【5,5】

di MaggieMary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV ***
Capitolo 16: *** XVI ***
Capitolo 17: *** XVII ***
Capitolo 18: *** XVIII ***
Capitolo 19: *** XIX ***
Capitolo 20: *** XX ***
Capitolo 21: *** XXI ***
Capitolo 22: *** XXII ***
Capitolo 23: *** XXIII ***
Capitolo 24: *** XXIV ***
Capitolo 25: *** XXV ***
Capitolo 26: *** XXVI ***
Capitolo 27: *** XXVII ***
Capitolo 28: *** XXVIII ***
Capitolo 29: *** XXIX ***
Capitolo 30: *** XXX ***
Capitolo 31: *** XXXI ***
Capitolo 32: *** XXXII ***
Capitolo 33: *** XXXIII ***
Capitolo 34: *** XXXIV ***
Capitolo 35: *** 【0,0】 ***



Capitolo 1
*** I ***


5,5




Una grandezza è una quantità che può essere misurata con strumenti di misura.
Non è quindi possibile misurare la bontà, la felicità, l’amore o perfino la bellezza di una persona.
 
“Ciao, mi presento. Mi chiamo Lee Sungjong e ho una bellezza pari a 5,5 unità di bellezza.”

 

 
 
 

Sono le sei del pomeriggio quando un ragazzo viene catturato da una lastra riflettente e si blocca davanti a essa.
 
Timidi raggi del sole tentano ancora di entrare in quella stanza. Quella stanza piccola, poco arredata, in netto contrasto con il resto dell’edificio.
 
Si odono passi veloci lungo i corridoi dall’altra parte di quella porta chiusa e gente che parla e ride all’esterno, lungo quei viali alberati di foglie secche.
 
Sono le sei del pomeriggio quando Lee Sungjong si sofferma sullo specchio sbeccato nella sua camera e rimane a fissare il suo riflesso.
 
Vede un paio di grandi occhi scuri, un volto dai lineamenti delicati, delle belle mani dalle lunghe e sottili dita.
 
Eppure sembra tutto così sbagliato.
 
Ciò che vede riflesso non gli piace. Non gli piace più da un paio di mesi.
 
Vede aspetti positivi del suo corpo, si vede bello, ma non abbastanza bello.
 
Scorre gli occhi sul suo volto e trova nuove imperfezioni.
 
Improvvisamente pensa che il suo mento sia troppo spesso.
Pensa che il suo naso sarebbe carino se fosse più sottile e aquilino.
Pensa che alla fin fine nemmeno i suoi occhi siano nulla di eccezionale.
 
Lee Sungjong continua a guardarsi e a riguardarsi, con occhio critico, sempre più critico.
 
È tutto così sbagliato, si dice, Io sono sbagliato.
 
Da quando aveva iniziato a criticarsi in quel modo?
Da quando aveva cominciato a ritenersi così imperfetto?
Da quando la sua mentalità era così drasticamente cambiata?
 
Sungjong ritorna a fissare il suo profilo, ancora un po’, fino a scordarsi dello scorrere del tempo.
 
Il giovane continua a fissarsi allo specchio e la stanza intorno a lui scompare.
 
Rimane solo quel suo riflesso in quella lastra di vetro.
O meglio, rimangono solo le sue imperfezioni.
 
Perché Sungjong ne trova, ne trova ancora e ancora.
 
Un ciclo infinito dove non vede altro che parti imperfette del suo corpo.
Parti che non dovrebbero essere così.
 
Parti che non sono nei canoni di quella bellezza comune.
 
E anche i lati positivi del suo corpo improvvisamente cambiano e si annullano.
Vengono annullati da tutto il resto, diventando imperfetti.
 
Sungjong continua a guardarsi, senza quasi sbattere gli occhi e torna a chiedersi qual è stata l’origine di queste sue paturnie.
 
Se lo chiede e se lo chiede di nuovo, quasi come se avesse improvvisamente scordato la risposta.
 
Ma ecco che i suoi occhi vengono catturati da qualcosa.
 
Vengono catturati da un cartoncino stropicciato e ingiallito attaccato da una spilla da balia sulla sua giacca.
 
Un cartoncino che appende sempre sui suoi abiti.
Appesi non per sua volontà, ma per volere di altri.
 
Altri che ora gli sfuggono di mente, di cui forse nemmeno sa realmente i nomi.
 
Sungjong smette di fissare lo specchio e sposta gli occhi sulla finestra della sua piccola, minuscola stanza, appena grande da tenere un letto singolo ed un piccolo armadio.
 
Da lì vede il mondo dal secondo piano di quel palazzo dai mattoni a vista.
Vede quei viali alberati pieni di gente che cammina e scherza felice.
Vede gente che brilla in mezzo a quel mucchio di persone che passano inosservate.
Persone che vorrebbero raggiungere i livelli di quelle persone, ma non ne hanno la possibilità.
 
Sungjong non sa quando, non sa come, ma da un po’ le cose sono cambiate in quella grande città.
 
Sa solo che un giorno le cose sono mutate e non è più stato lo stesso.
 
Forse una mattina qualcuno si è svegliato con quella stramba idea.
Quella stramba idea di ribaltare la popolazione e farne una classifica.
 
Ora non si vedono più persone brutte, o semplicemente imperfette.
 
Non si vedono più persone girare struccate.
Non si vedono più persone che camminano, felici del proprio aspetto.
 
Solo quelli del grande palazzo bianco camminano a testa alta.
 
Perché loro sono i fortunati.
 
Coloro che sono nati belli o sono diventati belli.
 
Sono loro quelli che camminano tra le strade alberate del giardino di quell’università.
E sono loro che Sungjong sta guardando dalla piccola stanza del suo dormitorio.
 
Solo facce belle, solo facce perfette.
 
Quelli come lui non si vedono quasi mai, perché come lui preferiscono rimanersene chiusi nelle proprie stanze al posto di sentirsi inutilmente degli emarginati.
 
E se si vede una faccia imperfetta tra quelle perfette, non lo resterà ancora a lungo.
 
Si stanno solo guardando in giro, nell’attesa di diventare uno del palazzo bianco.
 
È ingiusto, Sungjong lo sa.
 
Eppure non ci si può fare niente.
 
Sungjong vorrebbe semplicemente strappare quel foglietto che sta attaccato alla sua giacca.
Foglietto in cui ci sono incise due numeri che vorrebbe solo bruciare.
 
Perché Sungjong non fa parte del palazzo bianco e mai lo farà.
 
Non fa parte di quei canoni stabiliti da nemmeno lui sa chi, e nemmeno ha le risorse sufficienti per cambiare.
 

Così se ne rimane in quel dormitorio, che man mano si sta svuotando.


 

 

 
Sungjong un tempo aveva un compagno di stanza, se lo ricorda bene.
 
Convivevano entrambi in quella minuscola stanza, dividendosi parte di quel letto singolo.
 
Erano “brutti”, o meglio “nella media”, però erano felici.
 
Sapevano di non essere i soli, e Sungjong si sentiva bello in presenza dell’altro ragazzo.
 
Ma poi una sera il giovane era tornato a casa e non aveva ricambiato il saluto ed il sorriso dell’altro.
 
Si era solo limitato a tirare un calcio contro le ante di quell’armadio che ancora ora erano rotte, e ad imprecare qualcosa contro di sé.
 
Solo dopo Sungjong avrebbe scoperto la causa della sua rabbia.
Solo dopo avrebbe scoperto che il suo amico si era innamorato di una “9”.
 
Se solo lo avesse saputo prima, avrebbe cercato di far riflettere l’amico.
 
Era troppo distante dall’unità di bellezza della ragazza.
Le loro vite non si sarebbero potute incrociare.
 
Mai si erano visti una “9” ed un “5.4” felicemente innamorati.
 
Erano semplicemente incompatibili. Totalmente agli antipodi.
 
Ma Sungjong non aveva nemmeno fatto in tempo a dirglielo.
Non aveva nemmeno fatto in tempo a scoprire le intenzioni dell’amico che già quest’ultimo era entrato a far parte del palazzo bianco e Sungjong si era ritrovato da solo.
 
Ed era ritornato a vedersi imperfetto.
 
Proprio come in quel pomeriggio d’autunno.
 
Il freddo cominciava a farsi sentire e le foglie cadevano, e con queste precipitavano al suolo anche tutte le sue forze.
Quelle forze che fino a quel momento lo avevano fatto resistere e lo aveva fatto vivere in quel modo.
Quelle forze che lo avevano bloccato dal far diventare il suo corpo di plastica.
 
In quel paese era sempre stato così: la chirurgia estetica non era mai stata una cosa sconosciuta.
 
E Sungjong lo sapeva che un giorno o l’altro tutto sarebbe degenerato.
Lo aveva sempre saputo.
 
Il palazzo sempre splendentemente bianco brillava dall’altra parte di quella finestra spalancata, e quasi accecava gli occhi di Sungjong.
 
Quanto aveva desiderato poter far parte di quella cerchia.
Quanto aveva desiderato poter attraversare fieramente quel viale alberato.
Quanto aveva desiderato mostrarsi in pubblico e credersi bello, all’altezza dei 9.
 
Avrebbe voluto entrare a far parte di quel dormitorio. Chiacchierare con quelle belle facce e frequentare le loro stesse lezioni.
Avrebbe voluto sentirsi davvero bello.
 
Desiderava forse troppo?
 
Sungjong non lo sapeva.
 
Si allontanò dalla finestra, sdraiandosi sul letto, lasciando che quel venticello autunnale rinfrescasse l’aria di quella minuscola stanza.
 
Chiuse gli occhi, cercando di scacciare tutte quelle domande senza risposta, oramai quotidiane.
 
Stava per raggiungere il mondo onirico, dove il più delle volte era lui che poteva decidere chi essere e come essere considerato.
Stava per entrare nel suo piccolo mondo personale.
Stava per addormentarsi, ma un rumore improvviso glielo proibì.
 
Sungjong scattò a sedere nell’attimo in cui sentì qualcosa strisciare contro le pareti del suo palazzo, come se qualcuno stesse salendo, tenendosi aggrappato alla grondaia.
 
Che fosse un qualche animale, o semplicemente il vento?
 
Probabile, dopotutto … perché qualcuno avrebbe dovuto arrampicarsi per quel muro?
Per andare dove poi?
 
Ma il rumore continuava, anzi, sembrava avvicinarsi sempre di più.
 
Sungjong si alzò dal letto, dirigendosi verso la finestra per controllare da dove provenisse quel fruscio.
 
Ma non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che si ritrovò schiacciato a terra.
 
Schiacciato da qualcuno.
Qualcuno che ancora stava steso su di lui.
 
Sungjong sbatté gli occhi, incontrando lo sguardo di un giovane ragazzo.
 
“Ma che cos-- “
 
Il giovane non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare, nella vana ricerca di chiedere spiegazioni, che l’altro gli mise una mano sulla bocca, non permettendo alle sue parole di uscire.
 
Sungjong strabuzzò gli occhi, cercando di mettere in fila i suoi pensieri.
 
Che accidenti sta succedendo?, si chiese immediatamente, mentre lo sconosciuto si era messo a cavalcioni su di lui, continuando a tenergli la bocca chiusa, Chi è questo qui?!? Cosa ci fa nella mia stanza?!
 
Tante, troppe domande a cui non sapeva dare una risposta.
 
Sungjong sapeva solo che uno sconosciuto era entrato nella sua stanza e ora stava seduto sopra di lui.
 
Sconosciuto che ancora non gli permetteva di parlare, limitandosi ad ascoltare le voci che da fuori urlavano il nome di qualcuno che lui non conosceva.
 
Dopo ancora qualche minuto, le voci squillanti si disseminarono e il silenzio ritornò anche all’esterno.
 
Il giovane tirò un sospiro di sollievo, senza però togliere le mani dalla bocca dell’altro.
 
E qui entrò in azione Sungjong che, stanco di non poter respirare o proferire parola, morse le dita dello sconosciuto, facendolo così scansare.
 
“AHIO!” – si lamentò il ragazzo, guardando dove l’altro lo aveva morso – “Ma che fai?!”
 
Sungjong sbuffò – “Che faccio io?! Non sono io quello che è entrato dalla finestra e mi ha schiacciato sul pavimento!”
 
Il giovane sembrò rifletterci e poi, come se si fosse accorto solo in quel momento della situazione, si alzò dal corpo del ragazzo,  permettendogli di alzarsi.
 
“Grazie eh.” – lo ringraziò falsamente, parlandogli seccamente.
 
Solo quando osservò meglio l’altro si accorse di aver appena fatto un terribile errore.
 
Si morse un labbro mentre scannerizzava il corpo dell’ancora sconosciuto, che dal canto suo si limitava a gettare occhiate fuori dalla finestra.
 
Stupido, stupido di un Lee Sungjong!, si rimproverò mentalmente, Ti pare che parli informalmente ad una simile persona, di parecchie unità più alte di te?!
 
Ma Sungjong non si sarebbe comportato certo così se prima avesse osservato meglio il ragazzo.
Se prima avesse solo appoggiato gli occhi sui lineamenti perfetti del suo viso.
 
Perché si capiva già da questo che era nettamente superiore a lui.
 
E la targhetta luccicante, attaccata al taschino di quella giacca di ottima fattura, era solo l’ennesimo particolare che faceva capire quanto lo sconosciuto fosse nettamente più bello di lui.
 
Non era necessario leggere quel 9.9 per capire che non fosse un 5.
 
“M-Mi scusi …” – si affrettò a dire, abbassando lo sguardo sulle sue calze usate e bucate.
 
C’era un avvertimento che tutti quelli come Sungjong sapevano: fatti odiare da uno del palazzo bianco e puoi rinunciare definitivamente all’idea di entrare a far parte della loro cerchia.
 
Lo sconosciuto si concentrò su di lui – “Scusi?” – ripeté, non capendo inizialmente questa improvvisa formalità.
Solo quando spostò lo sguardo su Sungjong, osservandolo da testa a piedi, mentre quest’ultimo non lo fissava negli occhi, cercando solo di sistemare quella giacca che già gli stava troppo piccola, capì.
 
“Ohh.” – si limitò ad esclamare il ragazzo, tossendo poi un secondo, imbarazzato – “Non avevo notato di essere arrivato fin qui.”
 
Sungjong ritornò a torturarsi un labbro.
Quello non era di certo il suo giorno fortunato.
 
Fino a poco prima non aveva fatto altro che interrogarsi su quanto fosse imperfetto, … quell’improvvisa comparsa non aiutava di certo.
 
Anche se il giovane stava zitto, il suo aspetto parlava per lui.
 
Quegli abiti che sapevano di ricco e prezioso. Quei capelli perfettamente sistemati. Quella riga sottile di eyeliner che gli metteva in evidenza quei begli occhi.
 
Tutto di lui sprizzava superiorità e, la cosa che dava ancora più fastidio a Sungjong, era che non c’era nemmeno lentamente un segno di ritocco sul suo corpo.
 
Quella era una vera bellezza naturale. La più difficile e rara da trovare.
 
Lo sconosciuto rispettava tutti i canoni del bel ragazzo.
Canoni che mai erano stati trascritti, ma che tutti rispettavano.
 
Quel ragazzo era bello e i lati del suo aspetto che sarebbe potuti sembrare imperfetti venivano oscurati dal suo fisico alto e asciutto.
Sprizzava carisma anche solo standosene zitto.
 
Sungjong non aveva mai avuto particolari contatti con i fortunati del palazzo bianco.
Non se lo permetteva e nemmeno aveva voglia di trascorrere tempo con gente che lo avrebbe semplicemente guardato dall’alto verso il basso, quasi fosse una sorta di aborto della società.
 
Sungjong sapeva di non esserlo, ma tutti stavano cercando di farglielo imprimere nella mente, in modo da farlo sentire un vero e proprio emarginato.
 
Era così che facevano.
 
Non obbligavano nessuno a farsi qualche ritocco, no.
Così sarebbe stato troppo facile.
 
Il loro era più un approccio psicologico, che spesso risultava più duro di qualsiasi punizione fisica.
 
Riempivano la città di belle facce, in modo da istigarti a diventare migliore, a diventare più bello.
E se non lo facevi, semplice, … ti emarginavano da tutto e da tutti.
 
Se frequentavi l’università di quel paese, venivi sbattuto nel dormitorio più diroccato e malmesso.
Eri costretto a vivere in luoghi stretti e angusti, al limite della sopportazione.
Per non parlare dell’abbigliamento. Se eri un 5, accedevi solo ai negozio dei 5.
 
Volevi passare per un 9? Impossibile.
 
La targhetta col tuo numero era sempre affissa in bella vista sui tuoi vestiti, che lo volessi o meno.
 
Poi c’erano i rivoluzionari, coloro che avevano gettato tutte le loro targhette, stanchi di vivere una vita fatta di sole unità.
Erano eroi per persone della grandezza di Sungjong, delle sorta di paladini della giustizia.
 
Solo che dopo un po’ sparivano dalla circolazione e nessuno sapeva dove andassero a finire.
 
Sungjong il più delle volte cercava di sopportare quella situazione, prendendola con leggerezza, cercando di non complessarsi per simili cose.
Dicendosi che era bello, si, era bello.
Si dava coraggio da solo, creandosi quell’autostima che però giornalmente gli distruggevano.
 
Oramai bastava anche solo un’occhiatina da parte dei 7 per farlo sentire deriso.
 
Si, perché anche se i 7 erano ben lontani da diventare dei 9 erano comunque più fortunati di lui.
 
Erano comunque più fortunati di un 5,5.
 
E così, chiuso nella sua piccola camera con uno sconosciuto dall’unità irraggiungibile per lui, Sungjong stava semplicemente aspettando il momento in cui il ragazzo avrebbe aperto bocca, deridendolo e dimostrando la sua naturale superiorità.
 
Facevano tutti così, sempre.
 
Loro erano i giovani del palazzo bianco, potevano permetterselo.
 
Eppure, le parole che giunsero alle orecchie di Sungjong non furono quelle che si era aspettato di sentire.
Erano così strane che nemmeno si rese conto di quanto fossero normali, preferendo immaginarsi che fosse solo frutto della sua immaginazione.
 
Ma quando lo sconosciuto allungò una mano verso di lui, non poté più negare l’evidenza.
 
“Piacere di conoscerti, mi chiamo Kim Myungsoo ~”
 
Sungjong sbatté le palpebre, davvero troppo incredulo.
 
Quel giovane non gli aveva riservato nessuna parola di disprezzo e non lo aveva bellamente schermito.
 
Anzi, tutt’altro.
 


Un 9,9 aveva appena sorriso sinceramente ad un 5,5.


 


Note dell'autrice
Maggie is here〜 Ok, ho moltissime cose da dire, quindi una cosa alla volta e sopportate tutte queste note ;;
Allora, prima di tutto, .. non vi aspettevate che tornassi già con una long, vero? Ecco, nemmeno io. Mi aspettavo di concludere il Panda (?) e poi iniziare a pensare ad una nuova fanfiction, ed invece NO. Durante un'interessantissima (?) lezione di fisica, PUFF l'ispirazione. La mia prof non è male, ma fa pause così lunghe tra una parola e l'altra che ho avuto tempo di pensare a tutta la trama per una nuova ff. Ed ecco, qui ... è nata "5,5". TIME OUT! Non è che abbia abbandonato "You're my Destined Panda", no eh. Anzi, spero che qualche PandaShipper (e lo so, ce l'ho con 'sto nome terribile. e.e) legga questa ff e ciò che sto scrivendo qui nelle note. Ho già scritto in parte la seconda one shot, ma in tutta sincerità era quella per cui - fin dall'inizio - avevo in assoluto meno ispirazione, quindi ci vorrà un po' .. Mi scuso, ma la scuola è iniziata anche per me e ho già l'acqua alla gola per la mole di studio. ;; However, non volevo pubblicare subito questo primo capitolo, ma ho già scritto altri 2 capitoli e ne sto scrivendo un altro ora (al posto di studiare filosofia e sociologia, gnè.) e poi sono andata casualmente nella sezione degli Infinite e ho visto che è deserta .. A quanto pare per lo scandalo di Myung (di cui avrei tanto da dire.) MOLTISSIME Myungjong shipper hanno abbandonato l'OTP, e non mi riferisco solo ad efp. Beh, non dico nulla al riguardo, ma sappiate che io li shippo ancora MOLTISSIMO. Poi, ho anche visto che "You're my panda" è la storia più popolare negli Infinite .. Piango
. Va bene che siamo in pochi a pubblicare su di loro, ma è comunque un ENORME soddisfazione ;W;
Che stavo dicendo ... ? Oddio, sarà meglio che concluda velocemente.
Ok, .. allora. Per quanto riguarda "5,5" gli argomenti trattati non sono proprio così leggeri .. si parla chiaramente di chirurgia plastica (nel prossimo capitolo si chiariranno meglio le cose) ed in particolare riguardo alla Corea. Non voglio tirare su un polverone, quindi sto giocando di fantasia e cercherò di non appesantire troppo la lettura, anche perchè io sono conosciuta per rendere tutto demenziale (?).
Parlando invece di Sungjong e Myungsoo ... perchè uno è un 5,5 e uno un 9,9? Semplice, era necessario per la fanfiction. Ormai, se siete mie lettori di vecchia data, dovreste sapere che ritengo Jongie più perfettamente perfetto della perfezione (sono troppo biased?
) e mi è costato un sacrificio enorme farlo passare per il brutto della situazione. Ma era doveroso ;; Scusa ultimate Q.Q
Poiiiii .. penso di aver finito.
Se pubblicherò prima la one shot del Panda o il secondo capitolo qui? Mah, al momento sono indecisa. Vedrò se piacerà a qualcuno questa ff poi deciderò.
Grazie per aver letto e per chiunque vorrà recensire, rendendomi immensamente felice.
Non voglio fare la lecchina ed elemosinare recensioni .. ma vorrei comunque sapere che ne pensate perchè sono un po' insicura ora per quanto riguarda questo nuovo progetto.

Love you


Tantissimi chu;
Maggie


 
Ps. Qualcuno andrà allo showcase dei VIXX?♡

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Capitolo 2
*** II ***


 
 

Sungjong se lo ricordava ancora bene.
Se stringeva gli occhi e si concentrava su quel determinato ricordo, riusciva ancora rivedere quel giorno di Maggio di ormai un anno e mezzo fa.
 
Si ricordava ancora il giorno del suo Coming of Age.
 
Nella sua mente erano ancora impressi le sensazioni e le emozioni che aveva provato in quella determinata giornata.
 
La felicità e la preoccupazione si erano presentate insieme.
Felicità di potersi finalmente dichiarare maggiorenne e ufficialmente adulto. E la preoccupazione per un futuro di cui ancora sapeva poco, come sapeva ancora poco di come sarebbe passato quel giorno.
Giorno che però mai si sarebbe scordato.
 
I suoi genitori gli avevano accennato che si sarebbe dovuto dirigere da solo nel grande ufficio centrale della città. Nulla più.
 
Sungjong era incerto quando attraversò la periferia della città fino ad arrivare nel posto prestabilito.
Conosceva più o meno come era suddivisa la società di quel paese da lì a oramai 10 anni, ma era considerato un argomento troppo tabù per poter chiedere domande prima del tempo.
 
Ai bambini desiderosi di risposte gli veniva solo riferito di aspettare la maggiore età.
 
E la maggiore età era arrivata anche per Sungjong.
E ora, più che mai, sentiva il bisogno di spiegazioni.
 
Forse, tornando indietro a quel giorno con la mentalità di ora, non avrebbe avuto tutta questa adrenalina.
 
Giunto ai grandi uffici centrali si ritrovò circondato da facce che già conosceva.
Suoi compagni di scuola, vicini di casa, amici.
Tutti suoi coetanei che come lui aspettavano il proprio turno per entrare. Chi più o meno ansioso, ma tutti con gli stessi dubbi.
 
Tutti avevano in mano dei foglietti con su scritto il proprio numero, quasi fossero in fila per fare la spesa.
 
Erano le 9 del mattino quando i cancelli dei grandi uffici si aprirono e man mano cominciarono ad entrare i primi ragazzi.
 
Sungjong era seduto se una delle tante sedie in quella fin troppo enorme e fin troppo bianca sala d’attesa. Senza però sapere cosa stesse attendendo.
 
I dubbi e le preoccupazioni si stavano facendo sentire, e anche l’ultima briciola di serenità si dissolse quando un ragazzo corse fuori in lacrime da uno degli uffici.
 
Sungjong si alzò in piedi. Conosceva quel ragazzo, era stato un suo compagno di scuola e amico di giochi quando ancora erano piccoli.
 
Avrebbe voluto rincorrerlo, ma ecco che l’ennesima persona uscì in lacrime dopo il suo incontro con qualcuno ancora sconosciuto al giovane.
 
Che sta succedendo … ?, si chiese Sungjong, Perché piangono? Perché c’è chi è disperato e chi invece sta sorridendo fieramente?
 
Il ragazzo non capiva, non comprendeva più niente ma, quando un auto parlante annunciò il suo numero, non ebbe più nemmeno il tempo di riflettere.
 

Ora avrebbe visto con i suoi occhi tutto ciò che era oggetto delle sue domande.

 



 
Sguardi vuoti. Sguardi fissi.
 
Fissi su un punto preciso.
 
Gli occhi di una decina di persone erano fissi su Sungjong, e mai si sarebbe scordato di quella improvvisa freddezza.
 
Lunghi camici bianchi coprivano i corpi di quegli sconosciuti che oramai da una ventina di minuti lo stavano osservando.
I loro visivi avevano un ché di spigoloso, che ti faceva sentire come un moscerino.
Il più sporco e brutto dei moscerini.
 
Sungjong se ne stava in piedi in quella stanza vuota e senza finestre, proprio come gli era stato ordinato.
 
Cercava di mantenere un respiro regolare mentre quelle dieci persone gli continuavano a girare intorno e ad appuntare qualcosa in quei blocchi di fogli.
 
Il ragazzo non si ricorda la quantità di volte che si dové svestire e rivestire.
Non si ricorda quanto a lungo lo fecero stare nelle più scomode posizioni, quasi al limite della sopportazione.
Non si ricorda nemmeno il numero delle misure che gli fecero in totale, violando la sua persona.
 
Sungjong continuava a non capire, nemmeno quando uno di quegli sguardi da far venire i brividi gli allungò una cartellina che a prima vista sembrava una di quelle semplici da visita medica.
Continuò a non capire anche quando lo fecero uscire dalla stanza, in modo da continuare quel ciclo di visite.
 
Il giovane si guardò intorno, mentre aveva gli sguardi di quei ragazzi ancora in attesa, tutti fissi su di lui, mentre stavano venendo torturati dall’ansia.
 
Ma Sungjong non sapeva dare risposte a nessuno di loro, perché nemmeno lui aveva capito granché.
Nessuno gli aveva spiegato nulla, nessuno aveva anche solo minimamente accennato a parlare.
 
I suoi genitori gli avevano sempre detto che il giorno del suo Coming of Age tutto si sarebbe chiarito e a tutte le sue domande sarebbero stare fornite risposte.
 
Però Sungjong era ancora più confuso di prima.
 
Venne fatto uscire dai grandi uffici centrali senza nemmeno un minimo di congedo.
 
Con mille dubbi che gli frullavano nella testa, il ragazzo si sedé su una panchina di quel centro affollato di persone e decise finalmente di controllare quell’ammasso di fogli che gli erano stati dati.
 
Nel primo trovo il suo nome e le sue informazioni personali. Nulla di particolarmente strano.
 
Alla seconda pagina, i suoi occhi si persero tra le mille misure elencate. Troppe misure per essere lette tutte.
 
Sulle prime, Sungjong non si sorprese particolarmente: era elencata la sua altezza ed il suo peso.
Ma man mano che scorreva sul resto del documento, i suoi occhi cominciarono ad ingrandirsi, stupiti e confusi.
Affianco a misure comuni, ce n’erano altre di dubbia necessità.
 
A chi sarebbe mai importato quanto distavano tra di loro il suo alluce ed il suo mignolo del piede destro?
A chi sarebbe mai importante quanto fossero spesse le unghia delle sue mani?
 
Sungjong strinse gli occhi, non meno confuso di prima, decidendosi poi a sfogliare il resto del blocco.
 
La terza pagina lo fece davvero cadere in confusione.
 
Quella era una sua foto? Una foto del suo corpo?
 
Il ragazzo si chiese quando avevano avuto tempo di fargliela. Nemmeno se ne era accorto.
Ma aveva ben altro a cui pensare.
 
Quei segni rossi sul suo corpo non lo convincevano del tutto.
 
Gran parte del suo corpo era segnato da cerchi rossi.
Uno intorno al naso, uno intorno al suo petto, uno intorno ai suoi zigomi …
Tanti, troppi segni coprivano quella fotografia e Sungjong non sapeva perché.
 
Il ragazzo smise però di farsi domande.
Qualcosa gli diceva che, andando avanti con i fogli, avrebbe ricevuto le risposte di cui necessitava.
 
E così fu.
 
Nella quarta pagina tutti quegli strani cerchietti rossi intorno al suo corpo furono spiegati.

 

 Al signorino Lee Sungjong si consiglia di fare maggiore attività fisica, in modo da rendere il suo fisico più mascolino e scolpito.
 Al signorino Lee Sungjong si consiglia di fare qualche “ritocchino” al naso, per renderlo più sottile e aquilino.
 Al signorino Lee Sungjong si consiglia di “risistemarsi” il mento, per renderlo meno spesso e più a punta.

 
Gli occhi di Sungjong slittavano su tutti quei “consigli” che tanto consigli però non gli sembravano.
Parevano più doveri che avrebbe dovuto rispettare.
 
Ma perché? Il suo corpo era sempre andato bene così.
Perché propria ora doveva ricorrere a tutte quelle accortezze?
 
Con le mani che gli sudavano e la testa che gli doleva per il troppo riflettere, arrivò alla quinta pagina.
 
Nuove parole riempivano gli spazi bianchi del fogli, in quella che sembrava una lista di regole, ed infatti così troneggiava il titolo: “Le regole dei 5”.
 
Ma chi erano i 5? Perché tutti quei fogli sembravano basati su una serie di grandezza di cui il fine ancora sfuggiva a Sungjong?
 
Il ragazzo cominciò comunque a leggere quelle regole che sembravano non finire mai, ma quasi aumentare sotto la sua vista.
 
Frasi che non comprendeva cominciarono a rimbombare a pezzetti tra le pareti delle sua testa.
 
Ai 5 è vietato frequentare i locali di unità più grandi ….
I 5 devono vivere nei posti prestabiliti per la loro unità …
Si invitano i 5 a rispettare tutte le regole qui sopra elencante. Chiunque venga colto ad infrangere una qualunque di queste, sarà sottoposto a severi provvedimenti.
 
Sungjong non sapeva chi fossero questi cosiddetti 5 e nemmeno capiva perché la parola “unità” era così tanto ripetuta.
 
Poi trovò la pagina sei così stranamente vuota, con solo una scritta rossa ad attirare la sua attenzione.
 

N.B. E' obbligatorio portare sempre appeso sui propri vestiti la seguente targhetta identificatoria, senza nessuna eccezione di alcun tipo. Chi sarà sorpreso senza essa verrà severamente rimproverato.
 

Sembrava essere un rimprovero continuo, … l’intero blocco di fogli pareva esserlo.
 
E Sungjong pensava di aver mezzo capito come funzionavano le cose.
 
Alzò la testa verso quei passanti più o meno affrettati, accorgendosi solo in quel momento di un dettaglio che in tutti quegli anni aveva sempre ignorato, considerandolo semplicemente come un uso comune.
 
Ma tutto ciò non aveva nulla di normale.
Non era normale che tutte quelle facce portassero un numero appeso sopra i propri vestiti.
Numero che condizionava tutto della loro vita.
 
Solo in quell’istante si rese conto di tutto.
Si rese conto di come funzionava quella strana società.
Solo ora si rese conto del perché i suoi genitori non frequentassero quei quartieri del centro e vivessero in una piccola casa di periferia.
Tutto perché avevano unità di bellezza troppo basse per permettersi maggiori benefici.
 
Ecco perché lo avevano fatto sempre crescere sotto cure particolare, cercando di imporgli ideali di bellezza che Sungjong a volte aveva trovato fin troppo soffocanti.
 
Tutto perché volevano che al suo Coming of Age raggiungesse un’elevata unità di bellezza.
In modo da dargli una vita migliore una volta essere diventato maggiorenne ed aver lasciato la sua casa natale.
 
Il ragazzo sentì un groppo salirgli alla gola.
Sentiva come se avesse deluso i suoi genitori, che sempre lo avevano fatto crescere nel migliore dei modi.
 

Perché, ancora prima di voltare pagina, Sungjong sapeva che la sua unità di bellezza era troppo bassa per quel paese.
 


 

Note dell'autrice

Annyeong ♡ Maggie è qui (?)
Allora ... avevo intenzione di pubblicare il capitolo oggi, appena tornata a casa da scuola, ed invece ... no. Ho speso metà del pomeriggio a fare la foto ad inizio capitolo (pure male, gnè. maledetto il giorno in cui decisi di fare tutti i banner. /?) e a picchiare il pc per la sua lentezza (google chrome, hate you). Ma tutto ciò è abbastanza irrilevante, quindi veniamo al dunque.
Siamo giunti al secondo capitolo, dove inizialmente pensavo si sarebbero spiegate un po' di cose sul perchè Sungjong è un 5,5 ed invece ancora ... NO. In questa settimana ho ribaltato completamente la scaletta e penso che tutto sarà chiarito ... tipo .. uhm ... alla fine (?) *schiva pietre (?)*
Ok, sono cattiva ... Ma voi siete tanto tanto carini
Avete recensito in tanti e altrettanti hanno già inserito la storia tra le seguite, ricordate .. e addirittura già nelle PREFERITI. Ma io vi amo
Poi molti PandaShipper sono venuti a conoscenza della ff, ahw
Ringrazio tutti voi per aver letto anche questo secondo capitolo! Ringrazio chi ha recensito (
YeLloWfLoWeRs, lil_inspirit, hae na), mia sorella e la mia ultimate bias Sehunnie, che ha deciso di seguirmi anche qui
Siete tutti l'amore
Ah, beh .. per quanto riguarda questo capitolo .. non saprei che dire. Non è venuto proprio come volevo; è un più caotico e confusionato del dovuto ;; Vengono spiegate diverse cose, quindi spero lo abbiate apprezzato e vogliate lasciare una recensione.

Love you

Maggie


Ps. Ritornerò col Panda, I promise

 

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Capitolo 3
*** III ***







Alle prime luci di quel lunedì mattina, Sungjong era già in piedi e si stava sistemando la cravatta alla meno peggio.
 
Era ben complicato riuscire a fare un minimo di nodo decente senza guardarsi allo specchio.
Ma quella lastra riflettente gli faceva già venire troppe paturnie, e al mattino non ne voleva sapere.
 
Sungjong odiava quelle lezioni mattiniere.
Quelli della sua unità erano già costantemente arrabbiati col mondo e il fatto di doversi svegliare presto non aiutava il loro stato d’animo.
 
Ma, oramai, erano poche le persone che ancora non avevano deciso di passare al palazzo bianco.
 
Sospirò, mettendosi la giacca per poi chiudere del tutto la finestra di quella stanza.
La maggior parte delle volte se la dimenticava socchiusa ma dopo l’inconveniente del giorno prima non la riteneva più una semplice accortezza.
 
Aveva scoperto che irrompere nella sua stanza non era poi tutta questa grande difficoltà.
 
Preferiva non ricevere nuove visite da parte di sconosciuti.
Certo … se tutti erano belli come il giovane, che era entrato in camera sua il giorno prima, non c’era proprio da “sputarci sopra”.
 
Com’è che si chiamava? Myungsoo? Kim Myungsoo??
 
Sungjong faceva fatica a ricordarsi il nome di una persona al primo incontro, ma quel nome stranamente gli era rimasto impresso nella mente.
 
Sbuffò. Ci mancava solo che si mettesse a pensare ad un simile ragazzo.
 
Fece per uscire dalla sua camera quando il suo piede scalzo schiaccio qualcosa di freddo e appuntito.
Sungjong saltellò su se stesso, tenendo su una gamba e osservando ciò che lo aveva ferito.
 
Sgranò appena gli occhi vedendo quella targhetta luccicante con su incisa un’unità piuttosto elevata.
 
La prese in mano, chiedendosi come potesse essere finita una simile cosa nella sua camera, ricordandosi solo dopo dello strano incontro del giorno precedente.
 
Alla fine aveva scoperto che Myungsoo aveva solo cercato un posto dove nascondersi per un po’ da quelle sue assillanti ammiratrici.
 
“Sanno essere davvero assillanti quelle 8!” – aveva commentato, quasi scocciato.
 
Ma era stato molto più scocciato Sungjong.
Lui aveva sempre e solo desiderato non essere visto come uno dalla bellezza nella media.
Avrebbe pagato per aver quella sfilza di persone che pendevano dalla labbra del giovane.
 
Solo che lui non aveva soldi. Non ne aveva nemmeno per farsi tutti quei “ritocchi” come gli erano stati “consigliati”.
 
Aveva provato subito antipatia per il ragazzo, ma dopotutto non aveva fatto nulla di male, anzi lo aveva pure trattato con gentilezza.
Nonostante se ne fosse dileguato ancora prima che Sungjong si potesse presentare.
 
Ora teneva quella sua targhetta identificatoria in mano, indeciso se restituirgliela o meno.
Passo una mano su quei numeri incisi indelebilmente.
 

Perché non poteva essere anche lui un 9,9?
 




 
Sungjong non la sopportava.
Non sopportava quell’angioletto invisibile sulla sua spalla sinistra che lo aveva costretto a fare questo.
 
Con la targhetta dorata nella tasca stava camminando per quei viali alberati, alla ricerca di una persona che non sapeva bene come avrebbe trovato.
 
Alla fine aveva deciso di restituire quell’oggetto al legittimo proprietario, anche se la voglia di tenersela per sé e far passare un mucchio di guai al ragazzo era stata grande.
 
Non che provasse una particolare antipatia per il giovane, ma quando mai sarebbe ricapitata una simile occasione? Un’occasione per far scendere un 9 dal suo piedistallo di perenne superiorità?
 
Mai, ma ormai Sungjong aveva deciso che non avrebbe messo Myungsoo nei guai.
 
Solo che non aveva la minima idea di dove poterlo trovare.
 
Dubitava seriamente che se lo sarebbe ritrovato in camera un’ennesima volta, quindi era costretto a vagare per quel campus, sotto gli occhi di tutti quei superiori.
 
Odiava quella sensazione. Odiava saper di essere osservato dall’alto verso il basso.
 
Perché se anche copriva quella sua unità stampata su un foglio con la mano, la trascuratezza dei suoi abiti e del suo portamento lo tradivano inevitabilmente.
 
Sungjong, come tutti gli altri 5, preferiva starsene al chiuso del suo dormitorio ed usciva solo per andare a lezione.
 
Ma ecco che, in quel pomeriggio d’autunno, stava camminando sulle foglie secche che scricchiolavano sotto i suoi piedi, in quel grande giardino.
 
Si sistemò meglio la tracolla sulla spalla, sbuffando per l’ennesima risatina di scherno da parte di un 8.
 
Sarà meglio che tu ti faccia trovare presto, Kim Myungsoo, parlò nella sua mente, O la targhetta te la scordi per sempre!
 
Ma prima che potesse rinunciare a quella ricerca e la sua parte cattiva potesse godere di ciò, una risata maschile alle sue spalle lo fece sobbalzare.
 
Era certa che fosse la sua ancora prima di girarsi e vedere quel volto perfetto seduto poco lontano da lui su una panchina.
 
Era accerchiato da un mucchio di ragazze che non facevano altro che sghignazzare senza una ragione precisa.
Sungjong era convinto che quelle facce di plastica ne avrebbe risentito se non avessero smesso di ridacchiare nemmeno per un secondo.
 
Per l’ennesima volta, il giovane si ritrovò a chiedersi perché andassero di moda quegli ideali fisici così chiaramente falsi, ma smise di pensarci, ricordandosi improvvisamente della sua “missione”.
 
Perché ora era diventata una missione.
 
Doveva prendere coraggio e andare a parlare con un quasi 10, circondato da davvero troppe 9.
 
Mandò a quel paese tutte le preoccupazioni, ricordandosi poi di com’era stato gentile quel ragazzo.
 
Sarebbe stato solo felice di riavere indietro quella targhetta, no?
 
Si avvicinò a piccoli passi a Myungsoo, che teneva svogliatamente una sciarpa molle sul petto, come a voler nascondere quell’assenza di identificazione, ma senza darlo a vedere.
Solo Sungjong era a conoscenza di quella mancanza.
 
Quando gli fu a pochi metri di distanza, gli occhi di Myungsoo andarono ad incontrare il suo viso, seguiti da quelli di tutte quelle 9 che smisero improvvisamente di cinguettare.
 
Il giovane mandò giù la saliva.
 
Era davvero insopportabile quella sensazione.
Era davvero insopportabile sentirsi sotto esame da quei superiori.
 
Sungjong balbettò qualcosa di sconnesso, sperando che Myungsoo avesse potuto capire.
 
Ma quando tutte quelle facce di plastica scoppiarono a ridere, canzonandolo visibilmente, capì che erano usciti solo strafalcioni dalla sua bocca e non una frase di senso compiuto.
 
“Cos’è che hai detto 5? Ma voi altri comunicate in questo modo??” – quelle stridule voci femminili peggiorarono seriamente il suo stato d’animo.
 
Perché dovevano essere così i superiori? Perché dovevano credere che tutti i loro inferiori fossero degli emeriti scemi?
 
Sungjong era certo di avere più intelligenza lui di tutte quelle teste dai capelli platinati messe insieme.
 
Ed era per questo che non diede a vedere la sua frustrazione, limitandosi a nasconderla dietro un sorriso estremamente tirato.
 
“Dovrei parlarti.” – riferì semplicemente a Myungsoo, tenendo i denti serrati.
 
Nuove risate arrivarono alle sue orecchie, ma Sungjong preferì non considerarle, ignorando quel continuo scherno e quelle battutine saccenti.
 
“Un 5 che vuole parlare con un quasi 10?! Non si è mai vista una simile mancanza di educazione!!”
 
Ma al ragazzo non importavano i commenti delle 9, voleva solamente sentire la risposta di Myungsoo, che per tutto quel tempo si era limitato a starsene in silenzio, fingendosi spettatore passivo di quella scena di cui in realtà era protagonista.
 
Eppure, se il giorno prima Sungjong era stato colpito dalle sue parole, ora non era più così.
Era come se fosse finalmente ritornato nei suoi panni di 9.9.
Era come se, quella del giorno precedente, fosse stata solo una semplice farsa.
 
“Come hanno detto loro.”
 
Sungjong aveva limitato autocontrollo.
Questa bipolarità di certo non aiutava.
 
Fece una smorfia, prima di sbuffare.
 
“D’accordo.”- dichiarò acido e secco – “Nemmeno io voglio parlare con te. Pensavo ti sarebbe servito questo …” – cominciò a dire Sungjong, rigirandosi tra le mani quella targhetta identificatoria, permettendo a Myungsoo di vedere quell’oro che tanto conosceva – “… ma a quanto pare …”
 
Il più giovane fece per andarsene, ma un paio di mani lo afferrarono per le spalle spingendolo lontano da quella panchina e dagli schiamazzi sorpresi di quelle 9.
 
Sungjong cercò di ribellarsi da quella stretta ma, nemmeno quando fu spinto dietro un alto albero in lontananza, il ragazzo gli lasciò andare le spalle.
 
Myungsoo lo fissava dritto negli occhi – “Dove l’hai trovata?!” – gli ringhiò contro.
 
L’altro strabuzzò gli occhi.
 
Sta per caso scherzando?, si chiese Sungjong, Se la sta davvero prendendo con me?!
 
Fece scansare le mani dalle sue spalle, scocciato.
 
“Magari se non ti scaraventassi nelle camere degli altri non perderesti le tue cose!”
 
Myungsoo strinse gli occhi in una fessura.
 
“Non capisco …”
 
Sei scemo?, si sarebbe voluto lasciar sfuggire, Fortuna che voi 9 siete belli, perché in quanto memoria ed intelligenza proprio non ci siamo!
 
“Stai scherzando?! Ma se è successo solo ieri!”
 
Il ragazzo sembrò rifletterci, prima di formare una “o” con la bocca, come se avesse appena afferrato il concetto.
 
“Ohh.”
 
“Ehh.” – lo canzonò Sungjong, beccandosi un’occhiataccia da parte dell’altro.
 
“Pensi che mi potrei mai ricordare di tutte le persone che incontro?!”
 
Il più piccolo si massaggiò le tempie con una mano, sospirando rumorosamente.
 
“Ho sempre più voglia di andare a portare questa targhetta ai grandi uffici centrali, sappilo.” – lo avvertì.
 
Questa superiorità che tutti quelli come Myungsoo si portavano costantemente dietro gli faceva un grandissimo mal di testa.
Aveva moltissime altre cose, non voleva perdere altro tempo.
 
La sua pancia perlopiù cominciava a brontolare sempre più forte, avvertendolo di una mancanza di cibo.
 
Scocciato dal comportamento indeciso del 9.9, si sedé sull’erba verde di quel parco, tirando poi fuori dalla sua tracolla un panino tristissimo.
 
Myungsoo fece una faccia schifata.
 
“Cos'é quella roba?!”
 
Sungjong alzò gli occhi verso di lui – “Il mio pranzo magari?” – per quella della sua ‘missione’ che ancora non poteva dichiararsi compiuta, il ragazzo aveva saltato quel pasto importante.
 
“Mangiate quella roba voi altri?”
 
Il giovane ignorò i continui commenti del quasi sconosciuto.
Fino a quando quest’ultimo non incominciò a tastare, cauto, con un dito il suo panino.
 
“Ma che accidenti fai?!”
 
Myungsoo arricciò il naso – “Allora? Me la dai o no la mia targhetta?!”
 
Sungjong alzò di nuovo gli occhi su di lui, per poi tornare ad abbassarli.
Non ci guadagnava assolutamente nulla a tenere ancora con sé quella targhetta di certo di non sua proprietà, ma quel ragazzo continuava a comportarsi in modo totalmente irrispettoso nei suoi confronti che non aveva più tanta voglia di concludere quella ‘missione’.
 
Myungsoo si scaldava sempre di più nei minuti in cui Sungjong se ne continuava a stare in silenzio, godendo di aver in qualche modo sottomesso un “superiore”.
 
“Ehi!! Parlo con te!!” – cercò di richiamare  l’attenzione del più piccolo.
 
“Pensi davvero che ti ridarò la targhetta così facilmente?”
 
Il 9,9 strabuzzò gli occhi, sorpreso e scioccato.
Non si sarebbe mai aspettato di udire una frase così schietta uscire dalla bocca del giovane.
 
Stava per ribattere, ma sapeva già che avrebbe avuto partita persa con lui.
 
Era Myungsoo quello che si sarebbe dovuto abbassare a Sungjong, perché era lui in quel momento ad avere il comando di tutto.
 
Il giovane picchiettò appena le mani sulla sua testa, nella vana ricerca di una soluzione.
Soluzione che risolvesse la situazione a suo vantaggio e non sproposito.
 
Stava per rinunciare ma ecco che la sua attenzione fu di nuovo catturata da Sungjong, che intanto aveva appena tranquillamente terminato il suo pranzo.
 
 

“Facciamo un accordo.”
 
 
 


Note dell’autrice
I’m here~ Avrei voluto pubblicare, anche questo sabato, il capitolo prima .. ma la sorte ha voluto che mi si chiudesse la pagina quando avevo finalmente finito di sistemare l’html e che il mio migliore amico spuntasse a casa mia di punto in bianco ...but eccomi qui!
Sono abbastanza precisa con gli aggiornamenti eh? Spero di mantenere questa regolarità! Solitamente scrivo il capitolo in settimana e comincio anche quello seguente, … ma vedo che lo studio fra poco mi schiaccerà tipo una sottiletta. (?) Incrociamo le dita di no. Vorrei evitare di farvi aspettare tanto per nulla ; ;
Per quanto riguarda la struttura dei capitoli, forse avrete notato che li divido in due parti … quindi, a differenza del Panda dove tenevo a essere abbastanza precisa con la lunghezza dei capitoli, qui mi viene spontaneo scrivere in questo modo .. Spero non vi dispiaccia^^
Per il resto, vi ringrazio infinitivamente per aver letto! Rigrazio chi ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate *v* Ringrazio in particolare chi ha recensito, ovvero due mie PandaShipper veterane; hae na in modo particolare perchè ha fatto una stupenda fanart del Pandino (fangirlizzo ancora la pensiero fbhrjbgfrjhj); ringrazio anche mia sorella che ha aggiunto la storia alle preferite (recensire no, eh, manzo che non sei altro? e.e) e che sempre rileggi i capitoli prima che li pubblichi; infine ringrazio la mia adorata Sehunnie che sempre mi segue *u*
Siete tutti dei tesori, ve l'ho già detto? Lo ripeto allora ~~
Ora scappo che mi sto addormentando ;;
Tornerò con il pandino, lo prometto ;^;

Love you~

Maggie 

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Capitolo 4
*** IV ***


 
 
 

Con le gambe stese sull’erba verde e la schiena appoggiata al tronco di un albero qualsiasi, Sungjong si stava riscaldando di quel sole autunnale.
 
In quei giorni si era fatto piuttosto freddo, quindi quello era l’unico modo per acquistare un po’ di naturale calore.
 
In altre situazione, Sungjong si sarebbe semplicemente seppellito sotto una alta torre di coperta di lana, chiuso nella sua minuscola camera di quel minuscolo palazzo.
In altre situazioni però.
 
Quel giorno era diverso dagli altri, altri di cui non sapeva ancora come sarebbero trascorsi.
Perché nemmeno sapeva come avrebbe passato quel pomeriggio.
 
Il giorno prima aveva stretto un accordo, quasi inconsciamente, solo ascoltando il suo stomaco che aveva brontolato, come proprio stava facendo anche in quel momento.
 
Non sapeva in che tipo di guai si fosse cacciato, o se quello si potesse propriamente definire un guaio.
 
Ma Sungjong lo avrebbe scoperto fra poco.
Infatti, qualcosa coprì i raggi del sole che lo avevano illuminato fino a quel momento, riportandolo all’ombra e al freddo.
 
Il giovane aprì gli occhi che aveva tenuto serrati fino a quell’istante, trovandosi di fronte una figura che, nonostante aveva già visto, gli infondeva sempre una strana sensazione a primo impatto.
 
Una sensazione di estrema superiorità. Una superiorità che quasi avrebbe potuto toccare con le proprie mani.
Quasi fosse un oggetto, qualcosa di concreto e percepibile col tatto.
 
“Fatti trovare in un posto ancora più isolato la prossima volta, eh? Così riesco a ritrovarti ancora più facilmente …”
 
Quelle parole sapevano di ironia e suonavano come un rimprovero, ma Sungjong non gli diede particolare conto o importanza.
 
“Posso benissimo non farmi trovare, se è ciò che vuoi. Come posso benissimo non farti più ritrovare la tua targhetta.” – lo avvertì il più piccolo, rigirandosi quella targhetta d’oro tra le sue mani dalle dita sottili.
 
L’altro ragazzo fece una smorfia, come ad aver compreso il concetto e si limitò a starsene in piedi a guardare altrove.
 
Sungjong aveva scelto quel posto per il loro primo incontro.
Incontro che ne anticipava molti altri.
 
Aveva scelto quel posto perché era isolato in quel viale che fungeva anche da parco.
Era isolato, così non avrebbe avuto occhi indiscreti puntati su di lui.
 
“Allora …” – richiamò l’attenzione dell’altro – “L’hai portato?”
 
Sbuffò, roteando gli occhi scuri e sottili verso il cielo – “Non mi parlare in quel modo! Sono un tuo hyung, e anche se non lo fossi la mia unità è molto superiore alla tua!”
 
Sungjong abbassò lo sguardo, portando la sua attenzione sull’orlo della sua sciarpa color pastello, mentre il ragazzo di fronte a lui si era improvvisamente irrigidito, come se si fosse appena corto di ciò che aveva detto.
 
Per entrambi quel modo di porsi non aveva nulla di strano.
 
Sungjong era abituato a sentirsi dire certe cose e l’altro giovane era stato educato per comportarsi in quel modo schietto.
 
Eppure c’era qualcosa di diverso.
Qualcosa di diverso e di estremamente sbagliato.
 
Quasi fosse sbagliato considerarsi unità.
Quasi fosse sbagliato comportarsi come delle unità.
 
Entrambi i ragazzi pensavano fosse solo una sensazione passeggera e facilmente trascurabile.
 
Eppure non sapevano cosa gli avrebbe riservato il futuro.
Entrambi erano ignari delle concezioni che avrebbero appreso molto, ma nemmeno troppo, tempo avvenire.
 
Per il momento, però, avevano semplicemente da vivere quel presente con quei determinati pensieri comuni a tutti.
 
Avevano solo da pensare a quell’accordo che ora li teneva improvvisamente uniti. Strettamente.
 
Perché il giorno prima i due erano giunti ad una conclusione.
Una conclusione soddisfacente per entrambe le parti.
 
Se Myungsoo avesse rivoluto indietro la sua targhetta, avrebbe dovuto offrire il pranzo a Sungjong per un mese intero.
 
L’idea era comparsa come abbozzo nella mente del maggiore quando aveva visto il pranzo dell’altro, il giorno precedente.
 
Sungjong sulle prime era stato esitante ad accettare.
Avrebbe potuto richiedere qualsiasi cosa in compenso, eppure non se la sentiva.
 
Non sentiva il bisogno di sfruttare Myungsoo, ma nemmeno lui sapeva perché.
Non lo sapeva ancora.
 
Così aveva accettato quell’accordo che dopotutto andava anche a suo vantaggio.
 
Per un mese avrebbe potuto gustare le prelibatezze che quelli, della stessa unità di Myungsoo, gustavano giornalmente.
 
Al termine del mese, avrebbe dovuto restituire la targhetta d’oro al legittimo proprietario e avrebbe dovuto dire addio ai suoi pranzi speciali, ma per il momento non ci voleva pensare.
 
Voleva semplice gustarsi quel primo pasto e scoprire che cosa mangiassero i superiori.
 
Lui, che da un anno quasi due non metteva sotto ai denti nessuna pietanza che non andasse oltre ai semplici cibi come un panino o un piatto di ramen istantaneo, sentiva già di avere l’acquolina in bocca quando Myungsoo gli allungò una confezione chiusa ermeticamente.
 
Cosa lo aspettava dietro quella scatola chiusa?
Quale cibo lo avrebbe deliziato per quel pranzo??
 
Dentro di sé, Sungjong stava già saltellando dalla felicità, quasi fosse un bambino al giorno di Natale, ma cercava di trattenere questa sua eccitazione, per non darlo a vedere al giovane.
 
Eppure Myungsoo aveva notato quel suo improvviso cambio d’umore e, in parte, ne era felice.
 
Carne? Zuppa? Verdure?
 
Il più piccolo stava lentamente aprendo quella confezione di cibo.
 
Cosa mangeranno i 9? Cibi tradizionali del paese? O magari qualche cibo di altre culture? Mi ritroverò magari un bel piatto di pasta? O forse un aragosta?
 
Sungjong continuava a farsi domande, al posto di sbrigarsi a visionarne il contenuto.
 
Perché, se lo avesse fatto subito, non ne sarebbe stato così ansioso.
 
Ed infatti, il sorriso sulla sua faccia cominciò pian piano a scemare mentre l’odore di quel suo pasto gli giungeva alle narici.
 
Fino a scomparire completamente quando sollevò il coperchio ed entrò a contatto con il suo pranzo.
 
Sungjong si ritrovò con gli occhi strabuzzati.
E si ritrovò ad ammettere che Myungsoo rimaneva fonte di grandi misteri.
 
Tutte le volte riusciva a sorprenderlo, … anche se forse non sempre in positivo.
 

“E’ un piatto di ramen … ?”

 


 ✖

 
Seduto di fronte a lui, il giovane lo stava guardando mangiare e stava osservando l’espressione dipinta sul suo volto.
 
Espressione che non corrispondeva esattamente con quella che si era aspettato di veder comparire sulla faccia del più piccolo.
 
Alzò un sopracciglio – “E allora?” – esordì all’improvviso, attirando l’attenzione dell’altro ragazzo – “Cos’è quella faccia per nulla soddisfatta? Sembra tu stia mangiando della segatura!”
 
Seppur Sungjong avesse tentato di reprimerla, Myungsoo aveva notato quella sua improvvisa eccitazione mentre gli porgeva il suo pasto.
E altrettanto abilmente si era accorto di come avesse presto cambiato umore.
 
Il più giovane tra i due grugnì qualcosa che Myung non comprese.
 
“Smettila di mangiare per un secondo e rispondimi!”
 
Sungjong mandò giù forzatamente l’ennesimo boccone.
 
“Ramen.” – gli rispose poi semplicemente.
 
Myungsoo piegò la testa di lato, fissandolo.
 
“Ramen …?”
 
“Si … è un piatto di ramen.”
 
Il più grande piegò la testa ancora di più, fino a farsi venire il torcicollo.
 
Come se non sapesse che quello fosse un piatto di ramen … Gliel’aveva portato lui!
 
“Lo so, e allora?”
 
Sungjong arricciò il naso, prima di fissarlo dritto negli occhi – “E’. Solo. Un. Piatto. Di. Ramen.” – disse, soffermandosi su ogni singola parola e senza lasciare ribattere Myungsoo – “Solo. Un. Semplicissimo. Piatto. Di. RAMEN.”
 
Il maggiore non capiva dove volesse andare a parare.
 
Il loro accordo prevedeva che gli offrisse il pranzo per un mese.
Non c’era nessuna condizione sul tipo di cibo.
 
Lo sapeva. Lo sapeva eccome.
 
Se no Myungsoo non gli avrebbe mai comprato un piatto di ramen.
 
“Guarda che non è un semplicissimo piatto di ramen! E’ un piatto di ramen dei 9! Te ne rendi conto?! È sicuramente più pregiato di quello che mangiate voi 5!”
 
Sungjong lo squadrò da testa ai piedi, infondendo un improvviso senso di terrore in Myungsoo.
 
Perché lo stava fissando così?
Perché non stava semplicemente mangiando quel pranzo?
Perché non lo stava ringraziando come avrebbe fatto una qualsiasi sua simile unità?!
 
Era la prima volta che il 9.9 incontrava un 5.5 così sfacciato.
 
Solitamente, anche un 8 si comportava da inferiore con lui, comprendendo quanto fosse altamente superiore l’unità del ragazzo.
 
Ma quel 5.5?
Quel 5.5 aveva qualcosa di diverso.
 
Non si comportava come se fosse conscio di dover rispettare e stare al di sotto di un 9.
 
No, Sungjong trattava Myungsoo come se fossero alla pari o, peggio, come se il 9.9 fosse il più piccolo.
 
Il maggiore si sarebbe dovuto sentire offeso da questo suo atteggiamento, eppure non provava questo sentimento.
 
In un qualche modo, ammirava il ragazzo.
Ammirava come potesse parlare tranquillamente di fronte a lui, senza alcun timore.
 
Myungsoo vedeva pochi 5, ma quei pochi che aveva visto gli erano sembrati persone deboli.
Non deboli d’aspetto, ma deboli d’animo.
 
Il 9.9 non sapeva come se ne fosse potuto accorgere, ma avvertiva una profonda insicurezza e ne comprendeva anche il motivo.
 
Nessuno sarebbe stato felice di essere visto come un “brutto”.
 
Quella insicurezza che i 5 si portavano dietro o, meglio, erano costretti a portarsi dietro, era completamente inesistente però in Sungjong.
 
Certe volte poteva anche concretamente avvertire un senso di incertezza in lui, ma presto scompariva.
 
E questo intrigava molto Myungsoo. 
 
Perso nei suoi pensieri senza capo né coda, il maggiore non si accorse che Sungjong aveva portato alla bocca l’ennesimo boccone del suo pasto e ora era tornato a fissarlo.
 
“A me sembra lo stesso ramen che mangio tutti i giorni.” – commentò saccente – “Anzi, questo fa anche più schifo.”
 
Myungsoo roteò gli occhi al cielo, sbuffando.
 
“Ah, ma stiamo scherzando?! Come puoi permetterti di dire una simile cose! È il pranzo di un 9! Non può assolutamente essere peggiore di quello di un 5!”
 
Il maggiore continuò a parlare, ma Sungjong aveva chiaramente capito che stava semplicemente arrancando scuse.
 
Quindi bloccò il flusso di parole di Myungsoo – “Dove l’hai comprato?”
 
Il 9.9 lo fissò con un sopracciglio alzato – “C-Come .. ?”
 
“Dove hai comprato questo ramen, ti ho chiesto.”
 
“Che significa dove l’ho comprato?! L’ho preso in un negozio dei 9, che credi?!”
 
Sungjong si avvicinò di qualche centimetro al ragazzo, fissandolo con due occhi ridotti a sottili fessure.
 
Si era avvicinato di pochi centimetri, ma a Myungsoo erano sembrati così tanti che quasi gli mancò il fiato.
 
Perché lo stava osservando in quel modo?
Che avesse capito tutto …?
 
Impossibile!, si ritrovò ad auto convincersi il maggiore, Non può essere così furbo! O forse … si?
 
“L’hai comprato in un negozio dei 5, non è così?”
 
Myungsoo cercò di mandare giù un grosso groppo che aveva in gola.
 
Ma la sua voce uscì comunque più stridula – “M-Ma scherzi?! Come potrei poi entrare in un negozio dei 5.. ?!
 
Sungjong continuò a guardarlo con un’espressione sempre più seria sul volto.
 
“Non è necessario mostrare alcuna unità nei negozi inferiori a 6. A differenza di quelli dei 9.”
 
“Cosa vorresti insinuare? Sai che il tuo ragionamento non ha alcun senso?”
 
Il 5.5 sbatte le palpebre – “Perché?”
 
“Se fosse come dici tu, nemmeno io avrei accesso ai cibi dei 9.9 dato che non ho la mia targhetta con me.”
 
Myungsoo pensò di aver placato l’attacco accusatorio del più piccolo, ma ecco che, prontamente, portò l’indice quasi a sfiorare il naso del maggiore e lo mosse a destra e a sinistra.
 
Sbagliato. Non hai bisogno di andare a comprare cibo nei negozi perché voi 9 avete la mensa privata e lì ormai ti riconosceranno di sicuro.”
 
Il 9.9 si ritrovò abilito dalla sua risposta.
 
Come faceva a conoscere così tante cose?
Myungsoo era certo che i 5 non sapessero nulla della vita agiata che i loro superiori vivevano!
 
Ed invece si sbagliava.
 
Il  9.9 cercò di ribattere in un qualche modo, ma sapeva che ormai era tutto inutile.
 
Così se ne rimase in silenzio, semplicemente aspettando un ennesimo attacco da parte del giovane.
 
Che però arrivò in un modo diverso.
In un modo che Myungsoo non si sarebbe mai aspettato.
 
Sungjong si avvicinò ancora più a lui al che, per colpa di quell’assenza improvvisa di spazio, al 9.9 venne automatico chiudere gli occhi.
 
Cosa stava facendo?
Cosa avrebbe fatto?
 
Ma se Myungsoo, piuttosto di tenere gli occhi serrati, avesse guardato i movimenti del più piccolo, sarebbe riuscita a fornire risposte a tutti i suoi quesiti.
 
Si decise a fissare Sungjong, mentre questo prendeva la tracolla del maggiore da dietro le sue spalle e poi se ne ritornava a sedere, permettendo di nuovo a Myungsoo di respirare.
 
Il maggiore cercò di chiedergli spiegazioni del perché avesse preso la sua borsa e anche perché non gli avesse chiesto il permesso.
 
Ma non ne ebbe il tempo.
Infatti, senza fiatare, Sungjong aprì la tracolla del 9,9 e senza alcuna grazia rovesciò tutto il contenuto sul pezzo di prato verde che divideva i due.
 
Myungsoo strabuzzò gli occhi – “Ma che accidenti stai facendo con la mia roba?! Sei per caso impazzito?!?”
 
Ma il più piccolo non lo ascoltava e continuava a buttare fuori tutte le cose che trovava dentro la borsa del più grande.
 
Myungsoo cercò di fermarlo per evitare poi di z dover raccogliere da terra tutte le sue cose, ancora confuso sul perché Sungjong gli stesse facendo questo.
 
Erano poco più che sconosciuti, che aveva mai da dover rovistare tra le sue cose?
Tra tutti i suoi oggetti privati senza un minimo di permesso?
 
Ma la risposta non tardò ad arrivare.
Infatti giunse non appena Sungjong smise di buttare fuori roba dalla tracolla del più grande.
 
Quasi come se avesse finalmente trovato ciò che cercava.
 
“Oh!” – esclamò Myungsoo – “Hai finito di spargere tutta la mia roba sul prato?!”
 
Il maggiore si riprese la sua tracolla, abbandonata su quel verde insieme al resto delle sue cose, e ricominciò a riempirlo.
Senza però curarsi di Sungjong e di ciò che ancora teneva in mano.
 
Era un oggetto di poco valore, anzi, non aveva proprio un valore.
Eppure il più piccolo l’aveva così assiduamente cercato, convinto di trovarlo nella sua tracolla.
Però, nell’istante in cui le sue mani erano venute a contatto con quella confezione liscia, qualcosa in lui era cambiato.
 
Era stato certo che avrebbe trovato quella cosa nella borsa di Myungsoo, ma allo stesso tempo aveva sperato di non trovarla.
 
Aveva sperato che le sue supposizioni, che sapeva fossero vere, fossero invece false.

 
Aveva davvero sperato di non trovare quella confezione consumata di ramen istantaneo di scarsissima qualità.

 

 
 
 ✖
 

 
Note dell’autrice
No, non sono morta, né ho deciso di scomparire da questo fandom lasciandovi nonsonemmnoioquante (?) storie incomplete.
L’altra volta (oddio, quanto tempo fa è stato? ;A;) mi ero tanto vantata della mia regolarità con gli aggiornamenti e …tiè, ecco che torno a tardare ;;
Mi scuso infinitamente ma la scuola mi sta davvero ammazzando e prevedo che sarà sempre peggio e.e
Grazie comunque per essermi stati così fedeli ;; Mi aspettavo di vedere che, da un momento o l’altro, il numero dei lettori scendesse a 0, invece siete pure aumentati bdejhbf ~ Siete l’amore ; u ; Si vede che mi conoscete o comunque avete già cominciato a capire come sono fatta. Non lo faccio per cattiveria, anzi, se fosse per me scriverei giorno e notte, ma sfortunatamente non posso ; ;
Davvero scusatemi ;; Spero di poter ricavare del tempo da scrivere t.t
However, sono anche in ritardo perché il 3 Novembre … SONO ANDATA ALLO SHOWCASE DEI VIXX CHDJHBFUJHGFRU ~ No, .. il caps lock non è casuale. E beh appunto i giorni precedenti ero troppo presa dall’imminente concerto e quelli successivi avevo la depressione post concerto (che ancora mi torna se ci penso …). Non so se qualcuna di voi ci fosse, ma forse ci siamo anche incontrate senza riconoscerci c’: Quel giorno ho incontrato davvero tantissimeee fan ed è stato stupendo. Ho parlato anche con molta gente che non conosceva e che ancora non conosco (?) perché non ho chiesto come si chiamavano kkk~
… ma tutta questo per dire che è stata un’esperienza davvero troppo straordinaria e tra la depressione che il concerto fosse già finito ed il fatto che dovessi studiare, la mia voglia di scrivere si anch’essa un po’ esaurita ;n;
Vabbe, taglio corto e vi ringrazio per avermi seguito fin qui ~ Ringrazio chi ha recensito, hae na, YeLloWfLoWeRs, e la mia unnie Made ~ Poi ringrazio anche la mia bias e mia sorella per il loro sostegno ; u ;
Basta, vi amo tutti e scusate il ritardo indecente hfruuh ;;
 
Alla prossima ~
Love you;
 
Maggie

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Capitolo 5
*** V ***






Lo sguardo era fisso su un punto ben preciso, mentre il mormorio di gente che parlava poteva udirsi lontano.
 
Lontano dagli altri, come poche volte gli era capitato, Myungsoo se ne stava seduto su una panchina di legno usato in un angolo ben nascosto di quel viale.
 
Gli occhi fermi a fissare quell’oggetto che gli uomini avevano inventato e che il giovane aveva imparato a leggere ormai troppi anni fa.
 
Eppure in quel momento, a fuoria di guardarlo in modo fin troppo insistente, Myungsoo stava dubitando delle sue certezze.
 
Ma la freccetta più corta segna le ore, vero? O forse i minuti …
E quella rossa? Aspetta, … da quando in qua ce n’è una terza? Per contare cosa poi?!
Cos’è che indica la V poi? Era il 5 o il sei? Oh ma perché accidenti ho dovuto comprare un orologio con i numeri romani?! Sono coreano, miseriaccia!
 
I pensieri e le domande correvano nel suo cervello, attorcigliandosi tra di loro e senza trovare una vera e propria risposta.
 
Com’era arrivato in quello stato di totale confusione?
In quello stato di incomprensione anche delle cose più banali.
 
Forse erano stati quei quaranta minuti, che aveva sprecato ad osservare il suo orologio, che lo avevano mandato completamente in pappa.
 
Forse. O forse era stata l’attesa.
L’attesa di qualcosa o, molto meglio, di qualcuno.
 
Da quando in qua doveva aspettare?
 
Lui era un 9, non aspettava, si faceva aspettare al massimo.
 
Ed invece quel giorno era completamente il contrario.
 
Qualcuno stava facendo aspettare Kim Myungsoo, in un attesa che non si sapeva con certezza quando avrebbe avuto fine.
O se mai fosse finita.
 
Perché il 9.9 ora dubitava che Sungjong sarebbe più arrivato.
 
Le sue certezze stavano continuando a controllare, perché quella di incontrare il 5.5 era diventata ormai una sicurezza, così credeva.
 
Perché non arrivava? Non si erano dati appuntamento in quel posto?
 
Ok, forse Myungsoo si era annoiato di starsene in piedi ed era andato a cercarsi una panchina, ma quel punto del parco era troppo poco frequentato per essersi perso l’arrivo di Sungjong.
 
Eppure i minuti passavano, e ormai gli occhi del giovane si stavano incrociando a furia di fissare le lancette del suo orologio, costoso chiaramente.
 
Il 9.9 si alzò, sbuffando rumorosamente, per poi cominciare a fare un giro del viale.
 
Perché non c’era alcuna traccia di Sungjong?
Myungsoo non se lo sapeva davvero spiegare.
 
Il giorno precedente si erano lasciati malamente, ma questo non era la causa dell’assenza del più piccolo, giusto? Giusto?
 
Il ragazzo cercava di convincersene, eppure qualcosa gli faceva dubitare delle sue certezze. Ancora e ancora.
 
L’immagine del volto di Sungjong si rifletteva nei suoi occhi quasi come una visione, ed in particolare quel cambiamento di umore repentino che aveva avuto quando aveva capito che Myungsoo lo aveva chiaramente ingannato.
 
O perlomeno ci aveva provato.
 
Perché ormai anche Sungjong lo sapeva.
 
Myungsoo aveva comprato del ramen scadente e lo aveva preparato velocemente, cercando di camuffarlo.
 
Ma il 5.5 era più sveglio di quanto aveva immaginato.
 
Il maggiore sapeva di aver sbagliato, ma continuava a non capire come mai il più piccolo si fosse arrabbiato.
 
I due non erano amici, nemmeno si conoscevano bene.
 
Quindi perché si comportava in quel modo?
Quasi lo avesse ferito.
 
Tutto ciò per Myungsoo non aveva senso e aveva ancora meno senso quella sensazione di colpevolezza che ora gli premeva nell’addome.
 
I due non erano amici, nemmeno si conoscevano bene.
Il legame che li univa non alludeva a nessun tipo di relazione; era semplicemente un patto.
 
Myungsoo stava ancora camminando per quel parco quando i suoi occhi si imbatterono in una figura a pochi metri di distanza che gli dava le spalle.
 
Stava camminando ai lati di quel viale, per passare  il più inosservato possibile, mentre si stava dirigendo verso un dormitorio in particolare.
 
Era un dormitorio che Myungsoo non aveva mai notato e nemmeno si era mai soffermato ad osservare.
 
Se fino a tre giorni fa gli avessero chiesto come era fatto, lui avrebbe risposto che nemmeno sapeva dell’esistenza di un simile posto.
 
Non solo perché le sue dimensioni fossero minori rispetto al resto dei dormitorio che si trovavano all’interno di quella struttura scolastica, ma perché proprio non aveva mai fatto caso a quella presenza.
 
Era talmente bassa e di scarso valore rispetto all’alto livello di Myungsoo che nemmeno valeva la pena di osservarla.
 
Era una mentalità strana, quasi razzista, ma era così che pensavano tutti.
Tutti quelli superiori a sei.
 
Il dormitorio dei non sufficienti era particolarmente invisibile.
Come erano invisibile anche le persone che lì vi stavano.
 
Chi aveva un’unità inferiore a 6 non era praticamente considerato da nessuno, tranne che dai suoi compari di unità.
 
E se non passavano inosservati, i “brutti” venivano derisi.
 
Meglio una vita passata  come un emarginato o sotto le risatine di tutte?
 
Entrambe erano due visioni della vita assolutamente degradata.
Forse nemmeno si poteva considerare una vera e propria vita.
 
Anni e anni per avere rivendicazioni sociali, poi si era tornati con la stessa mentalità razzista di un tempo?
Forse anche ben più peggiore.
 
 
Myungsoo non aveva mai considerato quel dormitorio, tranne quando ci era capitato dentro per una pura casualità.
 
Si era ritrovato nuovamente inseguito da uno sciame di 8 impazzite per lui e si era dovuto rifugiare, al posto di dover patire ore e ore di futili e futili chiacchiere con loro.
 
E lì, aveva capito che esistevano anche altri tipi di dormitorio.
Lì aveva capito che c’erano persone di unità molto inferiore alla sua, ma che comunque non distavano tanto da lui.
 
Avevano sempre due braccia, due gambe ed una testa.
 
Non aveva compreso perché dovessero essere messi ai margini della società.
Eppure lui era stato istruito per contribuire a questa emarginazione e la sua mentalità non sarebbe potuto cambiare da un secondo all’altro.
 
Non si passa subito dalla notte al giorno.
C’è bisogno prima di alcune tappe intermedie che preparino a questo grande cambiamento.
 
E, se era così, Myungsoo si trovava ancora in piena notte.
 
Ancora incapace di comprendere tutto, anche se tutti credevano che i 9.9 fossero le persone più sveglie ed intelligenti all’interno della società.
 
Era sbagliato.
Se davvero Myungsoo fosse stato così intelligenti, avrebbe capito perché Sungjong si stava dirigendo verso il suo dormitorio, al posto di incontrarlo nel viale.
Avrebbe compreso di aver sbagliato.
 
Il 9.9 poteva avere ottimo in tutte le materie, ma aveva ancora molto da imparare sulla vita.
 
“Ehi!” – Myungsoo cercò di richiamare l’attenzione di Sungjong, raggiungendolo e cercando di tenere un volume di voce non troppo alta – “Dove stai andando? Ma lo sai almeno quanto tempo ti ho aspettato?! Ti sembro uno che deve aspettare?!”
 
Il giovane continuava a parlare ma il più piccolo non lo considerava.
 
Myungsoo continuava a non capire di star sbagliando.
Continuava a non comprendere che quelle parole, che gli stavano uscendo di getto, quasi fosse una macchina progettata per dire certe cose, non stavano migliorando la situazione.
 
Perché alla fin fine, per quanto non volesse darlo a vedere, il 9.9 non era una persona dall’animo forte e quella sua personalità fredda era solo una semplicissima maschera che gli avevano spiaccicato in faccia.
 
“Ma mi stai ascoltando?!” – Myungsoo continuò parlargli dietro, fino a quando Sungjong non mise fine ai suoi passi e per poco il maggiore non si ritrovò a schiacciarlo.
 
“Ora ti fermi di colpo pure?!”
 
Il 5.5 si voltò di colpo, mostrando una faccia per nulla tranquilla e felice.
 
Myungsoo si ritrovò a mandare giù un grosso groppo alla gola quando incontrò quel volto corrugato in un espressione arrabbiata.
 
“Pensi che non ti senta?” – Sungjong gli chiese, senza mutare anche solo lievemente di espressione.
 
Il 9.9 piegò la testa di lato.
Che razza di domanda è?, si ritrovò a pensare.
 
“O pensi invece che non voglia sentirti?”
 
Sungjong parlava in un modo troppo ambiguo da farsi comprendere da un Myungsoo che era già troppo confuso di suo.
Un Myungsoo che avrebbe voluto solo periodi semplici e chiari, che andassero subito al punto, senza troppi giri di parole.
 
Ma il 5.5 era troppo intelligente per farlo.
 
“Rispondi.” – gli ordinò e Myungsoo quasi si ritrovò a volergli ricordare con chi stesse parlando e con quale linguaggio si stesse riferendo a lui.
 
Ma non lo fece.
Non lo fece perché fu bloccato dal comportamento di Sungjong.
 
Quest’ultimo cercò tra le mille tasche della sua tracolla, con furia e rabbia che non aveva alcuna intenzione di nascondere, fino a che non trovò l’oggetto desiderato.
 
“Tieni!” – gli gridò quasi contro, lanciando a terra ciò che aveva cercato – “Ci tenevi tanto ad averla!”
 
Myungsoo non ebbe nemmeno il bisogno di vedere cosa era stato lanciato ai suoi piedi che già sospettava di cosa si trattasse.
 
“Voi superiori non avete un minimo di rispetto! Nemmeno un accordo riuscite a rispettare!”
 
Sungjong se ne andò da lì, lasciando Myungsoo solo in balia di sé stesso, mentre raccoglieva l’oggetto, che gli aveva lanciato, da terra.
 
Una strana sensazione di insoddisfazione stava facendo capolino, ma non capiva perché.
 
Aveva riottenuto la sua preziosa targhetta senza dover far nulla.
Senza dover offrire il pranzo a Sungjong per un intero mese.
 
Eppure, perché non era affatto felice.
Non era nemmeno felice di sé stesso e di come si era comportato.
 
I due non erano amici, nemmeno si conoscevano bene.
Il legame che li univa non alludeva a nessun tipo di relazione; era semplicemente un patto.
 

Allora perché Myungsoo sentiva come se qualcosa si fosse spezzato?


 

 
 
Note dell’autrice
Sono qui~ Queste settimane sono state un mezzo inferno tra verifiche, interrogazioni e la scuola che a momenti ci cade in testa (e non letteralmente.). Avevo iniziato a scrivere questo capitolo tempo fa, ma per forza di cose lo avevo lasciato incompleto e solo ora sono riuscita a ultimarlo!
Tutte le volte che mi mettevo al pc, non riuscivo ad entrare nel giusto spirito (?) oppure mi veniva voglia di scrivere la ff NAvi che ho iniziato (Voodoo, hate u. Mi hai ispirato nel momento sbagliato ; ; (?)) (sto parlando dei VIXX comunque, non di qualche strano rito vuduistico /?) … stavamo dicendo? Ah si.
Questa sera ho finalmente trovato il tempo di finire il capitolo, anche grazie alle ripetute minacce di voi lettori.~ Love you~
A proposito di questo, grazie per aver letto anche questo capitolo ♡
E grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia ai seguiti/preferiti/ricordati! Siete tanti dbejhbfjb ; u ;
Grazie in particolare a chi ha recensito (cbdjhkfb questa volta siete tanti #feels (?)): la mie Panda Shipper hae na e YeLloWfLoWeRs (dobbiamo metterci d’accordo per un soprannome eh. Ho sempre paura di sbagliare il tuo nick se no ; - ; /?), la mia Unnie Made, e ringrazio NGNG e lil_inspirit per le minacce♡
Ringrazio poi la mia bias e mia sorella♡
Grazie a tutti per il sostegno, anche a chi magari non recensisce mai e di cui però mi piacerebbe tantissimooo sentire un parere sulla ff ;; , anche perché sono ancora piuttosto insicura del progetto ; - ;
Che dire, spero vi piaccia sempre di più e che sosterrete sempre di più questa Maggie che è sempre in ritardo ; A ;
 
Alla prossima;
 
Love you♡
Maggie
 
Ps. Ho cambiato le note dell’autore sulla mia pagina.~ Lì trovate qualche mio contatto se volete farci un giro (?)
PPs. Quando sono andata a cambiare la bio, ho visto che due persone hanno cliccato mi piace su fb alla mia pagina d'autore dbejhbf No, voi non capite, io mi gaso troppo per queste cose bfjrebgfrjb ; A ; Grazie a chiunque l'abbia fatto! #feelsotroppo (?)

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Capitolo 6
*** VI ***






Non era una cosa inusuale.
Non era inusuale che Myungsoo si ritrovasse catapultato nella realtà, via dal mondo onirico, senza preavviso e così inaspettatamente.
Non era strano che il 9,9 non riuscisse a dormire.
 
 
Eppure, mentre si rigirava senza sosta in quel grande letto soffice e pulito, Myungsoo si chiedeva quale potesse essere la ragione del suo malessere.
 
Era quasi arrivato a supporre che fosse qualcosa di inconscio dal momento che non riusciva a dare una causa a quell’insonnia improvvisa.
 
Mentre la fioca luce lunare entrava sbirciando dalle tende sottili che coprivano gran parte delle finestre della camera, il giovane ascoltava quell’assenza di rumori della stanza che veniva coperta dall’aggrovigliato intreccio dei suoi pensieri.
 
Quando anche la sua mente si fermò di riflettere, il silenzio  calò definitivamente nella stanza,  dando a Myungsoo un senso di improvvisa inquietudine.
 
Quella stanza gli sembrava troppo piccola in quel momento, quasi soffocante, nonostante fosse 6 volte più grande della stanza di un 5.
 
E questo il 9,9 lo sapeva.
Ora si, lo sapeva.
 
Poteva dire con certezza che la sua camera da letto fosse più grande, perché la stanza di un “brutto” l’aveva vista con i suoi stessi occhi.
 
Molti suoi compagni di unità nemmeno sapevano come fosse strutturato il dormitorio di un 5, mentre Myungsoo lo aveva addirittura visitato, senza prevederlo però.
 
Il silenzio in quella stanza si era fatto così fitto e denso che, quando si sentì un cane fuori abbaiare, il ragazzo fece uno scatto nel suo letto, spaventato.
 
D’istinto si portò una mano sul cuore, mentre riprendeva fiato, notando così un improvvisa assenza.
 
“Ecco cosa c’è che non va!” – si ritrovò a parlare da solo, portandosi una mano alla fronte – “Ecco perché non riesco a dormire!”
 
Myungsoo pensava finalmente di aver ritrovato la ragione della sua strana insonnia …
 
“Non mi ha ancora restituito la targhetta!”
 
… eppure anche il 9,9 sapeva che non era quella la causa.
 
Non gli serviva nemmeno spostare lo sguardo in direzione della divisa scolastica appesa ad una gruccia.
 
Perché Myungsoo la targhetta l’aveva già ripresa.
Anche se non era soddisfatto da ciò.
Non lo era per niente.
E si dava dello stupido per questo.
 
Perché non era felice? Perché non si sentiva come libero da una scocciatura?
 
Non lo sapeva, ma mentre il sonno faceva il suo ritorno qualcosa, che sembrò essere un lapsus ma non era nient’altro che l’espressione del suo inconscio, gli fece muovere le labbra.
 
Ma il 9,9 ormai era troppo stanco per capire cosa gli fece sussurrare il suo io interiore.
 
Era troppo assonnato per sentire nominare quel nome dalle sue stesse labbra.
 
Così Myungsoo si addormentò chiamando il nome di un ragazzo in particolare.
 
 
“Sungjong ….”
 


 
Sungjong provava una strana fitta all’addome.
Una di quelle fitte a cui non sai dare una particolare ragione, ma che continuava a dolerti.
 
Una di quelle fitte che il 5,5 non sapeva come interpretare.
 
Spesso erano presagio di belle cose, altre volte di brutte.
E Sungjong sospettasse che quel giorno fosse piuttosto sfortunato.
 
Si era alzato presto quella mattina per raggiungere l’edificio in cui frequentava quelle lezioni universitarie, ma subito aveva schiacciato il bisognino di un cane, proprio davanti alla porta del suo dormitorio.
 
Quell’animale aveva abbaiato per tutta l’intera serata, non facendo chiudere occhio a Sungjong.
Si chiedeva chi accidenti avesse portato un cane così fastidioso all’interno di quel complesso di edifici, ma soprattutto si domandava perché nessuno ci tenesse dietro.
 
Tutto ciò però importava relativamente, in quanto la sfortuna del giovane non era finita.
 
Dopo aver pestato quel regalino da parte del cane, Sungjong era corso a cambiarsi paio di scarpe ma, non possedendo altre scarpe resistenti a quel freddo di inizio inverno, il ragazzo aveva speso un paio di orette a pulire quelle che si erano inevitabilmente sporcate, saltando pressoché tutte le lezioni di quel giorno.
 
Il 5,5 sbuffava rumorosamente mentre tornava a casa da quell’unica ora di lezione che era riuscito ad assistere.
Era quasi l’ora di pranzo ma Sungjong non aveva granché fame.
Voleva solamente arrivare velocemente nel suo minuscolo appartamento e trascorrerci il resto della giornata, sperando in nessun’altra sfortuna.
 
Perché lui aveva capito che quella fitta all’addome prevedeva solo brutte cose e nessuna bella.
O così n’era convinto.
 
Sungjong arrivò presto a casa dove, senza troppi convenevoli, si buttò nel suo piccolo letto, cadendo velocemente in un profondo sonno.
 


 
Non era passato tanto passato tanto tempo, quando il 5,5 si svegliò improvvisamente.
Erano passati si e no 30 minuti quando Sungjong aprì gli occhi, e quel breve pisolino non lo aveva del tutto messo in sé stesso, forse tutt’altro.
 
Perché uno strano rumore che gli sembrava così familiare lo aveva svegliato.
 
Non capiva da dove provenisse, né che cosa fosse.
Sembrava provenire dalle grondaie esterne e sembrava anche qualcosa di già sentito.
Ma Sungjong impiegò un paio di minuti per capire quando lo avesse già sentito.
 
Quando si ricordò, si diede dello scemo.
 
Stava piovendo a dirotto e la sua finestra era chiuso, era assolutamente impossibile che anche questa volta qualcuno stesse cercando di salire nella sua stanza.
 
Non era neanche un azione normale, quindi perché sarebbe dovuta essere possibile anche quella volta?
 
Sungjong sospirò, tornando ad ignorare quel rumore, sperando di riaddormentarsi.
 
Ma, com’era già successo, il rumore si fece più intenso e sempre più vicino, non permettendo al giovane di continuare il suo meritato riposo.
 
Alzò gli occhi al cielo e si decise ad alzarsi.
Si diresse verso la finestra, ma non aveva alcuna intenzione di aprirla e vedere se ci fosse davvero qualcuno lì pronto ad entrare nella sua stanza.
Voleva evitarsi di farsi una doccia o magari venire fulminato da qualche fulmine, vista la piega di quella giornata.
 
Così si limitò a starsene lì in piedi ad osservare il mondo fuori da quella lastra di vetro trasparente, in attesa di nemmeno lui sapeva cosa.
Forse in attesa che quello strano rumore cessasse.
 
Eppure, quando si fermò, Sungjong non fu tanto tranquillo.
 
La fitta all’addome si fece di nuovo sentire e per un millesimo di secondo il giovane si sentì quasi in pericolo.
 
Aveva scoperto che entrare nella sua stanza non era poi tanto difficile, quindi ci sarebbe potuto salire chiunque no?
Ma dopotutto, perché qualcuno avrebbe dovuto prendere la briga di arrampicarsi sul dormitorio degli “insufficienti”?
 
Sungjong si disse che quella situazione stava diventando troppo insensata quindi andò per chiudere la tenda di quella finestra.
Almeno in quel modo non ci avrebbe pensato.
 
Ma prima che potesse coprire il mondo esterno dalla sua vista, qualcosa comparve dall’altra parte della finestra.
Qualcosa che fece urlare Sungjong di paura.
 
 
“AHHHHHHHHHHHHHH!!” – si ritrovò a gridare, mentre spaventato cadeva a terra.
 
Sungjong era un amante dei film horror, ma in quel momento non poté far altro che portarsi d’istinto due mani sul mondo, in modo da coprire la sua vista.
 
Che accidenti era successo?
Era davvero comparsa una mano bagnata d’acqua su quella finestra?
 
Il ragazzo spostò i palmi dai suoi occhi, sperando di non trovare nessuna mano appoggiata su quel vetro.
E così fu.
 
Sungjong non capiva che cosa stesse accadendo.
Si era immaginato tutto? Era colpa del sonno?
 
Il ragazzo non lo sapeva ma sperava solamente che per quel giorno fosse tutto.
Non voleva altri colpi di scena.
 
Eppure, quando riuscì finalmente a tornare eretto, quella mano ricomparve su quel vetro seguiti da una strana figura coperta da un cappuccio.
 
Sungjong volle nuovamente urlare, ma anche se lo avesse fatto non sarebbe servito a niente.
 
Si limitò a fissare quella finestra con occhi sgranati, dicendosi che non sarebbe accaduto nulla di male.
 
Ma quanto poteva essere bene una mano appoggiata alla sua finestra e una testa coperta da uno scuro cappuccio?
 
Quando il 5,5 ebbe deciso che forse era meglio andarsene via da quel posto invece di limitarsi a guardare quello strano e ambiguo soggetto, la mano bagnata cominciò a battere sul vetro.
 
Sungjong sobbalzò, afferrando poi il primo oggetto che gli era capitato sotto mano.
Ovvero un cuscino …
 
Complimenti Sungjong, si complimentò molto ironicamente, Hai scelto proprio un’ottima arma con cui proteggerti.
 
Il giovane fece per cercare qualcosa di meglio e magari di maggiore impatto, ma non ne ebbe il tempo, perché la figura fuori da quella finestra alzò il volto mostrandosi.
 
E quando Sungjong lo riconobbe, non seppe se esserne sollevato o meno.
 
Alzò il labbro superiore in una smorfia e lasciò a cadere il cuscino sul parquet, mentre rifletteva se era meglio far entrare quel soggetto in casa sua, o lasciarlo fuori a prendersi una polmonite o magari inciampare e schiantarsi a terra.
 
Optò per la prima, seppur riluttante.
Voleva evitare di diventare un criminale.
La sua situazione da unità non era già delle migliori dopotutto.
 
Andò alla finestra, spalancandola.
 
“Cosa vuoi?” – gli chiese secco e duro.
 
“Non mi fai entrare?” – ribatté il ragazzo coperto dal cappuccio nero, mentre si teneva ancorato a quel muro.
 
Sungjong non disse nient’altro, ma si spostò per lasciarlo entrare.
 
Non aveva voglia di far entrare quella persona in casa sua, ma aveva ancora meno voglia di conversare con lui con quella finestra aperta che lo bagnava da capo a piedi.
Dal momento che sembrava che Myungsoo non avesse nessuna intenzione di andarsene velocemente da lì.
 
Il 5,5 osservò il giovane che entrò abilmente da quella finestra, trascinandosi dietro un borsone stranamente pieno e probabilmente pesante.
 
“Stavo congelando lì fuori …” – commentò il 9,9 tirandosi giù il cappuccio e appoggiando quella borsa a tracolla a terra.
 
“Hai due secondi per parlare.” – lo bloccò però Sungjong con ancora il suo fare saccente e duro.
 
Myungsoo lo guardò e il 5,5 giurò di aver visto una risata comparire sul suo volto.
 
Il più piccolo dei due non conosceva le intenzione dell’altro e a quanto pare quest’ultimo non aveva nessuna intenzione di parlargliene.
 
Il 5,5 roteò di nuovo gli occhi al cielo per poi concentrarsi sulle mosse dell’altro che stava tirando fuori diverse ciotole dalla sua borsa.
 
“Allora …”- esordì poi Myungsoo all’improvviso, mentre continuava a svuotare il suo borsone – “Questo è un piatto di ramen … ramen buono però questa volta! Qui invece c’è del kimchi … Uhm, qua dentro c’è un piatto di pasta … La pizza non ricordo dove l’abbia messa ma deve essere da qualche parte … ehm, qui invece non mi ricordo cosa ci fosse sinceramente …”
 
Il 9,9 continuò ad esporre il contenuto di quei contenitori sotto gli occhi sempre più sorpresi di Sungjong, che osservava tutto mezzo sconvolto e con la bocca aperta a formare una sorta di “o”.
 
Non credeva ai suoi occhi, continuava a non crederci.
Si era che Myungsoo gli volesse parlare di tutto, ma non che facesse tutto ciò.
No, non si era aspettato che il 9,9 gli portasse tutta quella quantità di cibo gratuitamente per il suo pranzo.
 
Non si era nemmeno aspettato di rincontrare di nuovo il giovane dopo il loro ultimo incontro.
 
Eppure, eccolo lì che continuava a tirar fuori cibo dalla sua borsa, quasi senza fine.
Elencava cibi prelibati che Sungjong non aveva nemmeno mai assaggiato o sentito parlare, ma di cui gli veniva l’acquolina a solo sentirli nominare.
 
Sungjong non si era aspettato che Myungsoo potesse fare tutto ciò, ma forse avrebbe dovuto ricredere nel ragazzo.
 
Forse non era come tutti gli altri “belli”. Forse era diverso.
 
E ne ebbe la certezza quando il 9 si alzò di scatto in piedi e gli allungò qualcosa che il giovane tentennò ad afferrare.
 
 

Sungjong ebbe la certezza che Myungsoo era diverso da tutti gli altri quando gli restituì la sua etichetta e disse una semplice frase.
 
“Non avevamo un accordo noi due?”



 
 

 
Note dell’autrice

Maggie è vivaaaaa~ Vedetelo come un miracolo natalizio (?) *canta gli EXO* /? Scherzi a parte, non oso nemmeno andare a vedere quand’è stata l’ultima volta che ho aggiornato …. Quasi un mese penso …. Sono pessima e voi avete tutto l’obbligo di picchiarmi a sangue ; ; Sono una pessima autrice ma non per mia colpa ;//; La mia scuola stava cadendo a pezzi (?) quindi ci hanno obbligato a fare turni al mattino e al pomeriggio .. e, da brava sfigata che sono, mi sono beccata la bellezza di due settimane di lezioni al pomeriggio (y) L’inferno, ok? Senza considerare che avevo tipo 10 verifiche ed interrogazioni al giorno … Vabbé, non pensiamo al passato e pensiamo invece che ora ci sono le vacanze natalizie anche per me, quindi TEMPO PER SCRIVERE ; u ;
Mi scuso infinitamente per il ritardo non del tutto giustificato e spero che non accada MAI più ;////;
Grazie a tutti voi splendidi lettori che mi siete stati vicini nonostante tutto ; ; Nemmeno un lettore ho perso, fiùù qwq (?)
Spero che abbiate apprezzato il capitolo, anche se non è venuto proprio come volevo … Beh, ormai è fatta e finalmente ‘sti due hanno ristretto il loro patto (?) Così può venire il bello kkk~ *spoilera a non finire* /?
Nulla più, è la Vigilia di Natale e io sono troppo pigra per andare a vedere chi aveva recensito, ma sappiate che vi amo e vi ringrazio ; 3 ;
Auguro a tutti voi lettori un Natale più perfettamente perfetto della perfezione ~ Personalmente, amo il Natale con tutta me stessa, quindi spero trascorriate del tempo felice in qualunque modo voi vogliate ~ Non so voi, ma io spero ancora di trovare qualche idol impacchettato sotto l’albero … la speranza è l’ultima  a morire (y) Quest’anno io e mia sorella abbiamo poi fatto un album con appese tante foto degli idol che più amiamo e ho messo Sungjong proprio sulla punta, a mò di stella cometa (?) La mia bella stellina bdkjbrfj ;; (?)~
Sto sclerando, quindi meglio che me ne vado.
 
Buon Natale e un felicissimo anno nuovo~

 
Love you,
Maggie

 
Ps. Non ho riletto, quindi sarà pienissimo di errori ; ; Quando avrò un attimo libero, lo rileggerò ;//; 

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Capitolo 7
*** VII ***




 



 

Dicono che quando si sta bene con una persona, il tempo è solo una questione di numeri che influenzano relativamente la tua giornata.
Si è in grado di trascorrere ore e ore con la stessa persona senza mai stufarsi, se la sua compagnia è gradevole. Al contrario, anche pochi secondi insieme a qualcuno che non si sopporta possono sembrare un'infinità.
 
Era passata ormai una settimana da quando Sungjong e Myungsoo avevano ricominciato a rivedersi. A rivedersi per via di quel patto che avevano nuovamente ristretto.
 
Perchè il 5,5 ormai aveva perdonato per il carattere da perenne superiore del 9,9.
Dopotutto era superiore in tutti i sensi, non poteva farci nulla.
 
Così da 7 giorni ormai i due si incontravano su quella panchina nascosta dagli alberi e nascosta anche da occhi indiscreti di cui i due facevano a meno.
 
Erano passati già 7 giorni, eppure nessuno dei due si era minimamente accorto dello trascorrere del tempo.
 
Sungjong considerava la presenza di Myungsoo fastidiosa e si ostinava a ripetere a sè stesso che quella scarica di insolita felicità, che provava prima di incontrarsi con il ragazzo, era solo dovuta al fatto che sapeva che anche quel giorno avrebbe gustato un ottimo pranzo.
 
Sungjong continuava a ripetersi che, si, era quello la causa di tutto.
 
Non prendeva minimente in considerazione che potessero esserci altre ragioni aldilà di questa.
 
Il 5 non prendeva assolutamente in considerazione che magari la presenza del 9 non fosse poi così tanto fastidiosa.
 
Eppure non aveva mai considerato il trascorrere del tempo in quei giorni.
 
Solo ora che cadevano i primi fiocchi di neve cominciava a rendersi conto che il tempo non si era fossilizzato.
 
Si rendeva conto che aveva trascorso sette giorni con Myungsoo.
 
 
Ma Lee Sungjong non avrebbe mai ammesso che la compagnia di qualcun altro, che non fosse sé stesso, gli fosse mancata.
 



 
"Che cos'hai da fissarmi?! Il cibo si raffredda!"
 
Sungjong sobbalzò nel sentire la voce di Myungsoo che richiamava la sua attenzione.
Nemmeno lui si era reso conto di star fissando da un paio di minuti il giovane seduto insieme a lui su quella panchina.
 
Scosse la testa poi tornando a concentrarsi sul suo pranzo.
 
"Stavo pensando ad una cosa."
 
Il più grande tra i due mandò giù un altro boccone del suo pranzo prima di mettere da parte le sue bacchette.
 
"E qualcosa mi dice che non riuscirò mai a finire di mangiare finché non mi dirai questa cosa."
 
E senza nemmeno degnarlo di una risposta o di un cenno, Sungjong puntò il dito contro Myungsoo.
 
"Wae?! Guarda che è maleducazione puntare il dito verso gli altri--"
 
"Perchè c'è sempre questa L cucita sopra i tuoi vestiti o sopra la tua tracolla o sopra la tua sciarpa .. ovunque? Hai mentito su come ti chiami ora?!"
 
Il 9,9 fissò Sungjong con un sopracciglio alzato, mentre quest'ultimo lo guardava con fare accusatorio con gli occhi stretti in due fessure.
 
Myungsoo abbassò il dito del più piccolo che continuava ad indicare quella lettera ricamata sopra i suoi indumenti, tornando a mangiare il suo pranzo, senza dargli una vera e propria risposta.
 
Il ragazzo si sentiva strano.
I mondi di loro due erano opposti, totalmente diversi.
Myungsoo sapeva di essere superiore a Sungjong.
Sapeva che se avrebbe voluto avrebbe potuto far risolvere quella situazione in qualunque altro modo.
Sapeva che se avrebbe voluto, alla prossima domanda saccente da parte del 5, avrebbe potuto fargli passare un mucchio di guai, accusandolo di aver trattato male un suo "superiore".
Ma Myungsoo sapeva anche che Sungjong era a conoscenza di ciò.
 
Quando vedeva il giovane venirgli incontro durante l'ora di pranzo, poteva chiaramente vedere un'aura strana che si portava addosso.
Un'aura come di chi vuole semplicemente passare inosservato da tutto e da tutti.
 
In cui momenti Myungsoo aveva provato una strana stretta al cuore, vedendo quanto fosse debole in quegli istanti il 5,5.
 
Eppure quando era in sua presenza, Lee Sungjong cambiava.
E trattava il 9,9 semplicemente come un suo pari.
 
Myungsoo non sapeva perché si comportasse così, ma era certo che se ci avesse riflettuto la sua mente si sarebbe solo incasinata ulteriormente.
 
Quindi non ci pensava.
 
"Non so se ci sia un vero e proprio motivo."
 
Sungjong alzò lo sguardo dal suo pranzo che aveva pressoché finito - "Uh?"
 
Il giovane ragazzo pensava che Myungsoo non avrebbe risposto alla sua domanda e che forse non gli avrebbe più rivolto la parola per quel pomeriggio, ed invece ...
 
"Non so se ci sia un motivo in particolare, ma mi hanno sempre soprannominato L." - spiegò il più grande tra i due - "Forse perché, per certi versi, il mio comportamento assomiglia a quello di L di Death Note ... lo conosci? È un manga giapponese... un manga è tipo un fumetto .. Un fumetto è--"
 
Sungjong si alzò di scatto dalla panchina con i pugni serrati, facendo sobbalzare per lo spavento Myungsoo.
 
"Solo perché sono di una bassa unità non significa che non sappia nulla! Probabilmente sono più intelligente ... anzi, sono certo di esserlo dal momento che tu continui a non capire!!"
 
Il 5,5 lasciò quel parco ed il suo pranzo non ancora finito, senza degnare nemmeno di uno sguardo Myungsoo, che nel frattempo non comprendeva quegli schizzi improvvisi del giovane.
 
Ma Myungsoo non era stato educato per capire queste cose.
Le avrebbe solo potute imparare col tempo.

 


 
Nonostante il sole illuminasse in egual modo tutto l'intera struttura scolastica, il grande edificio bianco sembrava sempre essere più illuminato dagli altri.
 
Una nuova mattina era appena iniziata e, mentre un ragazzo si alzava lamentandosi del mal di schiena dovuto ad un letto troppo scomodo, dall'altra parte del viale alberato un giovane si stiracchiava mentre la colazione gli arrivava a letto.
 
Due mondi agli antipodi a soli pochi metri di distanza.
Due realtà che sembravano così distanti da non potersi nemmeno sfiorare.
Che però si incontravano sempre all'ora di pranzo.
 
Se non fosse stato per quello strano incontro, in quella struttura scolastica si sarebbe mantenuto per sempre quell'equilibrio.
Equilibrio che non era proprio del tutto equilibrato, ma che tutti erano costretti a considerare tale.
 
Che in quel posto si discriminasse un certo tipo di persone era vero, ma era diventato così tanto all'ordine del giorno che nessuno si chiedeva più cosa fosse giusto o sbagliato.
 
Lì o eri bello o eri brutto, e potevi solo frequentare le persone che appartenevano alla tua categoria.
 
