Stai tranquillo, insieme supereremo ogni ostacolo.

di ShinRan4862
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non ti dimenticherò mai ***
Capitolo 2: *** Dieci anni dopo ***
Capitolo 3: *** Non ti ho dimenticato ***
Capitolo 4: *** Pioggia ***
Capitolo 5: *** ...Perchè?...Perchè ti amo... ***
Capitolo 6: *** La verità è sempre una sola! ***
Capitolo 7: *** Di cosa hai paura, Shinichi? ***
Capitolo 8: *** Esseri Umani ***
Capitolo 9: *** Sei fantastica Ran! ***
Capitolo 10: *** La persona giusta ***
Capitolo 11: *** Bambina mia ***
Capitolo 12: *** Speriamo bene ***
Capitolo 13: *** Buonanotte ***
Capitolo 14: *** Solo per non guardare me ***
Capitolo 15: *** Buio ***
Capitolo 16: *** Brucia più del dolore ***
Capitolo 17: *** Amore bugiardo ***
Capitolo 18: *** Non doveva andare così... ***
Capitolo 19: *** Ultima Possibilità ***
Capitolo 20: *** Frammenti ***
Capitolo 21: *** Stelle ***
Capitolo 22: *** Casa ***
Capitolo 23: *** Novità ***



Capitolo 1
*** Non ti dimenticherò mai ***


Non ti dimenticherò Mai
 
 
Una chiamata, ed io come una sciocca, con il cuore in gola che prego che sia Lui a chiamarmi.
Premo il tasto verde:
“Pronto?” chiedo emozionata
“Ciao Ran…” finalmente la sua voce! Ma è strana, malinconica.
“Che succede?” chiedo, mentre si fa strada in me un brutto presentimento, che però tento di ignorare.
“Ran…” inizia, poi la voce gli si incrina, “io non posso più tornare”.
Con quelle 5 parole il mondo attorno a me cade in pezzi e svanisce.
io non posso più tornare…
“C-Che significa?!” gli chiedo, ma lui non mi risponde; sospira e dice “Sappi che non ti dimenticherò mai, ma invece tu devi farlo, devi dimenticarmi e andare avanti…Addio” e riattacca, senza lasciarmi il tempo di dire altro.
…Ran io non posso più tornare…
Ripenso a quelle parole e mi accorgo che solo ora comincio a comprenderle e a capirne il vero significato. Lui non tornerà.
Il mio corpo viene percosso da singhiozzi sempre più potenti, i miei occhi si velano di lacrime salate, mentre io mi struggo e loro cominciano a scendere sulle mie gote.
Cado a terra perché le mie gambe non riescono più a sostenere il dolore che ilo mio cuore sta provando. Poco lontano Conan versa una lacrima amara che sfugge al suo controllo nel sentire la donna che ama piangere per lui.
Anche lui era rimasto di sasso, quando quella mattina Haibara gli aveva detto quella fatidica frase che le sue orecchie, ma soprattutto il suo cuore, avevano sempre temuto di sentire: “Non potrai più tornare ad essere Shinichi Kudo”. Haibara glielo aveva detto con la freddezza che la caratterizzava, ma nel suo sguardo c’era una infinita preoccupazione, tristezza e senso di colpa…per aver rovinato la vita non solo a lui ma anche alla ragazza dell’Agenzia Investigativa.
A quella frase era scappato da casa del Dottore per sfogarsi a Villa Kudo, quella casa che ora non gli apparteneva più.
Una volta uscito si era promesso di non entrare in quella casa per molto tempo. La parte più difficile era dirlo a Ran, ed ora che la ragazza piangeva così per lui, non lo poteva sopportare; perciò le si avvicinò per tentare in qualche modo di consolarla.
Vidi Conan avvicinarsi a me e senza dire una parola mi abbracciò.
Io mi aggrappai a lui, come se in qualche modo potesse farmi da scoglio, ed aiutarmi a a sopportare e a superare questo dolore che avevo al petto…al cuore. Salve a tutti! Spero che l'inizio vi piaccia e mi scuso se il capitolo è molto breve ma è solo il primo. Spero comunque di aver acceso la vostra curiosità!! Non siate troppo severi in fin dei conti è la prima che scrivo. Alla prossima ShinRan4862    

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Capitolo 2
*** Dieci anni dopo ***


Dieci anni dopo.
Erano ormai passati dieci anni da quella sera, ed io avevo seguito il consiglio di Shinichi.
Mi ero fatta una nuova vita riemergendo dall'abisso di oscurità e tristezza nel quale ero, e ci riuscii soprattutto grazie al mio adorato fratellino, Conan.
Mi ero fidanzata con un ragazzo d’oro: Kaito. Aveva 28 anni (due più di me), era alto e godeva di un fisico allenato. Aveva i capelli biondi e gli occhi di un marrone scuro. Lui mi ama, e lo ha dimostrato qualche mese fa quando mi chiese di sposarlo.
Io, lì per lì, non seppi che fare, perché a differenza di quello che mi aveva chiesto Shinichi, io non lo avevo affatto dimenticato, ma  avevo custodito la nostra amicizia e il mio amore per lui in un cassettino del mio cuore, come un ricordo dolce della mia infanzia e della mia vita. Ora quando pensavo a lui non ero più malinconica, ma contenta di averlo conosciuto e di essermi innamorata di lui.
Accettai la proposta di matrimonio di Kaito dopo qualche attimo di indecisione e lui ne fu felicissimo. Mi sono trovata un lavoro nella mia vecchia scuola, il Liceo Teitan, come istruttrice per le ragazze del Club di Karate. Vivo ancora con Conan e mio padre sopra la sua Agenzia Investigativa, ma andrò a vivere con Kaito subito dopo il matrimonio. E’ da un po’ che la sveglia sta squillando ma, anche se non ho alcuna voglia di alzarmi, devo farlo se non voglio essere licenziata.
Mi alzo e dopo essermi vestita mi dirigo in cucina dove trovo il mio fratellino con la divisa del Liceo Teitan e la faccia assonnata. Quanto è cresciuto in questi anni…ora è molto più alto, persino più di me, sarà circa un metro e ottanta. Incomincio a guardarlo e con mio rammarico mi rendo conto di provare (forse) ancora un po’ di malinconia. Adesso Conan ha 17 anni e se già a 7 mi ricordava Shinichi, adesso è la sua copia sputata.
“Ran-neechan…” la sua voce assonnata mi risveglia e vado a preparargli la colazione.
Questa mattina lo devo accompagnare io a scuola, in quanto oggi devo allenare le ragazze della seconda per il torneo di Karate. Finita la colazione, svoltasi in silenzio, lo accompagno a scuola.
Da quando, un mese fa, ho avvisato Conan e la mia famiglia del mio matrimonio con Kaito, ho notato che il mio fratellino è diventato molto distaccato nei miei confronti, mi rivolge a stento la parola e quando io tento di iniziare una conversazione mi risponde a monosillabi o con dei cenni di assenso o viceversa. Non sopporto questa situazione, infondo lui è il mio migliore amico ed io non voglio che ci siano problemi. Lo lascio davanti all'ingresso e lo saluto, mentre lui mi ignora completamente. Non sopporto questa situazione!! Devo parlarne con qualcuno…non so come comportarmi e ho bisogno di qualche consiglio da qualcuno che conosce i ragazzi meglio di me e dei ragazzi stessi…
Invio un messaggio a Sonoko:
Ciao Sonoko, oggi sei libera per le 15.30 per un caffè? Se sì ti aspetto al bar del Parco di Beika a quel ora. Baci                                                                 
                                                                               Ran
 
La risposta arrivò quasi istantaneamente:
Ci sarò, tanto so già che mi devi parlare di qualche problema che ti affligge, e non vedo l’ora di saperne di più ;) Baci
                                                                                  Sonoko
 
Sorrisi quando mi resi conto che, in fondo, la mia amica aveva sempre avuto un sesto senso per queste cose. Misi il cellulare nella borsa e mi diressi verso la palestra del Liceo Teitan per iniziare l’allenamento. Per un paio d’ore mi sarei rilassata col Karate.
 
“Allora ragazze ci vediamo tra un paio di giorni per il prossimo allenamento, intanto continuate ad allenarvi per il Torneo Provinciale! OK?”
“Si!” risposero queste
“Allora per oggi l’allenamento è finito,andate negli spogliatoi e cambiatevi per lasciare il posto alla classe dell’ora successiva!”
Andai nello spogliatoio anche io e quando uscii vidi i ragazzi dell’ora successiva entrare nella palestra, e tra loro c’era anche Conan.
Vidi un gruppo di ragazze che gli stavano intorno, impedendomi di vederlo se non dal collo in su.“Conan-kun!” lo chiamai, ma, visto che non mi degnò di uno sguardo, pensai che probabilmente non mi aveva sentito. Allora stavo per avvicinarmi e chiamarlo quando qualcosa mi bloccò: una ragazza lo aveva fermato e gli aveva scoccato un veloce bacio sulla guancia. In quel momento avrei voluto allontanare tutte quelle oche che aveva intorno per dire loro che lui era solo mio e loro non avevano il diritto di toccarlo, o anche solo sfiorarlo…ma mi trattenni. Io, in fondo, che diritto avevo per dire e fare una cosa del genere? Mi sentii un po’meglio quando vidi che Conan aveva sul volto una espressione atona e quel bacio non gli aveva, almeno esternamente, fatto né caldo né freddo, dato che mantenne quella espressione…e inoltre mi accorsi che Conan, quelle oche non le degnava di uno sguardo. Ma cos'era quel emozione che avevo provato poco prima? Mi ricordavo di averla provata molte volte, ma soprattutto quando Shinichi mi mostrava le lettere delle sue ammiratrici, o quando in classe tutte le nostre compagne gli giravano intorno…era mai possibile che fossi gelosa? Di Conan? Scossi la testa: impossibile. Mi dissi.
Presi distrattamente la borsa e soprappensiero uscii dalla palestra.
 
 
Eccomi qui!
Ed ecco il secondo capitolo.
Spero che vi piaccia e ringrazio Fogli e Cam01 per le vostre recensioni e ringrazio anche i soli lettori.
Alla prossima
ShinRan4862
 
 

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Capitolo 3
*** Non ti ho dimenticato ***


Non ti ho dimenticato 


Erano da poco passate le tre quando tornai a casa per cambiarmi, in vista dell'appuntamento con Sonoko. Ero davanti alla porta di casa quando il cellulare squillò; era arrivato un messaggio da Kaito:

Ciao tesoro, volevo dirti che qui sono tutti entusiasti per il matrimonio ma non vedono l'ora di conoscerti. Tornerò fra una settimana. Ti amo
                                                                                                                                                 Kaito

Sorrisi, ma non risposi a quel messaggio, visto che il mio credito non me lo permetteva. Kaito era in America dai suoi parenti. Era andato lì per avvisarli, dato che non gli pareva corretto avvisarli per telefono, e per aiutarli con i preparativi per la partenza.
Misi il cellulare nella borsa e presi le chiavi per aprire la porta d casa.
Appena aprii la porta, arrossii allo spettacolo che mi si parava davanti: Conan, probabilmente appena uscito dalla doccia, stava girando per casa con solo un asciugamano legato in vita. Mi misi le mani sugli occhi per l'imbarazzo e dissi, balbettando "C-Conan-kun!! Ptresti coprirti?!" e lui rispose "Si, subito Ran..."disse senza guardarmi negli occhi, distaccato,come sempre nell'ultimo mese, ma un po' più imbarazzato del solito.
Io mi bloccai...Ran...mi aveva chiamato come solo Shinichi faceva prima che scomparisse. Mi tolsi le mani dagli occhi e mi resi conto che lui si stava mettendo una maglia che aveva probabilmente preso sul divano. Era impegnato e imbarazzato al punto da non accorgersi che mi ero incantata a fissarlo...a fissare il suo corpo.
Aveva il petto e le spalle muscolose al punto giusto, così come le gambe e la pancia scolpita da addominali, probabilmente grazie alle innumerevoli partite e allenamenti della squadra di calcio del Liceo Teitan, della quale era diventato capitano l'anno prima. Scossi la testa, dandomi mentalmente della sciocca per i persieri che stavo formulando; dannazione io mi devo sposare!
Presa come ero dai miei pensieri, non del tutto fedeli all'uomo che avrei presto dovuto sposare, non mi accorsi che Conan mi stava sventolando la mano davanti al viso, per catturare la mia attenzione. Io mi risvegliai e mi ritrovai ad una distanza molto ridotta da Conan, rispetto alla precedente, scontrandomi immedeiatamente con due occhi blu come il mare, che mi fecero confondere per un istante, dato che Conan non portava gli occhiali. E' identico a Shinichi, pensai, ma me ne pentì subito dato che un pensiero mi attraversò la mente: Lui non sarebbe tornato, ed io mi sarei sposata tra tre settimane.
Mi allontanai da Conan un po' malinconica e dopo averlo salutato mi diressi in camera mia per cambiarmi... uscii dopo una decina di minuti e osservai l'orologio: 15.16, avevo tutto il tempo di arrivare al parco a piedi. Uscii dalla mia stanza e mi guardai intorno e con aria di chi ha appena commesso un crimine e mi diressi verso la porta d'ingresso... Perchè nascondermi? Perchè non volevo incontrare Conan in giro per casa, non avevo il coraggio di guardare quegli occhi blu , così simili ai suoi. Shinichi...una lacrima mi rigò il volto, ed io la lasciai fare.Ultimamente mi sto allontanando da Conan, ed io questo non lo voglio, per nessuna ragione al mondo. Lui c'è sempre stato quando io avevo dei problemi, ed ora se lui ne ha, io lo voglio aiutare, anche se non capisco perchè non me ne parli.
Sospirai sollevata quando vidi che non era in grado di vedermi, e mi diressi velocemente verso la porta, che aprii e richiusi in silenzio, ma velocemente. 
Mi incamminai verso il parco, passando per la strada più breve, che, per mia sfortuna, passava davanti al 2/21 di via Beika...la casa di Shinichi, Villa Kudo. Pensai subito che era da molto che non entravo in quella casa, nemmeno per pulire, come avevo sempre fatto nei primi mesi in cui scomparve, chissà come era conciata!! Ero indecisa se entrare oppure no, perchè avevo l'appuntamento con Sonoko, quindi osservai l'orologio: 15.21. Massì dai 10 minuti mi sarabbero bastati per dare un'occhiata!
Entrai, inconsapevole di quello che sarebbe successo, in quella casa piena di ricordi miei e di Shinichi, e ne fui letteralmente investita non appena aprii la porta. La casa era esattamente come me l'ero aspettata. L'ampio ingresso era al buio, perchè tutte le tapparelle erano abbassate e le luci tutte spente, ma quasi riuscivo a ricordare a memoria dove fosse collocato ogni singolo oggetto. Tastai la parete al mio fianco e accesi la luce: la casa era disabitata da molto tempo, a giudicare dalla polvere presente sui mobili e i soprammobili, e l'aria era tipica di una casa che non apre le sue finestre da tempo. Mi diressi in salotto e alzai la tapparella per poi aprire la finestra e far entrare un po' d'aria fresca in quel ambiente chiuso. Guardai le poltrone presenti nella stanza con un po' di malinconia, ricordandomi di quante volte io e Shinichi ci avevamo fatto i compiti, guardato la televisione, a farci il solletico a vicenda e i nostri soliti dispetti. 
Mi accorsi di stare già singhiozzando e la mia vista si era fatta sfocata, ma non me ne importai. Aprii tutte le finestre del piano terra e mi diressi verso le scale per il piano superiore e andai in camera di Shinichi, che avevo lasciato per ultima. Varcai la porta e fui inondata dal suo profumo, ancora persistente nella stanza e che il mio cervello non aveva mai cancellato. Anche lì era tutto ricoperto di polvere, e dopo aver alzato la tapparella concentrai la mia attenzione sulla scrivania. Ormai il mio appuntamento con Sonoko era sicuramente saltato, ma in quel momento non mi importava, e non mi importava neppure di Kaito. Sulla scrivania, davanti alla sedia, era posizionata una fotografia, quella che quasi dieci anni fa misi nel mio cassetto e non tirai più fuori, ma di cui mai ho dimenticato la "fisionomia". Rappresentava due persone, un ragazzo e una ragazza quasi della stessa età, lei indossava un cappotto azzurro con la pelliccia, una maglia blu e sotto una bianca, mentre lui aveva una felpa verde con il cappuccio blu e una maglietta gialla. Sullo sfondo c'era un castello bianco con il tetto rosso. La ragazza era leggermente sporta in avanti e faceva una V con la mano, mentre lui aveva un fantastico sorriso e faceva la V con entrambe le mani. 
A quella visione cominciai a piangere...no, non è vero quel che ho detto, io non ho affatto dimenticato Shinichi, e forse lo amo ancora, ma se lui non tornerà mai più, io devo rifarmi una vita anche se sono certa che comunque io lo amerò per sempre.
Mi buttai sul suo letto,che anche se ricoperto di polvere era invaso del suo profumo e affondai la testa nel cuscino e senza rendermene conto mi addormentai, ancora in lacrime, sognando il volto del mio Shinichi, che in fondo non ho mai dimenticato. 




Allora, buongiorno a tutti 
ecco qui il terzo capitolo della mia storia 
spero che vi possa piacere e mi scuso se è passata più di una settimana dal precedente, ma mi trovo in montagna e qui la rete va e viene
Scusate ancora, spero che recensirete anche questo capitolo, o che solo lo leggerete, per me l'importante è che l'appreziate
Sono ben accetti consigli in quanto alla scrittura o altro
Ringrazio Shinichi e ran amore per aver recensito e Cam01,martymalikk e vavvina_95love03 per aver messo la storia tra le seguite
Grazie a tutti 
ShinRan4862  
 

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Capitolo 4
*** Pioggia ***


Pioggia
 
 
Pov Sonoko
 
Sto aspettando Ran da circa 10 minuti, ma di lei nemmeno l'ombra. Annoiata, sbuffai, prendendo il cellulare e rileggendo il messaggio per la decima volta, pensando di aver sbagliato orario: 15.30. Sì, avevo letto giusto. Guardai il display del mio telefono: 15.45. Ma che fine ha fatto Ran?!
La aspettai fino alle 16.00, ma, visto che non avevo sue notizie, le scrissi un messaggio:
 
Ohi!! Ma ti sei persa!? E' da mezz'ora che ti aspetto! Comunque devo andare da mia sorella e non ti posso più aspettare. Non disturbarti a venire, ma voglio una spiegazione più che valida entro domani!!
Rispondi presto, Baci                                                                                      
                                                                                                                                                       
                                                                                                Sonoko
 
Inviai il messaggio e mi diressi verso l'uscita del bar, sperando vivamente che non le fosse successo niente di grave.
 
 
Pov Ran
 
Un suono sordo mi ridestò dal sonno in cui ero caduta.
Sbattei qualche volta le palpebre per togliere l'opacità lasciata dal sonno, e sollevai lentamente il capo, sorreggendomi sui gomiti, per guardarmi intorno. Mi ci volle qualche attimo per capire che mi trovavo in camera di Shinichi, ma mi ci volle ben meno tempo per capire un'altra cosa: stava piovendo.
Un lampo, seguito da un boato mi fece saltare giù dal letto, facendomi finire sul pavimento per lo spavento.
Mi avevano sempre spaventato i temporali. Non li sopportavo, e ogni volta che c’erano, io andavo a rifugiarmi da qualcuno: da piccola da mio padre e mia madre, e da più grande, da Shinichi.
Adesso non c’era nessuno con me, e mi sentii tremendamente sola…
Un altro boato mi fece rabbrividire…accidenti, e ora? Che faccio?
Mi avvicinai alla porta della camera di Shinichi e cercai l’interruttore della luce, ma quando lo trovai, qualcosa andò storto…la corrente saltò: un blackout. Ci mancava solo questa! Pensai.
Spaventata a morte per causa dei continui tuoni, mi diressi verso le scale, per raggiungere il piano inferiore, dove avevo lasciato la borsa. La cercai a tentoni sul pavimento, e quando la trovai mi misi a cercare il cellulare.
Lo presi in mano e guardai il display: 20.32; oddio, era così tardi?
Mi maledissi mentalmente per non essere venuta in macchina, quindi cercai il numero di mio padre nella rubrica, sperando che non fosse da qualche parte a far baldoria, cosa molto probabile.
Composi il numero e aspettai che qualcuno dall’altro capo del telefono rispondesse…Tu..Tu..Tu..fece altri cinque squilli e e poi rispose la segreteria telefonica che mi informava che se avessi voluto avrei potuto lasciare un messaggio.
Il solito!, pensai, sarà sicuramente a giocare al Pachinko e a buttare via un sacco di soldi!
Scoraggiata, chiamai l’unica persona che sarebbe passata a prendermi con almeno un ombrello: Conan.
Lo chiamai, e quando mi rispose gli chiesi
“Ciao Conan-kun, sono Ran. Puoi venire a prendermi? Sono senza ombrello, e sta piovendo a dirotto”.
Ci mise un po’ a rispondermi, ma pensai che fosse impegnato, dato che sentivo un chiacchiericcio per nulla indifferente di sottofondo, che, a quanto pare era dato da molte persone. Mi concentrai, per capire di chi si trattasse, e non riconobbi nessuna voce conosciuta: i detective boys, Ai, il Dottor. Agasa… nessuno di loro. Però una cosa la notai: erano solo voci femminili.
Una sensazione di fastidio s’ impadronì di me, quindi senza aspettare che Conan mi rispondesse gli chiesi
“Conan-kun dove sei?”
“In un bar. Ma cosa c’è? Che ti serve Ran-neechan?” chiese con una nota di scocciatura nella voce, che non cercò nemmeno di mascherare in qualche modo.
Mi infastidì molto il suo comportamento, ma cercai di ignorare quel fastidio, e quello che mi provocava il sentire le voci intorno a lui farsi più basse e mormorare frasi che non riuscivo bene a comprendere…solo una sentii molto chiaramente: “Ma chi è quella scocciatrice?!”
Mi stavo infuriando come non mai, e urlai a Conan
“Vieni a casa di Shinichi, ADESSO!!”
Lui, a quanto pare, rimase sorpreso e rispose, con qualche secondo di ritardo
“Tra dieci minuti arrivo aspettami” disse allora, completamente serio rispetto a prima e chiuse la chiamata senza aspettare una mia risposta.
Seccata chiusi anche io la conversazione.
Aspettai l’arrivo di Conan ,e nel frattempo lessi i messaggi che avevo ricevuto:
Due messaggi di Sonoko, uno di Kaito e una chiamata persa, sempre di Kaito.
Lessi i messaggi di Sonoko e le inviai una risposta:
 
Scusami, scusami, scusami, nono volevo darti buca, ma ho avuto un problema improvviso e non sono potuta venire, ma ti spiegherò meglio un altro giorno.
Scusami ancora. Baci 
                                                                                                 Ran
 
Inviai il messaggio e mi sentii una sciocca per aver lasciato Sonoko al bar ad aspettarmi come un’idiota per mezz’ora, ma, almeno questa, era fatta.
La parte difficile veniva ora. Lessi il messaggio di Kaito:
 
Ehi tesoro! Come mai non hai risposto alla telefonata? Non importa, tanto non era di fondamentale importanza, volevo solo dirti che ti amo e che non vedo l’ora di rivederti. Un bacio, a presto.
                                                                                                  Kaito
 
In quel preciso momento mi si posizionò un macigno sullo stomaco: senso di colpa.
Kaito mi amava per davvero, e io? Cosa facevo? Ovviamente andavo a casa di Shinichi e, come facevo dieci anni fa’, mi mettevo a piangere per lui. Dannazione. Proprio non ce la facevo a dimenticarlo…io mi dimentico di dimenticarlo, o forse non ci provo nemmeno.
Il suono del campanello mi distrasse dalle mie elucubrazioni, nelle quali ero completamente immersa.
Mi alzai dal divano dove ero seduta e mi diressi verso la porta d’ingresso. Una volta aperta questa mi ritrovai davanti Conan, che si guardava attorno con uno sguardo malinconico. La cosa mi sorprese, ma non ci diedi peso.
Lo feci entrare, come se fosse casa mia,e ancora prima di aprire bocca lui mi chiese
“Perché sei venuta qui?” con lo sguardo che non si scollava dal mio in alcun modo gli risposi
“Così..” mentendo
Lui se ne accorse subito, per il mio tono di voce poco convinto, ma sorvolò e mi disse
“Non potevi chiamare qualcun altro?! Ero impegnato!” con un  tono di voce piuttosto scocciato che mi diede non poco fastidio, tanto che esplosi.
“Ahh certo, sicuramente eri impegnato con le tue numerose fan, prima al telefono ne ho sentita qualcuna. Quante sono, mh? Dimmi Conan-kun, illuminami, dieci, cinquanta, cento?.”
“Questi non sono affari che ti riguardano.” Mi rispose, gelandomi con lo sguardo.
Mi sentii profondamente ferita, anche perché io non riuscivo a capire assolutamente quale fosse il problema. Perché Conan è diventato così distaccato nei miei confronti…che gli ho fatto?
“…perché?” chiesi, a sguardo basso, senza incrociare il suo, così somigliante a quello di Shinichi.
“Cosa?” mi chiese un po’ più sorpreso rispetto a prima.
“Perché ti comporti così?! Cosa ti ho fatto di male da meritarmi questo trattamento da parte tua?” Alzai lo sguardo lacrimante sul suo e lo vidi perdere un po’ di coraggio, ma non si scompose più di tanto.
Abbassò lo sguardo, ed io mi diressi di corsa fuori da quella Villa, anche se pioveva a dirotto. Dopo nemmeno una frazione di secondo ero già completamente fradicia, ma non me ne curai. Continuai a correre a sguardo basso e fisso sull’asfalto, finché la mia corsa non fu interrotta bruscamente dalla mano di qualcuno che premeva sul mio braccio.
Tentai di dimenarmi, ma sapevo perfettamente che non sarei riuscita a liberarmi, e sapevo chi era anche la persona che mi stava trattenendo, conoscevo bene quella presa.
Conan mi stava tenendo ferma, mentre io mi dimenavo senza riuscire a fare nulla contro di lui, finché fece una cosa che mi stupì: prese anche l’altro mio braccio e mi fece girare completamente verso di lui, per poi abbracciarmi.
Io, presa completamente alla sprovvista, smisi di dimenarmi e mi lasciai abbracciare da Conan. Mi sentii protetta e al sicuro tra le sue braccia, che mi avvolgevano completamente in una presa ben salda, ma senza farmi alcun male. Inoltre ero a stretto contatto con il suo corpo e potevo sentire distintamente il suo petto scolpito da muscoli anche sotto la camicia bianca, che stava diventando trasparente a causa della pioggia…arrossii a quei pensieri, e risposi al suo abbraccio, cercando di non pensarci troppo, più facile a dirsi che a farsi.
Ero immersa nei miei pensieri, ma mi accorsi che Conan mi stava dicendo una frase che mi fece bloccare sul posto
“Ran...ti prego, non ti sposare” disse omettendo il neechan che usava di solito.
Io, a quelle parole, mi staccai dal suo abbraccio per dirgli qualcosa che avesse un senso, ma ancor prima che potessi aprir bocca, Conan me la chiuse con la sua. Io, in un primo momento, mi pietrificai non sapendo bene che fare, ma non mi staccai e percepii Conan farsi strada tra le mie labbra senza trovare alcun ostacolo. Diamine! Il mio cuore stava avendo la meglio sulla mia testa, e ciò non doveva succedere. Ma io non ce la facevo, era più forte di me: le mie labbra non volevano abbandonare quelle di Conan.
Iniziai a rispondere al bacio di Conan quasi senza rendermene conto, e non so per quanto andammo avanti, ma quando ci staccammo per prendere aria, Conan appoggiò la sua fronte sulla mia e puntò i suoi occhi nei miei. Solo in quel momento notai che non portava gli occhiali, e questo lo rendeva ancora più uguale a Shinichi.
“Lo prendo per un sì o per un no?” mi chiese alla fine.
Io non risposi, e una volta staccati, mi diressi con lui verso casa, bagnati fradici per colpa della pioggia, ma tenendoci per mano.
 
 
Buonasera a tutti
Ed ecco i capitolo 4!!!
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito, poi volevo ringraziare    Julie05_SxR, ran1412, Youaremysmile03 e BlackLapis per aver messo la storia tra le preferite.
Ringrazio
Cam01Julie05_SxRmajamartymalikkONLY ME CLIran1412sarocchiaStarmystarvavvina_95love03, _fantasie_ e Youaremysmile03 per aver messo la storia tra le seguite e
ran1412 e sarocchia per averla messa tra le ricordate.
Ringrazio anche i soli lettori e spero che anche questo capitolo possa piacervi.
Alla prossima
ShinRan4862

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Capitolo 5
*** ...Perchè?...Perchè ti amo... ***


...Perchè?...Perchè ti amo...


