Cinquanta sfumature di cambiamento (PARTE 2)

di FiftyShades97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** MIAMI ***
Capitolo 2: *** RITORNO A CASA ***
Capitolo 3: *** SPERANZA ***
Capitolo 4: *** RADAR PEDOFILIA ***
Capitolo 5: *** PERCHÉ NON MI HAI BACIATA? ***
Capitolo 6: *** PACE E TRANQUILLITÀ ***
Capitolo 7: *** OBBLIGO O VERITÀ? ***
Capitolo 8: *** GITA ***
Capitolo 9: *** OSPITI A CENA ***
Capitolo 10: *** HO BISOGNO DI TE ***
Capitolo 11: *** MAMMA? ***
Capitolo 12: *** ULTIMO INCONTRO ***
Capitolo 13: *** FUNERALE ***
Capitolo 14: *** GELOSIA E CONSEGUENZE ***
Capitolo 15: *** BRUTTE NOTIZIE ***
Capitolo 16: *** CONFUSIONE ***
Capitolo 17: *** TROPPI RICORDI ***
Capitolo 18: *** FINE ***
Capitolo 19: *** AVVISO FINALE E RINGRAZIAMENTI ***



Capitolo 1
*** MIAMI ***


                                                            MIAMI
 
POV'S ANASTASIA
 
Era passata un'intera settimana da quel dannatissimo giorno, in cui scoprii Christian tradirmi. 
Avevo deciso di prendermi una piccola pausa, e avevo convinto papà, che aveva prenotato i biglietti senza nessuna esitazione. 
 
MIAMI. 
Era questo il posto in cui mi trovavo. 
Sole, mare e relax. 
Cosa avrei mai potuto desiderare di più? 
In realtà, c'era qualcos'altro, o meglio qualcun altro... ma non faceva più parte della mia vita. 
 
Esattamente il giorno dopo il mio "fantastico" compleanno, presi il primo volo con mio padre. 
 
Christian aveva insistentemente bussato alla porta di casa mia, che io continuavo a tenere chiusa. 
Continuava a mandarmi messaggi pieni di suppliche, mi chiamava, mi lasciava messaggi in segreteria dicendomi di spiegargli perché stavo scappando. 
Era ridicolo. Completamente ridicolo. Non sospettava neanche lontanamente che io avessi potuto scoprire il suo tradimento? 
 
-Ehi dolcezza.- Mi disse un ragazzo, alto almeno un metro e novanta. -Noi e tutti i ragazzi della spiaggia, ci stavamo chiedendo perché sei così pensierosa.- Sorrise. 
 
Normalmente avrei avuto paura, avrei cominciato a balbettare, o avrei cercato una scusa per andarmene. Ma in quel momento no. 
Ero diventata insensibile al sesso opposto. 
In realtà ero diventata insensibile a tutti, ma quello non aveva importanza. 
 
-Oh, beh...- Risposi. -Mi dispiace.- 
 
-Perché non vieni con noi? Potremmo essere un'ottima compagnia.- Disse, continuando a sorridermi. -Li ci sono anche un gruppo di ragazze che vorrebbero fare la tua amicizia.- 
 
"Fanculo" Pensai alzandomi e sorridendogli. 
 
-Certo!- Esclamai. -Perché no.- 
 
Raggiungemmo il gruppo di ragazzi e ragazze, e fui subito accolta da numerosi sorrisi. 
 
-Ciao!- Mi disse, un'alta ed attraente ragazza bionda.
Mi ricordava quella... "Piantala Ana!" 
 
-Sono Abby!- Disse, porgendomi la sua mano. 
 
-È un piacere.- Risposi, porgendole la mia. -Io sono... Alyce.- Mentii.
 
Man mano avanzarono altri ragazzi e ragazze, che si presentarono cortesemente. 
Sembravano tutti carini e cordiali. 
Avevo fatto bene ad aggregarmi a quel gruppo. Almeno la mia vocina interiore sarebbe stata messa a tacere per un po'. 
 
:-:-:-:-:-:
 
-Alyce!- Disse qualcuno, raggiungendomi. 
 
Credo che il ragazzo che mi raggiunse si chiamasse... Thomas. 
 
-C'è una festa in spiaggia, questa sera!- Esclamò. -Ho pensato che ti sarebbe piaciuto venire.- 
 
-Oh, forte!- Risposi. -Okay, d'accordo. Ci sarò.- 
 
-Fantastico!- Esclamò lui. -Ci vediamo qui, diciamo alle otto?-
 
-Okay. Ci vediamo alle otto!- Lo salutai.
 
Mi sarei potuta benissimo divertire, utilizzando un falso nome. 
Così, giusto per essere sicura che nessuno mi conoscesse. 
E poi comunque, sarei scomparsa, e nessuno mi avrebbe più trovata.
Era un piano perfetto.
 
-Ciao, papà!- Esclamai, chiudendo la porta della camera dell'hotel in cui alloggiavamo. 
 
-Annie!- Esclamò lui, illuminandosi. -Ti sei divertita, tesoro?- Mi chiese. 
 
-Si, molto!- Risposi senza esitazione. -E inoltre...- dissi. -Ho fatto nuove amicizie.- 
 
-Davvero?- Mi chiese lui, sorpreso. -Annie, ma è fantastico!- 
 
-Si!- Esclamai. -Quindi... non ti dispiace, vero? Se questa sera vado ad una festa in spiaggia.- Chiesi, facendogli gli occhi dolci. 
 
Mio padre mi guardò per un attimo turbato e sorpreso.
 
-Ma... sei sicura Annie? Cioè, insomma, dopo tutto quello che è successo, io...- Mi disse, chiaramente a disagio.
 
-Sicura!- Esclamai, dandogli un bacio. -Siamo tutti in spiaggia, non succederà nulla di male, promesso!- 
 
-D'accordo.- Rispose. -Solo... sta attenta.- Disse. 
 
Decisi di mettere un leggero abitino rosso, con la scollatura dietro la schiena. 
Non era chissà cosa, ma andava comunque bene.
 
-Alyce!- Gridò qualcuno. 
 
All'inizio non risposi, e continuai a camminare. Poi, quando mi ricordai che Alyce era il "mio nome" mi fermai di botto, e mi girai. 
Thomas mi stava inseguendo. 
 
-Scusami!- Dissi subito. -Non ti avevo sentito.- 
 
-Non preoccuparti.- Mi disse, con il fiatone. -Sei bellissima, a proposito.- 
 
-Oh...- risposi, arrossendo. -Grazie.- 
 
-La festa è lì.- Mi disse, indicandomi un'enorme gazebo, sulla spiaggia. -Ci stanno aspettando tutti.- 
 
-Bene, andiamo allora!- Sorrisi. 
 
 
La festa era piuttosto divertente e movimentata. Era a tema hawaiano, ed era davvero incredibile. 
C'era un sacco di gente, che gridava e ballava, ma sopratutto che si divertiva. 
Ben presto, anch'io mi immischiai nella folla, e diventai una di loro. Una normalissima ragazza che si divertiva ad una normalissima festa in spiaggia. 
 
-Ecco qui.- Esclamò Thomas, raggiungendomi, e mettendomi una corona di fiori poggiata sulla testa, e una collana con tutti i fiori colorati, al collo. 
 
-È fantastico!- Esclamai, guardandomi la collana. -Grazie mille!- 
 
-Così sei in tema con la festa!- Mi rispose lui. 
 
 
Ballammo e ridemmo per tutta la mezz'ora successiva, finché non calò il buio e accesero gli enormi falò. 
 
-Alyce, vuoi bere qualcosa?- Gridò Thomas, cercando di sovrastare la musica. 
 
-Ehm...- dissi con un attimo di esitazione. -Si!- Risposi. -Si, qualsiasi cosa.- 
Almeno, mi avrebbe aiutata a dimenticare Chri... "no, Ana! Non devi pensare a lui!" 
 
E infetti, avrei smesso volentieri di pensarlo, se non me lo fossi ritrovata davanti.
 
"Merda!" 
"Perché lui è qui?" 
 
Tra la poca gente che vi era attorno al falò, riuscii a scorgere Christian, che faceva avanti e indietro, allungando il collo, nel tentativo di cercare qualcuno. 
Non mi aveva ancora vista, per fortuna. 
 
Dovevo lasciare la festa, e subito. 
 
Indietreggiai lentamente, e quando fui completamente sicura che Christian non mi avesse vista, iniziai a correre dall'altra parte della spiaggia. 
 
Perché lui era li?
Avevo finito tutto con quella donna?
Perché continuava ostinatamente a cercarmi? Non mi aveva già fatta soffrire abbastanza? Cosa voleva ancora da me?
 
Ricacciai le lacrime indietro, e continuai a correre. 
 
"Non devo piangere. Non devo piangere!"
"Lui ti ha fatta soffrire, Ana. Non merita le tue lacrime." 
 
 
Rimasi per un'ora, forse anche di più, seduta sulla fresca sabbia in una piccola parte della spiaggia. Completamente sola. 
Sospirai continuando a guardare il mare. 
Era tutto così ingiusto...
La vita mi odiava alla grande. 
 
Quando decisi di rientrare in albergo, papà era già a letto. 
Chiusi la porta a chiave, e dopo aver messo il pigiama, mi misi a letto, ma il sonno non volle arrivare. 
Al contrario, come al solito, in testa avevo sempre un'unica persona. 
 
-Fanculo..- sussurrai, ormai incapace di trattenere le lacrime. 
 
:-:-:-:-:-:-:
 
A svegliarmi fu l'insistente bussare alla porta, da parte di qualcuno. 
Borbottai qualcosa che in realtà neanch'io riuscì a comprendere, e mi alzai. 
Dove diavolo era mio padre? 
Accanto al mio comodino, però, c'era un biglietto che mi fece sorridere.
 
"Oggi è la giornata perfetta per pescare, Annie! 
Spero che non te la prenderai se il tuo vecchio passa qualche ora fuori. 
Tornerò presto. 
Un bacio. 
-Papá " 
 
Quel qualcuno continuava ancora a bussare e a bussare. 
Probabilmente a momenti avrebbe buttato giù la porta. 
 
-Arrivo! Arrivo!- Borbottai, andando ad aprire. 
 
-Che c'è?- Chiesi infastidita. 
Ma ciò che mi ritrovai davanti, fu orrendo. 
 
-Christian...?- Sussurrai, guardandolo a bocca aperta. 
"Come ha fatto a trovarmi?"
 
-Ana. Oh mio Dio, Ana!- Esclamò lui, avvicinandosi. 
 
-No, non entrare!- Dissi. -Non. Osare. Entrare.- Gli ringhiai contro. 
 
-Ana..- spalancò gli occhi, sorpreso. -Ma che ti prende, che cos'hai? Perché sei scappata?- Mi chiese. -Sono stato un inferno, mentre tentavo di ritrovarti.- 
 
-Tu? Tu sei stato un inferno?- Quasi risi. -Con quale coraggio TU vieni a presentarti qui?- Gli gridai contro. -Dimmelo Christian! Che cosa vuoi ancora da me?- 
 
-Che vuol dire?- Mi chiese, arretrando di un passo. -Da un giorno all'altro hai iniziato ad ignorarmi, e poi sei scappata via. Che diavolo è successo?- 
 
-Che diavolo è successo?- Chiesi. "Ma è serio?!"
 
-Che fine ha fatto quella "bellissima" donna bionda, con cui hai preferito tradirmi?- Chiesi, furiosa. 
 
Lui impallidì e spalancò la bocca. 
-Tu hai visto...?- Provò a dire, ma non riuscì a finire la frase. 
 
-Sei un pezzo di merda!- Esclamai. -Solo questo, e nient'altro. E se tu ti azzardi ad avvicinarti un'altra volta a me, giuro che ti farò fuori!-
 
-Ana, io...- 
 
-Come diavolo hai fatto a trovarmi, poi?- Sbottai, senza ascoltarlo. -Non avevo detto a nessuno che sarei venuta qui, nemmeno a Kate!- 
 
-Ho rintracciato il cellulare di tuo padre.- Mormorò.
 
Restai a guardarlo interdetta per un minuto intero. 
-Sai che potrei anche denunciarti, vero?- Chiesi. 
 
-Si, lo so.- Rispose assente. -Ana mi dispiace tantissimo.- Disse. -Non sai neanche di quanto io me ne penta e me ne vergogni...- 
 
-Non mi interessa.- Lo bloccai, alzando una mano. -Quello che hai fatto, è ormai fatto. Ma sta pur certo che io non ti permetterò mai più di rientrare nella mia vita.- Affermai. 
 
-Ana, ti prego io...- 
 
-No!- Dissi. -Ti prego niente.- Affermai, guardandolo negli occhi. 
E mi stupii del fatto che non vi era nessuna lacrima che minacciava di scendere. C'era soltanto rabbia. Rabbia e disprezzo, nient'altro.
 
-Ora per favore vattene.- Dissi. 
 
-Tornerai..?-
 
-Devo.- Risposi, più fredda possibile. -Ma non per te.- Conclusi, chiudendo la porta. 
 
Mi appoggiai alla porta e alzai la testa. 
Lo avevo mandato via. 
Gli avevo esplicitamente detto che non avrei mai più voluto vederlo. 
Era quello che volevo, no? 
E intanto, le lacrime che non avevano voluto scendere prima, iniziarono a sgusciare fuori, e a bagnarmi le guance. 
 
"L'amore fa schifo." Pensai, afflosciandomi a terra.
 
Ma avrei rimediato.
Mi sarei scordata di Christian. 
 
Avrei mai smesso di amarlo? 
Lo speravo.
Ma sapevo che non era così. 
 
:-:-:-:-:-:-
 
-Alyce!- Gridò Thomas, raggiungendomi. -Oh Cristo Santo! Stai bene?- Mi chiese, terrorizzato. 
 
-Si...- risposi, confusa. -Perché non dovrei?- 
 
-Beh, perché ieri sei praticamente scomparsa!- Esclamò. -Non sapevo più dove cercarti! Non sapevo neanche se avrei dovuto chiamare la polizia!- 
 
-Oh...- mi sentii terribilmente in colpa. -Mi dispiace così tanto! È solo che c'era una ragazzo che non mi piaceva... e così mi sono allontanata.- Spiegai. -Mi dispiace, avrei dovuto avvisarti.- 
 
-Si, avresti dovuto e come!- Rispose, sorridendomi. -L'importante è che tu stia bene, però! Ti ha fatto del male quel ragazzo?- Mi chiese, serio. 
 
-Si..- sussurrai. -Ma non nel senso che intendi tu.- (tutti i riferimenti sono puramente casuali u.u).-
 
-E allora..?- Cercò di dire.
 
-No. Sul serio, non mi va di parlarne.- Dissi, abbassando lo sguardo. 
 
-Okay...- Rispose. -Senti, sono di fretta. Ci rivediamo questa sera?- 
 
-Si. Certo!- 
 
-A questa sera, allora!- Rispose, e dopo avermi dato un bacio in guancia, andò via. 
 
Sorrisi e scossi la testa. 
Thomas era davvero carino. 
 
-Chi era quello?- Mi ringhiò all'orecchio Christian, facendomi spaventare. 
 
-Ma tu...- Provai a dire. -Mi stavi seguendo?!- Chiesi, sbigottita.
 
-No, per niente.- Rispose furioso. -Chi era quello?- Mi richiese. 
 
-Non sono affari tuoi, Christian!- Sbottai. -Ti avevo detto di non avvicinarti più a me!- 
 
-Lo so, lo so.- Mi rispose lui. -Ma Ana, io sono davvero pentito. Non potrei mai immaginarmi un'altra giornata senza di te...- 
 
-Oh, ma che peccato!- Esclamai. -Forse avresti potuto pensarci prima di tradirmi!- 
 
-Possiamo parlare?- Mi chiese. -Ti prego!- Mi supplicò.
 
-No, scordatelo.- Risposi. 
 
-Io non me ne andrò finché non avremo parlato, però.- Disse. 
Era incredibilmente cocciuto. 
Come sempre, in fondo...
 
-Non preoccuparti.- Risposi. -Me ne vado io.- Affermai, andando dalla parte opposta alla sua. 
 
-Oh, no!- Esclamò lui, afferrandomi per un braccio.
 
-Christian, lasciami!- Gridai. 
 
-Puoi decidere se parlare qui come una persona matura, oppure posso benissimo caricarti in spalla, e portarti all'albergo in cui alloggio. Decidi tu, Ana.- Mi disse. 
 
-Persona matura?- Chiesi, sbigottita. -Proprio tu parli?- Dissi. -Io non ho niente da dirti, Christian.- 
 
-Okay..- sospirò lui. -Allora faremo così, io parlo e tu mi ascolti.- 
 
-Ma io non voglio ascoltarti!- Esclamai. 
 
In un attimo mi ritrovai caricata nella sua spalla. 
 
-Christian!- Gridai. -Mettimi giù!- 
 
-Scordatelo.- Disse lui. -Ti metterò giù, non appena saremo nella mia camera.- 
 
:-:-:-:-:-:-:
 
-Non posso credere che tu mi abbia davvero portata qui!- Esclamai, furiosa. -E mi hai portata in braccio come se fossi una bambina!- 
 
-Se non lo avessi fatto, credi che avremmo parlato?- Mi chiese lui, azzardando in un sorriso. 
Era così bello...
 
-No, certo che no!- Risposi. -Ma non puoi costringere le persone ad ascoltarti, contro la loro volontà!- 
 
-Ana. Ti prego.- Mi supplicò. -Lasciami spiegare, almeno.- 
 
-Spiegare cosa, Christian?- Sbottai. -Io ti ho visto baciarla!- Esclamai. -Che cosa c'è da spiegare? Vuoi dirmi per caso che la colpa era sua, e che tu non volevi lei ti baciasse? Perché se è così, sappi che potevi benissimo scansarti o respingerla!- Gridai.
 
-Vorrei solo spiegarti perché ho fatto ciò che ho fatto, nient'altro. Poi potrai decidere tu cosa fare...- sussurrò.
 
-Io ho già deciso, Christian.- Risposi, cercando di calmarmi. -Hai due minuti. Non uno di più.- 
 
-Ho incontrato Elena...- cominciò. 
 
-Elena?- Lo interruppi subito. 
 
-Il nome di quella donna...- rispose. 
 
"Cristo Santo, la donna con cui mi ha tradito ha un nome!"
 
-Stavo dicendo..- ricominciò. -Che ho incontrato Elena esattamente una settimana prima del tuo compleanno. 
Stavo sistemando il giardino ai suoi, sai... per racimolare dei soldi, per comprarti il regalo di compleanno...- rispose fermandosi, e aspettandosi probabilmente una mia qualche reazione. 
Io al contrario, cercai di restare totalmente indifferente. 
 
"Ti ha tradita, Ana. Ti ha tradita!"
 
-È venuta a portarmi una limonata, ringraziandomi per il bel lavoro che stavo facendo...- sussurrò, impallidendo. -Poi... poi mi ha chiesto se volevo entrare dentro con lei.- 
 
-Ma io ho subito rifiutato!- Disse, sentendomi sussultare. -Le ho detto che ero di fretta, e che magari sarebbe stato per un'altra volta. Ma io non avevo nessuna intenzione di tornare da lei. Poi lei... mi ha baciato.-
 
"Fantastico!"
 
-Ma io l'ho respinta!- Esclamò. -Lei si è arrabbiata e mi ha dato uno schiaffo, poi un altro bacio. Subito dopo è tornata in casa come se non fosse successo nulla.- 
 
Lo fissai confusa. 
Era pazza lei? O forse era pazzo lui?
 
-È stato dopo quell'episodio che io sono diventato strano...- sussurrò. -Ero turbato e confuso da morire. Non avevo capito nulla di ciò che era successo, e non volevo farti preoccupare inutilmente.- Disse. -Poi lei mi ha mandato un messaggio, dove mi diceva che avrei dovuto fidarmi di lei, e che avrei dovuto raggiungerla a casa sua, e... beh, io non volevo andarci, ma...-
 
-Ci sei andato.- Tagliai corto.
 
Lo fissai. 
Ero un misto di odio e rabbia. 
 
-Vi siete divertiti, almeno.- Borbottai acida. -Perché è così, vero? Siete andati a letto insieme.- 
 
Sembrava realmente pentito, e dopo un attimo di esitazione, sussurrò un "Si..."
 
Respirai a fatica, e cercai di controllare un singhiozzo, ma inutilmente.
 
-Ana io...- provò a dire Christian. 
 
-Ti senti meglio, adesso?- Gli chiesi. -Credi che dopo avermi fatto sapere che tu e quella donna avete scopato, io ti perdonerò?-
 
-So di aver sbagliato. Così come so di essere stato un coglione. 
"Ho tradito Ana." Continuavo a dirmi. "L'ho tradita." 
Elena è una psicopatica, Anastasia. Tu non hai neanche idea di quale sia il suo concetto di "sesso".- Mi disse con disprezzo. -Lei fa cose che tu... insomma, ho capito di aver sbagliato. Cavolo se ho sbagliato! 
Ho tradito l'unica ragazza di cui io sia mai stato innamorato, per fidarmi di una psicopatica!- Esclamò con voce spezzata. 
 
Distolsi lo sguardo. 
Cosa pretendeva che gli dicessi ora? Che andava tutto bene? Che avevo capito? 
Che poteva succedere?! Ma che se mi avrebbe promesso che non lo avrebbe mai più rifatto io lo avrei amato di nuovo?
 
-Di qualcosa, ti prego..- Disse. 
 
-Che cosa vorresti che ti dicessi, Christian?- Chiesi. 
 
-Senti Ana... io non voglio vivere una vita senza di te.- Affermò, costringendomi a guardarlo. -Non voglio e non posso. Il mio è stato molto più che un tradimento, lo so. Ma potremmo ripartire dall'inizio. Devo solo riconquistare la tua fiducia, e dimostrarti che ho capito di essere stato un completo idiota. 
Ma ti prego Ana, ti prego, dammi un'altra possibilità.- Mi supplicò.
 
 
 
ANGOLINO AUTRICE:
Sono addirittura in anticipo (amatemi per questo u.u) quindi godetevi il primo capitolo!! 
P.s: sono mooolto in ritardo per chiederlo, ma a voi è piaciuto il film? 

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Capitolo 2
*** RITORNO A CASA ***


                                                     RITORNO A CASA

-Ma ti prego Ana, ti prego, dammi un'altra possibilità!- Mi aveva detto Christian. 

Il mio cervello si rifiutava di pensare ad una soluzione. 
C'era il buio completo nella mia testa. 
Che cosa avrei dovuto fare?

-No...- sussurrai alzandomi. -Senti Christian, io... devo tornare in albergo.- Fu la prima cosa che gli dissi. 

-Oh...- rispose lui, spiazzato. -Certo.- 

:-:-:-:-:-:-:

-Ana!- Mi bloccò, prima che me ne andassi. -Quindi... è un no?- Mi chiese quasi spaventato. 

Sospirai e scossi la testa. 
-No, non è un no.- Affermai. -Ma mettiti nei miei panni, Christian. Che cosa avresti fatto tu al mio posto?- 

-Avrei ucciso il bastardo.- Scattò subito.

Sospirai frustrata. Ero certissima che sarebbe stato capace di farlo. 

-Sono stato un imbec...-

-Questo lo hai già detto.- Lo bloccai irritata. -E si, lo sei stato eccome. Credevo di aver trovato il ragazzo migliore del mondo, e invece...- abbassai lo sguardo. "Non piangere, Ana! Non ora!" 

-Ana..- sussurrò Christian. -Non posso perdonarmi nemmeno io per ciò che ho fatto, e non riesco a perdonarmi per ciò che ti ho fatto passare. Ma ti prego, dammi solo un'altra possibilità per dimostrarti quanto io ti ami, Ana. Solo una.- 

Lo fissai indecisa. Mi amava ancora?
-Devo andare.- Scossi la testa e lo superai, lasciandolo con la sua aria addolorata davanti la porta della camera. 

"Hai fatto la cosa giusta, Ana. Lui non merita il tuo perdono. E poi, dopo quello che ha fatto, il tuo amore per lui è praticamente svanito!" 

Mi bloccai di colpo. 

-Christian...- mormorai, girandomi. 

Lui alzò la testa di scatto. 

-Solo una possibilità. Dopo di ché puoi benissimo andare a farti fottere.- Girai sui tacchi e me ne andai, soddisfatta delle mie parole. 

Per quanto mi avesse ferita, non avevo mai smesso un attimo di amarlo; era questa la verità.

-Non ti deluderò!- Gridò, dal corridoio, facendomi sorridere.

Era quella che speravo... ma io ero davvero pronta a riammetterlo nella mia vita? 

:-:-:-:-:-:-:-:

-Annie!- Esclamò papà, balzando in piedi non appena mi vide entrare. -Cristo Santo! Potresti almeno dirmi dove vai! Quando sono tornato non c'eri più! Perché non rispondi al telefono?- Mi chiese, con sguardo accusatorio. 

-Oh...- Dissi. -Mi dispiace così tanto, papà... 
Non ho sentito il telefono, e ho dimenticato a lasciarti un biglietto. Mi dispiace, non volevo farti preoccupare!- 

-Mi farai morire d'infarto prima o poi.- Borbottò. -Se ti dovesse succedere qualcos'altro...- sussurrò con voce spezzata, per poi abbracciarmi. 

-Non succederà.- Tentai di rassicurarlo. -Scusa!- 

-Okay, okay. Va tutto bene Annie, ma abbiamo un piccolo problema.- Disse.

-Quale problema?- Chiesi. 

-Domani dobbiamo ritornare a casa.- Mi rispose. 

Mi si annodò lo stomaco al sol pensiero. 

-Ma come...?- provai a dire. -Io credevo che...- 

-Lo so, lo so!- Mi bloccò lui. -Avevamo programmato di rimanere qui almeno per tutto il fine settimana. Ma cerca di capirmi Annie, hanno bisogno urgentemente di me a lavoro, e non posso proprio dirgli di no...- 

-Okay...- sussurrai afflitta. -Okay.- 

-Oh, Annie..- disse papà, accarezzandomi la guancia. -Torneremo, te lo prometto. E magari possiamo anche portare Christian con noi, la prossima volta!- Esclamò illuminandosi. 

Papà non sapeva nulla del tradimento di Christian, anche perché probabilmente sarebbe stato il primo ad ucciderlo. 
E allora cos'ha pensato della tua fuga, e del fatto che non hai più voluto vederlo, vi starete chiedendo. 
Beh, a papà ho detto che dopo ciò che mi era successo, io e Christian avevamo concordato che per me era un bene se mi prendessi una piccola vacanza. E papà mi credette. 
In fondo... perché non avrebbe dovuto? 

Sorrisi, e annuii tristemente. 
-Certo, sono sicura che gli piacerebbe...- Dissi. -Beh, allora sarà meglio che vada a farmi la valigia.- 

L'indomani sarei dovuta ritornare alla normalità. 
Scuola, studio, Kate, terzo grado di Kate, e poi... Christian.
Gli avevo davvero data una seconda possibilità? 

Sospirai e accesi il telefono che durante questa settimana avevo costantemente tenuto spento. 
Christian mi aveva chiamata e mi aveva mandato dei messaggi giorno dopo giorno. 
Ne trovai alcuni anche da parte di Kate, e nessuno dei messaggi era gentile.
Me ne arrivò un altro da Christian, e per qualche strano motivo, mi ritrovai a sorridere. 

"Ana,
Ho il volo tra un'ora. Vorrei sapere quando sarà il giorno del tuo ritorno. Mi piacerebbe molto venire a prenderti in aeroporto!
Spero che non ti dispiaccia l'idea. 
A presto piccola! 
Per sempre tuo -Christian-. "

"A presto piccola".
Il mio cuore perse subito un battito.
Christian in fondo, era sempre Christian... o almeno, era quello che speravo. 

"Ciao Christian,
Sarei dovuta rimanere a Miami anche questa settimana. Ma purtroppo papà deve ritornare a lavoro, e quindi, per ironia della sorte, il mio volo è programmato per domani mattina.
Se vuoi venire a prenderci in aeroporto fa pure, non ti fermerò. 
Ti prego, cerchiamo di non correre. 
Buon ritorno. "

Christian rispose quasi immediatamente.

"Non vedo l'ora! :D
A domani all'ora!
Buon viaggio a te. "

:-:-:-:-:-:-:-:

-Annie!!- Gridò papà, dall'uscio della porta. -Sbrigati! O perderemo l'aereo!- 

-Arrivo, arrivo!- Risposi, guardandomi intorno per la milionesima volta. 

L'idea di perdere l'aereo non mi dispiaceva per niente, in realtà. Ma papà doveva tornare, ed io dovevo andare con lui. 

:-:-:-:-:-:-:-:-:

Amavo prendere l'aereo. 
Era spossante, ma anche molto rilassante. 

Al nostro arrivo trovammo Christian con un bellissimo mazzo di fiori in mano, e il suo magnifico sorriso, ad attenderci. 

-Christian!- Esclamò mio padre, abbracciandolo. -È così bello poterti rivedere!- 

-Oh...- fu tutto quello che riuscì a dire lui, confuso. 
Di sicuro si aspettava che mio padre fosse arrabbiato. 

-Ciao Ana...- Disse poi però, guardandomi intensamente.

-Ciao..- sorrisi.

-Non abbiate timore di dimostrarvi affetto.- Si intromise mio padre. -Andiamo! È da una settimana che non vi vedete!- Disse.

-Papà!- Esclamai, arrossendo fino alla radice dei capelli. 

Christian spalancò la bocca, e poi mi fissò interrogativo. 
"Non sa nulla!?" Mimò con le labbra.
Per tutta risposta io mi strinsi nelle spalle. 

Per tutto il tragitto in macchina, papà stese a parlare con Christian. 

-Purtroppo siamo dovuti tornare in anticipo.- Gli stava dicendo. -Annie ci è rimasta male! Ma le ho promesso che ci saremo ritornati, e magari potresti venire anche tu!- Esclamò.

Alzai gli occhi al cielo. 
Era tutto completamente assurdo.

-Certo, mi piacerebbe!- Rispose Christian, fissandomi. 

-Avete intenzione di fare qualcosa questa sera?- Chiese papà, guardandoci. 

-Si!- 
-No!-
Esclamammo insieme. 

Papà ci guardò confuso, ed io gettai un'occhiataccia a Christian. 

-Pensavo che saremmo potuti andare a fare una passeggiata se non sei troppo stanca.- Rispose, alzando le spalle. 

-Io pensavo di disfarmi la valigia, invece.- Affermai, mantenendo il contatto visivo. 

-Oh, andiamo Annie!- Esclamò papà. -Sono sicuro che in fondo vuoi stare un po' da sola con Christian! Se non vuoi uscire non c'è problema, posso uscire io!- 

-Papà!- Spalancai la bocca. "Da dove diavolo esce tutta questa audacia?"  

-Che c'è?- Disse ridendo. -Io mi fido di Christian!- 

"Oh mio Dio!"
Non potevo credere che fosse davvero mio padre a parlare!

-Credo proprio che usciremo!- Dissi. 

E dopo aver lasciato papà a casa, e dopo aver scaricato tutte le valigie, lo salutai.

-Ci vediamo dopo!-

-A dopo! Ciao Christian! E salutami la tua famiglia.- 

-Lo farò, signore.- Rispose educatamente, seguendomi. 

-Allora..- disse. -Felice di essere ritornata?-

Gli lanciai un occhiataccia. -No, per niente!- 

-Perché non hai detto a tuo padre che... ecco, che ci siamo lasciati?- Mi chiese. 

-Invece di ringraziarmi mi chiedi il perché?- Sbottai. 

-Okay...- Rispose lui. -Grazie. Ora posso sapere il perché?- 

-Simpatico!- Risposi, simulando una risatina. -Se glielo avessi detto, come minimo adesso tu saresti già andato all'altro mondo, e mio padre non si sarebbe pentito per niente di essere finito in galera.- Affermai. 

-Oh, wow...- Rispose lui, continuando a seguirmi. 

-Si beh... adesso puoi anche tornare a casa, se vuoi.- Dissi. 

-Cosa?- Mi chiese confuso. 

-Solo... non farti vedere da mio padre. Io andrò da Kate e tornerò tra un po', così che papà non sospetti nulla.- 

-Ma siamo usciti da neanche cinque minuti!- Esclamò.

-Si, lo so, ma...-

-Credevo di aver capito che mi stessi dando una seconda chance.- Disse. 

-Si, però...-

-Bene, allora.- Mi bloccò lui. -Perché ho una gran voglia di baciarti, e non potrei stare lontano da te in questo momento.- Affermò. 

Il mio cuore cominciò a battere più velocemente.
-Christian io...- provai a dire. 
Ma in realtà non sapevo neanch'io cosa volessi dire. 
Non baciarmi? Dovevo dirgli questo?

-No, non ti bacerò.- Rispose lui. 
E per un attimo credetti di averlo detto ad alta voce. 
Che mi avesse letto nel pensiero?

Lo fissai in attesa. 
E dovevo ammetterlo, ci rimasi male. 

-Vorrei davvero così tanto stringerti tra le mie braccia, e baciarti. 
Baciare l'unica ragazza di cui io mi sia mai innamorato. 
Ma non lo farò. Non senza il tuo permesso, almeno. 
Ho promesso che mi sarei riconquistato la tua fiducia, e così farò.- Affermò. -Quindi, ora dimmi: tu cosa vuoi Ana?- 

Bella domanda. 
Che cosa volevo?
Per quanto odiavo ammetterlo però, anch'io volevo DISPERATAMENTE un suo bacio.


ANGOLINO AUTRICE:
Ammettetelo, molti di voi hanno creduto che oggi non avrei aggiornato, eh?! Beh, e invece eccomi qui! 
Scusate, ma oggi sono stata piuttosto occupata. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto *^* 
P.s: cosa ne pensate voi di cinquanta sfumature di grigio sotto il punto di vista di Christian? 

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Capitolo 3
*** SPERANZA ***


                                                        SPERANZA 
 
-Vorrei solo dimenticare di aver visto ciò che avevo visto...- sussurrai, distogliendo lo sguardo. 
 
Non potevo permettermi nessunissima debolezza.
 
-Lo so.- Rispose lui, subito. -Ed io vorrei non averlo mai fatto.- Disse. -Ma sono stato stupido, quindi il minimo che possa fare è farmi perdonare..- 
 
-Okay...- risposi. 
 
-Ma tu..- disse, seguendomi. -Sei ancora sicura di volermi dare una seconda possibilità, vero?- Mi chiese.
 
-Una grande parte di me dice che non dovrei... che finirei comunque per soffrire.- Ammisi. -Ma per ora voglio ascoltare la piccola parte che dice di darti una seconda possibilità.- Dissi.
E potei sentire il suo respiro di sollievo. 
 
-Non fallirò. Te lo prometto. Non ti farò soffrire più, Ana.- Affermò.
 