Mai a nessuno sarebbe venuto in mente di poter incrociare queste due realtà, perchè sarebbe stato innaturale. E soprattutto totalmente sbagliato.
 
Cosa sarebbe successo se due mondi esterni si fossero incontrati?
L'equilibrio non equilibrato si sarebbe mantenuto intatto?
O si sarebbe danneggiato?
 
Lee Sungjong e Kim Myungsoo non lo sapevano e nemmeno se lo chiedevano.
 
La loro era un tipo di legame che iniziava con un incontro su una abbandonata panchina del parco con gli stomachi affamati e finiva con un "A domani".
 
E quindi, dato che la loro relazione era tutto qui, nessuno mai si sarebbe accorto che due mondi opposti si erano incontrati per un mese, giusto?
 
 
Giusto?
 
 

 
Note dell'autrice
Capitolo noiosissimo che però era obbligatorio scrivere ; ; Spero non pensiate che io stia vaneggiando di qua e di là perchè non so come andare avanti, perchè il problema è esattamente il contrario... Ovvero so esattamente come andare avanti, ma non posso arrivare subito al punto in cui devo arrivare (.....) Spesso ho visto fanfiction che passano da una cosa all'altra, annullando completamente il tempo ... Mentre io allungo troppo i capitoli per arrivare al sodo (?) Non so cosa sia peggio sinceramente. Tutto per dire che spero che questo capitolo non vi abbia annoiato troppo ; w ; Mia sorella mi continua a ripetere che scrivo troppo senza mai far succedere nulla di relativamente importante nella fanfiction ... e questo è vero qwq Ma è il mio modo di scrivere, quindi non so che farci ; ;
Chiedo perdono, vedrò di non posticipare troppo le cose per non farvi venire la bolla al naso ad ogni singolo capitolo ;     ; /?
Grazie comunque per aver letto e recensito ♡ Me tanto felice ♡ ; u ;
E dato che siete praticamente tutte mie pandashipper, vi vorrei annunciare con orgoglio che mi è stato chiesto il permesso di tradurre "You're my panda" in spagnolo ♡ Lo so che non c'entra un cappero con 'sta fanfiction, ma mi sono sentita molto molto onorata ( ; vv ; ) quindi volevo farvelo sapere anche voi, visto che è grazie a voi che il pandino è diventato """"popolare"""" ♡ Grazie tanto per tutto il sostegno che mi avete sempre dato e continuate a darmi. Vi amo e non vi cambierei per nessun altro gruppo di lettrici ❤ Siete le migliori ❤ Naturalmente, ringrazio tantissimo anche Josy che ha voluto tradurre la fanfiction e che non so se legge questa fanfiction, ma che ringrazio comunque (y) Diamo tanto sostegno a questa pandashipper ♡
E nulla, sono andata in OT quindi meglio che mi fermi ; u ;
 
Al prossimo capitolo che spero sarà più interessante di questo;
 
Love you( ˘ ³˘)❤
Maggie

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Capitolo 8
*** VIII ***


 


 

Con i suoi occhi scuri spalancati, Sungjong osservava attentamente due paia di scarpe ai piedi del suo letto singolo e disfatto.
 
Il tempo ultimamente si era più freddo e polare del solito.
L'inverno era alle porte.
 
Come tutti gli anni, la neve era già cominciata a cadere delicatamente sul suolo di quel paese che si tingeva di un nuovo colore.
 
Anche in quella struttura, che fungeva da campus universitario, la terra si era bagnata di fiocchi di neve.
Ma, se vicino all'alto edificio bianco, la neve era delle stesso splendente colore di quel dormitorio, intorno all'edificio dei "non sufficienti" tendeva al grigio scuro.
 
Sungjong buttò un occhio sulla piccola finestra della sua piccola camera.
La neve aveva smesso di cadere, ma le temperature erano comunque sotto lo zero.
 
Tornò poi a concentrarsi sui due paia di scarpe.
 
"Se mi metto le scarpe di tela, mi si bagneranno di sicuro." - ipotizzò tra sé e sé - "Ma se mi metto gli scintilli passerò per un cretino"
 
Sungjong sbuffò.
 
Essere un 5 prevedeva anche quello.
Non avere possibilità di comprarsi scarpe o abiti adatti per ogni tipo di clima.
 
Se loro avevano la possibilità di avere o il bianco o il nero, i superiori avevano anche 10 tipi di grigio.
 
Come al solito non c'erano mezze misure se non eri di un'alta unità.
E ormai il 5,5 lo sapeva bene.
 
 
L'inverno era alle porte e Lee Sungjong optò per le scarpe di tela bianca, già certo che i suoi piedi sarebbero presto congelati.

 


 

"Come? Nemmeno oggi pranzi con noi???"
 
L'interpellato scosse la testa, mentre tutti e tre proseguivano insieme ai lati nascosti di quel viale alberato, in modo da attirare meno attenzione possibile.
Come sempre facevano.
 
"Cosa ti succede ultimamente, Sungjong-ah? Non vuoi più pranzare con i tuoi hyung?!?" - quest'ultimi due misero un falso broncio sul loro volto, non potendo far altro che far sorridere il più giovane tra di loro.
 
È vero.
Che Lee Sungjong fosse solo e desolato nella sua piccola, e ultimamente fredda, stanza del dormitorio delle unità più basse, era vero.
Che il suo compagno di stanza se ne fosse andato per inseguire quello che aveva descritto come "l'amore della sua vita", si, era altrettanto vero.
Ma di certo era falso che Lee Sungjong non avesse avuto amici prima della sua maggiore età e del suo Coming of Age.
 
Il 5,5 aveva avuto tanti amici.
Davvero tanti rispetto a quelli che era riuscito a conservare nel tempo.
 
Sungjong era sempre stato convinto di una cosa.
Che anche se avesse ricevuto un'unità più alta dei suoi amici d'infanzia, sarebbe rimasto per sempre loro amico.
 
Eppure, era accaduto il contrario e i suoi cosiddetti "amici" avevano fatto presto a sostituirlo con tutte quelle nuove comodità e bambole di plastica.
 
Tutti, tranne due giovani.
Erano stati suoi vicini di casa da sempre. Da quando Sungjong era nato.
E da sempre erano stati migliori amici.
 
Le loro personalità erano molto diverse, ma proprio per questo andavano tanto d'accordo.
 
I suoi due vicini di casa erano più grandi di Sungjong e avevano anche unità più alte delle sue.
 
Il giovane, quando era entrato per la prima volta in quel campus universitario, era stato certo di trovarli con un'unità come il 9.
E invece era rimasto sorpreso di trovarli con 8,8.
Non che fosse oggettivamente una bassa unità, ma aveva sempre reputato i suoi amici estremamente belli.
L'unica loro pecca era avere un'altezza più bassa del canone di quella società.
 
Avevano comunque un unità piuttosto soddisfacente, per questo Sungjong si era preoccupato per un attimo di aver perso definitivamente la loro amici.
 
Nessuno obbligava alle unità superiori di parlare con quelle più basse, ma era a loro rischio e pericolo.
Si sarebbero dovuti subire le derisioni degli altri ragazzi.
 
Ma a due ragazzi solari come Jang Dongwoo e Lee Howon non importava un accidenti.
 
Ed era stato certo che i due non avrebbero smesso mai di essergli amico quando, al posto di guardarlo di traverso per la sua unità, avevano esclamato sbalorditi:
 
 
"5,5?!? Stiamo scherzando?!? Il nostro maknae si sarebbe meritato un 10 e lode come minimo!!"


 



"Uno di questi giorni ... ci dirai dove hai da andare con tanta urgenza?" - la voce di Hoya si fece risentire, mentre i tre si stavano separando per andare a pranzare divisi.
 
"Non vi preoccupate." - gli rispose Sungjong - "E' solo questione di un mese, poi potrò tornare a pranzare con voi ˜" - concluse sorridente.
 
Howon gli scompigliò i capelli con una mano, prima di andarsene via con Dongwoo.
 
Sungjong li salutò velocemente con una mano alzata, prima di rimetterla presto nella tasca del suo cappotto per riscaldarla e non attirare sguardi indiscreti.
 
Sungjong aveva più volte provato a convincere i suoi hyung che non era bene che continuassero a passare così tanto tempo insieme, ma né Dongwoo né Hoya gli avevano mai dato particolare ascolto.
Ed il giovane maknae del trio non aveva mai insistito più di tanto.
 
Non voleva lasciarsi alle spalle anche quello squarcio di compagnia.
 
Non sapeva cosa sarebbe successo se un giorno qualcuno del palazzo centrale si fosse accorto di quella amicizia tra un'unità bassa e due relativamente alte.
Non lo sapeva, ma non sprecava nemmeno tempo per chiederselo.
 
Sarebbe stato solo un inutile spreco di tempo.
 
Sungjong non aveva intenzione di dire ai suoi amici che stava godendo di squisiti pranzi a causa di un patto che aveva stretto con un'unità ancora più alta della loro.
 
Aveva voglia di parlarne con qualcuno, di poter descrivere quanto fossero buoni quei piatti spesso e volentieri internazionali.
 
Ma tanto fra un mese sarebbe tutto finito, quindi non valeva la pena di parlarne, giusto?
 
Quando pensava che fra nemmeno di due settimane si sarebbe concluso quello strano patto, qualcosa nello stomaco del ragazzo si contorceva.
Quasi non volesse accettare quella nuova fine.
 
Doveva sicuramente trattarsi dello suo stomaco che si era fin troppo bene abituato ultimamente.
Doveva trattarsi sicuramente di fame.
 
Eppure, mentre si inoltrava in quel viale alberato verso una destinazione, che i suoi piedi conoscevano già, qualcosa non gli tornava.
 
E quando incontrò una figura voltata di spalle, lo stesso dolore si fece risentire nel suo addome.
 
Sungjong guardò l'orologio che portava al polso.
 
 
Si si, è l'ora di pranzo, si disse tra sé e sé prima di appoggiare una mano sulla pancia, Sarà sicuramente la fame.
 




 
Erano passate due settimane e mezzo dall'inizio del loro patto.
Due settimane e mezzo che avevano in parte drasticamente cambiato la condizione con cui i due giovani passavano il tempo insieme.
 
Se la prima volta Myungsoo si era presentato con del ramen istantaneo di squallidissima qualità, ora c'erano solo piatti prelibati che le loro papille gustative potevano gustare.
Se la prima volta le foglie secche avevano fatto da tappeto a quel prato verde, ora quest'ultimo era ricoperto da della bianca neve.
Se la prima volta il silenzio aveva fatto da padrone ai loro incontri, ora le belle voci dei due occupavano quello spazio freddo all'aperto.
 
Quando L aveva esordito, qualche giorno prima con un "Come è andata la giornata?", Lee Sungjong era stato indeciso se rispondere o meno.
Non che gli avesse fatto piacere passare tutti quei pranzi nel silenzio quasi più assoluto, ma la domanda del giovane era sembrata così banale da sembrare fuori luogo.
 
Ancora una volta le parole del 9,9 avevano sorpreso il 5,5, ammutolendolo.
 
Come poteva un'unità così alta potergli chiedere una simile cosa?
Mai gli era successa una simile cosa e aveva pensato che Myungsoo volesse solo occupare quell'assenza di silenzio, senza preoccuparsi o meno di una risposta da parte del più giovane.
 
Eppure quando i suoi occhi sottili avevano cominciato a sbattere verso di lui, come in attesa di una risposta, Sungjong aveva capito che quella non era stata una semplice domanda di cortesia.
 
Un 9,9 voleva seriamente sapere come aveva trascorso la mattinata un 5,5.
 
E da quel giorno, probabilmente un mercoledì, quel genere di domande si erano fatte sempre più frequenti fino a diventare il normale inizio dei loro pranzi.
 
Come anche quel giorno.
 
"Allora .." - esordì Sungjong questa volta, mentre scartava il suo cibo accuratamente impacchettato al caldo - "Com'è andata la giornata?"
 
Myungsoo mandò giù un boccone del suo riso prima di rispondergli - "Direi bene. Oggi c'era lezione di musica"
 
"Musica?" - ripeté il più piccolo.
 
L annuì convinto, prima di sbattere la mano su quella che sembrava la custodia di una chitarra, con ancora entrambe le sue due bacchette in bocca.
 
Sungjong allungò il collo per vedere dove stesse battendo il giovane, senza poi riuscire a trattenere un "Che bello".
 
Il 9,9 mandò giù l'ennesimo boccone del suo pranzo prima di tornare a concentrarsi sull'altro ragazzo seduto al suo fianco.
 
"Ti piace la musica?"
 
Il più piccolo si fermò un attimo a riflettere, mentre masticava lentamente il suo cibo.
 
"Si, mi piace." - rispose, poi aggiungendo - "Prima di venire qui, mi piaceva molto."
 
"E ora invece?"
 
Sungjong arricciò il naso, senza guardare direttamente negli occhi Myungsoo, ma limitandosi ad un'alzata di spalle - "Non saprei. Non è che abbia poi tante possibilità di apprezzare la musica ora."
 
L avrebbe voluto fargli delle domande.
Avrebbe voluto chiedergli se aveva la possibilità di ascoltare una radio.
Se aveva la possibilità di ascoltare l'ultimo album di una band debuttante.
Avrebbe voluto chiedergli se aveva anche lui una chitarra nella sua casa.
 
Ma non chiese nulla, limitandosi a continuare quel riso che non era poi più tanto saporito a furia di masticarlo.
 
Il maggiore tra i due non comprendeva come mai si stesse interessando della vita del 5,5 in quel momento.
Non ne comprendeva davvero il motivo.
 
Se quel giovane aveva meno possibilità di lui.
Se quel giovane poteva prendere lezioni di musica.
Tutti quei "se" non sarebbero nemmeno dovuti passare nell'anticamera del suo cervello.
 
Ed invece stavano passando eccome, in mondo incontrollato ed imprevedibile.
 
Kim Myungsoo si stava davvero interessando alla vita di Lee Sungjong?
Ed era solo la sua vita ad interessarlo del ragazzo?
 
Il 9,9 scosse la testa, accorgendosi poi di quel silenzio che era tornato a formarsi in quel lontano posticino immerso nel viale alberato.
 
Appoggiando di lato la sua ciotola di riso che non aveva più voglia di finire, Myungsoo cominciò a sfilare la chitarra dalla sua custodia, rigorosamente nera, sotto gli occhi sorpresi e confusi del 5,5.
 
Prese quello strumento tra le sue mani, poi si scaldò le mani con il suo fiato caldo e cominciò a sfiorare le corde.
 
"Che stai facendo?" - gli chiese diretto Sungjong che, come lui, aveva perso interesse nel pranzo.
 
Myungsoo gli sorrise, facendo inevitabilmente arrossire le gote del più piccolo, preso alla sprovvista da quel gesto improvviso.
 
 

"Ti faccio tornare ad amare la musica."

 
 
 

 
Note dell'autrice
Maggie is back ˜ Non oso nemmeno andare a vedere quanto tempo è passato dall'ultimo aggiornamento. Come proposito per il 2014 avevo anche promesso di diventare una autrice migliore e sicuramente più attiva... ma per ora nada ; ; Scusatemi ;;;; Mi inchino a tutte le mie adorabili pandashipper e non qwq Non so nemmeno dire quanto mi dispiaccia ; A ; Date la colpa ai VIXX che mi hanno fatto venire l'ispirazione per una breve long fic L'ispirazione per 5,5 c'è eccome. So già come proseguirà e come si concluderà.. ma questi capitoli che potremmo chiamare "di passaggio" non sono il mio forte e non mi entusiasmano nemmeno. Potrei benissimo toglierli, ma non sono una di quelle autrice che vanno subito al punto, come vi sarete bene accorti ; ; Ci tenevo che capiste per bene come si sta lentamente formando e modificando il rapporto tra i nostri due amati protagonisti ;; Spero non risulti troppo palloso insomma ywy
However, ringrazio tutti voi miei fedelissimi lettori ♡ Grazie a chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo (la mia unnie Made e Luhiessi ♡) ˜
 
Spero vi sia piaciuto questo piccolo capitolo e, spoilero (?), nel prossimo succederà QUALCOSA. (?)
Non posso dirvi se in positivo o negativo, ma qualcosa succederà ˜ (Almeno secondo i miei calcoli /?)
 
Grazie ancora tutti, carissimi ♡
 
Alla prossima;
 
Love you ♡
Maggie

 
 
 

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Capitolo 9
*** IX ***


 




 
La prima volta che Lee Sungjong aveva sentito parlare di terremoti avrà più o meno avuto 5 anni.
A quell'epoca ancora viveva nella piccola casa insieme ai suoi genitori e al suo fratellino, e tutti insieme stavano guardando il telegiornale.
 
Nella sua giovane vita non aveva mai assistito ad un vero e proprio terremoto, così si ritrovò a chiedere ai due adulti - "Che cos'è un terremoto?"
 
Il padre aveva cominciato a parlare di masse rocciose, epicentro e crosta terrestre, ma dopo aver visto il volto più che confuso del figlio si era limitato a rispondere così - "E' quando la terra si muove."
 
Sungjong aveva spostato la testa di lato, non riuscendo a comprendere come un terreno fermo potesse mettersi a "camminare" come facevano loro.
 
Ma non aveva fatto ulteriore domande.
Dopotutto, i terremoti non gli interessavano.
 
Qualche anno dopo, l'argomento però ricomparve fuori.
Ancora una volta, tutti seduti davanti a quel piccolo schermo luminoso, si stava parlando di un recente terremoto che aveva colpito un continente vicino.
 
I conduttori parlavano di numeri, troppi numeri per l'ancora giovane mente di Lee Sungjong.
Mente che ancora non pensava che da lì a qualche anno sarebbe arrivata a considerare i numeri come parte fondamentale della sua vita.
Parlavano di gradi, ma non capiva come una differenza così minima di numeri potesse cambiare totalmente la situazione.
 
Nella vita di tutti i giorni se hai 7 o 8 caramelle alla fine fin non cambia granché.
Ma per quanto riguardava quelle vibrazioni terrene, un'unità era estremamente importante.
Segnava il punto da un forte traballamento, alla distruzione.
 
Lee Sungjong non aveva ben compreso la cosa, ma aveva capito di non volerne sapere di più.
Quelle cose non gli piacevano, non gli piacevano per nulla.
 

 
Erano passati più di 10 anni da quando Lee Sungjong aveva sentito parlare di terremoti e di gradi, ma in quel presto pomeriggio d'inverno, mentre stava mangiando il suo ennesimo pranzo in compagnia del 9,9, tutte quelle cose gli tornarono in mente, sottoforma di un nuovo paragone a cui non aveva mai pensato.
 
Non aveva mai notato che il modo in cui si calcolavano i gradi di un terremoto fosse così simile a quello delle loro unità di bellezza.
 
Come per i gradi di una scossa, anche in quelle unità erano fondamentali i singoli numeri.
 
Se eri un 7, non eri un 8, nonostante i due numeri si trovino così vicini.
E allo stesso modo se eri un 8,9 non eri un 9.
 
In questo caso, nonostante la differenza sia così minima, quasi impercettibile, in quella società basata sulle unità, la differenza si sentiva eccome.
Gli 8,9 non avevano gli stessi privilegi dei 9 e le loro vita erano sicuramente meno agiata.
 
Ma, soprattutto, gli 8,9 erano comunque 8, quindi non potevano avere nulla a che fare con un 9.
 
La prima volta in cui Lee Sungjong aveva fatto questo tipo di ragionamenti, non ci aveva dormito e aveva passato la notte insonne a pensarci su.
 
Continuava a non avere senso quel tipo di calcolo.
Aveva poco senso come quello dei terremoti, secondo lui.
 
Era ingiusto.
Gli 8,9 non erano considerati "superiori" solo per una minima mancanza.
 
Era ingiusto.
 
--
 
Con le bacchette in bocca e gli occhi fissi su un punto lontano in quel viale alberato, Lee Sungjong aveva perso interesse sul suo pranzo.
 
Myungsoo, seduto come sempre al suo fianco, lo guardò accigliato - "Ultimamente guardi sempre il vuoto." - gli fece notare, ma il 5,5 continuò ad osservare tra gli alberi.
 
Il maggiore tra i due strinse gli occhi in due fessure - "Un tuo superiore ti sta parlando e tu non lo degni nemmeno di uno sguardo?!" - si finse arrabbiato, senza però ottenere il risultato desiderato.
 
Kim Myungsoo avrebbe potuto lasciarlo perdere.
Avrebbe potuto continuare a mangiare il suo pranzo e anche la parte dell'altro ragazzo, prima di lasciarlo lì da solo su quella panchina.
 
Eppure non voleva.
 
Ultimamente era sempre abituato ad avere l'attenzione di Sungjong su di lui.
Era abituato a passare quel tempo in sua compagnia, a chiacchierare tranquillamente, quasi si conoscessero da sempre.
 
A Myungsoo dava fastidio che l'attenzione del 5,5 non fosse rivolta a lui.
Gli dava molto fastidio, ma il ragazzo pensò che fosse solo un pensiero egoistico di tutte le unità superiori come lui.
 
Cosa altro sarebbe dovuto essere se no?
 
Il 9,9 scosse la testa, prima di decidersi di piantarsi in piedi davanti alla traiettoria in cui gli occhi di Sungjong ancora stavano guardando.
 
Il più piccolo sbatté le palpebre e alzò lo sguardo verso Myungsoo quando questo gli ebbe bloccato la visuale, ma non disse nulla.
 
L lo guardò dritto negli occhi - "Vuoi tornare a mangiare o no?"
 
Sungjong fece come gli era stato ordinato, senza però rispondere alla voce saccente dell'altro giovane.
Il 9,9 fu sorpreso da ciò.
Non era da lui non rispondergli.
 
"C'è qualcosa che non va?" - riuscì poi a chiedergli una volta che si fu risieduto al suo fianco.
 
Sungjong si limitò ad alzare le spalle - "Nulla." - gli rispose semplicemente, per poi aggiungere - "Stavo solo osservando quei due ragazzi là in fondo."
 
L guardò verso la parte che aveva indicato il mento del più piccolo, non riuscendo però a scorgere "quei due ragazzi".
 
"Io non li vedo." - ammise - "Vedo solo due ragazzi che sono circondati da delle ragazze ... però sono in due gruppi ben divisi."
 
Sungjong si mise a mescolare del ramen con le sue bacchette - "Quei due intendo."
 
Myungsoo non capiva - "E cosa stavi guardando? Quei due ragazzi sono di unità differenti e sono anche piuttosto lontani l'uno dall'altro."
 
Il 5,5 tornò a guardare quei due giovane.
 
Erano un 8,9 e un 9.
Quello dall'unità minore si trovava seduto su una panchina, in compagnia di qualche ragazza della sua stessa unità o di unità appena più bassa, ed il maggiore lo stesso, solo che si trovava dall'altra parte del viale rispetto all'altro.
L'8,9 aveva occhi sottili, estremamente piccoli ma allo stesso tempo espressivi, un portamento che si addiceva alla sua unità e sembrava essere più grande d'età dell'altro.
Il 9 invece aveva occhi altrettanto sottili ma più grandi rispetto all'8,9, aveva un sorriso stampato in faccia tipico da copertina e sembrava sprizzare allegria da tutti i pori mentre faceva continui aegyo alle ragazze che lo circondavano.
 
"Mi dispiace per loro."
 
Myungsoo rimase sorpreso da quell'improvviso commento da parte di Sungjong.
 
"Ti dispiace per cosa? Sono unità piuttosto alte e sono circondati da belle ragazze!"
 
"Ma non vedi?!" - ribatté il più piccolo - "Non vedi come soffrono?!"
 
L sbatté le palpebre.
 
Poche volte aveva capito il comportamento di Sungjong, ma questa volta era totalmente confuso.
Non comprendeva cosa stesse farneticando.
 
"Da quando avere due enormi sorrisi stampati in faccia equivale a soffrire??"
 
Il 5,5 fece scioccare la lingua, scocciato dal fatto che Myungsoo non comprendesse cosa gli stesse dicendo.
 
"Ma non capisci che fingono? Non capisci che l'unica compagnia che vorrebbero non possono averla?"
 
Il 9,9 sbatté ripetutamente le palpebre.
 
"Che accidenti stai dicendo?! Lee Sungjong parla chiaro! Non capisco nulla!!"
 
L'interpellato incrociò le braccia al petto - "Sei così ottuso, Kim Myungsoo?"
 
L non seppe se essere più infastidito dal fatto che un 5,5 gli aveva appena dato dell'ottuso o se perchè lo aveva chiamato con il suo nome senza che avessero una qualche confidenza.
 
Ma alla fine non diede caso a nessuna delle due cose - "E dimmi ... perchè sarei ottuso?"
 
"Si amano."
 
Myungsoo sgranò gli occhi ancora una volta indeciso.
Indeciso se essere più sorpreso da quella risposta così veloce o per la stessa risposta.
 
"Ma di chi stai parlando..?!"
 
"Dei due ragazzi. Di chi se no?!"
 
L sospirò.
Il 5,5 era davvero troppo strano per la sua povera mente da persona qualsiasi.
 
"Non li conosci e probabilmente nemmeno si conoscono ... come fai a parlare d'amore?!"
 
Myungsoo non sapeva come mai stessero ancora continuando quel discorso.
Forse avrebbe fatto meglio a non cominciarlo mai vista la piega senza senso che aveva preso quella conversazione.
 
"È evidente. Si continuano a guardare ... ma sono di unità differenti, quindi non possono stare insieme. Ed il brutto è che per un soffio non sono della stessa unità. È un ingiustizia."
 
Il 9,9 strabuzzò gli occhi prima di farli roteare verso il cielo - "Ammettilo ... " - gli cominciò a dire - "Tu ti vedi TROPPI film."
 
Lee Sungjong sbuffò rumorosamente prima di girarsi verso di lui, facendo inevitabilmente sobbalzare Myungsoo.
 
"No, caro mio 9,9, io non mi guardo troppi film se è questo che vuoi sapere!" - ribatté - "Piuttosto sei tu che non ci capisci un accidenti di amore!"
 
"Sei tu che stai blaterando su un amore totalmente inesistente! E per di più io di amore ci capisco eccome!!"
 
Il 5,5gli riservò una smorfia - "Come no! Non riconosceresti l'amore nemmeno se ti stesse ad un millimetro di distanza!"
 
Myungsoo corrugò la fronte prima di avvicinare di più il viso verso quello di Sungjong, in una mossa totalmente involontaria - "Ah si?! La pensi davvero così?! Secondo te non capirei l'amore?!"
 
Il 5,5 mandò giù un groppo di saliva, accorgendosi solo ora di quell'improvvisa assenza di distanza tra loro due.
 
Si alzò in piedi di scatto - "S-Si ... Voi superiori siete tutti uguali! Non capirete m-mai l'amore!" - concluse, prima di andarsene velocemente via di lì, lasciando Myungsoo in balia dei suoi pensieri.
 
A passo svelto raggiunse la sua camera in quel dormitorio spoglio e piccolo.
 
Si buttò sul piccolo letto ad una piazza - "Devo proprio essere matto." - si disse - "Ho insultato un 9,9."
 
Sungjong sospirò del suo comportamento, prima di appoggiare una mano su un punto a sinistra del suo petto.
Un punto ben preciso.
 
 
"E che a-accidenti succede a te?! Possibile che ultimamente batti così forte?! Eppure non ho mai sofferto di tachicardia ..."
 

 
Quel mese, lo possono confermare entrambi i ragazzi, fu il mese più veloce della loro giovane vita.
                                                                                                
Solitamente durante il periodo di studi, i giorni sembravano passare il più lentamente possibile.
A volta parevano non volgere mai al termine.
 
Eppure quel mese di fine autunno trascorse solitamente veloce, sorprendendo i due.
 
Mancavano solo quattro giorni alla fine di quel fatidico mese di pranzi condivisi, ma Lee Sungjong non se ne rendeva ancora conto.
Non se ne rendeva conto nemmeno Myungsoo che inizialmente non aveva fatto altro che fare il countdown per la fine di quei pranzi insieme.
 
Era strano, ma in un qualche modo pensava che quel tempo passato con il 5,5 gli sarebbe mancato.
Erano stati insieme solo per un mese, eppure in un qualche modo pensava già di poter conoscere diverse sfumature del carattere del ragazzo.
In un qualche modo sentiva di conoscerlo.
 
E mentre si stava dirigendo verso quella ormai conosciuta panchina di legno scuro, Kim Myungsoo pensò che forse la compagnia di Sungjong gli sarebbe mancata.
 

 
La neve in quei giorni era continuata a cadere, imbiancando così il prato di quel viale di un nuovo bianco.
Le temperature si erano fatte ancora più gelide, ma a nessuno dei due ragazzi sembrava importare particolarmente.
 
"Ti mancherà?" - la voce di Myungsoo si fece sentire improvvisamente in quel silenzio ovattato.
 
Sungjong si voltò verso di lui - "Uh?"
 
Il 9,9 fece spallucce mentre si metteva a fissare il suo pranzo - "Mi chiedevo semplicemente se ti sarebbero mancati questi tipi di pranzi."
 
Il giovane interpellato si limitò ad annuire.
 
"Mi sembra scontato." - aggiunse come se fosse la più banale delle cose.
 
Ed in effetti lo era.
Nessun 5 aveva mai avuto il privilegio di mangiare pasti come i "superiori", quindi perchè mentire rispondendo che quell'agio non gli era per nulla mancato?
 
Myungsoo sembrò annuire convinto.
Non sapeva in realtà perchè gli aveva fatto quella domanda.
Non lo sapeva davvero.
In realtà c'erano molte altre cose di cui avrebbe voluto parlare, eppure quelle parole gli erano uscite spontanee tra un boccone e l'altro.
 
Quel giorno pareva diverso.
 
La loro conversazione non era iniziata con un "Com'è andata la giornata?", ma i due avevano mangiato in silenzio con un unica parola che frullava nella mente di entrambi.
 
Mancanza.
 
Ma la mancanza di cosa?
Né Sungjong né Myungsoo lo sapevano con certezza.
 
Forse la mancanza di quei pranzi prelibati, forse la mancanza di quella compagnia con cui passare quei momenti di pausa.
 
Forse, più semplicemente, la mancanza l'uno dell'altro.
 
Myungsoo e Sungjong non si conoscevano.
Sapevano ben poco della vita l'uno dell'altro ed il loro incontro era stato casuale.
Non avevano mai parlato della loro vita, della propria famiglia, del proprio essere.
Eppure aveva condiviso dei momenti di vita e per certi versi già questo li faceva sentire vicini.
L'aver passato tutto quel tempo insieme li aveva sicuramente in un qualche modo uniti.
 
Perchè se prima era cominciata come una forzatura, oramai era diventato quasi un piacere.
 
Si erano odiati l'un altro, si erano insultati e tant'altro.
Eppure alla fine nulla li aveva davvero divisi.
 
Alla fine si erano sempre ricercati l'un altro, quasi inconsciamente.
Quasi fossero destinati a rincontrarsi in un qualche modo.
 
I loro caratteri erano diversi, le loro unità erano diverse, le loro vite diverse.
Eppure, nonostante tutte queste diversità, si trovavano bene insieme.
 
Aveva senso tutto ciò?
 
La loro era un tipo di compagnia che in un simile paese non sarebbe mai e poi mai stata accettata.
Aveva più di quattro unità a differenziarli.
E se il più grande era un superiore che sfiorava la perfezione, il più piccolo era considerato insufficiente.
 
Per di più, il loro mese di pranzi non era nemmeno ufficialmente finito.
Avevano ancora quattro giorno davanti.
 
Eppure provavano quella sensazione come quando si guarda un fiore che sta appassendo.
Il fiore non è ancora del tuo appassito, eppure si è consapevoli che i suoi petali non riacquisteranno mai quei vivaci colori che aveva sempre avuto.
 
Allo stesso modo, Sungjong e Myungsoo sapevano che non era l'ultimo giorno del mese, eppure lo vedevano troppo vicino per non considerarlo.
 
 
Anche a me mancheranno questi pranzi, avrebbe voluto dire Myungsoo.
Ma per uno che ha giornalmente pasti prelibati, sarebbe stata una frase senza senso.
 
Era vero che, come gli aveva spesso ricordato Sungjong, i "superiori" sono così superficiali da non riuscire a comprendere le proprie emozioni?
Era vero che non comprendevano l'amore?
 
E come faceva a saperlo?
Kim Myungsoo il vero amore era certo di non averlo mai incontrato.
 
"Che cos'è quella custodia?" - il 5,5 interruppe il suo fiume di pensieri, indicando con un dito qualcosa appoggiato vicino a Myungsoo.
 
Avevano già finito di mangiare, così il più grande tra i due prese quella custodia, nera certo, tra le sue mani, mostrandone poi il contenuto.
 
"WOW!!" - Sungjong non riuscì a bloccare quell'esclamazione alla vista di quell'enorme e moderna macchina fotografica.
 
Myungsoo sorrise a quella sua spontanea reazione.
 
"La vuoi vedere?" - gli chiese, passandogli già tra le sua mani quell'aggeggio elettronico.
 
Il 5,5 osservò con occhi spalancati quella fotocamera, tenendola delicatamente, quasi avesse paura che si potesse frantumare tra le sue mani.
 
"Non si rompe mica eh!" - lo avvertì scherzosamente il 9,9 visibilmente sorpreso da quella scena.
 
Loro "superiori" erano abituati a trattare quei preziosi oggetti come fossero cose qualunque.
Era normale per loro averli quindi pensavano che, anche se si sarebbero rotti, li avrebbero potuti semplicemente riacquistare.
 
Eppure vedere come quel giovane stesse tenendo con cura quella fotocamera, gli fece capire quanto fosse diversa invece la situazione per lui e per tutte le persone della sua stessa unità.
 
Come potevano coesistere due mondi così diversi a distanza di pochi metri?
Due mondi che vivevano insieme ma non entravano mai in contatto.
Si sfioravano semplicemente.
 
Si sfiorano.
Proprio come stavano facendo le mani di Myungsoo contro quelle di Sungjong, mentre riprendeva la sua macchina fotografica.
 
"Ti piace la fotografia?"
 
Il 9,9 annuì alla domanda dell'altro ragazzo - "Molto." - aggiunse.
 
"Più della musica?"
 
Myungsoo si ritrovò a riflettere per un attimo - "Sono entrambe due mie grandi passioni ... Ma forse la fotografia è quella che amo di più."
 
Sungjong annuì comprensivo.
 
Il 9,9 era felice di quelle domande.
Solitamente odiava rispondere riguarda sé stesso e la sua vita.
Gli avevano insegnato che la vita era sua, quindi perchè doverla condividere con chiunque?
 
Eppure, non sapeva perchè, ma Sungjong non rientrava nella definizione di quel "chiunque".
Per lui non era chiunque.
 
Ma non capiva come mai.
Non lo capiva ancora.
 
"Sia con la musica che con la fotografia sono in grado di esprimere me stesso."
Perchè sto parlando?
"E' solo grazie ad essa che riesco davvero ad esprimermi, penso."
Perchè sto parlando di cose che non avevo mai rivelato a nessuno?
"Sono una valvola di sfogo."
 Perchè?
"Con la fotografia però sono in grado di ricordare ed immortalare ciò che mi piace. Con una fotografia posso osservare per sempre qualcosa. Posso rendere un'esperienza o una particolare cosa .. infinita, senza tempo insomma."
 
Myungsoo sbuffò quando ebbe finito di parlare.
Non sapeva nemmeno cosa aveva detto.
Aveva semplicemente iniziato a parlare, mentre la sua mente razionale aveva inutilmente provato a bloccarlo.
 
Perchè si era sentito come in obbligo di condividere quei suoi pensieri privati con quel ragazzo?
 
Quel ragazzo che però sorprendentemente aveva ascoltato tutto il suo discorso con interesse e attenzione.
 
"Fallo."
 
Myungsoo voltò lo sguardo verso Sungjong, attirato dalla sua voce - "Uh?"
 
"Hai appena detto quanto ami fotografare ... Scatta una fotografia allora!" - le parole del 5,5 suonavano come un ordine, eppure allo stesso tempo si poteva sentire anche una certa curiosità.
 
Sungjong voleva davvero vederlo "in azione"?
 
L si ritrovò a sbattere le palpebre svariate volte, troppo indeciso se quella frase pronunciata dal giovane fosse uno scherno nei suoi confronti o una vera e propria richiesta.
 
Ma, quando il 5,5 gli sorrise serenamente, non poté far altro che mettersi la tracolla della sua macchina fotografica intorno al collo.
 
Fece varie volte un giro su sé stesso prima di individuare un soggetto su cui poter puntare la sua fotocamera.
 
Era un fiore d'inverno che spuntava faticosamente dalla neve.
 
In un attimo, Sungjong fu accovacciato al suo fianco, visibilmente preso da quella situazione.
 
Myungsoo voltò il viso verso di lui, osservando i suoi tratti somatici così vicino come non aveva mai fatto.
Gli occhi scuri e grandi che sprizzavano giovinezza.
Quel sorriso sincero sempre dipinto sul suo volto dai lineamenti delicati.
 
Come poteva un'unità così bassa avere un così bell'aspetto?
 
Il 5,5 si mise a fissarlo dopo aver notato il suo sguardo insistente su di lui.
 
"Allora?" - esordì - "Non scatti?" - gli chiesi con una punta di impazienza che Myungsoo riuscì a cogliere.
 
Non capiva come potesse realmente interessargli tutto quello.
La fotografia era una passione che, fino ad ora, Kim Myungsoo non aveva condiviso con nessun altro al di fuori di lui.
 
Per lui era qualcosa di privato e personale.
Un mondo tutto suo dove potersi rinchiudere quando non voleva avere nulla a che fare con il mondo esterno.
 
Non aveva nemmeno mai parlato a qualcuno di quel suo hobby.
Pensava che i suoi compagni di unità lo avrebbero solo schernito inutilmente.
Per delle unità così alte, la fotografia può essere considerata solo e un semplicemente un passatempo.
Unità così alte avrebbero dovuto puntare ad una carriera più alta. Una carriera nel mondo dello spettacolo. Una carriera importante, dove tutti gli occhi erano puntati sulla loro perfetta bellezza.
 
Eppure Myungsoo reputava la fotografia una carriera importante.
 
Non gli era mai passato nemmeno per l'anticamera del suo cervello di intraprendere una strada verso il successo.
Lui voleva solo continuare a collezionare importanti momenti di vita.
 
La fotografia era solo per lui.
Eppure in quel pomeriggio di fine autunno, Lee Sungjong si trovava al suo fianco.
 
Il 5,5 non lo aveva preso in giro, non lo aveva guardato male, non aveva fatto battutine sarcastiche.
Era rimasto solo affascinato da quel suo amore per la fotografia.
 
E Myungsoo era felice.
 
Il 9,9 puntò l'obiettivo verso quel fiore delicato, mentre l'altro ragazzo si avvicinò ancora di più a lui per poter vedere meglio. In quel gesto che per Sungjong fu semplicemente involontario, ma che portò un enorme scompiglio nello stomaco del maggiore.
 
Perchè mi fa male la pancia?, si chiese, Che mi sia rimasto il cibo sullo stomaco con questo freddo?
 
L mandò giù un groppo di saliva che gli si era improvvisamente formato in gola, per poi cercare di zoomare verso il suo soggetto.
 
Perchè accidenti ora mi tremano le mani?!, si rimproverò Myungsoo mentalmente.
Il freddo ..., arrivò poi alla conclusione, Sarà sicuramente il freddo.
 
Il maggiore ebbe appena il tempo di scattare la fotografia che subito la voce eccitate di Sungjong si fece sentire.
 
"Fammi vedere!˜ Fammi vedere!!˜"
 
I loro corpi erano così vicini che il fiato caldo del 5,5 non poté far altro che far rabbrividire la pelle nuda sul collo di Myungsoo.
 
L gli passò la macchina fotografica, per poi arrotolarsi meglio la sciarpa nera intorno al suo collo sottile.
 
Prima la pancia, poi le mani e ora la pelle d'oca?, pensò Myungsoo, Sto ibernando o cosa?!
 
"WOW!!!!!" - la forte esclamazione di Sungjong fece sobbalzare il maggiore che fino a quel momento era stato impegnato a pensare a quel freddo, che riteneva fosse responsabile del suo strano comportamento.
 
"E' stupenda, davvero!! Sei bravissimo!! ˜" - quella pioggia di complimenti inaspettati non poté far altro che far aumentare quella serie di strane sensazione che stava continuando a provare Myungsoo.
 
Quest'ultimo fece una smorfia - "Nahh. Non è nulla di che... Per delle buone foto ci vuole un buon soggetto. Qualcosa che mi ispiri." - gli spiegò il 9,9 rimettendosi la tracolla della fotocamera intorno al collo.
 
Il 5,5 sbatté le ciglia verso di lui, con una faccia confusa - "Qualcosa che ti ispiri? Tipo cosa?"
 
"Dipende." - gli rispose.
 
Sungjong annuì non del tutto convinto, mentre riportava lo sguardo verso quel fiore nato tra la neve.
 
Myungsoo si morse il labbro inferiore, mentre le mani gli cominciarono a prudere. Come sempre facevano quando avevano trovato il giusto soggetto.
 
Cercò di reprimere quell'improvviso istinto.
Non poteva mica scattargli una foto, no?
 
Eppure il suo cosiddetto scopo nella vita era di immortalare momenti di vita e renderli eterni.
 
E lui voleva rendere eterno come i begli occhi di Sungjong stessero osservando quel fiore, la cui bellezza non poteva essere minimamente paragonata a quella del giovane.
 
"Fermo." - la voce di Myungsoo uscì dalla sua bocca senza il suo controllo.
 
"Come?"
 
"Fermo. Non ti muovere." - gli ripeté mentre aveva già puntato l'obiettivo verso di lui.
 
"Cosa vuoi fare?" - gli chiese Sungjong, sorpreso.
 
"Rimettiti nella posizione di prima." - gli ordinò gentilmente - "Voglio scattarti una foto."
 
Il 5,5 dopo averci riflettuto per un po' ritornò indeciso a fissare quel fiore.
 
Myungsoo non capiva perchè l'avesse fatto.
Lui non fotografava mai le persone.
Le reputava meno interessanti di paesaggi, fiori o quant'altro.
Eppure c'era qualcosa in Sungjong che lo interessava.
 
Myungsoo scosse forte la testa.
Quel giorno non comprendeva più sé stesso.
Sono forse impazzito?
 
Il 9,9 tornò a concentrarsi sulla sua macchina fotografica, ma prima di poter scattare quella foto .. una voce arrivò chiara e delicata al sue orecchie.
 
"Hyung, ..." - gli sussurrò Sungjong, continuando a rimanere però nella sua posa - "Fammi apparire bello."
 
"E-Eh?" - si ritrovò quasi a balbettare, un po' a causa di quel hyung, con cui mai lo aveva chiamato, e un po' per quello che gli aveva detto.
 
"Hyung." - gli ripeté - "Voglio sembrare bello nella tua foto."
 
Myungsoo si ritrovò a mordersi di nuovo le labbra.
 
Il vento cominciò lentamente a soffiare, muovendo così i sottili e scuri capelli di Lee Sungjong.
 
"E' impossibile." - lo avvertì il 9,9.
 
Myungsoo fu in grado di vedere un cambiamento sul volto dell'altro ragazzo, che però velocemente si preoccupò di nasconderlo.
 
"Già ... " - si ritrovò ad ammettere - "Dopotutto ci sarà un motivo se sono un 5,5."
 
L continuò a tenere l'obiettivo puntato su di lui.
Aveva ben avvertito quella veloce espressione triste sul volto del minore.
 
"E' impossibile." - ripeté, portando così Sungjong a torturarsi le mani.
 
Il 5,5 sapeva di non essere bello né perfetto, che bisogno c'era di ricordarglielo crudelmente in quel modo?
 
Ma quando la voce di Myungsoo tornò a farsi sentire, le parole che arrivarono alle sue orecchie non furono quelle che si sarebbe aspettato.
 
"E' impossibile che la macchina fotografica riesca a cogliere tutta la tua bellezza."
 
Sungjong sobbalzò, voltando poi i suoi occhi sgranati verso L.
 
Aveva sentito bene?
Probabilmente no, si disse, Starò sicuramente impazzendo!
 
Myungsoo tolse la fotocamera dal suo viso - "Non ti avevo detto di stare fermo?" - lo rimproverò, senza alcuna cattiveria nelle sua voce però.
 
I battiti del cuore del 5,5 andavano più velocemente del dovuto e non poteva che continuare a fissare il maggiore con un'espressione scioccata ed incredula.
 
Il 9,9 non poté non scoppiare a ridere di fronte ad una simile scena.
 
Sungjong lo fissò ridere ancora per un po', prima di tornare nella sua posa iniziale, concordando sul fatto che quella frase che aveva sentito non fosse altro che un brutto gioco della sua mente.
 
Myungsoo, dal canto suo, cominciò a spostarsi di qua e di là, come alla ricerca dell'angolazione da fare.
 
"Nulla da fare." - ammise poi sconfitto alla fine - "E' impossibile riuscire a trovare una posizione che mostri completamente la tua bellezza."
 
Il più piccolo non poté far altro che strozzarsi con la sua saliva, mentre l'altro giovane si portava due mani alla faccia.
 
"Guarda che accidenti mi stai facendo dire!" - si lamentò, più imbarazzato che irritato - "Che razza di influenza puoi avere su di me?!"
 
Sungjong stava capendo ben poco di quella situazione, quindi l'unica cosa che riuscì a dire, senza muoversi nemmeno di un millimetro, fu - "Mi scuso."
 
La risata di Myungsoo si fece sentire forte alle sue orecchie, mentre una mano gli scompigliò improvvisamente i capelli.
 
 
"Mi scuso per quello che sto per fare."
 
 
Il 5,5 non ebbe nemmeno il tempo di commentare o rispondere.
Non ebbe nemmeno il tempo di inspirare nuova aria.
Ebbe semplicemente il tempo per alzare il volto verso quello vicino di Myungsoo.
Poi l'ossigeno gli fu bloccato.
 
Sungjong si ritrovò a strabuzzare sempre più forte gli occhi e ad un certo punto pensò che di questo passò gli sarebbero esplose le pupille.
 
La visuale di fronte a lui non era più quella di un alberato viale.
Non c'era più neve davanti ai suoi occhi.
Ma c'era solo il volto vicino, davvero troppo vicino, con gli occhi chiusi di Myungsoo.
 
Era solo frutto della sua fantasia?
 
Eppure sembrava tutto così dannatamente reale.
 
Quelle labbra morbide e carnose sembrava davvero essere vere.
Sembravano davvero avere la stessa consistenza che Sungjong aveva sempre pensato che avessero.
 
Quelle mani dalle lunghe dita sottili stavano davvero tenendo stretto il suo volto?
E lo stavano tenendo forte? Quasi non lo volesse lasciare andare da quelle parte.
 
Kim Myungsoo lo stava davvero baciando?
                                                                            
 
Lee Sungjong pensava che non fosse vero e continuava a pensarlo.
Eppure quel groviglio di emozioni, quelle improvvise farfalle allo stomaco, sembravano davvero concrete.
 
Il giovane non sapeva cosa stesse succedendo.
Perchè gli stesse succedendo e nemmeno come mai proprio a lui.
 
Continuava a pensare a quella come ad una semplice immaginazione.
 
Eppure, che fosse astratto o meno, in quel momento gli importava relativamente.
 
 
Così Lee Sungjong non poté far altro che premere le sue labbra forti contro quelle di Kim Myungsoo.
Mentre il suo cuore stava andando in frantumi per colpa di quei battiti troppo forti.
 
Davvero troppo forti.

 



 
Note dell'autrice
Annyeong, mie belle pandashipper ˜ Eccomi qui con l'aggiornamento˜
Ok, questo capitolo è infinito, lo ammetto. Sono 30 pagine di Word, capiamoci. Ho esagerato e mi scuso se è stato incredibilmente noioso ; A ; In realtà, non avevo mai pensato di andare così per le lunghe, ma la nuova canzone dei NELL mi ha tipo troppo coinvolta e mi ha fatto scrivere troppo ; ; (si, diamo pure la colpa a qualcuno della mia parlantina /?).
Comunque, dicevamo, ... ecco che è successo quel famoso "QUALCOSA".
Delusi? Contenti? Sinceramente questo capitolo non mi piace. Ma ben pochi capitoli di tutte le mie fanfiction mi sono piaciuti davvero (tipo nessuno (?)) quindi non so come giudicare ;   //   ;
Mi aspetto vostri commenti per sapere se vi ha fatto schifo schifo. Io lo trovo eccessivamente fluff, ma forse non lo è. /?
La parte iniziale poi è davvero brutta e potrebbe non c'entrarci un accidenti .. ma in realtà ci tenevo a farvi capire come vengono calcolate le unità e per di più come persone con unità così vicine non possano frequentarsi. (Mi scuso per il paragone poco felice ; ;) A proposito di quelle due persone ... Si è capito chi sono? Secondo me non si capisce chi siano, ma spero di si insomma ;;;;;;; Fate un po' voi i calcoli (?) Se non ci arrivate non sono delusa, non vi preoccupate. Sono consapevole che non si capisca nulla (y)
Tornando al resto del capitolo ... uhmmm ... ok, non mi piace.
Lascio a voi la parola ; AA ;
Scusate se vi ho delusi o annoiati ;;;
 
Grazie grazie per aver letto e recensito˜
Un grazie a tutte le splendide persone che hanno aggiunto di recente la ff tra le preferite/seguite/ricordate♡ Mi fate sempre perdere un colpo quando vedo che aumentare ; A ; (Ed è una bella cosa eh! (?))♡ E grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo ˜ La mia unnie Made, Luhiessi, Made in China ed NGNG, per il suo commento corto ma che andava dritto al punto ♡
 
Ora me ne vado che per il troppo scrivere non ho ancora ascoltato il nuovo album delle mie dee anjkfeb ; ; 2ne1 arrivo ; ^ ; (?)
 
Alla prossima, bellissimi ♡
 
Love you,
Maggie


Ps. Solo io non vedo più la foto dello scorso capitolo? ; ; Ultimamente mi capita con un sacco di fanfiction e anche con le note dell'autrice ; A ; Sono solo io cretina a non vederla, o è proprio sparita? ; ; Ceh, uno si impegna a fare delle belle decenti edit e poi EFP me le toglie?! qwq [PPS. Autopubblicità (?) https://www.facebook.com/MyungjongItalia ... cerco anche admin ; u ; ]

 

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Capitolo 10
*** X ***


[5,5]
- Capitolo X -

 



Kim Myungsoo non si era mai considerato una persona particolarmente impulsiva.
Era il genere di ragazzo riflessivo. Di quelli che si prendono tutto il tempo che vogliono pur di far la decisione giusta.
 
Non era certo una persona precipitosa, di quelle che si fanno condizionare troppo dalle proprie emozioni.
 
In quei 20 e più anni della sua vita, Myungsoo era sempre riuscito a controllarsi, bloccando qualsiasi tipo di impulso che aveva considerato troppo improvviso.
 
Eppure in quel giorno di fine autunno, mentre un venticello sottile soffiava su di lui, nascosto da quel folto viale alberato, Kim Myungsoo non aveva minimamente riflettuto.
 
Il suo comportamento non era stato comandato dal suo cervello, come sempre invece aveva fatto.
Il suo comportamento era stato istintivo, esclusivamente imposto dal suo cuore che stava battendo forte.
 
L non aveva mai pensato che quel giorno sarebbe arrivato.
Il giorno in cui qualcuno fosse riuscito a scheggiare la sua armatura da duro e freddo ragazzo.
 
Perchè quel 5,5 era riuscito a fargli fare ciò?
Che razza di influenza poteva avere quel quasi-sconosciuto su di lui?
 
Per certi versi, Kim Myungsoo era spaventato da Lee Sungjong.
 
Com'era possibile che fosse bastato avere il viso di quel ragazzo a pochi centimetri dal suo per scatenare in lui quella serie di reazioni a catena?
 
A partire dal battito del suo cuore accelerato, che di solito era quieto e calmo.
 
Nel 9,9 si sarebbe dovuto accendere un campanello d'allarme già da quel momento?
 
Ma chi poteva saperlo che sarebbe finito in quel modo?
Chi poteva saperlo che Myungsoo si sarebbe ritrovato a baciare Sungjong?
 
Nessuno dei due aveva anche solo minimamente espresso un qualche sentimento nei confronti dell'altro.
Eppure quello che era successo era sembrato così spontaneo.
Quasi normale. Quasi come se entrambi in fondo se lo stessero aspettando.
 
Quando L aveva appoggiato le sue labbra su quelle incredibilmente morbide del 5,5, si era aspettato di venir rifiutato dal giovane da un momento all'altro.
Si era aspettato che Sungjong lo spingesse via e cominciasse ad urlargli dietro mille cose.
 
Eppure, quando il 5,5 aveva portato le sue braccia intorno al collo di Myungsoo e si era stretto ancora di più a lui, la sorpresa era stata così grande da non poter far altro che far sorridere il maggiore tra i due.
 
Stretti su quel prato coperto di neve, nascosti da tutti da quegli alberi, L sarebbe stato in grado anche di non lasciare andare mai più via Sungjong dal suo fianco.
 
Non sapeva quando erano nati quei sentimenti.
E nemmeno quando era nata quel tipo di attrazione.
 
Myungsoo l'aveva semplicemente baciato perchè era stato il suo cuore a dirglielo.
 
Ma il suo cuore non si era aspettato poi la successiva reazione da parte di Sungjong, che dopo essersi lasciato trasportare da quel bacio, era inevitabilmente tornato alla realtà.
 
E si era solo velocemente staccato da lui.
 
L aveva riaperto gli occhi di scatto, riuscendo solo a vedere il 5,5 che si sfiorava le labbra con un dito prima di scapparsene via.
 
Myungsoo si era lasciato scivolare su quella neve, portandosi poi le mani sulla faccia.
 
 
Che aveva fatto?
 

 
"OPPA!!" - una voce strillante giunse alle orecchie di Myungsoo, che subito alzò lo sguardo per vedere chi fosse.
 
Per tutto quel tempo era stato in silenzio, seduto nel suo banco in quell'aula universitaria.
Se non fosse stata per quella voce femminile, sarebbe riuscito anche a passare tutto il resto della giornata in quella posizione.
 
"OPPA!" - gli ripeté la ragazza che lo stava ora fissando a braccia conserte.
 
Il giovane chiamato in causa la fisso negli occhi - "Che succede?" - le chiese semplicemente, per nulla interessato a ciò che le avrebbe voluto dire la sua compagna di corso.
 
"Non vieni a pranzo?" - gli chiese - "Solitamente a quest'ora scatti sempre in piedi per andare chissà dove ..."
 
L si morse il labbro inferiore, tornando a fissare un punto indefinito dell'aula, come aveva fatto fino a poco prima.
 
Allora tutti se n'erano accorti della sua foga nel correre via durante l'ora di pranzo?
 
Eppure, lui non s'erano mai reso conto.
Non si era mai accorto di come correva veloce verso quella panchina di legno scuro, ormai diventata familiare ai suoi occhi.
 
Però quel giorno non era corso via da quella struttura universitaria.
Se n'era rimasto semplicemente al suo posto.
 
Con una mano appoggiata sotto il suo mento e gli occhi persi in un punto non ben preciso, Kim Myungsoo desiderava andare verso quella panchina di legno.
 
Ma preferiva soffrire ad occhi chiusi.
 
Sapeva che non avrebbe rivisto la figura di Sungjong.
Non avrebbe rivisto il suo viso sorridente che lo salutava.
 
Preferiva non vederlo con i propri occhi.
 
Era il penultimo giorno del mese, ma i due ragazzi non stavano pranzando insieme.
 
Il giorno prima, L si era diretto alla panchina di legno, pronto, o quasi, a spiegare il suo strano comportamento al 5,5.
Anche perchè nemmeno lui stesso era ancora consapevole del perché lo avesse fatto.
 
Che fosse amore?
Questa parola non gli era nemmeno passata per l'anticamera del cervello.
 
Era mai possibile innamorarsi di una persona frequentata nemmeno per un mese?
Per di più, di un ragazzo?
 
Prima d'ora, Kim Myungsoo era sempre e solo uscito con delle ragazze.
Possibile che fosse bastato quel quasi-sconosciuto a fargli completamente cambiare la sua idea di amore?
 
No, non è amore, si era detto, E' stato semplicemente uno sbaglio.
 
Eppure, quando il giorno prima non aveva visto Lee Sungjong venire verso di lui in quel viale alberato, qualcosa in lui era scattato.
 
Aveva avvertito qualcosa stringergli concretamente la gola.
In una morsa quasi soffocante.
 
Aveva provato l'istinto di togliersi quella sua sciarpa nera, ma aveva come il sospetto che non sarebbe comunque cambiato nulla.
 
"Oppa ..." - di nuovo quella voce femminile lo fece tornare alla realtà - "E' successo qualcosa?"
 
Myungsoo fece spallucce.
 
"Oppa ... non è che ti sei innamorato?"
 
Quella domanda improvvisa fece sgranare gli occhi sottili del 9,9.
Non si era aspettato una simile cosa.
Si notava così tanto un cambiamento in lui?
 
"Non lo so." - le rispose sinceramente - "Non so cosa sia l'amore." - aggiunse quella frase che a lui stesso era stata rivolta e che solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse veritiera.
 
La ragazza di fronte a lui si cominciò a torturare l'orlo del suo maglione colorato.
 
"L'amore eh..?" - cominciò a riflettere ad alta voce - "Penso sia quando non pensi ad altro che a quella persona. Quella persona che è in grado di farti battere il cuore anche quando non è davanti a te. Quella persona che non smetteresti mai di osservare, perchè ai tuoi occhi innamorati si presenta come la cosa più perfetta di questo mondo... Non saprei, penso che questo sia amore."
 
Kim Myungsoo aveva ascoltato attentamente tutto il suo discorso.
Sapeva che la ragazza fosse innamorata di lui da molto tempo e sapeva che quella parole fossero riferite a lui.
Eppure a lasciarlo sorpreso non era stato quello.
 
Era stato invece il fatto che quelle parole fossero identiche ai suoi pensieri.
 
Pensieri che non era mai riuscito ad esprimere a parole, ma che lo aveva appena fatto quella giovane 9.
 
Kim Myungsoo non sapeva cosa fosse l'amore.
Aveva sempre odiato quell'estrema sdolcinatezza che nemmeno pochi secondi prima gli aveva cantilenato la sua compagna di corso.
Eppure la sua mente aveva cominciato a pensare.
 
Che fosse davvero amore?
 
 
Myungsoo non lo sapeva, ma era pronto a scoprirlo.
 

 
Quando il sole anche quella mattina si alzò, Sungjong sapeva che anche per quel giorno avrebbe fatto la scelta sbagliata.
 
In quei tre giorni aveva solo e semplicemente sbagliato, scappando da qualcosa da cui non bisognava scappare.
 
Eppure, Lee Sungjong non si sentiva pronto.
Non si sentiva pronto a risentire il suo cuore battere forte, le sue mani sudare e i suoi occhi osservare quella persona.
Semplicemente, non era pronto per ritrovarselo faccia a faccia dopo tutto quello che era successo.
 
Era successo improvvisamente e velocemente, eppure per il 5,5 qualcosa era contato.
Qualcosa di molto importante era contato.
 
Quando Myungsoo aveva baciato le sue labbra improvvisamente, Sungjong aveva pensato a quello come a una sua semplice visione.
La sua immaginazione era sempre stata piuttosto fervida a dire il vero.
 
Lee Sungjong ora però aveva paura a sentire nuove parole da parte del 9,9.
Aveva paura di sentirgli dire che quello che era successo era solo un errore.
Aveva paura, quindi non si attentava ad incontrarlo.
 
Preferiva rimanere nell'ignoto.
All'oscuro di tutto.
 
In quel modo, il suo cuore ormai chiaramente innamorato non faceva altro che soffrire.
Ma la verità avrebbe fatto più male.
 
Eppure i due avevano ancora un conto in sospeso.


 
Era l'ora di pranzo quando Kim Myungsoo cominciò a camminare per quel viale alberato in direzione di una panchina di legno in particolare.
 
Sapeva che non ci avrebbe trovato la persona che desiderava ad attenderlo, ma tanto valeva tentare.
 
Era l'ultimo giorno di quel mese e domani il suo patto con il 5,5 sarebbe terminato.
 
E qualcosa gli diceva che, se non lo cercava quel giorno, non sarebbe più riuscito a rivedere il bel volto di Lee Sungjong.
 
Aveva capito, dal suo comportamento e dalla sua fuga repentina, che il giovane non fosse innamorato di lui.
Suo malgrado, pensava che i suoi sentimenti non fossero corrisposti.
 
Kim Myungsoo non era certo felice di ciò.
Ora che aveva finalmente incontrato con i propri occhi l'amore, ora che aveva provato quella sensazione di improvvisa serenità sulla sua pelle, non era felice di dover già terminare tutto.
 
Ma Sungjong lo aveva in un qualche modo cambiato e l'idea di non rivederlo più era anche peggio di quella di dover reprimere quei suoi sentimenti.
 
Pur di riaverlo al suo fianco, avrebbe accettato anche di averlo semplicemente come amico.
 
Sbuffò rumorosamente mentre camminava verso la sua direzione.
 
Perchè si rendeva conto solo in quel momento di quanto fosse già diventata fondamentale la presenza di Lee Sungjong nella sua vita?
 
Odiava farsi condizionare da qualcuno che non fosse lui stesso, ma non riusciva a non farsi influenzare da quel ragazzo.
 
Myungsoo sbuffò aria calda per l'ultima volta, prima di incontrare con gli occhi quella panchina di legno scuro.
 
Quella panchina naturalmente vuota.
 
Si diede dello scemo.
Si aspettava davvero di poter rincontrare il viso sorridente di Sungjong lì ad attenderlo?
 
L fece per tornarsene sui suoi passi, stringendo meglio la sciarpa di lana intorno al suo collo sottile, ma qualcosa di luccicante attirò prima la sua attenzione.
 
Myungsoo strinse meglio occhi per osservare cosa c'era appoggiato su quella panchina e, quando lo riconobbe, qualcosa scattò in lui.
 
Percorse a grandi e veloci passi quella strada innevata che lo separava da quella cosa.
Quando arrivò davanti ad essa, il suo cuore non poté far altro che perdere inconsciamente un battito.
 
Afferrò quell'oggetto tra le sue mani.
Era un oggetto di sua proprietà, eppure gli sembrava così sconosciuto in quel momento.
 
Myungsoo si ricordò solo in quel momento del perchè lui ed il 5,5 si fossero incontrati per un intero mese, quasi come se per tutto quel tempo gli fosse sfuggito di mente.
 
Aveva davvero pranzato con Sungjong solo per quella targhetta?
Quella targhetta che in quel momento non gli era mai sembrato così inutile e di scarso valore.
 
L provò l'impulso di gettarla a terra.
 
Non la voleva.
Pur di poter passare ancora del tempo Lee Sungjong avrebbe anche accettato di non riottenerla più.
 
Non voleva davvero accettare il fatto che lui e l'altro ragazzo non si sarebbero più visti.
Che non si sarebbe più incontrati per pranzare insieme, chiacchierare, ridere, fissarsi negli occhi.
 
No, non voleva.
 
Lanciando quella targhetta nella sua tracolla di pelle nera, il 9,9 se ne andò via alla ricerca di una persona ben precisa, ma di una destinazione non identificata.
 

Kim Myungsoo avrebbe ritrovato Lee Sungjong.
Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare ora che aveva capito che cosa fosse l'amore.

 



 

 

Note dell'autrice

E dopo lo scorso capitolo che a quanto pare vi è piaciuto (mi avete riempita di recensioni nsjwkn ; A ; -commoss-) ... eccoci qua con il seguito ˜
E se prima vi piacevo almeno un pochino come autrice .. ora ho come il sospetto che non sia più lo stesso .... (?)
Scusatemi ; ; Io non avevo MAI avuto intenzione di farli baciare poi dividere. Penso che qualcuno stesse già fantasticando aspettandosi finalmente la loro storia d'amore e invece no. 
Non sono cattiva, eh ; ; E' stata mia sorella a dirmi di fare così ; A ; (?)(scarico la colpa su di lei *coff coff*)
Ora non vi resta che aspettare e immaginare(?) se si metteranno insieme oppure no˜
Ok, vi ringrazio tutti prima che di ritrovarvi sotto a casa mia con dei badili--/?
Grazie a chiunque abbia letto questo nuovo capitolo ♡ Grazie a chiunque abbia inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate ♡ E un grazie in particolare a chi ha recensito: hae na, NGNG, Made in China, MaryMaggie [MIA SORELLA HA RECENSITO.... sono ancora sconvolta scusate--/?] e Luhiessi ♡ Siete l'amore♡

E nulla, spero abbiate apprezzato questo capitoletto del piffero ; ;
AH! HO APERTO LA MIA PAGINA D'AUTORE SU FACEBOOK ; u ; (https://www.facebook.com/pages/Maggiemary-EFP-/657116371016674
Qualcuno ho visto che ha già cliccato mi piace bjkefbio Ma non avendovi tutti tra gli amici di facebook, condivido anche qui la pagina^^
Cliccate mi piace se volete insomma ; v ; Questa paginetta è nata per dimostrarvi che sono viva (?) anche se per molto tempo non aggiorno ; ; E poi potete mandarvi tutte le maledizioni e gli insulti possibili ; w ;
Eh niente .... scappo via (?)

Alla prossima, bellissimi;

Love you♡
Maggie


Ps. Come forse avrete notato, ultimamente ho problemi con EFP ; ; Non mi fa mettere le foto né nei capitoli né nella BIO .. quindi d'ora in poi non metterò più l'immagine ad inizio storia. Sorrrrrrrry ; A ;

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Capitolo 11
*** XI ***



[5,5]
- Capitolo XI -

 


 


 
Sungjong se n'era rimasto per un po' dietro un angolo prima di sbucare fuori dal suo "nascondiglio".
 
Aveva passato diversi minuti a buttare occhiate verso quella panchina di legno usato prima di prendere coraggio e decidere di proseguire.
 
Quel giorno era sgattaiolato via prima della fine delle sue lezioni, in modo da essere sicuro di arrivare in quel posto senza troppo imprevisti.
 
E, tra tutti questi, quello che troneggiava era di incontrare una certa persona.
 
Si era ripromesso che non l'avrebbe più visto.
Si, lo aveva promesso a sé stesso.
 
Non sapeva in verità perchè lo stesse facendo ma, dopo quel pomeriggio in cui le loro labbra si erano incontrate, qualcosa era scattato in lui.
Una serie di sentimenti che in un certo senso erano sempre stati custoditi e cresciuti dentro di lui ma di cui non aveva mai notato le radici.
 
Come se per tutto quel tempo Lee Sungjong non avesse fatto altro che coltivare un fiore.
Un fiore delicato che però non aveva mai notato.
Perchè era cresciuto spontaneamente. Selvaticamente. Senza il suo volere.
Nascosto tra tanti altri fiori, tra tante altre distrazioni.
Eppure, senza rendersene conto, non aveva fatto altro che curarlo. Accrescendolo sempre di più.
Mentre innaffiava le altre piante, conseguentemente non faceva altro che dar nutrimento anche a quel piccolo fiore.
 
Lee Sungjong non si era mai accorto di tutto ciò.
Non aveva mai notato come le sue radici si fossero rinforzare giorno dopo giorno.
Solo quando i suoi occhi erano finalmente entrati in contatto con quei petali cresciuti, il ragazzo si era accorto della sua presenza.
Si era reso conto che quel fiore era sempre stato lì, prima messo da parte e oscurato da quella miriade di altre piante, ma che ora troneggiava.
Sungjong non aveva potuto far altro che sorridere e meravigliarsi di quel bellissimo fiore.
Non aveva potuto far altro che ammirare come quei colori si riflettessero meravigliosamente nei suoi occhi.
Come se i suoi occhi fossero sempre stati destinati ad osservare quel fiore.
Come se le sue narici fossero sempre state destinate a destinare quel profumo.
 
Eppure, c'era qualcosa che non andava.
Nell'istante esatto in cui le sue mani avevano toccato quel gambo verde sottile e lo avevano preso in mano, Sungjong si era sentito in colpa.
Si era sentito in colpa di aver estirpato quel fiore dal terreno.
Come se non fosse lui a dover decidere la sorte di quella pianta.
 
Si era sentito in colpa di aver fatto quello, prima di ricevere un permesso di un qualche tipo.
Quel fiore era selvatico, magari anche velenoso, magari anche illegale.
 
Lee Sungjong non lo sapeva perchè era la prima volta che ne vedeva uno così.
 
Pensava che, dopotutto, non fosse solo colpa sua.
Dopotutto, era stato il fiore a portare ad estirparlo.
La bellezza colorata di esso lo aveva spinto a prenderlo tra le sue mani come un oggetto prezioso.
 
E Lee Sungjong avrebbe solo voluto tenerlo per sempre con sé.
 
Rinchiuderlo magari tra le pagine spiegazzate di un libro di botanica, in modo da poterlo osservare ogni qual volta ne avesse voglia.
 
Ma non poteva.
Quel fiore non era di sua proprietà ed era sconosciuto.
 
Così lo aveva riappoggiato nell'erba verde e aveva tentato di ripiantarlo.
 
Ma le sue radici erano già state tolte.
 
Ora sarebbe stato impossibile riportare tutto com'era stato all'inizio.
 
E Sungjong lo sapeva.
Per questo non aveva cercato più di tanto di fare qualcosa per risolvere quella situazione.
Anche se ci aveva provato, dopo un po' aveva rinunciato a voler piantare quel fiore, ormai già troppo cresciuto.
Così lo aveva abbandonato tra le altre piante, cercando poi un modo per camuffarlo.
 
Così Lee Sungjong aveva preso quella targhetta d'oro preziosa, che per tanto tempo aveva tenuto sul suo comodino in attesa di essere restituita al legittimo proprietario.
 
Con un unico scopo: ridarla a Kim Myungsoo.
 
Il mese del loro contratto dopotutto era trascorso.
Che Sungjong non se ne fosse accorto, non importava.
Che fossero successe tante cose, non importava.
Che non volesse smettere di incontrare quel ragazzo, non importava.
 
Il contratto era iniziato con una targhetta e con quella sarebbe anche dovuta finire.
 
Era certo che non avrebbe più rivisto il 9,9 dopo quel giorno.
Le loro due esistenze sarebbe continuate ad andare avanti separatamente.
 
Come giusto che fosse.
 
Era stato sbagliato l'essersi incontrati.
Era stato sbagliato l'essersi visti più volte.
Era stato sbagliato l'essersi baciati.
 
E mentre appoggiava quella targhetta sulla panchina, nella speranza che avrebbe raggiunto il legittimo proprietario, Sungjong sentiva che stava facendo la cosa giusta.
 
 
Anche se il suo cuore gli stava sussurrando che non aveva mai preso decisione più errata.
 



 

Ormai si era abituato.
Il 5,5 ormai non si sorprendeva più di tanto delle occhiatacce che gli riservava la gente.
 
Ricordava che un tempo ne aveva avuto a male di ciò.
Si ricordava di infinite notti passate insonni a riflettere su ciò che non andava in lui.
Si ricordava di infiniti pomeriggi passati a fissare il suo riflesso in quello specchio sbeccato appeso in camera sua.
 
Da quand'è che non si era più soffermato su quella lastra di vetro riflettente però?
 
Da quand'é che gli sguardi erano tornati pesargli così tanto?
 
Sungjong non sapeva dare una risposta certa a nessuna delle due domande.
Era a conoscenza solo del fatto che improvvisamente era come se fosse tornato alla realtà.
Come se quel numero inciso su quel cartoncino di carta fosse tornato a farsi vedere.
 
Eppure non se n'era mai andato.
Era sempre rimasto appeso ai suoi indumenti.
 
Ma il ragazzo, per un certo periodo, ne aveva come sentito la scomparsa.
O comunque non ne aveva notato la presenza.
In un certo periodo, che forse si poteva semplicemente racchiudere in un mese.
 
Sungjong scosse forte la testa mentre proseguiva per quel viale alberato, verso il suo dormitorio dopo aver riconsegnato quella targhetta.
 
In altre circostanze, il 5,5 avrebbe camminato ai lati di quella strada, camuffandosi e nascondendosi dietro quei folti alberi.
Lontano da tutto e da tutti.
Come tutti i suoi compagni di unità facevano.
 
Eppure da lì a un po' la voglia di nascondersi era come scomparsa.
Come se essere un insufficiente non fosse poi così male.
 
"Hai proprio una faccia tosta ... 5,5." - la voce tagliente di un ragazzo si fece sentire alle sue spalle, interrompendo così il suo flusso di pensieri.
 
Sungjong si girò alle sue spalle, venendo così faccia a faccia con 3 ragazzi più o meno alti come lui.
 
Da quand'è che anche i 6,5 si ritrovano a fare i bulli di questo campus?, si ritrovò a pensare, osservando le facce da strafottenti che aveva assunto quei tre sconosciuti.
 
Senza dire nulla, il ragazzo fece retrofronte tornando sui suoi passi, ma senza però riuscire a camminare per un lungo tratto.
 
"Ehi!" - lo richiamarono - "Stavamo parlando con te!"
 
Il giovane roteò gli occhi al cielo - "Non voglio avere nulla a che fare con tipi come voi." - si ritrovò questa volta a replicare a tono.
 
Sungjong sapeva che avrebbe dovuto tacere.
Se ne sarebbe dovuto star zitto e proseguire per la sua strada.
Prima o poi si sarebbe annoiati di importunarlo.
Lui doveva solo ignorarli.
 
Eppure Lee Sungjong non era uno di quei ragazzi che amava subire solamente.
Preferiva di sicuro agire.
Suo malgrado.
 
La sua unità non gli avrebbe mai permesso di fare una simile cosa senza ricevere conseguenze.
 
Conseguenze che come d'abitudine arrivarono.
 
Una mano si poggiò fortemente sulla sua spalla, impedendogli di proseguire e costringendolo a girarsi.
 
"Con chi credi di parlare, nullità?!" - gli sputarono crudelmente in faccia.
 
Sungjong fece una smorfia, mentre il suo cervello gli suggeriva che era il momento giusto per darsela a gambe.
 
Era un 5,5 e, se quella situazione fosse peggiorata, nessuno sarebbe mai corso a salvarlo.
 
Quel viale era pieno di persone che andavano e venivano.
Ma tutti li ignoravano, come "giusto" che fosse.
 
Se un insufficiente e tre poco più che sufficienti litigavano, cosa sarebbe mai dovuto importare a dei superiori?
 
Il ragazzo era a conoscenza di ciò, per questo aveva sempre tenuto un basso profilo per evitare simili cose.
 
Allora perchè quel giorno si stava comportando in quel modo?
Forse perché aveva come scoperto che le unità superiori a lui non fossero poi tanto superiori?
Forse perchè aveva capito che non erano altro che semplici ragazzi come lui?
 
Forse perché aveva conosciuto un 9,9 che lo aveva trattato come una persona e non come un numero?
 
Non lo sapeva, ma si ritrovò comunque a riaprire bocca - "Nullità ..? Non mi sembra che voi siate messi tanto meglio!"
 
I tre 6,5 lo guardarono con uno sguardo truce, corrugando le fronti.
 
Il più alto tra di loro fece per parlare, ma Sungjong lo superò per tempo, non sapendo nemmeno lui perchè lo stesse realmente facendo.
 
"Siete solo delle unità di mezzo. Né 6, né 7."
 
"Tsk. Da che pulpito! Tu stesso sei un caso del genere!"
 
"Ne sono consapevole... proprio per questo ne posso parlare con sicurezza. Altro che gente come voi che sentendosi superiore pensa di poter sparare sentenze senza un minimo di verità. Date solo aria ai denti!"
 
Le parole di Sungjong furono la goccia che fece traboccare il vaso.
 
La mente del ragazzo non aveva fatto altro che cercare di fermarlo.
Aveva cercato di frenare quel flusso di rabbia improvvisa che lo avevano fatto parlare.
 
Eppure una parte di lui non aveva fatto altro che aspettare quel momento.
Momento in cui avrebbe potuto finalmente esprimere a parola i suoi pensieri, fregandosene delle possibili conseguenze.
 
Una parte di lui aveva sempre e solo aspettato che quel 6,9 afferrasse il colletto della sua giacca.
E così fu.
 
Quel che sembrava il leader di quel piccolo gruppo gli strinse con forza il cappotto e la sciarpa tra le sue mani, quasi sollevando il suo corpo all'altezza del suo viso.
 
Sungjong non fece resistenza in nessun modo, rimanendo solo lì a stringere i denti come stava facendo anche il ragazzo di fronte a lui.
 
Cosa gli avrebbe fatto ora?
Come sarebbe andata a finire quella storia?
 
Sarebbero finiti per picchiarsi a vicenda?
Perchè quei tre ragazzi parevano avere abbastanza esperienza al riguardo.
 
Il 5,5 non lo sapeva.
Era solo certo che nessuno sarebbe accorso in suo aiuto.
 
"Non ti hanno insegnato le buone maniere, brutto?"
 
Sungjong strinse gli occhi, mentre il 6,5 aveva stretto la presa, portando il minore a tossire per quella improvvisa fatica a respirare.
 
Si morse un labbro, prima di aprire bocca e replicare nuovamente a quelle parole dure che gli erano state rivolte.
 
O perlomeno cercò.
Cercò di replicare, ma con scarso successo.
 
Senza rendersene conto, qualcuno era giunto al loro fianco.
Qualcuno che lo aveva cercato per tutto quel parco alberato e che lo aveva ritrovato in quella situazione.
Qualcuno che Sungjong non avrebbe in nessun modo voluto incontrare.
In particolare in quella situazione.
 
Quel nuovo arrivato staccò le mani del 6,5 dal colletto del giovane e velocemente lo fece spostare da lui.
 
"Non mi sembra un comportamento adeguato alla vostra unità. Siete ancora troppo in bilico, non vi conviene farvi venir rimproverare da quelli del palazzo centrale."
 
Il 6,5 lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
 
"Che vi succede a voi inferiori oggi? Avete tutti voglia di fare i rivoluzionari?!"
 
L'interpellato gli riservò un sorrisetto, mostrandogli poi una targhetta luccicante che teneva tra le mani.
 
"Non dovreste trarre conclusioni infondate."
 
I due ragazzi al fianco del 6,5 fecero automaticamente un passo indietro dopo aver letto quell'unità sulla targhetta.
 
"Hyung ..." - intimarono poi all'amico - "Andiamocene. È meglio smettere di scherzare...."
 
Quest'ultimo strinse i pugni lungo i fianchi, prima di calciare un sasso lontano e andarsene via di lì, scocciata a e infuriato per quella sconfitta per cui nemmeno aveva combattuto.
 
Ma un 6,5 aveva già la partita persa con un 9,9.
 
Sungjong, che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che starsene in disparte, fece un passo indietro, pronto ad andarsene velocemente via da lì.
 
Nemmeno pochi minuti prima si era ripromesso di non vedere mai più quel ragazzo ed ora invece era già riapparso?
 
Il karma ce l'aveva con lui.
Ma a dire il vero la fortuna non era stata mai particolarmente dalla sua parte.
 
Se no a quel momento non sarebbe stato un 5,5.
 
"Dove credi di andartene?!" - gli domandò Myungsoo, trattenendolo per un pulso prima che Sungjong se ne potesse andare definitivamente di lì.
 
Il giovane scosse la mano, in modo da fargli perdere la presa.
Il 9,9 lo guardò amareggiato.
 
"Non mi ringrazi nemmeno?"
 
"Non mi sembrava di averti chiesto in alcun modo aiuto."
 
"Però ne avevi bisogno."
 
Ed era vero?
Senza l'arrivo di Myungsoo quella situazione si sarebbe conclusa per il peggio?
 
"Non puoi litigare con un tuo superiore così a cielo aperto! Immagina se qualcuno avesse chiamato le autorità!" - lo fece riflettere - "Se ti avessero portato al palazzo centrale ... di sicuro avrebbero abbassato ancora di più la tua unità..."
 
Il maggiore lo stava rimproverando.
Sgridando per ciò che aveva fatto.
Eppure allo stesso tempo poteva sentire una certa preoccupazione nelle sue parole.
 
Una preoccupazione che Lee Sungjong non avrebbe mai voluto percepire.
 
"E allora?!" - gli replicò contro ad alta voce - "Tanto la mia unità è già da miserabile! Per di più ... tu non dovresti preoccuparti di quello che mi accade!"
 
Myungsoo lo fissò dritto negli occhi, portando il 5,5 ad abbassare gli occhi verso la punta delle sue scarpe usate.
 
"E se non lo faccio io, chi dovrebbe farlo allora... ?"
 
Sungjong sobbalzò per quella frase improvvisa.
 
Come poteva dire una simile cosa con leggerezza?
Per il 5,5 non era una frase da nulla.
 
Myungsoo tentò di appoggiare una mano sulla guancia del più piccolo, ma quest'ultimo fu più veloce a ritrarsi.
 
"Non devi pensare a me." - gli sussurrò a denti stretti, prima di scappare via da quel viale affollato e andarsene nella sua stanza.
 
Il 9,9 lo guardò andare via, convinto in un qualche modo di averlo definitivamente perso.
 
Ma forse non era così.
Forse c'era ancora qualcos'altro che poteva fare.
 
 
Così Kim Myungsoo si arrotolò le maniche del suo cappotto e si sistemò bene la tracolla sulla sua spalla.
 


 


 
 
Note dell'autrice
Pubblico ad un orario indecente, con un ritardo indecente ed un capitolo altrettanto indecente. Ma andiamo per gradi (?)
Prima di tutto, mi inchino a voi per chiedere umilmente scusa per la mia improvvisa e abbastanza prolungata assenza da efp ; A ; Ultimamente ero in uno stato di "guardiamoci anime e leggiamoci manga finché non mi si seccano i bulbi oculari"(?) e tra la gita scolastica e mille mila compiti non riuscivo a ricavare nemmeno un attimino-ino-ino (?) per voi ; // ; Sono pessima,quindi vi chiedo scusa all'infinito qwq
Secondo, forse starete pensando "Aggiorna così tardi e per di più con un capitolo così moscio e aperto?!" ... ecco, non voglio essere affatto sadica nei vostri confronti ; A ; Potrebbe sembrare, ma sono una persona gentile io ; - ; (?) Solo che il capitolo si stava facendo incredibilmente lungo e noioso quindi mi sono detta che forse era meglio fermarsi con una fine aperta piuttosto che scrivere velocemente ed in breve il seguito ...
Forse sono cretina, ma ormai il danno è fatto (?)
Terzo, perchè Sungjong fa improvvisamente il bulletto? Bah, sinceramente Jongie ha assunto questo carattere nella fanfiction, piuttosto diverso da "You're my panda" ma neanche troppo, quindi ho lasciato che il suo comportamento si esprimesse in maniera più naturale possibile (???) Per di più ... tumblr e social network vari sono PIENI di foto sue che si finge delinquente, quindi forse mi sono fatta inconsciamente influenzare./?
Quarto, GRAZIE PER AVER LETTO ANCHE QUESTO CAPITOLO ; VVV ; Vi amo e venero per starmi ancora seguendo nonostante la mia lentezza e vi ricordo la mia pagina d'autore (https://www.facebook.com/pages/Maggiemary-EFP-/657116371016674). Un grazie in particolare a chi ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate e a chi ha recensito (hae na, Made in China, NGNG, mia sorella che continua a recensire non so per quale miracolo /?, e la mia unnie Made) -lancia cuori- ; uu ;
 
E nulla, penso basta (?)
Grazie grazie grazie ancora ; v ;
Cercherò di non morire nuovamente e continuate a sostenermi finchè potete, anche se la tiro davvero troppo per le lunghe ; - ;
 
Alla prossima, stupendi;
 
Love you,
Maggie
 
 

 

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Capitolo 12
*** XII ***


 [5,5]
- Capitolo XII -

 



 



Myungsoo si ricordava il giorno del suo Coming Of Age.
 
Erano passati pochi anni da quel fatidico giorno e ancora si ricordava gli sguardi colmi di stupore che gli aveva riservato la gente, quando era uscito da quella stanza tanto bianca degli uffici centrali.
 
Lui era disorientato e confuso su ciò che era successo.
Ancora più confuso di quando, da bambino, aveva fatto ai suoi genitori domande su ciò che sarebbe accaduto al suo Coming Of Age e non aveva ricevuto risposte.
 
I suoi genitori erano sempre stati delle persone piuttosto serie.
 
Poco volte il ragazzo li aveva visti anche solo fare un accenno di sorriso.
Eppure si ricordava il loro entusiasmo di quando era ritornato a casa con quella targhetta d'oro luccicante.
E si ricordava perfino le prime parole che aveva pronunciato.
 
"Kim Myungsoo, sei proprio un ragazzo fortunato! Con una simile unità .. sarai per sempre felice."
 
Ed il giovane ci aveva creduto.
Era forse la prima volta che i suoi genitori lo trattavano in quel modo affettuoso.
Era forse la prima volta che si dimostravano davvero orgogliosi di lui.
 
Così Myungsoo aveva cominciato a seguire a puntino ogni singola regola che le unità come lui dovevano rispettare, senza nemmeno un accenno di decisione.
 
Aveva trattato male le persone.
Le aveva schernite, umiliate, derise.
Eppure non l'aveva mai vista come una cosa brutta.
 
Che importava far piangere un insufficiente dopotutto?
 
I suoi genitori gli avevano detto che quella targhetta lo avrebbe reso per sempre felice e lui non desiderava altro.
Per nulla al mondo avrebbe voluto perdere la sua targhetta.
 
Eppure una volta era successo.
Era successo e per poco aveva sentito la sua vita andare in frantumi.
 
Senza la targhetta cosa sono?, si era chiesto, Non sono più un superiore? Non sono più bello? Non sarò più felice quindi?
 
Tante domande lo avevano confuso e alla fine, pur di riottenere il suo oggetto prezioso, era sceso a patti con un insufficiente.
 
Con uno di quelle persone che aveva sempre guardato dall'altro verso il basso.
 
Myungsoo aveva fatto il countdown per la fine di quel mese, non aspettando altro che quello.
Lui rivoleva la sua felicità.
 
Eppure, quando un giorno gli era capitato di sorridere insieme a quel giovane, qualcosa in lui era scattato.
 
Come poteva alzare gli angoli della sua bocca anche se la sua unità era scomparsa concretamente?
Come poteva essere felice solo stando in compagnia di quella persona?
 
Era inverosimile per lui.
 
La sua mente confusa lo avevano tormentato per giorno, fin quando il suo cuore non aveva preso il sopravvento.
 
Ed era arrivata ad una conclusione.
Una conclusione che lo aveva totalmente e improvvisamente spaventato.
 
Era quindi possibile essere felici?
Essere felice non essendo un unità alta?
 
Ma se no era un'unità, Kim Myungsoo allora cos'era?
 
Forse un semplice essere umano.
Si, Myungsoo poteva esserlo.
 
Allora, in quel pomeriggio di fine mese, il ragazzo si arrotolò le maniche e si sistemò meglio la tracolla.
 
Era pronto ad essere una persona.
Una persona con accanto la sua felicità.
Felicità che ora doveva soltanto riprendere.
 
 
Così Kim Myungsoo si ritrovò a correre verso Lee Sungjong.
 

 

 
Sungjong chiuse forte la porta alle sue spalle, portando poi le mani intorno alla maniglia, nel vano tentativo di chiuderla a chiave dal momento che quella serratura ormai era rotta da mesi.
E sarebbe rimasta malmessa ancora per un bel po' di tempo.
 
Non che ci fosse poi tanto da temere a trascorrere il tempo in una camera aperta.
Accedere a quel dormitorio era piuttosto semplice, a differenza degli altri edifici lì intorno, ma mai si era visto qualcuno entrare lì di sua volontà.
 
Il 5,5 sbuffò prima di lanciare la sua tracolla in un angolo della camera e fare una spanciata sul suo duro e scomodo letto ad una spanna.
 
Il giorno del suo Coming Of Age pensava fosse stato il più brutto della sua esistenza probabilmente.
Quando aveva ricevuto quell'unità così scarsa, si era detto che mai avrebbe potuto avere sfortuna peggiore di quella.
 
Eppure, se Lee Sungjong avesse avuto poteri paranormali e fosse riuscito a vedere nel suo futuro, non l'avrebbe pensata allo stesso modo.
Si sarebbe semplicemente reso conto che la sua sfortuna cominciava da lì.
E suo malgrado non si sarebbe conclusa presto.
 
C'era un rimedio a tutto ciò?
Il ragazzo non ne era ancora a conoscenza e, sdraiato su quel letto, pensava forse che non ne avrebbe mai trovato uno.
 
Innamorarsi poteva dirmi una sfortuna?
Forse no, piuttosto era da ritenere una bella cosa.
 
Eppure tutto mutava se si aggiungevano alcune varianti.
Varianti come le unità.
Unità totalmente agli antipodi, che in nessun modo sarebbe potute stare felicemente l'una al fianco dell'altra.
 
O di questo il 5,5 perlomeno era certo.
 
Perchè si, che Lee Sungjong si fosse innamorato di Kim Myungsoo, ormai era scontato.
 
Il giovane non poteva più evitare quel forte battito del suo cuore che si presentava ogni qual volta che incontrava il maggiore.
Era la prima volta che provava simili emozioni, proprio per questo era sicuro che si trattasse di amore.
 
E questo lo faceva stare male.
 
Sua madre gli aveva sempre parlato dell'amore come qualcosa di meraviglioso.
Qualcosa che ti riscalda, protegge, fa sorridere.
Sungjong aveva sognato il giorno in cui anche lui avrebbe potuto puntare gli occhi sulla sua persona amata.
Aveva pensato a quel giorno come ad un bel giorno.
 
Ma la situazione in cui si ritrovava in quel momento non assomigliava ad sogno.
Proprio per niente.
 
Per una frazione di secondi, quando il ragazzo aveva capito di amare quella persona e le loro labbra si erano toccate, Sungjong aveva provato un gorgoglio allo stomaco che lo avevano portato a sorridere.
Si, in quel istante era stato felice.
 
Eppure ciò che era venuto dopo, quando aveva finalmente realizzato ciò che era successo, non gli era per nulla piaciuto.
 
Era stato come svegliarsi troppo presto da un bellissimo sogno.
Davvero troppo presto.
 
Sungjong aveva cercato di recuperare qualche frammento di sogno, in modo da poter riprendere quel bel viaggio onirico, ma alla fine ci aveva rinunciato, arrivando alla conclusione che fosse impossibile ricominciare ciò che era appena finito.
Dopotutto, era stato semplicemente un sogno.
Il ragazzo doveva guardare in avanti.
Doveva guardare con occhi aperti la realtà.
Una realtà che non avrebbe mai e poi mai permesso ad un 5,5 e a un 9,9 di potersi amare tranquillamente.
 
Kim Myungsoo però non aveva reagito nel suo stesso identico modo, anzi contrariamente.
E Sungjong non ne comprendeva il perchè.
 
Ci aveva riflettuto ed era arrivato a due semplici conclusioni: o il ragazzo lo stava bellamente prendendo in giro, oppure provava già dei forti sentimenti nei suoi confronti.
 
Alla fine, il 5,5 aveva scelto la prima opzione come la più plausibile.
 
Com'era davvero possibile che Myungsoo lo amasse?
Era davvero potuto nascere un sentimento così profondo in solamente un mese?
Per di più, era tutto totalmente insensato.
 
Un superiore che si innamorava di un insufficiente?
 
Era una situazione talmente improponibile a cui Sungjong non aveva nemmeno mai pensato.
 
Il giovane si raggomitolò su stesso, mordendosi nervosamente un labbro.
Il suo cuore batteva forte e non riusciva a placarlo in nessun modo.
 
Perchè si era dovuto innamorare?
 
"Stupido, stupido, stupido di un Lee Sungjong!!" - si urlò contro, mentre un venticello gelido entrava da quella finestra socchiusa - "Non puoi essere più stupido di così!!"
 
Il ragazzo rimase per un po' di tempo sdraiato su quel letto a fissare un punto indefinito di quella minuscola camera, mentre la sua mente sembrava essersi fatta improvvisamente vuota.
 
Sarebbe riuscito a dimenticare?
Sarebbe riuscito a dimenticarlo?
Doveva. Non c'erano altre possibilità.
 
Sarebbe bastato semplicemente non vederlo mai più.
Non sarebbe stato troppo difficile.
Le loro vite si erano incontrate per caso, quindi potevano benissimo separarsi, giusto?
Giusto?
 
Sungjong cercò di chiudere gli occhi e di dormire.
Non aveva sonno, ma non aveva nient'altro di meglio da fare.
Avrebbe solo passato inutile tempo a riflettere.
 
E secondo lui aveva già riflettuto abbastanza.
 
Chiuse gli occhi nella vana e ultima speranza di potersi addormentare in pace, anche se da lì ad un po' di tempo non gli capitava più di addormentarsi serenamente.
Era sempre tormentato e, se non erano i suoi pensieri, era per colpa di un qualche rumore sospetto che proveniva dall'esterno di quell'edificio.
 
Non è possibile..., si disse mentre si alzava di scatto dal letto, Non ancora!
 
Sungjong spostò la sua attenzione verso quella finestra appena socchiusa da cui proveniva un rumore ormai a lui spaventosamente conosciuto.
 
Ma chi è? Un qualche supereroe?! Come fa a salire con tanta agilità un palazzo?!
 
Il giovane scosse la testa.
Dopotutto non gli interessava.
Si era ripromesso che non avrebbe più pensato a lui.
 
Questa volta non gli avrebbe aperto per nessuna ragione al mondo la finestra.
 
Il loro contratto era finito quindi le loro vite non avevano più nulla a che fare l'una con l'altra.
 
Il 5,5 si sdraiò nuovamente sul suo scomodo letto, convinto che quel giovane stesse semplicemente continuando a prenderlo in giro.
Anche se qualcosa gli stava dicendo che non era esattamente così.
 
Sungjong sospirò, prima di abbassare le sue palpebre, nell'attesa di sentire Myungsoo picchiettare sulla sua finestra.
 
Eppure non successe e il silenzio cominciò a far da padrone in quella stanza.
 
Il 5,5 si ritrovò costretto a spostare lo sguardo verso la finestra, ma non vide nulla.
Solo che le temperature all'esterno erano tornate a farsi gelide e che qualche fiocco bianco era cominciato a cadere sul suolo.
 
Cosa sta facendo lì fuori?, si ritrovò a pensare, Congelerà di sicuro di questo passo!
 
Cercò di far finta di niente, come se in quella situazione dopotutto lui non c'entrasse nulla.
Cercò di pensare di essersi solo immaginato quei rumori.
Di essersi solo immaginato di sentire Kim Myungsoo per l'ennesima volta salire al secondo piano di quel dormitorio, in un modo che nemmeno Lee Sungjong sapeva.
 
Eppure i minuti passavano e non si udiva nessun rumore.
La finestra socchiusa faceva sentire appena il rumore della neve che si depositava delicatamente sul suono e cominciava ad ovattare quella città.
 
Ma del 9,9 nulla.
 
Il ragazzo rinunciò a quell'inutile idea di far finta di nulla.
Non voleva essere lo spettatore passivo di quel suicidio.
Anche perchè se Kim Myungsoo non si fosse dato una mossa sarebbe di certo ibernato.
 
Si alzò dal suo letto e si diresse verso la finestra che spalancò del tutto.
Il freddo lo raggiunse velocemente mentre alcuni fiocchi bianchi si depositarono sul suo volto.
 
Guardò sotto la sua finestra, ma non c'era alcuna presenza del 9,9.
 
"Mi sono rincretinito davvero." - si disse - "Ora comincio anche ad immaginarmi le cose."
 
Lee Sungjong sbuffò, pronto a rinchiudere quella finestra e tornare alla posizione di prima.
 
Ma non ci riuscì.
Una serie di nuvolette calde gli arrivarono vicino al viso, ma non riusciva a capirne la provenienza.
 
Strinse le sopracciglia mentre voltava la testa a sinistra, in direzione di quel muro esterno.
Ed ecco che subito dopo fece un salto indietro, senza riuscire a trattenere un grido spaventato.
 
Quelle nuvolette calde non erano nient'altro che respiri.
Respiri di un ragazzo aggrappato saldamente a quella grondaia.
 
"Ma sei idiota o cosa?!" - Sungjong gli gridò dietro - "Finirai per smontare quella grondaia!! E che cosa vorresti fare per di più?! Vuoi finire per congelarti?! Non vedi che sta nevicando?!?"
 
Il 5,5 aveva urlato contro quel ragazzo dall'unità elevata che si era comportato da incosciente.
Sapeva che era giusto sgridarlo per il suo comportamento avventato, ma sapeva anche che da un momento all'altro l'altro giovane gli avrebbe gridato dietro di rimando.
 
Ed invece non lo fece, sorprendendolo.
 
Kim Myungsoo non gli rispose a tono ma gli sorrise.
 
Sungjong aprì la sua bocca a formare una "o", sorpreso per quel gesto inaspettato da parte del maggiore.
 
Alzò un sopracciglio prima di ricominciare a parlare - "Il freddo ti ha già fatto impazzire? Perchè mai mi stai sorridendo, Kim Myungsoo?! Ti sei congelato il cervello o cosa? Non che prima fossi poi messo tanto meglio eh ..."
 
L scoppiò in una rumorosa risata che lo sconvolse ancora di più, portandolo a pensare che forse il freddo non gli facesse molto bene.
 
"Perché accidenti stai ridendo ora?!"
 
"Sono felice." - gli rispose semplicemente, come se fosse la cosa più scontata di questo mondo - "Mi stai parlando e non sei scappato via."
 
Sungjong strabuzzò gli occhi mentre il suo cuore cominciò a battere velocemente, ma cercò di ignorare entrambe le cose.
 
"Myungsoo, io non ti capisco, ma sono certo che il freddo non ti faccia per niente bene. Mi scoccia fare ciò, ma sopporto meno continuare a stare qui a sentirti farneticare mentre mi smonti la grondaia!" - detto questo, il 5,5 allungò una mano verso l'altro ragazzo.
 
L fissò quella mano per un po' di tempo, sorpreso lui stesso.
Ma prima che il minore potesse ripensarci, accetto quell'aiuto e riuscì così ad entrare in quella piccola stanza.
Piombò in piedi, proprio di fronte a Sungjong che subito si affrettò ad allontanarsi e a dirigersi verso la porta di quell'appartamento.
 
"Prego ... " - gli disse mentre apriva l'uscita - "Ora puoi andartene."
 
Myungsoo lo fissò per un po', prima di fare come gli era stato detto.
Il 5,5 lo guardò sorpreso.
 
Come mai era così improvvisamente obbediente?
Perchè era salito fino alla stanza di Sungjong se poi se ne andava così facilmente?
 
Il più piccolo tra i due non lo sapeva, ma era certo che presto lo avrebbe capito.
 
Ed infatti fu così.
Capì che Myungsoo dopotutto non aveva tanto intenzione di andarsene quando gli si parò davanti e chiuse la porta al posto di uscire da lì.
 
"Io non voglio andarmene."
 
"E cosa vuoi fare allora? Continuare a fissarmi ancora per un bel po'?!"
 
"Perchè no? Dopotutto non sarebbe affatto una cattiva idea."
 
Sungjong strinse i denti, mentre il suo cuore aveva preso a battere così velocemente che a momenti non era nemmeno in grado di sentire.
 
Il 9,9 cercò di appoggiare una mano sul volto del più piccolo, ma quest'ultimo fu più veloce e riuscì a spostarsi da lì.
 
"Che vuoi, Kim Myungsoo?" - gli chiese secco - "Il nostro contratto ormai è finito e io ti ho restituito la tua targhetta!"
 
Qualcosa sul volto dell'interpellato sembrò mutare.
Quella calma e felice espressione che aveva avuto fino a quel momento sembrò dissolversi velocemente come un mucchio di foglie secche spinte da un vento autunnale.
 
"Cos'è che non capisci, Sungjong?" - gli rispose con un'altra domanda - "Perchè non riesci a capire?!"
 
"Cosa dovrei capire?"
 
"Sei così ottuso, Lee Sungjong? Eppure hai sempre detto di essere il più sveglio tra i due, ma ora non mi pare."
 
Sungjong li fissò negli occhi - "Non capisco cosa stai dicendo. Stai parlando di cose senza senso!"
 
Myungsoo piegò la testa di lato, prima di gettare la sua tracolla a terra e farsi più vicino al giovane.
 
"Come fai a non aver ancora capito che ti amo, Lee Sungjong?"
 
Il 5,5 mandò giù un grosso groppo di saliva, mentre abbassava lo sguardo verso la punta delle sue scarpe per non incontrare gli occhi del maggiore.
 
"Non dire sciocchezze." - riuscì poi a dire in un sussurro, certo che forse nemmeno Myungsoo fosse riuscito a sentirlo.
 
Invece le sue parole le aveva udite eccome e Sungjong lo capì quando il 9,9 si avvicinò ancora di più a lui, costringendolo ad indietreggiare fino a sbattere contro il muro.
Myungsoo portò le sue mani contro la parete, ai lati del volto confuso del 5,5 che fu costretto a strabuzzare ancora i suoi begli occhi scuri.
 
"Non sono mai stato così serio, Lee Sungjong. Ti sto dicendo la semplice verità, perchè continui a non volermi credere?"
 
"T-Ti stai sbagliando ... " - riuscì a replicare - "Non può essere a-amore..."
 
"Perchè? Perchè non può essere amore?"
 
"Sarebbe sbagliato."
 
"Perchè? Perchè io sono un 9,9 e tu un 5,5? Io non ho mai detto di amare la tua unità. Io ti amo come persona. Ho baciato Lee Sungjong non un numero. Puoi smettere di pensare che tutto ciò sia sbagliato? Puoi smettere di pensare a queste unità per una volta?"
 
E Lee Sungjong avrebbe davvero voluto.
Avrebbe davvero voluto riuscire a non pensare alle unità in quel momento.
Avrebbe davvero voluto dire che amava Myungsoo senza pensare al suo livello di superiorità rispetto al suo.
Ma come poteva? Sapeva che era tutto così sbagliato.
Era impossibile da ignorare.
 
Il 5,5 non rispose alle innumerevoli domande del 9,9 lasciando che il silenzio calasse in quella stanza, mentre nessuno dei due si decideva a muoversi dalla propria posizione.
 
La neve cadeva delicata lì fuori, creando quasi una sorta di muro tra loro ed il mondo esterno.
 
"Sai, Sungjong ... io ti ho davvero odiato."
 
La voce di Myungsoo tornò a farsi sentire calma, anche se le sue parole non erano propriamente tranquille.
 
"C-Come...?" - si ritrovò a chiedere il 5,5.
 
Non comprendeva il perchè ora gli stesse dicendo ciò, dopo che poco prima non aveva fatto altro che esprimere l'amore nei suoi confronti.
Anche se il minore tra i due aveva sempre sostenuto che L fosse piuttosto bipolare alle volte.
 
"Mi chiedevo come potessi sorridere nonostante la tua unità da insufficiente. Era la prima volta che incontravo una persona che fosse in grado di essere felice senza essere condizionato dalla propria unità. Per me, che avevo sempre dato la causa dei miei sorrisi a questo 9,9, era una vera e propria novità. Quando ti ho incontrato ho subito pensato che fossi una persona che se ne frega delle unità, una specie di rivoluzionario passivo. Pensavo di aver davvero trovato una "persona" nel vero e proprio senso della parola... ma forse mi sono sbagliato.. Forse sei come tutte le altre unità ..."
 
