Quelli del Dolce Amoris dopo il diploma

di Caramel9999
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Basta, sciogliamo la band ***
Capitolo 2: *** Giornata uggiosa ***
Capitolo 3: *** Cosa fare? ***
Capitolo 4: *** Parliamone ***
Capitolo 5: *** La rimpatriata ***
Capitolo 6: *** Il Primo giorno di lavoro ***
Capitolo 7: *** Provare per credere ***
Capitolo 8: *** Eliminato ***
Capitolo 9: *** Quelli del Dolce Amoris dopo il diploma ***



Capitolo 1
*** Basta, sciogliamo la band ***






-Castiel.....Castiel....Cas..-  *sbam* apro gli occhi e inaspettatamente mi ritrovo faccia a terra; anche se sono un po' confusa so esattamente dove mi trovo – Sono caduta un altra volta dal letto- penso ad alta voce.
Mi rialzo e immediatamente apro le tende e un forte raggio di sole invade la stanza come se volesse prepotentemente catapultarmi fuori  dai miei sogni; eppure era un bel sogno; chissà perché, mi era tornato in mente quel giorno in cui in nostro manager ci aveva avvisato dell'imminente tour, che gioia quel giorno, suonavamo da diversi mesi in piccoli locali; quando una grossa casa discografica ci scritturò. I miei pensieri sono interrotti da un uomo che bussando alla porta, dice:
– Servizio in camera.-
guardando l'orologio mi rendo conto che sono già le 12.00. Dopo il breve pranzo cerco di ricordare quali impegni  ho saltato e quali mi aspettano nel pomeriggio, intanto l'ascensore mi avverte che sono arrivata nella hall dell'hotel. Subito noto Lysandro che cerca con una calma inumana ma tipica di lui qualcosa tra i divanetti sulla mia destra
 - Starà cercando il suo quaderno – esclamo io a bassa voce
– Sicuramente – risponde una voce dietro di me
– Castiel sai che abbiamo in programma per oggi? – chiedo sbadigliando
– Tra un ora abbiamo le foto per il nuovo album – risponde  Lysandro che nel frattempo ci ha raggiunti con il suo quaderno in mano.
Dopo le foto e una breve sessione di autografi ci siamo subito recati all'aeroporto da dove il nostro jet privato sarebbe partito per portarci alla prossima tappa del nostro quarto tour mondiale;
- Questa vita mi uccide – esclamo io
– Avresti preferito star chiusa tutto il giorno in albergo? – mi risponde di rimbalzo Castiel lanciandomi anche un cuscino
– No certo che no – rispondo mesta ritirandogli il cuscino
– Allora fa un po' di silenzio che sto cercando di riposare –
Lysandro ormai ci ignora intento a scrivere la nuova canzone che dobbiamo presentare per stasera. Arrivati all'hotel dopo aver salutato i fan accampati fuori, mi fiondo nell'ascensore diretta in camera ma proprio mentre le porte stavano per chiudersi Castiel si infila dentro diretto anche lui nella sua stanza d'hotel
– Potevi rimanere spiaccicato – lo avviso io
– Immagino quanto ti sarebbe dispiaciuto – mi punzecchia lui;
intanto l'ascensore sale ed io noto le sue mano lungo il fianco e d'istinto allungo la mia per cercare di afferrarla
– Da quant'è che non mi prende per mano? – penso io tentennando;
ad un tratto nell'ascensore entra un uomo vestito di tutto punto che si posiziona esattamente tra me e Castiel.
Arrivati al piano entro in camera e mi tuffo sul letto e cado in un sonno profondo d'altronde sono sempre stata sensibile al jet lag.
Bussano prepotentemente alla mia porta
- Jessica....Jessica - sento la porta che si apre
– Alzati dormigliona – mi rimprovera una voce famigliare;
d'improvviso entra una figura scura che mi si avvicina e mi ordina di alzarmi
– Ancora cinque minuti – lo prego io in vano
– Ma quali cinque minuti – mi grida imbufalito
– Sbrigati che è già tardi –  ruggisce lui
– Il concerto – esclamo con paura di averlo saltato,
scendo dal letto e Castiel mi afferra per il braccio e mi trascina in corridoio, appena allenta un po' la presa gli salto in spalla e borbotto con voce assonnata appoggiando la testa sulla sua schiena
– Posso riposare ancora un po'? -
lui risponde con quello che pare più un grugnito che un consenso, tanto lo so che gli dà fastidio ma che ogni volta mi permette di stare fin quando non arriviamo nella hall finendo sempre con l'immancabile frase
– Puoi scendere ora “tavola da surf” perché mica pesi un grammo -.
Terminato il concerto mi dirigo nel backstage all'aperto dove puntualmente trovo Castiel che respinge la povera mal capitata di turno che decide di dichiararsi a lui; spinta da non so bene cosa decido di intervenire
– Ecco ne hai fatta piangere un altra – sbotto io
– Non è mica colpa mia – si difende lui
– Si invece, sei sempre brusco con le ragazze – lo rimprovero
– Povera cara lascia perdere questo baccalà ci sono tanti pesci nel mare –
ma appena mi volto per guardarla mi accorgo che la poverina si è defilata
- E così sarei un pesce – replica lui
– Sentiamo tu cosa saresti allora? -,
- Un elegante pantera. Non è ovvio? – ribatto io cercando di imitare il passo felpato del grande felino da me appena citato.
– Io direi più una sogliola – mi dice ridendomi in faccia;
(non so cosa mi prese; perché risposi così? ancora oggi sebbene non ne sia convinta accuso il jet lag)
 – Sempre meglio di quella cozza di Ambra e della tua amica Debra... –
non ebbi il tempo di finire la frase, d'un tratto mi prende per la vita e mi blocca al muro
– Oh no – penso io – Stavolta ho esagerato –
non avevo via di fuga era troppo vicino; perfino quella volta in cui al parco inciampai e cadendo me lo trascina addosso i nostri volti non erano così vicini
– Ma allora non hai capito niente... – mi sussurrò
Fu allora che mi diede un bacio; e che bacio, il più bello della mia vita, il bacio a lungo sognato di cui ormai avevo perso ogni speranza era arrivato finalmente. La sua mano sinistra nella mia e l'altra dietro la nuca io con un braccio gli cingevo le spalle. Non so quanto a lungo rimanemmo lì, so solo che ci interruppe un ragazzo dell'audio che ci cercava, personalmente desideravo solo rimanere abbracciati ancora un po'. Per quella notte non lo vidi più . Il mattino seguente mi svegliò sorridendo facendomi il solletico sotto i piedi,
- Castiel che sorride una cosa mai vista - pensai;
però lo mandai via facendogli promettere che più tardi avremo parlato.
- Anche l'altra notte era entrato in stanza ma per urlarmi contro e in genere era l'unico motivo per il quale si azzardava a entrare - mi dissi mentre mi lavavo i denti, intanto dalla mente non mi si schiodava l'immagine del bacio di ieri notte.
Solito albergo, ma per qualche motivo sembrava differente, camminavo a un metro da terra; quando entrando in corridoio vidi Castiel e Lysandro litigare non credevo ai miei occhi e sopratutto alle mie alle mie orecchie urlavano così forte che perfino persone da altre stanze si erano affacciate dalle proprie camere per capire cosa stesse succedendo, fu allora che Castiel esclamò – Basta, sciogliamo la band -    

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Capitolo 2
*** Giornata uggiosa ***


*Tic Tac* il pendolo dell'orologio va avanti e indietro beffandosi di me; sono solo le 10.00 ma sono qui già da due ore, come rock star ero abituato a firmare autografi ma con i libri è molto diverso stare qui seduto a questo tavolo non è la stessa cosa di firmare qualche autografo così di sfuggita davanti ad un hotel. Fuori piove ma è normale sono a Londra, la pioggia è stata sempre di ispirazione per me quando scrivevo canzoni perciò allungo le mani nella mia 24h,
-Voglio scrivere solo qualche verso – mi dico
Accidenti quasi mi dimenticavo della lunga fila di fans difronte a me, continuo a firmare autografi e a fissare l'orologio,
-Non vedo l'ora che siano le 12.00 così potrò finalmente scrivere – mi ripeto continuamente.
Approfittando di un attimo di pausa riprendo a frugare nella valigetta ma cosa...
-Non c'è – esclamo a bassa voce
la guardia del corpo mi guarda perplesso ma gli spiego che non è nulla. Con la mente ripercorro i luoghi in cui ero stato in quella mattinata, spero solo di non averlo perso. D'un tratto mi ritorna in mente il suo volto gentile, i suoi capelli color del grano, i suoi occhi neri.... * bum * un colpo mi riporta bruscamente alla realtà, è la guardia del corpo che ha dato un calcio al tavolo per farmi scendere dai miei sogni, visto la fila di persone che aspettano la propria dedica. Mi rimetto a lavoro, il tempo passa lentamente ma finalmente ecco la pausa pranzo. Riprendo la valigetta sperando di essermi sbagliato
-
Inutile – penso
–L'ho proprio dimenticato, ma dove? - mi aggroviglio la mente ma nulla; come al solito devo cercarlo. Il cielo si sta piano piano schiarendo. Prendo il soprabito e mi dirigo nel mio appartamento.
-Nulla qui non c'è – mi dico dopo aver cercato sotto ogni cuscino, in tutti i cassetti, sotto il letto, il divano, il tavolo in cucina, il tavolino nel soggiorno.
-Ma dove l'ho messo - mi domando grattandomi la testa con una mano
-Ci sono, lo avevo in mano mentre attraversavo il Millennium Bridg -
Riprendo il soprabito e mi dirigo lì.
-Sul ponte c'è sempre tanta gente, spero di non averlo perso qui – penso preoccupato.
Mi volto e noto una coppia che sta passeggiando mano nella mano
-E' vero, che sciocco, la prima volta che ho visitato Londra ero con lei – mi dico malinconicamente.
Camminavamo sotto braccio con la sua testa appoggiata sulla mia spalla.....
-Non devo distrarmi, devo ritrovare a tutti i costi quel quaderno- mi rimprovero
-Forse l'ho lasciato vicino Buckingham Palace-
mi rimetto in marcia.

