e se gli alieni esistessero veramente?

di alex_clacethompson
(/viewuser.php?uid=781304)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to West Virginia ***
Capitolo 2: *** nuovi incontri ***
Capitolo 3: *** uno sconosciuto dagli occhi azzurri ***
Capitolo 4: *** una serata...particolare ***
Capitolo 5: *** ma che diavolo succede? ***
Capitolo 6: *** school time ***



Capitolo 1
*** Welcome to West Virginia ***


CAPITOLO 1- SARAH

Odio i viaggi in macchina. Soprattutto se lunghi e nella stretta macchina di mia madre. Affianco a me mia cugina Alex mi sta facendo impazzire con la sua musica a tutto volume. Odio la musica a tutto volume.
Ovviamente il mio umore non può che migliorare sapendo che stiamo andando in una città desolata. Guardo fuori dal finestrino, il sole e il cielo azzurro, il rumore della città lascia posto a un tempo lugubre e freddo dove il sole non esiste ma ce solo pioggia e nuvole grigie. Fantastico!
Con un colpo secco al gomito di mia cugina la riporto tra di noi << Ti disturbo? >> le chiedo con il mio solito tono sarcastico. << No, ma va! Mi stavo facendo i cazzi miei … >> sul suo viso compare un sorriso malizioso, mentre si mette una ciocca di capelli biondo scuro dietro un orecchio.
Dal lato del guidatore mia madre mormora tra i denti << Ragazze, le parole! >> io e mia cugina le rispondiamo fulminandola con lo sguardo.
I campi passano davanti ai nostri occhi, sempre tutti uguali, tutti monotoni quasi noiosi … << Dove diavolo ci stai portando mamma? >> il mio tono sembra spaventato << Aspetta e vedrai, sarà una bella sorpresa per voi due! >> ora bisognava spaventarsi. Quando la mamma diceva così era bel problema.
<< Sì, come no … >> diciamo all’unisono io e Alex con una punta di sarcasmo.
Passano le ore, così infinite e noiose, fatte di chiacchierate e cuffie nelle orecchie con una buona dose di musica.
La macchina rallenta, e piano piano capisco che siamo arrivate nella nostra nuova casa. C’è solo un piccolo problema: il posto non è come me lo immaginavo, ma è freddo e deserto. Sono appena arrivata in West Virginia e ho già voglia di andarmene.
Dalla faccia che fa mia cugina intuisco che la sorpresa non è molto gradita. La vedo soltanto spalancare la bocca e urlare << Zia, ti prego, dimmi che stai scherzando. Dimmi che non siamo venute a vivere in un posto così schifoso. Dimmi che non ho dovuto sopportare un interminabile viaggio per cosa? Per una vescica che esplode! >> posso affermare che mia cugina è appena diventata isterica. Mi limito ad assistere allo spettacolo e spalleggiare mia cugina << Concordo pienamente con te cugina! >> alzo il pollice in segno di approvazione.
Con un piccolo sorriso, mia madre fa capire che è felice, è da molto tempo che non fa un sorriso, un vero sorriso. Mi si stringe lo stomaco, cambiare fa bene anche lei
 << Finalmente siete d’accordo su qualcosa. >> apre la sua borsa dalle mille risorse e tira fuori un mazzo di chiavi e ci fa cenno di entrare << Benvenute a casa! >>. Mia cugina entra con una velocità assurda urlando ai muri << speriamo che ci sia almeno un bagno decente  in questa topaia! >> mi stupirei se  i vicini non l’avessero ancora sentita.
Guardo la casa di fianco, è uguale alla nostra, tranne per il giardino, che è molto più curato del nostro. Mi accorgo che qualcuno ci sta fissando dalla finestra, non riesco a vederlo bene, ma capisco soltanto che è un ragazzo con degli occhi verdi, ipnotici.
Ignorandolo, entro nella casa. Non fa poi così schifo: ha un soggiorno grande e spazioso con un enorme divano, quello diventerà il mio posto preferito.
La cucina, dove Alex farà scintille ai fornelli, ha i mobili interamente fatti di legno e c’è un enorme isola al centro.
Mia cugina è già sparita al piano di sopra e sbraita << La camera più vicina al bagno è mia! >>.
Il mattino del giorno dopo l’odore di bacon mi stuzzica l’appetito e con grande coraggio mi alzo dal letto. La mia stanza è già illuminata dalla luce del sole, gli scatoloni tutti vuoti sono in un angolo, ieri sera ho fatto le ore piccole per sistemare tutto e se devo essere sincera, ho fatto pure un buon lavoro. Uscendo dalla stanza fiutando l’odore come fa un segugio, mi precipito giù dalle scale quando mi accorgo che mia cugina, la solita disordinata, ha lasciato i suoi scatoloni in giro per tutta la casa, soprattutto davanti alla mia porta << Alex, muovi il culo e togli subito questi scatoloni dal corridoio! >> le urlo come una pazza. << Devi rompere già di prima mattina? >> mi risponde a tono con in mano una padella, meglio non contraddirla … in cucina può essere molto pericolosa.