Mi rigirai nel letto e guardai la sveglia: 3.05. Accidenti! Non riesco a dormire, ma la cosa non mi stupisce. Ho la mente affollata da ogni tipo di dubbi e domande, ma una spicca più di tutte le altre: perchè?
Perchè Conan mi ha baciato? Perchè mi ha chiesto, mi ha pregato di non sposarmi? Perchè io ho risposto al suo bacio? Ma soprattutto: cosa ho provato? Mi è piaciuto?
Sulla prima domanda ho più dubbi che certezze, mentre la seconda ha una risposta sicura più che mai: sì. Mi è piaciuto tanto quel bacio, tanto che non avrei voluto più staccarmi da lui. Dall'altro lato, io non dovrei provare alcun piacere a baciare un altro uomo che non sia Kaito, ma con Conan è diverso...sarà  per l'incredibile somiglianza con Shinichi, o per il rapporto che ho con lui, ma sta di fatto che io questa sera non avrei voluto staccarmi da lui nemmeno un secondo, ma purtroppo non è stato possibile. Avrei voluto parlare con lui, chiarirmi, fargli quelle domamde che ora mi frullano in testa senza ottenere nessuna risposta soddisfacente.
...Non ti sposare...perchè mi avrà detto così? Che lui provi qualcosa per...me? No, impossibile. Però d'altra parte mi ha baciato, e ci deve essere stato un motivo che lo ha spinto a farlo. AAH! Non capisco!
Guardai nuovamente la sveglia: 3.24. Ma il tempo non passa più?
Tentai di dormire per un po', ma quando non dormivo mi perdevo nei miei pensieri e nelle mie domande, alle quali non avrei avuto risposta almeno fino al giorno dopo.
Mi alzai da letto molto presto, circa alle 7.00, dato che non avevo dormito più di tanto. Andai in bagno e mi osservai attentamente allo specchio: ero inguardabile! Avevo due profonde occhiaie, i capelli non potevano essere più scombinati e il mio viso era terribilmente pallido. In poche parole: orribile.
Mi feci una doccia e mi vestii. Dopo di che mi diedi un velo di trucco per nascondere i miei occhi per nulla riposati, e quelle strisce violecee che avevo sotto gli occhi.
Finito il lavoro mi osservai allo specchio e sorrisi; molto meglio, pensai.
Era Martedì, e anche oggi avrei dovuto accompagnare Conan a scuola, ed ero tremendamente in ansia, perchè volevo usare la scusa del viaggio per fargli quelle fatidiche domande che quella notte mi avevano assillata. Mi fermai davanti alla porta della cucina, dove sicuramente Conan era ad aspettarmi per la colazione, e presi un bel respiro, imponendomi calma e fermezza, sprando che non cedessero sul più bello.
Entrai in cucina e lui, non appena mi vide, mi sorrise e i suoi occhi si illuminarono, neanche fossero fluorescenti. M'incantai a osservarlo, e ad osservare il suo sorriso. Dannazione! Non ho ancora detto una parola che già mi inanto a fissarlo? 
Scossi la testa e alzai lo sguardo su di lui, nuovamente, ma con più sicurezza. Dovevo pensare al mio matrimonio con Kaito e a nient'altro.
Senza dire una parola mi diressi a preparare la colazione, ma mentre affettavo il pane, dando le spalle a Conan, qualcosa, o meglio, qualcuno, mi bloccò posizionandosi dietro di me, Conan. Avevo il suo petto a contatto con la mia schiena e sentivo i suoio pettorali anche attraverso la maglia sua e mia. Sentii una sensazione di calore espandersi sulle mie guance e non mi girai per non fargliela notare, anche se penso che lo abbia intuito. 
"C-Cosa fai Conan-kun?" dissi balbettando per l'imbarazzo che mi provocava averlo così vicino dopo quello che era successo la sera prima.
"Non posso abbracciarti Ran?" mi chiese con un finto tono innocente, omettendo il 'neechan' come la sera prima.
"Certo! Sì che puoi, ma ora sto tagliando il pane quin-" non riuscii afinire la frase.
Conan mi aveva fatto girare, senza nemmeno rendermene conto, e mi aveva baciato. Proprio come la sera prima, sotto la pioggia. Mi aveva baciato con la stessa dolcezza, la stessa intensità, la stessa identica bramosità della sera precedente. Per quanto riguarda me? Ovviamente quel bacio mandò chissà dove i miei buoni propositi, e io risposi a quel dolce bacio come se nulla fosse. Gli allacciai le braccia dietro il collo e lui mi cinse la vita con le sue in una salda presa. Quando ci staccammo, lui si allontanò per qualche secondo e sussurrò, per la seconda volta "Ran...non ti sposare...ti prego"
Quelle parole mi scossero la mente: lui mi stava pregando di non sposare Kaito, e io ancora non sapevo perchè avesse fatto quel che aveva fatto, quindi decisi di aspettare, e anche allora, non risposi.
Mi staccai da lui e dissi, senza guardarlo negli occhi e nascondendo i miei sotto la frangia
"Ti accompagno a scuola"
Lo vidi annuire e seguirmi verso la macchina. Il viaggio fu breve e quando arrivammo gli dissi
"Dopo la scuola, vieni subito a casa. Devo parlarti" dissi, seria
"Ok" mi rispose semplicemente
Lo guardai allontanarsi quando non fui più in grado di osservarlo, ingranai la prima e partii.
Passai la mattinata in giro per Tokyo e per i negozi , per svagarmi un po', e per qualche ora ci riuscii. Feci shopping e tornai a casa piena di borse, sacchi e sacchetti. La casa era stranamente silenziosa, in quanto quando entrai non vidi mio padre. I miei dubbi scemarono dopo che vidi un foglietto sulla scrivania dell'ufficio di mio padre, nel quale mi avvisava che sarebbe andato per un paio di giorni fuori città per un caso. Vabbè, avrei avuto di meno da fare...
Poi un dubbio si insinuò repentino nella mia mente, e una certezza subito dopo: avrei passato due giorni e una notte in casa con solo Conan. Arrossii dei miei successivi pensieri, per nulla casti e puri, riguardo il mio fratellino e il suo fisico da urlo. Ok, forse sto impazzendo. 
Il rumore della serratura mi riportò alla realtà, annunciando l'ingresso di Conan in casa
"Ran! Ci sei?" chiese, e io mi feci vedere
"Ciao Conan" ormai lo chiamavoa anche io senza alcun suffisso, dato che lui faceva lo stesso con me 
"Di cosa volevi parlarmi?" chiese, anche se sono certa che sapesse già il motivo della 'chiacchierata'.
"Io volevo sapere...perchè?" chiesi senza staccare lo sguardo dal suo.
"Ahh...quello" disse capendo la mia domanda "beh ecco...perchè..." il mio cuore prese a battere furiosamente"...non posso dirtelo"
Quella risposta mi fece girare i cinque minuti
"Come!? Tu non puoi dirmelo??" 
"Esattamente" rispose tranquillo, tanto che la mia ira aumentò.
"Cioè tu mi baci per due volte, mi chiedi di non sposarmi e non mi degni nemmeno di una minuscola spiegazione!?" 
"Tu non mi sembravi contrariata però" disse facendo piegare le labbra in un ghigno malizioso che mi lasciò spiazzata.
Non passarono più di cinque secondi che già mi trovavo le labbra di Conan premute sulle mie per la terza volta in due giorni. Ormai il mio autocontrollo e la mia mente erano andati a farsi friggere ed io risposi al bacio senza nemmeno rendermene conto. Conan mi prese in braccio e io non smisi un secondo di baciarlo. Mi depositò su una superficie morbida, che scoprii essere il mio letto e sorrisi, sorrisi di cuore di trovarmi con Conan. Lui cominciò a baciarmi il mento, per poi passare al collo e alle spalle, lasciate scoperte dalla maglietta che stavo indossando, di cui lui si liberò subito dopo. Mi slacciò il reggiseno e io mi ritrovai ad arrossire, distogliendo lo sguardo.
Lui mi prese il mento con le mani e mi fece puntare gli occhi nei suoi prima di darmi un dolce bacio a fior di labbra e sussurrarmi "sei bellissima" in un soffio, sulle labbra. Mi baciò il seno e il ventre, per poi sfilarmi la gonna. A quel punto anche io gli tolsi la maglietta, facendo aderire i nostri corpi, e gli baciai il petto e gli addominali. Poi gli tolsi i jeans che indossava e lasciai che continuasse il lavoro interrotto prima.
Poco dopo Conan mi tolse gli slip e lui i suoi boxer, facendoci diventare così una sola anima e un solo corpo. In quegli istanti provai delle sensazioni indescrivibili; non era la prima volta che facevo l'amore, ma con Conan avevo provato tutte le emozioni migliori che potessi elencare. Mi sentii completa, come quando ancora Shinichi non era scomparso e io vivevo una vita fantastica, anche se non la migliore che si potesse desiderare. Da quando Shinichi era scomparso, solo con Conan riuscivo a sentirmi, in parte, come una volta. Ma quella sera tutto fu diverso. Mi sentii completa, ma al 100%.
Quando finimmo, stanchi e sudati, Conan si sdraiò e mi fece appoggiare al suo petto, e poco prima di addormentarmi mi disse 
"Perchè ti amo"
Gli sorrisi, e dopo una breve pausa lo baciai e gli dissi "Anche io ti amo".
In quel momento mi sentii la persona più felice di questo mondo.




Eccomi di nuovo qua!!
Finalmente il capitolo 5 è arrivato e spero che vi piaccia, lo spero con tutto il cuore.
Ringrazio chi ha recensito 
Ringrazio chi ha messo lastoria tra le preferite/seguite/ricordate
Vi ringrazio per il supporto che mi state dando con le vostre recensioni, spero di non deludervi.
Grazie anche a chi legge solamente
Grazie mille a tutti
Alla prossima
ShinRan4862 

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Capitolo 6
*** La verità è sempre una sola! ***


La verità è sempre una sola!
 
Una luce molto fastidiosa mi colpì in pieno volto facendomi lamentare.
Lentamente aprii gli occhi, per evitare di essere accecata dal fascio luminoso e mi voltai verso lo scomodo cuscino sul quale era appoggiata la mia testa e m i resi conto che non era propriamente un cuscino, ma era...Shinichi?!
Spalancai le palpebre, ormai completamente sveglia, e mi stropicciai le palpebre, incredula, e mi resi conto che non era Shinichi, ma Conan.
Mi soffermai sul mio pensiero: perché gli avevo scambiati?
 
Forse perchè sono uguali? Disse la mia mente, ma un dubbio mi si insinuò nella testa, come un fastidioso ronzio.
 
Lo osservai e mi resi finalmente conto di quanto gli somigliasse: Accidenti, era la sua copia!
Stava ancora dormendo e non dava segni di vita, se non per il petto nudo che si alzava e abbassava…un attimo…Nudo!?
Abbassai lo sguardo e notai che nemmeno io avevo addosso niente. Arrossii e d’impulso mi coprii con il lenzuolo.
L’imbarazzo scemò quasi subito, quando compresi cosa era successo e i ricordi della notte precedente m’invasero la mente…
Ricordavo le sue labbra sul mio corpo e la mia bocca sulla sua. A quel pensiero mi sfiorai le labbra con l’indice e il medio della mia mano sinistra.
Mi ero sentita a casa, anche se non ne capivo il motivo preciso.
Spostai lo sguardo su Conan e rividi nuovamente Shinichi. Senza pensarci gli diedi un leggero bacio sulle labbra, ma lui non se ne accorse, perchè continuò a dormire. Mi allontanai dal suo volto di qualche centimetro, ma stavolta rividi Conan e quasi mi spaventai: che fine aveva fatto Shinichi?
Mi allontanai…non ero stata sincera. Quel ‘Ti amo’, la sera prima, non era per lui, ma per Shinichi.
Cosa avevo fatto!
Avevo rovinato la mia amicizia con Conan, e il mio matrimonio con Kaito in modo irreparabile. Silenziose lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi.
Cosa ho fatto!
Mi rivestii in tutta fretta e, tentando di non svegliare Conan, mi diressi verso la palestra del Liceo: quel giorno avevo la lezione di Karate.
 
Mi trovavo al centro della palestra, completamente vuota.
Ero arrivata con un’ora di anticipo, quindi decisi di cominciare il riscaldamento. Mi ero messa la divisa con la mia immancabile cintura nera e mi legai i lunghi capelli in una coda alta.
Cominciai a tirare calci e pugni al vento, come se avessi avuto di fronte un avversario reale.
Nel mentre mi persi nei miei pensieri.
Mi sentivo tremendamente in colpa verso Kaito e Conan.
Io amavo ancora Shinichi e con il mio comportamento li avevo illusi entrambi. Ma non mi limitai a questo, pensai anche allo strano atteggiamento che il mio “fratellino”, se posso chiamarlo ancora così, aveva assunto nei miei confronti negli ultimi giorni: anche lui ha detto di amarmi, ma io non capisco come sia possibile.
Perché deve capitarmi tutto questo!?
Non mi accorsi che mi ero fermata, ma per colpa di qualcuno.
Mi voltai e incrociai due occhi blu tutt’altro che tranquilli.
“Perché te ne sei andata via così?” Mi chiese Conan lasciando la presa sul mio braccio.
Distolsi lo sguardo e cominciai a tirar calci in aria. Mi veniva da piangere.
“Perché sarei dovuta restare?”chiesi, seria, senza guardarlo negli occhi, per non fargli vedere i miei, lucidi per via delle lacrime.
“Tipo per darmi qualche risposta?!” Disse alzando la voce, spazientito, e facendola risuonare in tutta la palestra, desolatamente vuota.
“Ora si sente anche in dovere di reclamare altro Vostra Altezza?” chiesi, con fare ironico, infastidita dal suo atteggiamento così da ‘comandino’, senza pensare alle conseguenze, ma soprattutto per nascondere la mia voce che si stava pian piano incrinando.
“Si, le Vostre labbra mia Regina” disse per poi avvicinare il mio viso al suo per darmi un bacio, a cui io, stavolta, non risposi.
Ero tormentata dal senso di colpa che mi stava divorando da quella mattina: oltre al fatto che io mi sarei dovuta sposare, avevo tradito il mio futuro marito con il mio ‘simpaticissimo’ fratellino e stavo anche imbrogliando entrambi…
Io non amavo né Kaito né  Conan, ma solo Lui, Shinichi.
“Che c’è che non va, Ran?” mi chiese Conan, dopo essersi staccato, con fare apprensivo.
Solo in quel momento mi accorsi di star piangendo
“I-Io n-non riesco…non riesco a-a di-dimenticarlo…” dissi, balbettando
“Chi?” Mi chiese sfiorandomi la guancia con la mano, con una dolcezza infinita.
Ebbi un fremito a quel tocco, che mi fece ricordare una sensazione che avevo provato la notte precedente
Le sue labbra sul mio corpo…le mie sulle sue…
Alzai lo sguardo su di lui trovandomi nuovamente davanti Shinichi.
Sapevo che non era lui e quindi mi abbandonai ad un pianto disperato…
“Ran, che succede?” chiese, allarmato quando mi accasciai sul pavimento, scossa da singhiozzi sempre più forti.
“Per-perché non s-sei lui…” sussurrai “Perché non sei Shinichi?”
Lo sentii irrigidirsi e dissi “Mi sembra di impazzire”
Lui mi abbracciò e mi tenne stretta fino a quando non mi calmai,e mi addormentai, tra le sue braccia.
 
Aprii pian piano gli occhi e sbadigliai sonoramente, dopodichè mi guardai attorno per capire dove mi trovassi e mi resi conto di essere sul mio letto.
Guardai la sveglia: le 14.07, avevo perso tutta la mattina a dormire, ma come ci ero arrivata in camera mia?
Mi alzai e mi diressi in cucina dove trovai Conan che mi chiese
“Stai meglio Ran?” con fare premuroso
“Sì, un po’ “ risposi
“Cosa volevi dirmi prima, in palestra?” mi chiese, curioso
“Scusa, ma come sono arrivata qui?” gli domandai, slittando subito sull’argomento, ma lui, ovviamente se ne accorse e disse
“Ti ci ho portato con la tua auto ma adesso rispondi alla mia domanda”
Stavo cercando disperatamente un appiglio per cambiare discorso, perché se da un lato volevo vuotare il sacco, dall’altro avevo l’immensa paura di perdere anche Conan. Aspetta…con la mia auto!?
“Vuoi dirmi che tu hai guidato fino a qui dalla scuola con la mia macchina e senza patente!?” urlai
Lui sorrise e rispose “Sì” tutto contento, quasi fiero di se stesso.
Io mi avvicinai e gli dissi “Non ti azzardare mai più a toccare la mia auto!” con il dito indice alzato davanti al viso.
“Allora vuoi dirmi quello che stavi blaterando in palestra? O devo usare le maniere forti?” disse avvicinandosi a me pericolosamente e con un ghigno divertito stampato in volto.
Io tentai di allontanarmi, ma tornai al punto di partenza, in camera mia sdraiata sul letto con lui a bloccarmi qualunque via di fuga.
Lui mi ripeté la domanda e visto che io non accennavo a rispondere cominciò a farmi il solletico. Dopo pochi secondi ero già piegata a metà a causa delle risate e mi arresi prima di stare male a furia di ridere.
Mi misi seduta sul bordo del letto con lui accanto e gli dissi
“Se ora io ti dico una cosa molto importante tu mi prometti di non abbandonarmi?”
Lui mi guardò un po’ sorpreso, ma annuì e disse “Promesso”
“Io non riesco a dimenticare Shinichi” gli dissi
Lo guardai e deglutii a fatica, mentre lui mi chiese
“Lui cosa centra?” disse e io non notai alcuna nota di rancore o gelosia nel suo sguardo, solo malinconia
“Io lo amo ancora e non voglio prendere in giro né te né Kaito” dissi in tutta sincerità.
Lui mi guardò, sollevato e si avvicinò facendomi avvampare e disse
“Per Kaito non so se ti creerà problemi, ma per me non fa alcuna differenza”
Quel ronzio che era nella mia mente si riaccese come una lampadina e mi fece venire un’idea che mi pareva assurda, perciò gli chiesi
“Che vuoi dire?”
Lui si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio
“Non mi dai il regalo di bentornato, Ran?”
Con quelle semplici e poche parole compresi quello che per anni non avevo voluto vedere: Conan era Shinichi e questa era l’unica cosa importante, l’unica verità.   
 
 
 
 
Ciao a tutti!!
Eccomi di nuovo qua con il capitolo successivo
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito
Ringrazio quelli che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate
Spero che questo capitolo possa piacervi
Infine un grazie a chi legge soltanto
Alla prossima
Un bacio
ShinRan4862

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Capitolo 7
*** Di cosa hai paura, Shinichi? ***


Di cosa hai paura, Shinichi?
 
Sono. Rimasta. Paralizzata.
In quel momento non seppi assolutamente cosa fare.
Chiusi gli occhi e mi si pararono davanti tre opzioni:
  1. Prenderlo a schiaffi come solo una professionista sa fare
  2. Buttarmi tra le sue braccia in lacrime come ho sempre fatto
L’ultima, che mi sembrò la più sensata, invece fu chiedere “perché” per sapere la verità.
“Ran?” Mi sentii chiamare
Riaprii gli occhi. Ero ancora seduta sul bordo del letto mentre Conan, anzi, Shinichi, mi osservava dalla sedia girevole che era davanti alla mia scrivania.
Non gli risposi e lo osservai.
Più lo guardavo e più mi chiedevo come avessi fatto a non accorgermi di quella verità che mi stava davanti agli occhi da più di dieci, lunghi anni.
Come?
Ero troppo confusa per prendere una qualunque decisone.
Mi imposi calma, dovevo ragionare con lucidità.
Presi un lungo respiro e chiesi
“Spiegami; tu sei rimasto qui, non te ne sei mai andato e non mi hai mai detto niente fino ad oggi?” dissi, stupendo me stessa della mia reazione e del mio tono di voce freddo e sicuro
“Sì” rispose lui, convinto, ma nei suoi occhi scorsi una nota di puro terrore, che mi incuriosì e mi lasciò interdetta per qualche secondo.
“Cosa vuoi sapere?” mi chiese, ma il suo sguardo non accenna a cambiare, sembra che ci sia qualcosa che lo spaventi…
Cosa ti succede, Shinichi?
“Tutto” dissi, puntando i miei occhi nei suoi
“Sicura?” mi chiese, quasi impaurito da una mia risposta affermativa
Rimasi sorpresa del suo comportamento, ma non mi scomposi, e gli dissi, pacata, quella domanda che mi premeva da quando avevo incontrato il suo terrorizzato sguardo blu
Di cosa hai paura, Shinichi ?
Lui mi scrutò, sorpreso della domanda diretta e improvvisa e si mosse sulla sedia, cambiando posizione, chiaro segno di quanto fosse agitato.
Alzò lo sguardo su di me e disse
“Shinichi Kudo non ha paura di nulla” tentando di mantenere lo sguardo più spavaldo e orgoglioso che mai, fallendo miseramente.
Mi addolcii un po’, e premurosa gli dissi
“Stai mentendo” affermai, alzandomi dal letto e avvicinandomi a lui.
Misi le mani sulle sue spalle e lo feci alzare, dopodichè lo abbracciai, stringendolo più forte che potevo, con le mie braccia esili.
Lo sentii irrigidirsi, prima di rispondere al mio abbraccio con altrettanto trasporto, stringendomi in una stretta protettiva, avvolgendomi completamente con le sue braccia.
Fu strano.
Avrei dovuto provare risentimento? Rancore? Avrei dovuto essere arrabbiata?
Non saprei!
Avevo una sensazione di fastidio in gola che in quel momento non sapevo definire, ma stavolta non era affatto gelosia, ne ero certa!
Mi staccai un poco da lui per guardarlo in volto e gli richiesi
“Di cosa hai paura?” dissi, sfiorandogli la guancia con la mano.
Lo vidi chiudere gli occhi, e una volta riaperti mi osservò, incerto.
Era ancora titubante. Spostò lo sguardo alla mia sinistra, osservando nulla in particolare.
Uff! Perché non risponde?!
Mi staccai completamente da lui e rivoltai la situazione a suo sfavore
“Se non mi dici immediatamente cosa ti spaventa non ti darò nemmeno l’opportunità di spiegare, intesi?” affermai, muovendo il dito indice di fronte al mio viso.
Lo vidi sussultare e spostò gli occhi su di me. Una volta incatenati i nostri sguardi gli dissi
“Quindi parla!” gli ordinai, questa volta
“Siediti” mi disse, con gli occhi abbassati, indicandomi il letto alle mie spalle.
Sbuffai e mi diressi a sedermi dove mi era stato indicato, mentre lui si andava a posizionare nuovamente sulla sedia girevole della mia scrivania.
Ricompose il contatto visivo con me e mi disse
“Prima ti spiegherò tutto, poi risponderò alla tua domanda”
Stavo per ribattere, contrariata, ma lui mi fermò prima che potessi dire qualsiasi cosa
“Ti prego Ran…se non lo faccio ora non ne avrò mai più il coraggio e mi sentirò per sempre in colpa per non averti rivelato la verità…ti prego” disse, guardandomi negli occhi, quasi sofferente.
Chiusi la bocca e mi imposi assoluto silenzio, almeno finché lui non mi avesse chiesto di parlare.
“Ti ricordi quella sera quando andammo al Tropical Land?” mi chiese, ed io iniziai a vagare con i ricordi a dieci anni prima, fino a quella fatidica sera.
Le sensazioni mi assalirono come se le stessi provando in quel momento: in un attimo mi ritrovai ringiovanita di dieci anni con indosso una maglia blu pesante e un giubbotto azzurro cielo con la pelliccia, mentre avevo dei pantaloncini troppo corti per quella stagione e le mie immancabili converse azzurre. Ricordavo un uomo vestito di nero che correva e subito dopo, Shinichi, lo aveva seguito non facendo più ritorno, se non settimane dopo.
“Si” risposi, tornando alla realtà. Quel giorno avrei voluto dimenticarlo.
“Ecco, dopo che…” cominciò a raccontare.
 
 
 
Il tempo passava e Shinichi proseguiva con il suo racconto, mentre io lo ascoltavo con un’attenzione insolita, per non perdere qualche passaggio fondamentale.
Mi raccontò di tutto e di più, cose che nemmeno avrei potuto immaginarmi: l’Organizzazione, l’APTX4869, Shiho Miyano diventata Ai Haibara, l’FBI, la CIA e lo scontro con il Boss, anni prima.
“…e grazie a noi oggi quei delinquenti sono tutti dietro le sbarre!” affermò, sfoderando il primo sorriso dall’inizio del racconto.
Io, invece, mi sentii pugnalata.
Dieci anni.
Dieci anni e lui non mi aveva rivelato la verità. Mi aveva tenuta all’oscuro di tutto e non me ne aveva mai parlato. Per dieci lunghi, lunghissimi anni.
“Quindi tu hai sconfitto l’Organizzazione dieci anni fa’?”chiesi, abbassando lo sguardo e nascondendolo dietro la frangia.
Lui, intuendo quello che volevo dire mi si avvicinò e disse
“Ran…” ma non lo lasciai terminare.
“Perché?! Perché mi hai mentito?!” chiesi, definendo quella sensazione che avevo avvertito prima come “Delusione”.
Ero delusa da lui, dal suo comportamento.
Il mio amico d’infanzia, l’unico di cui mi sia sempre fidata ciecamente, era l’unico che mi aveva mentito, dicendomi bugie su bugie per più di dieci anni.
Non aveva avuto il coraggio per dire la verità e non si era fidato a sufficienza di me al punto di svelarmi la sua vera identità. Era stato un codardo!
“Ran, io l’ho fatto solo per proteggerti!” disse, alzando il tono di voce.
Rimasi spiazzata da quella risposta, ma non fiatai, e lui proseguì.
“Se ti avessi detto la verità saresti stata in pericolo, e se ti fosse successo qualcosa io non me lo sarei mai perdonato…” disse mentre la sua voce si affievoliva sempre di più.
La mia sorpresa aumentava sempre di più.
Avrei immaginato qualsiasi motivo, ma mai uno simile.
io non me lo sarei mai perdonato…
Lo aveva fatto per proteggermi e io lo avevo giudicato senza conoscere la verità al completo, altro che codardo!
Però avevo ancora una perplessità, perché, se aveva sconfitto l’Organizzazione, non era tornato grande?
“M-Ma allora perché non mi hai detto la verità? Perché non sei tornato grande? P-perché non sei tornato…da me?” dissi, iniziando a piangere.
Lui si avvicinò e mi abbracciò nuovamente, sussurrandomi poi all’orecchio
“Ran…” cominciò “…te lo dissi dieci anni fa” disse staccandosi e incatenando il suo sguardo determinato e malinconico con il mio “Io non posso, ne potrò mai tornare ad essere Shinichi Kudo”.
Spalancai bocca e occhi, coprendomeli poi con le mani, mentre rincominciai a singhiozzare.
Non ci potevo credere: Shinichi Kudo, l’amore della mia vita, scomparso dieci anni prima per far spazio al mio finto fratellino Conan Edogawa non sarebbe più tornato. Anche se dieci anni prima me lo aveva detto io non avevo perso la speranza, un giorno, di rivederlo e quel giorno la mia speranza si era riaccesa e subito dopo frantumata in mille pezzi, sotto i miei occhi.
…Lui non tornerà…
…Non tornerà…
…Tornerà…Mai più…
…MAI PIÙ!
Non ci potevo credere. Non ci volevo credere!
Tolsi le mani dagli occhi, aggrappandomi al minimo spiraglio di luce, ma vidi solo buio.
“M-Ma perché? L’Organizzazione ora è stata sconfitta, quindi m-magari noi p-“ non riuscii a proseguire
“No, Ran” disse lui, interrompendomi
Buio. Sono buio incontrastato che non riesco a placare in alcun modo, che non posso placare in nessun modo.
“Ma p-perché!?” chiesi ancora
“Perché ormai il mio corpo ha prodotto degli anticorpi che contrastano l’antidoto, anche quello definitivo…” disse, in un sussurro.
Lì, in quel momento, il mio mondo si sgretolò in mille pezzi.
“No…” dissi in un soffio, spostando il mio sguardo su di lui che pareva piuttosto triste, ma soprattutto distrutto.
Senza nemmeno rendermene conto il mio corpo si avvicinò al suo e lo abbracciai nuovamente.
Lo strinsi a me, inspirando il suo profumo e chiudendo gli occhi, sperando che fosse solo un incubo, anche se sapevo che non era così…
“Prima…” lo sentii parlare, con voce appena udibile, in un sussurro.
“Mi hai chiesto di cosa avessi paura” continuò, facendo una risata amara
“Ecco, io avevo paura di svelarti la verità” disse, mentre io sentii qualcosa di umido posarsi sulla mia spalla
“Non potevo sopportare che una volta scoperta, tu avresti potuto cacciarmi, ed io ti avrei perso definitivamente, sia da Conan che da Shinichi”
Lo strinsi più forte a me e la sensazione di umido sulla mia spalla si intensificò.
Shinichi, il mio Shinichi, stava piangendo silenziosamente.
Fui sorpresa, magari in passato lo avrei preso in giro per questa sua reazione, e avremmo iniziato uno dei nostri soliti battibecchi, ma mi resi pienamente conto che quella non era ne la situazione, ne il momento adatto per fare una cosa del genere. Capii perfettamente che in quel momento lui aveva bisogno di me, come io avevo avuto,in passato, bisogno di lui.
Lo staccai da me, gli feci alzare la testa e gli asciugai le lacrime con i pollici, per poi sorridergli con dolcezza, cercando di tirarlo su di morale.
Mi sorrise anche lui, riconoscente, per poi avvicinarsi e darmi un bacio.
Un bacio lungo, pieno di affetto e amore nei miei confronti.
Ma le lacrime che Shinichi aveva versato poco prima erano la dimostrazione di tutte quelle emozioni che aveva provato e mai esternato in quei dieci lunghi anni.
Nei suoi profondi occhi blu avevo potuto leggere anche i pensieri più nascosti, come la frustrazione che aveva provato in tutto quel tempo.
Shinichi aveva affrontato le sfide peggiori che una vita può infliggere;
aveva dovuto vivere in un corpo non suo, una vita non sua, stare lontano dagli amici e dalle persone che gli volevano bene, aveva dovuto nascondersi,  sentendosi in colpa per il dolore che mi faceva provare con la sua assenza, nonostante fosse sempre con me e posso solo immaginare la sua tristezza quando mi aveva vista innamorarmi, se così si può dire, di Kaito e quello che deve aver provato il mese prima, quando annunciai le mie imminenti nozze.
Approfondì il nostro bacio e lui, ovviamente, non si oppose in alcun modo, lasciandomi fare.
In quel momento nessun tipo di pensiero affollava la mia mente, se non la figura di Shinichi, ma sapevo perfettamente che il giorno seguente non sarei stata altrettanto bene e il nome di Kaito non me lo avrebbe tolto dalla testa nessuno, perché il senso di colpa c’era e sarebbe rimasto.
Non sarei stata in grado di prendere decisioni da sola su una cosa come il mio futuro, avevo bisogno di un consiglio da parte di qualcuno esterno ai fatti: il giorno seguente avrei dovuto parlare con Sonoko, ma in quel momento nulla mi pareva più importante della persona che stavo baciando.
 
