Ti Ricordi Di Me?

di seeamilyplay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Risveglio ***
Capitolo 3: *** 2. Solo sei giorni? ***
Capitolo 4: *** Flowers and Memories ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


TI RICORDI DI ME?

Amily is back! Torno alla carica con una nuova long, stavolta AU ispirata ad un adorabile libro di Sophie Kinsella che lessi un paio d'anni fa “Ti ricordi di me?”. È una lettura molto leggera,che consiglio specie in questo periodo estivo. Spero che la mia idea vi intrighi e vi appassioni, che abbiate voglia di recensirla e chissà, magari anche di seguirla. Spero di non distaccarmi troppo dalle personalità originali, ma purtroppo immagino che a volte si andrà in OOC. Il rating per il momento è arancione ma probabilmente cambiera.. o forse no chissà. Comunque sia, aggiornerò con frequenza in quanto ho già pronti diversi capitoli. Detto questo detto tutto, buona lettura!

Besos, Amily



PROLOGO

Che giornata di merda.

Fermatevi un attimo e considerate tutte le giornate di merda che avete passato nella vostra vita. La somma di tutte queste sarà sempre e comunque un semplice eufemismo se messo a confronto con la mia giornata. Cioè.. alle mie giornate.

È ormai notte fonda e sto disperatamente cercando di fermare un taxi che mi riporti a casa. Le mie adorabili amiche e colleghe di lavoro mi hanno letteralmente trascinato in questo sudicio pub, perchè dovevamo festeggiare. Ma festeggiare cosa? Quanto sia misera e piena di stenti e delusioni la mia vita?

Madge e Delly non fanno altro che cantare e ballare e sghignazzare e ciarlare di cosa compreranno coi soldi del bonus che hanno ricevuto oggi a lavoro. Il nostro capo, il signor Flickerman -miracolosamente e molto magnanimamente- ha deciso di premiare tutti i suoi impiegati, assunti da almeno un anno, con un fantomatico bonus pari al 30% della propria busta paga. Neanche a dirlo, lavoro come ultima ruota del carro di questa assurda agenzia pubblicitaria da giusto 11 mesi e 24 giorni, perciò non ho diritto a quel sudato e tanto agognato bonus. Avevo un dannatissimo bisogno di quei soldi.

Sono io che do da mangiare alla mia famiglia.

Mia madre era una bravissima farmacista, infaticabile e stimata da tutti, ma da quando papà è morto ha perso la testa. Completamente. Non so se sia depressione, qualcosa di cronico, fisico o psicofisico o non so cos'altro, fatto sta che è in un inconcepibile stato vegetativo e ha abbandonato me e Prim a noi stesse.

Primrose è la mia sorellina, la mia paperella, è la luce dei miei occhi. È così sveglia, intelligente, posata, molto studiosa e matura per i suoi 15 anni. Vorrei che avesse tutto dalla vita perchè lo merita e farò di tutto perchè niente le manchi e perchè nulla le faccia del male.

E quindi lavoro. Lavoro dalla mattina alla sera, non mi fermo un attimo e non ho tempo di fare altro o di pensare, anche solo vagamente, ad altro se non a soldi, soldi, fare soldi, mettere da parte soldi, per assicurare una vita dignitosa a Prim.

Johanna è tutta intenta a limonare con un tizio assurdo incontrato al bar. È cosi seducente e incantatrice da conquistare qualsiasi essere umano, uomo o donna che sia, a suo piacimento.

Lei, dal canto suo, non fa altro che rimbeccarmi sulla mia assoluta mancanza di sex-appeal, di cura della mia persona nonché del mio essere una pudica verginella alla veneranda età di 24 anni.

Sì, ho 24 anni, sono vergine e fuoriforma: sottopeso, sciupata, acciaccata, ho occhiaie impossibili da rimuovere, la pelle secca piena di imperfezioni e un seno insignificante, ma di tutto questo poco mi tange

Mi vesto in maniera trascurata e scialba, non mi trucco e non so come farlo e dormo massimo tre ore a notte. Insomma sono la personificazione della femminilità, come potete ben immaginare.

Sono tutto il contrario rispetto alle mie amiche: Johanna è alta, bellissima, spigliata e senza peli sulla lingua: una femme fatal, come si suol dire.

Delly invece è la persona più amichevole del pianeta: è dolce, simpatica, molto disponibile e non so quante volte ha tentato invano di far uscire allo scoperto la mia femminilità inesistente.

