Arthur Kirkland e gli Dei dell'Olimpo

di Tay66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio psicologo è più pazzo di me ***
Capitolo 2: *** Tuoni, fulmini e saette...così conobbi i figli di Zeus ***
Capitolo 3: *** Perché parlo con i cavalli?! ***
Capitolo 4: *** Strette allo stomaco, incontri mortali...queste cose si che ti cambiano la vita ***
Capitolo 5: *** Ambrosia, incontri strani e proposte indecenti ***
Capitolo 6: *** Decisioni importanti, stupide gelosie e sogni inquietanti ***
Capitolo 7: *** Pantaloni rosa, maledette gelosie e attacchi improvvisi ***
Capitolo 8: *** Atti di coraggio, misteri dal passato e un pegaso poco socievole ***
Capitolo 9: *** Cavalli petulanti, missioni omicide e nomignoli imbarazzanti ***
Capitolo 10: *** Galline volanti, litigi importanti ed un arrivo inaspettato ***
Capitolo 11: *** AVEVO RAGIONE!!!!!! ***
Capitolo 12: *** Risvegli maldestri, combattimenti sconvolgenti e madri invadenti. ***
Capitolo 13: *** I mostri ci attaccano...che novità ***
Capitolo 14: *** La fine è vicina ***
Capitolo 15: *** Alfred! ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il mio psicologo è più pazzo di me ***


Il mio psicologo è più pazzo di me

 

 

Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.

Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.

Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.

Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.

 

La mia storia comincia 17 anni fa, quando mia madre mi diede alla luce, in un piccolo e squallido ospedale di un altrettanto piccolo e squallido paesino inglese, sperduto sulla costa...un po' troppo indietro vero? Allora cercherò di narrare i fatti principali, assicurandomi di non indurti al suicidio a causa di un attacco di noia.

Tutto iniziò in una tiepida giornata di maggio, i raggi del sole illuminavano e riscaldavano tutto ciò su cui si posavano, gli uccellini cantavano e iniziavano i richiami d'accoppiamento, i fiori sbocciavano rendendo il paese una tela colorata dipinta dal mi….ok, forse mi sto dilungando troppo, sono sicuro che a te non importa un fico secco del tempo, dei fiori e dei flirt degli uccellini vero? Detto questo possiamo passare ai fatti principali.

 

Come ogni giorno della mia monotona e infelice vita mi trovavo all'orfanotrofio Winston Churchill, edificio edificato pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale per radunare ed allevare tutti gli orfanelli che avevano perso i genitori durante i bombardamenti.

Non mi ricordo con esattezza chi mi portò all'orfanotrofio, dopo l'incidente di mia madre ci fu solo il buio più totale ed ancora oggi mi sforzo di ricordare, ma tutto ciò che mi riaffiora è una strana sensazione di calore.

Come ho detto in precedenza la gente mi ha etichettato come un cattivo ragazzo con problemi, quindi la dirigenza amministrativa dell'orfanotrofio mi ha messo a disposizione uno psicologo da cui andare e raccontare i miei problemi...che poi che generi di problemi può causare un ragazzo in un orfanotrofio? Dopo questo enigma, posso raccontavi cosa è successo quel giorno.

 

Come ogni venerdì da un mese ero obbligato ad incontrare Patrick, un bisonte alto come una colonna e largo come un armadio, che invece di mettermi a mio agio come avrebbe fatto ogni psicologo mi lanciava occhiate cariche di odio.

Giuro una volta mentre raccontavo un episodio, che aveva visto me come ladro di calzini di tutto il dormitorio maschile, si mise a ringhiare e a sbuffare, tirando fuori aria dal naso.

Comunque, quel venerdì ero parecchio inquieto, mi sentivo osservato e seguito,non a caso ogni tanto per il corridoio andai a inciampare tre volte contro la stessa identica persona, ciò mi parve molto strano visto che nell'orfanotrofio eravamo in pochi, e questo stra maledetto ragazzo non lo avevo mai visto prima di allora, però decisi di lasciare stare ed arrivare puntuale all'appuntamento settimanale con Patrick.

 

Come ogni volta attraversare quel corridoio mi dava i brividi, sarà forse per le pareti grige e l'arredamento squallido oppure per...le finestre aperte che lasciavano entrare una corrente pazzesca.

Lo studio, o meglio, lo stanzino di Patrick era in fondo al corridoio, la porta rosso ruggine spiccava subito sulle pareti grige, sembrava la porta per gli inferi.

Come sempre lo psicologo era fuori dalla porta che aspettava impaziente il mio arrivo, battendo ritmicamente il piede per terra, mentre stava a braccia incrociate e mi lanciava come sempre occhiatacce cariche di affetto.

“Kirkland sei in ritardo” sbuffò

“Di un solo un minuto” puntualizzai

“Non ho tempo da perdere” che poi tutt'ora mi chiedo quali impegni potesse mai avere visto che ero il suo unico paziente.

“Mi..scusi” sono sempre stato troppo orgoglioso e scusarmi è qualcosa che non fa parte della mia indole, però dovevo, non volevo assolutamente andare dal preside, un ometto basso e tozzo con un sorriso finto tanto quanto il suo parrucchino.

“Su forza entra abbiamo molto di cui parlare” detto questo entrò aspettando che io lo seguissi.

Appena entrato mi venne la nausea, nell'aria aleggiava l'odore di chiuso, sudore e tabacco, insomma non un granché. Grazie a tutti gli Dei vinsi l'impulso di vomitare, nascondendo tutto mettendo in mostra la mia solita espressione di indifferenza totale.

“Su siediti” mi disse Patrick, indicandomi con un movimento della mano la poltrona nera lacera.

Come ogni volta cominciò a domandarmi le solite cose “Sei sicuro di non sapere chi è tuo padre?” “Come è morta tua madre?” “Chi ti ha portato qui?”, quelle erano domande a cui io avevo dato ormai troppe volte una risposta superficiale, ma che erano oscure anche a me. Anch'io cercavo risposte a questi quesiti.

Mi persi nel raccontare l'incidente dove mia madre perse la vita “Eravamo in crociera, mamma aveva appena pubblicato un libro che aveva ottenuto sin dall'inizio un discreto successo, per festeggiare decise di prenotare per 2 settimane una vacanza in giro per il mediterraneo.

Mi ricordo che era sera...la mamma indossava il suo abito verde, quello che mi aveva detto, essere un regalo di mio padre. Era bella, anzi no, bellissima in tutta la sua semplicità ed ingenuità.

Voleva guardare il mare così andammo verso il ponte principale, poi...ci fu un tornado e...tutto fu scosso, la gente urlava, i bambini piangevano, le donne invocavano Dio poi….tuoni e fulmini e un'onda enorme.

Mi voltai verso la mamma ma lei non c'era più e all'improvviso...il buio”

Nella stanza calò il silenzio, che fu interrotto da una risatina di Patrick “Povero fanciullo,gli Dei ti hanno giocato un brutto tiro vero?”

Non riuscii a capire ma continuai a fissarlo con insistenza “Cosa?” dissi con una punta di incertezza.

“Non hai capito che sei solo la pedina di un gioco? Un gioco molto più grande di te che ti porterà alla morte” continuò lui con voce intrisa di derisione

“Cosa stai dicendo?”

“La verità” si alzò e si mise difronte a me guardandomi con i suoi occhi neri “Ti è stata nascosta per troppo tempo Arthur Kirkland. Tu non sei un ragazzino come tutti gli altri”

“Cosa vuoi dire?”

“Tu non sei umano”

Sconvolto lo allontanai da me ed indietreggiai contro la porta

“Che cosa stai dicendo?”

“Tu sei un mezzosangue” disse avvicinandosi a me

“Un mezzosangue?”

“Si, sei il prodotto finale di una relazione proibita. Sono stati gli Dei ad uccidere tua madre”

“M-ma c-co..”

“Unisciti alle armate di Crono, vendicati. Sei molto forte, saresti essenziale per noi. Potrai distruggere gli assassini di tua madre” negli occhi aveva una luce folle

“Tu sei pazzo, io non mi mi unisco a nessuno” mentre si avvicinava continuai ad indietreggiare, tanto che la mia schiena andò a sbattere contro la porta. Con la mano cercai di trovare il pomello per poter aprire ed uscire.

“Hai scelto la strada più dura sciocco. Adesso mi toccherà ucciderti” detto questo il suo corpo cambiò, diventando più alto e grosso, i vestiti si lacerarono lasciandolo a petto e a gambe nude.

Quello che sembrava un normale (Insomma) psicologo si trasformò in un mostro, metà uomo e metà toro.

Nel vederlo tremai, era grande ed imponente e le occhiate che mi lanciava rischiavano di uccidermi li sul posto.

“P-Patrick?”

“Non chiamarmi con quello stupido nome. Io sono il Minotauro, il flagello nato per distruggere Atene. Ed adesso io distruggerò te”

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Ehy ciao, è da un'infinità di tempo che non pubblico una storia, così mi sono detta è ora di farsi vivi, così eccomi qui =).

Allora, la storia è ispirata ai libri di percy jackson, come vedete non è uguale perché ho deciso di renderla più personale.

Nella storia ci saranno alcuni personaggi nuovi, ma che ricopriranno ruoli di poca importanza oppure secondari.

Ho deciso di raccontare la storia di Arthur in maniera vaga, per poterla approfondire in seguito.

Spero che questo capitolo vi piaccia e che vi abbia un pochino incuriositi.

Ringrazio tutti coloro che recensiranno, o semplicemente leggeranno la mia storia.

Baci

Tay66

 

 

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Capitolo 2
*** Tuoni, fulmini e saette...così conobbi i figli di Zeus ***


Tuoni, fulmini e saette...così conobbi i figli di Zeus 

“P-Patrick?”
“Non chiamarmi con quello stupido nome. Io sono il Minotauro, il flagello nato per distruggere Atene. Ed adesso, io distruggerò te”
Sinceramente pensavo di essere sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente, perché era impossibile trasformarsi da un momento all'altro in un terrificante mostro.
La mano, che teneva il pomello, cominciò a sudare, mentre io...vorrei dirvi che, preso da un attacco di adrenalina comincia a colpire il Minotauro, ma mentirei, e ho deciso di narrarvi la verità, anche se questa mi farà perdere la dignità.
Ebbene invece di affrontare il mostro, con molta virilità, girai il pomello e mi lanciai in una corsa folle lungo il corridoio.
Mentre correvo davo il meglio di me, urlando cose come “Aiutatemi!Sono in seguito da un mostro” e robe simili, si insomma cose degne di un uomo.
Dietro di me potevo sentire i muggiti del Minotauro, e il rumore dei suoi passi.
Il mio cuore batteva all'impazzata, davanti agli occhi vedevo passare il flashback della mia vita, le gambe mandavano scosse di dolore a tutto il corpo, non ero mai stato un grande atleta e nelle lezioni di ginnastica ero solito poltrire o lamentarmi tutto il tempo.
Ormai avevo smesso di gridare, perché non riuscivo a correre e allo stesso tempo emettere rumori...che cosa imbarazzante.
“Non puoi scappare” urlò il Minotauro sempre più vicino
“Lo dici te” fu la mia sciocca risposta.
Sentì il mostro ridere in maniera inquietante, non so se per la mia sciocca risposta, oppure per la mia imminente morte.
Grazie agli Dei riuscì a salire le scale, senza cadere e segnare la mia fine, già mi immaginavo i titoli del giornale “ Trovato ragazzo ucciso da una mucca” 
Arrivai nel corridoio principale, mi precipitai in segreteria per chiedere aiuto, ma quando arrivai trovai tutti svenuti.
“Dannazione”
Il Minotauro si stava avvicinando sempre di più, i suoi passi risuonavano nelle mie orecchie ed andava a tempo con i battiti del mio cuore.
Tanto vale arrendersi, che cosa ho da perdere? Avevo perso mia madre, non avevo conosciuto mio padre,all'orfanotrofio non avevo amici. Tanto non sarei mancato a nessuno.
Ero già pronto a compiere il mio destino, quando sentì nella mia mente una voce maschile, quasi un sussurro “Non arrenderti” diceva.
Mi voltai, sperando di incontrare il proprietario di quella voce, ma alle mie spalle non vidi nessuno. All'improvviso  la finestra si spalancò, lasciando entrare un tiepido venticello, di colpo capii cosa bisognava fare. Mi avvicinai alla finestra, guardando verso il basso, era molto alto, ma potevo provare a saltare. 
Pregai tutti gli Dei che conoscevo ( a quel tempo erano pochi -.-) e saltai giù.
Avevo due possibilità, atterrare  come un felino ed essere fiero di me stesso o spiaccicarmi al suolo.
Come ho detto prima, non ero mai stato un grande atleta, infatti per saltare giù avevo messo male il piede, quindi invece di atterrare come un tenero gattino mi sarei spiaccicato al suolo come una me…Meringa.
Mi stavo preparando psicologicamente alla caduta, già sentivo le grosse e grasse risate della mucca che mi stava inseguendo. Chiusi gli occhi disperatamente, tappandomi la bocca con la mano, almeno non avrei urlato e dato soddisfazione al mostro.
Quando all'improvviso, non sentì più  l'aria graffiarmi il viso, tutto si fermò come in un film.
Il cemento è così morbido? Mi chiedevo.
Lentamente aprii gli occhi per incontrarne un altro paio, più azzurri del cielo.
Era un ragazzo biondo, con uno strano ciuffo, ed un sorriso accecante.
Lo sconosciuto mi stava tenendo in braccio, a mezz'aria.
Con un gridolino  simile ad una donna asmatica, mi strinsi a lui.
Io Arthur Kirkland sono un ottimo stratega, e nel fuggire dal Minotauro mi ero dimenticato di soffrire di vertigini….mi faccio pena da solo. 
“Non ti preoccupare amico, adesso ci siamo noi” mi disse  il ragazzo stringendo la presa su di me.
“Cosa sei?” gli domandai, quando atterrammo. 
“Io sono...”
“Kirkland” muggì il mostro buttandosi dalla finestra.
“Allontanati” lo sconosciuto mi spinse via, mentre sguainò una spada, di dimensioni notevoli...ok suona malissimo. Riformuliamo, non avevo mai visto una spada così grossa….ok, avete capito. 
Sai riesco a sentire le tue risate, caro lettore, e non fa molto piacere.
Comunque ritorniamo alla storia.
La spada era in bronzo, e l'impugnatura era dorata, per decorazione aveva dei rilevi a forma di fulmini che formavano un ornamento molto regale e raffinato.
Indietreggiai come mi aveva consigliato il biondo, quando andai a sbattere contro il petto di un altro ragazzo.
Mi girai per osservarlo, e in caso di necessità di difendermi. Ma appena lo vidi, spalancai la bocca.
Il ragazzo con cui mi ero scontrato era identico a quell'altro che si accingeva a combattere il Minotauro.
“Non ti preoccupare, noi siamo amici” mi disse il nuovo sconosciuto, sorridendo dolcemente.
“ Ma quanti siete?” chiesi io. 
“Ahahah, non ti preoccupare, siamo qui per salvarti”detto questo mi oltrepassò, si stacco dalla felpa blu una spilla tonda, decorata con fulmini e saette. Buttò l'oggetto a terra, schiacciandolo e, improvvisamente, comparve una lancia bianca con delle decorazioni dorate, che ricoprivano tutta l'asta, mentre la punta era in bronzo.
A differenza del tipo con la spada, il ragazzo con la lancia aveva gli occhi di una particolare tonalità di lilla, mentre i capelli erano più morbidi ed ondulati.
“Quanti mezzosangue...il padrone sarà contento” disse il mostro, tirando da chissà dove una clava.
“Parli di Crono?” chiese lo sconosciuto con gli occhi azzurri
“Unitevi a noi ed avrete salva la vita”
“Hai sentito Matt?”
“Si Alfie”
“Cosa ne pensi?” chiese il gemello con la spada all'altro
“Strategia A” detto questo entrambi sorrisero per poi dileguarsi nell'aria.
Il Minotauro portò la sua attenzione su di me
“Hai visto ti hanno abbandonato” non ci potevo credere i due ragazzi erano scomparsi davanti ai miei occhi, lasciandomi solo.
Mi sentii umiliato .
“Unisciti a me, guarda cosa hanno fatto i tuoi alleati nel momento del bisogno” le sue parole risultavano a me come una calamita, pendevo dalla sua bocca ormai.
“Unisciti e diventerai il padrone del mondo, devi solo venire con me” ormai era difronte  a me e mi porgeva una mano pelosa.
Rimasi immobile a guardarla, poi leggermente titubante provai ad allungare la mia, anche se tremava.
Sfiorai appena le sue dita, quando sentì un urlo animalesco.
Alzai lo sguardo e vidi il Minotauro piegato in due, tutto il suo corpo era ricoperto di scintille, tutti quei bagliori dorati formavano una rete.
Il mostro era scosso da spasmi, mentre infinite scosse elettriche gli percuotevano il corpo.
“Fermati figlio di Zeus, se mi uccidi il mio padrone ti sguinzaglierà dietro tutti i suoi mostri”
“Non ti preoccupare adesso ti spedirò in una prigione da dove non potrai evadere” 
“Non puoi farlo”
Il ragazzo impugno la spada e colpì il corno, che al contatto con l'arma si spezzò facendo uscire un liquido violaceo.
“Non sarai solo,tra poco spedirò lì anche il tuo padrone” detto questo prese il corno in mano e trafisse lo stomaco della bestia.
Il Minotauro cominciò a contorcersi dal dolore, finché con un ultimo spasmo e grido morì.
Il mostro si disintegrò, sparendo nell'aria.
Lo sconosciuto dagli occhi azzurri si volse verso di me, sorridendo
“Sono Alfred F. Jones ,e quello laggiù è mio fratello gemello Matthew”
“Cosa siete?”
“Siamo figli di Zeus e siamo stati incaricati di portarti al Campo Mezzosangue”
“Cos'è il Campo Mezzosangue?”
“La tua nuova casa”.
Alfred mi porse la mano ed io l'afferrai, consapevole di aver appena accettato il mio nuovo destino.


 

Angolo dell'autrice:
Eccomi qui col nuovo capitolo, spero vi piaccia ^.^.
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito e letto la mia storia <3.
Baci
Tay66

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Capitolo 3
*** Perché parlo con i cavalli?! ***


Perché parlo con i cavalli?!

 

 

 

“Cos'è il Campo Mezzosangue?”

“La tua nuova casa”.

Alfred mi porse la mano, ed io l'afferrai, consapevole, di aver appena accettato il mio nuovo destino.

Appena alzato, mi scrollai di dosso la polvere con fare noncurante. La divisa presentava alcuni buchi, ma niente che un buon ago e filo non possano risolvere. Modestamente, me la cavo abbastanza bene a cucire, anche se la cosa non mi fa onore, e non è decisamente maschile.

Alzai lo sguardo, per incontrare ancora gli occhi azzurri del ragazzo.

“G-grazie per avermi salvato”

“Figurati amico, è compito di un eroe salvare gli indifesi” a tale affermazione, il gemello si passò una mano in fronte, sbuffando.

“Come ti chiami?”

“Ah !!!..si...io sono Arthur Kirkland” porsi la mano per presentarmi, non ero mai stato l'amicone del gruppo o il ragazzo popolare, in queste cose sono sempre stato impacciato.

“Nome grazioso” disse Alfred, stringendomi la mano, e sorridendo con il suo sorriso abbagliante.

“Beh..grazie” arrossii, abbassando lo sguardo,concentrando la mia attenzione sulla punta delle scarpe, sporca di polvere.

“Dove volete portarmi?” chiesi, rivolgendo la mia attenzione verso il ragazzo con gli occhi viola.

“Non ti preoccupare, ti porteremo in un luogo sicuro, adatto per i ragazzi come noi”

“Cosa intendi per ragazzi come noi?”

“Beh..noi...” Matthew venne, bruscamente, interrotto dal suo gemello.

“Noi siamo dei semidei, ovvero figli delle divinità dell'antica Grecia”

“Quindi io sarei un semidio?”

La storia mi sembrava folle. Cercate di capire, avevo vissuto nella monotonia per 17 anni, ed adesso sbucavano fuori due cacciatori di mucche dicendomi di essere figli di divinità, per poi insinuare che io stesso ero un semidio.

“Certo” qui il ragazzo fischiò in maniera rumorosa “Il tuo odore è fortissimo”

“Il mio odore?'Stai forse dicendo che puzzo?” il commento mi aveva ferito, avevo corso per non farmi uccidere, era normale che un fossi un po' più sudato, non ero abituato a correre davanti a delle mucche e non era molto carino farlo notare.

“Ahahahaha no amico, sto parlando del tuo odore, quello che ti distingue dai comuni mortali”

“Quello che Alfred vuole dire, è che i mostri, come quello di prima, sono attratti dal tuo odore, perchè addosso porti l'odore di una divinità”

“Capisco..”

Detto questo, cominciai a correre in direzione del cancello principale, cercando di seminare i due ragazzi.

Alle mie spalle sentii i due ragazzi parlare.

“Al, vai a prenderlo tu?”

“Certo che è veloce!” rise Alfred.

Mi trovavo a metà strada, quando con la coda dell'occhio, vidi il ragazzo correre verso di me.

Dire che era veloce era un eufemismo, era talmente veloce che non lo vedevo nemmeno.

Veloce come la luce.

Cercai di velocizzare il mio passo, quando all'improvviso mi sentii afferrare per la vita.

Abbassai lo sguardo, e vidi il braccio muscoloso e abbronzato del ragazzo, che mi teneva stretto, mentre la sua risatina genuina mi riempiva le orecchie

“Stai calmo!”

“Lasciami immediatamente! Conosco un buon avvocato, ti farò causa se non mi lasci!” sinceramente, non sapevo nemmeno cosa fosse una causa, però suonava minaccioso.

Il ragazzo alle mie spalle, si limitò a ridere più forte.

“Se non ti porto al Campo Chirone mi ucciderà”

“Chirone?”

“Si, è il sorvegliante del Campo”

“Ti supplico, lasciami. Non mi importa niente delle divinità greche, io nemmeno ci credo”

Tra noi cadde silenzio,che fu squarciato dal rumore di un tuono, il cielo che fino a poco fa era sereno, diventò buio e tetro.

Matthew si avvicinò a noi, mentre continuava a guardare il cielo, alla ricerca di un segnale.

“Arthur ti sei mai chiesto chi sia tuo padre?”mi chiese il ragazzo dagli occhi viola, arrestando ogni mio movimento.

“C-come lo sai?” sussurrai debolmente.

“E' da un po' di tempo, che ti teniamo d'occhio”

“Già, se mi ricordo bene, sei venuto a sbattere contro di me tre volte questa mattina”disse Alfred.

In effetti era vero, adesso mi ricordavo, per questo quel ragazzo aveva un'aria familiare.

Non è che adesso eravamo pappa e ciccia solo perché lo avevo riconosciuto, ma in questo momento mi sentii più tranquillo. Non mi avevano fatto del male, quando potevano, una voce all'interno della mia testa mi disse “Fidati”

La presa del ragazzo, in quel momento, fu una benedizione, perchè mi sentii svuotare il corpo da tutte le energie.

La giornata era stata ricca di troppe emozioni, se non ci fossero stati Alfred e Matthew, probabilmente, sarei scoppiato a piangere come un bambino, per la frustrazione. Però per fortuna, entrambi i ragazzi erano presenti, così mi limitai a sbattere più volte le palpebre e a respirare, rumorosamente

“Quindi se io vi seguo...scoprirò chi è mio padre?”

“Certo!”

“Ok..va bene..”

“Mi prometti...che non scapperai più?”Rise il ragazzo dietro di me.

“Ok” arrossii vistosamente

La presa, che mi cingeva la vita, si allentò, permettendomi di muovermi.

“Allora andiamo?” chiesi,cercando di darmi un contegno, mentre mi allontanavo.

“Certo” risposero, in coro, i due gemelli.

“Beh!! dove si trova questo Campo Mezzosangue?”

Alfred emise un fischio, che risuonò nel silenzio.

“Non è una risposta”

“Devi avere pazienza” mi disse Matthew.

Aspettammo tutti e tre in religioso silenzio, che fu rotto dal nitrire di alcuni cavalli.

Mi girai circospetto, alla ricerca dei produttori di quel suono, ma ovunque il mio sguardo si posava non li vedevo.

Poi sentii di nuovo nitrire...ma questa volta il suono arrivava da sopra di me.

Incredulo alzai lo sguardo e vidi alcune sagome volare al disopra della mia testa, spaventato guardai i due ragazzi, che a differenza mia erano tranquillissimi.

Davanti a noi si pararono 2 stalloni con...delle ali.

Ero veramente sicuro di star impazzendo, come era possibile che dei cavalli avessero delle ali?

Alfred si avvicinò ad uno dei due cavalli, esattamente quello nero con la criniera bianca (anche la coda), mentre Matthew si avvicinò all'altro cavallo, che era marrone con la criniera bionda.

“Arthur ti presento Tuono e Fulmine” disse Alfred, indicando prima il suo destriero, e poi quello del fratello.

“Complimenti per la fantasia” borbottai.

I due cavalli, mi guardarono intensamente negli occhi, per poi con mia sorpresa, inchinarsi di fronte a me.

Stupefatto, alzai lo sguardo verso Alfred, ma anche lui, come me, era incredulo.

I due gemelli si guardarono, nei loro occhi si leggeva sorpresa, curiosità e felicità.

“Al...è proprio lui!”

“Lui chi?” chiesi io, guardandomi intorno, alla ricerca di questo fantomatico LUI.

“Forza Arthur vieni” disse il ragazzo dagli occhi azzurri, salendo sul cavallo, e porgendomi la mano.

“Aspetta!!! io dovrei salire su quel coso...che vola??” chiesi, terrorizzato, all'idea di volare.

“Non ti preoccupare non ti lascerò cadere” disse...il cavallo.

Rimasi a bocca aperta.

“Come scusa?” chiesi

“Ti ho detto di venire con me” disse Alfred, leggermente offeso, si capiva che quel ragazzo non era solito essere ignorato.

“Non stavo parlando con te” dissi io avvicinandomi al muso del cavallo.

“Allora con chi stavi parlando?”

“Puoi..p-parlare” accarezzai il viso dell'animale, delicatamente, sperando di non spaventarlo, invece fu proprio lui a spingersi verso la mia mano.

“Solo con te” mi disse il cavallo

“Perchè?”

“Perchè sei il nostro padrone”

“Alfred è proprio lui” disse, elettrizzato, Matthew

“Abbiamo compiuto la nostra missione” disse il gemello, battendo il cinque al fratello.

“Arthur vieni!” accettai la mano del ragazzo con gli occhi azzurri.

Mi sistemai dietro,aggrappandomi a lui con tutte le mie forze, e appoggiando la testa sulla sua ampia schiena.

“Non ti preoccupare non ti lascerò cadere” mi disse per tranquillizzarmi.

“Sarà meglio per te” cercai di fare il gradasso, nonostante il tremare delle mie mani e della mia voce.

All'improvviso i cavalli si alzarono in volo, preso dalla paura piantai le unghie nella felpa rossa di Alfred, che si dimostrò veramente gentile e dolce, per tutto il viaggio.

“Dove si trova il Campo Mezzosangue?” cercai di non guardare in basso, perchè preso dalla paura mi sarei buttato giù da solo..che eroe.

“Si trova in America”

“C-come???”

“Si, hai presente l'America?? Quel grande continente ad ...”

“Idiota, so cos'è l'America, ma non capisco perché proprio in America??Non dovrebbe essere in Grecia?”

“Devi sapere che le divinità,s i spostano ovunque la cultura occidentale si concentra, in questo caso l'America.”

“Quindi noi dobbiamo volare su questi cavalli..”

“Pegasi”

“OK, su questi pegasi, sino in America?”

“Si, ma non ti preoccupare, sono velocissimi, arriveremo prima del tramonto”

“Ma la gente non ci vede?”

“No, i comuni mortali hanno i sensi annebbiati dalla foschia, una nebbiolina invisibile che gli impedisce di vedere le cose come le vediamo noi”

“Ah” rimasi in silenzio, cercando di far mente locale di tutti gli avvenimenti avvenuti nella giornata:il Minotauro,i gemelli,la questione delle divinità e i cavalli alati.

Non avrei mai pensato, che la mia vita potesse cambiare così tanto, da diciassettenne sfigato e solo, a figlio di un Dio greco.

Sentivo gli occhi pesanti, cominciai a sbattere le palpebre, che ormai sentivo pesanti, finchè non mi addormentai, con la testa appoggiata ad Alfred.

In quel momento mi sentivo in pace, nonostante l'altezza, le chiacchiere inutili di Alfred sul suo essere “eroe” e l'aria, che leggermente mi graffiava il viso.

Dormii per un paio di ore, mi svegliai solo quando Alfred mi toccò la spalla, scuotendola leggermente.

“Certo che sei disonesto, mi aspettavo qualcuno con cui parlare durante il viaggio, invece non hai fatto altro che dormire!” sbuffò il ragazzo.

“Alfie lascialo stare, abbiamo reagito così anche noi”

“Non è vero, io ero vigile e attento come un eroe”

“Certo” rise il gemello

“Comunque Arthur siamo arrivati”ancora con gli occhi socchiusi, accettai l'aiuto del ragazzo per scendere, ma quando toccai terra i miei occhi si spalancarono, per la meraviglia.

Davanti a me si presentava una distesa verde, dove vi erano edificati 12 templi, da cui uscivano onde di ragazzi e ragazze con indosso abiti ed armature, risalenti all'antica Grecia.

Spostai lo sguardo verso un'altra zona, dove vi erano edificati altri templi più piccoli, ma non per questo privi di bellezza.

Ad un tratto fummo circondati da decine di ragazzi, che si avvicinavano a noi, sorpresi e curiosi.

“Benvenuto al Campo Mezzosangue” mi disse Matthew, dandomi una leggera pacca sulla spalla.

“La tua nuova casa” continuò Alfred, circondandomi la vita con un braccio.

Il figlio di Zeus aveva ragione, quella che mi si presentava davanti agli occhi era la mia nuova casa, ed io sarei stato pronto a difenderla a costo della mia vita.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Eccomiiiii quiii!!!!!

Vi sono mancata?

Scommetto che molte di voi hanno già capito chi è il padre di Arthur.

Ebbene, la conferma arriverà nel prossimo capitolo, insieme alle spiegazioni.

Volevo ringraziare tutti voi, che avete recensito e letto la mi storia.

Siete la mia vita.

Baci

Tay66

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Strette allo stomaco, incontri mortali...queste cose si che ti cambiano la vita ***


 

 

 

Strette allo stomaco, incontri fatali...queste cose si che cambiano la vita.

 

 

 

“Benvenuto al Campo Mezzosangue” mi disse Matthew, dandomi una leggera pacca sulla spalla.

“La tua nuova casa” continuò Alfred, circondandomi la vita con un braccio.

Il figlio di Zeus aveva ragione, quella che mi si presentava davanti agli occhi era la mia nuova casa, ed io sarei stato pronto a difenderla a costo della mia vita.

Davanti a noi si pararono decine di ragazzi e ragazze, che puntavano i loro occhi su di noi, o meglio su di me.

Mi accorsi in quel momento del braccio di Alfred, quel dannato, che mi cingeva la vita, arrossii di colpo staccandomi da lui, ed emettendo alcuni colpi di tosse per darmi un po' di contegno...o almeno ci provai, ma il verso che ne venne fuori fu quello di un topolino spaventato.

“Siamo tornati” urlò Alfred, squarciando il silenzio che si era creato, infatti appena egli ebbe pronunciato la frase, si levarono applausi, grida di approvazione e di gioia.

Tutti si avvicinarono ad Alfred, prendendolo in braccio e portandolo fuori dal mio campo visivo.

Guardai Matthew, cercando risposte, ma lui aveva lo sguardo abbassato.

“Non ti preoccupare, fanno sempre così” mi disse, evidentemente aveva notato il mio sguardo su di lui.

“Perchè?”

“Perchè è appena tornato da una missione”

“Ma allora non dovrebbero fare così anche con te?”

Lui alzò lo sguardo, leggermente liquido, sorridendomi dolcemente

“Lui è l'eroe non io..”

“Ma non è giusto! insomma anche tu...” Matthew mi accarezzò i capelli, mettendo fine alla mia frase.

“Non ti preoccupare, ci sono abituato….Adesso ti devo portare da Chirone.” detto questo, cominciò a camminare, ed io lo seguii prima con lo sguardo, per poi seguirlo fisicamente.

Incredibile, erano gemelli eppure i loro caratteri erano opposti, come il Sole e la Luna.

“Perchè mi devi portare da Chirone?”

“Perchè sei un nuovo arrivato, e anche perché ho alcune cose da riferirgli”

“Quindi questo è il campo” affermai, più per convincermi, che per intrattenere una conversazione

“Già”

“Come mai dall'altra parte ci sono dei templi più piccoli?” indicai i vari edifici sul lato opposto.

“Perchè li alloggiano i figli delle divinità minori”

“Divinità minori?”

“Si, sono le divinità che non fanno parte del tradizionale Pantheon greco, che è composto da 12 dei”

con un gesto della mano indicò i templi più grandi.

Mentre ci dirigemmo verso Chirone, incontrammo Alfred, trafelato e sudato, con la felpa sgualcita e i capelli arruffati.

“Ma cosa hai fatto?” chiesi, mentre osservavo il ragazzo prendere qualcosa in tasca, che poi si rivelarono occhiali.

Sinceramente lo preferivo senza occhiali, quei cosi gli nascondevano gli occhi...non che la cosa mi importi sia chiaro.

Era solo un parere.

“Le figlie di Afrodite sono delle belve!” chissà perché non ero affatto scioccato di sapere che quel ragazzo aveva delle ammiratrici.

“Ah!” esclami senza sapere cosa dire

“Ma adesso sono qui” sorrise, mentre si metteva le mani in tasca e si abbassava leggermente per arrivare alla mia altezza. Che dannato ba...barbone, ringraziate il mio essere gentleman che mi impedisce di dire quello che penso veramente.

“Ma che carino” commentai in tono acido mentre con una mano lo allontanavo da me, lui semplicemente rise.

“Siete già stati da Chirone?”

“No, ma lo stavo..”

“Ah bene, forza andiamo!” urlò, afferrando me e Matthew per le spalle.

Alla fine, arrivammo davanti ad una casa, che somigliava di più ad una struttura di un capanno o di un fienile.

“Quindi è qui che vive Chirone?”

“Già!” urlò Alfred, mollando sia la mia spalla che quella del fratello, per bussare alla porta o portone (dipende molto dai punti di vista).

“Avanti” disse una voce, proveniente dall'interno.

Il ragazzo con gli occhi azzurri, aprì la porta entrando, ed urlando rumorosamente
“CHIRONE SIAMO TORNATI!!!!”

“Lo sento” disse la voce all'interno.

Un po' intimorito, entrai. La stanza presentava un grazioso soggiorno, composto da dei divani color verde pastello ed un tavolino argento sorretto da 4 statue a forma di cavallo. Le pareti erano di un color giallo tenue, ma che riscaldava l'ambiente, per renderlo perfetto ci volevano delle tendine di pizzo che avrebbero incorniciato le finestre in legno di quercia, che regalavano la visuale del campo...ma passiamo oltre.

“L'abbiamo trovato” disse Matthew

“Benissimo” dal buio apparve un uomo..almeno la sua metà superiore, infatti dal busto in giù il suo corpo era quello di uno stallone bianco.

Chiusi più volte gli occhi dallo stupore, ed aprii la bocca alla ricerca d'aria.

“Calma, calma giovanotto” rise il tipo metà uomo e metà cavallo.

Indietreggiai, cadendo su uno dei divani.

“AHAHAHAH sei esilarante Arthur” rise l'idiota dagli occhi azzurri.

“Non ti preoccupare. Respira lentamente”

Eh..già..stavo andando in iperventilazione.

Basta vado a nascondermi, manderò un altro semidio a raccontare la storia.

Va bene, va bene, resterò qui a raccontare la storia.

“Io sono Chirone” disse l'uomo.

Nella metà superiore, era un uomo adulto, che dimostrava all'incirca quarant'anni.

Aveva i capelli neri e gli occhi del medesimo colore, sulle guance si poteva intravedere un leggero accenno di barba.

Come una scimmia, puntai il dito verso di lui, emettendo parole come “C-cavallo”, mentre cercavo lo sguardo di Matthew, per avere spiegazioni.

“Calma, non mangio mica!” rise l'uomo metà cavallo.

Cominciai a respirare rumorosamente, mentre mi alzavo dal divanetto su cui ero caduto, per dirigermi verso la finestra, che aprii per prendere una boccata d'aria.

Quando cominciai a prendere il controllo di me stesso, mi voltai verso gli altri che mi fissavano.

“Quindi tu saresti Chirone?”

“In persona o meglio metà….lasciamo stare, tanto hai capito”

“E' lui, abbiamo compiuto la nostra missione!” disse Alfred.

“Questo tocca a me deciderlo” si avvicinò a me “Come ti chiami?”

“Arthur Kirkland”

“Sai perché sei qui?”

“Perchè sono un semidio?”

“Bravissimo! Sai come funzionano qui le cose?”

Scossi la testa.

“Che ne dici di parlarne di fronte a una tazza di tè?” annuii alla sua richiesta, così insieme ai due gemelli ci sedemmo sui divanetti verdi, mentre Chirone si adagiava su dei cuscinetti verdi, che erano stati accuratamente appoggiati sul pavimento.

Dalla porta entrò un ragazzo, o meglio metà ragazzo, infatti le gambe erano quelle di una capra. Il suo volto era molto giovane, in testa aveva una cascata di ricci neri, che incorniciavano il volto pallido.

Al collo aveva appeso un flauto.

“Arthur questo è Adam, ed è un satiro” disse, mentre Adam appoggiava sul tavolino delle tazzine verdi.

“Grazie” ringraziò Chirone, mentre il satiro se ne andò via.

Appena il “ragazzo” chiuse la porta, tutti e tre i presenti nella stanza mi spiegarono molte cose sul Campo Mezzosangue, sul Pantheon greco e le varie divinità.

“Lei sa chi è mio padre?” domandai, bruscamente, interrompendo il discorso di Chirone.

“Forse, ma non ne sono sicuro”

“Perchè hai tutti questi dubbi?” chiese Alfred.

“Perchè non ti ha riconosciuto?” disse Chirone, ma non a me o ai gemelli, sembrava pensare ad alta voce. Il suo sguardo divenne, improvvisamente, triste e preoccupato.

“Mi dispiace ragazzo, ma dobbiamo sottoporti ad una prova”

Prova???

Mi irrigidii all'istante.

“Che tipo di prova?” chiesi flebilmente, mentre in me saliva un senso di angoscia e preoccupazione.

Si alzò di scatto e mi fece un gesto che significava “seguimi”, oltre a me uscirono anche Alfred e Matthew.

I ragazzi, che stavano svolgendo le loro funzioni, si fermarono di colpo quando videro il sorvegliante.

Chione, si avvicinò ad un ragazzo molto alto e muscoloso, che estrasse da sotto la toga (non chiedetemi dove di preciso) un telecomandino grigio con due grossi bottoni, uno rosso e l'altro verde, e glielo diede in mano.

Il sorvegliante si avvicinò ai due gemelli.

“Fate evacuare la zona vicino al fiume” detto questo i due ragazzi andarono, mentre lui si diresse verso un capanno dove prese una spada, dalla semplice impugnatura.

“Ti servirà” disse, mentre mi passò l'arma.

L'angoscia piano piano si stava diffondendo in tutto il mio corpo, mandandomi nel panico.

“Io non so combattere”

“Fidati dei tuoi istinti”

Chirone non lo sapeva, ma i miei fidati istinti mi dicevano di correre il più lontano possibile.

Stavo per obbiettare quando all'improvviso, ritornarono Alfred e Matthew.

“Forza andiamo” mi spinse leggermente, mentre io stringevo l'impugnatura della spada al cuore, per scaricare la tensione e l'agitazione, che mi bloccavano i pensieri.

Dopo poco arrivammo davanti al Fiume, o meglio lo scenario della mia prova.

“Impugna bene la spada con entrambe le mani. Non attaccare, difenditi. Solo quando l'avversario ti dà le spalle puoi colpire” disse in maniera premurosa Alfred.

“Ma non è sleale attaccare di spalle?”

“E' anche sleale mandare dei novellini a combattere”

“Ho qualche possibilità?” chiesi con la paura, che mi attanagliava le membra.

“Non ti preoccupare in caso ci sarò io a salvarti” mi fece l'occhiolino, e fui sicuro di sentire lo stomaco stringersi.

Chirone si avvicinò a noi e premette il pulsante.

“E' l'unico modo per scoprire chi è tuo padre” disse dispiaciuto.

All'improvviso nell'aria si sentì un rumore metallico, seguito da un ruggito.

Mi voltai alla ricerca del produttore di tale rumore, ma non vidi niente.

Ero ancora intento a guardarmi intorno quando, all'improvviso, venni catapultato a terra. Per fortuna mi feci solo un graffietto, ma quando alzai lo sguardo mi si gelò il sangue.

Davanti a me si trovava un drago di bronzo, lungo all'incirca cinque metri ed alto due. Tutto il corpo era ricoperto di squame di bronzo, che sembravano taglienti come rasoi. Dalla bocca sporgevano due zanne affilate, ed immaginai cosa si provasse ad averle conficcate in qualche parte del corpo.

Certo, questi non erano i pensieri adatti, invece di incitarmi al combattimento, mi stavo deprimendo pensando alle possibili morti che mi attendevano.

Il drago si buttò di scatto su di me, ma io mi buttai di lato rotolando, e subito la creatura mi fu sopra.

Aprì la bocca, dandomi una terribile visione dei suoi denti, che come seghe elettriche roteavano.

Presi la spada e la infilai all'altezza del collo del mostro, che cominciò a dimenarsi. Ne approfittai per alzarmi, ma il drago mi raggiunse subito e mi strinse il braccio con la coda affilata.

La stretta era dolorosa, le squame di bronzo stavano tagliando la mia pelle, lasciai la presa sulla spada a causa del dolore.

Venni sbattuto conto il tronco di un albero, facendomi male alla schiena. Il drago trasformò la sua coda in una trivella e me la puntò in faccia, abbassai di scatto il corpo, graffiandomi la fronte, afferrai un sasso e lo lanciai contro l'occhio della bestia, che a seguito del colpo indietreggio, lasciandomi uno spazio per poter scappare. Rotolai di lato, impugnando di nuovo la spada, ma appena la sollevai mi scappò un gemito di dolore e quindi mi ricadde a terra.

Intorno al campo si erano radunate migliaia di persone, per assistere allo scontro….o meglio alla mia eminente morte.

Pensare positivo.

POSITIVO.

Il drago si era ripreso e mi puntava i suoi occhi rossi addosso, indietreggiai finché i miei piedi non toccarono la fresca acqua del fiume.

Un brivido mi percorse tutto il corpo, lasciandomi stupito ed incredulo.

Senza rendermene conto alzai le braccia in alto. Il tempo si era come fermato, i miei occhi erano puntati su una delle gocce di sangue che lentamente cadde in acqua,a quel contatto improvviso lo stomaco mi si strinse in una morsa dolorosa (non come quella che avevo provato con Alfred).

Mi sentii potente e alle mie spalle si era formata un'onda di dimensioni anormali. Nelle orecchie sentivo lo scrosciare dell'acqua, sul viso le gocce, che mi regalavano freschezza e nelle mani sentivo il potere concentrarsi.

Abbassai di colpo le braccia e l'onda, che mi era alle spalle, travolse il drago e anche qualche spettatore, fra i quali Alfred e Matthew.

L'acqua travolse il mostro e come in un mulinello fu travolto più volte, finchè non si placò e tornò al suo posto.

Il drago ormai era solo un mucchio di ferro e bronzo.

Tutta l'energia sembrò spegnersi improvvisamente ed io caddi in ginocchio dentro all'acqua, mentre cercavo di regolare il respiro e di realizzare quello che era successo.

Alzai a fatica lo sguardo, per incontrare tutti gli occhi dei presenti puntati prima su di me e poi oltre alle mie spalle.

Mi voltai e vidi in alto, formato con dell'acqua il simbolo di un tridente.

“Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!” continuava ad urlare Alfred.

“Benvenuto Arthur Kirkland, figlio di Poseidone” disse Chirone inchinandosi, seguito da tutti gli altri.

Figlio di Poseidone.

Forse per la prima volta nella mia vita, sentii di avere la verità in mano. Ma mi sbagliavo, la strada che conduceva alla verità era ancora dura e tortuosa.

L'unica cosa che mi importava in quel momento, era solo il sorriso che Alfred mi stava rivolgendo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ebbene popolo eccomi quiiii!!!!!.

Finalmente ho aggiornato.

Siete felici?

Nel prossimo capitolo, cercherò di approfondire la storia di Arthur.

Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito la mia storia.

Siete i migliori.

Baci

Tay66

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Capitolo 5
*** Ambrosia, incontri strani e proposte indecenti ***


Ambrosia, incontri strani e proposte indecenti

 

 

 

“Benvenuto Arthur Kirkland, figlio di Poseidone” disse Chirone inchinandosi, seguito da tutti gli altri.

Figlio di Poseidone.

Forse per la prima volta nella mia vita, sentii di avere la verità in mano. Ma mi sbagliavo, la strada che conduceva alla verità era ancora dura e tortuosa.

L'unica cosa che mi importava in quel momento, era solo il sorriso che Alfred mi stava rivolgendo.

Quest'ultimo si avvicinò a me, tutto raggiante e sorridente, e mi aiutò ad alzarmi.

“Sei stato mitico” tutti i suoi vestiti erano bagnati ed incollati al corpo alto e muscoloso, gli occhiali gli pendevano leggermente di lato.

Cercai di sorridere, anche se il dolore al braccio era insopportabile.

Intorno a noi due, si erano radunati tutti coloro che avevano osservato lo scontro.

“Abbiamo molto di cui parlare Arthur” mi disse Chirone “Però prima è meglio se passi in infermeria, Alfred accompagnalo” il figlio di Zeus si limitò ad annuire.

“Forza Arthur andiamo” si fece largo in mezzo alla folla che si era creata.

Appena toccai il terreno, sentii tutte le mie energie svanire, un forte capogiro mi colse inaspettato, facendomi indietreggiare. Ma riuscii a reggermi in piedi, senza destare sospetti, o almeno speravo, infatti quando mi voltai notai lo sguardo di Alfred su di me.

I suoi occhi erano dannatamente azzurri, talmente profondi e belli da mozzare il fiato...almeno è quello che dicono quelle smorfiose delle figlie di Afrodite.

“Alfred non so se te ne sei accorto, ma mi sta sanguinando un braccio, quindi se non ti spiace mi accompagneresti nella fottuta infermeria, prima di farmi morire per un' emorragia?!”

“Oh!!! certo andiamo” disse, prendendomi il braccio sano.

“Alfred se stringi così forte mi rompi l'altro braccio” mi lamentai, eppure la presa del ragazzo era ancora salda sulla mia pelle.

Alla fine arrivammo davanti ad una piccola casetta di legno, al cui interno si trovavano dei lettini ed un armadietto.

Venne verso di noi una donna abbastanza in carne, ma che aveva un viso bellissimo. Il suo viso era tondo e morbido, i capelli biondi erano raccolti in una morbida coda dalla quale qualche ciuffetto ribelle sfuggiva, gli occhi marroni erano sormontati da un paio di lenti, mentre tutto il corpo era avvolto in un camice bianco da dottore.

“Oh cielo!!” esclamò avvicinandosi a me e prendendo il braccio ferito per esaminarlo.

“Quanto sangue hai perso?”

“Non saprei”

La dottoressa si avvicinò all'armadietto, da dove ne tirò fuori una boccetta contenente un liquido, all'apparenza un po' denso.

“Stenditi sul lettino” mi disse indicando un piccolo letto, vicino ad una finestra.

Feci come richiesto.

Il letto era morbido e le lenzuola e il cuscino profumavano di acqua salata, un odore che stranamente trovavo non solo familiare, ma anche rilassante.

Infatti prima dell'incidente di mia madre, andavamo sempre al mare ed io amavo quella distesa di acqua infinita, così misteriosa e oscura.

Poi però il mare si era portato via mi madre, l'unica cosa che ancora mi teneva in vita.

Da quel giorno, non andai mai più al mare e tanto meno mi avvicinai a corsi d'acqua.

Eppure durante lo scontro, il mio corpo si era mosso da solo, e si era avvicinato all'acqua, senza che me ne rendessi conto.

La dottoressa mi passo un calice, contenente un po' di quel liquido.

“Bevi tutto caro” mi disse, mentre con una garza e una benda e cominciava a pulire la ferita.

Bevvi tutto il contenuto del bicchiere, aspettandomi di trovare un sapore acido e amaro, tipico delle solite medicine, invece mi stupii di riconoscere in quella bibita il sapore degli sconses, che mia madre mi preparava.

Avevo provato milioni di volte a rifare quei dolcetti, eppure non ci riuscivo e tutt'ora non ci riesco.

Appena bevvi, sentii le membra del mio corpo riscaldarsi, e il dolore al braccio diminuire.

Guardai incredulo la dottoressa, che di rimando mi sorrise e mi accarezzò i capelli, con affetto.

“E' ambrosia, la bevanda degli dei, però non bisogna mai abusarne altrimenti rischia di uccidere”

Cercai di muovere il braccio, che era fasciato da una semplice benda di lino.

“Il dolore dovrebbe sparire tra un paio di giorni” mi disse, prima di alzarsi dalla sedia, che era posta accanto al mio letto, per dirigersi verso un nuovo paziente.

“Stai bene?” mi chiese Alfred, che stranamente era rimasto in silenzio per tutto il tempo.

“Si si” passai la mano sulla fronte, notando che i piccoli graffi, che mi ero provocato erano spariti.

“Sei stato fantastico prima” la sua voce era bassa, insolito per lui.

Mi voltai per osservarlo.

Il Sole stava lasciando posto alla Luna, infatti il cielo stava diventando più scuro, eppure l'ultimo raggio di Sole investi col suo bagliore il volto del figlio di Zeus, che mi sorrideva in maniera spontanea

“G-grazie” dissi, abbassando lo sguardo.

“Come hai fatto a creare quell'onda??”

