Sognare (Aspettando la mia Principessa)

di Nicoranus83
(/viewuser.php?uid=59108)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Usagi ***
Capitolo 2: *** Ami ***
Capitolo 3: *** Rei ***
Capitolo 4: *** Makoto ***



Capitolo 1
*** Usagi ***


Usagi



Ikuko quella notte si era svegliata strana, infatti aveva fatto un sogno strano aveva sognato una bella signora di quasi quarant'anni con dei lunghi capelli argentei legati da due odango dai quali partivano due lunghi e svolanzanti codini, vestita con un lungo abito bianco a sirena che le lasciava scoperte le spalle, con un grande fiocco sul davanti fermato con una spilla che aveva la stessa forma e colore della strana voglia che si trovava sulla fronte incorniciata dalla frangia, e cioè una falce dorata di luna crescente, e dietro un fiocco identico ma dal quale partivano due code lunghissime di satin bianco; che le diceva: “Tu stai aspettando una bambina. Appena nascerà le darai il nome di Usagi.”. Ella era tentata di svegliare il marito che le dormiva affianco, dopotutto erano le 5:00 del mattino, per raccontargli quello strano sogno ma ci ripensò non poteva svegliarlo per una sciocchezza del genere. È pur vero che loro due avevano cercato di avere un figlio da quando si erano sposati, e cioè da cinque lunghi anni, e gli ultimi due erano stati i più stressanti in quanto i loro tentativi si erano fatti più intensi tanto da fargli perdere il piacere di farlo, e quindi negli ultimi tre mesi avevano allentato il ritmo quasi rassegnati al fatto che non potevano avere figli. Quel sogno l'aveva fatta sorridere per diversi motivi: primo perché pensava fosse frutto del suo desiderio di avere una bambina; secondo perché adesso che ci pensava aveva un ritardo di ben cinque giorni lei che di solito era più puntuale di una metro e questo le sembrò strano, ma ci passò sopra pensando allo stress provato negli ultimi tempi; e terzo perché pensava al nome consigliatole, anzi ordinatole, Usagi, che accostato al cognome Tsukino sarebbe sembrato un gioco di parole e tutti avrebbero preso in giro la sua bambina ogni volta che si fosse presentata “Ah, Tsukino Usagi come la favoletta per bambini”.

Visto che di dormire non sembrava più volerne, si alzò per apparecchiare per la colazione, si fece una doccia fresca era caldo in quel periodo, forse gli ultimi strascichi di un'estate che sembrava non voler finire mai, e iniziò a preparare la colazione, si erano fatte nel frattempo le 7:00 e fra mezz'ora si sarebbe svegliato suo marito per andare in redazione, egli era infatti un fotoreporter in ascesa in un dei giornali più diffusi di Tokyo, nel sentire il forte odore del gluttammato si sentì uno strano senso di nausea che passò quasi subito, quindi continuò a preparare la colazione. Il marito si svegliò prima di un quarto d'ora così ebbe anche il tempo per una più accurata rasatura, lei lo vide entrare nella stanza e pensava a quanto fosse fortunata nell'essere sposata a quell'uomo le venne anche la voglia di fare lei da colazione al marito ma desistette nel vedere l'orologio, come accade in questi casi da presto si fece tardi. Il marito trangugio la sua tazza di caffe d'un fiato e si avviò al lavoro, lei si mise a rigovernare le stoviglie della colazione. Finito ciò uscì di casa e andò in farmacia per comprare un test di gravidanza, chissà il sogno avesse ragione. Entrò nel negozio e salutò la dottoressa addetta al banco che le rispoe: “ È da tanto che non si fa vedere circa tre mesi. Il solito test?” lei annuì. Andò di filato a casa ed entrò subito nel bagno, preparò il test di gravidanza e aspettò il tempo necessario, era ormai abituata aveva svolto quel rito chissà quante volte, e vide che il responso era positivo. Prima di saltare di gioia telefonò al ginecologo per fissare un appuntamento per il giorno seguente. Andò subito in bagno a sistemarlo, iniziò così a fare le altre faccende domestiche.

L'ora di arrivo del marito non tardò ad arrivare, anche se per lei sembro un'eternità, presa com'era dai suoi pensieri e dall'indecsione di dirlo subito a suo marito, o aspettare che la visita ginecologica confermasse il test. Kenji, questo era il nome del marito, non fece in tempo ad entrare in casa che si vide quasi franare la moglie in braccio quant'era la foga di quel benvenuto, stranito le chiese raccogliendo gli occhiali che nel frattempo erano caduti: “Ma che ti prende, non mi accoglievi più in questo dai primi tempi che ci eravamo sposati!!!”, lei un po' contrariata gli rispose: “Come una dolce mogliettina non può accogliere suo marito come meglio crede, se vuoi che sia più fredda allora lo sarò!!!” dicendo così la donna dai capelli zaffiro si voltò facendo il broncio come una bambina viziata, sapeva che il marito non avrebbe potuto resistere a quel broncio, infatti passò poco tempo e lui la fece voltare per avvicinare le sue labbra a quelle imbronciate di lei che rispose senza ribellarsi a quel bacio dolce e passionale allo stesso tempo. Era questo che la fece innamorare di quell'uomo il misto di romanticismo, passionalità e sicurezza che promanava da quel corpo. Non era quello che a prima vista chiameresti un Adone ma aveva quel nonsocchè che poteva far perdere la testa. Era di altezza media nè troppo alto nè troppo basso, un corpo non da palestrato ma tonico, aveva i capelli neri portati corti, gli occhi neri e profondi incorniciati dagli inseparabili occhiali dalla montatura nera che gli davano l'aria del professorino dal quale è piacevole farsi dare ripetizioni. Ella era una giovane donna di bell'aspetto, era poco più bassa del marito e ben fatta, il suo viso dolce era incorniciato da dei lunghi capelli mossi color dello zaffiro, i suoi occhi sembravano fatti di quella pietra quant'erano profondi e splendenti, aveva un seno procace e materno, una vita sottile ma non troppo,e i fianchi morbidi che sembravano fatti apposta per ospitarvi una vita dentro. Aveva deciso di dedicarsi alla casa non perché non avesse un talento particolare, era infatti un'ottima cuoca, ma perché si sentiva realizzata solo in quel ruolo, e perché aveva da sempre sognato di sposarsi con l'uomo che amava e dedicarsi a tempo pieno della cura della casa, di suo marito e, se il destino glielo avesse permesso, dei suoi figli; e quindi non si sarebbe potuta immaginare in un'altra veste.

