Alien. Room 483

di Abigail_Cherry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love who loves you back ***
Capitolo 2: *** Di nuovo ***
Capitolo 3: *** Un ti amo, un per sempre ***
Capitolo 4: *** Sei utile a me ***
Capitolo 5: *** Quel locale che ci ha fatto incontrare ***
Capitolo 6: *** Sposi ***
Capitolo 7: *** Le ferite del cuore ***
Capitolo 8: *** Bigliettini ***
Capitolo 9: *** Discorso ***
Capitolo 10: *** Buon Natale ***
Capitolo 11: *** Il sogno di una fan ***
Capitolo 12: *** Abbracciati nel buio ***
Capitolo 13: *** Eyeliner ***
Capitolo 14: *** Ballo a due smoking ***
Capitolo 15: *** Bill e i Babbi Natale ***



Capitolo 1
*** Love who loves you back ***


Love who loves you back

 

<< Ma insomma! Perché non riesci a capire?! >> urlò Bill, sbattendo un pugno contro il muro.

<< Calmati. >> gli intimò Tom.

<< Non posso! >> Bill tirò un altro pugno al muro << Dio! Sei così ottuso! >>.

<< Ho ascoltato ciò che mi hai detto. Ma non capisci che non possiamo? Siamo gemelli! >>.

<< No, sei tu che non capisci! Non capisci... >> la voce di Bill si fece tremante, ed il ragazzo cominciò a singhiozzare << Non capisci che quando sono con te mi sento felice... non capisci che quando tu sorridi il mio cuore si ferma... non capisci che quando ti sento suonare mi trattengo a stento dal baciarti per non rompere quella meravigliosa sinfonia. Tu... non capisci niente! >> Bill aveva ricominciato ad alzare la voce, la mano che gli pulsava iniettata di sangue, ancora stretta nel suo pugno.

<< Invece lo capisco... >> sussurrò Tom << Lo capisco benissimo. Perché... è la stessa cosa che provo io. Anch'io ti amo. Ma non potremo mai stare insieme. >>.

Bill restò qualche secondo basito, poi, con le lacrime agli occhi, cominciò a cantare con la sua melodica voce:

“What's underneath the moon and stars
What's underneath how close we are
Hiding what we want to share
Take my hand I'll take you there

There's a call in the wild
There's a snake in your bed
And it's telling you something
Yeah I like it like that

When you're feeling lonely
Girl, help yourself
Do whatever you desire

Go throw your arrows
Hit her heart
If they don't feel right
Love who loves you back

It's a perfect storm
What turns you on
You can have all that
Love who loves you back

Turn me on, turn me on, turn me on
Turn me on, turn me on
Love who loves you back
Turn me on, turn me on
Love who loves you back
Turn me on, turn me on
Love who loves you back”

Poi si fermò, perché le lacrime gli chiusero la gola, impedendo alla voce di uscire. << Io ti amo. >> riuscì a sussurrare tra i singhiozzi << E tu mi ami. E se ciò che noi scriviamo corrisponde al vero, che male c'è ad amare chi ti ama? Insomma, se una persona ne ama un'altra, e quell'altra la ricambia... il resto non importa. Non trovi? >>.

Tom restò in silezio per qualche istante. Poi sorrise. << Hai ragione. >>.

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Capitolo 2
*** Di nuovo ***


Di nuovo

 

<< Dillo di nuovo. >> disse guardandolo negli occhi, quasi stupito di aver aperto bocca.

L'altro alzò lo sguardo, confuso: non riusciva a capire cosa Bill intendesse.

<< Cosa? >> chiese Tom.

<< Dillo di nuovo. >> ripeté a voce un po' più alta Bill.

<< Ho detto che ti amo. >>.

Ci fu un attimo di pausa. Bill distolse lo sguardo da Tom, che era ancora totalmente confuso dalla situazione.

<< Di nuovo. >> disse Bill quasi bisbigliando, come se avesse paura di ciò che stava dicendo, intimidito dallo sguardo inebriante di Tom.

Solo allora il biondo accennò un sorriso. Amava quando Bill si comportava in quel modo, così fragile, delicato, sensibile. << Ti amo. >> ripeté, avanzando lentamente verso Bill, fino a ritrovarsi a pochi centimetri da lui, così vicino da sentire il respiro dell'altro sulla pelle.

Delicatamente, con un dito sotto il mento di Bill, gli sollevò il viso, costringendolo a specchiarsi nei suoi occhi.

<< Di... nuovo. >> cercò di dire Bill.

Quella volta Tom non rispose. Si limitò a sporgersi in avanti e, lentamente, baciarlo.

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Capitolo 3
*** Un ti amo, un per sempre ***


Un ti amo, un per sempre

 

Tom accarezzava delicatamente, avanti ed indietro, il braccio nudo di Bill che, nel letto, abbracciava forte il suo cuscino.

<< Stanotte è stato fantastico. >> sussurrò Tom all'orecchio del compagno. Lui non rispose.