“Sinceramente non lo so, il mio corpo si è mosso da solo”

“Che figata!!!” esclamò tutto pipante.

Nell'infermeria cadde il silenzio, abbandonai la testa sul cuscino, lasciandomi investire da quell'odore di salsedine.

“Sei stanco?”

“Non sono abituato a combattere draghi di bronzo” lui rise alla mia battuta, e pensai che il suono della sua risata fosse poesia….si, insomma quelle brutte, che non si capiscono mai, quelle.

Non pensate male.

“Adesso sai chi è tuo padre... sei felice?” lo disse con uno strano tono di voce, sicuramente non allegro

“Ti sbagli, io non so chi sia mio padre, o meglio ho solo scoperto il nome, ma non so come sia.” rimasi un attimo in silenzio prima di riprendere il discorso.

“Non so come sia la sua voce, non so il colore dei suoi occhi, non so il colore dei suoi capelli, non so quanto sia alto..insomma non so niente, come posso definirlo mio padre?”

Già, erano quella la domanda, che mi veniva spontanea e che i lasciava l'amaro in bocca.

“Non ho niente, ho perso mia madre, non ho amici e non ho mai conosciuto mio padre” dissi sempre più triste.

Poi Alfred mi prese la mano.

Era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ascoltando i miei deliri.

“Forse non è tanto, ma ..” aveva le guance rosse e gli occhi che brillavano, ma come in un film nel momento clou, arrivò Matthew.

“Scusate se vi interrompo” disse arrossendo, osservando la mia mano ancora tenuta stretta da quella di Alfred. “Ma Chirone vuole vedervi”.

Il figlio di Zeus si alzò dalla sedia, sbuffando ed uscendo dalla stanza, lasciando me e il gemello piuttosto basiti.

Mi alzai, dal morbido letto, per dirigermi da Chirone.

Appena varcai la porta, l'aria fredda mi investi completamente, rinvigorendomi.

Il Sole aveva lasciato il posto alla Luna, e al suo manto stellato.

Da chissà quanto tempo non vedevo le stelle, a Londra c'era troppo smog per ammirarle.

Eravamo appena giunti davanti alla casa del sorvegliante, quando dall'interno sentimmo urlare “Posso farcela fidati”senza dubbio, questa era la voce di Alfred.

“Non affrettare le cose ragazzo” rispose il sorvegliante.

Matthew, che forse aveva capito il discorso entrò immediatamente nell'abitazione, interrompendo in quel modo il discorso.

“Oh siete qui” disse Chirone, facendo un gesto con la mano per invitarci ad entrare.

Passai davanti ad Alfred, ma lui avevo lo sguardo perso nel vuoto.

“Arthur Kirkland”

“Chirone”

“Ahahah ragazzo mio, tu sei una benedizione degli dei!!!!”

“Perchè?”

“Ragazzo, ormai siamo entrati in guerra, ed è bello sapere che abbiamo un altro figlio dei tre pezzi grossi qui con noi”

Come mi avevano spiegato in precedenza, non solo ero figlio di un dio greco, ma anche di uno piuttosto famoso.

Potete immaginare la mia autostima in quel momento. Si, insomma a parte, una madre morta, l'incontro con due ragazzi sconosciuti, l'improvviso scontro con un drago e tute quelle creature strane, che giravano per il campo, potevo dire di stare bene.

“Come ho già detto, più volte da quando sono arrivato qui, io non so combattere”

“Beh, figliolo al fiume hai provato a tutti il contrario”

“E' stato un caso, non sapevo quello che facevo”

“Ma sei stato miti..” aveva detto Matthew, prima di essere interrotto dal sottoscritto.

“Fortuna del principiante”

“Non ridicolizzare la cosa, i tuoi poteri si stanno svegliando. Finalmente, avrebbero già dovuto risvegliarsi da qualche anno”.

Chissà perché non mi stupivo?

Pigro io, pigri anche i miei poteri.

Mi sembrava coerente e giusto.

“Lei prima mi ha detto che di solito i figli mortali degli dei vengono riconosciuti prima dei dodici anni, ma perché?” chiesi a Chirone

“Dai dodici anni in poi, i poteri cominciano a risvegliarsi e l'odore dei semidei si fa più forte, attirando i mostri, e mettendo in pericolo la propria incolumità”

“Allora perché io sono stato riconosciuto solo adesso?” abbassai lo sguardo.

“Sei il figlio di uno dei pezzi grossi...magari tuo padre pensava di proteggerti in questo modo”

“Se non fossimo intervenuti noi, a quest'ora lui sarebbe morto” disse Alfred.

“Alfie ha ragione” concordò il fratello.

“Forse..”aveva cominciato, titubante, Chirone.

“Non c'è bisogno, ho capito” dissi interrompendo il sorvegliante, ed alzandomi

“Cosa?” chiesero tutti e tre all'unisono

“Mio padre mi ha solo riconosciuto perché siamo in guerra. N-non perché ci teneva a me o robe simili, gli serve qualcuno che faccia le cose al posto suo.” mi diressi verso la porta.

“Non dire così magari lui….”

“Non ti preoccupare Matthew...non fa niente..tanto non lo conosco”.

“Non mi può ferire, visto che non lo conosco” questo mi ripetevo, eppure allora perché la sua assenza mi faceva così male?

Perchè allora ci pensavo?

“Vado a farmi una passeggiata. Sono arrivato qui da un paio di ore e non ho ancora avuto il piacere, o la disgrazia di vedere questo posto” dissi leggermente sarcastico.

“Vuoi che venga con te” mi chiese Alfred

Appoggiai la mano sulla maniglia della porta,voltandomi verso di lui.

“No, vado da solo. Mi hai già scassato abbastanza i timpani con la tua voce petulante” dissi uscendo.

Respirai a grandi boccate l'aria fredda della sera, mentre percorrevo una stradina, che portava in mezzo ad un boschetto.

Non ero l'unico a passeggiare a quell'ora, in mezzo al tracciato di terra si trovavano molte coppiette, amiche che passeggiavano raccontandosi cose come “Il figlio di Ares è così bello” e robe simili.

Volevo stare da solo, così cambiai strada, introducendomi in mezzo alla boscaglia.

Camminai per un paio di minuti, prima di ritrovarmi su una piccola spiaggia isolata.

Mi guardai attorno, notando con piacere di essere solo, mi avvicinai ad una grande pietra sedendomi sopra e prendendomi la testa fra le mani sospirando.

Quante cose era successe, tutto questo in una sola giornata.

Fosse stato un film, avrei cambiato canale, giudicandolo come banale. Eppure, purtroppo, era tutto vero.

“Quindi saresti tu mio padre” affermai, rivolgendomi alla superficie liquida davanti a me.

Perfetto, adesso parlo da solo.

“Se sei il dio dei mari, perchè non hai salvato la mamma?!” avevo la voce incrinata dal dolore e dalla rabbia.

“Cos'era?! Forse un gioco per te?! Lei ti amava davvero.” mi alzai furioso, prendendo un sasso.

“Mi ha scassato le palle per otto anni, parlandomi di un galante gentiluomo che aveva conosciuto sulla spiaggia” scagliai la pietra, raccogliendone un'altra.

“Lo sai che la mamma dopo te, non ha mai amato nessun' altro uomo?!” lanciai il sasso, prendendone un altro.

“Papino, lo sai che eravamo pieni di debiti?! Che la mamma oltre a fare la scrittrice lavorava in uno squallido bar?! Che la crociera che aveva prenotato, era stata pagata con i suoi risparmi di una vita?!”

“Che il libro che aveva appena pubblicato si chiamava “L'uomo che veniva dall'oceano”?! Lo sai era la storia della vostra relazione!!” cominciai a parlare a ruota libera, alzando sempre di più la voce, scagliando tutte le pietre che trovavo.

Presi in mano una pietra bella grossa e la lanciai, ma sbagliai mira.

Infatti questa andò dietro un cespuglio, ma per mio stupore sentii qualcuno gemere di dolore.

Mi azzittii all'improvviso, sentendo i muscoli irrigidirsi.

“C'è qualcuno?” chiesi come un perfetto idiota.

Da dietro la pianta spuntò un ragazzo alto e magro, con i capelli biondi e ondulati che arrivavano fino alla base del collo, e gli occhi blu. Il suo abbigliamento era inconsueto almeno per me, infatti lo sconosciuto portava una toga che arrivava fin sotto le ginocchia,mentre i piedi erano protetti da dei sandali.

“Per Tutti gli dei, si può sapere cosa succede?” lo sconosciuto aveva uno strano accento, europeo, probabilmente francese.

Il ragazzo si voltò verso di me, squadrandomi da capo a piedi. Non so perché, ma sotto il suo sguardo mi sentivo a disagio.

“Oh, ma tu sei il novellino del drago” disse, battendo le mani come una femminuccia.

“Avrei un nome” ammetto, che come inizio di un dialogo non era molto educato, ma io sono così.

Prendere o lasciare.

“Perdonami mon amour, sono stato proprio maleducato io sono Francis Bonnefoy, figlio di Eros dio dell'amore carnale” disse ammiccando “Tu invece?” chiese, porgendomi la mano

“Arthur Kirkland, presunto figlio di Poseidone” dissi, allungando la mano, per presentarmi.

Il ragazzo invece di stringermi la mano, come avrebbe fatto qualsiasi persona normale, la voltò per fare il bacia mano.

“Piacere” sussurrò.

“Bene, adesso devo andare, devo parlare con ...Chirone di una cosa importante. Scusa per il sasso. A mai più” dissi, voltandomi, pronto ad andare via.

“Aspetta mon petit lapin non scappare” mi afferrò il polso, facendomi voltare verso di lui. “Vorrei approfondire la tua conoscenza”

“Facciamo domani ok? Adesso sono stanco voglio andare a dormire” dissi liberandomi dalla presa dell'altro, che era tranquillo e continuava a sorridere.

“Allora vuol dire che ti accompagnerò fino alla tua casa”

“Non ti devi preoccupare, ci vado da solo.” ormai ero al limite della pazienza.

Tra noi calò il silenzio, che fu interrotto...dalla mia pancia.

Ebbene si, stavo morendo di fame, ormai era da più di mezza giornata che non toccavo cibo.

Arrossii di botto, portandomi le mani sulla pancia, che continuava a gorgogliare.

“Ahahah mon amour hai fame?”

Perspicace il ragazzo.

Non risposi alla domanda.

Lui afferò di nuovo il mio polso, sorridendo come un bambino.

“Forza andiamo, tra poco serviranno la cena”

“A-aspetta...”

“Non mordo mica..scherzo in verità mordo, sai mio padre è il dio dell'amore carnale, quindi io sono abbastanza bravo in queste cose. Perciò se vuoi favorire chiedi pure.” rise, lasciandomi incredulo.

“Hai un viso davvero grazioso, due occhi di una tonalità meravigliosa. Sinceramente, non avrei mai pensato che tu fossi un figlio di Poseidone. Cerca di capirmi non hai la corporatura, che hanno di solito i figli dei tre pezzi grossi” continuò a parlare, facendomi venire il mal di testa.

Grazie a tutti gli dei, arrivammo subito nella mensa, che non era altro che uno spazio all'aperto, dove vi erano dei tavoli di marmo, tutti diversi gli uni dagli altri.

Tutti gli abitanti del campo, si avvicinavano per prendere posto.

Quando arrivammo tutti si fermarono di colpo, guardandoci. Francis sembrava essere a sua agio, a differenza mia.

“Amigo dove sei stato?” chiese un ragazzo alto e muscoloso, dalla pelle bronzea e gli occhi verdi.

“In dolce compagnia” disse, muovendo leggermente il braccio, che teneva il mio.

Mi staccai di colpo da lui, mentre verso di noi avanzavano Alfred e Matthew.

“Arthur come stai?” mi chiese il ragazzo dagli occhi viola

“Perchè eri con Francis?” domandò l'altro gemello.

“Oh Alfred, non ti preoccupare, eravamo solo nel bosco a fare due chiacchiere, vero mon Arthur?”

“S-si”

Il figlio di Zeus con gli occhi azzurri, continuava a spostare lo sguardo da me al francese, prima di afferrarmi il braccio e trascinarmi via.

Sinceramente, ero veramente stanco di essere trascinato ovunque.

Alfred si fermò, solo in prossimità di un tavolo di marmo bianco, con ai lati dei rilievi che rappresentavano conchiglie, stelle marine e alghe.

“Questo è il tavolo per i figli di Poseidone!”

“Quanti ce ne sono?” chiesi curioso.

“In verità, tu sei l'unico”

Mi sedetti sulla panchina fredda, notando il gemello di Alfred, che si sedeva da solo, su una panchina bianca come la mia, ma con decorazioni che richiamavano la simbologia del loro genitore divino.

Alfred prese posto di fronte a me.

“Perchè non chiami Matthew e gli dici di venire qui con noi”

“In verità, sarebbe proibito andare in tavoli diversi da quelli che ci vengono assegnati”

Che regola stupida.

“Allora perché sei qui?”

“Volevo stare un po' con te” arrossii di colpo e potevo benissimo sentire le orecchie andare a fuoco “Si..insomma mi sembravi confuso, ti serviva l'aiuto di un eroe” anche lui aveva il viso colorato di una tonalità di rosso, che lo faceva sembrare un bambino.

Era proprio cari...carico di energia il ragazzo.

Nonostante la stupida motivazione, che mi aveva dato Alfred, apprezzai veramente il gesto e non solo io, visto che anche il mio cuore cominciava a battere all'impazzata.

“Non ho bisogno di un eroe” dissi scherzando, ma lo sguardo del ragazzo era rivolto al tavolo dei figli di Eros, precisamente sul francese di prima.

“Arthur..dimmi la verità, veramente tu e Francis avete solo parlato?” si rivolse a me, guardandomi con i suoi occhioni azzurri, leggermente sgranati dalla preoccupazione.

“Si..perchè?” il mio cuore cominciava a ribattere, più velocemente.

Che Alfred fosse geloso?

Quel pensiero mi rendeva felice.

Intanto sul tavolo era comparso ogni ben di dio, dai piatti salati a quelli dolci.

“Beh, perchè se ti succede qualcosa ci rimetto io. Si, insomma sono io che ti ho portato al campo..” prese a spiegare, ed io ad ascoltarlo mi sentivo piuttosto stupido, umiliato e parecchio arrabbiato.

“Non ti preoccupare, non è successo niente” lo bloccai, prendendo a bere dal mio calice, della semplice acqua fresca.

“Ah bene” sorrise lui, prendendo a mangiare un hamburger

Mangiammo in silenzio, mentre in torno a noi le persone erano prese a chiacchierare tranquillamente, lanciando di tanto in tanto delle occhiate al figlio di Zeus seduto con me.

Sei stupido.

Infantile.

Rozzo.

Bifolco.

Nella mia testa continuavo ad insultarlo, per chissà quale motivo poi?

“Stai bene?” mi chiese l'idiota dagli occhi azzurri

“Si” risposi, bevendo un altro sorso d'acqua

“Sei arrabbiato?”

“No” altro sorso d'acqua

“Ho fatto qualcosa di male?”

“E' un interrogatorio?”

“Semplice conversazione” rispose ferito, mi si strinse il cuore davanti alla sua espressione.

“Sono solo stanco” dissi

“Quindi non sei arrabbiato con me?”

“No, non ne ho motivo”

Chissà cosa pensava lui in quel momento.

Io volevo prendere a schiaffi quella faccia da pesce lesso che si ritrovava.

“L'importante è che tu non sia arrabbiato con me”

“Perchè?”

Lui non rispose, alzò solo lo sguardo per incatenarlo al mio.

Ed ancora una volta il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, tutto questo per un paio di occhi.

“N-non mi fiss.” venni, improvvisamente, bloccato da Chirone.

“Mi dispiace figlioli interrompere la vostra cena, ma abbiamo cose importanti di cui parlare. Intanto vi chiedo di accogliere calorosamente il vostro nuovo alleato nonché fratello Arthur Kirkland” qui scoppiò un boato di applausi e incitazioni ed alcuni fischi (da parte di Alfred), il sorriso che Chirone aveva svanì subito dopo “Purtroppo abbiamo brutte notizie” cadde il silenzio fra i presenti “Ivan non è ancora tornato dalla sua missione”.

Nemmeno una bomba, avrebbe potuto creare la confusione e l'agitazione che i semidei in quel momento manifestavano.

“Alfred vieni avanti un attimo” guardai il figlio di Zeus mentre obbediva al sorvegliante “Il vostro caro amico, qui presente ha avuto dei sogni infausti a proposito del nostro amico scomparso” tutti i presenti guardarono Alfred che parlò

“Ivan è tenuto prigioniero dalle armate di Crono” dopo che ebbe detto questo, per i presenti fu il panico totale.

“Dobbiamo riportarlo indietro” continuò il ragazzo “Per questo io e Chirone abbiamo deciso, che ci sarà una spedizione formata da tre persone, per andare a cercare Ivan”

Tutti si guardarono con agitazione e circospezione, con la paura di essere scelti “ Vee!!Noi della casa di Demetra non possiamo abbandonare i nostri raccolti” disse un ragazzo abbastanza alto, magro, con i capelli castani ed uno strano ciuffo laterale e gli occhi nocciola, notando il consenso generale della sua compagnia.

“Infatti, volevo propormi io” disse Alfred seguito da un coro di applausi “Però mi serve l'aiuto di qualcuno che sia bravo con le parole, e che sia astuto ed intelligente”

“Tipo noi della casa di Afrodite non possiamo, abbiamo molti impegni tipo abbronzarci, tipo far innamorare le persone di noi e tipo essere belli sempre”

“ Infatti Feliks non serve un bel faccino ma qualcuno di intelligente” gridò il ragazzo con cui prima Francis stava parlando, quello con la carnagione abbronzata e gli occhi verdi

“Antonio, figlio di Ermes mi stai tipo insultando?”

“E se anche fosse?” rispose a tono l'altro

“ZITTI!!!” urlò Chirone mettendo fine alla disputa dei due. “Non dobbiamo litigare fra di noi, ma mettere insieme le forze per sconfiggere un nemico comune” i due si guardarono, per poi sedersi ognuno al proprio tavolo.

“Comunque come secondo componente pensavamo a te Kiku, figlio di Atena” il diretto interessato squadrò tutti i presenti, e poi in silenzio annuì.

“Adesso ne manca uno” disse Alfred, facendo salire la suspance.

Presi il mio bicchiere per bere un altro sorso d'acqua

“Per ultimo pensavamo di aggiungere al gruppo Arthur Kirkland” finì il figlio di Zeus

Sputai tutto il contenuto del calice, soffocandomi con la saliva, cominciai a tossire battendomi un pugno sul petto.

Tutti gli occhi degli altri erano puntati su di me, cercai con lo sguardo quello di Alfred, per chiedere spiegazioni.

“Io??Ma siete impazziti?”

“Eh?” certo il figlio di Zeus non si aspettava una risposta simile, ma è di me che stiamo parlando.

“Figliolo ascolta, oggi abbiamo tutti visto quello che sai fare, giusto?” si levarono cori si “Si” e di “Eccome”, Chirone continuò “Sappiamo di starti chiedendo molto, infondo sei arrivato qui da meno di cinque ore, eppure ti sono successe moltissime cose, ma ci serve il tuo aiuto”

Tutti mi fissavano colmi di aspettativa, ma era facile per loro, era me che avevano scelto.

Deglutii rumorosamente mentre indietreggiavo, poi all'improvviso corsi via in mezzo al bosco.

Lo so che ti starai chiedendo “Ma come? Loro ti affidano una missione e tu scappi?”, pero caro lettore mettiti nei miei panni, esattamente qualche ora fa io ero un normale ragazzo, proprio come te, ed adesso mi ritrovavo coinvolto in una missione, il cui esito era imprevedibile.

Corsi veloce, mentre dietro di me sentivo la voce di Alfred chiamarmi, mi sarei voltato immediatamente tanto la sua voce aveva questo effetto su di me, ma la paura era più forte e profonda.

Mi addentrai dentro un altro boschetto, alla ricerca di un riparo sicuro o semplicemente di un posto isolato dove riflettere.

Perchè quello che volevo fare in quel momento era solo pensare e ragionare.

Continuavo a correre, sentendo presto le gambe mandare scosse di dolore a tutto il corpo, ma non demordevo perché dietro di me le urla di Alfred si facevano sempre più forti, chiaro segno che era vicino.

Scavalcai un tronco, ma nella fretta non vidi un sasso e caddi a terra.

Cercavo di realizzare la situazione quando all'improvviso Alfred si buttò su di me, bloccandomi ogni via di fuga.

L'unica cosa a cui riuscii a pensare fu al profumo del ragazzo, che data la vicinanza mi stava entrando di prepotenza nelle narici.

Avevo il cuore in gola, a causa di quella vicinanza.

Il ragazzo alzò lo testa per guardarmi.

“Dobbiamo parlare” disse con il leggero fiatone.

Ed io pensai “Finchè mi guardi così, farò tutto quello che vuoi”

 

 

 

 

Angolo dell' autrice:

Ebbene cari lettori eccomi qui con il nuovo capitolo.

Spero vi piaccia.

Volevo ringraziare tutte le persone meravigliose che ogni volta mi lasciano un commentino, dandomi la forza di continuare.

Un bacio a tutti coloro che leggeranno la storia.

Infiniti bacini ^-^

Tay66

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Decisioni importanti, stupide gelosie e sogni inquietanti ***


Decisioni importanti, stupide gelosie e sogni inquietanti

 

 

Il ragazzo alzò lo testa per guardarmi.

“Dobbiamo parlare” disse con un leggero fiatone.

Ed io pensai “Finchè mi guardi così, farò tutto quello che vuoi”

Lo so per te, caro lettore tutto questo poteva sembrare romantico, ti capisco, anch'io all'inizio lo pensavo, ma dopo un po' cominciai a sentire lo stomaco pesante.

“Alfred..mi stai schiacciando” dissi con un filo di voce, a causa del peso in eccesso su di me.

A quelle parole il figlio di Zeus sembrò offendersi.

“Non sono pesante!”

“Ma non sei nemmeno tanto leggero”

“Mi alzo, solo se mi prometti di non scappare” egoista, stupido, ammasso di lardo americano.

“Se voglio rimanere o scappare è una scelta mia”

“Bene, come vuoi tu” il ragazzo dagli occhi azzurri si sporse ancora di più su di me, schiacciandomi ancora di più lo stomaco, che cominciava a dolermi.

La faccia di Alfred era troppo vicino, avevo il suo fiato sul mio naso e i suoi occhi seri, che mi fissavano.

“Ok, ok non scappo, ma ti supplico alzati!” l'altro sorrise alzandosi da me, ed afferrandomi il braccio per aiutarmi a rimettermi in piedi.

Appena fui in piedi, mi scostai da lui per appoggiare la schiena contro un albero, avevo bisogno di un sostegno.

“Perchè sei scappato?”

“Me lo chiedi pure? Mi pare logico idiota, ho maledettamente paura” nel silenzio si sentiva soltanto il vento, che soffiava tra i nostri capelli “Io non sono come voi. Non so combattere e non so niente di tutta questa storia”

“Arthur, tu sei esattamente come noi, i riflessi da guerriero fanno parte del tuo DNA, sono quelli che ti hanno salvato nello scontro contro il drago”

“Sei veramente ottuso!” sbottai istericamente con il viso che mi si tingeva di rosso.

“Arthur..”

“Smettetela di comportarvi così, sono stanco, mi trattate come se fossi un nuovo miracolo, non so niente di niente e non mi importa. Lo volete capire!!voglio solo tornare all'orfanotrofio e ricominciare la mia schifosissima vita!” il vento si stava facendo sempre più forte a differenza mia, che mi sentivo cadere.

“Sono arrivato qui da nemmeno mezza giornata, ed ho dovuto combattere contro un drago, ho conosciuto un francese maniaco e adesso mi vuoi obbligare a venire con te in una missione. Lo capisci quanto sei egoista?”

quando finii avevo la gola secca, non mi sentivo più leggero, anzi mi sentivo pesante.

Alfred mi guardava con aria seria, i suoi occhi erano bui, non erano accessi e sinceri come ogni volta che mi guardava, in questo momento erano talmente tenebrosi da risultare neri.

Si avvicinò di un passo a me e mi schiaffeggiò.

Mi portai una mano sulla guancia colpita, sgranando gli occhi, non era stato poi molto doloroso, ma a ferirmi era stato il gesto.

“Non dire queste cose, tu appartieni a questo mondo. Lo vuoi capire? Dai dell'egoista a me, ma non capisci che io sto partendo per salvare non solo tutti quelli che amo, ma anche quelli che non conosco. Questa battaglia non distruggerà solo il campo, ma anche tutto il mondo, in un modo o nell'altro tu saresti coinvolto. Tra i due il vero egoista sei tu”

Quella frase mi colpì in maniera violenta, peggiore dello schiaffo.

Alfred aveva ragione, ero io il codardo, ero io quello che voleva scappare ed abbandonare tutti.

Il ragazzo mi guardava con disprezzo, era uno sguardo troppo duro da sopportare.

Mi sentii umiliato nel profondo, ancora una volta scappavo, ancora una volta ferivo le persone che mi erano accanto.

Mi accorsi delle lacrime che mi rigavano il viso, solo quando Alfred mi accarezzò la guancia che mi aveva colpito.

Sembrava dispiaciuto per gesto, il suo sguardo si era addolcito, mentre la sua mano continuava a toccarmi delicatamente la zona arrossata.

Sarà stata per la delicatezza del ragazzo, per la situazione che si era creata o semplicemente per i suoi occhi, che mi guardavano come per dire “Ci sono io”.

Ma mi sentii cadere e cominciai a piangere più forte singhiozzando, mi portai le mani al viso, nascondendo la faccia.

Quanto mi vergognavo, piangere è una cosa da deboli...una cosa adatta a me.

Mi accasciai a terra, sfregando la schiena contro la corteggia dura dell'albero, a cui mi ero appoggiato.

Il ragazzo si abbassò alla mi altezza, accarezzandomi, leggermente, i capelli.

“Non ti preoccupare Arthur, va tutto bene” alzai lo sguardo, per posarlo su di lui, avevo le guance in fiamme e gli occhi che mi bruciavano.

Alfred mi abbracciò forte a lui, per la seconda volta nella serata avvertii il suo profumo, che mi riempiva i polmoni.

Le sue braccia mi circondavano la schiena, mentre con i polpastrelli mi sfiorava le spalle, in un gesto dolce e pieno di comprensione.

Alfred era troppo gentile con me, ed era questa la cosa che più mi infastidiva, io non mi meritavo tutto quell'amore...ma per il momento decisi di approfittarne.

Appoggiai la testa sul petto del ragazzo, ascoltando i battiti del suo cuore, che erano come un ninna nanna, anche lui era un po' agitato, lo sentivo dalle sue pulsazioni.

Tengo a precisare una cosa, quello che stava succedendo era una cosa fra amici..ok? Quindi non farti strane idee, perchè il gesto del figlio di Zeus era un modo per consolarmi.

“Arthur ti fidi di me?” spostai la testa dal suo petto, per guardarlo.

I suoi occhi mi attiravano più di qualsiasi altra cosa al mondo.

“No”

Dopo la mia risposta, cadde il silenzio.

Ero ancora fra le braccia di Alfred, quando quest'ultimo si alzò prendendomi in braccio, a modo di sacco di patate.

“Sinceramente non mi aspettavo una risposta del genere” sbuffò il ragazzo “Ma non mi preoccupo, prima o poi ti fiderai di me, te lo prometto”

“Idiota mettimi subito giù” colpii una sua spalla, ma lui rise semplicemente.

“Mi dispiace, ma adesso ti punirò” cominciò a trotterellare verso il fiume.

“Alfred cosa vuoi fare?”

“Ahahah mi vendicherò”

“Cos..” non riuscii a completare la mia domanda, che l'idiota dagli occhi azzurri mi buttò, letteralmente, in acqua.

L'acqua era fredda, eppure mi sentivo così bene li.

Ritornai in superficie, pronto per insultare il ragazzo, ma quando mi voltai vidi la figura di Alfred che si buttava in acqua.

“Tuffo a bombaaaaa” urlò, buttandosi, e provocando un'onda molto simile ad uno tsunami.

Il bestione mi cadde addosso, facendomi quasi annegare.

E' possibile per un figlio di Poseidone morire annegato?

Sinceramente, non lo sapevo.

Per la seconda volta ritornai in superficie.

“Tu sei un idiota di dimensioni colossali. Ma sei sicuro di essere figlio del re degli dei? Sei sicuro di non essere il figlio del dio della stupidità?”

“Sicurissimo” sorrise il ragazzo, allungando un braccio verso di me, ed afferrandomi la mano, trascinandomi dalla sua parte.

“Allora figlio di Poseidone accetti?”

Eravamo mano nella mano.

Avevo sicuramente le guance rosse e il cuore che batteva all'impazzata.

“Lo faccio solo per gli altri..non per te”

La sua risata squarciò il silenzio della notte.

“Va bene così”

I raggi lunari ci accarezzavano, mentre in lontananza si vedeva il fuoco accesso della mensa.

“Pace?” Alfred aveva allungato l'altra mano verso di me, aveva chiuso il palmo lasciando “libero” solo il mignolo, che io strinsi a mia volta con il mignolo.

“Pace” come due bambini eravamo li a fare mignolino.

“Sarà meglio tornare alla mensa” disse il ragazzo alzandosi, senza mai mollare la mia mano.

“Ok” dissi, alzandomi a mia volta.

“Alfred” chiamai.

L'altro si voltò verso di me.

“Perchè sei così gentile con me?” lui mi fissò a lungo, mentre le guance si tingevano di una tenera tonalità di rosa.

“Perchè sono un eroe, è mio dovere aiutare le persone” disse, ma avevo la sensazione che mentisse, e che quella fosse una bugia.

“Ho la strana sensazione di averti già visto da qualche altra parte” dissi

In effetti era vero, ogni volta che ero con Alfred, avevo la sensazione di conoscerlo.

No, questa non è una frase romantica.

Veramente, mi sembrava di aver visto il ragazzo, quando era ancora piccolo, eppure non riuscivo a ricordare.

“Sarà la tua immaginazione” disse girandosi “Forza, Arthur, andiamo”.

Camminammo in silenzio, lungo il bosco, fino ad arrivare alla mensa.

La maggior parte dei semidei era andata a dormire, solo Chirone e quel ragazzo, che si chiamava Kiku, erano presenti.

Ci avvicinammo a loro, mentre il calore del fuoco asciugava i nostri vestiti.

“Siete tornati finalmente” disse il sorvegliante, analizzandoci entrambi. “Ebbene?”

“Accetto” dissi in un soffio, sentendo tutta la stanchezza, che si era accumulata durante la giornata, premere sulle mie palpebre.

“Che bella notizia!” disse Chirone sorridendo “Arthur questo è Kiku, figlio di Atene, dea della saggezza e dell'astuzia militare” il ragazzo si inchinò, leggermente.

“Piacere di conoscerla Arthur-san”

“P-piacere” balbettai, inchinandomi con il busto.

“Sono veramente felice di condividere questa esperienza con voi due” disse il moro, chiudendo gli occhi

“Kiku è il migliore stratega del campo” a parlare era stato il figlio di Zeus

“Grazie Alfred-san, sentire dei complimenti da te mi rende molto felice” disse sorridendo.

“Suvvia!! Kiku sei mitico!!” disse il ragazzo, mettendo un braccio intorno alle spalle dell'altro.

Non capii perché, ma mi sentii, improvvisamente, spaesato.

Cos'era tutta questa confidenza fra quei due?

No, non ero geloso, la mia era semplice curiosità.

Hai capito lettore, IO NON SONO GELOSO.

“Immagino sarai stanco” mi disse Chirone

“Già” dissi con la gola secca, mentre i mie occhi erano ancora concentrati su quei due.

“La tua casa è quella lì” disse indicando un tempio di marmo bianco, con sopra il simbolo del tridente, simbolo di Poseidone.

“Ah grazie”

“Se vuoi ti accompagno?” mi disse Alfred con il braccio, ancora disgustosamente, intorno alle spalle del moro.

“No, non ti preoccupare ci vado da solo” dissi, andandomene via.

Mentre camminavo, respiravo rumorosamente, mentre il mio cuore martellava nel petto e in bocca avevo un gusto acido, a causa della crescente nausea che mi assaliva.

Quell'odioso di Alfred.

Era veramente stupido.

Perchè dico questo?

Semplice, perchè è VERO.

Mi ritrovai davanti alla mia nuova abitazione.

Il portone era di marmo, con il buio non riuscivo a distinguere il colore, passai una mano lungo tutta la decorazione in rilievo.

Spinsi leggermente la porta, che si aprì emettendo un suono inquietante.

La stanza era al buio, ma i deboli raggi della luna che filtravano da tutte le aperture, riuscivano ad illuminare l'arredamento.

Sulle pareti erano raffigurati alcune figure marine, mentre l'arredamento era povero, ma non per questo di cattivo gusto.

A troneggiare nella stanza era il grande letto ad acqua.

Che ironia.

Il materasso era tondo ed era rivestito di un semplice lenzuolo azzurro.

Azzurro come gli occhi di quel pirla.

Buttai il lenzuolo per terra, guardandolo con odio, ripensando alla scena di prima.

Era normale che Alfred avesse degli amici, si insomma era un ragazzo fantastico.

Bello, simpatico ed infinitamente dolce…le figlie di Afrodite dicono molte cose.

E se Kiku non fosse stato solo un semplice amico?

Perchè il mio cuore batteva così a quel pensiero?

Mi accasciai sul letto, che mi inghiottì tanto era morbido.

Sospirai forte, mentre continuavo a girarmi nel letto, per cercare di dormire.

Mi ci vollero un paio di minuti e poi caddi in coma.

Cominciai a sognare l'incidente di mia madre, ma questa volta era tutto diverso.

Vidi un bambino biondo, incredibilmente, simile ad Alfred, che mi sorrideva.

Mi guardai le mani e vidi che anch'io ero un bambino.

Mia madre era accanto a me, e mi accarezzava i capelli, mentre mi sussurrava all'orecchio qualcosa, che non riuscii a capire.

“Vuoi giocare?” mi disse il bambino, io annuii alla sua richiesta, ed insieme andammo sul ponte principale.

Come ogni moccioso petulante, io e il mini Alfred cominciammo a giocare.

Passarono delle ore, quando all'improvviso qualcuno afferrò il bambino biondo, puntandogli una lama al collo.

La figura nera, continuava a ridere mentre il bambino piangeva.

Mi guardai intorno, e all'improvviso sentii una forza premere sul mio stomaco, abbassai lo sguardo e vidi due occhi dorati.

Mi svegli di soprassalto, con ancora quegli occhi dorati fissi su di me.

Avevo il fiatone e il sudore, che mi scendeva lungo la fronte.

Che cosa voleva dire?

Perchè nel mio sogno era presente Alfred?

Di chi erano quegli occhi dorati?

La testa mi pulsava in maniera incredibile, mi voltai per guardare fuori da un'apertura.

Era l'alba, il Sole stava sorgendo, il cielo era tinto di un accesso arancione e rosa, mentre le leggiadre nuvole cominciavano a prendere consistenza e volume.

Adesso che la luce arrivava all'interno della stanza, potei osservare le raffigurazioni sulle parti.

Tritoni, sirene, cavallucci marini e altre strane creature erano state dipinte, mentre tutto il soffitto era ricoperto di conchiglie di tutte le forme e colori.

Accanto ad una finestra si trovava una piccola scrivania di mogano, dove vi era appoggiato un bigliettino.

 

“Iniziano i giochi”

 

Chi aveva lasciato li quel bigliettino?

Che cosa voleva dire?

Mi voltai per guardarmi intorno, ma il mio sguardo venne catturato da due pozze azzurre, che mi guardavano.

Erano gli occhi di Alfred.

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Eccomi qui, con il nuovo capitolo.

Spero vi piaccia, perché, sinceramente, non mi entusiasma molto.

Volevo ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/ seguite/ ricordate.

Un bacione a tutti quelli che seguono, con pazienza, la mia storia.

Infiniti bacini

Tay66 ^-^       

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Capitolo 7
*** Pantaloni rosa, maledette gelosie e attacchi improvvisi ***


 

Pantaloni rosa, maledette gelosie e attacchi improvvisi

 

 

 

 

“Iniziano i giochi”

 

Chi aveva lasciato li quel bigliettino?

Che cosa voleva dire?

Mi voltai per guardarmi intorno, ma il mio sguardo venne catturato da due pozze azzurre, che mi guardavano.

Erano gli occhi di Alfred.

Ero ancora seduto sul letto, quando vidi il ragazzo, così preso alla sprovvista gli lanciai il cuscino, colpendolo in faccia.

Tanto se lo meritava, la sera prima aveva fatto il cretino con Kiku, cosa inammissibile...perchè...perchè era veramente irritante.

“Scusa non volevo spaventarti” disse il ragazzo, con la voce leggermente roca, segno che si era appena svegliato.

“Sei imbecille? Non rispondere è una domanda retorica” mi appoggiai al muro, dove vi era raffigurato un mare in tempesta.

Alfred si avvicino a me, con il cuscino in mano.

“Come mai sei sveglio?” mi disse, sedendosi vicino a me.

“Potrei farti la stessa domanda ” alla mia risposta lui, si stiracchiò e sbadigliò in maniera rumorosa, era... veramente fastidioso.

“Sono il primo a svegliarsi, ed ho il compito di controllare le case, per assicurarmi della sicurezza dei ragazzi del campo” si girò per guardarmi e mi regalò un sorriso bellissimo “Tu invece come mai sei sveglio all'alba?” ammetto che rimasi a fissarlo a bocca aperta per un po', il suo sorriso era veramente bello.

Cercai di darmi un contegno, abbassai lo sguardo per poi riportarlo verso la scrivania, che era a poca distanza da me.

“Ho avuto un incubo” arrossii perché mi sentivo come un bambino, che confessa alla madre i propri segreti.

“Vuoi parlarne?” mi chiese Alfred, senza smettere di sorridere.

“No” il ragazzo non si aspettava una risposta simile, infatti gonfiò le guance.

“Ok, se non vuoi parlarne, fa niente” alzò le braccia, per dichiarare la resa.

Ahahahah piccolo spocchioso.

“Alfred mentre eri fuori a fare da sentinella hai visto per caso qualcuno di sospetto?”

“No, perchè?” con il mento gli indicai il bigliettino, che era attaccato alla scrivania, lui si alzò per andare a controllare, prese il foglio di carta e se lo rigirò fra le mani. La sua espressione era cambiata, il sorriso che fino a quel momento aveva mantenuto crollò improvvisamente.

“Maledizione!” urlò “Non ci credo è ritornato!”

Alfred cominciò a girare per la stanza, con aria furente.

“Cosa?” mi alzai di scatto dal letto, raggiungendo il figlio di Zeus, ma questo se ne andò.

Mi misi le scarpe, che mi ero tolto, per rincorrerlo.

Ma anni di addestramento avevano reso il ragazzo, veloce, anche se stava solo camminando, mentre io in tutti quegli anni non avevo fatto altro che poltrire e rimpiangere i vecchi anni perduti.

Il figlio di Zeus aveva un passo veramente veloce, feci fatica a stargli dietro, riuscii a raggiungerlo solo quando….lui si fermò.

Era davanti alla casa di Chirone, bussò con forza, chiamando a gran voce il sorvegliante.

Alla fine l'uomo ( per metà) venne ad aprire, ritrovandosi davanti Alfred arrabbiato e me...semplicemente stanco.

“Cosa ci fate qui?” ci chiese

Bella domanda.

Il figlio di Zeus si limitò a mostrare il fogliettino di carta, a quella vista anche il sorvegliante sbiancò.

“Forza entrate” disse, lasciandoci entrare.

La stanza era sempre bella ed ordinata, e nell'aria si respirava odore di paglia e di erba...quella del prato.

I due cominciarono a parlottare di alcune cose “Non è possibile” oppure “E' troppo presto”, ignorandomi.

“Scusate io sono qui” dissi, ma entrambi mi ignoravano.

“Potreste spiegare le cose anche a me?” ed ancora nessuna risposta.

Mi girai di scatto furioso, notando una fontanella per uccellini sul terrazzo della finestra.

Mentre i due erano impegnati a parlare, mi avvicinai aprendo la finestra, osservai la piccola struttura al cui interno si trovava dell'acqua.

Immersi una mano all'interno, poi con la testa mi voltai verso i due.

All'improvviso sentii un leggero brivido corrermi per tutta la schiena, e senza accorgermene avevo mandato uno schizzo d'acqua ad entrambi, che presi di sprovvista si ammutolirono, fissandomi.

“Ok..bene, potreste spiegare questa faccenda anche a me, invece di ignorarmi?” chiesi.

Incapace di credere a quello che avevo appena fatto.

Chirone sorrise leggermente “ Scusaci non volevamo ignorarti” con la mano mi indicò il divanetto.

Mi sedetti.

“Allora, è una lunga storia, ma cercherò di essere il più sintetico possibile” cominciò il sorvegliante “Da un paio di mesi, riceviamo quei biglietti, da quando l'oracolo di Delfi ha professato il ritorno di Crono, beh noi pensiamo che..” Chirone vene interrotto da Alfred

“Che qualcuno sia riuscito ad entrare nel campo”

“Ma come è possibile?” chiesi

“E' questo il problema, il campo è ben protetto” spiegò il sorvegliante.

“Una spia?” sussurrai.

“E' impossibile, chi mai potrebbe tradire il Campo?” chiese Alfred, ma la sua era piuttosto una domanda retorica.

“Alfred, anch'io come te faccio fatica a credere ad una roba simile, ma non abbiamo altri indizi” disse Chirone gentilmente.

“Vuoi dire che uno dei nostri compagni ci tradisce? Hai così poca fiducia in loro?” urlò il figlio di Zeus.

“Non dire sciocchezze ragazzo, sai quanto io ami ogni singolo semidio di questo Campo” rispose “Solo che in questo periodo di guerra, non sappiamo più chi è amico e chi è nemico”.

Nella stanza calò un silenzio imbarazzante, che mi mise a disagio. L'unica cosa che volevo fare era ritornare nel tempio e farmi inghiottire dal mio letto ad acqua.

“Cosa facciamo?” disse il figlio di Zeus, interrompendo il silenzio che si era creato.

“Per adesso figliolo è meglio se ti prepari per la missione” si girò verso di me “Tu ed i tuoi compagni” sorrise amabilmente, come per dire “Adesso non puoi più scappare”.

Cosa avrei fatto per avere un frustino in quel momento.

“Già la missione” si illuminò Alfred, facendomi tornare di buon umore “Dobbiamo avvertire Kiku” come non detto.

“Dovete partire al più presto” disse Chirone “Fate colazione e preparatevi, partirete a mezzogiorno”

“Aspetta!!Cosa hai detto?” mi alzai di scatto, abbandonando il comodissimo divano.

Cosa di cui ancora oggi mi pento.

“Dobbiamo prepararci” mi rispose, ingenuamente, il ragazzo.

“Quello lo avevo capito idiota, ma veramente volete portare un novellino come me? Senza nemmeno prepararmi?” agitai le mani in maniera poco virile.

“Non abbiamo tempo per preparati” Chirone si era voltato per rispondermi.

“Ma mi uccideranno appena varcherò i confini del Campo!”

“Non ti preoccupare ci sono io con te” disse Alfred facendo l'occhiolino, ammetto che in altre circostanze avrei trovate il gesto molto seducente e carino, ma non erano queste le circostanze.

L'unica cosa che volevo fare in quel momento era scappare e picchiare Alfred, non in questo ordine, naturalmente.

“Pensi che la cosa possa farmi sentire meglio?” domandai

“Perchè non dovrebbe?”

Ma lo fa apposta?

Ditemi di si, perchè nessuno può essere così idiota.

Rimasi a fissarlo con aria scioccata, ero pronto a ribadire/insultare ma Chirone mi fermò.

“Non litigate, siete compagni. Adesso andate a vestirvi e preparatevi per la colazione, poi discuteremo di tutti i dettagli”.

Fui il primo ad uscire sbattendo la porta dietro di me, e per mia fortuna colpì la faccia del cretino biondo.

“AHIII!!!” si lamentò rumorosamente l'animale.

Una parte di me voleva fermarsi e magari chiedergli scusa, l'altra parte invece voleva rimanere li e ridere a crepapelle, ma alla fine me ne andai, dirigendomi verso il tempio di Poseidone.

Ormai il Sole era sorto, e per le strade si cominciava già ad intravedere alcuni semidei.

Mi fermai a metà strada.

Chirone ci aveva detto di lavarci e prepararci, ma io al di fuori dei vestiti che stavo indossando non ne avevo altri, e non era consigliabile rimettersi i vestiti sporchi e laceri ( dovuti al combattimento).

A malincuore ritornai dall'idiota, che presentava una bella macchia rossa, però invece di rallegrarmene ed infierire mi sentii un po' in colpa, ma poco sia chiaro.

“Mi hai fatto male” si lamentò Alfred, massaggiandosi il naso rosso.

“Scusa, non ti avevo visto” roteai gli occhi al cielo, sbuffando rumorosamente.

“Sei tornato per curarmi?” chiese ingenuamente il ragazzo.

Io arrossi solo all'idea.

“No idiota, sono venuto qui perché non ho dei vestiti, e non posso permettermi di andare a combattere mostri conciato in questa maniera, o peggio nudo”

“Perchè no?” domandò il ragazzo massaggiandosi il naso, solo dopo un po' capì quello che aveva detto “Intendo, non ci vedo nulla di male nei tuoi attuali vestiti” disse arrossendo.

“Ma sei cieco? Ah no, che te lo domando a fare, hai già gli occhiali. Quanto ti manca? Cinque gradi?” per dare più enfasi alle domande portai le mani all'altezza delle ginocchia dove il tessuto mancava.

“Ehi!! Io sono leggermente miope”

“Certo, adesso mi aiuti?”

“OKAY” urlò alzandosi “SEGUIMI”.

Insieme, nel più rigoroso dei silenzi, arrivammo davanti ad un tempio bianco, i cui gradini era ricoperti tutti di rose rosse e rosa, le colonne della struttura erano decorate con le raffigurazioni di colombe e fiori.

Alfred si avvicinò al portone dove bussò un paio di volte, gli venne ad aprire il ragazzo biondo con gli occhi verdi, che aveva discusso con l'amico del francese al banchetto.

“Oh!!Alfred che meravigliosa sorpresa, come mai se qui? Sei tipo venuto a confessarmi il tuo amore?”

“Ciao Feliks, avrei un favore da chiederti” disse il figlio di Zeus, appoggiandosi allo stipite del portone e sorridendo in maniera sensuale.

“Oh!!Alfie considerami tipo a tua disposizione” detto questo Alfred si girò verso di me, e mi fece un gesto con il capo per avvicinarmi a lui.

“Lui è Arthur, ma lo sai, tu sai sempre tutto” disse il ragazzo adulando il biondo

“Si lo so, sono tipo un genio” concordò il figlio di Afrodite.

“Bene, ecco allora saprai che dobbiamo partire per una missione?” L'altro annui “Gli servirebbero dei vestiti nuovi”

“Ma certo, sarò tipo felicissimo di aiutarti” disse il ragazzo con gli occhi verdi, battendo le mani “Su entra caro” si rivolse a me.

Alla fine entrammo nel tempio e ci inondò un profumo fortissimo di rose, la stanza era troppo ordinata, alle pareti erano appesi vari poster e composizioni floreali.

I letti erano distanti un metro l'uno dall'altro, ed ognuno di essi presentava coperte e lenzuola rosa.

L'ambiente era troppo femminile, anche se trovavo a dir poco adorabili le tende di pizzo, con i fiocchi rossi, e la statua che raffigurava un unicorno...ma è meglio lasciare stare.

“Eccoci qua!!Tu Alfred aspetta tipo qua, che io porto il tuo amico tipo di la” detto questo mi prese sottobraccio e mi condusse in una cabina armadio, anzi no in un salone, dove vi erano montagne di vestiti ed accessori, ovviamente il colore dominante delle pareti era rosa pastello, che faceva da contrasto ai mobili color carta da zucchero e bianchi.

“Arthur ti giuro, che quando avrò finito, sarai tipo irriconoscibile”

“Mi basta una maglia e un paio di jeans” ma l'altro era corso via, ancora prima di sentire la mia risposta.

Dopo un paio di minuti tornò indietro con degli indumenti, non feci in tempo a capire che subito mi spinse all'interno di un camerino.

Volevo morire.

Tu lettore, non puoi capire l'umiliazione che provavo in quel momento.

Indossavo una maglia bianca a maniche corte, con una scollatura a V, e dei fottutissimi pantaloni rosa.

“Feliks, non è che hai dell'altro?”

“Perché?” mi domandò il ragazzo, tirando la tendina per osservare il risultato.

“Oh!!Arthur stai tipo una favola” mi prese ancora sottobraccio “Forza andiamo a farti vedere da Alfred”

Non riuscii nemmeno a lamentarmi, che già mi trovai difronte a questo.

Rimase a fissarmi in silenzio, inarcando un sopracciglio, per poi scoppiare a ridere.

Maledetto buzzurro, se ne avessi avuto l'occasione avrei preso una delle tante sciarpette di Feliks per ucciderlo.

“AHAHAHAH!!!Arthur sei carinissimo” si piegò in due dalle risate, mentre la mia rabbia cresceva.

Gli schiamazzi del pirla avevano svegliato alcuni bambini, così Feliks ci lasciò soli per andare ad accudire i piccoli fratellini.

“Non ridere idiota” dissi abbassando lo sguardo e mordendomi il labbro inferiore.

Che maledetta situazione imbarazzante.

Alfred smise di ridere si alzò e si avvicinò a me.

Mi arrivò proprio di fronte e con mia sorpresa mi prese il mento con le mani, costringendomi a guardarlo.

“Dobbiamo sconfiggere dei nemici non farli innamorare” mi disse dolce.

A quelle parole arrossii di colpo.

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.

Perchè mi faceva quell'effetto la sua vicinanza?

“Comunque...” Alfred stava per dire qualcosa di importante, ma per la seconda volta da quando ero arrivato fu interrotto.

Feliks arrivò nella stanza tutto raggiante, ma si bloccò di colpo notando la situazione che si era creata.

“Ho tipo interrotto qualcosa?” domandò, inclinando al testa di lato.

