IN GUERRA E IN AMORE NIENTE REGOLE

di JanineRyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 – LA PROVA ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - IL RAPIMENTO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 – L’INCONTRO ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 – LA VERSIONE ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 – LA FOTOGRAFIA ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 – COME FRATELLO E SORELLA ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 – L’UOMO ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8– SEMPRE INSIEME CONTRO TUTTI ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 - QUESTIONE DI MELE ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 - IL CAPPELLO ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 - IN VERDE E ARGENTO ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 - LA PUNIZIONE ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 - IL NOSTRO SEGRETO ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 - ORE 11 ARTI OSCURE ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 - PER DRACO ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 - NON E' UNA BAMBINA ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 - OCCHI E LABBRA ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 - UN BRUTTO ADDIO ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 - WHISKY, SIGARETTE E BACI ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 - L'ASSO NELLA MANICA ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 - NON SI PUO' RIMANGIARSI UN BACIO ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 - 2000 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 - NESSUN UOMO ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 24 - STRAORDINARIA ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 25 - CI SARO' ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 26 - QUALUNQUE DONNA ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 27 - MISCHIARE IL SANGUE ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 28 - TROLL E SUPPLICHE ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 29 - HALLOWEEN ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 30 - LEZIONI PRIVATE ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO 31 - OCCLUMANZIA ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 32 - MI STUZZICHI ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 33 - ARIA DI CAMBIAMENTI ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 34 - UN SECONDO ANCORA ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 35 - NESSUN ALTRO SEGRETO ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO 36 - MI DEVI PIU' DI UNA SPIEGAZIONE ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 37 - PAUSE, REWIND & PLAY ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 38 - PROGRAMMARE IL NATALE ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 39 - SUSSURRI E BUGIE ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 40 - ALLA LUCE DEL CAMINO ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 41 - UN REGALO PER TE ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 42 - L'AMORE SEGRETO ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 43 - GIUSTA PER ME ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO 44 - CACCIA ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO 45 - TRADIZIONI ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO 46 - IL BUON NOME DEI MALFOY ***
Capitolo 47: *** CAPITOLO 47 - SOLO IL PRESENTE ***
Capitolo 48: *** CAPITOLO 48 - DIECI SECONDI A MEZZANOTTE ***
Capitolo 49: *** CAPITOLO 49 - TOM ***
Capitolo 50: *** CAPITOLO 50 - SPEZZATA AI SUOI PIEDI ***
Capitolo 51: *** CAPITOLO 51 - SETTE RAGAZZI ***
Capitolo 52: *** CAPITOLO 52 - MAI IN VITA MIA ***
Capitolo 53: *** CAPITOLO 53 - BRUCIARE ***
Capitolo 54: *** CAPITOLO 54 - SOLO PORTE CHIUSE ***
Capitolo 55: *** CAPITOLO 55 - TUTTO IN ROVINA ***
Capitolo 56: *** CAPITOLO 56 - SOTTO SCACCO ***
Capitolo 57: *** CAPITOLO 57 - NUOVO REGIME ***
Capitolo 58: *** CAPITOLO 58 - DOPO LA FUGA ***
Capitolo 59: *** CAPITOLO 59 - ATTESA ***
Capitolo 60: *** CAPITOLO 60 - IL SUO PRIMO AMORE ***
Capitolo 61: *** CAPITOLO 61 - STORIA DELLA MAGIA ***
Capitolo 62: *** CAPITOLO 62 - IMPERDONABILE ***
Capitolo 63: *** CAPITOLO 63 - IMPERIO ***
Capitolo 64: *** CAPITOLO 64 - ACCORDO TRA GRIFONI E SERPI ***
Capitolo 65: *** CAPITOLO 65 - CHIAMALA PER NOME ***
Capitolo 66: *** CAPITOLO 66 - INCONTRO SEGRETO ***
Capitolo 67: *** CAPITOLO 67 - NON C'E' MAI FINE AL PEGGIO ***
Capitolo 68: *** CAPITOLO 68 - AD TEMPUS ***
Capitolo 69: *** CAPITOLO 69 - TEMPO DI CHIARIMENTI ***
Capitolo 70: *** CAPITOLO 70 - FARE LA DIFFERENZA ***
Capitolo 71: *** CAPITOLO 71 - I PIU' FELICI ***
Capitolo 72: *** CAPITOLO 72 - L'INIZIO DELLA FINE ***
Capitolo 73: *** CAPITOLO 73 - ANGOSCIA ***
Capitolo 74: *** CAPITOLO 74 - LE NOSTRE STRADE SI DIVIDONO QUI ***
Capitolo 75: *** CAPITOLO 75 - SONO QUI, CON TE ***
Capitolo 76: *** CAPITOLO 76 – AVADA KEDAVRA ***
Capitolo 77: *** CAPITOLO 77 - A VOLTE BASTANO POCHI ANNI (EPILOGO) ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 – LA PROVA ***




Faceva un caldo afoso quella mattina in un sobborgo fuori Londra, due uomini vestiti di nero stavano nascosti tra gli alberi ed osservavano una casa; una villa ricca, bianca, su due piani, circondata da un prato ben curato.
Entrambi avevano di meglio da fare, ma era stato ordinato loro di non perdere di vista i movimenti della figlia dei residenti.  Il più alto dei due si appoggiò ad un albero con aria annoiata, non riusciva a capire come mai doveva restare lì. Spostò con un gesto elegante la lunga chioma platino dal volto, sospirando. Se l’Oscuro Signore ordinava qualcosa, lui lo avrebbe fatto; senza pensarci due volte. Doveva esserci qualcosa che aveva attirato l’attenzione del suo Signore, qualcosa di estremamente potente. Spostò lo sguardo dalla casa al compagno.
Era di poco più basso di lui, con capelli unti e neri che gli ricadevano sul volto serio e segnato da molte sofferenze.
«Domani sera vorrà avere notizie su quest’appostamento.» esclamò il biondo.
«Non ho dubbi, Lucius. » commentò freddamente il moro.
«Severus, tu sai come mai vuole avere notizie sulla ragazza?»
«Non credo che ti riguardi… se l’Oscuro Signore ordina qualcosa non dovremmo soffermarci tanto sui perché…dobbiamo eseguire.» rispose concitato.
Severus prendeva molto seriamente ogni missione che gli era affidata, era il perfetto servo. Portava ogni cosa a termine in modo impeccabile.  
«E’ solo che non capisco cosa voglia da una Babbana.» fece una pausa. «Perché lei è una Babbana, vero? »
«Non mi pare di averla vista usare la magia, Lucius. Ora, per favore, smettila di ciarlare. Guarda. Sta uscendo di casa.»
Lucius Malfoy si voltò verso la villa appena in tempo per vedere l’esile figura di una ragazza salire su una bicicletta e partire pedalando lungo il viale alberato.  Il sole colpiva il suo volto aggraziato ed il vento scompisciava i lunghi capelli color del grano della giovane. Portava un paio di pantaloncini di jeans e una canottiera bianca, leggermente scollata. Passò davanti al loro nascondiglio, ignara della presenza dei due uomini che la sorvegliavano ormai da alcune settimane.
«Credo che sia ora di metterla alla prova. » disse Severus camminando verso il viale ed estraendo una bacchetta dall’interno della tunica che portava.
Lucius lo seguì, sogghignando. Aveva proprio voglia di far qualcosa di divertente e torturare una giovane Babbana era il suo passatempo preferito.
Poco più avanti c’era un incrocio trafficato. In lontananza un tir viaggiava tranquillo quando l’autista sentì crescere in lui il desiderio di aumentare la velocità. Quest'unico pensiero lo assillava e nulla lo avrebbe fermato.
Accadde tutto molto velocemente: la ragazza pedalava quando perse il controllo della bici e, scivolando, finì col cadere in mezzo alla via. La giovane alzò lo sguardo appena in tempo per notare il camion correre veloce verso di lei. Per lo spavento chiuse forte gli occhi e sentì un forte mal di testa, seguito da un formicolio alle mani... non seppe spiegare cosa accadeva, una forza sorprendente cresceva in lei. Alzò le braccia d’istinto ed udì un rombo, simile a uno sparo, e poi il silenzio. Aprì piano gli occhi, ancora terrorizzata, il cuore che le martellava nel petto. Ma non vide più il veicolo.
Si alzò in piedi, con gambe ancora tremanti per lo spavento provato. Non riusciva a capire che fosse successo: dov'era il camion? E quel rumore? Si guardò attorno senza capire. Respirò a fondo e, pensando che si fosse solo immaginata ogni cosa, prese la bici e, salendoci, si avviò nuovamente verso il villaggio. Spesso le capitavano cose strane quando era spaventata o arrabbiata e, con gli anni, aveva imparato a non porsi più troppe domande. Avrebbe finito col dimenticare anche questa storia.
«Hai visto anche tu Severus? »
«Certo che ho visto… sensazionale. Ha disintegrato il camion con un gesto delle mani… mai avevo visto qualcosa di simile. »
«Credo che il Signore Oscuro sarà molto soddisfatto del nostro rapporto.»
«Lo sarà senza dubbio, fidati di me. Non perdiamo altro tempo: dobbiamo prenderla e portarla a Lui.» 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - IL RAPIMENTO ***



 
La giovane appoggiò la bici contro un muro di pietra ed entrò nel parco pubblico del paese. Si fermò ad un chiosco per prendere un caffè freddo poi, come sempre, raggiunse il suo posto segreto. Accanto allo stagno, all'ombra di un grande salice, dove nessuno l'avrebbe disturbata e dove era solita passare interi pomeriggi a leggere libri. Le piaceva molto quel posto proprio perché era isolato e perché poteva restare tranquilla per ore intere. Anche se nessuno l'avrebbe detto; Chloe Summers adorava la solitudine.
Quel giorno però era inquieta, fin da quando aveva lasciato casa le pareva d’essere seguita.  Ma, ogni volta che si voltava, non vedeva nessun volto ricorrente.
I due maghi erano nascosti all’ombra di alcuni alberi, poco distanti dalla bionda, e attendevano che la ragazza si accomodasse prima di agire.
«Mi pare il momento perfetto. È sola. Non so se troveremo un momento migliore.» disse Lucius al compagno dopo essersi guardato intorno e non aver visto nessuno. Si sentivano le urla lontane di bambini Babbani che giocavano, ma nessuno pareva averli seguiti.
Erano a pochi metri dalla ragazza. Severus, si guardò attorno; la prudenza non era mai troppa in situazioni tanto delicate. Poi, incrociando lo sguardo dell'amico, fece un cenno d’assenso; il momento era giunto.
«Bene. Prendiamola.».
Subito, Severus puntò la bacchetta contro la giovane e sussurrò:
«Silencio! »
La giovane sentì un strano fastidio alla gola, tossicchiò, ma non ci prestò caso e voltò l’ennesima pagina del libro che stava studiando.
Un rumore improvviso, la distrasse dalla lettura; dei passi annunciavano l'avvicinarsi di qualcuno. Alzò lo sguardo e intravide l’ombra di due uomini che camminavano verso di lei. Entrambi alti e vestiti di nero. Uno dei due reggeva un lungo bastone, nonostante non avesse bisogno di aiuto nel camminare. Quando si avvicinarono, la ragazza poté distinguere i loro tratti: uno biondo platino con lunghi capelli e occhi grigi, freddi, l’altro con capelli neri, più corti e dall'aspetto sporco, e con occhi neri.
Tornò a sfogliare il libro, per nulla allarmata dalla loro presenza.
Sentì i due fermarsi davanti a lei, a pochi passi, ed il biondo esclamò:
«Chloe, non spaventarti. Non vogliamo farti del male. »
Lei si alzò di scatto, tenendo il libro stretto tra le mani. Chi erano? Come sapevano il suo nome? Aprì la bocca, cercando di parlare, ma non uscì alcun suono. D’istinto si portò le mani alla gola. L’uomo con i capelli neri sorrise gelidamente.
«Non puoi parlare. Siamo stati molto previdenti. »
La ragazza lascò cadere il libro ed indietreggiò. Lucius sorrideva divertito nel vedere lo sguardo terrorizzato della giovane. 
«Avanti Severus, non perdere altro tempo. Legala e torniamo alla base. Questo posto è pieno di Babbani e del loro puzzo.»
L’uomo con i capelli neri, le puntò contro un bastoncino e disse, con tono distaccato:
«Incarceramus. »
Da quell’arnese che stringeva in mano uscirono delle corde nere che le avvolsero le gambe e le mani. Il biondo si avvicinò a lei e, dopo averla afferrata per la vita, fissò l’amico, pronti a smaterializzarsi.
A Chloe parve di morire, non riusciva a respirare. “Che cosa sta accadendo?” si chiese. Tenendo gli occhi chiusi, trattenne il respiro. Una morsa la stringeva all’ombelico. Poi, all’improvviso, tutto tornò normale.
Sentì dei passi avvicinarsi poi, un'altezzosa voce femminile, parlò.
«È lei, dunque? »
La Babbana aprì gli occhi. Si trovava in un ampio salone, costruito con roccia e marmo nero. L’ambiente era austero, ma molto ricco. Vide sedute ad un tavolo una donna dai folti e ricci capelli neri e una bionda, con lunghi e fini capelli raccolti in una coda severa.
Ma dove si trovava? Dov’era il parco? Chloe era terrorizzata e si guardava attorno con ansia crescente.
«Non preoccuparti Bella; è lei. Ne siamo sicuri. Stasera la consegneremo al Signore Oscuro.»
«E perché non subito?» chiese la donna riccia alzandosi dalla sedia.
«Quanta impazienza, Bellatrix…lui ha molti impegni.»
La donna arrossì, ma non rispose. Fissò la giovane.
«Siamo sicuri che sia lei?»
«Non ti fidi di noi?» chiese Severus, irritato dall’atteggiamento della donna.
«Vorrei constatarlo io stessa… » sussurrò rancorosa.
«Lui non vuole che le venga torto un capello. » rispose Piton con un tono che non ammetteva repliche. Poi, voltandosi, disse all’amico: «Ora devo andare. »
E così dicendo scomparve. Chloe seguì la scena sconcertata; cosa stava succedendo? Era davvero sparito nel nulla l'uomo dai capelli scuri? Cosa stava accadendo?
Rimasti soli, la bionda si avvicinò a Lucius e gli sussurrò alcune frasi nell’orecchio, prendendolo per mano. Risero. Poi, guardando la signora coi capelli neri, disse:
«Bella portala pure in una camera degli ospiti. E ricorda: Lui non vuole che le accada qualcosa, conosci i piani. Controllati.»
La donna, dopo aver sciolto con un incantesimo i legacci che bloccavano le gambe della ragazza, con modi bruschi, la trascinò su per le scale.  Rimaste sole, la strega continuò a fissarla:
«Non sembri particolarmente dotata di magia… mi chiedo se ci sarai utile o se sarai solo un peso per noi.»
Chloe fissò la donna senza parlare.
«Vero…un incantesimo del silenzio…»
“Incantesimo? La magia, dunque, esisteva veramente?”.  E come poteva avere ancora dei dubbi? Iniziò a comprendere. I bastoncini erano bacchette magiche. I lacci che l’avevano legata erano comparsi dal nulla, segno di una vera magia…e la sua voce, incantesimo del silenzio. E infine la materializzazione per arrivare in questa casa…
Irritata dallo sguardo della giovane, con uno strattone che quasi le fece perdere l’equilibrio, Bellatrix gettò la ragazza dentro la stanza:
«Resta qui, non creare problemi e non ti uccideremo… » si girò per uscire facendo frusciare la lunga veste scura che portava, voltò appena il volto ed aggiunse. «Non ancora per lo meno. » 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 – L’INCONTRO ***



 
Ormai il sole era calato e Chloe era rimasta tutto il giorno affacciata alla finestra a fissare il giardino che circondava la villa. Guardò l’orologio che aveva al polso; segnava le nove meno un quarto.
All’improvviso, oltre i cancelli della residenza, apparvero una ventina di persone. Tutte incappucciate e vestite di colori scuri. Si sporse verso il vetro per osservarli meglio.
Poi, mentre era ancora intenta a guardare i movimenti delle persone, udì un rumore di passi salire le scale, avvicinandosi alla stanza dov'era tenuta prigioniera. La porta si aprì e un’esile figura entrò nella camera reggendo in mano la bacchetta dalla quale usciva una luce flebile.
«Non preoccuparti. Non vogliamo farti del male… vieni, c’è molta gente che ti aspetta.» disse, con tono nervoso.
«Che volete da me?» chiese Chloe, com'era sparita ora la voce le era magicamente tornata.
«Non ti accadrà nulla. Seguimi… presto saprai tutto.».
La figura si avvicinò mostrando il volto di una donna ormai non più giovane; alta, bionda e fiera. La donna si presentò con un sorriso dolce in volto:
«Narcissa. Il mio nome è Narcissa.»
Ma Chloe non si mosse, impietrita dallo spavento. Allora la donna prese la ragazza per un braccio e la trascinò fuori dalla stanza, non con forza, ma sempre gentilmente. Raggiunto il piano inferiore, Chloe venne circondata da molta gente che la osservava con attenzione.
La bionda si sentì incredibilmente in imbarazzo; più di trenta paia d'occhi la guardavano senza battere ciglio. Chi erano quelle persone e cosa volevano da lei? Individuò tra quelle figure l’uomo biondo, Lucius, la donna riccia, Bellatrix, e anche l’uomo dai capelli unti… “Come si chiamava?”…proprio non lo ricordava. Poi, il silenzio cessò, sostituito da un mormorio.
«E’ lei?»
«Siamo sicuri?»
«Non mi pare particolarmente forte.»
«Malfoy e Piton ne sono certi.»
«Finalmente una svolta. Potremmo vincere.»
Il portone dall’altro lato del salone si spalancò; Chloe non seppe come definirla... pareva aveva lineamenti alieni, privo di naso e con occhi di vetro e scuri. Avanzò con passo leggero, al suo seguito c’era un serpente di grandi dimensioni che strisciava sul pavimento disegnando delle onde. Il parlottare cessò e tutti, volgendo lui lo sguardo, chinarono il capo. Era senza dubbio il capo. Era lui che la voleva lì e, nel suo cuore, sperò finalmente d'ottenere una risposta a tutte le domande che aveva in testa.
«Bene…» disse appena la individuò dall’altra parte della stanza.
«…bene… » disse, per la seconda volta, mentre si avvicinava con passo sicuro verso di lei.
«…bene.» ripeté infine per la terza volta quando i loro sguardi si incrociarono.
Silenzio.
Nervosa, Chloe osservò a sua volta l'uomo; si sentiva sotto esame.
«Chloe Elisabeth Summers.» sentir pronunciare il suo nome con quella voce serpentina, la fece sobbalzare dalla paura. «Non sai da quanto ti abbia cercato. Che tutti noi ti abbiamo cercato.»
La ragazza sostenne lo sguardo dell’uomo, che ricambiò la sua risolutezza ridendo.
«Accomodiamoci tutti. Anche lei, mia cara.» disse indicando una sedia al lato destro di un grande tavolo.
L’uomo si accomodò a capotavola. Chloe, come gli era stato imposto, si sedette al suo fianco. Davanti aveva Bella ed a destra Lucius.
«Mi dispiace molto averti portata qui senza il tuo permesso. Ma ora ogni tua domanda avrà risposta.»
«Non… non volete farmi del male?»
«Certo che no… certo che no.» disse l’uomo con un tono cortese, ma decisamente fasullo. «C’è una ragione se ti abbiamo portata qui. Ed è per la tua sicurezza.» 


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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 – LA VERSIONE ***


 

«Per la mia sicurezza?» chiese la ragazza non capendo.
Alcuni presenti risero, ma vennero subito zittiti dallo sguardo glaciale dell’uomo seduto a capotavola.
«Ebbene, ora ti spiego come stanno le cose. Il mio nome è Tom. Tom Riddle… »
Si interruppe, poi si schiarì la voce ed iniziò il suo racconto.
«Devi sapere Chloe che molti anni fa, un mago estremamente malvagio prese il controllo del mondo magico, distruggendo la pace che si era instaurata, con tanta fatica, e che ormai regnava da secoli. Era, ed è tutt’oggi, un uomo astuto e molto meticoloso. Si organizzò per lunghi anni e creò un esercito che chiamò “Ordine della Fenice”.  Alcuni anni fa, approfittando di un momento di confusione nella nostra organizzazione, con un attacco lampo prese il potere. La violenza utilizzata fu decisamente smisurata: uccise i suoi avversari più forti e le loro famiglie mentre, i più deboli, li soggiogò con la magia. Prese il sopravvento nella loro mente e li indusse a credere che il suo operato fosse positivo. Versando il sangue di numerosi valorosi prese il potere. Si divertiva a sentir implorare  alle sue vittime pietà, prima di ucciderli.»
Chloe ascoltava la storia incantata, non si perdeva una sola parola. Come poteva un uomo essere così crudele?
« Si è impadronito pian piano di tutte le istituzioni magiche. Le perdite più clamorose ci vennero inferte quando perdemmo il controllo del  Ministero della Magia con l’aiuto degli Auror. Maghi e streghe particolarmente dotati nelle arti magiche che combattono al suo fianco. Altrettanto dura fu la perdita del potere sulla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Divenne lui stesso preside e assunse i suoi tirapiedi come insegnanti per plasmare le giovani menti delle generazioni future. In quella scuola studiano alcuni suoi seguaci: in particolare c’è un ragazzo, non particolarmente brillante, ma carismatico. Ha sempre due compari al suo fianco che lo aiutano e gli danno consiglio.»
Fece un’altra pausa.
«Harry Potter. Non scordarti il suo nome. È subdolo. Potrebbe facilmente confondere la tua mente con le sue bugie. Non devi fidarti. Appena loro sapranno della tua forza cercheranno di reclutarti. Di impadronirsi della tua mente, rifilandoti assurde storie. »
«E i due compagni di Potter? Come si chiamano? » chiese Chloe.
«Ronald Weasley ed Hermione Granger. Hanno un’importanza meno strategica di Potter nel ruolo della guerra magica, ma sono molto più astuti. La ragazza, soprattutto, ha una mente da far invidia a molti. È intelligente e molto dotata.»
«E lui? Come si chiama? Il mago malvagio… » chiese Chloe.
«Silente. Il professor Albus Silente. »
Tutti i presenti fecero delle smorfie quando venne pronunciato quel nome.
«Noi siamo i pochi rimasti che lo fronteggiano. » continuò Tom. «Non sa della nostra esistenza. Ci siamo infiltrati nelle sue schiere cercando di prendere tempo per poter far ritornare la pace. Ma non possiamo far molto: siamo meno numerosi e loro hanno le menti più brillanti del mondo della magia. Ma poi, tre anni fa, una veggente annunciò la nascita di un nuovo potere. Nei pressi del cuore d’Inghilterra. Abbiamo cercato a lungo questa fonte di magia, ma senza risultati. E qui entri in gioco te, Chloe. Ti abbiamo cercata da allora, sei la nostra fonte di speranza. Averti incontrata ci ha donato nuova speranza.»
«Cercavate me? Io potrei aiutarvi?»
«Non puoi nemmeno immaginare l’aiuto che ci potresti dare. Non vogliamo costringerti, sei libera di tornare alla tua vita di sempre. Ma pensaci, per lo meno.»
La giovane guardò tutte le persone sedute a quel tavolo in volto. Non riusciva però a decifrarne i pensieri, le emozioni. Al primo impatto parevano tutti malvagi, ma il loro ragionamento era plausibile. Se volevano sopravvivere dovevano confondersi a loro. Ai membri dell’Ordine della Fenice.
«Non ho bisogno di pensarci. Vi aiuterò. Ditemi che devo fare e lo farò.»
Tutti sorrisero e applaudirono la decisione della giovane. Chloe si sentì orgogliosa della sua scelta, sapeva di  avere un forte potere dentro di lei e voleva usarlo per aiutare tutti loro. Avevano già sopportato molte atrocità. Meritavano un aiuto.
«Ti abbiamo iscritta a scuola. Ad Hogwarts. Frequenterai il settimo e ultimo anno. Lo stesso di Potter e dei suoi amici. Riteniamo che fingerti una studentessa possa aiutarti ad integrarti. Dirai a tutti che ti sei trasferita da un’altra scuola magica…»
«Sospetteranno? »
«No, sono cose che capitano. Inizierai l’anno a settembre, come tutti, e non preoccuparti Chloe, sarai alla loro altezza. In questi ultimi giorni di vacanza, ti aiuteremo ad apprendere le magie basilari… tu hai un enorme potere dentro di te. Doveva essere solo scoperto e coltivato. » fece una pausa.  «Anche durante i corsi sarai aiutata da tutti noi. Infatti, Severus» disse indicando l’uomo dai capelli unti. «Sarà il tuo professore di Pozioni, mentre Lucius» continuò indicando l’uomo seduto al mio fianco. «Sarà il tuo professore di Trasfigurazione ed Incantesimi. Abbiamo piena fiducia in te.»
Chloe sorrise ad entrambi i suoi nuovi professori.
«Spero solo di essere in grado di far qualcosa per aiutarvi.»
«Oh, credimi… farai molto per noi. Ti abbiamo già pagato la retta, comprato i libri e le uniformi base della scuola…sappiamo che mancano pochi giorni al primo di settembre e, in questo poco tempo che abbiamo a disposizione, Draco.» disse indicando un giovane ragazzo biondo, era senza dubbio il più giovane dei presenti. «Che frequenta Hogwarts, anche lui al settimo anno, ti darà qualche dritta. La magia è parte di te. E per questo non devi temere. Apprenderai ogni cosa velocemente. Ora suppongo tu voglia andare a riposare… da domani ti aspetteranno giorni molto impegnativi. »
Fece una pausa, si alzò e camminò fino a raggiungere il giovane dai corti capelli biondi, posò le mani sulle sue spalle:
«Draco ti aiuterà molto. Ma una volta arrivata ad Hogwarts le cose cambieranno: Potter sa della sua amicizia con me, con noi, e quindi per essere credibile dovrai comportarti di conseguenza.»
La ragazza annuì comprendendo fin troppo bene la difficile situazione. Draco era un bel giovane, aveva un’aria molto fiera.
«Dovrai affrontare un piccolo esame prima di poter, a tutti gli effetti, diventare una studentessa. Nulla di eccezionale, tutti ci sono passati: è la cerimonia dello Smistamento.»
«In cosa consiste?» chiese la ragazza.
«Non preoccuparti…ti verrà posato un vecchio cappello rattoppato sulla testa e lui sceglierà in base al tuo spirito in che Casa sarai assegnata.»
Dopo aver spiegato alla ragazza come funzionava lo Smistamento, Riddle  concluse:
«Dovrai essere una Grifondoro e dovrai farti amica Harry Potter. So che è chiederti molto, ma devi riuscire ad ottenere la loro fiducia. »
«Sarà fatto. »
«Bene, è tutto credo. Draco, accompagnala nella sua stanza…sono certo che avrà ancora molte domande da farti…»
Il giovane si alzò e, insieme alla ragazza, risalirono la gradinata verso le camere da letto.
Non appena si sentì chiudere la porta al piano superiore, Bellatrix scoppiò in una fragorosa e penetrante risata, seguita da molti altri presenti:
«Quasi ci credevo anch’io a questa toccante versione, mio Lord!» 




***

Spero vi intrighi un pò... :-)

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 – LA FOTOGRAFIA ***




«Ricorda queste facce, Chloe…» disse Draco alla giovane ragazza seduta accanto a lui all’ombra di un albero nel giardino di casa sua.
Erano passati alcuni giorni dall’arrivo a villa Malfoy  di Chloe e, i due, avevano stretto un buon rapporto d’amicizia. L’impressione iniziale che la ragazza aveva avuto era vera: Draco era un ragazzo solo. Estremamente solo.
Essere figlio dei signori Malfoy, per lui, doveva essere era una vera e propria tortura. Entrambi erano troppo impegnati a lavorare per la causa di Riddle per accorgersi che loro figlio era cresciuto senza le figure dei genitori. Era diventato un ragazzo eccezionale malgrado tutto; ma loro non ci prestavano caso.
Draco aveva raccontato a Chloe alcuni aneddoti della sua infanzia durante i lunghi pomeriggi che avevano trascorso insieme. Mentre gli parlava, gli occhi di Draco esprimevano solo tristezza e malinconia. Era un bambino cresciuto troppo velocemente, senza regole, senza alcun aiuto. Lucius era sempre in missione per conto di Tom, Narcissa era troppo impegnata anche lei per prestare attenzione al piccolo Draco e, per concludere in bellezza, sua zia Bellatrix pareva una pazza psicopatica. Draco gli aveva raccontato di come fosse folle nel compiere il suo lavoro. Lui stesso aveva paura della zia e anche Chloe era terrorizzata dalla donna. Ogni volta che la incontrava per i corridoi della villa, Chloe non riusciva a guardarla in volto. Lei camminava con aria fiera e non prestava di un minimo sguardo la ragazzina.  
Mentre erano seduti in veranda, Draco stava mostrando a Chloe delle fotografie che raffiguravano Harry e i due amici che salutavano animatamente. Potter era, senza dubbio, un bel ragazzo: moro con capelli scompigliati e magnetici occhi verdi, Ron era alto, con capelli rossi e occhi grigi, aveva l’aria d’essere goffo ed, infine, Harmione. Lei salutava dolcemente facendo leggermente scuotere i lunghi capelli color cioccolato e i suoi bellissimi occhi ambrati esprimevano tutto, tranne crudeltà.
«Sono pericolosi.» aggiunse Draco.
«Tranquillo. So cosa devo fare.»
«Vorrei solo starti vicino per aiutarti. Dovrai vivere di menzogne per molto tempo. Ho molta paura per la tua vita…mentire in questo modo cambia le persone. Sei una ragazza favolosa e non potrei sopportare che ti accada qualcosa di brutto.».
Draco sentiva una fitta all’altezza dello stomaco ogni volta che pensava al prossimo anno ad Hogwarts. A nessuno dei Mangiamorte importava di Chloe. Lei, per tutti loro, era sacrificabile. La cosa davvero importante non era se Chloe fosse sopravvissuta o meno alla guerra, che ormai inevitabilmente ci sarebbe stata, ma che ottenesse tutte le informazioni necessarie per poter vincere. Riddle e i suoi compari avevano organizzato fin troppo bene un piano per vincere. Draco non era a conoscenza dei dettagli, ma sapeva che Chloe era fondamentale.
«Posso farcela Draco.» dispose guardando il ragazzo negli occhi.
Intravide un’ombra emergere nei magnetici occhi grigi del ragazzo.
«Davvero. Credimi.» aggiunse prendendo tra le sue mani quelle del ragazzo.
I loro sguardi si incrociarono.
Draco arrossì. 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 – COME FRATELLO E SORELLA ***


La mattina del 31 agosto era giunta.
Il tempo era strisciato rapidamente. Il nervosismo di Chloe era aumentato di giorno in giorno, era palpabile nell’aria.  Aveva passato le ultime tre settimane a imparare sortilegi e pozioni. Non le era minimamente pesato: erano state senza dubbio le migliori tre settimane della sua vita. Tutti erano molto gentili con lei.
Draco aveva abbassato le difese che aveva costruito per proteggere i suoi sentimenti. Ormai passavano diverse ore a parlare, si sentivano molto vicini. Erano simili: entrambi si sentivano soli, trascurati e invisibili agli occhi dei genitori.
Il vento soffiava dolcemente sui loro volti, mentre stavano passeggiando per i giardini della villa, diretti verso il gazebo sul retro. Era una giornata soleggiata e molto afosa. Chloe era appena scappata da una lezione intensiva di Narcissa sugli incantesimi di scudo.
Draco indossava una camicia di lino bianco e un paio di jeans scuri strappati, stava davvero bene con vestiti babbani. Il vento scompigliava i suoi capelli ed il sole baciava il suo volto sorridente, leggermente abbronzato. Chloe continuava a fissarlo persa nel suo sguardo mentre lui gli raccontava una storia particolarmente buffa. Ma le sue parole venivano perse nel vento: la mente della giovane ragazza era immersa nel dubbio di quanto sarebbe successo l’indomani.
Il resto era vuoto, il resto era silenzio.
«Ehi…ma mi ascolti?» le chiese Draco prendendola per un braccio.
«Come? » chiese la ragazza, cadendo dalle nuvole. Sorrise all’amico ed aggiunse: «Stavo pensando a come sarà duro l’anno scolastico… »
Draco la fissò. Sapeva cosa voleva dire: «Non sarà facile per me ignorarti, lo sai questo, vero? Mi sono affezionato molto a te…siamo simili. Tu mi capisci.»
Chloe sorrise, abbassando lo sguardo:
«Non posso crederci che davvero dovremo ignorarci. »
«Non solo, purtroppo…dovrò essere crudele. »
«E’ per una giusta causa… ci tengo molto a regalarti una vita dove ci sia la pace. »
Erano giunti al gazebo: si trovava esattamente al centro del bellissimo roseto, unico orgoglio della signora Malfoy. Si sedettero all’ombra della costruzione verniciata di bianco e Draco fece comparire dal nulla due bicchieri pieni di thé verde freddo.
«E sarà tutto grazie a te. » continuò il giovane, non proprio convinto.
«Potremmo organizzarci per vederci di nascosto. Nella foresta... » suggerì Chloe.
«Sarebbe un’idea fantastica… »
Chloe lo abbracciò forte a sé, cercando di infondergli fiducia e calore.
«Sono davvero felice di averti conosciuto…sei il fratello che non ho mai avuto. »
«E tu la sorella tanto desiderata. »
 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 – L’UOMO ***


Lucius aveva spesso ripreso il figlio per il suo legame con Chloe. Temeva che la loro amicizia avrebbe mandato a monte i suoi piani: i suoi e quelli dell’Oscuro Signore. Così, la sera del 31, ormai consapevole delle abitudini di Chloe, si recò sulla terrazza del primo piano. Si appoggiò al muro ed attese. Dopo pochi minuti, sentì dei passi avvicinarsi: stava arrivando.
Vide la giovane uscire dalla porta del soggiorno e camminare lentamente fino al poggiamano. Respirò a fondo alcuni minuti e poi, dalla borsetta che portava con sé, estrasse una sigaretta. Se la portò alla bocca ed estraendo la bacchetta dalla stessa borsa, la puntò alla sigaretta e con voce roca esclamò:
«Incendio.» da questa emerse una piccola fiamma.
«Fa male… » disse Lucius uscendo dal suo nascondiglio, terrorizzando la ragazza. «…fumare. »
«Lo so. Ma sono così nervosa. »
Lucius le sorrise avvicinandosi a lei:
«Sei giovane per fumare. Buttala. »
Lei lo guardò con un cipiglio perplesso, ma vedendo che lui continuava a fissarla serio, buttò il mozzicone giù per il terrazzo.
«Contento? » chiese con tono acido.
«Dunque sei nervosa…» sviò il discorso. «Non devi preoccuparti: ti starò vicino, sempre. Ti guiderò e ti aiuterò a non mollare. Potrai sempre contare su di me.»
«Anche Draco mi aiuterà… »
«Non credo proprio. Chloe non scherzavamo quando ti abbiamo detto che deve essere tutto un segreto. La missione, la tua amicizia con noi tutti…loro potrebbero vedervi insieme e tirare le somme. Sono molto diffidenti e una persona nuova attira troppo l’attenzione. Soprattutto se la persona in questione è bella come te.»
Chloe non prestò caso al complimento dell’uomo.
«Te lo chiedo come favore personale. Non voglio mettere Draco in una situazione più difficile di quanto non lo sia già. Tutti conoscono il suo legame con noi e molti lo evitano e lo perseguitano…vederti in sua compagnia ti marchierebbe come una sostenitrice di Tom… il nostro piano, tutti i nostri sacrifici sarebbero resi vani. Capisci la serietà della situazione? »
La giovane si sentì mortificata da quelle insinuazioni, non era una bambina.
«Certo, comprendo. Domani ne parlerò a Draco. Capirà.»
«Ne sono sicuro. Ora va a dormire, da domani la tua vita sarà molto dura. »
«Buona notte a lei, signor Malfoy. » lo salutò Chloe sorridendogli.
«Buona notte a te, piccola mia…ora va e dormi tranquillamente. Stanotte, veglieremo ancora noi su di te. E da domani, io vigilerò su di te. Sarò  il tuo uomo.»
 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8– SEMPRE INSIEME CONTRO TUTTI ***


Il giorno seguente la sveglia sul comodino di Draco suonò con un tono inquietante.Una volta vestito, scese per la colazione, ma non trovò nessuno ad attenderlo.
La cosa gli parve alquanto strana. Si accomodò a capotavola, fissando la porta che dava alle cucine, attendendo che l’elfo domestico gli portasse la sua abituale colazione: un caffè nero, una manciata di corn-flakes nel latte fresco e due fette biscottate con appena un accenno di marmellata al rabarbaro.
Mentre sgranocchiava una fetta biscottata, si gustava la quiete della cucina deserta.L’inizio della scuola segnava la fine della tranquillità. Detestava il frastuono che c’era nella Sala Grande durante la colazione o il pranzo o la cena: amava la quiete. Mentre fissava il gazebo dalla finestra,non poté far altro di pensare a quanto fosse stato fortunato a conoscere Chloe.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla madre che entrò irritata nella stanza.
«Ah, Draco… sei ancora qui?»
«Buon giorno a te, mamma. » rispose il ragazzo con tono acido.
«Ah, si… buon giorno… buon giorno a te, tesoro… » e iniziò a frugare tra i cassetti in cerca di qualcosa.
Era agitata ed era un fascio di nervi. A sua madre piaceva la riservatezza e quando era così nervosa centrava suo padre. Lei lo amava moltissimo, ma lui era sempre freddo nei suoi confronti. Come se il loro matrimonio fosse solo un contratto, che non potevano invalidare.
Con un rumore fragoroso, chiuse violentemente un cassetto e si sedette, afflosciandosi, su una sedia accanto al figlio. Nascose il capo tra le mani, posando i gomiti sul tavolo.
«Ieri sera, tuo padre ha parlato con Chloe… » disse mentre alzava lo sguardo. «Gli ha detto di non parlarti durante il vostro soggiorno ad Hogwarts. »
«Come?!» esclamò Draco, quasi urlando, ed alzandosi dalla sedia, picchiando i pugni sul tavolo.
«E’ la cosa migliore. Potter deve credere che lei sia buona... »
«Lei è buona. » la interruppe il figlio.
Narcissa, sospirò, alzò gli occhi al cielo e continuò, come se il ragazzo non l’avesse mai interrotta:
«Dicevo, che Potter deve crederci. Lei deve ottenere la sua fiducia. So che sarà tutto molto azzardato… ad Hogwarts tutti le racconteranno un’altra storia. Per questo, a contrario di tuo padre, penso che tu debba continuare a frequentarla… deve credere alla nostra versione, sempre. Lucius e Severus le staranno accanto… ma lei si fida solo di te. Devi sfruttare il vostro legame. Prendi… » disse porgendogli la fiala. «Se si fa troppo curiosa e pensi che stia cambiando schiera dagliela subito… »
«Cos’è? »
«E’ un veleno. La ucciderà all’istante. Il Signore Oscuro preferisce vederla morta che dalla parte del nemico. È troppo forte. Lui la teme.»
«U-ucciderla? Ma…ma… » era rimasto senza parole.
«E’ per proteggerti, piccolo mio. »
«Per proteggermi sacrificheresti la sua vita? Siamo stati noi a portarla qui. Lei ignorava tutto.»
«Lei è qui per un unico scopo:aiutare Lord Voldemort. E nessun’altra cosa può essere più importante di questo. Ricorda, Draco, lei è uno strumento. Gli strumenti servono solo per essere usati. Usati per vincere. Per ottenere il potere… per vincere. Tutti noi abbiamo bisogno di lei.» fece una pausa. Conosceva suo figlio: «Potremo ritornare ad essere una famiglia, Draco. Una famiglia vera.».
Il giovane prese la fiala,la strinse forte nelle sue mani e la nascose nella tasca anteriore dei pantaloni.
Non era certo di poter davvero farcela, ma replicare con la madre era una battaglia persa. Abbozzò un sorriso, cercando di essere il più convincente possibile.
«Bravo il mio ragazzo…ora preparati. Dobbiamo andare alla stazione…non vorrai perdere il treno.» esclamò la signora Malfoy uscendo dalla cucina.
In quell’istante Chloe entrò nella stanza. Indossava un leggero abitino panna che le cadeva sul corpo abbronzato e snello. Passò dietro a Draco e, mettendogli una mano sulla testa, gli scompigliò i capelli:
«Buon giorno, spaventapasseri!» lo salutò scherzando.
«Buon giorno, stecchino.» ricambiò il saluto il giovane, ridendo all’amica. «Pronta per oggi?»
«Sì. Pronta. Sono solo nervosa… ma credo sia normale. Ieri sera, tuo padre, mi ha detto di starti lontana durante l’anno ad Hogwarts. Per non far insospettire nessuno… ma vorrei comunque continuare a sentirti… potremmo almeno scriverci.»
«Concordo…aspetta un attimo, ho giusto preparato una cosa…torno subito.»
Così dicendo il giovane uscì dalla cucina e corse in camera sua. Prese due pergamene che teneva sul tavolo accanto al terrazzo e ritornò, sempre correndo, in cucina.
«Sono incantate.» disse porgendo una delle due pergamene a Chloe. «Quando tu scrivi qualcosa sulla tua, compaiono le medesime parole sulla mia. Ovviamente, per la nostra sicurezza, solo dopo aver scritto una parola d’ordine segreta che conosciamo solo noi, il messaggio compare.»
Chloe sorrise.
«E’ un’ottima idea…e la parola?»
Draco ricambiò il sorriso dell’amica:
«Ho pensato di usare una frase semplice, ma non troppo. Che ne dici di: “sempre insieme contro tutti”.»
 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 - QUESTIONE DI MELE ***


La stazione era molto trafficata. Gente che correva in ogni direzione: Chloe era spaventata. Le avevano detto di raggiungere il binario nove e percorrerlo finché non avesse avvertito una forza magica; allora, avrebbe dovuto trovare la colonna che l’avrebbe condotta nel binario nove e ¾. La tensione cresceva nel cuore della ragazza ad ogni passo che l’avvicinava al passaggio. Draco era partito con i suoi genitori e lei, come da accordi presi, aveva chiamato un taxi per farsi accompagnare alla stazione dei treni. La ragazza adorava quel posto. La stazione di Londra, ai suoi occhi, era magnifica, imponente. In particolar modo, adorava il frastuono che c’era.
Intono a sé, vedeva molta gente camminare senza sosta, presa dalla frenesia della propria vita. Poi, tra la gente che vestiva e si comportava normalmente, vide delle persone diverse, con abiti strani e bagagli bizzarri; come topi, gufi o rane. La superarono senza guardarla e, raggiungendo una colonna poco distante da lei, si appoggiarono ad essa con noncuranza e sparirono oltre il passaggio magico. Imitandoli, si avvicinò al muro: avvertiva la forza magica che la colonna emanava. Restò ferma a guardare il muro, si sentiva stupida, doveva appoggiarsi? Semplicemente appoggiarsi? Da lontano, vide avvicinarsi Draco, seguito dai genitori e Severus. La superarono, senza prestarle la minima attenzione, ed oltrepassarono anch’essi la barriera. Chloe trattenne il respiro.
Delle risa attirarono la sua attenzione; voltandosi, vide Potter avvicinarsi a lei seguito dai suoi amici. Li guardò senza perderli di vista. Mentre la superavano, il ragazzo ricambiò il suo sguardo e, sorridendole, la salutò con un cenno del capo.
«Ehi… andate anche voi…» la giovane fece una pausa ed indicò la colonna tra il binario nove e il dieci.
La ragazza riccia rispose immediatamente:
«Si… non sei del primo anno. Vero?» aggiunse con tono incerto.
«No… studio già da alcuni anni. Ma i miei si sono trasferiti qui in Inghilterra di recente. Prima studiavo in America, a New York.»
«C’è una scuola a New York? Non lo sapevo.» continuò la ragazza.
«Zona Staten Island. » aggiunse. Aveva ragione Draco era davvero insopportabile il fatto  che sapesse tutto e si immischiasse, di conseguenza, in tutto. «Comunque, mi chiamo Chloe. Chloe Summers.»
«Piacere, io sono Harry… lei è Hermione e lui questo è Ron.»
«Allora…» continuò la ragazza. «Come si fa ad andare oltre?»
«La barriera reagisce alla magia... se sei dotata di capacità magiche ti permette di passare. Devi solo appoggiarti… dai,Ron, falle vedere.» disse Hermione accennando all’amico.
Il rosso attraversò senza problemi. La gente pareva non accorgersi nemmeno della sparizione di un ragazzo, ma probabilmente era un incantesimo, o qualcosa di simile, che faceva si che le persone non notassero questi passaggi. Ogni cosa, nel mondo magico, le pareva entusiasmante e particolarmente eccitante. Dopo Ron, passò Harry. Rimasta sola con la ragazza, Chloe si avvicinò al muro.
«Vai prima te. Io passo per ultima. Tranquilla, non avrai problemi.» le rispose sorridendo.
Chloe si avvicinò lentamente alla colonna e, trattenendo il fiato, spinse il carrello contro il muro. La sensazione fu molto piacevole, come una brezza leggera che la colpì piano su tutto il corpo. Harry e Ron le stavano aspettando.
Una volta raggiunti anche da Hermione, i quattro si fecero largo tra la folla per arrivare davanti ad un vecchio treno a vapore nero e vermiglio, pronto alla partenza. Tutt’intorno c’erano famiglie che salutavano i figli, a Chloe si strinse il cuore. Non aveva nemmeno salutato i genitori prima di partire, non che la cosa avesse fatto differenza. Lei era invisibile ai loro occhi. In questo momento sarebbero stati impegnati in qualche safari o viaggio. Si ricordò del veloce messaggio in segreteria che gli aveva lasciato qualche giorno prima: “Mi sono iscritta a un college fuori Londra. Torno per le vacanze estive.”. Nessuna risposta da parte loro.
“I perfetti genitori.” pensò, mentre saliva sul treno seguendo i tre compagni di scuola.
Percorsero alcuni corridoi, finché trovarono una cabina libera. Subito Ron entrò e gettò i suoi bagagli sulla retina sopra i sedili e si distese occupando tre posti, Harry lo seguì e si accomodò accanto al finestrino.
«Ron… ma quanta gentilezza… e dove ci mettiamo noi? » chiese stizzita Hermione entrando.
Ron subito si sedette, sbuffando:
«Se ti stringi ci stai senza problemi. Ma si sa… hai un ego smisurato. »
La ragazza lo fulminò con lo sguardo me non ribatté. Prese posto accanto ad Harry e, guardando Chloe, disse:
«Non entri? »
«No… Ecco, io… non volevo disturbare…»
«Nessun disturbo. Vieni. Siediti vicino a me. »
Chloe si accomodò, sorprendendosi della gentilezza che la giovane le riservava.
Trascorsero la maggior parte del tragitto parlando della scuola e delle vacanze. I tre erano molto legati, avevano trascorso insieme due settimane intere prima dell’inizio delle lezioni a casa di Ron.
Nel primo pomeriggio, Hermione uscì dalla cabina accompagnando Ron nella cabina ristorante per comprare alcune “provviste”, come le chiamava lui. Chloe ne approfittò, una volta restata sola con Harry, per conoscere meglio il nemico.
«Com’è Hogwarts? »
«Meravigliosa… è casa mia. Ci sono cresciuto ed è l’unico posto dove mi sento veramente bene. »
«Qual’è la tua casa? »
«Grifondoro. Lo siamo tutti e tre. »
«Sai, sono un po’ nervosa. Ho paura di essere smistata. »
«Non preoccuparti. Credimi, io ho scelto di essere messo tra i Grifondoro. Il cappello ascolta le tue preferenze. E poi, io se fossi in te, non mi preoccuperei tanto. Sei una brava ragazza. Lo si vede. Sarai una meravigliosa Grifondoro.»
In quel momento, la porta scorrevole della cabina si aprì sbattendo. Sulla soglia c’era Draco, seguito da alcuni amici. Chloe si trattenne nel salutarlo. Guardò Harry, il sorriso solare che fino a pochi secondi prima regnava sul viso del ragazzo scomparve. Divenne serio, quasi cupo.
«Malfoy.» disse. «Ancora tra noi, vedo.»
Draco fece una smorfia:
«Una nuova amica, Potter?»
«Lasciala tranquilla… è nuova. Non ti conosce ancora… »
Draco, fissando Chloe negli occhi disse:
«Tesoro non ti conviene mischiarti con loro… sono feccia.»
«So riconoscere la brava gente da sola. Grazie. » rispose Chloe con freddezza.  Le si rompeva il cuore a dover rispondere così all’amico. Ma era per una giusta causa, continuava a ripetersi mentalmente.
«Ci vedremo in giro, ragazzina. »
«Puoi contarci. » concluse Chloe, fissandolo negli occhi.
Chiudendo la porta con forza, Draco guardò il suo seguito con aria disgustata.
Quando la porta fu chuisa Harry guardò la nuova amica con aria rassegnata.
Entrambi, con tono rancoroso, dissero:
«Ovviamente, anche ad Hogwarts, ci sono delle mele marce.»
 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 - IL CAPPELLO ***


Il treno era arrivato alla stazione e gli studenti, chiacchierando allegramente, camminavano spensierati verso le carrozze che li avrebbero portati al castello.
«Che fai, Chloe? Vieni sulla nostra carrozza? » chiese Harry alla nuova amica.
«Certo…grazie… » esclamò sorridente, accomodandosi vicino ad Hermione. «Ad essere onesta, prima di conoscervi ero terrorizzata all’idea che nessuno mi avrebbe parlato.»
Mentre stavano risalendo il viale, Chloe cercò lo sguardo Draco. Era molto spaventata, aveva fatto amicizia velocemente con questi tre, temeva che la scoprissero. Come le avevano ripetuto mille volte, bastava entrare in Grifondoro e il gioco era fatto. Doveva entrare in Grifondoro. Doveva.
«Quindi dovrai fare lo Smistamento come i bambinetti del primo anno… » disse Ron.
«Già… a quanto pare… sono un po’ intimorita dalla cosa.»
«Non devi esserlo… credimi. Non avrai problemi… se davvero desideri entrare in una casa, basta che glielo chiedi. Il cappello tiene conto della tua scelta. » esclamò Harry.
«Dici? »
«Con me l’ha fatto. Io ho scelto Grifondoro e il cappello mi ha appoggiato. Devi solo desiderarlo intensamente. »
“Se solo sapeste quanto intensamente lo desideri” pensò Chloe, mentre si attorcigliava una ciocca di capelli al dito indice.
Per il resto del tragitto ascoltò i discorsi dei tre ragazzi, senza interromperli e senza intervenire. Voleva assorbire ogni parola per poi riferirla a Lucius. Il ricordo del suo bel volto la fece arrossare. Già gli mancavano i suoi occhi grigi che la osservavano.
Arrivate davanti al portone del castello, le carrozze rallentavano e gli studenti scendevano ordinatamente per recarsi dentro le mura di Hogwarts. Durante il tragitto Ron aveva a lungo lodato il banchetto di benvenuto che sarebbe stato servito terminata la cerimonia dello Smistamento, ma lo stomaco di Chloe era chiuso. Seguì i tre Grifondoro oltre l’ingresso, guardandosi intorno incuriosita da ogni cosa: dai quadri che si muovevano e parlavano ai fantasmi che aleggiavano sopra le teste degli studenti. Ogni cosa era meravigliosa. Mentre osservava da vicino un dipinto che ritraeva degli unicorni che brucavano l’erba, Hermione sussurrò agli amici:
«Anche quest’anno avremo a che fare con due Malfoy.»
«Come se uno non bastasse…» rispose Ron, guardando le scalinate.
Chloe, alzandosi sulle punte dei piedi, seguì lo sguardo di Ron e lo vide: bello e fiero, appoggiato ad una colonna, Lucius osservava gli studenti entrare nel castello.
«Su, andiamo… voglio occupare i posti migliori!» esclamò Hermione, trascinando i due amici verso la Sala Grande. «Chloe, non vieni?»
«Si… arrivo.» esclamò seguendoli, senza perdere di vista l’uomo.
Attraversarono un breve corridoio per poi entrare in una sala laterale. A bocca aperta, Chloe osservò il soffitto. Rifletteva il cielo sopra Hogwarts, colmo di stelle e con una luna tonda e luminosa.
«Che credi di fare? Non puoi sederti con loro. Non ancora, per lo meno.»
La ragazza si voltò. A grandi falcate, si stava avvicinando Piton. Come sempre vestiva di scuro ed i suoi capelli erano unticci.
«Decide lo Smistamento, vero?»
«Precisamente. Io sono il professor Piton… e lei sarebbe? » chiese con un tono irritante.
Chloe trovò eccezionale la sua interpretazione.
«Chloe Summers, signore. Chloe Elisabeth Summers.»
«Bene… vai con i mocciosetti del primo anno. Sarai smistata prima di tutti loro. Ordini superiori. » disse accennando a un signore anziano che stava seduto tra i professori.
Aveva dei lunghi capelli bianchi e una folta barba del medesimo colore, che cadeva elegantemente su un abito argento di velluto.
«Chi è quello? » chiese Chloe, non appena il professor Piton si allontanò.
«Quello è il professor Silente… il preside di questa scuola e il più grande mago di sempre».
Gli occhi della ragazza si accesero tornando ad osservarlo: era lui, dunque. Era lui il perfido mago che aveva in tutti questi anni oppresso la comunità magica. Era lui che aveva distrutto intere famiglie, uccidendo innocenti.
Mentre lo stava fissando, l’anziano mago si alzò dal suo seggio e, con voce tonante, si rivolse a tutti gli studenti presenti in sala:
«Bentornati miei cari ragazzi e uno speciale benvenuto a voi del primo anno. Qui ad Hogwarts siamo sempre lieti di introdurre nel mondo magico le nuove generazioni.»
Fece un attimo di pausa. Tutti gli studenti, tranne quelli del primo anno, avevano nel frattempo preso posto nella tavolata della loro casa d’appartenenza. 
Draco stava fissando Chloe dal suo tavolo. Non voleva perderla di vista.
Chloe sentì lo sguardo dell’amico, chinò lievemente il capo per individuare meglio il suo volto. Avrebbe stentato a riconoscerlo tra i suoi amici. Draco era più sicuro, più spavaldo… loro erano la sua famiglia. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce profonda del professor Silente:
«Ora, come ogni anno, procederemo con la Cerimonia dello Smistamento dei nuovi studenti. Suppongo conosciate già le nostre quattro casate… quindi, senza ulteriori indugi, procediamo… professor Piton, prego, legga i nomi…»
Il mago si alzò dal suo posto e prese uno sgabello malandato. Poi raggiunse una teca dalla quale estrasse un vecchio cappello rattoppato. Mentre si muoveva il lungo manto nero svolazzava elegantemente, sfiorando il pavimento di pietra. Raggiunse il centro del podio e posò lo sgabello. Tenendo il cappello in una mano, estrasse dalla veste una pergamena e, dopo essersi schiarito la voce, dissi:
«Summers, Chloe Elisabeth.»
La ragazza salì i due gradini che la separavano dallo sgabello e si accomodò. Era molto nervosa.
Draco dal suo posto si stava stropicciando le mani per l’agitazione. Doveva essere Grifondoro. Doveva. Ma sotto sotto voleva che il cappello la smistasse tra i Serpeverde, per restare insieme a lei.
Il professore posò il cappello sulla testa della ragazza e poi, come le aveva detto Draco, accadde. Nella sua testa sentì il cappello scrutare tra i suoi sentimenti, come se stesse leggendo un libro. Riusciva a vedere fino nelle profondità della sua anima. Chloe avvertiva la sua presenza come un’intrusione: nella sua mente e nel suo cuore. Poi, dopo quella che parve un’eternità, sentì la sua voce parlarle:
«Coraggiosa. In effetti, molto coraggiosa… »
Fece una pausa di alcuni secondi, poi aggiunse:
«Animo puro… ma vedo anche molte amicizie oscure. Sei una fanciulla complicata, mia cara. Vedo molte contraddizioni nel tuo spirito… non posso dare per escluso nulla in te… »
Fece un’altra pausa.
«Mente brillante. Saggia, oserei dire… saresti perfetta tra i Corvonero… tra di loro la tua saggezza andrebbe migliorata. »
Nel sentir quelle parole, la giovane rabbrividì e una forte supplica si spezzò nella sua gola:
«Grifondoro, per favore. Voglio essere Grifondoro.»
Il cappello non rispose. La testa iniziava a farle male. Poi, proprio mentre stava per gettarlo via dal suo capo, sentì il cappello urlare la decisione:
«Cor… »
«Zitto, stupido oggetto. Sono una Grifondoro! ».
«vo… Grifondoro!» esclamò il cappello.
 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 - IN VERDE E ARGENTO ***


Tutti rimasero di stucco: il cappello stava per smistarla tra i Corvonero. Tutti avevano sentito. Ma alla fine aveva scelto di assegnarla a Grifondoro. Silente si alzò dal suo seggio. Raggiunse Chloe e il professor Piton. Guardò prima lui e poi la giovane ragazza ancora seduta. Non riusciva a capire.
Afferrò il cappello dal capo della ragazza e lo guardò attentamente. Sentiva il potere del cappello. Era normale, nessuna mutazione. Nessun danno apparente. Che avesse davvero cambiato idea perché si era accorto che fosse una scelta migliore Grifondoro? Ma allora perché iniziare a parlare? Non era mai capitato. Mai in passato. Il cappello possedeva una magia antica di secoli e in tanti anni non era stato documentato un altro caso simile.
Sempre tenendo il cappello in mano uscì dalla sala, senza proferire parola. Si diresse lungo i corridoi fino al grifone che nascondeva l’ingresso del suo ufficio. Una volta chiusa la porta alle sue spalle, camminò veloce fino ad un vecchissimo volume posato in una teca dietro la sua scrivania. Lo estrasse ed osservò la pagina sulla quale era stato aperto. Recitava:
 “Summers, Chloe Elisabeth – Corvonero”
«Corvonero.» ripeté più a sé stesso che a qualcuno in particolare.
Chloe doveva essere una Corvonero. Eppure il verdetto del cappello era Grifondoro. Per tutti era una Grifondoro. Per tutti, tranne per il libro degli studenti. Doveva capire com’era potuto accadere una cosa simile. Mentre osservava senza parole il volume che ancora teneva aperto tra le sue mani, notò che la parola “Corvonero”, si stava cancellando con una netta riga nera. A fianco fu incisa la parola “Grifondoro”.
Guardò il cappello che aveva appoggiato sulla sua scrivania. Se solo avesse potuto parlare liberamente con esso… Si lasciò cadere stancamente sulla sua poltrona e guardò fuori dalla finestra.
Sentiva il crescente vociare degli studenti provenire dalla Sala Grande: altri nuovi alunni stavano aspettando d’essere smistati. Afferrò il cappello e, sperando che questo fosse un episodio isolato, uscì dallo studio per ritornare nel grande salone al piano di sotto.
Stringendo l’antico cappello per la punta, entrò a testa alta nella Sala Grande. La signorina Summers era ancora seduta sullo sgabello, guardò Silente fisso negli occhi.
«Ci sono problemi?» domandò con tono sprezzante.
Silente la fissò.
«Nessuno. Nessun problema.» rispose.
«Dunque? Sono Grifondoro?»
«Sì.»
Chloe scese dallo sgabello ed andò ad accomodarsi al tavolo della sua nuova casa, nessuno applaudì perché nessuno aveva capito cosa fosse successo. Prendendo posto Chloe incrociò lo sguardo di Draco. L’amico gli fece l’occhiolino.
 
Alcune ore più tardi, quando i piatti del banchetto furono svuotati e tutti gli studenti ormai erano sazi, Chloe e i nuovi compagni s’incamminarono verso la Torre dei Grifondoro. Era fiera di sé stessa. Era una di loro. Mentre saliva le scale seguendo Harry, Chloe si guardava attorno cercando Draco. Voleva parlargli, già gli mancava il suo amico…
«Signorina Summers, una parola, prego.»  
Voltandosi Chloe incrociò lo sguardo di Lucius.
«Professor Malfoy, mi dica.» rispose la ragazza.
«Noi ti aspettiamo…» le sussurrò Ron nell’orecchio. «Non mi fido di lui.»
Senza dar peso alle parole del ragazzo, Chloe seguì Lucius lontana da orecchie indiscrete. Accanto a loro c’erano molti studenti che salivano o scendevano le scale, salutando vecchi amici ritrovati dopo un’estate.
Lucius guardò la ragazza a lungo, senza parlare, solo abbozzando un lieve sorriso.
«In verde e argento…» Iniziò a dire per poi concludere in un sussurro: «Saresti stata molto più sexy.»
 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 - LA PUNIZIONE ***


Il giorno seguente le lezioni iniziarono regolarmente, vennero distribuiti agli studenti gli orari dei corsi  durante la prima colazione. Chloe controllò con cura il prospetto consegnatole. Diverse lezioni della sua casa erano seguiti anche dagli studenti del settimo anno dei Serpeverde; alzò lo sguardo verso Draco. Era in compagnia di alcuni amici e stavano ridendo indicando gli studenti ad un tavolo accanto al loro. Chloe osservò con maggior attenzione e notò un ragazzino che, rosso come un pomodoro, stava cercando di ripulirsi i pantaloni da quello che sembrava… porridge?! 
«Ogni anno i novellini combinano parecchi danni…» convenne Hermione notando lo sguardo di Chloe.
«E come ogni anno i Serpeverde sono perfidi con loro…» concluse Harry.
Afferrando il calice davanti a sé, Chloe lo portò alla bocca e sorseggiò il contenuto... zucca???? Dal disgusto sputacchiò il succo, aveva sempre detestato la zucca!!! Dov'era finito il buon succo di arancia o di ananas??? Chloe si portò un tovagliolo alla bocca per ripulirsi, Ron ed Harry erano scoppiati a ridere davanti a quella scena.
«Direi che una punizione é d'obbligo, signorina Summers. »
Alzando lo sguardo, Chloe si trovò davanti il professor Piton sporco di succo di zucca. La Sala calò completamente nel silenzio. La ragazza si sentì avvampare, avrebbe voluto nascondersi. Dalla sorpresa rimase ammutolita e fissò con occhi dispiaciuti l'insegnante.
«Credo che una settimana sia il minimo. Parlerò con la direttrice della tua casa. Inizierai stasera stessa, se non avrà obiezioni. E credimi non ne avrà.» concluse prima di allontanarsi.
Harry fissò l'amica: «Hai il mio rispetto... Dal mio primo anno avrei voluto farlo... sputare addosso a Piton… un sogno per chiunque altro.»
«Harry! » lo ammonì Hermione con voce alta. «Sarà un imbecille ma é pur sempre un nostro professore! »
«É un alleato di Voldemort. Meriterebbe di peggio! » rispose irritato, alzando il tono della voce.
Chloe osservò il ragazzo, erano lacrime quelle che inumidivano i suoi occhi? Avrebbe voluto chiedere maggiori informazioni, ma temeva di commettere errori. Chiunque sia Voldemort era un amico di Tom, un alleato e non un nemico; anche se, quel nome, faceva venire i brividi. 
Harry si alzò e scappò dalla sala, Ron lo seguì immediatamente, dopo aver rimproverato l'amica per il poco tatto. Rimaste sole, Hermione scosse il capo e si concentrò sui suoi orari. Chloe osservò il foglio che stringeva tra le mani, tra un'ora avrebbe dovuto presentarsi a Pozioni.
«Non giudicarmi una pessima persona, per Harry é stato traumatico perdere i genitori. Posso solo immaginare come sia stato difficile crescere con quei tiranni degli zii... Vorrei solo fargli capire che per vendetta potrebbe commettere errori che potrebbero costargli anche la vita.»
Chloe fissò la ragazza, Draco le aveva raccontato della tragica morte dei genitori di Harry. Gli aveva raccontato di come Tom avesse cercato disperatamente di ravvederli, di dar loro ed a Harry una vita normale, fuori dal malefico controllo di Silente. Purtroppo non era riuscito a convincerli ed erano morti in uno scontro magico. 
«Che lezione hai ora?» chiese Hermione sviando il discorso e, strappando di mano gli orari alla ragazza, disse: «Pozioni con Piton... Proprio non é la tua giornata!»
«A quanto pare... Ci vediamo più tardi?» 
«Si, ora ho Trasfigurazione avanzata con la McGranitt. A dopo! » la salutò prendendo i libri e correndo via dalla Sala Grande.
Rimasta sola, Chloe pensò alla punizione che avrebbe dovuto affrontare da quella sera con il professor Piton. Proprio non aveva voglia, sbuffando afferrò la borsa contenente i volumi che gli sarebbero serviti quella giornata ed uscì dalla Sala, con aria arresa.
Mentre camminava per i corridoi, seguendo le indicazioni di una mappa del castello, che le era stata data da Hermione, raggiunse facilmente il sotterraneo. Fuori dalla porta ancora chiusa, vide Draco in piedi poggiato al muro mentre sfogliava un volume. Avrebbe voluto andare da lui per salutarlo e raccontargli cosa le stava accadendo, ma non poteva. Rimase a guardarlo senza fare nulla e senza proferire parola.
 
La lezione fu angosciante; Piton spiegava con tono monotono un veleno letale che avrebbe ucciso chiunque bevesse la sostanza dissanguandolo. Disgustata la ragazza ascoltava le spiegazioni: "Chi mai avrebbe voluto usare quella pozione?" si domandò, era un modo orribile per morire. Chloe notò che molti Serpeverde ascoltavano affascinati le reazioni del corpo in contatto con quella pozione. Il dissanguamento era solo l’epilogo; prima sarebbero incorse nausea, perdita di capelli e di altri peli, pelle screpolata fino a diventare squamosa e, proprio prima del dissanguamento, incorreva la perdita della stessa.
La campanella risuonò tetra nel sotterraneo e gli studenti si riversarono nel corridoio per precipitarsi alla lezione successiva. 
«Signorina Summers una parola, prego prima della lezione successiva.»  il professor Piton chiamò l'attenzione del ragazza, mentre stava uscendo dalla classe con gli altri ragazzi.
Avvicinandosi all'uomo rimase in silenzio, dopo quella lezione si immaginava quali punizioni le avrebbe inflitto: fustigazione? Linciaggio? Tremava al solo pensiero...
«Ho avuto il via libera per la tua punizione. Inizierai stasera, alle otto nell'aula 18 del secondo piano. Purtroppo non potrò essere io il professore presente, ma ti lascio istruzioni circa il tuo incarico. »
«Ebbene? » domandò Chloe, con voce tremante.
«Dovrai ripulire tutti i piatti della cena e del pranzo di oggi.»
«Tutti? » chiese la ragazza incredula, ma allo stesso tempo sollevata.
«Tutti. » precisò il professore chiudendo il libro che aveva sulla scrivania e uscendo dall'aula.
Chloe rimase ammutolita davanti a questa informazione, si chiese cosa scatenava tale antipatia nei suoi confronti. Non aveva mai detto o fatto qualcosa di sbagliato, salvo forse sputacchiargli un po’ di succo di zucca addosso, e che problema c’era? Era succo!
Durante l'ora di Occlumanzia, Chloe prese la pergamena e ci scrisse un messaggio per Draco, sperando di avere il suo supporto. 
"Sono stata messa in punizione da Piton, come credo tu abbia già saputo. Vorrei parlarti un po', prima delle otto. Ho bisogno del mio amico... Vediamoci alle sette e mezza nel corridoio del quarto piano, quello isolato di cui mi hai parlato."
Attese una risposta, ma non arrivò.
 
Quella sera, saltando la cena, Chloe corse all'appuntamento, ma magari l'amico era impegnato e non aveva potuto scrivergli la conferma. Aveva passato uno giornata d'inferno e aveva davvero bisogno di sfogarsi per poter affrontare al meglio la punizione di Piton. La ragazza attese fino alle otto meno cinque minuti, ma Draco non comparve. Delusa corse lungo le scalinate, per non tardare alla punizione.
L'aula 18 era situata a metà del secondo piano, il corridoio era deserto e dalla Sala Grande udiva le risa degli altri studenti intenti a consumare la cena. Bussò facendosi coraggio. Rimase in attesa per alcuni secondi, poi udì dei passi avvicinarsi alla porta. Incerta Chloe fece un passo indietro, la maniglia fu abbassata e scricchiolando la soglia venne aperta. 
Con una camicia bianca si seta leggera e i bottoni del collo aperti, lasciando intravedere un petto davvero muscoloso, e con un paio di pantaloni neri a vita bassa; Chloe vide Lucius Malfoy.
 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 - IL NOSTRO SEGRETO ***


«In perfetto orario, signorina Summers.» esclamò il mago, facendo segno alla ragazza di entrate nell’aula. 
Entrò nella classe, era fiocamente illuminata da un grande lampadario che pendeva dal soffitto. Fuori la notte era già calata. Guardandosi intorno Chloe non vide alcuna stoviglia sporca in attesa di essere pulita, voltandosi chiese:
«Dove sono i piatti e il resto che devo lavare? Piton aveva detto che…» ma venne interrotta.
«Non ho ritenuto opportuno che le tue mani venissero usate per scopi tanto futili. Ho ordinato agli elfi domestici del castello di ripulire ogni cosa al tuo posto. Sarà meglio così.»
«Gli elfi domestici?» chiese la ragazza, aggrottando la fronte.
Lucius sorrise davanti all’ignoranza della ragazza, si dimenticava sempre che non aveva alcuna famigliarità con il mondo magico. 
«Si, gli elfi domestici sono creature inferiori, il cui unico scopo è quello di servire i maghi in ogni loro desiderio. In genere vengono impiegati nelle faccende domestiche: cucinano, puliscono la casa, fanno la spesa e altri piccoli lavoretti che un mago non svolgerebbe mai. Esseri inutili e incredibilmente stupidi…»
Annuendo, Chloe prese posto al primo banco.
«Praticamente  svolgono il compito  dei domestici.» precisò la ragazza. Fece una pausa, poi domandò: «Cosa dovrei fare allora? Sono stata messa in punizione, Piton vorrà vedere il mio operato... »
«Una volta puliti diremo a Severus che hai fatto tutto da sola. Puoi stare qui diciamo per le prossime tre ore: leggi o studia o fa i compiti... Tranquilla, diciamo che sarà il nostro piccolo segreto.» concluse Lucius posando, con delicatezza, una mano su quella della ragazza, prima di allontanarsi da lei per sedersi dietro la cattedra.
Chloe sorrise timidamente per la sorpresa del gesto, mentre sentiva le sue guance ardere. Quel semplice tocco le aveva fatto battere forte il cuore. Scosse il capo con la speranza di scacciare dalla sua mente i pensieri che le erano venuti vedendo Lucius con quella camicia. Non sapeva esattamente quanti anni avesse il mago, ma lo considerava  davvero un bell'uomo. Purtroppo Chloe era anche consapevole del fatto che fosse il padre di Draco e un uomo sposato. Mettendosi la punta della piuma tra le labbra guardò il mago concentrato a leggere un foglio di pergamena.
 
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Capitolo un po’ corto e chiedo perdono… recupero con il prossimo! ;)
Kisses
 

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 - ORE 11 ARTI OSCURE ***


Mentre sfogliava ed evidenziava a caso parti del libro di incantesimi, osservava Lucius con molto interesse; era concentrato su dei documenti dall'aria ufficiale. C’era una grande tensione che la stava facendo impazzire. Doveva fare qualcosa, rompere quel silenzio che era diventato davvero insopportabile.
«Sei sempre stato un professore, Lucius?» domandò Chloe, incuriosita dell'uomo.
«Non sempre. Diciamo che non é nemmeno una necessità. Sono ricco di famiglia, come avrai intuito dalle dimensioni della mia casa.» rispose il mago posando i fogli che stava consultando.
«E allora perché lo fai? Perché insegni? Tutti i miei vecchi professori odiavano il loro lavoro... »
«E’ perché ho bisogno di uno scopo. Vedi, sono sposato da diversi anni. Ma ho sempre sentito che mi mancava qualcosa per essere realmente felice. Quindi ho deciso di mettermi in gioco. Mi ero molto divertito durante i miei anni da studente… e poi credo sia un bene diffondere il sapere magico alle generazioni future. »
«E così è stato? » domandò Chloe osservando il volto del mago: esprimeva molta tristezza e solitudine.
«All'inizio, forse.» sospirò. Scosse il capo e aggiunse: «Non voglio annoiarti... Sei così giovane e immagino che i miei problemi da adulto non ti interessano.» 
Chloe intuì che voleva chiudere il discorso e non insisté oltre.  
Poco prima della mezzanotte, Lucius congedò la ragazza, ma non prima di riferirle che anche il giorno seguente sarebbe stato lui l'insegnante presente durante la sua punizione; a questa notizia Chloe ne gioì segretamente.
Rientrata nella casa comune dei Grifondoro, Harry e i suoi amici la stavano aspettando davanti al caminetto spento seduti sul tappeto. Ormai non era rimasto nessun altro. Le chiesero della punizione e di cosa Piton le avesse imposto di fare; mentendo la ragazza rispose che era stata una vera tortura. Lucius le aveva fatto promettere di riferire che era stata trattata come una Grifondoro, senza rispetto alcuno.
Si accomodò accanto a loro e rimase in ascolto mentre parlavano di un club di studenti segreto, lo chiamavano "Esercito di Silente"; più ascoltava e più capiva che quello che facevano erano il genere delle informazioni che attendeva dal suo arrivo.
«Che sciocchi siamo... » esclamò Harry. «Non ti abbiamo nemmeno chiesto se volevi diventare una di noi... una dell’Esercito…»
Chloe sorrise, annuendo.
«Devi mantenere il massimo riserbo. Non una parola tranne che ai membri. Siamo una trentina di Grifondoro, ventitré di Tassorosso e sedici di Corvonero. Ci riuniamo settimanalmente nella Camera delle Necessità per allenarci in vista della battaglia finale contro Voldemort. Non sei stata molto fortunata ad arrivare ad Hogwarts in questi anni...la battaglia è imminente. » spiegò Hermione.
«Non sarà facile. Noi dell'Esercito ci consideriamo come i giovani membri dell'ordine della Fenice. » aggiunse Harry.
«Ne ho sentito a lungo parlare e ho letto delle loro azioni a New York. Sono ammirati. Vedete anche in America c’è molta tensione per questo scontro. Credo che ovunque nel mondo magico le azioni del nemico spaventino. » mentì Chloe.
«E’ vero, i problemi della comunità magica inglese toccano il mondo. Se non riusciremo a contenere le truppe di Voldemort, non avremo altra scelta che chiedere aiuto alle altre nazioni. Ho sentito di un’imminente alleanza con la Francia e la Germania… i maghi spagnoli sono neutrali, si sono estraniati da tutta questa faccenda. » concluse in tono grave Harry.
«Anche gli svizzeri. Dall’Italia ancora nessuna notizia. Speriamo di ricevere grandi aiuti dagli americani. Da soli è certo che non riusciremo a vincere. » aggiunse Hermione, guardando nel vuoto.
«Papà ha parlato della forza degli sciamani asiatici… sapete, mi ha raccontato della grande forza dei cinesi e giapponesi. Davvero incredibilmente potenti.» convenne Ron.
«In ogni caso, sentiti libera.» aggiunse Harry. «Sappiamo che ti chiediamo di correre un grande rischio. Quindi se vuoi rifletterci…»
Doveva saperne di più di questo Esercito, era certa che Tom non sapesse nulla della sua esistenza. Era indispensabile sapere che livello magico possedevano, per potersi preparare meglio. 
«Lo voglio. Voglio essere membro dell'Esercito di Silente.»
 