Durante la colazione, ottima, mia madre in tenuta da lavoro, ci urla tutta ansiosa e in modo frettoloso << Ragazze >> ora i nostri occhi sono puntati su di lei << Bisogna sistemare un po’ la casa. E intendo anche il giardino e il garage. Entro stasera voglio vedere tutto in ordine. >>. Ci da un bacio veloce ed esce di casa.
Con queste parole riesce a rovinarci la giornata che non poteva iniziare meglio di così. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** nuovi incontri ***


 
CAPITOLO 2 – SARAH
 
<< Che si fa allora? >> chiede Alex dal bagno. << Puoi avere almeno la decenza di chiudere la porta? >> le rispondo guardandola storto.
Apro la porta che da sul giardino, è un vero disastro. Non solo la terra è tutta rovinata ma non c’è un filo d’erba e la cosa che mi fa più rabbrividire è quello schifo di staccionata, con la vernice verde tutta scrostata.
I miei occhi da pittrice non fanno che sottolineare la mancanza di una nota artistica in tutta la casa. Mi devo concentrare. << Alex, esci dal cesso che mi servi! >> le urlo dal giardino. Sento solo un mugolio e so che non è una cosa positiva. Dopo quella che sembra un’eternità mia cugina si degna di uscire fuori a darmi una mano in giardino.
<< Da cosa iniziamo? >> ha un tono piatto e annoiato, e non abbiamo nemmeno incominciato. << Direi da quell’obrobrio laggiù >> dico indicando la staccionata.
<< Okay, vai a prendere la vernice. >> mi dice quella simpaticona di mia cugina con tono autoritario. << Noi non abbiamo della vernice … >> rispondo, come se fosse la cosa più ovvia.
Alex alza gli occhi al cielo, so già che lei non muoverà un dito, ma può almeno provare a partecipare. << Allora, vai a chiedere ai vicini >> sembra scocciata, l’avrò disturbata mentre stava messaggiando con mezza popolazione americana.
<< Non ci penso nemmeno, vai tu! >> gli rispondo di rimando, ma so già ciò che accadrà << Senti, l’idea l’hai avuta tu, problema tuo. >> perfetto.
 La incenerisco con lo sguardo, mentre mi incammino verso la casa di fianco.
Un bel respiro, Sarah. Ti presenti, chiedi, e scappi via.
 Fai una buona impressione e tutto andrà bene, ma con quel piercing al naso chissà che figura farei, mi rimprovero mentalmente.
Busso, ma nessuno viene ad aprirmi, l’attesa è immensa e nel mentre, provo a togliermi il piercing al naso, prendo la pallina e inizio a svitare, e in quel momento esce un ragazzo.
Merda!
La scena, vista da fuori può essere solo buffa, una ragazza con le dita nel naso, la pelle che sta andando in combustione, e un ragazzo in modalità Ken di Barbie che la guarda come se fosse un’idiota scesa in terra.
Sono in una situazione molto imbarazzante e l’unica cosa che posso fare per rimediare è togliermi le dita dal naso. Non so come ma trovo la forza per parlare e con molta fatica gli chiedo << Vernice? >>. Lui, fisico da paura e occhi verdi, mi fissa come se avesse appena visto un alieno. << Che cosa? Ma a che cosa ti serve della vernice? >>. Con un tono abbastanza scocciato gli dico << Secondo te? La uso per farmi un panino no? >> fa una smorfia di disgusto e dice << Ahi, che saporaccio … non trovi? >>. Evito di ribattere stringendo i pugni e cercando di mantenere la calma. Fin da quando eravamo piccole io e mia cugina abbiamo la caratteristica comune di stringere i pugni ogni volta che capitavamo in una situazione particolare. L’avevamo ereditata dai nostri padri, fratelli, morti due anni prima in un incidente. Con loro c’era anche la madre di Alex, mia zia, che li aveva accompagnati. Dovevano andare a pesca quel giorno, me lo ricordo bene, mio zio e mio padre erano eccitatissimi per quella giornata e avrei tanto voluto andare con loro ma me lo vietarono. Non riesco a togliermi dalla mente la voce strozzata di mia madre quando ci ha comunicato la triste notizia. Io quasi non ci volevo credere mentre Alex non resse e scappò fuori nel giardino in lacrime. Non l’avevo mai vista così … solitamente era lei la ragazza forte che non piangeva mai mentre ero io quella che piangeva sempre. Ma quel giorno le parti si erano invertite: ero io quella che non piangeva mentre lei piangeva a dirotto per la perdita dei genitori. In quel momento ho pensato di essere stata molto fortunata perché mia mamma non era andata con loro e quindi era ancora con me, cosa che non si può dire per Alex. Fu per questo motivo che mia madre chiese la custodia di mia cugina affinché potesse stare in un ambiente più famigliare che non una casa famiglia dove i servizi sociali l’avrebbero sicuramente mandata. Non lo dimostra tanto ma per questo ci è grata, perché le abbiamo ridato una famiglia.