Per tutta la cena Ikuko era stata stranamente molto taciturna e sembrava molto combattuta, il marito se ne era accorto ma non proferì parola. La serata era trascorsa lenta e silenziosa solo il rumore della televisione aveva rotto quel silenzio. Erano andati a letto presto esausti della giornata trascorsa, anche se Ikuko non aveva sonno per quello che aveva forse scoperto quella mattina. Quando finalmente il sonno era arrivato ancora quella donna della notte prima le venne a farle visita. Questa volta era più risoluta e le disse: “Devi chiamarla Usagi ed ella sarà la salvezza del mondo.”. Impaurita si svegliò da quello strano sogno erano ancora le 5:00 era indecisa se svegliarsi o ritornare a letto ma il misto tra euforia e terrore che aveva dentro la spinse a svegliarsi. Euforia perché quella mattina avrebbe incontrato il ginecologo; terrore per l'insistenza della donna del sogno. Preparò per la colazione si lavò e attese che si svegliasse suo marito. Nel frattempo si ritrovò a pensare che poi non sarebbe male chiamare sua figlia Usagi, perché la leggenda parla dell'estrema generosità che aveva avuto il coniglio ad offrire tutto sè stesso come pasto per il povero vagabondo, e come premio era stato ospitato sulla luna; pensava che un nome così avrebbe fatto di sua figlia una ragazza buona e generosa.

Il marito mentre stava sorbendo il suo caffè chiese alla moglie che avrebbe fatto quel giorno, lei rispose: “Ma, le solite cose sistemerò la casa, andrò al mercato a fare la spesa e se avrò un po' di tempo un giro in centro per comprarmi qualcosa per quest'inverno.” omise la visita dal ginecologo perché se, fosse confermata dalla visita; la notizia gliela voleva dare quella sera e doveva essere una sorpresa, e che sorpresa sarebbe stata se fosse stata, anche solo parzialmente, svelata?

Uscita dal ginecologo era estasiata dalla più bella notizia del mondo, finalmente aspettava un bambino aveva atteso tanto quel momento che adesso le sembò di vivere in un sogno, non vedeva l'ora che arrivasse la sera e con essa anche suo marito per dargli la lieta novella. Dopo una giornata faticosa, finalmente arrivò la sera, lei preparò tutti i piatti preferiti del marito e imbandì la tavola a festa, sembrava che dovessero invitare l'Imperatore in persona con corte a seguito. Il marito non tardò ad arrivare e vedendo tutto quel bendidio si confuse e domandò: “Mi sono forse dimenticato che oggi è il nostro anniversario?!?” “No,” rispose lei divertita: “meglio, questo giorno lo ricorderemo per tutta la vita!” “E perche mai?” proruppe lui “Te lo dirò solo alla fine della cena. A proposito cominciamo.” ordinò lei con fare impanziente.

Finita la cena era il momento del dolce che era coperto con un coprivivande d'acciaio, sollevato il quale scoprì una torta ricoperta di glassa rosa sulla quale spiccava una scritta al cioccolato “STO ARRIVANDO MAMMA E PAPÀ” con alla fine la figura stilizzata di una bimmba con un ciucciotto. “Da quando lo sai?” chiese lui stupito e con gli occhi velati dalle lacrime che cercava di controllare “E come fai a sapere che sarà una femmina?” continuò così il dolce interrogatorio; allora ella incominciò a spiegargli tutto del suo ritardo dell'andata in farmacia del giorno prima, del risultato del test casalingo e della visita dal ginecologo. Egli insistette “Questo spiega il come tu sai di essere incinta, ma non spiegava il fatto di come tu faccia a sapere che il bimbo che aspetti sia proprio una femmina?”; “Me lo sono sognata!” sentenziò semplicemente. “Ma un sogno non è una certezza!” pungolò l'uomo; lei proseguì dicendo: “Ho letto su un libro di Freud che alle volte i sogni sono il modo in cui il nostro organismo parla con noi, e penso che quel sogno è il modo in cui la nostra bambina vuole parlare con me, anzi con noi.”; “Sarà, se lo dice Freud” disse Kenji poco convinto. “Ah, e la chiameremo Usagi!!!” questa frase uscita dalla bocca di Ikuko sembrò un ordine piuttosto che un consiglio. Kenji era abituato al comportamento imperativo di quella donna dolce e forte allo stesso tempo, ma quel giorno sembrava quasi un comandante al fronte; e quasi non poteva accettarlo infatti disse con un tono tra l'affranto e il divertito: “Prima decidi il sesso e adesso anche il nome e a me che resta?”; “Come che ti resta?” proruppe stupita: “Sarai il padre più felice e premuroso della Terra, e non ti sembra sufficiente?” . Detto questo gli diede un bacio sulle labbra e cominciarono a mangiare il dolce che, forse per la felicità, sembrava il dolce più buono che avessero mai mangiato in vita loro.

Quella notte entrambi i coniugi ebbero la visita della misteriosa donna che diceva: “Quella che state aspettando è la nostra bambina ed ella avrà un compito immane e sarà quello di salvare il mondo dalle forze del male che lo vorranno conquistare, e diverrà la regina di tutto il sistema solare. Voi avrete il compito di vegliare su di lei fino a che non le sarà rivelato il suo destino.”, appena finì di dire ciò i due si svegliarono di soprassalto e si voltarono l'uno verso l'altra e si chiesero a vicenda se avevano fatto lo stesso sogno esi risposero di sì. Erano rimasti sconvolti dalle parole che la donna aveva rivolto loro, dopo un attimo di smarrimento si domandarano se credere a quello che avevano sognato oppure no.

Le notti seguenti non ebbero più quelle visite, e quindi decisero di non fare caso a quel sogno, tanto che se ne dimenticarono in fretta.

Se le notti passarano serene i giorni erano frenetici tra preparativi per accogliere il nuovo arrivo e visite di routine. L'ecografia morfologica confermò che la creatura che attendevano era una femmina.

I nove mesi della gravidanza passarono veloci e tranquilli fino ad una notte in cui Ikuko fece uno strano sogno, in questo sogno si vide che partoriva una bella bimba bionda, subito dopo si vide incinta mentre acconciava quella stessa bimba, un pò più grande avrà avuto un tre quattro anni, con degli odango dai quali partivano dei piccoli codini, poi si vide in cucina dopo che aveva preparato la colazione osservare rassegnata un ragazza bionda con gli odango e i codini vestita con la divisa di una scuola fiondarsi come una furia fuori di casa con un toast fra i denti. Vide poi quella stessa ragazza, vestita con un vestito che ricordava la divisa della scuola ma con la gonna più corta e degli strani stivali rosa al ginocchio, che combatteva contro uno strano mostro, la vide vestita come una principessa greca tra le braccia di un uomo vestito di nero con un'armatura e con una spada appesa alla cinta, la vide combattere, morire e risorgere molte volte, la vide sposarsi e avere a sua volta una figlia. Tutte queste scene si susseguirono nel sogno come dei flash dopo i quali si svegliò e si trovò il letto bagnatole si erano rotte le acque svegliò subito il marito per andare in ospedale, quella era la notte tra il 29 e il 30 giugno. Arrivarono in ospedale e dopo 15 minuti di travaglio nacque una bella bimba bionda, nessuno dei due si stupì di quel colorito di capelli perché ognuno dei due aveva ascendenti europei, la chiamarono Usagi. Ikuko, dopo aver partorito, si dimenticò dei sogni avuti durante la gravidanza, si godette il momento e prese la bimba tra le braccia la coccolò e la diede subito a suo marito perché la possa coccolare a sua volta. Quello era il giorno più bello della loro vita infatti quel giorno erano diventati una vera famiglia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ami ***


Scusatemi per il terribile ritardo ma l'ispirazione è un animale volubile. Vi ringrazio della pazienza.

