Grell e la Signora Vita

di YukiWhite97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In cielo ***
Capitolo 2: *** - La nascita ***
Capitolo 3: *** - L'infanzia ***
Capitolo 4: *** Pre- adolescenza ***
Capitolo 5: *** - L'adolescenza... e il primo bacio ***
Capitolo 6: *** - L'età adulta ***
Capitolo 7: *** - Il cerchio infinito ***



Capitolo 1
*** In cielo ***


Quella mattina si alzò, e la prima cosa che vide fu il sole, alto e splendente, posizionato al centro della volta azzurra.
I suoi occhi verdi non erano ancora abituati a tanta luce, ma fu comunque felice di sentire quel leggero bruciore che lo faceva sentire veramente vivo.
Quello era il giorno in cui era nato. Era uno shinigami bambino, o almeno ne aveva l'aspetto, non sapeva precisamente quanti anni avesse, ma nonostante ciò, nel momento in cui aveva aperto gli occhi, aveva visto il mondo per la prima volta, come qualsiasi creatura neonata.
Sorridendo, si tirò su, beandosi della piacevole sensazione di saper volare.
"Oh, oggi è davvero una bella giornata per fare una svolazzatina sotto il sole!" - dichiarò scuotendo leggermente i suoi capelli rossi e tirandosi su, non riuscendo sin da subito a tenersi sospeso in aria. Dopo aver però trovato l'equilibrio, sorrise, prendendo a volare sotto la luce del giorno che finalmente sfiorava la sua pelle.
I grandi occhi, da dietro i vetri degli occhiali, scorgevano con curiosità i colori vivaci dei fiori che tutti insieme formavano un tappeto simile all'arcobaleno.
"Wow - sussurrò entusiasta - ma che bella giornata! E che bei fiori! Che bella la vita, voglio stare tuuuuutto il giorno a svolazzare qui in giro!". Dicendo ciò fece per stendersi, godendo di un pò di calore.
Arrivato in quel mondo da solo pochi minuti, egli si convinse che se la sua vita fosse stata sempre così, allora sarebbe stato davvero divertente e piacevole... questo finché non udì la voce di un suo "fratello", lì erano tutti fratelli praticamente.
"Hey, che aspetti a muoverti! - disse qualcuno - appena nato vuoi già beccarti un rimprovero dal sovraintendente?". Il rosso si tirò su, scorgendo la figura di un ragazzo biondo, il quale lo guardava imbronciato.
"Eh? - chiese piegando la testa di lato - non capisco, devo sbrigarmi a fare cosa?
"A fare quello per cui sei venuto in questo mondo! - sbuffò - mietere anime! Cosa vorresti fare, giocare?"
"Cosa? - domandò contrariato - ma io non voglio lavorare, avanti sono qui solo da alcuni minuti, perché non fai qualcosa con me!"
"Oh no, non se ne parla - sospirò - se il sovraintendente ci scopre si arrabbierà"
"Si arrabbierà? - fece tirandosi su - chi diamine si crede di essere questo tipo?!"
"Soltanto colui che sta al di sopra di tutti noi - spiegò con fare annoiato - lui ci ordina cosa fare e noi lo facciamo, com'è giusto che sia"
"Oh, d'accordo va bene - rispose stiracchiandosi - lavorerò, ma poi potremmo fare qualcos'altro, vero? Mi piacerebbe visitare questo mondo!"
"Ma allora sei sordo - dosse alzando gli occhi al cielo - te lo spiegherò senza troppi giri di parole: noi shinigami lavoriamo e basta, non perdiamo tempo ne a giocare ne ad andare in giro... intesi?". Il rosso lo guardò, strabuzzando gli occhi. Che senso aveva nascere se poi bisognava vivere una vita fatta solo di lavoro?
Non era quello che voleva, e sicuramente non era una cosa che avrebbe accettato.
"Assurdo! - esclamò strizzando gli occhi - non è affatto giusto! Anzi, sai che ti dico, andrò io a parlare con il sovraintendente, e dovrà ascoltarmi, oh, e vedrai come le cose cambieranno"
"Sì certo - sospirò - le cose sono sempre state così, non sarai tu a cambiarle". Il biondo alzò lo sguardo, ma dovette rendersi conto che il rosso non era più lì.

William T. Spears, sovraintendente del mondo degli shinigami, si trovava nel suo ufficio, mentre di tanto in tanto lanciava occhiate fugaci dalla finestra per osservare i suoi dipendenti al lavoro.
Il rosso arrivò pian piano, un pò intimorito, osservandolo senza far rumore.
"Wow - sussurrò con gli occhi sognanti - com'è bello, è lo shinigami più bello che abbia mai visto". Non che conoscesse molte altre creature, oltre lui e il tizio di poco prima.
Il corvino alzò lo sguardo in quel momento, lanciando un'occhiata severa al nuovo arrivato.
"Dimmi pure 33-21-22" - disse freddamente.
"Mh? - domandò - cos'è, il mio numero di cellulare?"
"Assolutamente no, è il tuo nome" - dichiarò.
"Eh? - chiese sorpreso - ma non posso avere un nome normale come tutti gli altri?"
"Non ne vedo motivo, hai un bellissimo numero" - tagliò corto.
"No invece - sbuffò - io... sì, mi chiamerò Grell, ho deciso! Se vuoi puoi darmi un soprannome" - disse battendo ripetutamente le ciglia con fare molto dolce.
"Farò finta di non averti sentito - sospirò William portandosi una mano sul viso - comunque sia, cosa posso fare per te?"
"Ecco... io - rispose un pò incerto - io sono qui per lamentarmi della nostra organizzazione. Insomma... sono venuto al mondo solo per mietere anime? E dopo ciò cosa esiste? Nient'altro forse? Perché se è è così non mi va bene!"
"Incredibile, non ho mai visto uno shinigami che si ribella - disse guardandolo - gli shinigami nascono per questo, così come la natura vuole"
"E.... e tu che ci stai a fare qui?" - domandò un pò attonito, catturato dal verde magnetico dai suoi occhi.
"Io sovraintendo" - rispose freddamente, facendolo leggermente trasalire.
"Emh... scusa William..." - provò a dire.
"Se non ci fossi io... voi sareste persi...."
"William...?"
"E il nostro mondo andrebbe sull'orlo della disperazione!" - esclamò alzando le braccia al cielo.
"E... non posso sovra... sovra... sovraabusare anche io io?" - chiese innocentemente.
"Ah, quante chiacchiere - sospirò - mi piacerebbe sapere cosa ti gira per la testa. Comunque sia non sono io che ho creato il mondo e neanche le leggi. So solo che tutti gli shinigami sono nati per lavorare"
"E non potresti fare un'eccezione per me?" - domandò tristemente, avvicinandosi a lui. Alla vista di quelle lunghe ciglia e di quello sguardo bambinesco, William si ritrovò costretto a far fuoriuscire il lato più tenero e sempre ben nascosto di lui.
"Facciamo così allora - dichiarò - ora ti racconterò delle favole che ti aiuteranno a capire cos'è la Signora Vita. Protagonisti gli umani, coprotagonisti, animali e cose, che del mondo umano fanno parte. Dopotutto molto spesso gli umani utilizzano noi per raccontare le loro storie, ed è giusto che gli ricambi il favore.... mi stai ascoltando?"
"Sì, scusa - rispose stropicciandosi gli occhi - è che mi sento un pò stanco... non è stato un viaggio molto facile..."
"Si chiama jet lag, mio caro - sospirò - capita a tutti quelli che attraversano il cielo. Ed è proprio lassù in cielo che tutto ha inizio - dicendo ciò iniziò a raccontare - C'era una volta... anzi... ci sono... anzi, ci saranno sempre, due bambini"
"Si chiamano con due nomi a numeri come me?" - domandò entusiasta.
"No sciocco, si chiamano Alois e Ciel - rispose - e adesso stanno aspettando di nascere, sorvegliati dalla dolce figura di un Angelo Custode dalle ali bianche..."

In Paradiso tutto era bianco, candido, soffice e puro. Un tappeto di nuvole faceva da pavimento, e su alcune nuvolette viandanti, uccellini altrettanto soffici si divertivano a cinguettare. La casa dove le anime si trovavano pareva un enorme castello, ed era del color dell'oro, alto imponente, contornato da finestre che davano sul cielo nero e infinito, pieno di stelle.
Ben impiedi su quel piacevole manto, vi era Ash, l'Angelo Custode, responsabile di tutte le anime, un compito di certo non facile.
"Mmh - disse portandosi una mano sul mento - credo sia arrivato il momento di far nascere Ciel... voi che ne dite?" - domandò rivolgendosi a tre passerotti, rispettivamente di colore giallo, azzurro e rosa, i quali risposero con un cinguettio.
Ash sorrise, e spiegando le ali, si diresse lì dove le anime "in attesa", si trovavano. Quest'ultima non era altro che un enorme stanza circolare, dove vi stavano dei letti, rosa per le femmine e blu per i maschi, disposti a colori alterni. 
Egli si fece avanti, rivolgendo poi lo sguardo ad una testa che scorgeva da sotto un lenzuolo blu, come se stesse cercando di nascondersi.
"Non serve che io ti dica nulla, non è vero?" - domando l'Angelo. In quel momento, la figura di un ragazzino dai capelli antracite e dai grandi occhi blu, comparve del tutto, mostrando il suo viso leggermente corrugato.
"Che diamine - sbuffò - perché devo andare io? Prima o poi nascerò, ma adesso non mi va proprio!"
"Sì infatti! - si lamentò un altro ragazzino biondo nel letto accanto - perché deve andare lui? Scegli me!"
"Sì, infatti scegli lui!" - protestò l'altro.
"Devi andare" - insistette l'Angelo.
"Ma non è giusto - si lamentò ancora - non so neanche come si arriva in quel mondo"
"Vedrai, ti piacerà - sussurrò Ash facendolo leggermente lievitare - conoscerai la Vita, e incontrerai delle persone che ti ameranno. Tutto ciò che devi fare è imparare a volare anche là" - concluse facendolo malamente atterrare sul letto.
"Non lo so - rispose alzando gli occhi al cielo - come faccio se..."
"Oh, sei davvero una lagna" - sbuffò il biondo.
"Va bene, va bene, ho capito - si rassegnò il ragazzo dai capelli antracite - è arrivato il mio momento, quindi devo andare immagino"
"Tsk, beato tu!" - sbuffò ancora, rifugiandosi sotto le coperte.
"Sì - costatò - magari hai ragione Ash, forse la Vita mi piacerà. Magari potrei davvero conoscere gente che mi vorrà bene - accennò un sorriso - sì... l'idea sta iniziando a piacermi...  sarà divertente.... vivere...".
"Sono ben contento di vedere che hai cambiato idea" - sorrise l'Angelo, lanciando poi un occhiata al biondo, il quale si era furtivamente allontanato verso il cancello dorato che l'avrebbe condotto fuori, ma comunque sia fece finta di non vederlo.
"D'accordo allora! - dichiarò alzandosi in piedi - ci sto! Fammi nascere, su!"
"Come vuoi - sorrise, avvicinandosi al suo viso - Ti chiamerai Ciel"

Ciel sorrise nel sentirsi per la prima volta nominare. Quel nome gli piaceva davvero tanto.