Le parole di Myungsoo erano volate velocemente fuori dalla sua bocca ed erano giunte fino alle orecchie di Sungjong.
Le mani di L erano ancora salde contro il muro ed il suo corpo non gli permetteva di andarsene da lì, quasi che il 5,5 fosse in trappola.
 
Sungjong aveva ascoltato il discorso del maggiore ed in parte era rimasto offeso e deluso da ciò.
 
"Io non sono come tutti gli altri!" - ribatté allora deciso, fissando Myungsoo in viso con le sopracciglia ancora corrugate - "Non sono succube delle unità!"
 
"E invece mi stai mostrando solo di esserlo!" - replicò il più grande tra i due - "Continui a mostrarmelo mentre cerchi di fuggire da me."
 
Il 5,5 tornò ad abbassare lo sguardo.
 
Perchè era così insistente quel ragazzo? Perchè continuava a parlare di quelle cose?
Non capiva che sarebbero solo finiti in un mucchio di guai?
Sungjong era l'unico in grado di capire che in quel modo il delicato equilibrio di quel posto si sarebbe frantumato?
 
"Devi innamorarti di una ragazza della tua stessa unità. Stare con me non servirebbe a nulla.."  
 
Ciò che aveva detto Sungjong era un consiglio giusto. Un giusto avvertimento.
Eppure avrebbe preferito non dirlo.
Era testardo e dentro di lui stavano combattendo troppe opinioni contrastanti per riuscire ad averne una visione globale e trovare la direzione giusta da seguire.
 
Inavvertitamente, mentre Sungjong continuava a fissare il pavimento in attesa di qualcosa di incerto, Myungsoo sbatté forte i pugni contro la parete della stanza, vicinissimo al viso del giovane.
 
Sungjong sobbalzò ed ebbe appena il tempo di alzare i suoi occhi che subito il suo viso venne stretto tra le mani del 9,9.
 
"Smettila!!!" - gli urlò in faccia - "Smettila di continuare a dire un mucchio di sciocchezze! Ti sto dicendo che mi sono innamorato di te. Di te come ragazzo! Ci ho messo tanto tempo per capirlo, forse troppo, ma ora sono qui che ti sto supplicando di tenermi al tuo fianco! Posso accettare il fatto che tu non ami, ma non che non riesci a sopportare il fatto che le nostre unità siano troppo distanti! Il Sungjong di cui mi sono innamorato non penserebbe mai una cosa simile. Il Lee Sungjong di cui mi sono innamorato non è così. Io ho capito di amarti e sono certo che i miei occhi si sarebbero posati sul tuo splendido viso qualsiasi sarebbe stata la tua unità. Quindi ora ... per favore ... dimostrami che non mi sono davvero sbagliato. Dimostrami che sei una persona e non un numero schiavo della propria condizione..."
 
L'interpellato osservava gli occhi di Myungsoo che mai, come in quel momento, gli erano sembrati così profondi e decisi.
Come decise erano state le parole che gli aveva rivolto il ragazzo.
Parole inaspettate. Parole che Lee Sungjong non si sarebbe mai aspettato.
Il 5,5 lo amava, ne era certo più che mai in quell'istante, ed era ormai certo che il suo amore era condiviso dalla persona che amava.
 
L gli aveva chiesto di dimostrarlo.
Di dimostrare che non pensava alla conseguenze catastrofiche che avrebbe potuto portare quella relazione nel caso fosse stata scoperta da qualcuno al di fuori di loro due.
 
Sungjong non sapeva se quello che stava per fare avrebbe risolto tutto.
Non sapeva se in futuro sarebbero finiti nei guai.
 
Però la neve continuava a cadere, sempre più forte, e ormai aveva formato un vero e proprio muro bianco che non permetteva di vedere oltre quella finestra di vetro trasparente.
 
Mentre Myungsoo continuava a tenergli il volto stretto dolcemente tra le sue mani ed il silenzio era calato in quella stanza, il 5,5 si disse che forse era sempre stato destinato ad incontrare il suo ragazzo.
Ed era sempre stato destinato a provocare quello squilibrio che magari sarebbe passato inosservato per sempre.
 
Entrambi ragazzi speravano ciò.
 
Allora, in quel freddo pomeriggio, lontani dal resto del mondo e coperti da quella barriera di fiocchi di neve, Lee Sungjong decise che sarebbe stato inutile continuare a nascondere quel forte sentimento che ormai provava nei confronti dell'altro ragazzo.
 
 

Così si limitò a sorridergli, prima di appoggiare le sue labbra su quelle morbide di Kim Myungsoo, dando così inizio ad una serie di baci senza fine ed inizio, mentre le loro mani innamorate sfioravano i corpi l'uno dell'altro.


 

 
 
Note dell'autrice
SAN CRISPINO, CHE FATICA ASSURDA.
Un po' per la febbre, un po' per problemi vari, un po' perchè questo capitolo sembrava non giungere mai ad una conclusione, MI SEMBRA DI AVER APPENA VISSUTO UN PARTO PLURIGEMELLARE. /?
Questo capitolo mi fa davvero pena.
Quando avevo pensato al seguito, pensavo che si riuscisse a concludere tutto nel giro di poche pagine .. MA QUI ABBIAMO PENSO SUPERATO LE 20 PAGINE DI WORD.
È davvero un capitolo noioso, ma non voleva davvero scriversi.
... e io che ho tanto atteso il momento di farli finalmente mettere insieme ; ;
SCUSATEMI ALL'INFINITO.
Non so che abbia scritto. È una palla./?
Me ne vado prima di venir sgozzata--
 
Grazie a tutte per aver letto e a chi ha recensito il capitolo scorso: mia sorella, la mia unnie Made, Made in China, Luhiessi e _Babu che mi sta davvero riempiendo di splendide recensioni a non finire ; 3 ;
 
Alla prossima,spero con un capitolo migliore;
 
Love you,
Maggie

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Capitolo 13
*** XIII ***


[5,5]
- Capitolo XIII -





 
Le morbide e carnose labbra di Myungsoo premevano ancora forte su quelle di Sungjong, senza dare nessun segno di volersi staccare.
 
I due ragazzi se ne stavano appiccicati, appoggiati a quella parete che in quel momento pareva fin troppo debole per riuscire a reggere tutta la forza di quell'amore.
Amore scoppiato all'improvviso ma di cui era sempre stato inevitabile la concretizzazione.
 
Myungsoo e Sungjong lo avevano capito solo in quel momento.
Nel momento in cui si erano resi conto che dopotutto respirare non fosse tanto importante se per farlo era necessario staccare le labbra dall'altro.
E nessuno dei due giovani aveva anche solo la minima intenzione di farlo.
 
Entrambi se ne stavano in piedi: Myungsoo che sorreggeva il suo peso con le mani ben piantate sulla parete, mentre Sungjong continuava a rimanere intrappolato dal corpo del 9,9.
 
9,9? Cos'era quel numero?
Gli pareva familiare ma in quel momento non ne era certo.
Cosa stava a significare quell'unità?
 
La sua mente era totalmente annebbiata in quell'istante, troppo occupato a pensare ai movimenti dell'altro giovane. Alle sue labbra che non si decidevano a farlo respirare e alle sue mani che erano scese fino ai suoi fianchi.
 
Lentamente, ma senza separarsi anche solo minimamente da Sungjong, Myungsoo cominciò a far muovere il corpo del ragazzo insieme al suo, verso una destinazione ben prescelta.
 
Il più piccolo tra i due cadde velocemente su quel letto, seguito subito dal corpo dell'altro.
 
Per anni Sungjong si era lamentato di quel letto.
Era piccolo, duro e scomodo.
Eppure in quel momento gli pareva così incredibilmente comodo.
Forse perchè aveva altro a cui pensare che alla morbidezza del letto.
O forse perchè non era l'unica persona a sovrastare su quel materasso.
 
Myungsoo si separò da Sungjong per poterlo osservare in viso.
A cavalcioni su di lui, delicatamente tracciò gli zigomi del ragazzo con un dito.

 
I due si sorrisero prima di ricominciare a baciarsi.

 

 
 
Lee Sungjong non sapeva esattamente che ore fossero quando cominciò a sbattere le palpebre.
 
Si portò le mani agli occhi, cominciando a stropicciarseli, come si stesse riprendendo solo in quel momento da un lungo e profondo letargo.
 
All'esterno, il sole era già calato da un paio di ore e solo le luci di quel viale illuminavano la stanza di quel dormitorio.
 
Se non avesse sentito un profondo calore che lo stava avvolgendo, Sungjong avrebbe sicuramente scommesso di aver fatto solo un lungo sogno
Il sogno più bello che avesse mai fatto prima d'ora, sicuramente.
 
Eppure in quel momento, un ragazzo era steso al suo fianco e lo stava forte abbracciando mentre ancora viaggiava nel mondo onirico.
Un ragazzo che pensava di conoscere più di quanto realmente conosceva.
 
Myungsoo era un ragazzo popolare, probabilmente conosciuto da tutti in quel posto.
Eppure il 5,5 pensava di aver avuto l'esclusivo onore di scorgere lati del carattere che il giovane aveva sempre tenuto nascosto.
Con lui, L non si era mai minimamente imposto come un'altra persona.
Non aveva mai finto di essere qualcun altro, nonostante la sua unità gliel'imponesse continuamente.
Ma, con Sungjong, Myungsoo aveva capito che non era necessario doversi mostrare con una maschera autoimposta.
 
Ed entrambi erano felici di ciò.
 
Sungjong sorrise ripensando a ciò che era appena passato e con una mano coprì una spalla nuda di Myungsoo con quella coperta.
Coperta che di per sé non sarebbe mai riuscita a tenere coperti e caldi entrambi.
Ma non c'erano bisogno di nessun calore.
I loro corpi stretti l'uno contro l'altro erano già più che sufficienti.
 
Sungjong osservò il volto ancora addormentato del ragazzo, prima di appoggiare delicatamente una mano sul suo volto.
 
Quando dorme è ancora bello, si ritrovò a pensare senza il suo volere.
 
La neve aveva smesso di cadere e così quell'invisibile muro, che li aveva separati e nascosti dal resto del mondo, se n'era andato.
 
Eppure Sungjong non si sentiva in alcun modo indifeso e spaventato.
Come poteva quando se ne stava stretto nel forte abbraccio di Kim Myungsoo?
 
In quegli istanti di pura e concentrata felicità, per il ragazzo era assolutamente impossibile fare un qualsiasi tipo di ragionamento.
 
Non aveva alcuna voglia di pensare a dei "se" o a dei "ma".
Sapeva che c'era un "però" in quel che avevano fatto.
 
Noi ci amiamo, però il nostro amore è impossibile.
 
Tutto ciò non faceva altro che ricordargli della storia di "Romeo e Giulietta" di cui una volta aveva sentito parlare in una lezione.
Da quel che si ricordava, la storia non aveva chissà che lieto fine.
Entrambi morivano, però questo faceva si che le due famiglie nemiche si riappacificassero.
 
Sungjong non aveva granché voglia di morire e non voleva nemmeno che accadesse lo stesso a Myungsoo.
Anche se però questo avrebbe potuto portare ad un qualche cambiamento, ora che ci pensava.
 
La loro storia d'amore senza lieto fine avrebbe potuto portare ad una svolta in quella società soffocata dai numeri?
 
Lee Sungjong non lo sapeva ma nemmeno ci pensava.
Preferiva vivere l'amore di quel momento, piuttosto che pensare ad un'eventuale conclusione.
 
Voleva comportarsi da egoista.
Preferiva che quella società continuasse a vivere con le unità.
Per nulla al mondo avrebbe voluto smettere di accarezzare il bel volto di Kim Myungsoo.
 
"Dove sei stato per tutto questo tempo?" - si ritrovò a chiedergli, senza aspettarsi nessuna risposta dall'ancora addormentato ragazzo.
 
Eppure, ecco che subito quest'ultimo cominciò a dare i primi segni di un suo risveglio.
Sbatté un paio di volte le sue palpebre prima di ritrovarsi il volto di Sungjong a pochi centimetri di distanza.
 
La mano del ragazzo, che fino a poco prima aveva accarezzato il suo volto, si ritrasse imbarazzata, ma Myungsoo fu più veloce a trattenerla e a riportarla sulla sua guancia.
 
Il più piccolo tra i due strabuzzò appena gli occhi, prima di portarli a fissare un punto indefinito della stanza.
Non sembrava ancora del tutto abituato a quel nuovo tipo di confidenza, mentre per Myungsoo era l'esatto contrario.
 
Era come se per lui quel tipo di gesti fossero all'ordine del giorno.
 
Era possibile che in nemmeno un mese si fossero pazzamente infatuati l'uno dell'altro?
Era possibile che un legame che, in quel momento pareva così forte e solido, si fosse costruito in così breve tempo?
 
Era totalmente impossibile segnare un punto di inizio al loro innamoramento.
Era probabilmente stata una normale evoluzione della loro relazione.
Oppure si erano innamorati l'uno dell'altro già dal primo sguardo.
 
Quando si erano trattati male, quando avevano urlato l'uno con altro, sotto sotto erano già innamorati?
 
Impossibile avere una risposta certa.
 
Dell'amore, come dell'amicizia o dell'odio, è impossibile segnare un punto di inizio.
Non ci sveglia la mattina pensando "Si, ... oggi mi innamorerò di lui".
È semplicemente impossibile.
Indefinibile.
 
La nostra anima si innamora, ma non riusciamo a esserne subito consapevoli.
È solo questione di tempo perchè anche il nostro corpo se ne renda conto.
E, nel momento in cui ti ritrovi ad appoggiare le labbra su quelle di qualcun altro, ti rendi conto che custodivi segretamente dei sentimenti d'amore.
Inconsapevolmente.
 
E così, Myungsoo si ritrovò ad appoggiare le sue labbra su quelle di Sungjong, che ormai cominciavano ad abituarsi a quel dolce e prezioso contatto.
 
Il maggiore si staccò per poi appoggiare di rimando anche lui una mano sulla guancia dell'altro ragazzo.
 
"Dove sei stato per tutto questo tempo?"
 
Sungjong sbatté le ciglia.
Era stata la sua mente a parlare?
Era ciò a cui stava continuamente pensando.
Ma perché erano state allora le labbra di Myungsoo a muoversi?
 
Quando il giovane si rese conto che entrambi stavano condividendo lo stesso pensiero, sorrise felice.
L fece lo stesso, ma non fece in tempo a chiedergli quale fosse il motivo della sua felicità, che la sua pancia brontolò rumorosamente.
 
Sungjong trattene una risata per quel buffo rumore che aveva riempito quel silenzio.
 
"Hai fame?" - gli fece la più scontata delle domande - "Dopotutto, è quasi mezzanotte."
 
"Mezzanotte?! Di già? Non pensavo fosse passato così in fretta il tempo! Questo vuol dire che la cena è già passata ..."
 
Il più piccolo tra i due piegò la testa di lato - "Passata?"
 
"Uh, passata... Qui non vi portano i pasti in camera? Oppure, non c'è una qualche mensa?"
 
Sungjong avrebbe voluto scoppiare nuovamente a ridere, ma anche questa volta si trattenne dal farlo.
 
Gli insufficienti avevano a malapena lo spazio per dormire, come poteva pensare che gli venisse offerto addirittura il servizio in camera?
 
Il 5,5 sospirò - "Qui è diverso ... Nessuna mensa, nessun pasto in camera. Devi andare ad un qualche negozio nei paraggi se vuoi mangiare."
 
Myungsoo storse un labbro, prima di appoggiare la schiena su quel materasso e cominciare a fissare il soffitto.
 
"Che strano." - soffiò con la voce.
 
"Uhm? Cosa?" - gli chiese Sungjong, che dal canto suo se n'era rimasto disteso su un fianco ad osservarlo.
 
"È strano come tu sapessi perfettamente come svolgevo la mia vita, come fossi a conoscenza di come mi fossero forniti i pasti ecc.. eppure io della vita di voi non so proprio nulla ..."
 
Il 5,5 percepì come nelle parole del ragazzo si sentisse un distacco.
Loro e noi.
Come due mondi separati, come "giusto" che fossero.
 
Eppure non si sentì in alcun modo offeso.
Quella di Myungsoo era semplice curiosità.
Curiosità nei confronti di un gruppo di persone a cui gli era sempre stato raccomandato di stare lontano.
 
Sungjong si mise nella stessa posizione di Myungsoo per quanto quel piccolo letto ad una spanna glielo permettesse.
 
Il 5,5 se ne rimase ancora un po' in silenzio.
 
Myungsoo pensava di averlo turbato in un qualche modo, eppure ciò che disse il giovane subito dopo lo sorprese come non mai.
 
"Ti sei mai chiesto come vivano i moscerini?"
 
L girò la testa verso di lui - "EH??" - esclamò, non comprendo cosa c'entrassero gli insetti arrivati a quel punto.
 
"Pensaci un attimo ... i moscerini sono degli esseri viventi e, secondo il parere di alcuni filosofi, sarebbero altrettanto degni d'attenzione. Eppure quando ti passano davanti li ignori, come se la loro esistenza non fosse importante. Non è solo un gesto egoistico, ma semplicemente non hanno nulla che scateni in te la voglia di sapere di più su di loro ... Se però prendiamo in esempio una bella farfalla, è quasi inevitabile che i tuoi occhi rimangano catturati dalla sua bellezza e dai suoi colori. È un essere originale, unico. E in un qualche modo sei spinto a voler conoscere di più di lui. Fingiamo quindi che un moscerino ed una farfalla si incontrino? Chi dei due sarà mai interessato a conoscere l'altro? Il moscerino che è inferiore alla farfalla, o quest'ultima che è superiore?"
 
Myungsoo sbatté le palpebre, riflettendo sullo strano, ma d'effetto, paragone che gli era stato offerto dal ragazzo.
 
Era strano. Qualcosa a cui non aveva mai pensato.
Eppure aveva anche il suo senso.
 
"Quindi tu sei una farfalla, vero?"
 
"CHEE?!" - esclamò Sungjong voltandosi verso di lui.
 
Era l'esatto contrario.
 
"Mi hai appena detto che le farfalle sono belle." - commentò Myungsoo - "Lee Sungjong è di sicuro la creatura più bella che io conosca e di lui voglio conoscere tutto."
 
Il 5,5 non trovavo più la forza si sbattere le ciglia, mentre il suo cuore aveva preso a battere forte.
 
Per anni, tutti non aveva fatto altro che ricordargli, in modo esplicito o meno, della sua naturale inferiorità.
Eppure Myungsoo continuava a ricordargli in modo insistente di quanto fosse bello e perfetto.
 
Era vero?
Magari l'amore è davvero cieco.
 
 
Oppure c'era qualcosa di più sotto?

 
 
Note dell'autrice
Maggie è tornata, più in ritardo del solito e con un capitolo inutile e corto. Ok. Mi scuso ancora una volta. Tra questo capitolo e quello dell'altra volta non so dire quale sia il peggiore ; n ; E' un "momento no" per me (?). Scrivere di solito mi fa distrarre, ma questa volta non riesco nemmeno a scrivere-- macchebbello. However, i miei affari privati non vi riguardano, quindi posso solo chiedervi scuso. Wait for me e per qualche capitolo più decente che spero arrivi presto ;;
Davvero scusa;;
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo (mia sorella, la mia unnie Made, e le mie carissime panda-shipper: Made in China, Luhiessi e Babu_)-- NO MA SCUSATE. SONO APPENA ENTRATA NELLO SCORSO CAPITOLO E AVETE CLICCATO MI PIACE SU FB ... 9 VOLTE?! ... ma ho sbagliato storia mi sa ... sarò entrata nella storia di qualcun altro .. di sicuro ...
MI FATE SENTIRE ANCORA PIU' IN COLPA PER AVERVI DATO UN CAPITOLO COSI' OSCENO, OK.
Ma chi è che clicca mi piace?! Rivelatevi ; A ; /??
Me ne vado, và.
Ancora grazie, ora mi viene da piangere--
 
Alla prossima;
 
Love you,
Maggie
 
PS. In ritardo anche perchè ho scritto una one-shot Baekyeol (http://www.facebook.com/pages/Maggiemary-EFP-/657116371016674
) riesco a scrivere solo cose nonsense ultimamente o3o /??
PPS. Pagina autore, và: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2568683&i=1

PPPS (.....)(?). Ho lasciato implicita una "certa" scena *coff coff* .. del tipo "immaginate voi (?)" o3o /? Sorrrry, ma certe scene proprio non fanno per me (?) Potrei anche descriverle nel dettaglio, ma mi faccio pena da sola quando lo faccio ° ° /?

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Capitolo 14
*** XIV ***


[5,5]
 
- Capitolo XIV -



 
 
In piedi ai lati di quel viale alberato, Lee Sungjong faceva spostare il suo peso da una gamba all'altra, cercando di tenersi un minimo in movimento per evitare un ibernazione.
 
Era l'ora di pranzo e la sua pancia già brontolava nell'attesa di due precisi ragazzi.
 
Soffiò aria calda sulle proprie mani, sprovviste di guanti, prima di riportarle nelle tasche di quel cappotto troppo leggero per l'inverno che si avvicinava.
Ma solo per poco.
Per poco le tenne in quelle tasche, prima di riportare la mano destra all'esterno stretta in un pugno.
 
Un pugno che conteneva qualcosa.
 
Sungjong aprì la mano davanti a lui, rivelando un semplice foglietto bianco ormai fin troppo stropicciato per le troppe volte in cui l'aveva riletto.
 
Non aveva nemmeno più bisogno di leggere quelle parole scritte con una bella e perfetta grafia.
Il contenuto lo sapeva oramai a memoria.
Inciso indelebilmente.
 
"Me ne vado per primo ora che ancora il mondo dorme. Avrei voluto essere al tuo fianco nel momento del tuo risveglio. Utilizzerò l'uscita sul retro che mi hai indicato, sperando di non perdermi... A più tardi.˜
Myungsoo
Ps. Vedere il tuo viso sorridente illuminato dall'alba è stato il miglior risveglio della mia vita."
 
Sungjong fece un largo sorriso prima di rimettere via il suo speciale bigliettino nella tasca della giacca, in modo che fosse custodito segretamente da occhi indiscreti.
 
In tutta la sua giovane vita da poco più che ventenne, non aveva mai e poi mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato a compiacersi di certe sdolcinatezze.
 
A lui, che amava fare maratone di film horror, stava davvero battendo forte il cuore per quel bigliettino?
 
Forse è davvero vero che stare con una persona ti cambia.
 
Sungjong tornò a fissare ciò che si presentava davanti a sé, pensando di ritrovarsi di nuovo quel paesaggio innevato.
 
Ed invece i suoi occhi vennero attirati da qualcosa.
 
Strinse le palpebre, non capendo inizialmente come quelle due figure gli sembrassero così familiari.
 
Solo dopo realizzo in che occasione li aveva già visti.
E quell'occasione era quando aveva urlato in faccia a Myungsoo che di amore non capiva nulla.
 
In effetti, mentre ci rifletteva in quel mondo, doveva essere davvero risultato tale e quale a una ragazzina che legge shoujo manga.
Eppure, alla luce di ciò, continuava a percepire tra i due un qualche tipo di legame impossibile da concretizzare.
 
Sia il ragazzo dagli occhi sottili che quello dal fare carismatico se ne stavano con la schiena appoggiata allo stesso albero, ma su lati opposti e parlavano con persone diverse.
 
Sungjong aveva sempre trovato incoerente quel modo di calcolare le unità.
Perchè con una così minima differenza non era permesso loro di parlarsi?
 
Un 8,9 non è equivalente a un 9?
 
Ma per la società di quel paese un 8,9 non era un 9, quindi qualsiasi tipo di relazione era vietato.
Quel "vietato" era un consiglio naturalmente, ma per Sungjong e per il resto della gente era sempre e solo suonato con un divieto.
 
Tranne che per due persone in particolare.
 
"Eccoti qua, Sungjong-ah! ~" - esclamò un ragazzo saltandogli addosso da dietro, seguito dalla sua caratteristica risata e da un altro giovane alle sue spalle.
 
"Eccomi qui~" - gli rispose il 5,5 con un sorriso.
 
"Come come?" - fece il ragazzo che non aveva ancora parlato - "Cos'è tutta questa felicità? È successo qualcosa?"
 
"Potremmo dire di si." - annunciò felice fissando negli occhi i due amici - "Magari un giorno vi racconterò cosa, Dongwoo e Hoya hyung."
 
Il viso del maggiore tra i due si fece meno sereno, mettendo su un finto ed improvvisato broncio - "Ma come ..? Non ce lo dici ora??"
 
Sungjong appoggiò una mano sulla spalla degli altri - "Il pranzo non si sta raffreddando?" - rispose con un'altra domanda, alludendo alla sportina piena di cibo che stava portando Howon.
 
"Già .." - disse quest'ultimo - "Sarà meglio trovare un posto discreto dove poter mangiare in pace!"
 
Dongwoo concordò sul fatto, mentre cominciava dire qualcosa riguardo a quanto fosse felice che Sungjong fosse tornato a pranzare con loro dopo tanto tempo.
 
Ma prima che il 5,5 potesse degnare d'attenzione il suo hyung, doveva prima voltare un'ultima volta lo sguardo verso i due giovani 8,9 e 9.
 
Amatevi, per favore, avrebbe voluto urlare ad entrambi, Non c'è nulla di sbagliato in tutto ciò. Non correte pericolo.
 
Perchè era vero: non c'era nulla di cui preoccuparsi.
 
 
Non era forse così?
 
 
 


Quel pranzo trascorse serenamente.
In compagnia dei suoi grandi amici, Sungjong era sempre felice.
 
Anche se quel giorno era diverso.
 
Aveva spesso passato quel pranzo insieme ai suoi hyung, ma era sempre stato in uno stato d'allarme.
Tutte le volte si era ritrovato, anche inconsciamente, a guardarsi intorno, preoccupato che qualche loro superiori si potesse accorgere di loro.
 
Dal canto loro, Hoya e Dongwoo se ne fregavano di tutto ciò.
 
"Non stiamo facendo nulla di male" - gli avevano ripetuto più volte - "Anche se ci vedessero, non avrebbero nulla di cui incolparci".
 
Ed era vero.
Ma nonostante ciò, Sungjong non era mai riuscito a credere a quelle parole.
 
Solo in quel momento, seduti su una panchina lontano, era davvero riuscito ad accettare quelle parole che gli erano state dette.
 
E poteva godersi quella nuova rilassante felicità in compagnia dei suoi migliori amici.
 
O così aveva creduto.
Non sapeva che di lì a poco qualcosa avrebbe posto fine a quella tranquillità.
 
Sungjong prese quell'ultimo boccone dal suo pasto, mentre Dongwoo e Hoya avevano preso a parlargli di una loro ultima lezione di danza.
 
Era felice per loro. Era felice che insieme erano stati in grado di continuare a coltivare quella loro grande passione, che fin da piccoli avevano avuto.
 
Sarebbe stato per sempre dispiaciuto se avessero ottenuto un'unità più bassa e non avessero potuto prendere parte a nessun corso di ballo.
 
Era molto felice per loro.
 
Lee Sungjong alzò lo sguardo verso di loro, sorridendogli e cercando di aprire bocca per rispondere .
 
Ma fu solo un vano tentativo.
 
Quando i suoi occhi incontrarono una figura appoggiata ad un albero, che li stava osservando, il 5,5 non poté far altro che strozzarsi con quel suo ultimo boccone di cibo.
 
"Jongieeeee-ah!!" - strillò Dongwoo, preso alla sprovvista, mentre Hoya accorreva a dare pacche sulla schiena al giovane che continuava a tossire.
 
"S-Sto bene-e ..." - fu in grado di dire, mentre riprendeva fiato.
 
Howon gli sorrise dopo avergli dato un'ultima pacca sulla schiena - "Stai tranquillo" - lo rassicurò - "Solo un po' di cibo di traverso."
 
Solo un po' di cibo di traverso, eh?, si ritrovò a pensare, Proprio solo quello ...
 
Sungjong riuscì a stendere le sue labbra in un sorriso, mentre i suoi hyung tranquillizzati si rimettevano a parlare.
 
Il ragazzo che lo aveva portato a tossire stava ora ridendo silenziosamente.
 
Dongwoo e Hoya erano seduti su una panchina di fronte a Sungjong, così solo quest'ultimo era in grado di scorgere la lontana figura di quel giovane che li osservava.
 
Ma che razza di manico. Non ha nient'altro di meglio da fare che starsene lì impalato?!, avrebbe voluto dire ad alta voce.
 
Eppure, non era del tutto scocciato.
Era in un qualche modo felice.
 
Quel giovane ragazzo avrebbe potuto andare a pranzare con un pasto decente, invece si stava accontentando di stare a fissare il 5,5.
 
Sungjong gli riservò una smorfia facendo così ridere quest'ultimo che iniziò a camminare.
 
Se ne va?, pensò quasi dispiaciuto.
 
Eppure il ragazzo non aveva alcuna voglia di smettere di guardarlo e cambiò solo angolatura.
 
Tranquillo e felice, il giovane faceva passi qua e là per quel viale alberato, desolato in quella zona, senza mai staccare lo sguardo da Sungjong.
 
Ad un certo punto si nascose però dietro un albero, scomparendo così dalla sua vista.
 
Il 5,5 allungò la testa per vedere dove fosse finito, ma ecco che subito dopo il ragazzo rispuntò con un salto.
 
Che accidenti gli prende ora ...?
 
Il giovane fece la stessa cosa ancora un paio di volte e ogni volta ricompariva a Sungjong con un espressione diversa sul viso.
 
Bu bu settete... ? E' la volta buona che impazzisce per caso??
 
Quei lati del carattere del ragazzo rimanevano ancora sconosciuti a Sungjong.
 
Si era sempre mostrato come una persona seria e composta, possibile che si comportasse in quel modo solo con lui?
Oppure gli mancava davvero qualche rotella?
 
Non mi sarò mica fidanzato con un malato mentale, vero?, penso preoccupato, anche se preoccupato dopotutto non lo era per niente.
 
La parola "fidanzato" gli aveva semplicemente fatto scaldare il cuore in quella giornata fredda.
 
Sungjong scosse la testa.
Doveva smetterla di comportarsi in quel modo.
Non poteva emozionarsi per quelle cose continuamente.
O forse poteva?
 
In quel pranzo, il 5,5 avrebbe voluto ascoltare le parole dei suoi hyung, ma un terzo individuo lo aveva distratto, facendo si che capisse solo qualche frammento dei discorsi dei suoi due amici.
 
Hoya e Dongwoo si alzarono dalla panchina ed il 5,5 fece lo stesso.
 
"Sarà meglio che noi andiamo o perderemo le lezioni pomeridiane!" - annunciò Howon.
 
Era già passato così tanto tempo?
A Sungjong erano sembrati solo pochi secondi.
 
"Grazie per il pranzo, hyung˜" - li ringraziò, abbracciando entrambi.
 
Dongwoo e Hoya lo strinsero forte di rimando, prima di andarsene da lì e lasciandolo da solo in quel parco.
 
Sungjong li guardò andare via, salutandoli con una mano e continuando a sorridere.
 
Quando se ne furono andati voltò lo sguardo verso quell'albero lontano dove, fino a poco prima, c'era stato appoggiato un ragazzo in particolare ma che ora sembrava scomparso.
 
Il 5,5 non poté che rimanerci male ma, non volendolo darlo a vedere, si limitò a tornare a sedersi sulla panchina di legno scuro.
 
Che mi aspettavo? Che sarebbe rimasto impalato fino a che i miei hyung non se ne sarebbero andati?
 
In fondo lo aveva sperato.
 
Sungjong se ne rimase ancora un po' a sedere, godendosi quella serena tranquillità di quel parco desolato.
 
Ma poco dopo, senza alcun avvertimento, la sua vista finì per oscurarsi.
 
Il 5,5 sobbalzò spaventato sul posto, trattenendo un gridolino di spavento.
 
Qualcuno gli aveva appoggiato le mani sopra i suoi occhi.
 
Il suo cuore batteva forte per la paura ma, quando un profumo a lui conosciuto arrivò al suo naso, i battiti non poterono che aumentare.
Ma questa volta per un motivo totalmente diverso.
 
"Avevi intenzione di fare il maniaco ancora a lungo ..." - cominciò a dire, togliendo quelle mani dai suoi occhi e alzando poi lo sguardo verso quella persona - ".. Myungsoo?"
 
L'interpellato assunse un espressione visibilmente sorpresa - "Come hai fatto a capire che ero io? Non ho nemmeno parlato."
 
Sungjong gli sorrise - "Il tuo profumo si riconosce."
 
Myungsoo sbatté le palpebre, ancora sorpreso, ma questa volta alzando su gli angoli della su bocca.
 
Fece il giro della panchina, fino ad arrivare di fronte al 5,5.
Lì si accovaccio sulla neve, appoggiando poi le braccia sulle gambe dell'altro ragazzo.
 
"Non mi hai risposto comunque ... " - gli ricordò Sungjong - "Era così divertente fare lo stalker dietro gli alberi?"
 
Myungsoo rise - "Era bello vederti felice."
 
Il minore tra i due strabuzzò gli occhi scuri per quella risposta inaspettata e a bruciapelo.
Sbuffò, facendo così spostare una ciocca dei suoi capelli e cominciando poi a fissare altrove, nascondendo quel suo imbarazzo.
Nascondendolo inutilmente, certo.
 
Il 9,9 si accorse subito di quel suo cambio di umore, come se in quel mese e poco più avesse imparato a leggere tutte le sfumature di emozioni che comparivano sul volto di quel ragazzo.
 
Appoggiò una mano sulla guancia del più piccolo, allungandosi velocemente verso di lui in modo che non si potesse spostare.
 
 

Così Myungsoo si ritrovò a baciare Sungjong.
 


 


 
 
Note dell'autrice
Annyeong♡ Maggie è qui con un nuovo capitolo˜ Un nuovo capitolo dove non succede un emerito NIENTE o3o /? Dovrei scusarmi con voi(?), ma penso sia scontato che ci siano anche certi capitoli di passaggio in una long fanfiction. Se no finirebbe subito. (?) E poi, a dirla tutta, non mi dispiacciono nemmeno del tutto. Sono così facili da scrivere lol Ed io e la fluffaggine andiamo d'accordo .. Forse anche un po' troppo. Forse carico le fanfiction di troppe scene da diabete (...)
However, grazie grazie per aver letto♡ Sto cercando di aggiornare il più possibile, ma la scuola sta finendo ed io sto soffocando tra le verifiche. Ah, e volete ridere? Ho due materie sotto al momento .. ed indovinate un po' quali? MATEMATICA E FISICA.
... il colmo. Scrivo una fanfiction incentrata su numeri, unità e quantità ... poi vogliono rimandarmi in fisica e matematica? Fanpiffero (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧ Dite che se faccio leggere questa fanfiction ai miei prof mi promuovono? ... ne dubito, ok.
Affari che non interessano a nessuno a parte, oltre alla scuola anche il kpop ha deciso di uccidermi (?) TROPPI comeback, e in primis naturalmente troviamo "Last Romeo". Non apro questa parentesi perchè se no ricomincio a piangere e a feelsare (....)
And so, grazie per aver letto e per chi ha recensito, ovvero la mia unnie e la mia carissima Babu♡ -lancia amore-
 
Alla prossima, bellissimi;
 
Love you♡
Maggie

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Capitolo 15
*** XV ***


[5,5]
 
- Capitolo XV -

 

 

 
Quasi fossero due calamite impossibile da separare, Myungsoo e Sungjong non ebbero nemmeno il tempo di staccare le labbra l'uno dall'altro che subito le loro mani vennero ad intrecciarsi l'una con l'altra.
 
In un gesto così spontaneo da quasi stringere il cuore di quei due ragazzi.
 
Due ragazzi che non erano mai stati particolarmente abituati a quel tipo di confidenze, ma che ora parevano così normali.
Quasi all'ordine del giorno.
 
Era bastato così poco per far scattare in loro qualcosa?
 
Come una molla qualcosa era saltato in aria.
Qualcosa che poteva riferirsi concretamente ad una qualche sorta di protezione.
Forse quella che avevano sempre assunto davanti a quella società.
 
In quel pomeriggio di inizio inverno, i due ragazzi erano immersi in quel viale alberato di quel campus universitario.
Erano immersi nella società, nonostante la zona isolata.
Eppure si sentivano comunque liberi di poter stringere la mano l'uno dell'altro.
 
Forse perchè la società, quando loro erano insieme, era solo un minuscolo particolare.
Forse perchè, quando si guardavano negli occhi, riuscivano a scorgere un mondo totalmente nuovo da quello in cui erano sempre vissuti.
 
Un mondo pericoloso, nel quale nemmeno erano certi di poter vivere.
Un mondo accecante.
Accecante quanto un sole.
 
Come quando guardi i raggi del sole, Myungsoo e Sungjong fissavano le pagliuzze marroni negli occhi dell'uno e dell'altro.
Come meravigliati da quello spettacolo.
Proprio come quando si guarda un sole.
 
Siamo attirati ad osservare quei raggi luminosi, ma sappiamo anche che non dobbiamo stare a fissarli troppo a lungo.
E se lo facciamo, quando riportiamo gli occhi su ciò che è terreno, lustrini luminosi ci rimangono impressi nelle nostre pupille, confondendo per un po' la nostra visione.
 
Più a lungo fissi il sole , più difficilmente sei in grado di tornare a vedere normalmente.
 
Era la stessa che stava succedendo anche a Sungjong e a Myungsoo?
 
Presi da quella nuova realtà, sarebbero rimasti abbagliati?
Sarebbero stati in grado di guardare con occhi giudiziosi e responsabile quello che avevano di fronte?
 
 
Cosa sarebbe successo se avessero voluto rimanere a fissare il sole per sempre?
 



 
 
Seduti su quella panchina gelata, Myungsoo se ne stava accoccolato sulla spalla di Sungjong, mentre quest'ultimo continuava a mandargli strane occhiatacce.
 
"Hai intenzione di startene ancora lì per un po'? La mia spalla si è addormentata!" - si lamentò scotendo appena il braccio, nel vano tentativo di riprendere in possesso il suo arto superiore.
 
"E che male c'è? Sei il mio fidanzato, no?"
 
Sungjong quasi si strozzò con la sua saliva al suono di quella parola.
E a Myungsoo non sfuggì quel cambio di umore.
Naturalmente.
 
"C'è qualcosa che non va?" - gli domandò staccandosi dal suo braccio e fissandolo negli occhi, costringendo così il minore a fissare un punto indefinito tra agli alberi.
 
Sungjong alzò le spalle, non sapendo bene come affrontare il discorso.
 
Mentre la sua mente riusciva a formulare solo ed una singola parola nei suoi pensieri.
 
Fidanzato.
 
Perchè, dopo tutto quello era successo, erano fidanzati, no?
 
Sungjong aveva trascorso la mattinata con questa consapevolezza in testa, eppure non era ancora riuscito a capacitarsene per davvero.
 
La notte prima c'erano stati diversi contatti tra di loro, ma erano stati di labbra e mani appassionate.
E, quando aveva ripreso a parlare, avevano discusso di cibo e l'argomento "fidanzati" era forse finito nel dimenticatoio.
 
Forse.
Kim Myungsoo sembrava non esserselo per nulla dimenticato.
L'aveva semplicemente dato per scontato, come se fosse un dato di fatto.
 
Ma per Sungjong non lo era.
Per Sungjong, che di questioni d'amore non era esperto, non era affatto scontato.
 
Gli serviva una diretta conferma detta a parole.
Conferma che dopotutto non era nemmeno necessaria.
 
"Noi due ... " - riuscì poi a pronunciare - "Siamo fidanzati?"
 
Myungsoo sbatté le palpebre mentre osservava come le gote dell'altro giovane si coloravano di rosso.
Nonostante l'imbarazzo, il 5,5 cercava di mantenersi composto e distaccato dalla situazione.
Cosa che gli risultava però impossibile, facendolo solo apparire così incredibilmente tenero agli occhi dell'altro ragazzo.
 
"Forse sono un po' troppo innamorato di te, Lee Sungjong."
 
Quest'ultimo sobbalzò alle inaspettate parole del più grande.
 
"C-Che stai dicendo ...?" - riuscì solo a balbettare, guardandolo per quanto poteva negli occhi scuri - "E perchè mi rispondi con un'altra domanda?!"
 
Myungsoo non poté che ridere davanti ad un Sungjong imbarazzato e su tutte le furie.
 
Il 5,5 lo guardò di traverso per poi strabuzzare del tutto gli occhi quando il 9,9 si sdraiò su quella panchina, appoggiando la sua testa sulle sue gambe.
 
Era impazzito e ora più che mai Sungjong ne aveva la certezza.
 
"Che accidenti combini ora?!" - gli sbraitò conto, per poi abbassare la voce quando si ricordò di essere in quel viale - "Ti rendi conto che siamo nel mezzo del campus?!"
 
Myungsoo si limitò a sorridere, mentre lo fissava con la testa appoggiata sulle sue gambe.
 
"Sei bellissimo anche da questa visuale."
 
Sungjong si morse l'interno delle proprie guance, mentre non trovava nessuna posizione che gli permettesse di non far vedere quel suo cambio d'emozione sul suo viso.
 
"Stai continuando a dire cose senza senso al posto di rispondermi ... " - lo avvertì poi alla fine a voce bassa.
 
"Ma io ti sto rispondendo." - gli disse serio continuando a fissarlo dal suo basso.
 
Sungjong fu incerto se prendere quella frase come una conferma nei confronti della sua domanda o come un semplice commento casuale.
Anche perchè non era nemmeno certo di ciò che aveva appena sentito.
 
Il suo cuore martellava troppo forte anche solo per sentire i suoi pensieri.
 
Kim Myungsoo era sicuramente un individuo singolare.
 
Nemmeno un mese prima lo aveva trattato come un essere inferiore, guardandolo dall'altro verso il basso e cercando in tutti i modi di prendersi burla di lui.
Come avrebbe fatto un qualsiasi superiore.
 
Ma in quel momento sembrava tutt'altro che un superiore.
 
Possibile che avesse dimenticato la sua posizione?
Possibile che si fosse scordato di tutto?
 
O forse semplicemente non gli importava?
Forse aveva altro a cui pensare.
 
"Domani pranziamo insieme?" - gli domandò Myungsoo, allungando poi un braccio per accarezzargli dal suo basso una guancia.
 
Sungjong mugugnò qualcos'altro riguardo al fatto che stava continuando ad ignorare la sua domanda, ma poi acconsentì scuotendo la testa semplicemente.
 
"Pranziamo qui? Mi piace questo posto ... non c'è anima viva."
 
"Siamo troppo vicini al dormitorio degli insufficienti. I superiori non hanno nemmeno voglia di avvicinarsi a queste parti." - gli spiegò il minore tra i due, continuando a guardare altrove, troppo imbarazzato per fissare il ragazzo dritto negli occhi.
 
La mano di Myungsoo continuava a trascinarsi delicatamente sugli zigomi del volto di Sungjong, come se non avessero mai toccato superficie più bella.
Come se fossero sempre stati destinati ad accarezzare quella candida pelle.
 
"Capisco ... " - si limitò a rispondere - "Ah, giusto! Mi è venuto in mente stamattina! Non ho il tuo numero di cellulare!" - esclamò poi.
 
"Non ho un cellulare." - la fece breve.
 
Myungsoo piegò appena la testa di lato, continuando a guardarlo sdraiato su quella panchina.
 
"Com'è possibile non aver un cellulare di questi tempi? Come si fa a vivere senza?" - chiese visibilmente sorpreso da ciò che aveva appena appreso.
 
Sungjong guardò per un po' il tronco di un albero lontano, prima di rispondergli tranquillamente, nonostante non ci fosse nulla di sereno nelle sue parole in realtà.
 
"I miei genitori fanno già abbastanza sacrifici per permettermi di studiare. Non avendo un lavoro, non voglio dargli ulteriore peso chiedendogli altro. Noi insufficienti già non abbiamo bellezza se poi siamo senza istruzione ... rimaniamo senza nulla."
 
Myungsoo fissò il volto del ragazzo che, come fosse qualcosa di ormai accettato da tempo, aveva pronunciato dure parole di una realtà a cui non aveva pensato.
 
Non era questione di egoismo, ma nessuno gli aveva mai dato la possibilità di conoscere altre realtà oltre la sua.
 
Ciò che aveva detto il minore era amaro. Duro. Crudo.
 
L si chiese in quel momento come facevano a sopportare tutto quello.
 
Solo ad ascoltare la testimonianza di Sungjong , lui si arrabbiava.
Arrabbiava per quell'ingiustizia.
Perchè solo lui sembrava trovare così ingiusto il modo in cui venivano trattati?
 
Forse perchè solo a lui era stato permesso aprire gli occhi.
 
Forse perchè in quella società era stato invece imposto di tenerli chiusi.
Serrati in modo da non accorgersi di quella ingiustizia visibilmente presente.
 
Myungsoo si morse un labbro, prima di alzarsi dalle gambe di Sungjong, rimettendosi a sedere al suo fianco.
 
Avrebbe voluto dire tante cose a quel ragazzo.
Avrebbe voluto dirgli che trovava ingiusto tutto ciò.
Avrebbe voluto ringraziarlo perchè in un qualche modo gli aveva fatto aprire gli occhi.
Avrebbe voluto sussurrargli all'infinito di quanto fosse infinitamente bello ai suoi occhi.
 
Ma non lo fece.
E non lo fece perchè comprendeva che quel momento non necessitava di parole.
 
Così avvicinò al volto del minore.
Ma quando fu a pochi millimetri da lui, qualcosa lo bloccò.
 
Si udì una campanella lontana e Myungsoo guardò sul suo orologio al polso, prima di scattare in piedi, staccandosi da quel giovane che già aveva chiuso gli occhi in attesa di quell'ennesimo bacio.
 
"Le lezioni pomeridiane!! Le avevo completamente dimenticate!!" - esclamò, afferrando poi la tracolla da terra e avviandosi verso l'edificio scolastico dei superiori.
 
"EHI!" - urlò però una voce dietro di lui.
 
Myungsoo si voltò verso di essa e fece solo in tempo a vedere Sungjong che lo aveva seguito.
 
Fece appena in tempo, prima che il minore afferrasse la sua sciarpa, facendo così incontrare le loro labbra con una prepotenza che sorprese L.
 
"Buona lezione." - gli augurò poi Sungjong fissandolo dritto negli occhi.
 
Per una volta, fu Myungsoo a ritrovarsi ad arrossire senza parole.
 
E ora come faccio a stare attento alle lezioni con questo batticuore incessante?, si chiese mentalmente.
 
Il 5,5 lo guardò sorridendo - "Smettila di fare quella faccia da pesce lesso e vai a lezione, o farai davvero tardi!" - gli raccomandò.
 
Quasi fosse un automa, Myungsoo eseguì ciò che gli era stato ordinato, ancora con il sapore delle labbra di Sungjong sulle sue.
 
"Scemo." - sussurrò il minore tra i due una volta che l'altro se ne fu andato - "Non ha nemmeno risposta alla mia domanda alla fine!"
 
 
Ma non c'era alcun motivo di rispondere oramai.
Sungjong aveva già capito.

 

 
 
 

Note dell'autrice
Annyeong♡ Come avevo già detto in precedenza, scuola e comeback (ORA CI SI METTONO ANCHE I VIXX. IO CREPO--)(?) mi stanno lentamente uccidendo. Ho verifiche su verifiche, senza contare che questo venerdì ho pure un importante esame di inglese (Fighting a me /?) .. Insomma, aggiorno lentamente, ma aggiorno (?) Mihane ; n ;
Ennessimo capitolo lovey dovey (?) Non succede una ceppa e non ho nemmeno seguito la scaletta (quando mai l'ho fatto poi--?) quindi si è allungata la storia per niente /? Nel prossimo capitolo sarebbe dovuto succedere "qualcosa", ma visto che ho scritto l'ENNESIMO capitolo di passaggio non so se riuscirò a rispettare ciò che mi ero prefissata (?)
However, vedo che però i capitoli in cui non succede un piffero vi piacciono: LO SCORSO CAPITOLO LO AVETE CONDIVISO SU FB 13 VOLTE. *piange fino alla fine dei tempi*
Seriamente ... non so che dire. Sono troppo commossa. All'inizio ero convinta fossi stata io a cliccare "mi piace" per sbaglio, ma non sono stata io ; A ; Forse c'è qualcosa che seriamente non va nel sito-- *cerca continue cause per non scoppiare a piangere*
Vi meritereste seriamente un capitolo al giorno per quanto siete meravigliosamente meravigliosi. *ama tutti incondizionatamente*
Quest'estate ("impegni vari già presi" a parte) spero di essere MOLTO più attiva ; A ; ♡
Intanto ringrazio chi continua a leggere e a recensire (la mia pandashipper Hae Na, mia sorella, la mia unnie Made e la mia Thenshi) (siete tutte mie * A * *possessiva mode ON* (??))
 
Alla prossima, bellissimi;
 
Love you♡
Maggie

Ps. Solo io mi sto DROGANDO del nuovo album degli INFINITE? ; A ; MERAVIGLIA. ;;

 

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Capitolo 16
*** XVI ***


[5,5]
 
- Capitolo XVI -
 




Sungjong oramai cominciava a farci l'abitudine.
Cominciava ad abituarsi a quello strano modo di fare di Myungsoo.
 
Era ormai inutile: sempre più spesso ogni qual volta che il minore gli faceva una domanda, il 9,9 spesso e volentieri rispondeva con una nuova domanda.
 
Lee Sungjong avrebbe dovuto abituarsi all'idea che avrebbe ricevuto ben poche risposte.
Proprio come in quel pomeriggio.
 
Il giorno precedente si erano dati appuntamento alla solita panchina per pranzare, e così era stato.
Avevano mangiato serenamente quel pasto che era stato fornito dal più grande, quasi in memoria dello scorso mese, che sembrava così lontano.
 
Più che lontano, sembrava essere trascorso a lungo.
Il tempo era corso velocemente, eppure in quei pochi 30 giorni i due avevano avuto l'occasione di condividere le proprie vite, quasi si fossero conosciuti da sempre.
 
Dopo aver mangiato il loro pranzo, Myungsoo aveva proposto di fare una passeggiata per quei viali nascosti vicino al dormitori degli insufficienti, dove non sembrava mai esserci anima viva.
 
A volte, mentre continuavano a lasciare impronte dei propri piedi sulla neve bianca, si guardavano intorno come alla ricerca di qualcuno.
Ma quando i loro occhi non entravano in contatto con nessuno, serenamente tornavano a riportare la loro concentrazione sull'altro.
 
In una di quelle occasioni, Sungjong aveva aperto bocca per chiedere all'altro come avesse trascorso la mattinata. Senza però ricevere nessuna risposta.
 
"Sai che io di te non conosco nulla?" - aveva invece esordito Myungsoo, ricevendo uno sguardo confuso da parte del 5,5.
 
Che c'entra con la mia domanda?!, avrebbe voluto replicare ma si limitò a starsene in silenzio, aspettando che l'altro finisse con il suo ragionamento.
 
Ragionamento che non tardò ad arrivare: "Tu sai della mia passione per la musica e per la fotografia .. mentre io di te so poco e niente!"
 
Sungjong non sapeva se quella frase risultasse più come un rimprovero nei suoi confronti o come una lamentala.
 
"E che vorresti sapere? Non penso ci sia poi tanto da dire ... " - rispose, continuando a camminare, ma poi bloccandosi nello stesso istante in cui lo fece anche Myungsoo.
 
"Invece c'è tanto da dire! Io del mio Sungjong voglio sapere tutto!" - ribatté, guardandolo dritto negli occhi e puntando i piedi per terra.
 
Il minore arrossì fino alla punta delle orecchie, strabuzzando inevitabilmente gli occhi davanti a quella frase improvvisa detta da L.
 
Un po' di spina dorsale, Lee Sungjong!, si lamentò mentalmente, Non puoi diventare un pomodoro solo per un singolo aggettivo possessivo!
 
Ma come poteva non imbarazzarsi per quelle cose?
Myungsoo era cambiato radicalmente da un giorno all'altro.
Dalla notte era passato direttamente al giorno, senza nemmeno un minimo di avvertimento.
Senza nemmeno far sopraggiungere prima il crepuscolo o l'alba.
 
Come poteva quindi non rimanere ogni volta spiazzato dal suo comportamento che si rivelava di giorno in giorno più carico di nuove sfumature?
 
Sungjong sbuffò, ricominciando a camminare seguito subito da Myungsoo che non tardò a tornare al suo fianco in quella camminata senza una vera e propria destinazione.
 
E che gli dico ora? La mia mente è completamente vuota!, si lamentò, Stupida mente! Sei solo in grado di rimproverarmi e poi non servi a niente quando ne ho bisogno!
 
Gli occhi luminosi del maggiore continuavano a fissare il volto concentrato dell'altro ragazzo, ansiosi di scoprire più della vita dell'altro che per ora rimaneva ancora celata gran parte nell'ombra.
 
"Mi piacciono i film horror." - riuscì poi ad esordire all'improvviso, non riuscendo a trovare nulla di meglio da dire.
 
Se Myungsoo avesse avuto dell'acqua in bocca, probabilmente l'avrebbe sputata tutta fuori.
 
Invece, non stando bevendo nulla, si limitò a strabuzzare gli occhi.
 
"EHH? I film horror?!"
 
"Beh?? Che c'è di male nel guardarli?!"
 
L sbatté un paio di volte la punta dell'indice sul suo mento, con fare pensoso.
 
"Nulla, penso. Ma è solo strano."
 
"Strano.. ?"
 
"Si .. strano." - ripeté - "Con un bel faccino che hai tu, non mi aspettavo ti potesse piacere una cosa così cruda!"
 
Sungjong non seppe se imbarazzarsi più per il complimento o rimanerne offeso.
Questa volta evitò di diventare però un pomodoro bordò, così opto per la seconda opzione.
 
"Che accidenti di conclusione è?! Sono un uomo, che credi?! Pensavi che ti rispondessi che amo guardare drama sdolcinati?!"
 
Myungsoo trattenne una risata per come si fosse scaldato improvvisamente il ragazzo.
 
"Ma va va. Era solo un commento." - gli disse calmo e sereno - "Non mi aspettavo mica che mi avresti risposto che ami ballare le coreografie femminili di un qualche famoso gruppo idol--"
 
"E invece AMO ballare coreografie femminili--" - disse troppo affrettatamente, prima di portarsi una mano alla bocca.
 
Myungsoo alzò le sopracciglia, sorpreso.
 
Sungjong, perché non te ne stai mai un po' zitto?, si chiese silenziosamente.
 
A dispetto delle mille reazione che si era aspettato, il 9,9 si limitò a scoppiare a ridere in una fragorosa risata, portando poi un braccio intorno al collo del più piccolo.
 
"Con che individuo singolare mi sono mai fidanzato?"
 
Sungjong mugugnò qualcosa senza senso prima di replicare: "D-Da che pulpito!"
 
Il commento di Myungsoo fece solamente aumentare le risate del maggiore tra i due, che velocemente depositò un bacio sulla pelle nuda del collo di Sungjong, facendolo rabbrividire.
 
L circondò le spalle paralizzate del minore con un braccio, in modo che i loro corpi potessero continuare a camminare più stretti uno vicino all'altro.
 
"Quindi ... vuol dire che ti piacciono anche le case dell'orrore ai lunapark?"
 
"Non saprei." - gli rispose secco, ancora troppo preso da quell'improvvisa vicinanza dei loro corpi.
 
"Come sarebbe a dire? Dovrai pur avere un opinione."
 
"Bisogna esserci stato per avere un opinione." - gli rispose, poi specificando - "Io i lunapark li ho sempre e solo visti in televisione."
 
Myungsoo aprì bocca per fare una domanda, richiudendola però velocemente.
 
Per accedere ai lunapark era necessario avere un'unità superiore o uguale a 6.
L sapeva che entrambi i genitori di Sungjong erano 5, quindi era impossibile che avessero mai portato il figlio in una simile attrazione quando era ancora bambino.
 
Il 9,9 aveva notato quell'improvviso cambio d'umore sul volto del minore.
In un modo o nell'altro portava sempre il discorso sul fattore "unità", seppur spesso inconsapevolmente.
 
Odiava vedere quel tipo di espressione sul volto del bel ragazzo.
 
Così si aggrappò a mo' di koala al corpo di Sungjong, costringendo quest'ultimo a fermarsi, non riuscendo più a camminare.
Un po' per la sorpresa, un po' per l'ingombrante corpo di Myungsoo che non gli permetteva di muovere più nemmeno un passo.
 
"M-Ma sei impazzito?! Perchè diamine mi stai appiccicato ora?! Non sono mica il tuo bambolotto!!"
 
L gli sorrise, felice che avesse già cambiato umore, baciandogli poi una sua guancia rossa di imbarazzo.
 
"E perchè non puoi esserlo??" - finse di lamentarsi, stritolando ancora di più il corpo sempre più paralizzato del minore - "Diventa il mio bambolotto, Lee Sungjong "
 
L'interessato strinse i denti, spalancando gli occhi scuri.
 
"Su su, diventa il mio bambolotto e ballami tante coreografie femminili~ " - continuò ad insistere con voce lamentosa, per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli con voce grave - "Preferibilmente sexy--"
 
Sungjong alzò le sopracciglia, mentre il suo volto si scaldava ancora di più, approfittandone poi per spostare il corpo del maggiore dal suo, che finì con una risata sulla neve bianca.
 
"MANIACO! PERVETITO! PEDOFILO CHE NON SEI ALTRO!!" - gli sbraitò contro.
 
"Pedofilo? Ma se ho solo un anno in più di te--"
 
"TACI! SOLO A UN PEDOFILO VERREBBERO IN MENTE CERTE IDEE!!"
 
Myungsoo continuò a ridere, prima di trascinare a terra con lui il corpo del minore, che perse l'equilibrio e finì per schiacciare il corpo del 9,9, che subito lo circondò con le sue braccia bagnate dalla neve.
 
Sungjong cercò invano di scappare dalla sua presa.
 
 
Perchè quel ragazzo si rivelava sempre più matto ogni giorno che passava?
 



 
Erano le 8 del mattino di quel 24 Dicembre.
 
L'inverno era giunto da ormai 3 giorni alle porte e non tardava certo a farsi sentire.
 
Così Sungjong se ne stava sepolto sotto quell'alta montagna di coperte, che a stento riuscivano a tenerlo caldo.
 
Erano le 8 di mattino di quella Vigilia di Natale.
Vigilia di Natale che avrebbe trascorso da solo.
 
L'orologio ticchettava, ma sembrava non dar alcun segno di muoversi più velocemente.
Quasi a farlo apposto, era lì che scandiva quegli attimi di vita.
 
Il 5,5 storse il naso, osservando con occhi sottili quel piccolo orologio appeso al muro.
 
È mai possibile che in un giorno del genere non riesca nemmeno a dormire?, si lamentò.
 
Già doveva sopportare quell'intera giornata nel piccolo della sua solitudine, se nemmeno riusciva a prendere sonno come sarebbe trascorsa la giornata?
 
Sungjong sospirò, mentre richiuse gli occhi, riuscendo però solo a pensare a quello scambio di parole che aveva avuto con Myungsoo due giorni prima.
 

 
 
|| Flashback ||
 
Quelle camminate nei lati isolati del grande viale alberato sembravano ormai essere diventate all'ordine del giorno.
 
E così Myungsoo e Sungjong camminavano sereni uno di fianco all'altro, fermandosi di tanto in tanto per permettere al maggiore di scattare qualche foto.
 
Ma, con la scusa di voler fotografare un albero lontano o quant'altro, L finiva sempre per scattare una nuova foto del più piccolo, che ogni volta storceva il naso.
 
"Fortuna che volevi fotografare quella bellissima nuvola, eh?" - gli fece ironico - "Ma non ti annoi a continuare a scattare foto solo a me?!"
 
Myungsoo gli sorrise, rispondendogli posizionando di nuovo l'obiettivo di fronte al suo viso.
 
Sungjong soffiò aria calda, formando una nuova nuvola di condensa biancastra che non tardò a salire in cielo.
 
Inaspettatamente, L giunse al suo fianco con una domanda improvvisa: "Come trascorrerai il Natale?"
 
Il 5,5 arricciò il naso: "In realtà ... non penso che farò niente." - gli rispose.
 
Ed in effetti, era così.
I suoi genitori ed il suo fratellino minore avrebbero trascorso quelle vacanze invernale con i parenti, ma la voglia di Sungjong di stare sotto gli occhi di tutta la famiglia non lo esaltava.
Così aveva optato per rimanersene in quella città, nella speranzosa possibilità che anche Myungsoo facesse lo stesso.
 
Quella domanda improvvisa lo aveva rincuorato e ora sperava solamente che il maggiore proponesse un luogo dove trascorrere quel Natale insieme.
 
E invece fu tutto vano e le parole di Myungsoo furono di tutto altro genere: "Ah si? Io invece trascorrerò le vacanze con la mia famiglia!"
 

 
Sungjong riaprì gli occhi facendo un'espressione tra il disgustato e l'arrabbiato, scaraventando a terra l'inseparabile orsacchiotto bianco che gli avrebbe tenuto compagnia in quella festività.
 
Se me ne dovevo stare a casa da solo, tanto sarebbe valso sopportare ore e ore di discorsi inutili con i miei parenti!!, rifletté stando ancora sotto le coperte.
 
Ma Sungjong, fino all'ultimo, era stato certo che quel Natale sarebbe trascorso in modo diverso dai soliti.
Si era messo insieme ad un ragazzo. Si era finalmente fidanzato, e questa sua nuova situazione sentimentale gli riscaldava ancora tanto il cuore.
 
Non voleva darsi della ragazzina alle prese con il primo amore, ma i sentimenti che provava in quel momento scommetteva che equivalessero a quelli delle ragazzine che si incontrano nei manga.
 
E proprio come nei manga, c'é sempre un momento in cui la protagonista si infuria per qualcosa.
E quel qualcosa era giunto.
 
Quasi fosse la protagonista femminile di un qualche manga, Sungjong sbatté violentemente le gambe contro il materasso, mordendo l'orlo delle coperte in modo da trattenere strani grugniti riferiti ad un'unica persona.
Ovvero il personaggio maschile di quel manga.
 
"STUPIDO, STUPIDO DI UN KIM MYUNGSOO!!" - diede finalmente parola al suo sfogo - "Mi stai sempre appiccicato e poi Natale decidi di trascorrerlo con la tua famiglia?! Non avremmo dovuto passare questo giorno insieme?!?"
 
Sungjong calciò ancora un paio di volte il letto e, troppo assordato dai suoi pensieri che imprecavano contro L, non sentì un rumore.
 
Un rumore inaspettato che da tanto tempo ormai Sungjong non sentiva.
 
A pensarci bene, forse non lo aveva nemmeno mai udito.
 
Fermò il suo corpo all'inaspettato udire del bussare ad una porta.
Del bussare alla sua porta.
 
Che avesse fatto troppa confusione?
Ma oramai non rimanevano che pochi giovani in quel dormitorio e mai si erano lamentati di nulla.
 
Non sapendo che aspettarsi, Sungjong sgusciò fuori dalla sua montagna di coperte, tirandosene dietro una per coprirsi da quel freddo invernale.
Dopo pochi passi giunse davanti a quell'uscio di legno e, prima che potessero tornare a battere, aprì quella porta.
 
Il 5,5 fece uno scatto indietro quando si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo vestito con abiti pesanti e una mano ancora sollevata nel precedente tentativo di bussare ancora alla porta.
 
Quando incontrò gli occhi di Sungjong, gli angoli della sua bocca si alzarono in un largo sorriso, mentre quest'ultimo non poteva far altro che guardarlo con occhi spalancati e la coperta ancora sulle spalle.
 
Sbatté un paio di volte le palpebre, prima di picchiettarsi appena le guance come a verificare di essere davvero sveglio.
 
Ma, quando riaprì gli occhi e si ritrovò ancora il sorriso di quel giovane davanti a lui, non poté che smettere di pensare che quello fosse un sogno.
 
"Non mi dici nemmeno 'Buongiorno'?" - finse di lamentarsi il nuovo arrivato, entrando senza alcun permesso nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Sungjong balbettò e quasi a comando gli augurò quel desiderato 'Buongiorno', ancora incredulo da quella situazione.
 
Il giovane di fronte a lui mosse l'indice davanti a lui in segno di negazione - "Ah-Ah, non è il buongiorno che volevo." - lo rimproverò sorridente, prima di appoggiare le sua labbra sulle sue - "Era questo tipo di buongiorno che stavo aspettando."
 
La coperta dalle spalle di Sungjong scivolò sul parquet, lasciandolo senza alcuna protezione dal freddo.
Ma, nonostante il pigiama sottile che stava indossando, il ragazzo non sentiva quell'inverno addosso.
 
"Cosa ci fai qui?" - riuscì finalmente a chiedergli Sungjong - "Non avevi detto che avresti trascorso il Natale con la tua famiglia?" - gli chiese con una punta di amarezza.
 
L'interpellato alzò le spalle prima di tornare a sorridere beffardo - "Scherzetto" - gli cantilenò.
 
Il minore tra i due strinse gli occhi, prima di cominciare a tirare pugni contro il petto dell'altro ragazzo - "STUPIDO, STUPIDO DI UN KIM MYUNGSOO!!" - gli urlò di nuovo contro, questa volta direttamente in faccia al posto di prendersela con la sua solitudine e il suo povero materasso.
 
Come risposta, il 9,9 lo strinse in un abbraccio, affondando poi la testa nell'incavo del collo di Sungjong.
 
"Scusa per averti mentito." - gli disse - "Ma non ero certo di riuscirci davvero."
 
"Riuscire a fare cosa ..?" - gli chiese curioso, mentre Myungsoo si staccava dal suo corpo, allungandogli una busta bianca e tenendone un'altra identica per sé.
 
"A fare questo." - gli rispose semplicemente, lasciando che Sungjong esaminasse quella strana busta - "Su, aprila!" - gli intimò.
 
Confuso, il minore cominciò a fare come gli era stato ordinato, mentre lo stesso faceva anche Myungsoo di fronte a lui.
 
Entrambi estrassero dalle proprie buste due biglietti colorati.
 
Sungjong strabuzzò gli occhi, ma non riuscì a godersi a pieno quel regalo.
 
"Perchè mi hai regalato un biglietto per il lunapark?" - gli chiese, prima di aggiungere - "Lo sai che io non posso entrarci ..."
 
Myungsoo alzò un angolo della sua bocca - "Non è finito qui il regalo." - lo avvertì, spingendo Sungjong a guardare nel profondo della busta bianca.
 
Il 5,5 riservò un'occhiata ancora più confusa al ragazzo, prima di decidere a fare come gli era stato detto.
 
I suoi polpastrelli entrarono in contatto con qualcosa di plastica.
Era un cartellino di carta dentro una sottile busta trasparente con al di sopra una moletta per appendere quella targhetta, proprio come quelle che si usano di solito per identificare il nome e cognome di una certa persona.
 
Sungjong piegò la testa, prima di voltare quel cartoncino e leggere cosa c'era scritto sopra.
 
Quando i suoi occhi entrarono in contatto con quel numero stampato sopra, il 5,5 non seppe se credere o meno a quello che stava tenendo in mano.
 
Quella era davvero una targhetta dei 6?
 
Sungjong non ne aveva mai tenuta una tra le mani, ma era certo che fosse vera.
O perlomeno, una perfetta replica.
 
"Che significa... ?" - riuscì appena a balbettare, continuando a spostare lo sguardo incredulo da quella targhetta al volto di Myungsoo - "T-Tu ... puoi fare questo? Puoi fare delle targhette-- "
 
Myungsoo lo bloccò prima, già a conoscenza di quello che avrebbe voluto chiedergli il ragazzo - "Al massimo posso procurarmi un 6 ... sarebbe troppo rischioso andare oltre ..."
 
Il 5,5 continuò a tenere la bocca appena socchiusa, non riuscendo a credere a quello che stava succedendo.
 
Gli stava davvero venendo offerta la possibilità di essere un sufficiente per un giorno?
 
L sorrise davanti all'ancora incredulo volto di Sungjong, che sembrava felice quanto un bambino a cui era stata appena regalata la più buona delle caramelle.
 
Prese la targhetta che teneva ancora in mano il ragazzo e gliel'appese alla maglietta di quel pigiama.
 
Sungjong andò velocemente a fissarsi allo specchio, in quel gesto involontario e automatico.
 
Non era tanto un 6, ma il giovane non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere il suo riflesso allo specchio con quella targhetta che lo identifica come "sufficientemente bello".
 
Distratto da ciò, Sungjong non si accorse di Myungsoo che stava staccando la sua targhetta da 9,9 e la metteva al sicuro nel suo portafoglio.
 
Si accorse delle mosse del giovane solo quando quest'ultimo estrasse una targhetta identica a quella che stava portando ora Sungjong e se la fissò alla tasca di quella sua giacca.
 
Il 5,5 sbatté gli occhi, ma non ebbe il tempo di parlare che subito Myungsoo arrivò al suo fianco, cingendogli un fianco e fissando entrambi in quella lastra riflettente.
 
L stava davvero facendo tutto ciò?
Stava davvero rinunciando alla sua condizione da superiore, quasi eccellente, per poter trascorrere del tempo con Sungjong?
 
Il minore tra i due non sapeva ancora se credere a meno a quell'opportunità che gli stava venendo data.
 
Myungsoo gli sorrise e, senza distogliere lo sguardo da quello specchio, depositò un bacio su una guancia di Sungjong.
 
 
"Per oggi saremmo due felici 6 innamorati."
 

 
 

 
Drin Drin#1
 
"Pronto?"
 
"Pronto Jongie? Sono Myungsoo"
 
"So chi sei. Hai salvato il tuo numero nella mia rubrica e ci hai aggiunto tanto di selca!"
 
"Ahh ... quasi lo dimenticavo! Che sbadato!"
 
"Già."
 
"Beh ... come sta il mio Sungjong?"
 
"Bene, e il mio hyung-- ... aspetta, perchè parliamo in terza persona?"
 
"Il tuo hyung sta bene! Ci risentiamo eh, Sungjong Ti amo"
 
"Certo... Anche io."
 
¯
 
Drin Drin#2
 
"Pronto?"


"Pronto, sono Myungsoo"
 
"Ma non mi dire..."
 
"Cosa? Cosa non dovrei dire, Sungjong?"
 
"Nulla, è un modo di dire."
 
"Cosa?"
 
"Ma non mi dire."
 
"..."
 
"Hyung ...?"
 
"Troppi 'dire'. Mi sto perdendo ..."
 
"E fortuna che voi 9 siete considerati mentalmente superiori a noi..."
 
"Come?"
 
"Nulla, nulla. Non ti preoccupare, Myungsoo."
 
"Oh, beh ... ma come stai?"
 
"Penso ancora bene."
 
"Ah ok ... vabbé, ti chiamo dopo ok, Sungjong? Ti amo"
 
"Anche io ...?"
 
¯
 
Drin Drin#3
 
"Pronto .... fammi indovinare, sei Myungsoo hyung?"
 
"OHH SI!! Come hai fatto ad indovinare, Jongie??~~"
 
"Bah, non saprei, guarda."
 
"Sarà la forza dell'amore, di sicuro"
 
"Già ... probabilmente."
 
"Ahh, prima che mi dimentichi, come stai Sungjongie??"
 
"Bene .. come prima e come prima ancora!"
 
"Oh, te l'aveva già chiesto?"
 
"Solo un paio di volte, hyung. Solo un paio di volte."
 
"Ma che sbadatello "
 
"A quanto pare."
 
"Ok, ora devo andare. Ti richiamo dopo, ok? Ti amo"
 
"Penso di averlo capito dopo la terza volta. Non sta diventando tutto un continuo dejà vu?!"
 
"Bah, non mi sembra, sai?"
 
"Aigoo ... "
 
 
¯
 
Drin Drin #4
Drin Drin #5
 
"P-Pronto??"
 
"OH UMMA MIA! SUNGJONG STAI BENE? TI E' SUCCESSO QUALCOSA? TI SEI FERITO DA QUALCHE PARTE? HAI BISOGNO DI AIUTO? DIMMI DOVE SEI CHE ARRIVO SUBITO--"
 
"Kim Myungsoo calmati! Sto benissimo!"
 
"EH PERCHE' NON HAI RISPOSTO SUBITO?! MI HAI FATTO MORIRE DI PAURA!!"
 
"Ero andato semplicemente in bagno lasciando il cellulare in camera!"
 
"Ahh tutto qui?? Fiùùù, MI HAI FATTO VENIRE UN COLPO, SUNGJONGIE, NON FARLO MAI PIU'! CAPITO?!"
 
"Ho capito, ho capito-- MA ORA SMETTILA DI SBRAITARE! MI STAI PERFORANDO UN TIMPANO!!"
 
"STAI SBRAIATANDO ANCHE TU, SOLO PER INFORMAZIONE!"
 
"MA IO NE HO TUTTO IL DIRITTO! HAI IDEA DI QUANTE VOLTE MI HAI CHIAMATO NELL'ARCO DI MEZZ'ORA?!"
 
"OHH-- ... forse sto un po' esagerando."
 
"Già ... Hyung, sono molto felice che tu mi abbia regalato un cellulare, ma forse dovremmo limitare il numero di chiamate... Che so.. una o due al giorno?"
 
"UNA O DUE?! Ma sono troppo poche!! Io voglio sapere come stai! A proposito ... come stai, Jongie??"
 
Bip Bip Bip
 
"Jongie...?"
 
"..."
 
"Sungjong ........?"
 
"..."
 
"Hai messo giù?"

 
 


 

Note dell'autrice
Ohilà, Maggie è qui ˜ Stranamente in orario (?) 
Ennesimo capitolo che potremmo reputare "di passaggio", ma che in realtà potrebbe aprire diverse questioni (?) Del tipo "Myungsoo dove accidenti avrà mai trovato due targhetta da 6?" e altro. O magari non vi ha fatto sorgere alcuna domanda lol
However, grazie grazie per aver letto questo capitolo♡ 
Ultimamente ho abbastanza ispirazione * v * (?) Ed in parte è un bene visto le tanto attese (dalla sottoscritta) vacanze estive sono finalmente alle porte * A * Poi potrò dedicare gran parte del mio tempo a voi splendidi lettori ˜ 
E grazie grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero la mia unnie Made, Thenshi alpaca (?) e la mia pandashipper♡ 
Ringrazio tutti per l'infinito sostegno ; u ; *ama* Un ringraziamento speciale anche a mia sorella e alla mia bias Sehunnie che sempre mi sostengono♡
Già in tanti avete messo la fanfiction tra le preferite ; A ; E pensare che non siamo nemmeno a metà storia-- *commossa*

AH! Che accidenti è la parte finale? Sinceramente non lo so-- Dovevo mettervi al corrente del fatto che Myungsoo avesse regalato un cellulare a Sungjong, e ho optato per una struttura un po' più simpatica (demenziale) e leggera c: (?) Potremmo considerarlo un "bonus" (??) (bonus non si sa poi bene per cosa (?))

Ancora grazie e alla prossima, bellissimi;

Love you♡
Maggie

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Capitolo 17
*** XVII ***


[5,5]
 
- Capitolo XVII -
 
 
 


Quasi fossero due bambini che trascorrevano un po' di tempo insieme, Sungjong e Myungsoo stavano giocando con la neve.
 
Era tardo pomeriggio nei lati nascosti di quel viale alberato.
Le vacanze invernali erano ancora in atto, per questo quel campus era pressoché desolato.
 
Grazie a ciò, i due giovani innamorati avevano potuto permettersi di passare più tempo insieme all'esterno dei loro dormitori.
Non che prima delle vacanze non avessero fatto lo stesso.
 
Semplicemente, quando stavano insieme, si sentivano abbastanza protetti da non doversi preoccupare di tutto il resto.
Non sentivano di doversi preoccupare di occhi indiscreti che avrebbero potuto venire a conoscenza di quella relazione che potevano chiamare "clandestina", perchè altro non era.
 
Era questo l'effetto che faceva l'amore?
 
Nessuno dei due ne aveva la certezza, ma erano sempre più felici di quel clima di serenità che si instaurava tra di loro quando si incontravano.
 
Quel clima di serenità quasi infantile.
Perchè i bambini agiscono secondo la loro volontà e la maggior parte delle volte senza rifletterci.
 
Il giorno precedente aveva passato uno dei Natali migliori che i due avessero mai trascorso nella loro giovane esistenza.
Se non il migliore.
 
Nella loro condizione di 6, aveva tranquillamente potuto passare del tempo in quel grande luna park e Sungjong aveva capito che le case degli orrori gli piacevano, ma mai quanto un buon film horror però.
 
In compenso a Myungsoo quelle strutture di divertimento non piacevano per nulla.
 
Se all'inizio aveva finto di aver paura per poter starsene appiccicato al più giovane, dopo l'ennesimo mostro che era spuntato fuori inaspettatamente, Myungsoo era saltato in aria dalla paura ed aveva finito per nascondere la sua faccia nella schiena di Sungjong, che dal canto suo aveva cominciato a ridere per il comportamento del maggiore e non aveva più smesso.
 
Myungsoo ancora era stretto al corpo di Sungjong quando insieme erano usciti da quella casa degli orrori, provocando commenti da parte degli altri visitatori di quel posto.
 
Commenti che si potevano riassumere in uno unico: "Guarda quel ragazzo! È talmente spaventato che non riesce a staccarsi dalla propria fidanzata! Che fifone!"
 
L aveva di colpo alzato la testa, pronto per ribattere a quei commenti, ma era stato prima bloccato da una risata.
 
"Che accidenti ridi?!" - aveva sbraitato contro Sungjong che si teneva la pancia per il troppo ridere - "Ti hanno appena dato della ragazza!"
 
"Ti hanno appena detto che sei meno coraggioso di una donna! Ce n'è da ridere!"
 
 
Ai ricordi di quei commenti, Sungjong non poteva che tornare a sorridere divertito mentre trascinava una pallina di medie dimensioni di neve vicino a Myungsoo e a quello che doveva essere un pupazzo di neve.
 
Come si erano ritrovati a costruire un pupazzo di neve non lo sapeva con certezza.
 
L prese quella pallina di neve tra le proprie mani coperte dai guanti e la posizionò in cima ad altre due già poste su quel terreno.
 
Fece due buchi e una linea continua con i lati alzati, in modo da dare l'idea di un viso sorridente.
Si allontanò di qualche passo per poter ammirare quella loro costruzione vicino a Sungjong.
 
Quasi all'unisono, entrambi piegarono la testa d'un lato mentre osservavano quel pupazzo di neve.
 
"Fa schifo, eh?" - esordì poi Myungsoo, portando Sungjong ad annuire.
 
"Abbastanza."
 
Entrambi strinsero gli occhi, come alla ricerca di un motivo per cui quel pupazzo di neve fosse venuto così brutto.
 
Sungjong schioccò all'improvviso le dita, attirando l'attenzione di Myungsoo che lo guardò togliersi la sciarpa e andarla a posizionare intorno al loro pupazzo.
 
Il minore tornò in piedi di fianco a L: "Così è un po' più carino ˜" - commentò sorridendo.
 
"Sarà anche ... " - gli disse Myungsoo, rivolgendosi poi a lui - "Ma tu congelerai di questo passo!"
 
Sungjong fece spallucce, come a voler dire che stava bene anche con il collo scoperto.
Ma il maggiore tra i due sapeva essere eccessivamente premuroso alle volte.
 
Il 5,5 non aveva mai particolarmente amato quell'eccessiva skinship, che invece l'altro ragazzo sembrava tanto amare.
 
Eppure, quando Myungsoo fece stringere la sua sciarpa, naturalmente nera, intorno al collo di entrambi, in modo da poter tener riscaldati tutti e due, Sungjong non poté che sorridere davanti a quel dolce gesto, mentre le gote diventavano rosse.
 
Si sarebbe mai abituato a quei gesti?
Si sarebbe mai abituato a quelle piccole dimostrazioni d'affetto?
 
Probabilmente si, ma prima doveva ancora arrivare a convincersi che ciò che stava accadendo era reale.
 
Delle volte, ancora stentava di credere di essersi davvero fidanzato.
Ancora non riusciva bene a credere di essersi innamorato di un simile ragazzo.
Ragazzo con cui non aveva nemmeno mai sperato di poter parlare, ma che ora stava teneramente intrecciando le dita con le sue.
 
Sungjong voltò lo sguardo, incontrando quello lontano pochi centimetri di Myungsoo, e con ancora le gote rosse distese le labbra in un sorriso.
 
L si affrettò a ricambiare velocemente quel gesto, prima di depositare una serie di rapidi baci sulla bocca dell'altro ragazzo.
 
Entrambi non smisero di sorridere, mentre continuavano a scambiarsi quei delicati quanto importanti dimostrazioni d'affetto.
 
Sungjong portò le mani intorno di Myungsoo, approfondendo quello che era iniziato come un semplice bacio.
 
I due giovani chiusero gli occhi, mentre felici e rilassati se ne stavano stretti in quel groviglio di sciarpa e baci, come due anime impossibile da separare.
 
L leccò il labbro inferiore dell'altro giovane ma, prima che potesse riuscire a socchiudere la sua bocca, il minore scivolò su quella neve che si era sciolta sotto i loro piedi.
Cadde così a terra, trascinandosi di conseguenza anche il corpo di Myungsoo che atterrò morbidamente su quello dell'altro ragazzo.
 
Sungjong tossì, un po' per il colpo nell'atterrare su quella neve, un po' perché aveva fatto da materasso a quel giovane.
Giovane che ora stava ridendo, ancora sdraiato su di lui.
 
Il 5,5 gli riservò un'occhiataccia.
 
"Hai una qualche intenzione di tirarti su di dosso? Vorrei tornare a respirare prima o poi!" - si lamentò Sungjong.
 
Ma come risposta, Myungsoo si accoccolò ancora più stretto al corpo del giovane, che ormai aveva quasi del tutto rinunciato all'idea di poter ritornare a respirare normalmente.
 
Sospirò, ormai conscio del fatto che non sarebbe riuscito a fare staccare il corpo del ragazzo dal suo così facilmente.
E questa sua nuova consapevolezza lo rendeva felice e spaventato allo stesso tempo.
 
Quando era in compagnia di Myungsoo, queste due sensazione contrastanti si presentavano insieme, quasi impossibili da separare.
Un ossimoro sempre presente faceva da sfondo a tutti i loro incontri e, per quanto tentasse, Sungjong non riusciva a scacciare quelle sue preoccupazioni.
Preoccupazioni più o meno fondate.
 
Myungsoo si alzò dal petto di Sungjong, ma solo per mettersi a sedere a cavalcioni su di lui, slegando però quell'intreccio con la sua sciarpa e lasciandola solo sul collo del minore.
 
Quest'ultimo tentò di aprire bocca per venire a conoscenza delle intenzioni del fidanzato, ma venne ben presto serrata.
 
Le labbra di L avevano ripreso a baciare quelle dell'altro, mentre i loro corpi strusciavano uno contro l'altro, separati solo dai loro abiti, mentre ancora se ne stavano stesi su quella neve.
 
Le guance di entrambe erano rosse, sia per il freddo di quel posto, sia per la situazione in cui si trovavano.
 
Sungjong portò automaticamente le mani a stringere i fianchi del giovane, stringendo le mani intorno alla stoffa della sua giacca e facendo avvicinare il corpo di Myungsoo ancora di più al suo.
 
L staccò le labbra dalle sue, per permettere ad entrambi di riprendere fiato.
Anche se l'ossigeno non sarebbe mai potuto reputarsi importante e dolce quanto un loro bacio.
Di questo ne erano sicuri.
 
Perché non possiamo semplicemente sopravvivere di baci?, si trovarono istintivamente a pensare entrambi, condividendo quel semplice e quasi infantile pensiero.
 
"Finirai per prendere freddo davvero questa volta." - lo avvertì Myungsoo, ricordandosi solo in quel momento di dov'erano.
 
In questi attimi, quando le loro labbra ed i loro corpi erano stati appiccicati l'uno all'altro, si erano scordati di trovarsi sdraiati su quella neve, in quei viali alberati.
 
Come risposta, Sungjong questa volta fu lui a stringere entrambi i colli con quella sciarpa di lana nera, facendo così riavvicinare i loro corpi.
 
"Puoi smetterla di preoccuparti e semplicemente riprendere a baciarmi?"
 
Myungsoo non se lo fece ripetere una seconda volta.
 
Preoccupazione e felicità si presentavano insieme, come due anime inseparabili.
Proprio come i due ragazzi.
 

Ma come poteva Sungjong preoccuparsi quando un ragazzo come Myungsoo lo stava baciando?
 

 
 

Quando Sungjong riaprì gli occhi, ci impiegò un po' di tempo per capire cosa fosse successo.
 
Ma, anche dopo averci riflettuto una buona manciata di minuti, al ragazzo alcune cose non tornavano e continuava a rimanere spaesato.
 
Si ricordava di essere rientrato a casa in compagnia di Myungsoo, quando la neve aveva cominciato a cadere e le temperature si erano fatte troppo fredde per continuare a rimanersene stesi fuori.
 
Si ricordava di come fossero velocemente entrati dall'entrata sul retro, per non dare eccessivamente nell'occhio, nonostante il campus fosse pressoché deserto.
 
Si ricordava di come Myungsoo avesse smesso di ricordargli di cambiarsi i vestiti fradici ed invece lo aveva scaraventato su quel letto, sovrastandolo poi velocemente con la sua persona.
 
Si ricordava tutto ciò che era susseguito, ma non si ricordava affatto di essere poi ritornato a camminare per quei viali alberati.
 
Era pieno inverno e fino a poche ore prima aveva nevicato, com'era quindi possibile che ora si fosse già sciolta tutta la neve?
 
I suoi occhi incontrarono la verde erba che da un paio di settimane non aveva più visto, costantemente coperta da un manto bianco.
Osservò gli alberi che avevano improvvisamente riacquistato foglie e colore.
 
Non sarebbero dovuti essere invece spogli?
 
Sungjong non capiva che stesse succedendo quel giorno nel campus, ma qualcosa gli suggerì che presto lo avrebbe capito.
 
Da solo, nel mezzo di quel viale, esattamente a metà strada tra il suo dormitorio e il palazzo bianco dei superiori, il ragazzo rabbrividì quando aria fredda gli soffiò addosso, portandolo poi a domandarsi come mai fosse vestito primaverile.
 
Ma non ebbe tempo di rifletterci molto, che dei passi alle sue spalle attirarono alla sua attenzione.
 
Allora non era propriamente solo in quel posto.
 
Sungjong voltò lo sguardo, solo per incontrare 4 alti uomini dagli splendenti, quasi accecanti, smoking bianchi.
I loro volti, dai tratti fin troppo spigolosi e severi, apparivano pressoché sfocati agli occhi del giovane, portandolo a rabbrividire ancora di più per l'impossibilità di conoscere l'identità di quegli sconosciuti.
 
Che stava succedendo?
Perchè si trovava in quella situazione?
 
Il più basso tra quegli uomini gli fece un cenno del capo appena percepibile, come a voler dire a Sungjong di seguirlo.
 
Ed infatti, poco dopo, quegli sconosciuti che continuavano a mettere soggezione al giovane, si incamminarono verso una destinazione sconosciuta al 5,5.
 
Non avendo altra scelta e non trovando la forza di aprire bocca per richiedere informazioni, Sungjong li seguì silenziosamente.
 
I 5 camminarono per qualche metro in silenzio, in quel silenzio spettrale che non metteva di certo a suo agio il ragazzo, ancora fin troppo confuso e spaesato dalla situazione.
 
Un soffio di vento, parecchio più forte di quello di prima, si fece sentire, costringendo il giovane a chiudere gli occhi e a coprirseli con un braccio.
Quando l'aria si bloccò e Sungjong riaprì gli occhi, si ritrovò in un luogo a lui sconosciuto.
 
Da quando in qua quel viale terminava nel vuoto?
Da quando in qua terminava con un burrone?
 
Il giovane lo aveva attraversato interamente diverse volte per entrare ed uscire dal campus, ma non si ricordava di nessun posto simile.
 
Quegli uomini si fermarono, come a voler avvertire che erano arrivati alla loro destinazione.
 
Sungjong si guardò intorno, non vedendo altro che quella distesa di terra desolata e un burrone a pochi metri di distanza.
Si trovavano in montagna?
Ma non c'era mai stato nessun monte nelle prossimità del campus...
 
Un altro dei 4 uomini fece un nuovo gesto con la testa, prima di allungargli una mano.
 
Sungjong non afferrò quella mano, per nulla rassicurato dalle possibili intenzione che avevano quegli sconosciuti.
 
In compenso, si ritrovò a pensare a qualcuno.
 
Dov'è Myungsoo?
 
Il ragazzo fu la prima persona a cui pensò Sungjong, in quella strana e surreale situazione che gli stava facendo venire la pelle d'oca.
 
L'uomo, con ancora un braccio teso verso il giovane, gli sorrise nel tentativo di poter afferrare la mano del 5,5.
 
Ma quel sorriso, che vide appena visto i loro volti così stranamente sfocati, fu tutt'altro che rassicurante agli occhi di un sempre più spaventato Sungjong, che ancora non sapeva cosa volessero quegli sconosciuti, i quali sembravano tanto provenire dai grandi uffici centrali.
 
Il giovane si morse il labbro inferiore, prima di cominciare a fissare il terreno sottostante e scuotere la testa, in segno di dissenso.
 
L'uomo abbassò quindi il braccio, mentre gli angoli della sua bocca tornavano a stendersi in un apatica linea orizzontale.
Si voltò verso gli altri tre uomini alle sue spalle e, senza proferire parola, questi si avvicinarono presto al corpo di Sungjong, trascinandolo con forza verso la fine di quella strada e l'inizio di quel burrone.
 
Che intenzioni avevano?
Cosa volevano fargli?
Che cosa aveva mai combinato per ritrovarsi in quella situazione?
 
Troppe domande a cui non riusciva a rispondere, mentre due dei quattro uomini continuavano a tenerlo in bilico.
In bilico tra la terra ferma e una caduta nel vuoto.
 
Il cuore di Sungjong cominciò a battere forte, mente il respiro veniva a meno, spaventato quanto il giovane.
 
Dove sei Myungsoo?, tornò a pensare automaticamente a lui, Perché non vieni a salvarmi?
 
Il giovane aveva sempre creduto alle qualità sovraumane di L, ma perché in quella situazione sembrava come sparito?
 
Perchè era come se Sungjong si fosse improvvisamente ritrovato da solo in quella pericolosa e terrificante situazione, di cui non ne comprendeva le cause.
 
Che avessero in un qualche modo scoperto la relazione tra lui e Myungsoo?
Che fosse il loro modo per punire chi violava le dure regole di quella società?
 
Sungjong non ne era certo, ma ecco che d'improvviso, alle spalle dei due uomini che se ne continuavano a stare fermi osservando il giovane, comparse una nuova persona.
 
Persona che fece illuminare il volto del ragazzo, in quella che sembrava finalmente una vana speranza di salvezza da quella situazione che non sembrava stesse prendendo la migliore delle strade.
 
"Myungsoo.. " - riuscì a sussurrare Sungjong, con già le lacrime che gli pungevano gli occhi.
 
Ma ben presto quel barlume di speranza si consumò come una candela che si sta lentamente esaurendo.
 
Il giovane infatti era giunto insieme ad un distinto uomo, dall'altrettanto volto sfocato ed un abito ancora più bianco di quello degli altri, se mai fosse stato possibile.
 
Gli occhi di tutti si voltarono verso di lui e, ad esclusione di Sungjong, i presenti piegarono la testa verso quel nuovo arrivato, come a voler accennare un inchino in quella che sembrava la conferma della sua naturale superiorità.
 
Il giovane ebbe appena il tempo di notare come sulle targhette di tutti quei presenti troneggiassero varie sfumature di 9, mentre l'uomo di fianco a Myungsoo aveva addirittura un 10.
 
Era la prima volta nella sua vita che Sungjong vedeva un individuo con una così elevata unità.
 
Ma non ebbe il tempo di poter ulteriormente osservare il proprietario di quella unità, che quest'ultimo aprì la bocca comunicando qualcosa a quei 4 uomini che il 5,5 non riuscì però a percepire.
 
E con un ultima spinta, i due uomini che avevano sorretto il corpo di Sungjong lo lasciarono andare, facendolo così precipitare verso quella caduta libera.
 
Il giovane strabuzzò gli occhi in quegli attimi in cui i suoi piedi scivolarono su quei sassolini e perdevano l'equilibrio.
 
Il tempo sembrò andare a rallenty, fino ad arrivare addirittura a bloccarsi quando Sungjong incontrò il volto lontano di Myungsoo.
 
Il giovane cercò l'aiuto in quel ragazzo.
Ragazzo però che si limitò semplicemente a tenere un volto apatico, mentre il tempo riprendeva il suo normale trascorrere.
 
Perchè?, fu l'unica cosa che venne in mente a Sungjong, non trovando nemmeno la forza di piangere, Perché ti comporti così? Perchè sta succedendo tutto ciò?
 
Con questi quesiti irrisolti, il giovane cadde nel vuoto, fino ad atterrare con un sonoro quanto ovattato tonfo.
 
Il giovane non percepì nessun dolore, ma qualcosa di maggiormente doloroso stava per giungere.
 
Sungjong, steso a terra senza alcuna possibilità di muoversi, percepì dei passi provenire dall'alto di quella parete rocciosa ed ecco che presto il volto di Myungsoo comparse.
 
Il 5,5 non aveva trovato precedentemente la forza di piangere, ma quando gli angoli della bocca di quel giovane si alzarono all'insù, la forza delle lacrime era troppo forte.
Talmente forte che il ragazzo aveva paura che solo due occhi non sarebbe stati sufficienti per far fuoriuscire tutte quelle lacrime.
 
 
E come una candela che si spegne lasciando al buio una stanza, gli occhi umidi di Sungjong furono catturati dall'oscurità.
 

 

 
 
Sungjong si svegliò di soprassalto, ritrovandosi di nuovo nella sua camera e steso nel suo letto.
 
Scattò a sedere, con gli occhi che gli dolevano come se avesse realmente pianto e la fronte madida di sudore.
 
Il cuore gli rimbombava forte nella gabbia toracica, mentre la testa sembrava così improvvisamente pesante.
 
Cos'era stato?
Un sogno?
 
Eppure era sembrato tutto così dannatamente reale.
 
Quel letto era occupato solo da lui, mentre notava un foglietto appoggiato sulla scrivania, illuminato da quei primi raggi del nuovo giorno a venire.
 
Lo afferrò a fatica, mentre la testa continuava a dolergli.
 
Era stato scritto da Myungsoo e gli comunicava che se n'era ritornato nel suo dormitorio qualche ora prima, per non far insospettire i sorveglianti del grande palazzo bianco.
 
Sungjong strinse quel foglio tra le mani.
 
In altre situazioni sarebbe stato appagante ricevere un simile biglietto, carico del solito affetto tipico di L.
Ma come poteva dopo quell'incubo?
 
Il giovane sapeva che non doveva farsi condizionare inutilmente da quelle rappresentazioni illusorie, ma il sorriso che gli aveva riservato Myungsoo era ancora così presente nei suoi occhi.
 
Sungjong sospirò, decidendosi poi ad alzarsi da quel letto, con indosso solo quel suo paio di boxer e una camicia del giorno precedente.
Uno dei pochissimi indumenti a non essere fradici.
 
È ancora presto, pensò, Non saranno nemmeno le 6, ma forse sentire la voce di Myungsoo mi farà calmare.., riflette mentre si recava a prendere quel cellulare nella sua giacca.
 
Ma non appena si alzò da quel letto, la testa cominciò a pulsargli forte, costringendo il giovane a stringersi le tempie con un espressione di dolore.
 
Le sue gambe, come il resto del suo corpo, sembravano così stranamente molli e leggere.
 
Che mi succede?, riuscì semplicemente a chiedersi prima di perdere anche quelle sue ultime forze rimaste.
 
 
Proprio come nel suo incubo, la vista di Sungjong si oscurò ed il giovane cadde a terra su quel parquet.



 
 


Note dell'autrice
I'm back, con un capitolo davvero orribile.
C'è anche quella che dovrebbe essere un implicita "scena rossa", chiamiamola così. Non so descrivere, come ben sapete/?, certe scene, quindi non so se ne scriverò mai una esplicita.. Ed ecco che tutti i lettori scappano (....) lol However, era da un po' che non mi faceva così schifo un capitolo OuO. (?) La scena del sogno e pure quella tra la neve potrebbero sembrare senza senso, ma vi assicuro che non lo sono ; ; Servono per il seguito-- Che spero non venga altrettanto brutto perché ci tengo abbastanza a tutto ciò che accadrà dopo questo capitolo ; n ; (??)
Questo capitolo, ripeto, mi fa pena e per di più sono in ritardo.. Ma per questo ho un buon motivo. Ho visto che molti di voi l'hanno notato *commoss* ma ho scritto una one shot, eggià(?): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2655767&i=1
E' talmente demenziale però, vabbé--
Non so che altro dire a parte grazie per aver letto questo schifizzo(??), e per chi ha recensito lo scorso capitolo (ovvero, la mia pandashipper, la mia alpaca(?), la mia unnie, Luhiessi e la mia Yuna che ha appena iniziato a leggere ; v ;) (e ancora una volta SI, siete tutte mie /?) Grazie anche a chi ha aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate ; v ; Siete miei anche voi lettori (???)
Sono però una brava autrice (come no.) e ho già scritto anche il prossimo capitolo ; ^ ; (?)
 
Alla prossima e mianhae;
 
Love you♡
Maggie

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Capitolo 18
*** XVIII ***


 
[5,5]
 
- Capitolo XVIII -
 
 


Erano le 9 e 30 del mattino quando Myungsoo cominciò a ticchettare nervosamente le dita sullo schermo del suo costosissimo cellulare.
 
Da lì ad un paio di minuti aveva cominciato a far scorrere il suo pollice sullo schermo, continuando a passare dal leggere l'orario all'entrare nella rubrica di quel telefono, puntando su un numero in particolare.
 
Il numero di un ragazzo che ancora non era giunto in quel viale alberato.
 
Avendo perso la voglia di starsene a sedere, Myungsoo si era alzato in piedi cominciando a spostare il suo peso da una gamba all'altra, in quella che non sembrava una distrazione sufficiente però per tenerlo occupato.
 
Da lì ad ormai mezz'ora, il giovane aveva provato più volte l'impulso di chiamare Sungjong, ma si era sempre bloccato per evitare di fare la figura del possessivo.
 
Ma come faceva a starsene tranquillo quando si trattava di quel ragazzo?
 
Myungsoo non si riconosceva più.
Era sempre stato un ragazzo così protettivo?
Era sempre stato un ragazzo che si affezionava così facilmente alle persone?
 
No, per niente.
 
Eppure erano bastate poche settimane in compagnia di Sungjong per farlo diventare una persona totalmente diversa.
 
Da quando lo aveva conosciuto, tante cose erano cambiate in positivo.
Aveva cominciato a guardare la vita in modo totalmente diverso, aveva cominciato a fare meno affidamento sulle unità, aveva cominciato a trattare bene chi era numericamente inferiore a lui, ricevendo di conseguenza guardi sorpresi e sconvolti da quest'ultimi.
 
Myungsoo aveva iniziato a sorridere grazie ad una persona e non grazie al suo 9,9.
 
Era in atto quel suo processo che lo avrebbe reso semplicemente una persona, ed in parte era spaventato da ciò.
 
Non riusciva a non pensare ai risvolti negativi che avrebbe potuto avere se mai qualcuno si fosse accorto di ciò che stavano facendo lui e Sungjong.
 
Due unità così agli antipodi si stavano frequentando segretamente.
 
Myungsoo aveva fornito pasti ed un telefono di lusso al più piccolo.
Myungsoo aveva procurato una targhetta da 6 per entrambi, clandestinamente.
 
Per questo aveva avuto paura di poter seriamente finire nei guai.
Ma sempre per questo aveva finalmente avuto l'occasione di ritornare a ridere con suo fratello.
 
Quest'ultimo aveva sempre avuto una migliore amica, con la quale col tempo era scoccato l'amore.
Amore che però sarebbe dovuto drammaticamente concludersi quel Maggio scorso.
 
Moonsoo, il fratello minore di Myungsoo,  al suo Coming of Age aveva infatti ricevuto un 9 mentre la giovane semplicemente un 7.
 
La loro lunga relazione sarebbe quindi dovuta giungere ad un termine per volere di altri.
Per volere di altro.
Per volere delle loro unità troppo distanti secondo quella società.
 
Sarebbe però dovuta giungere al termine.
Il condizionale di questa frase non è infatti da escludere.
 
Perché Moonsoo ancora stava insieme alla sua veterana migliore amica e non aveva alcuna intenzione di lasciarla.
 
Entrambi vivevano nel campus di Myungsoo e Sungjong, solo in dormitori separati.
Frequentavano le loro lezioni distanti, ma poi passavano il resto del tempo insieme, nascosti ma nemmeno tanto.
 
La prima volta in cui Myungsoo era entrato nella camera occupata dal fratello e lo aveva trovato intento ad indossare degli scialbi costumi e una targhetta da 7, non aveva potuto che strabuzzare gli occhi sconvolto.
 
Cosa stava combinando?
In che guai aveva intenzione di cacciarsi?
 
Quel giorno aveva anche segnato la fine di quell'amicizia fraterna che c'era sempre stata tra i due.
 
Myungsoo, ancora troppo inglobato in quel mondo di numeri, aveva guardato con disprezzo il fratello minore, non comprendendo le sue scelte.
 
Aveva le più belle ragazze 9 ai suoi piedi, perchè rischiare di mettersi nei guai per una 7?
 
Però poi era successo qualcosa.
 
Myungsoo aveva incontrato una persona speciale che era riuscito a farlo sorridere.
 
La visione delle cose si era completamente ribaltata, mettendo il giovane davanti ad una realtà a cui non aveva mai pensato.
 
Il 9,9 si era trovato subito spaventato, quasi indifeso di non riuscire a controllare quelle serie di emozioni che si stavano manifestando in lui.
 
Ma poi la sua situazione gli era sembrata così simile a quella di un altra persona.
 
Così, coinvolti nella stessa circostanza, Myungsoo e Moonsoo si erano abbracciati, iniziando a sostenersi l'un l'altro in vista di mantenere al loro fianco la persona amata.
 
Grazie alle conoscenze del fratello, che ormai era diventato esperto nell'ingannare le autorità e poter passare per un unità diversa, L era stato in grado di procurarsi due targhette da 6.
Ed era stato in grado di abbracciare per la prima volta Sungjong in pubblico, in quella giornata di Natale.
 
A volte, per quanto ci sforziamo, non siamo in grado di comprendere a pieno alcune cose e così ci limitiamo a giudicare secondo il nostro punto di vista.
 
Ma è sufficiente anche solo una variabile che cambi il nostro modo di vedere per modificare anche un determinato giudizio.
 
Myungsoo doveva ringraziare Sungjong per tante, tantissime cose.
E prima o poi lo avrebbe fatto.
 
Ma ora dopo ormai un'ora trascorsa ad aspettare, il 9,9 non riusciva più a rimanersene calmo.
 