Madge e io siamo amiche sin da piccole. Siamo silenziose e riflessive e non ci abbandoniamo alle sfrenatezze di Johanna e alla giovialità di Delly. Però lei è la figlia del sindaco, lavora giusto il necessario e sicuramente non le mancano i soldi. Sebbene sia una viziata figlia di papà, è rimasta sempre la stessa semplice e gentile ragazza che conobbi durante un pomeriggio di gioco nel parco cittadino.

Dei ragazzi non me ne è mai importato granchè e sinceramente non ho tempo per dedicarmi a cose futili come una relazione sentimentale. C'è da dire anche che nessuno mi ha mai notata o cercata e immagino che il mio aspetto trascurato non sia d'aiuto. L'unico ragazzo che frequento è soltanto un amico con cui condivido l'unico passatempo che mi concedo: il tiro con l'arco.

È sempre stato la passione di mio padre e lui me l'ha trasmesse insieme all'amore per la musica e il canto. Costituiscono attimi in cui stacco la spina e per poco penso solo a me stessa e penso a lui.

Mio padre è morto da cinque anni ormai a causa di un'esplosione nella miniera di carbone dove lavorava. Era un'umile minatore, stakanovista. L'unica cosa che mia madre dice è che gli somiglio molto, per la dedizione che metto nel lavoro, per il mio modo di canticchiare le canzoni che mi insegnò da piccola e per la precisione e concentrazione con la quale tiro con l'arco. Ne sono molto orgogliosa.

Piove a dirotto.

Le macchine sfrecciano in velocità schizzandomi d' acqua e di fanghiglia: sono le 4 di mattina, sono stanca e voglio solo tornare a casa.

La pioggia si fa sempre più fitta tanto che i contorni degli oggetti cominciano a farsi sempre meno definiti. Una macchia gialla smorza quella grigia monotonia. Quel taxi deve essere mio a qualunque costo.

Vedo già una coppia di ragazzini andargli incontro ma non posso permetter loro di fregarmi questa possibilità di tornare a casa. Inizio a correre forsennatamente lungo il marciapiede scivoloso, attraverso la strada sbracciandomi -Taxi! Taxi! Arrivo!- il piede slitta sull'asfalto bagnato e cado rovinosamente.

Tutto si fa confuso, tutto inizia a girare... sento un ronzio nelle orecchie e la voce di Madge urlare in lontananza -Katniss!-.

Poi, il buio.

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Capitolo 2
*** 1. Risveglio ***


CAPITOLO 1. Risveglio

 

Che ora sono? Dove sono?

Sento solo un pungente odore di disinfettante. Cerco di aprire gli occhi, ma un capogiro mi impedisce di tornare alla realtà. È buio di nuovo.

 

 

Da quanto sono sveglia?

Cosa diavolo è successo?

Postumi di una sbornia colossale? Ma non ricordo di aver bevuto così tanto da stare così male.

Perchè non mi sento più le gambe? Ma che diavolo!?

 

 

Finalmente riprendo lucidità. Lo sento.

Cerco di aprire gli occhi. La luce non è molto forte, ma intorno a me tutto è annebbiato. Che mi succede?

Che giorno è?

Resto immobile, la testa trafitta da un dolore pulsante. Sento i miei arti formicolare e non riesco a muovermi.

Dove sono? Perchè diavolo il mio cervello non connette?

Con uno sforzo titanico cerco di guardarmi intorno senza vomitare: sono in una strana stanza bianca. Sono in ospedale?

Sono caduta e mi sarò fatta così male che le mie amiche han dovuto portarmi in ospedale. Possibile?

La vista si appanna e la stanza ricomincia a girare. Ho tanto sonno.

 

 

-Signora? Signora si svegli.-

Chi è? Perchè non mi lasciano mai dormire in pace? E poi.. Signora? Ma signora a chi?!

Oddio. Ma che ore sono? Devo andare a lavoro!

Faccio un respiro profondo e apro gli occhi. Una signora sulla quarantina di verde vestita mi osserva perplessa. -Signora, bentrovata. Ricorda qualcosa?-

-Cosa?- chiedo a lei ma più a me stessa. Cos'è che devo ricordare?

-Signora ricorda il suo nome?-

Questa infermiera mi deve aver preso per una vecchietta con l' Alzheimer evidentemente. -Mi chiamo Katniss Everdeen. Cosa diavolo mi è successo?- con un colpo di reni improvviso mi metto seduta. Trattengo a stento un urlo di dolore.

-Perfetto. Signora, lei ha avuto un incidente: si è schiantata contro un'altra autovettura durante un forte temporale. È qui da sei giorni.-

Cosa? Sei giorni? Aspettate un attimo... io guidavo una macchina? Ma com'è possibile? Io non guido. Non ho neanche la patente!