-Okay...- sussurrai, abbracciandomi. 
 
-Che c'è? Hai freddo?- Mi chiese subito.
 
-No...- sussurrai. -No, sto bene.- 
 
Il caldo pomeriggio che trascorremmo a Seattle, passò ben presto. 
Christian era stato premuroso. 
Forse anche troppo. 
Ma non importava. Anche se mi ero ripromessa di non farlo entrare mai più nella mia vita... dovevo ammettere che ero davvero felice in sua compagnia.
 
:-:-:-:-:-:-:-:-:
 
-Oh mio Dio, Ana!- Esclamò Kate, che non appena mi vide, si fermò di botto in mezzo al corridoio. 
 
-Ciao!- Risposi, sorridendole calorosamente. 
 
In un attimo me la ritrovai avvinghiata contro, e ci mancò poco che non cadessimo. 
 
-Ti odio, Anastasia Rose Steele!- Esclamò, staccandosi e guardandomi negli occhi. 
 
-Oh, andiamo Kate, non fare così!- La supplicai. 
 
-Che vuol dire "non fare così"?- Sbottò lei, lanciandomi un'occhiataccia. -Sei praticamente scomparsa, e non mi hai detto nulla!- Gridò. 
 
-Lo so, lo so!- Risposi. -Ma se te lo avessi detto avresti provato a fermarmi, ed io avevo proprio bisogno di allontanarmi un po'.-
 
Lei mi guardò per due minuti interi, poi sospirò. 
-Okay d'accordo.- Ammise, mettendo il broncio. -Avrei provato a fermarti, è vero. Ma avresti potuto almeno mandarmi un messaggio, anche mentre eri in aeroporto!- Mi rimproverò. 
 
-Hai ragione.- Risposi. -Mi perdoni? Prometto di non farlo mai più.- Dissi, sbattendo le ciglia nel modo più adorabile possibile. 
 
-Sei ridicola certe volte.- Sbuffò. -Però certo che ti perdono!- 
 
-Buongiorno ragazze!- Esclamò Christian, interrompendoci. 
 
-Ciao..- Risposi.
 
-Ti va di pranzare insieme dopo, Ana?- Mi chiese con sguardo speranzoso. 
 
-Si, certo...- risposi, arrossendo. 
 
-Perfetto allora!- Esclamò illuminandosi. -A dopo allora! Buona giornata!- 
 
-Anche a te...- sussurrai girandomi verso Kate, che mi guardava a bocca spalancata. 
 
-Che c'è?- Chiesi confusa. 
 
-Ma tu... ma lui... cioè, insomma. Credevo che vi foste lasciati!- Esclamò.
 
-Si, infatti è così. Ma ho deciso di dargli una seconda possibilità.- Sospirai. 
 
-Ma Ana!- Esclamò lei. -Sei sicura? Credevo che lo odiassi! Perché tutto d'un tratto hai deciso di perdonarlo?- 
 
-Non l'ho ancora perdonato.- Affermai. -Lui mi ha supplicata, e ho visto che era davvero pentito. E poi, ad essere sinceri...- 
 
-Tu sei ancora innamorata di lui.- Concluse lei, per me. 
 
-Ho paura di si...- Dissi. 
 
-Oh Ana..- sussurrò lei. -Spero davvero che riusciate a risolvere i vostri problemi. Sarebbe un peccato non vedervi più insieme..- 
 
*******
 
Durante la pausa pranzo, Christian mi portò una rosa rossa.
 
-Grazie, è bellissima..- sussurrai imbarazzata. 
 
-Quasi quanto te.- Affermò lui, sorridendomi. 
 
Christian si stava impegnando davvero tanto.
Faceva di tutto pur di farmi ridere, e stava sempre attento a come rispondere alle domande che gli ponevo. 
Da un certo punto di vista, era buffo.
Sorrisi al pensiero. 
 
-Ti diverto, per caso?- Mi chiese lui, fingendosi offeso. 
Era così sexy con il broncio...
 
-Un pochino..- ammisi, mordendomi il labbro per non ridere. 
 
-Ti va di andare a prendere il gelato dopo scuola, prima di tornare a casa?- Mi chiese di punto in bianco. 
 
-D'accordo...- dissi. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Alla fine dell'ultima ora delle lezioni, Christian si fece trovare puntualmente davanti la porta della mia classe con un'altra rosa in mano. 
 
-Grazie..- risposi, arrossendo. -Ma non dovevi...- 
 
-Oh, dovevo eccome!- Rispose lui prontamente. -Allora, andiamo?- Chiese. 
 
-Si, certo.- Dissi.
 
:-:-:-:-:-:-:-
 
-Non lo mangi quel gelato?- Mi chiese Christian. 
 
In effetti non mi andava molto il gelato. 
Stare in sua compagnia, dopo tutto quello che era successo, mi rendeva nervosa, e quindi mi chiudeva lo stomaco. 
 
-In realtà no...- dissi sorridendogli.
 
-Che c'è? Non ti piace?- Mi chiese preoccupato. 
 
-No, no.- Risposi. -È solo che non ho molta fame...- dissi. -Lo vuoi tu?- Chiesi porgendoglielo.
 
-Se proprio insisti...- disse afferrandolo e sorridendomi. 
 
Era incredibile pensare a quanto i ragazzi potessero mangiare senza prendere chili.
Io con un solo gelato aumentavo almeno di 1kg! 
 
-Vuoi tornare a casa?- Mi chiese, leccandosi le dita. 
 
Scoppiai a ridere. 
Era così buffo! 
 
-È così bello vederti ridere, Ana.- Sussurrò, guardandomi con un caloroso sorriso. 
 
-È da un po' che non ridevo così.- Ammisi. 
 
-E la colpa è stata mia..- disse. E potei notare una nota di rancore nel suo tono. 
 
-Si beh... ma stai cercando di rimediare, no?- Tentai di rassicurarlo.
 
E poi, perché diavolo stavo cercando di rassicurarlo? Era lui che doveva riconquistare la mia fiducia!
 
-Oh, Ana...- sussurrò lui. -Hai ancora un po' di fiducia in me, dopo l'inqualificabile modo in cui mi sono comportato...- 
 
-Tu sei molto importante Christian...- dissi prima di riuscire a fermarmi.
 
-Cosa?- Chiese lui di scatto.
 
-Ehm...- Tentai di rimediare. -Voglio dire che tu sei stato molto importante, e quindi è difficile.- Lui però mi zittì. 
 
-Non mi devi nessunissima spiegazione, Ana. Ma sappi che anche tu sei importante per me. I miei giorni senza di te sono stato un inferno!- Esclamò. 
 
-Christian, perché sei andato da quella donna...?- Sussurrai, trattenendo a stento le lacrime. -A quest'ora nessuno dei due si ritroverebbe qui a soffrire...-
 
-Ana..- disse con voce spezzata. -Ti prego, non piangere. Io non merito le tue lacrime.- Esclamò. -Sono stato un coglione. Ma in qualche modo lei è riuscita ad attirarmi nella sua trappola. Puoi stare certa però, che non ci cadrò più!- 
 
-Okay...- sussurrai, asciugandomi gli occhi. -Okay..-
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
-Grazie per aver passato il pomeriggio con me.- Disse Christian. 
 
-Grazie per i fiori, e per avermi pagato il gelato!- Risposi io, chiamando l'ascensore. 
 
-Ti offrirò un gelato ogni volta che lo vorrai.- Mi rispose lui, sorridendomi. 
 
Gli sorrisi a mia volta.
Ora sembrava tutto così... normale! 
 
-Domani andiamo a scuola insieme, ti va?- Mi chiese. 
 
-Si, d'accordo.- Gli sorrisi. 
 
Lui mi prese per mano, ed insieme entrammo nell'ascensore. 
Premette il numero del piano, e poi si girò a guardarmi. 
 
Era così bello...
 
-Ana...- sussurrò accarezzandomi una guancia. 
Io mi beai di quel semplice tocco. 
Mi erano mancate così tanto le sue mani su di me. 
 
-Dimmi qualunque cosa, ed io la farò.- Disse, con respiro spezzato.
 
Era inutile rimandare. 
Lo volevo, e subito.
 
-Baciami.- Dissi supplichevole. 
 
Non se lo fece ripetere due volte. 
In un attimo si avventò su di me, e le nostre labbra si ritrovarono ben presto. 
 
Mi era mancato così tanto il sapore dei suoi baci...
Il calore delle sue labbra...
 
Non ci volle molta persuasione affinché le mie labbra si schiudessero, e ben presto anche le nostre lingue si incontrarono. 
Il nostro era un bacio carico di promesse, dolcezza e suppliche. 
 
Saremo davvero potuti tornare il "Christian ed Ana" di una volta?
Lo speravo. E tanto. 
 
 
 
ANGOLINO AUTRICE:
Continuate a darmi i vostri pareri qui sotto⬇️, e chi lo sa che questo pomeriggio non ne pubblico un altro... 🙊🙈

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Capitolo 4
*** RADAR PEDOFILIA ***


                                                       RADAR PEDOFILIA

Mi era mancato così tanto..
Ma sentivo che quello che stavo facendo... no, quello che stavamo facendo era sbagliato.
Era ancora troppo presto. 

Mi staccai da lui un po' troppo bruscamente, e ansimai. 

-Christian io...- provai a dire. 

-Scusa, mi dispiace!- Scattò lui. 

-No...- sussurrai. -Te lo avevo chiesto io. È solo che è ancora troppo... è ancora troppo presto.- 

-Troppo presto...- ripeté deluso. 

Cercai di sistemarmi i capelli, e non appena arrivammo al nostro piano, uscii di fretta. 

-Non stai scappando, vero?- Mi chiese lui, con voce tremolante. 

-No.- Risposi. -Per niente. Sono stata solo troppo... avventata.- Ammisi. 

-Allora, domani andiamo a scuola insieme, vero?- Mi chiese speranzoso. 

-Si, certo!- Sorrisi. 

-A domani...- sussurrai, sporgendomi per dargli un bacio in guancia.

Lui spalancò gli occhi, e poi sorrise. 

-A domani, piccola.- Disse andando verso la porta del suo appartamento. 

:-:-:-:-:-:-:-:-:

L'indomani ero eccitata e spaventata al tempo stesso. 
Ero segretamente felice di quel bacio.
Ed ero spaventata dal fatto che sarei dovuta andare a scuola insieme a Christian. 

"Non è mica la prima volta, Ana" mi aveva gridato la mia vocina interiore.
Giusto. Avrei potuto farcela. 

Dopo essermi accuratamente preparata, alle nove mi ritrovai davanti la porta.

-Io vado papà!- Esclamai. -A dopo!- 

-Buona giornata, tesoro!- Rispose lui. 

Christian era appoggiato al muro con una misteriosa scatola in mano. 

-Ciao!- Esclamò, illuminandosi.

-Ciao!- Risposi sorridendo. 

-Ecco.- Disse porgendomi la scatola. -Questa è per te. Spero che ti piaccia il cioccolato bianco.- 

-Oh, grazie mille!- Risposi con entusiasmo.

:-:-:-:-:-:-:-:

Sembrava tornato tutto come una volta.
Christian rideva e scherzava in macchina. 
Era buffo. Era sexy. Era esattamente come me lo ricordavo. 

-Tu credi che lo scopriranno, allora?- Risi, scendendo dalla macchina. 

-Certo!- Rispose lui. -Andiamo, mio fratello è un coglione!- Esclamò, facendomi scoppiare a ridere. 

-Che cattivo!- Commentai. 

Mentre percorrevamo il corridoio, Christian continuò a raccontarmi degli scherzi che Elliot faceva ai suoi genitori e a sua sorella. 
Doveva essere davvero un ragazzo iperattivo Elliot. 
Sorrisi al pensiero. 

-Ancora voi due?- Ci bloccò una voce. 

"Ma che..?"

Io e Christian ci girammo di scatto, e ci ritrovammo faccia a faccia con la preside. 

"No! Non di nuovo! È già suonata la campanella?"

-Credevo di avervi esplicitamente detto che se venite qui per chiacchierare potevate benissimo starvene a casa vostra!- Gridò. 

-Mi dispiace!- Rispose subito Christian. -È colpa mia. Sono io che ho trattenuto Miss.Steele, lei non centra nulla.- Affermò. 

-La signorina Steele, poteva educatamente dirle che aveva lezione. Non mi sembra che l'abbia costretta a rimanere, Grey.- Affermò. 

Non ottenendo risposta da nessuno dei due, ci disse di seguirla in presidenza.

-Mi sembra di averla già vissuta questa scena...- sussurrai a Christian, trattenendomi dal ridere. 

-Mi dispiace!- Mimò con le labbra, ma si vedeva che anche lui era divertito. 

-Visto che avete tanta voglia di chiacchierare, potreste risistemare la biblioteca. 
E mi pare che l'ultima volta in cui vi ho mandato lì, la biblioteca era tale e quale a come l'avevo lasciata- disse sorridendoci. E mai, avevo visto un sorriso tanto spaventoso. 

:-:-:-:-:-:-:-:

-E così siamo di nuovo qui...- dissi scoppiando a ridere. 
Tutto ciò ridicolo.

-Già... credo che la prossima volta la preside ci sospenderà. Non sembra un tipo molto comprensivo.- Commentò, scoppiando a ridere anche lui. 

-Credo che ci sospenderà comunque se non risistemiamo la biblioteca.- Affermai rimboccandomi le maniche. 

-Ana.- Disse Christian. 

-Che c'è?- Chiesi girandomi verso di lui. 

-Credo che siamo bloccati qui dentro.- 

-Cosa? Stai scherzando, spero!- Esclamai. "Non di nuovo! Non dopo l'ultima volta che stavamo quasi per..." 

Lui mi fissò col terrore lampante negli occhi per un minuto intero, poi non resistette più e scoppiò a ridere. 

-Avresti dovuto vedere la tua faccia!- Rise. -Rilassati! Stavo solo scherzando.-

"Oh, ma che simpatico burlone! Si prende gioco di me!"

-Ah..ah..ah- dissi simulando una risata. -Quanto sei spiritoso.- 


In mezz'ora eravamo riusciti a sistemare metà biblioteca. 

-Sono esausta.- Borbottai, scendendo le scale.

-Puoi riposarti un po', se vuoi.- Rispose prontamente lui.

-Oh, no. Posso farcela.- Dissi.
Non volevo approfittarne, non era da me. 

-Ana?- Mi chiamò.

-Mh?- Risposi, girando la testa dalla sua parte. 

-Esci con me.- Mi sorrise. 

-Dove vuoi andare? Hai voglia di essere sospeso, per caso?- Chiesi confusa.

-No.- Rispose. -Intendevo dire..- disse avvicinandosi. -Anastasia Rose Steele, posso invitarla a cena?-

-Oh..- risposi presa alla sprovvista. -Beh...se me lo chiedete così signore, credo proprio che accetterò.- Dissi con tanto di inchino. 

-La ringrazio, Miss.- Rispose lui. 

Entrambi scoppiammo a ridere.
Come potevo non amarlo quando si comportava così?

-È così bello vederti ridere...- bisbigliò tra sé e sé.

:-:-:-:-:-:-: 

Quando finimmo di sistemare, promisi a Christian che avrei passato il pranzo insieme a lui. 
Nel frattempo, in classe, Kate mi bombardò di domande.
Ovviamente in tempo record aveva saputo che io e Christian eravamo finiti di nuovo in punizione.

-E ti ha invitata a cena?- Mi chiese facendo dei piccoli gridolini di gioia.

-Si...- Risposi. -Questa è la terza volta che me lo richiedi, però.- Sospirai. 

-Oh, scusa!- Esclamò, battendo le mani sul banco. -E che sono così contenta per te! Sono sicura che voi due starete di nuovo insieme.- Affermò, con occhi sognanti. -Chiunque vi veda sa che siete fatti l'uno per l'altro.-

-È quello che spero...- sospirai.

-Oh andiamo, Ana!- Disse. -Tu lo hai già perdonato, e lo capisco da come parli di lui. Quindi perché ancora questa attesa? Vuoi farlo soffrire, forse?- Mi chiese.

-Forse...- ripetei sorridendo. 

:-:-:-:-:-:-:-:

Alla fine delle lezioni, prima di andare alla macchina con Christian, aspettai Kate, come le avevo promesso. 
Era leggermente in ritardo, ma non ci feci molto caso. 

Ciò che attirò la mia attenzione, fu invece una donna alta e bionda che si avvicinava all'entrata della scuola, o meglio... che si avvicinava a me. 

Lí per lì, non gli diedi molto peso. Poi, man mano che si avvicinava, la riconobbi. 

"Elena!"
Il mio radar per le pedofile si era appena attivato.

Che diavolo ci faceva quella donna a scuola?
E soprattutto perché sembrava che stesse per venire nella mia direzione?


ANGOLINO AUTRICE:
È inutile che iniziate a lamentarvi, Elena farà sempre parte della mia storia u.u 😂
Grazie tantissimo a tutti voi che continuate a seguirmi e a recensire, non smettete mai di farlo!
Vi adoro *^*

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Capitolo 5
*** PERCHÉ NON MI HAI BACIATA? ***


                                      PERCHÉ NON MI HAI BACIATA?
 
Istintivamente feci qualche passo indietro. 
 
Che diavolo voleva quella donna?
 
Elena sorrise, avanzando sempre più verso di me.
Era a dir poco inquietante. 
 
-Ciao!- Esclamò. -Tu sei Anastasia, vero?- Mi chiese con finta dolcezza.
 
-Si...- risposi guardinga, indietreggiando di un altro passo.
 
Lei sorrise e si avvicinò di nuovo. 
 
-Io sono Elena.- Rispose, porgendomi la mano. -Ma a giudicare dalla tua faccia... credo che questo lo hai già capito.- Sorrise. 
 
Fissai sbigottita la sua mano, e tentai di nuovo a fare un passo indietro, ma lei avanzò ancora una volta. 
 
-Che... che cosa vuoi?- Chiesi con voce tremolante. 
 
-Oh, tesoro! Ti metto a disagio?- Esclamò, fingendosi sorpresa. -Non devi! Non voglio farti nulla di male!- 
 
-Ah no?- Chiesi ironicamente. 
 
-Sai...Christian non vuole avere più nulla a che fare con me.- Mi informò. 
 
-Okay..- risposi. -Scusa ma sono di fretta..- tentai, cercando di andarmene, ma lei mi bloccò.
 
-Oh no no, signorina! Dove credi di andare? Non lo sapevi che non è educato andarsene mentre le persone parlano?- Mi chiese con un ghigno. 
 
-Elena che cosa vuoi?- Ripetei più forte. 
 
Speravo solo che qualcuno mi vedesse in difficoltà e mi aiutasse, ma il cortile della scuola era già deserto. 
 
Lei scoppiò a ridere. 
-Certo che hai proprio un bel caratterino, dolcezza!-
 
"Dolcezza?!"
 
-Volevo solo avvisarti che Christian non è l'uomo giusto per te.- Disse.
 
-Mentre invece lo è per te?- Chiesi scoppiando a ridere. 
 
-L'amore è per gli sciocchi.- Commentò. -Non è dell'amore che ha bisogno Christian.- Disse. 
 
-E dimmi...- cominciai. -Di che cosa avrebbe bisogno, invece? Di te?- 
 
-Io sono la cosa migliore che gli sia successa. A me può cedermi tutto il suo controllo, in modo da sentirsi calmo ed appagato.- Affermò. 
 
-Ah, davvero?- Chiesi alzando un sopracciglio. -È per questo infatti, che non ha voluto più vederti.- Sorrisi sicura di me.
 
"Continua così, Ana! Non mollare!"
 
-Non tirare troppo la corda, ragazzina.- Disse con disprezzo. -Tu non hai idea di come si sentiva Christian con me...-
 
"Ahi... tasto dolente. 
Non arrenderti, Ana."
 
-Se stava davvero così bene come dici tu..- le dissi. -A quest'ora sarebbe ancora sotto il tuo controllo.-
 
-Lui crede di aver sbagliato.- Affermò. -Crede che sia tu la persona giusta per lui, e inoltre...-
 
-Oh, Ana!- Esclamò Kate, correndo verso di me. -Mi dispiace così tanto, non sai cos'è successo con...- disse, per poi bloccarsi alla vista di Elena. 
 
La fissò per qualche minuto, poi scattò verso di me.
-Che diavolo ci fa questa donna, qui?- Ringhiò.
 
-Oh mamma mia!- Esclamò ridendo. -Com'è che in questo posto tutte le ragazze sono così scontrose?-
 
-Scontrose?- Scattò. 
 
-Kate, va tutto bene..- le sussurrai all'orecchio. 
 
-Christian può benissimo scegliere con chi vuole stare. Non credo che spetti a te la decisione.- Affermai. -Come vedi ho da fare. Ciao, Elena.- Dissi sorpassandola. 
 
Lei mi afferrò decisa per il polso. 
-Non crederai veramente che ti lascerò andare via così, vero?- Ghignò. 
 
-Lasciala andare!- Gridò Kate.
 
E al contrario, Elena aumentò la stretta.
Iniziava a fare male. 
 
-Lasciami andare!- Tentai, strattonando il braccio.
 
-Sta lontana da Christian, chiaro?- Mi avvertì. 
 
-No..- sussurrai, continuando a strattonare il braccio. -Io non...-
 
-Ana!- Gridò Christian, raggiungendoci correndo. 
 
Elena mi lasciò di scatto. 
 
-Ana, stai bene?- Mi chiese subito Kate.
 
-Si...- risposi.
 
-Che cazzo ci fai qui, Elena?- Gridò Christian.
 
-Niente!- Mentì alzando le mani. -Volevo solo conoscere la tua ragazza.- Disse innocentemente. 
 
Spalancai gli occhi e la bocca. 
 
-Certo, come no.- Ringhiò Christian.
 
-Ana, stai bene?- Mi chiese, con sguardo allarmato. 
 
Annuii impercettibilmente. 
Avevo la gola secca, e non riuscivo a parlare. 
 
-Non ti azzardare ad avvicinarti a lei mai più, mi hai capito?- Le ringhiò contro. 
 
-Christian, ma io non le stavo facendo nulla- piagnucolò lei. 
 
-Te l'ho già detto Elena. Sparisci dalla mia vita! Non voglio mai più vederti, e sta lontana da Anastasia!- Gridò. 
 
-Ma io...- provò a dire.
 
-Va via Elena, e su tu ti azzardi a riavvicinarti a noi ti denuncio.- 
 
Lei impallidì, e arretrò di qualche passo. 
 
-Ve ne pentirete..- sussurrò. -Ve ne pentirete tutti e due.- Concluse andandosene.
 
La guardai allontanarsi, e poi tirai un sospiro di sollievo. 
 
-Mi dispiace così tanto!- Disse Christian, difronte a me.
 
-Non è colpa tua. Non potevi sapere che sarebbe venuta.- Risposi aggrottando la fronte. 
 
Lui mi afferrò per un braccio, e dopo che mi strattonò, mi ritrovai appiccicata al suo petto. 
Mi strinse con forza, ed io potrei benissimo sentire i suoi muscoli tesi. 
Ma c'era anche qualcos'altro; stava tremando. 
 
-Christian, va tutto bene...- tentai di rassicurarlo. -Io sto bene.-
 
-Mi dispiace, mi dispiace tanto.- Continuò però a ripetere. 
 
-Non è colpa tua, okay? Non è colpa tua...- sussurrai. -Va tutto bene..-
 
Lui sembrò rilassarsi, ma non accennò a lasciarmi. 
 
-Tu stai bene..?- Chiesi incerta.
 
-Quando ho visto Elena davanti a te..- sussurrò rabbrividendo. -Io volevo... volevo soltanto toglierti dalle sue grinfie.- 
 
-E ci sei riuscito.- Affermai. -Lei è andata via, ed io sto bene. Non aver paura..- sussurrai.
 
-Tu... non sei arrabbiata con me?- Chiese allentando la stretta, e fissandomi sbigottito.
 
-No.- Risposi sincera. -Tu non centri, te l'ho già detto.- Dissi sorridendo.
 
Beh, certo, se lui non fosse mai andato da quella donna non sarebbe mai successo. Quindi tecnicamente era davvero colpa sua, ma in fondo era davvero pentito, e io...
 
-Oh, Ana..- sussurrò.
 
Sembrava così piccolo e innocente...
Sembrava smarrito.
 
-Andiamo dai!- Sorrisi, prendendolo per mano.
 
Ero turbata. Molto turbata.
Ma alla fine era la verità. 
Non era colpa di Christian se quella donna era venuta a cercarmi...
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
-Sei davvero sicura di voler ancora uscire con me?- Mi chiese per la milionesima volta Christian.
 
-Per quante volte hai ancora intenzione di chiedermelo?- Sorrisi. -Così mi farai credere che sei tu a volerti tirarti indietro.- 
 
Lui spalancò gli occhi.
-Non dirlo neanche per scherzo!- Esclamò.
 
-Perfetto, allora.- Dissi.
 
-Ci vediamo dopo piccola...- sussurrò. -Oh, e metti qualcosa di pesante, questa sera ho deciso di portarti ad un drive-in.- 
 
-Un film all'aperto?- Chiesi sorpresa.
 
Lui annuì sorridendomi. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Esattamente quindici minuti prima che Christian bussasse alla mia porta ero perfettamente pronta. 
Strano ma vero.
Avevo deciso di cucinare qualcosa di buono da portare con noi, nel caso ci venisse fame.
 
Sorrisi e chiusi il cestino.
Ora ero pronta, e con perfetto tempismo Christian bussò alla porta. 
 
-Ciao!- Esclamò.
 
Non appena mi vide si illuminò. 
 
Nonostante avesse messo dei semplici jeans e un semplice cardigan nero, era comunque bellissimo. 
 
-È incantevole, Miss.- Affermò, baciandomi la mano.
 
Ridacchiai difronte alla sua buffa performance.
Si sarebbe comportato così per tutta la sera? 
 
-Neanche lei è così male, signore.- Sorrisi. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Christian rimase letteralmente estasiato non appena vide che avevo portato il cestino da picnic. 
 
Dopo aver steso la tovaglia ci sedemmo, e dopo mezz'ora dall'inizio del film, iniziammo a mangiare. 
 
-È tutto squisito.- Si congratulò Christian.
 
-Solo per te.- Gli sorrisi dolcemente. 
 
Pian piano, anche un leggero venticello di raggiunse, facendoci rabbrividire. 
 
-Vieni qui.- Mi sussurrò Christian.
 
-Mh?- 
 
-Lascia che ti riscaldi.- Disse. 
 
Arrossii e distolsi lo sguardo, poi mi sedetti accanto a lui. 
 
Probabilmente però, per lui non ero abbastanza vicina, e infatti mi prese di peso, e mi mise fra le sue gambe. 
 
Sospirai, e beandomi del calore della coperta che mi aveva messo addosso, e del calore del suo corpo, mi appoggiai sul suo petto. 
 
Lui si irrigidì, ma riuscì a rilassarsi ben presto. 
 
-Non...nti dò fastidio, vero?- Chiesi incerta.
 
-Per niente..- mi sussurrò all'orecchio facendomi rabbrividire. 
 
Per tutta la durata del film fui distratta dalle sue dita che di tanto in tanto mi accarezzavano i fianchi e il bacino, mi rendevano tesa e nervosa. 
 
Sospirai e sorrisi chiudendo gli occhi. 
Christian era ancora Christian. Non avevo motivo di preoccuparmi.
 
-Ana, il film è finito, dovremmo andare- sussurrò Christian facendomi sussultare.
 
Aprii gli occhi di scatto.
 
-Oh, certo.- Risposi imbarazzata.
 
:-:-:-:-:-:-:
 
-Grazie per la bella serata.- Sussurrai.
 
-Grazie a te per avermi concesso di portarti lì.- Rispose. 
 
Lo fissai.
Era così bello...
 
Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi si avvicinò lentamente.
 
Il mio cuore prese a battere più velocemente.
"Ecco ci siamo!"
 
Lui però mi diede un semplice bacio in guancia.
 
-Ci vediamo domani, Ana.- Mi disse dolcemente.
 
-Certo... certo a domani.- Dissi aprendo di fretta la porta di casa mia. 
 
-A domani...- ripeté fissandomi intensamente, prima che chiudessi la porta.
 
Sospirai profondamente e mi chiusi in bagno.
Perché non mi aveva baciata?
Era il momento perfetto, io mi sarei arresa, e tutto sarebbe....
 
Fui distratta dal suono del telefono. 
Un messaggio.
Probabilmente da parte di Kate.
Avrei voluto ignorarlo, ma era pur sempre la mia migliore amica, così presi il telefono e lessi il messaggio.
 
"Te lo ripeto un'ultima volta, ragazzina: STA LONTANA DA LUI." 
 
Rabbrividii difronte al messaggio. 
Di certo non era da parte di Kate.
 
Che cosa voleva ancora quella donna da me?
Non mi avrebbe più lasciata in pace?
 

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Capitolo 6
*** PACE E TRANQUILLITÀ ***


                                        PACE E TRANQUILLITÀ (ancora per poco 😅)
 
I Lived: One Republic
 
Fu questa canzone che mi fece svegliare, e che interruppe il mio sogno su degli ardenti occhi grigi...
 
Come non si poteva iniziare bene una giornata se c'era questa canzone in radio? 
 
Sorrisi e scesi dal letto.
Nel telefono non c'era più nessun messaggio ricattatorio. Bene.
 
Al contrario, ce n'era uno da parte di Kate.
 
"Ti va di vederci prima di andare a scuola? Non accetto un no come risposta, ci vediamo al solito bar! ;)
KateXX"
 
Non capivo bene perché si dovesse firmare ad ogni messaggio, ma comunque mi ritrovai a sorridere e ad accettare. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
-Sapevo che saresti venuta!- Gridò Kate, raggiungendomi.
 
-Certo, ti avevo già mandato un messaggio.- Risposi confusa. 
 
-E quindi quella era Elena, eh?- Mi chiese. 
 
Sbuffai sonoramente. 
-Ti prego, non è il mio argomento preferito.- 
 
-Ma, Ana!- Piagnucolò. -Devi denunciarla! Quella donna è pazza!- 
 
-Si lo so, ma...- 
 
-Niente ma.- Mi rimproverò. -Ti ha trovata a scuola, e non si è fatta nessuno scrupolo ad avvicinarsi a te. Quindi sono sicura che non si farà scrupoli a ricercarti!- 
 
Impallidii. 
Aveva completamente ragione. 
 
-Ha avuto il mio numero...- sussurrai
 
-Cosa?!- 
 
-Mi ha scritto: "te lo ripeto un'ultima volta, ragazzina: sta lontana da lui!"-
 
-E tu non l'hai ancora denunciata?- Sbottò. -Ana, ti sta minacciando!- 
 
-Ti prego, abbassa la voce!- La supplicai, guardandomi intorno. 
 
-Io ho solo paura per te...- sussurrò lei. -E mi sorprende che Christian non abbia ancora fatto nulla!-
 
Arrossii e distolsi lo sguardo. 
 
Lei mi fissò interrogativa, poi, come se ebbe un illuminazione, spalancò la bocca. 
 
-Non glielo hai detto!- Disse. -Cristo santo! Non glielo hai detto! La psicopatica con cui lui ti ha tradito ti minaccia, e tu non gli dici niente? Sei impazzita per caso?- Mi accusò. 
 
-Kate ti prego, abbassa la voce! Ci stanno guardando tutti!- 
 
-Ana..- mi supplicò. 
 
-Il messaggio mi è arrivato ieri sera- sussurrai. -Non ho avuto tempo di dirglielo a Christian, ma non farò la codarda.- Affermai. -Non di nuovo.- 
 
-Tu non sei codarda.- 
 
-Ma lo ero...- Ammisi. -Non ho avuto la forza di denunciare quegli esseri che mi hanno...- 
 
-Eri una ragazzina, Ana!- Esclamò lei. -Quella troia di tua madre avrebbe dovuto denunciarli, tu non centri nulla!- 
 
-Mi prometti che lo dirai a Christian, vero?-
 
-Si. Si, te lo prometto- sospirai. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
-Ana!- Esclamò Christian, raggiungendomi. -Per fortuna sei qui!- 
 
-Certo- risposi. -È successo qualcosa?- 
 
-No...- disse smarrito. -È solo che... vedi, dopo ieri... insomma, io avevo paura che...-
 
-Mi sono vista con Kate.- Lo bloccai. -Scusa, non volevo farti preoccupare. Dovevo avvisarti.- 
 
-L'importante è che tu stia bene..- sospirò.
 
-Si... ma vorrei parlarti, dopo..-
 
Sembrava un bambino smarrito, in quel momento. 
Sembrava così... vulnerabile.
 
-Va bene- sussurrò. -Allora ci vediamo dopo, buona lezione.- 
 
-Christian!- Lo bloccai. -Stai bene?- Chiesi preoccupata.
 
-Certo!- Rispose quasi automaticamente. 
 
-Okay...- sospirai avvicinandomi, e cogliendolo di sorpresa gli diedi un bacio in guancia.
 
-A dopo, allora.- 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Le ore passarono molto lentamente, ma in qualche strano modo riuscii comunque ad arrivare alla pausa pranzo. 
 
Christian era già seduto nel nostro solito banchetto appartato.
 
Lo raggiunsi e gli sorrisi, lui però non ricambiò.
Era preoccupato e teso. 
 
-Che succede?- Chiesi allarmata.
 
Lui sembrò accorgersi di me solo in quel momento, e cercò di sfoggiare un meraviglioso sorriso. 
Non ci cascai però. 
 
-Che succede?- Gli ripetei, sedendomi.
 
-Nulla, perché?- 
 
-Christian.- Sospirai. -Ti conosco. Sei preoccupato. È successo qualcosa?- 
 
-Sono solo preoccupato che tu mi dica che non voglia più avere niente a che fare con me... sai, dopo quello che è successo ieri.-
 
Rimasi ammutolita, cercando disperatamente qualche parola per confortarlo, ma la mia bocca non accennava ad aprisi. 
 
Che cosa avrei dovuto dirgli? Che non era colpa sua?
Potevo farlo, certo.
Ma la verità era che era veramente colpa sua...
Se solo lui non fosse mai andato in quella dannatissima casa, ora noi non ci troveremmo qui...
 
Ricacciai indietro le lacrime e mi decisi a parlare. 
 
-Io...- sussurrai. 
 
"Pensa Ana, pensa!"
Cosa avrei dovuto dirgli? 
 
-Ti ho detto che ti avrei dato una seconda possibilità..- dissi sincera. 
 
Lui annuì impercettibilmente, e mi spronò ad andare avanti. 
 
-È quello che sto facendo, no?- Chiesi, cercando conferme.
 
-Si, certo!- Rispose lui di scatto. 
 
-Senti, io non voglio smettere di darti questa seconda possibilità, sempre se tu la vuoi... volevo solo parlarti appunto di ciò che è successo ieri.-
 
Lui si rilassò subito, e mi sorrise anche.
 
