I WILL BE YOUR NINJA

di Gaia_dc
(/viewuser.php?uid=878174)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** RITORNO ALLE ORIGINI ***
Capitolo 3: *** NON SEI SOLA ***
Capitolo 4: *** REMEMBERS ***
Capitolo 5: *** UN INVITO A CENA ***
Capitolo 6: *** CARPE DIEM ***
Capitolo 7: *** LO VOGLIO ***
Capitolo 8: *** LACRIME DI GIOIA ***
Capitolo 9: *** FIDATI DI ME ***
Capitolo 10: *** LA MIA BATTAGLIA ***
Capitolo 11: *** BELIVE IN ME ***
Capitolo 12: *** PROMESSA DI UN AMORE ETERNO ***
Capitolo 13: *** VOCI ***
Capitolo 14: *** GUARDAMI ***
Capitolo 15: *** SMILE FOR ME ***
Capitolo 16: *** I WILL BE YOUR NINJA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Non è possibile, non a me, non così! Perfavore, ho bisogno di poter continuare, continuare a vivere... Non può finire così, non può!
Mio marito ha bisogno di me ed io non posso abbandonarlo, non devo... Non voglio! E combatterò contro il mondo intero se sarà necessario, perché io voglio vivere!










-Nota: Ciao a tutti, sono nuova qui. Mi presento: sono Gaia, ho 14 anni e adoro NCIS. Questa è la mia prima fanfiction, e spero che vi piaccia. Non so se è una cosa buona o no, ma nella maggior parte delle mie fanfiction ci saranno momenti molto drammatici... Scusate in anticipo. Questo è solo il prologo, però nel prossimo capitolo si tornerà indietro nel tempo per capire cosa stia succedendo. Se la storia vi piace recensite e... Buona lettura💟 
Bacia Gaia❤️

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** RITORNO ALLE ORIGINI ***


2 ANNI PRIMA

Ziva era da poco tornata a Washington dopo essere stata rapita da Saleem in Nord Africa. Aveva combattuto fino alla fine per non rivelare informazioni sui suoi colleghi, ma stava per sacrificare la sua vita per la sua famiglia, l'NCIS... E la stessa cosa avevano fatto i suoi compagni, avevano messo a repentaglio la loro vita per lei... Lei non era morta, e loro lo sapevano! Ziva non si arrende, non darebbe via la sua vita così, lei è una guerriera che combatte fino alla fine.

Tony stava entrando dall'ascensore, e andò a passo spedito verso la sua scrivania, senza notare una novità, o meglio, un ritorno alla normalità. Si sedette sulla sua sedia e diede il buongiorno ai suoi colleghi.
Ziva era stata riamessa all'NCIS, e non più come agente di collegamento del Mossad, ma come un vero agente federale. Nel periodo in cui si è assentata era stata sostituita dall'agente Fillmore, che però ne aveva avuto abbastanza delle battutine infernali di Tony e aveva dato le dimissioni. McGee, esitante, tentò di far notare a Tony il cambiamento:
McGee: "Tony... Non ti sei accorto che..."
Ma questi era troppo preso dalle sue cosa da non lasciargli nemmeno finire la frase 
Tony: "Si McGee, lo so... Devo svuotare il cestino della spazzatura, è troppo pieno... Me lo dici sempre! Adesso finisco di stalkerare questa pupazza che ho trovato su internet e vado". 
McGee: "Tony, veramente io..."
Tony: "Cosa c'è McGee?" 
Chiese sempre più stufato. Intanto Ziva rideva silenziosamente per la scena sull'umoristico andante dietro la scrivania dell'agente Dinozzo. Tony sentì le risate sommesse della donna è si girò di scatto:
Tony: "Ziva, e tu che ci fai qui? Non sono passati nemmeno 2 giorni da quando ti abbiamo salvata... Non riesci a  stare senza di me?" Disse con uno sguardo divertito
McGee: "Era questo che volevo dirti"
Tony: "E ci voleva tanto?!"
McGee stava per spiegare, ma lasciò stare.
Ziva: "L'agente Fillmore ha dato le dimissioni... Non è il caso di scendere nei particolari"
Intanto fa la sua entrata in scena Gibbs, con il suo solito caffè:
Gibbs: "Tony sei troppo impertinente! E adesso tornate a lavoro."
"Oh e bentornata agente David" aggiunse ammiccando.
Tony: "Che ho fatto questa volta? Giuro che non ho letto la sua posta!"
Ziva:"Tony... È la spiegazione del perché l'agente Fillmore se n'è andata"
Tony: "Oooh... Oh... E perché tu sei tornata?"
Ziva: "Perché sono l'unica che riesce a spiarti da dietro la scrivania senza che tu te ne accorga" rispose lei con un sorriso malizioso mentre stava girando dietro la sua scrivania... Quella che una volta era dell'agente Todd, ma era passata in suo possesso... E nessuno sarebbe più riuscito a sottrargliela!
Gibbs intanto ricevette una telefonata di lavoro e circa un quarto d'ora dopo erano già sulla scena del crimine. Un Marine era stato ritrovato morto in una casa ormai disabitata, il cui giardino era scenario degli incontri di numerosi adolescenti di strada. Quando Gibbs, Tony e Ziva scesero dall'auto, quest'ultima non vedeva l'ora di rientrare in gioco dopo tanto tempo. Erano tutti pronti dietro la porta e quando l'agente David diede un calcio a questa per aprirla, rimase quasi paralizzata... Tony e Gibbs si affiancarono subito a lei scoprendo un ammasso di cadaveri ormai decomposti sulla sommità del quale giacevano un uomo in divisa e quella che probabilmente era sua figlia. I due uomini entrarono preceduti dalle rispettive armi, ma Ziva rimase immobile. 
Gibbs: "David, Dinozzo al piano di sopra" 
I due agenti obbedirono e Ziva si riprese. Tony era rimasto turbato dal comportamento della collega, ma sapeva che non era il momento di parlarne. I due perlustrarono ogni stanza del piano superiore, e mentre Tony stava per dichiarare libera anche l'ultima camera, dall'armadio cadde un mucchio di piccole ossa che emanavano un odore nauseabondo. Ziva accorse subito ed osservò il compagno in maniera sprezzante.
Ziva: "Tony ma non potevi trattenerti?"
Tony: "Spero che nella stanza ci sia un altro Tony a cui tu ti stia riferendo, perché io non sono stato" rispose indicando le ossa.
Gibbs arrivò e si avvicinò al mucchietto, notando che ogni osso era stato ricoperto di resina. 
Gibbs: "Qualcuno voleva fossilizzare il corpo"
Tony: "Scusa capo, ma non sono stato attento alle medie durante la lezione sui fossili, la professoressa aveva un fondoschiena da urlo! Quindi... Cosa intende dire?" Chiese sarcasticamente. 
Ziva: "Davvero Tony? Eri così anche da bambino? Comunque il processo di fossilizzazione è stato studiato dagli storici e dagli archeologi, dimostrando che nelle varie fasi si forma una sostanza simile alla resina di un albero..." Rispose la ragazza avvicinandosi anche lei allo spettacolo raccapricciante.
Tony: "Fammi indovinare, prima della classe?"
Gibbs: "Dinozzo se adesso non ci aiuti ad imbustare le ossa, ti faccio tornare io alle elementari".
Tony si affrettò ad imbustare e catalogare ogni osso del mucchietto, ed una volta terminato chiese
Tony: "Capo ma come mai nella telefonata non ci hanno avvertito che oltre al Marine c'è una catasta di cadaveri decomposti all'ingresso, ed una bambina che tiene per mano  il Marine?"
Gibbs: "È quello che dobbiamo scoprire!"





-Nota: Ciao a tutti. Come promesso ecco un ritorno al passato per capire che cosa è successo due anni prima. Spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se non è molto lungo. Vi voglio bene e recensiteeee❤️ Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** NON SEI SOLA ***


Erano trascorsi diversi giorni da quando avevano controllato ogni stanza della casa disabitata, e le uniche cose che l'NCIS aveva scoperto erano i nomi dei due cadaveri non ancora decomposti: l'uomo in divisa era il Capitano Hernold Fisher, e la bambina non era sua figlia, né una sua parente, si chiamava Erica Parker. In più grazie ad uno studio analitico di Ducky sulle ossa trovate nell'armadio, il team aveva scoperto che appartenevano a qualcuno di esile, come un'altra bambina, assassinata circa 10 anni prima. 
Tony, Ziva e McGee erano seduti alle proprie scrivanie, quando Gibbs entrò nella stanza con ordini precisi:
Gibbs: "Dinozzo, David, tornate nella casa disabitata, McGee, con me a trovare la moglie di Fisher!" 
In men che non si dica, Gibbs e McGee raggiunsero la casa del capitano, dove la moglie aspettava impaziente notizie sul marito. Quando suonarono al campanello lei aprì di corsa, e restò turbata nel vedere i due uomini che le mostravano il distintivo di agenti federali. 
Gibbs: "signora Fisher, dov'era suo marito due settimane fa?"
Sig.ra Fisher: "Hernold era in missione a Beer Shev, in Israele. Dovrebbe tornare a giorni, ma voi perché lo cercate?" 
I due uomini non sapevano come spiegare alla donna che l'uomo che aveva sposato era morto, e probabilmente non per opera di un attracco terroristico. Così McGee prese a parlare, ma venne bloccato da Gibbs, il quale tentò di spiegare alla donna l'accaduto con parole dolci, per quanto possibile, e poco allusive. Al termine della spiegazione la donna, Martha Fisher, era distrutta. Adesso era completamente sola, non aveva figli né fratelli e le uniche persone di cui poteva fidarsi ormai erano quell'uomo sulla cinquantina che aveva di fronte e quel suo strano collega che le pareva un po' inesperto. Gibbs tentò invano di rassicurarla, ma ormai la donna era presa dallo sconforto e non riusciva più a ragionare. Così McGee decise di intervenire, propinando a Martha delle idee per mandare avanti la sua vita, e facendole capire che non era sola, per qualsiasi urgenza avrebbe potuto chiamare l'NCIS; intanto Gibbs perlustrava la casa per trovare indizi sul marine e come conducesse la sua vita privata. 
Nel frattempo gli altri due agenti, David e Dinozzo, avevano appena raggiunto la casa abbandonata, e prima di scendere Tony fece per chiedere a Ziva cosa fosse successo la volta precedente, ma si fermò e lasciò perdere. I due si divisero, Ziva entrò nella casa, mentre Tony controllava il giardino. Quando Ziva entrò aveva di fronte quel mucchio di ossa e dovette usare tutta la sua forza per aggirarlo senza lasciar trasparire alcuna emozione. La casa era totalmente disabitata, e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno né al piano terra, né al piano superiore, entrò nella camera dove avevano trovato il mucchietto di ossa. Quella probabilmente era la cameretta della bambina morta 10 anni prima. Il letto era ancora intatto, ma ricoperto di polvere, l'armadio era di un rosa ormai sbiadito dal tempo, e su di un comodino c'erano delle cornici da foto vuote. Ziva si sedette sul letto pensierosa, quando vide qualcosa che avrebbe stupito chiunque... Chiunque non sapesse com'erano andate realmente le cose 10 anni prima, e Ziva lo sapeva, fin troppo bene! I minuti passarono e lei era ancora seduta su quel letto, quando Tony entrò nella stanza, sempre più confuso dall'atteggiamento della collega. Si sedette vicino a lei e le mise una mano sulla spalla. Ziva si irrigidì e decise di confidarsi.
Ziva: "Conosco questo posto, e non mi sembra strano di scorgere un proiettile dietro l'armadio..."
Tony non aveva notato quel particolare e rimase un po' stupito dalla pacatezza della donna nel mostrarglielo, ma preferì tacere e farla continuare. 
Ziva: "Avevo solo 15 anni. Mia sorella era morta da poco perché era stata coinvolta accidentalmente in un attacco suicida di Hamas quando aveva 8 anni, e mio padre mi disse che dovevo imparare a difendermi da sola, che ormai poteva accadere di tutto, ed io dovevo essere pronta a quel tutto, qualsiasi cosa ciò comportasse." La ragazza si fermò, stava riesumando ricordi che sperava avesse dimenticato già da tempo, e Tony iniziava a capire cosa fosse successo alla sua partner di lavoro. Tentò di dire qualcosa, ma per la prima volta non sapeva cosa. Poi Ziva riprese a parlare.
Ziva: "Mi portò qui, dietro le siepi del giardino, e mi mise in mano una pistola... A 15 una ragazza è abbastanza matura da capire cosa è costretta a fare, ma ancora poco per riuscire a ribellarsi al volere del padre! Dissi che non volevo sparare, che non volevo diventare un'assassina e portare sulla coscienza la vita di qualcuno. Ma lui mi costrinse, dicendomi che se non fossi riuscita a premere il grilletto, non sarei più riuscita a diventare autosufficiente, a proteggermi dal male che incombeva nel mio paese. Io continuai ad esitare, finché non mi mise la canna della sua pistola sul collo. Quel gesto era chiaro: o muore la bambina, o muori tu! Premetti il grilletto!" Tentò di parlare senza fermarsi, ma le ultime parole le uscirono di bocca quasi senza voce, come stremata da una lunga corsa, una corsa nel tempo, nell'inferno della sua infanzia. Tony la strinse a sé e lasciò che per la prima volta le sue lacrime scivolassero sulla sua felpa, ma Ziva non era tipo da lacrime, e pochi secondi dopo si rialzò pronta a combattere per ridare giustizia a quella bambina che fu costretta a sparare dalla volontà di un padre forse troppo 'premuroso'. Sapeva che doveva spiegare tutto a Gibbs, che sapeva a chi apparteneva quel mucchio di ossa cadute dall'armadio. Quando si alzarono Tony le andò di fronte e le disse che esattamente come la moglie di Fisher, non era sola a riattraversare quella terra arida di amore, e che in lui avrebbe trovato sempre un approdo sicuro. L'agente David credeva alle sue parole, ma non poteva fermarsi ancora per i suoi sentimenti e mentre stava per uscire dalla porta venne afferrata per la mano dall'agente Dinozzo. Si conoscevano da cinque anni, tra loro c'era qualcosa, ed entrambi l'avevano sentito, ma un lavoro come quello degli agenti federali impedisce di approfondire delle relazioni, il loro però non era un sentimento comune, non era un volersi bene, e forse nemmeno un amore, era il rinunciare alla propria felicità per l'altro, sacrificare la propria vita per il bene dell'altro... Si guardarono negli occhi, uno sguardo intenso, colmo di passione, sofferenze, gioie, e forse si, anche tanto amore. Lentamente si avvicinarono l'un l'altro fino a percepirne il respiro, fino a sfiorassi le labbra. Entrambi avevano trascorso una vita tra le sofferenze, e non sempre erano stati abbastanza forti da superarle, ma insieme avrebbero passato oltre ogni ostacolo. Due caratteri diversi ma che si completavano a vicenda: un amore puro ma difficile, che conquisteranno insieme!














-Nota: Ciao a tutti. In questo capitolo ho cercato di mettere molta tenerezza unita ad un pizzico di drammaticità. La storia di Tali, la sorella di Ziva è vera in parte, perché non muore a otto anni ma a 16 ed allora Ziva faceva già parte del Mossad. Spero vi sia piaciuto. Baci Gaia❤️

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** REMEMBERS ***


Ziva non dimenticò quel bacio! Sapeva che significava molte più cose di quante ne possano esprimere le sole parole. Era una dimostrazione che in Tony avrebbe sempre potuto contare.
 