-Signora, la vedo confusa. C'è qualcosa che posso fare per lei?- mi chiede preoccupata la donna. Mi sistemo il cuscino dietro la schiena e solo allora noto una cosa agghiacciante: le mie unghie. Le mie unghie sono sempre mangiucchiate e un po' ingiallite. Com'è possibile che siano laccare di rosso fiammante e che siano straordinariamente lunghe e squadrate?

Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Spero di non aver fatto preoccupare la mia piccola Prim. Dovrei chiamarla, a proposito.

Mi guardo un po' intorno in cerca della mia tracollina di jeans, comprata durante un pomeriggio di razzie ai saldi con Delly. Non c'è.

La camera è asettica: ordinatissima e molto spaziosa, troppo per essere un'ospedale pubblico. Non posso mica permettermi una clinica privata. Noto in un angolino ben nascosto una valigia e una borsa coordinati, dal colore anonimo, ma con un non-so-che di sofisticato. Cerco di alzarmi, con molta fatica, dal letto: mi sento dolorante, le gambe tremano ad ogni passo. Cammino strisciando contro il muro e raggiungo la borsa. La scruto: non può essere mia, è una lussuosa Louis Vuitton.

Un improvviso giramento di testa mi costringe a tornare sui miei passi e a stento raggiungo il letto, quando un lampo, una visione, mi distoglie da quel proposito: uno specchio.

 

Non sono mai stata il tipo di ragazza che adora ammirare la propria immagine su superfici riflettenti. Sia ben chiaro, di mattina, prima di uscire di casa, mi do un'occhiata allo specchio, ma giusto per verificare quanto io sia o meno presentabile. Di certo non spreco tempo a scegliere il mio outfit in base all''occasione d'uso o badando di abbinare colori, tessuti e fantasie. Mi importa meno di zero: dormo più che posso, mi sveglio di soprassalto, mi lavo viso e denti, indosso la prima cosa che trovo nel mio incasinatissimo armadio e faccio colazione prendendo qualcosa al volo dalla cucina. Ecco il mio risveglio abituale.

Eppure in questo momento, lo specchio mi attrae come metallo a calamita. Sono curiosa e insieme preoccupata per ciò che potrei vedere. Cosa avrei dovuto aspettarmi?

Lesioni? Abrasioni? Ferite gravi? Tagli? Sfregi?

Mi avvicino guardinga alla parete di specchi procedendo a tentoni e ad occhi chiusi. Mi sento come quel giorno in cui a Johanna venne la brillante idea di organizzarmi una festa di compleanno a sorpresa e mi costrinse a viaggiare in metro bendata perchè non capissi la destinazione. Che giornata assurda che è stata quella.

Fremendo di una nervosa eccitazione ed inquietudine, apro lentamente gli occhi e rimango esterrefatta.

Chi diavolo è quella donna?!

Di certo non è Katniss Everdeen, ventiquattrenne sciatta e squattrinata.

Riflessa nello specchio vi è l'immagine di una donna slanciata, dal ventre pianto e dalla corporatura tonica. La pelle, di un colorito roseo, pare levigata come marmo e delicata e liscia come seta. I capelli sono biondi, vaporosi e fluenti, perfettamente in piega; il viso è perfettamente idratato e truccato come dalle mani esperte di un makeup artist; il seno è alto, sodo e... assolutamente finto.

Chi diavolo sei, maledetta top-model e che cosa ne hai fatto di Katniss?!

 

Sono sotto shock. Non credo ai miei occhi. Mi sembra tutto uno scherzo. Probabilmente sto sognando. In realtà sono ancora stesa sul marciapiede mentre impazza il temporale.

Sbottono la vestaglia di raso e si rivela un corpo da mozzare il fiato, “coperto” da uno striminzitissimo completino intimo super sexy di pizzo. Mi sembra di impazzire. Inizio a toccarmi ovunque, palpo, tasto, pizzico, schiaffeggio, soppeso ogni centimetro di quel corpo a me sconosciuto.

