Danse Macabre di koopafreak (/viewuser.php?uid=168347)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ouverture ***
Capitolo 2: *** Allegretto ***
Capitolo 3: *** Acciaccatura ***
Capitolo 4: *** Détaché ***
Capitolo 5: *** Fausse note obligée ***
Capitolo 6: *** Melisma ***
Capitolo 7: *** Morendo ***
Capitolo 8: *** Melisma [ripresa] ***
Capitolo 9: *** Assolo scordato ***
Capitolo 10: *** Silenzio ***
Capitolo 1 *** Ouverture ***
Danse Macabre - Ouverture
Personaggi: Luigi, Re Boo,
Mario (menzionato), Yoshi (menzionato), Toad (menzionato), Daisy (menzionata), Peach
(menzionata), Rosalinda (menzionata), Bowser (menzionato), OC.
Genere: Introspettivo,
Soprannaturale.
Pairing: Het, Shonen-ai
(unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.
Ouverture
« Stanco? »
« Di te? Sempre. » Il tono
non fu brusco, ma arrendevole, quasi un mormorio. Per caso era
tornato a giocargli qualche altro brutto scherzo?
Il fantasma sfoderò le zanne
in un risolino tagliente, nient'affatto piccato dalla risposta. Non
che avesse chiesto per premura, bensì soltanto per stuzzicare. «
Suvvia, per un paio di gusci blu mi metti il broncio. Ormai dovresti
essere avvezzo a questo ed altro. » Si raddrizzò con indifferenza
la coroncina più leggera e modesta che usava sfoggiare durante le
competizioni su quattro ruote, quella senza la grande ametista
incastonata al centro.
Due gusci blu, uno appresso
all'altro, che mi sono costati il primo posto. Luigi tirò un
sorso di granita alle mandorle dalla cannuccia, leggermente ingobbito
sul tavolino occupato da lui solo mentre gli altri concorrenti erano
rimontati in sella e partiti verso casa già da un pezzo. Nutriva la
ferrea convinzione che lo spirito avesse barato, poiché ricevere ben
due volte di seguito lo stesso tipo d'arma dal cubo oggetto magari
non era impossibile, ma certo era altamente improbabile in termini
matematici. E Re Boo era comunemente noto per la pessima tendenza a
giocare sporco anziché per la sua fortuna.
« La tua tenera donzella? »
domandò questi tingendo la voce di una dose d'ironia. Daisy non gli
piaceva: troppo rumorosa, esuberante e la sua presenza era una
distrazione per Luigi.
« Serata per sole donne con
Peach e Rosalinda » rispose l'idraulico sbrigativo senza spostare la
visiera calata sugli occhi. Mario e Yoshi, rispettivamente primo e
secondo gradino del podio, erano già partiti insieme a Toad e
compagnia bella per una piccola festicciola tra le mura domestiche.
Il fratellino non era proprio in ansia di prendervi parte,
attardandosi in uno dei chioschi nei pressi del Circuito di Mario,
ora deserto, dove si era tenuta come sempre la cerimonia di
premiazione. La strada e i marciapiedi erano ricoperti di un generoso
strato di coriandoli variopinti che gli spazzini avrebbero rimosso la
mattina seguente, cancellando l'ultima prova della vittoria che
purtroppo non era toccata a lui quel giorno.
La sua scarsa collaborazione
nel reggere la conversazione non scoraggiò il grosso boo che sorrise
smagliantemente alla luce del tardo meriggio, fluttuando sopra
l’unica sedia libera come se di fatto intendesse occuparla. «
Potremmo concederci un incontro da solo a solo. »
Stavolta l'idraulico si decise
a sollevare lo sguardo e non per trasmettere cordialità.
« Coi kart » precisò il
fantasma ricambiando la fredda diffidenza di fronte con un ghigno
sfrontato. « Una rivincita a tu per tu, che te ne pare? »
« Come se tu avessi corso per
vincere, oggi. » Tutte le volte che Luigi si era azzardato a gettare
uno sguardo alle spalle durante la gara, si era sempre ritrovato quel
sorrisetto irritante puntato addosso. Aveva perso il conto di quanti
gusci gli erano stati mitragliati dalla medesima direzione.
« A differenza di voi morituri
che vi fate la guerra per una coppa vuota, io corro anche con
l'intento di divertirmi » affermò lo spettro adottando
un'espressione così savia e vissuta che Luigi rimpianse di non aver
portato con sé il suo efficiente Poltergust 5000 per rimuovergliela
dalla faccia. « Ti spiace se mi siedo? »
Ammesso che tu riesca a
starci su quella seggiolina. « Non ho nulla con cui impedirtelo
» disse l'idraulico con un velo di rassegnazione, tuttora di
malumore nei confronti del boo che al suo solito non si degnò di
recepire il messaggio o, se lo aveva fatto, non ne dava segno. La
confidenza ormai instaurata tra i due li rendeva a sguardi estranei
una coppia di amici che si stava tranquillamente intrattenendo in
ciarle. Luigi era tuttavia ben consapevole della minaccia che l'altro
poteva rappresentargli, ma sapeva anche riconoscere quando
quest'ultimo aveva intenzioni maligne o solamente voglia di ingannare
placidamente il tempo.
Il sovrano si accertò che non
vi fossero sguardi indiscreti nei paraggi prima di mantenere la
parola e stupire il suo idraulico preferito mostrandosi nelle originarie sembianze: un'abilità padroneggiata soltanto dal più
potente tra i boo. Le dimensioni del corpo di ectoplasma si ridussero
sin quasi alla grandezza di una testa normale, sotto la quale si
diramarono in spirali di fumo le esili membra che pian piano
acquisirono nitidezza come una vecchia foto sopravvissuta negli anni.
Tutto dello spettro regale non sconfinava dalla scala del grigio fino
ad affievolirsi nel bianco cereo della pelle, ad eccezione degli
occhi feroci e della lingua bluastra che schernevole faceva capolino
tra le labbra, offrendo a malapena una reminiscenza incolore di colui
che era stato nella sua vita precedente: senza dubbio di natali
aristocratici, a giudicare dall'aspetto raffinato della giacca a due
code e del panciotto abbelliti da intarsi elaborati, dai merletti
sopraffini del bavero e dei polsini e dai lucidi scarpini col tacco,
rendendo un'immagine sbiadita della moda settecentesca.
Il viso tondo come una zucca
stonava con la fragilità che quel corpo gracile ispirava, tuttavia
il padrone vi si muoveva sicuro a proprio agio, accavallando
compostamente le gambe ed appoggiando un braccio sullo schienale per
accomodarsi senza staccare le pupille lampeggianti di malizia dal suo
interlocutore. Anche la capigliatura non si distanziava molto dallo
stile dell'epoca in cui doveva essere deceduto, seppur acconciata in
maniera meno estrosa rispetto allo standard, con boccoli argentei che
contornavano il viso e una piccola coda di cavallo sulla nuca, tenuta
insieme da un nastro. Curiosamente le basette pronunciate ed il
ciuffo arricciato dietro la testa ricordavano gli arti e la coda di
boo.
Lo spettro poggiò il mento su
una mano rivestita di un guanto candido, continuando ostinatamente a
fissare l'altro con l'intensità di un micio furbastro in attesa di
una reazione del topolino in trappola.
« Perché non giri sempre
così? » fu la domanda legittima da parte di Luigi, sentitosi in
obbligo di rompere il silenzio che minacciava di impregnarsi
d'imbarazzo.
« Sono panni caduti fuori moda
da secoli, che figura ci farei? La gente mi darebbe dell'antiquato »
obiettò Re Boo con tono indulgente. « Anche se ai miei giorni erano
considerati all'ultimo grido. »
Luigi si lasciò dominare dalla
curiosità e gettò uno sguardo attento sullo stravagante personaggio
che gli permise di studiarlo restando in posa come una scultura di
pregio. Aveva letto abbastanza libri per aver consolidato l'ipotesi
che un fantasma sapesse riprodurre soltanto l'aspetto in cui aveva
esalato l'ultimo respiro, eppure con Re Boo era difficile stabilire
con precisione quanti anni potesse aver avuto prima di spirare: di
certo era impossibile definirlo anziano, col volto privo dei segni
del tempo e quell'atteggiamento pimpante, anzi sembrava addirittura
nel fiore dell'età. Inoltre gli abiti erano come nuovi e non vi
erano danni o ferite visibili a comprovare la causa della sua
dipartita. « Come è successo? » si arrischiò a chiedere
l'idraulico, augurandosi di non suonare indiscreto.
« Oh, è stato terribile! »
trillò lo spettro lusingato dalla domanda, tanto che il capo fluttuò
separato dal resto per un istante provocando un brivido dall'altra
parte del tavolo. « Lo sai che sono stato tra i primi eletti ad aver
saggiato il soffio della ghigliottina sul collo? Purtroppo non ho
goduto di un pubblico alla stregua del Re di Francia, ma è stata
comunque una bella esecuzione. Avresti dovuto esserci. Ah, i tempi
gloriosi delle decapitazioni » sospirò nostalgico rievocando un
flusso di atroci e meravigliosi ricordi. « La lama cade, la testa
è tagliata in un batter d'occhio, l'uomo non è più » decantò
quelle parole come se fossero pura poesia. « Rimembro ancora gli
incessanti lamenti dei tormentati dal vaiolo nell'oblio della notte,
il pianto degli sventurati in attesa nelle lorde cellette del loro
turno per il boia... Non la finisci, quella? » Si interruppe
indicando con interesse il bicchiere mezzo pieno che il proprio
ascoltatore aveva lievemente scansato dopo aver perso l'appetito alla
macabra rivelazione.
Luigi fece scorrere l'oggetto
sulla superficie liscia del tavolino e Re Boo si servì compiaciuto.
« Sei un po' troppo impressionabile. Credevo di essere riuscito ad
indurire quella scorza molle che ti ritrovi dopo tutte le insidie che
ho messo a punto solo per te » lo rimproverò allegramente prima di
infilarsi in bocca una cucchiaiata di granita, ostentando un verso di
gradimento quasi indecente. Non nascose la propria soddisfazione
quando Luigi gli arrossì davanti e si movicchiò a disagio sulla
sedia, visto che aveva usato lui per primo la posata. Adorava fargli
smarrire il suo contegno.
I boo cessavano di subire la
schiavitù della fame dal primo giorno di morte, ma ciò non impediva
loro di appagare qualche sfizio goloso di tanto in tanto, forse
suscettibili ad un'antica nostalgia dei sapori. Re Boo in particolare
aveva un debole per i dolci: l'idraulico se ne era accorto quando le
liquirizie che aveva l'abitudine di tenere nel taschino della
salopette avevano iniziato a sparire per magia tra una corsa coi kart
e l'altra, per poi scorgere lo spirito in questione ridacchiare
felice con la lingua annerita. Luigi gli aveva già fatto presente
che non gliele avrebbe negate se si fosse disturbato a chiedere, ma
lo spettro gli aveva risposto sereno che era più divertente così.
Persino quando era stato l'idraulico ad offrirgliene una, Re Boo
aveva rifiutato quasi con disdegno e dopo qualche minuto Luigi si era
accorto di avere una caramella in meno in saccoccia. Ciononostante
non aveva smesso di rinnovare le scorte, pazientando di riuscire a
coglierlo in flagrante almeno una volta e concludendo l'ultima gara
su quattro ruote con la tasca di nuovo svuotata, oltre al bruciore
della sconfitta.
« Posso portarvi dell'altro? »
Una toad con pois gialli sul capo ed un vezzoso vestitino rosa si
appropinquò tentando di dissimulare la propria curiosità verso il
bizzarro individuo che sedeva accanto al più riservato dei fratelli
Mario, leggendo nel ghigno affilato che le si distese davanti un
raccapricciante presentimento che d'istinto la fece arretrare di un
passo. Fu solo grazie alla presenza sicura del secondo paladino del
regno che la toad mantenne abbastanza sangue freddo per non venir
meno, incapace tuttavia di reprimere una certa fretta
nell'allontanarsi dopo che lo sconosciuto aveva ordinato la coppa di
gelato più costosa sul menu e le aveva strizzato l'occhio
riconsegnandole la carta.
« Potresti smetterla, per
favore? » lo riprese Luigi a disagio. Sembrava davvero che lo
spettro non potesse fare a meno di provocare chiunque a suo tiro.
« Di fare cosa? » si schermì
questi con la solita faccia tosta. « Grazie, chérie » disse
mellifluo quando venne celermente accontentato, rivolgendo un altro
sorriso tutto denti alla toad che intimidita rientrò svelta nel
locale restituendo loro la privacy mentre un brivido gelido le
risaliva la schiena. « Vuoi favorire? » Sistemò la coppa invitante
al centro del tavolo, lasciandogli disponibile il cucchiaino pulito e
continuando ad usare l'altro che il giovane gli aveva ceduto, o
meglio, del quale lui si era illegittimamente impossessato.
Luigi rifiutò con cortesia,
immaginando che qualcuno avrebbe potuto costruirsi strane idee se
avesse assistito per caso alla scena in cui loro due si servivano
dallo stesso dessert e con Re Boo che si sporgeva verso di lui,
comunicando fin troppa affabilità come una scolaretta giuliva.
Ad ogni modo, era già da
qualche tempo che questi manifestava una curiosa ricerca di
attenzioni e gli si approcciava con nonchalance durante le pause tra
le corse coi kart, unica occasione che avevano di rivedersi al di
fuori dei loro soliti ruoli: l'uno il grande spettro malvagio che
aspirava a stravolgere l'armonia fra le ombre ed i vivi e, l'altro,
l'umile acchiappafantasmi in erba ancora alle prese con la propria
phasmofobia. Fino ad allora il lugubre sovrano si era limitato a
qualche frasetta di circostanza buttata lì, tipo 'Alquanto
scialba la concorrenza quest'oggi, nevvéro?' o 'Bowser ha
sempre avuto un gusto grossolano per l'arredo', fluttuandosene
via senza attendere una replica davanti lo sguardo perplesso di
Luigi. Quella era la prima volta che Re Boo pareva essersi deciso ad
intraprendere un dialogo da pari a pari, calatosi al livello del
mortale paladino fino ad acconsentire di mostrare il suo volto
precedente.
« Insisto che ne provi almeno
un boccone. Ti fa venir voglia di resuscitare. » Assaporò
soddisfatto una seconda cucchiaiata quasi spacciandola per ambrosia
divina, tentando di convincere il silenzioso commensale a dargli quel
piccolo contentino. « Accettalo come un pegno di scusa da parte mia
per aver ostacolato le tue ambizioni di gloria durante la corsa di
oggi. »
Luigi gettò un'occhiata alla
coppa. Proprio a forma di cuore doveva sceglierla?, rifletté
leggermente a disagio. Si girò intorno guardingo per assicurarsi che
nessuno li stesse spiando dalla finestra del locale, prima di
afferrare il cucchiaino intoccato e scavare nella zona opposta dove
il fantasma si stava abbuffando.
« Questa sì che è una coppa
per cui correrei volentieri » asserì convinto Re Boo, sporgendo la
punta della lingua a un angolo della bocca con fare spiritoso. Gli
occhi profondi dello spettro baluginarono vittoriosi scorgendo un
sorrisetto affiorare di fronte. Aveva scoperto che gli piaceva
osservare Luigi mangiare: quando qualcosa gli garbava particolarmente
aveva un'espressione così serena e soddisfatta che il defunto re non
finiva mai di trovare adorabile. « È
stato un italiano ad inventare il gelato » disse casuale,
abbandonando l'amaretto per passare alla crema.
Il giovane fratello Mario
sollevò interessato lo sguardo, col cucchiaino tra i denti.
Re Boo cercò di astenersi dal
ridacchiare. « Un siciliano, per l'esattezza » cominciò a spiegare
senza interrompere la degustazione, tenendo la posata tra l'indice e
il pollice ed il mignolo alzato. « Ha aperto un café nel cuore
palpitante di Parigi dove si riunivano le menti più argute del XVIII
secolo. Voltaire, d'Alembert, Diderot... È
stato lì che ho incontrato il dottor Guillotin, col quale ho avuto
diletto a indulgere in lunghe, illuminanti chiacchierate. Abbiamo
sempre condiviso una certa intesa, malgrado l'opinione pubblica fosse
stata distratta dalla sua eccentricità e non ne avesse subito
compreso il vero genio. »
Ascoltando rapito stralci di
storia di un'esistenza passata, confidatigli cordialmente tra un gusto di
gelato e l'altro fino a raschiare il fondo della coppa, Luigi apprese
con sommo sbalordimento che non solo Re Boo era stato un assiduo
visitatore del suo mondo d'origine, ma ne apprezzava inoltre la
cultura e principalmente la dimensione estetica e artistica
dell'esperienza umana. Un'ulteriore rivelazione poi lo lasciò a bocca
aperta.
« Tu hai conosciuto Luigi XVI?
» ripeté affascinato.
Lo spettro fece roteare con
indifferenza il cucchiaino tra le dita, come se stessero discutendo
di una banalità quotidiana. « Luis le Dernier,
sì. Deludente conversatore e di apatica compagnia. La sua consorte,
invece, amabile provocatrice e invidiabile maestra del giogo d'azzardo. Le
sue feste erano le più sfarzose a cui abbia mai presenziato. »
Stabilì che l'espressione esterrefatta dinnanzi meritava un
ritratto. « Sono stato anche nella vostra bella Italia » aggiunse
con aria sorniona, godendosi il momento esatto in cui la sorpresa del
suo gentile pubblico sfociò in entusiasmo.
« Dove, di preciso? » domandò
Luigi, ormai incapace di contenere la propria curiosità. Sognava sin
da bambino di potersi permettere un viaggio nella terra dei suoi
genitori, ma le vincolanti responsabilità nel Regno dei Funghi ed i pochi fondi
a disposizione nel conto in banca a New York lo avevano costretto a
rettificare la lista delle sue priorità.
« Questa è una storia che
riserverò per una volta seguente, se vorrai ancora gradire la
compagnia di questo povero boo annoiato. » Lo spettro gli rivolse
uno sguardo triste e indifeso, ricordandogli il suo poltercucciolo
quando doveva lasciarlo solo a casa per uscire ad attendere agli
impegni quotidiani (commissioni, lavandini da sturare, sequestri di
principessa, ecc.); peccato per i denti acuminati che rovinavano
l'effetto.
Luigi incrociò le braccia
dubbioso. « Perché sei così gentile? »
« Come ho già detto: mi
annoio. E tu sei un bravo ascoltatore. »
« Chi mi dice che non sia un
tranello? »
« Puoi sempre portarti dietro
quel tuo aspirapolvere infernale » concesse Re Boo con un sospiro.
Detestava immensamente anche solo la vista dell'orrendo
marchingegno che aveva il potere di imprigionarlo neppure fosse un
misero grumo di sporcizia, ma se era quello il compromesso da scontare
per rivedere in privato il suo idraulico preferito...
Questi prese il suo tempo per
ponderarvi con attenzione. Per la prima volta, il timido e prudente
Luigi parve cedere al brivido della novità. Quel lato imprevedibile
dello spettro re aveva ridestato la sua sete di sapere sul mondo
inesplorato dei fantasmi che infestavano le lande più tetre del
regno. Se Re Boo sembrava accondiscendente a rivelargli dell'altro
sulla natura enigmatica dei suoi simili, nonostante la scarsa fiducia
che riponeva in quell'insolita tregua, sentiva che scartare a priori
tale occasione lo avrebbe portato a rimuginarci in futuro. Oltre a
ciò, non lo negò a se stesso, scoprire di più sul suo valido
opponente lo allettava. « Stesso posto. Dopo il torneo della
settimana prossima. »
« Ad una condizione. » Re Boo
drizzò l'indice. « Tutto ciò che ascolterai resterà in confidenza
tra noi due. »
Un patto venne dunque stipulato
alla debole luce delle prime stelle.
Il lugubre sovrano
osservò il
giovane accomiatarsi educatamente e lasciare paga e mancia sul
tavolino, prima di salire in sella alla sua moto e fare rotta verso
casa col sollievo che per allora i festeggiamenti dovevano essere
quasi terminati. Re Boo se la prese con molta più calma invece e
chiamò la cameriera che non aveva avuto il coraggio di
informarli che l'ora di chiusura era stata abbondantemente superata,
facendole dolcemente cenno con un dito dopo averla pizzicata a
sbirciare dietro le tendine della finestra. « Mi aggrada questo
posto. Ho deciso che ci tornerò più spesso »
proferì non appena
la toad ubbidiente si fu avvicinata con malcelato timore impresso sui
lineamenti.
« Grazie, signore. »
Non gli sfuggì la mancanza di
entusiasmo nella risposta, ma poco gli importava. « Confido inoltre
che di questo incontro, e degli altri che seguiranno, giammai se ne
farà parola con anima viva. N'est-ce pas, chérie?
»
« Sarò una tomba, signore »
giurò la toad sotto il peso di quello sguardo tagliente che la
trapassò come una lama gelida.
« In effetti quella sarebbe
l'alternativa » ridacchiò il figuro facendole venire la pelle
d'oca. « Non sarà un problema prorogare l'orario di apertura di
qualche oretta, allora. Non tutti i giorni ovviamente, soltanto
quando verrà informata del nostro arrivo. »
La toad deglutì sconfortata,
chiedendosi in quale ginepraio si fosse appena cacciata. « No,
signore. »
« E per il dessert... »
« Offre la casa. »
« Be', posso dire che la
generosità sia la sua seconda qualità migliore, chérie,
dopo la piacevolezza della sua presenza. » Il terrificante
energumeno scattò in piedi, sfoderando la formidabile dentatura in
un ghigno a mezzaluna, e con un gesto elegante del polso le rivolse
una leggera riverenza a cui ella ricambiò meccanicamente, piegando
le ginocchia come se una mano invisibile le avesse premuto sul capo
bulboso.
Quasi collassò sull'aiuola
accanto quando questi fu abbastanza lontano da ignorare la perdita di
contegno, camminando con allegra baldanza e facendo volteggiare il
bastone da passeggio che si era materializzato tra le sue dita,
portante una voluminosa ametista incastonata in cima a mo' di pomo.
Re Boo non poteva ritenersi più
compiaciuto. Aveva nutrito certezze sin dall'inizio sulla reazione
favorevole di Luigi, e che sarebbe bastato svelargli una parte
infinitesimale dei suoi segreti per riuscire a persuaderlo. A
differenza di tutte le altre creature nel Mondo dei Funghi, il
paladino in verde non rifuggiva le insidiose meraviglie di quella che
non si poteva definire né morte né vita, ma un limbo perpetuo dove
l'esistenza procedeva secondo altre regole e molte delle quali le
aveva dettate il re medesimo. Aveva testimoniato in prima persona che
il suo degno avversario in fondo ne fosse attratto e, nel momento in
cui quest'ultimo aveva adottato il poltercucciolo, aveva accolto un frammento di
quell'infinita oscurità nella sua stessa casa.