“Niente” sussurrò freddo il figlio di Zeus, allontanandosi “Comunque Feliks, ci serve qualcosa di meno appariscente” disse cambiando tono, ritornando quello di sempre.

“Ma come??”

“So che non mi deluderai” disse Alfred, facendo l'occhiolino.

Ma questo ci provava con tutti??

Santi fulmini, che rabbia!!!.

“Okay, non ti deluderò” detto questo ritornammo nella cabina armadio, questa volta il ragazzo mi passo dei vestiti più normali, che consistevano in un paio di jeans chiari ed una maglia grigia con un leggero scollo a V.

Entrai nel camerino per indossare i miei vecchi vestiti, presi in mano quelli nuovi e ritornai da Alfred.

“Grazie mille per i vestiti” ringraziai il giovane.

“Ci sei stato di grande aiuto” disse Alfred, sorridendogli.

“Non serve” ci rispose il figlio di Afrodite “Siete veramente carini” continuò sorridendo.

Io e l'animale uscimmo, pronti per prepararci e poi fare colazione.

Nelle strade ormai la gente si stava radunando per andare a fare colazione.

Camminammo verso le nostre abitazioni, ci lasciammo senza dirci niente, solo uno sguardo di intesa, che fu chiaro.

Entrai dentro sospirando, era solo mattina eppure avevo già provato troppe emozioni, ed ancora me ne aspettavano.

Mi feci una doccia, rilassando i muscoli e liberandomi dello stress che avevo accumulato...in un giorno.

Misi i vestiti che Feliks mi aveva dato, notando che la maglia era troppo larga e troppo lunga, infatti questa mi arrivava fino alle ginocchia, ma lasciai stare, ripensando ai famigerati pantaloni rosa.

Uscii richiudendomi il portone alle spalle, con passo lento, andai verso la mensa.

Andavo piano, perchè provavo un imbarazzo incredibile, in fin dei conti il giorno prima ero scappato come un codardo.

All'improvviso, sentii un braccio cingermi la spalla.

“Oh mon amour come va?” mi chiese il francese.

“Bene” dissi, staccandomi da lui.

“Alla fine farai parte della missione?”

“Si” risposi, stancamente.

“Oui che bello!!” esclamò, per poi afferrarmi e stringermi a se “Ti prometto che al tuo ritorno ti farò un bellissimo regalo” soffiò nel mio orecchio “Per ora accontentai di un bacio”

Un che??????

Bacio???

Rimasi a fissarlo incredulo, con l'angoscia che mi saliva, eppure non mi mossi, non riuscivo, quei occhi mi tenevano fermo sul posto.

Il suo viso si faceva tanto vicino, tanto da sentire il suo alito sulle mie labbra.

La sola idea di baciarlo, mi ripugnava, sembrava una cosa così sbagliata.

Chissà cosa avrebbe pensato Alfred?

Ma che domande mi faccio?

Le sue labbra sfiorarono appena le mie, ed io sentii le guance andare a fuoco, mentre il mio cuore batteva fortissimo, chiusi gli occhi ingenuamente.

Però non sentii niente.

Cosa stava succedendo?

Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti una mano.

Seguii la traiettoria, notando, con mia sorpresa, che era la mano di Kiku.

“Buongiorno Francis-kun” disse il giapponese, sorridendo.

“Kiku perché fermi il mio amore?” domandò, melodrammaticamente, il francese.

“Perchè sento le onde che emana il tuo potere, e questo non è amore”

“Uffa” si lamentò il biondo allontanandosi, in quel momento ripresi il controllo del mio corpo.

“Kiku se non ci fo..” la rana francese non riuscì a finire la frase, perchè lo schiaffeggiai violentemente.

“Ma come ti permetti idiota?” urlai, con le orecchie incandescenti.

Certo non era la frase più dignitosa, o minacciosa, eppure mi uscì naturale.

“Non ti arrabbiare Arthur” mi disse Francis, mentre si massaggiava la guancia dolente.

“Ma io ti ucc...” questa volta fui interrotto io, infatti Kiku mi prese per il polso e mi trascinò via.

“Grazie” borbottai riconoscente.

Mi sentivo uno schifo, pochi minuti prima detestavo quel ragazzo, che tra l'altro non mi aveva fatto niente di male.

“Di niente Arthur-kun, è un dovere difendere i propri compagni” mi sorrise, ed io mi sentii ancora più male.

Arrivammo alla mensa, sotto gli sguardi curiosi dei semidei.

Ci venne incontro Matthew, mi ero anche dimenticato della sua presenza. Questo di certo, non mi aiutava a smaltire i sensi di colpa.

“Buongiorno ragazzi” ci disse, sorridendo, il figlio di Zeus “Dormito bene?” mi chiese.

Tralasciando l'incubo, e il bigliettino misterioso.

“Si” dissi “Alfred?” domandai, ma subito me ne pentii, perché diamine mi importava di dove si trovasse quel deficiente?

Allora perché la domanda mi era venuta in questa maniera spontanea?.

“E' là” disse indicando una marmaglia di ragazze che stavano piangendo, implorando il loro eroe di non andare via.

Quelle ochette della casa di Afrodite!!!.

Alla fine mi avvicinai al mio tavolo ,pronto per gustare la mia colazione, anche se non avevo molto appetito.

Sul mio tavolo, comparvero una tazza di tè e della frutta fresca, presi il primo e me lo portai alle labbra soffiando e bevendo, riconoscendo quel gusto dolciastro che aveva un che di confortante.

Poco dopo arrivò da me Alfred, il ragazzo era trafelato e sulla guancia presentava del rossetto.

“Scusami” disse riprendendo fiato.

Non risposi, limitandomi a scrollare le spalle e a bere il mio tè.

“Mangi ancora con me?” chiesi

“Si perché?”

“Non è proibito?”

“Ed allora?”

Perchè era così maledettamente dolce?

Rimasi in silenzio finendo di bere il tè.

Odiavo da morire quella macchietta rossa, che aveva sulla guancia.

Senza sapere come, il mio corpo si mosse da solo ,presi un fazzoletto e lo bagnai con dell'acqua (presa da una bottiglietta) e mi sporsi verso di lui, pulendogli la zona peccaminosa.

Lui smise di mangiare la montagna di pancakes che aveva nel piatto.

Quando finii mi rimisi al posto, cercando di ignorare il rossore che mi si era diffuso sulle guance.

“G-grazie” mi disse Alfred arrossendo.

“Odio la gente sporca, non farti illusioni” borbottai, incrociando le braccia e girandomi di lato, notando Feliks che mi faceva okay con il dito.

“Arthur dopo siamo convocati da Chirone”

“Come mai?”

“Ti deve dare una cosa”

Mi limitai ad annuire, prendendo un chicco di uva davanti a me e mangiandolo.

In quel momento, che poteva sembrare felice, sentii dietro di me una sensazione di gelo.

Mi voltai ma non vidi nessuno, tornai a guardare avanti e vidi gli occhi dorati del mio sogno,

Presi un piatto e lo lanciai verso la figura.

Nel brusco movimento ero caduto a terra, ero sicuro di essere fissato praticamente da tutti, ma in quel momento non mi importava.

Davanti a me, si trovavano quegli occhi dorati, talmente inquietanti che il mio battito cardiaco cominciò a rallentare.

Cosa stava succedendo?

Non lo so sapevo.

All'improvviso una bomba esplose, facendo saltare in aria tutti.

Chiusi gli occhi, ma quando li riaprii mi accorsi di avere Alfred sopra, che mi faceva da scudo con il suo corpo.

Diamine, questo ragazzo è pazzo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Eccomi quiiiiii!!!

Volevo ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito lo scorso capitolo.

Un ringraziamento speciale va a HabbyandTsukiakari e Generale Capo di Urano, che recensiscono sempre i miei capitoli.

Grazie di Cuore ^_^

Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere.

Baci

Tay66

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Atti di coraggio, misteri dal passato e un pegaso poco socievole ***


Atti di coraggio, misteri dal passato e un pegaso poco socievole

 

 

 

Cosa stava succedendo?

Non lo so sapevo.

All'improvviso una bomba esplose, facendo saltare in aria tutti.

Chiusi gli occhi, ma quando li riaprii mi accorsi di avere Alfred sopra, che mi faceva da scudo con il suo corpo.

Diamine, questo ragazzo è pazzo.

Rimasi scioccato sotto di lui, mentre intorno a me si sentivano le urla dei vari semidei che stavano scappando.

Osservai il volto del ragazzo sopra di me, notando una goccia di sudore, che lentamente stava percorrendo il tragitto fronte-guancia-mento.

“Spostati idiota” dissi mettendo le mie mani sulle sue spalle allontanandolo, ma con mia immensa sorpresa, questo mi afferrò le mani stringendole e si piegò verso di me.

“Non respirare questa polvere” detto questo si chinò in modo tale che la sua felpa fu all'altezza del mio naso.

Respirai a pieni polmoni il suo profumo...però mi ripresi subito.

“Alfred spostati!!!” urlai

“No” la sua presa si fece più forte.

“Perchè fai questo?” chiesi, alla mia domanda lui alzò lo sguardo.

“Perchè sono in debito” mi disse, mentre i suoi occhi mi trafiggevano.

Alla fine l'esplosione cessò ed anche la polvere scomparve, ma io rimasi ad osservare Alfred, mentre nella mia testa riecheggiavano le sue parole.

Debito?

Magari giocava d'azzardo?

Alfred aveva un debito?

La curiosità era molto forte.

“Alfred cosa vuoi dire?” l'altro stava per rispondermi, quando fu tirato su da Chirone e da Matthew

“Come state?” chiese quest'ultimo spaventato. La domanda era rivolta ad entrambi, ma questo si limitò ad osservare e a trovare eventuali ferite sul viso di suo fratello.

“Bene” dissi in maniera flebile, osservando Alfred

“Anch'io sto bene, un' esplosione come questa non può uccidere un eroe come me” rise, e fu una risata finta, che mi fece rabbrividire.

“Grazie a tutti gli Dei!!” esclamò Chirone, aiutandomi a mettermi in piedi “Come ti senti?” spostai lo sguardo su di lui, eppure mentre lo guardavo la mia testa era altrove.

“Sto bene, ma forse Alfred...” sussurrai.

Il suddetto si voltò verso di me, cingendomi una spalla e avvicinandosi al mio orecchio

“Dimentica quello che ti ho detto” non era una supplica o una richiesta, quello era un ordine.

“Perchè?” dissi, voltandomi verso di lui.

I suoi occhi non erano più accessi di allegria, erano scuri e cupi.

L'altro non mi rispose, anzi se ne andò, lasciandomi solo con i miei pensieri.

Osservai la sua ampia schiena scomparire dalla mia vista.

Intorno alla mensa i figli di Apollo stavano medicando alcuni feriti, grazie a tutti gli Dei non erano cose gravi, bensì semplici tagli o leggeri ustioni.

“Arthur-san” disse Kiku, correndomi incontro “Tutto bene?” osservai il volto dell'altro, notando un leggero taglio sulla fronte.

“Si...tu?”

“Tutto apposto” sorrise, in maniera amichevole, eppure non riuscii ad apprezzarlo, a causa delle parole di Alfred.

Dannato ciccione americano.

Lui e le sue stupide parole.

Cosa me ne frega a me se lui ha un debito?

Saranno anche affari suoi….ma allora perché sentivo una sorta di legame tra quelle parole ed il mio passato?

“Ragazzo è meglio se vieni con me” mi disse Chirone avvicinandosi, e cingendomi la spalla in maniera affettuosa.

Annuii e lo seguii, ma con gli occhi continuavo a cercare Alfred.

Molti dei semidei erano sporchi e pieni di polvere ma, nonostante tutto, sembravano stare bene.

Arrivammo nella casa di Chirone, entrammo e io mi sedetti su il divanetto, nemmeno le tende di pizzo attiravano più la mia attenzione, il ciò era un vero peccato, perchè quei ricami erano veramente delicati.

“Questa è una prova che all'interno del Campo c'è una spia” disse, chiudendo la porta “La guerra con Crono si sta avvicinando, adesso anche i nostri alleati diventano nemici”

“Hai in mente qualche sospettato?” chiesi, ma alla mia domanda il suo volto divenne più scuro, chiaro segno che egli dubitava di qualcuno.

Lui non rispose, ma io lasciai stare.

“Comunque non ti ho convocato qui per questo” si avvicinò alla finestra, scostando le tende, lasciando entrare la luce.

“Riguarda la missione?” lui annui.

“Tra poco arriverà anche Alfred” il mio cuore cominciò a battere più forte...stupido organo inutile “Ma prima preferirei parlare di una cosa con te in privato”

Mi misi subito in allerta.

“Sono sicuro che ormai sarai stanco di sentirti chiedere questa domanda, ma prima dell'incidente di tua madre ti ricordi qualcosa?”

“Non lo so” ammisi.

“Come dubitavo” lo guardai, lui sapeva qualcosa su di me che nemmeno io sapevo, e questo io non potevo tollerarlo.

“Mi nascondi qualcosa?” chiesi, con una leggera punta di rabbia.

“Arthur è una lunga storia” disse, distogliendo lo sguardo da me.

“Voglio sapere tutto” urlai, alzandomi.

“Non posso” strinsi i pugni a causa della sua risposta.

“Perchè?”

“Ho fatto un giuramento”

Alfred aveva un debito, Chirone aveva fatto un giuramento ed io avevo mal di testa.

Lo sguardo del sorvegliante era molto triste, la mia rabbia fu placata da un profondo senso di colpa.

“Non insisterò, ma almeno dimmi questo Alfred ha a che fare con il mio passato?” l'altro si limitò a fissarmi, ma capii subito.

Allora non era solo una sensazione, avevo già conosciuto quel dannato del figlio di Zeus.

Per questo il suo sorriso e il suo profumo avevano qualcosa di familiare.

Avevo solo una domanda….ma quando diamine lo avevo visto?

Poi, all'improvviso, la porta si aprì.

Parli del diavolo e spuntano le corna.

Ebbene si, davanti a me si trovava Alfred, in tutta la sua irritante personalità.

Sembrava quello di sempre, i suoi occhi erano luminosi e gli angoli della bocca erano piegati verso l'alto, formando un contagioso sorriso.

Ero veramente felice di vederlo sorridere...questo solo perché andare in giro con un Alfred scontroso mi sembrava pericoloso.

Pensavo solo alla mia incolumità.

“Eccomi qui” disse tutto allegro il nuovo arrivato, sbattendo la porta tanto da far tremare il chiavistello.

“Giusto in tempo” disse Chirone “Purtroppo Kiku non sarà presente alla riunione, si sta prendendo cura di alcuni dei suoi compagni” sorrisi, come un bambino.

Si, lo so sono un dannato stro..stromboli!! Ma cosa ci posso fare?

Kiku era stato gentile con me, mi aveva aiutato quando il francese, mani lunghe ed oleose, mi aveva bloccato. Eppure non riuscivo a trattenere un sorriso, alla prospettiva di rimanere da solo con Alfred.

“Allora prima di tutto Arthur, devi sapere chi è Ivan” mi disse Chirone “Ivan è figlio di Ade, ovvero il Dio dei morti e delle ricchezze sotterranee”

“Quindi il figlio di Ade è stato rapito” ripetei per ribadire il concetto.

“Siamo molto preoccupati, perchè Ivan è uno dei migliori guerrieri del Campo, dotato di forza e sangue freddo” Alfred sbuffò, rumorosamente “In più è molto astuto, dotato di grandi..”

“Si, ha capito, non c'è bisogno di elogiare quel russo più del dovuto” disse, roteando gli occhi.

Chirone sorrise, leggermente.

“Comunque non riusciamo a capire cosa gli sia successo” disse, facendo sparire il sorriso di prima “Ivan era partito per controllare fin dove le armate di Crono si erano spinte….ma siamo stati stupidi a lasciarlo partire da solo” nella sua voce si sentiva una nota di rimpianto.

Si vedeva che ci teneva ai suoi ragazzi.

“Quindi noi dobbiamo partire alla ricerca di Ivan?”

“Si” mi rispose il sorvegliante.

“Allora sarà meglio muoverci” rimasi sbigottito delle mie parole.

“E' così che si parla!!” mi disse Alfred, dandomi una calorosa-confortante-irritante quanto inutile pacca sulla spalla.

Perfino Chirone era tornato di buon umore.

“Allora sarà meglio equipaggiarvi al meglio” disse questo, entrando nella stanza accanto, lasciando me e l'idiota da soli.

Il figlio di Zeus sembrava normale, come se la conversazione di prima non fosse mai accaduta.

Quel dannato idiota a che gioco voleva giocare?

Poi però mi resi conto di una cosa, Alfred mi aveva protetto con il suo corpo, anche se io avevo protestato in maniera molto virile, dall'esplosione, ed io non lo avevo nemmeno ringraziato.

Spostai lo sguardo verso di lui, accorgendomi di essere a mia volta fissato da lui.

“G-grazie ..per prima” dissi, cercando di articolare qualcosa di comprensibile e di abbastanza dignitoso.

“Figurati” rispose, allegramente “Non sei arrabbiato con me..vero?” mi chiese dopo più pacatamente.

Rimasi ad osservare le sue guance tinte di quell'adorabile tonalità di rosa che lo faceva somigliare ad un bambino.

Sorrisi a mi volta.

Perchè sorridere con lui era così naturale?

“Perchè dovrei?”

“Già perché dovresti, in fondo sono un eroe, le mie azioni sono sempre giuste” ovviamente, Alfred non poteva rimanere in silenzio, doveva per forza distruggere quell'incantesimo e quella situazione che si era creata..non che la cosa mi importi sia chiaro, ma sentirlo parlare è veramente irritante.

“Già l'eroe, come posso dimenticarlo?” dissi in maniera sarcastica, ma l'altro essendo troppo stupido non aveva capito il tono della mia voce, e pensò che fosse un complimento o roba simile.

Illuso.

Chirone entrò nella stanza, con in mano un oggetto avvolto in un telo bianco con delle striscioline azzurre.

“Vieni qui Arthur” mi chiamò il più grande

Mi avvicinai a lui, notando con la coda dell'occhio che anche il figlio di Zeus stava guardando.

“Questa è tua” mi disse, tutto contento, il sorvegliante.

Io presi l'oggetto, slegandolo dalla stoffa, lasciandola scivolare a terra.

Sgranai gli occhi, in mano avevo una spada, delle giuste dimensioni...perchè quando si parla di spade si pensa inevitabilmente ad altro?

Doppi sensi a parte.

La spada era giusta per me, non era troppo grande come quella di Alfred..vi ricordo che parliamo di spade, ovvero armi per uccidere.

L'impugnatura era nera, ma incastrati lungo i lati vi erano dei piccoli smeraldini.

Mi venne subito in mente il primo incontro con Alfred, lui aveva una spada che sprigionava fulmini, saette e tuoni.

Ero troppo curioso di sapere che potere aveva la mia incredibile e formidabile spada.

“E' bellissima, ma che potere ha?” chiesi con gli occhi che mi brillavano di eccitazione.

Chirone cominciò a tossire “In verità non ha nessun potere” a tale risposta i miei sogni e le mie vane illusioni crollarono.

Dietro di me il pirla rideva di gusto.

“Ah!” dissi in maniera flebile, ero veramente deluso.

Io sognavo una spada potente...ok la smetto con questo genere di frasi, diventa troppo ambiguo, e questa storia non tratta di certo questi temi.

Caro lettore in questo momento ti odio, sai perché? Perchè sento le tue fastidiose risate, ma ti posso assicurare che se non la finisci ti spedirò dritto all'inferno…ci siamo capiti?

Quindi temimi.

Comunque tornando alla storia.

Ah si!! ero arrivato all'animale americano.

Come stavo dicendo, Alfred si stava sganasciando dalle risate, talmente tanto che avevo paura che si facesse la pipi addosso.

“Mi spieghi cosa ci trovi di divertente?” chiesi esasperato, mentre le mie orecchie bruciavano per l'imbarazzo ed anche per un po' di rabbia.

“AHAHAHAH Ci sei rimasto malissimo AHAHAHAH...d-dovevi vedere la tua faccia AHAHAHAH”

AHAHAHAHAH vediamo quanto ridi con una mano tranciata AHAHAHAH.

Mi girai per cercare l'aiuto di Chirone, ma questo si stava trattenendo.

Che mare di imbecilli.

Passarono cinque minuti, che furono una tortura per i miei timpani e per la mia dignità, in questo arco di tempo il figlio di Zeus non aveva fatto altro che ridere mentre Chirone si lasciava sfuggire di tanto in tanto qualche nitrito.

“Avete finito?” chiesi arrabbiato ed annoiato.

I due annuirono, mentre riprendevano fiato.

“Comunque qui ..ho tre zaini...all'interno si trova dell'ambrosia per le emergenze, un po' di cibo e dell'acqua, qualche dracma d'oro per i messaggi Iride ” disse, leggermente ansante a causa delle risate.

Alfred si mise in spalle uno degli zaini, esattamente quello rosso, mentre io scelsi quello grigio, giusto per essere allegri.

Chirone prese l'altro zaino per poterlo portare a Kiku,

Tutti e tre uscimmo dalla casa del sorvegliante, per andare dal giapponese.

Mentre camminavamo, cercavo in qualche modo di “allacciare” la spada alla cintura, ma senza risultati.

“Si vede che sei un novellino” disse Alfred prendendo la mia spada e cliccando su uno dei smeraldini che si trovavano di lato, a tale gesto la spada si rimpicciolì fino a diventare una spilla argento con lo stemma di una spada che provocava due onde.

Cosa molto ironica, visto che non aveva poteri.

Rimasi ad osservarlo scioccato, mentre lui sia avvicinava e mi attaccava la spilla alla maglia.

“Grazie” borbottai parecchio infastidito, l'altro rise.

Alla fine arrivammo davanti ad un tempio bianco, con delle colonne di ordine ionico, tutta la struttura era geometricamente perfetta ed imponente, di un bianco candore, che si scontrava benissimo con il rilievo a forma di civetta che occupava il timpano del tempio.

Dal tempio uscì Kiku, che si era cambiato, adesso indossava un paio di pantaloni neri e una camicia bianca, che però non era inserita nei pantaloni.

“Scusate la mia assenza” si scusò, mentre si piegò con il busto davanti a noi.

“Non ti preoccupare” disse Alfred sorridendo, ci tengo a sottolinearlo, gli stava SORRIDENDO.

Chirone passò al moro l'ultimo zaino che era nero, gli spiegò quello di cui avevamo parlato, quando c'era anche Alfred.

“Dovete andare verso Nord” ci disse il sorvegliante

“Ma come?” chiesi.

“Con i pegasi” rispose Chirone

“Noi..volare..su quei cosi..in cielo” balbettai, indicando con un dito il cielo, mentre con l'altra mano mi stringevo la maglia all'altezza del cuore.

“E' il mezzo più veloce” disse la voce pacata di Kiku.

“Infatti Kiku ha ragione, con i pegasi arriveremo prima” disse il figlio di Zeus, quel dannato lecchino.

“Non c'è un altro modo? Non so una barca?” chiesi, ma all'ultima ipotesi il volto di Chirone e quello di Alfred sbiancarono.

“Mi dispiace figliolo ma non ci sono” disse sorridendo, o almeno sforzandosi di sorridere.

“Forza andiamo alle scuderie” urlò l'americano, prima che potessi insistere.

La scuderia era..una scuderia, quindi cavalli, fantini e si insomma il tipico aroma sprigionato da quelle bestie volanti.

Nella struttura erano presenti all'incirca una ventina di pegasi, e almeno cinque semidei, fra i quali la rana francese.

Mi si strinse lo stomaco a vederlo.

Al mio ingresso tutti gli equini presenti si inchinarono, ovviamente Alfred fa parte della categoria bestie disgustose, non ha niente a che vedere con dei magnifici cavalli, quindi non si inchinò.

Ovviamente nella scuderia scese il silenzio, almeno fra i semidei e Chirone, perchè in tanto le bestiole alate continuavano a parlarmi “Il padrone è arrivato” oppure “David lucida gli zoccoli non farci fare brutta figura” insomma roba da cavalli.

“Francis vieni qui” chiamò Chirone, facendo avvicinare quell'ammasso di porcherie viventi.

“Salve a tutti amici miei” salutò il giovane ammiccando, facendomi uscire un verso di disgusto

“Ragazzo mio potresti preparare tre pegasi?” chiese il sorvegliante.

“Ma certo, scegliete pure” disse indicando tutti i cavalli.

“Io voglio Tuono” disse Alfred.

“Se è possibile mi piacerebbe cavalcare con Armonia”

Francis annuì soddisfatto “ Tu invece Arthur cosa preferiresti?”

Con lo sguardo cercai il cavallo adatto a me, anche se fu veramente difficile, tutti gli equini urlavano “Scegli me” oppure “Lui non sa curvare in volo” .

Alla fine il mio sguardo si posò su uno stallone grigio con alcune macchioline bianche, la criniera era bianca come la neve, e a differenza degli altri, non mi stava incitando a sceglierlo.

“Quello” dissi indicando.

“Brontolo??Non se ne parla affatto, quel cavallo è pazzo”

Brontolo?

Ma che nome è?

“Posso avvicinarmi?” chiesi

“Sarebbe meglio di no” mi rispose il francese, ma io non o ascoltai ed andai verso lo stallone.

Appena mi avvicinai cominciò a nitrire per allontanarmi, ma io continuava ad avvicinarmi.

“Tranquillo bello” dissi alzandole mani, lui rispose “vattene b******o” rimasi scioccato, nessun cavallo mi aveva mai insultato prima di allora.

“Non voglio farti niente” dissi

“Fottiti”

La mia pazienza stava finendo.

“Fidati di me” dissi nervoso e a denti stretti, certo quello non era il modo migliore per convincere un cavallo.

“Levati dal c***o”

Questo era troppo, perfino per un cavallo.

Mi alzai di scatto e gli afferrai il muso, in modo che i suoi occhi furono a contatto con i miei

“Ascoltami equino volante, sono già abbastanza nervoso di mio, sono solo arrivato ieri eppure mi sono già rotto i coglioni. Non ho voglia di volare, eppure devo farlo senza lamentarmi, quindi se lo faccio io lo fai tu che la cosa ti piaccia o no” certo non era la frase più convincente, causa anche il mio tono di voce abbastanza arrabbiato.

Il cavallo si ammutolì.

“Lo considero un si” dissi “Pervertito prepara questo cavallo”

I presenti mi guardarono a bocca aperta, infondo sono Arthur Kirkland non uno associato al WWF.

I cavalli dei miei due compagni erano pronti, riconobbi subito Tuono, ovvero il cavallo nero con la criniera bianca, poi osservai Armonia era una cavalla di un chiaro rosso, con la criniera nera.

“Perchè hai scelto proprio quel cavallo?” mi chiese Alfred.

Sinceramente non lo sapevo, forse perché dentro al suo recinto mi sembrava triste e solo, si insomma, proprio come me.

“Non lo so” dissi con noncuranza, scrollando le spalle.

Francis arrivò vicino a me con Brontolo.

Il cavallo mi lanciava delle occhiate veramente terrificanti, ma io non era da meno.

Era appena iniziato lo scontro: Arthur VS Brontolo..

“Comunque non mi piace questo nome” dissi al cavallo, il quale mi guardò con i suoi grandi occhi neri, sembrava sorpreso.

“Ti chiamerai Abisso”

“Mi piace” mi rispose il cavallo.

“Mi dispiace non volevo iniziare con il piede sbagliato pace?” gli accarezzai il muso, l'altro per tutta risposta si avvicinò alla mia mano.

Sorrisi.

“Allora siete pronti per partire?” chiese Chirone, tutti e tre annuimmo “Arthur prendi” mi porse un pupazzetto che raffigurava un ammasso informe con solo un occhio al centro.

Un pupazzetto?

Lo guardai in faccia come a dire “Ma mi prendi in giro?”.

“Usalo con attenzione e per le emergenze” mi raccomandò Chirone.

Mi voltai verso Kiku ed Alfred, che erano scioccati tanto quanto me.

“Grazie..mille...starò attento” dissi.

“Allora potete partire” disse il sorvegliante, mentre Francis si asciugava delle lacrimuccie con un fazzoletto rosa “Torna presto mon amour” mi urlò

“Grazie” rispose seccato Alfred, avvicinandosi a me ed aiutandomi a salire sul cavallo, cosa che non fece con Kiku.

Diedi ad Alfred il pupazzetto “Alfred me lo metti dentro?” dissi, ingenuamente.

Nella scuderia calò il silenzio, dopo un po' mi accorsi del terribile doppio senso che aveva la frase.

Arrossii furiosamente, boccheggiando cercando di trovare le parole adatte.

Alfred era diventato ancora più rosso di me. Poi però scoppio a ridere

“Se proprio insisti” disse mentre armeggiava con la cerniera dello zaino per inserire il PUPAZZETTO.

“NON DIRE COSI' IDIOTA IO PARLAVO DEL PUPAZZO” urlai, sentendo il cuore che batteva all'impazzata.

“Perchè proprio lui?” mi domandò Francis, afflitto.

“Ma lui chi?” chiesi

“Ragazzi..noi dovremmo andare” disse Kiku tossendo, era arrossito, probabilmente a causa della mia figuraccia.

“Presi lo zaino delle mani di Alfred

“Tu stai a debita distanza chiaro?” urlai, con le orecchie ormai incandescenti.

“Certo, certo” disse il figlio di Zeus, alzando le braccia in segno di resa.

“Questo viaggio sarà più duro del previsto” dissi.

Questa volta non pensate male per favore.

“Torneremo presto” urlò, a squarciagola, l'americano che aveva ancora la faccia rossa.

“Si” dissi poco convinto, stringendomi forte ad Abisso.

“Buona fortuna” ci disse Chirone.

Detto questo i nostri pegasi si alzarono in volo.

Vorrei dire che vinsi l'impulso di urlare ma mentirei, e tu lo sai che io sono sincero.

Appena Abisso spiccò il volo lanciai l'urlo meno virile che mai si fosse sentito al mondo.

Grazie a tutti gli Dei stavamo lasciando il Campo, almeno non sarei rimasto lì, quando tutti si fossero messi a parlare dello strano tipo che urla come una femmina.

La mia vita fa schifo.

Voglio morire.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Eccomi qui!!!!

Salve gente, ecco qui il nuovo capitolo spero vi piaccia <3.

Ultimamente ho poco tempo per scrivere, in più è un periodo abbastanza buio della mia vita, quindi mi servirebbe un po' di supporto morale per continuare ^-^

Volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo.

Grazie mille siete i migliori.

Baci

Tay66

 

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Capitolo 9
*** Cavalli petulanti, missioni omicide e nomignoli imbarazzanti ***


 

Cavalli petulanti, missioni omicide e nomignoli imbarazzanti

 

 

Appena Abisso spiccò il volo lanciai l'urlo meno virile che mai si fosse sentito al mondo.

Grazie a tutti gli Dei stavamo lasciando il Campo, almeno non sarei rimasto lì, quando tutti si fossero messi a parlare dello strano tipo che urla come una femmina.

La mia vita fa schifo.

Voglio morire.

Forse tu, caro lettore, non potrai mai capire che cosa vuol dire volare per uno che soffre di vertigini.

In più in groppa ad uno stallone parecchio antipatico.

Mi aggrappai con tutte le mie forze alla schiena dell'animale, oh! No scusate, quello è il soprannome di Alfred, volevo dire del cavallo.

Sembravo un koala attaccato ad un ramo di eucalipto, con l'unica differenza che io non sono un tenero orsacchiotto con le orecchie morbidose, bensì un adolescente maschio, per di più figlio di una potente divinità greca.

Nelle orecchie avevo il rumore del vento che mi rimbombava nelle orecchie, e mentre tenevo le palpebre incollate fra loro pensavo “Arthur non fare idiozie, tieni gli occhi chiusi” .

Mi strinsi, involontariamente, di più al cavallo.

“Ehy tu!!” mi disse lo stallone

“Mi chiamo Arthur” bisbigliai sempre tenendo incollati gli occhi.

“Si, certo, come vuoi, la smetti di stringerti a me in questo modo? Mi fai male”

“Scusa...adesso ti lascio” dissi, mettendomi seduto, senza però mollare la presa sulla sua criniera.

“Mi spieghi perché hai accettato se hai paura di volare?”

“Mi hanno obbligato”

“Chi?”

Cavallo curioso!!

Non potevo certo dirgli tutto quello che era successo, anche se era passato un giorno erano capitate un mucchio di cose.

Ricapitoliamo: Alfred mi aveva salvato, si certo, con l'aiuto di Matthew, dal Minotauro, mi aveva supportato mentre lottavo con il drago, mi aveva rincorso per la foresta, schiaffeggiato, catapultato in acqua e protetto con il suo corpo durante un esplosione.

Certo che ne sono successe di cose.

“Lunga...lunghissima storia”

“Ma con chi parli?” mi chiese l'assillante, petulante e fastidiosissima voce del figlio di Zeus.

“Con il mio cavallo” dissi, cercando di non guardarlo negli occhi, cosa che fu facile dal momento che avevo gli occhi chiusi.

Nella testa avevo ancora la figuraccia fatta nella scuderia...che cosa umiliante.

“Oh...figo” si vedeva che cercava di attaccare bottone, cosa che io nella realtà già so fare, in fondo sono un ottimo ricamatore...ma ovviamente voi non volete sapere questo.

“Già” dissi.

“Perchè tieni gli occhi chiusi Arthur-san?” a parlare questa volta fu Kiku.

“Per concentrarmi meglio”

“Bugiardo, si vede lontano un miglio che te la stai facendo addosso dalla paura” disse l'animale, che porta il nome di Alfred.

Ma qualcuno lo aveva interpellato?

Quell'ammasso di idiozie viventi mi voleva far fare una figura meschina davanti a Kiku. E poi sarebbe lui l'amico?

“Alfred taci!!”

“Ma perchèèèèèè???!!!!” si lamentò il bambino gigante.

Perchè sei stupido, ignorante, ritardato, petulante, infantile, rumoroso, alto...muscoloso...be..bene, avete afferrato il concetto, andiamo oltre.

“Arthur-san hai qualche problema?”

“A parte Alfred, nessuno”

“EHY!!!” sorrisi, mi immaginavo la sua faccia rossa, con le guance gonfie e il leggero broncio, proprio come un bambino.

“Ahahah siete veramente divertenti insieme” disse, timidamente, Kiku.

Mi sentii arrossire di colpo.

“Siamo messi bene” dissi in maniera sarcastica.

Mentre volavo, avevo le mani che mi tremavano.

 

“Rilassati respira profondamente” mi disse Alfred, che si era avvicinato a me, avevo ancora gli occhi chiusi, ma sentii il suo fiato sul mio collo e la sua mano che mi accarezzava la schiena, pronto a consolarmi e ad aiutarmi.

Avevo la necessità di guardarlo, di perdermi nei suoi occhi per sentirmi vivo.

Infatti riaprii gli occhi per poterlo fissare.

Stavamo volando in cielo, eppure il colore delle iridi del figlio di Zeus superava, di gran lunga, quel banale colore che ci circondava.

Respirai profondamente, senza mai distogliere lo sguardo da quello del biondo.

“Così, bravo, adesso calmati ok? Perchè se ti vedo in difficoltà mi sento inutile” disse dolcemente.

Ma i nessuno nella mia vita era stato così dolce ed anche folle con me.

Alfred era un po' quello che ho sempre cercato, una spalla su cui piangere ed un amico di cui fidarmi.

“Infondo sono un eroe” finì la frase, che per me sie era già conclusa prima, ma l'animale ama parlare.

“Mi spieghi da cosa è nata questa storia dell'eroe?” chiesi curioso, visto che la maggior parte dei discorsi di Alfred si concludevano con la parola eroe.

A mia sorpresa lui diventò pallido, poi di una tonalità verdognola ed infine arrossì, borbottando qualcosa del tipo “Lunga storia” e detto questo avanzò con il suo destriero, lasciandomi confuso e spiazzato.

“Tu Kiku ne sai qualcosa?” domandai.

“Mi dispiace ma credo proprio di no” negò lui, e ne fui sollevato, perchè voleva dire che non erano in confidenza..ma magari mentiva ed invece sapeva tutto.

Dovevo scoprirlo.

“Tu ed Alfred vi conoscete da molto?” usai un tono piatto, quasi apatico, per sottolineare il concetto “tanto per rompere il ghiaccio”.

“Abbastanza”

“Ah!Bene” il mio tono di voce era lo stesso, ma non andava per niente bene.

“Come avrai già capito Alfred è molto famoso al Campo”

“Lo avevo intuito” dissi, ripensando alle figlie di Afrodite.

“Già, ha molte ammiratrici” mi rispose Kiku leggendomi nella mente.

Rimasi spiazzato.

Dovevo assolutamente chiederglielo

“Tu..insomma..per Alfred provi qualcosa?” avevo il cuore che batteva a mille.

Se Kiku era innamorato del figlio di Zeus, io non avrei mai avuto possibilità...come amico, perchè io volevo solo essere un suo amico, anzi no, io volevo essere un suo conoscente.

Lui arrossì vistosamente alla mia domanda per poi con mia grande sorpresa sorridere.

“In verità prima si, mi ero anche dichiarato ad Alfred, ma lui non era interessato”

“Mi dispiace”

“Non ti preoccupare adesso sto con Matthew, e sono molto felice” sorrise calorosamente

Ripresi a respirare normalmente, ed anche il mio cuore si calmò, il sangue che si era raffreddato nelle vene ricominciò a circolare e a pulsare.

Sorrisi, come un bambino il giorno di Natale.

“Sono felice per te” dissi sinceramente, anche perché un avversario in meno, significava un miglioramento nella mia scalata per raggiungere l'AMICIZIA di Alfred.

“Comunque Alfred è già interessato a qualcuno” di nuovo quella sensazione di freddo improvviso

“C-chi?”

“Non loso, Alfred non ne parla mai nemmeno con Matthew”

“Ah”

Avevo una voglia matta di uccidere chiunque fosse codesto, strappargli il cuore dal petto e darlo da mangiare ad Abisso, staccargli tutti gli arti e bruciarli davanti a lui, mentre ….mi sa che devo andare da uno psicologo...possibilmente vero e che non sia un Minotauro.

“Matthew mi ha detto che Alfred ha una cotta verso questa persona ormai da anni”

Mi sentivo triste e deluso.

“Bene” finsi mentre tornavo a chiudere gli occhi, più che altro per non piangere che per paura.

“Tra poco dobbiamo atterrare” urlò il biondo da davanti.

“Perchè?” chiese Kiku.

“Problemi”

Riaprii gli occhi solo quando atterrammo.

Alfred si avvicinò per aiutarmi a scendere, ma io feci da solo, accarezzando il muso di Abisso, che in quel momento mi stava consolando.

I benefici di essere gli unici a parlare con i cavalli è che gli altri non possono sentire quello che gli equini hanno da dire.

Ed il mio cavallo, se si trattava di insultare qualcuno era veramente bravo.

Nonostante tutto Alfred continuava a sorridere come sempre e a starmi vicino.

Irritante, sciocco ed immaturo.

In verità lo stupido ero io, che mi ero illuso di essere diventato, non dico l'amore platonico di Alfred, ma una leggera cotta o comunque una semplice attrazione.

Lasciai stare i miei pensieri da bambino pidocchioso per concentrarmi sulla missione, prima la portavo a termine prima potevo andarmene.

Però tutta la spavalderia che mie era venuta, in cinque secondi, andò scemando perché ci ritrovammo davanti ad una foresta buia, il cielo sopra di essa non era più azzurro come prima, bensì scuro e nuvoloso.

Ma la particolarità più grande ed inquietante è che le piante e gli alberi erano fatti di pietra.

Intorno ad un ramo pietrificato vi era un serpente anche esso come l'albero non era vivo.

I cavalli cominciarono a nitrire spaventati, cercai di capire quello che dicevano, ma facevo fatica.

“Noi non andremo lì” era la voce della cavalla di Kiku

“E' pericoloso padrone portaci via” disse Tuono

“Ma sei ritardato?” ovviamente questo gentleman era il mio stallone.

“C'è puzza di mostri” disse Armonia.

“Arthur-san cosa dicono i cavalli?”

“Hanno paura, avvertono l'odore di qualche mostro” dissi io con il cuore che mi martellava, e la paura che mi assaliva “Cosa facciamo?”

“Fatemi pensare?” disse Kiku.

“Potremmo volarci sopra!” esclamò Alfred.

I cavalli nitrirono in disapprovazione, ed io tradussi per i miei compagni

“Non vogliono, dicono che all'interno della foresta c'è un'energia maligna, e questa colpisce anche dall'alto”

“Ci mancava solo questa” disse arrabbiato il biondo.

“I nostri pegasi poterebbero fare il giro più lungo per raggiungerci dall'altra parte mentre noi attraversiamo la foresta” propose il figlio di Atena.

“Ma non potremmo andare con loro?” chiesi

“Con noi sulla groppa, impiegherebbero il doppio tempo” mi spiegò

Lanciai uno sguardo verso Alfred per vedere la sua reazione, lui sorrise ed annuì.

“Allora vado per primo” urlò il figlio di Zeus, strappandosi la spilla che si trasformò nella sua spada.

Cominciammo a camminare all'interno foresta.

Tutto ciò che si trovava lì dentro era pietrificato, alberi, piante ed animali.

Nell'aria si sentiva il frusciare di ali, mentre in lontananza si sentiva un leggero brusio.

Sinceramente sarei voluto scappare via. Si, lo so, sono molto coraggioso, ma ti ricordo che io sono arrivato al Campo il giorno prima, e quindi la mia esperienza è pari al nulla.

Eppure eccomi qui, pronto a rischiare la vita, per il figlio di Ade.

Magari suo padre mi avrebbe fatto il piacere di farmi morire in maniera veloce e poco dolorosa.

Spostavo lo sguardo da ogni parte, aguzzando la vista quando mi sembrava di vedere qualcosa nella penombra, mentre il mio udito si era subito messo all'allerta per sentire o captare qualsiasi rumore.

All'improvviso si sentì il tipico rumore di un legnetto che viene calpestato, subito mi girai sganciando la spilla, e premendo un piccolo smeraldo per farla trasformare nella mia spada.

“Calmati Arthur-san” mi disse Kiku

“Hai sentito anche tu quel rumore?” chiesi

“Si”

“Cosa sarà mai stato?”

“In verità sei stato tu” mi disse Alfred sorridendo.

“C-cosa?” mi sentii umiliato, preso dall'agitazione non mi ero accorto di aver calpestato io il famigerato legnetto.

“Non ti preoccupare...sono cosa che possono accadere” mi consolò Kiku.

“Non avere così paura in fondo ci sono io” disse l'americano, appoggiando il mento sulla mia testa, mentre passava le sue mani sulle mie braccia, sfregando i polpastrelli sulla mia pelle.

Mandandomi dei deliziosi brividi su tutta la schiena.

Per me quello era un gesto romantico, ma agli occhi degli altri sembravamo due cretini, un nano ed un armadio.

Ovviamente io non sono il nano.

Quindi se lo hai pensato per un secondo, ti posso solo dire che ti sei sbagliato di grosso.

“Hai finito di rimanere appollagliato sulla mia testa? Mi sento un nido” dissi cercando di scacciarlo via, anche se nel profondo avrei voluto rimanere qui.

“Ahahahah ok, ma stai attento a dove metti i piedi” mi prese in giro l'animale.

“Ma stai attento dove metti i piedi” lo scimmiottai.

Il clima che si era creato era dolce e familiare, allegro e confortante...ma ovviamente non poteva durare per sempre.

Infatti dopo cinque minuti nell'aria si sentì una risata femminile, maligna e un po' nasale.

Kiku staccò la sua spilla che si trasformò in una spada dallo stile giapponese, se no sbaglio si chiama Katana.

Da davanti a noi, esattamente vicino al lago pietrificato, apparve la figura di una donna, alta e snella, con un semplice abito nero, degli occhiali da Sole e un turbante in testa.

Il volto era tondo e grazioso, le labbra erano sottili e scure.

“Umh!!! che cosa abbiamo qui?” chiese, mordendosi le labbra “Sento odore di divinità, quindi dovete essere i figli di quei porci degli Dei” aveva una voce ammaliante e seducente.

“Vi piace la mia foresta?” ci chiese, mentre avanzava verso di noi, con passo deciso e felino.

Guardai sia Alfred che Kiku, entrambi sembravano tranquilli, merito del loro sangue freddo.

Io a differenza loro avevo le mani che mi tremavano, e sentivo il cuore battere all'impazzata nel petto.

“Un figlio di Zeus, uno di Atena e...Poseidone” ghignò “Ho avuto una storia con tuo padre sai?” si avvicinò a me mi accarezzò il collo, facendomi venire i brividi “Ero talmente bella da aver sedotto tuo padre il Dio dei mari e dei terremoti” la mano si fermò appoggiandosi poco più sotto del mio pomo d'Adamo “Ma sono stata punita, perchè ho accettato di avere un coito con tuo padre all'interno del tempio di quella verginella isterica, che porta il nome di Atena. Spero non ti sarai offeso?” rivolse la sua domanda a Kiku, che strinse i denti e i pugni.

“Sei Medusa?” chiese Alfred, cercando di distrarre la donna.

Questa si voltò verso di lui, avvicinandosi sempre di più, finchè con la mano non cominciò ad accarezzargli il petto.

“Sei veramente bello figlio di Zeus” disse sensuale al suo orecchio “Ho deciso che ti trasformerò in una statua per decorare il mio salone”

Sentii la rabbia farsi strada in me, non solo perché la tipa aveva appena minacciato di trasformare Alfred in una statua, ma anche perché quella serpe non faceva altro che toccare il figlio di Zeus.

No, non è gelosia, è più un senso di protezione verso i propri amici.

“Grazie mille per la clemenza” sorrise il biondo “Ma purtroppo noi ce ne andremo via da questa foresta” disse, alzando la spada e puntandola alla gola di Medusa.

“Come sei sciocco, saresti stato una statua perfetta per il mio salone” corse veloce staccandosi da Alfred, per poi con calma sciogliersi il turbante rivelando,una moltitudini si serpenti.

“Non fissatela negli occhi” gridò Kiku, coprendosi gli occhi, e noi lo seguimmo.

“Come facciamo a combattere contro di lei se dobbiamo tenere gli occhi chiusi?” chiesi mentre obbedivo a Kiku.

“Non potete fanciulli” ghignò, mentre estrasse qualcosa di metallico “Figlio di Zeus sei troppo bello per morire. Ho deciso che dopo che ti avrò trasformato in pietra, diventerai la decorazione più bella della mia stanza da letto, che la cosa ti piaccia o no”

“E noi?” chiesi ingenuamente.

“Tu è l'altro siete perfetti come nani da giardino, bassi, piccoli e femminei”

Non ci potevo credere quella serpe mi aveva appena dato del nano da giardino; non potevo guardare Kiku, ma scommetto che anche lui come me era stato pugnalato nell'orgoglio.

Lo sapevo di non rappresentare i canoni del guerriero, non ero alto e muscoloso come Alfred, al contrario io e Kiku eravamo due tappi, o come preferisco definirmi io “un uomo con i piedi per terra, che ha deciso di metterci più tempo a crescere” , in più le nostre corporature erano molto minute, per non parlare di me, che sono stato per diciassette anni seduto su un letto, ormai ero un ammasso di lardo e morbido..certo non ai livelli di Alfred.

“Ehy!!! come ti permetti??” protestai, stringendo l'impugnatura della spada.

“Perchè protesti? Io ho solo detto la verità” ghignò ferendomi.

“Non hai nemmeno un briciolo della bellezza e intelligenza di Arthur, per non parlare del suo strano umorismo basato sul sarcasmo” urlò Alfred, arrossendo e scatenando in me la medesima reazione.

Il biondo mi aveva appena definito bello ed intelligente?

Perchè mi batte così forte il cuore?

Perchè nonostante,l'imminente morte ho voglia di sorridere?

“Alfred..” sussurrai.

“Intendo dire, tutti sono migliori di te, in fondo ai per capelli dei serpenti e puzzi di fogna” scandì bene ogni parola il figlio di Zeus.

Quindi quell'ammasso di briciole avariate aveva detto che ero bello solo perché mi aveva messo a paragone con Medusa??

Quante probabilità ho di uccidere il biondo ed occultare il cadavere?

“Alfred cerca di distrarla mentre io avanzo” disse Kiku, l'altro annuì

“Ma come fai se hai gli occhi chiusi?” chiesi

“Mia madre, la gloriosa Atena, mi sta aiutando” sorrise avanzando leggermente.

“Figlio di Zeus, giuro che dopo questo ti spedirò dritto...”

“Al Tartaro. Voi mostri siete noiosi non fate altro che ripetere le stesse cose” si lagnò come un bambino l'animale

Medusa avanzò di colpo, superando Kiku, che nel frattempo aveva fatto il giro, avvicinandosi ad Alfred, che impreparato cadde a terra.

Aprii gli occhi di scatto, trovando la donna a cavalcioni sul biondo.

Ero stanca di vedere quella serpe strisciante, così vicino al mio...cioè ad Alfred.

Kiku come me aprì gli occhi e corse verso il mostro colpendola di striscio in quanto questa si girò improvvisamente.

Il moro dovette chiudere gli occhi in fretta per non trasformarsi in pietra.

Alfred si rialzò di colpo, Kiku cercava di difendersi come meglio poteva ad occhi chiusi, mentre io rimanevo immobile, inerme ed inutile.

Atena stava aiutando il giapponese, se il moro poteva chiedere aiuto agli Dei, forse potevo anch'io.

Cercai di svuotare la mente cosa che non fu facile, visto le urla di Medusa e i gridi di battaglia dei miei due amici.

“Ciao papi..senti scusa per ieri. Volevo sapere non è che potresti aiutarmi?” mi sentivo abbastanza ritardato a domandare una roba simile al nulla.

Ovviamente il mio adorato ed amato padre non rispose.

Aprii un occhio per vedere la situazione e non mi piacque, Kiku era ferito ad una spalla, la vipera aveva tirato fuori da chissà dove un pugnale, mentre Alfred era inginocchiato a terra affaticato, a causa dei colpi violenti che stava lanciando all'aria.