Tom notò solo in quel momento che aveva uno sguardo triste e pensieroso, ed ebbe come l'istinto di abbracciarlo, e lo fece. << Hei, cosa c'è? >> chiese dolcemente. Di solito non si sarebbe comportato così, lui era sempre stato il duro della coppia, ma quella mattina era davvero felice.

<< Niente, è solo che... >> Bill sospirò. << Quanto potrà andare avanti? >>.

<< In che senso? >>.

<< Sono d'accordo. Sta notte ho provato per te qualcosa che non ho mai provato per nessun altro, mi sono sentito davvero felice, non sai quanto. >>.

Tom sorrise. << Anch'io. >>.

<< Ma... >>.

<< Ma...? >>.

<< Io voglio un figlio, Tom. Non dico adesso, ma un giorno vorrò un figlio. E tu non potrai mai darmi un figlio! >>.

<< Adotteremo. >>.

<< Siamo fratelli! Non ci darebbero mai un figlio. Già è difficile adottare essendo una coppia gay! Figuriamoci essendo una coppia fratelli-gay! >>.

<< Allora troveremo un'altra soluzione. Una madre in affitto, ad esempio. >>.

<< Stesso discorso di prima! Pensi che una madre ci affiderebbe suo figlio? Scapperebbe via a gambe levate e magari anche tirandoci addosso qualche parolaccia. >>.

<< Chi può dirlo? >> sta volta Tom avvolse davvero Bill in un abbraccio.

<< Poi... non è solo questo... io voglio sposarti. >>.

<< Bill, su quello non ci possiamo fare niente, lo sai. Ma l'amore non si basa solo sul matrimonio. L'importante è che ci amiamo l'un l'altro. Tu mi ami, no? >>.

<< Tom... >> cercò di dire Bill.

<< Rispondi. >> lo interruppe Tom.

Bill esitò un attimo, solo un attimo. Sorrise per la prima volta da quella mattina. << Ti amo. >>.

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Capitolo 4
*** Sei utile a me ***


Sei utile a me

 

<< Sai, Tom? >> fece Bill.

<< Cosa? >> gli rispose l'altro.

<< Mi stavo chiedendo l'utilità che hai tu nella band. >> Bill fece un sorriso, amava prendere in giro il fratello.

<< E te lo chiedi? >> disse Tom, mettendo da parte la rivista che stava leggendo << Sono io quello figo, che fa andare in visibilio tutte le fan adoranti! >>.

<< Certo, come no. >> fece Bill, sarcastico << Così tanto che in tutti i nostri video musicali tu ci sei per circa... tre secondi? >>.

<< Prendimi pure in giro, ma sono io a suonare in tutte le clip. >>.

<< Certo, ma chi suona può essere sostituito, mentre il cantante no. Ammettilo! Non servi a niente! Non mi aiuti neanche a scrivere le canzoni! Faccio sempre tutto io, da solo. >> Bill rise.

<< Non sono d'accordo. >> Tom si avvicinò lentamente a Bill. I loro visi erano vicinissimi << Ma senza di me non ti verrebbe l'ispirazione neanche tra ventimila anni. Perché so... che quando scrivi le tue canzoni pensi a me e solo a me. >> disse con un mezzo sorriso e sguardo malizioso.

Bill accennò un sorriso << Ti amo. E ti amerò per sempre. >>.

<< Anch'io. >> rispose Tom.

E le loro labbra si unirono.

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Capitolo 5
*** Quel locale che ci ha fatto incontrare ***


Quel locale che ci ha fatto incontrare

 

Era sempre stato lui il re del locale e non gli piaceva che un pivellino appena arrivato in città lo superasse in popolarità. Era da quando Tom aveva diciotto anni che andava tutte le sere in quel locale, ed ormai tutti lo conoscevano e lo reputavano il capo. Ma quando, una sera, l'attenzione si puntò sul nuovo arrivato, Tom non riuscì a sopportarlo e solo tre giorni dopo ebbero la loro prima lite, seguita da qualche gancio destro. Durante la lotta, ovviamente, non poteva che vincere Tom, ma l'altro, che Tom scoprì chiamarsi Bill, non si arrendeva mai, almeno finché Tom non lo facesse svenire.

Ogni volta che lo vedeva o ci pensava, Tom sentiva il suo cuore esplodere di una rabbia inesorabile. E gli piaceva ogni volta di più picchiare Bill, sempre più forte, più volte, finché non ne sarebbe stato stanco.

La situazione continuò fino circa a tre mesi più tardi.

Quando Bill bussò alla porta di Tom, con le mani in tasca e lo sguardo triste, basso ed in penombra.

<< Che cosa vuoi? >> sbottò Tom. << Non ti è bastato ieri? Ne vuoi ancora? >>.