Confidava pienamente che, con
la giusta dose di pazienza e perseveranza, lo avrebbe convinto a
passare dalla propria parte, una volta mostratogli quanto infime
erano le soddisfazioni che poteva riscuotere dalla vita e quanto
grandi i doni che avrebbe potuto offrirgli se soltanto glielo
avesse permesso.
Avvertì con fastidio il gelato
squagliato sciabordargli dentro a ritmo dei suoi passi. Purtroppo
ostentare l'apparenza umana che aveva perduto (assieme alla costanza
della tangibilità) richiedeva la dovuta concentrazione, onde evitare
che i resti liquefatti del suo spuntino colassero fuori dai vestiti
inzaccherando il pavimento. Se ne sarebbe disfatto con discrezione
prima di rimontare sul kart: non poteva fare altrimenti, non essendo
più in possesso degli organi interni.
Nota
d'autrice:
La fissa per questi
due non mi passa... aiuto. Sto addirittura covando la malsana idea di
scrivere di più su di loro.
Alcuni dettagli
significativi in questa one-shot divergono dalla precedente nella
quale ho trattato la sfera di Re Boo in maniera decisamente
superficiale ed approssimativa, mentre qui ho deciso di attribuirgli
un passato e soprattutto offrire una versione meglio approfondita di
lui e del suo rapporto con Luigi. Mi ha affascinato molto l'idea che
il fantasma possedesse la capacità di riassumere il suo aspetto da
vivo e descriverlo è stata la parte dell'intero capitolo in cui mi
sono divertita di più.
Riservo i miei
doverosi ringraziamenti & un abbraccio virtuale all'utente
Lulumiao,
per la sua pazienza di beta ogni volta che mi rivolgo a lei e per i
suoi preziosi consigli nella stesura della fanfiction.
«
Le coteau tombe, la tête est tranchée à la vitesse du regard,
l'homme n'est plus. »
—J.I.
Guillotin
Luigi,
Re Boo &
tutti i personaggi ivi citati dell'universo dei Mario Bros. ©
Nintendo
|
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Capitolo 2 *** Allegretto ***
l
Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Peach (menzionata), OC.
Genere: Soprannaturale, Dark, Commedia.
Pairing: Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Tematiche delicate.
Allegretto
Oriella
scoccò nervosa un altro sguardo verso i tavolini di fuori,
scostando con una mano tremante le tendine col motivo a fragoline di
bosco. Re Boo era stato il primo ad arrivare, incedendo sui tacchetti
squadrati ed occupando la sedia dove si era seduto la prima volta come
se ormai fosse riservata a lui. In principio la toad aveva stentato a
riconoscerlo dietro l'infida facciata di nobiluomo d'altri tempi, ma
l'inconfondibile coroncina a cinque punte, il ghigno terrificante e
soprattutto quegli occhi profondi come l'oblio che le avevano mostrato
visioni atroci nell’attimo in cui aveva osato soffermarvisi, non
si potevano certo individuare addosso a chiunque.
Quella
mattina la toad aveva trovato una lettera sul suo zerbino, dove in una
manciata di parole tracciate con una calligrafia ondeggiante e affilata
le era stato comunicato, cioè ordinato, di attardarsi oltre il
solito orario serale. Il fatto che fossero risaliti addirittura alla
sua casa significava che ormai ci era dentro fino al collo. Aveva
già accarezzato più volte l'idea di supplicare
l'intervento della principessa o di Mario, ma il timore delle
conseguenze a venir meno al ricatto la bloccava ed era sicura che il
lugubre sovrano avrebbe comunque escogitato il modo di farle
rimpiangere un suo tradimento. Neanche tutti i soldati dell'intero
reame parati davanti la porta d'ingresso sarebbero stati capaci di
costituirgli ostacolo alcuno.
La
toad udì l’avvicinarsi di un secondo motore e si
domandò ansiosa se persino Luigi fosse rimasto intrappolato in
qualche modo, come lei, nella tela del fantasma. Eppure l'improbabile
convitato non pareva proprio palesare l'espressione di chi non
desiderava essere lì in quel momento, anzi le sembrava
incredibilmente rilassato a dispetto delle circostanze. Avvertì
il cuore riempirsi di speranza non appena quest'ultimo, scendendo dal
kart, estrasse il Poltergust 5000 da sotto il sedile e se lo mise in
spalla. Tuttavia le aspettative della giovane cameriera ebbero vita
tristemente breve quando lui non diede segno di farne uso, prendendo
posto davanti allo spettrale interlocutore e sistemandosi con lo
schienale di lato per stare più comodo.
Scorse
Re Boo manifestare una smorfia di fastidio alla vista dell'odiato
aggeggio, per poi borbottare qualcosa all'idraulico che rimase
indifferente alle lamentele e mosse le labbra per rispondergli senza
scomporsi. Non si poteva definire quella aria di battaglia.
Sconfortata,
Oriella aggiunse qualche altra goccia di tintura madre di passiflora
nel suo mezzo bicchier d'acqua. Il sol pensiero di sostenere nuovamente
quello sguardo le provocava tremori incontrollati e doveva concentrarsi
per evitare di rovesciare il rimedio sul pavimento. Aveva smesso di
chiedersi come era possibile che Luigi se ne restasse così
impassibile persino a quella vicinanza, come se gli fosse garantita
immunità dall'effetto funesto degli occhiacci bui forse
riservato a lei soltanto in un crudele ammonimento a non dimenticare a
chi doveva lealtà ora.
La
prima volta che vi si era imbattuta, le avevano proiettato nella mente
come si sarebbe spezzata il collo scivolando giù dalla rampa di
scale di casa sua; la seconda invece come si sarebbe fritta le cervella
se la radio che lei aveva il vizio di tenere sul bordo della vasca
fosse malauguratamente caduta nell'acqua schiumosa; la terza come si
sarebbe spiaccicata per terra se fosse precipitata dal tetto mentre era
intenta a ripulire la canna fumaria del camino da quello che si sarebbe
rivelato essere un grosso favo di api, dopo essere stata sfigurata
dalle punture ed entrata in shock anafilattico. I dettagli vividi del
suo cadavere tumefatto dai ponfi violacei ancora la perseguitavano in
sonno. E prima di quella che, si augurava con tutta l'anima, era stata
solo un'illusione anziché un presagio, non aveva avuto idea di
essere allergica.
« Chérie? » Un sussurro all'orecchio la colse di soprassalto.
Oriella
trasalì strozzando un gridolino. Riacchiappò al volo il
bicchiere sfuggitole tra le dita, ma il contenuto strabordò
macchiandole il vestitino che indossava per lavorare. Si girò
intorno atterrita trovando il locale deserto, esattamente come doveva
essere oramai che la clientela non aveva più ragione di
bazzicare nei paraggi della pista inutilizzata, escludendo le due
eccezioni di fuori attualmente impegnate in un'imprevedibile
chiacchierata. Era richiesta anche la sua, di presenza.
« Ah, la mia cameriera preferita! » la accolse Re Boo arricciando
un angolo della bocca zannuta nell’accorgersi della chiazza umida
sull’abito non appena si fu appropinquata per ricevere il loro
ordine. Si divertiva a tormentarla e la vedeva come una cosettina
graziosa e indifesa, allo stesso tempo non meno anonima di tutte le
altre toad. « Che ci propone la casa stasera? »
Puntò i gomiti sul tavolino ed intrecciò le dita
poggiandovi il mento per rivolgerle la propria attenzione,
costringendola a ricambiare il suo sguardo.
Gli
occhi diabolici calarono ancora una volta su di lei ed Oriella
sentì le vertigini, visualizzando nella sua testa la scena
nitida in cui si accingeva a far ritorno dal bosco con una cesta di
bacche appena colte, saltellando leggiadra come una farfalla, e
all'improvviso veniva calpestata a morte da un branco di Yoshi affamati.
Luigi la osservava completamente ignaro e col sorriso gentile a fior di labbra.
La
toad ripartì con le gambe tremanti ed il compito di portare una
fetta di torta casareccia ciascuno, preparata quella mattina guarda
caso con le stesse bacche per le quali aveva inconsapevolmente
rischiato un brutto Game Over. Allontanandosi afferrò stralci
della tranquilla conversazione ripresa tra i due compagni.
« Dunque i boo mantengono l'identità della loro vita precedente? »
«
Non è detto. Molti profittano di questa rinascita come un nuovo
inizio. Inoltre, vi sono mortali che hanno sempre avuto l'anima di una
donna e, allo stesso modo, vi sono donne che hanno avuto un'anima
maschile dentro di loro e senza i limiti di un guscio corporeo sono
liberi di essere loro stessi. »
« Perché rinascono? »
«
Non v'è una spiegazione razionale, accade e basta. Pur tuttavia
sono giunto a supporre che, al momento del loro ultimo spiro, si siano
rifiutati di tagliare alfine i ponti con questo mondo ingiusto e
crudele che non ha permesso loro di realizzarsi. »
Luigi
increspò la fronte ponderando sulla risposta ed Oriella si
intromise con la discrezione di un ninja per consegnar loro la torta,
accompagnata con panna fresca e frutti di bosco, fallendo purtroppo
nello sfuggire alla vista inclemente dello spettro re che premiò
la sua solerzia nell'accontentarli con un'ammiccatina.
Nulla
di tremendo le balenò nella mente, né incidenti domestici
né decessi avventurosi. Le divenne definitivamente chiaro che
l’unica soluzione per sottrarsi a quelle visioni, terribili
quanto realistiche e dettagliate, era non dare motivo al fantasma di
tenerla sotto il mirino, eseguendo in fretta gli ordini e recitando la
sua piccola ma necessaria parte di quel teatrino segreto, che le fosse
piaciuto o meno. Filò via senza fiatare.
«
Vorrei chiederti un'altra cosa, se non è troppo personale...
» disse l'eroe del Regno dei Funghi, una volta certo di non
essere più a portata d'orecchio.
Gli occhi dello spirito ebbero un guizzo divertito. « Sentiamo. »
« Come sei finito sulla ghigliottina? » Sperò davvero di non trovarsi al cospetto di un ex omicida seriale.
Per sua fortuna, si fa per dire, la risposta di Re Boo fu: « Mi sono offerto volontario ».
Luigi batté le palpebre. Nel dubbio, le batté una seconda volta, provvisoriamente a corto di parole.
Il
fantasma interpretò il muto sbalordimento dinnanzi come un
invito implicito ad illustrare una qualche delucidazione. « Non si
può certo millantare la perfezione di uno strumento senza averlo
prima messo in opera. Così mi accordai col mio caro amico
Guillotin, il quale si assunse l'onere di organizzarmi un'esecuzione
come si conface ad un aristocrate del mio rango, con tanto di boia e
pubblico trepidante. Il prete non l'ho reputato un vezzo necessario al
mio ultimo atto. Io in cambio avrei sperimentato in prima persona se la
sua invenzione fosse stata così indolore ed elegante nella
pratica come egli declamava cotanto fervidamente. » Non
mancò di mettersi in bocca una cucchiaiata di dessert tra una
frase e l'altra.
Il
giovane continuava a fissarlo con pallida costernazione e le braccia
inerti lungo i fianchi, tanto che il Poltergust 5000 scivolò
lentamente a terra e lì rimase.
«
Aveva ragione » concluse l'altro sorridendo soddisfatto come un
bambino, con una guancia piena di torta e la coroncina lievemente
sbilenca sul capo.
Qualsiasi incertezza da parte dell'idraulico sulla follia del sovrano si era appena estinta: era pazzo.
« Sin da fanciullo, o picciotto, come dite voi, » proseguì il boo, per nulla scoraggiato dal crescente sconcerto di fronte, « avevo l'abitudine di sognare, sia negli attimi di tristezza che di letizia, come sarebbe stato
il giorno in cui mi sarei abbandonato all'abbraccio della dolce Morte.
L'idea di spirare
nel mio letto, magari avvolto nel sopore, consumato dal tempo e con
l'inevitabile fardello di rimpianti accumulati con l'età, mi
recava angoscia. Volevo lasciarmi tutto addietro prima che il corso
della vita avesse principiato a derubarmi delle mie possibilità
e volevo farlo quando lo avessi deciso io, non per un'imposizione della
natura. Desideravo andarmene provando un'emozione intensa, la
più forte di tutte, il coronamento delle passioni, non
nell'anonima incoscienza del sonno, la fugacità di un incidente
o, peggio, l'apatia di un morbo che mi avrebbe corrotto fino a imputridire.
Quando il cammino di Guillotin ed il mio si sono incrociati, avevo
compreso infine come avrei voluto abbandonare questo mondo in eterno
decadimento e così ho fatto... gustandomi ogni singolo, ultimo
istante ».
Un
silenzio palpabile aleggiò loro intorno, interrotto dal leggero
ticchettare della posata impugnata dallo spettro re che ricondusse
l'attenzione al suo dolce, mentre quello di fronte era ancora intatto e
probabilmente lo sarebbe restato.
« E tu? »
Il
povero Luigi si riscosse come da una sorta di trance, ancora troppo
incredulo per riappropriarsi pienamente delle sue facoltà
linguistiche. « Ah? »
Re
Boo inclinò la testa tonda, studiandolo molto attentamente.
« Ti sei mai soffermato a pensare a come preferiresti defungere?
»
Nota d'autrice:
Le cose si fanno sempre più creepy.
Oriella © Lulumiao/koopafreak
|
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Capitolo 3 *** Acciaccatura ***
l
Personaggi: Luigi, Re Boo, Daisy, Waluigi, Mario (menzionato), Peach (menzionata), Wario (menzionato), Bowser (menzionato).
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.
Acciaccatura
Il mistero aveva avuto origine da uno scherzo di pessimo gusto.
Da
una pozzanghera, per la precisione; una di quelle che la mattina
costellavano i giardini reali del castello di Peach, dopo che i roseti
e le aiuole erano stati irrigati. In attesa che fosse dato il segnale
di allineare i veicoli alle linee di partenza, i concorrenti
passeggiavano nei dintorni del tracciato osservando le composizioni
floreali e svagandosi chi per conto proprio e chi tra amici. La
dinamica dell'accaduto fu molto semplice: l'idraulico in verde
camminò vicino alla pozza e Waluigi, fingendo in maniera poco
credibile di inciampare, gli sferrò uno spintone tale da
spedircelo dentro con tutti i vestiti. Le risa sguaiate che ne erano
seguite avevano catturato l'attenzione dei partecipanti e Daisy era
scattata come una lince, affrontando a brutto muso il ceffo mentre
Luigi stesso aveva dovuto trattenerla per il braccio pronto a mollare
il primo pugno ed aggiudicarsi così la squalifica per
atteggiamento antisportivo.
«
Non importa » le aveva ripetuto coi capelli appiccicati alla
fronte e la tenuta incrostata di terra ed erba potata.
«
Sempre a mandare avanti le femmine. Eh, sfigato? » lo aveva
apostrofato Waluigi con un ghigno sgradevole sui tratti affilati.
« A volte mi scordo chi è la principessina tra voi due.
»
La
maggioranza degli sfidanti aveva insistito per l'espulsione del
provocatore, ma non vi erano state prove effettive dell'intenzione
dietro il suo gesto e le proteste servirono a poco. I soli rimasti
impassibili furono Bowser, Wario e Re Boo.
Il
grosso koopa avrebbe avuto motivo di reagire esclusivamente in due
casi: se a finire nel fango fosse toccato a Mario, e lì se la
sarebbe risa di gusto anche lui o, al contrario, non avrebbe indugiato
a scagliarsi col massimo della potenza contro lo spilungone se questi
si fosse azzardato a sfiorare Peach con un dito. Wario era stato troppo
preso dal suo spuntino di metà mattinata per considerare altro,
mentre il fantasma aveva assistito sin dall'inizio senza mostrare alcun
cenno di coinvolgimento. Avrebbe potuto addirittura testimoniare agli
arbitri del colpo basso di Waluigi e riuscire a strappare quantomeno un
ammonimento, ma l'unica cosa che aveva fatto era stato girarsi
dall'altra parte intanto che il più smilzo dei compari W si era
allontanato gongolante tra i folti roseti, ridacchiando ancora sotto i
baffi a punta.
L'agguerrita
reggente di Sarasaland, frustrata a lasciar correre su una cattiveria
così gratuita soltanto grazie alle rassicurazioni di un fradicio
Luigi, aveva dovuto abbracciarlo stretto per reprimere l'impulso di
tirare un vaso dietro al piantagrane, infischiandosene degli abiti
intrisi di lui ad infangarle la tuta immacolata. « Gli starebbe
proprio bene se una iena volante se lo portasse via » aveva
sbuffato aiutando il ragazzo a ricomporsi, intenta a riservargli le sue
tenerezze mentre gli asciugava il viso col foulard che si era slegata
intorno al collo.
«
Risulterebbe indigesto anche alla povera bestiola. » Luigi le
aveva sorriso cercando invano di fermarla, preferendo che almeno lei
restasse pulita, ma la fanciulla era più caparbia.
Placatisi
gli animi e distolto l'interesse generale su di loro, la coppietta si
era discretamente appartata tra le siepi rigogliose di ibisco. Daisy
gli cinse di nuovo le spalle, lo guardò con quegli occhi grandi
e luminosi che si addolcirono riempiendosi del suo riflesso e gli
depose sulle labbra un bacio, delicato come il frullo d'ali di una
farfalla, in un gesto liberatorio della collera precedente e
dell'affetto verso di lui che in pubblico non era libera di esprimere.
« Sei la persona più buona che io conosca, tanto da
chiedermi a volte se tu sia reale o ti perderò quando
finirò per svegliarmi » gli aveva sussurrato.
L'amore
della preziosa Daisy era per il giovane una panacea contro i mali di
qualsiasi natura, persino la crudeltà di coloro che fino a poco
tempo prima avevano avuto il potere di rabbuiare le sue giornate.
Eppure, ogni occasione che il fato gli donava per stringerla tra le
braccia rianimava in lui la sicurezza di quanto insignificante fosse
tutto il resto, le delusioni e i dissapori nascosti in un piccolo
scrigno dentro di sé che non aveva mai dissigillato con nessuno.
Era inoltre consapevole che Waluigi avesse nutrito, e forse lo faceva
ancora, un debole per l'audace principessa che aveva scelto invece di
legarsi a lui, arrivando a comprendere le ragioni per cui il già
penoso rapporto tra loro due antitesi viventi si fosse ulteriormente
inasprito. E non gliene voleva in fin dei conti.
Restava
tuttavia il fatto che, digressioni smielate a parte, a distanza di una
settimana da quella mattina in cui era stato visto per l'ultima volta,
del famigerato Waluigi se ne erano perse completamente le tracce.
«
Sono un po' preoccupato. Daisy lo ha detto con una tale serietà
che comincio a pensare che una iena volante se lo sia preso per davvero
» ammise Luigi cogitabondo, tenendo lo sguardo chino sulla sua
plum clafoutis. « Non è certo l'individuo più
socievole sulla faccia dell'universo, ma non vorrei comunque che gli
fosse capitato qualcosa di brutto. »
Re
Boo trasmetteva decisamente maggior ottimismo del rispettivo convitato.
« Oh, pinzillacchere! Starà benone » mentì
con candore agitando una mano guantata in segno di noncuranza, come a
scacciare le premure dell'altro, scocciatosi di tornare su un argomento
così monotono. Prima l'unico disposto a sopportare il buzzurro era quell'altro buzzurro di Wario e d'un tratto tutti quanti si riscoprivano ad accusarne la mancanza? «
Sarà sorto un impegno dell'ultimo minuto. Scommetto che al
prossimo gran premio lo riavremo a scaldarci il cuore con la sua
rusticità. »
La
frequenza dei loro incontri aveva fatto sì che si fosse pian
piano instaurata una forma di confidenza e l'atmosfera tra i due si
stava visibilmente rilassando: il giovane teneva il Poltergust 5000
poggiato a terra e non più in spalla, dondolandosi pigramente
sulla sedia, mentre lo spettro si era spogliato della sua marsina,
mettendo in mostra il panciotto impreziosito con fregi sofisticati e la
camicia sboffante, chiusa dallo jabot che ricadeva fluente sul petto e
decorata dai polsini a più strati di pizzo. Sulla fascia del
colletto risaltava in un unico tocco di colore la spilla gioiello con
un'ametista: evidentemente la gemma prediletta dal sovrano che non si
poneva problemi a sfoggiarne una ove poteva.
«
È curioso però che se ne sia andato abbandonando la sua
moto in mezzo alla pista » osservò Luigi indirizzandogli
un'occhiata perplessa.
Il
fantasma sviò con un'alzatina di spalle e terminò di
dedicarsi al suo dessert, rimuginando irritato sui propri subordinati e
sulla relativa incompetenza nel trascurare la minuzia di scomodarsi a
far sparire anche il veicolo, onde evitare di lasciare il lavoro a
metà. Colpa sua che aveva commesso in primo luogo l'errore di
considerare scontato che ci sarebbero arrivati da soli. Persino da
defunti non si smetteva mai di apprendere dall'esperienza.
Ad
ogni modo, per non dar ulteriore pena al buon Luigi, a tempo debito
avrebbe liberato il citrullo attualmente confinato in una delle sue
foreste infestate a vagabondare nell'oscurità sinché le
forze non lo avessero abbandonato. Lo spettro aveva constatato con un
certo piacere come Waluigi avesse miseramente fallito dove il suo
mortale aveva avuto successo in passato. E quella non era stata neppure
una delle sfide più ardue a cui aveva sottoposto quest'ultimo.
«
Tra pochi giorni è il compleanno di Daisy » gli
comunicò l'idraulico con una nota di irreprimibile
felicità a tingergli la voce. Fu come se quella notizia gli
fosse sfuggita dalle labbra, tanta l'esultanza interiore da non
riuscire a trattenersi dal condividerla. Era già avvenuto che la
principessa si fosse insinuata nelle loro discussioni di vita, morte,
vita dopo la morte, arte e storia, sovente senza che Luigi se ne
rendesse conto siccome gran parte dei suoi pensieri parevano volti
costantemente alla fanciulla.
Ebbene, un anno in meno al suo decesso. Re
Boo sollevò gli occhi ultraterreni che mandarono un baluginio
ipnotico mentre abbozzava un sogghigno. « Lo hai detto come se
questo fosse più speciale di tutti gli altri. »
« È la prima volta che suo padre le permette di festeggiarlo qui da noi, nel Regno dei Funghi. »
Se
si fosse sentito vagamente partecipe della ragione di tale debordante
letizia, magari si sarebbe lasciato contagiare da quel delizioso
sorriso da ebete sotto i baffi curati.