<< Ma ci sei? >> il ragazzo che ho di fronte mi riporta alla realtà. Prima non mi ero accorta di quanto fosse bello. Ha degli occhi verdi che si possono definire ipnotici, i capelli spettinati come se si fosse appena alzato dal letto e un fisico da urlo. Come lo posso dire? Be non aveva la maglietta addosso. A fatica gli tolgo gli occhi di dosso e trovo la forza per parlare << Allora? >> lui mi fissa e io mi perdo nei suoi occhi verdi << Ma secondo te io ho della vernice in casa? Che cosa me ne farei? >> adesso ha veramente rotto << Senti, coglione, se non hai della vernice pazienza, ma potresti essere così gentile, almeno fingi di esserlo se ti costa tanto, da dirmi dove ne posso comprare? >> lui sembra quasi stupito dalla mia risposta ma, con mia grande sorpresa, mi risponde << L’unico negozio della zona è a Petersburg, si chiama Foodland. Non ti puoi perdere anche se credo che tu ne sia in grado … ma mi diresti il tuo nome? Sai com’è … tra vicini bisogna andare d’accordo non pensi? >> con quella risposta mi ha preso alla sprovvista ma, cercando di mantenere la calma, gli rispondo << Grazie … comunque io mi chiamo Sarah … e tu? >> lui mi fissa con un punto di domanda stampato in faccia. Sento che sta per dire una gran cavolata … << Sarah … ma con o senza h? >> preferisco non rispondere perché non so cosa gli direi se lo facessi. << E tu, coglione, come ti chiami? >> nel momento esatto in cui faccio la domanda mi pento di averla fatta, perché dopotutto quel ragazzo è uno sconosciuto a cui sto dando fin troppa confidenza. << Daemon. Daemon Black. >>
Non sto a chiedergli altro perché, anche se non lo conosco, so già che mi risponderà con una gran cavolata solo per il gusto di farmi arrabbiare. Il ragazzo continua a fissarmi ma io distolgo lo sguardo. << Be … è stato un vero piacere conoscerti H! >> mi saluta e torna in casa. Posso giurare di aver visto una scintilla partire dal suo corpo appena prima che chiudesse la porta.
Torno nel nostro fantastico giardino e urlo a mia cugina << Vado al supermercato a comprare della vernice per la staccionata. >> ma mi basta girarmi per capire di aver parlato al vento perché quella simpaticona di mia cugina si è già rinchiusa nel suo mondo fatto di cuffie e musica. Trattenendo la rabbia entro in casa, prendo le chiavi della macchina e vado via.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** uno sconosciuto dagli occhi azzurri ***


CAPITOLO 3 – ALEX
 
Sono isolata dal mondo esterno. La musica mi rimbomba nella testa. È l’unica maniera che ho per non pensare al passato e ai dolorosi ricordi legati ad esso. C’è un motivo per cui ascolto sempre la musica a tutto volume e riguarda la mia famiglia. Mio padre adorava cantare in macchina e quando eravamo insieme tenevamo la radio con il volume al massimo e cantavamo a squarciagola. Questa è una delle poche cose che conservo della mia famiglia; quando i miei sono morti ho fatto di tutto per non vedere più le cose che me li ricordavano … era troppo doloroso da sopportare …
Una canzone degli Imagine Dragons parte alla radio e io, come una cretina, inizio a cantare a squarciagola, ovviamente modificando un po’ le parole, ma non mi accorgo della presenza di qualcuno dietro di me. Questo qualcuno mi tocca la spalla e io, cercando di non mettermi a urlare perché ha interrotto una delle mie canzoni preferite, mi giro. Mi trovo davanti un ragazzo, un bel pezzo di ragazzo con occhi azzurri come il cielo, alto all’incirca un metro e novanta che mi fissa. << Cosa cazzo vuoi? >> gli chiedo con un tono scocciato. Perché quel ragazzo non mi toglieva gli occhi di dosso? A me danno fastidio i ragazzi troppo appiccicosi, io ho bisogno dei miei spazi ed è per questo che non do mai troppa confidenza ai ragazzi che ho appena conosciuto. << Tutto bene? Te lo chiedo perché ho sentito urlare … >>. Oltre che bello è pure stronzo. Perfetto. << Io sto benissimo. Sei tu che ci senti male perché io sono intonata. Non come le altre ragazze che inventano le parole perché non riescono ad impararle. >> così dicendo non facevo riferimenti puramente casuali a ciò che realmente facevo io. Il ragazzo sembra stupito della mia risposta, forse non se l’aspettava. Bene Alex 1 sconosciuto 0!