Proprio mentre sono lì lì per abbandonarmi al più completo sconforto, sento bussare vigorosamente alla porta e senza aspettare una mia risposta, entra nella camera una donna con un sorriso abbagliante e abiti sgargianti -Katniss, cara! Finalmente ti sei ripresa!- ma chi diavolo è questa tipa assurda? Ha una vocina stridula e un accento straniero, francese direi -Per fortuna! Abbiamo molto da fare, la tua agenda è piena come sempre! Basta battere la fiacca!- cammina vivacemente su tacchi vertiginosi, apre la borsa Louis Vuitton e ne estrae uno strano palmare supersottile, dall'aria di essere molto costo e piuttosto all'avanguardia. -Ecco cara, sono riuscita a recuperare il tuo iPhone, ho già controllato che non mancasse niente... ma Katniss? Che fai lì imbambolata?- a questo punto la domanda mi sorge spontanea -Mi scusi ma... lei chi è?- chiedo molto ingenuamente e la donna prende a fissarmi con una strana espressione -Ma come chi sono! Sono Effie! La tua assistente personale! Senza di me, cara, saresti persa!- trilla lei, molto fiera di se stessa.

Aspetta un attimo. Non solo mi ritrovo paradossalmente con un corpo da modella di Victoria's Secrets, quanto ho anche un'assistente personale. Decido che è arrivato il momento di fare chiarezza e immagino che se questa Effie è la mia assistente, dovrà necessariamente sapere tutto di me e di cosa mi è successo.

Mi stento sul letto, mi copro con le coperte fino al collo e interrompo l'assurdo sproloquio della donna sul cattivo gusto col quale è stata arredata la camera -Signorina Effie.. mi scusi ma.. io non so di cosa lei stia parlando.- mi guarda con aria sconvolta come se le avessi fatto chissà quale affronto, ma prima che possa rispondermi, l'infermiera fa irruzione in camera -E' orario di visite. Suo marito sta aspettando che lei lo riceva.-

Aspettate un attimo. Ha appena detto... sì ha appena detto che io... io... c'è mio marito fuori?! io.. sono sposata?

Che mi venga un colpo!

E tutto subito di fa di nuovo buio.

Nota di fine capitolo

Eccomi qui... Spero che dopo questa non vogliate uccidermi T.T
Ebbene si, è cambiato tutto. E da qui partirà il delirio veramente. Tutto ciò che vi aspettate... non accadrà, credo, o comunque cercherò di stupirvi.
Come avete potuto notare in questa storia prende le sembianze della meravigliosa Jennifer Lawrence, è piuttosto palese. Ma sottoo questa facciata di bionda straordinaria si cela sempre la nostra adorabile(?), dolce (?) Kat. Che dire di Effie? Amo questo personaggio, sappiatelo.
Bene, detto questo, ringrazio tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fin qui e vi invito a recensire.. Tengo molto a questa storia e vorrei sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti coloro che già seguono e che hanno messo tra i preferiti la mia storia... Non potete capire quanto ciò mi renda felice *-*
Besos, Amily 

 
 

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Capitolo 3
*** 2. Solo sei giorni? ***


CAPITOLO 2. Solo sei giorni?

Sento troppo brusio in questa dannata stanza. Quante persone staranno parlando contemporaneamente? Tre? Quattro? Quanto vorrei parlare con Magde... o con Jo e Delly.. magari loro sanno qualcosa. Magari sanno cosa diavolo è successo in questi sei giorni di ricovero in cui tutto è cambiato.

Ho sete. Vorrei parlare ma la gola è così secca che non riesco ad articolare una parola. Tra tutte un voce spicca: è Effie, pare abbia capito e ha chiesto dell'acqua a qualcuno. Poi la porta si apre e il vociare scompare dietro il tonfo della porta che si richiude. Apro gli occhi e poggiata alla finestra riesco ad intravedere una figura. -Mamma...?- è lei? O non è lei? Non so sinceramente. La figura si avvicina, è bionda e ha le labbra luminose color pesca -Katniss, piccola mia. Avevi perso conoscenza...- Mia madre? Che vuole? Da quando si preoccupa per me? Sento che mi sfiora il braccio, mi accarezza. Mi ritraggo istintivamente -Pensavo fossimo riuscite a superarlo... Ce l'eravamo promesso..- ma di che diavolo sta parlando? Superarlo? -Katniss, io sono cambiata. Sono guarita. Ci siamo aiutate a vicenda. Non ti abbandonerò mai più-. -Ma di che parli? Tu non mi hai promesso nulla. Io mi ammazzo di lavoro per dare a Prim ciò di cui ha bisogno! E tu che fai?! Niente!- sono furente. Solo allora la metto a fuoco.
Non è sciupata e ingrigita come sempre. Il suo sguardo è vivace, non più vacuo e spento. Tutto in lei è diverso. -Katniss, ma che dici. Hai smesso da tempo di preoccuparti per Prim. Con la mia paga ce la caviamo più che egregiamente, lo sai bene- Ma che diavolo sta succedendo al mondo?! -La tua paga? Perchè tu lavori pure?! E da quando? Fino a ieri facevo tre lavori per mantenervi!- la donna mi fissa stranita. Sto forse parlando in un'altra lingua?! -Sono ormai due anni e mezzo che lavoro nella farmacia del quartiere... non capisco perchè tu mi faccia queste domande assurde. Avrai mica perso la memoria?-