“Siete dei poveri illusi se pensate di potermi uccidere” rise il mostro

“Anch'io riderei se avessi il tuo aspetto” disse il figlio di Zeus

“ADESSO TI UCCIDERO' BRUTTO IMPERTINENTE” urlò Medusa, lanciandosi contro Alfred, ma questo rotolò via e si ferì al braccio.

Il tempo si fermò seguii con lo sguardo la goccia di sangue che scendeva dall'avambraccio del ragazzo.

La sua faccia sofferente e il suo gemito di dolore scatenarono in me una reazione violenta e omicida.

Mi lancia contro il mostro, chiusi gli occhi per non essere pietrificato,ma alzai la spada tagliando qualcuna di quelle schifose bestiole che aveva al posto dei capelli, provocando un urlo alla donna.

“Come ti permetti ragazzino?” mi chiese Medusa, allontanandosi leggermente.

I miei sensi erano tutti al massimo, udito, olfatto e tatto.

Poi all'improvviso mi venne in mente un particolare a cui non avevo prestato attenzione all'inizio: davanti a noi, si trovava un laghetto.

Era un'idea folle ma valeva la pena tentare.

“Alfred riesci a metterti in piedi?” chiesi al ragazzo.

“Certo” mi rassicurò, e fu una benedizione

“Tu Kiku?”

“Si Arthur-san”

“Ho un piano” dissi “Al mio tre Alfred scatena una tempesta di fulmini, tu Kiku stai pronto con la spada”.

“Si” mi risposero entrambi

“TI UCCIDERO' FIGLIO DI POSEIDONE, AVRO' LA MIA VENDETTA” si lanciò contro di me.

Io allargai le braccia, concentrandomi avvertendo all'altezza dell'ombelico una sensazione di calore che si andava a diffondere in tutto il corpo.

Come speravo l'acqua che si trovava al di sotto della superficie pietrificata rispondeva al mio controllo, infatti più mi concentravo più questa si lasciava controllare”.

“Il mio padrone ti utilizzerà come tappeto” disse il mostro avvicinandosi.

Piano, piano chiusi le braccia portando dei palmi uniti, scatenando una piccola scossa di terremoto che fece cadere sia Medusa che i miei due compagni.

Tutta l'energia che avevo concentrato nelle mani stava per esplodere a causa dell'eccesso di potere.

La donna si rimise in piedi e riprese ad avvicinarsi, quando sentii il suo fiato sul mio collo e la lama squarciarmi un pezzo di tessuto all'altezza del cuore,separai le mani,stringendole a pugno portandoli ai fianchi.

La superficie di pietra si crepò facendo uscire l'acqua in un unico grande getto che colpì in pieno Medusa, facendola roteare su se stessa.

“TREEEE!!!” urlai ad Alfred, il quale conficcò la spada, vicinissimo al getto d'acqua, provocando così una tempesta di fulmini, che al contatto con il liquido mandò scosse di dolore pazzesco alla donna.

“Kiku tocca a te” dissi, con delle grosse gocce di sudore che mi scendevano dalla fronte.

Il giapponese, che aveva capito fin dall'inizio il piano (in fondo parliamo del figlio di Atena, la dea della sapienza) si avvicinò al mostro e con un unico colpo secco della spada tranciò la testa di Medusa, che cadde a terra, mentre il suo corpo si disintegrò.

Appena la testa rotolò vicino ai piedi di Kiku, aprii le mani, facendo cessare il getto d'acqua.

Mi inginocchiai a terra stanco morto, causando la preoccupazione dei miei amici.

“Arthur tutto bene?” mi chiese Alfred, prendendomi il viso con le mani impolverate.

Annuii mentre i miei occhi si perdevano nei suoi.

Quello che sto per dire è abbastanza imbarazzante, ma gli unici occhi per cui rischierei di morire pietrificato sono quelli di Alfred...adesso che lo sai non giudicare.

“Arthur-san hai avuto un piano brillante” si congratulò Kiku

“Grazie” bisbigliai cercando di rimettermi in piedi, cosa che non fu difficile, dato che mi aiutò il figlio di Zeus.

“Sei stato bravissimo” si complimentò il figlio di Zeus, facendomi arrossire come un cretino o come un Alfred.

“Vorrei poter dire la stessa cosa di te” scherzai

“Non ti vantare troppo nanetto” mi punzecchiò

“Non mi chiamare nanetto” dissi con rabbia, anche se dentro di me, mi sentivo come una scolaretta alla sua prima cotta.

Perchè ogni cosa che mi diceva aveva tali effetti su di me?

“Ok Athu” scherzò allontanandosi.

Il mio cuore cominciò a rallentare mentre sentivo le gambe tremare.

Da piccolo tutti mi chiamavano Athu, perchè come un ritardato non sapevo pronunciare la R, quindi per scimmiottarmi mi chiamavano con quel orribile nome.

Non solo dovevo sopportare di essere scambiato per una femminuccia, ma dovevo sorbirmi anche quel fottuto nomignolo.

Ma la cosa strana era un' altra.

Come faceva Alfred a sapere il nomignolo con cui mi chiamava mia madre?

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, eccomi qui con il nuovo capitolo :D

Voglio ringraziare tutti quelli che lasciano un commento ad ogni capitolo.

Grazie di cuore.

Un abbraccio a tutti coloro che leggeranno la storia.

Baci, baci, baci…

Se volete il prossimo capitolo fatemi sapere.

Bacini

Tay66

 

 

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Capitolo 10
*** Galline volanti, litigi importanti ed un arrivo inaspettato ***


Galline volanti, litigi importanti ed un arrivo inaspettato

 

 

Da piccolo tutti mi chiamavano Athu, perchè come un ritardato non sapevo pronunciare la R, quindi per scimmiottarmi mi chiamavano con quel orribile nome.

Non solo dovevo sopportare di essere scambiato per una femminuccia, ma dovevo sorbirmi anche quel fottuto nomignolo.

Ma la cosa strana era un' altra.

Come faceva Alfred a sapere il nomignolo con cui mi chiamava mia madre?

“C-come mi hai chiamato?” chiesi con un tono di voce, forse troppo acuto e vagamente femminile.

Il mio cuore batteva all'impazzata mentre le mie mani tremavano.

L'altro si voltò verso di me, con una faccia da sberle, un sopracciglio inarcato e un sorriso finto.

“Come?” chiese con la voce stridula

“Ti ho detto..c-come mi hai chiamato?” il suo volto era sbiancato, mentre una goccia di sudore gli calava dalla fronte, per poi scendere sul collo e sparire oltre il colletto della maglia bianca..ma non era questo il momento di distrarsi.

Alfred mi aveva appena chiamato con il soprannome con cui mia madre mi chiamava, non so se per scimmiottarmi oppure per tenerezza, sta di fatto che era troppo imbarazzante.

Erano anni che nessuno mi chiamava così, in un certo senso mi era mancato, perché mi riportava alla memoria dei bellissimi ricordi. Giorni in cui ero felice e tranquillo.

“Arthur...E' così che ti chiami ” mi disse allargando il sorriso, ed avvicinandosi a me “Perchè che cosa avevi capito?” chiese mentre mi passava una mano fra i capelli.

Sentii freddo all'improvviso.

Lo guardai in silenzio, mentre in me saliva un senso incredibile di nausea.

Perchè Alfred mi stava mentendo?

Ero sicuro di non essere pazzo.

Insomma ti sembro pazzo?

No, certo che no.

I suoi occhi erano più bui e misteriosi, non erano chiari e limpidi, in un certo senso faceva male fissare quelle due pozze azzurre e non riconoscerle.

“P-perchè?” chiesi, mentre mi portai una mano all'altezza del cuore, stringendo forte la maglietta tra le dita.

“Cosa?” mi domandò cupo

“Perchè menti?” sussurrai.

“Forse è meglio se mi allontano...provo a mandare un messaggio Iride a Matthew” disse Kiku, dileguandosi all'improvviso.

Lasciando me ed il pirla bugiardo da soli.

“Non so di che parli Arthur” scandì ogni parola, in particolare il mio nome.

Quell'ammasso di lardo avariato mi stava mentendo.

Cosa gli avevo fatto di male?

Certo insultarlo sempre, non è certo il modo più carino...ma che dico!!!Insultare il figlio di Zeus, è un onore nonché un dovere verso l'umanità.

Magari ero stanco e confuso, infondo avevo appena battuto Medusa, voglio sottolineare AVEVO appena sconfitto un mostro.

Eppure ero sicurissimo di aver udito quel ridicolo soprannome.

Abbassai la testa, fissando le mie scarpe sporche di polvere e terra, mentre in me cresceva il dubbio e l'incertezza.

Avevo bisogno di stare da solo e riflettere, e magari pensare a come affrontare l'accaduto, visto che il megalomane non voleva dirmi la verità.

“Dove vai?” mi chiese il biondo, mentre mi allontanavo

Ma dove vuoi che vada? In vacanza?

Stavo per rispondere in maniera “abbastanza” volgare, certo non ai livelli di Abisso, ma quasi, quando all'improvviso tutta ciò che ci circondava prese vita.

Il rivestimento di pietra che rivestiva gli alberi, animali ecc.. si infranse lasciando tornare tutto alla normalità.

All'improvviso il silenzio che si era creato, era infranto dal rumore dell'acqua che ricominciava a scorrere, dai piccoli versetti degli animali e dal rumore del vento che si infrangeva contro gli alberi.

“Sono affari MIEI!!” esclamai arrabbiato.

“Perchè sei arrabbiato?” mi urlò di rimando il ritardato.

“Non sono arrabbiato!!!”

“Certo come no!!Ed io sono idiota”

“Lo hai capito solo adesso?!” faceva male urlare quelle cose, ma la rabbia non segue la ragione.

“Ma che ti prende?” domandò l'altro avvicinandosi pericolosamente

“Dimmelo tu”

“Perchè dovrei saperlo io?” sembrava quasi dispiaciuto per quella situazione, in fondo Alfred non era un tipo violento, anzi era per lo più quel tipo di persona che vive e lascia vivere.

“Sai che ti dico? Basta, lasciamo stare, facciamo finta di niente” dissi allontanandomi da lui, mi piacerebbe dirti che volevo andarmene via perchè se no avrei rischiato di picchiare il biondo, ma la verità è che avevo paura di essere picchiato da lui.

Si, lo so sono un ammasso di coraggio e virilità. Ma tu non hai mai visto il figlio di Zeus da vicino, con il suo metro e ottantacinque e le sue spalle sembrava un armadio vivente.

Ed io con il mio misero ed infimo, quanto squallido, metro e sessantacinque non incutevo timore.

Ma ho ancora una vita per crescere, ma nel frattempo voglio fare un ringraziamento ai miei genitori, che mi hanno reso il nano che sono oggi.

Grazie mille mamma e papà.

Grazie per non avermi fatto più alto e muscoloso...sono molto felice di essere basso come un fungo.

Vi odio tutti.

“No, tu non te ne vai via” disse Alfred afferrandomi, violentemente, il polso e girandomi verso di lui, scagliandomi contro il suo petto.

Lo sguardo era duro e freddo.

“Smettila con questa pagliacciata” dissi stancamente, mentre respiravo a pieni polmoni il profumo del ragazzo.

“Quale pagliacciata?” mi disse con un tono di voce più calmo e tranquillo, mentre il suo sguardo si addolciva.

Perchè ci era bastato avvicinarci per calmarci?

Cos'era quella complicità? Quel sentimento?

“Sai di cosa parlo” dissi soffiando sul suo petto, senza alzare lo sguardo.

Alfred non mi rispose, ma mollò la mia presa sul polso per spostare le sue mani intorno alle mie spalle, massaggiandole dolcemente.

Quanto odio quando fa così, gli basta così poco per far crollare le mie difese.

Il mio cuore batteva in maniera furiosa nel petto, quell'organo stupido ed inutile continuava ad impazzire alla presenza del biondo, causandomi disagio e fastidio.

Il figlio di Zeus si chinò verso di me abbracciandomi e avvicinando le labbra al mio orecchio, sussurrandomi qualcosa, che purtroppo non riuscii a capire, perché mi arrivò solo dell'aria calda che mi fece rabbrividire.

L'americano rise al mio orecchio, contagiandomi tanto da sorridere contro la sua spalla, alla fine disse “Arthur non ti sto nascondendo niente”

Il momento era romantico, in fin dei conti eravamo abbracciati l'uno all'altro da soli, eppure le sue parole mi fecero tremare, perchè io ero sicuro di averlo sentito.

Scostai appena il viso dal petto del ragazzo per guardare i suoi occhi, che finalmente erano tornati quelli di un tempo.

Cosa dovevo fare?

Fingere?

Chiarire?

Alfred mi aveva appena garantito la sua sincerità...potevo fidarmi?

La parte razionale di me urlava cose come “Strappagli dalla bocca tutte le informazioni che ti servono”, mentre una piccola quanto insignificante parte, che si trova a sinistra del corpo, mi sussurrava “Fidati”.

“Alfred...ti supplico rispondi in maniera sincera a questa domanda” presi fiato, mente i nostri sguardi si incatenavano “Io e te ci siamo già incontrati?”

Non so perché ma ero sicurissimo di aver già incontrato quel ragazzo, di avergli perfino parlato e giocato per molto tempo.

L'americano si irrigidì, stando dritto con la schiena, nascondendo in questo modo i suoi occhi dietro un ciuffo di capelli.

“Arthur...io e-” ovviamente nel momento clou si sentii un urlo provenire, poco lontano da noi.

“KIKU!!!” urlammo per poi dirigerci dal moro.

Più ci avvicinavamo più le urla erano forti, ma non erano i soli rumori, nell'aria si sentiva un rumore strano...come il gracchiare di un corvo.

Arrivammo in tempo per assistere ad una scena raccapricciante.

Davanti a noi si trovavano sette arpie ( anch'io ho studiato la Divina Commedia) brutte come il peccato.

Il corpo era tozzo e peno di piume marroni un po' annerite alle punte, mentre gli artigli erano giallo schifo.

I volti erano quelli di donne..brutte, sono sincero e penso che tutte le donne siano bellissime, ma queste erano degli insulti alla vita.

Tutte avevano in comune i tratti del viso, che erano ossuti con gli zigomi sporgenti, il naso era schiacciato e gli occhi erano scuri.

In testa avevano solo qualche ciocca di capelli scuri, ispidi e disordinati.

La più grande di tutte, che era circa la metà dell'americano, teneva a mezz'aria il povero Kiku, tenendolo per la manica dei pantaloni.

“Che cosa facciamo?” chiesi ad Alfred.

“Io provo a distrarre quelle sei, mentre tu attacchi quella che tiene prigioniero Kiku ” ovviamente sparì ancora prima di sentire la mia risposta.

Il figlio di Zeus si lanciò contro le arpie, che appena lo notarono gli volarono attorno fameliche.

Alfred riuscì a difendersi dagli artigli delle bestie, schivando e affondando con la spada.

Mentre il biondo attaccava e teneva occupato le arpie, io mi avvicinai all'altra.

“CRAC!!!! TI UCCIDERO' FIGLIO DI ATENA CRACCC!!!” urlò la bestia scagliando di qua e di la il povero ragazzo.

Presi in mano la spada, stringendo forte il manico, fino a far sbiancare le nocche.

Respirai profondamente per poi lanciarmi all'attacco.

“Ehy tu!!!!” esclamai attirando l'attenzione del mostro “Lascia immediatamente il mio amico” arrossii “Altrimenti ti spenno!!!”.

“AHAHCRACCAHAHAHCRACC!!!!” rise la bestia facendo cadere Kiku, che appena precipitò a terra, fece una capriola di lato per nascondersi dietro un masso.

“CRAC!!!VOI SEMIDEI MI FATE MORIRE CRACAHAHA”

“E' quello che vorremmo fare” dissi puntandole la spada contro, facendola smettere di ridere.

“CRAC!!TI UCCIDERO' NANO CRACC!!”

Non ci volevo credere, quella bruttissima bestia mi aveva chiamato nano.

NANO.

N-A-N-O.

Mi scagliai contro di lei con un urlo da battaglia simile a “IO NON SONO UN NANOOOO!!!”.

L'arpia si alzò in volo, venendomi incontro, facendomi perdere l'equilibrio, infatti caddi a terra.

Con la coda dell'occhio osservai la situazione dalle parti di Alfred,

Il ragazzo saltava di qua e la, lanciando fulmini e colpendo le ali delle arpie, facendole gemere.

Era veramente incredibile, veloce e agilissimo.

Mi resi conto, troppo tardi, di star fissando a bocca aperta il figlio di Zeus, solo quando sentii gli artigli dell'arpia stringersi intorno al mio collo e premere.

“Ahh” riuscii a soffiare, mentre la spada mi cadeva dalle mani portai queste intorno agli artigli del mostro.

Ma questa stringeva sempre di più la presa sul mio collo.

La vista mi divenne più annebbiata, mentre nelle orecchie avevo gli ansimi e il gracchiare dell'arpia.

I polmoni cominciavano a bruciare e gli occhi a lacrimare, mentre in me cresceva un senso di impotenza e di resa, le mie mani caddero e le adagiai vicino ai fianchi.

Nelle mie orecchie sentivo il sangue scorrere..poi all'improvviso venne sostituito da un urlo.

“CRAAAAACCC!!” gridò la bestia, allontanandosi, e facendomi tornare a respirare.

Respirai a grandi boccate, mentre tutto il mio corpo si riabituava all'ossigeno.

Alzai appena la testa per poter vedere Kiku, davanti a me, che teneva in mano la sua spada sporca di sangue.

L'arpia era poco distante da noi ed aveva tutto il corpo pieno di sangue, accanto a lei giaceva una delle due ali.

Kiku mi aveva appena salvato la vita.

Provai l'impulso di abbracciarlo e ringraziarlo, cosa che però il mio orgoglio non mi permetteva.

“Arthur-san tutto bene?” mi chiese.

“S-si..cioè ..grazie” sussurrai al limite dell'imbarazzo.

Il ragazzo mi sorrise, arrossendo leggermente.

Il mostro davanti a noi cominciò a gemere finché non divenne polvere dorata e scomparve nell'aria.

“Dobbiamo aiutare Alfred-san” disse il moro, girandosi verso l'americano.

Il figlio di Zeus, aveva appena sconfitto un'altra delle arpie, ne rimanevano solo tre, ma si vedeva che era stanco.

Uno di quei mostri lo assalì da dietro, strappandogli un pezzo della maglia, e graffiandolo sulla schiena abbronzata.

Il biondo si accasciò esausto sul terreno, cercando di riprendere fiato.

“CRACC!Non possiamo ucciderlo, dobbiamo portarlo al padrone” disse una delle galline all'altra.

“CRACC!!!Possiamo almeno spellarlo?!!CRAAC!!”

“CRACC!!NOOOO!!CRACC!!”

Solo l'idea di quello che volevano fare al ragazzo mi mandò fuori di testa.

NESSUNO POTEVA FARE DEL MALE AD ALFRED...insomma, mi doveva ancora dire la verità..poi avrebbero potuto anche ucciderlo.

Mi precipitai in suo aiuto.

Strinsi il manico della spada forte tra le dita, mentre in me sentivo l'adrenalina scorrere nel sangue.

Mi lanciai contro l'arpia che aveva proposto di spellare vivo il biondo, affondando la spada nel suo corpo, uccidendola.

Kiku alle mie spalle, stava affrontando un'altra di quelle bestiacce, riuscendo facilmente ad ucciderla.

Preso come ero a fissare sbalordito l'agilità di Kiku, non notai l'ultima di quelle creature che trascinava Alfred, che ormai era troppo stanco per combattere.

Dannato!!

Pigro del ca..cavolo!!!

Unendo le mani riuscii a provocare una piccola scossa di terremoto, che fece oscillare troppo il corpo del ragazzo.

Approfittando di questo il giapponese si lanciò sulla creatura, cercando di ucciderla, ma questa lanciò addosso al moro il corpo privo di forze del biondo.

Non avevo mai assistito ad una morte così violenta.

Cercando di ignorare i gemiti di sofferenza di Kiku, a causa del peso in eccesso del figlio di Zeus, mi lanciai contro l'uccellaccio.

Questa capendo le mie mosse, si buttò verso di me, cercando di soffocarmi, ma io mi rotolai di lato, provocandomi solo un brutto graffio sul braccio, mentre la cosa volava, mi rialzai e mi concentrai, sentendo ormai il familiare formicolio al ventre.

Sotto di me sfociò un getto d'acqua che puntava al cielo, cercai l'equilibrio adatto per poter domare e cavalcare l'acqua.

Ero ad una certa altezza, ovviamente cercai di ignorare la sensazione di nausea che mi stava crescendo a causa delle vertigini.

L'arpia si lanciò contro di me, cercando di farmi cadere, ma io riuscii a colpirla di striscio sull'ala, facendola sbandare, tanto che colpì con la sua brutta faccia il tronco di uno degli alberi che erano nei dintorni.

Mentre la creatura era a terra, vidi Kiku, che finalmente era riuscito a scaraventare quel tricheco di idiozie lontano da lui.

Il giapponese impugnò la sua Katana e colpì in pieno petto l'arpia uccidendola.

Io ero ancora in alto sul getto d'acqua, quando mi colse improvvisamente un attacco di stanchezza.

Il liquido che mi sorreggeva svanì lasciandomi precipitare.

La paura che mi colse mi impedì di urlare, chiusi gli occhi sperando di attenuare il dolore...che ingenuo.

Ma invece della scomoda quanto triste consistenza della terra, mi scontrai con un corpo caldo e lievemente morbido.

Con gli occhi ancora chiusi, capii subito che era Alfred, non solo perché era l'unico a volare, ma per il suo profumo.

Una fragranza forte, unica e facilmente riconoscibile...proprio come il biondo.

Aprii gli occhi, ed infatti eccolo lì l'azzurro di quelle pupille che mi guardava e mi rendeva malleabile.

Eravamo ancora a mezz'aria, ma io non sentivo paura. Come potevo?

Ero pur sempre circondato dalle braccia di Alfred, che mi sostenevano e mi impedivano di cadere.

La fiducia che riponevo in questo ragazzo era immensa.

Una lieve corrente ci accarezzo, facendo ondeggiare i nostri capelli e mandandoci dei piccoli brividi, a causa degli strappi sugli abiti.

“Mi dispiace” disse il figlio di Zeus, guardando i segni sul mio collo.

“Neanche tu sei messo meglio” cercai di puntualizzare.

“Era mio compito proteggerti” disse abbassando lo sguardo, ma stringendo la presa.

“Lo stai facendo” sussurrai in imbarazzo.

Lui sorrise, e giuro mi mancò il fiato.

Alfred era un ragazzo stupido, incredibilmente egocentrico e pigro, ma era anche vero che era dannatamente bello, e quando sorrideva diventava una cosa ...divina, troppo perfetta per essere vera.

Quando arrivammo a terra, il biondo mi fece scendere, per poi abbracciarmi da dietro, affondando il suo viso nel mio collo.

“Ti giuro che questi saranno gli ultimi segni che ti faranno” disse dolcemente

Avevo i brividi ovunque, quel abbraccio, quelle parole e...Alfred, era tutto troppo bello.

“Okay”

Non ho parole per descrivere la mia stupidità.

Quando mai ad un'affermazione simile si risponde “Okay”?

Alfred sbuffò leggermente allontanandosi da me, leggermente arrabbiato.

Ma come dargli torto?

“State bene?” ci chiese Kiku

“Si” rispose il biondo, mentre io annuii frettolosamente.

“Sei riuscito a mandare un messaggio a Matthew?” chiese l'americano.

“Si, poi però sono stato interrotto dalle arpie” spiegò il moro

“Cosa succede al Campo?” domandò il figlio di Zeus

“Beh...ci sono alcuni problemi, ci sono state altre esplosioni, in più varie armi e attrezzature da guerra sono sparite”

“Tutto questo da quando siamo partiti?” chiesi stupefatto, ricevendo come risposta solo il lento cenno della testa del figlio di Atena.

Cercai lo sguardo di Alfred, per decidere il da farsi, ma lui continuava ad evitarmi.

Insomma è colpa sua, mi ha colto di sprovvista, non mi aspetto mica una frase dolce con tanto di abbraccio.

In più io sono così, non ho mai fatto credere il contrario.

Quanto lo odio!!!

Brutto, pigro senza cervello!!

Permaloso!!!

“Cosa possiamo fare?” domandai a Kiku.

“Cosa vorresti fare?? Non si può fare niente” urlò esasperato Alfred.

“Non ti preoccupare A-” all'esplosione improvvisa del biondo non riuscii a trattenermi, tanto da urlare sopra la voce del moro.

“Intanto avevo fatto una domanda a KIKU e non a TE” cominciai “Poi non capisco perché dovresti essere arrabbiato, tra i due quello che ha tutto il diritto di essere infuriato sono IO”

“Perchè dovresti essere arrabbiato tu?” mi domandò il biondo avvicinandosi a me.

“PERCHE' SEI UN BUGIARDO” urlai con la gola che mi faceva male.

“Ancora con questa storia?” alzò il tono di voce l'americano.

“Forse per te è una cosa di poca importanza, ma per me è molto ok?”

“Senti non fare troppo la vittima”

“Come? Ma come ti permetti?” mi avvicinai anch'io a lui.

Eravamo distanti un passo, eppure nei nostri sguardi si leggeva una distanza maggiore.

“IO FACCIO IL DOLCE CON TE, E TU MI TRATTI COME UNO ZERBINO” mi urlò

“Allora smettila!!!” la mia gola implorava pietà “INFONDO SEI GIA' INNAMORATO, QUINDI SMETTILA DI FARE IL FALSO E DI GIOCARE CON I SENTIMENTI DEGLI ALTRI!!!”

“M-ma cosa stai dicendo?” mi chiese confuso abbassando la voce.

“Non fare l'ingenuo”

“Non so di che cosa stai parlando” disse guardandosi attorno, movimento che fece anche Kiku

“Vedi? Continui a mentire..” lui mi tappò la bocca con forza.

“Taci” sussurrò, guardando un punto davanti a se.

All'improvviso si sentì nell'aria una specie di ruggito, che mi raggelò il sangue.

Mi sporsi, involontariamente, verso l'altro ragazzo, che non mi respinse, anzi mi strinse con il braccio.

Alfred tolse la mano dalla mia bocca, permettendomi di respirare normalmente, però il suo braccio intorno alla mia vita rimase immobile.

Perchè dovevo litigare con tutte le persone a cui tenevo?

Perchè il mio carattere è così burrascoso?

Perchè gli altri sono troppo stupidi, mentre io sono dotato di un'intelligenza fuori dal comune?

“Dopo ritorneremo su questo discorso, ma adesso tieniti pronto e non farti uccidere” mi disse serio, anche se i suoi occhi erano dolci.

Per il tridente di mio padre!!!

Lo avrei preso a pugni, lui e il suo stupido viso.

Stavo per rispondere qualcosa come “Io non prendo ordini da te”, ma appena aprii la bocca, l'aria fu scossa di nuovo da un ruggito.

Davanti a noi si parò una creatura strana ed assolutamente spaventosa.

Aveva la testa di leone, il corpo di capra e la coda di dragone.

Incredulo guardai i miei compagni.

“Che..cos'è quella roba?” chiesi, puntando il dito verso il mostro.

“Quella è la chimera” disse Kiku pallido.

Una chimera?

Non sapevo nemmeno che cosa fosse, ma dall'aria e dai denti affilati, pensai che qualunque cosa essa fosse non era niente di bello.

Il mostro corse verso noi, o meglio nello specifico su di me.

Cercai inutilmente di spostarmi, ma con scarsi risultanti.

Rotolai di lato, ma non feci nemmeno in tempo ad alzarmi che mi ritrovai la bestia a meno di un metro.

La chimera si lanciò verso di me, io chiusi gli occhi, cercando di immaginare il dolore che da li a poco avrei provato.

Ma non accadde niente.

Davanti a me, a difendermi con il proprio corpo, c'era l'essere più viscido e ambiguo che avessi mai incontrato: Francis.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve :)

Volevo scusarmi per il ritardo, ma ormai a scuola siamo agli sgoccioli, e devo impegnarmi a tirare su una dannatissima materia.

Come avete capito questo è il nuovo capitolo, spero vi piaccia.

Volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo.

Un abbraccio a tutti coloro che leggeranno.

Se volete il seguito fatemi sapere :D.

Baci

Tay66

 

 

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Capitolo 11
*** AVEVO RAGIONE!!!!!! ***


AVEVO RAGIONE !!!!!

 

 

 

 

La chimera si lanciò verso di me, io chiusi gli occhi, cercando di immaginare il dolore che da li a poco avrei provato.

Ma non accadde niente.

Davanti a me, a difendermi con il proprio corpo, c'era l'essere più viscido e ambiguo che avessi mai incontrato: Francis.

Guardai incredulo la figura davanti a me, il corpo alto e la corporatura asciutta, i capelli sciolti sulle spalle e i profondi occhi blu...ma nonostante tutto faceva schifo.

“F-francis?” chiesi.

“Oh mon amour!! Eccomi qui, pronto a difenderti dai bruti, la forza del tuo amore mi ha chiamato e sono giunto il prima possibile” disse stringendo in mano un arco bianco con dei piccoli decori a forma di piuma.

Stavo per rispondere qualcosa o meglio stavo per insultarlo, ma un nuovo ruggito, da parte della bestia, mi zittii di colpo.

Alfred era alla mia destra e guardava Francis con sorpresa e un po' di fastidio, a giudicare dal modo in cui aveva aggrottato le sopracciglia.

Kiku, invece, era dal alto opposto e guardava davanti a se il mostro, mentre stringeva la sua spada.

Mi alzai in piedi, cercando con lo sguardo la mia spada, che avevo perso mentre cadevo a terra...si, può succedere.

“Che cosa ci fai qui?” chiesi al francese.

Lui rise leggermente “Non mi sembra il momento migliore per parlare mon amour”

“Infatti non è il momento di parlare” rispose al posto mio un Alfred piuttosto arrabbiato.

La bestia si mosse velocemente, aprì la bocca dandoci uno spettacolo completo delle sue fauci.

Rabbrividii.

“Dobbiamo distrarla” disse Kiku.

“In che modo?” chiesi

“Francis ha il potere della lingua ammaliatrice, potrebbe usarla per distrarre il mostro, mentre io e Alfred colpiamo ai lati” mi rispose.

“Ed io?” domandai, leggermente offeso

“Potresti coprire le spalle a Francis” mi suggerì il giapponese

Quindi io dovevo difendere la rana?

AHAHAHAHAH!!!! mai sentita battuta migliore!.

Sorrisi come un cretino, notando però che i miei compagni, a differenza mia, non stavano sorridendo.

“Sul serio?” chiesi smettendo di ridere

“Oh siii!! Sarei sicuramente più tranquillo” disse Francis sbattendo le ciglia.

Non è che odiassi il francese, solo che se la chimera si fosse messa a lanciare fiamme contro Francis, io mi sarei messo a raccogliere fiori per decorare la sua tomba.

Insomma un gesto molto lodevole.

Sono troppo buono e magnanimo.

Guardai prima Kiku, i suoi occhi scuri erano dannatamente seri, poi mi volsi verso i miei occhi preferiti...cioè verso la mia parte preferita..che era la destra..non perché a quel lato si trovava il figlio di Zeus, solo perché io scrivo con la destra, di conseguenza è la mia parte preferita.

Smettila di giudicarmi!!!

Gli occhi dell'americano erano più cupi, accessi da un piccolo bagliore di rabbia ed ira.

Che fosse ancora arrabbiato con me?

Non che la cosa mi importi sia chiaro!!

Infondo era solo colpa sua!

“Ok lo farò” dissi con voce atona

La bestia davanti a noi, ci scrutava fin dentro l'anima, si nutriva dei nostri dubbi e fiutava la nostra paura...o meglio la loro paura.

“Allora al mio tre iniziamo” disse Kiku.

Osservai gli occhi della bestia, erano di un giallo accesso, mentre ai lati si notava una leggera sfumatura nera.

Erano terrificanti, così astuti e intelligenti.

“Tre” disse il figlio di Atena, spostandosi di lato, seguito da Alfred nella parte opposta.

Franci si sistemò i capelli, voltandosi verso di me e facendomi l'occhiolino, provocandomi un conato di vomito.

Dannato civettuolo!!

“Potresti smetterla di fare l'idiota e concentrarti?” chiesi mentre mi spostavo più vicino a lui.

“Lo farò solo quando smetterai di essere così bello” disse ad alta voce.

La bestia si voltò verso di noi con aria arrabbiata...non mi riferisco alla Chimera, bensì ad Alfred, che ci lanciò uno sguardo assassino, più che a me al francese.

“Volete darvi una mossa” non era una domanda, quella che uscì dalle labbra carnose dell'americano, era un ordine.

“Ok” disse Francis tranquillamente, avvicinandosi alla Chimera.

“Dolcezza vieni verso di me” cominciò a cantilenare il francese, usando la lingua ammaliatrice...la stessa che aveva usato verso di me.

“Ma è una lei?” chiesi, venendo zittito dal giapponese.

“Si gattina mia, vieni verso il fratellone”

Zoofilo.

Nonostante l'ambiguità delle parole, la Chimera si mosse verso di lui.

Essendo anch'io molto vicino a Francis sorbivo il potere del suo incantesimo.

Infatti mi avvicinai a lui, così tanto da ritrovarmi completamente dietro di lui.

“Forza avvicinati ancora di più, mi devi amare, io sono il tuo padrone, io sono l'amore, una luce tremula nella tua vita”

Il mostro si ritrovò completamente di fronte alla rana, ruggendo qualcosa.

“Una luce tremula nella mia vita” ripetei mentre perdevo lucidità.

La mia voce suonava distante, mentre il mio corpo si irrigidiva come se fosse schiavo di quelle parole.

Francis era il mio padrone??

I miei pensieri si mescolarono fra loro, provocandomi confusione e in un certo senso ansia.

“Adesso tu obbedirai a me” disse la rana “Sei stata cattiva lo sai? Hai spaventato i miei amici, ma non ti preoccupare adesso ti farò punire”

Perchè tutto questo suonava ambiguo.

Sono due le scelte o è colpa di Francis, che è uno zoofilo, oppure sono io ad essere un maniaco cronico?

Comunque è una domanda retorica, quindi non rispondere.

La Chimera ruggì qualcosa di incomprensibile.

“Punirmi?” chiesi

Francis rise piano “Verrai punita per tutti i mali che in tutta la tua vita hai compiuto”

Senza sapere perché sentii un senso di angoscia e dolore salire e provocarmi un dolore allucinante al cuore, come se fosse stretto in una ferrea morsa dolorosa, più batteva velocemente più sentivo male.

Che cosa voleva dire?

Perchè sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi?

“Ti punirò per tutte le morti che hai causato” continuò la voce ferma di Francis.

La mia mente era un turbine di pensieri e di ricorsi, mentre davanti ai miei occhi rivedevo delle scene strane.

Mi ritrovavo su una specie di zattera, ma non ero da solo.

Davanti a me si trovavano due bambini incredibilmente simili ad Alfred e Matthew .

Ma chi era quella donna che abbracciava i due bambini?

Perchè tremavano?

Mi guardai attorno e vidi solo i resti di quella che era una nave da crociera.

Scrutai con attenzione quello che rimaneva in superficie dell'imbarcazione, notando con una stretta al cuore, che quella era la nave da crociera dove era morta mia madre.

Mi buttai in acqua, cercando di nuotare velocemente, ma più nuotavo più la nave si allontanava.

Sembrava prendersi gioco di me, più mi avvicinavo alla verità più questa mi sfuggiva dalle mani.

Il mio corpo cambiò progressivamente, più andavo avanti più ringiovanivo.

Le membra mi si strinsero, la mia penosa altezza si ridusse, mentre le mie forze sparivano.

Non ero più un adolescente, ero solo un bambino di sette anni, in mezzo al mare, che cercava di raggiungere la nave.

Un senso di nausea e umiliazione mi colse.

La paura e l'ansia scorrevano nelle mie vene, mentre nella mia testa c'era solo un unico pensiero: mia madre.

All'improvviso tutto divenne più lento, mentre sentivo una risata maligna nell'aria, che pugnalava le mie orecchie e distruggeva i miei timpani.

 

“Cosa vuoi fare?

Dove vuoi andare?

La verità ti impedirò di trovare.

Sei destinato a naufragare.

Piccolo semidio figlio del mare”.

Mi bloccai, sentendo la voce cavernosa canticchiare quei versi.

Improvvisamente sentii il mio corpo essere trascinato verso il fondo.

L'acqua mi entrò in bocca e mi bruciò gli occhi, sentivo il mio respiro mancare e la paura crescere.

Desiderai con tutte le mie forze rivedere almeno per un secondo il sorriso di Alfred.

Almeno la mia morte avrebbe avuto un sapore più dolce.

I miei polmoni bruciavano, non potevo più resistere.

Ero nato nel mare e sarei morto li, lontano da tutti, lontano dagli occhi azzurri del figlio di Zeus.

Chiusi gli occhi, preparandomi mentalmente a quello che stava per accadere, ma non successe niente.

Riaprii gli occhi e una fitta piuttosto acuta mi appannò la vista.

Tutto divenne nero.

I bambini, la donna, la nave e la voce terrificante, tutto era sparito.

“Arthur apri immediatamente gli occhi!!!” quella voce così..acuta, sgraziata, odiosa e rumorosa, non poteva che appartenere ad Alfred.

Ma cosa stava dicendo?

“Arthur apri immediatamente gli occhi!!!” ripetè il ragazzo, con la voce ancora più stridula, seguita subito dopo da un singhiozzo.

Cosa stava succedendo al figlio di Zeus?

Con forza socchiusi gli occhi, notando tre teste fissarmi, li richiusi quasi subito, riaprendoli cercando di mettere a fuoco gli altri.

Seduti alla mia sinistra si trovavano Francis e Kiku, che mi guardavano sorridendo, mentre alla mia destra inginocchiato accanto a me si trovava Alfred.

I suoi occhi erano lucidi, nel vedermi cosciente, si sforzò di sorridere ma le labbra gli tremarono in maniera evidente.

Si chinò su di me, abbracciandomi in una morsa possessiva.

Le sue mani mi arpionavano la maglia sulla schiena, in una stretta forte eppure le mani gli tremavano.

Il suo volto era nascosto nell'incavo del mio collo, i suoi capelli mi sfioravano dolcemente il naso, provocandomi il solletico.

“SEI UN DANNATO BASTARDO!” mi urlò contro l'americano, sciogliendo l'abbraccio per potermi guardare dritto in faccia.

“Che..cosa è successo?” chiesi stordito, cercando di mettermi seduto “La Chimera?” domandai guardandomi intorno.

“Sei svenuto durante l'incontro” mi disse dolcemente Kiku “La lingua ammaliatrice di Francis deve aver funzionato anche su di te”

“Sono svenuto?” chiesi confuso.

Quindi Alfred era preoccupato per me?

“Si per un paio di ore...mi dispiace, non pensavo avrebbe funzionato così su di te” mi disse il francese abbassando lo sguardo.

“Un paio di ore” ripetei incredulo, sembravano passati pochi minuti.

Osservai il cielo, notando delle leggere sfumature arancio e rosa.

Il tramonto.

“Cosa ti è successo?” mi chiese Kiku.

Ripensai a tutto quello che era successo, boccheggiai più volte, mentre sentivo gli occhi pizzicare e diventare liquidi e la vista appannarsi.

Tremai appena, sentendomi così piccolo ed umiliato, fragile così..così umano.

Mi girai appena verso Alfred, incatenando i suoi occhi ai miei.

Volevo godermi quei due pozzi azzurri, cercando di imprimerli nella mia mente, così da potermeli sempre ricordare.

“Su alzati, laggiù si trova un piccolo ruscello, potresti darti una rinfrescata” mi disse l'americano, aiutandomi ad alzarmi e sorreggendomi.

“Kiku, Francis voi preparate l'accampamento, ci toccherà dormire qui questa notte”

Ci allontanammo dagli occhi indiscreti di tutti.

Arrivammo al ruscello, mi appoggiai alla riva, immergendo le mani nell'acqua, sentendo le forze tornare in me.

Mentre riacquistavo le energie, Alfred mi accarezzava i capelli.

Era veramente confortante la sua presenza nella mia vita.

Ero ancora inginocchiato quando quest' ultimo mi abbraccio da dietro, regalandomi ancora più energie.

“Ho avuto paura di perderti” mi sussurrò all'orecchio.

Il mio cuore perse un battito.

“Alfred” bisbigliai.

“Mi dispiace per prima, io non volevo litigare con te. Non so cosa mi sia preso ma ti supplico perdonami” nascose il viso nell'incavo del mio collo “Non penso assolutamente che tu sia un isterico..o meglio lo sei, solo che hai ragione tu, ti ho nascosto troppe cose”.

Mi sciolsi dall'abbraccio girandomi verso di lui.

Alfred si alzò, io lo seguii poco dopo.

“Che cosa mi hai nascosto?”

“Arthur senti, io non posso dirtelo” sembrava disperato.

Avevo ragione, l'americano mi stava mentendo.

“C-cosa mi stai nascondendo?” chiesi con la voce che tremava.

“Forse sarebbe giusto, se a spiegare fossi io” disse una voce profonda dietro di me.

Alfred che era davanti a me, strabuzzò gli occhi e si inginocchiò velocemente abbassando la testa in segno di rispetto.

Io mi voltai e vidi un uomo al centro del ruscello.

Aveva i capelli e la barba neri, gli occhi erano verdi come i miei, la bocca era inclinata in un sorriso imbarazzato.

Era vestito con una lunga tunica bianca, decorata con una mantellina verde che si sfumava in blu, dove vi erano appese delle conchiglie.

In una mano reggeva una pietra nell'altra un tridente.

Non ci potevo credere, davanti ai miei occhi si trovava Poseidone, mio padre.

“Ciao Arthur” mi salutò l'uomo.

Rimasi scioccato e sbalordito.

Per tutti questi anni, avevo provato ad immaginare il volto di mio padre, ed eccolo qui improvvisamente davanti a me.

“Alfred Jones, figlio di Zeus, ci potresti lasciare da soli?” chiese con voce ferma ed autoritaria.

L'americano mi fissò cercando conferma, ed io gliela diedi, al mio cenno il ragazzo sparì dietro un albero.

“Allora come vanno le cose Arthur?” mi chiese l'uomo sorridendo

Come vanno le cose?

Dopo tutti questi anni?

Dopo la morte di mamma?

Sentii la rabbia crescere in me.

“Dimmelo tu” risposi velenoso.

“Immagino bene se sei ancora vivo”

“Io si, sono vivo ma non vale lo stesso per la mamma” dissi con la rabbia che si trasformava in tristezza.

“Arthur senti, non ho potuto fare niente, le anime appartengono agli Inferi, ed io non ho potere in quel regno” si scusò “In più tu non dovevi nascere, cioè sono contentissimo di averti come figlio, ma noi divinità maggiori non possiamo avere figli con dei mortali”

“Allora perché sono qui?”

“Perchè ero veramente innamorato di tua madre” arrossì, caratteristica che avevo preso sicuramente da lui, e sorrise dolcemente “Era così bella e testarda, forte come una tempesta e dolce come schiuma di mare” i suoi occhi brillavano di vera dolcezza “Quando se ne andata ho sofferto moltissimo”

Tu hai sofferto? Ed io secondo te?

“Perchè te ne sei andato?” chiesi

“Non potevo rimanere, per stare con tua madre ho infranto il giuramento fatto con i miei fratelli. Quando sei nato, sono dovuto sparire per far perdere le tracce”

“Ci sei riuscito” dissi con gli occhi ormai lucidi.

“Arthur mi dispiace moltissimo io-” lo bloccai di colpo, non mi importava se in quel momento a causa del mio gesto brusco mi avrebbe trasformato in un granchio o altro.

“Quanti anni avevo quando te ne sei andato via?” Avevo la voce che tremava, mi strinsi involontariamente le braccia intorno al corpo, avevo bisogno di un abbraccio, avevo bisogno di Alfred.

“Ero li quando sei nato, stringevo la mano a tua madre, mentre ti diede alla luce. Ti ho stretto tra le mie braccia per un paio di minuti, eri così piccolo...poi sono dovuto scappare via” sembrava veramente dispiaciuto.

“Lo sai che avevamo problemi economici?”

“Si lo so, me lo hai ricordato l'altra sera” disse lanciando ai miei piedi un sasso, lo stesso che avevo lanciato nel fiume, la mia prima ed unica sera al Campo...almeno penso

Risi leggermente.

“Mi dispiace, lo so di non essere stato un padre presente, ma non volevo esporti a pericoli”

“Per questo mi hai riconosciuto così tardi?”

“Io non ti volevo riconoscere, perché non volevo coinvolgerti in questa faccenda, anche se ci sei dentro fino al midollo. Sono stato obbligato a farlo, perché ormai i tuoi poteri stavano crescendo troppo per poterli nascondere”

Non sapevo se sentirmi lusingato o ferito.

“Perchè non mi hai eliminato? Sarebbe stato meglio per tutti.” dissi

“Non dire sciocchezze. Sei tale e quale a tua madre” disse sorridendo ed avvicinandosi “Anche tua madre si faceva così tanti complessi inutili. Sai perché non ti ho eliminato?” il suo viso era così familiare e vero “Non ti ho eliminato, perché ti amo profondamente, sei mio figlio, sei sangue del mio sangue. In tutti questi anni ti ho seguito da lontano”

Alzai un sopracciglio scettico.

“Ti ricordi quando da piccolo i bambini non volevano giocare con te, e tu di rifugiavi in biblioteca, dove c'era un signore con una folta barba nera?” mi chiese ed io annui con forza “Ebbene io attraverso lui parlavo con te, non sai quanto era bello sentire la tua vocina e vederti arrabbiato” rise “Sono sempre stato con te, in un modo o nell'altro”

Lo guardai, con un misto di gioia e frustrazione.

Avrei voluto abbracciarlo e picchiarlo allo stesso tempo.

“Purtroppo figlio mio, non abbiamo molto tempo, sono venuto qui, per complimentarmi con te, sei più coraggioso di un Dio” arrossii si colpo “Stai attento e non abbassare mai la guardia”

“Lo farò”

“Per quanto riguarda quel ragazzo..” la sua voce era incerta e come me anche lui arrossì “Beh!! Se è quello che vuoi figliolo allora ti do la mia benedizione” aveva le guance completamente rosse.

Come lui anch'io avevo raggiunto una sfumatura di rosso pazzesca, boccheggiai “MA DI CHE DIAMINE STAI PARLANDO???!!!” urlai con il cuore a mille.

Mio padre...mi fa strano dirlo, comunque, mio padre mi sorrise “Ahahah sei uguale a tua madre”

Dannato barbone barbuto.

TI ODIOOOO!!!

“Adesso devo andare, scusa se ti ho rubato tempo, volevo solo dirti che sono fiero ed orgoglioso di te”

Sentii le lacrime scorrere sulle guance.

Avevo sempre desiderato sentirmi dire queste cose.

“Non ti ho eliminato, perché sei uno dei miei capolavori migliori, ovviamente è anche merito di tua madre”

Non riuscivo a trattenere le lacrime, che scendevano furiosamente.

“Adesso devo andare” disse girandosi e tornando in acqua.

Si volto verso di me “Ti voglio bene” e detto questo se ne andò via.

“Ti voglio bene anch'io” sussurrai con la voce roca a causa delle lacrime.

Mi asciugai le lacrime, voltandomi verso il campo che i miei amici avevano allestito.

Alla mia comparsa tutti e tre si voltarono verso di me preoccupati.

“Cosa ti è successo?” mi domandò Alfred, prendendomi la mano, ed io istintivamente la strinsi più forte nascondendomi nel suo petto.

Lui incerto, mi abbracciò “Cosa ti ha detto?” mi sussurrò piano, così che potessi sentirlo solo io

“L-lui è f-fiero.. di me” dissi.

“Lo siamo tutti” mi rispose, stringendo la morsa.

Arrossi nascondendomi ancora di più, ma lui mi prese il volto con la mano.

“Sei fantastico” mi disse accarezzandomi una delle guance, che era in fiamme.

“L'amour” disse Francis, facendo calare l'imbarazzo fra tutti i presenti.

Mi staccai da Alfred, asciugandomi con il braccio i residui di lacrime fra le ciglia.

“Forza è ora di cenare” disse Kiku, tirando fuori dal suo zainetto dei tramezzini e dei bicchieri che riempì di ambrosia.

Mangiammo in silenzio, stando sull'attenti, sempre pronti a combattere in caso di emergenze.

Non voglio descrivere il modo in cui l'americano consumò il suo pasto.

Al solo ricordo mi viene un conato di vomito.

Quindi salterò questa parte, perché ti voglio bene caro lettore.

Il Sole ormai era calato, lasciando posto alla Luna, che illuminava debolmente i nostri volti stanchi.

La rana continuò ad insistere sul fatto che dovessimo condividere il sacco a pelo, perchè lui non se lo era portato dietro.

“Francis ancora non ci hai detto perché sei qui?” chiese Alfred

“Ah già è vero!! Mi ha mandato Chirone per assistervi e vedere come ve la cavavate”

“Allora perché sei intervenuto?” domandai cercando di spingerlo il più lontano possibile da me

“Oh mon amour se non l'avessi fatto, quella creatura terribile ti avrebbe rovinato questo meraviglioso e grazioso visino, non è vero Alfred?” il ragazzo arrossì vistosamente.

“Domani ripartirò per il Campo, così tranquillizzerò Chirone” disse “Ti mancherò?” mi chiese

“Festeggerò appena vedrò la tua sagoma scomparire”

“Ragazzi chi fa il primo turno di guardia?” chiese Kiku

“Io” alzò la mano Alfred.

“Dopo se volete vado io?” chiese il giapponese

“No, vado io” dissi

“Arthur dividiamo il sacco a pelo ?” mi chiese la rana ammiccando

“No, faccio compagnia ad Alfred” dissi alzandomi.

“Perchè lo preferisci a me?” chiese in maniera teatrale

“Sono l'eroe” disse ghignando l'americano

“In verità dobbiamo parlare” dissi serio.

Aspettai che Kiku e il francese se ne andassero nella tenda poco distante.

“Di cosa vuoi parlare?”

“Oggi siamo stati interrotti da mio..padre”

“Ah!! quello..” disse abbassando lo sguardo.