Alcune ore più tardi, quando Hermione stava già dormendo, Chloe si alzò dal letto e si avvicinò alla scrivania, accese una candela e, afferrando la pergamena, lesse la risposta di Draco.
"Chloe, scusami ma non sono potuto venire all'appuntamento. Piton era impegnato per causa mia, ci siamo dovuti introdurre nel Ministero della Magia a Londra per impossessarci di una Profezia. È più difficile di quello che pensavamo, anche le mie doti di ladro non sono servite molto davanti alle difese della stanza dove sono custodite. Mio padre prenderà il posto di Piton, spero non ti dia troppo fastidio. Continua a chiedermi di te, sai credo sia preoccupato, anche se non lo ammetterebbe mai. Domani mattina fino alle undici non ho corsi da seguire, fammi sapere se puoi incontrarmi. Restiamo d'accordo al quarto piano alle nove? Draco"
Subito rispose confermando l'incontro. Si soffermò sulla frase che parlava di Lucius; era preoccupato per lei. Si sentì felice, tanto che avrebbe voluto urlare la sua gioia. Quella sera aveva conosciuto l'aspetto umano di Lucius. Era un uomo fiero e orgoglioso, ma nascondeva una tristezza nel suo cuore che, da come parlava di sua moglie, Chloe sospettava che lei fosse la causa principale della sua infelicità.
La mattina seguente si svegliò tardi; guardò la sveglia, erano le otto meno dieci. Nella sala comune di Grifondoro c'erano solo tre studenti del quinto anno e uno del settimo, intento a giocare a scacchi con un fantasma. Le lezioni iniziavano ogni giorno alle otto per gli studenti fino al quarto anno, dal quinto fino al settimo, i corsi degli studenti erano flessibili essendo scelti da loro liberamente. Senza salutare, Chloe superò il ritratto della signora grassa e corse al quarto piano. Era in anticipo di una decina di minuti, ma quando arrivò, trovò Draco già in attesa.
«Credevo di non essere in ritardo... » disse Chloe salendo gli ultimi gradini e abbracciando l'amico.
«Ero io in anticipo. Non preoccuparti! » rispose il ragazzo, sorridendole.
Sciogliendo l'abbraccio Chloe vide che Draco era arrossito. 
«Mi sei mancato. Non posso sopportare di non vederti ogni giorno come quest'estate... E quei tre parlano continuamente male di te alle tue spalle. Lo trovo davvero orribile, temo che alla fine possa dire qualcosa in tua difesa o che mi tradisca... »
Draco sorrise, era una ragazza speciale. Nessun'altra che avesse incontrato era come lei; Chloe gli faceva battere il cuore, forte.
«Pure i miei amici parlano alle tue spalle. È un prezzo che dobbiamo pagare per mantenere salda la copertura. »
«Parli come una spia!» lo schernì Chloe ridendo.
"Dio quanto è bella quando sorride..." pensò il giovane mago.
«A parte gli scherzi, stasera ho notizie da riferire a tuo padre. » continuò Chloe.
«Che genere di notizie? »
«Non voglio allarmarvi troppo prima del dovuto, ma credo che in questa scuola ci sia un Esercito che affiancherà quelli della Fenice nella battaglia finale. Harry me ne ha parlato giusto ieri sera... Mi ha chiesto di farne parte ed ho accettato. Sono dei ragazzini... Studenti di questa scuola; alcuni Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. Ne saprò di più dopo la prima riunione. »
«Mi sembra una pessima notizia, invece...»
«Non preoccuparti Draco!» lo ammonì Chloe, interrompendolo. «Sono solo degli studenti. Che rischi potete correre? Ho conosciuto molti amici di Tom e sono tutti maghi potenti ed esperti. Stasera parlerò con Lucius.»
Draco annuì, ma la ragazza percepì che non era per nulla tranquillo. 
Seduti sulla finestra aperta dell'aula 23, i due parlarono fino a quando non suonò l'orologio a polso del mago, segnalando che mancavano cinque minuti alle undici. Durante la mattinata, non trattarono altri discorsi seri. Chloe preferì non preoccupare ulteriormente l'amico. Draco aveva insistito per provare una sigaretta dell’amica, appena fece il primo tiro, tossicchiò a lungo facendo ridere Chloe.
«Dovrei smetterei, lo so, ma una o due al giorno non è un crimine... non trovi?» buttò lì Chloe per giustificarsi.
«Anche mio padre fumava le sigarette babbane. Ha smesso da un anno, ma dice che la tentazione è ancora molto forte.»
Chloe non rispose a quest’affermazione, ripensò alla sera prima di partire per Hogwarts quando Lucius le aveva detto di gettare via la sigaretta. Sorrise tra sé e sé.
«Meglio andare, siamo lontani dalle aule. Che lezione hai?» le chiese Draco, facendola ritornare alla realtà.
«Aspetta, fammi controllare...» la ragazza prese dallo zaino un foglio stropicciato e, appiattendolo un poco, lo osservò. «Ecco qui, ore 11 Arti Oscure.» concluse indicando l’orario.
«Mio padre tiene quel corso. Il vecchio professore è andato in pensione e gli hanno offerto questa cattedra, al posto di Trasfigurazione e Incantesimi.»
La strega si morsicò il labbro inferiore, lo avrebbe visto!
Scesero le scale vicine, parlando ancora come se nulla fosse. Ma, non appena la campanella risuonò e le porte delle aule furono spalancate, i due si separarono disperdendosi tra la folla di studenti che si riversavano nel corridoio per dirigersi al corso successivo.
 
Nella fretta di raggiungere la classe, Chloe non vide un giovane che correva dalla parte opposta e si scontrò con lui. L'urto la fece cadere per terra e il contenuto della sua borsa, si sparse sul pavimento di pietra. Il mago urlò le sue scuse mentre si allontanava di fretta, senza rallentare la sua corsa. 
«Fantastico! Altra figura di merda... E sono qui da tre giorni. » pensò Chloe prendendo i libri sparsi e rimettendoli in borsa. 
Si rialzò e controllò l'orologio, le 11.05 era già in ritardo. Che pessima figura avrebbe fatto con Lucius... Il professor Malfoy, si corresse mentalmente, avrebbe dovuto chiamarla così. 
«Ehi, ragazzina...» una voce calma e profonda richiamò la sua attenzione.
Voltandosi, la ragazza vide un uomo alzarsi da terra; aveva raccolto una piuma d'aquila e gliela stava riportando. Vestiva con una tunica nera aperta che mostrava una camicia blu notte ben allacciata e un paio di pantaloni neri: era davvero un sogno. 
Le sorrise e, camminando verso di lei, le porse la piuma: «Sei in ritardo!»
«Si...» disse senza trovare altre parole.
Allungò una mano e prese la piuma che Lucius -il professor Malfoy- le stava porgendo, nel gesto di afferrare la piuma sfiorò le dita del mago: era calda, quel tocco le procurò un brivido lungo la schiena. Chloe abbassò lo sguardo, prese la piuma e ritrasse velocemente la mano, imbarazzata per la sensazione che aveva provato. Era così sbagliato... si continuava a ripetere.
«Sei una giovane molto fortunata... Si da il caso che anche il tuo professore sia in ritardo oggi... Corri, aspetterò qui qualche secondo. Aula 4 in fondo a destra.» esclamò il mago. 
«Grazie!» disse Chloe mentre correva lungo il corridoio, ormai deserto.
Nella classe c'erano diversi studenti, fra loro scorse Harry. Salutandolo si avvicinò a lui e prese posto al suo fianco. L'aula era ampia e i banchi erano sistemati a ferro di cavallo. Sul muro erano state appese tavole che raffiguravano l'anatomia di creature magiche, Chloe rabbrividì nel vedere la dissezione di un centauro.
«Esistono davvero? I centauri intendo...» chiese a bassa voce rivolta ad Harry.
L'amico annuì mentre la porta veniva sbattuta e il professor Malfoy prendeva posto alla cattedra. Osservò gli studenti, soffermando lo sguardo su Chloe. Tossicchiò e la lezione ebbe inizio.
 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 - PER DRACO ***


Erano passati alcuni anni dalla laurea all'università della magia di Londra e, il giovane Lucius Malfoy, era sicuro di avere il mondo nelle sue mani: ricco, sensuale e veramente intelligente. Aveva tutto dalla vita. Tutto, tranne una compagna con cui condividere i suoi giorni. I suoi genitori erano morti da alcuni anni lasciandolo a vivere solo nel grande maniero tra le colline dello Wiltshire, a pochi chilometri dalle Stonehenge. 
Tra pochi giorni avrebbe compiuto 21 anni e, secondo il testamento del padre, avrebbe dovuto sposarsi per continuare a vivere nell'agiatezza e non perdere tutti i suoi beni.
Da alcuni mesi frequentava una giovane purosangue della nobile casata dei Black: Narcissa. Ella era una fanciulla piacente ed era rimasto incantato dalla sua bellezza quasi infantile; più giovane di lui solo un anno, bionda, con occhi neri magnetici e pelle chiara che pareva dello stesso colore della luna. Poteva essere ciò che molti uomini avrebbero da sempre desiderato come moglie, ma non ne era innamorato. Sperava che con il passare del tempo sarebbe nato anche quel sentimento in lui, ne era assolutamente certo. 
L'aveva chiesta in sposa la settimana precedente e, da allora, continuava a pensare che aveva fatto uno sbaglio, un terribile sbaglio. Prima di ogni cosa, lei non era quella che voleva al suo fianco per il resto della sua vita. Lei era felice ed innamorata ma, per Lucius era solo una questione di soldi.
Così, quel lunedì mattina del 5 settembre aveva sposato Narcissa, in una dispendiosa cerimonia sull'isola di St Agnes, pochi chilometri a sud dell'Inghilterra. Mentre si sistemava l’abito guardando il proprio riflesso nello specchio, nacque in lui lo stesso sentimento di errore e paura. Ma lo soffocò: avrebbe percorso la navata della chiesa e preso in sposa Narcissa.
Il clima era ottimo: caldo ma non troppo, con una brezza leggera che proveniva dal mare. Aveva sempre adorato il profumo dell'oceano. Le spiagge erano deserte, anche grazie all’aiuto di magia antibabbana.
Mentre fissava l'orizzonte, non poteva non pensare al proprio futuro; alla sua vita.
«Che cosa fai ancora qui?» domandò Severus entrando nella stanza e trovando Lucius osservare il panorama.
«Che ora è?»
«A breve la sposa camminerà verso l’altare e, di certo, si aspetterà di trovare un marito ad attenderla.»
«Che farei senza di te, amico mio?» sorrise Lucius avvicinandosi a Severus e posando una mano sulla sua spalla.
«Speriamo non lo dovrai mai scoprire...» rispose Severus prendendo l’amico e spingendolo con forza verso la porta. «Narcissa è una donna splendida... Sarai l'invidia di molti maghi.»
Lucius rise sommessamente, non ne era certo. L’avrebbe ceduta a chiunque altro.
 
La sera, dopo i festeggiamenti, Lucius era a letto e attendeva che Narcissa uscisse dal bagno, era stranamente attratto all'idea di consumare il matrimonio. Lei era stata cresciuta con dei principi rigidi e non si era concessa al mago durante il fidanzamento.
Quando la porta del bagno si spalancò, Lucius vide la donna che aveva sposato sotto una luce diversa: portava un completo di pizzo che le cadeva sul corpo tonico e pallido. La desiderava come nulla aveva bramato prima di allora: quella donna era sua, di sua proprietà, poteva disporre di lei come meglio credeva. Sorrise sommessamente.
Le fece cenno di avvicinarsi al letto e la ragazza obbedì, senza proferire parola. Si stese accanto al marito e fissò rigida il soffitto, stropicciandosi per il nervosismo le dita delle mani.
«Non essere così agitata. Non ne hai motivo.» disse.
«Perdonami, ma ho sognato a lungo questa notte... Mi sembra così irreale...»
«Credimi è reale! È tutto reale.» ripose Lucius spostandosi sopra il corpo della ragazza e, togliendole la biancheria che portava, iniziò a toccare con energia il corpo della neomoglie.
 
«Sono incinta.» annunciò Narcissa con tono piatto affacciandosi alla porta aperta dell'ufficio del marito.
Lucius alzò lo sguardo dal progetto che stava studiando e guardò la donna. Impiegò alcuni secondi prima di comprendere a pieno quelle parole. Abbandonò i fogli sulla scrivania e si avvicinò a Narcissa posando una mano sul suo ventre.
«Di quanti mesi?» chiese notando la pienezza del ventre.
«Ho da poco superato il secondo trimestre. Ieri sono andata al San Mungo e mi hanno detto che è un maschio.»
«Un erede.» disse Lucius pieno di gioia.
Sei mesi prima si erano sposati e la notte di nozze era stata l'unica che avevano condiviso insieme nello stesso letto. Questo non perché non fosse stato piacevole per Lucius, ma non aveva provato emozioni, era stato tutto troppo meccanico. Freddo: il fine per raggiungere lo scopo. 
 
La nascita di Draco fece scattare qualcosa nel cuore altrimenti freddo di Lucius, un sentimento a lui estraneo: l'amore. Quell’esserino aveva conquistato il suo cuore e lo aveva amato dal primo momento, da quando la nutrice glielo aveva dato tra le braccia.
Biondo come lui, occhi grigi come lui: questo era suo figlio, il suo orgoglio. Sarebbe stato un ottimo padre, ne era certo.
«Come lo vogliamo chiamare?» domandò guardando la moglie stesa sul letto.
Lei prese uno specchio posato sul comodino e guardò il suo riflesso, senza prestare cura alle parole del marito.
«Narcissa!» la richiamò con maggior insistenza.
«Come? Il nome dici?» disse lei, alzando il capo dallo specchio. «Non ho preferenze.»
Lucius guardò il bambino in volto e lo strinse tra le sue braccia, la sua piccola testa al petto.
«Draco. Lo chiameremo Draco.» convenne.
Narcissa fece spallucce e non aggiunse altro.
Dopo il parto, la strega perse ogni interesse sessuale verso il marito, aveva fatto richiesta di dormire in una camera separata in modo definitivo; non si era nemmeno scomodata a inventare una scusa plausibile.
Ma questo fu solo l'inizio. 
 
Quando Draco compì tre anni, Narcissa organizzò una festa grandiosa invitando le créme de le créme della comunità magica. Fu allora, durante i festeggiamenti, che Lucius intuì che la moglie potesse avere un amante. Tra gli ospiti spiccava un giovanotto del medesimo anno di Narcissa, lei lo presentò agli invitati con il nome di Derek Ostroff; un vecchio compagno di scuola ad Hogwarts. Il ragazzo era alto, magro ma comunque un po' fuori forma, con una chioma scura che incorniciava due occhi verdi e da una barba vecchia di alcuni giorni.
Durante i festeggiamenti Narcissa prestò all'invitato molte attenzioni, invitandolo anche a restare per la notte al maniero dei Malfoy. Lucius non disse altro, non s’interessava da tempo alle richieste della moglie ma, quella sera, non riusciva a prendere sonno. Si rigirava nel grande letto matrimoniale, pensando alla moglie e allo squallore della loro vita coniugale; era solo e la cosa iniziava a pesargli. Aveva rifiutato diverse avance di streghe piacenti, non credeva nell’infedeltà, nonostante il loro matrimonio fosse uno dei peggiori.
Fissava ossessionato da diversi pensieri il soffitto, quando nel silenzio del castello udì dei passi provenire dal corridoio. Preoccupato, si alzò dal letto ed impugnando la bacchetta camminò guardingo fino alla porta, schiudendola.
Nell'oscurità, in fondo al corridoio, intravide la sagoma di Derek. Stava camminando con fare furtivo, si fermò davanti alla penultima porta del corridoio, quella di Narcissa, e bussò piano un paio di volte. Vide la moglie aprire, in volto dipinto un sorriso seducente, ed invitare il giovane ad entrare, afferrandolo per la veste che indossava con fare aggressivo. 
Lucius ne rimase sconvolto. Richiuse la porta della sua stanza da letto, sapeva che il suo matrimonio era una farsa, ma non sospettava che sua moglie avesse un amante. In quel momento capì che la sua vita era priva di senso e che doveva fare qualcosa per non affogare. Diversi pensieri attraversarono la sua mente: doveva fa qualcosa. Una simile offesa era inaccettabile per un Malfoy!  Versandosi un bicchiere di Whisky Incendiario invecchiato dieci anni, meditò a lungo sul da farsi. Aveva un figlio con quella... non sapeva nemmeno come apostrofarla: moglie? Donna?  Stronza? Puttana?
Una sigaretta dietro l'altra, un bicchiere di whisky dietro l'altro... Avrebbe desiderato non sapere nulla: in questi anni sapeva che erano infelici, ma non al punto tale da dover arrivare al tradimento, lui non aveva mai tradito Narcissa. Era contro ogni cosa in cui credeva.
Il mattino seguente, udì la porta della camera di Narcissa chiudersi e dei passi percorrere il corridoio avvicinandosi alla sua camera. Attese che i rumori cessarono e, facendosi forza, cercando di controllare la rabbia, bussò alla porta della camera da letto di Narcissa.
«Hai dimenticato qualcosa Derek!?» domandò lei aprendo la porta.
Non appena incrociò lo sguardo del marito, la strega arrossì.
«Credo sia il caso di parlare, non trovi?» affermò il mago entrando della stanza, senza attendere l’invito.
La donna annuì facendolo accomodare. Il letto era sfatto e due calici erano posati vuoti sul tavolino accanto alla finestra che dava sul giardino anteriore. Lucius notò anche i tre involucri di preservativi: non c’erano più dubbi.
Sedendosi su una poltroncina guardò la donna, senza riuscire a parlare. Rimasero in silenzio diversi minuti, guardandosi a malapena.
«Da quanto? Da quanto la vostra storia va avanti?» chiese infine con un filo di voce.
«Tre anni e pochi mesi.» rispose lei.
Tre anni. Lucius impiegò un po' per assimilare questa informazione. Tre anni.
Su tre anni e nove mesi di matrimonio tre erano stati una menzogna, un tradimento continuo.
«Che intendi fare ora?»
«Qualunque cosa tu decida di fare la farò. Resto tua moglie e la madre di tuo figlio. Non ci amiamo, mi pare ovvio a questo punto. Ma, non ho scordato i miei doveri in quanto tua moglie.» risponde Narcissa.
«Doveri…» ripeté Lucius con tono smarrito.  «Doveri... Mi hai sposato perché costretta? Eravamo fidanzati prima di sposarci. Non ti ho costretta a frequentarmi.»
«Non sai come sono andate le cose. Tu mi hai scelta e i miei hanno fatto il resto.» rispose Narcissa.
«Avevo una speranza per noi. Avevo grandi aspettative per noi, per il nostro futuro.»
«Mi dispiace darti questa delusione. Non sai nemmeno quanto mi dispiaccia.»
«Non possiamo far crescere Draco in una famiglia distrutta. Staremo insieme, come ora. Per il mondo magico siamo una delle più belle coppie. Voglio dare a Draco una famiglia, Narcissa. Una famiglia degna di esser chiamata tale. Voglio dargli la stabilità che un bambino necessita per crescere bene e felice.»
Narcissa annuì.
«Credo anch’io che sia la cosa migliore. Per quanto riguarda Derek....» lasciò la frase in sospeso.
«Frequentati pure. Non m’interessa.» mentì. «Quello che mi preme è che Draco non scopra mai nulla. È un bambino così felice. Staremo insieme. Per Draco.»
«Per Draco.» ripeté la donna annuendo.
Lucius si alzò dalla sedia e si incamminò verso l’uscio.
«Non hai intenzione di avere un'altra donna?»
«Ho sempre creduto nell'amore. Ma, per certe persone non credo sia destino che lo incontrino.» concluse alzandosi dalla poltrona e lasciando la stanza. 
 
Il mese seguente, nella speranza di smuovere qualcosa nella propria vita, Lucius si alleò nelle armate di Voldmort per combattere al suo fianco la battaglia contro della comunità magica contro il mondo babbano.

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 - NON E' UNA BAMBINA ***


«Tra le arti oscure più temute ci sono, senza dubbio, le tre Maledizioni senza Perdono. Le restrizioni, che dopo il 1717 hanno vincolato il loro libero utilizzo sono state, di recente, revocate dal Ministero della Magia. L’uso di una di queste tre maledizioni su un altro essere umano significava una condanna a vita ad Azkaban.» Lucius fece una pausa mentre camminava per l’aula, tenendo in mano un volume. «Nei prossimi mesi studieremo la teoria e, in seguito, la pratica inerente a questi tre incanti. Inizieremo oggi con la maledizione Imperius, che nonostante non sia la più temibile delle tre, merita comunque uno studio. Passerò a spiegarvi gli effetti di questa maledizione, soffermandomi sulla tecnica e i modi di utilizzo per poterne giovare al massimo, termineremo l’analisi di questo incanto concentrandoci sulle difese che si possono esercitare per impedire al nemico dominare la nostra psiche.» annunciò il professor Malfoy alla classe.
Chloe si era accomodata accanto ad Harry, al banco in fondo l'aula, accanto alle finestre. La ragazza notò che il compagno si mosse a disagio nel suo posto, istintivamente posò una mano sul suo braccio sussurrandogli: 
«Tutto bene, Harry?»
«No.» rispose lui seccamente, senza distogliere lo sguardo dal professor Malfoy.
Le parole del ragazzo non la convinsero; percepiva che qualcosa non andava. Harry era un ragazzo gentile, ma non capiva questo suo atteggiamento.
Sospirò, volgendo l'attenzione nuovamente al professore, ricordandosi che dopotutto non era cosa di cui doveva importarsene.
La luce del sole che entrava dalle finestre, illuminava la chioma di Lucius creando magnifici riflessi mentre si muoveva lenta a ogni movimento. Chloe la guardava rapita, era davvero bellissimo: non sapeva quanti anni avesse, supponeva sulla quarantina o forse qualcuno di più. Ma la tua età non cambiava nulla, con il tempo la sua avvenenza sarebbe solo aumentata, ne era certa.
Scuotendo il capo, la studentessa guardò il libro di testo posato davanti a lei: “È sposato ed è il padre di Draco”.
La lezione era particolarmente interessante; la ragazza assorbì ogni parola pronunciata dal professore appuntandola anche sulla pergamena che aveva davanti.
Harry d'altro canto non prese appunti e continuò a sbuffare in direzione dell'insegnante.
 
Con il suono della campanella, Chloe seguì Harry fuori dall'aula fino a raggiungere la Sala Grande per il pranzo. Si accomodarono con Ron e Hermione che erano già intenti a mangiare.
«Quel coglione di Malfoy ha deciso di iniziare il trimestre con le Maledizioni senza Perdono.» disse Harry infastidito, mentre si accomodava al tavolo e gettava lo zaino con i libri per terra.
«Cosa?» dissero entrambi in unisono.
«Silente non lo avrebbe mai permesso...» disse Ron guardando la tavolata dei professori, dove Lucius stava prendendo posto accanto a Piton, con un sorriso smagliante sul volto.
«Non essere sciocco, Ron. I programmi sono approvati da Silente stesso. È giusto imparare anche queste tre maledizioni; ora che non sono più bandite.»
«Perché poi si è votato il loro libero utilizzo è un mistero.» disse Ron, riprendendo la frase più volte detta dai suoi genitori.
«Quanto sei ingenuo, Ron. I maghi che hanno votato “sì” a questa legge sono per lo più seguaci di Voldemort. Una sedia nel Consiglio dei Maghi è ereditaria e si tramanda da padri ai figli e, la maggior parte delle famiglie sono purosangue credenti nella supremazia della razza pura. Hanno vinto di pochi voti e, a mio parere, alcuni sono stati influenzati.»
«La cosa non mi sorprenderebbe.» concluse Harry, inforcheranno un cavolfiore con violenza.
I discorsi dei tre amici si spostarono sulle vacanze appena terminate, Chloe si estraniò da quei discorsi e iniziò a pensare a quella sera; quando avrebbe rivisto Lucius: al solo pensiero sentiva le farfalle nello stomaco. Spostò l'attenzione alla tavolata degli insegnanti; Piton stava parlando animatamente con Malfoy. Chloe sorrise mirando il profilo del professore che, voltando lo sguardo, per afferrare un calice di vino elfico, incrociò il suo.
 
«Non credere che non me lo sia accorto. Ho visto come guardi la ragazzina.» disse Piton, volgendo lo sguardo nella stessa direzione dell'amico.
«Non la guardo in alcun modo, Severus. Ma voglio accertarmi che ogni cosa proceda per il meglio: deve coltivare l’amicizia con quei mocciosi.» rispose Lucius, irritato dall'osservazione.
«Puoi fingere con te stesso, Lucius, ma ricordati che è solo uno strumento. Data la sua utilità, lui, non esiterà ad ucciderla. Abbiamo scelto lei perché possiede un grande, enorme potere. Il nostro Oscuro Signore necessita di lei per poter fronteggiare tutti i simpatizzanti di babbani che oggi appestano le nostre strade.»
«Ne sono consapevole, amico mio. Ma non ho alcun interesse per Chloe, alcuno. Credetemi.»
«Lasciami dire una cosa: in tutti questi anni non hai mai guardato un'altra donna, mai una volta. Nonostante Narcissa ti avesse dato la possibilità di farlo e lei stessa si sia innamorata di un altro e ora... Beh, non so più cosa credere.»
«Smettila, Severus. Stai diventando noioso con questa storia, ti ripeti inutilmente. Non ho intenzione di innamorarmi. L'amore rende deboli, offusca la mente ed il giudizio... Guardati, piangi ancora la morte di quella sporca mezzosangue di Lily Evans; e non è nemmeno mai stata tua.» subito si pentì delle sue parole. Lo sguardo di Severus si rabbuiò, non disse nulla per difendersi.
«E’ ancora una bambina.» convenne Lucius, per rompere il silenzio creato.
«Ha diciassette anni. Non è già da molto una bambina.»
«Ha la stessa età del mio Draco.» ribatté Lucius alzandosi in piedi, seccato dalla conversazione.
«Stasera hai la punizione con lei.» disse Severus fermando Lucius trattenendolo per un braccio.
Senza rispondere guardò Severus che continuò dicendo: «Preferisci farti sostituire?»
«Draco mi ha riferito che ha notizie da darmi. Starò io con lei. Ora, con permesso...» disse divincolandosi dalla presa dell'amico e lasciando la Sala Grande. 
 
«Guardatelo, pare arrabbiato…» scherzò Ron vedendo il professor Malfoy allontanarsi dalla sala.
«Una volta tanto anche lui sembra provare dei sentimenti.» rise Harry, voltandosi a guardare il mago che lasciava la sala.
 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 - OCCHI E LABBRA ***


Prima di bussare alla porta dell'ufficio di Lucius, Chloe si guardò allo specchio che portava sempre con sé nella borsa. Quella sera si era truccata; nulla di troppo pesante, giusto un po' di mascara e un filo di matita marrone scuro, per dare maggior profondità al suo sguardo azzurro ghiaccio.
Respirando a fondo e bussò. La voce calda del mago rispose da dietro la porta, invitandola ad entrare. Prima di aprire la porta, si slacciò i primi tre bottoni della camicetta.
La stanza era immersa nella semioscurità, pochi lumi erano accesi. Si intravedeva una scaffalatura severa e colma di volumi grandi e piccoli. Lucius era seduto alla scrivania mentre correggeva dei compiti, era seduto rigido su una poltrona nera dall'aria soffice. Quella sera, portava una camicia grigia ed un paio di blu jeans scoloriti, i capelli legati in un nastro di cuoio.
«Ed ecco qui la nostra fuorilegge!» scherzò, alzando lo sguardo verso la ragazza. Notò immediatamente i suoi magnifici occhi: era meravigliosa truccata. «Vieni, entra; prendi posto.» la esortò indicandole una poltrona davanti alla sua, dall’altro lato della scrivania.
Sorridendo, Chloe si accomodò davanti al mago e lo fissò, restando in silenzio. 
«Draco mi ha detto che hai notizie da riferirmi. Riguardano Harry e i suoi amichetti. Giusto? Non mi ha voluto accennare altro...» disse Lucius.
«Sì.» rispose pronta la giovane. «Credo siano notizie interessanti... L'altra sera, dopo la punizione quando sono rientrata nella sala dei Grifondoro, Harry ha parlato di un club studentesco segreto, chiamato "Esercito di Silente". Mi ha invitato a farne parte; per ora so solo che sono una settantina di studenti appartenenti a varie case, tranne quella dei Serpeverde. Mi ha detto che si incontrano ogni settimana in una camera nascosta qui nel castello... al momento non ricordo il nome, qualcosa tipo Camera dei... Bisogni...? »
«Delle Necessità. Camera delle Necessità.» la corresse Lucius.
«Sì, proprio quella: Camera delle Necessità. Si incontrano per allenarsi in vista della guerra che, secondo  loro, è imminente. Sono alleati con i membri dell'Ordine della Fenice. Si considerano allievi prima di entrare a tutti gli effetti nell'Ordine. Suppongo che qualcuno dei membri dell’Ordine li aiuti, ma non so altro. Mi sono iscritta, comunque. Ho fatto bene, vero? Sai, per raccogliere informazioni…»
«Più che bene. È stato un colpo di genio, il tuo. Sei stata invitata spontaneamente da Harry che  scommetto sia il fondatore dell'associazione, è stata una vera fortuna.» affermò contento.
Chloe sorrise, orgogliosa di se stessa e dei risultati che aveva conseguito in così poco tempo. Era certa che, una volta iniziati gli incontri, avrebbero avuto molte cose da riferire; era desiderosa di fare la sua parte, di dare una mano a Tom e ai suoi amici.
«Quando inizierai a frequentare i loro incontri riferirai a me ogni cosa. Non farne parola con altri. Nemmeno con Severus.»
Annuì felice, avrebbe avuto una scusa per vederlo da sola.
Lucius prese una pergamena e scrisse veloce un breve messaggio:
Mio Signore,
grandi notizie: Chloe ha scoperto l’esistenza di un circolo studentesco che si allena con i membri dell’Ordine. In attesa di maggiori notizie, resto sempre a sua disposizione.
Il suo fedele servitore,
Lucius
Affidò il messaggio ad un gufo reale, Voldemort doveva esserne informato.
Partito il volatile, Chloe attese che Lucius prendesse posto alla cattedra sistemò i compiti che stava correggendo e, con voce suadente, domandò:
«Che tipo di punizione aveva in mente Piton per oggi?» 
«Mi ha dato carta bianca.»
Chloe si alzò e guardò il professore negli occhi, posando le mani sulla cattedra, si chinò in avanti, lasciando intravedere il reggiseno che portava.
«Ha idee, professore?»
Il viso dell'uomo s'irrigidì. Questa reazione le fece capire che Lucius era interessato a lei.
«Alcuna. Portati avanti; fa pure i tuoi compiti o studia. Fa quello che preferisci. Io purtroppo devo correggere questi test.»
«Potrei darti una mano...» disse la ragazza avvicinandosi al mago e prendendo la prima pergamena dal mucchio. Apparteneva a un certo Taylor Dickinson di Corvonero.
«Non mi pare una cosa difficile. Sono tutti a risposta multipla, giusto? Potrei aiutarti. Finiresti prima.»
«Credo non sia appropriato...»
«Nemmeno avermi fatta entrare al settimo anno di Hogwarts, senza un'istruzione magica completa, mi pare sia appropriato... »
Lucius non rispose, osservò la ragazza senza avere il coraggio di aggiungere altro. Chloe annusò il profumo dell'uomo, senza dubbio era Masculine di Dolce & Gabbana: davvero inconfondibile; dolce e sensuale. Molto sensuale. Incredibilmente sensuale...
Strappò il foglio dalle mani della ragazza e lo posò sopra il mucchio dei compiti. Poi, il mago voltò lo sguardo verso la ragazza ed i loro nasi si sfiorarono, erano così vicini. 
Chloe vide gli occhi grigi del mago, avevano anche delle striature verdi, fino a quel momento non le aveva viste: era bellissimo.
Lucius vide la bocca della ragazza, labbra perfette non carnose e nemmeno fini, erano rosee e morbide: era bellissima.
 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 - UN BRUTTO ADDIO ***


"Non posso." pensò Lucius.
"Posso." pensò Chloe.
"Non posso." si ripeté Lucius. 
"Posso." si ripeté Chloe.
 
"Posso." si convinse Lucius. 
"Non posso." si convinse Chloe.
 
La ragazza si ritrasse. L'uomo si mosse in avanti di pochi centimetri. 
 
Il movimento della giovane gli fece intuire che non voleva e, forse, aveva ragione. Mille motivi gli vennero in mente: non poteva. Lei è uno strumento. Lei è sacrificabile. Lei è giovane. Lei è una sua studentessa, la sua studentessa. 
«É meglio che tu vada. La punizione era ingiusta, parlerò personalmente con Severus. Domani non dovrai più venire.»
Il volto di Chloe non nascose la delusione davanti a questa notizia; abbassò lo sguardo e, raccogliendo la borsa, uscì dalla classe senza aggiungere altro.
Non appena la porta si richiuse alle sue spalle, la ragazza sentì le lacrime farsi strada nei suoi occhi. Si fece coraggio: non poteva piangere; non lì per lo meno, con il rischio di essere vista da eventuali studenti di passaggio. Corse lontana da quell’aula, su per le scale, fino a raggiungere il pianterreno.
 
Si pentì subito: nell’esatto istante in cui la ragazza lasciò il suo ufficio. Era stato uno sciocco. Non doveva comportarsi così. Alzandosi in piedi con foga, fece cadere la sedia per terra e raggiunse a grandi falcate la porta chiusa. La spalancò, ma nessuna traccia della ragazza. Rimase fermo a guardare il corridoio deserto, era troppo tardi ormai. Chiuse gli occhi: era certo che se ne sarebbe pentito. Con aria rassegnata tornò a correggere i test: dopotutto, non si può piangere sulla pozione versata…
 
La mattina seguente osservò la tavolata dei Grifondoro, non c'era traccia di Chloe. Ripensò agli eventi della sera precedente: stava per baciarla. Stava per cedere alla lussuria. Quel bacio era decisamente sbagliato, avrebbe rovinato ogni cosa. Mentre correggeva i compiti, si era concesso diversi bicchieri di whisky, sentiva ancora i postumi della sbornia presa: sorseggiò un caffè nero che gli era stato portato da un elfo domestico. Che sciocco era stato, un grande sciocco. Per anni aveva assopito quei desideri e, così facendo, era diventato un mago migliore, più potente e aveva, di conseguenza, potuto avanzare nella sua scalata tra le schiere di Voldemort.
Severus prese posto accanto a lui, era irritato.
«Stasera siamo convocati. L’Oscuro Signore ha nuove direttive per noi. Credo riguardino la ragazzina, Chloe.» concluse Severus, guardandosi intorno in cerca di un elfo domestico per richiedere il suo caffè mattutino.
«Certo, ce lo saremmo dovuti aspettare, dopo ieri sera.» notando lo sguardo dell’amico, sorrise ed aggiunse:  «Ho mandato un gufo a Tom per metterlo al corrente delle notizie che Chloe mi ha rivelato ieri. Mi ha riferito dell’esistenza di un gruppo di aspiranti membri dell’Ordine della Fenice. Credo abbia nuovi progetti per noi. Comunque, da ieri sera, ho liberato Chloe dalla punizione. Mi pareva inutile persistere. Era decisamente inutile.»
«Avresti dovuto quanto meno avvisarmi. Chloe era in punizione e l’avevo messa io. Non puoi decidere queste cose senza consultarmi.» rispose irritato Piton.
«Smettila con le lagne. Abbiamo cose più urgenti di cui occuparci. Piuttosto, a che ora e dove dobbiamo incontrarci?» chiese prima di sorseggiare il suo caffè fumante.
«Nove e mezza. A casa tua.»
Lucius sbuffò, avrebbe rivisto Narcissa. Si sentì colpevole per quanto aveva fatto. Ma poi, colpevole di cosa? Di un pensiero? Un tentato bacio? Scosse il capo, non aveva fatto nulla. Non lui per lo meno. Ripensò alle ultime parole dette dalla moglie, prima di partire per l’inizio dell’anno scolastico ad Hogwarts. Chiuse gli occhi e si perse nei ricordi…
 
Era appena rientrato dalla terrazza dove aveva incontrato Chloe mentre fumava una sigaretta, con aria nervosa. Narcissa lo aveva osservato dalla sua camera. Alzando il capo aveva incrociato il suo sguardo, prima di sparire dietro una tenda scusa.
Si sentì in dovere di raggiungerla; pochi istanti dopo, stava bussando alla porta della camera da letto della moglie.
«Mi osservi?» annunciò Lucius senza troppi preamboli, non appena Narcissa aprì la porta.
«Ero interessata dal tuo rapporto con lei, lo strumento. Perché è di questo che si tratta, lei è uno strumento per raggiungere il nostro scopo.» rispose la donna, chiudendo la porta alle sue spalle e guardando Lucius che aveva preso posto su una poltroncina di pelle bordeaux.
«Non capisco cosa tu voglia insinuare.»
«Ho visto il tuo sguardo. Eri abbagliato da lei. Non ti hai mai visto così.» fece una pausa. «Nemmeno con me. Mai mi hai guardata con così tanta intensità.»
«Smettila, sei un discorso a parte. Sai benissimo come la penso, cosa abbiamo deciso di fare... tu hai deciso. Tu hai voluto che le cose andassero così tra noi: siamo marito e moglie, solo per gli occhi di Draco.» rispose, afferrando la bacchetta e facendo comparire sul tavolino di vetro che aveva davanti un bicchiere di whisky.
Narcissa lo raggiunse e si accomodò davanti al marito; le mani posato in grembo, lo sguardo basso.
«Non è più così piccolo. Draco, intendo. Forse è giunta l'ora di rifarsi una vita. Entrambi dovremmo rifarci una vita. Derek inizia a...»
«Non nominarlo.» la interruppe Lucius alzando il tono della voce.
Il bicchiere tremò nella sua mano e rovesciò qualche goccia del contenuto sulla sua veste. Gli dava sempre fastidio sentirlo nominare. Lo innervosiva la presenza di Derek in casa. Narcissa, ogni notte, lo faceva entrare nel castello posseduto da sempre dalla sua famiglia: questo era inaccettabile. Lei era libera di fare quello che voleva e con chi desiderava, ma non tra le mura di casa sua, dove era cresciuto e dove erano vissuti i suoi avi. Non lo accettava.
«Perdonami. Comunque penso sia ora di parlare di divorzio. Nulla, oltre la nostra fedeltà a Voldemort e l'amore per Draco ci tiene uniti. Pensaci bene in questi giorni. Ne riparleremo quando tornerai.» convenne Narcissa.
 
Scosse il capo, tornando al presente: il loro era stato un brutto addio; da quando era partito per Hogwarts, non aveva pensato all’ipotesi del divorzio. Sperava che l'avrebbe rincontrata solo durante le festività natalizie. E ora, tra poche ore l'avrebbe rivista. Era impreparato.
«Ho una lezione tra poco, Severus. Ci vediamo più tardi, vieni nel mio ufficio prima di andare alla riunione? Ho proprio bisogno di un bel bicchiere di whisky. Forse anche di due... » disse, prima di allontanarsi dalla tavolata per raggiungere la Sala Grande. 
Severus osservò gli spostamenti dell'amico, era certo che qualcosa non andava. Quella sera avrebbe parlato con Narcissa, da tempo lo incoraggiava a lasciarsi quel matrimonio alle spalle.
 
Superando il tavolo dei Grifondoro, Lucius non prestò attenzione ai ragazzi.
«Stanno architettando qualcosa. Me lo sento.» affermò Hermione, mentre osservava il tavolo dei professori e i spostamenti del professore.
Lucius raggiunse il tavolo dei Serpeverde e chiamò il figlio in disparte. Draco, senza battere ciglio, lasciò a metà il piatto che stava mangiando e, senza parlare, seguì il padre fuori dalla Sala Grande.
«Può essere. Non nego che ultimamente Remus è preoccupato. Molto preoccupato in effetti. Parlava con Kingsley. Il nemico sta radunando le forze. Temono che abbiano un'arma segreta questa volta.» disse Harry.
«Che genere d'arma? Lo sanno?» domandò Ron.
«Non ho saputo altro. Nemmeno loro sanno altro... Inizio ad essere davvero preoccupato anch’io.» convenne Harry, bevendo una lunga sorsata di succo di zucca.
«C'è la caveremo anche questa volta. Siamo preparati.» concluse Hermione. «Domani abbiamo una riunione con quelli dell'ES?»
«Sì. Credo sia il momento di iniziare gli allenamenti anche quest’anno. Avviso io gli altri. Ancora per le otto?»
Annuirono. Harry per un istante pensò a Sirius ed ai suoi genitori; aveva già perso molte persone a lui care in questa guerra. Non voleva perderne un’altra. Guardò Ginny, seduta poche sedie più in là: era davvero bella mentre sorrideva spensierata mentre chiacchierava con delle amiche.

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 - WHISKY, SIGARETTE E BACI ***


«Draco, stasera ci sarà una riunione a casa nostra. Volevo solo avvisarti che torno a casa, nel caso ti occorra qualcosa... » disse Lucius, appena la porta del suo studio fu chiusa.
«Nulla, non ho scordato niente. Salutami mamma, comunque. » disse distratto. «Mi hai portato qui solo per questo? »
«A dire il vero no. Vorrei parlarti di… vorrei parlarti di Chloe. » disse cercando di farsi coraggio.
«Di Chloe? » ripeté Draco fissando il padre con sguardo interrogativo.
«Si, vorrei sapere come si è ambientata qui a scuola: secondo te dubita qualcosa? Sulla storia raccontata dal nostro Signore? Cose del genere. E Potter e gli altri? Si fidano di lei? »
«Sta bene. Va tutto bene. Secondo i piani. »
Draco guardò il padre: una domanda gli stava frullando nella testa, che continuava a tormentarlo. Sapeva però che esprimere quei dubbi avrebbe scatenato l'ira del genitore.
«Sei pensieroso... » buttò lì Lucius notando lo sguardo assente del figlio.
«Scusami, ho molte cose a cui pensare. »
«Sai che puoi parlarmi di qualunque cosa. Sono tuo padre, dopotutto. Mi preoccupo per te. »
Draco rimase in silenzio per diversi minuti, non era certo di voler parlare dei suoi sentimenti con il padre. Prima di allora non era mai accaduto che si trovasse in una situazione simile. Aveva avuto delle cotte per delle compagne di scuola, sempre Serpeverde e sempre delle purosangue. Solo cotte passeggere che erano svanite ancor prima di poter maturare, nulla di realmente importante. Sorrise tra sé e sé: i suoi amici lo avrebbero deriso se avessero saputo dell’affetto che nutriva per la nuova ragazza Grifondoro. Ma magari suo padre poteva dargli un buon consiglio: aveva sempre visto lui e sua madre come una bellissima coppia, pochi litigi e sempre sorridenti.
D’altro canto, suo padre non era quel genere di genitore con cui si poteva parlare liberamente, gli avrebbe detto che era uno sciocco a pensare a una ragazzina in un momento tanto delicato, si sarebbe vergognato di lui.
Sospirò, chiuse gli occhi e disse semplicemente:
«Davvero, non c'è nulla che non vada. Anzi, ad essere onesto, ardo dalla voglia di scendere in battaglia. Odio quel Potter e quei suoi amichetti sfigati. » concluse cercando di avere un tono beffardo.
Lucius rise soddisfatto del figlio che aveva cresciuto: gli aveva trasmesso dei sani principi e, col tempo, sarebbe stato un forte e capace combattente tra le schiere dell’Oscuro Signore.

La giornata trascorse senza intoppi. Chloe seguì tutte le lezioni con Harry e gli altri, li iniziava a conoscere e li reputava simpatici. Ma come sempre si ripeteva ogni volta che tentennava davanti al loro carisma, il male può essere affascinante.
Nel pomeriggio in sola compagnia di Hermione andarono a sedersi in riva al lago, sotto un salice piangente. Il clima era caldo e il sole era davvero piacevole a contatto con la pelle. Sdraiata sull'erba Chloe si sentiva tranquilla; la strega era una bella persona. Sarebbero potute essere tranquillamente buone amiche se non fosse stata un’alleata tra le schiere di Potter e dell'Ordine. Trascorsero il pomeriggio a ripassare la lezione d’incantesimi per il giorno seguente, mentre i ragazzi erano andati all'allenamento di Quidditch.
Un gioco magico, a detta di Ron, davvero favoloso. Si giocava su manici di scopa e, quando glielo avevano spiegato, a Chloe era sembrato davvero divertente.
«Alla tua vecchia scuola a New York non ci giocavate?» le aveva chiesto Harry. «So di squadre americane incredibilmente forti...»
«Giocheranno anche ma non mi sono mai interessata di sport e nella mia vecchia scuola non avevamo alcuna squadra.» mentì facendo spallucce, seccata dalle continue domande che le facevano sulla sua falsa vita newyorkese.
«Vedrai che ti piacerà... Emoziona anche a me, che non amo gli sport all'aperto...» disse Hermione con un sorriso dolce stampato in viso.
Chloe guardò l’amica leggere ad alta voce il capitolo incentrato sull’Incanto Fidelius.
«Quando si usa l'Incanto Fidelius, una persona diventa il Custode Segreto, cioè diviene l'unico in possesso dell'informazione che si vuole custodire ed è anche l'unico in grado di rivelarla… ma mi stai ascoltando? Ti vedo distratta…»
Chloe sorrise all’amica: «Scusami davvero… ho molti pensieri in testa.»
Hermione chiuse il libro e lo posò sull’erba, avvicinandosi all’amica.
«Sai che puoi parlarmi di qualunque cosa, vero? Ci conosciamo da poco, ma ti considero un’amica.»
Chloe la guardò negli occhi nocciola, erano dolci. L’opposto di quanto l’avevano dipinta Tom e i suoi seguaci. La ragazza chiuse gli occhi, come per estraniarsi dalla situazione.
«Scusami…» disse, riaprendo gli occhi. «Ma non posso. Non prenderla a male. Ma… è complicato.» concluse.
«Quando sarai pronta, io sarò presente.»
«Lo so… vorrei solo che tutto fosse più semplice. Ho sempre odiato trovarmi in situazioni complicate. E non so come muovermi in questo territorio per me nuovo. Vorrei solo poter far la cosa giusta ma più vado avanti e più mi trovo immersa in mille dubbi ed incertezze… ogni volta che incrocio il suo sguardo… ogni volta che… ho bisogno di consigli…» Chloe guardò Hermione in viso. «Come sai che la cosa che stai facendo è quella giusta? Di chi ti puoi fidare quando devi fare una scelta difficile?»
«Io mi affido al mio cuore. Ascolto la ragione, ma attendo anche il cuore. Che scelta ti tormenta?»
«Hermione… io non posso… ho già detto troppo…»
«Si tratta di un ragazzo? Vero?»
Chloe sentì un brivido percorrerle il corpo: un ragazzo… Si trattava di un ragazzo? Lucius era un uomo. Si morse il labbro inferiore, come poterle parlare di Lucius? Era un loro professore e un amico di Tom.
«Sì. Più o meno è così.»
«Chi?»
«Nessun nome, te ne prego. Nessun nome. È complicato.»
Solo al calar del sole le due ragazze rientrarono nella torre dei Grifondoro, molti alunni erano già scesi nella Sala Grande per consumare la cena. Però Hermione aveva insistito per posare i volumi in camera e non doverseli portare dietro per tutta la serata. Mentre aspettava l'amica, Chloe diede un'occhiata alla pergamena con la quale comunicava in segreto con Draco. Sussurrò una frase e posò la bacchetta: un messaggio comparve.
"Vediamoci stasera, alla Torre di Astronomia. Nove e mezza."
Il messaggio non diceva altro, Chloe sorrise; era un piacere per lei incontrare l'amico, erano alcuni giorni che voleva poter parlare con lui. Scribacchio un veloce "Okay" prima di ripiegarla e riporla con cura sotto delle altre pergamene. Hermione emerse da dietro un baule e, infilandosi un maglione di cotone, annunciò che potevano scendere per la cena.
Durante la cena contò i minuti che la separavano alle nove e mezza. Guardò Draco, seduto tra i suoi amici, i loro sguardi s’incrociarono per pochi secondi: le fece l’occhiolino, lei ricambiò. Si voltò verso gli amici e vide chiaramente Hermione fissarla.
«È qui… vero?» le disse.
«Come?»
«Il ragazzo che ti ha conquistata… è qui… gli hai fatto un occhiolino!»
Chloe sorrise: «Smettila… non voglio farmi sentire.»
Mangiò distrattamente delle verdure cotte al valore e bevve dell'acqua controllando attentamente prima che non fosse succo di zucca. Parlò distrattamente con loro.
Alle otto e mezza, quando terminarono tutti il pasto, seguì i compagni verso la torre dei Grifondoro ma, appena arrivata davanti al dipinto della signora grassa, esclamò:
« Cavoli mi sono dimenticata di una ricerca per Piton... Corro in biblioteca. Ci vediamo dopo, okay?»
Senta attendere risposta, corse giù dalle scale, salutando gli amici senza guardarsi indietro.
Raggiunse la biblioteca e prese dei volumi a caso nella sezione delle pozioni, era ancora presto per l'incontro con Draco, decise di passeggiare per i giardini nell'attesa. Per i corridoi non c'era nessuno, sedendosi all'ombra di una colonna attese sfogliando uno dei libri presi. Dal lato opposto del parco vide il chiarore di un accendino accendersi, erano giorni che non fumava e bramosa di una sigaretta, camminò verso la figura.
Avvicinandosi alle sue spalle, intravide dei capelli biondi lunghi... Non poteva essere... Non lui, si fermò di colpo, doveva andare via. Dopo la sera precedente non era certa di volerlo vedere. Voltandosi involontariamente fece un rumore picchiando contro un sasso. La ragazza chiuse gli occhi, fermandosi nuovamente. L'aveva sentita.
«Chi c’è?» chiese Lucius voltandosi e alzandosi in piedi.
«Non faceva male fumare?» rispose Chloe voltandosi e avvicinandosi a Lucius.
L'uomo, vedendo la ragazza, si fece nervoso.
«Si... ma sono particolarmente nervoso. Sto affrontando una situazione complicata.»
«Me ne offri una?»
Senza parlare estrasse dalla tasca interna della mantella scura che portava un pacchetto di Lucky Strike e le porse a Chloe.
«Non dovrei incoraggiare una studentessa a fumare. Non dirlo.»
«Promesso.» rispose la ragazza prendendone una.
«Vorrei chiederti scusa per ieri sera, Chloe. Non so cosa mi sia preso…»
«Non devi scusarti di niente.»
Lucius sospirò e tornò a concentrarsi sulla sigaretta, terminata ne accese subito un'altra. Non si dissero altro. Restarono in silenzio, ognuno fissando il vuoto. Lucius ogni tanto alzava lo sguardo per guardare la giovane, portava i capelli legati in un crocchio molle sopra la testa, le donava molto. Una piccola ciocca le ricadeva sulla fronte, immaginò di afferrarla e di risistemargliela... sfiorarle il volto… le labbra…
I minuti passarono, solo dei passi lontani che si avvicinavano interruppero la quiete creata di quel momento.
«È Severus. » disse Lucius. «Meglio che tu vada. »
Chloe sorrise alzandosi dal muricciolo, si avvicinò il mago e accostando le labbra al suo orecchio, sussurrò un grazie con voce dolce. Rimase piegata per alcuni istanti, combattuta sul da farsi. Respirò a fondo e, facendosi coraggio, baciò l’uomo sulla tempia, per poi allontanarsi di corsa attraversando il parco.

«Eccoti finalmente. » disse Lucius vedendo Piton. «Hai portato due bei bicchieri? »
«Come promesso. Dalla mia riserva personale. »
«Quale onore... » scherzò Lucius.
Piton riempì per entrambi un calice pieno di whisky, lo alzarono per brindare. Non appena i bicchieri si scontrarono tintinnando nella notte, il mago non poté più trattenere il fiume di pensieri che tormentavano la sua mente.
«Sono fregato, Sev. L'ho quasi baciata ieri.»
Piton guardò l'amico, avrebbe voluto dirgli “Te l'avevo detto!” ma a che sarebbe servito? Posò il suo bicchiere sul muro accanto all'amico e si accomodò acconto a lui.
«Non hai ceduto. Questo conta.»
«Ma avrei voluto. Dio quanto avrei voluto cedere... e stasera… lei mi ha baciato… sulla fronte… ma sentire il suo odore… dio mio… avrei voluto baciarla come mai ho bramato farlo in vita mia.» così dicendo bevve in un fiato il bicchiere di whisky.
Piton gli porse anche il suo: «Serve più a te che a me.»
Accettando il calice lo svuoto sorseggiandolo.
«Ora andiamo. È ora. Non possiamo far tardi.» concluse Piton, controllando l'orologio. «Ora non pensare alla ragazzina. Concentrati sulla riunione di questa sera. Ho la netta sensazione che l’Oscuro Signore voglia comunicarci una grande novità.»

Chloe stava salendo i gradini diretti alla Torre di Astronomia per incontrare Draco, il cuore in gola. Si era scusato con lei, per un bacio che poteva essere meraviglioso, si era scusato con lei. Lucius. Il solo pensiero del suo nome la faceva tremare di paura. Perché non riusciva a toglierselo dalla testa? Perché? E la sua voce... Era così triste. Come fosse rassegnato al peggio...
La ragazza raggiunse la porta che dava sul tetto della Torre, con forza la spalancò. Il vento soffiava freddo, Draco le dava le spalle guardando il cielo nero privo di stelle.
«Non sai che giornata. Sono felice di vederti!» disse Chloe avvicinandosi all'amico.
Draco si voltò e raggiunse la ragazza, posò le mani sulle sue spalle e, chinandosi in avanti, la baciò.

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 - L'ASSO NELLA MANICA ***


Il maniero dei Malfoy era illuminato a giorno, fin dal giardino si udiva il vociare dei Mangiamorte presenti. Seguito da Piton, Lucius entrò ed individuò subito la moglie. Era impossibile non notare Narcissa, portava una veste lunga dorata. Le stava d’incanto, guardandola pensò che fosse ancora incredibilmente affascinante nonostante l'età non più giovane. Quando vide il marito entrare dalla porta e scendere i pochi gradini che portavano nella sala principale, camminò veloce verso lui sorridendo come una buona moglie sa fare e lo baciò sulla guancia, posando una mano sul braccio del mago.
«Che gioia vederti, caro.» esclamò mentendo a voce alta. Quando il suo viso fu vicino al volto del marito, aggiunse con voce sibilante: «Puzzi di fumo e alcol.»
Il tocco della moglie, seppur lieve, provocò una forte nausea nel mago. Non era più abituato ai contatti con la strega e alle sue osservazioni.
«Non t’intromettere. Non ti riguarda.» rispose in un sussurro.
Narcissa arricciò il naso, offesa. Ma non si scompose, era da sempre una sua dote; saper mantenere il controllo, indossare la maschera che il suo ruolo richiedeva.
«Mancano in molti?» chiese Lucius, osservando i presenti nella sala.
«Solo te e Severus. A breve arriverà anche l'Oscuro Signore. Siamo tutti impazienti.»
Lucius annui: «Bene, direi di iniziare spostiamoci nella solita sala.»
Narcissa annuì e, voltandosi verso i presenti, aprì le braccia come per dare il benvenuto e, con voce alta, annunciò l'imminente inizio dell'incontro. Posando i bicchieri e gli stuzzichini, i presenti la seguirono subito dopo aver indossato dei lunghi mantelli scuri e maschere bianche e nere con dettagli dorati e argento.
Lucius indossò la sua, bianca con greche dorate e d'argento accanto agli occhi ed arricchita con diamanti neri, poi porse alla moglie la sua, aiutandola ad allacciarsela. Quei piccoli accorgimenti erano necessari per mascherare la loro miseria. Subito dopo, la donna raggiunse la sorella per recarsi nella sala della riunione.
«Sempre problemi in paradiso?» chiese Severus all’amico mentre salivano le scale, chiudendo la fila.
«E quando mai non ci sono stati tra noi?» rispose ilare.
La sala dove in genere tenevano le riunioni era grande abbastanza da contenere più di cinquanta persone. Era dotata di un camino, che veniva sempre acceso per riscaldarla e un tavolo di ebano era posato al centro con una ventina di sedie attorno ad esso. Le sedie erano destinate ai principali esponenti delle schiere di Voldemort, gli altri stavano in piedi, lungo i muri. A capotavola vi era un trono riccamente rifinito, di pelle nera, con finiture di legno intagliato, esso era destinato a Voldemort. I muri della sala erano spogli, senza dipinti o alcun ornamento. Lucius si accomodò tra la moglie e Severus, individuò Derek in fondo alla sala, in piedi, accanto al camino. La moglie lo stava fissando.
«Controllati… sei trasparente come l’acqua.» sussurrò Lucius chinandosi verso la moglie.
Lei guardò il marito con sfida: «Il bue che dice cornuto all’asino… e con la tua ragazzina?»
«Non ti sono mai stato infedele.» rispose secco il mago.
Narcissa lo guardò negli occhi con attenzione.
«Non menti…» disse con cautela. «Vero?»
«Lo sai che l’unica cosa che m’interessa è la causa dell’Oscuro Signore. Non ho distrazioni. Non m’importa nulla.»
«Ti piace.» aggiunse la donna.
Lucius non rispose, chinò il capo e congiunse le mani, posando i gomiti sul tavolo.
«Non lo neghi nemmeno…» concluse Narcissa. «Non mi riguarda. A questo punto voglio solo che anche tu trovi la felicità. Anche se lei è destinata alla morte.»
«Credimi, Narcissa, quando e se troverò un’altra donna sarà senza dubbio una purosangue che crede nelle mie stesse convinzioni e non una ragazzina babbana con doti magiche inspiegabili.» concluse, guardando la moglie.
Con uno scocco, Voldemort apparve nella sala, subito tutti si ammutolirono. Lucius si mise composto guardando davanti a sé. Vide la nuora, Bellatrix e suo marito Rodolphus Lestrange, lei era tutta eccitata e si muoveva sulla sedia. Ogni volta che doveva essere presente anche Voldemort, perdeva il nume della ragione; pareva una ragazzina innamorata davanti all'oggetto del suo desiderio.
Voldemort guardò con attenzione la tavolata, soffermando lo sguardo su ognuno, poi prese posto sulla sedia.
«Signori miei, la vittoria è prossima!» annunciò allegro.
Tutti applaudirono. Concesse loro alcuni secondi, poi alzò una mano di poco e subito le urla di gioia e gli applausi cessarono.
«Ebbene sì. Ho ricevuto un dono prezioso dal mio fedelissimo Piton e dal giovane Malfoy.» fece una pausa. «Un dono che ci sarà incredibilmente utile in questa battaglia! Dopo un piccolo incoraggiamento, abbiamo avuto informazioni sul reale potere celato nel corpo della babbana Chloe. Ed è, credetemi sulla parola amici miei, davvero strabiliante. Quelle soavi parole non le scorderò mai. Soavi, soavi parole...»
Nessuno si mosse, rimasero in attesa di un qualunque cenno da parte sua.
«Voi siete i miei seguaci più cari e fidati. Vi ho riunito per farvi partecipe della mia immensa gioia. Signori miei, schiacceremo quei luridi mezzosangue e banchetteremo sui loro corpi trucidati. La magia tornerà finalmente pura! Solo nostra! Piegheremo chiunque provi a contraddirmi! La vittoria è nostra!»
Applaudirono nuovamente. Voldemort sorrise con loro. Quel sorriso avrebbe fatto venire i brividi a chiunque. Era inquietante e privo di umanità. Alzò nuovamente una mano e tutti si zittirono.
«Lucius, quali notizie da Hogwarts?» chiese.
«Una voce è giunta alla mia attenzione, lo strumento mi ha riferito di un'associazione segreta di studenti che si allenano nelle arti magiche in vista della guerra.»
«La gioventù...» disse sospirando l'Oscuro Signore. «Sempre pronta a combattere e a morire per ideali futili…»
«Potter ha offerto allo strumento l'opportunità di farne parte, lei ha accettato, riferirà a Piton ogni nuova notizia.»
Severus guardò il compagno sorpreso, ma comprese perfettamente.
«Bene... Molto, molto bene. Ricordiamoci che dobbiamo salvaguardare il sangue puro, sia esso in un giovane Corvonero o Tassorosso o persino in un Grifondoro. Il sangue puro è così raro nei nostri tempi..."
«Certo, mio signore.» rispose Lucius.
«Se nessuno ha altro da aggiungere io mi congedo. Vi lascio ai festeggiamenti per le ottime notizie sentite oggi. Tenetevi pronti, miei cari. La vittoria è nostra, ma non senza sacrifici e fatica.» pronunciate quelle parole, scomparve.

Solo nel suo nascondiglio, Voldemort con un elegante gesto di mano aprì nel muro un passaggio dal quale emerse un cofanetto di legno. Lo prese e lo posò sul tavolo, accomodandosi sull'unica sedia presente, fece scattar il lucchetto e lo aprì. Conteneva un’ampolla contenente una sostanza argentea né gassosa né liquida, brillava tenuemente nella stanza. Le parole udite lo ossessionavano, non ne comprendeva il senso fino in fondo. Ma era certo che Chloe fosse la ragazza giusta. Aveva consultato le stelle e innumerevoli volumi antichi: ogni cosa indicava lei.
Sorrise e con dolcezza accarezzò l’ampolla e stappandola, il contenuto fuoriuscì e con eleganza si riversò nel pensatoio di pietra che aveva davanti. Osservò il contenuto e vi immerse una mano: rivivere quel momento era la cosa migliore per cogliere ogni sublime particolare.

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 - NON SI PUO' RIMANGIARSI UN BACIO ***


Non aveva avuto occasione di dire qualcosa, appena il bacio era terminato Draco era scappato dalla Torre lasciando Chloe sola e confusa.
L'aveva davvero baciata? O si era immaginata ogni cosa? Portò istintivamente una mano alla bocca, sfiorandosi le labbra: non c'erano dubbi. Draco l'aveva baciata. Sentiva il suo sapore in bocca.
Si voltò verso la porta, ancora aperta, dalla quale era scappato l’amico. Avrebbe voluto parlargli, avere una spiegazione perché era stato tutto un errore. Perché è di questo che si trattava di un errore, uno sbaglio...
Scendendo i gradini della Torre, Chloe meditava su quanto era appena accaduto. Non si era mai accorta che Draco potesse provare quel genere di sentimenti nei suoi confronti; per lei era un fratello, un amico, il migliore amico. Rifletté, non aveva mai considerato Draco sotto quell'aspetto: era un bel giovane, biondo chiaro con capelli corti e occhi grigi... occhi grigi… penetranti occhi grigi, come suo padre... Lucius. Si fermò di colpo a metà di una scalinata.
«Cazzo... Cazzo! Cazzoooooo! »
«Una signorina come lei non dovrebbe utilizzare parole simili! Non è cortese.»
Chloe sussultò dallo spavento. Il quadro appeso al muro accanto a lei, che ritraeva dei monaci che lavoravano nei campi, si era rivolto a lei. La giovane strega guardò con maggior attenzione il dipinto e uno dei frati si avvicinò, con passo traballante.
«Non mi spiego come la gioventù oggigiorno sia così volgare...» farfugliò.
«Mi… mi scusi, padre. » disse istintivamente la ragazza.
I suoi genitori e i suoi nonni materni l'avevano cresciuta seguendo i rigidi principi dei valori cattolici ma, dopo la morte dei nonni, aveva trascurato la chiesa. Dopotutto, la domenica mattina, preferiva dormire per riprendersi dopo le notti trascorse per i locali di Londra.
«Certo mia cara, sei perdonata. » ripose prontamente il monaco. «Se vuoi parlare, io sono sempre qui. E per sempre intendo sempre. Sempre!» scherzò.
Anche Chloe sorrise, forzandosi di sembrare sincera.
Raggiunse la torre dei Grifondoro e, cercando di rendersi invisibile, superò la Sala Comune diretta nel dormitorio femminile. Chiuse la porta alle sue spalle e si stese nel letto, tirando le tende rosse del baldacchino, non aveva voglia di parlare con nessuno. Ma, dopotutto, con chi avrebbe potuto parlare? Per tutti lei era una Grifondoro, amica di Potter... Sospirò e, chiudendo gli occhi, desiderò di addormentarsi presto. Quel giorno era stato troppo pesante per lei.

«Sono un cretino! Sono un cretino! Sono un cretinoooooo! » continuava a ripetersi Draco mentre di corsa scendeva le scale.
Appena aveva visto Chloe l'aveva baciata. Gli era venuto così naturale avvicinarsi a lei e baciarla. Era davvero bellissima...
«Sono un cretino! Sono un cretino!»
«Giovanotto non dica parole simili!» esclamò un monaco ritratto in un dipinto, ma senza fermarsi lo sorpassò.
E che poteva sapere uno stupido quadro della vita vera?
«Sono un cretino! Sono un cretino!»
Raggiunse i sotterranei ed entrò nella sala comune dei Serpeverde. Salutò distratto degli amici prima di chiudersi nella sua camera da letto. Ma cosa diavolo aveva pensato? Baciarla... Erano amici prima di tutto, Chloe era la prima vera amica che aveva avuto. E tutto era stato gettato alle ortiche per un bacio.
«Sono un cretino! Sono un cretino!» urlò a se stesso, soffocando il rumore della sua voce con un cuscino.
Mettendo una mano sotto il letto estrasse la pergamena con la quale comunicava con Chloe, avrebbe dovuto scriverle qualcosa. Ma cosa? Era abbastanza chiaro ormai che provava dei sentimenti per lei... Non si può rimangiarsi un bacio.
Tirò le tende del suo letto e desiderò di addormentarsi in fretta. Voleva che un nuovo giorno mettesse fine agli errori commessi in questa giornata.
«Sono stato davvero un cretino! » si ripeté prima di assopirsi.

 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 - 2000 ***


La sconfitta bruciava ancora alle schiere di Lord Voldemort. Non riuscivano a credere che erano stati battuti da un branco di mezzosangue e traditori del proprio sangue; per tutti loro era inaccettabile.
Voldemort era stato sconfitto da Potter e, per scampare alla morte, si era nascosto rifugiandosi nelle proprietà svedesi della famiglia Lestrange. Sotto le premurose cure di Bellatrix si stava riprendendo dalle ferite che gli erano state inflitte durante la battaglia. Ma, non era finita così: Lord Voldemort non si sarebbe dato per vinto tanto facilmente, aveva già dato istruzioni ai suoi fedelissimi Mangiamorte di non gettare la spugna e di tenersi pronti. Si sarebbero vendicati e la vendetta sarebbe stata sublime.
Era la notte di capodanno: l’inizio di un nuovo millennio era alle porte. Nella residenza Malfoy non si sarebbe tenuto il consueto banchetto di capodanno, Lucius non trovava ragioni per festeggiare l’inizio di un nuovo anno. Draco era rimasto ad Hogwarts a trascorrere le vacanze in compagnia dei suoi amici Tiger e Goyle.
Il cielo era stellato e l’aria decisamente frizzante, Narcissa si ammirava davanti allo specchio, mentre si metteva il rossetto. Era la notte di capodanno e non aveva intenzione di restare chiusa in casa con la sola compagnia del malumore del marito e dell’elfo domestico. S’infilò un abito rosso scintillante con una gran scollatura sul petto: stava ancora molto bene nonostante non fosse più una ragazzina, aveva mantenuto un fisico tonico e snello. Mentre si metteva il rossetto, avvicinando il viso allo specchio, sentì bussare alla porta alle sue spalle, senza voltarsi disse:
«Entra pure.»
Non appena Lucius vide la moglie pronta per uscire, stropicciò il naso:
«Dove credi di andare?»
«E’ capodanno. Voglio festeggiare.»
«Non c’è nulla da festeggiare. Abbiamo subito una sconfitta a dir poco umiliante.»
«Beh, tu sei libero di far quello che meglio credi. Io esco. Tu resta pure qui a marcire nella tua autocommiserazione.» così dicendo, afferrò una pelliccia di visone e indossata superò il marito per andarsene.
«Narcissa! Non osare!» urlò Lucius voltandosi e afferrando la moglie per un braccio.
«Non m’interessa nulla il tuo volere! Lasciami il braccio. Subito.»
Lucius lasciò la moglie che senza aggiungere altro si allontanò dalla sua stanza per uscire dalla villa. Sentì il rumore della porta sbattere con forza: era solo.
Camminò fino al suo studio e, chiudendosi a chiave al suo interno, sentì una crescente amarezza farsi strada nel suo cuore. Tutto ciò in cui credeva si stava sgretolando tra le sue mani: la sua famiglia, la sua fede cieca negli ideali di Voldemort… ogni cosa stava andando in frantumi.
«S-signore? G-gradisce la c-cena?» la voce dell’elfo domestico risuonò alle sue spalle, da dietro la porta.
«No. Esco. Preparami degli abiti babbani.» ordinò alla creatura.
«C-come d-desidera Signore. D-dobby esegue. D-dobby è l-lieto di essere d’aiuto al S-signore.»
Udì la voce dell’elfo mentre si allontanava: non sarebbe uscito nel mondo magico, tutti lo avrebbero adocchiato come simpatizzante di Voldemort e non era proprio in vena di sentire critiche alle sue spalle. Nel mondo babbano, nonostante il ribrezzo che provava verso i suoi abitanti, nessuno lo conosceva. Si sarebbe potuto divertire un po’, torturando qualche giovane puttana o vagabondo.
Raggiunse la sua camera da letto e trovò, posati con cura sul letto, un completo nero gessato con una camicia grigio scuro. Prima di cambiarsi si strinse i capelli in una coda stretta e accese una sigaretta, inspirando a fondo: si sarebbe divertito. Finalmente avrebbe fatto qualcosa di divertente.