"Dov'è finito?" - si chiese ad alta voce, alludendo a Sungjong - "Non ci eravamo detti di incontrarci alle 9? Non è da lui tardare di così tanto senza nemmeno avvertirmi!"
 
Il giovane tamburello un paio di volte un piede sulla neve, prima di decidersi a chiamare il 5,5.
 
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
 
« L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di-- »
 
"Che gli sta succedendo? Perchè non risponde?!" - si domandò a voce alta, con la voce sbeccata dalla preoccupazione.
 
Myungsoo tentò ancora due volte, ma tutte le chiamate finirono con la segreteria telefonica.
 
Il ragazzo cercò di rimanere calmo, mordendosi l'interno delle guance con i suoi bianchi denti, in quello che doveva fungere da antistress.
 
Dove sei Sungjong? Perchè non rispondi?
 
Strinse il cellulare nelle mani, prima di correre verso il dormitorio dei 5.
 

 

 
 

Myungsoo arrivò più velocemente possibile davanti alla struttura dai mattoni a vista.
Struttura che ormai sembrava essere diventata così familiare.
 
Lanciò un'occhiata verso l'appartamento di Sungjong, trovandolo con la finestra chiusa e le sottili tendine tirate.
 
Non che volesse certo salire in quella camera arrampicandosi alla grondaia.
 
Al ricordo di quando, più volte, si era intrufolato nell'appartamento del ragazzo in quello strano modo, Myungsoo non poté che darsi dello scemo.
 
Va bene che la stanza in questione era solo al secondo piano, ma possibile che non avesse mai trovato pericoloso tutto ciò?
 
Forse la destinazione, o meglio la persona, che lo avevano atteso aveva fatto passare quella difficile scalata come una passeggiata.
 
L scosse la testa.
Non c'era tempo per pensare a ciò, doveva andare a scoprire cosa fosse capitato a Sungjong.
 
Con la speranza che il giovane avesse semplicemente dormito più del solito, Myungsoo corse verso l'entrata sul retro, con il cuore che batteva forte.
 
E non per colpa della corsa.
 

 

 
 

Giunto davanti alla porta senza nessun imprevisto e senza aver incontrato nessun inquilino di quel posto, Myungsoo sbatté un paio di volte le nocche contro quella superficie di legno, non ricevendo però nessun segno dall'interno.
 
Il giovane si morse il labbro.
 
Forse non era in casa. Forse era uscito. Forse era andato da qualche parte non ricordandosi del loro appuntamento quella mattina.
 
Myungsoo si riempì la testa di quelle probabilità che gli parevano così improbabili.
 
Abbasso la maniglia della porta, trovando l'appartamento inaspettatamente aperto.
 
Perchè aveva lasciato quell'appartamento aperto?
Non era da Sungjong.
 
Myungsoo sospirò aria calda dalle narici, cercando di non farsi prendere da dell'inutile panico.
 
Ma quando, entrato in quella piccola stanza, incontrò il corpo del giovane disteso inerme nel suo letto, con un panno in testa, non poté che strabuzzare gli occhi mentre sentiva che il respiro gli veniva a meno.
 
Lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle, Myungsoo rimase per un po' a fissare il corpo addormentato di Sungjong, osservando come il suo petto si alzava e si riabbassava faticosamente.
 
Non riuscendo a sbattere gli occhi di fronte alla scena che gli si presentava davanti, il 9,9 si avvicinò cauto a quel letto.
 
Osservò come il giovane, steso sotto due strati di coperte, respirava faticosamente con la bocca socchiusa, mentre corrugava la fronte sotto quel panno umido in un espressione di dolore.
 
Myungsoo non riuscì far altro che stringere i pugni lungo i fianchi, facendo incidere il segno delle sue unghie nei palmi delle mani.
 
Cosa gli era capitato?
Perché Sungjong si trovava in quello che sembrava un tremendo stato di malattia?
 
Il giovane non lo sapeva, ma ecco che dei movimenti da parte dell'altro lo fecero distrarre.
 
L sbatté gli occhi, inginocchiandosi velocemente vicino a Sungjong che aveva cominciato a mugugnare qualcosa e ad aprire le palpebre.
 
Il maggiore tra i due gli prese una mano tra le sue, stringendogliela affettuosamente e cercando di non mostrare la sua paura in quegli istanti.
 
Ma le mani che gli tremavano erano un chiaro segno di quanto fosse realmente preoccupato.
 
"M-Myungsoo?" - Sungjong riuscì a sussurrare flebilmente quando incontrò il volto del giovane.
 
Il 9,9 mandò giù un grosso groppo di saliva, mentre annuiva con la testa.
 
"S-Si, sono io."
 
"M-Myungsoo." - ripeté nuovamente il giovane, distendendo, per quanto potesse, le labbra in un sorriso.
 
"Si, sono qui." - lo rassicurò L, stringendogli forte le mani e sorridendogli a sua volta - "Non devi sforzarti a parlare se non te la senti."
 
Sungjong gli rispose con un sorriso, prima di riapre bocca - "Hyung, s-scusa..." - iniziò a dire, socchiudendo gli occhi di tanto in tanto - "Non sono riuscito a c-chiamarti ... S-Scusa per non essere venuto al solito posto..."
 
Il cuore di Myungsoo si strinse in una morsa, mentre gli occhi cominciavano inevitabilmente a bruciargli.
 
Come poteva quel giovane preoccuparsi di una simile cosa?
Come poteva preoccuparsi di un appuntamento mancato quando si trovava in un simile stato?
 
"Ma stai scherzando, pabo?" - lo prese in giro amorevolmente, continuando a sorridergli - "Pensi che potrei davvero prendermela per una simile sciocchezza quando sei ridotto in questo stato?" - gli chiese, appoggiando poi una mano sulla fronte coperta da un panno, ormai bollente quanto la sua fronte.
 
"Sungjong-ah, che cos'hai? Come ti sei ridotto in questo stato? Qualcuno è venuto a visitarti?" - troppe domande uscirono velocemente dalla bocca di Myungsoo, facendo così scappare una delicata risata dalle labbra dell'ammalato.
 
"Sono venuti poco fa ... " - disse Sungjong, rispondendo solo a quell'ultima domanda che gli era stata posta - "Ma non hanno saputo dirmi granché ..."
 
Myungsoo strinse di più la mano del giovane.
Era vero che conosceva poco della vita degli insufficienti, ma sapeva che a loro non era garantita una piena assistenza medica a livello professionale.
 
Curare gli insufficienti era solo compito di dottori incompetenti o dilettanti con ancora molti anni di studio davanti.
 
Simili cure non sarebbero servite a nulla.
 
Osservando il corpo di Sungjong che tremava, nonostante il pigiama e le coperte, faceva sentire Myungsoo così dannatamente inutile.
 
Fin da quando era bambino, il ragazzo si era sempre sentito indifeso davanti alla malattia.
Odiava trovarsi impotente davanti a simili cose.
 
E in quel momento si stava odiando più che mai.
 
Se Sungjong aveva preso freddo e si era ammalato era anche colpa sua, ed in quel momento si sentiva responsabile.
Responsabile ed inutile.
 
La persona che più amava stava soffrendo davanti ai suoi occhi e lui non sapeva cosa fare.
 
O forse ... un modo c'era.
Forse Myungsoo aveva la soluzione.
 
La stretta di Sungjong si fece più debole, segno che stava per riaddormentarsi.
 
"Dovresti dormire." - gli intimò L teneramente, riservandogli un altro sorriso e mettendogli quel braccio sotto le coperte.
 
Myungsoo si alzò in piedi, facendo suscitare una domanda legittima da parte dell'ammalato.
 
"Dove vai..?"
 
Il 9,9 tornò ad alzare gli angoli della sua bocca, prima di scompigliare delicatamente i capelli del giovane.
 
"Sarò tornato prima del tuo risveglio." - lo rassicurò, prima di incamminarsi verso l'uscita.
 
Sungjong però fu più veloce e riuscì ad aggrappare debolmente l'angolo della sua giacca, facendolo così bloccare.
 
"Non ti caccerai nei guai, vero?"
 
Il minore lo fissò con uno sguardo serio, portando Myungsoo a mordersi il labbro inferiore.
 
"Non ti devi preoccupare, Jongie." - lo ammonì, chinandosi nuovamente vicino il suo letto.
 
Sungjong piegò le labbra - "Prometti che tornerai presto..."
 
Il 9,9 sorrise di fianco all'infantile richiesta del fidanzato, togliendosi poi la sua sciarpa e arrotolandola intono al collo sottile dell'altro.
Come già aveva fatto anche il giorno precedente.
 
"Lo prometto." - gli giurò, stampandogli poi un delicato bacio sulla guancia e uscendo da quell'appartamento.
 
Sungjong guardò insicuro la porta che si chiudeva, facendo scomparire Myungsoo alle sue spalle.
 
Non era a conoscenza delle intenzioni del ragazzo, ma stringendosi nella sciarpa scura che profumava dell'odore del fidanzato, il 5,5 riuscì a tornare a dormire, mentre la febbre continuava a martellargli la testa.
 
 
 
Con l'orecchio appoggiato sul legno di quella porta, Myungsoo attese di sentire il leggero russare di Sungjong, segno che il giovane fosse di nuovo tornato a dormire.
 
Tirò un sospiro di sollievo per buttare fuori tutte le sue preoccupazioni, sia per quello che era successo al ragazzo, sia per quello che stava per fare.
 
Tirò fuori il cellulare dalla tasca degli scuri jeans, selezionando poi un numero dalla rubrica.
 
Se Sungjong non poteva ricevere cure mediche adeguate, sarebbe stato allora Myungsoo a fornirgliene.
 
Il giovane sapeva che non avrebbe probabilmente passato dei guai obbligando il suo medico di famiglia a venir a curare un 5,5.
 
Ma ben poco in quel momento gli importava, mentre premeva il cellulare contro il suo orecchio, con le mani che gli sudavano.
 
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
 
« L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile-- »
 
Myungsoo sbuffò, mentre cominciava a parlottare tra di sé - "Ci sarà qualcuno che oggi mi risponde?" - si chiese chiaramente ironico, prima di decidersi ad incamminarsi e andare direttamente allo studio del medico che distava solo pochi chilometri dal campus.
 
Ma non ebbe il tempo di percorrere nemmeno un passo che i suoi occhi furono attirati da una figura che lo fissava a pochi metri di distanza.
 
Con una ciottola d'acqua in mano e un panno pulito appoggiato sul bordo di esso, se ne stava in piedi una signora sulla quarantina, dagli distinti abiti ed i capelli scuri raccolti in una semplice coda.
 
"Non ti ho mai visto da queste parti..." - gli disse confusa, prima di passare ad esaminare il resto del corpo di Myungsoo.
 
Quando la donna vide quella splendente targhetta d'oro non poté che strabuzzare gli occhi scuri , visibilmente sorpresa - "Cosa ci fa lei qui?" - gli domandò, questa volta assumendo un tono formale.
 
Seppur la donna fosse superiore d'età rispetto al ragazzo, il suo essere 5 la metteva nella condizione di dovergli parlare formalmente.
 
"C'è un ragazzo che è malato!" - l'avvertì un preoccupato Myungsoo, indicando appena la porta dietro di lui con un lieve cenno del capo - "Non so cos'abbia, però sembra stare male-- "
 
"Lo so, sono io quella che ha avvertito i medici. Sono la custode di questo posto e stamattina sono accorsa nella sua camera dopo aver sentito un tonfo. Il signorino è già stato visitato."
 
Era la custode di questo posto, quindi.
Myungsoo era sorpreso di non averla mai incontrata prima d'ora, nonostante fosse stato più volte in quell'edificio.
 
In quel campus universitario, ogni dormitorio era gestito da uno o più custodi, che si occupavano di mantenere l'ordine e si preoccupavano che nessun infiltrato si intrufolasse all'interno.
 
Naturalmente, la sicurezza era maggiormente garantita nei dormitori delle grandi unità.
 
Nelle case degli insufficienti bastava anche una semplice donna che si occupasse di sbrigare i bisogni primari che necessitava quel dormitorio.
 
Dopotutto, nessuno si sarebbe mai voluto intrufolare in un simile posto.
 
"Ma ci vuole un vero medico!!" - si lamentò L, avvicinandosi di più alla donna, che subito fece un passo indietro - "Deve assolutamente prendere dei medicinali-- "
 
"In tutto il rispetto, non sono affari suoi. Abbiamo fornito al ragazzo tutte le assistenze mediche che prevede la sua unità. Non possiamo permettergli di dargli di più... " - lo avvertì con severità, stringendo quella ciottola d'acqua con cui avrebbe dovuto andare ad inumidire un nuovo panno da appoggiare sulla testa di Sungjong.
 
Nonostante le parole dure della donna, si percepiva una certa debolezza dietro essa.
Come se anche lei, come lo stesso Myungsoo, si sentisse indifesa davanti a qualcosa.
Come se si sentisse indifesa davanti a quelle unità che non le permettevano di dare cure sufficienti all'ammalato.
 
Solo L e la sua condizione da superiore avrebbero potuto risolvere quella situazione.
 
"Se non lo fate voi, me ne occuperò io!" - l'avvertì con sicurezza, prima di superarla e dirigersi verso l'uscita principale di quel posto, senza preoccuparsi minimamente di poter essere visto da qualcuno.
 
"9,9" - richiamò la sua attenzione la custode di quel dormitorio - "In che guai vi state mettendo voi due?"
 
Myungsoo prese a torturarsi di nuovo le labbra sottili, prima di osservare il cellulare che ancora stringeva in mano.
 
Sullo sfondo di esso troneggiava una felice selca che si erano fatti lui e Sungjong durante il loro Natale al Luna Park, mentre se ne stavano al chiuso di una cabina della grande ruota panoramica.
 
Accarezzò i loro volti sorridenti dipinti su quello schermo luminoso, prima di proseguire verso la sua strada, senza degnare la donna di una risposta, che in realtà una risposta mai se l'era realmente aspettata.
 
 
Kim Myungsoo non sapeva in che guai si sarebbe messo, ma in quel momento non gli importava.
Voleva soltanto rivedere Sungjong sorridergli al suo fianco.

 

 



 
Note dell'autrice
Ohilà! Questo capitolo ce l'ho pronto dall'ultima volta che ho aggiornato, ma ho aspettato un po' a pubblicarlo per lasciare un po' di suspense (??). E nulla, questo capitolo spiega alcune cose che erano rimaste in sospeso e apre nuovi dubbi forse. Tutti si spiegherà più o meno avanti; alcune cose già del prossimo capitolo (che ancora devo scrivere-- ) alcune cose alla FINE (non vedo l'ora di rivelarvi tutto, ok-- ;A; ) (?).
However, grazie per aver letto anche questa volta! E grazie a chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate ; A ; Sono andata a vedere le storie preferite nel fandom e TUTTE le mie ff (compresa quella one shot indecente sul Mago di Oz) SONO PRESENTI ASBJFRB QAQ Io piango-- Va bene che siamo in pochi a scrivere sugli Infinite ( ;  ; ) ma mi fa davvero felice tutto ciò, non potete capire quanto.. Siete meravigliosi ;____; E a "5,5" (che nemmeno è ancora a metà) mancano solo due persone che la mettano nei preferiti per farla arrivare al terzo posto-- Piango, basta.
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero la mia pandashipper Hae Na, la mia unnie e la mia alpaca preferita ; ; Sono una pessima autrice-- Ho migliaia di recensioni alle quale rispondere ;___; Ora mi metto in pari, giuro.
Gomawo per tutto!
Siete meravigliosi come sempre ; vv ;
 
Alla prossima;
 
Love you,
Maggie

 

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Capitolo 19
*** XIX ***


[5,5]
 
- Capitolo XIX -


 


Sungjong non sapeva con certezza per quanto tempo avesse dormito.
Con la testa che gli martellava ancora forte, il ragazzo cominciò ad aprire le sue palpebre così insolitamente pesanti rispetto al solito.
 
Si portò una mano sulla fronte, stringendosi le tempie con pollice ed indice, ritrovando poi lì un panno che sembrava essere stato inumidito fresco da poco.
 
Era ritornata la custode di quel posto a prendersi cura di lui?
E Myungsoo? Dov'era finito?
 
Gli aveva promesso che sarebbe ritornato prima del suo risveglio.
 
Sungjong mandò giù un grosso groppo di saliva mentre osservava quella sua camera vuota.
 
Il ragazzo non fece in tempo a domandarsi nuovamente dove si fosse cacciato Myungsoo che una voce proveniente dal corridoio richiamò la sua attenzione.
 
"Spero tu stia scherzando! Non ho assolutamente intenzione di farlo! Ti conosco da tanto, ma è la prima volta che ti vedo fare un azione così azzardata... Sei per caso impazzito?!"
 
Le parole giunsero chiare e distinte alle orecchie di Sungjong.
 
Chi stava parlando? Sembrava la voce di un uomo adulto.
E perché si era fermato a parlare proprio davanti alla stanza del 5,5?
 
Il giovane non conosceva quella persona, ma la voce che venne dopo invece la riconobbe eccome.
 
"La prego! La pagherò con tutti i soldi che vuole!"
 
Myungsoo?
 
Quella era davvero la voce del ragazzo?
Ma chi stava scongiurando con così tanto sentimento?
 
Sungjong si mise a sedere su quel letto, con quelle sue poche forze rimaste, in modo da poter sentire meglio quella strana conversazione.
 
"Kim Myungsoo, da quando in qua sei così miserabile? Sei venuto di corsa nel mio studio, mi hai trascinato qui con l'inganno e ora pretendi pure che visiti un insufficiente? Ragazzo mio, tu ti sbagli proprio se pensi che basteranno un paio di soldi per acconsentire a tutto ciò e per starmene in silenzio!"
 
Dei passi si udirono, segno che quella persona sconosciuta se ne stava andando da quel posto.
Ma ecco che presto si bloccarono e un implorante voce di Myungsoo si fece sentire in un sussurro che Sungjong non riuscì a sentire aldilà della porta di legno.
 
"La supplico... Lei è l'unica persona che può farlo. Per favore, lo faccia guarire. Non posso sopportare di vederlo in quello stato... "
 
Per un po' il silenzio calò nel corridoio ed il 5,5 pensò che forse quella persona se ne fosse andata.
Eppure poco dopo la porta delle sua stanza si aprì e fece la sua comparsa un affascinante uomo dagli eleganti vestiti e una targhetta da 9.
 
Quando i loro occhi sconosciuti si incontrarono, entrambi non poterono che strabuzzare gli occhi, colti da un'improvvisa e quasi surreale situazione.
 
Con una valigetta di pelle scura e un camice bianco che spuntava da sotto la giacca, Sungjong poteva giurare che quello fosse un medico.
E non un medico qualsiasi.
 
Cosa ci faceva un medico dei superiori in quel dormitorio degli insufficienti?
 
Il medico si bloccò, senza smettere di fissare con una certa superiorità, ma anche curiosità, il corpo del giovane seduto su quel letto.
 
Myungsoo chiuse la porta di quella stanza per poi accorgersi che Sungjong fosse già sveglio e stava avendo un contatto visivo con l'uomo.
Contatto che sembrava non finire più.
 
"Oh!" - esclamò L avvicinandosi al letto del 5,5 ma tenendo comunque una certa distanza da lui - "Sei già sveglio!" - commentò, prima di afferrare tra le mani quel panno bagnato che stava scivolando via dalla fronte dell'ammalato - "Ti senti meglio? Hai male a qualcosa? Vuoi rimetterti sdraiato-- "
 
Quella furia di domanda furono ben presto bloccate da un sussurro serio che Myungsoo fu in grado di percepire - "Cosa sta succedendo?" - domandò un confuso Sungjong.
 
Il 9,9 si leccò il labbro inferiore, prima di distendere le labbra in un sorriso - "Questa persona ti visiterà." - gli rispose, come se fosse la più banale e scontata delle cose.
 
Ma non lo era.
 
Sungjong avrebbe voluto chiedergli in che guai si fosse messo.
Avrebbe voluto sgridarlo per ciò che aveva fatto perché, a quanto aveva ormai capito, quel medico non era venuto per fornirgli assistenza medica di sua spontanea volontà.
Avrebbe voluto tirare un pugno nello stomaco di Myungsoo, ma non ne ebbe la forza.
 
Cosa sarebbe successo se qualcuno fosse venuto a conoscenza di ciò?
Era assolutamente illegale.
Sungjong ne era certo, anche se mai prima d'ora aveva sentito di una simile situazione.
 
Il 9,9 riservò uno sguardo al medico che, dopo aver sospirato e roteato gli occhi al cielo, si tolse la giacca appoggiandola poi ad una sedia che trascinò vicino al letto del 5,5.
 
Senza fissare il giovane negli occhi, l'uomo tirò fuori dalla sua valigia uno stetoscopio ma, prima che potesse avvicinarsi, Sungjong si allontanò appena quasi spiaccicandosi con la parete dietro di lui.
 
Il medico gli riservò uno sguardo di traverso, mentre una leggera risata si fece sentire da parte di Myungsoo.
 
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi." - lo rassicurò - "Il Signor Park ha una faccia severa, ma è uomo buono! Da piccolo mi dava sempre un lecca-lecca dopo avermi visitato!"
 
Sia Sungjong che il medico gli riservarono un'occhiataccia, giusto per fargli intendere che non era proprio il volto severo dell'uomo a mettere in soggezione entrambi.
Era più che altro la situazione illegale a tenerli sulle spine.
 
Myungsoo sospirò: aveva semplicemente cercato di alleggerire quella situazione.
 
Il medico buttò fuori nuova aria calda, prima di avvicinarsi all'ammalato che, dopo ancora un po' di restrizione ed un sorriso di incoraggiamento da parte del fidanzato, si decise a lasciarsi visitare da quelle mani sconosciute.
 

 
 
 
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi." - disse infine il medico rimettendosi la giacca, pronto per andarsene - "E' una polmonite, ma non è grave. Tra una o due settimane dovrebbe essersi ripreso completamente se sta a riposo e prende gli antibiotici che gli ho prescritto ... " - commentò l'uomo, prima di voltare lo sguardo verso Myungsoo - "Che deduco TU gli comprerai."
 
"Oh, Signor Park, lei si che mi conosce bene." - commentò L con un sorriso, ricevendo come risposta uno scherzoso pugno in testa.
 
Sungjong rise appena davanti a quella scena che sembrava trasmettere un calore così familiare.
Si vedeva che quell'uomo era sempre stato al fianco di Myungsoo fin dalla più giovane e tenera età.
 
Se all'inizio sia il medico che il 5,5 erano stati schivi l'uno nei confronti dell'altro, dopo poco la situazione si era visibilmente alleggerita ed erano riusciti in parte a dimenticare ciò che stava succedendo.
Il Signor Park si era comportato come davanti ad un qualsiasi paziente e le loro unità erano andate in secondo piano.
 
Myungsoo per tutto quel tempo era stato più distaccato del solito nei confronti di Sungjong.
Non che non si fidasse dell'uomo, ma non voleva sbandierare così ai quattro venti la sua relazione con il giovane.
Si era limitato a rimanere appoggiato ad una parete e ad osservare, memorizzando mentalmente tutto ciò che usciva fuori dalla bocca del medico.
 
Quest'ultimo, dopo aver concluso la sua visita, fece per uscire dalla stanza, ma una delicata voce lo fece fermare.
 
"Signor Park.." - richiamò la sua attenzione Sungjong, prima di aggiungere - "Grazie di tutto. Le sono infinitamente grato." - lo ringraziò, con un piccolo cenno del capo come a voler rappresentare un inchino.
 
L'uomo si limitò a sorridergli prima di andarsene di lì.
 
Myungsoo aspettò che la porta della stanza si chiudesse prima di correre ai piedi del letto dove l'ammalato ancora se ne stava debolmente a sedere.
 
"Sarà meglio che ti sdrai." - gli intimò dolcemente, aiutandolo a stendersi nuovamente sotto l'alta pila di coperte colorate.
 
Sungjong lo fissò negli occhi un paio di volte prima di allungare una mano verso il giovane.
L pensò che gli volesse stringere la mano, ma non lo fece e gli tirò un pugno nella pancia, con una forza che un ammalato non dovrebbe avere.
 
"PABO!" - gli urlò contro con la poca forza che aveva, facendo sobbalzare per lo spavento un Myungsoo piegato in due dal dolore della botta - "TI SEI RINCRETINITO?!  COME PUOI FARE UNA SIMILE COSA DOVE CHE TI HO AMMONITO DI NON METTERTI NEI GUAI, EH?! PABO!!" - lo colpì nuovamente.
O perlomeno, tentò di colpirlo.
 
Myungsoo questa volta fu più veloce e bloccò la mano del giovane prima che potesse tornare a dargli un pugno sul petto.
 
Sungjong lo fissò accigliato per un paio di secondi.
 
Il 9,9 strinse la sua mano tra le sue, in una tenera e amorevole stretta, per poi avvicinare il volto a quello già imbarazzato dell'altro.
Le labbra fresche dell'altro andarono a raffreddare quelle bollenti dell'ammalato, in quel contatto tra temperature diverse.
 
"Sei ammalato." - gli sussurrò con voce grave, senza staccarsi troppo dalla labbra dell'altro - "Non dovresti urlare in questo modo."
 
Il volto di Sungjong, già accaldato di suo per colpa della febbre, si dipinse di un nuovo rosso.
 
"Cosa accadrà se ci scopriranno?" - ebbe poi il coraggio di domandare il minore - "Cosa succederà se-- "
 
"Non succederà nulla." - gli rispose decise L, ponendo fine alle sue preoccupazioni - "Non ci scoprirà nessuno."
 
Sungjong si morse il labbro inferiore.
Avrebbe voluto credere alle parole decise di Myungsoo. Avrebbe davvero voluto credergli.
Ma come poteva? Come poteva credergli davvero?
 
Vedendo l'indecisione sul volto del fidanzato, il maggiore si alzò in piedi, osservando Sungjong dall'alto.
Senza aggiungere altro, si tolse la giacca e le scarpe che ancora aveva avuto indosso.
E, ancora senza aggiungere nessun altro parola, si fece spazio in quel letto per potersi infilarsi dentro, sotto quell'alto mucchio di coperte e vicino al giovane che arrossì nuovamente per la sorpresa.
 
"Vieni qui." - gli intimò Myungsoo, suggerendogli di sdraiarsi comodamente sul suo petto.
 
Sungjong lo guardò ancora per un po', prima di decidersi a fare come gli era stato detto, venendo poi velocemente stretto tra un forte paio di braccia.
 
L cominciò ad accarezzare i morbidi capelli del giovane, cullandolo in quella ninna nanna fatta di quelle delicate carezze ed il rumore del cuore di Myungsoo che batteva nelle sue orecchie.
 
Sungjong non sapeva ancora se fidarsi.
Non sapeva ancora se credere davvero che nulla sarebbe davvero accaduto ai due.
Ma in quell'istante, stretto in quell'abbraccio, decise di crederci.
 
Crederci almeno per un paio di minuti, finché i suoi occhi non incontrarono nuovamente il buio e cadde in un nuovo sonno.
 
Un sonno sereno stretto tra le braccia del proprio amato.
 
 
 

Il medico chiuse definitivamente quella porta, che aveva lasciato volontariamente socchiusa, quando decise di aver visto abbastanza.
 
Aveva intuito fin da subito che tra i due c'era un qualche tipo di relazione.
Lo aveva intuito fin da quando gli occhi lucidi di Myungsoo lo aveva implorato di visitare quel giovane.
 
Lo aveva intuito, però fino alla fine aveva sperato che tra di loro non ci fosse nient'altro che amicizia.
 
Conosceva Myungsoo da tanto tempo, fin da quando era nato.
Era sempre stato il medico della famiglia Kim e nutriva un affetto quasi paterno per Myungsoo ed il suo fratellino Moonsoo.
 
Come poteva però quel giovane potersi essere infilato in un simile guaio?
Lo aveva sempre visto come un ragazzo fin troppo conforme alle regole e alle restrizioni di quella società.
 
Come poteva essersi davvero innamorato di un insufficiente?
 
Il medico sospirò, mentre la custode, sua coetanea, di quel dormitorio giunse al suo fianco.
 
"Hanno così voglia di passare dei guai quei due?" - domandò quasi a se stesso, stringendosi appena le tempie con indice e pollice.
 
"Non parlare come se non comprendessi ciò che stanno facendo. Anche tu sei passato nella loro situazione." - la voce della donna lo fece risvegliare dai suoi pensieri.
 
L'uomo sbuffò rumorosamente, senza fissare direttamente negli occhi la custode - "E ne ho pagate le conseguenze."
 
La donna roteò gli occhi al cielo, sbuffando a sua volta aria calda dalla bocca - "Tu? TU hai pagato le conseguenze? Chi tra noi due è un 9 e chi un 5?!"
 
"Lo sai anche tu che sono stato obbligato a mentire. Tu eri già una 6. Se avessi ammesso che il nostro amore era reciproco avrei passato guai ben superiori rispetto ai tuoi."
 
La custode si morse un labbro, prima di sorridere amaramente serrando i pugni lungo i fianchi sottili.
 
"Già... " - iniziò a dire - "Meglio perdere una persona che la propria unità." - commentò amaramente, andandosene poi velocemente di lì senza permettere all'uomo, che un tempo aveva amato, di ribattere in un qualsiasi modo.
 
L'uomo non disse più nulla, davanti all'amara verità che gli aveva sputato in faccia quella donna.
 
Il medico si era sempre pentito.
In tutti quegli anni, si era sempre pentito delle sue azioni.
Si era pentito di non aver ammesso di amare quella donna, per paura di poter perdere tutti i benefici che la sua alta unità gli avevano sempre garantito.
Si era pentito di aver fatto si che si scaricasse tutta la colpa addosso a quella donna.
 
Donna che aveva amato più di sé stesso ma che aveva perso.
 
Quando gli era stato scelto di decidere, lui aveva scelto la sua unità.
 
E se mai fosse successa la stessa cosa anche a Myungsoo e a Sungjong?
Chi avrebbe scelto il 9,9?

La sua unità o la persona amata?
 


 
 


Note dell'autrice
Zan Zan! Maggie è qui O3O (?) Pensavo che in estate sarei stata più veloce ad aggiornare, ed invece ... L'estate mi rende molto pigra. (?) Ultimamente poi mi sono messa a guardare drama e anime come se non ci fosse un domani (E' iniziata la seconda serie di Free, fra poco esce la serie speciale di Black Butler e qualcosa come mille mila yaoi-- Senza contare che devono ancora subbare il film di Sekai Ichi Hatsukoi e l'OVA speciale *muore*)/? E per di più, ho iniziato anche a scrivere 4 one shot, che non so nemmeno se concluderò mai. Dovrei piuttosto occuparmi di concludere le ventordicimila fanfiction che ho già in corso, aish--
However, eccoci qua con un nuovo capitolo. Non è nulla di che, ma non potevo scrivere di più se no sforavo la scaletta (come se l'avessi mai DAVVERO seguita/?). Beh, insomma ecco il seguito. In caso non si fosse capitolo, il medico e la custode un tempo erano fidanzati insieme ma poi sono stata beccati e sono stati costretti a lasciarsi (?) Il medico fifone, non volendo perdere la su preziosissima unità (e-e), ha finto che fosse solo la donna ad essere innamorata di lui, e quindi solo a lei è stata abbassata l'unità-- Oh, insomma spero di essermi spiegata (?) ._.
Oltre a queste distrazioni varie, mi sono anche letta tipo TUTTE le Myungjong su AsianFanfiction-- Ce ne sono davvero di meravigliose ; - ; Non mi dispiacerebbe tradurne qualcuna o magari tradurre le mie, ma le abilità linguistiche che ho in inglese non penso me la permettano (?)
Sto vaneggiando. (?)
Grazie per aver letto e per aver aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate! "5,5" è al terzo posto tra le più popolari degli INFINITE *lancia coriandoli e tanto amore* V'AMO ;__________;
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero Luhiessi, Made in China, la mia figlia alpaca e la mia unnie! Much love < 3 (?)
 
Alla prossima e recensite *lancia alpache* (?) (non esiste il plurale ma ok.)
 
Love you,
Maggie

Ps. In quattro avete cliccato "mi piace" alla mia pagina autore.... Ammetetelo, lo avete fatto solo perché ho cambiato le note e ora c'è quella gran gnocca della mia donna Lim Kim. *fissa male tutti per evitare di scoppiare a piangere commossa* (?) O l'avete fatto perché sempre nella bio ci ho scritto " Let's go to cultivate a lot of black lemons " (??????) *cerca spiegazioni* *corre via in lacrime lanciando amore per tutti* (??) VI AMO TROPPISSIMO ಥ_ಥ
PPS. Il 4 è sempre stato il mio numero preferito--

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Capitolo 20
*** XX ***


[5,5]
 
- Capitolo XX -





 
Una settimana era passata e con essa erano trascorse anche tante altre cose.
Le vacanze natalizie stavano per giungere al termine, mentre un ragazzo si era finalmente ripreso completamente dal suo precedente e comatoso stato di malattia.
 
Le temperature invernale continuano a farsi sentire, intense e spigolose come lo erano state anche nelle settimane in quell'inverno particolarmente freddo.
E queste temperature preoccupavano soprattutto una certa persona...
 
Abbottonando con attenzione i bottoni di quel cappotto uno ad uno, Kim Myungsoo si stava preoccupando di coprire il più possibile il corpo del fidanzato che, dal suo canto seduto sul suo piccolo letto, osservava la quantità di roba che quel giovane continuava a mettergli addosso.
 
"Penso di riuscire a vestirmi anche da solo." - lo ammonì, prendendo il berretto dalle mani di L e mettendoselo sul capo.
 
Il maggiore gli riservò una smorfia, prima di andare ad abbracciare il corpo di Sungjong, che presto affondo il volto nel petto dell'altro.
 
"Mi sto solo preoccupando per te." - gli sussurrò sinceramente, accarezzando come sempre faceva i capelli del più piccolo, in un tenero gesto.
 
"Lo so... " - sbiascicò Sungjong, con il viso ancora contro il petto dell'altro, mentre si teneva aggrappato all'altro tenendo stretta la sua giacca con entrambe le mani - "Ma sembra davvero che tu mi abbia preso per un bambolotto!"
 
Myungsoo rise appena, senza smettere di far scorrere la sua mano, libera dai guanti, tra i capelli scuri dell'altro.
 
"No, non direi un bambolotto... " - lo corresse - "Piuttosto un gattino!"
 
L ricevé un pugno in piena pancia da parte di Sungjong, che presto si alzò dal letto, fingendosi offeso e dirigendosi verso la porta della stanza.
Myungsoo sorrise alle sue spalle, prima di avvolgerlo velocemente in un abbraccio da dietro.
 
"Sei sicuro di stare bene?" - parlò questa volta con maggior serietà il 9,9 - "Se non ti senti ancora bene possiamo benissimo starcene qui, eh."
 
Il minore si voltò verso l'altro, prendendogli poi la faccia tra le sue mani e fissandolo dritto nei suoi occhi scuri.
 
"Ti ho già detto che sto bene. E poi domani ricominciano i corsi ed il dormitorio tornerà ad affollarsi! È il nostro ultimo giorno per poter starcene tranquillamente fuori."
 
Myungsoo annuì ancora poco convinto.
Gli era già bastato una volta vederlo in quello stato, non voleva che il giovane potesse nuovamente ammalarsi per colpa sua.
 
Vedendo l'indecisione sul volto del ragazzo, Sungjong depositò un tenero bacio sulla sua punta del naso, prima di strusciare teneramente il volto contro quello dell'altro.
 
Il 9,9 allargò le sue labbra in un sorriso, prima di frenare il minore che già stava per uscire da quella stanza.
 
"Non dimentichi qualcosa?" - gli domandò allungandogli ciò che teneva tra le sua mani.
 
Sungjong strabuzzò gli occhi, prima di tornare a fissare il ragazzo - "Stai scherzando? Vuoi farlo di nuovo? Pensavo volessi solamente fare due passi qui intorno."
 
Come risposta, Myungsoo tolse la squallida e sgualcita targhetta da insufficiente dal cappotto del minore, sostituendola con quella copia di un 6, e così fece anche per sé stesso, mettendo la targhetta da 9 al sicuro nel suo portafoglio.
 
Voleva davvero tornare in città? Voleva davvero fingersi nuovamente un 6? E se questa volta li avessero beccati? Se questa volta qualcuno li avesse davvero riconosciuti?
 
Come a voler annullare tutte le preoccupazioni nel cuore di Sungjong, L gli prese la mano stringendogliela forte tra la sua e spingendolo fuori dalla sua camera.
 
Stretti mano nella mano e coperti da numerosi strati di abiti, i due fecero per uscire da quel dormitorio, non preoccupandosi di sguardi indiscreti.
 
Ma così facendo, non si accorsero di una persona che li osservò per tutto il tempo, finché entrambi non sparirono tra la moltitudine di alberi di quel viale.
 
Una persona che li osservò con i pugni serrati ed un volto arrabbiato.
 

Arrabbiato di gelosia nei confronti della giovane coppia felice.
 

 

 
 
Ormai lontani dal campus e giunti nel centro della città, la mano di Myungsoo poté finalmente stringere forte quella di Sungjong che, per quell'improvviso e inaspettato contatto, saltò sul posto prima di incontrare le labbra del fidanzato distese in un sorriso.
 
Doveva ancora abituarsi a tutto ciò. Doveva ancora.
 
Nel giro di davvero poco tempo la sua vita era stata cambiata di 36o°.
Ed occasioni e possibilità a cui in passato non aveva nemmeno mai nemmeno pensato erano diventate realtà e gli erano state presentate su un lussuoso piatto d'argento.
 
Come non rimanere un minimo scossi da tutto ciò?
 
Ad aggiungersi alla sua confusione mentale c'era anche il fatto che, dopo tanto tempo, Sungjong stava camminando per le strade di quella città con un minimo di dignità.
 
Non che non ne avesse già abbastanza, ma nella sua posizione di 5,5 non gli era sempre permesso camminare in mezzo a sconosciuti senza che essi non gli degnassero almeno uno sguardo di traverso o una risatina di turno.
 
Sungjong non voleva fare pena a nessuno. Odiava la pena.
Non aveva fatto nulla di male, quindi perché la gente doveva riservargli simili sguardi?
 
Ma inutile rifletterci ulteriormente, perché era certo che mai avrebbe trovato una risposto.
 
Perché quella società sembrava essere stata costruita sopra la pena.
Sembrava che tutto ciò girasse intorno ad essa.
Nessuno ti costringeva a diventare "bello" ma era impossibile che, a lungo andare, non ti stufassi degli sguardi penosi dei superiori.
 
E quello era solo un piccolo e singolo passo verso la perdita della propria individualità.
 
A cosa serve l'individualità dopotutto se si può avere un esercito di omologate facce bellissime ai tuoi ordini?
 
L'individualità è nemico di tutto ciò.
Fa si che la gente abbia un proprio punto di vista e avere un proprio parere è un male in un posto in cui si vuole avere un ordine certosino, quasi maniacale.
 
È ben più facile tenere buoni un gruppo di persone che la pensano allo stesso modo che un altro fatto di punti di vista anche completamente differenti.
 
Come sempre perso nei suoi pensieri, Sungjong non si accorse che Myungsoo si fosse fermato, ponendo fine ai loro passi.
 
Quasi fosse appena ritornato sulla terra da un altro pianeta, il minore sbatté un paio di volte le palpebre prima di osservare il punto in cui si erano bloccati.
 
Un centro commerciale? Cosa ci facevano davanti ad un affollato centro commerciale?
 
Quasi avesse letto i suoi pensieri ( e dopo aver provato le innate qualità di scalatore di grondaie Sungjong non dubitava che potesse anche fare ciò ) Myungsoo aprì bocca.
 
"Vuoi fare un giro qui?" - domandò semplicemente, ricevendo un entusiasta "si" da parte dell'altro.
 
Gli addobbi natalizi erano ancora ben appesi in qualsiasi punto visibile del grande e "sbrilluccicante" centro commerciale, dando un'aria gioiosa al tutto.
L'alta musica era soltanto un leggero sussurro in quell'edificio gremito di gente rumorosa.
 
Myungsoo strinse più stretta, per quanto fosse possibile, la mano di Sungjong per paura di perderlo tra quella miriade di persone che stava godendosi, come loro, quell'ultimo giorno di pausa prima dell'inizio di scuola e lavoro.
 
Il 5,5, mascherato da 6, nascose il suo sorriso per quel dolce gesto di riguardo nelle due sciarpe  che stava indossando, prima di spingere l'altro giovane a proseguire per quel posto.
 
La disposizione di centri commerciali e negozi in quel paese era naturalmente basata sulle unità.
 
I superiori dal 9 all'insù poteva accedere a lussuosi negozi; dall'8,9 al 6 avevano centri commerciali in comune ma all'interno ogni singolo locale era diviso a seconda delle 3 diverse unità; e per gli insufficienti, dal 5,9 in giù, erano a disposizioni negozi, ai quali potevano accedere indifferentemente qualsiasi unità. Ma naturalmente questi posti erano sempre e solo frequentati dagli insufficienti.
Mai nessun sufficiente si sarebbe abbassato a farsi vedere un simile locale, visto che non c'era nemmeno la necessità dal momento che potevano avere ciò che volevano nei loro punti vendita.
 
Solo un ragazzo, forse uno dei rarissimi, aveva davvero fatto ciò.
E per di più era anche un superiore che sfiorava l'eccellenza.
Ed era il ragazzo che stringeva forte la mano di Sungjong in quel momento.
 
Solo Myungsoo, seppur a quel tempo senza targhetta, era davvero entrato in un alimentari degli insufficienti solo per provare ad ingannare il ragazzo.
 
Ora, in quel centro commerciale in compagnia di Sungjong, il 9,9 si ritrovò a sorridere al ricordo di quella volta.
Quella volta, in cui ancora non era consono del cambiamento che aveva cominciato a farsi sentire nel suo animo.
Quel suo essere passato sembrava così lontano dal suo sé in quel momento. Quasi fossero due persone diverse. Quasi fossero due estranei.
 
Nella sua felice condizione da 9, Myungsoo non aveva mai pensato di abbassarsi addirittura a 6 pur di poter trascorrere ore tranquille con la persona amata, senza bisogno di nascondersi.
 
Sorridendo e ammirando le decorazioni di quel centro commerciale a lui sconosciuto, L sentì il suo braccio venir tirato, segno che Sungjong si era fermato.
 
Voltò lo sguardo verso il ragazzo che aveva dal canto suo il volto spiaccicato contro la vetrina di un qualche negozio di abbigliamento.
 
"Visto qualcosa di interessante?"
 
Il minore scattò sul posto, quasi sbattendo la fronte dolorosamente contro la vetrina di spesso vetro, non aspettandosi di udire la bassa voce di Myungsoo a pochi centimetri dal suo orecchio.
 
Fece spallucce, fissando ancora per un po' gli abiti di quel posto - "Nulla di che... " - ammise - "Stavo solo pensando che sta arrivando la primavera .. quindi forse dovrei cominciare a procurarmi qualche abito più leggero..."
 
Myungsoo annuì convinto, prima di buttare un occhio sulla porta d'entrata di quel negozio.
 
"Possiamo entrare a dare un'occhiata." - lo avvisò - "E' un negozio di 6."
 
Sungjong aprì la bocca, quasi pronta a dare del "pabo" al suo fidanzato, volendogli ricordare che lui era solo un 5,5.
Ma il "pabo" della situazione era in realtà lo stesso Sungjong, che mai si sarebbe abituato ad essere un sufficiente di questo passo.
Nemmeno ce ne fosse bisogno dopotutto...
 
 
Tanto sarebbe rimasto un 5,5 per il resto della sua vita, no?
 


 
 
In piedi davanti ad un camerino, Myungsoo attendeva che Sungjong si mostrasse a lui con l'ennesimo di quegli abiti che da un paio di minuti ormai stava provando, mentre le sopracciglia si corrugavano di più e gli occhi si facevano simili a due linee nere.
 
Non che si stesse annoiando anzi, sulle prime era stato anche divertente vedere il ragazzo con diversi nuovi outfit dagli stili differenti che mai gli aveva visto addosso, ma oramai era giunto ad un limite.
 
La sua pazienza aveva raggiunto un limite.
 
Uscendo dal camerino con un nuovo completo, Sungjong piroettò su sé stesso felice, guadagnandosi sorrisi e applausi da parte di qualche commessa di quel posto, che stava facendo tutt'altro che servire i clienti di quel posto.
 
Il 5,5 riservò un sorriso a quel gruppo di giovani ragazze che da un po' di minuti avevano preso a consigliargli una serie di vestiti diversi che stavano tutti divinamente sul corpo del ragazzo.
 
"Il giallo è davvero il tuo colore!"
"I colori pastelli ti fanno risaltare davvero tanto!"
"Quei pantaloni attillati slanciano le tue lunghe gambe!"
 
Sungjong era felice, sinceramente felice di essere entrato in quel posto.
In veste di 6, stava venendo trattato come una bella persona e di questo non poteva che esserne lieto.
A chi, dopotutto, non fanno piacere una serie di complimenti convinti?
 
Forse al ragazzo vestito in nero e uno sguardo corrucciato.
 
Perché gli ho davvero suggerito di entrare qui... ?
 
Le giovani 6 tornarono al loro lavoro da commesse dopo una nuova e veloce ondata di complimenti riferiti a Sungjong che si tuffò nuovamente nel camerino.
 
Myungsoo poté finalmente prendere un profondo respiro mentre si stringeva la fronte con pollice e indice.
 
Era gelosia quella? Era davvero geloso per gli sguardi ammaliati che avevano riservato quelle commesse a Sungjong?
 
Il giovane protagonista dei suoi pensieri fece di nuovo la sua uscita con un paio di colorati shorts attillati e una camicia dalle maniche a tre quarti che non aveva finito di abbottonare.
 
Myungsoo strabuzzò più volte gli occhi alla vista di quella quantità, che riteneva eccessiva, di sua pelle lattea scoperta.
 
"Y-Yah!" - si ritrovò a gridargli dietro, scuotendolo un indice disordinatamente davanti a lui - "Dove pensi di andare mai conciato c-così?!"
 
Sungjong davanti ad un alto specchio sobbalzò sul posto, voltando poi lo sguardo confuso verso il giovane.
 
"Perché? Sto male?" - domandò tranquillamente tornando a fissare il suo riflesso nella lastra di vetro e sistemandosi il colletto della camicia chiara.
 
"N-Non è quello... Ma non sono troppo ... ehm .. leggeri quegli abiti?"
 
Il minore piegò la testa d'un lato, riservando a Myungsoo uno sguardo che sembrava dirgli "Certo che sono leggeri! Sono abiti primaverili!".
 
"Sta arrivando la primavera ... " - espresse poi a parole come se la sua espressione non fosse stata sufficiente - "Cosa dovrei provare? Un cappotto?!"
 
Il 9,9, in veste di 6, borbottò qualcosa sotto voce osservandosi la punta delle scarpe.
 
"No... ma magari qualche maglia più accollata ... e sicuramente NON degli shorts così striminziti!"
 
Sungjong strinse gli occhi in un espressione tutt'altro che pacifica che fece raggelare il sangue di Myungsoo.
 
"Ma senti questo qui .. " - borbottò a sua volta mentre, fingendosi offeso, tornava nel suo camerino - "Ecco perché non ho mai voluto un fidanzato!" - disse ad alta voce prima di chiudere la tendina dietro di lui, assicurandosi che L avesse potuto sentire.
 
Il maggiore sbatté le palpebre, dirigendosi poi davanti al camerino.
 
"J-Jongie-ah!" - lo chiamò da dietro quella tenda, seriamente preoccupato della veridicità nella frase che gli aveva appena riservato il compagno.
 
Ma, se solo non ci fosse stato quel pezzo di stoffa a dividerli, Myungsoo avrebbe potuto vedere un sorriso sul volto di Sungjong, felice della gelosia del fidanzato.
Alzò il suo sguardo verso quel piccolo specchio di fronte a lui.
Forse li avrebbe comprati quegli shorts. Forse avrebbe comprato tutti gli shorts di quel mondo solo per poter vedere il volto geloso del ragazzo.
 
Era davvero la stessa persone che settimane prima lo aveva guardato con superiorità?
 
"J-Jongie ... " - una voce lamentosa si fece di nuovo sentire.
 
Sungjong trattenne una risata mentre si rimetteva i suoi abiti e poi usciva dal camerino con il cappotto tra le mani.
Quando aprì la tendina scura i suoi occhi entrarono subito in contatto con quelli da cane bastonato di Myungsoo, che ancora cercava perdono per ciò che aveva detto in precedenza, spinto dalla sua naturale possessività nei confronti del più piccolo.
 
Fingendosi nuovamente offeso, Sungjong uscì altezzosamente da quella cabina, seguito da un Myungsoo a testa bassa che continuava a cercare di attirare la sua attenzione.
 
Senza degnarlo di uno sguardo, il minore ispezionò nuovamente gli abiti di quel posto, prendendone di tanto in tanto qualcuno tra le braccia.
 
Dopo che ne ebbe preso un mucchietto, soddisfatto getto quegli indumenti tra le braccia di un sorpreso Myungsoo.
 
"Provateli." - gli ordinò, portando il maggiore a spalancare gli occhi.
 
"I-Io?" - domandò semplicemente puntandosi con un dito.
 
Sungjong annuì - "Si, t-tu." - lo prese in giro puntandogli più volte l'indice addosso.
 
Myungsoo avrebbe voluto dire qualcosa. Avrebbe voluto dirgli che a lui quegli abiti non servivano. Avrebbe voluto dire che aveva già abbastanza indumenti e sicuramente di una qualità migliore.
Ma si limitò a tacere vedendo l'insistenza sul volto del fidanzato.
 
Il 9,9 scrollò le spalle, portandosi dietro quegli abiti nel camerino.
 
Myungsoo guardò quasi con spavento quella moltitudine di colori e motivi su quegli indumenti.
 
Lo aveva fatto apposta Sungjong a scegliergli solo abiti colorati a lui che sempre e solo si vestiva di nero o di altre tinte scure?
 
Prendendo coraggio e indossando, dopo tanti anni, una maglietta colorata, Myungsoo aprì il camerino, ritrovandosi Sungjong ad aspettarlo a pochi metri da lui.
 
Quando uscì il minore batté appena le mani, sorridendogli - "Ero certo che l'azzurro ti stesse bene! Ti dona un sacco!"
 
L si ritrovò ad aprire la bocca senza però produrre nessun suono, mentre le gote gli si coloravano di rosso.
 
Nella sua condizione da superiore era abituato a sentirsi riferire una ferie infinita di complimenti.
Ma allora perché quelli di Sungjong sembravano fargli quell'effetto? Perché i complimenti da parte sua sembravano così diversi?
 
Confuso, Myungsoo tornò di nuovo nella cabina afferrando una camicia di uno sgargiante e pacchiano color rosa.
 
"Questo non me lo provo nemmeno per sogno--" - cercò di lamentarsi, aprendo la tendina e sventolando la camicetta. Ma fu solo un vano e inutile tentativo.
 
Perché davanti a lui c'era solo una sfilza infinita di abiti e clienti felici che correvano da una parte all'altra.
Di Sungjong nemmeno l'ombra.
 
Preoccupato che gli potesse essere successo qualcosa, Myungsoo cominciò a vagare per quel negozio con ancora la camicia fucsia in mano.
 
Dove si era cacciato quel ragazzo?
 
Ma ecco che presto rincontrò la sua figura lontana, occupata a discutere e a ridacchiare con una delle commesse che prima lo avevano elogiato.
 
L'occhio destro di L, alla vista di quello spettacolo a lui per niente gradito, cominciò a sbattere freneticamente, in quello che sembrava un bruttissimo tic.
 
Quasi avesse percepito l'aurea arrabbiata e gelosa che circondava il corpo di Myungsoo, Sungjong si voltò verso di lui, sobbalzando sorpreso, quasi fosse stato colto in flagrante.
 
Liquidò velocemente la commessa con un sorriso, dirigendosi verso il ragazzo dal tic spaventoso.
 
"Cosa ci fai qui?" - gli domandò innocentemente, osservando poi la camicia che teneva in mano - "Perché giri per il negozio con questa in mano al posto di provartela?"
 
Cercando di bloccare il suo occhio destro, Myungsoo balbettò qualcosa di confuso che alle orecchie di Sungjong sembrò suonare come "Non sperarci nemmeno che io provi una cosa così!".
 
Il minore rise appena di fronte alla quasi infantile lamentela del ragazzo, prima di spingerlo di nuovo dentro il camerino.
 
L controllò nuovamente che il ragazzo fosse lì fuori prima di chiudere poco convinto la tendina dietro di lui.
 
Questa volta Sungjong aspettò tranquillo al suo posto, finché Myungsoo non si fu cambiato.
 
La tenda si aprì lentamente, facendo poi sbucare fuori solo il volto del 9,9.
 
"Che cosa stai facendo?" - gli domandò - "Vuoi farti vedere o no?"
 
"Vieni tu." - bofonchiò gonfiando le guance.
 
Sungjong incrociò le braccia al petto in piedi a pochi metri dal camerino - "Perché non puoi uscire tu?"
 
"Vieni e basta!" - gli ordinò con voce più alta.
 
Il 5,5 piegò le labbra - "Che problemi hai, Kim Myungsoo?"
 
L'interpellato roteò i sottili occhi al cielo, prima di allungare un braccio e afferrare il corpo di Sungjong.
Quest'ultimo trattenne appena un urlo per quell'inaspettata reazione, venendo poi catapultato all'interno del camerino.
Due forti braccia lo intrappolarono in uno stretto abbraccio prima che fosse anche solo i grado di respirare nuovamente. Il volto di Myungsoo affondò nell'incavo del collo del minore, che rabbrividì sentendo quel caldo respiro sulla sua pelle scoperta dalla sciarpa che teneva in mano insieme alla giacca.
 
"M-Myungsoo ... ?" - cercò di attirare l'attenzione del giovane che sembrava aver trovato in lui un comodo appiglio su cui riposare. Quasi Myungsoo fosse un koala e Sungjong un comodo albero.
 
"Mi sei mancato." - gli riferì L, accoccolandosi meglio contro il corpo del ragazzo.
 
Sungjong aprì la bocca, non comprendo le parole del giovane, ma non ne ebbe la possibilità che ben presto Myungsoo appoggiò le sue labbra sulle sue, bloccandogli qualsiasi possibilità di parlare.
 
Il minore borbotto qualcosa sopra la bocca dell'altro, in primis sorpreso da quel gesto, ma poi beandosi di quel bacio.
 
Era questo che era mancato a Myungsoo? Forse si.
E forse era mancato tanto anche a Sungjong.
 
Troppo immersi nel loro bacio, nessuno dei due si accorse del tempo che trascorse e del fatto che fossero in un affollato negozio con gente impaziente di poter provare anch'essi i propri abiti.
 
Se ne accorsero solo quando una delicata voce provenne dall'altra parte della spessa tenda scura.
 
"Signori ... " - domandò cautamente una delle commesse - "Tutto bene? Qui ci sono dei clienti che vorrebbero provarsi degli abiti ... "
 
Sungjong e Myungsoo sobbalzarono sul posto.
Il minore si accorse della situazione imbarazzante in cui era stato trascinato e riservò così un pugno all'artefice di tutto ciò.
 
"Soddisfatto ora?" - gli domandò chiaramente ironico, guadagnandosi però una sincera risposta da Myungsoo che si teneva la spalla che era stata colpita.
 
"Almeno ora sanno che sei mio."
 
Sungjong mosse un paio di volte la bocca, quasi fosse un pesce fuor d'acqua alla ricerca di H2O.
 
Depositò un ultimo bacio sulle labbra di un'ora soddisfatto Myungsoo prima di uscire da quel camerino.
 

 

 

Sungjong strattonò nuovamente il braccio di Myungsoo, non permettendogli ancora una volta di poter estrarre il suo portafogli dalle sue tasche.
 
Fino all'ultimo il minore aveva pensato di essere entrato in quel negozio solo per provare un paio di cose e nulla di più.
 
Ma, prima di uscire da quel posto, Myungsoo aveva insistito per comprargli qualche abito di quelli che aveva provato.
E con "qualche abito" aveva sottointeso "tutti", compresi anche quegli striminziti shorts pastello.
 
"Myungsoo, seriamente .. non ne ho bisogno.. Posso comprane di nuovi dove ne compro sempre... "
 
L riuscì finalmente ad estrarre il portafoglio dalla tasca dei suoi attillati pantaloni, allungando un paio di banconote ad una delle commesse alla cassa, che riconobbe come la giovane con cui aveva parlato poco prima Sungjong.
 
"Penso sia meglio questo negozio di quelli che frequenti di solito." - gli sussurrò in modo che sembrasse un semplice e solo elogio a quel negozio che la ragazza alla cassa accetto piacevolmente.
 
Sungjong fece spallucce.
Dopotutto aveva ragione.
 
Troppo distratto a fissare il ragazzo al suo fianco e a scompigliargli i capelli con una mano, Myungsoo non si accorse di tenere ancora in mano il portafoglio in bella vista in attesa del suo resto.
Quel portafoglio dove aveva anche messo la sua targhetta da 9.
 
L'oro di quella targa sbrilluccicò tra gli scompartimenti di quel borsellino, attirando così l'attenzione della commessa, che con discrezione cominciò ad allungare la testa per osservare cosa fosse quell'oggetto che pareva molto prezioso.
 
Sungjong si accorse degli sguardi che la 6 stava riservando al portafoglio di Myungsoo e la bloccò prima che potesse rendersi conto di cosa fosse quell'oggetto.
 
"AHHH!!" - urlò ad alta voce, attirando e spaventando tutta la gente presente in quel posto, compresi Myungsoo e la commessa in questione che persero entrambi un battito per quel grido improvviso.
 
"Quasi mi stavo dimenticando della mia roba!" - finì la frase, grattandosi innocentemente la testa con una mano.
 
La ragazza sembrò ricordarsi di ciò anche lei solo in quel momento. Allungò velocemente il resto a Myungsoo che mise poi via il portafoglio per il sollievo di Sungjong.
 
La 6 allungò gli acquisti al maggiore, per poi abbassarsi dietro quel bancone ed estrarre un nuovo sacchetto.
 
Sungjong prese tra le sue mani quella sportina sotto gli occhi di un confuso Myungsoo.
 
"Su, andiamo!" - intimò al fidanzato, prendendolo sottobraccio e uscendo da quel posto.
 
"Vi auguro un buon proseguimento della giornata." - la commessa augurò sinceramente ad entrambi, inchinandosi appena e guadagnandosi due sorrisi da parte dei ragazzi.
 

 
 

Seduti comodamente in un tavolo di quel bar del centro commerciale, Sungjong e Myungsoo si stavano gustando le loro cioccolate calde in quel caotico posto.
 
O perlomeno ... il minore tra i due era sereno.
 
Picchiettando nervosamente un piede sotto il tavolino colorato, Kim Myungsoo sembrava piuttosto distante da uno stato di tranquillità.
 
"Si può sapere che cos'hai?" - gli domandò Sungjong dopo aver preso un altro sorso della sua cioccolato - "Mi stai facendo venire il mal di mare a furia di picchiettare il piede a terra!"
 
Myungsoo rigirò quella tazza calda di ceramica tra le sue mani, prima di indicare timidamente la sportina che Sungjong teneva ancora al suo fianco.
 
"Che cos'è?" - domandò fin troppo curioso.
 
Il minore sospirò, scuotendo lievemente la testa - "Sei serio? È per questo che sei così impaziente?!"
 
Myungsoo alzò le spalle innocentemente - "Per cos'altro dovrei essere impaziente se no?"
 
Sungjong scosse la appena la testa in disappunto, prima di prendere la sportina tra le sue mani.
 
"Avevo intenzione di dartela più avanti ma se questo è l'unico modo per farti stare calmo ... Chiudi di gli occhi!" - gli ordinò.
 
Il 9,9 annuì felice prima di fare ciò che gli aveva detto.
 
Sungjong estrasse il contenuto di quella sporta alzando poi quei due indumenti davanti a sé, in modo che Myungsoo li potesse vedere.
 
"E' vietato ridere!" - gli comunicò con il volto coperto da quei due capi - "P-Puoi aprire gli occhi .. " - gli disse poi improvvisamente insicuro della sua scelta.
 
Eccitato di scoprire ciò che lo aspettava quasi fosse tornato bambino, L aprì gli occhi.
Ma ciò che incontrò la sua vista lo portò a strozzarsi con la sua stessa saliva, cominciando a sputacchiare con ben poca eleganza.
 
Era davvero due couple t-shirts con due panda stampati sopra?
 
Sungjong strabuzzò gli occhi, senza uscire dal suo nascondiglio dietro le magliette.
 
"V-Va bene che avevo detto di non ridere... ma non è che sputare sia tanto meglio! C-Cosa sei?? Un lama?!"
 
Myungsoo si diede qualche colpetto sul petto nella speranza di poter tornare a respirare normalmente.
 
Si era aspettato tutto. Tutto tranne quello.
 
Senza avere nemmeno il tempo di riprendere fiato e aprire la bocca, la voce di Sungjong tornò a farsi sentire da dietro le t-shirts che ostinava a tenere davanti la sua faccia.
 
"Te le volevo dare per i nostri 100 giorni e la commessa mi ha assicurato che erano le couple t-shirts più sobrie che avessero .. " - ammise delicatamente - "M-Ma lo sapevo che non ti sarebbero piaciute.. "
 
Myungsoo non poté che sorridere di fronte all'insicura dichiarazione da parte del ragazzo e le sue parole non poterono che scaldargli il cuore.
 
Sungjong stava già pensando al loro centesimo giorno insieme?
 
Le guance del maggiore si scaldarono per l'emozione.
Solitamente era lui a dare maggiori dimostrazione d'affetto nei confronti dell'altro, ma vedere come il minore si fosse già impegnato a cercare un regalo per il loro più vicino anniversario lo fece ricredere.
 
"Jongie-ah.. " - cominciò a dire Myungsoo - "Non vuoi abbassare quelle t-shirts così che io possa vedere la tua faccia?"
 
Sungjong scosse fortemente la testa da dietro la sua copertura .
 
Come risposta, L si allungò verso di lui, afferrando tra le sue mani una delle due t-shirts.
 
"L'accetto molto volentieri, grazie mille." - lo ringraziò, stringendo tra le sue braccia quel suo regalo - "Sono molto felice che tu abbia pensato a me. Davvero molto felice."
 
"D-Davvero?" - gli domandò Sungjong, spuntando appena fuori da dietro quella maglia che ancora teneva davanti a sé.
 
"Davvero."
 
"Davvero davvero?"

"Davvero davvero."
 
Sul volto di Sungjong si dipinse un sincero sorriso e poté tornare a bere serenamente la sua cioccolata calda.
 
Myungsoo alzò quella t-shirt all'altezza dei suoi occhi.
Il panda bianco e nero gli sorrideva carinamente dipinto sulla stoffa bianca.
 
"Sarebbe piuttosto imbarazzante indossarla però." - riuscì ad ammettere alla fine.
 
Sungjong rise rumorosamente con le labbra appena sporche di cioccolata.
 
"Lo sapevo che lo avresti detto!" - gli disse, picchiettando poi l'indice sul suo mento - "Però potresti usarla come pigiama!"
 
Myungsoo annuì prima di mettere quella t-shirt al sicuro in una delle sportine.
 
"Sarebbe perfetto!" - concordò - "Così riuscirò ad addormentarmi serenamente anche senza te al mio fianco." - ammise tranquillamente.
 
 
E questa volta fu il turno di Sungjong di strozzarsi con la sua saliva.
 

 
 

Il silenzio regnava sovrano in quell'edificio come in nessun altro posto in tutta la città. Di questo Sungjong ne era certo.
 
Però di una cosa non era certo: non era certo del perché Myungsoo l'avesse trascinato nella grande biblioteca del paese.
 
Dopo aver consumato la loro cioccolata calda, il maggiore lo aveva portato in quel posto, senza riferirgli il perché.
 
Il loro non doveva essere un appuntamento?
E allora cosa ci facevano in una biblioteca?
 
Non avevano nemmeno la possibilità di parlarsi nel posto più silenzioso al mondo.
 
"Hai intenzione di dirmi prima o poi come mai siamo in una biblioteca?"
 
Myungsoo continuò a guardarsi intorno - "Devo cercare una cosa.."
 
"Una cosa?" - ripeté Sungjong - "Kim Myungsoo, mi hai davvero trascinato qui perché non hai finito i tuoi compiti?!"
 
"M-Ma non è per quello! Ho finito i miei compiti! Solo che c'era.. insomma... c'era questa ricerca.. "
 
"E la biblioteca dell'università non ti bastava?!"
 
"Ho già controllato!" - si mise sulla difensiva alzando le mani e mostrando i palmi - "Ma non c'è quel che cerco.. "
 
Sungjong sbuffò, stringendosi la fronte con la mano, prima di trascinare il ragazzo che se n'era stato impalato per tutto quel tempo.
Era ancora abituato ad essere un 9 dopotutto. E per i 9 non c'è bisogno di cercare tra i mille scaffali della biblioteca ma viene dato tutto ciò che desiderano senza nemmeno doversi muovere.
 
"Cosa dobbiamo cercare?" - gli domandò Sungjong.
 
"Penso che potrei trovare qualcosa nell'area della Storia del Paese."
 
Il minore strabuzzò gli occhi, riservandogli un'occhiata di traverso - "Che razza di ricerca devi fare?! È un argomento abbastanza tabù."
 
Myungsoo fece innocentemente spallucce.
 

 
 

Dopo aver preso una sostanziosa quantità di libri, Myungsoo e Sungjong cercarono un area libera dopo potersene stare lontani da occhi indiscreti.
 
Le biblioteche funzionava un po' come i centri commerciale dei sufficienti, solo che erano comune a tutte le unità.
L'unica differenza è che ai superiori veniva fornita piena assistenza mentre il resto dell'unità doveva sgobbare per trovare ciò che desideravano.
 
I libri poi erano divisi a seconda dell'unità.
Se eri un 6 potevi accedere solo ai libri dei 6, se era un superiore potevi accedere a tutti i libri che desideravi e così via.
 
Dopo aver trovato un posto libero e isolato, Myungsoo e Sungjong appoggiarono l'alta pila di libri sopra quel grande tavolo di legno.
Si sederono su due sedie, uno di fianco all'altro, appoggiando poi giacche sciarpe sugli schienali.
 
Il maggiore si stiracchiò appena la schiena prima di afferrare il primo dei libro che avevano preso.
Fece per aprirlo e cominciare a sfogliarlo ma Sungjong fu più veloce e appoggiò una mano sulla copertina di essa, bloccandolo.
 
Myungsoo sbatté gli occhi verso il minore che velocemente si preoccupò di parlare.
 
"Hai intenzione di dirmi o no a cosa ti servono questi libri?"
 
"M-Ma te l'ho già detto, è una ricerca per l'università."
 
"E pensi che ti creda? Seriamente ti hanno chiesto di fare una ricerca sull'origine della gerarchia di questo paese, quando nemmeno a noi stessi ci hanno mai dato delle informazioni dettagliate? Nemmeno esiste un corso di Storia del Paese!"
 
Myungsoo mandò giù un groppo di saliva, ormai colto in flagrante.
Avrebbe dovuto sapere che quel giovane era troppo intelligente e acuto per bersi una simile bugia.
 
Non restava che rivelargli tutta la verità...
 
"È da un po' che sto pensando ad una cosa ... penso che ci potrebbe essere un altro motivo per la quale assegnano diverse unità.. Penso che non sia solo un fatto estetico... Insomma, è impossibile che certe persone siano degli insufficienti quando solo molto ma molto più belle di un qualsiasi superiore!"
 
Il cuore di Sungjong cominciò a battere frettolosamente, arrivando al significato di quella frase molto prima della sua mente.
 
Myungsoo stava davvero facendo tutto quello per lui?
 
Il 5,5 si morse un labbro, colto alla sprovvista e non aspettandosi in alcun modo una simile cosa.
 
"M-Ma comunque ne dubito che riuscirai a trovare qualcosa di significativo.. Soprattutto nei libri dei 6... Non ne parla nessuno... "
 
Il maggiore alzò un labbro, prima di passare una mano tra i morbidi capelli di Sungjong.
 


Che Kim Myungsoo fosse già accecato dal sole?

 
 

Di nuovo con due pile di libri tra le braccia, Myungsoo e Sungjong stavano tornando a riportare via quei volumi, non avendo trovato nulla come aveva ricordato dall'inizio il minore.
 
"Te l'ho detto che era impossibile che trovassi delle informazioni in libri disponibili a tutti ... " - gli disse nuovamente, mettendo via quell'ultimo libro - "Oppure le unità vengono davvero solo date per un fattore estetico .. " - aggiunse, lasciandosi scappare involontariamente un accento di rammarico.
 
Myungsoo appoggiò dolcemente una mano sulla spalla del minore, ancora poco convinto, prima che la sua attenzione venisse attirata da una lontana porta socchiusa.
 
Il giovane strinse gli occhi in quella direzione e lo stesso fece Sungjong, entrambi trovando tutto ciò abbastanza misterioso e sospetto.
 
Quella porta non portava di sicuro in un bagno considerando la quantità di serrature su di essa e la sua posizione nascosta tra gli scaffali più bui ed isolati.
 
I due ragazzi si fissarono per qualche istanti per poi decidersi di dare un'occhiata in quella stanza sospetta, visto che non c'era nessuno nei paraggi.
 
Dopotutto non stavano facendo nulla di male, no?
 
I due ragazzi osservarono comunque prima cautamente quel posto buio e sconosciuto, prima di prendere coraggio ed entrare in quello che sembrava un vecchio archivio.
 
Entrambi si fissarono negli occhi prima di fare spallucce e proseguire per quella stanza polverosa.
 
"Cosa sono?" - si domandarono quasi all'unisono afferrando un libro per uno.
 
Non sapevano che stanza fosse quella e nemmeno che cosa custodisse di così importante da essere così attentamente nascosta.
 
Ma qualcosa suggeriva ad entrambi che presto lo avrebbero scoperto.
 
Si accovacciarono a terra con due volumi che aveva preso a random da uno scaffale.
Pareva vecchi. Vecchi e pieni di polvere...
 
E infatti senza mezza termini o avvisi, Myungsoo soffiò sopra la copertina del suo libro.
 
Sungjong si coprì presto bocca e naso con le due sciarpe pesanti, dando poi un pugno in testa al ragazzo che pianse un lamento.
 
"Pabo!! Perché accidenti ci soffi sopra?!"
 
"Ma fanno sempre così nei film..." - rispose semplicemente sulla difensiva, meritandosi un nuovo pugno.
 
"Pabo!" - gli ripeté di nuovo il fidanzato - "Così va polvere ovunque!"
 
Myungsoo borbottò qualcosa tra di sé prima di cominciare a sfogliare quel misterioso e sconosciuto vecchio libro.
 
Le pagine, spiegazzate e ingiallite dal tempo, sembravano appartenere ad un diario.
 
Sfogliò qualche pagina dove la scrittura sembrava essere sbiadita, osservando come sempre veniva sottolineata la data.
 
"Che cos'è?" - gli domandò il ragazzo al suo fianco.
 
"Penso sia un diario di un uomo che ha lavorato nei Grandi Uffici Centrali..."
 
Sungjong spalancò gli occhi - "Seriamente?! È roba grossa allora!"
 
"E il tuo?"
 
"Non saprei ... " - ammise osservando quella raccolta di vecchi fogli volanti - "Penso siano degli appunti  di vari esami del Coming Of Age..." - intuì indicando qualche misura che stava sopra di essi scritta.
 
Confusi da quei due volumi, cominciarono a leggere quella serie d'informazioni, in silenzio e al buio, con solo la luce dei loro telefoni ad illuminare le pagine.
 
Finché Sungjong non attirò l'attenzione dell'altro.
 
"Guarda qui!" - gli ordinò mostrandogli un foglio.
 
"Moon Kyung-gu... ? E chi sarebbe questo qui... ?"
 
"Non quello! Vai avanti a leggere!" - lo ammonì.
 
"Campione n°67 ... Aspetta... Campione? Che dovrebbe significare?"
 
"Smettila di fermarti ad ogni parola e leggi tutta la frase!"
 
Myungsoo arricciò il naso lanciando un occhiataccia prima di ricominciare a far scorrere la luce del suo telefono sul quel foglio giallognolo.
 
"Moon Kyung-gu, campione n°67, Prima Generazione." - Myungsoo lesse ad alta voce tutta la frase, soffermandosi poi a riflettere non avendo compreso nulla - "Cosa dovrebbe significare... ? Con prima generazione e campione cosa vorrebbero intendere...?"
 
Sungjong fece spallucce - "Penso si riferisca al primo anno in cui la gerarchia dell'unità ha avuto inizio... E penso che il 'campione' sia per il fatto che agli inizi forse era partito tutto come una strana ricerca e nulla di ufficiale... ma non sono sicuro.. Leggi la data però!"
 
"1950..? Ma non è l'anno in cui iniziò la Guerra?"
 
"E appunto per quello che mi suona strano.. forse credevano che in questo modo avrebbero potuto risolvere la situazione... Ma non credi che sia strano?"
 
"E' strano... Ed il fatto che a scuola non facciano minimamente accenno a tutto ciò è ancora più strano.. " - commentò, prima di porgere il vecchio diario a Sungjong aperto su una pagina precisa - "Leggi le date di quel periodo."
 
Il giovane fece come gli era stato detto, si voltò verso Myungsoo non comprendendo cosa ci fosse strato in quelle due date.
Ma poi nella sua mente comparve un pensiero...
 
Il ragazzo tornò di nuovo a leggere - "Non è il periodo in cui i nostri genitori hanno avuto il loro Coming Of Age?"
 
Myungsoo annuì - "Qui c'è scritto che in quel periodo ci fu il più alto numero di rivoluzionari dall'inizio della gerarchia delle unità.. "
 
Il silenziò tornò nuovamente a far da padrone a quel posto, prima che i due ragazzi si voltassero allo stesso tempo l'uno contro l'altro, sussurrando una stessa e identica frase con gli occhi spalancati.
 

"Non potrebbe essere che ... "
 



 
 
Note dell'autrice
Prima di tutto... *lancia caramelle* Complimenti per aver letto questo INFINITO capitolo. Sono la bellezza (?) di 32 pagine di Word se la matematica non è un opinione (e magari lo fosse-- /?). E' così stranamente lungo questo capitolo che la mia beta-reader (alias mia sorella) si è rifiutata di leggere e correggerlo (grazie, ti voglio bene ewe) quindi se è pieno di orrori chiedi venia. Secondo, quando sono andata a controllare quando avessi pubblicato lo scorso capitolo MI SONO SPAVENTATA. Sono pessima, ok *copre data* A mia discolpa però ho scritto due one shot ; u ; (passate sul mio profilo se volete dare un'occhiata //?) E per vostro dispiacere ne ho già scritta un'altra, ne sto scrivendo altre due e ho idee per altre 3. Ok, aiuto. (?) Quando sono andata a vedere lo scorso capitolo *copre ancora la data* ho anche notato che era stato condiviso 14 VOLTE. QUATTORDICI VOLTE. *va a buttarsi giù da una finestra per la felicità* (?) SIETE TROPPO L'AMORE E IO PIANGO, VBB. /? However, io continuo a pensare che sia un problema del sito... Ceh, è troppo. E poi, ho un sacco di kpopper come amiche su fb ma non ho mai visto nessuno condividere il capitolo-- .-.
Taccio e la smetto di dire cose a caso, quindi GRAZIE MILLE per aver letto e per chiunque recensirà! Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero le mie pandashipper hae na e Made in China, e la mia figlia alpaca < 3
Per quanto riguarda questo capitolo... boh. Succede tanto e niente ._. Non so perché abbia scritto così tanto-- Nella scaletta (quando mai l'ho seguita poi.) questa capitolo era segnato come "Passa il tempo e blabla".... peccato che il blabla si sia allungato troppo.
LE COUPLE T-SHIRTS CON I PANDA. Scusatemi ma i panda devono essere onnipresenti ovunque.
E Jongie e gli shorts sono la mia OTP preferita dopo la Myungjong (???)
Con ciò, me ne posso andare penso.
 
Grazie ancora di tutto!
Alla prossima e recensite (io vedo il numero delle persone che seguono la storia eh OuO (?)) ;
 
Love you,
Maggie
 
PS. BACK. COMEBACK. IO MUOIO MALISSIMO. Voi siete morti? O3O (?)
PPS. Qualcuno farà un qualche regalino all'imminente compleanno di Sungjong? Io avevo intenzione di farne uno ma non ho la più pallida idea di come fare-- °3°
PPPS (?). Questo è il mio twitter: https://twitter.com/Min_Hee_Rin Ce l'ho da una vita ma non l'ho più usato e oggi l'ho tipo ritrovato (?) La quantità esorbitante di tweet è dovuta al fatto che pubblicava direttamente i post ch postavo su tumblr-- ._.
PPPPS (....). La data della cosiddetta "Guerra" è quella della Guerra di Corea. Non ho specificato perché non voglio entrare nel dettaglio in fatto di paese in questa fanfiction (?)

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Capitolo 21
*** XXI ***


 
[5,5]
 
- Capitolo XXI -


 
 

Gli sguardi ancora fissi uno contro l'altro rivelavano molto più delle parole che avrebbero potuto esprimere.
Gli occhi ancora spalancati, la bocca socchiusa e un espressione confusa faceva intuire ad entrambi che i pensieri su cui le loro menti erano concentrate corrispondevano.
Erano sulla stessa lunghezza d'onda.
 
Confusi, sconvolti, spaesati da quel nuovo punto di vista a cui erano stati catapultati senza il loro volere, Myungsoo e Sungjong, ancora accovacciati in quel vecchio archivio polveroso, si stavano domandando se le loro intuizioni fossero errate o meno.
 
Poteva essere davvero così? Ma se così fosse stato non era nulla su cui avrebbero potuto sorvolare.
Era davvero una questione seria.
Se davvero era così, come potevano averlo sempre nascosto a tutte quelle generazioni.
 
Se davvero era così, la gerarchia delle unità non era altro che una bugia. Un enorme bugia fondata su della semplice e pura ingiustizia.
 
Sungjong aveva sempre reputato, nella sua posizione da insufficiente, tutto ciò ingiusto, ma con quei nuovi pensieri nella sua mente non poteva che ricredersi.
E reputare tutto ciò ancora più ingiusto. Ancora di più. Molto di più.
 
"Non è che ci stiamo preoccupando per nulla?" - la chiara e bassa voce di Myungsoo si fece spazio tra i pensieri confusi del minore - "Non c'è nulla che ci assicuri che quello a cui stiamo pensando corrisponde davvero a realtà..."
 
Il 9,9 aveva desiderato profondamente di poter far chiarezza su tutta la storia di quella società. Su com'era stata formata, sul perché erano nate quelle unità, su tutto.
 
Però, giunto a quel punto, la sua mente sembrava ancora più persa e spaesata di prima.
 
Sia Sungjong che Myungsoo sembravano essere stati catapultati in un secondo Coming Of Age.
 
Proprio come quel giorno, non c'era nessuno che spiegasse loro come davvero funzionassero le cose.
Proprio come quel giorno, nessuno stava fornendo chiare parole.
Proprio come quel giorno, non c'erano verità certe ma solo una serie di informazioni sparpagliate e confuse che attendevano solo di essere messe in ordine.
 
Sungjong e Myungsoo si scambiarono una nuova occhiata.
Forse se avessero proseguito a leggere ciò che forniva quell'archivio misterioso avrebbe fatto chiarezza su tutto. Forse avrebbero davvero capito tutto.
 
Forse si, forse no.
 
Ma questo mai lo avrebbe scoperto. O perlomeno, non in quel momento.
Era ancora presto...
 
Chiari passi si udirono riecheggiare da dietro quella porta ancora socchiusa, sempre più vicino a quell'archivio.
 
I due giovani sgranarono gli occhi, quasi fossero stati due bambini colti con le mani in una ciottola di biscotti.
Biscotti che non avrebbero dovuto mangiare, nemmeno assaggiare, perché quel dolce gusto li avrebbe tentati e li avrebbe portati a prenderne di nuovi.
Senza più darsi un controllo, avrebbero portato ad uno a uno sempre più biscotti alla bocca, godendosi il sapore che sembrava rimbalzare da una parte all'altra delle loro papille gustative.
Sarebbe stata una dolce soddisfazione ma, senza riuscire a darsi un limite, sarebbero finiti per avere un indigestione. Sarebbero stati male.
 
Sungjong e Myungsoo osservarono ancora per pochi attimi i libri che tenevano in mano, quasi non volendo lasciarli andare.
Ora che erano finalmente riusciti a guadagnarsi i biscotti, perché avrebbero dovuto lasciarli andare solo dopo una semplice gustatina?
 
I due alla fine si arresero all'evidenza.
Sarebbero finiti in seri guai se non se ne fossero andati via presto di lì.
 
Mettendo via quei due scritti, Myungsoo e Sungjong si alzarono da terra e andarono davanti alla porta appena in tempo perché essa si aprisse, facendoli sobbalzare per lo spavento.
 
Un uomo adulto, vestito con abiti eleganti e una splendente targhetta da 9 sul petto, lì osservò da testa a piedi con le sopracciglia grigie dal tempo corrugate.
 
I due giovani rabbrividirono, consapevoli del fatto che quella persona era sicuramente un custode di quella biblioteca.
 
"Cosa ci fate voi due qui?" - gli domandò con la voce spigolosa.
 
La coppia mandò giù un grosso di saliva, messi in soggezione da quello sguardo severo che sembrava continuare a pungerli peggio di un ago, non facendosi però prendere dal panico e mettendo presto in atto le loro dote da attori.
 
"Ci scusi... " - disse Sungjong con voce implorante e inchinandosi con Myungsoo - "Ci eravamo persi e pensavamo che questo posto fosse parte della biblioteca .. "
 
L'uomo fece una smorfia - "Non avete letto il cartello appeso alla porta? È severamente vietato entrare in questo posto. Voi 6 non sapete nemmeno leggere la vostra stessa lingua? "
 
"Ci scusi." - ripeté Sungjong, ignorando quello scherno di cattivo gusto nei loro confronti e mantenendo un minimo di dignità - "Non avevamo visto il cartello." - ed era vero, ma probabilmente anche se l'avessero visto non si sarebbero bloccati dall'entrare in quel posto.
 
Myungsoo al suo fianco manteneva la testa china, passando per la perfetta vittima della situazione sotto gli occhi della guardia.
Ma a Sungjong il suo comportamento suonava fin troppo strano. C'era qualcosa sotto, lo avrebbe giurato.
 
Con un ultimo inchino e un avviso da parte della "non proprio simpatica" guardia, i due ragazzi se ne andarono via da quel posto, sotto gli occhi attenti dell'uomo che li osservava attentamente.
 
 
Avevano lasciato lì i biscotti, ma i loro abiti erano sporchi di briciole?

 

 
 
Il pomeriggio si era oramai fatto inoltrato e il tramonto era prossimo mentre i due giovani ragazzi si stavano dirigendo verso il campus di ritorno dalla loro gitarella in città.
 
La città era più affollata di quando erano giunti  lì ore prima.
Adulti correvano affrettati da una parte all'altra delle strade per concludere i loro ultimi impegni. Giovani ragazzi dalla divise scolastiche tornavano a casa dopo un pomeriggio di studio. Bambini stavano vicino ai loro genitori e indicavano felicemente tutti i dolci e i giocattoli esposti nei negozi.
 
Solo un ragazzo sembrava starsene in silenzio in quella caotica città dalle insegne luminose e quasi accecanti.
 
Sungjong spostò i suoi occhi sul volto di Myungsoo che, da quando avevano lasciato la biblioteca, sembrava stranamente giù di morale.
 
Cosa gli è successo?, non poteva non domandarsi il 5,5, E' demoralizzato perché non abbiamo trovato nulla?
 
"Myungsoo ... " - sussurrò Sungjong al suo fianco, attirando così l'attenzione dell'interessato che spalancò i suoi occhi verso il giovane quasi risvegliandosi da uno stato di trance - "Qualcosa non va?"
 
Il 9,9 si limitò a starsene in silenzio. Un silenzio che al più piccolo tra i due non piaceva per niente.
Lo rendeva nervoso, solo in grado di torturarsi le mani alla ricerca di una risposta per il malumore improvviso del fidanzato.
 
Essendo fidanzati avrebbe dovuto comprendere cosa torturava la mente di Myungsoo con un semplice sguardo?
Non facevano così nei drama per caso?
 
Sungjong non lo sapeva, ma era pronto a scoprirlo.
Si bloccò di colpo, facendo così anche fermare i passi di un confuso Myungsoo all'oscuro delle intenzioni del 5,5.
 
L aprì la bocca, domando al ragazzo come mai si stesse fermando proprio agli inizi di quel piccolo tratto di verde in mezzo alla città rumorosa, ma Sungjong si limitò a fissarlo intensamente negli occhi scuri senza rispondergli.
 
Incrociò le braccia al petto, prima di farsi più vicino a Myungsoo che strinse i denti, sperando che le sue guance non si colorassero presto di rosso per quell'improvvisa vicinanza.
 
Il 5,5 strinse le sopracciglia, fissandolo senza quasi sbattere le palpebre.
 
L mandò giù un groppo di saliva - "Sungjong, c-che stai facendo..?"
 
"Sto cercando di capire cosa c'è che non va in te.."
 
"F-Fissandomi?"
 
"Uhmm," - mugugnò il giovane - "Ma non sembra che stia funzionando.. Forse se mi faccio un po' più vicino.." - ipotizzò avvicinando il suo viso ancora di più a quello del maggiore.
 
La pelle d'oca crebbe sul volto e sul collo di Myungsoo quando il fiato caldo di Sungjong si fece sentire su di lui.
Senza pensarci due volte, il 9,9 fece un passo indietro per riguadagnarsi lo spazio vitale, ma appena lo fece sentì qualcosa di morbido venir schiacciato sotto la sua scarpa.
 
Scattò in aria, quasi finendo addosso ad un Sungjong che ancora avevo tenuto gli occhi concentrati di lui, per poi accorgersi di aver pestato un semplice orsacchiotto di peluche.
 
Il 5,5 si distrasse da ciò che aveva fatto fino a poco prima per sbirciare ciò che stava prendendo in mano il fidanzato.
 
"Un orsacchiotto?" - domandò poi.
 
"A quanto pare.." - gli rispose, spazzando via con una mano un po' di polvere e sporcizia dal corpo peloso di quel peluche marroncino con una bandana da pirata sopra l'occhio destro.
 
"Povero bambino... " - mugugnò Sungjong, accarezzando la testolina pelosa dell'orsacchiotto - "Chissà com'era sarà triste di aver perso il suo amichetto.."
 
Myungsoo annuì al commento del minore, prima di udire dei passi veloci in quel parco e l'alta voce di un bambino.
 
"CAPITANOOO!!" - urlò - "CAPITANO, DOVE SEI FINITOO??"
 
I due ragazzi si fissarono negli occhi.
Che il bambino, con indosso quelli che sembravano dei costosi abiti, fosse alla ricerca di quell'orsacchiotto?
I suoi occhi vispi saettavano da una parte all'altra del parco, ovunque la sua infantile vista potesse arrivare.
 
Myungsoo alzò su l'orsacchiotto, prima di richiamare l'attenzione del bambino preoccupato - "Ehi!"
 
Il bimbo, distante qualche metro da loro, sobbalzò spaventato da quell'inaspettata voce, prima di voltasi verso di loro e spalancare gli occhi.
 
"CAPITAN SQUIRCHINZIIII!!" - urlò felice, correndo a più non posso verso di loro.
 
La coppia sgranò gli occhi al suono di quel nome, mentre il bimbo giungeva davanti ai due con gli occhi felici e un sorriso sulle labbra.
 
Che nomi danno oggigiorno ai peluche? Un semplice Teddy non sarebbe stato più che sufficiente?
 
"E' tuo?" - domandò Myungsoo alludendo all'orsacchiotto che teneva in mano e ora stava allungando verso il bambino che felicemente lo prese tra le sue mani.
 
"Si, è il Capitano Squirchinzi!" - proclamò orgoglioso, prima di osservare meglio quel peluche e sgranare gli occhi nel più completo panico.
 
"C-Che succede?" - domandò L chinandosi appena, prima che l'orsacchiotto gli venisse praticamente spiaccicato in faccia.
 
"Il capitano è ferito!!" - li avvertì il bambino dai capelli a scodella scura, con gli occhi già umidi di lacrime, indicando uno strappo nella pancia pelosa - "Il capitano si è fatto male!!!!"
 
Myungsoo sgranò gli occhi allungando una mano verso il bambino che già aveva cominciato a singhiozzare, mentre Sungjong al suo fianco sembrava in lotta con la sua tracolla, come all'assidua ricerca di qualcosa al suo interno.
 
"V-Vedrai che starà bene il Comandante--" - tento di tranquillizzarlo il 9,9 appoggiandogli una mano sulla sua piccola spalla.
 
"E' UN CAPITANOOO!!" - piagnucolò il bambino, mandando nella crisi più totale il povero Myungsoo che ormai non sapeva più come placare l'animo del piccolo.
 
Perchè devono capitare tutte a me--
 
"TROVATOOO!!" - gridò Sungjong vittorioso, facendo scattare in aria sia Myungsoo che il bambino, dal nome sconosciuto, per lo spavento.
 
Il 5,5 teneva in mano trionfante una scatoletta di latta gialla che presto aprì, rivelando una serie di cerotti.
 
Ne prese uno fuori da esso, facendo scappare una risatina da parte di Myungsoo per il "virilissimo" cerotto a pois gialli.
 
"Che vuoi?" - lo schernì Sungjong con una smorfia - "Mi piace il giallo, hai dei problemi?"
 
L fece spallucce, mentre il 5,5 si abbassava verso il bambino che aveva posto fine alle sue lacrime e aveva portato la concentrazione su di lui.
Senza aggiungere null'altro, Sungjong prese il peluche dalle mani del piccolo appiccicando poi il cerotto sulla pancia ferita.
Quando ebbe finito, mostrò l'orsacchiotto al suo proprietario, i cui occhi si presto illuminarono alla vista del suo amico curato.
 
"Visto?" - cominciò a dirgli il 5,5 - "Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Il Capitan Squirchinzi starà bene!" - lo rassicurò con un sorriso.
 
Il bambino osservò con occhi e bocca aperti il suo peluche, prima di prenderlo felice di nuovo tra le sue braccia.
Sungjong tenne le sue labbra ancora tese in un sorriso, fino a quando il bimbo non si concentrò su di lui e si buttò inaspettatamente tra le sue braccia, facendo atterrare di fondoschiena il ragazzo.
 
Myungsoo rise di fronte a quella simpatica e dolce scena che gli stava venendo offerta.
 
Sungjong ricambiò presto l'abbraccio del bambino, finché quest'ultimo non si ritrasse e fece si che il giovane potesse tornare in posizione eretta vicino al fidanzato.
 
Sul volto era dipinta un espressione serena e felice.
Espressione che, malgrado Sungjong e Myungsoo, durò ben poco e fu presto rimpiazzata nuovamente da uno sguardo ancora più carico di panico di quello di poco prima.
 
"Umma ... " - sussurrò il bambino con la voce già spezzata.
 
"U-Umma?" -  ripeté la coppia in coro, quasi preoccupati di conoscere il seguito di quella frase.
 
"La mia umma ... " - sussurrò nuovamente, mostrando ai due i suoi occhi già umidi - "La mia umma ... d-dov'é?"
 
"E noi cosa ne possiamo sapere--" - tentò di dire la bocca di Myungsoo, con ben poco tatto, la quale ben presto venne bloccata da una sonora manata da parte di Sungjong.
 
Il 5,5 lo fulminò con un'occhiataccia, prima di accovacciarsi nuovamente davanti al bambino, in modo che i loro occhi potessero essere sullo stesso piano.
 
"Dove l'hai vista l'ultima?" - gli domandò calmo il ragazzo, appoggiando le mani sulle sue delicate spalle.
 
"Stava provando t-tanti vestiti.. Ma i-io sono scappato via perché avevo paura che il Capitano fosse spaventato..."
 
"Spaventato?" - ripeté Myungsoo incredulo - "Spaventato da cosa?"
 
"Dal buio... Il Capitano Squirchinzi h-ha paura del buio .. e ... " - smise di parlare, osservando come in quel parco si fossero accesi i lampioni dal momento che il tramonto stava per lasciare il suo posto alla notte.
 
"E....?" - gli domandarono questa volta la coppia di ragazzi in coro, avvicinandosi appena a lui, prima che quest'ultimo alzasse la sua testa di scatto verso di loro, con gli occhi pieni di lacrime.
 
"E ANCHE IO HO PAURA DEL BUIOOOOO!!!" - urlò a pieno polmoni, lasciandosi andare ad un pianto disperato.
 
Myungsoo e Sungjong sgranarono gli occhi spaventati, alzando poi le mani aperte davanti a loro, come a volersi proteggere dalla furia incontrollabile del bambino.
 
L si chinò anch'esso davanti al bambino, non sapendo come gestire la situazione.
 
"Q-Quindi la tua mamma era in un negozio di vestiti, eh?" - gli domandò il 9,9, cercando di mantenersi calmo e composto per quel che poteva.
 
Il bambino annuì mentre si strofinava il naso con il dorso di una sua mano coperta da guanti azzurri pastello.
 
"E sapresti dirci com'è fatto questo negozio?" - chiese questa volta Sungjong, gesticolando appena con le mani.
 
Il bimbo sembrò rifletterci un paio di minuti prima di riuscire a rispondere a quel quesito.
 
"E' grande cosììì" - iniziò a dire, allargando più che poteva le sue braccia - "E alto tanto cosìììì" - questa volta allungò le braccine in verticale - "E ha una scritta luminosa e delle finestre grandi grandi .. "
 
Sungjong si morse il labbro inferiore, certo che in quel modo non sarebbero riusciti ad arrivare a tanto.
Ma invece uno schiocco di dita da parte di Myungsoo attirò la sua attenzione e quella del bambino.
 
"Ho capito! È una boutique dei 9. Avrei dovuto capirlo subito da come sei vestito costoso.. Non ti preoccupare, ometto." - lo rassicurò L, scompigliandogli i capelli a scodella con una mano - "Non è molto distante da qui!"
 
"Come hai fatto a capire così in fretta di che negozio si trattasse?" - gli domandò sinceramente colpito il ragazzo più giovane al suo fianco.
 
Myungsoo fece una smorfia - "Anche mia madre mi trascinava sempre lì quando ero più piccolo."
 
Sungjong sorrise appena, mentre il bambino spalancava i vispi occhietti scuri, le quali lacrime si erano bloccate, in direzione del 9,9.
 
"Anche la tua umma ti portava lì, ajusshi?"
 
L si strozzò con la saliva al suono di quel nomignolo, mentre al suo fianco si udì la risata felice del 5,5.
 
"N-Non sono così vecchio--" - tentò di ricordare al piccolo, ma quest'ultimo si gettò presto tra le sue braccia per abbracciarlo, facendo così volare il suo peluche, subito salvato da un abile mossa di Sungjong.
 
"Ehi ehi ehi!" - si lamentò Myungsoo, indicando poi il peluche che ora teneva in mano quel ragazzo - "Di questo passo tornerai a perdere il tuo Comandante--"
 
"E' un Capitano!!" - lo ammonirono in coro sia il bambino che il 5,5.
 
"Quel che è..." - si affrettò a ribattere muovendo disordinatamente una mano davanti a lui una volta che l'abbraccio si fu sciolto.
 
Senza dire null'altro, Sungjong si avvicinò al bambino e gli abbassò appena la zip della sua giacca blu, per far si che potesse starci il peluche al suo interno, di cui ora spuntava solo la sua testolina dalla bandana da pirata.
 
"Ora non lo perderai più." - lo rassicurò il 5,5 con un sorriso, prima di allungare una mano in sua direzione - "Andiamo a cercare la tua umma ora."
 
Il bambino guardò per un po' quella mano che gli stava venendo offerta, quasi indeciso se accettarla o meno, ma poi presto stringendola forte con la sua.
 
Ormai tornati tutti in posizione eretta, quel trio improvvisato fece per andarsene via da quel parco prima che l'oscurità potesse intrappolare tutta la città.
 
Myungsoo allungò un braccio per indicare la direzione verso la boutique.
Fece un passo, ma fu ben presto fermato da qualcuno che gli tirava debolmente un angolo della sua giacca.
Sorpreso abbassò gli occhi verso il basso, giusto in tempo per incontrare quelli ora felici del bambino che senza scrupoli allungò la mano libera nella sua direzione.
Il 9,9 sgranò gli occhi preso alla sprovvista da quel gesto, prima di udire la voce di Sungjong che teneva stretto la mano del bimbo.
 
"Coraggio!" - lo incoraggiò con un sorriso - "Non fare il timido, ajusshi!"
 
Myungsoo gli dedicò una smorfia, prima di decidersi ad afferrare, con la mano libera dalle sportine di acquisti, quella del piccolo che presto gliela strinse felice e ora pronto a camminare.
 
Continuando a muovere i piedi, la coppia di ragazzi riservò uno sguardo sereno a quel bambino, prima di incontrare lo sguardo l'uno dell'altro.
 
Le guance di tutti e due si fecero paonazze, rendendosi conto solo in quel momento della situazione in cui si stavano trovando.
Imbarazzati, tornarono a fissare la strada davanti a loro, sorridendo sotto i baffi.
 
 
Il tramonto stava svanendo e le persone che occupavano quella città guardavano con sguardi colmi di stupore quella coppia di ragazzi che camminava stringendo forte le mani di quel bambino dal grande sorriso stampato in faccia.
 


 
 
"E' qui?" - domandò Sungjong una volta che il trio fu arrivato davanti alla boutique in questione.
 
Il bambino annuì, stringendo più forte le mani dei due ragazzi che gli riservarono un'occhiata preoccupata.
 
Alla fine il negozio non era stato difficile da trovare.
L'unico problema è che ora la boutique aveva le luci spente ed un grande cartello annunciava loro, con una calligrafia elegante, che per quel giorno il negozio aveva chiuso.
 
"Che cosa facciamo ora?" - mimò Sungjong con la bocca in direzione di Myungsoo, che si limitò ad alzare le spalle, anche lui preoccupato quanto il fidanzato.
 
"Senti... " - sussurrò il 5,5 questa volta in direzione del bambino - "Se ci dici dove abiti, magari ti possiamo riportare a casa, che ne dici eh?" - propose Sungjong.
 
Ma da parte del bimbo non venne nessuna risposta, troppo occupato a fissare il cartello dalla scritta "chiuso".
 
"E-Ehi.." - tentò questa volta Myungsoo di richiamare la sua attenzione.
 
"L'ha fatto di nuovo." - sussurrò serio il bambino, mantenendo una voce bassa di cui si potevano già sentire i segni di un futuro e prossimo pianto - "Si è di nuovo dimenticata di me."
 
I cuori dei due ragazzi si strinsero in una morsa al suono di quelle parole così serie da parte del più piccolo.
 
Non era quindi la prima volta che il bambino si perdeva? Chissà quante altre volte era successo.
 
"Non è così..." - cercò di consolarlo il più giovane dei due ragazzi - "Sicuramente non si è dimenticata di te. Ti starà di sicuro cercando preoccupata--"
 
"No, non è vero!" - gli rispose deciso - "La mamma vuole essere solo bella."
 
Sul volto di Sungjong si dipinse un espressione triste, mentre su quello di Myungsoo c'era uno strano sguardo di rassegnazione.
Quasi come se quella serie di parole non facessero altro che suonargli solo e solamente come un dejà-vu.
 
Il 5,5 non lo sapeva, non poteva saperlo con certezza, ma aveva come la sensazione che quel giovane bambino ricordasse molto l'infantile versione di Myungsoo.
 
I suoi modi secchi e alle volte fin troppo melodrammatici.
Le sue azioni spesso e volentieri impulsive.
Il suo essere stato cresciuto da una famiglia di superiori.
 
Chissà se anche Myungsoo si è mai trovato in questa situazione, pensò Sungjong, Chissà se anche lui ha pianto tante volte per essersi perso... Chissà se anche lui era giunto fin da piccolo alla consapevolezza di quanto fosse importante la bellezza in questo tipo di società..
 
Qualche secondo passò nel più totale dei silenzi in quel trio che non aveva più parole, ma che semplicemente continuava a rimanersene davanti a quel grande negozio.
 
Finché un'alta voce femminile agli inizi di quella strada non si fece sentire.
Talmente chiara e forte da attirare l'attenzione della coppia, mentre il bambino era troppo impegnato a trattenere le lacrime.
La donna in questione era vestita con lussuosi abiti coperti da un'altrettanta costosa pelliccia grigia, e camminava tanto velocemente quanto i suoi tacchi vertiginosi glielo permettevano.
 
"Cosa significherebbe che non lo trovate?!" - urlò contro il cellulare, seguita da un alto uomo che camminava dietro di lei con una decina di sportine e pacchi in mano - "Dov'è il mio Chiwon?!"
 
Al suono di quel nome, gli occhi del bambino si spalancarono di colpo e spostò velocemente la testa verso quella donna che continuava a sbraitare arrabbiata al telefono.
Senza dire nulla, il bimbo si staccò dalla coppia di ragazzi che lo guardarono sorpreso correre verso quella 9 in questione.
 
"Ummaaaaaaa!!" - urlò il piccolo, non trattenendo più le lacrime e liberandosi in un pianto.
 
La donna sobbalzò sentendosi chiamare, prima di spegnere senza mezzi termine la chiamata e correre incontro al bambino.
 
"Chiwon-ah!" - lo chiamò una volta che furono arrivati uno davanti all'altro - "Dov'eri finito? Ti ho cercato per tutto questo tempo!"
 
Il bambino si limitò ad affondare nel suo ventre, singhiozzando nel pelo di quella pelliccia costosa.
 
Sorridendo, la donna accarezzò la testa del figlio, prima di accorgersi dei due ragazzi che li stavano osservando a pochi metri di distanza.
 
La bocca della donna si aprì appena, prima di venir presto richiusa, ingoiando quel ringraziamento che avrebbe voluto dare ai due giovani.
Se solo non fossero stati due 6.
 
Perché avrebbe dovuto ringraziarli? Perché avrebbe dovuto dare loro soddisfazioni?
Non se le meritava. Erano solo degli appena sufficienti e lei doveva essere una fiera 9.
 
Accorgendosi dell'orgoglio della donna, Sungjong si limitò a sorridere amaramente prima di aprire bocca.
 
"Chiwon era molto preoccupato." - la informò serio - "Non dovrebbe perderlo di vista ancora."
 
La madre strabuzzò gli occhi dalla doppia palpebra, sinceramente sconvolta che un semplice 6 si stesse riferendo a lei senza alcun onorifico in particolare. Quasi informalmente.
 
Se avesse saputo la verità, probabilmente sarebbe scoppiata in una crisi isterica.
Se avesse saputo che a parlarle in quel modo non era stato un 6, ma addirittura un insufficiente.
 
"Da quando in qua un 6 può dare lezioni di vita?" - chiese bruscamente, senza aspettarsi una vera e propria risposta.
 
Era sorprendente, quasi surreale quella situazione.
 