<< Se lo dici tu … comunque da quello che “cantavi” prima mi pare di aver capito che si trattava di una canzone degli Imagine Dragons giusto? >> cavolo quel ragazzo ha davvero riconosciuto la canzone << Si, esatto. Era “warrior”, la mia canzone preferita. Ma quindi piacciono anche a te? >>. E tutta questa confidenza da dove è uscita, mi rimprovero da sola per la mia stupidità ma devo ammettere che se davvero gli piacciono gli Imagine Dragons è un grande, perché loro sono il mio gruppo preferito da sempre. << Se devo essere sincero li adoro. E inoltre tu mi hai stupito: non pensavo che le ragazze ascoltassero musica di quel genere, pensavo che fosse musica da maschi. >> ecco che arriva la parte maschilista che ogni uomo ha in se … è una cosa che non sopporto, perché i maschi si ritengono per chissà quale motivo superiori alle ragazze ma , in fondo lo sanno tutti che le femmine sono più intelligenti dei ragazzi in tutti i campi. Ma in fondo ha colto nel segno perché io non sono una ragazza come le altre, a me non piace avere intorno un sacco di persone, preferisco stare da sola o al massimo con persone con cui sono tanto in confidenza. Mi dispiace ammetterlo ma è un pareggio: Alex 1 sconosciuto 1.
Essendo sovrappensiero non mi accorgo della domanda che mi ha fatto lo sconosciuto << Ma mi è concesso sapere come ti chiami oppure dobbiamo rimanere sconosciuti? Io sono Andrew. Andrew Thompson. >>. Ah quindi lo sconosciuto voleva fare amicizia. Va be, essendo la nuova arrivata in paese mi farà comodo avere qualche amico … << Io sono Alex. Alex Jackson. Mi sono appena trasferita dal New Jersey e sono nuova in città. >> cavolo Alex magari non gliene frega niente di dove sei, mi dico rimproverandomi da sola …
In quel momento sento un rumore in lontananza di una macchina che si avvicina, sarà mia cugina che torna dal supermercato. Tempo due minuti e Sarah scende dalla macchina, apre il baule e tira fuori due enormi contenitori pieni di vernice verde e bianca. Il mio incubo inizierà a momenti.
Andrew guarda lei e poi guarda me << Mi sa che è meglio se vado, così ti lascio con tua sorella a lavorare. Be ci vediamo poi a scuola. Ciao Alex! >> io lo guardo e non faccio in tempo a dirgli che Sarah non è mia sorella ma mia cugina che è già sparito lasciando dietro di se delle strane scintille, ma penso che è soltanto un’allucinazione, come mi è già accaduto in passato.
Mia cugina si avvicina e mi chiede << Ma chi era quello? È carino non trovi? >> io la fulmino con lo sguardo e le rispondo << Lui è Andrew, un ragazzo che da come ho capito frequenta la scuola dove la zia ci ha iscritto. >> preferisco non dire alla cugina che trovo Andrew veramente carino perché so che poi inizierà a comportarsi in modo strano, la conosco troppo bene.
Comunque lei continua a fissarmi con uno strano sorriso stampato in faccia, che non si può definire come un buon segno perché so cosa mi aspetta: un pomeriggio fatto di vernice e terra. Fantastico! << Cugina sei pronta per sporcarti per benino e ridipingere la staccionata? >> io la guardo malamente ma so che per lei l’arte in qualsiasi forma è come la musica per me, una cosa che le ricorda suo padre, morto insieme ai miei in quel maledetto incidente. Ho un bellissimo ricordo di uno dei tanti pomeriggi passati in famiglia e Sarah e mio zio erano sempre insieme, avevano un legame veramente forte. Quel pomeriggio mia cugina aveva realizzato un ritratto dei nostri padri: era una bellissima scena, perfetta da immortalare, dove loro due si erano abbracciati come fanno due fratelli che si vogliono bene. Se ci penso mi viene da sorridere perché quello è stato uno dei migliori pomeriggi passati in famiglia.
Non so come ma sono riuscita a dipingere la staccionata senza fare danni irreparabili. Mi meraviglio di me stessa. Mi giro verso Sarah e la vedo soddisfatta e devo dire che abbiamo fatto un buon lavoro, in giro non c’è più traccia della vecchia vernice tutta scrostata che c’era prima. La zia sarà soddisfatta.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** una serata...particolare ***


CAPITOLO 4 – SARAH
 
Dopo un intero pomeriggio dedicato alla cura della casa e ai nuovi incontri, io e mia cugina ci concediamo un po’ di meritato riposo. In un momento in cui eravamo da sole cerco di staccarla dal suo telefono raccontandole cosa mi era successo nel pomeriggio al supermercato. << Stavo cercando quella maledetta vernice quando una ragazza, alta dai capelli neri e gli occhi verdissimi, mi si avvicina come se mi conoscesse e mi urla nell’orecchio un sonoro CIAO! Per poco non divento sorda! >> mentre parlo mi accorgo che mia cugina è ritornata nel suo mondo tecnologico e che praticamente sto parlando da sola ... ma nonostante questo io continuo nel mio racconto, con la speranza di riuscire a catturare la sua attenzione.