Credo che il mio sangue si sia raggelato improvvisamente. Lavora da quanto?! E Io non lo sapevo. -Mamma... potresti dirmi che giorno è?- le chiedo e lei risponde che è il 13 luglio. Ricordo che il bonus era una sorta di regalo che il capo faceva ai suoi dipendenti per l'anno nuovo. Sono passati... sei mesi?! Ma non erano sei giorni?! La donna coglie l'incredulità nei miei occhi e precisa -E' il 13 luglio del 2015-.
Scoppio inesorabilmente a piangere. Le braccia di mia madre mi circondano, cercando di consolarmi con un amorevole abbraccio. Lei ha già capito tutto.

Ho rimosso i ricordi di 3 anni della mia vita.

Tre anni... TRE ANNI.

Oh mio Dio. Sono passati tre lunghissimi anni da quella notte. Tre. Fottutissimi. Anni.

E io non ricordo assolutamente nulla, nella maniera più assoluta.

Ma come diavolo è possibile?! Quale assurdo incantesimo mi è stato fatto perchè io possa aver cancellato così, senza alcuna ragione, senza alcuna remora, tre anni della mia vita?!
Ma soprattutto, questa vita, in questo futuro, deve far così schifo da portarmi a desiderare la mia merdosa vita passata, quando sgobbavo come se non ci fosse un domani e quando per un simpatico scherzo del destino ero stata tagliata fuori dal bonus di fine anno? Io non capisco...
Stringo la testa fra le mani e chiudo gli occhi. Scavo e scavo ancora nei più remoti angoli della mia coscienza per trovare uno straccio di ricordo di quella che è la mia vita attuale. Ricordo tutto del passato. Di tutto ciò che ho vissuto da bambina, la nascita di mia sorella, i primi giorni di scuola, la morte di mio padre, la depressione di mia madre, il tiro con l'arco... Ricordo cosa ho mangiato ieri a pranzo: hamburger e patatine fritte annegate nella salsa barbecue. O meglio... cosa ho mangiato il giorno prima di oggi tre anni fa. Si lo ribadisco: tre anni.

Mamma riceve una serie di mazzi di fiori tramite un'infermiera -Sono arrivati in questi giorni- mi spiega con un sorriso -Non ho voluto che li portassero in camera tua finchè non avresti ripreso coscienza.- Ha un suo senso... Anche se, magari, svegliarsi in una camera piena di fiori sarebbe stato sicuramente più rassicurante rispetto a questo ambiente freddo e sterile.. o forse avrei creduto di trovarmi in una camera ardente dentro a una bara. Chi lo sa. 
Una bellissima donna entra allora nella stanza, va dritta verso mia madre. Sarà un dottore, anche se mi sembra strano che non indossi il camice. Non è professionale!
Ha dei capelli stupendi, biondi e perfettamente stirati, lunghi fin sotto le scapole e resi ancora più composti da un cerchietto blu scuro. Ha in mano una cartella clinica, la mia credo, che continua a sfogliare continuamente mentre parla con mia madre, che la segue con aria assorta. Non riesco a sentire cosa si dicano: la donna ha un tono piuttosto basso, come se temesse di disturbare o comunque di svegliarmi. D'un tratto si volta verso la finestra, sul quale davanzale mia madre aveva posto la lunga serie di mazzi di fiori che erano stati consegnati qualche momento fa. Il suo tono non è più pacato, ma si sente una forte nota di disapprovazione -Perchè hai fatto portare in camera i fiori? Ti avevo espressamente detto di evitare finchè non si fosse... svegliata..?- evidentemente fa due più due perchè si volta verso di me con il volto stravolto dall'emozione -Katniss! Grazie al cielo! Ti sei svegliata!- e mi abbraccia. Forte. Febbricitante. Io, certo, posso capire che i dottori possano affezionarsi ai propri pazienti però... così mi sembra un po' troppo. Tossisco scusandomi per sciogliermi da quell'imbarazzante abbraccio e allora vedo balenare negli occhi della bionda uno strano senso di sconforto. Si volta verso mia madre esterrefatta -Katniss... perchè mi dai del lei?- che domanda stupida. Non sono mica così cafona da dare del tu a una dottoressa solo perchè è così stranamente informale – Beh... ecco.. mi scusi dottore ma non vorrei mancarle di rispetto...- farfuglio. Allora sgrana gli occhi mentre mia madre abbassa lo sguardo -Dottoressa?! Ma Kat che stai dicendo! Cioè.. studio agli Yale e seguo i corsi di medicina, ma ancora è troppo presto...- mia madre poggia una mano sulla spalla della bionda -Mi spiace... ha perso la memoria... Prim-

Prim? Questa donna è la mia paperella?! Gli occhi le si riempiono di lacrime -È tutta colpa mia... tutta colpa mia. Mi dispiace Kat- non faccio in tempo a dire una parola, sono sconvolta, e la porta sbatte lasciando me e mamma da sole, in un silenzio carico di tristezza. Colpa sua?