Angolo dell'autrice
Vi posso spiegare.. non in realtà no. Amo questo cartone animato, e in effetti ero indecisa se farci una FF, ma ahimè ho ceduto TWT
Il mondo degli shinigami è concepito qui in modo diverso, ricordiamo che nel film Grell e Wiru dovrebbero essere api  [?] e quindi ho pensato di rifarmi a questo, Grell e gli altri sono shinigami, ma come gli essere umani nascono e invecchiano, anche se in maniera diversa e più lenta...
Per una volta mi concederò ad una storia dai toni dolci e delicati, anche se non è proprio da me XD
Ci vediamo al prossimo capitolo dove parleremo della nascita :DD
 

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Capitolo 2
*** - La nascita ***


William stava finalmente godendo di qualche attimo di tregua, ora che aveva convinto il nuovo arrivato Grell a lavorare almeno un pò, in cambio ovviamente che lui trascorresse del tempo con quest'ultimo. Era solito a tenersi a debita distanza dagli altri shinigami, ma c'era anche da dire che il rosso era particolare, diverso da tutti.
"Oh mamma mia" - sospirò egli raggiungendo lo studio del corvino per poi accasciarsi al suolo
"Cosa ti prende 33 21 22?" - domandò William guardandolo.
"Ancora? Ti ho detto che mi chiamo Grell - sbuffò a braccia conserte - e poi sto bene... e che il lavoro è davvero faticoso"
"Sai come si dice? - domandò l'altro afferrandolo per mano e sollevandolo - il lavoro nobilita l'animo"
"Tsk, d'accordo, ma non cambia il fatto che mi sento strano... mi sento... invecchiato da ieri"
"Non sei invecchiato, sei cresciuto, questa è la scelta che fanno tutti i giorni gli esseri viventi, crescere oppure invecchiare - disse accennando un sorriso - vuoi sapere come continua la storia?"
"Sì ti prego - sussurrò andandogli incontro - raccontamela ancora"
"Eh va bene - sospirò - dunque, dove eravamo rimasti... ah sì. Alois aveva segretamente lasciato il paradiso, una legge che nessuno dovrebbe mai infrangere..."

Ash si ritrovava a sospirare tra le nuvole, alzando poi gli occhi al cielo.
"Questi bambini - si lamentò - non sono ancora nati e già fanno i prepotenti - si rivolse ai tre passerotti dai tre colori pastello - ma suppongo... che dovrei pensarci io, non è vero?". I tre animaletti angelici risposero ognuno con un cinguettio, e a quella risposta, l'Angelo fece comparire dal nulla quella che poteva essere scambiata per una canna da pesca, cosa che effettivamente era. La lanciò in basso, tra le nuvole, e dopo aver sentito strattonare, la tirò nuovamente su, trascinando questa volta con se, anche il biondo ragazzino che era poco prima scappato.
"Eh va bene - cantilenò quest'ultimo - che ho fatto questa volta? Quello non si decideva mai!"
"Esistono delle regole, Alois - lo rimproverò Ash - e tu devi rispettarle!"
"Uffa, questo significa che devo tornare nel mio lettino?" - piagnucolò.
"No - rispose - ormai hai varcato il cancello. Devi solo pagare pegno"
"Pagare? - domandò portandosi un dito vicino le labbra - che vuol dire "pagare"?"
"Cose del mondo degli uomini - rise - capirai presto"
"Oh.. allora che faccio? Nasco?" - chiese.
"Con un giro un pò più lungo - rispose  dolcemente, spingendolo verso il basso con un gesto delicato della mano - buona fortuna, Alois".
In quel momento vi fu come un fulmine, che con il suo boato fece fremere e nuvole del paradiso.

"Wow, che bello! - esultò Grell - è una cosa così emozionante! Però... ecco... quel signore..."
"Quello è un angelo" - sospirò William portandosi una mano sul viso.
"Quel signore che si chiama Angelo - cantilenò - doveva per forza metterlo alla prova? Nascere è già una bella prova, no?"
"Ebbene sì - continuò a raccontare - dopo che l'Angelo ebbe mandato Alois via dal paradiso, gli disse che avrebbe dovuto, trovare la luce, ma il nostro amico non sarebbe stato solo..."

Alois si era materializzato in uno strano luogo che somigliava molto ad un bosco tetro e buio. Si guardò intorno un pò spaventato, finché non si vide comparire davanti degli... strani animali...
"Eh? - domandò - e voi chi dovreste essere?"
"Noi siamo Thompson, Timber e Cantebury, e siamo stati mandati da Ash per aiutarti" - rispose i tre in coro, i quali più che animali, sembravano essere umani travestiti da procioni.
"Ah, capisco - rispose - quindi voi dovreste aiutarmi?". Fece per indietreggiare, ma nel farlo andò a sbattere contro un'altra figura, una donna travestita da cervo.
"Non avere paura - gli disse - io mi chiamo Hannah, e anche io sono qui per aiutarti!"
"Ah! - sussultò - va bene d'accordo. Se volete rendervi utili, dovete aiutarmi a trovare la luce!"
"Luce? - domandarono i tre gemelli guardandosi - cos'è? E di che colore è?"
"Oh, perfetto - sbuffò Alois portandosi una mano sulla testa - non la troverò mai!"
"Non ti abbattere - lo consolò Hannah - certo che lo troverai"
"E va bene - sospirò tirandosi su - devo trovarla, non posso di certo arrendermi. Però dovrò inventarmi qualcosa, qui in questo bosco oscuro non c'è neanche una scintilla luminosa, è troppo buio! Lei si nasconde...!"
"Dai Alois, non arrenderti! - esclamarono i gemelli - continua a cercare". Il biondo prese a guardarsi intorno, portandosi una mano vicino le labbra.
"Guardo in alto e in basso... chissà se la luce è rossa o gialla... o calda o fredda... accidenti, nascere è più difficile di quel che credevo... e sono così stanco..."
"Ci pensiamo noi! - intervenne Hannh - voi, cercatela, e anche noi Alois. Dopotutto devi nascere". Il ragazzino annuì, e dopo averle sorriso, le porse una mano, iniziando a cercare.
Camminarono a lungo per luogo tetro, sperando di scorgere uno sprazzo di luce che però temevano non sarebbe mai arrivato. Quelle che passarono sembrarono ore, e Alois si sentiva sempre più stanco, dopotutto il viaggio per arrivare fin lì era stato faticoso, ma se si fosse arreso allora non sarebbe mai nato.
Arrivato ad un certo punto, troppo esausto per reggersi ancora sulle sue gambe, si sedette al suolo, esasperato.
"Ah, accidenti - iniziò a dire Timber - certo che l'uomo non cambierà mai, eh?"
"Cosa... cosa vorresti dire?" - domandò il biondo.
"Gli uomini continueranno sempre a cacciarci e ad ammazzarci" - sospirò Timber.
"Ragazzi! - li rimproverò Hannah - vi sembra il momento?"
"Non fraintendere - disse Cantebury - noi lo aiuteremo lo stesso, abbiamo solo bisogno di continuare a sperare!"
"ECCOLA! - urlò ad un tratto Alois alzandosi in piedi - L'HO TROVATA FINALMENTE!". Dinnanzi a lui, una luce bianca e splendente simile a quella del paradiso si estendeva, una luce calda e invitante che lo portò sin da subito a desiderare di corrergli incontro.
"Vai Alois - lo incoraggiò Hannah - ci rivederemo"
"Sì - sorrise - grazie mille!". Dicendo ciò, iniziò a correre verso un mondo nuovo...

.... E chissà perché, nello stesso momento, in un paese lontano, lontano...
Un bambino nasceva, piangendo a squarciagola e dimenandosi.
Alois stava cantando al mondo la sua vittoria...

"Oh - sorrise Grell con fare assonnato - che cosa bella, alla fine Alois è riuscito a trovare la luce. Ma Will.. queste sono solo storie?"
"Non sono solo storie - rispose scuotendo il capo - la Vita è una grande Favola. Alois è già nato, ora tocca a Ciel.
Dunque... lì dove si trovava, Ciel sognava, dormiva e cantava..."
"Beato lui" - rise il rosso.
"... Sognava sua madre, passava intere ore ad immaginarsela... mora o bionda, grassa o magra, alta o bassa, ma comunque sempre bella... Ma sua madre... aveva così paura..."

Una giovane coppia si trovava a letto, era notte, e avrebbero dovuto dormire, se solo lei non fosse stata così inquieta.
Suo marito si voltò, afferrandola dolcemente e potendo percepire nei suoi occhi una paura che già da diverso tempo l'accompagnava.
"Rachel" - la chiamò.
"Vincent - rispose - non sono sicura di volerlo far nascere. Il nostro mondo è così orribile, guerre, ingiustizie, litigi"
"I bambini - sussurrò - è per questo che ci sono i bambini. Senza di loro vivremmo in un mondo grigio"
"Non lo so - rispose ella stringendosi a lui - non so cosa fare".
Ciel poteva vedere e sentire tutto nel luogo in cui si trovava. Tutt'intorno non vi era nulla, solo acqua e tanto spazio dove poteva nuotare tranquillamente, mentre di tanto in tanto poteva formare delle bolle che gli permettevano di osservare degli sprazzi del mondo lì fuori. In particolare, usava quelle bolle per poetr sentire le voci dei suoi genitori e vederne i visi, in particolare quella di sua madre, sempre così triste e preoccupata. E stranamente, se lei era triste, lo era anche lui, come se fossero stati legati sin da prima della sua nascita.
"Ho già lasciato la stanza dei bambini - sussurrò il ragazzino tristemente - ormai non posso più tornare indietro...". Si guardò intorno, facendo un respiro di rassegnazione, iniziando a cantare dolcemente, cantare gli piaceva molto, lo aveva fatto tante volte in paradiso.
"Vorrei sorridere con te, toccare il cielo con le dita, parlarti di me e conoscere la vita.
Vorrei vedere i tuoi occhi, infiniti e poi così chiari, parlarti di me, e conoscere anche i fiori..."