 << Dicevo, questa mi si avvicina e si presenta. Si chiama Dee e abita esattamente nella casa di fianco e scopro che è la sorella del coglione. >> questo sembra risvegliare Alex che si gira e mi guarda con la faccia perplessa << Il coglione? Ma intendi Daemon? >> come fa a conoscere il suo nome? << Esatto, proprio lui. Non capisco come possano essere fratelli dato che lei è dolce e simpatica mentre lui è solo uno stronzo! >> con una faccia strana mia cugina mi chiede << Ma che coincidenza. Tutti e due hanno il nome che inizia con la D! >>. Eccola è tornata la cugina di sempre con le sue solite stupide osservazioni …
<< Mentre ero in giro con Dee abbiamo comprato un po’ di cibo e, o mio dio, ne ha acquistato una quantità industriale, potrebbe sfamare un esercito! >> Alex mi guarda con una faccia dubbiosa. << Ma tu hai comprato qualcosa vero? >>. Di colpo capisco che ho sbagliato argomento, perché ho comprato solo del gelato ma purtroppo a lei non piace. Mi posso considerare una ragazza morta. Le basta la mia faccia per capire che non ho preso quasi niente e quel poco che ho comprato non le piace. << Bene cugina cara. Adesso siamo senza cena. Vedi di trovare qualcosa da mangiare altrimenti … >> in quel momento capisco che è meglio che pensi a qualcosa perché quando si tratta di cibo con Alex non si scherza! << Se andassimo a cena fuori? >> lei mi guarda e mi dice << Va bene, ma solo se paghi tu. >> per questa volta si può fare. << D’accordo. >>
Ci prepariamo per uscire, ma mia cugina come me non sa dove andare perché non conosciamo ancora bene la zona. Usciamo di casa, io e mia cugina ci guardiamo negli occhi e ci giriamo insieme verso la casa dei Black. << Andiamo insieme? >> mi chiede lei. Annuisco e ci dirigiamo verso la casa di fianco. Suoniamo il campanello e come al solito ci mettono un sacco prima di venire ad aprire la porta.
Due ragazzi dagli occhi azzurri e verdi ci aprono la porta, uno dei due è il coglione mentre l’altro sembra il ragazzo che prima parlava con Alex, mi pare si chiamasse Andrew. << Ciao H! >> lo fulmino con lo sguardo ma mi accorgo che l’altro ragazzo mangia con gli occhi mia cugina. << Ciao Alex! Lei è tua sorella? >> lei lo guarda e scoppia a ridere << Ma chi lei? No, è mia cugina Sarah. >> io mi giro e lo saluto e nel mentre ne approfitto per osservarlo: è alto, ha dei bellissimi occhi azzurri e un bel sorriso. Sembra adatto per mia cugina, non posso credere di averlo pensato.
 << Dimmi coglione, sai per caso se in zona c’è una pizzeria? >> in quel momento un terremoto esce dalla casa, è Dee. <> non so come faccia ma ogni volta che la vedo sprizza gioia e felicità da tutti i pori << Ciao Dee! >> mia cugina la guarda come se fosse una matta e capisco che è il momento di fare le presentazioni << Alex lei è Dee. Dee lei è Alex, mia cugina >> Dee sembra contenta per aver finalmente conosciuto Alex mentre mi sembra che lei sia un po’ a disagio, dopotutto anche nella vecchia scuola era difficile fare amicizie e creare un vero e solido legame di amicizia, basti pensare che le nostre ”amiche” del New Jersey non sono nemmeno venute a salutarci prima della partenza. Ancora adesso mi chiedo cosa ci trovavo in loro …
<< Certo H, c’è una pizzeria qui vicino >> finalmente il coglione si degna di rispondermi << Okay, sapresti dirmi dov’è? Se per te non è troppo faticoso ovviamente … >> gli dico un po’ scocciata. Vedo Alex che sta parlando con Dee e sembra divertirsi per la prima volta da quando siamo arrivate.
<< Cugina, visto che non conosciamo niente qui se li invitassimo a cena con noi? Qualche amico non ci farà poi così male non credi? >> Alex mi si è avvicinata ma mi accorgo che Dee ha sentito cosa mi ha chiesto << Ma vi possiamo accompagnare noi!! >> non so come ma sono tutti d’accordo, il coglione compreso.
Ci dirigiamo alle macchine ma Andrew ci dice << Ragazzi dobbiamo andare con due macchine, con una sola non ci stiamo >> e in quel momento esce dalla casa dei Black una ragazza, la tipica barbie bionda e perfetta, che appena mi vede mi fulmina con lo sguardo e un secondo dopo è già spalmata su Daemon. L’ho appena vista e non mi piace per niente. Istinto femminile.
<< Tesoro, ma chi sono queste due? >> si rivolge al coglione e io per poco non mi metto a vomitare. Ha una voce tremenda, la definirei da oca quindi un po’ stridula. Raccapricciante. Vedo mia cugina che la fulmina con lo sguardo, che poi sposta subito su di me e capisco che abbiamo avuto la stessa idea riguardo la barbie umana. << Ash, loro sono le nostre nuove vicine di casa, Alex e Sarah Jackson. >> le risponde Daemon ma sembra come scocciato dalla presenza della bionda, probabilmente sarà tinta perché non ho mai visto quel tipo di biondo in giro. Vedo Andrew che le si avvicina e solo in quel momento noto la somiglianza tra i due, dovranno essere fratelli. << Ash noi stavamo per andare a cena fuori vuoi venire anche tu? >> io e Alex speravamo con tutte noi che non venisse, che avesse altro di meglio da fare perché entrambe sapevamo già che ci avrebbe rovinato la serata. << Vengo volentieri. >> fantastico, come rovinare una bella serata. << Be, visto che dobbiamo andare con due macchine Dee e la cugina di H vengono con me. >> dice il coglione. Merda. Dovrò andare in macchina con la barbie e con il suo
adorabile fratello.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** ma che diavolo succede? ***


CAPITOLO 5 – ALEX
 
 La macchina di Daemon, un grosso suv nero, è molto spaziosa al contrario di quella della zia. Nonostante il suo pessimo carattere il “coglione”, così lo chiama Sarah, non è poi così male. È simpatico e stronzo nelle giuste quantità. Non so come sia possibile ma lo definirei così.