Tornati all’NCIS, Gibbs e McGee trovarono le scrivanie degli altri due agenti Dinozzo e David vuote, era segno che stavano lavorando sodo per quel caso. Mentre Gibbs stava per aprire bocca, dall’ascensore uscirono Tony e Ziva con dei sorrisi smaglianti. Buone notizie in arrivo?
Tony: “Ehi Capo, ciao pivello… Abbiamo tantissime notizie, e del materiale su cui Abby può lavorare”
Mentre i due agenti appena arrivati stavano per prendere posto nelle rispettive scrivanie, Gibbs fece segno di seguirlo nell’aula delle videoconferenze, McGee aveva qualcosa da mostrare; accese il computer e proiettò sullo schermo grande delle immagini di un planisfero.
McGee: “Quelli che vedete in rosso sono gli spostamenti effettuati dall’USMC a partire dall’ultima volta in cui il Capitano lasciò sua moglie”
Gibbs spiegò i vari spostamenti e fece notare che il corpo dei Marines era ancora in movimento nell’Asia occidentale. Ziva rimase perplessa quando si accorse che una delle mete raggiunte costantemente era il suo luogo di nascita, Beer Shev, però non disse nulla.
Tony era confuso, e McGee notò il suo sguardo.
McGee: “Se il Marine è morto una settimana fa, significa che il suo corpo è stato spostato”
Gibbs: “Oppure che stava tornando a casa... Martha Fisher stava aspettando il marito da una settimana, perché lui le aveva promesso che sarebbe tornato entro il giorno del loro anniversario”
Ziva: “Quindi lui aveva chiesto un rientro in casa anticipato… Magari qualche collega soffriva di invidia per questo e ha deciso di farlo fuori” ipotizzò Ziva.
McGee: “E’ possibile”.
Poi Gibbs continuò con le scoperte.
Gibbs: “Inoltre la bambina, Erica Parks è la figlia del tenente del corpo dei Marines, William Parks. Era molto unito al capitano, ed anche lui ha richiesto un ritorno in patria anticipato, però di due settimane.”
McGee: “Ha perso la moglie in un incidente aereo, e stranamente non ha denunciato la scomparsa della figlia”
 
Poco dopo, mentre Tony stava portando il materiale trovato nella casa ad Abby, e McGee lo seguiva come un cagnolino in attesa della pappa, Ziva fermò Gibbs. Era arrivato il momento di aprirsi e far luce su quello strano caso ancora irrisolto.
Ziva: “Gibbs ti devo parlare, è urgente!”
Gibbs: “Non ora Ziva, devo vedere cosa avete trovato tu e Tony”
Ziva: “Gibbs, è… Importante” rispose esitante.
Gibbs: “Quanto?”
Ziva: “Molto… So a chi appartiene quel mucchietto di ossa che abbiamo trovato nell’armadio. Si chiamava Eleonor Klein, madre americana e padre israeliano.”
Gibbs era stupito…
Gibbs: “Come lo sai?”
Ziva sperava che non facesse domande, o almeno non quella. Ma lo conosceva troppo bene, e se l’aspettava.
Ziva: “L’ho uccisa io.” Poi continuò.
Ziva: “Mia sorella era morta e mio padre mi voleva come agente nel Mossad, così mi portò a casa dell’uomo che con astuzia l’aveva privato di quasi ogni bene materiale e per fargli più male mi costrinse a sparare a sua figlia puntandomi una pistola al collo. O la mia vita o la sua. Avevo solo 15 anni. Scusami se non te l’ho detto prima” Disse d’un fiato.
Gibbs sapeva quanto le era costato riesumare ricordi del suo terribile passato, e gliene fu grato. Con il braccio destro la avvolse a sé, sotto la sua ala protettiva.
Gibbs: “Ottimo lavoro Ziver!”
 
Dinozzo, David e Gibbs erano riuniti nel laboratorio di Abby la quale aveva subito trovato risposta alle domande degli agenti.
Abby: “Caro il mio Tony, quello che a te sembra un chiodo, è in realtà un ago di una siringa. Qualcuno è entrato nella casa per… Si beh per…”
Tony: “Drogarsi!” concluse Tony divertito.
Abby: “Esatto… E per di più, facendo un riscontro con le altre composizioni di ossitocina di un qualsiasi corpo umano, ho scoperto le ossa che mi avete portato non sono di origine organica, sono una riproduzione molto dettagliata realizzata con un programma operativo di stampanti 3D ch…”
Gibbs: “Abby, vai al sodo!” disse impaziente.
Abby: “Queste ossa sono finte!” rispose seccata per la fretta del capo.
Gibbs: “Stai dicendo che in realtà nessuno di quei corpi è realmente morto?”
D’un tratto McGee raggiunse di corsa il laboratorio.
McGee: “Capo, l’omicidio di Eleonor Klein è diventato famoso negli ultimi tempi, tanto da creare una confraternita in suo onore!”
Ziva era spaventata… Conosceva le confraternite e tutto quello che potevano arrivare a fare, ma non si sarebbero mai spinte fino ad uccidere!
Si precipitò fuori dall’NCIS spiazzando i suoi colleghi. Prese la macchina e andò in casa Fisher, bussò insistentemente e quando Martha le aprì non vedeva più dalla rabbia! Aveva ricordato il nome di William Parks: faceva parte dei Marines già da quando lei era una bambina, ma non avrebbe mai dimenticato quel nome, prché era famoso a Beer Shev. Ogni volta che il tenente faceva tappa nel suo paese, andava a letto con una donna diversa. E capitò anche con la sua mamma.
Ziva: “Lei ha ucciso suo marito perché si vedeva con il tenente Parks! Aveva paura di dirlo a suo marito ed ha pensato bene di ucciderlo! Proprio come William ha fatto fuori sua figlia. Scommetto che anche lei aveva capito tutto! Poi avete tentato di dare la colpa alla confraternita di Eleonor Klein mischiando i cadaveri con quelli già decomposti nella casa abbandonata! Purtroppo però avete fatto un errore, perché quei cadveri decomposti sono una riproduzione, sono finti!” Disse sempre più agitata. All’inizio Martha era confusa, ma quando le accuse si fecero più pesanti, capì che quella che aveva di fronte era una dona sveglia, e se avesse mentito ancora avrebbe solo peggiorato le cose. Così decise di dire la verità.
Intanto gli altri agenti avevano raggiunto Ziva e la osservavano mentre risolveva il caso con la sola forza dei ricordi e della sua infanzia. Tony la guardava fiero, erano passati mesi, ma non aveva perso la sua determinazione. Voleva far luce su quel caso e così fu, era una guerriera, e non perché fosse stata costretta ad esserlo da bambina, ma perché lo era nell’animo!








-Nota: Ciao a tutti, ecco il terzo capitolo. Spero vi sia piaciuto anche se non c' è molto tiva, però prometto che nei prossimi capitoli, tra Tony e Ziva ci sarà tanto love ;-) 
Baci Gaia

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** UN INVITO A CENA ***


Erano le 6:35 del mattino e Tony era già sveglio da un pezzo. Non era un tipo mattiniero, ma quello era un giorno importante.
Era trascorso esattamente un anno da quando avevano risolto il caso del Marine Fisher, da quando Ziva era tornata in azione. Un anno da quando l’agente David si era aperta per la prima volta con l’agente Dinozzo, da quando aveva riesumato ricordi di un’infanzia terribile, un anno da quando per la prima volta Ziva aveva bagnato la camicia di Tony con le sue lacrime… Esattamente un anno da quel bacio che nessuno aveva più dimenticato.
Era seduto sul divano in pelle a contemplare i suoi pensieri, a riflettere sui suoi sentimenti nei confronti della persona per la quale aveva rischiato la vita. Era profondamente convinto di quello che stava per fare, e l’avrebbe fatto, perché nella vita non si torna in dietro, bisogna saper cogliere le occasioni, e questa era una di quelle.
 
All’ NCIS ogni membro della squadra di Leroy Jethro Gibbs era seduto alla propria postazione, tutti tranne Tony che come suo solito era arrivato in ritardo.
Tony: “Buongiorno” disse sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, rivolto alla collega.
Erano tutti molto indaffarati, e Ziva rimase sconcertata dall’eccessiva tranquillità e calma nel comportamento dell’agente Dinozzo.
Ziva: “Buongiorno anche a te… Come mai quel sorriso? Ieri hai fatto il latin lover?”
Tony: “No… E’ solo che oggi è un giorno molto importante…” rispose ammiccando.
La ragazza sapeva a cosa si stesse riferendo, o almeno così credeva, ma preferì non rispondere.
 
Stavano lavorando ad un caso tutt’altro che semplice, ma finalmente sembrava che il team avesse preso la pista giusta. La moglie di un Marine era morta in un incidente d’auto, insieme al diretto superiore del marito. All’inizio credevano che il marito li avesse scoperti insieme e per la rabbia avesse tentato di farli fuori, ma grazie alle conoscenze di Gibbs sul comportamento dei Marines, all’ istinto femminile di Ziva, all’ esperienza di Tony nell’ambito del triangolo amoroso, alle ricerche di McGee, agli studi anatomici di Ducky e Palmer, ed alla destrezza di Abby nel maneggiare tutte quelle apparecchiature, erano giunti alla conclusione che la moglie alla guida, per il senso di colpa avesse deciso di mettere la parola fine non solo alla relazione fra i due, ma anche alle loro stesse vite. Lo sportello era aperto, indice che il superiore avesse tentato di scappare, ma l’impatto contro la roccia sul ciglio della strada era stato troppo improvviso e violento. Avevano dunque il movente, l’arma e l’assassino, bastava un interrogatorio ben fatto per scagionare il Marine.
 
Mentre Gibbs era nell’aula interrogatori a svolgere il suo compito, gli altri tre agenti lo osservavano far emergere la verità. Tra loro era sorta la solita pacata euforia di un caso risolto, quando Tony prese a parlare.
Tony: “Ragazzi stavo pensando di invitarvi a cena da me oggi… Per festeggiare la fine di questo lungo e stressante caso. Che ne dite? Chili messicano per tutti?”
McGee: “Io opterei per una cosa più casereccia, tipo una normalissima pasta al sugo…”
Tony: “Quindi vada per il chili?”
Ziva: “Si può fare. Sarà una serata… Piccante!” rispose lei maliziosa.
 
Come previsto, al termine dell’interrogatorio Gibbs era riuscito a mettere in evidenza la realtà dei fatti, ed appena uscito dall’aula fu invitato ad unirsi alla loro cena.
Mentre Ziva raggiungeva Abby per avvisarla della serata appena programmata, seguita da Tony, la ragazza si fermò di punto in bianco e voltando leggermente la testa chiese
Ziva: “Tony… Tu stai perseguendo il tuo sogno?”
Tony: “A dire il vero, fino ad un secondo fa lo stavo seguendo” rispose con la sua solita battuta pronta. Questa volta però non sembrava avere un’ espressione sarcastica, ma proprio il contrario. Era serissimo, quando, esattamente come un anno fa, mentre Ziva riprese a camminare nello stretto corridoio che portava al laboratorio di Abby, lui la afferrò per un braccio e l’attiro a sé. Fra i due era nato un legame, che col tempo si stava solo rafforzando. Si guardarono, sapevano cosa stava per succedere, entrambi ne avevano paura, perché dopo tanti sbagli ci si chiede se non lo sia anche quello; ma come può una cosa tanto emozionante e perfetta essere uno sbaglio! Mentre si scrutavano a vicenda, con uno sguardo sempre più intenso, qualcuno era uscito in corridoio e stava già pregustando qualcosa di smielato… Troppo smielato.
Abby: “Ho interrotto qualcosa?” disse in un ghigno divertito.
I due si voltarono di scatto e si accorsero dell’amica che li osservava.
Tony: “Em… Nono, assolutamente! Siamo venuti per invitarti a cena stasera insieme a tutta la squadra per festeggiare la fine del caso, ci stai?”
Ma la tenera scienziata stava già fantasticando su una probabile relazione fra i suoi colleghi che ignorò la domanda e mantenendo quel suo classico sguardo divertito domandò
Abby: “Gibbs lo sa già?”
Ziva: “ABBY! Gibbs non sa niente perché non c’è niente da sapere!” rispose ridendo “quindi ci sei stasera?” aggiunse.
Abby: “Va bene che questo laboratorio è praticamente la mia casa, ma ciò non significa che non abbia una vita sociale e che sono libera tutte le sere… CERTO CHE CI SONO!”
Tony che non si era ancora ripreso dallo sguardo di Ziva di pochi minuti prima venne riportato alla realtà dalle urla di contentezza di Abby.
Tony: “Stasera si mangia messicano… Sto fremendo dalla voglia di vedere McGee fare avanti e indietro dal bagno” rispose sarcastico.
Tutti risero di gusto ed ognuno tornò ai suoi lavori.
Intanto McGee aveva avvisato Palmer e Ducky, che pur di sfuggire ai corgi di sua mamma, avrebbe accettato qualsiasi occasione.










-Nota: Ciao a tutti, eccomi tornata con un nuovo capitolo che spero vi piaccia. Il prossimo è già quasi arrivato al Photo-Finish, mi raccomando non perdetevelo perché ci sarà una piccola svolta. Baci Gaia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CARPE DIEM ***


Arrivò la sera, ed i primi ad arrivare furono Ducky e Palmer accompagnati da McGee che era passato a prenderli. Quando entrarono trovarono la tavola pronta e una cinquantina di pentole sui fornelli traboccanti di vero chili piccante. Tony era su di giri, camminava in giro per il salone senza meta, non l’avevano mai visto così agitato, sembrava che avesse organizzato tutta la serata per filo e per segno, anche quando avrebbe dovuto respirare. Cosa c’era che lo preoccupava a tal punto? Non era la prima volta che organizzava una cena a casa sua tutti insieme.
 Nonostante tutto, i nomignoli assurdi, le battute sarcastiche, gli scherzi poco piacevoli, McGee era il suo migliore amico, e lo sapeva. Doveva aiutarlo, il problema era capire in cosa!
Ducky e Palmer erano ammutoliti, mentre McGee ferma il suo amico
McGee: “Tony che succede? Sei troppo agitato”
Tony: “Ma davvero? Che intuito McGee! Se n’era accorto anche il gatto della vicina!” Rispose molto nervosamente.
McGee: “Tony calmati, dimmi che succede”
Tony non riusciva più nemmeno a parlare e respirava affannosamente.
Ducky: “Scusate se mi intrometto, ma credo che Tony sia affetto da una malattia molto comune… Si chiama agitazione da innamoramento”
McGee cominciava a capire le intenzioni dell’amico, e tentava di rassicurarlo
McGee: “Tony, vedrai che andrà tutto bene… E poi è sempre una cena tra amici, qualunque siano le tue idee, cosa vuoi che vada storto?”
La porta era ancora aperta ed a quelle parole Abby piombò in casa come un uragano
Abby: “Allora che succede? Problemi di cuore?” disse con quel sorrisetto che solo lei sa tirare fuori.
Abby era stata accompagnata da Gibbs che entrò poco dopo
Gibbs: “Jimmy, nuovo esercizio… Fammi il resoconto della situazione”
Palmer stava gustando la scena divertito ed anche un po’ allarmato per quello che stava per accadere.
Palmer: “Tony è in ansia per problemi di cuore a quanto sembra”
Gibbs: “Su ragazzi, cerchiamo di ristabilire la calma e mettiamo in tavola tutto questo ben di Dio” disse avvicinandosi ai fornelli.
Tony stava iniziando a calmarsi
Tony: “Buonasera capo… Pensavo di aspettare Ziva”
Gibbs: “Arriverà a momenti, vedrai che non perderai la tua occasione”
Abby: “Tranquillo Tony, è una ragazza di parola se ha detto che ci sarebbe stata, verrà...”
Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che la sottile voce di Ziva si insinuò fra le risate di Palmer, le imprecazioni di Ducky e le parole di Abby.
Ziva: “Si può?”
Quando Tony la vide rimase a bocca aperta: indossava un abito corto nero attillato. Dietro era scollato per tutta la schiena. Era bellissima, ma non era l’abito a renderla così, era lei, e gli occhi di Tony che la guardavano innamorati, mentre Ziva era un po’ a disagio in quel vestito.
Ziva: “Scusate il ritardo, ma c’ erano dei ragazzi poco gentili alla benzina, e con l’abito che mi ha comprato Abby ho avuto delle leggere difficoltà a togliermeli di dosso senza dover finire dall’altro lato della sala interrogatori” si scusò ridendo.
Ducky: “Non ti preoccupare, ti stavamo aspettando”
 