Londra era fredda, ma il vento non soffiava. Per le strade c’era una gran folla in festa: per lo più giovani ubriachi che urlavano e festeggiavano ballando per le strade con bottiglie di birra o vino.
Stropicciò il naso, di certo non si sarebbe unito a loro per le vie londinesi. Una giovane babbana, mentre parlava al cellulare, si avvicinò a lui. Teneva il capo chino, per proteggersi il viso dal freddo, e con la mano libera tappava l’orecchio destro per sentir meglio il suo interlocutore.
«…si mamma, so che sono in ritardo… sto arrivo… ora? Sono sulla Bloomsbury Street, proprio dietro il museo… arrivo!... oh… mi spiace!» disse la giovane.
Lucius aveva visto la giovane venirgli incontro, con passo deciso, fino a scontrarsi con lui. Non si era scansato, tanto era rimasto incuriosito e affascinato dalla sua voce.
«Si figuri, mi perdoni lei. Non l’avevo… notata.» concluse Lucius cercando di vederle il viso.
«No, sono ancora qui. Arrivo, mamma. Entrate pure.» disse la giovane ragazza, prima di terminare la conversazione.  «Mi scusi ancora. Non l’avevo proprio vista. Ero sovrappensiero e non guardavo dove camminavo.»
La giovane alzò il viso e Lucius notò che una maschera copriva il volto della ragazza, era nera con diversi Swarovski, che ricordavano le ali di una farfalla.
«Nessun problema. Stava andando al British?» domandò Lucius.
«Sì, ogni anno la buona società londinese festeggia lì l’ultimo giorno dell’anno e quest’anno non sarà da meno, ballo in maschera. Anche lei è invitato?» chiese la ragazza.
Lucius sorrise alla giovane che aveva davanti, la intrigavano molto.
«Forse…»
La ragazza sorrise, mostrando dei denti bianchi perfetti.
«Allora, ci vedremo al British Museum. A dopo!» esclamò la babbana mentre correva verso il museo, raccogliendo il lungo abito scuro che indossava per non inciampare.
Era davvero affascinante, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio lo avevano ipnotizzato: voleva rivederla. Parlarle nuovamente. Con passo lento, si diresse verso il museo. Le luci che lo illuminavano erano grandi e dorate, tutte si arrampicavano lungo le colonne della facciata principale. L’ingresso era sorvegliato da uomini in divisa scura, permettevano l’ingresso solo alle persone presenti sulla lista che tenevano in mano con gelosia. Mentre si avvicinava, fece apparire la sua maschera da Mangiamorte nella mano destra, nascosta sotto il lungo mantello.
Si avvicinò all’ingresso, dove oltre ai diversi uomini vestiti di scuro, c’era una signora giapponese in abito rosso sangue che controllava l’elenco degli invitati.
«Il suo nome, Sir?» chiese con accento americano.
«Malfoy, Lucius.»
Vide la donna controllare l’elenco. Sapeva che non avrebbe trovato il suo nome.
«Mi spiace, ma non trovo il suo nome, Sir.»
«Potrebbe cortesemente ricontrollare?» insisté Lucius.
La giapponese sorrise gentile e controllò nuovamente l’elenco. Lucius, da sotto il mantello puntò la bacchetta verso la donna…
«Ha trovato il mio nome. Vero?» esclamò con voce suadente.
Gli occhi della ragazza divennero vacui, il suo volto s’incupì: «Prego, entri pure. Sir.»
«Molto gentile.» concluse Lucius, superando la donna e gli uomini vestiti di nero.
L’atrio era imponente e ben addobbato: l’orchestra suonava da un patio rialzato al centro della sala, sotto l’imponente lampadario di cristallo e tutt’intorno vi erano diverse coppie che danzavano. Non aveva mai visto tanta eleganza nel mondo babbano, non pensava nemmeno che ne fossero capaci. Li reputava un branco di animali. Consegnò il manto a un’altra giovane donna e si guardò incontro cercando di individuare la giovane ragazza incontrata per strada. Era stato uno sciocco a non chiedergli nemmeno il nome.
«Le auguro una buona serata, Sir.» disse sorridendo la giovane addetta al guardaroba.
Lucius non le rispose e iniziò a camminare per la sala in cerca della ragazza. Fece il giro della sala due volte, prima di fermarsi e guardare i ballerini: nessuna traccia della babbana.
Mentre sorseggiava un bicchiere di champagne, sentì una mano picchiettargli la spalla.
«Eccoti qui…»
Era la sua voce. Si voltò e incrociò lo sguardo di ghiaccio della giovane. Era stupenda: pelle color porcellana, grandi occhi azzurro ghiaccio e labbra rosse come il sangue. L’abito che portava era stupendo: di seta nera e lungo fino al pavimento, senza decorazioni eccessive e senza spalline, stretto con un nastro che si arrampicava sulla sua schiena.
«Ero sicura che ti avrei incontrato qui.»
«Non potevo mancare.» rispose il mago, chinando il capo di pochi centimetri e, prendendo la mano della giovane, la baciò lievemente.
«Ti va di ballare?» le domandò guardandola negli occhi.
Annuì, senza aggiungere altro. Mentre si muovevano accompagnati dalla musica dell’orchestra, Lucius non riusciva a trovare il coraggio di parlarle. Era nervoso, ma voleva scoprire ogni cosa di lei.
«Non ti ho mai visto a queste serate.» esclamò la ragazza.
«Non sono di Londra. Vivo nello Wiltshire, mi trovavo qui per affari e sono stato invitato a trascorrere la serata qui.»
«Ero certa di non averti visto prima. Mi ricordo sempre i volti delle persone che conosco.»
«Il mio nome è Lucius. E tu?»
«Elisabeth, ma chiamami pure Beth.» rispose la giovane sostenendo lo sguardo.
Mentre danzavano, le note sembravano sempre più lontane. Lucius non aveva mai parlato con una donna come lei, ogni cosa che si dicevano era interessante e lo stimolava a scoprire sempre di più su di lei. Con Narcissa non aveva mai instaurato discorsi tanto seri, in tutti gli anni del loro matrimonio non erano mai stati così intimi. Sentiva di conoscere di più Beth che sua moglie dopo tanti anni di matrimonio.
I minuti passavano e la mezzanotte si faceva sempre più vicina.
«Non voglio passare la mezzanotte in mezzo a tutte queste persone.»
«Dove vorresti andare?» domandò Beth.
«In un posto più tranquillo… non conosco bene Londra, ma vorrei stare solo in tua compagnia. Se sei d’accordo con me.»
«Sarebbe stupendo… lo desidero anch’io, ma non posso andarmene. Sono qui con i miei genitori.»
Beth lesse nello sguardo di Lucius una grande delusione. La ragazza posò una mano sul volto mascherato dell’uomo e gli accarezzò il viso.
«Seguimi.» esclamò Beth, afferrando per mano Lucius e trascinandolo in disparte, lontani dal chiasso della festa.
Salirono le scalinate per raggiungere le balconate del piano superiore.
«Guarda tutta quella gente… è noiosa. Io voglio qualcosa di più dalla vita.» Beth, posò le mani sul parapetto e osservò l’uomo al suo fianco. «Dopo stasera sono sicura che non ci rivedremo più.»
«Non dire queste cose… non è detto. Potremmo vederci comunque.»
«Non essere ridicolo, Lucius. Vivi nello Wiltshire, non proprio dietro l’angolo… il nostro incontro è stato davvero un caso fortunato. Non mi sarei mai aspettata di incontrare una persona come te. Sei speciale: hai qualcosa di diverso dalle altre persone che ho incontrato finora… mi reputo fortunata anche solo per questa notte.»
«Anch’io non credevo più nell’amore… nel colpo di fulmine. Sto vivendo una relazione complicata.»
«Sei sposato?» domandò Beth interrompendolo.
«Più o meno. Il mio rapporto con mia moglie è complicato. Non ci parliamo mai e non abbiamo rapporti da anni… restiamo insieme solo per nostro figlio. Non vogliamo confondergli le idee… l’ho sposata solo per i nostri genitori... ce l'hanno imposto.»
«Credevo non ci fossero più matrimoni combinati…»
«Dal mondo dal quale provengo, invece è una cosa molto comune. Non ho mai amato mia moglie. Mai.»
«Mi dispiace molto per te. Nessuno dovrebbe vivere tutte queste menzogne.»
«Sei bellissima, Beth. E ti potrei capire se non vorrai avere nulla a che fare con me…»
Non terminò la frase; Beth si voltò verso l’uomo e, stringendolo a lui con forza, lo baciò. Lucius sentì un brivido percorrergli la schiena. La ragazza sapeva di champagne e fragole. Lucius strinse la giovane al suo corpo, era eccitante.
Si separarono, restando comunque molto vicini. I loro nasi si sfioravano. Lei fissava gli occhi grigi dell’uomo, mentre gli accarezzava il volto con dolcezza. Beth alzandosi sulle punte baciò il collo dell’uomo, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio.
«Ci vedranno.» disse Lucius, allontanando la giovane.
Beth si morse il labbro inferiore sostenendo lo sguardo dell’uomo. Lucius sorrise e, dimenticando i timori, baciò nuovamente la ragazza. Non voleva smettere. Non si sarebbe mai stancato di lei.
«M-ma cos’è?» domandò Lucius, sentendo suonare la borsetta della giovane.
«Mi stanno chiamando… aspetta.» disse la ragazza, allontanandosi da Lucius e prendendo il cellulare dalla sua borsa.
«E’ mia madre… devo rispondere… Mamma?... sì. Scendo subito. A tra poco.»
Con sguardo deluso guardò l’uomo: «Mio padre ha esagerato con lo champagne… devo andare a casa.»
Nessuno dei due parlò nuovamente. Prima di scendere dalla balconata, guardò Lucius e gli sorrise: «Mi dispiace davvero molto.»
«Vai. Se è destino ci rivedremo.» sospirò il mago, sorridendo con dolcezza alla giovane.
Beth scese le scalinate, lasciando Lucius sulla balconata. Vide immediatamente sua madre che l’attendeva all’ingresso con il suo cappotto stretto tra le braccia.
«Che diavolo facevi di sopra? Sai che è proibito salirci durante le cerimonie… potevi farti male!» esclamò la donna passando la giacca alla figlia.
«Mi mancava l’aria sotto. C’era troppa gente.»
«Sì… andiamo ora. Tuo padre è già in auto.»
Insieme, le due donne lasciarono il museo, camminando a testa alta nonostante il freddo pungente. Iniziava a scendere la neve.
Superato l’ingresso, la signora giapponese sorrise alle due donne:
«Le auguro un felice anno nuovo, signora Summers

 

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 - NESSUN UOMO ***


Per Harry era insolito fidarsi di una persona appena conosciuta e, anche con Chloe, avrebbe dovuto provare la stessa riluttanza, ma non era stato così. La ragazza emanava un’aura positiva ed Harry si era fidato fin dal primo momento che si erano visti. A prova di questa fiducia, l'aveva invitata a partecipare alle riunioni ed agli allenamenti dell'Esercito di Silente e, quando la ragazza aveva accettato, ne aveva segretamente gioito.
Anche Ron ed Hermione erano del suo stesso parere: Chloe era una persona affabile e poi il cappello l'aveva smistata tra i Grifondoro e non tra i Serpeverde... ed il cappello sapeva quello che faceva. La sua magia era antica e non gli si poteva mentire.
Mancavano poche ore alla riunione che come sempre si sarebbe svolta nella Camera delle Necessità; era il primo incontro di quell’anno e tutti erano emozionati di rivedere, dopo l’estate, gli amici dell’Esercito. Quella sera Remus si sarebbe unito a loro con la noemoglie, Tonks. Si erano sposati pochi anni prima e lei aveva già dato alla luce il loro primogenito; un bel maschietto battezzato Teddy.
La sua nascita però non era bastata per farla stare a riposo, troppo inquieta per una vita sedentaria.
Remus Lupin, ex insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure presso la scuola di Hogwarts, aveva tentato di obbligare la moglie a riguardarsi. Non voleva rischiare di perdere né lei né il figlio, soprattutto ora che si vociferava il ritorno dell’Oscuro Signore. Ma Tonks aveva sempre avuto un carattere molto forte e restare intrappolata in casa non era da lei. Remus l’adorava anche per questo.
Harry era troppo preso dai suoi pensieri; pochi giorni prima dell’inizio dell’anno, Remus gli aveva chiesto di fare da padrino al bambino ed il giovane mago si sentiva incredibilmente onorato. Ogni volta che pensava alla richiesta di Lupin non poteva non pensare al suo padrino: Sirius. Gli mancava moltissimo; era morto già da alcuni anni ma il suo ricordo era ancora vivido dentro in lui.
Per Harry era più di un semplice padrino, era tutta la sua famiglia. Gli voleva bene. Si volevano bene.
Ron picchiò una mano sulla spalla all’amico:
«Su, andiamo a cena... dobbiamo caricarci per benino prima dell’incontro!»
«Certo... arrivo subito... dammi il tempo di prendere una felpa…» rispose all'amico mentre stava già correndo verso i dormitori.
Attraversando la Sala Comune, incontrò alcuni membri dell'Esercito che lo salutarono facendogli l'occhiolino. Tra loro individuò Ginny, sorella minore di Ron, per la quale provava un grande affetto. Non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi, per paura di rovinare la sua amicizia con l’amico e anche, o forse soprattutto, per timore di essere rifiutato. Ginny era molto ammirata da tutti i ragazzi. Aveva un aspetto davvero grazioso, con occhi scuri e stupendi capelli rossi come il fuoco. La giovane strega possedeva anche un carattere meraviglioso: era dolce, sensibile e perfino spiritosa.
Preso il maglione, raggiunse gli amici che lo stavano aspettando fuori dal ritratto della Signora Grassa.
«Scusate amici se ci ho messo tanto... Andiamo a rifocillarci! Stasera si combatte!» esclamò Harry, con il sorriso stampato sul volto.

La Sala Grande era molto più chiassosa del solito, Chloe istintivamente guardò verso la tavolata dei Serpeverde, Draco non c'era. Nemmeno a pranzo lo aveva visto. Prese posto accanto a Harry e guardò il tavolo dei professori, Lucius era in compagnia di Piton e stavano parlottando concitati. Dalla sera prima il professore l'aveva ignorata, anche durante la lezione di quel pomeriggio non l'aveva guardata. Temeva di aver esagerato la sera precedente ma ogni cosa in quell’uomo era così familiare.
«Chloe stai bene?» la voce di Hermione attirò la sua attenzione, distraendola dai suoi pensieri.
«Come?» chiese distratta.
«Stia bene? Non mangi nulla… stai covando qualcosa?» constatò osservando il piatto davanti all’amica ancora pieno di cibo.
Chloe lo scostò e alzandosi disse:
«Ci possiamo vedere dopo? Vorrei stendermi un po’ prima dell'incontro di stasera. Mi sento lo stomaco sottosopra. Vi raggiungo più tardi ok? Ho capito dove si trova l’accesso della Stanza delle Necessità. Aspettatemi fuori, ok?»
«Non c’è problema. Piuttosto, ti devo accompagnare nei dormitori? O in infermeria?» domandò premurosa Hermione.
Chloe le sorrise, mentre s’infilava un maglione di lana: «Sei gentile, ma non preoccuparti. Ci vediamo dopo!».

Uscita dalla Sala Grande, invece di salire ai piani superiori per raggiungere la Torre dei Grifondoro, la ragazza scese nei sotterranei del castello. Sapeva che gli alloggi dei Serpeverde si trovavano lì sotto, Draco glielo aveva rivelato prima dell’inizio dell’anno. Mentre scendeva gli scalini, si sfilò la cravatta rossa ed oro e la nascose nella tasca interna della mantella che portava. 
Incrociò alcuni Serpeverde che si stavano dirigendo ai piani superiori, fece finta di nulla e li superò. Proseguì fino a raggiungere il fondo del corridoio: non trovò alcun dipinto, niente porte o segni di un passaggio che l’avrebbe condotta al dormitorio. Si voltò e guardò con maggior cura la via appena percorsa: vi erano alcune colonne a intervalli regolari, lungo entrambi i lati del corridoio ma, solo due di esse avevano intagliato anche le fattezze di due serpenti. Non poteva essere un caso…
Quasi correndo, raggiunse le due colonne e posò la mano sul muro tra le due. Le occorreva avere anche la parola d’ordine…
«Signorina Summers, cosa la porta qui sotto?»
La giovane sussultò dallo spavento, alzò gli occhi: beccata da Piton. Chloe si sentì gelare il sangue nelle vene. Cercò di fare la disinvolta e sorrise imbarazzata.
«Stavo cercando una persona.» rispose la giovane senza pensarci.
«Una persona?» ripeté Piton con tono di chi la sapeva lunga.
«Draco. Cercavo Draco. Avevo bisogno di parlargli.» risposi.
Dei passi in lontananza, attirarono l’attenzione di Chloe, qualcuno stava scendendo le scale. Lucius stava avvicinandosi con sguardo smarrito, aveva tra le mani dei documenti e li stava guardando, completamente assorto nella lettura.
«Vattene, non è posto per una Grifondoro qui. Non vorrai far saltare tutto il piano per uno sciocco capriccio...» affermò seccato Piton.
La ragazza annuì e si allontanò, superando Piton senza degnarlo di uno sguardo. Appena fu davanti a Lucius lo guardò negli occhi e sussurrò, cercando di non farsi sentire da Piton.
«Per favore dì a Draco che lo cerco.»
L'uomo annuì, senza parlare e guardò Chloe allontanarsi, salendo i gradini due per volta.
Piton si avvicinò all’amico e, posando una mano sulla spalla di Lucius, disse guardando nella stessa direzione.
«Toglitela dalla testa Lucius. Credimi, ti porterà solo guai.»
«Non è così facile. Non sarà per niente facile... » rispose fissando il vuoto che aveva davanti. «Sento la mancanza di una compagnia femminile.» fece una pausa. Si grattò la fronte e aggiunse: «Credo sia una punizione la mia vita vuota.»
Guardò Piton, si pentì immediatamente delle parole dette. Per sviare il discorso, guardò l’amico:
«Cercava Draco...». Fece una pausa, «Severus ho davvero bisogno di bere.»
Piton sorrise e facendo strada all’amico lo condusse nel suo ufficio dove custodiva con gran cura dell’ottimo Whisky Incendiario invecchiato vent’anni.

Mentre risaliva le scale correndo, Chloe cercava di trattenere le lacrime. Trovarsi davanti Lucius era troppo per lei; avrebbe voluto abbracciarlo, poggiare il capo sul suo petto e sentire il suo delizioso profumo e baciarlo.
Avrebbe voluto baciarlo per sentire il suo sapore: sigaretta, whisky e... scosse il capo. Non poteva.
Guardò l’orologio, mancava poco all’inizio della riunione dell’Esercito di Silente, doveva affrettarsi. Doveva dimenticarlo, non avrebbe potuto avere un futuro con lui. Ma, dopotutto, nessun uomo era come Lucius.

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 24 - STRAORDINARIA ***


Alto, magro e con diversi capelli grigi: Remus Lupin non si presentava come un uomo sui quaranta, ma almeno di vent'anni più vecchio. Harry le aveva detto che era stato morso a un lupo mannaro quando era bambino e che quindi era stato trasformato a sua volta. Probabilmente, le continue trasformazioni, erano pesanti da sopportare per una persona ed erano anche la causa del suo invecchiamento.
La cosa che aveva colpito Chloe erano i suoi occhi, non tanto per il colore (azzurro cielo) ma quanto per la loro dolcezza e calore.
Stringeva la mano a una strega di molti anni più giovane, con eccentrici capelli rosa e viola sparati sopra la nuca.
«Harry! Che gioia rivederti! » esclamò Remus camminando verso loro e abbracciando il ragazzo.
Chloe notò che l'eccentrica ragazza aveva un occhio nero e l'altro color ambra, ne rimase sconvolta.
«Remus! Ciao! » lo salutò Harry abbracciandolo a sua volta con forza.
Quando i convenevoli furono superati, Harry chiamò Chloe e la presentò come nuovo membro dell'Esercito e nuova Grifondoro.
La voce di Remus era limpida, seppur stanca. «Piacere mio, Chloe. Questa è mia moglie, Ninfadora. »
«Tonks per il mondo. » s’intromise lei, decisamente disgustata dal proprio nome.
Non appena anche l'ultimo membro entrò nella Stanza delle Necessità, Remus iniziò a spiegare una formula magica chiamata Stupeficium. Ne espose gli effetti e le controindicazioni se mal adoperata, specificando l'importanza del movimento del polso.
Quando vide un cenno di assenso sui volti dei presenti, con un cenno di bacchetta fece apparire dei manichini armati di bastoncini di legno sui quali potersi esercitare.
«Provate a usarli contro di loro... Non mi aspetto che riusciate tutti subito, ma credo sia un buon livello anche solo far tremare il manichino. »
Tutti si misero all'opera, molti manichini rimanevano fermi, pochissimi vibravano tenuemente. Hermione era la migliore tra i presenti, superata solo da Harry.
Chloe fissava i compagni, terrorizzata all’idea di dover utilizzare la magia. Aveva provato per tutta l’estate insieme a Draco diversi incantesimi semplici, ma con scarsi risultati.
«Qualche problema? » la voce di Remus la fece sobbalzare. «Mi spiace averti spaventata…»
«Perché ci insegna lei queste cose? Non potremmo apprenderle a lezione? »
«Vedi Chloe il vostro insegnante di Arti Oscure non ha il compito di istruire i futuri maghi nelle formule semplici ma efficaci come quelle che apprenderai qui. La guerra incombe e Voldmort non vuole istruire maghi in grado di batterlo. »
Voldemort. Ancora quel nome. Chloe avrebbe voluto chiedere spiegazioni su chi fosse. Il solo nome le procurava un brivido lungo la schiena, ma non trovava mai il momento opportuno. Tutti ne parlavano come se fosse scontato conoscerlo, ma per lei era una novità.
Notando la perplessità sul volto della giovane strega, Remus la incoraggiò a parlare:
«Cosa ti preoccupa? »
«Voldemort. Non vorrei sembrare sciocca ma non so chi sia. » disse con un filo di voce al mago.
La guardò stupito della domanda, probabilmente pensando a uno scherzo di pessimo gusto. Ma, vedendo che la giovane lo guardava seriamente, decise di rispondere.
«Forse sarebbe una fortuna per te non sapere chi sia. Ma sei una strega e dunque devi conoscere anche gli aspetti più cupi e bui del mondo magico... vedi, Voldemort è un mago. Un mago potente e molto crudele. Alcuni anni fa, ha tentato di prendere il controllo del mondo magico e di uccidere tutti quelli che per lui non erano degni di praticare la conoscenza magica. Ha subito una sconfitta, ma ora sta riorganizzando le sue truppe per lanciare un nuovo attacco... il problema è che anni fa abbiamo vinto, ma subendo innumerevoli perdite. Le nostre forze si sono ridotte drasticamente. Se fossimo attaccati, ora come ora, perderemmo. Inevitabilmente. »
Chloe rimase in ascolto. Non capiva le sue parole... Tom non le aveva mai parlato di questo mago, di Voldemort. Nemmeno una volta. Conosceva una storia... quella che Tom e i suoi amici le avevano raccontato. Il mago crudele era Silente, nessuno aveva nominato un certo Voldemort. Silente era un mago perfido e bramoso di potere ed Harry era il suo maligno seguace...
Non capiva. Non riusciva a capire. Qual'era la verità? Quella di Tom? Di Lucius? Di Draco e di tutti coloro che aveva incontrato nella dimora Malfoy? O la verità era quella riferitale da Remus Lupin? Di Harry e dei suoi amici? L’avevano messa in guardia sulle menzogne che le avrebbero raccontato; ma a quale scopo mentirle ora? Non potevano sapere del piano di Tom…
«Stai bene? » le chiese Remus, afferrandola per un braccio. «Ti vedo sconvolta…»
Incrociò i suoi occhi, voltò lo sguardo e, facendosi forza, sorrise.
Lei non ci sarebbe cascata. Credeva nelle parole di Tom. Credeva ciecamente in Lucius.
Si sentiva irritata per le menzogne di quell’uomo mezzo lupo, mentire così spudoratamente: “Che faccia tosta!” pensò arrabbiata.
«Benissimo... allora se dobbiamo esercitarci per una battaglia imminente tanto vale provare dando il massimo… dunque, vediamo un po’, è così? Giusto?... Stupeficium! » concluse Chloe con tono serio.
Tutti si voltarono. Dalla bacchetta di Chloe era uscito un raggio rosso brillante che, colpendo il manichino, lo disintegrò.
Lei stessa rimase senza fiato, guardò il piccolo bastoncino che stringeva in mano... Era possibile far questo? Un'energia straordinaria era esplosa in lei; mai si era sentita viva come in quel momento...
«Fantastico... » sussurrò, fissando la bacchetta.
Guardò Remus e gli sorrise, ora conoscevano anche loro la sua forza. Dunque era vero... Tom aveva ragione lei possedeva un potere in grado di aiutarli nella guerra. Fino a quel momento aveva dubitato delle sue capacità, aveva sempre avuto la preoccupazione che le dicessero che si erano sbagliati e che era una semplice strega...ma ora anche lei ci credeva: era straordinaria!

Il giorno seguente, durante la colazione, tutti erano ancora eccitati dalla dimostrazione della sera prima di Chloe. Stava mescolando una tazza di caffè bollente, senza zucchero, quando vide Lucius farle un cenno. Si voltò, certa che non fosse indirizzato a lei ma, costatato il contrario, si alzò di scatto e lasciando la tazza sul tavolo, si precipitò fuori dalla Sala Grande.
«Mi chiedo dove scappi sempre... » esclamò Hermione osservando la ragazza che ormai considerava un'amica allontanarsi di fretta facendosi largo tra gli studenti. 

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 25 - CI SARO' ***


Lucius la stava attendendo posato a una colonna, accanto alla scalinata che conduceva ai piani superiori del castello. Appena vide Chloe uscire dalla porta, si voltò e prese a salire i gradini con tranquillità. La ragazza rimase ferma per qualche secondo poi, appena una distanza adeguata si era creata tra loro, iniziò a salire anche lei i gradini, seguendo Lucius.
Imboccò un corridoio sulla destra al primo piano, per poi entrare nel suo ufficio. Chloe lo segui senza esitazione, di certo voleva sapere della riunione tenuta la sera precedente.
«Chiudi la porta.» le disse con tono freddo.
Meravigliata dal tono distaccato del mago, obbedì. Chiuse la porta e si avvicinò alla scrivania, Lucius stava in piedi davanti alla finestra e osservava il panorama. Si vedeva il lago nero e, più in là, la foresta proibita. Chloe non sapeva se accomodarsi o stare in piedi, decise di non sedersi.
«Raccontami di ieri.» le ordinò con voce strascicata.
«C'erano due membri dell'Ordine. Un certo Remus Lupin e la moglie, Tonks. Hanno spiegato alcuni incantesimi.»
«C'erano molti studenti?»
«Un centinaio, in effetti. Beh, forse qualcuno di meno. Ma erano tanti…»
«Qualcuno degno di nota?» chiese senza voltarsi.
Chloe esitò. Nessuno tranne lei aveva avuto successo con la maledizione. Esitante su quanto dire rispose con un semplice "nessuno".
Lucius si voltò e, per la prima volta, i loro sguardi s’incrociarono. Era severo e pareva persino irritato.
«Chi é Voldemort?» domandò la ragazza, anticipando qualunque altra domanda di Lucius.
Il mago sussultò nel sentire quel nome. “Sapeva? Cosa le avevano raccontato?” pensò frenetico.
Cercando di controllare il tono della voce e di non apparire preoccupato, rispose:
«A loro piace rivolgersi con quel nome riferendosi a Tom. Dicono che è causa di morte. Ma mentono. Lo sai vero?»
«Sì. Mi hanno raccontato una storia strana... simile alla vostra, ma dove apparivate voi i cattivi... assurdo…»
«Ti era stato detto che avrebbero cercato di dissuaderti. Loro diffidano dei nuovi arrivati. Ti hanno concesso di far parte dell'Esercito solo per estorcerti informazioni nel caso tu sia una di noi. »
Aveva senso. Lei non aveva rivelato nulla, la sua copertura era integra.
«Non ho detto nulla.»
«Sapevo che potevamo fidarci di te.» convenne Lucius, il tono più rilassato.
Rimasero in silenzio per diversi minuti. Si guardavano senza parlare. Chloe percepiva la tensione.
«Se non hai altro da riferirmi, puoi pure andare. Non voglio trattenerti oltre. Ci vedremo nel pomeriggio a lezione.»
Voltandosi la ragazza camminò verso la porta, posò la mano sulla maniglia, ma non uscì. Rimase ferma per qualche secondo. Nella sua gola si stavano creando delle parole che non poteva pronunciare.
«Devi chiedermi qualcosa?» le domandò Lucius notando l’esitazione della ragazza.
Chloe si voltò e guardò l’uomo negli occhi: era così bello. Anche con la barba vecchia di qualche giorno.
«In effetti volevo dirti che…» si morsicò la lingua. Non poteva. «Nulla. Non devo dire nulla.» concluse con tono rassegnato, abbassando lo sguardo e, voltandosi nuovamente, uscì dall'ufficio di Lucius.

Rimasto solo nell'ufficio, Lucius si sedette alla scrivania e prendendo la testa tra le mani si ripeté, per la millesima volta, che non poteva lasciarsi andare alle emozioni. Anche se, ogni volta che incrociava la ragazza, in lui cresceva il desiderio di stringerla a sé.

Draco era a letto, aveva deciso che era meglio saltare la colazione per non rischiare di incontrare Chloe. Continuava a ripetersi quanto fosse stato stupido ad aver baciato l'amica, aveva rovinato ogni cosa. Il loro bel rapporto si era distrutto... che pessima idea aveva avuto. Avrebbe dovuto parlarle, ma per dirle cosa? Che si era sbagliato? Che nella foga del momento aveva creduto che baciarla fosse la cosa migliore? Che sciocco era stato... aveva ricevuto alcuni messaggi dalla ragazza, ma li aveva ignorati nascondendo la pergamena sotto diversi volumi.
Guardò l'orologio posato sul comodino accanto al letto: segnava le otto e mezza. Gli studenti si stavano dirigendo alla prima lezione della giornata. Non aveva voglia di abbandonare la propria camera, ma questo sarebbe stato il secondo giorno d’assenza. Suo padre lo avrebbe ucciso se non fosse andato almeno ad un corso.
Controllò la tabella delle lezioni, la prima era alle nove: pozioni con Piton. Avrebbe preso tempo e sarebbe arrivato in aula in tempo per l'inizio della lezione.
Si vestì svogliatamente, erano le nove meno un quarto quando prese la borsa e, cacciando dentro alcuni libri senza guardare il titolo, corse fuori dalla camera.

Fuori dall’aula di pozioni, vide alcuni studenti che aspettavano di entrare nella classe, guardò con maggiore attenzione; Chloe non c'era. Tirando un respiro di sollievo si avvicinò a testa alta, raggiungendo alcuni amici.
«Ehi Draco, dov'eri finito? »
Voltandosi vide alcuni Serpeverde avvicinarsi a lui; Tiger, rotondo come sempre e ancor più goffo, Pansy, magra e sgraziata, somigliava a uno struzzo, stretta al braccio di Flitt, suo amico d'infanzia e giocatore della squadra di Quidditch, della quale anche Draco faceva parte.
«Non ero in forma. Novità in mia assenza? » chiese sorridendo.
«Tuo padre era irritato quando ha saputo che non eri a lezione ieri... faresti bene a parlargli... » disse Pansy.
«Sì... dopo. » fece una pausa e, guardando Flitt, iniziarono a parlare degli allenamenti per la prima partita della stagione.
La porta della classe fu spalancata con un forte botto, facendo sussultare alcuni studenti e interrompendo il chiacchiericcio. Piton osservò i presenti e, con voce secca, li invitò ad entrare e prendere posto.
Draco si accomodò in ultima fila, dai tavoli erano stati tolti i calderoni, segno che la lezione sarebbe stata teorica.
Il professore passò senza preamboli a spiegare i pregi del bezoar, pianta in grado di salvare la vita in caso di ingestione di svariati tipi di veleno.
Draco smise di ascoltare dopo la prima decina di minuti, prese dalla borsa la pergamena con la quale comunicava con Chloe e la aprì; si era convinto che sapere fosse meglio di ignorare i suoi messaggi.
"Draco perché sei scappato così? Avremmo dovuto parlare... Ti prego dimmi quando e dove, e ci sarò. C"
"Ti prego scrivimi... Mi stai facendo preoccupare. Sei mio amico, è giusto parlare di quanto successo. Un bacio non vuol dire necessariamente la fine della nostra amicizia... Per me sei un amico... Ma vorrei parlarti faccia a faccia. Mi manchi. C"
"Non leggi nemmeno più i miei messaggi? Se continui ad ignorarmi verrò a cercarti nei sotterranei. Alla fine dovrai uscire dalla tua casa per andare a lezione o quanto meno per mangiare. C"
Respirò a fondo, dunque per lei erano solo amici. Era questo che li univa: amicizia. Annuì, doveva rispondergli. Esserle amico era più che sufficiente e, col tempo, sarebbero maturati i loro sentimenti, magari trasformandosi in amore. L'avrebbe di certo aspettata, per una ragazza come Chloe valeva la pena aspettare.
"Chloe perdonami. Sono stato uno sciocco ad evitarti. Certo che siamo amici, sei la persona alla quale tengo di più. Una sorella, come abbiamo detto nel gazebo di casa mia. Stasera vediamoci alla guferia. Avremo modo di parlare con calma. Draco."
Richiuse la pergamena e guardò fuori dalla finestra, il sole era caldo e illuminava il parco circondante il castello. Adorava il caldo tenue del sole di fine settembre, era come se le giornate rimanessero in qualche modo aggrappare alla stagione estiva appena conclusa.
"Ci sarò. C"

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 26 - QUALUNQUE DONNA ***


L'umore di Chloe era nettamente migliorato dopo aver ricevuto notizie da Draco. Non riusciva a trattenere la contentezza: quella sera avrebbe visto l’amico e non aveva dubbi che ogni cosa sarebbe andata apposto. Era troppo importante per rinunciarci senza lottare. Hermione, seduta accanto a lei, le sussurrò:
«Tutto ok?»
«A meraviglia... Ottime notizie... »
«Bene... Da ieri eri un po' strana, triste... Ammettilo hai un ragazzo... »
Chloe arrossì pensando a Draco, decisamente non era il suo ragazzo, anche se gli voleva molto bene. Molto più di certi suoi ex.
«No, solo un amico speciale.» rispose.
«Gli amici sono importanti, non lo metto in dubbio. Ma se una persona ti rende così felice, potrebbe essere anche amore. »
«Non nel mio caso. » fece una pausa. «Ma tra te e Ron... Potrebbe essere amore... »
Hermione divenne rossa in volto.
«Ron? » disse. «Non capisco cosa stai dicendo... »
«Hermione bisogna essere ciechi per non capire che ci volete bene. Vi piacete. Lui è davvero cieco a non vederlo. Sai sareste una bella coppia. »
«Smettila! » disse Hermione picchiando una mano sul braccio di Chloe che era posato sul tavolo.
Il rumore fu tale che la classe si voltò per guardarle, il professor Rhuf non s’interruppe e continuò a parlare con aria monotona della ribellione dei Folletti. La lezione di storia della magia era la peggiore a detta di tutti, soporifera all'inverosimile. Poco mancava che gli studenti crollassero addormentati nei loro posti, alcuni posavano la testa sui banchi e chiudevano gli occhi. La maggior parte però parlava con il vicino.
Quando la campanella suonava, tutti erano sempre felici di andare via da quell'aula.
«Che lezione avete ora? » domandò Harry avvicinandosi a Chloe e Hermione, mentre gli studenti uscivano di corsa dalla classe del professor Rhuf.
«Io incantesimi. » rispose Hermione.
«Arti Oscure. » disse Chloe consultando la sua tabella degli orari.
«Con me. » affermò il ragazzo. "Ron ora ha pozioni... Povero non lo invidio, solo con Piton! »
Risero, anche Chloe li imitò. Nemmeno a lei piaceva quell'uomo.
«Attenzione Serpeverde a ora sei! » esclamò Harry.
Chloe voltandosi vide Draco che parlava con un ragazzo alto e magro abbracciato a una ragazza che le ricordò uno struzzo. I Serpeverde li superarono, il ragazzo diede una spallata ad Harry talmente forte da farlo sbattere contro il muro. Tutti e tre risero.
Quando il gruppetto di Serpeverde, capitanato da Draco, superò i Grifondoro, Chloe si voltò a guardarli. Gli occhi di Draco incrociarono i suoi; le sorrise. Quel piccolo gesto fu sufficiente per dichiarare pace fatta. Quando si sarebbero visti quella sera avrebbero messo una pietra sopra al malinteso. Dopotutto era stato uno stupido bacio.

Lucius lesse velocemente il gufo ricevuto dalla moglie: Narcissa voleva vederlo. Probabilmente lo avrebbe lasciato per rifarsi una vita con Derek, la notizia non lo sorprendeva affatto. Erano anni che la loro relazione continuava nonostante la crisi, prima o poi sarebbe successo.
Era strano per Lucius ritrovarsi con la prospettiva di dover essere solo. Si era così abituato alla presenza della donna per casa, erano diventati amici con il tempo... Ma ormai l'accordo che avevano fatto di stare insieme per Draco non valeva più; il loro bambino era cresciuto, diventando un giovane uomo. Era giusto che entrambi si rifacessero una vita, tentare per lo meno di trovare la felicità.
Dopo la riunione con l'Oscuro Signore non avevano avuto modo di parlare con la moglie, ma quella sera Narcissa sarebbe venuta a Hogwarts proprio per chiarire la situazione che si era creata tra loro due. Ma Lucius sapeva fin troppo bene la realtà. Narcissa desiderava iniziare una nuova vita con quel stupido bamboccio: Derek.
Si guardò l'orologio da polso, tra un paio d'ore sarebbe arrivata. Nonostante fosse la cosa migliore per entrambi e, ormai, anche inevitabile, si sentiva abbastanza nervoso. Non riuscì a mangiare nulla durante la cena, continuava a guardare le lancette che scorrevano; troppo lente, a suo parere.
Ancor prima che il dolce venisse servito, si allontanò dalla Sala Grande per andare nel suo studio, si versò un bicchiere di whisky e lo svuotò in un sorso. Poi se ne concesse un secondo, che lo gustò meglio, sorseggiandolo piano.
Terminato anche il terzo bicchiere, sentì la testa girargli lievemente e la mente diventare più leggera. Si tolse la veste lunga e nera che utilizzava per il lavoro e si guardò allo specchio. Ci teneva molto al suo aspetto, ogni mattina correva per il parco del castello e, a tempo perso, faceva sollevamento pesi.
Si fece una doccia veloce poi iniziò a prepararsi per l'imminente incontro. 
Narcissa spaccò il secondo, bussò alla sua porta alle otto e mezza, puntuale come sempre. La strega indossava un abito scuro, da viaggio, i capelli stretti in una coda severa. Gli sorrise nonostante la ragione della sua visita.
«Buona sera, caro. È un vero piacere vederti. Ti trovo bene…» disse lei con tono amorevole, restando ferma alla porta.
Lui posò una mano sul suo braccio e le baciò la guancia.
«Mi spiace che sei dovuta venire fin qui. Sarei venuto io a casa… non ci sarebbero stati problemi.»
«Alcun disturbo, sono io che dopotutto voglio il divorzio. Mi sembrava il minimo da parte mia.»
«Avanti, entriamo e parliamo.» concluse, invitandola ad entrare e facendole strada fino al salottino.
Si accomodarono su un divano di pelle nera, Lucius aveva preparato già due bicchieri contenenti ghiaccio e whisky: di certo avrebbero avuto entrambi bisogno di bere.
«Allora, dimmi tutto. Ti ascolto.» iniziò il mago.
«Lo sappiamo fin troppo bene: siamo stati insieme per Draco. Ma ora è cresciuto. Nessuno dovrebbe stare con l'altro solo perché costretti. Meritiamo di avere un'opportunità. Entrambi meritiamo di essere felici.» disse la donna.
Lucius sogghignò, non poté far a meno di pensare che la moglie negli ultimi anni era stata lo stesso felice, tra le braccia di Derek.
Scosse il capo, non voleva pensarci. Erano anni che non sfiorava Narcissa, ma si sentiva comunque triste; separarsi dalla donna era dura. Avevano condiviso molti anni insieme, ma ora voleva delle risposte.
«Derek. Parlami di lui. »
Narcissa si stupì della domanda di Lucius: era la prima volta che il marito le chiedeva del suo compagno. Fino a quel momento Derek era stato considerato una figura astratta, lontana, ma ormai era inevitabile. Narcissa voleva costruirsi una vita con lui e Lucius sapeva che doveva farsene una ragione.
«Derek... Mi chiedi di lui dopo tutti questi anni...» fece una pausa. «Cosa sai di lui? »
«Quasi nulla.» rispose il mago, senza guardare la donna in volto.
Guardava oltre la finestra, il buio gli impediva di vedere oltre il vetro.
«Ci siamo conosciuti a scuola, proprio qui ad Hogwarts. Era un Serpeverde quando lo ero anch’io. Eravamo innamorati. Lo conoscevo ancor prima che i miei genitori organizzassero le nostre nozze. Sono stata costretta a chiudere il nostro rapporto. Mio padre ordinava; ed io e le mie sorelle obbedivamo. Non avevamo scelta.»
Lucius vuotò il bicchiere e se ne versò un altro.
«L'ho sempre amato.» aggiunse lei.
«Bene. Credo non ci sia altro da aggiungere... siamo amici da anni Narcissa, sai che non ti negherei mai nulla.»
«Mi hai trattata molto meglio di quanto meritassi.» scoppiò in un singhiozzo.
Lucius si allungò verso la donna e la strinse tra le sue braccia, cercando di consolarla. Le porse un fazzoletto candido.
«Tranquilla... non devi preoccuparti... andrà tutto bene. Dimmi un po', dove andrete a vivere?»
Narcissa si asciugò le lacrime con il fazzoletto, poi guardò l'uomo. Lucius notò che aveva gli occhi arrossati, le fece tenerezza.
«A Londra. Lui ha un loft a Picadilly o ci trasferiamo nella tenuta della sua famiglia nello Yorkshire. Dobbiamo ancora decidere.»
«Lo Yorkshire mi pare un bel posto dove vivere. Per quanto riguarda Draco?»
Silenzio.
Rimasero a fissarsi a lungo. Dovevano parlargli, ormai non potevano più farne a meno.
Ancora silenzio.
«Gli parlerò io.» convenne Narcissa. «È giusto che sappia da me tutta la verità. Se me lo permetterai vorrei che vivesse con noi. Tu sei troppo preso dai tuoi impegni tra l'insegnamento e i doveri che hai verso Lui.»
«Non ci sono problemi, forse però sarà opportuno dirgli tutto al termine dell’anno scolastico, non vorrei che questa notizia influisse negativamente nella sua istruzione; è il suo ultimo anno. Deve dare il cento per cento. E, se lui lo vorrà, sarò ben lieto di saperlo al tuo fianco.»
«Qualunque donna sarebbe fortunata ad avere il tuo amore.» concluse lei baciandolo sulla fronte, prima di andarsene.
Rimasto solo nell’ufficio, Lucius svuotò il suo bicchiere e quello che la moglie aveva lasciato nel suo. Dunque avrebbero divorziato. Sarebbe stato libero da ogni impegno nei riguardi della donna. Libero di innamorarsi nuovamente. Libero di pensare a Chloe.

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 27 - MISCHIARE IL SANGUE ***


Nella sala comune dei Grifondoro, Harry stava parlando concitato con Ron ed Hermione. Erano seduti sul divano davanti al caminetto acceso. Harry in mezzo ai due amici con sguardo serio, Hermione alla sua destra con un cuscino posato sulle gambe, stretto tra le braccia e Ron che guardava l’amico con sguardo sbigottito.
Chloe entrò e si avvicinò agli amici sorridente, accomodandosi sul tappeto accanto al fuoco. L’aria che tirava alla guferia era gelata, aveva bisogno di scaldarsi. Avvicinò le mani alla fiamma per poterne assorbire il calore. Si sentiva più tranquilla dopo aver parlato con Draco, si erano finalmente chiariti. Erano amici e quanto successo era tutto uno sbaglio che avrebbero dimenticato entrambi con piacere. Si erano lasciati amichevolmente, con un abbraccio e la promessa di rivedersi appena possibile.
Chloe si voltò e guardò il volto dei compagni, erano tetri e avevano smesso di parlare appena si era seduta con loro. Non comprese quell’atteggiamento; cosa stava accadendo?
«Tutto ok? Di che stavate parlando?» domandò Chloe, guardando i volti dei Grifondoro.
Harry stringeva tra le mani una busta. Chloe capì immediatamente cosa stava accadendo: l’aveva vista con Draco nella guferia e magari aveva udito stralci di conversazione.
La ragazza chinò il capo, alcune ciocche le caddero davanti al volto. Portò le mani sulla fronte e le fece scorrere tra i capelli sistemandoli dietro le orecchie. Non trovava una spiegazione plausibile, una bugia sufficientemente valida da spiegare l’incontro con Draco in un posto lontano da sguardi indiscreti. Una bugia sufficientemente valida da giustificare quello che Harry avrebbe potuto vedere.
Prima che potesse dire una parola, Harry esclamò irritato, quasi urlando.
«Perché invece di cercare una scusa, non ci dici semplicemente la verità?» domandò. Si era fidato della ragazza e ora si sentiva tradito, sfruttato da lei. Chissà cosa aveva nascosto a tutti loro. Era una bugiarda…
Chloe alzò il capo e, fissando gli amici negli occhi, sospirò.
«Non volevo che lo veniste a sapere così.» iniziò. Alzò gli occhi ed incrociò quelli di Hermione. La guardò a fondo, senza distogliere lo sguardo. Poi ripensò alla morte di suo nonno, a quanto aveva sofferto per la sua perdita: le immediatamente vennero le lacrime agli occhi. «Quando mi hai chiesto se avevo un ragazzo segreto, in classe durante l’ora di Rhuf, avevi ragione...»
Chloe vide lo sguardo della strega illuminarsi; aveva capito dove voleva arrivare. Ora, non le restava che farle credere che tutto fosse vero. Fu grata della sua abilità nel mentire.
«Già… Draco. Ci siamo conosciuti durante l’estate, in campagna. Quando con la mia famiglia ci siamo trasferiti qui da New York abbiamo cercato una casa, lontana da Londra. A mia mamma non piace la città. Per questo abbiamo lasciato la Grande Mela, troppo caotica... l’ho conosciuto durante un’escursione a cavallo. Abbiamo subito fatto amicizia, ma quella non ci bastava. Ho provato dei forti sentimenti per lui. Fin dal primo giorno... ci siamo innamorati. Abbiamo passato insieme molti momenti felici. Ma purtroppo terminata l’estate è stato più complicato; entrambi avremmo frequentato una scuola privata lontana da casa e ci siamo detti addio, sicuri che non ci saremmo rivisti fino all’estate successiva. Ma incrociarci alla stazione… al binario 9 e ¾… abbiamo capito tutto. Ovviamente, io non gli avevo detto di essere una strega e lui mi aveva mentito sul fatto che fosse un mago. Abbiamo pensato di poter continuare la nostra storia… dopotutto che problema c’era? Entrambi eravamo dello stesso mondo… ma poi quello stupido cappello mi ha smistata tra i Grifondoro… non è ironico?» fece una pausa, abbozzando un lieve sorriso. «Inizialmente non volevamo continuare il nostro rapporto: tra le nostre case c’è astio da sempre. Senza contare che lui è un purosangue, mentre io sono nata in una famiglia babbana. Non poteva funzionare… ma abbiamo voluto darci un’occasione.» concluse Chloe, asciugando le lacrime che rigavano il suo volto.
«Tu una Grifondoro e lui un Serpeverde. Non proprio una bella accoppiata.» esclamò Harry guardando l’amica. Pareva sconvolta, le fece pena.
«Avrei voluto dirvelo. Avrei voluto dirvi ogni cosa fin dall’inizio… ma Draco... mi ha supplicato di non dirvi nulla. Nessuno ci avrebbe capito. Non in questi tempi di tensione e, soprattutto, non tra noi due. Io amica di Harry Potter e lui… lui: il figlio di Lucius Malfoy.» fece una pausa. Si ricordò le parole di Lucius… chiamavano Tom Voldemort per suscitare paura. «Alleato di Voldemort. Un fedele Mangiamorte.»
Ci fu un lungo silenzio tra i quattro Grifondoro. Nessuno aveva il coraggio di parlare nuovamente. Stavano tutti pensando parole appena sentite. Chloe si alzò, traballante.
«Vi considero degli amici. Vi considero dei veri amici. Spero che il mio rapporto con Draco non sia ragione di litigio e rottura tra noi.» camminò verso le scale per raggiungere il dormitorio femminile. Fece qualche gradino, si fermò e guardò il gruppetto. «Draco non è una cattiva persona come credete voi. Ha un animo gentile. Deve comportarsi così perché è obbligato. La sua famiglia si aspetta molto da lui, lo mette sotto pressione e gli mette in bocca parole non sue. E invece, per quanto riguarda me… beh, che dire io sono semplicemente Chloe Summers… da New York. Sono la stessa ragazza che avete conosciuto sul treno a settembre.»
Salì le scale e si chiuse nel suo alloggio. Senza perdere tempo, afferrò la pergamena con la quale contattava Draco e gli scrisse quanto era appena accaduto. Era spaventata, gli tremava la mano mentre scriveva. Macchiò la pergamena con diverse gocce d’inchiostro. Si augurò che le avessero creduto.
Dall’agitazione, afferrò un pacchetto di sigarette, che aveva nascosto sotto il materasso, per essere certa che nessuno scoprisse il suo vizio, e ne accese una. Inspirò a fondo, si sentiva già più tranquilla. Fece un secondo tiro e si lasciò cadere supina sul letto.
Non attese molto, sulla pergamena apparvero delle parole. Draco aveva scritto velocemente, la calligrafia era quasi illeggibile.
“Chloe, spero che abbiano creduto alla tua storia. Fammi sapere cosa accade. Siamo stati imprudenti a incontrarci. D”
La ragazza ripiegò la pergamena e la ripose con cura nello zaino. Erano passati già una decina di minuti, quanto a lungo doveva ancora attendere per avere una risposta? Si accese una seconda sigaretta. L’attesa era insostenibile; un tiro dietro l’altro terminò anche questa.

«Non so voi, ma una che se la fa con il nemico è alquanto sospetta…» disse Ron appena udì la porta del dormitorio femminile chiudersi.
Hermione lo guardò accigliata.
«Ron smettila!» esclamò. «Certo è innamorata di Draco, ma al cuore non si comanda… hai forse dimenticato il suo amore idilliaco con Lavanda?»
Divenne rosso in viso.
«Che centra adesso? È storia vecchia. Qui si parla di un Serpeverde, Hermione! Io lo comanderei, il mio cuore… piuttosto che mischiarmi con uno di loro.» ribatté Ron con tono disgustato.
«E’ una brava ragazza. La conosciamo…» insisté Hermione.
«Non la conosciamo davvero.» convenne Ron, interrompendo l’amica.
Harry non fiatò, stava pensando alle parole della giovane. Lui aveva conosciuto un aspetto di Draco diverso da quello che presentava al mondo. Era accaduto durante il loro sesto anno, in un attacco d’ira lo aveva raggiunto fino al bagno per sfidarlo e, prima di attaccare, era certo di averlo visto piangere. Lo sguardo sconvolto del ragazzo riflesso nello specchio… non era tipico dell’arrogante Serpeverde che conosceva.
«Forse ha ragione.» concluse Harry. «Hermione. Ha ragione Hermione. Silente mi ha sempre detto di fidarmi del mio istinto e voglio farlo anche con lei. Io mi fido di Chloe.»
Ron stava per ribattere, ma fu interrotto da Hermione:
«Mi pare che siamo tutti d’accordo. Vero, Ron?»
«Ok… fidiamoci.» sospirò. «Io comunque non le rivelerei molte cose. Per prudenza…»
«Le abbiamo già detto molto… sa dell’Esercito di Silente e anche dell’Ordine. Finora non abbiamo avuto problemi. Sa di noi da inizio anno… credo che se avesse avvisato Voldemort e i suoi Mangiamorte a quest’ora lo sapremmo…» concluse Harry.
Harry ripensò alla ragazza e alle stranezze che la seguivano, tra cui le continue sparizioni: ora avevano un senso. Era per vedere Draco.
«Credo che l’abbiamo fatta aspettare fin troppo.» convenne Hermione. «La considero un’amica. Mi sono fidata di lei fin dall’inizio.»
«Tutti noi ci siamo fidati di lei.» precisò Ron.
«Che vuoi dire? Sputa il rospo, Ron!» esclamò Hermione esasperata.
«Solo che dovremo evitare di raccontarle tutto. O meglio, evitare di raccontarle altro.»
«Sì. Sono d’accordo. Fidarsi va bene, ma con prudenza.» convenne Harry.
«E’ figlia di babbani.» s’intromise Hermione. «Non credo che Voldemort voglia tra le sue schiere una “sporca mezzosangue”. Mi pare già fin troppo strano che Draco abbia sorvolato sulla purezza del sangue di Chloe… credetemi se uno fissato come Malfoy ci sorvola, allora dev’essere davvero profondo il loro legame.»
Ron rise divertito.
«V’immaginate quando il vecchio Malfoy saprà della relazione di Draco con una nata babbana?»
Anche Harry ed Hermione risero… per quella famiglia mischiare il sangue era inaccettabile. La purezza, per un Malfoy, veniva prima di tutto.



*** *** ***
Spero vi piaccia l'evolversi della storia, mi sta intrigando molto scriverla :) in questi giorni dovendo stare a casa per un incidente ho molto tempo libero...
Ringrazio molto Emma per i suoi bellissimi commenti... posso dire che la sto scrivendo anche per te ;)
Vi anticipo che ci saranno delle svolte interessanti.
Buona lettura a tutti e commentate liberamente!
Ale

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Capitolo 28
*** CAPITOLO 28 - TROLL E SUPPLICHE ***


«Fra tre settimane ci sarà un ballo in maschera qui al castello.» disse Hermione. «È il primo per te, Chloe, e credimi ti piacerà moltissimo! Festeggiamo Halloween… per noi maghi e streghe è una festa importante. Anche in America è così sentito Halloween per il mondo magico?»
«Halloween in generale è famoso in America. Sia tra maghi che babbani…» rispose Chloe.
Erano passate due settimane dalla discussione nella Sala Comune con Harry e gli amici e, fortunatamente, si erano chiariti. I rapporti erano rimasti comunque tesi, soprattutto tra Ron e Chloe. Non si fidava ancora di lei. Ogni volta che erano in compagnia, le rivolgeva a malapena la parola e quando la vedeva arrivare si zittiva immediatamente.
La notte dopo il chiarimento con gli amici Grifondoro, Chloe era sgattaiolata nell’ufficio di Lucius per spiegargli l’accaduto. Il mago non aveva preso bene la notizia. Era contento che la copertura non fosse saltata, ma era irritato dalla scusa che Chloe aveva utilizzato con Potter e gli amici.
La giovane strega aveva subito chiarito che il loro rapporto sarebbe rimasto platonico ma Lucius era comunque visibilmente preoccupato.
D’altro canto, aver rivelato una relazione, seppur fasulla, aveva dato modo a Chloe e Draco di mostrarsi liberamente alla luce del sole. Chloe era stata tassativa con l’amico; avrebbero finto una relazione, quindi niente baci o altre effusioni in pubblico.
«Dovremo andare a Diagon Alley o a Hogsmeade per comprare l’abito da sera…» convenne Hermione, mentre attraversavano il cortile del castello.
Chloe scosse il capo.
«Non mi occorre… ho talmente tanti abiti da sera a casa. Basterà chiedere a mia madre di spedirmene alcuni… ma, se vuoi, ti accompagno con piacere! Sarà divertente fare un po’ si shopping…»
Hermione sorrise. Rientrarono nel castello e attraversando il giardino interno, si diressero nei sotterranei per la lezione di Pozioni. Senza alcuna fretta, scesero le scale che conducevano nei sotterranei.
«Oggi Piton ci riconsegna i compiti in classe fatti settimana scorsa…» disse Chloe, rabbuiandosi ripensando al pessimo esame che aveva fatto.
«Ti è andato così male?»
«Non sapevo che rispondere a metà delle domande… e l’altra metà ho per lo più sparato risposte a caso. Sì. Direi che ho fatto decisamente un massacro…» concluse sconsolata.
Si accomodarono nella classe, alcuni posti erano già stati occupati da alcuni Corvonero. Le due presero posto in ultima fila. Mentre aspettavano l’arrivo di Piton, continuarono a parlare del ballo in maschera per Halloween.
«Silenzio!» urlò Piton entrando in classe.
Subito le chiacchiere cessarono, l’uomo chiuse la porta sbattendo. In mano teneva una cartelletta che conteneva i compiti. La sbatté con energia sulla cattedra. La tensione nella classe era palpabile.
«Orrendi! Ecco cosa sono i vostri compiti! Orrendi!» disse con tono altero, mentre passeggiava per la classe tra i banchi. «Pochissimi Accettabili… molti Scadenti e addirittura qualche Troll! Non ci siamo… non ci siamo affatto! Questo è il vostro anno di M.A.G.O. e non posso accettare voti così pessimi! È intollerabile! Per gli studenti peggiori ci sarà una severa punizione oltre ad una verifica settimanale, per gli altri insufficienti ci sarà solo la verifica settimanale e infine, per i pochissimi Accettabili, ci saranno dei temi da eseguire. Non approvo l’andamento di questa classe. Esigo voti migliori. Dovete migliorare.»
Nella classe nessuno parlò, tutti gli sguardi degli studenti seguivano il professore che girava tra i banchi.
«Darò gli esami a fine lezione. Ora procediamo con la lezione da dove l’avevamo lasciata la volta scorsa…»
Il resto della lezione tutte le orecchie degli studenti assorbirono ogni parola detta dal professore, Chloe sentiva il cuore battere all’impazzata. Era certa che sarebbe stata lei una dei peggiori nel test. L’idea di una punizione con Piton la terrorizzava, almeno non sarebbe stata l’unica studentessa presente. A quanto detto dal professore c’era più di una valutazione Troll.
La campanella risuonò nel sotterraneo annunciando il termine dell’ultima lezione pomeridiana, ma nessuno degli studenti si alzò dal proprio posto. Piton sogghignò, compiaciuto del risultato delle sue parole.
«Bene, chiamo i vostri nomi, ritirate il compito e chi ha ricevuto un Troll rimanga qui fuori ad aspettarmi.»
Era come ascoltare la sentenza di una condanna a morte. Ogni valutazione insufficiente, Piton ne gioiva segretamente.
«Granger, Hermione.» disse, porgendo il compito alla giovane: «Accettabile.»
Sentii chiaramente la ragazza tirare un sospiro di sollievo. Chloe salutò l’amica con una mano e rimase in aula in attesa di sapere la sua valutazione. Dopo due Scadenti, un Desolante e un Troll, Piton chiamò Chloe.
«Summers, Chloe Elisabeth.»
La ragazza si alzò in piedi di scatto e camminò con passo sicuro fino a raggiungere la cattedra.
«Bene… come sempre si dimostra la migliore… la migliore del peggio. La tua verifica potendo avrebbe meritato un voto inferiore al Troll. Purtroppo non esiste e quindi possiamo accontentarci di un Troll.» concluse con un ghigno beffardo sul volto.
Chloe gli strappò dalle mani il compito ed uscì dalla classe. Non le importava nulla delle valutazioni.  Non le era mai importato e mai le sarebbe importato.

«Bene, signori miei… voi tre meritate una punizione esemplare per la vostra assenza d’impegno. Signorina Edgecombe lei sarà impegnata con me in questa punizione. Ci vedremo domani. Alle otto. Puoi andartene.» subito la ragazza uscì dall’aula. «Signor Finnigan, lei sconterà la punizione con me, dopodomani. Sempre alle otto.» lo studente annuì e lasciò l’aula.
Chloe rimasta sola con Piton rimase a fissarlo in attesa del verdetto. Piton le fece segno di accomodarsi, obbedì. Prese posto al primo banco.
«Mi hanno informato che sei stata vista in compagnia di Draco nel castello. Vista da Potter in persona.»
«Sì, signore.» rispose la ragazza, dispiaciuta.
Era certa che Piton non avrebbe fatto cadere la cosa troppo velocemente. Si era sempre dimostrato fin troppo polemico e puntiglioso.
«Ammiro la tua prontezza mentale. Ha inventato una scusa plausibile… ma questo, purtroppo, non basta. Le avevamo raccomandato molte volte di stare attenta. Molto attenta. Ma lei non mi ha ascoltato. Non ha dato retta alle nostre raccomandazioni.»
«È successo settimane fa. La mia bugia è stata più che buona. Tutti hanno creduto alle mie parole.» Chloe fece una pausa. «Come mai vuole parlarne proprio ora? È storia vecchia.»
«In effetti non voglio parlare di questo.»
Si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla ragazza; la guardò negli occhi, chinandosi in avanti. Era la prima volta che Chloe vedeva gli occhi neri del mago, erano penetranti e tristi.
«E di cosa vuole parlarmi?» domandò.
«Di Lucius. Voglio parlare di Lucius e del rapporto che c’è tra voi.»
Chloe si mosse a disagio sulla sedia. Stava per replicare, per dire che non c’era alcun rapporto tra loro, che era solo uno stupido gioco, che lui era sposato e lei non si sarebbe mai messa tra una coppia… ma fu anticipata.
«Sono amico di Lucius da anni.» iniziò Piton con tono calmo, fissando la giovane. «E credimi quando ti dico che voglio solo il meglio per lui.» fece una pausa per valutare le reazioni di Chloe alle sue parole. «È chiaro che tra voi c’è una forte attrazione. L’ho capito io e potrebbero capirlo anche altri. Non è prudente. Per nessuno di voi due. Lucius è sposato e Draco è un tuo carissimo amico. Come potrebbero reagire le persone se vi lasciaste travolgere?»
Severus posò una mano sul braccio della ragazza. Chloe sussultò al tocco. Non si aspettava quella reazione, era stata colta di sorpresa. «Non complicare la vita al mio amico. Te lo chiedo come favore personale.»
Piton aveva deciso di non rivelare alla ragazza l’imminente divorzio di Lucius. Non voleva alimentare una storia che sarebbe stata sbagliata.
Chloe guardò il mago. La preoccupazione era evidente nei suoi occhi. Chinò il capo, guardando le sue mani posate sul tavolo. Anche lei voleva solo il meglio per Lucius.
«Va bene.» concluse Chloe.
Piton annuì: «Bene… puoi andare ora. Non avrai una punizione. Sappiamo tutti fin troppo bene che hai preoccupazioni più importanti di uno stupido esame di pozioni andato male.»
La giovane si meravigliò per la gentilezza del mago. Le sorrise e, prendendo la borsa contenente i libri, uscì dall’aula.  Severus aveva ragione: doveva pensare alla sua missione. C’erano in gioco molte vite e non poteva assolutamente distrarsi per Lucius. Anche se era un uomo meraviglioso.
Superò la Sala Grande, dove gli studenti stavano consumando la cena, aveva lo stomaco chiuso. Salì le scale e si rifugiò nella Torre dei Grifondoro; aveva bisogno di stare sola.

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Capitolo 29
*** CAPITOLO 29 - HALLOWEEN ***


Le settimane trascorsero fin troppo velocemente. Dalla lezione di pozioni, Chloe aveva preso molto sul serio la supplica di Piton. Comprendeva la difficile situazione in cui Lucius si trovava e voleva che fosse felice, non conosceva molto della sua vita sentimentale con Narcissa. Draco li rappresentava sempre come la coppia perfetta. Ma Chloe, per esperienza, sapeva che non era così facile; non è mai facile.
Ogni volta che incrociava Lucius per i corridoi, Chloe si sentiva soffocare. Senza parlare delle sue lezioni; erano diventate una vera tortura per la ragazza. Non alzava mai lo sguardo per paura di incrociare gli occhi grigi del professore, sapeva che avrebbe iniziato a fantasticare sul mago. In quelle settimane, Lucius aveva tentato di parlare parecchie volte con Chloe, ma la ragazza era diventata sfuggente. Non gli rivolgeva più la parola e cambiava strada quando si incrociavano per i corridoi del castello. Anche le novità in merito a Potter e all’Esercito le condivideva con Severus, aveva chiuso ogni contatto con lui e, Lucius, si chiedeva quale fosse la ragione di quel comportamento: temeva di averla offesa.

La mattina del 31 ottobre, come ogni anno, fu annunciato agli studenti che le lezioni sarebbero terminate prima di pranzo, per permettere a tutti gli studenti di prepararsi per il ballo in maschera organizzato dalla scuola.
Hermione e Chloe si stavano preparando nella loro camera. Alla radio risuonavano canzoni allegre, Chloe stava sistemando i capelli dell’amica, facendo un elaborato raccolto; le era sempre piaciuto acconciare i capelli. La rilassava sempre pettinare le amiche e quand’era bambina si rilassava pettinando le sue bambole.
«Allora che abito hai scelto per stasera?» chiese Hermione guardando l’amica attraverso lo specchio.
«Ho deciso per quello nero e oro, con la gonna in tulle. Credo sia il migliore che abbia e poi è davvero perfetto con la maschera che ti ho mostrato ieri. Quello rosso è magnifico, ma credo mi sbatta un po’.»
Hermione pensò immediatamente alla maschera dell’amica: era nera e ricordava le ali spiegate di una farfalla, senza parlare dei maglifici dettagli Swarovski.
«Sì, davvero d’effetto. Piacerai moltissimo a Draco con quel vestito e quella maschera. Lo incanterai! Ne sono certa!»
«Lo spero davvero! È da moltissimo che non la indosso, la maschera intendo… quasi non ricordavo d’averla...»
«Come puoi dimenticarti di un oggetto così magnifico?» le chiese Hermione meravigliata, voltandosi per guardare l’amica direttamente negli occhi.
Chloe si accomodò sul letto e poggiò la testa a un palo che sorreggeva il baldacchino. Hermione si alzò e si accomodò accanto all’amica, l’abbracciò e, chinandosi in avanti, disse:
«Chloe cosa succede? Sai che puoi parlarmi di qualunque cosa!»
«Niente…» rispose la ragazza, mentre gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime.
«Non mentirmi… non ne sei capace.»
Chloe si asciugò le lacrime e guardò Hermione.
«Questa maschera mi riporta a un periodo davvero buio della mia vita.»
«Cosa vuoi dire? Che periodo buio?»
Chloe respirò a fondo e inspirò l’aria, scuotendo il capo.
«È stato un dono di mia nonna. Era sua questa maschera. Me la regalò per un ballo in maschera di alcuni anni fa. Mia madre voleva solo aiutarmi, darmi una mano per controllare l’ansia  che avevo. Ma, con il passare del tempo, non potevo più farne a meno… ero diventata dipendente da quei farmaci. Ora sto meglio… dell’ultima volta che ho indossato quella maschera ricordo poco e niente. Dovevo partecipare alla festa dell’ultimo giorno dell’anno. Era il 31 dicembre del ‘99… avevo litigato con i miei genitori e avevo deciso di non andare al party insieme a loro. Ero così furiosa! Sono scesa dall’auto ad uno stop e sono andata per locali; ho bevuto molto, mischiando dei farmaci… beh, diciamo che l’effetto non è stato uno dei migliori. Non ricordo quasi nulla della serata, dopo il primo drink ho solo ricordi sbiaditi… so di essere andata alla festa, alla fine. Ma non so come ci sono arrivata, né cosa sia accaduto. Suppongo che mia madre mi abbia convinta; una cosa ricordo, o per lo meno credo di ricordare… ho conosciuto un uomo. Non ricordo il suo volto… forse non l’ho nemmeno visto. Sai, essendo un ballo in maschera… ma ero rimasta affascinata da lui. Dal suo sguardo… i suoi occhi…» concluse Chloe sognante.
Dell’uomo ricordava solo gli occhi: grigi. Forse anche questa era una delle ragioni per cui era così ossessionata da Lucius. Avevano occhi così simili…
«Ora stai meglio però… vero?» le chiese Hermione preoccupata.
«Sì. Molto meglio. Ho passato due mesi in clinica per disintossicarmi e ora sono dipendente solo dalla nicotina!» rispose scherzando.
Hermione però non era ancora convinta. Chloe si alzò dal letto e, piroettando per la camera, raggiunse lo specchio. Si fermò davanti ad esso e, prendendo un rossetto bordeaux, se lo mise, schioccando poi le labbra in direzione del suo riflesso.
Voltandosi poi verso l’amica, esclamò: «Prepariamoci! Sono le otto… stasera voglio divertirmi!» fece una pausa, mentre raggiungeva l’amica ancora seduta sul letto. Le prese le mani e facendola alzare con la forza, continuò: «E ti divertirai anche te! Me lo sento… stasera si dichiarerà! Ne sono certa!»
Hermione arrossì: «Non dire sciocchezze!»
«Gli piaci e lui piace a te! Perché continuare a mentire? Non è meglio vivere l’amore?»
«Come tra te e Draco? Dev’essere stata dura per te mentirci per tutto questo tempo… temevi che avremmo chiuso con te solo per questo?»
«Non è “solo per questo”, è molto di più. Sono a conoscenza del vostro passato burrascoso… ma ora lui è cambiato.» scosse il capo. Non doveva parlare di questo. Poteva tradirsi: «Comunque finiamo di prepararci!»
Chloe camminò fino all’armadio, dal quale estrasse un abito di tulle nero, con il corsetto di pizzo e diversi dettagli ricamati dorati. Lo mise e si voltò verso l’amica.
«Allora, come sto?» le domandò.
«Sei stupenda… non raccogliere i capelli. Stai decisamente meglio tenendoli sciolti…»
«Dici?» chiese Chloe voltandosi verso lo specchio.
«Decisamente sì.» rispose la strega, alzandosi dal letto e prendendo il suo abito.
Chloe la aiutò ad allacciarsi la veste: era viola e fatta principalmente di seta, con vari dettagli svolazzanti.
«Anche tu sei perfetta!» concluse Chloe guardando l’amica, quell’abito metteva in risalto il corpo della ragazza. Non si era mai accorta di quanto bella potesse essere, forse perché si nascondeva sempre dietro strati di abiti, a volte di una taglia più grande.

Hermione aveva raggiunto Ron ed Harry, lasciando Chloe sola in cima alla scalinata. La ragazza osservò i tre amici che entravano nella Sala Grande, Ron era affascinato dalla Grifondoro. Dalle scale, Chloe attendeva di vedere Draco salire dai sotterranei; era in anticipo di alcuni minuti e preferiva non aspettare il ragazzo da sola, in mezzo alla folla. Si sarebbe sentita in imbarazzo, conosceva poche persone e non socializzava facilmente.
«Signorina Summers, in attesa di qualcuno?»
La ragazza sussultò dallo spavento. Voltandosi si scontrò con Albus Silente, stava camminando con l’appoggio di un bastone.
«Buona sera, professore.» rispose la ragazza.
«Magnifica serata per un ballo. Non trova anche lei?»
«Certo… non ero abituata a simili festeggiamenti nella mia vecchia scuola.»
«Parlando della sua vecchia scuola… New York giusto? Ho fatto richiesta del tuo fascicolo. Mi occorre per sapere il vostro livello magico. Non dovrò aspettarmi delle sorprese, giusto?»
Chloe si morse il labbro inferiore, non avrebbe trovato nulla a New York, né in nessun’altra scuola di magia al mondo.
«Nessuna sorpresa.» rispose la ragazza, sorridendo.
«Bene… ottimo! Allora buon Halloween, signorina Summers.»
«A lei, professore.»
Rimase ferma a guardare le spalle del mago, non sembrava crudele come lo avevano dipinto Tom e gli altri. Certo, metteva soggezione. Ma per via dell’alone di forza che lo circondava, era quasi palpabile.
Superò alcuni studenti, salutandoli calorosamente e, facendo strada alla professoressa McGranitt, entrò nella Sala, dalla quale proveniva già della musica. Chloe spostò l’attenzione alla scalinata dei sotterranei, stavano salendo alcuni Serpeverde; tra loro non scorse Draco.
Guardò il grande orologio che sovrastava l’ingresso alla Sala Grande, mancavano ancora due minuti. Sospirò.
E poi lo vide: risalire le scale da solo, il sorriso sul volto ed i capelli al vento, senza gel e lasciati ricadere sul viso. Il volto pallido coperto da una maschera nera. Era davvero bello. Portava una lunga veste da cerimonia, anch’essa nera, ed il manto sfiorava il pavimento. Si fermò voltandosi e, guardando alle sue spalle, disse alcune parole.
Chloe sorrise: era bello. Prima di scendere le scale, guardò l’abito che portava; le stava a pennello, si ravvivò i capelli, scuotendoli alla nuca, alcuni boccoli le ricaddero sulle spalle e sul petto. Fece un passo in avanti, uscendo da dietro la colonna, ed iniziò a scendere la scalinata a testa alta.
 
«Draco non sto scherzando!» disse Lucius Malfoy, mentre seguiva il figlio su per le scale.
Lucius da quando aveva saputo della messinscena tra il figlio e Chloe era diventato irascibile. Non accettava che questa finta relazione potesse evolversi in qualcosa di più. Sapeva di finte relazioni divenute reali, con il tempo. La giovane strega lo aveva ignorato nelle ultime settimane, avrebbe voluto parlarle: rivelargli che stava divorziando e che non era più un uomo sposato…
«So che non scherzi! Prendo sul serio la missione.» rispose Draco, voltandosi verso il padre. «Siamo amici, io e Chloe! Non preoccuparti!»
Il giovane Serpeverde si voltò nuovamente e istintivamente risalì la scalinata, raggiungendo il giardino interno. Alzò lo sguardo e la vide. Era magnifica con quella veste nera e dorata. Si fermò incantato, non trovava parole...
Lucius superò il figlio: «Datti una mossa, Draco! Ma che…»
Guardò nella stessa direzione del figlio e tutto fu chiaro: Chloe era sulla scalinata e stava scendendo per raggiungere Draco. La osservò: si sentì gelare il sangue. “No! Non è possibile! Non è affatto possibile!” pensò.
«Ci vediamo dopo.» salutò il figlio, mentre si allontanava velocemente dal cortile. Entrò nella Sala Grande, doveva parlare con Severus. Lo cercò tra la folla: c’era troppa gente. Disperato iniziò a vagare per la sala, senza meta in cerca del mago.
«Eccoti finalmente!» esclamò, quando lo scorse seduto in un angolo della sala, mentre lo raggiungeva.
«Lucius che accade?» chiese il mago, guardando l’amico.
«Sev non posso crederci… non posso crederci…» disse mentre si sedeva al suo fianco e prendeva il volto tra le mani.
«Calmati, per favore. E dimmi, cosa accade?»
«Avevo già conosciuto Chloe… prima di quest’estate. L’avevo già conosciuta…» sussurrò, senza alzare lo sguardo.
«Quando? Ma di che stai parlando Lucius?» chiese incuriosito Piton.
«Ricordi la notte di capodanno del 2000?»
«Sì… aspetta… ricordo che eri infuriato, non solo per la nostra sconfitta, ma anche per l’atteggiamento di Narcissa. Era uscita di casa, giusto? Per raggiungere Derek. Allora sei andato a Londra e hai conosciuto una ragazza…» s’interruppe, guardò l’amico ancora chino al suo fianco. «Mio dio. Non dirmelo: la ragazza… era Chloe?»
«Sì. Ne sono più che certo! Era lei. La ragazza di quella notte è lei.»
«Perché sei così sicuro?» gli domandò.
«La maschera. Indossa la stessa maschera di quella notte…»
Lucius voltò lo sguardo verso la folla per intercettare la strega: stava ballando con Draco. Era meravigliosa.
«Guardala in volto.» disse a Severus indicandola.
Appena vide la maschera che Chloe portava non ebbe dubbi. Si ricordava come fosse accaduto ieri: Lucius aveva raggiunto casa sua, era quasi l’alba. Bussò alla porta finché non svegliò anche alcuni vicini. Appena entrò nel soggiorno, Piton gli offrì un caffè bollente. Aveva bevuto, ma sembrava comunque lucido. Non lo aveva mai visto così agitato…
«Sev ho incontrato una ragazza…» gli disse. «È stupenda. Un raggio di sole nella mia vita…»
Gli aveva parlato dell’incontro per ore. Parlandogli di ogni cosa, ogni dettaglio. Raccontandogli del bacio e della sintonia che sentiva… Infine, Lucius aveva disegnato la maschera che portava: sembravano le ali di una farfalla, ritrasse anche i suoi occhi di ghiaccio.
«Dunque è lei. È davvero lei? La ragazza che ti ha ossessionato per diversi mesi…»
«Ed è sempre stata qui.» concluse guardandola danzare con il figlio. «Non posso credere d’averla persa nuovamente… non mi ha nemmeno riconosciuto.»
«Portavi una maschera che ti copriva il volto…» tentò di spiegare Severus.
«Ci siamo incrociati sulla strada. Lì non indossavo una maschera.» fece una pausa. «Evidentemente non ero niente di speciale per lei. Mi ha dimenticato…»
Voltò lo sguardo in direzione della giovane che stava ridendo tra le braccia di Draco. Avrebbe voluto essere al posto del figlio per poterla stringere tra le sue braccia… annusare il suo profumo e massaggiargli i capelli; le cadevano così morbidi sulle spalle. Era stupenda!
«È giusto così. Non trovi?» disse Piton.
«Cosa intendi con “è giusto così”?» chiese Lucius guardando l’amico, irritato.
«Mi pare ovvio, no? Lei è giovane. Troppo per te. Non guardarmi così, Lucius! Sai perfettamente che ho ragione… non vuoi ammetterlo a te stesso. Ma ora che Narcissa ti ha lasciato, puoi goderti finalmente la vita, la libertà. Ci sono molte donne che farebbero la fila per avere al loro fianco un uomo come te. Sei di buona famiglia, ricco e, ammettiamolo, hai anche un bell’aspetto. Trovati una donna della tua età. È meglio così.»
Lucius spostò l’attenzione nuovamente sulla ragazza che stava ballando, facendo muovere l’abito scuro che portava: era meravigliosa. Le cadeva sul corpo in modo perfetto, sottolineando la curva dei fianchi. Senza volerlo guardò la scollatura a cuore del vestito: stretto abbastanza da sottolineare il seno sodo della giovane.
Come avrebbe potuto dimenticare la ragazza? Soprattutto adesso che l’aveva riconosciuta. Chloe era Beth. La Beth che gli aveva dato un po’ di felicità nel periodo più buio della sua vita. La Beth che gli aveva dato una speranza nell’amore.