Dee ha insistito affinché mi sedessi davanti anche se non mi sembrava il caso dato che è la loro macchina. Quindi eccomi seduta sul sedile del passeggero vicino a un bellissimo stereo e, facendo finta di niente, allungo una mano per alzare il volume poiché alla radio stanno mettendo una delle mie canzoni preferite. Non appena stacco la mano dalla manopola ne vedo un’altra avvicinarsi per abbassare. È Daemon. Su questo è identico a mia cugina che non sopporta la musica a tutto volume. << Ma sei matta?!? Il volume è altissimo mi farai diventare sordo!! >> mi dice lui con tono scocciato. Con un smorfia stampata sul viso come per dire mi dispiace mi appoggio al finestrino stando lontana dalla radio.
Dopo qualche minuto Dee mi chiede << Alex ma da dove venite? >> evidentemente voleva conoscermi un po’ di più << Dal New Jersey. >> << Ma perché vi siete trasferite? >> cavolo questa domanda non me l’aspettavo. Fa sempre male parlare dei miei ad altri, perché non possono capire cosa si prova a perdere un famigliare. Faccio un respiro profondo e dico << Qualche anno fa i miei genitori e il padre di Sarah erano andati a pesca e sulla via del ritorno un camion ha sbandato provocando così il ribaltamento della loro auto. Ed è così che sono morti. >> mentre racconto senza rendermene conto mi metto a piangere. Mi sento una stupida a piangere come una bambina davanti a loro. Mi giro e vedo i due fratelli Black tristi, chissà se anche loro hanno perso una persona cara. << Mi dispiace un sacco. >> mi dice Dee. Dopo un leggero momento di imbarazzo nessuno di noi tre aprì bocca e forse fu meglio così perché a volte è meglio stare zitti che parlare, si comunica meglio.
Dopo circa una decina di minuti arriviamo al locale: è grosso per una cittadina come questa ma secondo me è per questo che è pieno di gente … almeno ognuno può avere il proprio angolino dove rilassarsi.
Aspettiamo che arrivi anche la macchina di Andrew e quando finalmente ci siamo tutti mia cugina mi guarda con una smorfia stampata in viso che indicava che non era stato un bel viaggio. Entriamo nel locale e subito ci fanno sedere ad un tavolo rotondo con attorno un bellissimo divanetto, sicuramente sarà comodo!
Ora arriva la parte difficile. Come ci sediamo? Alla fine sono rimasta tra Andrew e mia cugina, che aveva come altro vicino Daemon. Dalla sua faccia non sembra contenta. Dopo circa una quindicina di minuti arriva una cameriera per prendere gli ordini. Io e mia cugina ci guardiamo e in stereofonia diciamo << Per noi pizza all’ananas!! >> mi giro verso il resto della compagnia e vedo che tutti ci guardano con una faccia schifata, come se non sapessero che la pizza all’ananas è la cosa più buona che esista. << Santo cielo, ragazze! >> esclama Dee << ma dovete avere uno stomaco di ferro per riuscire a mangiare quella cosa! E comunque io prendo due pizze e un litro di coca cola. Ah e anche del gelato!! >> e poi dovevamo essere noi quelle con uno stomaco di ferro … guardando meglio Dee mi chiedo come diavolo faccia a mangiare così tanto e non prendere nemmeno un grammo. Io pagherei per avere un fisico del genere.
La cameriera se ne va e cala un silenzio imbarazzante … d’altronde ci conosciamo appena quindi è comprensibile. Ci portano le bibite che rompono quel fastidioso silenzio. Ma dopo due minuti circa accade qualcosa di strano: il mio bicchiere e quello di Sarah sono sul tavolo fermi ma all’improvviso si rovesciano addosso a noi, marciandoci tutte. Ovviamente ( grazie karma ) una buona parte della bibita finisce sul mio telefono. Non so come ma riesco a prenderlo prima che si marci, e intanto cerco di capire come diavolo è successo: eravamo tutti fermi e nessuno si è mosso quindi come è possibile?
Mi volto e vedo Daemon che fulmina Ash con lo sguardo, chissà perché, e poi le si avvicina dicendole qualcosa a bassa voce, qualcosa che ha tutta l’aria di essere un rimprovero …
È una situazione molto imbarazzante. Nessuno dice niente.