Bill alzò lo sguardo. E fu allora che Tom vide cosa c'era che non andava: il viso di Bill, era pieno di lividi e gonfiori, le sue morbide labbra erano rotte in più punti e sanguinavano, gli occhi, pieni di lacrime.

Tom restò basito per qualche secondo. Non era stato lui a ridurlo così. Non era stato lui, no... non colpiva mai in viso così forte, preferiva un classico pugno allo stomaco, piuttosto. Chi era stato?

<< Hai presente la banda che passa vicino al locale tutte le sere? >> fece Bill, come se avesse interpretato i pensieri di Tom. << Sono stati loro, Tom. >>.

Tom non resistette oltre. Corse rapido fuori di casa, senza neanche disturbarsi a prendere il giubbotto.

<< Tom! >> lo chiamò l'altro. Ma lui era già troppo lontano per poterlo sentire. Il suo cuore era colmo di rabbia ed odio: non vedeva l'ora di fargliela vedere, a quella banda che si era permessa di toccare Bill. Ma perché gli interessava? Non odiava quel ragazzo? Se ciò che provava nel cuore ora era rabbia, e non aveva mai provato così tanta rabbia in vita sua, allora cosa provava per Bill? Possibile che avesse interpretato male i suoi stessi sentimenti?

Una volta arrivato davanti al locale, trovò subito la famosa banda, impegnata a sghignazzare e fumare appena fuori dal locale.

Tom avanzò veloce verso di loro. Non ci pensò neanche un attimo prima di agire: tirò un pugno ad uno dei tre in pieno volto, facendogli saltare via un dente. Al secondo prese di mano la sigaretta e lo ustionò al braccio, facendolo inginocchiare a terra dal dolore. Il terzo, il capo, intanto l'aveva afferrato per il collo da dietro, stringendo la presa con le braccia. Tom non riusciva a respirare, ma fortunatamente reagì quasi subito: diede un fortissimo pugno nei “gioielli” dell'aggressore, e quello lo lasciò andare, piegandosi in avanti dal dolore. Fu allora che Tom ebbe il tempo di dare una ginocchiata sotto il mento del capo, che cadde a terra incosciente. Pensava di avere finito invece, il secondo scagnozzo, che si era ripreso dal dolore iniziale dell'ustione, gli assestò un gancio destro in viso, facendogli uscire sangue dal labbro. Ma Tom reagì con un pugno nello stomaco dello scagnozzo, ed anche quello perse la capacità di contrattaccare.

Tom stette qualche secondo a guardarsi attorno, con respiro accelerato, per osservare ciò che aveva fatto. Era stato incredibile.

Si girò, dando le spalle alla banda di teppisti. Dietro di lui trovò Bill che lo osservava strabiliato. Tom avanzò veloce verso l'altro, asciugandosi con un rapido gesto della mano il sangue sul labbro rotto. Lo guardò solo un attimo negli occhi.

Poi lo baciò.

Un bacio che sapeva di sale, sangue e passione. Finalmente aveva compreso il sentimento che provava per Bill: amore.

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Capitolo 6
*** Sposi ***


Sposi

 

Ed allora eccolo lì, all'altare, ad aspettare la sua dolce metà farsi avanti.

Si sentono dei campanelli suonare e tutti si alzano in piedi. Lui si raddrizza le spalle, il cuore che batte a mille.

Ed ecco che arriva: la persona che ha sempre amato, in veste bianca, con una camminata leggiadra, trasparente, come un angelo.

L'angelo arriva all'altare, lascia andare il padre e prende Tom, lo sposo, sotto braccio. Tutti si siedono, alcuni col sorriso, altri in lacrime.

La cerimonia inizia e in quelli che a Tom sembrarono pochi secondi, arrivarono alla fine.

Sotto ordine del prete, che li ha appena uniti nel matrimonio, Tom scosta il velo dal viso della sposa. La guarda negli occhi. Lei sorride, al settimo cielo, in attesa del suo classico ma tanto atteso bacio, che avrebbe significato la vera e propria unione fedele, infinita, tra i due.

Tom resta a guardarla pensieroso. Ne studia i tratti delicati del viso, dei capelli color rame, delle sue mani perfettamente curate: meravigliosa.

Tuttavia, un difetto si cela dietro tanta meraviglia. E quel difetto salta subito agli occhi di Tom.

Lei non è la persona che ama.

Lei non è Bill.

Tom comincia a correre fuori dalla chiesa, senza dare spiegazioni, lasciando tutti basiti e la sposa, la moglie, sconcertata.

Apre le alte porte della chiesa, esce, e le richiude, ignorando il brusio che si è creato all'interno. Gira la testa a sinistra e lo vede. Sapeva per certo che l'avrebbe trovato lì; dopotutto, Bill non sarebbe riuscito a guardare la persona che amava sposarsi con un'altra, ma non sarebbe riuscito a stare lontano dalla chiesa.

I loro sguardi si incrociano per qualche attimo. Poi, senza dire una parola, Tom si avvicina velocemente alle labbra di Bill, per poi baciarle, sperando che quel bacio l'avrebbe fatto perdonare.