Ami



La dottoressa Mizuno era tornata a finalmente a casa dopo un turno all'ospedale, che non sembrava finire mai, non per l'intensità del lavoro, infatti quel giorno non era stato così pesante come altri al pronto soccorso, ma per come si sentiva staranamente stanca. Saeko in effetti non era tipo da stancarsi così facilmente, tanto da essersi meritata il soprannome di Kotetsu Jeeg affibbiatole dai suoi colleghi dopo un terribile teremoto avvenuto a Tokyo qualche anno prima, che aveva portato al pronto soccorso un sacco di feriti. In quell'occasione la dottoressa aveva brillato sia in bravura che in resistenza allo stress, aveva resistito a ben trentasei ore di lavoro continuativo, senza quasi sentirne gli effetti.

Non vedeva l'ora di farsi un bagno rilassante e tuffarsi nel letto per una giusta dormita ristoratrice quando vide suo marito dipingere, non che il fatto fosse così strano in sé in quanto Mizuno-sensei era un pittore, ma che il soggetto che stava dipingendo era una fanciulla dai corti capelli blu portati a caschetto, vestita con un lungo abito blu e celeste che formava una ruota galleggiando sull'acqua, in quanto la suddetta ragazza vi era immersa fino alla vita; egli infatti era un noto paesaggista e l'ultimo essere umano raffigurato da lui era la stessa Saeko ai tempi del liceo.

I due si conobbero al liceo. Erano compagni di classe, ma le affinità finivano lì. Saeko era infatti lo stereotipo della secchiona tutta libri, razionalità, freddezza e ordine; mentre Masahiro era già al liceo il prototipo dell'artista: era disordinato, passionale, pasticcione, sempre sporco di colore, infatti a scuola si riconosceva anche di spalle in quanto era l'unico ad avere la divisa sporca, fatto che gli faceva guadagnare sempre una punizione, ma era fatto così e non poteva farci niente.

La loro storia era iniziata con uno scontro, mentre Masahiro stava portando il materiale artistico in magazzino sbattè contro la povera Saeko riversando sulla divisa di lei tutto il contenuto di una bottiglia di tempera blu. Il viso di lei diventò di mille colori per la rabbia mentre dopo un iniziale imbarazzo del ragazzo, lo stesso iniziò una incontrollabile risata isterica. Più egli rideva più fumo usciva dalle orecchie della ragazza che nella sua testa prese a maledire il giorno in cui era nato quell'insulso essere. L'unica cosa che poteva fare era chiamare casa per farsi portare il cambio. Avuta la divisa pulita andò nelle docce della palestra per pulirsi dalla tempera. Finita la doccia avolse il corpo flessuoso in un telo bianco mentre con il phon si asciugò i corti capelli neri.

Si vestì in fretta si mise gli occhiali, ed uscì dall'edificio fuori dal quale la aspettava un ragazzo alto con i capelli neri lunghi legati in una sottile treccia, era proprio Masahiro, era lì per chiederle scusa dell'accaduto, e per farsi perdonare le fece un disegno raffigurandola adulta e vestita da medico. Ella si domandò come faceva il ragazzo a sapere che il suo più grande sogno era quello di fare il medico, Saeko non l'aveva confidato a nessuno. Accettò il disegno con visibile imbarazzo, quello fù il primo regalo che riceveva da un ragazzo.

Si incontrarono spesso anche fuori dalla scuola nei mesi successivi dapprima i loro incontri assomigliavano a degli incontri di box. Ma via via che iniziavano a conoscersi si ammorbidivano, fino a diventare dei veri e propri appuntamenti galanti. In uno di questi Saeko chiese a Masahiro: “Come facevi a sapere che il mio desiderio fosse quello di diventare medico?” egli rispose con un semplice: “Te l'ho visto negli occhi.”. Queste semplici parole la fecero definitivamente capitolare tanto da farle desiderare di sposarlo. Il giorno dopo l'artista le chiese di sposarlo e lei accettò senza esitazioni. Dopo un fidanzamento durato il periodo dell'università si sposarono.

Con fare geloso ella interrogò il marito: “Ma chi è quella ragazza?”, il marito rispose: “Non è nessuno, semmplicemente che da un periodo non faccio che sognarmela la notte mentre mi dice di chiamarsi Ami Mercury e che fra meno di sette mesi arriverà tra di noi.”. La dottoressa non accettò questa risposta; in effetti il marito era sempre attorniato da belle studentesse di belle arti ogni qualvolta che c'era un Vernissage delle sue opere; ma una terribile stanchezza si impadronì di lei e desistette dal continuare quell'interrogatorio desiderosa solo di un bagno e di una dormita.

Non appena prese sonno anch'ella sognò quella stessa ragazza. Si sognò nuda mentre faceva il bagno in una sorgente termale con i corti capelli neri mossi stranamente liberi da cuffie; quando d'improvviso apparve la ragazza del dipinto che scese dal cielo e si posò con leggiadria sullo specchio rovente della sorgente, mentre camminando sull'acqua si avvicinava alla dottoressa incominciò a parlarle: “Non avere paura, non sono una minaccia per il tuo matrimonio, mi chiamo Ami Mercury e non sono una possibile amante di tuo marito, ma sarò solo il suo ed il tuo più grande amore.” dicendo questo svanì nel nulla. La donna si svegliò confusa e con una strana nausea alla quale però non diede il minimo peso.

Due giorni più tardi andò dalla sua ginecologa, la dottoressa Tsunade Urameshi, amica sin dai tempi dell'università, per una visita di routine, quest'ultima le domandò: “ Da quanto è che non hai le mestruazioni?” lei confusa: “Ma da due mesi. Non ci ho voluto dare peso perché pensavo allo stress, e anche perché non era la prima volta che mi saltavano di qualche mese, come tu ben saprai. Perché?”, chiese infine. La ginecologa rispose: “Perché presto sarete in tre.”, “Come saremo in tre? Non è possibile. Io ho una carriera che finalmente sta giungendo ad un punto che non speravo che arrivasse. Come può arrivare un figlio a questo punto della mia vita.”, “Allora che deciderai di fare?” interruppe la specialista così il delirio di Saeko: “Lo tieni o no, questo bimbo?” aggiunse poi. Mizuno-san proruppe con un:“Ma certo che lo tengo, non è questo il punto, ma il punto è che per me è già difficile conciliare matrimonio e lavoro, come farò adesso con questa bimba?”, “Perché parli del bimbo al femminile?” domandò la donna all'amica; il medico rispose meravigliata con una domanda: “Perché, cosa ho detto?”, “Hai detto questa bimba.” sentenziò Tsunade; “Ma non lo so l'ho detto così senza pensarci. Comunque maschio o femmina non mi interessa, l'unica cosa che spero è che sia sano ci vuole altro che sia pure malato.” detto questo ringraziò l'amica e se ne andò al lavoro.