Vedo mia cugina prendere il telefono in mano, ha appena ricevuto una telefonata. Ci guardiamo per un attimo negli occhi e vedo la sua espressione preoccupata. Deve essere la zia. << Mamma, stai calma. Cosa è successo? >> Sarah è in panico. La capisco, dopotutto lei è il suo unico genitore che le rimane al mondo. Al suo posto sarei preoccupata anche io.
Lei mette giù la chiamata e mi guarda. Io capisco che c’è qualcosa che non va.
<< Alex dobbiamo andare a casa. Subito. >> annuisco. Prendiamo le nostre cose, salutiamo gli altri e corriamo fuori. Solo appena uscite dal locale mi accorgo che non abbiamo la macchina. Dobbiamo andare a casa a piedi.
A malavoglia iniziamo a correre per arrivare il più in fretta possibile. Dopo circa dieci minuti di corsa intravediamo la via di casa e sento il fiatone di mia cugina sul collo: lei da sempre fa fatica a fare le attività fisiche, non come la sottoscritta che vive di sport.
Entriamo di corsa in casa e ci dirigiamo nella camera della zia. Appena entro non credo ai miei occhi: la zia è sdraiata sul letto con il MIO portatile in mano! Lei ci vede e dice << Meno male che siete qui. Ho un grosso problema. >> ci fa cenno di avvicinarsi  << Guarda! GUARDA! >> mantenendo a stento la calma guardo davanti a me, ho il suo dito praticamente sulla faccia e cosa vedo? Un’unghia rotta! Ci ha fatto venire qui di corsa solo perché si è rotta un’unghia?!? Non ci voglio credere. << Zia. Ti prego dimmi che non ci hai fatto venire qui di corsa solo perché ti sei rotta un’unghia. Perché se è solo per questo mi metto a urlare come una matta. >> mi guarda e mi dice << A dire il vero ho un problema più grave: non prende il Wi-Fi! Come faccio a cercare le mie ricette se non va internet? >>. Non reggo più. Ha superato ogni limite. << Cosa!?!?! E tu ci hai fatto venire fin qui, lasciando al locale i nostri “amici” che probabilmente non ci parleranno mai più, e tutto per colpa di un’unghia rotta e della rete Wi-Fi che non prende? >> ormai non mi trattiene più nessuno e vedo mia cugina sorridere, dopotutto sa come sono fatta, mi arrabbio per niente.
Dopo un po’ mi passa l’arrabbiatura, dopotutto le voglio bene.
Io e mia cugina andiamo a dormire, domani sarà il nostro primo giorno di scuola.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** school time ***


CAPITOLO 6 – ALEX
 
Il gran giorno è arrivato. Oggi è il nostro primo giorno alla nuova scuola. Sono un po’ agitata, ma fortunatamente non sono l’unica ragazza nuova.
Come al solito mia cugina sta ancora dormendo, oggi però non voglio arrivare tardi quindi la vado a svegliare. Ovviamente appena entro nella sua stanza mi metto a urlare << Svegliaaa!! >> la fisso ma non si muove neanche di un millimetro. Mi tocca ricorrere alle maniere forti. Afferro il suo materasso e lo butto per terra. Finalmente si è svegliata. << Cugina ma che diavolo fai? È domenica torna a dormire! >> urla lei non poco arrabbiata. << Cuginetta cara, non è domenica ma è lunedì, quindi adesso alzi le tue onorevoli chiappe perché non voglio arrivare in ritardo. Muoviti! >> le rispondo io. Fulminandomi con lo sguardo si dirige in bagno.
Dopo circa venti minuti siamo pronte. Scendiamo in salotto, prendo le chiavi della macchina ma la zia ci ferma << Dove credete di andare voi due vestite così? Non siamo in New Jersey, qui il tempo cambia ogni mezzora. Andate a mettervi qualcosa di più pesante! >>. Io e mia cugina ci guardiamo: abbiamo entrambe degli shorts di jeans, una canottiera e le converse nei piedi. In effetti dovremmo metterci almeno una felpa. Io la vado a prendere mentre mia cugina, testarda com’è decide di non cambiarsi.
Prendo le chiavi della macchina e dico << Oggi guido io! >>, mia cugina mi guarda scocciata ma acconsente. Ovviamente il volume della radio è altissimo, mi rilassa un sacco.
Arriviamo alla scuola dopo circa cinque minuti ed è un vero schifo: è piccolissima in confronto alla nostra vecchia scuola. Scendiamo dalla macchina, e di colpo inizia a piovere. Entriamo tutte bagnate. Come sempre la giornata è iniziata malissimo.
Ho freddo. Tanto freddo. Tutti ci guardano e la cosa non aiuta per niente. Vicino a me noto mia cugina con la faccia imbronciata. << Adesso che si fa? >> chiede lei. << Dovremmo andare a prendere i nostri orari. >> rispondo io.
Ci guardiamo intorno e ci sentiamo un po’ spaesate. << Pronta a sentirti chiamare la “nuova”? >> esclama con tono sarcastico Sarah. << Pronta a perderti? >> ribatto io.