Dopo qualche minuto, entrano in camera due dottori, con camice stavolta e armamentario correlato, per verificare il mio stato di salute. Mi fanno una serie di domande comuni: come mi chiamo, dove abito, che lavoro svolgo. In base a quanto detto e quanto confermato da mia madre si è finalmente giunti alla conclusione -Ormai è chiaro. Signora Everdeen- afferma il dottore alto e massiccio, tutto intento a sfogliare la mia cartella -Si tratta di amnesia retroattiva. È un evento che occasionalmente si verifica in seguito a traumi cranici.-
Ecco svelato l'arcano. Sento la tensione sciogliersi dentro di me -Ha perso la memoria. Il nostro compito, ma soprattutto quello dei suoi cari, è quello di sollecitare con qualsiasi mezzo la sua mente per far riaffiorare i ricordi.- Mia madre assume un sguardo piuttosto determinato. Sembra stia progettando chissà quale grande piano per aiutarmi. I dottori, prima di uscire, scambiano qualche parola in privato con lei. Credo che lo sgomento, lo stupore e il sovraccarico di queste nuove sconvolgenti mi abbia lasciato a corto di parole. Riesco a pensare solo ad una cosa in questo momento. Prim.


 

Nota di fine capitolo.
Ed ecco a voi l'atteso secondo capitolo!
Entrano in scena due personaggi fondamentali (Purtroppo per conoscere il marito dovrete aspettare ancora un po ;) )
E insomma, conosciamo Mrs. Everdeen e Prim. Ovviamente ho preso ispirazione dalle attività che svolgevano nel Distretto 13. Da notare che Prim studia a Yale perciò, a grandi linee è facile intuire dove è ambietata la storia, ma a breve verrà rivelato tutto nei particolari.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, siete state veramente gentilissime *-* le vostre parole mi hanno resa ancora più motivata e più operativa. 
Infine, ringrazio sempre coloro che seguono, ricordano e preferiscono questa storia.
Spero abbiate voglia di commentare e recensire anche questo capitolo e dirmi tutto ciò che vi passa per la testa :D
Al prossimo aggiornamento, besos
Amily

 

 

 

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Capitolo 4
*** Flowers and Memories ***


CAPITOLO 3. Flowers and memories

Perchè Prim pensa che sia colpa sua? Perchè piangeva così disperatamente?