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Capitolo 30
*** CAPITOLO 30 - LEZIONI PRIVATE ***



«Sono stanca. Ti va di fare un giro nel parco? Un po’ d’aria mi farebbe bene.» disse Chloe guardando Draco.
«Certo, iniziavo ad essere stanco pure io. Aspettami qui, vado a prenderti un cappotto. Fuori fa davvero freddo… gelerai con solo quello addosso.» disse mentre si allontanava dalla pista.
Rimasta sola, Chloe si guardò attorno per vedere come fossero vestiti gli altri maghi e streghe. Tutti indossavano abiti sgargianti e alcuni portavano delle maschere davvero spettacolari; alcune animate. Tra la folla vide Hermione ballare stretta tra le braccia di Ron, sorrise. Finalmente si erano dichiarati: “Era ora! Chissà da quanti anni si amavano in silenzio…” rifletté, continuando a guardarli con interesse.
Si sentiva osservata, si guardò attorno e poi capì; seduto in un angolo, in compagnia dell’amico Severus, Lucius non la perdeva di vista. Aveva un’espressione triste, sembrava perso. Il mago continuò a fissarla nonostante la giovane si fosse accorta di aver attirato il suo interesse. Il cuore di Chloe iniziò a battere forte e la nausea crebbe nel suo stomaco: senza volerlo, il suo umore mutò. La malinconia negli occhi di Lucius divenne contagiosa. Il sorriso, che fino a poco prima illuminava il volto della giovane strega, pareva lontano, un ricordo molto lontano.
Dio quanto avrebbe voluto correre da lui e stringerlo con forza tra le sue braccia!
«Chloe! Eccoti qui!»
La voce di Draco la distrasse dai suoi pensieri. La strega si voltò e donò all’amico un sorriso finto. Il ragazzo le stava porgendo una mantella pesante con la quale ripararsi dalla brezza autunnale.
«Andiamo… inizia a mancarmi l’aria.» concluse la ragazza, accettando il manto che l’amico gli porgeva e camminando veloce verso l’uscita della Sala Grande. Doveva allontanarsi da Lucius. Doveva allontanarsi dai suoi occhi magnetici.

Il cortile del castello era stato addobbato con diverse zucche intagliate; tutte galleggiavano sospese mezz’aria, illuminando tenuemente i corridoi. L’atmosfera era perfino quasi romantica e, seduti sulle panchine, c’erano diverse coppiette appartate in cerca di momenti romantici, lontane da occhi indiscreti. Chloe camminava in silenzio accanto a Draco, la mano stretta a quella dell’amico. Nessuno dei due aveva voglia di parlare. Quel silenzio era meraviglioso. Camminarono a vuoto per circa mezz’ora, fino a raggiungere un ponte laterale che conduceva direttamente alla Foresta Proibita.
«Adoro questo posto.» disse Draco guardando il ponte. «Guardare il vuoto, sotto di te… mi fa così sentire così…» rifletté per alcuni minuti alla parola giusta. Respirò a fondo, l’aria era fresca e piacevole. «Vivo.» concluse voltandosi verso la ragazza.
Chloe strinse con forza entrambe le mani attorno al braccio dell’amico, posando il capo sulla sua spalla, in cerca di affetto. Draco l’abbracciò, posando a sua volta la guancia sulla testa di Chloe.
«Il mondo fa davvero schifo.» esclamò la Grifondoro.

Camminarono fino a raggiungere il ponte e lo attraversarono arrivando a metà, allora si fermarono e posando i gomiti sul parapetto osservarono il panorama. Le parole non occorrevano; non tra loro e non in quel momento. Rimasero in silenzio a fissare il vuoto che li circondava: nessuna luce, solo buio e ombra.
 
La campana rimbombò, annunciando la mezzanotte. Il ballo sarebbe terminato a momenti e gli studenti stavano raggiungendo i loro dormitori. Draco aveva insistito per accompagnare l’amica fin sotto la scalinata che conduceva alla Torre dei Grifondoro. Era stata una magnifica serata, nonostante i lunghi silenzi.
«Dormi bene…» sussurrò Draco, abbracciando l’amica prima di tornare nei sotterranei.
Chloe rimase ferma mentre fissava il ragazzo allontanarsi. Si sedette per terra, l’abito si aprì attorno a lei come una nuvola nera. Dalla scollatura del corsetto estrasse un portasigarette; non aveva potuto fumare prima, Draco odiava il vizio dell’amica e non perdeva occasione per ricordargli i danni della nicotina e del fumo.
Adorava il silenzio che regnava nel castello di notte. Tutti gli studenti dormivano ed i professori erano nei loro alloggi. Nessuno che la disturbava. Nessuno che interrompeva i suoi pensieri. Ogni tanto passavano dei fantasmi, ma non la degnavano di uno sguardo, procedevano come se per loro non esistesse.
Tenendo la sigaretta stretta tra le labbra, si sfilò la maschera. Iniziava a fargli male, soprattutto sulle guance. Tenendola in mano la fissò, perdendosi nei suoi intrecci e nella lucentezza delle pietre che brillavano alla luce delle candele .
«Fumare fa davvero male, signorina Summers.»
La voce del professor Piton la raggiunse alle sue spalle, stava scendendo la scalinata di corsa, in mano teneva stretta una lettera. Chloe si alzò.
«Buona sera, professore.» disse, gettando il mozzicone per terra.
Piton schiacciò la cicca della sigaretta e guardò torvo la giovane: «Dobbiamo parlare. Ho notizie da parte di… Tom.» concluse.
«Non possiamo domani? Sono stanca. Vorrei andare a letto.» disse la giovane con tono di supplica.
Il mago scosse il capo: «Mi spiace ma non posso attendere. Seguimi. Andiamo nel mio ufficio.»
Prima di alzarsi, Chloe si sfilò le scarpe che portava: «Non sento più i piedi con queste scarpe!» si giustificò, notando lo sguardo interrogativo di Piton davanti al suo gesto.

«Ho ricevuto una lettera nel primo pomeriggio.» disse Piton, non appena chiuse la porta del suo ufficio alle spalle della ragazza.
Chloe lo guardò. Il professore srotolò la pergamena che teneva in mano e lesse il contenuto:
«Severus, voglio che sia sviluppato ed esercitato il potere di Chloe. Confido nelle tue capacità d’insegnante per favorire la sua crescita magica.» fece una pausa. «Dice altro, ma non credo ti interessi. In ogni caso, dovremo iniziare queste lezioni private. Discuteremo meglio da quando cominciare. Credo che uno studio intensivo sia l’approccio migliore. Quindi per tutte le sere.»
«Tutte le sere?»
«Per due ore.» aggiunse il professore, ignorando le proteste della ragazza.
«Due ore?»
«Sì, mi spiace ma abbiamo riposto in te una grande fiducia. Crediamo in te, puoi esserci di enorme aiuto. Potresti mettere la parola fine a questi scontri.»
Chloe rimase in silenzio. Sarebbe stato un sacrificio per lei rinunciare alle serate con Draco, ma doveva farlo: questo sforzo da parte sua serviva anche per proteggere l’amico.
Annuì con un cenno di capo.
«Ottimo. Giustificheremo i nostri incontri come punizione. Dobbiamo rendere tutto credibile agli occhi degli altri studenti e degli insegnanti.»
«Ancora punizioni.» sospirò la ragazza.
«Voglio darti un po’ di tempo. Non credo sia un problema per te, metterti nei guai: ho ricevuto della documentazione interessante dal collegio che frequentavi nel mondo babbano… l’incendio nel laboratorio di fisica… creare guai è una tua specialità!»
Chloe sorrise ripensando alle bravate che aveva fatto durante la sua carriera scolastica.
«Bene, se non c’è altro da aggiungere puoi andare. Non vorrei crearti problemi se ti trovano a vagare per i corridoi.»
La strega raggiunse la porta, stava per uscire, ma si voltò guardando il professore che nel frattempo si era accomodato sulla poltrona, dietro la scrivania.
«Silente ha richiesto la mia cartella scolastica da New York.»
«Stiamo già provvedendo per fornirgli le informazioni che cerca.»
«Ah, ok. Bene… allora, se non c’è altro, buonanotte.» concluse, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mentre risaliva le scale, pensava al volto di Piton seduto sulla poltrona: sembrava così solo.

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Capitolo 31
*** CAPITOLO 31 - OCCLUMANZIA ***


Hermione era ancora sveglia ad attendere il rientro dell’amica. Si era già cambiata e preparata per la notte, ma non riusciva a prendere sonno. Sentì un delicato rumore di passi risalire le scale dei dormitori femminili, fissò la porta in attesa di sapere se era l’amica che rientrava.
Era passata un’ora dal termine del ballo e temeva che fosse stata beccata fuori dal letto da Gazza e ripresa per una punizione.
«Hermione… sei ancora sveglia?» esclamò la ragazza, meravigliata nel trovare l’amica sveglia.
«Ero in pensiero… non ti ho più vista al ballo…» fece una pausa e sorrise: «Eri con Draco?»
«E tu eri con Ron?» domandò tagliente Chloe a sua volta.
«Se me lo chiedi vuol dire che conosci già la risposta…» rispose la brunetta sorridendo.
Chloe si avvicinò al letto e posò sul comodino la maschera che aveva portato durante il ballo ed iniziò a sfilarsi il vestito.
«Eravate bellissimi insieme, nella pista da ballo.» fece una pausa, voltandosi per guardare Hermione in volto. Poi aggiunse: «La vostra felicità era a dir poco contagiosa, emanavate gioia!»
«Sei esagerata come sempre…» rispose, arrossendo ripensando alle mani di Ron che la stringevano ai fianchi.
«Non esagero affatto!» concluse Chloe, mentre s’infilava il pigiama.
Si avvicinò all’amica e si accomodò sul suo letto, al suo fianco: «Credimi, riconosco un sentimento quando lo vedo. E tra voi c’è amore, da quando vi ho visto, ero certa che sarebbe finita così.»
«E con Draco? Eravate bellissimi anche voi. Sei stata con lui finora?»
«Sì…» rispose Chloe.
«Lo… avete fatto?» domandò curiosa Hermione, abbozzando un mezzo sorriso.
«Qualunque cosa venga detta in questa camera rimane tra noi.» fece giurare l’amica.
«Croce sul cuore!» esclamò, facendosi il segno della croce sul petto con la mano destra.
«Ok. Sono stata con Draco, abbiamo passeggiato per il castello volevamo solo stare soli all’inizio… ma poi abbiamo… siamo arrivati fino alla porta dell’aula del professor Rhuf, sai la lascia sempre aperta… ne abbiamo approfittato» concluse mentendo la ragazza.
Hermione strillò dall’entusiasmo, abbracciando la compagna di stanza: «Sono così felice per te! Davvero, davvero, davvero felice!».

Il giorno seguente, le lezioni furono sospese per permettere agli studenti di riprendersi dopo i festeggiamenti della sera precedente. Tutti parlavano della sera precedente, il party di Halloween era quello meglio riuscito degli ultimi anni. Ogni cosa era stata perfetta e i pettegolezzi sugli avvenimenti erano all’ordine del giorno.
Indossando abiti babbani e non la consueta divisa di Hogwarts, Chloe ed Hermione scesero nella Sala Grande per la colazione. Harry e Ron erano già seduti al tavolo e stavano gustando un abbondante piatto di porridge. 
«Ciao Hermione.» salutò prontamente Ron, abbandonando il cucchiaio nella ciotola e indicando il posto libero davanti al suo.
Entrambi arrossirono, mentre si fissavano incantati senza aggiungere parola.
«Noi non esistiamo nemmeno…» sussurrò Harry, sporgendosi in avanti sul tavolo verso Chloe.
La ragazza sorrise e guardò gli amici, seduti accanto a loro: erano davvero carini insieme.
«Ieri non ti ho visto alla festa…» disse Chloe, guardando il ragazzo.
«Sì, sono salito presto in camera. Ero stanco… da qualche settimana sto prendendo lezioni di Occlumanzia…» notando lo sguardo smarrito della ragazza, Harry le spiegò: «L’Occlumanzia è un’arte magica molto complessa e avanzata. Permette di impedire ad altri maghi di leggere nella tua mente, di scavare nella tua memoria e di captare i tuoi pensieri. Sono davvero stressanti, le lezioni. Ogni volta che cercano di entrare nella mia mente ed io devo bloccare questa intrusione è insopportabile. Ti fa venire un mal di testa…»
«Come mai le prendi allora?» chiese incuriosita Chloe.
«Mi occorre apprendere questa tecnica per via del mio legame con Voldemort. Per tenerlo lontano dalla mia mente, dai miei ricordi e pensieri.»
Chloe assorbì questa informazione, pronta per riferirla al professor Piton alla prima occasione. Ma la sua curiosità era troppa, doveva fare altre domande in proposito, era certa che Severus avrebbe preteso ulteriori informazioni.
«Quindi tu puoi vedere nella mente di Voldemort? Quando vuoi?»
«Non sempre. Percepisco i suoi stati d’animo quando è particolarmente arrabbiato o felice e, se mi lascio andare, riesco a vivere la sua vita attraverso i suoi occhi… è davvero orribile.» concluse, concentrandosi sul porridge.
«Diventi lui.» concluse la ragazza più a sé stessa che ad Harry. Il mago guardò la ragazza. «Non lo dirò a Draco, tranquillo.» concluse sorridendo.
«Non ti ho chiesto di mentirgli…»
«Ma credo sia prudente, no? Suo padre è sempre Lucius Malfoy e tutti sappiamo a chi volge la sua fedeltà…» convenne Chloe, lasciando sottointeso che sapeva l’importanza di quell’informazione se fosse detta alle persone sbagliate.
Harry le sorrise, grato per la sua amicizia.
«Ciao ragazzi… ciao Chloe…» disse Draco mentre si avvicinava al tavolo dove si era accomodata la ragazza.
Lo sguardo di Chloe s’illuminò.
«Posso accomodarmi?» chiese indicando il posto libero accanto alla bionda.
«Certo…» rispose Harry.
Chloe gli fece posto, gettando per terra la borsa che si era portata dietro, colma di libri da restituire in biblioteca.

«È intollerabile vedere Draco in compagnia di quella marmaglia di traditori del proprio sangue e mezzosangue…» disse sottovoce Lucius, fissando il figlio prendere posto accanto a Chloe.
«Calmati Lucius… è solo per la copertura.» rispose Severus. «Piuttosto, ieri sera ho ricevuto notizie dall’Oscuro Signore, dice di iniziare la preparazione della ragazza.»
«L’ha chiesto a te?» domandò stupito Lucius.
«Effettivamente no. Voleva che fossi tu ad istruirla, ma ho pensato fosse meglio tenerti lontano da lei. La guardi come se volessi mangiarla.» convenne Piton.
Lucius guardò l’amico con aria contrariata.
«Non guardarmi così. Lo faccio per il tuo bene. Devi dimenticarla: è solo uno strumento per raggiungere il nostro scopo. Liberare la nostra comunità dalla feccia, data la sua utilità, sono certo che l’Oscuro Signore non esiterà a liberarsene. E poi, cosa credi che penserà quando alla fine capirà la verità? Le abbiamo mentito. Tutti noi.»
«Quando inizierete a lavorare insieme?» chiese Lucius mentre sorseggiava un caffè nero, riflettendo sulle parole dell’amico.
«Non abbiamo ancora stabilito un giorno preciso, voglio darle un po’ di tempo. Comunque ci incontreremo tutte le sere, spero solo che in questi mesi sia entrata in contatto con la sua magia, comprendendola. Questo ci aiuterà nel nostro compito.»
«Sono proprio curioso di sapere quanta forza possiede…» concluse Lucius guardando la giovane mentre sorrideva e scherzava con Draco e Potter.

Solo a metà pomeriggio, Chloe riuscì a incontrare il professor Piton per raccontargli della capacità di Harry di percepire i pensieri di Tom. Il resto della giornata era stata in compagnia degli amici ai Tre Manici di Scopa; solito ritrovo degli studenti nei momenti liberi.
«Professore, mi scusi, ho bisogno di farle delle domande in merito al tema sul Distillato della Morte Vivente che ci ha assegnato l’altro giorno.» disse Chloe, mentre si avvicinava a Piton.
Il professore era in compagnia della professoressa McGranitt e stavano discutendo circa gli orari degli allenamenti di Quidditch. Entrambi cessarono di parlare, volgendo l’attenzione alla ragazza.
«Non si preoccupi, signorina Summers. Stavo giusto andando. Allora, segno i Grifondoro per domani sera e i Serpeverde, domani, sempre alle 18?»
«Grazie, Minerva.» annuì Piton.
Nessuno dei due parlò finché la professoressa non fu abbastanza lontana per non udire la conversazione.
Poi, Piton guardò la ragazza e sorrise.
«Non vi ho assegnato alcun tema…»
Chloe fissò l’uomo: «Lo so… era una scusa. Ho bisogno di parlarti.»
«Andiamo nel mio ufficio.» concluse facendole strada.
Solo quando la porta fu chiusa, Chloe raccontò al professore ogni parola che Harry gli aveva rivelato cercando di non dimenticare nulla. Severus ascoltava le parole con attenzione, non pareva particolarmente preoccupato da quelle informazioni.
«È importante giusto? Tom deve saperlo che può essere spiato da Harry…» insisté la ragazza.
«Non me ne preoccuperei… Tom è abile e saprà mascherare al meglio i suoi pensieri… non corriamo rischi a mio parere. Continua a tenere le orecchie aperte. Tutte le informazioni che riuscirai ad ottenere ci sono utili.»
Chloe guardò il professore, meravigliata dalla sua noncuranza. Secondo lei era davvero importante evitare che Potter conoscesse le mosse di Tom, se l’elemento sorpresa era così fondamentale come gli avevano detto mesi fa, non comprendeva l’atteggiamento di Piton.
«Va bene… allora, io vado.» concluse Chloe prima di uscire dall’ufficio del professore.
Non era tranquilla, non pensava che questa informazione andasse presa così alla leggera. Mentre risaliva le scale dei sotterranei, continuava a ripensare alle parole di Severus: non la convincevano. Superò la Sala Grande e di fretta risalì i diversi piani per raggiungere la Torre dei Grifondoro, mentre attraversava il secondo piano, passò davanti all’aula di Arti Oscure. Una luce fioca filtrava da sotto la porta; Lucius doveva essere ancora in classe. Senza far rumore si accostò alla porta ed origliò: nessun rumore. Doveva essere solo.
Respirò a fondo, chiuse gli occhi e, cercando di farsi coraggio, bussò con forza alla porta dell’ufficio. Udì dei rumori, una sedia mossa, un cassetto chiudersi e dei passi veloci avvicinarsi alla porta.
Indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia nera con alcuni bottoni slacciati, mostrando il petto nudo ed i muscoli. I capelli erano sciolti e gli ricadevano sulle spalle, gli occhi stanchi di chi non dormiva da parecchi giorni.
«Chloe…» sussurrò appena la vide, meravigliato di trovare proprio lei dietro la porta.
Appena la voce di Lucius raggiunse le sue orecchie, Chloe sentì il cuore esplodere nel suo petto.
«Posso entrare?» domandò con voce spezzata.
Si scostò dalla porta, permettendole di entrare. Chiuse la porta e voltandosi, trovò la ragazza poggiata alla scrivania.
«Devo parlarti.» esclamò la giovane strega.
«Anch’io… volevo parlarti da giorni… da settimane, in effetti… mi hai evitato.» disse guardandola con sguardo triste, mentre si avvicinava a lei.
«Ho delle notizie per Tom.» esclamò Chloe ignorando lo sguardo di Lucius.
«Non dici tutto a Severus, adesso?» chiese irritato.
«Secondo lui non sono informazioni rilevanti… ma per me si sbaglia.»
Lucius si accomodò dietro la scrivania, poggiò le braccia sui braccioli della poltrona e guardò la ragazza con attenzione.
«Sentiamo…» disse con un filo di voce.
«Harry mi ha confidato che percepisce i pensieri di Tom. Conosce cosa sta facendo e cosa prova… vede nella sua memoria.» esclamò. «Credo sia importante. Se volete avere un effetto sorpresa… credo sia fondamentale informare Tom. Harry potrebbe capire i suoi piani!»
Lucius pensò alle parole della ragazza: erano informazioni importantissime, come mai Severus non aveva informato personalmente l’Oscuro Signore? Un’informazione simile avrebbe dato molti onori a chiunque l’avesse riferita.
«Quando gli hai parlato? A Severus.»
«Poco fa. Ho voluto vederti perché credevo sia importante… non penso sia una cosa da sottovalutare questa.»
«Concordo con te.» convenne Lucius alzandosi e raggiungendo il caminetto del suo ufficio. «Devo andare ad avvisare Tom, immediatamente.»
«Gli dirai anche di Piton? Che non voleva riferirgli queste cose?»
«Dovrei, ma non credo che lo farò. Non voglio creargli rogne. L’importante è che questa informazione giunga all’attenzione di Tom.»
Chloe annuì: «Non dire nulla a Severus che ti ho riferito quanto accaduto. Ti ha detto che dovrò passare parecchio tempo con lui, per quelle lezioni… non voglio che sia arrabbiato con me.»
«Non dirò nulla. Te lo prometto.» concluse Lucius, prendendo da un vaso sopra il caminetto una manciata di una polvere e gettandola nel caminetto, le fiamme divennero d’un verde brillante. «Vado a riferire ogni cosa. Ti ringrazio per l’informazione Chloe…»
«Mi dispiace molto.» sussurrò la ragazza mentre guardava il professore, ancora fermo davanti al camino fiammeggiante.
«Per cosa?» chiese fissandola.
«Non importa per cosa. Voglio solo che tu lo sappia.» fece una pausa. Chinò il capo e ripeté: «Credimi, sono davvero molto dispiaciuta.»
Si voltò e uscì dall’ufficio chiudendo la porta alle sue spalle, non si allontanò lungo il corridoio. Rimase ferma, con la schiena posata alla porta. Era disperata, si piegò in avanti, portando le mani al volto coprendolo. Aveva promesso a Piton che avrebbe cercato di dimenticarlo; per il suo bene, per il bene di entrambi.

«Ho divorziato.»
Come un sussurro. Chloe si alzò di scatto e spalancò la porta dello studio. Aveva capito bene? Aveva sentito bene? Lucius aveva divorziato? Era un uomo libero?
Ma, quando aprì la porta, l’ufficio era vuoto. Il caminetto di nuovo spento. Lucius era sparito.

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Capitolo 32
*** CAPITOLO 32 - MI STUZZICHI ***




Attraverso la fiamma del caminetto del soggiorno di villa Malfoy, Lucius vide il suo soggiorno. C’era il solito calore, si era sempre infastidito. Era troppo soffocante. Narcissa era seduta sul divano e stava sorseggiando un tè in compagnia della sorella, Bellatrix. Entrambe volsero lo sguardo verso il camino; si era illuminato con una fiamma verde. Da esso emerse Lucius. Camminò fiero, con il sorriso arrogante in volto.
Salutò entrambe le donne con un cenno di capo.
«Lucius. Non ti attendevo… in tempo per bere un tè caldo, però.» disse Narcissa alzandosi in piedi e lasciando sul tavolino di mogano la sua tazzina.
«Scusa Cissy, sono qui per lavoro. Ma devo parlare con l’Oscuro Signore. È importante.»
«Non si trova qui.» disse Bellatrix scattando in piedi e correndo verso il cognato. Si sporse in avanti e girò attorno all’uomo, con passo agile, per valutare il nervosismo del cognato. Pareva un rapace che volava sulla preda.
«Dovrei chiamarlo. È una cosa abbastanza urgente.» concluse il mago, scansando Bellatrix e accomodandosi sulla sua solita poltrona, accanto al caminetto acceso. Si rimboccò la manica del braccio sinistro fino a mostrare il Marchio Nero. Prima di sfiorarlo per richiamare il proprio Signore, Lucius osservò la camera in cui si trovava: mancava qualcosa. Corrugò la fronte: «Mancano le fotografie…» osservò il mago.
Narcissa annuì, chinò il capo guardandosi le mani, posate inerti sulle sue gambe.
«Sì. Ho iniziato a traslocare alcune cose… pensavo di portarle con me. Ho preso solo quelle che ritraggono me e Draco.»
«Sì. Ho notato quali foto mancano.» rispose Lucius. Sorrise alla donna. «Va benissimo così. Prendi pure tutto quello che vuoi.»
«Non merito tanta gentilezza.» disse pronta Narcissa.
«Mi hai regalato degli anni davvero incantevoli. Meriti tutto quello che vuoi.» concluse Lucius, tagliando il discorso sul nascere.
Bellatrix fece un verso di disgusto e, alzandosi in piedi, corresse la tazza di tè con parecchio whisky di prima qualità. Bevve il contenuto della tazza in un unico sorso, per poi versarsene un'altra tazza di solo liquore.
«Allora, Lu, lo vuoi chiamare te o lo devo fare io?» sbuffò Bellatrix, mostrando il proprio Marchio sul suo ossuto braccio.
Lucius fulminò la donna con lo sguardo. Odiava quando lo chiamava Lu; trovava insopportabile il comportamento della cognata. Soprattutto quando si trattava dell’Oscuro Signore; cambiava completamente atteggiamento. Diventava arrendevole, perfino mielosa, nei suoi riguardi. Senza risponderle, Lucius sfiorò con due dita il proprio Marchio sull’avambraccio, fulminandola con lo sguardo.
La camera fu avvolta da un fumo cupo, quasi opprimente. Da essa iniziò a prendere forma una figura alta e snella: Tom stava arrivando.
Bellatrix si chinò ancor prima che Voldemort comparisse. Narcissa e Lucius piegarono il capo, in segno di rispetto. Possente e vestito di nero, il Signore Oscuro si materializzò al centro della stanza, accanto a loro.
Osservò con cura i tre seguaci, studiando la situazione che lo circondava. Adorava osservare come Bellatrix accentuava i suoi movimenti, era come un ballo per sedurlo.
«Lucius… quali notizie da Hogwarts che non possono attendere la nostra prossima riunione?» domandò, continuando a guardare Bellatrix.
«Chloe, mio Signore, mi ha riferito una cosa che non poteva attendere…» rispose Lucius concitato.
«Racconta… raccontami ogni cosa, mio carissimo Lucius.»
«Potter, Signore, il ragazzo Potter ha un legame con Lei. Ha rivelato a Chloe che riesce a sentire le vostre emozioni… che può vedere attraverso i vostri occhi e sapere cosa state facendo o addirittura che state progettando di fare!»
Tutti osservarono la reazione di Voldemort. Rimase fermo, quasi meditabondo davanti a quella informazione. Bellatrix si avvicinò al Signore Oscuro sussurrando: «Dobbiamo ucciderlo! Mi permetta di uccidere il ragazzo Potter per voi, mio Signore…»
«No!» rispose perentorio Voldemort spingendola lontano. «Questa informazione non è del tutto inaspettata. Sospettavo che ci fosse un legame tra noi… ma non avevo ancora avuto conferma. Non mi spiegavo come capissero certe mie mosse. Ma ora è tutto più chiaro. Suppongo che Silente stesso gli impartirà lezioni di Occlumanzia. Ma non saranno necessarie: bloccherò io stesso ogni rapporto con lui.»
Fece una pausa, parlava mentre girava in tondo per il soggiorno. Si fermò di colpo e guardando Lucius sorrise. Un sorriso malefico, quasi serpentino.
«Lucius ti devo un enorme favore. Sarai premiato per questa informazione!» fece una pausa. «Hai già iniziato ad esercitare il potere dello strumento? Ho scritto a Severus di affidare a te la sua istruzione. Credo che tu sia più afferrato in questo campo della magia. Dopotutto, hai scoperto tu l’esistenza del suo potere… solo grazie ai tuoi studi e alla tua determinazione abbiamo ora in mano una concreta possibilità di battere quella marmaglia di sporchi Mezzosangue e traditori…»
Lucius stava per ribattere che Severus avrebbe provveduto all’istruzione della ragazza, ma Voldemort lo guardò e sottolineò la sua decisione, rendendola immutabile.
«Tu, Lucius. E nessun altro.»
«Come comanda, mio Signore.» concluse Lucius, chinando il capo.
Con l’assicurazione di Lucius che avrebbe provveduto al meglio al proprio compito, Voldemort scomparve dal salotto di villa Malfoy.
Bellatrix si accomodò scomposta sul divano, posando una gamba sul tavolino accanto alle tazzine di tè vuote. Narcissa la guardò storto, detestava gli atteggiamenti della sorella.
«Dobby!» urlò Narcissa, alzandosi. «Dobby! Dov’è quello stupido elfo quando serve?» domandò più a sé stessa che a qualcuno in particolare.
«Dev’essere in un’altra ala…» disse Lucius distratto, mentre osservava le fiamme del camino e ripensava all’ordine che Voldemort gli aveva imposto.
«Dovrò punirlo…» sospirò la strega. Mentre, con un gesto di bacchetta, raccoglieva le tazze e i piattini del tè per portarle in cucina.
Appena la donna uscì dal soggiorno, Bellatrix si allungò sul divano, posando il capo e le braccia sul bracciolo in direzione del cognato. Guardò Lucius attentamente, facendolo sentire a disagio. Con eleganza felina, scese dal divanetto e, carponi, lo raggiunse. Si allungò verso il mago e, posando le mani sulle sue gambe, gliele divaricò con forza. Si avvicinò al cognato, strisciando come un serpente sul suo corpo e avvicinando il volto a quello di Lucius. Gli massaggiò le gambe fino a raggiungere il membro. Si strusciò contro il corpo forte del biondo, avvicinando la bocca al suo orecchio: «Mi stuzzichi!»…
 

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Capitolo 33
*** CAPITOLO 33 - ARIA DI CAMBIAMENTI ***




Mentre camminava velocemente verso la Torre dei Grifondoro, Chloe continuava a ripensare alle parole che Lucius le aveva sussurrato quando la porta si era chiusa alle sue spalle. Aveva sentito bene? Aveva davvero sentito quelle parole? O era un brutto scherzo che la sua mente gli aveva giocato?
Tenendo una mano stretta al corrimano, Chloe non guardava dove camminava; era troppo presa dai mille dubbi che l’assillavano. Non poteva fare a meno di pensare a Lucius: ai suoi occhi grigi, così freddi ma pieni di malinconia. Pensare a quegli occhi che l’avevano incantata fin dal primo sguardo… la facevano sentire leggera.
«Signorina Summers, la stavo cercando. Pensavo di trovarla nella sua Sala Comune.» Silente stava camminando verso di lei, il sorriso sulle labbra, diversi volumi tra le mani.
«Professor Silente… mi cercava?» domandò. Raggiunse il mago e quando si trovò davanti a lui, aggiunse: «Come posso aiutarla, professore? Se si tratta della documentazione di New York…»
La interruppe: «No. Non centra nulla la documentazione di New York. L’ho ricevuta, comunque. Tutto in regola. In realtà, volevo scambiare due parole con te. Harry mi ha riferito che da settembre sei membro ufficiale dell’Esercito di Silente.»
La ragazza annuì, senza parlare.
«Mi ha anche detto che frequenta il giovane Malfoy.» aggiunse, studiandola.
«Non credo che il mio rapporto con Draco sia di suo interesse.» concluse Chloe, inarcando le sopracciglia.
Silente sorrise apertamente, chinando di poco il capo all’indietro: «Certo che non mi riguarda. Era solo un modo per creare un dialogo... in realtà vorrei parlarti in privato. Remus mi ha riferito grandi cose su di te. Sono felice che ti sia integrata bene in questa scuola.» disse fissandola negli occhi.
Mal di testa: Chloe si sentì penetrare dallo sguardo del preside. I suoi occhi azzurri, nascosti dietro un paio di occhiali a mezzaluna, perforavano la sua mente. Un dolore lancinante. Sentiva una presenza nella sua testa, che succedeva? La testa le scoppiava dal male. Istintivamente portò le mani sulla fronte, come se quel gesto bastasse per fermare quel supplizio. Cadde per terra. La ragazza abbassò lo sguardo, voltandosi. Con energia tese un braccio verso Silente. Urlò: “NO!!”. Dalla mano stesa scaturì una luce oro brillante che colpì il mago, facendolo traballare e indietreggiare di qualche passo. Com’era nata, l’energia scomparve.
La forza di quella luce fu tale che il tentativo di Silente di leggere nella mente di Chloe fu bloccato. Guardò sbalordito la giovane, ancora stesa per terra: “Cos’era successo?” pensò, senza capire.
Chloe, con gli occhi bagnati dalle lacrime, guardò Silente mentre si allontanava da lui, strisciando. Lo sguardo colmo di terrore.
«Cosa… cosa credeva di fare? Cos’era quella presenza? Cos’era quella presenza nella mia testa?» guardò Silente negli occhi. «Lei… lei mi stava… lei stava guardando dentro di me!?» chiese portando una mano al suo capo. «Sta cercando delle informazioni? Ha cercato di violare la mia mente per avere informazioni?»
Il professor Silente rimase fermo ad osservare la ragazza, senza parlare. Era confuso: era la prima volta che quando cercava di percepire i pensieri di una persona questa se ne accorgesse… e i pensieri di Chloe... mai aveva udito un tale silenzio: non riusciva a sentire niente. Ogni cosa nella sua testa era muta.
La guardò ancora: “Chi è questa ragazza? E la sua energia… non ho mai incontrato un potere così. Da dove nasceva questo potere? Remus ha ragione. È incredibilmente forte…” pensò frenetico.
«Mi perdoni. Non volevo farle del male.» sussurrò balbettante.
Tentò di aiutare Chloe ad alzarsi, porgendole una mano. La ragazza la rifiutò e si alzò da sola, indietreggiando ancora di qualche passo.
«Mi perdoni.» ripeté, prima di superare a grandi passi la ragazza per dirigersi nel suo ufficio: doveva consultare dei volumi per schiarirsi le idee. Doveva capire.

Rimasta sola, Chloe guardò il professore allontanarsi. Cosa le era accaduto? Non capiva nemmeno lei e, a giudicare dall’espressione di Silente, nemmeno lui aveva capito cos’era accaduto. Fissò la mano destra: cos’era quell’energia? Era questa la forza che possedeva tanto lodata da Tom?
Traballante camminò verso un corridoio laterale, si accasciò per terra posando la schiena contro il muro e rimase ferma a fissare il vuoto davanti a lei. Era terrorizzata; il cuore le batteva nel petto senza accennare a rallentare. Non aveva abbastanza forza per raggiungere la Torre dei Grifondoro: quella scarica di energia l’aveva sfinita.
Il silenzio di quei corridoi era ciò di cui aveva bisogno: non una voce, non un rumore. La maggior parte degli studenti erano ad Hogsmeade, approfittando della giornata libera, altri erano in biblioteca o nel parco o nella propria Sala Comune.

Con forza Lucius allontanò la donna, si alzò dalla poltrona e guardò la cognata ancora stesa sul pavimento che lo fissava con occhi pieni di desiderio. Il mago non poté che provare disgusto per lei.
«Bella, tua sorella, mia moglie…» iniziò Lucius, ma fu interrotto dalla strega.
«Ex moglie, in effetti.» lo corresse.
«La mia ex moglie è nella stanza accanto. E poi credimi, Bella…» si chinò verso la donna, sentiva il suo profumo. Riusciva a vedere il fuoco del camino riflesso nei suoi occhi, la guardava senza distogliere lo sguardo. «…non accadrà nulla tra di noi. Mai più nulla.» Si rialzò, aggiunse: «Sono superiore a te. Non m’interessi.»
Bellatrix si alzò e, facendo spallucce, si allontanò altezzosa dal mago: «Sciocco. Non sai cosa ti potrei fare.»
Solo allora, mentre guardava la strega allontanarsi, vide Dobby; curvo in un angolo, che cercava di rendersi invisibile. Quando si accorse d’essere stato visto, l’elfo s’inchinò profondamente: «P-padrone S-signore? Mi cercava?»
Lucius lo fissò, con occhi crudeli: «Non io. Ricorda: quando Narcissa ti chiama, tu devi correre immediatamente!»
«C-certo, P-p-p-padrone…» rispose facendo un inchino profondo, sfiorando con il lungo naso il pavimento di marmo scuro.
L’elfo scattò per raggiungere Narcissa in cucina.
«Elfo.» lo richiamò Lucius con tono severo.
Subito Dobby si bloccò e si voltò verso Lucius con movimenti meccanici.
«Non una parola di quanto hai visto. Chiaro? Saluta da parte mia Narcissa. Torno ad Hogwarts.» aggiunse Malfoy.
«C-c-come ordina, P-padron Malfoy. Dobby è un b-bravo elfo e D-d-dobby mantiene i segreti del Signore.» concluse inchinandosi, prima di correre verso la cucina per raggiungere la signora Malfoy.

Erano passate la dieci da alcuni minuti, Lucius aveva chiuso a chiave il suo ufficio e si stava incamminando verso la sua camera da letto, nei sotterranei. Era esausto, ma fiero delle parole che Voldemort gli aveva rivolto. Era un tale onore per lui poterlo servire adeguatamente. Aveva ancora molto lavoro da fare: la parte che detestava del suo lavoro da insegnante era correggere i compiti. In genere assegnava voti a caso, senza nemmeno sapere di chi fosse il test che aveva tra le mani.
«Lumos.» sussurrò.
La bacchetta s’illuminò, creando uno spiraglio di luce che gli permetteva di vedere dove camminava. Non vedeva l’ora di stendersi nel letto, la mattina seguente la sveglia sarebbe suonata all’alba. Erano alcuni giorni che non correva per il parco e sentiva il bisogno di una corsa.
Un rumore attirò la sua attenzione, probabilmente qualche studente cercava di fare il furbo nascondendosi nei corridoi. Dopo le dieci era proibito girovagare per il castello ed essere beccati sul fatto comportava una punizione. Sorrise tra sé e sé: adorava terrorizzare i ragazzini. Percorse il corridoio, fino a raggiungere le scale.
«Homenum Revelio.» sussurrò.
La bacchetta iniziò a vibrare, c’era sicuramente qualcuno nel corridoio. Scese la scalinata principale e, seguendo le indicazioni della bacchetta, raggiunse un corridoio secondario.
Lucius vide un’ombra. Si avvicinò alla figura camminando lentamente, cercando di non far rumore. Mentre si avvicinava, vide due gambe piegate, una chioma bionda copriva le ginocchia e la divisa dei Grifondoro, aperta sul pavimento. I capelli le cadevano morbidi sulle spalle, avvicinandosi un dolce profumo di vaniglia colpì il naso di Lucius.
 «Chloe…» la chiamò senza controllarsi.
La ragazza alzò il capo, in direzione della voce. Aveva gli occhi arrossati e gonfi, tipici di chi aveva pianto ininterrottamente per ore.
Lucius si accomodò sul pavimento accanto alla ragazza, la roccia era fredda al tatto. Guardò Chloe e notò che stava tremando. Le passò la mantella scura che portava, avvolgendola con cura.
Chloe gli sorrise: «Grazie.» sussurrò con voce roca, guardandolo negli occhi.
«Cosa succede?» chiese Lucius gentilmente, sporgendosi verso la ragazza con fare protettivo.
La strega non rispose ma scoppiò in un singhiozzo silenzioso, nascondendo nuovamente il volto tra le mani.
«Calmati...» sussurrò, prendendo la ragazza tra le braccia e stringendola a sé, cercando di consolarla.
Vederla distrutta, gli faceva male al cuore. Qualcosa l’aveva sconvolta, si sentiva così impotente davanti alla sua tristezza.
Si sciolse dall’abbraccio e, con tocco gentile, sollevò il suo volto. Guardandola negli occhi, la supplicò nuovamente: «Calmati, per favore… raccontami ogni cosa.».
Chloe appoggiò la nuca sulla spalla del mago. Le massaggiò i capelli e glieli accostò dietro le orecchie, asciugando con le dita le lacrime che avevano bagnato, e che bagnavano tuttora, le sue guance. “Cosa ti è successo? Chiunque ti abbia fatto piangere meritava d’essere torturato!” pensò.
«Silente.» disse la ragazza in un sussurro. «Ho incrociato Silente nel corridoio. Ha… ha cercato di leggere i miei pensieri… è stato orribile.» scoppiò nuovamente in un singhiozzo. «Ha fatto malissimo… sentivo la testa scoppiarmi… e poi ho scagliato una… non so cosa fosse. Era come una… sfera… l’ho scagliata contro di lui… e ho interrotto ogni suo tentativo.» guardò Lucius negli occhi grigi: vi leggeva rabbia. «È andato via subito dopo. Non capiva nemmeno lui cosa fosse accaduto… è stato orribile…» concluse gettandosi nuovamente tra le braccia dell’uomo.
“Silente aveva cercato di violare la mente della ragazza? Dunque, era in cerca di informazioni? Cosa voleva dire? Che sospettavano di lei?”. La mente del mago viaggiava meccanicamente cercando ogni ipotesi probabile. Doveva saperne di più. Doveva sapere cosa aveva visto Silente nella sua mente.
«Cosa ha visto?» le chiese allontanandola da lui, posando le mani alle sue spalle e guardandola negli occhi.
«Che intendi con “cosa hai visto?”»
«Per sapere quali ricordi o pensieri ha visto, devi dirmi quello che hai visto te. Quello che tu hai visto nella tua mente è ciò che lui ha visto nella sua mente.» spiegò Lucius.
Chloe abbassò lo sguardo, cercando di ricordare cosa aveva vissuto in quei momenti. Ma nella sua mente non aveva visto nulla. Era come vuota. Guardò Lucius e con tono convinto rispose.
«Nulla. Non ha visto nulla. Si è stupito anche lui per questo. L’ha sconvolto molto, si capiva dalla sua espressione… credo d’averlo incuriosito.» concluse, guardando gli occhi grigi del mago. Lucius non parlò. «Adesso va meglio.» aggiunse Chloe.
«Ok. Va bene. Va tutto bene. Non preoccuparti.» la rincuorò.
Rimasero fermi per alcuni minuti, la stringeva tra le braccia, affondando il volto nei suoi capelli. Erano come droga.
«Un’altra cosa, Piton mi ha incastrata in una punizione… o meglio, dovrà punirmi per giustificare il tempo che passeremo insieme durante il quale mi insegnerà come sfruttare il mio potere.»
«Piton?» chiese Lucius, guardando Chloe. «Te lo ha già riferito?»
La ragazza annuì.
«Non sarà necessario. O, quantomeno, non sarà lui a punirti. Tom vuole che sia io ad istruirti.» concluse Lucius.
«Posso farti una confidenza?»
Lucius annuì. Chloe continuò , abbassando lo sguardo. Non riusciva a guardarlo.
«Mi trovo bene in tua compagnia e, l’idea di avere Piton come insegnante mi spaventava un po’. Ha quell’alone tetro che gli volteggia attorno. Non è molto… rassicurante.»
Entrambi sorrisero.
«Parlerò io con Sev. Non preoccuparti.» concluse Lucius, pensando all’amico. Severus era stato gentile a proporsi, gli aveva offerto una scappatoia per proteggerlo. Ma ormai… non aveva più importanza. Non ora: dopo un ordine esplicito dell’Oscuro Signore, non poteva rifiutarsi.
Guardò la ragazza, aveva gli occhi assonnati. Era esausta dopo quanto accaduto con Silente; le fece tenerezza. Ogni istante che passava in compagnia di Chloe, sentiva i sentimenti mutare. Crescere. Avrebbe voluto dirgli tutto: riguardo al capodanno del 2000, avrebbe voluto rivelargli che si erano già incrociati anni prima.
Lo desiderava con tutto sé stesso. Lucius sentiva che c’era aria di cambiamento.

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Capitolo 34
*** CAPITOLO 34 - UN SECONDO ANCORA ***




Con forza, Lucius sollevò la ragazza da terra e, stringendola tra le braccia, la accompagnò nei sotterranei fino ai suoi alloggi privati. Non voleva lasciarla sola, non quella sera. Non dopo quanto le era accaduto e non ora, quando ormai il suo destino iniziava a compiersi. Dopo l’incontro con l’Oscuro Signore, Lucius non poté che pensare all’imminente guerra e al ruolo che avrebbe avuto Chloe. L’avrebbe persa.
Mentre scendeva le scale, diretto nei sotterranei, guardò la ragazza. Era vigile e stringeva con forza il mantello con il quale l’aveva coperta.
 Quando aprì la porta della sua camera, le candele si accesero immediatamente. Accompagnò la ragazza fino al letto e la posò con dolcezza sul bordo. Chloe si accomodò senza parlare. Iniziò a guardarsi intorno, studiando con interesse la stanza. Era molto ampia e per nulla umida, nonostante si trovasse nei sotterranei. Le pareti erano scure, prive di quadri e fotografie o appese alle pareti o posate sui vari ripiani presenti. Il letto sul quale sedeva era molto soffice, a due piazze e mezzo, e le lenzuola erano di seta nera, con diversi cuscini dall’aspetto morbido foderati di grigio o nero. Accanto al caminetto, vi era una scrivania di legno; una costruzione severa, senza cassetti.  Ammassate in un angolo vi erano dei fogli ed un portapenne con accanto un calamaio di cristallo, contenente inchiostro nero. Dietro la scrivania vi era una sedia da ufficio in pelle di drago. Nessun tappeto sui pavimenti di marmo. Dalla parte opposta al camino, c’erano due poltrone nere ed un tavolino di mogano, con le gambe di legno intagliate finemente. Su questo c’erano alcune bottiglie di whisky di ottima qualità.
«Grazie.» sussurrò Chloe, guardando Lucius.
«Non potevo lasciarti sola. Hai passato una serata pesante. Meriti un po’ di tranquillità. Con persone che tengono a te al tuo fianco.» rispose con un accenno di sorriso, mentre versava del whisky in due bicchieri di cristallo, con il bordo ricamato con una greca dorata. «Bevi tutto. Ti aiuterà a calmarti. Hai bisogno di dormire.»
Chloe accettò il bicchiere e lo avvicinò alla bocca. L’odore era forte, le fece lacrimare gli occhi. Lo sorseggiò lentamente, le fece bruciare la gola.
«Dormi pure sul letto. Io ho molto lavoro arretrato.» disse, mentre si voltava e raggiungeva la scrivania accanto al camino. Prese un pacco di compiti che avrebbe dovuto correggere e li posò sul ripiano.
«Sono due settimane che li ho qui. Non ho proprio voglia di guardarli.» esclamò.
Chloe abbozzò un mezzo sorriso e, dopo essersi tolta le scarpe, si sdraiò sul letto. Era comodo, socchiuse gli occhi. Attraverso le ciglia, fissò l’uomo mentre leggeva una pergamena, con aria annoiata. Rimase ad osservarlo in silenzio per ore. Ogni tanto intingeva la piuma nel calamaio e annotava delle cose, correggendo degli errori.
Gli occhi le bruciavano per la stanchezza. Non riusciva a tenerli aperti, lottava contro sé stessa per restare sveglia. Il profilo di Lucius era ipnotico, non poteva evitare di osservarlo.
Dopo alcune ore, il mago alzò lo sguardo e vide Chloe stesa sul letto, di fianco con le braccia piegate e posate sul cuscino, accanto alla bocca. Respirava regolare. Le labbra lievemente aperte, incrinate in un sorriso tenero. La luce che proveniva dalle candele e dal camino le illuminava fiocamente il viso, creando dei giochi di luce ed ombra. Rimase a guardarla dormire, incantato.
Chiuse gli occhi e li massaggiò con forza, era stanco. Ma non voleva dormire. Si concentrò sulla pergamena che aveva davanti, ma le parole erano sbiadite. Si alzò dalla poltrona e si stiracchiò, mentre camminava avanti e indietro nel suo alloggio, passando davanti al letto. Cercava di non far rumore, per non disturbare il sonno della ragazza.

Al primo trillo della sveglia, Lucius spense l’apparecchio. Si alzò dalla poltrona scura e cercò di ravvivare il fuoco nel caminetto. Il suo alloggio si affacciava al burrone attorno al castello, le finestre facevano entrare una luce tenue attraverso le tende scure tirate. Gli piaceva la sua camera; molto professori preferivano risiedere nei piani alti di Hogwarts, ma lui adorava il silenzio e la quiete degli alloggi nei sotterranei.
Si accomodò ai piedi del letto, Chloe non si era mossa per tutta la notte. Si allungò e posò una mano sulla gamba della giovane, chiamandola per nome.
«Svegliati… è l’alba.» sussurrò, quando la vide muovere.
La ragazza si alzò a sedere, mentre si stropicciava con forza gli occhi.
«Che… che ore sono?» chiese, sbadigliando.
«Mancano alcuni minuti alle sei.» rispose Lucius alzandosi dal letto.
«È prestissimo.» rispose Chloe, stendendosi nuovamente.
«Lo so. So che è presto, ma devi tornare alla Torre dei Grifondoro. Non oso pensare cosa potrebbe succedere se ti vedono uscire da qui. Gli elfi staranno ripulendo il castello. Ma non ti presteranno attenzione… quegli esserini insulsi.» disse Lucius.
«Non dirmi che tu sei uno di quei maghi?» domandò Chloe guardando Lucius, con tono triste.
«Che vuoi dire?» le chiese.
«Tu sei uno di quei maghi che si crede superiore a loro? Non sono umani, ma sono vivi. Non dovresti trattarli male. Io li trovo dolci e simpatici.»
«Dolci e simpatici?» ripeté Lucius, con volto schifato al solo pensiero.
«Sì, hai capito bene: dolci e simpatici. Sono fantastici ed il minimo che potremmo fare è trattarli come esseri umani, dal momento che fanno tutto qui e in modo impeccabile.»
Chloe scese dal letto e s’infilò le scarpe: «Grazie di tutto. Grazie per ieri.»
«Non preoccuparti.»
Solo quando lo guardò da vicino in viso, notò le occhiaie del mago. Istintivamente allungò le mani, accarezzando le guance spigolose di Lucius, passando il pollice sotto i suoi occhi, le unghie sfioravano le sue ciglia.
«Hai le occhiaie…» disse in un sussurro. «Non hai dormito, vero?»
«Non volevo disturbare il tuo sonno.»
«Il letto è grande, abbastanza per entrambi. Potevi sdraiarti accanto a me.» rimase in silenzio per qualche secondo, guardandolo negli occhi. «Mi sento davvero in colpa… non solo ti infastidisco continuamente, ma ti rubo il manto nonostante faccia freddo, ti obbligo a stare sveglio durante la notte, ti rubo il letto… sono una pessima ragazza.»
Rimasero in silenzio per diversi minuti, fermi a guardarsi. Chloe ancora con le mani posate sul volto dell’uomo. Sentiva le gambe tremargli, avrebbe voluto domandargli se le parole udite la sera prima erano vere. Ma temeva la risposta del mago.
«È tardi. È meglio che torni alla Torre.» disse Chloe, ritraendo le mani e voltandosi verso la porta.
Di scatto Lucius la bloccò, trattenendola afferrandola per un braccio. Chloe si voltò, il cuore le batteva all’impazzata nel petto. Il mago si avvicinò alla ragazza, chinandosi in avanti. La cinse con una mano dietro al collo, sfiorandole i capelli. Avvicinò lentamente il suo volto a quello di Chloe. I loro nasi si sfiorarono. Indugiò per qualche secondo. Chloe trattene il fiato. Lucius la guardò negli occhi. Un brivido percorse la schiena della ragazza… un secondo ancora…

 

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Capitolo 35
*** CAPITOLO 35 - NESSUN ALTRO SEGRETO ***




«Un secondo ancora…» sussurrò Lucius, allontanando con gentilezza la ragazza.
Chloe lo guardò senza capire. Quale ragione c’era per aspettare? Avevano già atteso molto tempo, forse anche troppo. Si sentì avvampare, imbarazzata per il rifiuto… era stata una sciocca a pensare che l’avrebbe baciata. A pensare che provasse dei sentimenti per lei.
Stava giocando. Lui stava giocando con lei.
La Grifondoro sentì gli occhi bruciarle, mentre si riempivano di lacrime colme d’umiliazione.
«Devo dirti una cosa. Prima di baciarti… devo rivelarti una cosa. Non posso tacere. Non posso… sono pazzo di te... davvero pazzo di te. Ma se non ti parlo... devo sapere.» aggiunse prontamente Lucius notando lo sguardo della ragazza.
Solo allora notò il volto cupo del mago, qualcosa lo preoccupava. Qualcosa tormentava la sua anima.
«Cosa accade?» domandò con un mezzo sorriso sul volto, cercando di sdrammatizzare.
Lucius si allontanò da Chloe di qualche passo, camminando all’indietro, ma continuando a guardarla negli occhi. L’espressione della giovane era diventata seria.
«Riguarda te e Narcissa?» chiese.
Chloe era terrorizzata, avrebbe voluto dire ogni cosa tranne associare il nome di Lucius con quello della moglie. Si sentiva in imbarazzo. Temeva di perderlo.
Lucius rifletté: forse era anche giunto il momento di rivelargli l’imminente divorzio con la strega, di certo avrebbe facilitato la relazione che poteva nascere tra loro.
«Ok, allora devo dirti due cose. Voglio essere onesto con te. Entrambi meritiamo la verità.» le afferrò la mano. «Sediamoci, è meglio.»
«Non voglio sedermi se prima non mi dici cosa sta accadendo! Cosa è cambiato rispetto a pochi secondi fa? Tutto era perfetto! Tu mi stavi per baciare! Io ti stavo per baciare! Stavo per mettere te al primo posto nella mia vita! Ho permesso al mio cuore di innamorarsi… ho permesso che… gliel’ho permesso!» urlò guardandolo, gli occhi inumiditi, il volto sconvolto.
«Ti prego, sediamoci.» insisté Lucius mentre raggiungeva la poltrona in fondo allo studio. Fece cenno alla ragazza di imitarlo. Non riusciva a guardarla negli occhi… dio, quelle parole… nessuna gli aveva mai detto parole tanto sincere. Nessuna prima d’allora s’era aperta con lui in quel modo. Chloe si era resa vulnerabile e lui non riusciva ad essere sincero con lei.
Chloe non si mosse. Rimase in piedi a guardare il mago senza parlare.
«Hai divorziato con lei?» chiese Chloe, la voce esprimeva la sua aria sconfitta. «Ieri sera… attraverso la porta del tuo ufficio hai detto che hai divorziato? Non ho capito male, vero? Avete divorziato?»
«Sì.» annuì. Chloe raggiunse Lucius e si accomodò sul bracciolo della stessa poltrona. Subito afferrò la mano della ragazza, per impedirgli di allontanarsi. Gli accarezzò la mano, senza guardarla però in volto. «Abbiamo deciso di divorziare.» fece un lungo respiro. «Io e Narcissa abbiamo deciso di divorziare. Non ho mai provato amore per quella donna. Non ho mai amato…»
Chloe continuò a guardare il mago, aveva il capo chino. Aveva l’aria colpevole, il suo carattere arrogante era sfumato.
«Che altro devi dirmi? Ti prego dimmi tutto. Ho bisogno di sapere tutto.»
Lucius non parlò, continuò a guardare le mani della ragazza, strette tra le sue.
«Parlami!» urlò Chloe, ritraendo le mani e alzandosi dal bracciolo. «Tu! Sei tu che mi fai impazzire…» sussurrò con voce spezzata.
«Mi sto tormentando da Halloween; quello che sto per dirti potrebbe cambiare le cose tra noi. Ma voglio essere onesto con te prima di… beh, prima di iniziare una relazione.» fece una pausa. Chloe rimase in silenzio. «Ci siamo già conosciuti, Chloe. Noi due ci conosciamo già.»
«In che senso?» chiese Chloe senza capire.
«E tu non mi hai riconosciuto…» aggiunse Lucius ignorando le parole della ragazza.
«Riconosciuto?» ripeté Chloe. «Lucius io proprio non capisco. Ci siamo conosciuti quest’estate… Lucius se vuoi una scusa per evitare di aprire il tuo cuore a dei sentimenti… devi solo dirmelo. Io mollo. Lascio stare.»
«No… ti prego… non voglio questo.» disse preoccupato, alzandosi e afferrando la ragazza per le spalle, sussurrò. «Noi ci siamo davvero già conosciuti: l’ultimo giorno dell’anno. Era il 1999. A Londra.»
Chloe corrugò la fronte, non capiva ancora: «Ricordo di essere andata ad un ballo in maschera. Al British, con i miei genitori… non era un evento del mondo magico. Nemmeno sapevo che esistesse la magia…»
Guardò gli occhi del mago, sembravano così… onesti.
«Ma io c’ero. Ero presente quella sera. Ci siamo conosciuti per strada, letteralmente scontrati in effetti. Ti ho seguita fino alla festa, ero rimasto affascinato dai tuoi occhi. Il tuo sguardo, dietro la maschera nera, mi aveva stregato… ti ho riconosciuta solo ad Halloween, quando hai rimesso la stessa maschera. Appena ti ho vista… ballare, stretta tra le braccia di…» non riuscì a dire il nome del figlio. «Ho capito tutto solo in quel momento. Eri tu la ragazza del British. Mi dicesti di chiamarti Beth, solo ora comprendo. Ma quello che non mi spiego è il tuo comportamento… ci siamo visti per le strade di Londra, tu hai visto il mio volto. Lo hai visto distintamente perché non portavo una maschera quando ci siamo incrociati per strada. Eppure…» lasciò la frase in sospeso, mi liberò dalla presa e si avvicinò alla finestra, guardando la roccia.
Chloe sospirò, osservando i suoi movimenti lenti. Pareva stanco, sconfitto, arreso
«Non ricordo molto di quella sera.» confessò Chloe, alzandosi dal bracciolo della poltrona e avvicinandosi all’uomo.
Gli dava le spalle; Chloe posò le mani sulla sua schiena, accarezzandola fino ad arrivare al collo. Gli girò attorno, incrociando lo sguardo del mago.
«Devi credermi: non ho ricordi. Per lo meno nessuno chiaro. Avevo bevuto… un po’ troppo, in effetti…» continuò la ragazza. «Mi sento così imbarazzata.»
Chloe lo guardò; aveva gli occhi pieni di paura. Teneva le mani strette al suo vestito, come per impedirgli di allontanarsi.
«Credimi…» sussurrò.
Lucius la guardò: era meravigliosa, così perfetta e bellissima. I capelli biondi color del grano erano scompigliati e le ricadevano con grandi boccoli sulle spalle, gli occhi lievemente truccati di nero e con delle sbavature. La divisa di Grifondoro con la camicia fuori della gonna, appositamente allacciata in vita per mostrare meglio le gambe e le parigine di caldo cotone nero, una scivolata fin sotto il ginocchio.
«Non ricordi davvero nulla?» le domandò guardandola negli occhi.
«Nulla… come avrei potuto scordare una persona come te?»
“Sono stato uno sciocco.” pensò sorridendo, non avrebbe mai potuto ammetterlo ad alta voce.
Chloe guardò Lucius. Era meraviglioso, così perfetto e bellissimo. I capelli biondi platino stretti in una coda bassa, gli intensi occhi grigi. La tunica nera da insegnante che ricadeva sul suo corpo muscoloso, le maniche ampie e una dolcevita grigio fumé. La ragazza carezzò il volto dell’uomo, posando la schiena alla vetrata. Lucius posò le mani al vetro, una da entrambi i lati della testa di Chloe. Si sporse in avanti, chinandosi verso di lei.
«Dunque, nessun altro segreto. Giusto?» domandò Chloe.
Lucius avvicinò la bocca all’orecchio della ragazza. Sentiva l’alito caldo dell’uomo sul collo e sull’orecchio. Le fece venire i brividi, lungo tutta la schiena.
«Nessuno.» rispose sussurrando, baciandole il collo.
«Dimmelo. Dimmi quello che provi.» gli ordinò Chloe.
«Sono pazzo di te.» disse il mago. Fece un lungo respiro e aggiunse: «Credo di amarti… ti penso… ti sogno… ti voglio…» la guardò negli occhi e prese tra le mani il volto della ragazza, guardandola ipnotizzato dai suoi occhi. «Vuoi onestà?... Ok, ti amo. Io…ti…amo.» concluse scandendo le parole.
Chloe sentì le ginocchia tremare. Chiuse gli occhi, le palpebre le tremarono dall’eccitazione. Mi morsicò il labbro inferiore e strinse lentamente i pugni. Lucius si allontanò dal collo della ragazza, sfiorò con il naso la guancia di Chloe.
«Baciami…» sospirò la Grifondoro, ansimante guardando il mago e afferrandolo con forza lo avvicinò, bramosa di sentire il suo sapore. Bramosa di conoscere il suo sapore.

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Capitolo 36
*** CAPITOLO 36 - MI DEVI PIU' DI UNA SPIEGAZIONE ***




Quella mattina durante le lezioni Chloe era distratta. Le parole della professoressa McGranitt non la sfioravano. Era troppo concentrata sui ricordi di quella mattina, in camera di Lucius. Posando il braccio sul banco e il capo sulla mano, guardò fuori la finestra, con aria trasognata. Il cielo era limpido ed il sole entrava dalla finestra…

***

Erano da poco passate le sei e mezza; mentre raggiungeva la Torre dei Grifondoro, Chloe cercava di non essere vista dagli elfi domestici che stavano rassettando i corridoi, prima del risveglio degli studenti e professori. L’aria era frizzante, troppo per essere appena inizio novembre. Camminava veloce per scaldarsi, saliva i gradini due per volta. Ogni tanto posava le mani sulle sue labbra e le succhiava, non riusciva a credere a quanto appena successo.
Arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa, Chloe sussurrò la parola d’ordine. La Sala Comune dei Grifondoro era deserta, il fuoco nel camino spento e i primi raggi del sole entravano dalla finestra illuminando un grande tavolo di legno. Salì veloce le scale e arrivò al dormitorio femminile, dalla sua camera non provenivano rumori. Hermione probabilmente stava ancora dormendo. Chloe ne gioì silenziosamente. Abbassò la maniglia, cercando di non farla cigolare ed aprì di pochi centimetri la porta, giusto quelli necessari per entrare.
«Dove diavolo eri finita?!» urlò Hermione correndo verso la porta e spalancandola.
Dallo spavento Chloe lanciò un grido di terrore e si gettò contro il muro dalla parte opposta della porta, portando entrambe le mani sul cuore. Batteva all’impazzata. Dalle altre stanze giunsero dei lamenti per i rumori. Hermione prese l’amica per la veste e la spinse nella camera, chiudendo la porta.
«Davvero… dove sei stata? Tutta la notte… sono morta di paura per te!» sussurrò Hermione cercando di non attirare altra attenzione.
«Ho sofferto d’insonnia. Non volevo svegliarti.» rispose mentendo.
«E dove saresti stata? Dopo le dieci, se ti beccano in corridoio, finisci in punizione.» esclamò la strega. «Potevi avvisarmi! Lasciarmi un messaggio o farmelo sapere in qualche modo! Mi sono svegliata verso mezzanotte e non c’eri. Ero terrorizzata! Non ho chiuso occhio!»
«Tranquilla. Va tutto bene. Nessuna punizione. Nessuno mi ha vista.» sorrise Chloe, accomodandosi sul letto.
«Dove sei stata di preciso?»
«In biblioteca. Madama Pince ha dimenticato di chiuderla a chiave… ne ho approfittato.»
«Strano… è sempre così attenta.» meditò Hermione. «Ma potrebbe anche accadere. Hai trovato qualche libro interessante?»
«No. Più che altro ho sfogliato delle riviste babbane.» concluse mentendo.
Durante la colazione in Sala Grande Chloe guardò il tavolo degli insegnanti, cercando Lucius. Era in ritardo quel giorno. Sorseggiò il caffè e poi lo vide. Entrò da una porta laterale dietro la tavolata degli insegnanti e prese posto accanto a Piton. Lo osservò mentre si versava una tazza abbondante di caffè, aggiungendo due zollette di zucchero. Mentre lo mescolava, alzò lo sguardo per cercare Chloe. Individuata, le fece l’occhiolino.
Quella mattina era stato così intenso tra loro. Quando le labbra di Lucius, dopo la prima esitazione, si erano accostate alle sue: tutto è stato perfetto. Pieno di passione, travolgente… le sue braccia strette attorno a lei, una dietro il collo, l’altra sulla schiena che la stringeva contro il suo corpo. Chloe era stata colta alla sprovvista, all’inizio. Poi, allungò a sua volta le mani e le posò sul petto del mago, sentì i suoi muscoli: erano forti e parevano ben definiti. Alcuni capelli gli erano ricaduti oltre le spalle, sfiorandoli Chloe sentì che erano soffici. Le loro lingue giocarono una danza ipnotica… Chloe non aveva mai provato prima tanta passione con un solo bacio...

***

«Signorina Summers, vuole cortesemente rispondere alla mia domanda?» la voce irritata della strega, fece sussultare Chloe, si era completamente smarrita nei suoi pensieri.
«Scusi, potrebbe ripetere la domanda? Per favore?»
«Signorina Summers durante le mie lezioni è fondamentale ascoltare. Prestare attenzione. Non mi è gradita la tua continua assenza mentale.» concluse. «Non vorrei arrivare a tanto, ma mi costringe a punirla.»
«La prego... non volevo. Ero…» ma fu interrotta dalla McGranitt.
«Distratta. Non so com’eri abituata a New York, ma qui non funzione così.»
Chloe non aggiunse altro, guardò la professoressa distratta: «Se vuole punirmi, faccia pure.»
«Molto bene. Dopo la lezione scambiamo due parole.» convenne, prima di rivolgersi alla classe, continuando con la lezione come se non fosse accaduto nulla.

«Mi scusi davvero.» disse Chloe, rimasta sola in classe con la professoressa a fine lezione.
«Mi segua, vorrei che scambiasse due parole con il professor Silente.» esclamò alzandosi dalla sedia.
«Dal preside? Non credo ci sia bisogno di disturbare il professor Silente… non era mia intenzione… non volevo… ero distratta…»
«Signorina Summers, il suo incontro con il preside non ha nulla a che fare con la sua distrazione durante le mie lezioni. Silente desidera parlarle. In quanto responsabile della tua Casa, mi ha riferito di condurti nel suo ufficio al termine delle lezioni pomeridiane.»
«Sono nei guai?» domandò Chloe, pensando a quanto accaduto con Silente nel corridoio.
«Non saprei. Ha fatto qualcosa per cui debba essere preoccupata?»
«No… per lo meno, non credo…» rispose per niente convinta.
«Bene. Allora se è così, andiamo.» concluse la professoressa, mentre usciva dall’aula seguita da Chloe.

L’ufficio del preside si raggiungeva attraverso una scalinata al secondo piano del castello, l’ingresso era protetto da due gargoyles di pietra che bloccavano il passaggio. La McGranitt guardò la statua e con tono pomposo esclamò la parola d’ordine per potervi accedere (ape frizzola). Immediatamente uno dei due gargoyle prese vita e si spostò di lato, lasciando libero il passaggio. Con un cenno di mano, la professoressa indicò la strada alla ragazza.
Chloe sorrise nervosa.
«Tranquilla. Non preoccuparti, sali le scale ed entra nella porta davanti a te.» concluse.
Come detto dalla McGranitt, superate le scale, si trovo in un disimpegno e davanti a lei c’era una porta di legno. Con passo deciso la raggiunse e bussò due volte, prima di aprirla.
L’ufficio di Silente era circolare, con le pareti piene di quadri che rappresentavano i vecchi presidi di Hogwarts, erano tutti animati come ogni dipinto presente nel castello. Sui diversi scaffali erano stati posti dei libri dall’aria antica e varie strumentazioni all’apparenza magiche. Silente era in piedi accanto ad una teca contenente varie strumentazioni mai viste prima dalla ragazza. Appena si accorse della presenza della studentessa, chiuse l’anta della teca.
«Mi spiace averti convocata, ma volevo parlarti. Prego accomodiamoci.» disse facendo strada verso la sua scrivania.
Chloe prese posto, era nervosa. Continuava a stropicciarsi le mani.
«Vorrei farti le mie scuse, signorina Summers.» disse con tono gentile.
Chloe si sorprese dalla cortesia con la quale parlava, pareva così onesto e pacifico. Nulla a che fare con il ribelle assassino dipinto da Tom.
«Mi chiami pure Chloe.»
Sorrise: «Mi creda, non era mia intenzione farti paura l’altro giorno.» continuò. «Mi ha sorpreso il tuo enorme potere, non so con chi tu abbia studiato l’Occlumanzia ma ne sei diventata padrona.»
Chloe rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Mentre il preside parlava, si guardava attorno, un movimento catturò la sua attenzione. Chiuse gli occhi un paio di volte, prima di capire che si trattava di un animale. Era meraviglioso, era un uccello. Con piume rosse e dorate. Mai visto un esemplare simile…
«Oh… hai visto la mia piccola Fanny.» disse Silente notando lo sguardo della ragazza. «Cattura sempre l’attenzione di ogni ospite.»
Chloe si alzò e raggiunse l’esemplare: «Cos’è?» domandò voltandosi e guardando Silente in volto.
«Fanny è una fenice. Un ottimo esemplare… non trovi?»
«Non credevo che…» ma s’interruppe. Stava per dire “non credevo che esistessero.”, ma lei era una strega al settimo anno di studi. Doveva sapere che esistevano le fenici. «Non credevo che fossero così belle.» concluse sperando di essere stata credibile.
«Mi devi più di una spiegazione.» convenne Silente senza distogliere lo sguardo. «Non so cosa sia accaduto quella sera e lo ammetto sono incuriosito. In ogni caso, l’unica cosa che mi occorre sapere adesso è la tua fede è rivolta alla nostra causa? Tuttora vedo solo ombre attorno ai tuoi occhi.»
«Mi trovo bene qui ad Hogwarts. Mi trovo bene tra i Grifondoro. Mi trovo bene in compagnia di Harry e i suoi amici.» fece una pausa. «Non so molto della magia che posseggo, sono sempre stata così da quello che ricordo. Mi sono iscritta di mia iniziativa nell’Esercito e la mia fede è salda.»
Silente annuì, fiero della risposta ottenuta.
«Ti sarei grato di continuare a frequentare gli incontri dell’Esercito. Ci occorrono nuove forze tra le nostre schiere. Purtroppo ho un bruttissimo presentimento riguardo alla nuova mobilitazione di Tom…» fece una pausa, guardò la ragazza negli occhi: «Per il mio interesse di ieri sul signor Malfoy, Draco, è solo un favore che ti chiedo... lo conosco da quando ha varcato la soglia di questa scuola. L’ho visto crescere e lottare contro la sua stessa natura. Ti chiedo solo di starle accanto. Sta accanto a Draco e aiutalo a trovare la strada giusta. È giovane, merita una seconda opportunità. Merita di non commettere gli stessi errori del padre e della madre.» concluse il mago prima di congedare la ragazza con un gesto.
Mentre lasciava l’Ufficio del Preside, Chloe pensò alle parole dell’uomo. Più il tempo passava, più si rendeva conto che Silente era davvero abile nel dissimulare la sua vera natura.
Decise, che non avrebbe riferito nulla a Lucius riguardo l’incontro con il preside. Non lo ritenne di fondamentale importanza; dopotutto, non era stato detto nulla di rilevante ai fini della guerra.
 