Si sedettero tutti intorno al tavolo. Tony e Gibbs erano ai due capotavola, Ziva alla sinistra di Tony e McGee alla destra. Vicino a McGee c’era Palmer e di fronte Abby. Ducky era alla destra di Gibbs. Tony si alzò, ed aiutato da McGee portò i piatti in tavola.
Tutti erano curiosi di sapere cosa stava per fare il ragazzo, e si sbrigarono a mangiare. Al termine del dessert Tony cercava aiuto negli occhi di McGee, sperando che lo fermassero, ma non fu così. Abby vide la scena e capì che c’ era bisogno di un incentivo.
Abby: “Ragazzi devo fare una confessione… Gibbs tu… Ecco io… Tony se vengo licenziata è colpa tua!” Tony fece spallucce in segno di scuse e Gibbs si asciugò la bocca dopo un sorso di Brandy
Gibbs: “Dimmi Abby… Sono tutt’orecchie” disse ridendo ed intuendo le intenzioni della scienziata.
Abby: “Vedi Gibbs… Sono attratta da te, forse sono quei capelli grigi così sexy” Tutti scoppiarono in una sonora risata, mentre la ragazza aveva aperto la sessione ‘confidenze romantiche’
Gibbs: “Sono felice che ti piacciano Abby… Ma dati i miei precedenti direi che non sono un asso in ambito amoroso…”
L’atmosfera divenne ancora più allegra quando anche Ducky e Palmer confessarono i loro amori segreti…
McGee guardava Tony di continuo, spingendolo a confidarsi, ma lui era sempre più agitato, e le sue risate avevano un retrogusto di nervosismo.
Alla fine si alzò in piedi e si decise a parlare
Tony: “Anche io devo dire una cosa…” si fermò; poi volgendosi verso Ziva continuò “Ziva, tu sei entrata all’NCIS circa sei anni fa” Ziva lo fissava leggermente preoccupata, ed Abby le prese la mano “Quando sei arrivata hai stravolto le nostre vite. Non è facile prendere il posto di qualcuno che è morto, in una squadra dove si è nuovi, ma con il tuo carattere ribelle, ed anche molto tenero, hai conquistato tutti noi. Tu sei una persona molto forte e volitiva, ma anche molto fragile. Io ti ammiro per tutto questo”
Ziva prese coraggio ed anche se un po’ confusa si alzò in piedi
Ziva: “Tony che succede?”
Tony: “Succede che oggi è trascorso un anno esatto da quando abbiamo fatto irruzione nella casa abbandonata, e tu lo sai”
Lo sguardo della ragazza si addolcì quando capì cosa stava per fare.
Tony: “Ziva io ti amo” le parole gli uscirono da sole, era tanto che voleva dirle ma non ne aveva mai avuto il coraggio. “Si ti amo, e lo urlerò al mondo intero, perché come ti ho detto in Somalia, io non posso vivere senza di te. So di non essere un uomo affidabile, ma io ti voglio dimostrare che con te posso cambiare, perché ti amo da impazzire”
Ormai si erano isolati dagli altri, era come se fossero soli
Ziva: “Tony, io…”
Tony: “Aspetta non dire niente… perché prima che tu ti rifiuti di capire per paura di soffrire un’altra volta, io te lo voglio dimostrare ora. So che avrai bisogno di tempo per rispondermi, ma ascoltami” si mise in ginocchio e dalla tasca della camicia tirò fuori un cofanetto blu, lo aprì “Mi vuoi sposare?”
Con quelle parole aveva lasciato tutti allibiti, eccetto Abby che eccitata assisteva alla scena.
Ziva era emozionata, e lo guardò come se fosse la cosa che aveva bisogno di sentire. Si asciugò una lacrima e rispose
Ziva: “Tony, sai quanto sia difficile dirlo per me, ma io ti amo… E non mi importa se dovrò sopportare altre sofferenze, perché la mia vita sei tu, e non ho bisogno di tempo, perché so già che ti voglio sposare!”
Tony si alzò in piedi, lasciò il cofanetto sul tavolo ed in preda alla gioia sollevò la sua futura moglie e fece un giro su se stesso mentre la baciava con tutto l’amore che un uomo può provare.
Non si erano accorti di essere ancora nella stanza con gli altri, che intanto applaudivano felici. Quando l’entusiasmo si placò i due tornarono a sedersi, appoggiando le mani sul tavolo una sopra l’altra. Ziva indossava l’ anello che Tony le aveva appena comprato e trascorsero il resto della serata a guardarsi negli occhi, felici di non dover più nascondere i propri sentimenti, felici di poter stare insieme finalmente, felici di aver trovato quell’amore che tanto hanno cercato e che meritano di poter provare.











-Nota: Ciao a tutti ed ecco il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto, e che abbiate gustato tutto questo Tiva. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** LO VOGLIO ***


Tony era ancora più agitato di quella sera di molti mesi prima in cui la sua vita prese la svolta che sognava da tempo. Non sapeva se la sensazione che provava era tensione, o agitazione, o gioia eccessiva, o forse un misto fra le tre; sapeva solo che quel giorno la sua vita sarebbe diventata la realizzazione concreta dei suoi sogni.
Poi mentre tutti attendevano con ansia l’entrata della sposa ecco che si udì la musica partire. Stava iniziando la sua vita con la donna che amava: Ziva David. Il loro era un matrimonio civile dal momento che Ziva era ebrea; I due testimoni erano McGee dalla parte dello sposo ed Abby dalla parte della sposa, perché la loro famiglia era l’NCIS, ed avevano optato per un piccolo matrimonio in famiglia con soli cinque invitati, ma questo era proprio quello che desideravano.
 
E dopo questa lunga attesa, finalmente la sposa comparve accompagnata da Gibbs. Anche lei era molto emozionata, lo si leggeva chiaramente in volto. Indossava un abito semplice ma che la faceva apparire bella come una dea. Era stato realizzato completamente in seta lucida, aveva delle sottili bretelle, e cadeva sinuosamente sui fianchi. Non aveva grandi acconciature, aveva lasciato i suoi splendidi capelli sciolti, e l’unico fermaglio era un piccolo fiore su un lato. Quella semplicità ma bellezza al tempo stesso la rappresentavano. Lei era una donna semplice ma tenera ed incantevole, e quando finalmente raggiunse l’altare con l’uomo che per tanto tempo le ha fatto da padre, Tony le porse una mano e la prese con la delicatezza con cui si odorano i petali di una rosa. Ziva non riusciva a credere che era finalmente arrivato quel giorno tanto atteso, e stava per pronunciare per la prima volta un “lo voglio”. Sarebbe stato il primo di una lunga serie come lo era stato per Gibbs, oppure sarebbe stato il primo ed ultimo? Ancora non lo sapeva, ma era convinta di una cosa: avrebbe pronunciato quelle parole con la convinzione di un amore che sarebbe durato per l’eternità, qualunque cosa sarebbe successa.
 
I due si guardarono e cominciò la cerimonia. Per tutta la funzione, i due non si staccavano gli occhi di dosso, erano come imprigionati l’uno negli occhi dell’altra. Arrivò il momento dello scambio degli anelli e poi quello delle promesse, ma solo quando il giudice fece loro una domanda si resero conto di quello che stava succedendo.
Giudice: “Vuoi tu, Anthony Dinozzo, accogliere come tua sposa la qui presente Ziva David, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarla ed onorarla tutti i giorni della tua vita, finché morte non vi separi?”
Tony guardando la sua amata negli occhi risponde
Tony: “si, lo voglio”
Giudice: “E tu, Ziva David, vuoi accogliere come tuo sposo il qui presente Anthony Dinozzo come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, ed amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita…” Ziva aveva uno sguardo incantato, osservava colui che in quel momento stava diventando suo marito, con la gioia di chi sa amare veramente a fondo qualcuno. “Finché morte non vi separi?” A quelle parole Ziva si irrigidì, e si voltò verso Abby. Aveva dimenticato quello che doveva dire, nonostante fossero solo tre semplici paroline, ma forse, si rese conto solo ora non era quello che voleva… Tutti rimasero sconcertati dal silenzio della sposa, quando questa, in preda al panico rispose
Ziva: “No! Non è questo che voglio!” Tony sembrò collassare “Tony io…” disse esitante. Il ragazzo la guardava allibito, si poteva aspettare qualsiasi cosa, tutto, tranne quel no. Poi la giovane donna prese sicurezza e ricominciò a parlare
Ziva: “Tony, io ti amo fino alla profondità, alla larghezza e altezza che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile agli scopi dell’esistenza e della grazia ideale.
Ti amo al pari della più modesta necessità di ogni giorno, al sole e a lume di candela.
Ti amo generosamente, come chi si batte per la giustizia.
Ti amo con purezza, come chi si volge dalla preghiera.
Ti amo con la passione che gettavo nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia. Ti amo di un amore che credevo perduto, insieme ai miei perduti santi.
Ti amo col respiro, i sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita.
E ti amerò ancora di più dopo la morte!
Quindi no, la morte non ci separerà, ci avvicinerà ancora di più, perché io sono disposta a dare la mia vita per te, per renderti ogni giorno più felice!”
Le parole le uscirono di bocca come se fosse tutta la vita che aspettava di dirle, come una poesia imparata a memoria, eppure la sera prima, non aveva fatto altro che ripetere quel semplice ‘si lo voglio’, non immaginando che avrebbe detto tutt’altro.
Tony crollò, non ce la faceva più a resistere, ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. Ziva le aveva parlato della sua dolorosa infanzia, di tutte le sue sofferenze, gli aveva detto che era disposta a riattraversarle tutte, una per una, pur di rimanergli accanto tutta la vita. Era davvero un uomo fortunato, ad aver trovato una donna capace di amare così tanto.
Tony: “Hai ragione amore mio, la morte non ci separerà!”
Il giudice, che intanto aveva perso vent’anni di vita, per l’impulsivo ‘no’ di Ziva, paonazzo, riprese la funzione
Giudice: “Ed ora, con il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie”
Tony, in reda ad un’eccessiva felicità, prese in braccio la sua sposa, la sua Ziva e la baciò con tutto l’amore che aveva in corpo.
 
Al termine della cerimonia, tutti si riunirono in casa di Tony, dove gli sposi avevano organizzato un piccolo ricevimento. Non era molto, ma quello che avevano era una cosa impagabile: una famiglia che sarebbe rimasta fino alla fine, unita, compatta, per sempre!
 
Quando anche l’ultimo invitato lasciò la casa, Tony e Ziva erano rimasti soli. Si guardavano convinti di quello che stavano per fare, e non avevano bisogno di parole per capirsi. Tony la prese in braccio, e mentre lei lo guardava innamorata, con la mano intorno al suo collo, lui la portò in camera da letto, dove si guardarono ed iniziarono a baciarsi con grande passione…
 
La mattina seguente il primo a svegliarsi fu Tony, che accarezzò dolcemente il volto della moglie appoggiato al suo petto. Sua moglie… Poteva dire addio a tutte quelle serate alternative, ma adesso aveva trovato qualcosa che nemmeno tutte quelle serate messe insieme avrebbero potuto dargli: l’ amore irrefrenabile di una donna, sua moglie: la signora Dinozzo.











-Nota: Ciao a tutti, spero di non avervi fatto prendere uno spavento con il 'no' di Ziva. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e forse vi starete chiedendo perché all'inizio vi ho detto che sarebbe stata una storia melodrammatica... Aspettate! Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** LACRIME DI GIOIA ***


Così era iniziata la loro storia, una storia infinita, fatta di sguardi, parole non dette, pensieri, lacrime, sorrisi, gioie e dolori, ma qualsiasi cosa, d’ora in poi l’avrebbero affrontata insieme.
 
Erano trascorsi 5 mesi dal matrimonio ed il team era alle prese con un caso di vecchia data: l’ex tenente William Parks era evaso dalla sua prigione, senza lasciare tracce di come fosse potuto accadere, ed ovviamente l’NCIS si era messa sulle sue tracce.
Quel giorno i due neo-sposi (Abby continuava a chiamarli così, sebbene erano trascorsi diversi mesi) uscirono insieme dalle porte dell’ascensore, e nonostante il grande amore che provassero, non avevano smesso di punzecchiarsi. Tony non trovava i suoi occhiali da sole e si chiedeva se non gliel’avessero rubati
Tony: “Sono convinto che me li ha presi quell’uomo che all’entrata mi ha chiesto che ore fossero… Era molto agile, magari quando mi sono girato me li ha tolti dalla testa!”
Ziva: “Ma se era più basso di te ed aveva un protesi alla gamba e perso entrambe le braccia?!” lo rimbeccò ridendo.
Tony: “Magari era tutta una messa in scena…”
Ziva: “Beh, sei un ottimo investigatore… Investiga!” rispose lei sarcastica.
McGee: “Ed io che credevo che mi sarebbero mancati i vostri litigi, e sarei stato costretto ad assistere a scenette smiel…” Non fece in tempo a finire la frase che subito i due erano tornati ad essere una coppietta felice.
Ziva: “Beh l’importante è che non mi abbia rubato l’anello che mi ha regalato il mio principe”
Tony: “Se l’avesse fatto a quest’ora sarebbe un uomo morto” poi rivolgendosi a McGee “Guarda e impara pivello”.
Un attimo dopo entrò Gibbs che aveva assistito alla scena
Gibbs: “Non voglio crearmi carie a stare nel mio ufficio…” scherzò con aria divertita guardando i due piccioncini, poi rivolgendosi a Tony “Tieni Dinozzo, ti erano caduti per strada, me li ha dati un vecchietto malconcio senza braccia” disse lanciandogli il suo paio di occhiali.
 
Ziva intanto era tornata al lavoro, ed aveva subito trovato delle informazioni importanti sulla fuga di Parks
Ziva: “Gibbs ho trovato delle informazioni: mentre era in cella ha avuto degli incontri con un serial killer, significa che non è la prima volta che riusciva ad evadere”
Gibbs: “Hai il suo nome?”
Ziva: “Ryan Delko, ex agente della CIA. E’ nato nel Colorado da una povera famiglia di italo-americani, padre operaio e madre cameriera. Ha studiato all’università di Denver che è stata pagata dallo zio, avvocato della marina. Pare sia stato espulso per uso di sostanze stupefacenti, ma grazie alla raccomandazione dello zio è riuscito comunque a entrare nella CIA. Al di fuori dell’ambito lavorativo ha fatto conoscenze che l’hanno spinto a diventare un serial killer e ad abbandonare di sua spontanea volontà l’associazione. Adesso è considerato un latitante”
Gibbs: “Ottimo lavoro Ziva… Dinozzo, prendi esempio da tua moglie!” disse con un ghigno.
Tony: “Tu sei la mia ninja, fai sempre un ottimo lavoro”
McGee sbuffando, iniziò ad aspettarsi una vita piena di smancerie del genere.
 
Tornati a casa, Tony e Ziva decisero di vedere un film: dopo una lunga e faticosa mattinata ci stava proprio! Eppure fecero tutt’altro che rimanere fermi su un divano a vedere un film; giocarono per ore, rincorrendosi, facendosi il solletico, Tony prendeva Ziva sulle spalle e la faceva cadere a peso morto ovunque fosse possibile. D’un tratto lei si fermò, si era accorta di una strana cosa, ma non ci diede peso e continuarono così tutto il pomeriggio.
 
La sera si ricordò del pensiero che l’aveva turbata e decise di uscire e andare in farmacia. Quando Tony la vide rientrare con la busta verde si precipitò su di lei temendo il peggio, ma lei lo rassicurò dicendo che doveva solo controllare una cosa. Pochi minuti dopo Tony stava preparando un piatto sofisticato per sua moglie, quando questa entrò timidamente nella stanza senza farsi notare. Era bellissimo il suo Tony, persino con quel grembiule da chef. Appoggiata alla porta della cucina il suo cervello già fantasticava sulle meravigliose avventure che avrebbero vissuto insieme, poi le tornò in mente la notizia che doveva comunicargli e si incupì, ma lui era l’amore della sua vita, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, avrebbe capito.
 