Sia la madre che il figlio facevano parte della stessa famiglia, della stessa famiglia benestante e di superiori.
Eppure si percepiva chiaramente quanto quella società e la gerarchia delle unità avessero influenzata i modi di fare della donna e addirittura i suoi pensieri.
Mentre il bambino era semplicemente incontaminato, ancora un individuo per quanto giovane potesse essere.
Se Myungsoo e Sungjong lo avessero incontrato anni dopo si sarebbe comportato allo stesso modo?
Li avrebbe ugualmente abbracciati?
Avrebbe ugualmente stretto loro le mani?
 
Probabilmente, quasi sicuramente, non avrebbe nemmeno accettato il loro aiuto.
 
Consapevoli di ciò e con l'amaro in gola, Myungsoo e Sungjong osservarono come Chiwon riservasse loro un ultimo saluto felice e li ringraziasse ad alta voce, venendo presto rimproverato dalla madre quasi avesse compiuto il peggiore degli sbagli.
I due osservarono come se ne andassero via da quel posto, mano nella mano, e poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo.
 
Accorgendosi di aver sospirato nello stesso istante, la coppia si guardò prima di scoppiare a ridere per tutto ciò che era successo.
 
Di sicuro la storia di Chiwon e di Capitan Squirchinzi se la sarebbero sempre ricordati.
 
Ma per colpa di questa, Sungjong si era completamente dimenticato del suo intento.
Sobbalzò appena prima di ricominciare a fissare Myungsoo che questa volta non rimase sorpreso quanto prima.
 
"Ancora deciso a volermi leggere nel pensiero?"
 
Il 5,5 arricciò il naso - "Cosa c'è che non va in te? Mi vuoi dire o no qual'é il problema?"
 
Il maggiore scosse appena la testa, prima di arrendersi sconfitto.
Avvicinò anche lui il viso a quello del fidanzato, prima di stampargli un bacio sulle labbra, senza preoccuparsi del fatto che fossero in mezzo ad un marciapiede affollato di persone, che non evitarono di riservare loro smorfie di vario genere.
 
Myungsoo appoggiò una mano sulle guance arrossate di Sungjong, sorridendogli - "Ora sto molto meglio. Grazie mille."
 
Il 5,5 volle dirgli qualcosa. Qualcosa del tipo che tutto ciò non lo convinceva per nulla. Che non lo convinceva per nulla e che era certo che c'era qualcos'altro dietro al malumore del giovane.
 
Ma non lo fece. Non lo fece perché una voce maschile parlò prima di lui.
E quella voce non era né la sua né quella di Myungsoo.
 
"Sungjong?"
 
La coppia si voltò al suono di quel nome, incontrando così un anziano uomo dai vestiti sgualciti e dal volto pieno di rughe.
 
"Lee Sungjong, sei davvero tu?" - domandò nuovamente, chiaramente sorpreso - "Dov'è finito il tuo 5,5?"
 
Gli occhi dei due ragazzi si spalancarono, mentre un gruppo di curiosi si erano fatti vicino ai tre, incuriositi dalla situazione che si era creata.
 
Sungjong e Myungsoo si fissarono negli occhi.
 
Cosa stava succedendo?
 
Erano stati beccati?
 
 
"Sungjong.. " - lo chiamò nuovamente il vecchio
 
 

"Come mai ora sei un 6?"

 



 

Note dell'autrice
Ave a voi, bellissime pandashipper! (oddio, io parlo sempre al femminile.. e se ci fosse qualche maschietto di turno che legge OAO Che razzismo, ho sempre dato per scontato che leggano solo ragazze.. E probabilmente è anche vero //?) .. Ricominciamo... Ave a voi, bellissimi pandashipper (?) e che il Capitan Squirchinzi sia con voi. //? Io che sono così regolare ad aggiornare? Che cosa scioccante. Ma non abituiamoci perché è solo perché sono felicissima della vittoria di oggi degli Infinite (#Back1stWin ;____; Ciccini belli, sono tanto orgogliosa di voi <3 ).
Ma bando alle ciance, grazie grazie per aver letto anche questo capitolo, sempre lunghetto ;^; Ultimamente ho molta ispirazione ed infatti ho già pressoché finito di scrivere anche il prossimo capitolo. Come vedete, i dubbi dello scorso sono ancora irrisolti, ma anzi se ne aprono di nuovi... tutta colpa del Capitan Squirchinzi (non fate domande sul nome, è il primo che mi è venuto in mente... mi preoccupo della mia sanità mentale per non aver pensato subito a Teddy).. la sua doveva essere solo una semplice apparizione invece lui e il cinno sono finiti per essere i protagonisti (studio Pedagogia, quindi deduco sia una deformazione professionale il mio inserire bambini a destra e a manca in tutte le storie ._.").
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero le mie pandashipper Hae Na e Made in China, e la mia unnie Made! (ho aggiornato così in fretta che non ho nemmeno lasciato il tempo a mia figlia di fare una delle sue chilometriche recensioni c': ) E grazie a chi ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate (siete aumentati ancora, piango.) e chi continua a cliccare "mi piace" alla mia pagina fb, o alle mie condivisioni di capitoli! (quando vedo che qualcuno condivide o piaccia (voce del verbo "piacciare"... /?) i miei capitoli scoppio in un pianto isterico, ok.)
E ORA PRENDETEVI TUTTI UN MOMENTO E ANDATE QUI: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=195880
Quant'è bellissima la mia BIO? No, seriamente mi sento un'autrice d'alta classe ora. /? Lanciate tanto amore a quella splendida persona che è Made in China che mi ha creato questa meraviglia <3 Per quanto riguarda queste cose, io non ci so proprio fare-- Perfortuna EFP mi toglie sempre le foto che metto nei capitoli (aww OuO) se no dovrei pagare qualcuno per avere edit decenti-- //?
E si, penso di aver finito. (?)
Grazie ancora di tutto, siete meravigliosi ;______;
E recensite *lancia alpache (?)*
 
Love you,
Maggie
 
Ps. Vi prego, urlatemi in coro che ho dei seri problemi... Non siamo nemmeno a metà fanfiction e io ho già pensato al sequel. Picchiatemi, grazie.

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Capitolo 22
*** XXII ***




 


"Lee Sungjong... "

 

Thump-thump.

 

"Sei davvero tu?"

 

Thump-thump.

 

"Come mai sei un 6 ora?"

 

Thump-thump.

 

 

La voce di quell'anziano signore riecheggiava chiara e forte per quella strada.

Gli abiti sgualciti e sporchi, i pochi capelli ingrigiti rimasti in testa e un volto danneggiato dalle rughe e dalla fame, erano sufficienti per intuire le condizioni precarie di quell'uomo.

Non era nemmeno necessario leggere il suo 2 per capire che le sue condizioni di vita erano quelle di un senza tetto.

 

Sungjong non si ricordava di aver mai incontrato quell'uomo in vita sua.

 

E allora perché lui lo conosceva? Perché era a conoscenza del suo nome, del suo viso e addirittura delle sua vera unità?

 

Myungsoo se ne stava al fianco del fidanzato, teso quanto lui se non di più.

 

In pochi secondi erano stati catapultati in una situazione a cui non avevano mai pensato.

Avevano sempre saputo di poter ricorrere in rischi fingendosi unità che non erano, ma le loro menti non erano mai giunte alla possibilità che qualcuno li potesse riconoscere.

Riconoscere e rendersi conto di ciò che avevano fatto.

 

Il barbone si fece appena vicino a Sungjong mentre entrambi, compreso Myungsoo, erano stati circondati da un gruppo di davvero troppo curiosi cittadini.

 

"Ti prego..." - il vecchio scongiurò prendendo le mani del 5,5 tra le sue - "D-Dimmi come hai fatto... Dimmi come hai fatto a diventare un sufficiente..."

 

Ciò non andava bene. Non andava per niente bene.

Di questo passo li avrebbero scoperti.

Avrebbero scoperto delle loro contraffatte targhette e di loro.

 

Sungjong tentò di staccarsi dalla stretta implorante del vecchio, che stava davvero attirando fin troppo spettacolo.

 

Uomini e donne dalle unità differenti, tutte più o meno alte, stavano assistendo a quello spettacolino che stava loro venendo offerto, bisbigliando di tanto in tanto e lanciando sguardi confusi.

 

"Ti supplico... " - tornò a parlare l'anziano continuando a stringergli forte le mani - "Non posso continuare a vivere in questo modo per sempre..."

 

Questa volta fu Myungsoo ad intervenire che, non preoccupandosi delle buone maniere, staccò le mani del senzatetto da quelle di Sungjong, portando poi il corpo del ragazzo tra le sue braccia e lontano da lui.

 

"Ci scusi... " - cominciò a dire L - "Ma penso lo abbia confuso con qualcun altro."

 

La coppia fece per andarsene via di lì e lontani da quei troppi sguardi indiscreti ma un tonfo dietro di loro attirò nuovamente la loro attenzione.

 

"Ti prego... T-Ti supplico..." - parlò nuovamente l'anziano uomo, ora chinato a terra davanti a loro - "Dimmi qual è il modo... Dimmi com'è possibile diventare un sufficiente in così poco tempo..."

 

Un groppo si formò nella gola di Sungjong alla vista di una così pietosa scena.

 

Ma cos'altro poteva fare se non evitare quell'uomo?

Cos'altro poteva fare se non lasciarlo lì?

Lasciarlo a vivere con null'altro, nella sua più che miserabile situazione da 2.

 

La condizione dell'uomo per ben più peggiore di quella in cui si trovava Sungjong, ma non c'era nulla che poteva fare.

 

Non poteva rivelare davanti a tutti il suo segreto.

Non poteva farlo e non l'avrebbe fatto.

 

Il 5,5 si limitò a scansare la sua gamba quando il senzatetto si gettò su di essa, nel vano e ultimo tentativo di trattenere il ragazzo.

Di trattenere quella che si era presentata come la sua ultima possibilità.

Il giovane si era concretizzato nel suo aiuto, ma era stata solo una vana speranza.

 

Forse non aveva reagito nei migliori dei modi. Forse non avrebbe dovuto urlare in modo così plateale.

Ma non aveva semplicemente riflettuto.

 

Cosa c'è, dopotutto, da riflettere quando la tua pancia chiede solamente da mangiare e il tuo corpo non ne puo più di dormire al freddo?

 

"E' matto.. è matto!" - ci tenne a precisare Myungsoo, mentre trasportava via il corpo di Sungjong insieme al suo - "E' davvero matto!" - continuò a dire, gesticolando appena in modo da non destare alcun sospetto di fronte a quella folla formatosi.

 

 

La coppia se ne andò di lì, lasciando quell'anziano senzatetto da solo con solo le lacrime ad inumidirgli gli occhi e nuovi sguardi pieni di pena e disgusto da parte del resto dei cittadini.

 

 

La sveglia appoggiata poco distante dal letto segnava le 2:55 quando Sungjong allungò il collo verso di essa.

Erano le 2:55 del mattino quando il 5,5 si risvegliò dopo aver fatto lo stesso incubo di pochi giorni prima.

Lo stesso di quando si era ammalato.

 

Il giovane si tastò la fronte, trovandola felicemente non bollente.

Riappoggiò la testa sul cuscino sottile, coprendosi con quella pila di coperte fino alla punta del suo naso.

 

Com'era possibile fare lo stesso identico sogno a distanza di pochissimo tempo?

Non gli era mai successo prima d'ora ed il fatto che fosse un simile incubo non lo rassicurava per niente.

 

Come giorni prima, anche quella volta quel brutto sogno era sembrato così spaventosamente reale.

 

Se stringeva gli occhi e si concentrava, quasi riusciva a percepire lievemente il dolore di quando era stato buttato giù da quel dolore.

Mentre non bastava nemmeno abbassare le palpebre per ricordarsi del sorrisetto soddisfatto che gli aveva riservato Myungsoo.

 

E ancora una volta era quello che gli aveva fatto più male.

La caduta nel vuoto era nulla in confronto dall'essere traditi dalla persona più amata.

 

Sungjong sospirò amaramente.

 

Perchè doveva fare simili sogni?

Perché non poteva semplicemente fare un incubo con mostri che lo divoravano?

 

Sarebbe stato molto meglio.

 

Non riuscendo più a riprendere sonno, Sungjong allungò un braccio verso il piccolo tavolo di legno che ci stava a stento in quella minuscola stanza.

Afferrò così il cellulare tra le sue mani attente, ancora non abituato ad avere un simile oggetto di lusso.

 

Digitò una serie di tasti sullo schermo, prima di andare su una chat in particolare.

 

Alle 3:00, Lee Sungjong sgranò gli occhi.

 

 

Come mai anche quella persona era online?

 

 

 

 

Rigirandosi per il letto senza riuscire a trovare pace, Myungsoo si mise a contare le pecore.

 

Erano le 2:55 quando il suo allevamento immaginario arrivò a 255 pecore, quasi lo stesso orario lo stesso prendendo in giro.

Ma del sonno nemmeno la più sottile delle tracce.

 

"Stupide pecore." - borbottò, scalciando i piedi in aria sotto quel soffice piumino.

 

Perché quella notte non riusciva a prendere sonno?

Perché le sue palpebre non si abbassavano?

Perché non si metteva a vagare per il mondo onirico come suo solito?

 

Da quando si era coricato, il giovane aveva solamente chiuso gli occhi per una decina di minuti prima di risvegliarsi nuovamente.

 

Myungsoo non riusciva a darsi una spiegazione, o forse si?

Forse la spiegazione a questa sua improvvisa e strana insonnia era più scontata di quanto avrebbe potuto prevedere.

 

Forse non riusciva a dormire semplicemente perché la sua mente era troppo indaffarata a riflettere.

A riflettere su tutto ciò che era successo quel caotico giorno.

 

E su una cosa in particolare i suoi pensieri erano concentrati.

 

Myungsoo ripensò allo sguardo spigoloso della guardia della biblioteca e alle sue parole di disprezzo nei loro confronti, per poi passare allo stesso sguardo cupo della madre di Chiwon e a quelli pietosi che avevano riservato al senzatetto.

 

Il 9,9 mandò giù un groppo di saliva, disgustato da tutto ciò.

 

Faceva davvero parte di quelle persone? Faceva davvero parte di quei superiori?

Anche se poi, col senno di poi, sembrava avessero di superiore solamente l'unità e nulla più.

 

Anche lui si comportava così? Anche lui parlava con superiorità a chiunque? Anche lui riservava simili sguardi?

 

Sguardi che in quel momento non potevano far altro che farlo rabbrividire dalla testa fino alla punta dei suoi piedi.

 

 Myungsoo era spaventato, ma non da quelle persone.

 

Era spaventato di apparire come loro.

Di essere identico a loro.

 

Il giovane non voleva, non voleva per niente così.

Avrebbe pagato tutto per non essere simile nemmeno lontanamente a certe persone.

 

Non voleva riservare parole cattive, non voleva mostrare sguardi penosi.

Non voleva vedere la gente soffrire per le sue azioni.

 

Eppure aveva sempre fatto ciò, come la sua unità gli aveva indirettamente sempre imposto.

 

Però era giusto parlarne al passato.

Perché Kim Myungsoo oramai non era più uguale al ragazzo che era stato una volta.

 

Il suo punto di vista era cambiato e con esso anche i suoi modi di fare.

 

Per nulla al mondo avrebbe di nuovo guardato con pena una persona di unità inferiore alla sua.

 

Semplicemente perché non aveva senso.

 

Myungsoo strinse la coperta con entrambe le sue mani.

 

Perché era giunto a quella conclusione solo in quel momento?

Perché dopo così tanto tempo?

 

Quante persone aveva ferito? Quante persone avevano deciso di cambiare vita per colpa sua?

Quanti aveva fatto piangere?

 

Myungsoo non poteva farne una stima certa, ma una cosa più di tutte lo preoccupava in modo angosciante.

 

Ho fatto lo stesso anche a Sungjong?

 

Il terrore di questo dubbio lo fece rabbrividire e istintivamente allungò una mano verso il suo comodino.

Prese in mano il suo cellulare e subito comparve il sorriso del 5,5 a rassicurarlo.

 

Myungsoo sorrise di conseguenza, senza nemmeno rifletterci, prima di spostare il suo sguardo verso il resto della foto e incontrare anche il suo volto a sorridergli.

 

L corrugò le sopracciglia, stringendo appena gli occhi sottili, quasi invidioso di quella persona.

Quasi invidioso di sé stesso perché in quella foto aveva Sungjong stretto al suo fianco, mentre lui in quel momento era da solo.

Da solo in quella stanza che solo ora gli appariva troppo grande. Troppo grande e vuota.

 

Dov'é il respiro di Sungjong? Voglio poter respirare il suo profumo. Voglio poter stringerlo al mio fianco. Voglio poter dormire serenamente abbracciato a lui.

 

Chiedendosi come avesse fatto a dormire senza di lui per tutti quegli anni, Myungsoo andò inconsapevolmente ad aprire la chat di un contatto in particolare.

 

Ed erano le 3:01 quando L ricevé un messaggio proprio da quella persona.

 

« Sei sveglio? »

 

Il 9,9 strabuzzò gli occhi quando quelle due semplici parole comparvero sulla chat di Sungjong che aveva aperto senza nemmeno rifletterci.

Non aveva mai avuto intenzione di scrivergli, convinto che il giovane fosse già sprofondato in un lungo sonno.

Eppure era come se quel giovane avesse percepito la sua preoccupazione e fosse giunto per rassicurarlo.

 

O forse era una cosa reciproca.

Forse i due giovani si erano svegliati nello stesso istante proprio per aiutarsi a vicenda.

 

« Si, come mai sei sveglio anche tu? »

 

« Brutto sogno (ω┰。) Tu perché non dormi? »

 

« Idem _ » si limitò a dirgli, non volendo rivelargli la vera ragione della sua insonnia.

 

« E ora.. cosa facciamo? Non riesco davvero più a riaddormentarmi.. »

 

« Lo chiedi a me? Io ho provato di tutto, ho contato anche 255 pecore! O erano 256... Forse 257..  (●__●) »

 

« E pensavi davvero che contare le pecore sarebbe servito a qualcosa? _ »

 

« Tanto valeva tentare.. »

 

« . . . (一。一;;) »

 

« Beh? Non mi pare che tu abbia avuto un'idea migliore! Anche tu non sai come riaddormentarti! (;¬_¬) »

 

« DEN-DENG! Sbagliatooo~!! (/0) »

 

« Come come? Cosa vorrebbe dire...? (O_O) »

 

« Io so come riaddormentarmi~!! »

 

« E se lo sai perché sei ancora sveglio?! Vai a dormire che domani ti devi alzare presto!! (>_<) »

 

« Non posso »

 

« Ma sei hai appena detto che sapevi come riaddormentarti! >.< »

 

« Neh, sono certo di potermi riaddormentare con una persona accanto... Ma quella persona è troppo lontana... »

 

« E chi sarebbe...? La tua umma? Il tuo appa? Il tuo gatto..? Jongie-ah, hai un gatto? »

 

« Hai voglia di scherzare!? ¬_¬ »

 

« Eddaiiii Jongie, dimmi chi è questa persona!! ┳◇┳ »

 

« Sei impazzito!? Non risponderò ad una domanda così scema! »

 

« Jongieeeeeeeeeeeeeeeee!! Dai, dimmelo! Sono davvero curioso! Chi è questa persona... EHI, aspetta! Dovrei ingelosirmi!? ( ゚Д)!! »

 

« Myungsoo, seriamente.. parliamone per una buona volta... Che problemi hai?! =.= »

 

« Sungjong... così mi fai preoccupare eh .. ( ಠ ಠ ) »

 

« Preoccupati della tua sanità mentale, hyung! »

 

« Questo però non è carino da dire... E' crudele (╥_╥) »

 

« (°Д°/(.□ . \) »

 

« ... Jongie-ah, cos'è quella faccina? Non la conosco O_O E non cambiare discorso, dimmi piuttosto di chi dovrei essere geloso!! »

 

« Ingelosisciti di te stesso allora, razza di hyung scemo!!(>д<)»

 

« . . . cosa mi dovrebbe significare? »

 

« Cosa credi tu!? »

 

« Jongie... quella persona sarei io.. ? Vorresti davvero che fossi lì con te..? »

 

« Non era scontato!? Sei uno hyung testa di rapa!! »

 

«. . .»

 

«. . .»

 

«. . .»

 

« ... Myungsoo? Myungsoo sei ancora lì? Non ti sarai addormentato vero?! Mi lasci così?!? E io ora cosa faccio? Conto le pecore?! Ritorna a farmi compagniaaa!! KIM MYUNGSOO, RAZZA DI IDIOTA SVEGLIATIII!! »

 

 

 

 

Ancora steso nel suo letto, Sungjong arricciò il naso, continuando a fissare lo schermo luminoso del suo cellulare.

 

Erano passati 10 minuti da quando Myungsoo aveva smesso di scrivergli e oramai i giovane stava per cominciarsene a fare una ragione.

 

Il 5,5 borbottò una serie di insulti contro quel ragazzo che lo aveva lasciato da solo, senza nemmeno riservargli un ultimo saluto.

Era solo sprofondato in un nuovo sonno.

 

"E fortuna che avevi detto che non riuscivi a riaddormentarti, eh? Hyung scemo!" - sussurrò contro il cellulare facendo una linguaccia riservata a Myungsoo.

 

Sungjong sbadigliò prima di stropicciarsi gli occhi scuri.

 

Magari quella di contare le pecore non è una cattiva idea dopotutto.., si disse nella sua mente, per poi decidersi a spegnere quel cellulare.

 

Ma non arrivò a contare nemmeno 4 pecore, che un trillo da parte del telefono gli annunciò l'arrivo di un messaggio.

Sungjong strinse le sopracciglia confuse, afferrando quell'aggeggio tecnologico e leggendo la notifica.

 

"Nuovo messaggio da: Myungie Pabo >_<"

 

« Sei ancora sveglio? »

 

Sungjong scrocchiò le dita delle sue mani, già pronto a digitare una serie di infiniti insulti rivolti tutti a quel ragazzo che sembrava comparire e scomparire a suo piacere.

Ma, rispettando un minimo di buone maniere, si limitò a rispondergli con un secco  "si".

 

« Conta fino a 10. » giunse la veloce risposta di Myungsoo.

 

« Sei impazzito? » gli domandò, non comprendendo la ragione di quell'improvviso ordine.

 

Nemmeno si scusa per avermi abbandonato per 10 minuti senza una ragione precisa?!

 

« Sungjongie, non fare l'antipatico e conta fino a 10! >_< »

 

« Fatto.. e allora? (;¬_¬) »

 

« Come? Nooo!! Devi contare ad alta voce! Se no io come faccio a sapere che hai contato davvero? >____< »

 

« A meno che tu non abbia un super udito, dubito seriamente che tu possa sentire la mia voce! »

 

« Jongieeee, coraggio! Conta fino a 10! Ad alta voceeee!! »

 

« Tu ci speri che lo faccia! Non mi metterò a parlare da solo! »

 

« JONGIEEEEEEEEE, SUUUU!! Fallo per il tuo hyung preferito!! »

 

« E chi dice che tu sia il mio hyung preferito? »

 

« COME SAREBBE A DIRE!? Vabbé, su questo ne discuteremo più tardi... ORA CONTAA >____< »

 

« Se qualcuno mi sente e viene a darmi del pazzo, sappi che è solo e unicamente COLPA TUA. »

 

« Mi assumerò questa colpa ♡ »

 

Sungjong sospirò pesantemente, sdraiato in quella stanza buia con solo la luce del cellulare ad illuminarlo.

Ormai si era arreso all'idea di comprendere ciò che frullava nella mente di quel ragazzo.

Scosse lento la testa prima di cominciare a fare quel countdown ad alta voce, senza conoscere il vero motivo di quel conto alla rovescia.

 

Ma presto lo avrebbe scoperto. Lo avrebbe scoperto quando sarebbe arrivato al 10.

 

"10!" - proclamò infine Sungjong, afferrando poi il cellulare di nuovo tra le mani, pronto ad avvertire  Myungsoo della buona riuscita della sua missione.

 

Ma non fece in tempo ad inviare il messaggio che un paio di nocche suonarono contro la porta della sua stanza.

 

Sungjong si alzò di scatto a sedere con gli occhi spalancati.

Non si era davvero aspettato che qualcuno lo avrebbe realmente sentito parlare da solo.

 

Non erano certo lì per rimproverarlo per aver parlato ad alta voce nel cuore della notte vero?

Dopotutto quel dormitorio era occupato da un gruppo ristretto di ragazzi, ma nessuno di essi si era mai mostrato in confidenza con Sungjong.

Erano ragazzi che, come lo stesso 5,5, pensavano agli affari propri, preoccupandosi poco e niente per le questioni altrui.

Non poteva davvero essere nessuno di loro.

Era forse la custode allora?

 

Ancora non a conoscenza di chi lo aspettava dietro quella porta, Sungjong digitò un paio di insulti verso Myungsoo, avvertendolo del fatto, per poi andare davanti alla porta.

 

Che fosse qualcuno che aveva bisogno di lui?

Ma probabilmente tutta la popolazione di quella città stava ancora profondamente dormendo alle 3 del mattino.

 

Sungjong ruotò un paio di volte la maniglia per aprire quella porta.

Stava già per inchinarsi e domandare scusa per la confusione che forse aveva fatto, ma non ne ebbe il tempo.

Non ne ebbe il tempo perché fu presto intrappolato in un paio di forti braccia.

 

Il giovane trattenne un urlo per lo spavento, ancora con il volto affondato nel petto di quella persona che non aveva intenzione di lasciarlo andare ma che anzi entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

"EHI!" - si lamentò Sungjong ancora troppo stretto in quell'abbraccio.

Fece per alzare la testa per osservare in faccia la persona che lo aveva praticamente assalito senza un minimo di avvertimento, ma un profumo arrivò veloce alle sue narici.

 

Un profumo che ormai conosceva fin troppo bene.

 

Non può essere . . .

 

Il cuore cominciò a battergli talmente forte da far rimbombare i battiti chiari nelle sue orecchie.

Senza porsi delle domande o dei perché, Sungjong allungò le braccia, stringendo forte tra le braccia quella persona, che sobbalzò  e indietreggio appena per la sorpresa.

 

Il 5,5 affondò la faccia nell'incavo del collo di quel ragazzo, strusciando appena il volto su quella pelle nuda e profumata.

 

Non era un profumo particolare. Nemmeno si poteva ben definire.

Era solo il suo profumo.

E di sicuro la fragranza che Sungjong amava di più in assoluto.

Anche più dell'odore dei limoni.

Probabilmente. Sicuramente.

 

Perché era l'odore della persona che amava.

 

"Sungjong?" - la voce di Myungsoo arrivò nelle sue orecchie, mentre aveva preso ad accarezzargli dolcemente i capelli, come sempre faceva.

 

Il minore mugugnò qualcosa di sconnesso, non volendo in realtà dire niente.

 

Non sapeva con certezza quando si fosse addormentato, ma era felice di essere finito in un simile sogno e non più in quell'incubo in particolare.

 

"Jongie-ah?"

 

Sungjong mugugnò ancora, prima di parlare contro il collo del giovane - "Ancora 5 minuti." - lo pregò - "Non ho ancora voglia di svegliarmi."

 

Myungsoo sorrise al quella tenera richiesta, ricatturandolo nuovamente tra le sue braccia ancora coperte dalla giacca scura.

 

Qualche attimo passò ancora nel silenzio e nel buio di quella piccola camera, senza fretta, senza timori, continuando semplicemente a tenersi stretti, quasi non si fossero visti per tanto tempo.

Quasi se alle loro braccia fosse mancato stringere il corpo l'uno dell'altro.

Eppure si erano lasciati solo poche ore prima.

 

Quando passi molto tempo al buio, dopo un po' i tuoi occhi si cominciano ad abituare a quell'oscurità.

Ma una volta rivista la luce è impossibile ritornare presto ad abituarsi all'assenza di luminosità.

I tuoi occhi all'inizio si stringono a quell'improvviso contatto diretto con i raggi del sole, ma presto cominciano ad apprezzare il calore di essi sul proprio corpo.

E, senza accorgercene, ci rendiamo conto solo in quel momento di quanto quella pura luce naturale ci sia mancata e cominciamo ad apprezzare sempre meno l'oscurità.

 

Sungjong e Myungsoo erano stati al buio per tanto tempo e, ora che i loro occhi avevano apprezzato la luce del sole, sarebbe stato difficile riabituarsi all'oscurità.

Sarebbero riusciti a compatire il buio sempre meno.

 

I due giovani sciolsero quell'abbraccio, senza però staccare le loro mani intrecciate.

Si fissarono in volto, quasi non rendendosi nemmeno conto della concretezza di quella situazione.

Sembrava tutto fin troppo irreale.

 

Myungsoo era davvero giunto da Sungjong.

 

"Come hai fatto?" - gli domandò semplicemente il minore, senza specificare un soggetto o un oggetto in particolare.

 

"Ho semplicemente detto al custode del mio dormitorio che avevo voglia di un po' d'aria. Arrivare fin qua è stato più facile di quanto avessi immaginato dopotutto."

 

Sungjong gli sorrise, avvicinando poi il suo viso a quello del maggiore e strofinando il naso teneramente contro la sua guancia che si stava pian piano scaldando.

 

"Grazie." - lo ringraziò sinceramente.

 

Myungsoo gli sorrise - "No, grazie a te." - ribatté - "Grazie per avermi scritto quando ne avevo bisogno."

 

Il labbro del ragazzo si rivoltò all'ingiù - "Era così brutto il tuo sogno?"

 

L annuì, mentendo ma nemmeno così tanto - "Bruttissimo."

I pensieri che lo avevano tormentato si avvicinavano ad incubo dopotutto.

 

Sungjong preso il volto dell'altro tra le sue mani, accarezzandogli la pelle con i suoi pollici.

Myungsoo socchiuse appena gli occhi, beandosi di quel dolce e caldo gesto.

 

Quando tornò a vedere, i suoi occhi caddero subito su una cosa che non aveva notato in precedenza.

 

Sungjong osservò la direzione in cui gli occhi spalancati del fidanzato erano puntati, accorgendosi poi che stava osservando il suo petto e l'indumento in particolare che stava indossando.

 

Il 5,5 arrossì di colpo, ricordandosi solo in quel momento di ciò che aveva indosso.

 

"Era nuova... " - cercò di giustificarsi, coprendo appena quella t-shirt con il maglione che aveva indosso - "Eh beh... insomma... "

 

Gli occhi di Myungsoo rimasero ancora qualche attimo puntati contro il corpo di Sungjong, prima di togliersi velocemente la giacca che ancora aveva tenuto indosso.

 

Il 5,5 osservò come quell'indumento precipitò a terra, prima di strabuzzare anch'esso gli occhi alla vista del pigiama che stava indossando L.

 

Quei 4 occhi sorpresi finirono per incontrarsi, prima che i due giovani scoppiassero a ridere allegramente, colti da quella strana coincidenza.

 

Entrambi stavano indossando quelle imbarazzanti couple t-shirts con i panda.

Quasi fosse stato tutto programmato accuratamente.

 

Un nuovo abbraccio nacque, seguito da un tanto atteso bacio che schioccò sulle labbra dei due.

 

Myungsoo afferrò poi il suo cellulare dalla tasca di quel pigiama.

 

"Qui ci vuole una foto." - proclamò, spingendosi poi il minore a sedersi con lui sul suo letto.

 

"Ma che--?" - tentò di domandare, ma Myungsoo portò un braccio sulle sue spalle, avvicinando il più possibile i loro corpi.

 

"Sorridiii" - gli intimò, posizionando il cellulare davanti a loro.

 

Sungjong fece una smorfia che subito comparve sullo schermo del telefono.

 

"Ti sembra un bel sorriso quello?" - gli domandò il fidanzato, chiaramente ironico.

 

"Perché dobbiamo farci una foto?" - gli rispose l'altro con una domanda.

 

"Perché si." - replicò secco il fotografo. puntando nuovamente l'obiettivo verso di loro - "E ora sorridi!"

 

Il 5,5 fece ancora una serie di smorfie prima di decidersi a distendere le labbra in un sorriso.

 

"PERFETTO!" - annunciò contento L, prima di affrettarsi ad aggiungere - "Questa foto finisce come sfondo, si!"

 

Sungjong sbatté un paio di volte le palpebre.

 

"Vuoi davvero metterla come sfondo?" - chiese seriamente incredulo.

 

Il maggiore annuì muovendo lentamente la testa e armeggiando con il cellulare - "Anche se un po' mi dispiace togliere questa qui ..." - ammise sinceramente.

 

Il 5,5 allungò il collo, notando così la foto che si erano fatti quel giorno al lunapark che troneggiava sullo schermo luminoso.

Myungsoo presto si accorse dello sguardo seriamente colpito di Sungjong.

 

"Che c'è?"

 

Il minore alzò semplicemente le spalle - "Non pensavo potessi avere un simile sfondo."

 

L lo fissò con lo sguardo di traverso e gli occhi scuri fissi su di lui - "Perché? Tu invece che sfondo hai?"

 

Come risposta, Sungjong afferrò il suo cellulare, porgendolo a sua volta al fidanzato che presto strabuzzò gli occhi.

 

"Perché hai uno sfondo base?!" - gli domandò seriamente sconvolto osservando quella semplicissima immagine astratta dalla tinte gialle.

 

"A che servono se non li uso, scusami?"

 

Myungsoo rimase un altro paio di attimi ad osservare quello schermo, mentre le sopracciglia si stringevano sui suoi occhi sottili, fin quando la luminosità scomparve e quel cellulare si spense tra le sue mani.

 

Sungjong di rimando lo osservava confuso seduto al suo fianco, non comprendendo sinceramente il motivo di quella brutta espressione dipinta sul volto del fidanzato.

 

Che aveva fatto di male? Era un bello sfondo dopotutto.

 

"Perché non hai una nostra foto come sfondo?" - domandò L dal nulla, nell'oscurità e nel silenzio di quella piccola stanza.

 

"Dovrei?"

 

Le guance di Myungsoo si gonfiarono, tingendosi di un rosso che Sungjong non poté vedere per colpa della poca luminosità.

E, sempre per lo stesso motivo, il giovane non poté nemmeno vedere come il 9,9 mise da parte i loro cellulari e velocemente diede una spinta al minore, che precipitò con la schiena sul materasso.

 

Sungjong non ebbe il tempo di sbraitargli contro per avere spiegazioni, che L si sedé a cavalcioni sopra di lui prendendo poi di mira le sue labbra.

 

Il 5,5 soffocò un sospiro tra le loro bocche premute forte una contro l'altra.

 

"Così impari a mettere certi sfondi." - lo beffeggiò Myungsoo, togliendogli quel maglione mentre Sungjong gli cominciava ad arrotolare la t-shirt con le sue mani delicate.

 

"Questa dovrebbe essere una punizione?" - gli domandò il minore con una punta di ironia.

 

Il maggiore gli sorrise, passandogli poi una mano tra i capelli - "No, mi serviva semplicemente una scusa." - ammise, tornando a baciarlo con le labbra ancora distese all'insù.

 

 

 

Seduto su una di quelle sedie dell'aula smorta, Sungjong ascoltava distrattamente le parole del professore, prendendo di tanto in tanto qualche appunto volante.

 

La sua attenzione era altrove, come suo solito dopotutto.

Ultimamente le lezioni sembravano interessargli sempre meno.

 

Sungjong prese fuori con attenzione il suo cellulare, ammirandone poi il nuovo sfondo.

 

Al posto dell'astratto disegno giallo, ora c'era una selca che lui e Myungsoo si erano fatti quella mattina appena svegliati dai raggi del sole, poco prima che il 9,9 sgattaiolasse velocemente via di lì.

Il volto del minore era affondato nell'incavo del collo dell'altro, nella vana speranza di non essere ritratto di così prima mattina, mentre invece L osservava direttamente l'obiettivo, con un braccio nudo che spuntava fuori dalla pila di coperte sparse per il letto.

 

Sungjong non aveva mai particolarmente amato farsi fotografare a quelle prime ore del giorno.

Dopo il suo Coming Of Age non poteva non vedersi imperfetto.

 

Eppure quella foto non gli dispiaceva.

I loro sorrisi perfetti oscuravano completamente quelle imperfezioni che tanto lo torturavano.

 

Esprimeva solo tanta tenerezza e in quel momento Sungjong era felice che Myungsoo l'avesse costretto a cambiare sfondo.

 

Troppo preso da quella foto, il 5,5 impiegò un paio di minuti per accorgersi che la voce del professore era sparita ed in compenso tutti gli occhi erano puntati contro di lui.

 

Il giovane sobbalzò, prima di riporre velocemente via il cellulare, sospettando che fosse quella la causa di quegli sguardi.

 

Ma quando spostò la vista verso la porta d'entrata di quell'aula, capì che il suo telefono non c'entrava assolutamente nulla con tutto ciò.

 

Rigido e con un completo elegante, se ne stava un giovane uomo dagli zigomi severi, sconosciuto a Sungjong.

 

"Lee Sungjong?" - domandò con voce apatica.

 

Il minore su le prime fu indeciso se rispondere o meno.

Quello era il suo nome, ma perché quella persona ne era a conoscenza?

Un'aura per nulla tranquilla sembrava vagare intorno al corpo di quell'uomo. Uomo di cui Sungjong non si fidava già per nulla.

 

Ma fu la voce dell'anziano professore a rispondere per lui.

 

Quello sconosciuto ringraziò l'insegnante con un sorriso senza emozione, prima di tornare a concentrarsi sul ragazzo in questione.

 

"Lee Sungjong," - ripeté nuovamente - "Potrebbe venire con me?"

 

Il giovane non voleva, non voleva affatto seguirlo.

Eppure non sembrava avere molta scelta.

Dopo aver rimesso quelle poche cose appoggiate sul tavolo nella sua tracolla, si incamminò timoroso verso quell'uomo che, senza aggiungere altro, se ne andò di lì.

 

Sungjong rimase immobile per qualche secondo, non trovando alcuna forza per fare ciò che gli aveva intimato l'uomo.

Una mano delicata si appoggiò sulla sua spalla, attirando così la sua attenzione.

 

"Non c'è nulla da temere." - cercò di tranquillizzarlo come poteva il professore - "Vai e ricordati delle lezioni pomeridiane." - lo avvertì con un sorriso.

Sorriso totalmente diverso da quello che prima aveva visto dipinto sulla bocca dello sconosciuto.

 

Sungjong fece come gli era stato suggerito.

 

Su ciò che avvenne dopo non c'è molto da dire.

Il giovane venne fatto salire su una macchina e portato direttamente di fronte agli Uffici Centrali, senza nemmeno una minima spiegazione riguardo ciò, con solo i suoi pensieri a cercare di tranquillizzare il suo cuore che batteva forte.

 

Perché devo sempre pensare in negativo?, si domandò, Magari è una normale e banalissima visita...

 

Eppure il nome che comparve dopo tra i suoi pensieri pose fine a quella traballante tranquillità.

 

Myungsoo.

 

Dov'era? Era anche lui nei guai? Li avevano per caso scoperti?

 

Con troppe domande nella testa, Sungjong sperò che Myungsoo fosse semplicemente a lezione, come al solito

 

Ma quando quell'uomo sconosciuto lo condusse in una delle tante stanze bianche di quel posto, il 5,5 si accorse che in tutto ciò non c'era nulla di ordinario.

 

Poche persone occupavano quel grande luogo accecante, ma solo una tra quelle presenti gli fece martellare il cuore.

Sungjong sentì le gambe farsi sempre più molli, mentre la testa cominciava già a dolergli per colpa di quelle troppo bianche pareti.

O forse per altro.

Forse era per colpa di quella persona in particolare, che riconobbe senza nemmeno bisogno di osservarla in viso.

E come avrebbe fatto a non riconoscerla dopotutto?

 

Era la persona con cui passava più tempo in assoluto e con cui aveva trascorso anche quella notte.

 

"E' lui?" - domandò l'ennesimo sconosciuto presente in quella stanza, riferendosi a Sungjong.

 

"Si... " - rispose semplicemente Myungsoo, non osservandolo nemmeno in faccia ma mostrandogli semplicemente le spalle...

 

 

 

"Si, è lui."

 



 

Note dell'autrice

Maggie è qui! Quanto sono regolare eh? Quasi mi commuovo çwç Questo capitolo attendeva solo di essere concluso, per questo vi ho fatto attendere solamente una settimana.

Che dire? Zanzanza (?) Lo so, sono noiosa a continuare a concludere con dei colpi di scena, ma non è colpa mia se tutti gli avvenimenti importanti (?) avvengono nello stesso identico istante. (ok, si, teoricamente E' colpa mia) La prima parte e anche il resto potrebbe essere un ammasso di confusione a random, ma come il resto HA un senso . . . dovrebbe perlomeno (?) Per me che conosco già il seguito di tutto, ha senso lol (??)

However, grazie grazie per aver letto anche questo ennesimo capitolo çwwç Me felicissima di vedere che siete aumentati, carissimi lettori ;_____; Lo scorso capitolo è stato condiviso TROPPE VOLTE. Penso ancora di vederci doppio, vbb. Siete troppo l'amore. Piango per sempre ;_____; E mentre le condivisione aumentano a dismisura, le recensioni cadono a picco çwwwwç Lo che è noioso commentare, ma mi farebbe piacere di tanto in tanto cosa ne pensate, visto che conosco il parere di solo pochissimi di voi asfbrhr La smetto, odio gli autori che cercano di elemosinare commenti-- Sono noiosi come la peste bubbonica (. . .) Però si, insomma, se mi faceste sapere i vostri pareri (positivi o negativi che sono.. anche solo di una parola del tipo "schifo" //?) sarei davvero too happy. /?

Intanto ringrazio la mia pandashipper e la mia unnie che hanno recensito lo scorso capitolo, awww <3

E basta penso (?) Il prossimo capitolo devo ancora scriverlo, ma magari (speram) sarò di nuovo regolare con gli aggiornamenti.

 

Alla prossimi, bellissimi;

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Come vedete (se lo vedere allora sono riuscita nella mia impresa, se non vedete nulla potete mandare tanti insulti tanto amore a EFP), ho ricominciato a mettere le foto ad inizio capitolo perché era tutto troppo smorto per i miei gusti çwwç Spero che si vedano... anche se ho i miei dubbi... Nello strano caso che si veda qualcosa, chiedo venia per la qualità penosa (?) Non so editare e non conosco nessuno disposto a dedicarmi gratuitamente tempo e pazienza per delle edit decenti (...)

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Capitolo 23
*** XXIII ***


 

 

Volti dagli zigomi troppo spigolosi. Occhi troppi grandi dalla doppia palpebra. Menti troppo appuntiti. Sguardi troppo apatici. Persone troppo uguali.

 

Ancora davanti all'ingresso, Sungjong osservava distrattamente le persone sconosciute presenti in quella stanza, che pareva una qualche sorta di tribunale.

Solo molto più spoglio e solamente accennato.

 

Il giovane si trovava disorientato. Accecato dalle pareti troppo bianche e dagli sguardi fissi su di lui.

 

Cosa stava succedendo?

Perché si trovava in quel posto?

 

Durante tutto il tragitto per arrivare lì, nessuno aveva anche solamente accennato a volergli spiegare qualcosa.

 

Sungjong si portò due dita sulla fronte, provando un improvviso e insolito mal di testa.

 

Che fosse per colpa di tutto quel bianco accecante?

 

Eppure sapeva che non era così.

La colpa delle sua emicrania non era da attribuire a nulla di fisico.

Era piuttosto dovuto ad una serie di emozioni contrastanti che si stavano manifestando nel suo animo.

Emozioni che a Sungjong non piacevano, non piacevano per niente.

 

Come non gli piacevano nemmeno quegli sguardi troppo perfetti e troppo apatici.

 

Il ragazzo aveva sempre odiato le persone indifferenti.

L'indifferenza non portava da nessuna parte.

E al 5,5 faceva solo molta paura.

 

Non era in grado di scrutare negli animi delle persone e non riusciva a cogliere nemmeno la più sottile emozione in essi.

 

Sungjong si portò questa volta una mano sul collo, da cui presto tolse la pesante sciarpa di lana.

Mandò giù un groppo di saliva, ma inutilmente e facendolo invece solo accentuare ulteriormente.

 

Non sentite caldo anche voi?, avrebbe voluto domandare, Non vi sentite soffocare anche voi?

 

Ma non era assolutamente necessario aprir bocca.

Il giovane conosceva già le risposte ai suoi quesiti.

 

Quel gruppo di sconosciuti dagli abiti distinti e la postura troppo rigida e composta non mostravano alcun segno di malessere.

 

Sungjong aveva paura. Ne aveva davvero tanta.

 

Eppure questo timore non era l'unica cosa a preoccuparlo.

C'era infatti un sentimento ancora più forte che faceva battere forte il suo cuore, senza il suo volere.

 

Il ragazzo spostò lo sguardo verso la persona colpevole di tutto ciò, trovandolo ancora di spalle proprio come lo aveva lasciato.

Sungjong lo fissava e continua a fissarlo, come alla ricerca di qualcosa.

Come alla ricerca di anche solo un minimo gesto che gli facesse intuire che anche lui era agitato, che anche lui era in ansia per tutto ciò.

 

Ma invece Myungsoo continuava a starsene ritto in piedi, non mostrando nemmeno i leggeri sobbalzi delle spalle mentre respirava.

Calmo, statico, immobile.

Non mostrava alcun sentimento esattamente come il resto delle persone presenti in quel posto.

Quella persona non era Myungsoo.

 

Quella persona era il ragazzo che aveva incontrato più di un mese prima.

 

Il 9,9 che aveva cercato di ingannarlo e lo aveva guardato con superiorità.

 

Gli occhi scuri di Sungjong cominciarono a pizzicargli, ma strinse velocemente i denti riuscendo a bloccare la fuoriuscita di lacrime salate.

 

Come puoi essere così calmo? Come puoi non mostrare nessun segno di disagio? Per te è tutto normale? È all'ordine del giorno?

 

"Lee Sungjong, prego..." - richiamò la sua attenzione l'uomo che aveva parlato prima, allungando un braccio davanti a sé - "Venga qua."

 

Il 5,5 strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di tenere bloccate e serrate le sue emozione.

Per nulla al mondo si sarebbe mostrato debole e impaurito davanti a quel gruppo di persone, compreso Myungsoo.

 

Sungjong accennò un passo con un ultima speranza nel cuore.

 

Magari sto sognando, si diceva, Magari mi sono davvero addormentato durante una delle tante lezioni di oggi..

 

Eppure quando riappoggiò il piede a terra, capì che tutto ciò era fin troppo reale e concreto per essere una sua visione astratta e onirica.

 

Il 5,5 sospirò appena prima di camminare a passo sicuro, per quanto poteva, verso quell'uomo che se ne stava seduto su un lungo tavolo rialzato insieme ad altre persone.

Altre persone che il giovane non considerò nemmeno minimamente.

 

Si concentrò invece sul giovane che ora stava al suo fianco e che fissava un punto indefinito della stanza, senza ancora fissarlo in volto nemmeno per una singola manciata di secondi.

 

Stai respirando almeno?

 

Sungjong si domandava perché.

Si chiedeva come mai Myungsoo avesse fatto tanto per lui.

Perché aveva rischiato anche la sua stessa pelle se alla fine era stata tutta una finzione?

 

Perché se il giovane si trovava in quella situazione era colpa del 9,9, no?

 

Il 5,5 voltò un ultima volta lo sguardo verso L, che non mostrava alcun segno di voler anche solo spostare per poco gli occhi sull'altro, prima che di nuovo la voce dell'uomo si facesse sentire.

 

"Lee Sungjong, " - ripeté nuovamente il suo nome - "Grazie per essere venuto qui quest'oggi." - lo ringraziò con parole che suonavano solo come una beffa sonora alle orecchie del ragazzo.

 

Mi ci avete trascinato voi in realtà, avrebbe voluto chiarire ma si limitò a starsene in silenzio.

 

"Penso che abbia più o meno capito il motivo per cui è qui, non è così?" - gli domandò, senza ricevere però nessuna risposta nemmeno questa volta, solo l'ennesimo silenzio.

 

Una risata vuota quanto il suo aspetto si fece sentire da parte dell'uomo - "Vedo che è un tipo piuttosto silenzioso, eh? Ora capisco come mai il signorino Kim abbia provato simpatia per lei."

 

Simpatia?

 

"Nemmeno Kim Myungsoo è granché loquace da quel che ho potuto notare nel poco tempo in cui abbiamo avuto il piacere di parlare. Fortunatamente non c'è molto da dire, la Signora Song ha provveduto a ciò."

 

Signora Song... ?

 

Sungjong voltò lo sguardo verso la donna in questione che solo in quel momento notava che fosse seduta in quel lungo tavola insieme ad altre persone sconosciute.

 

"La qui presente Signora Song ci ha rivelato un curioso episodio che coinvolge voi due, quindi non è necessario che diciate molto al riguardo, è stata più che esaustiva." - continuò a parlare l'uomo dall'affascinante aspetto e unità - "Sappiamo che siete due giovane universitari piuttosto impegnati, quindi cercherò di essere sbrigativo. Ho solamente bisogno di avere una semplice conferma da parte sua, Lee Sungjong."

 

Il giovane non capiva. Ora non capiva davvero più nulla.

Con furia spostava lo sguardo dall'uomo a quella donna, senza trovare un appiglio stabile per la sua vista.

 

"Ci è stato riportato che a lei, Signorino Lee, è stata fornita assistenza medica non prevista dalla sua unità. È davvero insolito questo fatto, non trova anche lei?" - domandò chiaramente ironico senza aspettarsi la benché minima risposta che infatti non giunse - "A proposito di ciò, vorremmo prima di tutto sapere quale sia il nome di questo medico che l'ha curata, dal momento che la Signora Song non è a conoscenza ed il Signorino Kim non ha intenzione di dirci nulla. Lei per caso lo conosce? Conosce chi sia questa persona?"

 

Sungjong avvertì Myungsoo irrigidirsi al suo fianco, ma solo al 5,5 non sfuggì questo leggerissimo cambiamento nella sua postura.

 

Il minore sapeva del rapporto tra L e il Signor Park. L'aveva intuito nel poco tempo in cui li avevi visti insieme.

Il loro era un rapporto speciale, quasi familiare. Quasi da padre a figlio.

 

Sungjong non avrebbe mai potuto fare un simile sgarbo a nessuno dei due.

E non l'avrebbe fatto.

 

"No, non ne conosco il nome." - aprì finalmente bocca, prima di sentire un leggero sospiro di sollievo provenire al suo fianco, mentre le spalle di Myungsoo tornavano a rilassarsi.

 

Il volto dell'uomo sembrò irrigidirsi per un istante, ma ben presto tornò a distendere nuovamente le sopracciglia, alzando gli angoli della bocca in un sorriso senza voglia.

 

"Avevo sospettato ciò e lo aveva sospettato anche il Signorino Kim da come ci ha rivelato tutto, prendendosi velocemente la colpa di tutto."

 

La colpa di tutto?

 

"Lee Sungjong, il qui presente Kim Myungsoo ci ha rivelato di aver corrotto e pagato un medico della sua unità per fornirle assistenza medica non consentita altrimenti a lei." - lo informò - "Abbiamo solamente bisogno che lei ci confermi ciò. Sappia che se tutta la questione si rivelerà come tale, verranno presi seri provvedimenti per l'irresponsabile comportamento del Signorino Kim."

 

Sungjong gelò sul posto al suono di quelle parole fredde.

Non sapeva cosa intendessero con 'seri provvedimenti' ma sicuramente nulla di buono.

E sicuramente qualcosa che riguardava la sua unità.

 

Da quel che poteva pensare, Sungjong sospettava che l'unità di Myungsoo sarebbe potuta drasticamente scendere a picco per una simile azione.

E Sungjong sapeva quanto fosse traumatico ritrovarsi in una simile situazione, ai limiti della sopportazione.

 

Si ricordava ancora di quanto fosse stato sconvolto la volta in cui aveva visto cosa significava essere un 5.

E se lo ricordava perché ancora non era riuscito ad abituarsi a tutto ciò.

Forse mai si sarebbe abituato in realtà.

 

Il ragazzo voltò lo sguardo verso Myungsoo che dal canto suo non si era mosso, quasi ormai consapevole di ciò che stava per accadere.

Quasi ormai se ne fosse fatto una ragione.

 

Ma Sungjong no, non se l'era fatta affatto una ragione.

 

Se solo quando era giunto in quel posto non si fosse lasciato cadere nel panico, avrebbe capito fin da subito come mai era lì.

Se solo avesse osservato anche solo velocemente ogni singola persona presente in quel posto, avrebbe compreso di non essere lì a causa di Myungsoo.

Non era da guai.

 

Erano entrambi nei guai e Myungsoo si era già preso la colpa di tutto.

 

Sungjong sarebbe voluto andare da lui.

Avrebbe voluto abbracciarlo forte e sussurrargli infinite scuse per aver dubitato di lui anche solo per una manciata di attimi.

 

Perché l'amore di Myungsoo non era stato vano e in quel momento ne stava avendo la prova.

 

Stava infatti rinunciando alla sua alta unità per il suo amore per il 5,5.

 

Tutti i gesti ed i sorrisi che gli aveva riservato non erano stati una finzione.

Era tutto vero e Sungjong era felice di non star sognando.

Era davvero felice che l'amore di Myungsoo non fosse solo un illusione.

 

Il 5,5 smollò le spalle e lasciò andare le mani che aveva tenuto serrate in un pugno fino a quell'istante.

 

L gli aveva dato tutto, ora toccava solamente a Sungjong ricambiare il favore.

 

Il ragazzo parlò finalmente, ma le parole che uscirono dalla sua bocca non erano quelle che tutti i presenti in quella stanza, compreso Myungsoo, si erano aspettati di sentire.

Non erano nemmeno lontanamente simili.

 

"No, non è così."

 

Gli occhi dei presenti si spalancarono e finalmente il 9,9 si voltò verso di lui.

 

Che cosa stava facendo? Che intenzioni aveva?

 

L'uomo che aveva avuto parola fino a quel momento tornò ad aprire la bocca, visibilmente colpito dalle parole del giovane.

 

"Che cosa vorrebbe dire?" - gli domandò - "Non è vero che ha ricevuto assistenza medica?"

 

La Signora Song si alzò di scattò in piedi, facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento lucido.

 

"Non è fatto così!" - urlò gesticolando contro i due giovani - "Sta mentendo! Io ne ho le prove!"

 

L'adulto uomo al suo fianco le riservò un'occhiata e subito la donna tornò al suo posto, senza aver sbollito però la sua rabbia.

 

"La Signora Song ha ragione, ne ha fornite le prove. Ci ha riportato la ricevuta dei medicinali che le sono stati prescritti e sappiamo anche era stato precedentemente visitato da un medico degli insufficienti."

 

Sungjong guardò con rancore la donna, non riuscendo a comprenderne il comportamento che aveva improvvisamente assunto.

Si era sempre fidato ciecamente di lei.

Come aveva potuto davvero fare ciò? Come aveva potuto davvero spifferare tutto?

 

Il 5,5 sospirò aria calda - "Lo so e non sto dicendo di non aver ricevuto assistenza medica." - ammise attirando nuovamente l'attenzione dei presenti - "Ma non è colpa di Kim Myungsoo."

 

Al suono di quelle parole, Sungjong sentì al suo fianco l'altro giovane che si irrigidiva ed il suo sguardo che valeva più delle parole.

Ma non si voltò per osservarlo a sua volta.

Sapeva che se l'avesse fatto non sarebbe riuscito nella sua impresa.

Lo sguardo di Myungsoo lo avrebbe fatto di sicuro bloccare.

 

"C-Cosa vorrebbe dire?" - gli domandò nuovamente l'uomo, questa volta senza nascondere la su sorpresa.

 

"Sono io che ho costretto Kim Myungsoo ad avere assistenza medica e l'ho costretto anche a mentire quest'oggi. Lui non c'entra nulla in questa situazione, la colpa è unicamente mia e me ne assumo la piena responsabilità."

 

L al suo fiancò sgranò gli occhi, aprendo la bocca ma senza però avere il tempo di parlare per primo.

 

"Costretto?" - ripeté sorpreso il superiore - "Come ha fatto a corrompere così facilmente un superiore?"

 

"Lo osservavo da molto tempo. Ero giunto a conoscenza dei suoi punti deboli quindi è stato facile sfruttarli a mio favore quando ne ho avuto bisogno."

 

Il silenzio che aveva riempito fino a quel momento la stanza smise di farsi sentire e al suo posto fu invece sostituito da un mucchio di commenti sconvolti e sorpresi da parte delle persone lì presenti.

Gli occhi di tutti erano puntati su Sungjong che cercava di mostrarsi il più convinto e sicuro possibile, senza voler mostrare la sua paura e il suo cuore che batteva forte.

 

Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva in che guai stesse correndo.

Ma giunto a quel punto non gli importava granché.

Tanto era già in una situazione da miserabile, cosa sarebbe potuto capitare di peggio?

 

Sungjong aveva molti difetti, ne era a conoscenza.

Ma alcune virtù non gli mancavano. Forse ne aveva di più di tutte quelle delle persone lì presenti, ad eccezione forse di un Myungsoo sconvolto al suo fianco che non riusciva a formulare una frase di senso compiuto.

 

Il 5,5 sarebbe finito nei guai, ma se ne stava facendo una ragione.

Non avrebbe fatto finire inutilmente nei guai Myungsoo però.

Non si preoccupava delle conseguenze.

 

"Sta dicendo che è unicamente colpa sua? Che ha davvero corrotto un superiore?"

 

Sungjong si limitò ad annuire al suono di quelle nuove parole, avendo ormai assunto uno sguardo apatico ed indifferente come quello dei presenti.

O perlomeno, come quello che avevano avuto.

 

Colti da quell'inaspettata situazione, nessuno era più riuscito a mantenersi composto.

 

Quelle persone erano probabilmente abituate a dover giudicare colpevoli o meno determinate genti, ma di sicuro non si erano mai ritrovati in una simile situazione.

 

Situazione in cui un insufficiente era riuscito a mettere alle strette addirittura un superiore, quasi eccellente, e che lo stava anche tranquillamente ammettendo.

 

Myungsoo avrebbe voluto lamentarsi.

Avrebbe voluto gridare che non era davvero così, che era davvero solo e unicamente colpa sua.

Avrebbe voluto fermare il giovane e prendersi tutta la responsabilità.

Ma non poteva. Semplicemente non poteva.

 

Se avesse messo su una scenata avrebbe solo fatto incrementare il tutto, portandolo all'esasperazione.

Se si fosse davvero lamentato, quel gruppo di persone avrebbe probabilmente cominciato a dubitare su loro due.

Avrebbero potuto cominciare a domandarsi se magari loro due non si conoscessero meglio. Se magari la loro relazione non terminava lì.

Avrebbero aperto nuovi dubbi e quesiti e Myungsoo non voleva che entrambi potessero seriamente finire nei pasticci.

 

Così, in silenzio, non poteva che solamente sperare che tutto finisse al più presto e nel migliore dei modi, attendendo magari un buon momento in cui intervenire.

 

Ma quel momento non arrivò mai ma giunse solamente una sonora risata da parte dell'uomo seduto nel posto centrale, che attirò di conseguenza l'attenzione di tutti.

Una risata vuota. Una risata che faceva solo rabbrividire.

 

"Corrompere un superiore per ricevere assistenza medica?! Che azione disonorevole! È la prima volta che mi trovo in una situazione così divertente in effetti." - ammise l'uomo.

Ma di comico non c'era proprio nulla.

 

"Ciò che ha fatto, Lee Sungjong, ha dell'incredibile." - lo informò e per una frazione di secondi i due ragazzi pensavano di averla davvero passata liscia.

 

Dopotutto non avevano fatto nulla di male?

Era stato per una giusta causa.

 

Però non tutti sembravano pensarla così...

 

"Ma non posso permettermi di semplicemente ignorare questo fatto. Se lo facessi, che fine farebbe questa società dopotutto?"

 

Forse diventerebbe qualcosa di migliore, i due giovani pensarono alla stessa cosa ma erano solo due voci discordanti in quel piatto e omologato coro.

 

"Però, dal momento che la sua situazione è già precaria, saremo clementi con lei, Lee Sungjong."

 

Il 5,5 sbatté le palpebre, visibilmente sorpreso quasi sconvolto da quelle parole.

Non pensava davvero che quel gruppo di persone statiche e composte potessero fare una simile cosa.

 

Ma parlò, o meglio pensò troppo presto.

 

Non era a conoscenza della clemenza che loro intendevano.

 

L'uomo schioccò una mano, prima di indicare velocemente Sungjong che strabuzzò gli occhi per quel veloce movimento.

 

Prima che potesse anche solo tornare a prendere un nuovo respiro, l'ennesimo sconosciuto giunse al suo fianco e gli strappò via con ben poca delicatezza la sua targhetta, la cui spilla da balia fece inevitabilmente uno strappo sulla sua giacca.

 

Sungjong osservò i rapidi movimenti con cui quel giovane uomo apriva il tappo di un pennarello indelebile e scriveva velocemente qualcosa sopra di essa prima di porgerla nuovamente al proprietario.

 

Il giovane osservò per un attimo quella nuova unità.

 

Non poteva di sicuro chiamarsi clemenza quella, ma a dirla tutta si era aspettato di peggio.

 

Myungsoo sbirciò velocemente la targhetta che il giovane stava tornando a mettersi addosso, non resistendo dallo stringere forte i denti per la rabbia e roteare amaramente gli occhi al cielo.

 

Se solo l'avesse ascoltato. Se solo l'avesse lasciato prendersi la responsabilità di tutto...

 

Con un'ultima serie di parole e avvertimenti, i due ragazzi poterono finalmente uscire da quel troppo bianco posto.

 

La stessa persona che aveva portato lì Sungjong li fece uscire.

Myungsoo uscì per primo da quella porta, senza fiatare e trattenendo le sue parole, mentre il più piccolo si voltava un'ultima volta all'indietro, guardando la Signora Song che di rimando sembrava essere dispiaciuta per ciò che era accaduto, quasi non avesse voluto ciò.

Quasi avesse voluto che Myungsoo fosse un punito.

Che un superiore venisse punito per ciò che aveva fatto.

 

Si era aspettata di tutto, si era aspettato di vedere il 9,9 che con nonchalance dava tutta la colpa al più giovane.

Si era aspettata di rivedere lo stesso scontro che aveva avuto lei stessa molti anni prima.

Ma non era accaduto.

 

Sungjong le riservò uno sguardo pieno di pena, prima che la porta fosse chiusa dietro di lui.

 

La Signora Song aveva fallito.

Aveva voluto punire un superiore per ciò che le era capitato anni prima.

Aveva voluto vendicarsi del suo amore che era finito tanto tempo prima.

Ma non ci era riuscita.

 

E continuava ad essere invidiosa.

 

Perché Sungjong non odiava Myungsoo?

Perché non aveva combattuto contro di lui?

Perché non gli aveva dato la colpa?

Perché aveva come la sensazione che la loro relazione non fosse giunta ad una conclusione come aveva sperato?

 

Li voleva vedere infelici, come infelice era lei.

Ma non ci era riuscita.

 


La custode degli insufficienti aveva voluto vendicarsi di ciò che le era capitato tanti anni prima... ma aveva fallito.

 


 

Note dell'autrice

Annyeong! Avevo già pronto il capitolo (e anche il prossimo) ma non sapevo quando pubblicare. Ma due secondi fa sono però tornata a casa E HO VISTO CHE IL SOLO STAGE DI OGGI E' STATO QUELLO DI SUNGJONG, quindi mi sono decisa ad aggiornare oggi, così mi distraggo e MAGARI la smetto di piangere (DATEMI FANCAM E FOTO IN HD E NESSUNO SI FARA' MALE).  

Che dire? Questo capitolo l'ho riscritto due volte (perché la prima l'AVEVO CANCELLATO. Avete un'autrice scema, ok.) ma nonostante ciò continua a non convincermi in certi punti (?) Non so se si capisca tutto, se non capite qualcosa chiedete pure senza problemi, eh çwç However, MYUNGSOO E' OFFESO E SE NE VA (???) Poverino, nessuno credeva nella sua buona fede, salvo rare eccezioni-- // pat pat Myungie // E per quanto riguarda la nuova unità, quale pensate che sia? Credete davvero nella clemenza di quella """simpatica""" gente? Vediamo se qualcuno di voi azzecca davvero l'unità ; u ; (?) Mia sorella ce l'ha fatta-- (eccerto, mi ha elencato tutti i numeri possibili ed immaginabili e alla fine ce l'ha fatta, grazie al cavolo.) Avevo tutta intenzione di scrivere ancora un po' e rivelarvi l'unità, ma sono una persona cattiva e non l'ho fatto (?) (no, è che se no mi saltava in aria l'intera scaletta).

However, grazie grazie per aver letto anche questo capitolo ; ww ; Me too happy! çwwç Grazie anche a chi ha recensito lo scorso, ovvero hae na, Luhiessi, mia sorella (domani nevica per questo fatto incredibile, preparate i cappotti /?), e Made in China! Grazie anche a chi ha condiviso/piacciato il capitolo e chi ha aggiunto la storia ai preferiti/seguiti/ricordati! Ho scoperto di avere altri lettori fantasma per voci di voci (?) Coraggio, fatevi avanti così vi posso spupazzare a dovere ç wwww ç (abbiate paura /?) E grazie anche alla mia bias e a mia figlia per sempre seguirmi çwç

Dato che la scorsa volta l'impresa "Vediamo se EFP così non mi toglie le immagini" è andata a gonfie vele, ricomincerò definitivamente a mettere le foto ad inizio capitolo ^^ E metterò sempre questa (è un obbrobrio, vbb.). Lo so, ha poco senso cominciare a mettere una stessa foto dopo tanti capitoli, ma dettagli ;; Quindi, ci sarà sempre questa foto, SALVO CAPITOLI SPECIALI (zanzanzannn) /?

ED IL PROSSIMO SARA' UN CAPITOLO SPECIALE (???)

Non aspettatevi chissà che, magari nemmeno vi piacerà, ma ci tenevo a scriverlo ed in realtà mi piaciucchia abbastanza ; w ;

Con ciò scappo che ho scritto troppo e ricomincio a piangere per il solo di Jongie (ultimate dannato, perché devi farmi ciò--).

Alla prossima e recensiteeeee;

 

Love you,

Maggie

 

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Capitolo 24
*** XXIV ***


 


— F l a s h  B a c k —

 

 

 

In quel pomeriggio di Maggio, Kim Sunggyu calciava qualche sasso con il suo piede, mentre se ne stava seduto su una delle tante panchine di quel parco.

Con le mani nelle tasche dei costosi pantaloni, il giovane osservava il cielo azzurro con gli occhi socchiusi per non essere colpito direttamente dalla luce del sole.

 

Quel giorno avrebbe dovuto assistere ad alcune solite lezioni ma le aveva volutamente saltate.

Sapeva che ci sarebbe voluto tempo e che molto probabilmente avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva.

Ma l'attesa lo avrebbe fatto distrarre da tutto.

 

Così in quel giorno di Maggio si era preso una pausa e stava attendendo l'arrivo di una persona in particolare.

 

Respirando piano, Sunggyu cercava di mantenere un ritmo regolare al suo cuore non volendo farsi prendere inutilmente dal panico.

 

Andrà tutto bene, cercava di rassicurarsi, E' bello, lo è sempre stato. Andrà bene.. si, andrà davvero tutto bene...

 

Inconsapevolmente si portò una mano sulla targhetta argentata su cui c'era stampata la sua unità.

Fonte di tutti i suoi problemi e delle sue preoccupazioni in quel momento.

 

Era un pomeriggio di Maggio e anche quell'anno era giunto il Coming Of Age.

 

La città era più affollata del solito.

Piena di persone, piena di nuovi adulti, piena di nuove unità.

 

Sunggyu chiuse definitivamente gli occhi quando un gruppo di ragazze gli passò davanti schiamazzando felicemente, seguite da invece una giovane dagli occhi umidi che le guardava con distanza e rammarico.

 

Il ragazzo non sopportava tutto ciò, non lo sopportava per niente.

Odiava quel posto, lo odiava con tutto il cuore.

 

Nonostante nella sua condizione di 8,9 godesse di una buona vita, da appena inferiore superiore, non poteva non storcere gli occhi davanti alle ingiustizie di quella società.

 

Avrebbe voluto calciare via la sua unità e correre via di lì, ma non lo fece.

Doveva essere forte per una persona, persona su cui tutti i suoi pensieri erano concentrati.

 

Ti prego, ti prego, ricominciò a ripetersi mentalmente, Fa che sia un 8,9 come me, per favore...

 

Kim Sunggyu voleva comportarsi da egoista in quel momento.

Non gli importava di tutti gli altri, non gli importava delle persone scontente, non gli importanti di quei nuovi insufficienti.

 

Voleva solamente pensare ad una persona.

 

Voleva solamente che Nam Woohyun acquistasse un'unità che permettesse loro di continuare a vedersi.

Di continuare a frequentarsi come avevano fatto in tutti quegli anni, da quando nemmeno loro due ne avevano memoria.

 

A porre fine a tutti i suoi dubbi, una giovane voce maschile richiamò inaspettatamente la sua attenzione.

 

"Hyungggg!!"

 

Sunggyu saltò sul posto, preso alla sprovvista, prima di voltare lo sguardo verso Woohyun che stava correndo velocemente verso di lui.

 

Il cuore del maggiore tra i due non poté che fare una capriola quando incontrò il sorriso di quel ragazzo dipinto sul suo viso.

 

Si!, esultò mentalmente non riuscendo a trattenere la sua euforia, Quel sorriso... Ce l'ha fatta! Ce l'ha fatta davvero!

 

L'8,9 si alzò dalla sua panchina, stiracchiandosi appena per il troppo tempo che aveva passato lì seduto.

Ancora prima di poter aprire bocca, Woohyun si buttò felice tra le sue braccia, mentre sfoderava un sorriso a 32 denti.

 

Uno di quei sorrisi che Sunggyu amava e amava veder dipinti sul bel viso del più piccolo.

 

"E allora?" - gli domandò impaziente e quasi senza più preoccupazione - "Com'è andata?" - gli chiese, prendendogli le spalle in modo da farlo staccare da sé.

 

Era quasi impossibile che i minorenni conoscessero qualcosa riguardo le unità.

Nessuno ne parlava e i genitori compresi non ne facevano parola, intimando semplicemente ai figli di attendere fino al giorno del loro ufficiale raggiungimento della maggiore età.

 

Ma per Woohyun non era così.

Woohyun aveva già scoperto tutto anni prima.

 

Quando due anni prima, aveva incontrato Sunggyu dopo il suo Coming Of Age non aveva potuto non notare un cambiamento in lui a cominciare da quella strana e nuova targhetta che portava affissa sui vestiti.

Inutili erano stati i tentativi del maggiore di farlo distrarre: a furia di aegyo aveva dovuto cedere e raccontare tutto all'altro.

 

Sulle prime Woohyun non aveva capito ed aveva semplicemente continuato a sbattere le palpebre confuse contro il maggiore.

Ma alla fine del discorso un espressione seria e decisa si era dipinta sul suo giovane volto.

 

Aveva preso forte le mani di Sunggyu tra le sue, osservandolo con occhi fissi e profondi - "Fammi diventare un 8,9." - lo aveva implorato con serietà - "Fammi avere la tua stessa unità."

 

Il maggiore era rimasto sconvolto dalle sue parole.

Non sapeva nemmeno bene lui come erano date le unità, ma aveva promesso al più piccolo che lo avrebbe fatto.

Che non avrebbe permesso a nessuna unità di divederli.

 

E così anche il Coming Of Age di Woohyun anni dopo era giunto.

 

Sunggyu aveva ancora le mani appoggiate sulle sue spalle, mentre il più piccolo prendeva fuori con cura dalla sua cartellina la sua unità, per poi porgerla al maggiore.

 

Il maggiore aveva sorriso fino a quell'istante, ma le sue labbra non poterono che cambiare direzione alla sola vista di quella targhetta.

 

Strinse i pugni lungo i fianchi, non volendo prendere tra le mani quell'unità.

 

Perché? Perché è oro? Perché non è argento come invece dovrebbe essere?

 

"Hyung...?" - Woohyun tentò con voce bassa di richiamare l'attenzione del maggiore, guadagnandosi però solo un'occhiataccia da parte sua.

 

"Perché?" - gli domandò con serietà - "Perché sei un 9? Come hai potuto?!"

 

Il più piccolo mandò giù un groppo di saliva, mentre guardava con vergogna quella sua targhetta nuova e brillante.

 

"Hyung..." - tornò a dirgli, non fissandolo direttamente in volto - "Pensavo che saresti stato felice per me..."

 

Non andava bene questo.

Non andava bene per niente.

 

Sunggyu era arrabbiato e Woohyun se n'era accorto.

 

Come hai potuto?, gli domandava mentalmente il maggiore, Come hai potuto farmi questo?!

 

Non era giusto.

 

Perché Woohyun era un superiore e lui no?

Perché lui era un 9 e Sunggyu no?

Cosa c'era in lui che gli aveva fatto prendere un semplice 8,9?

 

Non era giusto.

 

Sunggyu lo guardò con rabbia prima di tornare a parlare.

 

"E perché mai? Perché mai dovrei essere felice che tu abbia un'unità superiore alla mia?!"

 

 

 

 

— Fine  F l a s h  B a c k —


 

Woohyun aprì nuovamente la bocca, ridendo a quell'ultima battuta che aveva pronunciato la ragazza al suo fianco.

 

Mi-ran era una bella ragazza e non era necessario leggere il suo 9,4 per potersene accorgere.

Le gambe lunghe e sottili, la pelle lattea, quel viso dai lineamenti delicati.

Tutto di lei sprizzava bellezza e superiorità.

Il suo portamento elegante ed il suo naturale carisma la rendeva simpatica a tutti i giovani studenti della sua unità, Woohyun compreso.

Non c'era nulla che non andava in lei.

Come tutte le ragazze 9, era abituata ad avere gli occhi di tutti fissi su di sé ma, a differenza delle altre giovani, Mi-ran non faceva di ciò un vanto. Semplicemente accettava volentieri gli sguardi ed i complimenti degli altri.

Probabilmente era per questo che a Woohyun piaceva. Probabilmente era per questo che di tutte le ragazze, solo la compagnia di Mi-ran trovava davvero piacevole.

 

Con lei non ci si annoiava mai ed era inutile nascondere il fatto che entrambi si piacessero a vicenda.

 

Nel campus universitario ed in particolar modo nel dormitorio dei 9, già girano voci e pettegolezzi riguardo una loro possibile relazione e non mancava giorno in cui i due non ricevessero complimenti su quanto fossero carini insieme.

 

E cosa c'era di male in tutto ciò? Per i superiori era totalmente normale.

 

Era sempre una festa quando due alte unità si fidanzavano e subito finivano sotto gli occhi di tutti.

Il fidanzamento di due 9 era acclamato quanto il tanto atteso fidanzamento di una qualche celebrità famosa.

 

Con visi bellissimi, portamenti eleganti e abiti alla moda, la coppia non poteva far altro che diventare presto oggetto di ammirazione.

Quasi fossero due bamboline di porcellana, da osservare attentamente e contemplare.

 

Mi-ran non aveva mai fatto parola di ciò, ma segretamente attendeva il momento in cui Woohyun le avrebbe chiesto di fidanzarsi con lui, certa che presto o tardi sarebbe giunto quell'attimo.

Ma nell'attesa si accontenta semplicemente della compagnia di Woohyun come in quel pomeriggio di fine inverno.

 

I due camminavano tranquillamente per il viale alberato di quel campus, scambiandosi di tanto in tanto buffe vicende che erano capitate ai due durante la mattinata, fin quando un gruppo di ragazze non chiamò Mi-ran, invitandola a fare shopping con loro.

 

La ragazza sorrise al gruppo di amiche prima di stampare un bacio su una guancia di Woohyun, che non si ritrasse per quel contatto.

 

Il gruppo di giovani 9 schiamazzò davanti a quella scena che loro reputavano "troppo adorabile", prima di trascinarsi via Mi-ran.

 

Il giovane 9 alzò una mano salutando quel gruppo di ragazze, prima di proseguire per il viale alberato questa volta da solo.

 

Mi-ran era perfetta ed il fatto che non si vantasse, come tutte le altre unità simili a lei facevano giornalmente, le faceva guadagnare solo più punti.

 

E allora cosa? Cosa c'era che non andava in lei?

Perché il suo cuore non batteva forte in sua presenza?

Perché non avvertiva nessuna farfalla nel suo stomaco quando la ragazza appoggiava le labbra sulle sue guance?

Nemmeno un accenno di bruco in realtà.

 

Woohyun non sapeva darsene una ragione. O forse si?

 

Il ragazzo fermò i suoi passi prima di voltarsi e osservare Mi-ran che camminava tranquilla al fianco delle amiche.

 

Il 9 si accorse solo in quel momento di una cosa, una cosa che gli era sfuggita.

Si rese conto solo in quell'istante che la giovane era bella ma la sua bellezza non era ciò che i suoi occhi cercavano.

 

Era affascinate, graziosa e sensuale, ma nulla di tutto ciò faceva aumentare i suoi battiti.

 

Non c'era niente che non andasse in lei, era inutile cercarle un difetto.

Erano i canoni di Woohyun che non corrispondevano alla ragazza.

 

Il ragazzo si morse nervosamente l'interno delle sue guance, serrando forte i pugni lungo i suoi fianchi.

 

Perché? Perché non posso dimenticarlo?

Sarebbe tutto più facile se potessi cancellare la sua immagine dai miei pensieri.

 

Woohyun aveva capito, aveva capito che non si sarebbe potuto mettere con nessun altro finché non avesse fatto spazio.

Quella persona occupava ancora troppa parte della vita e del cuore di Woohyun.

Non c'era semplicemente spazio.

 

Il giovane doveva fare pulizia e avrebbe cominciato da quel momento.

Così aveva deciso di dimenticarsi completamente di lui.

 

Dopotutto, sarebbe stato facile non incontrarlo?

No? No...?

 

Woohyun voleva cambiare vita, ma il fato aveva ben altro in serbo per lui.

 

Appena il 9 si voltò, pronto per tornare sui suoi passi, finì per schiantarsi distrattamente addosso ad una persona, che evidentemente come lui aveva altro a cui pensare al posto di concentrarsi sui suoi passi.

 

Entrambi caddero dolorosamente a terra, atterrando con il loro fondoschiena sulla ghiaia bianca.

 

Con gli occhi serrati, tutti e due si lasciarono scappare una serie di lamenti.

Woohyun si alzò presto da terra, pulendosi appena di dosso quella polvere chiara alla meno peggio, allungando poi presto una mano in direzione del ragazzo ancora terra.

 

"Scusa.." - si scusò sinceramente - "Non ti avevo proprio vist--"

 

Le parole gli morirono in bocca nell'istante in cui quel giovane alzò il volto verso di lui, sorpreso e sconvolto quanto lo stesso Woohyun.

 

Gli occhi spalancati si fissavano l'un l'altro, mentre entrambi sembravano aver esaurito le risorse d'aria.

 

Perché? Perché proprio ora devo rincontrarti?, si domandava Woohyun mentalmente, stringendo con rabbia i denti dritti, Perché d'improvviso sei così vicino a me proprio quando vorrei starti il più lontano possibile?

 

Il 9 aveva voglia di correre, scappare velocemente da lì fino a che le sue gambe non avrebbe urlato pietà.

Eppure allo stesso tempo non voleva andarsene.

Allo stesso tempo voleva a rimanere a fissare gli occhi così stranamente grandi di quel ragazzo.

 

Entrambi provavano un irrefrenabile voglia di correre via, eppure nessuno dei due accennava anche solo ad un passo, forse nemmeno stavano sbattendo le ciglia.

 

Woohyun e Sunggyu stavano semplicemente continuando a fissarsi.

 

Seppur in mezzo al viale alberato, nessuno sembrava riservare loro particolari occhiate, ma anche se così fosse stato ai due ragazzi non sarebbe importato.

 

Anche in quel caso, anche con gli sguardi curiosi di tutti puntati su di loro, avrebbero continuato a fissarsi dritti in quegli occhi che continuavano a rimanere strabuzzati.

 

Sunggyu se ne stava ancora seduto a terra, osservando dal suo basso Woohyun, senza riuscire ad alzarsi in nessun modo.

Le sue gambe erano molli e tremavano appena quanto le mani che il più giovane teneva ora distese lungo i fianchi.

 

I loro cuori batteva forti in una perfetta sincronia, fin troppo perfetta per essere reale.

 

Le pagliuzze chiare nei loro occhi marroni stavano brillando alla luce di quel calmo sole, come da tanto non facevano.

E in quel momento le loro anime erano collegate.

 

Non era necessario che aprissero bocca. Non era necessario che si esprimessero a parole.

Bastavano semplicemente i loro sguardi l'uno sull'altro per far intendere all'altro che stavano pensando alla stessa cosa.

 

Un onda infinita di ricordi si scontrò nei due ragazzi che si trattennero da portare una mano sul petto che d'improvviso doleva come non mai.

 

In pochi attimi ripercorse tutti gli anni precedenti, in spezzoni confusi, in quei flashback accennati.

 

Le domeniche passate al parco a divertirsi.

I gelati condivisi.

Le nottate passate a dormire insieme, stretti l'un l'altro.

Le abbuffate di caramelle.

I giorni di scuola.

Il loro primo bacio.

 

Sunggyu e Woohyun non sapevano come mai ma presto i loro occhi cominciarono ad inumidirsi.

Forse era per il fatto che ancora li avessero spalancati.

Forse era quel venticello freddo.

Forse non era per nessuno di questi due motivi.

 

I due ragazzi singhiozzavano a vuoto, silenziosamente, lasciandosi solamente andare a quell'improvvisa ondata di ricordi.

Erano ricordi piacevoli, ricordi di un'intera vita passata insieme, ricordi che avevano sempre riscaldato i loro animi.

 

Ma erano ricordi che in quel momento bruciavano solamente in quel calore improvviso ed esagerato.

 

Non era la prima volta che si incontravano in quel campus universitario, ma tutte le volte avevano distolto gli sguardi.

Eppure quel giorno non ci riuscivano, non riuscivano a smettere di guardarsi.

 

Per quanto doloroso potesse essere, Woohyun e Sunggyu volevano continuare a fissarsi.

Bastava quel semplice contatto visivo per far nascere in loro una serie di confusionarie emozioni e sensazioni.

 

Quasi riuscivano a percepire le carezze dell'altro sul proprio viso.

Quasi riuscivano a sentire la voce dell'altro che sussurrava dolci parole nelle loro orecchie.

Quasi riuscivano a sentire il sapore dell'altro sulle loro labbra.

 

Gli occhi continuarono ad inumidirsi fin quando quella barriera salata non si ruppe e grossi goccioloni cominciarono a scendere furiosamente sulle loro guance, contemporaneamente.

 

Ed in quel momento Woohyun scappò.

 

Correva veloce, mentre le lacrime gli facevano bruciare gli occhi e la gola gli doleva.

 

Come aveva potuto pensare anche solo un istante di potersi fidanzare davvero con Mi-ran?

Il suo cuore era ancora occupato, non c'era spazio per nessun altro.

 

Un solo cuore non era nemmeno sufficiente per contenere tutto l'amore che provava ancora per Sunggyu.

 

E lo stesso valeva per il 8,9 che ancora se ne stava seduto a terra, non trovando la forza sufficiente per alzarsi.

 

Le lacrime continuavano a scavargli profondi solchi sulle guance, bruciandogli la pelle.

Per quel dolore, Sunggyu strinse con le mani la ghiaia intorno a sé, nella vana speranza di trovare una degna sostituzione a quel suo malessere.

Ma per quanto forte li stringesse, quei sassolini bianchi non facevano male. Lasciavano solo segni fastidiosi sui suoi palmi.

 

Il ragazzo lanciò lontano da sé quella ghiaia, osservandosi poi le mani.

Polvere biancastra si era depositata su di essi e poteva percepire una sensazione farinosa provocata da essa.

Non era questo che voleva sentire.

 

I suoi polpastrelli voleva accarezzare la pelle morbida e profumata di Woohyun.

 

Sunggyu strinse i denti, prima di sfregare nervosamente le mani contro i suoi pantaloni, non preoccupandosi minimamente di poterli sporcare e sciupare.

 

Scusami, Woohyun. Scusami se non sono sufficientemente bello... E' tutta colpa mia.. Per favore, perdonami... Per favore, non piangere... Cancella la mia presenza dalla tua vita, cancella le mie tracce nel tuo animo... Sarà tutto più facile così... Non voglio vederti soffrire...

 


 Per favore, ... dimenticami.

 

 

— F l a s h  B a c k —

 

 

 

"E perché mai? Perché mai dovrei essere felice che tu abbia un'unità superiore alla mia?!" - sbottò Sunggyu, prima di aggiungere con voce più bassa - "Woohyun-ah ... in questo modo non potremo più stare insieme..."

 

Il più piccolo alzò presto la testa verso di lui con gli occhi spalancati - "Hyung, non è così!" - ribatté con decisione, scuotendo appena la testa a destra e a sinistra - "Possiamo continuare a vederci! Non mi importa se io sono un superiore ora. Non smetterò di vederti di punto in bianco--"

 

"No, Woohyun devi ascoltarmi... Nonostante possa sembrare che le nostre unità siano molto vicine, non è così: io rimango un 8 dopotutto e tu un 9. Se continuassimo a vederci la gente comincerebbe a far girare strane voci..."

 

Il 9 piantò i piedi a terra, con rabbia - "Ma altra gente lo fa!" - si lamentò - "Altra gente continua a incontrare i suoi vecchi amici! Basta solo non dare troppo nell'occhio..."

 

Sunggyu tornò a fissarlo in volto con gli occhi in due sottilissime fessure - "E a te andrebbe bene? A te andrebbe davvero bene incontrarci in questo modo? Forse addirittura di nascosto. Oppure sotto gli occhi di tutti, quasi stessimo commettendo il peggiore dei peccati.. Woohyun-ah, a te andrebbe bene non poterci nemmeno più abbracciare in pubblico?"

 

Il più giovane si morse il suo labbro inferiore con i bianchi denti, fissando lo sguardo dell'altro - "E allora cosa vuoi fare, hyung? Vuoi che ci fingiamo due estranei quando ci incontriamo?"

 

L'8,9 tornò a fissare un punto indefinito su quella strada ghiaiata.

Le mani strette in due pugni continuavano a sudare in quella morsa dura.

"No, non c'è bisogno che fingiamo.." - riuscì a dire tutto d'un colpo.

 

Gli occhi di Woohyun naturalmente si spalancarono, mentre il suo corpo spaventato si faceva più vicino a quello di Sunggyu che continuava a non voler fissare i suoi occhi scuri.

 

"C-Cosa vorresti dire...?" - riuscì a balbettare, per nulla sicuro di voler ascoltarne la risposta.

 

Sunggyu si voltò, dandogli così le spalle.

Per una frazione di secondi, il neo-9 pensò che il ragazzo l'avrebbe lasciato lì senza una risposta.

Ma, poco prima che le gambe del maggiore cominciassero a muoversi, giunse alle sue orecchie una delicata voce.

 

"Tra di noi è finita, Woohyun. Non possiamo più stare insieme. Trovati una fidanzata della tua unità..."

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice

Maggie è qui! Si, sono molto in ritardo, ma posso giustificarmi con fatto che in questi giorni sono letteralmente morta (e anche voi siete morti con le recensioni /? çwç). Presto (TROPPO presto, piango.) mi aspetta un importante esame e con lo studio sono in alto mare, e per di più mi sono pure presa l'influenza... ;; (già sono cagionevole di mio, se poi anche il tempo fa così schifo siamo a cavallo). Oltre a ciò ho scritto anche una semplice OS (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2776149&i=1) e ho aperto un canale Youtube con mia sorella (https://www.youtube.com/channel/UCgu6SX-h6VPho84bzNlqYoA) (no, non è che mi annoiavo.. è che ho tradotto mille mila canzoni quindi tanto valeva metterle da qualche parte lol).

However, grazie grazie per aver letto questo capitolo! Vorrei dire che mi piaciucchia, ma tutte le volte che lo faccio poi nessuno recensisce, quindi.... *lancia coriandoli a forma di panda* (?) Come avevo anticipato, ecco un "capitolo speciale". Non avevo mai avuto intenzione di parlare di loro due, ma boh.. mi è venuto d'istinto, quindi ecco qua. (Nessuno si era accorto che avevo cambiato le note della storia e ci avevo aggiunto "+ Possibili future OTP"... o forse si e vi aspettavate un simile capitolo /? lol) Spero vi sia piaciuto almeno un pochetto çwç Mia sorella si è addirittura commossa °-° Però poi si è corretta dicendo che stava piangendo per la canzone triste che stava ascoltando-- ti voglio bene, manzo mio e w e

Mi aspetto qualche commento per sapere cosa ne pensate e ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero la mia unnie Made e la mia pandashipper del kokoro.

Non so sinceramente quando aggiornerò, mianhé. Devo davvero concentrarmi sullo studio çwç

Alla prossima, bellissimi e ancora grazie di tutto;

 

Love you,

Maggie

 

 

Ps. Non so se sia capito ma comunque faccio una precisazione (?) Per quanto riguarda le unità, sono si importanti anche i numeri dopo la virgola, ma è il primo numero quello che stabilisce veramente l'unità. And so, un 9,4 è sicuramente più alto di un 9 ma rimangono comunque entrambi nove, quindi possono stare insieme. Un 8,9 e un 9 no invece, perchè rimangono comunque un otto e un nove.

 

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Capitolo 25
*** XXV ***



 

 

Camminando a debita distanza, Sungjong e Myungsoo stavano percorrendo quella città in direzione del campus universitario.

 

Il più piccolo tra i due se ne stava davanti, mentre L lo seguiva qualche metro più indietro, per non attirare sguardi indiscreti.

Con indosso le loro diverse targhette non potevano permettersi di venir visti da molte persone.

 

Sungjong camminava tranquillo per quelle strade dopo che entrambi erano stati fatti uscire dai Grandi Uffici Centrali, ma Myungsoo non poteva ritenersi ugualmente sereno.

 

Con i denti serrati e un espressione seria dipinta sul bel viso, non era esattamente l'esempio di tranquillità.

Continuando a lanciare sguardi al ragazzo che camminava davanti a lui, la mente del 9,9 era affollata da mille quesiti e domande.

E tra tutte esse ne sovrastava in particolar modo una...

 

Perchè?

 

Perché Sungjong non gli aveva permesso di prendersi tutta la responsabilità?

Perché lo aveva fermato? Perchè aveva mentito?

 

Perché si, ciò per cui era stato incolpato era la pura verità, per quanto potesse non risultare realmente una colpa quella di aver guarito un ammalato.

 

Ma perché Sungjong si era dovuto prendere la responsabilità di tutto?

Non sarebbe stato meglio se Myungsoo si fosse accreditato tutta la colpa?

 

Immerso nelle sue frustanti domande, il 9,9 non si accorse di essere già giunto all'entrata del loro campus.

Solo quando Sungjong cominciò a prendere una strada diversa dalla sua si accorse di dove fossero arrivati.

 

Prima che il più piccolo potesse dirigersi nel suo dormitorio, Myungsoo affrettò il passo e giunse vicino a lui.

Presto afferrò il polso di Sungjong che sobbalzo per il gesto inaspettato e per il fatto che stava venendo letteralmente trascinato dall'altro giovane.

 

"EHI--" - Tentò di lamentarsi, mantenendo un volume della voce regolato per non far girare le poche persone in quel viale alberato.

 

Myungsoo non lo degnò di una risposta, continuando semplicemente a trascinarlo lontano di lì e sempre più immerso nella fauna di quel posto.

 

Quando furono entrambi arrivati in un "punto morto" di quel campus, Myungsoo bloccò i suoi passi senza però lasciare andare la stretta intorno al polso di Sungjong.

 

Lontano dai centri abitati, i due ragazzi se ne stettero in silenzio, ascoltando per un paio di attimi solo il suono dei loro respiri affannati per la corsa.

 

L dava le spalle a Sungjong, stringendo forte il suo polso sottile, mentre lasciava uscire fuori dalla bocca delle nuvolette bianche.

 

"Hyung?" - lo chiamò con quell'appellativo il più piccolo, cercando di richiamare la sua attenzione, ma invano.

 

Myungsoo continuava semplicemente a respirare e a starsene in silenzio.

 

Il più giovane staccò allora la presa del maggiore dal suo polso, che dal canto suo non fece alcuna resistenza.

Allungò le braccia in direzione di L, prendendogli il volto tra le mani e facendolo voltare.

Quando i loro sguardi si incontrarono, Sungjong non poté far altro che sobbalzare sorpreso e spalancare le sue palpebre.

 

Perché le ciglia di Myungsoo sembravano brillare sotto i raggi delicati di quel timido sole?

Perché il suo volto sembrava così insolitamente mogio?

 

L distolse lo sguardo cominciando a fissarsi la punta delle sue scarpe nuove e lucide, non riuscendo più a sostenere l'espressione confusa e sorpresa del fidanzato.

 

"M-Myungsoo?" - tentò di richiamarlo allora Sungjong, ma senza nuovamente ricevere nessuna risposta.

 

Il maggiore se ne rimaneva semplicemente immobile, quasi si fosse improvvisamente scordato come si parla, quasi si fosse dimenticato anche del suo stesso nome o di come si mettono insieme due parole in croce.

 

Sungjong si allungò verso di lui prendendogli il volto tra le sue mani e permettendo ai loro occhi di fissarsi.

 

Gli occhi di Myungsoo erano leggermente arrossati e lucidi, quasi stesse cercando invano di trattenere un ondata di lacrime salate.

 

Il più piccolo non poté che sorridere di fronte alla scena che si stava presentando davanti a lui.

Non che fosse in un qualche modo contento di vederlo triste, ma sapeva la ragione del suo malessere ed era in parte felice che Myungsoo stesse mostrando le sue debolezze.

 

Nella loro coppia, L si era sempre mostrato come il più forte tra i due, essendo anche il maggiore.

Ma in realtà l'animo del 9,9 era delicato esattamente quanto quello di Sungjong.

 

Per molti, forse troppi versi, i due ragazzi si assomigliavano.

 

Entrambi infatti cercavano di mostrarsi al mondo come due forti rocce, impossibili anche solo da sbeccare. Ma i loro giovani animi si facevano anche facilmente trascinare dalle situazioni e finivano per star male per questioni che a loro stavano a cuore.

 

Sungjong era felice di essere una di quelle cause per Myungsoo.

Era felice di sapere di essere prezioso nel cuore del maggiore.

 

I due ragazzi avevano le loro debolezze ma non amavano mostrarle a nessuno.

Ma quando erano insieme non avevano alcun motivo di mostrarsi costantemente calmi ed impettiti.

Potevano lasciarsi andare alle loro emozioni e mostrarsi per quel che erano.

 

Myungsoo e Sungjong non erano due apatici numeri ma semplicemente due persone.

 

Quando erano insieme non avevano bisogno di fingersi nessun altro che loro stessi, consapevoli che l'altro non l'avrebbe mai giudicato.

 

Forse non avevano mai avuto questa confidenza nemmeno con i loro stessi genitori.

 

Il più piccolo strinse il viso di Myungsoo tra le sue mani dalle dita sottili, catturando poi tra di esse una lacrima che stava sfuggendo dai begli occhi del ragazzo.

 

"Io... " - riuscì poi a dire L, fissando il volto di Sungjong - "Sono arrabbiato."

 

Il minore sbatté le palpebre, reclamando spiegazioni che non tardarono ad arrivare.

 

"Io sono arrabbiato con me stesso.... perché non riesco ad arrabbiarmi con te." - gli spiegò con voce spezzata dalle lacrime che stavano lentamente cominciando ad uscire dai suoi occhi - "Per tutto il tragitto mi sono preparato a farti una filippica ... volevo davvero sgridarti, Jongie-ah. Volevo davvero farti capire che il tuo comportamento è stato irresponsabile... Ma non ce la faccio... Non ce la faccio davvero..." - gli rivelò sinceramente Myungsoo, per poi allungare una mano in direzione della nuova targhetta di Sungjong.

 

A contatto con essa, il 9,9 si ritrovò a rabbrividire e strinse i denti mentre riportava la sua mano lungo i fianchi.

 

"Perché?" - gli domandò, finalmente esprimendo a parole ciò che aveva pensato fino a quell'istante - "Perché non mi hai permesso di prendermi tutta la responsabilità? Perché non te ne sei semplicemente rimasto in silenzio? Sarebbe stato meglio... Sarebbe andata a finire meglio..."

 

Sungjong fissò per pochi attimi il volto di Myungsoo prima di stringergli forte il viso, portandolo a sembrare un pesce lesso.

L strabuzzò gli occhi umidi per il gesto del fidanzato che presto parlò.

 

"Pabo." - gli disse semplicemente continuando a stringergli forte il viso tra le mani fresche - "Stai davvero piangendo per una simile sciocchezza?"

 

"Non è assolutamente una sciocchezza--" - tentò di lamentarsi, ma con il volto stretto a pesce risultò solo come il ridicolo e adorabile lamento di un bambino.

 

Sungjong rise appena - "E' una sciocchezza invece! Ed è meglio così... per entrambi. Non hanno molta fiducia in noi insufficienti, ma se ti avessi lasciato prendere tutta la colpa si sarebbero di sicuro arrabbiati molto di più dal momento che sei un superiore."

 

Myungsoo non poté far altro che tornare a spalancare i suoi occhi scuri.

 

Il più giovane aveva pronunciato quelle parole in modo calmo e tranquillo, eppure avevano scombussolato in parte il 9,9 che non aveva minimamente considerato tutto ciò.

 

L non poté far altro che lasciarsi andare ad un sorrisetto, rendendosi conto di tutto quanto e in che guai sarebbe davvero finito se Sungjong non l'avrebbe fermato.

 

Cosa avrebbe fatto senza di lui?

Sarebbe ancora un superiore?

O forse avrebbe subito una sorte ben peggiore di quella del fidanzato?

 

Myungsoo non lo sapeva e non l'avrebbe potuto sapere, eppure provava una serie di mescolate e confuse emozioni che tormentavano il suo giovane animo.

 

Da una parte era sollevato, dall'altra non poteva non pensare a Sungjong.

 

A Sungjong e alla sua nuova unità da 4,5.

 

Gli andava davvero bene? Sarebbe stato felice della sua scelta o se ne sarebbe pentito?

 

L'animo di Myungsoo tornò a demoralizzarsi inevitabilmente di fronte a quella nuova realtà.

Ma a Sungjong non sfuggì quel cambio d'umore nel ragazzo e subito tornò a stringere forte il volto del ragazzo.

 

L tentò di lamentarsi, dicendo qualcosa riguardo al fatto che la sua faccia si stava sempre più deformando per colpa sua, ma ben presto i suoi lamenti furono bloccati dalle labbra del minore che si appoggiavano sulle sue.

 

Le lacrime e le parole si fermarono all'unisono per quel delicato e inaspettato contatto.

 

Sungjong lasciò andare il voltò di Myungsoo e staccò anche le sue labbra da quelle del fidanzato.

 

Ma suo malgrado, il 9,9 con quel bacio si era già dimenticato di tutto.

Le sue preoccupazioni sembravano essersi ridotte a semplici sensazioni lontane, offuscate da quel dolce contatto.

Quel contatto di cui però Myungsoo non si sarebbe mai accontentato, nemmeno in quella situazione.

 

Sungjong rispose felicemente a quel nuovo bacio, prima di avvicinare le labbra ad un orecchio di L, in quell'improvviso slancio inaspettato che mandò in confusione il calmo e composto Myungsoo, i cui battiti del cuore partirono per la tangente.

 

 

"Vuoi venire da me?"

 

 

 

Erano passati solamente pochi minuti dall'ultima volta in cui le labbra dei due giovani innamorati si erano separate eppure, quando giunti nell'appartamento del minore Sungjong diede inizio ad un nuovo bacio, sembrava essere trascorsa un'eternità da quel loro ultimo contatto.

 

Con decisione, il minore prese di mira le labbra carnose di Myungsoo che non si oppose in alcun modo a quel gesto, seppur la decisione dell'ora 4,5 non potesse non provocargli sempre più sorpresa.

 

Sungjong si era sempre mostrato come il più maturo tra i due, ma una volta che giungevano ai "fatti" era pur sempre il maggiore a mostrarsi come parte attiva della coppia.

 

Non poteva non nascondere però una certa felicità per quella nuova situazione che si era creata.

No, non poteva nascondere che questo nuovo lato di Sungjong lo incuriosiva, eccome se lo incuriosiva.

 

In come il più piccolo si stesse occupando delle labbra di Myungsoo, baciandole, leccandole, mordendole, c'era qualcosa di affascinante.

 

E tutto questo al 9,9 piaceva. Piaceva molto.

 

Si annotò mentalmente di piangere più spesso se questo significava ritrovarsi un simile Sungjong tra le braccia, ma tanto sapeva che presto o tardi si sarebbe fatto trascinare dalla situazione e avrebbe scordato il suo "non proprio diabolico" piano.

 

"J-Jongie-ah?" - riuscì a balbettare tra un bacio e un altro - "Cosa stai facendo?" - gli domandò mentre Sungjong aveva preso a slacciargli la giacca, non aspettandosi nessuna risposta in realtà.

 

Il giovane infatti ribatté semplicemente togliendogli anche la sciarpa e lasciandola scivolare sul parquet insieme al cappotto di Myungsoo.

Quest'ultimo sorrise sornione di fronte ai gesti del ragazzo.

 

La malinconia di prima si era fatta completamente da parte, lasciandone soltanto una lontana ombra di cui forse L si sarebbe ricordato in seguito.

Più tardi però, non in quel momento.

Non in quel momento in cui Sungjong lo baciava.

Non nel momento in cui il ragazzo lo spinse delicatamente su quel piccolo e stretto letto ad una spanna.

Non nel momento in cui Sungjong andava a chiudere a chiave la porta dell'appartamento.

 

Myungsoo dal canto suo non aveva le forze di muoversi e se le aveva non aveva intenzione di usarle.

Colto in quell'inaspettata situazione, il giovane se ne rimaneva semplicemente passivo a tutto ciò, curioso e eccitato di vedere la prossima mossa del fidanzato.

 

Perché si stessero comportando in quel modo nemmeno loro lo sapeva bene.

Stava semplicemente accadendo e i due ragazzi lasciavano che quella serie di fatti trascorresse nel modo più naturale e spontaneo possibile.

 

Sungjong se ne rimase per qualche attimo di fronte alla porta, fissando il corpo di Myungsoo steso sul suo letto.

Entrambi si sorrisero, senza alcuna punta di imbarazzo, senza alcun timore.

Con solo una grande voglia l'uno dell'altro.

 

"Hai intenzione di startene ancora lì immobile?" - lo canzonò Myungsoo, sorreggendo il suo corpo con le sue braccia e spalancando le gambe in quello che non sembrava altro che un ulteriore invito.

 

L'altro giovane non poté far altro che ritrovarsi a sorridere nuovamente di fronte alle mosse del fidanzato, rendendosi conto solo in quel momento del "guaio" in cui si era cacciato.

Forse si era lasciato trasportare un po' troppo dalla situazione.

O forse non si era aspettato che Myungsoo si facesse così facilmente sottomettere alle sue mosse.

 

I raggi del sole cominciavano a diminuire d'intensità mentre il cielo cominciava lentamente a farsi più scuro.