-Mi dispiace. È tutta colpa mia, Ana. Elena non si sarebbe mai dovuta avvicinare a te. Ma sta tranquilla, non succederà più!- 
 
-Christian, secondo me dovremmo denunciarla...- dissi incapace di guardarlo negli occhi. 
 
Lui impallidii. 
 
-Non ti si avvicinerà mai più..- ripeté.
E mi fece male.
Mi fece tanto male sapere che dopo tutto quello che era successo lui la difendeva ancora. 
 
-Lei ti ha reso felice..?- Chiesi prima di potermi fermare. 
 
-Che cosa?- Spalancò gli occhi. -No, no! Tu mi hai reso felice, Ana. Solo tu!- 
 
-E allora perché continui a difenderla?- 
 
-Non la sto difendendo! Quello che ha fatto è imperdonabile, ma mi sembra eccessivo denunciarla...-
 
-E se ti dicessi che mi ha mandato un messaggio in cui mi ha minacciata scrivendomi che non dovevo più avvicinarmi a te?- Dissi sfidandolo. 
 
La sua espressione mutò in un attimo.
Da spaventato diventò arrabbiato. 
E il Christian arrabbiato poteva essere spesso spaventoso. 
 
-Che cosa?- Chiese, cercando di mantenere la calma. 
 
-Me lo ha mandato ieri sera...- sospirai passandogli il telefono. 
 
-Merda!- Lo sentì dire. -Me ne occuperò io, sta tranquilla. Ti prometto che questa volta non ti darà mai più fastidio.-
 
-No, Christian!- Lo supplicai. -Non voglio che ti avvicini più a quella donna. Perché non vuoi che la denunci?- 
 
Lui sospirò pesantemente, e mi prese una mano. 
 
-Sono così egoista- sussurrò. -Ma Ana... se noi denunciamo Elena ci andrò di mezzo anch'io.- 
 
-Oh...- dissi, sentendomi altamente stupida.
 
Ecco perché non voleva denunciarla.
Se la polizia avesse scoperto tutto, Christian sarebbe stato interrogato, e si sarebbe scoperto che lui si era concesso di sua spontanea volontà a quella donna.
 
Non potevo farlo.
Non potevo far correre a Christian questo pericolo.
 
-Okay, d'accordo.- Dissi. -Hai ragione..- 
 
-No..- sussurrò. -Tu devi denunciarla.-
 
"Cosa?!"
 
-Ma Christian, io credevo che tu..-
 
-Lo so, lo so. Ma devi lasciar perdere me! Non posso farti passare questo pericolo.- 
 
Sembrava che stesse per avere una crisi, un crollo emotivo.
 
"Il mio bambino smarrito..."
 
-Per ora non la denuncerò..- affermai. 
 
-Ma Ana, tu...-
 
-Sh...- Lo zittì. -Andrà tutto bene, okay?-
 
-Oh, piccola...-
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Tutta la settimana successiva la passai in tranquillità e pace. 
Christian era sempre (e con sempre intendo proprio sempre!) con me. 
 
Qualche sera mi portava fuori a passeggiare, altre sere invece, quando mio padre non era a casa, veniva da me, e insieme guardavamo un film sul divano. 
 
Di Elena non c'era più nessuna traccia, ed io ne fui felice. 
 
Sembrava tornato tutto come prima, ma mancava ancora una cosa. 
Un dannatissimo bacio, che Christian continuava ostinatamente a rifiutarmi. 
Non che io glielo avessi chiesto...però lui al di fuori delle carezze, non mi faceva altro. 
 
Ero frustrata.
Dannatamente frustrata.
 
-Ehi principessina.- Disse Christian, schioccando le dita verso di me. -In quale paese sei?-
 
-In nessuno.- Sorrisi. 
 
-A cosa stavi pensando?-
 
"A quanto desideri ardentemente un tuo bacio!" Gli urlava la mia vocina interiore.
 
-Nulla di importate.- Dissi però. -Su dai, la pizza si raffredda.- 
 
Mi accomodai sul divano, e mi misi accanto a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
-Trovi il mio orecchio più interessante del film?- Ridacchiò Christian.
 
Era da circa un'ora che stavo giocherellando con il lobo del suo orecchio. Era estremamente morbido.
 
-Ti do fastidio?- Chiesi innocentemente.
 
-No, per niente. Lo trovo rilassante, al contrario.- Mi sorrise.
 
-Vieni qui.- Sospirò.
 
Lo guardai confusa.
 
Lui mi prese di peso, e mi posizionò sulle sue gambe. 
 
-Lo sai che mi sei mancata tantissimo, vero?- Sussurrò, accarezzando il collo.
 
"Oh!"
Mi si mozzò il respiro.
 
-E lo sai che sono davvero pentito, vero?- Disse avvicinando le sue labbra al mio collo. 
 
-Si...- ansimai. 
 
-Non mi potrò mai perdonare, io...- sussurrò, dandomi dei lievi baci sul collo. 
 
Spostai automaticamente la testa, per dargli libero accesso. 
 
Mi mordicchiò il lobo dell'orecchio sinistro. 
 
-Christian..- sussurrai. 
 
-Ma se c'è una cosa che so..- continuò lui, ignorandomi. -È che ti amo Anastasia Steele. E sarà così per sempre.- 
 
La sua mano mi accarezzò tutto il fianco, dandomi un brivido di piacere. 
 
-Ti amo anch'io Christian.- Ammisi. -Indipendentemente da ciò che tu abbia fatto.- 
 
Mi diede dei leggeri baci sul collo.
Così dolci...
 
-Vuoi ancora farmi soffrire a lungo?- Sussurrò, contro il mio orecchio. 
 
-No..- ansimai, chiudendo gli occhi. 
 
Le sue labbra raggiunsero le mie, sfiorandole dolcemente. 
 
-Ti voglio così tanto...- sussurrò. 
 
Non mi diede il tempo di rispondere però, poiché la sua bocca si avventò sulla mia. 
 
Non ci volle molta persuasione affinché le mie labbra si schiudessero, e ben presto le nostre lingue si rincontrarono. 
 
Mi era mancato così tanto..
 
Le sue mani raggiunsero le mie cosce, e le mie si infiltrarono tra i suoi capelli. 
 
Mi misi a cavalcioni su di lui, e lo baciai ardentemente. 
 
Lui mi afferrò per i fianchi, ed io mi strusciai su di lui.
 
Lo sentii gemere. 
 
-Amami Anastasia.- Mi supplicò, alzandomi lievemente la maglietta. 
 
-Si..- gemetti. 
 
Potevo benissimo sentire la sua erezione crescere sotto di me. 
Mi strusciai ancora su di lui.
 
-Cazzo!- Gemette, ricercando le mie labbra. 
 
Lo accolsi volentieri. 
 
"Oh, si.."
La mia dea interiore era pienamente soddisfatta. 
 
La sua mano raggiunse il mio seno, e dopo averlo liberato dal top che indossavo, cominciò a stuzzicarlo. 
 
-Ah..- mi sfuggì dalla bocca, e gettai la testa indietro. 
 
-Posso ancora fermarmi...- ansimò lui. 
 
-No..- sussurrai. -Ti prego, no.- 
 
In meno di un attimo mi ritrovai distesa sul divano, con Christian che troneggiava su di me. 
La mia maglietta volò via, così come il mio top. 
 
-Sei così bella...- sussurrò avventandosi con la bocca su uno dei miei seni. 
 
-Ah!- Gemetti. 
 
TUM,TUM. 
 
-Cazzo se lo sei!- Grugnì, raggiungendo i miei leggings, e abbassando l'elastico.
 
TUM,TUM.
 
Christian si bloccò di colpo, ed io fui costretta ad aprire gli occhi.
 
Lo guardai confusa.
 
-Che cosa c'è..?-
 
TUM,TUM. 
 
La porta, qualcuno stava bussando alla porta. 
 
-Merda!- Ringhiò, alzandosi di scatto.
 
-Copriti!- Disse passandomi il plaid, ed io cercai di metterlo come meglio potevo. 
 
Christian corse ad aprire la porta. 
 
-Oh Christian! Ci sei anche tu!- Esclamò mio padre. 
 
Chiusi gli occhi di scatto, e feci finta di dormire. 
Poteva essere più imbarazzante?
 
-Salve signore..- mormorò lui.
 
-Mi chiedevo perché Annie non aprisse, spero che non abbia interrotto nulla.- Rise.
 
Credo che diventai viola per l'imbarazzo, ma cercai di rimanere il più immobile possibile. 
 
Quanto poteva essere imbarazzante sentirsi dire queste cose dal proprio padre? 
 
-No!- Rispose Christian. -Stavamo dormendo, non l'avevo sentita.- 
 
-Oh, mi dispiace.- Disse. -Ho dimenticato le chiavi, non volevo svegliarti.- 
 
-Non si preoccupi..- disse. -Ma forse è meglio se lei dorma a letto..-
 
Detto questo, mi ritrovai sospesa da due forti braccia, e non appena entrammo in camera aprii gli occhi.
 
Mi coprii la bocca con le mani, per evitare di scoppiare a ridere. 
Anche Christian riusciva a stento a restare serio. 
 
-Ma ci sono il top e la mia maglietta per terra!- Sussurrai. 
 
-Ho cercato di nasconderle sotto il divano come meglio potevo...- sghignazzò. 
 
Ridacchiai, ma Christian mi tappò la bocca. 
 
-Sh...- sussurrò salendo sul letto. -Lo spettacolo è soltanto rimandato..- Disse.
 
-Per fortuna aveva dimenticato le chiavi...- 
 
-Non credo che sarebbe stato un bello spettacolo per lui.- Sorrise. 
 
Mi diede un casto bacio sul naso, e poi appoggiò la fronte sulla mia.
 
-Mi fai impazzire.- 
 
-Ma è per questo che mi ami.- Mi vantai.
 
Riuscì a percepire il suo sorriso.
 
-Oh, non immagini quanto piccola.- Disse. -Ti amo Anastasia Rose Steele.- Sussurrò.
 
-Anch'io Christian Trevelyan Grey.- Sospirai. 
 
-Non sai quanto mi faccia felice sentirlo.- Disse. -Sarà meglio che vada prima che il tuo patrigno faccia irruzione anche nella tua stanza.-
 
Ridacchiai, e lo baciai. 
 
-Buonanotte piccola.- Disse alzandosi.
 
-Buonanotte Christian.-
 
"Buonanotte..." 

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Capitolo 7
*** OBBLIGO O VERITÀ? ***


                                               OBBLIGO O VERITÀ?
 
-Annie!- Mi salutò papà. -Allora com'è andata ieri sera?- 
 
Arrossii al ricordo. 
Mio padre poteva dimostrarsi un uomo impiccione alle volte...
 
-Bene, grazie.- Risposi. -E a te, invece? È andata bene la cena?-
 
-Oh si, solite cose.- Sospirò scuotendo la mano. -Cosa avete fatto tu e Christian ieri sera?- 
 
-Abbiamo guardato un film e mangiato la pizza...- 
 
-E poi vi siete addormentati sul divano.- Concluse. 
 
Mi finsi sorpresa. 
-Come fai a saperlo?- 
 
-Avevo dimenticato le chiavi, e così ho bussato.- Mi spiegò come se non lo sapessi. -Mi ha aperto Christian, tu dormivi sul divano, è lui che mi ha detto che vi eravate addormentati.-
 
-Oh, certo- sorrisi aprendo il frigo. -Questo spiega tutto.- 
 
-Non lasciartelo scappare Annie.- Mi sorrise papà. 
 
-Non lo farò, papà. Te lo prometto.- Affermai.
 
-Brava la mia bambina.- Disse accarezzandomi una guancia.
 
Poi, prese la sua giacca, le chiavi, il portafoglio, e mi baciò la fronte. 
 
-Bene, devo proprio scappare. Buona giornata tesoro!- 
 
-Ciao papà, guida piano!- Raccomandai.
 
-Si, certo!- Mi disse lui dal pianerottolo. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Quel giorno avrei potuto dedicarmi alle pulizie, ma proprio non riuscivo a smettere di pensare a ciò che stava succedendo con Christian la sera scorsa.
 
Mi amava, ed io amavo lui. 
Ed ora, era tornato tutto come prima?
In realtà, non ne ero completamente sicura.
 
Fui distratta dal suono del mio telefono.
Un messaggio.
 
"Ana! Questa sera Jack da una festa! Vieni insieme a me?
Ti prego! Non accetto un no come risposta! 
P.S: puoi portare Christian se ti va :D
KateXX "
 
Sorrisi difronte al messaggio. 
"Non accetto un no come risposta." Allora perché metteva il punto interrogativo? 
 
Non avevo idea di chi fosse Jack, in realtà, ma l'idea di partecipare ad una festa non era poi così male. 
 
Dopo essermi assicurata di aver chiuso la porta, corsi a bussare a quella di Christian. 
Fui accolta da Grace.
 
-Oh Ana, tesoro!- Esclamò. -È così bello vederti!- Disse abbracciandomi.
 
Ricambiai un po' goffamente quell'abbraccio.
Non ero ancora abituata a ricevere "dell'affetto materno".
 
-È un piacere anche per me, Mrs.Grey- sorrisi. 
 
-Oh no, per favore, chiamami Grace!- Esclamò. -Cerchi Christian?- 
 
-Si, ma se non c'è passo più tardi.- Risposi improvvisamente timida. 
 
-È andato a cambiarsi, si è svegliato da poco. Vieni entra tesoro, puoi aspettarlo qui.- Disse indicandomi il grazioso divano in pelle bianco.
 
-Grazie..- mormorai imbarazzata, sedendomici. 
 
-Ehilà, Anastasia!- Esclamò Elliot, raggiungendomi. -Era da un po' che non ti vedevo.- 
 
Arrossii e abbassai lo sguardo sulle mie mani.
-Beh...si, ero in vacanza con mio padre- balbettai. 
 
-Sei adorabile quando arrossisci.- Sorrise.
 
"Cosa?"
 
-Non ce l'hai più con me, vero?- Mi chiese. 
 
Lo guardai confusa, e lui difronte la mia espressione sorrise.
 
-Beh, si, ecco sai... per la prima volta in cui ci siamo incontrati, ed io ti ho... beh... -disse mortificato.
 
-Oh, non fa nulla. Non preoccuparti Elliot, non ce l'ho mai avuta con te. Avevi tutti i diritti per difendere tuo fratello.- 
 
Lui si aprì in un sorriso luminoso. 
-Sono felice di saperlo! Direi che ti avevo giudicata molto male, ma sono contento di aver chiarito.- 
 
Fummo distratti dal suono di alcuni passi che scendevano tranquillamente le scale. 
Christian.
Non appena mi vide si bloccò e reagì a scoppio ritardato.
 
-Oh, Ana! Ciao!- Disse, scendendo le scale di fretta. -Non sapevo che fossi qui.- 
 
-Si, sono arrivata da poco.- Risposi alzandomi.
 
Christian si avvicinò, e lanciò un'occhiata al fratello, il quale alzò le mani in segno di arresa, e ci lasciò soli. 
 
-Va tutto bene?- Mi chiese preoccupato. 
 
-Si certo.- Risposi. -Volevo invitarti ad una festa, in realtà.- 
 
Lui mi fissò sorpreso.
Chiaramente non se lo aspettava.
 
-Una festa?- 
 
-Si. Mi ha invitata Kate, e mi ha detto che potevo dirlo anche a te.- 
 
-Una festa..- ripeté lui. -Credo proprio di no.- 
 
-Oh...- risposi delusa. -Non importa, pensavo di andarci con te, ma mi farò venire a prendere da Kate, allora.- Mormorai. 
 
-Che cosa?- Chiese. -No, scordatelo. Non ci andrai neanche tu!- 
 
-Che vuol dire che non ci andrò neanch'io?- Scattai.
 
Come si permetteva a dirmi cosa dovevo o non dovevo fare? 
 
-Credevo che non ti piacessero le feste.- 
 
-Beh, si. Ma sai, da quando Alex è stato messo in prigione, e da quando tu mi hai... beh, insomma da allora mi piacciono le feste.- Gli ringhiai contro. 
 
Lui fece un passo indietro, ferito.
Avevo esagerato?
 
-Ana, io...- disse totalmente vulnerabile.
 
Sospirai profondamente.
-Scusa.- Dissi. -Non volevo dirlo. Volevo solo farti capire che non mi piace che tu mi dica cosa devo o non devo fare.- 
 
-Io ti voglio al sicuro.- Affermò.
 
-Ma sarò al sicuro. Andiamo Christian, è una festa a casa di Jack.- 
 
-Jack?- Lui spalancò gli occhi. 
 
-Si- risposi confusa. 
 
-Una festa a casa di Jack? Parli di Jack Hyde?- Disse quasi ridendo. 
 
Che aveva tanto da ridere?
 
-Non lo so qual'è il suo cognome, non lo conosco.- Sospirai. 
 
-E tu vorresti andare a casa di qualcuno che neanche conosci?-
 
Non ne saremmo mai usciti, me lo sentivo.
 
-Beh, lo conoscerò.- Esclamai avviandomi alla porta.
 
-Ana!- Mi bloccò. -Non credo che sia una buona idea andarci.- 
 
-Resta a casa.- Risposi. -La mia era solo una proposta.- 
 
-Ti prego, non fare così!- Mi supplicò. 
 
-Non faccio in nessun modo.- Sbottai. -Davvero non c'è bisogno che tu venga se non vuoi.-
 
-Ma tu andrai.-
 
-Si, certo.- Risposi. -Non mi sembra una cattiva idea.- 
 
-Bene allora, fatti trovare pronta per le sette.- Sospirò.
 
Lo guardai confusa.
Ora voleva venirci?
 
-Non guardarmi così. Non ti lascerò andare lì da sola.- 
 
-Guarda che non ho bisogno del babysitter!- Scattai. 
 
-No, certo che no.- 
 
-Non c'è bisogno che tu venga, allora.- Ripetei.
 
-Mi hai invitato o no?- Chiese cercando di reprimere un sorriso.
 
Odiavo quando si comportava in quel modo. 
 
-Si, ma...
 
-Niente ma. Fatti trovare pronta per le sette.- Ripeté.
 
Sospirai profondamente e scossi la testa.
-D'accordo.- Borbottai rientrando a casa. 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Alle sette meno cinque ero perfettamente pronta. 
Avevo optato per una gonna rossa, ed una camicia nera. 
Avevo lisciato i miei capelli, e avevo deciso di mettere un po' di eyeliner.
 
Christian come sempre fu puntuale.
 
-Non puoi mettere dei pantaloni?- Mi chiese con una smorfia in viso.
 
Mi fissai la gonna.
 
-Perché, cos'ha che non va la mia gonna?-
 
-Niente, è solo che... non credi che sia troppo corta?-
 
Alzai gli occhi al cielo.
-No, non credo. Su andiamo.- Dissi chiudendomi la porta alle spalle. 
 
Non volevo sembrare una suora, e la gonna aveva una lunghezza giusta.
Christian come al solito stava solo esagerando.
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Ci incontrammo con Kate davanti la casa di Jack, e notai subito che era in compagni di un ragazzo.
 
Non appena ci vide si illuminò.
 
-Ana! Sono così felice di vederti!- Esclamò abbracciandomi.
 
Le lanciai un'occhiata, e lei si strinse nella spalle.
Chi era quel ragazzo?
 
-Ciao Christian.- Lo salutò. -Ragazzi lui è Jace.- Disse presentandocelo.
 
Jace era biondo, con occhi castani, ed era mostruosamente alto. 
 
-È un piacere..- mormorai stringendogli la mano.
 
-Il piacere è mio.- Sorrise.
 
Christian gli gettò un'occhiata gelida.
-Possiamo entrare?- Borbottò.
 
Perché si ostinava a comportarsi in quel modo? 
 
:-:-:-:-:-:-:-:
 
Non appena entrammo fummo accolti dal padrone di casa.
 
-Tu sei Anastasia Steele?- Chiese sorpreso. 
 
-Si, sono io.- Sorrisi leggermente.
 
-È un piacere, io sono Jack! Non credevo che ti avrei avuto qui, oggi.- Disse mostrandomi un sorriso falso.
 
Forse Christian aveva ragione.
Jack mi metteva terribilmente a disagio. 
 
-Quando vuoi andartene dimmelo subito.- Mi bisbigliò Christian all'orecchio.
 
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi.
-Piantala.- Dissi. -Siamo appena arrivati!- 
 
-Volevo solo fartelo sapere.- Borbottò scuotendo la testa. 
 
-Christian?!- Lo chiamò un ragazzo. -Cazzo non ci credo che sei davvero qui, amico!- 
 
Credevo che Christian non avesse amici. 
 
-A quanto pare..- borbottò lui.
 
-Ana!- Mi chiamò Kate. -Andiamo a ballare!-
 
Christian mi guardò, e poi si sforzò a sorridermi.
 
-Non allontanarti troppo.- Mi sussurrò, poi cominciò a parlare con il suo "amico".
 
Non mi aveva neanche presentata.
Ma in fondo, perché avrebbe dovuto? 
 
Scacciai via la delusione e seguii Kate. 
 
-Quando volevi dirmi di Jace?- Gridai, per sovrastare la musica. 
 
-Mi dispiace così tanto!- Disse mettendo il broncio. -Io volevo dirtelo, ma..-
 
-Kate.- Jace la raggiunse, e la abbracciò da dietro. 
 
Continuai a ballare. 
 
Certo che era proprio tremenda.
Voleva sempre che le raccontassi tutto, e quando non lo facevo si arrabbiava... e in quel momento era lei che non mi aveva raccontato nulla! 
 
-Ciao!- Gridò un ragazzo, verso di me. 
 
-Ciao!- Risposi di rimando. 
 
-Sono Jose!- Si presentò.
 
-Anastasia!- Risposi. 
 
-È la prima volta che vieni qui, vero?-
 
-Si, è così.- Confermai.
 
-Ehilà, Jose!- Esclamò Jack raggiungendoci.
 
Mi mise un braccio dietro le spalle.
 
-Hai già conosciuto Anastasia, vedo!- Rise.
 
"Staccati! Lasciami andare!" Gli gridava la mia vocina interiore.
 
"Non sta facendo nulla di male, Ana. Non farti prendere dal panico!"
 
-Vuoi qualcosa da bere, bellezza?- Mi chiese Jack.
 
-No..- risposi cercando di mantenere la calma. -Io non bevo.-
 
-Oh, ma dai! Neanche un bicchierino?- 
 
-No, ma grazie.- Sorrisi.
 
-Jack.- Sibilò Christian, difronte a me.
 
Aveva lo sguardo gelido. 
 
-Christian Grey!- Rise lui. -Tu qui? Ad una mia festa? Com'è mai possibile? Quando sei arrivato?- Iniziò a bombardarlo di domande, ma prima che potesse rispondere continuò.
 
-Ti vorrei presentare questa bellezza qui- disse indicandomi. -Si chiama Anastasia.- 
 
-Certo.- Sorrise lui. -Siamo venuti insieme, è la mia ragazza.- Affermò.
 
"Oddio!"
 
Jack sussultò, e mi lasciò di scatto. 
-La tua ragazza?- Ripeté completamente allibito. 
 
-Già. Quindi se ora mi permetti vorrei ballare con lei.- Ghignò, trascinandomi tra le sue braccia. 
 
La sua ragazza.
Ero tornata davvero ad essere la sua ragazza? 
 
-Ti avevo detto di non allontanarti.- Ringhiò.
 
Mi stava rimproverando?
 
Mi scostai dalle sue braccia. 
 
-Christian non farmi la predica. Non stava facendo nulla di male!- Sbottai.
Ma in cuor mio sapevo bene che mi stava dando molto fastidio. 
 
-Davvero?- Rise alzando un sopracciglio. -Perché a me sembravi parecchio in difficoltà.- 
 
-Ti ho già detto che non ho bisogno del babysitter!- Gridai. 
 
-Ana, ti prego!- Esclamò. -Non posso sopportare che qualcun altro ti metta le mani addosso, specialmente se quel qualcuno è Jack.- 
 
-E quindi da adesso sono di nuovo la tua ragazza?- Chiesi prima di riuscire a fermarmi.
 
Lui parve sorpreso. 
Poi scoppiò a ridere.
 
"Che diavolo ha da ridere, adesso?"
 
-Hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho detto? O stavi solo pensando al fatto che ti ho definita la mia ragazza?- Mi prese in giro. 
 
-Certo che ti ho ascoltato!- Esclamai stizzita. 
 
-Ana..- sospirò lui. -Mi dispiace se ti ha dato fastidio, ma mi è sembrato il modo migliore per farlo scollare da te.- 
 
-Oh, okay.- Risposi abbozzando in un sorriso, ma non potevo evitare di rendermi conto che vi era anche una punta di delusione. 
 
-Ana!- Esclamò Kate. -Finalmente ti ho trovata!-
 
-Si, beh, cavolo grazie mille per avermi abbandonata!- Borbottai. 
 
-Scusa!- Disse mettendo il broncio. -Vieni a giocare?-
 
-A giocare? E come?-
 
-Obbligo o verità.- Rise. -Puoi venire anche tu Christian, se vuoi.- 
 
Non mi era mai piaciuto quel gioco, ma non mi tirai indietro. 
 
-Okay.- Risposi. -Perché no!-
 
Non appena provai a seguirla però, Christian mi strattonò per un braccio. 
 
-Che fai?- Chiesi confusa.
 
-Vai a giocare?-
 
-Tu no?- Chiesi.
 
Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli, probabilmente esasperato.
-Andiamo.- Disse. 
 
:-:-:-:-:-:-:
 
-Allora Kate...- disse Jace. -Obbligo o verità?- 
 
-Obbligo!- Esclamò coraggiosa.
 
Jace si leccò le labbra.
-Ti obbligo a baciarmi.- 
 
Kate non se lo fece ripetere due volte. 
Gli si mise a cavalcioni, e dopo aver preso la sua faccia con entrambe le mani, lo baciò appassionatamente.
 
Christian mi lanciò un sorriso, ed io distolsi lo sguardo arrossendo.
 
-Ehi Kate!- Esclamò un ragazzo, di cui non ricordavo il nome. -Guarda che Jace ti ha detto solo di baciarlo, non di scopartelo sul pavimento!- Disse, facendo ridere tutti. 
 
Dopo che entrambi finalmente si staccarono, fu la volta di Christian. 
 
-Allora Christian, obbligo o verità?-
 
-Verità.- Borbottò per nulla interessato.
 
-Oh cielo, e ti definisci coraggioso?- Le chiese la ragazza. 
Credo che si chiamasse Samanta.
 
-Comunque sia, chi è stata la prima ragazza, o ragazzo...- rise. -Con cui hai perso la verginità?-
 
Ahi.
 
Christian spalancò gli occhi, impallidì, e mi gettò un'occhiata.
 
-Beh?- Rise. -Non dirmi che sei vergine, perché non ci credo neanche se mi paghi.- 
 
Lui le gettò un'occhiata infuocata, poi sospirò.
-Una ragazza.- Borbottò. -Si chiamava Leila.- 
 
Ahi.
 
Distolsi lo sguardo.
Christian stava cercando disperatamente i miei occhi. 
 
-Jack.- Disse Samantha. -Obbligo o verità?- 
 
-Obbligo.- Affermò lui.
 
-Bene. Allora io ti obbligo a baciare... mh...- disse guardandoci tutti.
 
Abbassai lo sguardo. 
Lei ghignò e mi indicò.
 
-Ti obbligo a baciare la ragazza castana!- 
 
Christian sussultò e strinse i pugni.
-Non credo proprio.- Sibilò.
 
-È il mio obbligo. Non metterti in mezzo!- Esclamò lei. 
 
Jack si avvicinò a me.
 
"Non sta succedendo davvero. Non sta succedendo davvero!"
 
-Io...- provai a dire. 
Ma lui si avventò su di me.
 
Le sue labbra rudi si ritrovarono violentemente sulle mie.
Poi si staccò bruscamente, e prima che me ne rendessi conto Christian gli era addosso. 

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Capitolo 8
*** GITA ***


                                                                     GITA

-Fagli il culo, Grey!- Gridava qualcuno. 
-Difenditi, Jack!- Diceva qualcun altro. 

Ancora prima che me ne rendessi conto attorno a Christian e Jack si era formata una piccola folla.
C'era chi gridava e chi incitava Christian, ma non c'era nessuno che volesse fermarli. 

Christian sembrava avere la meglio su Jack, che al contrario era già ridotto piuttosto male, ma non potevo lasciarlo continuare. 

Cercai di intrufolarmi in quel cerchio di persone, e non appena vidi Christian lo afferrai per la maglietta. 

-Christian, basta!- Gridai, sperando che mi sentisse. 

La mia presa su di lui, però, non era abbastanza stretta, e probabilmente non mi aveva neanche notata. 

-Christian, fermati! Così lo uccidi!- Lo supplicai, mettendomi tra i due. 

Lo sguardo di Christian sembrava avvolto dalle fiamme. 
Stava per colpire nuovamente Jack, finché non incontrò i miei occhi. 

Si bloccò di colpo, e mi fissò confuso. 

-Spostati da qui, Anastasia!- Ringhiò, riposizionando i suoi occhi su Jack. 

-No, Christian! Per favore, basta!- Lo supplicai. 

Lui mi fissò, e dopo essersi raddrizzato si passò una mano tra i capelli, chiaramente frustrato. 

-Andiamo via.- Ringhiò gettando un'ultima occhiata a Jack, che ormai giaceva a terra, e afferrandomi saldamente per il polso. 

Fui praticamente trascinata fuori dalla folla urlante, che ora si apprestava a soccorrere Jack. 

-Ana!- Urlò Kate, raggiungendomi. -Stai bene?- 

-Si, io sto bene.- Sussurrai azzardandomi a guardare Christian. 

-Andiamo via.- Ripeté strattonandomi per il braccio. 

Perché mi trattava così?

:-:-:-:-:-:-:

-Christian ti prego, non camminare così veloce.- Piagnucolai.

Da quando eravamo usciti non si era disturbato a rivolgermi la parola.
Al contrario, aveva aumentato la stretta sul mio polso e aveva aumentato anche la velocità. 

-Christian, non posso andare più veloce!- Mi lamentai.
Portavo i tacchi, e i miei piedi imploravano pietà. 

Senza dire una parola si fermò, e cogliendomi di sorpresa mi afferrò e mi caricò in spalla.

-Christian!- Squittì. -Che stai facendo?!- 

-Ecco perché non volevo che andassi a quella dannata festa!- Ringhiò accelerando il passo. 

-Che cosa?- Esclamai dimenandomi.

Perché era così arrabbiato con me?
Mi stava trattando come una bambina! 

La macchina era da tutt'altra parte da dove l'avevamo lasciata.
Dove mi stava portando?

-Mettimi giù!- Gridai. 

-Hai detto che non riuscivi a camminare.- Affermò senza lasciarmi.

-Christian, smettila di trattarmi come se fossi una bambina! Perché sei così arrabbiato?- 

Lui si bloccò di colpo e mi mise giù, poi si passò una mano tra i capelli, e si avventò su di me. 
Mi baciò con forza e disperazione, ma prima che me ne rendessi conto lo allontanai.

Indietreggiai di qualche passo. 

-Christian, così mi confondi...- sussurrai. 

-Tu sei mia, Ana. Solo mia, lo capisci vero?- Mi chiese fissandomi intensamente. 

-Forse lo ero una volta, ma non ora!- Sibilai.

-Che vuol dire non ora?- 

-Ti avevo lasciato Christian, ricordatelo.-

-Ma io credevo che dopo...beh, sai... dopo l'altra sera...- sussurrò smarrito. 

-Sono così confusa- ammisi. 

-Mi dispiace.- Disse avvicinandosi.

-Eri così arrabbiato un attimo fa, e ora...-

-Lo so, lo so.- Mi bloccò. -Mi dispiace Ana, ma non riesco a tollerare che qualcun altro ti metta le mani addosso.- 

-Era un gioco..- 

-Un gioco?- Scattò. -Pensa se non ci fossi stato! Te lo saresti anche scopato solo perché era un gioco?-

-No, certo che no!- sussurrai impallidendo. 

-Mi dispiace, Ana.- 

-Mi hai spaventata...- ammisi.

-Non volevo metterti paura, piccola.- Disse. -Mi dispiace, ti prego, scusami.-

-Devi smetterla di fare così. Non puoi andartene in giro e picchiare gente a caso!-

-Non era una persona a caso!- Ringhiò. 

-Vorrei tornare a casa- sospirai.

:-:-:-:-:-:-

-Ana, ti prego non essere arrabbiata con me...-

-Okay...-

-Per favore... Se ti dovesse succedere qualcosa...- sussurrò impallidendo.

-Ma non è successo.- Dissi. -Christian so badare a me stessa.-

-Lo so, mi dispiace.-

Nell'arco di quell'ora ora si era scusato almeno un centinaio di volte.

-Vorrei che questo fine settimana lo passassi con me..- Disse.

-Che?- 

-I miei genitori ti vorrebbero invitare sul nostro yacht. Staremo via solo un paio di giorni..-

-Oh...- 

L'idea di navigare in mare era molto allettante per me. 

-Sarebbe fantastico.-

-Davvero?- Chiese illuminandosi. 

-Davvero.- Confermai sorridendo. 

:-:-:-:-:-:-:

-Sta attenta Annie, d'accordo? 
Mi fido ciecamente di Christian e dei suoi genitori, ma sta comunque attenta. Comportati bene, e se hai qualche problema chiamami, hai capito?
Cerca di divertiti, e non dimenticarti la crema solare! Questo fine settimana si prevede che farà molto caldo.- 

Avevo di nuovo undici anni. 

Sospirai e mi gettai tra le braccia di mio padre.

-Farò la brava, te lo prometto.- 

-D'accordo, ora va' prima che fai tardi.- Mormorò baciandomi la testa. 

-Pronta?- Mi chiese Christian, non appena uscii. 

-Si.- Affermai. 

-Ana cara!- Disse Grace, abbracciandomi affettuosamente. -Sono così contenta che tu abbia accettato di venire!- 

-Spero solo di non disturbarvi..- mormorai imbarazzata da tanta gentilezza.

Dovevo ancora abituarmi ai modi familiari che Grace usava con me. 

-È un piacere per noi!- 

-Ana!- Squittì Mia. -Sono così felice che ci sia anche tu! Almeno non dovrò stare assieme a dei soli "uomini"- 

-Guarda che ci sarei stata anche io!- Esclamò Grace, fingendosi offesa. 

-Certo..- ridacchiò lei.

-Okay, se avete finito di infastidire Anastasia, potremmo anche andare.- Borbottò Christian. 

Gli lanciai un'occhiata. 
'Non trattarli così!' Bisbigliai.

-Rilassati figliolo! Vorremmo passare il fine settima in tranquillità.- Disse Carrick, uscendo con tutti i borsoni. 