Si avvicinò lentamente al marito e le mise una mano sulla spalla. Tony si girò e la vide. Era bellissima anche con quel vestitino corto di seta da notte, scalza, ed i capelli sciolti che le ricadevano sul volto. Aveva uno sguardo perso, pareva preoccupata.
Tony: “Amore, che succede, sembri angosciata” le carezzò il volto. Lei non riusciva a guardarlo negli occhi, temeva che non avrebbe capito; poi alzò lo sguardo e con gli occhi colmi di lacrime disse
Ziva: “Tony… Io, non so come dirtelo, promettimi che cercherai di capire”
Il ragazzo aveva iniziato a preoccuparsi, l’aveva tradito? Impossibile non era da lei! E cosa stava succedendo che la turbava a tal punto?
Tony: “Te lo prometto”
Ziva: “Aspetto un bambino… Sono al terzo mese” Tony aveva uno sguardo stupito, e Ziva temette che le dicesse di abortire, perché non si sentiva pronto, o perché nonostante quelle fedi un bambino l’avrebbe legato a lei più di ogni altra cosa…
Tony: “Ziva… E’ la cosa più bella che tu potessi dirimi! Se temevi la mia reazione, facevi bene, perché chiunque si azzarderà a sfiorarti d’ora in poi… La mia reazione sarà molto aggressiva” disse con un sorriso smagliante “Sei la cosa più importante che esista al mondo per me, ed anche se sarà difficile con il lavoro che conduciamo, io questo bambino lo voglio crescere, è frutto del nostro grande amore”
Ziva non riusciva a crederci, anche se infondo sapeva che l’avrebbe presa bene, perché da quando una sera di un anno e mezzo fa gli aveva fatto la promessa che le sarebbe rimasto fedele per sempre, era cambiato, o meglio, è sempre stato così, doveva solo dimostrarlo.
Presa dal suo istinto gli diede un timido bacio, e lui colse l’occasione per prenderla in braccio. Adorava farlo, perché così la sentiva più vicina al suo corpo, riusciva a percepirne il profumo, un profumo bellissimo, di vaniglia.
 
Avevano deciso di non dirlo a nessuno, perché bastava una parola fuori posto che Vance sarebbe venuto a saperlo, impedendole di rimanere all’NCIS per quel periodo, ma lei voleva continuare le indagini su quel tenente evaso che tanti anni prima, nella sua infanzia, aveva fatto soffrire lei e la sua famiglia.
 
La mattina seguente avevano il giorno libero, ed andarono a fare le analisi per sapere se si trattava di un maschietto o di una femminuccia. Pochi giorni dopo Tony era già andato a ritirare l’esito degli esami, mentre Ziva era rimasta a casa per preparare il pranzo. Quando Tony entrò in casa non aveva ancora visto il risultato, voleva farlo con sua moglie. La guardò e pensò che nonostante fosse già a cavallo fra terzo e quarto mese, il suo corpo era perfetto, non aveva alcuna rotondità sul ventre, ed aveva un carattere che pochi possono vantare. Era ribelle e volitiva, forse nessuno possedeva una così grande forza di volontà, ma aveva un cuore tenero e fragile, che a furia di essere riparato, adesso non necessitava altro che tanto amore. Aveva bisogno di essere amata, ed era stata fortunata, perché l’uomo che aveva accanto l’amava come nessuno.
 
Ziva: “Ciao tesoro, hai già visto le analisi?”
Tony: “No, volevo farlo con te”
Si diedero un piccolo bacio prima di sedersi sul divano ed iniziarono a sfogliare il documento in cerca di quell’informazione, quando
Tony: “Eccolo!”
Ziva: “E’ una femminuccia, è bellissimo”
Tony era al settimo cielo, non poteva desiderare altro.
Tony: “Come la vogliamo chiamare?”
Ziva: “Non so se ti piace, ma io mi chiedevo se come secondo nome ti andasse bene…”
Tony: “Tali? Si! Mi piace molto, e come primo?”
Ziva: “Penso che ti faccia piacere chiamarla Kate”
Tony fece un lieve sorriso ricordando la sua collega
Tony: “Si, sarebbe bellissimo”
Ziva: “E poi so che era una ragazza bella ed in gamba”
Il ragazzo conosceva sua moglie e sapeva già che anche se lei non l’avesse mai conosciuta, provava un certo affetto, d’altro canto lei aveva preso la sua scrivania
Tony: “Si, ma mai quanto te, mia piccola ninja”
La loro felicità si manifestò in due splendidi sorrisi, che pian piano, sfociarono in un unico bacio colmo d’amore e affetto.










-Nota: Ciao a tutti, piaciuta la notizia? Vi do un piccolo consiglio: godetevi questi momenti, perché presto qualcosa sconvolgerà la situazione. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** FIDATI DI ME ***


Erano trascorsi 4 mesi, e ancora il team non era riuscito a catturare Parks. I ragazzi ce la stavano mettendo tutta, ma quell’uomo riusciva sempre a fuggire.
Tony e Ziva, come sempre da quando si erano sposati, stavano uscendo dall’ascensore insieme senza scostarsi gli occhi di dosso e con un sorriso d’intesa. Solo a guardarli McGee, che non sopportava eccessive smancerie, iniziava a fantasticare su una sua eventuale relazione. Loro erano una di quelle coppie che fanno sognare, che quando le guardi sembrano quasi non avere problemi. Ed effettivamente era così, perché riuscivano sempre ad attraversare ogni ostacolo se erano insieme, e ciò non sarebbe cambiato nemmeno dopo la morte.
 
Tony si accorse dello sguardo perso del collega
Tony: “McGee stai sbavando…”
Gibbs entrò in ufficio in quel momento, confermando l’affermazione dell’agente Dinozzo. In fondo anche lui non aspettava altro se non vederli insieme; erano fatti l’uno per l’altra e non sarebbero stati certo lui e le sue regole a separarli.
 
Dopo questi momenti di risate, che sono salutari per iniziare una giornata come si deve, Ziva accese lo schermo grande e mostrò ai suoi colleghi quello che aveva trovato.
Ziva: “Parks, dopo essere fuggito, ha incontrato nuovamente Delko all’entrata di un supermercato, dove pochi giorni fa il proprietario aveva deciso di piazzare una microcamera nascosta su consiglio dei telegiornali”
Gibbs: “Cos’è successo durante l’incontro?”
Ziva fa partire il video ripreso e commenta
Ziva: “Delko sta porgendo a Parks dei documenti, ma sono in una busta nera, quindi non possiamo sapere cosa contengano. Potrebbero essere dei protocolli per un cambio di personalità, magari per farlo fuggire più facilmente senza essere fermato alla dogana”
Tony: “Mi chiedo cosa ci guadagni Ryan”
McGee: “I criminali come Delko farebbero di tutto per mettere i bastoni fra le ruote alla giustizia. Potrebbe anche solo essere un gesto di ripicca nei confronti dello Stato”
 
Tony osservava la moglie incantato e continuava a pensare a quanta fortuna avesse avuto anche solo ad incontrarla. Era all’ottavo mese ed il suo corpo era scolpito come un opera d’arte. Era riuscita a non insospettire nessuno, tranne per il fatto che sempre più spesso doveva fare delle visite mediche, inventando scuse di ogni genere, ed i colleghi l’avevano notato. Ma non ci avrebbero fatto caso, o almeno così sperava.
 
Pochi giorni dopo venne rinvenuto il cadavere di Parks all’entrata secondaria e in disuso già da tempo, dell’ospedale di Washington. Ziva era andata a fare una delle sue solite analisi, con la scusa che voleva andare in banca per capire chi lo aiutasse nei  suoi movimenti bancari. Fu lei a trovarlo e senza pensare alle domande che avrebbe potuto suscitare chiamò Gibbs.
Quella sera Ziva stava parlando con Ducky per sapere cosa ne pensasse se un giorno lei fosse stata incinta e per non perdere il posto di lavoro non lo dicesse a Vance che sicuramente l’avrebbe dimessa per il periodo di gravidanza.
Tony intanto era andato a comprare la cena, perché quella sera avrebbero mangiato in ufficio, ma al suo ritorno trovò Gibbs e McGee che parlavano silenziosamente.
Tony: “Capo, pivello, che succede qui?”
McGee venne colto alla sprovvista, e non sapendo cosa dire guardò il capo che fece cenno di si con la testa.
McGee: “Tony, ecco vedi… In questo periodo Ziva è molto… Misteriosa” Doveva trovare le parole adatte e non sapeva come  far capire all’amico i suoi dubbi.
Gibbs: “Doveva essere in banca, come ha fatto a trovare il cadavere che era sul retro dell’ospedale?”
Tony si mise una mano in volto; i suoi colleghi stavano per raggiungere una conclusione, e avrebbe dovuto dire tutto.
McGee: “Abby ha analizzato il sangue che c’è sulla vittima, e…” McGee iniziava a sudare sotto lo sguardo agghiacciante di Tony.
Gibbs: “Appartiene a Ziva! Temiamo che sia stata coinvolta emotivamente e l’abbia pedinato per poterlo far fuori, come vendetta per aver fatto soffrire la sua famiglia quando era piccola”
Tony era allarmato, sapeva che non poteva esser stata sua moglie, e sapeva perché era all’ospedale quella mattina. La cosa che lo preoccupava era perché Parks avesse addosso il sangue della sua amata. Stava per aprire bocca quando Abby arrivò come un treno in corsa
Abby: “Gibbs Gibbs Gibbs Gibbs… Ho analizzato il DNA del cadavere e non si tratta di Parks, ma del suo fratello gemello!”
McGee: “Tony, tua moglie può aver ucciso l’uomo sbagliato e senza nemmeno un mandato!”
Tony: “Dov’è adesso mia moglie?” cercò di scandire ogni singola parola per mantenere la calma, ma gli risultò molto difficile.
Ziva: “Sono qui” disse da dietro le scrivanie.
Aveva assistito all’intera scena senza che nessuno si accorgesse di lei, ed era arrabbiata del fatto che i suoi stessi colleghi abbiano dubitato di lei. Conosceva il suo carattere, e sapeva che a volte tendeva ad usare le sue capacità di autodifesa, ma non sarebbe mai arrivata a mettere a repentaglio la sua carriera per sete di vendetta. Quel suo continuo dimostrarsi una donna forte e coraggiosa aveva portato gli altri a convincersi che potesse aver compiuto un atto tanto stupido, quanto pericoloso.
 
Ziva e Tony si guardarono e senza bisogno di parole capirono che era arrivato il momento di dire la verità.
Ziva: “Sono incinta”
Tutti rimasero meravigliati dalla notizia, non aveva detto né da quando, né se aveva intenzione di crescerlo, ma in cuor loro sapevano entrambe le risposte.
I due uomini ammutolirono e solo Abby, con la sua spontaneità ruppe il ghiaccio
Abby: “Come avete deciso di chiamarla? O chiamarlo?”
La sua domanda era del tutto disinteressata, non voleva sapere perché avessero deciso di non dire niente, e Tony decise di spiegare come stavano davvero le cose
Tony: “In questa pancia c’è una bambina” disse sfiorando il ventre piatto della moglie “Si chiama Catelin Tali Dinozzo” a sentire quel nome su di loro calò un atmosfera più angosciante di quanto già non lo fosse, e l’uomo non fu più in grado di continuare. Avevano deciso di darle il nome due persone importanti nelle rispettive vite, e McGee, Abby e Gibbs non potevano far altro che ammirarli per questo. Poi il capo prese a parlare
Gibbs: “Ragazzi miei… E’ una cosa bellissima questa, perché non ce ne avete parlato prima? Avremmo dato a Ziva la possibilità di fare le sue visite senza alcuna copertura, l’avremmo dimessa”
Stava per finire la frase ma venne interrotto bruscamente dalla donna
Ziva: “No! E’ proprio questo che non volevo! Io voglio sbattere in cella quel bastardo che ha procurato tanto dolore nella mia casa! E lo devo fare anche se con un bambino in grembo!”
McGee che non si era ancora ripreso dalla notizia e non aveva più proferito parola, provò a rassicurarla
McGee: “Ziva… Ma lo possiamo acciuffare noi, trascorri una serena gravidanza. Lo faremo per te”
Tony vide la moglie in difficoltà e cercò di spiegare
Tony: “McGee, Abby, capo… Ziva è all’ottavo mese. Non potevamo dirvelo, perché temevamo proprio questo. E se poi fosse venuto a saperlo Vance, sarebbe stata la fine della sua carriera da agente federale”
Abby iniziò a capire, corse nel suo laboratorio. Anche lei sapeva che Ziva non avrebbe mai ucciso un uomo per solo rancore, specialmente ora che doveva imparare a fare la madre.
 
Gibbs: “Voi non avete avuto fiducia in noi!” Era irato con entrambi: con l’uomo a cui aveva sempre fatto da fratello maggiore, e con la donna che aveva accompagnato all’altare.
Ziva era altrettanto furiosa
Ziva: “Neanche voi vi siete fidati di me! Credevate che io potessi mettere in forse il mio lavoro! Credevate che non fossi abbastanza forte da gestire i miei sentimenti”
Tony cercò di calmarla, ma Gibbs non mostrava segni di cedimento
Gibbs: “E come lo spieghi il sangue sul corpo della vittima?” Se non fosse stato ferito nell’orgoglio avrebbe capito, ma quella era una situazione molto delicata. Era consapevole che Ziva non c’entrava nulla, nonostante le prove dicessero il contrario, ma la rabbia lo accecava.
Ziva: “Io… Io non lo so. Non so più cosa pensare” rispose sbattendo le mani sui fianchi.
Abby arrivò proprio in quel momento
“Io si! Ziva non ha fatto niente. Poco fa c’è stato un furto in ospedale, si parla di provette contenenti il sangue delle pazienti del reparto ginecologia. Ci scommetto il mio collare che Parks ha preso quello di Ziva per uccidere il fratello, facendo pensare che fosse stata lei versandolo sul cadavere. Ecco cosa contenevano quei documenti che Delko aveva consegnato a Parks.” Poi aggiunse “Ziva, abbiamo sbagliato a dubitare di te, ma che altro potevamo pensare? Anche voi avete commesso uno sbaglio a non avvisarci, ma tutti fanno degli errori. Noi siamo una famiglia, e dobbiamo riuscire a perdonarci, vero Gibbs, vero McGee?” i due annuirono mentre Abby reclamava un forte abbraccio di gruppo. Aveva ragione, erano una famiglia, gli errori si fanno, ma bisogna perdonarli. Ora erano uniti come mai, avrebbero acciuffato quel delinquente e avrebbero reso giustizia.










-Nota: Ciao a tutti. Rieccomi quì con un nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto, ma aspettate il prossimo. Riusciranno a catturare Parks e quel suo nuovo 'amico'? Lo scoprirete solo leggendo. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** LA MIA BATTAGLIA ***


Pochi secondi dopo Gibbs ordinò a McGee di rintracciare Parks.
McGee: “Capo l’ho trovato, si sta dirigendo verso la grande scogliera. Penso che lì lo stiano aspettando per portarlo via dall’America, e che abbia ucciso il fratello per depistarci e prendere tempo”
Gibbs: “Dinozzo, McGee in macchina… Ziva, è pericoloso”
Ziva: “Capo questa volta non m’importa. Devo trovarlo. Questa è la mia battaglia”
Gibbs si arrese e la portò con sé; Quando David ha intenzione di fare qualcosa non la ferma più nessuno.
 