Nessuno dei due si era reso conto del tempo che avevano passato ai Grandi Uffici Centrali, ma nemmeno in quel momento se ne sarebbero accorti.

Avevano altro a cui pensare.

 

Con un ultimo sorriso, Myungsoo tranquillizzò Sungjong per quello che sarebbe venuto dopo e così il 4,5 cancellò la distanza tra i due.

 

Il giovane si tolse anche lui sciarpa e cappotto, lasciando che si mischiassero tranquillamente insieme a quelli di L, non curante del disordine.

Anche perché presto ne avrebbero fatto molto di più.

 

Sungjong si sedé sul letto e ben presto il suo corpo fu circondato dalle gambe di Myungsoo che portarono i loro corpi a stringersi ancora di più l'uno contro l'altro.

 

L allungò una mano e la depositò su una guancia dell'altro, che chiuse gli occhi a contatto di quel delicato gesto.

 

"Perché mi sembri ogni giorno più bello? Posso meritarmi una simile bellezza?"

 

Le parole di Myungsoo fecero sobbalzare Sungjong che subito tornò ad aprire gli occhi.

 

Come mai sul volto di Myungsoo non c'era nessun segno di indecisione?

Nessun segno che facesse intuire al minore che stesse scherzando?

 

Il 4,5 non si sarebbe mai abituato ai tanti, troppi complimenti che giornalmente il maggiore gli riservava gratuitamente.

 

Non sarebbe dovuto essere lui a farne a Myungsoo? Perché era invece l'incontrario?

 

Era giusto così?

Perché dalle sincere parole del 9,9 non sembrava esserci nulla di più giusto.

 

"Devo aver salvato la nazione nella mia precedente vita per meritarmi una simile persona al mio fianco."

 

Sungjong gli sorrise e pose fine a quel fiume di commenti con l'ennesimo bacio, bloccando così Myungsoo dal dire nuove parole che avrebbero fatto esplodere il cuore del più piccolo per l'emozione.

 

Le labbra calde bruciavano a contatto l'uno con l'altro, ma non era un calore fastidioso, tutt'altro piuttosto.

Un tipo di calore che stavano percependo in egual modo in tutto il resto del loro corpo, colti da quella passione improvvisa che era riuscita a soffocare tutti i loro precedenti pensieri.

 

Perché, seppur si fosse mostrato spavaldo davanti a Myungsoo, anche Sungjong si era preoccupato.

Anche lui era si era intimorito quando aveva mentito e si preso carico di tutta la colpa.

Anche lui aveva avuto paura di finire seriamente nei guai.

 

Ma alla fine sapeva che era stata la cosa migliore da fare.

 

Perché Sungjong aveva una mente spesso più riflessiva e sapeva cosa era giusto fare, almeno nella maggior parte delle volte.

 

E in quel momento sapeva che la cosa più giusta da fare era continuare a baciare Myungsoo.

 

Le sue mani stringevano ancora una volta il volto di L, ma questa volta con un tocco diverso a differenza di poco prima.

Non stava stringendo il viso del bel giovane fino a farlo deformare in una buffa smorfia, quasi fosse una sorta di peluche.

No, ne stava accarezzando delicatamente i lineamenti, mentre Myungsoo lo stringeva forte con le sue braccia e con il resto del suo corpo.

 

Sungjong morse appena il labbro dell'altro, succhiandolo e assaporandone appena il sapore.

Quel sapore indefinito e impossibile da ricondurre ad un gusto in particolare.

 

Erano i loro sapori mischiati sulle labbra arrossate e gonfie.

Un sapore che forse Sungjong assaporava per bene per la prima volta.

Un sapore sconosciuto di cui però era già innamorato.

 

La lingua del 4,5 passò a definire il contorno delle labbra di Myungsoo, scottandosi appena ma senza ritrarsi.

 

Proprio come quando vuoi mangiare un dolce caldo, che sai che ti scotterai la lingua  ma allo stesso tempo non hai voglia di aspettare che si raffreddi.

Nemmeno ti attenti a soffiarci sopra per paura che quel sapore possa volarsene via insieme alla sua calda temperatura.

 

E Sungjong non voleva che quel sapore potesse anche solo un po' scomparire.

 

Confuso e ubriaco da quel nuovo gusto, il ragazzo si decise a passare al resto del bel volto di Myungsoo, che dal canto suo non dava alcun segno di resistenza, godendosi solo le labbra morbide del fidanzato che si muovevano sopra il suo viso.

Labbra che in quel momento non gli sembravano sconosciute, solo nuove.

Perché forse quello che si ritrovava davanti era un nuovo Sungjong.

 

Seppur non fosse stata abbassata di troppo, l'unità del ragazzo era dopotutto cambiata.

Questo avrebbe segnato un nuovo inizio nella sua vita?

 

Avrebbe segnato nuovi cambiamenti?

 

Myungsoo non era consapevole di ciò, ma forse Sungjong si.

Forse la mente del più giovane in fondo aveva già cominciato a cambiare dopo aver visto con i propri occhi la realtà.

 

Ma L era troppo accecato dal sole per rendersene conto.

E anche in quel momento era impegnato a godersi ogni singolo tocco che gli riservava l'altro ragazzo per giudicare a mente lucida.

 

Che Sungjong stesse facendo tutto questo per un particolare motivo?

C'era un motivo per cui lo stava facendo ubriacare con i suoi baci e i suoi tocchi?

C'era un motivo per cui stava offuscando la sua mente in quel modo?

 

Myungsoo nemmeno se lo chiedeva veramente.

Piegò invece le testa di lato quando Sungjong iniziò a baciargli parte del suo collo scoperto, lasciando tracce di saliva su tutta la profumata e accaldata pelle.

 

Un gemito fuoriuscì dalle labbra consumate di L, che non si preoccupò minimamente di soffocare o nascondere.

Il 4,5 sorrise di fronte a quella reazione e la interpretò come l'ennesimo via libera a procedere.

 

Succhiò parte del collo scoperto di Myungsoo prima di togliergli il cardigan e la maglietta dalle tinte scure di dosso.

 

Con un sonoro "plof", il 9,9 atterrò sul materasso dopo essere stato spinto da Sungjong.

Quest'ultimo se ne rimase a cavalcioni sul fidanzato, osservando quel petto perfetto che sembrava attendere solo lui.

 

Il giovane si tolse anche lui quegli indumenti che gli coprivano la parte superiore del corpo e li gettò noncurante sul pavimento, come aveva fatto anche prima.

 

Abiti di diverse unità e fattura erano mischiati insieme su quello stesso pavimento liscio, senza distinzioni ma con una caratteristica in comune.

 

Tutti quegli abiti erano semplicemente d'intralcio in quel momento.

 

Sungjong si leccò le labbra prima di distenderle in un sorriso e concludere ciò aveva iniziato.

 

 

 

[ NO POV ]


 

Il giovane ragazzo camminava in quel viale alberato, da solo e per una volta senza la compagnia di nessun altro.

Non che non amasse stare con i suoi amici, tutt'altro invece.

 

Ma da quando era cambiato erano state rare le volte in cui si era ritrovato solamente con la compagnia di sé stesso,e perciò non poteva far altro che godersi piacevolmente quei movimenti di solitudine.

 

Con le mani nelle tasche dei costosi e attillati jeans, il giovane camminava tranquillo per quella strada ghiaiata in direzione del suo dormitorio dopo aver assistito a tutte le sue lezioni per quella giornata.

 

Senza preoccupazioni e pensieri continuava semplicemente a muovere le sue gambe mentre un venticello invernale gli scompigliava appena i capelli marroni sulla testa.

 

Il ragazzo si godeva quel momento reputandolo come un normale pomeriggio, come uno di quei tanti che aveva vissuto.

 

Eppure non erano consono di ciò che lo attendeva.

 

Un soffio di vento più forte dei precedenti sbuffò in quel campus universitario, improvvisamente e inaspettatamente.

 

Giovani ragazze urlarono sorprese, tenendosi giù le fin troppo corte gonne che stavano indossando, mentre altri nemmeno si erano accorti di quella folata di forte vento.

 

Il ragazzo in questione si limitò a stringere più forte la sciarpa intorno al sottile collo, pronto a proseguire la sua camminata.

Ma fu presto attirato dalle alte parole di un giovane a pochi metri di distanza da lui.

 

"M-Ma aspetta!!" - continuava a urlare contro i fogli volanti che per colpa del vento gli erano scappati di mano.

 

Il giovane lo osservò divertito da quella scena, per poi decidersi ad avvicinarsi a lui e ad aiutarlo nella sua rincorsa ai fogli bianchi, seppur non conoscesse il proprietario di essi.

 

Si piegò a terra e afferrò un paio di fogli che distavano poco da lui, allungandoli poi all'altro ragazzo.

 

"Tengo." - si limitò a dirgli cortesemente, allungandogli ciò che aveva raccolto e aspettandosi semplicemente un "grazie".

 

Ma il ringraziamento non arrivò mai.

 

Il proprietario dei fogli alzò invece di scattò la testa ed entrambi spalancarono gli occhi quando incontrarono il viso l'uno dell'altro.

 

Il ragazzo era sicuro fosse uno sconosciuto.

Ma in realtà non l'aveva semplicemente riconosciuto.

 

 

E in una manciata di secondi quello che aveva reputato come uno sconosciuto era già tra le sue braccia.

 


 

 

Note dell'autrice

Visto e considerando la delicata situazione che sta vivendo più o meno tutto il mondo kpop, forse non è il massimo aggiornare proprio oggi e sono la prima a pensarlo. Personalmente, amavo le Ladies' Code. Erano uno dei pochissimi gruppi femminili che davvero seguivo, quindi sono ancora sconvolta da tutto ciò. All'inizio non avevo una granché voglia di scrivere, ma alla fine devo ammettere che mi ha molto distratto e di questo sono felice. Non ho intenzione di continuare a parlare di questo storia perché non è né il luogo né il momento, ... quindi GRAZIE a tutti per aver letto anche questo capitolo!! Sono contentissima del sostegno che continuate a darmi ; u ;

Ladies' Code a parte, sono davvero felice per una serie di motivi, primo tra tutti il fatto di essere riuscita a superare il mio esame. Questo imminente hanno scolastico si prospetta carichissimo di impegni per me, ma spero vivamente di poter aggiornare il più possibile ^^ Al momento siamo """circa""" a metà della storia quindi spero di non tirarla troppo per le lunghe x"

Grazie ancora di tutto! Siete stupendi e io vi voglio un mondo di bene, si ; v ;
Spero vi sia piaciuto il capitolo e ringrazio Pandi_Stelle per avermi beta-readato parte del capitolo e per avermi suggerito una scena di slinguazzamenti (?) Che però poi ho sfumato come mio solito perché si e perché Myungsoo uketto aveva fatto già abbastanza ridere i polli /? Ringrazio sempre lei per aver recensito e la mia Unnie Made! Grazie anche a chi ha condiviso/likeato(?) il capitolo e ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate! Quanto vi posso volere bene, eh?

 

Tanti chu a tutti voi e ricordatevi di recensire (leggetela come l'ennesima minaccia);

A presto (si spera, considerando che la scuola comincia fra nemmeno una settimana e devo fare ancora tutti i compiti ha ha ...ha...)!

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Molti di voi ci sono andati molto vicino riguardo la nuova unità di Sungjong o ci hanno addirittura beccato! Questa volta riuscirete anche a beccare chi sono i due nuovi misteriosi ragazzi alla fine del capitolo? (forse è abbastanza scontato, si //?) 

PPS. Qualcuno di voi ha comprato "BE BACK" e ha per caso trovato la card di Sungjong o di Dongwoo? Io ho una bellissima card di Sungyeol e ho forse già trovato con chi scambiarla, ma chiedo anche a voi, non si sa mai che non riesca a concludere lo scambio (?) ^^

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Capitolo 26
*** XXVI ***


 


 

"Tengo." - si limitò a dirgli cortesemente, allungandogli ciò che aveva raccolto e aspettandosi semplicemente un "grazie".

 Ma il ringraziamento non arrivò mai.

 Il proprietario dei fogli alzò invece di scattò la testa ed entrambi spalancarono gli occhi quando incontrarono il viso l'uno dell'altro.

 Il ragazzo era sicuro fosse uno sconosciuto.

Ma in realtà non l'aveva semplicemente riconosciuto.

E in una manciata di secondi quello che aveva reputato come uno sconosciuto era già tra le sue braccia.

 

I due ragazzi erano stretti in un felice abbraccio con i cuori che correvano forte. I battiti che rimbombavano vivi e chiari nelle loro orecchie sembravano appartenere ad un'allegra e tranquilla sinfonia.

Contenti, con le loro labbra stese in due sorrisi, si erano perfino dimenticati del luogo in cui erano e del tempo che stava continuando a scorrere indisturbato, incontrollato.

Forse, travolti da quell'inaspettata situazione, si erano anche scordati chi fossero...

E Lee Sungjong e Lee Sungyeol continuava ad abbracciarsi forte.

Il venticello fresco scompigliava i loro corti capelli e lo schiamazzare della gente era solo un vago eco.

Da quanto tempo non si rincontravano?

Forse nemmeno così tanto. Forse da nemmeno troppo tempo. Eppure entrambi avevano uno strano groppo alla gola, che quasi loro doleva.

Per due che si erano lasciati con un "addio", convinti di non rivedersi mai più, quel loro incontro pareva fin surreale.

Sungjong e Sungyeol frequentavano la stessa università ma erano unità così differenti che aveva creduto che simili incontri sarebbero stati semplicemente impossibili.

Eppure, in un modo o in un altro erano lì, per quel caso fortuito.

Nel poco tempo che i mesi precedenti aveva passato insieme, erano riusciti a stringere una forte amicizia. Forse perché riuscivano a capirsi l'un l'altro in quella loro complicata situazione.

Perché non era solo l'unità di Sungjong ad essere stata recentemente modificata.

Lee Sungyeol era infatti passato da un 5,4 ad un 9,3.

Magia? Fortuna? Nessuna delle due.

Il giovane dall'alta statura era semplicemente finito per cadere succube di quella società.

Perché Sungyeol era stato il vecchio compagno di stanza di Sungjong, ma alla fine aveva finito per lasciarlo da solo nella sua condizione da insufficiente.

Il più giovane ancora si ricordava della volta in cui l'ora 9,3 era tornato di corsa a casa arrabbiato, senza apparentemente un motivo preciso. Col senno di poi, Sungjong sapeva qual'era stata la causa del suo strano e improvviso malumore.

Ma quella volta il 4,5 era stato lasciato da solo, senza nessuno che gli fornisse l'autostima necessaria per non cominciare anche a lui a vedersi brutto o semplicemente "imperfetto". Sungjong aveva dovuto dunque crearsi un nuovo e delicato equilibrio. Una precaria e fragile sicurezza in sé stesso.

I due ragazzi abbracciati si staccarono e cominciarono a fissarsi in volto, mentre ancora Sungyeol teneva stretto le spalle del 4,5 con le sue mani.

Tra di loro si era creato, nel periodo in cui erano stati compagni di stanza, una forte amicizia quasi fraterna.

Nel poco tempo che era stato loro concesso erano riusciti a diventare parte fondamentale l'uno nella vita del'altro. Come un pericolante e instabile tassello, necessario per mantenere il sorriso.

Ma Sungyeol poi si era innamorato di una 9 ed era stato strappato via da Sungjong.

Il più piccolo si era aspettato di tutto.

Si era aspettato di ritrovare l'amico completamente diverso e stravolto da quel cambiamento. Si era aspettato di riconoscerlo a fatica per solo alcune sue fattezze impossibili da cancellare definitivamente.

Eppure ancora ne distingueva i tratti, gli zigomi, il taglio degli occhi ora così ben truccati.

Sungjong di fronte a sé vedeva un bel e alto ragazzo, dai capelli e il trucco ben fatti e dagli abiti costosi.

Ma in lui non rivedeva nulla che lo accomunasse alle tante bambole di plastica in circolazione.

Allora cosa? Cosa era cambiato? Com'era diventato un superiore così facilmente?

Sungjong vedeva davanti a sé solo il suo vecchio amico.

Ma ecco che questo vecchio amico, appena resosi finalmente conto di essere ancora in mezzo a quell'affollato viale alberato, staccò presto le mani di dosso all'altro e spalancò le palpebre, quasi accorgendosi solo in quel momento di aver appena abbracciato un insufficiente.

Il 4,5 sgranò gli occhi a sua volta, confuso da quell'improvviso cambio di comportamento ora freddo e distaccato.

Sungyeol si guardava intorno, quasi timoroso, quasi spaventato. I grandi occhi schizzavano a destra e a sinistra, insicuro e ancora spalancati più del normale. Gli incisivi bianchi mordevano appena il labbro inferiore.

Sungjong non poteva che vedere qualcosa di profondamente sbagliato in quel repentino cambio di comportamento.

Allungò così una mano verso il ragazzo ora distante, in quella semplice e innocua mossa che lo fece allontanare ancora di più.

Sungyeol lo osservava con gli occhi grandi puntati verso di lui e i pugni stretti lungo i fianchi, quasi se il 4,5 fosse qualcuno da tenere a debita distanza.

"Hyung..." - intervenne questa volta la voce di Sungjong - "Che succede...?"

Perché prima lo abbracciava teneramente e ora lo allontanava?

Sungjong non lo sapeva e non sapeva nemmeno che strano meccanismo fosse scattato in lui. Un meccanismo per nulla naturale, ma che a lungo andare era finito per diventare spontaneo, senza la sua volontà, senza che nemmeno se ne rendesse conto.

Perché era così che facevano.

Il 9,3 non rispose a quella domanda, limitandosi invece ad osservare meglio quel giovane da testa a piedi, soffermandosi poi su un punto preciso.

"4,5?" - lesse confuso la targhetta di Sungjong stringendo appena gli occhi - "Allora sei tu..."

"C-Cosa?"

Sungyeol alzò questa volta gli occhi verso di lui, fissandolo senza alcuna emozione in volto, come se stesse semplicemente per ripetere una poesia a memoria. Un oggettiva poesia che non lo riguardava, o così voleva far credere.

"Gira voce che un insufficiente abbia costretto un superiore a fornirgli assistenza medica, ma che sia stato ben presto rintracciato e punito."

La bocca socchiusa di Sungjong si seccò all'istante al suono di quelle parole.

La notizia si era sparsa? Come aveva fatto?

Il 4,5 era stato convinto che ciò che era successo quel giorno sarebbe semplicemente rimasto inosservato tra le mura dei grandi uffici centrali, ma forse di questo si era sbagliato.

A Sungjong non importava. Non gli importava se l'intero campus universitario fosse venuto a conoscenza di quel che aveva fatto. Non gli importava se lo avessero schernito per la sua ora ancora più bassa unità.

No, di tutto ciò non gli importava.

Ma c'era un'altra persona coinvolta in quello che sembrava ormai uno scoop da prima pagina.

E si, di quella persona a Sungjong importava davvero tanto.

Se nemmeno in un giorno si era già sparsa la voce delle sue malefatte, quanto ci sarebbe voluto se un giorno qualcuno avesse beccato lui e Myungsoo insieme?

Quanto ci sarebbe voluto se qualcuno li avessi beccati a girare in città con unità differenti dalle loro?

Quanto ci sarebbe voluto perché la loro segreta relazione fosse sulla bocca di tutti?

Quanto tempo sarebbe percorso tra il passaggio di quella notizia dalla voce dei cittadini alle orecchie dei Grandi Uffici Centrali?

Sungjong non lo sapeva ma di ciò aveva paura.

"Hyung, non crederai davvero a certe scemenze, v-vero?" - ribatté semplicemente, con quella poca fiducia che gli era rimasta.

Il volto di Sungyeol sembrò incupirsi e farsi improvvisamente serio, molto serio.

Ma il 4,5 non aveva voglia di alzare lo sguardo e solo fredde e taglienti parole giunsero alle sue orecchie.

"Non dovresti avere così confidenza con chi ti è superiore.. Potresti seriamente finire in guai seri."

 Sungjong non ribatté, non trovando davvero qualcosa con cui controbattere al deciso quanto ingiusto avvertimento fatto dal quel ragazzo.

Ragazzo che senza aggiungere più nulla se ne andò di lì, lasciandolo per la seconda volta da solo.

Solamente con i suoi pensieri e gli occhi che pizzicavano sotto quel venticello freddo.

 


 

NO POV ]


 

Nella luminosa stanza, maestose tende cadevano sopra le grandi finestre, sfiorando delicatamente il parquet lucido e pulito, su cui quasi si era tentati di riflettersi per tale splendore.

Al lungo tavolo centrale troneggiava un eccentrico bouquet di fiori colorati, a mollo nell'acqua di un vaso di cristallo delicato.

Delicato quanto il resto della stanza e gli ornamenti che la decoravano.

Tutto in quella casa sembrava essere custodito come qualcosa di estremamente importante, dalla fragile bellezza da custodire.

Una fragile bellezza che sembrava riflettersi anche nella donna che composta e ritta se ne stava seduta a capotavola.

Lunghi capelli mori erano perfettamente raccolti in un alto concio e gli abiti eleganti la fasciavano la perfezione. Sarebbe stato strano altrimenti, no?

Le labbra erano solo una dritta linea rossa in un pallido viso di porcellana. Delicato, fragile, quasi da conservare sotto una cupola di vetro.

Una mano appoggiata sul tavolo ticchettava una vecchia sinfonia ormai da tanti dimenticata, silenziosamente, quasi senza provocare nessun rumore.

Quella donna era in attesa, ma lontani passi che si avvicinava le fecero intendere che la sua attesa era giunta ad un termine.

La signora si alzò in piedi, strisciando appena la sedia sul parquet lucido ma senza provocare nessuno strigolo, nell'istante in cui una persona aprì con due mani le porte d'entrata a quella sala da pranzo.

Le porte furono spalancate con un frastuono che era fuori dalla normale armonia della casa, ma la donna non si scompose.

Aveva sospettato che si sarebbe comportato in quel modo e proprio per questo l'aveva chiamato lì.

"Perché mi avete chiamato?" - sbottò il nuovo arrivato senza troppi convenevoli.

La donna piegò le labbra appena in un sorriso accennato, allungando poi una mano in direzione di una sedia del lungo tavolo.

Ma quella persona se ne rimase in piedi davanti le porte ora chiusa, fissandola solamente col le sopracciglia strette.

La signora strinse la mano a pugno, prima di riportarla lungo i sottili fianchi.

"Una madre non può aver voglia di rivedere suo figlio?"

Il volto del ragazzo rimase impassibile, senza dar segno visibile di alcuna sua reazione al riguardo.

"Ti comporti in modo strano ultimamente." - ammise alla fine la donna, fissandolo dritto nei così simili ai suoi occhi scuri del figlio.

Il taglio degli occhi era lo stesso, il colore pure, eppure c'era qualcosa di diverso nella luce di essi. C'era qualcosa di diverso che li rendeva così sconosciuti a lei.

E ciò un po' la spaventava, quasi non fosse più in grado di identificare i suoi stessi occhi.

"Tu..." - tornò a parlare la voce femminile, ora in parte tremante ed insicura di voler ricevere una vera risposta - "Ci stai nascondendo per caso qualcosa?"

Il ragazzo dal canto suo se ne rimase immobile, ancora con il cappotto addosso e la sciarpa stretta al collo, quasi non vedesse l'ora di andarsene di lì e non avesse alcuna voglia di passare lungo tempo in quel posto.

La donna allora proseguì questa volta andando subito al punto dei suoi dubbi. Dubbi che si erano creati da voci che velocemente le erano giunte alle orecchie ed erano suonate come un fastidioso e metallico campanello d'allarme.

 

"Perché mai un superiore dovrebbe provare pena per un insulso insufficiente?!"

 

 

 

 

Con uno sciupato borsone marrone ai suoi piedi, Lee Sungjong se ne stava a sedere su una panchina del grande parco della città.

La sciarpa era arrotolata stretta intorno al collo sottile e le mani erano nelle tasche del cappotto mentre il ragazzo si limitava a guardare intorno a sé con occhi passivi, lasciando di tanto in tanto fuoriuscire qualche nuvoletta bianca dalla sua bocca.

Il parco era quasi deserto a quell'ora delle giornata e solo un'altra panchina era al momento occupata.

Una donna ed un giovane se ne stavano infatti seduti su di essa e, mentre il ragazzo le teneva una mano appoggiata sulla spalla, quest'ultima continuava a guardarsi le mani appoggiate sulle gambe, strette in due pugni.

Sungjong, poco distante da loro, era in grado di ascoltare solo qualche spezzone di quel discorso che non gli interessava e a cui diede ben poca importanza.

"Scusami figliolo..." - cominciò a parlare la donna, torturandosi le labbra con i denti e senza riuscire a fissare il figlio dritto in volto - "E' tutta colpa mia se ora non puoi vivere come i tuoi amici.."

Il ragazzo le prese una mano, teneramente stringendogliela tra la sua.

"Smettila di commiserarti, umma" - cercò di rassicurarla con voce calma - " Non dovresti rimuginare su certe cose. Ormai sono già passati 4 anni da quando mi hanno dato questa unità... mi sono abituato .."

"Come posso non pensarci?!" - finì per sbottare di colpo la madre, voltandosi finalmente verso il figlio, in quella mossa che però le fece solamente salire un fastidioso groppo alla gola.

"Eri il più brillante del corso! Saresti potuto diventare l'avvocato migliore di questo mondo... " -  continuò la donna, quasi riflettendo semplicemente ad alta voce - "Ora saresti un sufficiente e saresti un famoso avvocato... se solo non fosse stato per me. È tutta colpa mia."

Con quell'ultima frase, seguita da una prima lacrima di quella madre, Lee Sungjong decise che aveva già sentito abbastanza e che dopotutto davvero non gli importava dei discorsi altrui.

Così facendo si decise ad alzarsi da quella panchina, mettendosi poi il borsone su di una spalla. Borsone che conteneva poche cose ma sufficienti.

 

Sufficienti per andarsene via per un po'.

 





 

Note dell'autrice

I'm still alive, I'm still aliveeeee! No, vostro malgrado non sono morta quindi niente funerale. In quest'ultimo periodo sono semplicemente sprofondata nello studio e non vorrei di certo morire per una così inutile causa, mi piacerebbe una morte con un po' più di senso diciamo(??).. si probabilmente ho qualche grave disturbo istrionico di personalità, ma sorvoliamo.

Diciamo che poi nell'ultimo periodo sono tornata a fissarmi con anime e manga quindi il mio tempo libero è incentrato su essi (?) (traduranno Sekai Ichi Hatsukoi, Junjou Romantica ed una marea di altri yaoi che aspetto da una vita-- e io piango perché questo vorrà dire che avrò ancora meno tempo, ok no, calmiamoci /??)

However... CHIEDO DAVVERO SCUSA, ed il caps lock non mi sembra nemmeno sufficiente per esprimere tutto il mio dispiacere ç____ç Che fossi una pessima autrice si sapeva già, ma un simile ritardo è davvero disonorevole. Mi sento una cacchina ad avervi fatto aspettare così tanto per un capitolo del cavolo, ma cercherò di non rifare mai più un così assurdo ritardo, promesso ;w; Se trovate errori, scusatemi ma ho riletto il capitolo una sola volta ;;

Per il momento, grazie grazie per chi ha letto e recensito lo scorso capitolo (lo so, sono indietro come la quaresima in fatto di recensioni, RISPONDERO' A TUTTI, GIURISSIMO ;AAAAA;)--

ZAN ZANNNNN è comparso Yeollie bello! <3 Pensavate me lo fossi scordato eh? Ma in realtà avevo sempre avuto intenzione di farlo comparire a questo punto della fanfiction, anche se il suo ruolo lo avevo accennato indirettamente fin dal primo capitolo /? E no, non è finita qui la sua parte (?) Presto o tardi tornerà insieme anche agli altri che paiono dispersi chissà dove al momento (?)

La mia scaletta è al momento un gran casino, ma diciamo che siamo a più della metà e io non vedo sinceramente l'ora di finire questa fanfiction che mi porto dietro da più di un anno D: (anche se poi mi dispiacerà tantissimo di averla conclusa, ok)

Che dire di più? Sono una pessima scrittrice, ripeto, ma voi siete stupendi che mi avete ricordato più volte di aggiornare ç___ç Pensavo vi saresti dimenticati di 'sta matta *sventola bandierina* Vi spupazzo tanto tantissimo ;^;

Grazie ancora di cuore e a presto, miei dolcissimi lettori;

 

Love you,

Maggie

 

PS. Chi come me è super eccitato per il debutto degli INFINITE F? ;AAAA;

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Capitolo 27
*** XXVII ***




 

In piedi, di fronte ad un fornello che stava cuocendo una pietanza in una pentola scura, Lee Sungjong stava preparando la cena.

Il 4,5 non era un provetto cuoco e nemmeno aveva intenzione di diventarlo, a differenza delle influenze della sua famiglia, il cui padre era cuoco in un modesto ristorante nei dintorni.

Non potendo però fare altrimenti e per non sentirsi un peso morto, Sungjong si era messo a cucinare quella sera e a fare qualche normale faccenda casalinga.

 

Ed era ciò che aveva fatto negli ultimi due giorni da quando se n'era andato via dal suo dormitorio.

 

Sungjong non aveva intenzione di abbandonare in nessun modo gli studi, non potendo nemmeno fare altrimenti: un insufficiente senza istruzione non è altro che un banalissimo foglietto ingiallito che si confonde tra tanti altri.

Foglio che già non spiccava tra gli altri, più colorati e arzigogolati.

Sungjong aveva sempre avuto intenzione di trasformare il suo semplice foglietto in un origami, in modo che spiccasse e si differenziasse tra gli altri semplici cartoncini opachi.

Era ciò che aveva sempre fatto e ciò che avrebbe voluto continuare a fare per sempre. Se non fosse stato per quella serie di avvenimenti che si erano susseguiti in poco tempo, in davvero poco tempo.

Lee Sungjong si era infatti ritrovato a soffocare tra quella miriade di cose ed il suo foglietto si era stropicciato.

Forse troppi avvenimenti in un solo colpo avevano fatto salire l'acqua alla gola.

 

Ma cosa accade ad un foglietto immerso in eccesiva acqua?

 

Il 4,5 non voleva finire per disintegrarsi e non voleva nemmeno che accadesse la stessa cosa anche al suo foglietto abbinato.

Il suo foglietto infatti aveva finito per incontrare casualmente un altro pezzo di carta: liscio, appariscente, bello. Foglio di una bellezza impossibile da non ammirare.

I due foglietti erano molto diversi, decisamente agli antipodi, ma allo stesso tempo erano aggrappati e uniti l'uno al'altro da un'argentata graffetta.

 

Per non mettere in pericolo anche l'altro foglietto e non farlo sciogliere nell'acqua, Sungjong era anche disposto a togliere quella graffetta che li teneva uniti.

 

E così infatti aveva fatto.

 

Senza dire nulla a nessuno, Sungjong se n'era infatti andato via dal campus universitario ed era finito per tornarsene a casa dei suoi genitori.

Quest'ultimi insieme al fratellino avevano sgranato gli occhi quando si erano ritrovati il 4,5 alla porta della loro casa e si erano preoccupati per quel cambio di unità inaspettato, di cui non erano stati messi al corrente.

Ma un sorriso da parte di Sungjong li aveva rassicurati e fatti distrarre.

 

Il ragazzo non se n'era scappato, aveva solo voluto una pausa in modo da trovare la giusta soluzione ai suoi problemi.

 

Sarebbe ritornato, solo che non sapeva ancora con precisione quando.

 



 

« L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi. »


 

Dopo quella cantilena meccanica e apatica, Kim Myungsoo gettò sul parquet chiaro il suo cellulare, non curante del fatto che si sarebbe semplicemente rotto in mille pezzi a quel modo.

Ma al 9,9 non importava.

Non gli importava se avesse dovuto ricomprarsi un cellulare. E ciò non gli importava non solo perché aveva i soldi necessari per comprarsi altri 10 telefoni, ma perché al momento aveva altro a cui pensare.

Aveva ben altro a cui pensare.

 

Scocciato, infuriato, preoccupato.

Myungsoo strinse i denti mentre fissava un punto indefinito della sua camera con aria persa.

 

Cosa dovrei fare?, si domandava la sua giovane mente, Come dovrei fare?

 

Il ragazzo ormai inutilmente da due giorni cercava di contattare Sungjong, il quale sembrava essere velocemente scomparso, non lasciando alcuna traccia apparente.

E questo a Myungsoo non piaceva, non piaceva per niente.

Sapeva quanto il minore usasse poco e mai il cellulare, ma sapeva anche che non era normale che per due interi giorni non desse notizie.

 

E più Myungsoo cercava di tranquillizzarsi, più la sua ansia non faceva che aumentare.

 

Il 9,9 era un ragazzo buono e dalle molteplici virtù ma fin dalla più giovane età era stato educato a non dare troppo interesse alla vita degli altri, a meno che questo non portasse una qualche forma di profitto.

E ciò lo aveva imparato quando nessuno aveva dato interesse alla sua di vita.

 

L'immagine di un bambino dimenticato in un maestoso centro commerciale comparve nella sua mente. E quel bambino non era Chiwon con il suo Capitan Squirchinzi.

 

Kim Myungsoo si strinse con una mano la t-shirt nera in un punto ben preciso del petto, mordendosi appena il labbro inferiore.

 

Perché provava quella sensazione di dejà vu? Perché provava la sensazione di quella volta?

Quella volta in cui sua madre lo aveva dimenticato in una fin troppo luminosa boutique altolocata.

Era successo tante volte, ma quella in particolare era rimasta impressa nella sua giovane mente che ancora si ricordava gli avvenimenti di quel giorno. Ancora si ricordava di come era uscito sotto la pioggia alla disperata ricerca della madre e di come poi si era beccato uno sgridata per aver preso freddo per il maltempo.

Myungsoo si ricordava quella sensazione di smarrimento che aveva improvvisamente provato e che così stranamente stava provando anche in quel momento, a distanza di molti anni.

 

Il 9,9 si trascinò verso il letto continuando a stringere forte la mano sul cuore che batteva forte. Si gettò sul materasso con la gola che gli doleva, quasi fosse il preludio di un prossimo mal di gola.

Con le dita affusolate che tenevano strette forte la stoffa morbida della maglietta, Myungsoo chiuse gli occhi.

 

Perché provava quella sensazione?

Perché si sentiva in un qualche modo abbandonato?

 

Myungsoo era cresciuto con la consapevolezza di non doversi mai prendere cura della vita di nessuno.

E allora perché il cuore gli batteva forte e la gola gli bruciava?

 

Quello era uno strano senso di dejà vu.

O forse, alla fine, non era nemmeno così strano.

 

Dopotutto Kim Myungsoo era il "foglietto abbinato" di Lee Sungjong.

 

E se il più giovane aveva appena staccato la graffetta argentata che li univa, il maggiore non se ne sarebbe rimasto con le mani a posto.

 

Avrebbe riempito quel suo senso di vuoto.

Avrebbe rimesso al suo posto quella graffetta.

 


 

 

Un leggero ticchettio quasi impercettibile annunciò la decima ora anche per quella domenica.

Seduti sul divano del salotto, Lee Sungjong ed il suo fratellino stavano guardando svogliatamente la televisione in quell'improvvisa quotidianità che era di colpo ritornata a farsi sentire, quasi non fosse mai davvero scomparsa.

L'ora 4,5 aveva passato tutto l'anno precedente nelle mura del suo degradato dormitorio degli insufficienti, non tornando a casa se non per rare occasioni quali qualche festività o ricorrenza particolare.

Inutile nascondere che l'intera piccola famiglia aveva avvertito una certa mancanza nel non avere più la figura costante del fratello maggiore al loro fianco, come invece avevano sempre avuto nei precedenti 20 anni.

Riaverlo quindi lì con loro era di sicuro un occasione felice per tutti, ma nessuno dei 3 familiari era in grado di celare anche un po' di inquietudine e sospetto per quel ritorno a casa improvviso.

 

Ma perché rovinare quell'aria gioiosa?

Dopotutto, Lee Sungjong non avrebbe mai fatto nulla di male e di questo erano tutti più che certi.

 

Così, senza fare domande, lo avevano semplicemente riaccolto nella quotidianità familiare e con loro lo avrebbero tenuto finché il ragazzo non se ne fosse voluto ritornare nel dormitorio.

 

Ma forse qualcun'altro aveva in serbo qualcosa di diverso per lui.

 

Sungjong e Seonkyu erano ancora comodamente seduti sul divano ed i genitori stavano semplicemente discutendo di qualcosa di poco rilevante al tavolo della cucina, quando il campanello di quella casa suonò.

 

I 4 sobbalzarono, finendo per guardarsi negli occhi, non comprendendo il motivo di quell'insolita visita.

 

Alzando le spallucce, Sungjong decise di alzarsi dal divano e andare ad aprire alla porta di quella casa, non curante di chi avrebbe potuto incontrare dall'altra parte della porta.

Ma  forse avrebbe dovuto curarsene?

Il 4,5 non lo sapeva ma nemmeno se ne preoccupava, quindi semplicemente abbassò la maniglia della porta.

 

Quando i suoi occhi entrarono a contatto con la figura dietro di essa, il giovane non poté che sobbalzare sorpreso e spaventato.

 

Si era aspettato di incontrare chiunque dietro quella porta.

Un vicino, un parente, anche solo semplicemente il postino.

Chiunque, ma non di sicuro quello.

Non di sicuro un cesto di verdura.

 

Sungjong stese appena le labbra, divertito di come si fosse preso spavento di una simile sciocchezza, mentre il gracile anziano si fece spazio tra la verdura che portava tra le mani.

 

Il 4,5 gli sorrise delicatamente prima di chiamare il padre che presto venne ad accogliere quel vecchio e maturo contadino.

Prese poi quel cesto di verdura, portandola in cucina mentre suo padre parlava con quel uomo all'entrata.

 

Per gli insufficienti quella era una situazione abituale.

 

Vivendo in una precaria condizione è facile pensare che i "poco belli" finiscano per crescere ostili gli uni agli altri, ma la realtà non era così per tutti ed in quel quartiere di periferia era abituale sostenersi l'un l'altro come meglio si poteva.

 

A Sungjong questo era sempre piaciuto.

Seppur non venivano considerati alla pari dei superiori e venivano denigrati per la maggior parte del tempo, alcuni insufficienti sembravano mostrare un'umanità che pareva ormai scomparsa da tempo o che forse mai davvero c'era stata.

 

E così coloro che coltivavano le terre si trovavano spesso a condividere felicemente i frutti del loro duro lavoro con il resto del vicinato.

 

Il Signor Lee fece un delicato inchino all'anziano che di conseguenza gli sorrise mostrandogli quei pochi denti che gli erano rimasti.

Ironico pensare come quel sorriso imperfetto fosse più genuino e piacevole di tanti altri ritenuti "perfetti" dalla massa.

 

Il padre di Sungjong parlò ancora per qualche attimo con quella persona, mentre un venticello invernale li rinfrescava appena e raffreddava anche la casa attraverso la porta d'entrata ancora aperta.

Parlarono ancora poco, fino a quando il Signor Lee non incontrò una figura lontana che vagava per la strada, quasi persa.

Strinse gli occhi in direzione di quella persona, non riuscendo però a riconoscere in lui nessun personaggio familiare.

 

"E lui?" - si trovò a domandare l'uomo.

 

L'anziano si voltò alle sue spalle, riuscendo così a vedere anche lui quella figura e rispondere: "Penso siano un paio di minuti che continua a girare per la via."

 

"Che si sia perso?" - gli sorse spontaneo all'altro chiedersi, ricevendo un'alzata di spalle da parte dell'anziano.

 

I due uomini rimasero per un po' ad osservare come quella persona continuasse ad andare avanti ed indietro, tenendo tra le mani un foglietto sgualcito, quasi fosse la prima volta che venisse in un simile posto periferico o addirittura non avesse mai usato il suo orientamento prima d'ora.

 

Il silenzio cessò definitivamente quando l'anziano signore dimostrò di avere ancora molto ossigeno nei polmoni.

 

"OHIII!" - gridò infatti alla figura persa, alzando appena un braccio in aria e facendo prendere un colpo sia al Signor Lee che a quella persona sconosciuta.

 

"S-Signor Choi, non li rifaccia mai più." - lo implorò il giovane adulto, tenendosi una mano sul cuore e respirando ancora a fatica per quell'urlo improvviso.

 

L'anziano lo guardò sbattendo le palpebre e non comprendendo il motivo per quel suo spavento fuori luogo a suo parere.

 

Ma non poterono discutere ulteriormente su ciò che quella persona si avvicinò a loro con fare timido e prudente.

 

Quando quest'ultimo fu abbastanza vicino a loro, i due adulti non poterono che sobbalzare e sgranare gli occhi di fronte a lui.

 

Cosa ci faceva un superiore da quelle parti?

 

Vestito con abiti costosi e scuri, quel giovane non sembrava aver notato quel cambio d'umore nei due uomini, continuando semplicemente a stringere il foglio di carta con entrambe le sue mani.

 

I due si fissarono per pochi istanti, quasi indecisi se ignorare o meno quella persona.

 

Non era di certo buon cosa se un superiore stava cercando qualcosa, o qualcuno, da quelle parti.

 

Non potendo però far finta di nulla e provando anche un po' di pena nei confronti di quel ragazzo sperduto, il Signor Lee aprì bocca.

 

"Sta cercando qualcosa?" - gli domandò, sottolineando volutamente quel suo tono formale che doveva obbligatoriamente avere.

 

Non sapeva se doversi fidare o meno di quello sconosciuto, ma si disse che lo avrebbe deciso a seconda della risposta di quel ragazzo.

 

Una voce delicata fuoriuscì dalla bocca di quest'ultimo, mentre indicava appena qualche scritta sul suo foglio con un dito coperto dal guanto nero.

 

I due uomini si avvicinarono appena al giovane, ma non fecero in tempo a leggere la via e le indicazioni su di esso scritte che una voce da dentro casa attirò l'attenzione di tutti e 3.

 

"Appaaaa!" - urlò Sungjong uscendo dalla cucina con ancora quel cesto di verdura tra le mani - "Umma si sta lamentando che non abbiamo più posto dove mettere--"

 

Le urla vive del 4,5 si spensero in un lieve sospiro quando, giunto all'entrata, i suoi occhi finirono per incontrare quelli del nuovo arrivato.

 

I due giovani sobbalzarono per la sorpresa, non riuscendo a far altro che fissarsi l'un l'altro per un paio di attimi.

Quasi come se il tempo si fosse improvvisamente bloccato. Quasi se il tempo si fosse bloccato per permettere loro di osservare in quale surreale situazione fossero incappati.

 

Il Signor Lee e l'anziano li osservarono confusi, non comprendendo a cosa fosse dovuto quel loro improvviso silenzio, fin quando il primo non ipotizzò che forse fossero coetanei e che forse, di conseguenza, frequentassero entrambi la stessa università.

 

L'uomo ipotizzò che forse quello sconosciuto ragazzo non fosse qualcuno da cui prendere le distanze come aveva sospettato.

Ipotizzò ma, quando vide gli occhi del figlio riempirsi di lacrime e le mani muoversi appena di un lieve tremore, dové ricredere delle sue appena formate ipotesi.

 

Sgranando prima gli occhi simili a quelli ora bagnati del primogenito, il Signor Lee guardò con sospetto il nuovo arrivato, stringendo forte le sopracciglia quasi gli dolessero.

 

Sungjong aveva gli occhi lucidi e a stento respirava, mentre di conseguenza quel giovane sconosciuto stava sorridendo, quasi soddisfatto.

E questa evidente differenza di umore stonava in quel clima e fece stringere ancora di più le sopracciglia all'uomo.

Velocemente, senza aggiungere nemmeno un battito di ciglio, si piantò infatti davanti al figlio, seppur l'altezza di quest'ultimo non gli permettesse di coprirlo totalmente.

 

Il nuovo arrivato tentò un qualche tipo di approccio con Sungjong, ma fu tutto vano e l'uomo tagliò corto, forse intendendo qualcosa che non in realtà non esisteva.

 

"Ha bisogno di qualcosa?" - gli domandò formalmente.

 

Il ragazzo sbatté un paio di volte, non comprendendo inizialmente quell'improvvisa espressione seria che si era dipinta sul volto di quei due giovani uomini.

 

Come avrebbe dovuto rispondere? Come avrebbe dovuto fare per riuscire a parlare con Sungjong?

Dopo tutta la strada ed il tempo che aveva impiegato per arrivare fin lì non voleva sprecare una simile occasione per parlare con quel giovane.

Ma forse non sarebbe stato così facile come aveva immaginato.

 

Era stato convinto fin dalla partenza che Sungjong se n'era andato lì per un motivo e proprio per questo non avrebbe cambiato facilmente idea.

Il ragazzo però non si era immaginato anche di ritrovarsi le ostili figure di quello che ipotizzava fosse il padre e un amico di famiglia.

Era certo che i due uomini avessero inteso male le sue intenzioni per nulla malevole, ma come fare altrimenti?

Li capiva, anche lui avrebbe fatto lo stesso se si fosse ritrovato in quella situazione.

 

Dopotutto era più raro che un superiore si aggirasse per quelle periferie se non in casi estremi e sempre a discapito degli insufficienti.

 

Le menti dei due uomini infatti avevano elaborato una spontanea teoria: Sungjong se n'era ritornato a casa di quello sconosciuto ragazzo e sempre per colpa sua la sua unità era stata abbassata.

Era un semplice collegamento e il nuovo arrivato non poteva trovare altre ragione per controbattere e screditarsi.

 

Anche perché avevano anche ragione in fondo.

 

Il ragazzo si limitò allora a respirare a bocca aperta, socchiudendo appena gli occhi a mezzaluna e osservando il volto abbassato di Sungjong da dietro la figura del risoluto padre.

 

Era giunto lì per ricollegare quella loro graffetta argentata che da un po' condividevano, ma forse andava bene anche così per il momento, no?

Forse andava anche solo bene sapere dove fossi finito Sungjong.

Forse andava anche solo bene saperlo al sicuro.

 

Si, forse anche solo questo bastava per tranquillizzare l'animo di Myungsoo.

 

E così sospiro prima di parlare delicatamente: "Sono felice che tu stia bene." - lo avvertì sinceramente, senza alcuna punta di ironia nella sua bella voce.

 

Il corpo di Sungjong si mosse al suono di quelle inaspettate parole, proprio come inaspettato era stato l'arrivo del ragazzo stesso.

 

Come aveva fatto a giungere fin lì? Come lo aveva trovato? Perché lo aveva cercato?

Forse le risposte a questi quesiti erano banali e scontate, o forse risposte certe nemmeno c'erano.

E ancora di meno certo era il comportamento che stava assumendo Myungsoo in quel momento.

 

Perché non poteva trattarlo male? Perché non poteva lamentarsi? Perché non poteva semplicemente andarsene?

 

Sungjong non lo odiava, ma forse una parte di sé voleva invece farsi odiare.

 

Era tornato a casa per il bene di entrambi, no? E allora perché Myungsoo era dovuto ricomparire? Perchè la sua figura era tornata a farsi presente proprio quando aveva immaginato di averla scordata?

Perché lo stava a trattando con la sua solita gentilezza?

 

"Non te ne saresti dovuto andare..." - gli comunicò Myungsoo - "La colpa è mia, me ne sarei dovuto andare io via, non te. Perché continui a voler prenderti la colpa? Non è necessario... non è giusto che tu lo faccia. È vero che in questo periodo le cose non stanno andando per il meglio, ma questo non vuol dire che per forza andranno peggio. Scappare è l'ultima cosa che possiamo entrambi fare, però lo accetto se è ciò che vuoi. Ma per favore... " - la voce del ragazzo sembrò incrinarsi provocando uno stridulo verso che subito corresse con nuove parole - "Per favore, la prossima volta avvertimi. Io devo sapere che tu stai bene per stare bene anche io. Come faccio se no a vivere?"

 

Le mani di Sungjong si cominciarono a muovere in un impercettibile mossa di fronte al suono di quelle parole, stringendo poi forte il cesto di verdura contro il petto coperto da un maglione blu.

I due uomini aveva i volti corrugati e confusi mentre osservavano i volti dei giovani, quasi sentendosi fuori posto, quasi sentendosi come se avessero sbagliato sala del cinema e fossero incappati in un film di cui non conoscevano né la trama né benché meno l'inizio.

 

L'unica cosa di cui erano sicuri era che quel superiore era davvero strano e inusuale era il suo comportamento.

 

E ne erano ancora sicuri la madre ed il fratellino di Sungjong che, giunti da poco dalla cucina, indossavano espressioni dubbiose di fronte alla scena.

 

"I-Io penso che andrò a casa..." - intervenne l'anziano signore, occupando quell'assenza di parole, per poi sussurrare a voce più bassa in direzione dell'altro uomo - "Dimmi poi se c'è qualcosa che posso fare."

 

Il padre si limito a riservargli uno sguardo, ancora piantato di fronte al figlio dalle mani tremanti e quello sconosciuto dagli occhi altrettanto umidi.

 

Cosa stava succedendo? Cosa gli stava nascondendo Sungjong?

 

Quest'ultimo teneva ancora gli occhi che bruciavano contro la verdura, mentre le nocche delle mani si erano fatte bianche a furia di stringere troppo forte quel cesto.

 

Dubbioso su come rispondere, continuava a starsene quindi in silenzio.

 

Come avrebbe dovuto ribattere in questo caso?

Le parole che gli aveva riservato Myungsoo era ciò che mai avrebbe voluto sentire.

 

Con coraggio  se n'era andato dal dormitorio lasciandolo indietro, nella speranza che quel periodo di separazione avrebbe potuto suggergli quale fosse la strada migliore da percorrere.

Con sforzo aveva tentato di osservare la loro storia con oggettività, ma come fare quando sei proprio tu a viverla in prima persona?

Qui non c'erano narratori onniscienti o esterni, nessuno avrebbe potuto dirgli come sarebbero andate avanti le cose e nessuno avrebbe potuto riflettere distaccatamente.

 

Sungjong era troppo immerso nell'acqua oramai e forse del suo foglietto non ci stava rimanendo alcuna traccia.

 

Eppure le parole di Myungsoo gli avevano fatto comprendere che non era da solo, che dopotutto non sarebbe stato l'ultimo a disintegrarsi nel peggiore dei casi.

 

I loro foglietti si sarebbero sciolti nella stessa acqua, finendo per sparire ma allo stesso tempo mischiarsi per sempre l'uno con l'altro.

Forse i frammenti dei loro fogli non sarebbero nemmeno più stati riconoscibili alla fine.

 

In silenzio, Sungjong si decise ad alzare lo sguardo oltre le spalle del padre, che confuso non si era comunque mosso, incontrando così Myungsoo.

Gli occhi umidi di quest'ultimo si socchiusero appena mentre le labbra si distesero in un delicato e sincero sorriso.

Tutto il suo volto sembrava volergli sussurrare silenziosamente "Finalmente hai alzato lo sguardo, finalmente posso rivedere i tuoi occhi".

 

E quel semplice contatto sembrò bastargli.

 

Senza aggiungere niente infatti Myungsoo fece un profondo inchino di fronte a tutti, prima di avviarsi verso la strada, andandosene silenziosamente proprio come era venuto, proprio come sempre faceva.

 

Il 9,9 era un ragazzo composto ed educato che sempre avvertiva prima di fare qualcosa, per paura di disturbare.

Non era qualcuno che precipitosamente si buttava in qualcosa.

O comunque non sempre.

 

C'era stata infatti una volta in cui imprudentemente e senza rifletterci aveva fatto ciò che aveva voluto.

 

Kim Myungsoo bussava sempre prima di entrare da qualche parte ma ciò non lo aveva fatto quando era entrato con forza del cuore di Lee Sungjong.

 

E quest'ultimo non aveva potuto far altro che farsi travolgere dalla figura del ragazzo.

Dopotutto era certo che nessuna porta sarebbe servita per tenerli divisi.

Non più oramai.

 

Sungjong forse aveva capito.

Aveva capito che non poteva lasciare andare Myungsoo.

 

Aveva ancora molte cose da dirgli, aveva ancora molte cose da rimproverargli.

Doveva ancora arrabbiarsi con lui per essere entrato prepotentemente nella sua vita senza nemmeno chiedergli il permesso.

 

E proprio per questo non poteva lasciarlo andare.

 

Myungsoo era a pochi metri di distanza da quella casa, quando una delicata voce si fece sentire, in un volume impercettibile ad orecchio umano ma che il 9,9 udì perfettamente, quasi inizialmente pensando che fosse solamente frutto della sua mente.

 

Il ragazzo si voltò verso la casa dei Lee al suono di un basso "hyung", anche solo per accertarsi che non si stesse sognando tutto, e si girò proprio nel momento in cui un mucchio di verdura precipitava a terra, schiantandosi inevitabilmente sul pavimento senza alcun controllo.

 

Ed il cesto che cadeva non fu l'unica cosa che si mosse ma così fecero anche le gambe di Sungjong.

 

Myungsoo aveva gli occhi appannati da qualche calda lacrima e non fu in grado di vedere molto, ma ciò che venne dopo lo percepì eccome.

 

Percepì eccome quel corpo caldo tra le sue braccia.

Corpo che felicemente non poté che stringere anche lui in un forte abbraccio.

 

"H-Hyung..." - la voce di Sungjong si fece sentire soffocata nella sciarpa nera di Myungsoo.

 

"Shh." - si limitò a dirgli il maggiore, accarezzandogli appena i morbidi capelli come sempre amava fare, facendogli intuire così che non ci fosse bisogno di dire nulla.

 

Cosa c'era di più da dire dopotutto?

 

I due ragazzi si strinsero l'uno nelle braccia dell'altro, quasi se non vedersi per 3 interi giorni avesse fatto perdere loro conoscenza dei rispettivi corpi.

 

Myungsoo andò poi a prendere il volto umido di Sungjong tra le sue mani calde dai guanti, provando un incontrollabile voglia di baciare quelle rosse labbra che il più giovane strava stringendo con i suoi denti bianchi.

 

Ma dové arrendersi all'evidenza e ricordarsi di dove fossero.

E quasi se si fossero appena svegliati da un lungo sogno, i due giovani sobbalzarono quando si ricordarono di dove fossero e del fatto che ancora tre persone li stessero guardando.

 

Si fissarono dritti negli occhi lucidi.

 

Forse non era propriamente il luogo adatto.

E forse avrebbero dovuto giustificare tutta quella situazione.

 

Ma proprio forse, eh.

 



 Poco dopo

 

 

A grandi passi, il giovane Seonkyu si avviò verso l'entrata per vedere chi avesse nuovamente suonato il campanello in quella movimentata mattina.

E, proprio come precedentemente Sungjong si era spaventato, anche quel ragazzo saltò in aria dopo aver aperto la porta.

 

"B-B-Buongiorno.." - augurò con poco fiato per lo spavento di essersi ritrovato quello che probabilmente era tutto il vicinato con vari arnesi tra le mani, tra pale, scope e padelle varie - "A-Avete bisogno di.. qualcosa?"

 

"Seonkyu-ah!" - parlò l'anziana Signora Choi tenendo in mano una scopa di paglia - "Stai bene, caro?"

 

"Io si..." - rispose per poi osservare ancora gli arnesi che stavano tenendo tutti stranamente in mano - "V-Voi?"

 

La donna annuì felice prima di avvicinarsi al giovane e domandargli a bassa voce: "Quel giovane superiore vi ha dato del filo da torcere? Dobbiamo intervenire in un qualche modo?" - gli chiese seria, come seri erano anche gli sguardi di quella ventina di persone davanti alla casa.

 

Seonkyu sospirò riuscendo finalmente a prendere fiato e scuotendo appena la testa.

Non c'era nulla di cui preoccuparsi: quella era semplicemente la solidarietà degli insufficienti.

 

"Va tutto bene." - rassicurò la donna ma parlando anche al resto delle persone che tirò un sospiro di sollievo abbassando i loro arnesi.

 

Già, non c'era nulla di cui preoccuparsi ormai.

O perlomeno per loro.

 

Sungjong e Myungsoo seduti al tavolo della cucina di fronte ai coniugi Lee, che attendevano spiegazioni, non potevano ritenersi altrettanto tranquilli.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice

Io devo comprendere l'arcano motivo per cui mi viene l'ispirazione solamente quando ho un mondo di cose da fare, ma vbb, torniamo a noi... Annyeong! Buona domenica a tutti voi! Maggie è qui, e questa volta non di un ritardo colossale perlomeno *lancia fiori* Questo capitolo era un "work in progress" da diversi giorni e finalmente sono riuscita a finirlo ç ç Non so se esserne soddisfatta o meno.. Lo so che è tutto piuttosto frettoloso e tirato via, ma se continuo ad allungare tutto non finirò mai più questa fanfiction D: Quindi chiedo venia ;___; E chiedo venia anche per la mia fantasia-- Il fatto di tornare a casa dai genitori è luogo comune non solo nelle mie fanfiction ma in generale, quindi... si... scusate il dejà vu, ma me ne sono accorta solo rileggendo la scaletta conclusa ç____ç *fantasia portami via* Per quanto riguarda il resto del capitolo... boh, è quel che è quindi lascio la parola a voi ;; La scena finale è a randomissimo ma a dirla tutta forse è la parte che trovo più decente, fate un po' voi lol

Bando alle ciance, GRAZIE PER AVER LETTO ANCHE QUESTO CAPITOLO *lancia coriandoli* Siete bellissimi e io vi voglio troppo bene, cià.

Grazie anche per chi ha commentato lo scorso capitolo e condiviso ; u ;

Ho una voglia incredibile di scrivere il seguito ma domani ho un compito di latino per il quale devo studiarmi qualcosa come quattro anni di grammatica latina, evviva.

Me ne scappo a fare i funghi sui libri.

 

Ancora grazie di tutto, bellissimi.

Alla prossima e commentate (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Dato che ho poco da fare (. . .) ho aperto una pagina sul caro maknae in collaborazione con una mia amica, quindi passateci se vi va <3 : https://www.facebook.com/pages/Lee-Sungjong-Italian-SUNGels/720134308072974

PPs. Vogliamo parlare degli INFINITE F? No perchè io sto ancora sclerando. Loro solo bellissimi, dolcissimi e pastellosissimi ;____; Non vedo l'ora di avere tra le mani i due cd (dannate limited edition non ho più soldi, che bello) anche se il sito mi ha detto che se tutto va bene mi arrivano tra 12 settimane...................... Si, ok, non parliamone. Tornando agli INFINITE F... qual'è la traccia che preferite? Io le amo tutte ma "Kimi Ga Sukidayo" è una fissa çAç Sentirli sclerare in giapponese è qualcosa di troppo perfetto, piango.

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Capitolo 28
*** XXVIII ***


N.d.A: Dato che sono un'autrice estremamente puntuale e per nulla ritardataria, forse (SICURAMENTE, chiedo scusa..) non capirete la scena finale. Vi invito dunque a rileggervi la parte contrassegnata con un "NO POV" del 26° capitolo prima di procedere qui. Sono terribilmente imbarazzata per il ritardo (*//ー//゚)

Buona lettura✿.


✖✖✖

 




Le lancette del modesto orologio a pendolo scandivano quegli attimi di vita che Sungjong e Myungsoo stavano trascorrendo in silenzio.

Ancora seduti al tavolo della cucina di casa Lee, i due giovani ragazzi se ne stavano con le braccia conserte ed i volti bassi a fissare i palmi delle loro mani appoggiati sulle gambe.

Di fronte a loro troneggiavano le due figure dei coniugi Lee. Due figure modeste e dagli umili costumi, gracili e non di altissima statura, ma che in quella particolare situazione riuscivano comunque a spiccare e risultare solenni davanti ai due ragazzi.

 

E ora che fare?, si domandavano le loro giovani menti silenziosamente, senza fare confusione.

 

Sungjong non sapeva cosa avessero inteso e nemmeno era certo di cosa avrebbe voluto fargli intendere con le sue parole. Per questo, teneva la bocca serrata e continuava a riflettere senza un vero e concreto fine.

Sugli occhi ormai asciutti percepiva un debole bruciore, eco lontano di un suo precedente pianto.

E lo stesso percepiva anche Myungsoo, ancora seduto accanto a lui.

Seonkyu, tornato dal suo incontro con mezzo vicinato "armato", se ne stava ora a capotavola e spostava lo sguardo di continuo da un lato all'altro del tavolo di legno, indeciso se dover lui stesso intervenire.

 

In quell'incontro inaspettato e appena accennato era difficile stabilire chi meno si sentisse fuori posto.

 

Ed anche le stoviglie sporche, abbandonate disordinatamente nel lavello, parevano essere più ordinate degli animi di quelle 5 persone.

 

Che fare? Da dove cominciare?

 

Quella cantilena continuava a farsi sentire viva e limpida nelle menti di tutti i presenti, quasi fosse la colonna sonora in quella domenica mattina.

E forse lo era davvero, chi avrebbe potuto dirlo con certezza.

Dopo l'ennesimo ticchettio da parte dell'orologio,  Myungsoo si decise a voltare lo sguardo alla sua sinistra, per cercare una qualsiasi forma di comunicazione con Sungjong per quanto silenziosa sarebbe potuta essere.

Ma bastò quel lieve, quasi nullo, movimento del collo da parte del superiore a far attivare i genitori che, quasi improvvisamente risvegliati dal loro sedentario stato, aprirono la bocca facendo sobbalzare di paura il 9,9.

Il ragazzo aveva affrontato diverse situazioni nella sua vita, dalla più formali alle più galanti.

Fin da bambino aveva vissuto in quell'altolocata società di superiori e aveva imparato come comportarsi in qualsiasi situazione senza mai scomporsi.

 

Ma nessuno gli aveva mai davvero insegnato come comportarsi di fronte ai genitori del proprio fidanzato.

 

"Myungsoo..." - pronunciarono le labbra del signor Lee - "E' così che ti chiami, non è vero?"

 

L'interpellato sgranò gli occhi, irrigidendosi sul posto, prima di rispondere ad alta (fin troppo alta) voce.

 

"Sissignore!" - affermò - "Kim Myungsoo al vostro servizio!" - concluse prima di piegare la schiena per un veloce inchino.

 

Un veloce inchino per cui non aveva considerato la vicinanza con il tavolo della cucina.

E così facendo, finì per sbattere fin troppo sonoramente la fronte contro il piano del tavolo.

Sungjong e Seonkyu alla vista di quella che si presupponeva essere stata una dolorosa botta sgranarono gli occhi, alzando le mani davanti a loro.

 

"AHHH!! H-Hyung!!" - non poté non urlare Sungjong mentre Myungsoo ritirava su la testa, guardandosi appena intorno confuso.

 

È la volta buona che si è rincretinito del tutto!, pensò il 4,5 seriamente allarmato.

 

"T-Tutto a posto? Sta bene?" - chiese gentilmente anche Seonkyu con gli occhi spalancati e la stessa premura che sembrava essere caratteristica dei fratelli Lee - "Fratellone, gli porto del ghiaccio..?" - domandò questa volta a Sungjong - "Sembra far male.." - avvertì osservando come la fronte di Myungsoo stesse diventando sempre più tendente al bordò.

 

Il 9,9 dal canto suo sembrava ancora troppo scosso dalla botta (e forse ancora di più dalla pessima figura) da non rendersi nemmeno conto del bernoccolo che gli stava lentamente spuntando in testa.

Sungjong sbatté un paio di volte le palpebre prima di allungare le mani verso il volto del fidanzato.

 

"M-Myungsoo, tutto ok?" - domandò tastando appena con un sottile dito la fronte arrossata del giovane.

 

Quest'ultimo si riprese di colpo, spaventando nuovamente i due fratelli Lee che sobbalzarono ancora una volta quando L tornò a farsi sentire.

 

"C-Chiedo umilmente scusa--" - cercò di scusarmi, ma non appena si alzò in posizione eretta un piede sembrò scivolargli in un'immaginaria pozzanghera e con l'ennesimo sonoro tonfo Kim Myungsoo finì a terra.

 

"AHHHH!!" - urlarono questa volta in coro i due fratelli.

 

Myungsoo, con la schiena a terra e gambe e braccia a formare una X, fissava dritto il vuoto senza nemmeno sbattere le ciglia, consapevole della "meravigliosa" prima impressione che stava facendo di fronte ai genitori di Sungjong.

Genitori che se n'erano stati tutto il tempo in silenzio e apatici. Genitori che il 9,9 sospettava che presto lo avrebbero cacciato fuori di casa prima che avesse avuto la possibilità di distruggere mezza casa.

 

"Hyung, sei sicuro di stare bene?" - gli domandò preoccupato Sungjong ora chinato su di lui.

 

"Non avrò più il coraggio di alzarmi..." - sussurrò a bassa  voce con gli occhi fissi nel vuoto.

 

E come fare altrimenti?

Stava continuando a fare una brutta figura dopo l'altra quando invece sarebbe voluto solamente apparire come un normale e bravo ragazzo di fronte ai coniugi Lee.

 

Di sicuro, giunti a quel punto, i due adulti lo reputavano solamente come un matto fanfarone a cui mai e poi mai avrebbero lasciato il loro primogenito.

 Questo era ciò che pensava Myungsoo e anche la reazione più banale e plausibile che avrebbero potuto avere i due genitori.

Eppure quando, ancora steso a terra con Sungjong accovacciato di fianco a lui, percepì un basso rumore soffocato, il 9,9 non poté che sgranare quegli occhi scuri che già stava tenendo spalancati da un paio di minuti.

 

Aveva davvero udito una risata soffocata?

 

Facendosi forza e sorretto da un braccio di Sungjong, Myungsoo si mise in piedi, potendo così vedere di fronte a sé la figura del signor Lee che tratteneva a stento una risata dietro ad un'adulta mano.

 

"Caro, non è carino da parte tua." - ammise la moglie, la quale sembrava però starsi trattenendo dal non scoppiare anche lei in una rumorosa risata.

 

"M-Ma l'hai visto?" - le domandò l'uomo dietro la mano ancora saldamente premuta sulla bocca - "Non solo si è guadagnato un bernoccolo in piena fronte ma è addirittura caduto a terra!"

 

Myungsoo e Sungjong fissarono per un paio di attimi i due adulti, sorpresi dalla loro reazione.

Il 9,9 si portò una mano dietro la testa e sorrise timidamente mentre tornava a sedersi al suo posto insieme a Sungjong.

 

"S-Scusate.." - trovò che fosse necessario scusarsi - "Di solito non sono così imbranato."

 

"Oh, invece si che lo sei." - lo corresse però presto Sungjong, senza alcuna di ironia nella sua voce ma parlando semplicemente.

 

"M-Ma che dici? Non è affatto così!" - si affrettò a ribattere Myungsoo, dando inizio a uno scambio di battute nel quale un di solito composto 9,9 non poté che arrossire furiosamente.

 

I loro battibecchi furono fermati dalle risate non più trattenute degli altri 3 presenti nella stanza che avevano assistito per tutto quel tempo alle brutte figure di Myungsoo e al suo conseguente imbarazzo.

Il giovane sbatté le palpebre alzando appena i palmi davanti a sé, come a voler giustificare anche quella sua ennesima azione.

I genitori di Sungjong e suo fratello non erano arrabbiati, non erano sconvolti... erano semplicemente divertiti.

Myungsoo non si era preparato ad incontrare i genitori Lee e nemmeno si era precedentemente scritto un qualsiasi tipo di discorso da fare.

Nonostante il tempo trascorso insieme a Sungjong, il 9,9 doveva ammettere che non sapeva più di tanto della famiglia del giovane. Sapeva che avesse un fratello e che il padre fosse un cuoco, ma non aveva la più pallida idea di quali soggetti si sarebbe mai ritrovato davanti.

Diverse volte si era domandato che persone fossero però mai era giunto ad una vera conclusione.

E più di tutto non aveva mai pensato all'eventualità di doversi presentare direttamente davanti a loro.

 

Come presentarsi? Cosa dire?

 

Myungsoo nemmeno sapeva se si sarebbe dovuto presentare come un amico o un totale sconosciuto.

C'erano tante cose che lo avevano tormentato, come sempre dopotutto, ma una volta seduto a quel tavolo aveva deciso che l'unica cosa che davvero voleva era fare una normale figura.

Né brutta, né particolarmente bella, solamente normale.

Per tutta la vita aveva vissuto nell'estrema superiorità e con Sungjong era giunto a conoscere anche l'altra faccia della medaglia.

Per quella volta voleva solamente apparire normale, nulla più.

Eppure quella serie di "belle" figure non lo avevano di certo aiutato.

Si era guadagnato un bernoccolo che difficilmente sarebbe scomparso e si era schiantato sul pavimento senza una vera e propria causa.

Lui stesso se ne sarebbe voluto andare. Lui stesso avrebbe voluto fermare tutto e porre uno stop a quella scena venuta male, quasi sul set della più banale telenovela.

Lui stesso aveva capito di non aver fatto una buona prima impressione.

 

Eppure i coniugi Lee erano sereni ed i loro volti sorridevano divertiti.

Myungsoo sarebbe voluto apparire come un bravo e composto ragazzo, non come un clown dalle disordinate mosse.

 

Ma sempre meglio di essere sbattuto fuori casa, no?

 

Kim Myungsoo decise che forse per quella volta sarebbe potuto andare bene anche a quel modo.

Ci avrebbe pensato più avanti a migliorare la sua figura, c'era tutto il tempo dopotutto.

 

No?

 

Così semplicemente sorrise anche lui, portando gli angoli della bocca a piegarsi all'insù e gli occhi a socchiudersi in due dolci mezzelune marroni.

L'imbranataggine di Myungsoo alla fine era in un qualche modo servita.

Forse era stata addirittura necessaria per smorzare definitivamente quel clima teso e confuso.

Forse solo a quel modo in quel momento potevano sorridere tutti serenamente.

Non sapevano chi fosse Myungsoo, né tanto meno cosa avesse davvero a che fare un superiore con Sungjong.

Eppure erano bastate quelle semplici mosse per far comprendere ai signori Lee e al giovane Seonkyu che dopotutto non c'era nulla da temere.

 

Erano bastate quelle umane mosse, dovute ad un naturale imbarazzo, per far comprendere a tutti che Kim Myungsoo non era un normale superiore.

 

E bastava semplicemente ciò per rassicurare i loro animi.

 

"Kim Myungsoo" - parlò nuovamente l'uomo dopo quei silenziosi sorrisi - "Non so chi tu sia o come tu e mio figlio vi conosciate, ma sono certo che lo capirò col tempo. Non è necessario alcun tipo di interrogatorio, per ora è sufficiente questo, quindi puoi smetterla di essere così agitato."

 

"Anche perché se continuiamo così finiremo per saltare il pranzo.. " - si fece sentire anche la voce della signora Lee - "Oddio! Guardate già che ora si è fatta! Caro, mettiti ai fornelli e voi tre non statevene con le mani in mano ma aiutate ad apparecchiare! Coraggio che oggi abbiamo una bocca in più da sfamare."

 

Myungsoo si trovava disorientato di fronte a quella quotidianità in cui era inconsapevolmente finito coinvolto.

Non era abituato a tutto ciò e, quando gli allungarono delle posate argentate, si accorse che non era nemmeno abituato ad apparecchiare una tavola.

In quella situazione insolita, il 9,9 si sentiva fuoriposto, eppure allo stesso tempo non trovava che fosse una cattiva sensazione.

Tutt'altro semmai.

Myungsoo provavo un forte calore al petto, un calore che quasi bruciava e per poco non si tastò il corpo per paura di aver preso davvero fuoco da qualche parte.

Era un calore che si era espanso in tutto il corpo e che era finito per incastrarsi anche nella sua gola a tal punto da dolerle.

Era un calore per cui avrebbe voluto piangere.

Un calore per cui avrebbe voluto versare lacrime strane, né del tutto tristi né del tutto felici.

Quella serie di emozioni contrastanti lo tormentarono per tutto la mattinata e per il resto del pranzo quando si rese conto che forse non aveva mai davvero trascorso un simile pasto.

Quella non era la sua famiglia e non avevano alcun contatto di sangue.

Non si erano presentati e non conoscevano perfettamente la vita l'uno dell'altro, eppure Myungsoo provavo ancora quel calore.

 

Era il calore di un pranzo familiare.

 

 

 

Era sera inoltrata anche nella periferia della città quando i lampioni cominciarono ad accendersi lungo le strade ed il buio avvolgeva tutto con il suo scuro mantello.

Ed anche a casa Lee la cena si era da poco conclusa.

Una cena un po' inusuale e di sicuro diversa dal solito.

Da lì a quasi un anno, i coniugi Lee si erano abituati a trascorrere i pasti con solo la presenza del figlio minore.

Presenza che, seppur vivace per l'ancor sua giovane età, non era sufficiente a colmare il vuoto che si era creato in quella casa da quando Sungjong se n'era andato via per studiare.

Seppur non volendo ammetterlo, a tutti era mancata la presenza di una quarta persona a quella tavola di legno usato.

Ma in quella particolare domenica la casa aveva addirittura accolto 5 persone.

Persone accolte a braccia aperte, senza alcun timore iniziale.

Myungsoo, in piedi davanti ad una parete del corridoio del secondo piano, coperta interamente di foto, poteva confermare quell'accoglienza.

Quella calda accoglienza.

Con ancora una mano sopra il petto caldo, il ragazzo osservava quei volti sorridenti delimitati da cornici pacchiane e diverse, ma che rendevano quella parete estremamente viva.

Così viva da far accentuare ancora di più quel calore nel corpo del 9,9.

 

Perché Myungsoo stava pensando, stava pensando che quella parete era davvero bella.

 

Riempita da testa a piedi da volti e persone di cui nemmeno conosceva il nome, ma con cui sorrideva di riflesso osservando quelle auree di tranquilla serenità che trasmettevano attraverso quei fogli sgualciti.

Gli fu impossibile non individuare tra tutte le foto un giovane Lee Sungjong.

Non seppe bene come lo riconobbe, ma nemmeno se lo chiese.

Semplicemente lo riconobbe.

 

Nel corso degli anni era cresciuto e, da un piccolo bambino dalla vivace t-shirt gialla, si era trasformato in un bel ragazzo dai tratti quasi adulti.

Eppure l'anima era la stessa e come tale brillava allo stesso modo.

Il 9,9 in parte sapeva di averlo riconosciuto per quella stessa luce che lo aveva abbagliato mesi fa e che era già stata presente molti anni prima, in quelle vecchie foto.

 

Era quella magia delle foto che lo aveva sempre affascinato nel profondo.

 

Myungsoo stava pensando, stava pensando che avrebbe voluto anche lui una simile parete.

Una parete di cui andarne fiero, una parete che raccontava visivamente di momenti vissuti, di vite trascorse.

 

Il ragazzo immaginava un sé stesso più adulto in una casa simile a quella.

Si immaginava mentre accoglieva un gruppo di amici e familiari nella sua casa e poi mostrava loro una parete stracolma di foto.

Pensava all'orgoglio con cui avrebbe parlato di quei ricordi, di quegli attimi di vita.

Pensava all'entusiasmo con cui avrebbe potuto dire: "Questa foto mi riporta alla mente tanti momenti, ricordo ancora quando l'ho scattata".

Myungsoo, quasi con il cuore di un bambino ansioso di crescere, non vedeva l'ora che un simile momento sarebbe giunto.

 

E sapeva anche che in cuor suo non ci sarebbe giunto da solo.

 

"Ti sei imbambolato?"

 

Quasi a manifestazione della sua immaginazione, Sungjong spuntò al suo fianco con un semplice pigiama addosso e un asciugamano bianco appoggiato sulle spalle.

 

Myungsoo volle ridere senza un motivo e lo fece, portando naturalmente l'altro ragazzo a fare un espressione confusa.

Myungsoo volle anche raccontargli ciò che aveva immaginato. Volle dirgli di quel loro futuro insieme che aveva appena costruito nella sua mente innamorata.

Ma questa volta non lo fece, allungandosi semplicemente verso Sungjong abbracciandolo poi forte.

 

Il 4,5 sobbalzò tra le sue braccia non comprendendo quel gesto inaspettato.

 

"M-Myungsoo...?"

 

L'interpellato affondò il viso nell'incavo del collo dell'altro, come sempre faceva quando lo stringeva tra le sue braccia.

 

"Permettimi di stare ancora un po' così..."

 

Sungjong sbatté un paio di volte le palpebre, prima di sospirare e abbracciare anche lui Myungsoo, accarezzandogli delicatamente i capelli con le sue dita affusolate.

 

Non avevano parlato, né aveva discusso su ciò che era accaduto.

Eppure sapevano, in cuor loro, di essersi capiti.

Myungsoo aveva compreso l'avventata fuga di Sungjong e quest'ultimo aveva compreso come mai quel ragazzo fosse arrivato fin lì.

E lo avevano compreso silenziosamente, senza bisogno di troppe parole, senza rumore.

 

Stretti ancora nelle braccia l'uno dell'altro, Sungjong aveva deciso che era giusto ritornare al dormitorio il prima possibile, mentre un sognatore Myungsoo aveva deciso di che colore dipingere le mura della casa in cui avrebbe vissuto nel futuro.

Due decisione opposte, ma in un qualche modo simili e ugualmente significative nelle loro vite.

 

Perchè entrambi nelle loro decisioni avevano dato per scontato la presenza della persona amata nella loro vita.

Presenza che sarebbe stata al loro fianco per sempre.

 

Entrambi sognavano un futuro insieme, ma nessuno dei due lo esprimeva chiaramente a voce.

Forse perchè in realtà non ce n'era alcun bisogno.

 

Myungsoo sciolse quell'abbraccio, prendendo poi teneramente tra le mani il volto di un sorridente e sereno Sungjong.

E finalmente lo baciò.

 

Un bacio delicato, semplicemente uno sfioramento di labbra morbide.

Un bacio che però portò entrambi ad arrossire, quasi si fossero dimenticati, nel tempo trascorso lontano, di cosa significasse baciare la persona che si ama, che si ama così tanto.

 

Si sorrisero felici. Davvero felici nel loro piccolo.

 

Myungsoo abbracciò nuovamente Sungjong, questa volta da dietro in modo che potessero entrambi osservare la parete piena di foto.

 

"Mi piace molto questa parete." - ammise il 9,9 con il mento appoggiato sulla spalla dell'altro.

 

Quest'ultimo si limitò ad annuire, osservando insieme a lui i volti sorridenti appesi lì.

Di molte foto non si ricordava nemmeno l'esistenza, eppure sapeva che erano stati bei momenti.

 

E, senza nemmeno farlo apposta, l'attenzione dei due fu d'improvviso spostata su una foto in particolare.

Una foto nascosta, che si confondeva tra le altre, ma che entrambi notarono in quello stesso istante.

 

"È LUI!" - gridarono entrambi senza riuscire a contenere la loro voce che naturalmente attirò l'attenzione anche del resto delle persone in quella casa.

 

I coniugi Lee e Seonkyu, spaventati dalle loro alte voci, accorsero sul posto.

 

"C'è qualche problema?" - domandò la signora Lee, non ricevendo però alcuna risposta da parte dei due giovani troppo fissati su quella foto che avevano appena notato.

 

"Allora lo conoscevi davvero!" - disse Myungsoo riferendosi alla foto che ora teneva Sungjong tra le mani.

 

"Ma continuo a non avere idea di chi sia!" - ribatté il 4,5.

 

Il maggiore cercò di replicare nuovamente con gli occhi spalancati per quell'inattesa e del tutto inaspettata scoperta.

 

"Chi? Il signor Cho?" - la voce del signor Lee si intromise tra i battibecchi dei due fidanzati, spuntando da dietro il figlio.

 

"CHI?" - esclamarono i due ragazzi.

 

"Ohh, il caro vecchio signor Cho... mi domando dove sia finito dopo tutto questo tempo..." - anche la signora Lee si intromise nel discorso, non migliorando però la confusione già presente nelle menti dei due.

 

"È qualcuno che conosciamo davvero allora?" - domandò Sungjong ancora alla ricerca di una chiara e concisa risposta che presto giunse.

 

"Si si, era un vecchio amico del nonno, sono loro due infatti in foto. Hanno avuto però diversi battibecchi e alla fine si sono persi di vista... Abitava in fondo alla strada fino ad un anno fa e spesso ha tenuto d'occhio te e Seonkyu quando io e tuo padre eravamo a lavoro ed i nonni erano occupati. Perché questa domanda? È da tanto che non si fa vedere in giro... non saprei nemmeno assicurarti che sia ancora in vita visto quanto era anziano.."

 

Sungjong e Myungsoo si scambiarono un'occhiata come a voler comunicare silenziosamente i pensieri l'uno all'altro.

 

Entrambi vollero parlare dell'anziano signore ai signori Lee.
Entrambi vollero assicurare che il signor Cho fosse ancora vivo e che loro stessi lo avevano anche di recente incontrato.

Ma nessuno dei due ebbe il coraggio di dire loro che quell'anziano signore che sorrideva in quella foto scattata tanti anni prima ora non sorrideva più.

 

Nessuno dei due disse che avevano incontrato quell'uomo ora diventato un 2.

 

I signori Lee e un silenzioso Seonkyu domandarono nuovamente il motivo di tale curiosità, ma non ricevettero nessuna risposta.

Myungsoo e Sungjong se ne stavano in silenzio non sapendo se essere sollevati o meno di aver scoperto l'identità di quel senzatetto che avevano incontrato alla loro uscita in città e che li aveva quasi messi nei guai quando aveva riconosciuto il 4,5.

 

Nella mente di uno dei due era scattato un campanello di allarme.

 

 

 

Illuminato dalla luce fievole dell'abat-jour, il braccio di Sungjong pendolava nel vuoto oltre il bordo del letto su cui era sdraiato.

La mano sottile riusciva a raggiungere il volto dagli occhi socchiusi di Myungsoo, sdraiato su un materasso a terra proprio ai piedi del letto a una piazza, e ad accarezzarne il profilo.

Il 4,5 osservava il giovane sotto di lui, continuando a tracciare linee immaginarie e delicate sul suo viso, mentre il 9,9 si beava di quelle semplici carezze che lo stavano cullando verso il mondo onirico.

Quelle carezze leggere che servivano semplicemente a ricordare la presenza l'uno all'altro, quasi avessero nuovamente paura di essere abbandonati per un qualche sconosciuto e futile motivo.

 

Perché ormai sapeva che non ci sarebbe mai stata una ragionevole causa per perdersi di vista.

 

Casa Lee a quell'ora della notte era silenziosa e tutti dormivano ad eccezione dei due ragazzi.

Erano anche loro stanchi, assonnati per quella intensa e movimentata giornata nella quale avevano fatto poco e tanto.

Quella giornata per nulla programmata ma che non aveva comunque sconvolto lo scorrere del tempo, quasi se quell'incontro fosse stato già stato scritto tanto tempo prima, quasi fosse stato un appuntamento organizzato in precedenza.

Forse non era una casualità se Myungsoo si era perso, forse non era stato per caso se proprio il signor Lee lo aveva visto e aiutato.

Quelle incertezze non formavano nulla di certo, eppure rassicuravano l'animo del 9,9 ora sdraiato e pronto a dormire nella casa in cui era nato e cresciuto Sungjong.

 

Con ancora la mano del 4,5 ad accarezzargli il volto, Myungsoo era pronto a dormire ma la voce del più giovane si fece sentire all'improvviso con un sussurro.

 

"Sono felice che tu abbia conosciuto la mia famiglia."

 

Il 9,9 sobbalzò al suono di quelle inaspettate parole, non potendo far altro che riaprire gli occhi e alzare lo sguardo verso il letto.

Sungjong gli sorrideva con gli occhi socchiusi e il braccio ora lasciato penzolar nel vuoto senza un motivo preciso.

Myungsoo probabilmente arrossì, ma la luce in quella stanza non era sufficiente per accertarsene.

 

"Anche io sono felice."

 

Il 4,5 sorrise nuovamente, socchiudendo appena gli occhi a mezzaluna, convinto dalle parole dell'altro ragazzo.

 

"Mi piacerebbe incontrare anche la tua famiglia un giorno" - ammise semplicemente Sungjong, senza dare troppo peso alle sue parole, tra uno sbadiglio e l'altro - "Sono certo che sono eccezionali quanto lo sei tu."

 

Dopo ciò, il 4,5 chiuse gli occhi e si addormentò felice.

 

Ma la stessa cosa non poté fare anche il 9,9 ed un flashback del giorno precedente gli tornò alla mente.

 

 

— F l a s h  B a c k —


 

"Ti comporti in modo strano ultimamente." - ammise alla fine la donna, fissandolo dritto nei - così simili ai suoi -  occhi scuri del figlio.

Il taglio degli occhi era lo stesso, il colore pure, eppure c'era qualcosa di diverso nella luce di essi. C'era qualcosa di diverso che li rendeva così sconosciuti a lei.

E ciò un po' la spaventava, quasi non fosse più in grado di identificare i suoi stessi occhi.

"Tu..." - tornò a parlare la signora Kim, ora in parte tremante ed insicura di voler ricevere una vera risposta - "Ci stai nascondendo per caso qualcosa?"

Myungsoo dal canto suo se ne rimase immobile, ancora con il cappotto addosso e la sciarpa stretta al collo, quasi non vedesse l'ora di andarsene di lì e non avesse alcuna voglia di passare lungo tempo in quel posto.

La donna allora proseguì questa volta andando subito al punto dei suoi dubbi. Dubbi che si erano creati da voci che velocemente le erano giunte alle orecchie ed erano suonate come un fastidioso e metallico campanello d'allarme.

 

"Perché mai un superiore dovrebbe provare pena per un insulso insufficiente?!"

 

"Cosa ti dice che sia pena?"

 

La gola della signora Kim si seccò - "C-Come..?"

 

"Per la prima volta qualcuno mi ama per quello che sono."

 

"Cosa vorresti mai insinuare? Siamo i tuoi genitori e ti abbiamo sempre amato!"

 

Myungsoo sospirò delicatamente, per nulla preoccupato quanto invece lo sarebbe stato in precedenza di fronte all'altezzosa figura della madre che sempre lo aveva messo in disagio.

Ma in quel momento il ragazzo non temeva nulla e non aveva paura delle sue parole.

Non aveva paura di farsi odiare dalla sua famiglia.

E sempre tranquillamente finì per sputare fuori parole che avrebbe sempre voluto dire ma che aveva sempre trattenuto.

 

"No, vuoi avete sempre e solo amato la mia unità."

 

Gli occhi della madre si sgranarono di conseguenza, sconvolti di fronte ad una simile ammissione che mai si sarebbe aspettata di ricevere.

Avrebbe potuto negare in tanti modi, mentire spudoratamente, inventarsi mille scuse.

Ma la sua risposta non venne in modo verbale e non giustificò nulla.

Myungsoo non ci rimase male, dopotutto aveva sempre saputo quale fosse la verità.

 

Nella luminosa stanza, maestose tende cadevano sopra le grandi finestre, sfiorando delicatamente il parquet lucido e pulito, su cui quasi ci si era tentati di rifletterci per tale splendore.

Al lungo tavolo centrale troneggiava un eccentrico bouquet di fiori colorati, a mollo nell'acqua di un vaso di cristallo delicato.

Ma alla fine di quella discussione il vaso scomparve dal tavolo.

Frammenti di cristallo era disseminati sul pavimento un tempo perfettamente splendente, ora scivoloso d'acqua e con qualche fiore spezzato.

 

Myungsoo era tornato in quella casa per parlare con la madre e ora se ne usciva di lì bagnato e con dei petali umidi addosso.

Era fradicio e disordinato, eppure una parte del suo animo era finalmente in pace.

 

 

— Fine  F l a s h  B a c k —


 

Sungjong era caduto in un profondo sonno e così Myungsoo non poté parlargli più.

Non poté dirgli che, anche se avesse voluto, non avrebbe mai potuto presentargli la sua famiglia.

Non avrebbe mai potuto incontrarli per davvero, forse perché nemmeno lo stesso Myungsoo li avrebbe mai più rivisti.

Il giorno precedente gli era stato implicitamente domandato di scegliere e lui aveva scelto la strada più difficile.

 

E così aveva scelto Sungjong.

 




 

Note dell'autrice

No, miei cari, non avete le traveggole.. I'm still alive. Avrei  una marea di motivi con cui giustificare il mio indecente ritardo, ma avrei anche altre mille altri motivi per non giustificarmi, quindi taccio e faccio prima. Prima di tutto, GRAZIE MILLE PER TUTTO. Grazie davvero tanto per non essere scappati via in massa e per non avermi tirato massi dietro, ve ne sono infinitamente grata. Grazie per avermi continuato a seguire (ed essere addirittura aumentati çwç) e per aver letto questo nuovo capitolo. Non è nulla di che, come sempre, ma almeno non è cortissimo. La storia sta per giungere (MOLTO) lentamente ad una conclusione, ed in parte ne sono felice ed in parte vorrei ricominciare tutto da capo perché molte cose in generale non mi convincono, ma penso che non mi convinceranno mai quindi amen. Spero possiate continuare ad apprezzare questa semplice storia nonostante i tempi di attesa infiniti ;__; Vorrei davvero poter aver un attimo libero da dedicare a tutti voi, non desidero altro ç w ç Ancora grazie anche a chi ha recensito gli scorsi capitoli, chi ha appena cominciato la lettura o ha commentato sulla mia pagina

( Ugh çuç : https://www.facebook.com/pages/Maggiemary-EFP-/657116371016674?fref=nf )

♡ Maggie vi ama incondizionatamente e mi scaldate sempre tanto il kokoro.

Alla prossima, miei bellissimi pandashipper (da quanto non vi chiamo così asdfbjrbg), e buon anno nuovo Vi auguro le migliori cose♡

Love you,

Maggie

Ps. Se non capite qualcosa, non esitate a chiedere eh ; w ; (e non esitate nemmeno a recensire-- ç u ç)

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Capitolo 29
*** XXIX ***



 

 

Una nuova mattinata stava per cominciare anche in quella periferia di città quando Myungsoo si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.

Seduto su quel materasso basso e coperto da un piumone dalle tinte colorate, il 9,9 stava apprezzando quell'inusuale mattinata.

Era sempre stato solito alzarsi comodamente dal suo letto con la colazione già ad attenderlo, eppure quel lunedì era diverso.

Quel lunedì Kim Myungsoo si stava svegliando con il mal di schiena per aver dormito praticamente sdraiato sul pavimento.

 

Il giovane dové impiegare una manciata di secondi per comprendere come mai si trovasse lì e non invece nella sua camera del lussuoso Palazzo Bianco.

Impiegò una manciata di secondo, anche a causa del sonno che ancora gli impastava gli occhi, ma poi la sua mano calda gli fece tornare in mente tutto.

Myungsoo si era svegliato e si era messo a sedere, eppure la sua mano ancora teneva stretta quella di un addormentato Sungjong.

Il 4,5 se ne stava sdraiato nel suo letto ad una spanna, con il braccio che penzolava ancora nel vuoto.

 

Myungsoo era più che certo che l'arto di Sungjong si fosse addormentato a furia di starsene a pendolare ed era anche certo che appena sveglio gli avrebbe doluto.

Eppure la mano di Sungjong ancora era strettamente intrecciata con quella di Myungsoo e sembrava non avere nessuna intenzione di staccarsi per nessun motivo al mondo.

 

Non era la prima volta che il 9,9 si svegliava in compagnia del più giovane, ma era sì la prima volta in cui non aveva fretta di impacchettare tutto e andarsene velocemente via di lì, per paura di essere visto da qualcuno.

Lì, lontano dal centro caotico e in quell'umile casa di periferia, Kim Myungsoo si sentiva più protetto che nel suo "lussuoso palazzo" nel quale giornalmente viveva.

 

La protezione che infatti intendeva in quel momento era diversa.

Non si traduceva in strutture protette e comodi letti, ma in una mano caldo che stringeva forte la sua ed il volto di quel bel ragazzo vicino a lui.

In quel momento la protezione per Myungsoo era semplicemente poter stringere tranquillamente la mano di Sungjong senza doversi nascondere da niente e nessuno.

Ed era la protezione che avrebbe voluto avere per sempre al suo fianco se ciò significa poter trascorrere il resto della sua vita con quel giovane.

 

Myungsoo accarezzò il palmo della mano di Sungjong con il suo pollice, dolcemente.

Poi lasciò andare quell'intreccio e si alzò da terra.

Mise il braccio di Sungjong sotto le coperte e gli rimboccò il piumone. Gli spostò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e gli baciò delicato la fronte assonnata.

Nel sonno, il 4,5 mugugnò qualcosa aggrottando le sopracciglia, prima di tornarsene sereno nel mondo onirico.

Myungsoo sorrise di fronte a quella tenera scena che gli stava venendo gratuitamente offerta quella mattina, prima di decidersi ad uscire da quella stanza.

 

Non conosceva quella casa, né sapeva come muoversi in essa, eppure semplicemente camminava per quei corridoi, quasi li avesse percorsi quotidianamente per tutti i suoi 20 anni e poco più.

Ed era una sensazione che al ragazzo piaceva molto.

 

Non sapeva che ore fossero; forse il mondo ancora dormiva e lui era l'unico sveglio.

Ma una volta giunto in cucina intuì che fosse quasi l'ora del risveglio per tutti, non solamente per lui.

In piedi davanti ai fornelli se ne stavano infatti i due coniugi Lee che in silenzio stavano cominciando ad organizzare la giornata.

Myungsoo si ricordò che era lunedì e che sicuramente di lì a poco il giovane Seonkyu si sarebbe dovuto alzare per dirigersi a scuola.

Il 9,9 intuì anche che i due genitori gli stessero preparando la colazione ed il pranzo per il resto della giornata, e lo intuì solamente, perché dopotutto quella scena gli era estranea.

Così estranea che quasi gli fece paura.

 

Quelle azioni, che si stavano svolgendo indisturbate davanti a lui, erano normali. Eppure rappresentavano una quotidianità che lui non aveva mai davvero vissuto.

 

In che razza di mondo sono cresciuto fino ad adesso?

 

La sua mente non poté farsi che una serie di domande al riguardo. Ennesime domande senza risposta.

 

Perché ho creduto in un'anormale normalità?

Perché era quella la realtà in cui avrebbe voluto vivere ed accorgersene solo in quel momento lo faceva stare male, terribilmente male.

Perché lui non poteva appartenere a quel mondo.

 

Dopotutto lui sarebbe rimasto un quasi 10 per il resto della sua vita, no?

 

Eppure quel superiore continuava ad invidiare la vita di quella famiglia di insufficienti, non desiderando nient'altro che essere nato in quel luogo.

 

Immerso nei suoi pensieri, Myungsoo non si accorse di come i coniugi Lee notarono la sua presenza e di come la donna giunse presto di fronte a lui.

Se ne accorse solo quando gli vennero riferite delle dolci e inusuali parole.

 

"Myungsoo, buongiorno! Sei già sveglio?? Avresti potuto dormire di più, qui siamo ancora in alto mare con la colazione... Ohh, caro, ma stai piangendo?"

 

Come non si era inizialmente accorto di aver attirato l'attenzione dei presenti, il ragazzo non si era nemmeno accorto che dai suoi occhi erano cominciati a scendere grossi goccioloni di acqua salata.

Non se ne accorse ed infatti, quando si toccò le guance, sgranò gli occhi sentendo quanto fossero umide con sua grande sorpresa.

 

"Giovanotto, non stai per caso bene? Hai bisogno di qualcosa?" - la voce del Signor Lee giunse insieme alla figura dell'uomo, ora di fianco a quella della moglie.

Moglie che, da mamma, aveva intuito a cosa fosse dovuto quel suo malessere.

Moglie che pensava ormai di aver capito che quel superiore non fosse come tanti altri.

E così con la manica del suo maglione chiaro asciugò le lacrime di Myungsoo.

 

"Non c'è alcun bisogno di piangere. Non sprecare lacrime nuove per vecchi dolori*."

 

 

Myungsoo fu costretto a spalancare nuovamente gli occhi.

Come poteva? Come poteva quella donna aver così abilmente compreso la causa del suo malessere?

 

Il ragazzo non lo sapeva. Forse era magia, forse era solamente una naturalità sensibilità materna.

 

"Coraggio" - tornò a farsi sentire la voce femminile con un sorriso - "Siediti tranquillo e aspetta che la colazione sia pronta."

 

Myungsoo tirò appena su col naso, fregandosene completamente di come poteva star apparendo di fronte agli occhi dei due coniugi Lee.

Perchè a dire il vero non gli importava per niente.

Forse Kim Myungsoo non si era mai dimostrato tanto umano come in quella situazione.

E le stesse parole che uscirono dalla sua bocca furono così normali da apparirgli anormali alle sue orecchie.

 

"Io a dire il vero... Vorrei poter aiutare."

 


 

Mezz'ora dopo il risveglio di Myungsoo, fu anche il turno di Sungjong di aprire finalmente gli occhi.

E per quella mattinata il suo risveglio fu caratterizzato da una serie di rumori che provenivano dalla cucina.

 

Il 4,5 si passò una mano sugli occhi e sbadigliò appena, mentre un davvero timido raggio di sole gli illuminava il volto.

La sveglia appoggiata al comodino indicava le 7 del mattino e Sungjong aveva solamente voglia di tornare a sprofondare sotto il suo piumone.

Ed era anche quello che avrebbe fatto se una serie di risate provenienti dal piano di sotto non avessero attirato la sua attenzione.

 

Quasi improvvisamente sveglio e conscio di tutto, Sungjong spostò lo sguardo alla sua destra dove si ricordava fosse stato sdraiato Myungsoo.

Ma del ragazzo in quel momento no ce n'era nemmeno la traccia.

 

Dov'era scomparso di punto in bianco?

Il 4,5 non lo sapeva ma ecco che l'ennesima risata conosciuta lo fece sobbalzare e scendere dal letto.

Sungjong non credeva davvero possibile una simile situazione eppure, una volta giunto in cucina, dové ammettere che le sue intuizione era state giuste.

 

In quella stanza c'erano infatti i suoi genitori, Seonkyu e Myungsoo che sorridevano felici mentre preparavano la colazione ed apparecchiavano.

 

Sungjong si ritrovò disorientato di fronte a quella scenetta che gli stava venendo offerta davanti ai suoi occhi.

 

Cos'era possibile tutto ciò? Da quando in qua Myungsoo sembrava essere diventato pappa e ciccia con la sua famiglia?

 

Il 4,5 sbatté un paio di volte gli occhi di fronte  a sé.

Seonkyu insieme alla madre stava apparecchiando la tavola di legno chiaro, mentre suo padre stava insegnando una qualche ricetta ad un attento Myungsoo che sembrava star memorizzando attentamente tutto in ogni singolo dettaglio.

 

Sungjong era così disorientato che in un primo momento cercò di andarsene via di lì, non comprendendo nulla di quella troppo strana e insolita quotidianità.

Ma la voce di Seonkyu arrivò prima e lo fermò prima che potesse scappare via.

 

"Fratellone, buongiorno!!" - gli augurò con un sorriso, attirando l'attenzione di tutti i presenti che si voltarono verso un Sungjong dal volto sempre più confuso.

 

Senza nemmeno riflettere, Myungsoo prese presto tra le mani una ciotola facendo inevitabilmente cadere a terra un mestolo sporco.

Il Signor Lee scosse la testa con un sorriso, quasi ormai rassegnato dall'imbranataggine che quel superiore riusciva sempre a dimostrare in alcune situazioni.

 

"Sungjong, guardaaaaa!!" - gli cantilenò un fin troppo solare Myungsoo.

 

"Cosa?" - gli domandò apatico e assonnato Sungjong.

 

"Qui, qui!" - rispose l'altro intimandogli a guardare nella ciotola che teneva stretto in mano.

 

"Una zuppa?"

 

"Una zuppa!"

 

"... e allora?"

 

Myungsoo piegò il labbro inferiore all'ingiù fingendosi offeso da quella mancanza di entusiasmo da parte di Sungjong.

Ma forse ero lo stesso 9,9 che quella mattina ne stava dimostrando troppo.

Eccessivamente troppo per un ancora addormentato Sungjong, già fin troppo confuso per quella caotica situazione di familiarità.

 

"L'ho cucinata io, ci credi!?" - continuò a parlare Myungsoo - "Tuo padre mi ha insegnato a cucinare, non è fantastico??"

 

Il 4,5 sbatté gli occhi di fronte al giovane e al suo sorriso abbagliante.

 

"Myungsoo hai bevuto?" - gli domandò un serio Sungjong - "O hai la febbre..." - chiese dubbioso, appoggiandogli la mano sulla fronte - "Uhmm, eppure non sembri essere caldo... In questo caso, il fatto che tu ti sia completamente rincitrullito penso possa essere l'unica causa plausibile per il tuo eccessivo entusiasmo."

 

L'ironia da parte di Sungjong, che in verità non era mai stato più serio in vita sua, provocò nuove risate da parte dei genitori e del fratello, e un espressione dalle sopracciglia corrugate da parte di Myungsoo.

 

"Lascialo stare, lascialo stare" - intimò allora il Signor Lee al 9,9 - "E' sempre stato particolarmente scorbutico fin da piccolo di prima mattina. Lasciagli ancora un paio di minuti in modo che possa completamente svegliarsi."

 

La beffa da parte del padre non sfuggì a Sungjong che però, non sapendo come ribattere, si accontentò semplicemente di sedersi a quella tavola apparecchiata.

 

Quella era davvero una strana mattina.

Eppure, era forse la sua più bella che quella casa avesse mai custodito.

 


 

Avendo concordato sul fatto che sarebbe stato meglio se fossero tornati nei loro rispettivi dormitori ad orari diversi, Myungsoo uscì di casa per primo, poco dopo la colazione.

Non potendo fare altrimenti, il 9,9 si trovava ad ammettere di essere dispiaciuto di dover lasciare quella casa.

 

Non sapeva perché ma una fitta al ventre si faceva presto sentire quando fissava la struttura a mattoni a cui ora dava le spalle. Quando fissava quella casa che lo aveva accolto così facilmente a braccia aperte, semplicemente accettandolo per chi era e non per come doveva apparire.

 

Felice di ciò, Myungsoo non aveva potuto trattenere il suo entusiasmo e si era mostrato tanto solare come non mai, tanto da spaventare lo stesso Sungjong che non aveva ritrovato in lui nessuna traccia del suo fidanzato, o quasi.

Eppure il 9,9 non si pentiva. Non trovava davvero nessuna buona ragione per cui pentirsi del comportamento che aveva assunto quella mattina.

Era felice, era stato felice. E ciò bastava a giustificarlo.

 

Così quella mattina Myungsoo non poteva non dispiacersi nel dover salutare quella casa.

 

Il giorno precedente il suo arrivo era stato caotico, ma più tranquilla era invece la sua dipartita, quasi inosservata. O così aveva pensato.

Nemmeno giunto in strada, il 9,9 udì infatti un lieve cigolio provenire da dietro di sé e poco dopo, da dietro la porta casa di Lee, comparve il giovane Seonkyu pronto ad uscire con la sua divisa scolastica addosso.

Myungsoo sorrise di fronte a quella che non era altro che una più giovane e infantile versione di Sungjong.

 

Volle augurargli una buona giornata, ma non lo fece perché Seonkyu parlò per primo.

 

"Tu..." - cominciò a dirgli prima di velocemente correggersi - "Lei... non lo farà soffrire vero? È la prima volta che lo vedo così felice.."

 

Myungsoo impiegò una manciata di secondi per comprendere a chi fosse riferita quella frase.

Ma impiegò molto meno per sorridere di fronte a quell'amore fraterno.