-Immagino che noi potremmo metterci qui dietro, così staremo veramente tranquilli.- Mi sussurrò Christian all'orecchio.

Sorrisi.
La loro macchina era mostruosamente enorme. 

Io e Christian ci sistemammo dietro, mentre Elliot e Mia si presero una fila di sedili ciascuno. 

-La strada è lunga, sai Anastasia? C'è qualcosa che vuoi fare?- Mi sorrise Grace.

-Ehm..- risposi confusa.

-Oh Cristo..- sentii sussurrare Christian.

-Potremmo cantare una bella canzone!- Esclamò eccitata.

-No!- Gridarono contemporaneamente Christian, Elliot, Mia e Carrick. 

Mi ritrovai a ridacchiare.
Non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi in macchina con la famiglia di Christian, e con Grace che chiedeva se ci andava di cantare una canzone. 

-Volevo solo far passare il tempo!- Borbottò lei. 

-Sappiamo benissimo come passare il tempo, mamma. Senza bisogno di nessuna stupida canzoncina.- Disse Christian, e poi mi lanciò un sorrisetto. 

"Oh.."

Christian appoggiò una mano sulla mia gamba, e i miei battiti accelerarono. 

Cosa voleva fare?

Gli gettai un'occhiata che lui ricambiò con un sorriso malizioso. 
Iniziò a disegnare dei cerchi sulla mia coscia, per poi iniziare ad accarezzarla.

Su e giù, su e giù..

-Sono così contento che tu indossi una gonna..- bisbigliò lui. 

Arrossii violentemente.

Volevo fermarlo. 
Era così imbarazzante! Eravamo in macchina con tutta la sua famiglia! Ma il mio corpo si rifiutava di spostarsi. 

-Possiamo mettere un po' di musica dalla radio?- Chiese Christian. 

-Avremmo potuto cantare noi, invece di ascoltarla alla radio.- Borbottò Grace, accendendola. 

Elliot ridacchiò, rimettendosi le sue cuffie e chiudendo gli occhi. Mia si era già addormentata, credo. 

-Che ne dici, potrei farti venire in questa macchina?- Sussurrò.

Spalancai la bocca.

-Christian!- Sibilai. -Non posso credere che tu stia facendo questa, quando in macchina c'è tutta la tua famiglia!-

-Non mi sembra che a te dispiaccia!- Ridacchiò. 

-Si, ma..io, insomma, ci sono tutti!- Borbottai viola per l'imbarazzo. 

-Rilassati.- Bisbigliò, riprendendo le carezze. -C'è la musica, e i miei genitori sono troppo avanti per sentirci. Elliot ha le cuffie e Mia dorme.- 

-Si, ma...- 

Aveva ragione, probabilmente neanche ci avrebbero sentiti, ma era comunque imbarazzante. 
Eppure, in qualche strano modo, io ero anche eccitata. 

-Se vuoi che mi fermi dillo, Anastasia.- 

Restai zitta.
Per quanto imbarazzante fosse, lo volevo. 
Lo volevo da troppo tempo, ormai. 

-Come immaginavo..- ridacchiò. -Vieni qua, mettiti tra le mie gambe.- 

"Che?"

-Potrebbero vederci..- 

-No, se ci stringiamo qui e se nessuno si gira.- Sorrise, e in un attimo mi ritrovai tra le sue gambe. 

Mi baciò il collo, ed io gli diedi libero accesso spostando la testa. 

-È così bello riaverti qui..- sussurrò contro il mio orecchio. -Stavo impazzendo senza di te...non ti farò soffrire più, te lo prometto.- Disse, alzando leggermente la mia gonna. 

La sua mano continuava a fare su e giù, lungo tutta la mia coscia.
Arrivava terribilmente vicino al centro principale del mio corpo, ma poi si allontanava.

Era frustante. 
Aveva deciso di punirmi, per caso?

-Christian..- supplicai. 

-Cosa c'è, Anastasia?- Ridacchiò. 

-Vuoi torturarmi?- Piagnucolai. 

-Oh, sei una bambina impaziente?- Sussurrò.

Potevo però sentire la sue erezione sprofondarmi nel fianco. 
Bene.
Mi strusciai leggermente su di lui.

-Cazzo!- Sibilò.

Sorrisi. 
Si giocava a due a questo gioco. 

-Non mi si ritorcerà tutto contro.- Sussurrò, baciandomi il collo. -Non te lo permetterò.- Affermò, sfiorando leggermente le mie mutandine, mandandomi una scossa elettrica lungo tutta la schiena. 

-Senti quanto sei bagnata. Per me...- sussurrò.

Mugolai quando le sue dita spostarono le mutandine e toccarono la pelle. 

-Oh mio Dio! Amo questa canzone!- Esclamò Grace, facendomi spaventare.

Scattai sull'attenti, e anche Christian ritirò subito la mano.
Grace si girò poco dopo, sorridendoci.

-È una canzone dei miei tempi, sapete?- 

-Molto bella...- sussurrai distogliendo lo sguardo.

-Vedi Christian, dovresti imparare ad apprezzare le cose come fa Anastasia!- Disse girandosi.

Tirai un sospiro di sollievo.
Mancava pochissimo e ci avrebbe scoperto.

Trovai Christian a ridacchiare. 

-Lo trovai divertente?- Sibilai.

-Un poco.- Sorrise.

Mi spostai, e mi misi seduta accanto a lui.

-Non posso credere che stava per scoprirci!- Borbottai.

-Rilassati, non è successo.-

-Ma stava per succedere!- 

Mi abbracciò per la vita e appoggiò la testa sulla spalla, baciandomi il collo. 

-Okay, non arrabbiarti. Allora mi metto a dormire.- 

Mi appisolai anch'io, e quando riaprii gli occhi Christian era sdraiato sulle mie gambe, e continuava a tenermi tra le sue braccia. 

Sorrisi e gli accarezzai i capelli.
Erano così morbidi...

Lui si stiracchiò e aprì gli occhi.

Tirai subito via la mano.
Non volevo svegliarlo.

-No, continua..- mi supplicò. -Era...bello...- biascicò ricadendo nel sonno. 

-Tra poco arriviamo, Ana!- Disse Carrick. 

Grace invece, si era addormentata.

-Oh, grazie per avermelo detto, Mr.Grey.- 

-Per favore, chiamami Carrick.- Sorrise.

Risposi anch'io al suo sorriso.

-Grazie per tutto..- disse.

-Non ho fatto nulla...- risposi confusa.

-Tu forse non te ne accorgi, ma hai fatto tantissimo per noi, per Christian...- 

-Oh...- risposi, incapace di dire altro.

Abbassai lo sguardo sulla figura che giaceva sulle mie gambe.

Era una visione bellissima anche mentre dormiva.
Sembrava così calmo e sereno...

Speravo soltanto che sarebbe stato così per sempre.

ANGOLINO AUTRICE: 
Sono tornata!! 
E sii, mi ero presa una piccola vacanza non programmata, ma ora sono tornata carica con nuovi capitoli tutti per voi :D 
Continuate a commentare qui sotto ⬇️se volete un nuovo capitolo! Vi aspetto:D

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Capitolo 9
*** OSPITI A CENA ***


                                                 OSPITI A CENA

-Christian..- sussurrai, cercando di scuoterlo nel modo più dolce possibile. 

-Mh..- mugugnò lui, stropicciandosi gli occhi. 

Sorrisi.
Era adorabile. 

-Alzati dormiglione, siamo arrivati!- Risi. 

-Mh..- ripeté aprendo un occhio.

Gli accarezzai i capelli e lui sorrise richiudendo gli occhi. 

-Oh, no!- Sorrisi tirando via la mano. -Devi svegliarti.-

-Altri cinque minuti.- Borbottò portandosi un braccio sugli occhi.

-Non abbiamo cinque minuti, fratello!- Esclamò Elliot, aprendo la portiera. 

-Fanculo.- Disse alzandosi. 

:-:-:-:-:-:-:

-Lascia, lo prendo io.- Disse Christian, togliendomi dalle mani il borsone. 

-Grazie.- Sorrisi. 

Lo yacht era davvero incredibile. 
Era enorme e arredato modernamente. 

-Vedi Anastasia, potremmo buttarci dal ponte per fare un bagno.- Ghignò Elliot.

-Non credo proprio.- Scattò Christian, prima che potessi rispondere. 

-Ragazzi, non c'è bisogno di litigare, e comunque in ogni stanza c'è una jacuzzi, quindi potrete farvi il bagno li.- 

Era ovvio che avevano una jacuzzi. Poteva mai mancare in uno yacht alla moda?

-Ana, tesoro.- Disse Grace. -Ci sono abbastanza stanze qui, quindi puoi decidere se avere una camera tua, oppure vorresti stare con Christian?- 

-Una camera per me andrebbe benissimo.- Risposi prontamente.

Christian mi lanciò un'occhiataccia, ma non disse nulla. 

-Perfetto, allora!- Esclamò. -Christian perché non l'accompagni nella stanza rosa?- 

-Andiamo.- Disse riprendendo il borsone, e prendendomi per mano. 

-Questo yacht è incredibilmente enorme.- Commentai estasiata.

-È okay.- Mormorò lui. 

-Che c'è che non va?- 

-Niente.- Sospirò. -Ecco la tua camera.- 

Era abbastanza spaziosa, ed era dipinta di rosa, probabilmente da qui il nome. 
Sembrava più la camera di una principessa. 

-Non ti piace?- Mi chiese distraendomi dai miei pensieri. 

-È...- sussurrai. -Incantevole.- 

-Si chiama così appunto perché è rosa.- Mi spiegò. -Tutte le camere qui, in realtà, hanno il nome di un colore. La mia è la stanza blu, Mia ha quella gialla, ed Elliot quella arancione. I miei genitori hanno la camera "argentata"- Borbottò. 

-Beh, devono essere fantastiche.- Risi. 

-La mia stanza è proprio difronte la tua..- 

-Okay...- dissi. -Posso vederla?-

-No. Se volevi vederla avresti dovuto condividerla con me.-

-Sei arrabbiato perché ho preso una camera da sola?- Alzai gli occhi al cielo. 

-Non sono arrabbiato...mi aspettavo solo che non ti desse fastidio stare in camera mia.-

-Ma non mi da' fastidio! È solo che ho bisogno del mio spazio...-

-Del tuo spazio...- Ripeté. -Immagino che i miei ci aspettino sotto tra 10 minuti..ti lascio sistemarti..- mormorò. 

-D'accordo...- 

"Non potevi semplicemente dividere la stanza con lui?!" Mi gridava la mia vocina interiore. 

Dopo dieci minuti mi sentivo decisamente meglio.

Mi ero lavata la faccia e cambiata i vestiti, eliminando completamente l'odore dell'auto. 

Erano già tutti nel ponte principale, quindi li raggiunsi.

Non appena Grace mi vide si illuminò.

-Ana! Allora cosa ne pensi della stanza e dello yacht?- 

-È tutto meraviglioso!- Esclamai.

Doveva essergli costato una fortuna.
A mio padre sarebbe piaciuto tantissimo, però. Ha sempre sognato di salire su uno yacht. 

Raggiunsi Christian, che mi sorrise.
Forse ora era calmo. 

-Mamma! Volevo rilassarmi nella jacuzzi! Perché ci hai fatto venire qui?- Piagnucolò Mia. 

-Perché è una piccola vacanza di famiglia, e vorrei che passassimo questi tre giorni insieme, Mia.- La rimproverò dolcemente. -Comunque sia volevo solo informarvi che questa sera saremo a cena.-

"Oh, no!" 

-Tutto qui? Posso andare, adesso?- 

-Ci ritroveremo tutti qui alle nove, okay?- 

-Sembra che tu stia per avere un infarto.- Ridacchiò Christian.

-Mh.- Feci una smorfia.

-Qual'è il problema?- 

-Sarà una di quelle cena in super stile, vero?-

-Immagino di si.- Disse alzando le spalle. 

Sospirai. 
Non avevo portato vestiti così eleganti.

-Andrà bene, vedrai.- Rise.

-Lo spero.- 

-Beh io vado a dormire.- Borbottò. -Vuoi venire o hai ancora bisogno del tuo spazio?-

-Christian.- Sospirai. 

-Che c'è?- Chiese fingendosi confuso.

-Per favore, non voglio litigare.- 

-Non stiamo litigando.- 

-Abbiamo tre ore prima della cena..-

-E quindi...?- 

-Devo prepararmi.- 

-Tre ore prima?- Esclamò sbigottito. -Ana, sarà anche una cena in stile, ma non c'è bisogno che tu passi tre ore a prepararti.- 

-Noi ragazze siamo fatte così.- Risi. 

Lui alzò gli occhi al cielo in modo esagerato. 

-Almeno resta con me finché non mi addormento.- 

-Okay, va bene.- Sorrisi, facendolo illuminare. 

La sua stanza era altrettanto bella.
Era di un blu intenso, proprio come il mare. 
Brillante. 

Prima che me ne accorgessi mi ritrovai Christian intento a togliersi la maglietta e i jeans.

-Che...che fai?- Balbettai. 

-Mi spoglio.- Rispose semplicemente. -Non posso dormire con i jeans.- 

Il suo corpo era proprio come sempre.
Perfetto. 

Mi presi un po' troppo tempo a fissare i suoi addominali, e lui alzò un sopracciglio, divertito.

-Ti piace ciò che vedi?- 

-Cosa? No! Cioè si, ma io non stavo guardando, ero solo...- 

-Su, vieni qui!- Mi invitò nel suo letto.

-Okay..- mormorai avvicinandomi e sedendomi sul bordo. 

-Puoi avvicinarti, non mordo.- 

Alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a lui.

Mi abbracciò per la vita, e appoggiò la testa accanto alla mia spalla.

-Hai un buon profumo.- 

-Anche tu.- Sorrisi. 

-Accarezzami i capelli.- 

"Oh.."

Gli passai la mano tra i capelli e lui mugolò in segno di apprezzamento chiudendo gli occhi. 

Era così calmo e rilassato, esattamente come lo era mentre dormiva in macchina, e tra le sue labbra aleggiava un sorriso.

-È così bello...- sussurrò. 

In poco tempo il suo respiro si regolarizzò, e ben presto potei constatare che si era addormentato. 

Era così bello...

Anche se mi sarebbe piaciuto rimanere qui con lui, stretta tra le sue braccia, dovevo prepararmi. 

Sgusciai il più silenziosamente possibile dal suo abbraccio, e riuscii a liberarmi senza che lui si svegliasse. 

Decisi che per prima cosa era bene che mi facessi una doccia; e dopo essermi lavata per bene, essermi passata il rasoio e dopo aver messo costantemente molta cera, misi l'intimo. 
Ora il problema era ciò che avrei messo. 

-Ana!- Esclamò Mia, bussando alla porta.

-Un attimo!- Gridai dal bagno. 

Mi misi una delle lunghe magliette che avevo preso a Christian, e corsi ad aprirle. 

-Ti stavi preparando?- Mi sorrise.

-Si, tu no?- 

-Già, ma vorrei che mi aiutassi a decidere che vestito mettere. Tu hai già deciso?- 

-Non proprio..- ammisi. -Non credo di averne di adatti all'occasione.-

Mia si illuminò come un bambino a Natale.
Cosa avevo detto?

-Te ne posso prestare uno dei miei!- Squittì.

-Ehm...- dissi titubante. -Non credo che i tuoi vestiti mi entrino...- 

-Non dire sciocchezze! Scommetto che a te staranno anche meglio, e farai morire Christian.- 

Arrossii e distolsi lo sguardo.

-Su, andiamo nella mia camera!- Praticamente mi trascinò fuori dalla mia stanza.

Mia mi fece vedere almeno una decina di abiti da sera meravigliosi, e alla fine ne scelsi uno nero.
Non era eccessivo e mi piaceva come mi abbracciava tutto il corpo, risaltando le mie poche curve. 
Era corto davanti e lungo di dietro, e aveva una grossa fascia argentata che mi avvolgeva la vita.

Mia aveva optato per un lungo vestito dorato, con lo spacco lungo la gamba destra.
Era incantevole. 

-Grazie per il vestito, Mia!- 

-Figurati Ana! Vedi? Sapevo che sarebbe stato meglio a te. Puoi tenerlo se vuoi.- Mi sorrise.

-Cosa? No!- 
Di sicuro era costato una fortuna. 

-Perché no?-

-È davvero troppo...non posso accettare.-

-E io vorrei davvero che tu lo facessi. Ti sta d'incanto, davvero!- 

-Grazie, Mia!- 

Problema del vestito...risolto. 

Mancava un'ora e mezza prima dell'incontro. 
Potevo farcela. 

Per i miei capelli decisi di acconciarli in morbidi boccoli, che cascavano in lunghe onde sotto le mie spalle. 
Per quanto riguardava i miei occhi, decisi di farli spiccare mettendo la matita nera, l'eye-liner, tanto mascara e in faccia un po' di fard. 

Ecco, così potevo andare. 

Mezz'ora. 

Corsi in camera da letto e misi le scarpe argentate, che mi aveva prestato Mia, e dopo di che' infilai il vestito. 

Mi guardai allo specchio sorridendo. 
Si, di certo ero presentabile. 

Nel momento esatto in cui finii di mettere gli orecchini, Christian bussò alla porta. 

Lui era fantastico, mozzafiato come sempre, nei suoi pantaloni neri e camicia bianca. 

-Oh, cazzo.- Disse, distogliendomi dai miei pensieri.

-Cosa..?- Chiesi arrossendo.

-Ana..- balbettò. -Vuoi farmi morire, forse?- 

-È di tua sorella il vestito.- Lo informai.

-Si, e su di te è...wow.- 

-Grazie.- Risposi chiudendomi la porta alle spalle. -Possiamo andare.-

-Però!- Fischiò Elliot non appena mi vide.

Christian gli gettò un'occhiataccia che scatenò in lui una profonda risata. 

-Ana, tesoro! Sei incantevole!- Disse Grace.

-Grazie..- risposi arrossendo. -Ma il vestito è di Mia.- 

-No, è tuo visto che te l'ho regalato.- Sorrise Mia, scendendo le scale. 
Era a dir poco incantevole. 

Elliot fischiò ancora una volta verso sua sorella. 

-Saremo a cena in compagnia di un'altra famiglia. Ti piaceranno!- Esclamò eccitata.

-Okay.- Risposi contagiata dal suo sorriso.

Christian sembrava perplesso. 

-Qualcosa non va?- Chiesi, chiudendo la portiera.

-No, nulla. Non sapevo che venisse qualcun altro a cena.- 

-Sarà divertente, immagino.- 

-Spero solo che non ci sia nessun ragazzo.- Borbottò.

-Perché no?-

-Nessun altro può sbavare su di te.- 

-Christian!- Risi. 

Non appena arrivammo al fantastico ristorante, l'altra famiglia che dovevamo incontrare era già arrivata. 

Sentii Christian irrigidirsi accanto a me non appena ci avvicinammo.
Mi ci volle un attimo prima di capire il perché della sua reazione. 

Al tavolo in cui ci stavamo dirigendo vi erano un uomo e una donna che si tenevano per mano, e accanto a loro una donna, una donna alta..bionda. 

-Ana!- Esclamò Grace. -Ti presento i signori Lincoln.- 

-È un piacere Anastasia.- Rispose l'uomo porgendomi la mano.

L'afferrai ancora intontita.
I genitori di Christian conoscevano Elena? 

-Lei è nostra figlia.- Disse presentandomela.

Elena mi sorrise.
Un sorriso inquietante e subdolo. 

Christian aumentò la stretta sulla mia mano, e mi avvicino gentilmente a lui, guardando in cagnesco Elena. 

-Sarà una lunga serata...- borbottò sedendosi. 


ANGOLINO AUTRICE
Okay, dopo questa mi odierete ufficialmente HAHAHA 
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi! Continuate pure a sbizzarrirvi qui sotto ⬇️
Vi adoro!❤️

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Capitolo 10
*** HO BISOGNO DI TE ***


                                                          HO BISOGNO DI TE

-Io sono Adam e lei è Amy, mentre lei è la nostra primogenita Elena.- Si presentò efficientemente il padre di Elena.

"So già chi è quella pedofila!" Avrei voluto urlargli, ma invece mi limitai ad annuire impercettibilmente. 
Ero ancora troppo scossa.

-Christian, è da un po' che non ti vedo.- Sorrise Elena. 

-Meglio così.- Disse senza degnarla di uno sguardo. 

Potei vederla scurirsi in volto, ma si riprese subito e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi. 

Era assurdo che pretendessero che io passassi la serata con quella donna. 

Sentii Elliot ridacchiare e Grace tossire. 

-Christian!- Lo rimproverò, ma lui la ignorò completamente. 

-Scusatelo.- Disse Carrick. -Non voleva essere scortese.- 

-Volevo esserlo eccome.- Borbottò verso di me. 

Dopo aver ordinato la nostra cena, la tensione che vi era tra me Christian e Elena era evidente, ma i genitori di Christian e di Elena erano troppo occupati per accorgersene, e Mia e Elliot era indaffarati con i loro cellulari. 

-Ana.- Disse Elena. -Sei incantevole, tesoro.- 

Mi stava prendendo in giro? 

-Piantala con le cazzate, Elena.- Esclamò Christian. 

-Oh per l'amor del cielo! Non avete insegnato a vostro figlio cos'è l'educazione?- Rise Amy. 

-Scusi?- Scattò lui. 

-Mi dispiace!- Si intromise Grace, mortificata. -Ha solo avuto una brutta giornata oggi.- Mentì. 

-Che c'è, Christian? Perché sei così agitato?- Rise Elena. 

-Sono infastidito, la cosa è diversa.- 

-Davvero? A me non sembra.- Sorrise. 

-Perché sei qui?- Scattai. 

-Perché i genitori di Christian hanno invitato me e la mia famiglia.-

-Credo che sei abbastanza grande per declinare l'invito.- Insistetti. 

-Che male c'è se voglio passare del tempo con i miei genitori? Vorresti dirmelo tu cosa dovrei o non dovrei fare Anastasia?-

-Chiudi quella fottutissima bocca.- Ringhiò Christian. 

Lanciai un'occhiata ai quattro genitori che continuavano a chiacchierare animatamente. 

-Non hai mica paura che io dica qualcosa ad Anastasia, no?- Rise.

"Ma che cavolo!"
Lanciai un'occhiata a Christian, il quale non ricambiò.

Cosa mi nascondeva?

-Signori, i vostri piatti.- Ci interruppe il cameriere, porgendoci la cena.

-Sta scherzando?- Sbraitò Adam. -Non solo ci avete fatto aspettare un eternità per nove miseri piatti, ma per giunta a me avete portato l'ordinazione sbagliata!- 

-Mi... mi scusi, signore- balbettò mortificato il cameriere.

Poveretto, non avrei mai voluto essere al suo posto. 

-Volevo l'insalata con poche olive! E invece guardi qui! Le sembrano poche olive, queste?- Continuò ignorandolo. 

Era serio?
Si stava lamentando perché nella sua insalata c'erano troppe olive?

-Non lo sta dicendo sul serio!- Esclamò Christian, sbattendo il pugno sul tavolo. 

Questa volta i suoi genitori rimasero zitti. 

-Scusami?- Chiese Adam. 

-Credi che sia il tuo fottuto schiavo?- 

-Mi hanno portato un insalata con tropp..-

-Con troppe olive. Si, l'ho capito. Ma puoi semplicemente non mangiare quelle che non vuoi.- 

Adam gli lanciò un'occhiataccia, ma congedò l'uomo e silenziosamente riprese a magiare. 

Quella serata non faceva altro che migliorare. 
Giocherellai con qualche patata nel mio piatto, ma mi si era chiuso lo stomaco e non avevo più fame. 

-Mangia.- Mi ordinò Christian. 

-Non ho fame..- ammisi.

-Non mi importa. Mangia.- 

Alzai gli occhi al cielo, e le sue labbra si alzarono in un sorriso riluttante. 

-Ti prego, mangia qualcosa.- Mi supplicò. 

Non potevo resistere al suo broncio, e così mi arresi.

:-:-:-:-:-:-:

Il resto della serata trascorse in un imbarazzante silenzio. 

Avevo mangiato più della metà del cibo che c'era sul mio piatto, ed ero giunta al limite. 

Christian era teso e nervoso. 
Gli accarezzai una gamba e lui sobbalzò leggermente. 

-Stai bene?- Gli mimai. 

-Si, certo.- Sorrise. 

Appoggiai il mio tovagliolo sul tavolo, e sotto lo sguardo interrogativo di Christian, mi alzai.

-Vado in bagno..- sussurrai. -Con permesso.-

-Ti mostro dov'è.- Scattò Christian, alzandosi.

-Sono sicura che potrebbe anche trovarlo da sola.- Commentò sarcasticamente Elena. 

Christian la ignorò, e mi spinse gentilmente fuori dal tavolo. 

-Mi dispiace così tanto..- sospirò, appoggiando la fronte sulla mia. 

-Per cosa?- 

-Non avevo idea che mia madre li avesse inviati.-

-Non è colpa tua.- Risposi. 

-Si, lo so. Ma vorrei solo non averti portato qui.- 

-Perché non mi hai detto che i tuoi e i suoi sono amici?- Chiesi.

-Non era importante...- sussurrò.

-Non era importante?-

-Non volevo che ti arrabbiassi, okay? Non sono esattamente amici. Mio padre e suo padre sono in affari. I miei non si farebbero mai degli amici così stronzi.- 

Ridacchiai stringendomi a lui.

-In effetti mi sembrava un po' strano.- 

-Strano non è la parola giusta.- Borbottò.

-Christian?- 

-Mh?-

-Dovrei andare veramente al bagno..- 

-Oh...- fu tutto quello che disse. -Allora ti aspetto qui fuori, immagino.- Scrollò le spalle. 

:-:-:-:-:-:-:

La serata era decisamente un disastro, ed ora era ufficiale: Christian era entrato a far parte della lista nera di Adam per averlo zittito.

-È stato un piacere cenare con voi..- disse Carrick tentando in un sorriso. 

-Anche per noi. Ma la prossima volta per favore cercate di non far venire il ragazzo!- Rispose Adam. 

Christian fece uno scatto in avanti, fumante di rabbia, ma io cercai di trattenerlo. 

-Spero di rivedere te, Ana.- Disse Adam girandosi verso di me.

-Certamente- sussurrai. 

-Spero anch'io di rivederti, Anastasia.- Disse Amy. 

-Oh, noi ci rivedremo di sicuro, stanne certa Anastasia.- Concluse Elena. 

-Non credo proprio.- Scattò Christian. 


-Ana, mi dispiace! Questa serata è stata orribile!- Si scusò Grace, non appena entrammo in macchina. 

-Già!- Concordarono contemporaneamente padre e figli.

-Non è stata tanto male...- sussurrai io, cercando di consolarla.
Sembrava così dispiaciuta..

-Non pensavo che Adam si sarebbe comportato così!- 

-Avresti almeno potuto avvertirci che avremmo cenato con i Lincoln.- Esclamò Christian. 

-Lo so tesoro, mi dispiace, non avrei mai voluto rovinarvi la serata.- 

Diedi una gomitata a Christian quando vidi che non provò a ribattere.
Come poteva essere così cattivo con lei? 

-Non l'hai rovinata, immagino..- borbottò.

:-:-:-:-:-:-:-:

-Piccola, siamo arrivati.- Sussurrò qualcuno.

Aprii gli occhi di scatto.

"Dove sono?"

-Devo portarti in braccio?- Sorrise Christian.

"Oh, lo yacht."

-No, no... riesco a camminare.- Borbottai stiracchiandomi. 

Mi resi conto che non appena salimmo sullo yacht i suoi genitori, Mia e Elliot erano già scomparsi.

Sbadigliai sonoramente.
Erano appena le undici, ma io mi sentivo stanchissima. 

-Vuoi stare un po' in camera mia?- Mi chiese Christian, abbracciandomi da dietro.

Annuii e mi feci condurre nella sua stanza. 

-Ti va di fare il bagno nella jacuzzi?- 

-Non ho nulla con cui farlo.- Borbottai.

-In che senso?- Chiese, aggrottando la fronte.

-Non ho il costume.-

-Perché farlo col costume? È come se ti facessi un bagno in vasca.-

-Con te..- sussurrai arrossendo.

Lui scoppiò a ridere. 

-Preferisci da sola?-

-No!- Risposi troppo velocemente. -No...-


-Se non ti decidi a spogliarti e ad entrare ti ci butto con tutti i vestiti qui dentro.- Disse Christian.

-Okay, okay.- Borbottai cercando di svestirmi il più velocemente possibile, e di infilarmi in acqua.

Era calda, molto calda. 

-Perché Elena ha detto che non mi avrebbe detto nulla?- Chiesi.

-Ana!- Sospiro lui. -Non possiamo goderci il bagno per ora?-

-Quindi c'è davvero qualcosa?- 

-No, certo che no!- Esclamò.

-E allora perché l'ha detto?- 

-Perché sapeva che tu avresti avuto questa reazione. Anche se probabilmente sperava che l'avessi al ristorante e facessi scenata.- Borbottò. 

-Oh...- 

-Dio, vorrei così tanto fare l'amore con te in questo momento, ma tu sei troppo stanca.- Disse dandomi lievi baci sul collo.

Sapeva che erano i miei preferiti.

-Oh..- Ripetei con il respiro più accelerato. 

-Oh..?- 

-Anch'io lo vorrei tanto.- 

-Sei stanca..-

-Non così stanca.- Mentii.

-Oh, Ana..- sospiro, girandomi in modo che fossi a cavalcioni su di lui, per poi baciarmi. 

Il suo era un bacio disperato, e al tempo stesso era un bacio dolce. 
Molto dolce.

Mi arresi subito, schiudendo le labbra, e la sua lingua trovò subito la mia. 

Gli misi le mani tra i capelli e lo baciai con più passione, con più foga, con più disperazione.
Lo volevo. Lo volevo disperatamente. 

Lui gemette tra le mie labbra, e le sue mani iniziarono a percorrere il mio corpo, a stuzzicare i miei seni, e a scendere sempre più in basso. 
Ancora prima che me ne accorgessi il suo dito era dentro di me.

-Ah...- gemetti, andandogli incontro con il bacino, e gettando la testa indietro. 

-Aggrappati a me.- Ringhiò.

Senza esitazione avvolsi le mie gambe attorno alla sua vita, e lui si alzò facendo cadere molta acqua a terra. 

Confusa, aprii gli occhi.
-Che cosa fai?-

-I preservativi..- ansimò. -Li ho in camera da letto.- 

Riprese a baciarmi, e raggiunse in fretta la sua camera, e ben presto ci ritrovammo nel suo enorme letto. 

-Mi vuoi, Ana?- Chiese, tirandomi il lobo dell'orecchio destro.

-Ah!- Gridai inarcandomi sotto di lui. 

-Rispondi.- Ringhiò.

-Sempre.- Ansimai. -Ti voglio... ti voglio sempre.- 

-Tu. Sei. Mia!- Ringhiò infilandosi velocemente il preservativo.

Mi penetrò velocemente.

-Ah!- Urlai, rispondendo alle sue spinte. 

-Dio, sei così bella!- Ansimo, stuzzicandomi un capezzolo. 

-Christian!- Gemetti, gettando la testa all'indietro. 

Ero completamente persa.
Ero completamente sua. 

Aumentò le sue spinte, e ritrovò la mia bocca. 

Sentii le mie gambe irrigidirsi.
Ero vicina.

-Christian!- Ripetei.

-Lasciati andare, piccola.- Ansimò. -Lasciati andare per me.-

Ed entrambi fummo persi. 


-Sei ancora con me?- Sorrise Christian, sollevandosi per togliere il preservativo e per gettarlo indisturbatamente a terra.

-Mh..- mormorai. 
Ora si che ero stanca.

-Ti ho sfinita.- Sussurrò, accarezzandomi i capelli. 

-Mh..- Sorrisi, stringendomi più a lui.

-Sono così fortunato..- sospirò tra i miei capelli.

-Sono io ad essere fortunata..- biascicai, tentando disperatamente di non addormentarmi. 

-No, non è così. Ma tu non ti rendi neanche conto di quanto mi renda dannatamente felice!- 

Sorrisi, e strofinai il mio naso sul suo petto.

-Dormi piccola. Ci sono io a proteggerti.- Mi sussurrò cullandomi. 

Chiusi gli occhi e sorrisi.
Sapevo che mi avrebbe protetta per sempre.

Fui cullata dal suo dolce calore e dai suoi leggeri baci e ben preso fui accolta tra le braccia di Morfeo.


ANGOLINO AUTRICE:
Mi dispiace davvero tanto non aver potuto aggiornare ieri, ma qualcuno doveva pur disfare le mie valige, no? 
Dal prossimo capitolo inizierete a scoprire il passato tormentato di Ana, quindi non vi resta che scendere giù e lasciarmi un vostro commento! 
Mi dileguo... un bacione❤️

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Capitolo 11
*** MAMMA? ***


                                                         MAMMA?

-Sei una delusione, Ana-stasia.- Biascicò mamma.
Era ubriaca.
Di nuovo. 

-Saresti stata una delusione per tuo padre.- Continuò, traballando verso il divano. -Forse è meglio che sia morto. Almeno non ha avuto la sfortuna di conoscerti.- Sputò.

-È sempre colpa tua. Anche per la sua morte. È colpa tua, piccola egoista.-

"No! Il mio papà... l'ho ucciso io?"

-Dovresti essere morta tu su quell'auto, non lui.-

Buio.

-Mamma... mamma dove sei?- Chiesi con le lacrime agli occhi.

-Sei solo una puttana.- Rideva qualcuno. -Ed è così bello poterti scopare..-

"No! Lasciatemi stare!"

-Sei una delusione, una puttana! Non ti ho mai voluta. Saresti dovuta morire tu al posto di tuo padre...- erano queste le parole che continuavano a rimbombarmi in testa.

Sono una delusione...


Il vetro della mia cornice è rotto. 
Il vetro è tagliente.
Mamma sarebbe felice se morissi. 

Io, devo...

Mi svegliai di scatto, ansimante.
"Oh, era solo un incubo.."

Ero nel letto di Christian e il cuore batteva a mille. 
Lui non c'era.
L'orologio segnava le 10:02.

"Calmati Ana, calmati." 

Quando riuscii a reggermi in piedi, corsi in bagno a lavarmi e a cambiarmi.
Di sicuro ero in ritardo per la colazione. 

-Ehilà Ana!- Mi salutò Elliot. -Avete fatto le ore piccole tu e Christian questa notte, vero?- Ghignò. 

-Che cosa? No!- Sbottai viola per l'imbarazzo. -Io ero solo... ero solo stanca.- 

-Rilassati, stavo scherzando!- Rise. -Lui è fuori, sul ponte. Sta facendo colazione.- 

-Grazie!- Sorrisi. 