“Alfred, cosa mi nascondi?”

“E' una lunga storia, e tu sarai sicuramente stanco..”

“No, voglio sapere tutto” dissi in maniera fredda ed autoritaria

“Va bene” rispose sospirando ed alzando lo sguardo su di me “Arthur... noi ci conosciamo da molto tempo, o meglio da piccoli eravamo molto amici, tu, io e Matt.”

“Lo sapevo, lo sapevo!!!” urlai contento e soddisfatto “Ma allora perché non mi ricordo niente?” chiesi confuso

“Dopo l'incidente di tua madre, perdetti in parte la memoria o meglio te la cancellarono”

“Chi?”

“Gli Dei, mio padre e sua moglie Era, Atena, Poseidone, insomma tutti”

“Perchè?”

“Beh!.. La storia dell'incidente ti aveva scioccato a tal punto che non riuscivi a fare altro che autocommiserarti”

Rimasi in silenzio, cercando di elaborare la cosa

“Però a quante pare la tua memoria è stata cancellata in parte” sorrise “Se ti ricordi di me”

“Tu eri in crociera con me e mia madre?”

“Si”

“Allora sai cosa è successo?” chiesi mettendogli le mani sulle spalle, avvicinandomi a lui per udire meglio

“Si, ma non mi ricordo bene, ero un bambino” disse in maniera vaga

“Perchè non me lo hai detto prima?”

“Avevo promesso a Chirone che non ti avrei detto niente, in modo da non condizionarti”

Calò il silenzio, io mi spostai da lui.

“Sei arrabbiato?” mi chiese

“No, non penso, sono solo confuso”

“E' normale”

“Quindi tua madre, conosceva la mia?”

“Si, erano molto amiche”

“Come si sono conosciute?”

“Mia madre ha trovato la tua, Zeus le aveva detto che in Inghilterra si trovava un altro semidio, e con lei, noi ci siamo trasferiti lì. Mia madre voleva una persona che la potesse capire veramente”

“Tutta la tua famiglia si è trasferita in Inghilterra per un capriccio? In America non ci sono altri figli semidei? ”

“Non direi capriccio, più volontà e curiosità. Certo che ci sono, solo che mia madre voleva qualcuno che la potesse capire bene..insomma lei era l'amante di Zeus, le altre donne non potevano capire cosa volesse dire, invece tua madre essendo stata l'amante di Poseidone poteva capire.”

“Quindi siamo amici d'infanzia?”

“Si, sei l'amico più caro che ho mai avuto” sorrise, facendomi perdere un battito.

“Ma se ci siamo persi di vista, in questi ultimi dieci anni? Ti sarai fatto amici migliori, avrai sicuramente trovato una persona speciale”

“Si, è vero ho trovato o meglio ritrovato la mia persona speciale, infatti è seduta proprio davanti a me”

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, mentre lui si chinava verso di me “Non ho mai incontrato nessuno che potesse sostituirti o competere con te” mi prese la mano, stringendola nella sua, ed io mi sentii piccolo e bisognoso di attenzioni. Le sue attenzioni.

“Io però non mi ricordo niente di quello che abbiamo passato insieme” dissi cercando di respirare normalmente.

“Allora vuol dire che ti racconterò tutto ciò che abbiamo vissuto insieme” Alfred si alzò andò a prendere il suo sacco a pelo e tornò da me.

“Cosa vuoi fare?” chiesi mentre il ragazzo si toglieva la maglia, mi girai di colpo sentendomi un maniaco.

Quel ragazzo prima o poi mi ucciderà..devo essere il primo ad attaccare.

“Mi sono solo tolto la maglia, per potermi mettere nel sacco a pelo”

“Vai già a dormire?”

“Certo che no” mi voltai verso di lui, notando che teneva la coperta del sacco a pelo alzata “Forza vieni qui”

C-cosa mi aveva appena chiesto?

D-d-dormire c-c-con lui???I-insieme?

“Sei impazzito???!!!” urlai arrossendo di colpo, portandomi le mani sul viso per nascondere il rossore.

“Non ti preoccupare non ti toccherò, voglio solo parlare” anche lui era leggermente rosso.

“Dobbiamo per forza parlare lì dentro?” chiesi indicando il famigerato sacco a pelo.

“E' più comodo, ed ho molte cose da raccontarti. In più possiamo vedere le stelle da qui” disse.

Alzai lo sguardo, rivolgendolo al cielo stellato.

Era mozzafiato, erano anni che non vedevo le stelle.

Dal mio orfanotrofio non si potevano vedere.

“Ok” dissi tutto rosso, infilandomi sotto le coperte con lui.

Ovviamente la prima cosa che mi capitò ad occhio erano i pettorali del ragazzo.

Chiusi gli occhi imbarazzato, mentre Alfred cominciava a raccontare tutte le nostre vicende.

Parlava a bassa voce, mentre con le dita mi accarezzava la schiena, mandandomi brividi ovunque.

“Hai detto che non mi avresti toccato” dissi debolmente.

“Ti dispiace?” mi sussurrò.

Rimasi in silenzio, cercando di godermi il momento.

Il vento soffiava accarezzandoci dolcemente, mentre le stelle ci coprivano con il loro manto.

Era tutto perfetto.

Finalmente sapevo la verità.

Mi travolse un turbine di emozioni, gioia, felicità, orgoglio e pace.

Avevo aspettato dieci anni, per poter scoprire la verità, l'identità di mio padre e riscoprire me stesso.

“N-no, continua”

Ed alla fine, avevo ritrovato tutto, più qualcosa o meglio qualcuno. Lo stesso che dormì abbracciato a me tutta la notte.

Forse questo viaggio mi avrebbe fatto bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

Salve gente, eccomi qua con il nuovo capitolo :D.

Scusate se in queste ultime settimane non ho aggiornato in maniera rispettabile, ma a scuola mi hanno riempito di verifiche ed interrogazioni.

Comunque appena finirà la scuola cercherò di recensire sempre in orario.

Come avete notato questo capitolo è più lungo dei precedenti, questo perché ho deciso di ridurre i capitoli della storia, perché non voglio una storia lunga cinquanta capitoli.

Non vi preoccupate, la storia non avrà modifiche solo che i capitoli saranno più lunghi.

La storia di Arthur verrà raccontata meglio nei prossimi capitoli.

Spero la cosa non vi crei problemi.

Fatemi sapere se volete il seguito.

Baci

Tay66

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Capitolo 12
*** Risvegli maldestri, combattimenti sconvolgenti e madri invadenti. ***


Risvegli maldestri, combattimenti sconvolgenti e madri invadenti.

 

Mi piacerebbe dirti che il mio risveglio fu felice e calmo, ma non è ciò che accadde.

Il Sole mi aveva bruciato la retina, un maledetto uccellino continuava a canticchiare in maniera rumorosa e fastidiosa e qualcosa mi diceva che l'aveva fatta accanto al nostro sacco a pelo, ma ero troppo disgustato e scioccato per controllare.

Infine, per concludere la serie di sfortune che segnarono il mio risveglio, bisogna parlare di Alfred.

Non ci sono parole adatte per descrivere il terribile, quanto inumano, suono che usciva dalla bocca del ragazzo.

Potevo capire un normale e leggero russare ma, quello del figlio di Zeus, non era qualcosa di normale; il suono era molto simile ad un trapano al massimo della velocità, mescolato ad un frullatore difettoso.

I miei timpani urlavano pietà.

Preso ormai dalla frustrazione mi tappai le orecchie, cercando, inutilmente, di ignorare la bestia accanto a me.

Chinai leggermente la testa, reprimendo un urlo.

All'improvviso, sentii qualcosa di viscido sui capelli, mi portai una mano alla testa toccando il punto incriminato.

Ti supplico Zeus, fai che non sia quella cosa!!!

Alzai lo guardo sulla figura spiaggiata di Alfred, notando che dalle labbra dischiuse usciva un rivolo di bava...la stessa che era finita fra i miei capelli.

Boccheggiai cercando di controllarmi, infondo il ragazzo non lo aveva fatto apposta; però era veramente difficile trattenersi, sarebbe stato facilissimo soffocare il ragazzo con il cuscino, soprattutto in questo momento quando l'altro era debole ed indifeso.

Mentre l'animale dormiva pensai ad una cosa che mi tormentava.

Kiku mi aveva detto che Alfred aveva una cotta per qualcuno ormai da anni, ma allora perché si comportava così con me?

Perchè mi trattava in maniera dolce?

Mentre cercavo risposte alle mie domande, sentii il giapponese e il francese fare tranquillamente colazione.

Sentii la mano del figlio di Zeus accarezzarmi la schiena, bloccandomi così il respiro e i pensieri.

“Non ti preoccupare” sussurrò la voce roca del ragazzo.

Alzai lo sguardo notando, con mia sorpresa, che l'americano stava ancora dormendo.

La mano si spostò sulla mia coscia, facendomi irrigidire all'improvviso.

“Alfred svegliati” sussurrai per non farmi sentire dagli altri.

“Mmh!”

Che cosa vuol dire mmh?

La sua mano era ancora sulla mia coscia, la presa era salda ma non dolorosa.

“Dove siete diretti?” disse Francis in lontananza.

“Come saprai i pegasi, hanno un ottimo olfatto. Infatti grazie a loro seguiremo le tracce del profumo di Ivan”

“State attenti, chiunque abbia rapito Ivan, è un tipo tosto”

“Ovviamente!! Ivan non è ingenuo...devono averlo fatto cadere in una trappola”

“Dici?”

“Credo di si”

Ero preso ad ascoltare il discorso dei due, con un certo interesse, anche perché ero veramente curioso di sapere chi era questo Ivan.

Nel Campo molti lo amavano, ma tanti altri, da quello che ho capito, erano intimiditi.

La mano che era sulla coscia salì più in alto, fino ad arrivare alla cintura dei MIEI pantaloni.

“Alfred maledetto tricheco svegliati!!” urlai appena, cercando di spingere il ragazzo via.

Ero sicuramente arrossito in una maniera indecente, a causa del pirla americano.

“Qualunque cosa sia stata a catturare Ivan, voi dovete stare attenti” disse il francese gentilmente

“Certo, non ti preoccupare” rispose impacciato il ragazzo, sicuramente arrossendo.

“Oh ma come sei carino quando arrossisci!!”

“F-francis-kun..io ..s-sono fidanzato”

“Lo so” sospirò la rana “E' da un po' di tempo che non uso le doti che papà mi ha donato” rise in maniera maliziosa “Non so se capisci”

“….”

“Da quando sono iniziati tutti questi problemi al Campo, è veramente difficile trovare qualcuno con cui passare le notti” si lamentò il francese

“N-non.. saprei che dirti”

“E' facile per te!! Tanto appena torni, avrai tra le lenzuola il figlio di Zeus ad aspettarti”

Certo che la rana era veramente stupida.

Ma farsi un po' di affari suoi?

“In più appena trovo un bel ragazzino Alfred me lo ruba. Come mi dovrei sentire? Te lo dico io...frustrato”

Chi era quel ragazzino??? CHI E' ??

“A questo proposito potresti parlare con Alfred” suggerii il giapponese

“Ma sei pazzo!! Ma hai visto il sorriso che gli rivolge ogni volta??” sospirò “Mio padre è il Dio dell'amore carnale, quindi in qualche modo riesco a capire quando fra due persone c'è quel tipo di intesa. Ti posso assicurare che i pensieri di Alfred verso di lui sono molto perversi” disse maliziosamente.

Stavo già pensando a come trucidare il figlio di Zeus, quando sentii un mano palpeggiare leggermente il mio sedere.

L' AMERICANO MI STAVA PALPEGGIANDO!!!.

Dentro di me, si scatenarono diverse emozioni, la parte più razionale di me, mi urlava di prendere a testate la faccia da procione che si ritrovava il ragazzo accanto a me, mentre una minuscola, ma intendo una infima quando MICROSCOPICA parte, mi sussurrava di lasciare stare e...di assecondare il ragazzo.

Ovviamente seguii la mia parte razionale.

Senza indugiare di più, tirai uno schiaffo talmente potente da farlo ribaltare sul posto e svegliarlo.

Alfred si svegliò di soprassalto, portandosi una mano nella zona colpita, poi mi lanciò uno sguardo confuso.

Accanto a noi si riunirono i nostri due compagni di viaggio.

“DANNATO ZOTICO PERVERTITO!!!” cominciai ad urlare “SEI UN DANNATO APPROFITTATORE!!” mi alzai furiosamente, consapevole di essere diventato di una tonalità di rosso vermiglio, ( per la felicità di Tiziano) i miei capelli sicuramente erano un groviglio scomposto molto simile ad un nido, dove vi erano una piccola zona bagnata dovuta alla bava dell' animale e dei vestiti larghi e stropicciati.

Ancora prima di sentire la voce isterica e lagnosa dell'americano, mi dileguai dietro gli alberi dove si trovava il piccolo fiume, dove la sera prima era comparso mio padre.

Mi avvicinai al bordo ed, inginocchiandomi, immersi la testa nell'acqua.

Mi sentivo in fiamme, anche se l'acqua era fredda, non riuscivo a togliermi di dosso quel calore dovuto all'imbarazzo.

Mentre la mia testa era ancora immersa nel fiume, mi si avvicinò un pesce .

“Chi sei?” mi chiese boccheggiando vicino a me.

“MA CHE CAZZO VUOI??” urlai all'animale facendolo spaventare.

Questo di tutta risposta mi schiaffeggiò il viso con la coda, facendomi salire un improvvisa voglia di pesce grigliato.

Sarei stato disposto a pescarlo a mani nude.

Il mio rapporto con il mondo animale mi commuove, forse Alfred sarebbe stato più bravo di me a confrontarsi con i suoi simili: le bestie

Riemersi con la testa, ispirando profondamente, più per abitudine che per un vero bisogno.

Avevo le goccioline di acqua che mi scorrevano sulle guance e che colavano dalle punte dei capelli, ma nonostante tutto avevo ancora il viso in fiamme.

“Mi spieghi perché mi hai picchiato?” disse l'improvvisa, quando stupida ed indesiderata voce di Alfred.

“Ringrazia gli Dei, che ti ho soltanto schiaffeggiato e non ucciso!!” dissi, voltandomi verso di lui.

“Che cosa ho fatto?” mi si avvicinò e le parole mi morivano in gola.

Anche da appena sveglio il ragazzo era incredibilmente bel..bel..BELVA.

Abbassai lo sguardo, mentre il rossore che mi ricopriva le guance si estese fino alle orecchie, dirglielo sarebbe stato troppo umiliante.

“Mi puoi rispondere?” disse leggermente arrabbiato e, ovviamente, per farlo arrabbiare di più risposi scuotendo la testa.

A tale risposta il figlio di Zeus mi afferrò i polsi portandoli alla sua altezza, obbligandomi a stare in punta di piedi.

“Senti se ti ho fatto qualcosa di male dimmelo adesso!” nonostante la durezza della sua voce il suo sguardo era dispiaciuto.

Non era lui la vittima, ero io quello che era stato molestato.

“Sei un dannato maniaco, mentre dormivi..m-mi ..hai..p-p-palpeggiato” dissi chiudendo gli occhi e abbassando la testa.

Il ragazzo lasciò i miei polsi.

“SCUSA NON VOLEVO!!” urlò Alfred, aprii gli occhi, notando con piacere che era più rosso di me “PERDONAMI, NON VOLEVO” indietreggiò, fino ad inciampare e cadere a terra .

Scoppiai a ridere, portandomi le mani sul ventre, mentre agli occhi mi si formavano delle lacrime.

“AHAHAHAHA!! Ti dovresti vedere AHAHAHA!!! Sei così carin..” all'improvviso fui io a zittirmi di colpo, arrossendo di nuovo “Intendevo dire che sembri un bambino piagnucoloso” dissi gesticolando.

Alfred si alzò e rise leggermente, regalandomi uno dei sorrisi più belli di sempre.

“Grazie per il complimento” disse soffiando sulla mia bocca.

Tutti i pensieri che mi giravano per la testa si arrestarono di colpo.

Desideravo immensamente toccare con le mie labbra quelle dell'altro.

“Forse sarò carino, ma tu sei bellissimo”

Persi un battito, mentre vedevo le sue labbra avvicinarsi a me; la distanza era di pochi millimetri e i nostri fiati si mescolavano, mentre i nostri sguardi si incatenavano.

“Ragazzi dobbiamo and..” disse Kiku, arrossendo subito dopo “Scusate non volevo disturbare” il giapponese si voltò e corse via.

“Forse” deglutii “Dovremmo andare” era così ipnotico.

“Già” disse allontanandosi.

Osservai la sua figura mentre scompariva.

Mi portai una mano sul petto, stringendo il tessuto all'altezza del cuore per cercare di calmarlo.

Io ed Alfred ci stavamo per baciare.

Non sarebbe stato il mio primo bacio, perchè il mio primo timido contatto con le labbra lo avevo avuto con una ragazzina dell'orfanotrofio, non mi ricordo nemmeno il nome, l'unica cosa che ricordo sono due codine castane.

Più volte avevo avute delle cotte, a volte queste non erano indirizzate a donne, eppure il modo in cui Alfred agiva su di me, mi spiazzava, riusciva a dominarmi senza toccarmi o parlarmi.

Non era una cotta, era qualcosa di più profondo...almeno penso.

Decisi di seguire l'americano oltrepassando gli alberi, fino ad arrivare al nostro accampamento.

Francis guardava in maniera maliziosa il figlio di Zeus, che a sua volta rivolgeva la propria attenzione ad una tazza di caffè, mentre Kiku leggeva e studiava delle cartine.

Mi sedetti vicino a quest ultimo, infilandomi in bocca un grosso pezzo di panino alla marmellata...si, hai capito bene un panino, quindi non pensare male!!.

“Come hai dormito Arthur?” mi disse la rana avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.

“B-bene” bisbigliai riempiendomi la bocca con un altro pezzo di pane.

La mano si spostò, cominciando ad accarezzarmi la schiena.

Il suo tocco mi sembrava sporco, non era come quello dell'americano, quando lui mi sfiorava sentivo le farfalle nello stomaco, mentre con Francis sembrava tutto così sbagliato.

“Sei sicuro? Sembri stressato!”

“Sto bene!” dissi, schiaffeggiandogli la mano “Adesso lasciamo stare, per oggi ne ho avuto abbastanza di voi maniaci” a quelle parole il figlio di Zeus, mi lanciò uno sguardo di puro imbarazzo.

Dannato lui e i suoi occhi azzurri!!!

Grazie al martello di Efesto, Kku ci spiegò il piano della mattinata: dovevamo raggiungere la fine della foresta.

Appena finito di fare colazione, cominciammo a camminare, l'azione durò un paio d'ore, perché quando raggiungemmo la fine, il Sole era al massimo del suo splendore.

Oltrepassati gli ultimi alberi ci ritrovammo davanti i nostri amici equini, che appena ci videro cominciarono a fare festa.

Ovviamente, l'unica mente superiore che riusciva a capirli ero io.

“Finalmente ero preoccupato per voi” disse Tuono

“Sei ancora vivo?” questo era il mio cavallo

“Felice di esserti mancato amico” dissi a denti stretti.

Accanto ad Abisso, si trovava un cavallo nero, con la criniera del medesimo colore, solo che questa era raccolta in una treccia tenuta ferma da un fiocco rosa.

Non mi scioccava il fatto che un cavallo avesse una treccia, bensì il colore del fiocco, con il manto nero ci stava un bel fiocco bianco...sbaglio?

Capii al volo che quella era la puledra di Francis.

Suona veramente male.

Quest' ultimo ci salutò con moine e smancerie varie, prima di partire in groppa a Bijou, il suo cavallo.

Quando vidi la sua figura sparire mi sentii più leggero, ma a quanto pare non ero l'unico visto che Alfred sospiro per poi sorridere soddisfatto.

Ci lanciammo uno sguardo di complicità, il perché poi è un mistero.

“Sei messo piuttosto male” mi disse Abisso avvicinando il muso al mio braccio.

“Ho combattuto con una pazza fanatica dei serpenti e delle statue, delle galline volanti e poi...la Chimera” indugia sul l'ultimo mostro, perché in teoria io non avevo fatto niente se non svenire.

Viva il coraggio e la virilità!!!

“Allora dove dobbiamo andare?” chiesi a Kiku

“I cavalli sapranno guidarci” mi rispose, allora io ripetei la stessa domanda agli equini e questi mi risposero in maniera scioccante.

“Dicono..insomma dobbiamo andare a New York” dissi.

“SIIIII!!!” esultò l'americano

“Strano” borbottò il giapponese.

“Non vi preoccupate, appena arriveremo verrete a stare da mia madre” ci disse Alfred.

Conoscere sua madre?

Eravamo già a quel punto?

“Allora sarà meglio partire” disse il figlio di Atena salendo sul cavallo.

Cercai di salire sul mio cavallo.

“Problemi?” mi chiese l'equino

“No” dissi io cercando una qualche maniera di salire, è imbarazzante da dire, ma fino ad ora Alfred mi aveva sempre aiutato a salire.

“Sei sicuro? Se vuoi mi abbasso?” rise il mio dannatissimo cavallo.

“Mi stai prendendo in giro?”

“Arthur hai problemi?” mi chiese Kiku

“N-no” chissà se sembravo sincero?

L'americano colse subito la disperazione dalla mia voce e infatti mi aiutò a salire.

“Se vuoi una mano basta chiedere” mi disse ammiccando, bloccandomi il respiro.

“Smettila dannato idiota” dissi calciandolo via, provocando le risate nell'altro.

Non morivo dalla voglia di volare, a causa della mia fobia verso l'altezza, eppure non vedevo l'ora di andare via da quella dannata foresta.

“Pronto?” mi chiese Abisso.

Io annuii, aggrappandomi più forte a lui.

I cavalli cominciarono ad innalzarsi, fino ad arrivare ad una certa altezza, per poi dirigersi verso Nord.

Sentivo le mie mani tremare, mentre stringevo la criniera di Abisso.

“Non ti preoccupare arriveremo prima del tramonto” abbassai la testa pensando che a parlare fosse stato il mio cavallo, invece con mia sorpresa era Kiku.

“Spero” bisbigliai

Il figlio di Atena mi svelò alcune curiosità.

Scoprii che Poseidone e Atena erano sempre stati in competizione, a causa di una città; ci rimasi piuttosto male.

“Ma non temere, io sono un tuo compagno di viaggio” arrossì il giapponese “E voglio essere tuo amico”

“G-grazie mille” sorrisi.

Sapere di avere Kiku dalla mia parte mi rendeva felice nonché fiducioso.

Lui come me era piuttosto timido e riservato, anche se a differenza mia era molto tranquillo, per questo lo invidiavo.

“Quanto manca ancora?” chiesi a Kiku, cercando di cambiare argomento, per quanto apprezzassi determinati momenti di dolcezza, preferivo evitarli a causa di una cosa chiamata orgoglio.

“Arriveremo fra un meno di due ore” mi rispose Alfred, che per mia immensa gioia era rimasto in silenzio sino ad ora.

“Sei contento di ritornare a casa Alfred-kun?” domandò il giapponese.

“Ci puoi giurare amico!!” rise avvicinandosi con il suo cavallo “Non torno a New York..da almeno tre anni”

“Come mai?” chiesi piuttosto sorpreso

“I mostri” disse in tono piuttosto freddo “A causa dei mostri, siamo obbligati a rinchiuderci nel Campo, non fraintendente io amo il Campo, Chirone e tutti i miei compagni, però ogni tanto vorrei poter uscire dalla barriera senza essere attaccato, insomma vorrei essere un normale ragazzo della mia età” sorrise tristemente.

Non mi era mai passato per la testa che il ragazzo potesse soffrire per questo, insomma lui si atteggiava ad eroe tutto il tempo; pensavo che la cosa gli potesse piacere, non avevo mai immaginato che sotto sotto Alfred fosse dotato di grande sensibilità.

“Da quanto tempo siete al Campo?” domandai

“Io da cinque anni” mi rispose il giapponese

“Io da dieci” disse Alfred, scioccandomi.

“Dieci anni?!”

“Si, io e Matthew siamo i semidei più vecchi, nel senso che siamo al Campo da più tempo” spiegò

“Come mai?”

“Lunga storia” disse andando più avanti, e lasciando me in balia di dubbi e curiosità.

Il viaggio procedette nella tranquillità, nessun mostro, nessun fulmine pronto a colpirmi e nessuno stormo di uccelli.

Io e Alfred non ci rivolgemmo la parola per tutto il viaggio, mi sentivo triste e solo, certo avevo Kiku che cercava di intrattenermi in qualche chiacchierata animata, però non riuscivo a essere interessato, la mia mente era occupata solo dal pensiero di Alfred.

Quel dannato tricheco mi sconvolgeva.

Quando lui era nei paraggi il mio cervello si azzerava e io cominciavo a comportarmi come un idiota, insomma come lui.

Dopo l'incidente di mai madre, non mi attaccai più a nessuno, eppure la presenza del figlio di Zeus, mi rassicurava in maniera sincera e profonda.

Ero in balia di lui.

Davanti a noi apparì New York.

Era la prima volta che vedevo quella città, in verità non ero mai uscito dall'Inghilterra, i grattacieli arrivavano fino al cielo, anche se quest'ultimo non era proprio azzurro, a causa dello smog e dell'inquinamento, le strade erano gremite di persone di tutte le etnie e di tutte le età.

Guardai meravigliato la città cosmopolita, mentre Alfred si avvicinava a me.

“E' bellissima vero?” mi chiese

“Si è bella, però è molto inquinata” dissi sentendo l'odore dei gas provenienti dalle marmitte delle macchine, ferme nel traffico automobilistico.

“Già” spostò il suo sguardo dalla città a me “Però voglio fartela visitare” mi sorrise

“Alfred abbiamo una missione, non abbiamo tempo di visitare New York” dissi, acidamente, anche se dentro di me sentivo il cuore scoppiare di gioia.

“Vuol dire che appena la missione sarà compiuta, ti porterò qui, ed insieme visiteremo la città” mi prese delicatamente la mano “Solo io e te”

Cercai di contenermi.

Perchè volevo sorridere?

“Alfred” sussurrai “Non possiamo lasciare da solo Matthew” dissi stupidamente.

Lui mi guardò stranito “Matthew è fidanzato, può portarsi dietro Kiku” strinse la mia mano più forte “Invece io voglio portare te”

Come mio solito arrossii di colpo, cercando di rispondere in maniera dignitosa “S-s-e p-proprio ..in-insisti” come ti ho detto in maniera molto dignitosa.

Atterrammo a Central Park , dietro alcuni cespugli.

“Ok, cosa facciamo adesso?” chiesi.

“I cavalli sono stanchi, forse è meglio farli riposare un pò” disse Kiku “Tu ed Alfred potreste andare a perlustrare la zona”

“Perchè?” domandi

“Ho un brutto presentimento” disse scuro in volto.

“Ok. Allora noi andiamo” disse Alfred prendendomi per mano.

Eravamo mano nella mano.

“Alfred mollami” protestai, anche se non volevo.

“Nooooo!!” sorrise, contagiandomi.

Sentii la sua presa stringersi, ed io a mia volta strinsi di più la presa sulla sua mano.

Non sapevo nemmeno perché lo avevo fatto, però era stato istintivo, molto naturale.

Passeggiamo per un po' così, tenendoci per mano, come due...fid..fidanzatini.

“Guarda cose c'è laggiù!!” mi urlò il ragazzo.

Io alzai lo sguardo da terra per rivolgere la mi attenzione verso il posto indicato da Alfred.

“E' una semplice cabina per le foto” dissi

“Infatti!!” esultò “Vieni con me!” disse trascinandomi verso la cabina.

“Cosa vuoi fare?” chiesi quando arrivammo difronte alla cabina

“Beh!! Semplice voglio farmi una foto” mentre parlava cercava nella tasca dei jeans delle monete

“Una foto? Che dannato egocentrico che sei!!”

Lui aveva osato lasciarmi la mano solo per farsi una foto??

“In verità voglio farmi una foto con te” disse spingendomi all'interno della cabina

“Cosa?” chiesi imbarazzato “Ma scherzi?”

“Noo!!” sorrise mentre inseriva le monete nella fessura apposita “Forza vieni qui” mi disse, afferrandomi la spalla, costringendomi ad appoggiare la testa sul suo petto, esattamente all'altezza del cuore, che batteva furiosamente.

Sorrisi timidamente arrossendo leggermente e desiderando ardentemente di rimanere così per sempre.

Il flash mi colpì improvvisamente, facendomi irrigidire.

“Fatto!” esultò la scimmia “Vediamo come sono venute!” disse spingendomi fuori ed afferrando il nastrino che comprendeva due foto uguali.

L'americano sorrideva in maniera energica con una luce birichina negli occhi, mentre io ero ..inguardabile, soprattutto se messo al confronto di Alfred.

“Perchè volevi una foto?” chiesi cercando di sottrarre le foto

“Come sei venuto bene, sembri felice” sorrise dolcemente

“Non hai risposto” protestai

Lui per tutta risposta strappò il margine bianco che collegava le foto, in modo da dividerle senza rovinarle.

“Tieni” mi disse dandomene una.

“Mi rispondi?”

“Volevo soltanto una nostra foto” disse mettendosi la foto all'interno del giacca.

“Cosa ci vuoi fare?” chiesi ingenuamente.

“Sapessi” scherzò lui ammiccando, facendomi solo allora capire la battuta maliziosa.

“Dannato zotico maniaco” dissi tirandogli un pugno sulla spalla, facendolo indietreggiare e scontrare con qualcuno.

“Mi scusi” si giustificò il ragazzo.

La persona che aveva colpito era una ragazza bellissima, la tipica americana per intenderci, magra con un seno generoso, in questo caso messo spudoratamente in mostra, i capelli erano biondo platino ed erano raccolti in una coda di cavallo, gli occhi erano azzurri.

La ragazza indossava una minigonna nera, che lasciava ben poco all'immaginazione, una maglia bianca, che presentava una profondissima scollatura.

Accanto a lei, si trovava un ragazzo, di un bellezza stratosferica, era alto e molto muscoloso, i capelli erano biondi e gli occhi erano azzurri, era molto simile ad Alfred

“Non ti preoccupare” disse la ragazza.

Facevo fatica a guardarla in faccia, e a giudicare dallo sguardo di Alfred non ero l'unico.

“S-scusa non volevo” disse l'americano senza staccare lo sguardo dalle rotondità della ragazza.

Mi arrabbiai.

“Alfred dovresti guardarla in faccia” dissi

“Ah!Ma lo sto facendo”

“Hai sbagliato zona”

“Come sei bello” disse la biondina rivolta all'americano “ ti chiami Alfred?”

L'altro sembrò andare in iperventilazione “S-si” squittì.

“Tu invece chi sei?” mi chiese il ragazzo avvicinandosi e sfiorandomi una guancia.

“A-Arthur”

“Un bellissimo nome per un bellissimo ragazzo”

Non solo era bello ma anche galante

“G-grazie mille”

“Ti andrebbe da bere?” mi chiese sfiorandomi con le dita le labbra.

Aveva uno strano scintillio negli occhi, come un lupo che aveva appena trovato la sua preda, tremai appena.

“Mi piacerebbe moltissimo, ma io e il mio amico abbiamo un compito da svolgere” dissi prendendo sottobraccio l'americano.

“Volete già andare via?” chiese la biondina.

“Purtroppo” dissi freddamente tirando una gomitata all'americano.

“G-già abbiamo da fare”

“Mi dispiace ma non possiamo lasciarvi stare” disse la ragazza.

Sia la donna che il suo amico cominciarono a cambiare forma, la pelle divenne più bianca e secca, il viso più brutto, dalle labbra secche spuntavano delle zanne aguzze.

Il resto del corpo era strano, la gamba sinistra era la zampa di un asino mentre quella destra era una gamba robotica di bronzo.

“Cosa siete?” chiesi

“Siamo le empuse” disse quella che era la biondina

“Empuse? Cosa sono?” chiesi rivolto ad Alfred.

“Boh!non saprei”

“Tu non sai mai niente!!”

“Sono il figlio di Zeus lo splendente, non sono mica il figlio di Atena”

“L'avevo capito che eri il figlio di Zeus, sei proprio come lui, un dongiovanni da strapazzo”

“Come scusa?”

“Ho visto il modo in cui guardavi la scollatura di..” guardai la così detta empusa “Come ti chiami?”

“Rita”

“Grazie. Guardavi con un certo interesse la scollatura di Rita”

“Ma quale scollatura?” ,mi chiese confuso.

“Ci stanno ignorando” disse Rita all'altra empusa che rispose con un “Non mi è mai capitato”

“Non fare l'idiota, lo so che ti risulta difficile visto che lo sei”

“Calma, calma calma, non offendiamo l'eroe”

Stavo per ribattere con qualcosa come “Eroe di sto…..posto”, ma sentii un artiglio graffiarmi il braccio.

“Smettetela di giocare” disse l'empusa che prima era un uomo, che chiamerò Alex per non dovermi ripetere.

“Noi empuse, abbiamo la capacità di apparire diverse a chiunque ci guardi, rappresentiamo qualcosa di simile al vostro ideale di bellezza e di amore”

“Quindi vuoi dire che ognuno di noi ha visto una cosa diversa?” chiesi

“Qualcosa che si avvicina alla persona da noi amata?” domandò Alfred

“SI, SI SI!! Siete due mezzosangue veramente stupidi” rise “Il mio padrone ha detto di portarvi da lui, ma non ha detto in quali condizioni”

“Sicuramente non sarebbe felice di vederci fatti a pezzi” disse Alfred mentre io annuivo alla sua affermazione.

“STATE ZITTI!!” urlò Rita lanciandosi verso di noi, che a nostra volta ci eravamo messi a correre all'impazzata verso Central Park

“Adesso mi credi se ti dico che non sapevo niente di nessuna scollatura?” disse l'americano.

“F-forse” dissi ansimando.

Non potevo correre e parlare allo stesso tempo, richiedeva troppe qualità che io non possedevo.

“P-perchè non mi credi?” mi chiese

“Possiamo….parlarne ...dopo?” chiesi.

Intanto le persone intorno a noi, continuavano tranquillamente a camminare, mentre noi eravamo rincorse da queste empuse.

“Al mio tre gira a sinistra” mi ordinò Alfred

“Perchè?”

“Dobbiamo attaccarle direttamente, e li si trova un vicolo sconosciuto”

Continuammo a correre finché il ragazzo non urlò di girare.

Come aveva detto l'americano ci trovammo in un vicolo buio, umido e puzzolente...ora capisco perché era sconosciuto.

“Tira fuori la spada” disse Alfred serio, eppure io continuavo a pensare male, quando si parlava di spade.

Chissà perché poi?

Tirai fuori la mia spada, puntandola contro Alex.

“E' stato facile trasformarmi in qualcuno che rispecchiasse il tuo ideale di bellezza” disse ammiccando “Visto che ultimamente il tuo cuore batte per un certo ragazzo” disse urlando per farsi sentire dal mio compagno.

“Un'altra parola è giuro che ti stacco la testa” dissi sperando che il figlio di Zeus non avesse sentito.

Ma notai con mia sorpresa che anche il mio amico era intento ad affrontare una conversazione simile alla mia.

“Perchè Crono ci desidera tanto?” chiesi per prendere tempo

“Non lo so dolcezza, io mi limito ad eseguire gli ordini”

“Quindi Crono ti tiene all'oscuro dei suoi piani?”

“Non me ne frega” gli tremò appena la voce

“Cosa ti ha promesso in cambio?”

“E' un interrogatorio?”

“Prima rispondi alla mia domanda poi puoi uccidermi”

“Mi ha promesso ricchezze e sangue a volontà”

“Manterrà la parola?”

“C-certo”

“Ti ucciderò ragazzino!” sentii urlare alla mie spalle.

Mi voltai notando che Rita era stata leggermente ferita.

Alfred era sudato ed aveva gli occhi lucidi.

“Non è facile uccidere una persona quando ha le sembianze dell'oggetto del proprio amore?” rise Rita.

Chissà come la vedeva il figlio di Zeus?

Ero talmente curioso e concentrato che mi dimenticai della bestia davanti a me.

Essa si avvicinò a me e mi afferrò il polso stringendolo fra i suoi artigli, conficcandomi le unghie nella pelle, talmente in profondità da far uscire sangue.

Cercai di colpirlo, ma nel momento in cui sferrai il colpo, il suo viso cambiò e diventò come quello di Alfred.

Rimasi scioccato.

“Hai problemi piccolo semidio?” mi chiese.

Non potevo attaccarlo, quelli erano gli occhi dell'americano, lo stesso naso leggermente schiacciato, la mascella dura ed evidente, le labbra carnose e scure e i ciuffi ribelli sulla fronte.

Come potevo colpirlo?

La presa sul mio polso si intensificò maggiormente, tanto da farmi urlare e farmi cadere la spada.

Alle mie spalle il mio compagno stava affrontando le stesse incertezze e dubbi che stavo combattendo io.

Era più lento ed indeciso nei movimenti, sembrava spaventato alla sola idea di toccare il mostro.

Alex cercò di mordermi il collo, sentii i canini aguzzi sfiorare la mia pelle, ed il suo alito caldo farmi venire i brividi.

Cercai di ribellarmi scalciando ed urlando, ma lui lasciò il mio polso per afferrarmi dalle spalle.

“Vuoi farmi del male?” mi chiese, ed io non riuscii a perdermi nei suoi occhi.

“Alfred” pensai.

Lui sorrise malignamente vedendomi così confuso e malleabile.

Il suo sguardo era folle e pazzo, non era come quello del mio Alfred, lui quando mi guardava sembrava vedere tutte le cose più belle di me.

Gli occhi del mio americano, luccicavano di gioia e solo a guardarli mi si riempiva il cuore di felicità, gli occhi del mio idiota preferito potevano illuminare il cielo.

Capii che quello non era il figlio di Zeus, ma solo uno stupido mostro, che cercava di prendere le sue sembianze.

Mi salì un senso di rabbia folle ed ira, nessuno poteva giocare con i sentimenti delle persone, soprattutto i miei.

Concentrai le energie provocando una piccola scossa, che fece cadere entrambi i mostri, usai questo come diversivo e mi avvicinai al mio idiota, gli afferrai il braccio, sentendolo caldo, forte e vivo.

“Questo è Alfred” pensai con gioia.

“Arthur stai bene?'” mi chiese

“S-Si, tu?” lo guardai, aveva un taglio profondo sulla fronte.

“Non riesco ad ucciderlo” mi disse “Lui è uguale a ..” si zittì di colpo.

“Di chi stai parlando?” purtroppo non ci fu risposta, perché l'americano mi spinse di lato.

Le empuse ci attaccarono insieme.

Rotolai di lato, afferrando la mia spada.

Alex si lanciò verso di me, allora io corsi verso il fondo del vicolo.

Mi era venuta una strana idea, folle ma forse l'unica capace di salvarmi.

Arrivai al fondo, trovandomi il muro di mattoni davanti, mi appoggiai a questo aspettando il mostro.

L'empusa arrivò davanti a me,

“Purtroppo è giunta la tua fine” rise.

“Hai ragione” dissi abbassando lo sguardo, sperando ci credesse.

“Non temere Crono ti vuole vivo”

“Allora portami da lui”

“Lo sai che ti farà patire le pene degli inferi, proprio come sta provocando al figlio del Dio dei morti”

“Allora Ivan è vivo” pensai

“Lo so” risposi.

“Bravo bambino” mi si avvicinò, ed io strinsi i pugni e le portai all'altezza del petto, chiusi gli occhi, aspettando di sentire l'alito viscido del mostro.

Poco dopo, mi arrivò il tanfo del suo fiato, allora abbassi di colpo i pugni battendoli sul muro.

All'improvviso il terreno dove il mostro era, si crepò facendolo cadere in una fossa.

L'empusa gridò dallo spavento e dalla sorpresa, io ne approfittai per colpirla con la mia spada.

La punta trafisse l'occhio della bestia, che al contatto con l'arma si disintegrò in una polvere dorata.

Ero stanco, volevo riposarmi, ma mi ricordai che Alfred era dietro di me, così corsi verso l'uscita del vicolo, e lo ritrovai semi svenuto a terra, con una brutta ferita alla testa, mentre la bestia era seduta a cavalcioni su di lui.

Mi si azzerò la mente, il mio corpo fu attraversato da una scossa e dentro di me sentivo l'ira scorrere.

La rabbia mi accecò e preso da una folle pazzia, afferrai la spada e corsi verso l'empusa e la trafissi da dietro, più volte, finché questa non si disintegrò come l'altra.

Con le mani sporche di polvere e di una sostanza verdognola presi il volto di Alfred fra la mani, respirava ancora, presi dallo zaino la borraccia che conteneva l'ambrosia e poco a poco riempii la bocca del ragazzo, sentendo il suo sangue scorrere di nuovo e le guance tingersi di un naturale colore rosa.

Sentii le lacrime pizzicare gli occhi.

“Arthur” bisbigliò debolmente

“Sei un dannato idiota!!” urlai abbracciandolo a me “STAVI PER MORIRE!!” piansi “ Che..che cosa avrei fatto senza di te?” chiesi tremando.

Lui riacquistò presto energia e si sedette.

“Non potevo ucciderlo” mi disse

“Perchè?”

“Era troppo simile a te”

Quelle parole mi colpirono dritte al cuore.

Nel volto del mostro lui aveva visto il mio volto?

Quindi voleva dire che Alfred provava qualcosa per me.

“A-a” stavo per dire qualcosa, ma nel vicolo piombarono Kiku e i nostri cavalli.

“Santi nubi!!State bene?” ci domandò il giapponese “Oh Dei miei!! Siete feriti!” esclamò preoccupato, sbiancando vedendo le nostre ferite “Alfred puoi fare un ultimo sforzo?”

“C-certo” disse l'americano alzandosi e barcollando, mi lanciai verso di lui per sostenerlo.

Chiuse gli occhi a causa della stanchezza, facendo una smorfia di dolore.

Vederlo soffrire mi uccideva.

“Vi serve un riparo, un luogo dove curare le vostre ferite e dove potervi riposare”

“Mia madre abita dall'altra parte della città” disse “Con i pegasi ci metteremo meno di dieci minuti”

“Forza salite sui cavalli, dovete disinfettare le ferite il prima possibile” disse Kiku.

Ordinai ad Abisso di avvicinarsi e di sdraiarsi per terra, in modo da permettere a me e ad Alfred di salire.

Mi misi dietro l'americano, tenendolo stretto a me.

“Riesci a portarci entrambi?” chiesi in maniera silenziosa al mio pegaso

“C-certo” disse il cavallo alzandosi.

“Grazie bello” dissi accarezzandogli il fianco.

Il biondo ci disse le indicazioni per raggiungere la casa e poi si accascio su di me.

“Mi dispiace” sussurrò

“Di cosa?” chiesi accarezzandogli la fronte

“Non sono stato molto eroico” gli tremò il labbro “Dovevo proteggerti”

“Taci idiota! Conserva energie per quando arriveremo da tua madre” dissi stringendolo più a me, appoggiò la nuca al mio petto, ed io gli passai le dita fra i capelli pieni di polvere.

“Grazie”

Sorrisi

“Non ringraziarmi, tu mi hai salvato più volte”

“Non ti stava ringraziando per quello”

“Allora per cosa?” ero confuso

Lui non rispose ma si accoccolo sul mio petto.

Abisso atterrò davanti ad un condominio di mattoncini rossi, il tipico edificio americano, con la scala antincendio di lato.

“Siamo arrivati” disse debolmente il figlio di Zeus, cercando di scendere.

“Aspetta ti aiuto io” dissi scendendo per primo.

Aiutai il ragazzo a scendere e a camminare fino al portone che era aperto, Kiku ci raggiunse poco dopo, dopo aver detto qualcosa ai cavalli, che subito dopo scomparirono.

Grazie a Zeus! Il condominio era previsto di ascensore, perché appena lo vidi adagiai il corpo dell'americano su una delle pareti.

“Sesto piano” mi disse, ancora prima che io potessi formulare la domanda.

Appena le porte si aprirono, il biondo mi disse che l'appartamento era l'ultimo a destra.

Ad ogni passo sentivo l'ansia salire, fra poco avrei conosciuto la madre di Alfred.

Perchè poi tutta questa ansia?

L'americano si sistemò un po' i capelli e cercò di rimanere dritto e composto, poi suonò il campanello.

Dopo poco ci venne ad aprire una donna molto bella, era alta dalle forme generose, i capelli erano biondi e corti, mentre gli occhi erano come quelli di Matthew.

“Alfred!” esclamò la donna, buttando le braccia al collo del figlio

“Ciao mamma”

“Cosa ci fai qui? Perchè sei tutto sporco? Ma sei ferito?” la donna non diede tempo al ragazzo di rispondere, che subito fece entrare il ragazzo in casa, trascinandolo sul divano.

Io guardai Kiku, che a sua volta era scioccato.

“Possiamo entrare?” chiesi al giapponese

“Non saprei” mi rispose.

“Scusate!!Sono una vera maleducata, io sono Lucy, la mamma di Alfred, forza accomodatevi” ci disse

Il salone dove fummo ospitati era veramente delizioso, il divano era di un tenero color confetto, mentre le due poltrone erano vintage.

Le pareti erano chiare, e facevano contrasto con le tende scure, che ricoprivano le ampie finestre.

L'ambiente era ordinato e pulito.

“Mamma loro sono Kiku, figlio di Atena” disse Alfred presentando il giapponese “Mentre lui è Arthur, figlio di Poseidone...ma tu questo già lo sai”

La donna puntò i suoi occhi su di me, sorridendo in maniera calorosa “Sei Arthur Kirkland?” io mi limitai ad annuire.

Lucy si lanciò verso di me abbracciandomi forte “Arthur caro, ma come sei diventato grande e bello!!”

“G-grazie” cercai di sottrarmi dalla presa della donna.

“Ti ricordi di me?” mi chiese

“No..ma Alfred mi ha molto parlato di lei”

“Mamma ti ricordi quella cosa” disse l'americano.

Io non capii a cosa si riferiva, ma sua madre capì al volo e si allontanò da me.

“Cosa ci fate qui?” chiese mentre tirava fuori da una cassetta bianca delle bende e un disinfettante.

“Siamo in missione” spiegò il figlio, mentre guardava con orrore la boccetta che conteneva il liquido per disinfettare.

“Alfred non fare quella faccia!” lo riprese sua madre “E' per il tuo bene” disse cercando di ripulire la zona intorno alla testa, ma il figlio si spostò di colpo.

“Sto bene!” si alzò venendomi incontro “Non ho bisogno di essere curato con quella cosa”

“Vuoi veramente apparire agli occhi di Arthur come un codardo?!” domandò Lucy, facendomi arrossire.

Perchè mi aveva messo in mezzo?

Guardai il figlio di Zeus, che era arrossito a sua volta.

“N-non voglio” balbettò abbassando lo sguardo, la madre sembrò arrabbiarsi.

“Se vuoi..ti aiuto io” chiesi

“D-davvero?” volle sapere il ragazzo.

Guardai la madre, che annuì vigorosamente.

“Va benissimo, laggiù si trova la stanza di Alfred” disse la donna indicandola stanza “Tu invece Kiku, mi aiuterai a preparare una cena grandiosa” prese il giapponese sottobraccio e scappò in cucina ghignando.

Presi la cassetta con dentro i materiali, mentre seguivo la schiena dell'americano.

La stanza era ordinata, le pareti erano azzurre, almeno era quello che si riusciva a scorgere da sotto i miliardi di poster di super eroi e cantanti.

Il letto era grande, e troneggiava sul resto, accanto ad esso si trovava un comodino che presentava la stessa linea moderna dell'armadio.

Ma la cosa che catturò il mio sguardo, fu una fotografia sul comodino del ragazzo.

Mi avvicinai ed arrossii di colpo.

La foto raffigurava me, Alfred e Matthew insieme, da bambini

Mi tremavano le mani a causa dell'emozione, cercai lo sguardo dell'americano che appena notò l'oggetto fra le mie mani, sbiancò.

“Ti ho detto che sei sempre stato il mio migliore amico” arrossì strappandomi la foto dalle mani.

“Forza muoviamoci” dissi, cercando di nascondere l'imbarazzo nella mia voce tossendo.

Alfred si sdraiò sul letto, mentre io mi sedetti sul bordo, presi del cotone imbevuto di disinfettante e con delicatezza lo passai sulla fronte del ragazzo, il quale al contatto strinse gli occhi.

“Ti faccio tanto male?” chiesi fermandomi.

“N-non ti preoccupare continua” mi disse con voce roca.

Deglutii mentre riprendevo il mio lavoro.

Sentivo lo sguardo del figlio di Zeus su di me, e questo mi procurava emozioni contrastanti fra loro, da una parte questo mi creava disagio, ma dall'altro mi sentivo felice di avere le sue attenzioni.

“Anche tu sei ferito” mi disse Alfred, guardando alcuni graffi che avevo sulla spalla.

“Non ti preoccupare non è niente” dissi

“No invece!” protestò “Dopo ti aiuto io” disse arrossendo.

Dopo una quindicina di minuti, avevo ripulito ed incerottato il ragazzo, in tutti i punti in cui era ferito.

“Adesso tocca a te” disse alzandosi e lasciandomi il posto.

Appena sprofondai nel letto, il suo profumo mi avvolse come una coperta, calda e confortante.

“Dovresti girarti a pancia in giù e toglierti la maglia” disse armeggiando con il cotone, cercando di evitare il mio sguardo.

“Non ti preoccupare Alfred, sono solo dei graffi” dissi cercando di alzarmi, ma il ragazzo mi bloccò ogni via di uscita con il suo corpo

“Allora ci metteremo poco no?” sorrise

Deglutii mentre annuivo e mi sfilavo la maglia, sotto il suo sguardo attento.

Feci come mi aveva detto, ovvero mi misi a pancia in giù, sentendo all'improvviso le dita calde di Alfred sfiorarmi la schiena, facendomi rabbrividire.

Il ragazzo cominciò a ripulire i graffi sulle spalle e quelli sulla schiena.

Stavo morendo dall'imbarazzo, infatti nascosi il volto nel cuscino dell'americano, mentre questo mi passava il cotone sulla pelle.

All'improvviso la porta si aprì ed entrò la madre, alzai di scatto il viso dal cuscino per guardarla.