Un affetto che gli ricordava tanto quello che condividevano lui e suo fratello Moonsoo.

Perché, nonostante tutto, Myungsoo e suo fratello alla fine si erano ritrovati e nulla li aveva davvero separati.

Ed erano semplicemente finiti per sostenersi l'un l'altro per quella strada difficile che entrambi avevano deciso di intraprendere.

Avevano deciso di supportarsi durante ogni difficoltà perché nulla li avrebbe fatti tornare indietro.

 

La meta di quella strada era troppo importante per rinunciare.

La meta era una vita da passare con la persona amata.

Una meta a cui non avrebbero mai rinunciato, ora più che mai.

 

"Non ti preoccupare" - si decise a rispondergli dolcemente - "Non lo farò mai soffrire. Lo proteggerò per sempre affinché possa sorridere per il resto della sua vita."

 

Quelle semplici parole sembrarono essere più che sufficienti per calmare l'animo di Seonkyu che poté finalmente sorridergli sinceramente, prima che Myungsoo tornasse a parlare.

 

"E non parlarmi così formalmente! Chiamami semplicemente hyung."

 

 


 

5 giorni passarono. E sempre da 5 giorni la vita di Lee Sungjong era tornata ad una normale quotidianità.

Da quando se n'era ritornato in quel campus, non c'era stato nessun cambiamento in particolare.

Nessuno sembrava essersi accorto della caotica confusione in cui avevano vissuto Sungjong e Myungsoo nei giorni precedenti.

E nessuno sembrava essersi nemmeno accorto che un superiore aveva dormito e mangiato nella casa di una famiglia di insufficienti.

 

Tutto ciò era semplicemente passato inosservato agli occhi di tutti.

 

Dopo l'inconveniente con la Signora Song, Sungjong doveva ammettere che sulle prime si era davvero spaventato.

Nonostante alla fin fine fosse tutto finito nel migliore dei modi possibili, il 4,5 aveva ricominciato a tenere una certa distanza con Myungsoo, proprio come aveva fatto nei mesi precedenti al loro incontro.

Proprio come aveva fatto quando era diventato un insufficiente.

E questo voler mantenere a tutti costi una distanza lo avevano portato anche ad andarsene via di lì.

 

Eppure, dopo 5 giorni di tranquillità, Sungjong aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva scrollato le spalle.

Forse, dopotutto, non c'era poi nulla di cui preoccuparsi seriamente. Forse, dopotutto, sarebbe finito tutto lì.

La miriade di problemi a cui aveva pensato magari non sarebbe mai davvero giunta.

Colto da quel nuovo punto di vista, Sungjong si era finalmente rilassato.

E si era convinto che nulla più sarebbe successo.

 

E proprio per questo suo cambiamento di prospettiva, dopo 5 giorni Sungjong si trovava in quel viale alberato in compagnia di Dongwoo e Howon.

 

I due 8,8 avevano notato quel cambiamento nel ragazzo già da un paio di tempo.

I due 8,8 si erano resi conto che doveva essere per forza successo qualcosa di significativo nella vita del loro amico.

Ed il fatto che in quel momento stesse parlando tranquillo con loro ne era una prova certa.

 

I due ragazzi non potevano che sentirsi estraniati però e cercavano in Sungjong alcuni aspetti del loro amico che non ritrovavano più in lui.

 

Perché parla con noi tranquillamente? Perché non è schivo e non ha paura di essere visto da qualcuno come ha sempre fatto?

 

Mille domande frullavano nella loro testa, ma vennero presto interrotte dalle parole del 4,5.

 

"Hyung, volete venire a pranzo da me domani?"

 

Dongwoo e Howon sgranarono gli occhi nello stesso istante, pietrificandosi sulla panchina di legno su cui erano seduti.

E sempre pietrificati si domandarono se fossero impazziti o invece fosse colpa del loro udito che cominciava a fare cilecca.

 

Dongwoo e Howon conoscevano Sungjong da molto tempo, ma da un certo periodo avevano cominciato a non comprendere più cosa frullasse per la mente del giovane.

E non avevano più compreso molto della vita del 4,5.

A partire appunto dalla sua unità improvvisamente e inaspettatamente cambiata.

 

I due 8,8 non avevano fatto domande. Non gli avevano domandato come mai fosse successo ciò.

Sapevano che prima o poi sarebbe stato lo stesso Sungjong a raccontargli tutto. Lo sapevano, anzi ne erano certi.

Come erano sempre stati certi che sarebbe giunto il momento in cui il ragazzo avrebbe presentato loro quella persona.

Perché ormai erano giunti a pensare che l'unica ragionevole causa del suo cambiamento fosse dovuto a qualcuno.

 

Così, si ritrovarono a domandargli spontaneamente: "Sungjong, c'è un motivo per cui proprio ora vuoi che pranziamo con te? Per di più nel tuo dormitorio..."

 

E proprio come avevano intuito, il 4,5 distese le labbra in un sorriso e socchiuse appena gli occhi a mezzaluna, arrendendosi all'evidenza di non poter nascondere niente più ai suoi hyung.

 

"In effetti, ci sarebbe una persona che vorrei presentarvi..."

 

 

 

I 3 ragazzi camminavano per i corridoi di quel dormitorio e, mentre Howon e Dongwoo stavano silenziosamente sulle punte, Sungjong attraversava le stanze a grandi passi, senza alcun segno di preoccupazione.

 

"Hyung, rilassatevi.. non stiamo mica compiendo una rapina!" - li beffeggiò.

 

E questo suo modo di fare sorprese i due 8,8 che ritrovavano in lui sempre meno tracce del loro veterano amico.

O meglio, non ritrovavano più l'amico di pochi mesi prima.

Sungjong non era più titubante e spaventato, sembrava aver acquisito quella sicurezza in sé stesso che gli era stata sbriciolata più di anno fa, quando aveva iniziato a portare quella targhetta da insufficiente.

 

Dongwoo e Howon potevano dirsi in parte felici ed in parte tristi di fronte a quel cambiamento.

 

Non potevano che essere sollevati nel vedere come il loro amico non si facesse più le stesse pare di un tempo e di come tranquillamente stesse parlando con loro.

Sungjong era sempre stato attento e sostenuto nei loro incontri, continuamente guardandosi intorno alla ricerca della presenza di qualcuno di sospetto.

Sungjong aveva sempre avuto paura che quella sua amicizia con due 8,8 presto o tardi avrebbe portati guai a tutti e 3, ed inutili erano state le parole dei due hyung per smuoverlo dalla sua posizione.

 

Ed invece in quel momento li aveva addirittura invitati nel suo dormitorio, come mai prima aveva fatto.

 

Nel 4,5 c'era stato un profondo cambiamento, non solo dell'unità.

E riflettendoci i due 8,8 si trovavano a intristirsi.

Perché loro non erano gli artefici di quel cambiamento.

 

Dongwoo e Howon avevano sempre trattato Sungjong come un fratello minore e lo avevano custodito in modo protettivo dalle brutture di quel mondo.

Eppure in quel momento il ragazzo non rideva grazie a loro.

Non era grazie a loro che era tornato a sorridere.

O così erano certi.

 

Perché, se avessero espresso apertamente i loro pensieri, Sungjong avrebbe di sicuro ricordato loro delle straordinarie cose che avevano fatto per lui.

A cominciare dall'essergli rimasto amico quando tanti, troppi, non lo avevano fatto.

 

Sungjong di questo era loro infinitamente grato, ma Dongwoo e Howon non ne erano pienamente consoni.

 

"E a proposito di rapina..." - tornò a farsi sentire la voce del 4,5 - "Non erano necessario che svuotaste l'intero frigorifero! Vi avevo detto che sarebbe stato un modesto pranzo a base di ramen."

 

I due 8,8 non gli risposero, continuando invece a camminare per quei corridoi a loro sconosciuti.

 

Dongwoo e Howon era tristi per non essere riusciti a far tornare a sorridere Sungjong, ma allo stesso tempo erano grati a quella persona. Quella persona che aveva fatto ciò che non erano riusciti a fare loro.

 

E quale modo migliore se non ringraziarla con un'infinita quantità di cibo?

 

 

 

 

La quarta persona invitata a quel modesto pranzo nel dormitorio degli insufficienti non era ancora arrivata.

La quarta persona aveva avvertito i presenti che avrebbe tardato un poco a causa di un improvviso impegno che davvero non poteva rimandare.

E Dongwoo e Howon aspettavano con ansia quella quarta persona.

 

I 3 ragazzi, giunti nella camera del 4,5 senza alcun problema di nessun tipo, avevano già apparecchiato quel piccolo tavolo al centro della stanza, che sembrava essere stato messo lì apposta per l'occasione.

E proprio per l'occasione Sungjong aveva portato un fornello da campeggio sul quale stava già una pentola piena d'acqua, ansiosa di scaldare il ramen.

 

La grande quantità di cibo che avevano portato Dongwoo e Howon era ben disposta tra il pavimento e la tavola e, arrendendosi alle loro pance brontolanti, erano finiti per aprire qualche snack.

 

E proprio tra una patatina e l'altra, i due 8,8 avevano l'opportunità di immaginarsi quella quarta persona, a cui nemmeno riuscivano a dare un sesso ben preciso.

Per questa incapacità alla fine decisero di rinunciare e smisero di pensare a lei.

 

Dopotutto, si dissero, arriverà fra poco. Dopotutto, alla fin fine, non importa il suo aspetto, no? Le saremo grati in tutti i casi.

 

E così concordando, la pentola d'acqua cominciò a bollire e in quell'istante esatto si udirono anche un paio di rintocchi provenire dalla porta della stanza.

 

Dongwoo e Howon sobbalzarono, ingoiando velocemente quegli ultimi snack che avevano ancora in bocca e poi concentrandosi completamente sulla la porta che Sungjong stava andando ad aprire.

 

Il 4,5 riservò loro un sorriso, notando come i suoi amici si fossero fatti improvvisamente più attenti.

E sorrise per nascondere quell'ansia che non poteva non avere.

 

Nei minuti precedenti, Sungjong aveva cercato di apparire il più rilassato possibile e aveva semplicemente parlato del più e del meno con i suoi due hyung.

Ma giunto a quel momento non poteva che avere paura.

 

Il 4,5 sapeva che i suoi amici fossero delle persone dall'animo estremamente buono, ma allo stesso tempo non sapeva come avrebbero reagito di fronte a quella persona.

 

E così, sospirando appena, Sungjong aprì quella porta mentre sussurrava silenziosamente nella sua mente:

 

Dongwoo, Howon-hyung... per favore non arrabbiatevi troppo.

 

"Scusate il ritardo!! Sono tanto in ritardo??? Mi dispiace tanto, pensavo di metterci di meno e invece ho impiegato più tempo del dovuto! Ohh, ma avete già apparecchiato? Mi fate sentire ancora più in colpa così!! Io ho portato dei dolci! Spero vi piacciano.. Non sapendo che gusti piacessero a tutti, ne ho presi di vari tipi... Uhm, ma forse ho un po' esagerato--"

 

Quella furia di parole sputate velocemente fuori dalla quarta persona fecero venire voglia a Sungjong di sbattergli la porta in faccia e lasciarlo fuori.

Ma optò per la scelta migliore e gli strinse solamente la faccia tra le sue mani, bloccando così quel flusso infinito di frasi.

 

"Myungsoo, respira." - lo ammonì quasi fosse un bambino - "Non c'è nulla di cui preoccuparsi." - lo rassicurò, forse in parte rassicurando più sé stesso che il 9,9.

 

Sungjong nei giorni precedenti aveva scoperto che Myungsoo sapeva diventare estremamente logorroico e imbranato quando si trattata di importanti momenti.

E quello era l'ennesimo importante momento dopo il suo incontro con la famiglia Lee.

 

Da quel che gli aveva raccontato il 4,5, Dongwoo e Howon erano due suoi importanti amici con cui era praticamente nato e cresciuto assieme.

Quindi come poteva starsene tranquillo?

 

Anche lui considerava la situazione che avevano creato. Anche lui sapeva che forse non lo avrebbero accettato volentieri.

 

I due 8,8 se ne erano stati per tutto il tempo seduti e in silenzio.

Dopo aver appurato il fatto che quella persona fosse un lui, e dopo non essersi nemmeno sorpresi più di tanto, Howon e Dongwoo aveva cercato inutilmente di allungare il collo da tutte le parti in modo da sbirciare da dietro la schiena di Sungjong che ancora copriva il nuovo arrivato.

Erano ansiosi e curiosi di vedere il volto di quella persona a cui erano tanto riconoscenti.

 

Eppure, quando finalmente Myungsoo si mostrò davanti a loro, l'entusiasmo dei due 8,8 svanì di colpo.

Spalancarono invece gli occhi osservando il volto di quel bel ragazzo.

Perché quel ragazzo era, oggettivamente parlando, davvero molto bello.                  

 

Per qualche istante, i due ragazzi vollero pensare che quel ragazzo fosse una semplice eccezione.

Che fosse semplicemente un bel insufficiente, proprio come era anche Sungjong che loro avevano sempre reputato di bell'aspetto.

Ma sapevano che quel loro pensiero era estremamente forzato e non stava in piedi.

 

E quando i loro incontrarono quella targhetta da 9,9 quasi non si sorpresero nemmeno.

 

Howon e Dongwoo spostarono ancora un paio di volte i loro sguardi, scannerizzando quel ragazzo da testa a piedi.

Sungjong e Myungsoo non poterono che irrigidirsi di fronte a quegli sguardi tanto seri che stavano riservando i due al nuovo arrivato.

Ed entrambi sapevano anche che era giunto il momento di parlare e smetterla di stare zitti.

 

Ma le fredde parole di Howon giunsero prima delle loro.

 

"Cos'è... ? Uno scherzo?"

 

Quell'apatico tono fece nuovamente rabbrividire i due fidanzati.

 

"N-No, hyung... Lui è quella persona che volevo farvi conoscere..."

 

"Sungjong, cosa significa tutto ciò?" - la voce di Dongwoo su unì al freddo coro di Howon, mentre entrambi si alzavano in piedi per fissare gli altri due dritti negli occhi.

 

"Hyung... io pensavo che sareste stati felici..."

 

"Di cosa, Sungjong? DI COSA? È un superiore quello, lo capisci anche tu?"

 

"Come puoi davvero pensare che saremmo stati felici?! È un eccellente, ti avrà di sicuro preso in giro!"

 

"Come puoi attribuire a lui la tua felicità! Non lo posso... non lo possiamo accettare!!"

 

Dongwoo e Howon pronunciarono quelle dure parole velocemente, troppo velocemente, senza dare nemmeno il tempo di Sungjong di ribattere.

Anche se, a dire il vero, non sapeva nemmeno lui come ribattere.

 

I suoi hyung erano arrabbiati e non poteva non dargli ragione.

Erano all'oscuro di tutto, a cominciare dal suo incontro con Myungsoo.

 

Come dargli torto?

 

Lui stesso era stato schivo quando la prima volta aveva incontrato il 9,9.

Lui stesso avrebbe reagito a quel modo in altre situazioni.

In altre situazioni però.

 

Perché Sungjong ormai conosceva Myungsoo come le sue tasche, se non di più, e ormai sapeva quanto fosse diverso da un comune superiore.

 

Ma come farlo capire anche a Dongwoo e Howon?

Cosa avrebbe dovuto dire per far comprendere loro come stavano davvero le cose?

 

Sungjong in quel momento non sapeva davvero che parole usare o da dove iniziare, e questa sua impossibilità lo faceva arrabbiare.

 

Perché non sono in grado di proteggere Myungsoo?

 

I due 8,8 se ne stavano ancora in piedi davanti a loro, con solo quel tavolino basso a separarli in quella davvero piccola stanza.

I loro pugni erano stretti lungo i fianchi e i loro volti erano corrugati in un espressione arrabbiata, che solo poche volte aveva visto Sungjong.

Attendevano solo una risposta da qualcuno. Una risposta che facesse chiarezza nelle loro menti confuse.

 

E quella risposta arrivò in modo inaspettato.

 

Sungjong era in procinto di aprire bocca, ancora indeciso su cosa dire in realtà, ma Myungsoo fu più veloce.

Myungsoo fu più veloce e, in men che non si dica, si mosse, finendo per inchinarsi di fronte ai due hyung che sobbalzarono sorpresi e confusi di fronte a lui.

 

Cosa stava succedendo? Un 9,9 si stava davvero inchinando fin troppo rispettosamente di fronte a due 8,8?

 

I due ragazzi e Sungjong non capivano a cosa fosse dovuto quel suo comportamento e non sapevano nemmeno dove volesse andare a parare.

Ma lo capirono presto quando l'alta voce di Myungsoo si fece sentire.

 

"Piacere di conoscervi. Mi chiamo Kim Myungsoo. Sono nato il 13 Marzo in questa capitale e il giorno del mio Coming Of Age mi è stata data questa targhetta da 9,9. Sono cresciuto in una famiglia di superiori e proprio per questo spesso sono ottuso e altezzoso. Frequento il secondo anno in questa università e vivo al terzo piano del Palazzo Bianco, stanza n° 77. Sono appassionato di musica ma soprattutto di fotografia, ed è infatti la carriera che vorrei intraprendere una volta diventato adulto. Oltre al mio essere ottuso, ho altri mille mila difetti, tra cui il fatto di apparire costantemente imbranato e logorroico quando sono agitato... Come anche in questo caso del resto. Spero possiate passare sopra a tutti queste mie imperfezioni, perché si... sono un superiore imperfetto. Ma è proprio grazie al mio essere imperfetto che sono stato così fortunato... così fortunato e onorato di diventare il fidanzato di Lee Sungjong. Per favore, ... prendetevi cura di me."

 

Colti da un'improvvisa ondata di parole e informazioni, per lo più inutili e senza un fine preciso, Dongwoo e Howon si trovarono atterriti di fronte a quel comportamento.

I due 8,8 erano spaesati e avrebbero voluto rimproverare Myungsoo.

 

Sei un superiore!, avrebbero voluto dirgli, Perché allora non ti comporti come tale? Perché non vanti la tua superiorità? Perché addirittura ammetti di non essere perfetto!?

 

Nella loro condizione di 8,8, Dongwoo e Howon avevano incontrato diversi superiori e sapevano come erano fatti.

Sapevano come si comportavano e chi vantavano di essere.

I due ragazzi avevano un'alta unità, eppure si ritrovava sempre inorriditi di fronte al comportamento dei superiori.

 

Eppure, chi avevano di fronte in quel momento, non sembrava in nulla e per nulla un superiore.

 

Avevano di fronte una persona che si era inchinata rispettosamente di fronte a loro, neanche fossero stati importanti cariche delle stato.

Avevano di fronte una persona che, se non avesse indossato quella brillante targhetta, mai avrebbero scambiato per un superiore.

 

Poteva davvero esistere un eccezione tra i superiori?

Possibile che non fossero tutti uguali?

Si sarebbero davvero potuti fidare di lui?

Avrebbero davvero potuto fidarsi e affidare a lui Sungjong?

 

Quasi ricoprendo la carica di genitori, Dongwoo e Howon continuavano a riflettere dubbiosi, mentre anche Sungjong aveva finito per inchinarsi davanti a loro.

 

Questi due devono essere davvero impazziti, si dicevano le menti dei due 8,8.

 

E forse era vero, forse erano davvero pazzi ma a nessuno dei due sembrava dispiacere particolarmente.

Così, Dongwoo e Howon non poterono che sospirare, portando i due fidanzati ad alzare i volti verso di loro.

 

Sono impazziti.. ma siamo impazziti anche noi due, concordarono mentalmente i due 8.

 

"Su, tiratevi su!" - li ammonì Howon.

 

"L'acqua sta bollendo, sarà meglio che ci buttiamo il ramen." - continuò Dongwoo.

 

Myungsoo e Sungjong non poterono che scambiarsi uno sguardo prima di sorridere felici e annuire.

 

Dongwoo e Howon non sapevano ancora bene come i due ragazzi si fossero conosciuti e nemmeno se stessero facendo la cosa giusta fidandosi di quel 9,9.

Eppure semplicemente avevano accettato Myungsoo, proprio come aveva fatto anche la famiglia Lee.

 

Accettandolo, solamente fidandosi del suo lato umano.

 

 

 

Sungjong non sapeva come. Non sapeva né come né quando ma, da lì a un po' il clima in quella stanzaera cambiato.

Non si percepiva più quel clima di tensione come quando Myungsoo era entrato in quella stanza, un'aura amicale e rilassata faceva ora da padrone, rinchiusa tra le quattro mura di quella stanza.

Sungjong non sapeva come, ma il clima era notevolmente migliorato e di ciò non poteva che essere felice.

 

Il 4,5 non sapeva perché, ma aveva provato un incredibile voglia di far conoscere Myungsoo a qualcun altro. Qualcun altro che gli era caro quanto la sua famiglia.

Forse era stato proprio il ben riuscito incontro con la sua famiglia ad averlo convinto del tutto, o forse finalmente si era rilassato completamente.

Forse aveva finalmente compreso di non doversi preoccupare di nulla.

 

Sungjong aveva sempre saputo che né Dongwoo né Howon avrebbero fatto i salti di gioia una volta scoperto cosa aveva nascosto per quei mesi.

Ma sapeva anche che in un qualche modo se la sarebbe cavata.

Ed infatti così era stato.

 

Erano le 5 del pomeriggio quando l'orologio ticchettò e Sungjong si alzò per andare a chiudere quella finestra che aveva lasciato socchiusa.

Ed erano sempre le 5 quando nessuno degli altri 3 ragazzi considerò le sue mosse.

 

Il 4,5 passò totalmente inosservato dagli occhi di tutti i presenti, troppo occupati a continuare a chiacchierare di una qualche band che il più piccolo non conosceva.

 

Va bene che siete diventati amici, parlottò nella sua mente, Ma ignorarmi completamente non è affatto carino!

 

Sungjong fece per risedersi a terra a quel tavolo ormai vuoto di cibo ma, quasi stessero andando volontariamente controcorrente, Dongwoo e Howon si alzarono seguiti subito da Myungsoo.

 

"Sarà meglio che andiamo!" - esclamò Dongwoo mettendosi il cappotto e avviandosi verso la porta.

 

Sungjong, lasciato indietro, si alzò faticosamente da terra e raggiunse i due amici che se ne stava andando via.

 

"Già già, fra poco sarà buio." - fece gli onori di casa Myungsoo, quasi quella fosse la sua camera.

 

"Grazie per il pranzo! Dovremmo fare simili pranzi più smesso." - commentò Howon aprendo la porta della camera e poi uscendo da lì.

 

"HYUNG!" - li richiamò l'alta voce di Sungjong, che ancora una volta avevano completamente ignorato.

 

Gli 8,8 risero di fronte a quella gelosia, in tutto e per tutto simili a quella di un bambino, che stava mostrando il loro amico, prima di stringerlo forte in un abbraccio.

Con un ultimo saluto e un promemoria per Myungsoo, riguardo un qualche cd che avrebbe dovuto prestargli, Dongwoo e Howon fecero la loro uscita di scena.

 

E non passò nemmeno un minuto prima che il 9,9 cominciasse a beffeggiare Sungjong.

 

"Jongie-ah, cos'è quella faccia scontenta?" - lo prese in giro, punzecchiandogli appena una guancia con l'indice.

 

Il 4,5 di tutta risposta si scansò velocemente via da lui, con le braccia strette al petto e il volto altrove.

 

"La mia faccia è normalissima." - ribatté tutto d'un fiato, continuando a fare il finto sostenuto.

 

Myungsoo non poté che trovarlo terribilmente adorabile e aveva solamente voglia di stringerlo forte in un abbraccio.

Ma si trattene perché, dopotutto, era mille volte meglio prendersi gioco di un infastidito Sungjong.

 

"Non vorrai mica dirmi che.. sei geloso?"

 

Il 4,5 strabuzzò gli occhi di fronte a quelle vere parole, mentre le guance si facevano improvvisamente paonazze.

 

"M-Ma non dire scemenze! Perché mai dovrei essere geloso!?" - replicò, nuovamente allontanandosi da Myungsoo e facendosi sempre più vicino al cassettone della stanza.

 

Sungjong non lo avrebbe mai ammesso. Non avrebbe mai ammesso di essersi infastidito perché nessuno lo aveva più considerato, troppo occupati a parlare felicemente tra di loro.

Il ragazzo era contento che alla fine fossero, in un qualche modo, diventati amici. Non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio.

Forse, al massimo, solo un po' di considerazione.

 

Ma Sungjong era troppo orgoglioso e mai lo avrebbe ammesso.

 

Inventandosi un disinteresse inesistente, il 4,5 si fingeva distaccato e per nulla offeso, cercando di sembrare il più convinto possibile.

Ma così facendo non faceva altro che apparire terribilmente dolce.

 

E sempre così facendo non si rese conto di essere diventato una "preda" perfetta per Myungsoo.

Quando se ne rese conto, era ormai troppo tardi.

 

Il 9,9 approfittò infatti del finto disinteresse di Sungjong per potersi avvicinare di soppiatto a lui e depositargli un delicato bacio sul suo collo scoperto.

Il 4,5 scattò in aria, rabbrividendo, totalmente spaventato da quel gesto inaspettato e diventando paonazzo da testa ai piedi.

 

"Che accidenti fai!?" - gli urlò contro, appoggiando una mano dove le labbra di Myungsoo si erano appena depositate.

Urlando e reagendo a quel modo, il 9,9 fu semplicemente sollecitato a proseguire ciò che aveva iniziato.

 

Così, senza nemmeno rispondergli ma solamente sorridendogli sornione, il ragazzo si avvicinò nuovamente a lui, questa volta baciandogli una guancia arrossata.

Ed in quel modo incominciò quella serie di gesti causa-effetto da parte di quei due giovani innamorati, fin quando Sungjong non si scontrò dolorosamente contro il basso cassettone di quella camera.

 

Digrignò i denti, pronto a mandare a quel paese Myungsoo ed i suoi baci che lo avevano fatto sbattere sonoramente contro il mobile, ma non fece in tempo.

E non fece in tempo perché il 9,9 lo tirò su di peso e lo fece sedere su quel cassettone.

 

Sungjong borbottò qualcosa, inutilmente lamentandosi. Infatti, poco dopo, il maggiore aveva già ripreso di mira il collo dell'altro ragazzo, ora riuscendo ad arrivarci più facilmente e comodamente di prima.

Il 4,5 si disse che fare il sostenuto non sarebbe servito a nulla e si lasciò semplicemente andare ai gesti di Myungsoo, aprendo le gambe in modo che il 9,9 potesse avvicinarsi maggiormente a lui, e circondandogli il colo con le sue braccia.

 

"Quanto ancora hai intenzione di stare attaccato al mio collo?" - gli riuscì a domandare, rosso in volto - "Sei diventato un vampiro o cosa?"

 

Myungsoo borbottò qualcosa di confuso e totalmente incomprensibile, con ancora le labbra premute su quel collo che stava continuando a torturare e che stava diventando sempre più rosso ad ogni secondo.

Si staccò poi da esso, appoggiando i palmi della mani sul cassettone, vicino ai fianchi di Sungjong.

Senza più dire o fare nulla, il 9,9 si limitò a fissare il volto del più giovane, quasi nuovamente prendendosi gioco di lui.

Ma ci volle poco prima che questa volta il 4,5 si scocciasse di aspettare e si fiondasse lui stesso sulle labbra di un sorpreso e felice Myungsoo.

E ci volle molto meno prima di l'altro ragazzo cominciasse a ricambiare quel dolce contatto che stava togliendo il fiato ad entrambi.

 

Appiccicati l'uno all'altro, ci sarebbe voluto molto di più di una spintarella per farli separare.

Eppure bastò semplicemente il rumore di qualcosa che cadeva a terra per farli fermare quella volta.

 

Myungsoo aveva già cominciato a leccare le calde labbra di Sungjong, come alla ricerca di un invito, e il 4,5 aveva già stretto i fianchi dell'altro con le sue gambe, quando qualcosa uscì dalla tasca posteriore dei jeans del 9,9.

Fu una caduta leggera, di un oggetto che sarebbe potuto facilmente passare inosservato vista la situazione in cui si trovavano, eppure quella volta attirò l'attenzione di entrambi.

Staccandosi l'uno dall'altro, entrambi osservarono quel portafoglio caduto a terra.

Portafoglio che Sungjong ignorò e già era pronto a tornare a baciare Myungsoo.

 

Ma quest'ultimo aveva altro in servo.

 

Così Sungjong si ritrovò a baciare l'aria e per poco non cadde a terra, quando Myungsoo si piegò a terra per raccogliere il portafoglio.

 

Il 4,5 volle mandarlo nuovamente a quel paese per averlo fatto quasi schiantare sul pavimento da quella modesta altezza. Ma nemmeno questa volta fece in tempo.

 

"Mi ero quasi dimenticato!" - pronunciò Myungsoo, prendendo il portafoglio tra le mani e cominciando a guardarci dentro.

 

"Uh?"

 

"Non ti arrabbiare però, ok?"

 

"Myungsoo, non so nemmeno di cosa tu stia parlando! Come posso arrabbiarmi!?"

 

Il 9,9 scrollò le spalle, prima di spalancare gli occhi di fronte al portafoglio di cui, senza mezzi termini, cominciò a rovesciarne l'intero contenuto.

 

"Come.. Non è possibile.."

 

"Myungsoo? C'è qualcosa che non va?" - gli domandò Sungjong scendendo dal cassettone e arrivando al suo fianco.

 

"Myungsoo?"

 

"È sparita."

 


 


 

*Euripide


 

 

Note dell'autrice

Se tutto fosse andato come avevo previsto, giunti a quest'oggi avrei come minimo 3 capitoli già pronti. Ma invece la mia chiavetta USB è passata improvvisamente a miglior vita, ormai una settimana fa. Bestemmie ed espressioni colorite a parte, in un modo o nell'altro sono riuscita a recuperare il contenuto della chiavetta.. o quasi. Perché indovinate un po' proprio cosa non sono riuscita a recuperare? Esatto (?) proprio i nuovi capitoli che avevo scritto in anticipo (per una buona volta) e l'intera scaletta di questa ff, yee c: La crisi isterica (?) l'ho già avuta, quindi proseguiamo, anche perché alla fine è bene che sia andata così, almeno ho potuto dare una sistemata alla scaletta che era diventata un casotto incredibile. Fatto sta che sono qui♡ Questo capitolo non ha senso ma parliamoci chiaro, ho mai scritto qualcosa con del senso? No, bene, quindi nulla di cui preoccuparsi. È lunghissimo perché davvero non potevo dividerlo D: Spero solo che non sia anche altrettanto pieno di errori e noioso ; ;

La nuova scaletta (sempre che io riesca a rispettarla) mi dice che per la fine mancano 6/7 capitoli, che sono relativamente anche tanti visto che se, avessi seguito la scaletta che ormai non esiste più (AISH) sarebbero solo mancati 3 capitoli .____.

Spero di concluderla al più presto e che la fine non vi deluda♡

Grazie a chi ha letto e recensito, siete meravigliosi as always♡

Alla prossima;

 

Love you♡♡♡

Maggie

 

PS.  YOH! Qualcuno di voi va al concerto dei Block B? ç u ç So di un sacco di gente che ci sarà ( e io sclero già perché incontrerò un sacco di meravigliosa gente e piangerò tanto, lo so ; w ; ) ma nel caso ci foste anche voi e io non lo sapessi, fatemelo sapereA vostro rischio e pericolo, perché io non sono una persona coccolosa ma voi siete così meravigliosi che non posso non soffocarvi in mille abbracci ç u ç ♡

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Capitolo 30
*** XXX ***


 

— F l a s h  B a c k —

 

 

"Myungsoo oppa! Myungsoo oppa!!"

 

Le strillanti voci femminili riempivano il corridoio dell'università in  quella tarda mattinata di fine inverno, mentre un distratto ragazzo continuava a camminare, senza dare alcuna attenzione alle ragazze che dietro di lui continuavano ad urlare il suo nome.

Solo quando quel gruppo di giovani 9 gli si piantarono davanti, Myungsoo si rese conto di essersi perso un po' troppo tra i suoi pensieri.

 

"Myungsoo oppa!" - una giovane 9,5, dai boccoli biondi che le ricadevano morbidi sulle strette spalle, fece da portavoce al resto di quel trio, ripetendo per l'ennesima volta il nome del quasi 10.

 

"Uh?" - fece l'interpellato, con la giacca addosso e la tracolla nera appoggiata su una spalla - "Avete bisogno di qualcosa?" - domandò a quelle che sapeva fossero sue compagne di un qualche corso, ma di cui non ricordava minimamente il nome.

 

Tutto il contrario del trio che invece il nome del 9,9 sembrava conoscerlo più che bene.

 

"Myungsoo oppa!" - tornò infatti a squillare la bionda ragazza, prima di proseguire - "Stai andando da qualche parte?"

 

Il 9,9 arricciò il naso al suono di quelle parole pronunciate da quelle fastidiosamente finte labbra.

Non sapeva cosa volessero da lui, ma sapeva solo che gli stavano facendo perdere tempo. Tempo prezioso che avrebbe dovuto spendere in ben altro modo.

Myungsoo quel giorno era indaffarato più del solito e non voleva tardare a nessuno dei due appuntamenti.

Cosa che invece gli stavano facendo fare quel trio di ragazze sconosciute.

 

"Forse." - si limito semplicemente di rispondere, cercando di svignarsela il prima possibile.

 

Ma non fece nemmeno in tempo a fare qualche passo che le ragazze tornarono a farsi sentire, più rumorose di prima.

 

"Myungsoo oppaaaa!! Non vuoi venire a pranzo con noi?"

 

Il ragazzo roteò gli occhi al cielo.

 

Come aveva fatto in quegli anni? Come aveva fatto a sopportare quelle sviolinate da parte di quelle finte ragazze? Come aveva fatto addirittura a farne un vanto?

 

In quel momento le trovava semplicemente fastidiose, l'intera situazione era fastidiosa.

 

"Ho da fare." - le liquidò, portando però la bionda ragazza a bloccarlo nuovamente, tirandolo per la giacca.

Myungsoo sobbalzò indietro per quel gesto inaspettato e sempre per quello il suo portafogli slittò fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans precipitando sul pavimento.

 

Infastidito, il 9,9 si piegò a terra, raccogliendo così il suo portafogli e rimettendolo al suo posto.

Senza più nascondere il suo fastidio, Myungsoo sbuffò fuori aria calda dalla sua bocca e fulminò con uno sguardo le ragazze che, sorprese, non poterono che spalancare gli occhi di fronte allo strano comportamento del 9,9.

 

Il ragazzo, per quanto ne fosse consapevole o meno, era conosciuto in quel campus universitario.

E come fare altrimenti? Era impossibile lasciarsi sfuggire la bella faccia di un quasi eccellente.

Agli occhi di tutti era sempre stato visto come il freddo e carismatico principe, irraggiungibile eppure allo stesso così voluto dalle ragazze.

Sempre avevano tentato un qualche tipo di approccio con lui e si erano anche solo accontentate di fare qualche passo insieme, eppure da un po' le cose erano cambiate.

Da un po', Kim Myungsoo era cambiato.

Non trascorreva più il tempo con chi glielo domandava, non accettava più facilmente di uscire con qualche ragazza, non faceva più di un vanto questa sua popolarità.

Sembrava solo costantemente occupato e infastidito dalla presenza degli altri.

Come se in realtà non volesse stare in quel posto, come se in realtà volesse che i suoi compagni di unità fossero qualcun altro.

Come se volesse la compagnia di solamente una persona, che invece non poteva avere.

 

Anche a quel trio di ragazze non era sfuggito quel suo cambiamento di comportamento, ma avevano comunque tentato di invitarlo a pranzo.

Naturalmente, si era rivelato tutto inutile.

 

Le loro menti, dopo essere state scaricate da Myungsoo, stavano pensando a mille motivi per cui quel giovane si stesse comportando a quel modo, ma così facendo non si accorsero di un'importante cosa.

Non si accorsero che la causa dello strano comportamento del 9,9 era proprio di fronte a loro.

Non si accorsero subito che la risposta alle loro domande fosse ai loro piedi, e non solo letteralmente parlando.

 

Solo quando la più alta del trio la schiacciò se ne resero conto.

 

La ragazza alzò il piede che aveva schiacciato qualcosa, trovando sotto di esso quello che sembrava essere un portatessere.

 

"Che cos'è?" - domandò la terza ragazza di quel gruppo, osservando ciò che l'alta giovane aveva raccolto tra le sue mani.

 

"Sembra essere un portatessere..."

 

"Che sia di Myungsoo?" - domandò la bionda ragazza, prendendo tra le mani quell'oggetto.

 

Le altre due ragazze alzarono le spalle in tutta risposta.

L'unico modo per scoprirlo era guardare cosa c'era dentro quel piccolo portatessere. E fu infatti ciò che presto fecero, senza nemmeno pensarci due volte.

Ma, col senno di poi, avrebbero fatto meglio a rifletterci.

Si erano aspettate di trovare qualche tessera di relativa importanza all'interno, magari anche semplicemente la tessera della caffetteria o della biblioteca universitaria. Eppure, ciò che incontrarono i loro occhi non si avvicinava anche solo lontanamente a ciò che avevano ipotizzato.

 

Quel portatessere conteneva infatti due piccole fotografie.

 

La prima foto rappresentava un bambino dalla sgargiante t-shirt gialla e un gelato in mano, che sorrideva felice di fronte all'obiettivo.

Le ragazze non sapevano chi fosse quel bambino. Forse Myungsoo, forse suo fratello.

Qualcosa faceva loro intuire che però non fossero nessuno dei due.

E quello che glielo faceva intuire era la seconda polaroid.

 

Se la prima era una fotografia scattata molti anni prima, quell'ultima era una selca di sicuro più recente.

E, se con la prima fotografia, le ragazze si erano semplicemente accontentate di indossare una faccia confusa, di fronte alla seconda non poterono che strozzarsi con la loro saliva.

 

Con gli occhi spalancati e il cuore che sembrava essersi improvvisamente fermato, le tre 9 osservava quella selca.

Era un bel autoscatto in cui i due protagonisti sorridevano felici, e in pigiama, trasmettendo un caldo senso di familiarità.

Ma le ragazze erano tutt'altro che contente di fronte a ciò.

 

"U-Unnie..." - sussurrò una delle due ragazze alla bionda, balbettando appena con il fiato spezzato - "Che cosa vuol dire questo...?"

 

Ma l'interpellata non rispose, semplicemente mordendosi con rabbia il labbro rosso inferiore, e stringendo la mano libera, lasciando un segno delle sue unghie finte sul palmo.

 

Il trio aveva voluto risposte per lo strano comportamento di Myungsoo, ma quella nuova scoperta le lasciava ancora più confuse.

 

Quel portatessere era indubbiamente del 9,9, ma cosa fare ora?

 

Forse un'idea però già ce l'avevano.

Forse, mentre la bionda ragazza metteva il portatessere nella sua borsa, un'idea si era già formata nella sua mente.

 

 

 

Myungsoo, inconsapevole di ciò che era successo nei corridoi universitari, era giunto in città dopo un paio di minuti.

Non sarebbe dovuto essere lì in quel momento. Aveva un altro appuntamento altrove, eppure prima aveva qualcos'altro da fare.

Non era un appuntamento prestabilito e fino all'ultimo aveva temuto di non riuscire a incontrare quella persona.

Eppure, quando la vide, non poté che tirare un sospiro di sollievo.

 

Seduto su una panchina del parco della città, il signor Cho, stava trascorrendo quel tempo con la sua targhetta da 2 appesa ai suoi sgualciti e consumati vestiti.

 

Myungsoo lo riconobbe subito e l'istante dopo era già di fronte all'anziano signore.

Quest'ultimo non poté che sobbalzare dopo essersi ritrovato quel giovane di fronte, giovane che l'ultima volta lo aveva trattato come un pazzo.

Gli anziani occhi furono attirati da quella brillante targhetta d'oro appesa alla giacca nera di Myungsoo, portando il Signor Cho naturalmente a domandarsi per quale stregoneria lui e Sungjong continuassero a presentarsi sempre con unità differenti.

 

Ma le sue domande rimasero intrappolate nella sua mente e il 9,9 parlò prima dei dubbi dell'anziano.

 

"Scusi il disturbo, Signor Cho." - incominciò Myungsoo, inchinandosi rispettosamente di fronte a lui.

 

L'uomo non seppe se essere più sorpreso dal fatto che quel giovane conoscesse il suo nome o da quel rispetto che da tanto, troppo tempo nessuno gli aveva più riservato.

Gli anziani sono universalmente rispettati, onorati perché hanno vissuto già tante esperienze di vita.

Ma in quella società era diverso e tutto si basava sulle unità.

Così un anziano era costretto a parlare rispettosamente a un ventenne, che di conseguenza poteva invece riferirsi a lui in modo del tutto informale.

Era sbagliato, era un modo completamente sbagliato di approcciare. Ma nessuno lo capiva, quindi era inutile porsi troppe domande.

Quel tipo di comportamento era diventato così all'ordine del giorno che il Signor Cho quasi si commosse di fronte al rispetto che gli stava porgendo quel quasi 10.

 

I suoi occhi però non si inumidirono e le lacrime furono semplicemente posticipate.

 

Myungsoo infatti gli allungò presto una serie di borsine di plastica, stracolme di roba che aveva acquistato qualche minuto prima.

 

"So che sono semplici vestiti da appena sufficienti, ma non volevo che finisse nei guai se le avessi dato degli abiti più costosi. Lo stesso vale per il cibo, domando infinitamente scusa."

 

L'anziano spalancò gli occhi di fronte alle parole di Myungsoo, osservando tutta quella roba che gli stava venendo gratuitamente offerta da quello sconosciuto ragazzo.

Erano vestiti nuovi, del cibo caldo e una busta contenente fin troppi soldi secondo il Signor Cho.

 

"R-Ragazzo mio, non posso accettare tutto ciò!" - gli rispose sinceramente, con le mani che gli tremavano di fronte a tutta quelle roba.

 

Invano cercò di porgere indietro quelle sportine a Myungsoo, che semplicemente gli sorrise.

 

"Lei ha già fatto molto nella vita, accetti ciò come un semplice regalo."

 

Il Signor Cho cercò nuovamente di ribattere di fronte alla gratitudine del 9,9, ma il suo fare da sostenuto non poté durare eccessivamente, giudicando oggettivamente la situazione in cui stava vivendo.

 

E così si limitò a ringraziare il ragazzo con un sorriso e un tenero abbraccio sincero.

 

 

Myungsoo era felice di ciò che aveva fatto.

Quell'anziano signore faceva parte della famiglia Lee in un modo o nell'altro, ed era comunque una persona a loro cara.

Fare quello era il minimo per ringraziarlo.

 

Ora a Myungsoo non toccava altro che andare al suo secondo appuntamento, appuntamento a cui era certo stava tardando e di nemmeno poco.

 

Con il cuore che gli batteva agitato per il suo prossimo appuntamento, il 9,9 stava tornando velocemente verso il campus universitario pronto - o quasi - per incontrare Dongwoo e Howon per la prima volta.

E, troppo occupato, a pensare alle parole giuste da dire ai due amici di Sungjong, Myungsoo non si accorse di essere passato di fronte a due figure conosciute.

Non si accorse di essere passato di fronte a Chiwon e sua madre.

Solo il bambino, con il suo inseparabile orsetto Squirchinzi, se ne accorse e volle salutarlo, venendo però presto bloccato dalla donna.

 

"Chiwon, quante volte devo ripeterti che non devi parlare con gli sconosciuti?!"

 

"Ma ummaaaa... " - si lamentò il bambino osservando la figura di Myungsoo poco lontano da loro - "Quell'ajusshi non è uno sconosciuto!"

 

"Ajusshi?" - la donna osservò quel giovane lontano ed impiegò una manciata di secondi per riconoscerlo come uno dei due giovani impertinenti che l'avevano rimproverata la volta in cui aveva perso Chiwon.

 

Eppure, c'era qualcosa che non gli tornava.

Non conosceva bene quel ragazzo, eppure in quel momento c'era qualcosa di diverso in lui.

Qualcosa che stonava.

Qualcosa che brillava oro sulla sua giacca nera.

 

Chiwon aveva voluto semplicemente salutare Myungsoo, con un'infantile e innocente affetto e gratitudine nei suoi confronti.

Eppure, inconsapevolmente, aveva portato a tessere una dei primi fili in quella che sarebbe diventata un'ingarbugliata e soffocante ragnatela.

 

Ragnatela che avrebbe intrappolato qualcuno.

 

 

"Come può quell'impertinente 6 essere diventato un 9!?"

 

 

 

— Fine  F l a s h  B a c k —

 

Sungjong non poteva non ammettere di amare svegliarsi con Myungsoo stretto al suo fianco.

Le mattine in un cui ciò accadeva ormai si contavano sulle dita di due mani, ma il 4,5 non si sarebbe mai stancato di quella sensazione di calore che provava quando apriva gli occhi e la prima cosa che incontrava era lo sguardo addormentato del 9,9.

Era una calda sensazione di serenità, non solo dovuta alla vicinanza dei loro corpi, ma anche dall'unione delle loro due anime che poteva trascorrere felicemente del tempo insieme.

Eppure in quella mattina qualcosa non quadrava. Qualcosa era diverso dal solito.

 

Il giorno precedente Myungsoo aveva incontrato Dongwoo e Howon e dopo aveva trascorso il resto della giornata nella camera di Sungjong, sgattaiolando poi fuori alle prime ore del mattino.

Eppure, seppur amaramente, il 4,5 non riusciva ad ammettere di avere passato una bella nottata.

 

Il 9,9 l'aveva stretto teneramente tra le sue braccia e serenamente si erano addormentati al suono dei rispettivi respiri.

Ma per l'ennesima volta Sungjong aveva fatto un brutto sogno. Di nuovo lo stesso brutto sogno.

 

Ormai era già la terza volta in cui si ritrovava a fare quell'incubo in cui persone sconosciute finivano per farlo precipitare dolorosamente ai piedi di un burrone.

Quello stesso incubo in cui Myungsoo non accorreva in suo aiuto, ma sembrava invece compiaciuto della sua fine.

 

Sungjong pensava che presto o tardi quel incubo avrebbe finito di presentarsi e che sarebbe bastato semplicemente la presenza vicina del proprio fidanzato per tranquillizzarlo.

Ma quella notte nemmeno l'abbraccio di Myungsoo era servito per scacciare quel brutto sogno.

 

Il 4,5 si sentiva in colpa.

Perché doveva continuare a sognare simili cose? Perché la sua mente doveva continuare a pensare a simili cose?

Perché doveva venirgli presentata una realtà onirica in cui Myungsoo si comportava a quel modo?

Sungjong non voleva pensarci, sapeva che ciò non sarebbe mai accaduto.

 

Dopotutto, Myungsoo gli aveva promesso che sarebbe rimasto per sempre al suo fianco, no?

 

 

 

Mentre Sungjong camminava per il viale alberato, occupato a sentirsi in colpa nei confronti di Myungsoo, 3 ragazze dall'alta unità facevano slittare la prima vista in ogni angolo del campus.

Era l'ora di pranzo e il trio, al posto di pranzare, stava passando quel tempo masticando una gomma da masticare, con l'inutile obiettivo di cancellare quel senso di costante fame che quasi mai accontentavano.

Stavano trascorrendo quel tempo con il portatessere di Myungsoo tra le loro mani dalle unghie laccate, alla ricerca di una persona che non conoscevano.

Non sapevano chi fosse, né come facesse a essere così in confidenza con il 9,9, ma di sicuro non se ne sarebbero state con le mani in mano in attesa che la risposta fosse giunta ai loro piedi.

 

Forse in altri casi lo avrebbe anche fatto, ma quella volta era diversa.

Quella volta c'era di mezzo il freddo e affascinate principe dei 9, come potevano passarci sopra?

Quella situazione puzzava, puzzava terribilmente.

E l'odore che emanava non poteva essere ricondotto a nulla di concreto se non a qualcosa di più astratto.

Gelosia.

 

Le ragazze non sapevano chi stessero cercando, né come si sarebbero dovute approcciare con quella persona eppure, quando passò davanti a loro, i loro corpi si mossero di conseguenza in modo automatico.

Alzandosi di scatto e nelle stesso momento, le 3 ragazze finirono per inseguire quella persona.

 

Quella persona sconosciuta era persa tra le nuvole e si fermò solamente nell'istante in cui la bionda ragazza le appoggiò una mano sulla spalla con ben poca delicatezza.

 

"EHI!" - gridò la persona strattonata, voltandosi poi verso il gruppo di ragazze.

Ragazze che avevano indossato volti strafottenti fino a quell'istante ma che di fronte al volto e alla voce di quella persona non poterono che strabuzzare gli occhi.

Senza dire nulla, furono costrette ad osservare nuovamente la selca nel portatessere di Myungsoo per verificarsi di non aver sbagliato persona.

 

Eppure quelle due persone erano identiche.

 

Ma come poteva essere vero?

La persona sorridente di fianco a Myungsoo, in quella selca plastificata, come poteva essere un ragazzo?

Per di più... un 4,5.

 

Sungjong di fronte a loro le fissò confuso.

 

Aveva già troppi pensieri tra la mente quella mattina, ci mancava solo quel trio di superiori per rendere quella giornata assolutamente perfetta.

 

"Avete bisogno di qualcosa?" - domandò Sungjong, cercando di apparire il più educato e composto possibile.

 

Come risposta, il trio di 9 strinse i denti, strabuzzando ancora di più gli occhi di fronte a lui.

 

Il 4,5 le guardò confuso, cercando di nascondere il suo fastidio, proprio come aveva fatto il giorno prima anche il suo fidanzato.

 

Vi do 2 secondi per parlare, prima che giri i tacchi e vi lasci qui come 3 pesci lessi, parlò silenziosamente la sua mente al posto della sua bocca che per rigore doveva rimanere serrata.

 

Sungjong fino all'ultimo aveva sperato di potersene davvero andare via di lì, senza sorbirsi inutili discorsi da parte di quelle ragazze che non conosceva e che non aveva alcuna voglia di conoscere.

Non sapeva cosa volessero da lui, ma sicuramente nulla di buono.

Cosa avrebbero mai potuto volere di buono, dopotutto, tre 9 da un 4,5?

 

Quando i superiori si comportavano in quel modo, erano di sicuro annoiati e cercavano di ammazzare il tempo prendendo per i fondelli gli insufficienti o semplicemente le unità più basse di loro.

Sungjong c'era già passato un paio di volte e proprio per quello si voltò per tornarsene sui suoi passi.

 

Quello che non sapeva però era che quelle ragazze avevano in serbo per lui qualcosa di ben peggiore.

 

Sungjong aveva sperato di potersela svignare velocemente via di lì, ma al terzo secondo la bionda ragazza del trio parlò.

 

"EHI!" - gridò lei questa volta, portando il 4,5 a roteare gli occhi al cielo e a voltarsi verso di loro nuovamente.

 

"Si?" - cantilenò il ragazzo con un tiratissimo sorriso stampato in faccia - "Avete bisogno di qualcosa?" - domandò ancora una volta, senza nascondere completamente la sua ironia questa volta.

 

Ironia che non sfuggì alle ragazze ma fece solamente accrescere la loro rabbia.

 

Si erano aspettate di ritrovarsi di fronte una qualche ragazza 9, o al massimo 8.

Si erano aspettate di poter facilmente intimidire quella che nella selca appariva spudoratamente come la fidanzata di Myungsoo.

Si erano aspettate di poter finalmente porre fine al comportamento distaccato del 9,9.

 

Ma l'incontro con Lee Sungjong aveva smontato tutte le loro certezze.

 

Non sapevano come i due si conoscessero.

Non sapevano che tipo di relazione ci fosse tra di loro.

Ma la questione continuava a puzzare. Puzzava sempre di più.

 

"Tu..." - parlò quella che pareva la portavoce di quel trio - "Conosci Kim Myungsoo?"

 

La saliva non poté che seccarsi nella gola di Sungjong al suono di quel nome che conosceva davvero fin troppo bene, mentre il cuore fece un rimbalzo per quell'inaspettata domanda.

 

Quelle ragazze erano della stessa unità di Myungsoo quindi erano normale che lo conoscessero, consapevole della popolarità del suo fidanzato.

 

Ma perché quelle 9 stavano collegando Myungsoo con lui?

 

"C-Come?" - cercò di domandare nel modo più apatico possibile, per quanto quella situazione lo toccasse davvero da troppo vicino.

 

"Perché conosci Kim Myungsoo?"

 

"Non so di chi stiate parlando--"

 

"Non fare il finto tonto! Sappiamo che vi conoscete!"

 

"Cosa vorreste mai insinuare?"

 

"Nulla.. eravamo solo qui per metterti in guardia."

 

"In guardia...?"

 

Lee Sungjong non sapeva se ridere di fronte a quelle ragazze che si stavano semplicemente comportando come un gruppo di arroganti dodicenni alle prese con la loro prima cotta.

Non sapeva se ridere o se invece preoccuparsi del fatto che quelle ragazze con certezza proclamavano di aver appreso la conoscenza tra lui e Myungsoo.

Il 4,5 non sapeva come ci fossero arrivate, non sapeva nemmeno cosa volessero da lui in realtà.

Doveva però starsene semplicemente in silenzio.

 

"Stai lontano da lui." - gli dissero senza mezzi termini con le braccia incrociate al petto.

 

Se Sungjong fosse stato una ragazza sarebbe stato facile intimidirla.

Se la persona coinvolta con Myungsoo fosse stata una ragazza, avrebbero saputo con certezza come riuscire a toglierla di mezzo nel modo meno manesco possibile.

Ma come fare di fronte a quel ragazzo?

Forse sarebbe semplicemente bastato mostrare la loro superiorità rispetto a lui.

Dopotutto, Sungjong era un insufficiente e loro 3 superiori.

 

Quello che però non sapevano era che Sungjong non era un insufficiente qualunque.

Quello che non sapevano è che Sungjong difficilmente se ne sarebbe stato zitto, per quanto la mente glielo stesse imponendo.

 

"Come scusa?" - domandò infatti, senza riuscire a bloccare un'espressione divertita e sarcastica che comparve presto sul suo volto.

 

Le ragazze arricciarono il naso di fronte a quella risposta, cominciando a comprendere solo in quel momento che forse Sungjong non sarebbe stato così facile da sottomettere.

 

Perché non ti comporti da insufficiente? Perché non sei intimidito dalla nostra superiorità?, si domandavano le loro 3 menti, confuse di fronte a quel comportamento saccente.

 

Comportamento che Sungjong sapeva che non avrebbe dovuto avere, ma che non riusciva in alcun modo a bloccare.

Era sbagliato ciò che stava facendo.

E sarebbe stato ancora più sbagliato ciò che avrebbe fatto nel giro di pochi secondi.

Lo sapeva, ne era consapevole.

Eppure, si sentiva anche di non aver mai fatto qualcosa di più giusto.

 

"Siete così disperate da venirvi a sfogare con un insufficiente? Se è così, vi informo che avete sbagliato persona. Io non ho alcun tempo da perdere con ragazze che, non riuscendo a farsi considerare dal proprio principe, finiscono per approfittare della propria superiorità intimidendo chi non è della vostra stessa patetica unità. Se il vostro caro Kim Myungsoo non vi considera ci sarà un motivo, forse più che prendervela con me dovreste invece considerare prima di tutto voi stesse."

 

Sungjong se n'era sempre stato zitto.

In quegli anni, gli era sempre stato imposto di stare in silenzio.

Di non ribattere se un superiore si riferiva a lui, per quanto offensive sarebbero potute essere le sue parole.

Il suo compito in quanto insufficiente era starsene semplicemente in silenzio.

Rimanere passivo di fronte anche alle peggio crudeltà che gli venivano sputate in faccia senza un minimo di ritegno.

Eppure, per quanto Lee Sungjong fosse dotato di autocontrollo, in quella mattinata non riuscì a controllare le proprie pulsioni.

Forse un po' per il freddo, forse perché quella notte aveva di nuovo fatto lo stesso incubo, forse perché semplicemente cominciava a non sopportare davvero più quella situazione.

 

La sua intera vita ruotava intorno alla sua insufficienza.

 

Sungjong nella sua vita ne aveva prese di insufficienze durante il periodo scolastico, ma mai si era lasciato abbattere da esse.

La sua filosofia era positiva, dopotutto avrebbe sempre potuto rimediare il suo brutto voto, no?

 

Eppure la sua unità aveva sempre contrariato il suo modo di vivere, costringendo a vedere quel mondo da una prospettiva estremamente negativa, intrappolato nel suo eterno brutto voto.

 

Ma non era ciò che voleva Lee Sungjong.

Lee Sungjong non sarebbe mai finito succube di un voto.

 

E così in quella mattina di fine inverno parlò a sproposito a delle superiori, pensando semplicemente che lo avessero scelto come malcapitato per i loro sfoghi.

Il 4,5 aveva temuto in un primo momento che forse quelle 3 erano venute a conoscenza della sua relazione con Myungsoo.

 

Ma come poteva quel gruppo di ragazze, che insieme formavano appena un cervello, ad avere avuto una simile intuizione?

 

Lee Sungjong la reputava una cosa totalmente impossibile e proprio per questo girò presto i tacchi lasciando quelle ragazze con le bocche aperte.

 

Era soddisfatto di ciò che aveva fatto.

Era soddisfatto di aver parlato.

 

Eppure allo stesso tempo, sapeva che aveva sbagliato.

 

Sungjong era felice di non essere rimasto passivo di fronte alle beffe di quelle superiori. Sungjong era felice di aver finalmente reagito come sempre aveva voluto fare.

 

Ma quelle era davvero stata l'occasione più giusta?

Dopotutto, quali certezze aveva riguardo quella situazione?

 

Poche, forse fin troppe.

 

E se davvero quel trio avesse avuto dei sospetti riguardo a loro?

E se davvero avessero delle prove schiaccianti riguardo la loro relazione?

 

Sungjong si voltò di scattò dietro di lui, non incontrando più le figure delle tre 9.

 

Era giusto quello che aveva fatto? Era giusto come aveva agito?

 

Il 4,5 si portò una mano sulla bocca.

Aveva davvero parlato? Lo aveva fatto davvero?

 

La felicità e la soddisfazioni di poco prima cominciarono a scemare man mano che il vento soffiava sul ragazzo.

Ragazzo che improvvisamente si rendeva conto di ciò che aveva fatto.

 

In altri casi, forse Sungjong ci avrebbe solamente sbuffato sopra.

In altri casi, Sungjong probabilmente si sarebbe solamente dato dello stupido e si sarebbe pentito di ciò che aveva fatto.

 

Come quando si risponde male ad un genitore e subito dopo ci si pente, consapevoli di trovarsi dalla parte del torto per quanto la nostra mente non lo realizzi completamente.

 

Sungjong in altri casi si sarebbe solo pentito, ma velocemente ci sarebbe passato sopra.

Ma quella volta non era uno di quei casi.

Il giovane sapeva la sua situazione e, anche quando se lo scordava, la sua unità era appesa ai suoi abiti.

 

Quella volta non riusciva solamente a passarci sopra.

Perché quella volta non era l'unico coinvolto.

 

Perché il ragno continua a tessere la sua tela.

 

 

 

NO POV ]

 

Con le mani sudate, tre ragazzi se ne stavano in piedi, cercando di controllare la propria agitazione tirandosi appena il colletto della maglia con un indice.

Colletto che non era mai sembrato così soffocante come in quel momento.

Di fronte a loro c'era la figura di un uomo che non avevano mai visto, ma che eppure riconoscevano.

Che, tremanti, riconoscevano.

 

"Non mi piace chi fa scompiglio nella mia città... vi meritereste davvero una punizione una volta per tutte..." - la voce gelida dell'uomo fece rabbrividire i 3 ragazzi, che si irrigidirono sul colpo prima ancora di ascoltare il resto delle parole dell'uomo - "Però.. c'è un 'però'... penso che potreste tornarmi utile..."

 

"T-Tutto quello che vuole, Altissimo. Faremo tutto ciò che ci ordinerà di fare!" - scattarono sul posto al suono di quelle parole che suonavano come una salvezza alle loro orecchie.

 

L'uomo sorrise. Gelidamente sorrise.

 

"Sono felice di sentire queste parole... vedete avrei bisogno che controllaste qualcosa per me.. Ultimamente girano strane voci e arrivano strane segnalazione. A quanto pare c'è qualcuno che non ha ancora capito come funzionano le cose nella mia città..."

 

 

 

 

Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti, pandashippers del mio kokoro♡ Maggie è qui *。⋆ (non l'avrebbe mai detto nessuno, no no). Non ho idea dell'ultima volta che ho aggiornato ma di sicuro una vita e mezzo fa, quindi chiedo venia ç - ç Questo capitolo doveva essere pubblicato la settimana scorsa, ma mia sorella ci ha messo un'infinità di tempo prima di leggerlo quindi ho dovuto aspettare (per una volta che non è completamente colpa mia e w e).
Il  mio vecchio editor è anche morto quindi non so quanto possa funzionare questo, ... staremo a vedere. (ho paura che non si vedrà l'immagine, che palle--)
However, grazie per aver letto questo capitolo ; u ; Lo so, si sarà capito poco e niente. Lo so, Sungjong pare più mestruato e lunatico del solito. Lo so, è un casino - - MAAAAAA, era necessario (?). Se tutto va bene mancano 5 capitoli alla fine, quindi devo stringere (?) (manca pochissimo, per la miseria - -).
Spero non vi abbia fatto eccessivo schifo e che non vi abbia confuso più del dovuto (anche se in parte era anche quello l'obiettivo ahEHM-- //coff).
Se fossi una brava autrice, tra 5 settimana la fanfiction sarebbe ben che finita. Ma sono conosciuta (da chi?) per il mio ritardo cronico quindi penso sarà una missione impossibile ç____ç
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi recensirà questo ( io vi osservo e  u  e ).
 
Al concerto dei Block B (Maggie respira, respira... #depressionepostconcerto) ho incontrato alcuni di voi e ASDFGHJKLFLKRF-- QAQ Siete tutti troppo carini, bellini, coccolosi io BOH. Mi sciolgo. Non mi merito simili meraviglie di lettori ç_ç Io avrò fatto la figura della scema che non riconosce nessuno e sicuramente sarò risultata più disagiata (e scaricatrice di porto) del solito.. Chiedo scusa. Voglio incontrarvi tutti quanti e abbracciarvi fino alla fine dei tempi, basta. Siete meravigliosi.
Ciao. //lancia amore
 

Alla prossima, miei carissimi❤

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Se non vi ricordate chi sono il vecchio e la madre col bambino potete fare riferimento ai capitoli 21 e 22☆ (sono vergognosa perché aggiorno ogni morte di Papa, si.)

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Capitolo 31
*** XXXI ***


 

NO POV ]

 

Al chiuso di quell'ingresso, una signora se ne stava seduta su una sedia, in attesa di essere ricevuta. Trascorrendo quel tempo in compagnia ma senza parlare, la donna faceva ticchettare appena sul pavimento il laccato tacco scuro, quasi andando a tempo con il metallico rumore dell'orologio che scandiva meccanicamente il tempo.

Al suo fianco era seduta una giovanissima figura, altrettanto silenziosa, la cui chiara giacca azzurra quasi si confondeva con il muro dietro ad essa.

Tutto di quel palazzo era chiaro e luminoso, quasi accecante per certi versi, ed il bagliore era accentuato da quei timidi raggi di sole che entravano dalle grandi vetrate.

Dopo poco, fu finalmente il turno della donna di alzarsi, la quale con delicatezza ticchettò fino ad un alto tavolo poco distante dalle sedute, ma che comunque riusciva a dare un certo senso di riservatezza. Seduto dietro a quella scrivania stava un uomo dai capelli ordinatamente tirati indietro ed un completo elegante a ricoprire la sua asciutta figura.

Attraverso un paio di occhiali dall'argentata montatura, il giovane uomo dai tratti spigolosi osservò la donna e la piccola figura insieme a lei, portando quest'ultima a sobbalzare per quello sguardo glaciale.

"Ha bisogno di qualcosa?" - domandò apaticamente mentre con fare distratto sistemava qualche foglio sul piano di legno chiaro.

La donna si schiarì silenziosamente la gola - "Sono qui per una segnalazione."

"Segnalazione?"

"Uhm." - annuì - "Ho notato il comportamento al quanto ambiguo e misterioso di una certa persona, però non ne conosco il nome e a malapena il viso.."

Il segretario la fissò per qualche secondo, sbattendo appena le ciglia verso di lei.

In un normale caso, una simile segnalazione sarebbe stata più che vana. Le parole della donna erano troppo vaghe e sarebbe stato difficile, se non impossibile, risalire all'origine delle preoccupazione della superiore.

Eppure, quello non era un normale caso.

Perché c'era un ragno che stava tessendo la sua tela.

Tela che aveva già molti fili che presto o tardi si sarebbe ricongiunti tutti insieme.

Con queste circostanze, l'uomo aprì un cassetto della scrivania, estraendone così una piccola busta trasparente. Dentro di essa c'erano un paio di fogli, ma ciò che venne posto alla donna fu un piccolo foglietto plastificato.

"È tra questi?" - le domandò alludendo alla foto che gli aveva allungato.

"Qui!" - esclamò la donna, puntando il dito sulla fotografia - "E' questa persona!" - confermò, prima che nuovi dubbi comparvero nella sua mente - "Ma com'è possibile che sappiate già chi sia...?"

L'uomo riprese la foto tra le sue mani, sistemandosi poi meglio gli occhiali sul naso con un indice.

"Mi creda, non è la prima che sporge denuncia."

La donna fece schioccare la lingua, corrugando le sopracciglia scure e sottili.

"Tsk, spero prendiate presto provvedimenti! Non voglio che mio figlio cresca insieme a certi rivoluzionari!" - commentò, stringendo poi la mano del giovane bimbo accanto a lei, che se n'era rimasto in silenzio e immobile per tutto quel tempo.

La sua mente non aveva capito cosa fosse successo. Non aveva giustamente compreso di essere in parte l'artefice di tutto ciò. Non era consapevole di aver dato inizio alla tessitura di un ennesimo filo della ragnatela.

E ingenuamente continuava solamente a tenere stretto nella mano libera il suo orsacchiotto dal cerotto giallo ancora appiccicato sul pelo sintetico.

 

 

Un nuovo giorno era nato anche in quel dormitorio universitario e un giovane Lee Sungjong stava uscendo da quell'ultima lezione per quella mattinata nuvolosa.

Grandi nuvole grigie coprivano il cielo, quasi rendendo soffocante quello spazio aperto tra gli alberi alti. Un venticello leggero soffiava appena, muovendo i capelli scuri sulla testa del 4,5.

Un nuovo giorno era nato e stava trascorrendo in modo abituale.

Le persone passavano, camminavano per quel viale alberato, o ignorando completamente la presenza di Sungjong e deridendolo appena con un'alzata di sopracciglia.

Ma al ragazzo tutto ciò non interessava.

Stava per giungere l'ora di pranzo e presto si sarebbe dovuto incontrare con Myungsoo per mangiare insieme, quasi tornando ai vecchi tempi in cui ancora il 9,9 era del tutto simile a un bambino viziato.

Quel ricordo quasi fece sorridere Sungjong, ma non riuscì completamente nel suo intento.

La mente del ragazzo era troppo confusa per potersi anche solamente prendere una pausa e ridere di un evento passato.

Aveva molte cose da dire a Myungsoo, molte cose da comunicargli, anche solo di futile importanza ma che doveva esternargli.

Il 9,9 gli aveva fatto chiaramente intuire che non avrebbe più dovuto tenergli nulla nascosto, quindi andava bene anche solo parlargli di qualche sua infondata preoccupazione?

Sungjong, dopo l'ennesima lunga notte insonne, era arrivato ad una conclusione, e quella conclusione comprendeva di raccontare al fidanzato anche i suoi incubi che non lo facevano dormire la notte.

Così, mandandogli un messaggio alle prime ore del giorno, il 4,5 aveva inviato l'altro ragazzo a pranzare con lui. E di rimando, aveva ricevuto una risposta positiva carica di pacchiani cuoricini colorati.

Cuori colorati e virtuali, che però lo fecero sorridere e riuscirono a tranquillizzarlo sufficientemente per il tempo delle lezioni.

A quell'ora del giorno, Sungjong camminava per quella strada ghiaiata di grigio, perso a decidere l'argomento con cui avrebbe successivamente aperto il discorso con Myungsoo.

Ma così riflettendo il 4,5 finì per schiantarsi contro una persona.

Il giovane si massaggiò la spalla con la quale si era scontrato, dannandosi per non aver prestato maggiore attenzione a dove stava andando.

O forse, questa volta non era colpa della sua distrazione.

Uno sbuffo infastidito provenne da davanti a sé, anticipando una voce maschile che era certo di aver già sentito.

"È mai possibile che sei sempre tra i piedi, insufficiente?"

Sungjong alzò il volto, guardando così in volto il ragazzo con cui si era scontrato, il quale era accompagnato da altri suoi compagni di unità.

Il 4,5 impiegò una manciata di secondi prima di comprendere di aver già incontrato quelle persone e conseguentemente arricciare il naso, scocciato e infastidito da quella situazione.

Quei tre 6,5 sembravano comparire tutte le volte solo per infastidire ulteriormente Sungjong, già con la mente confusa di suo.

Quelli erano infatti i ragazzi che lo avevano preso di mira la volta in cui, confuso dal bacio improvviso e inaspettato di Myungsoo, non aveva potuto far altro che scappare via dalla realtà ed aveva finito per rispondere a tono a quei giovani.

E nemmeno a farlo apposta, o forse si, quei tre erano tornati a farsi vedere nel momento meno opportuno.

Ma Sungjong questa volta non aveva alcuna voglia di cominciare una qualsiasi, inutile discussione con loro. Non aveva alcuna voglia anche solo di starli a fissare ulteriormente.

Così, semplicemente piegando il capo in un inchino affrettato, finse di scusarsi per quello scontro indesiderato e fece per andarsene via di lì.

Ma a quei tre ragazzi una simile scialba reazione non andava affatto bene.

Quei tre ragazzi si aspettavano ben altro, anche solo semplicemente un vivace scambio di battute come era capitato in precedenza.

Dopotutto, si poteva quasi dire, che fossero giunti in quel viale solo per quello.

Ed infatti non permisero a Sungjong di scapparsene velocemente via di lì, ma lo fermarono afferrandogli il polso e facendolo sobbalzare all'indietro.

"Pensi davvero di potertene andare via così facilmente, uh?"

Il 4,5 respirò silenziosamente, rimproverandosi di stare calmo e di non scaldarsi inutilmente per niente.

Aveva visto che ribattere non era forse la soluzione migliore, seppur la più ragionevole e giusta per certi versi.

La vita di Sungjong era già abbastanza incasinata, non aveva alcuna voglia di complicarla ulteriormente a discapito anche di una seconda persona.

Se fosse stato l'unico coinvolto, forse non si sarebbe trattenuto in quel modo. Forse a quel momento avrebbe già tirato via violentemente il suo braccio dalla dura presa del 6,5.

Forse, quasi sicuramente, non se ne sarebbe stato in silenzio.

Quel caso però era diverso e così tacque, non volendo pentirsi successivamente delle sue parole come invece aveva fatto il giorno precedente dopo il suo incontro con le gelose 9.

Sungjong era infastidito da quei continui incontri che gli facevano presente ogni volta della sua bassa unità, ma esternare questo fastidio non sarebbe servito a nulla.

La voce del 6,5 continuava a farsi sentire, mentre gli altri due ragazzi se ne stavano semplicemente al suo fianco.

Ed il silenzio di Sungjong sembrò infastidire quel gruppo più di quanto avrebbero fatto le sue parole.

Così, senza mezzi termini, il 6,5 lasciò andare il braccio del giovane, prendendolo però per il colletto della giacca scoperto dalla sciarpa, proprio com'era successo al loro primo incontro.

Il 4,5 bofonchiò appena di fronte a quella mossa improvvisa, sentendosi venire a meno per poco l'aria.

Quel ragazzo non era molto più alto di Sungjong, ma aveva sufficiente forza nelle braccia per riuscire a sollevare il corpo della vittima da qualche centimetro da terra.

Cosa avevano tutti con lui? Possibile che in un modo o nell'altro finisse sempre in spiacevoli situazioni? Possibile che proprio lui, tra gli insufficienti, fosse sempre preso di mira e finisse per incontrare simili individui?

Il volto dal ghigno stampato indelebilmente era a pochi centimetri dal viso di Sungjong, il quale provò un improvviso impulso di sputare in faccia a quel strafottente 6,5 dai modi grezzi.

Uno sputo che non avrebbe mai sputato.

Il 4,5 era stanco, fin troppo stanco anche solo per tentare di staccare le mani di quel ragazzo dal suo colletto, fin troppo stanco anche solo per lamentarsi.

Erano due notti che non dormiva un sonno tranquillo per via di incubi continui e incontri indesiderati, di cui quell'ultimo incontro faceva altrettanto parte.

Cosa speravano di ottenere quei tre bulli da strapazzo prendendosela con lui? Cosa gli avrebbero ancora fatto oltre che farlo penzolare in pochissimi centimetri d'aria?

"E quindi?" - a Sungjong venne spontaneo domandare, dopo che la situazione era rimasta invariata per una manciata di secondi.

La domanda del 4,5 era semplice e concisa, più che lecita visto il contesto in cui si trovavano.

Domanda che però risultò eccessivamente antipatica secondo i pareri dei tre 6,5.

Il ragazzo, che sembrava a capo di quel trio, strinse più forte le mani intorno al collo di Sungjong, rendendogli ancora più problematica la situazione e portando il giovane insufficienti a tossicchiare appena.

"Ma che volete!? Cosa cercate di ottenere da me!?" - sbottò alla fine, stanco di quella situazione, stanco ormai di fin troppe cose.

Sungjong sarebbe voluto semplicemente andare a pranzo con Myungsoo. Parlargli, raccontargli delle sue preoccupazioni, farsi tranquillizzare anche solo momentaneamente dalle sue parole e dai suoi abbracci.

Perchè doveva allora sorbirsi la noia di quei bulli? C'era un obiettivo plausibile dietro a quelle gesta che sembravano solamente volerlo portare all'esasperazione?

Che sembravano solamente attendere l'intervento di un'altra persona.

E un'altra persona infatti presto arrivò.

"EHI!" - una nuova mascolina voce fece capolino da dietro le spalle di Sungjong, che nemmeno avrebbe necessitato di girarsi per capire chi fosse il nuovo arrivato.

Il 4,5 odiava come quel nuovo arrivato arrivasse sempre nel momento giusto, quasi a soccorrerlo come una principessa in pericolo.

Eppure in quel momento sapeva di essergli in parte, se non completamente, riconoscente.

"C'è qualche problema?" - tornò a parlare Myungsoo da dietro le spalle di Sungjong, cercando di mantenersi il più razionale e diplomatico possibile seppur la voglia di stampare un pugno in faccia a tutti quei 3 sufficienti fosse grande.

Il 9,9 provava un forte senso di dejà-vu, ma solo successivamente si sarebbe ricordato che un incontro quasi del tutto simile era già capitato in precedenza.

La differenza questa volta fu però la reazione dei cosiddetti "bulli" che, senza scomporsi in nessun modo, lasciarono semplicemente andare Sungjong, che finì inevitabilmente tra le braccia di un Myungsoo che presto lo sorresse.

Senza dire nulla, ma semplicemente indossando un nuovo ghigno soddisfatto, i tre 6,5 se ne andarono velocemente come erano comparsi, lasciando solamente i volti confusi dei due fidanzati, mentre le loro menti non potevano che domandarsi "Tutto qui?", quasi delusi da quella reazione.

Forse perché, in realtà, non avevano mai davvero cercato una litigata.

 

Forse perché il loro obiettivo lo avevano più che raggiunto.

 

 

Seduto sulla sponda del letto dalle coperte colorate, Sungjong si fissava i palmi delle mani appoggiati mollemente sulle gambe. Era tardo pomeriggio e il sole stava cominciando a sfumare via, mentre un mormorio di gente occupava il viale alberato.

Alla fine, per una cosa e per l'altra, il giorno precedente non era riuscito a parlare con Myungsoo o, perlomeno, ciò di cui avevano discusso non comprendeva le preoccupazioni del più giovane.

Forse era paranoico, forse continuava a farsi continue e inutili pare, forse i suoi dubbi erano totalmente infondati.

Sungjong, da quando era diventato un insufficiente, aveva continuato a vivere prendendo boccate d'aria a fatica, vivendo la sua giornata fieramente ma allo stesso tempo finendo per preoccuparsi anche delle più insulse nullità.

E come fare altrimenti?

Da quando aveva incontrato Myungsoo le cose erano migliorate e peggiorate per certi versi.

Per certi versi, Sungjong era felice, per altri non poteva che mordersi le dita, non riuscendo a tranquillizzarsi completamente.

Non sapeva nemmeno lui in realtà cosa avrebbe dovuto temere, eppure sentiva l'eco lontano di una corda che veniva tirata. Lo stridere di un filo bianco sottile che veniva teso.

E questo rumore non gli piaceva per niente.

Probabilmente, non sarebbe successo più niente. Probabilmente, lui e Myungsoo avrebbero continuato a vivere indisturbati ancora per un bel po'.

Eppure quella catena di eventi e incontri casuali, nemmeno riconducibili l'uno all'altro, confondevano la povera mente di Sungjong già confusa di suo.

Era tardo pomeriggio e il 4,5 era ancora seduto sul bordo del suo letto a una spanna, in attesa dell'arrivo di Myungsoo.

Si erano dati un nuovo appuntamento nella stanza di Sungjong, ma mancava ancora un'ora prima dell'arrivo del 9,9.

Il giovane insufficiente non aveva bene in mente come trascorrere quel tempo rimanete.

Dormire? Studiare? O semplicemente fissare ancora a lungo nel vuoto?

Tra tutte, l'opzione più vantaggiosa era di sicuro la seconda e così, tirandosi su di peso, Sungjong si avviò verso il piccolo tavolo di quella stanza, dove erano ancora appoggiati alcuni libri e fogli di appunti accuratamente colorati e divisi.

Il silenzio di quella stanza era riempito solamente dal leggero respiro del ragazzo e dalla matita che strisciava velocemente sulle pagine sciupate e troppe volte sfogliate del libro di testo.

Indisturbato, Sungjong continuava a far scorrere i suoi occhi sulle parole indelebilmente scritte, memorizzandone già in parte il contenuto e riuscendo così nel suo intento di occupare il tempo e soprattutto distrarsi da problemi che ormai era giunto a reputare totalmente inutili e infondati.

Perché dover pensare al peggio quando invece potrebbe andare tutto per il meglio?

 Il 4,5 sospirò dopo aver formulato quella domanda nella sua mente, rilassandosi e concentrandosi invece sulla grande quantità di pagine che avrebbe dovuto studiare.

Afferrò l'agenda (naturalmente) gialla, controllando la data di un prossimo esame e accorgendosi così solo in quel momento del fatto che fossero già in Marzo.

È già trascorso così tanto tempo? Fra un po' sarà già primavera? Fra poco sarà il compleanno di Myungsoo?

Distraendosi con la stessa velocità con cui si distrae un bambino o un gatto, Sungjong passò dallo studiare al pensare invece a quel prossimo evento in arrivo.

Come avrebbero trascorso quel compleanno? Avrebbe dovuto preparare una sorpresa per Myungsoo? Ma cosa?

Dopotutto, quello era il primo compleanno che trascorrevano insieme, dopotutto voleva passarlo in modo speciale.

Entusiasta, Sungjong cominciò a riflettere sui mille modi in cui avrebbero potuto passare quel giorno, modi alcuni del tutto irrealizzabili, ma che comunque lo rendevano felice. Lo rendeva felice pensare al compleanno di una persona a lui così cara.

Forse quel pomeriggio avrebbero potuto parlare di quello. Forse quel pomeriggio avrebbe potuto domandare a Myungsoo quale regalo avrebbe voluto ricevere piuttosto che perdersi in infiniti discorsi carichi di preoccupazioni.

Perché pensare a quei turbamenti quando potevano invece sorridere decidendo sul come trascorrere quel compleanno?

Sungjong chiuse il libro di testo e prese invece un foglio bianco, sul quale cominciò a scrivere un piccolo elenco di tutte le cose che avrebbe potuto regalare a Myungsoo.

Sungjong stava scrivendo e la matita ancora stava strisciando sulla liscia superficie quando un paio di battiti giunsero alle orecchie del ragazzo.

Quest'ultimo alzò la testa verso la porta, per poi passare a leggere l'orario sul piccolo orologio nella sua camera.

Erano trascorsi solo 15 minuti da quando si era spostato dal letto al tavolo e mancava ancora un bel po' prima dell'appuntamento con Myungsoo.

Dunque, come mai il ragazzo era già arrivato?

Non preoccupandosi eccessivamente dell'orario ma solamente gioendo silenziosamente dell'arrivo anticipato del fidanzato, Sungjong andò ad aprire alla porta, già pronto a saltare tra le braccia di Myungsoo.

Aprì la porta senza nemmeno domandare l'identità del nuovo arrivato ma, quando i suoi occhi entrarono in contatto con quella persona, il sorriso cominciò a spegnersi tra le labbra del 4,5.

Confuso, il ragazzo osservò quella persona di fronte a sé.

Confuso, il ragazzo si rese conto che c'era qualcosa che non andava.

 

Perché quello non era Myungsoo.

 

 

Camminando lungo il viale alberato in compagnia di una 9, Lee Sungyeol ascoltava distrattamente la conversazione che gli arrivava a spezzoni alle orecchie, del tutto disinteressato all'argomento.

Il giovane ragazzo aveva aspirato per lungo tempo a quella posizione. Per molto tempo aveva sognato di poter diventare un superiore e camminare fieramente tra gli alti alberi, lui che era stato per due anni un'insufficiente.

Lui che faceva parte di quegli insufficienti che, in un modo o nell'altro, erano riusciti alla fine ad alzare la propria unità ed erano entrati nella cerchia dei "belli".

Accecato a quei tempi dall'amore, Sungyeol non aveva granché riflettuto sulle conseguenze di quel suo grande salto di unità. Senza riflettere razionalmente, aveva colto la prima occasione che gli si era proposta, riuscendo così a raggiungere il proprio obiettivo di poter stare al fianco della persona amata.

Sulle prime Sungyeol si era sorpreso di come nessuno avesse insistito nel sconvolgergli eccessivamente il suo aspetto, ma come invece avessero più che altro puntato sulla personalità.

Dopo quel cambiamento, il ragazzo era di sicuro più curato nell'aspetto e nei modi di fare, ma tanto diverso non si era nemmeno sentito.

Fatta eccezione per quella targhetta d'oro brillante fissata ora sui suoi abiti.

Appena dopo quel passaggio di unità, Sungyeol aveva voluto mostrare con fierezza al mondo il suo essere superiore e primi tra tutti aveva voluto mostrare quella placca d'oro a Sungjong.

Erano stati compagni di stanza per un tempo nemmeno troppo corto e il più grande avrebbe voluto parlare ancora una volta con lui.

Avrebbe voluto scusarsi con lui per averlo trattato malamente e per essersene scappato via senza una verbale giustificazione da parte sua. Avrebbe più di tutto voluto mostrargli come fosse facile arrivare ad ottenere un'unità così alta e come il suo aspetto non fosse drasticamente cambiato.

Durante il suo periodo da insufficiente, Sungyeol aveva scherzato più volte con Sungjong riferendosi ai superiori. Più volti li aveva beffeggiati al chiuso della loro stanza chiamandoli "facce di plastica".

Ma, avendo ora osservato anche l'altra faccia della medaglia, il neo 9,3 voleva mostrare al suo ex-compagno di stanza come invece il suo aspetto non fosse stato stravolto.

Voleva spingere l'amico a prendere la sua stessa scelta, eppure non ci era riuscito.

Non ce l'aveva fatta perché non era riuscito in nessun modo ad avvicinarsi all'area degli insufficienti.

Non c'era stato nessun muro a fermarlo, ma era stato invece un blocco fatto di parole a non permettergli di rincontrare ancora una volta l'amico.

Beffe, sguardi di traverso, avvertimenti.

Così solo in quel momento Sungyeol aveva davvero capito in cosa consistesse il suo cambiamento. Solo in quel momento si era reso conto che diventare un superiore non consisteva solamente in un cambiamento di immagine, ma era invece e soprattutto un dimenticare il passato.

Se voleva continuare a vivere come un 9,3, doveva scordarsi della sua precedente vita da insufficiente.

Il ragazzo non aveva così potuto rincontrare il suo amico e non solo.

Perché, dopotutto, la sua famiglia era composta da insufficienti.

Sungyeol aveva compreso le controindicazioni, ma le aveva comprese troppo tardi.

Lui ormai era un superiore e come tale doveva comportarsi.

E così stava facendo anche quel giorno, ascoltando le parole di quella che era la ragazza di cui si era innamorato, ma di cui ora non si ricordava il motivo del suo innamoramento.

È noioso, è tutto così noioso e vuoto, si lamentava la sua mente senza però poter far concretamente nulla.

Per certi, forse troppi, versi Sungyeol rimpiangeva la sua precedente esistenza da "brutto".

E, pensando al tempo trascorso in precedenza, scorse una persona lontana. Una persona familiare.

Ma cosa ci faceva lì quella persona? E perché la compagnia al suo fianco sembrava così misteriosa?

Sungyeol era confuso e, per quanto la sua mente da superiore cercasse di spingerlo ad ascoltare i discorsi della 9, non poteva non preoccuparsi di quella situazione. Proprio come aveva fatto in precedenza quando aveva rincontrato quella persona familiare dopo tanto tempo.

La ragazza al suo fianco finì di parlare, augurandogli una buona giornata con un bacio stampato su una guancia, prima di correre verso la sua prossima lezione.

Sungyeol la salutò distrattamente, osservandola andare via e ora finalmente libero di poter capire cosa stesse succedendo con quella persona.

Ma, quando voltò lo sguardo, quella persona era già scomparsa.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi, spostando lo sguardo a destra e a sinistra alla ricerca della persona scomparsa ma con scarso successo, arrivando poi a rendersi conto di ciò che aveva fatto.

Era davvero preoccupato? Perché doveva essere preoccupato?

Non doveva, non ce n'era nessun motivo. Dopotutto, quella parte della sua vita non era mai esistita quindi non doveva nemmeno preoccuparsene, no?

Sungyeol sbuffò sonoramente, riprendendo il controllo della sua persona, ma suo malgrado solo per poco.

I suoi occhi infatti presto incontrarono l'ennesime due persone familiari e, senza controllo e quasi agendo di inconscio, il 9,3 si avviò in loro direzione.

Il ragazzo non comprendeva le sue azioni e continuava ad agire di impulso. Forse perché la precedente chiacchierata con la ragazza lo aveva davvero annoiato, o forse perché non riusciva davvero a non preoccuparsi a conti fatti.

Arrivò davanti a quelle due persone che stavano chiacchierando tra di loro, quelle due persone che ci misero un paio di battiti di palpebre prima di realizzare chi fosse, e prima di collegare la sua faccia alla sua targhetta.

Targhetta che sembrava stonare e non appartenergli totalmente.

Perché dopotutto lui rimaneva sempre Sungyeol, e Dongwoo e Hoya lo avevano conosciuto come un insufficiente.

"Oh, Sungyeol, da quanto tempo non ci vediamo!" - parlò il più grande tra i due 8, ignorando inutili formali convenevoli ma trattandolo invece come lo avevano sempre trattato.

Proprio come facevano anche con Sungjong, proprio come sempre facevano con le persone a loro care che incontravano, ignorando completamente quell'unità che per loro due sembrava davvero valere ben poco.

"Come stai--" - cercò di proseguire Howon, ma venendo presto bloccato dalle veloci parole di Sungyeol.

"In che guai si è cacciato?!"

Dongwoo e Hoya si scambiarono un'occhiata confusa, in parte anche loro sorpresi dal comportamento del ragazzo.

"U-Uh? Non capisco a chi ti riferisca.."

"Sungjong! Prima l'abbassamento di unità e ora viene trasportato via da quello che sembra un funzionario dei Grandi Uffici Centrali"

Per quanto la sua mente continuasse a volerlo fermare, per quanto tentasse di fargli assumere un comportamento superiore e apatico, Sungyeol alla fine non era davvero riuscito nel suo intento. Alla fine non era davvero riuscito a non farsi coinvolgere dalla situazione.

Perché alla fine si sentiva anche in colpa.

Perché alla fine non poteva prendersela con sé stesso per aver lasciato da solo il suo vecchio compagno di stanza.

Al suono di quelle parole, i due 8 non poterono che strozzarsi con la saliva.

Era da tanto tempo che anche loro non incontravano quel vecchio compagno di stanza di Sungjong, ma avrebbero preferito non ricontrarlo se questo voleva dire mettere in pericolo il più giovane del gruppo.

Avrebbero preferito non rincontrare più Sungyeol piuttosto che rivederlo in quelle circostanze.

Che fare?, si domandavano i due, solamente comunicando con uno scambio di sguardi estremamente preoccupati.

"Dobbiamo avvertire subito Myungsoo." - riuscì solamente a pensare Howon.

"Myungsoo? State parlando di Kim Myungsoo?" - intervenne la voce di Sungyeol, sorpassando quella di Dongwoo.

"Si, come fai a conoscerlo?"

"Abbiamo alcune lezioni in comune e le nostre stanze sono sullo stesso piano.. Ma che c'entra lui con Sungjong?"

Hoya mosse una mano davanti a sé, bloccando così alcun tipo di spiegazione in merito.

"È una storia troppo lunga e qualcosa mi dice che non abbiamo davvero tempo.. Dobbiamo assolutamente trovare Myungsoo..."

I 3 ragazzi coinvolti in quell'incontro casuale erano confusi. Si era venuta a formare una situazione di cui ben poco capivano e che per certi versi lasciava molte lacune.

Si erano rincontrati dopo tanto tempo ma non si erano nemmeno salutati. Forse perché non era necessario, forse perché in quel momento non era necessario dare spiegazioni su ciò che era accaduto in precedenza, forse perché semplicemente si erano ritrovati preoccupati per uno stesso motivo, per una stessa persona.

E così facendo, passarono in rassegna intorno a loro, come alla ricerca di Myungsoo. Un Myungsoo che, non si sa ben come, Sungyeol individuò presto qualche metro più lontano, quasi come se tutta quella situazione non fosse casuale ma fosse invece stata studiata a tavolino.

Quasi come se qualcuno avesse voluto che fosse proprio Sungyeol a vedere Sungjong, quasi come se fosse già stato prestabilito l'incontro con Dongwoo e Hoya, quasi come se qualcuno avesse volutamente depositato anche Myungsoo vicino a loro.

Quasi come se fosse stato tutto accuratamente studiato.

Ma nessuno aveva tempo per riflettere su quelle coincidenze e così Sungyeol si diresse solamente in direzione di Myungsoo, ancora all'oscuro del suo collegamento con Sungjong, seguito di conseguenza anche dai due 8.

"MYUNGSOO!" - gli urlò il suo compagno di unità, facendo letteralmente saltare in aria il povero malcapitato che stava camminando per il viale alberato, perso tra i suoi pensieri che si concentravano solamente sul suo imminente incontro con Sungjong.

"Oh, Sungyeol hyung! Buon pomeriggio, hai bisogno di qualcosa--"

"Non abbiamo tempo per inutili convenevoli!" - ribatté un appena arrivato Howon in compagnia di Dongwoo.

"Oh, hyung, ci siete anche voi, ... aspetta, vi conoscete?"

"Ennesima lunghissima storia! Non abbiamo tempo!"

"Dobbiamo pensare a Sungjong!" - intervenne Sungyeol.

Myungsoo sbatté un paio di volte le palpebre, comprendendo poco e nulla di quella situazione in cui era stato incastrato.

Non sapeva come quei tre si conoscessero e neppure come mai fossero finiti per incontrarsi quel giorno. Era solamente occupato a pensare a un nome che aveva di colpo attirato la sua attenzione.

Un nome che stonava in quel discorso e di cui non ne comprendeva la presenza.

"Cosa c'entra Sungjong ora?! Come fa a conoscerlo anche Sungyeol hyung--?!"

Myungsoo stava per andare a incontrarlo nel suo dormitorio, perché avrebbe dovuto pensare a lui?

Dopotutto lo avrebbe presto rivisto nel chiuso del dormitorio, come tante volte era successo.

Quel giorno era come tanti altri no?

Eppure le successive parole di Howon suonarono come un terrificante campanello d'allarme che annuncia un terremoto. E proprio come durante un terremoto, Myungsoo si sentì venire a meno la terra sotto di sé.

"Basta domande: Sungjong è in pericolo!"

"Howon, modera le parole o a questo qua viene un infarto--" - tentò di ribattere Dongwoo, ma il terremoto era già in atto.

"COSA COME QUANDO DOVE PERCHE'?! COSA VUOL DIRE CHE E' IN PERICOLO? COSA GLI E' SUCCESSO? DOV'E'?! STA BENE? GLI E' SUCCESSO QUALCOSA!? PERCHE' NON MI HA AVVERTITO? E' QUALCOSA DI GRAVE? MA STA BENE!? COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO-- "

Come da copione, Myungsoo vomitò una carrellata di veloci parole espresse con alta voce e alta preoccupazione.

Dongwoo tirò un ceffone a Hoya per aver causato tutto ciò, quasi si fosse aspettato fin da principio una simile esagerata reazione da parte di quel ragazzo.

Sungyeol dal canto suo, abituato a vedere Myungsoo come un composto principe, non poté che spalancare gli occhi di fronte a quel comportamento così inusuale per quel ragazzo.

"Non sappiamo nulla.." - tornò a parlare Howon bloccando quel flusso infinito e incontrollato da parte del 9,9 - "Sappiamo solamente che Sungyeol l'ha visto poco fa con un funzionario dei Grandi Uffici Centrali."

Il ragazzo ascoltò con gli occhi preoccupati tutto il discorso e, silenzioso come era arrivato, se ne scappo via di lì, senza aggiungere nulla e senza nemmeno sapere in realtà cosa fare.

Agendo solamente d'impulso come sempre faceva quando c'era in ballo Sungjong.

Myungsoo corse così via di lì, sotto gli occhi di quei tre ragazzi e soprattutto di un sempre più confuso Sungyeol.

Erano successe troppe cose in un tempo troppo breve per riuscire a comprendere anche solamente una parte della situazione.

"Qualcuno ha intenzione di spiegarmi per una buona volta che cosa sta succedendo? E perché diamine Myungsoo conosce Sungjong ed  è corso via chissà dove!?"

Dongwoo e Hoya respirarono delicatamente, socchiudendo appena gli occhi.

"Perché sei diventato un superiore, Sungyeol?" - gli chiese il maggiore degli 8, con quella domanda casuale che in altri casi sarebbe risultata come un'accusa nei suoi confronti ma che in quella realtà assumeva un altro significato completamente opposto.

"Per amore?" - risposte il 9,3, lui stesso indeciso.

"Appunto."

Sungyeol fece una smorfia di fronte a quella risposta vaga e priva, in un primo momento, di senso.

Perché non potevano semplicemente spiegargli come stavano le cose senza troppi giri di parole?

Eppure, quando voltò lo sguardo verso un ormai lontano Myungsoo, capì che Dongwoo e Hoya gli avevano già raccontato tutto, solamente sintetizzando l'intera storia.

E così, dopo aver collegato tutto, non poté che spalancare occhi e bocca, esclamando un:

 

"C-CHEEE?!"

 

 

 

Note dell'autrice

Ebbene si... Maggie è tornata. Sono consapevole di essere scomparsa senza preavviso per un periodo indefinito ma mi sono resa conto (alla buon'ora aggiungerei, ma dettagli) che studiare e ottenere buoni risulti ... è complicato (?). Aggiungasi anche il fatto che ho avuto un bruttissimo blocco dello scrittore e siamo a posto. Poco tempo fa la mia pagina autore su FB ha superato i 100 "mi piace" (io non so come sia possibile... però ho pianto, sappiatelo) e quindi avevo pensato ad una qualche """sorpresa""" (si fa poi per dire) ma... ZERO, ZERO ISPIRAZIONE. Date la colpa alla mia mente che non voleva collaborare (perché si, ho provato a scrivere non so quante volte, e voi non volete sapere QUANTE dannate storie io abbia cominciato per poi abbandonare, that's ok lalala--- /?).

BUT.. l'importante è che ora io sia qui.

Non so come chiedervi scusa, ma intanto vi lancio un po' di alpaca e panda (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧ *cerca di distrarre la gente con eccessiva dolcezza per evitare di venire uccisa*

E niente, ecco il capitolo. Dire che mi fa schifo è dir poco, ma sono già solamente felice di essere riuscita a tornare a scrivere in un qualche modo ç // ç Mancano 4 capitoli alla fine, quindi gli avvenimenti potrebbero sembrare tutti un po' confusi, vaghi e precipitosi (si, uno schifo insomma, per l'appunto). Chiedo venia ç_______ç Spero non ve ne scappiate tutti definitivamente via--

Sono consapevole anche del fatto che molte cose non si capiscano (o perlomeno mia sorella non ha capito nulla (...)), quindi se avete domande fate pure ç ç Se non vi ricordate i tre dell'Ave Maria i tre 6,5 potete fare riferimento al capitolo 11, e nel caso l'abbiate rimosso .. si, Sungyeol è diventato un 9 perché si era innamorato (anche in questo caso non so se si sia capito che comunque il passaggio di unità non punta tanto (o comunque non sempre) allo sconvolgimento estetico, ma più che altro si va a toccare la componente psicologica (???)).

E niente, scappo via ;/////;
Siete bellissimi, Maggie vi vuole tanto bene anche se a volte muore (?). Comunque ora ho finito di studiare quindi dovrei avere maggior tempo libero ; u ; Grazie ancora di tutto il vostro sostegno e per non essere scappati via ;; Se vi capita, lasciate un commento *compra spudoratamente recensioni* (。・ω・。)ノ♡

 

Love you,

Maggie

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Capitolo 32
*** XXXII ***


 

 

 

 

Respirando aria rarefatta, il giovane Kim Myungsoo se ne stava in piedi nell'atrio dei Grandi Uffici Centrali. Era un appena iniziato pomeriggio quando, correndo, il 9,9 era giunto in quel posto, certo che fosse la giusta destinazione.

Dove altro avrebbero potuto portare Sungjong se non lì, dopotutto?

Myungsoo non conosceva le circostanze o le ragioni per cui quel ragazzo fosse stato portato proprio lì, ma forse nemmeno lo stesso Sungjong ne era ben certo.

Possibile che, nel momento in cui i due avevano preso una boccata d'aria, tutto si era poi ribaltato? Era bastato quel tranquillo respiro involontario a scatenare tutto quello? Avrebbero fatto meglio a trattenere ancora il respiro e rimanere cauti?

Ma è impossibile continuare a vivere senza respirare.

Myungsoo se ne stava ancora in piedi in quell'atrio troppo bianco, dai muri troppo alti e dai pavimenti troppo puliti, per nulla a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto, stava accadendo o ero accaduto.

Perché, inconsciamente, i due ragazzi avevano continuato a mentirsi a vicenda, primi tra tutti a loro stessi.

Seppur, dopo i precedenti avvenimenti, si fossero giurati di non nascondersi più nulla, varie circostanze li avevano portati  a rompere quella promessa fatta solo di parole.

Sungjong aveva nascosto cose a Myungsoo, e lo stesso aveva fatto anche quest'ultimo, senza voler fare del male all'altro ma anzi per far sì che ciò proprio non accadesse.

Il 4,5 aveva tenuto nascosto le sue preoccupazioni e i suoi strani incontri, mentre il 9,9 non gli aveva detto del suo incontro con l'anziano senzatetto e forse gli aveva tenuto nascosto anche altro.

Myungsoo avrebbe voluto scusarsi, scusarsi perché in quel momento, mentre nessuno lo degnava di attenzione in quell'atrio troppo bianco, si stava scaricando addosso tutte le colpe, nemmeno conoscendo la vera natura di quella situazione.

Nemmeno conoscendo davvero la ragione per cui Sungjong fosse finito in quel posto.

Ma la mente innamorata di Myungsoo sapeva fare solo quello in quel momento.

Ad interrompere le paturnie, forse infondate, del ragazzo, fu una porta che si aprì alla fine del corridoio. Porta che attirò l'attenzione del 9,9 che, senza riflettere, corse verso la persona che era appena comparsa.

Quella nuova persona era un giovane uomo dagli occhiali e gli zigomi spigolosi, uomo che sarebbe dovuto stare a sedere alla scrivania dell'atrio, ma che quel giorno girava da una stanza all'altro in quei Grandi Uffici Centrali che sembravano così stranamente occupati.

Il lavoro in quel posto non era faticoso e consisteva solamente nel sistemare un paio di scartoffie, eppure da lì a un po' le cose sembravano essere cambiate.

Il segretario dagli occhiali metallici sospirò appena uscendo da quella stanza, dannando mentalmente chi aveva dato luogo a tutto ciò.

Così, quando una delle ragioni di quella confusione si piantò proprio davanti a sé, l'uomo non poté che roteare gli occhi al cielo, non riconoscendo però in un primo momento quel ragazzo.

Bastò semplicemente un'occhiata a quella targhetta d'oro e allo sguardo arrabbiato del giovane per fargli capire che lui era uno dei colpevoli di quel trambusto. Uno dei colpevoli che lo avevano fatto correre da una parte all'altra della città, costringendolo anche ad andare in un lurido dormitorio degli insufficienti a recuperare un ragazzo.

"Grazie a Dio, è venuto da solo." - commentò spontaneamente alla vista di Myungsoo - "Ero sul punto di maledire qualcuno per l'ennesima scarpinata che mi sarei dovuto fare verso l'Università."

Il 9,9 non comprendeva le parole di quell'uomo, ma nemmeno aveva intenzione di capire. Qualcosa gli aveva fatto intuire che quella persona fosse al corrente della situazione, che quella persona sapesse dove fosse Sungjong.

"Lui dov'è? Dove lo avete portato!?" - gli sbraitò contro, sorprendendo il segretario per quel comportamento impulsivo per nulla adatto ad un superiore del suo calibro.

L'interpellato si spostò un ciuffo di capelli scuri indietro, mostrando la sua bianca fronte liscia, prima di rispondergli, o quasi - "Mi dovranno dare un aumento per tutto ciò che sto facendo..." - commentò scocciato, prima di tornare sui suoi passi seguito da un confuso Myungsoo.

Quella situazione era paradossale e fin troppo organizzata. Spaventosamente troppo organizzata.

E proprio seguendo un copione, Myungsoo fu fatto entrare in una stanza. Una stanza occupata da tante persone, a cui però non diede alcuna importanza.

La sua attenzione fu attirata da una sola cosa e a solo quella cosa diede valore.

La sua attenzione fu attirata dagli occhi spalancati di Sungjong.

 

          

 

Lee Sungjong non poteva ammettere di non essersi spaventato.

Quando, dopo quella serie di ripetuti tocchi sulla sua porta, Sungjong si era ritrovato faccia a faccia con un uomo sconosciuto, doveva ammettere che l'aria per poco gli era mancata.

Eppure era stata una paura passeggera per certi versi.

Perchè, per certi versi, una simile situazione alla fin fine se l'era aspettata.

Quando quell'uomo dagli occhiali gli aveva ordinato di seguirlo, a Sungjong era sembrato di vedere un film.