Siamo arrivate alla segreteria, una donna anziana con gli occhiali ci sorride da dietro la scrivania. << Voi siete le sorelle Jackson? >> ci chiede. Io e mia cugina ci guardiamo e all’unisono ci affrettiamo a specificare << cugine >>. La signora arrossisce un po’ per l’imbarazzo, e si sistema di nuovo gli occhiali. << Oh, scusate. È solo che vi assomigliate tanto! >>. Io faccio un sorriso finto, e spero con tutta me stessa che abbia finito di rompere.
<< Dovete compilare questi moduli… e per curiosità, da dove venite? >> mi basta guardare la faccia di mia cugina per capire che anche lei non la sopporta più.
<< Sai, non pensavo di dirlo, ma non vedo l’ora di andare in classe >> dico con sarcasmo a Sarah. Fortunatamente ci pensa lei a rispondere << Veniamo dal New Jersey, potrebbe darci i nostri orari? >>. << Certamente care.. dunque, dunque.. chi di voi due è Alex Lily Jackson? >> dice sistemandosi nuovamente gli occhiali << Io >> dico frettolosamente. << Quindi tu devi essere Sarah Alice Jackson… >> dice indicando Sarah. Prendiamo gli orari, sto per guardare il mio ma mia cugina si ferma sulla porta. << Mi scusi, ci deve essere un errore. Cos’è trigonometria? >> la solita ignorante. La signora sorride e le dice << È una materia che ha a che fare con la matematica, altro non ti so dire. >>
<< Grazie mille, arrivederci! >> dico con tono canzonatorio e usciamo dalla segreteria. Finalmente riesco a guardare il mio orario e dico, per la gioia di Sarah,  << Stronzetta, trigonometria ci aspetta! >>.
Dopo un’infinità di corridoi e di armadietti finalmente troviamo la classe giusta. Un bel respiro e che l’inferno abbia inizio.
Entriamo nell’aula e subito noto le pareti bianche, piene di muffa negli angoli. Strepitoso! L’unica cosa positiva sono le grandi finestre che consentono di vedere un bellissimo parco.
<< Benvenute! Ci sono ancora due posti liberi, accomodatevi pure! >> la voce del professore ci riporta alla realtà, quindi io e Sarah ci andiamo a sedere.
<< Bene, benvenuti al corso di trigonometria. Io sono il professor Yroshi. Per chi ancora si chiede cosa sia questo corso semplicemente consiste in triangoli, geometria e matematica! >>.
“ Ma in che cazzo di corso sono finita! “ penso scocciata.
Il tempo sembra non passare mai, e l’ora dura un’eternità. Appena suona la campanella io e mia cugina ci precipitiamo fuori dall’aula, non potevamo stare a sentire ancora una singola parola del professore.
<< Adesso che lezione hai? >> mi chiede Sarah. << Letteratura. Tu? >>. << Arte >>.
Dopo appena qualche passo nel lungo corridoio, una mano prende l’orario dalle mani di mia cugina: è Daemon. << Allora, H, sembra che passeremo la prossima ora insieme. Arte ci aspetta! >>. Mia cugina mi guarda come per dire “ salvami “. Rassegnata segue il coglione, anche perché conoscendola si perderebbe in un attimo.
Rimasta sola, con la speranza di non perdermi, inizio a cercare la classe di lettere, ma i corridoi sembrano tutti uguali e non ho idea di dove sia la mia classe.
Sembro una cretina che gira per i corridoi quando un ragazzo dagli occhi azzurri mi si materializza al mio fianco: è Andrew.
<< Hei Alex! Che cos’hai adesso? >> mi chiede guardando il mio orario. << Oh, bene, letteratura! Dovrai passare un’ora solo con me… contenta? Scherzi a parte seguimi così andiamo in classe. >>
Mi porge il braccio e io d’istinto lo afferro ma nella mia testa mi chiedo “ Alex, cosa combini? Non lo avresti mai fatto! “
La classe è completamente diversa da quella di trigonometria: è piccola, ha solo due piccole finestre… non so come farò a resistere.
Appena entro la professoressa mi chiede << È lei Alex Lily Jackson? Prego si sieda. >>. Annuisco e vado a sedermi, fortunatamente c’è un posto vicino a Andrew e quindi mi siedo accanto a lui.
La professoressa si presenta << Buongiorno a tutti, io sono la professoressa Valentine e quest’anno vi insegnerò letteratura. Come primo lavoro vi assegnerò “ via col vento “. Lei, signorina Jackson. >> mi interpella puntandomi il dito contro << Sa di cosa sto parlando? Conosce il libro o non sa di cosa sto parlando? >>.
Ma chi si crede di essere questa? Non mi piace per niente, mi sa che quest’anno tra noi due ci sarà un odio reciproco. << Veramente signora, io quel libro l’ho già letto l’anno scorso per un lavoro di scuola.. e tra l’altro è anche uno dei miei libri preferiti >>. La signora Valentine mi guarda allibita, come se fossi un’aliena. Vedo Andrew che mi si avvicina e mi dice << Ma cosa sei? Come fai a conoscere quel libro? >> mi chiede sconvolto. “ Sul serio non conosce quel romanzo? Ma dove vive su un altro pianeta? “
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2915460