Il mare era di un blu intenso e brillante, e faceva da sfondo a un Christian pensieroso. 
Lo abbracciai da dietro e gli baciai i capelli. 

-Buongiorno dormigliona.- Sorrise, facendomi sedere sulle sue gambe. 

-Buongiorno!- Esclamai radiosa.
Il sogno era ormai dimenticato.

-Mi dispiace essermi persa la colazione.- Mormorai.

-L'ho saltata anch'io, come puoi vedere.- Ghignò. -Volevo chiamarti per fare colazione insieme, ma non ho avuto cuore di svegliarti.-

-Ah..- dissi. -Beh, non importa non ho molta fam..-

-Non dirlo neanche.- Mi bloccò. -Devi mangiare, specialmente dopo ieri sera visto che non hai mangiato un granché.- 

-Guarda che ho mangiato più della metà delle cose che c'erano nel mio piatto!- Dissi imbronciandomi. 

-C'era un hamburger e delle patate, Anastasia.- Borbottò alzando gli occhi al cielo. -Su, mangia. Puoi prendere tutto quello che vuoi.- 

-Okay okay, mangio. Stai calmo.- 

-Brava bambina.- Mormorò in segno di apprezzamento. -Tra poco ci fermeremo, e potremo fare una passeggiata se ti va.- 

-Si, mi piacerebbe!- 

:-:-:-:-:-:-:

-Ana?- Gridò Christian dalle scale. -Sei pronta o no? Guarda che ti lascio qui!- 

-Arrivo, arrivo!- Gridai in risposta, sistemandomi i capelli. 
Presi la borsa e dopo averla messa a tracolla, corsi giù per le scale. 

-Eccomi!- 

-Era ora.- Sbuffò. 

-Guarda che ci ho messo solo dieci minuti!- Borbottai.

-Certo, più un'altra ora.- 

-Lascialo stare, Ana.- Disse Mia. -Gli uomini fanno tutti così.- 

-Certo, certo. Vogliamo andare?- Brontolò prendendomi per mano. 

:-:-:-:-:-:-:

-È così bello qui..- sussurrai meravigliata.

-Hai ragione. È la tranquillità che c'è in questo posto che mi attira maggiormente.-

-Ovviamente.- Ridacchiai. 

-Sta ridendo di me Miss.Steele?- Alzò un sopracciglio divertito. 

-Non oserei mai, Mr.Grey.- Risi. 

-Alyce?- Disse una ragazza posizionandosi davanti a me. 

Christian la guardò stranito. 
In effetti...neanch'io sapevo chi fosse.

-Em...- risposi.

-Sono Abby!- Squittì. -Ci siamo incontrate a Miami, ricordi?-

"Oh merda! È vero!" 

-Alyce?- Ripeté Christian, guardandomi. 

-Ah, si certo!- Risposi frettolosamente prima che Christian dicesse qualcosa.
Certo che il mondo era davvero piccolo. 

-Tu qui?- Fu l'unica stupida domanda che mi venne in mente. 

-Io abito qui.- Sorrise. 
Ovvio. 

-Ero a Miami in vacanza. Tu piuttosto, che ci fai qui? Sei praticamente scomparsa senza dir nulla.- 

Lanciai un'occhiata verso Christian, il quale era rimasto troppo tempo in silenzio. 

-Lo so... mi dispiace.- Mormorai. -Sono dovuta partire subito, avevano bisogno di mio padre a lavoro.- 

-È un peccato. Tobias era disperato.- Ridacchiò.

"Tobias!"

Christian mi stava guardando decisamente male. 

-Lo so, mi dispiace così tanto!- Squittì.

-È qui anche lui?- 
"Ti prego di di no!" 

-No, lui abita a Miami.- 

-Oh, è un peccato.- Mi finsi dispiaciuta.

-Beh, gli dirò che sei ancora viva.- Rise. -Lui è il tuo ragazzo?- Chiese verso Christian.

-Si.- Ringhiò. -Puoi dirgli anche questo.- 

-Certo... glielo dirò.- Rispose confusa. -È stata bello rivederti. Magari poi andiamo a mangiare qualcosa.- 

-Certo..- 

-Allora ciao Aly! Ci conto! E ciao anche a te ragazzo di Alyce!- 

Christian riprese a camminare, ed io lo seguii.
Sentivo che stava per nascere una nuova lite.

-Dí qualcosa...- lo supplicai.

-Che vorresti che ti dicessi Alyce?- Sottolineò quel nome. 

-Senti è una lunga storia.- Risposi alzando gli occhi al cielo. 

-Ed io sarò felice di ascoltarla.- Borbottò, continuando a camminare.

-Mi sono inventata questo falso nome per evitare che qualcuno mi riconoscesse!- Esclamai esasperata. -Non volevo farmi amici veri. Volevo solo divertirmi un po' senza che nessuno sapesse chi fossi davvero, tutto qua.- 

-Tutto qua.- Ripeté.

-Si, tutto qua.- Confermai. -Non essere arrabbiato.-

-E Tobias?- 

-E Tobias cosa?- Chiesi confusa.

-Che mi dici di lui? Ti piace?- 

-Che? Certo che no! Non lo conosco nemmeno! Saremo usciti insieme una o due volte!- 

-Sei stata via una settimana, però.- 

-Sono stata via una settimana per causa tua.- Decisi di colpirlo. 

-E quindi hai pensato che conoscendo altri ragazzi ti saresti vendicata?- 
Tentativo fallito.

-Guarda che l'ho conosciuto la mattina dello stesso giorno in cui tu venisti a cercarmi in spiaggia!- Gridai. -Non sono io quella che ti ha tradito.-

-Ana.- Mi chiamò, quando lo superai e cominciai a camminare più veloce.

Fantastico.
Ora ero io quella arrabbiata.

-Scusa. Non volevo arrabbiarmi, Ana! So benissimo che non hai fatto nulla. Ma te l'ho detto: l'immagine di te con un ragazzo che non sono io... mi fa innervosire.- 

-Okay...- sospirai.

-Okay.- Ripeté lui. 

-Perché ogni volta che decidiamo di passare una giornata tranquilla c'è sempre qualcuno o qualcosa pronto a rovinarcela?- Chiese. 

-Forse non è proprio destino che noi passiamo una giornata tranquilla.- Ridacchiai. 

-Così va meglio..- Sorrise. 

Mi prese per mano, e le nostre dita si incontrarono. 

-Dove vuoi andare ora, Alyce?- Chiese. -Abbiamo ancora mezz'ora prima che lo yacht riparta.- 

-Piantala di chiamarmi così.- Borbottai. 

-Perché? Credevo di aver capito che fosse questo il tuo nome.- Scoppiò a ridere.

-Ah..ah..ah- alzai gli occhi al cielo. 

-Okay, la smetto, la smetto.- Disse. -Domani si torna a casa..- 

-Già..-
Non volevo tornare a casa. 

-Ana..- sussurrò. -Ti riporterò a fare un giro sullo yacht. Te lo prometto.- 

-La prossima volta però, ci divertiremo sul mio letto.- Pensai ad alta voce. 
Probabilmente diventai dello stesso colore della camicia di Christian.

Lui scoppiò a ridere, e mi abbracciò più forte.

-E chi lo dice che non potremmo divertirci anche questa notte?- Bisbigliò al mio orecchio.

"Oh.." 

:-:-:-:-:-:-:

-Grazie per il uhm... bel pomeriggio.- Sorrisi imbarazzata. 

-Quando vuoi!- Ghignò. 

-Ana, tesoro!- Esclamò Grace. -Vi siete divertiti?- 

-Molto!- Sorrisi. 

-Questa sera mangeremo qui, d'accordo? Saremo tutti sul ponte.- 

-Perfetto!- Risposi.

-Ehilà fratello!- Esclamò Elliot, raggiungendoci. -Andiamo a giocare con l'xbox!-

Christian fece una smorfia.
-Passo.- Rispose.

-Oh, andiamo, ti prego!- 

-Ti piace solo sfottermi!- Disse facendolo ridere.

-Già. Scommetto che anche Anastasia è più brava di te a giocare.- 

-Non mettete in mezzo la mia modella!- Ci raggiunse Mia. -Non lascerò che venga nell'angolo oscuro insieme a voi.-

-Angolo oscuro?- Ridacchiai. 

-Il regno dei maschi.- Mi spiegò. -Su, tu vieni con me. Passeremo qualche orette da ragazze.- 

-Buona fortuna..- sussurrò Christian, prima che Mia mi trascinò via.

-Ecco.- Disse aprendo la porta. -Questa è... diciamo un piccolo mh... salottino di bellezza?-
Figuriamoci se non ce n'era uno.

-Non credevo che aveste del personale sul yacht.- Dissi, salutando gentilmente.

-Si beh, abbiamo anche un cuoco e una donna delle pulizie.- Sembrava imbarazzata.

-Comunque sia... che ne dici di un rilassante massaggio?- 

-Okay...- Risposi. 

:-:-:-:-:-:

Dopo una rilassante ora e mezza, mi sentivo completamente rinvigorita. 

Christian non era in camera sua, probabilmente era ancora di sotto a giocare con Elliot. 

Ne approfittai per andare in camera mia e decidere cosa mettere. 

Il mio telefono squillò.
Numero sconosciuto.

Una volta lo avrei spento, ora no. 

-Pronto?- Dissi.

-Ciao tesoro.- 
"Tesoro?"

-Mamma?- Chiesi sbigottita. 

-Oh, vedo che ti ricordi ancora di me, dopotutto.- Rise. 

Mi si gelò il sangue.
Perché mi aveva chiamata?

-Sei ancora li?- Chiese. 

-S...si. Sono ancora qui.- Balbettai. 

-Allora, come va?- Chiese. 

-Come va?!- 
Era seria? 

-È una domanda troppo difficile?- Rise. 

-No. Va alla grande.- Risposi. -Va tutto alla grande.-
Non mi sarei fatta rimettere i piedi in testa. 

-Non usare quel tono con me, signorina.- Mi rimproverò. 

-Che cosa vuoi?- Chiesi. 

-Ieri è stato il mio compleanno, e l'ho passato tutta sola...- biascicò. -Non mi hai neanche chiamata per farmi gli auguri..- 

-Perché avrei dovuto?- Chiesi con le lacrime agli occhi. 

-Perché sei mia figlia! Sangue del mio sangue! E dopo tutto quello che ti ho dato, potresti almeno mostrarmi un po' di rispetto!- Gridò.

Quasi risi.

-Sei ubriaca?-

-Certo che no.- Esclamò stizzita. -Ho passato quella fase.- 

-Fantastico..- sussurrai.

-Vivi ancora con Ray?- Chiese.

-Si, vivo ancora con lui.-

-Non è tuo padre.- Disse.

-Non di sangue, certo. Ma per tutto il resto è mio padre a tutti gli effetti.-
Non avevo intenzione di lasciarla vincere. 

-Sei così crudele.- Sussurrò. -Abbi almeno un po' di rispetto per il tuo vero padre.-

-Il mio vero padre è morto.- Gridai. -Non l'ho mai conosciuto!- 

-Non parlare così!- Gridò anche lei. -Saresti comunque stata una delusione per lui!- 
Ecco che ci risiamo. 
Esattamente come quando ero piccola. 

-Ana? Va tutto bene?- Chiese Christian, che dopo aver bussato, entrò.

-Chi è?- Chiese mia madre.

-Io sono sicura che mi avrebbe amata... al contrario di te.- Singhiozzai.

-No, non pensarlo neanche. Io ti ho dato tutto, e tu guarda come mi hai ringraziato! Mi hai abbandonata per andartene con un uomo che non fa parte della tua famiglia!- 

-Non è vero! Smettila, smettila di dirlo. Ray è tutto per me!-

Christian mi guardava preoccupato.

-Si certo. Continua pure a stare con lui, Anastasia.- 

-È quello che farò.- Risposi. 

-Sei solo una putt..-

-No.- La bloccai. -Non dirlo. Non mi interessa. Va' al diavolo.- 

-Tu, piccola str..- Ma chiuderti prima che finisse la frase, e gettai il telefono sul letto. 

-Ana...stai ben..- Provò a dire, ma io mi buttai tra le sue braccia, e cominciai a piangere e a piangere. 

Piansi per una donna che mi aveva ripudiata per tutta la sua vita.
Piansi per quella donna che doveva essere mia madre, ma non si era mia dimostrata tale.
Piansi e tirai tutto fuori. 


ANGOLINO AUTRICE:
Ed ecco come promesso un piccolo assaggio sul passato della nostra dolce Ana? Allora, cosa ne pensate? Vi aspetto qui giù ⬇️❤️

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Capitolo 12
*** ULTIMO INCONTRO ***


                              È STATO BELLO POTERTI RIVEDERE UN'ULTIMA VOLTA

Quando mi risvegliai dal mio stato di trance, avevo ormai pianto tutte le mie lacrime.

Christian non mi aveva lasciata un momento, e non avevo fatto alcuna domanda. 
Lo apprezzavo molto per questo, ma sapevo che non sarebbe durato a lungo.

Non era abituato a questo tipo di situazioni, ovvio. 
Sembrava nel panico. Non sapeva come prendermi né cosa fare. Ma non aveva mai esitato un attimo. 
Continuava a cullarmi, a baciarmi la testa, ad accarezzarmi, e a chiedermi ogni qualvolta di dirgli subito se avevo bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, sottolineava.

Erano le undici passate, e credo che Christian si trovasse in uno stato di dormiveglia.

Mia madre aveva costantemente riprovato a chiamarmi, così tante volte che per il nervosismo credo che Christian avrebbe rotto il telefono se non lo avessi fermato.

-Mi dispiace così tanto...- bisbigliai verso il ragazzo sdraiato accanto a me. 

Gli accarezzai i capelli. 
Erano sempre così morbidi...

Christian aprì gli occhi spaventato, ed io ritirai la mano di scatto. 

-Ana..- disse cauto. 

-Ciao.- Sussurrai tentando un sorriso. 

Christian fece una smorfia, chiaramente a disagio. 

-Hai bisogno di qualcosa?- Chiese guardingo. 

-No. Ho solo bisogno di te..- Risposi sinceramente. 

-Oh, piccola..- sussurrò, stringendomi a lui. -Io sono qui. Sono qui solo per te, okay?- 

Probabilmente sarei scoppiata di nuovo in lacrime, ma non ne avevo la forza. O almeno, la forza l'avevo eccome, ma mi sentivo vuota... vuota e sola. 

-Mi dispiace così tanto...- Ripetei. 

-Perché ti stai scusando?- Christian aggrottò la fronte confuso. 

Perché mi stavo scusando?
In realtà non lo sapevo bene. 

-Non volevo reagire in quel modo...- ammisi. -Ho rovinato la serata, ti ho impedito di andare a cena, e ti ho fatto preoccupare inutilmente.- 

-Ana, non essere sciocca.- Disse alzando gli occhi al cielo. -Non hai assolutamente rovinato questa serata!- 

-Ma io..- 

-Niente ma.- Mi bloccò. -Tu sei tutto per me, Ana. Cosa devo fare per fartelo capire?- Sospirò.

-Non ho idea di chi sia tua madre, ma sapere che è lei la donna che ti ha impedito di denunciare quei quattro stronzi basta già per farmi un'idea. Il solo fatto che lei ti abbia chiamato...- si bloccò, tentando disperatamente di non dare a vedere che era arrabbiato.

-Ero preoccupato..- ammise. -Non ti ho mai vista in quello stato, ed io avevo paura di peggiorare la situazione. 
Ma tu Ana, non ti devi assolutamente scusare. Tu non centri nulla okay?- 

-Okay..- sussurrai. 

-Credo che mia madre mi abbia sempre detestata.- Ammisi. -Sai, lei mi ha sempre incolpata di essere la causa della morte di mio padre. 
Me lo ripeteva ogni giorno. 
Mi diceva che ero una delusione per lei, e che forse è stato un bene che papà fosse morto, così non sarebbe stato deluso anche lui da me..- 

Christian si irrigidì, ma mi spronò a continuare. 

-Poi conobbe Ray, e in un modo o nell'altro si sposarono. 
Lui era... fantastico. 
Ma ero solo una bambina a quei tempi, e intanto avevo già capito che mia madre non lo amava. Quello che non capivo era il perché del loro matrimonio.- Dissi. 

-Però mamma era cambiata. 
Diventava una brava persona di giorno, e si trasformava in un'altra persona la sera. 
Poteva sembrare una famiglia felice la nostra, di giorno. C'era mamma che cucinava per me e per Ray, ci chiedeva com'era andata la giornata, e per giunta rideva con noi.- Sorrisi al triste ricordo. 

-Verso il tardo pomeriggio però, Ray doveva lavorare, ma se ne andava sempre promettendomi che sarebbe tornato presto. 
Ed io lo aspettavo, lo aspettavo sempre dietro la finestra, e questo faceva arrabbiare mia madre. 
"Tu preferisci quell'uomo che non fa parte della tua famiglia, al tuo vero padre!" Mi diceva. Poi cominciava a bere. Una, due, tre bottiglie...- 

-Ti picchiava?- Chiese contenendo a stento la rabbia. 

-No.- Risi. -Al contrario, lei... non mi sfiorava nemmeno.- 

-Si sfogava con le sue adorate bottiglie, e poi cominciava a dirmi quanto l'avessi delusa, e in certe sere più critiche mi confidava che avrebbe preferito che fossi morta io in quella macchina invece che mio padre...- rabbrividì al ricordo. 

-Passavo le mie giornate così. Con una donna dolce e gentile di giorno e un mostro che mi odiava la sera. 
Crescendo però, vidi che neanche Ray era più felice con mia mamma. Cominciavano a litigare, e la sera lei attribuiva la colpa a me, e così uscivano fuori altre bottiglie. 
Capii perché lo aveva sposato. 
Non perché lo amasse, o altro, ma perché aveva bisogno dei suoi soldi, e forse anche di qualcuno che si occupasse di me..- sussurrai. 

-Due settimane dopo quello che successe con Alex e quegli altri... mi feci questa, ormai incapace di sopportare altre pressioni.- Dissi indicandogli la mia cicatrice. 

-Mamma era sia contenta che amareggiata. Mi chiese perché non avevo fatto un taglio più profondo.- Raccontai amaramente. -Mi voleva morta. Ma non voleva uccidermi lei, ovviamente. Credo che questo mi diede la forza per non rifarlo più. Non volevo darle la soddisfazione di non avermi più, proprio come lei voleva..- Ammisi. 

-È anche questo che ti ha anche reso una persona più forte, Ana. Non dubitarne mai.- Disse Christian, stringendomi a lui. 

-Tre mesi dopo mamma e Ray divorziarono, ed io dovevo scegliere con chi restare. 
Scelsi lui ancora prima che lei dicesse qualcosa. 
"Brava!" Mi gridò l'ultima notte che passammo insieme. "Vedi perché sei una delusione?" Mi chiedeva. "Guarda tutto quello che ti ho dato. Se sei in questo mondo è esclusivamente grazie a me, ed è questo il tuo modo di ricompensarmi? Ma brava Anastasia, brava! È un bene che tuo padre non ti abbia conosciuta! Non lo avresti meritato!" Continuava a gridarmi da dietro la porta della mia camera.- 

-Quella donna non merita neanche di essere chiamata "mamma"!- Disse con disprezzo Christian.

-Hai passato un'infanzia orribile, Ana. 
Non pensavo che tua madre fosse davvero così.. L'avevo già immaginata in un certo modo, ma non mi sarei mai aspettato tutto questo..- 

-Beh, non è che tu ne abbia passata una migliore...- sussurrai.

-Ana...il magnaccia di mia madre ci picchiava costantemente, è vero. Anche lui tornava la maggior parte delle volte ubriaco, e quando mi picchiava mia madre era indifferente, ma io ho subito questi soprusi solo per i miei primi quattro anni della mia vita..- sussurrò. 

-Non dirlo come se fosse una cosa da niente. Venivi picchiato Christian. Ho visto le scottature e le cicatrici sul tuo corpo! Hai dovuto soffrire per quattro lunghi anni! 
È vero anch'io ho dovuto soffrire, ma non fisicamente...- 

Dopo avergli raccontato tutta la mia infanzia mi sentivo finalmente in pace con me stessa.

Il giorno dopo né Grace né Carrick, né tantomeno Mia o Elliot ci chiesero perché non fossimo venuti a cena. 

La giornata passò in fretta, e molto presto dovemmo riprendere la macchina per tornare a casa. 

Ero nostalgica di quel posto, ma anche felice di essere ritornata. 
Anche Ray era felice di rivedermi. Ed era ancora più felice di sapere che la prossima volta i genitori di Christian avrebbero voluto anche lui sul loro yacht. 

Molto più in fretta di quanto avessi creduto, passò un intero mese, e ben presto l'episodio accaduto con mia madre prese posto nel fondale dei miei pensieri. 

Io e Christian eravamo sempre più legati, sempre più uniti, sempre più innamorati...
Ormai eravamo tornati ad essere una coppia a tutti gli effetti, e di questo sembravano tutti esserne felici. 

Elena non si era più fatta sentire, e la stessa cosa valeva per mia madre. 
Ero... felice. 
Finalmente ero davvero felice. 

Vorrei potervi raccontare che la mia pace e tranquillità durò ancora per molto, ma non fu così. 
Esattamente la seconda settimana di Novembre, ci fu una "sorpresa" davanti la porta di casa mia.

C'era qualcuno che continuava costantemente a bussare. 

-Arrivo!- Gridai, sperando soltanto che chiunque fosse la smettesse di bussare.
Era estremamente irritante. 

Chiunque fosse però, aveva davvero fretta, perché continuava a bussare e a bussare...

Irritata spalancai la porta di casa. 

-Insomma, che diavolo succede?- Sbottai. 

-Oh cielo. Sapevo che lasciarti andare con quell'uomo non ti avrebbe portata da nessuna parte! Ma che razza di persona sei diventata, Anastasia?- Chiese mia madre. 

Mi si gelò il sangue. 
Il mio cervello non era più connesso con il mondo esterno. Continuava solo a pensare ad una sola cosa: "lei qui?!"

-Allora?- Disse, alzando un sopracciglio.

Gli avrei sbattuto volentieri la porta in faccia, se lei pronta con i riflessi, non l'avesse bloccata.

-Togliti.- Ringhiai.

-Oh per l'amor del cielo, Anastasia! Non fare la bambina e fammi entrare!- 

-Non ti farò entrare.- Affermai. -Va' via.-

-Sono solo venuta per parlare con mia figlia, e tu mi chiudi la porta in faccia?- Rise amaramente.

-Credo che tu abbia sbagliato appartamento.- Dissi ironicamente. -Qui non c'è tua figlia.- Affermai, tentando nuovamente di richiudere la porta.
Tentativo fallito. 

-Sono qui per scusarmi.- Sussurrò, abbassando lo sguardo. 

Non potei fare a meno di bloccarmi e fissarla sbigottita.
Praticamente le scoppiai a ridere in faccia. 

-Scusarti?- Risi. -Certo che sai come far divertire le persone!- Esclamai.

-Sono seria, Anastasia.- Disse con un velo di tristezza. 

-Okay.- Dissi ricomponendomi. -Ma te lo ripeto: qui non c'è tua figlia.-

-Per favore..- mi supplicò. -Dammi solo due minuti.- Disse. -Poi potrai buttarmi fuori a calci..- 

"Stupida, stupida, stupida!"
Ecco cosa ero: solo una stupida. 

Avevo appena permesso alla donna che mi aveva rovinato la vita di entrare nell'appartamento mio e di Ray. 

-Non mi offri da bere?- Sbottò, sedendosi sul divano. 

Voleva scusarsi, ma intanto aveva sempre il suo solito carattere.

-No.- Affermai. -Hai due minuti prima che ti butti fuori a calci.- 

-Ho conosciuto un altro uomo..- sospirò.

-Grandioso.- Commentai sarcasticamente.

Dove voleva arrivare?

-Grazie a lui ho smesso di bere...- sussurrò. 

-Come no.- Borbottai incrociando le braccia. 

-Pian piano sto smettendo!- Piagnucolò. -Te lo giuro.- 

-Non mi interessa.- Risposi. 

-Lui si chiama Bob- sospirò. -E beh... è il primo uomo che mi rende davvero felice dopo la morte di tuo padre.-

-Lo immagino.- 

-È la verità- disse, e potei vedere che aveva le lacrime agli occhi.

-Comunque sia...- continuò. -È grazie a lui che ho capito che tutto quello che è successo tra noi due... è stato sbagliato.- 

-Oh, ma davvero?- Quasi ridevo. 

-Non sono stata una madre per te, me ne rendo conto. E so che è troppo tardi per scusarsi... ma volevo solo farti capire che ho detto le cose che ho detto solo perché ero ferita..- 

-Non è una giustificazione.- Sibilai. 

-Certo, lo so!- Esclamò. -Ma tu... non puoi immaginare quanto sia brutto perdere l'amore della propria vita.-

Per un attimo le sue parole mi fecero vacillare. 
No, in effetti non avevo idea di cosa significasse perdere un amore. 
Che cosa avrei fatto io se avessi perso Christian?

-Ora che avevo trovato finalmente qualcuno che mi rendesse felice...l'ho perso di nuovo.- Sussurrò.

-E quindi sei venuta per accusarmi di nuovo, vero? Sei venuta per dirmi che è solo colpa mia, non è così?- Chiesi. 

-No. No, certo che no!- Esclamò, e una lacrima le rigò la guancia destra. 

-Io sono solo venuta per scusarmi e per farti sapere cos'è successo...- sussurrò, asciugandosi gli occhi. 

-Okay.- 

-Okay...- ripeté alzandosi. -Mi dispiace averti fatto perdere tempo...- 

-Non importa.- Commentai fredda, accompagnandola alla porta.

-È stato bello poterti rivedere un'ultima volta, Anastasia.- 

-Vai via?- Fu stupidamente l'unica cosa che le chiesi. 

-Si... andrò molto lontano.- Sorrise. 

-Tuo padre sarebbe molto fiero di te..- sussurrò, accarezzandomi una guancia.

Io però mi scostai, quasi scottata, e lei lasciò cadere il braccio. 

-Non è vero. Non lo pensi.- Sibilai.

-L'ho sempre pensato.- Sorrise. -Solo che non ho mai voluto dirtelo.- 

-Non ha senso...- 

-Vivi la tua vita tesoro... è tutto quello che ti dico.- Sorrise ancora una volta, e prima che potessi ribattere scomparve.

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Capitolo 13
*** FUNERALE ***


                                                          FUNERALE

Una volta lessi in un libro che avrei capito l'importanza di una persona solo dopo averla persa.
Ma non era così.
Non in quel caso, almeno. 

"Vai via?" Fu stupidamente l'unica cosa che le chiesi. 

"Si... andrò molto lontano." Sorrise.

Con "andrò molto lontano" mia madre intendeva che sarebbe andata davvero molto lontano.
Lei aveva semplicemente deciso di lasciare il pianeta Terra.

Esattamente cinque giorni dopo la sua visita, ci fu qualcun altro che mi venne a trovare, ed era la polizia. 
All'inizio non capii il perché del loro arrivo, ma bastò solo che mi dicessero: "Mi dispiace signorina, sua madre..." perché io capissi cosa fosse successo.

Mia madre, la donna con cui avevo vissuto la maggior parte della mia vita, aveva deciso di porre fine alla sua.
Si era arresa.
Si era semplicemente arresa.

"Deve essersi suicidata durante la notte. 
È stata trovata impiccata in quella casa disabitata dietro la via principale che porta al parco. Mi dispiace signorina..." Mi aveva informato uno degli agenti. 

Non ero sicura che gli dispiacesse sul serio, ma cosa avrebbe dovuto dire in quel caso? 

Mi interrogarono per giorni interi, cercando di capire se io potessi essere in qualche modo a conoscenza di qualche particolare. 
Ma come potevo dire qualcosa se erano anni che non vedevo quella donna?

Non appena seppe tutto, papà tornò a casa di corsa. E non appena gli raccontai dell'accaduto, Christian mi stette ancora più vicino. 
Anche Kate veniva di giorno in giorno a farmi visita, chiedendomi come andava. 

Ero confusa dal loro comportamento, però. 
Perché me lo chiedevano? 
Io stavo bene. Stavo più che bene. 
In fondo quella donna mi odiava, ed io odiavo lei, quindi perché mi sarei dovuta dispiacere per la sua morte?

-Ana?- Christian mi risvegliò dai miei pensieri.

-Cosa?- Chiesi confusa.
Mi ero totalmente persa nel mio mondo, e non mi ero accorta che lui mi stesse parlando. 

-Stai bene?- Gli apparve un'espressione preoccupata in faccia. 

-Si, certo.- Risposi. -Stavo solo... pensando.- 

-A cosa?- 

"A mia madre!"

-Nulla di importante.- Dissi una mezza verità. 
In fondo era così: quella donna non era importante per me. 

-Ana, se hai bisogno di parlare... io sono qui, lo sai-mormorò lui. 

-Certo, lo so!- Risposi sorridendogli. -Ma sto bene, te l'ho già detto.- 

Che fossi innamorata di Christian era ormai ovvio.
Amavo tutto di lui, anche il modo folle in cui si preoccupava e tentava di proteggermi da tutto e da tutti.
Ma quando continuava a chiedermi minuto dopo minuto se stavo bene... mi rendeva nervosa. 

Io stavo più che bene!
Perché si ostinava a chiederlo? 

-Io... ho avuto altre notizie su tua madre.- Disse incerto. 

-Altre notizie?- Scattai. 

-Si, beh... è stato confermato che tua madre si è suicidata.- Mormorò. -Non c'erano segni di lesione sul sul corpo, quindi aveva le idee ben chiare.- 

-È ovvio che si sia suicidata.- Borbottai. -Ma perché lo sai tu e non io?- 

-Me lo ha detto mia madre dopo che hanno finito di fare l'autopsia al corpo...- 

-Oh...- dissi. -D'accordo.- 
Non sapevo proprio cosa dire. 

-Comunque sia, domani c'è il funerale... e tu forse..-

-No.- Lo bloccai. -Non andrò ad uno stupido funerale per una persona che mi ha sempre odiata.- 

-Va bene. Volevo solo fartelo sapere.- Rispose. 

-Davvero? Tutto qui? Non cerchi di convincermi ad andarci?- Chiesi sorpresa.

-No, Ana. Te l'ho detto: io volevo solo informarti. Capisco benissimo se non vuoi andarci, e ti appoggio.- Affermò. 

-Grazie- sussurrai abbracciandolo. 

-Non dirlo neanche.- Esclamò, stringendomi più forte. 


Mi ero ormai convinta che non sarei andata al funerale, e intanto il giorno dopo mi ritrovai in un cimitero con la bara di mia madre davanti. 

"Annie...so che non hai passato uno dei periodi più belli con lei, ma è pur sempre tua madre!" Mi aveva detto Ray. 

"Lo so.." gli avevo risposto. "Ma comunque non voglio andarci." 

"Sono sicuro invece che a lei avrebbe fatto piacere averti al suo funerale.." aveva commentato. 

"Non essere ridicolo, papà. Lei mi odiava!" 

"Annie... lei era solo ferita. Sono sicuro che in fondo ti voleva bene..." aveva risposto. "Pensaci. Il solo fatto che ti abbia chiamata, che ti abbia poi raggiunta... e il fatto che si sia scusata con te! Non ti sembra già qualcosa?" 

"E tu pensi che solo per questo dovrei perdonarla?" Avevo chiesto.
Forse papà era impazzito. 

"Non ti ho mai detto che devi perdonarla, tesoro. Ma adesso... potresti finalmente metterci una pietra sopra. Non per lei, ma per te. Ti sentiresti meglio anche tu, non credi?" 

Se mi trovavo in quel cimitero era solo ed esclusivamente per mettere una pietra sopra a tutta quella storia. 
Solo per questo. 
E perché mio padre mi aveva supplicata...

-Preghiamo per la nostra sorella Carla, affinché il Signore possa perdonarla e accoglierla nel suo regno..- disse il prete, alzando le mani al cielo. 

"Dovrebbe andare all'inferno piuttosto!" Gridava la mia vocina interiore.

Christian mi strinse la mano, e mi accorsi solo in quel momento che gliela stavo quasi stritolando. 
Allentai la presa, e lui mormorò un "Ahi!" scherzoso. 

Gli concessi un sorriso tirato. Probabilmente molto nervoso. 

-C'è qualcuno che vorrebbe dire qualcosa, prima di procedere?- Chiese il prete, guardandomi. 

Nessuno rispose, ed io distolsi lo sguardo.
Col cavolo che sarei andata lì a parlare. Era già tanto che fossi al funerale. 

Quando la cerimonia fu conclusa, ci furono un sacco di persone di cui non sapevo neanche il nome, che mi vennero a fare le condoglianze. 

Christian aveva deciso di lasciarmi sola qualche minuto con mio padre. 

-Allora? Come ti senti, tesoro?- Mi chiese papà.

-Vuota...- Ammisi. 

Non sentivo nulla in realtà. 
Non ero connessa con il mondo.
Mi sentivo così sola... e non ne capivo neanche il perché. 

-Anastasia?- Mi interruppe il prete.

-Ehm... si?- Risposi incerta. 

-Questa è per te.- Disse estraendo una lettera dalla sua tunica. 

Alla mia espressione confusa, però, aggiunse: -da parte di tua madre. Gli agenti l'hanno trovata dentro la sua giacca, ed è indirizzata a te.- 

-Grazie- mormorai. -Ma non la vogl..- 

-Prendila.- Bisbigliò Ray. 

Lo guardai per un istante. 
Sembrava così calmo e rilassato lui..

-Grazie.- Ripetei verso il prete, questa volta afferrando la lettera. 

-Hai fatto la cosa giusta.- Sorrise papà.

-Non ho intenzione di leggerla.- Esclamai, mettendola dentro la borsa. -L'ho presa solo perché lo volevi tu.- 

-Certo.- Disse. -Fanne ciò che vuoi.- 

-Ana, vuoi fare una passeggiata?- Mi chiese Christian, speranzoso. 

-Si, certo.- Risposi guardando papà, il quale annuì sorridente. 

-Stai bene?- Mi chiese.

-Quante volte ancora hai intenzione di chiedermelo?- Sbottai. 

Lui rimase in silenzio e continuò a camminare. 

-Mi dispiace...- mormorai. -Solo solo un po' nervosa.- 

-Non devi scusarti, Ana. Puoi dirmi tutto quello che vuoi. Puoi sfogarti sempre con me.- Esclamò, prendendomi per mano. 

-Non so se sto bene.- sospirai. -In realtà non sento nulla.-

-Non senti nulla?- 

-Credo di aver sempre odiato mia madre, fin da piccola.- Spiegai. -E il fatto che non mi abbia mai sostenuta e abbia addirittura sperato che io mi uccidessi, ha solo peggiorato la situazione.- 

-Eppure...- continuai. -Forse non volevo ammetterlo... ma quando lei è venuta qui, quando si è scusata e mi ha raccontato di Bob... ho sentito che magari in un modo o nell'altro avremmo potuto chiarirci. E invece lei si è uccisa, evitando ancora una volta un confronto tra di noi.- Sospirai. 