______________________

 

Nel frattempo all'aeroporto.....

 

-Dafne, Dafne- dice una voce in lontananza. Mi volto
-Iris sei tu?- chiedo dubbiosa vedendo una donna molto elegante dai capelli arancioni vestita con un tailleur pantalone blu scuro.
Lei annuisce e mi fa uno di quei suoi grandi sorrisi è allora che la riconosco
-Mio Dio, Iris, da quanto tempo. Come stai?- chiedo; ancora un po' incredula
-Bene- mi risponde continuando a sorridere
-Sono qui per l'acquisto di un novo fossile da esporre nel museo- continua lei
-Mi era giunta voce della tua promozione a direttrice; sono davvero contenta per te- la abbraccio amichevolmente.
-Grazie, scusami ma ora devo andare sono già in ritardo- afferma, indicando il suo orologio da polso
-Spero di rivederti presto- mi dice salutando
-Anche io lo spero- le rispondo ricambiando il saluto; guardo l'orologio
-Farò tardi anche io se non mi sbrigo- riprendo così a camminare.
Non smetto di pensare al colloquio che mi aspetta, sono così agitata, quando il redattore mi ha chiamato ero sbigottita; mi disse che aveva visto i miei disegni e voleva vedermi, toccai il cielo con un dito, infondo era Vogue. Devo ringraziare Alexy per questa opportunità anche se nega qualunque coinvolgimento, tuttavia, è a lui e al suo stile che si ispirano i miei disegni. Mentre la mia mente si prepara a rispondere alle domande per il colloquio passo difronte ad un caffè e il mio sguardo viene catturato dal suo volto; Per un secondo credo di avercelo davanti ma dopo qualche battito di ciglia mi accorgo che è solo una sagoma
-Che sciocca- mi dico portandomi una mano sulla fronte;
leggo allora il cartello alle spalle della sagoma
< Solo per oggi l'autore di best seller ed ex rock star Lysandro firma le copie del suo nuovo libro “Vita dietro i riflettori” proprio qui al Caffè la Perla >

mi sento un po' stupida per aver scambiato del cartone dipinto per lui. Sto per andarmene quando noto un tavolino rovesciato dal vento e sul pavimento nelle immediate vicinanze un quadernetto rimasto protetto dalla pioggia grazie ad una pianta in vaso. Più mi avvicino più mi rendo conto di quanto mal concio sia. Si vede che qualcuno non ha avuto il cuore di buttarlo oppure pensava di liberarsene abbandonandolo qui su questo tavolino. Mi appresto a raccoglierlo:
-Ma questo è....-

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Nel frattempo...

 

-Non è nemmeno qui – dico a bassa voce -Grazie mille – saluto al volo il commesso del negozio di souvenir.
Mi siedo un attimo per fare mente locale: -Dal fornaio non c'era, dal fioraio non c'era e non è nemmeno qui nel negozio di souvenir-.
Con la testa tra le mani mi sforzo di ricordare, ma c'è solo un immagine che mi invade la mente.
-Non posso averlo perso; non il suo quaderno- penso rassegnato.
Ricordo come se fosse ieri il giorno che me l'ha regalato, avevo appena ritirato il diploma quando uscendo dalla segreteria la vidi in corridoio che parlava con le sue amiche Violet ed Iris; non volevo disturbarla così feci per andarmene quando ad un tratto mi sentì chiamare:
-Lysandro- mi si avvicinò lei con in mano un oggetto avvolto in una carta regalo colorata
-Ciao Dafne- le risposi -Hai un minuto prometto che non ti ruberò molto tempo- mi disse con le guance rosse e un bel sorriso
-Si certamente- La guardai attentamente, nonostante stesse sorridendo notai una lieve tristezza nei suoi occhi
-Ques...Quest...Questo è per te – mi porse l'oggetto che fino un secondo prima stava stringendo a se e rimase lì a fissarmi, immagino volesse vedere la mia reazione; comincia a scartarlo
-E' un pensiero per il viaggio- disse timidamente
-So che starai via a lungo – continuò
-Volevo che tu avessi qualcosa che ti ricordasse il tempo trascorso qui, qualcosa che non ti facesse dimenticare di me- abbassò lo sguardo e per un attimo smise di sorridere.
Vidi il quaderno, era molto semplice di colore verde smeraldo con una striscia nera sul fondo e il classico riquadro dove scrivere il proprio nome e cognome -Grazie mille apprezzo molto che tu abbia pensato a me.-
- Anche io sono molto felice per te- mi interruppe, la sua voce era strana mentre lo diceva, quasi tremante
-Ti auguro di vivere davvero tanti bei momenti in tour-.
Fu allora che tirò fuori un sorriso così dolce e radioso da illuminare tutto intorno a lei e mi lasciò stupito nonostante quel sorriso,vedere dai suoi occhi scendere una lacrima. Fu la prima volta nella mia vita che per istinto agì, la presi tra le mie braccia e la strinsi forte....

-Cosa?- esclamo incredulo ritornando così alla realtà, abbandonando in un attimo quel ricordo
-Dafne- la chiamo; la ragazza che voglio credere sia Lei si gira, il sorriso che in un lampo era comparso sul mio volto al solo pensiero di rivederla, era scomparso.
Era una altra mia conoscenza decisamente diversa da colei che avrei voluto incontrale. Che sciocco sono, lei non è qui quindi devo smeterla di pensarci, non è mai stata qui, sono passati più di 10 anni da quel ricordo e 5 da quando è finita tra noi due. Ma sembra proprio che oggi certi pensieri non vogliono proprio abbandonarmi è colpa della pioggia, è sempre colpa della pioggia, d'altronde è in una giornata come questa che ci siamo lasciati. 
-Nina cosa ci fai qui? - nella mia voce c'è tono più severo di quel che vorrei 
-E me lo chiedi anche- risponde contenta
- Sono qui per te -  continua sorridendo  -Non me lo sarei perso per nulla al mando tu che firmi le copie del tuo libro. Chi avrebbe mai immaginato di incontrarti prima ancora di arrivare al locale –.
La liquidai in fretta, non avevo tempo da perdere con lei per quanto gentile fosse da parte sua l'invito di andare a pranzo isieme.
Adesso vive appena fuori Londra con un sua amica, per quanto ho capito.
La mia pausa pranzo è finita e non ho più tempo per cercare quel dannato quadernetto, devo rassegnarmi, forse questa è la volta buona che l'ho perso, il cielo si sta riannuvolando, meglio che vada prima che si metta a diluviare.
Inutile dirlo l'attimo dopo aver formulato qul pensiero esso si avvera.
Tornato al caffè e bagnato solo la metà di quello che mi sarei aspettato; riprendo il mio lavoro sorridendo a tutti coloro che si presentano ma mantenendo lo sguardo basso rimuginando tra una firma e l'alta a dove avrò mai messo quel vecchio quaderno...
-Posso?- dice una voce lieve, quasi come se non volesse disturbare i miei pensieri, come se non fosse lì solo per quello.
-Si venga, a chi lo devo dedi....- le parole mi si bloccano in gola.
Il mio quaderno è lì davanti a me proprio su questo tavolo, non riesco a credere ai miei occhi è impossibile mi dico.
Alzo rapido la testa e la persna di fronte a me non è un comune fan, ansi non ha davvero nulle di comune ciò che vedo.
Dafne...Dafne è qui? Che me lo stia immaginando? Sarà un altro ricordo suscitatomi dalla pioggia?
E come se volessi nascondere a tutti i miei pensieri, istintivamente copro la mia fronte con una mano, certo come se qualcuno potesse leggermi la mente
-Come ai vecchi tempi- mi dice con quel suo sorriso dolce e luminoso -Non sei cambiato per niente vedo-
 Ma allora non sto sognando, è decisamente la sua voce questa, ed il suo viso non è cambaito nemmeno di una virgola. 
-Si,–  rispondo io -Proprio come ai vecchi tempi-.

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Capitolo 3
*** Cosa fare? ***


Mi dispiace, ma torno ad annoiarvi con le mie storie. Nonostante le mie mancanza da novellina; spero che la storia vi piaccia ^^

 