 
 
 
Ci si rivede!
Ecco il fantomatico capitolo 7!
Vi prego di scusarmi se sono in ritardo, ma ho iniziato la scuola giovedì scorso, in contemporanea con i miei allenamenti di pallavolo, e ho avuto un sacco di cose da fare.
Tornando al capitolo…cosa ne pensate?
Spero possa piacervi, fatemelo sapere. Ci conto!
Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e a chi legge solamente!
Grazie mille!!
Scusate mi ancora per il ritardo
Alla prossima
Con affetto
ShinRan4862 

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Capitolo 8
*** Esseri Umani ***


Esseri Umani
 
 
Guardai la sveglia sulla mia scrivania e mi resi conto che tra il racconto di Shinichi e tutto il resto si era già fatto tardo pomeriggio; erano le 17.33.
Diedi un veloce bacio sulle labbra a Shinichi e gli sorrisi, e dopo averlo salutato andai in cucina, a cercare il mio cellulare, mentre lui si diresse in camera sua per prepararsi all'allenamento di calcio serale, che svolgere tre volte a settimana.
Presi il mio cellulare e chiamai Sonoko:
"...Pronto?" Sentii dall'altro capo del telefono dopo un paio di squilli
"Ciao Sonoko! Sono Ran " dissi,  salutandola
"Halleluja Ran! Ci voleva tanto a farti sentire ieri?" Disse, con un tono da finta scocciata, piuttosto ironico
"Oh, ehm, sì...scusami..."dissi, un po’ imbarazzata
"Vabbe lasciamo perdere! Perché mi hai telefonato?" Disse, curiosa
"Ecco volevo chiederti se potevamo vederci" dissi
"Oh Ran, ma io non ho alcun problema, basta che non mi dai buca un'altra volta" disse con tono offeso, ma piuttosto divertita
"No, puoi  starne  certa!" dissi "Devo parlarti di una questione urgente, ma piuttosto importante"
"D'accordo! Quando vuoi?" mi chiese
"Domani mattina alle 9:30 alla fontana del parco Beika?"suggerii io
"Può andare!"esclamò
"Allora a domani, ciao Sonoko" dissi
"Ciao Ran, a domani" disse lei per poi chiudere la conversazione.
Sospirai. Non sarebbe stato facile spiegare a Sonoko tutta la faccenda.
"Chi hai chiamato?" chiese uno Shinichi in divisa di calcio
"Sonoko" risposi "Domani la incontrerò al parco per una chiacchierata" dissi
"Ok" mi rispose "Allora io vado" ?disse per poi scoccarmi un bacio sulla guancia ed uscire dalla porta, diretto al campo della scuola.
Io sentii un brivido al suo tocco e dopo che lui fu uscito mi sfiorai il punto dove avevano fatto contatto le sue labbra, chiusi gli occhi e  sorrisi
"Buon allenamento Shinichi" sussurrai, anche se lui non poteva più sentirmi.
Quella sera andai a letto piuttosto agitata e sperai vivamente che Sonoko, il giorno successivo, sarebbe stata clemente e mi avrebbe ascoltata, per poi darmi una mano.
 
 
 
Un rumore insistente e fastidioso mi obbligò ad aprire gli occhi, ma non feci in tempo a pensare a cosa fosse che già l'avevo capito. Tastai il mio comodino con una mano, ancora assonnata, cercando quel oggetto infernale chiamato sveglia. Trovai il tasto, e lo pigiai mettendo fine a tutto quel trambusto.
Mi stropicciai gli occhi e osservai lo schermo della radio, erano le 8.00. OK, ero in orario. Mi misi a sedere e incrociai le gambe, sospirando; ero agitata, anche se non volevo darlo a vedere. Mi alzai e mi diressi in cucina, dove trovai un bigliettino: era di Shinichi. Mi venne spontaneo sorridere e iniziai a leggere:
 
Buon giorno Ran! Ho pensato di farti un dolce regalo per un miglior risveglio, e prima che tu possa vederlo e prendermi in giro, però sappi che ci ho messo tutto il mio impegno e la mia buona volontà, ci ho provato a fare qualcosa di decente, e spero che tu possa apprezzarlo
Ti Amo
Lo Sherlock Holmes del terzo millennio, Shinichi Kudo ;)
 
Arrossii nel leggere quel "Ti Amo", e sentii il mio cuore stracolmo di felicità.
Sul foglio c'era anche disegnata una freccia che indicava un vassoio sul tavolo da lavoro, che mi sembrò un po' più in disordine di come lo avevo lasciato la sera precedente, quando avevo lavato i piatti.
Mi avvicinai e vidi che Shin aveva preparato un a colazione occidentale in piena regola (o almeno ci aveva provato): Cappuccino, biscotti e brioche. Non avevano un bel aspetto, ma apprezzai il gesto, e mi stupii del fatto che Shin non avesse dato fuoco alla cucina. Ahaha!
Iniziai a mangiare, e mi resi conto che non era poi così male...diciamo, mmh? Commestibile? No, dai, a differenza dell'aspetto erano davvero (quasi) buoni.
Dopo aver fatto colazione chiamai mio padre, non lo sentivo da due giorni, e con tutto quello che era successo mi ero dimenticata di chiedergli qualcosa riguardo al caso, o semplicemente per sentire come stava.
 "Pronto?" sentii risponde dall'altra parte
"Papà! Ciao, volevo sapere oggi quando torni"        
"Tornerò questo pomeriggio" mi rispose, non molto attento alla conversazione, e la cosa mi insospettii
"Papà dove sei?" Chiesi, assottigliando gli occhi
"Oh, beh Ran dove vuoi che sia?.. . sto tornando ok?" Disse
"Ora devo andare, ciao" tentando di mettere fine alla conversazione, ma io sentii un "Dai Kogoro muoviti o perderai un'altra volta!" da una voce che non mi parve per niente sobria.
Stavo quasi per sgridarlo, come al mio solito, ma non feci in tempo ad aprire bocca che papà mi chiuse il telefono in faccia, lasciandomi sbigottita.
Il solito! pensai, ma non mi era mai capitato di vedere mio padre alticcio alle 8:30 del mattino...
Accidenti! Ma non ci pensava alla sua salute?! Sospirai, e chiusi anche io la telefonata. Non sarebbe mai cambiato.
Mi feci una doccia e mi vestii: mi misi una maglia a maniche lunghe e un leggero golf azzurro, mentre optai poi per un semplice paio di leggins neri e delle comode scarpe da ginnastica
Mi incamminai verso il parco di Beika, ma presi la strada più lunga, tanto ero in anticipo. Feci una breve passeggiata per il parco e mi avviai verso la fontana, ma senza vedere Sonoko.
Guardai l'ora sul display del cellulare: ore 9:30.
Feci giusto in tempo a leggerlo che la squillante voce di Sonoko mi giunse alle orecchie
"Ran!" mi urlò ed io alzai gli occhi dal cellulare per ricambiare il suo saluto
"Ciao Sonoko, puntuale come un orologio svizzero!" dissi scherzosamente, mentre lei si fermò a pochi passi da me e mi disse, incrociando le braccia al petto
"Beh, Ran non sono io quella che fa aspettare le persone per più di mezz'ora" esclamò con finta aria di rimprovero per poi guardarmi e mettersi a ridere del mio imbarazzo
Mi misi seduta a gambe incrociate sul bordo della fontana e lei mi imitò. Restammo per qualche minuto in silenzio, accompagnate dal venticello fresco e dal rumore della fontana alle nostre spalle.
Nel pomeriggio quel parco era piuttosto affollato, a causa delle orde di bambini e ragazzi che vi si dirigevano, però visto che erano praticamente le 10 del mattino, i ragazzi erano a scuola, e nel parco c'era davvero pochissima gente. Mi godetti quella pace, che mi calmò, ma come si suol dire quella era solo la quiete prima della tempesta, che difatti sarebbe scoppiata di li a poco, infatti...
"Allora?!" irruppe Sonoko, spezzando quella bellissima atmosfera creatasi qualche minuto prima "Perché l'altro giorno non sei venuta all'appuntamento?" mi chiese, curiosa.
Eccola, la domanda che tanto temevo era arrivata e si era schiantata nelle mie orecchie come una bomba sganciata da un aeroplano esplode al suolo, non appena fa contatto con esso.
Distolsi lo sguardo dal suo, osservando qualcosa di imprecisato davanti a me, tentando di stare calma e avere un tono di voce regolare
"Sono andata a casa di Shinichi" dissi, alzando le braccia al cielo per stiracchiarmi e soprattutto per cambiare posizione, mi sentivo troppo agitata.
"C-Cosa?"sentii lo sguardo sbalordito di Sonoko addosso, ma non mi girai, rimanendo a fissare gli alberi del parco che mi si paravano davanti; le foglie erano ingiallite, e alcune già erano cadute, creando uno scenario davvero fantastico
"Hai capito benissimo Sonoko, io sono andata a casa di Shinichi", affermai, spostando lo sguardo al cielo: era davvero una bella giornata.
Il cielo di un azzurro quasi surreale e il sole che con la sua luce pallida di inizio Settembre riusciva a riscaldarmi con gli ultimi giorni di caldo estivi, il che mi faceva sentire più sicura, come se quel calore portasse buon auspicio.
“Ah…Ok ma come mai?” mi chiese, prima imbarazzata, poi incuriosita
“Non lo so…” risposi, quasi assente, voltandomi in a guardare i suoi occhi azzurro-verdi, quando mi resi conto che veramente non sapevo il motivo di quel che avevo fatto. Avevo usato la scusa del vedere com’era la casa dopo dieci anni senza essere pulita, ma, appunto,era una banalissima scusa che io stessa avevo usato per convincermi ad entrare. Sapevo però perfettamente che non era stato quello il vero motivo, e tutt’ora non ero in grado di spiegare il perché della mia azione…ci ero entrata e basta, come attirata da qualcosa, o forse era solo destino.
Lessi davvero molto stupore nel suo sguardo, ma poi mi chiese, diventando seria come mai l’avevo vista negli ultimi anni
“Cos’è successo, Ran?”
Lo ha fatto di nuovo! Ma come fa? Come ha capito che era successo qualcosa? Mi sa che non lo scoprirò mai…
“Io l’ho…rincontrato…” –anzi, ritrovato!- avrei dovuto dirle, ma mi limitai a pensarlo.
“E?” mi incitò lei a continuare.
In quel momento mi assalì tutta l’ansia che avevo provato a nascondere durante la conversazione, e mi si fermò all’altezza della gola, fino a formare un nodo che stentava a sciogliersi, impedendomi di parlare. Chiusi gli occhi, per calmarmi e presi un respiro profondo; in fondo Sonoko era la mia migliore amica, e di sicuro, che fosse stata d’accordo o meno mi avrebbe aiutata, o almeno questo era quello che speravo accadesse: in quel momento, avevo paura dei suoi occhi, seri e indagatori, che sembravano dovermi giudicare da un momento all’altro.
“Ci sono andata a letto” affermai, sempre con gli occhi chiusi, spaventata dalla reazione che avrebbe potuto avere, infatti:
“COSA!?” urlò, facendomi sobbalzare e attirando l’attenzione delle poche persone presenti nel parco, le quali si voltarono verso di noi, fissandoci
“Te lo devo ripetere?” chiesi, ironicamente, per smorzare l’aria tesa che aleggiava tra di noi, mentre lei aveva una faccia scandalizzata
Mi prese per le spalle, scuotendomi per attirare la mia attenzione su di sé
“Ran! Smettila di scherzare! Questa è una cosa seria!” disse con tono di rimprovero, severamente.
Mi vennero le lacrime agli occhi a sentirmi la verità arrivarmi alle orecchie come uno schiaffo in pieno volto, ma le sue parole mi diedero un non so che di fastidio che mi fece dire
“Cosa credi che non lo sappia? È Sonoko? C’è in ballo il mio futuro qui, pensi che non me ne importi niente di quello che succederà?! Credi che non sappia che a causa di quel che è successo il mio matrimonio salterà di sicuro e Kaito mi odierà a morte per averlo illuso in quel modo!?” dissi, rendendomi finalmente conto di quello che sarebbe successo a causa di quello che era accaduto
“Pensi che non me ne importi?...” sussurrai, alzandomi per calmarmi e volgendo gli occhi al cielo per evitare di far uscire le lacrime che premevano agli angoli degli occhi, impresa piuttosto ardua per me, che infatti fallì.
Mi accovacciai affianco ad un albero e appoggiai le ginocchia al petto, per poi appoggiarci sopra la testa, nascondendomi gli occhi.
Di nuovo quel buio incontrastato mi assalì, e io mi sentii sola ed incredibilmente stupida: avevo tradito il mio fidanzato per il mio unico amore e ora non sapevo che fare, ed una domanda mi affiorò nella mente, veloce quanto un fulmine, facendomi paralizzare sul posto
Ma è sbagliato sbagliare per amore?...
Quasi mi misi a sorridere ironicamente, perché io di errori in amore ne avevo fatti, e tanti anche! La risposta, quindi io la conoscevo meglio di tutti gli altri: No.
No, perché noi non siamo macchine fredde e calcolatrici, noi siamo esseri umani, con dei sentimenti, dei pregi e dei difetti, e commettiamo errori di continuo, ogni giorno!
Ma d’altronde non ci possiamo lamentare, perché nessuno è perfetto, perché la perfezione non esiste.
Sorrisi di cuore quando mi resi conto che quel pensiero altro non era che la verità, ma ciò che mi rese davvero felice fu Sonoko.
Mentre piangevo si era avvicinata a me, ed ora mi stava stringendo in un abbraccio colmo di affetto, mormorando “Scusa”, ogni tanto.
Questo mi rese davvero felice.
“Scusa se ti ho attaccata in quel modo, ma sono sconvolta, e la notizia che mi hai dato è stata come un fulmine a ciel sereno” disse, staccandosi leggermente per farmi un sorriso di scuse.
“Tranquilla” sussurrai, e lei disse
“Ti va di raccontarmi cosa è successo, di preciso?” mi chiese, ed io annuii col capo, e le dissi
“Bada bene che per credere a questa storia devi avere molta immaginazione eh” dissi, con un lieve sorriso
“Ci proverò!” mi rispose, convinta, alzando la manica della sua maglia per farmi vedere i “muscoli”, ed io finalmente risi, risi di gusto e lei insieme a me.
Dopo qualche minuto divenni seria e iniziai a raccontarle tutta la storia, per filo e per segno: Tutta la storia di Conan Edogawa, tutta la storia di Shinichi Kudo.
 
 
 
Hey! Avete visto? Non sono del tutto scomparsa!
AHH! Ho perso ilo conto di quanti giorni sono passati dall’ultima volta che ho pubblicato; mhh…? 1,2,3…Troppi!
Scusatemi immensamente per il mio memorabile ritardo >.<
Non era mia intenzione metterci tanto a scrivere questo capitolo, ma non ho avuto molto tempo ultimamente ^.^
Vi prego di scusarmi.
Tornando al capitolo; finalmente il sospirato capitolo 8 è arrivato, e spero che possa piacervi ^-^
Vi voglio ringraziare tutti
Entoni448, _fantasie_, ricy980, elsola, starmystar e shinichi e ran amore per aver recensito il capitolo precedente
Ringrazio inoltre chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate e chi legge solamente
Grazie mille a tutti!!
Cercherò di aggiornare il più presto possibile, ma non vi prometto nulla, ma state certi che ci proverò ^.^
Alla prossima
Miao
ShinRan4862
 

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Capitolo 9
*** Sei fantastica Ran! ***


Sei fantastica Ran!
 
"Cioè, tu vorresti dirmi che tutti i casi che ho risolto non li ho risolti io ma quel moccioso di Conan, che in realtà era Shinichi!?" mi chiese Sonoko, sbalordita da tutto quello che le avevo raccontato in sole due ore: dieci anni di una vita che sembra uscita da un libro di fantascienza!
"Si..." dissi io, un tantino imbarazzata da quello che le avevo raccontato, compreso quel che era successo negli ultimi giorni tra me e Shinichi.
Sonoko si alzò di scatto da quella panchina dove ci eravamo sedute molto tempo prima per far luce su una questione a lei non ancora nota: Conan era Shinichi, e con queste parole le avevo spiegato la parte principale di quella stravagante storia.
La vidi stringere i pugni, chiudendo gli occhi e portarsene uno davanti al viso disse, aprendo improvvisamente gli occhi e guardando davanti a sè
"Gliela faccio vedere io a quel detective da strapazzo per avermi usata così per più di otto anni!" escalmò, irritata per essere stata presa in giro per tutto quel tempo.
Ridacchiai alla sua reazione e lei, probabilmente contagiata da me, si calmò e sorrise, tornando a sedersi su quella panchina verde lucida.
Smise di ridere e mi chiese "E ora? Cosa farai? Intendo con Kaito" disse con uno sguardo di apprensione e preoccupazione stampato in volto
"Sinceramente non lo so. Sono molto confusa e non so dove sbattere la testa..." dissi, sospirando.
"Ne hai parlato con Shinichi? Gli hai chiesto cosa ne pensa?" mi chiese
"Non ne abbiamo parlato, o almeno non direttamente faccia a faccia da quando ho scoperto la sua vera identità" dissi io "Tu cosa mi consigli di fare Sonoko?" le chiesi, speranzosa di ricevere aiuto da quella che consideravo la mia migliore amica da praticamente tutta la vita.
"Mah, è un bel problema...insomma io direi che se ami Shinichi non devi stare con Kaito, non farebbe bene nè a te, nè a lui, nè a Shinichi" disse lei pensierosa.
Io abbassai lo sguardo, pensando a cosa avrei potuto fare per uscire da quella situazione che non mi piaceva per niente, quando improvvisamente Sonoko mi porse il mio cellulare e rispose al mio sguardo stupito dicendo
"Chiamalo, tanto fra poco esce da scuola, digli di venire qui appena finiscono le lezioni" mi suggerì lei, ed io, senza alcuna altra buona alternativa in testa decisi di ascoltarla e composi il numero di Shinichi per mandargli un messaggio, in cui gli chiedevo di venire al Parco di Beika per parlare con me e Sonoko.
Forse poteva sembrare strano volerla affianco per parlare con lui, ma almeno avrei avuto una terza persona, esterna ai fatti che avrebbe potuto darmi consiglio.
La risposta fu immediata "Arrivo fra dieci minuti" e quando lessi quel messaggio ecco che la tensione si fece nuovamente largo tra i miei pensieri e nel mio cuore, tanto da farlo battere sempre più forte.
Aspettammo davvero poco, e ci dirigemmo all'ingresso del Parco per aspettarlo. Sentii un chiacchiericcio poco lontano dall'entrata e mi sporsi un poco per vedere chi fosse.
C'erano Ai, anzi Shiho, Genta, Mitsuhiko e Conan con Ayumi.
Vidi qualcosa che mi fece provare un moto di reale tristezza: Ayumi era a braccetto con Shinichi, quello che lei credeva essere Conan, il ragazzo con un'intelligenza piuttosto sviluppata e gli parlava di qualsiasi cosa per poter conversare con lui, mentre questo non le rivolgeva la minima attenzione, tutta riversa sulla mia figura.
Vidi Shinichi fissarmi piuttosto intensamente e sorridermi, sfoggiando quei sorrisi dolci e pieni d'amore che solo a me riservava, mentre i suoi occhi blu sprigionavano quasi delle scintille di reale gioia che da troppo tempo non vedevo.
Gli amici di Conan continuavano a parlare e a scherzare dopo averci salutate, a me e a Sonoko, la quale aveva appena innescato una nuova conversazione sulla scuola e i voti di inizio anno scolastico.
Io, d'altro canto avevo spostato la mia attenzione su Ai, che seguiva quello scambio di battute con non molto interesse, a giudicare dalla sua espressione atona e priva di emozioni, ma difficile a dirsi, dato che non cambiava quasi mai.
Rimasi ad osservarla chiedendomi come avessi fatto a non rendermi conto di quale fosse la verità ; già da appena conosciuta, Ai, si era dimostrata una bambina fin troppo intelligente, ragionevole e con troppi hobby non proprio da una ragazzina di sette o otto anni...troppo adulta.
Ma non solo il comportamento lo era!
Anche i movimenti, il tono di voce, la severità e l'indulgenza non erano quelli di una bambina.
E poi...I suoi occhi. Quegli occhi così particolari; non avrei saputo che colore definirli, dipendeva da dove si guardavano: potevano sembrare grigi e pieni di malinconia, ma anche verdi, il colore della speranza oppure azzurri chiarissimi, come il cielo. Non avrei saputo dirlo con certezza.
L'oggetto dei miei pensieri mi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio, senza farsi notare dai suoi amici
"Mi dispiace" disse, con un velo di senso di colpa ad accompagnare la voce
La guardai, all'inizio un po' stupita, per poi capire a cosa si riferiva, Shinichi doveva averle detto di avermi svelato la verità
"Non è colpa tua...Shiho" dissi, sussurrano quel nome per non farmi sentire dagli altri, ma facendo comprendere a lei quello che intendevo dire con ancora più forza e marcare il fatto che lei non avesse responsabilità di quello che era accaduto a Shinichi.
Avevo capito a cosa stava alludendo. Si riferiva al fatto che lei avesse inventato quel farmaco e quindi si sentisse responsabile di quel che era successo ormai dieci anni prima e perchè pensava di aver rovinato non solo la sua vita, ma anche la mia.
Beh, secondo me si sbagliava.
In quel guaio Shinichi si era messo da solo!
"Stai tranquilla" le dissi, sorridendole
Lei mi guardò e fece qualcosa che mi stupì: sorrise.
Ma non un comune sorriso, ma uno di quelli che ti fanno rallegrare anche a te, che lo ricevi, un sorriso pieno di affetto, un sorriso pieno di riconoscenza. Un sorriso per ringraziamento, quasi fraterno.
Si allontanò, mormorandomi un "Grazie" e dicendo agli altri ragazzi
"Volete venire dal Dottor Agasa? Ha detto che voleva mostrarvi una sua nuova invenzione..." disse, ed io capii che si trattava di una scusa bella e buona, giusto per farli allontanare da lì e lasciare me e Sonoko a parlare con Shinichi.
Genta, Mithsuiko, Ai e Ayumi iniziarono ad incamminarsi, mentre Shinichi non si mosse da dov'era, aspettando che si allontanassero sufficientemente per iniziare a parlare.
Vidi Ayumi tornare indietro e prendere il mio ex fratellino per il braccio
"Vieni Conan-kun!" disse, tirandolo per la manica della divisa del Liceo, ma senza risultati, infatti lui disse
"Oh, io non vengo Ayumi-chan" disse, facendo un sorriso di scuse, ma un po' diverso da quello che aveva rivolto poco prima a me
"Perchè? Dove devi andare?" disse un po' incuriosita
"Devo parlare con Ran" disse lui
"Ran?" richiese lei, un po' infastidita dal modo in cui mi aveva chiamata, e guardandomi con una punta di gelosia e di fastidio.
D'altronde Ayumi era sempre stata innamorata di Conan, e crescendo il sentimento che provava nei suoi confronti non aveva fatto altro che crescere, ma purtroppo per lei, non ricambiato.
Diversamente da come mi sarei aspettata, Shinichi non cercò di replicare in alcun modo, ma confermò
"Ran" con una punta di soddisfazione, forse data dal fatto che ora poteva chiamarmi così, senza alcun suffisso, come ai vecchi tempi.
Vidi il volto di Ayumi rabbuiarsi a quella affermazione, dato che lei aveva sempre pensato, a ragione, che Conan fosse innamorato di me...possibile che lei se ne fosse accorta mentre io no? Come ho fatto a non vedere quel che mi stava intorno? Avevo due fette di prosciutto sugli occhi?
No, semplicemente non volevo dare retta alla realtà, ma solo a quel mondo di finzione che mi ero creata; una recita perfetta dove io non soffrivo e Conan era semplicemente Conan, il mio fratellino.
Ayumi si allontanò salutandoci con la mano, ma con una certa freddezza e il sorriso tirato, una semplice smorfia facciale non identificata.
Una volta rimasti soli, Sonoko, Shinichi ed Io ci dirigemmo verso il bar del parco, pronti all'imminente caduta di meteore che si sarebbe verificata.
Entrammo nel Bar con noncuranza, mentre io sentivo Sonoko, alle mie spalle dire a Shinichi cose del tipo:
“Era ora che ti muovessi!” oppure “Quando il matrimonio Kudo?”, frasi che fecero arrossire entrambi dall’imbarazzo, tanto che non replicammo in alcun modo alle sue frecciatine.
Ci sedemmo ad un tavolo ed io alzai il braccio per attirare l’attenzione del cameriere, il quale mi guardò e sorrise, per poi avvicinarsi e squadrarmi da capo a piedi, sorridendo compiaciuto, per poi abbassarsi, prendermi la mano, con l’intenzione di baciarla, ma un soffio prima che le sue labbra si scontrassero con la mia pelle, il cameriere venne interrotto bruscamente da Shinichi che con in gesto repentino prese la mia mano e la spostò di scatto, lasciando il cameriere piegato a mezz’aria.
Quest’ultimo si alzò, guardandolo male, ma non disse nulla e rivolgendosi a me disse
“Piacere mi chiamo Otaki, cosa posso portare alle Signorine…” spostò lo sguardo su Shinichi, smettendo di sorridere “…e a te?” disse con tono sprezzante.
Vidi Shinichi ribollire di rabbia e gelosia, con gli occhi che quasi potevano incenerirlo con il solo sguardo quel Otaki, ma io gli strinsi la mano, ancora stretta nella sua salda presa, cosicché lui si girò a guardarmi e si calmò, dicendo la sua ordinazione con indifferenza, mentre il cameriere lo guardava con aria di sfida.
Mentre aspettavamo le nostre ordinazioni iniziammo a discutere dell’argomento principale della nostra “chiacchierata”.
Fu Sonoko ad aprire per prima il discorso
“Cosa avete intenzione di fare voi due?” disse senza il minimo tono di sarcasmo nella voce.
I miei occhi saettarono verso quelli di Shinichi, che fece lo stesso, come se i nostri sguardi potessero scambiarsi domande e risposte, parlando per noi.
“Secondo te cosa dobbiamo fare?” gli chiesi, a Shinichi, che disse
“Tu cosa pensi sia meglio?” mi chiese di rimando lui
“B-Beh, secondo me non dovrei stare con Kaito se non lo amo, però come faccio a dirglielo? Era così emozionato quando gli ho detto quel dannato sì, non me la sento di spezzargli il cuore in questo modo, d’altra parte…”
“Tu sei innamorata di me e non puoi rinunciare alla tua felicità per la sua” disse, interrompendomi con il suo classico sorriso spavaldo mentre affermava che io fossi innamorata di lui. Mi ci persi in quel sorriso, rendendomi perfettamente conto di non poter ribattere in alcun modo. Aveva ragione, come sempre.
Venni risvegliata da Sonoko
“Ehm, scusate se interrompo questo ROMANTICISSIMO scambio di battute, ma avete dimenticato solo un piccolissimissimo dettaglio” disse lei avvicinando indice e pollice della mano destra davanti al suo viso.
“Cioè?” chiesi io, ingenuamente, non rendendomi conto di quel dettaglio fondamentale che avevo trascurato.
“Ran” mi chiamò Shinichi, al mio fianco con lo sguardo fisso sul tavolino di vetro del bar.
“Dimmi, tu quanti anni hai?” mi chiese alzando gli occhi, e io compresi il problema.
Lui ora non era Shinichi, ma Conan.
“Ma non si può fare proprio nulla per quel antidoto?” chiese Sonoko, mentre io quasi non la sentivo, tanto ero assorta nei miei pensieri.
“No, non si può fare niente, ma d’altronde sono passati dieci anni, forse potrei chiedere ad Ai se ha fatto qualche strana magia in grado di farmi riacquistare il mio vero aspetto” il silenzio calò su di noi, e il cameriere ci portò la nostra ordinazione, senza rendersi minimamente conto della tensione che aleggiava vicino a quel tavolino di vetro.
Porse a me e a Sonoko i nostri bicchieri di cola, e mentre ne stava dando un altro a Shinichi gli scappò, ovviamente in modo voluto, il bicchiere di mano, andando così a sporcare la camicia e i pantaloni di Shinichi, che a quel affronto scattò subito come una molla verso il cameriere.
“Ma sei matto?! Lo hai fatto apposta vero? Beh sappi che ti ci vorrà ben altro per riuscire a conquistare una ragazza”, disse Shinichi riferendosi a me e indicandomi.
Il ragazzo rispose con arroganza alle accuse di Shinichi
“Beh e a te servirebbero una decina di anni in più, quindi non puoi nemmeno provarci!” disse, sorridendo meschino.
Quella affermazione invece fece arrabbiare me. Come si permetteva di parlargli in quel modo!?
Mi alzai e mi avvicinai a loro, allontanando Shinichi da quel essere così spregevolmente maleducato e mi misi di fonte a quest’ultimo.
“Ma chi ti credi di essere per parlargli in quel modo!? È vero, lui è più piccolo di me, ma è cento volte meglio di te, da qualsiasi punto di vista!!” gli sputai addosso queste parole, che se pur dette con rabbia mi sembravano le più veritiere mai pronunciate dalle mie labbra.
“Vieni che ti aiuto a pulirti” dissi voltandomi verso Shinichi e sorridendogli per poi prenderlo per mano e portarlo alla toilette.
“Arriviamo subito Sonoko” dissi poi a lei, che mi fece cenno di sì con la testa.
Ci avviammo verso il bagno del locale, ignorando gli sguardi curiosi degli altri presenti nel bar, che avevano assistito alla scena e lo aiutai a pulirsi la camicia con dell’acqua mente rimanevamo in religioso silenzio.
“Davvero pensi quello che hai detto al cameriere?” mi chiese lui ad un certo punto.
Io alzai gli occhi sui suoi e dissi sicura
“Ogni singola parola” con un sorriso sulle labbra.
Mi prese tra le sue braccia e mi disse
“Sei fantastica” mentre io sentii le mie guance diventare più rosee del solito.
“Che cosa faremo adesso?” chiesi io contro il suo petto, ricambiando la stretta
“Non lo so” disse lui, con un sospiro di chi non sa davvero che pesci prendere
“Tra due giorno Kaito torna, dobbiamo trovare una soluzione che non lo faccia soffrire, o almeno non troppo” dissi io e lui mi chiese, affondando il viso tra i miei capelli
“Perché?” ed io gli risposi, un po’ ironicamente
“Beh, secondo te come la prenderebbe sapendo che la sua futura moglie lo ha tradito con un liceale ben più giovane, almeno in apparenza?” dissi io
Lui si staccò da me e con una mano prese ad accarezzarmi il viso, facendomi rabbrividire per la dolcezza di quel tocco così morbido
“Direi che la prenderebbe piuttosto male” disse facendo una risatina per smorzare la tensione, per poi darmi un dolcissimo bacio che mi fece sognare e sperare in giorni migliori.
Forse non lo sapevo ancora, ma qualcuno in quel bagno ci aveva sentiti e non era una persona qualunque, ma qualcuno che ben presto sarebbe diventato un criminale.
 