Essa ci sorrise e fece l'occhiolino al figlio, e lanciò qualcosa che mi colpì in testa.

Mi misi seduto e presi l'oggetto che la madre ci aveva lanciato e mi sentii morire.

ERA UN PRESERVATIVO!!!

Cominciai a boccheggiare, mentre io ed Alfred facevamo a gara a chi diventava più rosso, ma non ti preoccupare vinsi io.

Mi alzai di scatto dal letto, senza nemmeno rivestirmi ed uscii dalla stanza correndo incontro alla madre.

“HA FRAINTESO TUTTO!” urlai “NOI NON STAVAMO FACENDO QUELLO!” mi raggiunse il figlio di Zeus.

“Non vi preoccupate, a me va bene” sorrise.

“M-mamma io ed Arthur non stiamo insieme” disse il figlio.

“Davvero?” chiese lei confusa “Ma vi comportate come fidanzatini!!”

Non avevo mai pensato che qualcuno ci potesse vedere come una coppia.

“S-si..siamo amici” dissi.

Ma allora perché mi faceva male dire una roba simile?

Perchè stavo soffrendo?

“Scusate!!” disse la donna arrossendo “Ma pensavo che voi foste una coppia” disse prendendo il preservativo.

Alfred mi passò la maglia che mi misi addosso.

Per tutta la serata non ci rivolgemmo né una parola né uno sguardo; quell'avvenimento ci aveva creato imbarazzo e noi come stupidi avevamo decisi di nasconderci nel nostro orgoglio.

Lucy e Kiku prepararono una cena veramente fantastica, spezzatino di carne con contorno di patate...era tutto maledettamente delizioso, non mangiavo così bene da anni.

La madre del ragazzo cercò di coinvolgere me e il figlio in discorsi, ma nessuno dei due aveva voglia di parlare.

Veramente trattavo Alfred come il mio ragazzo?

Ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto fare coppia con il ragazzo, ma lui era troppo per me.

L'americano si meritava di meglio.

Chiusi gli occhi per reprimere le lacrime, ancora una volta stavo perdendo qualcuno.

Dovevo farlo per il bene della nostra amicizia, dovevo fingere di non provare interesse.

Dopo cena la madre mi disse che se volevo potevo farmi una doccia, lei mi avrebbe procurato dei vecchi vestiti del figlio, accettai di buon grado.

Una doccia era quello che ci voleva, mentre l'acqua mi bagnava piansi, piansi per le persone che avevo perso, piansi per le delusioni che avevo ricevuto e per le illusioni che continuavo a farmi, piansi perché ero sicuro che Alfred non sarebbe mai stato mio.

Chiusi il getto d'acqua appoggiandomi alle mattonelle fredde.

“Non fa niente Arthur” continuavo a ripetermi.

Lucy come promesso mi procurò un vecchio pigiama del figlio, era blu con la S di Superman , me lo misi ed è inutile dire che era enorme, i pantaloni continuavano a calarmi e a strisciare a terra, mentre la maglia mi arrivava sotto le ginocchia.

Imbarazzato uscii dal bagno, che fu ben presto occupato da Kiku, anche lui con un pigiamo abnorme di Alfred, quest'ultimo era sul divano a petto nudo, intento ad asciugarsi i capelli.

Si girò notando il mio sguardo su di lui.

“AHAHAHAH SEMBRI ANCORA PIU' BASSO CON QUEL PIGIAMA” disse il pirla ridendo.

“EHY!!” l'altro continuò a ridere di me, eppure il suono della sua risate mi ridiede felicità.

“Su, forza vieni qui” mi disse indicando il posto accanto a lui.

“Tua madre?” chiesi

“E' andata dai vicini”

“Senti” mi disse “Mi dispiace per prima”

“N-non ti preoccupare” dissi guardando davanti a me.

“Siamo amici?” mi chiese lui impacciato.

“Si” dissi, mentre sentivo la gola seccarsi.

“Ah!” disse “Stasera dormirai nella mia stanza” cambiò discorso.

“E tu?” lui mi rispose dando una pacca al divano

“Non se ne parla, ci dormo io sul divano” dissi

“No, sei tu l'ospite”

“Non mi importa”

Alfred si alzò e mi prese in braccio a modo di sacco di patate, mi portò nella sua stanza e si chiuse fuori.

“Non ti azzardare ad uscire da qui” scherzò ridendo

“Fammi uscire idiota” dissi battendo i pugni sulla porta.

“Non ti preoccupare per me, sono un eroe, un divano non potrà mai farmi del male” scherzò

Alla fine dopo molti tentativi mi arresi e mi misi sul letto coprendomi.

“Ti sei arreso?”

“Si, contento?”

“Moltissimo”

“Idiota”

“Arthur?”

“Dimmi”

“Buona notte”

“Notte Alfred”

Sentii i suoi passi allontanarsi, ed il mio cuore spezzarsi.

“Basta Arthur” continuavo a ripetermi.

Poco dopo caddi in un sonno profondo, ovviamente sognai qualcosa di raccapricciante ed orribile.

Mi trovavo in una caverna, della lava ricopriva tutto il terreno, mentre al centro si trovava una roccia dove vi era legato un ragazzo. Era alto e muscoloso, i capelli erano così chiari da risultare bianchi e gli occhi erano viola.

“Ti arrendi?” disse una voce, che riconobbi subito, era il mostro del mio incubo, quando la lingua ammaliatrice di Francis aveva fatto effetto su di me.

“Sono il figlio di Ade, la morte non mi spaventa” disse il ragazzo sorridendo in maniera agghiacciante.

Allora quello era Ivan.

“Non ti spedirò da tuo padre, ma in un posto ben peggiore” rise “Oh!!Abbiamo visite” disse voltandosi verso di me “Il piccolo assassino è qui!”

I suoi occhi dorati, splendevano nel buio

“Piccolo figlio del Dio del mare,

stai attento alla gente di cui ti puoi fidare”

Cominciò a cantilenare

“Presto affogherai in un pianto salato,

piccolo semidio sconsolato”

 

Mi tappai con forza le orecchie, urlando dalla frustrazione.

Aprii gli occhi e mi ritrovai sudato nel letto di Alfred, mi tremavano le mani, nelle mie orecchie risuonava la canzoncina del mostro.

Mi alzai per aprire la finestra, avevo bisogno di una boccata d'aria.

Il vento mi regalò sollievo, mentre mi passava fra i capelli, ed asciugava le gocce di sudore che mi colavano sul collo.

Avevo la gola secca, così decisi di andare a bere un bicchiere d'acqua cercai di fare meno rumore possibile, visto che ero l'unico sveglio, ma mi sbagliavo perché appena arrivai in salotto trovai Alfred affacciato alla finestra.

Quasi gli venne un colpo quando mi vide.

“Dannato” saltò in aria dallo spavento “Ma sei scemo Arthur?” mi chiese quando riuscì a riconoscermi.

“Come mai sei sveglio?” chiesi.

“Avevo bisogno di una boccata d'aria. Tu?”

“Avevo sete” risposi avvicinandomi a lui.

Rimanemmo un po' in silenzio a guardare il cielo, mancavano le stelle.

“Arthur ti devo dire una cosa” disse stringendo le mani sul cornicione della finestra.

“Dimmi” cercando il suo sguardo.

“Riguardo a quello che è successo oggi io..”

“Lo so Alfred, siamo solo amici” dissi freddo

“Per te magari è così, ma io vorrei essere qualcosa di più”

Il vento ci passò fra i capelli, mentre io cercavo di realizzare quello che aveva detto il ragazzo.

“In che senso Alfred?” chiesi con il cuore a mille

“Come in che senso?”

“Cioè, Kiku mi ha detto che tu... hai una cotta verso... qualcuno ormai da anni” avevo bisogno di perdermi nei suoi occhi.

“Kiku?”

“Si”

Lui sbuffò e mi prese per le spalle avvicinandomi ancora di più a lui.

“Arthur mi credi se ti dico una cosa?” annuii come risposta.

“Io non ti ho mai dimenticato, non ho mai voluto farlo” cominciò a parlare, tenendo un tono di voce basso “Sei stato il mio migliore amico e perdere te è stato come perdere una parte di me” arrossì di colpo “Tu non lo sai, ma quando Chirone assegnava delle missioni in Inghilterra, io facevo di tutto per ottenerle e quelle poche volte che venivo a Londra, correvo verso il tuo orfanotrofio e ti spiavo” cercai di metabolizzare ogni singola parola, mentre il mio cuore batteva all'impazzata.

“Ti spiavo, e la maggior parte delle volte eri triste” continuò con la voce salda, mentre le sue mai tremavano “Non sai come odiavo quei bambini, ti trattavano male e tu poco a poco ti sei chiuso in te stesso” riprese fiato “Desideravo essere li con te e renderti felice, volevo farti ridere”

“Alfred” dissi, più per bisogno che per altro.

“Aspetta ti prego!” disse con serietà “Mentre crescevo, mi rendevo conto che non riuscivo a toglierti dalla mia testa, ed ogni giorno ti desideravo sempre di più accanto a me. Come chiameresti tutto questo?”

“Pazzia?” scherzai, mentre sorridevo.

“Ma l'amore non è forse pazzia?” mi chiese.

“Alfred cosa vorresti dire?”

Lui mi sorrise, e mentre teneva i suoi occhi incatenati ai miei, mi appoggiò delicatamente contro il muro, bloccandomi il respiro.

“Non sono bravo a parole” mi disse, mentre mi circondava la vita con le sue braccia, tenendomi ancora più stretto a lui.

L'americano chiuse gli occhi, mentre si abbassava su di me, diminuendo la distanza; il suo fiato si mescolò al mio.

Il mio cuore batteva all'impazzata, e in me saliva il desiderio di baciare le labbra del ragazzo.

“Posso continuare?” mi chiese a pochi millimetri dalle mie labbra.

Che carino mi chiedeva il permesso.

“C-c-certo” deglutii.

Le sue labbra sfiorarono le mie, e poi con delicatezza le appoggiò del tutto.

Non mi sono mai sentito così completo in vita mia.

Mentre Alfred mi baciava, con una mano mi accarezzava il fianco mentre con l'altra mi teneva delicatamente il volto.

Con quel bacio il ragazzo, mi stava prosciugando di tutte le brutte esperienze che mi erano capitate, stava portando via il dolore.

Presi la mano che stava sul mio fianco e l'intrecciai con la mia.

Poteva sembrare un bacio rude all'apparenza, e ti posso dare anche ragione, però in verità era così delicato e ..perfetto.

Quando Alfred si stacco da me, una lacrima gli rigò il volto.

“Era da tanto che volevo farlo” mi disse commosso, ed io come lui scoppiai a piangere aggrappandomi a lui, lasciandomi stringere dalle sue braccia.

Per la prima volta in vita mia piansi di gioia, avevo appena trovato qualcuno per cui lottare e vivere, e quel qualcuno era Alfred.

“Grazie di esistere” mi disse quest'ultimo, prima di ribaciarmi.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti :D

Ecco qui il nuovo capitolo ^-^.

Alcune cose verranno spiegate in seguito, quindi portate pazienza, perché stiamo per arrivare alla fine.

Come avete notato in questo capitolo ci sono molte scene USUK, lo so che siete felici ;)

Volevo ringraziare tutti quelli che ogni volta mi lasciano una recensione.

Se volete il seguito fatemi sapere

Baci

Tay66

 

 

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Capitolo 13
*** I mostri ci attaccano...che novità ***


I mostri ci attaccano...che novità

 

 

 

 

 

 

 

Grazie di esistere” mi disse quest'ultimo prima di ribaciarmi.

 

Non so dire di preciso quanto tempo rimanemmo in corridoio a baciarci, so solo che a un certo punto dovetti fermare Alfred.

 

Non voglio dire che il figlio di Zeus sia un pervertito, no, insomma lui era un MAIALE ZOTICO E MANIACO.

 

Ovviamente ti starai chiedendo.. perché?

 

Beh!!...come posso dirlo senza dover alzare il rating della storia?

 

Diciamo che l'americano era parecchio curioso di sapere come mia mamma mi aveva fatto….ci può stare come spiegazione?

 

Alfred fermati” dissi afferrando il polso del ragazzo che era intento a massaggiarmi il ventre.

 

Lui ovviamente non mi ascoltò, ed invece di fermarsi mi zittì baciandomi.

 

Dovevo trovare un modo per staccarmi di dosso quel dannato tricheco.

 

Non perché la situazione fosse spiacevole, anzi era piuttosto piacevole, sopratutto le carezze sulla schiena….DEVO FERMARLO.

 

Alfred staccati di dosso” lo spinsi abbastanza lontano da me “Non possiamo fare questo” dissi

 

Cosa?” mi chiese, innocentemente, facendomi salire una voglia improvvisa di prenderlo a pugni.

 

Q-questo..è ancora presto” abbassai lo sguardo perché parlare di queste cose è troppo imbarazzante.

 

Quindi non vuoi i miei baci?” domandò maliziosamente.

 

Sinceramente non sapevo che cosa rispondere, infondo i suoi baci erano belli e passionali e poi...aspetta, questo è il suo gioco!!

 

Lui vuole farmi ammettere che i suoi baci mi piacciono e che in particolare è lui a piacermi!!!

 

Cosa falsa fra l'altro.

 

Si, infatti” risposi tenendomi stretto a l'ultimo briciolo di orgoglio rimasto.

 

Sei sicuro?”

 

Sicurissimo”

 

Ci ripenserai?”

 

No”

 

Menti?”

 

No”

 

Bacio male?”

 

...”

 

Che risposta è?”

 

La mia”

 

Mi ami?” disse serio il ragazzo, immobilizzandomi con i suoi occhi azzurri.

 

Ma che domanda è?”

 

La mia”

 

Cosa potevo rispondere?

 

E' vero che mi piaceva, ma così tanto da amarlo ?

 

Fissai i suoi occhi, cercando la risposta in essi, le sue iridi chiare avevano il potere di tranquillizzarmi e calmarmi.

 

Io amavo quegli occhi, questo era certo.

 

A-Alfred io...” stavo per rispondere quando all'improvviso sentimmo un tonfo.

 

Mi irrigidii.

 

Proviene dal tetto” disse l'americano “Andiamo a controllare

 

Andammo velocemente a prendere le armi.

 

Avete sentito?” disse Kiku uscendo dalla porte di fronte alla stanza del biondo.

 

Si, adesso andiamo a controllare” disse Alfred.

 

Qualcuno deve rimanere con tua madre” disse il giapponese.

 

Chi rimane?” disse il biondo

 

Due occhi marroni e due azzurri si posarono su di me.

 

Ho capito rimango io” dissi voltando le spalle ad entrambi.

 

Mi irritava il fatto di non essere stato scelto, certo non avevo tutti gli anni di addestramento dei due, non avevo l'astuzia di Kiku e la forza di Alfred, non sapevo niente di strategie militari come il primo e non sapevo volare come il secondo….però ero carico di entusiasmo.

 

Noi andiamo” disse il figlio di Zeus, scatenando la mia collera a causa di quel NOI che non comprendeva ME.

 

I due sparirono oltre la porta principale, ed io rimasi in soggiorno, mi sedetti sbuffando sul divano, mentre presi fra le mani una rivista da donna.

 

La svogliai svogliato e abbastanza annoiato, finché con la coda dell'occhio non colsi un paragrafo interessante.

 

Siete persone fredde e ciniche?” chiedeva l'ammiccante scritta rosa su fondo nero.

 

Annuii.

 

Non riuscite a capire bene i vostri sentimenti?”

 

Altrocenno con la testa.

 

Siete stressate e affrontate un periodo nero?”

 

Questa donna parla di me.

 

Non vi preoccupate, sono qui per aiutarvi ad affrontare questo grigio periodo della vostra vita.”

 

strinsi maggiormente la rivista “Dovete seguire questi semplici punti” rimasi concentrato ed incollato alle parole.

 

1- Dovete svagarvi e non rimanere nella monotonia”

 

Non ci sono problemi, con tutti i mostri che incontro posso considerarmi fortunato.

 

2-Dovete divertirvi”

 

Hai ragione, la prossima volta che ammazzerò qualche creatura, lo farò con il sorriso sulle labbra

 

3- Organizzate molte uscite con il vostro compagno”

 

Alfred era il mio compagno?
“4- Cambiare look aiuta ad aumentare la propria autostima”

 

Cambiare vestiti?

 

Mi servirà l'aiuto di Feliks

 

5- Una buona vita sessuale aiuta a mantenere il rapporto solido e -” chiusi la rivista, consapevole di non voler continuare a leggere.

 

Cioè fare..quella cosa li..con il biondo.

 

Mi serve ossigeno.

 

Preso dall'imbarazzo presi uno dei cuscinetti marroni che erano disposti sul divano e premetti la faccia su di esso, scaricando la frustrazione e nascondendo il rossore.

 

A proposito dell'americano, come mai non era ancora tornato con Kiku?

 

Alzai il volto dal cuscinetto, cercando di captare qualcosa con l'udito.

 

All'improvviso la finestra davanti a me si ruppe e da essa entrò una creatura terrificante.

 

Era..era qualcosa di strano e spaventoso.

 

Il mostro era enorme, talmente tanto che le sue teste dovevano abbassarsi per non toccare il soffitto.

 

Si, hai letto bene, TESTE.

 

La creatura aveva nove teste, tutte uguali e mostruose, sembrava un serpente, ma fissai terrorizzato le iridi color sangue che avevano tutti gli occhi della bestia.

 

A causa del rumore improvviso dovuto alla finestra, la mamma di Alfred uscì dalla stanza e appena arrivò in soggiorno cacciò un urlo acuto.

 

Mi feci coraggio e mi alzi dal divano, prendendo per mano la madre dell' americano, mentre con l'altra impugnavo la spada.

 

In compagnia della donna mi precipitai lungo le scale.

 

Che cosa ..?” mi domandò spaventata la madre del figlio di Zeus.

 

Non lo so” dissi cercando di regolarizzare il fiato.

 

Alfred?” mi chiese la donna, facendomi fermare di colpo.

 

Mer..meringa, non ci avevo pensato!!

 

Mi girai fissando Lucy, leggendo nei suoi occhi il terrore puro.

 

Lei vada avanti, io vado a cercare Alfred” dissi girandomi, per poi rivoltarmi subito “E Kiku”.

 

Corsi sulle scale, ritrovandomi il mostro davanti. Come si chiamava ?

 

Da piccolo avevo visto il cartone della Disney.

 

Litra? Ibra? Itra? NO, no era IDRA.

 

Spaventato mi fermai di colpo, osservando con terrore le teste che piano piano si avvicinavano a me, i suoi occhi scintillavano divertiti nel buio del corridoio.

 

Nel cartone, Hercules uccide l'idra, prendendo a pugni una montagna.

 

Mi voltai alla ricerca di una parete rocciosa ricordandomi, solo dopo aver cercato disperatamente, che mi trovavo in un appartamento di New York.

 

Di prendere a pugni il mostro era escluso, anche perché sicuramente non ne sarei stato capace. Non potevo nemmeno arrendermi, perché dovevo andare a cercare Alfred...e si anche Kiku..ovviamente.

 

L'idra si lanciò su di me, ma io riuscii in qualche modo a rotolare di lato, approfittando di questa posizione per arrampicarmi sul corpo squamoso e leggermente viscido del mostro.

 

Mi trovavo all'incirca a metà collo di una delle sue teste, quando la bestia decise di alzarsi in tutta la sua altezza.

 

All'improvviso mi colpì la mia fobia, ovvero le vertigini.

 

Dalla mia bocca uscì una specie di verso molto simile a quello di un topo sotto effetto di sostanze stupefacenti, con forza mi aggrappai al collo del mostro che intanto era impegnato a cercarmi con gli occhi.

 

Devi salvare Alfred e Kiku” “Devi salvare Alfred e Kiku” continuavo a ripetermi, mentre lentamente mi lasciavo scivolare sulla “groppa” dell'Idra.

 

Pensavo di essere al sicuro, quando all'improvviso una delle squame del mostro mi graffiò il braccio, facendomi sussultare e gemere di dolore. Mai mossa fu più sbagliata.

 

Decisi di trattenere il fiato, rimanendo in totale silenzio, sperando che il mostro non avesse sentito niente ma, ovviamente si sa, io non ho mia avuto fortuna, infatti nemmeno il tempo di pregare che mi ritrovai a volare in aria. L'idra mi aveva lanciato contro una parete.

 

Il colpo mi mozzò il fiato in corpo, sentii distintamente il rumore di qualcosa che si rompeva, mentre la vista mi si annebbiava.

 

Caddi a terra, in cima alla rampa di gradini.

 

Il mostro si voltò verso di me, avvicinandosi velocemente, ed io non provai nemmeno a rialzarmi e cercare di fuggire.

 

Avevo i muscoli a pezzi e qualche costola rotta, per non parlare del senso di inutilità che mi avvolgeva.

 

Dovevo salvare i due ragazzi, ma come potevo farlo se non riuscivo a salvare me stesso?

 

Ormai è finita” continuavo a ripetermi, mentre vedevo nove teste chinarsi su di me.

 

Chiusi gli occhi, se dovevo morire, volevo farlo ricordando gli occhi dell'americano.

 

La morte non mi spaventava più come prima.

 

Trattenni il fiato, mentre sentivo il respiro della creatura su di me.

 

Immaginavo già le sue zanne nella mia carne, quando all'improvviso nell'aria si sentì un urlò selvaggio, e il rumore di qualcosa di viscido che cadeva.

 

Aprii timidamente gli occhi, per poi spalancarli davanti a me e a pararmi con il suo corpo, malandato a giudicare dalle ferite c'era Alfred che aveva appena tagliato due delle teste del mostro

 

Sentii il mio cuore accelerare nell'attimo in cui i suoi occhi si incontrarono con i miei.

 

Stai bene?” mi chiese con voce roca e flebile, cosa strana per un tipo come lui.

 

Ero troppo stanco per insultare il ragazzo, a causa dell'insulsa domanda appena fatta, mi limitai ad annuire.

 

Riesci ad alzarti?” mi domandò, afferrandomi la mano e tirandomi su, senza darmi il tempo di rispondere.

 

Per fortuna riuscivo a stare in piedi, ma di camminare normalmente non se ne parlava, infatti appena appoggiavo il tallone sentivo un dolore allucinante che si diramava per tutta la gamba.

 

Abbiamo ancora due minuti, prima che riprenda a muoversi” mi disse, mettendomi un braccio intorno alla vita e lanciandosi contro la finestra che al contatto dei nostri corpi si frantumò.

 

Grazie a tutti gli Dei, Alfred sapeva volare.

 

Kiku?” chiesi, mentre mi aggrappavo alle sue spalle

 

E' con mia madre” disse

 

Ti fa tanto male?” domandai, indicando con il dito un profondo graffio che aveva sulla guancia.

 

No” rispose in maniera brusca.

 

Ma sei arrabbiato?” chiesi, mentre i piedi del biodo toccavano il cemento dell'asfalto.

 

Lui non rispose alla mia domanda, si limitò a lasciarmi scendere e a correre verso un vicolo buio.

 

Lo seguii e mi ritrovai davanti Lucy e Kiku insieme ai nostri pegasi.

 

Stai bene?” mi chiese la madre dell'americano, prendendomi il viso fra le mani e controllandolo.

 

Si” risposi, anche se il dolore al petto era insopportabile.

 

Eravamo preoccupati” disse sorridendo. Era l'unica fra noi a sorridere.

 

Dobbiamo scappare, prima che l'idra ci raggiunga” parlò Kiku

 

Dove andiamo?” chiesi

 

Dobbiamo seguire la traccia di Ivan” mi rispose il giapponese “La madre di Alfred sarà al sicuro anche qui, il mostro non vuole lei, ma noi”

 

Allo-” non riuscii a completare la frase, perché un urlò selvaggio coprì le mie parole.

 

L'idra era tornata.

 

Come possiamo ucciderlo?” chiesi

 

Ce ne occupiamo io e Kiku” disse Alfred

 

Perchè?” domandai

 

Sei ferito” disse guardandomi negli occhi

 

Anche tu” dissi, sfidandolo con lo sguardo

 

Arthur non è uno scherzo!”

 

Alfred, io non sto scherzando!”

 

Questo mostro non è alla tua portata, non hai ancora le capacità per ucciderlo” disse abbassando lo sguardo “Finiresti per farti ammazzare”

 

Rimasi muto, mentre dentro di me cresceva un senso di vergogna mai provato prima.

 

Quello che Alfred vuole dire è che, a causa delle tue ferite, sarebbe meglio per te riposare un pò” spiegò Kiku, sorridendo timidamente.

 

Non mi volevano con loro.

 

Ok” dissi spostandomi da loro e sedendomi sull'asfalto umido.

 

I due andarono in mezzo alla strada, pronti per combattere il mostro.

 

Lucy si avvicinò a me.

 

Alfred era molto preoccupato per te” disse dolcemente sedendosi.

 

Arrossii, ma non risposi.

 

Quando non ti ha visto è impazzito, pensava ti fosse successo qualcosa lì dentro” rise piano “Dovevi vederlo, era molto preoccupato”

 

Non era l'unico” dissi “Cioe..anch'io ero preoccupato per lui ..e Kiku”

 

Non ti arrabbiare con Alfred, lui reagisce così quando le persone che ama sono in pericolo” disse ammiccando “Aveva paura di perderti una seconda volta”

 

Perdermi una seconda volta?

 

Che si riferisse all'orfanotrofio ?

 

Volevo ribattere e domandare alla madre dell'americano che cosa intendesse dire, ma nel silenzio della notte si sentì un urlò, preoccupato, mi rialzai di scatto e andai verso i due, trovando il figlio di Zeus disteso a terra, con la sua spada poco lontano da lui, mentre Kiku era appoggiato al muro, ma si vedeva che stava per cedere.

 

Senza preoccuparmi del dolore che sentivo in ogni parte del corpo, corsi verso l'Idra, mentre con  lo  sguardo cercavo una possibile fonte d'acqua. Poi mi venne in mente che poco lontano dall'appartamento dove abitava Lucy si trovava un grazioso parco, dotato di fontane.

 

Avevo un piano, avrei distratto il mostro permettendo ai miei amici di recuperare le forze.

 

EHY!!!” urlai contro la creatura “CERCHI ME?!”

 

L'idra si voltò verso di me, trafiggendomi con i suoi occhi.

 

Deglutii,per poi correre verso il parco.

 

I miei piedi mi stavano implorando di fermarmi, così come i miei polmoni, ma nella mia testa una vocina mi diceva “Stai facendo la cosa giusta”.

 

Avevo solo voglia di fermarmi, ma ripensai a come Alfred mi aveva protetto prima con il suo corpo che era ammaccato di ferite e tagli. Nonostante il dolore e la stanchezza lui mi aveva difeso, ora toccava ripagare il favore.

 

Il mostro mi aveva quasi raggiunto, per questo motivo, fui obbligato ad aumentare la velocità, rischiando così di cadere, mentre svoltavo a destra.

 

Ero così stanco che la vista mi si appannava, ma non potevo mollare.

 

In fondo al viale, vidi gli alberi del parco. Fu una benedizione, perché fui più motivato, infatti aumentai di nuovo la velocità, mentre alle mie spalle sentivo la creatura emettere suoni spaventosi.

 

Acqua.

 

Acqua.

 

Acqua.

 

Mi serve solo dell'acqua.

 

Entrai come un fulmine all'interno del parco, mentre con gli occhi cercavo disperatamente la fontana.

 

Appena la vidi, sorrisi vittorioso.

 

Mi avvicinai alla struttura, immergendo la mano, sentendomi subito meglio.

 

L'idra mi arrivò alle spalle, nei suoi occhi si leggeva un gran divertimento.

 

Entrai nella fontana, sotto gli occhi curiosi della bestia, che cercò di imitarmi.

 

Appena mise una zampa, all'interno, strinsi le mani a pugno portandole in alto.

 

A quel gesto l'acqua della fontana si alzò, creando due muri.

 

Mi sentivo molto come Mosè, ma non è questo il momento per parlarne.

 

L' Idra si avvicinò a me. Aspettai che si trovasse a un millimetro da me prima di poterla attaccare, così che la forza del colpo fosse maggiore.

 

Appena sentii il suo fiato, sulla mia fronte, portai le braccia davanti stringendo le dita fra loro, come per pregare. A questo gesto le pareti d'acqua si unirono e schiacciarono il mostro.

 

Più premevo le mani, più sentivo il turbine che avvolgeva il mostro crescere.

 

Dall'entrata del parco vidi Alfred e Kiku correre verso di me.

 

Arthur, tieni ancora qualche minuto questo turbine” mi disse Kiku “ Alfred mentre io taglio le teste dell'idra tu rilascia dei fulmini, verso il mostro, in questo modo dovremmo impedire alla creatura di rinascere” ci spiegò.

 

Annuii a fatica, anche perché mi sentivo prosciugare le energie.

 

Kiku entrò nella fontana e con la sua spada diede iniziò al suo piano.

 

Cominciò a tagliare le teste, mentre Alfred si innalzava in aria.

 

Quando il giapponese finì di tranciare, l'americano si lanciò verso il turbine. Quando arrivò ad un millimetro dall'acqua inserì la spada che si conficcò nel collo di una delle teste e rilasciò il suo potere, i fulmini, che al contatto con l'acqua uccisero la bestia, disintegrandola.

 

Alfred tolse la spada, ed io staccai le miei dita, fra loro, e portai le braccia lungo i fianchi, mentre mi lasciavo cadere in acqua.

 

Subito i miei compagni mi furono vicini allarmati.

 

Arthur stai bene?” mi chiese l'americano

 

Annuii felice, perché ero stato utile all'impresa, infondo eravamo una squadra, dovevamo aiutarci a vicenda.

 

Riesci ad alzarti ?” mi domandò Kiku.

 

Non penso” dissi, sentendomi sempre più stanco.

 

Aspetta ti aiuto io” mi disse Alfred, prendendomi in braccio, facendomi arrossire “Andiamo via”.

 

Volevo scendere e camminare, perché infondo anche l'americano era ferito, ed io mi sentivo in colpa ad approfittarmene in questa maniera, però da una parte desideravo tanto rimanere fra le sue braccia.

 

Sei stato uno stupido, hai rischiato di morire” mi sussurrò il figlio di Zeus, mentre mi stringeva

 

Ma non è successo” dissi stancamente “Anch'io voglio aiutarvi”

 

Ma tu sei di grande aiuto”

 

Sei arrabbiato con me?” chiesi

 

Sinceramente, sono furioso con te” cominciò “Arthur non ti voglio perdere” qui la voce diventò più dolce.

 

Alfred se sono venuto ad aiutarvi è perché non voglio che vi accada qualcosa di grave”

 

Questo perché sei innamorato di me!” sorrise

 

No”

 

Non era una domanda!” rise

 

Sei un idiota!”

 

Siamo due idioti”

 

Parla per te! Io sono sano di mente a differenza tua”

 

Hai ragione sono pazzo”

 

Visto?”

 

Sono pazzo d'amore” mi baciò la guancia, facendomi arrossire ed andare in iperventilazione.

 

S-s-sei..u-un….”

 

Idiota?”

 

SI” confermai “Adesso fammi scendere” dissi scalciando. Alfred inizialmente provò a stare al gioco e a resistere ai miei calci, ma alla fine si arrese.

 

Quando toccai l'asfalto mi sentii debole, ma feci finta di niente non volevo darla vinta all'americano.

 

Ci toccherà partire fra poco” disse Kiku che era rimasto in silenzio ad ascoltarci “Dobbiamo trovare in fretta Ivan”

 

Non ti preoccupare è ancora vivo” dissi

 

Tu come fai a saperlo?” mi chiese Alfred.

 

Raccontai ai miei compagni il sogno che avevo fatto, dove era presente Ivan.

 

Quindi è prigioniero di Crono?” domandò l'americano

 

Si” risposi

 

Perchè non lo ha ucciso?” domandò Kiku “Crono deve avere un piano” disse pensieroso

 

Forse è una trappola?” azzardai

 

Può essere, magari vuole usare Ivan, come mezzo di scambio” disse Alfred.

 

Un ricatto!” esclamò Kiku.

 

Qualunque cosa sia, dobbiamo muoverci a salvare le chiappe al sovietico” finì il biondo.

 

Stanchi e fradici ritornammo da Lucy.

 

Oh grazie a Zeus!State bene?” chiese venendoci incontro, prendendo le mani del figlio

 

Si” rispose il figlio “Siamo solo stanchi”

 

Dovete riposarvi” cominciò la donna “I vostri vestiti sono fradici” disse.

 

Solo in quel momento mi accorsi, di avere l'orribile pigiama di Alfred, arrossii di colpo.

 

Non possiamo rimanere” disse Kiku “Dobbiamo partire subito”

 

Perchè?” domandò la madre del figlio di Zeus.

 

Mamma, per te è troppo pericoloso stare con noi” sorrise l'americano, accarezzando le mani della donna “Non ti preoccupare, quando tutto sarà finito io, Matthew e Arthur verremo a trovarti” disse.

 

C-come?” chiesi

 

Promettimelo Alfred?” domandò la donna, ignorando la mia domanda.

 

Prometto” sorrise calorosamente.

 

Ma quanto era be...benevolo? Si, era proprio benevolo Alfred.

 

Lucy ci fece entrare nel suo appartamento che era tutto disordinato, a causa dello scontro con l'Idra.

 

Aiutammo la madre dell'americano a pulire.

 

Dalla finestra rotta filtrava la luce dell'alba.

 

I colori pastello caldo accarezzavano l'ambiente, regalando speranza e gioia ai presenti, la fresca aria del mattino che ci abbracciava ci infondeva coraggio per poter riprendere la missione.

 

Ci cambiammo tutti e tre, io mi misi addosso i vestiti con cui ero partito.

 

Presi lo zaino che conteneva l'ambrosia e il pupazzo che Chirone mi aveva dato prima di partire, lo stesso che mi aveva fatto fare una figuraccia con Alfred.

 

Quest'ultimo era impegnato a salutare la madre che, povera donna, era impegnata a piangere.

 

Mamma non piangere”

 

Come posso fare?Il mio bambino deve combattere contro un grosso e cattivo tizio”

 

Mamma non sono un bambino” sbuffò Alfred, provocandomi un sorriso.

 

Si, invece” sorrise, mentre le lacrime le scorrevano sul viso “Sei il mio bambino”

 

Alfred abbracciò forte la madre “Non ti preoccupare tornerò presto”

 

Salutami il mio Matthew” disse staccandosi “E' meglio se ti lascio andare, altrimenti qualcuno finirà per ingelosirsi” rise guardandomi in faccia.

 

Io geloso di Alfred?

 

AHAHAHAHAHAHAHA...forse.

 

Non sono geloso” dissi, mettendomi lo zaino in spalle

 

Lucy si avvicinò a me, insieme ad Alfred

 

L'avete fatto?” mi chiese.

 

Rimasi spiazzato dalla domanda che era molto ambigua. Cercai spiegazione negli occhi dell'americano che come me era stupito.

 

C-cosa?” domandai arrossendo, non so nemmeno perché poi.

 

Quella cosa che vi avevo detto di fare” ci spiegò sorridendo.

 

Di cosa stai parlando mamma?”

 

Ma siete dei bambini? “ ci chiese, guardandoci “L'avete fatto?”

 

COSA?!” domandammo io e Alfred, contemporaneamente, mentre arrossivamo.

 

Riordinare la stanza” disse innocentemente “L'avete fatto? Perchè siete così rossi?”

 

Ah la stanza.

 

Pensavo male.

 

Si” dissi, sperando che il rossore sparisse.

 

Pensavate male?” chiese stupita la donna ridendo “Da come siete arrossiti sembra di si” a quelle parole entrambi arrossimmo di nuovo “Mmmh mi state nascondendo qualcosa?” domandò maliziosa.

 

Vado ad aiutare Kiku” dissi scappando verso il giapponese, ed aiutandolo a prepararsi.

 

Aiutai il figlio di Atena a preparare gli zaini, inserendo dentro dei cambi e dei rifornimenti.

 

Al momento di partire Lucy ci salutò con un abbraccio ed un sorriso, anche se si vedeva benissimo che stava cercando di trattenere le lacrime.

 

Noi adesso andiamo” disse Alfred, anche lui triste

 

La madre annuii.

 

Ti voglio bene” disse l'americano chiudendo la porta.

 

Era abbattuto e triste, mi faceva male vederlo in quelle condizioni.

 

Alfred andiamo” dissi, sfiorando la sua mano con la mia.

 

Lui alzò la testa fissandomi stupito ed arrossendo.

 

Si, si andiamo” disse afferrandomi la mano e scendendo le scale velocemente.

 

Fuori l'edificio trovammo i nostri pegasi che ci aspettavano.

 

Dove dobbiamo andare?” mi chiese Abisso, inginocchiandosi, non per rispetto ma per permettermi di salire sulla sua groppa….non giudicatemi!

 

Senti le traccie di Ivan?” chiesi, l'altro nitrì confermando.

 

Allora puoi portarci lì?”

 

Ovvio” disse partendo in volo, seguito dagli altri.

 

New York si stava svegliando, si vedevano già le prime persone che correvano verso la metropolitana, per andare al lavoro.

 

Volammo per una mezz'ora, poi Abisso atterrò inun vicolo buio.

 

Era una strada scura, umida e puzzolente, piena di spazzatura e metalli.

 

Perchè ci hai portato qui?” domandai al cavallo

 

Qui finiscono le tracce” disse.

 

Scesi dal pegaso, subito seguito dai miei compagni.

 

Cosa dice Abisso?” mi chiese Kiku

 

Le tracce finiscono qui” dissi.

 

Ma qui non c'è niente!” esclamò Alfred

 

Osservai il vicolo notando un grosso sacco della spazzatura, da dove usciva uno strano oggetto nero.

 

Mi avvicinai, notando con sorpresa che era l'impugnatura di una spada.

 

L'afferrai, tirando fuori l'arma, rimanendo stupido dalla forgiatura e dalle decorazioni che la ricoprivano.

 

L'impugnatura era a forma di teschio nero, dove nelle orbite vi erano incastonati due rubini rosso sangue.

 

L'ungo il metallo della spada vi erano incise delle parole scritte in una lingua molto antica, sembravano preghiere.

 

Mi voltai verso i miei amici.

 

Ma quella è la spada di Ivan” disse Alfred avvicinandosi a me.

 

Cosa ci fa qui?” domandai

 

E' una trappola!” esclamò Kiku, tirando fuori la sua spada.

 

Ancora prima di capire quello che stava succedendo sentimmo dal fondo del vicolo buio qualcuno applaudire.

 

L'individuo si avvicinò a noi, continuando ad applaudire.

 

Notammo immediatamente che lo sconosciuto era altissimo, infatti arrivava agli otto metri, era grosso e grasso.

 

Ma che bravi, siete giunti fino a qui sani e salvi” disse ghignando, mostrandoci una visuale della sua bocca, dalla quale usciva un odore di putrefazione.

 

Chi sei?” chiese Alfred.

 

Un figlio di Zeus” annusò l'aria “Uno di Atena e….uno di Poseidone”

 

L'individuo continuò a sorridere in maniera folle. Poi all'improvviso si abbassò il cappuccio che gli copriva metà faccia e rivelò la sua identità.

 

La prima cosa che mi colpì di quel brutto viso, era la centralità dell'unico occhio che troneggiava su metà faccia.

 

Sono Polifemo” disse

 

Polifermo?” chiese Alfred

 

NO, POLIFEMO” disse “Non è difficile!” sbuffò indispettito

 

Polifermo?” ridomandò l'americano

 

P-O-L-I-F-E-M-O!”

 

Ah Polifemo il ciclope” esclamò tutto contento.

 

Già” sorrise “Da cosa lo hai capito?” chiese ironico.

 

Dall'unico occhio!” rispose il biondo.

 

Alla sua risposta mi sbattei in faccia la mano, veramente avevo una cotta per un cretino?

 

Basta scherzare ragazzino” disse tirando da sotto la veste una mazza chiodata

 

Non chiedetemelo, non so dove la tenesse nascosta, ma ne io ne tu vogliamo saperlo.

 

Il ciclope si lanciò verso di noi.

 

Alfred rotolò di lato schivandolo, Kiku saltò agilmente ed io ...caddi a terra, come una pera.

 

E' la tua fine caro fratellino” mi disse abbassando in tutta fretta la mazza.

 

Chiusi gli occhi, consapevole che quell'arma mi avrebbe fracassato la testa, ma il colpo non arrivò, anzi al posto mio fu Polifemo ad urlare.

 

Aprii gli occhi, notando che nel braccio grasso del mostro, quello che teneva la mazza, si era conficcata una lancia rossa e nera.

 

Tiro magnifico non c'è che dire” disse la voce di un ragazzo alle mie spalle.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

Salve a tutte miei piccole creaturine magiche :D

 

Lo so, sono una persona di merda, non aggiornavo da una vita, ma eccomi qui :)

 

Prometto di ricominciare ad aggiornare con più frequenza ^_^

 

Volevo ringraziare tutte le persone che leggeranno questo capitolo.

 

Spero il capitolo vi piaccia.

 

Se volete il seguito fatemi sapere.

 

Baci

 

Tay66

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** La fine è vicina ***


 

La fine è vicina

 

 

 

 

 

“E' la tua fine caro fratellino” mi disse abbassando in tutta fretta la mazza.

Chiusi gli occhi, consapevole che quell'arma mi avrebbe fracassato la testa, ma il colpo non arrivò, anzi al posto mio fu Polifemo ad urlare.

Aprii gli occhi, notando che nel braccio grasso del mostro, quello che teneva la mazza, si era conficcata una lancia rossa e nera.

“Tiro magnifico non c'è che dire” disse la voce di un ragazzo alle mie spalle.

Mi voltai per vedere il proprietario di quella voce.

Era un ragazzo alto, dalla corporatura atletica, i capelli bianchi e due incredibili, quanto rari, occhi rossi.

“Gilbert!” esclamò sorpreso l'americano.

“AHHHHHHH!!! Dannato chi sei?” urlò Polifemo tirando via dal suo braccio la lancia e scagliandola contro il nuovo arrivato che prontamente la schivò.

“AHAHAHA !Chi sono?” ghignò il ragazzo “Sono la stella più brillante del firmamento, la luce salvatrice nell'oscurità, il desiderio avverato dei più deboli.” cominciò “Sono la fenice che risorge dalle cener-”

“Mi prendi in giro?” domandò frustrato il ciclope “Voglio sapere il tuo nome!”

“Sono Gilbert Beilschmidt figlio di Ares detto anche il bello, il giusto, l'unico, l'impavido, il coraggioso, il tenebroso” Polifemo ascoltando di nuovo la strana presentazione del ragazzo mi guardò con il suo unico occhio alla ricerca di spiegazioni. Alla sua occhiata risposi con una scrollata di spalle “Il benevolo, il forte, l'intelligente, l'astuto e lo stratega”

“Hai finito?” domandò il mostro stringendo la presa sulla sua clava.

“Si” disse “Ah già! Tutti mi chiamano il magnifico” assunse una posa altezzosa mentre lo diceva.

“Mi hai stancato ragazzino” il ciclope si lanciò contro il “magnifico” che alle parole di Polifemo sguainò la sua spada.

L'arma era nera, con dei disegni rossi che raffiguravano scene di guerra, l'impugnatura era argento con alcuni rubini incastonati.

La mazza si abbassò di colpo verso la testa di Gilbert, il quale indietreggiò per evitarlo, andando così a sbattere contro il muro.

Polifemo si avvicinò all'albino pronto a fracassargli il cranio, ma Alfred lo bloccò con la propria spada.

“Ti sei dimenticato di me?” domandò l'americano al mostro, il quale ghignò come risposta.

“Sei troppo prevedibile” disse il ciclope afferrando il ragazzo biondo e scagliandolo contro Gilbert, il quale soffocò un grido mordendosi le labbra “Amico mettiti a dieta” disse in un soffio

“Alfred” urlai correndo verso di lui, ma venendo presto fermato da Kiku.

“E' troppo forte per noi, non possiamo batterlo così”

“Cosa facciamo?” chiesi.

“Chirone non ti aveva dato uno strano pupazzetto?”

“Già è vero!” dissi, tirando fuori il giocattolo.

“Io cerco di distrarre Polifemo, tu invece cerca di capire a cosa serve questa cosa” disse il moro, avventandosi contro il ciclope.

Fissai incredulo il pupazzo che avevo fra le mani, aveva una divisa da marinaio, ciuffi biondi ed un unico occhio azzurro, ma la cosa più inquietante e fastidiosa era il sorriso che gli era stato cucito.

Girai la bambola, trovando con mia grande sorpresa un piccolo filo, a cui era attaccato un cerchio, lo tirai speranzoso.

Nel vicolo riecheggiavano le urla dei ragazzi e quelle di Polifemo.

Tutti erano impegnati ad attaccare e a difendere.

Kiku era leggermente sudato, mentre stringeva fra le mani la sua spada; Gilbert nonostante il rossore dovuto alla fatica continuava a ghignare, mentre Alfred era inginocchiato e con lo sguardo cercava la sua spada. Però tutto sembrò fermarsi e all'improvviso tutti si voltarono verso di me, o meglio, fissarono il pupazzetto che avevo in mano.

“Ciao!Io sono Peter e da grande diventerò un vero ciclope!” .

Lanciai a terra il giocattolo, quel coso aveva..aveva appena parlato!

Una piccola luce azzurra ricoprì la bambola che piano piano si ingigantì davanti ai nostri occhi increduli.

Quello che prima era un giocattolino di venticinque centimetri, diventò un ammasso alto due metri e qualcosa. Quando alla fine la luce svanì, ai miei occhi apparve un bambino enorme, con un unico occhio.

Un altro ciclope!

“Ciao io sono Peter!” mi disse.

Cercai lo sguardo di Kiku, per chiedere spiegazioni, ma anche lui come me, era senza parole.

“Cosa sarebbe un Peter?” chiese curioso Gilbert.

“Ehm..in verità è un nome proprio” disse Kiku

“Io sono Peter!” ripeté il bambino

“Si, si abbiamo capito” dissi “Sai perché sei qui?” chiesi

“No!” rispose sorridendo.

Bene.

Bene, benissimo.

“Tu, dovresti aiutarci a sconfiggere lui” gli indicai alle spalle Polifemo che nel frattempo era caduto in depressione, dato che nessuno di noi gli prestava attenzione.

Il bambino si voltò verso l'altro ciclope, sbiancando.

“L-l-l-lui?!” mi chiese, con le lacrime agli occhi.

“Si” risposi.

“Non posso!”

“Perchè?” chiesi

“HO PAURAAAAAAAA!!!!!!” cominciò a strillare e a piangere “VOGLIO IL MIO PAPI!”

Kiku si avvicinò a noi e sorridendo dolcemente spiegò al bambino che il suo papà contava su di lui e che purtroppo adesso non potevamo disturbarlo, ma nonostante tutto il mini ciclope continuò a piangere.

Allora sia Alfred che Gilbert si avvicinarono per aiutarci.

“Peter giusto?” cominciò l'albino, catturando l'attenzione del suddetto “Allora, prima di tutto devi sentirti onorato, oggi hai conosciuto il magnifico Gilbert Beilschmidt, sai quanti vorrebbero essere al tuo posto?” Peter fece segno di no “Molti. Moltissimi” si vantò “Ma non sono venuto a dirti questo, anche se è un argomento molto interessante. Dico davvero, un giorno potremo trovarci ed..”

“Puoi arrivare al punto?” chiesi, interrompendolo.

“Certo” ghignò “Il punto è che tu devi sconfiggere quel mostro” indico Polifemo che ci guardava male “Si, le probabilità che tu riesca a sopravvivere sono poche, ma quando morirai nei poemi tutti parleranno del tuo incontro unico con Gilbert Beilschmidt” l'unico occhio azzurro di Peter si riempì di lacrime “ Ed io, allora racconterò a tutti, di quanto ero magnifico e..” questa volta l'albino fu interrotto dal pianto isterico del bambino.

“Complimenti, bel discorso” dissi sarcastico

“Come temevo, si è troppo emozionato a causa della mia presenza!” disse Gilbert “Sapete a volte è un fardello essere così magnifico” disse con gli occhi che gli si riempirono di lacrime.

“Non penso si sia messo a piangere a causa della tua presenza “ dissi, a denti stretti.

“No?” domandò innocentemente.

“NO!” dissi, pronto a colpirlo, ma fui trattenuto da Alfred.

“Lascia fare a me!” disse, facendomi l'occhiolino.

“Muoviti idiota” lo spinsi, arrossendo.

“Peter, ti propongo un patto” l'americano si mise davanti al bambino “Se tu sconfiggi Polifemo, poi andremo a prenderci un bel hamburger” il piccolo ciclope annuì “Poi potremo giocare ai videogiochi, ne ho moltissimi” Peter annuì felice.

Rimasi scioccato. Alfred era veramente bravo con i bambini.

“I miei videogiochi preferiti sono quelli horror” riprese a parlare il figlio di Zeus “Anche se poi quando vado a dormire sento delle voci sussurrare il mio nome” i suoi occhi azzurri si riempirono di terrore e paura “A volte mi toccano la spalla” a quella rivelazione il piccolo mostro rimase sconvolto.

Ovviamente, Alfred doveva rovinare sempre tutto che poi probabilmente era il povero Matthew che cercava di attirare l'attenzione del fratello, venendo miseramente ignorato.

“Peter mi dispiace dirtelo, ma se non sconfiggi quel mostro, non diventerai mai un vero ciclope” dissi, notando che le mie parole avevano colpito l'orgoglio del bambino “E tu vuoi diventare un ciclope adulto vero?” chiesi, ottenendo un cenno positivo da parte dell'altro “Allora dimostraci quanto vali!” dissi, cercando di caricarlo di energie.

Peter si asciugò le lacrime e si voltò verso Polifemo.

“Finalmente questa pagliacciata è finita!” esclamò contento il ciclope.

“Io sono Peter, ed oggi diventerò un vero ciclope!” annunciò l'altro.

“Cosa vorresti fare tu?” chiese il mostro avvicinandosi al bambino

“S-s-sconfiggerti!”

“Come farai?” ghignò

“Grazie al nostro aiuto” dissi, prendendo posizione dietro al marmocchio.

“Non fatemi ridere, vi ucciderò in un secondo” ancora prima che finisse la frase la sua mazza calò velocemente verso Peter, che spaventato schivò, per poi nascondersi dietro di me.