-Voltati, ti prego voltati, anche solo per un istante. Niente da fare non si gira.- mi ripeto chiudendo gli occhi e sospirando.
-Chissà di cosa staranno parlando lui e Melody? - inizia così la lunga sfilza dei miei pensieri.
Salve a tutti, non posso farci niente, sono una ragazza innamorata; mi fa ancora strano pensarci, figuriamoci dirlo ad alta voce. Non riesco a smettere di volerlo qui con me in questo momento; voglio solo parlarci, si parlare....adoro le nostre conversazioni. Lo so, lo so, non è da me perdere la testa per un ragazzo, ma ormai è fatta me la sono giocata, se ne andata, libera di fluttuare nell'aria . Purtroppo sono anni che la storia va avanti così, io lo amo. Ma lui, mi ama? La mia risposta: forse. E si , voglio credere che sia un forse. Ah, devo smetterla di pensarci e concentrarmi sui miei studi. Medicina è tosta, beato lui che è già all'ultimo anno di Economia e Finanza. Però non riesco, credevo che in tanti anni di amore incerto i miei sentimenti si sarebbero affievoliti e invece no.
Ah già! Scusate se non mi sono presentata; io mi chiamo Dalia ma potete chiamarmi Ninni.
-Ninni- mi chiamano -Ninni- ancora -Ci sei?- qualcuno mi sventola una mano davanti agli occhi
-Si, ci sono, ci sono – rispondo scuotendo la testa
-Come stavo dicendo, mi presteresti i tuoi appunti di Anatomia?- mentre lo dice sento nel suo tono un che di rassegnazione
-Ninni ma mi ascolti?!- mi percuote un braccio
-Si si, gli appunti certo- le dico io un po' di smarrita
Sapete stavo pensando all'altra sera quando siamo stati al cinema solo io e lui.....
-Allora?- mi chiede una voce stizzita
-Allora cosa? - ribatto io
-Il quaderno con gli appunti. Me lo dai si o no?- riprende quella voce
-Ah si scusa, eccolo- mi metto a frugare disperatamente nella borsa
-Be ecco- le sorrido con un po' di paura – L'ho dimenticato in stanza – lo dico mentre mi preparo per una sonora sgridata
-Ma cosa devo fare con te?!- penso che ormai si sia rassegnata completamente
Ora; la persona con cuoi sto interloquendo è la mia migliore amica non che compagna di stanza Lillith; mi sopporta ormai da quasi quattro anni e la adoro per questo; io non so se al posto suo avrei sopportato una come me.
All'improvviso sento qualcosa piombarmi in testa e davanti a me....
-I miei appunti – sbotto stupita
-Lo avevi dimenticato, e sapevo che ti serviva – parlano le braccia appoggiate sulla mia testa
-Ti ringrazio Bea, - le dico quasi commossa.
Così do il quaderno a Lillith e cominciamo a ridere e a scherzar finché non arriva l'ora di andare in classe.
Beatrice o meglio Bea, perché se la chiamate col suo nome si battesimo vi dà un pugno sul braccio, può sembrare un maschiaccio ma in realtà è la persona migliore che conosco, se volete un consiglio sincero rivolgetevi a lei e tranquillamente vi darà il suo, indiscreto e a tratti brutale, parere; senza peli sulla lingua; no davvero non ha filtri. Purtroppo per noi il suo lato dolce e gentile è celato nei più nascosti meandri del suo carattere anche se è davvero sensibile: piange quando vede Bambi, odia il cibo piccante, è negata per le faccende domestiche....
Come faccio a saperlo? Semplice, è la mia seconda coinquilina, non per importanza, ma solo perché l'ho conosciuta dopo Lillith. Non studia all'università ma ha un lavoro come butta fuori nelle discoteche anche se il suo sogno è quello di fare la regista.
Finite le lezioni io e Lillith andiamo sempre in caffetteria, stiamo lì sette giorni su sette per almeno un paio d'ore, tanto per fare due chicchere con gli studenti di altri corsi, ed è lì che lo trovo sempre

-Nathaniel- gli grido mentre lo saluto con la mano.

Mi trovo dall'altra parte della sala, perciò mezza caffetteria ha sentito il mio richiamo.
Per fortuna ricambia sempre i miei saluti, chiamandomi Ninni, adoro come lo dice, però così facendo la restante metà della caffetteria che prima non aveva sentito, ora sa che ci stiamo salutando.
Ma eccola lì appollaiata come un arpia, come un rapace affamato, come..come..come non so cosa: Melody che fa di tutto per distogliere l'attenzione di Nathaniel da me. Con le sue movenze da gatta morta e le ruffianate continue crede di poterlo conquistare; ma si sbaglia di grosso, non succederà mai almeno fino a che ci sarò io ad impedirglielo.
-Ninni, ciao – mi saluta una volta avvicinata al suo tavolo. Comincia così il nostro discorso
-Ciao- gli rispondo sorridendo
-Sai il nuovo museo- annuisco – Ti andrebbe di farci un salto insieme uno di questi giorni? -
Non ho 
neanche avuto il tempo di rispondere che un:
-Posso venire anch'io – si sente provenire da dietro le nostre spalle
Eccolo lì il rapace di cui parlavo prima pronto ad afferrare stretta la sua preda senza darle via di fuga.
-Mi dispiace Melody- con fare stupito, mi volto verso la fonte di quelle parole ovvero Nathaniel;
-So che questa settimana devi far visita ai tuoi, perciò è impossibile per te venire – continua tranquillamente lui
-Ma la settimana prossima sarà per me impossibile, visto gli esami che si avvicinano – restò allibita; è la prima volta ,credo, che Nathaniel le risponde con un grande e sonoro NO!
-Lo so ma...- dice lei con in volto quella sua smorfia da finto cane bastonato
-Sarà per la prossima volta – la interrompo io.
Con quella strana espressione in faccia e dopo aver pronunciato un lieve e appena udibile ok se ne va. Mi dispiace per Melody, so che non è cattiva ma tutto è lecito in guerra e in amore. Per quanto riguarda l'uscita; io e Nath ci siamo accordati per sabato alle 17.30.
Conto i minuti che separano me da quel fine settimana e dopo cinque giorni davvero eterni mi ritrovo a non avere nulla da mettere, ho provato tutto quello che c'è nel mio armadio, ci sono vestiti sparsi per tutta la stanza e sono le 16.15 mi lascio sprofondare nella pila di vestiti sul mio letto.
Bussano alla porta, per quanto urli a Lillith e Bea di aprire non c'è nulla da fare mi tocca alzarmi ed andare io ad aprire.
-Sorpresa – strabuzzo gli occhi – Rosalya – entra nel soggiorno
-Che ci fai qui?- chiudo la porta alle sue spalle
-Per aiutarti ovvio- ne parla come se fossi un caso umano
-L'abbiamo chiamata noi- sento la voce di Lillith provenire dalla sua camera. Infatti si trova sulla soglia insieme a Bea.
-Sapevamo che ti saresti ridotta a voler comprare un abito nuovo quando non ci sarebbe stato più il tempo per farlo- mi precisa Bea
-Bando alle ciance, ho qui la nuova collezione del negozio. Vediamo come ti sta questo- indicandomi un abito dal taglio svasato di colore violetto con una piccola cintura marrone in vita
-Uhm, si proviamolo- aggiungo.
 Continuando a ringraziare le ragazze mentre 
Rosa e Lillith si occupano del mio outfit e Bea mi sistema i capelli; il tutto in perfetto orario. Alla fine dopo qualche prova ho optato per l'abito viola con la cintura un paio di sandali con tacco in cuoio, una catenina color argento con un ciondolo a forma di cuore, una catenina al polso e in fine un fiorellino tra i capelli sistemati magistralmente dalle mani di Bea. Nonostante le insistenti pressioni di Rosa per farmi scegliere una borsa, ho deciso di non portarla poiché rischio solo di perderla. Suonano alla porta, eccolo finalmente; le ragazze si sono “nascoste” in cucina, tanto lo so che origliano. Afferro la maniglia decisa; il cuore batte all'impazzata, apro ed eccolo; indossa una camicia bianca, con su una giacca nera e un paio di jeans con in mano un mazzo di fiori rosa, il mio colore preferito. Lasciati i fiori in un vaso e dopo aver salutato al volo le ragazze ci dirigiamo alla volta del museo. Appena entrati si può subito ammirare il fossile di una Branchiosauro davvero gigantesco, Nathaniel e io ci fermiamo incuriositi a leggere la scheda illustrativa; arrivata a metà della pagina mi sento chiamare, è Iris che dopo aver preso la laurea triennale in archeologia, è stata assunta come guida ed è davvero difficile crede che la Iris che ho difronte è la stessa di qualche anno fa, è sempre solare e alla mano ma il suo atteggiamento il suo modo di vestirsi e di parlare, sono completamente diversi da allora. Ci comunica che è un vero piacere rivederci ma che non può rimanere a chiacchierare e se ne va. Rimango sbigottita la stessa Iris che insieme a suo fratello aveva rovinato il nostro picnic al parco adesso ci lascia soli; lasciando intendere che sa che siamo lì “insieme”. La nostra visita al museo continua; visitiamo: la sala dei grandi mammiferi, quella dei dinosauri, la sala dedicata all'antico Egitto, quella sulle grandi scoperte, ed ogni altra sala presente nel museo perfino quelle ancora da terminare siamo usciti da là verso le 21.00 ma solo perché il museo stava chiudendo. Appena fuori Nathaniel mi chiede se ho fame, così andiamo in un classico ristorante italiano dove fanno le pizze anche se io ho ordinato solo: un antipasto di salumi e formaggi, un secondo di carne e per dolce la panna cotta mentre lui un piatto di pasta, un insalata e, nonostante odi i dolci, perfino una mousse al cioccolato. Quella che doveva essere una semplice visita ad un museo si sta trasformando in un vero e proprio appuntamento; non riesco a crederci siamo a cena fuori, solo io e lui. Usciti dal ristorante ci siamo diretti al parco.
-Hai freddo- mi chiede con un tono premuroso
-Un po'- gli rispondo. Si toglie la giacca e me la appoggia sulle spalle
-Sai tra poco tutto finirà- mi confida pensieroso -Dovrò trovare un lavoro. Non ci vedremo più.-
L'idea mi rattrista molto; ma di certo non posso dirglielo
-Si ma, ci incontreremo qualche volta o ci scriveremo al massimo- asserisco io
-Non sarà la stessa cosa. Io voglio poterti vedere ogni giorno, parlarti ogni giorno- mi zittisce lui
-Sei stata una boccata d'aria fresca per me. C'eri quando ne avevo più bisogno- conclude con le guance in fiamme.
Non riesco a dire niente assolutamente niente; sento solo la tristezza che mi prende all'improvviso, lo sconforto che non riesco a camuffare; penso che ha ragione, non lo vedrò più, conosco i suoi sogni vuole andare lontano, non posso farci niente. Sento le lacrime scendere dai miei occhi percorrere le guance e cadere sul vestito, io che piango per un ragazzo, sono patetica, non voglio che mi veda piangere, ma come faccio; le lacrime non smettono di scendere. Nathaniel ha in volto l'espressione più seria che gli abbia mai visto e continua a fissare il prato. Penso si sia accorto che sto piangendo. Come faccio senza di lui? E' stato il vento dietro le mie ali per tutto il tempo; anche quando avevo deciso di lasciare Medicina, Nathaniel mi ha esortato a continuare incoraggiandomi.
Cosa fare, in questa situazione? Cosa devo fare adesso?