A giudicare dalla risposta che Bill gli regalò, baciandolo con altrettanta passione, l'aveva perdonato.

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Capitolo 7
*** Le ferite del cuore ***


Le ferite del cuore

 

Erano passati circa sei mesi da quella litigata. Non si erano più parlati da allora. “Passerà.”, gli dicevano. “Il tempo cura tutte le ferite”, gli dicevano.

Sì, ma il tempo non cura le ferite del cuore. Quelle rimangono aperte, continuando a sanguinare senza sosta. Facevano male, e molto.

Non passava giorno in cui Bill non ci pensasse. Non lo pensasse.

Era successo tutto talmente in fretta... le urla, i pugni... ed infine l'addio. Bill si chiedeva spesso se anche Tom la pensasse come lui, ed aspettava solo il momento in cui lui sarebbe entrato in casa sua chiedendogli perdono. Ma in sei lunghi mesi, non si era fatto vivo.

Una sera, affacciato alla finestra, Bill decise che era ora di finirla: prese il suo cappotto nero a collo alto ed uscì di casa.

Purtroppo, sapeva perfettamente dove lo avrebbe trovato.

Una volta arrivato all'edificio, entrò. Attraversata la soglia della porta, la musica quasi lo assordò, e le luci gli impedirono di vedere chiaramente ciò che aveva attorno. Vagò per circa cinque minuti in cerca delle camere private del locale, senza mai nemmeno fermarsi a guardare le ragazze che si “esibivano” in topless.

Fu felice di sapere che nelle camere la musica quasi non si sentiva, ma sentì invece la risatina di Tom. Comminò fino allo spazio privato da cui proveniva e tirò la tenda.

Tre ragazze mezze nude lo accerchiavano, strusciandosi sul suo corpo, una era addirittura seduta sulle sue ginocchia con le braccia buttate al collo di Tom.

<< Bill. >> lo salutò Tom con finta non-calanche ed un sorrisino irritante.

<< Ti ricordi ancora il mio nome, vedo. >> gli rispose l'altro.

<< Come dimenticare. Ora vattene, mi stai disturbando. >>.

Dal tono di voce che aveva, Bill capì che Tom era ad un passo dall'essere ubriaco.

Che pena.

<< Andiamo, so per certo che non ti piacciono le ragazze. >> lo provocò Bill.

<< Sta zitto! >> urlò Tom in tono minaccioso.

<< Non ti ricordi più? Sul letto... in cucina... sul divano... nello sgabuzzino... >>.

<< Sta zitto! >> Tom si alzò di scatto, spingendo prima da una parte la ragazza che le era seduta in grembo. << Lasciateci! >> urlò furente alle ragazze. Loro obbedirono ed in pochi attimi i due ragazzi si ritrovarono soli. << Non sono più così. >> continuò Tom, a voce un po' più bassa.

<< Non puoi cambiare questo! Non questo, Tom! >>.

<< Beh, lo sto facendo, mi pare. >>.

<< Beh, non te lo permetto! Sei solo un vigliacco! Un bastardo! Uno str... >>.

<< Era solo con te, va bene?! >> lo interruppe Tom. << Solo con te! Non sono mai stato gay prima di conoscerti, e gli altri uomini non mi attraggono... sei solo tu! >>.

Bill si mosse veloce verso Tom e gli assestò un forte schiaffo in viso. << Questo è per avermi fatto soffrire! >> gliene diede un altro << Questo è per non esserti fatto vedere per sei mesi! >> un altro ancora << Questo è per andare in locali di spogliarelliste anziché affrontare la realtà. >> un altro, questa volta un po' più debole << Questo è perché non hai mai risposto al telefono! >>.

Continuò così per altri due minuti, trovando un motivo per ogni schiaffo. Tom non ribatteva: sapeva di meritarseli. Stava fermo in piedi, a ricevere la sua punizione, come un bambino ubbidiente.

Ma poi si mosse. Bloccò la mano di Bill che si preparava a colpirlo di nuovo, lo abbassò lentamente. Poi alzò il viso, le guance rosse come due angurie. Veloce, lo baciò.

E di colpo la furia si tramutò in passione.

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Capitolo 8
*** Bigliettini ***


Bigliettini

 

Era a lezione di scienze quando Tom ricevette l'ennesimo bigliettino.

Su ognuno c'era scritta sempre la stessa cosa: “Ti amo.”, guarnita con una nauseante quantità di cuoricini rossi e rosa.

Incredibile! Gliene arrivavano almeno tre ad ogni ora! Ed ogni volta che Tom si girava verso il mittente, lo osservava per qualche secondo: Bill, si chiamava.

Bill era sempre sorridente, in quel periodo, con i gomiti sul banco e le mani che reggevano la testa dal mento, mancavano solo delle rose come sfondo per renderlo la rappresentazione della serenità!