“Nascondiglio pietoso” disse Polifemo “Non puoi nascondere un albero dietro un fiore” mi schernì, facendomi capire quello che voleva dire.

“Io. Non. Sono. Basso” borbottai, mentre il volto mi diventava rosso a causa della rabbia.

“Beh..!” esclamò l'albino dietro di me.

“In effetti non sei proprio alto..” ricaricò la dose Alfred.

“Appena uccido lui” dissi indicando Polifemo “Ucciderò anche voi, a cominciare da te Alfred”

Il ciclope, ormai stanco nei nostri battibecchi si mise a correre verso di noi.

Ci serve un piano!

Polifemo era enorme, ma a causa della sua stazza era troppo lento nei movimenti, un attacco aereo sarebbe stato un suicidio, dovevamo puntare su un attacco frontale, grezzo e veloce.

Mi stupii dei miei pensieri.

Da quando avevo cominciato a ragionare così?

“Arthur sarebbe meglio separarci e circondare il mostro” mi disse Kiku.

Annuii.

Il mostro era talmente vicino che la sua puzza mi colpì come un pugno.

Disgustato, trattenni un conato di vomito. Non sarebbe stato né virile né piacevole vomitare davanti agli altri.

Il piede enorme di Polifemo mi oscurò la vista. Voleva schiacciarmi.

Peter dietro di me, urlò qualcosa come “Lascia stare il mio fratellone” e con una potenza mostruosa spinse via l'altro ciclope che sorpreso barcollò un po' per poi cadere e provocare una piccola scossa.

Scossa.

Terremoti.

Avevo un piano.

Senza accorgermene appoggiai la punta della mia spada sull'asfalto. Davanti ai miei occhi si pararono immagini di terremoti, la sensazione che provavo era molto diversa da quella che avevo provato nello scontro con le empuse. Adesso sentivo di poter gestire il mio potere, lo sentivo crescere dentro di me.

La terra sotto i nostri piedi cominciò a tremare.

Io rimasi fermo con la spada ancora stretta fra le mani e lo sguardo perso verso un punto indefinito.

Ero talmente concentrato che non riuscivo a sentire le voci dei miei compagni che spaventati e curiosi mi chiedevano che cosa avevo in mente.

Beh! Volevo sconfiggere Polifemo.

Le scosse diventarono più violente, sentii un tonfo, poco lontano da me, probabilmente qualcuno era caduto. Non mi voltai nemmeno a controllare, ero troppo preso dal terremoto.

La mia mente si stava svuotando, immagini, ricordi, nomi, persone, stavano scomparendo

I muri intorno a noi cominciarono a creparsi e poco alla volta sentii altri tonfi, ma continuai a guardare davanti a me.

“ARTHUR!” qualcuno urlò, cercai di associare quella voce al volto e al nome della persona.

La presa sulla spada si fece più forte, non riuscivo più a controllare il mio potere, era lui a controllare di me.

Sentivo un senso di angoscia e paura.

“Non di nuovo” sentii

Cosa?

All'improvviso venni spinto di lato, la spada cadde a terra, provocando un debole suono.

Andai a sbattere la testa contro un cassonetto dell'immondizia.

“Accidenti!” borbottai, sentendo un peso sul petto.

Alzai appena lo sguardo, per incontrare quello spaventato di Alfred.

Perchè mi guardava così?

Perchè gli tremavano le mani?

“A-Arthur?”

“Alfred” lo sentii sospirare.

“Grazie al cielo, non è successo” disse.

“Cosa doveva succedere?” chiesi.

“Non è il momento di parlarne” si alzò di fretta, afferrandomi per un braccio ed alzandomi.

Polifemo era sdraiato a terra, mentre Gilbert era salito sul suo petto e con la lama minacciava la gola del mostro.

Peter teneva le braccia del ciclope, impedendogli così di usare la sua mazza.

Kiku invece si trovava vicino ai fianchi del mostro aveva un aria assorta, quasi assente.

“Kiku spost..” Polifemo si ribellò dalla presa del bambino, colpendolo con un pugno, si alzò di scatto facendo cadere Gilbert a terra che emise un urlò di dolore, quando la sua schiena sbatté contro l'asfalto duro.

Kiku venne afferrato con violenza dal ciclope.

“Non finisce qui!” ghigno il mostro, sparendo in una nube nera, portando con se anche il figlio di Atena.

“Kiku” urlai prima che il mostro potesse scomparire, ma fui troppo lento.

“H-ha preso Kiku” disse Alfred, piuttosto scioccato.

“Maledizione” esclamò Gilbert arrabbiato.

“Cosa facciamo?” chiesi

“Andiamo a riprenderlo” mi rispose Alfred.

“A riprenderli” corresse l'albino “Anche Ivan è nei guai” quando lo disse notai una certa tristezza nel suo sguardo.

“Certo” annuii “Ma come facciamo?”

“Basterà seguire l'odore di Polifemo, quel coso puzza come una fogna” propose l'americano.

“Di certo ci porterà nel covo di Crono” disse Gilbert

Alfred emise un fischio e dopo pochi minuti arrivarono i tre pegasi.

“Io cosa faccio?!” chiese Peter che era rimasto zitto per tutto quel tempo, solo perché si stava riprendendo dal pugno di prima.

“Tu..” iniziai, venendo interrotto.

“Potresti andare al Campo, ed avvertire Chirone” propose l'americano.

“Ma io voglio aiutarvi!” protestò il bambino con voce lamentosa.

“Peter solo tu puoi riuscire in un compito simile Nemmeno io che sono così magnifico potrei riuscire in un compito simile” disse “Non è vero” borbottò senza farsi sentire dal bambino.

“Ok, allora parto subito!” disse cominciando a correre a caso, visto che nessuno di noi gli aveva dato le coordinate.

“Se la caverà?” chiesi, leggermente preoccupato.

“Che dolce ti preoccupi?!” Alfred cercò di lanciarsi con impeto verso di me, ma io fortunatamente riuscii a schivarlo.

“Abbiamo una missione da portare avanti” gli dissi.

“Allora muoviamoci” disse il figlio di Zeus, salendo in groppa al suo cavallo.

Dissi ai nostri “mezzi di trasporto” cosa fare : seguire l'odore di Polifemo.

“Cosa ci fai qui?” chiesi all'albino che era andato a recuperare la spada di Ivan

“Sono venuto ad aiutarvi” mi rispose.

“M-ma..”

“Non c'è bisogno di ringraziarmi” disse, interrompendomi.

“In verità..”

“Veramente, io sono una persona umile, certamente magnifica, ma umile nello spirito e..”
“Volevo solo sapere da quanto tempo ci segui?” dissi interrompendolo.

“Quando siete partiti io ero in missione che fra l'altro ho portato a compimento, infondo sono mag..”

“Puoi arrivare al punto?!”

“Per gli Dei, quanto sei acido!” disse, salendo in groppa ad uno stallone nero, probabilmente quello con cui ci aveva seguito “Sono partito appena ho saputo della vostra missione”.

“Chirone lo sa che sei qui?” chiese Alfred.

Gilbert rimase in silenzio, abbassò lo sguardo sulla spada di Ivan, stringendola più forte.

“No” affermò con determinazione.

“Allora perché sei qui?” chiesi stancamente.

“Voglio salvare Ivan”

“Per questo ci siamo noi” disse l'americano sorridendo.

“Lo so, ma volevo contribuire anch'io” lo guardai attentamente, il modo in cui i suoi occhi liquidi guardavano l'asfalto, le labbra stretta in una smorfia di rabbia e frustrazione, le spalle sciolte e la spada fra le mani.

“Ivan è una ..persona speciale per te?” chiesi arrossendo.

“Ahahahahahah! il russo una persona speciale per me?!” rise forte “E' il contrario, io sono una persona speciale per lui e per tutti quelli che incontro”

“Immagino” dissi in maniera acida, anche se dentro di me, avevo capito che il ragazzo era legato all'altro, anche se non sapevo in che rapporti.

“Visto che sei qui, ci puoi aiutare “ sorrise Alfred, salendo in groppa al suo stallone.

“Basta che la smetti di blaterare stupidaggini” dissi dopo che mi fui sistemato su Abisso.

“Ma quali stupidaggini? Quello che dico è sacro e importante come l'oracolo di Delfi”

Nella mia testa una vocina mi diceva “Devi trovare Ivan e Kiku”, il mio cuore mi sussurrava “Uccidi l'idiota narcisista”.

Volevo tanto seguire quello che mi diceva il cuore.

“Lascialo stare” mi sussurrò in un orecchio Alfred.

“Perchè?”

“In fondo ha appena perso il suo ragazzo”

“I-Ivan è il suo ragazzo?” domandai, ottenendo un cenno d'assenso come risposta.

“So cosa sta provando” i suoi occhi azzurri mi incatenarono “Infondo per tutti questi anni ti ho aspettato” arrossii violentemente.

“I-idiota!” borbottai .

“Cosa state facendo laggiù?! Forza il magnifico me vi guiderà!” disse partendo.

“Aspetta idi..” cominciai, interrompendomi da solo.

Che cosa aveva detto Alfred? Trattarlo dolcemente?

“Aspettaci!” dissi.

Per i primi minuti riuscimmo a volare in maniera tranquilla, esclusi i racconti auto-celebrativi di Gilbert e i rumori che provenivano dalla pancia dell'americano. Ma nonostante tutto rimasi zitto, guardando un punto davanti a me, non solo per il fattore vertigini, ma anche perché l'odore di Polifemo, ci avrebbe condotti al covo di Crono.

Come potevamo affrontare un Dio?

Per la prima volta guardai con occhi diversi i miei compagni, erano degli adolescenti che sfortunatamente invece di vivere una vita normale come gli latri, erano obbligati a combattere per salvare il mondo.

Guardai la schiena di Gilbert che era davanti a me, aveva una corporatura massiccia, dovuta a molti esercizi.

Mi voltai appena di lato, osservando il volto di Alfred, il mento marcato, la mascella dura e gli occhi azzurri.

Nonostante l'età sembravano dei veri uomini, non solo dal punto di vista fisico, ma proprio come sensibilità.

Loro avevano accettato il loro destino, senza discutere, ed era questo che li rendeva dei veri uomini.

Entrambi erano circondati di un aura, senza colore, ma di grande intensità.

Certo dal punto di vista dell'intelletto entrambi non superavano la soglia dei cinque anni….ma questi sono dettagli.

Chissà se agli occhi degli altri anch'io apparivo così?

“A cosa stavi pensando?” mi chiese il figlio di Zeus, avvicinandosi a me e posando la sua mano sulla mia che era stretta a pugno.

“Niente di importante” dissi, rilassando la mano.

“Davvero? Eppure sembravi così assorto nei tuoi pensieri”

“Pensavo solo, insomma..” cominciai, senza sapere come dare voce ai miei pensieri “Non hai dei sogni?”

“Sogni?”

“Si, intendo..cosa vorresti fare da grande?”

“Siamo semidei” mi rispose

“Che risposta è?”

“Vuol dire che non possiamo pretendere di avere un futuro come gli altri” disse “Noi siamo destinati a compiere grandi imprese per gli altri” la sua presa sulla mia mano si fece più forte “La nostra vita è basata su questo”.

“Non avrà mai fine tutto questo?” chiesi.

“Se non veniamo uccisi? Non penso”

“Quindi dobbiamo vivere la nostra vita per gli altri?” guardai Alfred che annuì.

“Però c'è una cosa che voglio fare da grande”

“Cosa?”

“Vivere con te” arrossii furiosamente, mentre il mio cuore batteva all'impazzata.

“M-ma cosa dici?!”

“Ti prometto Arthur Kirkland che un giorno io e te vivremo nella stessa casa”

“Idiota!Siamo degli adolescenti, sai quante cose cambieranno prima di fare una scelta simile ?”

“Lo hai detto tu, noi viviamo una vita per gli altri, ma loro non potranno mai avere te perché tu sei mio” prese la mia mano e se la portò alle labbra, baciandola dolcemente.

“Alfred”

“Arthur?”

“Magnifico me!”

“Gilbert!” dissi scioccato, ritirando la mano.

“Alfred, mi dispiace dirtelo, ma io so fare dichiarazioni migliori delle tue” cominciò il prussiano “Le mie sono magnifiche”

Lo so che il figlio di Zeus, mi aveva detto di trattarlo bene, ma quell'idiota albino aveva appena rovinato un momento magico fra me e l'americano.

E per la cronaca le dichiarazioni di Alfred erano stupende...cioè discrete.

Atterrammo in un piccolo bosco che si trovava ai piedi di un monte.

Quando scesi dal cavallo, sentii un brivido percorrermi tutto il corpo.

Ci siamo, adesso siamo ad un passo da Crono.

Forza e coraggio.

Forza e coraggio.

Infondo eravamo tre semidei, avevamo sconfitto molti mostri prima di arrivare qui.

Cosa sarà mai un Dio?

“Come mai tremi? Hai freddo?” mi chiese Alfred.

“Non ho paura” dissi, cercando di nascondere il tremolio delle mie gambe.

“Ma io non ho detto questo!” esclamò confuso l'americano.

“Alfred è solo teso” cominciò Gilbert “Infondo si trova vicino ad un Dio” disse puntandosi un dito contro “Cioè me!” .

Sbuffai nervosamente.

“Smettila di scherzare!”

“Chi sta scherzando?!” domandò l'albino.

Stavo per rispondere qualcosa come “TU!Tu dannato idiota egocentrico megalomane capra!” ma qualcosa mi bloccò sul posto.

Un verso strano risuonò nella foresta. Sembrava un grugnito?

“Cos'è stato?” chiesi a bassa voce

“Sembrava un maiale” mi rispose Alfred

“Un maiale in una foresta?” domandò Gilbert

“Magari è un cinghiale ?” intervenni io

“Probabilmente” disse Alfred.

“Dobbiamo stare zitti” sussurrai a bassa voce.

Rimanemmo per alcuni minuti in silenzio, mentre sentivamo alle nostre spalle dei rumori, come se qualcuno si stesse avvicinando a noi.

Dannazione!

Mentre eravamo immobili, appoggiati a dei tronchi, cominciò a salire la nebbia che dopo un po' diventò sempre più fitta.

“Cosa facciamo?” mi domandò l'americano.

“Ma che cazzo ne so io?!” volevo urlargli, ma non lo feci, perché poi tra noi sarebbe scoppiato l'ennesimo litigio.

“Non so” mi limitai a rispondere.

Maledizione! Quello intelligente tra di noi era Kiku, che adesso era stato catturato.

Potevo affidarmi solo all'intelligenza di Alfred oppure a quella di Gilbert.

Sono nella me...meringa

“RIIIIIIIIT!” questa volta il suono era veramente forte.

“E' dietro di me” sussurro il figlio di Zeus

Dovevamo distrarlo.

“Ho un piano” dissi anche se non era vero, ma preferivo rischiare io piuttosto che vedere Alfred ferito o altro.

Mi staccai appena dal tronco, dove mi ero appoggiato cercando di nascondermi, feci alcuni passi avanti, sentii il rumore, degli zoccoli che calpestavano il terreno venirmi incontro.

“Cosa diamine fai Arthur?!Torna qui!” mi disse l'americano.

A causa della nebbia il mio nemico aveva un vantaggio, perciò decisi di affidarmi agli altri sensi.

L'udito pronto a captare qualsiasi rumore, l'olfatto intento a rintracciare alcuni odori sospetti e il tatto mentre impugnavo la mia spada.

“RIIIIIT!” grugnì la cosa, lanciandosi verso di me, colpendomi un fianco, a causa della sorpresa.

“Arthur!” esclamò Alfred venendomi incontro

“Spostati idiota” urlai, ma purtroppo l'americano non mi sentì ed infatti dopo poco si ritrovò a terra dolorante.

Dannazione!

Se solo ci fosse un modo per togliere di mezzo questa maledetta nebbia.

Aspetta!

Ma un modo c'è!

Potevamo accendere un fuoco.

“Gilbert aiuta Alfred e cercate distrarre questa creatura” dissi

“Tu dove vai?” mi chiese

“Ho un piano!” esclamai correndo come una furia in una direzione a caso, cercando di non andare a sbattere contro gli alberi.

Dovevo solo trovare dei rami secchi e delle pietre focaie.

Avevo visto molti documentario sulla sopravvivenza, grazie a questi, forse, avrei trovato il modo per sopravvivere.

Mi fermai ad un certo punto, inginocchiandomi e toccando alla cieca le cose presenti sul terreno, trovando alcuni ramoscelli e foglie secche.

Adesso mancavano solo le pietre, dovevo solo avvicinarmi un po' di più al monte.

Chissà come se la staranno cavando quei due?

“Ti supplico papà proteggili” pregai mentre mi guardavo intorno.

“ARTHUR!” urlò la voce di ...Alfred ?

Ma il figlio di Zeus non era con Gilbert?

Mi fermai di colpo, voltandomi, ma appena lo feci, qualcosa mi colpì con violenza lo stomaco facendomi cadere all'indietro, per cercare di frenare la caduta cercai di frenare utilizzando i palmi delle mani

“Ah!” mi alzai a fatica, mentre mi guardavo le mani che si erano rovinate, erano rosse, piene di graffi e terriccio.

“RIIIIIT!” grugnì il mostro lanciandosi verso di me, riuscii a schivarla, ma nel farlo persi la spada.

“Arthur stai bene?” mi chiese la voce di Alfred, mi voltai per cercarlo, ma non lo vidi.

Comunque no, NON VA BENE.

Devo solo accendere un fuoco, questo continuavo a ripetermi.

Solo accendere un fottuto fuoco!

“RIIIIIIT!” il mostro mi colpì di nuovo, inchiodandomi ad un tronco.

“AH!” dissi, mentre la creatura mi schiacciava.

Perchè tutti i mostri dovevano prendersela con me?!

Dannazione!

Cercai di spingere contro il mio avversario.

“Arthur?!” mi chiamò Alfred

“Ohi ci sei?” mi domandò Gilbert

“Sono qui!” borbottai mentre sentivo le gambe cedere.

E se fossi morto così?

Non avrei mai potuto realizzare il sogno Alfred….non che la cosa fosse tanto importante, sia chiaro.

“Arthur?”

“S-sono….qui” avevo la vista appannata a causa del dolore.

Il mostro spingeva ed io CERCAVO di resistere.

“A-Alfred?” chiamai sperando di essere udito.

“Arthur!” la voce era chiara e forte, segno che il ragazzo era vicino.

Speranzoso, provai di nuovo a spingere contro la creatura.

Avevo le mani ormai rovinate, le gambe doloranti e lo stomaco a pezzi, a causa della bestia che mi schiacciava.

“ARTHUR!” esclamò l'americano.

All'improvviso il peso che avevo sullo stomaco scomparì.

Mi lasciai cadere a terra,mentre portavo le mie mani nella zona lesa, cercando sollievo.

“Dobbiamo...accendere ..un fuoco” dissi stancamente, sicuro di non essere stato sentito. Infatti l'unica cosa che mi arrivò alle orecchie furono il rumore delle spade che si abbattevano contro qualcosa e dei grugniti.

Dovevo accendere assolutamente quel fuoco.

Cominciai a cercare delle pietre focaie, scavando nel terreno, usando le mani che ormai non sentivo più.

Una punta mi graffiò un dito, afferrai la pietra, notando dalla forma e dalla consistenza che si trattava di selce.

Mentre i miei compagni erano intenti a combattere, recuperai tutte le cose che avevo raccolte e che a causa del mostro erano andate perdute.

Afferrai i ramoscelli e le foglie secche, formando un piccolo groviglio; cominciai a colpire la selce con un'altra pietra recuperata a caso e sfregandole riuscii a provocare alcune scintille.

Una di queste arrivò sulle punte delle foglie, provocando un leggero fumo, così io cercai di vivacizzare il fuoco.

Però io sono una capra e nella fretta, mi ero dimenticato di costruire una pira, a causa di questo mio errore, l'intera foresta rischiava di prendere fuoco.

Le scintille si trasformarono in fiamme, rendendo così chiara la visione.

I miei occhi si spostarono istintivamente verso l'americano e quando lo trovai, cercai di trattenere un urlo.

I vestiti erano stracciati, in alcune parti quasi inesistenti, per esempio, la maglia bianca che indossava prima, adesso era ridotta a brandelli scomposti che ricoprivano qua e là il petto grande...abbronzato...muscoloso….io stavo solo controllando le ferite!

Il viso era pieno di tagli, tanto che non sapevo dove cominciava uno e dove finiva un altro.

Le braccia, erano segnate da lividi e da segni rossastri.

Passai i miei occhi verso Gilbert, anche lui ridotto nelle misere condizioni dell'americano. Solo che lui aveva un profondo taglio sulla fronte che perdeva molto sangue, per questo il ragazzo combatteva con un solo occhio aperto, per evitare che il sangue sgocciolasse all'interno dell'iride.

Infuriato per il modo in cui i miei amici erano ridotti mi alzai, animato da una nuovo forza chiamata vendetta.

Cercai con lo sguardo la causa di tutto questo, quando i miei occhi si posarono sul mostro, rimasi sorpreso e spiazzato.

Il nostro nemico non era altro che un….MAIALE ROSA CON LE ALI.

Si, hai capito bene, un maiale con le ali.

“Ma che cazzo è?!” domandò Gilbert con il fiatone.

“Un maiale” dissi scioccato.

“Pumbaa!” rise Alfred.

“Non dire stupidaggini!” dissi io, nonostante feci fatica a trattenere le risate “Quello era un facocero”

“RIIIIIIIT!” esclamò il maiale lanciandosi contro il figlio di Zeus. Probabilmente non aveva gradito la battuta.

Ora che avevamo la possibilità di vedere il nostro avversario, ci eravamo rianimati di speranza e una certa dose di follia e presunzione.

Alfred fermò il mostro colpendolo, con la spada, di lato.

“RIIIIIIIT!” si infuriò l'animale, cercando di colpire l'americano, ma Gilbert si lanciò sulla groppa dell'animale, cercando di infilzargli la spada nel collo, ma il maiale si mosse più velocemente, facendo cadere l'albino.

Il fuoco che avevo accesso, come immaginavo, cominciò ad espandersi, il fumo cominciò a salire impetuoso verso l'altro.

Tutti cominciammo a tossire.

“Dobbiamo muoverci” dissi, recuperando la mia spada.

“Come” colpo di tosse “Facciamo?” mi chiese Alfred.

“Dobbiamo” ripresi fiato “Circondarlo” e così facemmo.

Ogni volta che l'animale cercava di avvicinarsi ad uno di noi, l'altro lo rimandava in dietro con una nuovo ferita.

Il fumo cominciò a crescere sempre di più, tanto che ad un tratto la mia visuale fu oscurata del tutto.

“Gilbert” colpo di tosse “Dobbiamo chiamare i cavalli” dissi al prussiano, che fischiò forte.

I nostri pegasi arrivarono quasi subito, ma a causa delle fiamme e del fumo, non potevano scendere.

“Come facciamo ?” chiesi

“Vi porto io” aveva detto Alfred che era l'unico di noi che sapeva volare.

“Insieme siamo troppo pesanti” dissi

Il figlio di Zeus sembrò andare in confusione, non sapeva chi portare prima tra me che ero il suo pseudo fidanzato e Gilbert.

“Porta prima lui” tossii

“Sei sicuro?” mi chiese lui, io annuii.

“Grazie amico” mi disse Gilbert.

“Torno subito” disse Alfred, afferrando l'albino e cominciando a salire in aria.

A causa delle fiamme il mostro era fuggito via, quindi io ero rimasto da solo.

Mi strappai un pezzo di maglia, e me lo portai sulla bocca e il naso, in modo da non aspirare più il fumo.

Ma quanto ci metteva l'americano?

Mi stavo cucinando...letteralmente.

Il sudore mi colava ovunque, mentre gli alberi prendevano fuoco e i rami cominciavano a crollare.

IO ero il figlio di Poseidone, il Dio dei mari, eppure in una situazione simile, non potevo fare nulla se non aspettare quel cretino di Alfred che ancora non era tornato.

No aveva detto di amarmi?

Bella considerazione !

Questa gliela faccio pagare. Promesso!

“S-stupido ...i-idiota” borbottai mentre mi accasciavo.

“Arthur”

“Alfred!” dissi, cercando di tirarmi su.

“Dove sei?”

“…….”

“Arthur dove sei?”

“Sono davanti a te, brutto pezzo di tricheco obeso” disse.

“Ahahah scusa!” rise.

“Ti sembra il momento di ridere?” chiesi, mentre lui mi prendeva in braccio e cominciava a levitare in aria.

Poi Alfred disse una cosa che anche volendo non potrò mai dimenticare.

“Il fatto è che sei così basso che è difficile vederti”

Fu come sganciare una bomba.

“BASSO? B-A-S-S-O? IO NON SONO BASSO, SEI TU CHE SEI ESAGERATAMENTE ALTO” cominciai, mentre lo prendevo a pugni. Certo no era una bella idea, visto che eravamo ad una ventina di metri dal terreno o meglio dall'incendio “SAI PERCHE' NON MI VEDI? PERCHE' SEI UNA TALPA CIECA”

“Sono solo leggermente miope!” si difese.

“Miope?Per non vedermi devi essere cieco!”

“Dai Athu! Ammettilo sei basso”

“Non è vero! E non chiamarmi Athu!”

“Perchè?”

“Non voglio”

“Ma io si!”

“Ed io no!”

Abisso era a pochi metri da noi, ma si avvicinò a me appena mi vide .

“Puzzi di bruciato!” nitrì

“Mi è improvvisamente venuta voglia di carne di cavallo” dissi sedendomi sulla sua groppa.

“Non scherzare amico”

Dissi al mio pegaso di avvicinarsi alle bestie: Alfred e Gilbert.

“Ahahahah alla fine abbiamo sconfitto quel maiale!” urlò l'albino

“In verità è fuggito!”

“Con la coda tra le gambe!” esclamò l'americano battendo il cinque all'altro.

“Secondo voi la tana di Crono si trova in qualche parte su quella montagna?!” chiesi agli imbecilli.

“I pegasi ci hanno portato qui” cominciò l'americano “Quindi Crono deve essere da queste parti”.

“Avverto la presenza di Ivan” disse l'albino.

“Come fai a dirlo?” domandai

“Istinto” mi rispose.

“Non ti preoccupare amico, lo troveremo” promise Alfred.

“Ovviamente, in fondo ci sono io dalla vostra parte”

“Spediremo Crono nel Tartaro!” urlò il figlio di Zeus.

“Gli faremo il culo!” concordò il prussiano.

“Prima dobbiamo trovarlo” tenni a precisare “E dobbiamo spegnare l'incendio”

“Sei tu il figlio di alga marina” mi disse Gilbert.

Calma Arthur.

Respira.

Immagina di ritrovarti in un meraviglioso campo verde. I fiori colorati, il polline che danza nel vento e il cadavere di Gilbert che rotola giù da una montagna poco distante….il potere della fantasia.

“Mi serve un fiume per poter usare l'acqua” dissi a denti stretti.

“Quindi cosa facciamo?” chiese Alfred.

“Dobbiamo cercare un fiume o un lago” risposi.

“Mi serve proprio un bagno” disse l'albino.

Volammo per un paio di minuti.

Gilbert e l'americano era impegnati in una conversazione tanto animata quanto stupida, mentre io rimasi più indietro a chiacchierare con Abisso.

“Ho un brutto presentimento” mi disse il cavallo.

“Cosa?” gli chiesi, mentre gli accarezzavo delicatamente le criniera

“Niente, lascia perdere” mi rispose.

Nonostante il niente detto del mio amico, sentii un brivido percorrermi tutta la schiena.

Nella peggiore delle ipotesi cosa sarebbe successo?

Io lo sapevo, ma non volevo dirlo, perché la risposta mi spaventava.

“Meglio raggiungere gli idioti davanti, prima che combinino qualcosa” dissi.

Abisso si avvicinò ai due che stranamente stavano borbottando qualcosa.

“...si insomma capisci? Lui è...” stava borbottando l'americano.

“Di chi parlate?” chiesi curioso.

“A-Arthur?!” si girò Alfred arrossendo.

“Alfred”

“Cosa hai sentito?” mi chiese, mentre le sue orecchie diventavano rossissime.

“Praticamente niente” alla mia risposta sospirò forte, come se si fosse liberato di un peso.

Cosa mi nascondeva?

Guardai Gilbert che come l'americano era rosso in faccia.

“Di cosa stavate parlando?” chiesi.

“Niente!”

“ME!” dissero all'unisono i due

“Parlavate di niente o di Gilbert?” chiesi ad Alfred

“Parlavamo di Gilbert” mi rispose

“Allora perché mi hai detto niente?”

“Perchè per me è niente”

“EHI!” protestò l'albino “Io sono M-A-G-N-I-F-I-C-O”

“Non ti credo” cominciai “Ma voglio lasciar stare”

Volammo per un altro po', fino a che non arrivammo vicino ad un fiume.

“Quindi dobbiamo spostare quest'acqua da qui fino all'incendio?” chiese Gilbert

“Si” risposi

“Ma come facciamo?” continuò l'albino.

“ Io potrei scatenare un tornado e tu potresti incorporarci l'acqua?” propose Alfred.

Rimasi di sasso.

Aveva avuto un piano brillante.

“Si, si va bene”

“Ed io cosa faccio?” domandò il prussiano

“Tu potresti indicarci la strada?” proposi.

“Magnifico!”

Abisso atterrò vicino al lago, dove io subito mi immersi, sentendomi subito meglio.

Le ferite, i tagli sembravano bruciare meno, il dolore sembrava meno forte nell'acqua.

Immersi le dita nell'acqua che mi arrivava fino ai fianchi, e con lentezza accarezzai la superficie liquida.

All'improvviso dai miei lenti movimenti si creò una specie di colonna d'acqua che piano piano cresceva di intensità.

Osservai Alfred che velocemente si lanciò giù dal pegaso e cominciò a volare in tondo alla colonna che avevo creato.

Lui girava, girava, girava, tanto che ad un certo punto pensai che svenisse o vomitasse...o entrambe le cose..non in questo ordine.

La colonna si trasformò in un vortice.

A fatica uscii dall'acqua, sentendo improvvisamente il peso dell'acqua che stavo sorreggendo per Alfred.

Chissà lui che cosa stava provando lì in alto ?

Con infinita pazienza e forza, riuscimmo a trasportare in due il tornado, mentre Gilbert dall'altro ci urlava cose come: “Albero!” oppure “Montagna!No, scherzo! Ahahah che magnifico scherzo!”

Alla fine arrivammo dove l'incendio ancora stava danneggiando l'ambiente.

“ALFRED” urlai per farmi sentire, a causa dello scrosciare dell'acqua

“ARTHUR?”

“AL MIO TRE LASCIAMO LA PRESA!”

“OK”

“UNO” cominciai sentendomi sempre più stanco

“DUE” un ultimo sforzo

“TREEE!” urlai mollando la presa e così fece Alfred.

Il tornado si schiantò sulla foresta producendo un rumore molto simile a quello di una frusta.

L'acqua mi bagno tutto, ma la cosa non fece altro che regalarmi sollievo.

L'americano si avvicinò a me, era tutto trafelato e stanco, ma nonostante tutto mi sorrideva come suo solito.

Gilbert si avvicinò a noi.

“Bene, abbiamo fatto un magnifico lavoro!” cominciò lui

“Abbiamo?” chiesi mentre riprendevo fiato a causa dello sforzo.

“Si, mi sembrava più giusto dire abbiamo, invece di ho fatto un buon lavoro” disse “Non volevo farvi sentire inferiori”

“Come sei generoso” dissi in maniera sarcastica.

“Fin troppo”

“Ragazzi, l'importante adesso è recuperare Kiku” cominciò Alfred

“Ed Ivan” precisò Gilbert

“Certo” ammise l'americano “Anche Ivan”

Quello che prima era un bosco, adesso non era altro che cenere.

“Ho un brutto presentimento” aveva detto Abisso.

“Già” dissi ad alta voce “Un brutto presentimento”

“Non dire così Dobbiamo pensare positivo!” mi rimproverò l'americano.

“Allora andiamo?” chiese Gilbert che era quello più impaziente.

Infondo il suo ragazzo, si trovava solo ad un paio di metri da lui, incatenato e nelle mani di un folle.

“Si” dissi

Con impazienza e paura allo stesso tempo salimmo di nuovo sui cavalli che ci portarono vicino ai piedi della montagna.

Quando scesi dal mio pegaso rimasi scioccato, davanti a me si trovava una grotta buia, ma la cosa che mi fece paura fu l'aura che emanava: terrore, paura, tristezza, follia, pazzia e odio.

Alfred e Gilbert si affiancarono a me.

“Siamo arrivati” disse il prussiano “Sento l'energia di Ivan” quasi si commosse nel dirlo.

Eravamo giunti finalmente davanti al nascondiglio di Crono, ma allora perché non era ben protetto? Una trappola? Troppo prevedibile.

Forse Crono ci considerava troppo deboli?

Tremai appena, mentre la mano di Alfred si stringeva nella mia, mi voltai per osservarlo, ma appena lo feci le sue labbra toccarono le mie e fu come toccare il paradiso.

Quando il figlio di Zeus si staccò mi guardò con serietà

“Ti amo” mi disse, facendomi tremare.

“A-alfred” dissi, incapace di parlare

“Farò di tutto per proteggerti”

“Ricordati quello che mi hai promesso!” dissi, ripensando alla fatidica promessa che il ragazzo mi aveva fatto: vivere insieme

“Certo” rise per poi ribaciarmi “Ne usciremo insieme”

“Ci sono anch'io” disse Gilbert, ROVINANDO PER L'ENNESIMA VOLTA un momento romantico fra me e Alfred.

“Tu sei immune a tutto o sbaglio?” scherzò il figlio di Zeus staccandosi da me

“Già” ghignò l'altro “Proprio così!”

“E-entriamo” cercai di usare un tono autoritario, ma la mia voce tremò.

Appena varcai la soglia un vento gelido mi colpì il viso, ma non mi feci fermare da questo, continuai a proseguire, mentre i miei compagni mi coprivano le spalle.

Che poi, perché dovevo essere io il primo ad andare avanti?

La caverna era buia e silenziosa ed andare avanti era veramente difficile, soprattutto perché Gilbert non vedeva l'ora di rivedere Ivan e sconfiggere Crono.

All'improvviso l'oscurità fu eliminata dalla luce di alcune lanterne che illuminarono l'ambiente.

Con coraggio mi feci strada ed imboccai una strada che andava a destra.

“Un bel posto non è vero Alfred?” cercò di scherzare il prussiano.

Io decisi di ignorarlo, mentre con calma scendevo da una rapida discesa

“Perfetto per le coppie” rise

“Adesso capisco perché Ivan non è scappato”

“Vi sembra il momento di scherzare?” chiesi

“No” ammise l'americano “Ma è sempre meglio che starsene zitti”

“Confermo”

“Siete degli imbecilli..” dissi, bloccandomi subito, quando entrai nella “stanza”.

Davanti ai nostri occhi si trovava una specie di ponte fatto di marmo nero, sotto di esso vi era della ..lava?

Ma come era possibile?

L'entrata da cui eravamo passati si chiuse immediatamente, provocandomi un senso di angoscia.

Quella era la nostra unica via di uscita!

“Dobbiamo andare avanti” disse deciso Alfred, passandomi davanti e oltrepassando il ponte e così feci io e poi Gilbert.

Continuammo a camminare in silenzio, ormai anche la voglia di ridere e scherzare erano sparite. Questa volta arrivammo difronte ad un altro ponte, questo però a differenza del primo non solo era fatto di pietra, ma a tratti era crepato.

Insomma un luogo sicuro!

Come sempre sotto la struttura si trovava la lava, ma non era l'unica cosa presente.

“M-ma quello è Ivan?!” dissi indicando una persona che si trovava sopra una roccia, dove sia le sue braccia che le sue gambe erano legate.

“IVAN!!!!” urlò a squarciagola Gilbert.

Il ragazzo in questione sentendo il suo nome, ma soprattutto la voce, alzò immediatamente il volto.

Dal giorno in cui l'ho avevo sognato era più magro e prosciugato, aveva alcune ferite sulla fronte sulle guance.

“G-gilbert?” gemette il ragazzo

“Io vado a liberarlo” disse con tono autoritario.

“Non così in fretta !” disse una voce...familiare?

Dall'altra parte del ponte si trovava una figura avvolta in un mantello nero, solo i suoi occhi risplendevano nella flebile luce dell'ambiente.

Due occhi dorati. Quelli del mio sogno.

La sua voce era calma, limpida e tranquilla e avevo la sensazione di averla già sentita.

“D-dovete scappare” cercò di urlare Ivan

Ma io rimasi ipnotizzato da quegli occhi dorati, sembravano giudicarmi e insultarmi.

“S-sei Crono?” chiesi, sperando che la mia voce suonasse forte.

“Una parte” mi rispose con la solita calma.

“Una parte?” domandai confuso.

La figura si fermò davanti a noi e poi abbassò il cappuccio rivelandoci la sua identità.

“M-matthew !” esclamò sorpreso il fratello.

“Ben arrivato Alfred”

Cosa ci faceva lì?

“Matthew cosa ci fai qui?” chiesi

“Vi aspettavamo”

Prima ancora di capire quello che il ragazzo mi aveva detto, sia io che Alfred e Gilbert ci ritrovammo a terra.

Qualcuno ci aveva colpito alle spalle.

Alzai il viso per scorgere quello del nuovo arrivato e mi sentii tradito, accanto a lui si trovava Kiku

“Siete stati piuttosto lenti” disse il giapponese

“Matthew perché ti sei alleato con il nemico?” chiese Alfred.

“Io non sono alleato con il nemico” cominciò mentre la sua voce dolce cambiava “Io sono il nemico” detto questo allungo la mano verso di noi e ci lanciò un fulmine, facendoci volare in aria.

Gilbert non guardava il nemico, aveva occhi solo per il suo fidanzato, io non riuscivo a staccare gli occhi da Alfred, invece quest'ultimo non riusciva a realizzare la cosa. Suo fratello gemello, era Crono.

Sembrava difficile credere una roba simile, visto che Matthew era un ragazzo dolce e fin troppo silenzioso.

“Mi dispiace ma vi dovrò uccidere tutti” disse sorridendo, mentre lanciava un altro fulmine verso di noi.

“S-sei un mostro!” dissi a fatica.

“Io e te siamo molto simili” mi disse l'ex figlio di Zeus.

“Cosa vuoi dire?”

“Siamo due assassini” sorrise, come se stesse parlando di un fatto divertente “Io ho ucciso mio padre e tu hai ucciso tua madre”

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti :D

Erano secoli che non aggiornavo questa storia, ma non vi preoccupate non ho intenzione di abbandonarla, anche perché come avete capito siamo alla fine. Infatti penso che pubblicherò altri due o tre capitoli, prima di considerare conclusa questa storia.

Lo so, sono troppi eventi in un unico capitolo, ma non vi preoccupate tutti i tasselli del puzzle verranno spiegati nel prossimo capitolo (che giuro pubblicherò molto presto).

Volevo ringraziare tutte le persone che recensisco ogni capitolo (non solo di questa storia) , grazie a voi trovo l'entusiasmo e le energie sufficienti per scrivere.

Volevo ringraziare anche le persone che ,poverine, mi hanno implorato/chiesto di continuare la storia.

Questo capitolo è dedicato a voi.

Scommetto che nessuno si aspettava lui...PETER!

Come potevo non metterlo?

Scherzo XD

Lo so che tutti siete spiazzati dal dolce Matthew, che poi tanto dolce non è ….o forse si?

Se vi sono piaciute le scelte adottate in questo capitolo, fatemelo sapere in una piccola recensione.

Se volete il seguito fatemi sapere.

Baci

Tay66

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Alfred! ***


ALFRED!

 

 

 

“Mi dispiace ma vi dovrò uccidere tutti” disse sorridendo, mentre lanciava un altro fulmine verso di noi.

“S-sei un mostro!” dissi a fatica.

“Io e te siamo molto simili” mi disse l'ex figlio di Zeus.

“Cosa vuoi dire?”

“Siamo due assassini” sorrise come se stesse parlando di un fatto divertente “Io ho ucciso mio padre e tu hai ucciso tua madre”

Cosa aveva detto?

“C-che diavolo dici?”

“Io millenni fa detronizzai mio padre Urano, uccidendolo, insieme ai miei fratelli” sorrise “Mentre tu ,qualche anno, fa hai ucciso tua madre” la sua espressione cambiò, il sorriso di prima sparì lasciando posto ad un espressione di finta innocenza “Ma come Alfred non te lo ha detto?” .

Mi voltai alla ricerca dello sguardo dell'americano, per cercare conferme, ma lui abbassò la testa nascondendo i suoi occhi dietro i ciuffi della frangia.

Io non potevo aver ucciso mia madre.

ERA IMPOSSIBILE!

“Stai mentendo!” dissi a Matthew.

“Davvero?” mi sfidò

“Si”

“Allora perché ti hanno cancellato la memoria?” il suo sguardo era vittorioso, come se avesse colpito il mio punto debole...ma infondo lo aveva fatto.

Cominciai a tremare, mentre mi sforzavo di trattenere i conati di vomito.

Io non avevo ucciso mia madre, non avrei mai potuto farlo.

“Alfred mi ha detto tutto” lo sfidai “Mi ha detto che mi hanno cancellato la memoria, perché io...mi addossavo le ..colpe” finii, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.

Come avevo potuto fare una cosa simile?.

“Ci sei arrivato finalmente!” ghignò il ragazzo con gli occhi d'oro.

Era questa la verità?!

Io mi ero macchiato le mani del sangue di mia madre?

Non ci volevo credere, eppure tutto sembrava combaciare perfettamente.

“Arthur è stato un incidente!” mi disse Alfred, cercando di avvicinarsi a me.

“Tu lo sapevi?!” gli urlai contro.

Lui non rispose.

“RISPONDIMI!”

“...Si...”

Fu come ricevere un pugno nello stomaco.

Sentii distintamente il sapore della bile, oppure quello era il sapore dei sensi di colpa? Infondo avevo ucciso la persona più importante del mio mondo.

Le lacrime che mi rigavano le guance sembravano bruciare, ogni goccia mi ustionava la pelle.

“Arthur, è stato un incidente, tu volevi salvare me e...” si interruppe guardando il fratello “E Matthew”

Non mi interessa!

Sono solo uno sporco assassino.

“Qualunque sia la motivazione per cui hai agito, non cambia il fatto che hai ucciso tua madre” disse l'ex figlio di Zeus.

“TACI!” gli urlò l'americano “Tu eri presente, sai benissimo cosa è successo!”

“Non cambia niente” sussurrai, con un filo di voce

“Si che cambia” disse guardandomi “I mostri ci avevano attaccato, ed alcuni di loro avevano preso me e Matthew come ostaggi, così tu decidesti di usare il tuo potere, ma...era troppo forte e tu eri troppo piccolo”

Quindi l'onda che aveva affondato la nave dove si trovava mia madre era opera mia?

I-i-io avevo ...ucciso mia madre.

Questo era l'unico pensiero che mi rimbombava nella testa.

Aprii la bocca per dire qualcosa ma rimasi zitto, senza sapere cosa dire.

“E' stato un incidente” ripeté per calmarmi “Non riuscivi a controllare il tuo potere, era lui ha controllare te”

Era la stessa sensazione che avevo provato nello scontro con Polifemo.

Gli occhi dorati di Crono si accesero ancora di più.

“E' stato allora che ho scelto tuo fratello”disse

“Perchè hai scelto lui?” la voce di Alfred era accesa di rabbia

“E' un ragazzo docile e tranquillo, perfetto come schiavo!” a quelle parole il figlio di Zeus strinse forte i pugni, tanto che le nocche sbiancarono “In più tuo fratello è come un' ombra”

“Un' ombra?”

“Già! Lui riflette la tua luce” disse “Tu sei l'eroe e lui è l'aiutante”

Mi voltai verso Alfred.

Quelle parole lo avevano colpito in maniera feroce.

Lo vidi sgranare gli occhi, mentre in lui cresceva la consapevolezza che, ogni volta che lui e Matthew ritornavano da una missione, l'unico che veniva festeggiato era lui e mai il fratello, eppure nonostante questo il gemello non si era mai lamentato.

“Sei rimasto scioccato?!” chiese divertito il Dio ad Alfred.

Lui alzò lo sguardo verso quello dell'ex fratello. I suoi occhi azzurri si specchiarono in quelli dorati dell'altro.

Per la prima volta in tutta la sua vita l'americano non sapeva che cosa dire.

“Non è stato difficile entrare in questo corpo” cominciò Crono “Anzi è stato come rubare le caramelle ad un bambino” rise “Tuo fratello ed il suo “amico” sono due persone troppo facili da raggirare”

“Che cosa vuoi dire?” la voce di Alfred si abbassò

“Gli ho promesso di esaudire i loro desideri”

Solo gli stolti avrebbero rifiutato la possibilità di avverare i propri desideri.

“Sai cosa voleva tuo fratello?!” sorrise nel guardare l'espressione confusa del ragazzo.

“Lui voleva essere te”

Quelle parole rimbombarono sulle nude pareti della grotta.

Fu come ricevere una secchiata d'acqua gelida per il figlio di Zeus.

Le sue ginocchia si piegarono, mentre lo sguardo si perdeva nel vuoto.

Vederlo così sconvolto, così debole e...fragile mi permise di reagire.

Mi avvicinai all'americano.

Nonostante il dolore che mi attanagliava il cuore, non potevo lasciare Alfred in quello stato, infondo lui era l'unica persona cara che mi era rimasta al mondo. Era il mio futuro.

“Alfred” lo chiamai senza ottenere una risposta.

“Alfred” lo richiamai

“Ti supplico guardami” implorai.

Lui piano piano si girò.

“Bravo!” gli dissi mentre gli prendevo il volto fra le mani “Guardami”.

Non sapevo che cosa dire, sapevo solo che volevo aiutarlo.

Gli accarezzai piano il viso.

“Libereremo Matthew” dissi “Porteremo a termine la missione e poi tutto tornerà come prima”

“Ma lui mi odia”

“No, no, no non ti odia” la mia voce si fece più decisa “E' Crono che parla, magari sta mentendo” .

Lo vidi sgranare gli occhi, quel piccolo barlume di speranza riaccese il suo spirito guerriero.

“Hai ragione” disse mentre si alzava e si spolverava i pantaloni. Si girò verso Crono e prendendo la sua spada la puntò verso il Dio “Ti sconfiggeremo!” urlò deciso.

“Pensi veramente di potermi battere?” chiese divertito l'avversario

“Io non lo penso, io sono certo di questo!” sorrise.

In quel momento Alfred sembrava essere molto più grande dei suoi diciassette anni, la sua schiena assunse una postura rigida, che lo faceva sembrare molto più alto, il sorriso furbo e birichino conferiva al volto un' espressione fiera, ma erano i suoi occhi azzurri ad esprimere tutta la sua determinazione, sembravano emanare bagliori dorati.

“Ragazzino arrogante, ti insegnerò il senso dell'umiltà” ghignò l'ex fratello “Ti spedirò nel Tartar..”

“Dovrai prima batterti con me!” lo bloccai, mentre mi staccavo la spilla che si trasformò in spada.

Nessuno aveva il diritto di minacciare di morte il mio fida..fidato amico.

“Ahahah pensate veramente di potermi battere ?”

“Loro due no!” ghignò Gilbert “Ma noi tre si!”

“Va bene” sorrise Crono mentre allargava le braccia “Allora diamo inizio alle danze” detto questo scomparve.

Rimasi incredulo.

Mi guardai intorno, ma appena voltai la testa sentii qualcuno alitarmi sul collo. Un brivido mi percorse la schiena.

Non ebbi nemmeno il tempo di pensare che mi ritrovai disteso a terra, ma non ero ferito.

Mi voltai e vidi Alfred che mi faceva scudo con il suo corpo.

“Non gli farai del male” sussurrò glaciale

“Me lo impedirai tu?” domandò Matthew inarcando un sopracciglio con aria divertita

“Si”

Con impeto mi alzai da terra,

“Idiota” dissi ad Alfred “Posso badare benissimo da solo a me stesso” arrossii, anche se dovevo ammetterlo le parole del biondo mi avevano colpito e rianimato “Comunque” iniziai “cercherò di coprirti le spalle” finii guardando dall'altra parte, anche se con la coda dell'occhio vidi il sorriso genuino dell'americano.

“Non vi preoccupate quando morirete vi seppellirò insieme” disse il nostro nemico.

“Ci penserà il tempo a farlo” rispose Alfred, mentre si lanciava verso l'ex fratello.

Gilbert corse verso di me “Io distraggo Kiku, tu libera Ivan” disse e scappò subito verso il giapponese.

Feci quello che mi aveva chiesto.

Corsi verso il limite del burrone e cercai un modo abbastanza sicuro per scendere.

Mi aggrappai alle estremità e con un movimento fluido mi sporsi con le gambe verso la lava.

Piano piano scesi, aggrappandomi a delle sporgenze, cercando di rimanere calmo per non pensare, non solo all'altezza in cui mi trovavo ma anche al fatto che sotto di me si trovava un fiume di lava.

Le mani mi tremavano e bruciavano a causa dello sforzo, ma alla fine arrivai in basso; poggiai i piedi su un piccolo trancio di terra.

Sospirai sollevato, ma appena alzai lo sguardo per trovare il figlio di Ade, non potei che gemere frustrato, dato che tra me e lui si trovava solo lava e nessuna zolla di terra.

Calma Arthur. Respira.

Respira.

Respira.

AHHHHHH.

Dannazione!

Cosa potevo fare?

Non potevo volare come Alfred, non ero intelligente come Kiku e non avevo forza ed agilità come Gilbert. Io ero solo un figlio di Poseidone, potevo far tremare la terra e controllare...l'acqua.

Mi guardai intorno alla ricerca di acqua, ma ovviamente non c'era.

Un senso di sconforto e inutilità mi assalì.

Lanciai un'occhiata al figlio di Ade; era pallido, sudato, emancipato, ma nonostante tutto riuscivo a sentire la sua aura potente, forte e terrificante. Era un vero guerriero.