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Capitolo 37
*** CAPITOLO 37 - PAUSE, REWIND & PLAY ***




Il giorno seguente, Chloe avrebbe assistito alla prima lezione di Arti Oscure dopo il bacio. Il corso fu molto imbarazzante per la giovane: continuava a fissare le labbra del mago muoversi mentre parlava, ma le parole erano sorde alle orecchie di Chloe. Guardava il mago spiegare, ma notava solo i suoi perfetti capelli biondi, gli occhi che scorrevano frenetici mentre leggeva degli appunti e le sue labbra! … le sue labbra! Desiderava baciarle nuovamente...
Chloe fantasticava ad occhi aperti: si sarebbe alzata e avrebbe corso fino a raggiungerlo dall’altra parte della sala, lo avrebbe spinto contro il muro per sentirlo ancora vicino.
La campanella suonò forte, facendo sussultare Chloe. La classe si alzò lasciando l’aula, eccitata per il pranzo imminente. Mentre, in compagnia di Harry, Chloe stava seguendo il flusso degli studenti, il professore la fermò. Lucius sapeva che era necessario parlarle per definire il loro rapporto, temeva d’essere stato troppo avventato.
 Quando anche l’ultimo studente uscì dall’aula, Lucius chiuse la porta puntando la bacchetta contro la serratura: «Colloportus.» bisbigliò.
Voltandosi, trovò Chloe seduta sulla cattedra, sorridente; le mani posate sul bordo della scrivania, in mezzo alle gambe semi aperte. Il sole che entrava dalla finestra faceva risaltare il suo profilo esile.
«Volevi parlarmi?» chiese la ragazza con voce stuzzicante, squadrando il mago.
«Sì… dopo ieri.» rispose, avvicinandosi. “Dio se è bella!” sospirò mentre la guardava.
Raggiunse la cattedra e, posando le mani ai fianchi della strega, si sporse in avanti, donandole un lieve bacio sulle labbra rosse: sapeva di fragola. Lucius massaggiò le labbra di Chloe con la sua lingua, aveva un sapore delizioso.
«Fragola?» le domandò, abbozzando un mezzo sorriso. Rimase chino sulla ragazza, assaporandola. Le sue labbra sfioravano quelle di lei mentre parlava.
«Proprio così: fragola… burrocacao…» rispose Chloe, guardandolo con malizia.
Rimasero in silenzio diversi minuti, senza parlare. Continuando a guardarsi negli occhi.
«Professore, voleva parlarmi?» chiese nuovamente.
«Volevo che tu sapessi una cosa...» iniziò. Chloe non distolse lo sguardo dal mago. Lucius continuò: «…per me è stato meraviglioso. Il bacio. Entrambi i baci, in effetti.» aggiunse sorridente. «Sei importante. Prima di conoscerti non ho mai pensato di tradire Narcissa, mai da quando l’ho sposata. Nonostante i suoi tradimenti con Derek… credo perché non ho mai conosciuto una persona speciale. Una persona come te.» fece una pausa. «Voglio che tu sappia che provo dei sentimenti per te. Sentimenti che vanno oltre alla semplice attrazione. Penso che tu sia stupenda e sexy. E adoro il modo in cui tu sai d’esserlo.» carezzò il volto della ragazza. Chloe sorrise. «Vorrei avere una storia con te. Una storia d’amore, degna d’esserla chiamata tale.»
Chloe non sapeva che rispondere; rimase in silenzio guardando il mago negli occhi. Aveva pensato molto all’eventualità di iniziare un rapporto serio con Lucius, sarebbe stato molto imbarazzante per entrambi. Pensò a Draco, se lo avesse scoperto ne sarebbe morto… pensò al ruolo del mago nell’associazione di Tom e alla situazione del mondo magico. Temeva che una leggerezza simile compromettesse la causa, erano anni che combattevano per la pace. Doveva anche lei fare la sua parte.
Chloe chinò il capo.
«Non dici nulla?» domandò Lucius, nervoso per il silenzio. Gli occhi di Chloe si erano incupiti e non gli piaceva come avesse distolto lo sguardo.
«Non saprei che rispondere…» disse la ragazza con voce tremante, alzando il volto. «Io… io…» scosse il capo, non riusciva a parlargli guardandolo negli occhi. «Provo anch’io dei sentimenti per te.» continuò. Facendosi coraggio, alzando nuovamente lo sguardo, incrociò gli occhi di Lucius. «Vorrei conoscerti… sono incuriosita da te. La tua compagnia…» abbozzò un mezzo sorriso, mordicchiandosi il labbro inferiore. «La tua sola compagnia mi rende così felice. Sono attratta da te, non lo voglio di certo negare. Ma…» respirò a fondo, prendendo il volto del mago tra le sue mani. «…guardo in faccia alla realtà: la situazione attuale… la guerra…»
Lucius la interruppe: «Motivo in più per stare insieme, non trovi? Potremmo scendere in battaglia già domani…»
Chloe lo guardò: «Non essere sciocco!» disse. «Draco…» sussurrò. «E’ mio amico. Tu sei suo padre. Ho la sua stessa età. Ho diciassette anni, come tuo figlio…» lasciò la frase in sospeso.
Lucius si allontanò, il volto rabbuiato.
Con uno scatto, Chloe allungò le braccia, sfiorando il volto del mago: «Aspetta…» sussurrò. «Lasciami spiegare…» guardò il mago negli occhi: «Il diciassette di questo mese compirò diciott’anni.» abbozzò un sorriso. «Sarò adulta e potrei prendere le mie decisioni da sola. So che abbiamo una gran differenza d’età e che per molta gente vederci insieme potrebbe essere un problema. Non voglio aspettare che termini l’anno per stare insieme a te. Ma vorrei del tempo… sono ancora troppo giovane per impegnarmi seriamente. Aspettami. Concedimi del tempo per schiarirmi le idee. Lo dici anche te: la guerra incombe e non vorrei distrarti dal tuo ruolo. Tom è una persona magnifica, per quel poco che lo conosco, ed ha dedicato la sua vita per assicurare pari diritti a tutti i maghi e per ottenere la pace…»
Lucius chiuse gli occhi, come se quel piccolo gesto bastasse per rendere meno reali le parole che la ragazza stava dicendo.
«Ti prego.» sussurrò Chloe. «Guardami… guardami in faccia…»
Scese dalla cattedra e avvicinandosi all’uomo, si alzò sulle punte, avvicinando le labbra all’orecchio: «Non mi sono pentita d’averti baciato. Baciarti è la cosa migliore che mi sia capitata da tempo… baciarti è stato travolgente… è stato, come dici tu, “stupendo e sexy”.»
Chloe si allontanò dal mago. «Quando tutto sarà finito, ti prometto che staremo insieme, ma adesso non sono pronta. Vedo con che occhi mi guardi… i tuoi sentimenti potrei provarli anch’io. Ma non voglio mettere fretta al tempo. La guerra finirà, ne sono convinta. Fino ad allora vorrei una pausa... e, poi, ripartiremo dall’inizio. Una pausa non vuoi dire mettere fine alla nostra storia… per mesi ti ho pensato. Costantemente.»
Lucius carezzò il volto di Chloe, prendendo una ciocca dei suoi capelli e arrotolandola tra le sue dita; si era dimostrata molto saggia, molto più rispetto a una ragazza della sua età. «Credo che questa tua decisione sia… matura. Ma non voglio cancellare quello che c’è stato tra noi. Ti aspetterò, ma ti prego permettimi di baciarti… ancora una volta.» la supplicò.
Chloe sorrise e, dopo avergli accarezzato il volto, accostò le labbra a quelle del mago. Lucius la sollevò da terra, afferrandola in vita, facendola accomodare sulla cattedra. Con un gesto brusco, gettò per terra diversi fogli per farle spazio.
Sarebbe stato il loro ultimo bacio, entrambi non sapevano quando e se avrebbero potuto farlo nuovamente. Solo in quel momento Lucius si accorse quanto le sarebbe mancata.

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Capitolo 38
*** CAPITOLO 38 - PROGRAMMARE IL NATALE ***




Con l’arrivo di dicembre, era arrivata anche la prima nevicata ad Hogwarts. Il castello innevato era bellissimo: i tetti ed i giardini bianchi, il lago ghiacciato… ogni cosa sembrava congelata, ferma come in una sfera di cristallo. Dopo l’incontro con Silente, Chloe era diventata sempre più attiva dentro all’Esercito. Si tenevano due riunioni la settimana e Chloe partecipava ad entrambe, desiderosa di apprendere informazioni utili da comunicare a Lucius.
Durante gli incontri Chloe imparò molti incantesimi che andavano ben oltre la sua immaginazione, in ogni prova si distingueva. Ma, non era più riuscita a ricreare un’energia paragonabile a quella scagliata contro il Preside nei corridoi, desiderò iniziare il prima possibile le lezioni con Lucius. Ardeva dalla voglia di comprendere appieno il suo potere ma, ancora di più, desiderava passare del tempo con lui. Tempo con lui da soli.
Dalla pausa presa avevano cercato di ridurre al minimo i loro incontri, temevano di non riuscire a controllarsi. Ma gli sguardi che si scambiavano non lasciavano dubbi in proposito: non si erano dimenticati. Lucius desiderava stare con lei e Chloe desiderava stare con lui.
Quando s’incrociavano per i corridoi, lui sfiorava la mano della ragazza… Chloe alzava il braccio in modo impercettibile, ma sufficiente per permettere quel contatto… ma quello che davvero metteva a dura prova entrambi erano le ore di lezione. In classe, quando Lucius spiegava e girava tra i banchi, non perdeva occasione di posare una mano sulla spalla della ragazza, cercando di renderlo un gesto normale agli occhi degli studenti… dimostrò un grande autocontrollo in un paio di occasioni, quando sentiva il profumo o vedeva le sue labbra rosse di Chloe, gli ricordavano il burrocacao alla fragola che aveva assaggiato al loro ultimo bacio, ormai quasi un mese prima...
Anche per Chloe non era facile, per niente facile. A metà novembre, terminata una lezione di Arti Oscure, Malfoy fece restare la ragazza con una scusa. Rimasti soli, le riferì la sua intenzione di cominciare le lezioni con l’inizio del nuovo anno. Ogni martedì sera si sarebbero incontrati nel suo alloggio e avrebbero trascorso insieme due ore. Il professore spiegò alla ragazza in cosa sarebbero consistiti i loro incontri: avrebbero cercato di capire la fonte del potere e come potesse sfruttarlo al meglio. Solo di una cosa era certa; l’energia di Chloe nasceva dalle sue mani, l’utilizzo di una bacchetta era superfluo per lei. Magari sarebbe stato anche un ostacolo. Sapere cosa l’avrebbe attesa l’aveva tranquillizzata…
«Se non c’è altro è meglio andare. Non voglio tardare a Incantesimi…» disse Chloe cercando di sorridere.
Si voltò, raggiungendo la porta. Ma, prima di lasciare l’aula, per seguire gli altri studenti, Chloe si girò nuovamente e guardò Lucius, seduto alla cattedra, con il volto nascosto tra le mani. Erano passate solo due settimane dal loro ultimo bacio. Due settimane… quattordici giorni di sofferenza. Tornò sui suoi passi e lo raggiunse alle sue spalle. Si chinò, appoggiandosi a lui e passando le mani attorno al suo collo, abbracciandolo stretto. Posò la fronte sulla nuca del mago: sentiva le gambe tremare dall’agitazione.
Lucius alzò entrambe le mani e strinse le braccia della ragazza.
«Chloe…» sussurrò con voce spezzata.
«Ti amo.» rispose lei, divincolandosi dalla stretta di Lucius e correndo fuori dall’aula.

Durante la prima lezione di dicembre di Trasfigurazione, dove erano presenti tutti i Grifondoro del settimo anno, la McGranitt annunciò loro le date che erano state decise per le vacanze natalizie.
«Prima di fine lezione, consegnerò a tutti voi un modulo di autorizzazione dove dovrete comunicarci la scelta tra tornare a casa durante le vacanze natalizie oppure restare qui, ad Hogwarts. Ovviamente anche alcuni membri del personale torneranno a casa. Per poter fornire una giusta sorveglianza a chi rimarrà ci occorre sapere quanti studenti resteranno.»
Finnigan alzò la mano, la professoressa lo indicò ed annuì: «Che giorni faremo a casa?»
«Il treno per King Cross partirà sabato 20 alle dieci di mattina. Il rientro è previsto il giorno 9 che, se non sbaglio, dovrebbe essere una domenica. Partenza da Londra sempre alle dieci.» fece una pausa. «I moduli vanno riconsegnati entro e non oltre venerdì. Quindi contattate i vostri parenti immediatamente e fatemi avere una risposta.»
La campanella suonò, subito gli studenti raccolsero le cose sparpagliate sul tavolo, prima d’uscire dall’aula. Chloe attese Hermione che stava cercando di chiudere lo zaino, troppo pieno per contenere tutti i libri e chiudersi. Harry e Ron erano già usciti dall’aula, eccitati dalla notizia dell’avvicinarsi delle vacanze.
«Dalli a me. Ho la borsa mezza vuota.» si offrì Chloe, allungando una mano per prendere dei libri.
«Non ti da fastidio? Sicura?»
«Ma figurati…» rispose, riponendo i volumi nella sacca. «Allora, tu cosa farai questo Natale? Torni a casa?»
«Sì… i miei mi aspettano per passare insieme il Natale, ma per l’ultimo dell’anno andrò a casa di Ron… ha una famiglia simpatica, ci saranno anche i miei genitori.» rispose. «Invece te? Andrai a casa?»
Chloe sorrise alla domanda dell’amica: il Natale a casa Summers non era proprio una festa da passare in famiglia. I suoi, come ogni anno, avrebbero organizzato una cena dove avrebbero invitato tutti i dipendenti dell’azienda, oltre alla buona società londinese. Natale era questo: una cena formale, con troppo champagne, camerieri che servivano ostriche e caviale e musica classica suonata dal vivo. Nessuno le avrebbe prestato attenzione e, come ogni anno, sarebbe finita nello stesso modo: lei, una bottiglia di champagne e una sbornia epocale.
«Diciamo che è ancora da decidere.» rispose, con una alzata di spalle.
«Puoi venire con noi. Stare da me per Natale e seguirmi da Ron per il 31… Harry starà tutte le vacanze da Ron. Sarà divertente essere insieme tutti e quattro!»
«Ci penserò… più tardi chiamo i miei…» concluse.

Il corridoio era affollato, tutti gli studenti stavano dirigendosi nelle proprie Case per posare i libri prima della cena. Ad attendere Chloe fuori dal ritratto della Signora Grassa, con la schiena posata al muro e un sorriso raggiante appena la scorse in lontananza, c’era Draco.
«Io vado… a dopo!» disse ad Hermione, aumentando il passo per raggiungere l’amico.
«Ok, ci vediamo a cena! Lasciami la borsa, Chloe… la porto io in camera.»
«Grazie! A dopo!» rispose Chloe, voltandosi mentre camminava.
Guardando i due salutarsi e abbracciarsi, Hermione non poté che pensare quanto fossero carini insieme. Chloe pareva aver toccato il cuore del biondino, da quando si frequentavano era diventato più gentile e disponibile: non tormentava più gli studenti del primo anno, non girovagava con aria furtiva per il castello e aveva smesso di chiamarla “sporca mezzosangue”. Qualunque cosa avesse fatto o detto Chloe a Draco di certo aveva cambiato il ragazzo e in meglio.

«Anche a voi Piton ha dato la comunicazione per le vacanze di Natale?» chiese Chloe.
Stavano camminando per i corridoi del castello, senza meta, tenendosi per mano e sorridendo. Erano già passate alcune settimane dalla menzogna che aveva raccontato ai suoi amici e ormai era diventata un’abitudine per lei tenere Draco per mano quando giravano per i corridoi. L’occasione di poter stare in compagnia alla luce del sole aveva rafforzato il loro legame. Dopo il bacio sulla Torre di Astronomia, Draco aveva soffocato i sentimenti per l’amica; era stato costretto a farlo, per non impazzire.
«Sì. Stamattina, è venuto nella nostra Sala Comune e ce li ha consegnati…» rispose. «Io vado a casa. Tu? Che farai?»
«Di certo non andrò a casa mia. Sai che i rapporti con i miei genitori non sono idilliaci…»
«Puoi venire da me. Casa mia è grande… ed hai già una camera pronta…»
Chloe sorrise, guardando il ragazzo: «Accetto più che volentieri.» concluse, pensando all’opportunità che aveva di passare il Natale con Lucius.
«Ottimo… allora avviso mia mamma. Sarà bellissimo passare il Natale con te! Organizzano un banchetto con alcuni amici… le solite persone: alcuni parenti, Piton e… altri. Sarà divertente.» concluse Draco, salutando la ragazza per raggiungere i sotterranei e prepararsi per la cena.
Raggiunta la Sala Comune dei Grifondoro, Chloe salì nella sua camera. Hermione era nell’area comune, in compagnia di Ron ed Harry, li salutò senza fermarsi con loro.
Chiusa la porta dell’alloggio, si gettò sul letto e tirò le tende: aveva bisogno di pensare. O meglio, aveva bisogno di ripensare, per l’ennesima volta, al suo incontro con Lucius: doveva essere certa di non aver commesso un errore a mettere la parola “pausa” alla loro relazione… se si poteva considerare tale dopo solo alcuni baci.
Hermione nel frattempo era entrata in camera, quando vide Chloe emergere dal suo letto, sorrise:
«Giornata difficile?»
«Mese difficile…» la corresse Chloe.
«Abbiamo notato che nell’ultimo periodo sei triste… sembri svuotata dal tuo entusiasmo.» osservò Hermione. «Riguarda Draco?»
«No…» subito pensò a Lucius. «Non proprio…» aggiunse.
Hermione si sedette sul letto accanto all’amica: «Puoi mentire al mondo intero e indossare quella maschera di “felicità perenne” ingannando tutti, ma non inganni me. Ti conosco. Sono la tua compagna di stanza da tre mesi, passiamo insieme così tanto tempo che ormai ti conosco bene come me… puoi ingannare tutti, ma non me. L’ho notato che qualcosa ti turba.» si alzò. «Quando vorrai parlarne io ci sarò. Sono un’ottima ascoltatrice, me lo dicono tutti.»
«Grazie.» concluse Chloe.
Non poteva dirle la verità. Non avrebbe mai potuto dirle la verità. Perché la verità era troppo orribile per essere rivelata.

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Capitolo 39
*** CAPITOLO 39 - SUSSURRI E BUGIE ***




Gli studenti contavano i giorni che li separavano dalle vacanze natalizie. Gli esami di metà anno erano stati estenuanti e, terminata anche l’ultima lezione del venerdì, gli studenti dalla gioia decisero di festeggiare ognuno nella propria Sala Comune. Mancavano solo sette giorni al 20 e l’aria natalizia era più sentita che mai. Il castello era stato addobbato con diverse ghirlande di vischio e palline natalizie variopinte erano sospese mezz’aria. Inoltre, dopo ogni cena, era servita una specialità culinaria natalizia. Gli elfi esageravano sempre, quasi per impressionare gli studenti.
Quella mattina, Harry aveva comunicato che l’ultimo incontro dell’Esercito di Silente si sarebbe tenuto il giorno seguente. Avrebbero fatto allenamento e poi si sarebbero dedicati ai festeggiamenti pre natalizi, aveva assicurato un lauto banchetto e burro birra a fiumi.
Come ogni sera, Hermione e Ron si erano rintanati nell’alloggio della Grifondoro e Chloe si scaldava accanto al caminetto nella Sala Comune in compagnia di Harry e Ginny.
«Domani chi ci sarà ad allenarci?» domandò Ginny, facendo gli occhi dolci ad Harry.
«Credo verrà ancora Remus con la moglie.» rispose distratto mentre controllava la sua media scolastica di Pozioni, facendo calcoli sfrenati.
«Adoro le lezioni di Remus… spero porteranno il piccolo Teddy… è adorabile! Sai, rimpiango quando ci insegnava Difesa Contro le Arti Oscure.» sospirò Ginny, ricordando le affascinanti lezioni di Lupin.
Chloe guardò la ragazza, non aveva mai sentito nominare quella materia: «Non c’è più adesso, vero?»
«No. Quando la cattedra è stata abbandonata dall’ennesimo insegnante, Silente ha deciso di eliminare il corso. È una cattedra iellata… diciamo che Malfoy ora insegna la nuova versione di quel corso. Inoltre, oltre alle arti oscure, dovrebbe insegnare anche le nozioni di difesa.» disse Ginny. «Odio il professor Malfoy. Detesta tutti noi Grifondoro…»
Chloe sorrise, pensando all’affascinante insegnante: «Non è poi così male…» sospirò.
«Dici così solo perché frequenti il figlio…» sussurrò Harry, gettando con rabbia il libretto delle valutazioni nello zaino. «Se mi va bene, avrò Accettabile. Ma per un pelo. Che schifo… se non miglioro mi posso scordare di ottenere i M.A.G.O. indispensabili per diventare Auror.» fece una pausa. «Piton detesta davvero i Grifondoro. Almeno Malfoy non è così ingiusto nelle valutazioni…»
«Vado a letto. Sono abbastanza stanca. Comunque domani verrò sola alla riunione.» buttò lì Ginny, sbadigliando e alzandosi. Guardò Harry in volto con aria sognante, prima di allontanarsi per salire verso i dormitori femminili.
Harry la osservò allontanarsi senza avere il coraggio di parlare.  Continuò a guardare le scale che aveva percorso Ginny, fino a quando non udì la porta sbattersi al piano superiore.
«Ha lasciato il ragazzo, per tua informazione.» sussurrò Chloe allungandosi verso l’amico e strappandogli di mano una pergamena.
«Perché me lo dici?» chiese, guardandola.
«Cavolo… siete tutti cechi?!» esclamò Chloe sbalordita.
«Non sono ceco. So che mi piace, mi piace da anni… dal quinto anno, per la precisione. Ma lei è la sorella di Ron. Come pensi reagirà? È la sua sorellina!»
«A Ron non interessa della “sorellina”. E la battuta di Ginny, che verrà da sola domani, è un chiaro invito ad invitarla!» sospirò, guardando le scale del dormitorio. La Sala Comune si era svuotata, dopo le undici raramente qualche studente rimaneva nella Sala Comune, preferivano tutti rintanarsi nella propria camera e chiacchierare con gli amici.
«Che palle… spero finiscano presto… sono stanca. Ho voglia di buttarmi nel mio bel lettino… nel mio bel lettino caldo…» sospirò Chloe. «Spero che non si siano addormentati… non voglio passare l’intera notte qui.» continuò notando l’orario.
«Aspettiamo ancora qualche minuto ma, se sei davvero così esausta, puoi venire a dormire con me.»
Chloe guardò Harry strabuzzando gli occhi. Il ragazzo, intuendo il doppio senso della frase, scoppiò a ridere e scuotendo con vigore il capo e le braccia, aggiunse: «Intendevo, dormire nella mia stanza, nel letto di Ron…»
Anche la biondina sorrise: «Lo avevo intuito, genio. Dai, fammi strada!». Concluse spingendo Harry, mentre si alzava da terra.
 
Stesa sul letto di Harry, accanto al ragazzo, Chloe guardava il soffitto. Gli alloggi maschili avevano cinque letti per camera e gli altri compagni di stanza di Harry stavano già dormendo. Neville russava forte, facendo quasi tremare i vetri delle finestre.
«Perché non inviti Draco agli incontri?» domandò Harry, sussurrando.
«Non mi sembra corretto obbligarlo a mentire al padre.» rispose Chloe, sussurrando.
«Sei felice?»
Chloe si voltò verso il ragazzo, guardando il suo profilo: «Potresti esserlo anche tu. Dimentica Ron e fa quello che ti sembra più giusto.»
«Magari questo natale…» rispose Harry.
«E perché aspettare il natale?» concluse Chloe.
«Meglio dormire… e comunque mi dispiace per il letto di Ron… non ci avevo mai fatto caso alla valanga di cose che ci butta sopra…» disse Harry, accennando al letto al suo fianco.
Ron, come sempre, lo aveva riempito con varie cose e, quel pomeriggio, probabilmente dopo una lezione difficile di Pozioni, aveva buttato il suo calderone sul letto, macchiandolo con una sostanza giallognola che puzzava terribilmente.

Alle nove, Chloe raggiunse la Camera delle Necessità in compagnia di Hermione. Erano in ritardo. Si erano scontrate con Piton nei corridoi e avevano dovuto cambiare strada per non condurlo fino al luogo dell’incontro. Come sempre, magicamente la porta d’accesso comparve sulla parete e, dopo aver controllato che nessuno stesse arrivando, entrarono veloci.
«Non ci posso credere.» sussurrò Chloe guardando la sala addobbata per il natale. Era talmente colma di decorazioni, che a stento ci si riusciva a muovere senza urtare qualcosa.
Ci saranno stati almeno una ventina di alberi, senza contare l’enorme presepe a grandezza naturale e le ghirlande, i fiocchi, le candele galleggianti… chiunque l’avesse addobbata aveva fatto decisamente troppo. Sembrava un deposito di oggetti natalizi.
In un angolo era stato sistemato un enorme tavolo, pieno di cibi dal profumo invitante e numerose bottiglie di burrobirra e coppe di succo di zucca. Tutti gli iscritti all’Esercito, si erano già serviti piatti abbondanti e stavano ridendo animatamente, parlando delle feste imminenti. Tra i presenti, Chloe scorse Harry in compagnia di Remus. Erano accanto ad una finestra e stavano ridendo mentre sorseggiavano una burrobirra calda.
«Beh, divertiamoci.» disse Hermione mentre raggiungeva Ron, seduto con degli amici in un angolo.
Chloe rimase ferma all’ingresso mentre si guardava intorno; nessuno pareva aver voglia di iniziare l’allenamento, sospirò. Avrebbe impiegato meglio il suo tempo in compagnia di Draco… sospirò nuovamente.
«Ciao…» Tonks si avvicinò alla ragazza, porgendole una bottiglia di burrobirra.
«Ciao Tonks…» rispose Chloe al saluto, accettando la bevanda. «Stasera c’è davvero aria di festa qui…»
«Sì. Me lo aspettavo. Chi ha voglia di combattere con il natale alle porte? Ho sentito che frequenti Draco Malfoy.» disse senza preamboli.
Chloe la guardò, non riuscì a decifrare la sua espressione.
«Sai, è mio cugino. Draco e io siamo parenti.» disse guardando il marito in compagnia di Harry. Aggiunse: «Narcissa è mia zia, da parte di madre. La famiglia l’ha disconosciuta quando ha sposato un babbano; non è proprio una cosa vista di buon occhio nella mia famiglia.»
«Perché è babbano, lo immagino.» disse Chloe infastidita dalla strega. Le stava propinando un’ulteriore menzogna. «Draco non mi ha mai parlato di te.»
«E perché dovrebbe? Non ho conosciuto Narcissa e Bellatrix. E Draco, credo non sappia nemmeno che esisto. »
La giovane Grifondoro era in imbarazzo, non sapeva che dire. Abbozzò un mezzo sorriso, continuando a guardare la strega al suo fianco.
«La mia famiglia è convinta che mischiare il sangue con dei babbani, come ha fatto mia madre, sia la cosa peggiore che possa capitare a un mago. Ogni matrimonio della mia casata è stato combinato per mantenere “puro il sangue”… mia nonna lo diceva sempre a mia madre quando era ragazza. Prima che con un colpo di bacchetta la eliminasse dalla genealogia Black. Niente è fondamentale quanto preservare la purezza nella nostra famiglia…» Si perse nei suoi ricordi e, dall’espressione, non erano piacevoli. «Spero che Draco cambi. È già cambiato… frequenta te. Harry ha detto che sei nata in una famiglia babbana. Meglio tardi che mai, no?»
«Suppongo di sì.» rispose Chloe, ignorando le parole della strega. Erano tutte bugie. Le parole di Tonks: tutte bugie. Sicuramente Silente aveva ingannato la fragile mente di Tonks. L’aveva resa complice di quel gruppo di maghi ribelli e che influenzava le menti dei giovani maghi. Odiava dover stare in sua presenza, odiava dover stare in presenza di tutto loro. Tom l’aveva avvisata: Silente adorava giocare con la mente dei maghi e delle streghe per attirarli a lui. Era così ingiusto: molte famiglie rovinate per colpa sua. Ma soprattutto Chloe odiava tacere davanti alle parole fasulle che le stava dicendo questa povera strega… bugiardi! Bugiardi tutti loro!

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Capitolo 40
*** CAPITOLO 40 - ALLA LUCE DEL CAMINO ***




Trascorrendo le vacanze natalizie a casa di Draco, Chloe e il Serpeverde avevano potuto evitare il lungo tragitto del treno fino a King’s Cross. Lucius avrebbe materializzato entrambi fino a villa Malfoy.
Narcissa li aspettava alla porta, pronta ad accoglierli con del tè caldo e dei pasticcini appena sfornati. Aveva deciso di vivere nella residenza appartenente alla famiglia dell’ex marito per salvare le apparenze, almeno fino a luglio. Dopo il diploma del figlio ognuno sarebbe andato per la propria strada.
Li condusse nel soggiorno, Narcissa accolse il marito con un bacio lieve sulla guancia, per poi dedicarsi al figlio, stringendolo con forza. Mentre abbracciava Draco, la donna alzò lo sguardo: Lucius si allontanò e raggiungendo Chloe, le girò attorno. Soffermandosi alle sue spalle, chinandosi quasi impercettibilmente in avanti, per annusare i suoi capelli. Poi proseguì, superandola. Vide chiaramente Lucius sfiorare con le dita il dorso della mano di Chloe. Lei gli sorrise.
Guardandolo con maggior attenzione, Narcissa rimase sbalordita. Gli occhi di Lucius: non avevano la solita espressione fredda che riservava a chiunque, pareva quasi… poteva essere davvero amore quello che leggeva nei suoi occhi?
Mentre scioglieva il figlio dall’abbraccio, osservò Chloe: stava ancora sorridendo. Solo in quel momento comprese il comportamento rilassato di Lucius riguardo la fine della loro storia. Ormai era evidente che provava dei sentimenti per la giovane Grifondoro.
Fece strada a tutti e si accomodarono nel salottino.
Entrando in casa, Chloe assaporò per la prima volta in vita sua l’aria natalizia. Dobby, l’elfo domestico della famiglia Malfoy, si era dato un gran da fare per addobbare casa con ghirlande di trifogli, luci magiche e abeti colmi di vera neve e palline rosse e d’oro.
Quella sera ci sarebbe stata una riunione con Tom, l’ultima prima delle feste. Chloe e Draco non erano stati invitati a partecipare, con il grande sollievo di entrambi.
Nel pomeriggio Bellatrix aveva fatto il suo teatrale ingresso nella villa, attirando l’attenzione di tutti con prepotenza. Non solo a Chloe, ma anche a Draco faceva paura quella donna, nonostante fosse sua zia. Bellatrix era sempre stata una donna molto provocante e folle. Sì, decisamente non c’erano altri aggettivi per descriverla: provocante nel modo di vestirsi, di parlare e nei movimenti da gatta e folle. Folle nel pensiero, nella risata e nei gesti che faceva.
«Draco, nipotino mio…» disse ilare, raggiungendo il ragazzo. «Sempre a casa, sempre amico di…» guardò Chloe, in piedi al suo fianco. «…beh, sempre qui!»
«Ciao.»  la salutò il ragazzo con freddezza.
Lucius fece un cenno a Chloe, lei intuì cosa voleva dirle: non avrebbe dovuto offendersi per le parole e il comportamento di Bellatrix. Anche se non conosceva a fondo la strega, la ragazza aveva inquadrato la strega e non le piaceva affatto.
Terminato il tè ed i pasticcini; Draco si occupò dei suoi bagagli e, galantemente, anche di quelli di Chloe. Subito anche Lucius si congedò per rintanarsi nel suo ufficio, seguito da Rodolphus Lestrange e Bellatrix; dovevano parlare prima della riunione. A quanto pareva avevano informazioni cruciali in merito all’Ordine.
Chloe rimase nel soggiorno, in compagnia di Narcissa. La signora si era abbandonata su una poltroncina e, dopo aver preso una cornice da un tavolino, fissava la fotografia con occhi languidi.
Chloe rimase ad osservarla per diversi minuti, senza osare parlarle. Si sentiva di troppo in quella situazione. Abbassò il capo, stropicciandosi le mani, e respirò a fondo: avrebbe fatto compagnia a Draco. Narcissa pareva sull’orlo delle lacrime. La ragazza si alzò, preferiva lasciare alla donna un po’ di spazio: doveva essere dura per lei.
«No. Non andare.» sussurrò Narcissa. «Ti prego, resta qui.»
Chloe obbedì. Si sentiva in imbarazzo: nonostante avesse messo in pausa la sua storia con Lucius già da alcune settimane ma, trovarsi in compagnia della ex moglie, era spiazzante. Non sapeva come comportarsi.
«Lucius ti ha parlato?» disse Narcissa. «Riguardo al nostro matrimonio…»
La ragazza annuì, senza parlare.
Narcissa sospirò: «Ho visto. Ho visto tutto. Ho visto come Lucius ti ha sfiorato la mano…» disse con tono caldo. «Sai, lo vedo diverso, anzi è diverso. È cambiato, lo trovo più rilassato. Ha finalmente conosciuto una persona che lo ha cambiato…»
Chloe non parlò, osservava la donna.
«E immagino che sei tu quella persona…»
Chloe incrociò lo sguardo di Narcissa; la strega la sorprese sorridendole.
«Non preoccuparti, non sono amareggiata. Anzi, te ne sono grata. Per anni, Lucius ha dovuto sopportare i miei continui tradimenti. Lo sapeva, e non diceva nulla. O meglio; non gli importava di me e Derek. Non gli è mai importato. Ci siamo sposati solo perché siamo stati entrambi obbligati dalle nostre famiglie. Ma non sono cieca: ho visto lo sguardo che ti riserva. Io non sono mai stata guardata così da lui.»
«Non frequento Lucius.» disse Chloe.
«Sarebbe crudele mentirmi.» sussurrò la donna.
«Non le mento.» rispose. «Ci siamo solo baciati, un mese fa.» aggiunse per essere completamente onesta.
«Nient’altro?»
«Abbiamo preferito così.» disse Chloe. «Almeno per ora.»
«Per ora…» ripeté la donna. «Sai, sono felice di sapere che non sarà solo una volta che tutta questa… storia sarà chiusa. Ho sempre avuto paura di lasciarlo solo. Lucius è un uomo orgoglioso. Non ammetterebbe mai di aver bisogno d’aiuto.»
Chloe sorrise tenuemente: «Conosco il suo carattere duro.» chinò il volto, osservandosi le mani. «Mi piace anche per questo. È un uomo severo… anzi, a dire il vero, lo sento più vicino proprio perché è così.» concluse. Sentì avvampare le sue guance.
Narcissa non rispose: conosceva la strada che Chloe avrebbe dovuto percorrere nei prossimi mesi. L’Oscuro Signore avrebbe sfruttato il suo potere e non avrebbe esitato ad ucciderla, una volta esaurita la sua utilità. Si sentì in colpa, guardando Chloe vedeva chiaramente la grande fiducia che brillava nei suoi occhi.

Quella sera, dopo la cena, Draco accompagnò Chloe nella sua camera da letto. Entrambi si stesero sul letto, guardando il soffitto. La stanza di Draco non poteva esprimere al meglio la personalità del ragazzo: le pareti erano dipinte di un verde tenue ed erano appesi diversi poster della sua squadra di Quidditch preferita e alcune fotografie animate che raffiguravano loro due. Il letto, posizionato dalla parte opposta della finestra, era ad una piazza e mezza, coperto da un piumino verde scuro di soffice piume d’oca.
Le spalle di Draco sfioravano quelle della ragazza.
«Quindi la notte di Natale incontrerai Astoria.» buttò lì Chloe.
«Già.» rispose Draco senza alcun entusiasmo.
Alcuni giorni fa, Draco le aveva riferito l’intenzione dei suoi genitori di fidanzarlo con una strega di buona famiglia. Il ragazzo non aveva preso bene la decisione. I matrimoni combinati erano ancora frequenti tra le famiglie di purosangue. Ed Astoria Greengrass l’aveva vista solo un paio di volte, quando entrambi erano bambini e, comunque, prima che i signori Greengrass decidessero di farla studiare all’estero, presso l’accademia di magia francese di Beauxbatons.
«So che è uno schifo ma, da quello che ho capito, il mondo della magia è rimasto leggermente indietro rispetto ai tempi del mondo babbano. Astoria è una bella ragazza. Ho visto una sua foto. È davvero bella.» disse Chloe, senza distogliere lo sguardo dal soffitto.
«E’ bella. Ma non la conosco.» concluse.
«La conoscerai. Avrete tempo per conoscervi. Non è la fine del mondo.»
«Per me lo è. Stare con una donna che non amo è la fine del mondo per me.» disse irritato alzandosi a sedere sul letto.
«Draco… per favore…» sussurrò Chloe, fermando l’amico prendendolo per il braccio. «Sta calmo. Hai ragione: è uno schifo. Meriti di scegliere la donna che dovrai sposare. Dico solo di darle almeno una possibilità. Se non ti convince potrai sempre parlarne ai tuoi genitori. Ti comprenderanno: ne sono certa.»
«Loro sono una coppia perfetta. Hanno imparato ad amarsi con il tempo e ora sono una coppia fantastica.» disse, stringendo l’amica.
Chloe rimase in silenzio, come avrebbe reagito quando avrebbe scoperto del divorzio? E che avrebbe detto di lei e Lucius? Dopotutto lui è suo padre. Si sentì gelare il sangue nelle vene: Draco l’avrebbe odiata, avrebbe voluto non vederla più. E, a malincuore, Chloe sapeva che avrebbe avuto ragione.

Pochi minuti prima di mezzanotte, Chloe e Draco sentirono dal piano inferiore chiudersi la porta principale. La riunione era terminata e gli amici di Tom erano andati. Dei passi si avvicinavano, salendo la grande scalinata di marmo che portava ai piani superiori. Draco e Chloe restarono in silenzio, non volevano farsi scoprire ancora svegli.
Dal corridoio si udì la voce di Bellatrix:
«…dico solo che è piacevole, concordi Rod? Ricordare i bei tempi andati… parla sempre con passione quando ricorda l’incursione notturna a Godric’s Hollow… quello che è accaduto l’ha portato ad oggi! Affronta la sconfitta da uomo fiero… fantastico!» restò in silenzio alcuni secondi, rise, ed aggiunse: «Piton invece… avete visto che faccia?» scoppiò a ridere, folle. «Notte Cissy.» aggiunse.
Si udì il rumore di una porta chiudersi, dopo alcuni secondi si udì un’altra porta sbattere. E poi silenzio.
«Allora, è meglio che vada.» concluse Chloe. «Sono un po’ stanca… ci vediamo domani?»
Uscì dalla camera di Draco, camminando silenziosamente lungo il corridoio. Un rumore improvviso dal piano inferiore la fece spaventare. Si morsicò il labbro, probabilmente era Lucius. Lo immaginò seduto alla sua poltrona, davanti al camino, mentre sorseggiava un bicchiere di whisky. Quando avevano deciso di mettere in pausa la loro storia, Chloe era stata assalita da mille dubbi ed incertezze. Non era certa che quella che avevano preso fosse la scelta giusta. Avvertì la mancanza di Lucius farsi strada nel suo cuore: la mancanza delle sue mani che la toccavano, del suo sguardo che la seguiva in ogni gesto che faceva e del suo sapore….
Senza far rumore, Chloe camminò fino alla scalinata. Dando le spalle al muro, posò il capo ad esso. Rimase ferma in ascolto per alcuni minuti. Facendosi coraggio, si affacciò alla balconata. Il fuoco del camino illuminava tenuemente il soggiorno: sentiva lo scoppiettare delle fiamme, era un rumore debole… respirò a fondo ed iniziò a scendere le scale.
Il pavimento era freddo al tatto, aveva i piedi scalzi.
Raggiunse il salottino cercando di non far rumore, l’aria era più calda ai piani inferiori.
Nascondendosi dietro ad un addobbo particolarmente voluminoso, osservò il soggiorno; l’unica fonte di luce era il fuoco che scoppiettava nel caminetto. Chloe rimase in silenzio: non c’era Lucius. Le fiamme facevano brillare le lacrime che rigavano le sue guance, la ragazza si sentì di troppo. Non sarebbe dovuta scendere. Non avrebbe dovuto vederlo in quel momento. Era così vulnerabile. Spezzato.
«Lily…» sussurrò, coprendosi il volto con le mani. Nascondendo la sua vergogna.
Cercando di non far rumore, Chloe arretrò. Lasciando a Severus Piton il suo spazio: era la cosa migliore che avrebbe potuto fare in quel momento.
“Sono una stupida…” pensò, mentre risaliva le scale. “Non avrei dovuto scendere…”
Una volta nella sua camera, richiuse la porta. Portò un pollice all’altezza del labbro e, mordicchiandosi l’unghia, si chiese: «Chi è Lily

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Capitolo 41
*** CAPITOLO 41 - UN REGALO PER TE ***



Chloe si svegliò di buon’ora la mattina di natale. Le dava una grande emozione svegliarsi all’alba per scoprire se durante la notte era scesa la neve. Adorava la neve.
Scese dal letto e silenziosamente si avvicinò alla finestra, chiuse gli occhi ed aprì le tende: il paesaggio era stupendo. Ogni cosa era bianca. Le montagne erano coperte di neve. Tutto sembrava fermo e congelato, perfetto come in una cartolina natalizia. Si accomodò sul davanzale e rimase ad osservare il panorama; villa Malfoy si trovava lontana dalle residenze babbane e nessun babbano si avvicinava ai confini della residenza, nemmeno per errore. Draco, il giorno prima, le aveva spiegato che era stata protetta da potenti incantesimi respingibabbano.
Assorta nei suoi pensieri, Chloe non si accorse che era osservata. Una figura scura la guardava dal giardino: era bellissimo vestito di nero in mezzo a tutta quella neve. Incrociò lo sguardo di Lucius e si sentì avvampare. La ragazza lo salutò con un gesto della mano ed il mago, sorridendole, rispose al saluto con un lieve inchino.
Restarono fermi a guardarsi per alcuni minuti, erano come ipnotizzati l’uno dall’altro. La neve si posava al manto che Lucius portava, sciogliendosi subito al contatto.
Respirando a fondo l’aria gelata, sollevò la mano destra ed indicò prima sé stesso e poi Chloe, apostrofando la parola “vediamoci”. La ragazza si guardò, indossava un pigiama di lanetta azzurro con raffigurate candide nuvolette: non era presentabile. Alzando lo sguardo, osservò il giardino. Lucius era sparito.
Bussarono alla porta, il cuore le salì fino in gola.
Corse verso l’ingresso ed aprì la porta di pochi centimetri: in piedi, davanti a lei, con sguardo fiero, c’era Lucius che le sorrideva con calore.
«Permettimi di entrare.» sussurrò.
«Draco dorme laggiù… Narcissa nella camera accanto… Bellatrix e Rodolphus, in fondo al corridoio… non mi pare il caso.» concluse, scuotendo il capo.
«Ti prego.» la supplicò, carezzandole il volto.
Avrebbe voluto afferrarlo e gettarlo nel suo letto, ancora caldo. Dio! Avrebbe voluto stare abbracciata a lui, sentire il corpo del mago stretto al suo…
«Non mi pare il caso. Lucius… io…» non riuscì a terminare la frase. «È troppo difficile. Ci eravamo fatti una promessa… io… è troppo...»
«Ti capisco. Permettimi almeno di darti una cosa…». Da sotto il mantello, afferrò un pacchetto e glielo porse. «È un regalo… è per te.»
«Per me?»
«Un piccolo pensiero per il Natale e poi non ho scordato il tuo compleanno. Era il 17. Non ho avuto occasione di dartelo prima.» rispose, abbozzando un mezzo sorriso. «Spero solo che ti piaccia. È solo un piccolo pensierino, ma ci tenevo a dartelo.»
Chloe allungò un braccio fuori dalla porta e afferrò il dono che Lucius le porgeva, nel prenderlo sfiorò le sue dita. Un brivido la percorse la schiena. Ritrasse la mano, dopo averlo afferrato.
Anche per lui quel tocco era stato sconvolgente.
«Spero ti piaccia.» concluse schivo, voltandosi ed allontanandosi lungo il corridoio buio.
Chloe osservò la sua figura allontanarsi, avvertì le lacrime farsi strada nei suoi occhi. Soffriva vedendolo andare via.

Pop.
«S-signorina Chloe? P-posso parlarle?»
Sussultò dallo spavento. Abbassò lo sguardo e vide l’elfo domestico della famiglia Malfoy, tremante che la osservava. Le faceva pena quell’esserino. Appena Dobby sentì lo sguardo della strega su di sé, si piegò in un profondo inchino.
«Dobby… è presto… cosa fai già sveglio? Volevi dirmi qualcosa?» chiese Chloe, guardandolo.
«N-non dovrei… d-dovrei essere fedele alla f-f-famiglia Malfoy… loro sono la m-mia famiglia, io la servo da anni. M-m-ma devo dirle una c-cosa.» disse con voce tremante.
Si sentì spezzare il cuore, era stato maltrattato per anni dalla famiglia Malfoy. Ma nonostante tutto lui la considerava ancora la sua famiglia. Chloe sapeva che Lucius non era mai stato gentile verso le creature magiche e, aveva il vago sospetto, che lo stesso valeva anche per Narcissa e Draco.
In quel momento, si ricordò di una storia che Draco le aveva raccontato: Bellatrix, qualche anno fa, irritata dalla presenza del proprio elfo domestico, lo aveva preso a calci per averle portato un caffè corretto grappa all’uva piuttosto che grappa di mele. Lì per lì, Chloe aveva pensato che l’amico scherzasse, ma notando lo sguardo serio di Draco intuì che non era una storiella simpatica inventata su due piedi.
«Entra. Non vorrei svegliare qualcuno.» disse Chloe, cercando di essere gentile.
Dobby accettò l’invito e trotterellò nella camera, fermandosi al centro di questa.
«Cosa non dovresti dirmi?» domandò Chloe, chiudendo la porta.
«Vedo che il s-s-signor Malfoy le ha d-dato il p-p-pacchetto…» rispose, indicando il regalo che Lucius le aveva appena dato e che Chloe stringeva ancora tra le mani.
«Sapevi del regalo?» domandò Chloe.
La carta utilizzata era blu notte, con un fiocco dorato: era stato incartato da una mano decisamente inesperta.
«Mi e-e-ero offerto di f-farlo io… i-i-il pacchetto. Io sono b-bravo a farli.» disse Dobby, avvicinandosi alla ragazza e studiando il pacco. «Lo ha fatto il s-signor Malfoy…» sussurrò guardandolo. «Senza magia!»
«Lucius lo ha fatto? Con le sue mani?»
Dobby guardò la giovane, con occhi sgranati: «L-lei lo c-c-chiama per nome?»
«Siamo amici, Dobby. Tra amici ci si chiama per nome.» rispose.
«Non siete amici. Lui la ama.» la corresse l’elfo.
Chloe lo guardò meravigliata. Gli sorrise con gentilezza, accomodandosi per terra, al suo fianco.
«Come sai che mi ama?» gli domandò Chloe, guardandolo in volto.
«Dobby serve la famiglia M-Malfoy da anni. Osservo. Osservo ogni cosa. Il Padrone non ha m-m-mai guardato così la s-s-s-signora.» rispose. «D-Dobby ha visto il Padrone Malfoy che preparava il d-d-d-dono. È un bel dono.» aggiunse accennando al pacchetto. «Il P-P-Padrone è più gentile con m-me da q-q-q-quando ha conosciuto lei. Gentile, sì.»
Chloe sorrise e osservò nuovamente il regalo che teneva tra le mani. Lucius allora l’aveva ascoltata quando gli aveva detto che doveva trattar meglio gli elfi domestici. Sentì una strana emozione farsi strada nel suo cuore: Lucius non pareva il tipo d’uomo che ammetteva i propri sbagli. Ma con lei l’aveva fatto ed i suoi gesti lo confermavano. Aveva davvero fatto qualcosa per migliorarsi.
«Sai cos’è?» domandò Chloe, accennando al regalo.
«C-c-certo. D-Dobby sa cos’è. È un bel r-regalo, ma non parlo. È una s-s-sorpresa. Io devo andare. D-devo preparare le colazioni.» concluse alzandosi e avvicinandosi alla porta.
Prima di uscire, si voltò guardando la ragazza: «Non dica al Padrone che le ho p-parlato. A-adesso sono felice di servire la famiglia Malfoy. È b-bello servire una famiglia g-g-g-gentile.»
«Non preoccuparti, Dobby. Non dirò nemmeno una parola a Lucius.» concluse Chloe.

Rimasta sola, concentrò la sua attenzione sul dono che stringeva tra le mani: era leggero, ma non troppo. Di medie dimensioni. Lo posò sulle gambe e rimase ad osservarlo per alcuni minuti. Il cuore le batteva forte nel petto: non aveva comprato nulla per Lucius. Non sapeva che fosse un tipo da regali. Sospirò, fuori  dalla finestra nevicava ancora. Erano da poco passate le sette, a breve Draco si sarebbe svegliato. Quel giorno avevano deciso, prima del pranzo di natale, di fare una passeggiata per il parco. Trattenendo il fiato, tirò il nastro…



***
Un grande grazie a tutti per seguire la mia storia ed in particolare un grazie ad Emma! Fedelissima lettrice alla quale devo l'entusiasmo di andare avanti in questo racconto...

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Capitolo 42
*** CAPITOLO 42 - L'AMORE SEGRETO ***




Il banchetto di Natale era a dir poco esagerato: c’erano pietanze sufficienti per sfamare l’intera città di Londra. Oltre alla famiglia Malfoy, erano presenti anche una trentina d’invitati: tra questi Bellatrix, Rodolphus e Piton.
Chloe indossò un abito scuro per il banchetto, senza particolari dettagli e con uno scollo ampio, sia sul decolté sia sulla schiena. Prima di scendere al piano inferiore, si raccolse i capelli in un crocchio elegante. Concluse la preparazione indossando una collana a girocollo con una ventina di rubini rossi come il sangue, tagliati a goccia.
Un tocco alla porta e Draco entrò in camera, senza aspettare una risposta. Chloe si voltò e si sentì tremare le gambe: chiuse gli occhi, cercando di riprendere il controllo. Con quell’abito da cerimonia e i capelli pettinati all’indietro, senza l’aiuto di gel, lo facevano assomigliare al padre. Era come vedere Lucius da giovane. Chloe posò una mano contro il muro, per evitare di perdere l’equilibrio e cadere. Draco la raggiunse di corsa, con aria preoccupata, afferrandola per le spalle e conducendola verso il letto.
«Stai bene?»
«Scusa, solo un giramento di testa.» rispose la ragazza, sorridendo.
«Ti avevo detto di mangiare questa mattina.» continuò Draco. «Anche solo un bicchiere di succo d’arancia o un frutto…»
«Non preoccuparti!» insistette. «Sto bene. Ora andiamo… non vorrai fare tardi.» aggiunse Chloe camminando verso la porta.
«Hai ricevuto un regalo…» disse Draco, accennando alla carta blu posata sul letto.
Chloe si sentì gelare il sangue nelle vene, non sapeva che rispondere.
«È da parte dei tuoi genitori?» domandò.
«Sì.» mentì la ragazza, prendendo al volo l’occasione che l’amico le aveva servito su un piatto d’oro. «Sono stati molto gentili…»
«Quando l’hai ricevuto? Abbiamo degli incantesimi respingibabbano molto efficaci che proteggono la proprietà.»
Chloe sorrise, cercando di mantenere la calma: «Tuo padre me l’ha consegnato questa mattina. In qualche modo ha saputo che c’era questo regalo in viaggio per me… ed eccolo qui.»
«E…?» Draco fissò la ragazza con sguardo incuriosito.
«E…?» ripeté Chloe, il cuore batteva all’impazzata.
«E cosa ti hanno regalato? Devo strapparti fuori le parole oggi…» disse Draco, con un gesto teatrale delle braccia.
«Oh… mi hanno regalato l’abito che porto.» rispose, mentre faceva una giravolta su sé stessa e, fermandosi, incrociò lo sguardo del Serpeverde.
Con entrambe le mani, Chloe afferrò la gonna dell’abito e sollevò le braccia di pochi centimetri. Con dei movimenti leggeri fece increspare l’abito, creando dei riflessi nel tessuto: sembravano onde del profondo oceano: «Non pensi che sia meraviglioso?»
Sorrise con dolcezza, il giovane la osservò senza distogliere lo sguardo dal suo corpo: era davvero perfetta, non era l’abito ad essere meraviglioso, era Chloe ad essere meravigliosa. Solo in quel momento capì che, per la prima volta in vita sua, aveva trovato una vera amica. Fu grato di averla conosciuta. Pensò al rimedio consigliato da sua madre nel caso Chloe gli creasse noia; scosse il capo, non sarebbe mai stato lui la causa della sua morte. Le voleva troppo bene. (n.d.a. nel capitolo 8, Narcissa consegna al figlio una fialetta contenente un veleno mortale.)
Chloe non lasciò a Draco il tempo di rispondere, lo prese sottobraccio e, con passo veloce, uscirono dalla camera, imboccando il corridoio per raggiungere il salone al piano inferiore.

Sentendo dei passi avvicinarsi, Lucius si voltò verso la scalinata che conduceva agli alloggi privati: la vide.
Vedendola stretta al braccio del figlio, con un sorriso smagliante sul volto, avvertì una strana sensazione farsi strada in lui. Era infastidito da quel contatto, seppur casto, tra i due giovani. Strinse i pugni, cercando di non farsi vedere da nessuno.
Ma il suo atteggiamento non fu ignorato da Narcissa. Lo conosceva da anni e per tutto quel tempo era stata presente al suo fianco: non come moglie, ma come amica e sostenitrice. Posò una mano sulla spalla del mago e sussurrò: «Quello che ti divora, Lucius, è un mostro e si chiama gelosia.»
Con uno scatto, Lucius guardò la donna, meravigliato. Gelosia? Non l’aveva mai provata prima. Narcissa sorrise dolcemente ed annuì in risposta allo sguardo smarrito dell’uomo.
«Non vorrei infrangere i tuoi sogni, ma ti ricordi vero? Ricordi chi è lei? Chi è Chloe per noi?» domandò.
«Non sai ciò che dici.» rispose Lucius, guardandola irritato.
«Lucius, lei morirà. Alla fine morirà. L’Oscuro Signore l’ha detto. L’ha ribadito anche all’ultima riunione. Le sottrarrà tutto il potere e poi la ucciderà. Ucciderà lei. Ucciderà Potter. Ucciderà Silente. Ucciderà chiunque si metterà tra lui e il suo obiettivo. Non comportarti da sciocco: non inserirti in quella lista.»
Lucius guardò Narcissa, gli occhi disperati di chi sapeva. Di chi conosceva il futuro e non poteva far altro che osservare, senza far niente. Poteva solo osservare impotente lo svilupparsi degli eventi. Eventi che avrebbero portato ad una catastrofe.
«Permettimi di darti un consiglio. Permettimi di esserti amica... Lucius, non perdere altro tempo.» fece una pausa, afferrò il mago per il manto e si allontanarono dall’ingresso di pochi passi. «Non avrete altro tempo se non il presente ed anche quello sta scivolando via dalle vostre mani. Credimi, vivere di rimpianti è la cosa peggiore al mondo. La magia che circonda il nostro mondo è straordinaria, ma non si spinge fino a questo punto: non si può tornare indietro. Non devi aspettare di perderla per accorgerti quanto tieni a lei.»
Lucius guardò Narcissa, sapeva che quelle parole gli erano costate molta fatica.
Annuì.

Narcissa, superando l’ex marito, raggiunse il figlio e si raccomandò di essere gentile con Astoria. Lui, di tutta risposta, sbuffò annuendo. Lo abbracciò forte, sussurrandogli: «Buon Natale, piccolo mio.». Poi, guardando Chloe, si soffermò ad osservarle il collo. Scosse di poco il capo e aggiunse: «Buon Natale anche a te. Andate, ragazzi. Gli ospiti stanno arrivando: vi raggiungiamo subito.» concluse.
Draco e Chloe raggiunsero l’ingresso. Piton e Bellatrix, affiancata da Rodolphus, stavano fermi ai lati opposti della sala, ignorandosi come loro abitudine.
«Le sta davvero benissimo.» disse Narcissa, non appena i ragazzi si allontanarono abbastanza per non udire le sue parole. «Mi ero sempre chiesta perché non l’avessi donata a me... ma entrambi abbiamo sempre saputo la verità.»
«È un gioiello della mia famiglia.» sussurrò Lucius, quasi per giustificare il suo gesto.
«Tua madre l’ha lasciata a te e tu l’hai regalata a Chloe. È un’ulteriore dimostrazione che lei è quella giusta. Non vedi? È tutto così chiaro… non ti ho mai dato una ragione per amarmi.» fece una pausa. «Ma adesso possiamo essere felici. Datti una possibilità, Lucius. Non esiste solo l’Oscuro Signore… possiamo aspirare a cose migliori. Ora andiamo. Stanno arrivando gli ospiti.» concluse, superando il mago e raggiungendo la sorella davanti all’ingresso principale della villa.

Terminata la cena, Draco si spostò nel salotto in compagnia di Astoria, iniziavano a conoscersi e avevano bisogno di riservatezza. Era una bella ragazza, Astoria Greengrass: alta, di normale costituzione, con un viso appuntito e meravigliosi occhi blu. Davvero penetranti.
Quando l’antico orologio a pendolo suonò dodici rintocchi, annunciando la mezzanotte, gli invitati si alzarono dalla tavola: era stata una cena piacevole ed era durata a lungo. Pietanze e alcool erano state servite in abbondanza da Dobby e dall’elfo di casa Lestrange che, per l’occasione, aveva contribuito nella preparazione dell’evento.
Bellatrix fu la prima ad alzarsi da tavola, il passo traballante per il troppo alcool bevuto. Salutò i presenti con un tono di voce fin troppo alto e, accompagnata dal marito, uscirono dal salone. Sorreggendola, la condusse al piano superiore, fino alla camera che dividevano.
Narcissa, mentre accompagnava i signori Greengrass verso la porta, insisté più volte affinché restassero loro ospiti per quella notte. Il tempo era peggiorato durante la giornata e il nevischio della mattina, si era trasformato in una tempesta di neve. Il capofamiglia Greengrass, ringraziando, rifiutarono l’invito: il giorno seguente sarebbero partiti per la Francia.
Al tavolo rimasero seduti solo Lucius, Severus e Chloe. Nessuno parlava, complici dei segreti che custodivano. Severus osservava l’amico con interesse, durante tutta la giornata non aveva avuto occhi che per la ragazza. Lo capiva benissimo, anzi li capiva benissimo: capiva il desiderio irrefrenabile che provavano e che non permetteva loro di star lontani. Cavolo se li capiva. Aveva provato lo stesso sentimento per anni, lo provava tuttora. Scostando la sedia, si alzò.
«Bene… credo sia giunto, anche per me, il momento di lasciare questa magnifica tavolata. Davvero un’ottima cena.»
«Devi fare i complimenti a Cissy. Ha fatto tutto lei.» rispose Lucius, alzandosi a sua volta. «Chloe, non vieni? Gli elfi dovranno sistemare la sala. È tardi anche per loro… hanno lavorato duramente tutto il giorno per permetterci di assaporare queste pietanze.»
«Certo. Vengo subito.» disse, imitando i due maghi.
Severus li seguiva, osservando i gesti dei due. Rimase particolarmente meravigliato nell’udire le parole di Lucius. Era stato forse gentile con Dobby?! Per anni lo aveva maltrattato, picchiato, punito, affamato… li seguì in silenzio nell’atrio, dove Narcissa stava salutando gli ultimi invitati.
Posando una mano sulla spalla dell’amico, gli fece un cenno e, con passo veloce, scappò al piano superiore. Aveva notato subito il dono che Lucius le aveva fatto. E come non poteva notarlo? Risaltava la bellezza della giovane. Un gioiello prezioso. Un gioiello donato a colei che amava davvero. Era giusto lasciar loro un po’ di tempo per parlare.

Draco era già andato a letto e Narcissa, richiusa la porta, rimase ferma ad osservare Lucius e Chloe camminare verso di lei.
«Sono andati tutti.» disse tranquilla.
«Non vieni a letto?» domandò Lucius.
«Derek arriverà tra pochi minuti.» rispose, volgendo lo sguardo verso la tempesta di neve che infuriava. Era preoccupata. «Andate pure. Io lo aspetto qui. Un’altra cosa, nel pomeriggio ho spostato tutte le mie cose dell’altra stanza.»
Chloe guardò la donna, sorpresa dalla sua affermazione. Guardò Lucius senza capire cosa stesse accadendo. Narcissa si avvicinò alla ragazza, le sorrise e con tono dolce disse: «Sei meravigliosa con quella collana. Indossala con orgoglio. È un gioiello degno di te.»
Lucius posò una mano sulla spalla della ragazza, Chloe sentì il cuore esplodere nel petto.
Narcissa li superò, raggiungendo il salottino, dove il fuoco del caminetto illuminava l’atmosfera. Si accomodò sulla poltrona, era rilassata.
«Seguimi, Chloe. Fidati di me



*** *** ***
Ho preferito interrompere qui il capitolo per creare un pò di suspance... aggiornerò martedì.
Ad Emma: sì, la presenza di Dobby è completamente dedicata a te *-*! Anche a me è sempre piaciuto molto come personaggio, fin dalla sua prima apparizione del secondo libro... è straordinario il grande potere che ha... ricordo con dispiacere quando ha scaraventato il nostro Lucius a terra :(
A Ladyriddle: sono felice che ti piaccia il Lucius descritto, temo sempre di andare fuori dal suo personaggio... Dopotutto lo adoro proprio perchè è così complessato e cattivo ;)

Un grazie a tutti per seguire la storia...
Ale

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Capitolo 43
*** CAPITOLO 43 - GIUSTA PER ME ***



La camera padronale di Villa Malfoy era un trionfo di eleganza: spaziosa, con enormi finestre che si affacciavano sul giardino e sulla terrazza del salone da ballo, c’era un caminetto di marmo scuro intagliato con cura a mano. Il letto era grande e antico, con un baldacchino ricoperto da seta nera che cadeva fino a sfiorare il pavimento. Le colonne di legno del baldacchino erano dei serpenti intagliati con maestria.
Chloe entrò e guardò con maggior attenzione la stanza, notò una porta doppia che, molto probabilmente, conduceva ad una cabina armadio. Non vi erano mobili, solo un grande specchio incorniciato in un supporto di mogano posato al muro. Nessuna fotografia. Nessun dipinto.
«È austera, lo so. Ma a me piace così.» disse Lucius, entrando e chiudendo la porta alle spalle di Chloe.
«La trovo essenziale, ma elegante. C’è tutto quello che ti occorre.» disse la ragazza, guardandosi attorno. «La vista poi… è da mozzare il fiato.»
Raggiunse la grande vetrata: in lontananza si vedevano le montagne innevate e i piccoli fiocchi di neve che cadevano morbidi erano ipnotici.
«Chloe…» la chiamò Lucius.
Si voltò, il mago stava camminando verso di lei. La guardava con intensità; gli occhi erano di ghiaccio, ormai sciolto. La raggiunse e la cinse per la vita, avvicinando il volto a quello della giovane e posando la sua fronte sul capo della ragazza.
Rimasero in silenzio alcuni minuti: le parole si bloccavano nella loro gola.
Chloe chiuse gli occhi.
«Non possiamo.» sussurrò senza avere il coraggio di liberarsi dal tocco forte del mago.
«Chloe…» ripeté il suo nome. «Guardami…»
La ragazza obbedì, sapendo che sarebbe stato un errore. Chloe era consapevole che, dal momento stesso in cui avrebbe incrociato gli occhi di Lucius, avrebbe ceduto alla tentazione.
Chloe posò il capo al petto dell’uomo: annusando il suo profumo. Era delizioso… quasi assuefante.
«Ho paura…» sussurrò con voce spezzata, accostando il volto all’orecchio della ragazza. «Ho paura di perderti.»
Con foga, la ragazza afferrò il volto di Lucius tra le mani: «Non mi perderai. Io sono qui. Ok? Sono qui. Non mi muovo. Non ho nessuna intenzione di lasciarti…»
Lucius distolse lo sguardo, non riusciva a sopportare gli occhi azzurro ghiaccio della ragazza. Erano pieni di passione e fiduciosi. Così ingenua e ignara. Inconsapevole del tragico destino che l’attendeva. Avrebbe voluto rivelargli le sue paure, i suoi timori. Avrebbe voluto urlarle la verità. L’avrebbe persa alla fine, le sue promesse non sarebbero valse a nulla. Per mano dell’Oscuro Signore sarebbe morta.
«La guerra incombe.» sospirò il mago. «Non te ne accorgi, ma ci sono scontri in questo momento nel mondo magico. Stiamo subendo delle perdite e noi ne infliggiamo altrettante al nemico.»
Le afferrò le mani, stringendole con forza tra le sue: «Chloe presto o tardi dovrò combattere anch’io… ho già ucciso in passato. Ho torturato dei traditori del proprio sangue e ne ho gioito… le mie mani sono sporche del loro sangue…»
Lo interruppe, posando una mano sulle sue labbra: «Ogni guerra miete vittime: combatterò al tuo fianco. Non temo di sporcarmi le mani.»
Il mago scosse il capo, chinandolo. Era così ingenua e mentirle gli costava molta fatica.
«Ho sempre rispettato il nostro accordo, ma potremmo non avere tempo.» incrociò gli occhi della ragazza. «Non voglio vivere di rimpianti. Ho vissuto già per anni aggrappandomi a decisioni sbagliate… un susseguirsi di delusioni… di solitudine… e di amarezza.» fece una pausa. Accarezzò il volto di Chloe. «Quando ho incrociato il tuo sguardo… quando la tua voce è entrata nella mia testa… non ho potuto fare altro che pensare a te. Desiderare te. Non voglio altri rimpianti.» concluse. «Io ti prometto che farò ogni cosa in mio potere per proteggerti. Nessuna è come te.» le sorrise. «Tu, Chloe, sei giusta per me

Prendendola per mano, la condusse fino al letto facendola stendere. Estrasse la bacchetta da una tasca interna dell’abito da cerimonia nero e, con un gesto delicato, fece comparire una cinquantina di candele di varie dimensioni. Alcune grandi e basse, altre alte e sottili, altre ancora rotonde… tutte galleggiavano, sospese a mezz’aria. Tutte con una fiamma delicata che illuminava tenuemente la camera, creando effetti luce-ombra davvero romantici.
Posò la bacchetta sull’unico comodino presente, accanto al letto. Chloe si alzò, appoggiandosi ai gomiti, e guardò Lucius negli occhi. Il mago restando in piedi, davanti alla ragazza, iniziò a slacciarsi l’abito che portava: un bottone per volta… lentamente, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza. Lasciò cadere la veste sul pavimento, passando poi ai bottoni dalla camicia.
Restò a dorso nudo. Chloe si morsicò il labbro, era seducente: aveva un fisico asciutto e scolpito. Era sexy… incredibilmente sexy…
Lucius guardò la ragazza, senza muoversi e senza parlare. Intuendo i dubbi che affliggevano il mago Chloe, con uno scattò, si alzò in ginocchio e, abbracciandolo, lo strinse facendo aderire il corpo al suo.
Incrociò i suoi occhi grigi e sorrise, era stupendo vagare nella profondità delle sue iridi di ghiaccio. Piano, avvicinò le labbra a quelle del mago, baciandolo con passione.

Mai un bacio fu tanto desiderato...

Lucius afferrò la nuca della ragazza, carezzandole i capelli e liberandoli dal crocchio che li legava. Essi caddero sulla schiena di Chloe, morbidi, a boccoli. La strinse a sé, tenendola ai fianchi; sentire il corpo snello della ragazza aderire al suo lo faceva impazzire. Percorse la schiena della ragazza con le mani, lentamente ma con forza: sentiva il corpo di Chloe fremere dal piacere.
«Posso…?» sussurrò Lucius, raggiungendo con le mani la cerniera dell’abito di Chloe, indugiando.
Lei lo guardò, sorrise e annuì.
Chloe si allontanò da Lucius: ansimante, sorridente, morsicandosi il labbro inferiore con desiderio.
Lo guardava con malizia. Fece scorrere l’abito lungo il corpo della ragazza, svelando un corpetto di pizzo nero che stringeva il piccolo seno sodo della giovane strega. Si piegò verso di lei, afferrandola ai lati dello sterno e baciandole il petto, risalendo lungo il suo collo… i gridolini di piacere di Chloe lo fecero impazzire…

Tra le lenzuola Lucius stringeva Chloe, stesa sopra di lui. La testa della ragazza posata sul petto del mago. La Grifondoro sentiva il cuore del mago battere, mentre lui giocava con i morbidi boccoli della ragazza, attorcigliandoli alle sue dita. Chloe teneva gli occhi chiusi e respirava a fondo, voleva assaporare ogni istante… voleva imprimere nella sua mente quel momento.
Le candele si erano spente, l’unica luce proveniva dal camino che ancora scoppiettava allegro. La neve scendeva silenziosa, ammassandosi fuori dalla finestra.
«Non ti sei pentita?» le chiese Lucius premuroso.
«Per niente.» rispose Chloe, sorridendo e guardandolo in volto. «È stato bellissimo… fare l’amore con te è stato bellissimo...» lasciò la frase in sospeso, assaporando quelle parole. “fare l’amore”… si sentiva esplodere dall’emozione… «Bellissimo…» concluse donandogli un sospiro, ampio e sincero.
Carezzò il petto del mago, risalendo fino ad arrivare alla sua spalla ed aggrappandosi ad essa con forza.
«E tu?» chiese Chloe, alzandosi sui gomiti e guardandolo negli occhi.
«Io cosa?»
«Ti sei pentito?» spiegò la ragazza, chinando il capo di poco verso destra.
Lucius sfiorò il volto di Chloe, scostandole una ciocca di capelli che le era caduta davanti agli occhi.
«No. Non sono pentito.» sospirò. «Mi sono innamorato al primo sguardo.» concluse, alzandosi di poco e baciandole la fronte, poi il naso ed, infine, le labbra.
La baciò una… due… tre volte…
Chloe si ritrasse: «Da oggi sarà tutto complicato…»
«Non dire così. Non sarà complicato. Cissy ha approvato la nostra storia… lei stessa mi ha incoraggiato… io mi sarei frenato… avrei prestato fede al giuramento che ci siamo fatti… avrei atteso la fine di tutto questo.» fece una pausa. «L’unica cosa che m’interessa davvero è saperti al mio fianco. Saperti mia
Chloe abbassò lo sguardo, non voleva che Lucius si accorgesse che le sue parole l’avevano fatta arrossire.
«Non nasconderti… con le guance arrossate sei ancora più bella…»
Alzando il capo, Chloe sorrise.
«Penso che tenere ogni cosa riservata sia la cosa migliore, almeno per ora. Per te. Per Draco. Per la causa…» sussurrò il mago.
«E per te, Lucius. Anche a te creerebbe non pochi problemi una relazione con una studentessa.»
«Non sei la mia studentessa.» sottolineò.
«Per Draco sarà difficile.» sospirò Chloe, buttandosi sul letto, accanto a Lucius.
Non le rispose. Sapeva che sarebbe stata dura per il figlio, non era certo un segreto il forte legame che univa Chloe a Draco.
«Vorrei che il tempo si fermasse.» sussurrò Chloe, voltandosi e guardando Lucius negli occhi.
«E perché vuoi che si fermi? Non sei curiosa di sapere cosa accadrà domani? So una cosa sul domani: mi sveglierò accanto a te… e sarà bellissimo.»
«Non potrei desiderare niente di più.» concluse la ragazza.
Esausta, Chloe chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dai sogni. Il braccio di Lucius la stringeva saldamente, il suo profumo era una droga.

***
Un piccolo regalo per completare al meglio questo capitolo…
eccoli qui: Chloe e Lucius ♥

 

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Capitolo 44
*** CAPITOLO 44 - CACCIA ***



Prima di lasciarvi alla lettura di questo capitolo, voglio solo chiedervi di non essere troppo critici... è il primo capitolo che dedicherò a un tema simile... non voglio anticiparvi troppo...
Buona lettura,
Ale




Per Chloe era stato complicato vivere sotto lo stesso tetto con Draco, nascondere la sua relazione con Lucius era decisamente stressante.
Dalla sera trascorsa insieme, lei e Lucius, si erano ritagliati alcuni momenti nell’arco delle giornate per stare insieme da soli. Purtroppo erano solo attimi fugaci e non si era ripetuta l’occasione di trascorrere un’altra notte insieme… c’erano sempre ospiti inattesi e compiti improvvisi affidati dall’Oscuro Signore al suo fedele alleato.
La mattina del 26 dicembre Chloe aveva dovuto mentire a Draco; il giovane mago aveva aspettato la ragazza nella sua camera per diverse ore, prima di arrendersi e ritirarsi nei suoi alloggi: voleva parlare di Astoria con Chloe, voleva condividere con l’amica le sue impressioni. Il giorno dopo, la giovane Grifondoro aveva dovuto inventare di sana pianta una scusa plausibile per giustificare la sua assenza. Però si era accorta che Draco non era convinto dalla spiegazione offerta.
Dal canto suo, Chloe si sentiva terribilmente in colpa per la bugia che aveva dovuto raccontato all’amico, mai prima di quel momento gli aveva mentito ed era stato davvero difficile per lei.
Le giornate si susseguivano: Chloe divideva il suo tempo tra Draco e Lucius. Le mattine erano dedicate all’amico: tra passeggiate sulle montagne circostanti la villa o lunghe corse con la scopa; sempre tempo permettendo… i pomeriggi, invece, Draco si dedicava ai suoi allenamenti in Arti Oscure. Voleva migliorare le sue doti magiche. In particolare, tentava di eccellere nella maledizione Cruciatus. Draco ripeteva sempre che non ci metteva abbastanza di sé stesso… per essere impeccabile, non solo doveva provare una forte emozione di odio verso la persona torturata, ma doveva anche eccitarsi all’idea del dolore che gli procurava.
Questo era complicato per il ragazzo. Lui non era perverso come sua zia Bellatrix, lei provava dei veri e propri orgasmi davanti alle urla strazianti delle sue vittime… ma non voleva di certo arrendersi con facilità. Ogni pomeriggio passava ore intere ad esercitarsi, scagliando maledizioni contro manichini animati. La neccessità di perfezione di Draco, permetteva a Chloe di dedicarsi ad altro… di dedicarsi a Lucius. Purtroppo era molto impegnato, ma ogni giorno trovava il tempo per far visita alla ragazza; anche solo per donarle un bacio rubato.