In pochi minuti avevano raggiunto Parks e gli erano alle costole
Tony: “Non ha intenzione di fermarsi? Ci penso io” prese la pistola e sparò forando entrambe le gomme posteriori dell’autovettura del fuggitivo “Fatto!” Aggiunse subito dopo con un sorriso soddisfatto.
Era notte fonda. Si trovavano su una montagna che cadeva a strapiombo sul mare. Era uno scoglio molto alto, fatto di pietre appuntite. La strada girava intorno alla montagna come dei tornanti, e la loro auto si fermò poco prima di una curva, ad un’altitudine di circa quaranta metri sul livello del mare.
Avevano un piano. Ziva andò incontro a Parks che fu costretto a fermare la sua corsa e scendere dall’auto, date le gomme forate. Parks non sapeva che Ziva non era sola, ma accompagnata dai suoi colleghi che invece si appostarono dietro la macchina, mentre lei l’avrebbe steso; sarebbero intervenuti solo se le cose si fossero messe male.
Tony voleva intervenire subito, non aveva alcuna intenzione di mettere a rischio la sicurezza della moglie e del bambino, ma venne bloccato da Gibbs
Gibbs: “Tony, siamo una famiglia, devi rispettare le sue decisioni. E’ una cosa che riguarda lei e solo lei, e noi ora possiamo solo garantirne l’incolumità essendo pronti se dovesse succedere qualcosa. Adesso ha bisogno di sapere che credi in lei. Hai sposato una donna in gamba, sta tranquillo”.
In realtà anche Gibbs era preoccupato, ma doveva tranquillizzare quello che per lui era un fratello minore, e doveva avere fiducia in Ziva.
 
Intanto pochi metri più avanti
Ziva: “Fermo. Adesso siamo io e te. Se scappi ti prenderanno, e forse sarai costretto alla pena di morte, se ti arrendi tutto tornerà come prima” Aveva la pistola davanti al viso, pronta a sparare, ma Parks si voltò, e conoscendola le disse che non sarebbe mai stata in grado di sparare ad un uomo alle spalle. Lei gli intimò più volte di fermarsi, ma questi continuava a procedere lungo il tornante. La ragazza si avvicinò puntandogli la pistola alla schiena, quando lui con un movimento repentino la colse di sorpresa facendole perdere la pistola, ed assestandole un colpo sul viso. Iniziarono a combattere senza armi, entrambi avevano un’ottima tecnica, Ziva data la sua permanenza nel Mossad, e William nel corpo dei Marines.
McGee era atterrito, pareva che stesse guardando un film horror, mentre Gibbs e Tony erano pronti a scattare in caso di necessità.
Parks tentò di arrampicarsi sulla scogliera, ma venne tirato giù da Ziva. Continuarono a tentare di mettersi KO l’un l’altro, e William finì sopra la donna che scansandosi a destra e a sinistra, evitava i pugni. Con un movimento secco, Ziva ribaltò la situazione, stava per finirlo quando l’uomo si ricordò del punto debole della giovane donna: suo figlio.
Le assestò un pugno nel basso ventre, facendola rimanere senza fiato. Lei indietreggiò verso il ciglio della scogliera, portandosi una mano alla pancia, mentre lui brandiva la pistola di Ziva con entrambe le mani.
Tony scattò subito in piedi, Gibbs fece per fermarlo
Gibbs: “Fermo Tony, se ti vede salta la copertura e metterai a rischio la vita di tua moglie. E’ una donna forte, riuscirà a continuare”
McGee: “Tony! Ha in mano una pistola!”
Il ragazzo però non li sentiva più; corse a soccorrere la ragazza, facendosi quindi vedere dal fuggitivo
Parks: “Mi hai mentito, hai portato con te i rinforzi. Chi bara con me ha chiuso”.
 
D’un tratto Ziva sentì un dolore lancinante alla spalla e si lasciò cadere a peso morto. Tony tentò di afferrarle la mano in un grido disperato, ma fu tutto vano. La donna era stata avvolta dalle mani oscure dell’oceano, e non risaliva più.
Gibbs e McGee accorsero subito dopo aver tentato di fermare Parks, ma senza risultato. Tony salì in macchina e senza aspettare i suoi compagni si diresse ai piedi della montagna, dove cercò disperatamente la moglie, ma di lei nessuna traccia. Poco dopo arrivarono anche gli altri due agenti, e si unirono alla ricerca di Ziva. Sembrava scomparsa nel nulla, l’oceano l’aveva ingoiata, e non aveva intenzione di riportarla in superficie.
Se l’erano fatto scappare ancora una volta, ma a differenza delle altre, non ne uscirono illesi. Avevano perso il miglior agente che l’NCIS avesse mai avuto, la donna a cui Tony aveva giurato amore eterno, la ragazza dagli occhioni dolci, avevano perso un membro della loro famiglia. Accadde tutto in una frazione di secondo, il ragazzo non aveva più quella persona con la quale aveva condiviso i momenti migliori della sua vita.
Non si arresero, e continuarono a cercarla nell’oceano. McGee non sapeva nuotare, ma per la sua amica avrebbe fatto di tutto.
Uscirono dall’acqua e Tony era distrutto dal dolore e dai sensi di colpa, avrebbe dovuto ascoltare il suo capo ed il suo miglior amico, ma la sua testardaggine gli aveva rubato la sua Ziva, prima che potesse dirle che la amava un'ultima volta.
Tutti e tre gli uomini si sedettero in riva al mare, Tony appoggiò la testa sul suo capo e chiuse gli occhi. Voleva immaginare che fosse stato tutto un brutto sogno, ma non lo era. Era la pura e amara verità.










-Nota: Ciao a tutti. So che in questo momento mi state odiando, e vi capisco, però non ditemi che non vi avevo avvisato di godervi i capitoli precedenti. Vi rassicuro dicendovi che NON è l'ultimo capitolo, e che la storia andrà avanti. Non voglio anticiparvi niente, e spero che gli altri capitoli vi mantengano con il fiato sospeso. Buona lettura. A presto. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** BELIVE IN ME ***


Ziva era precipitata da una scogliera di 40 metri, ed era affondata nelle oscure acque del mare, dopo esser stata sparata alla spalla dall’uomo che aveva rovinato la sua famiglia. Era sul fondo degli abissi, aveva smesso di sentire dolore, e l’unica cosa che vedeva era una luce bianca. Fu in quel momento che Ziva rivelò la sua vera anima ninja; fu in quel momento che la guerriera iniziò a combattere: una battaglia per la vita, per la sopravvivenza.
Ziva: “Non è possibile, non a me, non così! Per favore, ho bisogno di poter continuare, continuare a vivere... Non può finire così, non può!
Mio marito ha bisogno di me ed io non posso abbandonarlo, non devo... Non voglio! E combatterò contro il mondo intero se sarà necessario, perché io voglio vivere!”
Aprì quei suoi splendidi occhioni dolci, ed iniziò la sua risalita verso la superficie. Non aveva più fiato, ma doveva farlo, a qualsiasi costo. Era in ballo la vita di sua figlia! Il dolore acuto alla spalla si faceva sentire ad ogni suo movimento, eppure continuava imperterrita, convinta a raggiungere la superficie, il suo Tony… La vita.
 
Tony aveva gli occhi chiusi, e l’ unica immagine che continuava a vedere era quella della sua Ziva che si lasciava cadere all’indietro tendendo le braccia verso di lui… Le loro mani si erano sfiorate, ma non era riuscito ad afferrarla in tempo, e per questo, sapeva, il senso di colpa lo avrebbe assalito.
Li riaprì pochi secondi dopo: cosa stava facendo? Si era arreso? Ziva non l’avrebbe mai fatto, non l’avrebbe permesso. Doveva alzarsi e continuare a cercarla. Gibbs e McGee avevano compreso i suoi pensieri senza che nessuno parlasse, ed erano al suo fianco pronti a trovarla.
 
Tim stava ripercorrendo la scogliera dall’alto, per provare a scorgere qualche macchia in mare. Tony la cercava in acqua e Gibbs setacciava la costa frastagliata da piccoli massi.
D’un tratto la vide. Era stesa su uno scoglio liscio. Il sangue continuava a sgorgarle copiosamente dalla spalla, segno che era ancora viva. Era in una posizione scomposta, ricoperta di sangue. La prese delicatamente in braccio, e continuava a riflettere su quello che era accaduto. La paura per Ziva lo aveva assalito, e non era riuscito a fermare Parks. Si voltò e vide Tony che lo stava raggiungendo di corsa
Tony: “Capo non ho… Ziva…” quando si accorse del corpo che Gibbs aveva fra le mani fu pervaso da una miriade di emozioni, belle e brutte. Era felice di aver ritrovato sua moglie, ma vederla in quello stato gli faceva ancora più male per quanto possibile.
Tim li raggiunse poco dopo e si diressero in ospedale. La preoccupazione principale di Gibbs, non era tanto lo stato di Ziva: era convinto che ce l’avrebbe fatta, lei è una guerriera. Era sua figlia.
 
Arrivati in ospedale, McGee aveva già avvertito Abby, Ducky e Palmer, che avevano lasciato tutti i loro lavori per correre in ospedale.
Ziva fu portata subito in terapia intensiva, i medici avevano capito subito la situazione e stavano già agendo di conseguenza. Era la paziente più giovane del reparto, e dovevano salvarla. Le infilarono subito l’ago per la flebo, dei tubi per la respirazione e alcune ventose sul petto per l’elettrocardiogramma. Pochi minuti dopo un giovane medico si avvicinò al team impaziente di capire la situazione.
Medico: “Salve signori, vorrei parlare col marito”
Il ragazzo era troppo agitato e spaventato all’idea di dover ricevere brutte notizie.
Tony: “Sono io, ma possono ascoltare tutti” stringeva la mano al suo capo, e aveva gli occhi colmi di lacrime.
Medico: “Abbiamo una buona ed una cattiva notizia. Quella buona è che la bambina sta bene”
Gibbs tirò un sospiro di sollievo, ma sapeva che i guai non erano finiti
Gibbs: “E quella cattiva?”
Medico: “La donna non ha ancora completato la gravidanza, ma dobbiamo farla partorire urgentemente. Per due motivi: per salvaguardare sua figlia da eventuali infezioni e…”
Tony “E?”
Medico: “E perché dobbiamo operare urgentemente sua moglie. Abbiamo riscontrato un’embolia ad una delle arterie che ossigenano il sangue. Il problema però non è questo… Ma che signore… Sua moglie è entrata in coma profondo”
Tony impallidì, quella era l’ultima cosa che voleva sentirsi dire. Sapeva che si poteva risvegliare, come sapeva che poteva andarsene, abbandonandolo lì, su due piedi.
Medico: “Non è la prima volta che una donna partorisce nonostante sia in coma. Non vogliamo nasconderle che ci sono delle probabilità che non si risvegli mai più, ma potrebbe anche rimanere tutto invariato o addirittura scampare il pericolo di morte”
Il ragazzo capì immediatamente la situazione, e sapeva cosa doveva fare, nonostante ciò comportasse dei rischi
Tony: “Operatela immediatamente”
 
Quando tutto il team tornò a sedersi, Tony mise le mani fra i capelli e gli altri tentavano di tirarlo su di morale. Ormai il sole stava già cominciando a sorgere, eppure per quell’uomo distrutto dal dolore, sembrava che fossero all’alba di un tramonto che sarebbe durato per tutta la sua esistenza.
Gibbs si era allontanato dal gruppo, era seduto su una panchina nel giardino dell’ospedale, e rimirando le prime luci di un nuovo giorno, ripensava a tutti i momenti trascorsi con la sua piccolina. Rimpianse la sua splendida voce, che costantemente metteva a tacere durante le indagini, eppure adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per riascoltarla.
Quando tornò in sala d’attesa, tutti dormivano, era stata una lunga notte.
 
Eccola, bellissima, avvolta nel chiarore della luna, stava combattendo per la sua famiglia, poi un colpo e la perse, forse per sempre. Tony continuava a sognare quel momento, ed ogni volta che sembrava tutto finito, ricominciava da capo. Non si sarebbe mai liberato di quel dolore, e lo sapeva, quando improvvisamente la vide, più vigorosa che mai che le andava incontro sorridendo.
Ziva: “Tony, ora sono qui, vicino a te. Non so come finirà l’intervento, ma tu mi devi promettere che penserai alla nostra bambina. Promettimi che non la trascurerai, che quando avrà bisogno, tu sarai per lei un approdo sicuro, esattamente come lo eri per me. Promettimi che non ti farai logorare dal dolore e dal senso di colpa.”
Tony: “Ziva, amore mio, te lo prometto”.
Le prese le mani, non sapeva cosa dire, era una donna forte e lo sapeva.
Ziva: “Tony, promettimi che qualunque cosa accada mi resterai vicino, e che non mi dimenticherai. Credi nel nostro amore, ed andare avanti ti sarà più facile. Credi in me. Ti prego”
Mentre diceva quelle parole stava svanendo nel nulla. Era solo un sogno, un incantevole sogno, ma così reale. Però Tony era convinto che quella che aveva visto era la sua vera moglie, voleva comunicare con lui, era viva, gli aveva parlato.
Ziva non era morta!










-Nota: Ciao a tutti. come promesso, quello di prima non era l'ultimo capitolo. Spero che questo vi sia piaviuto, anche se niente è ancora certo. Baci Gaia.
PS. La scritta in corsivo all'inizio del capitolo, rappresenta i pensieri di Ziva.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** PROMESSA DI UN AMORE ETERNO ***


Quando si svegliò, Tony corse a vedere come procedeva l’intervento. Dietro la porta tutti i membri aspettavano impazienti, e quando un assistente medico uscì dalla sala dell’operazione, venne assalito di domande, ma non poteva dare alcuna informazione. Lo videro rientrare poco dopo con delle bombole di ossigeno. Erano tutti spaventatissimi: Abby stringeva il braccio di Gibbs, e Palmer si faceva abbracciare da Ducky. McGee si avvicinò discretamente a Tony
McGee: “Andrà tutto bene… Vedrai”
Tony: “Come fai a dirlo? Come puoi pensarlo dopo che hai visto anche tu le bombole di ossigeno? Sta andando tutto storto Tim. Non ce la faccio più a sopportare tutto questo! Non è giusto”
Le lacrime ormai uscivano a fiumi dai suoi occhi. Quegli occhi verde smeraldo che avevano perso la loro lucentezza. Abbracciò l’amico in un pianto disperato. Gibbs si staccò da Abby e tirando uno scappellotto a Tony lo rimproverò
Gibbs: “Tony, smettila di fare così! Non sei tu quello che sta rischiando la vita adesso. Torna in te, torna quell’uomo che eri quando hai affrontato grandi pericoli. Voglio vedere quel Tony, non questo che si butta giù!”
Fu allora che il ragazzo si ricordò delle parole di Ziva. Doveva credere in lei, credere nel loro amore, e andare avanti.
 
Era circa mezzogiorno, quando finalmente dopo 7 ore di intervento il primario uscì dalla sala togliendosi la mascherina. Il momento della verità
Primario: “Salve signori, credo che prima di parlare delle condizioni di sua moglie, dovrei spiegarvi cosa è successo durante l’intervento. Durante il parto la signora ha perso molto sangue, ed il suo cuore ha cessato di battere per otto secondi. Quando il sangue ha ripreso a scorrere è stato un miracolo. Dopo il parto siamo riusciti ad espellere il proiettile che ostruiva l’arteria, il suo corpo stava per collassare, ma la donna ha combattuto fino alla fine. Adesso è salva, ma non si può ancora cantare vittoria. E’ sempre in coma profondo, però ha come rotto una barriera che la separava dal mondo esterno. E’ in grado di percepire suoni, sensazioni, sentimenti, e forse anche di capire cosa le stia accadendo. In più abbiamo un’altra notizia: sua figlia è salva, e non ha alcun tipo di problema nonostante il parto prematuro. Ora è in incubatrice per ulteriori accertamenti. Può essere sereno per ora, signor Dinozzo.”
Tony era pervaso da una sensazione di felicità, dopo tante sofferenze, finalmente per lui e la sua famiglia c’erano delle buone notizie. Il medico si stava allontanando, ma si voltò poco dopo
Primario: “Signore… Sua moglie è una vera guerriera, non so come abbia fatto a risalire in superficie una volta caduta in mare”
Ma lui già lo sapeva, sua moglie era una ninja, non si sarebbe mai arresa.
 