La sua mano scivolò sul manto d'acqua, e immediatamente si formano dei cerchi, che attraversò in modo aggraziato.

"Mamma, so che vuoi vedere il mio viso, e so anche che non vuoi farmi curiosare nella vita..."

Poi udì la sua volce, dolce, apprensiva.

"Ti prego, ho paura di ascoltarti"

"Io ti chiedo di ascoltarmi - cantò con fare supplichevole - di regalarmi una carezza. Ma se non vuoi sarò sempre qui con te. Non voglio abbandonarti, vorrei sentire le tue mani, ma se non vuoi non ti lascerò mai più".

Disperatamente, si lasciò cadere indietro, sempre cullato dall'acqua, con la speranza che la sua voce, il suo tocco, qualcosa, arrivasse alla donna che avrebbe dovuto metterlo al mondo, per farle capire che qualsiasi decisione ella avrebbe preso, lui non le avrebbe portato mai rancore.
E quel segno non tardò ad arrivare.
Rachel si tirò su con un sussulto, portandosi poi una mano sul viso.
"Cosa ti prende? Che è successo?" - domandò Vincent.
"Io l'ho sentito" - sussurrò ella con le lacrime agli occhi.

"Ooh - borbottò Grell socchiudendo gli occhi - sono sfinito. Quel povero Ciel che vorrebbe tanto nascere, ma la sua mamma non riesce a dormire... forse ci sta ripensando?"

"Che cosa dovrei fare? - domandò Ciel guardandosi intorno - forse dovrei tornare indietro, così la mia mamma non avrà più preoccupazioni. Che peccato però... non vedrò mai il sole... ma non posso stare qui e andare avanti... è troppo... troppo difficile..."
Poi udì nuovamente quella dolce voce che gli dava sicurezza, una voce che risuonava come una supplica.
"Non lasciarmi! Adesso non voglio più perderti!"
Ciel sorrise nel rendersi conto che quella era la voce di sua madre.
"Mamma... vedrai che ce la faremo" - sussurrò impercettibilmente.

"Sì... - rispose lei - ce la faremo..."

Grell fu costretto a strozzare un gemito per evitare di piangere come uno stupido, ma il tentativo fallì miseramente.
"... Le prime ore che seguirono furono terribili - sospirò William - quelle dopo un pò meno. Ciel non fu dichiarato mai fino alla fine, completamente fuori pericolo. Ma lui e Rachel continuarono a lottare... a combattere insieme... e un bel giorno..."

Dopo mesi di ansia e preoccupazione, Rachel e Vincent poterono tirare un respiro di sollievo nel sentire il pianto fragoroso del loro bambino. Quando la donna prese tra le braccia il suo piccolo, fu felice di vedere come quest'ultimo avesse i suoi occhi.
"Benvenuto al mondo - sussurrò ella - tu ti chiami Ciel, non è vero?".
E il neonato, per quanto potesse sembrare assurdo, parve fargli un cenno con il capo.
"Lo sapevo - sorrise - Ciao Ciel"

"Yaaaaaaaa! - urlò Grell - come sono contento! Ce l'ha fatta alla fine! Mi piace la vita!"
"Come a tutti gli esseri viventi - sussurrò l'altro accarezzandogli la testa - anche se..."
"Anche se...?"
"Oh, lascia perdere - disse scostandosi - è troppo presto per pensarci..."

Angolo dell'autrice
Eeh Ciel e Alois sono nati, in modo molto normale aggiungerei, alla fine chi è che non nasce così? XD
No vabè, scherzi a parte, la nascita è compiuta, e adesso che la vita è iniziata inziano anche i guai per i due :PP

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Capitolo 3
*** - L'infanzia ***


I giorni trascorrevano veloci, così come la vita di Grell.
Il malinconico e naturale destino degli shinigami, una vita che scorreva veloce e che sopraggiungeva alla fine prima di quanto chiunque immaginasse, dopotutto quando qualcuno se ne andava, veniva immediatamente sostituito da qualcun'altro.
Era qualcosa di quasi macchinario, come se fossero stati esseri senza sentimento o emozione.
E William, colui che stava avendo la possibilità di vivere più a lungo ma con il prezzo di veder andar via tutti gli altri, sapeva bene cosa si provasse. Ma fortunatamente, la sua monotona esistenza, veniva scandita da quel particolare shinigami che ora appariva un pò più cresciuto.
"Ciao 33 21 22  - lo salutò lo shinigami sistemandosi gli occhiali - hai avuto una giornata proficua?"
"Se per proficua intendi che mi sono fatto un di dietro così, altro che proficua, un sacco proficua! - esclamò - e comunque mi chiamo Grell! GRELL!"
"D'accordo, come vuoi - sospirò massaggiandosi le tempie - per la prima volta stai facendo stancare anche me"
"Beh era ora - rise a braccia conserte - però sai Will, stamattina mentre mi pettinavo i capelli...."
"Vedo che abbiamo tempo di farci belli" - disse con aria di rimprovero.
"Non posso mica andare in giro con i miei bellissimi capelli arruffati! - sbuffò - comunque se mi fai finire, ti dicevo che mi sono ritrovato un casino di rughe! Non sono cresciuto, sono invecchiato, invecchiatissimo, praticamente decrepito!"
"Che esagerazione! E poi... il tempo passa per tutti voi" - sussurrò con un certo tono di tristezza.
"Sì, ma è il troppo stress - sospirò accasciandosi a terra - se solo potessi giocare un pò di più"
"Vuoi passare il resto della tua esistenza a lamentarti? - domandò - e poi anche ascoltare le storie è un gioco no?". Grell sorrise e i suoi occhi divennero immediatamente lucidi, si mise sull'attenti come se fosse pronto ad ascoltare.
"Allora, torniamo ad Alois - disse William - che nel frattempo è diventato un ometto..."

Alois aveva avuto più o meno cinque anni quando aveva deciso di voler fare il bagno da solo, dopotutto oramai era grande, era questo che aveva detto a sua madre.
Così, aveva riempito la vasca e aveva osservato come incantato l'acqua che scivolava, per poi afferrare i suoi numerosi giocattoli e gettarli dentro. L'ultima cosa che afferrò fu la sua spugna gialla. La prese tra le mani, e per un attimo si soffermò a guardare i buchi che vi erano. La cosa strana fu che quest'ultimi sembravano allargarsi e stringersi, come a volerlo attirare a se. Il ragazzino batté le palpebre un paio di volte, e alla seconda volta, egli si rese conto di divenire minuscolo poco più di una formica. Cadde sulla spugna, guardandosi poi intorno e vedere i prominenti buchi allargarsi sempre di più. Incuriosito si avvicinò, sporgendo leggermente la testa per vedere cosa ci fosse all'interno, e infine decise di buttarsi. Ovviamente atterrò sul morbido, e quando ciò accadde, si rese conto che tutto intorno era buio, tranquillo, soffice.
"Oh - sorrise - che posto è questo?"
"E' un paese in cui è facile arrivare ma che è difficile da capire" - disse ad un tratto una voce. Il bambino si girò, e quando lo fece si ritrovò davanti la figura di ragazzino dagli occhi dorati e con gli occhiali. Quest'ultimo sembrava poco più grande di lui, che si fosse rimpicciolito e fosse finito lì?
"Eh? - domandò con gli occhi lucidi - e tu chi sei?"
"Mi chiamo Claude - dichiarò serio - e ti trovi nell'Anima delle Cose"
"Anima.... delle Cose? - domandò confuso - tu vivi qui?"
"E' esatto - rispose - e se tu sei finito qui... vuol dire che forse sei buono?"
"Non lo so - disse facendo spallucce - la mia mamma dice di sì... perché?"
"Perché solo i buoni possono entrare qui, gli altri non capirebbero un mondo tanto diverso dal loro" - gli spiegò.
"Allora.... posso visitarlo?" - domandò tendendogli una mano. Claude accennò un sorriso di fronte l'innocenza del bambino, e così afferrò la sua mano, portandolo dentro quella che era la sua incantata città.
Per una qualsiasi persona sarebbe stato impossibile credere che dentro un oggetto come una spugna potesse esserci una città con delle persone, ma Alois era un bambino, e i bambini, con la loro immaginazione, erano sempre propensi a guardare oltre ciò che si vedeva. La città era carina, le case erano di forma ovale ed erano colorate, le persone invece erano molto cordiali, e lo salutarono più volte mentre si ritrova a camminare accanto al suo nuovo amico.
"Ma... tu che cosa sei? - domandò ad un tratto - cioè... non sei un umano giusto?"
"Siamo i Sorrisi - spiegò - ci chiamiamo così per via della nostra allegria"
"Oh - borbottò inarcando un sopracciglio - non mi pare che tu rida molto"
"Beh, sono l'eccezione che conferma la regola - sbuffò arrossendo leggermente - so che sei un pò stupito, dopotutto questo è uno strano mondo, ma gli estranei di buon cuore sono sempre i benvenuti. Ma è un mondo molto diverso dal tuo - lo guardò - qui non esistono tristezza o litigi, tutti sono gentili tra di loro, e pensa che non esiste nemmeno quella cosa che voi chiamate soldi"
"Ma come fate se vi serve qualcosa?" 
"La chiediamo in prestito oppure ce la costruiamo da soli. Puoi chiedere quello che vuoi, basta solo che lo fai con gentilezza"
"Allora - fece pensieroso - vorrei un orsacchiotto per favore!". Claude lo guardò, e immediatamente dopo, con uno schiocco di dita, fece apparire non uno, ma ben tre orsacchiotti di colori diversi che il bambino catturò tra le braccia.
"Grazie mille!" - rise.
"Vieni - disse facendogli segno di seguirlo - ti porto a casa mia". I due si indirizzarono così verso l'abitazione blu e rossa di Claude, una casa che all'interno era invece di un colore aranciato.
"Che bello - rise il bambino - non avrei mai pensato che potesse esistere un posto del genere!"
"In ogni oggetto, esiste un paese Anima delle Cose" - disse l'altro sedendosi.
"In ogni oggettto? Questo vuol dire che... se rompo un giocattolo... o strappo un fiore... distruggo un paese come il tuo?"
"E' esatto - sospirò - proprio per questo in genere gli uomini fanno paura a noi e ai nostri amici animali. Loro distruggono tutto, senza pensare che tutto ha un'anima. Però per quelli come te è diverso. I buoni sono buoni, ancora prima di essere uomini"
"E' così! - disse tirandosi su - allora io voglio rimanere qui, così aiuterò te e gli altri abitanti! Ti proteggerò!"
"Ma sei un bambino!" - costatò.
"Diventerò grande e allora potrò proteggerti! - disse avvicinandosi al suo viso - fammi rimanere con te"
"Alois, non fai parte di questo mondo! - spiegò prendendo il suo viso tra le mani - devi tornare indietro!"
"Ma... ma ti vedrò ancora?" - sussurrò con le lacrime agli occhi.
"Finché vorrai vedermi mi vedrai - rispose - se smetterai di crederci io non esisterò più di te. Ma finché ci crederai, potrai venirmi a trovare quando vuoi, promesso"
"Allora va bene - disse tirando su col naso e asciugandosi una lacrima - ora vado, ma tornerò". Dicendo ciò gli donò un leggero bacio sulla guancia che fece leggermente fremere Claude, il quale gli rispose con un raro sorriso. Lo accompagnò fino a dove si erano poco prima incontrati, e fu per loro difficile staccarsi, come se si fossero già legati.
Alois lo salutò, tornando poi in superficie ,dopo avergli promesso che sarebbe tornato. Ritornò alla sua normale statura, e la prima cosa che fece, fu quella di chiamare sua madre per raccontarle ciò che era successo.