Tornata a casa cominciò la pratica per la maternità, precisa e puntuale come sempre. Questo fu il primo atto di preparazione all'arrivo del frugoletto, al quale si accodarono altri, come quello di dirlo al marito che non sembrava affatto sorpreso.

I sette mesi successivi passarono freneticamente, tra ristruturazioni della casa per ricavare la stanza della bimba, ah dimenticavo nel frattempo si è scoperto che era una femmina, corsi preparto ed esami di controllo. Anche se in questi sette mesi gli appuntamenti onirici con la fanciulla misteriosa si facevano sempre più radi tanto da sparire ed essere quasi dimenticati, l'unica cosa che li rammentava era quel dipinto.

Una notte però la fanciulla si presentò ai due coniugi gridando: “STO ARRIVANDO!!!” detto ciò i due si svegliarono e Saeko sentì le prime doglie corsero all'ospedale e nacqué così una bambina dal nome Ami.



So che non mi sono sprecata con le descrizioni ma mi sembravano forzate, grazie dell'attenzione e spero che questa one-shot vi sia piaciuta lo stesso. Detto ciò vorrei ringraziare Mana e Luciadom per aver inserito la storia tra i preferiti; Luciadom, Kaoru, Maryusa eChchilina per le recensioni; e a Luciadom per avermi inserito tra i suoi autori preferiti. Ringrazio anche chi leggerà questo cap., auguro a tutte noi buona Festa della Donna, anche sè in ritardo. Ciao vostra Nicoranus83.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rei ***


Kannushi= sacerdote

Kokugakuin= università a Tokyo in cui si svolge un seminario shintoista

Torrii= entrata di un tempio Shintoista

Rei



Erano anni che Risa non saliva più quei gradini e varcava la torii del tempio di Hikawa, più precisamente da quando si era sposata, forse per quello che si sentiva stranamente stanca era semplicemente fuori allenamento. Sapeva che ritornare dal padre avrebbe significato riprendere discorsi purtroppo per niente piacevoli, infatti il padre non era affatto d'accordo della scelta di Risa di sposarsi, specialmente in così giovane età, e con un uomo così freddo e calcolatore come Takashi.

Ryuuichi Hino era un uomo sulla cinquantina, non molto alto, con una fronte a dir poco spaziosa, coronata da corti capelli brizzolati, molto estroverso, socievole, bonaccione, alle volte anche un po' sporcaccione, ma se gli si faceva un torto era capace anche di non parlarti per anni, e non importava se eri la sua unica figlia, e frutto del suo più grande amore che era morto dandoti alla luce. Risa, anche la madre si chiamava così, soffriva di una grave forma di diabete che le avrebbe precluso la possibilità di rimanere in stato interessante, non perché la rendesse sterile, ma perché la scelta di avere un bimbo sarebbe stato come firmare la propria condanna a morte. Nonostante ciò la donna alla notizia di essere incinta era raggiante come qualsiasi altra madre, non vedeva l'ora di abbracciare quel frugoletto, la sua gioia era così immensa da essere quasi contagiosa, infatti essa aveva preso il posto della malinconia e della preoccupazione per la sorte della povera gravida. Il giorno del parto il sogno di Risa durò poco, giusto il tempo di tenere in braccio sua figlia che iniziarono le prime complicazioni, che la portarono in breve al coma e successivamente alla morte. Ryuuichi scosso dalla morte della sua adorata moglie decise di chiamare la bimba come la madre.

Il rapporto tra il sacerdote e la figlia era un rapporto di tipo simbiotico infatti se succedeva qualcosa alla figlia egli se ne accorgeva anche solo guardandola attraversare la torii. Per Risa suo padre era come la sua migliore amica gli confidava qualsiasi cosa, dalla più insignificante al più importante degli eventi.

Il kannushi inoltre sognava per la figlia un futuro da kannushi, ella sarebbe stata la prima sacerdotessa della famiglia. Perciò la iscrisse in una famosa scuola privata così da facilitarle l'ingresso alla Kokugakuin, l'università di Tokyo in cui si teneva un seminario per futuri kannushi. La ragazza appena arrivava a casa si toglieva la sailor fuku scolastica per indossare il candido kimono e lo scarlatto hakama e calzare i tabi, per servire il tempio come miko. Un giorno la mora arrivata da scuola aveva una strana luce negli occhi, quel giorno era il primo giorno di scuola dell'ultimo anno delle superiori, ancor prima di cambiarsi andò dal padre per dirgli che quel giorno era arrivato un nuovo ragazzo, questi era molto affascinante, era alto, aveva profondi, penetranti e impenetrabili occhi scuri, fisico asciutto, capelli neri e cortissimi, che si era appena trasferito da Kyoto perché il padre era stato appena nominato sottosegretario alla difesa, questo ragazzo si chiamava Takashi Hino, una strana coincidenza aveva lo steso nome di un suo prozio, ma questo pensiero lo sfiorò appena perché un altro pensiero lo preoccupava di più. Quel pensiero era che quella luce che brillava negli occhi di sua figlia l'aveva vista solo una volta prima, quella volta la luce promanava dagli occhi di sua moglie, e sapeva quello che significava quel brillio, e sapeva anche che ciò avrebbe significato lo sfumare dei suoi progetti per la figlia, perché all'epoca anche se era stato permesso alle miko e alle kannushi di sposarsi, ancora nessuna di loro dopo sposata aveva continuato l'attività sacerdotale, e lo stesso sarebbe stato per Risa.

Il tempo passava e Ryuuichi conobbe Takashi, si venne a scoprire che egli altri non era che il bisnipote del fratello maggiore del nonno del kannushi, che dopo una lite col padre lasciò il tempio e Tokyo per trasferirsi a Kyoto per iniziare la carriera politica. Ciò creò una grossa frattura fra i due rami della famiglia. Ma l'uomo ci passò sopra, perché se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, tanto meno quelle dei bisnonni, e diede fiducia al giovane. Ma più conosceva il ragazzo più capiva che mai fiducia fu più mal riposta, infatti Takashi aveva ben presto svelato il suo vero carattere, egli non era innamorato di Risa ma usciva con lei perché gli serviva una ragazza da sposare subito dopo il diploma per potersi dedicare a tempo pieno alla sua futura carriera politica, e inoltre per un politico avere una famiglia era utile per poter scalare più facilmente i vari gradini dell'ascesa politica.