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Capitolo 4
*** Parliamone ***


E' assurdo, incredibile, impossibile. Presto mi diplomerò e non le ho ancora detto cosa provo, non riesco a capacitarmene. Sono nella mia stanza, accasciato sul letto con ancora l'asciugamano intorno al collo a rimuginare su tutte le occasioni e i momenti che ho mandato in fumo. Basta ho deciso domani glielo dico, non posso più rimandare, rischio di non vederla più. Prendo la foto che ho sul comodino e la guardo, in quella foto vi è ritratto mio padre ai tempi del''accademia militare. Mi chiedo ancora se sto facendo la scelta giusta. Distendo le braccia in fuori, sul letto, con ancora la foto in mano e penso e ripenso le stesse cose; così guardando il soffitto piano piano mi addormento.
IL giorno dopo, soliti abiti, solita scuola, soliti corridoi.....ma oggi per me è un giorno diverso è il giorno in cui dichiarerò ciò che provo alla ragazza che amo da sempre. Oh eccola....
-Eve.... - il mio entusiasmo si smorza
Perché diavolo sta parlando con Castiel, non posso avvicinarmi finché lui è lì.
Istintivamente mi sono nascosto dietro una fila di armadietti. AAHH!! Non è il momento di fare il coniglio. Mi do due schiaffi leggeri sulle guance per riprendere lucidità e farmi coraggio. Sporgo la testa da dietro gli armadietti ma...
Non c'è nessuno sia. Sono scomparsi? Adesso cii si mette pure la campanella ma con un po' di fortuna riuscirò a parlarle prima della fine delle lezioni.
Entro in classe, mi volto verso il suo banco. Cosa?....
Perché Eve non è seduta al suo banco? Scorgo ogni singolo volto presente in aula.
-Ah, eccola - Penso sollevato.
Ma d'un tratto i miei occhi si posano sul posto in cui è seduta e il sollievo si trasforma presto in ansia è accanto a Rosalya. No no no no no. Come faccio adesso? Lei si trova all'ultimo banco ed io al primo ciò significa che non posso parlarle. Entra il professore e tutti si siedono. Continuo a fissarla e a pensare sul da farsi. Le lezioni di letteratura sono già noiose di per se in più con tutti questi pensieri per la testa non riesco proprio a concentrarmi. Ci sono! Le scriverò un bigliettino. E' un po' infantile come cosa ma non ho altra scelta. Lo passo ad Iris che è seduta dietro di me e le dico di passarlo a Eve, Iris lo passa a Violet e quest'ultima lo passa ad Armin. Non posso credere che un trucco vecchio come il cucco stia funzionando. Infatti è troppo bello per essere vero.
Eccolo lì Armin posa la sua console, apre il biglietto e lo legge (io sbianco) lui tutto sorridente mi guarda e con la mano, mi fa segno che è tutto “OK”. No nulla è “OK” nelle sue mani, fidatevi, lo so per esperienza. Con un filo di voce gli mimo e sussurro di passarlo a Eve......Eve, non lui, è la destinataria del biglietto. Ma non c'è nulla da fare; ripiega il bigliettino e se lo mette in tasca. Pensa Kentin, pensa. Ho deciso, non ho scelta, ci riprovo. Questa volta lo passo a Kim che è seduta alla mia sinistra, il biglietto passa da mano in mano fino a che non arriva ad Alexy che è completamente immerso nei suoi pensieri; appena vede il biglietto si limita ad accartocciarlo e a gettarlo dietro di se facendolo finire per terra. Sconfortato e abbattuto decido che ho la va o la spacca così scrivo un altro biglietto ma non appena mi volto per darlo a qualcuno il professore me lo toglie di mano. Grazie al cielo, lo cestina senza neanche leggerlo, ricordandomi che questa è una scuola e non un parco giochi. Non posso crederci quei due hanno reso vani tutti i miei sforzi; però questa volta mi sentono; non appena avrò parlato con Eve naturalmente. Il resto della lezione è trascorso lentamente come se anche il tempo si fosse accanito contro di me. Finalmente suona la campanella. Mentre raccolgo le mie cose noto che lei se ne andata. Mi fiondo fuori dalla classe, come un disperato mi metto a cercare ovunque dal piano di sopra agli spogliatoi. Eccola lì; sta uscendo dal club di giardinaggio proprio mentre io esco dalla palestra, è il primo colpo di fortuna della giornata, si dirige verso il corridoio con in mano quello che mi sembra un quadernetto per gli appunti ed io mi appresto a seguirla. Sto per raggiungerla quando una figura coloratissima mi appare davanti:
-Ehi, Kentuccio – la voce famigliare della figura difronte a me si frappone tra di noi
-Cosa state combinando voi due?- ecco un altro losco figuro che si avvicina, mentre lei è sempre più lontana.
-Armin, Alexy ora non ho proprio il tempo di star dietro alle vostre sciocchezze- ribatto infastidito mentre cerco di svignarmela
-Dove corri?! Resta con noi- mi blocca Alexy
-Si, infatti. Ho detto a Eve che volevi parlarle- mi dice tranquillamente
-Tu, cosa?- sbotto io – Le ho solo riferito quello che c'era scritto nel biglietto- sbuffa lui
-Eh, cosa?! Il bigliettino di oggi era tuo?- domanda Alexy
-Si. Ma..ma..ma cosa ha detto Eve?- riprendo stranito
-Che sarebbe venuta a cercarti, non appena finito con una faccenda- conclude Armin
Saluto i ragazzi e scappo via prima che possano chiedermi altro. Non riesco a smettere di chiedermi quale sia la faccenda di cui Eve si sta occupando e del perché non mi ha detto niente sa che di me può fidarsi. La trovo vicino all'aula di scienze che parla con Priya. Non voglio origliare però per qualche oscura ragione mi sono nascosto dietro al muro per ascoltare cosa si dicono.
-E così non te l'ha detto- afferma Priya
-L'unica cosa che mi chiedo e perché lo domandi a me- continua lei.
-Volevo solo sapere quante persone sanno che Kentin partirà per l'esercito finito il liceo- ribatte Eve con lo sguardo rivolto al pavimento -Allora scusami se ti ho disturbata-
-Senti- la ferma Priya tenendola per un braccio -Mi dispiace non te ne abbia parlato; so che a lui ci tieni-. A questo punto dopo averle lasciato il braccio e facendo un passo indietro Prya se ne va terminando così la conversazione.
A quelle parole non sono riuscito a resistere; i miei piedi si sono mossi da soli, sapevo che si sarebbe arrabbiata sapendo che la stavo “spiando”; però c'erano troppe cose che dovevo dirle in quel momento. Soltanto che appena mi vede corre via. Io le corro dietro ma in breve tempo la perdo di vista; passo un ora a cercarla per tutto il liceo prima di rendermi conto che forse è tornata a casa. Inizia a piovere così prendo l'autobus per tornare a casa. Quindi eccomi qua, di nuovo al punto di partenza, steso sul letto con i capelli bagnati; solo che adesso lei mi odia. Forse dovrei rinunciare, forse non è destino. Ho chiuso gli occhi da appena un secondo quando suonano alla porta, così vado ad aprire.
Strabuzzo gli occhi, sta ancora piovendo e sulla mia soglia di casa c'è lei completamente fradicia
-Eve, ma....entra prima di....- comincio stupito
-Dobbiamo parlare- mi interrompe bruscamente.  
Sono impietrito, non faccio altro che fissarla incredulo, mentre lei mi guarda con fare deciso. L'unica cosa che in questo momento sento è il rumore della pioggia che si infrange sull'asfalto bagnato.

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Capitolo 5
*** La rimpatriata ***


Mi scuso in anticipo so che il finale è parecchio infame ed è un po' tutto un caos. Vi chiedo solo di portare pazienza con me, sono ancora alle prime armi. Spero che il capitolo vi piaccia ^^