"Sua madre avrebbe pensato ad un immaginazione straordinaria - continuò a raccontare William - e infatti la prima cosa che fece fu ridere. Così come la seconda, e la terza volta. Ovviamente non avrebbe mai potuto capire l'universo straordinario del figlio, ma fu per lei naturale non offendere più i giocattoli del bambino e rispettare ogni cosa, perché dopotutto, tutto aveva un anima.

"E Alois?" - domandò Grell.

"Alois lo raccontò ai suoi amici. Che lo raccontarono ai loro genitori, i quali ci credettero dubito, che lo raccontarono ai loro figli, che lo raccontarono ai loro amici, che lo raccontarono..."
"Insomma, alla fine ci credettero?"
"Qualcuno rise, qualcuno sin dal principio rise. E poi c'è chi ci credette..."
"E che ne fu di Claude?" - domandò il rosso incantato.
"Alois ritornò sempre, proprio come aveva promesso - disse accennando un sorriso - crebbe, ma nonostante ciò non smise mai di credere. E all'età di sedici anni, il ragazzo ricevette da Claude  il più grande regalo che potesse dargli: un bacio,  e insieme ad esso il vero amore"
"Quindi si innamorarono e rimasero insieme, non è vero?"
"Venivano da due mondi diversi, non potevano stare insieme. Ma comunque sarebbero rimasti legati. Anche tanti anni dopo, quando Alois divenne adulto, ebbe una figlia. Nel giorno del quinto compleanno della bambina, ella decise di voler provare a fare il bagno da sola, e lui le diede la sua spugna, la stessa che tanti anni prima lo aveva portato in quel mondo.
Sua figlia riuscì a divenire tanto piccola da poter entrare in quel mondo perfetto e ad incontrare il figlio di Claude. I due divennero immediatamente amici, e la loro amicizia contribuì a rendere entrambi i mondi, un pò più perfetti. Anche il figlio della bimba di Alois e di quello di Claude si incontrarono, e così, di figlio in figlio, e di spugna in spugna, la storia andò avanti. Ma ovviamente, tutto era partito da Alois e da Claude, i quali si erano innamorati e nonostante tutto, in un modo o nell'altro erano rimasti insieme.
E lo sarebbero stati per sempre"

Angolo dell'autrice
Ho amato scrivere questo capitolo twt Sia per il bel messaggio, ovvero quello della negligenza degli uomini sul distruggere tutto, e sia per la nota malinconica alla fine twt E cosi Claude e Alois si sono conosciuti **
Ma dal prossimo capitolo in poi si parlerà di Ciel :D

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Capitolo 4
*** Pre- adolescenza ***


William alzò il capo sbuffando rumorosamente, al suono stridente e fastidioso del suo telefono. 
Si alzò, prendendo la cornetta e rispondendo.
"Pronto? - domandò con calma, per poi, dopo alcuni secondi di silenzio, alzare il tono della voce - COSA?! COME SAREBBE A DIRE? PRODUZIONE RIDOTTA?! CHE SIGNIFICA?!
Nello stesso frattempo, Grell era entrato silenziosamente nel suo ufficio, ben attento a non farsi scoprire dall'ira di quest'ultimo, cercando di nascondersi sotto il tavolo.
"Giusto te! - urlò ad un tratto il moro voltandosi e indicandolo - cosa hai fatto, 33 21 22, non ti sei presentato a lavoro?!"
"Emh - balbettò il rosso tirandosi timidamente su, con le mani dietro la schiena - e tu come lo sai?"
"Mi ha chiamato la direzione per informarmi di un calo della produzione dello 0,000001% nella tabella di marcia, una cosa mai accaduta nella storia degli shinigami! Hai qualcosa da dire per discolparti, 33 21 22?"
"Sì - borbottò ancora, parecchio intimidito - che mi chiamo Grell. E che mi sono svegliato tardi. A quel punto mi sembrava inutile andare a lavoro, così ho pensato di andarmene un pò giro"
"Che non succeda mai più! - sbottò l'altro portandosi una mano sul viso - e per punizione....!"
"Niente storia 'sta sera?" - piagnucolò il rosso.
"No - sospirò - te la racconto. In fondo - arrossì - in fondo sei il mio preferito, ma che non succeda mai più!"
"Parola di Grell! - esultò felice - ma tu Will, puoi chiamarmi come vuoi!". Il moro lo guardò, arrossendo terribilmente al suo sguardo felice e bambinesco.
"Emh, emh - fece sgranchendosi la voce - vorrà dire che recupererai domani con un pò di straordinari. Mi rendo conto che stai entrando in un' età difficile, quella che gli essere umani definirebbero "adolescenza", o qualcosa del genere. Dunque, tornando alla nostra storia: come hai potuto vedere, Alois è diventato grande, e ora anche Ciel sta diventando grande....

C'era una volta un cielo infinito, e tre mondi: il primo era il mondo degli adulti. Quest'ultimo era freddo, insignificante, grigio.
Gli altri due invece, erano il mondo dei bambini e quello degli animali. Essi erano colorati, e gli abitanti d ognuno potevano tranquillamente entrare ed uscire da un altro mondo.
Ma a nessuno, era concesso entrare o uscire dal mondo degli adulti, se non con permessi speciali, concessi esclusivamente dalla guardie.
Ciel camminava impettito, guardandosi intorno con fare nostalgico: la gente tendeva ad essere così anonima, così fredda e insensibile, una realtà ben  diversa da quella che aveva sperato di vivere.
"Aveva ragione la mia mamma - sussurrò per poi sospirare - qui sono sempre tutti tristi, o arrabbiati. Non vi è musica ne colori. E' tutto... spento... voglio andar via di qui.... al più presto".
Ciel si trovava in quella fase della vita in cui difficilmente avrebbe potuto trovare la sua identità. Troppo grande per rimanere nel mondo dei bambini, ma troppo piccolo per rimanere in quello degli adulti. Legato indissolubilmente a quelle che erano le gioie della sua infanzia, era impossibile pensare di poter crescere e abbandonare la fanciullezza per divenire anche lui un ligio e freddo adulto.
Dovette ben presto accettare il fatto di essere diverso, ma ciò non lo frenò dal cercare di comportarsi in modo diverso: cominciò ad essere gentile con la gente, addirittura a sorridere, e ciò lo rendeva agli occhi degli altri una persona scomoda, una persona che le guardie tenevano d'occhio.
E ben presto, sarebbe arrivato il giorno in cui egli avrebbe dovuto chiedere il permesso, per poter uscire da quel mondo che tanto odiava....