Il
primo amore: un'effimera illusione di quiete destinata ad appassire in
un mondo inquieto dove chiunque restava irrimediabilmente solo coi suoi
demoni, persino un'anima pura come Luigi. Ma il bravo fantasma lo
avrebbe aiutato ad aprire finalmente gli occhi. Presto.
Quella
dei due innamorati era una situazione così fragile che sarebbe
bastato un gesto o poche parole nel momento sbagliato per farla
precipitare, costretti a nascondere il reciproco affetto da sguardi
indiscreti. Luigi e suo fratello godevano di notevole riconoscimento
nel Regno dei Funghi per il loro eroismo e la principessa Peach aveva
conferito ad entrambi il meritato titolo di cavalieri del reame.
Malgrado tale onorificenza, al di fuori della terra della generosa
sovrana i Mario non potevano contare di ricevere un simil riguardo e in
apparenza restavano soltanto due
umili lavoratori con molto coraggio e nessuna estrazione nobiliare:
improbabili partiti che non sarebbero stati visti con benevolenza dalle
altrui maestà, se la posta in gioco era proprio l'erede al trono
di una di queste.
Il
padre della principessa Daisy purtroppo non costituiva un'eccezione,
ligio alle tradizioni ed estremamente protettivo nei confronti della
sua bambina, alla quale aveva permesso, seppur con molte riserve,
di prolungare il soggiorno nella dimora dell'amica a patto che non
avesse trascurato l'istruzione. Se il monarca della rovente Sarasaland
fosse venuto a conoscenza dell'intrigo disdicevole in cui la figlia era
coinvolta con un popolano, non avrebbe perso un secondo a riprendersela
dentro le mura del suo castello, lontano dagli scandali e dalle grinfie
di qualunque bellimbusto pronto ad approfittare di una giovane rampolla
ingenua, gettando fango sul buon nome della dinastia reale.
Quella
vicenda struggente fece sovvenire a Re Boo di una favoletta che aveva
letto in un libro secoli or sono, quando il sangue pompava ancora nelle
sue vene. Il lieto fine ideale: il padre comprensivo e di larghe vedute
che spalancava le braccia al giovane villico ma dall'animo giusto,
coronando il sogno d'amore disinteressato tra la pulzella svampita e
l'adorato arrampicatore sociale. Così dozzinalmente cliché. Peccato che nella realtà le cose funzionassero ben diversamente.
Dopo
tempo immemore che un'emozione simile non tornava ad appesantirgli il
cuore che più non aveva, avvertì un briciolo di tristezza
per il suo Luigi, per i mulini a vento contro cui si sarebbe scontrato
e quanto ne avrebbe sofferto. Ciononostante non doveva far nulla per
risparmiarglielo, restando cheto ad attendere il momento opportuno per
recidere il fiore al massimo del suo splendore.
Con un piccolo sforzo, stirò le labbra in una maschera allegra. « Dunque vivilo come se fosse l'ultimo. »
Nota d'autrice:
« Acqua cheta rovina i ponti » → Proverbio di origine toscana. Si definisce “acqua cheta” un individuo tranquillo che con costanza è in grado, cheto cheto, cioè
senza tanto clamore né in aperta competizione, di eliminare
ostacoli in apparenza inamovibili; o, in negativo, chi apparentemente
non sembra crear problemi ma a un bel momento potrebbe esser proprio
quello che sconvolgerà tutto.
Direi che ambedue le interpretazioni riassumano brillantemente il modo di agire di Re Boo :]
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Capitolo 4 *** Détaché ***
d
Personaggi: Daisy, Re Boo, Luigi (menzionato), Waluigi (menzionato).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.
Détaché
Se
quel boo malefico era convinto che lei fosse una sprovveduta beatamente
in bilico dal cadere giù dalle nuvole, allora aveva fatto male i
conti. Quando Daisy aveva trovato le lettere a casa di Luigi,
frettolosamente nascoste in mezzo alle riviste di parapsicologia, aveva
stentato a credere a ciò che vi aveva letto, soprattutto
all'identità dell'autore dietro la firma arzigogolata a chiudere
in bellezza ogni resoconto smanceroso sui loro intimi e affascinanti
simposi e l'invito al seguente.
Tuttavia non aveva preteso chiarimenti dal giovane; aveva invece
sistemato ogni foglio esattamente come era stato lasciato e ripiegato,
seppur con fatica, essendo ella una persona diretta e poco incline alle
sottigliezze, a recitare la parte della silenziosa spettatrice per
indagare su cosa stesse davvero bollendo in pentola tra i due. Con
l'amaro del fiele in gola, si angustiava ad accettare che Luigi, il suo
dolce e corretto Luigi, fosse arrivato a nascondere dei segreti persino
a lei. E che stesse combinando chissà cosa con un individuo del
genere, per giunta!
Dunque
era rimasta in disparte, vigile nel carpire l'ombra di un segnale
ogniqualvolta che l'uno si trovava in prossimità dell'altro, ma
in pubblico stavano ben accorti a non lasciar trapelare nulla. Eppure,
sotto una lente più attenta, si poteva intuire che la
realtà ormai non fosse come era sempre stata: l'idraulico
sembrava dimentico dell'antica inquietudine derivata dalla presenza del
fantasma e aveva cessato di mostrare spavento, esprimendo solo una
parvenza di bonaria sorpresa, quando questi al suo solito gli giocava
una delle sue marachelle, materializzandoglisi davanti a fargli qualche
boccaccia con la lunga lingua blu per poi svanire tutto ridacchiante
neanche fosse stata la burla del secolo. Al contrario, le buffonate
dello spettro parevano quasi divertirlo adesso.
La
principessa non aveva mancato di spiarli naturalmente, percependo
qualcosa dentro di lei sprofondare nel momento in cui Luigi, per la
prima volta da quando si conoscevano, le aveva mentito: no,
non l'avrebbe accompagnata al castello stasera, aveva un brutto caso di
occultini molesti di cui occuparsi, ma domani si sarebbe fatto perdonare.
Nessuno aveva messo in dubbio il sorriso imbarazzato dietro il cortese
rifiuto, confidando nella sua onestà e negli impegni che la
nuova attività implicava, mentre lei aveva intravisto
perfettamente la menzogna di quelle parole. Non seppe stabilire cosa la
ferì di più, se il fatto stesso della fandonia o che egli
preferisse trascorrere il suo tempo con un altro anziché con lei.
Così
lo aveva seguito e ciò che vide le chiarì definitivamente
cosa stava accadendo alle sue spalle: le fattezze assunte dallo spettro
per conferirsi un'immagine più umana, la furberia con cui questi
stuzzicava gli interessi di Luigi e lo induceva al dialogo
oltrepassando ogni sua insicurezza, i ghigni e le occhiate suadenti su
quell'infida faccia da Pierrot che l'avevano quasi persuasa ad uscire
allo scoperto ed elargirgli la sberla che gli si addiceva per una tale
esibizione di sfrontatezza.
Sfrontatezza
che il giovane nella propria ingenuità non pareva cogliere o
che, forse, non lo disturbava, mentre la fanciulla ribolliva di gelosia
sentendosi surclassata nelle attenzioni del suo Luigi incapace di
racimolare dentro di sé una fibra di risentimento per coloro che
lo trattavano male, persino per quell'energumeno di Waluigi, e che
credeva di vedere del buono in tutto e in ognuno, pur quando non ve
n'era affatto. Era ovvio che il boo si stesse soltanto approfittando
dell'animo altruista del ragazzo e stesse cercando di traviarlo, che
apparentemente vi fosse dietro anche qualcos'altro oltre a loschi
scopi, ma non doveva permettersi di pensare che Daisy se ne sarebbe
rimasta nell'ombra delle quinte.
Al
gran premio successivo, l'occasione del fatidico confronto in privato
si presentò nel momento in cui il lugubre sovrano si accingeva a
prepararsi per la competizione. Re Boo aveva originariamente scelto di
sistemare il proprio box a debita distanza dagli altri, come se l'alito
dei comuni mortali rischiasse di appannargli la carrozzeria, e molto
spesso si tratteneva per ultimo a degnarsi di ricoprire la postazione
assegnata lungo le linee di partenza, costringendo il resto dei
concorrenti a reggere il suo malvisto atteggiamento da diva per il solo
gusto di rendersi ancor più irritante. Anche quel giorno lo
spettro aveva deciso di farsi desiderare ed era stata la principessa di
Sarasaland a raggiungerlo, intanto che la considerazione altrui era
rivolta agli orologi o ai Numi del cielo nell'impazienza dell'attesa.
Daisy
non si stupì di trovarsi al cospetto di tanti piccoli boo
laboriosi, intenti a lucidare meticolosamente il grosso fuoristrada e
ad affilare le corna fissate sul paraurti anteriore; si poteva
azzardare già a primo acchito l'entità dei danni che quel
bestione meccanico era in grado di infliggere, specie se pilotato da un
pericolo ambulante alla stregua del defunto re. Prevedibilmente il
banco di fantasmini si divise in due reazioni opposte alla vista
dell'inattesa ospite: un gruppo si paralizzò all'istante e si
schermò il faccino con le zampette, impaurito dal peso di uno
sguardo fisso, mentre il secondo sfoderò i denti in una smorfia
sinistra, corrispondendo l'espressione risoluta della fanciulla con
palese ferocia nelle pupille luccicanti ed ispirando assai meno
tenerezza rispetto ai timidi colleghi.
Re
Boo le dava le spalle, riponendo con calma la sua corona più
maestosa sul cuscinetto di velluto purpureo offertogli da una recluta
per far cambio col modello sportivo. Dall'ombra proiettata sulla parete
aveva certamente riconosciuto chi lei fosse, ma non esternò
alcun cenno di benvenuto. Non che la principessa avesse sperato
altrimenti, e la stessa iniziò a covare il serio sospetto che la
sua visita fosse una tappa già prevista dallo spirito e
nutrì invece la certezza che questi la giudicasse nulla di
più di una zanzarina fastidiosa.
Indifferente
ad alcun tipo di convenevole, la fanciulla andò dritta al succo
della questione. « A Luigi non piacciono gli uomini. »
Alla
fine Re Boo si voltò, impassibile, vagamente annoiato magari da
quell'intervento. « Io non sono un uomo. »
« E cosa saresti? »
« Fa-boo-lous. » Un sorrisone beffardo le si distese dinnanzi.
Daisy avvertì l'irrefrenabile impulso di strangolarlo. Peccato che il fantasma fosse sprovvisto di un collo da afferrare.
« Ad ogni modo, mademoiselle,
per quant'io reputi rinfrescante la vostra irriverenza, è ad un
Re che vi state rivolgendo: gerarchicamente un gradino al di sopra del
vostro, se la memoria non vi assiste. Dovreste riferirvi alla mia
persona col riguardo che mi si conviene. »
« Voglio che resti alla larga da lui. »
« Oh oh oh, non siamo troppo mature per calarci nei panni delle fidanzatine possessive? »
« Lo dico per il suo bene. Stare a contatto con te non gli porterà nulla di buono. »
« Potrei affermare la stessa cosa di voi. »
« Come, prego? » La principessa irrigidì le spalle, punta sul vivo.
«
Non potrete mai renderlo felice. Cosa credete? » Il ghigno
insolente si aprì ulteriormente, fino a sfoggiare per intero le
file di zanne aguzze. « Sinché il vostro amato padre
avrà respiro, non accetterà che la sua unica,
preziosissima figliola si degradi ad accasarsi con un signor Nessuno
qualunque che avete pescato fra la marmaglia popolare – zero
preparazione al ruolo che gli affiderete, ergo zero credibilità
agli occhi degli altri reami – inadeguato a garantire la stima di
regina che il matrimonio dovrebbe comportarvi. Luigi trascorrerà
la vita accanto a voi subendo in silenzio la freddezza della famiglia
acquisita e il giudizio dell'opinione pubblica che ogni giorno lo
faranno sentire piccolo e meschino, fino a rimpiangere la scelta della
vostra unione. E nell'estremo caso in cui arriviate all'abdicazione per
compiere la rosea utopia di cui vi illudete, il pensiero di aver
lacerato la serenità di una famiglia e di un regno per sua causa
lo porterà a soffrire e voi, mia cara, lo costringerete a
convivere col peso dei rimorsi per il resto della sua esistenza. »
Daisy rimase impietrita mentre una morsa gelida le attanagliava il petto sino a mozzarle il fiato.
Il
fantasma proseguì inesorabile, ridendo dentro di sé del
dolore che lesse in quegli occhi da cerbiatta. « Or ditemi,
Vostra Lungimiranza, chi di noi due farebbe meglio a stargli alla
larga? »
Nota d'autrice:
Pierrot (alias Pedrolino nella
Commedia dell'Arte cinquecentesca): maschera dal volto pallido, bianco,
la bocca rossa e piccola e la caratteristica espressione triste;
simbolo dell'innamorato malinconico e dolce. Dal carattere estremamente
pigro, si distingue come il più intelligente dei servi, svelto
nel parlare, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non
capire i loro ordini, anzi li esegue al contrario, non per
stupidità ma perché li ritiene sbagliati.
È furbo
ma sentimentale; l'unico personaggio che a un piatto di minestra
predilige una romantica serenata sotto le finestre della sua bella.
Può darsi che anche per questa ragione sia pallido e languido e
spesso una lacrima gli scende sul viso... Soffre forse di mal d'amore?
|
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Capitolo 5 *** Fausse note obligée ***
k
Personaggi: Luigi, Re Boo, Daisy (menzionata), OC.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.
Fausse note obligée
Oriella
aveva più paura di quanto rammentava di averne mai sperimentata,
tanto da essersi quasi convinta che i battiti agitati nel suo petto
rischiassero di giungere alle orecchie del mostro appostato di fuori,
inamovibile, in attesa.
Attesa
che stavolta, dopo la bellezza di due ore trascorse nella quiete di una
sola sedia occupata, parve aver lasciato posto infine alla
rassegnazione che nessuno sarebbe arrivato ad accomodarsi sull'altra.
Eppure lo spettro non se n'era ancora andato, mantenendo lo sguardo
fisso dove il volto del suo interlocutore avrebbe dovuto trovarsi.
Cereo come una perla sotto la fredda luce lunare, occhi superficiali lo
avrebbero frainteso per una statua se il ritmico ticchettare di un
indice non ne avesse tradito al comando una volontà che, per la
terza volta in secoli di indisturbata reggenza, il timido Luigi aveva
seriamente messo alla prova.
La
cameriera si strinse nel suo giacchettino sgargiante di paillettes e si
avvicinò alla finestra sino a sfiorare il vetro gelido,
poiché la temperatura era progressivamente calata col protrarsi
dell'inspiegabile ritardo. Giurò che l'acqua nel vasetto al
centro del tavolino, con un bel mazzolino di lavanda colta da poco, si
fosse completamente ghiacciata e i fiorellini intirizziti, siccome il
freddo intenso pareva propagarsi proprio dalla figura del fantasma. Da
quella prospettiva Oriella non riuscì a scorgere quale
espressione fosse incisa sulla faccia tonda, ma covava la certezza che
Re Boo fosse senz'altro infuriato. E nulla gli avrebbe impedito di
sfogare la sua ira su una piccola toad sventurata se avesse gradito un
bersaglio invece del dessert per sopprimere l'amarezza.
Dopo
che ella aveva assistito all'onta, quante chance le erano
effettivamente rimaste di spuntarla illesa (almeno fisicamente) persino
stavolta? Considerando che il sospirato assente fosse inoltre la sua
unica ancora di salvezza, ridicolmente poche.
« Chérie? » Il familiare richiamo vibrò infine nel silenzio, senza alcuna traccia di emozione, sibillinamente.
L’istinto
all'autopreservazione sollecitò la micete a darsela a gambe per
la porta di servizio, ma con quale giovamento? Ovunque si fosse
nascosta, Re Boo l’avrebbe stanata: si trattava di una mera
questione di tempo.
Oriella
uscì sconfitta a testa bassa dal suo rifugio illusorio, muovendo
adagio i passi sotto il macigno dell'accettazione dell'ineluttabile
come un condannato in catene scortato al patibolo. Percepiva ogni
cellula in corpo fremere di terrore, ma non poteva far niente per
deviare la rotta che la sua esistenza stava imboccando, eccetto che
raccomandarsi l'anima ad una riscoperta inclinazione alla clemenza da
parte dello spettrale sovrano. Tuttavia, una volta ridotta
drasticamente la distanza a separarli, clemenza fu per certo ciò
che non lesse sul volto funereo ad accoglierla.
Rabbia,
torbida e letale, più pungente del gelo che le condensava il
respiro in candide nuvolette, ribolliva negli occhi ultraterreni che
parevano quasi gettare scintille dalle scure cavità orbitali. Re
Boo era serio come mai lo aveva visto, con gli zigomi contratti e le
labbra serrate in una linea dura.
Fu
allora che Oriella comprese che le visioni che l'avevano afflitta nelle
ultime settimane altro non erano state, perché la sua morte la
stava guardando dritta in faccia proprio in quel preciso momento: il
fantasma mostrava l’evidente intenzione di prepararsi a
obliterare ogni indizio dell'imperdonabile tradimento commesso, a
partire da lei, scomoda testimone. Supplicare per una vita non meno
insignificante di svariate centinaia di migliaia all'attenzione del boo
non avrebbe sortito differenza alcuna, ma, impulsivamente, non furono
le preghiere ad affiorarle nella voce tremula di paura. « Sono
sicura che anche Luigi sia dispiaciuto di non essere qui, signore.
»
Ragionandovi
più avanti, a mente lucida, non seppe capacitarsi da dove tali
parole fossero sbocciate; forse la fame di sopravvivenza e l'adrenalina
vi avevano messo lo zampino, innescando un’ultima, disperata
spinta di coraggio per reagire secondo il suo intuito e tentare di
rabbonire un cuore in subbuglio. Oriella aveva avuto a disposizione
più occasioni di quante avesse desiderato per mettere in pratica
il suo spirito di osservazione con Re Boo, ma non occorreva una
spiccata perspicacia per denotarne il carattere lunatico, la maniera in
cui passava all'estremo di un'emozione senza vie di mezzo, e
specialmente la ragione scatenante del più recente e violento
dei suoi sbalzi d'umore.
Lo
spettro era stato talmente accecato dalla propria collera, impregnata
di delusione per l'incontro mancato, da non aver ventilato l'ipotesi
che Luigi non si fosse presentato per via di un impedimento
inderogabile e non per rifiuto di vederlo. O almeno la toad auspicava
vivamente nella prima possibilità, se non voleva conoscere un
destino addirittura peggiore del Game Over, tipo restare intrappolata
in una cornice dentro un bugigattolo senza finestre per i secoli dei
secoli...
Ad
ogni modo, le parole della micete avevano effettivamente instillato il
seme del dubbio poiché il fantasma bloccò la mano che
stava calando su di lei, con le dita flesse come le grinfie di un
rapace, squadrandola interdetto per qualche secondo mentre soppesava il
messaggio che gli era stato umilmente suggerito. Lo sguardo diabolico
si soffermò meditabondo su un punto impreciso alla sinistra del
padrone, prima di riportarsi sulla piccola cameriera infreddolita che
si rattrappì ulteriormente ricevendo due pacchette leggere sul
capo bulboso.
Poi
Re Boo se ne andò, così, senza aggiungere altro o porgere
commiato, inghiottito dalle tenebre. Lungi da Oriella richiamarlo per
concederle come minimo la soddisfazione di un assaggio della
crème brûlée
alle mirabelle che aveva preparato appositamente per loro, siccome
aveva preso nota che allo spettro esigente piacesse variare col
menù. In maniera del tutto involontaria, salvando se stessa,
aveva salvato nel medesimo istante anche il rapporto germogliato tra i
due impedendo al lugubre sovrano di troncarlo a causa paradossalmente
di un giudizio prematuro.
Re Boo era offeso.
Eccome, se lo era.
Si
sentiva talmente offeso che, se avesse avuto davanti chiunque altro
tanto sfacciato da incontrare il suo sguardo senza chinare poi il capo,
non avrebbe esitato a sguinzagliargli le sue orde spettrali tutte
insieme alle calcagna.
«
Solo perché ho tentato di imprigionare tuo fratello e di far
piombare il mondo nell'oscurità, non ti dà il diritto di
gettarmi da parte come uno strofinaccio quando ti fa comodo. »
Assottigliò gli occhi riducendoli a due fessure luminescenti di
collera.
Il
fievole chiarore dell'unica fonte di luce che Luigi conservava per le
emergenze, un mozzicone di candela poggiato sul tavolino, lambiva dal
basso i lineamenti di entrambi distorcendoli e scavando ombre sui loro
visi. Poteva quasi considerarsi un'atmosfera romantica se non fosse
stato per l'oscurità circostante a rendere l'ambiente oltremodo
tetro, quando nemmeno il bar di Oriella restava aperto a trasmettere un
alito di vita nei paraggi della pista inutilizzata. Stavolta era la
toad a non essere presente, siccome l'appuntamento non era stato
programmato e ovviamente nemmeno Luigi aveva prima ricevuto la solita
missiva a confermare la partecipazione del boo. Eppure il mortale aveva
nutrito la certezza che, a una settimana precisa dall'ultimo incontro
fissato, avrebbe trovato il fantasma lì ad aspettarlo per dargli
modo di spiegarsi.
«
Scusami, » ripeté desolato il giovane, « ma Daisy mi
aveva fatto una sorpresa e non potevo lasciarla a casa da sola...
». La scaltra principessa aveva memorizzato a menadito tutti i
passaggi segreti del castello per trovare il modo di uscire alla
chetichella col favore delle tenebre senza l'impiccio delle guardie, e
non era la prima volta che bussava alla porta dei fratelli Mario per
poter stare finalmente vicini e coccolarsi davanti a un bel film. Luigi
si era visto obbligato a fare ritorno a Fungopoli per non darle una
delusione quando lei lo aveva chiamato dal telefono in salotto,
trascurando a malincuore l'impegno preso con lo spettro.
«
Ah, la soave donzella era in visita. » Lo interruppe questi, non
poi così rinfrancato dalla giustificazione. « Capisco.
»
«
Mi rincresce di non aver mantenuto la parola. » L'altro si
chinò per raccogliere qualcosa accanto al Poltergust 5000 e gli
pose davanti una scatolina di cartone lucido come uno scrigno prezioso
che rifletteva la danza della fiammella.
Re Boo non manifestò alcuna curiosità sul contenuto, continuando ad osservare l'idraulico con sommo disappunto.
Luigi
la aprì un po' in imbarazzo, avendo confidato in una reazione
più positiva per il suo dono di scuse. « Sono dolcetti
alla cannella ripieni di noci e datteri, una prelibatezza di
Sarasaland, ma mi sono già dimenticato il nome perché si
pronuncia in sarasiano. Me li ha mandati Daisy stamattina, li ha fatti
con le sue mani. » Abbozzò un sorriso incoraggiante
tentando di far breccia nel broncio dinnanzi.