-Credo che tu volessi bene a tua madre, alla fine...- mormorò Christian. 

-Io non penso..- risposi. -In questo momento è vero, mi sento così vuota e sola... e intanto le lacrime non vogliono scendere. Non c'è proprio nulla.- 

-Io non credo sia così, Ana. Non credo che sia una questione di lacrime o meno...- sussurrò stringendomi. 

-E tu?- Chiesi. -Tu volevi bene a tua madre?- Chiarì il suo sguardo confuso.

-No.- Affermò. 

-Eppure la situazione è la stessa.- Gli feci notare.

-Lo so, ma...- si bloccò. 

-Ma..?- Lo spronai.

-Mi piaceva giocare con i suoi capelli.- Ammise. -Glieli toccavo sempre, erano così morbidi..- 

Sorrisi all'immagine di un Christian piccolino che giocava con i capelli della sua mamma. 

-Tua madre ti voleva bene. Almeno ti permetteva di farlo. La mia non mi permetteva mai di avvicinarmi a lei.- Dissi. 

Era così strano cercare di convincere l'uno per l'altra che le nostre madri in fondo ci volevano bene. 

-Era indifferente. Il suo non era voler bene.- Disse con disprezzo. -Quando il suo magnaccia mi picchiava, lei non faceva mai nulla per fermarlo.- 

-Ma magari senza di lui, sarebbe stata una brava mamma..- 

-Può darsi.- Disse pensosamente. 

-Su'!- Disse poi, riprendendomi per mano. -Adesso torniamo a casa. Ray si starà chiedendo dove siamo.- 

Quando tornammo a casa, Christian mi lasciò davanti la porta.

-Puoi venire a bussare alla mia porta anche nel bel mezzo della notte, d'accordo?- Chiese per la milionesima volta.

-Si, si d'accordo.- Alzai gli occhi al cielo e lui sorrise. 

-Buonanotte, piccola- Disse, dandomi un casto bacio sulle labbra. 

-Buonanotte...- risposi chiudendomi la porta alle spalle. 

-Oh, Annie!- Esclamò papà. -Sei tornata. Vuoi mangiare?-

-No, grazie.- Sorrisi. -Credo proprio che andrò subito a dormire.- 

Gli diedi un bacio e corsi in camera. 
Volevo assolutamente togliermi quei dannati vestiti dai brutti ricordi. 

Dopo essermi fatta una rilassante doccia, e dopo essermi messa il pigiama, mi sedetti sul mio letto e svuotai la borsa, soffermandomi troppo a lungo sulla lettera di mia madre. 

"Non voglio leggerla. Non voglio leggerla." 

Sospirai e la guardai nuovamente. 

"Magari solo una sbirciatina..." Disse la mia vocina interiore.

Con dita tremati aprii la busta dove c'era scritto "per Anastasia Steele". 

Aprì la lettera.
C'erano tante, tante parole. 

"Cara Anastasia,
non sono sicura che tu leggerai questa lettera, anche perché io non me lo merito, ma ho comunque deciso di scrivertela.

Non voglio il tuo perdono, perché so' di non meritarlo, ma vorrei almeno spiegarti il perché del mio comportamento. 

Quando avevo diciassette anni, conobbi un giovane e bellissimo ragazzo: tuo padre. Lui era fantastico, in tutto e per tutto. 
Era sempre dolce nei miei confronti, e spesso molto divertente. 
Mi innamorai di lui come quando ci si addormenta, prima piano piano e poi profondamente. [Cit.] 
Il nostro era un amore unico, uno di quegli amori che non si vedono tutti i giorni. 
Ero "intossicata" da quel ragazzo, e quando all'età di 23 anni mi chiese di sposarlo, io ero al settimo cielo. 

Avevamo progettato l'intera vita insieme. 
Sognavamo di fare un sacco di viaggi, e di procreare due figli: una femmina e un maschio. 
La femmina decidemmo che si sarebbe appunto chiamata Anastasia, mentre il maschio si sarebbe dovuto chiamare Luke, in onore di suo nonno, al quale voleva molto più che bene. 

Quando rimasi incinta di te, lui era al settimo cielo. 
Non lo avevo mai visto così felice! 
E lo fu ancora di più quando gli annunciai che aspettavo una bambina, proprio come lui voleva. 
Ti aveva comprato di tutto, sai? 
Ti aveva completamente creato una stanzetta personale. 
Lettuccio, carillon, lucine, bambole, vestitini...non mancava proprio nulla! 

Lui era felice, ed io ero felice con lui. 
Uno dei nostri più grandi sogni si stava per avverare. 
Era tutto perfetto, fin quando una sera, mentre aspettavo che tornasse dal lavoro, mi arrivò una chiamata: "Mi dispiace, signora.." Mi aveva detto qualcuno dall'altro capo del telefono. "C'è stato un incidente e suo marito è morto sul colpo." 

L'uomo della mia vita era morto. 
Se n'era andato, e mi aveva abbandonata con una bambina che portavo in grembo. 

Distrussi tutto. 
Distrussi tutta la tua cameretta, e tutto ciò che ti aveva comprato.
Entrai in depressione, ma i medici mi aiutarono, poiché mancava poco più di qualche settimana alla tua nascita. 

Poi nascesti in tutto il tuo splendore. Tuo padre sarebbe scoppiato di gioia vedendoti. 
Eri...bellissima, ma mi ricordavi così tanto lui...che non potei fare a meno di dirti cose cattive. Cose che una bambina non si dovrebbe mai sentir dire dalla propria mamma. 

Eppure tu, eri sempre li con me. 
Piangevi quando avevi fame e alzavi sempre le braccia per essere presa in braccio, pur sapendo che io non l'avrei fatto. 
Eri fantastica, ma io non potevo accettarlo. 
Tu eri il progetto mio e di tuo padre, e che senso aveva portarlo avanti se mancava un componente? 
Iniziai a bere quando tu compisti tre anni. 
Credevo che mi avrebbe alleviato il dolore, ma non era affatto così.

Quando ci fu l'arrivo di Ray, io mi infuriai ancora di più, perché tu credevi che fosse tuo padre, mentre in realtà era un estraneo da cui prelevavo soldi. 
Beh, il resto del mio comportamento lo sai, perché più crescevi e più capivi.

Diventavi più grande e più bella, e mi ricordavi sempre di più tuo padre.
Ti avrebbe amata lui.
Io ti dicevo sempre il contrario, però. 

Mi piaceva e mi confortava anche, sapere che nonostante tutte le cose brutte che ti dicevo tu eri sempre con me, almeno fino a quando io e Ray ci lasciammo definitivamente, e tu andasti via con lui. 
Ero distrutta.
L'unico vero membro della mia famiglia aveva appena deciso di abbandonarmi. 
Tu però, hai fatto la scelta migliore. Io non meritavo di continuare ad averti con me. 

Entrai di nuovo in depressione, ma ti evito il racconto. 
La storia con Bob te l'ho già raccontata, e se non ha funzionato è perché ho voluto raccontargli di ciò che ti avevo fatto.
Me lo sono meritata, no?

Anastasia, se ti ho raccontato questa storia è solo perché tu sapessi che io ti ho sempre voluta bene, ma mi ricordavi troppo tuo padre, e così non riuscivo a guardarti senza soffrire. Quindi, incolpandoti su tutto mi sentivo meglio. 
Non è una giustificazione, lo so. Spero solo che tu possa capire.

Ti auguro ogni bene.
Spero che tu viva una vita felice. Una vita che io ti ho sempre negato in passato. 
Spero che tu trova l'amore della tua vita e non lo perda mai. 
Vivi la vita, Anastasia...
Ti chiedo solo questo. 

-Con amore, mamma" 


Due gocce bagnarono il foglio che ormai tremava tra le mie mani.
Cominciai a piangere senza riuscire più a fermarmi. 

Prima non sentivo nulla, se non il vuoto totale.
In quel momento invece, anche se piangevo mi sentivo... felice. E sembra stupido, lo so, ma era così. 

-Ti voglio bene anch'io...- singhiozzai. 

Ecco, lo avevo detto, la volevo bene. 
Era pur sempre mia madre. 
Ray aveva proprio ragione...


ANGOLINO AUTRICE:
Ta dan!! Eccovi qui un nuovo capitolo. Spero che vi sia piaciuto! E se è così venite qui sotto ⬇️ in tanti a farmelo sapere. 
Grazie mille a tutti per il sostegno. Vi adoro!

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Capitolo 14
*** GELOSIA E CONSEGUENZE ***


                                         GELOSIA E CONSEGUENZE

Se un anno fa mi fosse stato raccontato che a distanza di qualche mese avrei vissuto una vita così "emozionante" non ci avrei mai creduto.

Prima che mi trasferissi qui a Seattle con papà, ero una ragazza con una vita apparentemente semplice ma felice. 
Attenzione però, ho detto apparentemente.

Non era così però, ma questo voi lo sapete già.

Anche se facevo di tutto per sembrare felice e per non far preoccupare papà, non avevo mai ricominciato a vivere veramente. 
Quando sono arrivata qui a Seattle però, tutto è cambiato.


-A cosa pensi?- Christian mi distrasse dai miei pensieri. 

-A quanto la mia vita sia cambiata- ammisi. 

Christian fece uno dei suoi magnifici sorrisi giovali, e mi strinse di più a se'. 

-Lo stesso vale per me.- Commentò. -Abbiamo passato un periodo molto... turbolento.- Ghignò. 

-Tu credi?- Sorrisi, spingendolo affettuosamente. 

-Sono successe così tante cose da quando sei arrivata...-

-Puoi dirlo forte.-

-Non rimpiango niente, però.- Disse. -Se la mia vita è cambiata in meglio è solo ed esclusivamente grazie a te.- 

Sorrisi come una sciocca e mi strinsi di più a lui. 

-Lo stesso vale per me!- Esclamai raggiante. -Anche se toglierei la parte di Elena.- Borbottai. 

-Io no, in realtà.- Rispose tranquillamente.

E prima che potessi scattare, lui continuò: -perché è stato proprio quel fatto a farmi rinsavire, credo.- Aggrottò la fronte.

-Grazie a quell'episodio ho capito quanto stupido sono stato, e mi sono così ripromesso di non fare più sciocchezze simili.- Concluse. 

-Hai ragione- sorrisi più tranquilla.

-Io ho sempre ragione!- Si vantò. 

-Ovviamente.- Risposi alzando gli occhi al cielo. 

-Sei pronta a ritornare a scuola?- Mi chiese con un sorrisetto.

-No, ti prego! Non rovinare il momento!- Brontolai, facendolo scoppiare a ridere. 

-Dobbiamo tornare alla realtà, piccola.- Mi baciò la fronte. 


Era passato esattamente un mese dopo l'ultima vicenda, ovvero dopo il funerale e successivamente la lettera di mia madre. 
Ero più felice, tranquilla, spensierata, e senza più quel vuoto che mi invadeva costantemente il petto. 
Finalmente la mia vita si era sistemata. 
Era come se in un modo o nell'altro mi fossi chiarita con mia madre, e questo, mi aveva tolto proprio un bel peso.

IL GIORNO DOPO: ORE 09.10 

-Buongiorno!- Esclamò la professoressa, entrando.

-Buongiorno.- La salutammo tutti in coro, alzandoci. 

-Potete sedervi.- Ci fece cenno con la mano. 

-Perché dobbiamo proprio iniziare la settimana con la biologia?- Piagnucolò Kate accanto a me. 

Ridacchiai leggermente, in fondo a me piaceva studiare biologia. 

-Prima di iniziare la lezione vorrei presentarvi un vostro nuovo compagno di classe. Si è trasferito qui da poco, quindi siate gentili!- Ci raccomandò. 

-Finalmente una notizia buona!- Esclamò Kate, eccitata.

-Ti prego fa' che sia carino, fa' che sia carino!- Iniziò a dire incrociando le dita.

-Entra caro, prego!- Esclamò l'insegnante, aprendo la porta. 

-Porca miseria!- Sputò Kate non appena il ragazzo entrò. 

In effetti... era molto più che carino, ma questo pensiero lo tenni per me. 

-Già mi piace!- Affermò, leccandosi le labbra.

-Kate!- Bisbigliai ridendo. 

-Prego, presentati alla classe.- Disse la professoressa.

-Ehm...- disse il ragazzo, fissandoci. -Mi chiamo Harry, Harry Blase, (il cognome si legge beis) sono venuto qui con i miei genitori e mia sorella minore da Londra... spero di trovarmi bene qui con voi- concluse. 

-Bene, puoi sederti in quel banco vuoto, vicino al signor Collins.- Disse annoiata la professoressa. 

-Mh... un inglesino. Mi piace ancora di più.- Ghignò Kate. 

-Piantala!- Risi.

-C'è qualcosa di divertente signorina Steele?- Chiese la professoressa.

Potei sentire gli occhi di tutti su di me.

-N..no.- Balbettai. -Mi scusi.- 

Gettai un'occhiataccia a Kate, la quale si strinse nelle spalle e sorrise bisbigliandomi un 'io non ho fatto nulla!'

-Bene, oggi daremo una ripassata alle tre leggi di Mendel.- Cominciò la professoressa. -C'è qualcuno che le ricorda?- 

Smisi di ascoltarla non appena iniziò a spiegarle.
Sinceramente le ricordavo molto bene e non avevo voglia di riascoltare la lezione per la milionesima volta. 

Chissà cosa stava facendo Christian.
Mi stava pensando?
Era annoiato anche lui quanto me? O magari lo avevano cacciato fuori.
Forse sarei potuta uscire anch'io...

-Perché proprio a te?- Sibilò Kate.

-Mh?- Mormorai confusa.

-È da quando è arrivato che Harry ti fissa!- Esclamò.

Girandomi verso il suo banco i nostri occhi si incontrarono per un breve istante prima che lui distogliesse lo sguardo.
Kate aveva ragione, mi stava guardando. 

-Sicuramente stava guardando te.- Bisbigliai. -Non di certo me.-

Harry doveva essere poco più basso di Christian, aveva i capelli neri e occhi verde-azzurro, e a quanto avevo capito era un tipo da non molte parole, ma in fondo non lo conoscevo neanche. 

-Certo, come no.- Brontolò.

Le due ore successive passarono molto lentamente, ma in qualche modo passarono.
Avevamo 15 minuti per il break. 

-Guarda.- Esclamò Kate. -Harry è solo, andiamoci dai!-

-Che? No!- Risposi. -Va' da sola, io devo vedermi con Christian.- 

-Ti prego!- Mi supplicò, mettendo il broncio. -Non farmici andare da sola! Resta con noi due minuti e poi con una scusa vai via.- 

-Solo due minuti, però.- Borbottai alzando gli occhi al cielo. 

-Si, promesso!- Esclamò, e praticamente mi trascinò da lui. 

Ci si piazzò davanti, e con un sorriso a trentadue denti disse: -ciao! Sei Harry, giusto?- 

Come se non lo sapesse.

-Ciao... si, sono Harry.- Sorrise un po' sorpreso. 

-È un piacere averti nella nostra scuola!- Esclamò. -Io sono Kate, e lei è Anastasia.- Disse indicandomi. 

Harry mi fissò e poi mi sorrise.

-È un piacere conoscervi.-

-Quindi vieni da Londra?- Chiese Kate,

-Si, proprio così.- Rispose, e quasi riluttante distolse lo sguardo da me per rivolgersi ad Kate.

-E tu sei nata qui?- Le chiese.

-Si, non sono mai andata oltre Seattle!- Si illuminò.

-Mai?- Chiese sorpreso.

Mi sentivo un po' la terza in comodo, ma Kate continuava a pregarmi con gli occhi di rimanere. 

-E tu, Anastasia?- Chiese guardandomi. 

-Io..?- Ripetei. 

-Sei nata qui?- Fece un sorrisetto. 

"Oh, certo. Vuole sapere questo, che stupida!"

-No, in realtà..- risposi. -Io e mio padre viaggiamo molto. Sono qui solo da sei mesi..- 

-Tua madre vive da qualche altra parte?- Chiese curioso.

Kate mi lanciò un'occhiata preoccupata, ma non ne vedevo il motivo. 

-Si, viveva a Savannah in Ohio, prima di morire.- Dissi tranquillamente. 

-Oh...- fu l'unica cosa che disse. Era a disagio. 

-Mi dispiace Anastasia, non volevo... io credevo..-

-Va tutto bene.- Lo bloccai, e poi gli rivolsi un sorriso rassicurante. 

-Mi dispiace- ripeté comunque.

-Non dispiacerti, non potevi di certo saperlo.- Sorrisi. 

-Perché non ci parli della tua famiglia?- Kate cambiò approccio.

Controllai il cellulare; mancavano quattro minuti alla fine del break. 

-Mi piacerebbe tantissimo poter rimanere, ma devo proprio incontrare Christian prima che suoni la campanella!- Esclamai. -Magari continuiamo dopo, d'accordo?- Chiesi allontanandomi. 

-Ci spero!- Esclamò in risposta. 

Avevo una chiamata persa e tre messaggi sul cellulare, tutti da parte di Christian. 

"Dove sei?" Chiedeva il primo.

"È successo qualcosa? Rispondimi per favore, mi sto preoccupando." Diceva il secondo.

"Beh, cavolo, se si stava preoccupando sarebbe anche potuto venire a controllare, sa benissimo dov'è la mia classe!"

"Vedo che tu e Kate avete fatto una nuova conoscenza.
Non disturbarti a venire, visto che non puoi perdere neanche 15 minuti per vederti con me. Probabilmente è più importante conoscere il nuovo ragazzo." Diceva il terzo. 

Alzai stoicamente gli occhi al cielo.
Perché doveva essere così geloso? 

Se mi fossi messa a correre sarei arrivata in meno di un minuto alla sua classe, ma la fortuna non era dalla mia parte quel giorno, e la campanella suonò.

Sospirai sonoramente e ritornai in classe.
Gli avrei spiegato durante la pausa pranzo.

-Hai già incontrato Christian?- Mi chiese Kate, sorpresa. 

-No.- Sospirai. -E questo per colpa tua!- 

-Io non ho fatto nulla!- Alzò le mani in segno di difesa. 

-Avevi detto due minuti.- Sibilai. -E invece mi hai fatto perdere l'intera pausa, e per di più ora lui è arrabbiato.- 

-Spero che non sia per colpa mia.- Si intromise Harry. 

"Lo è eccome!" Gli gridò la mia vocina interiore. "Se è arrabbiato è perché mi ha visto con te!"

-No, non preoccuparti.- Mormorai ritornando al mio posto. 

PAUSA PRANZO, ORE 14.15 

-Bene ragazzi.- Annunciò il professore. -Potete andare, e ricordate di studiare per il test.- 

Mi alzai di scatto e raccolsi tutte le mie cose.
Dovevo assolutamente vedere Christian.

-Vi dispiace se mi aggrego a voi per il pranzo?- Ci raggiunse Harry. 

-Certo!- Esclamò Kate. 

-Io devo vedermi con Christian, mi dispiace.-

"Fammene andare! Se non mi presento a pranzo si arrabbierà ancora di più!"

-Puoi inventarlo a sedersi con noi.- Mi propose sorridendo.

"Oh ma certo... Questa si che è un'idea fantastica!"

-Glielo chiederò.- Sorrisi nervosamente.

-Perché non andiamo a prendere un tavolo noi, mentre li aspettiamo?- Propose Kate.

-Okay- annuì lui. -Ti aspettiamo lì, allora- 

-Certo- risposi correndo fuori dalla classe. 

Probabilmente Christian era rimasto in classe poiché era troppo arrabbiato, ma quando arrivai l'aula era deserta. 

Corsi alla mensa, e lo trovai seduto nel nostro solito tavolo.

"Oh, meno male!"

-Stai bene?- Fu l'unica cosa che mi chiese, quando mi vide arrivare con il fiatone.

-Si, mi dispiace.- Ansimai. -Ti stavo cercando in classe.-

-Perché?- Alzò un sopracciglio, ma non c'erano segni di divertimento nella sua espressione. 

-Credevo che non saresti venuto..- ammisi.

-Perché?- Ripeté.

-Perché credevo che fossi arrabbiato..- sembrava indifferente, e non avevo proprio idea di come prenderlo. 

-Arrabbiato...- assaggiò le mie parole.

-Christian, non hai motivo di essere geloso!- Sospirai. -Mi dispiace, volevo venire prima, ma Kate mi ha praticamente costretta a rimanere con loro.- 

-E non potevi semplicemente dire di no?- Insistette.

-È la mia migliore amica!- Esclamai.

-Ed io sono il tuo ragazzo.- Mi sfidò. 

-Si ma...- perché doveva essere così cocciuto? -Credo che se per un volta durante il break non ci vediamo non è la fine del mondo.- 

-No, infatti.- Affermò, lo sguardo gelido. -E così come il break non c'è bisogno che stiamo insieme durante il pranzo.- 

-Christian!- Alzai gli occhi al cielo. -Non è questo che volevo dire!- 

-E che cosa volevi dire?- Mi sfidò di nuovo. 

-Perché ti sei arrabbiato così tanto? Io ho anche la mia amica. E a dirla tutta l'ho trascurata molto...- abbassai lo sguardo. 

-Si, ma...- si bloccò. -Potresti invitarla a casa o ad uscire, non c'è bisogno che stiate accanto a qualche altro ragazzo.- 

-Si chiama Harry.- Sospirai. -Ed è nuovo, e a Kate piace, ma non voleva presentarsi da sola, tutto qui. Io non nutro nessun interesse, devi credermi!- Lo supplicai. 

-Ana, io ti credo, ma... vederti con altri ragazzi...- 

-Perfetto.- Lo bloccai. -L'importante è che mi credi.- Gli scoccai un immenso sorriso.

Il suo sguardo era ancora serio, ma sapevo che stava cercando di reprimere un sorriso. 
Poi sospirò e scosse la testa. 

-Vieni qui.- Sospirò.

Non me lo feci ripetere due volte.
Feci il giro del tavolo, lo abbracciai e gli diedi un bacio. 

-Non volevo arrabbiarmi.- Ammise.

-Non fa niente.- Risposi. -Puoi conoscerlo se vuoi, sai?- Dissi. -Lui ed Kate ci stanno aspettando al loro tavolo.-

-Che cosa? No!- Scattò. -Solo perché ti ho detto che non volevo arrabbiarmi non vuol dire che mi vada bene che tu stia in sua compagnia!- 

-Ma ci sarai anche tu con me!- Alzai gli occhi al cielo. 

-Ana.- Mi avvertì. 

-Ti pregoo.- Lo supplicai mettendo il broncio.

Lui sospirò, si alzò e mi prese per mano. 

-Grazie!- Esclamai baciandogli la guancia. -Magari potreste anche diventare amici.- 

-Certo.- Fece un sorrisetto. -Amici inseparabili. Diventerà come un fratello per me, praticamente!- Ghignò. 

-Anastasia!- Harry agitò una mano verso di me. 

-Già non mi piace.- Borbottò Christian.

-Sii carino, per favore.- Lo supplicai. 

-Eccomi, scusate il ritardo.- Dissi, ed Harry si alzò. -Harry, lui è Christian. Christian, lui è Harry.- Li presentai. 

Christian gli rivolse uno sguardo gelido e non accettò la mano che gentilmente Harry gli aveva teso. 

-Sono il suo ragazzo.- Borbottò, accomodandosi. 

-Okay...- Rispose Harry, confuso. 

'Scusalo!' Gli mimai con le labbra.

Mangiammo in silenzio per una manciata di minuti. 

-Christian, sapevi che Harry è stato adottato proprio come te?- Chiese Kate, spezzando il silenzio. 

-Fantastico.- Mormorò senza staccare gli occhi dal piatto. 

-Sei stato adottato anche tu?- Esclamò sorpreso. 

-Si.- Borbottò.

Gli diedi una gomitata, e lui mi guardò furioso. 
Perché doveva comportarsi così? 

-Devo tornare in classe.- Mormorò alzandosi. 

E senza salutare o senza degnarmi di uno sguardo, se ne andò. 

-Christian!- Lo chiamai, ma non si girò nemmeno.

-Harry mi dispiace!- Mi scusai. -Di solito non fa così.-

-Oh, non importa!- Sorrise. -Raggiungilo.- 

-Christian!- Gridai in corridoio, cercando di raggiungerlo. 

-Che c'è?- Sibilò. 

-Mi dici cosa ti è preso!?- Esclamai.

-Niente! Non ho detto nulla!- 

-Appunto!- Dissi. -Che problema hai con quel ragazzo?-

-Nessuno.- Digrignò i denti. -Perché non ritorni da lui?-

-Credevo che avessimo già chiarito!- Alzai gli occhi al cielo.

-Infatti.- Borbottò girandosi. 

-Smettila di essere così geloso!- Lo seguii. 

-Non solo geloso. Solo non voglio che tu stia vicino a quel ragazzo, o a chiunque altro.-

-Christian, questo non è giusto.- Sospirai. -Tu non ti sei fatto nessuno scrupolo ad avvicinarti ad Elena.- Non fui capace di bloccarmi.

-Non mettere in mezzo questa storia!- Sibilò.

-È soltanto un compagno di classe con cui ho scambiato qualche parola!- 

-È soltanto un ragazzo nuovo con il quale hai passato insieme l'intero break!- Grugnì.

-Perché esci di nuovo questa storia?- Chiesi esasperata. -Sai benissimo che non è così!-

-Scommetto che ti sei anche scusata.- Disse.

-Con chi?- Chiesi confusa.

-Con quel ragazzo. Probabilmente ti sarai sentita imbarazzata dal mio comportamento, mentre io non ho fatto proprio nulla!- 

"Oh signore, dammi la forza!"

-Scommetto che vorresti anche tornare al tavolo con loro.- Continuò.

-Ci hanno gentilmente invitato a pranzare con loro, a tutti e due, non solo a me, e tu te ne sei andato in quel modo!- 

-Perché non ritorni da loro, allora?- Chiese. 

-Perché sto parlando con te, e voglio che vieni anche tu!- 

-Io non verrò.- Affermò cocciuto. -Quindi va'- disse, facendo cenno con la mano.

-Christian!- Sospirai.

-Va' Anastasia. Vai dai tuoi amici.- 

-Sai cosa?- Dissi. -Ci andrò. Non resterò qui a discutere con te per delle tue proiezioni.- Affermai, e detto questo girai i tacchi e mi allontanai. 

Christian non mi seguì, ma non mi aspettavo che lo avrebbe fatto.

-Ana!- Esclamò Kate, non appena mi vide. 

-Eccomi, scusate- dissi sedendomi. 

-E Christian?- Chiese Harry. 

-Doveva ripassare prima del compito. Si scusa per essersene andato senza salutare, ma i compiti in classe lo rendono nervoso.- Mentii alla grande. 

-Non fa nulla.- Sorrise lui. -Per un attimo ho creduto che fosse arrabbiato.- 

-No, nulla del genere!- Esclamai.

"Non è arrabbiato, è solo furioso." 

Dopo la pausa pranzo riuscii a superare anche l'ultima ora di matematica. 
Il nostro professore era piuttosto bizzarro in alcuni modi di fare, ma era molto bravo nella sua materia. 

-Mi dai un passaggio..?- Chiesi ad Kate. 

-Avete litigato, non è così?- Mi chiese. 

-Ti aspettavi un'altra reazione, per caso?- Sospirai. 

-Ma Ana, questo è molto più che essere gelosi!- Esclamò aprendo la macchina. 

Quella di Christian non era più nel parcheggio.
Mi aveva davvero lasciata qui. 

-Lo so..- sospirai.

-Ti ha almeno dato la possibilità di spiegare che è stata colpa mia e non tua?- Chiese. 

-Si, certo! E credevo che avesse capito! Ma non appena siamo arrivati al tavolo... si è arrabbiato ancora di più, e non capisco il perché.-

-Hai fatto bene a non insistere.- Mi disse seria.

La fissai interrogativa. 

-A me piace Christian, non fraintendermi. Amo il vostro rapporto, ma quando si comporta così... sono felice che tu gli tenga testa. Deve capire che tu non puoi avere sempre e solo lui accanto.- Disse.

-È esattamente quello che gli ho spiegato, ma non vuole capirlo!- 

-Credo che se non lo calcolerai per un po', questa sera si presenterà in ginocchio davanti la porta di casa tua.- Ridacchiò. 

-È quello che spero- mormorai.

-Andrà così, vedrai. Christian non può vivere senza di te.-

Non dissi nulla, ma mi limitai a sorriderle calorosamente.
Sapeva essere un'ottima amica quando voleva. 

-Dannazione.- Sospirò.

-Cosa c'è?- Chiesi. 

-La strada è bloccata, non vedi? Sembra che ci sia stato un incidente.- Disse. -Dobbiamo rifare il giro.- 

-Oh...- 

Doveva essere orribile.
In effetti davanti a noi vi erano un sacco di poliziotti, un'ambulanza e due macchine ridotte piuttosto male. 

-Aspetta un attimo!- Esclamai nel panico.

-Che c'è?- Chiese frenando di botto la macchina.

-Quella macchina...- sussurrai, indicandola. 

Era una macchina argenta.
Speravo di sbagliarmi, ma era uguale a quella di Christian. 

Schizzai fuori dalla macchina di Kate, e corsi verso i poliziotti.

-Ana, aspetta!- Gridò Kate. 

Il retro dell'ambulanza era aperto, e vi erano molti paramedici. 

-Signorina.- Mi bloccò un poliziotto. -Non può stare qui.-

-No, io devo vederlo.- Dissi confusa. 

Non stava succedendo davvero. 

-Chi è lei?- Chiese.

-Sono Anastasia Steele, sono la ragazza di Christian Grey!- Risposi senza respirare.

-È il ragazzo che stava guidando quella macchina.- Disse un altro agente. 

-Sta bene?- Chiesi freneticamente. 

"La prego, dica di si! Dica di si." 

Poi lo vidi. 
Era lui. Sdraiato sulla barella, e stava per essere caricato sopra l'ambulanza.

Tutta l'aria mi uscii dai polmoni.
Non stava succedendo davvero. 

-Christian!- Gridai. 


ANGOLINO AUTRICE: 
Mini spoiler= nel prossimo capitolo Christian se ne andrà all'altro mondo. Mi sono stancata di farlo vivere, quindi ho deciso di ucciderlo.😇

Buon ferragosto a tutti ragazzuolii!! 🎉🎉🎉
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Venite a darmi in tanti i vostri pareri qui sotto!⬇️⬇️
P.s: a chiunque fosse venuto un infarto leggendo il mini spoiler sopra, ci tengo a dire che stavo solo scherzando (FORSE), tutto dipende da voi u.u 😂

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Capitolo 15
*** BRUTTE NOTIZIE ***


                                                   BRUTTE NOTIZIE

-Christian!- Gridai. 

Riuscii a liberarmi dalla stretta del poliziotto, e corsi alla barella che lo trasportava.

-Sta bene?- Chiesi freneticamente ai paramedici, tenendo a bada le lacrime. 

-Si allontani signorina.- Mi rispose uno di loro. 

-No, la prego! Sono la sua ragazza, mi lasci venire con voi!- Lo supplicai. 

Il paramedico mi osservò a lungo, poi sospirò e acconsentì a farmi salire. 

-Non è cosciente, signorina.- Mi disse qualcuno. 

"Questo posso vederlo anch'io!" Gli gridò la mia vocina interiore. 

Christian sembrava addormentato in quel momento, ma sapevo benissimo che non lo era.
Il suo bellissimo viso era sporco di sangue e ferite.
Ne aveva una molto evidente nel lato destro della fronte, e a giudicare dal sangue che ne fuoriusciva doveva essere molto profonda.

Il cuore mi sprofondò nuovamente. 
"Ti prego fa che stia bene.."

Anche la sua maglietta era sporca di sangue, così come il suo braccio, dove vi era un'altra ferita, e la sua mano sinistra.

-Respira ancora, vero?- Chiesi nel panico. 

-Si, signorina.- Mi rispose gentilmente il paramedico. 

A Grace prenderà un colpo vedere suo figlio in queste condizioni.
"Grace! Oh no! Qualcuno l'ha già avvertita?"

-Sono già stati avvertiti i suoi genitori..?- Chiesi, trattenendo a stento le lacrime.

"Non piangere. Non ora. Devi essere forte, Ana."

-Li ha avvertiti uno dei poliziotti, signorina.- Rispose indaffarato.

-Oh, Christian...- sussurrai, lasciando vincere una delle mie tante lacrime. 

Gli presi la sua mano tra le mie.
Era fredda, non calda e rassicurante come sempre. 

Mi presi la testa tra le mani.
Era colpa mia.
Doveva essere colpa mia. 
Probabilmente era troppo arrabbiato, ecco il perché dell'incidente. 

-L'altro guidatore, l'uomo che lo ha travolto è morto sul colpo.- Mi informò il paramedico. 

Impallidii.
"Oh, no!"

Quando arrivammo trovai solo Carrick ad aspettare, e non appena entrammo balzò in piedi venendoci incontro. 

-Oh Cristo.- Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Gli infermieri portarono via Christian chiudendomi fuori.
Avrei dovuto aspettare nella sala insieme a suo padre, ovviamente. 

-Anastasia, tu stai bene?- Mi chiese Carrick.

-Si..- risposi assente. 
Ma non me lo meritavo.

-Per fortuna non hai neanche un graffio.- Tirò un piccolo sospiro di sollievo.

Non riuscivo più a trattenere dentro i miei sentimenti, e così, indifferente al fatto che mi trovassi in ospedale insieme a Carrick, scoppiai in lacrime. 

-Ana, no.- Esclamò allarmato. -Non piangere. Vedrai che andrà tutto bene!- Disse con voce spezzata. 

-È colpa mia.- Singhiozzai. 

-Non dirlo neanche!- Disse. -Vieni sediamoci.- 

Era colpa mia, mia e solo mia. 
Dovevo esserci io su quella barella e non lui.

-Io non ero in macchina con lui.- Spiegai tra le lacrime. -Era arrabbiato con me..- 

Gli spiegai tutto d'un fiato ciò che era accaduto. 

-Ana, tutto questo non è colpa tua.- Disse Carrick alla fine. -Le cose a volte succedono e basta. Tutto quello che possiamo fare per adesso è pregare per lui.-

-Si, mi scusi..- sussurrai.

-Non scusarti tesoro... andrà bene, vedrai.- Affermò con voce tremolante, e anche se non lo dava a vedere era molto preoccupato. 

-Grace dov'è?- Chiesi. 

-È già dentro. Stava lavorando quando l'hanno chiamata. Con lei possiamo stare sicuri.- Fece un sorriso. 