Dopo aver corso per parecchi metri su una distesa infinita di erba nera come il carbone, Ciel arrivò all'alto cancello che separava il mondo degli adulti dalla libertà che tanto bramava.
Provò ad aprirlo, ma inevitabilmente fallì, poiché il cancello era in massiccio ferro, al quale si aggrappò disperatamente. Poteva in lontananza udire il rumore delle sirene, segno che le guardie dovevano aver scoperto della sua fuga.
"Accidenti! - imprecò - e adesso come faccio? Devo andar via di qui, alla svelta!". Si guardò intorno, un pò impaurito, scorgendo poi dall'erba d'ebano una figura che si muoveva. Trasalì, pensando che qualcuno lo avesse adescato, ma quando fece per urlare, una mano gli si poggiò sulla bocca. 
Immediatamente i suoi occhi blu si spostarono su colui che gli era apparso da dietro e lo aveva zittito, e sugli occhi color rubino che quest'ultimo possedeva, un dettaglio particolare che lo colpì molto.
"Tu! - urlò ad un tratto scostandosi - chi diamine sei?!"
"Non agitarti - lo rassicurò alzando le mani - non sono un tuo nemico, vedi, ho la tua stessa età". Ciel lo guardò, notando come effettivamente quel tipo fosse molto più piccolo rispetto agli abitanti di quel mondo, nonostante la statura superiore alla propria.
"Sei anche tu un ragazzino come me - costatò - e io che pensavo di essere l'unico"
"Ti sbagli - rise il corvino - prima o poi tutti passiamo da questo mondo, solo che per alcuni è più difficile - gli porse una mano - Io sono Sebastian Michaelis"
"Io - sussurrò accennando un sorriso - mi chiamo Ciel.. Ciel Phantomhive"
"Ciel - sussurrò a sua volta sorridendo - è un bel nome... ma cosa ci fai qui? Vuoi scappare anche tu?"
"Anche? Significa che abbiamo avuto la stessa idea?" - domandò.
"Probabile - sospirò - nessuno di noi bambini vorrebbe mai venire qui, e quando ci entriamo vorremmo uscirne. Sono qui da prima di te, e posso pertanto capirti. Nessuno vorrebbe rimanere imprigionato in un mondo come questo". Il ragazzo dai capelli antracite sorrise, per poi arrossire terribilmente: quel ragazzino dagli occhi color sangue era molto, molto carino, anche affascinante a suo modo, e soprattutto aveva un modo di parlare che lo conquistava,
I suoi benevoli pensieri vennero però interrotti quando udì un rumore che somigliava vagamente a quello di un carrarmato, cosa di cui si accorse anche Sebastian e che lo portò a portare il suo nuovo amico dietro di se, come a volerlo proteggere.
Immediatamente dopo, dai quattro carrarmato che sopraggiunsero, ne uscirono saltellando quattro uomini vestiti in tuta mimetica, simili a dei soldati.
"Oh - sussurrò Ciel spaventato - cosa ci faranno?"
"Non avere paura - lo rassicurò il corvino - non ti faranno nulla, io non lo permetterò". Un'altra frase, la prima che aveva fatto battere il suo giovane cuore tra la fanciullezza e l'età adulta.
In quel momento, una delle quattro guardie, un tipo dai capelli arancionati e con degli strani tatuaggi stampati in viso, si fece avanti.
"Voi, piccoli delinquenti, come avete osato provare a scappare di qui! Io, il comandante Joker, non posso permettere che due abitanti del mondo degli adulti scappino via, è contro il regolamento!"
"Contro il regolamento?! - sbottò Sebastian - noi non vogliamo stare qui, non è il nostro posto, e tu non puoi obbligarci, intesi?! Siamo stati costretti a venire qui dal nostro mondo che amavamo e da cui vogliamo tornare!"
"Sebastian! - lo zittì Ciel - ma cosa....?". Le parole gli morirono in gola. Egli era terrorizzato, ma allo stesso tempo, nonostante non lo conoscesse, sapeva che quel ragazzino lo avrebbe difeso con quel coraggio che mostrava senza paura.
"Voi marmocchi - sbottò Joker - è per questo che quelli come voi li teniamo lontani! Dico io, cosa ci sarà mai di bello ad essere bambini? Essere bambini è orribile!"
"Perché, tu lo sei mai stato?! - lo provocò il corvino - qui è orribile, facci andare via!"
"Oh, che insolenti - sospirò portandosi una mano sul viso - chi lascia il mondo dei bambini non può più tornarci! Però, se proprio insistete, potrei darvi il permesso speciale di qualche giorno...!"
"Eh?! - sussultò Ciel incredulo - davvero... noi potremmo...?"
"Ma se non tornerete entro il tempo prestabilito, torneremo a prendervi con la forza! - li minacciò azionando il cancello - ora andate, veloci!". Sebastian e Ciel si guardarono negli occhi un pò confusi, ma poi, non appena ebbero realizzato, istintivamente si presero per mano, iniziando a correre verso l'esterno. Non appena furono usciti tutto fu buio, quasi spaventoso, era così strano scappare via, così pauroso da non trovare la forza di guardarsi indietro. Ma poi, non appena intravidero i primi sprazzi di sole, di aira pulita che tanto era loro mancata, iniziarono a sentirsi meglio.
"Ci siamo! - esclamò Sebastian ansimando felicemente - siamo qui! Ciel, ce l'abbiamo fatta!". Il ragazzino dai capelli antracite si guardò intorno, felice di poter rivedere finalmente tutti quei colori, quel sole, e quella vera vita. poi udì delle voci, e immediatamente dopo, un gruppo di bambini poco più piccoli di loro, fece capolino.
"Guardate! - esclamò Luka - sono scappati, sono scappati dal mondo degli adulti! Bentornati!". A quel richiamo, il gruppo di ragazzini festosi andò incontro ai due sventurati, i quali furono felici di riabbracciare i loro coetanei.
"Ma come... come hai fatto? - sussurrò Ciel - non hai avuto paura?"
"Certo che ho avuto paura! - rise Sebastian - ma la paura va affrontata! Adesso non dovra più essere spaventato Ciel, il sole è tornato a brillare!"
Era proprio vero, pensò poi Ciel, il sole era tornato a brillare, sole luminoso che si rispecchiava negli occhi lucidi di quell'avventato e sciocco ragazzino.
Ma quest'ultimo lo portò a sorridere, come mai aveva fatto, poiché già sapeva che in lui avrebbe potuto trovare il più improbabile dei compagni di vita.

Purtroppo, proprio come aveva Joker preannunciato, la sera del terzo giorno, lui e i suoi uomini si apprestarono a lasciare il mondo degli adulti per catturare Ciel e Sebastian e riportarli indietro.
Il problema era che non sarebbe stato facile, essi non erano abituati a tutti quei colori, a quel profumo, e non appena varcarono la soglia che divideva quella luce dal loro buio, furono talmente accecati che furono costretti a chiudere gli occhi.

"Accidenti, no! - esclamò Ciel - Sebastian, hai visto? Tornano a prenderci, che facciamo?!"
"Non devi avere paura - lo rassicurò il corvino prendendolo per mano - loro qui non possono entrare"
"Ma... ma noi siamo entrati" - sussurrò arrossendo.
"Perché io ho sempre creduto in questo mondo - disse sorridendo - e anche tu ci hai sempre creduto. Fidati di me, Ciel". I loro occhi di colore contrastante si incrociarono, e silenziosamente, il più piccolo diede lui il suo consenso.

Le guardie avevano dunque oltrepassato il loro mondo, e si erano ritrovati in quello dei bambini. L'aria per loro appariva molto rarefatta, e proprio per questo erano stati costretti a indossare delle maschere.
"Sbrighiamoci ad andarcene - imprecò Joker - questo posto mi disgusta!"
"Hey, guardate! - disse ad un tratto una voce acuta che lo portò a voltarsi - sono guardie! Brutte e cattive, ah, ah, ah!". Non appena il rosso si fu voltato, si ritrovò davanti un gruppo di bambini, affiancato ad un altro gruppo di animali dallo strano color pastello.
"Dannazione! - fece indietreggiando - ma quanti sono?!"
"L'avevi detti anche tu no? - rise Sebastian - i bambini sono terribile, e adesso vedrai quanto, forza ragazzi!". A quel segnale, con una trappola che i bambini avevano già costruito in tempo record, con il semplice movimento di una corda, riuscirono a far scivolare un telo pieno di profumatissimi e coloratissimi fiori addosso alle guardie.
Quest'ultime, stordite dall'odore, furono costrette ad accasciarsi al suolo, senza possibilità di reagire, una visione che fece ridere disgusto i bambini, i quali presero ad acclamare Sebastian.
Un vero leader, pensò poi Ciel, un amico sincero, e soprattutto senza paura.
"Forza Ciel - lo incoraggiò poi il corvino prendendolo per mano - so che vorremmo rimanere qui, ma è arrivato il momento di divenire grandi, insieme".
E quella proposta non gli risultò affatto male. Sorridendo, gli strinse una mano, capendo che mai più si sarebbero persi.

Le cose cambiarono finalmente nel mondo degli adulti. La legge del divieto di entrare o uscire fu finalmente eliminati, e i grandi furono finalmente liberi di poter vedere i loro bambini quando e come volevano, una cosa non da poco, poiché la mancanza dell'allegria e della pura innocenza, era stata la causa che aveva reso quel mondo grigio, quel mondo che era ora tornato ad essere colorato.
Sebastian e Ciel divennero amici inseparabili, e anche crescendo, non scordarono mai l'allegria del vivere tipici dei bambini. Anzi, portarono con loro questa gioia di vivere, aiutando i piccoli come loro, ad entrare nel mondo degli adulti senza paura. 
Crescere poteva risultare terribile, ma in realtà era soltanto un nuovo inizio. 
Tutti, in quel mondo, osservavano i due improbabili amici con un pò di diffidenza inizialmente, quando li vedevano arrivare insieme, Ma poi si perdevano nella loro amicizia che con il tempo divenne profonda, li osservavano finché entrambi, mano nella mano, si perdevano nel tramonto del sole.


Angolo dell'autrice
Anche questo capitolo mi piace tantissimo twt <3
Non solo perché i nostri due picci si sono incontrati ( e diciamolo, sono adorabili), ma anche perchè si parla di una bella tematica, ovvero la difficoltà del bambino nel passare dall'infanzia all'adolescenza, un periodo in cui siamo passati tutti e non con poche difficoltà.
Ma questo non è che l'inizo della vita, le belle cose arrivano adesso :PP

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Capitolo 5
*** - L'adolescenza... e il primo bacio ***


William stava cominciando a rendersi conto di quanto come, con il passare del tempo, si stesse inevitabilmente rammollendo. Al contrario, il carattere di Grell stava divenendo sempre più problematico e ribelle, e di ciò se ne accorse ben presto.
"COSA?! PRODUZIONE RIDOTTA?! ANCORA?!" - urlò lo shinigami in modo isterico, stringendo la cornetta del telefono. In quello stesso istante, il rosso entrò nel suo ufficio, abbigliato nei suoi attillati vestiti color del sangue.
"Grell è qui!" - rise portandosi le mani sui fianchi.
"Maledetto! - urlò il moro - hai nuovamente saltato il tuo turno di lavoro, 33 21 22?"
"Ah, Grell! - sbuffò - mi chiamo Grell! E se vuoi saperlo sì, e allora? Una volta tanto non fa mai male!"
"Taci! - lo rimproverò - e chiamami signor supervisore!"
"Signor supervisore - cantilenò alzando gli occhi al cielo - io non capisco perché dovrei ammazzarmi di fatica tutti i giorni! Anzi, non solo non lo capisco, ma protesto anche!"
"Silenzio! Non è normale che uno shinigami non voglia lavorare, e tu non puoi andare contro madre natura!"
"Ma più che madre questa natura mi pare una...! - s''interruppe, portandosi le mani davanti la bocca - ... matrigna - sospirò - eh dai William, non arrabbiarti, mi sarà concesso di godermi un pò la vita, no?"
"Per quel che ne rimane" - sussurrò abbassando lo sguardo.
"Hai detto qualcosa?" - domandò allisciandosi i capeli.
"Assolutamente no - sospirò togliendosi un attimo gli occhiali - va bene, passerò anche per questa volta, ma alla terza giuro che ti caccio via. Comunque sia, devo continuare il mio racconto..."
"Pss, Will - lo chiamò stringendo le gambe - devo fare la pipì...!"
"La farai dopo - lo rimproverò - allora, come stavo dicendo, Ciel e Sebastian hanno abbandonato la fanciullezza, e con essa, anche parte di serenità..."