Che cosa vomitevolmente carina. Lo
spettro vi gettò uno sguardo diffidente e dall'aspetto non
dubitò che fossero squisiti, disposti in ordine sul fondo come
una schiera di soldatini tutti uguali sotto una nevicata leggera di
zucchero a velo, così schifosamente perfetti. «
Pensi di porre rimedio a un torto offrendomi dei pasticcini? Mi stai
forse paragonando a uno yoshi? » Quei dolci traboccavano
dell'amore che la principessa aveva impiegato per distrarre Luigi dal
raggiungerlo, mentre lui languiva per due ore nella vana speranza di
udire il rumore del suo kart finalmente appropinquarsi. Lo nauseavano,
pur non possedendo uno stomaco.
« No, credevo soltanto che li avresti apprezzati. » L'idraulico cominciò a innervosirsi, vedendosi incapace di risolvere quel malinteso senza urtare ulteriormente la suscettibilità del fantasma che, a questo punto, non
pareva affatto propenso ad andare avanti senza prima fargliela
scontare. « Non potevo certo riagganciarle con un “pardon, devo correre altrove”.
» Si tolse il cappello per passarsi una mano tra i capelli,
un'abitudine che manifestava quando era a disagio e che
inconsapevolmente trasmetteva del fascino.
« La tua parola vale meno di questi dolcetti, dunque? » Un arco sopraccigliare si sollevò con sdegno.
« No!
» esclamò Luigi alzando la voce per l'esasperazione.
« Scusami, scusami. » Si ricompose già pentito dello
scatto, riportando lo sguardo limpido sugli occhi baluginanti del boo.
« Io sono riuscito a passare sopra quello che hai cercato di
combinare a mio fratello e a me. Tu non potresti fare un piccolo sforzo
oggi? »
«
E io ti ho perdonato per avermi guastato la festa ad ogni occasione,
eravamo pari » obiettò l'altro in tono petulante,
sporgendosi lievemente verso l'interlocutore.
Il giovane si limitò a fissarlo, cupo che quasi le sopracciglia si unirono alla linea del naso.
« Va bene, touché.
Per questa volta sorvolerò su una tua mancanza. » Re Boo
accondiscese infine, riadagiandosi sullo schienale come se si fosse
appena misurato in una strenua battaglia. D'altronde,
non è a Luigi da imputare principalmente la colpa, ma i giorni
per giocare agli innamorati fuggiaschi sono contati ormai.
Perciò, principessina, goditeli pure finché te lo concedo. I
baffi del suo compagno di serata si contrassero agli angoli della bocca
in un sorriso rallegrato e il fantasma fu pronto a perdonarlo
definitivamente, scendendo a patti con la sua gelosia per un po'. Gli
piaceva l'effetto della luce calda della candela sul viso fresco e
gradevole che emergeva dall'ombra, rimembrandogli uno dei pittori che
più lo suggestionavano.
« Ti va di assaggiarne uno, adesso? »
« No, grazie, sono a dieta. Che ne pensi di Caravaggio? »
Nota d'autrice:
Mi
scuso nell'aver cancellato e ripostato il capitolo, ma mi sono resa
conto di aver inavvertitamente inserito anche una parte che ho
intenzione di sviluppare più avanti. Quindi, perdonate ogni
spoiler o voi che già lo avete letto prima che me ne accorgessi...
Spero che abbiate passato un fa-boo-lous Halloween :]
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Capitolo 6 *** Melisma ***
Melisma
Personaggi: Luigi, Mr. L, Re Boo, Daisy (menzionata), Mario (menzionato), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere: Dark, Introspettivo, Sportivo.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Tematiche delicate.
Melisma
« Vacci piano. Sono un po' arrugginito dall'ultima volta. »
« So quello che faccio, non per vantarmi. »
« Non dovremmo metterci qualche protezione? »
« È questa la fiducia che hai in me? Mi spezzi il cuore, Luigi. »
« Non sono ancora a mio agio a maneggiare un’arma del genere. »
«
Profitteremo dunque dei primi minuti per fare del riscaldamento,
finché non avrai acquisito sufficiente confidenza nei tuoi
movimenti. » Con un sogghigno sornione stampato sulla faccia a
luna piena, Re Boo assunse la posizione di mise en garde,
flettendo le gambe divaricate e tenendo un braccio semidisteso per
puntare la spada a coccia contro l'avversario. Luigi fece altrettanto,
incapace tuttavia di ispirare la medesima risolutezza dello spettro in
panciotto e camicia, il quale mostrava l'espressione convinta di un
ballerino pronto a incantare il gentile pubblico: nel loro caso, la
minuta Oriella intenta a sbirciare dalla finestra, affascinata dalla
scena e al contempo inquieta per l'incolumità del giovane mentre
i riflessi delle lame affilate serpeggiavano sul manto erboso.
A
giudicare dal suo sguardo, l'acchiappafantasmi pareva essersi
già pentito invece di aver accennato durante il loro ultimo
incontro di esser stato scelto come schermitore rappresentante del team
Mario alle Olimpiadi di Londra del 2012.
«
Pensi di fare la prima mossa quando il sole avrà finito di
calare? Io ci vedo al buio, ma non metterei la mano sul fuoco riguardo
a te. » Il lugubre sovrano scoccò una frecciatina, deciso
a scuotere lo sfidante dal suo immobilismo e vivacizzare la serata.
Alla
fine il timido Luigi si decise a dare inizio al fatidico duello e lo
stridio metallico delle lame che s'incrociavano a mezz'aria infranse la
quiete circostante, vibrando un colpo dopo l'altro con maggior
destrezza finché non si raggiunse il ritmo di una danza mortale.
Sebbene Re Boo non facesse altro che limitarsi al gioco di difesa, a
parare fendenti e imbroccate, concedendo terreno di tanto in tanto e
riguadagnandolo in pochi e lesti passi, l'eleganza e l'abilità
indiscussa con cui questi teneva a bada l'offensiva avversaria
sminuivano all'occhio la scherma del contendente. Non ci volle molto
prima che Luigi iniziasse a manifestare sintomi di affanno, mentre il
fantasma naturalmente era immune alla pena della stanchezza fisica e lo
svantaggio del mortale divenne una verità incontrovertibile.
D'un
tratto, a seguito di un mulinare di lame talmente rapido che Oriella
riuscì a carpirne solo un baluginio sibilante, la spada
dell'idraulico cadde a terra dopo aver tracciato qualche piroetta in
volo.
«
Ti stai contenendo. Credi che non mi accorga da come indugi prima di
deciderti a stoccare? » lo rimproverò lo spettro
aggrottando le arcate sopraccigliari glabre.
«
È la prima volta che uso una lama vera. Se scivolassi per
sbaglio potrei addirittura cavarti un occhio » fece l'idraulico
titubante, massaggiandosi il polso dove il lato piatto della spada
avversaria aveva sbattuto. Ci sarebbe venuto un bel livido a
ricordargli la lezione.
«
E se anche fosse? Ho già provveduto da solo a spedirmi all'altro
mondo. » Per buona misura, il boo si trafisse da parte a parte il
palmo della mano libera, impassibile mentre il ferro tagliente
infilzava l'involucro ectoplasmatico con la fluidità di un
coltello che affonda nel burro. Estratta poi la lama dalla stigmate
esangue, tese il braccio in avanti per mostrare all'avversario i
tessuti lacerati che in pochi attimi tornarono a combaciare, compresa
la stoffa del guanto, cancellando l'unico difetto visibile del suo
aspetto impeccabile. « Preferisci forse che mi cavi un occhio
fuori dall'orbita, oppure tutti e due, come dimostrazione? »
A
Luigi si rizzarono i peli della nuca alla macabra visione, ma scosse la
testa con vigore assorbendo il concetto e si chinò a recuperare
la propria arma. Era pienamente consapevole di comportarsi da sciocco
nel nutrire remore a colpire persino un avversario immortale e
insensibile al dolore, ma l'impulso di agire con cautela nello
scagliare a destra e a manca un oggetto così pericoloso era
più forte di lui.
«
E un'ultima cosa: la tua presa deve essere sicura, ma non contratta, o
le mosse perdono scioltezza e regali al nemico il lusso di disarmarti
alla prima opportunità. La spada che impugni non è
più un volgare utensile, ma un'estensione del tuo arto. Il
braccio comincia da qui... » Re Boo portò la punta della
lama a sfiorare la stoffa verde della tenuta a coprire la spalla del
giovane. « E termina qui. » Toccò l'estremità
acuminata dell'arma nella mano avversaria. « Immagino che non ti
vadano a genio le mutilazioni, nevvero? Bene, perché è
così che devi pensarla quando la tua spada ti viene strappata
via. »
Luigi
annuì, ma il sovrano lesse nel suo viso l'assenza di motivazione
a battersi sul serio. Evidentemente doveva suonare più
persuasivo. A mali estremi...
«
Fingi ch'io sia un ribaldo venuto a rapire la tua caramellosa
metà per segregarla nella mia spelonca sinché non
acconsenta alle nostre nozze per esasperazione » lo
provocò avvicinandogli la punta dello spadino alla gola.
L'idraulico si fidava abbastanza da non percepire una minaccia nel
gesto, mentre la vista di un'arma temibile a scarsi centimetri da un
punto vitale procurò un fremito di anticipazione allo spettro.
L'occasione era propizia, la tentazione forte, ma il frutto era ancora acerbo.
Re
Boo ritrasse il braccio e ristabilì le distanze. « Vediamo
se saresti capace di fermarmi. » Sogghignò con
sbruffonaggine.
Luigi
serrò le dita intorno all'elsa fino a sentire le nocche
formicolargli, poi ammorbidì la stretta come il suo mentore
improvvisato gli aveva suggerito. Si fissarono in silenzio preparatorio
per un momento.
« En garde! »
esclamò il fantasma con un sorriso tutto zanne, riaprendo
così la sfida. Stavolta aveva toccato il tasto giusto e non
rimase affatto deluso.
Luigi
ripartì con una luce nuova nelle pupille, immedesimandosi nella
situazione ipotizzata dal re: il bruto Tatanga, tornato alla carica dai
meandri dello spazio per mettere le grinfie addosso alla sua Daisy e
tenerla prigioniera dove nessun principe azzurro avrebbe potuto
soccorrerla, oppressa dalle assillanti avance del barbaro e senza
alcuna via di uscita; lui solo rimasto ad ergersi tra la principessa e
l'invasore, la sua spada tratta in mano in difesa della damigella, a
costo della vita stessa, come un vero cavaliere in armatura e yoshi
bianco, come l'impavido Lancillotto con la sua Ginevra. Non avrebbe
permesso a nessuno di portargli via ciò che più amava.
Mai!
Il
timido paladino aveva finalmente accantonato ogni dubbio e
iniziò a dar sfogo a una tensione repressa chissà da
quanto tempo dentro di sé, trascinato dalla frenesia di quella
danza di spade e intenzionato né a mollare finché non
avesse ribaltato le sorti del duello, né tanto meno a beccarsi
una seconda bacchettata al polso e all'orgoglio.
Poi
un riflesso che purtroppo già conosceva e che era incapace di
controllare scattò in lui: le paure più nascoste
tornarono ad agitarsi come un groviglio di serpi e s'impadronirono del
suo spirito tormentato. Vide Tatanga riuscire a sopraffarlo con le sue
armi super avanzate, deriderlo tracotante e portarsi via Daisy in
lacrime, mentre egli giaceva sconfitto nella polvere e nella vergogna.
Vide Mario impugnare l'altra spada per duellare davanti al popolo
intero e le maestà del Regno dei Funghi e di Sarasaland,
disarmarlo con una bravura tale da svilire Luigi alla stregua di un
pivellino e godersi gli allori mentre il fratello veniva dimenticato
all'ombra dell'insignificanza. Il senso di inadeguatezza, impressione
divenuta pressoché costante nel cuore del giovane, lo
accecò al punto da indurlo a menar colpi più
assiduamente, con una ferocia sempre maggiore, finché non gli
accadde qualcosa che persino il suo avversario non mancò di
notare.
Quanta
rabbia gli leggo addosso, non sembra nemmeno più lui. Anzi,
sembra quasi che il suo Mr. Hyde abbia preso piede in questo scontro,
osservò intrigato Re Boo mentre veniva letteralmente tempestato
di colpi sferrati con una furia intensa nello strenuo tentativo di
costringerlo a scoprire la guardia. Ma
non userei il nome che già appartiene a un altro per definire
chi ho davanti proprio adesso, sarebbe frutto di un ragionamento pigro
e privo del giusto riconoscimento per colui che sta cercando con
cotanto impegno di infilzarmi. Re Boo passò alla controffensiva e scintille iniziarono a schizzare al violento contatto delle armi. A chi devo dunque l'onore di questo ballo?
I
lineamenti dell'altro Luigi si contrassero per lo sforzo quando le lame
surriscaldate dall'incessante sfregamento si impattarono con un guizzo
di faville e la sfida di abilità divenne una di resistenza,
spada contro spada, dove ognuno spingeva senza voler arretrare. Il
nuovo contendente si stupì della forza insospettabile che il
sovrano celava dietro il suo fisico esile.
« Niente
male. Finalmente sei riuscito a tirar fuori lo spadaccino che è
in te » si congratulò Re Boo leccandosi le labbra, come se
sapesse quali angustie affliggevano il mortale e fosse deciso a
sfruttarle senza alcuno scrupolo.
«
Sono arrivato secondo alle Olimpiadi contro Sonic e gli altri. »
L'altro Luigi distese le proprie in un sorrisetto da faina, ingabbiando
lo sguardo dell'opponente in una morsa gelida mentre la dolcezza e la
benignità solite nei suoi occhi erano svanite. Non solo
dall'atteggiamento appariva una persona diversa, ma persino la voce
aveva acquisito una nota più bassa, sensuale all'udito.
Re
Boo approvò l'interessante mutamento e stabilì pertanto
di divertirsi a stuzzicarlo ancora un po'. « Il secondo è
solo il primo degli sconfitti. » Lasciò penzolare di fuori
la lingua bluastra per risultare ancor più sprezzante.
Quell'affermazione
punse sul vivo l'altro Luigi che si rabbuiò in volto. La
pressione della sua spada aumentò leggermente.
« O si vince o si perde, tutto quello che sta nel mezzo è semplicemente un'invenzione consolatoria. » Di quale Mister ho il piacere di fare la conoscenza?
Il
mortale irrigidì la mandibola mentre gocce di sudore gli
imperlavano la fronte corrugata in un'espressione d'ira montante che
gli faceva fremere i muscoli, come in preda ai brividi.
« Credi che basti il secondo posto per guadagnarsi la mano di una principessa? »
L'idraulico
si liberò dalla pressione avversaria spingendolo via con un urlo
di autentico furore. Gli occhi limpidi si bloccarono sulle buie
cavità orbitali che si dissetarono avidamente della disperazione
venuta a galla oltre quell'affascinante faccia tosta, la disperazione
di non essere all'altezza al giudizio del mondo, di restarsene sempre
indietro mentre il successo era riservato a qualcun altro.
«
Credi che il secondo gradino del podio sia degno di un trono? »
Il boo continuò spietato a graffiare sulla ferita mai
rimarginata, aizzando su di sé tutto il livore che Luigi aveva
accumulato sino a opprimerlo come un macigno e che l'altro Luigi
smaniava di sfogare, avventandoglisi contro con ferocia omicida nei
tratti distorti in una maschera collerica.
Re
Boo ne rimase ammaliato, prendendosi un momentino per ammirarla
più da vicino, e la mano che reggeva l'arma gli fu tranciata di
netto in un sol colpo.
Il fantasma gridò, guardandosi il moncherino con un'espressione di comico orrore dipinta in volto.
Luigi
si riscosse e parve appena sveglio da una sorta di trance, osservando
frastornato lo spettacolo ritrovatosi di fronte. Spostò
sbigottito l'attenzione dal braccio mozzo alla mano amputata e ancora
saldamente avvinghiata alla spada riversa sull'erba. Impallidì
come un cencio, avvertendo lo stomaco rivoltarglisi. La testa gli
girò, la vista gli si offuscò e l'infelice infine venne
meno.
Il
sovrano assistette costernato alla caduta ingloriosa del secondo eroe
del Regno dei Funghi e riconobbe con una piccola dose di autocritica di
aver esagerato con lo scherzo.
«
Non farlo mai più, ti prego. » L'idraulico in verde stava
accasciato sulla sua sedia con aria derelitta, tenendo un palmo sulla
fronte e la faccia rivolta al cielo finché il senso di nausea
non gli fosse passato.
«
Sei andato giù come un birillo. » Re Boo ridacchiò
leccando un'altra cucchiaiata di crema inglese. La mano staccata vagava
in autogestione dal resto del corpo, esibendosi in un grazioso balletto
sopra il tavolino dove Oriella aveva poggiato le due portate di
œufs à la neige. La povera toad pareva incapace di
staccare lo sguardo orripilato dal moncherino zampettante a ritmo di
cancan sull'indice e il medio, parandosi dietro il vassoio a mo' di
scudo.
« Potreste aggiornarmi su cosa è successo? Ho un vuoto » confessò il giovane.
« Davvero? » Il sovrano sospese la degustazione, studiando il viso provato di fronte.
«
Di tanto in tanto mi capitano questi episodi di perdita mnemonica, in genere non
durano che qualche istante, ma a volte addirittura minuti interi.
»
«
Non sapevo soffrissi di un disturbo simile. » La mano amputata
saltellò al suo posto e gli occhi diabolici del fantasma si
accesero di vivido interesse. Ci aveva forse visto giusto? Si chiese se
per caso fosse stato per colpa sua, se tutti gli spaventi a cui aveva
sottoposto il ragazzo avessero finito per scombussolarlo più del
dovuto.
Luigi
parve davvero combattuto ad affrontare un argomento tanto intimo, ma
evidentemente nutriva anche il bisogno di confidarsi con qualcuno che
non lo avrebbe giudicato uno svitato e, dopo qualche secondo di
reticenza, si convinse a vuotare il sacco. « È piuttosto recente, in effetti, ma non lo definirei propriamente un disturbo... si
tratta soltanto di lapsus di memoria » minimizzò,
traendo un lungo respiro per farsi coraggio. « Mi capitano da
quando un'ipnotista è riuscita a soggiogare la mia mente durante
una delle ultime imprese con mio fratello per salvare il mondo,
eccetera eccetera. Aveva creato una mia doppia personalità, un
alter ego da usare contro Mario e che si faceva chiamare Mr. L. »
«
Ma è terribile! » Oriella sgranò gli occhietti neri
e Re Boo le lanciò di traverso uno sguardo eloquente,
mostrandole quanto fosse spiacevole finire spiaccicati da una meteora
appena messo il piedino oltre la porta di casa, invitandola
silenziosamente a tenere il naso (che ella non possedeva, in quanto
toad) fuori dalla conversazione. La cameriera si rattrappì
dietro il suo vassoio ricacciando un gridolino.
Luigi
aveva chinato il capo studiandosi teso le dita e non si era accorto del
sottile scambio tra i due. « Sorvolando sui dettagli, alla fine
sono tornato in me e Mr. L è solamente un brutto ricordo. Per un
po' le cose sono andate come sempre, poi però hanno iniziato a
verificarsi questi episodi, all'inizio in maniera sporadica, ma
ultimamente si stanno ripetendo più spesso. A volte mi riscopro
a litigare con mio fratello e non ricordo nemmeno la ragione o cosa gli
ho detto. » La voce prese a tremargli.
«
Non hai fatto riferimento a un professionista? » Re Boo non lo
chiese per premura, ma semplicemente perché era quello che ci si
aspettava che consigliasse.
«
Non mi sento ancora pronto a cercare uno strizzacervelli, sono sicuro
di riuscire a risolvere questa cosa da solo. Può darsi che se ne
andrà così come è venuta » rispose Luigi
indirizzandogli il sorriso speranzoso di chi fuggiva dalla
verità. « So che questo è senz'altro un
contraccolpo dell'ipnosi, ma Mr. L ormai è acqua passata. Magari
da domani non ricapiterà più e ci farò una risata
sopra. »
Re
Boo convenne con due pacche insincere sulla spalla del giovane. «
Ce la faremo entrambi. » Non vedeva l'ora di approfondire la sua
conoscenza col realissimo Mr. L, rimasto sopito in un angolo della
mente di Luigi che aveva indubbiamente riportato dall'assalto
dell'ipnotista cicatrici più resistenti di quanto credeva. Lo
spettro covava il presentimento che lui e il misterioso messere
avrebbero avuto molto di cui discutere armoniosamente.
«
Voi prima mi avete visto. Sembravo davvero qualcun altro? » Luigi
slittò la sua attenzione su Oriella, rivolgendole un'occhiata
implorante di ricevere conferme. « Ho fatto qualcosa di
sbagliato? »
La
toad percepì una stretta gelida intorno al collo e si morse le
labbra, compiendo lo sforzo immane di non tradire espressione che
avesse potuto insospettire l'idraulico ignaro. « Io non ho visto
nulla » replicò sommessamente, sentendosi l'esserino
più pusillanime sulla faccia del regno.
«
Non è successo alcunché per cui tu debba biasimarti
» si intromise il sovrano sporgendosi un poco verso il mortale.
« Sono stato io a esortarti ad attaccare e ho scelto di non
spostarmi per inscenare una piccola burla. Hai dimostrato di essere un
valido opponente, era da molto tempo che non mi davano del filo da
torcere con la spada. »
Il giovane arrossì al complimento, stiracchiando la bocca in un sorriso rasserenato.
«
Il tuo segreto resterà al sicuro tra noi » garantì il
fantasma mettendosi una mano sul cuore (che egli non possedeva, in
quanto boo) e alzando l'altra nel gesto solenne del giuramento, mentre
la povera Oriella represse a stento le lacrime della sua angoscia e
dovette affrettarsi a rientrare con la scusa di aver dimenticato il
bollitore sul fuoco.
« Grazie, siete dei veri amici. »
Nota d'autrice:
Per
il tema della scherma ho preso ispirazione dal gioco “Mario &
Sonic ai Giochi Olimpici di Londra 2012”, dove i personaggi usano
l'epée, la spada con fornimento a coccia (ovvero una coppa
metallica fissata fra la lama e il manico per proteggere la mano),
anziché il classico fioretto.
Affondo: colpo portato con molta forza, frutto del caricamento
di esso, che consiste nello spostare il braccio e il gomito
all’indietro per poi rilasciare improvvisamente in avanti,
liberando tutta la forza. Questo è un colpo micidiale ma molto
lento. Nessuno scudo né armatura può fermarlo:
l’unico modo per evitarlo è quello di scansarsi.