Per questo i rapporti tra il kannushi e sua figlia cominciarono ad incrinarsi, ella non voleva vedere quello che vedeva il padre accecata com'era dall'amore che provava per Takashi. Arrivarono alla frattura definitiva il giorno del matrimonio, Ryuuichi sperava fino all'ultimo che Risa cambiasse idea, così l'ultima immagine che aveva della figlia fu quella di una ragazza dai lunghi cappelli neri raccolti sotto il velo di foggia occidentale; con gli occhi neri con riflessi viola nei quali si potevano scorgere sentimenti contrastanti, uno di gioia nello sposare l'uomo che amava, l'altro di tristezza nel lasciare in quel modo il padre; il corpo slanciato coperto da un abito stile impero.

Risa non sapeva neppure cosa la spingeva ad andare dal padre, ne sentiva semplicemente il bisogno, specie dopo quegli strani sogni che si succedevano da un po' di tempo a questa parte. La donna ogni notte si sognava all'interno di una camera magmatica camminare a piedi nudi sulla roccia fusa; fino a quando vedeva due fanciulle identiche dai lunghi capelli neri raccolti, vestite solo da body accollati, l'una rosso e l'altra blu entrambi con una stella nera a sei punte all'altezza del petto, con due fiocchi di tulle trasparente uno all'altezza delle scapole e l'altro all'altezza dell'osso sacro, con ai piedi delle scarpe nere con tacco a spillo ed un laccio alla caviglia. Le due fanciulle improvisamente spiccarono il volo trasformandosi in due corvi che si posavano ai lati dello schienale di un trono dal quale si alzava una figura femminile indistinta in quanto in controluce, la quale tendeva un arco di fuoco pronta a scoccare una fiammante freccia che andava a colpire il ventre di Risa, quest'ultima non sentiva né dolore né bruciore nel punto colpito ma uno strano e confortante calore. Sentì così il bisogno impellente di confidare questi sogni al padre per capire cosa significassero.

Quando finalmente attraversò la torii vide il padre che la salutò con un freddo, e per niente sorpreso: “Konnichiwa, Hino-san.”. “A cosa devo la sua presenza in quest'umile tempio?” domandò infine con fare sarcastico il kannushi, anche se dentro di sé era felice di rivedere la figlia dopo due anni di lontananza. Dopo minuti di silenzio che parvero ad entrambi un'eternità Risa prese finalmente la parola: “ Chi... Hino-sama” fece intimidita la ragazza: “ vi chiedo umilmente il permesso di interrogare il sacro fuoco.” aggiunse con fare reverenziale, a quella richiesta Ryuuichi cercò di rispondere il più freddamente possibile: “No, lei ha perso tale diritto quando decise di sposarsi due anni orsono. E poi perché?”. L'ultima era una domanda retorica, in quanto egli sapeva il motivo di tale richiesta. Da una settimana faceva uno strano sogno in cui era un semplice spettatore, vedeva una donna alta dai lunghi e fluenti capelli neri dai riflessi violacei, vestita con un lungo vestito rosso con al centro una fascia rosa che lo percorreva per tutta la lunghezza, mentre scoccava un dardo fiammante verso la figlia colpendole il ventre.

Sul viso della ragazza brillò una lacrima, ciò fece crollare la già fragile barriera di ghiaccio costruita dal kannushi, che non resistette e abbracciò la figlia e si mise a piangere assieme a lei. Piansero per una buona mezz'ora, quando si ripresero fu il kannushi a parlare per primo: “ Volevo dirti che non c'è alcun bisogno che consulti il sacro fuoco perché l'ho già fatto io, in quanto anch'io, come penso tu, ho fatto uno stranissimo sogno. Ho sognato una donna che ti colpiva il ventre con una freccia. Incuriosito andai ad interrogare il fuoco che mi ha fatto vedere una tua immagine mentre accarezzavi una bella bimba dai capelli corvini, e da questo ho capito che tu aspetti una bimba e che ella sarà una bimba speciale.”. Il kannushi non poteva dirle che il fuoco gli aveva rivelato, che Risa non avrebbe potuto vedere la figlia diventare una donna, in quanto sarebbe stata colpita da una malattia fra una decina di anni.

Quella sera finalmente la donna dei sogni si presentò dicendo di chiamarsi Rei e ordinando a Risa di chiamare così anche la figlia.

I mesi della gravidanza passarono in fretta e la donna dei sogni non si fece più vedere. Durante questo periodo la gestante visitò assiduamente il tempio, tanto che durante una delle visite la donna avvertì le doglie e partorì una splendida bimba di nome Rei.





Passiamo ai ringraziamenti:

maryusa, luciadom, Kaoru, chichilina per aver continuato a seguire e recensire le mie one-shot precedenti;

un benvenuto a mononoke;

grazie inoltre a luciadom e Mana per continuare a preferire questa raccolta;

a luciadom per continuare apreferirmi come autrice.

Vorrei ringraziare luisina per aver recensito e preferito la mia raccolta di poesie “Poesie di una neomaggiorenne” , beab per la recensione della stessa raccolta.

Per rispondere a maryusa e a chichilina per Mamoru ho intenzione di fare una one shot a parte.

Vorrei esprimere il mio cordoglio ai terremotati dell'Abbruzzo, posso solo immaginare lo sconforto per una tragedia così improvvisa.





Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Makoto ***


Makoto

Premessa: mi dispiace avervi fatto attendere così tanto per questo delirante parto del mio cervello malato ma ho avuto qualche leggero impedimento. Spero che questa storia possa ripagarvi dell'attesa.