Sono in quello che credo sia un corridoio, per qualche motivo è tutto sfocato ci sono solo delle indistinte figure bianche. Oh adesso va meglio. Cosa? Perché indosso degli occhiali? Ma soprattutto chi me li ha messi? Ora riconosco quelle figure; sono delle infermiere nelle loro divise. Ma che ci faccio in ospedale? Fuori dalla finestra noto una frase incisa nel marmo proprio accanto a quella che sembra la porta di ingresso di questo posto. Aspetta mi sistemo meglio questi “cosi” sul naso, “Casa di riposo per anziani....” Ho smesso di leggere. IO in un ospizio?! Che ci faccio qui? Non sono mica rimbecillito ho appena 20 anni!!! Scorgo un specchio sulla mia destra, mi volto, ciò che vedo è scioccante. Sono vecchio!!! Vecchio vi dico, con le rughe, le braccia cadenti , gli occhiali e persino la sedia a rotelle.
Mi sveglio di soprassalto e mi guardo intorno. Sono seduto alla scrivania con davanti il computer ancora acceso. Inutile dirlo ma mi sono fiondato immediatamente allo specchio. La mia faccia è ancora lì; niente pelle cadente, niente rughe e soprattutto non ho un odioso paio di occhiali sul naso. Uhm, sta entrando qualcuno.
Da quando ha finito il liceo Armin ha votato la sua vita ai videogame ed è diventato un gemer professionista, pure bravo. L'unica pecca e che passa le sue giornate rinchiuso in camera al buio giorno e notte con le tende chiuse, la luce del sole è stata bandita da questo luogo; si può scorgere appena il bagliore di qualche marchingegno tecnologico di ultima generazione. Mangia solo cibi in scatola precotti. La sua camera è un tale macello che perfino le formiche dopo un po' l'hanno snobbato; scatole di ramen istantaneo ovunque ci sia una superficie liscia, panni sporchi dappertutto tranne che nell'apposita cesta e infine si può scorgere, se si riesce ad individuarlo, quello che apparentemente può sembrare un insetto gigante ma che in realtà è un essere umano di sesso maschile....mio fratello
-Si può sapere con chi stai parlando Alexy- sbotto io
-Con nessuno. Saluta Armin- mi dice puntandomi la telecamera
-Si be, allora spegni gli infrarossi- riprendo io
-Come vuoi.- nemmeno ha smesso di dirlo che si è catapultato ad aprire le tende
-Ah brucia, chiudi immediatamente- urlo rannicchiandomi sotto le coperte
-Ecco l'insetto di cui parlavo- aggiunge con fare sconfitto
-La smetti di riprendere- lo rimprovero
-No! Sto facendo un documentario sulla tua vita-
-E per quale motivo stai facendo......Aspetta. Cooosa?- aggiungo, con una faccia a metà tra l'incredulità e il fastidio
-Per la riunione degli ex alunni- mi guarda come se si aspettasse una reazione
-Non ti seguo- lo scruto molto dubbioso
-Lunedì ci sarà la riunione del liceo- mi indica sconfortato la foto del diploma -Ma non guardi le mail?!-
-In questi giorni sono stato impegnato con l'ultimo livello....- 
-Ti fermo subito, non mi importa- va verso il computer ed entra nella mia posta elettronica
-Come puoi leggere; bisogna presentare un breve video su se stessi- continua mostrandomi con la mano il punto dove si parla del video.
Abbiamo continuato a parlare per un ora, io continuavo e non capire cosa c'entrasse con me la faccenda del video ed Alexy ha provato a convincermi a rilasciargli un intervista, ma l'ho mandato via anche se ha detto che non rinuncerà tanto facilmente. Ho alquanto paura per le riprese che ha fatto. Oh be pazienza. Francamente non ho tanta voglia di rivedere i mie vecchi compagni di scuola ci sono così tanti videogiochi che devo finire, ed ho delle scadenze da rispettare, insomma devo finire quelli che ho, prima di comprarne altri. Uffa devo anche trovare qualcosa da mettere. Mi rimbocco le maniche della felpa e comincio a cercare tra i vari indumenti sparsi per la stanza. Questo no.....Questo nemmeno....Blee questo puzza di formaggio. Possibile che non trovo nulla di pulito da mettere?! Certo che questa stanza è davvero un casino, c'è un cartone per la pizza vecchio di almeno tre settimane sotto questa pila di magliette. Aaah! è il quarto barattolo di lasagne in scatola che calpesto. Ma dove diavolo ho messo il giacchetto blu?!
Dopo una vana ricerca del giacchetto e aver buttato almeno venti scatole di cibo preconfezionato di vario genere; esco di casa. Mi dirigo verso la lavanderia a gettoni sotto casa. Dopo aver infilato le quattro cose da mettere lunedì nella lavatrice, non mi resta che aspettare. Certo che era da tanto che non vedevo la città con le sue luci notturne; chi lo sa magari più tardi faccio un giro forse; meglio di no. Chiudo gli occhi per un minuto-
-Armin- sento una voce famigliare che mi chiama.
Riapro gli occhi e difronte a me vedo...
-Dafne?!-
-Si. Mio dio sono secoli che non ci vediamo- ritiene lei
-Ma se il liceo è finito solamente cinque anni fa- smentisco io
-Lo so ma da allora non ti ho visto più- mi corregge
-Scusa sono stato un po'...diciamo impegnato..- aggiungo, mentre mi gratto la testa
-Ah dai non fa nulla- risponde lei
Abbiamo parlato per una mezz'ora, fino a quando l'aciugatrice non ha suonato e qualche minuto dopo Lysandro è passato a prenderla. Così ho saputo che si frequentano da un po'.
Che strano; Anche se non faceva più male, sapere che lei sta con un altro suscita in me una strana tristezza mista a malinconia ed amarezza. Non è la stessa sensazione di cinque anni fa ma comunque è sempre bello rivederla anche se non è più la Mia Dafne. Ma che dico?! Non è mai stata mia, il poeta dagli occhi diversi è lui la persona di cui è sempre stata innamorata. Io ero solo l'amico divertente quello che la faceva ridere, quello che si è messo nei guai quando cercammo di aiutare la sua amica Iris
Dopo aver ripreso i miei vestiti dall'asciugatrice mi sono incamminato a piedi verso casa. Ad un tratto noto due bambini giocare nel parchetto vicino casa e la mia attenzione viene catturata da un fiore in una aiuola dietro una delle panchine. Mi avvicino per guardarlo meglio.
-Assurdo- mi dico
-Armin che si da al giardinaggio?!- esclama una voce.
Ma quella è....

Il mattino dopo mi sveglio per colpa della luce del sole che mi colpisce la faccia sono circa le 09.00. Ho dimenticato di chiudere le tende ieri sera. Mi metto al computer che è rimasto acceso. C' è ancora la mia posta elettronica aperta con un nuovo messaggio da un indirizzo e-mail mai visto prima; apro la mail

 

Ciao Armin

Ti ringrazio per la bella serata di ieri, mi sono divertita molto in tua compagnia.
Alexy mi ha inviato il tuo video; visto che sono nel comitato organizzativo della festa per gli ex alunni. Volevo sapere se potevi aiutarmi con l'impianto audio visivo, vorrei regolare il tutto dal mio computer ma non ho idea di come fare XD.
Ti ringrazio in anticipo. Vedrai sarà un evento favoloso grazie al tuo aiuto
Allora ci vediamo Lunedì mattina per rifinite il tutto

A presto.

                                                                                                                                                                                             -Riley-

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Capitolo 6
*** Il Primo giorno di lavoro ***


Mi scuso per non aver pubblicato per un pò di tempo ma l'inizio della scuola è sempre un trauma. Prego tutti i lettori di scusare le mie mancanze e mi auguro che il racconto vi piaccia ^-^

 

Tutti ricorderanno quella ragazza dai capelli rossi che spesso si poteva trovare in aula A e che bazzicava dal club di musica a quello di giardinaggio. Ma si; quella ragazza un po' distratta; a sua detta “poco intelligente”. Stentereste a riconoscerla oggi. Si, suona sempre la chitarra e ha un fratellino ricciolino, è allegra e spensierata però in lei è scattato qualcosa. Si è impegnata molto ed ha preso una laurea triennale in Beni Culturali ed ora è al suo primo giorno di lavoro.
E' una splendida mattinata di primavera il sole sta sorgendo pigro all'orizzonte; e una ragazza con una utilitaria argentata sta bloccando il traffico sull'autostrada. Sembra che il conducente stia cercando qualcosa sui sedili posteriori del veicolo.

"Ma dove l'ho messo?!"

*Drin,drin*

"Ci mancava solo il telefono."

“Pronto”...... “Si, signor direttore”...... “Si lo....” ….... “Sarò lì tra 5 minuti, promesso”.

Sto facendo tardi al mio primo giorno di lavoro, incredibile.
Rumori di clacson si odono distintamente ma sembra che la ragazza, pel di carota, non se ne accorga minimamente; anzi continua tranquilla a cercare questo oggetto ignoto fonte di tanto trambusto.
Finalmente l'ho trovato, questo dannato cartellino identificativo. Oh! Ma guarda che capelli. Non importa li sistemo quando arrivo. La strada che sto percorrendo è nuova per me, per fortuna ho il navigatore. Ancora non posso crederci; appena finita l'università non credevo che sarei riuscita a trovare subito lavoro e invece, eccomi qui. Il giorno del colloquio ero nervosissima non avrei mai pensato che tra tutti quei candidati avrebbero scelto proprio me.
Sono arrivata finalmente. Wow il parcheggio è enorme. Faccio manovra, non sono brava nelle inversione ad U e cose simili; non le so fare perciò finisco sempre per urtare da qualche parte; ed oggi non è diverso dal solito, ho perfino urtato l'auto di qualcuno. Che faccio adesso?! Devo lasciare i dati dell'assicurazione? Ma sono in ritardo. Decido di lasciargli un bigliettino con su scritto il mio numero. Non ho più tempo devo sbrigarmi. Afferro la cartellina, il cellulare, la borsa, la scatola con i miei effetti personali, il cartellino identificativo, (quasi me lo dimenticavo) il giacchetto ed il cappuccino. Avrei bisogno di una terza mano. Qualcuno mi aiuti, continuo a pensare; poi scorgo un mio collega non molto lontano, cerco di fargli cenno con una mano anche se a stento riesco; Continuo ad avvicinarmi, come una disperata con lo sguardo indico il mucchio di oggetti che ho in mano. Quando finalmente, noto qualcuno che si avvicina a me ecco che....

...Bum.....