Si era sentito come quando si guarda un nuovo film di cui non si conosce ancora per certo la conclusione eppure è facile immaginarsela. È così facile che, quando finalmente si giunge alla fine, non si è nemmeno più di tanto sorpresi, per quanto inaspettata possa essere quella chiusura.

In fondo, Sungjong se l'era sempre aspettato.

Sapeva che sarebbe andata a finire così, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirlo a Myungsoo. Non gliel'aveva mai detto perché in parte aveva avuto paura di venir lasciato solo, ma dal'altra parte era certo che non sarebbe cambiato nulla anche se avesse esposto a voce le sue preoccupazioni.

Myungsoo, seppur sarebbe potuto sembrare il contrario agli occhi di uno sconosciuto, era la parte irrazionale di quella coppia e come tale non era in grado di affrontare simili cose.

Sungjong non lo criticava, ma lo aveva sempre accettato e amato come tale, consapevole di essere l'unico in grado di contrastare quell'impulsività che in altri casi sarebbe risultata eccessiva.

Il 4,5 era stato colui che aveva fatto scattare e uscire fuori quell'irrazionalità, ma era anche il limite che la teneva bloccata.

Così, quando Myungsoo era entrato anch'esso in quella stanza, Sungjong non aveva potuto far altro che spalancare gli occhi. Avrebbe voluto risolvere quella situazione da solo, per una volta avrebbe davvero voluto farlo senza la necessaria presenza del 9,9.

Sungjong non sapeva perché fosse stato portato in quel posto proprio in quel momento, forse perché un'unica ragione nemmeno esisteva, eppure era sollevato di essere stato il solo ad essere richiamato.

Le cose non sarebbero andate a finire bene, di sicuro non lo aveva chiamato lì per offrirgli the e pasticcini, ma sapeva che sarebbe potuto uscire da quella situazione senza l'aiuto di nessuno, senza dare alcun peso a Myungsoo.

Si sarebbe preso la colpa di qualsiasi cosa e così sarebbe tutto finito.

Quella sarebbe potuta non essere una fine, non c'era nulla che glielo assicurava o lo informava di ciò.

Eppure Sungjong quasi riusciva concretamente a sentire il suono di un countdown.

Quando Myungsoo corse preoccupato al suo fianco, il 4,5 gli diede mentalmente dell'idiota.

Non saresti dovuto venire! Perché per una volta non lasci fare tutto a me!?, la sua mente se la prendeva con il 9,9 che dal canto suo continuava a guardarlo ansioso.

Sungjong non sapeva come fosse arrivato anche lui in quel posto, magari avevano portato anche lui lì. Ma era quasi certo che fosse arrivato di sua spontanea, o quasi, volontà.

Conoscendolo, sapeva quanto fosse più certa la seconda opzione.

Il posto in cui si trovavano quella volta era molto simile alla stanza in cui si erano trovati settimane prima, quando erano stati richiamati in quel posto per la prima volta. E, non solo per quello, quella situazione sembrava assomigliare in tutto e per tutto a quella scorsa volta. Come un enorme dejà-vu. Un dejà-vu che non piaceva a nessuno dei due ragazzi.

Quella stanza era occupata da diverse persone, ma né Myungsoo né Sungjong avevano guardato in faccia quelle persone, mentre in fondo troneggiava un alto tavolo, quasi a rappresentare un'approssimativa camera da tribunale.

Il 4,5 era arrivato lì da poco, ma nessuno lo aveva davvero degnato di alcuna attenzione in particolare.

Myungsoo tentò un qualche tipo di approccio con Sungjong, ma non fece in tempo che la porta di quella stanza si aprì nuovamente e questa volta fece la comparsa una persona sconosciuta.

O meglio... che a prima vista sembrava sconosciuta.

Con abiti troppo eleganti per quella situazione, i capelli perfettamente sistemati sulla fronte, un viso tirato in un espressione apatica e una targhetta da 10, quell'uomo non poteva considerarsi propriamente sconosciuto.

I due ragazzi non poterono che rabbrividire sul posto per due ragioni diverse però.

Myungsoo perché sapeva, in quanto lui stesso superiore, chi fosse l'unica persona in quel paese ad avere un'unità così elevata; mentre Sungjong perché riconosceva quell'uomo come la persona che aveva visto più volte nel suo incubo ripetuto.

Senza degnarli di un saluto o nemmeno uno sguardo, l'uomo, che a prima vista sembrava giovane ma che così giovane non era davvero, li sorpasso, andando poi a sedersi nel grande tavolo rialzato davanti a loro.

Mentre quel superiore aveva cominciato a sfogliare un paio di fogli, i due ragazzi si voltarono nello stesso momento l'uno verso l'altro, entrambi volendo dire qualcosa all'altro ma senza trovare davvero il coraggio.

Vorrei dirgli che lui è il Capo del paese, diceva la mente di Myungsoo, Ma come faccio a dirglielo senza spaventarlo?

Vorrei dirgli che lui è la persona che ho visto più volte in sogno, parlava invece la mente di Sungjong, Ma come fare quando nemmeno è a conoscenza dei miei incubi?

Dubbiosi e continuando a lasciare parlare silenziosamente le loro menti, i due ragazzi non aprirono bocca, limitandosi a continuare a fissarsi, fin quando il superiore non lasciò cadere i fogli sul tavolo e si schiarì la voce, attirando così l'attenzione dei presenti.

"Kim Myungsoo e Lee Sungjong, eh?" - cominciò a parlare con la sua fredda voce - "Come mai questi due nomi mi sembrano così familiari..?" - domandò ironicamente - "Oh si, giusto, tempo fa c'era stato un processo nel quale un'insufficiente era stato incolpato di aver corrotto un superiore per ricevere assistenza medica non consentita alla sua unità. Considerando le vostre unità, questo identikit sembra proprio rispecchiarvi a pennello, non trovate anche voi?"

I due ragazzi continuarono a starsene in silenzio, non trovando nulla di divertente in quella situazione come invece sembrava star trovando quell'uomo che ora stava sorridendo.

"Sapete, ultimamente questi Uffici sono stranamente occupati e non facciamo in tempo a considerare la veridicità di una denuncia che subito ne segue una successiva di medesima natura. Non è una strana coincidenza che tutte queste denuncie riguardino proprio voi due?" - domandò retoricamente l'uomo, piegando appena la testa di lato, portando anche i due ragazzi a fare involontariamente altrettanto.

E così, solo in quel momento, Sungjong e Myungsoo osservarono le identità dei presenti, identità che avevano ignorato perché avevano semplicemente ritenuto come sconosciute, ma che anche in questo caso non lo erano.

Seduti alle sedie di legno chiaro di quella stanza, stava infatti un gruppo di persone. Un gruppo vario e per nulla omogeneo.

Come i volti, anche le unità dei presenti cambiavano e non erano le stesse.

In altri casi si sarebbe trattato di una massa raggruppata per puro caso, ma il motivo per cui erano lì era uguale per tutti.

I 6,5 che avevano per due volte schernito Sungjong, le tre 9 innamorate di Myungsoo, la madre di Chiwon e ancora una volta la Signora Song.

Quell'accozzaglia di persone era tutta lì per un unico motivo: mettere nei guai Sungjong e Myungsoo.

E forse in un modo o nell'altro ci stavano riuscendo.

Forse, tessendo fili bianchi di quella ragnatela, stavano riuscendo nel loro intento di intrappolare i due giovani innamorati.

Quest'ultimi erano confusi, confusi di trovarsi quelle persone lì con loro.

Cosa ci facevano lì? Cosa c'entravano loro con quella situazione?

Sungjong rabbrividì di fronte a quelle persone, forse dandosi precocemente la colpa di tutto, mentre Myungsoo, per quanto possibile, era in parte sollevato.

Sollevato di non incontrare, tra quella gente, persone che temeva avrebbe potuto trovare.

Era confuso, ma allo stesso tempo era felice di non vedere tra quelle persone il medico che aveva curato clandestinamente Sungjong e la sua stessa famiglia.

"Tutte le segnalazioni che ci sono pervenute sono differenti tra di loro e non hanno alcun filo conduttore a prima vista." - tornò a parlare il Capo della città, riprendendo in mano una serie di fogli - "Assistenza medica non consentita, false targhette da sufficienti, una foto insieme... Ammetto che mi avete dato davvero del filo da torcere voi due, Kim Myungsoo e Lee Sungjong." - finì di elencare - "Non ho mai messo in dubbio che queste segnalazioni fossero errate, anzi non le ho mai ritenute tali, eppure non capivo ancora come mai un superiore avesse così voglia di trasgredire alle leggi della mia città. Non lo capivo davvero. Fin quando non mi è tornato in mente l'ennesimo curioso episodio di un paio di mesi fa.. Penso risalga a Novembre. Proprio in quel periodo fu infatti sorpreso un superiore a girare per la città senza la sua targhetta. Naturalmente, nella sua condizione da superiore, era stato semplicemente rimproverato e gli era stato ammonito di non scordarsi mai più la sua targhetta."

Al suono di quelle parole, Sungjong si voltò di scatto verso Myungsoo che dal canto suo teneva la coda bassa, quasi come un cagnolino che è stato colto in flagrante e tiene la coda spaventato tra le gambe.

Era davvero successa una cosa simile? Durante il periodo del loro patto, Myungsoo era davvero stato sorpreso senza targhetta? E come mai non aveva mai fatto voce di questa cosa?

In quel caso, Sungjong gli avrebbe immediatamente restituito la targhetta.

A quel tempo, la loro relazione non era ancora delle migliori, ma anche comunque il giovane 4,5 non avrebbe esitato a ridargli indietro la sua unità per evitare un ennesimo rimprovero.

Ma perché Myungsoo non gli aveva mai detto nulla di tutto ciò? C'erano davvero cose che gli stava tenendo nascosto?

Sungjong non poté non arrabbiarsi di fronte a quella nuova scoperta, ma la sua rabbia fu sorpassate da nuove parole da parte del freddo uomo che continuava a sorridere glacialmente.

"A questo punto, dopo aver raccolto tutte queste informazioni, è stato semplice. Per controllare che davvero voi due foste collegati in un qualche modo mi è bastato mandare questi 3 giovani ragazzi che si sono così valorosamente proposti di aiutarmi..." - commentò l'uomo indicando appena con il mento i 6,5 che il giorno prima si erano scontrati con Sungjong.

C'era stato un motivo se quei tre ragazzi alla fine se n'era andata via senza nemmeno ribattere. C'era un motivo se docilmente li avevano lasciati andare via.

Dopotutto, il loro obiettivo era stato semplicemente quello di accertarsi che Myungsoo e Sungjong fossero collegati e ciò si era verificato quando il 9,9 era accorso in aiuto dell'altro ragazzo.

"Era come se i tanti tasselli di un puzzle mi fossero stati presentati davanti e non mi bastava altro che rimetterli in fila... " - parlò l'uomo, fin troppo divertito da quella situazione che di sereno aveva ben poco se non nulla - "Ed è per questo che vi ho chiamati qui oggi.. Volete aiutarmi a ricostruire questo interessante puzzle?"

Myungsoo e Sungjong si trattennero dal riservargli uno sguardo glaciale, primo perché sapevano che non fosse il caso, e secondo perché nemmeno ne avevano più di tanta voglia.

Troppe informazioni gli erano state fornite in così poco tempo.

Troppe cose erano successe in un tempo così limitato che sarebbero serviti giorni per somatizzarle a pieno tutte.

Perché avevano sempre così ingenuamente pensato di avere la situazione sotto controllo?

Non era mai stato così.

I due ragazzi continuarono a starsene in silenzio, proprio come avevano fatto dall'inizio, non trovando il coraggio di aprire la bocca. Per dire cosa poi? A cosa sarebbe servito parlare giunti a quel punto?

L'episodio precedente, in cui era stati colti in flagrante, erano riusciti a cavarsela in un qualche modo ma quella situazione era diversa.

C'era troppe prove contro di loro, troppe colpe erano riversate contro di loro.

Che senso aveva allora parlare?

Ma, se questo silenzio in un primo momento non aveva dato più di tanto fastidio, a lungo andare stava diventando intollerante agli occhi del Capo della città, ormai stufo e annoiato di quell'assenza di parole.

Fissandoli malamente e sbuffando a grandi polmoni, l'uomo tornò a parlare a voce alta, senza mezzi termini:

"Ok, la farò breve, di chi è la colpa questa volta? A chi dobbiamo abbassare una volta per tutte l'unità in modo che impari come si deve vivere?"

Di quelle situazioni non se ne incontravano tutti i giorni e così l'uomo non vedeva semplicemente l'ora di concludere il tutto e andarsene velocemente via di lì. E lo stesso volevano anche i due ragazzi coinvolti.

Proprio per questo motivo Sungjong si decise a parlare, concordando solamente con sé stesso che fosse giunto il momento di fare qualcosa.

"È colpa mia." - rispose così semplicemente, ripetendo la stessa scena della scorsa volta in cui si erano ritrovati ai Grandi Uffici Centrali.

Eppure, a differenza della scorsa volta, Myungsoo non se ne stette in silenzio. A differenza della scorsa volta, Myungsoo non aveva alcuna intenzione di lasciare che quel ragazzo si prendesse tutta la colpa.

Era stato codardo una volta, non lo sarebbe stato una seconda.

"Non è così! Non ti lascerò prendere nuovamente la colpa di tutto!" - gli ribatté, parlandogli contro ad alta voce, facendo sobbalzare e sorprendere Sungjong in un primo momento.

"Cosa stai facendo!?" - gli domandò - "Stai solo peggiorando le cose!"

"No, è ciò che stai facendo tu! Perché devi sempre fare così!? Perché non puoi lasciarti aiutare per una volta!?"

"Mi hai aiutato fin troppe volte, perché non lasci fare qualcosa a me per una volta!?"

"L'hai già fatto! Non ti permetterò di fare la stessa cosa un'altra volta! Cosa pensi di guadagnare prendendoti tutta la colpa? Vuoi diventare ancora più insulso di quanto tu non sia già!?"

Sungjong spalancò gli occhi di fronte a quelle parole che gli erano state sputate contro, mentre Myungsoo si rendeva conto solamente in quell'istante di ciò che aveva appena detto.

Perché aveva usato quel tono? Perché si era espresso con quelle crudeli parole?

Non era mai stata sua intenzione.

Sungjong non si era mai preoccupato più di tanto di quella situazione, eppure dopo ciò che gli era stato detto aveva cominciato a provare uno strano prurito agli occhi.

Il 9,9 boccheggiò appena, non trovando le parole e forse nemmeno l'aria, per correggere ciò che aveva detto, per fargli comprendere quale era stata la vera ragione del suo sfogo.

Eppure non lo fece e poté solamente osservare quello sguardo che lo fissava con delusione e le sopracciglia strette.

Il Capo del paese non poteva non ritenersi soddisfatto per quello scontro, ma sapeva anche che a quel modo sarebbe giunti a ben poco.

Così, appena muovendo una mano, intimò al resto dei presenti di uscire di lì, rimanendo solamente con i due giovani ragazzi, che continuavano a fissarsi con sguardi contrastanti.

"Oh guarda! Qui dice che siete stati beccati anche a girovagare nell'area proibita della biblioteca comunale! C'è da dire che ne avete veramente combinate molte in questi pochi mesi. Non potete dire di esservi annoiati, eh?" - tornò a parlare, non venendo però più di tanto considerato dai due.

"Dal momento che eravate così bramosi di risposte, che ne dite se nel mentre che concordate sul colpevole vi faccia un simpatico indovinello?"

Sungjong e Myungsoo spostarono lo sguardo verso di lui, non comprendendo la ragione o il fine delle sue parole.

"Vediamo... riuscite a indovinare chi, in questa stanza ha l'unità più alta?"

I due giovani ragazzi strinsero gli occhi, per nulla divertiti da quello che sembrava essere solo uno scherzo di pessimo gusto.

In quella stanza erano solamente in tre, e nessuno nell'intero paese aveva un'unità più alta dell'uomo che avevano di fronte.

"Oh, non guardatemi con quelle brutte facce... non è una presa in giro. È una domanda più che lecita." - tenne a precisare.

"Lei?" - aprì dunque la bocca Myungsoo, dicendo la cosa più sensata e ovvia che avrebbe potuto dire vista la situazione.

"Deng deng! Sbagliato!" - gli comunicò l'uomo - "Volete ritentare?"

Gli sguardi di Myungsoo e Sungjong si fecero più cupi di prima.

Non era bastata la quasi litigata di prima tra loro due, ora il Capo della città si stava pure prendendo beffe di loro?

L'uomo alzò le spalle, scuotendo appena la testa - "E va bene... " - tornò a parlare - "Ve la darò io la risposta se proprio ci tenete."

Il 10 si schiarì nuovamente la voce, portandosi una mano alla bocca.

I ragazzi attesero la sua risposta, nemmeno troppo volenterosi di conoscerla, ma non avendo nessun'altra scelta.

La risposta però non arrivò a parole e l'uomo infatti non parlò, limitandosi invece ad allungare una mano davanti a sé.

Myungsoo gli riservò uno sguardo confuso, prima di osservare la direzione di quel braccio. Dopo aver fatto ciò, il giovane 9,9 non poté che strabuzzare forte gli occhi.

Perché quell'uomo stava indicando Sungjong?

Quest'ultimo era altrettanto confuso, non comprendo il motivo di quel gesto da parte dell'uomo nei suoi confronti.

Come significa tutto ciò?

Come poteva il 4,5 avere l'unità più alta?

 

Come poteva un insufficiente essere superiore a un 10?

 

 

 ✖

 

 

Note dell'autrice

Buona sera a tutti! (pubblico ad orari indecenti, lo so) Ho questo capitolo pronto da un mese... uhm... e quindi perché non ho aggiornato prima? Ecco, la mia intenzione era quella di finire di scrivere la fanfiction e poi cominciare a pubblicare, in modo da essere un po' più regolare almeno alla fine. Inutile dire che questa mia missione è bellamente fallita, chissà che mi ero messa in mente. Dopotutto ho cominciato aggiornando ogni morte di Papa e così mi sa che concluderò (?).

A parte gli scherzi (...), avrei davvero voluto prepararmi tutti i miei bei capitoli e poi aggiornare, ma sono riuscita solamente a scrivere il prossimo (che quasi sicuramente unirò con il successivo ancora perché uhm /?). Ero convinta che con l'estate avrei avuto tempo libero.... ma era solo una mera illusione. Mi sono iscritta a scuola-guida e il mio tempo libero è improvvisamente sparito. Per di più ora ho occasione di andare a più fiere quindi sono riuscita finalmente a cominciare a fare cosplay ; u ; *too happy* (ho fatto Ryuu Zao dei maghetti ghei  uhm di Binan koukou chikyuu bouei-bu Love! .. ma ehi, che c'entra questo con la fanfiction? Assolutamente nulla. c: ).

Tornando "seria", mi scuso per il ritardo e per questo capitolo che non mi convince (strano, eh?). Alla fine - ora penso di dirlo con certezza - mancano 2 capitoli.

D U E.

... ok, penso che mi metterò a piangere (?). Più una fanfiction va avanti, più mi scoccio di scriverla sinceramente, ma poi quando sta per giungere la conclusione.... mi si spezza il cuore e vorrei ricominciare a scriverla da capo (MEGLIO, magari).

E niente, grazie a tutte le persone che hanno commentato, letto e condiviso lo scorso capitolo. Siete dei patati aww ç____ç

Ora me ne torno a scrivere e se tardo anche per il prossimo capitolo venite pure sotto a casa mia con fuoco e forconi, perché è già pronto il seguito quindi non ho scusanti.

 

Grazie a tutti < 3

Sopportatemi ancora un po' e presto sarà tutto finito (....)(le cry).

 

Alla prossima, bellissimi;

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Non l'ho riletto benissimo, quindi se fa schifo date la colpa alla Mary (alias mia sorella, alias la mia """beta-reader""")

PPS. Vogliamo parlare dell'imminente World Tour degli INFINITE? NO, non ne vogliamo parlare perché all'idea di potermi perdere anche questo secondo tour mi vien male-- ciaone.

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Capitolo 33
*** XXXIII ***


 

 

 

Quando ancora andava all'asilo, Lee Sungjong era finito in punizione. A distanza di molti anni il ragazzo non si ricordava più di preciso il motivo della sua sgridata, ma ancora nella sua mente era inciso il volto severo della maestra che lo aveva umiliato davanti a tutti, vietandogli di mangiare la merenda insieme ai suoi coetanei. Sungjong era sempre stato un bravo bambino, uno di quelli di cui ogni genitore sarebbe stato fiero, ma anche lui era finito per beccarsi qualche sgridata di tanto in tanto.

Una volta cresciuto però, il giovane non si sarebbe di certo aspettato una situazione simile a quella che aveva vissuto da bambino. Di certo non si sarebbe aspettato che, ormai ventenne, sarebbe finito per venir rimproverato per i suoi comportamenti. Come all'asilo, anche in quel momento Sungjong non comprendeva la ragione di quel rimprovero nei suoi confronti.

Cosa aveva fatto di male? Aveva girato un po' per la città? Aveva violato un po' le regole? Aveva amato una persona che non avrebbe nemmeno dovuto guardare in faccia?

Sungjong non era pienamente consapevole delle sue colpe, forse perché di vere colpe non ce n'erano davvero. Ma quella società girava a quello strambo modo, quasi come un orologio che va in senso antiorario.

Tutti però erano ormai abituati a leggere l'orario in quello strano modo inusuale, talmente abituati da non farci nemmeno più caso.

Se qualcuno avrebbe fatto loro presente del vero modo in cui è necessario leggere l'orario, probabilmente si sarebbero arrabbiati, probabilmente se ne sarebbero andati ancora prima di ascoltare le ragioni che c'erano da dire.

Come biasimarli? Dopotutto, erano stati educati a quel modo.

Una volta entrato in quella stanza troppo bianca, Sungjong aveva subito capito. Aveva subito capito che sarebbe stato rimproverato.

Ma quella volta quale sarebbe stata la punizione? Non gli avrebbero fatto semplicemente mangiare la merenda?

Ma se la punizione è direttamente proporzionale alla colpa, cosa sarebbe successo in quel caso?

Sungjong aveva pensato a quelle cose, ma ben presto se le era scordate. Dopo le dure parole che gli erano state sputate in faccia da Myungsoo non ci aveva più davvero pensato. E aveva smesso definitivamente di rifletterci il momento in cui il Capo del Paese gli aveva puntato quel dito contro.

Il 4,5 per qualche secondo aveva provato l'impulso di alzare la mani in alto, quasi sentendosi nuovamente colpevole, ma poi rendendosi conto della situazione.

Perché alla domanda "Chi ha l'unità più alta" il dito era stato puntato contro di lui?

Myungsoo era un 9,9 e quell'uomo arrivava all'eccellenza. Perchè allora il dito era puntato contro un insufficiente?

Il ragazzo al suo fianco aveva gli occhi sgranati come lo stesso Sungjong, mentre l'uomo di fronte a loro si accontentò solamente di ritirare la mano con cui aveva indicato il giovane, aprendo nuovamente la bocca.

"Lee Sungjong, sai per caso come mai ti sia stata data proprio quell'unità da insufficiente?"

L'interpellato non sapeva come replicare a quella domanda, forse perché sentiva che la risposta fosse più banale del dovuto.

"Forse perché non sono sufficientemente bello...?" - tentò di dire il giovane, venendo poi presto fermato dal Capo del Paese e dalla sua testa che si mosse in segno negativo.

"No no, sbagliato. Non è colpa tua." - gli rispose l'uomo, quasi volendolo rassicurare, quasi volendogli rammentare che quella volta non era lui il colpevole.

Se non mia, .. allora di chi?, poté solamente domandarsi la mente di Sungjong, non riuscendo davvero a trovare un nesso tra le parole di quell'uomo.

Ci sarebbe stato qualcosa di certo e chiaro in quella giornata?

Ripensandoci, c'era mai stato qualcosa di certo e chiaro nella vita di Sungjong e Myungsoo da quando si erano incontrati?

Forse quella domanda non aveva una vera e propria risposta affermativa alla fin fine.

"E' colpa dei tuoi genitori, Sungjong... " - lo informò, quasi fosse la risposta più scontata da dare - "I tuoi genitori ti hanno mai parlato della loro gioventù?"

Le sopracciglia del ragazzo si strinsero, insieme a quelle di Myungsoo che al suo fianco continuava ad ascoltare tutto attentamente, senza comprendere più di tanto però.

Che senso avevano le parole del Capo del Paese? Le unità non rispecchiavano semplicemente la bellezza di una persona? Non erano qualcosa di individuale?

Che c'entrava allora tirare fuori anche i genitori?

"È vero, questo non ve lo raccontano a scuola dopotutto... toccherà a me informarvi allora." - ammise l'uomo, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi meglio allo schienale della sedia - "Sapete, durante gli anni in cui i vostri genitori erano ancora dei ragazzi ci fu un grande numero di rivoluzionari... un grandissimo numero a dire il vero."

Perché quell'uomo stesse raccontando quelle cose proprio in quel momento, in realtà i due giovani non lo sapevano. Eppure sia Myungsoo che Sungjong provavano uno strano senso di dejà-vu, quasi avessero già sentito quella storia, ma narrata in modo diverso.

Solo successivamente si sarebbero ricordati che quelle parole corrispondevano perfettamente con quelle che avevano letto nei libri dell'area privata della Biblioteca della città.

"Il numero di rivoluzionari era davvero alto ed erano assolutamente incontrollabili. Che altra scelta avevo se non prendere provvedimenti?" - l'uomo continuava a parlare, apaticamente o come se quelle cose in realtà non lo riguardassero davvero - "Un'insufficienza individuale non sembrava sufficientemente efficace, quindi l'unico modo per placare la massa alla fin fine era solo rendere l'unità ereditaria. In questo modo chiunque avrebbe trasgredito le regole non si sarebbe assunto solo le sue colpe, ma anche quelle nei confronti dei loro futuri figli. In realtà, all'inizio non pensavo che sarebbe stato così efficace... eppure qui davanti ne abbiamo una prova esemplare." - concluse con un sorriso, allungando nuovamente la mano verso Sungjong.

Le parole di quell'uomo non avevano senso, non avevano davvero un senso.

Se quello che aveva detto fosse stato realmente vero, l'intera esistenza di quella società si basava su un enorme bugia. Alla fine di tutto, non c'era mai stato davvero nulla di sincero.

Ma se a Sungjong era stato dato un 5,5 per colpa dei suoi genitori, quale unità avrebbe davvero dovuto avere?

Quella domanda nacque spontanea nella mente dei due ragazzi, che d'istinto non poterono che spostare gli occhi verso quella targhetta da 4,5 appesa sugli abiti del più giovane.

E quasi a risposta della loro domanda, il Capo del Paese tornò a parlare:

"Probabilmente, se non fosse stato per i tuoi genitori, non solo avresti raggiunto la sufficienza, ma avresti anche comparato l'unità di Kim Myungsoo, forse l'avresti anche superato per quanto possibile. Non è ironica la situazione?"

L'uomo continua a sorridere solitario, indossando un sorriso che non sarebbe dovuto davvero esistere in quelle circostanze. Come poteva gioire delle sue parole? Come poteva sputare in faccia tutta quell'insulsa verità e poi sorridere come se nulla fosse?

Come poteva sorridere quasi fosse soddisfatto di tutto ciò?

Myungsoo strinse i pugni lunghi i fianchi, ormai stanco di quella situazione, ormai stanco di rimanersene in silenzio di fronte a quella situazione che riguardava entrambi i ragazzi da vicino, da davvero molto vicino.

Quel giorno il 9,9 era giunto in quel posto consapevole di essere lì per via delle sue colpe, ma alla fin fine non era davvero così. Alla fin fine nulla di tutto quello sarebbe davvero dovuto accadere.

Sungjong e Myungsoo si ritrovavano in quel posto per ricevere una sgridata, una sgridata che non meritavano perché era frutto solamente delle bugie di quella società.

Il più grande tra i due ragazzi aveva mal di testa. Un mal di testa che continuava a martellargli contro le tempie. Tutto quel tempo i due avevano vissuto la loro relazione convinti di essere nel torto, quando di sbagliato non avevano mai davvero fatto nulla.

Perché, se non fosse stato per l'inutile provvedimento da parte del Capo del Paese, i due ragazzi sarebbero stati in grado di frequentarsi liberamente.

Avrebbero potuto assistere alle stesse lezioni, ricevere gli stessi privilegi, avrebbero potuto stringersi le mani e camminare fieramente lungo il viale alberato del campus universitario.

Sarebbero stati due normali superiori liberi di potersi frequentare e ridere insieme.

Myungsoo aveva mal di testa ed era arrabbiato. Perché avevano dovuto passare tutte quelle situazioni complicate e spiacevoli solo perché quell'uomo non era stato in grado di gestire quella situazione? Solamente perché non era stato in grado di controllare un gruppo di Rivoluzionari.

La loro vita si era sempre basata su una bugia. Però una bugia ha bisogno di molte altre menzogne per poter apparire credibile.

Il 9,9 era arrabbiato perché ormai era più che certo che quella non era l'unica cosa che gli era stata nascosta.

"Ma questo è totalmente ingiusto!" - non poté che lamentarsi a voce alta - "Gli avete fatto vivere una vita da insufficiente quando in realtà non lo sarebbe assolutamente stato! È totalmente ingiusto!"

La calma compostezza del Capo del Paese sembrò svanire di fronte agli occhi dei due ragazzi al suono di quelle parole.

Il sorriso che aveva indossato freddamente in quel momento svanì velocemente, lasciando spazio ad un'espressione ancora più gelida e rigida. Gli occhi scuri si strinsero appena, mentre le sopracciglia si facevano più basse e si avvicinavano tra di loro.

Myungsoo e Sungjong furono certi di sentire un concreto "crack", quasi si fosse davvero rotto qualcosa all'interno dell'uomo. Quasi come se una valvola fosse scattata, finendo per incepparsi e alla fine rompersi. Era quasi come se la pazienza dell'uomo fosse finita per sgretolarsi al suono della parola "ingiusto".

I due ragazzi non sapevano cosa sarebbe successo, ma le parole arrabbiate che seguirono dopo diedero ad entrambi una mezza idea su ciò che sarebbe accaduto.

"Ingiusto--?! Tu mi stai parlando davvero di ingiustizia?! Mi stai dando dell'ingiusto!?" - replicò a voce alta quell'uomo, prima di proseguire narrando una storia che sembrava del tutto discordante con l'intero discorso - "E allora dove è stata la giustizia quando mia moglie se n'è andata via per sposarsi con un altro uomo... Dov'è stata la giustizia in quel momento?! Io le avevo offerto tutto! Non sta a voi giudicare cosa sia giusto o cosa non lo sia! È una cosa che spetta a me, solo e unicamente a me! Quindi muovetevi a dirmi chi è il colpevole! Litigate, scannatevi, fate quel che volete ma date la colpa ad uno di voi due e velocemente! O sarò costretto a prendere seri provvedimenti per entrambi, ben peggiori di quanto possiate ben immaginare."

L'uomo aveva parlato velocemente, sputando in faccia ai due ragazzi quelle parole che sarebbero dovute risultare come un serio avvertimento nei loro confronti. Avrebbero dovuto tremare di fronte a quelle parole che preannunciavano loro un futuro per nulla solare.

Erano seriamente arrivati a quel punto?

Erano seriamente finiti in un vicolo cieco dal quale non potevano fuggire, né tornare indietro?

Per tutto quel tempo avevano sempre cercato di separarli. Avevano cercato di dividerli, avevano cercato di far sì che si scaricassero le colpe l'uno contro l'altro in quella che sembrava la mossa più ragionevole.

Dopotutto, avrebbero ricevuto conseguenze ben peggiori prendendosi entrambi la colpa, no?

Il Capo del Paese era ancora arrabbiato e il suo volto di plastica sembrava essersi arrossato per quella precedente sfuriata. Impaziente faceva ticchettare le dita contro il tavolo rialzato di quel posto, attendendo solamente il momento in cui uno dei due avrebbe tradito l'altro, portando così a prendersi la colpa. L'uomo attendeva solamente quella litigata che era certo che sarebbe presto giunta, litigata che avrebbe portato a concludere quell'incontro indesiderato da entrambe le parti.

Sungjong e Myungsoo avevano seguito tutto quello che era successo.

Il più giovane era ancora confuso dalla rivelazione di poco prima, era ancora confuso dal fatto che "teoricamente" fosse anche lui un superiore ma che era stato semplicemente ingannato per tutto quel tempo.

Il 4,5 aveva sempre saputo che c'era qualcosa che non quadrava in quella società, aveva sempre sospettato che ci fosse qualcosa di più sotto a quello che veniva raccontato a tutti.

Ma come poteva essere davvero quella la verità? Come poteva anche essere solo minimamente ammissibile?

Non aveva senso, non aveva davvero senso.

Myungsoo e Sungjong si fissarono dritti negli occhi.

I due ragazzi volevano andarsene via di lì. Correre lontano da quella camera che ormai era diventata fin troppo soffocante. Volevano respirare aria, aria pulita che sapevano che non avrebbe comunque trovato in quel paese. Volevano respirare un'aria che fosse davvero aria, non aria che veniva spacciata per tale.

Volevano vivere una vita vera, non una che sapeva di plastica e bugie.

Sarebbero riusciti nel loro intento senza ferirsi l'un l'altro? O avrebbero fatto meglio a fare come gli era stato intimato?

Avevano sempre voluto separarli... Quella volta ce l'avevano davvero fatta? Quella volta li avrebbero davvero divisi?

Myungsoo e Sungjong continuavano a fissarsi negli occhi, comunicando solo attraverso quegli scambi di sguardi.

Sbattendo solamente le palpebre, i begli occhi dei due stavano comunicando la stessa cosa. Stavano comunicando la stessa voglia di chiudere presto quella situazione e scappare via di lì.

Ma scappare da soli e con ancora un po' di dignità, oppure fuggire insieme senza pensare alle conseguenze? Conseguenze che non conoscevano, di cui era ancora oscura anche la gravità.

Myungsoo e Sungjong continuavano a fissarsi, mentre stralci dei loro incontri si facevano spazio tra i loro pensieri, incastrandosi insieme alle loro paure e ai loro dubbi.

Avrebbero preso la decisione giusta questa volta o avrebbero rimpianto per sempre quel momento?

I ricordi continuavano a rincorrere nelle loro menti, mentre l'uomo continuava a spazientirsi.

Le menti dei due si bloccarono all'unisono su un uno stesso ricordo.

Intorno a loro c'era una piccola stanza con solamente un letto. L'aria era fresca e proveniva da quella finestra aperta che permetteva al vento di entrare. Sungjong era sdraiato a terra, schiacciato dal peso di una persona, schiacciato dal peso di Myungsoo che gli era atterrato addosso. Il ricordo proseguì e con esso anche gli squarci di quel discorso, di quel loro primissimo discorso:

 

"Ahio! Ma che fai?!"

"Che faccio io?! Non sono io quello che è entrato dalla finestra e mi ha schiacciato sul pavimento!"

 

"M-Mi scusi..."

"Ohh. Non avevo notato di essere arrivato fin qui."

 

"Piacere di conoscerti... mi chiamo Kim Myungsoo!"

 

 

I due ragazzi avevano voglia di ridere di fronte a quel ricordo. Avevano voglia di ridere ripensando a come si fossero conosciuti. Avrebbe voluto ridere di come fossero finiti dall'odiarsi all'amarsi.

Era davvero giunto il momento di mettere il punto a tutta quella lunga storia?

Si, era davvero giunto quel momento.

 

Era il momento di finire di vedere quel  film e leggere i titoli di coda.

 

Myungsoo e Sungjong si guardarono ancora negli occhi, prima di mettere la parole fine alla loro storia.

Era necessario un lungo toccante discorso a conclusione di quel film?

Forse no. Forse era sufficiente qualcosa di più semplice.

E infatti misero quel punto facendo incontrare le loro labbra in un bacio.

Il Capo del Paese strabuzzò gli occhi di fronte a quel gesto inaspettato, mentre i due ragazzi si stringevano le mani e cominciano a fissarlo sereni, fin troppo sereni considerando la situazione.

Sungjong aprì la bocca, parlando per entrambi:

"Abbiamo finito qui, possiamo andarcene ora?"

Come previsto, l'uomo non poté che finire di perdere completamente il suo autocontrollo, saltando in piedi e lanciando quei fogli appoggiati sul tavolo addosso ai due ragazzi che non si scomposero nemmeno di mezzo millimetro.

"BASTA! NON VOGLIO STARVI PIU' A SENTIRE! AVETE CHIUSO CON QUESTO PAESE! VI VOGLIO VIA DI QUI AL PIU' PRESTO! NON VOGLIO MAI PIU' RIVEDERE I VOSTRI DISGUTOSI SORRISI E LE VOSTRE INSULSE PAROLE!"

Come era stato ordinato, i due ragazzi uscirono mano nella mano da quel posto. Sungjong appoggiò la testa affettuosamente sulla spalla di Myungsoo, che in tutta risposta gli depositò un bacio sulla fronte.

 

Il film era finito, mancavano solo i titoli di coda.

E dopo quelli, la loro vera vita sarebbe potuta finalmente iniziare.

 

 

Sungjong si trovava ai piedi di quel precipizio. Quattro uomini gli stavano accanto ed anche il 10, che ora sapeva essere il Capo del Paese, era già di fronte a lui. Quello era il suo sogno, il suo incubo abituale. Sapeva come andava avanti e come finiva, quasi un film di cui ormai conosceva anche le battute. Mancava solamente Myungsoo e poi anche per quella volta l'incubo si sarebbe concluso.

Eppure del 9,9 non c'era alcuna traccia per quella volta.

Forse quella volta il sogno si sarebbe concluso in modo diverso?

Come da copione però uno dei quattro superiori si mosse verso Sungjong dopo l'ordine del Capo del Paese, e sempre come da programma il ragazzo fu spintonato giù dal burrone.

Quella era il suo sogno, il suo incubo abituale che ormai si portava avanti da un paio di settimane. Era cominciato la volta in cui era finito per ammalarsi ma qualcosa gli suggeriva che sarebbe finito quel giorno.

Perché quella volta era diverso.

Sungjong sentì ancora una volta il suo corpo onirico che veniva spinto all'indietro e finiva per cominciare a perdere equilibrio nel vuoto, lentamente. E sempre lentamente cominciò a cadere. Il giovane fece per chiudere gli occhi, ma ben presto li riaprì al suono di una voce che chiamava il suo nome, seguito da una serie di passi veloci in sua direzione.

Quello era il suo incubo, eppure quella volta era diverso.

Perché Myungsoo non avrebbe riso soddisfatto al concludersi del sogno.

Perché Myungsoo quella volta si stava gettando nel vuoto insieme a lui.

Il 9,9 allungò una mano verso Sungjong che ben presto gliel'afferrò, abbracciando poi il corpo di quel ragazzo mentre scivolavano in caduta libera.

Gli occhi del più giovane pungevano e non tentò di trattenere in nessun modo le lacrime che finirono per uscire fuori dai suoi occhi e volare nel vuoto.

Il tempo tornò a trascorrere normalmente, mente un silenzioso countdown si avvicinava alla fine.

Un ultimo rintocco e i due ragazzi caddero a terra. Stretti nell'abbraccio l'uno dell'altro. Sorridendo.

Le loro targhette si erano staccate durante quella caduta e ora erano lontane da lì.

Senza nessun'unità a distinguerli, i due ragazzi potevano abbracciarsi liberamente.

Quella volta erano caduti insieme.

Quella volta avevano accettato insieme le conseguenze.

Perché avevano deciso di non lasciare più andare la mano l'uno dell'altro.

Li avevano ricoperti sempre di tante colpe e avevano cercato di metterli nei guai, ma alla fine ce l'avevano davvero fatta?

Dopotutto la loro colpa era solo una e non poteva nemmeno essere definita una vera e propria colpa.

 

La colpa di essersi innamorati.

 

 

✖✖✖

 

 

NO POV ]

 

— F l a s h  B a c k —

 

 

"Cosa vuol dire che vuoi il divorzio? Perché mai dovresti voler divorziare da me!?"

"Hai capito bene, non serve a niente continuare a parlarne. Non cambierò idea."

"Perché...? Perché dopo tutto quello che ho fatto per te vuoi divorziare!? Ti ho dato una bella vita, un posto nella società, tanti privilegi! Hai avuto tutto quello che una persona possa desiderare!"

"È qui che ti sbagli... non hai mai fatto nulla per me. Quello che volevo era solamente vivere una vita felice con la persona che amo."

"Vorresti insinuare che non ti ho mai amata!? Ho fatto tutto per te! Ho ribaltato questa società in modo che potessimo vivere una vita felice!"

"La cosa ti sta sfuggendo di mano... stai esagerando. Tuo padre ha creato questa società per il bene del paese, non per fare un'inutile classifica delle persone!"

"Ma non capisci!? In questo modo saremo solo noi a trionfare sugli altri! In questo modo tutti capiranno chi è al potere e chi rispettare! Questo terrà a bada le masse e permetterà a tutti di vivere una vita migliore!"

"Trionfa da solo se è quello che vuoi. Io non ho alcuna intenzione di vivere questa vita che spacci per migliore."

 

 

La Prima Generazione delle Unità è datata 1950.

Quello fu l'anno in cui per la prima volta le Unità furono introdotte e fu anche l'anno in cui era scoppiata la Guerra. In quegli anni al potere c'era un forte uomo, dai capelli ormai ingrigiti ma dal valore ancora eccelso. Un uomo che aveva solamente un'idea: far ritornare l'ordine nel suo Paese.

Come ci racconta la storia, allo scoppiare di un conflitto si cerca subito una soluzione, una soluzione che sia sufficientemente efficace. E anche quel valoroso uomo aveva pensato ad una soluzione.

E così nacquero le Unità. Un semplice numero assegnato ad ogni persona, a mo' di censimento. In quel modo l'anziano Capo del Paese era riuscito ad avere concretamente notizia delle persone che vivevano in quel paese e allo stesso tempo era riuscito a dare un ordine, inizialmente precario ma che poi si era rivelato sufficientemente efficiente.

La Prima Generazione delle Unità però non conosceva alcuna insufficienza e a nessun uomo o donna era stato dato un basso numero. A quel tempo le unità andavano dal 6 a un massimo di 10, ed erano scelte solamente in base alla classe sociale di appartenenza. Nessuna bellezza, nessuna estetica, nessuna umiliazione.

Il Capo del Paese aveva compreso che per poter riportare l'ordine era necessario fare una lista, una lista di numeri, e a quei numeri assegnare determinati privilegi. Chi aveva un numero più basso, riceveva di conseguenza più compensi e sostegni da parte del Paese. E in questo modo il malcontento era via via sfumato, finendo per scomparire.

Era così che funzionava ed era così che la Guerra si era conclusa.

Era bastato ricordare alle persone più benestanti quanto fossero fortunate dandogli un numero alto, e nel frattempo sostenere le famiglie in difficoltà.

Il Capo del Paese era un uomo intelligente, una persona che aveva compreso che alla fin fine bastasse così poco per porre fine ai conflitti.

Accadde che però la vita dell'uomo si spense e lo scettro fu passato in mano al primogenito e unico figlio.

Il primogenito non era una persona cattiva. Faceva parte delle Alte Classi e un 9 trionfava fieramente sui suoi abiti ogni qualvolta che usciva di casa.

Il primogenito non era una persona cattiva, però era finito per diventarlo. Il primogenito non era mai stato una persona dalla particolare bellezza e, per un motivo o per l'altro, era sempre stato classificato come "brutto" di fronte a tutti i suoi compagni di classe. Non era il classico ragazzo popolare, ma era un giovane qualsiasi, uno di quelli che passano inosservati sia nel male che nel bene.

Al primogenito questo però non era mai andato bene. Il primogenito aveva deciso che avrebbe cambiato quel Paese. Aveva deciso che era venuto il momento di cambiare le cose.

E quell'occasione si era presentata con la morte del padre.

A complicare le cose c'è da aggiungersi il fatto che, negli anni della sua ascesa al trono, i canoni di bellezza stavano velocemente mutando. Da una bellezza naturale si stava passando a una bellezza sempre più finta e sempre più distante dalla realtà. I bei tratti caratteristici di quella popolazione cominciavano a scomparire e con loro scomparvero anche le Unità come fino a quel momento erano state conosciute.

L'uomo cambiò il modo in cui assegnare quei numeri, basandoli solamente sulla bellezza esteriore e su canoni assurdi che lui stesso aveva prestabilito. Cambiò quell'assegnazione ed introdusse anche le Insufficienze. Che senso ha non dare privilegi a chi se lo merita avendo un'Alta Unità?, si era sempre domandata la sua mente, egoisticamente.

Come da programma, nessuno accettò quel brusco cambiamento. E così cominciò la Generazione dei Rivoluzionari. Anche la stessa moglie di quell'uomo fece parte di questo gruppo, gruppo di persone che avevano compreso quanto fosse ingiusto tutto quello e che non era quello ciò che il precedente Capo del Paese avrebbe voluto.

I Rivoluzionari vennero però conseguentemente placati con l'introduzione delle Unità ereditarie, e dopo quest'ultima novità nessuno riuscì più a ribattere alle parole dell'uomo. Uomo che ormai non ascoltava più ragioni e mai l'avrebbe più fatto.

 

Gli Insufficienti non erano mai esistiti e mai sarebbero dovuti esistere, perché è impossibile giudicare oggettivamente la bellezza di una persona e nessuno può ritenersi brutto nel suo essere unico.

Ma così, vivendo negli inganni e nella menzogna, quella società era diventata di plastica.

Tutto frutto di un uomo assetato di potere che era sempre stato chiamato "brutto" e alla fine si era anche lasciato portare via la moglie.

E questo non lo aveva potuto accettare. Non aveva davvero potuto accettarlo.

 

 

 

 

Note dell'autrice

Maggie è qui! * lancia coriandoli * Eccoci arrivati a questo penultimo capitolo che ho pronto da mezzo secolo ormai (per i miei canoni naturalmente). Lo pubblico solo ora però perché attendevo di finire di scrivere anche il prossimo capitolo e dunque si... ho finito di scrivere la fanfiction. Per davvero questa volta.

Questo capitolo e l'ultimo sono quelli che più bramavo di scrivere ma alla fine sono venuti fuori anche peggio di quanto mi sarei mai aspettata. (?) E' un'accozzaglia di troppe informazioni e potrebbero risultare eccessivamente precipitosi e senza senso, quindi domando scusa. Se non avete capito qualcosa, soprattutto della parte finale - che più riscrivo più è incomprensibile - chiedete pure senza problema, sono qui per questo ; w ;
Finalmente (?) sono state spiegate molte cose che da tempo erano sconosciute, quindi spero non siate rimasti delusi. Ed ecco a voi anche il motivo per cui al mio ultimate avevo dato un 5,5.

La parte finale è molto confusa lo ammetto ;; Spero abbiate capito almeno un pochino-ino-ino di quel che volevo dire çç

E niente... Ho appena finito di scrivere l'ultimo capitolo quindi sono ancora in fase depressiva, diciamo così (poi sto anche ascoltando "No More" di Lim Kim e non so nemmeno io perché, sta di fatto che non migliore il mio umore). Quasi sicuramente la prossima settimana pubblicherò la fine. Ugh.

Grazie di tutto e per aver letto lo scorso capitolo ; ; Siete degli amori e lo so di avervi fatto tanto dannare ma ora mi dispiace così tanto dovervi presto salutare-- * va a piangere per sempre *

 

Grazie grazie, miei bellissimi pandashipper (?) < 3

 

Alla prossima;

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Torno a precisare che per la data della Guerra ho usato quella della Guerra di Corea, ma non c'entrano assolutamente nulla. (?)

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Capitolo 34
*** XXXIV ***


 

 

Per costruire un castello è necessario partire dalle fondamenta. È necessario curare la base dell'edificio in modo particolare, in modo che possa sorreggere il peso di tutto il resto della struttura. E questo vale per un castello di mattoni quanto per uno di carte o di sabbia.

In tutti i casi, è necessario che il castello possa sorreggersi su una buona e stabile struttura, se no è inevitabile che crolli, no? Se il tavolo su cui si cominciano a impilare le carte non è piatto, il castello non riuscirà mai a reggersi orgoglioso mostrando tutto il suo splendore, ma finirà per scivolare sul piano distruggendo le fatiche di chi aveva tentato di costruirlo per bene. Perché costruire un castello richiede anche molta fatica dopotutto.

Pian piano si procede nella costruzione e pian piano si aggiungono nuovi mattoni, nuove carte, nuovi granelli di sabbia. Quando si giunge alla fine è impossibile non sorridere soddisfatti del proprio risultati.  E quando, con il primo soffio di vento, il castello non cade a terra ma rimane saldo su sé stesso si può tirare finalmente un sospiro di sollievo.

Il castello è finito. Il castello è perfetto. Il castello è solo pronto per essere ammirato.

Non basterà poco per distruggere una perfetta costruzione, no?

No?

 

 

Era una soleggiata mattina di fine inverno. La primavera stava bussando alle porte dell'anno, ansiosa di scaldare l'aria con il suo calore e profumare lo spazio con fiori e piante appena sbocciate.

Era una soleggiata mattina e il campus universitario della città era particolarmente rumoroso e vivace fin dalle prime luci del giorno. Il viale alberato era affollato di persone che sembravano essersi date tutte appuntamento in quel luogo. Unità di vario genere percorrevano quella strada, ma nessuno sembrava dare particolare attenzione agli altri. Nemmeno i superiori sembravano in alcun modo intenzionati a beffeggiare qualche Unità inferiore.

Erano tutti presi da altro. Tutti presi da quegli strani pettegolezzi che quella mattina erano cominciati a circolare.

 

"Avete sentito? Si dice che siano stati beccati due Rivoluzionari?"

"Due Rivoluzionari? Ma ce ne sono ancora...? Li pensavo scomparsi."

"Ma tu sai cosa è successo? Io so soltanto che è coinvolto anche Kim Myungsoo."

"Kim Myungsoo!? Un superiore?! Perchè dovrebbe avere voglia di passare dei guai?"

"Forse c'è una ragione importante..."

"È uno scemo! Non c'è nulla di più importante della propria Unità."

 

Pareri discordanti si facevano sentire a proposito, tutti riguardanti solamente due persone: Kim Myungsoo e Lee Sungjong.

Erano passati solo due giorni dall'incontro dei due ragazzi con il Capo del Paese, ma le voci sembravano già essersi diffuse per tutto il campus universitario, se non anche per l'intera città. E nessuno aveva cercato di placare quei pettegolezzi, nemmeno chi si trovava al controllo di quel paese, forse speranzosi che la notizia di un simile avvenimento avrebbe placato future rivolte.

Ma forse non tutti sarebbero stati dello stesso parere.

Come sempre accade, anche quei pettegolezzi finirono per espandersi velocemente per tutta l'Università passando di voce in voce e finendo per arrivare in tutti gli angoli di quel posto. Simili notizie non erano di certo all'ordine del giorno ed era raro che qualcuno finisse per compiere dei simili atti di ribellione.

I Rivoluzionari non erano mai scomparsi e nell'ombra aveva sempre continuato ad agire. Ma gli anni erano passati e nessuno aveva più voglia di esporsi eccessivamente rischiando chissà quali problemi. I Rivoluzionari ancora esistevano, però venivano presto - o per meglio dire, subito - messi a tacere. Erano persone con grande forza e coraggio, e per ciò venivano ammirati dalle Unità più basse, ma sapevano anche quali fossero i loro limiti e quando fermarsi.

Forse, proprio per questo, Myungsoo e Sungjong non potevano essere propriamente definiti "Rivoluzionari".

Pettegolezzi però continuavano a diffondersi, finendo anche per giungere alle orecchie di un 9.

"Woohyun oppa, hai sentito?" - gli domandò la giovane 9,4 al suo fianco, mentre entrambi camminavo lungo il viale alberato - "Sono stati beccati due Rivoluzionari."

Il ragazzo voltò lo sguardo verso di lei - "Due Rivoluzionari?"

Mi-ran annuì forte prima di continuare a parlare - "Umh. A quanto pare uno dei due è Kim Myungsoo!"

"Kim Myungsoo? Quel Kim Myungsoo!?"

La 9 annuì nuovamente - "Dell'altro ragazzo non si sa ancora molto, ma gira voce che sia addirittura un insufficiente!"

Woohyun strabuzzò forte gli occhi, comprendendo poco e niente di quella storia. I pettegolezzi che giravano per quel campus non gli erano mai interessati più di tanto, eppure quelle non erano voci abituali. Tutto ciò che gli stava venendo riferito sembrava invece stridere in modo strano, come le corde di un violino non accordato.

"Non riesco a trovare un nesso tra le due cose... Perché un superiore dovrebbe avere così voglia di finire nei guai per un insufficiente qualunque?"

Mi-ran alzò la testa, mentre la sua mente femminile stava già cominciando ad elaborare dettagliatamente una teoria al riguardo.

"Forse non è un insufficiente qualunque."

Woohyun strinse le sopracciglia al suono di quelle confuse parole, tentando di aprire bocca inutilmente. Al suo fianco camminavano altre persone e quelle altre persone erano accompagnate da nuovi pettegolezzi che il 9 finì per udire:

"Mi stai seriamente dicendo che è quello il motivo per cui Kim Myungsoo è finito nei guai!?"

"Non lo so con certezza, è ciò che si dice in giro."

"Hanno voglia di scherzare? Vorresti davvero dirmi che Kim Myungsoo si è comportato in quel modo... perché era innamorato di quell'insufficiente?"

Quelle persone continuavano a parlare mentre le loro gambe continuavano a muoversi lungo quel viale alberato. Ma ciò non fu lo stesso anche per Woohyun. Quei nuovi pettegolezzi gli erano arrivati chiari alle orecchie e lo stesso avevano fatto anche con Mi-ran. Non c'era alcun dubbio su ciò che aveva sentito.

La ragazza al suo fianco tornò a parlare con gli occhi spalancati e aggrappandosi appena al braccio di quel ragazzo. Quel ragazzo che sembrava però essersi pietrificato al suono di quelle parole. Le gambe erano bloccate, impossibili da trascinare in nessun modo, mentre le sue orecchie erano troppo ovattate dai suoi pensieri per poter udire le parole di Mi-ran.

Cosa stava succedendo? Era una presa in giro tutto ciò? Era davvero successa una simile cosa?

Un superiore si era davvero innamorato di un insufficiente e per lui aveva perso la sua alta unità?

A confronto di una simile notizia, l'esistenza degli alieni sembrava più probabile e realistica.

Woohyun continua a riflettere mentre quel violino continuava a stridere, producendo un fastidioso rumore.

Sono degli scemi! Myungsoo è uno scemo!, pensava Woohyun, Come possono voler finire in simili guai solo per amore? Solo per quello... solo...

Il violino continua a suonare, provocando un fastidioso mal di testa al ragazzo che dovette portarsi due dita sulle tempie nella vana ricerca di scacciare quel malessere che di fisico e concreto aveva poco e niente.

Tutto ciò non ha senso, non ha alcun senso... Cosa sta succedendo...?

Le corde del violino continuavano a stridere, sempre più forte, in modo sempre più fastidioso.

Woohyun era fermo, bloccato in mezzo al viale, mentre Mi-ran preoccupata gli domandava cosa non andasse. Ma il ragazzo non la sentiva, il ragazzo non sentiva le sue parole. Le parole della 9 non erano in grado di raggiungere il giovane in alcun modo.

Il violino non era accordato, eppure quel fastidioso rumore si concluse. E si concluse nell'attimo in cui il 9 voltò lo sguardo verso la sua destra.

Il fastidioso rumore venne coperto una dolce melodia che partì nell'attimo in cui gli occhi di Woohyun incontrarono quelli lontani di Sunggyu.

Proprio come per il più giovane, anche all'8,9 erano giunti quei pettegolezzi. E proprio come lui anche quel ragazzo se ne stava fermo al suo posto, incapace di muovere un qualsiasi passo.

I loro sguardi si incontrarono, proprio come era successo tempo prima, proprio come quando si erano incontrati quella volta dopo tanto tempo.

E allo stesso modo, anche quel giorno i loro occhi si riempirono presto di lacrime. Le persone intorno ai due ragazzi sobbalzarono spaventate e confuse di fronte a quei pianti improvvisi e senza una vera ragione di fondo, mentre i due ragazzi - seppur lontani tra di loro - stavano comunicando silenziosamente con i loro occhi bagnati.

Hyung, possiamo davvero?

Non lo so...

Hyung, cosa succederà?

Non lo so...

Hyung... io ormai sono stanco.

Anche io, Woohyun. Anche io sono molto stanco...

Le lacrime continuavano a scorrere andando a ritmo con quella melodia lontana, ora delicata e non più stonata e fastidiosa come prima. Sunggyu e Woohyun continuavano a piangere con gli sguardi incastrati l'uno dentro l'altro, impossibili da separare anche con la forza. Intrappolati in quell'incrocio di occhiate, i due ragazzi continuavano a piangere fin quando non si lasciarono andare ad un respiro.

A pieni polmoni respirarono aria, quell'aria che sembrava avere un gusto diverso quel giorno. Quella respirazione aveva tanti significati, primi tra tutti darsi coraggio per ciò che stavano per fare.

Perchè dopo quel respiro di vita, Sunggyu e Woohyun finirono per correre l'uno verso l'altro.

Le persone intorno a loro sobbalzarono nuovamente sorpresi e lo stesso fece anche il resto della gente in quel viale alberato. I pettegolezzi finirono di circolare e con gli sguardi confusi restarono solamente a guardare l'incontro tra i due ragazzi.

Sunggyu e Woohyun erano stati costretti a lasciarsi dopo una vita passata insieme. Erano stati costretti ad abbandonare quei ricordi condivisi e tutto ciò che riguardava la loro vita come amici, come amanti, come anime gemelle. Le loro unità così minimamente differenti li aveva costretti a dirsi addio e aveva separato per sempre due vite complementari.

O così avevano tentato.

I due ragazzi giunsero di fronte e, mentre lacrime ancora scorrevano lungo le loro guance, un sorriso nacque sulle loro bocche.

E così Woohyun e Sunggyu finirono per baciarsi.

 

I pettegolezzi riguardo Myungsoo e Sungjong non erano stati fermati in nessun modo ma anzi si era cercato di diffonderli il più possibile. Si era tentato così di mettere in guardia il resto della popolazione. Si era tentato di bloccare sul nascere qualsiasi forma di ribellione da parte di un qualunque altro Rivoluzionario.

Ma era stato tutto un vano tentativo e alla fine si aveva avuto l'effetto contrario.

Sunggyu e Woohyun continuavano a baciarsi, non curanti delle persone intorno a loro, non curanti delle loro Unità ma solamente rispondendo a una necessità che veniva dai loro cuori.

 

Nuovi pettegolezzi cominciarono a crearsi, sostituendo i precedenti.

Erano nuovi pettegolezzi ma nemmeno troppo diversi da quelli di prima.

Forse alla fin fine la natura era la stessa. Forse alla fine era davvero scattato qualcosa.

 

Era bastato un singolo granello fuori posto per far crollare quello che era sembrato un perfetto castello di sabbia?

 

 

Sono le sei del pomeriggio quando un ragazzo viene catturato da una lastra riflettente e si blocca davanti a essa.
 
Timidi raggi del sole tentano ancora di entrare in quella stanza. Quella stanza piccola, poco arredata. 
Si odono passi veloci lungo i corridoi dall’altra parte di quella porta chiusa e gente che parla e ride all’esterno, lungo quei viali alberati.
 
Sono le sei del pomeriggio quando Lee Sungjong si sofferma sullo specchio sbeccato nella sua camera e rimane a fissare il suo riflesso.
 
Vede un paio di grandi occhi scuri, un volto dai lineamenti delicati, delle belle mani dalle lunghe e sottili dita.

Si ferma davanti al suo riflesso e comincia a riflettere. Comincia a pensare alle sue imperfezioni e ai suoi difetti.

Forse alcune cose andrebbero cambiate, gli dice la sua mente, Forse sarebbe meglio se fossi così...

Dubbi si vengano a formare, dubbi che però presto scompaiono quando il suo corpo viene abbracciato e una seconda persona compare sullo specchio sbeccato.

Myungsoo lo abbraccia da dietro, appoggiando dolcemente il mento sulla spalla dell'altro ragazzo, depositando poi un bacio delicato sulla sua pelle esposta.

I dubbi di prima finiscono per passare in secondo piano e con loro svaniscono anche le preoccupazioni.

No, non c'è nulla da cambiare, dice ora la sua mente felice, Vado bene così.

Ciò che vede sullo specchio a Sungjong piace.

Vede due volti sorridenti, due corpi stretti l'uno all'altro, e c'è anche qualcosa che non vede.

Non vede alcuna targhetta appesa ai loro vestiti. Nessuna Unità contrastante, nessun superiore e nessun insufficiente. L'unico numero visibile è quel 0 inciso con un pennello indelebile sulle loro rispettive guance. Quel numero che in un qualche modo li rende simile e che allo stesso tempo presto scomparirà.

E quando sarà scomparso, Myungsoo e Sungjong saranno in grado di essere due persone e di amarsi come tali.

Ciò che vede allo specchio piace ad entrambi i ragazzi e insieme sorridono ancora una volta, prima che Myungsoo apra la bocca:

 

"Sei pronto?"

 

 

Se fossero pronti o meno nessuno dei due ragazzi lo sapeva con certezza. Anche perché nemmeno sapevano bene cosa si sarebbero dovuti aspettare. Nemmeno sapevano bene cosa sarebbe successo di lì in avanti. Però erano pronti a scoprirlo, e a scoprirlo insieme.

Mano nella mano, Myungsoo e Sungjong percorrevano per l'ultima volta quel viale alberato. Con uno zaino sulle spalle, i due ragazzi se ne andavano via di lì con le loro poco cose. Quelle poche cose che gli erano rimaste e che sarebbero state sufficienti per cominciare la loro vita. Dopotutto gli elementi essenziali erano presenti.

Dopotutto gli elementi essenziali per ricominciare a vivere erano loro due.

Myungsoo stringeva forte la mano di Sungjong con la sua, mentre con l'altra trasportava un leggero borsone. Tutti e due i ragazzi indossavano un sorriso felice.

Il viale alberato era affollato ed era impossibile non fermarsi ad osservare quei due giovani che, senza alcuna vergogna o preoccupazione, proseguivano per la loro strada indisturbati. Bisbigliando tra di loro e indicando appena con qualche dito, quelle Unità guardavano i due 0 dipinti su una guancia dei due ragazzi.

Unità così basse non si erano mai viste e forse mai si sarebbero viste. Ma non solo per quello Myungsoo e Sungjong sarebbero stati ricordati.

Ragazzi e ragazze ancora osservavano i due ragazzi, riconoscendoli come i protagonisti dei loro pettegolezzi. Li osservarono curiosi ancora per un po', prima di disseminarsi e andarsene via di lì, colti da nuove chiacchiere che riguardavano due nuovi ragazzi.

Myungsoo e Sungjong si guardarono sorpresi. Sapevano che sarebbero stati al centro dell'attenzione ma non pensavano che lo sarebbero stati per così poco. I due ragazzi risero appena prima di continuare per la loro strada.

Dopotutto i pettegolezzi svaniscono in fretta.

 

Nei due giorni precedenti, i due ragazzi avevano fatto appena in tempo a sistemare le proprie cose prima di essere obbligati a sgomberare. Sungjong aveva fatto solo in tempo a fare un veloce saluto alla famiglia, accompagnato da Myungsoo, mentre quest'ultimo aveva solamente salutato il suo fratellino minore. Entrambe le parti si erano preoccupate, eppure allo stesso tempo i famigliari avevano anche tirato un sospiro di sollievo ed in un qualche modo erano riusciti a sorridere di fronte a quella notizia improvvisa.

Forse è meglio così, si erano detti, Forse va davvero bene così.

Nessuno aveva fatto domande, ritenendole superflue arrivati a quel punto, e nemmeno avevano chiesto che fine avrebbero fatto i due ragazzi. Forse perché in realtà nemmeno Myungsoo e Sungjong lo sapevano ancora con certezza. Sarebbero semplicemente andati avanti per la loro strada, costruendo pian piano una nuova vita e un loro esclusivo castello.

Un castello che questa volta non sarebbe crollato.

Myungsoo e Sungjong si erano preoccupati e si erano spaventati di fronte a quel loro futuro incerto. Ma era stata solo questione di qualche attimo.

Come potevano preoccuparsi quando finalmente aveva la possibilità di stringere la mano l'uno dell'altro senza alcun timore?

Avevano fatto la scelta giusta e di questo erano certi che non si sarebbero mai pentiti.

 

Camminando, i due ragazzi erano giunti alla fine del viale alberato e di fronte a loro cominciavano a udirsi i rumori della città. Entrambi, si voltarono un'ultima volta verso quel campus universitario, come nel più banale e melodrammatico dei film.

Avevano odiato quel posto, ma in quel momento gli era impossibile provare una simile emozione. Dopotutto, senza quel luogo non avrebbero mai avuto modo di incontrarsi.

Se Myungsoo non fosse entrato nella stanza di Sungjong non si sarebbero mai conosciuti. Forse, se entrambi fossero stati due superiori fin dall'inizio, non si sarebbero nemmeno innamorati.

Non lo sapevano con certezza, ma in quel momento volevano pensare solamente al loro presente.

Si voltarono, pronti a ripartire verso la loro meta ignota, ma due voci li bloccarono prima che potessero muovere anche solamente un nuovo passo.

"Kim Myungsoo?"

Il ragazzo interpellato si voltò al suono del suo nome e lo stesso fece anche Sungjong.

Di fronte a loro ora c'erano due ragazzi, due ragazzi che a primo sguardo non riconobbero ma che presto identificarono grazie alle loro targhette da 9 e da 8,9. Quelli erano i due ragazzi che Myungsoo e Sungjong avevano visto molto tempo prima, quando ancora non si sopportavano. Erano i due ragazzi che li avevano fatti litigare ma che ora si stringevano le mani noncuranti delle persone intorno a loro.

Sungjong voltò lo sguardo verso Myungsoo con fare saccente, quasi a volergli dire "Te l'avevo detto che stavano insieme". Il maggiore sbuffò appena come risposta.

"Kim Myungsoo?" - tornò a chiamarlo Sunggyu, prima di voltare lo sguardo e proseguire - "Kim Myungsoo e..?"

"Lee Sungjong." - rispose il minore tra i due 0 con un sorriso. Un sorriso che presto condiviso anche gli altri due ragazzi.

"Kim Myungsoo e Lee Sungjong." - pronunciò questa volta Woohyun - "Grazie mille."

I due 0 sobbalzarono di fronte a quel ringraziamento inaspettato e fecero nuovamente lo stesso quando i due si inchinarono profondamente davanti a loro, quasi avessero fatto chissà quale azione. Non sapevano a cose fosse dovuto quel "grazie", eppure si percepiva qualcosa di diverso nei due ragazzi e lo si percepiva subito dal modo in cui continuavano a tenersi per mano.

Sungjong e Myungsoo non sapevano cosa fosse successo. Non sapevano di come quei due giovani fossero i protagonisti di quei nuovi pettegolezzi che avevano preso a circolare. Non sapevano che fosse stato proprio grazie a loro due se ora Sunggyu e Woohyun potevano stare al fianco l'uno dell'altro.

Non sapevano cosa fosse successo, ma istintivamente Sungjong andò sorridente ad abbracciare quei due ragazzi. Un abbraccio era tutto ciò che era sufficiente in quel momento.

Sungjong lasciò andare quei due ragazzi, appena in tempo per vedere 3 ragazzi che velocemente correvano da loro, quasi spaventati di non poterli salutare. 

"Hyung!" - urlò il giovane 0, mentre Dongwoo, Howon e Sungyeol arrivavano di fronte a loro.

I nuovi arrivati voltarono lo sguardo verso Sunggyu e Woohyun che subito riconobbero come il 9 e l'8,9 di cui tanto si stava parlando.

"Cos'è questo?" - domandò Sungyeol ironico - "Il ritrovo dei pettegolezzi?"

Le parole del 9,3 passarono in secondo piano e vennero ignorate con la nascita di un nuovo abbraccio da parte di Dongwoo e Howon verso Sungjong.

"Dove andrete ora?" - domandò Howon.

"Staremo a vedere." - gli rispose Myungsoo, rimanendo vago perché nemmeno lui stesso lo sapeva con certezza.

"Ci rivedremo presto." - li avvertì Dongwoo, portando i due 0 a sorridere, anche se consapevoli che ciò non sarebbe potuto accadere.

Sungjong andò ad abbracciare anche Sungyeol che a differenza dell'ultima volta non si ritrasse ma anzi ricambiò quel gesto.

 

Quel gruppo che si era formato in quel momento era confuso. A prima vista sembravano solamente 7 ragazzi che si erano incontrati casualmente e forse in parte era così. Non si conoscevano tutti bene eppure qualcosa li accumunava. Qualcosa di molto importante. Qualcosa che abbagliava e faceva passare in secondo piano le loro Unità.

Tutti e 7 condividevano lo stesso sorriso.

Un sorriso che li rendeva delle persone.

 

 

“Ciao, ci presentiamo. Ci chiamiamo Lee Sungjong e Kim Myungsoo e abbiamo una bellezza pari a 0 unità di bellezza. Eppure non ci importa. Questo nostro amore ci rende diversi da degli apatici numeri. Non ci importa perché questi nostri sentimenti ci rendono umani. Non ci importa perché siamo felici di poterci amare.”

 

✖ ✖ ✖

 

T H E  E N D ?

Forse solamente un nuovo inizio

 


 

 

Note dell'autrice

Ero sempre indecisa su quale sarebbe stato il momento migliore per concludere questa storia, e alla fine mi sono semplicemente decisa a farlo così... spontaneamente e senza nulla di programmato.

E quindi eccoci di nuovo qui, eccoci giunti alla fine.

Con questo capitolo metto la parola fine a questa mia seconda long-fic e da un lato mi scapperebbe un "finalmente". Tante volte non vedevo l'ora di poter concludere questa storia ma ora che siamo giunti a questo non riesco ad essere così sollevata come invece avrei pensato. Come è stato con "You're my panda", anche grazie a "5,5" sono riuscita a conoscere un sacco di persone meravigliosamente meravigliose. Forse non è proprio questo l'obiettivo a cui dovrei aspirare scrivendo una fanfiction, ma per me è uno dei lati migliori. Sapere di star scrivendo per qualcuno è una sensazione indescrivibile. Un misto di ansia ed eccitazione, che detta così sembra un'emozione davvero sgradevole ma vi si assicuro che è tutto il contrario.

Avrei dovuto avvertirvi che queste note sarebbero state più lunghe del dovuto, ma ormai dovreste conoscermi e sapere che non mi è stato dato il dono della sintesi e molte altre cose ma however.

Grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie * inserire ringraziamenti infiniti * a tutti voi. Ringrazio ogni singola persona che ha letto, leggerà, lesse (?) questa fanfiction. Vi ringrazio ad uno ad uno e vi abbraccio forte e forte fino a farvi soffocare - lo so che non sembra il massimo delle cose, ma mi piace spupazzare le persone a cui tengo-. Grazie a tutto il tempo che avete speso per me, vi si ama. Non mi merito dei lettori meravigliosi come voi, come potrò mai fare per sdebitarvi?

Questo è l'ultimo capitolo di 5,5 ed è molto aperta come fine. Ho lasciato tutto all'immaginazione, ma nel caso questo non vi faccia piacere, potrei raccontarvi io come va avanti.

... si, tutto ciò è solo per dirvi che in realtà avrei intenzione di scrivere un altro capitolo che parla un po' del loro futuro e della loro nuova vita. Lo so che sono pigra ed in particolar modo con i sequel, ma questa volta sarà una cosa breve quindi dovrei riuscirci anche io. Dunque se vi fa piacere, vi terrei compagnia per un altro capitolo *lancia coriandoli*.

Aldilà di questo... vi ho già detto GRAZIE? Ve lo ripeterò all'infinito, mie meraviglie.

Dato che in questa storia si parla tanto di numeri, questa volta sarò io a darvi un'unità. Quindi, do a tutti voi - nessun escluso - uno zero. Vi potrei benissimo dare anche un 10, ma siete meravigliosi e per questo vi auguro di vivere un'altrettanto stupenda vita vissuta come persone e insieme ad altre persone. Probabilmente per colpa mia questa storia non ha avuto quel significato profondo che avrei desiderato avesse, ma sta di fatto che vi auguro di vivere una meravigliosa vita e di avere coraggio nell'affrontarla, proprio come hanno fatto Myungsoo e Sungjong. Essere devianti non è sempre una brutta cosa, quindi fate solamente ciò che amate fare e circondatevi di belle persone, non esteticamente parlando, sia chiaro.

Continuate a sorridere per sempre, miei zeri. ♡

Grazie di tutto, grazie davvero tanto. Vi amo.

Ora scappo prima di ricominciare a piangere.

 

A presto;

 

Love you ♡ ♡ ♡

Maggie

 

 

Ps. Non ne sono sicura al 100% ma forse sabato potrei essere al Rimini Comix. Non c'entra nulla con tutto ciò, ma almeno smorza un po' la situazione. Se ci siete, fatevi spupazzare per bene da me.

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Capitolo 35
*** 【0,0】 ***


 

Respiriamo un'aria che non sia rarefatta

Apriamo gli occhi ai raggi del vero sole

Insieme torniamo a sorridere

Ricominciamo a vivere

 

 

 

Proprio come quando si comincia a vivere, seduti su una panchina di legno in quel piccolo parco di periferia, Kim Myungsoo e Lee Sungjong respiravano. Vicini l'uno all'altro, senza alcun muro concreto o invisibile a dividerli, i due giovani ragazzi stavano trascorrendo quelle ultime ore pomeridiane in quel felice e caotico luogo. Con gli occhi fissi davanti a loro, fissavano quelle scenario che gli veniva presentato davanti: quel gruppo di bambini che sorridenti correvano da tutte le parti, si arrampicavano sulle diverse attrazione che quel parco giochi offriva, ridendo senza alcuna preoccupazione.

Myungsoo e Sungjong erano giunti in quella città anni prima, giunti per caso, giunti senza un piano, spaesati di fronte a quel nuovo mondo che si presentava così diverso e sconosciuto. Quella era una realtà che non conoscevano, di cui nemmeno avevano mai sentito parlare prima, era un luogo che non si avvicinava neanche lontanamente a quello in cui erano nati e avevano passato la loro giovinezza. Forse, appena arrivati, i loro occhi quasi si era inumiditi. Ma questo non lo avrebbero mai ammesso.

Mentre il sole pomeridiano batteva sulle loro teste, Myungsoo e Sungjong non avevano voglia di rattristarsi ma solo respirare a pieni polmoni quell'ossigeno, quel buon ossigeno. I due ragazzi se n'erano andati dal loro precedente paese spavaldi, mano nella mano, con la schiena dritta e i sorrisi tirati in volto, ma il loro cuore non aveva mai smesso di tremare di fronte a quel loro futuro che si presentava così incerto. Ma era un futuro in cui avrebbero potuto vivere insieme, un futuro in cui avrebbero potuto sorridersi l'un l'altro dalla mattina alla sera, anche e soprattutto sotto la luce del sole. Insieme avevano cercato un nuovo luogo a cui appartenere e quel paesino di modeste dimensioni li aveva accolti in un battito di ciglia. Myungsoo e Sungjong ora avevano un loro mondo ed era un mondo tutto nuovo, ancora tutto da costruire. Una vita appena cominciata e tutta da vivere.

Gli 0 sui loro volti erano finiti per scomparire, svanendo dopo a malapena una manciata di giorni, abbandonandoli e lasciandoli da soli senza più un Unità, senza più un numero che li contraddistinguesse o li rendesse diversi. In quel momento erano solo due persone, due ragazzi che se ne stavano seduti in quel parco cittadino, apparentemente senza una ragione precisa.

Senza preoccupazioni, senza fretta, i due ragazzi stavano vivendo quella nuova vita che gli era stata indirettamente offerta, quella nuova vita che era nata per essere una punizione per i loro comportamenti ma che alla fine era diventata solamente un regalo per loro. Myungsoo e Sungjong avrebbero voluto ringraziare chi aveva permesso tutto quello, ma si erano velocemente resi conto che nessuno meritasse davvero i loro "grazie" e così, giustamente egoisti, si erano semplicemente ringraziati a vicenda. In silenzio si erano ringraziati l'un l'altro per aver fatto si che quel loro primo incontro avvenisse, ma sopratutto esprimevano gratitudine a vicenda per essere stati coraggiosi ed aver deciso di vivere la loro esistenza insieme.

A distanza di anni, Sungjong e Myungsoo erano cresciuti, avevano maturato una nuova personalità e un nuovo modo di pensare e riflettere sulle cose. Avevano acquisito un loro nuovo - e finalmente personale - senso del giudizio e avevano iniziato a ragionare con la loro testa, senza costrutti precedenti, senza essere influenzati da niente e nessuno. Erano semplicemente Sungjong e Myungsoo e ora erano finalmente fieri di annunciarlo al mondo intero.

Non sapevano esattamente come fosse la situazione in quel momento nel loro precedente paese; non uscivano troppe notizie al riguardo e quelle che uscivano mostravano solamente il lato migliore della medaglia, con un filtro estremamente selettivo e incoerente. Sapevano però che qualcosa fosse successo, che qualcosa era scattato e stava portando a un cambiamento. I due ragazzi avevano pensato per qualche istante di essere stati quella molla che aveva scatenato tutto, ma poi avevano presto smesso di rifletterci ed erano tornati a sorridersi. Erano semplicemente felici di sapere che i loro cari non stavano più vivendo nella stessa realtà di prima.

Forse se avessero aspettato ancora qualche anno sarebbero potuti tornare indietro, forse avrebbero potuto addirittura trascorrere metà della loro vita nel paese in cui erano nati. Nessuno li avrebbero più giudicati e avrebbero potuto vivere in un bel mondo, in una bella e nuova realtà. Eppure, sapevano entrambi che la strada per il cambiamento non sarebbe stata così facile da percorrere, erano certi che tutto non sarebbe cambiato dal giorno alla notte e ci si sarebbe sempre portati dietro i residui di una vecchia storia vissuta, una storia carica di ingiustizie e numeri.

Per il momento Myungsoo e Sungjong volevano semplicemente vivere in quel posto.

Continuando a respirare, i due giovani osservavano il divertimento di quei bambini. Senza proferire parola stavano trascorrendo quel pomeriggio senza impegni, quando una scena si presentò davanti a loro dandogli così modo di riflettere sul passato e confrontarlo col presente, in quello scambio di battute che aveva del malinconico, che aveva di già sentito.

Tre bambini si erano avvicinati a un quarto che, accovacciato, stava giocando con la sabbia creando qualcosa con le sue mani, o così aveva cercato fino a quel momento. Senza ritegno, quel piccolo gruppo appena arrivato calpestò quella costruzione che sarebbe rimasta incompiuta, prima di indicare il bimbo che era rimasto ad osservare la sabbia sotto i suoi piedi e le sue mani sporche.

« Che brutto - gli sputò in faccia uno dei tre bambini - Quel castello di sabbia era brutto proprio come te! »

Myungsoo e Sungjong spalancarono gli occhi di fronte a quelle crudeli parole e all'espressione sottomessa della "vittima" stessa. Quelle parole erano come un lontano dejà-vu, come le parole di un disco rotto che aveva funzionato perfettamente prima a poco prima ma che poi aveva smesso di andare, rimandando solamente spezzoni confusi di alcune parti.

Dal mondo in cui provenivano i due ragazzi quello scambio di battute non era qualcosa di inusuale e quella loro consapevolezza li faceva tremare appena. Erano passati alcuni anni da quando si erano trasferiti in quel paese, eppure a distanza di tempo si era presentata quella situazione, quella situazione che in qualche modo avevano vissuto anche i due ragazzi, anche se per parti diverse, anche se per versioni completamente opposte. Quando ancora erano solo due Unità, Myungsoo si era ritrovato a fare come quel trio di bambini, mentre Sungjong avevano finito per abbassare lo sguardo, guardando altrove incapace di fissare fieramente davanti a sé.

Anche in quel luogo diverso si era presentata una stessa identica situazione, una stessa ingiusta e crudele situazione. Un'altra persona era stata criticata per il suo aspetto che era stato usato solamente come un mezzo di passaggio per demolire lo spirito di una persona. Probabilmente, quel trio di bambini erano solamente invidiosi, forse erano solamente infastiditi di non essere in grado di fare un castello di sabbia anche loro e avevano finito per criticare la prima cosa che gli era passata sotto mano. Avevano criticato l'aspetto di quel bambino, puntando sulla componente più esteriore e che di conseguenza avrebbe fatto più effetto.

Sungjong e Myungsoo avevano i pugni stretti lungo i loro fianchi mentre - seduti - mandavano giù un faticoso groppo alla gola. Avrebbero voluto alzarsi, domandare a quel trio che cosa ci trovassero brutto nell'aspetto di quel bambino, cosa ci trovavano di brutto nell'aspetto di quella persona, quell'aspetto unico e irriproducibile, già ammirabile solamente per il suo essere esclusivo e incomparabile.

Eppure, non ce ne sarebbe stato bisogno e infatti due bambini - un maschio e una femmina entrambi intorno ai 5 anni - arrivarono al fianco del bimbo ancora accovacciato sulla sabbia. Con le braccia conserte e gli occhi seri, fu la bambina la prima ad aprire bocca:

« Non si dice! - ribatté ad alta voce con le codine che si muovevano appena con i movimenti della sua testa - "Brutto" non si dice! »

« Non siete dei bambini intelligenti se dite queste cose! - intervenne il bambino con i capelli mossi che gli ricadevano sulla fronte - Andate via di qui! »

Utilizzando la stessa sfrontatezza di quel trio, i due nuovi arrivati fecero strabuzzare gli occhi agli altri tre bambini che, senza più nulla di dire, se ne andarono via di lì sbuffando e scalciando un po' di sabbia con i piedi.

Myungsoo e Sungjong avevano osservato l'intera scena con gli occhi sorpresi e la bocca socchiusa, per poi rilassare il volto e stendere un sorriso sui loro volti. I due ragazzi erano sorpresi, non tanto dalle parole che erano state scambiate, ma più che altro dal semplice fatto che quei due bambini fossero intervenuti e avessero parlato. Sarebbe accaduta una simile cosa anche nel loro vecchio paese? Di fronte a un'ingiustizia ci si sarebbe schierati contro gli ingiusti a spalle larghe?

I due ragazzi erano certi nel dire che quei due bambini erano stati più coraggiosi di qualsiasi adulto del loro precedente paese.

Sorridendo amaramente di fronte a quella situazione, Sungjong e Myungsoo non potevano che essere felici di essere giunti in quel posto, quel posto in cui non si veniva giudicati per nessuno strano preconcetto riguardante il proprio apparire. In quel paese era permesso essere unici.

Era permesso vivere come persone.

Myungsoo e Sungjong erano orgogliosi di quei bambini, orgogliosi del fatto che non avessero voltato lo sguardo altrove di fronte a quella situazione ingiusta ma avessero invece fatto sentire la loro voce, forte e chiara.

Persi nei loro pensieri, i due ragazzi rimasero seduti sulla panchina, mentre il sole calava e il tramonto colorava il cielo di arancione.

Continuando a pensare ad altro, Myungsoo e Sungjong si erano separati momentaneamente da quella realtà, fin quando una parola pronunciata in coro non li fece ritornare al presente, rammentando a loro di essere ancora in quel parco e di avere la testa tra le nuvole.

« Papà! »

I due giovani adulti sobbalzarono di fronte a quella parola espressa ad alta voce, riprendendosi dal loro precedente stato di trance. Ora erano lì, erano in quel parco giochi di periferia pieno di sorrisi e persone che camminavano fieramente, non dovevano sprecare tempo rimuginando sul passato.

Sempre al suono di quella precedente parola, sia Myungsoo che Sungjong avevano finito per voltarsi verso quelle due voci, in modo automatico, in modo incontrollato.

« Perché ti sei girato? Ti senti chiamato in causa per caso? » lo beffeggiò il minore tra i due ragazzi, con una smorfia infastidita dipinta sul suo volto, per una ragione che solo loro sapevano ma che presto Myungsoo avrebbe espresso ad alta voce.

« Non ci eravamo detti che avrebbero chiamato me papà? »

Sungjong strinse gli occhi di fronte a quella domanda, fissandolo di traverso: « Dammi una buona ragione per cui io dovrei fare la parte della mamma... ALT, FERMO! Kim Myungsoo non azzardarti ad aprire bocca se non vuoi che castri definitivamente la tua virilità! »

Il maggiore tra i due bofonchiò qualcosa riguardo al fatto che avessero già avuto mille volte una simile discussione e del cosiddetto essere "passivo" di Sungjong, meritandosi così un pugno in pieno ventre da quest'ultimo.

Ad interrompere i due giovani e bloccando sul nascere un ennesimo pugno da parte del minore dei ragazzi, tornarono di nuovo quelle due voci in coro, questa volta più vicini alla panchina del parco.

« Papà!!! »

Fermandosi, Myungsoo e Sungjong guardarono di fronte a loro, incontrando così i volti della bambina con i codini e dell'altro bambino suo coetaneo, in piedi di fronte a loro che fissavano entrambi i due giovani adulti dritti negli occhi.

Con un sospiro, i due ragazzi dovettero ammettere una cosa.

Dovettero ammettere ancora una volta che i due bambini si stessero riferendo ad entrambi.

 

 

Tenendoli per mano, Myungsoo e Sungjong stavano rincasando insieme ai due bambini, quei due bambini che prima si erano opposti ad un'ingiustizia e di cui andavano fieri. Sereni, continuando a camminare, i due bimbi presero a parlare della giornata appena trascorsa, raccontando semplicemente dei giochi che avevano fatto e degli amici che avevano rincontrato.

Era estate e quella famiglia stava trascorrendo un'abituale sabato pomeriggio.

E mentre i due bimbi continuavano a muovere le loro bocche, Sungjong continuava ad ignorare lo sguardo di Myungsoo fisso su di lui.

« Eddaiii~ Ti ho già detto che mi dispiace! - prese a lamentarsi il maggiore tra i due ragazzi, prima di peggiorare ulteriormente la situazione - Anche se devi ammettere che alla fine, sotto certi punti di vista, la tua figura si avvicina di più a quella di una madre... »

Sungjong si bloccò di colpo, voltando la testa verso Myungsoo con gli occhi arrabbiati e con la bocca aperta, per poi accelerare trascinando il bambino con la mano, lasciando così indietro l'altro ragazzo e la bambina.

« Eddaiiiiii~ - riprese ad implorare mentre cercava di raggiungere quell'altra metà della famiglia aumentando il passo - Sungjong! - prese a chiamarlo - Sungjonggg! Jongie-ah~! »

Ignorando quella voce lamentosa che proveniva da dietro, Sungjong continuava a tenere stretta la mano del bambino.

« Papà, sei arrabbiato? - gli domandò quell'ultimo - Avete litigato? »

Senza essere in grado di rispondere, la voce dell'interpellato fu superata da quella di Myungsoo che, con il fiato mozzato e la bambina tra le braccia, era riuscito a raggiungere i due.

« No no, non abbiamo litigato - si affrettò di correggere giungendo al loro fianco - Stiamo solamente scherzando, non è così tesoro? »

Sungjong mugugnò un verso in bilico tra il ribrezzo e la noia.

« E poi... - tornò a parlare Myungsoo, questa volta avvicinandosi al suo orecchio e sussurrando solamente all'interessato - E poi chi meglio di me può sapere quanto tu sappia essere virile? »

Il giovane fece l'ennesima smorfia di disgusto, non riuscendo però a camuffare completamente il suo imbarazzo e le guance che stavano diventando sempre più simili al colore del cielo.

E, approfittando di quello, Myungsoo riuscì a depositargli un bacio sulla guancia.

Colto di sorpresa, Sungjong non poté far altro che sobbalzare, allontanandosi di scatto dall'altro giovane adulto che lo guardava ora con un sorrisetto estremamente soddisfatto. Soddisfatto di aver potuto sfiorare quella guancia con le sue labbra o forse solamente dal semplice fatto di poterlo fare. Perché lì non c'era nessuno che glielo impediva, nessuno sarebbe saltato su commentando a sproposito quel gesto, nessuno li avrebbe giudicati per le loro azioni. Nessuno avrebbe più detto nulla.

Perché loro non erano numeri e le loro Unità non gli impedivano di vivere la vita insieme.

Erano solo due persone che si stavano amando.

Dal fianco di Sungjong però arrivò presto un ennesimo verso di disgusto. Gli altri 3 componenti della famiglia si voltarono verso il bambino che, osservando altrove, aveva espresso apertamente il suo parere:

« Bleah! »

« Non è bleah! - si affrettò però presto a correggere la bambina in braccio a Myungsoo - È amore! » lo ammonì, aggrappandosi forte al collo del padre, o per meglio dire di uno dei due padri.

I due giovani adulti si scambiarono un'occhiata sorpresa di fronte a quello scambio di battute, prima di ridere teneramente mentre Myungsoo cominciava a tempestare di baci la fronte della bambina. Il bambino dal canto suo calciò un sassolino che era finito sotto i suoi piedi, continuando a borbottare qualcosa di confuso e a guardare in basso con il viso infastidito. Lui era il primogenito della famiglia, seppur fossero gemelli in quegli anni aveva sempre voluto mantenere la figura del figlio più grande, atteggiandosi da maturo, cercando di apparire come un vero e proprio fratello maggiore che mai si lasciava andare ad eccessive dolcezze e carezze. Ma i due genitori erano perfettamente in grado di vedere in lui, vedere in lui e comprendere quello che in realtà volesse davvero.

Continuando a sorridere, Sungjong prese in braccio quel bambino che strabuzzò gli occhi sentendosi mancare improvvisamente la terra da sotto i piedi.

E la sua maschera da sostenuto cominciò a sgretolarsi quando il padre iniziò a riempirlo ugualmente di baci, proprio come aveva fatto Myungsoo precedentemente con la bambina, e finì per svanire completamente quando anche quell'altra metà della famiglia si avvicinò a lui per aggregarsi a quello scambio di affetto.

« Bene! - finì per esclamare Sungjong, ritornando a camminare con il bambino che ora si teneva forte stretto al suo collo con un pollice messo in bocca, avendo rinunciato all'idea di fare l'adulto - Allora vorrà dire che la cena stasera l'offrirà il papà, non è forse così, caro? »

 

La sera stava arrivando ma - ancora per un po' - i raggi del sole avrebbero continuato a risplendere su quella famiglia, proteggendola affettuosamente insieme ai suoi sorrisi.

 

 

Il sole saluta il cielo

Tutte le persone sorridono

Il vento ancora soffia leggero

L'odore di pizza rallegra l'aria

 

 

Quando ancora non si conoscevano, Myungsoo e Sungjong avevano vissuto vite separate. I loro giorni li avevano trascorsi lontani l'uno dall'altro, continuando a respirare in luoghi diversi, continuando a respirare una stessa aria rarefatta che però - allo stesso tempo - sembrava in un qualche modo diversa. L'aria di Myungsoo era sempre stata spacciata per più buona, anche se alla fine faceva ugualmente schifo.

Costretti in quel luogo, circondati da troppi numeri, la matematica aveva regolato i giorni, facendoli passare in modo regolare, fin troppo regolare e programmato. Ma la vita non ha nulla di oggettivo e quello era stato un modo sbagliato di vivere.

Le Unità si erano sempre solo accontentate di sopravvivere.

Però a Myungsoo e Sungjong quello non era piaciuto, non era mai piaciuto fin dall'inizio solo che se n'erano accorti un po' dopo, non troppo tardi. Così camminando a testa alta avevano salutato il loro passato, senza rinnegarlo, senza cercare forzatamente di dimenticarlo, cominciando solo a vivere di nuovo.

Al fianco l'uno dell'altro, i due giovani adulti continuavano a vivere, insieme.

Il presente che ora li circondava era luminoso, luccicante come i raggi del sole che si riflettono nell'acqua del mare, quella distesa grande, quasi infinita, tutta da esplorare. I due ragazzi erano rimasti accecati dal sole quando si erano fissati negli occhi per la prima volta, e alla fine non erano riusciti ad allontanarsi, non erano riusciti a separarsi da quella visione accecante ma allo stesso così luminosa. Erano stati in grado di scorgere una realtà che pareva ancora molto lontana ma non irraggiungibile.

E, tornando a casa con le mani che stringevano forte i loro bambini, Sungjong e Myungsoo avevano finalmente raggiunto il loro futuro, quel futuro che avevano sbirciato da lontano, ma che ora li circondava.

Ora erano in grado di respirare quel buon ossigeno.

I due ragazzi non rinnegavano il loro passato e mai lo avrebbero fatto. Non sarebbero stati in gradi di crescere, non sarebbero stati in grado di incontrarsi senza quelle Unità. Non si sarebbero innamorati senza quel 9,9 e quel 5,5.

Forse alla fine dovevano essere grati di quei numeri, ma solo un pochino.

Senza dimenticarsi di ciò che era accaduto, quella famiglia tornava a casa, ricongiungendosi con altre persone che facevano parte del loro presente, ma che avevano fatto parte anche del loro presente.

« Siamo a casaaaa!! - urlarono i due bambini felici - Zii, c'è la pizzaaa!! »

Sungjong e Myungsoo sorrisero quando 5 giovani adulti accorsero alle parole dei bambini.

 

In quella casa dove il presente e il passato si mischiavano, un nuovo futuro stava venendo creato.

 

 

La volta in cui Myungsoo era stato ospitato in casa Lee era subito rimasto catturato da una cosa. Da un particolare presente in quella abitazione che gli aveva scaldato il cuore e aveva catturato la sua attenzione da fotografo.

Così, a distanza di anni e di luogo, Myungsoo era riuscito a creare la sua parete con le foto.

In quella casa, erano state accolte tante persone i cui ricordi ora erano tutti affissi a quel muro colorato. Tante cornici circondavano quelle foto che il giovane adulto aveva scattato col tempo e avrebbe continuato a scattare per il resto della sua esistenza. Bloccando il tempo, fermando momentaneamente quegli attimi di vita, Myungsoo era in grado di ricordarsi quale emozioni avesse provato in quegli istanti, tornando a rivivere quelle esperienze.

E lo stesso successe anche quella sera.

Dopo aver messo i bambini a dormire, Myungsoo era di ritorno da una doccia e come suo solito finì per passare davanti a quella fatidica parete, bloccandosi davanti a essa.

Sorridendo soddisfatto, asciugandosi appena i capelli con un asciugamano bianco appoggiato sulle spalle, Myungsoo faceva scorrere i suoi occhi su quelle foto che ormai conosceva a memoria. Quando aveva sognato quella parete tanti anni prima, il ragazzo non si sarebbe davvero aspettato di poterne realizzare una con le sue mani. Ma quella che vedeva di fronte a lui era opera sua, quella che stava rivivendo attraverso le sue foto era davvero la sua vita.

Myungsoo si era lasciato alle spalle un futuro ricco e prospero, una vita fatta di nuove conquiste facilmente raggiungibili. Si era lasciato alle spalle una vita comoda, per una che sarebbe sempre stata in salita. Ma dopotutto è così la vita, no?

Il giovane adulto era consapevole che la scelta che aveva fatto non sarebbe mai stata accettata facilmente, forse non avrebbero mai smesso di giudicarlo, ma a Myungsoo questo importava poco e niente.

Al centro della parete, troneggiava la foto più grande e appariscente tra tutte le presenti.

Quella foto mostrava i componenti di quella famiglia, famiglia che continuava a crescere e probabilmente sempre l'avrebbe fatto. Myungsoo forse non avrebbe mai smesso di scattare quella nuova foto centrale, forse alla fine sarebbe stato necessario cambiarne addirittura posizione per le dimensioni eccessive che avrebbe raggiunto.

Quella casa era occupata da tante persone, persone che erano giunte col tempo in quel posto, senza alcun preavviso, senza alcun invito, semplicemente spinte da un bisogno comune. Ad eccezione forse dei due bambini che erano nati fin dal principio come persone, tutti avevano varcato quel luogo con uno 0 disegnato sulle loro guance e in quella casa quel numero era finito per scomparire definitivamente.

Alla scomparsa di quel numero, tutti avevano tremato, alcuni avevano addirittura pianto.

Travolti in quella nuova situazione, quei 7 ragazzi si erano trovati spaesati in un primo momento: non appartenevano più a nessuna Unità, nulla li contraddistingueva o indicava loro chi essere. Come si sarebbero dovuti comportare allora? Chi sarebbero dovuti essere?

Quei 7 ragazzi non avevano mai vissuto come persone ma presto avrebbero cominciato a farlo. Prendendo scelte spontanee, decidendo individualmente cosa fare, stringendo la mano a chi volevano loro, quei 7 ragazzi erano cresciuti ed erano diventati adulti.

Quel gruppo di persone appeso alla parete era confuso e sembrava non avere un filo conduttore. Eppure, qualcosa che li univa c'era eccome.

Osservando quelle foto, Myungsoo non si accorse dei passi leggeri di una persona, fin quando essa non giunse alle sue spalle, abbracciandolo da dietro.

« Cosa stai facendo? - gli domandò un assonnato Sungjong, appoggiandogli il mento sulla spalla - Non vieni a dormire? »

Myungsoo alzò una mano, in modo da accarezzare una guancia dell'altro ragazzo: « Tra un momento. Voglio stare qui ancora un po'. »

Stringendosi a lui, Sungjong gli rispose appoggiandogli un bacio sul collo, prima di cominciare a fissare anche lui quella parete.

Passando in rassegna quei ricordi, i due ragazzi non poterono che domandarsi se tutto ciò che era successo fosse davvero accaduto a loro. Davvero erano loro quei ricordi? Davvero avevano vissute così tante esperienze? Davvero non erano più delle Unità?

Certe mattine, quando si svegliavano presto, i due ragazzi sentivano come una sorta di malinconia. Una malinconia amara che poteva avvicinarsi molto a una mancanza. Era una mancanza dolorosa che non avrebbero voluto colmare nuovamente, ma che comunque riuscivano a percepire chiaramente. Era il ricordo di un ciclo che si era concluso e che mai si sarebbe più riaperto. Lontani dalla loro città natale, Sungjong e Myungsoo non sarebbero mai più potuti tornare indietro e mai più avrebbero appeso una targhetta sui loro vestiti. E lo stesso valeva anche per gli altri 5 ragazzi che lì vivevano insieme.

Certe volte, seduti tutti insieme a tavola, a qualcuno scappava qualche battuta saccente. Qualcuno si ritrovava a proclamare una sua naturale superiorità nei confronti degli altri, senza farlo apposta, senza voler davvero ferire qualcuno ma solamente abituato a tale comportamento. Erano stati educati per quello, erano nati per dire quelle cose, era solo naturale che una simile cosa accadesse. In quei momenti, i volti delle persone finivano per farsi più cupi e, senza dire altro, si smetteva di mangiare, incapaci di fare nient'altro.

Sarebbero mai stati in grado di vivere diversamente? Sarebbero mai stati in grado di relazionarsi in modo differente?

A quel silenzio però rispondevano sempre due voci, due voci delicate e infantili che finivano per smorzare quel clima, quel clima che loro non conoscevano e mai avrebbero conosciuto. E così, tra le parole dei bambini, quei 7 ragazzi tornavano ad alzare gli sguardi e sorridendosi ricominciavano a mangiare.

Forse la strada verso quella nuova realtà non sarebbe stata così facile da raggiungere, forse ci sarebbe voluto tempo, molto molto tempo. Non tutti avrebbero affrontato allo stesso modo quella situazione, ma tutti si trovano d'accordo su una cosa. Tutti avevano lasciato quel luogo fatto di numeri ed erano giunti lì perchè era ciò che avevano voluto.

Nuove persone sarebbero forse giunte in quella casa, col tempo quella famiglia avrebbe continuato ad allargarsi a dismisura, accogliendo amici, cari, sconosciuti. Non era importante sapere chi fossero, da dove venissero o come avessero vissuto precedentemente, chiunque sarebbe giunto in quel luogo con uno 0 disegnato sulla guancia sarebbe stato accolto tra gli abbracci di quella famiglia.

Nessuno sapeva se sarebbero mai cambiate le cose nel loro precedente paese, nessuno sapeva quanto ancora ci sarebbe voluto prima di cancellare per sempre quei numeri, ma forse per il momento andava bene anche solo ritrovarsi in quella casa, per quel momento andava bene anche solo poter ridere e respirare in quel posto.

Per chi giungeva lì cominciava una nuova vita, una vita in cui la loro felicità non sarebbe più stata definita da un numero ma solamente dalla grandezza dei loro sorrisi.

E quella foto che trionfava sulla parete ne era un esempio. Insieme ai due bambini e con sfondo la loro casa, c'erano 7 ragazzi.

 

I 7 ragazzi un tempo erano stati diversi. Erano stati unità diverse. Ma in quella foto erano solo persone. In quella casa in quel lontano paese, erano solamente Kim Sunggyu, Jang Dongwoo, Nam Woohyun, Lee Howon, Lee Sungyeol, Kim Myungsoo e Lee Sungjong.

 

 

 

 

0,0

- Quando sei solamente una persona, una persona molto felice -

 

 

 


 

Note dell'autrice

Buongiorno/Buon Pomeriggio/Buona Sera a tutti (?).~

Maggie è qui con il cosiddetto "piccolo sequel" di 5,5 che però al posto di concludere la storia ne apre un'altra (...) Chiedo scusa, la mia intenzione era solamente parlare un po' del loro futuro ma alla fine scrivendo sono saltate fuori altre mille mila idee... e quindi scusatemi ç w ç

Vi chiedo anche scusa perché è forse uno dei capitoli con meno dialoghi in assoluto, quindi vi giustifico se avete saltato molte (tutte le) descrizioni ; - ; Non ho il dono della sintesi, ma ormai questo si sapeva già.

La Myungjong alle prese con i bambini era qualcosa che sognavo di scrivere da sempre, e il fatto che alla fine tutti gli Infinite si ritrovino a vivere insieme è un po' strano, si. Due poveri bambini che vivono con 7 gay ragazzi.... che clima meraviglioso deviato, però sono un gruppo quindi ci stava ai fini della fanfiction *coff coff*.

Anche il paese in cui sono andati a vivere è piuttosto utopico, proprio come quello in cui vivevano precedentemente, anche se entrambi presentano molte somiglianze con il mondo di oggi nonostante ne abbia enfatizzate alcune caratteristiche-- ... che sto dicendo.

Ancora una volta... Grazie grazie grazie per aver letto fino alla fine questa mia fanfiction. ♡♡♡ Grazie per tutto il sostegno che mi avete dato e per avermi sempre supportato ; u ; Possono esistere dei lettori più meravigliosi di voi? Non credo proprio, vi amo tanto tanto. ♡♡♡

Finalmente posso mettere questa storia tra le completate e avevo pensato di andarmene un po' in hiatus.. ma come dire? Ho tremila idee in cantiere (leggasi, abbandonate nei meandri del mio pc), quindi staremo a vedere che fare ~ Abbandonare questa sezione non mi va affatto (considerando che è praticamente vuota ç ç) quindi.. a presto!

Grazie, miei zeri. (da pandashipper a zeri, di male in peggio...)

 

Love you,

Maggie

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