La mattina dell’ultimo giorno dell’anno, tutti i residenti e gli ospiti di villa Malfoy vennero svegliati dalle folli urla penetranti di Bellatrix.
Erano da poco passate le sette del mattino e la strega, con voce squillante, intimava tutti di scendere immediatamente dal letto e di smetterla di poltrire. Bussava frenetica alle porte degli alloggi. A nulla erano servite le suppliche di Rodolphus per farla calmare. Bella non gli prestava attenzione, si era limitato a seguirla con aria rassegnata: già da anni aveva imparato a non contraddire la moglie.
«Per la barba di Merlino, Bella, cosa diavolo stai facendo?» domandò Narcissa, uscendo dalla camera con indosso solo una vestaglia ben stretta in vita.
Bellatrix la raggiunse con grandi falcate, la afferrò per i polsi e sorridendo, rispose concitata:
«Cissy che fai ancora in abiti da notte? Cambiati! Svelta! Oggi è una giornata importante!» strillò come una folle, roteando un paio di volte su sé stessa. «Che gioia! Che gioiaaaa!»
«Come? Che stai dicendo, Bella?» chiese Narcissa, inarcò le sopracciglia. Si era rassegnata al carattere della sorella: fin da quando era bambina era sempre stata eccentrica, ma dopo la sua permanenza ad Azkaban la sua eccentricità era mutata in pura follia.
«Cissy ti sei dimenticala le tradizioni di noi Mangiamorte?» urlò questa.
«Non sono una Mangiamorte. Lo sai benissimo.» rispose con freddezza. «Allora? Vuoi spiegarti?»
Nel frattempo anche Draco, Piton, Chloe e Lucius si erano affacciati alle porte delle rispettive camere. Draco salutò con un cenno del capo l’amica. La ragazza sorrise, rispondendo al saluto e apostrofando in silenzio le parole “bel pigiama!”, indicando gli abiti che l’amico portava. Il ragazzo arrossì immediatamente: indossava un ridicolo pigiama di cotone, con raffigurati diversi unicorni alati bianchi che volavano tra delle nuvolette candide, in uno sfondo blu scuro: di certo un regalo della madre.
«Tradizione vuole che l’ultimo giorno dell’anno si festeggi con una battuta di caccia…» rispose Lucius intromettendosi nel discorso, avanzando verso la cognata e sorridendo intrigato dalla prospettiva che si stava aprendo davanti a lui.
«Giustissimo!» urlò Bellatrix. La strega si voltò verso Lucius e lo indicò stendendo con forza il braccio, aveva degli occhi folli. «Lui sì che è un Vero Mangiamorte! Fedele alle nostre onorevoli tradizioni!»
Chloe raggiunse Draco, nel frattempo si era posato alla porta chiusa della sua camera. La ragazza si appoggiò al muro, accanto all’amico, gli pizzicò il braccio e sorrise: «Che sta succedendo? Battuta di caccia? Vanno a caccia di animaletti?»
Draco sapeva fin troppo bene a cosa si riferiva la zia, non era una cosa che Chloe avrebbe dovuto sapere. Notando la piega della conversazione con la cognata, Lucius si voltò verso il figlio e disse, con tono imperioso: «Draco resta in camera. Restate in camera entrambi
Il giovane non obbiettò ed obbedì al padre senza fiatare, spingendo anche l’amica nella sua camera. Quando la porta venne chiusa, Lucius riportò la sua attenzione su Bellatrix, guardandola fisso.
«Le tradizioni sono tradizioni. Non trovate? Io dico: prepariamoci! Una caccia di prima mattina mette di buon’umore chiunque!» concluse sorridendo.
Saltellando dalla gioia, Bella corse nella camera che divideva con Rodolphus, canticchiando allegramente con una vocina infantile decisamente fastidiosa.
«Lucius non dovresti.» sussurrò Narcissa, avvicinandosi e posando una mano sul braccio del mago.
Notò subito gli occhi della compagna: erano colmi di preoccupazione, ma non gli importava più di tanto. Anzi, non gli era mai importato...
Piton raggiunse la coppia, con aria annoiata.
«Io resto qui. Queste battute di caccia con Bellatrix a lungo andare sono noiose. Non si offenderà se resto qui. Le trovo tutte uguali.» sospirò. «Faccio io compagnia a Narcissa. Non preoccuparti, se vuoi andare va pure, uscire potrebbe solo farti bene.»
«Grazie Sev.» rispose lui, voltando le spalle alla donna e, con passo fiero, raggiunse il proprio alloggio.
«Avrei preferito saperlo sorvegliato da te. Non mi fido di mia sorella.» sussurrò Narcissa, guardando le spalle dell’ex marito allontanarsi da lei. «Pensavo fosse cambiato. Pensavo davvero che lei lo avesse cambiato…»
Severus la guardò, meravigliato dalle parole appena udite. Narcissa incrociò gl’occhi neri del mago; erano amici da anni e gli voleva molto bene. Sorrise posando una mano sul braccio di Severus, proprio dove c’era il Marchio.
«Non preoccuparti.» continuò Narcissa, in risposta al suo sguardo. «So tutto. So ogni cosa riguardo lui e Chloe. Prendimi per sciocca, ma sono stata io ad incoraggiarlo… e credo che sia giusto così!» concluse annuendo. «Io ho Derek, sono stata amata per anni e anche io ho amato per anni. Tutti meritano questo genere d’affetto e pensavo che lei potesse dargli tutto quello di cui aveva bisogno…» sospirò. «Mi sbagliavo. Mi sbaglio sempre quando si tratta di Lucius. Anche dopo tutti questi anni non l’ho ancora inquadrato… Sev, dimmi che non ho fatto un errore ad incoraggiarlo con la ragazzina…»
«Non angosciarti, Cissy. Lui è cambiato, credimi. Solo che non vuole mostrarsi debole.» rispose Piton. «Non davanti a tua sorella e a noialtri Mangiamorte. È sempre stato in competizione con lei. Entrambi mirano alto riguardo la stima dell’Oscuro Signore. Vuole solo essere un perfetto Mangiamorte: è d’esempio a tutti noi. Fedele a Lui, sopra ogni cosa…» concluse con amarezza Piton.
Ripensò ai discorsi che si erano scambiati negli ultimi mesi: Lucius era sempre fedele al loro Signore, ma qualcosa in lui si era spezzato. Era cambiato. Era diverso. Da quando aveva incontrato Chloe, si preoccupava anche della sua sorte. Sì, Lucius Malfoy era cambiato… purtroppo Piton temeva che questo cambiamento avesse reso l’amico più debole.

Il villaggio babbano scelto da Bellatrix si trovava nel Surrey; l’aria era gelida, non nevicava. La terra era coperta da un lieve strato di neve vecchia di alcuni giorni. La strega, Rodolphus e Lucius si erano materializzati in una lunga via, da entrambi i lati c’erano diverse case, tutte identiche.
Bella era eccitata, aveva voglia di divertirsi: erano mesi che non si godeva una caccia decente ed erano anni che non gustava l’emozione della tradizionale caccia di fine anno con gli amici.
Erano da poco passate le otto del mattino ed il cielo era diventato ancor più grigio, annunciando una nuova nevicata. L’atmosfera che si respirava nell’aria era di festa: in ogni giardino c’erano addobbi, luci scintillanti per le vie, alberi colmi di palline e festoni… Bellatrix storse il naso, disgustata dall’atmosfera natalizia che la circondava. Si voltò verso Lucius, guardandolo negli occhi.
«Mi deludi, Malfoy.» disse Bellatrix con disgusto, mentre si voltava nuovamente ed iniziava a camminare lungo il viale, a testa alta.
Lucius era abituato al pessimo carattere della cognata, decise di ignorarla.
«Sì-ssssì. Mi deludi proprio, Lucius.» continuò lei, decisa ad infastidire il mago. «Speravo che, dopo aver deciso di divorziare con Cissy, avresti scelto un miglior partito… speravo avresti scelto una Mangiamorte purosangue… ma dalle tue azioni deduco che hai proprio poco gusto.»
Fece una giravolta ed incrociò, un'altra volta, lo sguardo del mago.
Rodolphus se ne stava in disparte, troppo preso a guardarsi intorno in cerca di una preda appetibile per prestare attenzione ai vaneggiamenti della moglie. Bella camminava saltellando al fianco di Lucius, mentre faceva continue giravolte su sé stessa o attorno alle cassette delle lettere. Alcune, per divertimento, le faceva esplodere con un gesto di bacchetta.
«Che vuoi esattamente Bellatrix?» chiese il mago con tono sgarbato, spingendola via dopo l’ennesima giravolta.
«Narcissa ha almeno scelto uno di noi, un Purosangue… sai, quello Swan.» fece una pausa, piazzandosi davanti a Lucius e fermandosi. «Tu hai scelto una lurida. Dio, che schifo! Mi chiedo come fai a sfiorarla…»
«Non credo che la mia vita privata debba interessarti.» rispose secco. «Ad ogni modo, giusto per farti star zitta, sappi che sono un abile bugiardo. Non devo certo ricordarti che, alcuni anni fa, ho ingannato l’intero Ministero fingendomi sotto la maledizione Imperio…»
Rodolphus si avvicinò alla moglie, con aria furtiva: la discussione iniziava a diventare interessante, ma un’altra cosa aveva attirato la sua attenzione...
«Abbassate la voce... avverto delle prede e sono in avvicinamento. Spostiamoci da qua e prendiamoli di sorpresa…» sussurrò, prendendo Bellatrix in vita e, spostando la lunga chioma riccia della strega, le baciò il lungo collo.
Bellatrix scansò in malo modo il marito e si avvicinò a Lucius, alzandosi sulle punte per guardarlo negli occhi. Lo osservò con aria di sfida.
«Che vuoi dire, Malfoy?» sussurrò inviperita.
«Dico solo che l’Oscuro Signore potrebbe avermi chiesto di tenermi buona la natababbana… lo strumento o come diavolo vuoi chiamarla. Sai, per essere certi che la sua lealtà sia continua, duratura... salda.»
Bellatrix aggrottò la fronte ed incrociò gli occhi di ghiaccio di Lucius.
Alcuni istanti di silenzio e poi la donna scoppiò a ridere; battendo le mani davanti al suo volto. Si girò, dando le spalle al cognato e raggiunse Rod, lo prese per mano trascinandolo per la vita secondaria suggerita alcuni istanti prima. Si sentiva rincuorata dalle parole di Malfoy, ma voleva comunque testare la sua fedeltà ed a questo avrebbe posto subito rimedio.
«Repello babbano…» sussurrò Rodolphus mentre si guardava intorno.
«Sento che si avvicinano. Rod… obbligali a venire fin qui!» civettò la donna, avvicinandosi al marito e sfiorando eccitata il membro dell’uomo.
Lucius seguiva con attenzione gli eventi, senza parlare: disgustato dal pessimo gusto di Bellatrix. Si limitava ad andare dietro la coppia, lo sguardo fisso davanti a lui: gli occhi di ghiaccio e l’anima travagliata.
«Silencio!» ordinò Bellatrix con un gesto fluido del braccio, verso le quattro prede in avvicinamento.
Una coppia di babbani con due bambine piccole, non avranno avuto più di cinque anni e di certo gemelle, stavano camminando spensierati. La donna stringeva una borsa dalla quale proveniva un buon profumo di pane appena sfornato. L’uomo stava guardando con interesse la prima pagina di un giornale. Le bambine correvano davanti ai genitori, giocando e ridendo.
Bellatrix si voltò verso Lucius, era rimasto dietro di alcuni passi.
«Non avrai mica paura, Malfoy?» gli domandò con tono canzonatore.
«Affatto. Fa quello che devi fare. Io sono in grado di cavarmela da solo.» rispose secco, estraendo la propria bacchetta.
Eccitata la strega, rivolse nuovamente l’attenzione ai babbani: erano a pochi metri da loro.
Accadde tutto velocemente: Rodolphus uscì dall’ombra di un albero spoglio e, puntando la bacchetta verso l’uomo: «Avada Kedavra!». Una luce verde scaturì dalla bacchetta che impugnava, non appena colpì l’uomo al petto, questo cadde a terra: morto.
La donna babbana guardò agghiacciata il marito cadere a terra, gli occhi spenti. Privi di vita.
Bellatrix urlò dall’eccitazione! Corse verso la donna e l’afferrò per un braccio, trascinandola lontano dall’uomo.
Con forza la gettò per terra, davanti alle bambine in lacrime. «Crucio!» disse mielosa. La donna si contorse, tentava di urlare, ma i suoi versi erano sordi. Rodolphus afferrò le bambine e, ammirato, guardava affascinato Bellatrix torturare la donna. La strega era eccitata e rideva folle alla vista del dolore. Si voltò verso il marito e gli fece l’occhiolino, poi guardò Lucius.
Non si era mosso da quando erano usciti allo scoperto. “Codardo!” pensò stringendo gli occhi malignamente.
«Avada Kedavra» concluse Bella, senza distogliere lo sguardo da Lucius. La donna cadde a terra, accanto all’uomo babbano: morta.
Rod lasciò le braccia delle bambine, che corsero verso la madre. Raggiunse Bellatrix e, prendendola ai fianchi, la strinse a sé, baciandola con passione. Stringendola con forza e, facendo aderire il corpo della moglie al suo, facendole sentire il suo membro eccitato. Accostò la bocca all’orecchio di Bella:
«Concludiamo e torniamo a casa…»
La strega rise, mentre il marito le carezzava la schiena fino ad afferrarla per i glutei. Si alzò sulle punte, guardando oltre la spalla di Rod, verso Lucius. Incrociando i suoi occhi di ghiaccio.
«Avanti… datti una mossa, Lucius…» disse con malignità.
Senza batter ciglio, il mago alzò la bacchetta contro le due bambine. In lacrime silenziose piegate sopra ai genitori morti.

«Avada Kedavra!». Un tonfo.

«Avada Kedavra!». Un altro tonfo.

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Capitolo 45
*** CAPITOLO 45 - TRADIZIONI ***




«Spero che questa serata sia divertente.» disse Draco, mentre aiutava Chloe ad allacciare il vestito. «Astoria è stata invitata. Verrà da sola, i suoi sono ancora in Francia.» aggiunse.
Avevano trascorso l’intera giornata insieme, girovagando senza meta per il palazzo o il giardino, parlando del più e del meno.
Bellatrix, Rod e Lucius erano rientrati a metà mattina dalla caccia, avevano fatto il loro ingresso nel soggiorno, attirando l’attenzione di tutti. La coppia subito si era congedata per rintanarsi nella loro stanza, in cerca di privacy. Mentre Lucius, senza parlare, si era chiuso nella sua camera.
Nel tardo pomeriggio, preoccupata, Chloe aveva provato a bussare alla sua porta, ma non aveva ricevuto risposta dal mago. Aveva insistito per diversi minuti, ma fu solo fatica sprecata: la porta rimase chiusa e da questa proveniva solo il silenzio.
Lasciando cadere i capelli sulla sua schiena, Chloe guardò l’amico, sorridendogli.
«Non mi hai più detto molto di lei. Parlami di Astoria…»
«È molto bella.» convenne il ragazzo, allontanandosi per raggiunse lo specchio e sistemarsi il papillon.
«E…?» insisté Chloe, sedendosi sul letto e osservando Draco attraverso il riflesso dello specchio.
«E niente… è bella. Ma non la conosco.» concluse con amarezza. «Da quello che so, potrebbe essere una stronza.»
«Si vede che non è una stronza. Ha solo un’aria…» s’interruppe: Chloe pensò ad Astoria. Non pareva stronza, ma di certo aveva la puzza sotto il naso. Già, sospirò: il suo nasino aristocratico all’insù. «…ha un’aria interessante.» concluse con semplicità, alzando le spalle.
«Interessante…? Già…» ripeté Draco, poco convinto e abbozzando un mezzo sorriso. «Interessante è quello che si dice quando non si sa cosa dire su una persona.»
Si accomodò accanto a Chloe, prese una mano della ragazza tra le sue e la guardò attentamente; massaggiandola delicatamente.
Dal piano inferiore provenivano molte voci e dei rumori metallici; un gruppo stava montando l’attrezzatura per animare la serata. Rimasero fermi per diversi minuti, seduti, in silenzio. Chloe percepiva la preoccupazione di Draco… non si era dato pace da quando aveva scoperto di dover sposare Astoria.
Chloe non ritrasse la mano, ma strinse a sua volta quella dell’amico: cercando di infondergli un po’ di coraggio. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di aiutare il giovane mago, ma entrambi sapevano che non potevano andare contro le tradizioni del mondo magico. Avrebbe obbedito, alla fine. Come ci si aspettava da un buon purosangue: avrebbe sposato Astoria anche se non l’amava, anche se tra loro ci sarebbe stato solo disprezzo.
La ragazza posò il capo sulla spalla di Draco, i capelli sciolti caddero davanti al volto della Grifondoro e sull’abito da cerimonia dell’amico. Il Serpeverde sfiorò il volto di Chloe, scostandole una ciocca che le ricadeva delicata davanti agli occhi.
«Mi sento soffocare Chloe...» sussurrò triste, senza alzare il capo. Continuando a fissare la mano che stringeva.
«Non devi preoccuparti prima del tempo…» cercò di consolarlo Chloe..
«Non capisci proprio, vero? Se il contratto del mio matrimonio verrà firmato non ci saranno più speranze. Dovrò sposare Astoria, a prescindere dalla mia volontà.» continuò Draco, interrompendola.
«Nonostante siamo nel ventunesimo secolo, voi siete rimasti bloccati alle leggi babbane di secoli fa… non capisco come fare ad essere così incredibilmente fantastici sotto alcuni punti di vista… la magia vi facilita la vita e grazie a quella non usate la tecnologia classica del mondo babbano… ma di certo posso dirti una cosa: le vostre tradizioni sono antiche da secoli noi babbani siamo liberi di sposarci con chi vogliamo!»
Draco sorrise, grato per l’appoggio dell’amica. Da quando si erano conosciuti l’estate prima, Chloe era sempre stata presente per lui ed era certo che si sarebbe fatta in quattro pur di vederlo felice… sconsolato ripensò alle parole di sua madre; prima dell’inizio dell’anno gli aveva chiarito che lei era una pedina sacrificabile. Ma ormai aveva scelto da che parte stare: si sarebbe opposto a Voldemort, se necessario, pur di salvarla. Teneva molto a Chloe: era la persona più importante nella sua vita. Non avrebbe permesso a Lui di portargliela via.
Narcissa entrò nella camera del figlio, dopo aver bussato delicatamente un paio di volte. Appena vide i due ragazzi seduti sul letto, con aria afflitta, sorrise ad entrambi sperando di infondere un po’ del suo buonumore.
«Tesoro, Astoria è arrivata alcuni minuti fa. Non fare il maleducato e scendi a salutarla.» disse con tono tranquillo, stendendo un braccio verso il ragazzo.
«Certo… vengo subito. Sono già arrivati tutti gli ospiti?» 
«Sì, più o meno. Su, andiamo!»
Obbedendo alla madre, Draco uscì dalla camera.
Narcissa non lo seguì, rimase ferma e guardò Chloe. La ragazza si alzò dal letto, pronta a seguire l’amico fuori dalla stanza, si sentiva imbarazzata. Sapeva che Narcissa aveva tacitamente dato la sua approvazione al suo rapporto con Lucius, ma non si erano più parlate tête-à-tête dopo la notte di Natale.
Ricordava chiaramente lo sguardo della donna: sembrava quasi sollevata nel vedere l’ex marito di nuovo felice con una donna al suo fianco.
«Lucius non si è visto dopo questa mattina.» annunciò amaramente.
«Lo so.» rispose Chloe. «Ho provato a bussare, volevo parlargli. Ma non mi ha risposto. Sono preoccupata per lui…»
Narcissa chiuse la porta e si accomodò sul letto del figlio, facendo segno alla ragazza di imitarla.
«Non credo tu abbia appieno capito la situazione… non è un bel periodo per Lucius. È sotto pressione per tutta la storia di… Tom e la presenza costante di mia sorella non gli fa di certo bene.» fece una pausa.
Chloe stava per rispondere, ma Narcissa anticipò la ragazza, aggiungendo: «Avete fatto sesso? Te e Lucius… avete fatto sesso?»
La Grifondoro si sentì avvampare davanti a quella domanda.
«Non avrei dovuto domandartelo… mi dispiace per la mia curiosità. Dal tuo silenzio, devo supporre di sì.» concluse amabilmente, abbozzando un sorriso. «Ho sempre desiderato il meglio per Lucius. Mi ha dato ogni cosa desiderassi. È stato un buon compagno durante gli anni trascorsi insieme. Ora vorrei essere io una brava compagna per lui, purtroppo non ho la capacità di fare molto per renderlo felice in questo momento. Io ho fallito come moglie, gli ho procurato molti dispiaceri. Ma ora lui ama te. Lui ha bisogno di te.» guardò Chloe negli occhi. «Non so cosa sia accaduto questa mattina. Ma una cosa so per certo: ha bisogno di sentirti vicina. Le battute di caccia di mia sorella sono… difficili, se non sei abituato alla sua follia. Ho partecipato solo ad una caccia con lei, anni fa. Mi ha sconvolta e tuttora ho dei brutti incubi.»
Calò il silenzio nella stanza.
«Ho quasi paura nel chiederlo… ma cosa hanno cacciato?» domandò Chloe, guardando Narcissa negli occhi.
«Credimi, mia cara, non ti occorre avere risposta a questa tua domanda.» si alzò dal letto, camminando fino alla porta. L’abito che portava si muoveva elegantemente, sfiorando il pavimento. «La festa avrà inizio tra mezz’ora. Conto di vedere entrambi.»

Rimasta sola, Chloe si specchiò. Per quella sera aveva scelto un abito scuro di seta: semplice, senza fronzoli, senza scollatura. Si allacciava attorno al collo. Mentre si ammirava riflessa allo specchio, pensava a cosa avrebbe detto a Lucius. Non aveva mai avuto a che fare con situazioni complicate e temeva di fare solo più male che bene.
Dal corridoio si udivano distintamente le voci provenienti dal piano inferiore: soprattutto la risata folle di Bellatrix, perforava il suo cranio. Le faceva venire la pelle d’oca. Quella donna era un mostro. Portava solo guai e il dolore che provocava a Lucius ne era la prova.
Percorse il corridoio, con passo deciso, raggiungendo la stanza di Lucius. Accostò l’orecchio alla porta e rimase in ascolto: nessun rumore.
Sospirò; non era nemmeno certa che fosse ancora lì.
«Perché semplicemente non provi ad entrare?»
Chloe urlò dallo spavento. Voltandosi vide Lucius che stava camminando verso la sua camera. In mano una stringeva un bicchiere di whisky, nell’altra una bottiglia ormai vuota.
«Oh dio… mi hai spaventata!» disse la ragazza, portandosi una mano sul petto. Il cuore le batteva forte tanto che avrebbe potuto saltarle fuori.
«Che ci fai qui? Sono tutti giù a festeggiare.» continuò noncurante, superando Chloe ed entrando nella sua camera.
Lei lo seguì, chiudendo la porta alle sue spalle. La stanza era buia per via delle tende tirate.
«Cosa ti succede? Avremmo dovuto trascorrere una bella serata… sei sparito tutto il giorno. Credevo che ci saremmo incontrati nel pomeriggio, mentre Draco era via… ne avevamo parlato.»
«Mi spiace averti procurato una delusione. Non ero in vena di compagnia. Comunque, non devi preoccuparti: sto bene.» rispose Lucius, avvicinandosi all’armadio per prendere un abito adeguato alla serata.
Ma le sue parole invece di tranquillizzare la ragazza, sortirono l’effetto contrario.
«Narcissa era preoccupata.» continuò lei, avanzando nella camera e aprendo le tende.
Lucius si voltò verso la ragazza e la fulminò con lo sguardo: «Hai parlato con Narcissa?» domandò mentre si avvicinava a lei a grandi passi.
«Lei ha parlato con me.» lo corresse. «Mi ha detto di questa mattina… mi ha spiegato che le battute di  caccia di Bella non sono… diciamo convenzionali?»
«È andato tutto bene.» rispose.
Era evidente lo sforzo che faceva per calmarsi. Accostò il suo volto a quello della ragazza, sorridendole e carezzandole il viso con delicatezza. Prese una ciocca dei capelli di Chloe e annusò il profumo del suo balsamo. «Non volevo farti preoccupare. Sai che mi sento bene solo con te al mio fianco…»
Chloe guardò il mago negli occhi: erano bellissimi! Vi leggeva la dolcezza, ma vedeva anche l’ansia e la preoccupazione. Le parole dette da Lucius erano tutte menzogne. Dette certamente per non angosciarla, ma quelle bugie velavano il suo sguardo, rendendolo distante.
Malfoy si chinò sulla ragazza, posando la testa su quella di Chloe: chiuse gli occhi e la strinse forte tra le sue braccia.
 «Oggi la caccia è stata dura, non lo nego. Ma questa è la guerra: ci saranno sempre delle vittime.» sussurrò Lucius.
Ricambiando l’abbraccio, Chloe sorrise.
«Sappi che io sono al tuo fianco. Non temere, ora non sei più solo. Affronteremo ogni cosa restando insieme.» cercò di incoraggiarlo, con tono deciso.
«Vorrei solo saperti al sicuro.»
Prendendo il volto della ragazza tra le mani, Lucius massaggiò le sue labbra rosse con le dita. Chloe sorrise per il solletico e, alzandosi sulle punte, baciò il mago afferrandolo dietro il collo per avvicinarlo a sé: bramava dal desiderio di sentirlo più vicino.
Con mani avide Lucius sfiorava il corpo di Chloe. La baciava sulle labbra, fino a scendere sul collo. Con desiderio premeva il suo corpo contro quello di lei, facendo aderire i due corpi.
«Dovremmo scendere…» ansimò Chloe, inerme tra le braccia di Lucius e preda dagli spasmi di piacere che le abili mani del mago le procuravano.
Lui ignorò le sue parole, continuando a baciarla. La sollevò da terra e con grazia la ripose nel letto, stendendosi sopra di lei.
Con mani ferme, iniziò a sollevare la veste di seta che fasciava il corpo di Chloe, sfiorando la pelle calda delle sue gambe, salendo sempre più in alto... sempre più in alto… verso la sua intimità…
«Lucius…» ansimò lei. «Non… non possiamo…»
«Non m’interessa la festa. Per me ci sei solo tu.» rispose Lucius. «Concediamoci un’ora. Permettimi di stare con te, adesso.»

Nel salone principale la festa era in pieno svolgimento; la band suonava già da mezz’ora e gli invitati si stavano divertendo ballando al ritmo della musica. L’alcool scorreva a fiumi ed il banchetto era spettacolare: c’erano tre tavoli colmi di pietanze squisite preparate e servite, in modo impeccabile, dagli elfi domestici. Draco ed Astoria erano usciti sulla terrazza per parlare un po’ da soli, più volte il giovane Serpeverde si era ripetuto che la ragazza non era poi così male. Era simpatica e molto graziosa con l’abito verde smeraldo che metteva in risalto la sua carnagione e i suoi occhi. Narcissa osservava fiera il figlio: sicuramente sarebbe stato un matrimonio ben riuscito.
«Certe tradizioni dovremmo abbandonarle…» disse Derek avvicinandosi a Narcissa, porgendole una coppa di champagne.
«Avrai anche ragione, ma conosci anche te l’importanza della purezza del sangue. Draco è l’ultimo dei Malfoy e suppongo sarà anche l’ultimo maschio discendente dei Black. Contiamo su di lui per mantenere una integra la purezza del nostro sangue.»
«Sono anch’io un purosangue.» ribatté. «Eppure tuo padre ti ha consegnata nelle mani di Lucius. Potevi permettermi di oppormi alla vostra unione. Ci siamo amati per anni. Potevi permettermi di proporre a tuo padre un matrimonio con me, anziché con lui.»
«Evidentemente il vecchio Malfoy ha fatto a mio padre un’offerta che non poteva rifiutare. Nessuna parola avrebbe distolto mio padre dai suoi intenti. Era un uomo testardo. Lo è stato fino alla fine.» concluse con amarezza. «Inoltre, Draco sa cosa è importante per me e per suo padre.»
Scese il silenzio tra loro, Derek fissò il giovane Malfoy.
«Non sa ancora di Chloe e Lucius?»
Narcissa svuotò il bicchiere, in un unico sorso, poi guardò il compagno: «Lasciamo perdere. Di certi argomenti è meglio non parlare. L’Oscuro Signore ha dei piani per lei e non ci devono riguardare.»
«Sono anch’io un Mangiamorte.» precisò lui con tono secco.
«Sicuro che sei un Mangiamorte, Swan.» cinguettò Bellatrix, raggiungendo la sorella alle sue spalle. «Ma tutti noi sappiamo che non sei di alcuni importanza...»
«Bella!» esclamò Narcissa voltandosi verso la sorella: era decisamente stanca di lei e delle sue continue critiche.
«Suvvia Cissy. Sappiamo tutti benissimo come stanno le cose. Lucius si scopa la mocciosa per tenersela buona: nulla di più. È una sporca mezzosangue. Non dimentichiamocelo. Non ha genitori maghi. Nemmeno noi sappiamo cosa sia realmente! È uno scherzo della natura con poteri straordinari che potrebbero aiutare il nostro Signore a vincere la guerra. Niente di più. È spazzatura.» bevve il bicchiere di whisky che teneva in mano. «Dio mi chiedo come faccia Lucius a toccarla, nonostante gli sia stato ordinato...»
«Non credo che la questione ti riguardi, Bellatrix.» si intromise Severus, con tono secco. «Ma se vuoi contestare un ordine del Signore Oscuro… accomodati. Non sarò di certo io a fermarti.»
La strega impallidì davanti alle parole di Piton.
«Io… non voglio di certo dire a Lui come comportarsi…» rispose con voce stridula. «Io ho piena fiducia nel mio Signore e nei suoi piani.»
«Bene. Allora non credo che questo discorso debba essere fatto. Ora, con permesso…» concluse il mago allontanandosi dalla sala.
Piton non si sentiva di affrontare i festeggiamenti per l’inizio di un nuovo anno senza Lily. Risalì la scalinata principale per dirigersi nel suo alloggio. Si ripeté, per l’ennesima volta, che nessuno avrebbe sofferto per la sua mancanza.
Sospirò sconsolato: era da quella mattina che Lucius si era rintanato nella sua camera, senza parlare con qualcuno e, dal racconto di Bellatrix, avevano ucciso quattro persone a sangue freddo.
Raggiunse i piani superiori ed entrando nell’alloggio dell’amico, disse:
«Tutti si chiedono perché non… oh per la barba di Merlino!»

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Capitolo 46
*** CAPITOLO 46 - IL BUON NOME DEI MALFOY ***




Per Severus Piton le situazioni imbarazzanti non erano una novità: per sette anni aveva sopportato gli scherzi dei suoi compagni di corso. Non si sarebbe mai dimenticato le innumerevoli umiliazioni che James Potter e Sirius Black gli avevano inflitto durante gli anni di scuola.
Di certo, la situazione più imbarazzante, il giovane Severus, l’aveva subita durante un pomeriggio di primavera. Erano terminate le lezioni e il calore del primo sole inglese l’aveva messo di buonumore, tanto da spingerlo nei giardini circondanti il  castello di Hogwarts. Si era accomodato all’ombra di un albero, un libro in mano, lo sguardo attento. Come sempre, era in compagnia di una giovane Grifondoro; l’unica. Per lei nutriva forti sentimenti fin dal loro primo incontro.
Lei cercava di distrarlo dalla sua lettura, animando dei piccoli oggetti e facendoli saltellare a destra e sinistra, tutt’intorno allo studente. Le loro risa, vennero interrotti dall’arrivo di James e Sirius.
I due, come sempre, ritenevano forse uno scherzo divertente infastidire il giovane Serpeverde. Si avvicinarono al ragazzo e, ridendo maligni, lo fecero levitare, facendolo roteare su sé stesso. La cosa peggiore, che aveva segnato quel giorno in modo indelebile nella sua mente era stato il seguito: con la magia gli avevano, prima tolto i pantaloni e la divisa, lasciandolo in mutande, per poi fargli comparire addosso abiti da donna. Un top di pelle rosa ed una minigonna anche questa di pelle, gli avevano perfino truccato la faccia, in modo pesante, e fatto crescere i capelli…
Sì, Severus Piton era abituato alle umiliazioni e alle situazioni imbarazzanti...
***
Chiuse la porta alle sue spalle, entrando controvoglia nella camera. La ragazza gli dava la schiena ed era completamente nuda. La stanza era avvolta nella semioscurità per via delle tende tirate, che impedivano anche alla fievole luce delle stelle e della luna di entrare. Chloe si muoveva con ritmo sopra il corpo del mago, mentre lui la stringeva forte per i fianchi, aiutandola nei movimenti… c’erano solo due candele che illuminavano il locale e le fiamme erano traballanti. I capelli di lei erano sciolti e cadevano morbidi sulla sua schiena nuda. Cercò di non guardare verso il letto, si sentiva già abbastanza in imbarazzo. Le candele creavano degli effetti luce-ombra magnetici sulla schiena di lei, il capo chinato leggermente all’indietro… gridolini di piacere emergevano dalle labbra della ragazza, dischiuse in un sorriso…
La voce di Severus giunse come un suono remoto nella mente dei due amanti, troppo presi l’uno dall’altra per notare quell’intrusione… ma, il rumore della porta che si chiudeva, attirò la loro attenzione…
Coprendosi il petto con le braccia, Chloe si stese sul letto, afferrando le coperte e nascondendosi. Lucius scattò in piedi, uscendo dal letto, nudo.
«Ma che diavolo fai? Esci!» tuonò Lucius, mentre si affrettava ad afferrare i boxer che aveva abbandonato per terra, nella foga di far sua la giovane strega.
«Non pensi che uscirei di qui, se solo potessi? Draco è qui fuori… era dietro di me, mentre salivo le scale…» rispose Severus, accennando con un movimento del capo al corridoio alle sue spalle.
Chloe, nascosta sotto le coperte, si sentiva ardere le guance. Era stata vista da Piton! Era stata vista nuda da Piton! Era stata vista nuda a fare sesso con Lucius da Piton! Non ci riusciva a credere… stringeva forte le coperte, ancora tirate fin sopra la testa. Il cuore le martellava nel petto.
«Draco?» ripeté Lucius, infilandosi anche i pantaloni e cercando frenetico la camicia. «Ma… ma che fa…»
Bussarono alla porta.
Lucius si interruppe.
Tutti e tre trattennero il respiro.
«Papà, sono io. Draco. Posso entrare? Ho bisogno di parlarti…».
Piton alzò gli occhi sull’amico, fulminandolo con lo sguardo. Odiava trovarsi in quella situazione, quasi rimpiangeva i pomeriggi con Sirius e James…!
«Esci di qua e porta tuo figlio via.» ordinò Piton a denti stretti. «Subito
Dopo essersi infilato anche un manto nero, Lucius aprì la porta. Draco lo stava aspettando posato al muro davanti alla porta, le braccia conserte e l’aria decisamente seccata per l’attesa. Il mago uscì veloce dalla camera e richiuse la porta alle sue spalle: sperò che i suoi movimenti non fossero risultati sospetti e che, soprattutto, non avesse visto la ragazza…
«Su, andiamo Draco. Non è cortese sparire durante una festa organizzata da tua madre.» disse al ragazzo, mentre stringeva il suo braccio per trascinandolo al piano inferiore.
Draco si divincolò dalla stretta del padre e scosse il capo, rimanendo fermo in mezzo al corridoio. Guardava il pavimento, alzare il capo e vedere Lucius gli sarebbe costata un’enorme fatica: la prova dei suoi sospetti gli era stata servita su un piatto d’oro.
«Papà… per favore… dobbiamo parlare.» disse a voce bassa, trattenendo la crescente rabbia.
Lucius guardò il figlio; sembrava stesse lottando contro sé stesso. Intuiva la sua indecisione: parlare o tacere. Si voltò, dando le spalle al ragazzo. Chiuse gli occhi e respirò a fondo.
«D-di cosa vuoi parlarmi Draco? Possiamo parlarne dopo…» disse, cercando di mantenere il suo tono pacato.
«Riguarda Chloe, ma non qui.»
Draco raggiunse la sua camera da letto, spalancò la porta con un calcio ed entrò. Lucius non ebbe alternativa se non quella di seguire il figlio. Indugiò sulla soglia. Draco era fermo davanti allo specchio: guardava la sua immagine riflessa, una mano posata sulla fronte e lo sguardo duro. Quando anche il riflesso di Lucius comparve alle sue spalle, alzò lo guardo; incrociando gli occhi del padre.
«Come puoi accettare questo?» chiese il ragazzo con voce tremante. «Come puoi accettare, senza opporti, i progetti del Signore Oscuro che riguardano Chloe?»
Pronunciando il nome della ragazza, Draco si voltò; per la prima volta guardò il padre negli occhi. Lucius lo osservava con volto impassibile; ma un insolito pallore lo tradiva.
«Io non posso accettarlo.» continuò il ragazzo. «Ho sentito zia Bella parlare di lei e dei progetti di Lui. Non posso accettare che la voglia sfruttare ed uccidere.»
Lucius respirò a pieni polmoni, ergendosi in tutta la sua statura: «Non ti sarai affezionato alla ragazzina?»
Con uno scatto, Draco si avvicinò al padre. Strinse i denti per non rispondere malamente al genitore, avrebbe voluto sferrargli un pugno…
Lucius sapeva di star giocando col fuoco: Draco era infuriato. Non lo aveva mai visto prima perdere il controllo. Con lo sguardo sarebbe stato in grado di uccidere… non poteva dimostrarsi debole davanti al figlio; mostrarsi debole, voleva dire svelare i suoi sentimenti verso la ragazza... per anni aveva istruito Draco sull’importanza della purezza del sangue e sulla necessità di mantenere i Malfoy sotto una buona stella.
«Suvvia, Draco… non vorrai deludere la tua discendenza… noi Malfoy siamo fieri d’essere dei purosangue. Mischiare il nostro sangue puro con quello dei babbani è una blasfemia. Ora non fare il ragazzino noioso e torniamo alla festa. Stasera, tua madre ed io, vogliamo annunciare il tuo fidanzamento ufficiale con miss Astoria. Il buon nome dei Malfoy si è basato per anni sulle apparenze. Mi aspetto il massimo da te.»
Voltandosi, Lucius lasciò la stanza ed iniziò a scendere le scale. Aver detto quelle parole gli era costata molta fatica. Lui, per primo, non pensava più che Chloe fosse un agnello sacrificale. Iniziava a provare dei sentimenti completamente nuovi: mai si sarebbe aspettato che una semplice natababbana potesse farsi strada nel suo cuore, fino ad annidarsi così in profondità.
Sospirò, scendendo la scalinata, fermandosi a metà di questa; nella sala c’erano solo famiglie purosangue e tutte fedelissime al loro Oscuro Signore.
Tra la folla, vide Bellatrix dare spettacolo in pista, chiaramente preda del troppo alcool ingerito a stomaco vuoto e dell’eccitazione per la caccia tenuta quella mattina. Draco lo raggiunse e, guardando nella stessa direzione del padre, disse con tono afflitto: «Le tue parole sono cazzate. Menti pure a te stesso, ma anche tu non ci credi. Non più, per lo meno.»
Lucius guardò il figlio: era cresciuto negli ultimi mesi. Era diventato un ragazzo maturo e sagace, si sentiva fiero di lui.
«Draco: siamo i Malfoy. La gente non si aspetta altro da noi.» rispose con un sussurro.
«Non sono stupido.» concluse. «Chloe era in camera con te.»
Lucius stava per ribattere, ma Draco lo anticipò: «Non dire niente: non importa. Non più. Io e lei siamo amici. Vorrei solo che lo ammettessi, almeno a me. A me: a tuo figlio. Non merito forse la verità? Tu e mamma mi avete sempre protetto in questi anni raccontandomi innumerevoli menzogne. Non sono un ragazzino… vedo cosa accade e lo comprendo fin troppo bene. Swan che gironzola per casa alle ore più assurde e mamma che fa la svenevole con lui… tu che fai gli occhi dolci a Chloe, la sfiori quando pensi che nessuno ti veda… non sono sciocco.» Respirò a fondo. Prendendo alcuni secondi e cercando di mantenere la calma. «Il tuo passato e le tue scelte mi hanno reso ciò che sono. Se solo tu, da ragazzo, non fossi entrato a far parte dei Mangiamorte, io oggi sarei libero di essere me stesso e magari avrei amato Chloe e lei avrebbe amato me e non te… Il “buon nome dei Malfoy” non è di alcuna importanza per me.»
Superò il padre ed entrò nella sala, lasciando Lucius sulle scale a riflettere. Sì: Draco era proprio cresciuto e lui nemmeno se n’era accorto.




***
Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare le 8 persone che seguono la mia storia, le 4 che la preferiscono e le 3 che la ricordano... inoltre, un grazie particolare ad Emma: fedelissima lettrice di questa mia ff!
Grazie a tutti! ;)

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Capitolo 47
*** CAPITOLO 47 - SOLO IL PRESENTE ***




«Vado anch’io. Non c’è ragione per restare qui… Lucius e Draco sono scesi alla festa già da alcuni minuti.» disse Piton, raggiungendo la porta. «Forza, rivestiti e fatti vedere al piano di sotto.» concluse secco.
«Aspetta.»
Chloe si scoprì il volto uscendo da sotto le coperte, tenendo comunque il lenzuolo ben saldo fino al collo, guardò il mago. Piton le dava le spalle, la mano posata sulla maniglia. Osservando la sua postura poteva intuire la sua espressione: le spalle erano piegate e il capo chino… decisamente era deluso.
«Che altro c’è da dire?!» sussurrò, senza muoversi. La voce piena di rabbia.
«Mi dispiace. Non era mia intenzione infrangere la promessa…» continuò la ragazza, ma venne brutalmente interrotta da Severus.
Si voltò di scatto e, con sole due falcate, raggiunse il letto. Chloe si ritrasse fino a toccare con la schiena il muro; trattenne il respiro, spaventata dal movimento improvviso. Il professore si piegò sul letto, guardandola negli occhi. Chloe girò il capo, non poteva sostenere lo sguardo del mago.
«Non devi dispiacertene. Ti ho dato la possibilità di fare la cosa giusta… tu sei troppo importante per comportarti da idiota! Ti ho dato la possibilità di comportarti da adulta, di prendere una decisione con la testa… e guarda ora!»
«Narcissa sa ogni cosa. Non devi preoccuparti per lei.» sussurrò Chloe, dispiaciuta.
Non si spiegava la reazione smisurata di Severus.
«Non è di lei che m’importa. C’è in ballo di più! Molto di più! Scommetto che non hai pensato al fatto che Lucius è un padre? A Draco?... Hai pensato al tuo ruolo nei piani di Voldemort?» fece una pausa. Respirava con affanno per lo sforzo delle urla: «Ti sei mai fermata un secondo a pensare che le tue azioni generano delle conseguenze? Ti abbiamo dato fiducia, tutti noi ti abbiamo dato fiducia! Per quel che riguarda me, sono deluso.» concluse con voce roca.
Chloe guardò il professore allontanarsi, le sue parole l’avevano ferita: erano state una doccia fredda.
Non appena la porta si chiuse, sbattendo con violenza, la ragazza si lasciò cadere sul letto. Non sapeva che fare. Alla fine aveva avuto ragione sua madre; innumerevoli volte l’aveva chiamata “il suo peggiore sbaglio”. Gli occhi iniziarono a bruciarle, con forza cercò di trattenere le lacrime.
Lucius, una volta parlato col figlio, sarebbe tornato da lei e non voleva farsi trovare mentre piangeva.
Rimase ferma, sdraiata, guardando il soffitto e cercando di non pensare a nulla. Ma, più s’imponeva di restare calma e distaccata, più le veniva voglia di urlare.
Attese il mago per mezz’ora ma, non vedendolo, decise di scendere alla festa: la musica che arrivava fino alla stanza era decisamente bella. Tutti si stavano divertendo e la gioia di quelle persone era contagiosa.
Scostando la calda coperta, Chloe scese dal letto. L’aria era calda. Senza entusiasmo, iniziò a rivestirsi. Avrebbe preferito restare sola. Si sentiva stupida; aveva atteso Lucius per mezz’ora, ma lui non s’era visto. Prima di uscire si specchiò, per controllare il suo aspetto generale: “Chissà quante volte Lucius si sarà fermato per guardarsi prima d’uscire… proprio qui…” pensò la ragazza.
Ricambiò lo sguardo del suo riflesso. Non si riconosceva più: dov’era finita la Chloe solare e sicura di sé che l’aveva sempre contraddistinta? Allungò un braccio e sfiorò il suo volto riflesso.
«Sorridi!» s’impose.

Lucius rimase fermo sulle scale ad osservare il figli allontanarsi. Lo osservò entrare nella sala, raggiungendo Astoria. Tutti stavano ballando, tra risa e alcool. Ogni volta che guardava il figlio, rivedeva lui. Con aria fiera, vide il figlio posare una mano sulla spalla della ragazza. Si chinò, sussurrandole qualcosa, avvicinando il suo volto all’orecchio di lei. Mentre ascoltava le parole di Draco, Astoria divenne rossa e un lieve sorriso si aprì sulle sue labbra, laccate di rosso.
«Tuo figlio è cresciuto.»
Lucius si voltò, Severus stava scendendo le scale. Si fermò un gradino sopra all’amico ed osservò il salone. Storse il naso, quasi disgustato all’idea di dover festeggiare con quelle persone. Tra loro spiccava decisamente Bellatrix; stava dando spettacolo in mezzo alla pista, ballando con occhi chiusi e facendo movimenti fluidi che ricordavano quelli d’un serpente. Nonostante tutto era seducente e gli uomini la osservavano ammaliati.
«Non è cambiato più di tanto rispetto quand’era solo un bambino.» rispose Lucius, distogliendo lo sguardo dalla cognata.
«Ti ha parlato di Chloe.» sospirò Piton. «Che vi siete detti?»
«Draco ha capito ogni cosa. È furbo. Ha preso da suo padre…» fece una pausa. «Inoltre, conosce il ruolo di Chloe in tutta questa storia e non lo accetta.» si voltò e guardò l’amico negli occhi. «Sev, sa di me e lei.» concluse con voce spezzata.
Severus respirò a fondo, scosse il capo e posò le mani sul corrimano.
«Lucius ti prego, stai in guardia! Sei l’unico amico che ho e non voglio rischiare di perderti… mi fa piacere vederti felice. Dopo tutti questi anni di solitudine, un po’ di compagnia ti fa bene…». Si alzò retto: «Ricorda le mie parole: noi non abbiamo il potere di cambiare il destino di Chloe. Se il nostro Signore esigerà la sua morte, noi non potremo far altro che obbedirgli. Il marchio tatuato sul nostro braccio è un vincolo a vita che abbiamo preso. Lui possiede le nostre vite.»
Lucius preferiva non ascoltare le parole di Severus. Sapeva che l’amico aveva perfettamente ragione, ma era difficile per lui affrontare la realtà.
Posò le mani sul corrimano, il capo chino. Respirò con fatica.
«Potrebbe risparmiarla.» sussurrò. Guardò Piton ed aggiunse: «Potrebbe prendere il suo potere senza ucciderla… nessuno lo obbliga ad ucciderla! Ho letto molto sul potere che Chloe possiede e le può essere sottratto senza nuocerle. Perché vorrebbe ucciderla? A quale pro?» concluse Lucius, colpendo con i pugni il corrimano di marmo.
Severus guardò Lucius: era sofferenza quella che vedeva dipinta nei suoi occhi?
«Lui sa che non deve ucciderla per impossessarsi del suo potere, ma si divertirà nel farlo… per lui sarà un gioco incredibilmente spassoso uccidere Chloe e sottrarle il suo potere. Credimi: né io né te potremo dissuaderlo. Quindi dammi retta, amico mio, scordala. È la cosa migliore.»
Quelle sue parole erano terribilmente crudeli: dimenticare Chloe… era impossibile anche solo pensarlo. Ma, si rendeva anche conto che non poteva conciliare il suo essere Mangiamorte, con i sentimenti che provava per la ragazza.
Piton superò l’amico. Raggiunse il salone e, dopo aver preso un bicchiere di whisky, si accomodò in disparte: estraniandosi dai festeggiamenti.
Rimasto solo, Lucius pensò alle innumerevoli bugie dette a Chloe. Se lei avesse saputo la verità, non lo avrebbe più guardato con tanto amore ed ammirazione. Quella mattina aveva ucciso a sangue freddo due bambine. Due bambine innocenti. Le aveva uccise, senza battere ciglio. Ma che scelta aveva? Bellatrix e Rod erano presenti, non poteva rifiutarsi… non poteva permettersi di far la figura del codardo davanti agl’altri Mangiamorte. La morte delle bambina era solo la punta dell’iceberg… per anni aveva ucciso e torturato babbani e traditori del proprio sangue: senza rimorsi, sempre fedele al suo Signore. Come avrebbe reagito Chloe sapendo le innumerevoli crudeltà che aveva compiuto? E come avrebbe reagito alle menzogne che tutti loro le stavano raccontando?
Sospirò con rassegnazione.
Narcissa, come sempre, aveva ragione. Guardando la folla, pensò alle sue parole: lui e Chloe avevano solo il presente e anche questo stava scivolando tra le loro mani.


***
Capitolo un pò corto, e mi scuso, ma ho molti impegni in questi giorni... rimedierò, promesso!
Spero vi sia piaicuto...
Ale

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Capitolo 48
*** CAPITOLO 48 - DIECI SECONDI A MEZZANOTTE ***




La festa stava proseguendo: tutti gli ospiti si divertivano e fiumi d’alcool scorrevano tra i presenti. Di certo, quella sera nessuno sarebbe potuto tornare a casa con le proprie gambe. Ogni volta che una bottiglia terminava, veniva subito sostituita con una nuova e quando un calice veniva svuotato, questo si riempita immediatamente. Per servire, Narcissa aveva assunto una ditta di catering gestita da un vampiro, lasciando Dobby in cucina, intendo a preparare varie leccornie.
La band assunta per la serata era davvero strabiliante: avevano una gran presenza scenica e il genere che suonavano metteva agli invitati voglia di scatenarsi…
Chloe aveva raggiunto la sala, cercando subito Lucius tra i presenti. Voleva parlargli: per capire perché l’aveva lasciata sola, ad attenderlo per più di mezz’ora. Scrutando tra la folla, lo vide sorridere e parlare con un uomo bruno, poco più basso di lui e con un lungo mantello che segnala delle spalle esili, cadendo fino a sfiorare il pavimento.
Con passo deciso, Chloe si fece largo tra la folla.
«Lucius…!» lo chiamò quando ormai era a pochi passi da lui.
Il sorriso sul volto del mago scomparve immediatamente, smettendo di parlare anche con il suo interlocutore.
«Scusate se disturbo… volevo…» iniziò a dire Chloe, ma si interruppe.
Voltandosi, quello che credeva fosse un uomo con corti capelli bruni, in realtà scoprì essere una splendida donna. Con corti capelli tagliati alla maschiaccio ed una frangia che copriva i suoi occhi verde smeraldo, le labbra laccate di rosso brillante e un sorriso da far perdere la testa. Il manto nero copriva una veste dorata che lasciava ben poco all’immaginazione.
Incrociando lo sguardo di Chloe, la donna gli sorrise con sufficienza e, chinando il capo di poco verso sinistra, disse con voce suadente:
«Non preoccuparti, piccina. Stavo andando a prendere dello champagne... Lucius ne vuoi?» disse guardando il mago. Poi, volgendo l’attenzione alla ragazza, aggiunse: «Tu hai l’età per bere?»
«Devo andare.» concluse Chloe, voltandosi e lasciando Lucius solo con la donna misteriosa.

Arrabbiata con sé stessa per essersi lasciata conquistare da Lucius, Chloe si gettò nella mischia: ballare l’aveva sempre aiutata a scacciare la tensione. Le bastò desiderare un bicchiere di whisky che questo, magicamente, le comparve in mano. Guardò verso Lucius, stava ancora parlando con la donna. Strinse forte il calice nella mano e bevve il contenuto d’un fiato.
Muovendosi seguendo il ritmo, Chloe sentiva la tensione allentarsi. Lucius non le aveva più rivolto parola e Piton la squadrava fisso, facendola sentire a disagio. Anche se, le grandi quantità d’alcool che aveva bevuto aiutavano Chloe a sciogliersi. Mentre si muoveva con occhi socchiusi, fissava il soffitto. Mentre ballava, sentì due mani afferrarla per i fianchi. Voltandosi di scatto, vide Rabastan Lestrange sorriderle e guardarla con occhi pieni di lussuria. Tenendo stretta Chloe per la vita, si muoveva lentamente; strusciando e facendole sentire il suo desiderio che cresceva.
La giovane strega non si oppose ai movimenti del mago, anche se inopportuni. Lucius aveva notato cosa stava accadendo tra lei e Rabastan e sembrava geloso.
Con l’avvicinarsi della mezzanotte, la band smise di suonare. Narcissa salì sul palco e, puntando la bacchetta alla gola, mormorò: «Sonorus».
Fece una breve pausa, sorridendo ai presenti:
«Manca davvero poco alla fine si quest’anno… e, lasciatemelo dire, sono orgogliosa d’avere al mio fianco amici speciali come tutti voi!»
Urla e applausi d’apprezzamento salirono dagli invitati.
Guardò l’orologio a pendolo alla parte opposta del salone.
«Ora, mancano venti secondi all’inizio dell’anno… bacchette alla mano e contate insieme a me…»
Tutti i presenti estrassero le bacchette e le puntarono verso il soffitto, facendole zampillare con vari colori. Rabastan, con un gesto naturale, posò una mano sulla spalle di Chloe, sfiorandole i capelli con le dita. Dei brividi le percorsero la schiena: le mani di Rabastan, che si muovevano come quelle di Lucius, la infastidirono.
                  «Dieci!»
Le dita di Rabastan scesero lungo la linea del collo di Chloe, raggiungendo i suoi seni. Lucius, accecato dalla gelosia, facendosi largo tra la folla, raggiunse Chloe in mezzo alla pista e, fulminando Rabastan con gli occhi, gli sussurrò con tono minaccioso scandendo le parole: «Sta – lontano – da – lei.». Vedere le mani di Rabastan sfiorare così sfrontatamente la ragazza lo infastidiva. Lei era sua.
                  «Nove!»
Rabastan, alzando la mani in segno di resa, si fece da parte: non voleva rogne e di certo non per una natababbana e strumento sacrificabile nelle mani del suo Signore.
Chloe voltandosi, incrociò lo sguardo di Lucius: la stava guardando, visibilmente arrabbiato.
                  «Otto!»
Chloe non riusciva a comprendere l’atteggiamento protettivo di Lucius; non aveva fatto niente di male! Era stato lui a sparire per l’intera giornata, lui ad evitarla dopo che Piton gli aveva beccati a letto, sempre lui a dimenticarla mentre era in compagnia della brunetta e ora era lui che faceva l’offeso perché Rabastan cercava di farla divertire ballando?
                  «Sette!»
Infuriata, Chloe si voltò ed iniziò ad allontanarsi dal mago. Non sopportava d’essere trattata come un giocattolo con cui Lucius ci si poteva divertire. Con quale diritto Lucius si comportava in quel modo? Era protettivo, quando solo poche ore prima l’aveva lasciata sola, nuda nel suo letto, ad attenderlo.
E lei, da sciocca ragazzina innamorata, l’aveva atteso: umiliandosi!
                  «Sei!»
Non fece più di tre passi. Lucius la raggiunse e, afferrandola per un braccio, la trascinò lontano dalla sala. Nessuno prestava caso ai movimenti dei due.
Chloe cercava, invano, di opporre resistenza. Ma Lucius era più forte e la ragazza non ebbe possibilità se non quella di seguire il mago fuori dal salone. Raggiunsero la scalinata che conduceva ai piani superiori, nascondendosi all’ombra di questa.
                  «Cinque!»
Una volta rimasti soli e certo che nessuno li avesse seguiti, Lucius prese la ragazza per le spalle e la bloccò contro al muro. Premendo il suo corpo contro quello di lei.
«Che cazzo vuoi da me, Lucius?»
«Mi dispiace…»
«Ah, ti dispiace? Ti dispiace?! Mi hai lasciata sola! Come una scema! Ti ho aspettato per mezz’ora!»
                  «Quattro!»
«Non era mia intenzione… non volevo… ma dovevo schiarirmi le idee…»
«Schiarirti le idee? Bene! Perfetto! Dai, forza, dimmelo ora! Dimmelo in faccia!»
«Dirti cosa?»
                  «Tre!»
«Che ti sei accorto di aver fatto uno sbaglio… che io sono il peggiore sbaglio della tua vita e che vuoi farla finita qui. Dimmelo che preferisci quella spilungona… dimmelo che potendo scegliere non vorresti me!»
«Non ti considero uno sbaglio… tu non sei uno sbaglio… io… io… lei non è niente per me.»
                  «Due!»
Abbassò il capo, poi aggiunse: «Lei non è niente per me, perché io amo te, Chloe…»
La ragazza non rispose.
                  «Uno!»
Chloe lo guardava con occhi meravigliati. Vedeva chiaramente il grande sentimento di Lucius. Nei suoi occhi grigi riusciva a specchiarsi, poteva leggere il bisogno che lui aveva di sapere che quell’amore era condiviso, contraccambiato… la ragazza provò a parlare, ma non trovava le parole.
La voce pareva esserle stata strappata dalla gola.
                  «Buon anno!»
Lucius senza attendere perdere tempo, afferrò Chloe per i fianchi e la sollevò da terra, premendola tra il muro e il suo corpo. Lei istintivamente si aggrappò con le braccia alle spalle del mago, cingendolo tra le sue gambe.
Si guardarono negli occhi: Lucius accostò le labbra a quelle della ragazza. Desiderava farla sua. Famelico, spostò le bocca dalle morbide labbra di Chloe, al suo collo, indugiando sulla spalla nuda.
«Ti amo anch’io.» sospirò la ragazza, avvolta del piacere, bramosa di sentir Lucius muoversi dentro di lei ancora una volta.



 

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Capitolo 49
*** CAPITOLO 49 - TOM ***




La prima mattina dell’anno non poteva essere più perfetta: il sole si era fatto strada illuminando il giardino e la villa della famiglia Malfoy. Era un bel cambiamento, e decisamente piacevole, dopo le continue nevicate dei giorni precedenti.
Il silenzio che circondava il palazzo era assoluto.
Lucius si era svegliato di buonora, il marchio sul braccio bruciava e non riusciva a riposare tranquillo.
Osservò Chloe nella semioscurità della stanza; preferì non svegliarla. Dormiva così pacificamente, si sarebbe sentito terribilmente in colpa interrompendo i suoi sogni… uscì dalla stanza.
«Lucius.» una voce gelida richiamò la sua attenzione.
Tom, il suo Signore, lo stava attendendo.
«Mio Signore…» sussurrò, chinando il capo.
Era preoccupato: una visita di prima mattina? Probabilmente, notando lo sguardo angosciato del mago, Tom, aggiunse.
«Ho trovato molto interessante il tuo gufo…»
Iniziava a comprendere: dopo l’ultima riunione, aveva analizzato diversi volumi provenienti dalle antiche biblioteche della famiglia Lestrange ed aveva trovato informazioni interessanti sul potere di Chloe.
«Ho trovato molto interessante il contenuto…» continuò a parlare guardando il Mangiamorte. «Soprattutto quando hai scritto che per me sarà più semplice sottrarle il potere se lei ha un’anima spezzata. Interessante davvero…»
«M-mio Signore…» iniziò a dire Lucius, prima di venire interrotto,
«Ci sono dei ribelli che vanno sistemati, su al nord. Alleati di Silente. Partirai immediatamente: Bellatrix si è offerta di accompagnarti.» concluse, pensando alla strega.
Bellatrix era di gran lunga la preferita tra le cerchie di Voldemort: sempre pronta a passare all’azione. Il pomeriggio prima, mentre l’Oscuro Signore ascoltava il rapporto di Rodolphus, la donna era scattata in piedi e, proponendo sé stessa per compiere la missione, si era sporta sopra il tavolo verso il di lui. Non lo avrebbe mai ammesso ma, l’atteggiamento della donna, lo eccitava; la sua mancanza di pudore era una droga per Voldemort… acconsentì immediatamente ma, per tenere a bada la natura folle di Bella, propose di affiancargli qualcuno di massima fiducia. Qualcuno come Malfoy.
Sospirando, entrò nella sua camera: doveva prepararsi. Guardò Chloe, incantato dai lineamenti delicati del suo volto. Si avvicinò alla ragazza e, chinandosi, accarezzò il suo viso, scostandole alcune ciocche di capelli. Ripensò alle parole del suo Signore: non era meravigliato dal fatto che Bellatrix si fosse offerta per questo incarico.
Scese le scale, erano da poco passate le nove del mattino, e nella villa regnava ancora il silenzio. C’erano alcune candele accese che illuminavano tenuemente i corridoi e le varie sale.
Bellatrix era già al piano inferiore che lo stava attendendo: vestita di tutto punto. Un bicchiere di whisky nella mano destra e una sigaretta, quasi finita, nell’altra. Udendo i passi del mago, alzò lo sguardo altera:
«Alla buon’ora Malfoy! Che avevi di meglio da fare?»
Lucius scese le scale, ignorando le sue parole: era davvero insopportabile.
«Allora, vogliamo andare? Non sto più nella pelle! Sai, mi ero stancata di dare la caccia a della feccia babbana… ho voglia di divertirmi un pò!» annunciò eccitata. Sembrava una bambina il giorno del suo compleanno.
«Diamoci una mossa.» concluse Lucius, raggiungendola e facendole strada con un gesto del braccio.

Il sole entrava dalla finestra, filtrando tra le tende malamente chiuse e colpendo Chloe in volto, dandole fastidio. La ragazza si girò nel letto, cercando con la mano il corpo il Lucius: non c’era. Con le dita sfiorò un biglietto, aprì gli occhi. Afferrò il foglio e lo avvicinò. Sospirando, si lasciò cadere sul letto supina. Lucius era dovuto partire per una missione che Tom gli aveva affidato, si scusava e le assicurava che sarebbe tornato il prima possibile. Sospirò nuovamente.
Decise di non alzarsi, accartocciò il biglietto gettandolo sul pavimento. Si rimise comoda e al caldo, sotto le coperte: continuava a pensare alla sera precedente. Non aveva più dubbi. Lui l’amava e l’amava tantissimo. Si sentiva in imbarazzo per le parole dette, ma fortunatamente Lucius era testardo quanto Chloe. Il mago aveva lottato per farsi ascoltare da lei, facendola sentita speciale. Già: lui la faceva sentire speciale.
Dei lievi tocchi alla porta, attirarono l’attenzione della ragazza, destandola dai suoi pensieri. Si alzò a sedere e fissò la porta chiusa.
«Sono Severus, posso entrare?»
Senza rispondere, Chloe scattò fuori dal letto e raggiunse la porta correndo.
«Lucius non c’è.» sussurrò.
«So che Lucius non c’è. Cercavo te.» rispose Piton.
Chloe aprì la porta, scontrandosi con il volto segnato e stanco del mago.
«Me?» chiese senza capire.
«Sì… Tom vuole parlarti.»
«Tom vuole parlarmi?» gli fece eco lei.
Severus alzò un sopracciglio, irritato: «Sì, nello studio al pianterreno. Gli ho detto che ti avrei chiamato io. Ho pensato che non volessi rendere pubblica la storia tra te e Lucius… anche se dubito, dopo lo spettacolo che hai dato ieri sera con Rabastan, che qualcuno abbia questo sospetto…» concluse nel tentativo di fare dello spirito, prima di voltarsi ed allontanarsi dalla ragazza.
Con rabbia sbatté la porta: odiava quell’uomo.

L’ufficio di Lucius Malfoy era ampio e poco illuminato, le pareti erano stipate di mobili in noce dall’aria antica contenenti innumerevoli volumi. Una severa scrivania era posta davanti ad una enorme portafinestra che si apriva sul giardino interno della villa, le tende erano tirate. Seduto, sulla poltrona di pelle, Tom stava sfogliando svogliatamente con la bacchetta un testo con pagine ingiallite dal tempo.
«Mi hanno detto che mi cercava.» disse la ragazza, entrando nello studio senza bussare ed avvicinandosi alla scrivania.
Tom spostò l’attenzione dal libro a Chloe, le sorrise facendole segno di accomodarsi davanti a lui. Quel sorriso sembrava finto, quasi una smorfia; le fece venire la pelle d’oca.
«Non abbiamo più parlato da quando sei entrata ad Hogwarts…» iniziò lui. «E vorrei porre rimedio. Non credo di averti mai detto quanto fondamentale sia la tua alleanza e simpatia alla mia causa…». Mentre parlava, Chloe pensò che le parole di Tom sembravano più che altro quelle di un politico. «…Lucius mi ha riferito grandi cose su di te e sul tuo potere…»
«Non sono così straordinaria come mi descrive…» sussurrò lei, arrossando al pensiero del mago.
«Non sei così straordinaria?» ripeté Tom, divertito. «Chloe sei una delle streghe più dotate che conosca e il potere che sento dentro di te… è a dir poco estasiante!» concluse con tono eccitato.
Chloe non disse nulla, si sentiva nuda davanti allo sguardo penetrante di Tom.
«Vorrei chiederti una piccola… dimostrazione. Sono consapevole che le tue lezioni inizieranno solo tra pochi giorni, ma ti chiedo di mostrarmi una piccola anteprima delle tue… doti.»
«Non credo di essere… io non sono in grado di…» farfugliò dubbiosa.
«So che potrebbe essere… complicato. Mi hanno riferito che non padroneggi ancora appieno la tua magia e che solo quando ti arrabbi, o hai paura, scateni questa forza… ma, con il tuo permesso, vorrei metterti in una situazione tale da far esplodere il tuo dono… con il tuo permesso.» sottolineò nuovamente.
Chloe annuì, a dire il vero era curiosa anche lei di scoprire di cosa era davvero in grado di fare.
Battendo le mani, Tom si alzò dalla poltrona e, girando attorno alla scrivania, raggiunse la ragazza. Posò una mano sulla spalla di Chloe, stringendo le sue lunghe dita affilate attorno a questa.
«Ottimo! Allora che attendiamo? Andiamo!» sussurrò. Poi, chinandosi verso la giovane strega, aggiunse: «Un’ultima cosa. Un consiglio, diciamo: prendi il maglione. Farà decisamente freddo…» concluse e, sorridendo, si smaterializzò portando Chloe con sé.

Chloe rimase aggrappata alla lunga veste di Tom, stordita dopo una materializzazione improvvisa. Mentre cercava di riprendere il controllo delle proprie azioni, si guardò attorno.
L’aria era gelida e un forte vento soffiava dal nord, schiaffeggiandole il volto. Della pioggerellina fine cadeva silenziosa, sembravano tante piccole lame affilate che, cadendo, colpivano il suo corpo. Attorno a loro non c’era niente: nessuna casa, nessuna persona, nessun alberto… nulla, solo erba secca e fango coperto da una patina di ghiaccio.
«D-dove siamo?» domandò la ragazza, tremante.
Tom la superò, studiando con attenzione il luogo che lo circondava: si sentiva stranamente a casa. Adorava il clima freddo del nord e adorava l’assenza di vita tipico di quel paese.
«Ti do il mio benvenuto Chloe in Norvegia.» concluse il mago, aprendo leggermente le braccia e respirando a pieni polmoni l’aria gelida.
«P-perché siamo qui?»
«Diciamo che ho un conto in sospeso e potrebbe essere un ottimo modo per metterti alla prova…»
Il tono che Tom utilizzò fece venire i brividi a Chloe, sicuramente non aveva in mente nulla di buono.
«Per di qua… non siamo lontani da Durmstrang.»
Durmstrang: Chloe aveva ancora sentito nominare quel posto. Era un istituto magico, simile ad Hogwarts. Draco le aveva parlato molto bene di quella scuola, dove le Arti Oscure erano il cibo quotidiano degli studenti.
Mentre seguiva Tom, Chloe si guardava attorno in silenzio: non vedeva nessun edificio, ma sospettava fosse protetto da incantesimi potenti. Avanzarono verso est per diversi minuti, raggiungendo un precipizio a picco sul mare.
«Di qua non si va da nessuna parte… è un vicolo cieco.» sospirò Chloe, guardando oltre l’alta scogliera che cadeva sul mare, mosso dal forte vento.
«Oh, ma siamo davanti all’ingresso di Durmstrang.» concluse Tom, stendendo entrambe le braccia in avanti.
Una forte scossa percorse il suo corpo, colpendo una barriera invisibile davanti a lui. L’aria venne lacerata e iniziò a sgretolarsi: si formarono delle crepe davanti ai loro occhi, si aprirono in ogni direzione fino a frantumarsi, creando un suono simile a vetro rotto, e dei cocci caddero sparendo prima di toccare terra.
La barriera protettiva che proteggeva la scuola, famosa per le Arti Oscure, era crollata davanti alla forza di Tom.
«Dopo di voi, Chloe…» sussurrò Tom, chinando il capo verso la ragazza.
Eccitata, la strega sorrise ed avanzò. Ora, davanti a loro, c’era una via lastricata di marmo scuro che, superando il mare, conduceva fino a raggiungere un’isola. Al centro si ergeva un castello gotico, più piccolo di Hogwarts, ma molto suggestivo. Mentre camminava verso l’edificio, Chloe notava maggiori dettagli della struttura: c’erano piccole torri che si ergevano a coppie di tre o quattro e dei gargoyle di pietra erano di guardia ad ogni ingresso.
La scuola pareva disabitata, non c’erano luci che illuminavano le finestre e ogni cosa era silenziosa.
Chloe sospettava che gli studenti fossero tornati a casa per festeggiare il Natale e il nuovo anno.
«Pare disabitato.» disse la ragazza.
«A me interessa una sola persona e, credimi Chloe, lui è ancora qui.» rispose Tom, sibilante.
I due avanzarono velocemente lungo il ponte che li avrebbe condotti all’isola, le onde del Mar del Nord si infrangevano con forza, schizzando su entrambi. Il freddo, che fino a poco prima, Chloe avvertiva, era un ricordo lontano.
«Chi siamo venuti a prendere?» domandò incuriosita.
«Un vecchio amico… un traditore…» rispose Tom, proseguendo.
«E, di preciso, cosa si aspetta che accada?»
«Vedi Chloe; non esiste il bene e il male in senso stretto. Ci sono varie sfumature…» spiegò. «L’amico che incontreremo ora, ha massacrato intere famiglie babbane ed è preside di questo istituto. Una scuola che crea futuri maghi malvagi, una scuola fedele all’idea del purosangue… grande sostenitore di Silente. Nemico della nostra libertà…»
Chloe comprendeva fin troppo bene la situazione: sempre, nella storia, si erano svolte azioni riprovevoli per una causa folle. Con nostalgia, pensò ad un discorso avuto con suo nonno quando era ancora una ragazzina… lui era stato in guerra. Aveva combattuto durante la seconda guerra mondiale e, innumerevoli volte, aveva detto che uccidere era stato orribile. Le vite che aveva spezzato, lo avevano torturato per anni, sempre ogni giorno… non importava che le sue vittime fossero assassini delle SS, erano sempre persone. Chloe sospirò, ricordò la risposta che gli diede.
Disse: «Non importa. Il male va ucciso. Io non mi farei tanti problemi. La morte di un uomo malvagio significa la salvezza di molte vite innocenti.»
Ed ora, a distanza di pochi anni, si trovava nella situazione ipotetica che aveva descritto: uccidere un uomo per salvare molte vite. Credeva nella causa di Tom. Credeva in Tom. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.



***
Ammetto che non è il massimo, ma l'ho buttato giù così come mi è venuto!!!
Ale

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Capitolo 50
*** CAPITOLO 50 - SPEZZATA AI SUOI PIEDI ***





«Igor Karkaroff.»
Quelle due parole gelarono l’aria nell’ufficio.
Il professor Karkaroff era chino su delle scartoffie, troppo concentrato per accorgersi della presenza dei due stranieri. Alzò il volto, abbandonando il documento sul tavolo. Quando vide in volto i due, cambiò espressione. Chloe nei suoi occhi vi lesse il terrore.
Quelle due parole, non solo gelarono l’aria, ma ghiacciarono il sangue nelle vene del mago.
Quelle due parole erano lame affilate.
Con uno scatto, Igor si alzò dalla poltrona e fissò l’uomo: non poteva essere vero! Non riusciva a credere ai propri occhi…! Era certo d’essere al sicuro, protetto dalla magia che circondava la sua scuola…
Tom rise freddamente, divertito dal terrore del preside.
Karkaroff indietreggiò.
«M-mio Signore…» balbettò, appena trovò il coraggio di parlare.
«Non sono il tuo signore.» commentò con indifferenza Tom.
Chloe notò che il mago sudava e i suoi occhi vagavano per la stanza, ricordava un topo in gabbia.
Con un gesto si allentò il colletto della camicia che portava. Igor sapeva le ragioni che avevano portato l’Oscuro Signore fino in Norvegia: voleva punirlo. Alzò gli occhi ed incrociò quelli della ragazza che accompagnava Voldemort: non l’aveva mai vista prima. Probabilmente era una nuova seguace, una nuova Mangiamorte.
«I-io l’ho s-servita fedelmente per a-anni…» balbettò.
«Fedelemente…? Mi hai tradito!» rispose con tono calmo.
«Io… mio signore…» farfugliò, ma venne interrotto da Tom.
«Zitto! Non parlare! Non meriti di difenderti!» esclamò fermo, sostenendo lo sguardo del mago. «Siamo venuti fin qui, scomodandoci in questi giorni di festa, per far capire all’intero mondo magico qual è la retta via. Tu sei un pessimo elemento: un insulto per noi maghi!»
Igor non rispose: iniziava a comprendere la sorte che gli sarebbe toccata. Non aveva chance. Poteva prendere la bacchetta e tentare un duello, ma sapeva già di non aver possibilità di vittoria. Non contro lui. Non contro Voldemort.
Voldemort era il mago più forte esistente; forse, secondo solo a Silente stesso… ma, in ogni caso, era troppo forte per lui. Rassegnato alla sua sorte, estrasse la bacchetta dalla tasca interna del suo manto e la posò sulla scrivania.
«Non provi nemmeno a difenderti?» domandò Tom. «Speravo che avresti tentato di difenderti, lottando per la tua vita...»
«Servirebbe a qualcosa?» chiuse ilare il preside.
Tom fece finta di pensare alla risposta da dare: «No. Credo proprio di no.»
Igor superò la scrivania, camminandoci attorno. Guardò Voldemort in volto, cercando di sostenere il suo sguardo: i lineamenti del suo vecchio signore erano serpentini, più di quello che si ricordava. Ma gli occhi… non erano cambiati. Per anni li aveva visti, nei suoi incubi peggiori.
Spostò lo sguardo sulla ragazza, stava ferma al suo fianco: non doveva avere più di diciott’anni. Pensò che fosse molto graziosa: bionda, con stupendi occhi azzurro ghiaccio e carnagione pallida. Doveva essere una nuova Mangiamorte al suo servizio; reclutata direttamente appena uscita dalla scuola.
Rimase sorpreso dallo sguardo risoluto della giovane: non batteva ciglio davanti alle parole di Voldemort. Stava ferma ad osservare la scena, con distacco. Le ricordava Bellatrix.
«Oh… lei…» disse Tom, notando lo sguardo di Igor. «Chloe è una mia cara amica. Fedele alla mia causa. Mi sarà di grande aiuto in futuro…»
«Li recluti sempre più giovani.» disse.
«Tom non mi ha reclutata. Mi sono offerta.» s’intromise la ragazza.
Rimase meravigliato nell’udire il calore della voce di Chloe, così diversa da quella di Bellatrix.
«Straordinario, non trovi?» sospirò Tom. «Le nuove generazioni sono così forti...»
«Silente saprà sconfiggerti.» sospirò Karkaroff.
«Silente è un vecchio idiota!» sibilò. «Questa volta non ti aiuterà. Sei solo Igor! Non puoi proteggerti dietro la sua veste. Sarai solo oggi. Sarai solo contro Chloe.»
A quelle parole, entrambi voltarono lo sguardo verso Tom.
“Quella ragazzina? Lord Voldemort crede davvero che questa ragazzina possa sconfiggermi?” pensò Igor, osservando nuovamente Chloe.
“Dunque è questa la mia prova? Punire Igor Karkaroff?” pensò Chloe, osservando il mago.
«Non lasciarti ingannare: è giovane, ma è forte!» disse.
Tom avanzò verso il centro della sala, superando Igor ed accomodandosi sulla poltrona del preside. Posò le  braccia sui soffici braccioli, congiungendo le mani davanti al suo volto.
«Mostrami cosa hai appreso in questi quattro mesi ad Hogwarts.» disse Riddle incitando la ragazza.
«Lasci che una stupida ragazzina, di dubbia dote magica, il compito di battermi?»
Chloe fulminò Igor con lo sguardo: non era una ragazzina e di certo non era stupida. Stava per ribattere, ma Tom l’anticipò.
«Sai, Igor, in questi ultimi quattro mesi, questa ragazzina come la chiami te è stata sotto il naso di Silente… si è integrata tra le cerchie più strette di Silente, diventando amica di Potter, entrando nelle cerchie del famigerato Esercito di Silente e conoscendo anche i membri più influenti dell’Ordine… una ragazzina… sì, ma straordinariamente eccezionale. Credimi. Le ho raccontato ogni cosa… sulla vostra riprovevole causa e suoi vostri metodi anticonvenzionali… lei sola ha il potere per scrivere la parola fine alla vostra rivolta e, finalmente, ogni cosa sarà come deve essere.»
Karkaroff guardò Voldemort: Chloe… ora ricordava. Silente gli aveva scritto di lei, dicendogli della grande potenza che custodiva senza però saperla sfruttare. Era lei! Era lei la Chloe che con un cenno di mano aveva messo al tappeto Silente… solo ora comprendeva appieno il magnifico piano di Voldemort! Ogni tassello del puzzle andava a suo posto; Lui le aveva mentito, per ottenere la sua fiducia, e scatenarla contro l’Ordine.
Spostò nuovamente lo sguardo sulla ragazza, come se la vedesse per la prima volta: iniziava ad avere paura.