-Mamma... Perchè Prim..?- farfuglio. Non riesco ad articolare una frase di senso compiuto. Pare che lei mi capisca però e si affretta a rispondere -Tranquilla Katniss. Tutto a suo tempo.- Ma a quest'ora lei starà piangendo da qualche parte, io lo so, io la conosco. Poi mi rendo conto che no, io non la conosco affatto quella ragazza... Che non ho idea di cosa le sia successo in questi tre lunghi anni e sopratutto cosa l'ha resa la donna, ormai, che è.
Mi alzo di scatto. Non posso aspettare. Mia madre continua a dirmi di calmarmi e di riposare, ma questa stanza mi soffoca. Mi sento inerme, un animale in gabbia, arresa al mio destino. Devo prendere in mano la mia vita, la mia nuova vita e ricostruire il puzzle.
-Kat, Prim tornerà da te non appena avrà capito come aiutarti. Fermati un secondo. Non sei curiosa di sapere chi ti ha spedito tutti questi fiori?-
I fiori. Li avevo rimossi. Anzi non avevo considerato che potessero essere un mezzo per iniziare le mie indagini. Mi avvicino al davanzale e scruto i vari mazzi. Ce ne sono più di una dozzina e vedo che su ognuno c'è un biglietto. Prendo quello dal mazzo più grande, un mazzo di calle floride e candide. Ovviamente, come sospettavo è di 
mio marito e recita “La prossima volta che dovrai partire, io sarò con te. Sarò con te sempre. L'ho giurato davanti a Dio e davanti le nostre famiglie. Tuo, sempre” oserei dire: agghiacciante. Solenne, anche troppo. Però un pensiero carino, devo ammettere. Mio marito deve essere una persona piuttosto seria. Mi incuriosisce, quasi. Ma sinceramente non ho alcuna voglia di incontrarlo. Solo a pensarci mi sale l'ansia. Per quanto mi riguarda, io sono ancora la single ventiquattrenne Katniss Everdeen. A questo proposito, strano che nessuno mi chiami col cognome di mio marito. Che io abbia sposato un parente?! Lo escludo.
Ne prendo un altro da un fascio di fiori misto enorme molto colorato, direi quasi caotico “Tesoro riprenditi presto. Ti devo ancora un vodka-lemon e tu mi devi ancora una rivincita. Ho comprato un arco nuovo di zecca. Shine and Bright my dear, Lux” o mio... Ma che tipo è una che chiude con “shine and bright”?! -Mamma, chi è questa Lux?- chiedo. Lei mi sorride gentile e mi dice che è la mia migliore amica. Una tipa del genere?! Katniss-del-futuro ma che hai in testa, si può sapere?!
Prendo gli altri e li leggo di seguito. Uno era da parte dei “Favoriti” e diceva che non vedevano l'ora di rivedermi all'Arena per giocare. -L'Arena è un circolo esclusivo, Kat. Solo pochi eletti possono accedervi e tu sei una di quelli.- Wow, questa Katniss deve essere una tipa forte. Ne prendo un altro da parte di “Cressida e la sua troupe” che mi intimava di sbrigarmi perchè i pass-pro non si possono girare senza la “star”. Ma che diavolo è un pass-pro?! Boh. Un altro è di Plutarch che mi definisce la “Ghiandaia”,un altro da un certo Haymitch “Tira fuori le palle, dolcezza!, che rude.. un altro di Cinna che recita “Scommetto ancora su di te, Ragazza di Fuoco”. Quest'ultimo mi infonde uno strano senso di coraggio. Immagino debba essere una persona importante per me, questo Cinna.

Dietro tutti questi mazzi di fiori pomposi, è nascosto un mazzolino di fiori molto particolari. Non sono i soliti fiori che si trovano al negozio. Sono diversi. Non ne conosco il nome, ma non so perchè, mi risultano familiari, come se sapessi che sono i miei fiori preferiti. Sono di un giallo brillante e odorano... come di zucchero e cannella. Mi sento quasi mancare sentendo quel profumo. Cerco il bigliettino per vedere da chi provengano, ma non lo trovo da nessuna parte.
In quel momento entra in camera Effie, la mia assurda assistente personale, portando un altro, enorme, fascio di fiori. -Ovviamente questi sono da parte mia, cara Katniss.- trilla -Non so se hai notato il gusto nella composizione, l'accurata scelta delle componenti, l'abbinamento dei colori e degli stili...- penso che potrebbe parlare per ore, ma sinceramente non me ne curo. -Effie, sai invece questi chi li ha mandati?- le mostro il mazzolino di fiori che ancora tengo in mano -Dente di leone, che fiori dozzinali! Non ho idea di chi li abbia portati, so soltanto che non ha buon gusto! Li avrà colti da un giardino, che orrore. Non c'è cura, non c'è impegno..- Ma c'è amore. Quel pensiero sorge nella mia testa con uno stranissimo senso di certezza e consapevolezza.

Effie continua a blaterare, mentre è tutta intenta a sistemare i fiori nella maniera più coreografica possibile. Come se ce ne fosse il bisogno, d'altronde. Per rendere la stanza più ospitale e degna di Katniss Everdeen, sostiene. -Katniss cara, non penserai mica che io sia qui solo per lustrare la tua camera spero. Prim mi ha detto tutto e per aiutarti ho portato una raccolta di tutti gli articoli che parlano di te.- Caccia fuori dalla borsetta un enorme raccoglitore pieno di articoli e fogli di giornali di ogni genere. Ci sediamo sul letto e inizio a spulciare. Appaio su riviste di ogni genere che Effie si affretta subito a specificare molto orgogliosa: su riviste di moda con abiti sfarzosissimi -Cosmopolitan, Vogue, Vanity Fair, Glamour...- o su quotidiani di tutto il mondo -New York Times, El Mundo, Le Figaro, Der Spiegel, The Time, The Washington Post, Il Quotidiano...- nel quale lottavo contro la povertà, la fame, ero paladina della giustizia e difensore dei più deboli nelle zone di guerra. -Non capisci Katniss? Tu sei il volto del momento. Sei meravigliosa in tutto ciò che fai e tutti ti vogliono! Ti vogliono in TV come soubrette, come giudice nei talent show, come opinionista, come presentatrice! Ti voglio sulle riviste come modella, come testimonial di prodotti, ma anche ti vogliono impegnata nel sociale. Anzi, è stata proprio la tua filantropia, la tua magnanimità, il tuo continuo impegno per essere d'aiuto ai meno fortunati che ti ha resa quello che sei.-