Mentre tutti osservavano dal vetro Ziva, Tony aspettava con ansia di vedere la piccola Kate. Quando gliela misero in braccio fu una sensazione bellissima. Era identica alla madre, gli stessi occhioni dolci, le stesse piccole labbra. Era bellissima. Rimase da solo per qualche minuto, sentiva la presenza di sua moglie, sapeva che era lì.
Tony: “Benvenuta al mondo Kate Tali Dinozzo. Hai visto tesoro? Hai dato alla luce questa meravigliosa creatura. Ti prometto che le sarò vicino sempre”
Il ragazzo riusciva a sentire la voce della sua amata nella testa. Non erano allucinazioni, sua moglie era lì con lui. Qualunque cosa fosse accaduta non l’avrebbe abbandonato, ne era certo.
Ziva: “Tu hai creduto in me, ed io l’ho sentito. Ricorda che l’amore va oltre ogni confine, ed il nostro è un amore grande, cresciuto nel tempo. Kate sarà fiera di avere un padre come te. Io ti rimarrò vicino, ti aiuterò a crescerla, esattamente come se fossi fisicamente presente. Vi proteggerò per sempre.”
 
Tony raggiunse i suoi compagni con la bambina in braccio. Tutti si avvicinarono a lui, che non riusciva a smettere di guardarla. Abby la prese in braccio e Tony si accostò al vetro, seguito da Gibbs.
Tony: “E’ bellissima persino in questo stato” Effettivamente Ziva era piena di tagli, anche sul volto, dovuti all’infrangersi delle onde contro gli scogli. In più aveva riportato diverse fratture in tutto il corpo, e la sua spalla destra era fasciata. Il primario aveva ragione, se Ziva respirava ancora era per miracolo, e perché è una donna forte.
Tony: “Però non è giusto che non possa vedere la sua bambina! Non è giusto!”
Gibbs gli rispose in tono di conforto
Gibbs: “Magari non la potrà vedere, ma può capire cosa sta succedendo, presentagliela”
Abby rimise la bambina fra le braccia del padre, che entrò nella stanza.
Si sedette sul suo letto e le accostò la bambina al petto. Tutti i loro compagni osservavano la scena piena di amore e tristezza, mentre una lacrima rigava il volto di Tony.
Tony: “Ciao Ziva… So che mi puoi sentire, e so che quando ti vedo e ti ascolto vicino a me non mi sbaglio, sei tu”
Ed eccola di nuovo. Gli mise una mano sulla spalla, e Tony appoggiò la sua sullo stesso punto.
Ziva: “Sono qui con te, e non ti abbandonerò. Sarò il tuo angelo custode, la tua ninja. E’ una promessa come quelle che tu hai fatto a me”
Tony: “Te ne faccio un’altra. Prometto che impedirò a chiunque di farti altro male finché avrò vita e oltre. Ti prometto che vendicherò tutto questo dolore, e che quell’uomo soffrirà come un cane. Tu sei tutta la mia vita, e nemmeno io ti abbandonerò mai. Tornare a lavoro senza di te sarà un’impresa ardua, e crescere questa bambina lo sarà ancor di più, ma so che tu sei con me, come io sono con te, e per questo ti prometto anche che non mi farò mai vedere triste da nostra figlia, che quando avrà bisogno, io sarò sempre pronto ad offrirle il mio aiuto. Ziva…” Le lacrime scendevano senza contegno dal suo viso “Ziva, io… giuro che ti amo” non riusciva ad aggiungere altro, ormai era crollato in un pianto disperato, ma a differenza di prima in lui c’era una luce, la luce della speranza di poter rivedere quegli occhioni dolci, la luce delle promesse che entrambi si erano fatti, e che avrebbero mantenuto a qualsiasi costo.
Il ragazzo guardava la figlia che dormiva beata sul corpo apparentemente inerte della madre, e gli parve di veder spuntare un sorriso sul volto di sua moglie. Si stese vicino a lei continuando ad accarezzarle il viso, per farle sentire tutto il suo calore. La bambina in mezzo al loro, simbolo del loro grande amore, protetta da entrambi, sicura fra i corpi dei suoi genitori che ne avevano passate tante, ma le avevano superate tutte.










-Nota: Ciao a tutti. Ecco il nuovo capitolo. Che ne pensate? Scrivetelo nelle recensioni. Spero vi sia piaciuto. Se volete sapere come vontinuerà la storia, non vi resta che leggere i prossimi capitoli. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** VOCI ***


I loro amici guardavano la scena da dietro il vetro, perché avevano paura di entrare, scoprire che era tutto vero, che Ziva era in coma, ma che nonostante tutto aveva una tale forza da rimanere in vita. Gibbs era convinto che nessuno ci sarebbe riuscito, nessuno che fosse capace di amare quanto lei. Il suo amore per la vita, l’aveva resa la donna forte che era, quello verso Tony l’aveva resa eterna, e quello verso la figlia l’aveva salvata da una morte certa.
 
Abby: “E chi l’avrebbe mai detto? Il nostro Tony, sposato che si prende cura di sua figlia, e vive per sua moglie… Eppure è così spaventato”
Gibbs: “Non è spaventato, ma ha paura. Paura di deludere Ziva, paura di rimanere da solo, paura di poter arrecare alla piccola Kate altro dolore. E’ diverso Abby!”
Da quando non era riuscito a fermare Parks, né a salvare la sua bambina, Gibbs era cambiato; è sempre stato un uomo di poche parole, ma ora come ora, aveva creato una barriera fra lui e la sua squadra, si era chiuso in una corazza, ferito nell’orgoglio, ma soprattutto nell’animo. Non lasciava trasparire le sue emozioni, non era più Gibbs, l’amato padre, era diventato all’improvviso Leroy Jethro Gibbs, il capo. Abby l’aveva notato, ma sapeva benissimo che era dovuto alla preoccupazione per la sua bambina; come tutti, anche lui era atterrito al pensiero di una squadra senza l’agente David, della loro famiglia senza Ziva.
 
Riportare Tony alla sede dell’NCIS, fu un’impresa, non voleva abbandonare la sua amata, ma voleva vendicarla. Nel suo cuore scalpitavano la rabbia e la paura, che insieme avevano creato in lui una forza come quella della moglie. Era deciso a prendere quel William che aveva impedito a sua moglie di vedere Kate, quello che aveva creato una calata a picco nelle loro vite.
Il team aveva deciso che mentre Tony era fuori a tentare di acciuffare il delinquente, la piccola sarebbe rimasta con Abby. Con la sua dolcezza, non avrebbe potuto stare meglio, in quella situazione. In più la ragazza le aveva regalato il suo ippopotamo Bert, e la bambina si divertiva a sentire i rumori che emetteva quando lo abbracciava. Lo portava sempre con sé, non se ne separava mai.
 
Ziva: “Tony, so dov’è ora Parks, devi credermi! Dobbiamo andare al porto. E’ troppo orgoglioso per costituirsi alla legge, ma anche troppo codardo per partire da solo. Con lui c’è qualcuno, sicuramente sarà Delko. Devi raggiungerli e fermarli”
Tony: “Ti credo Ziva! Avverto Gibbs”
La ragazza manteneva la promessa fatta, era sempre vicina a Tony, e a sua figlia. Non li abbandonava mai, e quando avevano bisogno, sapevano che potevano trovarla nel profondo del loro cuore. Quando si guardavano dentro e si accorgevano che non erano soli, potevano vedere Ziva. Tony e la bambina l’avevano capito senza che nessuno glielo spigasse, era tutto naturale. Per rivederla, Dinozzo avrebbe fatto di tutto.
 
Gibbs, McGee e Tony erano seduti ognuno alla propria scrivania, continuavano a lavorare giorno e notte per rimettere in cella Parks. Poi Tony prese coraggio e disse
Tony: “So dov’è. Non chiedetemi come, ma so dov’è. La mia è una fonte attendibile al cento percento. Dobbiamo dirigerci al porto”
Gibbs: “McGee, sali in macchina, Tony… Sei sicuro di voler tornare sulla scogliera?”
Per raggiungere il molo, era necessario riattraversare quel luogo in cui la sua vita si era fermata, in cui la persona che amava era entrata in un oblio tra la vita e la morte. Ma a Tony non importava, doveva trovare William e farlo fuori una volta per tutte.
Tony: “Si, capo!”
 
Quando entrarono in auto e raggiunsero la scogliera, tutti e tre gli agenti rivissero quel momento. Era durato solo un attimo, ma era bastato a far precipitare Ziva, e con lei anche le loro vite. Tony guardava imperterrito la strada; un senso di panico fremeva in lui, ma sapeva che vicino aveva sempre la sua ninja, e che per questo non doveva aver paura. Chiuse gli occhi per qualche secondo e la vide: sorridente come sempre, lo stava confortando, lui le prese le mani e convinto esclamò
Tony: “Con te al mio fianco, ce la farò, Ziva”
Quando riaprì gli occhi sentì la stessa forza che provava Ziva quando affrontò Parks, era un guerriero con sete di vendetta.
 
Scesero dall’auto e quello che videro li spiazzò. Con William non c’era solo Delko, ma anche l’ultima persona di cui avrebbero mai sospettato: Ely David, il padre di Ziva.
Ziva: “Abba?”
Tony tentò di rassicurarla. Sapeva che era una sua visione, ma sapeva anche che Ziva era realmente con lui,  che le lacrime che le rigavano il volto stupefatto, non erano una finzione, e che il solo sentire la voce di suo padre, aveva provocato in lei un uragano di emozioni che le ricordavano il suo oscuro passato. Nel suo cuore, Ziva, infatti, stava piangendo per davvero. L’uomo che l’aveva cresciuta, che le aveva insegnato a difendersi, obbligandola anche a sparare, era lo stesso che aveva permesso tutto questo. Suo padre era l’artefice del suo coma… Non poteva crederci, non voleva crederci!
I tre agenti rimasero appostati nell’ombra per capire cosa stava succedendo, ed ascoltarono le loro voci.
Ely: “Ryan, hai mostrato i documenti che ti ho dato sulla gravidanza di Ziva a William?”
Ryan: “Si signore, abbiamo già concluso tutto”
William: “Come previsto sua figlia si è presentata sulla scogliera e non essendo sola ho avuto la possibilità di spararle. E’ caduta in mare ed ora suppongo sia morta”
Ely: “Ottimo lavoro, le vostre ricompense le avete già avute. Tu sei evaso dalla galera, e tu avrai finalmente un posto fisso nel Mossad”
William: “Signore, ma perché ci ha chiesto di far fuori la sua stessa figlia?”
Tony: “Ottima domanda Parks!”
Il ragazzo era uscito allo scoperto, brandiva la sua pistola con entrambe le mani, e minacciosamente chiese anche lui delle spiegazioni al padre di Ziva.
Ely: “Tony… mia figlia ha sposato proprio una delusione!”
Tony: “Anthony… Tony solo per gli amici”
Ely: “E’ inutile che ci giriamo intorno… Volete sapere perché ho meditato la morte di mia figlia? Per tradimento. Quando ti ha sposato, ed ha avuto uno di quei mocciosetti con te, ha tradito l’intero Israele. Una donna ebrea che sposa un insulso cristiano senza principi! Ha infangato il buon nome della mia famiglia e meritava di morire.”
Se non avesse avuto quella forza, e quella voglia di vendetta Tony sarebbe crollato, scoprendo che il coma della moglie era fondamentalmente colpa sua. Era per questo che prima della sera in cui lui le fece la proposta di matrimonio, Ziva si era sempre dimostrata distaccata nei suoi confronti? E’ sempre stata innamorata di lui, ma aveva paura della reazione di suo padre… E allora perché aveva deciso di sposarlo ugualmente?
Ziva: “Perché ti amo, ti amo da impazzire, e niente può impedirmi di sposare l’uomo che fa della mia vita un sogno sempre più bello!”
La ragazza lo colse di sorpresa, aveva ancora gli occhi lucidi, e nonostante avesse appena scoperto che suo padre aveva organizzato il suo tentato omicidio, tentava di confortare Tony, che si dava la colpa per quello che le era successo.
Gibbs e McGee erano rimasti appostati a guardare la scena, ma dopo gli insulti che Ely aveva gettato sul ragazzo, Gibbs stava per uscire allo scoperto, ma Tony, rimasto immobile, fece cenno di rimanere fermi.
Tony: “Vi dichiaro in arresto per tentato omicidio”
I tre uomini erano ormai spalle al muro e dovettero lasciarsi ammanettare per non peggiorare le cose.
 
Rientrati nella sede, il ragazzo corse a vedere come stava la bambina, che continuava a piangere, facendo disperare Abby. Tony la prese in braccio, ma la piccola Kate non accennava a calmarsi.
Ziva: “Ciao Tali, sei una bambina bellissima, e dolcissima. Visto papino com’è diventato bravo?”
Tony si voltò di scatto ed ancora una volta vide la moglie che si comportava come una mamma che aveva già tanta esperienza. Era bastato che lei iniziasse a parlare con la sua voce angelica e che la chiamasse col nome di Tali, e subito sulla bambina comparve un sorriso rilassato, ed una risata scrosciante uscì dalla sua piccola boccuccia.
Ziva, era davvero una super mamma, ed una moglie ineguagliabile!










-Nota: Ciao a tutti. Ecco un nuovo capitolo di questa storia. Ormai ci avviamo alla conclusione, ma tranquilli, i capitoli sono ancora tanti. Che ne sarà della famiglia Dinozzo? Ziva si sveglierà? Tony si riprenderà dalle parole di Ely? E come crescerà la piccola Tali? per scoprirlo dovrete solo leggere i prossimi capitoli.

-Domanda: Voi preferite chiamare la bambina Kate, come l'agente Todd, oopure Tali, come la sorella di Ziva? Attendo risposte.

Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** GUARDAMI ***


Erano trascorsi diversi giorni, dall’arresto di Eli David, e Tony e non riusciva più a vedere la sua amata Ziva. Il ragazzo non riusciva a spiegarselo, ed era crollato in una depressione soffocane, ma aveva promesso alla moglie che non si sarebbe mai fatto vedere abbattuto dalla piccola Kate, ed ogni volta che era con lei riusciva a mascherarla perfettamente. La bambina aveva un carattere calmo, era raro che piangesse, esattamente come la mamma, ed in quei giorni non diede problemi alla squadra.
 
Il giorno del compleanno di Ziva si stava avvicinando, ed il team aveva intenzione di organizzarle una grande festa nella sua camera. Erano tutti diretti in ospedale, per organizzarla, e la prima ad arrivare fu Abby.
Quando la vide, si rese conto che dopo tanto tempo, era l’unica a non essere ancora entrata in quella stanza. Le mancava molto la sua amica, e tutti quegli splendidi momenti che aveva trascorso con lei. Ricordò quando Ziva le regalò la “gioia cioccolosa”, e che quando scoprirono che era stato McGee a mangiarla di nascosto, non esitò a comprarne un’altra, e minacciare l’amico. Ricordò quando la vide arrivare dopo tanti mesi dalla Somalia, era una sensazione bellissima poterla abbracciare, e se anche non lo dimostrava, sapeva che i suoi abbracci la facevano sentire protetta, non sola. Eppure, adesso che poteva stringerla a sé, senza che opponesse resistenza, adesso che farle sentire tutto il suo calore ed affetto era necessario, non voleva. Temeva che potesse essere l’ultimo, ogni giorno non faceva altro che pensare a lei, se non fosse riuscita a sopravvivere. Poi decise di farsi forza ed entrò.
Abby: “Ciao Ziva” all’inizio era in imbarazzo, non sapeva come comportarsi, ma poi venne assalita da un impulso irrefrenabile. Si avvicinò al letto e l’abbracciò con tutte le forze che aveva. “Ziva, apri quegli occhi, ci mancano. Ci manchi tu! Tony cerca di essere forte, ma da quando hanno arrestato tuo padre non è più lo stesso. Ti prego, torna con noi”
Abby era così presa dall’abbraccio, e dalle preghiere, che non si era accorta della presenza di Gibbs
Gibbs: “Tempo al tempo, Abby”
Abby: “Oh, ciao Gibbs… Stavo, ecco io stavo…”
Gibbs: “Stavi salutando Ziva… Non è strano parlare con qualcuno che è in coma, tranquilla”
Abby si alzò dal letto ed andò incontro al suo capo, che in quel momento si accorse degli occhi lucidi della scienziata.
Abby: “Gibbs, e se non si svegliasse più? E se non avesse la forza di farlo?”
Gibbs l’abbracciò mentre tentava di rassicurarla. Si era persa tra i singhiozzi di un pianto inaspettato, e lui non sapeva cosa fare per calmarla, quando finalmente arrivarono anche gli altri.
 