Stoccata: colpo rapido, eseguito di taglio e di media potenza.
Nonostante ciò, questo attacco può risultare micidiale se
portato dopo una finta.
Imbroccata: colpo molto simile all’affondo,
eseguito però con il braccio teso. Per tale motivo non si ha il
bisogno di caricare il colpo: di logica questo attacco risulta molto
rapido ma meno potente, basato per lo più sull’effetto
sorpresa.
La differenza fondamentale tra imbroccata e stoccata è che la prima è tirata passando sopra l'arma nemica, mentre la seconda passando sotto.
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Capitolo 7 *** Morendo ***
7- Morendo
Personaggi:
Luigi, Re Boo, Daisy (menzionata), Rosalinda (menzionata), Peach
(menzionata), Bowser (menzionato).
Genere:
Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing:
Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note:
Tematiche delicate.
Morendo
Il
sorriso di Luigi era raggiante, contagioso, una gloriosa
dimostrazione di gioia di vivere che urlava più forte del trofeo
scintillante riposto sul sedile del suo kart. Considerato che
l’idraulico fosse riuscito a piazzarsi in prima posizione in tutti
e quattro i turni del gran premio, l’espressione sembrava
indubbiamente consona alle circostanze. La vittoria del giovane era
stata talmente clamorosa che la celestiale Rosalinda gli aveva
addirittura espresso i suoi complimenti, elargendogli poi un casto
bacio sulla guancia.
Sebbene
la devozione di Luigi appartenesse alla principessa di Sarasaland che
quel giorno non aveva figurato tra i concorrenti, Re Boo sapeva
che il timido eroe non era insensibile al fascino della dama eterea
e che ella lo teneva caro tra le sue simpatie. Stamattina Daisy aspetta una
videochiamata da suo padre, aveva spiegato Peach sedando le
premure degli amici. Nulla di cui allarmarsi siccome rientrava nella
norma che il monarca di Sarasaland, non diversamente da
qualsiasi altro genitore amorevole, esigesse ascoltare la voce della sua
diletta e unica figlia, appurarsi della salute di quest’ultima,
della costanza nell’istruzione e ovviamente della sua serenità, e
per mantenerla inoltre al corrente degli sviluppi interni del regno
che era destinata a governare.
Stavolta,
tuttavia, solamente Re Boo aveva intuito il vero motivo dietro il
lungo colloquio. Il fantasma immaginò la pulzella chiusa nei suoi
alloggi con le pareti confetto a subire il terzo grado e accampare
una miriade di scuse per non attizzare i sospetti paterni, già
ronzanti nell’aria grazie a strane voci che gli erano giunte sulla
condotta della discendenza.
In
realtà era stato un solo uccellino a cantare, ma il suo cinguettio
sussurrato all’orecchio aveva sortito l’effetto di un’onda
anomala sull’armonia della famiglia reale. Si era trattato
semplicemente di chiacchiere zizzaniose, o vi era davvero sotto
qualche segretuccio succulento che rischiava di finire in pasto alle
malelingue ingorde di corte?
«
Mi sento un po’ in colpa però » ammise il mortale ancora
beatamente ignaro dell’intera faccenda, distratto dall’ebbrezza
del suo recente successo, sfilandosi i guanti impolverati e
togliendosi poi il cappello per far scorrere una mano sui capelli
castani.
«
Per quale ragione? » inquisì Re Boo mentre si apprestava a versare
l’infuso fumante anche nella tazzina delicata di Luigi con la
grazia premurosa che una geisha riservava al suo danna. Lo spettro
aveva notato infastidito come il giovane continuasse a sfiorarsi
distrattamente la gota dove le labbra di Rosalinda si erano posate.
Si chiese quanto alte fossero le probabilità che il suo osservatorio
si sfracellasse contro una meteora vagante o un satellite uscito
dall'orbita, oppure che venisse risucchiato da un buco nero.
«
All’ultimo turno di gara Bowser è riuscito a mantenersi in testa
per quasi i tre giri consecutivi, e a poca distanza più dietro
c’eravamo Peach ed io » iniziò a raccontare Luigi. « Alla fine
sono riuscito a centrarlo con un guscio – non che sia un’impresa,
tenendo conto della mole – e lo abbiamo entrambi superato prima del
traguardo. Sapevo però che il koopa aveva un ultimo guscio rosso in
canna… e invece non l’ha usato. » Gli occhi limpidi gli si
riempirono di meraviglia rivivendo la scena. « Perché Peach era
esattamente alle mie spalle. »
«
È una notizia così dolce che non devo nemmeno inzuccherare il mio
tè ai mirtilli. » Il fantasma spinse lentamente il piattino col
bordo a fiori e la tazzina sopra verso l'interlocutore e Luigi tese
d'istinto la mano per avvicinarselo. Per un istante le loro dita si
toccarono e il mortale avvertì un brivido, mentre il boo fece finta
di nulla e ritrasse il braccio per servirsi dal cestino dei biscotti
a centrotavola.
« Spero dunque
che gli sia rimasto spazio in frigo per una delle torte di
consolazione della principessa. »
Luigi
storse le labbra in un sorriso, mascherando il proprio stupore del
fatto che la mano del re non fosse fredda come lui si era
ingenuamente aspettato, ma tiepida di una falsa impressione di vita.
Forse il boo era capace di regolare la sua temperatura corporea? «
Pensi che ci sia una chance tra loro due? »
domandò studiando l'atteggiamento del fantasma che imitava per
quanto gli era possibile l'apparenza di una persona viva: ne aveva
recuperato le fattezze, mangiava e non era gelido come un cadavere di
trecento anni suonati. Se non fosse stato per il pallore eburneo,
Luigi ci sarebbe quasi cascato.
«
Il giorno fatidico in cui ci concederanno la grazia di
porre fine una volta per tutte al loro tira e molla, uno dei due
dovrà prendere una decisione e venire incontro all'altro. »
Re Boo intinse una madeleine al limone nel suo tè.
«
Che vuoi dire? »
«
Una transizione, insomma. Conosci la fiaba de La
belle et la bête
di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, no? Ebbene, la magia è
sempre la soluzione, ma non è detto stavolta che sia la bestia a
cambiare per la bella. » Lo spettro mantenne lo sguardo sull'infuso di
un viola intenso. « Personalmente preferisco
tifare per il finale diverso dalla tradizione. »
«
Credi che uno dei due arriverebbe ad accettare un simile sacrificio?
» L'idraulico non seppe definire cosa fosse più paradossale: Peach
sotto spoglie di koopa o Bowser sotto spoglie umane.
«
Nelle loro circostanze è un sacrificio necessario. » Re Boo si
portò la tazza alla bocca, osservando dietro l'alone ondeggiante di
vapore Luigi aggrottare le sopracciglia in un'espressione quasi
comica di massima serietà, assorto nella contemplazione di chissà
quale insolita immagine mentale, girando il cucchiaino nel suo tè
con un movimento meccanico. A proposito di sacrificio...
A
differenza della coppia di eterni indecisi, tra lui e il giovane era
chiaro chi dei due avrebbe dovuto compiere il grande passo. Restava
ancora da stabilire il metodo però: un dilemma che assillava senza posa
il defunto sovrano da settimane intere. Quale dipartita era
all'altezza di un eroe? Quale modus moriendi avrebbe rappresentato
degnamente il suo mortale? Era una scelta che andava ponderata
scrupolosamente.
Gli
parve di vivere un tuffo nel passato, quando i suoi occhi scrutavano
critici il mondo con la freschezza fanciullesca di un giovane
promettente, affine all'eleganza e all'arte, di bell'aspetto, gusto
sublime, notevole intelletto, squisita modestia e all'instancabile
ricerca della morte che meglio gli avrebbe garbato. Da ragazzo era
sempre stato romanticamente convinto che i suoi ultimi istanti
dovevano essere in volo, dal cornicione più alto, vicino al cielo, e
prima di saltare a braccia spalancate avrebbe riso con sprezzo alla
vita brulicante sotto di lui, guastata dalla paura primordiale della
sopravvivenza e subordinata all'illusione del libero arbitrio.
Un
dettaglio non indifferente lo aveva costretto tuttavia a
ricapitolare: lo schianto, o meglio, le conseguenze fisiche dello
schianto. Essendo Re Boo un po' vano, l'unica cosa che lo spaventava
e a cui non poteva rassegnarsi era l'idea che la sua faccia venisse
deturpata, fino a fare orrore a vederla. Così niente salto. Bramava
una morte che non gli lasciasse cicatrici evidenti sul corpo, ma
nessuna calzava a suo gusto, nessuna aveva quel tocco in più di
spettacolarità che tanto sognava. Impiccagione: troppo comune.
Avvelenamento: sans frisson. Dissanguamento: poco pulito.
Morso d'aspide: già visto.
Fu
un segno del fato il suo incontro provvidenziale con Guillotin. Il re
si sovvenne con un sorriso nostalgico dell'allegra boutade che in
breve tempo aveva preso a circolare sulle bocche parigine: Il
dottor Guillotin ha trovato un rimedio efficacissimo contro il mal di
testa. In seguito al lieto evento lo spettro aveva avuto premura
di tornare a scambiare un saluto una volta tanto col vecchio amico,
ma le sue visite di cortesia notturne avevano concluso col
destabilizzare il dottore sino al limite della paranoia.
Rimuginando
su rimarchevoli episodi di suicidio di sua conoscenza per scovare
ispirazione, gli tornò in mente il singolare aneddoto del visconte
Luis Elemeda che, dopo aver scialacquato la sua fortuna nel giogo
d'azzardo, organizzò un'ultima sontuosissima cena, circondato dalla
crème de la crème della nobiltà parigina e, come dessert, fece
portare in sala una gabbia con tre leoni nella quale entrò e si
lasciò scempiare di fronte agli spettatori atterriti. L'invidiabile
padronanza di sé del visconte suscitava tuttora l'ammirazione del
fantasma, ma certamente non era questo che cercava per Luigi; per
l'idraulico avrebbe eletto una morte decisamente più dolce.
Infine,
l'illuminazione: Luigi disteso su uno stuolo erboso che andava
tingendosi di cremisi, con una lama conficcata nel petto, abbandonato
tra le sue braccia come il prode Orlando giaceva tra quelle di Carlo
Magno che aveva visto impotente il suo paladino spirare; il tutto
definito da una luce drammatica a bagnarli dall'alto.
Re
Boo si sentì estasiato, galvanizzato. Ogni sua particella
ectoplasmica fremeva di emozione e per poco il lugubre sovrano non
rovesciò il contenuto della tazza sul tavolino. Cosa v'era di più
magnifico di una fine che meritava di essere riprodotta in
qualsiasi forma d'arte? Inoltre nutriva un debole per le armi bianche
e il nobile rituale del seppuku, la preservazione dell'onore del
guerriero attraverso la morte autoinflitta, aveva sempre esercitato
un fascino seducente su di lui.
Luigi
avrebbe rinunciato alla vita per propria mano, piantandosi una lama
nel cuore spezzato e inaridito da un amore calpestato che egli
avrebbe finito per rinnegare. Ecco come moriva un eroe.
Nota
d’autrice:
Sebbene
il nome possa trarre in inganno, il dottor Guillotin non fu
l'inventore della macchina decapitatrice, ma colui che presentò
all'Assemblea Nazionale nel 1789 la legge sulle esecuzioni capitali
per mezzo del taglio della testa con tale marchingegno, motivato
dall'intento di recare una morte repentina e indolore ai suppliziati.
Esistevano già dal '500, infatti, modelli rudimentali in uso in
diversi paesi europei (tra cui anche l'Italia, col nome di mannaia)
e ne redasse un rapporto particolareggiato il dottor Antoine Louis,
medico reale. Per tale ragione il truce congegno, una volta approvato
e perfezionato, fu considerato in principio, sia dalla stampa che
dall’opinione pubblica, opera sua e battezzato di conseguenza
Louison, Louisette o Petit-Louise. Fu solo più tardi che prevalse
l'appellativo di Guillotine. I tremendi avvenimenti che si
succedettero con l'avvento del Terrore fecero della ghigliottina,
rapida e infallibile nel suo compito, l'extrema ratio della
Rivoluzione francese.
«
E se il popolo ha lasciato al moderno strumento di morte il suo nome,
benché egli non ne fosse il vero autore, fu in ogni caso un atto
d'alta giustizia, giacché sono gli sforzi suoi quelli che hanno
fatto adottare la pena della decapitazione e questo congegno. »
—Clément H. Sanson, Le memorie dei carnefici di Parigi. Un
secolo e mezzo di esecuzioni capitali: 1685-1847, libro
V, La ghigliottina
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Capitolo 8 *** Melisma [ripresa] ***
m
Personaggi: Luigi, Re Boo,
Mr. L, Daisy (menzionata), Peach (menzionata), Mario (menzionato),
Pauline (menzionata), OC.
Genere:
Dark, Drammatico, Introspettivo.
Pairing:
Het, Shonen-ai, Crack pairing.
Note:
Tematiche delicate.
Melisma
[ripresa]
Sebbene
il fattaccio fosse occorso non più di qualche ora fa dentro le mura
del castello, la notizia si era già diffusa come un'infezione per le
strade della capitale del Regno dei Funghi. Ovviamente le spie di Re
Boo avevano captato la nuova musica, ma la piccola e vigile Oriella
aveva addirittura preceduto il fantasma ed era accorsa per prima al
luogo dove era certa che l'idraulico si fosse rifugiato, il loro
angolino segreto nell'ombra della pista deserta, una fetta di limbo
incontaminato lontano dall'onta dello scandalo e dalla
commiserazione. E proprio lì lo aveva trovato, seduto come sempre al
suo posto, col vuoto nello sguardo che mutò prima in sorpresa e poi
in affetto nel vederla.
Per
un istante di debolezza il cuore le si sciolse in petto, e quel
pensierino malizioso e ostinato che ella teneva nascosto dietro i
sensi di colpa riaffiorò sussurrante: Se non ci fosse mai stata
Daisy... Lo scacciò, forte
della sua rassegnazione che, pur nell'utopico caso in cui il destino
della principessa e quello del paladino non si fossero mai
intrecciati, di certo egli non avrebbe comunque preso seriamente in
considerazione una micete invisibile come lei. Il cuore degli eroi
apparteneva sempre alle principesse: tale era la norma universale
alla quale nemmeno Luigi era stato capace di sottrarsi.
Tuttavia,
ciò non le aveva impedito di farsi notare da lui grazie alle sue
doti culinarie, mettendo un pezzettino di anima in ciascun
manicaretto che gli aveva preparato con le sue mani e gioendo
intimamente dei complimenti ottenuti in cambio. Ogni volta che lui la
ricompensava con un sorriso e la elogiava, Oriella sentiva abbagliata
che persino la possibilità di divenire la sua cuoca personale
l'avrebbe resa felice. Ad ogni modo, non era per consolarlo
con torte e pasticcini che si era precipitata in soccorso dell'eroe
dallo spirito sanguinante per un'altra donna. Aveva intuito che ciò
che era accaduto quella mattina non fosse stato soltanto un caso, ma
che si trattasse piuttosto di una tappa dentro un oscuro disegno
tracciato intorno all'idraulico ignaro. Determinata, provò a
convincerlo, a insistere dolcemente a spostarsi in una sistemazione
più confortevole, ad accampare qualsiasi scusa pur di farlo
allontanare da lì e salvarlo dall'arrivo del secondo ospite. Arrivo
nel quale Luigi pareva star deliberatamente sperando e non rimase
deluso una seconda occasione.
Re
Boo al contrario non sembrò stupito di vederla, e anche lui le
rivolse infine un sorriso, o meglio, un ghigno sadico il cui effetto
fu tutt'altro che incantevole benché nessuna visione truce l'aggredì.
Non si illuse comunque che lo spettro non avesse subodorato le sue
intenzioni e per un attimo fu tentata di gridare all'idraulico ogni
sospetto sull'infido boo, in barba alle garanzie di vendetta.
«
Le premure che ci dedica non finiscono mai di toccarci nel profondo,
chérie.
Scomodarsi solo per noi e deliziarci con la sua inestimabile
ospitalità nel momento del bisogno, lei è un vero bocciolo. Sarebbe
così amabile da prepararci del tè?
»
la liquidò con nonchalance il sovrano in borghese mentre reclamava
il suo posto accanto al mortale, poggiando il raffinato bastone da
passeggio contro la sedia.
Oriella
indugiò qualche secondo, osservando incerta Luigi completamente
distratto dal lugubre interlocutore, con gli occhi magnetizzati sul
volto diafano come fosse un oracolo. Non versava affatto in
condizioni lucide per combattere ed era persino giunto disarmato del
Poltergust 5000, troppo stordito dal dolore dell'abbandono e
dall'illusione di trovarsi davanti una presenza alleata, come avrebbe
potuto tenere testa alla furia del fantasma in quelle condizioni? Se
lei avesse cantato, nulla avrebbe più impedito a quel boo diabolico,
vistosi smascherato, di commettere un gesto estremo per l'incolumità
del giovane. La toad obbedì sconfitta e si incamminò a eseguire
l'ordine. Non appena fu entrata a riempire il bollitore, Luigi crollò
e cominciò a versare tutte le lacrime che aveva sinallora
trattenuto.
«
Lei non tornerà mai più! » gemette stringendosi il capo tra le
mani, chino in avanti e gravato da un macigno invisibile che gli
schiacciava il torace. Si ripiegò su se stesso similmente a un
animale ferito a morte.
Il
fantasma lo studiava sfiorandosi meditabondo le labbra un poco
increspate e tenendo la testa lievemente inclinata mentre ascoltava
la sinfonia di singulti strozzati. Pareva che i polmoni del giovane
non riuscissero a espellere tutta l'angoscia che lo colmava quasi a
soffocare, emettendo a denti stretti lamenti strascicati che
risalivano dallo stomaco alla gola, intervallati da singhiozzi
violenti che gli scuotevano convulsamente le spalle. Lo strazio di
essergli stata negata pure la clemenza di poterle dire addio gli
aveva trasfigurato il volto in una maschera di dolore: era
letteralmente fuori di sé. Ah, l'amour.
«
Suo padre è piombato al castello senza preavviso »
raccontò quello che Re Boo ovviamente già sapeva, ma che ancora
suonava incredibile alle orecchie del povero idraulico. «
Hanno riferito che fosse furibondo e che abbia minacciato Peach di
troncare ogni rapporto tra il Regno dei Funghi e Sarasaland per aver
tenuto segreto di Daisy e me. L’ha portata via e ha giurato che
nessuno della famiglia reale metterà piede qui un'altra volta. » Fu
costretto a interrompersi a causa di una scarica di singhiozzi.
Il
fantasma si sporse per appoggiargli un palmo sul dorso, assestando
qualche pacca leggera a mo' di incoraggiamento.
«
Avrei dovuto essere lì ad assumermi le mie colpe! A difendere lei! »
si rimproverò nuovamente il giovane.
Re
Boo stabilì che il momento fosse propizio per agire. « Non avrebbe
fatto alcuna differenza, lo sai » gli disse dolcemente, col tono che
si usa coi bimbi lenti di comprendonio, rinvigorendo i lamenti
afflitti e i tremori.
Luigi
si sentiva talmente divorato dalla responsabilità delle sue mancanze
da non reagire, convinto di meritarsi il veleno di quelle parole date
per sincere e che preferiva alle vane consolazioni offerte da Mario.
Il fratello aveva stretta la sua Pauline dopo tutto e non poteva
certo arrivare a capire quale punizione il fato aveva invece serbato
a lui. Daisy era tutta la sua luce e la sua aria.
«
Ti avrebbe calcolato come l’insignificante nullità che lui ti
considera » rincarò la dose il fantasma con feroce imperturbabilità
di fronte al dolore che stava acuendo.
I
singhiozzi dell'umile eroe divennero laceranti, sprofondando
nell'abisso della sua paura più grande, di non essere degno, di non
essere abbastanza.
«
Non penserai davvero che ti avrebbe concesso udienza solo perché tu
la ami? Quanto valgono i sentimenti di un misero idraulico agli occhi
di un re? »
Il
pianto struggente cessò d'improvviso.
Re
Boo sorrise e ritrasse la mano.
Il
giovane si raddrizzò e gli rivolse uno sguardo penetrante come una
lama, ogni sintomo di tristezza obliterato dai lineamenti. Si sfiorò
una guancia e osservò infastidito, anzi, disgustato, il polpastrello
inumidito del guanto. Estrasse il suo fazzoletto a quadri da una
tasca della salopette e si strofinò via le tracce dello sfogo
disdicevole, ricomponendosi con cura. « Il nero mi dona di più »
esordì dopo essersi portato indietro i capelli con un gesto
vanitoso. Storse le labbra togliendo un po' di polvere dal ginocchio
accavallato sopra l'altra gamba, dunque indirizzò la sua attenzione
sullo spettro dinnanzi, intrecciando le dita. « Sono impressionato.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarci di persona una volta
soltanto, eppure hai intuito il modo di farmi uscire. »
Il
ghigno da Stregatto si affilò deliziato. « Sono certo invece
di averti visto in più di un'occasione, durante qualche gran premio,
quando le sorti del podio non volgevano esattamente a favore di
Luigi. Ricordo un giorno in particolare in cui rischiava di
concludere un turno eccezionalmente sfortunato in coda a tutti gli
altri, quasi sparito dalla visuale dietro la scia della nostra
polvere. Ricordo le grida di scherno di quei bifolchi di Wario e
Waluigi. E quando, contro ogni aspettativa, Luigi ha cominciato a
recuperare terreno, ricordo distintamente di aver visto la tua, di
faccia, a farsi largo con prepotenza per rendere il benservito ai
Waglioni, prima di rimontare in pista. Lui non è mai stato un tipo
così vendicativo. »
Mr.
L arricciò un angolo della bocca, inclinando la testa con aria di
intesa. « Me ne rammento bene. Se non fosse stato per me,
quell'inetto senza spina dorsale avrebbe concluso il gran premio più
umiliante di tutta la sua invisibile carriera. »
«
Per essere un inetto, è lui a detenere le redini la maggior parte
del tempo. »
Il
sogghigno sprezzante rimase inalterato, ma la rabbia divenne limpida
negli occhi adombrati dalla visiera del cappello. « Non sarà
così per sempre. »
La
discussione restò un momento in sospeso quando Oriella si interpose
discretamente per poggiare il vassoio con l'acqua fumante e i filtri
del tè sul tavolo.
«
Dov'è lo zenzero? »
chiese seccato Mr. L gelandola con un'espressione di sufficienza.
La
toad tentennò sbalordita al rimprovero e, una volta realizzato chi
le fosse seduto davanti, si scusò e ammise timorosa di non averne.