La timida luce del mattino filtrava dalle tende a fantasia di rose rosa su sfondo verde, mentre una donna dai lunghi capelli castani leggermente mossi sparsi sopra il letto, vestito da lenzuola di cotone che riprendevano la stessa fantasia delle tende, stava per aprire gli occhi, all'improvviso nella stanza entrò un uomo che teneva in equilibrio sulla mano destra un vassoietto tondo su cui erano poggiati una tazza di caffè fumante e un piattino con all'interno una torretta di pancake innaffiati di sciroppo d'acero; “Ohayou gozaimasu, boku no hime!” esordì l'uomo guardandola coi suoi occhi azzurro cielo che brillavano di una luce strana ma stupenda. La donna ci mise un po' a realizzare che l'uomo che aveva davanti era suo marito, annebbiata ancora com'era dal sonno, cercò la sveglia per vedere l'ora ed erano a malapena le sette e si domandò come mai suo marito era così sveglio e giulivo a quell'ora e nel suo giorno di riposo; stava per porgere la domanda al marito quando lui esordì: “Sai che stanotte ho fatto uno strano sogno, ho sognato che mi trovavo nel parco Ueno ed ero alla ricerca del posto migliore dove apparecchiare per il picnic di Hanami, il cielo era sereno e senza alcuna nuvola, quando rimango affascinato da un ciliegio in particolare, mi volto un secondo e ti vedo accanto a me e ci stringia...”; “ ...mo le mani” lo interruppe la donna: “ ci voltiamo e vediamo un fulmine che squarcia il ciliegio poi più niente perché mi sono svegliata ma il sonno è tornato ad impadronirsi di me e mi sono riaddormentata.”; “ Allora abbiamo fatto lo stesso sogno, strano. Ma io al contrario di te mi sono alzato, dormigliona!”; “ Dormigliona?!? Chi sarebbe la dormigliona?!? Parli tu, che se per caso nel tuo giorno di riposo ti svegli appena un secondo prima delle 10:30, sei intrattatabile tutta la giornata.” si difese la donna. “Ma ditemi un po' voi cosa tocca sentire un marito amorevole, che prepara e porta la colazione a letto alla propria moglie.” disse affranto l'uomo; “ A proposito, molla qui che ho una fame da lupo!” disse la castana sfilando il vassoietto dalla mano del marito. Divorò in un secondo i pancake e trangugiò in ancora meno tempo la tazza, ancora bollente, di caffè; “ Meno male che fai il cuoco sennò eravamo morti di fame, perché non sai fare altro. Che altro offre la casa che ho ancora un certo languorino?” fece la donna visibilmente insoddisfatta. “ Sapevo di avere sposato una buona forchetta ma così esageri, meno male che non ti porto mai a vedere le cucine del ristorante in cui lavoro, sennò svuoteresti tutte le celle frigorifere.” affermò stupito il cuoco. “ Ma che vuoi farci, da un po' di tempo non faccio che mangiare senza mai saziarmi, mi sento quasi un pozzo senza fondo. Però era un altro languorino quello a cui mi riferivo, è presto devo aprire la fioreria alle 9:00 quindi c'e ancora tempo per un po' di coccole mattutine.” disse maliziosa la fioraia dando un bacio languido al marito.

Ayumi era dentro al suo negozietto, per prepararlo per l'apertura che sarebbe avvenuta fra non meno di un quarto d'ora, quando spostava un vaso sentì una strana stiratura all'altezza del ventre, ma non ci fece caso e continuò l'allestimento del negozio piccolo ma ben assortito. Vide davanti a sé una rosa e si ritrovò a ripensare a come era iniziata la storia d'amore con suo marito.

Erano dei bambini e lei era la figlia di un sensei di karate molto noto e apprezzato nella zona di Azabu-Juuban, lui assieme alla sorella erano due dei ragazzini affidati al padre per imparare la nobile arte marziale. Ayumi era diventata ben presto la migliore amica della sorella di Masato, così si chiamava il ragazzino, mentre nei riguardi del ragazzino nutriva una istintiva antipatia. Il biondino si era dimostrato alquanto spaccone, faceva pesare a tutti il suo talento ridicolizzando i compagni meno dotati, trai suoi obbiettivi preferiti c'erano la stessa Ayumi e la propria timida sorella di nome Hikaru. Odiava quel ragazzino dal più profondo del cuore in quanto era arrivato a rovinare l'unico momento che la ragazzina divideva col padre, ella era figlia di genitori separati la madre aveva accosentito al padre di vederla ogni giorno ma a patto che le avrebbe insegnato il karate, e così quando era a scuola non vedeva l'ora che finissero le lezioni per andarsi a rinchiudere nel doujo del padre per passare del tempo con lui. Ma da quando era arrivato quel coso biondastro non trovava più il piacere di prima, ella era terrorizzata al pensiero di passare tutto il tempo come vittima sacrificale di quell'orrido essere. L'unico aspetto positivo era rappresentato dalla sorella del baka-Masato, con cui oltre alla passione per il karate divideva anche quella per i fiori, le due bambine durante i week-end si vedevano a casa di Ayumi per ricevere dalla madre della stessa lezioni di ikebana, l'arte giapponese di disporre i fiori.

Passavano gli anni sempre in quel modo: lui a lanciarle frecciatine sempre più velenose, e lei a cercare di controbattere a modo, fino a quando la nostra Ayumi non ebbe la sua rivincita. Durante gli allenamenti giornalieri era riuscita a mettere al tappeto l'odiato essere, ma presa dall'euforia inciampò sul ginocchio di Masato cadde e si ritrovò con la faccia a pochi millimetri di distanza dal grugno dell'orrido essere, questi senza la minima vergogna prese e la baciò in modo quasi violento, lei rispose con altrettanta violenza assestandogli una sonora sberla su quella faccia da impunito. Di certo non se lo aspettava così il suo primo bacio,e sicuramente non con lui. Era una ragazza romantica si immaginava il primo bacio come sugello di un bel pomeriggio passato al parco mano nella mano mangiando un gelato, ritrovarsi davanti al laghetto mentre il tramonto colora di rosso l'atmosfera rendendola magica. Quel baka aveva rovinato tutto.

Il giono dopo il ragazzo non si presentò alle lezioni, ciò parve molto strano ad Ayumi, perchè egli, da quando lo conosceva, non aveva mai perso una lezione di karate, ma subito dopo si impadronì di lei il sollievo di non vedere il suo brutto muso. I giorni passavano e di Masato nessuna traccia, se non fosse che Hikaru continuava a venire, si sarebbe potuto pensare che si fossero trasferiti in un'altra città senza avvertire nessuno. Inutili furono le domande rivolte alla sorella che rispondeva che aveva promesso al fratello di non dire a nessuno il motivo della sua assenza. Più i giorni passavano più nel cuore di Ayumi si faceva strada uno strano sentimento: le incominciava a mancare quello sbruffone dalla faccia da schiaffi.

Un giorno si presentò davanti all'entrata del doujo come se non fosse successo niente, sempre con quell'aria di straffottenza sul viso, ma con le mani dietro la schiena quasi a nascondere qualcosa. “Chi non muore si rivede!” disse con fare aspro Ayumi uscendo dalla palestra. “Così si accoglie una persona che non si vede da un mese?!?” rispose a tono con una domanda Masato; “Sai se lo sapevo prima ti preparavo una festa di bentornato?!?”, fece sarcastica la castana avvicinandosi al ragazzo, incuriosita da quello che poteva nascondere dietro la schiena. Masato la anticipò mostrandole un pacchetto di colore verde, che le porse mostrandole un sorriso sincero e pulito che ella non ricordava di aver mai visto sul viso del giovane. Lo prese e lo aprì con estrema curiosità, trovandovi dentro un dolce a forma di rosa. “Non sapevo come farmi perdonare per quello che ti ho fatto, così invece di venire qui a prendere lezioni di karate mi sono iscritto al club di cucina della mia scuola, e ho preso lezioni, e ti ho preparato questo dolce a forma di rosa, perchè conosco la tua passione per i fiori, spero che sia di tuo gradimen...”, non finì il discorso che Ayumi aveva già spolverato il contenuto del pacchetto: “Se avessi saputo della tua ingordigia, ti avrei comprato un gioiello avrei speso meno in denaro e fatica!” fece stupito il ragazzo. “Ma no e che il tuo dolce era davvero buono, ma questo non vuol dire che sei perdonato, perché la strada della redenzione è ancora lunga ed impervia. Diciamo che con questo dolce ti sei conquistato un punto simpatia.” fece Ayumi ammonendo il ragazzo.