Mi sento come se mi avessero appena dato uno schiaffo. Io non sono tutto questo, non lo sono mai stata. Nella mia vita, l'unica persona per la quale mi sia mai prodigata è stata la mia paperella. Lei è stato il mio unico pensiero.
-Da dove è partito tutto questo Effie?- rompo il silenzio. Lei ci riflette un po' su, accavalla la gamba e tamburella col piede sul pavimento -Dunque... credo sia stata una catena di cose... Dacchè erano piccoli episodi.. come difendere Prim a scuola da una falsa accusa, oppure scendere in piazza durante le manifestazioni contro le guerre, garantire l'ammissione a Yale a Prim smascherando azioni illecite nelle procedure di ammissione...- mentre enumera le mie piccole imprese, pare totalmente coinvolta e partecipe -insomma.. ti sei mossa sempre in difesa di coloro che subivano soprusi. Tutto questo finchè il capo, Mr Plutarch, non ti ha notata.- dicendo quest'ultima frase, prese a ridacchiare -Sai cara... proprio quando Haymitch, quello che sarebbe stato il futuro e attuale manager, mi stava sgridando perchè avevo male interpretato delle sue direttive, ti sei lanciata tra me e lui con un' accorata invettiva che lasciò tutti impietriti! Il resto... è storia.-

Ricordo perfettamente i suoi occhioni da agnellino mentre mi osservava sgridare Haymitch. Quella sera era una po' di fuori, aveva bevuto qualche drink di troppo, e una volta tornato in redazione ha preso a sparare a zero su tutti, in particolare su Effie. Alchè mi sono alzata dalla postazione e gli ho piantato un bel ceffone: le indicazioni che le aveva dato erano state troppo sommarie e non poteva certo pretendere che gli leggesse la mente! Gli ho fatto un predicozzo di venti munti buoni e alla fine l'ho anche accompagnato fuori nel giubilo dei presenti. Ricordo che alla fine Effie mi ha abbracciata forte.

Oddio. Io... ricordo. Ricordo quella sera, i capelli fuxia di Effie raccolti in un ordinato chignon, la camicia di Haymitch sporca di vino, ricordo che l'ufficio mi ha offerto la cena e che Mr Plutarch mi ha chiamato nel suo ufficio. Sento come un tuffo al cuore immergendomi in tutte quelle immagini così vivide. Effie se ne accorge e sorridendomi mi abbraccia. Non posso fare a meno che scoppiare a piangere -Grazie Effie... Grazie...- Allora anche lei si mise a piangere, emettendo degli urletti quasi simili ad ultrasuoni. Anche quello mi ricordava altri momenti... come quando son tornata sana e salva da una missione in Iraq, o quando le ho portato da Milano un capo firmato di alta moda.
 

La giornata è passata un po' così tra un ricordo e l'altro, tra una lacrima e un sorriso. Le lacune maggiori però sono rimaste, anche perchè Effie eludeva molte mie domande, quasi come fosse stata istruita ad arte. E potevo anche immaginare da chi.
Verso sera, circa qualche minuto prima che terminasse l'orario di visita, la mia dolce e piccola paperella, ormai non più tanto piccola, si è presentata alla porta della mia stanza. Indossava un lungo trench nero e portava con sè una valigia.

 

 

Note di fine capitolo

Mi scuso in anticipo per questo capitolo. A parte la parte dei fiori, il resto non mi convince granchè ma era necessario. Ci ho messo molto a scriverlo causa inizio corsi all'uni e traslochi di vario genere, perciò mi da l'impressione di non essere scritto con molta attenzione, però cercherò di farmi perdonare col prossimo!

Dunque, che dire, Effie. Sto amando il rapporto tra le due. E poi beh scopriamo qualcosina in più sul fantomatico lavoro di Kat. Mi sembra che possa calzare abbastanza col suo personaggio anche se forse il fatto che sia anche una modella potrebbe risultare un po' OOC, ma, a parer mio, ci sta.

Bene spero che nonostante tutto abbiate letto con piacere questo capitolo, che avrete la forza e il tempo di recensire, perchè ho davvero, davvero bisogno di sapere che ne pensate di questa mia fic. Vi mando un grande beso e un abbraccio, al prossimo aggiornamento

Amily

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