A Tom non dava davvero fastidio, ma non era tanto un tipo da smancerie, preferiva fare le cose in modo diretto e non era mai stato davvero dolce: per lui era difficile aprirsi con gli altri, persino col suo ragazzo. Per questo non aveva ancora risposto ai numerosi “Ti amo” di Bill, anche se era da più di cinque mesi che facevano coppia fissa.

Finite le lezioni, Bill corse subito dietro Tom.

<< Ciao! >> lo salutò allegramente, buttandogli le braccia al collo. << Ti sono piaciuti i bigliettini? >>.

<< Diciamo. >> gli rispose. << Ma dovresti ascoltare le lezioni anziché fare cavolate! >>.

Bill sembrò ferito, e si staccò dal collo di Tom. << Oh. Quindi non ti sono piaciuti. >>.

<< Sì. Cioè, no! Cioè... non lo so... >> Tom fece un lungo sospiro, per riordinare le idee. << Insomma, perché ben diciassette bigliettini in cinque ore? >>.

<< Beh, pensavo che il messaggio fosse chiaro: perché ti amo. >>.

Tom restò in silenzio per qualche secondo. Come faceva Bill a dirlo così facilmente? Perché lui non ci riusciva? Perché non ne era sicuro? No, forse no. Forse perché non ne aveva il coraggio. Forse perché era insicuro, pensava che avrebbe rovinato tutto.

Mandò al diavolo tutti quei pensieri e tirò fuori dallo zaino un post-it colorato, ci scarabocchiò sopra qualcosa e lo attaccò alla fronte di Bill. Baciò il fidanzato e se ne andò velocemente.

Bill, confuso ed incuriosito, prese in mano il post-it, staccandoselo dalla fronte.

Si stupì nel leggerne il contenuto, ma poi sorrise e ricominciò a correre dietro Tom.

Aveva scritto: “Anch'io ti amo, stupido.”.

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Capitolo 9
*** Discorso ***


Discorso

 

Bill prese un lungo respiro, riorganizzò le idee per qualche secondo e schiuse le labbra: << Non ho mai preteso e mai pretenderò niente da te, ma ascoltami un attimo, solo un attimo, per favore. >> il ragazzo ticchettò le dita sui pantaloni, nervoso. << So di non essere bello o lontanamente attraente, ho problemi familiari, sono parecchio asociale con tutti per questo, e ciò mi ha portato anche a... farmi del male. >> Bill si coprì un avambraccio con le maniche della maglietta, strofinandolo istericamente. << Ma quando sono insieme a te sono un uomo diverso, migliore, reprimo i miei sentimenti negativi per far spazio a quelli positivi, raggianti, felici. E pensando a questo sono giunto ad una conclusione: ti amo. E se questo non ti andasse bene... per la prima volta non mi importerebbe. Perché continuerei ad amarti per sempre. Però, se tu non ricambiassi i miei sentimenti, a me andrebbe bene lo stesso, se mi permettessi di starti affianco. Perché averti affianco, anche solo come amico, questo mi basta. Ma, ti prego, ti scongiuro, non escludermi dalla tua vita. Non reggerei mai questo tormento. Senza di te la mia vita sarebbe vuota, orribile e senza senso. Ricadrei nel degrado della società di nuovo, ma non ne uscirei più, questa volta. >>.

Bill sospirò allo specchio. Non sarebbe mai riuscito a dire quelle parole a Tom. Non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Ma, guardandosi allo specchio, fu sorpreso di vedere una testa bionda dietro di lui.

Le ultime parole del discorso le uscirono fuori meccanicamente: << Ti amo Bill Kaulitz! >>.

Tom chiuse la porta del bagno dietro di lui, e da allora cominciò a prendersi cura solo e soltanto di Bill.

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Capitolo 10
*** Buon Natale ***


Buon Natale

 

Tom aveva cercato in centinaia e centinaia di negozi, ma niente: non riusciva a trovare un regalo di Natale per Bill. Aveva osservato le vetrine, chiesto ai commessi, ipotizzato di comprare qualsiasi tipo di oggetto, ma non riusciva a decidere che regalo comprare. Nessuno gli sembrava all'altezza del suo ragazzo. Inoltre, quel Natale avrebbero compiuto il loro sesto mesiversario, metà anno insieme. Doveva essere un'occasione speciale. Bill riusciva sempre a trovare il regalo perfetto per lui... ma Tom non era mai riuscito a sorprenderlo davvero, ciò che riceveva era solo un sorriso cortese, ad un regalo che, lui sapeva, a Bill non piaceva.

Tom bussò alla porta.

<< Arrivo! >> sentì chiamare dall'interno. Qualche secondo dopo la serratura scattò, ed il viso sorridente di Bill comparve davanti a Tom. << Ciao! Finalmente sei arrivato! >> esclamò Bill, gli buttò le braccia al collo e gli diede un affettuoso bacio a stampo sulle labbra, per poi staccarsi e correre di nuovo in casa. << Vieni pure! >>.