-Si..- sussurrai, ma non ero in grado di sorridere. 

Ci fecero aspettare tre lunghe ore, prima che uno dei dottori che assisteva Christian si degnò di venire. 
Io e Carrick balzammo in piedi non appena il dottore entrò.

-Grey.- Affermò Carrick, prendendomi per mano. 

Il dottore aveva una cartella in mano, ma ciò che mi fece preoccupare fu il suo sguardo stanco e preoccupato, e il suo camice sporco di sangue. Tanto sangue. 

-Non porto buone notizie.- Disse esitante. 

Sentii Carrick sussultare. 

-Suo figlio però, non è in pericolo di vita, signor Grey.- Disse. 

"Grazie al cielo!"
Almeno era un passo avanti.

-Quant'è grave..?- Chiese. 

Il dottore mi guardò un po' a disagio. 

-Signorina..- disse. -Lei dovrebbe uscire.-

-No, non uscirò!- Quasi gridavo. -Sono la sua ragazza, voglio sapere cos'è successo!- 

-L'uomo a bordo dell'altra macchina è morto sul colpo, questo perché si è schiantato su quella di suo figlio, quindi beh... le sue condizioni sono parecchio preoccupanti.- Sospirò.

"No!"

-Ha perso parecchio sangue, ma ciò che ci preoccupa di più è il trauma cranico che si è sviluppato in seguito allo schianto.- Disse.

-Quindi...- Carrick tremò. 

-Non ne siamo completamente certi, signore, ma quando suo figlio si risveglierà, c'è la possibilità che possa avere una sorta di amnesia.- Disse tutto d'un fiato. 

Amnesia.
Amnesia.
Amnesia. 

-Amnesia?- Ripeté.

-Consiste nella perdita della memoria... ne esistono diversi tipi, come l'amnesia globale transitoria, ovvero la temporanea perdita completa di tutta la memoria.- 

"No, no, no!"

-Quindi lui non ricorderà più niente al suo risveglio?- Chiese.

-Non è certo Mr.Grey, ma se dovesse succedere potrebbe comunque durare poco. Qualche giorno, ad esempio. Non è detto che non vi riconoscerà, ma magari avrà la mente confusa e non assocerà bene i suoi sentimenti.- Ci spiegò nel miglior modo elementare.

Forse ero stupida io, ma non avevo capito un granché.
Il mio cervello non era connesso in quel momento. 

-Che vuol dire?- Chiesi tremante. 

-Tu sei la sua ragazza, giusto?- Mi chiese.

-Si..-

-Bene, potrebbe succedere, e dico potrebbe perché non è certo- cercò di tranquillizzarmi. -Che lui sappia chi sei: cioè, lui si ricorda del tuo nome e sa' che esisti, sa' che ti conosce, però potrebbe non avere un collegamento. Cosa sei per lui? Una sorella? Un'amica?- Chiese. 

-Quindi saprà il mio nome, ma non che sono la sua ragazza..- conclusi. -Non ricorderà niente di ciò che abbiamo passato insieme..- 

-Solo momentaneamente.- Mi corresse. 

-Ma non è certo.- Dissi con le lacrime agli occhi. 

-Per ora è nelle mani del Signore.- Mi rispose.

-Grazie..- disse Carrick. 

-Suo figlio è forte Mr.Grey.- Affermò. -Sua moglie vi raggiungerà presto.- Sorrise, e detto questo si congedò.

Scoppiai ancora una volta in lacrime. 

Non stava succedendo davvero.
Perché proprio a lui? 

-Ana...- disse Carrick, con voce spezzata.

-Mi dispiace!- Singhiozzai. -Mi dispiace tanto!- 

-Va tutto bene..- sussurrò abbracciandomi. 

"No! Non c'è niente che va bene!" Avrei voluto urlare, ma non ne avevo la forza.

Il mio amore...il mio grandissimo amore...
Tutto quello che avevamo passato insieme...sia cose belle che brutte, per lui sarebbero sparite. 

Quando mi risvegliai mi ritrovai sdraiata in uno dei letti d'ospedale.
Sussultai e mi alzai di scatto.

-Christian!- Esclamai. 

L'incidente...
Lui nella barella...
L'amnesia...

-Ana! Ehi, Ana. Va tutto bene.- Mi rassicurò Grace, accarezzandomi il viso.

-Christian..?- Singhiozzai.

-Non si è ancora svegliato.- Sorrise leggermente.

-Quindi è successo davvero...- sussurrai stringendo le lenzuola.

-Purtroppo si...- si sedette accanto a me. 

-Cos'è successo?- Chiesi confusa.

-Sei svenuta..- disse. -Poco dopo che il medico se n'è andato. È normale, eri molto stressata.- 

-Oh...- sospirai.
Perché dovevo sempre essere così debole? 

-Posso vederlo...?- Chiesi.

-Ana, non so' se sia un bene per te...- 

-Per favore..- La supplicai. 

-D'accordo.- Sospirò. -Avviso il reparto, tu preparati e aspettami qui.- 

-Grazie!- Squittì. 

Esattamente dieci minuti dopo Grace mi permise di vederlo. 
Gli avevano assegnato una camera singola. 

-Sei sicura di voler entrare?- Mi chiese. 

-Si.- Affermai, afferrando la maniglia della porta. 

-Ti lascio sola, allora.- Sorrise e andò via. 

Presi un lungo respiro ed entrai. 

Il cuore cominciò a battere più velocemente alla sua vista. 
"Il mio bambino smarrito..."

Le lacrime minacciarono ancora una volta di fuoriuscire, ma questa volta non poteva importarmene di meno. 

Mi avvicinai cautamente, come se avessi paura che qualcuno potesse attaccarmi. 

L'ago della flebo era infilzato nel suo braccio destro. 
Aveva un grande cerotto bianco sulla fronte, dove probabilmente vi erano nascosti i punti per suturare la ferita. 
Aveva il labbro inferiore gonfio e rosso, così come il suo braccio destro. Quello sinistro, invece, era bloccato da un orrenda ingessatura.

-Christian..- sussurrai, sfiorandogli lievemente la guancia. 

Mi sedetti sulla sedia accanto al suo letto e lo fissai. 
Mi piangeva il cuore a quella vista, ben sapendo che parte della colpa era esclusivamente mia. 

-Mi dispiace...- singhiozzai. -Ti prego, perdonami..- 

Gli accarezzai il braccio, e non appena arrivai alla sua mano gliela strinsi. 
Lui me la strinse a sua volta.

I miei occhi schizzarono verso i suoi, ma erano ancora chiusi.
Che me lo fossi sognato?

Gliela strinsi ancora una volta, ma non accadde nulla.
Forse me lo ero sognato veramente.

-Christian...- sussurrai, consapevole che forse avrebbe potuto sentirmi.

Gli accarezzai i capelli. 
Sempre così belli e morbidi...

La sua testa si mosse sotto la mia mano, ed io mi bloccai.
Si era mosso di nuovo o stavo cominciando ad impazzire? 

La sua bocca si schiuse, e potei sentire il suo respiro accelerato.
Strinse gli occhi e borbottò qualcosa, ristringendo la mia mano.
Poi, i suoi occhi si spalancarono.

"Oh, grazie a Dio!"

-Christian!- Esclamai.


TA-DA!
ECCOMI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO! 
PERDONATEMI PER LA LUNGHEZZA, MA DAVVERO HO AVUTO POCHISSIMO TEMPO PER SCRIVERE! 
VOGLIO TANTI TANTI COMMENTI SE VI È PIACIUTO!😁
VI ASPETTO❤️

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Capitolo 16
*** CONFUSIONE ***


                                                             CONFUSIONE 

POV'S CHRISTIAN

-Mi dispiace...- disse qualcuno. -Ti prego, perdonami..- 

Perdonare chi?
Perdonare cosa?

Era tutto nero, non riuscivo ad aprire gli occhi o a muovermi, ma sapevo di star soffrendo molto, avevo dolori ovunque. 
Riuscii anche a sentire qualcuno che mi accarezzava dolcemente il braccio, finché non raggiunse la mia mano e me la strinse. 
Non avevo idea di chi fosse con me, ma anch'io volli stringergli la mano, anche se non ero sicuro di essere riuscito a muovermi. 

-Christian...- sussurrò la misteriosa persona. 

Christian.
Credo che Christian fosse il mio nome. Anzi, ne ero sicuro. 

Delle dolci mani mi accarezzarono i capelli.
Era così bello...
Volevo svegliarmi, svegliarmi e vedere chi è che fosse accanto a me. 

"Svegliati Christian!" Mi dissi mentalmente.

Cercai di muovermi il più possibile, e poi, finalmente riuscii ad aprire gli occhi. 

-Christian!- Esclamò una ragazza accanto a me.

"Ecco chi era!"
Era una ragazza. Una bellissima ragazza dagli occhi azzurri e i capelli castani. 

"L'ho già vista da qualche parte, però.." mi dissi, e ne ero sicuro. Avevo già visto questa ragazza. 

"Pensa Christian, pensa." 
Cosa mi fosse successo, esattamente non lo sapevo, non ricordavo completamente nulla, ma in un lampo di genio mi venne in mente un nome. 

-Anastasia..- mormorai indolenzito. 

Anastasia..
Che bel nome... Bello e dolce, proprio come sembrava lei. 

-Christian ho avuto così tanta paura!- Esclamò, e solo in quel momento mi accorsi delle sue lacrime. Lacrime per me, probabilmente. 

-Non piangere..- fu tutto quello che le dissi.
Sapevo di conoscerla, ma non sapevo bene chi fosse in realtà. Quello che sapevo, però, era che non mi piaceva vederla piangere. 
Avrei voluto asciugarle io quelle lacrime. 

-Scusa.- Disse, abbozzando in un sorriso.

Dio se era bella! 

Mi toccai la fronte, che finora era la parte del corpo più dolorante, e scoprii spiacevolmente che vi era un cerotto sopra. 
Feci una smorfia.
Che diavolo mi era successo?

-Cos'è successo?- Chiesi, tirandomi leggermente su'. 

-Hai avuto un incidente...- sussurrò. -Un brutto incidente.- Aggiunse.

-Quando?- 

-Oggi, dopo scuola.- Rispose. 

Scuola..
Ovviamente io andavo a scuola. Quale però, era ancora da definirsi, ma per ora questo non era uno dei miei più grossi problemi. 

-Mi dispiace..- sussurrò.

-Per cosa?- Chiesi confuso.

Ero già parecchio confuso. 
Non stavo capendo più niente e a malapena ricordavo chi fossi, e lei continuava a scusarsi.
Sarei finito per impazzire. 

-È colpa mia se tu sei qui, adesso.- Singhiozzò. -Dovrei esserci io al tuo posto!- 

Non sapevo per cosa si stesse dando la colpa, ma mai avrei voluto che lei si trovasse al mio posto in questo momento. 
Era piuttosto tutto una bella merda.

-Ero da solo in macchina?- Chiesi.
Magari ero in compagnia, e qualcun altro oltre a me si era fatto male. 

Anastasia mi guardò preoccupata, come se avessi appena detto qualcosa che non avrei dovuto dire.

-No..- disse incerta. -Eri da solo, non ricordi? Te ne sei andato proprio perché eri arrabbiato..- 

No, non ricordavo proprio un bel niente. 

-Arrabbiato?- Chiesi. -E con chi?- 

Io ero arrabbiato e me ne ero andato.
Quindi era stata mia la causa dell'incidente?
Ero troppo arrabbiato per prestare attenzione alla strada? 

-Con me...- disse. -Eri arrabbiato con me.- 

Cazzo. Stava piangendo di nuovo. Per colpa mia. 

-Non piangere, ti prego!- La supplicai. 

-Scusa..- ripeté. -È normale che non ricordi, il dottore lo aveva detto.-

-Oh...- 

-Tua madre e tutti gli altri medici che ti seguono però, sono fiduciosi che ti ricorderai tutto ciò che hai dimenticato.- Sorrise. 

Mia madre.
Chi diavolo era mia madre, adesso? 

-Mia madre è uno dei dottori, quindi?- Chiesi. 

-Si certo, era qui a lavorare quando le hanno chiamato per il tuo incidente.- Mi spiegò. -Ha insistito per essere lei ad assisterti.- 

Quindi mia madre era una dottoressa. 

-Qualcosa non va?- Mi chiese preoccupata.

-No...stavo solo cercando di ricordarne il nome.- Risposi. 

Anastasia spalancò gli occhi e la bocca. 

-Tu non ti ricordi il suo nome...?- Chiese.

"No, tesoro, io non mi ricordo di un cazzo!"

-No...ma se magari la vedessi me lo ricorderei, proprio com'è successo con te.- Risposi. 

-Io...- provò a dire, ma si bloccò.
Sembrava pietrificata. 

-Christian..- sospirò. -Lo so che è difficile, ma voglio che tu sia sincero; cosa ti ricordi di me?- Chiese. 

Cosa mi ricordavo di lei?
"Cazzo! Pensa, Christian, pensa!"

-Ti chiami Anastasia..- Iniziai. -Anastasia Steele!- Aggiunsi.
Ecco qual'era il suo cognome.

-Hai uhm...diciassette anni, mi pare..- Mi fermai.
Non ricordavo altro. 

-Si...- sussurrò distogliendo lo sguardo. -È così.- 

Chi fosse...proprio non lo sapevo. E intanto, volevo disperatamente scoprirlo per toglierle quell'espressione triste che non si addiceva per niente ad un bel viso come il suo.

-Vado a chiamare tua madre, così magari ti viene in mente qualcosa..- sorrise, ma il suo sorriso non coinvolse gli occhi.

-Anastasia!- La bloccai prima che potesse uscire. 

-Si?- Chiese girandosi.

-Mi dispiace..- dissi. -Mi dispiace se non ricordo..- 

-Ricorderai...- sussurrò, e detto questo uscì.


POV'S ANASTASIA 

"Non piangere, Ana. Non piangere."

Mi lasciai sfuggire un singhiozzo, ma per fortuna in corridoio non c'era nessuno.
Il dottore lo avevo detto che avrebbe avuto una sorta di amnesia, ed eccola. 

Quando ha aperto gli occhi...mi è scoppiato il cuore dalla gioia, per non parlare di quando ha pronunciato il mio nome! 

Credevo che lui fosse stato uno di quei casi fortunatissimi, e invece era tutto un malinteso.
La profezia si era avverata, e Christian non ricordava nulla.

-Ana?- Mi distrasse Grace, che entrò venendomi incontro. 

Mi asciugai frettolosamente le lacrime e le rivolsi il miglior sorriso che riuscii a fare. 
Se era difficile per me...figuriamoci per lei che era sua madre. 

-Grace..- dissi incerta. -Si è svegliato.- 

-Cosa?- Scattò. -Si è già svegliato?- 

-Si.- Risposi. -Avevate ragione. Non ricorda nulla...- 

-Le possibilità che non avesse nessuna amnesia erano molto poche, Ana.- Mi disse con voce spezzata.

Mi parlava come un medico, ma il paziente era nient'altro che suo figlio e non poteva resistere a lungo. 

-Ma guarirà velocemente, okay?- Mi chiese. -L'importante è non dargli troppe informazioni tutte in una volta, in modo tale da non confonderlo più del dovuto, e starci vicino il più possibile.- 

-È quello che farò.- Promisi. -Ma ora entra, vuole vederti. Ha detto che se magari ti vede riuscirà a ricordare il tuo nome, proprio come è successo con me.- 

-Anastasia.- Disse. -Probabilmente per te è molto poco che lui ricordi solo il tuo nome, ma posso assicurati che non è così, è già un passo avanti.- Sorrise. -Ora entriamo, dai.- 

-Spero solo che ricordi in fretta.- Ammisi. 

Il terrore che potesse non riacquistare più la memoria era un tarlo per me. 

-Andrà così, vedrai.- Sorrise. 

Lo speravo. E tanto.


POV'S CHRISTIAN

La stanza in cui mi trovavo aveva solo me come paziente, cosa che apprezzavo tantissimo. 
Era piccola, ma abbastanza per me.

La testa continuava a martellarmi. Il dolore era lancinante. 
Mi facevano male il petto e la gamba destra, ma nulla che non potessi sopportare.
Insomma, ero sopravvissuto ad un incidente di un certo grado, potevo sopportare un po' di dolore.

Da quando era uscita dalla stanza però, nella mia testa continuava a vorticare il suo nome.
Anastasia, Anastasia e ancora Anastasia. 

Era importante per me. 
Non sapevo come o perché, ma sapevo che lo era. Ne ero certo. 

Quando sentii la porta aprirsi, tirai un sospiro di sollievo. 
Non volevo rimanere da solo troppo a lungo, volevo un po' di compagnia. 

In camera entrarono Anastasia e un'altra donna, che dedussi fosse mia madre. 
Che l'avessi già vista era sicuro. La sua faccia l'avevo riconosciuta, ma come si chiamava? 

"Pensaci Christian! Non far piangere anche lei."

-Ciao tesoro...- disse mia madre, con voce spezzata, raggiungendomi.

-Ciao mamma.- Dissi, sorprendendola. 

-Glielo detto io.- Si intromise Anastasia. -Ricordi come si chiama, adesso?- Mi sorrise.

"Pensa ancora, Christian!"

-Grace.- Affermai.
Ne ero sicuro. Non sapevo come, ma me lo sentivo, mia madre si chiamava Grace. 

-Stai facendo miglioramenti, tesoro.- Sussurrò mia madre, accarezzandomi la guancia. 

Piangeva anche lei, adesso.
"Cazzo. Sono proprio un disastro!" 

-Non piangere..- sussurrai. -Scusa.-
Mi sentivo così vulnerabile..

-Non chiedermi scusa, tesoro!- Esclamò. -Noi ti aiuteremo a ricordare, d'accordo? Tu devi promettermi però che non cercherai di sforzarti, okay?- 

-Okay, te lo prometto.- Dissi. 

Qualche minuto dopo fummo raggiunti da un altro medico, che fece uscire Anastasia.

"No!" Avrei voluto dirgli. "Non fatela uscire! Voglio che resti qui con me!" Ma invece restai in silenzio.

Mia madre e il nuovo medico, di cui non ricordavo il nome, cominciarono a visitarmi, e cazzo se faceva male quando mi toccavano.

-Ti riprenderai in fretta, Christian.- Mi disse il medico. -Sei un ragazzo forte.- 

Ero un ragazzo forte?
Non sapevo neanche questo. 
Era orribile non ricordarsi neanche chi fossi.

-D'accordo.- Borbottai. "Ora fate rientrare Anastasia."

-Credo che sia meglio che tu riposa, Christian.- Mi avvertì mia madre. -Io e tuo padre rimarremmo sempre qui. Hai affrontato un brutta giornata, quindi dormi adesso, tesoro. Mando Anastasia a casa e ritorno, okay?- 

"No!"

-Posso vederla un altro po', prima?- Chiesi. 

Vidi mia madre sorridere, come se fosse felice di quello che avevo appena detto.

-Certo.- Sorrise. -Te la chiamo.- 

Mio padre.
Chi era mio padre?
Ovviamente non mi ricordavo neanche di lui, ma questo pensiero lo accantonai non appena Anastasia entrò.

-Volevi rivedermi?- Chiese.

-Si...- sussurrai. -Ti va di sederti?- 

Lei annuì impercettibilmente, e si sedette nella sedia accanto a me. 

-Ti prometto che guarirò presto.- Dissi. 
Ed era vero. Volevo guarire di più per lei che per me. 

-Ed io ti aiuterò, promesso.- Sorrise. -Ora però devi dormire.- Disse dolcemente, alzandosi.

-No.- La bloccai. -Non andare via.- 

-Ma Christian...- disse a disagio. 

-Almeno aspetta che mi addormenti, okay?-

-D'accordo.- Rispose sedendosi. 

-Mi accarezzi i capelli come stavi facendo mentre ero privo di coscienza?- Chiesi. 

-Certo.- Sorrise, e questa volta il suo sorriso coinvolse i suo splendidi occhi. 

Quando la sua mano raggiunse i miei capelli, i miei occhi si chiusero involontariamente.
Era così bello...ed io ero così stanco. 

-Tornerai domani?- Farfugliai, prima di cadere nel sonno.

-Tornerò sempre.- Rispose lei. 

Sempre.


POV'S ANASTASIA

Christian si addormentò subito dopo sotto il mio tocco.
Desideravo così tanto un suo bacio...
Potevo baciarlo, no?

Mi avvicinai lentamente, e diedi un casto bacio sulle labbra al mio bellissimo principe addormentato.

-Ci vediamo domani.- Sussurrai, chiudendomi la porta alle spalle.

Ad aspettarmi trovai Carrick. 

-Come sta?- Mi chiese ansioso. 

-Normale.- Risposi. -Si è addormentato. Rimani tu con lui questa notte?-

-Si, certo. Grace era distrutta. L'ho mandata a casa per qualche oretta. Devi andare anche tu, Ana.- Sorrise leggermente. 

-Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, la prego, mi chiami subito.- Dissi. 

-Si, certo. Buonanotte, Ana.- 

-Buonanotte.- Sussurrai. 

Una volta in taxi potei dare sfogo a tutti i miei pensieri. 

Christian si sarebbe davvero ricordato di tutto?
Era quello che speravo. 
Io lo avrei aiutato, era il minimo che potevo fare.

-Annie!- Esclamò papà, non appena entrai.

-Papà..- sussurrai, chiudendo la porta.

-Oh, piccola.- Disse abbracciandomi. -Come sta?-

-Sta bene.- Risposi scoppiando a piangere.

-Andrà tutto bene.- Mormorò cullandomi. 

-Si. Lui starà bene.- Singhiozzai. 

-Certo. È ovvio che starà bene, Annie. Stanne certa. Christian è un ragazzo forte.- 

Gli raccontai brevemente tutto ciò che successe, a partire dall'incidente e a concludere con il suo risveglio e l'amnesia. 

-Pregherò per lui, piccola.- Disse. 

-Grazie.- Sorrisi leggermente.

-Vai a dormire, Annie. E domani andremo a trovarlo insieme, d'accordo?- Mi chiese. 

-Sarebbe fantastico.- Sussurrai. 

Avevo il cellulare pieno di chiamate e messaggi, e tutti da parte di Kate.
Spensi il telefono e lo gettai sul comodino.
In quel momento non avevo voglia di parlare. Volevo solo sdraiarmi e piangere, ed è quello che feci per tutta la notte. 


POV'S CHRISTIAN 

'Lui è tornato. È arrabbiato e se la prende con la mamma. La colpisce con la sua cintura e le dice cose brutte.
Mi tappo le orecchie e mi nascondo sotto il tavolo. Forse se non mi vede non mi cercherà.
"Dove sei piccolo stronzo?" Dice. Poi si ferma davanti il tavolo e sorride. 
Mi prende dalle braccia e mi trascina fuori. 
Mi colpisce, una, due, tre volte. 
"Mamma, perché non mi proteggi?"

La mamma dorme sul tappeto, ed io ho fame, tanta fame.
La mamma è fredda. La copro con la mia copertina e vado in cucina a cercare da mangiare.
In freezer c'è qualcosa. Lo addento piano, ma è orribile ed io ho fame. 
Qualcuno spalanca la porta e viene verso di me, qualcun altro va verso la mamma. 
Urlo. 
"Mamma! No, lasciatela stare!" 

Mi svegliai di soprassalto.
Cos'era?
Ansimai e mi guardai intorno.
Era solo un incubo.

-Christian? Che c'è? Stai bene?- Mi chiese Carrick, spaventato.

Carrick.
Carrick era il mio padre adottivo, certo! Così come Grace. 
Ad un tratto mi ricordai anche di Elliot e Mia, i miei fratelli adottivi. 

Grazie all'incubo ora era tutto un po' più chiaro. 

-Era soltanto un incubo, scusa.- Dissi. 

-Vuoi raccontarmelo?- Chiese. 

-No, ma mi sono ricordato della mia vera madre..- sussurrai. -E di te e mamma, e di Elliot e Mia.-

-Christian, questo è fantastico!- Esclamò. 

-Credo di si..- risposi aggrottando la fronte. 

E Anastasia? 
Quando mi sarei ricordata di lei?
Presto, speravo.



ANGOLINO AUTRICE:
Scusate per il piccolo ritardo, ma ultimamente ho davvero molti problemi. Spero comunque di essermi fatta perdonare con questo capitolo. E se volete il continuo non vi resta che venire a darmi i vostri pareri qui sotto ⬇️ Vi aspetto!❤️

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Capitolo 17
*** TROPPI RICORDI ***


                                                 TROPPI RICORDI

POV'S ANASTASIA

Il giorno dopo, mi ritrovai in ospedale alle sette del mattino; e ne ero davvero felice, specialmente dopo aver passato un'intera notte insonne, piena di pensieri su Christian. 

Papa doveva lavorare, ed è per questo che eravamo arrivati così presto, ma nessuno dei dottori ci fece entrare. 
Di Grace o Carrick nemmeno l'ombra. 

-Annie, mi dispiace così tanto!- Si scusò mio padre.

-Papà, non è colpa tua se non ci fanno entrare.- Lo rassicurai. 

-Certo, lo so.- Disse. -Speravo almeno di poterlo salutare.- 

-Te lo saluterò io, d'accordo?- Proposi.
Ma in realtà, ero sicura che Christian non si sarebbe ricordato di lui. 

-Sei sicura di voler rimanere qui?- Mi richiese per la terza volta. 

-Certo.- Alzai gli occhi al cielo. 

-D'accordo. Ma se ci sono novità o se ti serve qualcosa... chiamami, va bene?- 

-Si, papà.- Risposi. -Va' tranquillo.-

-Ci vediamo dopo, tesoro.- Disse baciandomi la testa, e poi andando via. 

La stanza del corridoio in cui si trovava Christian, era affiancata da altre tre camere con due pazienti ciascuna. 
Tutte e tre erano chiuse. 
Non c'era nessuno. Il corridoio era deserto.
Niente medici o infermiere che passassero da lì anche solo per caso. Nessuno. Ero completamente sola. 
Magari sarei potuta entrare di soppiatto. Nessuno mi avrebbe vista. 

-Ana!- Esclamò Grace, ancora prima che potessi alzarmi ed entrare di nascosto in camera. 

La fortuna mi accompagnava sempre. 

-Non credevo che saresti arrivata così presto!- Esclamò. 

Le sorrisi calorosamente. 

-Si, in realtà papà voleva salutare Christian prima di andare a lavoro, ma non ci hanno fatto entrare.- Risposi.

-Lo so. È ancora troppo presto per gli orari di visite.- Sorrise a sua volta. 

-Non fa niente...- sussurrai. -Lui come sta?- Chiesi ansiosa.

-Sta ancora dormendo.- Disse. -Carrick è andato via proprio mezz'ora fa.- 

-Ha passato una notte tranquilla?- Chiesi timorosa. 

-Ha solo avuto un incubo.- Disse.

"Oh, no!"

-Ma nulla di preoccupante. Si è subito calmato e ha ricordato qualcosa.- Sorrise.

-Qualcosa?- Chiesi speranzosa. 

-Del suo passato.- Rispose. -Si è ricordato della sua infanzia... l'ultima cosa che volevo che ricordasse. Ma grazie all'incubo sembra essersi ricordato oltre che a me, anche di Carrick, Elliot e Mia.- Sorrise. 

-Oh..- dissi con una punta di delusione. -E loro come l'hanno presa? Elliot e Mia, intendo.- 

-Beh, Mia è scoppiata in lacrime, mentre Elliot non ha più detto una parola da quando lo ha saputo.- Si intristì. 

-Credo che sia normale..- 

-Si, certo. Ma presto tutta questa situazione sarà solo un orribile ricordo.- Sorrise leggermente. 

-Certo!- 
Doveva essere così per forza.

-Ora... non potresti fare uno strappo alle regole per me, e farmi entrare?- La supplicai mettendo il broncio. 

Grace scoppiò a ridere, ed era la prima volta dopo molto tempo. 

-Certo, Ana. Entra pure.- Mi accarezzò il viso. 

-Grazie!- Sorrisi. 

Aprii la porta della sua camera, e mi intrufolai dentro. 

La stanza era invasa da un profondissimo silenzio, e potei solo sentire il profondo respiro di Christian. 

Mi avvicinai cautamente, e dopo essermi seduta, gli presi la sua mano tra le mie.
Era tornata ad essere calda e rassicurante.

Mi mancava da morire. Ma avrei lottato per me e per lui. 
Avrei lottato per noi. 

Gli baciai la mano e l'avvicinai alla mia guancia.

-Ti amo così tanto...- sussurrai consapevole di quanto fosse vero.

E se fosse stato Christian a morire? Come avrei fatto ad andare avanti io?


POV'S CHRISTIAN 

Qualcuno mi stava tenendo la mano, e non avevo esitazioni su chi fosse. 

-Ti amo così tanto...- sussurrò Ana.
Mi scaldò il cuore. 

All'improvviso, aumentò la stretta sulla mia mano, come se si fosse spaventata di qualcosa.

Aprii gli occhi e la guardai.
Era così bella... e mia amava. Quella ragazza così bella mi amava. 

Non si accorse neanche che mi fossi svegliato. Era troppo presa dai suoi tristi pensieri, tristi perché aveva gli occhi pieni di lacrime. 

-A cosa stai pensando?- Chiesi preoccupato, facendola sussultare. 

-Christian!- Esclamò. E sul suo magnifico viso le apparve un sorriso degno di tale bellezza. 

Le sorrisi a mia volta. 

-Mi dispiace.- Si scusò. -Non volevo svegliarti.-

-Amo svegliarmi con te accanto.- Affermai, prima di rendermi conto di ciò che avevo appena detto. 

Arrossì un po', ma poi mi lanciò uno dei suoi stupendi sorrisi.
Come diavolo faceva quella ragazza ad essere così bella anche mentre arrossiva? 

-Come ti senti?- Chiese. 

-Meglio.- Ammisi. 
Il dolore era diminuito, anche se non del tutto. 

-Tua madre mi ha detto che hai avuto un incubo questa notte.- 

-Già.- Risposi. -Mi sono ricordato della mia infanzia...- 
Rabbrividii leggermente. 

-Speravo che quella non la ricordassi.- Disse. -Almeno per un po'- aggiunse. 

-Facevo sempre incubi come quello?- Chiesi. 

-Si, il più delle volte si.- 

-Capisco.- Sbadigliai. 

-Tu ed io stiamo insieme?- Chiesi prima di potermi fermare. -Intendo prima che perdessi la memoria.- 

Lei fu sorpresa dalla mia domanda, e anche un po' malinconica.

-Si...- sussurrò. -Si è così.-

-Non puoi neanche immaginare quanto mi dispiaccia non ricordarlo- dissi.

-Non devi dispiacerti!- Esclamò. -Ricorderai tutto, va bene?- 

-Va bene.-
Dovevo ricordare tutto. Era un obbligo per me.


Nelle tre ore successive mia madre venne a farmi visita con Elliot e Mia.
I miei fratelli erano esattamente per come me li ricordavo, e questo era un bel passo avanti, secondo mia madre. 

-Ehilà fratello!- Esclamò Elliot, entrando. 

-Christian...- sussurrò invece Mia. 

"No! Ti prego, non piangere anche tu...!"

-Ciao!- Esclamai, tentando disperatamente di rassicurarla. 

-Stai bene?- Mi chiese con le lacrime agli occhi.

"No. No. No. No! Non piangere, ti prego non piangere!"

-Molto meglio!- Risposi. 


Mezz'ora dopo Mia sembrava essere più tranquilla, e quando uscì dalla camera fu la volta di Elliot, che era stato davvero per troppo tempo in silenzio.
Mio fratello parlava sempre invece, no?

-Come stai?- Mi chiese serio.

-Molto meglio... ve lo avevo già detto.- Risposi confuso.
Perché era così serio? 

-Ne sei sicuro?- Continuò ad insistere. 

-Sono parecchio confuso.- Ammisi. -Ma per quanto riguarda il dolore fisico, ero serio; mi sento davvero molto meglio! E con Anastasia accanto credo di star guarendo in fretta.- 

-Però non ti ricordi di lei.-

-Ma mi ricorderò, no?- Chiesi titubante.

-Presto.- Rispose. -Prima di quanto tu ti aspetta.- 


POV'S ANASTASIA

-Che vuol dire che volete tenerlo ancora sotto controllo?- Sbottai. 

-Si tratta di un giorno o due, Anastasia. È per precauzione tenerlo qui.- Rispose Grace.

-Scusa, lo so, mi dispiace!- Esclamai.
Stavo letteralmente impazzendo.

-Tutta questa faccenda mi sta innervosendo un po', e ammetto che mi sarebbe piaciuto poter riavere Christian a casa. Ma se si tratta di uno o due giorni di attesa... posso resistere.- Sospirai. 

-Siamo tutti parecchio stressati, Ana. Ma presto sarà tutto finito, d'accordo?- Sorrise.

-Lo spero tanto...- risposi. -Ti dispiace se passo con lui il pranzo?- 

-No. Sta' con lui tutto il tempo che vuoi, può fargli solo bene.- Sorrise. 

Quando ritornai in ospedale con il mio pranzo, Elliot stava uscendo dalla camera di Christian. 

-Ciao Anastasia!- Si illuminò. 

-Elliot!- Lo salutai. -Come sta?- 

-Sta guarendo.- Il suo sguardo era arrabbiato, però. -Dio sono così felice di sapere che quell'altro stronzo che lo ha investito sia morto sul colpo!- Digrignò i denti. 

Sussultai leggermente.
Quell'uomo avrebbe potuto avere qualsiasi altra punizione, ma addirittura la morte? 

-Non volevo spaventarti.- Disse.

-Non mi hai spaventata.- Ammisi. -È solo che non è bello essere felice per la morte di qualcun altro..- 

-Anastasia, quel qualcun altro è l'uomo che ha messo Christian in ospedale, ed è la causa della sua dannatissima perdita della memoria!- Ringhiò.

Feci un passo indietro, spaventata dal suo improvviso attacco.
Ma sapevo che Elliot stava solo dicendo la verità.

-E se fosse stato fatale anche per Christian? Che cosa sarebbe successo allora?- La sua voce si spezzò.

"Elliot.."

-Hai ragione. Mi dispiace.- Mi scusai. -Ci ho pensato anch'io, ma non è successo, e ora quell'uomo è morto. Ha pagato per le sue azioni, hai ragione.- Ripetei. 

-Scusa...- sussurrò. -Non volevo accanirmi su di te. È solo che vederlo così... vulnerabile e indifeso, mi fa ribollire il sangue.- 

-Certo, lo capisco.- Risposi.
Lo capivo eccome. 