 
 
 
Eheh..ciao ^.^’
Aiuto che ritardo pazzesco!! >.<
Scusatemi scusatemi scusatemi scusatemi!!!
Non era mia intenzione farvi aspettare tanto, ma come forse qualcuno saprà il mio computer ultimamente va quando gli pare ed io povera mortale non posso farci più di tanto, scusatemi davvero!!
Tornando al capitolo devo dirvi subito che non ho idea di quello che potreste pensare, dato che sto dando una piega un po’ poliziesca alla storia, ma spero possa piacervi anche così.
Cosa succederà nei prossimi capitoli? Chi diavolo sarà quel futuro criminale?
Credo che già lo possiate intuire, ma spero che l’idea vi piaccia ^-^
Grazie mille alle persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite /ricordate :)
Grazie a _fantasie_,Starmystar,ricy980 e shinichi e ran amore per aver recensito lo scorso capitolo e grazie a tutti quelli che hanno recensito la storia fino ad ora ;)
Grazie mille per il sostegno e scusate per il ritardo
Vi giuro che ci proverò a scrivere prima il prossimo capitolo, vi prometto che ci proverò.
Grazie mille a tutti! ^.^
Miao >.<
ShinRan4862
 

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Capitolo 10
*** La persona giusta ***


La persona giusta
 
 
Tornammo al nostro tavolo e dopo aver parlato un po’ del più e del meno evitando accuratamente l’argomento ‘Kaito’, pagammo il conto e ci dirigemmo verso l’uscita del Bar, non prima che Shinichi avesse lanciato un’occhiata di sfida e rancore verso il cameriere, Otaki, o come si chiamava.
“Allora Ran ci sentiamo ok?” mi disse Sonoko appena uscite, dirigendosi verso la sua automobile, salutandomi con la mano.
“D’accordo! Ciao Sonoko!” dissi io, ricambiando il saluto.
Sonoko partì, ingranando la marcia e ci urlò dal finestrino
“Tentate di trovare una soluzione!!” facendomi l’occhiolino.
La osservai allontanarsi nella sua auto rossa fiammante ultra costosa regalatale da suo padre per i suoi ventitré anni, quando Shinichi mi disse, distraendomi
“Andiamo?” i chiede, accanto a me, prendendomi la mano e facendomi così arrossire. Non smetterò mai di comportarmi come una ragazzina con lui.
Ricambiai la stretta e annuii.
Ci avviammo così verso casa, aspettandoci di trovare mio padre steso sul divano a dormire per la sbronza di quella mattina.
Camminavo, vicino a lui, e quasi potevo sentire il calore emanato dalla sua mano, che mi riscaldava il cuore.
Il sole era ancora alto, ma qualche nuvola furbetta passava di tanto in tanto a darci un po’ d’ombra.
Senza nemmeno rendermene conto mi incantai a fissare Shinichi e una domanda mi sorse spontanea: Come sarà il suo corpo da ventiseienne?
Mi sarebbe piaciuto davvero molto vederlo, toccarlo, sentire la sua voce e capire come sarebbe diventato se quella maledetta pillola non avesse interferito.
Guardai i suoi capelli, neri e incredibilmente disordinati e quasi mi venne voglia di constatare quanto fossero morbidi, come avevo fatto poche sere prima nel letto della mia camera. Arrossi di botto per l’imbarazzo, ma non distolsi lo sguardo dal suo viso, mi piaceva quella osservazione di quel angelo che avevo affianco.
La pelle del suo volto era incredibilmente liscia e priva di qualsiasi imperfezione, ma già presentava quel velo di barba, tipico della sua età.
I suoi occhi invece, erano stupendi. Da sempre ero stata stregata da quegli occhi blu, che più di una volta mi avevano portata in un universo parallelo, facendomi perdere per ore la cognizione del tempo e dello spazio.
Scintillavano, di amore e felicità, lo conoscevo troppo bene per non rendermene conto, anche se mi sembra che per tutti questi anni io abbia avuto dei paraocchi.
Torno ad osservarlo e mi accorgo che si è girato a guardarmi, con una espressione curiosa in volto che mi fa quasi sorridere, deve essersi accorto della mia insistente radiografia al volto.
Quelle meravigliose labbra di un rosa acceso si schiusero in un meraviglioso sorriso che mi fece accaldare le guance, sicuramente arrossate.
Vento perché non arrivi quando servi?
Mi imbattei in dei denti perfetti, bianchi come la neve o le stelle del cielo, che sembravano risplendere.
In un secondo le nostre labbra si unirono, creando intorno a noi un’atmosfera quasi magica.
Non riuscivo a comprendere cosa avessi fatto io di tanto speciale da riuscire a meritarmi lui.
Lui, che aveva uno stuolo di ragazze ai suoi piedi, che gli parlavano, erano anche più belle di quanto non fossi io, erano molto più semplici di me (diciamocelo, io non ho proprio un carattere facile).
Ma lui aveva scelto me. Era tornato un bambino, e ora a dieci anni di distanza era ancora innamorato di me, nonostante Ayumi sia palesemente cotta e abbia, nuovamente, un sacco di ragazze intorno.
Lui ha scelto me, lui è sempre stato innamorato di me.
“Cosa ho fatto io per meritarmi te?” gli chiedo, senza nemmeno rendermene conto, e quasi mi pentii di essere stata tanto diretta, ma lui ribatté
“Semmai, cosa ho fatto IO per meritarmi te?” disse lui, sorridendo, lasciandomi piacevolmente stupita.
Sorrisi anche io e gli diedi un bacio a stampo, per poi ricominciare a camminare verso casa.
Arrivammo dopo qualche minuto alla scalinata dell’Agenzia Investigativa, e salii le scale in punta di piedi, se mio padre stava dormendo non ci tenevo a svegliarlo.
Aprii la porta dello studio e, come previsto trovai mio padre che dormiva sul divano.
Mi girai verso Shinichi, facendo una risata sommessa mentre indicavo il Detective Dormiente appollaiato  con una gamba per aria e la bocca aperta.
Questa scena suscitò la sua ilarità, infatti cercò di trattenersi dal ridere, e ci riuscì con successo.
Uscimmo in silenzio, andando al piano superiore.
Appena varcata la porta Shinichi mi abbracciò da dietro e mi diede dei lievi baci sulla nuca, facendomi rabbrividire.
Mi girò e fece incontrare le nostre labbra in un bacio passionale ma pieno d’amore.
Avvinghiai le mani dietro al suo collo, immergendo le dita nei suoi capelli.
Sì, erano morbidi, più di quanto ricordassi.
Continuammo a baciarci fino alla mia camera, mentre io gli sfilavo giacca e cravatta, lanciandole con foga in qualche angolo del salotto, desiderosa di approfondire il contatto con il suo corpo.
Un ricordo improvviso mi fece fermare e fulminare sul posto, mentre Shinichi mi stava sfilando la maglietta
“No, Shin…c’è mio padre…di sotto” gli dissi, ma lui mi baciò dicendomi
“Dai, Ran lo Zietto dormirà come minimo per tutto il pomeriggio, non c’è alcun pericolo…” disse lui, riprendendo a baciarmi sul collo, facendo cedere le mie inutili resistenze. Ma sì, mio padre non avrebbe sentito nulla.
Quanto mi sbagliavo…
Shin mi tolse i leggins insieme al mio reggiseno, ormai di troppo come la sua camicia e i pantaloni della divisa del Liceo.
Quasi gliela strappai di dosso la camicia, tanta era la foga che avevo utilizzato, ma non me ne curai.
Mi sdraiò sul letto e per la seconda volta ci amammo come non mai, tutto l’amore che provavo per lui era impossibile da dimostrare, di questo ne ero certa, ma di sicuro cercavo di esternarlo nel modo migliore.
“Ti amo” dissi, ma questa volta ero sicura della persona a cui lo stavo dicendo.
 
 
 
Pov Otaki
 
 
“Ma signore!” dissi, protestando e cercando di rimanere calmo e abbastanza lucido da non prendere a schiaffi quel riccone che possedeva i ristoranti e i bar di mezza Tokyo.
“Niente ma, non si tratta in quel modo un cliente, e poi non è la prima volta che ti ho visto comportarti in modo poco rispettoso!” disse l’uomo più basso, gestore del Bar del parco di Beika.
“Ma signore io non ho fatto nul-“ venni interrotto per l’ennesima volta quella sera, e sentivo il sangue ribollirmi nelle vene, avrei voluto ucciderlo quel approfittatore!
“Vattene!!” mi disse nuovamente ilo capo del locale.
Abbassai lo sguardo, pieno di odio e rancore per quel uomo spregevole.
Non pensava a qualcuno che non fosse sé stesso o i suoi soldi?!
Mi appigliai all'ultimo barlume di lucidità che avessi in corpo e dissi
“Signore, io ho un sacco di debiti e di arretrati per il mio appartamento, devo pagare entro poco tempo o mi sfratteranno!” dissi io sperando invano che quel uomo, che non aveva nemmeno il diritto di essere chiamato tale, avesse un cuore.
“Questi non sono affari miei, e ora vattene!” disse voltandosi verso la finestra e indicando la porta con il braccio, che gli avrei volentieri spezzato.
Ormai completamente impossessato dalla rabbia mi scagliai contro di lui e gli tirai un pugno in pieno volto. Lo vidi indietreggiare e coprirsi il volto con una mano.
Credo di avergli rotto il naso, ma di certo un bel taglio era in bella vista sulla sua brutta faccia.
“Fuori di qui ora! Oppure chiamo la polizia!” disse e io mi scagliai contro di lui.
Gli diedi un calcio facendolo cadere a terra e con il portacenere sulla scrivania lo colpii ripetute volte al capo.
Sembravo indemoniato, non riuscivo a placare la mia rabbia e sinceramente quasi mi stavo divertendo a vedere la vita lasciare il corpo di quel animale.
Mi fermai e tutto riprese finalmente forma. Avevo il fiatone e parecchi schizzi di sangue sul volto e sui vestiti.
Quasi mi sentivo realizzato a vedere gli occhi spalancati e vuoti in una espressione di terrore, per non parlare poi del sangue che aveva ricoperto buona parte del pavimento e che ancora sgorgava lentamente dalle ferite.
Mi misi all'opera per togliere le mie tracce, tanto il bar ormai era chiuso da un pezzo, quindi avevo tutto il tempo per metter a posto le cose. Nessuno si sarebbe accorto del cadavere almeno fino al giorno successivo.
Andai in bagno per lavarmi; mi tolsi la maglia e mi sciacquai il volto, osservando lo specchio.
Due visi si ripetevano in continuazione, quella due persone che avevano, forse indirettamente oppure no, provocato tutto quello che era successo.
Prima lui, alto capelli corvini e occhi di un azzurro davvero intenso. Lo avevo visto qualche volta, sui giornali. Conan Edogawa si chiamava, era un ‘Detective’.
Lei invece non la conosceva; alta, snella, capelli lunghi castani e con due occhi lilla davvero surreali.
Era soprattutto colpa del primo se ero stato licenziato, ma io sapevo anche un’altra cosa.
Io detestavo lui e lui amava lei, e probabilmente (dalla scena che ho visto nel bagno), lei teneva a lui, e molto anche.
Quindi, come fare del male a lui? Semplice, facendolo a lei.
 
 
 
 
 
 
Mamma mia che sudata!! Giuro ho il fiatone!
Ho dovuto supplicare mia sorella in aramaico antico perché mi lasciasse usare il suo computer.
Mi scuso ancora per il mio Catastrofico ritardo, mi dispiace davvero, spero non siate troppo infuriati >.<
Passando al capitolo… com'è?
Credete sia troppo noioso? Troppo strano? Boh, ditemelo voi!
Premetto che dell’omicidio del capo del bar non farò un’indagine, perché penso che già Gosho ne abbia fatte abbastanza per tutti e io non voglio annoiarvi. Sappiate solo che la polizia giapponese fa schifo nella mia storia, quindi con le indagini non riusciranno a cavare un ragno dal buco.
Fatemi sapere ok? Ci conto!
Scusatemi ancora per il mostruoso ritardo.
Buonanotte ^.^
Alla prossima ^.-
Miao >.<
ShinRan4862
 
 

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Capitolo 11
*** Bambina mia ***


Bambina mia
 
 
Sentii il rumore di una porta aprirsi, richiudendosi subito dopo e mi svegliai, non realizzando subito cosa fosse successo.
Sbattei un paio di volte le palpebre e sbadigliai sonoramente, mettendomi una mano sulla bocca.
Mi tirai su, e mi ricordai cosa era successo. Spalancai gli occhi, completamente sveglia e mi girai alla mia destra, trovando proprio chi stavo cercando.
Lui era lì, bello come al solito, con gli occhi aperti che mi fissavano ammaliati.
Arrossi, e gli dissi un
“Buon giorno”, accorgendomi di aver dormito così tanto che si era fatta mattina.
Mi chinai su di lui e gli diedi un bacio, e quando ci staccammo disse
“Questo sì che è un buon giorno” sorridendo, e facendo sorridere anche me.
Mi alzai e mi coprii con la vestaglia che avevo buttato qualche giorno prima ai piedi del letto.
Si alzò anche Shinichi, rimettendosi i pantaloni e i boxer.
“Ma che ore sono?” gli chiesi, non trovavo l’orologio da polso
“Aspetta…” lo vidi aprire la porta e sporgere lo sguardo oltre ad essa, per poi tornare dentro, con la faccia bianca come un lenzuolo, facendomi preoccupare.
“Che succede?”, gli chiesi allarmata, avvicinandomi a lui.
“Ran, dove sono i tuoi leggins? Quelli che indossavi ieri..” mi chiese, con sguardo preoccupato e io arrossi della sua domanda; come non se lo ricordava?
Abbassai lo sguardo imbarazzata e gli dissi
“M-Mi sembra che, insomma siano i-in soggiorno, ieri n-non so di preciso d-dove sono andati a-a finire…D-dai Non farmi queste domande!” dissi io, più rossa di non so cosa e con gli occhi chiusi per la vergogna.
“Ran, di là c’è tuo padre, che gira per casa con in mano la mia cravatta e i tuoi leggins, con uno sguardo piuttosto furibondo…” mi disse, sudando freddo.
Capii subito cosa voleva dire: se mio padre avesse scoperto tutto lo avrebbe scuoiato vivo.
“Cosa possiamo fare?” gli chiesi, avvicinandomi a lui, nel tentativo di calmarlo, ma sapevo che era inutile; mio padre era molto spesso comprensivo, e (a volte) ragionevole, ma quando si trattava di me, perdeva subito il controllo, iperprotettivo com’era. Non aveva mai visto di buon occhio Shinichi, e nemmeno Conan, dato che da quando aveva iniziato a risolvere casi per conto suo, il famoso detective in trance era scomparsi dai giornali e dagli schermi, e ogni persona che veniva in agenzia lo faceva quasi sempre solo ed esclusivamente per Conan.
In più, ultimamente, a causa di questo fatto, mio padre mi aveva sollecitato a contattare i genitori di Conan, con la scusa che non potesse vivere per sempre con noi, ma io avevo sempre rifiutato, finendo per litigare con lui ogni singola volta che Conan era fuori casa, anche per motivi differenti.
Mi sembrava di aver sostituito mia madre in questi casi.
“Proprio non lo so” disse Shinichi, abbracciandomi e strappandomi dal mio universo di pensieri.
Mi venne un’idea, forse un po’ scontata e poco credibile, ma almeno un’idea!
“Senti… e se diciamo a papà che eri venuto in camera solo per chiedermi una cosa?” Proposi, suscitando un suo sorriso, che invece mi fece confondere
“Che ho detto di divertente?” gli chiesi, curiosa di capire cosa avesse suscitato la sua ilarità
“Ran, mi spieghi come sarebbe possibile per una persona andare a svegliarne un’altra alle cinque meno un quarto del mattino solo per chiedergli ‘una cosa’ ?” disse, mimando le virgolette e facendomi pensare che mi sembrava davvero un po’ strano come comportamento.
“D’accordo…” sospirai
“Tu allora cosa proponi?” gli chiesi, con aria di sfida
Lui allora si avvicinò a me con uno sguardo piuttosto malizioso
“Cosa ne dici di tornare a ‘dormire’ ?” mi disse, ma io non ero in vena di scherzi
“SHINICHI!” urlai con rimprovero, non pensando alle conseguenze del mio gesto, infatti appena pronunciata quella parola vidi l’interpellato avvicinarsi e con uno sguardo quasi terrorizzato tapparmi la bocca con una mano, guardando preoccupato la porta alle sue spalle.
Mi accorsi dell’errore madornale che avevo commesso, ma ormai…
“Ran sei sveglia?” sentii, dall'altra parte della porta, la voce di mio padre, ovattata a causa del legno.
Mi immobilizzai e non risposi, sentendo dei passi avvicinarsi alla porta, e lui ripetere
“Sei sveglia?” ancora una volta non risposi e rimasi dov'ero, con indosso solo l’intimo e quella vestaglia semi-trasparente.
Aiuto. Aiuto. Aiuto!
Non avevo la minima idea di cosa fare. Completamente immobilizzata vidi Shinichi togliere la mano dalla mia bocca e fissare spaventato la porta aprirsi lentamente, forse anche troppo.
“Ran?” disse mio padre, per poi guardare all'interno della stanza.
Mi pietrificai ancor di più, vedendo Shinichi fare lo stesso, dopo avermi preso la mano.
Vidi lo sguardo di mio padre mutare da imbarazzato, perché non indossavo praticamente nulla di particolarmente coprente, a confuso e sorpreso quando vide Shinichi, o meglio Conan con indosso solo i pantaloni della divisa, a furibondo quando collegò le due cose.
“TU!” urlò indicando Shinichi alla mia destra e scagliandosi contro di lui come una furia.
Mio padre lo colpì allo stomaco con un pugno, che lo fece indietreggiare, ma mi risvegliò, poiché la sua mano non aveva lasciato la mia.
“COSA HAI FATTO ALLA MIA BAMBINA!?” disse nuovamente, mentre io mi misi di fronte a lui con le braccia aperte e sguardo deciso.
Avevo la mano destra ancora unita a quella sinistra di Shinichi, e non avevo intenzione di staccarla.
“Levati, Ran” mi disse mio padre, fermandosi, ma senza guardarmi negli occhi, tenendo lo sguardo sul volto di Shinichi, che pensai sarebbe stato il suo prossimo obbiettivo da colpire.
“No!” gli dissi, arrabbiata del suo comportamento, come si permetteva di fare del male all'uomo che amavo?
Finalmente spostò lo sguardo sul mio e lo vidi sorpreso del mio comportamento.
“Come?” MI chiese, e io ribattei
“Ho detto NO!” con forza, per fargli capire bene il concetto.
Lui mi guardò, sorpreso e un po’…malinconico? No, devo essermi sbagliata.
Indietreggiò e fissandoci male uscì, dicendo
”Vestitevi e venite nello studio, SUBITO!” per poi sbattere la porta con violenza e lasciandoci allibiti.
Davvero aveva ceduto così facilmente? Sorrisi, e mi girai abbracciando Shinichi con tutte le mie forze.
Ero estremamente felice in quel momento, ma forse perché ancora non sapevo che cosa sarebbe successo nei giorni seguenti…
 
 
Pov Kogoro
 
 
Mi allontanai dalla stanza di Ran, sconvolto.
Che cosa era successo? Cosa era cambiato nella mia bambina?
Ma perché, potevo ancora definire Ran la mai bambina?
Ormai aveva ventisei anni, era adulta e faceva le sue scelte.
Ma io? Dove ero fino ad ora? Perché non riuscivo (o non volevo) a vedere cosa stava succedendo?
Me ne sono accorto solo ora.
Ran è cresciuta, ma io non ci volevo credere, volevo avere ancora l’illusione che avesse bisogno di me e della mia protezione, volevo avere l’illusione che per qualcuno fossi utile a qualcosa, che per qualcuno ero ancora importante, che avevo uno scopo per cui vivere.
Invece ora? Cosa avrei fatto?
Prima mi ero comportato come uno sciocco.
Aggredire Conan, per cosa poi? Perché mia figlia aveva cambiato idea nonostante tra due settimane si dovesse sposare? Ma dove sta il problema?
I matrimoni si annullano ogni giorno per qualsiasi motivo.
Era perché Conan aveva dieci anni in meno di lei? No, no di certo, tanto in fatto di età Conan ne dimostrava più di Ran, come intelligenza.
E allora perché mi ero accanito così su di lui? Ma poi perché farsi questa domanda se si sa già la risposta?
Sì perché io lo sapevo bene il motivo.
Io non volevo essere nuovamente solo, come quando vent'anni prima Eri se n’era andata di casa, lasciando la sua famiglia per la carriera di avvocato, ecco perché.
Dovevo farmene una ragione, Ran non era più piccola, lo avevo visto nei suoi occhi poco prima.
In quegli occhi lilla c’era tutta la sua determinazione e la sua forza, per non parlare del suo rancore nei miei confronti per quel che avevo appena fatto e dell’amore che provava per quel ragazzo alle sue spalle, che aveva fatto notare subito non lasciandogli la mano quando io gli avevo espressamente chiesto di togliersi.
Sospirai, buttando la testa sulla spalliera del divano marrone dell’agenzia.
Mi mancarono i tempi in cui Ran era appena nata, ed io e Eri ci parlavamo, ci dicevamo tutto, senza urlarci contro per ogni stupida motivazione.
Già, in quel momento ebbi davvero nostalgia di quei giorni.
Chiusi gli occhi e inaspettatamente una lacrima scese per la mia guancia, amara, come i pensieri che si formularono nella mia mente in quel momento.
Fu tutta colpa mia se andò tutto a monte; il matrimonio e il rapporto con mia moglie.
Sempre lì a criticarla per ogni cosa che faceva, a farla ingelosire perché ogni volta che vedevo una ragazza giovane e carina le andavo dietro come se nulla fosse, senza rendermi conto della bellezza della donna che avevo di fronte, e che avevo sposato anni prima.
“Papà” mi senti chiamare alle mie spalle e mi tolsi frettolosamente quella lacrima, per poi dire
“Ran, chiama Eri, falla venire qui, dobbiamo parlare e voglio che ci sia anche lei” le dissi, e lei fece un cenno con il capo, correndo al piano superiore per chiamare la madre.
Intanto Conan era rimasto lì, affianco alla porta, e lo vidi dubbioso sul da farsi. Mai avevo respirato una tale tensione fra noi due.
Gli indicai il divano di fronte al mio, facendolo sedere.
Lo vidi sedersi e ripensai al pugno che gli avevo tirato, sentendomi in colpa di quel che avevo fatto
“Scusa per il pugno di prima…” gli dissi, senza guardarlo negli occhi.
“No, non fa nulla…Kogoro” disse e io mi accorsi di come mi aveva chiamato; Kogoro, non era da lui, di solito mi chiamava Oji-san, anche se sapeva che non mi andava che mi chiamasse così. Non glielo feci notare,  ma, dopo ilo ritorno di Ran, il silenzio dell’attesa che arrivasse Eri creò una tensione spaventosa, come se, se solo qualcuno avesse aperto bocca, il mondo sarebbe crollato cosa che effettivamente, qualche giorno dopo sarebbe successa nella vita di Ran, ma che io, lei e tutti gli altri non avremmo potuto sapere in quel momento.
 
Pov Otaki
 
Ebbene, ora sono ufficialmente un omicida, fantastico!
Pensai, ironicamente, ma ormai ‘Quel che è fatto è fatto’ no?
Mi alzai dal letto dove ero dalla sera prima.
Mi diressi in cucina e notai un biglietto sotto la porta, ennesimo avviso di mancato pagamento, ma che ci potevo fare se ero stato licenziato?
Accartocciai la busta e la buttai, il cestino ormai ne era pieno.
Con una tazza di caffè mi misi al lavoro per cercare notizie su quella ragazza.
Cercai a lungo sui giornali, qualcosa che potesse ricondurre al lei, quando finalmente nella pagina delle notizie sportive di qualche anno prima la vidi:
Ran Mouri, vincitrice del torneo regionale di Karate avvenuto qualche anno prima alla sua scuola.
Cercai il suo nome e scoprii che era la figlia del Detective Kogoro Mouri, ma ciò che attirò la mai attenzione fu un altro articolo, che parlava di una ragazza che aveva risolto un caso di omicidio avvenuto in una villa in montagna anni prima.
C’erano qualche paio di foto che la raffiguravano, la prima mentre indicava la colpevole, con le lacrime agli occhi, e l’altra era inginocchiata che abbracciava in lacrime un bambino di all'incirca sei o sette anni, che mi ricordava terribilmente qualcuno. Suonò il telefono, e io mi risvegliai dall'indagine, ma non risposi. Era tardi, si erano fatte le tre del pomeriggio, e io avevo altro a cui pensare, scoprire i movimenti di quella ragazza e del suo amico detective. Uscii di casa e dopo aver chiuso la porta mi indirizzai con passo sicuro verso l’Agenzia Investigativa del Detective Kogoro.
   