Mentre Tom parlava, Chloe sentiva i suoi occhi fissarla. Si aspettava cose straordinarie da lei; respirò a fondo. Voleva essere all’altezza della situazione e delle aspettative che Tom e i suoi seguaci avevano.
La giovane strega piegò leggermente il collo di lato, senza distogliere lo sguardo da Igor, era spaventato. Rise sommessamente.
Con un movimento fluido, estrasse la bacchetta dalla manica del maglione che portava, dopo quattro mesi aveva appreso molte magie straordinarie. Ma non era sciocca. Sapeva, fin troppo bene, che la sua vera forza non nasceva da quell’oggettino di legno, bensì da dentro di lei. La sua energia le nasceva da dentro per poi esplodere attraverso le mani.
Ricordava ancora la scarica d’energia provata quando aveva colpito Silente: era stata esaltante. Sentir nascere in lei quella forza… wow, non c’erano paragoni! Un orgasmo dei sensi!
Chloe lasciò cadere la bacchetta sul pavimento. Karkaroff osservò quel gesto, per niente meravigliato dal suo comportamento: Silente l’aveva avvertito. La forza della ragazza non si scatenava con l’ausilio della bacchetta.
«Prendi Igor… credo ti servirà!» disse Tom, gettando la bacchetta che il mago aveva lasciato sulla scrivania.
Karkaroff l’afferrò al volo e, senza perdere tempo, la puntò al petto di Chloe: doveva attaccarla! Doveva attaccarla per ucciderla. Prima che lei lo attaccasse, uccidendolo. Se voleva avere anche solo una possibilità contro Voldemort, doveva prima liberarsi della ragazza. Non era nel suo stile attaccare una fanciulla ma non aveva scelta, se questa era: o lui o lei.
«Crucio!» sussurrò con freddezza.
Una scintilla di luce rossa attraversò l’aria colpendo Chloe al petto: la forza fu tale da farla indietreggiare di alcuni centimetri. Chloe conosceva perfettamente le conseguenza di quella maledizione, avrebbe dovuto soffrire… avrebbe dovuto sentire come milioni di lame incandescenti penetrarle nel corpo… ma non sentiva nulla. Né una fitta, né uno spasmo: niente.
Alzò il volto e guardò Igor, con occhi colmi di rabbia.
Quando il raggio s’interruppe, Igor osservò la ragazza. Ferma, in piedi, sguardo impassibile.
«Ahi.» disse con voce cristallina, un sorriso sul volto. «Mi hai fatto male!»
Il mago indietreggiò di qualche passo… non aveva sentito nulla? Com’era possibile? Innumerevoli volte aveva afflitto maghi, streghe e babbani con questa maledizione: tutti avevano urlato, straziati da un dolore inimmaginabile… ma lei nulla.
«Davvero spettacolare!» esclamò Tom, divertito battendo le mani. «Davvero, davvero spettacolare! Vorrei vedere altro… ma le maledizioni senza perdono sono tracciate dagli Auror… sei stato astuto, Karkaroff.»
«Stanno arrivando. Non farete in tempo a scappare…» disse Igor con fermezza, spostò lo sguardo sulla ragazza. «Ascolta le mie parole, Chloe: non lasciarti manovrare da Lui. È solo un assassino, ti ha fuorviata. È Lui che devi temere. Non Silente.»
Ancora bugie…” pensò la ragazza furiosa. «Sono stanca delle vostre bugie! Io conosco la verità. Ho visto di cosa siete capaci… come dell’omicidio avvenuto nel Surrey ieri mattina… ho letto la notizia… avete assassinato una famiglia innocente la cui unica colpa era essere nata babbana! Mi fai schifo e, credimi, meriti la morte.»
Stese le braccia con un movimento rigido: nuovamente sentì una grande forza crescere in lei. L’avvertì avvampare in lei, come una fiamma che nasceva, alimentandosi con la sua rabbia. Dal suo desiderio di vendicare quelle vittime innocenti.
Un raggio di luce dorato emerse dalle sue mani colpendo il mago. Era più potente rispetto a quella scagliata contro Silente: era più forte perché alimentata dalle sue emozioni.
Colpendo il corpo del mago, produsse un boato. Non emise nemmeno un lamento. Igor Karkaroff, ex Mangiamorte redento, alleato di Silente e preside della scuola di Durmstrang, cadde a terra: morto.
Durmstrang: una scuola, un’istituzione… spezzata ai suoi piedi.
«Ottimo lavoro, Chloe. Ora torniamo a Villa Malfoy: non voglio privarti degli ultimi giorni di vacanza trattenendoti qui.»
La ragazza fissò il corpo immobile del mago; squarciato nel petto dove lei lo aveva colpito. Non sapeva cosa provare: se essere terrorizzata dalla sua energia o felice di aver fatto giustizia.
«Torniamo.» sussurrò Tom, smaterializzandosi portandola con sé.

Si chiuse nella sua camera, era stanca. Passò davanti allo specchio e rimase inorridita guardando il suo riflesso. Era sporca di sangue: in volto, sui vestiti che portava, sulle mani… i capelli erano incrostati da sangue secco… non si ricordava di averlo sentito schizzare sul suo corpo. Una forte nausea le rivoltò lo stomaco. Vomitò.
Lentamente si avvicinò al letto e si stese; ancora vestita, ancora sporca. La mente invasa da mille pensieri.
Solo in quel momento capì cosa voleva dire suo nonno: uccidere strazia la tua anima. Fissò il soffitto, stava vivendo nella guerra. Non aveva altre possibilità: o lei o i malvagi.
Aprì gli occhi, con decisione. Non aveva scelta e nemmeno dubbi: i malvagi meritano una punizione.



***
Mi scuso per il ritardo, troppi impegni e troppo poco tempo... Spero che questo capitolo sia valso l'attesa!!!
Ringrazio tutti i fedeli lettori che seguono o ricordano o preferiscono la mia storia!
Alla prossima!
Ale

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Capitolo 51
*** CAPITOLO 51 - SETTE RAGAZZI ***


Scusate il ritardo nell'aggiornamento della storia, ma ora torno carica più che mai!!!! Spero vi piaccia! Buona lettura a tutti!
Ale



Draco era tornato ad Hogwarts, subito finita la festa. Non aveva salutato gli ospiti, nemmeno sua madre. Aveva lasciato un semplice biglietto, posato sul letto della sua camera. Si scusava per la sua partenza improvvisa. Senza aggiungere altro: nessuna spiegazione, nessuna ragione valida per quel suo comportamento.
Ma, per il ragazzo, era davvero complicato vivere sotto lo stesso tetto di Chloe e di suo padre. Ora che aveva avuto conferma della loro relazione… non sopportava la vista di suo padre. Di entrambi, in effetti. Era deluso: gli avevano mentito. Avevano nascosto la loro relazione. Chloe aveva nascosto la sua storia con suo padre, perfino con lui. Erano amici! Perché mentirgli? Non sapeva quando fosse iniziata, e nemmeno gli interessava. Da quanto ne sapeva potevano essersi amati di nascosto fin dal primo giorno… fin dal primo incontro.
Attraversò l’ingresso principale di Hogwarts, presentandosi nell’ufficio della professoressa McGranitt: doveva comunicare il suo rientro al castello. Bussò un paio di volte.
«Oh, signor Malfoy… non l’aspettavamo.» disse lei, aprendo la porta e vedendo il giovane.
La strega portava ancora una lunga veste da sera, reduce dei festeggiamenti per il nuovo anno.
«Mi dispiace disturbarla… spero di non esser stato inopportuno. Volevo solo dirle che sono tornato in anticipo…»
«Sciocchezze… hai fatto la cosa giusta. Entra. Registriamo il tuo ritorno ad Hogwarts e potrai andare nella tua sala comune.» disse prontamente, facendolo accomodare.
La McGranitt raggiunse uno schedario e frugò al suo interno, estraendo una cartellettina color cachi.
«Ecco qui.» disse, voltandosi e posando la cartelletta sulla scrivania. Prese una piuma e la intinse nel calamaio: «Dunque… rientro ad Hogwarts: primo gennaio… ore: 2 del mattino.» concluse, mentre scriveva su un foglio. «Una firmetta… e sei libero.».
Indicò un punto in fondo alla pergamena, mentre gli porgeva la piuma.
«Sei l’unico Serpeverde ad Hogwarts.» annunciò distratta, mentre osservava il ragazzo scrivere il proprio nome.
«Meglio così…» sussurrò il ragazzo. Poi, aggiunse con voce più alta: «Bene. Credo di poter andare a… riposare è stata una lunga giornata.»
«Certo… riposa bene.» rispose lei. «E buon anno, Draco.» concluse.
Uscì dall’ufficio della McGranitt e scendendo la scalinata, raggiunse il sotterraneo. Entrò nella Sala Comune dei Serpeverde. Era stranamente silenziosa, ma molto piacevole. Non era stata addobbata ed il camino era stato acceso da poco. Rabbrividì per l’aria era fredda. Raggiunta la sua camera, abbandonò i bagagli accanto al letto e si stese.
Si sentì fortunato: era l’unico Serpeverde presente in tutto il dormitorio. Finalmente avrebbe trovato un po’ di pace. Se gli sarebbe andata bene, solo tra otto giorni sarebbero tornati anche gli altri studenti. Ma per ora era solo. Avrebbe potuto estraniarsi completamente. E di questo aveva bisogno.
Fissò il soffitto sopra il suo letto: solo in quel momento realizzò cosa era davvero accaduto. Chloe, la sua migliore amica, la sua unica  amica, aveva una relazione con suo padre. Avrebbe dovuto affrontarli, alla fine. Lei frequentava molti dei suoi stessi corsi e pure suo padre, presto o tardi, lo avrebbe incrociato. O a lezione, o per i corridoi, o a casa… non aveva scampo. Era una pessima situazione.

«Cissy! Ho fame!» urlò Bellatrix entrando nella villa, sbattendo le porte violentemente e togliendosi la maschera di Mangiamorte.
Lucius, al suo seguito, sporco di fango, seguì la cognata. La casa era piacevolmente calda e silenziosa. Richiuse la porta alle sue spalle e raggiunse il salotto, certo di trovarci tutti. Narcissa aveva lasciato un libro sul tavolo e si era alzata dalla poltrona, lo sguardo cupo.
«Cissy ho davvero fame!» ripeté Bellatrix, raggiungendo una poltrona e lasciandosi cadere mollemente, infangando la stoffa pregiata che la ricopriva.
Narcissa sbuffò irritata, ma decise di ignorare il comportamento della sorella.
Lucius, dietro di lei, si accostò al caminetto, piegandosi in avanti per scaldarsi le mani.
«Ti prego. Levati quella maschera.» sussurrò Narcissa.
Odiava vedere quella mostruosità sul volto delle persone che amava. Le facevano venire in mente le crudeltà che erano obbligati a commettere in nome del loro Signore.
Il mago obbedì; anche per lui era un sollievo. Toglierla era come rimuovere un grande macigno dal cuore. Quella maschera gravava sulla sua anima…
«Com’è andata?» chiese Narcissa.
Lucius stava per rispondere, ma venne anticipato da Bellatrix che, eccitata, urlò: «Meravigliosamente! È stato così eccitante e divertente!».
Si massaggiò le labbra con la lingua, mentre si guardava attorno. «Non c’è Rod?»
«E’ fuori.» rispose fredda Narcissa. «Vittime?»
«Vittime?...» ripeté la strega, portando una mano sul mento. Fingendo di riflettere. «No. Non direi… abbiamo solo fatto… un po’ di pulizia!» sospirò la strega, annoiata. Rimase in silenzio alcuni secondi, poi aggiunse con una vocetta infantile: «Ho ancora fame, Cissy... dove sono i vostri mostriciattoli?»
«In cucina troverai del cibo caldo.» rispose la strega.
Voleva stare sola con il mago. Voleva avere delle risposte serie e voleva sapere cos’era accaduto durante questa missione improvvisa.
Bellatrix si alzò e si diresse nelle cucine, ignorando la sorella e Lucius.
Rimasti soli, Narcissa si avvicinò al caminetto e, posandosi contro l’angolo, scrutò nella profondità degli occhi del mago.
«Allora? Raccontami cos’è accaduto…»
«Abbiamo dovuto combattere. Ci è stato detto che nel nord c’erano dei ribelli… abbiamo combattuto. Sette vittime in tutto.» concluse amaramente. «Ora, vorrei farmi una doccia. Non ho voglia di parlarne.»
Si voltò e salì le scale, diretto nel bagno del secondo piano: aveva bisogno di pulirsi. Puzzava di sangue secco, era sporco di fango e si sentiva a disagio.
Raggiunto, chiuse la porta alle sue spalle ed iniziò a togliersi gli abiti. Ammassandoli in un angolo per terra: più tardi avrebbe chiesto a Dobby di rassettare. Con un tocco di bacchetta riempì la vasca con dell’acqua calda, aggiungendo dei sali al pino.
S’immerse e chiuse gli occhi: il silenzio che regnava in quella sala era proprio quello di cui aveva bisogno. L’acqua era piacevolmente calda, un toccasana per i suoi muscoli doloranti. Pensò alle ore che aveva appena vissuto: non gli era mai importato molto d’uccidere in passato.
Aveva già ucciso prima, molte delle sue vittime le aveva scordate... erano solo dei traditori del proprio sangue, feccia natababbana, mezzosangue e anche alcuni babbani. Le cacce erano divertenti… uccideva solo per il gusto di uccidere. Ma ora… ogni cosa era diversa, non era più così semplice. Chiudendo gli occhi rivedeva i volti dei giovani morti quella mattina. Solo venti minuti fa aveva ucciso dei ragazzini. Avranno avuto la stessa età di Draco o forse erano anche più giovani…
Li aveva riconosciuti tutti: tre delle vittime erano suoi studenti del settimo anno, uno del sesto e altri tre si erano diplomati alcuni anni prima.
La notizia della loro morte avrebbe sconvolto l’intero istituto…
«Toc toc… posso entrare?»
Bellatrix fece capolino nel bagno, posando gli occhi sul mago, immerso nella vasca. Lo guardò con attenzione, quasi maliziosa.
«Dimentico sempre quanto sei sexy nudo in una vasca…» sospirò avvicinandosi a Lucius e chinandosi sul bordo della vasca.
«Esci. Puzzi.» disse Lucius freddo.
Bellatrix allungò un braccio, sfiorando con le dita la schiuma candida.
«Potrei lavarmi… potresti aiutarmi…» sussurrò con tono mieloso, alzando gli occhi verso il mago ed iniziando a slacciarsi la veste che portava.
«Ti conosco Bellatrix. Dopo l’azione ti piace concludere con del sesso… Rod sarà qui a momenti. Aspettalo nella vostra stanza. E poi non ricordi?» fece una pausa. «Le mie mani hanno sfiorato il corpo di Chloe.»
Disgustata da quel pensiero, Bellatrix si ritrasse. Strizzò gli occhi, minacciosa. Si ricompose e, prima d’uscire dal bagno, aggiungere altezzosa.
«Credevo solo che dopo le notti trascorse con… quello strumento impuro avessi bisogno di sentire una vera donna al tuo fianco.» fece una pausa, guardando con disgusto il mago. «A quanto pare mi sbagliavo… sai cosa ti perdi… mi hai già assaggiata in passato.»

«Tua sorella è una psicopatica.» disse Lucius, raggiungendo il salotto dopo il bagno.
Accomodata sulla poltroncina Narcissa era intenta a parlare con Derek e Severus. Tutti volsero lo sguardo verso il mago che, sorridendo, avanzò nella stanza prendendo posto sulla sua poltrona, accanto al caminetto acceso.
«Non credo sia una novità.» rispose ilare Severus, posando un bicchiere contenente solo ghiaccio sul tavolino.
«Sev… per cortesia, è sempre mia sorella.» rimbeccò Narcissa con tono severo.
Purtroppo sapeva che l’amico diceva la verità: da quando era entrata nelle cerchie più strette del loro Signore, Bellatrix aveva completamente perso il nume della ragione. Purtroppo per Narcissa era difficile ammettere gli sbagli della sorella; lei l’aveva conosciuta quando era solo una bambina, lei sapeva quanto dolce poteva essere…
«Scusami, Cissy.» disse prontamente Piton. Poi, volgendo l’attenzione su Lucius, continuò: «Allora, cos’è accaduto esattamente oggi? Narcissa ci ha solo accennato che ci sono state sette vittime.»
«Sette ragazzi in tutto. Sev, abbiamo perso quattro studenti.» rispose.
«Studenti? Vuoi dire che l’Ordine ha reclutato studenti di Hogwarts?» chiese Narcissa preoccupata.
«Suppongo siano dei volontari… ma è stata dura comunque. Erano miei studenti.»
«Chi sono le vittime?» domandò Piton.
Lucius si alzò dalla poltrona, avvicinandosi al piano bar. Si servì un grande calice di Whisky Incendiario e bevve un lungo sorso. Voltandosi, tornò verso la poltrona, lasciandosi cadere mollemente: avrebbe preferito parlare di qualsiasi cosa. Qualsiasi argomento andava bene: tutto tranne questo…
Prese fiato, chinando il capo. Mosse il bicchiere nella sua mano, osservando i cubetti di ghiaccio muoversi in cerchio.
«Dean Thomas, Grifondoro.» annunciò ripensando al volto del ragazzo. «Colin Creevey, Grifondoro.» proseguì la lista. «Michael Corner e Anthony Goldstein, Corvonero. Gli altri tre ragazzi erano di poco più grandi di loro. Siamo stati loro professori: Angelina Johnson, Alicia Spinnet e Zacharias Smith.» concluse con amarezza.
Guardò Piton, seduto di fronte a lui.
Solo lo scoppiettare del fuoco nel camino rompeva il silenzio.

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Capitolo 52
*** CAPITOLO 52 - MAI IN VITA MIA ***



Ciao a tutte/i!
Ho deciso di pubblicare una volta a settimana... è un periodo impegnativo tra lavoro e la sistemazione della mia nuova casetta!!! ;) Quindi vi auguro una buona lettura e un buon fine settimana! Una sola precisazione gli asterischi indicano un salto nella linea temporale del racconto...
Ale




Narcissa e Severus avevano visto entrare Chloe dall’ingresso principale, barcollando. Risalì le scale posandosi sul corrimano per restare dritta. Era sporca; entrambi si alzarono, scambiandosi uno sguardo d’intesa. Era sangue quello che macchiava i suoi abiti ed il suo volto? Possibile?
«Sev…» disse Narcissa guardando il mago. Non sapeva che dire. La ragazza era l’ombra di sé stessa.
Abbandonarono il tè fumante che stavano sorseggiando e, seguendola su per le scale, cercarono di raggiungerla: dovevano parlarle per capire cosa le fosse accaduto. Ma Chloe si era chiusa nella sua camera. Accostandosi alla sua porta, Narcissa udì dei conati e poi un pianto soffocato.
Non sapeva cosa fosse accaduto, si sentiva in colpa. Di certo Tom l’aveva messa alla prova e lei non poteva esserle di alcun aiuto. L’unico al quale avrebbe potuto dare ragione era Lucius. Ma era ancora in missione con Bella.
Narcissa guardò Severus.
«Non possiamo stare qui con le mani in mano…» disse agitata guardando Piton. «Tu sai come aiutarla… ignora le sue parole. Entra ed aiutala.»
***
Lucius si era andato a stendere, aveva bisogno di riposare. Aveva  bisogno di trovare un po’ di calma. Quando la sera scese, oscurando il cielo, si svegliò nel suo letto, rinvigorito dal sonno fatto.
«Buona sera, Narcissa…» disse entrando nel salotto.
«Lucius… giusto in tempo per la cena…» rispose lei agitata. Doveva dirgli di Chloe, ma come?
«Dove sono tutti? È accaduto qualcosa?» domandò Lucius guardando la moglie seduta rigida sul divano.
La donna alzò lo sguardo verso i piani superiori: come poteva dirglielo? Non rispose.
«Allora? Cos’è accaduto?» chiese nuovamente irritato.
Stropicciandosi le mani, Narcissa abbassò il capo: «Lucius… vedi…» iniziò a dire la donna, ma la voce le si spezzò in gola.
«Prima non ho nemmeno chiesto dove fossero Chloe? E Draco? Ho bussato in camera sua ma non mi ha ripsosto… è fuori?»
«Draco è tornato ad Hogwarts.» rispose.
Si alzò meccanicamente e riempì un bicchiere con del whisky invecchiato vent’anni, porgendolo al compagno.
«Bevi. Ti servirà.»
Lucius afferrò il bicchiere, iniziava ad avvertire un crescente nervosismo: «Mi servirà? Che intendi?»
«Bevi.» impose lei, ferma.
Lucius in un sorso bevve tutto il contenuto del bicchiere: «Hogwarts?»
«Sì. Ma c’è dell’altro…»
«Dov’è Chloe?» la interruppe lui.
«L’Oscuro Signore è venuto a prenderla.» disse Narcissa tutto d’un fiato. Lo sguardo di Lucius sbiancò. «Hanno parlato per alcuni minuti nel tuo studio… e poi si sono smaterializzati.» continuò.
«D-dove sono andati? È qui ora?» lo interruppe.
«Non so.» rispose onestamente. «E’ in camera sua… credo voglia riposare. L’ha materializzata qui fuori. È salita e da allora non è uscita dalla sua camera.»
Lucius scattò in piedi, pronto a correre da lei, ma Narcissa lo afferrò per un braccio, fermandolo.
«Credo sia giusto lasciarle il suo spazio. Se ha bisogno di qualcuno al suo fianco sa che tu sei qui…»
«Cissy non essere sciocca! Lei non ammetterebbe mai d’aver bisogno di aiuto!» si scrollò di dosso la strega e si precipitò al piano superiore.
Mentre saliva i gradini, due per volta, Lucius avvertiva la sua preoccupazione aumentare. Non era mai stato tanto in ansia per una persona che non fosse sé stesso o suo figlio. Ma, in quel momento, era tormentato e l’oggetto del tuo tormento era una ragazza. Quasi non si rendeva ancora conto che una semplice ragazza fosse entrata così in profondità nel suo cuore. Ora, l’unica cosa che voleva sapere era che lei stava bene… Chloe doveva stare bene.
Raggiunse la porta della sua stanza e bussò con forza.
«Chloe… sono io. Lucius.» disse, mentre bussava.
La porta tremò minacciosa sotto la forza del mago.
«Vattene.» fu l’unica risposta che ottenne dalla ragazza. La voce era flebile, quasi soffocata.
Narcissa lo raggiunse. Si fermò alle sue spalle, restando in piedi.
Scosse il capo; intuiva i sentimenti che Lucius stava provando in quel momento. Ogni giorno anche lei era spaventata da tutta quella folle situazione. Posò una mano sulla spalla dell’uomo e disse: «Ho provato per ore. Io e Severus ci abbiamo tentato… credo che abbia solo bisogno di restare da sola.»
Lucius, voltandosi, la fulminò con lo sguardo.
«Avresti dovuto impedirle di andare.» sussurrò glaciale a denti stretti.
Non ottenne risposta. Narcissa sapeva che restare in silenzio era la miglior soluzione; conosceva Lucius molto bene e sapeva che quando usava quel tono era meglio non contraddirlo.
«Sono certa che sta bene. L’Oscuro Signore avrà voluto solo metterla alla prova… sarà stanca e avrà bisogno di riposo. Domani mattina sono più che sicura che starà meglio.» convenne con tono fiducioso, prendendo una mano di Lucius tra le sue. «Ora andiamo… tra poco Dobby servirà la cena.»
Anche se non pienamente convinto, Lucius si arrese alle parole della donna e scese al piano inferiore.
Mentre si allontanava dalla porta, Lucius sentiva un forte macigno posarsi sul suo cuore. Sapere Chloe triste lo faceva sentire così inutile… impotente…
Narcissa guardò il mago scendere le scale: le spalle e lo sguardo basso. Pareva sconfitto. Si voltò verso la porta chiusa, vi posò una mano e sussurrò: «Ti prego Sev… aiutala.»
***
Narcissa guardò Severus.
«Non possiamo stare qui con le mani in mano…» disse agitata guardando Piton. «Tu sai come aiutarla… ignora le sue parole. Entra ed aiutala.»
Il mago annuì e bussò alla porta: «Chloe. Apri. Non puoi stare sola. Permettimi di aiutarti.»
Non ottenne risposta. Irritato, si ripeté.
«Chloe… apri subito la porta.» ordinò con tono deciso.
Narcissa posò una mano sul suo braccio e scosse il capo: non avrebbe mai ottenuto la fiducia della ragazza con quel carattere. Era risaputo dopotutto che si prendono più mosche col miele piuttosto che con l’aceto…
«Sii paziente. Non sappiamo cosa le sia accaduto con esattezza. Ma entrambi conosciamo l’Oscuro Signore abbastanza bene per sapere che deve averla traumatizzata.» fece una pausa. «Tu puoi capirla. Il tuo passato ti permette di comprendere il dolore che sta provando.»
Severus guardò la donna. Erano amici da anni, nonostante Lucius non fosse a conoscenza del loro legame. Si erano conosciuti durante gli anni di studio ad Hogwarts; quando entrambi erano ragazzini. Narcissa gli era stata vicino, più di chiunque altro: più di Lucius che non conosceva nemmeno la metà dei segreti che Piton custodiva nel suo cuore.
«Sev ti prego… è solo una ragazza. Ha bisogno del tuo aiuto.»
«Ha Lucius. Può parlare con lui… perché dovrei essere io quello che deve aiutarla?»
«Lei non permetterebbe mai a Lucius di vederla in quello stato. E poi? Che potrebbe fare Lucius? Hai visto tu stesso in che condizioni è… non possiamo…». Scosse il capo. Fece una pausa. «Parlale te. Hai tanto da offrire… sei una persona stupenda. Hai superato l’inferno. Puoi aiutarla. Qualunque cosa abbia vissuto… qualunque cosa lui le abbia imposto di fare, sono certa che puoi aiutarla.»
Terminata la frase, Narcissa gli sorrise e, voltandosi, scese nuovamente al piano inferiore. Derek sarebbe rientrato a momenti dalle sue commissioni e poi Bellatrix era in cucina da sola con Dobby… dubitava che il povero elfo sarebbe potuto sopravvivere alla sorella.
Quando la figura della donna scomparve, Piton si voltò verso la porta chiusa e, ignorando le richieste della ragazza, si materializzò dentro la stanza.
La stanza era buia e maleodorante. Si guardò attorno; notò la pozza di vomito, accanto allo specchio. Storse il naso ed estrasse la bacchetta. La puntò verso il pavimento e sussurrò: «Gratta e netta.», accompagnando il tutto con un gesto di bacchetta.
Con un altro movimento del braccio aprì le tende, permettendo alla luce di entrare dalla finestra ed illuminando la stanza.
Osservò la ragazza: Chloe era stesa sul letto, ancora vestita. Rannicchiata in posizione fetale. Con la fronte quasi sfiorava le ginocchia. Una mano accostata alle labbra, un’unghia tra i denti: il volto rigato dalle lacrime.
«Chloe…» disse, cercando di essere gentile. Gli riusciva difficile essere carino con le persone. Era cresciuto in un ambiente ostile ed era abituato a non fidarsi con facilità. «Scusa l’intrusione, ma hai bisogno di avere una persona al tuo fianco… meglio se fosse un amico, ma se vuoi… se me lo permetti posso aiutarti.»
«Draco è mio amico…» sussurrò lei.
«E’ tornato a scuola. Ieri sera. Dovrai accontentarti di me…» rispose Severus, mentre si avvicinava al letto.
Gli abiti che portava erano macchiati e, sia sul volto che sui suoi capelli, s’era incrostato del sangue. La osservò con maggior attenzione: non pareva ferita. Il sangue non era il suo.
«Cosa è accaduto?» chiese Piton. Ma poi, ripensandoci, capì che la domanda migliore fosse: «Cosa ti ha fatto fare?»
La ragazza alzò lo sguardo, mettendosi a sedere. Gli occhi arrossati, ma risoluti.
«Di chi è questo sangue?» domandò.
Chloe scosse il capo. Decisamente non voleva parlare.
«Chi hai ucciso?» chiese Piton, sedendosi accanto alla ragazza e guardandola in volto.
Il corpo di Chloe venne scosso da un tremito.
«L’ho dovuto fare.» rispose lei, con voce tremante. «Non… non avevo scelta.»
«Chi hai ucciso?»
«Se lo meritava… Tom ha detto che… ha detto che ha ucciso molte persone… persone innocenti… ne avrebbe uccise altre se io… dovevo farlo… dovevo… non avevo scelta...» farfugliò Chloe fissando il vuoto. S’aspettava d’essere rassicurata.
Severus prese Chloe per le spalle, costringendola a guardarlo. Era distrutta. Lo vedeva chiaramente nei suoi occhi. Avrebbe voluto sapere cosa le fosse accaduto… avrebbe voluto sapere la verità senza farla parlare, senza farla ritornare con la mente a quella mattina… senza costringerla a ricordare. Ma non poteva.
Non poteva intromettersi nei suoi pensieri: Silente lo aveva avvertito.
«Vorrei solo aiutarti… parlare aiuta. Condividere il dolore che provi in questo momento ti aiuterà. Parlami.»
Calò il silenzio tra i due quando sentirono la voce di Lucius provenire da fuori la porta. Stava supplicando Chloe: voleva entrare, voleva aiutarla…
La ragazza, udendo la voce del mago, raggiunse la porta correndo. Posò entrambe le mani sulla porta, guardando il vuoto davanti a sé. Severus comprendeva il dolore che stava provando in quel momento.
«Vattene…» sussurrò lei in risposta.
Altre voci provennero dal fuori: Narcissa stava parlando con Lucius, voleva che rispettasse il desiderio di privacy della ragazza. Ed infine una supplica, la più sincera: «Ti prego Sev… aiutala.».
Chloe guardò Piton, ancora seduto sul letto. Un sorriso timido sul volto.
«Aiuta davvero?» domandò la giovane, mentre si avvicinava a lui.
«Sì, aiuta. A me ha aiutato.» rispose.
«Cosa hai affrontato?» chiese, accomodandosi.
«La morte di Lily. Anni fa, quando ero ancora un ragazzino ingenuo, fui accecato dal potere e dal desiderio di diventare degno del mio ruolo. Mi alleai tra le schiere di un Mago Oscuro. Gli fui fedele, obbedii a tutti i suoi ordini, ignorando lo strazio che le sue disposizioni provocavano alla mia coscienza… portai a termine anche le missioni più complicate e le più spregevoli. Mi fidavo di lui e delle sue idee…» raccontò.
Chloe lo guardava, senza parlare.
«…mi sentivo finalmente parte di qualcosa. Ma poi, venni a conoscenza di alcuni suoi piani. Erano progetti orribili… avevo visto morire molte persone e alcune ero stato io ad ucciderle. Ma questo suo progetto avrebbe nuociuto ad una donna speciale. Avrebbe colpito la mia Lily. L’amata. L’ho amata per anni. Non avrei permesso a nessuno di farle del male. Ho provato… ho supplicato il Signore Oscuro di risparmiarle la vita. Ma le mie parole furono sprecate… la uccise ugualmente. Ignorando le mie richieste; io fui la causa della sua morte. Avrei potuto proteggerla. Provare a fare qualcosa per salvarla. Ma non feci niente. Rimasi fermo ad osservare.» fece una pausa. Ripensare al suo passato era molto doloroso. Soprattutto perché cercava sempre di reprimere i suoi ricordi legati a lei. Al suo amore. Alla sua Lily.
«Invece hai provato a fare qualcosa…» disse Chloe. «Hai tentato di salvarla.»
«Le parole sono inutili. Avrei dovuto agire.»
Piton fece una pausa: guardò Chloe. Pareva distrutta.
«Non so cosa tu abbia fatto oggi. Posso solo avere un’idea… ma è chiaro che qualcosa ti ha spezzata.» si chinò verso Chloe e sussurrò: «Non sei sola. Hai Lucius. Lui ti starà accanto qualunque cosa accada. Devi solo dargli la possibilità di dimostrarti l’affetto che nutre nei tuoi confronti.»
A stento Chloe tratteneva le lacrime.
«Non voglio costringerti a parlargli.» aggiunse prontamente. «Ma considera che lui vorrà starti accanto. È innamorato… tutti noi ce ne siamo accorti e solo i cinici non lo notano… permettigli di starti accanto.»
Si alzò dal letto e camminò verso la porta. Ora la ragazza avrebbe dovuto riflettere ma, prima di andare, si sentì in obbligo verso di lei: le doveva delle scuse.
«Un’ultima cosa: perdonami per quanto accaduto due mesi fa. Quando ti ho supplicato di ignorarlo… non mi ero ancora reso conto quanto grande potesse essere il vostro legame.»
«Sei perdonato… e grazie per le tue parole. Non avevo mai notato prima quanto fossi meraviglioso…» rispose Chloe, abbozzando un mezzo sorriso.
Quel piccolo gesto bastò al mago; stava già guarendo. E questo era solo un bene.
«Dobby!» chiamò Severus con voce forte.
Pop. L’elfo domestico comparve nella camera, davanti a Piton. Si guardò attorno, soffermandosi sulla figura della ragazza, ancora seduta sul letto. Appena la vide si chinò profondamente.
«Signorina Chloe.» disse.
«Ciao…» lo salutò la ragazza, con voce roca.
Rialzandosi, vide il volto di Chloe sporco di sangue e, premuroso, corse verso di lei. Saltando sul letto e guardandola con preoccupazione.
«S-siete ferita?» domandò guardandola con attenzione.
«No, non sono ferita. Non preoccuparti.» rispose Chloe, cercando di non farlo preoccupare.
«Dobby potresti preparare un bagno caldo per Chloe?» domandò Piton con gentilezza.
L’elfo si voltò verso il mago, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta. Lo sguardo truce: «Hai fatto d-del male alla s-signorina?» domandò, allungando un braccino ossuto e additandolo.
Piton alzò un sopracciglio, irritato dall’insinuazione dell’elfo.
«No, Dobby. Non mi ha fatto niente di male.» disse Chloe, prendendo il polso di Dobby e abbassandolo con gentilezza. «Severus non mi ha fatto nulla. È stato gentile con me.»
«P-più gentile di p-p-padron Malfoy?» domandò, volgendo l’attenzione alla ragazza.
I grandi occhi a palla di Dobby si riempirono di lacrime all’idea del suo padrone abbandonato dalla ragazza che amava.
«Dobby amo Lucius con tutta me stessa. Severus mi ha solo aiutata in questo momento difficile.» spiegò Chloe. «Per favore, mi prepari il bagno? Vorrei pulirmi prima che Lucius mi veda così.»
«Subito.» concluse, inchinandosi prima di scomparire.
Rimasta sola con Piton, scese dal letto e lo raggiunse. Lo prese per le mani e lo guardò in volto, era stato molto gentile. Chloe abbassò il capo: «Igor Karkaroff.» sussurrò.
Severus la osservò: cosa c’entra Igor in questa storia?
La ragazza respirò a fondo ed aggiunse: «Non scorderò il sangue… il suo volto ed il suo nome. Mai in vita mia.»
 

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Capitolo 53
*** CAPITOLO 53 - BRUCIARE ***


Buona serata a tutti/e!
Mi dispiace aver aggiornato solo ora... spero il capitolo possa piacervi... sono indecisa su come proseguire la storia... spero che la prossima settimana mi illumini le idee...
Un grande bacio e buona lettura a tutti/e!




Tom non si era più fatto vedere. La riunione che avrebbe dovuto tenere la sera successiva venne annullata, senza una ragione valida. Tom si riteneva più che soddisfatto di quanto aveva visto: la ragazza all’opera era stata strabiliante. La forza di Chloe era andata oltre ogni sua più rosea aspettativa… con un semplice gesto… con un gesto del braccio la ragazzina aveva creato una sfera d’energia pura che aveva colpito il traditore al petto, passandogli da parte a parte. Mai aveva visto una tale forza. Mai. Con il suo potere avrebbe vinto: Tom ne era convinto.
Nell’ultimo giorno, Chloe aveva fatto il punto della situazione della sua vita. Non solo con l’avvicinarsi del rientro ad Hogwarts avrebbe complicato la sua storia con Lucius ma, a preoccuparla davvero, era la reazione che avrebbe avuto Draco. Aveva aspettato anche fin troppo nel parlare con l’amico. Meritava di sapere la verità. Sarebbe stata dura, ma doveva parlargliene. La ragazza aveva già messo in conto un allontanamento da parte dell’amico, ma sperava di non dover arrivare a tanto. Dopotutto era il suo unico vero amico… il fratello che aveva sempre sognato d’avere al suo fianco… con l’inizio delle lezioni, la sua relazione con Lucius sarebbe dovuta rallentare: non solo perché lui era un suo professore, ma anche perché dopo l’incursione in Norvegia tutto era cambiato. Lei si sentiva diversa.

Era pomeriggio e, dopo l’ennesimo bagno rilassante, durante il quale Chloe aveva dato fondo alla sua riserva di sigarette e rhum, raggiunse il piano inferiore. I capelli ancora bagnati le gocciolavano lungo la schiena.
In salotto c’era solo Lucius, intento a sfogliare un giornale. La ragazza lesse l’enorme titolo della prima pagina, recitava: “Confermato l’attacco a Durmstrang: Karkaroff trovato morto.”
«Dunque la notizia si è già diffusa…» sospirò la ragazza, entrando nel salotto.
Il mago piegò il giornale, sorridendo. Alzandosi dalla poltrona, premuroso, raggiunse Chloe e la strinse con forza tra le sue braccia. Voleva farle capire che era lì per lei, che lui ci sarebbe sempre stato per lei…
«Ero così preoccupato…» le sussurrò, accostando la bocca all’orecchio di lei e annusando il suo profumo.
Nonostante il bagno, non sapeva del solito balsamo me di sigarette… il mago si sentì spezzare il cuore. Tom alla fine era riuscito a rovinare tutto… aveva rovinato Chloe… l’aveva distrutta…
Con un movimento brusco, Chloe si ritrasse dall’abbraccio, allontanando Lucius malamente. Quel contatto, invece che confortarla, l’aveva innervosita. Raggiunse il caminetto acceso e, sedendosi sul tappeto davanti alla fiamma scoppiettante, rimase in silenzio… ammaliata… incantata… afferrò un filo dell’orlo dei pantaloni che portava e, tirandolo, lo staccò, avvicinandolo alla fiamma… si ritrasse mentre bruciava, arricciandosi e odorando terribilmente.
Il mago la osservò: era davvero bellissima davanti al fuoco. La fiamma le illuminava il volto e brillava caldo nei suoi occhi di ghiaccio. Seguì i passi appena percorsi della ragazza, accomodandosi alle sue spalle.
«Chloe…» iniziò.
«No...» lo interruppe lei. «Ti prego… non dire nulla.» concluse, continuando a guardare le fiamme.
«Chloe… so cosa è accaduto in Norvegia e…» insisté Lucius.
Chloe, voltandosi, lo interruppe nuovamente e guardando Lucius con irritazione sfogò tutta la rabbia che aveva. Dopotutto lui cosa voleva da lei? Voleva che lo ammettesse? Che ammettesse le sue colpe ad alta voce?
Sospirò.
«Ok: vuoi che lo dica? Ho ucciso io Igor Karkaroff. Io! L’ho ucciso io! Ieri mattina ho ucciso un uomo.» Ansimò prendendo fiato. «L’ho ucciso io… con queste mie mani!» concluse, tornando a guardare il fuoco. Un brivido le percorse la schiena… era troppo complicato…
Lucius si mosse, frapponendosi tra la ragazza e il caminetto. Preferì non abbracciarla dopo la reazione di poco prima. Voleva cercare comunque un contatto visivo con lei: ne sentiva la necessità. Non voleva farla sentir sola, voleva che sapesse che le era vicino.
«Non devi sentirti in colpa… dovevi farlo.» tentò di consolarla lui. «Non avevi alternativa. Tom voleva vedere il tuo potere. Voleva controllare le tue reali capacità prima dell’inizio delle nostre lezioni…»
«Lo so.» rispose lei interrompendolo nuovamente, senza distogliere lo sguardo dalla fiamma. Era come ipnotizzata da quel scoppiettio. «Non è comunque semplice. Vorrei solo non doverlo rifare… farò tutto per permettervi di avere la pace che desiderate e che per la quale lottate da anni… ma non voglio combattere. Mai più.»
«Tom voleva solo metterti alla prova… avrà pensato che fossi pronta… non ti costringerà.»
La ragazza sbuffò: «Evidentemente ho superato la prova. Igor è morto.»
«Ma non eri pronta.» puntualizzò Lucius. «Avrebbe dovuto saperlo… sarei dovuto essere qui per aiutarti. Per impedirti di andare con lui. Dovevo proteggerti.»
«E come potevi sapere cosa Tom aveva in mente? Non potevo nemmeno pretendere che Tom sapesse cosa ero disposta a fare... avrei dovuto parlare più chairamente… non sono ingenua: so che in battaglia bisogna uccidere… ma non credo faccia per me.» s’interruppe. Guardò Lucius: «E tu?»
«Cosa?» chiese Lucius senza capire.
«Hai dovuto uccidere molte persone in questa guerra?»
Il mago chinò il capo, guardandosi le mani. Non era facile ammettere i suoi sbagli passati. Quelle mani, così pulite, sarebbero dovute essere sporche di sangue.
Chloe notò un’ombra percorrere lo sguardo dell’uomo. Si sentì subito in colpa: aveva toccato un argomento tabù.
Accarezzò il volto dell’uomo.
«Perdonami.» gli sorrise con dolcezza ed aggiunse: «Non era mia intenzione ferirti parlando del passato… vorrei solo essere all’altezza della situazione… spesso mi sento così inutile. Tutti voi continuate a dirmi quanto il mio potere sia fondamentale per questa battaglia… ma non posso fare a meno di pensare che non sto facendo abbastanza. Se davvero fossi così brava o straordinaria come dite voi perché avrei bisogno del tuo aiuto per migliorarmi?»
«Non sei inutile.» la corresse il mago con foga. «Per diciott’anni hai soffocato il tuo potere. Per poterlo esprimere al meglio hai bisogno del mio aiuto. Sono un’eccellente professore… e tu hai bisogno di me per poter scoprire la grandezza che hai dentro.»
La ragazza lo guardò accigliata: «Sei troppo buono.»
Lucius si alzò e si allontanò dal caminetto.
Chloe si voltò, osservando il mago dalle spalle. Si alzò in piedi e, stringendo le mani a pugno, urlò rivolta a Lucius: «Io voglio aiutarvi!»
Si fermò, senza voltarsi.
Chloe continuò: «Voglio fare la differenza.» s’interruppe e raggiunse Lucius.
«Perdonami… sono dovevo… mi spiace.» concluse la giovane. Chloe chiuse gli occhi, sollevata: non voleva litigare con lui.
Posò il capo sul petto del mago ed ascoltò il suo cuore battere.
«Non permetterò a nessuno di farti del male.» concluse Lucius, prendendo tra le mani il volto della ragazza.
La guardò: era bellissima. Le guance leggermente arrossate per il litigio movimentato; i suoi occhi erano spaesati. Si avvicinò a lei, al suo volto. La cinse per la vita, attirandola a sé.
«Mai.» convenne con decisione.
Poi, sollevandola da terra, salì le scale tenendola tra le braccia. Non fece fatica, era così magra… avanzò lungo il corridoio, raggiungendo la sua camera privata.
«Avrò sempre gran cura di te.» le sussurrò Lucius, mentre la stendeva sul letto.
Chloe gli sorrise, certa della sincerità delle sue parole. Il mago si stese al suo fianco, sfiorandole il volto e giocando con una ciocca dei capelli biondi della ragazza.
«Dove sono tutti?» chiese Chloe, continuando a fissare gli occhi grigi di lui.
«Sono andati a Diagon Alley. Avevano delle commissioni da fare.» rispose Lucius, ricambiando lo sguardo della ragazza e perdendosi nel ghiaccio del suo sguardo.
«Dunque… siamo soli?»
«Beh… non proprio soli… in casa c’è Dobby…» la corresse Lucius.
Chloe si alzò a sedere, mettendosi carponi sopra il corpo del mago. Con il ritorno ad Hogwarts la loro relazione avrebbe subito una battuta d’arresto: voleva sfruttare tutti i momenti a loro disposizione.
«E noi stiamo qui? Su questo soffice, soffice letto a… parlare…?» domandò Chloe.
«Non sapevo se… non vorrei obbligarti… non dopo…»
«…non dirlo.» lo interruppe Chloe, ritraendosi. «Non voglio parlarne più. Quella storia per me è morta.»
Osservò il mago steso sul letto con attenzione. Non sapeva cosa stava provando con precisione. Da un lato era arrabbiata con lui: come mai gli faceva queste domande? Non poteva semplicemente approfittare della situazione? Lei era disponibile! Qualunque uomo avrebbe approfittato della situazione! Perché lui no?
Sospirò.
Ma, dall’altro lato, sentiva il membro eccitato premere contro le sue cosce… dio che tentazione…! Di una cosa era certa: non voleva parlare… non in questo momento… voleva distrarsi… E il sesso era un’ottima distrazione!
Con un movimento veloce, Chloe si tolse il maglione che portava, restando con indosso solo una canotta nera con le maniche di pizzo.
Lucius sorrise, ancora più eccitato… bramava continuamente il corpo tonico della ragazza, anche nei suoi sogni… afferrò i fianchi della strega, con l’intenzione di avvicinarla… di farla sua… di assaporare nuovamente le sue labbra rosse, certo che sapevano di fragola…
«Lasciami fare…» sussurrò all’orecchio del mago, chinandosi.
Subito sciolse Chloe dalla sua stretta. Una volta liberata, guardò il mago con occhi maliziosi, sorridendo mentre si mordeva il labbro inferiore. Mentre si ritraeva non lo perdeva di vista, si strusciò sopra di lui fino ad arrivare con il volto sopra la pancia di Lucius; gli baciò l’ombelico, scendendo più in basso. Baciandolo e sfiorando la pelle con la lingua, Lucius ansimava. La sua pelle era infuocata…
Sciolse la cinta che portava ed aprì i pantaloni del mago. Con uno strattone glieli abbassò lungo le gambe, sfilandoli dalle caviglie. Chloe scese dal letto e si tolse i jeans che portava: mostrando un completino intimo di pelle nera lucida, con dettagli di acciaio e borchie.
«Non penso che molte donne indossino intimi simili.» disse Lucius divertito ed eccitato.
«Molte donne non potrebbero permetterselo…» lo corresse lei, avanzando carponi fino al membro del mago, liberandolo dai boxer che portava.
Sfiorò con mano delicata il sesso dell’uomo, tutto il corpo di Lucius venne scosso da un fremito di piacere…
«Ti fidi di me?» gli domandò Chloe.
«Ciecamente…» concluse Lucius, prima di lasciarsi abbandonare a lei. Al fuoco che solo Chloe possedeva e che era in grado di risvegliare in lui.


 

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Capitolo 54
*** CAPITOLO 54 - SOLO PORTE CHIUSE ***


Buona sera a tutti/e!
Rieccomi un pò prima del solito....! Ho cambiato all'ultimo questo capitolo... ho deciso di far prendere una nuova strada a questa storia... spero che vi intrighi!!!!
Prendo l'occasione per ringraziare tutti voi che mi seguite! Buona lettura e ditemi cosa pensate!
;)


Dopo la confessione che Chloe aveva fatto a Piton, lui l’aveva tenuta a distanza.
La ragazza sospettava fosse troppo spaventato dal suo potere, da quello che aveva fatto. Ma il vero problema era un altro: la notizia della morte di Igor Karkaroff era stata riportata su tutti i giornali del mondo magico. I titoli in prima pagina erano allarmanti ed il terrore era divampato. Tutti parlavano della morte del preside di Durmstrang. Era ritenuto un intoccabile: preside di una scuola di magia, sotto l’ala protettrice di Silente, eppure… non si sapeva come era morto, da solo, il giorno di capodanno.
Innumerevoli indiscrezioni vennero pubblicate sulla Gazzetta del Profeta: si parlava del corpo straziato del mago, del sangue sparso per la camera, degli schizzi sui muri…
Lucius aveva cercato di nascondere ogni giornale a Chloe, gettandoli appena venivano consegnati e non parlando dell’argomento. Ma, nonostante Chloe cercasse di scordare tutto, si ritrovava spesso a immaginare l’odore acre del sangue secco… sempre, le salivano in gola dei forti conati. Anche se tenuta in una campana di vetro, Chloe aveva udito alcune notizie dalla radio si parlava del marchio nero. L’incanto aveva aleggiava tetro sopra il castello per quattro giorni prima che gli Auror riuscissero a infrangere la magia di Tom. L’opinione pubblica concordava sul colpevole, o meglio i colpevoli: Voldemort ed i suoi fedelissimi Mangiamorte.

Le vacanze si trascinarono lente. Dopo il capodanno Chloe aveva contato i giorni che la separavano dal suo rientro a scuola. Aveva bisogno di un contatto con il mondo magico, quanto meno per essere certa che non si fosse sognata ogni cosa.
Il giorno del rientro ad Hogwarts, Chloe aveva deciso di prendere il treno. Prese posto in una cabina vuota e chiuse la porta alle sue spalle, sigillandola: aveva bisogno di silenzio. Aveva bisogno di solitudine.
Il treno partì, lento. Sbuffando e annaspando lungo le rotaie. Superata Londra, il panorama divenne davvero incantevole: tutto era bianco, perfetto, immobile. La ragazza osservava le montagne passare veloci fuori dal vetro. Le guardava, ma non le vedeva. Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime.
Era stanca… voleva parlare… voleva spiegarsi…
Arrivata ad Hogwarts aveva seguito il flusso degli studenti dentro la Sala Grande. Aveva salutato allegramente Harry e i suoi compagni, ma preferì lasciarli soli. Aveva l’impressione d’essere di troppo, aveva interrotto il loro parlottare.
Prese posto nell’unica panca libera. Non conosceva nessuno e nessuno le aveva prestato attenzione. Non girava una mosca nella Sala Grande: solo il tavolo dei Serpeverde pareva allegro. Ridevano e si scambiavano aneddoti sulle vacanze appena concluse. Erano felici, a differenza delle altre case.
Seduta  davanti ad un piatto vuoto, Chloe osservò la tavolata dei Serpeverde. Cercava Draco. Incrociarono gli sguardi: Chloe gli sorrise, accompagnando il saluto con un cenno del capo. Draco ignorò quel gesto, tornando a parlare con Tiger e Zabini.
Non appena il biondo si alzò, Chloe lo imitò seguendolo nel corridoio: doveva parlargli. L’aria era frizzante, venne scossa da un brivido mentre camminava lungo il corridoio, seguendo Draco.
Teneva la borsa stretta tra le mani.
«Draco!» chiamò il ragazzo.
Non si fermò, continuò a camminare impassibile per dirigersi nei sotterranei.
Irritata, Chloe aumentò il passo.
«Draco!» lo chiamò nuovamente, alzando il tono della voce.
Anche il giovane accelerò la falcata. Chloe, con uno scatto, lo raggiunse, afferrandolo per un braccio e trattenendolo.
«Draco… ma che…?» iniziò, ma s’interruppe.
Lo sguardo dell’amico era gelido. La guardava come se non contasse nulla per lui. Come se fosse morta. Come se non esistesse.
Chloe ritrasse la mano, liberando l’amico dalla presa.
«Draco…» ripeté nuovamente la ragazza. «Che succede?»
«Stammi lontana.» sibilò il biondo.
Il tono fece rabbrividire la Grifondoro: non sapeva che Draco possedesse quel tono… o comunque non si aspettava che lo riservasse a lei.
«Non ti capisco… è per tuo padre?»
«Non nominare…» rispose il ragazzo con uno scatto, quasi urlando. S’interruppe. Ritrovò il controllo ed aggiunse: «…mio padre.»
«Lasciami parlare… spiegare per lo meno!» insisté la ragazza.
Draco la osservò con freddezza e, voltandosi, sibilò: «Non sprecare parole. Sei morta per me.»
Quelle poche parole fecero vacillare la ragazza: morta per lui… lei era morta per Draco… il suo unico amico la giudicava morta. Abbassò il capo, guardandosi la punta delle scarpe. Non riusciva a crederci: erano come fratelli. Si aspettava un brutto incontro con il giovane amico, ma non si sarebbe aspettata questa reazione.
L’aveva scaricata. Anche lui.

«Lucius svegliati!» urlò la ragazza, saltando fuori dal letto.
«Che diavolo succede?» domandò l’uomo alzandosi a sedere.
Gli pareva di aver dormito solo poche ore… guardò distrattamente l’orologio sveglia: segnava le undici e quarantasei minuti.
Chloe era scesa dal letto e stava raccogliendo i suoi abiti per ricomporsi.
«Accidenti! Accidenti! Accidenti!» continuava a ripetere mentre, saltellando per la stanza, indossava un paio di jeans e un maglione di lana. «Accidenti! Accidenti! Accidenti!»
Lucius scese dal letto, raggiungendo la giovane e fermandola, cingendola alla vita: «Ora calmati un secondo o ti farai venire un infarto! Che fretta c’è?»
«E’ tardissimo! Saranno tutti svegli da ore… è un miracolo che nessuno ci abbia svegliati… e Draco… si chiederà che fine abbia fatto!»
Lucius inarcò un sopracciglio: davvero non lo sapeva?
«Che c’è?» domandò la ragazza, notando lo sguardo smarrito dell’uomo.
«Draco è tornato ad Hogwarts.»
«Come? P-perché?»
«Ha scoperto la nostra relazione… non l’ha presa bene.» rispose onestamente il mago.
Chloe sentì qualcosa rompersi dentro di lei, avvertì le guance avvampare e lo stomaco aggrovigliarsi: era senso di colpa il suo? Si sentì mancare il fiato… boccheggiò.
«Chloe stai bene?» chiese premuroso Lucius, trascinando con forza la giovane verso il letto costringendola a prendere posto.
«Quando? Come ha saputo?»
Aveva bisogno di sapere… ogni cosa era stata meravigliosa negli ultimi giorni. Dopo l’incursione a Durmstrang, Lucius le era stato molto vicino. Si era rivelato un gentiluomo. Era stato premuroso e disponibile. Per la prima volta in vita sua Chloe si era sentita amata.
«Lo ha scoperto due giorni fa. L’ultimo giorno dell’anno. Quando ci ha interrotti… quando Piton ci ha scoperti… beh, Draco sapeva che eri in camera con me. Tutti i nostri sotterfugi sono stati vani. È partito quella sera stessa. Non ha avvisato nessuno…»
Restando seduta, Chloe fissò smarrita davanti a sé. Era stata per due giorni senza accorgersi che Draco era partito: era una pessima amica…
Divincolandosi dall’abbraccio di Lucius, raggiunse il centro della camera e prendendo una borsa, raggiunse l’armadio gettandovi dentro tutti i suoi abiti.
«Che vuoi fare?» domandò Lucius, raggiungendola.
«Voglio partire. Voglio andare via.»
«E per andare dove?» sospirò.
«Ovviamente tu non hai pensato che meritassi di conoscere la verità.» disse fredda lei, mentre raggiungeva un comò e toglieva tutto l’intimo che conteneva, afferrandolo malamente e tornando nuovamente verso il sacco.
Si sentiva soffocare.
Lucius si sporse verso di lei, sfiorando il braccio della ragazza con le dita.
Con uno scatto, CHleo raggiunse la porta e la spalancò con forza, facendola quasi sbattere contro il muro: «Fuori di qui.» disse con fermezza.
«Come? Perché mi stai cacciando?» chiese il mago, raggiungendola. «Non ti capisco…»
«Lucius… va via!» ripeté Chloe con fermezza, sostenendo il suo sguardo. Con tutta la forza di cui disponeva, tentava di trattenere le lacrime. Doveva essere convincente: non poteva piangere… non poteva…
Lo guardò seria: «Lucius fuori di qui.» apostrofò, infine, scandendo le singole parole.
Arreso e senza dire un’altra parola, Lucius obbedì. Uscì dalla camera.
Si voltò per replicare, ma la porta venne chiusa davanti al suo volto e sigillata magicamente.
«Dunque? È finita?» chiese lui, quasi urlando.
Temeva la risposta che avrebbe avuto. La freddezza dello sguardo e della voce della giovane lo avevano spiazzato. Si sentì aggrovigliare lo stomaco… era terrorizzato dalla risposta che avrebbe potuto ricevere ma, la sua fierezza, gli imponeva di sapere: esigeva una risposta. Anche se questa l’avrebbe distrutto.
Posando la schiena alla porta, Chloe crollò.
In lacrime.
Le ginocchia piegate e il capo chino.
Non aveva la forza di rispondere a quella domanda: amava Lucius. Lo amava con tutto il suo cuore. Ma era inutile fingere che tutto era come prima: aveva ucciso un uomo… aveva perso Draco…
Non avrebbe voluto lasciarlo, ma era la cosa giusta da fare.

«Ci siamo lasciati.» sussurrò Chloe alle spalle di Draco.
Le porte della Sala Grande si spalancarono, un fiume di studenti si catapultarono nel corridoio, diretti ai loro dormitori.
Una crescente rabbia avvolse Chloe: era uno stupido! Era un idiota! Doveva solo ascoltarla! In nome della loro amicizia, doveva lasciarle almeno la possibilità di spiagarsi!
«Draco!» urlò la ragazza, sovrastando il chiacchiericcio degli studenti.
Silenzio.
Tutto si era come congelato: gli occhi di Hogwarts si spezzarono tra Chloe e il biondo.
Trattennero il fiato.
«Sei solo uno sfigato!»











Spero vi sia piaciuto e buona Pasqua!

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Capitolo 55
*** CAPITOLO 55 - TUTTO IN ROVINA ***


Un saluto a tutte/tutti!
Spero che questo capitolo vi piaccia... un grandissimo abbraccio e buona lettura!
Recensite, ogni critica o parola positiva saranno ben accette!
Ale




«Chloe Summers, nel mio ufficio. Subito!»
La voce rimbombò in tutto il giardino.
Chloe tremava dalla rabbia e Draco la guardava senza parlare, il volto serio e impassibile. Secondo Chloe, avrebbe dovuto avere quantomeno un mezzo ghigno di soffisfazione… dopotutto, lei si era messa nei guai per colpa del ragazzo e, ne era sicura, sarebbe andata incontro ad una  severa punizione.
Udii dei passi camminare con fermezza lungo il corridoio, avvicinandosi a lei e a Draco.
«Tutti nei propri dormitori.» sbraitò il professore.
Nessuno si mosse. Fermandosi alle spalle della ragazza, il mago si voltò, fulminando tutti gli studenti presenti con lo sguardo: «Subito!».
Gli studenti si dispersero come uno sciame.
Chloe guardò Draco negli occhi, il giovane Serpeverde la guardava con freddezza. Mai le aveva riservato un simile sguardo…
«Anche tu Draco. Subito nel tuo dormitorio. Non fartelo ripetere.»
Senza proferire parola, il ragazzo annuì e seguì i suoi compagni Serpeverde nei sotterranei. Tenendo una mano sulla mascella, raggiunge Zabini e Pansy.
Chloe osservò i movimenti di Draco, si sentiva terribilmente in colpa... ma quelle parole… non doveva.
Rimasta sola nel giardino, si voltò, guardando il professore. Solo allora si accorse che, a fianco di Lucius, c’era anche Piton. Posando una mano sulla spalla della ragazza, Lucius disse rivolto all’amico:
«Vai pure, Sev. Parlo io con lei.»
«Non credo sia opportuno…» rispose Piton, scoccando uno sguardo veloce alla ragazza.
Chloe vedeva chiaramente nei suoi occhi il disgusto e la pena che provava.
«Non preoccuparti. Va tutto bene.» confermò Lucius.
Piton, con passo veloce, si allontanò dal corridoio, anticipandoli per la via che conduceva ai sotterranei. Rimasta sola con Lucius, Chloe guardò il mago. Era ancora molto affascinante, ma si vedeva chiaramente quanto soffrisse. Quanto avesse pianto per il loro addio… Chloe lo intuì per la lacrima non versata, che inumidiva l’angolo dei suoi occhi e che conservava… per consumare il suo dolore in privato, lontano da sguardi indiscreti. 
«Andiamo.» disse con voce rotta.
Rassegnata, la ragazza seguì il professore lungo le scale, fino a raggiungere il suo ufficio. Seguendo Lucius verso i sotterranei, Chloe si sentiva terribilmente colpevole… in cuor suo, sapeva di aver sbagliato a comportarsi così con Draco, ma la cosa era andata oltre ogni sua immaginazione. Lei voleva solo farsi ascoltare… voleva solo che l’amico sapesse la verità… che la conoscesse e che la lasciasse parlare per spiegare come stavano realmente le cose…
Mentre seguiva il mago, continuava a pensare alle vacanze: tutto era andato in rovina… dopo un inizio grandioso con lei e Lucius innamorati e felici, dopo la loro prima notte insieme e la decisione di giocare il tutto per tutto, tutto era andato in rovina… la sua amicizia con Draco… i rapporti con i Grifondoro… la sua storia d’amore con Lucius. Tutto.
Dopo la fuga da Malfoy Manor, Chloe era tornata a casa sua: le mancava terribilmente la sicurezza che quelle quattro mura le davano, le mancava il suo letto e tutte le sue cose. I suoi genitori, come sempre dopo il Natale e i festeggiamenti di Capodanno, partivano per una vacanza solitaria in qualche località caraibica. Non le era mai importato di restare sola, anzi adorava stare a casa senza i suoi genitori. Ma, questa volta, aveva bisogno di qualcuno al suo fianco. Durante quella settimana, aveva bevuto litri di alcool per dimenticare il dolore dell’addio… o almeno nel tentativo di soffocarlo… ma, dopo aver dato fondo alla cantina privata della sua famiglia, e alla riserva segreta di suo padre nascosta nel suo studio al secondo piano, si era guardata allo specchio e aveva visto solo una ragazzina triste… triste e sola… aveva perso la speranza. Aveva perso Lucius. Le peggiori vacanze della sua vita.
Sbuffò, mentre camminava nei sotterranei seguendo il mago. Guardò le sue spalle, erano forti.
“Cosa gli sarebbe costato risponderle? Parlarle?” pensò, aveva il diritto di dare una spiegazione!
Camminava guardando i gradini davanti ai suoi piedi, non aveva nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo.
Seguendo Lucius, ripensò anche al viaggio sul treno per Hogwarts; aveva tenuto stretta la sua fiaschetta piena di vodka liscia. Non era il massimo della bontà, nulla a che fare con il Whisky Incendiario invecchiato che Lucius le offriva sempre… ma era un’alternativa accettabile. Lucius… ripensò alle sue labbra e al suo sapore… avrebbe voluto corrergli incontro e, spingendolo contro il muro, baciarlo.
La mano le pulsava all’impazzata, ma cercava di non darci peso.
«Avanti. Entra.» disse Lucius, interrompendo i pensieri della giovane.
Senza fiatare, con il capo chino, la ragazza superò la porta che il professore teneva aperta. L’ufficio era come Chloe se lo ricordava. Finemente arredato con tinte scure.
Rimase in piedi accanto alla porta. Lucius prese posto dietro alla scrivania e, posando i gomiti sul tavolo, si sporse verso la ragazza, guardandola attentamente negli occhi.
“Perché non mi guarda?” si chiese il mago osservando Chloe.
Lucius bruciava dalla voglia di baciarla… voleva sfiorarle il volto e passare la mano tra i suoi capelli per poi annusarli… morsicarle le sue rosse labbra… sicuramente sapevano di burrocacao alla fragola.
«Siediti.» le ordinò.
La giovane Grifondoro obbedì senza protestare. Si guardarono ancora per diversi minuti, nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. Lucius chiuse gli occhi e, coprendosi il volto con le mani, si stropicciò gli occhi.
«Chloe…» iniziò, abbassandosi le mani e incrociando gli occhi di ghiaccio della giovane. «Ma che cosa diavolo ti è preso?».
Silenzio. Alcuni secondi di silenzio. Chloe assorbì la domanda… non poteva crederci! Le stava davvero chiedendo cosa le era preso? Avvertì una forte rabbia crescere in lei… non poteva trattenersi, non più… le girava ancora un po’ la testa per le grandi quantità di alcool bevute negli ultimi giorni a stomaco vuoto. Era presa da una forte nausea.
«Cosa mi è preso?» ripeté la ragazza, irritata. «Cosa mi è preso?» ripeté nuovamente lei, alzando il tono della voce.
Una miriade di pensieri attraversarono la sua mente… come poteva chiederglielo? Cosa si aspettava da lei? Che stesse bene? Che lo avesse già dimenticato? No! Lei non lo aveva dimenticato! Mai! Mai e poi mai! Lei lo avrebbe sempre portato del suo cuore… per sempre… lo amava… lei lo amava…!
Guardando il suo corpo rilassato seduto dietro la scrivania, lo sguardo accigliato e le occhiaie che gli circondavano le due perle grigie: era ancora più irresistibile.
 Lucius la guardò rassegnato; comprendeva l’irritazione della ragazza. Ma cosa poteva fare? Aveva anche lui sofferto… aveva trascorso gli ultimi giorni chiuso in camera sua, maledicendosi per non aver detto la verità a Chloe. Senza contare che ancora le celava un’altra verità, quella più grande: la verità sulla guerra.
«Chloe…» s’interruppe, si sentiva uno stupido nel confessare i suoi sentimenti. «Sono stato malissimo… non volevo mentirti…»
Lui: il grande Lucius Malfoy. Orgoglioso e ricco Mangiamorte, fedele alleato di Lord Voldemort da anni. Potente e sempre pronto alla battaglia… abile nelle arti magiche e nelle pozioni. Si era sempre sentito superiore a tutti perché non si era mai innamorato. Si reputava superiore per questo! Mentre ora? Balbettava davanti a una ragazzina… ad una stupida ragazzina… davanti a Chloe: lo strumento del suo Signore e Padrone!
«Invece lo hai fatto: mi hai mentito!» sibilò Chloe. «Sai quanto contassi sull’amicizia con Draco? Dovevi dirmi la verità! Lui ora mi detesta! Non  vuole più vedermi!»
«Ti importa davvero di lui? Di Draco?»
«Che vorresti dire?» chiese Chloe irritata.
«Tanto per dirne una… se davvero ti impora di mio figlio, non avresti iniziato una relazione con me.» rispose, posando la schiena sulla poltrona di pelle e osservando la reazione della Grifondoro.
Chloe si alzò di scatto, colpendo con le mani strette a pugno la scrivania e gettando per terra la maggior parte dei documenti.
«Certo che hai una bella faccia tosta Lucius!» urlò. «Sono stata malissimo! Ho pianto per te! Invece sei solo un ipocrita schifoso!» puntò l’indice contro di lui. «Tu mi hai fatta cadere ai tuoi piedi! Tu mi hai sedotta… tu sei l’uomo tra noi due… l’adulto! Io ho cercato di resisterti ogni vo…»
Ma il mago la interruppe: «Basta, Chloe! Tu mi hai amato! Ammettilo che quello che provi per me è amore! Ammettilo per l’amor del cielo!»
«Io…io…» balbettò Chloe, ancora senza fiato.
«Ammettilo per Merlino!»
Superando la cattedra, Chloe raggiunse Lucius ancora seduto sulla poltrona.
I movimenti di lei, fecero scattare in piedi il mago. Ma, con forza, posando le mani sul petto dell’uomo, lo costrinse ancora a sedersi e, piegandosi sul mago, accarezzò il suo volto. Annusò il suo profumo e baciò con passione le labbra dell’uomo.
Subito le mani di lui si avvolsero attorno alla schiena della ragazza, stringendola a sé. Se le era mancata! Le era mancata terribilmente!
Si era sentito perso senza di lei
«No… no… no… no…» sussurrò Chloe, mentre si allontanava da Lucius. «Non… non possiamo. Ci siamo lasciati per una ragione. Per Draco. Se vuoi avere ancora una speranza… una possibilità di rappacificarti con tuo figlio, non possiamo restare insieme… non… non vedo alternative….» concluse lei con tono rassegnato.
Lucius seguì la ragazza fino alla porta, afferrandola di schiena per le spalle.
«Non voglio…» le sussurrò all’orecchio, stringendola con forza: non voleva perderla. «Non puoi…»
Chloe sentì le lacrime farsi strada nei suoi occhi: era stato difficile il primo addio… e questo sarebbe anche stato peggio.
Lucius la strinse a sé: abbracciandola e affogando il suo viso nei capelli di lei.
«Scusami… non posso.»  concluse Chloe, liberandosi dalla stretta del mago. Quelle parole le erano costate molta fatica… anche liberarsi della sua stretta… uscì dall’ufficio e correndo, senza fermarsi, raggiunse la Torre dei Grifondoro.

La porta della stanza si aprì.
Hermione entrò nella camera. Non disse una sola parola. Chloe rimase in ascolto, sentì l’amica cambiarsi e stendersi sul letto. Avrebbe voluto parlarle, ma le mancò il coraggio. Si girò nel letto e si coprì con la coperta di lana, fin sopra l’orecchio.
Dal canto suo, Hermione non riusciva a prendere sonno. Era stanca, ma voleva parlare con Chloe. Erano amiche… anche se il suo ragazzo faceva parte di una famiglia di psicopatici assassini… ma lei non era malvagia… durante la cena, Hermione aveva notato che non aveva avuto alcun contatto con Draco. Si erano ignorati: nemmeno un saluto, non una parola… nulla. E poi… la riccia ripensò alla sfuriata nel corridoio tra Chloe e il giovane Serpeverde.
Hermione ripensò alle vacanze appena terminate. Non erano stati giorni felici per i membri dell’Ordine: avevano perso sette giovani membri, tre del vecchio ordine e perfino l’amico di Silente, Karkaroff. Anche gli omicidi di babbani erano aumentati… se ne erano contati almeno trentacinque in tutta la Gran Bretagna… erano dati davvero allarmanti.
«Con Draco è finita.» disse Chloe, rompendo il silenzio. «Abbiamo… abbiamo chiuso.»
Sentì le molle del materasso di Hermione scricchiolare; la ragazza era scesa dal letto. Tirò le tende attorno al letto di Chloe, si scambiarono uno sguardo pieno di comprensione. La bionda aveva gli occhi colmi di lacrime, non riusciva più a trattenersi… per giorni non aveva fatto altro che piangere: sommessamente, mentre sorseggiava una bottiglia di tequila o di vodka, o di vino… non aveva condiviso il suo dolore… aveva solo un ritornello che le rimbombava nella mente… martellante, costante, ripetitivo, doloroso…
Si alzò a sedere sul letto, accanto ad Hermione ed abbracciò l’amica. Tra i singhiozzi, le sussurrò il pensiero che l’aveva assillata per giorni: «Ho fatto la cosa giusta…»
Hermione sentì il suo cuore spezzarsi nel suo petto.
«Lo sospettavo…» rispose. «Anche dopo quanto successo prima…»
«Ho fatto la cosa giusta… vero?» chiese Chloe singhiozzando.
«Sì. Credo che tu abbia preso la scelta giusta.»
Chloe guardò l’amica, senza capire le sue parole.
«Mi pare ovvio… hai saputo di Draco e della sua famiglia…»
«Non sono ancora pronta per parlarne. Ho bisogno di tempo.» rispose Chloe. «Più tempo…»
Guardando l’amica, Chloe venne scossa da un tremito.
«Prima… avevo bisogno di parlargli… Draco non è come Bella! Lei è pazza! Draco è una brava persona… lo conosco… io…» s’interruppe. Non poteva dire che era come un fratello, si sarebbe tradita. «L’ho amato.»
«Si è comportato come i suoi genitori. E’ stato perfido con te.» rispose. «Ti ha chiamata puttana dal sangue sporco... »
“Me lo sono meritata.” pensò Chloe.
Entrambe si stesero supine sul letto, Hermione sorrise: «E comunque gli hai fatto capire chi comanda! Il pugno che gli hai dato gli lascerà un occhio nero per settimane!»
Chloe si sforzò a sorridere: si era comportata male, non doveva reagire così impulsivamente. Si fece forza... almeno aveva scampato la punizione.