Ahi! Ahi! La porta a vetro. C'era la porta a vetro chiusa; come diavolo ho fatto a non vederla. Mamma. Che figuraccia. C'è un gruppo di persone intorno a me ed io sono ancora seduta per terra con tutte le mie cose sparse in giro. Esattamente difronte a me un piede che batte sul pavimento bianco. Sollevo lo sguardo ed è il mio capo stizzito. E' un uomo di bassa statura, paffutello, con un orrendo paio di baffi ed il riporto. Istintivamente scatto in piedi e lo saluto con formale rispetto. Quel ignobile individuo che cercavo di chiamare se la sta ridendo sotto i baffi mentre la mia amica Paola (grazie alla quale ho fatto il colloquio qui) raccoglie le mie cose, lievemente imbarazzata. Dopo le dovute scuse mi incammino verso la sala dei dipendenti insieme a Paola. Sconfitta, amareggiata, umiliata e con il viso in fiamme per la vergogna. Ma appena varco quella maledetta porta a vetro noto lo scheletro di un branchiosauro così grande da sfiorare il soffitto e ne rimango incantata. Mentre guardo quell'immenso essere, o meglio, ciò che ne resta; sento che tutto ciò che mi circonda non c'è più, scomparso nel nulla; le sensazioni d'imbarazzo ed inadeguatezza, completamente sparite e d'improvviso ritorno bambina. Ripenso a quella volta quando con i miei genitori andai per la primissima volta in un museo, devo aver avuto appena 5-6 anni , ma me lo ricordo come se fosse ieri. Quello che vidi, mi spaventò in un primo momento tanto da nascondermi dietro mia madre che sorridendo mi rassicurò e mi disse di non aver paura. Ancora spaventata sporsi la testa dando un secondo sguardo a quel coso cornuto (che adesso so essere un triceratopo) e la paura si tramutò in incanto. Fu allora che nacque la mia passione per i fossili.
Percepisco che quello è il luogo dove voglio lavorare. Il motivo per cui ho preso archeologia era proprio lo stupore e la curiosità verso un mondo così diverso che mi avevano spinto ad intraprendere questa strada. Non posso arrendermi per così poco; devo assolutamente tirarmi su. Ahh! Se solo il mio caffè non innaffiasse le piante nell'ingresso. Durante le mie macchinazioni mentali non mi sono accorta che Paola mi ha preceduta e che sono sola nel mezzo della sala. Meglio affrettarmi. Ma dov'è la sala dipendenti?!
Vagabondo in giro per il museo senza sapere dove sto andando. Mi volto ed un leone in vetro resina a grandezza naturale per poco non mi fa morire d'infarto. Scorgo seduto su di una panchina in un angolo un bambino con al polso legato un palloncino; comprato certamente al negozio di souvenir all'ingresso. Mi avvicino e gli domando cosa stesse facendo lì tutto solo; il bambino asciugandosi le lacrime mi risponde che ha perso la mamma ed il papà. Gli propongo di cercarli insieme visto che anche io mi sono persa. Lo prendo per la manina e lo accompagno all'entrata facendo richiamare dall'altoparlante quei genitori un po' distratti e nel giro di una manciata di minuti il piccolo può riabbracciare la sua mamma. Intanto Paola affannata mi viene incontro:
-Si può sapere che fine avevi fatto?- Mi dice
-Scusami tanto e che non avevo la minima idea di dove fosse la sala dei dipendenti – Le rispondo portandomi una mano dietro la testa
-Dovevi solo seguirmi- riprende fiato – Come hai fatto a rimanere indietro?!-
-Sai com'è- Mi giustifico in vano -Ogni tanto capita di perdersi nei propri pensieri- Le sorrido, un po' in colpa mi scuso.
Mi fa nuovamente strada; questa volta senza perdermi d'occhio un istante. Dovrebbero farla santa; ha sistemato tutte le mie cose, oltre ad avermi cercata per mezzo museo. Non avete idea delle innumerevoli cose che non avrei mai capito senza l'aiuto di Paola.
Non ho avuto neanche il tempo di sedermi che ecco arrivare un superiore che richiede l'ausilio di una guida, così balzo in piedi l'unico problema e che anche Nick ha avuto la stessa idea . Nick è quel grande amico che prima non mi ha aiutato e casualmente svolge anche le mie stesse mansioni. Inizia così un'intensa lotta di occhiatacce; lui sguscia via nel corridoi; a passo deciso lo inseguo. E' un testa a testa per i primi dieci passi ma poi d'improvviso mi fa lo sgambetto ed io ruzzolo per terra per la seconda volta oggi. Così la scolaresca in gita è tutta sua, è libero di istruire quelle giovani menti con quel suo ghigno beffardo in volto che sembra quasi farmi la linguaccia. Ed io non posso fare altro che sbuffare distesa sul pavimento. La mattinata procede tranquilla i visitatori non affollano le sale ma c'è comunque un bel via vai di gente. Che giornata! Ed è solo il primo giorno. Nooo.... Domani ho perfino il turno serale, significa che dovrò chiudere io le sale; anche se non capisco perché devo farlo io visto che poi c'è il guardiano notturno.
Tornata a casa mi infilo qualcosa di comodo come un vecchio e largo maglione un po' infeltrito che io indosso stile “Flashdance”. E' stato mio fratello a regalarmelo prima che partissi per l'università, era già vecchio allora, lui dice che me l'ha dato come portafortuna; la verità e che voleva solo sbarazzarsene comunque è il pensiero che conta e per stare a casa è comodissimo. Tutte le sere quando rientro do da mangiare a Macchiolina il mio gatto. Non so con precisione se è un maschio o una femmina però ha un enorme macchia rossiccia sulla schiena ed una marroncina sulla fronte che gli copre un orecchio ed un occhio, a parte qualche macchietta altra, per il resto è bianco. E' così buffo! L'ho trovato la settimana stessa che mi sono trasferita a Roma nel vicolo sotto il mio appartamentino una sera che stavo portando fuori la spazzatura. Aveva un paio di mesi quando lo vidi mangiare dal cassonetto avanzi di quello che sembrava pollo all'arancia. Mi avvicinai per accarezzarlo e subito si girò per mordermi. In quel momento sentì di essere simili; anche io ero sola ed impaurita in quella grande città, così nonostante la sua avversione nel farsi prendere che dimostrò graffiandomi la mani; riuscì ad acciuffarlo, da allora siamo diventati grandi amici. Il giorno dopo mi sveglio con calma, ho tutto il giorno per: fare la spesa, mettere in ordine, andare alla posta per pagare la bolletta della luce, telefonare a mio padre, mandare una mail alla mamma (tanto per farle sapere che sono viva e non affogata nel mio disordine) anche se so che mi chiamerà nel pomeriggio per sapere se mi nutro, se non faccio tardi la sera, se gli alieni non mi hanno rapita e sostituita con un robot marziano e cose simili. Vorrei solo la smettesse di trattarmi come una bambina.
La sera, mi preparo ed esco. Percorro la stessa strada sconosciuta. Parcheggio nello stesso posto di ieri. E' ora di rimboccarsi le maniche. Saluto il branchiosauro e vado dritta dal mio capo che mi assegna subito un gruppo di turisti. Procedo spedita per le varie aree tematiche e rispondo ad ognuna delle domande che mi vengono poste. Passo al secondo gruppo....poi il terzo e così via. La serata passa così mooolto lenta. Ed ora il fatidico momento, La CHIUSURA . Non rimango completamente sola ovviamente c'è un superiore con me che riordina gli uffici. Io comincio ad ispezionare le stanze, mi assicuro che non ci sia nessuno e chiudo a chiave. Ma dopo la quarta stanza completamente vuota sento dei passi e delle risatine provenire dalla sala dei grandi mammiferi. Mi affaccio e stranamente c'è la luce spenta, così punto la torcia per scovare quelle risate. Un rumore come di un oggetto che si frantuma mi destabilizza, appoggio la schiena al muro o meglio quello che credevo un muro; solo che la consistenza è completamente diversa mi volto di scatto........e vedo quel dannato leone in vetroresina che mi fissa. Dannato coso, gli urlo silenziosamente addosso, al prossimo turno serale giuro di portarmi un telo per coprirlo. Nuovamente il rumore di scarpe da ginnastica che stridono su di un pavimento liscio, percepisco un brivido corrermi lungo la schiena.
-C'è qualcuno?! Chiunque tu sia esci per piacere.-
Al mio tremante appello non si ode risposta. Fino a che non rischio di scivolare su di uno strano liquido denso color rosso intenso.

Sa....sa....sa....Sangue????!!!!!                                               

 

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Capitolo 7
*** Provare per credere ***


Grazie a chi legge le mie storie per la pazienza, ormai scrivo sporadicamente per via di vari impegni. Spero che questa breve storia vi piaccia ^.^ 

Fin da subito; prima ancora di finire il liceo, sapevo che la vita dell'impiegato non fa per me. Andare ad un colloquio con indosso quelle fastidiosissime cravatte che ti soffocano. Senti quel nodo opprimente e molesto, premere sulla gola, farsi sempre più stretto fino a costringerti a parlare con un filo di voce soffocato e spiacevole. Per non parlare della costante irritante e pruriginosa sensazione di essere sotto esame, l'interlocutore che domanda e tu rispondi, come un ebete; devi stare lì nell'incertezza che ogni tua risposta non sia quella corretta. Allora pensi “si te stesso”. Ma non vogliono te; vogliono il prototipo dell'uomo (o donna che sia) semplicemente perfetto. E quando alla fine smetti di seguire quello che dicono, allora.....è finita. “Le faremo sapere” è la frase che cela un significato più simile a “Nemmeno se la terra fosse attaccata dai robot alieni,e lei fosse l'ultima persona sulla terra, la chiameremo”, perciò tutti sappiamo che non si faranno mai più risentire. Così allentai la cravatta e buttai il mio curriculum nella pattumiera, al primo colloquio, ed uscì dalla stanza fiero di me. Purtroppo i miei genitori la pensavano diversamente. Si certo, ammetto che forse e dico forse non avrei dovuto rinunciare al primo tentativo, tuttavia, se non l'avessi fatto non sarei dove sono ora.

Passare davanti ad uno specchio e vedere il riflesso di quello che sono diventato, lo ammetto, mi piace, anche se all'inizio non è stato facile. Per trovare i soldi necessari per un biglietto di sola andata per New York ho fatto i lavori più disparati, e senza un minimo di credenziali; potete immaginare salti mortali che ho dovuto fare. Ed anche quando sono giunto nella “Grande Mela” facevo la fame, vivevo in un monolocale dove l'acqua che usciva dai rubinetti era color marrone schifo, la vista su di un meraviglioso cartellone pubblicitario sul filo interdentale, scarafaggi morti nella doccia, vicini decisamente...be...come dire.....singolari, per usare un eufemismo. Insomma non proprio rose e fiori. Intanto iniziai ad andare in giro per locali quelli più In, dove vanno i Vip e per farlo devi conoscere le persone giuste.

 

Regola n°1

Diventa amico dei buttafuori. Se conosci loro entri ovunque

N°2

Frequentare le persone giuste, quelle un po' folli che puoi incontrare solo sulla pista da ballo. Loro conosco tutti all'interno del locale o almeno quelli degni di nota.