Tom attraversò la soglia dell'appartamento di Bill, poi chiuse cortesemente la porta. Si accorse solo allora di non aver ancora aperto bocca. << Come stai? >> chiese.

<< Meravigliosamente. >> gli rispose l'altro. << Ora che tu sei qui con me. >> sorrise. << Tu, invece? >>.

<< Ehm... agitato. >> rispose Tom, si sfilò la sciarpa, si tolse la giacca ed andò a sedersi sul comodo divano in salotto.

<< Come mai? >> chiese Bill, andandosi a sedere vicino al compagno.

Tom osservò l'albero di Natale di Bill brillare davanti a sé. Le luci di vari colori che si riflettevano sulle decorazioni davano un che di assolutamente magico all'ambiente, e la punta a stella, illuminata di bianco, splendeva come non mai.

<< Bill... ti devo dire una cosa... >> cominciò Tom.

<< Ah-ah! >> lo bloccò l'altro. << Prima di dire i tuoi problemi e rovinare tutto... >> Bill prese da sotto l'albero un sottilissimo pacchettino, decorato con uno sfarzoso fiocco dorato. << ...apri il tuo regalo! >>.

Tom esitò un momento, poi cominciò a scartare delicatamente il pacchetto.

Un foglio.

Il regalo era un foglio.

<< Giralo. >> gli disse Bill.

Tom ubbidì. Dall'altro lato c'erano scritte delle parole. Tom le lesse attentamente e ne restò meravigliato.

<< È stupenda! >> esclamò Tom. << Questa canzone è fantastica! >>.

<< È dedicata a te. Ci sto lavorando dal nostro terzo mesiversario. Tu sei stato la mia fonte d'ispirazione.

Tom non rispose. Rimase immobile a leggere e rileggere la canzone. Sopra ogni parola era segnata anche ogni nota musicale. S'immaginò la melodia che gli invadeva le orecchie. “ La, la, la, si, re, do, mi, fa” (P P A T R Y U http://virtualpiano.net/). Gli piacque così tanto che gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Ma lui era un uomo. No, non avrebbe pianto. Ma riuscì a trattenersi appena.

<< Tom? >> lo richiamò Bill. << Va tutto bene? >>.

<< Si... solo che... >> Tom si bloccò. Come poteva dire che non gli aveva portato un regalo dopo quella meravigliosa canzone che gli aveva regalato? << Devo confessarti una cosa. >>.

<< Ti ascolto. >>.

<< Io, ecco, vedi... Non ho portato... nessun regalo per te. >>.

Bill rimase un qualche secondo in silenzio. Forse era arrabbiato, o forse stava solo pensando a cosa dire. << E allora? Tutto qui? >> gli rispose.

Tom si stupì della risposta, e cominciò a guardarlo con aria interrogativa. << Non sei arrabbiato? >>.

<< Ma... no! No! Assolutamente no! Come hai solo potuto pensarlo? >>.

<< Beh, è Natale e... tu ti sei dato così tanto da fare per farmi un regalo ed io... io non ti ho portato niente. >>.

<< Non importa, Tom. >> Bill gli si avvicinò di più. << Non mi importa un bel niente di uno stupido oggetto in un pacchetto. So che avrai cercato in molti negozi, sforzandoti di trovare qualcosa, e so che ti è dispiaciuto non trovarla. Ma per me, già è un regalo che tu abbia solo pensato di uscire fuori al freddo per ore a congelarti solo per cercare di farmi felice. E mi basta solo che tu sia qui, perché il mio Natale sia completo ed assolutamente perfetto. >>.

Tom rimase basito. Erano le parole più toccanti che avesse mai sentito. Le lacrime gli annebbiarono gli occhi, ma questa volta non riuscì a trattenerle. Pianse. Quel Natale pianse per la prima volta dopo anni.

Bill abbracciò il fidanzato. E dopo che Tom si fu tranquillizzato, riuscirono a passare un vero Natale insieme. Il più bello. Il loro primo Natale.

<< Buon Natale, Bill. >> sussurrò Tom stringendolo a sé, davanti al camino, sotto le coperte.

Bill si voltò verso di lui e sorrise nel vederlo sinceramente felice. << Buon Natale. >>.




Spazio autrice!
Un piccolo pensiero natalizio per voi fan dei Tokio Hotel. Grazie per tutto il sotegno che mi state dando! Buon Natale e buon inizio anno! <3

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Capitolo 11
*** Il sogno di una fan ***


Il sogno di una fan

 

Vi è mai capitato di dimenticarvi come ci si muove? Di essere così tanto emozionati da non saper neanche parlare?

Ecco, prendiamo una fan-tipo dei Tokio Hotel. La chiameremo Federica (ogni riferimento alla mia compagna di banco pazzoide è puramente casuale). Allora, Federica, dopo aver scartavetrato le scatole alla sua famiglia per convincerli a farla partecipare al concerto dei suoi idoli, è rimasta impietrita quando aveva sentito cantare Bill e visto Tom suonare.