Quando tutti furono dentro la stanza, Tony manteneva in braccio la figlia che dormiva, e la appoggiò sul petto della moglie. A guardarle insieme, pareva dormissero beate, sognando un mondo senza problemi, un mondo in cui Ziva era ancora vigile, un mondo che purtroppo non era il loro.
Intanto Palmer stava appendendo i festoni sulle pareti, sorretto da Ducky e McGee, ed Abby e Gibbs organizzavano la giornata.
Tony non si allontanava dal letto, se non per prendere il biberon una volta che la piccola si svegliò.
 
Ormai si era fatta sera, fuori era buio, ed il team doveva tornare alla sede. Quando tutti uscirono, compresa Kate, in braccio ad Abby, Tony rimase con Ziva per qualche minuto.
Tony: “Ziva, perché non riesco più a vederti… Se ora sei in questo stato, è solo colpa mia… Avrei dovuto capire tutto dall’inizio, e restare appostato, la sera dell’incidente… Perché non è successo a me? Perché?”
Fu allora che il ragazzo si rese conto che ogni volta che vedeva ed ascoltava la sua amata, era sempre bellissima e luminosa, ma ora che la guardava, stesa su quel letto di ospedale, aveva il viso tumefatto dall’infrangersi delle onde sugli scogli, ed anche se le ferite stavano lentamente scomparendo, una cicatrice di quell’evento sarebbe rimasta per sempre, incisa nei loro cuori.
 
Arrivò il giorno della festa, fuori nevicava, per la prima volta in quell’inverno. Abby e McGee avevano preparato tutto per il meglio, stuzzichini, bibite e persino un po’di musica.
Ducky e Palmer si erano occupati degli addobbi, e Tony si era preoccupato di comprare uno splendido vestitino realizzato su misura, per Kate. Gibbs intanto, aveva chiesto un giorno libero a Vance, per poter festeggiare il loro miglior agente. Ora ne aveva bisogno più che mai.
 
Quando Abby accese la musica, in quella piccola camera d’ospedale, tutti iniziarono a ballare, e sul volto di Tony, finalmente spuntò un sorriso, uno di quelli che i suoi amici non vedevano da tempo. In quel momento rivide la sua Ziva, e si accorse che sul suo corpo steso sul letto, era comparsa un’espressione serena. Non disse nulla per tutta la serata, ma a differenza della volta precedente, quando tutti se ne furono andati, con Tony rimase anche la bambina, che no riusciva a dormire, presa dalla felicità della serata appena trascorsa.
Tony: “Perché in questi giorni non ti ho vista? Hai detto che non mi avresti mai abbandonato… Sono stati giorni terribili!”
Ziva: “Io sono sempre rimasta con te… Credi che una bambina dorma facilmente senza la mamma?” il ragazzo iniziò a sorridere guardando la piccola, che finalmente aveva chiuso gli occhietti.
Ziva: “Eri accecato dal dolore e dal senso di colpa, che non riuscivi a vedere l’impossibile: me. Non eri più veramente convinto che io fossi sempre al tuo fianco… Ma invece è così. Io sono e sarò per sempre la tua ninja. E’ una promessa!”
 
Tony si addormentò sulla poltrona di fianco alla brandina, con un sorriso finalmente sereno, ed in braccio la piccola Kate, dal carattere forte e calmo come quello della madre. Era tornato a sorridere, perché sapeva che prima o poi, avrebbe potuto riabbracciare il suo amore.










-Nota: Ciao a tutti. Allora cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Spero vi sia piaciuto, e mi raccomando continuate a leggere iprossimi, in attesa del gran finale. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** SMILE FOR ME ***


Quando Kate aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu una forte luce gialla che l’accecava
Ziva: “Ciao Tali, amore mio, tanti auguri di buon compleanno” disse con la sua voce angelica.
 
Erano trascorsi esattamente 7 anni dal giorno dell’incidente e dalla conseguente nascita della bambina, e Ziva era ancora stesa sulla sua brandina d’ospedale. Tony e Kate non desideravano altro che non fosse poterla vedere negli occhi e riabbracciare, anche se la vedevano sempre al loro fianco quando ne avevano bisogno. Kate era cresciuta senza l’allattamento al seno di Ziva, senza i suoi rimproveri, e senza tutte quelle premure che una mamma come lei le avrebbe dato, ma aveva qualcosa che nessuna bambina poteva anche solo immaginare: un angelo custode che la proteggeva in ogni secondo, una presenza onnisciente che le era sempre vicino, una ninja che per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Era diventata una bambina molto diligente, la miniatura di sua madre, ed in più ne conservava anche il carattere chiuso e timido, ma altrettanto tenero e amorevole.
 
Tony: “Buongiorno mia piccola ninja, tanti aug…”
Quando Tony aprì la porta della cameretta di Kate, gli si proiettò davanti una scena che a molti poteva apparire strana, ma non per lui. In lui suscitava una grande commozione: la sua bambina con le mani ed il nasino appoggiati alla finestra, e dall’altro lato del vetro, la sua Ziva che faceva altrettanto.
Tony: “Ciao a entrambe le mie splendide ninja”
 
Quando la preside della scuola entrò nella classe di Kate, questa era alla lavagna. Esattamente come sua madre, a scuola era eccellente, faceva sempre degli interventi pertinenti, domande appropriate ed era amata da tutti i suoi amici… Eccetto il suo compagno di banco Jack.
Quel giorno, la bambina, stava esponendo un approfondimento che aveva fatto completamente da sola, ma venne interrotta dal rumore sordo della porta che veniva spalancata.
Preside: “Catelin, fa’ lo zaino. E’ arrivato papà a prenderti, oggi esci prima”
La piccola era spaventata dal tono preoccupato della donna, ma eseguì senza indugi.
Quando tornò al banco, Jack iniziò a prenderla in giro. L’argomento che prediligeva era lo stato di sua madre, e continuava a ripetere che lei non ne avesse una, che non le voleva bene, e che se ne sarebbe andata via presto. Ormai però Kate ci aveva fatto l’abitudine, e riusciva sempre a rispondergli a tono, senza mai diventare scurrile.
Uscita di scuola, trovò suo padre che l’aspettava sulla porta, aveva un sorriso smagliante, ma stranamente finto.
Kate: “Papà, oggi la ho esposto il mio approfondimento sui fossili, la maestra ha detto che non c’era bisogno di finire, perché dovevo scendere urgentemente, ma mi ha messo 10 comunque” Disse la bambina lasciando lo zaino a Tony.
Tony: “Poi quando prenderai un voto ad una sola cifra ti farò un regalo”
La bambina iniziò a ridere silenziosamente. Quella risata gli ricordava la sua amata moglie, avevano lo stesso sguardo, lo stesso sorriso, e quel pensiero lo incupì.
 
Salita nel camioncino dell’NCIS, Kate trovò tutti i colleghi di lavoro del padre. Gibbs era seduto avanti, e dietro c’erano Abby, McGee, Palmer e Ducky. Tony si sedette al posto di guida, e lei in braccio alla scienziata.
Abby: “Ciao Tali, com’è andata a scuola?”
Kate: “La maestra mi ha chiesto di esporre il mio approfondimento sui fossili e mi ha messo 10”
Abby: “E cos’ hai detto?” La ragazza stava tentando di alleviare la tensione, per non far capire alla bambina quello che stava succedendo, ma quella domanda fu la sua condanna.
Kate: “Che il processo di fossilizzazione è stato studiato dagli storici e dagli archeologi, dimostrando che nelle varie fasi si forma una sostanza simile alla resina di un albero…”
Kate stava continuando la sua spiegazione, quando Tony frenò di colpo.
Quelle parole avevano risvegliato in lui ricordi del suo grande amore, quando nella casa della confraternita Ziva si era aperta con lui, quando a cena le chiese di sposarla, quando una mattina gli si presentò davanti con la sua tutina da notte in seta e le lacrime agli occhi, a dirgli che era in dolce attesa. Quelle parole erano le stesse che aveva usato per spiegargli cosa avviene durante il processo di fossilizzazione.
La piccola si allarmò per la frenata, e chiese cosa fosse successo, ma quando Tony tentò una scusa e si voltò verso di lei, le lacrime lo trassero in inganno.
Nessuno stava capendo cosa stesse accadendo, solo Gibbs, che quella mattina di tanti anni fa era lì presente.
Gibbs: “Non è ancora detta l’ultima parola, Tony”
 
Arrivati in ospedale, la piccola corse nella camera della madre. Dopo tanti anni aveva imparato la strada a memoria, ed Abby rimase senza fiato a starle dietro.
Quando entrò si sistemò sul letto al fianco della madre, esattamente come la metteva Tony quando era piccola. Si sentiva al sicuro da ogni brutta verità, da ogni male del mondo, sotto l’ala protettrice di sua madre, che vegliava continuamente su di lei.
Quando si sistemò, Abby raggiunse i colleghi che stavano prendendo un caffè, mentre Tony era corso a parlare con il primario del reparto.
Primario: “Signor Dinozzo, da stamattina alle cinque sua moglie è entrata in un coma permanente, ormai sono passati 7 anni! Continuare a tenerla attaccata a quella spina sarà del tutto inutile. La discussione finisce qua. Tra 3 ore la porteremo via.”
Tony non poteva crederci, aveva perso sua moglie, aveva perso la madre di sua figlia, ma soprattutto aveva perso la persona che amava più di ogni altra cosa: Ziva. Come avrebbe fatto a dirlo a sua figlia? Come si può dire ad una bambina che ormai non potrà mai abbracciare la sua mamma? Non si può!
Non aveva la forza di ribattere, e si sedette sulla poltrona con le mani fra i capelli e le lacrime che rimanevano ferme nell’incavo degli occhi. Aveva promesso che sarebbe stato forte, doveva esserlo per sua figlia.
 
Intanto Kate, rimasta sola con la madre, la stringeva a sé con le sue braccine e tutta la forza che aveva, come per non lasciarla andare.
Kate: “Mamma, Jack continua a prendermi in giro perché dice che non ho una madre, ma io so che non è vero. Oggi però volevo piangere, anche se non l’ho fatto, perché altrimenti papà si sarebbe spaventato”
Mentre la piccola raccontava a Ziva le sue paure, una mano delicata, snella e morbida lentamente iniziava ad accarezzarle il capo poggiato sul petto della madre. Poi udì una flebile voce, nuova per le sue orecchie, ma non per il suo cuore. Ziva. Era lei, la sua mamma. Kate sollevò lentamente la testolina, e finalmente poté scorgere una donna sorridente, viva, dagli occhioni dolci, splendidi e lucenti. Non aveva parole, sentì una fitta allo stomaco, ma non era dolorosa, era gioia, una gioia incolmabile che le impediva di gridare al mondo che aveva ragione, che non era sola, che la persona che aveva davanti era sua madre, era reale, e nessuno gliel’avrebbe più portata via.
Ziva: “Ciao mia dolce Tali. Mi sei mancata tanto”
Kate aveva ritrovato la capacità di parlare, eppure non disse altro che
Kate: “Mamma”
Ziva: “Bambina mia, ora puoi dire a Jack che si sbagliava. Perché ora rimarrò con te per sempre”
Ziva continuava a sorridere e Kate ancora non credeva allo spettacolo che vedeva.
Kate: “Mamma ti voglio tanto bene, non mi lasciare più”
Ziva: “Non succederà mai più, mia piccola Tali. Te lo prometto. Ma sappi che io non ti ho mai abbandonata, e mai lo farò” disse continuando ad accarezzarle il volto.
La bambina mise la mano sopra la sua mentre erano sedute sulla brandina una difronte all’altra, e si guardavano negli occhi.
Ziva: “Io sarò sempre con te, anche quando non mi vedi, io ci sarò” poi slacciandosi la sua collanina, quella che portava al collo dalla morte di sua sorella, e che mai aveva tolto prima, aggiunse
Ziva: “Tieni questa, perché così mi avrai sempre con te. Sarò il tuo angelo custode. E questa collanina ne è il simbolo.”
Poi mentre gliel’allacciava, Kate prese a parlare
Kate: “Mamma ma era vero quello che vedevo? Era vero che io parlavo con te e che tu sei sempre stata con me?”
Ziva: “Si, amore mio, è stato tutto vero”
La piccola scattò in piedi
Kate: “Vado ad avvisare gli altri”
Ziva: “Va’ piccola mia…” poi mentre la bambina usciva da quella porta Ziva la chiamò e lei si voltò
Ziva: “Tali... Abbi sempre fiducia in te. Sei una bambina forte. E ricorda che io sono sempre con te”
 
Mentre Kate avvisava gli altri dell’accaduto, Tony era ancora su quella sedia a riflettere su quello che avrebbero fatto a sua moglie. Quando tornò nella camera non c’era nessuno, se non la sua Ziva che stesa nel letto guardava al di fuori dalla finestra.
Tony non vide che era sveglia e si sedette vicino a lei. Ziva non si mosse.
Quando il ragazzo notò che la moglie non aveva più la collanina fece per alzarsi, ma la donna afferrò la sua mano, e si voltò a guardarlo.
Ziva: “Tony…”
Tony sbiancò all’istante. Aveva appena udito una sottile vocina famigliare, che non sentiva da tanto tempo. E quando rivide quegli occhi si piegò sulle ginocchia stringendo la mano di Ziva
Tony: “Ziva… Ce l’hai fatta.”
La ragazza si sedette sul letto e con un tenero sorriso annuì.
Tony si alzò in piedi, e portò la moglie vicina alla finestra. Finalmente le mise le mani fra i capelli, lei mise le sue sul suo viso. Tony si avvicinò lentamente al suo volto, fino a sentirne il debole respiro, e quando le loro labbra si sfiorarono, fu un valzer di emozioni meravigliose. Un bacio atteso da 7 anni, assaporato con la delicatezza di un amore potente, che va oltre ogni confine, un bacio ricco di energie e privo di sofferenze, nonostante tute quelle appena subite, un bacio che può esistere solo tra loro.
Tony: “Non mi lasciare mai più, ti prego, non posso vivere senza di te. Un altro giorno e sarei scoppiato, sarei tornato il Tony di prima, quello debole, quello senza il suo vero amore.”
Ziva: “Non ti ho mai abbandonato… Tony io ti amo”
Le lacrime sgorgavano timidamente dai loro visi ancora vicini. Tony la stringeva a sé, nonostante tutti i fili che la collegavano alle macchine. Ziva appoggiava la sua testa sul petto di Tony, che spinto dall’emozione, la prese in braccio. Ziva aveva la mano intorno al suo collo, e lui non sentiva più il peso.
Tony: “Ti amo anch’io Ziva”
Ziva: “Tony ascoltami, tu devi continuare ad essere forte. Quella che abbiamo appena superato era solo una prova per vedere se il nostro amore sarà pronto al peggio, che deve ancora arrivare. Tony io sto morendo. Per poterti dare un ultimo bacio, son dovuta andare incontro a morte certa. Tu sei stato e sarai per sempre tutta la mia vita. Ti prego, non dimenticarti di me. Ti amo”
Non fece in tempo a sussurrare l’ultima parola che la sua testa si abbandonò, piegando il collo all’indietro sul braccio del marito ed il suo corpo perse ogni forma di vita. Poi l’elettrocardiogramma iniziò a suonare ferocemente una nota malevola.
Un attimo prima era con lui, ed un attimo dopo non c’era più. Era morta fra le braccia di Tony, che in preda alla disperazione più assoluta continuava a stringerla a se sempre più forte ed a urlare il suo nome con tutte le forze, come per richiamarla e riportarla a quel mondo che aveva appena abbandonato. Ziva se n’era andata e non sarebbe più tornata, Tony la posò sul letto ed in quel momento si accorse che tutti i suoi compagni di lavoro, il suo capo e sua figlia, avevano assistito all’intera scena. Le lacrime uscivano dai suoi occhi senza sosta, come mai prima d’ora. Con lo sguardo implorava aiuto, mentre i medici accorrevano nella stanza.
Gibbs entrò a prendere Tony, mentre McGee, accompagnato da Abby, Ducky e Palmer portava fuori sulle spalle la bambina che spaventata stringeva al petto la collanina della madre.
Gibbs: “Tony calmati, Ziva ha fatto la sua scelta, ha preferito avere la certezza di rivederti un’ultima volta, piuttosto che la probabilità di vivere ancora. Tony devi accettarlo”
Gibbs tentava di consolare Tony che piangeva disperatamente sulla sua spalla, ma in fondo, anche lui aveva subito un grande shock, ed il suo cuore si era spezzato in tanti frammenti. Aveva perso la sua bambina, e niente e nessuno avrebbe potuto portargliela indietro., ma sapeva che Tony stava peggio di lui, e per questo continuò a consolarlo
Gibbs: “Tony, lei ha donato la sua vita a te, l’ha buttata via solo per rivederti un’ultima volta, ti ha fatto il più grande dono che potesse regalarti”
Ma nonostante tutto, Tony continuava a vedere il corpo inerte di Ziva saltare inutilmente sotto le scariche di energia che i medici continuavano ad effettuare, e a gridare il suo nome. Ziva.