E di punti simpatia il giovane ne aveva conquistati parecchi in quei mesi. Non dico che sia cambiato totalmente, continuava con le sue frecciatine ma era diventato più altruista. Ogni giorno portava sempre qualche manicaretto, preparato con le sue mani, per tutti, da mangiare dopo le estenuanti sessioni di allenamento. Diventava sempre più bravo, e più cucinava più gli piaceva, al punto che il suo sogno nel cassetto era divenato quello di farlo per professione.

Un giorno, quasi senza pensarci, Masato invitò Ayumi al trdizionale pic-nic di Hanami promettendole che avrebbe pensato lui alle vivande, con altrettanta noncuranza la ragazza accetò l'invito. Arrivata a casa si rese conto di quello che aveva fatto, accettare quell'invito era molto di più di accettare un semplice appuntamento, era quasi come accettare la proposta delle proposte, si era pentita della sua leggerezza, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.

Parallelamente anche Masato fece pensieri analoghi, non si era capacitato del motivo di quella sua proposta solo che se lo sentiva, ma solo adesso, col senno di poi, si era reso conto della gravità di quell'invito, non era come invitare una ragazza a prendere il gelato, era 100 volte peggio, ma ormai la frittata era fatta e doveva solo prendersi le sue responsabilità e portare avanti il suo invito.

Era arrivato il giorno dell'appuntamento, Ayumi era molto tesa all'improvviso il kimono che aveva comprato per l'occasione non le sembrava più abbastanza bello, anche se era un bellissimo modello di seta con delle rose rosa su sfondo verde, che indossò coll'obi verde abbinato, il tutto completato dai candidi tabi e dagli zori di paglia di riso intrecciata. Si fce aiutare dalla mamma sia per allacciare l'obi sia per acconciarsi i capelli in una versione sempificata della tradizionale accocciantura giapponese.

Era arrivata davanti al parco Ueno in anticipo rispetto all'appuntamento, un po' per paura di tardare e un po' per l'agitazione. Era sul punto di andarsene quando vide Masato vestito con un kimono di un verde scuro accoppiato ad un hakama un po' più chiaro, anche lui portava i tabi ma al posto degli zori aveva optato per i geta che lo rendevano più alto di quello che già era. I capelli a caschetto, che di solito lasciava sciolti, erano legati in un codino. Conciato in quel modo fece una buonissima impressione presso la ragazza che si sentì ancor di più agitata.

Era calato un terribile e asfissiante silenzio tra i due che si studiavano a vicenda. E sempre in silenzio si incamminarono alla ricerca del posto migliore dove accamparsi, scelsero un bel ciliegio proprio al centro del parco. Ayumi stese la coperta che provvidenzialmente si era portata dietro, mentre Masato aprì il bantou che conteneva sushi in tutte le varietà possibili ed immaginabili, e poggiò la borsa termica contenente le bevande. Consumarono il pasto nel più imbarazzante dei silenzi, quando a rompere il ghiaccio ci pensò Masato: “ Come sei bella oggi senza il tuo karategi. Anche se con l'uniforne d'allenamento hai un certo nonsoché. Oggi comunque emani una luce particolare.”. “Ma che sto dicendo, non è da me, ma che mi prende, io non sono così. Poi dire queste cose a lei, che sto facendo, mi sto ammattendo per caso?!?” pensò tra sé il ragazzo incredulo del suo comportamento.

Grazie mille dei complimenti, anche tu non sei male, anzi sei un bel ragazzo. E non lo dico perché sei vestito così ma l'ho sempre pensato.”disse imbarazzata Ayumi mentre tra sé pensava: “Ma che cavolo mi succede perché faccio la svenevole con lui, tra tutti i bei ragazzi che ci sono, proprio con lui devo essere così smorfiosa?!?”.

Il pomeriggio continuò a chiaccherare del più e del meno mentre passeggiavano nel parco, senza accorgersene si strinsero le mani, e continuarono ad aprire i loro cuori l'una all'altro. E venne il tramonto che colorò di rosso il cielo ed era un bel contrasto rispetto al rosa dei ciliegi in fiore, si ritrovarono di fronte al ciliegio più bello e grande del parco e senza pensarci si ritrovarono con le labbra incollate a scambiarsi il bacio più dolce e romantico che avessero mai sognato.

Quello fu soltanto il primo di mille altri appuntamenti che sfociarono in matrimonio. Quel giorno era tutto perfetto, dopo essersi sposati col rito tradizionale, decisero di sposarsi anche col rito occidentale. Ayumi portava un vestito formato da un corpetto incrostato di strass alternati da perline, un'ampia gonna di seta con applicate delle roselline di tulle bianco. I capelli erano invece raccolti in puro stile giapponese, all'acconciatura era attaccato un corto velo in tulle ricamato. Masato invece era vestito con un tight nero accoppiato ad una tuba grigio fumo con una fascia nera. Il ricevimento fu un successo perché è stato lo stesso sposo a curalo nei minimi dettagli, egli infatti era, nel frattempo, diventato uno dei più promettenti cuochi di Tokyo, e le decorazioni erano state apprezzate da tutti in quanto vi era un perfetto amalgama di ikebana e stile occidentale, infatti le decorazioni parietali erano in perfetto stile occidentale, mentre i centrotavola erano ispirati dall'ikebana; questa perfetta commistione era frutto dell'ingegno della sposa. I due infatti avevano deciso di seguire in prima persona i preparativi del matrimonio anche per risparmiare qualcosa per poter allungare il viaggio di nozze che avrebbero fatto in Italia. Infatti erano riusciti ad aggiungere alle tappe previste di Roma, Venezia e Verona, anche una capatina a Firenze, Napoli e Palermo.

Lo scampanellio della porta riportò Ayumi al presente, era il primo cliente della giornata un signore di mezza età che voleva farsi perdonare dalla moglie per l'ennesima marachella amorosa. La giornata lavorativa trascorse come sempre, era sempre piena di clienti. Arrivò a casa stanca e si trovò davanti il marito che la accoglieva con uno dei sorrisi più belli di sempre, che la accolse con in mano un vassoietto di sushi preparato dallo stesso Masato. Quello fu semplicemente l'antipasto di una cena a dir poco luculliana. Dopo aver mangiato tanto si misero a letto, perché come dice il detto pancia piena vuole riposo.