Sebastian se ne stava seduto sotto un albero a godere un pò di ombra, con il cappello di paglia che indossava sempre, calato sul viso. Crescendo, le persone gli avevano il soprannome di "Il matto", a causa del suo voler sempre stare a contatto con la natura e per il suo modo di pensare. Dietro quell'unico albero, si estendeva un campo di girasoli grande quanto la vita, il cui orizzonte si confondeva con l'azzurro del cielo.
Tenendo in mano la propria chitarra, il corvino prese a strimpellare alcune note, fino a quando non si accorse di qualcuno che gli passava di fronte. 
Ciel camminava con lo sguardo chino, tenendo in mano alcune foto che lo ritraevano da bambino, ed ad ogni suo passo, ogni fotografia veniva gettata via, e lasciata alle sue spalle.
"Buongiorno Ciel! - lo salutò Sebastian - hai voglia di parlare un pò con me?"
"No.... scusa..." - sussurrò. Dopo avergli donato uno sguardo, prese a camminae, mentre il corvino dietro di se, iniziava a suonare e a cantare con la sua voce calda, una dolce melodia.

                 "E' dolce il tuo sorriso, più colorato della notte. Stringi forte la mia mano, accarezza la tua aria, troverai prima o poi, il coraggio che non hai..."

Al suono di quella frase, il ragazzo si era voltato, e istintivamente sul suo viso era apparso un sorriso. Pian piano si avvicinò, con le mani dietro la schiena e con la gote un pò arrossata.
"Emh.... hai ancora voglia di parlare?"
"Ovviamente sì"- rispose sorridendo.
"Sebastian - domandò l'altro - ma perchè stai sempre seduto sotto quest'albero?"
"Aspetto" - rispose.
"Cosa?". A quella domanda però, Sebastian non rispose, si limitò soltanto ad accennare un sorriso.
"La paura... viene a letto con me - disse ad un tratto Ciel sedendosi accanto a lui - ho paura di tutto... ho paura di crescere... come posso fare? Tu sei l'unico che mi conosce abbastanza per aiutarmi!"
"Dipende tutto da te, e dalla mia amica fiducia - afferrò nuovamente la sua chitarra, riprendendo a cantare - non devi aver paura, guarda in te e vedrai, quello che non sai, la tua luce splenderà, prendi una stella e portala con me, io sarò angelo, ma puoi chiamarmi "matto""
"Tu il mio angelo? - rise chinando la testa di lato - davvero?"
"Tutti hanno bisogno di un angelo custode - disse alzandosi in piedi e afferrandolo per mano - io voglio essere il tuo. Tu adesso camminerai con me, ma poi... - sorrise - poi correrai da solo!". Dicendo ciò lo trascinò con se, in mezzo al campo di girasoli infinito, in cui prese a camminare, mano nella mano, in quel percorso chiamato vita che li aveva uniti. Sebastian poteva sembrare così strano, ma era in grado di vedere e capire cose, che nessuno avrebbe potuto vedere o capire.
Quest'ultimo si fermò ad un tratto, abbracciandolo da dietro, e poggiando una mano sul suo cuore.
"Guarda un pò su" - gli sussurrò.
"Oh - sussurrò - ma che... che succede?". Davanti i loro occhi, era infatti apparsa quelle che sembravano le luci dell'aurora boreali, le quali ora danzavano nella volta azzurro.
"Non devi avere paura - gli sussurrò - il mondo ti è amico, Ciel, ti proteggerà. E con esso anche io, non ti lascerò da solo ad affrontare le tue paure, sono il tuo angelo custode dopotutto"
"Allora non dovrai mai lasciarmi - sussurrò guardandolo con gli occhi lucidi - dimmi che non ci perderemo mai, neanche quando saremo grandi"
"Io non posso sapere quello che il futuro ci riserva - sussurro a sua volta accarezzandogli il viso - ma ti prometto che ci sarò quando avrai bisogno di me, e anche quando ci saremmo persi, non saremmo comunque persi, questo te lo posso promettere. Non devi temere che il corso della vita possa cambiare la tua realtà, divenire grandi non compromette nulla di terribile"
"Sì - disse stringendo ancora di più le sue mani - forse hai ragione. Ma per far sì che non ci perderemo mai, ora io voglio donarti qualcosa". Dopo aver detto ciò, egli chiuse gli occhi, avvicinandosi alle sue labbra. Sebastian intuì immediatamente le sue attenzioni, e dopo aver chiuso a sua volta gli occhi, si avvicinò, fin quando le loro labbra non si furono unite in un puro e casto bacio in cui respiri erano vicini, così come i cuori.
Quello sarebbe stata la dimostrazione che avrebbe testimoniato che il loro legame era esistito e avrebbe sempre continuato ad esistere. Quando Ciel si staccò, sorrise, sentendosi incredibilmente meglio.
"Adesso ne sono sicuro - sussurrò - troverò il coraggio"

Il giorno dopo, Ciel tornò da Sebastian, il quale aveva passato la notte sotto l'albero.
"Buongiorno Ciel!" - lo salutò vedendolo passare.
"Sebastian! - urlò andandogli incontro - è incredibile! Ieri, dopo aver parlato con te, mi sono reso conto di... di non avere più paura... non ho più paura, capisci?"
"E non sei contento?" - sorrise.
"Io non lo so - sospirò - perché è ancora dentro di me"
"Beh, tocca a te sconfiggerla" - rispose donandogli un leggero bacio sulle labbra.
"Eh, eh - rise imbarazzato l'altro, staccandosi - hai ragione. Comunque... emhh.... io adesso devo... devo andare... ci vediamo". Si allontanò piano, per poi voltarsi, ma rigirarsi subito dopo.
"Ah, volevo dir....!". Non ebbe neanche il tempo di finire di parlare, che la figura di Sebastian gli scomparve davanti, come se si fosse fusa con l'aria.
"... ti - sussurrò, sentendosi vagamente spaventato da quella visione - Sebastian?! Ma... ma... ma dove sei?!". Si avvicinò al punto dov'era prima scomparsi rendendosi conto che adesso ne era rimasto solo il cappello. Provò a raccoglierlo, notando come non si staccasse da terra, per poi udire una voce
                                                                                                              "Aspetto"
A quel sussurro, il ragazzo si tirò su, decisamente commosso.
"Ora capisco cosa stavi aspettando - sorrise - volevo solo dirti.... grazie". Dicendo ciò si portò le dita sulle labbra, ripensando a quel bacio, e a quell'amico straordinario che era ora divenuto qualcosa di più importante. Che fosse un essere umano, o qualche strana creatura sovrannaturale, questo non importava, perché la vita li aveva legati indissolubilmente.

"Oh - fece Grell stringendo le gambe - che cosa... meravigliosa l'amore.... ma Will... devo sempre fare pipì!"
"Ho quasi finito! - sbuffò William - si chiamano fulmini a ciel sereno, quel giorno ne cadde uno proprio sull'elbero di Sebastian... INCENERENDOLO!" - urlò dopo essersi reso conto di come Grell si fosse lasciato andare ai suoi "bisogni".
"Ora va meglio - rise il rosso - quindi Ciel si è innamorato. Oh, oh, anche io voglio innamorarmi Will, credi che succederà? Tu sei mai stato innamorato?"
"Non lo so - sussurrò guardandolo negli occhi - lo sto ancora... capendo..."

Angolo dell'autrice
Heylàààà, notate qualcosa di familiare? Chi ha letto "Angeli Custodi", una delle mie FF, potrà capire! Esatto, perché parte di quella FF è ispirata proprio a questo film, infatti, sia in questo che nel prossimo capitolo, molte battute e situazioni saranno uguali!
Che dire, il nostro Ciel ha scoperto l'amore, a ricevuto il suo primo bacio da Sebastian che, da bravo "angelo custode" per l'appunto che è, lo sta aiutando nello sconfiggere le sue paure. Mi sono lasciata andare ad un pò di romanticismo twt <3

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Capitolo 6
*** - L'età adulta ***


Grell, con lentezza estrema, porse un bicchiere stracolmo di uno strano liquido a William.
"Il supervisore è servito" - disse lo shinigami accennando un sorriso.
"Grazie" - rispose il moro portando le labbra sul bordo del bicchiere, donandogli uno sguardo intenso. Ormai era palese, la sua iniziale freddezza e severità. era andata a farsi benedire, a causa di quel rosso e particolare shinigami che ben presto lo avrebbe lasciato.
"Sai Will - disse ad un tratto - l'altra volta mi ritrovavo a parlare con i miei fratelli della vita..."
"E dove sta la novità? - domandò - gli argomenti da te trattati sono sempre stati diversi, come l'uguaglianza, la diversità, la solitudine"
"Beh, ultimamente si parlava anche della morte". A quella parola, William fece accidentalmente scivolare il bicchiere che teneva in ano, con il rischio di romperlo in mille pezzi.
"Oh - fece Grell chinandosi e raccogliendolo - accidenti, adesso anche il colpo della strega!"
"No, no! - rispose poggiando una mano sulla sua - non... preoccuparti". Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono e nel momento in cui si resero conto di come le loro mani si stessero sfiorando, la gote di entrambi si colorò. Grell si staccò, un pò tremante, facendosi poi comparire il suo solito sorriso.
"Ormai non sono più un ragazzino - rise - comunque ti stavo dicendo, si parlava anche della morte"
"Ah, scusami ancora! - esclamò Will facendo nuovamente cadere "accidentalmente" il bicchiere per terra - ti ripeto, questa è la Signora Vita, ma cosa vuoi saperne tu..."
"Eh... sto imparando..." - sussurrò interrompendosi un attimo, guardando poi i numerosi quadri che stavano appesi al muro.
"A cosa stai pensando?" - domandò.
"Pensavo che la vita è strana... la gente nasce, cresce, mangia, dorme, ride, invecchia, e poi...."
"Oh dannazione! - sbuffò portandosi una mano sul viso - e poi non ci siamo ancora arrivati! - tossì rumorosamente - ah, bene, neanche io sono eterno a quanto pare. Mh, come mi secca ammetterlo! Mi toccherà sovraintendere anche nel paradiso degli shinigami! Ma per il momento, stammi a sentire..."