Sopra di me sentii il rumore delle spade che si scontravano e delle urla di attacco. Mi dovevo muovere, in modo da poter andare ad aiutare i miei amici; ma l'unico modo che avevo per poter raggiungere il prigioniero era quello di usare l'acqua, ma l'unica cosa composta di quel liquido era il mio corpo (dato che il nostro corpo è formato dal 60% / 70 % di acqua)

Per un attimo rimasi scioccato da tanta evidenza.

Era un piano folle ma poteva funzionare. Sapevo che nel caso peggiore avrei rischiato la vita.

Dovevo solo trovare il modo di far fuoriuscire l'acqua che si trovava all'interno di me.

Mi inginocchiai a terra e posai le mani sul terreno, chiusi gli occhi e cercai di incanalare l'acqua in un unico punto.

Sentii la potenza burrascosa dell'acqua muoversi all'interno del mio corpo; era una sensazione strana sentivo questo liquidi cristallino circolarmi nelle vene e sostituirsi al sangue.

Aprii gli occhi e notai che una piccola pozzanghera si era formata sotto le mie mani.

Mi alzai e nel frattempo facevo crescere di intensità l'acqua che si modellò a mio piacimento in una specie di onda di piccole dimensioni.

In un moto di istinto afferrai la parte tonda della mia spilla schiacciandola forte, questa si trasformò in uno scudo di piccole dimensioni.

Meglio di niente pensai, mentre afferravo il nuovo oggetto e lo buttavo sull'onda notando con sollievo che questo galleggiava. Con non poco coraggio mi aggrappai allo scudo tirandomi su di esso, raggiungendo una posizione da surfista.

Le mie energie stavano diminuendo, sentivo le gambe tremare e la testa esplodere.

Coraggio resisti per altri cinque minuti mi dissi.

Con un gesto della mano guidai l'onda, con me sopra, in direzione del ragazzo.

Appena arrivai davanti al prigioniero tirai fuori la mia spada e colpii le catene con forza, finché dopo molti tentativi esse si spezzarono.

Afferrai la mano del ragazzo prima che esso potesse cadere nella lava.

“Riesci a tirarti su?” gli chiesi, dato che io non avevo la forza di tirarlo su.

Lui per risposta si issò e con un movimento forte e deciso si ritrovò sullo scudo, vicino a me.

“Grazie” mi sorrise mentre cercava di alzarsi per raggiungere la mi posizione

“P-prego” dissi leggermente intimorito a causa della stazza del ragazzo. Esso era alto, forse anche più di Alfred, aveva dei capelli chiari tendenti al bianco e degli occhi viola scuro.

Guidai l'onda verso la direzione da cui ero partito, solo che adesso facevo il doppio della fatica non solo a causa del peso di Ivan che dovevo sorreggere, ma anche perché l'acqua nel mio corpo stava finendo ed io mi stavo disidratando.

Quando arrivammo sull'altra parte di terra, mi accasciai a terra. La mia guancia premeva sul terreno roccioso, respiravo a fatica. Il mio corpo non era più morbido e sodo, era tutto grinzoso e ruvido, sembravo un vecchio

“Ehi non morire adesso” mi disse Ivan, afferrandomi il polso e tirandomi su, ma ero troppo debole e mi accasciai su di lui.

Lo sentii sbuffare con fare infantile e con una presa forte mi mise a sacco di patate sulla sua spalla e cominciò ad arrampicarsi.

“Mi dispiace” sussurrai a fatica mentre il ragazzo cercava di non cadere e di non farmi cadere.

“Tu hai aiutato me adesso io aiuto te” disse in maniera candida.

Con un ultimo sforzo il ragazzo si issò sull'estremità del burrone, dove accasciò il mio corpo ormai privo di forze.

“ARTHUR!” sentii urlare.

Quella voce avrei potuto riconoscerla fra mille, ogni sua singola sfumatura e sfaccettatura era ormai indelebile nella mia menta e nel mio cuore.

Alfred corse verso di me come un dannato.

Chissà cosa avrebbe pensato di me adesso che il mio corpo non era più giovane e florido? Sicuramente proverà ribrezzo ed orrore mi dissi.

“Cosa ti è successo?” mi disse mentre prendeva la mia testa e l'adagiava sulle sue gambe.

Non trovai né il coraggio né la forza di rispondere, al che lui guardò Ivan ripetendo la stessa domanda.

“Ha usato il suo potere per liberarmi” disse il ragazzo

“Come hai potuto farglielo fare?” domandò con rabbia al sovietico

“Io non sapevo niente” si giustificò l'altro.

“Arthur riesci a sentirmi?” si rivolse a me

Annuii debolmente.

“Ma come uno di voi è già morto?” chiese Crono con aria divertita

“NO!” urlò Alfred “Nessuno di noi è morto e nessuno di noi morirà” specificò

“Allora riprendiamo a combattere” disse tranquillamente

“Chiama Gilbert, lui si prenderà cura di Arthur e tu ti occuperai di Kiku, mentre io mi occuperò di lui” indicò l'ex fratello.

“Sono appena stato liberato, non dovresti come minimo chiedermi come sto?” chiese in maniera infantile

“Da come ti lamenti sembri stare bene”

Alfred si era trasformato, non era più un ragazzo adesso era un uomo.

“Va bene”

Ivan si spostò verso Gilbert.

I due non si dissero niente, ma quando i loro occhi si incontrarono tutti i presenti nella stanza sentirono i brividi.

“Finalmente sei arrivato!” disse infine l'albino “La mia magnificenza cominciava ad esaurirsi”

“Penso sia una cosa impossibile”

Gilber sorrise “Muoviti dannato sovietico” gli diede una pacca e corse verso di me.

“Certo che invecchi in fretta!” mi prese in giro il figlio di Ares

“Certo che sei stupido!” risposi

“Non ti arrabbiare che poi ti vengono ancora più rughe”

“Ti odio, ma profondamente”

“I nonnini non dovrebbero odiare i propri nipotini” disse mentre mi alzava

“Gilbert smettila!”

“Come posso?”

“Stando zitto!!”

“Scusami” mi sussurrò “Ma sono troppo felice”

Non chiesi il motivo, riuscivo a leggerlo nei suoi occhi.

“Idiota”

Davanti a noi Alfred e Crono si battevano

“Povero illuso” gracchiò il Dio “Pensi veramente di potermi battere?”

“Dubiti?” chiese l'americano

“Ne hai di fiato per dire idiozie”

“Vale anche per te”

“Sei troppo sfrontato” disse Crono, mentre affondava con la spada

“Lo so, me lo dicono spesso” parò Alfred

“Potevi essere un ottimo alleato” le due spade si incontrarono scatenando scintille dorate “Perchè hai deciso di combattere per tuo padre?”

“Io non combatto per mio padre”

“Allora per chi combatti?” si fermò per porre la domanda

“Per tutti” Alfred riprese fiato “Per tutti gli innocenti che morirebbero da martiri in questa stupida guerra”

“Facciamo un patto” propose Crono “Tu passi dalla mia parte ed io guarisco il tuo amico laggiù”

Il figlio di Zeus si immobilizzò di colpo.

“Guardalo!” continuò il Dio “Ha bisogno dell'intervento divino per guarire, altrimenti morirà”

Cercai di alzarmi, non potevo stare in silenzio ad ascoltare.

“Cosa stai facendo?” mi chiese Gilbert

“Taci e aiutami” gli dissi, mentre gli porgevo la mano secca

“Cosa pensi di fare?”

“Mettere un po' di sale in zucca ad Alfred” mi voltai verso il Dio e l'americano che erano presi dai loro discorsi.

“Non capisci che gli Dei ti stanno sfruttando?” domandò Crono

“Non è vero!” obbiettò il ragazzo

“Allora perché non sono qui?” lo sfidò

“Non so perché non sono qui” parlò l'americano “Ma non riuscirai a convincermi a passare dalla tua parte” strinse forte l'elsa della sua spada.

“Io ci ho provato” sorrise “Vuol dire che farai compagnia al tuo amico”.

“Non sono così facile da ammazzare” dissi parando il colpo con la mia spada, al posto di Alfred

“Arthur spostati non puoi combattere in queste condizioni”

Aveva ragione, in quel momento ero inutile, ma non potevo starmene sdraiato a terra come uno zerbino, mentre Crono cercava di fare il lavaggio del cervello al mio..amico

“Non sono fatto di vetro” risposi

“Tu vorresti batterti contro di me?” mi chiese divertito

“No” intervenne Alfred “Sono io il tuo avversario”

Non potevo lasciarlo da solo, ma non potevo nemmeno combattere in quelle condizioni, sarei stato di intralcio.

Cosa potevo fare?

Combattere per difendere la persona che più amavo al mondo? Oppure lasciare che questo morisse nel vano tentativo di difendermi?

“Ti sbagli Alfred” dissi “Noi tutti siamo i suoi avversari”

Mi feci coraggio e con forza mi buttai su di lui.

La mia spada colpì la sua, ma la pressione esercitata da lui era maggiore rispetto alla mia, infondo in quel momento avevo la forza e l'aspetto di un vecchietto, al contrario lui giovane e forte era un Dio millenario.

Poco distante da noi Ivan era intento a battersi con Kiku.

Tra i due quello era in vantaggio era il figlio di Ade, infatti mentre il giapponese annaspava rumorosamente e grondava sudore, il primo era fresco e forte, determinato da un rancore troppo difficile da placare.

“Dannato!” urlava la voce gracchiante del moro, ricevendo come risposta soltanto delle risatine provocatorie.

In quel momento di distrazione Crono spostò velocemente la spada colpendomi il fianco.

Mi portai velocemente una mano nella zona lesionata, facendo cadere la spada. Io non avevo la stessa forza e resistenza al dolore fisico come i miei compagni.

Ivan era riuscito a resistere al calare cuocente della lava per giorni.

Alfred riusciva a combattere nonostante la stanchezza.

Gilbert era riuscito a lottare contro il suo avversario nonostante la paura verso le sorti del proprio compagno.

E poi c'ero io. Debole, fragile e mingherlino, senza nessun talento naturale se non quello di cacciarsi nei guai e mettere in pericolo le persone che amavo.

L'americano fu subito davanti a me, per proteggermi.

Come sempre del resto.

Gilbert mi afferrò dal braccio e mi spinse lontano dal capo di battaglia.

“Cosa credevi di fare?” mi chiese mentre mi sollevava la maglia controllare la mia ferita.

“Volevo solo aiutarlo” dissi ed ero sincero.

L'albino strappò un pezzo della mia maglia che usò per tamponare la ferita.

“Non è una ferita profonda, ma a causa del tuo stato attuale rischi di morire”

“Per un graffietto?”

“Sai benissimo che il problema è che sei disidratato, e noi nella confusione abbiamo perso i nostri zaini”

“Non ti preoccupare sopravvi..” stavo per rispondere ma l'albino mi bloccò

“Queste stronzate puoi dirle ad Alfred per non farlo preoccupare, ma non a me” disse premendo la stoffa sulla mia ferita “ Ho visto centinaia di feriti come te” la voce si abbassò leggermente “Martiri con il sorriso”

Rimasi immobile ad osservare il volto corrucciato del ragazzo, sembrava arrabbiato e triste allo stesso tempo.

I sensi di colpa non fecero che amplificare il mio dolore, questo perché il figlio di Ares aveva ragione, lo sentivo ormai la mia ora stava per giungere.

Stavo per morire e Gilbert era lì al mio capezzale.

“Non ti azzardare ad andartene via adesso” cominciò a sbraitare, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime “Poi mi toccherebbe sorbirmi i piagnistei di quell'idiota laggiù” disse riferendosi all'americano.

Sorrisi e gli presi la mano, mentre il mio respiro si faceva sempre più lento e doloroso.

“Qualunque. ..cosa” cominciai mentre mi si formava un nodo in gola “Succeda ..p-promettimi che farai in modo che.. Alfred vada avanti e c-che non rimanga...attaccato al mio ricordo”

“Non dire queste cose!” urlò

“Non rendere tutto più difficile” gli dissi, mentre una lacrima mi rigò il viso.

“No, no, no, no” cominciò a ripetere

Chiusi gli occhi mentre nella mia testa rivedevo il sorriso smagliante di Alfred, quello che faceva solo per me, quello che mi faceva venire i brividi e le farfalle nello stomaco.

Riuscivo a rivedere i suoi occhi grandi, azzurri, felici e vivaci.

Risentivo il suo sapore sulle mie labbra secche.

Avevo i brividi nei punti dove il figlio di Zeus mi aveva toccato.

Ero pieno di lui, del suo profumo, della sua voce e del suo gusto.

Stupido idiota americano, per colpa tua mi ritrovo a fare pensieri simili in punto di morte, gliela avrei fatta pagare...ma quando?

Quando le mie dita saranno solo spirito e non potranno più intrecciarsi alle sue calde e vive?

“Vado a chiamare Alfred!” urlò Gilbert andandosene, ancora prima che io potessi dire qualcosa per contestare.

Rimasi immobile, disteso a terra il luogo che avrebbe accolto il mio corpo per il resto dell'eternità.

Non so come, non so quando, ma presto sentii la presenza di Alfred vicino a me.

“Arthur dimmi che quello che sta dicendo Gilbert è uno scherzo!”non era una domanda ma un ordine.

“Alfred” bisbigliai

“NO” urlò al mio orecchio “Tu non te ne puoi andare!” e cominciò a piangere

“A-Alfred” dissi prendendogli la mano.

“Arthur mi hai promesso che saremo riusciti a sconfiggere Crono e che saremo tornati a casa”

“Non ..sono...una..persona onesta” ogni parola era dolorosa da pronunciare

“Ti ho aspettato per tutti questi anni, non te ne puoi andare così”

“M-mi ..dispiace”

“Arthur io ..” debolmente gli posai l'indice sulle labbra.

“Non dirlo”

Non avrei potuto reggere una frase del genere.

Alfred mi spostò l'indice e mi prese la mano baciandola delicatamente.

Tremava e piangeva. Lo stavo distruggendo.

Si chinò su di me.

“Ti amo” pianse “Ti amo tantissimo” detto questo mi bacio.

Con quel semplice tocco di labbra, il figlio di Zeus mi rubò l'ultimo respiro.

Il mio corpo freddo e magro e morto giaceva nelle braccia di Alfred.

“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!” urlò l'americano e fu un urlo selvaggio, bestiale, animale. L'urlo disperato di un folle, di un pazzo.

Nel momento in cui chiusi gli occhi per sempre mi assalì un senso di quieta e di una pace mai provata prima.

Tutto era nero intorno a me.

Ero in piedi da solo in uno spazio indefinito.

Camminavo lungo il sentiero inesistente, ma mi sentivo sicuro.

All'improvviso davanti a me comparve una luce chiara che mi illuminò il cammino.

Mi ritrovai davanti ad un corridoio decorato con carta da parati nera, con dei teschi sopra, in basso il pavimento era marmo rosso.

Di fronte a me si parò un portone nero, le maniglie argento spiccavano nella penombra.

Afferrai senza nessuna esitazione il pomello e lo girai.

Appena varcai la soglia dovetti chiudere gli occhi a causa della luce causata dalle fiamme troppo vive del camino.

Quando finalmente i miei occhi si abituarono, potei scorgere i particolari della nuova stanza.

Le pareti presentavo la stessa carta da parati e il pavimento era sempre rosso sangue, ma questa volta non ero solo. Infatti in piedi davanti al camino si trovava un uomo, alto, massiccio e imponente.

Lo sconosciuto si girò verso di me.

Aveva un volto maturo, bello e bronzeo, ornato da ricci neri che contrastavano con gli occhi viola scuro.

La toga nera era tenuta stretta sui fianchi da una cordicella fatta di ossa.

Capii subito chi era e immediatamente mi inchinai davanti ad Ade, il signore dei morti.

“Alzati” mi disse brusco.

Feci quello che mi aveva detto senza esitare.

“Ma in che stato sei ridotto?” mi chiese riferendosi al mio stato attuale :ovvero quello di un vecchio.

“Sono morto disidratato” risposi e lui annuii

“Sai perché sei qui?”

“Perchè sono morto”

“Non qui negli inferi” mi riprese “Qui dinanzi a me?”

Fui sorpreso

“Non so”

“Siediti” mi disse indicando una specie di poltroncina rossa.

“Ho seguito tutte le tue vicende” cominciò “Da quando sei entrato nel Campo a quando sei morto” cominciò a girare intorno a me

“Poveri illusi veramente speravate di battere Crono senza l'aiuto di una divinità?” mi chiese, ma preferii stare zitto “ Per sconfiggere Crono vi serve l'aiuto di un Dio”

“Ma allora perché nessuno ci hai aiutato?”

“Siamo divinità” disse “Noi non conosciamo l'altruismo”

Una rabbia improvvisa mi assalì.

Io ero morto per cercare di fermare Crono.

La mia vita valeva così poco?

“Calmati” mi disse come se mi avesse letto nel pensiero “Non mi interessano le tue lamentele da mortale”

“Allora perché sono qui?” chiesi imparziale

Lui si fermò davanti al camino, nel quale inserì del legno per tenere la fiamma viva.

“Ho visto il modo in cui hai salvato mio figlio” rispose “Hai sacrificato la tua vita per salvare la sua, anche se non lo conoscevi” cominciò “E' questo che non capisco di voi mortali, avete sempre paura della morte eppure quando si tratta di sacrificarsi per i vostri cari non avete ripensamenti” si voltò verso di me “Sapresti dirmi il perché di questo comportamento?”

“Conosciamo l'altruismo” lo sfidai “Ragioniamo con il cuore”

“Siete solo degli allocchi” ghignò

“Forse” cominciai “Ma è meglio essere uno stupido onesto, che un essere supremo e malvagio”

“Mi stai dado del malvagio?” domandò inarcando un sopracciglio mentre nei suoi occhi brillava una luce birichina.

“Non ho mai fatto nomi” dissi trattenendo la paura.

Maledetta la mia linguaccia!

“Cominci a piacermi ragazzo!” disse con entusiasmo

Lo guardai sorpreso

“Non sono tanti quelli che mi tengono testa”

“Mi scusi” lo fermai “Ma perché mi trovo qui?”

“Come ti ho detto ho visto il modo in cui hai salvato mio figlio” le sue guance scure si colorarono di una chiara tonalità di rosso “Come Dio dei morti mi è concesso, ogni cento anni, di riportare in vita l'anima di un eroe”

“Ma io non sono un eroe”

“Non parlare” mi bloccò “Il punto è che hai salvato mio figlio, quindi io adesso salvo te”

Provai una sensazione di felicità e gioia immensa.

“Non fare quella faccia patetica” mi rimproverò “Con tutte quelle rughe sembri uno di quei cani. Com'è che si chiamano?Sharpey?”

La gioia andò scemando lasciando dentro di me un senso di umiliazione smisurato.

Ade si avvicinò ad un tavolino e prese una coppa

“Bevi” mi ordinò.

Afferrai il calice con entrambe le mani e me lo portai alla bocca, bevendo avidamente il contenuto.

Era ambrosia.

Il suo gusto caldo e dolce mi scivolò in tutto il corpo, riempiendolo.

Sentii i miei muscoli ( “Si Alfred anch'io ho dei muscoli!No non sono rami!) rimpolparsi e tornare quelli di una volta. La pelle secca e pallida assunse il suo naturale candore e morbidezza.

Quando l'ultima goccia di ambrosia scivolò nel mio corpo, restituii il calice al padrone di “casa” .

“Adesso avvicinati a me ed apri la bocca” disse avvicinandosi a me

Feci come mi fu ordinato.

Ade si abbassò alla mia altezza e soffiò all'interno della mia bocca.

“Soffio di vita” mi disse quando ebbe finito “Tra poco ti sveglierai”

“Non avevi detto che le divinità non conoscono l'altruismo?!” come risposta alla mia domanda lui si voltò verso di me

“Arthur Kirkland non mi provocare” sorrise

Quella fu l'ultima cosa che vidi prima di cadere in un sonno profondo.

Quando riaprii gli occhi notai di essere avvolto in un' aura azzurrina, il mio corpo era quello di sempre non avevo bisogno di controllare, ne sentivo la consistenza.

Alle mie orecchie adesso vergini di suoni arrivarono urla animalesche disumane, e con orrore capii che si trattava di Alfred.

Fu solo questione di secondi e mi rialzai, cercando di riadattarmi al mio vecchio corpo.

“ALFRED” urlai attirando l'attenzione di tutti.

Nella caverna scese il silenzio e il suddetto bloccò a mezz'aria la spada che stava per colpire Crono e si voltò verso di me.

Persino Ivan e Gilbert smisero di lottare e si voltarono nella mia direzione.

Vidi gli occhi di Alfred sgranarsi e riempirsi di lacrime, buttò la spada lontana e si avvicinò a me correndo veloce come se da un momento all'altro potessi sparire.

Non feci nemmeno in tempo a realizzare la cosa, che mi ritrovai stretto in un abbraccio.

Mi avvinghiai a lui come se fosse stata la mia ancora, intrecciai le mie gambe intorno alla sua vita e lui cominciò a ruotare su se stesso, mentre il suo viso era infossato nel mio collo. Potevo sentire le sue lacrime scivolarmi lungo la pelle.

Gli presi il volto fra le mani e lo guardai per poi baciarlo in modo casto, un bacio veloce innocente, semplice e infantile.

Lui sorrise

“Sapevo che non mi avresti lasciato”

“Purtroppo Ade non ha avuto cuore e mi ha mandato a fare da balia a te” dissi

“Sarei venuto a riprenderti comunque” singhiozzò forte

“Idiota” dissi

Mi rimise giù, ma non si allontanò nemmeno di un millimetro, troppa era la paura di perdermi.

“Ade” ringhiò Crono “Non è mai stato bravo a farsi gli affari suoi”

“E non è l'unico!” disse una voce alle mie spalle.

Quel timbro l'ho avevo sentito solo una volta, ma mi era bastato per catturarne ogni minima sfumatura.

Mi voltai di scatto verso il nuovo arrivato. Ed eccolo lì in un' armatura greca, dotata di sandali, elmetto, mantello e tridente. Mio padre era arrivato.

Una gioia improvvisa mi assalì nel momento in cui incontrai i suoi occhi.

“Poseidone” cominciò Crono “Ma che bella sorpresa” i suoi occhi scintillarono di più “Ti sei stancato di fissare la scena dal tuo trono infondo negli abissi?”

“Non parlare come se conoscessi le cose” rispose “La tua malvagità mi disgusta”

“Non cercare di lusingarmi” sorrise l'ex figlio di Zeus “Queste cose non funzionano con me”

“Sai solo parlare o riesci anche a combattere?” domandò “Oppure tutti quegli anni nel Tartaro ti hanno rammollito?”

Guardai con orgoglio e ammirazione mio padre.

“Dannato!” ruggì l'altro “Perchè ti schieri dalla parte di questi mortali?”

“Si da il caso che uno di questi mortali sia mio figlio” rispose “Non sarò il miglior padre del mondo, uno di quelli sempre presenti e premurosi , ma ho promesso a lui e a sua madre che lo avrei protetto”

“Papà...” sussurrai preso dall'emozione.

Lui si voltò verso di me e mi guardò, con uno sguardo così carico di affetto che per un attimo non ebbi più nessun dubbio, né sul suo amore né sul compimento della missione.

“Solo i deboli si legano a qualcuno” disse Crono “I più forti sono sempre i solitari”

“Eppure tu sei stato detronizzato”

Il Dio rimase in silenzio, punto sul vivo, consapevole dell'accaduto.

Non rispose a parole, ma il suo corpo si mosse veloce, felino e selvaggio verso suo figlio.

Mio padre non si stupì dei movimenti di Crono, al contrario rimase fermo e impassibile. Solo quando il Dio fu ad un passo da lui, si mosse. Sbattè con forza il manico del tridente sul terreno roccioso e tutta la caverna tremò.

Crono perse l'equilibrio e cadde a terra.

“Per batterlo dobbiamo unire le nostre forze” disse Poseidone, rivolto a me e ai miei amici.

Lanciai uno sguardo a tutti i miei compagni. Non ci fu bisogno di parlare.

Senza dire niente mi allontanai dal gruppo e cercai di avvicinarmi all'ex figlio di Zeus, che era ancora sdraiato a terra.

Ma la mia avanzata fu bloccata da Kiku.

Mi ero dimenticato del giapponese.

I suoi occhi dorati mi scrutavano con attenzione, il suo ghigno sembrò allargarsi nel notare la mia incredulità.

Ne approfittò per sguainare la sua katana.

Cercò di colpirmi, ma fui più veloce e schivai il colpo che sicuramente mi avrebbe rispedito da Ade.

“Kiku non so cosa ti abbia promesso Crono” cominciai “Ma non manterrà mai la parola data”

Lui sembrò non percepire minimamente le mie parole.

“Sta solo usando te e Matthew”

Lui si lanciò contro di me per colpirmi di nuovo, questa volta parai il colpo con la mia spada.

“Tu sei molto più forte di lui” dissi “Sei pur sempre un figlio di Atena”

Solo per un momento nei suoi occhi ci fu un barlume di confusione.

Forse le mie parole avrebbero potuto cancellare l'incantesimo.

“Non so cosa ti abbia promesso Crono” inizia “ Ma ne vale veramente la pena?” dissi afferrandolo per guance e girandogli la testa verso l'altro combattimento.

L'ex figlio di Zeus ansimava, sanguinava e tremava. Il suo corpo mortale stava morendo

La katana di Kiku cadde a terra e lui si voltò verso di me, con i suoi occhi dorati confusi.

“Tu ami Matthew vero?” mi avvicinai a lui abbassando la spada “Guarda cosa sta facendo Crono al tuo ragazzo!” gli indicai il corpo del ragazzo “Lo sta uccidendo”

Kiku si inginocchiò tanto che la testa toccò il terreno.

Urlò con rabbia, disperazione e furore verso il suolo.

Dalla sua bocca uscì una sostanza dorata. Non era bile, era qualcosa di divino e malvagio.

Il giapponese continuò a tossicchiare quella strana sostanza; quando ebbe finito alzò il viso verso il mio, i suoi occhi erano tornati come quelli di una volta, marroni e caldi ed infinitamente svegli.

“Mi...dispiace” sussurrò a fatica.

Sospirai di sollievo, mentre mi abbassavo alla sua altezza.

“In questo momento non possiamo perderci d'animo” dissi “Dobbiamo sconfiggere Crono”

Lui si alzò senza guardarmi, troppa era la vergogna per aver aiutato il nemico e di aver tradito i propri compagni.

“Mi dispiace” mi ridisse

“Lo so” mi voltai verso gli altri.

Crono era circondato da tutti i miei compagni e da mio padre.

Il corpo di Matthew ormai era troppo debole per continuare a lottare. Le ferite erano profonde, i lividi enormi e tutto il suo viso era sfregiato e sudato.

Mi avvicinai con Kiku, ma appena fui alle spalle di Alfred questo si voltò mi aferrò per un braccio e mi spinse dietro di se, puntando la spada contro il giapponese, il quale si limitò ad osservare l'americano con sguardo comprensivo.

“Kiku è tornato normale, non è più uno dei tirapiedi di Crono” dissi da dietro di lui.

“Ah”esclamò abbassando la spada.

“Mi dispiace Alfred-Kun” disse il moro inchinandosi.

“Ora come ora non mi sento di perdonare né te né quell'idiota di mio fratello” disse “Infatti appena tutto finirà vi strapazzerò per bene” un leggerò sorriso gli increspò le labbra

“Grazie mille Alfred-kun”disse rialzandosi

“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH” al centro del cerchio Crono urlò in maniera animalesca.

Le sue mascelle si spalancarono in maniera mostruosa e da li uscì la strana sostanza dorata, che prima aveva espulso Kiku. Solo che questa volta il gettò fu più forte e consistente.

Lo strano composto assunse una forma umana di dimensioni mostruose.

Era alto all'incirca dodici metri e tutto il suo corpo scintillava, in maniera accecante, di luce dorata.

Quella era la vera forma di Crono.

Il corpo di Matthew cadde a terra come morto e non mi sarei meravigliato se lo fosse stato a causa delle ferite che riportava.

“Veramente pensavate di battermi così?” rise “Non avete fatto altro che distruggere il mio contenitore” disse calciando il corpo del ragazzo svenuto a terra, che rotolò di qualche centimetro.

Alfred strinse forte i denti e i pugni.

Nonostante il tradimento Matthew era suo fratello, e nessuno poteva permettersi di trattarlo così.

I suoi occhi azzurri emanavano scintille di irritazione e rabbia.

Mi voltai verso Kiku, per osservare la sua reazione, anche lui come l'americano mostrava irritazione e sembrava emanare un'aura minacciosa.

“Fai schifo” disse mio padre.

“Non dovresti portare più rispetto per tuo padre?” chiese Crono

“Lo stesso che tu portasti a me, il giorno in cui mangiasti?” cominciò mio padre “Oppure lo stesso con cui hai appena calciato il corpo ferito di un tuo alleato?”

“Pensi veramente di potermi scalfire con le parole?” domandò divertito la divinità del tempo.

“Le parole sono un mezzo di distruzione e di controllo veramente potente”

“Ahaha” rise Crono “Non me ne faccio niente delle tue perle di saggezza” disse, afferrando per un braccio il corpo di Matthew e tirandolo verso di noi “Riprendetevi indietro questa femminuccia”

Quelle parole. Quel gesto, furono troppo per Alfred, che con un salto atletico e mostruoso saltò verso il nemico.

Il suo corpo sembrava essere circondato da un'aura potente e luminosa.

Corse verso Crono, impugnando la spada con entrambe le mani. Quando arrivò sotto la divinità, non gli diede nemmeno il tempo di realizzare la situazione, che con rabbia afferrò un pezzo della tunica e ci si arrampicò con forza e velocità.

Crono smarrito e confuso, cercò di acchiapparlo, ma a causa della stazza minuta di Alfred, in confronto alla sua fece fatica a trovarlo.

Mio padre ne approfittò per scagliarsi contro il suo ex padre.

Seguendo il suo esempio sia io che i miei compagni ci scagliammo contro di lui.

Kiku ferì il gigante alla gamba sinistra, mentre Gilbert alla sua gemella destra, facendo così cadere il mostro a terra.

Mio padre trapassò lo stomaco di Crono con il suo tridente.

“Dobbiamo farlo a pezzi spedire i suoi resti nel Tartaro” disse Poseidone tirando fuori dal corpo dell'altro il suo tridente ricoperto di una sostanza simile al sangue ma di colore d'oro.

Mentre mio padre cercava di tenere fermo la divinità del tempo, noi ci apprestammo a fare quello che ci aveva ordinato.

In pochi minuti tutto il campo di battaglia fu ricoperto dalle parti del corpo di Crono.

Quando anche la testa venne staccata, da Alfred ed Ivan, sospirai in maniera liberatoria.

Finalmente avevamo finito.

Raggruppammo tutti gli arti in unico punto, pronti per gettarli nel Tartaro.

Però prima di farlo, decidemmo di riprendere fiato e di curare le lesioni e le ferite di Matthew, che per miracolo era ancora vivo.

“N-non..volevo che le cose andassero così” sussurrò pacatamente e stancamente il ferito, al fratello gemello.

“Sei solo un idiota!” gli urlò con rabbia “Cosa pensavi? Che Crono avrebbe esaudito i tuoi desideri? Ti rendi conto di quanto sei stato stupido?!”

“Mi ..dispiace” sussurrò di rimando l'altro

“Sei un idiota” gli accarezzò i capelli impolverati “Ma sei comunque mio fratello”

“Alfred..”

“Non dire niente” l'americano si alzò “Parleremo dopo, abbiamo tante cose da dirci”

Matthew rimase immobile, un timido sorriso gli increspò le labbra, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime che prontamente venivano asciugate da Kiku, seduto accanto a lui.

Ivan e Gilbert si erano appartati dall'altro lato per parlare un po' in privato, non sentivo quello che si stavano dicendo, ma vedevo benissimo la commozione negli occhi rossi di Gilbert.

Non si abbracciarono e non si baciarono, Ivan si limitò a scompigliare i capelli dell'albino, il quale abbassò la testa, lasciandosi inondare da quell'affetto che non sentiva da molto e mentre il russo l'accarezzava lui sorrideva felice ed innamorato.

Io mi avvicinai a mio padre che si era seduto poco lontano su una roccia.

“Siete stati tutti bravissimi” mi disse Poseidone “Soprattutto il tuo amico laggiù” disse indicando con il mento Alfred che stava seduto vicino ai resti di Crono, in modo da controllare che questo non facesse scherzi “Quando alla fine ha attaccato Crono, per un attimo, ha avuto la stessa potenza di un Dio”

Rimasi meravigliato dalle parole di mio padre e dalla forze e determinazione dell'americano.

“Come mai non sei venuto prima?” chiesi

“Non è facile per un Dio, noi non siamo mai in un unico punto, al contrario, siamo ovunque nel mondo”

“Quindi questa è solo una parte di te?”

“Si” mi rispose “E' stato difficile incanalare tutte le forze in questa parte qua” disse toccandosi il petto “Però quando non ho più sentito la tua linfa vitale, ho capito che eri morto..” mi fissò con i suoi occhi verdi “Mi è salito un senso di rabbia e disperazione improvvisa. Non potevo aver perso anche te”

Cercai di toccarlo, ma un timore improvviso mi bloccò.

“Così mi sono fiondato qui” disse afferrandomi la mano, come se mi avesse letto nel pensiero “Ed eri vivo e vegeto” sorrise “Dovrò ringraziare quell'orgoglioso di Ade”

Sorrisi anch'io

“Ade mi ha salvato perché io a mia volta ho salvato suo figlio”

“Ti ha salvato perché sei un eroe”

Distolsi lo sguardo dal suo, ed arrossii.

“Crono ti ha detto quello che è successo ..?” non ebbi il bisogno di chiedere spiegazioni, sapevo che si stava riferendo a mia madre.

“Si” dissi mentre tutta la felicità scemava, lasciando posto ai sensi di colpa.

“Arthur” mio padre si alzò “Il tuo potere era ed è tutt'ora troppo forte”

“Questo non giustifica l'accaduto”

“Forse è vero” mi accarezzò la testa “Ma cosa vuoi fare? Piangere su ciò che è accaduto? Oppure imparare a padroneggiare il tuo potere e ricominciare a vivere?” Disse voltandomi la testa verso Alfred.

Arrossii furiosamente, ma cosa andava a pensare mio padre??

“Ma lei è morta!” dissi

“Arthur” disse mio padre “Questo è quello che è successo, e questo non si può cambiare, ma puoi andare avanti e tenere vivo il suo ricordo e renderla orgogliosa di te”

I miei occhi si stavano riempiendo di lacrime, ma non volevo piangere, volevo dimostrarmi forte.

“E sono sicuro che sarebbe molto orgogliosa di te”

Poseidone mi abbracciò forte, il suo odore di salsedine mi avvolse teneramente, mentre la sua mano mi accarezzava i capelli con gentilezza.

Ero felice, finalmente avevo instaurato un rapporto con mio padre, la missione era appena stata conclusa con successo e presto avrei potuto passare più tempo con Alfred.

Quando l'abbraccio si sciolse, tutti quanti ci avvicinammo davanti ai resti di Crono.

Io ero accanto all'americano e gli strinsi forte la mano.

“Finalmente tutto è finito” mi sussurrò all'orecchio, facendomi venire i brividi.

“Non vedo l'ora di farmi una doccia e di dormire” dissi

Mio padre si avvicinò al cerchio, impugnò il suo tridente

“Dal Tartaro sei scappato e come un dannato, sarai costretto a marcirci per altri millenni” il suo tridente si illuminò di una luce azzurra che aprì una sorta di portale, dove i pezzi venivano risucchiati.

Alfred si voltò verso di me illuminandomi con uno dei suoi sorrisi.

“Adesso possiamo andare” non fece nemmeno in tempo a realizzare la cosa che una delle mani di Crono l'afferro per la gamba e cercò di trascinarlo via.

Istintivamente afferrai la mano dell'americano.

Per nessuna ragione al mondo avrei permesso a Crono di portarmelo via.

“Se sarò imprigionato nel Tartaro, tu verrai con me” disse la voce gracchiante della divinità del tempo.

Strinsi più forte la mano di Alfred, mentre tutti gli altri arti di Crono sparivano.

L'energia del portale, stava per risucchiare anche me, infatti cercai di resistere, mentre vedevo gli altri che apprestavano per aiutarmi.

“Ti amo” mi disse i figlio di Zeus sorridendo, prima di liberarsi della mia presa e scomparire insieme a Crono.

Il portale si richiuse, portando via il mio ragazzo

“ALFRED!” Urlai in preda al dolore.

Non so se fu a causa del dolore o a causa di una botta ma persi i sensi, insieme al mio amato.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

 

Ehmm...Si, sono ancora viva, anche se dopo questo capitolo tutte mi ucciderete.

Ebbene dopo mesi sono riuscita a pubblicare, mi mancava veramente molto la sensazione. Purtroppo a causa della scuola, faccio fatica a scrivere o semplicemente a vivere.

Ma non vi preoccupate, riprenderò a pubblicare in maniera normale...prima o poi.

Per quanto riguarda il capitolo che dire? Se siete arrivate alla fine siete dei martiri, ed è per questo che vi prometto di aggiornare presto.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e volevo scusarmi in caso di errori o incoerenze, ma ho scritto molto velocemente per poter pubblicare, dato che molte di voi mi hanno minacciato di morte XD.

Volevo ringraziare tutti quelli che recensiscono sempre, nel prossimo capitolo avrete un ringraziamento diverso.

Un bacio a tutti i lettori anonimi (anch'io sono una di voi XD)

Spero il capitolo vi piaccia.

Baci

Tay66

 

 

 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

Erano passati ormai tre giorni dalla morte di ..A-Alfred.

72 ore di solitudine, dolore e disperazione.

La prima volta che aprii gli occhi, dopo la scomparsa di Alfred, mi svegliai di soprassalto, credendo che tutto quello che avevo sognato fosse stato un brutto...terribile incubo, ma appena le mie iridi scrutarono la stanza, dove ero stato portato, capii che tutto quello che era successo era reale. Tutto questo faceva male.

Da tre giorni mi trovavo nella mia casa al Campo, e in queste ore non avevo fatto altro che rimanere da solo al buio nella mia stanza, mandando via tutti.

Ero disteso nel mio letto e, nonostante il dolore lancinante alle ossa, non riuscivo a non pensare a quel dannatissimo sorriso sfacciato, stupido e da ebete.

La sua immagine alta e fiera era impressa nei miei occhi, come se mi fosse stata cucita nelle iridi.

Cambiai posizione,voltandomi di lato. Cercare di dimenticarlo era impossibile.

Chiusi gli occhi, mentre risentivo nelle orecchie le parole che mio padre mi aveva detto prima di scomparire

“Arthur, lo so che è un momento difficile ma, se proprio non riesci ad andare avanti, ricordati che ..si insomma, potrei cancellarti la memoria”

Una lacrima mi rigò il viso.

“MAI!” avevo urlato con rabbia, prima di correre via da tutti.

Avrei preferito soffrire mille anni, a causa della scomparsa di Alfred, piuttosto che rifarmi una vita ed ignorare quello che lui era diventato per me.

Stupido.

Egocentrico.

Imbecille.

Non mi avevi promesso che avremmo vissuto insieme?

Erano tutte bugie allora?

Preso dalla disperazione affondai la faccia nel cuscino, urlando tutto il mio dolore. Piansi in maniera rumorosa e patetica, ma non mi importava niente, tanto ormai avevo perso tutto.

“Arthur!” sentii la voce di Francis da fuori la porta.

Non risposi, rimasi in silenzio rannicchiato sotto le coperte.

“Mon amour sono tre giorni che non mangi, ormai tutti sono preoccupati per te” iniziò “Stare da solo non ti farà sentire meglio”

E tu che ne sai?!

Nonostante tutto rimasi immobile, trattenendo il respiro.

“Arthur lo so che sei sveglio” la sua voce si addolcì “Aprimi per favore”

Stava usando la sua lingua ammaliatrice per incantarmi.

Con forza mi tappai le orecchie rannicchiandomi ancora di più.

“VAI VIA!!” urlai “NON VOGLIO VEDERE NESSUNO”

“Ma A-Arthur..”

“VIA!”

Dopo alcuni minuti di esitazione, sentii i passi di Francis allontanarsi sempre di più, finché non sentii solo quell'opprimente silenzio,che ormai da giorni mi perseguitava e mi attanagliava il cuore.

Non avrei mai pensato di poter provare un dolore così forte.

Quando ero rientrato al Campo ero stato accolto come un eroe ma, quando tutti cominciarono a sfilare davanti ai volti dei semidei, tutti si accorsero che mancava lui...il vero eroe.

Molte fanciulle scoppiarono in lacrime, alcuni si morsero forte il labbro pur di non piangere di fronte agli altri, io a differenza di molti rimasi impassibile, con lo sguardo vuoto fisso verso un punto casuale, mentre le mie labbra erano strette in una smorfia di serietà e rigidità.

Sia Ivan che Matthew vennero portati immediatamente nell'infermeria, mentre Kiku con lo sguardo basso chiedeva perdono a Chirone.

Il sorvegliante, inizialmente, non aveva capito poi, quando parlarono in privato, capì.

Gilbert a differenza di quanti molti si aspettavano non si vantò della sua impresa, al contrario cominciò a decantare le lodi di Alfred.

Il suo gesto mi colpì in maniera profonda, cercava di confortarmi.

In quei pochi giorni sia Matthew che Kiku avevano cercato di farmi visita, ma con stanchezza li avevo cacciati via.

Verso loro due provavo dei sentimenti molto contrastanti, da una parte non riuscivo ad affidargli tutta le colpa ma da una parte ne avevo il fottuto bisogno.

Avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, qualcuno da incolpare, avevo bisogno di sentimenti che mi tenessero in vita, dato che ormai il mio cuore era stato risucchiato via insieme all'americano non potevo più provare sentimenti così puri così vivaci, ero destinato a vivere nel rimorso, portando rancore e alimentandomi della sofferenza altrui.

Lo so!Alfred non avrebbe voluto questo, ma cosa potevo fare??

Perdonare e dimenticare tutto?! Mai.

Cambiai posizione di nuovo, finché non mi ritrovai seduto, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, le conchiglie in rilievo mi premevano in maniera fastidiosa sulla schiena ma non mi importava.

In quei giorni mi ero abituato a stare al buio, tanto che ormai i miei occhi riuscivano a distinguere molti degli oggetti che si trovavano nella stanza.

Fuori dalla mia camera sentii i giovani semidei chiacchierare e fare rumore, anche se oggi erano più rumorosi e fastidiosi del solito.

Cercai di non prestare attenzione a quello che succedeva fuori, cercando di rinchiudermi nei miei pensieri ma fu tutto inutile dato che fuori il trambusto aumentava di intensità, tanto che cominciai ad esserne incuriosito.

Sentii delle voci urlare qualcosa di incomprensibile, capii solo “Al fiume!”.

Ancora prima di pensare a quello che potevo fare la mi porta venne sfondata.

Da una piccola nube di polvere uscì Ivan, seguito a ruota da Gilbert.

“C-cosa ci fate qui?” chiesi con un sussurro roco nell'oscurità.

“Vieni al fiume” cominciò Gilbert “Si è svegliata!” urlò eccitato.

Si è svegliata?
Chi?

Stavo ancora riflettendo sulle parole del ragazzo che questo mi afferrò con forza tirandomi giù dal letto,trascinandomi fuori dalla stanza.

Mi lamentai del fatto di essere in pigiama, ma Gilbert rise e corse più veloce.

La luce del Sole mi bruciò gli occhi, facendomeli lacrimare, infatti fui costretto a chiuderli più volte per cercare di limitare il bruciore.

L'aria fresca mi colpì con impeto e forza, mentre i miei polmoni finalmente potevano respirare ossigeno vero e non aria viziata, ovvero quella che aleggiava nella mia stanza.

Il benessere che in quel momento provava il mio corpo non fece altro che intensificare il mio dolore psicologico, perché questo voleva dire che potevo andare avanti anche senza Alfred.

“Ti sei fatto ancora più brutto!” mi prese in giro Gilbert….o almeno speravo.

“Taci!” gli urlai, con rabbia e frustrazione.

Ero consapevole di essere dimagrito e di avere il volto sciupato e pallido.

“Io al contrario sono MAGNIFICO!” urlò felice.

Perchè è così felice questo animale?

Ci avvicinammo a tutti gli altri semidei che stavano circondando qualcosa.

Quando Gilbert si fermò, si staccò da me avvicinandosi ad Ivan, sorridendogli, e con un cenno mi indico il gruppo di ragazzi.

Lo ammetto la curiosità vinse tutti i miei sentimenti contrastanti, così mi avvicinai al semicerchio e notai che tutti si spostavano lasciandomi passare, alcuni mi sorridevano, altri mi incitavano, questo non fece che accrescere la mia curiosità.

Quando anche l'ultimo ragazzo si spostò notai che, accasciato a terra, c'era il corpo di una donna molto vecchia, i capelli bianchi e lunghi ricadevano su tutto il manto erboso mentre la toga bianca accarezzava il suo corpo magro, fin troppo magro.

La cosa più inquietante furono i suoi occhi, azzurri, brillanti, quasi fosforescenti.

“Sei tu Arthur Kirkland?” mi chiese la sua voce, dolce e decisa allo stesso tempo. Aveva una nota...antica.

Incapace di dire qualcosa annuì.

“Io sono l'Oracolo di Delfi”

I suoi occhi si fecero ancora più azzurri.

“Ho una profezia per te”

Una profezia?

Mi voltai verso Gilbert alla ricerca di conferme, ma questo si limitò a sorridere.

 

“Vedo morte e distruzione.

Vedo delle divinità infuriate, oltraggiate dalla vergogna.

Vedo dolore negli occhi di molti innocenti.

Vedo una guerra, un terribile scontro

Vedo due schieramenti nemici.

Tu, Arthur Kirkland, figlio di Poseidone, sei destinato a combattere in questa guerra”

 

Mi tremarono le mani, mentre cercavo di reprimere il tremolio di tutto il resto del corpo.

 

“Tu combatterai per decidere le sorti del pianeta Terra, sarà sotto la tua guida che il nostro mondo sopravviverà o perirà”

 

Il tremolio si diffuse ovunque.

 

“Ma non sei da solo. Al tuo fianco vedo compagni fedeli e amici nuovi,

ma soprattutto vedo lui : l'eroe perduto”

 

Il mio cuore cominciò a battere più forte

 

“Prima di sconfiggere il male, devi trovare colui che hai perduto”

“Alfred è vivo?!” domandai

 

“Trova l'eroe perduto” ripeté la vecchia prima di chiudere gli occhi e addormentarsi in un sonno mortale.

Guardai il corpo inerme della donna, mentre nella mia testa si sovrapponevano mille pensieri, primo fra tutti : chi era questo eroe perduto?

Ero sicurissimo che si trattasse di Alfred.

Il modo in cui il mio cuore batteva non faceva altro che darmi la conferma.

Gilbert mi passò in maniera amichevole il braccio intorno alle spalle

“Riusciremo a trovarlo” mi sussurrò all'orecchio, prima di staccarsi.

Ivan si avvicinò sorridendo

“Tu mi hai aiutato a trovare il sovietico.” disse l'albino “Ti sono debitore”

Non seppi cosa dire ma una strana sensazione di sollievo e serenità cominciava a rinascere in me.

“Grazie” borbottai imbarazzato, evitando lo sguardo ghignate di Gilbert.

“Allora cosa aspettiamo?! Andiamo a preparare le cose per il viaggio!” disse il figlio di Ares

“Andate io vi raggiungo tra un pò” dissi voltandomi verso il fiume.

Dopo pochi minuti tutti se ne andarono.

Respirai forte, mentre mi chinavo su un cespuglio per prendere un fiore rosso.

Annusai forte il suo odore mentre mi chinavo sulla riva del fiume.

Baciai i petali del fiore, per poi appoggiarlo delicatamente nell'acqua.

“Ti supplico papà, proteggilo” dissi, riferendomi ad Alfred.

Il fiore fu presto trasportato dalla corrente ed io rimasi a fissarlo finché non scomparve all'orizzonte.

Mi alzai e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo verso il fiume, mi diressi verso la casa di Chirone.

Lentamente mi allontanai.

 

Sono Arthur Kikrland è questa era la mia storia.

Però stai ben attento perché non finisce qui, prima devo trovare quel tricheco obeso ed ammazzarlo con le mie mani.

Lo cercherò ovunque dovessi arrivare sulla Luna.

Questo però non dirglielo!

Maledizione!Non sto arrossendo!!

Piuttosto di ridere e ghignare vedi di essere rispettoso, oppure non ti racconterò mai tutto il resto.

Detto questo ci vedremo più avanti.

Non dimenticarti mai il nome del più grande di tutti gli eroi: Alfred F. Jones

 

 

 

Angolo dell' autrice:

Ebbene si ho ufficialmente finito questa storia, anche se da come avete capito ci sarà un seguito.

Cosa ne pensate?

Volete picchiarmi ?Eh? Siate sincere.

Volevo fare un ringraziamento speciale a :

Alla simpatica e dolcissima HabbyandTsukiakari che, in questo lungo percorso, mi ha confortato con i suoi dolcissimi messaggi.

Alla simpaticissima Generale Capo di Urano, (tra l'altro vorrei capire il nome del tuo account, perché mi incuriosisce un sacco XD) che, con la sua simpatia, mi ha incoraggiato a continuare (grazie anche a Noberto)

Alla dolcissima Princess Vanilla che, con i suoi messaggi dolciosi, è stata capace di tranquillizzarmi e rassicurarmi.

Alla tenera Nordwestwinde che, con le sue recensioni, è riuscita a trasmettermi cariche positive (vedi di aggiornare presto la tua storia, me l'hai promesso!!)

Ringraziamenti speciali anche a :
Blumen

girasole98

Mina damn stars

Fede_Silver

lastangel

Braveheart_99

Astrobia_13

Ali_Chan23

Lollo miri

la sorella di Russia.

 

Volevo ringraziare tutte le meravigliose persone che hanno letto la mia storia e l'hanno messa tra le preferite/seguite/ricordate.

Un bacione a tutti.

Ci vediamo nel prossimo capitolo.

 

 

p.s: comincerò ad aggiornare in maniera umana e naturale dal 7 gennaio.

 

 

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