«
Non fargliene una colpa »
intervenne il boo con finta indulgenza, come se gli importasse
qualcosa della sensibilità della cameriera. «
Luigi aggiunge soltanto miele di bosco. »
Prese appunto che nemmeno il suo interlocutore nutrisse simpatia per
i pavidi toad mentre quest'ultimo la invitava a smammare senza verbo
ferire, con un cenno stizzito della mano. La conversazione proseguì
quindi come se non si fosse mai interrotta. « Non puoi uscire
quando ti aggrada, almeno finché è la volontà di Luigi a
prevalere. Originariamente credevo fosse la rabbia il tuo
passe-partout, perché acceca la mente e spezza le catene
dell'autocontrollo, tuttavia era un'ipotesi inadeguata a giustificare le tue interferenze di cui ho iniziato ad avvedermi fino a poco
tempo fa. In quei casi Luigi non era in uno stato di collera, ma in
difficoltà, e così ho infine compreso. » Riempì la
tazzina sia per sé che per il convitato. «
È solamente quando egli dubita di se stesso e la sua forza di
volontà si infiacchisce che a te è concesso vedere la luce del
sole. »
«
Bravo, mio
defunto amico
»
si complimentò la Saetta Verde ostentando un accento francese. «
Luigi entra in crisi e Mr. L spunta dal cilindro. È tutto qui il
trucco. » Si adagiò contro lo schienale e sospirò languidamente. «
Immagino però che tu mi abbia convocato per un motivo. »
«
Ora che la commedia di Luigi si sta dissolvendo nella tragedia,
scommetto che ti vedrò più spesso in giro. Pensavo che avremmo
potuto iniziare a conoscerci meglio. »
«
Graziosa idea. » Il giovane si avvicinò la tazza alle labbra,
dimostrando che fosse effettivamente mancino, e vi soffiò sopra per
disperdere il vapore. « Il mio scomodo alter-ego sarà indubbiamente
un allocco a non aver capito, ma io so perché gli ronzi intorno così
volentieri. » Ammiccò furbetto. « Lui ti trova interessante. »
«
Dimmi qualcosa che io già non sappia. » Le orbite dello spettro si
accesero di uno scintillio predatore.
«
Anch'io ti trovo interessante »
proferì l'altro traendo un piccolo sorso senza recidere il contatto
visivo. «
Era da parecchio che non mi imbattevo in una compagnia stimolante, o
almeno in qualcuno degno della mia considerazione in questa manica di
insulsi sempliciotti. »
Re
Boo notò che il sagace Mr. L stesse manifestando diverse
caratteristiche di un disturbo narcisistico della personalità.
«
Il trauma di quest'oggi mi ha reso più forte, ma non basta. »
Quest'ultimo serrò il pugno libero, assaporando la sensazione dei
polpastrelli che affondavano nel palmo. Persino il dolore era
preferibile al nulla assoluto della sua minuscola prigione in fondo
al buio della mente. «
Presto dovrò cedere nuovamente il posto, e io non voglio più
tornare lì dentro. Voglio
riprendermi questo corpo che un tempo è stato mio soltanto. » La
sua voce si fece cupa e rabbiosa da somigliare a un ringhio.
«
E come intendi riuscirci? »
«
Quel dannato di Luigi ha la precedenza sul controllo. Anche se lui
resta un mediocre, la sua volontà è ostinata. Fintanto che la sua
forza di volontà persisterà, io non sarò mai libero. Il suo
spirito deve essere spezzato, il suo già agonizzante amor proprio
annientato, e per questo ho bisogno dell'aiuto di qualcuno potente. »
Riacquistò la calma, bevendo un lungo sorso. «
Qualcuno come te »
concluse esalando un soffio di vapore tra i denti.
«
Per quale allettante ragione dovrei assumermi un simil impegno? »
Il fantasma simulò indifferenza, curioso di vedere quali carte
avrebbe calato in tavola il rivale del suo idraulico. Appoggiò un
gomito sul bordo e si puntellò il mento con la mano.
«
Io sono mille volte meglio di Luigi. » Mr. L si tese verso di lui,
lasciando cadere sull'erba la tazzina vuota. Il linguaggio
sofisticato del suo corpo si fece ammaliante, sfoderando
un'immaginaria coda di pavone corteggiatore. « A quel pivello hanno
dedicato una sola pista e la più banale mai costruita,
potrebbe percorrerla addirittura un marmocchio sul triciclo senza
sudare. Luigi non saprebbe distinguersi neanche come spaventapasseri.
Io, invece, non conosco il significato di perdere, non arrivo secondo
a nessuno, esisto in questo mondo per essere il migliore in tutto e,
se mi aiuterai, qualunque cosa tu mi chieda in cambio, ti dimostrerò
perché sono il numero uno. »
Arroganza:
anni luce lontana dall'essere un'attrattiva, considerò tra sé il boo.
Mr.
L si fece più audace e ridusse la distanza tra i loro visi, deciso ad
abbindolare il suo potenziale liberatore con ogni mezzo pur di
guadagnarsi la supremazia disperatamente agognata. «
Dimmi solo cosa desideri »
lo incalzò fissando tenace negli occhi spettrali che gli
trasmettevano la sgradevole sensazione di affacciarsi su un baratro
senza fine. Se quello stramboide aveva ceduto chissà
come al chissà quale fascino di Luigi, di certo non sarebbe stato
capace di respingerlo. E a tempo debito Mr. L se ne sarebbe
sbarazzato, giacché la sua ultima esperienza lavorativa alle
dipendenze di qualcun altro gli era servita da lezione a fare di sé
l'unico capo di se stesso.
Ad
ogni modo, Re Boo aveva maturato la propria sentenza sul futuro del
megalomane e deludente alter-ego già prima che questi avesse
avanzato la sua proposta. Non aveva nulla da offrire che lo
interessasse ed era ormai chiaro che la sua presenza fosse soltanto
di intralcio, forse addirittura rischiosa, per il successo del
progetto architettato dal fantasma che portò le labbra ceree quasi a
sfiorare quelle calde di Luigi, al momento prese in prestito da Mr.
L, e gli ghermì dolcemente il mento tra due dita gelide. «
Desidero sentirti
urlare. »
Oriella
corse fuori incespicando, tanto il panico che le scoordinava i
movimenti, all'udire del grido lacerante e intriso di un tale orrore
da farle contrarre lo stomaco. Sebbene la disperazione ne avesse
storpiato la voce quasi da renderla irriconoscibile, non vi erano
dubbi che si trattassero delle corde vocali di Luigi. La toad vide
atterrita lo spettro tenere stretto il giovane per il collo e con la
grossa bocca irta di zanne spalancata come se intendesse strappargli
via la faccia con un sol morso, mentre la vittima dimenava
forsennatamente le gambe facendo ribaltare il tavolino, incapace
tuttavia di divincolarsi o di rompere la presa intorno alla
giugulare, salda quanto una tenaglia di acciaio.
Re
Boo usò la mano libera per armeggiare con la spilla in cima allo
jabot, con la vistosa ametista incastonata, che si aprì di lato
rivelando una minuscola cornice al suo interno. Il tutto si consumò
in una manciata di secondi: le urla di Mr. L divennero strazianti,
forse consapevole di cosa stava per accadergli; Re Boo emise una
risata stridente da far gelare persino la linfa degli alberi e poi il
giovane si afflosciò esanime come un burattino senza fili. Il
fantasma lo lasciò accasciarsi sulla sedia, riadagiandosi poi sulla
propria con aria stremata.
Oriella
si precipitò accanto al corpo dell'idraulico col viso di un pallore
allarmante, scoppiando in lacrime. Per fortuna respirava ancora, ma
non le fu di grande consolazione. « Non fategli altro male, vi
supplico » piagnucolò stringendo una mano inerte tra le sue.
«
Male? L'ho appena guarito dal suo parassita, in caso non se ne fosse
accorta, chérie.
» Lo sforzo compiuto per recidere soltanto l'anima del presuntuoso
rompiscatole era stato notevole, perciò il boo aveva bisogno di
altrettanta concentrazione per mantenere consistenza delle sue
vestigia, e quelle lagne inutili non aiutavano di certo.
«
So che avete in mente qualcosa di terribile per lui »
insistette la toad. «
Non fatelo soffrire oltre, ve ne prego. »
«
E tu sei pregata di ricomporti in fretta, stolto micete, prima
ch'egli rinvenga e ti veda annaspare in quello stato miserando. Non
stonerebbe nemmeno dare una riassettata qui. » Re Boo iniziò a
spazientirsi, indicando il disordine provocato dalla futile
resistenza di Mr. L, le cui urla gli erano deliziosamente udibili
quando chiudeva gli occhi e sfiorava la sua spilla.
«
So che gli volete bene, a modo vostro. Ha un cuore grande e tutta la
vita davanti. »
Con sommo fastidio da parte del fantasma, Oriella non si diede per
vinta.
«
Attenta, chérie,
potrei seriamente considerare l'idea di assumerti nel mio maniero.
Una domestica in più torna sempre utile per tenere la polvere
lontana dalla mia collezione di quadri viventi, tra i quali potrei
addirittura concederti l'onore di un posto se i tuoi lamenti sono
gradevoli alle mie orecchie, così da poterli riascoltare
ogniqualvolta che mi garba. » Compreso
che la funghetta non fosse in vena né di darsi un tono né di rintanarsi
dentro il locale per non saltare all'occhio, Re Boo aprì una
frattura dimensionale per le sue lande lugubri esattamente alle
spalle di lei e ce la spinse dentro premendole uno scarpino sulla
testa voluminosa.
Oriella
terrorizzata ruzzolò all'indietro emettendo uno squittio e il gorgo
oscuro si richiuse senza lasciare traccia della toad.
Il
sovrano si alzò in piedi, si sistemò acconciatura e merletti come
un'attricetta un momento prima di entrare in scena ed emise un lungo
sospiro nasale, abbandonandosi al gradito silenzio finalmente
ottenuto. Batté le mani con solennità e un gruppetto di subalterni
saltò fuori dalla vegetazione circostante, apprestandosi solerte a
ridisporre le cianfrusaglie come se non fossero mai state toccate.
Una boo gli porse cerimoniosamente uno specchio a manico col bordo di
foggia pregiata, così da sincerarsi che ogni capello fosse al
proprio posto, dopo di che gli fluttuò affianco per bisbigliare
qualcosa che lesto fece riaffiorare il sorriso a falce di luna. Re
Boo ripeté il segnale e i fantasmini laboriosi si dispersero. La
recita poteva dunque ricominciare.
Luigi
mugolò e lentamente si raddrizzò sulla sedia, portandosi un palmo
sulla fronte mentre strizzava gli occhi per riordinare le idee. «
Cos'è successo? »
domandò spaesato al sovrano che mise del miele in una tazza appena riempita e gliela avvicinò con premura. «
Ho avuto un altro di quegli episodi? »
«
Il colpo di oggi deve averti veramente provato, ma sono sicuro che
queste curiose perdite mnemoniche andranno migliorando d'ora in
avanti »
lo tranquillizzò sereno il fantasma come se impugnasse qualche
referto medico a comprovarlo. «
La nostra conversazione si è interrotta un attimo prima di
comunicarti che la principessa
Daisy sia stata testé vittima di un rapimento ad opera del recidivo
Tatanga. »
L'idraulico
sputò il tè per terra. « Che cosa? Quando? »
Lo
spettro estrasse un orologio da taschino dalla marsina, lo aprì e
lasciò scorrere qualche secondo prima di rispondere in virtù della
precisione. « Esattamente quattro minuti fa. » Ricevette uno
sguardo incredulo dal fronte opposto. «
Non l'ha propriamente sequestrata. Ha assoggettato l'intero castello
dopo aver atteso il ritorno della principessa e ora tiene prigionieri
sia lei che il monarca di Sarasaland, intanto che le sue truppe
seminano caos e devastazione nelle regioni circostanti. »
«
È fantastico! » Luigi scattò in piedi coi pugni in aria.
«
La notizia ti ha sconvolto, vero? » Re Boo inarcò un arco
sopraccigliare.
«
Salverò Daisy! Diventerò un vero eroe! » esclamò l'altro al
settimo cielo mentre la speranza tornava a infiammargli l'animo. «
Farò cambiare idea a suo padre riguardo noi due. »
«
Questo è lo spirito giusto. » Il sovrano si erse e tra le sue mani
si materializzò il fioretto con cui avevano duellato tempo addietro,
con le eleganti finiture sulla fodera e la bellissima ametista
fissata sull'estremità dell'impugnatura elaborata: un'arma degna di
un re. La offrì a Luigi che stentò ad
accettare un dono di simile portata. «
Come la Durlindana di Orlando, la Altachiara di Lancillotto e la
Balmung di Sigfrido, ogni eroe che si rispetti deve avere al suo
fianco una spada per farsi riconoscere. Me la renderai alla fine
della tua avventura, quando ci rivedremo. »
Non
seguirono né abbracci né saluti strappalacrime, o smancerie di
qualsivoglia natura. Re Boo esortò Luigi ad andare incontro al suo
destino e il paladino del Regno dei Funghi giurò sul proprio onore che
gli avrebbe restituito la spada senza un graffio, una volta tornato a casa.
Il fantasma lo osservò immobile sparire all'orizzonte a bordo del
suo kart prima di dedicarsi all'ultimo piccolo, insignificante
dettaglio di quel capitolo che si stava per chiudere.
Oriella
cadde fuori dal portale a mezzo metro da terra, atterrando sul posteriore con un gridolino. Aveva il fiatone e l'aria di
chi si era visto passargli tutta la vita davanti a causa delle cose
spaventose che l'avevano accolta dall'altra parte.
«
Ora veniamo a noi. » Re Boo si accomodò come sempre al
suo posto, scrutandola con gravità mentre lei si rialzava
barcollante e corrispondeva faticosamente il suo sguardo. «
Voglio essere brutalmente schietto, chérie, anzi
schiettamente brutale, così da rendere cristallino il messaggio: lei
non conta più di un granello di sabbia per me. La sua
presenza aveva un senso finché il suo era un ruolo
secondario pur necessario per allietarci in questo teatrino, ma è
giunto per lei il momento di abbandonare la scena. È consapevole,
suppongo, che, nel caso in cui io non abbia la certezza che non
lascerà trapelare nemmeno una sillaba sulle nostre liete serate in
reciproca compagnia, lei non tornerà a casa. »
Oriella
annuì.
«
Lei è la sola al corrente di quanto avvenuto qui, perciò non mi
toccherà perdere tempo a indagare sul responsabile se riceverò
seccature da qualche ficcanaso in futuro. E le garantisco che per
lei, chérie, mi scomoderò di persona a farle visita. »
La
toad non rispose, ma i brividi che l'assalirono valsero come conferma
di aver recepito forte e chiaro l'avvertimento.
«
Tuttavia, ora che ci penso, perché correre il rischio? »
Le labbra dello spettro si distesero in un ghigno sinistro.
Oriella
comprese che prima il boo ingannatore avesse solamente giocato con lei e che in
realtà fosse giunto già con l'intenzione di levarla di mezzo. «
Siete un mostro » mormorò.
«
Allora dietro quegli occhietti perennemente spauriti e la tremarella
si nasconde davvero del fegato. Sono piacevolmente colpito. Mai avrei
creduto che lei si sarebbe rivelata capace di racimolare da chissà
dove il coraggio di mettermi i bastoni fra le ruote. Eppure oggi,
quando si è precipitata qui con l'ambizione di portar Luigi via da
me, firmando sua sponte una dichiarazione irrevocabile di suicidio,
mi ha dato prova di dovermi ricredere sul suo conto. E questa... »
Estrasse da sotto la marsina una lettera con la busta strappata in
cima, sventolandola pigramente come per farsi aria. «
Non ha fatto altro che consolidare la sua posizione di esserino
traditore. »
Oriella
inorridì, fissando la missiva con la sua confessione indirizzata alla
principessa su ciò che era stata costretta a tacere per settimane e che aveva scritto e consegnato di tutta fretta al
corriere, prima di partire in soccorso di Luigi.
«
Suvvia, ero convinto che avesse un pizzico di senno oltre a ricette
in quel bulbo che voi toad definite cranio. Ho spie disposte ovunque
mi aggrada anche al di fuori di questo regnucolo, come poteva
concepire che una mossa simile da parte sua mi sarebbe sfuggita? »
Non gli pervenne replica, non che se ne fosse aspettato una. «
Prima di passare ai fatti, ho un'ultima domanda che mi preme porle,
una domanda di vitale
importanza per la sua sorte. Farà la differenza sulla mia
decisione di risparmiarla o meno, per cui la prego di essere
impeccabilmente onesta nel rispondere. » Si sporse con
fare confidenziale verso la minuta figura tremolante e assunse di
nuovo un'espressione di massima serietà. « Lei ci tiene alla
sua vita, n'est-ce pas, chérie? »
Oriella
sondò un'ultima volta quegli occhi infernali in cerca di un fievole
barlume di misericordia, ma non ne trovò. « Sì. »
«
È un gran sollievo sentirglielo dire »
cinguettò lo spettro drizzando le spalle, visibilmente rallegrato. «
Sa, non traggo alcun piacere a toglierla a chi non gliene importa
nulla. »
Nota
d'autrice:
Non
riesco a rimuovere la scenetta mentale di Luigi che corre in soccorso
della sua donzella in difficoltà cantando “Ce
la posso fare” [Hercules © Disney] mentre Re Boo è impegnato
a far sparire l'unico scomodo testimone dei suoi intrallazzi.
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Capitolo 9 *** Assolo scordato ***
m
Personaggi: Luigi, Daisy (menzionata), Altri personaggi.
Genere: Drammatico, Sentimentale.
Pairing: Het.
Note: Nessuna.
Assolo scordato
La
furia era stata il primo elemento che aveva permesso a Luigi di scalare
verso la vittoria: la furia di difendere la sua più splendente
ragione di esistere gli aveva dato la forza di riconquistare il palazzo
reale dal basso verso l'alto, risalendolo piano per piano fino alla
cima e disinfestandolo dall'invasione nemica. Il secondo era stato
l'amore. Persino la paura di un game over precoce e con ingenti
probabilità di agonia non aveva intaccato la sua determinazione,
rimanendo invece oscurata dal desiderio ardente di ricongiungersi a
colei che più gli era cara al mondo.
Per
l'idraulico, la parte più ardua di tutta l'estenuante impresa
non si era rivelata tanto arrivarci, al castello, nel cuore rigoglioso
della terra di Chai, circondata da vaste lande sabbiose dove di giorno
l'arsura infernale riduceva il corpo quasi al limite della
disidratazione e di notte la temperatura calava a picco fino a far
gelare quel poco rimasto nelle vene. No. Non era stato superare la
fauna ostile delle quattro regioni del regno, tra cui spiccavano per
letalità i Gao, sfingi dotate dell'abilità di sputare
vampate di fuoco, purtroppo non proni agli indovinelli e
filosoficamente favorevoli all'incenerimento senza preamboli
intellettuali. Non era stato nemmeno sbaragliare gli accampamenti dei
mercenari d'oltre spazio, smaniosi di scuoiarlo vivo per recapitare in
pompa magna il macabro trofeo al loro principale dietro chissà
quale favolosa promessa di compenso. Neanche questo. E men che meno era
stato il duello finale contro il famigerato e bellicoso Tatanga, con
tanto di armatura cromata ultimo modello e rifornitura invidiabile di
artiglieria laser, che lo aveva minacciato allegramente di far del suo
teschio la coppa con la quale avrebbe brindato al matrimonio con la
bella principessa, inaugurando al contempo la nuova base di conquista
militare. Nulla di tutto ciò.
La
parte più difficile per il prode cavaliere dalla divisa in verde
era stata esattamente al compimento della missione di salvataggio,
trionfante e sfinito, sulla terrazza più alta dove si era
consumato lo scontro col boss di fine livello, obbligatosi a resistere
con tutta la sua volontà alla tentazione struggente di correre a
cercare Daisy. La consapevolezza di averla così vicina, nello
stesso palazzo, era sia un conforto che un'ossessione e Luigi avrebbe
sacrificato l'ultimo fungo curativo rimastogli in saccoccia in cambio
di un solo sorriso da lei, un tonico per i suoi occhi stremati dal
lungo cammino e dalle battaglie, ma la prova decisiva attendeva ancora
il giovane.
Un'altra
sfinge uscì allo scoperto d'improvviso, grande abbastanza da
potersi comodamente sedere sul dorso ed esponenzialmente più
micidiale delle colleghe già affrontate, e fece per
avvicinarglisi oscillando la coda leonina. L'idraulico brandì di
nuovo il suo martello, ma la fiera lo spiazzò con insospettabile
eloquenza, presentandosi solenne come Totomesu, comandante dei Gao e
generale della guardia reale, e comunicandogli che il re stesse per
raggiungerli. Luigi si rimembrò della belva col nemeś a
celare la criniera fluente, domata personalmente da Daisy che le
riservava un posto di rilievo tra i suoi affetti, e inquisì con
garbo se il monarca fosse accompagnato dalla principessa. Totomesu non
parve gradire l'interesse verso la graziosa rampolla, squadrandolo coi
selvaggi occhi ambrati prima di replicare con freddo contegno che,
nossignore, Sua Maestà la Principessa Daisy si trovava al sicuro
nei propri alloggi e con lui avrebbe conferito soltanto Sua Altezza Reale Richard Amenofi V, Sovrano di tutte le terre di Sarasaland.
Non
fu esattamente l'esternazione di gratitudine che l'eroe si era
aspettato, ma di sicuro al micione era saltata la mosca al naso per
essere stato battuto sul tempo dall'ultimo arrivato che aveva appena
risolto il problema dell'invasione tutto da solo. Naturalmente il padre
della fanciulla si sarebbe dimostrato assai più ragionevole, per
cui Luigi non si curò dell'atteggiamento scostante del Gao. Tra
una peripezia e l'altra l'idraulico aveva pure trovato il tempo di
lavorare sul discorso da pronunciare dinanzi al re, così da
ufficiare infine l'unione con la sua amata, dopo di che nulla avrebbe
impedito loro di stare insieme come avevano sognato negli anni
costretti a vivere i sentimenti reciproci in segreto.
Tuttavia, le parole di Totomesu gli avevano instillato un tarlo in testa. « La principessa sta bene? »
Forse stava solo aspettando che lui sistemasse prima la questione col
genitore che tanto aveva ripudiato il loro legame, come una sorta di
dodicesima fatica: molto romantico, ma non certo tipico della Daisy che
lui conosceva e che non avrebbe esitato a dargli man forte per
difendere ciò in cui entrambi credevano.