N°3

Parenti, vice parenti, quasi parenti di persone famose bisogna assolutamente frequentarli, solo così puoi essere sicuro che ai tuoi aventi venga la gente “giusta”.

N°4

Divertirsi, SEMPRE, anche quando non ti diverti. Non importa quanti drink ci vogliono per lasciarti andare, bevili. Ma mai alzare troppo il gomito; a nessuno piacciono gli ubriachi molesti.

N°5

I social network. Devi essere attivo su ogni tipo di social. Quando ne inventano uno nuovo si il primo ad iscriverti.

 

E così scalerai le classi sociali all'interno dei Bar. Partirai diventando quello che conoscono tutti e che conosce “Tutti” e così sarai fornitore di Pass per le Discoteche fino a che non deciderai tu chi far entrare nella tua Lista. Fate in modo che la lista non sia né troppo lunga né troppo corta. Esclusiva al punto giusto. E man mano tutti vorranno entrarci.

Dopo che il mio lavoro di PR diede i primi frutti cominciai a frequentare una scuola per stilisti, poi uno stage in una Casa di moda dove mi hanno assunto, inizialmente come assistente. Lì ho incontrai il mio primo cliente. Stava cercando idee fresche per l'abito da indossare per un gala ed il mio capo incaricò tutti gli assistenti di disegnare dei bozzetti da sottoporgli. Ora sapevo che dopo aver scelto il migliore il “comandante” si sarebbe preso tutto il merito dell'idea, perciò mi trovai difronte ad una scelta durissima:

  1. Lasciare che gli eventi facciano il proprio corso, cioè mostrare gli schizzi al mio capo.

  2. Scavalcare il “Boss” e consegnare i disegni direttamente al cliente.

Lo so, rischiavo di essere licenziato in tronco, ma tutto sommato mi dissi: “O la va o la spacca” e così scelsi la seconda opzione. Quella mattina tranquillamente mi alzai in impugnai i miei bozzetti ed andai a lavoro. Era la mia occasione, so che non ne avrei mai un'altra, doveva funzionare con solo una cartellina con degli abbozzi in mano. Presi l'ascensore in cui era entrata la mia “vittima”. Deciso mi posi davanti al cliente, bloccai il saliscendi, e cominciai a parlare. Per qualche motivo non ero ansioso ma euforico, stava per presentarsi difronte a me un mondo nuovo, che fosse di successi o fallimenti, si decideva esattamente in quel fugace momento.  




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Capitolo 8
*** Eliminato ***


Lo so che è da un infinità di tempo che non pubblico una storia e per questo mi scuso. Auguro a chi lo leggerà una buona lettura e spero che questa OS vi piaccia ^-^


Porta che si apre.

Si accendono le luci.

Solita ragazza che corre via in lacrime.

Sembra la scena di un vecchio film che viene proiettato a ripetizione. Ma quando la smetterò di fare certe cose.

Oh, eccolo che arriva.

Lo schiaffo dell'ultima ragazza conquistata in un bar, che pentita e imbarazzata si riveste e se ne va.

E....fine.

La porta si chiude.

Spengo la luce.

Bevo un bicchiere di Bourbon.

E cala il sipario.


-Un' altra notte sul divano....sei senza speranza- sento una voce femminile.
Perché è già qui? Io sto ancora dormendo.
-Alzati- è ancora quella voce.Sento qualcuno tirarmi via la coperta. E' inutile combattere contro di lei. Mi arrendo. Apro gli occhi.
-Un angelo, Oh mio dio! Angelo dimmi che questo è il paradiso- sarcasticamente le dico io, tenendo gli occhi socchiusi.
-Smettila idiota, lo sai che non attacca con me- mi risponde dandomi un colpo sulla fronte.
-Come si chiamava la mia ultima “fidanzata”? Tina....Lina....- chiedo.
-Trina. Dio! Almeno impara il nome- mi rimprovera
-Si si. Be; solita procedura, impacchetta le sue cose e spediscile ai suoi.- riferisco io.
-Rogar- si volta per andarsene – Ha chiamato, comunque, se ti interessa- aggiunge lei.
-Quando? Che ha detto? Perché diavolo non mi hai avvisato!?- replico
-Vuole che vai a vedere la sua partita di baseball- mi avvisa continuando ad andare
-Perché non mi hai svegliato- mi avvicino bloccandola sulla porta
-PERCHE'...- asserisce fissandomi negli occhi, -.....ha chiamato alle 21:00. Eri in grado di parlare con tuo figlio, ieri sera?!? Rispondi sinceramente Deke-.
Possibile che non imparo mai. Perché sono così stupido. La lascio andare.
-Richiamalo...non è ancora troppo tardi....ho già composto il numero- mi rassicura porgendomi il telefono. -Cosa farei senza di te?!- le sorrido

Già chissà cosa farei senza Priya. Cosa avrei fatto alla fine della mia carriera? Non ne avevo idea fino a che non è arrivata lei con quei suoi modi un po' bruschi. E' grazie a lei se la mia vita finanziaria e lavorativa non è un disastro come la mia vita privata.
L'ho conosciuta quando l'azienda in cui lavorava stava fallendo ed io l'ho rilevata. Lai era una degli amministratori, anche adesso solo che in teoria l'amministratore sarei io e lei la mia segretaria, tuttavia, io non ne so niente di marketing e finanza così lei continua a fare il suo lavoro ed io il mio cioè surfare; a livello amatoriale ovviamente. Pensavo di salvare il posto di lavoro di molta gente è fare la mia buona azione dell'anno ed invece sono stato io quello ad essere stato rimesso in riga anche se, qualche volta, ritorno alle vecchie abitudini.
Mia moglie o meglio la mia ex-moglie l'ho incontrata all'apice del mio successo come surfista e come si conviene a fidanzamento breve è seguito un matrimonio ancora più breve e purtroppo anche un divorzio molto lungo che mi ha lasciato in mutande. Perfino l'unica cosa buona che ne era uscita da quella relazione mi è stata portata via; mio figlio Mike.
Mike è intelligente, adora gli animali e soprattutto ama giocare a baseball, mi invita sempre alle sue partite e puntualmente lo deludo, però mi farò perdonare e anche se ciò significa rivedere quella strega della mia ex, voglio andare alla sua partita, questa volta non me la perderò per nulla al mondo.

-Non è possibile....- sbotto io -Perché proprio sabato?!-
-Perché il signor Hishimoto ha deciso così- risponde Priya mentre traffica con il suo palmare.
-Pazienza non ci andrò- proseguo
-Alla partita?- domanda lei
-Dal signor Hishimoto- riprendo io, sorridendo ingenuamente
-Non se ne parla. Hai idea dell'infinità di cose che ho dovuto fare, di persone che ho dovuto pregare e di favori che ho dovuto chiedere per farti avere questo incontro?!- Mi rimprovera urlandomi contro.
-E' la partita più importante del campionato. Mike conta sul fatto che il suo evanescente padre riesca a vederlo giocare almeno una volta nella vita, non posso deluderlo ancora- asserisco con voce seria
Priya sospira sconfortata, poi scrive frettolosamente qualcosa sul suo palmare. Leggo nei suoi occhi ,riflessi sullo schermo, la frustrazione perché da un lato non può darmi torto mentre dall'altro, aveva lavorato così duramente per poter ottenere un appuntamento con questo grande magnate degli affari. E quando sta per aprire bocca....
-Va bene;- esclamo – Troverò il modo di parlare con questo signore se per te è così importante-
-Davvero?! Volevo dire...- si schiarisce la voce – Insomma non è poi così importante.....è solo un mucchio di soldi....però la partita....- parla come se fosse da sola
-Non ho mai detto che non ci andrò- Le sorrido
-Tu sei pazzo- dice estasiata.
Così definimmo un piano strategico per il quale potevo stare in due posti quasi contemporaneamente. Alle 14.00 l'incontro con il magnate, non più di un ora e mezzo per convincerlo a concederci il finanziamento, dopo di che, prenderò il mio elicottero e arriverò in tempo per la partita che inizierà alle 16:00 minuto più minuto meno. E' difficile lo so ma non impossibile, posso farlo, DEVO farcela; lo devo a Mike, lo devo a Priya e sopratutto lo devo a me stesso.

Venerdì sera, solita calma, solito bourbon, solita porta che si apre.

La porta che si apre?! Si apre da sola?!
Ragiona solo io ho le chiavi io e......Priya.
E' Priya con la valigia e la faccia sconvolta. La faccio sedere, prendo la valigia, la poggio vicino al divano e verso del te fresco di frigo in un bicchiere di plastica . Le chiedo cos'è successo e lei mi racconta che ha litigato con Josh il suo ragazzo e si sono lasciati non sapeva dove altro andare e per qualche strano motivo gli era venuto in mente di venire a chiedere ospitalità da me. Infondo è colpa mia le ho sempre detto di fare come se fosse a casa sua, per di più non l'ho mai vista così a pezzi, sì è addormentata non appena mi sono allontanato per buttare il bicchiere. Accidenti, perfino una tigre come lei può finire al tappeto qualche volta. Le rimbocco le coperte e mi avvio a spegnere la luce ma non riesco a staccarle gli occhi di dosso, sembra così indifesa così vulnerabile....
-Sei davvero bella mentre dormi- le sussurro in un orecchio – Buona notte....e sogni d'oro-

Sabato è arrivato, Mike ha chiamato già due volte per assicurarsi che non me ne fossi dimenticato ed ora sono davanti all'ufficio del signor Hishimoto in una saletta con due poltrone e aspetto....aspetto...sono le 14.15.......14.30......14.55.....15.20.....15.45.
E finalmente eccolo lì con la 24h in una mano e un martini nell'altra in ritardo per colpa di un pranzo che è andato per le lunghe. Per le lunghe!!!!! Avrei voluto strappargli quel sorrisetto beffardo da quella sua faccia rotonda; se solo potessi, ma ecco Priya che interviene togliendolo dalla mia vista omicida. Sparavo solo che rinviasse l'incontro e invece no, senza nemmeno scusarsi ha preteso che cominciassi a illustrare il progetto per il quale ci serve il suo finanziamento. Inizio a parlare ma nella mia testa un solo pensiero che non se ne va e probabilmente la parole che dico non hanno connessione logica ripeto solo il discorso che ho imparato e dopo 1h e 45 min l'agonia è finita.
Mi precipito fuori, scendo le scale di corsa, con affanno raggiungo l'uscita ed in tutta fretta attraverso la strada rischiando di finire sotto ad un camion e due taxi. Prego, qualunque cosa ci sia lassù, di arrivare prima che inizi l'ultimo inning; mentre vedo scorrere sotto di me prati ed alberi ascoltando il rumore delle pale dell'elicottero che girano.
Ecco qui gli ultimi cento metri prima di arrivare sul campo; si sentono già i cori dei genitori che incitano i propri bambini, l'odore del parato tagliato da poco misto a quello della terra rossa, il suono del vento che scuote le foglie degli alberi e l'arbitro che fischia:

-Terzo strike, battitore eliminato-.