Si addormentarono in fretta e vennero catapultati nello stesso sogno che avevano fatto la notte prima, ma con una differenza, questa volta continuava; dopo che il fulmine investì l'albero, da questo esplosero un migliaio di petali di rosa rosa scuro. Dopo che la nube di petali si dissolse apparve una ragazza vestita con un abito lungo di colore verde, sostenuto da due spalline con uno spacco vertiginoso dal quale spuntava del tessuto più chiaro e trasparente, all'altezza degli ilei due rose dello stesso colore e tessuto. Al collo portava una catenina dalla quale pendeva una pietra verde a forma di goccia, ed un nastro verde che si annodava dietro a formare un fiocco e i due lunghissimi lembi terminavano all'altezza delle caviglie. I lunghi e mossi capelli castani erano legati con un nastrino verde che all'altezza del nodo aveva una piccola rosellina rosa, alle orecchie portava du piccoli orecchini a forma di rosa. I due coniugi guardarono la scena in religioso silenzio, a prendere parola fu la fanciulla: “Degli alberi son la fedeltà!” si presentò semplicemente la ragazza e in un'altra nube di petali di rose scomparve. I due coniugi un po' storditi si svegliarono allo stesso tempo e si volsero l'uno verso l'altra e all'unisono: “Anche tu hai fatto lo stesso sogno?”, annuirono entrambi. Erano rimasti entrambi straniti dal fatto che per due notti consecutive hanno fatto entrambi lo stesso sogno. Ma i loro dubbi non durarono che il tempo di realizzare che era arrivato il mattino, e che dovevano prepararsi per andare a lavorare perché Masato aveva, per quella settimana, il turno di pranzo.

La sera era arrivata presto e i due sposi arrivati a casa si misero subito a mangiare. Stanchi sprofondarono ben presto in un sonno profondo, che li portò a fare lo stesso sogno ma questa volta la ragazza era più loquace e dopo la presentazione disse: “ Arriverò tra voi ben presto e porterò luce e serenità nei vostri cuori.”, dicendo queste semplici parole si accomiatò in una nube di petali di rosa, lasciado dubbiosi i due, che si svegliarono con un tremendo mal di testa, dovuto alla confusione che aveva lasciato loro il sogno. In quei giorni Ayumi aspettava le sue cose che tardavano ad arrivare, ciò la fece allarmare un po' perché circa un mese prima per una sera aveva saltato la pillola. Per essere sicura di non essere incinta andò nella farmacia accanto al suo negozietto, comprò un test di gravidanza e si chiuse nel piccolo bagno del locale. Attese il responso che era positivo, chiamò la sua ginecologa per l'esame del sangue, la donna disse che era disponibile nel tardo pomeriggio. Chiuse il negozietto un pò prima scusandosi con i clienti attraverso un bigliettino apposto sulla porta d'ingresso del negozio. Andò all'appuntamento con la dottoressa che dopo averle estratto il campione di sangue, eseguì il test seduta stante, anche il responso di quel test fu positivo.

Arivò a casa ed ad attenderla c'era il marito che aveva preparato già la cena. Ayumi non aspettò a dare la notizia al marito che non sembrò molto sorpreso infatti esordì con un: “ Me lo ero immaginato; ti vedevo particolarmente strana in questi giorni, ti muovevi e camminavi in un modo particolare, e avevi una strana luce negli occhi. Comunque sono molto contento che la nostra famiglia si allarghi di una dolce bambina.”. “Perché pensi che sia una bambina, e non un bambino?”, chiese curiosa la donna. “Non lo so perché, ma una parte di me è convinta che sia una femmina.”, detto ciò l'uomo fece accomodare la moglie al tavolo e si misero a mangiare. Quella sera ritornò la ragazza dei sogni che diede ragione all'uomo dicendo che era lei stessa quella che Ayumi stava aspettando.

I mesi passarono in fretta e i preparativi per accogliere la bambina andavano per il meglio, l'unica cosa che mancava era il nome per la neonata; quando un giorno Ayumi ebbe un'intuizione si ricordò di come si era presentata la fanciulla e decise di chiamare la piccola Makoto che significa appunto fedeltà, che accostato al loro cognome Kino poteva suonare anche come fedeltà degli aberi. Rese dotto il marito del suo ragionamento, il quale sentenziò: “ Hai proprio ragione com'è che non ci ho pensato io? E poi suona anche molto bene. Deciso si chiamerà Kino Makoto!”.

Il giorno presunto del parto era arrivato ma ancora niente, non vi era segno di una doglia o contrazione. Preoccupati chiamarono la ginecologa che li rassicurò dicendo, che specialmente per il primogenito, era normale un lieve ritardo del parto. Un giorno mentre stava confezionando un mazzo di rose commissionatole da un cliente, ad Ayumi si ruppero le acque aiutata da una passante che chiamò subito l'autoambulanza da un telefono pubblico, partorì in mezzo al negozio una bella bimba di 4 Kili che chiamò appunto Makoto.





Note dell'autrice:

Ohayou gozaimasu, boku no hime = Buongiorno mia principessa;

Parco Ueno = noto parco di Tokyo dove si trovano degli stupendi ciliegi, che viene preso letteralmente d'assedio durante Hanami;

Hanami = (lett. Ammirazione dei fiori) la tradizionale festa in cui i giapponesi fanno il pic-nic all'ombra dei ciliegi in fiore;

Bantou = portapranzo giapponese;

Baka-Masato = maledetto Masato;

Obi = cintura per il kimono;

Tabi = calzini coll'alluce separato da indossare con gli zori o con i geta;

Zori = sandali infradito piatti tradizionalmente fatti con paglia di riso intrecciata;

Geta = sandali infradito, composti da un plantare rigido di legno poggiato su due tasselli anchì'essi di legno.

Ringraziamenti

Lagadema: sono felice che trovi i toni che utilizzo delicati. La mia raccolta è nata proprio per autorispondermi su come i genitori siano riusciti a dare dei nomi così azzeccati;

Maryusa: sono molto felice del tuo commento;

Luciadom: sono molto commossa che ti sia piaciuta molto la scorsa one-shot;

Kaoru: mi ha fatto piacere che ti sia piaciuta la storia di Rei, mi ha fatto ancor più piacere perché mi hai fatto sapere che Rei è il tuo personaggio preferito.

Ringrazio anche Luciadom per aver inserito la raccolta tra i preferiti e Mana tra le seguite.

Ringrazio Luciadom per avermi inserito tra i suoi autori preferiti.

Ringrazio altresì quelle persone che hanno perso un po' del loro tempo anche solo per leggere.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=323811