Era in prima fila, restava immobile senza neanche curarsi di respirare. Poi, sentì un brivido percorrerle la schiena e cominciò ad urlare a squarciagola tutta l'ammirazione che provava per il gruppo. Nella sua immaginazione, pensava addirittura che l'avessero sentita in mezzo a tutto quel rumore.

<< Fatevi sentire, Milano! >> gridò Bill in inglese, dopo più di due ore di concerto. Dal pubblico si alzò un grido d'acclamazione.

<< Io e mio fratello abbiamo deciso di fare qualcosa di speciale per voi! >> continuò Bill, poi passò il microfono a Tom. << Abbiamo deciso di chiamare uno di voi nostri amati fan dal pubblico per cantare una canzone con noi! >>.

Quella frase scatenò il caos più totale. Lo sguardo di Tom guizzò veloce tra gli ammiratori per qualche secondo, poi si fermò.

<< Tu. >> disse, indicandola.

Federica perse il senno. Aveva davvero indicato lei?

Visto che Federica era in prima fila, Bill e Tom si poterono chinare per tenderle una mano ciascuno. Lei, troppo confusa e stupita per poter anche solo pensare, afferrò le mani dei suoi idoli, che la tirarono su fino al palco.

<< Ottima scelta. >> commentò Bill. << Come ti chiami? >>.

La ragazza minuta avvicinò il viso al microfono. << F-Federica. >>.

Tom le sorrise. << Fede, allora. >> constatò. Federica arrossì.

<< Che cosa vuoi cantare? >> le chiese Bill.

<< Kings of Suburbia. È la mia preferita. >> la ragazza accennò un sorriso imbarazzato.

<< Benissimo. Piace molto anche a me. >> Bill e Tom la presero per mano e la portarono al centro del palcoscenico. Tom le scompigliò i capelli, poi prese in mano la chitarra. << A te l'onore di iniziare la canzone, Fede. >> fece poi.

E fu solo quando lei cominciò a cantare debolmente la canzone, con le dita ancora strette, intrecciate a quelle di Bill, che il concerto iniziò davvero.

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Capitolo 12
*** Abbracciati nel buio ***


Abbracciati nel buio

 

Era un'ordinaria cena in famiglia, ma senza Tom.

Bill lo amava, ma come dire al padre, che odiava più di ogni altra persona ogni atto “contro natura”, che era gay? Non poteva. Non ci sarebbe mai riuscito senza beccarsi un bel calcio nel sedere e ritrovarsi sbattuto fuori di casa. E poi come se la sarebbe cavata dopo? Era un ragazzo di diciott'anni senza neanche un lavoro! Era costretto a rimanere zitto, su quell'argomento.

<< Bill, metti via il cellulare e mangia qualcosa. >> gli disse il padre in modo duro, ma il volto era calmo.

Bill alzò gli occhi al cielo, ma non smise di usare il cellulare finché non ricevette un nuovo messaggio. “Vai in bagno.” diceva.

“Perchè dovrei?” digitò velocemente Bill.

“Perchè si, te lo dico io. Vacci e basta.” gli rispose poco dopo l'altro.

Bill si infilò il telefono in tasca e si allontanò dal tavolo con quella scusa.

Il moro entrò in bagno chiudendo a chiave la porta dietro di sé e fece per accendere la luce. Ma qualcosa gli bloccò la mano dal polso. Quel qualcosa tirò il polso per farlo girare con le spalle al muro, tenendolo per i polsi. Bill sussultò per la botta, ma non si dimenò per cercare di liberarsi, sapendo benissimo chi l'aveva bloccato.

Tom lo cominciò a baciare con passione.

Bill amava quel tratto misterioso del compagno. Dopo qualche secondo passato a baciarsi, si ritrovarono stretti l'un l'altro: Tom appoggiato con la schiena alla porta del bagno, chiusa accuratamente a chiave, cingendo la vita di Bill, in silenzio, a contemplare i loro respiri.

Ed in quel preciso momento, Bill capì che non importava cosa avrebbe fatto o pensato suo padre. Lui amava Tom, e Tom lo amava a sua volta. Nient'altro importava.

<< Ti amo. >> sussurrò a Tom.

L'altro gli baciò dolcemente la nuca. << Anch'io. >>.

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Capitolo 13
*** Eyeliner ***


Eyeliner

 

Bill era in bagno a truccarsi con l'eyeliner nero attorno agli occhi. Era così concentrato che quasi non si accorse dell'arrivo di Tom, che entrò nel bagno dandogli uno schiaffetto affettuoso sul sedere. Quel momento, però, fece sobbalzare Bill per la sorpresa, facendogli rigare con il trucco buona parte della guancia di nero.

<< Va a quel paese, Tom! >> urlò Bill. << Ora sarà difficile sistemare questo casino! >>.

