il viso arrossato nel suo petto: -Io credevo di essere bravo... pensavo che la maestra avesse fatto un errore a rimandarmi, è per questo che l'abbiamo eliminata, no?!-

Continuò a singhiozzare e Ronald, perplesso, ricambiò un po' impaurito la stretta, dandogli delle leggere pacche sulla spalla scossa dai tremiti: -Ehm... ma certo capo, non si deve preoccupare, se lo meritava! Lei ha sempre ragione!-

-Awww, il mio Wiru!- esclamò con un broncio intenerito Grell, volandogli accanto per consolarlo, spingando malamente via Ronald per essere lui a stringerlo a sé, iniziando a cullarlo come una mamma protettiva: odiava vedere Will piangere!

-Amore mio, ma tu sei bravo in tutto, non devi abbatterti così per una sciocchezza simile! E poi non rivedrai più quell'arpìa... no?- sorrise dolcemente, sfilandogli dal volto gli occhiali un po' appannati per asciugargli le lacrime con la giacca. Will lo osservò spiazzato, annuendo debolmente e tirando su col naso, dandosi un contegno... e Ronald, di nascosto, si puliva schifato dal muco del suo capo con i guanti del rosso, sperando non se ne accorgesse.

-Ehi, scusate, ma forse abbiamo trovato l'uomo che cercate!- si udì una voce dal fondo del bus, e tutto il mezzo puntò il dito verso Hannah che, le mani ancora in alto, sollevò un sopracciglio perplessa:

-Eh..?!-

-Caspita, capo, è proprio lui!- esclamò rapito Ronald dopo averla confrontata con l'affidabile disegno di Will, indicandola con insistenza.

-ADDOSSO!- comandò quest'ultimo ma, proprio mentre stavano per correre ed acciuffarla, la ragazza arrossì visibilmente, imbarazzata e offesa, fermandoli col suo urlo:

-Ma che state dicendo?! Io sono una donna!!!-

I tre frenarono bruscamente, guardandosi perplessi fra loro. Poi, Grell sospirò:

-Ah... è un peccato. Di sicuro da uomo saresti stata molto più sexy...-

Hannah decise di trattenere il suo disappunto, ringhiando furibonda a braccia conserte ma, mentre stava lanciando allo strambo tipo in rosso uno di quegli insulti che non si dimenticano facilmente, il guidatore del bus decise di intervenire per risolvere la situazione.

-Ehm... scusate..?- alzò la mano timidamente, attirando la loro attenzione.

Grell sbuffò seccato: -Se è un'altra inutile testimonianza meglio per lei che non ci faccia perdere tempo, se non vuole ritrovarsi con un proiettile in testa!- lo minacciò e l'uomo, sorridendo teso, scosse il capo:

-No, no. È che io ho capito chi è l'uomo che cercate, prende questo bus ogni giorno ma scende sempre allo stesso punto.-

-E cioè?- domandò interessato Will, puntandogli la pistola al petto con fare aggressivo:

-B...beh...- sudò freddo l'uomo, deglutendo: -Solitamente scende al garage dietro la quinta strada, numero 58. Ma non so perchè, insomma io non..!-

-Molto bene!- trillò Ronald, aprendo con forza le porte del mezzo per scendere assieme agli altri, facendo sì che il suo capo togliesse la pistola da dosso all'uomo: -Pare proprio che sappiamo dove trovarlo, no?-

-Già...- borbottò Will, lanciando un'occhiataccia al conducente prima che le porte si richiudessero:

-Addio, e spero tanto per lei che non si sia sbagliato!-

L'uomo tremò visibilmente per quello sguardo agghiacciante e, grattandosi la testa perplesso, sospirò quando se ne furono ormai andati: -Già. Lo spero anch'io...-

 

 

Poco dopo...

 

 

-È questo il garage di Hannah, no?- domandò Sebastian con noncuranza, il bigliettino dell'indirizzo stretto fra le mani. Claude lo affiancò, dandoci un'occhiata:

-Quinta strada, numero 58... si, direi proprio di si. A proposito, ma che roba è quella sotto al foglietto?-

-Oh, questo...- il sorriso sornione di Sebastian comparve a dismisura, facendogli intuire che, di qualunque cosa si trattasse, non doveva essere nulla di buono: -...è il biglietto d'ingresso per la corsa dei gatti! Stavolta sono davvero convinto, Claude, il futuro è quella “Fetta di Caviale” te lo dico io!-

L'amico alzò gli occhi al cielo con fare esasperato, spintonandolo all'interno del garage, reggendo il suo strumento saldamente: -Ma và al diavolo, Sebastian! Salve...- salutò cordiale il gruppo di uomini che, seduti ad un tavolino, stavano giocando a carte tranquillamente: -Siamo qui per...-

Non fece in tempo a cacciare fuori le chiavi dell'auto che i tipi, sobbalzando davanti alla loro presenza, si alzarono in piedi prontamente, cacciando fuori le loro pistole e puntandole senza esitazione verso di loro.

Claude e Sebastian sgranarono gli occhi, alzando spaventati le mani con lentezza.

-Chi siete?- domandò Undertaker sospettoso, notando i loro ingenti bagagli:

-Noi... ecco, noi siamo venuti a ritirare la macchina di Hannah Anafeloz... ehe... è verde foresta.- spiegò Claude sudando freddo, cercando di trattenersi dal balbettare. L'uomo dai capelli argentati si mosse rapidamente fino a raggiungerli, indicando con un cenno del capo le due valige in legno:

-E quelle?-

Sebastian aprì la sua con fermezza, mostrando il suo sassofono, e l'amico fece lo stesso:

-Siamo musicisti e dobbiamo esibirci stasera, per questo siamo venuti a ritirare l'auto.-

Undertaker sembrò convincersi e, con un sorrisetto, tornò a giocare a carte ormai tranquillo, facendo segno col capo al garagista di interrompere la partita e aiutarli. L'uomo sospirò sollevato, facendo strada ai due:

-Che razza di scherzi... ecco qua la vostra auto, ragazzi, serve benzina?-

-Si si, faccia il pieno, metta sul conto della signorina Anafeloz.- si affrettò a rispondere Sebastian, piegandosi per posare il suo strumento assieme all'amico e, fortunatamente, risultando nascosto con lui dall'esterno quando il guaio accadde.

-Perfetto.- il garagista ebbe appena il tempo di sorridere e infilare la pompa nell'apposito tubo dell'auto che un forte rumore di frizione giunse alle orecchie di tutti, rimbombando per l'ampio posto. Un'auto nera sfrecciò all'interno con violenza e quando frenò potente, tre individui scesero al volo, puntando pistole e mitra verso il tavolino e, in particolare, verso Undertaker.

-Forza, belli...- ghignò Grell, puntando con gusto l'arma vero i loro nemici: -Tutti spalle al muro!-

Sebastian e Claude, la bocca spalancata ed impaurita, si chinarono di più dietro le auto, realizzando di non essere stati visti. Il moro deglutì, cercando di tranquillizzare invano l'amico dagli occhi dorati che, tremante, sperava che la sua vita non fosse finita:

-Oh, no..!-

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Boom! Eccomi qua :3 poveri Claude e Sebby, cosa succederà adesso? >.<

Certo che con questi gatti è proprio insistente Seb, neh? Wiru coi suoi tirapiedi è troppo pucci, che ne pensate? E Hannah friendzonata? Capita che se volemo fa, ma lo so che mi amate per questo u.ù

Alla prossima XD

 

 

 

 

-FM.

 

 

 

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