 
 
 
Tatattatataataaa!!! Olè!! ^.^
Sono riuscita ad accorciare i tempi, e spero di non averci rimesso sulla qualità della storia, ma questo potete dirmelo solo voi ^.-
Ecco qui la scena che credo abbia fatto stare peggio Shinichi in questi capitoli. Kogoro è proprio il suo incubo peggiore, altro che uomini in nero!
Ma d'altronde un comportamento del genere nasconde sempre qualcosa no?
Ebbene, cosa ne pensate del discorso di Kogoro? Vi ho annoiati con le sue seghe mentali da padre iperprotettivo nei confronti della sua figliuola?
Se sì mi scuso, ma spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto. :)
Alla prossima
Miao >.<
ShinRan4862  
  

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Capitolo 12
*** Speriamo bene ***


Speriamo bene
 
 
 
Il silenzio e la tensione che aleggiavano nell'aria mi rendevano ancora più nervosa.
Mi sarei aspettata ogni tipo di comportamento da mio padre, che sbraitasse, mi urlasse dietro, che si accanisse nuovamente su Shinichi, ma mai un comportamento simile.
Mio padre stava lì, sul divano di fronte al mio che squadrava Conan con lo sguardo. Sembrava che stesse notando alcuni particolari di lui che in questi dieci anni non aveva visto mai, ma nel frattempo sembrava fosse assorto nei suoi pensieri, nei ricordi.
Vedevo la sua espressione mutare farsi seria, scioccata, arrabbiata o sorpresa, come se stesse guardando nella sua mente un film a spezzoni, che non aveva mai osservato con troppa attenzione.
Una mano strinse la mia, svegliandomi da quella attenta analisi di mio padre.
Spostai lo sguardo sulla mia destra, dove vidi Shinichi sorridermi rassicurante. La sola visione del suo volto mi calmò un poco, ma ebbi una voglia immensa di baciarlo, di sentirmi dire che sarebbe andato tutto bene, ma ovviamente non avrebbe potuto farlo di fronte a mio padre.
“Ran?Kogoro?” una voce femminile proveniente da dietro la porta dell’ufficio mi distrasse e mi alzai per andare ad aprire a mia madre.
“Mamma!” la chiamai quando aprii la porta, e la abbracciai stretta, sperando che la conversazione di poco prima non l’avesse messa in ansia, come invece stava accadendo a me.
“Tesoro, che succede?” mi chiese, quando mi staccai da lei, ma non feci in tempo a rispondere
“Eri, vieni qui, dobbiamo parlare.” il tono di voce di mio papà era piuttosto serio, e mia madre rispose
“Cos'è successo?” senza alcuna nota di rimprovero o ironia nella voce, aveva capito che era una situazione seria, non c’era tempo per scherzare o battibeccare con mio padre.
“Siediti.” le disse lui, picchiettando la mano affianco a sé, facendole cenno di sedersi sul divano di stoffa marrone.
Mia madre si mise accanto a lui, salutando Conan, accorgendosi (forse) solo in quel momento della sua presenza nella stanza.
Conan accennò un sorriso, ma io mi resi conto che più nervoso non poteva essere: aveva le braccia piegate, ma in modo insolitamente rigido, appoggiate alle gambe che, da quando mia mamma era entrata, avevano iniziato a picchiettare nervosamente sul pavimento, facendo tremare leggermente il divano.
Andai affianco a lui, stringendogli la mano senza guardarlo, tenendo gli occhi fissi su mia madre, che guardò quella azione, ma mostrò finta indifferenza e chiese
“Allora? Volete dirmi cosa è successo?” chiese nuovamente, più curiosa di prima ma sempre in allerta; sentiva che c’era qualcosa che non andava.
Mio padre non muoveva un muscolo, tenendo lo sguardo illeggibile puntato su me e Shinichi.
“B-Beh, ecco noi…” iniziai, ma in realtà non avevo idea di cosa dire.
Avrei dovuto mentire? Dire una bugia ai miei genitori? Spiegare l’accaduto? Oppure…
Mi avvicinai a Shinichi
“Dobbiamo dirgli la verità?” sussurrai al suo orecchio e poi aggiunsi
“Tutta la verità?” per fargli capire che intendevo proprio tutto tutto, ogni cosa.
“Tutta la verità.” Affermò lui, sorridendo, uno dei suoi soliti sorrisi spavaldi e conquistatori, che mi avevano conquistata.
“Mouri-san…” iniziò lui, facendomi innervosire al punto di avere la tachicardia.
“Cosa vuole sapere?” chiese, rivolgendosi unicamente a mio padre, mia mamma avrebbe compreso ben poco se non le avessi spiegato la storia, quindi per il momento ascoltava cercando di capire qualcosa della nostra conversazione.
“Tu, chi diavolo sei?” chiese mio padre, guardandolo dritto negli occhi
“Vuole una risposta sincera o la solita stupidaggine che ripeto da quasi dieci anni?” chiese Shinichi, un po’ ironicamente, per capire cosa volesse sapere mio padre di preciso, e regolarsi di conseguenza
“Piantala con le stupidaggini e rispondi, chi sei tu?” ripeté mio padre, cominciando a comportarsi come suo solito. La fase tranquillità era finita (per fortuna, non riuscivo a reggere il suo sguardo atono!).
“Shinichi Kudo.” Rispose lui, con occhi indecifrabili, mentre io li chiudevo, aspettando la reazione che avrebbe avuto mio padre, che non arrivò.
Aprii un occhio per volta, lentamente, quasi non volessi vedere la scena che mi si parava davanti.
Strinsi ulteriormente la mano di Shinichi per essere sicura che fosse ancora lì, e trattenni un sospiro di sollievo quando lo sentii ricambiare la stretta ancora più forte. Se non altro mio padre non l’aveva ammazzato…
Un brivido percorse la mia schiena a quel pensiero così lugubre, tanto che mi costrinsi a scacciare quell'immagine dalla mente, prima che prendesse posizioni troppo importanti nella mia testa.
Alzai lentamente la testa e vidi mia madre completamente sconvolta, con la bocca e gli occhi spalancati, mentre mio padre aveva gli occhi chiusi, e respirava profondamente, come a calmarsi e disse
“Ran, Eri, andate di sopra, devo parlare a quattrocchi con lui.” Disse, aprendo gli occhi e indicando Shinichi con l’indice della mano.
Dai suoi occhi non trasparivano emozioni, oppure io ero troppo emozionata per rendermene conto.
“Ma papà-“ feci per ribattere, ma ancora prima di lui mi interruppe Shinichi, sussurrandomi all'orecchio
“Sta’ tranquilla, vai in casa e racconta tutto a tua madre, ho l’impressione che non ci abbia capito molto di questa storia.” Disse, dandomi un bacio vicino all'orecchio, facendo bene attenzione a coprire la sua bocca con la mano per non farsi vedere da mio padre.
“D’accordo…” sospirai, sperando che andasse tutto bene.
Mi alzai e uscii dalla porta con mia madre, che fino ad allora non aveva osato ribattere, strano per lei che era un avvocato.
Percorsi i gradini che portavano in casa con il cuore in gola, non tanto per dover raccontare la verità a mia madre,tanto per la sua reazione alla notizie di me e Shinichi.
Come l’avrebbe presa?
Un altro pensiero attanagliava la mia mente: Cosa voleva dire mio padre a Shinichi?
Con gesti frettolosi preparai un the per me e mia madre, e la feci accomodare in cucina.
Speriamo bene, pensai, per poi iniziare a parlare.
 
 
Pov Shinichi
 
Appena finito di raccontare tutta la verità a Kogoro mi stupii di come non avesse fatto una piega per tutto il racconto.
Teneva il corpo rigido, come quando lo narcotizzavo, ma a differenza di quando era in trance non aveva gli occhi chiusi, ma li teneva aperti, fissi nei miei, quasi volesse leggervi all'interno se ciò che affermavo fosse vero o falso.
Per tutto il tempo io avevo fatto lo stesso, tenendo i miei occhi incollati ai suoi, per dimostrare una qualche specie di sicurezza che non avevo affatto.
Ora, che era passato qualche minuto dalla fine della mia spiegazione lo vidi sospirare rumorosamente e affondare la schiena nella morbida stoffa del divano, socchiudendo gli occhi.
"Ok." disse solamente, per poi buttare indietro la testa sullo schienale e spalancare gli occhi, osservando il soffitto bianco.
In quel momento non seppi davvero cosa dire. 
Mi sentivo stranamente a disagio,  e il fatto di stare solo con Kogoro in una stanza non aiutava affatto.
"Dimmi, Conan...Shinichi…” si corresse “Cosa hai intenzione di fare con Ran? Lo sai che tra poco più di due settimane si deve sposare?" Mi chiese, ma capii che c'era un'altra domanda nascosta tra le righe...
"Io la amo, Kogoro, quindi lascerò a lei la scelta di ciò che vuol fare della sua vita. 
Non ho diritti sul suo futuro e dopo tutti questi anni ne ho ancora meno, quindi non la forzerò a fare nulla, però sappi che combatterò per lei, non rinuncerò al suo amore finché non sarà lei a dirmi di lasciarla in pace." Dissi queste parole di getto, sperando che non dessero fastidio a Kogoro, ma non capii che avevano sortito l'effetto desiderato: era rimasto sorpreso. 
Sorpreso della mia spontaneità nel dire quelle parole, nel farle risultare così vere e sincere senza neanche accorgermene. 
In quel momento sperai che Kogoro mi capisse e comprendesse l'amore profondo che mi legava a sua figlia, non avevamo bisogno di altri problemi da aggiungere alla lista. 
Non in quel momento.
"Mi fido di mia figlia, per questo non ficcherò il naso nei fatti suoi, ma solo ed esclusivamente per lei, sia chiaro."
Disse lui, alzandosi dal divano e lasciandomi lì seduto con un sorriso riconoscente stampato in faccia.
"Grazie, Mouri-san." Dissi, e mi avvisi verso la porta con lui, per andare da Ran e Eri.
Come l'aveva presa lei? 
Speriamo bene, pensai, per poi chiudere la porta dell'ufficio e salendo le scale verso casa Mouri.
Forse non ero in grado di accorgermene, o forse il sollievo che mi aveva pervaso per la reazione di Kogoro, fatto sta che in quel momento non mi resi conto che qualcuno con un sorriso sadico mi stava guardando dalla parte opposta della strada.


Wee! 
Ciao a tutti! 
Come va? Spero bene!
Oggi sono riuscita a concludere questo capitolo. ^.^ Evviva! 
Il mio computer, per fortuna è tornato a casa sano e salvo e ora mi devo mettere al lavoro. ^.-
Come vi pare il capitolo? 
Ci sono errori? Se sì, scusate >.<
Oggi Otaki ha fatto solo da comparsa e non l'ho fatto parlare, mentre sono entrata per la prima volta nei panni di Shinichi XD 
Kogoro per fortuna si è fatto un po' di problemi mentali ed ha capito che non deve immischiarsi nella vita di Ran!  
Halleluja!! ^-^ 
Penso che nel manga non accadrà presto oppure mai :×
Vabbè.
Fatemi sapere 
Grazie a tutti! ^.^ 
Miao >.< 
ShinRan4862 
 
 

 
 

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Capitolo 13
*** Buonanotte ***


Buonanotte


Era da un po' che non parlavo così tanto con mia madre di un argomento che non fosse papà.
In quel momento esatto, quando avevo finito di raccontare tutta la storia a mia mamma avevo abbassato lo sguardo e mi ero resa conto che era la prima volta che parlavo liberamente con mia madre di me stessa e dei miei problemi con Shinichi.
Veramente. Non avevo mai detto a mia madre che stavo male per lui. 
Forse lo aveva capito o intuito, ma non me ne aveva mai chiesto conferma e non mi aveva fatto pressioni inutili...mi conosceva, sapeva che non le avrei mai addossato i miei problemi personali, solo perché non volevo addossarle anche i miei oltre ai suoi...
Mi stupii quando la sentii abbracciarmi, tenendomi stretta tra le sue braccia come quando ero piccola e piangevo per i temporali.
Mi misi a piangere, non seppi neanche io spiegare il perché. 
Non c'era un motivo preciso, dal momento che lei non aveva ancora commentato la storia, per cui non sapevo come l'avesse presa, ma diedi la colpa a tutta la tensione accumulata in una sola settimana.
"Mh...sì me lo aspettavo..." Esordì ad un certo punto mia madre, quindi mi staccai da lei sorpresa.
Cosa intendeva dire?
Che si aspettava che mi mettessi a piangere o cos'altro? Glielo chiesi.
"Cosa intendi?" Dissi, cercando di farmi chiarire le idee.
"Cosa ti aspettavi, mamma?" Le chiesi, le lacrime si erano fermate, per fortuna.
Mia madre portò lo sguardo su di me e sorrise
"Mi aspettavo che Conan ci nascondesse qualcosa, ed ora ho capito che non mi sbagliavo." Mi disse ed io non ci potevo credere.
Ma ero l'unica a non essersi accorta che qualcosa di strano si celava dietro quelle lenti e in quegli occhi blu?
Sembrava che tutti, e sottolineo TUTTI, si fossero resi conto, in un modo o nell'altro che qualcosa non andava in quel ragazzino di sette anni. 
La stessa domanda che mi girava da un po' nella testa e che ormai mi ripetevo in continuazione si affacciò ancora alla mia mente: 
Dove ero stata fino ad ora? 
Seriamente, non riuscivo a capirlo!
"Che cosa te lo ha fatto pensare?" Le chiesi per avere più informazioni, volevo capirci qualcosa.
"Beh, dalla prima volta che lo ho visto, nel bagno di quel bar, mi è sembrato un bambino un po' strano, fin troppo attento a dettagli insignificanti che poi si rivelavano decisivi ogni volta.
Poi, un ragazzino di sette anni che fa delle deduzioni fin troppo accurate e complesse, per poi sorridere e dire che non ha idea di quel che a detto, capirai che mi è sembrato davvero troppo anormale un comportamento del genere, poi all'inizio pensavo che lo facesse per divertimento, ma con il passare degli anni mi sono accorta che questa sua "passione per i gialli" non passava affatto, per cui ho iniziato a nutrire dei sospetti nei suoi confronti." Mi disse, lasciandomi basita.
Perché non me lo aveva nemmeno mai accennato? 
"Ma perché non me ne hai parlato, non mi hai detto delle tue congetture, non mi hai detto nulla di quello che pensavi nei suoi confronti?!" Dissi, forse leggermente alterata
"Forse se me lo avessi detto prima io lo avrei scoperto molto tempo fa e ora non avrei questo problema!" Le dissi, leggermente triste e alterata.

Perché non me ne hai parlato, mamma?

Mi stavo irritando.
Perché non mi aveva parlato dei suoi sospetti? 
Seriamente. 
Ora io non sarei in questo casino, forse, se lei mi avesse insinuato qualche anno fa l'idea che ci fosse qualcosa di più in Conan.
Però non l'aveva fatto, e ora io ero immersa fino al collo in un problema più grande di me. 
Era come stare in un mare in tempesta con addosso il solo salvagente.
Io rischiavo ogni volta che arrivava un'onda - il problema - di annegare, ma ogni volta, per tutti questi anni, la mano salvatrice di Conan o Shinichi mi ha sempre aiutato, facendomi rimanere a galla.
Ma ogni volta l'acqua guadagna terreno e si fa strada nella mia gola sempre più, e io ho paura che presto annegherò. 
Ho paura che questa volta nessuno riesca a salvarmi, ed io morirò schiacciata in fondo al mare dall'acqua troppo alta e troppo nera.
Rabbrividii e scappai dai miei pensieri.

Non voglio annegare. 
Io amo la mia vita, per quanto incasinata possa essere…

Vidi mia madre scuotere la testa sconsolata. Perché fa così? 
Lei mi guardò, capendo la mia espressione interrogativa mi disse
"È proprio per questo che non ti ho detto nulla, Ran..." 
È?!
"Cosa? Perché!?" Alzai la voce.
Mi si avvicinò, e mi poggiò una mano sulla spalla, dicendomi
"Ran, io avrei voluto parlartene, ma sapevo che tu non eri mai stata veramente convinta dell'identità di Conan, e qualche anno fa, quando lui ti disse che non sarebbe potuto tornare, io non ho voluto darti altre speranze che forse sarebbero state vane, perciò ho pensato di aspettare a dirti dei miei sospetti.
Però poi ti ho visto così bene con Kaito, che non me la sono sentita di rovinare la tua felicità con un altro triste ricordo, perciò ho evitato.
Scusami tesoro se non ti ho detto nulla, ma non volevo farti soffrire ancora, lo avevi già fatto abbastanza."
Le sentii la voce abbassarsi mentre parlava.

Che sciocca.
Che stupida.
Che ingrata.

Questo ero stata in quel momento.

Sciocca, perché non avevo cercato soluzioni possibili favorevoli a mia madre.

Stupida, perché non mi ero interessata a sapere la versione si mia mamma prima di giudicarla.

Ingrata, perché non avevo pensato che lei lo avesse fatto per un buon motivo.
Per me.

"Grazie, mamma." Le dissi soltanto, ancora non avevo capito come aveva preso la notizia.
Quasi come se mi leggesse nel pensiero disse 
"Tranquilla, ma ora cosa vuoi fare con Shinichi?" Mi chiese e io sospirai, scuotendo la testa. Chiusi gli occhi.
"Non lo so." Mi interruppi e li riaprii guardando il cielo fuori.
"Proprio non lo so." Conclusi.
In quel momento il silenzio calò  su di noi, ma venne spezzato dal rumore della porta di casa che si apriva.
Il mio cuore prese a battere più in fretta.
"Papà? Shinichi?" Chiesi incerta, uscendo dalla cucina e dirigendomi in anticamera, all'ingresso.
Temetti il peggio quando non vidi Shin, ma mi tranquillizzai quando lo scorsi salire le scale, un paio di gradini più indietro.
Lo vidi e sorrisi, vedendolo fare lo stesso quando mi notò.
Osservai mio padre e capii che era andata bene. Quasi saltai dalla gioia e mi buttai quasi letteralmente addosso a Shinichi, sbilanciandolo e rischiando di farci cadere entrambi, ma per fortuna non successe.
Lo baciai sorridendo di gioia e versando lacrime, di felicità anche quelle. 
"R-Ran, c'è tuo padre..." mi disse Shinichi, ma io lo ignorai volutamente. 
Non mi importava per nulla chi ci fosse lì con noi, avevo solo voglia di baciarlo e così stavo facendo.
Mi staccai lievemente da lui e sorrisi, vedendolo imbarazzato.
"Mmh-mh-mh!" Fece una voce alle mie spalle, fingendo di tossire solo per attirare la nostra attenzione.
Mio padre non gradiva certe scene, ma non mi importava particolarmente in quel momento.
Mi staccai da Shinichi e mio padre lo guardò minaccioso
"Sta' attento moccioso, un passo falso e..." mio padre lasciò la frase in sospeso facendo in segno sotto il proprio collo con il pollice della mano destra, una specie di tacita minaccia di morte.
Ero troppo felice in quel momento, davvero troppo.

E ora come faccio?

Entrai in casa con i miei genitori e Shinichi, perché mia madre voleva chiedergli ancora qualcosa, e in quel momento la mia più grande preoccupazione era: 
E ora chi lo dice a Kaito?
Accidenti...


Pov Otaki


Rientrai in casa, massaggiandomi il collo, dando uno sguardo all'orologio a muro.
Ore 21.34.
Diamine! 
Come si è fatto tardi...
Avevo passato l'intera giornata ad osservare casa Mouri, che oggi era stranamente movimentata...
Tra poco dovrò uscire allo scoperto, e il pensiero mi entusiasma non poco.
Quel giorno avevo visto fin troppa felicità sul volto di quel Edogawa, e il sangue era ribollito nelle mie vene, pensando che lui aveva felicità, fama e amore mentre io ho perso il lavoro e sono quasi sotto sfratto solo perché lui è entrato in quel dannato bar.
Diedi un pugno al tavolo, non sentendo neanche il dolore a causa della rabbia che mi invase ogni cellula del corpo.
La mia mano si era arrossata per la botta, ma poco importava. 
Avevo domandato un po' nel quartiere. 
Lì  in molti conoscevano Kogoro Mouri, e molti erano suoi compagni di bevute, e avevo facilmente scoperto una notizia molto interessante, più di quanto credessi. 
Ran Mouri si sarebbe dovuta sposare di lì a due settimane.
Pensavo che si dovesse sposare con Edogawa, ma gli amici di Kogoro hanno detto che lei è fidanzata con un certo Kaito.

Perfetto.

Avrei potuto avere modo migliore di rovinare la vita ad entrambi? No, quindi perché non cogliere al volo l'occasione? Ebbene era quel che avevo fatto.

Dimmi cara Ran, cosa succederebbe se per caso, il tuo futuro marito fossi costretta a sposarlo?

Beh, te lo farò scoprire molto presto
Pensai, un ghigno a dipingermi il volto.

È ora di dormire.

Buonanotte Conan, 
Buonanotte...Ran.


AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!
Heilà, come va? 
Spero tutto bene, altrimenti mi dispiace per voi.^.^
Ebbene, riuscite a capirci qualcosa nella mente malata di Otaki? 
Io un cavolo di niente. :)
Sembra un maniaco psicopatico, e non escludo che non lo sia.
A voi cosa sembra? 
Fatemi sapere, e ovviamente ditemi cosa me pensate del capitolo!! 
Alla prossima 
Grazie a tutti i lettori e recensori
Miao >.< 
ShinRan4862
 

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Capitolo 14
*** Solo per non guardare me ***


Solo per non guardare me
 
 
 
Mia madre se ne era andata da poco, e mio padre era nuovamente andato a giocare a carte, perché, a detta sua, le informazioni di quel giorno lo avevano 'scombussolato' e aveva bisogno di distrarsi...sì, certo, proprio lui aveva bisogno di distrarsi, ma se non fa altro tutto il giorno?

Sbuffai, rigirandomi nel letto.
Il giorno successivo sarebbe tornato Kaito.
Una morsa mi strinse lo stomaco, ma mi sentii in colpa quando constatai che ciò che me la provocava non era affatto senso di colpa, ma solo il timore per la sua reazione.

"Che hai da sbuffare?" Disse una voce e io roteai velocemente gli occhi verso la porta della mia camera. 
Shinichi era lì con il suo pigiama, che altro non era se non una maglia a maniche corte bianca dei boxer neri, appoggiato allo stipite che mi osservava con quei suoi magnifici occhi blu.
Quando era entrato? 
Non lo avevo sentito! 
"Quando sei entrato?" Chiesi e lui si mise seduto sulla sedia della mia scrivania, guardandomi, per poi rispondermi
"Circa dieci minuti fa." Sorridendo divertito della mia disattenzione.
Lo guardai e sorrisi, per poi riportare lo sguardo sul soffitto.
"Che succede?" Mi disse, avvicinandosi al letto e inginocchiandosi accanto ad esso.
Girai gli occhi verso di lui e portai la mano alla sua guancia, accarezzandola dolcemente.
"Nulla..." risposi evasiva e non troppo convinta di ciò che avevo detto.
"Lo sai vero che stai parlando con il migliore detective del Giappone e che non sai mentire, vero?" Mi disse lui sorridendomi e appoggiando la sua mano sulla mia, ancora sulla sua guancia.
"Lo so, ma tu modesto come sempre neh..." dissi, alzandomi a sedere e appoggiando la schiena contro la parete della stanza.
Shinichi si mise accanto a me e prese in mano una ciocca di capelli, per poi arrotolarsela intorno ad un dito.
"Cosa c'è?" Disse ignorando la mia frecciatina.
"Domani Kaito torna qui..." dissi e mi voltai a guardarlo.
Parve capire la mia insicurezza, tanto che mi abbracciò, tenendomi stretta a sè.
"Capisco..." Esordì.
"Come farò a dirgli che non voglio sposarlo? Gli spezzerò il cuore." Dissi, cercando sicurezza e conforto tra le sue braccia.
Come avrei fatto senza di lui?
"Cosa ti preoccupa?" Mi chiese ad un tratto Shinichi, cogliendomi un po' impreparata.
"Non so di preciso...non vorrei fargli del male, ma non voglio sposarlo...non lo amo." Mi interruppi
"Però, ho paura di ciò che farà, se non la prendesse bene? Cosa succederebbe?" Dissi, stringendo la maglietta del mio amico d’infanzia.
"Shh, Ran...calma, non potrà fare nulla, io ti sarò vicino, non te lo dimenticare." Mi disse, accarezzandomi i capelli. 
Quelle parole mi influsso forza e speranza.
"Andrà tutto bene, Ran." Disse, e io, poco dopo, mi addormentai.
Shinichi non poteva saperlo, e in quel momento nemmeno io, ma quella era l'affermazione più sbagliata che avesse mai fatto in tutta la sua vita.


Lo squillo ininterrotto del cellulare mi fece svegliare.
Ero sdraiata sul mio letto e accanto a me c'era Shinichi, che nonostante il rumore dormiva ancora come un sasso.
Mi incantai a guardarlo dormire per un attimo, ma il trillo del telefono non mi concesse un secondo di pace e quindi spensi la sveglia, notando la presenza di un messaggio da parte di Kaito.
Chiusi gli occhi e prendendo un profondo respiro, come se premere un pulsante fosse la cosa più difficile e complicata di questo mondo.
Lo aprii e lo lessi:

Ciao Amore! 
Buongiorno, volevo farti sapere che arriverò domani per le 11.00, 12.00 ok? 
A domani, non vedi l'ora di rivederti :)
Ti amo 
Kaito

Mi si strinse lo stomaco a leggere quel "Ti amo", perciò non sapendo bene cosa rispondere non lo feci, tanto Kaito a quel ora era in aereo, e comunque l'avrei visto di lì a poco...
Che ansia!
Come mi sarei comportata oggi in aeroporto?
Svegliai Shinichi e feci colazione con lui, finché non c'era Kaito era meglio se mi godessi la mattinata.

Pov Kaito

Finalmente quel viaggio era finito! 
Non vedevo l'ora di rientrare in Giappone, la mia casa.
E non vedevo l'ora di riabbracciare Ran! 
Quella bellissima ragazza che con la sua dolcezza e gentilezza mi aveva  conquistato, magari senza nemmeno averci provato...
Era iniziato l'atterraggio e già iniziavo a percepire quel fastidioso senso di avere le orecchie tappate per colpa della pressione dell'aria.
L'atterraggio fu regolare e finalmente scesi da quella gabbia di ferro infernale.
Non mi erano mai piaciuti gli aerei, però ero costretto a passarci molto tempo siccome la mia famiglia, gran parte, era oltreoceano. 
Presi la mia valigia e mi avviai verso l'uscita, dove avevo appuntamento con Ran.
Quando uscii la vidi e sorrisi, rendendomi conto di quanto mi sia realmente mancata quella ragazza dagli occhi lilla.
Era ancora più bella di come la ricordassi, ma vidi che il suo sorriso era un po' tirato, era preoccupata, o almeno mi sembrava.
Mi venne incontro e solo allora notai che alle sue spalle c'era qualcuno.
Conan.
Avevo reputato sempre un po' strano quel ragazzo.
Non era maleducato, ma ogni volta che c'ero io non apriva bocca quasi mai, invece se era solo con Ran o con i suoi amici diventava improvvisamente loquace.
Non l'avevo mai compreso veramente.
Era anche piuttosto maturo e intelligente rispetto a quelli della sua età.
Se non avessi visto che aveva sedici o diciassette anni gliene avrei dati almeno trenta.
"Ciao Ran!" Dissi per poi avvicinarmi a lei. 
Le diedi un  bacio e vidi di sfuggita le mani di Conan chiudersi a pugni.
Ran mi sembrò un po' contrariata ma non ci feci caso, troppo impegnato a osservare la strana reazione di Conan.
Perché aveva fatto così?
Mi staccai da Ran e andai verso di lui.
Gli porsi la mano e gli dissi
"Ciao Edogawa-kun!"
Mi strinse la mano anche lui, ricambiando la stretta, forse in modo un po' troppo forte, ma sembrò quasi non accorgersene.
Aveva in volto una espressione seria e non accennava minimamente a sorridere.
Cosa gli prende a questi due? 
Pensai, quando vidi il volto preoccupato di Ran e quello serio di Conan.

"Hey, che ne dite di andare a pranzo?  Non ho mangiato molto stamattina a colazione." Disse ad un certo punto Ran, per alleviare la tensione che per qualche motivo a me ignoto aleggiava tra di noi.
"Mi sembra una buona idea!" Risposi senza dare importanza alle occhiate che Conan lanciava ogni tanto a me e a Ran.
Non mi sembravano molto tranquille.
Magari avevano avuto un litigio?
Non sapevo proprio come spiegarle...

Ci avviammo verso un locale e sentii Ran e Conan confabulare dietro di me, ma non capii le loro parole, non le distinguevo, se non alcune.
"Cosa vuoi fare con lui?" Sentii dire a Conan, e mi girai lievemente, notando i suoi occhi puntati su di me.
Si accorse di essere stato scoperto e tornò con lo sguardo fisso avanti a sè, allontanandosi un poco da Ran.
Che cosa avevo visto nei suoi occhi in quel momento? 
Una scintilla buia era passata attraverso le sue iride scure e profonde, tanto da non farmi comprendere appieno il significato di quella saetta che gli aveva trapassati. 
Ero stato via solo una settimana, ma le cose sembravano diverse dal solito.

Cos'è successo in questo poco tempo?...

Pov Shinichi

Che stupido! 
Mi ero fatto scoprire come un pivello.
Ma non ho potuto fare a meno di fare a Ran quella domanda.
"Cosa vuoi fare con lui?" 
Lo avevo chiesto a bassa voce, ma forse non abbastanza bassa da non essere sentito da Kaito.
Che stupido!
Kaito mi stava guardando, e io non ho potuto fare a meno di provare un po' di rancore nei suoi confronti.
Lui aveva Ran, in un modo più formale, certo, anche se lei era innamorata di me.
Agli occhi delle altre persone, Ran era la ragazza di Kaito, la sua promessa sposa, mentre invece io ero il suo fratellino, il suo 'coinquilino'.
Ero geloso.
Terribilmente geloso.
Poco prima avevo visto Ran contrariata per il bacio che aveva ricevuto da Kaito, ma, per quanto questo mi rallegrasse, non ho potuto fare a meno di invidiare quel ragazzo biondo dagli occhi scuri.
Avevo stretto i pugni, osservando quella scena che si parava davanti ai miei occhi, sperando che finisse al più presto.
Vedevo le sue labbra attaccate a quelle di Ran e più andavano avanti più le mie unghie si conficcato nel palmo delle mie mani.
Il dolore che provavo non era minimamente paragonabile a quello che sentivo al petto, coperto però da uno strato di rabbia che cercavo di non lasciar trapassare né intuire, a Nessuno.
Eravamo seduti nel locale da qualche minuto, e io non avevo ascoltato una sola parole del discorso di Kaito sui suoi genitori e sul suo viaggio.
Tenevo gli occhi fissati su Ran, che li teneva fissi su di lui.
Faceva qualche cenno di assenso con il capo ogni tanto,  solo per far capire al suo fidanzato che non stava parlando da solo, anche se era esattamente così.
Ran non stava ascoltando minimamente la sua storia, lo vedevo nei suoi occhi.
Non c'era curiosità, era come se stesse osservando lui...solo per non guardare me.
 


AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! XD
Come va?
Spero tutto bene! ^.^
Ditemi ditemi ditemi…com'è?
Avete visto? Kaito è tornato finalmente a casa dopo una lunga settimana (per Ran, mica per lui, neh!)
Ho quasi mandato in palla il computer per schiacciare l’ultimo invio ^.^’
Ops, stavo per perdere il capitolo!
Ebbene, cosa ne pensate? Fatemi sapere.
Grazie a tutti coloro che recensiscono e leggono, oltre quelli che (ovviamente) hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
Io vi adoro! *.*
Alla prossima
Miao >.<
ShinRan4862

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Capitolo 15
*** Buio ***


Buio
 


Shinichi si alzò di scatto e senza alcun preavviso dalla sedia e restò  immobile.
Sobbalzai e mi misi una mano sul cuore per lo spavento.
Il mio sguardo e quello di Kaito corsero verso la sua figura.
"Che succede Conan-kun?" Chiesi, pronunciando a fatica quel nome, ormai mi ero abituata a chiamarlo Shinichi.
Il suo sguardo saettò verso il mio, con un'espressione strana che non seppi identificare, visto che durò meno di un istante, per poi trasformarsi in un sorriso tirato e finto come il nome con cui l'avevo chiamato.
"Oh, nulla Ran-neechan, solo che mi sono ricordato di avere un mucchio di compiti da fare per domani e non posso rimandare, devo andare.
A presto Okamoto-san." Disse infine, rivolgendosi a Kaito e calcamdo pesantemente il tono sul suffisso accanto al mio nome, allontanandosi dal tavolo, prima camminando e poi accelerando il passo fino all'uscita.
Stavo ancora osservando l'entrata del bar quando sentii qualcuno prendermi la mano.
Mi voltai di scatto verso destra, trovando di fronte a me Kaito con un sorriso dolce.
Come ho potuto tradire questo ragazzo?
Questa domanda mi frullava in testa, diventando insistente quando lui iniziò a muovere il pollice sul dorso della mia mano, dandomi un senso di imbarazzo e fastidio.
Non mi andava di venire toccata.
Non da lui.
Staccai la mano dalla sua nel modo che risultasse un gesto il più naturale possibile e per mia fortuna, a vedere il sorriso di Kaito, dovevo esserci riuscita.
Misi le mani sulle gambe, sotto al tavolo, lontane da lui.
"Spero di non risultare maleducato se ti dico che non vedevo l'ora che se ne andasse!" Disse sorridendo e facendomi rimanere un po' sorpresa.
"Perché?" Chiesi, sbattendo le palpebre più volte, come a schiarire le idee.
Lo vidi avvicinarsi pericolosamente al mio viso e dirmi
"Perché non vedevo l'ora di fare questo..." per poi baciarmi.
Non è un bacio come quello all'aeroporto, ma molto più profondo.
Voleva insinuarsi tra le mie labbra ma ero restia a lasciarlo entrare.
Cercai di non risultare sgarbata e non  sapendo che fare urtai con il gomito il bicchiere d'acqua sul tavolo, staccandomi da Kaito subito dopo, con fare preoccupato.
"Oh, accidenti..." mormorai, tamponando la tovaglia con un fazzoletto di carta.
Vidi una cameriera venire verso di me e dirmi
"Non si preoccupi, non è nulla di grave." Con un sorriso gentile e cordiale sul volto, mentre io mi chinai verso le gambe del tavolo per raccogliere il bicchiere, ormai rotto.
Tirai su i pezzi più grandi, tentando di non tagliarmi. 
Gli appoggiai sul tavolo e dissi
"Mi scusi." Alla cameriera, che dopo aver preso i vetri si allontanò al tavolo.
Mi girai in direzione di Kaito e vidi che si stava guardando intorno.
"Kaito?" Lo chiamai, e i suoi occhi marroni si posarono sui miei.
"Sì?" Mi disse
"Che ne dici di tornare a casa? Sta facendo buio, sono le sette passate..." dissi guardando fuori dalle finestre e poi il mio orologio. 
"Hai ragione..." disse soltanto e si alzò per andare al bancone a pagare.
Lo seguii senza dire nulla e uscimmo dal locale. 
"Ran, che ne dici se ti porto in un posto?" Mi chiese, sorridendo.
"Dove?" Chiesi io in risposta, curiosa.
"Sorpresa!" Disse e ridacchiò tra sé e sé. 
"Ok ok andiamo dove vuoi!" Sospirai e lo seguii in auto.
 

Pov Kaito
 

Sto portando Ran in un posto che conosce bene.
Il parco di Beika.
È quello il posto dove ci siamo incontrati e sinceramente non vedo l'ora di vedere che faccia farà davanti allo spettacolo che l'aspetta.
Parcheggio e lei esclama
"Ma questo è il parco di Beika!" Disse, con un tono un po' strano, quasi deluso, o malinconico... 
Pensava che l'avrei portata in un altro posto?
"Esatto, ma se vuoi possiamo andare da un'altra parte..." Affermai, timoroso che non volesse restare.
"No, no, tranquillo, solo che sono sorpresa." Disse, muovendo freneticamente le mani davanti al viso e la testa in segno di negazione.
Ma il suo tono non lo compresi, aveva una colorazione che non riuscii ad identificare.
Che le abbia portato alla mente brutti ricordi di cui io non sono a conoscenza?
O magari legati a...lui?
Sapevo della sua storia travagliata con il detective Shinichi Kudo, anche se non me ne aveva mai parlato personalmente, ma Ran aveva una migliore amica fin troppo chiacchierona, che non aveva esitato a mettermi in guardia quando mi sono fidanzato con lei.
Non lo dovevo sottovalutare.
Sapevo che non si faceva vivo da anni, ma chissà!
"Allora, vuoi farmi vedere questa sorpresa si o no?" Mi disse Ran, correndo verso l'ingresso.
La seguii e la presi per mano, per poi correre addentrandomi nel parco.
Provai una strana sensazione quando la toccai.
La sua pelle era stranamente fredda e la mano con i muscoli tesi, proprio come il braccio, piuttosto rigido.
Ran era strana. 
Cos'era successo? 
Perché si comportava in quel modo?
Avevo l'impressione che avesse una certa riluttanza nel toccarmi,  anche nelle maniere più casuali e normali possibili, ma forse era una mia impressione.
Però avvertivo una certa tensione a stare accanto a lei.

Come due calamite che hanno due poli opposti si attraggono, due con i poli uguali si respingono.

Ed era esattamente come mi sentivo io in quel momento.
Più mi avvicinavo a Ran e più lei si allontanava, creando tra noi uno spazio incolmabile.

Scossi la testa, cercando di scacciare quel idea.
Perché mai la mia Ran avrebbe dovuto allontanarsi da me?
No, non dovevo preoccuparmi.
 
Riemersi dai miei pensieri e arrivammo in una zona del parco poco illuminata.
"Ma cosa?..." aveva detto Ran, quando io la feci sedere su una panchina, per poi guardarla e mettermi il dito indice della mano sinistra davanti alle labbra.
"Shh..." le sussurrai, indicandole un punto più avanti, nell'erba.
Vidi il suo sguardo confuso, inizialmente, illuminarsi all'improvviso.
Era sorpresa, lo capivo dalla sua espressione stupita.
Ero riuscito a sorprenderla.
Proprio ciò che volevo.
Ero riuscito a farla sorridere.

Ma nella sua espressione non leggevo solo stupore, qualcosa la turbava, e capii che io, quel “qualcosa” non l’avrei mai compreso.



Pov Ran
 

Da quanto era che non vedevo delle lucciole? 
Anni.
Mi ero scordata di quanto fossero belli questi animali.
Ero ancora affianco a Kaito e lo vidi sorridere quando notò la mia espressione piacevolmente sorpresa e meravigliata da quello spettacolo delle natura che, devo dirlo, a Tokyo capitava di rado.
Ma io non riuscivo, almeno in parte, a godermi quel momento.
Era perfetto, ma...
C'era un "ma".
Era perfetto ma...con me non c'era Shinichi. 
Esattamente.
Dov'era andato dopo essere uscito da quel locale? Ero preoccupata. 
Infinitamente preoccupata.
Nonostante avessi tradito quel ragazzo meraviglioso che era accanto a me non riuscivo a non pensare a lui, mi sentivo tremendamente colpevole.
Mi aveva portato al parco di Beika, dove un giorno di circa due anni fa lo avevo conosciuto.
Un giorno che adesso avrei voluto maledire.
Voleva essere un gesto carino, e in effetti lo era, ma ciò non fece altro che rattristarmi di più, come se lui sapesse quel che avevo fatto.

"Ran." Mi sentii chiamare e i miei pensieri si dissolsero, quasi del tutto.
"Dimmi." Gli risposi per poi guardarlo negli occhi, che in quel momento mi parvero neri come precipizio senza fine.
"Che cos'hai?" Mi disse, e io non seppi cosa rispondere.
Dovevo dirgli la verità? 
Sì, assolutamente.
Avevo coraggio per dirgliela?  
No, per niente.
Volevo essere coraggiosa, ma non ci riuscii.
In quel momento volevo essere vigliacca. 
Non sarei riuscita a vederlo sgretolarsi sotto i miei occhi, per colpa delle mie mani.
In quel momento non ce l'avrei fatta.
Distolsi lo sguardo, alzandomi e avvicinandomi alle lucciole.
Al mio passaggio gli animali, forse per paura, spegnevano le loro "luci", sparendo nell'oscurità.
"Nulla." Gli risposi, venendo inghiottita dal buio della notte, con solo la luna ad illuminarmi il viso.
"Davvero, stai tranquillo." Dissi tentando di sembrare più convincente. 
"D'accordo..." sospirò lui, non convinto, ma lasciò cadere il discorso. E io ringraziai le lucciole per essere sparite, e il buio per essere tornato: tornato per nascondere le mie paure, tornato per nascondere le mie bugie, tornato per nascondere l'unica lacrima che attraversò la mia guancia.

Tornato per nascondere il mio amore.
 
 



Hey!
Ciao a tutti e finalmente rieccomi qua a postare il capitolo 15! 
Non sono molto convinta, fatemi sapere voi cosa ne pensate ;)
Informazione: "Okamoto" è il cognome di Kaito, solo per farvi capire ^.-
Grazie mille a tutti coloro che hanno aggiunto la storia fra le preferite/ seguite/ ricordate e a tutti quelli che hanno recensito la storia.
Ringrazio Ball00n, SofiHolmes, _fantasie_, Shin4 e Starmystar per aver recensito gli ultimi capitoli.
Grazie ovviamente anche ai soli lettori, non vi ringrazierò mai abbastanza, grazie davvero.
Alla prossima
Miao >.<
ShinRan4862

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Capitolo 16
*** Brucia più del dolore ***


Brucia più del dolore
 
 

Pov Shinichi



Mi allontanai in fretta da quel bar, profondamente turbato, ma non per ciò che stava accadendo all'interno della struttura, o almeno non solo per quel motivo.
Ero inquieto, e avevo i muscoli rigidi.
Il mio istinto mi stava mettendo in allerta, come quando mi sfuggiva qualcosa.
Passai di fronte ad alcuni negozi, guardandomi attorno con circospezione, tentando e sperando di non dare nell'occhio.
Sentivo come se vi fosse qualcuno alle mie spalle, pronto ad accanirsi su di me.
Non so come, ma lo percepii chiaramente.
Le mani affondate nelle tasche, gli occhi spalancati che si muovevano a destra e sinistra, pronti a notare ogni singolo movimento fuori norma.
Notai qualcuno alle mie spalle, lontano metri e metri, ma lo avevo visto venti minuti prima, ed era impossibile che fosse una coincidenza.
Ero carico di adrenalina.
Non avevo paura, ma ero impaziente di sapere chi fosse colui che mi stava evidentemente seguendo.
Svoltai immediatamente a destra, in una via priva di negozi e piena di uffici, che a quell'ora erano indubbiamente chiusi.
Non c'era nessuno.
O almeno, nessuno di visibile.
Interruppi improvvisamente la mia camminata ai piedi di un lampione, sentendo chiunque fosse alle mie spalle fare lo stesso.
Sorrisi e chiusi gli occhi, abbassando il capo.
Chi era l'idiota che provava a pedinarmi? 
Un fallito, se pensava che non me ne accorgessi. 
"Se cerchi guai..." iniziai a voce alta
"...questo è il posto giusto." Continuai, sorridendo, per poi alzare lo sguardo e voltarmi parzialmente verso colui che mi stava alle calcagna da almeno tre quarti d'ora.
Non era vicino a me, e il buio che era calato mi impediva di vederlo in volto, coperto con il cappuccio di una felpa nera, ma la luce che proveniva dal lampione gli illuminò per un istante la parte bassa del viso, lasciata scoperta e visibile.
Un sorriso di sfida fece capolino su quelle labbra, mettendo in evidenza i denti bianchi di colui che era il mio  inseguitore.
"Se pensi che i guai li avrò io ti sbagli di grosso, detective." Disse una voce maschile che io, ero sicuro, avevo già ascoltato. Ma dove?
Sorrisi.
E va bene! 
Mi voltai verso di lui completamente, faccia a faccia.
Era un uomo, altezza media, indossava una felpa nera col cappuccio e dei pantaloni grigi, con delle scarpe da ginnastica bianche, che parevano essere piuttosto consumate.
Il mio cervello lavorava incessantemente, quasi facendomi sentire che stava macchinando velocemente per dare e scartare mille e passa ipotesi.
"A si?" Gli dissi, ironico.
Lo vidi fare qualche passo indietro. 
"Presto te ne accorgerai, Edogawa." Disse poi, svoltando un angolo e stanno nell'ombra. 
Io ero rimasto momentaneamente bloccato, ma non appena mi ripresi mi fiondai dove l'avevo visto sparire.
Troppo tardi.
Pensai, rendendomi conto che, chiunque fosse costui, si era praticamente volatilizzato.
Me lo ero lasciato sfuggire.

...Presto te ne accorgerai...

Mi tornarono in mente le parole di prima, e mi fermai a pensare.
Cosa intendeva dire?
Cosa sarebbe successo?
Chi era quel individuo?
Cominciai a pensarci, e, a sguardo basso e pensoso mi diressi quasi inconsciamente verso casa Mouri.
Quando arrivai mi stupii di con quanta facilità le mie gambe mi avevano portato in quel luogo che da dieci anni chiamavo "casa".
Sorrisi. Ormai casa mia era nuovamente Villa Kudo, dal momento che Kogoro, scoperta la verità, mi aveva praticamente buttato fuori casa quella mattina, urlandomi dietro di essermi approfittato di lui in tutti questi anni.
Sapevo benissimo che non era vero, dal momento che mia madre gli aveva dato davanti ai miei occhi i soldi per mantenermi.
Guardai ancora per un attimo le grandi lettere bianche sulle finestre che recitavano "Mouri Investigazioni", con un filo di nostalgia, ma subito dopo mi voltai, pronto a tornare a casa. 
Erano ormai le otto e mezza, e nonostante non avessi sonno avevo voglia di stendermi su un comodo letto.
Mentre tornavo a casa vidi un'auto passarmi accanto, con qualcuno di conosciuto seduto al sedile del passeggero.
Due occhi lilla mi passarono accanto, persi nel paesaggio circostante, e non appena incontrarono la mia figura su spalancarono, ed ebbi l'impressione che si illuminarono, alla mia vista.
Mi fermai, e vidi l'automobile fare lo stesso qualche metro più avanti la portiera aprirsi e Ran scendere dal veicolo.
La vidi dire qualcosa al guidatore, con un sorriso forzato, nonostante tutto molto realistico...tranne che per alcune persone.
Chiuse la portiera e l'auto ripartì.  
La vidi osservare l'automobile, e non appena questa girò l'angolo lei si voltò verso di me, sorridente.
"Ciao, Shinichi" disse, venendomi incontro.
Le sorrisi anche io, ma la vedevo turbata, come se non stesse bene.
Che ti succede, Ran?



Pov Ran


"Ran, che hai?" Mi disse Shin, non appena ebbe un attimo per scrutarmi per bene.
Ecco, lo sapevo che avrebbe capito che qualcosa non andava.
A volte non sopportavo proprio quel suo lato da investigatore...certo, ma a chi volevo darla a bere? 
Amavo quel lato del suo carattere, nonostante fosse stata quella la causa del suo allontanamento, dieci anni prima.
Non mi sentivo bene, non solo per ciò che era accaduto poco prima con Kaito, ma anche a causa di un forte mal di testa che mi aveva colpito le tempie da venti minuti a quella parte.
Sorrisi, cercando di minimizzare la cosa.
"Tranquillo, ho solo un po' di mal di testa" dissi, sperando di convincerlo.
"Che avevi prima?" Gli chiesi, cambiando argomento.
"Nulla..." rispose, ma non lo vidi convinto, aveva distolto lo sguardo.
"Hey, non dirmi le bugie, non si dicono alla propria sorella. Che ti è preso prima?" dissi io, sorridendo per stemperare la mia curiosità e farli sentire più a suo agio.
"No, niente Ran, davvero" disse sbrigativo, voltandomi le spalle e lasciandomi con un pugno di mosche.
Sbuffai, gettando la spugna. 
Mi faceva troppo male la testa per insistere, se me ne avesse voluto parlare sarei stata lì per ascoltarlo.
Lo seguii fino a Villa Kudo, che si ergeva in tutta la sua magnificenza lungo Via Beika.
Avevo sempre adorato quella casa, così diversa da quelle del resto della via. 
Era enorme, e forse nemmeno io, che ci avevo passato molto tempo, avevo visto tutte le sue stanze.
Forse nemmeno quando avevo pianto una settimana fa, a casa di Shinichi, le avevo viste tutte, ma sinceramente non ho memoria delle stanze in cui sono stata quel giorno...
Come fulminata da qualcosa spalancai gli occhi e gli chiusi di scatto subito dopo, portandomi una mano alla fronte. Il mal di testa su stava facendo più forte e sperai di non avere la febbre, non volevo rovinare quel momento con lui, date le circostanze non ne avremmo avuto più molto a passare insieme.
Respirai profondamente, calmandomi un poco.
Lo seguii all'interno di quella grande casa e non appena la porta si chiuse alle mie spalle lo abbracciai da dietro, unendo le mani sul suo petto.
"Mi sei mancato in queste ore..." dissi, chiudendo gli occhi e inebriandomi del suo profumo familiare. 
Mi sentivo davvero rilassata in quel momento, e sembrava che il mio mal di testa fosse praticamente scomparso. 
Sentii in suo cuore in prossimità del palmo della mia mano accelerare i battiti.
Si voltò, osservandomi con i suoi magnifici occhi blu.
Azzerai io le distanze fra i nostri volti, con un bacio appassionato, pieno della mia mancanza di quelle labbra sulle mie, che cancellarono completamente il ricordo di quelle di Kaito, che le avevano sfiorate poco prima.
"Non glielo hai detto vero?" Mi chiese dopo che ci fummo staccati.
Abbassai lo sguardo e non risposi, ma il silenzio fu la mia risposta.
"Ok..." sospirò poco dopo chiudendo gli occhi.
Pensai che forse per quel momento non voleva saperne, quindi evitò l'argomento.
Mi diede un altro bacio, e dopo un altro ancora, finché come per magia ci ritrovammo nella sua stanza da letto, senza nulla a dividerci, portando a compimento il miglior atto di amore che possa essere fatto, e questa volta mi è sembrata la prima in cui eravamo lì, insieme, per necessità, non fisica, ma perché la nostra anima ne aveva bisogno.
Era stata la prima volta in cui avevo percepito nella passione anche l'amarezza, nell'eccitazione la frustrazione e nei nostri baci la voglia di cancellare i ricordi e gli avvenimenti passati, per tornare ad essere dei ragazzini delle elementari, senza alcun pensiero per la testa se non i compiti e il divertimento.
Ma ciò non era comunque possibile, ed io avevo infatti percepito a causa di ciò la tristezza nell'amore.
Nulla poteva essere cancellato, rifatto o ripetuto, ma agli errori si poteva rimediare, e questo era ciò che importava.
Ma noi non eravamo stati attenti quella sera, troppo presi dall'amarci, ed avevamo perso la lucidità, soffusa dalla passione, non accorgendoti di qualcuno che aveva invaso la nostra privacy, non per motivi futili, ma per annientarci, per usare tutto ciò che aveva contro di noi.
Tutto ciò che aveva erano delle foto, che potevano bruciare più del dolore.



Pov Otaki



Sorrisi, guardando quelle fotografie che avevo in mano.
Non tanto per ciò che raffiguravano, ma per quello che rappresentavano per me e la mia vendetta contro quel ragazzino detective. 
Adesso avevo le prove certe della loro relazione clandestina, perché non pensavo che il povero Kaito sapesse di quel "rapporto" che avevano quei due.
Le feci scorrere sullo schermo del computer, una dietro l'altra, stampando le migliori, ovvero quelle dove i loro volti erano ben visibili.
Arrivai ad una delle prime che avevo scattato, dove i due innamorati si stavano scambiando un "dolcissimo" bacio.
Mi faceva vomitare tutto quell'amore.
Presi in mano i fogli delle stampe e le guardai tutte, e man mano che le sfogliavo un sorriso tutt'altro che rassicurante diventava sempre più grande sul mio volto, finché non mi misi a ridere come un pazzo, come se già gli avessi in pugno.
Sentivo già una catena attorcigliarsi attorno al loro collo, e li vedevo controversi dal dolore mentre tentavano inutilmente di liberarsi, ma ciò che mi fece stare ancor più bene fu pensare che non tentavano di liberarsi perché tutto ciò gli provava fisicamente, no, loro stavano male perché quelle catene gli tenevano lontani, impossibilitati a stare vicini. 
Spensi il computer e mi diressi verso la mia camera da letto.

Questa è l'ultima sera...vedete di godervela come si deve...

Domani avrò del lavoro da sbrigare, mi serve un...alleato.
 
 
 
 
Oddio.
Oddio.
Oddio.
AAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!! >.<
Ma in che ritardo sono!!?
Mi dispiace davvero, scusatemi!
Non avevo intenzione per sparire per un mese intero, è solo che sto lavorando ad una ispirazione improvvisa di una storia di Detective Conan, e proprio non mi sono accorta del tempo che, devo dirlo, sembra essere volato!
Non ho nemmeno risposto alle recensioni! Accidenti!
Ora corro a farlo e a recensire quel che mi sono persa in questo mese!
Volete un indizio sulla ff che voglio scrivere? No, dai, magari vi rovino la sorpresa, quindi chiunque voglia saperlo me lo dica, gli risponderò in chat privata. ^.-
Ebbene, ora passando al capitolo, cosa ne pensate?
Ho fatto ricomparire Otaki, giusto per farvi un’idea di ciò che POTREBBE avere in mente, ma non vi garantisco che ci capiate tutti (o almeno qualcuno -.-‘).
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima
Miao >.<
ShinRan4862
 

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Capitolo 17
*** Amore bugiardo ***


Amore bugiardo
 



Strinsi la cinghia della borsa che avevo in spalla, nervosa.
Camminavo sulla via vicino alla stazione Beika, per andare a prendere il treno della linea A, diretto all'ufficio dove Kaito lavorava.
Arrivai vicino ai binari appena in tempo, sentendo il vento arrivare, preannunciandone l'arrivo.
Sentii lo stridere delle ruote sui binari, mentre il treno rallentò fino a fermarsi.
Non appena arrivato aprì le porte e un a voce metallica annunciò il nome della fermata.
Salii sul treno, per fortuna non troppo pieno.
Trovai un posto in un angolo, accanto alla porta che conduceva all'altra carrozza e osservai il paesaggio, non appena uscimmo dallo spazio al coperto.
Pioveva.
Fantastico! Pensai, e mi persi ad osservare le gocce di pioggia correre lungo il vetro del finestrino.

Gli avrei detto la verità.

Era la cosa più giusta.

Gli avrei spezzato il cuore.

Si, ma ora quello spezzato è quello si Shinichi.

Lui ha dieci anni in meno di me.

Bloccai i miei pensieri. 
Era vero, quello non l'avevo tenuto in conto...
Eppure lui ci aveva pensato...già, il mio Shin ci aveva pensato.
Ripensai al risveglio di quella mattina, non era stato bello come i precedenti.
Shinichi si era già alzato e il posto accanto a me era desolatamente freddo e vuoto, ma un biglietto era posato sul comodino, pronto per essere letto.

Ciao Ran
Scusa se non sono lì, ma Ai mi ha chiamato con urgenza e sono dovuto scappare.
Riguardo a Okamoto, fai la scelta che ritieni più giusta, io non ti posso né ti voglio forzare a fare ciò che non vuoi, la scelta è tua e tua soltanto.
Non rischiare di vivere una relazione nascosta con un ragazzino quando potresti avere una favola con un principe...
Tuo, Shinichi.

Lo avevo ancora un tasca e in quel momento i dubbi mi assalirono come non mai.
Cosa avrei dovuto fare?
Di lì a poco non avrei avuto più alcuna domanda.



Pov Otaki


Ora il lavoro principale era fatto ed ora che il mio "amico" sapeva della situazione nessuno avrebbe potuto fermarmi.
Se lei avesse scelto il detective?
Non c'erano possibilità, o almeno, di lì a poco non ce ne sarebbero più state.
Presi le chiavi della macchina che non mi avevano ancora sequestrato e mi diressi verso la stazione del quartiere di Minato, lo studio del suo futuro marito si trovava lì vicino, ed io avrei dovuto parlarle prima del loro incontro.
Entrai in auto e ingranai la prima, partendo verso la metà con una idea ben precisa disegnata nella mia mente...
Arrivai e mi misi davanti all'ingresso della società, se Mouri avesse voluto entrare avrei fatto in tempo a fermarla.
Una folta chioma castana si avvicinò a me.
"Scusi, signorina..." era tempo di mettere le cose in chiaro.


Pov Ran



Mi avviai verso l'ascensore del pian terreno, ed una volta entrata premetti il tasto per andare al decimo piano.
Ero finalmente calma e ferma sulle mie scelte, e in quel momento nulla mi avrebbe fatto cambiare idea.
Uscii dell'ascensore e una strana consapevolezza mi avvolse come in un gelido abbraccio, ricordandomi che cosa stavo per fare, a cosa stavo per rinunciare.
Mi avviai lungo il corridoio, ispezionando accuratamente tutte le targhette dorate presenti ed infisse su ogni porta.
I miei occhi su posarono su una porta di legno scuro, sulla quale una targhetta d'oro presentava l'incisione "Okamoto".
Bussai e subito una voce non proprio ferma mi disse di entrare.
Socchiusi la porta e lo vidi seduto alla scrivania, osservare dei fogli con uno sguardo che a me parve piuttosto lucido dal pianto.
Mi avvicinai preoccupata, ma lui, non appena sollevò lo sguardo e mi vide si voltò e chiuse di scatto il cassetto a chiave.
Mi sorrise, ma mi parve piuttosto strano quel sorriso...Sembrava stranamente falso, come stampato sulla sua faccia, o attaccato con dello scotch.
"Tutto bene?" Gli chiesi e lo vidi annuire. 
Strano.
In quel momento non avrei saputo trovare aggettivo migliore a descrivere il suo volto, ma non me ne curai più di tanto, la mia scelta era irremovibile...e se non lo stavo facendo per me almeno lo stavo facendo per lui...
"Stasera vieni da me a cena?"
La sua domanda mi colse leggermente impreparata, strappandomi dai miei pensieri, che non mi avevano fatto notare la sua vicinanza decisamente troppo elevata.
La sua mano sfiorò il mio volto sulla guancia e quel tocco, benché leggero mi fece venir voglia di piangere. 
Mi sforzai di sorridere 
"Certo!" Risposi e lo vidi sorridere per poi avvicinarsi di colpo e baciarmi con foga.
E in quel momento me ne resi davvero conto.
Quello che provavo per Kaito non era affatto un amore sincero.
Il nostro era un amore bugiardo, pieno di segreti che non vogliono ne devono essere svelati. 
Con questa consapevolezza il sapore amaro della perdita si fece largo nella mia bocca; la perdita di un amico, di un amore.
Avevo perso Shinichi, questo era vero, ma se quel che stavo facendo fosse servito a proteggerlo l'avrei fatto anche un altro milione di volte.




"Scusi, signorina!" sentii qualcuno toccarmi lievemente la spalla e mi voltai.
Era un ragazzo, più o meno della mia età, che, ne ero sicura, avevo già incontrato, ma dove?
"Sì?" Chiesi con un sorriso di cortesia, sforzandomi di ricordare
"Non si ricorda di me?" Mi chiese con un sorriso e io mi sentii un'imbranata
"Ehm..." feci 
"Le do una mano, di ricorda quel cameriere che ha insultato qualche giorno fa in quel bar?" Disse, e la sua espressione cambiò, diventando sarcastica e seccata.
Improvvisamente mi ricordai e sentii anche i miei connotati farsi più duri e seri.
"Cosa vuole?" Dissi in un tono che doveva risultare minaccioso
"È meglio parlarne in un posto più appartato..." disse avvicinandosi notevolmente a me e prendendomi il polso.
Lo ritrassi con forza e misi a posto la borsa sulla spalla.
"Io non vado proprio da nessuna parte con lei, e ora la smetta di infastidirmi." Dissi e mi voltai, facendo per entrare nel palazzo dove lavorava Kaito.
Mi bloccai sul posto quando sentii qualcosa di freddo appoggiarsi alla mia schiena e produrre un suono metallico.
"Non vai da nessuna parte tu, e ora vieni con me..." disse con un tono basso e sibilante come un serpente che stringe attorno al collo della sua preda per soffocarla.
Sentii il mio fiato spezzarsi e accelerare subito dopo non appena mi voltai appena verso di lui.
Un brivido di terrore percorse tutta la mia schiena a partire dal punto in cui la canna della pistola era appoggiata alla spina dorsale non appena vidi il suo volto.
Non era più sorridente e nemmeno seccato, no.
I tratti del suo viso si erano fatti spigolosi e stranamente inquietanti.
I suoi occhi invece erano fermi e stabili anche se avevo l'impressione, osservandoli bene, che tremassero in certi momenti, come se si stessero sforzando di sostenere il mio sguardo, che mi immaginavo spaventato e piuttosto incredulo.
"O-ok..." dissi e poi aggiunsi "ma ti prego, metti via quella, non c'è bisogno che la usi..." dissi e sperai che mi ascoltasse...inutilmente. 
Rise in modo sommesso per non attirare troppo l'attenzione dei passati su di noi, e poi mi sussurrò all'orecchio
"Non ci provare campionessa di karate..." per poi dirmi di andare avanti, nascondendo l'arma tra la manica della sua giacca e la mia maglia blu.
Come faceva a sapere che praticavo karate?
Mi portò fino ad una specie di magazzino al quale si arrivava tramite una piccola strada secondaria 
piuttosto isolata direi...Avevo i nervi a fior di pelle e a tratti anche freddo, sia per la paura che per il vento che aveva iniziato a soffiare in quella piccola via.
Mi fece appoggiare ad un muro, seduta su una vecchia scatola sudicia di legno, mentre lui si appoggiò al muro di fronte, prendendo la pistola per il calcio e facendola ondeggiare avanti e indietro, come se il minimo errore non avesse potuto far partire un colpo.
Io la guardavo oscillare e quasi mi incantai in quel movimento continuo. 
Chiusi gli occhi con forza e distolsi lo sguardo.
"Allora cosa vuole?" gli dissi nuovamente
"Sai, ho notato che tieni molto a quel ragazzo dell'altro giorno..." iniziò, senza guardarmi in volto.
Mi stava dando del "tu" e questo fece sentire il pericolo ancora più vicino.
Stava parlano di Shinichi.
Mi irrigidii. 
"...ho fatto qualche ricerca, sai? E mi risulta che voi non siate fratelli, benché viviate nella stessa casa, è corretto?" Mi chiese, fermando la pistola e alzando lo sguardo su di me.
Come fa a sapere queste cose?
"Sì" risposi semplicemente.
"Bene, ecco, ho una domanda allora...ti devi sposare, giusto?" 
Domanda fatidica. 
Sa anche questo.
Non rispondo, titubante.
Non sono più così sicura di volermi sposare.
"Allora?" Mi chiede con voce più alta.
Tremo leggermente e rispondo
"Beh, ec-co, in realtà..." non finisco la frase, semplicemente perchè non ho idea di cosa dire.
"Ok, allora lo dico io per te, ti sposerai" mi dice e a me cadono le braccia mentre lo guardo di stucco.
Cosa?
Cosa ha detto!?
"Perché!?" Dissi indignata, alzandomi in piedi e pentendomene subito non appena lo vidi prendere in mano la pistola in modo più saldo.
Mi bloccai sul posto e lui mi puntò la pistola sotto il mento, sussurrandomi 
"Abbassa la cresta Campionessa, qui non sei tu quella in posizione di dare ordini, e poi..." disse mentre si allontanava e mi dava le spalle
"Non vorrai di certo che succeda qualcosa al tuo 'fratellino', vero?" Disse spostando lo sguardo verso di me ma senza guardarmi in faccia.
Le mie mani iniziano a tremare e anche i miei occhi gli sentii vacillare, ma per due motivi ben diversi.
Le gambe mi tremarono dalla voglia di fare del male a quell'essere e i miei occhi dalla voglia di piangere.
Perché? 