 

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Capitolo 9
*** Quelli del Dolce Amoris dopo il diploma ***


(Se volete potete ignorare questo capitolo e passare direttamente alle storie)

Allora voglio provarci 
premessa: ho inserito i nomi (su Dolce Flirt) delle mie amiche per scherzare un pò con loro

Ora vi illustrerò secondo me il futuro che avranno i personaggi di Dolce Flirt una volta finito il liceo
 
Castiel: finirà il liceo ed inizierà a suonare seriamente con Lysandro e me; viaggeremo in tournée per tutto il mondo. Dopo 10 anni il gruppo si scioglie Castiel si accorge finalmente di amarmi e andiamo a vivere insieme e fondiamo la nostra casa discografica

Lysandro: dopo lo scioglimento della band pubblica la sua prima raccolta di poesie seguita da un' autobiografia, le sue fan impazziscono e lui fa soldi a palate come scrittore e critico letterario rimanendo sempre in buoni rapporti con Castiel. Durante tutta la durata della band ha continuato a sentirsi con una ragazza del liceo Dafne00 ma dopo lo scioglimento si sono lasciati per poi rincontrarsi per non lasciarsi mai più in un caffè Londinese dove lui stava firmando autografi e lei si trovava lì per caso.

Nathaniel: io ce lo vedo bene come uomo dell'alta finanza così finito il liceo ha preso un laurea e un master in economia dopo aver respinto Melody confessa il suo amore a ninni44 che nel frattempo si stava specializzando in Medicina. In pochi anni raggiunge i vertici a Wall Street e va a vivere con la moglie ninni44 e i figli negli Hamptons. 

Kentin: finito il liceo si arruola nell'esercito conseguendo sotto le armi una laurea in veterinaria e sposando il suo amore dal tempo del liceo Hiv. Ha una brillante carriera militare e 5 figli ai quali insegnerà a non temere i bulli e che la scuola militare fa miracoli.

Armin: finito il liceo si dedicherà a pieno alla carriera di Beta tester fino a diventare lui stesso programmatore informatico sostenuto dalla sua dolce metà Riley26.

Iris: Dopo la laurea è stata assunta in un museo di Storia naturale a Roma del quale (nessuno sa come) in qualche anno è diventata direttrice e con ancor più ,per lo stupore di tutti, riesce a ricordare a memoria la storia di ogni singolo fossile. 
Purtroppo i sui figli però sembrano aver preso la memoria da lei e la passione per i videogames dal padre perciò entrambi vengono spesso convocati dalla preside della scuola: Melody 

Alexy: diventato stilista e PR dei vip si terrà in ottime relazioni sia con Rosalya che con la dolcetta. Troverà l'amore della sua vita in uno stagista della rivista Vague e insieme, adotteranno un bambino di nome Luie.

Dake: dopo aver capito che la dolcetta non se lo fila tornerà definitivamente in Australia dove diventerà un surfista professionista senza mai abbandonare la sua vera professione di Playboy, ritirandosi dopo qualche anno a vita privata. 

Leight e Rosalya: dopo che Rosa ha finito il liceo si sono sposati e adesso gestiscono il negozio di vestiti insieme e hanno acquistato una casa in campagna vicino ai genitori di lui. Rosa continua a dire alla dolcetta: " Con quella biancheria non conquisterai mai un uomo" nonostante abbiano tutte avuto il proprio lieto fine.

Dajan: andrà all'università grazie a una borsa di studio per il Basket diventando in fine un giocatore del NBA; incontrerà in una campagna di solidarietà per i bambini Africani una promessa del Basket femminile Kim della quale tra un canestro e l'altro si innamorerà 

Kim: finito il liceo si dedica completamente allo sport come pallavolista, e atleta di Triathlon ma sarà nel basket che costruirà la sua carriera nella WNBA. Anche se la sua storia con la stra pagata stella della pallacanestro Dajan è su tutti i giornali lei rimane una donna con i piedi per terra telefonando alla sua amica Violet ogni volta che le serve un quadro per abbellire la sua villa a Los Angeles, il suo attico a New York, il cottage sulle Alpi Svizzere, La casa alle Bahamas ecc. 

Per quanto riguarda Jade ho deciso di mantenere la visione di Supermarika1000

Jade e Violet: Jade Aprirà un negozio di fiori " Jade's flowers " e si sposerà con la dolcissima Violet. Violet grazie anche alla sua mecenate non che amica Kim diverrà famosa in tutto il mondo per i suoi quadri venduti sia a privati che a musei oltre ad avere la sua personale galleria d'arte a Parigi dove se si è fortunati si può vedere la timidissima Violet spiegare con un filo di voce i propri quadri.

Melody: dopo la delusione d'amore ha avuto una breve storia con Dake ma ormai è tutto finito. Concentratasi sugli studi ha conseguito la laura in lettere ed è entrata di ruolo in una scuola elementare dove a conosciuto il padre di uno dei suoi alunni un ingegnere statale discreto ma che le ha messo al dito un diamante da 4.00 carati. Ora fa la preside della scuola elementare dove dei suoi ex-compagni le fanno spesso visita ma non per piacere.

Ambra: dopo la laurea breve in giurisprudenza per far piacere hai suoi genitori. Ha cercato di entrare nel mondo della moda ma con successo discreto ciò però le ha consentito di incontrare un importante uomo d'affari del quale è diventata la moglie trofeo. Tra il golf club, le scuola d'equitazione della figlia , il club di vela del figlio, e il compito di rappresentante di classe è difficile riuscire a scambiarci due parole e così a perso i contatti con Li e Charlotte. Anche se è entrata a far parte di un club solo al femminile "le casalinghe disperate". Purtroppo trova ancora il tempo per rompere le scatole alla cognata e a Castiel il quale ha chiesto un ordinanza restrittiva conto di lei

Lì e Charlotte: finito il liceo hanno deciso di lanciare una propria linea di abiti chiamata L&C che nemmeno il negozio di Leight e Rosa ha voluto acquistare. Così Li ha accettato le pressione dei suoi di sposare il figlio di un collega del padre e Charlotte è finita a fare la commessa in un supermercato a crescere sua figlia da sola.

Peggy: è riuscita ad integrarsi nel gruppo classe ed anche dopo il diploma è rimasta in contatto con tutti. Dopo un master in giornalismo ha fatto la gavette nel Corriere della Sera ma dopo alcuni scoop scoppiettanti, un pizzico di fortuna e una grossa mano da parte di Violet, Kim e Alexy è riuscita ad entrare nel New York Times settore gossip (ovviamente) e Kim si è pentita di averle dato una mano perché adesso per colpa sua la sua relazione "segreta" con Dajan non è più un segreto. Sul piano personale Peggy giura e sostiene con fermezza di essere sposata con  il suo lavoro, ma voci di corridoio dicono che frequenta un uomo conosciuto in un bar di sabato sera. 

Karla: la poverina si è appena diplomata dopo una vita sentimentale deludente e l'abbandono di ogni amicizia vive ancora con i genitori e chi la vede non la riconosce visto il suo aumento di peso di circa 30 kg sua madre crede ancora che la sua figlioletta sia la più bella ragazza del mondo mentre il padre ormai rassegnato ha trovato un secondo lavoro per poter mantenere Karla e il suo stomaco.

Nina: dopo aver seguito Lysandro e la band ovunque da Berlino a Giacarta, da Milano a Tokyo ed in ogni altra tappa dei loro concerti aver acquistato ogni singolo album, libro, fazzoletto usato, cuscino d'hotel, vari poster e sagome a grandezza naturale e non; perfino la terra su cui Lysandro ha camminato e aver inviato centinaia di mail minatorie alla sua fidanzata ha deciso di non darsi per vinta e ora abita in una tenda sotto l'appartamento di Lysandro e Dafne spuntando fuori ogni volta che i due escono (da soli o in coppia) per minacciare lei e idolatrare lui. Nonostante i continui cordiali inviti di Lysandro a farsi una vita, lei continua imperterrita a stolkerarlo.

Lety: finito il liceo fa la mantenuta spillando soldi hai suoi numerosi boy (ormai più di un centinaio) anche se ormai perfino il playboy Dake con il quale ha avuto una mezza relazione seria quando lui era all'apice del successo non se la fila più. Purtroppo è rimasta amica della dolcetta e la tartassa di immagini di ragazzi per sapere secondo lei se vale la pena uscirci cosa che fa infuriare al quanto i Ragazzi del Dolce Amoris che hanno una relazione con le povere mal capitate e quindi Lety fonte di litigi tra le nostre coppie sembra non voler abbandonare il suo ruolo di ragazza "spenna polli".

Spero vi sia piaciuto è solo la mia personale immaginazione di un futuro per "Quelli del Dolce Amoris"                      
    

  P.S. ci tengo a precisare che questa è la grande trama generale i vari capitoli saranno delle OS su tutti i personaggi dove illustrerò piccoli momenti di vita di questi ultimi

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