-Nota: Ciao a tutti. scusate il ritardo nel postare il capitolo, ma ero in vacanza, e non ho avuto il tempo di scrivere. Qyesto era il penultimo capitolo, quindi, anche se so che mi starete odiando, vi prego di leggere il finale della fanfiction. E ricordate anche che nonostante Ziva se ne sia andata dall'NCIS, rimarrà sempre nei nostri cuori, era questo quello che volevo far capire con questa fanfiction, ma nel prossimo ed ultimo capitolo, lo spiegherò un po' meglio. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** I WILL BE YOUR NINJA ***


Aprì quei suoi splendidi occhi color nocciola, grandi occhioni dolci, colmi d’amore e di voglia di poter continuare, di combattere, di vivere.
Era ancora lì, sommersa nelle oscure acque dell’oceano, dalle onde nere che la separavano dal suo amore, dalla sua famiglia, ma non dalla sua bambina. Tali era ancora dentro di lei, riusciva a sentirla, le stava dando la forza di riattraversare la profondità dell’oceano, perché entrambe potessero continuare ad esistere sulla quella terra, nonostante tutte le sofferenze che serbava per loro.
Aveva visto tutta la sua vita nell’arco di pochi minuti, eppure era tutto così reale: i dolori, l’amore, Tony, la bambina, la sua morte. Non era stato solo un sogno, lo sapeva, ne era certa. Aveva capito che stava a lei decidere cosa ne sarebbe stato della sua vita, e non una caduta, o una ferita alla spalla. Ziva David aveva avuto la forza di tornare indietro nel passato, e cambiare ciò che è stato, non voleva morire, non voleva dover abbandonare le persone che amava. Non ha combattuto contro la morte, ma l’ha attraversata, e ne è uscita più forte di prima.
Ormai aveva toccato il fondo degli abissi, e sapeva che adesso doveva raggiungere la superficie, ma continuare a tenere gli occhi aperti per eliminare ciò che ha visto.
A differenza di ciò che aveva appena vissuto, riuscendo poi a cambiarlo, era rimasta nelle profondità del mare per molto più tempo, e quando riaprì gli occhi era già senza fiato, ma non le importava, doveva raggiungere la superficie.
Si diede la spinta e percepì innumerevoli fitte ad ogni osso fratturato dalla caduta. Iniziò a nuotare verso l’alto, e si accorse che la sua spalla sinistra bruciava ogni secondo di più, ma non fu neanche questo a fermarla. Nuotando lasciava una scia di sangue che pareva infinita, ma nonostante tutto, lei continuava imperterrita la sua risalita verso la vita. Era quasi arrivata a metà ed i suoi polmoni la stavano abbandonando, ogni movimento le costava una fatica immane, non riusciva a vedere altro che l’oscurità, e proprio mentre anche il suo cuore deossigenato stava cessando di battere, e le sue palpebre stavano oscurando quegli occhi luminosi, qualcosa afferrò la sua mano sinistra.
 
Tony non si era ancora arreso, continuava a cercarla d’ovunque possibile in mare, mentre Gibbs e McGee cercavano dall’alto. Poi d’un tratto vide un debole luccichio provenire da profondo degli abissi. Fece un respiro profondo, poi un altro e si immerse raggiungendolo. Gli sembrava che quella flebile luce gli stesse andando in contro, e man mano che si avvicinava, notava un colore rosso diventare sempre più corposo. Poi riuscì a distinguere la forma di quel luccichio: era una collana a forma di stella a sei punte, la collanina di Ziva. D’un tratto la riconobbe, era la sua amata moglie che stava combattendo con le fratture, il colpo di pistola, l’ossigeno che scarseggiava ed il cuore che batteva sempre più lentamente, ma quando la distanza tra i due fu minima, il corpo della sua amata si abbandono alla forza delle acque. Tony riuscì ad afferrare in tempo la sua mano, come non era riuscito a fare sulla scogliera e la portò su verso la superficie.
 
Gibbs e McGee non riuscivano più a vedere l’agente che cercava in mare, e preoccupati scesero lungo la montagna raggiungendo la costa frastagliata.
 
Quando riemersero Tony era stremato, fece un profondo respiro. Mise il corpo di Ziva sulla sua schiena, cingendosi il petto con le sue braccia, ed iniziò a nuotare verso la scogliera. Dopo pochi secondi udì un lieve colpo di tosse, ed il suo torace venne stretto debolmente dalle mani di Ziva. Quella sensazione gli diede una forte carica di energia ed iniziò a nuotare più velocemente per portare al più presto in salvo la sua guerriera che aveva combattuto fino all’ultimo. I due, quando finalmente raggiunsero una sporgenza in legno su degli scogli, tramortiti dall’impresa, non si erano ancora visti in volto. Tony prese in braccio la giovane donna che pervasa da un sentimento di gioia, senza mai smettere di guardare negli occhi il suo amore, mise una mano sul suo ventre, riuscendo a percepire i movimenti della bambina.
 
Mentre Tony rimetteva in piedi Ziva, che comunque continuava ad aggrapparsi saldamente a lui, vennero raggiunti dagli altri 2 agenti.
McGee: “Ducky sta arrivando, abbiamo già avvisato, ma… Ziva sei ancora viva?” McGee non riusciva a credere che qualcuno precipitato da una scogliera di 40 metri, dopo essere stato sparato, potesse essere ancora vigile, ma probabilmente non gli era ben chiaro con chi avesse a che fare, o forse lo aveva solo dimenticato.
Tony: “Ehi, non stai parlando con una persona qualunque, ma con Ziva”
La ragazza abbozzò un sorriso. Ogni parte del suo corpo era dolorante, ed era ricoperta dal sangue che usciva dalla sua spalla.
Gibbs: “Dobbiamo andare in ospedale, l’aiuto di Ducky non servirà a farti stare bene”
In quel momento arrivò il camioncino dell’NCIS, dal quale scese il dottor Mallard… E dall’altro lato anche Abby
Abby: “Non posso rimanere chiusa in un laboratorio ad esaminare provette se la mia migliore amica è in serio pericolo!” la scienziata era preoccupatissima, e quando vide Ziva in piedi, e che per mantenersi stringeva la camicia di Tony, il quale le cingeva i fianchi, tirò un respiro di sollievo, e si avvicinò alla coppia, avvolgendoli in una calda coperta.
Ducky: “Fammi vedere, mia cara” Ducky si avvicinò alla ragazza fradicia, che ancora non aveva detto una sola paura, e che continuava a sanguinare, e scrutandole la spalla disse in tono preoccupato
Ducky: “Oh no… Quello che temevo. Il proiettile è rimasto incastrato nell’arteria, e se non verrà estratto subito potrebbe causare una grave embolia”
Sentendosi dire che doveva continuare la sua guerra, una guerra che durava dalla sua infanzia, Ziva strinse più forte la camicia di Tony, nascondendo il viso nel petto del marito, che rimase spiazzato dal suo comportamento. Fino a pochi minuti prima era una guerriera che lottava contro la morte, ed ora sembrava un tenero cucciolo indifeso che ne aveva subite troppe, e che alla fine era crollato. Tony intravide una lacrima che si confondeva con le altre gocce d’acqua che le bagnavano il volto, e a vederla cosi gli si stringeva il cuore. Poi prese il volto della moglie fra le mani e tentò di rassicurarla
Tony: “Ziva, lo so che è dura, ma insieme, affronteremo anche questa e ne usciremo a testa alta, credimi. Io sarò sempre al tuo fianco, pronto a sostenerti. Adesso, però, anche se è difficile devi continuare a combattere, come hai fatto fino ad ora. Non posso vederti così, devi reagire”
Tutti erano ammutoliti, non avevano mai visto un Tony così premuroso, ed ancor meno una Ziva che cercava un appoggio in qualcuno. Per quanto potesse essere forte, anche lei aveva bisogno di una spalla su cui appoggiarsi, di una camicia su cui aggrapparsi, per non cadere. La ragazza si asciugò il viso e rispose
Ziva: “Promettimi che ci sarai sempre”
Tony: “Ti prometto che non ti abbandonerò mai, nemmeno quando la mia anima abbandonerà il mio corpo.”
A quelle parole Ziva riacquistò quella forza che la caratterizzava e che la rendeva speciale, che l’aveva strappata via dalle grinfie della morte, e tornò a combattere, ma soprattutto sul suo volto ritornò il sorriso.
Ziva: “Non è ancora arrivata la mia ora, ed è molto lontana. Non abbiamo tempo di andare in ospedale, dobbiamo raggiungere Parks, so dov’è, e so che con lui non c’è solo Delko… La bambina sta bene, ed anche io, dovete credermi. In ospedale ci andremo dopo, ma ora dobbiamo dirigerci al porto”
Ducky, Gibbs e McGee non avevano la minima intenzione di aspettare per portarla dai medici, ma Abby conosceva l’amica, e sapeva che non avrebbe mai messo a repentaglio la vita di sua figlia
Abby: “Ma che vi prende? Se Ziva dice che dobbiamo andare, ci andremo!”
Tony non voleva deludere la moglie, facendole credere che non aveva fiducia in lei, ma voleva metterla al sicuro, eppure nonostante tutto sapeva cosa aveva in mente, e gli altri non potevano far altro che accordare un compromesso: appena avrebbero terminato al porto, sarebbero corsi in ospedale.
Gibbs: “Abby, Ducky tornate all’NCIS, ed avvisate Vance di quanto successo. Noi andiamo”
 
Quando raggiunsero il molo, notarono tre figure che stavano preparando un gommone, e subito gli agenti scesero dall’auto con la pistola davanti ai loro visi.
Gibbs: “NCIS, fermi” urlò Gibbs mostrando il distintivo.
Ziva riusciva a mantenersi in piedi da sola, e seguita dagli altri tre agenti, si avvicinò velocemente alle tre ombre. Quando si voltarono, tutti tranne lei, rimasero stupiti nel vedere che il padre di Ziva, Eli David, era fra loro, e iniziavano a domandarsi come la ragazza facesse a saperlo.
Delko e Parks rimasero immobili, mentre Eli rimase allibito dalla presenza di Ziva ancora viva.
Ziva. “Perché abba?”
Eli: “Sei ancora viva? Ti ho addestrata bene”
Ziva: “Non è opera dei tuoi metodi, ma del mio carattere, perché io non mi arrenderò mai finché non avrò reso giustizia a quello che tu mi hai fatto, e perché ora che ho una vera famiglia sono diventata più forte”
Eli: “Mi dispiace mia cara bambina, adesso sarei molto fiero di te, ma sposando quell’agente e facendo un figlio con lui mi hai deluso ancor di più!”
Tony riuscì a tenere a bada la sua rabbia che in quel momento cresceva in maniera esponenziale.
Eli: “Hai disonorato la nostra famiglia, e per questo meriti solo di morire”
Ziva: “Sei un vigliacco! Hai ingaggiato due sprovveduti, garantendo loro un futuro, solo perché non avresti la forza di uccidermi. E perché hai paura che possa essere io a far fuori te!”
Eli prese la pistola dalla tasca, ed un attimo prima di sparare il colpo, Ziva presa dall’adrenalina, non percepiva più il dolore, e con un movimento veloce alzò la sua pistola d’avanti a lei e sparò, uccidendo suo padre.
Gibbs e McGee corsero ad ammanettare Delko e Parks, mentre Tony avvolgeva in un abbraccio, la sua Ziva che appoggiò la testa sul suo cuore, triste per il tradimento del padre, ma felice di aver vendicato la sua infanzia infernale, felice di essere ancora viva.
Tony: “E’ finita Ziva, è tutto finito”.
Aveva dimostrato a suo padre che il disonore della famiglia David non era lei che ormai non ne faceva più parte da tempo, ma era lui.
Adesso però non le importava più perché quella sera aveva capito una cosa importante, che il suo amore per Tony sarebbe continuato oltre la morte, che il legame che li univa non era qualcosa di terreno, e non si poteva descrivere.
Poi alzò la testa, e fra singhiozzi, lacrime e sorrisi, simboli di un grande amore che dura per sempre, Tony le prese nuovamente il volto fra le mani, ma questa volta, felice di notare che sua moglie non si abbatteva, era una guerriera e lo sarebbe stata per sempre. Poi le diede un lungo bacio, uno di quelli che non si dimenticano mai, fatto di sofferenze e soprattutto tante gioie. Adesso erano solo loro due, la bambina in arrivo e quel bacio indimenticabile, e niente e nessuno li avrebbe più divisi. Nemmeno la morte.
Tony: “Ziva, tu sei la mia essenza, il mio sole e la mia luna. Sei il mio cuore, ed insieme il battito, e dovunque tu sarai, ci sarò anch’io. Sei il motivo per il quale tutti i giorni apro gli occhi, per vederti vicino a me, per sapere che sarà sempre così. Vivo di te, e non mi stancherò mai di dirti che sei la cosa a cui tengo di più al mondo, che non ho mai desiderato altro, che ti amo!”
 Poi Ziva, con gli occhi colmi di lacrime, disse a Tony l’unica cosa che doveva realmente sapere
Ziva: “Tony, ti amo più della mia stessa vita. Attraverserò la morte ancora una volta, ancora per sempre, solo per poterti proteggere, come tu hai sempre fatto con me. Impedirò a chiunque di farti del male per la durata dell’eternità. Io sarò la tua ninja”
 
 
 
THE END










-Nota: Ciao a tutti. Ed ecco il gran finale. E secondo voi io avrei permesso mai che Ziva morisse?!? Comunque, eccoci arrivati alla conclusione di questa storia. Spero vi sia piaciuta e che ne abbiate compreso il vero significato. Questa era la mia prima fanfiction, ma vi posso assicurare che l'ho scritta con tanto amore e dedizione. Con la storia narrata volevo mettere in evidenza un particolare aspetto di NCIS: dopo l'addio di Ziva, molti dicono che tornerà, altri no. Io, anche se lo spero tantissimo, con tutto il cuore, non so se realmente la rivedremo, ma l'unica cosa di cui sono certa è che Ziva continuerà a vivere nel cuore di ognuno di noi, in quello che facciamo e in quello che siamo. Il suo perspnaggio ci ha insegnato a difenderci, ad amare incondizionatamente, a non abbatterci di fronte alle difficoltà, anche se queste sembrano enormi quanto una montagna, ci ha insegnato che spesso, dietro un carattere forte, e a volte anche un po' distaccato, si nasconde una fragilità che pochi riescono a percepire, ed una capacità di amare che potrebbe sorprenderci, ma che solo quei pochi meritano.
Ci vediamo alla prossima fanfiction. Baci Gaia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3240505