Perché questo accanimento contro di noi?
Cosa avevamo fatto di male per essere così odiati dal destino?

"Perché!? Perché mi odi così? Cosa ti ho fatto di male?!"
Dissi in preda ad una crisi di pianto.
"Oh, tesoro, tu nulla, ma il tuo amichetto, quel giorno mi ha fatto licenziare e per colpa sua ora io non posso più pagare l'affitto e rischio di essere sfrattato, ecco cos'ha fatto!" Disse e ad ogni parola sentivo la sua rabbia farsi strada nel cuore e uscire attraverso le parole. 
"Q - quindi tu gli farai del male?" 
Chiesi con un groppo un gola.
"Solo se tu non segui il mio unico ordine: stagli lontano e vedi che non gli succederà nulla, altrimenti..." disse con un ghigno divertito facendo dondolare ancora  la pistola mentre spariva nel buio di quel vicolo, dove il mio cuore era stato definitivamente spezzato da quella frase lasciata in sospeso.

 




Giuro che non avrei voluto fare questo angolo autrice.
Insomma, guardo l’ultimo aggiornamento della mia storia e mi ritrovo il quindici marzo!
Oddio! Qualcuno mi sopporta ancora?
Ovviamente spero di sì, ma non ci giurerei più di tanto.
Guardate, io vi porgo le mie scuse, ma non mi aspetto che voi le accettiate, e di certo non lo pretendo. Avete tutto il diritto di non farlo!
Comunque e in qualunque caso spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se io, per nulla convinta e a corto di ispirazione, non sono per niente soddisfatta.
Scusate anche per i continui cambi di pov, ma mi servivano per farvi comprendere meglio la questione.
Che altro dire? Ora mi catapulto a leggere e rispondere alle vostre recensioni, chiedendovi nuovamente scusa per i miei tempi MOLTO lunghi…
Ringrazio shinichi e ran amore per aver recensito gli ultimi capitoli e _fantasie_, Ball00n e shinichi e ran amore per aver recensito lo scorso capitolo.

Allora fatemi sapere cosa ve ne pare! ^.^
Alla prossima ( che spero sia più presto ) 
Miao >.<
ShinRan4862
 
 

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Capitolo 18
*** Non doveva andare così... ***


Non doveva andare così...
 

Mai mi ero sentita in colpa come in quel momento, quando lo avevo visto perdere negli occhi la speranza di poter riprendere in mano la sua vita.
Quando con il volto scuro si era allontanato da quella casa consapevole di averla persa.
Quella ragazza che imperterrita lo aveva aspettato per poi sentirsi dire che non si sarebbero più rivisti.
Non sapevo perchè lo avevo fatto.
Gelosia? Avidità? Invidia?
...Amore?
Non lo sapevo, ma sicuramente mi ero resa conto poi con il tempo che non avrei potuto tenerglielo nascosto a lungo.
E invece ce l'avevo fatta.
Per dieci anni lui non aveva sospettato nulla, e si era fidato ciecamente. 
E pian piano io sentivo il rimorso farsi strada dentro il mio cuore, nel mio animo, sempre più in profondità, scavato sempre più nelle viscere, dove a quanto pare il nero c'era eccome.
Una bugia, che per lui era ormai la sua vita, percorreva una strada parallela alla mia, che era nata qualche tempo dopo.
Anche io avevo imparato a dire bugie e menzogne a chi amavo, ma lo facevo con una naturalezza a dir poco inquietante.
Gli avevo mentito come lui aveva fatto con Ran, ma senza le sue buone motivazioni e il suo animo giustiziere.
Non me la sentii più, dopo tutti quegli anni a tentare di lasciarsi "Shinichi Kudo" alle spalle, di rivelargli ciò che era effettivamente accaduto, forse per rimorso, oppure per paura, ma non me la sentii, e decisi che non glielo avrei mai più detto.
Ma un intoppo che non avevo preso in considerazione si era messo sulla strada del mio "piano di stabilità". 
Proprio lui. Proprio l'amore. 
Sì, perché quello che legava Ran e Shinichi non sarebbe sparito, e io lo sapevo.
Lo sapevo, ma preferivo ignorarlo.
Mi sembrava più facile che prenderlo in considerazione...

Pov Ran

Un altro giorno.
Un'altra ora.
Un altro minuto senza di lui...

Pensavo di potercela fare, e invece mi sbagliavo eccome.
Era più dura di quanto pensassi.
Non poterlo avere più vicino mi dava un senso di instabilità continua.
Kaito non era lui, mi amava, ma non come lui.
Strinsi le coperte del mio letto.
Era passato un giorno intero da quando Otaki mi aveva minacciata di fare del male a Shinichi, e fino ad ora non era successo nulla, per fortuna.
Ma non sapevo quanto poteva durare quella quiete.
Prima o poi Shinichi mi avrebbe cercata, e allora io cosa avrei dovuto fare?
Non potevo dirgli la verità, altrimenti si sarebbe cacciato nei guai.
Avevo scelto di ignorare le sue chiamate e le sue email, ma mi aveva davvero fatto male non potergli rispondere, però tenevo molto più alla sua vita che alla mia felicità.
Pensai che forse avrei potuto rivelargli il motivo di questo mio improvviso distacco, ma non mi fidavo di Otaki, era un uomo troppo meschino.

Kaito era uscito da un paio d'ore, ed io quel giorno sarei dovuta andare con Sonoko a provare il vestito che avevo comprato.
Aveva detto esplicitamente che che se non l'avesse visto non sarebbe venuta al matrimonio, così mi aveva obbligata a trovare un giorno per farglielo vedere.
Avevo invitato anche Ai, senza un motivo preciso, solo che all'ultimo secondo mi ero sentita in dovere di chiederle cosa ne pensasse.
Non avevo idea del perché.
Mi alzai dal letto sentendomi stanca nonostante avessi dormito più del normale.
L'amore fa male.
Più del dolore fisico, è qualcosa di lancinante, che non può essere scacciato, ma solo ignorato, ma a differenza di quello fisico non sparisce, non si dissolve lentamente, ma si affievolisce, rimanendo comunque nel tuo cuore.
Con questi pensieri tutt'altro che allegri mi vestii e mi avviai verso casa di Sonoko e poi la casa del Dottor Agasa, e ogni santa volta quella era sempre lì a farmi ricordare che lui esisteva, quella enorme villa occidentale.
Mentre aspettavo che Ai uscisse mi misi a parlare con Sonoko, che non aveva, stranamente, spiccicato parola dopo quel 'Ciao' quando era entrata in auto.
"Hey, che succede?" Le chiesi ad un certo punto, speranzosa di distrarmi dai miei pensieri.
"Mi ha chiamata Shinichi." 
Ecco. Appunto. Cosa avevo detto? Distrarmi? Non si ha mai che non debba sempre sentirlo nominare!
"Ah, e cosa ti ha detto?" Gli chiesi stringendo le mani sul volante e fissando lo sguardo sul portone di casa Agasa.
Che fine aveva fatto Ai?
"Era stranamente triste" rispose ed io sentii il cuore stretto in una morsa di dolore.
"Ha detto che non ti vede da più di due giorni, e che non gli hai più telefonato, e siccome non rispondevi alle sue chiamate, ha telefonato a me, chiedendomi di dirti che vuole vederti." Conclude, con un tono talmente serio da fare paura.
Vuole vedermi, nonostante lo stia ignorando a forza...
"Non posso..." sussurrai socchiudendo gli occhi tristemente. 
Otaki aveva detto che gli avrebbe fatto del male, non volevo rischiare che gli succedesse qualcosa, e se mi stesse spiando? 
Non potevo permettere che gli facesse qualcosa se mi avesse visto con lui.
Non avrei dovuto incontrare Shinichi fin dopo il matrimonio, così che non corresse più pericoli.
"Come Ran?" Mi chiese Sonoko, che mi aveva sentita parlare.
Sorrisi e scossi la testa in segno di negazione.
"No, nulla!" Negai subito, con troppa fretta
"Dai, che hai detto?" Insistette lei
"No, davvero nul-" mi interruppi non appena Ai aprì la portiera della macchina e salì.
Menomale!
"Ciao Ai!" Sorrisi con gratitudine in modo sollevato, mi aveva salvata da una brutta conversazione.
Ricambiò il saluto a me e Sonoko, e subito ci avviammo verso il negozio che avrebbe custodito il mio abito da sposa fino al giorno del matrimonio. 
Mia madre aveva insistito, così non si sarebbe rovinato. 
Entrammo, e la commessa ci portò nella stanza da usare per provarlo.
Entrai nel camerino, e mi cambiai.
Il vestito era davvero bello, ma mi accorsi che a differenza di quando lo avevo scelto non provavo più alcuna emozione nel pensarmi su un altare avendolo indosso. 
Era molto elaborato.
Bello, non c'è che dire, ma per me non era quello giusto.
Lo avevo preso perché quando lo avevo provato mia madre si era messa a piangere. 
Era di un bianco immacolato, con una gonna ampia e lunga, con un corsetto che stringeva la vita e delle spalle leggermente pompose, con uno scollo a "V" ricamato con del pizzo bianco, con dei piccoli cristalli sparsi intorno alla scollatura.
Sospirai, buttando indietro la testa per non piangere.
Non doveva andare così.
Io non dovevo sposare Kaito.
Io non amavo Kaito.
Uscii dalla stanza e vidi gli occhi di Sonoko spalancarsi assieme alla bocca dallo stupore.
Spostai lo sguardo su Ai, che non mi guardava in faccia, tenendo lo sguardo puntato sulla gonna dell'abito.
Il suo volto era rimasto impassibile, al contrario dei suoi occhi.
Uno scintillio a me familiare li rese più lucidi.
Tratteneva le lacrime proprio come me, solo che lei, a differenza mia, ci riusciva.
Lo sguardo di Sonoko mutò, diventando preoccupato, e quasi non mi accorsi del perché, finché non mi resi conto di vedere appannato. Ancora. Possibile che non sapessi fare altro che piangere? 
"Che c'è Ran?" disse Sonoko, avvicinandosi a me e facendomi sedere.
"Eh, cosa c'è...c'è che la mia vita fa schifo." dissi, sputando quelle parole con un'amarezza incredibile per me.
Si sorprese della mia risposta, ma non replicò.
"Perchè dici così, Ran?"
Alzai lo sguardo verso Ai, che aveva posto quella domanda, e mi pentii subito, non avrei dovuto dire a nessuno di quello che stava succedendo con Otaki, men che meno a qualcuno che ci sarebbe potuto andare di mezzo come Shin.
"Ah? Ah! Ehm... no, cioè...mh." Non sapevo che dire, così mi alzai e tornai nella camera dove mi ero messa il vestito.
Piansi. Piansi a dirotto, mentre mi veniva voglia di strapparmi quel vestito di dosso e bruciarlo con la mia rabbia e frustrazione, che crescevano con la mia incapacità di arrivare alla lampo dietro la schiena.
Qualcuno entrò, e mi girai di scatto, trovandomi di fronte ad Ai, che mi scrutava, impassibile.
"Hai bisogno di una mano?" disse indicando le mie mani dietro la schiena, che tentavano invano di slacciare la cerniera.
Abbassai le mani e mi voltai, assentendo con la testa.
"Grazie."
Sì avvicinò e con un movimento veloce tiro giù la cerniera coperta da uno strato si stoffa bianca.
Dopodichè uscì e io mi tolsi il vestito con poca delicatezza, appoggiandolo malamente sul tavolo.
La porta di legno laccato di bianco si riaprì, rivelando nuovamente la figura di Ai, che mi osservava quasi con pietà.
"Cosa succede Ran?" Mi disse con una semplicità disarmante.
Pensavo di dovermi preoccupare di Sonoko, ma a quanto pare non era l'unica ad essersi accorta del mio malumore legato al vestito, o almeno, a ciò che questo rappresentava.
Due occhi di ghiaccio erano puntati nei miei e io mi sentivo completamente sopraffatta, dalle emozioni, dalle persone, dalla vita. Ero stanca delle sue prove, volevo solo una cosa e quella mi era stata negata per anni e ancora mi era impedito averla. 
Ai, durante dei lunghi minuti di silenzio mi fissava con sguardo serio e indifferente.
"Perché stai soffrendo?" Mi chiese tutto a un tratto. 
Quasi presa alla sprovvista decisi di lasciarmi cadere sul divanetto del camerino, sfinita, portandomi il braccio sugli occhi. 
"Non lo so" dissi, non avevo davvero voglia di parlare, ma per una volta lei lo fece per me.
"Se stai male per quel deficiente di Shinichi puoi anche metterti l'anima in pace, non cambierà mai" disse con tono ironico, facendomi sorridere.
"Ma se non è per lui sappi che ci sono io se ti serve parlare" disse e io alzai il braccio dagli occhi, stupita. Non era mai stata tanto gentile nei miei confronti, ma le ero grata per ciò che stava facendo. Sembrava quasi si stesse impegnando. 
"Grazie" le risposi, sorridendo.
Queste poche parole mi avevano alleggerito l'animo. Uscimmo dal camerino e trovai Sonoko che osservava con occhi sognanti gli abiti da sposa. Non appena mi vide mi corse incontro abbracciandomi e scusandosi pensando che la mia reazione derivasse da un suo comportamento.
La rassicurai, inventandomi un qualche problema legato al vestito e all'ansia da pre matrimonio, sperando di essere una brava attrice.
Ai dal canto suo non aveva commentato alcuna delle mie scuse e la ringraziai mentalmente per questo.
Tornai a casa e continuai a pensare a un'idea che aveva iniziato a maturarmi nella testa fin da quando eravamo uscite dal negozio di abiti da sposa, un'idea che in gran parte non mi avrebbe resa felice, ma che in quella piccola parte rappresentava tutto ciò che avrei potuto desiderare.

 

Faccio ammenda per questo mostruoso ritardo, scusatemi tutti, ma con tutto quello che ho da fare il tempo di scrivere è poco e quando c'è, manca la voglia di mettersi al computer a digitare tasti. 
E quindi capitolo un po' depressuccio sulla nostra Ran che pikkolah ancyela deve affrontare da sola questa minaccia che è Otaki.
Nom potete capire, lo odio più di voi e l'ho creato io. Nonsense in agguato.
Beh che dire spero vi piaccia e che siate happy di questo nuovo capitolo.
SHA ♡
Miao >.< 
Shinran4862

 

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Capitolo 19
*** Ultima Possibilità ***


Ultima possibilità


Pov Shinichi

Erano passati giorni interi, un'eternità paragonata a quella tristezza che provavo nel cuore.
Avevo provato a contattare Ran, più volte, ero andato a casa sua ma ogni volta nessuno aveva aperto la porta e allora avevo aspettato, per ore ed ore, fino a quando ho detto basta e sono tornato a casa. 
E adesso che il fatidico giorno era arrivato mi chiedevo se avessi fatto la cosa giusta. Dovevo lasciarla andare dopo tutti questi anni? 

Mi svegliai presto quella mattina e andai dal dottor Agasa. Il cielo era grigio, specchio dei miei sentimenti da qualche tempo a quella parte. Non appena entrai nell'atrio del mio vicino lo trovai indaffarato con la faccia nello sgabuzzino, tutto già agghindato per il matrimonio che sarebbe avvenuto tra poche ore, come me d'altro canto
"Salve Professore" dissi, facendo un cenno col capo nella sua direzione.
Il Dottor Agasa, nel suo completo beige si voltò, leggermente stupito, probabilmente non sapeva che aspettarsi da me quel giorno.
"Buongiorno Shinichi" disse con enfasi "Tutto bene? Ti serve qualcosa?" Iniziò, "Ai non c'è, è andata da Ayumi per prepararsi" disse
"Non cercavo Haibara" dissi e poi mi zittii, abbassando gli occhi e lasciandomi cadere sul divano
"Non so che cosa stessi cercando" sussurrai passandomi una mano sul viso.
Sentii in un attimo tutta la pesantezza di quella situazione cadermi addosso. Ero stanco, di tutto.
Di quella vita che non mi apparteneva, di quel corpo che sentivo come mio ma che mio non era, di quel nome che avevo e che non mi era stato dato dai miei genitori.
Ero stanco di Conan Edogawa e di tutta la sua vita.
Senza l'ultimo appiglio di pura felicità che mi era rimasto che cosa avrei potuto fare? Senza Ran, cosa avrei potuto fare? Lei mi stava abbandonando e io non avevo nemmeno saputo la sua decisione, anche se già quel silenzio era una risposta non mi sarei accontentato di una tale giustificazione.
"Shinichi a cosa pensi?" Mi domandò il dottor Agasa, sedendosi sul divano difronte a quello dove stavo io
"Non so che pensare, Professore. Ran non si fa viva da giorni e io non ho idea del perché, non mi ha detto più nulla e non sono riuscito a vederla o a contattarla, mi sembra di essere stato abbandonato!" Parlai mettendo sempre più intensità nella voce, alzai lo sguardo e lo puntati in quello di Agasa, fino ad interrompermi all'improvviso.
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi e abbassai gli occhi nascondendoli dietro la frangia
"Mi sembra di essere stato abbandonato dall'unica persona che mi amasse per davvero..." dissi in un soffio.
Il Professor Agasa stette ad ascoltarmi in silenzio, poi si alzò e mi si mise davanti, appoggiandomi le mani sulle spalle.
Alzai gli occhi e lui mi disse
"Non pensare nulla del genere Shinichi" serio e con tono benevolo
"Se vuoi una risposta non puoi stare qui a crogiolarti nel dolore, devi alzarti e andare da lei, fai tutto ciò che è necessario per scoprire quello che vuoi, non arrenderti finché non le avrai parlato" affermò con decisione e io gli sorrisi, grato della sua convinzione e della sua fiducia nei miei confronti.
"Grazie Professore" dissi per poi alzarmi e correre fuori dalla porta, diretto verso casa di Ran.
Questa volta non me ne sarei andato, a costo di aspettare il momento del matrimonio, sarei rimasto lì finché non l'avessi vista.
Corsi a perdifiato sotto il cielo plumbeo, sentendo i polmoni esplodere dopo minuti di corsa incessante e i muscoli delle gambe bruciare a causa dello sforzo. Corsi fino a casa Mouri, arrivando a pochi metri dall'ingresso, dove vidi Eri e Sonoko uscire, già vestite per la cerimonia, indaffarate con i loro cellulari, non appena si allontanarono abbastanza mi intrufolai sulla scalinata dell'agenzia, e dalle loro conversazioni capii che Kogoro doveva essere in ritardo con la macchina a noleggio. Mi diressi con velocità fino all'appartamento al secondo piano e aprii la porta, lasciata aperta da Sonoko ed Eri. Entrai e la richiusi come se fossi stato un ladro.
"Sonoko, mio padre è arrivato?" Sentii una voce provenire dalla camera di Ran. Sembrava quasi un canto celestiale per quanto era passato dall'ultima volta che l'avevo sentita.
Finalmente l'avrei vista.

Pov Ran

Sonoko era uscita con mia madre per andare a cercare mio padre che aveva avuto problemi con la macchina a noleggio.
Sentii la porta chiudersi e dissi
"Sonoko, mio padre è arrivato?" mentre mi sistemavo gli orecchini per la cerimonia.
Nessuna risposta raggiunse le mie orecchie e sollevando la massa della gonna del mio abito mi diressi verso l'ingresso.
"Sonoko quin-" m'interruppi.
Shinichi, con i capelli scompigliati e l'abito per la cerimonia spiegazzato era davanti alla mia porta, il fiatone per una evidente corsa e la fronte imperlata di sudore. La gonna mi cadde dalle mani e le labbra colorate di rosa mi si aprirono un poco.
"Ran" disse, una singola parola che mi inebriò della sua voce. Eravamo a pochi metri di distanza e sentivo già di volerlo stringere a me, ma per fortuna i miei arti mi diedero retta e restai dov'ero.
"Conan, che ci fai qui?" Dissi con tono piuttosto neutro
"Non chiamarmi così, lo sai perché sono qui" disse lui, ed era vero, lo sapevo perché era venuto, lo sapevo che non avrei potuto evitarlo all'infinito.
Non erano mai servite troppe parole fra noi.
Non dissi nulla e lo vidi prendere l'iniziativa e annullare le distanze tra i nostri volti.
Mi baciò.
Mi baciò con passione, con amore, con tutto se stesso.
Le sue labbra erano come un mare calmo per le mie membra, le sue braccia un porto sicuro in cui approdare, ma la mia testa sapeva che non potevo e quindi lo respinsi, allontanandolo da me.
La distanza e il dolore erano direttamente proporzionali. Il mio cuore non poteva reggere, non sapevo come potessi essere ancora in grado di respirare.
Si scostò la frangia dalla fronte e mi guardò
"E quindi è finita?" disse, con sguardo afflitto e vidi la speranza morire nei suoi occhi così come la sentii abbandonare i miei. Quelle pozze blu mi sembrarono ancor più lucide e profonde del solito.
"Si" dissi solo e distolsi lo sguardo.
Lo sentii avvicinarsi e mettermi le mani sulle guance per farmi voltare con estrema lentezza.
"Dimmelo guardandomi negli occhi" mi disse sottovoce in un sussurro.
Fu allora che sentii il mio cuore spezzarsi, seguito dal suo.
Potevo mentire, ma ovviamente faceva male. Un male tremendo. Gli risposi in fretta e sussurrai anche io, non so per quale motivo ma credo che se avessi parlato normalmente la voce mi si sarebbe spezzata
"È finita Shinichi" e mi divincolai dalla sua presa. Lo vidi voltarsi e avvicinarsi alla porta per poi aprirla.
"Ti auguro di essere felice, Ran" mi disse prima di uscire e lasciarmi lì come una stupida a fissare il legno della porta.
Sentii le gambe cedermi sotto il peso del corpo e mi accasciai con le mani fra i capelli. Enormi goccie di cristallo mi annebbiarono la vista e attraversarono le guance per poi macchiare inevitabilmente il mio abito.
"Torna qui" sussurrai, nel mio pianto sofferente, nei palmi delle mani dalle quali tutto ciò che uscì fu un suono attutito
"Torna qui amore mio".
Poi i singhiozzi presero il sopravvento e appoggiai la fronte sul pavimento freddo.
"Shinichi..."



Ed eccomi qui di nuovo a scrivere questa storia!
So che è passato un decennio praticamente, ma spero che ancora a qualcuno interessi la sorte di questi due poveri pikkoli ancyeli.
E quindi la loro ultima chance sembra essere sfumata, che ne pensate?
Fatemi sapere, se vi va, che cosa ne pensate del capitolo!
Grazie mille a tutti i lettori
Alla prossima ♡♡
Miao >.<
ShinRan4862 

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Capitolo 20
*** Frammenti ***


Frammenti

 

Pov Ran

Percorsi la navata verso Kaito che, splendido come il sole, mi attese con un sorriso stampato sulle labbra, il quale mi sembrò anche un po' finto, dovetti ammetterlo, ma forse era solo la mia mente a farmi brutti scherzi, perché ero io, lì, quella finta. Io non volevo sposarmi con lui, e non potevo fare a meno di chiedermi in quegli interminabili minuti:
Come ci sono arrivata a questo punto?
Dieci anni prima non sapevo che la strada che stavo percorrendo mi avrebbe condotta lì, su quell'altare, con dei tacchi alquanto scomodi e un corsetto che non mi lasciava quasi respirare, eppure era andata così.

Non ricordai molto di quel giorno, sinceramente, ma le conseguenze che ebbi sotto gli occhi furono sufficienti.
Fu come avere dei flash, dei fotogrammi di avvenimenti.
Il discorso interminabile del parroco, i sorrisi che ci mandava ogni secondo, gli anelli dorati ai nostri anulari sinistri, quel "lo voglio" quasi sussurrato dalle mie labbra, meccanicamente. E poi gli eventi erano un vero e proprio uragano per la mia testa, il bacio, i sorrisi, gli invitati, l'alcool, i discorsi dei parenti, degli amici, le risate, i balli, il cibo, le congratulazioni, le foto. Tutto preso e lanciato in un frullatore che poi mi fu impacchettato e restituito alla fine della serata.
Finimmo veramente tardi e i miei genitori e quelli di Kaito ci accompagnarono fino alla nostra nuova casa. 
Era tardissimo quando finalmente, dopo avermi presa in braccio e portata in casa come tradizione, Kaito mi lasciò in camera da letto e andò in bagno a rinfrescarsi. Io rimasi lì a pensare a tutta la giornata e a come fingere fosse facile, in fondo. 
Era come se per tutto il giorno qualcun altro avesse manovrato il mio corpo e io me ne fossi resa conto, ma l'avessi lasciato fare. Perché era meglio così. Non c'erano altri motivi. 
Solo ora stavo riprendendo coscienza del mio stato mentale e fisico.
Ero sudata e il mio trucco, per quanto fatto alla perfezione, iniziava a dar segni di cedimento, i miei piedi gridavano pietà, la mia acconciatura stava su solo grazie ad un miracolo divino e le mie membra erano ancora attive a causa delle emozioni a cui erano state sottoposte. 
Mi sciolsi i capelli e li lasciai ricadere sulle spalle, per poi struccarmi, operazione ardua a quell'ora della notte. 
Dopo poco mi resi conto di tutto ciò che era accaduto. Mi ero sposata. Non avrei mai pensato di sposare qualcuno che non fosse Shinichi, dovetti essere sincera, non ci credevo nemmeno io.
Feci giusto in tempo a finire di struccarmi che Kaito arrivò alle mie spalle mi abbracciò affondando il volto nei miei capelli e inspirando profondamente. Non disse nulla e prese a baciarmi il collo e la spalla destra. 
La prima notte di nozze. Non che io e Kaito non avessimo mai fatto l'amore, ma io non l'avevo più fatto con lui dopo Shinichi. 
Sospirai e mi alzai dalla sedia dove ero seduta voltandomi verso di lui. 
Mi baciò con intensità e poi si staccò, fermandosi un secondo a osservarmi in volto. 
Mi accarezzò la guancia sinistra col dorso della mano
"Mia moglie..." sorrise.
Era proprio un uomo fantastico.
Peccato che io ne avessi un altro per la testa.
Fece scorrere la cerniera del vestito per poi farlo cadere a terra e lasciarmi solo in biancheria intima. Decisi, per la centesima volta in quella giornata, di spegnere il cervello e lasciarmi andare a quell'entità che aveva preso il controllo durante tutta la cerimonia. 
Lo baciai anche io e dopodiché mi sdraiai sul letto. Mi accorsi in quel momento del fatto che anche lui non stesse indossando i vestiti ma solo i boxer, che ormai lasciavano vedere la sua eccitazione. 
Si mise sopra di me e percorse ogni centimetro del mio corpo con la sua bocca focalizzandosi sul collo, sul seno, ormai libero da ogni ostacolo e tra le mie gambe, dove ormai entrambi fremevamo. Ero eccitata, sì, ma non ero emozionata, il mio fisico rispondeva alla chimica ma il mio cuore non l'avvertiva. Il mio animo non l'avvertiva. Mi sentivo bene, ma non al cento per cento. Mancava qualcosa.
Dopo i classici preliminari arrivò il momento. 
Io ero sotto al corpo di Kaito che si sorreggeva sulle braccia allenate per non gravare col suo peso su di me. 
Entrò dentro di me e iniziò a muoversi come in una macchina in sincronia con il mio corpo. Ogni movimento era una scarica elettrica, lo vedevo dal suo viso. Sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che avevamo fatto l'amore. Io ansimavo e respiravo affannosamente, consapevole che questo sarebbe stato ciò che sarebbe successo. Tutti i nervi del mio corpo erano in fluorescenza, ma non era bello come davo a vedere. 
Ogni spinta era un colpo per il mio cuore di vetro, una crepa, una frattura. Il muscolo al centro della gabbia toracica sostiene molto meglio il dolore della nostra mente.
Il mio cervello ritornò a percorrere i flash della giornata e mi accorsi che in nessuno di questi c'era Shinichi. Nemmeno l'ombra. Ma d'altronde non che mi aspettassi di vederlo, dopo quel che era successo quella mattina. Ricordai il suoi occhi privi di speranza e sperai che Kaito non vedesse il mio cambiamento d'umore, ma poi mi resi conto dell'impossibilità di questo avvenimento, Kaito era troppo preso a provare piacere per accorgersi del mio stato d'animo. 
Tornai per un attimo alla realtà quando Kaito decise di cambiare posizione. 
Gli diedi le spalle e lui incominciò di nuovo. Mi piaceva quella sensazione, ma preferivo avere un contatto visivo con lui quando facevamo l'amore, lo vedevo come una cosa più sentimentale che non fisica, ma comunque non era il caso di sproloquiare su una posizione. 
Continuavo comunque a sentire quel non so che di sbagliato in tutta quella situazione. Non c'era più la completezza che avevo provato con Shinichi, non sentivo più l'amore, la passione, mancava l'affetto, ovviamente da parte mia, non potevo fare di Kaito un colpevole quando lui non aveva fatto nulla di male. 
Era vero che dopo aver provato il meglio è difficile tornare indietro. 
Se non fossi stata in quella situazione forse avrei anche pianto, ma in quel momento non era proprio il caso e comunque di tempo per piangere ne avrei avuto a sufficienza nei mesi a seguire. 
Dopo un tempo che faticai a definire le spinte di Kaito e i movimenti si erano notevolmente accelerati e io avvertii una sensazione familiare alle gambe. Tremai e caddi sul letto col busto e le braccia aperte mentre Kaito veniva e, ancora dentro di me, si accasciava sulla mia schiena emettendo un suono gutturale dalle labbra. 
Girai il volto a sinistra ansimando piano e intravidi il luccichio della fede attorno all'anulare e in quel momento mi resi conto che, poco più in là, ci sarebbe dovuto essere un filo rosso e sottile attorno al mio mignolo, che ora non riuscivo a vedere. Neanche la speranza mi avrebbe sostenuta questa volta, i frammenti del mio cuore avrei dovuto raccoglierli da sola.