Sebastian portò con se Ciel in un campo dove si era anche una scuderia. I due mano nella mano, con le loro dita intrecciate, stavano ormai insieme da tanto, tanto tempo, e nessuno avrebbe potuto mai capire lo straordinario mondo che entrambi si erano creati, lontano e irraggiungibile come i sogni.
"Che facciamo qui?" - domandò il più piccolo. Il corvino, per tutta risposta, gli indicò un cavallo dal manto lucido, color nocciola, tutto intento a brucare l'erba.
"Che bel cavallo - disse avvicinandosi e accarezzandolo - è anche buono?"
"Salta in sella, avanti" - gli suggerì.
"Ma io ho paura, non voglio farmi male" - si giustificò.
"Hai paura anche della vita?" - domandò Sebastian serio.
"Non.... non lo so" - borbottò abbassando lo sguardo. Quel ragazzo ora divenuto un giovane uomo, era sempre stato particolare sin da bambino, questo ormai lo sapeva, ma sembrava che pià il tempo passasse, più egli divenisse saggio.
"Non avere paura - sussurrò afferrandolo e aiutandolo a salire - ci sono io con te". Un pò intimorito, Ciel si strinse all'altro, che ben presto prese a cavalcare l'animale, in maniera leggermente spericolata.
"Fermati! - gli urlò ad un tratto Ciel - sei impazzito?" 
"Sta tranquillo.... Ti fidi di me?"
"Io.... si... mi fido". Poggiò le mani sul suo petto, e quando entrambi alzarono lo sguardo, il più piccolo sussultò. Dinnanzi i suoi occhi era comparsa la figura un pò sbiadita di sua madre.
"Mamma - sussurrò incredulo - Sebastian.... quella è mia madre! Ma cosa significa....?"
"Non puoi parlare adesso - sussurrò il corvino indicandogli l'immagine che ora si prospettava dinnanzi ad essi - stai per nascere"
"Non capisco - rispose - mi era sembrato di sentire...."
"Hai visto... hai veramente sentito e visto la tua nascita...". 
In quell'istante, Ciel avvertì come una strana sensazione, come se stessero sprofondando giù, verso il basso, ma non aveva paura. Ben presto Sebastian aumentò la velocità con cui cavalcava il cavallo, e prima che se ne rendessero conto, entrambi stavano correndo, forse volando, tra le folle autunnali spinte dal vento, tra quelle immagini surreali che passavano loro davanti. 
Il ragazzo più piccolo schiuse le labbra, come a voler parlare, e lì si rese conto di come la sua voce riusonasse così lontano.
"Io voglio battere il tempo - dichiarò - voglio stringere in mano la vita con i suoi perché. Voglio andare lontano, e vedere da grande come sarò. Sebastian, non rallentare, vai più veloce".
A quell'ordine, fu naturale per il corvino aumentare ancora la sua velocità, dando ad entrambi una sensazione di leggerezza, come se stessero volando.
"Tutto quello che avrò, io voglio vederlo, ma in fretta, presto, galoppa più forte, che il tempo mi dica qual'è il mistero della vita - dichiarò questa volta, quasi come una preghiera - Oltre le mura del tempo il mio futuro conoscerò, non rallentare, perché voglio conoscere adesso le mille persone che incontrerò. Voglio, sull'onda del tempo, capire chi mai sarò".
Una folata di vento scosse i loro animi, e ben presto Ciel spalancò gli occhi, come se fosse appena uscito da uno stato di trance.
Intorno a loro vi era il tramonto, come se fosse passato chissà quanto tempo, e Sebastian aveva rallentato, ora stava addirittura camminando.
"Guarda la - disse ad un tratto indicando un punto del cielo, dove era ora comparsa l'immagine dell'altro ragazzo in lacrime - perché piangevi?"
"Quella notte... mi era presa una terribile ansia del tempo... una paura incontrollabile di morire prima di aver visto o fatto più cose possibili. Non ho nulla da raccontare, se non cose normali, banali"
"Tutto può essere banale, oppure straordinario... sta a te decidere"
"Ma ci sono troppe cose che non so - sospirò - ho addosso una grande.... come potrei chiamarla?"
"Una grande ansia di vita? - domandò - va bene, se è questo che vuoi..... - improvvisamente Sebastian prese di nuovo a correre, e in quell'istante, tutt'intorno si riempì di svariate immagini - ti faccio vedere tutti i paesi del mondo, parlare tutte le lingue, incontrare tutti gli altri popoli. Ti faccio vedere gioia e dolore, miseria e ricchezza. Gente che uccide per odio, e gente che muore per amore. Ti faccio vedere tante, tantissime cose, che una vita non basterebbe per raccontarle tutte"
"Basta, non ce la faccio più!" - urlò ad un tratto Ciel rischiando di cadere, ma prima che potesse accadere, l'altro lo afferrò saldamente.
"Non avevi parlato di ansia di vivere? Di cose straordinarie da vedere o da fare?"
"E' colpa mia, è tutta colpa mia - sussurrò - non si può correre, non si può battere il tempo. Lui ha le sue leggi, e non dobbiamo rispettarle".
"Mh - rise Sebastian - vuoi continuare a cavalcare?"
"Ora più che mai" - sussurrò donandogli un sorriso.
I due ripresero a cavalcare piano, mentre il pià piccolo poggiava il mento sulla spalla del più grande, respirando il suo profumo.
"Bisogna vivere senza fretta o paura la propria vita - sussurrò - Sebastian.... me la fai vedere?".
Nuovamente, nel cielo iniziarono ad apparire immagini, questa volta a rilento, e lì Ciel poté osservarsi fare cose normali, cose che tutti fanno, fasi della vita comune, che fa la gente comune.
"E poi? - domandò - continua a camminare"
"L'ora è quasi finita. che altro vuoi sapere?"
"Come va a finire. Mi sono rivisto bambino, ragazzo, mi sono rivisto, uomo, marito, padre. Ma come sarò da vecchio, morirò? Con chi? Da solo, e quando? E soprattutto, io e tu rimarremo insieme?"
"Fermati Ciel - sussurrò voltandosi - l'hai detto anche tu. Bisogna vivere senza fretta la propria vita. Te lo dissi anche anni fa: anche se ci separeremo, rimarremo comunque legati"
"Ma io non voglio separarmi da te - sussurrò abbracciandolo - io ti amo"
"Ti amo anche io, Ciel - sussurrò avvicinandosi alle sue labbra - e proprio per questo, staremo sempre insieme".
"Ma... come faccio a sapere a sapere come finisce la mia storia?"
"Sta a te scoprirlo"
"Ma non capisci, io volevo saperlo subito"
"Vuoi ancora lottare contro il tempo?"
"No Sebastian - sorrise - ora ho capito, sai. Però, non capisco, come fai ad essere sicuro che non ci separeremo mai?"
"Io.... sono la Vita" - dichiarò pianissimo, 
Le loro labbra si unirono in un dolce bacio, mentre il vento si alzava alto, trascinando via le foglie.

"La "Vita" - disse William - s'impara dai racconti che la Vita ti racconta. Dal momento in cui nasci, cresci, si diventa grandi, e si invecchia. Sebastian morì pochi anni dopo a causa di un incidente, ma nonostante ciò non mancò alla sua promessa. Ciel continuò a vivere la sua vita, ma non dimenticò mai dell'amore che provava per l'altro, e quando divenne anziano, tornò nel campo dove tanto tempo prima aveva cavalcato con Sebastian.
E ancora oggi, se alzi gli occhi al cielo, puoi vedere Ciel e Sebastian, cavalcare insieme, verso la vita.

Angolo dell'autrice
Mi viene da piangereeeeeeeeeeee twt questa sembra la fiine, ma la fine non è! Eh no, perché c'è ancora qualcos'altro! Ho amato questo capitolo, e quella nota malinconica alla fine, insomma, uno dei due muore sem
pre, anche in queste storie leggere twt
Ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo twt

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Capitolo 7
*** - Il cerchio infinito ***



William guardò Grell seduto su una sedia. Quest'ultima appariva così stanco, così fragile, che quasi rimpiangeva i tempi in cui era stato così allegro e in forze.
Il moro sapeva, che di lì a poco, per il rosso sarebbe arrivata l'ora di andare. Era nato, aveva vissuto la sua vita da shinigami, più simile a quella di una farfalla, l'unico essere che vive per un giorno e poi muore per sempre.
Quelli erano gli attimi in cui tutta la sua freddezza e la sua severità, si sgretolavano per dar posto al lato tenero che vi era in lui.
Lentamente gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla testa, e facendolo destare. Gli occhi verdi di Grell guizzarono immediatamente sulla figura dell'altro, e sul suo viso comparve presto un sorriso.
"Va tutti bene?" - domandò.
"Sì  - rispose lentamente - sto bene.... Will, ma dimmi una cosa, è così che finisce la storia?"
"Affatto - sussurrò - c'è dell'altro.... la vita è qualcosa di meraviglioso. E questo cerchio, che chiude la storia di Ciel e Alois, in realtà non si chiuderà mai. E' qualcosa di difficile da spiegare, come un sogno"
"Si Will, fammi sognare - rispose battendo le palpebre - Will.... te lo ricordi il mio nome?"
"Allora, ormai anche Ciel è invecchiato - sospirò lo shinigami - e la vita è pronta a cominciare un altro giro. E anche questo è un sogno. Sai, c'è chi si addormenta - sussurrò sorridendo - poi c'è chi si risveglia. Poi c'è chi si addormenta e si risveglia in un altro posto. Dallo stesso posto da cui è venuto - allungò nuovamente una mano verso i suoi capelli, accarezzandolo - le cose, mia dolce creatura, vanno osservate dall'alto"
"Io voglio vederle dall'altro, Will" - sussurrò l'altro incantato.