-Cavolo c'era Mia accanto a lui in lacrime! E lui sembrava nel panico mentre cercava disperatamente di consolarla!- Sbottò. -Il "vero" Christian, sarebbe stato infastidito dai suoi piagnistei. Non ha mai sopportato vedere le persone piangere, lo facevano letteralmente incazzare! E invece... ora era lì a cercare di consolarla, e tutto questo per colpa di quello stronzo!-

-Lo so, lo so.- Cercai di placarlo. -Ma ora è morto, okay? Ha già pagato, e Christian ritornerà in fretta come prima.- 

-Già.- Disse. -Grazie Ana. Avevo davvero bisogno di sfogarmi con qualcuno, e non potevo farlo con Mia.- Sorrise leggermente.


POV'S CHRISTIAN 

Quando Elliot uscì, mi promise che sarebbe ritornato presto; ma io aspettavo ansiosamente il ritorno di Anastasia. 

Perché non entrava da quella porta? Se n'era andata? 
Il solo pensiero mi provocò una stretta al cuore. 
E se si fosse stancata di aspettare che mi ricordassi di lei? 
O peggio ancora; se le fosse successo qualcosa? 

"Ma no!" Mi dissi mentalmente. "Me lo avrebbero detto, no...?"
La paura sbocciò in me, fino a quando la porta della camera si aprì, e intravidi Anastasia entrare. 

"Oh, grazie a Dio!"

-Ciao!- Si illuminò, chiudendo la porta. 

-Ciao!- Risposi, cercando di calmare i battiti del mio cuore. 

-Sono venuta per pranzare con te.- Nel suo bellissimo viso si aprì un sorriso altrettanto bello. 
Dio! Dovevo proprio essere innamorato di quella splendida ragazza. 

-È fantastico!- Risposi. -Cos'hai portato?- 

-Maccheroni al formaggio.- Si accomodò accanto a me. 

Per qualche strano motivo mi venne l'acquolina in bocca. 

-Devono essere buoni...- mormorai, fissandoli. 

-Possiamo assaggiarli, e poi daremo un voto, ti va?- Propose. 

-Perfetto!- Esclamai. 

Ana mi diede le posate, e mise il contenitore contenete i maccheroni sul tavolino. 

Li assaggiai, e capii subito il perché dell'acquolina in bocca. Erano buoni, davvero buoni. 

-Sono buoni.- Commentai. -Ma quelli che fa Grace, però, non li batte nessuno.- Sorrisi, e ad un tratto immagini di mia madre che preparava i maccheroni al formaggio, mi attraversarono la mente. 

-Allora credo proprio che dovrò proprio assaggiarli.- Sorrise a sua volta.

-Sono i migliori.- Dissi. -Mi sono ricordato della prima vota che li ha fatti, e me li ha fatti assaggiare.- 

-Man mano ricordi sempre di più, Christian!- Esclamò. 

"Già, ma vorrei ricordarmi di te..."

-È vero.- Concordai invece. 

-Dovrei dirlo a tua madre che ti sei ricordato dei suo maccheroni.- Rise.
Ed era un suono così bello la sua risata.
Tutto era perfetto in lei. Non avrei cambiato una virgola. 

-Riguardo all'incidente..- dissi. -Sono stato io ad investire l'uomo nell'altra macchina? È successo perché ero troppo arrabbiato?- Questa domanda era un tarlo per me. 

-No!- Rispose un po' troppo velocemente. -È stato quell'uomo a venirti addosso.Voleva già suicidarsi, così a metà strada ha aumentato la velocità, decidendo di schiantarsi contro la prima macchina che avrebbe trovato.- Sussurrò triste.

-Oh.- Fu tutto quello che fui capace di dire. 

-Guardandola da questo punto di vista è un miracolo che non ti abbia preso in pieno, e che tu sia ancora vivo..- singhiozzò. 

-Immagino di si- risposi. -Ma perché voleva suicidarsi?- 

-Elliot mi ha detto che era ubriaco, e... aveva molti problemi, ma non mi ha detto altro.- 

-Capisco.- In un certo senso ero sollevato di sapere che non ero stato io la causa dell'incidente. 

-Perché ero arrabbiato con te?- Chiesi. 
Cavolo, c'erano così tante cose che necessitavano di una risposta.

Lei abbassò lo sguardo sulle sue mani incrociate sul ventre. 

-Ana?- Dissi. 

-Avevo conosciuto un altro ragazzo...- sussurrò. -Era solo un nuovo compagno di classe, e credo che a Kate piaccia molto, così mi ha pregata di accompagnarla mentre parlavano, e così facendo non ho potuto passare il break con te.-

Il mio cervello però, si bloccò ad "avevo conosciuto un altro ragazzo".

-Ti sei arrabbiato.- Sussurrò. -Ma quando alla pausa pranzo ti ho spiegato tutto credevo che avessimo risolto... poi ci hanno invitato al tavolo con loro, e una volta insieme ti sei arrabbiato ancora una volta, e sei andato via senza dire una parola.-

-Ti ho rincorso per tutto il corridoio.- Continuò. -E ho cercato di farti ragionare, di farti capire che lo stavo facendo per Kate. Ma tu proprio non mi ascoltavi, continuavi a dirmi di tornare da loro, così io... beh, mi sono arrabbiata e sono tornata indietro. E quella è stata l'ultima volta che ci siamo visti.- 

-Quindi anche tu eri arrabbiata con me.- Dissi. 

-Già...- sussurrò. 

Immagini di me in corridoio mentre mandavo messaggi ad Anastasia, messaggi senza risposta, mi attraversarono la mente. 
Vidi me stesso nella sua classe, e la vidi difronte a d'un ragazzo... Harry! 
Ricordai il nostro discorso durante la pausa pranzo, e la mia furia dopo aver passato cinque minuti con quel ragazzo che non smetteva di guardare la mia ragazza. 
Ricordai il nostro litigio in corridoio, poi più niente. 

-Christian?- Mi chiamò Anastasia, preoccupata.

-Ho ricordato.- Risposi.

-Cosa?- Chiese.

-Quel giorno. Ho ricordato quel giorno, e ho ricordato Harry che non la smetteva di toglierti gli occhi da dosso. Avevi ragione, ero davvero arrabbiato.- 

-Hai... ricordato?- Chiese allibita.

-Solo quel giorno, ma si.- Risposi. 

-Perché ti ostini a ricordare le brutte vicende?- Mi chiese sorridendo leggermente.

-Non lo so..- ammisi. -Ma ero geloso.-

-Si, lo eri eccome.- Sorrise.


POV'S ANASTASIA 

Era già qualcosa il fatto che avesse ricordato quella vicenda, mi aveva detto Grace. 

Nell'ora successiva dovetti uscire fuori, e cedetti il posto ai dottori e successivamente a suo padre. 

Ritornai la sera, con lo zaino con dentro le mie cose. 
Sarei rimasta io con Christian durante la notte.
Tecnicamente non sarei potuta rimanere, ma avevo pregato così tanto Grace che alla fine si era arresa. 

L'orario delle visite sarebbe finito dopo venti minuti, così decisi di aspettare in corridoio, finché il mio radar pedofilia non si attivò.

Era uno scherzo.
Doveva essere uno scherzo.

Elena entrò in tutto il suo splendore nel corridoio, con un'aria vagamente preoccupata.
Sembrò che non mi avesse neanche notata, e quando si avvicinò sempre di più alla camera di Christian, balzai in piedi e le bloccai il passaggio. 

-Non ci provare!- Ringhiai. 

Si bloccò sui suoi passi, sorpresa. 

-Oh, Anastasia.- Reagì a scoppio ritardato. -Non ti avevo vista.- 

-Va' via.- Dissi, mantenendo il contatto visivo.

-Sono venuta qui per vedere Christian, non te.- Rispose. 
Era la personificazione della tranquillità. 

-Non c'è bisogno che tu lo veda.- Ringhiai. -Quale parte di "sta' lontana da noi" non capisci?-

-Ascoltami bene, cara.- Sorrise. -Grace mi ha informata dell'incidente di Christian, e sarebbe stato maleducato da parte mia non venirlo a trovare, non credi?- 

-Non te lo dirò un'altra volta, va' via, Elena!- Sibilai. 

-Quindi..- continuò ignorandomi totalmente. -Puoi farmi entrare pacificamente, o possiamo dare un bello spettacolino qui in corridoio. Decidi tu, Anastasia.- 

"Perché Grace ha chiamato questa donna?"
"Perché non sa cos'ha fatto a suo figlio!" Mi gridò la mia vocina interiore. 

-Lui non si ricorda di te.- Cercai di mantenere la calma. -Quindi non c'è bisogno che tu gli faccia visita.- 

-Oh, io devo fargli visita.- Sorrise. -Ho capito qual'è il problema, sai? Sono sicura che lui si ricordi di molte cose, anche di me, ma il problema è che non si ricorda, o non vuole ricordarsi, di te.- 

Il suo commento mi fece vacillare. 
Era davvero per questo che continuava a ricordarsi di tutto tranne che di me? Lui non voleva ricordarmi? 

Il pensiero mi fece porre così tante teorie che non mi accorsi nemmeno che Elena approfittò del mio momento di insicurezza per superarmi e entrare. 

"Dannata donna!"

La seguii in camera, dove c'era Carrick.
Non potevo di certo fare una sceneggiata davanti a loro. 

-Ciao, Christian.- Elena sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi falsi.

"Dannata strega!"

-Ciao..- rispose confuso.
Stava cercando di ricordare chi fosse, lo so.

-Come ti senti?- Si sedette nel letto accanto a lui, e gli prese addirittura la mano tra le sue.

Okay, questo era troppo. 

-Indolenzito e anche un po' confuso.- Ammise, ma era a disagio, e mi lanciò un'occhiata che però io non ricambiai. 

-È normale...- sussurrò. Le apparvero anche delle lacrime agli occhi.

Ma quanto poteva essere falsa quella donna?

-Immagino che tu non ti ricorda di me.- Sorrise leggermente.

-No, mi dispiace.- Rispose, ma non sembrava realmente dispiaciuto.
Era ancora a disagio.

-Sono Elena, siamo amici. Ci siamo conosciuti una volta, mentre stavi lavorando a casa dei miei. Da allora, ci siamo visti sempre...- Mi gettò un'occhiata compiaciuta. 

Stava mentendo.
Così gli avrebbe confuso ancora di più le idee. 

Anche Carrick sembrava confuso da ciò che aveva detto, ma non disse nulla. 

-Capisco...- mormorò, guardandomi nuovamente.

Non ricambiai neanche questa volta lo sguardo, al contrario indietreggiai, e mormorai delle scuse prima di uscire. 


POV'S CHRISTIAN 

La donna che mi venne a trovare, mi mise parecchio a disagio.
Elena: era così che si chiamava. 
Anche Anastasia era a disagio, o meglio, era arrabbiata. 
Elena non le piaceva, era chiaro. 

Nonostante tutto ciò che mi raccontò, non riuscii comunque a ricordarmi di lei. 
Stavo cercando disperatamente di capire con chi fosse arrabbiata Anastasia, ma lei si ostinava a non guardarmi, quindi dedussi che fosse era arrabbiata con me, e quando si scusò ed uscì dalla camera, avrei voluto alzarmi e seguirla. 

-Christian, ciò che ti è successo è orribile.- Disse Elena. 

Mi irritava da morire, così la ignorai e mi rivolsi a mio padre. 

-Papà, puoi far rientrare Anastasia, per favore?- Chiesi.

Elena si incupì, ma non disse nulla. 

-Grazie per essermi venuta a trovare..- sussurrai. -Spero di ricordarmi di te.- Mentii, congedandola. 

Lei mi gettò un'occhiata infuocata, ma poi con discrezione si alzò, si sistemò la gonna e dopo aver detto: -Certo, spero davvero che tu ricorda tutto.- Si abbassò e mi baciò una guancia. 

Il mio cuore prese a battere più velocemente.
Chi diavolo era quella donna? 


POV'S ANASTASIA 

-Anastasia, stai bene?- Mi chiese Carrick, raggiungendomi.

-Si..- sussurrai. -Si, sto bene.- 

-Perché sei andata via, allora?- Chiese. -Christian vuole che rientri.- 

-Oh, mi dispiace. Credevo solo che fossimo troppe persone.- Mentii. 

-Elena non ti piace, non è vero?- Sorrise.

-È così evidente?- Feci una smorfia. 

-Un po'.- Rise leggermente. -Non piace neanche a me quella donna, ha un non so ché di inquietante.- 

"Oh, non sai quanto!"

-È quello che credo anch'io.- 

Se solo avesse saputo...

-Non so perché abbia mentito riguardo al fatto che sono amici.- Disse. -Però farò in modo che non si avvicini più a lui.- 

-Mi ha detto che è stata Grace a chiamarla.- Lo informai.

-No, certo che no. Grace non l'ha mai chiamata.- Aggrottò la fronte. 

E con perfetto tempismo Elena uscì dalla camera nera in viso, e senza neanche degnarci di uno sguardo scomparì dal corridoio.

-Per fortuna se n'è andata.- Commentai. 

-Ne parlerò con Grace.- Rispose. -Quella donna non vi si avvicinerà mai più.- 

-Grazie.- Sorrisi. 

Quando rientrai trovai un Christian nervoso, intento a cercare di distruggere l'ingessatura. 

-Christian!- Lo rimproverai.

Lui si bloccò di colpo, e non appena mi vide, notai una scintilla di sollievo nei suoi occhi. 

-Stai bene?- Mi chiese subito.

-Dovrei chiederlo io a te.- Risi chiudendo la porta.

-Ero preoccupato.- Rispose.

-Per cosa?-

-Come per cosa?- Mi chiese come se fossi stupida. -Per te! Ho visto come guardavi Elena, e come non guardavi me, e poi sei uscita.- 

-Scusa, non volevo farti preoccupare.- Mormorai appoggiando lo zaino per terra. -È solo che quella donna non mi piace.-

-Neanche a me.- Rispose. -È davvero mia amica?- 

-No, non lo è. Stava mentendo.- 

-Perché?- Chiese confuso. -Chi è allora?-
Stava cominciando ad agitarsi. 

Mi sedetti accanto a lui e gli strinsi la mano. 

-Calmati.- Sussurrai, accarezzandogli i capelli. -Per oggi hai già ricevuto troppe informazioni. Ora devi riposare, Christian.- 

-Ma io devo saperlo.- Continuò ad insistere.

-Non oggi.- Risposi. -Ora voglio solo che tu ti rilassi.- 

-D'accordo.- Sospirò. -Puoi farmi un favore, però?- 

-Qualsiasi cosa.- Risposi. 

-Voglio un tuo bacio.- Disse; i suoi ardenti occhi grigi nei miei.


COMMENTATE SE VI È PIACIUTO IL CAPITOLO!❤️
SONO DI NUOVO IN RITARDO, LO SO! MA STO AVENDO DAVVERO MOLTI PROBLEMI IN QUESTO PERIODO. SPERO SOLO DI ESSERMI FATTA PERDONARE CON QUESTO CAPITOLO! 
GRAZIE A TUTTI PER I COMPLIMENTI, VI ADORO!!

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Capitolo 18
*** FINE ***


CI TENGO DAVVERO TANTO A RINGRAZIARVI TUTTI, SIA PER IL SUPPORTO CHE PER TUTTI I COMMENTI E LE VISUALIZZAZIONI CHE QUESTA STORIA HA RICEVUTO!
GRAZIE DI CUORE, SENZA DI VOI NON SAREI MAI ARRIVATA QUI❤️



                                                           FINE 

-Voglio un tuo bacio.- Disse; i suoi ardenti occhi grigi nei miei.

-Ma Christian...- provai a ribattere, prima che lui mi bloccasse.

-Ti prego.- Mi supplicò.

Potevo farlo?
Lo avevo già fatto, no? Lui stava dormendo in quel caso, però. 

Mi avvicinai lentamente, e gli diedi un casto bacio sulle labbra, niente di più. O almeno, non gli avrei dato di più se lui non mi avesse afferrato con l'unico braccio libero, e non mi avesse costretto a non spostarmi. 

-Christian!- Squittì per la sorpresa. 

Non mi diede il tempo di dire altro, perché le sue labbra ritrovarono le mie. 
Erano così esperte... e il mio corpo era così bramoso del suo tocco...
Mi arresi al bacio quasi istintivamente. In fondo era inutile negarglielo, anch'io lo desideravo molto. 

Mi accarezzò il viso con il pollice, e la sua lingua entrò in esplorazione. 
Gemette di apprezzamento quando gli infilai le mani tra i capelli.

Mi era mancato troppo per poter capire ciò che stavo facendo. 

-Perfetta.- Mormorò contro le mie labbra. 

-Cosa?- Ansimai, allontanandomi leggermente. 

-Tu. Sei. Perfetta.- Ripeté. -Cazzo, dovevo immaginarlo.- 

-Oh..- 

-È stato speciale.- Commentò. -Quasi come la prima volta, nel tuo appartamento.- 

Spalancai gli occhi. 

-Tu...- mi bloccai. -Che cosa hai detto?- 

-Che baciarti è stato qualcosa di meraviglioso.- Chiarì. -Quasi come la prima volta nel tuo appartamento.- 

-Ti sei ricordato?- Chiesi con le lacrime agli occhi. 

-Nel momento in cui le tue labbra hanno toccato le mie.- Mormorò sorridendomi. 

Stavo piangendo, ma in quel momento non poteva importarmene di meno. 

-Oh, Christian!- Scoppiai, gettandogli le braccia al collo. 

-Mi dispiace.- Disse. -Mi sarei dovuto ricordare subito di te.- 

-Non è colpa tua.- Singhiozzai. -Hai ricordato tutto?-

-Si, e un po' il merito è di Elena..- ammise. 

-Elena?- Il solo nome mi fece scattare sull'attenti.

-Si. Avrei dovuto dirtelo subito che con la sua visita avevo cominciato a ricordare, ma volevo ricordare davvero tutto prima di dirtelo, non solo una parte.- Sorrise. 

-Quindi... quando lei ti ha detto che da allora avete cominciato a vedervi sempre...- dissi lentamente.

-Sapevo che stava mentendo.- Concluse per me.

-Tuo padre mi ha assicurato che farà di tutto per non farla più avvicinare a noi.-

-Cosa?- Scattò. -Perché? Gli hai raccontato qualcosa?- 

-No, certo che no!- Esclamai offesa. -Ma anche lui ha percepito qualcosa che non va in quella donna, tutto qui.- 

-Oh, grazie a Dio.- Sospirò.

Il mio amore era tornato.
Era tornato sul serio.


Quando mi sono trasferita qui a Seattle non avrei mai potuto immaginare che la mia vita sarebbe cambiata così tanto. 
L'ho già detto, lo so, ma non mi stancherò mai di ripeterlo. 
All'ora ero solo una ragazzina impaurita di sedici anni, e invece ora eccomi qui, prossima alla maggiore età. Forte e coraggiosa. 

Una volta ho letto in un libro una frase che mi ha colpita molto, ovvero: "Se sei stata scelta per questa vita è perché sei abbastanza forte da viverla." 
Mi venne da ridere quel giorno. Era esattamente il giorno dopo il mio quattordicesimo compleanno. 
La mia vita era ancora in subbuglio, ma ripensandoci ora... so che quella frase è dannatamente vera. 

Ne ho attraversate di tutti i colori, ma grazie a Christian sono sempre riuscita a distruggere tutti gli ostacoli che mi si ponevano davanti. 

"Non sono stato io a salvarti, Ana. Sei tu che hai salvato me." Mi ripeteva costantemente.

La realtà è che ci siamo salvati a vicenda.
Insieme ci siamo completati, e non potremmo mai stare meglio di così.


10 SETTEMBRE 2008: DICIOTTESIMO COMPLEANNO 

-Annie... sei bellissima!- Commentò papà, non appena entrai nella sala da pranzo.

-Grazie.- Risposi arrossendo leggermente. 

Indossavo un semplice abitino senza spalline.
La parte superiore era bianca, decorata da molte perle. La fascia che mi circondava la vita, invece, era nera, e infine c'era la parte finale del vestito che era turchese. 
La gonna mi arrivava a metà coscia. Di sicuro Christian avrebbe avuto da ridire. 

-La mia piccola...- sussurrò con le lacrime agli occhi. "Oh, papà!" 

-Sembra ieri la prima volta che ti ho incontrata... e invece ora sei già una donna!- Esclamò.

-Papà!- Gli feci un sorriso annacquato. -Non mi sto mica sposando!- 

-Lo so! È solo che vederti così... grande e sicura di te, mi scalda il cuore.- Ammise. 

-Sarò sempre la tua bambina però, giusto?- Chiesi. 

-Certo!- Rispose velocemente come se avessi appena detto una pazzia. 


Kate aveva passato l'intera mattinata con me, acconciandomi e truccandomi come meglio le sembrava. 

"Ti prego, non truccarmi molto! Non voglio sembrare un pagliaccio!" La supplicavo ogni minuto, facendola ridere.

"Ti sto truccando quant'è giusto!" Mi rispondeva. "Sarai bellissima. Devi solo fidarti di me."

Alla fine in effetti, dovetti ammettere che il risultato era molto bello e raffinato. Non sembravo neanche io la ragazza raffigurata allo specchio.
Kate continuò ad insistere a farmi mettere dei tacchi vertiginosamente alti, e mi vietò di mettere i gioielli. 

"Vuoi farmi fare una brutta figura anche il giorno del mio compleanno?" Avevo piagnucolato. "Ti prego Kate! Mi ucciderò su questi tacchi!"

"Se dovessi cadere ci sarà Christian a salvarti."

"D'accordo." Mi ero arresa sbuffando. "Ma fammi almeno mettere i gioielli!"

"No, non se ne parla!" Mi aveva sgridato. "Questo vestito è già perfetto così. Non c'è bisogno che tu aggiunga gli accessori."

Come tocco finale, Kate aveva acconciato i miei capelli in morbidi boccoli che lasciò sciolti. 

"Mi raccomando, non scordarti di mettere il rossetto, e non baciare più nessuno dopo!" Mi aveva detto prima di andarsene.

"Si, ho capito!" Avevo risposto alzando gli occhi al cielo. 

"Sarai bellissima questa sera!"

E ora invece, ero davanti lo specchio, indecisa se seguire il consiglio di Kate e non mettere nessun accessorio.

-Wow, Ana!- Esclamò Christian, facendomi spaventare.

-Non si usa più bussare alla porta? Sai, potevo benissimo non essere vestita.- Lo presi in giro. 

-Volevo correre il rischio, in realtà. Anzi, forse dovrei dire che sono un tantino deluso dal non averti trovata nuda.-

Scoppiai a ridere.
-Sei un pervertito.- Mi rigirai verso lo specchio.

-Una delle mie tante qualità.- Si vantò, e mi raggiunse, abbracciandomi. 

-Ti ammiri allo specchio, eh?- Alzò un sopracciglio.

-Che cosa? No!- Sbottai arrossendo. -Stavo solo decidendo se ascoltare Kate o meno. Non vuole che mette nessun gioiello.- Mi imbronciai. 

-Mh..- si grattò il mento. -Lascia che ti aiuti io, allora.-

-E come vorresti aiutarmi?- Sorrisi, girandomi verso di lui. 

-Chi lo sa...- fece il vago. Poi estrasse tre scatoline e me le porse. 

-Sono per me?- Mi morsi il labbro.

-Può darsi.- Sorrise. 

Prima di aprirle lo fissai. 
Era attento e anche nervoso. 

All'interno della prima scatola, c'era una bellissima collana a forma di cuore, d'oro bianco, con le nostre iniziali al centro, e un diamantino di lato.
"Sei il mio tutto. Il mio per sempre." C'era scritto di dietro. 

-Christian..- sussurrai con le lacrime agli occhi.

-Ti piace?- Chiese ansioso. 

-Certo! Lo adoro.- Esclamai. 

-Apri le altre, allora.- 

Nella seconda scatolina c'erano un paio d'orecchini a pendente a forma di cuore, anch'essi d'oro bianco, abbinati ovviamente alla collana.
Nella terza ed ultima scatolina infine, c'era un finissimo bracciale d'oro bianco, con diversi diamanti incastonati dentro. 

-Caspita.- Sorrisi. -Ti sarai impoverito dopo questi.- 

-Non è nulla di ché..- disse nervoso.

-È molto per me, invece.- Risposi. -Christian, sono meravigliosi. Specialmente questa.- Dissi alzandogli la collana.

-Quindi ti piacciono?-

-Certo! È per questo che eri così nervoso? Perché temevi che non mi piacessero?- Scoppiai a ridere. 

-Non prendermi in giro.- Borbottò imbronciandosi.

-Non lo farei mai.- Dissi cercando di mantenere un'aria seria. 

-Vieni qui.- Esclamò, prima di ritrovarmi le sue labbra sulle mie.

-Ti amo, Anastasia. Sempre.- Mormorò. 

-E io amo te, Christian. Anche più di sempre.- Sorrisi. 
Ed era vero. Non avrei mai più potuto amare nessun altro uomo nella mia vita, tranne forse se si sarebbe trattato di mio figlio. 

:-:-:-:-:-:-:

-Ana!- Strillò Kate, non appena entrai nel locale.

-Wow...- Esclamai.

-L'abbiamo addobbata bene, vero?- Si vantò.

-Si. È bellissima- dissi ammirando la sala in cui avrei festeggiato. 

-Anastasia!- Harry mi raggiunse. -Buon compleanno!-

-Harry, grazie! Anche per tutto questo.- Esclamai abbracciandolo velocemente. 

-Oh, figurati!- Esclamò. -In realtà è questa piccola arredatrice qui, che ha fatto la maggior parte del lavoro.- Sorrise, e dopo averla avvicinata a se' la baciò. 

(Un mese dopo l'incidente di Christian, era tutto quasi dimenticato.
Christian si era completamente ristabilito, sia mentalmente che fisicamente, e poté addirittura ritornare a scuola, dove ad attenderci c'era una nuova coppia. 

Kate ed Harry avevano iniziato a frequentarsi, e dopo il loro magnifico (così come lei me lo aveva descritto) primo bacio, avevano deciso di fare coppia fissa.)

Ed ora eccoli qui a baciarsi teneramente. 

-Siete così carini che mi fate quasi vomitare.- Scherzai, sapendo che lo avrebbe detto Kate se fosse stato tra me e Christian.

-Chiudi il becco, Steele.- Mi rimbeccò sorridendo. 

La sala si affollò ben presto. 

Non mi piacevano molto questo genere di feste, specialmente se si trattava del mio compleanno, ma papà aveva insistito a volermela organizzare.

-Ecco qui la mia festeggiata preferita.- Sussurrò Christian, baciandomi il collo. 

-Ciao!- Sorrisi. -Mi sei mancato.-

-Davvero?- Chiese sorpreso. 

-Mi manchi sempre.- Sorrisi. 

-Oh, miss. Steele. Mi duole averla fatta aspettare, ma dovevo finire di confezionare il suo regalo.- Sorrise soddisfatto. 

-Regalo?- Squittii. -Vuol dire che ce n'è un altro?- 

-Altri due, in realtà.- Mi corresse. -Ma questi qui.- Disse indicandomi gli orecchini, la collana e il bracciale. -Erano solo un pre-regalo.- 

-Tu sei pazzo.- Risi.

-Si. Pazzo di te.- Mi bisbigliò all'orecchio. 

Le luci diventarono soffuse, e man mano la musica cominciò a rallentare.

-Bene, Miss.- Disse Christian, mettendo un braccio dietro la schiena, e uno difronte a lui, in attesa. 

-Che cosa stai facendo?- 

-Può concedermi l'onore di questo ballo?- Chiese.
Come diavolo faceva a mantenere quell'espressione seria? 

-Con molto piacere, Mr...Grey.- Balbettai, afferrandogli decisa la sua mano.

Di sicuro Christian aveva tanti talenti, e uno di questo era il ballo.
Si muoveva benissimo. 


La serata finii ancora prima che me ne rendessi conto. 
Avevamo mangiato, bevuto, cantato, ballato, e ora, dopo aver scartato tutti i regali (tra cui un intimo spaventosamente sexy, come lo aveva definito Christian) ne mancava solo uno da aprire.

-Questo regalo non è esattamente qualcosa che tu possa usare.- Mi disse Christian nervoso. -E non sono sicuro che il secondo ti piaccia, perché in realtà non avevo idea di cosa regalarti, così...-

-Christian!- Lo bloccai, ridendo. -Li adorerò, qualsiasi cosa siano.- 

Detto questo, anche se ancora un po' titubante, mi porse il regalo. 

Dopo averlo scartato ansiosamente, mi ritrovai tra le mani un bellissimo album, con una mia foto insieme a Christian.
Christian era sorridente, bellissimo come sempre, io invece ero accoccolata al suo fianco e mi stavo sicuramente sbellicando dalle risate. 
Lo adorai già dalla sola copertina. 

"La prima volta che ci siamo scontrati, sapevo che ti avrei rivista. 
Me lo sentivo. 
Volevo rivederti, e così successe." Diceva la prima frase. 

"Eri così timida, ma dannatamente bella, quando ti ho conosciuta!
Mai al mondo mi sarei immaginato che una tale bellezza potesse essere mia, e invece è successo, ed io non potrei mai essere più felice." Diceva la seconda.

"Oh, Christian!" Mi vennero le lacrime agli occhi, e girando la pagina trovai un'altra nostra foto.
Sembravamo così felici e spensierati! 

In tutte le pagine seguenti c'erano un sacco di foto, con tantissime frasi allegate.
Era un album meditato, ed io lo amavo.
Come poteva pensare che non mi sarebbe piaciuto?

A fine album c'era un'ultima scritta e due biglietti aerei. 

"Grazie per avermi salvato. 
Grazie per essere entrata a far parte della mia vita. 
Grazie per essere te stessa. 
Ti amo, molto più della mia stessa vita. 
~C.❤️"

-Christian!- Gridai, avvinghiandomi a lui.

Mi afferrò saldamente e mi baciò la testa.

-Quindi...- iniziò.

-Se mi chiedi se mi è piaciuto giuro che mi metto a strillare.- Sorrisi. 

-Allora è meglio che non dica niente.- 

Ci fu un applauso generale in sala, che mi fece diventare rossa come un peperone. 

-Le cose che hai scritto...- singhiozzai. -Sono così meditate e belle! Ti amo anch'io più della mia stessa vita, Christian. E sarà per sempre così.- 

-Me lo prometti?- Chiese.

-Si.- Sorrisi. -Te lo prometto.-

Non mi importava se la stanza era piena di gente. In quel momento volevo solo baciare il mio ragazzo, e così feci.

Cogliendolo di sorpresa mi alzai in punta di piedi, e dopo avergli accarezzato il viso, le mi labbra si scontrarono con le sue. 

Ci furono oltre ad altri applausi, anche dei fischi generali.
Gli occhi di tutti erano su di noi, ma non mi importava, io avevo occhi solo per Christian. 

-Grazie.- Mormorò contro le mie labbra. -Grazie per aver cambiato la mia vita.-

-No.- Lo corressi. -Grazie a te per aver cambiato la mia.- 


Io e Christian ci sposammo molto presto. Eravamo troppo ansiosi per potere aspettare di più. 
Io avevo 20 anni, mentre lui stava per compierne 22 quando salimmo sull'altare.

Si era davvero impegnato nel lavoro, perché uno dei suoi più grandi sogni, oltre a quello di essere ricco, per non essere mai più povero, era quello di sfamare tutti i bambini meno fortunati. 

Christian Grey divenne un'importante uomo d'affari. 
Passammo una bellissima vita insieme, ricca di alti e bassi. 

All'età di 25 anni, rimasi incinta del nostro primo figlio, Theodore Grey. 
Christian andò nel panico non appena gli annunciai che ero in dolce attesa, ma io sapevo che sarebbe stato un ottimo padre. 

All'età di 26 anni, rimasi incinta della nostra seconda ed ultima figlia, Alyson Grey: la principessa di papà. 

I miei figli mi chiedevano sempre il perché della mia cicatrice sul polso, e guardandola riaffioravano tantissimi ricordi della mia giovinezza. 
Tutto quello che era successo con Christian, sia le cose belle, che quelle brutte... beh, non le avrei mai cambiate.

La nostra è stata un vita degna di essere stata vissuta, ed io ringrazio davvero tantissimo la sacrosanta provvidenza per aver fatto si che incontrassi il miglior uomo presente sulla terra. 

Ti amo Christian Grey, e ti amerò per sempre.


                                                              ~FINE~

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Capitolo 19
*** AVVISO FINALE E RINGRAZIAMENTI ***


Inizio con il ringraziarvi (si, di nuovo u.u) di cuore! ❤️
Ho iniziato a scrivere per divertimento. Non avevo nessuna pretesa. In realtà scrivevo più per me stessa che per voi, anche perché dubitavo seriamente che a voi sarebbe piaciuta la mia storia. E invece, mi sono ricreduta! 
Non potete capire quanto felice mi abbiano fatto tutti i vostri commenti, e per questo non potrò mai ringraziarvi!! 


Piccole spiegazioni:

1. Avrei davvero tanto voluto prolungare almeno di qualche altre capitolo la storia, ma purtroppo ho qualche problema personale, e quindi, per non lasciarvi in sospeso ho deciso di concludere al diciottesimo capitolo la mia FanFiction. 

2.Non dovete preoccuparvi però, perché ciò non vuol dire che smetterò di scrivere, al contrario mi sto solo prendendo una breve pausa. 
Il mio profilo è SEMPRE aperto per voi, se avete qualche dubbio o volete anche solo messaggiare un po', non esitate a contattarmi! 
Come dico a tutti coloro che mi parlano privatamente: PER ME NON È UN DISTURBO, ANZI! 

3.PARLIAMO UN PO': 
Molti di voi mi stanno scrivendo che sperano in altre mie FanFiction. 
ACCETTO OGNI TIPO DI CONSIGLIO O SUGGERIMENTO! 
Ci tengo davvero! Voglio che ognuno di voi mi dia una trama per scrivere una nuova storia, e io cercherò di accontentarvi! 
Se volete darmi un aiuto questo è perfetto! 


RINGRAZIAMENTI: 

Okay allora, una cosa che non smetterò mai di fare è quella di ringraziarvi. Vi ringrazierò fino a quando non mi odierete, perché davvero, senza di voi probabilmente avrei già abbandonato tutto. 
Voglio davvero ringraziarvi dal primo all'ultimo. Siete tutti speciali per me. Sia chi ha letto in silenzio, preferendo non commentare e sia a chi ha commentato, dandomi il proprio parere. 
Ci tengo inoltre a ringraziare di cuore alcune persone che hanno SEMPRE commentato, supportandomi capitolo dopo capitolo. Quindi un grazie di cuore va a voi: 
@maestrina
@Hyruele
@mery_zietta97
@Zamak
@falena14

Un grazie speciale va a tutti, in realtà. A tutti coloro che hanno letto la mia storia, a tutti coloro che l'hanno recensita, aggiunta alle preferite o alle seguite.
Davvero, non so come avrei fatto senza di voi.
Vi adoro, dal primo all'ultimo!! ❤️❤️❤️

GRAZIE!

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