 

Welaa
Come va?
Eccomi tornata con un nuovo capitolo :)
un po' a metà tra riflessivo e non. Sono già 20 raga, non pensavo che questa storia sarebbe stata tanto lunga, ma, mi dispiace informarvi che non siamo proprio vicinissimi alla fine, sorry! ^.^' A presto, fatemi sapere cosa ne pensate!

Miao >.<

ShinRan4862

 

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Capitolo 21
*** Stelle ***


Stelle

Pov Ai

Tornai a casa dal matrimonio di Ran prima del professor Agasa e non mi aspettai di trovarlo lì.
Non l'avevo mai visto in quelle condizioni.
Conan era steso sul pavimento supino, la giacca sbottonata e la camicia stropicciata, con una mano sul volto, parzialmente coperta dai ciuffi della frangia. 
"Non sei venuto alla fine, sono certa che Ran avrebbe apprezzato" dissi e lui rispose sottovoce con tono quasi ironico "Ne sono certo" senza spostare la mano dagli occhi. 
Avrei voluto dire qualcosa, ma le parole non erano il mio forte e mi sentivo già abbastanza in colpa, perciò tacqui, dirigendomi in camera mia e lasciandolo nel soggiorno. 
Una volta arrivata in camera mi tolsi l'abito da cerimonia e rimasi in intimo davanti allo specchio per qualche secondo. 
"Tu credi nel destino?" Mi raggiunse una voce alle spalle e sobbalzai, voltandomi e coprendomi alla buona con la stoffa dell'abito che mi ero appena tolta arrossendo violentemente per poi lanciargli addosso un cuscino del letto che lo colpì in pieno, nonostante lui non ebbe reazioni 
"Maniaco!" Gli dissi imbronciata anche se ovviamente mi sarebbe piaciuto che mi notasse in qualche modo
"Esagerata" disse lui senza scomporsi più di tanto
"Esistono le porte per un motivo" gli contestai, ma lui non disse nulla osservando il cuscino che pendeva dalle sue mani con sguardo pensoso.
"Allora ci credi nel destino?" Ripeté la domanda. 
"Non lo so, a volte sembra bello pensarci" dissi io "Perché me lo chiedi?"
"Perché..." inizia lui, guarda in un punto indefinito della stanza e poi fissa i suoi occhi nei miei
"Sai io ci speravo davvero. Io credevo che..." si passa una mano sul volto e sulle labbra per appoggiare la tempia allo stipite della porta e fare un sorriso ironico "Io credevo davvero che fosse destino per me e Ran, sai? Stare insieme, i vissero per sempre felici e contenti, io ci credevo, io ci speravo"
Concluse guardandomi negli occhi.
Mi morsi il labbro inferiore interno e risposi 
"Non mi sembri il tipo" gli dissi, abbassando gli occhi e sedendomi sul letto "E ora? Che pensi?" gli chiesi
"Non so davvero che pensare, Ai" disse.
Mi faceva quasi ridere come non si rendesse conto di niente in campo romantico, io ero lì, praticamente nuda e lui si stava preoccupando di Ran, che ora era probabilmente a letto con il suo neomarito.
Scossi la testa
"Vabbè, io ho di meglio da fare, quindi buonanotte" dissi infilandomi sotto le coperte e spegnendo la luce, lasciandolo sull'uscio della porta. 
Non sentii rumori per qualche secondo, finché dei passi si avvicinarono al mio letto e lo vidi sedersi e levarsi la camicia, rimanendo in pantaloni e canottiera, si infilò sotto le coperte e io iniziai a dire 
"Ma cosa-" ma lui mi interruppe, parlandomi sopra sottovoce e facendomi venire la pelle d'oca
"Sono stanco e non voglio stare a casa mia solo stanotte, per favore lasciami stare qui con te" con due occhi da cucciolo irresistibili.
"Fa' come ti pare" mi limitai a dire, voltandomi dalla parte opposta al suo viso e chiudendo gli occhi, stringendo le lenzuola. Anche io speravo che il destino ci avesse fatti incontrare per un motivo, ma a quanto pare oltre a rovinargli la vita non ce n'erano.
Una lacrima mi attraversò il naso da destra a sinistra, da un occhio all'altro e mi ritrovai a sbattere le palpebre molte volte per evitare di continuare come una fontana. 
Fissai il mio sguardo sulla sveglia e dopo un lieve "Grazie" da parte di Shinichi non sentii più alcun suono eccetto il respiro che si era fatto regolare ormai da un po'. Mi voltai verso di lui, tentando di non svegliarlo, e lo osservai a lungo. I capelli scuri, il naso a punta, le sopracciglia folte, il mento squadrato e le labbra, quelle labbra che tanto avevo voluto e mai ottenuto. Io non lo meritavo, ecco perché non mi amava, non come io amavo lui se non altro. Lo amavo, ma non avevo chance. Eppure quelle labbra, quelle labbra erano troppo vicine, troppo invitanti per ignorarle. Shinichi dormiva, solo io ero sveglia in quella casa, non c'era nessuno a fare da testimone, nessuno tranne la Luna nel cielo, argentea come un diamante dalle migliaia di sfaccettature incastonato nel manto del cielo assieme ad altrettante migliaia di stelle presenti a farle la corte, a seguirla e ad invidiarla. Io ero una di quelle stelle e invidiavo la Luna, invidiavo Ran per avere quello che io non avevo, l'amore di Shinichi, ma almeno una cosa, almeno un bacio lo volevo. 
Così mi avvicinai piano, attenta a non svegliarlo. Volevo solo un assaggio, come la realizzazione di un sogno nel cassetto, volevo toccare il cielo per un momento ed illudermi di poter essere lei. Appoggiai le mie labbra sulle sue, con delicatezza, con amore, perché era quello che provavo, le sue labbra erano morbide e umide, la sua pelle, che non avevo avuto vicina per molto, profumava di dopobarba. 
Mi staccai e con lentezza tornai al punto di partenza. Lo vidi sorridere e poi tornare serio, chissà se stava sognando o no. Sperai di essere io la causa di quel sorriso, quel moto di irrazionalità mi aveva portata a speranze inutili che mi avrebbero solo fatta ulteriormente soffrire, ma il pensiero che me lo meritassi, dopotutto, non se ne andò. Quel ragazzo che mi aveva salvata, la mia vita esisteva grazie a lui, ed era felice grazie a lui. Chiusi gli occhi e scacciai un'altra lacrima, il destino era stato ingiusto con me, ma al contempo le mie disgrazie mi avevano portata lì, accanto a Shinichi. 
Mi girai a guardare il soffitto e sentii i rimorsi contrarre il mio cuore: era davvero un'illusione quella di essere la Luna, perché io non ero nemmeno una stella, io ero solo un buco nero che faceva suo e assorbiva nella sua oscurità tutto ciò che lo circondava, anche il bene che riceveva. Shinichi ne era stato assorbito ed era una delle poche cose della quale mi pentii. Mi accorsi del paradosso: molti anni prima l'inizio della mia vita segnò la fine della sua.

 

 

Buona sera a tutti!

Spero che settembre e tutto ciò che ha portato non sia stato troppo traumatico ;)

Scusate l'assenza ma sono stata molto impegnata ultimamente tra studio per test d'ingresso all'università e per la patente, ma adesso sono tornata con un nuovo capitolo e spero che vi piaccia! :) In questo ci siamo spostati sul punto di vista di Ai, vi aspettavate questi pensieri?

Fatemi sapere che cosa ne pensate, secondo voi ora che cosa succederà a Conan/Shinichi? E Ran? 

Lo scopriremo, ma nel frattempo buona lettura e grazie del sostegno a tutti i lettori!

Alla prossima,

Miao >.<

ShinRan4862

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Capitolo 22
*** Casa ***


Pov Ran

Undici mesi dopo

All'inizio, dopo aver pianto lacrime che nemmeno pensavo di possedere decisi di metterci una pietra sopra, voltare pagina, ricominciare da capo.
Sapevo che Otaki avrebbe potuto fare del male a Shinichi e, anche se con enorme fatica e dolore, decisi di andare oltre e lasciarmi il passato alle spalle. Lo avevo già fatto in passato, anche se non completamente, ma sapevo di poterlo rifare, e questa volta del tutto.

Avevo tagliato tutti i fili che mi legavano Shinichi ma non solo, anche a Conan e chiunque fosse collegato a lui: meno rapporti e persone ci legavano, meno possibilità avevano di incrociarsi le nostre strade.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore dicevano e no, non sbagliavano, la distanza aiutava davvero.
Così, tra un impegno e l'altro e una scusa e l'altra i legami tra me e gli amici di Conan, Heiji, il dottor Agasa e chiunque fosse direttamente coinvolto con lui si erano allentati e poi dissolti.
Ovviamente dal giorno del mio matrimonio non vidi più Shinichi, non di persona, almeno; sempre più spesso le sue foto comparivano nei giornali sotto titoli sensazionalistici sul detective del liceo che stava acquistando sempre più fama.
Ora che era passato quasi un anno dal mio matrimonio tutto ciò che era accaduto di così intenso sembrava sbiadito, come una foto al sole, lontano, come pioggia di un temporale scivolata fra le dita.
Osservai per qualche altro secondo il giornale che tenevo fra le mani e sbuffai, lasciandolo sul tavolo dove avevo appena terminato la colazione.
Kaito era andato al lavoro da pochi minuti e la casa era tremendamente silenziosa. Quella mattina avrei dovuto incontrare Kazuha e nel pomeriggio avrei avuto una lezione per i ragazzi delle medie. Ma prima sarei dovuta passare in banca.
Ancora in pigiama andai in camera mia e mi preparai per quella lunga giornata: optai per dei vestiti comodi e semplici e mi legai i capelli in una coda alta.
Uscii di casa e ripensai a ciò che era avvenuto circa due mesi dopo il mio matrimonio mentre mi avviavo con passo svelto in direzione della banca.

Nove mesi prima

Alla vista di quel biglietto mi pietrificai davanti al portone d'ingresso.

"Vieni al parco di Beika, domani sera alle 21"

Queste le sole parole scritte sul foglio bianco piegato all'interno della busta che avevo trovato vicino alla scarpiera d'ingresso di casa mia, probabilmente lasciata da qualcuno dopo che Kaito era uscito per recarsi al lavoro, ma ciò che mi spaventò fu la foto allegata al biglietto.
Shinichi ed io.
Era una foto scattata dall'alto, scura, ma si vedevano perfettamente i soggetti in questione e soprattutto cosa stavano facendo. Ci stavamo baciando.
La nostra ultima notte insieme.
Le lacrime tornarono a premere contro le palpebre come dopo il matrimonio. Per un momento mi sembrò di non aver fatto passi avanti da quel giorno di due mesi prima, di non aver fatto uno sforzo esorbitante per andare oltre e dimenticare cosa fosse l'amore vero per imparare a fare finta di amare. Lacrime mi colarono sul viso, lacrime di nostalgia e di amarezza. Mi accasciai sul pavimento all'ingresso, stringendo al petto quella foto che rappresentava uno degli ultimi attimi di felicità della mia vita e poco dopo la osservai e la riposi nel portafoglio, spostando l'attenzione sul biglietto scritto al computer e lo strinsi nella mano destra, rabbiosa: sapevo chi me l'avesse mandato e sapevo che non avrei potuto rifiutarmi di andare. C'era in gioco la vita di Shinichi e non avrei mai rischiato che gli accadesse qualcosa di male, mai.

***

"Tesoro io esco a fare una passeggiata" esordii mentre mi sfilavo i guanti di gomma che avevo usato per lavare i piatti e mi toglievo il grembiule.
Il sole fuori stava calando, il crepuscolo avrebbe presto lasciato spazio alle stelle.
Kaito, che guardava la TV sul divano si voltò con espressione sorpresa
"Pensavo volessi vedere un film stasera" disse e io mi inventai una scusa
"Ma no guarda che era domani sera che davano in TV quel film che volevo vedere" gli dissi sorridendo e avviandomi verso l'ingresso per mettermi le scarpe.
"Aspetta vengo anche io" disse iniziando ad alzarsi dal divano
"No no, non venire, sarai stanco dopo aver lavorato tutto il giorno e poi devo vedermi con Sonoko...sai, cose da ragazze" dissi tentando di sembrare il più serena possibile e lui sembrò crederci, tanto che fece un sorrisetto e disse
"Ahhh, ho capito" con l'aria di uno che 'la sa lunga', come se avesse capito tutto e si rimise sul divano davanti allo schermo piatto del televisore.

Se solo avesse immaginato.

Uscii di casa di fretta per evitare ulteriori domande e solo dopo qualche minuto mi accorsi che il tempo non prometteva nulla di buono. Nonostante fosse agosto inoltrato le temperature erano drasticamente basse rispetto al solito e sembrava stesse per arrivare un temporale estivo con i fiocchi. Ovviamente non avevo un ombrello.

Proprio come quella volta con Shinichi alle medie.

Questo pensiero mi raggiunse subito dopo aver varcato il cancello del parco di Beika e mi fermai a pensare.
Sembrava quasi impossibile, ma ogni cosa che mi venisse in mente era inevitabilmente legata a Shinichi (o a Conan, ovviamente).

Inspirai e chiusi gli occhi.
Concentrati, Ran.

Mi guardai intorno rabbrividendo per un istante: vicino a quel ingresso al parco non c'era anima viva, l'unico rumore quello del vento che passava fra le foglie degli alberi sibilando. La passeggiata nel parco era illuminata da dei lampioni bassi che proiettavano una luce gialla molto calda, ma nonostante ciò rendevano l'atmosfera ancor più inquietante.

Camminai per svariati minuti all'interno del parco incrociando solo poche persone, qualche coppia e qualcuno a spasso col cane, finché nel buio notai una luce su una panchina e mi avvicinai.
Era un cellulare, ma non feci in tempo ad accostarmi ad esso che un rumore metallico alle mie spalle mi fece paralizzare all'istante.
Una pistola.
Mi voltai tenendo le mani in vista, lentamente fino a trovarmi di fronte, col volto mezzo oscurato dall'ombra la persona che mi aveva rovinato la vita.
"Otaki" dissi con un tono neutrale che celava la mia rabbia e la mia angoscia.
Cosa volava ancora? Non gli era bastato condannarmi all'infelicità?
"Ciao tesoro" disse con i denti che brillarono sotto la luce del cellulare che aveva recuperato dalla panchina.
"Scusa per il poco preavviso di questo nostro incontro, ma ho avuto un problema e questa era la mia ultima spiaggia" disse con tono fi finto rammarico.
"Cosa vuoi?" Dissi e lui dondolò la pistola tra le dita per poi farmi cenno di sedermi sulla panchina e non appena lo feci lui mi si affiancò. Mi disgustava profondamente la sua vicinanza, tanto che mi spinsi fino all'estremità opposta della panchina fino a restare per metà seduta sul nulla.
"Sai" iniziò "quando, qualche mese fa ci siamo incontrati avevo appena perso il lavoro, non so se ti ricordi, ma forse non te l'ho detto, comunque, non devo divagare..." disse ridacchiando mentre io mi conficcavo le unghie nei palmi delle mani per non saltargli addosso in lacrime per quel che mi aveva fatto passare.
"Ecco qual è il problema, sono certo che capirai: ho un appartamento in affitto e pochi soldi, oltre al fatto che sono in arretrato di due mesi e grazie a te e al tuo amichetto sono costretto a lavorare in un posto dove mi pagano una miseria, quindi la mia richiesta..." si interruppe e spostò lo sguardo sui lampioni e poi su di me con enfasi come se fossimo stati ad un gioco a premi "sono soldi per l'affitto, ogni mese mi darai la metà del tuo stipendio, va bene? Ma dovrai fare attenzione a quel che compri perché se spenderai troppo si noterà e tu non vuoi che il tuo maritino si insospettisca giusto?" Disse con ovvietà mentre io rimanevo allibita. Metà del mio stipendio. Come diavolo avrei fatto a non farlo notare a Kaito?
"Ma-" iniziai, però Otaki mi interruppe posandomi il suo indice sinistro sulle labbra e facendo segno di "no" con la mano destra che impugnava la pistola e anche con la testa.
"No no no no no, cara Ran" disse con un sorrisino sulle labbra per poi aprire gli occhi
"La mia non voleva essere una domanda, ma un ordine" disse e io mi raggelai vedendo i suoi occhi.
Freddi, attraversati da un lampo di insana ilarità e odio, rancore. Si divertiva a parlarmi in quel modo, come se fossi stata una bambina.
Ero terrorizzata. Sentii i miei occhi inumidirsi e senza dire una parola annuii.
Non avrei voluto restare lì un minuto di più, volevo tornare a casa.
"Ecco, visto? Non era così difficile tesoro" mi disse e poi mi diede un altro foglio con sopra scritto un numero di conto corrente.
"Qui è dove devi depositare i soldi, vedi di non fare pazzie e sappi che sono abbastanza informato da sapere quando ricevi lo stipendio, quindi ti avviso, hai tempo tre giorni per trasferire i soldi o il tuo fratellino ne pagherà le conseguenze" disse e, detto questo, si alzò e se ne andò.
Io rimasi lì, iniziò a piovere e rimasi lì, l'acqua mi scorreva addosso e io non riuscivo a muovermi.
Piangevo, le lacrime mi lavavano il volto e la pioggia mi lavava via le lacrime.
Non sapevo quanto tempo fosse passato finché il cellulare vibrò nella mia tasca e tornai alla realtà.

"Tesoro, stai tornando?"

Kaito mi aveva cercata. Risposi e spensi il telefono, non sapevo che pensare ma sapevo di aver mentito in quel messaggio e sapevo di aver mentito non solo a Kaito, ma anche a me stessa, perché non avrei voluto fare quel che avevo scritto, ogni singola parte di me rigettava la sola idea.

"Si, sto tornando a casa".

Mentre trasferivo i soldi sul conto di Otaki mi accorsi di quanto avrei voluto, in quel momento, non avere una casa dove andare, ma una persona da cui tornare.
Uscii dalla banca e mi diressi verso l'aeroporto incontrare Kazuha, c'era qualcosa di cui voleva parlarmi.



Ciao a tutti!
Lo so, è passato un secolo e mezzo
Lo so, non ci sono scuse
Lo so.
Ormai saranno rimasti quattro gatti a leggere questa storia, ma anyway io continuerò a pubblicarla fino alla fine :)
Grazie per essere arrivati fin qui, un ringraziamento a tutti i lettori! ^.^ <3
Buon Mercoledì a tutti! 

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Capitolo 23
*** Novità ***


Pov Kazuha

"Dai Kazuha che imbarazzo!" mi disse Heiji con tono lamentoso
"Perché devo esserci anche io a questo appuntamento che hai con Ran?" Mi chiese con esasperazione
"Perché voglio dirglielo di persona e voglio che tu sia presente, perché non puoi fare questo piccolo sacrificio per me?" gli risposi mentre ci avviammo verso la zona di ritiro bagagli dell'aeroporto.
Finalmente ce l'aveva fatta a chiedermelo e io ero emozionatissima all'idea di chiedere a Ran quel favore. Ero certa che ne sarebbe stata entusiasta.
Heiji sbuffò alle mie spalle per poi andare a prendere il nostro bagaglio.
"Che rottura..." disse sottovoce e lo vidi arrossire.
Che carino.
Pensai e arrossii a mia volta, sorridendo.
Ne avevamo passate tante insieme e finalmente eravamo insieme.
Quasi mi venne da ridere ripensando alla sua faccia quando me lo aveva chiesto, ma mi trattenni e lo seguii verso l'uscita dell'aeroporto, dove Ran era venuta a prenderci in macchina.
"Ran!" La chiamai vedendola da lontano e scuotendo il braccio per farmi notare.
La vidi guardarsi intorno per qualche secondo e poi ricambiare il saluto per corrermi incontro, imitandomi.
Ci abbracciammo e lei mi disse
"Ciao Kazuha! Da quanto tempo..." disse e dopo esserci staccate io la guardai con sguardo di rimprovero alzando un dito come un'insegnante
"Guarda che è colpa tua che da quando ti sei sposata non ti fai più vedere!" E poi mi misi a ridere insieme a Ran anche se la sua risata mi sembrò poco spontanea.
Ran salutò anche Heiji che ci aveva raggiunte con la valigia e le chiesi
"Allora come stai? Tutto bene? Kaito?"
"Si si tutto bene, ma dimmi un po' tu più che altro, di che devi parlarmi?" Chiese curiosa e io le dissi alzando le mani davanti a me
"Hey frena, frena, andiamo in hotel a lasciare la valigia e poi in un posto più adatto a parlare!" Le dissi con un sorriso radioso.
"D'accordo, d'accordo, seguitemi" disse.
Dopo essere saliti in macchina e aver lasciato le valigie in hotel Ran, Heiji e io andammo nel bar dell'hotel.
Era un posto un po' anonimo ma arredato con buon gusto, tutto il mobilio dalle sedie al bancone era giocato sui toni del grigio e del bianco.
Dopo esserci seduti ed aver ordinato Ran ci guardò in attesa
"Allora?" Disse impaziente
Guardai Heiji che mi osservò un istante e poi distolse lo sguardo imbarazzato.
"Ecco..." iniziai, per poi prendere con la mia mano quella di Heiji che era adagiata sul tavolo del bar vidi Ran spostare lo sguardo verso quel gesto e il suo volto illuminarsi improvvisamente.
Mi guardò, iniziando a sorridere e anche se l'anello al mio anulare sinistro lasciava poco spazio all'immaginazione confermai ciò che sapevo fosse ormai chiaro:
"Heiji mi ha chiesto di sposarlo" dissi e vidi Ran alzarsi e venire ad abbracciarci un sorriso a trentadue denti stampato in volto
"Congratulazioni ragazzi non sapete quanto sia contenta per voi!" Disse per poi staccarsi, incerta e mi chiese
"Ma come mai avete voluto vedermi da sola per questo?"
"Beh il motivo è semplice!" Esordii, poi con fare autorevole mi schiarii la voce
"Ran Mouri, mi faresti l'onore di farmi da testimone?" Dissi e vidi Ran all'inizio sorpresa annuire energicamente
"Ma si, ovvio, cioè si!" Disse e ci abbracciammo di nuovo.
Ero al settimo cielo, finalmente mi sarei sposata con l'uomo che amavo e avrei avuto la mia migliore amica al mio fianco.
Mi sembrava di vivere un sogno.

***

Pov Ran

La notizia di Kazuha mi aveva rasserenato la giornata.
Visto che per la mattinata non avevamo programmi andammo in giro per Tokyo a fare shopping portandoci dietro un Heiji più seccato che mai obbligato dalla sua futura moglie a reggerle tutti i sacchetti degli acquisti.
Dopo un paio d'ore ci fermammo in una gelateria per rinfrescarci, era ormai maggio inoltrato e il caldo non aveva tardato a farsi sentire.
"Ah che caldo!" Disse Heiji, lasciandosi su una delle sedie di plastica color verde pastello e facendosi aria con il suo inseparabile cappello con la visiera
"Hai proprio ragione, ad Osaka non fa così caldo" disse Kazuha.
Dopo esserci seduti e aver ordinato iniziammo a parlare del matrimonio.
Kazuha era molto emozionata, tutta su di giri che parlava come un fiume in piena tanto che si faceva fatica a starle dietro.
E osservandola mi accorsi che io non lo ero stata.
Non avevo mai parlato con così tanta felicità e frenesia del mio matrimonio.
Un velo di tristezza mi attraversò l'anima ma feci finta di nulla continuando ad ascoltare Kazuha parlare degli invitati finché non disse
"Ovviamente al tavolo con noi ci saranno i nostri genitori, i testimoni e gli amici più stretti"
Amici più stretti.
"Hai già qualche idea al riguardo Kazuha?" Chiesi mantenendo una calma che già avevo perso.
Non lui, ti prego.
"Beh per gli amici di certo Sonoko e Sera e alcuni miei amici di Osaka, tu ovviamente e il mio testimone, mio cugino e poi ci sono quelli di Heiji" disse rivolgendo lo sguardo al detective dell'ovest che mi guardò, probabilmente capendo il perché della mia domanda e disse
"Io pensavo alcuni compagni dell'università e alcuni colleghi, la mia testimone, la sorella di mia madre e poi..." si interruppe, mi guardò e il mio cuore capì subito cosa stava per dire
"...Conan, il mio testimone" disse e io mi sentii il terreno sparire da sotto i piedi. Non ce l'avrei fatta a rivederlo, sarebbero dovuti passare cento anni come minimo per avvicinarmi a cinquanta metri, dopo uno solo sarebbe stato ancora peggio della prima volta.
"Ah" dissi solo, incapace di formulare una frase sensata. Kazuha si accorse del mutamento del mio umore e fece di tutto per parlare d'altro.
Non poteva immaginare quale fosse il problema, per lei io e Conan eravamo amici come prima, semplicemente non eravamo più coinquilini.
Se solo avesse saputo.
Probabilmente avrei dovuto dirglielo, anche Sonoko ne era a conoscenza.

Durante il discorso di Kazuha vidi spesso Heiji osservarmi: lui sapeva tutto, probabilmente anche quello che era successo prima del matrimonio, ma si limitò ad osservare senza giudicare e lo ringraziai mentalmente per questo.

"Beh, direi che è arrivata l'ora di andare" disse Heiji guardando l'orologio
"Ah si, scusa Ran, avevo dimenticato di dirtelo" esclamò Kazuha battendosi le mani e poi continuò osservandomi
"Heiji oggi pranza con Conan-kun, deve chiedergli di essere il suo testimone, quindi tu ed io passeremo ancora qualche ora insieme" concluse sorridendo e io ricambiai il suo sorriso mentre un timore nasceva nella mia mente. Lo avrei rivisto, certo ancora non era sicuro visto che Heiji non gli aveva ancora proposto di essere il suo testimone, ma sapevo che Shinichi avrebbe detto di "si" al suo migliore amico, e se anche non l'avesse fatto sarebbe comunque venuto al matrimonio e io non avevo alcuna intenzione di lasciare sola la mia amica in un giorno così speciale per evitarlo.
Io e Kazuha passammo un'ora a passeggiare per Tokyo per poi dirigerci verso un ristorante dove pranzare.
"Ran va tutto bene?" Mi chiese non appena ci sedemmo.
Sorrisi, era il momento
"Beh ecco Kazuha, c'è una cosa che dovresti sapere" dissi e poi cominciai a raccontare e ad investirla con una marea di informazioni che la travolsero e vidi la sua espressione cambiare come solo in un anime sarebbe stato possibile.
"E tutto questo ti sta bene?" Mi chiese alla fine e io spostai lo sguardo sul mio dolce quasi finito
"Non ha più importanza Kazuha, sono sposata e non mi deve più interessare ciò che Conan fa o non fa" dissi giocherellando con il cucchiaio.
Rimase in silenzio per qualche secondo e poi mi disse
"Come ti fa sentire sapere di doverlo rivedere e forse riaffrontare?"
La osservai con un sorriso sarcastico
"Come se mi mancasse la terra sotto i piedi" risposi, perché era proprio così che mi sentivo, senza appigli
"È quasi un anno che non lo vedo di persona" dissi sovrappensiero improvvisamente incantata dalla coppetta che avevo davanti.
Chissà com'è dal vivo, pensai.
Sarà cambiato?

ehm, sì, sono ancora viva :)
Ormai scusarmi è praticamente il mio modo di salutare, quindi scusate per la mia assenza imperdonabile, non so nemmeno da quanto non aggiorno, ma nel caso sia dal 2020 la combo covid - patente - università mi ha uccisa letteralmente e il tempo di scrivere non esiste praticamente più. Adesso sono in sessione e il caldo mi ammazza quindi benché io debba studiare e sperare di passare l'esame di matematica mi è ovviamente venuta voglia di perdere tempo e aggiornare la storia. 
A voi spero che vada tutto bene e che l'estate stia trascorrendo tutto sommato bene.
Allora, in questo capitolo le new entry Heiji e Kazuha che hanno una grande notizia, stanno per sposarsi!
Ve lo aspettavate? O pensate che io sia solo una sfascia coppie? No! ;)
Bene bene bene, come pensate che andrà avanti la relazione (al momento inesistente) tra Shinichi/Conan e Ran? Ci sono sorprese all'orizzonte?
Che ha fatto Shinichi in questi undici mesi di assenza?
Lo vedremo nelle prossime puntate!
Alla (non so quando) prossima
CYA CYA
Miao >.<
ShinRan4862

 

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