La
sfinge evase lo sguardo del giovane, piegando una zampa possente per
pulirsi gli artigli. Sarebbe stata capace di staccargli il capo con una
sola granfiata. « Tatanga doveva impagliarmi per sperare di riuscire a sfiorarla » rispose omettendo i dettagli. Sul
manto ramato erano evidenti le piaghe delle catene che l'avevano tenuta
imprigionata fino a poco fa. La lealtà verso la fanciulla
compensò la carenza di simpatia. « Lei sta bene, e mi ha affidato questa da consegnarvi. » Estrasse una lettera da sotto il cappuccio striato e gliela porse tra le unghie ricurve. « Non apritela adesso » ammonì l'eroe in salopette più confuso che mai.
Luigi
moriva dalla voglia di chiedere spiegazioni, ma si vide obbligato a
trattenersi non appena Re Richard fece il suo ingresso sulla terrazza
profondamente segnata dalla ferocia dello scontro, con altri due Gao
del corpo di guardia al seguito. Intascata in fretta la busta e flesso
un ginocchio a terra, l'eroe si abbassò in un inchino di
riverenza. « Vostra Altezza. » L'ombra del sovrano lo
coprì, portatoglisi proprio di fronte con la lunga tunica bianca
a nascondere i calzari.
« Vi ascolto. » Uno sguardo critico gli giunse dall'alto.
Per
infondersi coraggio l'idraulico poggiò una mano sull'elsa
preziosa della spada, la sola compagna presente accanto e pervasa
di una lucentezza seducente che nemmeno la polvere ostinata del deserto
aveva potuto spegnere: l'unico oggetto che conferiva una qualche aria
di nobiltà al suo aspetto umile e reduce dalle numerose
avversità. Sebbene non l'avesse mai sguainata, Luigi l'aveva
tenuta alla cintura per tutta la durata dell'impresa e non se ne era
separato un secondo. Quella lama esercitava un fascino curioso su di
lui. « Ho combattuto e sconfitto le orde armate di Tatanga per
amore di vostra figlia e desidero proteggerla sino alla fine dei miei
giorni. Sono pronto ad affrontare qualsiasi prova per poter restare al
suo fianco, a donarle il mio ultimo respiro pur di renderla felice. Dal
Regno dei Funghi sono giunto sin qui a battermi in suo nome, per
l'incolumità sua e del suo popolo. La mia devozione alla
principessa Daisy è sincera e più forte di qualsiasi
esercito. La mia anima e la mia spada appartengono a lei, solo a lei e
a lei soltanto. » Tecnicamente
l'arma citata non era nemmeno la sua, ma Luigi si sarebbe premurato di
farsene forgiare una nuova di zecca appena possibile. « Giuro
di amarla e onorarla ogni giorno che la sorte mi riserverà in
questa vita e vi chiedo umilmente di concedermi l'onore della sua mano.
»
« No. »
« Grazie, è un vero... Perdonatemi? » Il giovane sollevò disorientato il mento.
«
No. » La stretta sull'Hekat si serrò. Re Richard aveva gli
stessi occhi della principessa, ma non vi era traccia di benevolenza
per lui.
« Maestà, io ho salvato il regno... »
«
Con rischi indicibili e traversie innumerevoli. Encomiabile, figliolo,
siete valoroso, ma mia figlia è tutta un'altra faccenda. »
« Sì, ma... »
« No significa no, giovanotto. Non temete, sarete lautamente ricompensato per il disturbo. »
« Non sono... »
«
So già chi siete e so anche che avete fatto il Casanova
approfittando della mia lontananza da Daisy e della sua pudica
inesperienza. Ciò mi basta. Grazie a voi la reputazione di mia
figlia è stata compromessa a sufficienza e, se l'avete veramente
a cuore come affermate, farete meglio ad astenervi dall'interferire
ancora nel suo percorso. » La voce dell'uomo divenne marmorea.
« Non è come... »
«
Vi chiedo di partire dal mio castello e dal regno oggi stesso, prima
che si sparga notizia della vostra presenza qui. Riceverete la somma
che meritate per la vostra audacia, perché non si dica che il
sovrano di Sarasaland non sa sdebitarsi. »
« Vi imploro di... »
«
Non siete il partito giusto per Daisy. Col vostro comportamento avete
rischiato di cagionare un danno di cui nemmeno comprendete
l'entità. Avete messo a repentaglio la sua posizione, la sua
credibilità agli occhi del mondo intero ed essendo io il re, e
nientemeno il padre, spetta a me salvaguardare gli interessi della mia
unica erede da qualunque condizione possa nuocerle, compresa la
cecità del giudizio che ella ancora deve maturare. Daisy
proverà qualcosa per voi, ma non posso permettere che quella che
è nulla più di un'infatuazione mandi a monte il suo
futuro. »
« Temo che... »
«
Non credete che non mi addolori spezzarle il cuore, ma non vi è
posto per il cuore dove necessariamente serve la testa. Voi mi avete
costretto a rammentarglielo, con la vostra superficialità e il
vostro ego tipico dei giovini ambiziosi in cerca di fama e avventure.
Pensate forse che il mestiere di reggente sia un gioco o, perdonate il
gergo poco elegante, una pacchia? Il corpo e la persona di colui
designato al trono non appartengono più solo a se stesso,
bensì allo Stato che egli dovrà degnamente rappresentare
con orgoglio e impeccabilità. Suppongo riusciate a concepire
vagamente il peso di una tale missione da cui nessuno della dinastia
reale può esentarsi. Se per disgrazia si venisse a sapere che
una principessa è incapace di governare persino i propri
sentimenti, potrà mai ella essere reputata adatta a governare un
regno? Non viviamo nelle favole, ragazzo mio » continuò
implacabile Re Richard.
«
Vi giuro... » Luigi tentò nuovamente di intromettersi nel
monologo, ma venne tagliato fuori senza pietà.
«
La mia decisione potrà non piacervi, ma sintanto che avrò
respiro mi opporrò con tutte le forze che ancora mi restano
perché mia figlia non finisca in pasto agli sciacalli dello
scandalo e alla mercé del pubblico ludibrio. Sarebbe un
sacrificio troppo grande per lei, così giovane e promettente. La
amo troppo per sopravvivere all'idea di vederla precipitare in una
simile rovina. Daisy è destinata a sbocciare in una delle regine
più brillanti della storia del nostro regno e voi le costereste
la sua ascesa ancor prima di averla intrapresa, così come
costereste al popolo di Sarasaland uno dei suoi sovrani più
capaci. Altri pretendenti alla corona non esiteranno a scagliarsi
contro di lei per spodestarla se fiuteranno un solo errore da parte sua
e voi, mi rincresce, costituite un errore troppo pericoloso da lasciar
correre. Vorreste davvero tarparle le ali per la vostra vanità?
»
La colpa investì l'idraulico, come densa bile nera, occludendogli lo stomaco. « Non le farei mai... »
«
Siete senza ombra di dubbio un cavaliere di eccezionale
capacità, Sir Luigi, e mi pare di riconoscere assenza di malizia
nei vostri occhi, ma li avete puntati sulla damigella sbagliata. » Il tono si ammorbidì leggermente, tuttavia la fermezza nelle parole rimase inflessibile. « Non
fate soffrire Daisy oltre e riprendete la vostra strada con la mia
benedizione per aver reso un immenso servizio a tutti noi. Troverete
altri reami che gioverebbero certamente della vostra inclinazione
all'eroismo e forse principesse con genitori più accomodanti.
» L'eco dell'Hekat che batté sul piastrellato di roccia
calcarea decretò la fine della discussione. I Gao impettiti ai
lati del sovrano si rialzarono al segnale.
Luigi
si sentiva stordito, sconvolto e nauseato al pensiero di essere stato
così vicino dal trasformarsi nell'origine di tanta disgrazia per
Daisy, smarrendo lo sguardo sul reticolato di crepe incise nel
pavimento. Come aveva potuto essere così cieco? Come aveva
potuto illudersi, e soprattutto illudere lei, che sarebbe stato
possibile un futuro per loro due? Comprese che la principessa non si
fosse mostrata perché rivederlo sarebbe stato troppo doloroso e
si portò una mano al petto, sulla tasca che custodiva la lettera
con le ultime righe dedicategli. Impulsivamente l'altra si serrò
sull'impugnatura della spada.
«
Mi duole non potermi trattenere ulteriormente, ma il popolo ha bisogno
di essere tranquillizzato ora che Tatanga è stato scacciato e
confido che, grazie a voi, quella canaglia ci penserà due volte
prima di imporre la sua presenza in casa nostra. »
Re Richard si accomiatò con un cenno del capo incoronato e diede
disposizioni al fedele Totomesu di provvedere al compenso dell'ospite
in partenza, prima di ricondurlo ai cancelli e di affiancargli una
scorta per affrontare il viaggio di ritorno in comodità (e con
discrezione).
Nota d'autrice:
Sebbene nella Sarasaland del videogioco (Super Mario Land)
soltanto una delle quattro terre che compongono il regno si rifaccia
all'immagine dell'antico Egitto, ho scelto di attribuire alla
società sarasiana caratteristiche di quella faraonica,
dipingendoli come diretti discendenti. “Sovrano di tutte le
terre” è l'appellativo tradizionale usato per i faraoni
sia uomini che donne.
L'Hekat è il bastone ad uso del faraone, dalla forma a gancio e
simile all'odierno pastorale vescovile; rappresenta l'azione, la
semenza e il fermento. Il simbolismo è evidente: il faraone
è il pastore del suo popolo. Da questa forma originaria deriva
quella più recente dello scettro più corto e più
ricurvo, decorato a bande blu. Col tempo la carica faraonica,
tradizionalmente riservata solo ai reggenti maschi, è divenuta
accessibile anche alle donne e sono pervenute diverse raffigurazioni di
regine-faraone che impugnano l'Hekat.
Il nemeś è il copricapo reale, ossia una specie di cappuccio con
due appendici che scendono sul petto e decorato a strisce
alternativamente blu e oro.
E per concludere queste note tediose, Richard è il nome usato da
una fetta del fandom di Super Mario per riferirsi al padre di Daisy. I
own nothing here :]
|
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Capitolo 10 *** Silenzio ***
o
Chiedo infinitamente
scusa a tutti i lettori fedeli per il ritardo con cui ho consegnato
il presente e ultimo capitolo della fanfiction. Le ragioni sono
sempre impegni extra-Efp, alternati a puntuali tracolli di
ispirazione attutiti da morbido atterraggio nell'autodisprezzo. Se
potessi vi stringerei la mano uno a uno e spero che il risultato qui
sotto sia valso almeno in parte la vostra pazienza.
Happy
reading!
Personaggi:
Luigi, Re Boo, Mario, Pauline, Daisy (menzionata), Peach
(menzionata), Bowser (menzionato), Rosalinda (menzionata), Altri
personaggi (menzionati), OC.
Genere:
Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing:
Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note:
Tematiche delicate.
Silenzio
«
Ci hai tenuto col fiato sospeso per settimane. »
Mario si issò fuori dal tubo saltamondo, di ritorno dal pranzo
domenicale dai genitori nella loro casetta a Brooklyn. « Nessuno
aveva più idea di che fine avessi fatto o dove ti fossi imboscato.
Non sai le giustificazioni che ho dovuto inventarmi per non far
preoccupare mamma. »
Il suo tono era legittimamente alterato per l'angoscia patita
nell'attesa insostenibile di ricevere un qualche segno di vita che
aveva tardato settimane ad arrivare.
«
Quante volte ancora dovrò chiederti scusa? »
Si udì la voce del fratello giungergli in rimando dall'interno del
condotto.
«
Una per ogni capello bianco che mi hai procurato. »
Una mano delicata si tese dall'imboccatura e Mario la cinse galante
per aiutare la damigella a uscire alla luce del sole.
«
Guarda che non sono tutti quanti lì per colpa mia. » Luigi li seguì
per ultimo, abbigliato forse con fin troppa eleganza per l'intima
festicciola a casa dei loro genitori a celebrare il fidanzamento
ufficiale tra i due innamorati che avevano coronato infine il loro
sogno d'amore.
Mario
arricciò indispettito il naso e fece per ribattere, ma si girò
distratto non appena la stessa mano che aveva stretto poco prima
richiamò la sua attenzione, sfiorandogli teneramente la guancia in
una carezza.
«
Io li amo tutti, i tuoi capelli bianchi »
sussurrò vellutata Pauline con un sorriso a distenderle le labbra
carnose, chinandosi un poco per posargli un bacio amorevole sulla
fronte. Si rivolse poi al fratello del suo promesso sposo: «
Siamo lieti e sollevati che tu sia tornato ».
Si strinse contro la schiena di Mario, cingendogli dolcemente le
spalle. «
Fermati almeno qualche giorno. La tua camera è sempre pronta,
proprio come l'hai lasciata. »
«
Purtroppo ho molto lavoro in sospeso. »
Luigi ribadì meccanicamente il pacato rifiuto con una serenità che
finì per irritare il paladino numero uno del Regno dei Funghi.
Sebbene lo dissimulasse con compostezza, il più alto sembrava
impaziente di andarsene.
«
Si può sapere, di grazia, cos'è che hai di meglio da fare piuttosto
che stare un po' con la tua famiglia? »
chiese Mario abbandonando rapidamente il buonumore del lieto evento,
disorientato dal distacco che percepiva sotto il sorrisetto ingessato
di fronte. « Sta bruciando un castello altrove, per
caso? »
«
Ho preferito lasciarmi addietro i giorni da eroe. Adesso mi dedico ad
altro » fu la rivelazione che spiazzò gli interlocutori.
«
Stai continuando a tempo pieno la tua professione di
acchiappafantasmi? »
domandò affascinata la bella Pauline.
«
Acchiappafantasmi non è il termine più esatto. Fantasmologo
sarebbe appropriato. »
«
C'è una differenza? »
La futura cognata si sentì un po' sciocca a chiedere, ammettendo la
sua ignoranza in materia.
«
Abissale » asserì
Luigi con cipiglio esperto. «
Originariamente mi limitavo a stanarli ed estirparli dai loro focolai
infestati, trattandoli alla stregua di abusivi molesti. Adesso sto
cercando di capire di più sulla loro natura e sulle ragioni che li
hanno bloccati in questa realtà, sulle loro faccende in sospeso e
come io possa aiutarli a risolverle. Durante il viaggio di ritorno da
Sarasaland mi sono ritagliato un momento per tirare le somme su cosa
ho concluso nella mia vita e ho avuto una folgorazione,
rivoluzionando l'approccio verso i miei pazienti con cui ho imparato
infine a stabilire un ponte comunicativo. Gli spettri, vedete, sono
caratterizzati da una spiccatissima empatia, si nutrono delle nostre
emozioni: se sei irascibile od ostile, da loro otterrai rabbia; vice
versa se manifesti bendisposizione nei loro confronti. Ho mantenuto
per anni il vizio di sbagliare in partenza, introducendomi armato nei
loro rifugi e innescando io per primo una reazione violenta. »
I
due fidanzati si scambiarono un'occhiata fugace, ma non interruppero
il monologo di una fluenza mai udita dal tartagliante Luigi.
«
Vi è sempre un motivo se hanno scelto di installarsi in un luogo
preciso, un filo conduttore rimasto da recidere col pre mortem, e
spostarli forzosamente è un evento traumatico che può produrre
serie alterazioni a livello psicocomportamentale, fino all'insorgere
di devianze sociopatiche, rendendoli altamente instabili e acuendone
l'aggressività nei casi più critici. »
La sicurezza con cui esponeva il discorso e l'abito fine costruirono
l'impressione di un individuo totalmente diverso dal Luigi impacciato
e che incespicava nelle parole se sottoposto allo scrutinio di più
sguardi. «
Non potrei descrivere il mio precedente modus operandi con nessun
termine più calzante di “preistorico”, ma, per fortuna,
quest'ultima pausa di riflessione che mi sono concesso mi ha aiutato
a comprendere dove ho mancato tanto a lungo e ad adottare nei
confronti dei non-vivi una strategia più efficace, e aggiungerei
dignitosa. »
«
I non-vivi? »
ripeté il fratello, inarcando un sopracciglio.
«
Preferiscono farsi chiamare così, in quanto non possono definirsi
propriamente morti vagando liberi nella nostra dimensione, seppur con
l'elettrocardiogramma piatto. »
«
E i tuoi non-vivi si offendono se li trascuri solo qualche giorno? »
«
Mi dispiace, Mario. »
La voce dell'ex cacciatore di fantasmi si incrinò, mostrando
finalmente qualche crepa nella maschera di cera. La separazione
prematura era profondamente accusata da entrambi, a dispetto degli
sforzi del più alto dei due a non tradirsi. «
Sono all'urgente ricerca di pazienti le cui condizioni io stesso ho
contribuito ad aggravare e voglio porre rimedio ai torti commessi.
Non pochi, malauguratamente. Sento di non poter trovare serenità nel
mio presente finché non avrò chiuso con gli errori del passato. »
Lo
sguardo incupito del fratello si ammorbidì e gli occhi divennero
lucidi di commozione. « Ven'accà. »
Si fece avanti spalancando le braccia per accogliere Luigi che
tuttavia non gli giunse incontro, limitandosi ad aprire appena le
proprie per accettare il gesto di affetto. Mario lo strizzò come una
spugna e lo staccò da terra.
Persino
l'incantevole Pauline si lasciò coinvolgere dalla scena toccante,
nascondendo un tremito delle labbra dietro le dita affusolate.
La
magia non durò a lungo e Luigi si vide obbligato a sciogliere
malvolentieri l'abbraccio, scongiurando il rischio che il fratello
potesse accorgersi dell'immobilità sospetta del suo petto. Riuscire
a simulare il movimento della respirazione era un conto, il battito
cardiaco un altro.
Prima
di lasciarlo libero, Mario gli strinse le spalle e lo fissò dritto
in viso, in cerca del vecchio Luigi che sembrava non volerne sapere
di riaffiorare oltre la fredda barriera che era rimasta ostinatamente
eretta dal suo ritorno tanto sperato. « Se c'è
qualcosa che ti tieni dentro e ti andrebbe di parlarne, sai che qui
la porta è sempre aperta. »
«
Lo so »
rispose il fratello accennando un sorriso riconoscente. «
Ad ogni modo, la mia camera vi sarà senz'altro più utile per il
nuovo inquilino. »
Girò il viso verso la futura signora Mario che, istintivamente,
spostò la mano sul ventre ancora troppo piatto da rivelare la
piccola vita che vi stava germogliando e che loro avevano celebrato
tutti insieme a casa dei genitori a Brooklyn. Non spettava a Luigi il
diritto di informarli che fossero due piccole vite, in realtà: una
più forte, vibrante di energia, e l'altra invece tremula e incerta,
come una fiammella che stenta al vento. «
Mi rincresce addossare a voi l'incomodo di spostare la mia roba in
soffitta. »
«
Non c'è nulla che desideri portare con te? »
«
Ho già tutto quel che mi occorre. »
Le premure e l'amabilità di Pauline non erano soltanto uno schermo
di cortesia e l'ex paladino era sicuro che lei sarebbe stata una
moglie meravigliosa, non potendosi ritenere più felice per la sorte
solare del fratello che a breve avrebbe ricevuto anche la gioia della
paternità: la stessa che Luigi una volta sognava per se stesso.
«
Be', verrai a trovarci presto, almeno »
si raccomandò la donzella.
«
Certamente. »
Non molto tempo fa mentire lo metteva apertamente a disagio da
impappinarsi all'istante, mentre ora si era trasformata in una
necessità che gli riusciva con una naturalezza sfacciata. Era
malinconicamente consapevole che, purtroppo, quella fosse stata
soltanto la prima bugia di una lunga sfilza. «
Farò del mio meglio. »
Salì sulla moto che aveva parcheggiato accanto al passaggio per il
mondo di origine, accomiatandosi con un cenno del capo.
«
È lampante che non stia
affatto bene »
mormorò Mario avvilito, osservando il fratello allontanarsi nella
direzione opposta a Fungopoli. Conciato come un becchino, con l'unico
punto di colore costituito dall'ametista incastonata sulla placca
della cravatta di cuoio intrecciato e a bordo della Moto Mach
sfrecciante sulla strada sterrata, rendeva l'immagine quasi
paradossale di un necroforo appena uscito dal gran premio della
settimana, in ritardo per un'onoranza funebre. « Hai visto com'è
vestito? Sembra di ritorno da un funerale, invece che da una festa in
famiglia per noi e il nostro bambino. »
«
Ha subito un duro colpo. Se per ora preferisce tenere la mente
occupata con la sua vocazione, non giudichiamolo. »
Pauline tentò di mitigare l'animo esacerbato del suo amore.
«
Mi sento responsabile. »
«
Per quale motivo? »
«
Mi ero accorto che si comportasse in modo strano da mesi »
ammise Mario con aria colpevole. «
Sentivo che qualcosa non quadrava, che lo stava divorando dentro.
Spariva per delle ore senza far sapere a nessuno dove si ficcasse e
se provavo a chiederglielo diventava evasivo o, peggio, si alterava.
E non intendo che si mettesse semplicemente sulla difensiva:
diventava aggressivo con me come mai aveva fatto prima, mi diceva
certe cose da darmi quasi l'impressione di non star più parlando con
la stessa persona. Sembrava davvero qualcun altro, e quel qualcuno mi
odiava. Poi, lo stesso giorno che re Richard ha scoperto di lui e di
Daisy, si volatilizza di nuovo e dopo mi telefona al settimo cielo,
già arrivato oltre i confini del regno, per farmi promettere di non
seguirlo, a insistere che era la sua missione e che doveva farcela da
solo. Io, contro ogni buon senso, l'ho lasciato andare. »
La voce gli si spezzò. «
E oggi paghiamo entrambi il prezzo perché non sono stato un fratello
abbastanza presente. »
«
Forse questa era una strada prescelta per lui. »
La fanciulla gli carezzò dolcemente una guancia inumidita. «
La storia con Daisy evidentemente non era destinata a resistere.
Nessuno avrebbe potuto deviare questo corso, nemmeno tu. Immagino che
Luigi se ne fosse già reso conto e che avesse sfogato parte della
sua frustrazione su di te quando gliene davi occasione. Conoscendolo,
dubito lo abbia fatto intenzionalmente. Alla fine ha voluto tentare
il tutto per tutto, proprio come avresti fatto tu al suo posto se in
quel castello ci fossi stata io. »
Fissò gli occhi su quelli smarriti più in basso. «
Luigi ha solo bisogno di tempo per ristabilire il suo equilibrio e se
aiutare spiriti in difficoltà può servirgli ad alleviare la
delusione, noi vedremo di sostenerlo in questa scelta e non lo faremo
sentire solo. Lui è una parte fondamentale della famiglia e non
permetteremo che se ne distanzi. Voglio che il nostro bambino, o la
nostra bambina, cresca anche con l'affetto dell'unico zio che ha. »
Se
Mario aveva mai covato dubbi sul fatto che la donna lì di fronte
fosse quella giusta, colei con cui avrebbe lietamente condiviso ogni
singolo giorno restante della sua vita, il suono di quelle parole
spazzò via ogni microscopica, infinitesimale incertezza e,
cingendole dolcemente il mento tra l'indice e il pollice, la baciò
sentendosi esattamente come la prima volta che le loro labbra si
erano congiunte.