Un giorno, Ciel senza età vestito d'azzurro, che aveva una piccola casa su nel cielo, incontrò Alois senza età vestito di rosso, che aveva una piccola casa nelle profondità del mare.
I due ragazzini si vennero incontro, in quel pezzo di terra dove vi era solo mare e cielo.
"Alois - disse il primo - vedo che a quanto pare ci siamo rincontrati alla fine"
"Già, lo so - rispose il biondo - che compito difficile che ho. Anzi, è più difficile ciò che rappresento"
"Sarà - sospirò facendo spallucce - ma siamo davvero indispensabili l'uno per l'altro"
"Per forza - sospirò il biondo sfiorando un ragno che stava su una ragnatela, facendolo morire - io sono un altro inizio". 
Ciel guardò l'insetto, e dopo averlo sfiorato, quest'ultimo ritornò in vita.

I due ragazzini, avevano ora lasciato il pezzo di terra, e si trovavano nello spazio, nel cielo buio, tra mille stelle, sospesi in aria e intenti a parlare tra loro.
"Sai, a volte penso che la gente non sa - iniziò a dire Ciel - o anzi, non vuole accettare, il fatto che io e tu siamo amici. Pensaci. Io, porto ciò che non esiste, mentre invece tu porti via ciò che già esiste. La verità, è che per gli altri è più facile odiarti"
"Non mi meraviglia che gli altri mi odino, ma io devo esistere. devo per forza". Dicendo ciò iniziò a volare verso il basso, più precisamente verso la terra, mentre il vento li trascinava giù e mentre quest'ultimo prendeva per mano Ciel.
"Non potrebbe essere altrimenti! - urlò ancora il biondo - al mondo non può esistere solo uno di noi due. Pensa un mondo fatto solo di me!".
In quel momento, la veste azzurra dell'altro ragazzo iniziò a macchiarsi di rosso, una cosa che lo portò a portarsi le mani sulla testa.
"Ah, no! - esclamò - d'accordo, hai ragione! Sarebbe terribile! E benché io esisto, non puoi che esistere anche tu, altrimenti l'universo sarebbe una cosa davvero troppi piccola!"

Alois e Ciel si presero nuovamente per mano, scivolando dolcemente sulla terra.
Atterrarono al centro di una distesa arida, al cui terreno vi era disegnato come un immenso orologio. Ed intorno adesso, vi erano tutti i coloro che avevano incontrato nel corso della loro vita: amici, familiari, e probabilmente... anche l'amore.
Quando si resero conto di ciò, i due, senza staccarsi, si guardarono intorno.
"Non vi allontanate - disse a quel punto il secondo - è così bello stare qui con voi. Potete avvicinarvi, vogliamo solo spiegarvi che... che noi siamo amici... e ... ci vogliamo bene... - poggiò una mano sulla spalla del biondo - noi saremo qui, per sempre insieme a voi. Questo ragazzo vive insieme a me, io vivo insieme a lui"
"Non possiamo stare l'uno senza l'altro, provate a non odiarmi più!" - sospirò l'altro.
In quel momento, Ciel fece nascere dal terreno un girasole altissimo, brillante e giallo come il sole. Alois andò per accarezzarlo, ma quando lo fece, quest'ultimo appassì immediatamente. Fortunatamente, ci pensò il ragazzino vestito in azzurro, con un solo tocco, a riportarlo in vita.
"Vedete? - domandò quest'ultimo - io non ci sarei se non ci fosse lui. Guardate più in profondità, dall'alto...".
Essi alzarono lo sguardo, videro il sole oscurarsi un attimo. Riconobbero immediatamente l'Angelo che, a loro tempo, li aveva fatti nascere, spedendoli nel mondo. Ma Ash non era da solo.
Lo osservarono discendere fino a loro, seguito da altri due angeli dalle ali bianche, una visione che li portò a bloccarsi.
Ciel si portò una mano sul cuore, tremando appena alla vista dell'unica persona che mai avesse amato. Sentendo gli occhi divenire più lucidi, iniziò a corrergli incontro, con le braccia aperte.
"Sebastian! - urlò - ti ho trovato!". Dicendo ciò lo cinse in un abbraccio che fu immediatamente ricambiato.
D'altro canto, anche Alois, più incredulo rispetto all'amico, iniziò a correre verso l'altro Angelo.
"Oh mio Dio! - esclamò - Claude... tu? Sei proprio tu?"
"Sono io Alois - dichiarò avvicinandolo a se - mi sei mancato tanto". Gli occhi del biondo presero ben presto a riempirsi di lacrime, e immediatamente dopo, le sue labbra si avvicinarono senza pensarci troppo, a quelle delle altre.
"Sebastian!  esclamò ancora Ciel - perchè tu sei qui?"
"Perché ho mantenuto fede alla mia promessa - disse afferrandolo per mano - adesso non ci separeremo più"
"Più.... ma come?" - domandò voltando lo sguardo verso Ash.
"Ciel e Alois, anche dopo la vita, il destino vi sta riservando qualcosa di straordinario. Ciel, tu che sei la Vita, ho molto apprezzato il tuo tentativo di far capire agli altri quanto la Morte, ovvero Alois, sia tua amica. Molti non lo comprendono, molti credono che la Morte sia la fine, e che voi non dovreste andare d'accordo. Ma loro vi accetteranno, e anche io. Vi accettiamo tutti e due qui con noi?"
"Davvero? - domandò il ragazzino - e... e come faremo a stare insieme?"
"Unendoti a me. Hai sentito ciò che ha detto Ash. Tu sei la Vita, e lo sono anche io. Sei disposto ad unirti a me, e divenire l'entità celeste che vagherà nel tempo e nello spazio?". Il più piccolo si avvicinò alle sue labbra, accarezzandole con le dita.
"Io voglio unirmi a te. Che i nostri cuori diventino una cosa sola, così come la nostra essenza".
Sebastian sorrise a quella frase, e dopo che si fu avvicinato ad egli per baciarlo, i loro corpi furono circondati da una luce bianca e quasi accecante. Subito dopo, i loro corpi scomparvero, lasciando posto ad un'entita fluttuante, molto simile ad una stella che immediatamente si levò alta nel cielo, pronta a viaggiare nell'universo infinito. Poco dopo, anche Claude e Alois fecero lo stesse, trasformandosi però in un'entità dal colore più rossastro.
Ash sorrise, osservando i due spiriti celesti viaggiare verso la volta, verso il Paradiso, o verso chissà dove.
"Che il cerchio ricominci" - sussurrò tendendo una mano in avanti, e scomparendo assieme al vento.
Molti non lo sanno, ma così nacquero gli Angeli Custodi, protettori della vita, e gli Angeli della Morte, coloro che portavano via la vita. Ma nonostante ciò, la gente iniziò finalmente a capire che la morte viveva dentro la vita e viceversa, e fu portata a non odiarla più così tanto, ma a capire che fosse giusto così, era il cerchio della vita.
Sebastian e Ciel, Claude e Alois, uniti indissolubilmente per l'eternità, viaggiano ancora adesso, uniti in delle sfere di luce che fluttuano nell'invisibilità dell'Aldià e che a volte scendono sulla terra o per guidarci, o semplicemente per adibire ai loro doveri.
E sono quelle che noi chiamiamo stelle cadenti.

Grell ascoltò tutta la storia, stendendosi poi sulla scrivania con lo sguardo verso l'alto.
"Wow - sussurrò - vorrei  proprio sapere chi l'ha scritta 'sta storia". Dopodiché si voltò di lato, chiudendo gli occhi. William gli si avvicinò, con una dolcezza che mai gli era appartenuta, sfiorandogli il viso.
"Grell - lo chiamò - Grell?".
Nel sentirsi finalmente chiamare, lo shinigami aprì gli occhi, guardandolo.
"E' proprio vera quella cosa" - disse il moro.
"Quale Will?"
"Quella che tutti gli esseri viventi muoiono. Una volta mi chiedesti se saresti morto. Si, Grell - poggiò una mano sulla sua - e morirò anche io"
"Oh - sorrise - allora.... hai sempre saputo che mi chiamavo Grell".
Quella fu l'ultima frase che egli disse, poiché poco dopo chiuse gli occhi. William intuì immediatamente che l'Angelo della Morte stesse venendo a prenderlo, e così, si chinò sulle sue labbra, donandogli un dolcissimo bacio che fece sussultare il cuore del rosso poco prima che smettesse di battere.
Tutt'ad un tratto, lo spirito di Grell si staccò dal corpo, mettendosi seduto. Il suo viso, invisibile, così come i suoi occhi, era ora a pochi centimetri da quello di William.
Lì, capì. Non era morto, era soltanto libero.
Si alzò, saltando giù, e andando verso la finestra, ma prima di volare via, si voltò verso William, salutandolo con la mano.
E quest'ultimo avvertì qualcosa, poiché fu portato a voltarsi immediatamente. Ma Grell non era più lì.
Aveva preso a volare verso il cielo, verso il sole che ora non lo avrebbe più accecato.

E poi attraversò le nuvole, ritrovandosi in un luogo che già una volta aveva avuto l'occasione di vedere, nei meandri lontani della sua vita. Tutto intorno era fatto di nuvole, e di bellissimi fiori colorati, ma non era un luogo vuoto, poiché vi erano anche coloro che in vita erano stati i suoi fratelli.
"Oh - sussurrò il rosso - che meraviglia! Quanti fiori! E che immensa luce! E'... è bellissimo!"
"Per forza è bellissimo! - esclamò uno dei suoi fratelli, prendendolo per mano - E' IL PARADISO!"

E mentre Grell raggiungeva il Paradiso, nello stesso istante, un nuovo, piccolo shinigami, apriva gli occhi e si affacciava alla finestra, salutando la vita.

Angolo dell'autrice
Nooooo non potete capire, ho i brividi, sto piangendo TWT Amo quando scrivo queste cose! Mi sono un pochino distorta dal film questa volta, cioè, ho aggiunto cose, perché poi la fine è la stessa, non potevo cambiarla, lo ammetto dai, mi piace, mi piace, e mi piace, ma mi viene da piangere!
La storia è giunta al termine, e io spero che vi siate emozionate almeno quanto me. Queste tematiche mi piacciono molto, chi mi conosce lo sa.
Che il cerchio della vita ricominci quindi *_______*

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