<< Non mi ero reso conto di essere innamorato di una ragazza. >> scherzò Tom, con un mezzo sorriso stampato in volto. << Dovrei cominciare a mettere gli occhiali. >>.

Ma Bill non rispose e si affrettò a prendere lo struccante.

<< Faremo tardi! Lascia perdere il trucco! >> gli intimò Tom.

<< Oh, sì. E chissà di chi è la colpa! “Non andare a prepararti, Bill. Resta ancora con me a letto!” >> fece Bill, imitando, irritato, la voce di Tom.

<< Ehi. Non è colpa mia! >> si giustificò l'altro, prendendo dalla mana di Bill l'eyeliner nero. << Sei tu che sei troppo sexy. >>.

Bill sembrò addolcirsi. << Anche con l'eyeliner sbavato? >> chiese, sorridendo leggermente.

<< Anche con l'eyeliner sbavato. >> confermò Tom. Appoggiò il trucco sul lavandino ed accolse tra le mani il viso del compagno. Gli accarezzò delicatamente le orecchie prima di baciarlo, forse un po' troppo appassionatamente.

Dopo cinque minuti di baci e carezze, Bill si staccò da Tom. << Forse oggi potremmo non andarci, a scuola. >> propose.

<< È un'idea allettante. >> fece Tom, avvicinando di nuovo il viso verso quello di Bill. << Ma se poi ci ripensi, ricordati che è stata una tua idea. >>.

<< Correrò il rischio. >>.

E dopo poco tempo, si ritrovarono di nuovo avvolti nelle trasparenti lenzuola.

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Capitolo 14
*** Ballo a due smoking ***


Ballo a due smoking

Ballo di fine anno.

Bill si era vestito bene, con uno smoking nero e camicia azzurra e guardava sognante le coppie ballare nella palestra. Gli sarebbe piaciuto ballare con qualcuno, ma purtroppo l'unica persona a cui era interessato non gli aveva ancora chiesto di ballare. Era quasi una tortura vederlo divertirsi con quelle ragazze che continuavano a far svolazzare quelle sfarzose gonne colorate.

Ma, dopotutto, Bill non sapeva come avrebbero reagito le persone presenti se li avrebbero visti ballare assieme.

Si girò verso il barista ed ordinò una limonata. Ma, subito dopo aver preso il primo sorso, sentì qualcuno toccargli la spalla.

Quando Bill vide il viso di Tom il suo cuore ebbe un sobbalzo.

<< Vuoi ballare? >> chiese Tom, tendendogli la mano.

<< C-cosa? >> fece Bill, colto alla sprovvista. << No! No... non possiamo. >> e cominciò a gesticolare. << Cioè, io e te siamo... insomma, tu sei... >> sospirò. << Vabbè, hai capito. >>.

<< Se il problema è che non ho un abito bello come tutte quelle ragazze... lo posso procurare. >> Tom rise. << Ci metto meno di due secondi a far togliere un vestito ad una ragazza... >> e sorrise maliziosamente.

<< Oh! Piantala, sai benissimo che non è quello il problema! Se ci mettessimo a ballare ci guarderebbero tutti... >>.

<< E allora? Ho passato due ore a ballare con quelle galline solo perché poi non me l'avrebbero più chiesto di nuovo... >> Tom avvicinò il suo viso a quello di Bill. << ...e sarei potuto stare con te per il resto della serata... o della nottata. >> Tom strizzò l'occhio e fece sfiorare i loro nasi, sorridente, per poi andarsene.

Bill rimase immobile per qualche secondo. Poi sorrise, sollevato, si alzò dallo sgabello e corse verso Tom.

Gli strinse forte entrambe le mani e dopo lo baciò davanti a tutta la scuola.

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Capitolo 15
*** Bill e i Babbi Natale ***


Bill e i Babbo Natali
 
Guardando fuori dal finestrino dell'auto, annoiato, mi sorprendo a pensare ad una cosa: io credo in Babbo Natale.
Insomma, non nel ciccione mangia-biscotti che consegna i regali in una notte continuando a ridere in modo a dir poco imbarazzante, no. Ma io credo in quella persona che rappresenta quel vecchio barbuto.
Quella persona che ti sorprende, ti rende felice ogni momento che passi con lei, ti fa sentire protetto, amato e speciale.
Illustro il mio pensiero a Tom, che guida la macchina guardando attentamente la strada.
Finito il discorso, lui scoppia in una risata. << Secondo me ti sei fumato qualcosa. >> dice.
<< Eddai! Ascoltami quando faccio ragionamenti profondi! >> rispondo, seccato.
C'è un momento di silenzio.
<< Scherzavo, Bill, ho capito cosa intendi dire. >> fa Tom. << Anzi, in un certo senso potrei dire... che tu sei il mio Babbo Natale. >>.
Sorrido. << Perchè stai accostando? >>.
<< Perchè adesso ti bacio. >>.

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