Luigi
si accertò di essersi allontanato a sufficienza dal campo visivo del
fratello e della futura cognata prima di svoltare per il bosco,
rifugiandosi nell'abbraccio confortante dell'ombra delle fronde. Gli
occhi smisero di pizzicargli a causa della luce fastidiosa del giorno
e la morsa dell'emicrania andò finalmente allentandosi. La prossima
visita familiare sarebbe stata indiscutibilmente fissata dopo il
tramonto, poiché il suo corpo mal tollerava ormai il tormento del
sole tanto a lungo. Arrestò il mezzo e poggiò il peso su una gamba
per estrarre un medaglione con una lunga catenina d'argento dalla
tasca della giacca, aprendolo per rivelare una piccola cornice al suo
interno: l'immagine contenuta era livida e indistinta come il
negativo di una fotografia. Avvicinò il ciondolo al viso.
«
Lasciami entrare. »
Alla
frattura dimensionale occorse una manciata di secondi prima di
materializzarglisi davanti, un gorgo oscuro senza fondo e
terrificante nel quale Luigi avanzò imperturbabile. Si ritrovò sul
viale di sassolini che conduceva alla porta della sua casetta,
preciso e contornato dal praticello rugiadoso irrigato da poco. Notò
che il caminetto era acceso.
Il
portale si rimpicciolì alle sue spalle fino a svanire, inghiottendo
qualche fogliolina rinsecchita che svolazzò brevemente nell'aria
immota.
Il
giovane smontò dalla sella e chiuse il veicolo nella rimessa di
legno poco lontano dalla dimora, accanto al suo kart e al Poltergust
5000 rivestito di un velo di polvere. Si soffermò un momento a
osservare la modesta abitazione, esattamente identica fuori a quella
dove aveva convissuto col fratello dopo essersi trasferiti nel Regno
dei Funghi e che aveva interamente ceduto al ramo genealogico pronto
a generare nuove gemme. Immaginò la sua camera spoglia e ridipinta
con yoshi e farfalle colorati, con due culle proprio al centro,
fianco a fianco, sotto i raggi luminosi che permeavano dalla
finestra: non troppo vicine da toccarsi, ma nemmeno troppo lontane
affinché le lucette ancora nel grembo materno non si sentissero
sole, separate dopo nove mesi insieme. Temeva tuttavia che la più
fragile rischiasse di affievolirsi per sempre, vittima di una
selezione naturale contro cui si stava tuttora battendo strenuamente.
Molto presto Mario si sarebbe messo in contatto con lui per
comunicargli ciò di cui era già al corrente.
Spostò
lo sguardo sui boccioli di ipomea bianca che circondavano la casa,
l'unico fiore capace di sopravvivere in un ambiente dove la luce
solare era praticamente assente. Una fitta cappa di nebbia copriva
tutt'intorno come una cupola protettiva attraverso la quale nemmeno
il telescopio della vigile Rosalinda riusciva a spiare, mantenendo al
sicuro quel limbo domestico nel cuore delle lugubri lande dimenticate
dai vivi e divenute proprietà infestate del più potente fra gli
spettri. Solo di notte, quando il cielo si era ormai imbrunito e lo
sguardo della dama delle galassie non poteva individuarli nel loro
angolino sperduto, la coltre si diradava moderatamente affinché il
chiarore della luna filtrasse per donare vigore ai fiori, permettendo
loro di schiudere le candide corolle a campanula come tante stelline
sulle alte fioriere e sui pergolati.
Si
sorprese a rimuginare se, per l'evento tanto atteso della nascita,
avrebbe fatto meglio a inviare a casa del fratello rose o gigli
bianchi, seppur costituissero scelte inflazionate, oppure margherite,
fresie, giacinti... Non ti riguarda ormai. Con uno schiaffo
mentale, si costrinse a tornare alla realtà. Prima smetterai di
cercarli, meglio sarà per tutti. Ripiegò senza fretta verso la
porta d'ingresso.
Poltercucciolo
sollevò il musetto simpatico, abbaiò con allegria e saltò giù
dalle gambe del secondo inquilino per correre a fargli le feste non
appena Luigi ebbe varcato la soglia. «
Come è andata la rimpatriata di famiglia? »
chiese spassionatamente Re Boo senza distogliere l'attenzione
dall'opera di uno dei suoi scrittori comici preferiti.
«
Le lasagne di mia madre sono sempre le migliori. »
Il fantasma in borghese si chinò per ricambiare il bentornato del
suo cagnolino con le coccole. Gettò un'occhiata sulla copertina
elaborata del libro tra le mani dello spettro adagiato sulla
poltrona, con le caviglie comodamente incrociate sopra il poggiapiedi
di velluto: I
dolori del giovane Werther,
in lingua originale.
«
Preparo del tè, padron Luigi? »
Una boo in grembiulino rosa fece timidamente capolino dalla cucina,
ansiosa di deliziare il suo mecenate con le ultime creazioni
pasticcere che aveva perfezionato.
«
Grazie, Ombretta. »
Questi soffermò lo sguardo su di lei per una frazione di secondo,
senza rallentare il passo mentre saliva la rampa di scale per recarsi
in bagno a espellere i resti masticati del pranzo e rimuovere il
trucco dalla faccia e la tinta da capelli e baffi.
Re
Boo sorrise tra sé dello stratagemma del suo allievo, ancora ben
lungi dal tenere testa al maestro per apprendere come mutare il
proprio ectoplasma così da emulare qualsiasi forma o individuo
scelto, colori compresi. Ad ogni modo, il sovrano non poteva
ritenersi affatto deluso. Per
quanto ne sapeva, prima del novello deceduto al piano di sopra, lui
era stato l'unico a padroneggiare l'abilità di riassumere le
sembianze perdute e gli erano occorsi anni per conseguire un
risultato impeccabile. Luigi, tuttavia, vi era riuscito in sole tre
settimane, come se il suo fosse un dono naturale, e la cosa
compiacque intimamente il re: aveva scelto un compagno forte, degno
del potere che progettava di affidargli.
Avrebbe
potuto elargirgli anche un maniero che nulla aveva da invidiare al
suo, ma Luigi prediligeva la modestia e aveva espresso il desiderio
di restare nella capannucola che gli aveva fatto costruire a
fotocopia di quella nel Regno dei Funghi, per aiutarlo a riacquistare
la memoria nei primi giorni post mortem. Quando un'anima si risveglia
nei panni di un boo, prova la sensazione di essersi appena ridestata
da un lungo sogno e necessita di tempo per riesumarne almeno la
maggior parte o i più significativi dei pezzi prima che svaniscano
nell'oblio. Vi sono pure boo che non riescono o preferiscono non
ricordare, come la silenziosa Ombretta, battezzata da Luigi stesso
dal momento che la loro piccola tuttofare non aveva mantenuto il più
incolore briciolo di memoria sulle sue origini.
Re
Boo udì il tintinnio del piattino sotto la tazza fumante che toccò
il tavolino alla sua destra e scorse con la coda dell'occhio la
sagoma bianca guizzare lesta al di fuori del suo campo visivo. Il
primo istante in cui aveva inquadrato quello
sguardo spaurito e tremebondo, aveva immediatamente riconosciuto una
certa cameriera, spuntata fra i nuovi arrivi a rimpinguare le schiere
fantasma sparse nel reame della principessa Peach, e le orribili
ragioni per cui il processo di ricostruzione mnemonica della boo era
stato inconsciamente stritolato gli erano divenute estremamente
familiari, essendone d'altronde l'autore.
Convinto dunque che lei non gli avrebbe procurato grane nemmeno dopo
il trapasso e già avvezzo alla sua compagnia, il sovrano non aveva
esitato a scartare tutti gli altri aspiranti al posto di domestico
reale e proporla a Luigi che, intenerito dalla condizione della
poverina, l'aveva accolta di buon grado nell'umile dimora.
Quest'ultimo
fece ritorno di sotto in tutto il suo splendore esangue. Aveva
addosso ancora i vestiti che Re Boo gli aveva fatto confezionare
apposta per l'evento e lo spettro in estatica contemplazione si
ritrovò a convenire con una vecchia conoscenza: il
nero gli donava.
Approvava ciò che vedeva, e approvava che Luigi non avesse ancora
riposto il completo per dimostrargli tacitamente che gradiva il suo
regalo, come tutti gli altri da lui donati in precedenza. A ogni
visita l'oscuro sovrano usava portargli omaggi variegati: da libri e
riviste a pezzi d'arte, curiosi reperti scovati nelle sue case
infestate e rompicapo che aveva scoperto garbassero molto al giovane.
Nelle lunghe giornate di ritiro esistenziale a elaborare la
trasformazione e i cambiamenti derivati, Luigi aveva dato inizio una
piccola collezione di puzzle sferici cinesi, ardui da allineare
quanto ricercati nella perfezione degli intagli, e aveva preso a
cimentarsi nel contact juggling per affinare la concentrazione, sia
come passatempo che per giovamento personale. Ogni oggetto che
contribuiva a riempire lo spazio della casa, compresa la casa stessa
e la compagnia, era effettivamente un regalo del sovrano, con l'unica
eccezione di Poltercucciolo che fedele aveva seguito il suo padrone.
A volte Re Boo si presentava con qualcosa anche per il cagnolino che,
in principio ritroso a causa della pericolosità che ogni regale
cellula electoplasmatica ispirava, pian piano aveva infine accettato
la sua presenza.
Luigi
si accomodò davanti al tavolo da pranzo al centro del salottino,
afferrò il quotidiano lasciato lì quella mattina e, lentamente, lo
dispiegò sul mobile facendolo crocchiare. A occupare una pagina
intera stava in bella mostra una foto del monarca della Terra Oscura
e della principessa del Regno dei Funghi, mano nella mano e col
medesimo sorriso ebete, sotto il titolo a caratteri cubitali che
riportava l'annuncio del loro fidanzamento ufficiale. Sembra
proprio che la disfatta amorosa di Luigi abbia spinto gli altri
indecisi a darsi una mossa,
considerò lo spettro.
«
Mario diventerà padre »
lo informò il giovane senza manifestare alcuna emozione nella voce.
Re
Boo era stato già avvisato dalle sue spie della novella fresca di
giornata. Non potevano proprio sospendere la fornicazione fino a
dopo il matrimonio, quelle banderuole in balia dei loro istinti
primari. Una sorpresa simile
avrebbe reso ulteriormente lento e difficoltoso il distacco
definitivo di Luigi dalla famiglia. Lo spettro si materializzò
dietro la sedia, sporgendoglisi sopra e stringendogli le spalle con
fare confidenziale, quasi paterno. «
Pappette, piagnistei e pannolini »
minimizzò affondando le dita nella stoffa e nella riproduzione di
carne e ossa. «
Mi sovviene una leggenda smentita sugli spartani che di fatto non
gettavano nessuno da nessuna rupe, ma abbandonavano la prole
imperfetta in mezzo alle foreste del monte Taigeto. »
Luigi
non si scompose a una delle classiche uscite del suo stravagante
protettore, scorrendo le colonne della pagina accanto dove i gossip
sui promessi sposi volgevano verso un altro soggetto non meno
stuzzicante, affiancate a una foto scattata a debita distanza da
qualche audace paparazzo. La
principessa di Sarasaland aveva fatto infine ritorno a casa dal suo
anno di studi all'estero nel Regno dei Funghi. Era sbocciata in una
splendida donna, impetuosa e sfuggente come il vento secco del
deserto. I pretendenti perdevano la testa per lei, per quel fiore
d'acciaio che respingeva caparbio la loro corte e sorvegliava fiero
le terre di suo dominio in groppa alla sfinge più grande mai vista.
Si vociferava che la pulzella avesse piegato la volontà della belva col solo sguardo, ancora nelle tenerezze della fanciullezza, e
che l'armatura di spine intorno al suo cuore fosse stata eretta in
seguito a una ferita ancora aperta...
Luigi
interruppe la lettura e si concentrò sull'immagine in bianco e nero.
Vide Totomesu impettito fra le dune e la roccia, col grande muso
girato nella direzione del fotografo colto in flagrante per mostrare
irritato le zanne. Il Gao, nonostante la diffidenza iniziale, era
stato molto gentile con l'ex paladino quando lo aveva accompagnato ai
cancelli. Il volto di Daisy era visibile soltanto per metà,
catturato di profilo dall'obbiettivo e leggermente accigliato, come
uno sparviero pronto a spiccare il volo. Le vesti della rampolla non
si conformavano più alla moda occidentale, abbigliata secondo la
tradizione sarasiana con gioielli d'oro su polsi e braccia e con una
tunica attillata di lino bianco assai meno coprente rispetto
all'abito che lei usava indossare prima del suo rientro. La faretra
piena di frecce e l'arco stavano aderenti alla schiena eretta,
coronando la figura di un'esotica amazzone.
Luigi
rimpianse di averle strappato la luce da quegli occhi meravigliosi,
capaci di sommergere qualsiasi male nella loro dolcezza, riponendo le
proprie speranze in qualcuno che in futuro sarebbe stato così buono
da restituirgliela assieme alla fiducia nel prossimo. Le ultime
parole che lei gli aveva scritto nella lettera se le era prese il
deserto, insieme a tutto il resto. Daisy gli aveva esposto per filo e
per segno il suo piano nel pezzo di carta affidatogli da Totomesu: lo
avrebbe raggiunto al di fuori la notte stessa della liberazione del
castello, evadendo attraverso passaggi di cui soltanto i reali
avevano conoscenza; Luigi l'avrebbe attesa oltre le mura nel punto
preciso che lei gli aveva indicato e poi sarebbero partiti insieme.
Non importava per dove, ovunque, lontano. Era stata disposta a
mollare tutto. Lui non era stato disposto a permetterlo, devastato
dalla verità sbattutagli in faccia nello schiacciante a tu per tu
con Sua Faraonica Altezza Reale Richard Amenofi V.
Dopo
che la sfinge lo aveva cordialmente scortato all'uscita, Luigi non si
era trattenuto a riscuotere il generoso onorario per le eroiche
prestazioni espletate e se ne era andato per la sua strada, smarrito
nella mente e presto nel cammino, in mezzo alle tremende lande
sabbiose. L'angoscia dell'addio che non c'era stato, sommata
all'affaticamento della battaglia e alle ore insonni avevano giocato
brutti scherzi alla sua lucidità. Probabilmente ci avevano messo lo
zampino anche la ferocia del sole e l'aria secca che aveva dovuto
affrontare di nuovo, ma stavolta già stremato in partenza e, come se
il fato non si fosse accanito abbastanza su di lui, il fungo curativo
che egli credeva di aver tenuto da parte era sparito. Ipotizzò che
gli fosse caduto accidentalmente durante lo scontro con Tatanga,
sebbene avesse nutrito la convinzione di aver controllato bene al
termine del duello. Gli unici effetti rimastigli oltre alle vesti
logore erano il martello (che, divenuto troppo pesante da trascinarsi
appresso, Luigi si era visto costretto a buttare) e la spada
cavalleresca di Re Boo che, invece, lo aveva accompagnato passo dopo
passo sino alla sua fine.
Una
volta persa anche la concezione del tempo dopo che il gelo della
notte si era susseguito all'arsura diurna, con la mente ottenebrata
dal dolore che lo avvolgeva e lo riempiva, il paladino aveva commesso
al culmine di un raptus di follia un gesto estremo con l'ausilio
della lama spezzata per averla scagliata furiosamente contro le
rocce. L'anima svincolata dalla vita non era trasmigrata a concludere
il suo viaggio nel Game Over, poiché una promessa era stata lasciata
in sospeso. Fu così che, guidato dall'unico obiettivo che lo aveva
ancorato al mondo che di regola avrebbe dovuto abbandonare, Luigi era
tornato a rendere onore alla sua parola e Re Boo era stato
amabilmente comprensivo a non avergli mosso lamentela per via della
proprietà danneggiata.
Il
salvatore di Sarasaland chiuse gli occhi, cercando invano di
scacciare pericolose scene di vissuto. Quando i pensieri volgevano
alla fanciulla se osava lasciarli liberi di vagare, il tormento di
angoscia e nostalgia dentro di lui si rianimava furioso e Luigi
viveva l'impressione di avere un buco nero nel suo sterno vuoto a
cercare di consumarlo dall'interno. I vestiti cominciarono a
sgonfiarglisi come se contenessero solamente vapore e un'espressione
stravolta gli sfigurò i lineamenti.
«
Mantieni il controllo »
ordinò Re Boo autoritario sopra di lui.
Luigi
si riscosse al richiamo e il suo corpo cessò di decomporsi in un
alito di fumo, acquisendo lentamente solidità sotto lo sguardo
vigile del sovrano. Ogni emozione venne di nuovo soffocata dalla
maschera impassibile, come un colpo sparato al centro di una pozza di
mercurio: le increspature erano affiorate e si erano ramificate
distorcendo la superficie, poi si erano dissolte senza lasciare
traccia.
«
Ho abbassato la guardia. »
Il giovane si cinse le tempie con una mano, visibilmente provato.
«
Credo sia meglio disporre quanto prima del fattore scatenante. »
Re Boo gli sfilò il giornale e, con un movimento fluido del braccio,
lo gettò nel focolare che gli piaceva tenere acceso esclusivamente
per l'atmosfera, essendo tutti gli inquilini insensibili alle
temperature. Non gli giunse obiezione al provvedimento. Fece
cenno alla domestica di portare loro il vassoio con il tè e il dessert:
l'unico rimedio empiricamente comprovato ad addolcire le crisi
d'umore più nere del suo immortale. Sarebbe stato troppo bello se la
memoria di Luigi avesse fatto cilecca sul tassello della principessa,
ma i ricordi di lei si erano rivelati più infestanti della gramigna.
«
Quanto tempo ci vorrà prima che smetta di fare male? »
domandò Luigi spostando il palmo sul petto, proprio sopra la
cicatrice dove la lama lo aveva trafitto. Re Boo avvertì un fremito
delizioso, memore della morte autoinflitta a cui aveva assistito
personalmente, al chiaro di luna in mezzo al deserto. Non era la
ferita tangibile a cui l'altro si riferiva.
«
Il tempo che ti servirà per recidere il cordone ombelicale da ciò
che hai abbandonato nella dimensione dei vivi. Quella è stata nulla
di più di una fase embrionale in cui la crisalide deve completare la
metamorfosi e non ha altro da offrirti. La tua vera esistenza ha
appena avuto inizio. »
Gli carezzò teneramente i capelli, o meglio, la loro replica
ectoplasmatica. «
Dimentica il resto e concentrati su te stesso, sul tuo potenziale
inespresso che finalmente potrai sfogare senza alcuna inibizione.
Io resterò al tuo fianco ad assisterti, se mi vorrai, e ti
tramanderò ogni stilla di conoscenza che i miei secoli di solitario
vagare in questo mondo ingiusto e crudele mi hanno riscosso. » Gli
poggiò il mento sulla testa, avvolgendogli le braccia intorno al collo come si stringe un
amante.
Luigi
non rispose verbalmente, ma inclinò il busto all'indietro contro lo
schienale e il torace del suo mentore, sovrano e amico al quale si
stava ciecamente affidando. Se ogni sua battaglia e ogni sua speranza
avevano finito per condurlo sino a quel punto, oltre la soglia del
decesso, tanto valeva accettare ciò in cui il fato lo aveva
trasformato.
Re
Boo rifletté compiaciuto che se i due guardiani
dell'oltretomba non lo avessero visto di buon occhio prima, ora meno che
mai. Aveva commesso il crimine più imperdonabile, deviando un'anima
pura dal suo ascendere verso il regno di pace perpetua a cui era
destinata.
Erano
liberi di fare tutto quello che volevano, erano liberi di non fare
nulla. Avevano sconfitto il Game Over ed erano sfuggiti al giudizio
minoico di Infernia (che smaniava certamente di aggiungere il sovrano
ai suoi pezzi da collezione, fra le anime più crudeli nel
Mondidigiù) e alla monotonia nell'empireo di Granbì, affermando la
padronanza assoluta di una nuova e terribile libertà. Si erano
insubordinati all'ordine naturale e avevano deciso per se stessi,
come artisti avversi all'omologazione. Nessun confine
materiale poteva prevaricarli nella realtà immersa in una ciclopica danza macabra. L'ombra era la loro dimora e l'universo
intero il loro regno.
Nota
d'autrice:
E
così l'ultimo atto si chiude, ma non per questo si smetterà di
leggere di Luigi e Re Boo nella piccola sezione Mario Bros., non
temete, perché altro bolle già nel calderone. Anyhow, ho creato questa
fanfiction con l'intento di scrivere qualcosa al di fuori dei soliti
schemi e capisco che un finale così insolito non possa andare a
genio a tutti. Se qualche fan di Luigi o di Daisy è rimasto turbato,
chiedo venia.
Tutti
i personaggi dell'universo di Super Mario ivi citati appartengono
alla Nintendo
Company Ltd.
con l'eccezione dell'OC Oriella, creata in collaborazione con la
gentile utente Lulumiao.
Al mio dubbio iniziale sull'aspetto fisico della nuova cameriera, lei
ha proposto «una bella biondona con un vestitino rosa», così ho
adattato il suggerimento al contesto del Regno dei Funghi ed è nata
la toad che conosciamo. Anche il nome Oriella è stato proposto da
Lulumiao,
che mi ha inoltre dato una mano con la revisione di ogni capitolo. Un
bel plauso di ringraziamento va di diritto a lei! *urla di giubilo e
fuochi d'artificio*
Ulteriori
dettagli su cui rivendico la proprietà intellettuale (mi sento quasi
importante!) sono l'aspetto antropomorfo di Re Boo e la parlata snob
marcata da qualche francesismo, apportati alla sua figura per
renderla più coerente col passato che ho inventato per costui. Spero
che tali modifiche non abbiano snaturato troppo il fantasmone a cui
siamo abituati oppure, se qualcuno ritiene che siano state eccessive
o se l'atteggiamento di un altro personaggio risulta sopra le righe,
provvederò a segnalare l'OOC tra le note della storia.
Chiudo
inserendo un po' di pubblicità che voi gentili lettori siete liberi
di ignorare. Se aveste desiderio di gustarvi qualche fanfiction di
qualità in questa modesta sezioncina, pretty
pretty
please with cherries on top and ice cream in the middle and chocolate
on the bottom,
fate un pensierino sugli scritti delle utenti bulmasanzo
e Lulumiao.
Sono convinta che il loro originale contributo nella Mario Bros. (e
non solo) meriti davvero di ricevere più attenzione.
koopafreak
si china, vi ringrazia e saluta :]
Questa
fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
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