 

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Capitolo 56
*** CAPITOLO 56 - SOTTO SCACCO ***




Per gli studenti di Hogwarts fu una levataccia la mattina per il primo giorno di lezione, dopo le vacanze. Hermione, terrorizzata di essere rimasta indietro con i vari corsi che seguiva, si era svegliata alle cinque di mattina per ripassare. Chloe non ci aveva ancora fatto l’abitudine agli orari assurdi della riccia. Ma, quella notte, non aveva chiuso occhio. Continuava a pensare a Lucius. Si domandava se era stato uno sbaglio lasciarlo… dopotutto, se davvero si amavano, avrebbero dovuto lottare per il loro rapporto e non gettare la spugna davanti al primo ostacolo. Invece, per quanto riguardava l’avversità di Draco dopo aver saputo del suo rapporto col padre, avrebbe saputo farsi perdonare. Chloe era giunta alla conclusione che fosse stato lo choc iniziale a farlo reagire così malamente, ma avrebbe rimediato alla situazione… si alzò a sedere sul letto: “Beh, sempre se l’occhio nero svanisca presto…” pensò.
Indossò una pesante vestaglia di pile grigia a pois bianchi, sopra la canotta nera ed i pantaloncini lilla che usava come pigiama. Hermione non c’era; sospirò ed uscì dalla camera.
«Hermione… posa quel libro, è l’alba! E poi vorrei parlarti…» disse Chloe, mentre scendeva le scale raggiungendo la sala comune dei Grifondoro.
La bruna indossava un pigiama blu con disegnati innumerevoli pinguini in posizioni buffe, con berretti rossi. Chloe raggiunse l’amica e si accomodò sul divanetto accanto a lei.
Posando il grande libro di Rune Antiche, Hermione guardò l’amica prendere posto.
«Parlami… sono tutt’orecchie.» le disse con dolcezza la ragazza, donandole un sorriso.
«Non ti ho detto la verità ieri sera… o meglio… non ti ho detto tutta la verità…» iniziò Chloe, con lo sguardo chino, mentre si stropicciava le dita delle mani, nervosa.
Un forte boato fece tremare i vetri della Sala Comune. Terrorizzate, Chloe ed Hermione si guardarono, scattando in piedi. Il libro cadde con un tonfo sul pavimento.
«Ma cosa…?» chiese Hermione guardandosi intorno senza capire cosa stava accadendo.
Non terminò la frase che un secondo boato, più forte, fece scuotere non solo i vetri, ma anche i muri del castello. Un quadro si staccò dalla parete e, cadendo per terra, la cornice si spezzò. Alcuni studenti scesero dai dormitori, ammassandosi nella Sala Comune. Tutti in pigiama e tutti ancora mezzi addormentati.
La professoressa McGranitt entrò nella Sala della sua casa, ansimante, la bacchetta in mano e lo sguardo serio.
«Ragazzi non muovetevi. Restate al sicuro qui.»
«Al sicuro? Da cosa?» chiesero all’unisono diversi studenti, tra loro anche Harry.
La strega cambiò espressione. Si fece, se possibile, ancora più seria e, posando la tonalità della voce, rispose.
«Siamo stati attaccati…»
«Attaccati?» chiesero gli studenti, sovrastando la sua voce.
«Per favore!» richiamò tutti all’ordine, gesticolando con le braccia per far abbassare la voce. «Per favore… lasciatemi parlare… ragazzi!»
Scese il silenzio.
«Bene.» continuò, riprendendo il controllo. «Non c’è tempo da perdere… stiamo cercando di tenere i Mangiamorte fuori da Hogwarts… ma hanno trovato un sostegno dall’interno…»
Un brusio si alzò tra i Grifondoro; per lo più cattiverie sulla casa dei Serpeverde.
«Silente ordina agli studenti minorenni di restare al sicuro nella propria Sala Comune. Non siamo pronti ad un attacco. Ci hanno tagliato le vie di fuga. Siamo prigionieri nel castello…»
«E i maggiorenni?» chiese Harry agguerrito, molti annuirono.
«Possono decidere di combattere.» concluse la professoressa. «I membri dell’Ordine sono stati avvisati… dobbiamo resistere almeno fino al loro arrivo….»
Non sembrava nemmeno lei convinta delle sue parole e, per nascondere le sue ansie, uscì dalla Sala Comune.
All’inizio nessuno dei Grifondoro si mosse, probabilmente ancora preda dello choc iniziale.
Chloe si guardò attorno: gli studenti più piccoli piangevano terrorizzati, mentre i più grandi reagirono. Con le bacchette in mano, si precipitarono verso il ritratto della signora Grassa per gettarsi nei corridoi. Nervosi, spaventati ma con il gran desiderio di proteggere la loro scuola.
Vani furono i richiami dei due prefetti e del caposcuola Grifondoro verso gli studenti minorenni che si riversarono nel corridoio, andando contro le istruzioni della McGranitt.
«Chloe tu non vieni?» chiese Hermione voltandosi ed incrociando lo sguardo di ghiaccio dell’amica.
Era rimasta paralizzata: non era pronta… non ancora… non dopo quello che aveva visto e fatto… non dopo Karkaroff…
Hermione la raggiunse e, afferrandola per le spalle, la scosse.
«Vieni o no?»
«Io…» Era spaventata. Non sapeva cosa fare. «…io non so.»
«Chloe i Mangiamorte uccidono a vista. Sono qui per una ragione: catturare Harry... catturare Silente… purificare il mondo magico.»
Uccidono a vista… dopo quelle parole non aveva ascoltato altro…
Se Tom si era mostrato raggiungendo il castello, avrà avuto una ragione valida. Probabilmente i tempi erano maturi…
«Ok… vengo.» concluse la ragazza, annuendo. Prese la bacchetta dalla tasca della vestaglia e seguendo i Grifondoro fuori dalla Sala Comune.
La scena che si presentò ai suoi occhi la sconvolse. Diversi studenti stavano correndo lungo la scalinata principale per raggiungere il cortile, i Mangiamorte si stavano materializzavano per i corridoi o sulle scalinate… erano vestiti di nero e mascherati. Guardandoli,  fecero venire la pelle d’oca alla bionda…
«Non potrebbero materializzarsi qui!» urlò Chloe.
Correndo, seguiva gli amici lungo il corridoio del secondo piano per raggiungere le scale secondarie e raggiungere il giardino.
«Non so perché riescano…» rispose Hermione.
Era preoccupata: questo indicava che le difese del castello stavano crollando…
Si fermarono dietro un angolo. Ron trattenne Hermione che stava proseguendo, afferrandola per un braccio. Lei lo guardò, irritata, ma lui, posando l’indice davanti alle labbra, le fece segno di tacere.
Un boato fece tremare ancora le mura.
Chloe sentiva nel suo petto il cuore battere all’impazzata. Come mai si erano fermati? Guardò i compagni senza capire cosa stesse accadendo. Non fece a tempo di chiedere spiegazione che un lampo verde attraversò il corridoio, davanti a loro… colpendo il muro di roccia, il lampo causò una luce talmente abbagliante che fece strizzare gli occhi ai ragazzi.
«Mio dio…» sussurrò Hermione.
Chloe aprì gli occhi; il lampo aveva colpito uno studente che indossava la divisa dei Tassorosso, facendolo sbattere contro il muro. Il ragazzo era per terra, con il volto sporco di sangue, non respirava… gli occhi virei, il volto pallido, sconvolto da uno sguardo pieno di terrore… non si muoveva… era morto. A pochi centimetri da loro.
Una risata folle infranse il silenzio, era accompagnata da dei passi che si stavano avvicinando. A Chloe venne la una forte nausea: l’aveva riconosciuta. Era Bellatrix.
«Andiamocene… subito…» implorò sussurrando ed afferrando gli amici per le felpe che portavano, mentre cercava di spingendoli dalla parte opposta.
Aveva avuto modo di conoscere la donna e non si sarebbe mai messa contro di lei… l’unica cosa saggia era scappare… allontanarsi prima di essere scoperti…
«Ma cosa dici…»
«Lei… è lei… è Bellatrix Lestrange!» rispose Chloe.
Quel nome fece sbiancare anche i suoi compagni: la fama della donna l’anticipava.
Un altro lampo, stavolta rosso, fece risplendere il corridoio. Si udirono i lamenti di dolore di una ragazza.
Chloe chiuse gli occhi, come se questo bastasse per non farle udire le urla, si appoggiò al muro. Non voleva più ascoltare quello strazio, iniziava a sentirsi male...
«Harry dobbiamo intervenire.» s’intromise Ron, guardando l’amico negli occhi.
Il moro annuì. Era d’accordo con lui: dovevano fare qualcosa. Dovevano intervenire. Aiutare quella ragazza… stava ancora urlando per il dolore.
Chloe pensò che fossero matti ad affrontarla: erano solo dei ragazzini. Che speranze avevano? Scosse il capo. Non poteva impedire loro di sfidarla e nemmeno avrebbe fatto qualcosa per aiutare la giovane malcapitata. Sapeva che Bellatrix stava combattendo per una giusta causa…
«Ok… al mio tre…»
Annuirono.
Senza perdere tempo, i tre si lanciarono nel corridoio: urlando maledizioni. Chloe si sentiva una stupida ad essere rimasta nascosta, mentre loro stavano affrontando Bellatrix. Respirò a fondo: non poteva intervenire. Lei era alleata di Tom, come Bella... ma i modi usati della strega per raggiungere i suoi scopi erano raccapriccianti.
Si affacciò al corridoio, incuriosita. Ron era steso a terra, mentre Hermione stava china un una ragazza bionda. Harry, invece, la stava affrontando... da solo. Chloe pensò che era molto coraggioso…
Guardò il combattimento per alcuni minuti: era evidente che Harry era in netto svantaggio. Bellatrix aveva il volto contratto per la concentrazione, ma un sorriso folle si apriva sul viso e gli occhi spalancati lanciavano sguardi omicidi.
Con passo tremante, cercando di non farsi vedere, la bionda raggiunse Ron. Voleva essere certa che fosse ancora vivo. Lo voltò: una profonda cicatrice lo segnava sul volto sporco di sangue. Iniziando sulla fronte e, attraverso l’occhio sinistro, raggiungeva la guancia. La palpebra calata rientrava nell’orbita… spostò lo sguardo, inorridita. Perdeva sangue anche dal petto, ma respirava! Respirava ancora.
Sospirò di sollievo: era vivo!
Facendo fondo alle sue forze, prese Ron da sotto le braccia e lo trascinò lontano dal corridoio, contro un muro, stendendolo supino. Si tolse la vestaglia che portava e, piegandola, la posò sotto il suo capo a mo’ di cuscino. Un brivido di freddo attraversò il suo corpo, ignorò la pelle d’oca.
«Tutto qui quello che sai fare, ragazzino?»
Udì la voce di Bellatrix, parlare con voce infantile, giocandosi di Harry e delle sue abilità come mago.
«Sei solo una stupida puttana! Combatti!» rispose arrabbiato.
«Crucio!» urlò la strega con rabbia.
Le urla di Harry fecero sussultare Chloe. Doveva fare qualcosa, doveva intervenire… non poteva permetterle di far del male a Potter… nonostante quello che dicevano era una brava persona…
Alzandosi, camminò verso Harry che, sollevato dal pavimento, si contorceva tra le urla. Impugnò, impacciata la bacchetta, puntandola contro Bellatrix. Lei non l’aveva nemmeno vista, troppo concentrata a osservare e ridere del giovane.
«Adesso non dici più nulla, vero?» chiese lei, folle, scoppiando a ridere.
Non sapeva che formula usare per attaccarla: aveva la mente vuota… stringeva la bacchetta con forza, nonostante il braccio le tremasse.
«Diffindo!» urlò Chloe.
Un lampo attraversò la sala e colpì Bellatrix al braccio, procurandole un profondo taglio che le fece perdere la bacchetta dalla mano. Harry cadde per terra, sfinito, con un tonfo cupo.
La Mangiamorte alzò il volto per capire da dove fosse arrivato l’attacco.
Prima d’essere individuata, Chloe sussurrò: «Nox!»
Attorno a loro scesero le tenebre. Approfittando del buio, Chloe a tentoni raggiunse Harry e lo trascinò lontano dal centro del corridoio, accanto a Ron.
«G-grazie…» sussurrò il ragazzo, tossicchiando.
«Non preoccuparti…» rispose lei. «Credo di aver sbagliato qualcosa… non vedo nulla…»
«Va bene così… se proseguiamo fino in fondo al corridoio ci sarà ancora la luce e potremo andarcene.» convenne Harry.
«Hermione?»
«Sta bene. Si è allontanata con la ragazza mentre Bella era concentrata su di me.»
Chloe annuì: «Andiamo… è inutile restare qui.»
Harry afferrò Ron e, tutti e tre, corsero verso l’inizio del corridoio.
Tutta quell’oscurità era opprimente, quasi fredda… talmente fredda che le gelava l’anima. Faticava perfino a respirare, si sentiva pesante… senza forza… come se, da un momento all’altro, sarebbe caduta a terra… ma poi, all’improvviso, di nuovo luce! Fu stupendo… una boccata d’aria! Una boccata di vita!
«Harry non possiamo restare qui… dobbiamo portare Ron in infermeria o da qualche altra parte…» sussurrò Chloe agitata.
Il ragazzo diventava pallido mentre perdeva sempre più sangue. L’orbita attorno all’occhio sinistro iniziò a gonfiarsi leggermente e a diventare livida.
Un altro boato fece nuovamente tremare i muri di Hogwarts.
«Hai ragione. Non possiamo lasciarlo qui.» convenne Harry.
Si guardarono, scambiandosi uno sguardo d’intesa. Entrambi sapevano cosa fare: dovevano riportarlo nella Sala Comune. Al sicuro.
«Bene bene bene… guardate cosa abbiamo qui! Potter!»
Ad entrambi si gelò il sangue. Una voce maschile, alle loro spalle, stava parlando: serio e misurato.
«Ti stavamo cercando…» concluse una seconda voce, sempre maschile.
Chloe conosceva bene entrambe le voci… voltandosi, capì che Hogwarts ormai era sotto scacco.



Spero vi sia piaciuto... in anticipo rispetto al solito!
Ale
 

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Capitolo 57
*** CAPITOLO 57 - NUOVO REGIME ***


Capitolo scritto di fretta... spero di non aver fatto troppi errori... ;)
Buona lettura!


Chloe riconobbe subito le due voci. Erano inconfondibili…
Voltandosi incrociò gli sguardi di Rodolphus e Rabastan Lestrange; entrambi con le bacchette in mano, puntate contro i tre ragazzi. Entrambi con un ghigno sul volto. Chloe sentì lo sguardo di Rabastan su di sé: le fece l’occhiolino. Un forte senso di nausea le fece rivoltare lo stomaco quando gli occhi del più giovane dei Lestrange si soffermarono su di lei.
«Accio bacchette!» disse Rabastan.
Subito le bacchette schizzarono via dalle mani dei giovani per essere afferrate al volo dal mago.
«In piedi.» ordinò Rod.
Sia Harry che Chloe si alzarono, senza protestare. La ragazza era abbastanza tranquilla: non le avrebbero mai fatto del male, ma ad Harry... ? Guardò il compagno al suo fianco: non si meritava la morte, nonostante le crudeltà che aveva commesso.
«E quello?» domandò Rabastan, accennando a Ron steso inerme sul pavimento.
«È un Weasley.» rispose il fratello con fermezza. «Un traditore del suo sangue.»
Rabastan fece una smorfia di disgusto. Chloe aveva imparato bene la terminologia che utilizzavano per etichettare i seguaci di Silente. I traditori del loro sangue erano maghi appartenenti alla loro cerchia che, anni fa avevano scelto di tradirli, abbandonarli per creare un mondo magico “migliore” sotto la guida del tiranno Silente.
«Incarceramus!» disse con aria annoiata Rod.
Delle funi emersero dalla sua bacchetta, avvolgendosi attorno ai loro corpi. Chloe vide Harry storcere il naso, provava un forte dolore. Le corde strette contro il suo corpo, gli procurarono dei tagli che iniziarono a sanguinare. La bionda guardò i due maghi: le corde che l’avvolgevano non erano affatto strette, finse di soffrire come Harry.
«Porta via i due mocciosi. Cerchiamo di non farci scappare soprattutto il giovane Potter…» convenne il più giovane dei fratelli Lestrange, posando una mano sulla spalla di Rod. «La ragazzina resta qui con me.»
Avvicinandosi a Harry, Rodolphus lo afferrò per la maglia, facendolo alzare con forza. poi, puntando la bacchetta verso Ron, lo sollevò da terra. Senza troppi complimenti spinse Harry lungo il corridoio per raggiungere la Sala Grande, dove il suo Signore stava attendendo pazientemente l’arrivo dei prigionieri.
Rimasti soli, le corde attorno al corpo di Chloe scomparvero in una nuvoletta di fumo nera. Alzandosi in piedi, la ragazza incrociò lo sguardo di Rabastan.
«Cosa diavolo succede?»
«Tom ha pensato di conquistare Hogwarts. Era stanco di essere… inattivo. Conquistando la scuola si assicurerà una vittoria importante.» rispose, avvicinandosi alla ragazza. L’avvolse con un braccio attorno alle esili spalle, mentre la guidava lungo il corridoio, seguendo il fratello.
«Ho saputo che hai lasciato il grande Lucius…» concluse, chinandosi su di lei e sussurrando quelle parole all’orecchio della bionda.
«Non credo siano affari tuoi…» rispose secca Chloe, divincolandosi dalla presa del mago. «Sono affari miei quello che succede tra me e Lucius.»
Rabastan, alzando le mani verso il soffitto, in segno di resa. Sorrise, mettendo in mostra una dentatura perfetta.
«Dico solo che meriti di meglio… hai tanto da offrire…» continuò fissandola.
«E dimmi, tu saresti il meglio?» chiese Chloe, inarcando un sopracciglio e, fermandosi, si mise davanti al mago.
«Sì.» convenne con semplicità. «Come puoi stare insieme a Malfoy?»
Chloe non rispose.
«Lui è troppo vecchio per te… non sarà mai in grado di soddisfarti come potrei fare io…»
Afferrò la ragazza per la vita ed attirandola a sé, fece sentire a Chloe il suo membro duro.
«Questo è l’effetto che mi fai. Dimmi che non ti piace…» continuò premendo il bacino contro il corpo della ragazza.
«Non sei affatto il mio tipo…» convenne la ragazza, sostenendo lo sguardo di Rabastan. Non voleva mostrarsi una ragazzina… non voleva dargliela vinta.
«Alla festa di fine anno mi hai dimostrato il contrario… sulla pista i nostri corpi aderivano perfettamente… ti ho desiderata a lungo…» sussurrò il mago.
Delle urla riempirono il silenzio che si era creato tra i due. Dei passi si stavano avvicinando, Rabastan la spinse in un corridoio laterale. Chloe cercò di divincolarsi, ma nulla poteva contro il mago: era decisamente più forte… premendola contro il muro e bloccandola con il suo corpo, Lestrange sfiorò con la mano sinistra la ragazza, indugiando sul nastro che chiudeva la vestaglia della ragazza, slacciandolo e mostrando una camicetta da notte di raso. Risalì con la mano.
«Niente reggiseno…» sussurrò il mago.
Chloe cercava, puntando le mani sul petto del mago, di allontanarlo.
«Lasciala stare, Rabastan.» disse Lucius, avvicinandosi a loro camminando tranquillamente.
Chloe lo guardò, sollevata.
«Abbiamo altro a cui pensare.» aggiunse con voce misurata.
Subito Rabastan si allontanò dalla giovane e, dopo essersi ricomposto, raggiunse Malfoy camminando con passo leggero.
«Lucius…» iniziò Rabastan, per niente preoccupato. «…dovresti essere al pian terreno.»
«E tu avresti dovuto proseguire fino alla torre dei Grifondoro per catturare Potter.»
«Fatto.» rispose Lestrange, con un’alzata di spalle.
«Fatto?» ripeté Lucius senza capire.
«Sì. Fatto. Si trovava qui. Con il Weasley e la nostra affascinante Chloe.» fece una pausa, voltandosi a guardare la giovane strega. Poi, guardando nuovamente Lucius in volto, aggiunse: «Rod l’ha catturato e portato via. È nostro.» concluse, posando una mano sulla sua spalla di Malfoy.
«Silente invece sta dando del filo da torcere… raggiungi gli altri. Io resto con lei. Tom vuole essere certo che resti al sicuro.»
«E tu sarai in grado di tenerla al sicuro?» chiese con tono di sfida.
«Ritengo che sia più opportuno per lei e la sua copertura essere vista con un professore, piuttosto che con un Mangiamorte.» convenne il mago, con un sibilo.
Con un’alzata di spalle, Rabastan si voltò seguendo i passi del fratello.
Rimasta sola con Lucius, Chloe si avvicinò al mago e, posando le mani sul suo petto, accostò l’orecchio al suo cuore. Batteva all’impazzata.
«Meglio andare via.» disse lui tranquillo. «Qui non siamo al sicuro…»
Chloe annuì e, prendendo Lucius per mano, si fece guidare lungo il corridoio. Presero la via opposta da quella percorsa dai fratelli Lestrange. Mentre scendevano le scale, la giovane si accorse di quello che stava capitando realmente. Ovunque, attorno a lei, c’erano degli studenti che combattevano contro gli alleati di Tom. Alcuni erano feriti, anche gravemente, altri erano fermi per terra. Morti. Distorse lo sguardo: non voleva vedere qualcuno che conosceva…
«Non sono ancora arrivati i membri dell’Ordine?» domandò Chloe.
«Tom ha fatto un incantesimo per impedire a tutti loro di entrare nel castello…»
Chloe non rispose: non sapeva nemmeno cosa dire.
Raggiunsero l’atrio e si fermarono: Hogwarts si era arresa.
I professori erano stati catturati dai seguaci di Tom e stavano in fila, fermi davanti a lui. Dietro di loro, gli studenti erano stati disarmati, e legati magicamente. Accanto a loro una decina di ragazzi li superarono, erano legati con delle catene.
«Divertente, vero Lucius?» domandò Bellatrix, seguendo i ragazzi, il sorriso sulle labbra e il volto sporco di sangue.
Lucius fece una smorfia, ma non parlò.
«Restiamo qui, se non te la senti di scendere.» sussurrò con dolcezza alla ragazza.
Chloe guardò Tom; portava una lunga veste che sfiorava il pavimento. Camminava avanti e indietro, con aria soddisfatta. Alzò lo sguardo, incrociando quello di Chloe: sorrise e, con tono solenne, prese parola.
La ragazza spostò lo sguardo verso destra: vide Bellatrix, raggiungerlo. Si teneva una spalla, era stata ferita. Accanto a lei c’era suo marito ed Rabastan, tutti e tre sorridevano compiaciuti. Poco distanti da loro, Chloe riconobbe Narcissa, affiancata da Derek e Severus. A differenza della sorella, Cissy era seria, il suo volto quasi esprimeva infelicità.
«Ragazzi… non dovete temermi… non sono il crudele mago che vi è stato dipinto…» iniziò a parlare Tom. Chloe osservò le reazioni degli studenti. Nessuno si mosse o fiatò. «…ho sempre creduto nell’importanza della magia e sostengo con fermezza l’inutilità di questa stupida guerra.» fece un’altra pausa.
Chloe sfiorò la mano di Lucius con la sua: aveva bisogno di sentirlo vicino. Il mago ricambiò quel contatto, afferrando la mano della ragazza e stringendola con decisione.
«Con oggi abbiamo raggiunto una grande vittoria.» continuò Tom. «Abbiamo catturato Silente. Abbiamo catturato Potter. Un nuovo regime avrà inizio da quest’oggi in questo istituto magico! Un nuovo regime che avrà me al comando. Per troppo tempo i segreti della magia sono stati mal custoditi… ma non accadrà ancora. Chiunque cercherà di ribellarsi ne risponderà personalmente a me.»
«Disgustoso…»
Chloe si voltò ed incrociò lo sguardo di Draco. Subito lasciò la mano di Lucius, si vergognava d’essere stata scoperta.
«Draco non dovresti…» disse il mago, voltandosi e guardando il figlio.
«Lascia stare. Sta zitto.» lo interruppe il giovane, scendendo i gradini e superandoli.
Le parole di Tom si confusero, Chloe continuò a guardare la chioma bionda dell’amico scendere la gradinata, seguito da due amici.
«Devo dirglielo che tra noi è finita.» sussurrò Chloe, alzando il capo ed incrociando lo sguardo di Lucius.
«Dunque, non hai cambiato idea…»
«Non posso cambiarla. Non solo la mia amicizia con Draco si è spezzata, ma anche il tuo rapporto con tuo figlio… è tuo figlio, Lucius… non posso permettertelo.»
«E quello che voglio io?» chiese Lucius. «Non conta?»
«In fondo lo sai che questo è quello che desideri anche te.»
Chloe volse l’attenzione nuovamente a Tom… ora al suo fianco c’era anche Silente che, legato con catene magiche fatte d’argento, rimaneva fermo con sguardo impassibile.
«…da quest’oggi la presidenza di Hogwarts verrà presa da Rabastan Lestrange e le cattedre rimaste vacanti per… l’impossibilità dei vecchi docenti d’esercitare, verranno prese dai miei fedeli.»
Fece una pausa e il silenzio non venne interrotto.
«Rabastan preside? E cosa accadrà a Silente?» domandò Chloe. «E ad Harry?»
«Non so. Forse verranno giustiziati per impedire che accadano nuovamente errori simili.» rispose Lucius impassibile.
Con uno scatto, Tom afferrò la bacchetta e, puntandola contro Silente, sogghignò. Chloe sapeva cosa sarebbe accaduto: avrebbe giustiziato Silente davanti a tutti loro per dimostrare la sua potenza. Per dimostrare che ora era lui il nuovo mago più influente della comunità magica.
«Avada…» sibilò Tom, puntando la bacchetta contro il petto del mago.
Chloe chiuse gli occhi e voltando il capo si posò al petto di Lucius. Non poteva guardare… il mago l’abbracciò.
Un forte rombo e delle urla di sorpresa, fece sussultare la ragazza che, curiosa, si voltò per vedere. Doveva vedere. Doveva sapere…
«Ma… dove…?» farfugliò Chloe, guardando Lucius. Silente era scomparso e, con lui, Harry.
«Sono fuggiti.» rispose.
Chloe sapeva che sarebbe dovuta essere infastidita da questo contrattempo, ma si sentì sollevata. Non meritavano di morire. Né Harry né Silente; aveva avuto modo di conoscere bene il ragazzo e non era affatto crudele e malvagio come sosteneva Tom. Tirò un sospiro di sollievo, cercando di mascherarlo.
 

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Capitolo 58
*** CAPITOLO 58 - DOPO LA FUGA ***


Ciao a tutti, so che sono sparita per un pò... ma ho moltissime cose da fare... spero che questo capitolo vi piaccia... è una sorta di parentesi per permettermi di andare avanti con la storia e far evolvere la situazione...
Quindi buona lettura e, se volete, commentate...
***



La fuga di Silente ed Harry non preoccupava Tom; dopo la conquista di Hogwarts, aveva avuto anche uno scontro al Ministero della Magia, riuscendo a conquistarlo senza troppa fatica. I suoi Mangiamorte si erano infiltrati in diversi uffici, senza destare sospetto. Si stava muovendo velocemente. Si sentiva sicuro, certo della vittoria imminente che avrebbe raggiunto. Mai, prima d’ora, aveva raggiunto obiettivi tanto grandi: non solo aveva conquistato Hogwarts, spingendo Silente e Potter alla fuga, ma aveva conquistato anche il ministero, uccidendo l’attuale ministro e insediandosi al suo posto. Chiunque si era opposto al suo dominio era stato giustiziato o rinchiuso ad Azkaban, ormai sotto il controllo dei fedeli Dissennatori.
Con la fuga di Silente, Hogwarts era balia dei Mangiamorte. Solo la casata dei Serpeverde si poteva considerare al sicuro. I vecchi insegnanti erano stati allontanati dalla scuola e, al loro posto, le cattedre vennero assegnate ai Mangiamorte. La loro malvagità era indescrivibile; per piccolezze gli studenti venivano rinchiusi nelle segrete del castello e la maledizione Cruciatus era la punizione adottata preferita dai nuovi insegnanti.
Il giorno dopo la conquista di Hogwarts, gli studenti che non prestarono fedeltà a Tom (Voldemort, come era chiamato dai ragazzi) vennero incatenati e condotti nella foresta proibita. Ad accompagnarli ci aveva pensato Bellatrix, seguita da Rod e altri sette Mangiamorte. Quegli studenti non fecero ritorno.
Ron era più grave di quanto pensassero. Venne curato alla meglio da Madama Chips ma poi venne cacciato da scuola. Era un figlio di purosangue e, nonostante la sua famiglia era una traditrice, non venne ucciso. Ancora convalescente venne bandito dalla scuola. Tom ci teneva a preservare il sangue puro, cosa molto importante e rara.
Le cattedre rimaste vacanti vennero assegnate immediatamente. Il ruolo di preside fu affidato a Rabastan Lestrange, mentre a suo fratello Rodolphus divenne affidato l’incarico di insegnare di Trasfigurazione. Bellatrix era stata nominata responsabile della disciplina, ruolo molto calzante dato che adorava torturare gli studenti che facevano anche solo la benché minima cosa che non gradisse. Altri ruoli furono attribuiti a Dolohov (Rune Antiche), Barty Crouch jr prese la cattedra di Divinazione ed infine Rosier occupò quella di Astronomia. Alcune materie vennero soppresse, come Babbanologia ed Erbologia.

Era passata una settimana dalla conquista dei Mangiamorte di Hogwarts e Chloe si stava dirigendo, come ogni martedì, verso la classe di Arti Oscure. Era sola, Hermione era stata messa in punizione due giorni fa e da allora non era più stata vista. La bionda era molto preoccupata, ma aveva deciso di chiedere a Lucius notizie sulla compagna Grifondoro.
Entrando in classe, Chloe prese posto in ultima fila. Si guardò attorno; metà dei posti erano liberi. Ogni rumore era acuito e rimbombava nell’aula. Quando il professore entrò e chiuse la porta alle sue spalle, prese posto con aria grave e, guardando i pochi presenti, sospirò:
«Bene… credo sia inutile aspettare l’arrivo di altri studenti. Aprite i libri. Iniziamo un nuovo argomento oggi.»
Chloe non ascoltò una parola della lezione. Guardava con occhi tristi i banchi vuoti; rispetto al giorno prima mancavano altri due studenti, una Corvonero e un Grifondoro. Sospirò e aprendo una pergamena sul tavolo, iniziò a disegnare occhi bagnati da lacrime che la osservavano con aria accusatrice. Non poteva non pensare che tutta questa sofferenza fosse, anche solo in piccola parte, dipesa da lei.
Il suono della campanella risuonò tetro nei corridoi: la lezione era terminata. Chloe si attardò sistemando molto lentamente i libri e le pergamene nella borsa. Quando anche l’ultimo gruppetto di Corvonero uscì dall’aula, la bionda con passo tremante si fece avanti.
Guardò Lucius negli occhi, anche quelli del mago esprimevano tristezza.
«Dobbiamo parlare.»
«Lo sospettavo…» rispose Lucius, chiudendo il libro della lezione e, puntandola bacchetta verso la porta, questa venne chiusa. «Ma non qui e, soprattutto, non adesso. Bellatrix ha indetto un incontro…». Guardò l’orologio. «…e sono già in ritardo. Parliamo dopo da me?»
«Non preoccuparti.» rispose Chloe, abbozzando un mezzo sorriso.
«Stasera abbiamo anche la nostra prima lezione privata… Tom vuole sviluppare il tuo potere il prima possibile. Potremmo vederci prima e scambiare due parole.»
«Va bene. Alle nove qui?»
«Sì. Forse è meglio non incontrarci nel mio alloggio…» rispose Lucius, posando le mani sulla cattedra e sfiorando con le dita quelle della giovane.
I loro sguardi s’incrociarono: entrambi sapevano cosa i loro cuori desideravano… ma entrambi sapevano anche quale fosse la cosa giusta.
«Allora a stasera.» concluse lei, togliendo la mano dalla cattedra e, con passo deciso, uscì dall’aula.
Mentre percorreva il corridoio, diretta nella Sala Comune per posare la borsa prima della cena, Chloe s’imbatté nel preside. Quasi si scontrarono, mentre voltava l’angolo.
«Chloe… qual buon vento?» chiese Rabastan divertito, alzando un sopracciglio e squadrando la ragazza. «Dovrei fare qualcosa per queste divise… sono inguardabili.»
«Stavo andando nella mia Sala Comune.» rispose lei. «Con permesso…» aggiunse, cercando di superarlo.
Ma il mago la anticipò bloccandole il passaggio, posando un braccio contro il muro.
«Non farai tardi alla riunione di Bella?»
«Sono il preside, possono aspettermi.» rispose con fermezza, allungando l’altro braccio e sfiorando la guancia della ragazza.
Con uno scatto, Chloe indietreggiò: «Lasciami stare. La notte di capodanno Lucius è stato chiaro…»
«Credevo fosse finita con lui…»
Chloe strizzò di poco gli occhi, inacidita.
«Non credo che questi siano cazzi tuoi.» rispose scandendo bene le parole.
Rabastan rise, divertito dalla crudeltà che Chloe gli riservò: «Sei proprio una gattina indisciplinata! Sai, mi potrei divertire ad addomesticarti…»
Arrabbiata, con tutta la forza che disponeva, la ragazza spinse via il mago e corse lungo il corridoio, diretta alla sua Casa. Solo quando il ritratto della signora Grassa si chiuse alle sue spalle, si sentì al sicuro. Non le piaceva quell’uomo… aveva un atteggiamento untuoso che lo rendeva decisamente irritante…
«Finalmente sei arrivata!»
Ginny corse incontro all’amica, abbracciandola forte.
«Cosa succede?» chiese preoccupata Chloe. I suoi pensieri vagarono, soffermandosi su Hermione, Harry, Ron…
«Hermione… è tornata, mezz’ora fa…»
La rossa afferrò Chloe per il polso e la trascinò su per le scale. Si fermarono davanti alla porta chiusa, Ginny guardò gli occhi color ghiaccio della bionda.
«Sta bene… ha riportato solo ferite superficiali, ma è terrorizzata… quella psicopatica l’ha torturata per ore con dei Cruciatus…»
Chloe si sentì gelare il sangue nelle vene: Ginny bussò prima di entrare. Hermione era stesa sul letto, il volto sporco e lo sguardo perso nel vuoto. Chloe si precipitò verso l’amica e, accomodandosi sul letto accanto alla riccia, le carezzò il volto, cercando di essere il più delicata possibile. La guardò: aveva un occhio era livido e il labbro superiore rotto, sanguinava ancora sporcandole la bocca di rosso… sui polsi aveva i segni delle legature.
«Tesoro… stai bene?»
«Sì…» rispose la Grifondoro, con voce tremante.
«Posso fare qualcosa?»
«V-vorrei riposare. Da sola.» rispose Hermione, girandosi e dando le spalle alle due. «Grazie.» concluse con tono freddo.
Chiusa la porta alle loro spalle, le due ragazze scesero nella Sala Comune. Si accomodarono sul tappeto davanti al caminetto acceso e rimasero a fissare le fiamme senza parlare.
«Dopo cena dovrò andare… alle nove ho un incontro con il professor Malfoy. Vuole parlarmi…» sussurrò Chloe, alzandosi e prendendo la borsa con dentro ancora i libri della giornata. «Penso che dovresti dormire nella mia camera. Hermione ha bisogno di un’amica al suo fianco…»
«E tu? Dove dormirai?»
«Non so… forse starò qui. Il divanetto ha un’aria decisamente comoda…» rispose Chloe, accennando al divano rosso dietro di loro.
«Spero che dimentichi presto le torture che le ha inflitto… non meritava tutto questo.»
Chloe annuì e si avvicinò all’uscita della Sala Comune, stava per oltrepassare il passaggio ma, fermandosi, si voltò verso la rossa, ancora seduta davanti al caminetto.
«Cosa ha fatto? Per meritarsi la punizione?»
«Non ha voluto dire dove si trova Harry.» rispose Ginny.
«E lo sa? Dove si nasconde…»
«Non posso parlarne.» tagliò corto la rossa, alzandosi e camminando verso l’uscita della Casa. «Andiamo… la cena è già iniziata. Voglio prendere qualcosa da portare a Hermione.»
«Ad essere onesta mi è passata la fame.» rispose. «Faccio un salto in biblioteca… devo prendere dei libri per una ricerca di Pozioni…»

Mentre Chloe camminava per il corridoio, diretta nella biblioteca di Hogwarts, pensava ad Hermione: era terrorizzata all’idea che le torture di Bellatrix l’avrebbero segnata per sempre. I suoi passi rimbombavano nelle sale mentre camminava, i danni della battaglia della settimana prima non erano stati ancora sistemati. Alcuni muri erano ancora rovinati e parecchi dipinti erano rimasti danneggiati.
«Salve…» Chloe salutò la bibliotecaria entrando con passo spedito.
«Buona sera cara… la biblioteca chiude tra venti minuti… se incontri anche l’altro ragazzo, per favore diglielo... è qui da ore…»
«Altro ragazzo?» ripeté la giovane Grifondoro, fermandosi e guardando la strega negli occhi. «Quale altro ragazzo?»
«Il biondino dei Serpeverde… come si chiama, per Merlino… vi conoscete, siete venuti spessi in biblioteca insieme e suo padre è professore qui…»
«Draco? Draco Malfoy è qui?»
«Sì.» rispose la signora, picchiando una mano sulla fronte. «Proprio lui… il giovane Malfoy. A volte mi chiedo dove abbia la testa…»
Senza ascoltare oltre, Chloe entrò correndo nella biblioteca: doveva trovarlo. Questa era una buona occasione per parlare da soli, lontani da occhi indiscreti. Vagò tra gli scaffali, fino a raggiunse la sezione proibita. Bastò una veloce occhiata: Draco era lì. Stava sfogliando un volume molto grosso. Le dava le spalle. Silenziosa, si avvicinò a lui; voleva coglierlo all’improvviso per poterci parlare e impedirgli qualunque via di fuga.
«Draco…» lo chiamò quando ormai era dietro di lui.
Il biondo si girò, in mano teneva un volume dall’aria antica. Le pagine ingiallite erano scritte fitte con una calligrafia elaborata. Vedendo Chloe, Draco chiuse il libro.
«Devo andare.»
«No. Ora tu sta qui. Devi ascoltarmi!» insisté Chloe.
«Ascoltarti? E di cosa vorresti parlarmi esattamente?»
«Sai di cosa…» rispose Chloe, allungando una mano e sfiorando la spalla dell’amico. «Non mi hai lasciato scelta… volevo spiegarti… non è come pensi… non è affatto come pensi.»
«E allora spiegami!» la interruppe Draco. «Anche se non so cosa ci sia da spiegare… ti sei scopata mio padre e questo è tutto quello che devo sapere.»
«Non è andata proprio così… per favore… fammi parlare…»
«Cioè non ti sei scopata mio padre?»
«Draco per favore… fammi parlare…» supplicò Chloe, gli occhi le pizzicavano per le lacrime.
«Credo sia inutile sprecare altre parole. Sai che vi dico? Godetevela! Non sono cose che mi riguardano. Le tue spiegazioni le trovo alquanto patetiche.» concluse, superando la ragazza spingendola da parte in malo modo.
«Locomotor Mortis!» disse Chloe, puntando la bacchetta contro Draco.
Un cerchio magico si legò saldo attorno alle caviglie del ragazzo, facendolo cadere per terra. Draco attutì la caduta, fermandosi con le braccia. Picchiò comunque con forza le ginocchia contro il pavimento.
«Che diavolo fai?» domandò irritato il giovane, voltandosi.
«Ti prego… fammi parlare!»
Draco infilò le mani nella divisa, per cercare la bacchetta. Ma Chloe fu più veloce di lui.
«Accio bacchetta!» disse seria, afferrando al volo la bacchetta dell’amico.
«Chloe… non voglio parlarti! Ok? Non ne vedo il motivo!» disse Draco in risposta all’atteggiamento della bionda. «Non ci sono ragioni per giustificare quello che hai fatto. Sei la persona più importante per me… ma con il tuo comportamento mi hai fatto aprire gli occhi… ora dammi la bacchetta e lasciami andare. Mi hai deluso.»
Chloe si avvicinò a Draco e, sedendosi accanto, gli sorrise.
«Noi siamo amici e tengo molto alla nostra amicizia.» esordì, ignorando il disinteresse del Serpeverde. «Con tuo padre non è stato semplice, per entrambi. Quante volte si sente dire che non si comanda al cuore? beh, abbiamo cercato di resistere… ignorando i sentimenti che stavano nascendo…»
«Sentimenti?» sbraitò il ragazzo. «Adesso mi vorresti far credere che quello che provi per mio padre è amore?»
«Draco te l’ho detto: non è semplice.»
«Quando è iniziata?» domandò Draco fulminando la ragazza con lo sguardo.
«Durante le feste di Natale. Ma ora è finita.» aggiunse subito.
«Finita? Come finita? Non capisco…»
«Sì.» rispose lei pronta. «Non posso perderti come amico… e lui non può perderti come figlio.»
«Non m’interessa nulla! Se davvero ero tuo amico, avresti dovuto dirmelo. Avresti dovuto dirmi che ti stavi innamorando di lui. Eri mia amica, Chloe. Dovevi dirmelo. Ti ho anche baciata...»  concluse Draco, gli occhi gonfi dalle lacrime.
«Per giorni ho lottato contro me stessa… volevo dirti tutto… avrei voluto confidarti le mie preoccupazioni… avevo bisogno di consigli…» convenne Chloe. «Non posso farne a meno. Lucius mi ha fatta sentire viva, felice. Ma non voglio perderti o farti soffrire… non ho pensato con la testa e la mia relazione ti ha fatto soffrire. Hai già sofferto molto… sei cresciuto in una famiglia che ti ha sempre ignorato, che ti ha maltrattato… non volevo darti altre sofferenze. Abbiamo deciso di chiudere la nostra relazione per questo. Per non farti soffrire… ora lui è solo il mio professore. Io tengo alla tua amicizia. Ci tengo molto e ci terrò per sempre.»
Draco aveva il capo chino. Fissava il pavimento, aveva ascoltato le parole dell’amica e le aveva comprese. Aveva capito cosa aveva spinto Chloe a rinunciare a suo padre, ma non capiva ancora cosa l’aveva spinta verso di lui. Aveva sempre visto suo padre come un uomo severo e privo di sentimenti… non poteva credere che fosse in grado di provare sentimenti per un’altra persona che non fosse lui. Si era sempre disinteressato di tutti gli altri. Gli importava solo del suo tornaconto personale. Guardò Chloe: magari c’era una ragione che lo aveva spinto tra le braccia della ragazza… magari c’era dietro qualcosa…
Gli occhi di Chloe lo guardavano speranzosi.
«Anche tu meriti la felicità.» rispose Draco, prendendo una mano della ragazza tra le sue. «Se davvero ti rende felice non voglio rovinarti tutto. Meriti di stare con lui… ricordo il meraviglioso sorriso che avevi durante le feste di Natale… quando sorridi sei stupenda.»
«Quando ho saputo che tu sapevi, e che per questo eri scappato da casa per tornare qui, ho rotto con Lucius e sono tornata a casa.»
«Perché non sei venuta qui?»
«Avevo bisogno di stare sola. E poi non ero pronta a rivederti… non sapevo come affrontarti e, soprattutto, cosa dirti…»
«Mi bastava la verità.» convenne Draco. «Non dico che ti avrei perdonata subito, ma almeno avresti avuto una spalla su cui piangere…»
«Mi sono consolata comunque…» rispose Chloe con un’alzata di spalle, pensando ai giorni di semi incoscienza vissuti dopo il ritorno a casa sua.
Draco inarcò le sopracciglia.
«Mi sono buttata nell’alcool… le mie amiche sono state Tequila e Gin.» aggiunse Chloe.
«Scommetto che non ti hanno aiutata molto…» scherzò Draco.
Chloe sorrise: «Finite Incantem.». Puntò la bacchetta contro l’amico, liberandolo dalle corde.
Lo aiutò ad alzarsi e, una volta in piedi, uno di fronte all’altro, si abbracciarono. Chloe si sentì sollevata: ora non solo Draco sapeva tutto, ma avrebbe accettato la storia con Lucius. Non vedeva l’ora di dirglielo!
Mentre guardava l’amica correre via, lungo il corridoio, fuori dalla biblioteca. Draco seppe di aver fatto la cosa giusta: vedere quella luce nei suoi occhi lo appagava. La gioia dipinta sul volto di Chloe gli fece comprendere le sue priorità. Non sapeva come sarebbe andata a finire, ma voleva dare alla loro relazione una possibilità. E poi, in Chloe, aveva trovato una vera amica e non aveva intenzione di perderla.

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Capitolo 59
*** CAPITOLO 59 - ATTESA ***


...e rieccomi qui! Sono mancata a lungo, forse anche per troppo tempo... ho scritto di getto questo capitolo e spero vi piaccia... spero di riuscire a dedicare più tempo a questa storia e di aggiornare con maggior regolarità.
Buona lettura a tutti/tutte!
************


«Eccoti, finalmente.» disse Lucius, alzando lo sguardo dal giornale, incrociò gli occhi di Chloe.
Le fece tenerezza: si teneva stretta nel lungo mantello nero che, posato alle sue spalle, la faceva piegare in avanti.
«Scusa il ritardo…» rispose, chiudendo la porta alle sue spalle e donando al mago un sorriso sincero. Ogni volta che lo vedeva si ricordava perché se n’era innamorata.
Tratteneva le parole, mordendosi il labbro inferiore; moriva dalla voglia di dirgli la novità riguardante Draco… ma il vero motivo del suo ritardo era un altro. Dopo essersi chiarita con il giovane Serpeverde, era tornata nel dormitorio per cambiarsi e truccarsi leggermente. L’aria stava diventando fredda e il cielo incupito annunciava un’imminente nevicata.
Voleva apparire al meglio: la notizia che avrebbe dato a Lucius era importante. Avrebbe cambiato le loro vite. Voleva essere bella, voleva essere meravigliosa ai suoi occhi. Si accomodò davanti allo specchio e, prendendo il pettine, lo fece scivolare tra i suoi capelli: le ricadevano morbidi sulle spalle creando magnifici boccoli. Afferrò il rossetto e se lo passò sulle labbra, dischiudendole appena. L’effetto era troppo forte, si pulì le labbra massaggiandole con un fazzoletto di carta.
«Ho avuto un contrattempo.» aggiunse Chloe, avvicinandosi a Lucius e prendendo posto sulla poltrona accanto a lui.
«Non preoccuparti. Ho saputo da Rod che Rabastan ti ha incrociata finite le lezioni.» disse il mago, guardando la ragazza. S’interruppe, aspettando una risposta che non arrivava. Si schiarì la voce: «Allora? Tutto bene?»
«Sì.» rispose Chloe, accompagnando la risposta con un’alzata di spalle.
In realtà, voleva confessargli come si comportava: le dava fastidio. Tutta la confidenza che le riservava la irritava terribilmente. Odiava il modo in cui le sue mani si posavano ai suoi fianchi e di come, continuamente, cercasse di impressionarla pavoneggiandosi il migliore. Ma non voleva preoccupare Lucius. Non ora: la situazione tra loro era già abbastanza difficile.
«Bene, se non hai nulla da riferirmi possiamo iniziare. È inutile perdere altro tempo. Credo che nel giro di poche lezioni potremmo ottenere già buoni risultati. Non è un segreto il fatto che tu possieda grandi abilità.»
«Tom non si aspetta che io combatta… vero?» chiese Chloe, distraendosi dai suoi pensieri e guardando il biondo nei suoi profondi occhi grigi.
«Non preoccuparti. Ho parlato con lui… lo scopo delle nostre lezioni sarà quello di far crescere il tuo potere, fino a permetterti di trasferirlo a un’altra persona…»
«A Tom?»
«Esatto. Lo trasferirai a lui. Non dovrai far altro che bere una pozione che Severus sta preparando e la tua energia passerà a Tom. È molto forte e credo sia l’unico in grado di assorbire e controllare la tua energia.» rispose Lucius. Scese un silenzio imbarazzato tra loro.
Chloe lo guardò, strinse la mani a pugno e aprì la bocca per parlare, per rivelargli ogni cosa… ma il mago l’anticipò: «Tranquilla, Chloe… il trasferimento sarà momentaneo. Terminata la guerra, ogni cosa tornerà come deve essere. Da quello che ho capito una volta esaurita la magia della pozione, basterà che tu lo richiama… è tuo il potere, dopotutto. Ti appartiene. È parte di te.»
Richiuse la bocca. Avrebbe atteso dopo la lezione ma, con quelle parole Lucius l’aveva calmata. Chloe si sentì sollevata: era suo il potere. Guardò Lucius e desiderò che anche lui fosse suo.

Terminata la lezione, Chloe era esausta. Crollò a terra, ansimando per la fatica. L’aria stessa era opprimente e le dolevano i polmoni. Il pavimento era freddo e potersi sedere era un gran sollievo.
Secondo Lucius quel tipo di allenamento era la cosa migliore… continuava a ripeterle che doveva attaccare con forza, con rabbia… doveva volerlo… doveva desiderare la vittoria… doveva desiderarla… solo così poteva accedere alla fonte del suo potere.
«La tua forza proviene da dentro di te… è parte di te! Devi abbracciarla… devi accettare il tuo destino senza timore… hai una grande forza dentro di te, ma ti freni… metti un freno alla tua forza e la celi… sei stata abituata a soffocare la tua forza e ora dobbiamo porre rimedio.»
Chloe sospirò: «Un paio di volte ho perso il controllo...»
Ripensò a Karkaroff e Silente. Entrambi avevano visto il suo potere. Uno era sopravvissuto, l’altro no.
«Ho avuto paura di me stessa.» concluse.
«Non volevo farti ripensare a quel giorno.» sussurrò il biondo preoccupato, accomodandosi accanto alla ragazza e carezzandole i lunghi capelli. «Non era mia intenzione.»
«Vorrei solo essere abbastanza forte… mi sento inadeguata... temo di non rispecchiare le vostre aspettative. Tutti voi parlare della mia grande potenza… ma io non la vedo.»
«Anche Merlino era un mago mediocre alla tua età. Il suo potere, come il tuo, è diverso da quello degli altri maghi. È questo che stiamo facendo qui: stiamo cercando di portarlo a galla...»
«Hai grande fiducia in me.» sospirò Chloe, guardandolo negli occhi ed incrociando il suo sguardo. «Forse anche troppa.»
«Non è questione di fiducia…» rispose lui. «Ma di quanto io creda in te. Ma ora è meglio che ti avvii verso i dormitori. Il coprifuoco è scattato mezz’ora fa. Non dovresti avere problemi, ma preferisco accompagnarti personalmente fino alla torre dei Grifondoro.»
«Concedimi ancora un attimo… non credo di avere la forza di raggiungere la torre… sono… sono…» s’interruppe. Non trovava le parole. Perfino il suo cervello si rifiutava di funzionare a dovere.
Lucius sorrise, addolcito davanti alla ragazza stesa sul pavimento. I capelli aperti a ventaglio sparsi attorno alla sua testa, gli occhi socchiusi, una mano posata sopra la fronte… si stava per addormentare.
Lucius si stese al suo fianco e, guardando il soffitto sopra di loro, rimase in silenzio. Allungo la mano, sfiorando quella di lei. Le loro dita si intrecciarono, il cuore di Chloe fece una capriola nel suo petto.
«Devi bere qualcosa… ti farà sentire subito meglio…» sussurrò Lucius dopo diversi minuti.
Chloe rispose con un mugolio.
Entrambi si alzarono a sedere, Lucius fece apparire due bicchieri contenenti del ghiaccio. Ne porse uno alla ragazza.
«Whisky… vorrei dei whisky…»
A risposta della sua richiesta, il calice si riempì con un liquido dorato. Avvicinando il bicchiere al naso, Chloe respirò a fondo l’aroma amaro, ma allo stesso tempo dolciastro del whisky. Chiuse gli occhi e portò la coppa alla bocca. Delizioso, come sempre.
In soli due sorsi, svuotò il bicchiere. Si sentì la testa leggera. Posò la coppa per terra, il segno rosso delle sue labbra spiccava sul bordo. Prese lo zaino ed iniziò a frugarci dentro. Lucius la osservava, senza parlare.
«Hai da accendere?» chiese Chloe prendendo una sigaretta dal pacchetto.
«Te l’ho già detto che fumare fa male…» rispose il mago con un sorriso, mentre con la bacchetta accendeva la sigaretta che la ragazza teneva tra le labbra.
«Grazie.» rispose lei sorridente, mentre faceva un tiro profondo.
«Dovresti mangiare qualcosa.» disse.
«No. Non ho fame.» rispose donandogli un sorriso e spostando i capelli dietro il volto.
Fece un altro tiro e, con un tocco secco del dito, fece cadere la cenere per terra. Chloe moriva dalla voglia di parlargli: voleva condividere la buona notizia. Mentre Lucius parlava, la ragazza continuava a fissare le sue labbra che si muovevano… voleva baciarle.
«Comunque credo che abbiamo preso la decisione giusta…» concluse.
«Decisione giusta?» ripeté Chloe, senza capire.
«Sì…» rispose lui. «Non è il momento di perdersi in distrazioni. Ti amo… e non voglio negarlo… sappiamo entrambi  qual sia la verità... tu conosci i sentimenti che provo per te…» prese fiato. «Ma non posso permettermelo. Non possiamo permettercelo. Devo essere concentrato… un mio errore e…» non terminò la frase.
Chloe si sentì gelare il sangue nelle vene. “Un suo errore e…” suonava molto come una condanna a morte. Inspirò a fondo il fumo e, annuendo con scarso entusiasmo, concordò con lui. Era meglio non parlare: presto la guerra sarebbe finita e, con la fine del conflitto, avrebbero potuto stare insieme.

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Capitolo 60
*** CAPITOLO 60 - IL SUO PRIMO AMORE ***


Bellatrix era stanca. Erano da giorni che non dormiva, troppo presa dai suoi nuovi incarichi. Con la conquista di Hogwarts, non aveva un attimo di pace: gli studenti in punizione erano tanti, ma a lei non dispiaceva… anzi, si divertiva parecchio! Era una perfetta distrazione. Adorava girare per i corridoi ballando e fermare gli studenti di passaggio con falsi pretesti e avanzando accuse infondate su fasulle regole infrante. Nessuno protestava: tutti sapevano che contraddirla avrebbe reso loro la pillola più amara.
Suo marito era in missione per conto del suo Signore e lei si sentiva stranita ad abitare nel castello, le venivano in mente vecchi ricordi… i suoi pensieri vagavano fino a tornare alla sua infanzia e all’adolescenza… pensava a sua sorella Narcissa ed anche a lei… all’altra sorella. Ad Andromeda. Era strano pensare a lei… dopo il suo tradimento e il matrimonio con quel lurido babbano aveva, dapprima, tagliato tutti i ponti poi, alla prima occasione, aveva ottenuto la sua vendetta. C’erano voluti tre anni e sei mesi, ma poi si erano incrociate sul campo di battaglia: l’aveva uccisa. Senza rimpianti. Sapeva d’aver fatto la cosa giusta… dal suo tradimento, Bellatrix ripeteva che Andromeda per lei era come morta e quel giorno di tre anni fa, soleggiato e caldo, aveva esaudito il suo desiderio. Era morta.
Imboccò il corridoio del secondo piano, quello che conduceva alla torre di Astronomia… quasi senza volerlo, salì al terzo piano per poi raggiungere la scala a chiocciola… si arrampicò, con aria trasognata… un gradino alla volta… uno dopo l’altro… si ricordava benissimo l’ultima volta che aveva camminato per quelle scale quand’era solo una ragazza. E, a differenza di quella volta, non era sola, bensì in compagnia del suo primo amore… Lucius Malfoy.
Era appena finito il ballo di Halloween, lei frequentava per la terza volta l’ultimo anno ad Hogwarts e lui era appena stato promesso a Narcissa Black. Erano due ragazzi al pieno delle loro forze e della loro bellezza: lei aveva appena spento le candeline del suo ventunesimo compleanno, lui attendeva con impazienza di compierne diciotto. Tra loro, fin dal primo incontro, c’era sempre stata tensione; Bella era affascinata dal comportamento del ragazzino… dai suoi modi e dalla sua parlata. Lo intrigava e, ad intrigarla maggiormente, era anche la capacità di Lucius di tenerle testa. Era l’unico che aveva avuto il coraggio di risponderle a tono.
«Dove mi vuoi portare?» gli aveva chiesto lei, mentre la trascinava su per la scalinata.
«Aspetta e vedrai…» rispose lui enigmatico.
Non ribatté, era la prima volta dopo mesi che si trovavano soli. Da quando Cygnus Black aveva controfirmato l’accordo matrimoniale con Abraxas Malfoy, Lucius era diventato sfuggevole nei confronti di Bellatrix. Ma quella sera, dopo aver introdotto illegalmente del whisky nella scuola, si era ammorbidito.
«Eccoci.» disse lui appena raggiunsero la terrazza della torre.
«Siamo sulla Torre di Astronomia… sai che novità…» rispose lei con aria annoiata, camminando a grandi passi e girando attorno a Lucius. Sembrava un avvoltoio…
Il ragazzo guardò la ragazza: portava un abito da sera, di seta nera che le fasciava il corpo… tonico, magro, ma nonostante tutto formoso. Soffermò il suo sguardo sul seno della strega… stava per perdere il controllo… era bellissima! Era seducente… sexy… voleva possederla…
Con uno scatto Bella per il polso, traendola a sé: i loro sguardi s’incrociarono.
«Che credi di fare, Malfoy?»
Con l’altra mano sfiorò il corpo della ragazza… la sentiva fremere al solo tocco…
«Sai benissimo cosa voglio.» rispose serio. «Sei dannatamente bella…» carezzò il suo volto, scostandole i capelli che le ricadevano in viso. «…e sei dannatamente folle.»
Afferrandola per la nuca, la baciò.
Per la prima volta nella sua vita, Bellatrix abbassò la guardia… si arrese sotto i tocchi dapprima delicati, poi più violenti, di Lucius… si stese sul pavimento, fatto di roccia fredda… il ragazzo si posò sopra di lui, ammirando la bellezza della strega.
Gli occhi di lei scintillavano dell’oscurità, le davano un’aria folle. Continuò a baciarla… prima sul collo, poi scendendo sul petto, seguendo la scollatura dell’abito che portava. Fece scorrere le mani, lungo i fianchi di Bellatrix… lei inarcò la schiena, per facilitare al ragazzo i movimenti. Piegò la gamba, avvolgendola attorno a Lucius, cingendolo contro il suo corpo. Con mano esperta, Lucius liberò la ragazza dalla veste che portava…
La luna risplendeva sul corpo pallido di Bella, rendendola quasi una visione agli occhi del giovane Serpeverde. La guardò: era proprio fortunato ad averla lì. Era la più affascinante ragazza di Hogwarts e la sua bellezza non sarebbe scomparsa con il tempo, tutt’altro… sarebbe aumentata.
Slacciando la cinta dei suoi pantaloni, Lucius fece scivolare il suo membro dentro Bellatrix. I gemiti… i sussurri… l’ansimare… ogni cosa era fantastica... la pelle di Bellatrix: liscia e di porcellana. La bocca di Bellatrix: rossa e carnosa. Gli occhi di Bellatrix: grandi e infuocati.
Mentre ritornava nel dormitorio, a fianco della strega, Lucius non poté non pensare a quanto fosse fortunato. Non avrebbe mai rimpianto quanto accaduto quella notte con Bellatrix Black….

«Che diavolo ci fai qui?»
Una voce sprezzante fece sussultare Bellatrix. Si voltò ed incrociò due magnifici occhi grigi. Sorrise beffarda.
«E da quando quello che faccio sarebbero fatti tuoi?»
L’uomo sbuffò: «Ti cercavo. Rodolphus è qui per te. Ti aspetta nell’ufficio di suo fratello.»
«Fantastico! Mi aveva promesso una sorpresa!»
Bellatrix saltellò sul posto un paio di volte, prima di rientrare nella torre per raggiungere il marito.
«Che sorpresa?» chiese Lucius, seguendo i movimenti della cognata.
«Dei volontari…» rispose lei, facendo una giravolta. «…volontari traditori del loro sangue… volontari per subire una punizione per le loro scelte!» concluse correndo verso il marito.
Rimasto solo, Lucius guardò la terrazza. Proprio lì aveva avuto un rapporto con quella donna… storse il naso, nauseato dal solo pensiero delle sue azioni passate. Il ricordo di quella notte lo schifava… avrebbe dato qualunque cosa… da ragazzo era troppo immaturo ed impulsivo.

Raggiunto l’ultimo gradino, Bellatrix si sentì il cuore in gola: come diamine aveva fatto da giovane a scoparsi quel… quel… non trovava nemmeno una parola per descriverlo! Era un codardo! Sembrava avesse perennemente un bastone infilato nel culo! Con passo deciso s’incamminò verso l’ufficio del preside…
Eppure, una vocina dentro di sé, le ripeteva che avrebbe voluto sentire nuovamente le mani di lui sul suo corpo.

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Capitolo 61
*** CAPITOLO 61 - STORIA DELLA MAGIA ***





Hermione era stanca. Aveva trascorso giorni d’inferno sotto il controllo di Bellatrix; l’aveva torturata, anche nella speranza di estorcerle delle informazioni su Harry e dove si nascondesse. Bella aveva giocato tutte le carte che aveva in mano, ma la Grifondoro non s’era arresa. Aveva mantenuto il segreto, facendo imbestialire la Mangiamorte.
Più volte la strega le aveva detto che bastava un piccolo indizio e sarebbe stata libera d’andarsene. Ma, chiaramente Hermione non sapeva nulla. Harry era scappato insieme a Silente e, dalla loro fuga, nessuno aveva avuto più loro notizie.
Seduta sul letto, con il baldacchino tirato, teneva in grembo un grande e pesante volume. Aveva bisogno di sicurezza e leggere, per l’ennesima volta, Storia della Magia la faceva sempre star meglio. Si sentiva a casa. Ma, questa volta non funzionava: aveva mal di testa e le torture subite avevano lasciato dei segni sul suo corpo.
La porta della loro stanza venne sbattuta con violenza, facendo sussultare Hermione. La brunetta si affacciò e osservò Chloe. Aveva gettato la borsa contenente i libri per terra, con rabbia. Poi, aprendo una finestra, si era accomodata sul davanzale, accendendo una sigaretta.
«Tutto bene?» le domandò.
Chloe sussultò dallo spavento: non l’aveva vista.
«Sei qui…» disse, portandosi una mano sul petto, all’altezza del cuore. «Dovresti essere in infermeria.» aggiunse, mentre cercava di calmarsi.
«Sì… ma non volevo. Da quando Madama Chips è stata sostituita con uno di loro non mi sento più al sicuro…»
Chloe gettò la sigaretta fuori dalla finestra e si accomodò sul letto, accanto ad Hermione, le accarezzò il volto. Era preoccupata per l’amica; Bellatrix aveva superato sé stessa. Oltre ai vari lividi e gli innumerevoli tagli e graffi, Chloe sospettava che Hermione avesse anche alcune costole incrinate, se non rotte. Faticava a respirare e tremava.
«Dovresti comunque farti vedere da un medimago. Sono solo preoccupata per te.»
«Bellatrix ha detto una cosa… mentre mi stava torturando… non a me… ma a quel Lestrange… riguardo te.»
Chloe si sentì gelare il sangue nelle vene.
«C-cosa ha detto?» chiese agitata, alzandosi dal letto e raggiungendo la finestra, chiudendola.
«Ha detto che Malfoy è stato uno stupido ad innamorarsi.» rispose. Stava per dire altro, ma s’interruppe bruscamente.
«Sì… Draco è una persona eccezionale… sono stata fortunata a conoscerlo… dietro quella maschera di crudeltà e freddezza si nasconde una magnifica persona… lui è…»
«Non parlava di Draco. Ma di Lucius.» la interruppe Hermione, scoccandole uno sguardo raggelante. «Non cercare di inventare scuse. Ho sentito bene le loro parole.»
Chloe si sentì avvampare le guance. Dunque sapeva… e a chi altri lo aveva detto? Guardò gli occhi nocciola della ragazza. Con tutte le sue forze cercava di non arrossire, ma sapeva già di avere le guance in fiamme.
«Dimmi che ho capito male…» sussurrò Hermione, afferrando Chloe per le braccia e strattonandola per impedirle di distogliere lo sguardo.
«Hermione… io…» farfugliò Chloe, voltò il capo guardando in un angolo della stanza.
Non sapeva che dirle… la verità era complicata… tutto quello che aveva raccontato a lei e agli altri Grifondoro erano solo bugie… non poteva parlare sinceramente.
«Chloe dimmi che ho capito male… dimmi che non è vero… che non ti sei innamorata di un Mangiamorte… che non ti sei innamorata di quel Malfoy… che mi stavano mentendo!» urlò Hermione.
Alzando lo sguardo e incrociando gli occhi dell’amica, la bionda sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Per lei era difficile… soprattutto adesso che aveva deciso di non rivelare a Lucius l’approvazione del figlio.
«È stato… un errore.» rispose Chloe, dicendo quello che lei voleva sentirsi dire.
«Un errore?» le urlò contro Hermione.
Lasciò la presa dalle braccia della bionda e si allontanò, il suo volto era contratto in una smorfia di disgusto. Chloe si sentì sporca… si vergognava terribilmente e le parole dure di Hermione non l’aiutavano...
«Ascoltami ti prego… è successo prima dell’inizio dell’anno… prima che sapessi chi fosse realmente!» rispose Chloe, cercando di salvarsi la faccia. «Ci siamo lasciati a settembre. Appena l’ho visto tra i professori… è stato un duro colpo. Per entrambi. Abbiamo deciso di comune accordo di lasciarci…»
«E Draco? Perché fingere una relazione?»
«Non abbiamo finto…» la corresse Chloe. Aveva sempre odiato mentire, ma negli ultimi mesi si era talmente abituata a raccontare bugie che ormai si era abituata… spesso meravigliandosi di quanto brava fosse diventata… «Draco e io ci siamo voluti un gran bene… io gli voglio un gran bene tutt’ora…»
La riccia non parlò. Dava le spalle a Chloe e fissava il vuoto, fuori dalla finestra con aria assente: continuava a pensare alla conferma che aveva ricevuto. Chloe e Lucius… Lucius e Chloe… le venivano dei forti conati al pensiero di loro due insieme… nello stesso letto… non aveva scordato le crudeltà commesse dal mago: aveva ucciso, torturato e prestato lealtà a Voldemort… lei stessa, poco più di un anno prima, era stata torturata nel soggiorno di Malfoy Manor. Il ricordo la fece rabbrividire, un conato le fece rivoltare lo stomaco… non poteva stare lì. Aveva bisogno d’aria…
«Mi  chiedo solo come tu abbia potuto anche solo toccarlo senza avere schifo.»
Chloe aprì la bocca, per rispondere, ma Hermione uscì dalla camera.

Nell’ufficio del preside, invece dei tanto desiderati “volontari”, Bella incrociò gli sguardi del marito, di Rabastan e del loro Signore. Stavano in piedi e parlavano, tenendo tra le mani delle carte. Appena vide i tre, la strega sorrise mielosa.
«Mio Signore… non m’aspettavo di incontrarla qui…»
«Bella, stupenda creatura... grazie per averci raggiunti. Stavamo discutendo sulle mosse successive. Conquistare Hogwarts e il Ministero sono importanti… ma voglio far le cose in grande questa volta… sento come la necessità di ottenere il controllo anche sul mondo babbano inglese…»
«Come intende procedere? Posso essere d’aiuto?» chiese Bellatrix, avvicinandosi al suo Signore.
«Ho affidato l’intera missione a Rodolphus. Tu hai già molto da  fare qui. Mi hanno detto che gli studenti ti danno del filo da torcere…»
«Li tengo a bada.» rispose lei, offesa dalle supposizioni di Voldemort.
Lei non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da dei ragazzini, come poteva anche solo pensarlo?
«Sei nota per il tuo pugno di ferro. Ti diverti qui, vero?»
«Certo.» rispose la strega.
«Bene… molto bene… ora vado. Devo sbrigare delle faccende lontano da qui. Voi tre siete i miei più fidi collaboratori. Avete la mia più completa fiducia. So che terrete tutto a bada.» convenne, prima di smaterializzarsi.
Rabastan, accomodandosi dietro la scrivania, fece comparire davanti a sé tre calici di vetro contenenti del whisky. Con un gesto, spostò due delle coppe verso il fratello e la cognata.
«Brindiamo… credo che un brindisi sia d’obbligo!» disse con un mezzo sorriso stampato sul volto.

Rimasta sola, Chloe si lasciò cadere di peso sul letto dell’amica: non capiva perché si sentiva così in colpa per quanto accaduto. Lei nemmeno era sua amica! Hermione era alleata di Silente! Lei si trovava ad Hogwarts per avere informazioni utili alla vittoria di Tom!
Afferrò il libro di Storia della Magia di Hermione, spesso l’amica le aveva detto quanto rilassante fosse leggere quel volume… posandolo sulle sue gambe, lo aprì e lesse mentalmente alcune righe.
Inarcò un sopracciglio, era decisamente noioso… tutt’altro che interessante o tranquillizzante. Andò avanti un centinaio di pagine, superando la sezione medioevale e giungendo all’evoluzione della magia moderna. Venne rapita in particolare da un passaggio che parlava della rivelazione della magia al Ministero babbano inglese. Nel 1855, i maghi avevano stretto un accordo con il Primo Ministro Britannico. Il Ministro della Magia avrebbe tenuto a bada i maghi, cercando di non intralciare la serenità del mondo babbano.
Il primo accordo venne stretto per porre rimedio a spiacevoli inconvenienti creati tra il mondo magico e quello babbano… infatti, nel corso del 1854, approfittando dell’epidemia di colera diffusa in alcuni quartieri londinesi, si era diffusa la moda della Caccia al Babbano. Aveva provocato innumerevoli morti, si erano calcolate trecentosette vittime accertate.
Alla luce di questi eventi, non riuscendo più a nascondere le sparizioni di molti babbani, il vecchio Ministro della Magia, Cyrus Cromwell, aveva rivelato l’esistenza della magia Ministro babbano.
Chloe trovò interessante come fossero riusciti a insabbiare tutta la storia… ricordava che i morti totali per l’epidemia erano state circa seicento, ma nessun insegnante durante le lezioni di storia inglese aveva accennato a sparizioni sospette… di certo, grazie all’aiuto di incantesimi della memoria, si era riuscito a nascondere tutto. Fece scorrere altre pagine, fino ad imbattersi nel volto di Tom.
Si fermò e guardò, senza capire, il titolo del capitolo: “La grande guerra magica”. Incuriosita, iniziò a leggere, interessata… certa che tra quelle pagine, avrebbe trovato molte risposte alle innumerevoli domande che da tempo le frullavano in testa e che aveva paura di fare. Purtroppo, ancora non sapeva che le risposte che avrebbe ricevuto da quelle pagine, non erano quelle che aveva sperato di ricevere.
 

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Capitolo 62
*** CAPITOLO 62 - IMPERDONABILE ***


Ciao a tutti/e! Durante l'estate mi sono dedicata molto agli ultimi capitoli e sto per terminare questa fanfiction... ho già pronti alcuni capitoli, ma aspetterò qualche giorno tra una pubblicazione e l'altra. Spero che vi piaccia la piega che sta prendendo il racconto... ricordate di commentare se vi piace!
Ecco il capitolo...
Ale





Non si era mai accorta di quanto fossero tutti simili i corridoi, erano lunghi e con innumerevoli scalinate, grigi e con quadri alle pareti. Troppi, tanto da non lasciare nemmeno un po’ di spazio alla parete. I suoi passi rimbombavano, stava correndo… si sentiva spaesata… non riconosceva nulla di quello che la circondava… tutte le sue certezze si erano infrante. Nuovamente.
Ma di una cosa era certa: lui non le avrebbe mentito. Lui sarebbe stato onesto con lei. Le avrebbe detto come stavano davvero le cose… quasi sperava che le pagine lette fossero tutte bugie. Ma, una vocina nella sua testa, le diceva che doveva credere alle pagine del libro. I libri non mentono: questo Chloe lo sapeva. Raccontano i fatti, in modo imparziale. Anche se, la storia raccontata, non poteva essere narrata senza lasciar trapelare dei pregiudizi: quanto accaduto durante la Prima Guerra Magica era imperdonabile.
Aveva la vista offuscata, per via delle lacrime che riempivano i suoi occhi. Voltando l’angolo, si scontrò contro una figura esile. 
«Chloe, cara, cosa fai qui?» chiese Narcissa, donando un sorriso alla ragazza. Ma poi, notando lo sguardo stravolto, aggiunse: «Cosa è successo? Stai bene?»
«Sì.» mentì lei, cercando di svincolarsi dalla donna. Doveva raggiungere Lucius!
«No che non stai bene…» rispose la strega, afferrando la giovane per un braccio e obbligandola a sedersi. Era seriamente preoccupata. «Raccontami… cosa succede?»
«N-niente.» rispose Chloe con voce tremante.
La giovane Grifondoro sperò che Narcissa avesse creduto alle sue parole… non poteva parlare liberamente con lei… per quello che ne sapeva, la strega restava un’alleata di Voldemort.
«Ok… è solo che non ti ho mai vista così… come dire, stravolta…»
«Sì… cioè no…» Non sapeva cosa rispondere. «Devo andare.» concluse, superando la donna.
«Locomotor Mortis!» disse con convinzione Narcissa, puntando la bacchetta verso Chloe.
La ragazza cadde a terra, attutendo la caduta con le mani. Un cerchio magico l’aveva avvolta attorno alle caviglia, impedendogli di camminare. Voltandosi, senza comprendere cosa fosse accaduto, guardò le sue gambe e poi Narcissa. Era eretta davanti a lei, lo sguardo impassibile, la bacchetta in mano puntata su di lei.
«Hai scoperto tutto.» sussurrò lei fredda. «Vero?»
Non lasciò tempo alla ragazza di risponderle che proseguì: «Ero certa che sarebbe capitato. Presto o tardi. Ci hai messo più di quello che sospettavo… ma alla fine hai scoperto tutto. Vorrei capire come? Ma non dovrai dirlo a me…»
«Quindi è vero?» chiese Chloe con voce tremante. «È tutto vero?»
«Sì. È tutto vero.» confermò la strega. «Ora rispondi alla mia domanda. Come?»
«Ho… ho letto un libro…»
«Certo…» la interruppe Narcissa. «La curiosità ha preso il sopravvento e hai sfogliato il libro di Storia della Magia. Capisco… è comprensibile… la curiosità è una cosa normale.»
«E adesso?» chiese Chloe con voce tremante.
Aveva visto molti film dove quando una verità simile veniva scoperta non andava mai a finire bene…  guardò Narcissa, era terrorizzata.
«Adesso vieni con me. Andiamo dal preside.» concluse.
Con un gesto della bacchetta, imbavagliò la ragazza e, sollevandola da terra, facendola levitare a pochi centimetri dal terreno, s’incamminò verso l’ufficio del preside. Mentre camminava, percorrendo il lungo corridoio del secondo piano, Narcissa si sentiva terribilmente in colpa. Non avrebbe mai voluto consegnare Chloe nelle mani di Rabastan, ma non aveva alternative…
«Dove stavi andando?» le domandò.
Chloe le rivolse uno sguardo truce, ma non rispose. Il bavaglio era legato stretto: la fulminò con lo sguardo.
«Dalla tua espressione intuisco che stavi andando da Lucius.» continuò noncurante dell’espressione della ragazza. «Vi siete lasciati. Me lo ha detto ieri.»
Si fermò e, ponendosi davanti alla Grifondoro, la prese per il volto e la guardò con attenzione. Nei suoi occhi vi era dolore… soffriva per quella separazione.
«Sei stata una sciocca. Tu e Lucius avevate solo il presente ed il tempo che il destino vi aveva concesso, te lo sei fatto scivolare via dalle mani.»
Abbassò il bavaglio, facendolo ricadere sulle spalle della ragazza. Vedeva chiaramente dall’espressione colma di disprezzo di Chloe che voleva parlarle…
«Mi fai tanto la morale ma sei solo una lurida puttana che ha tradito suo marito fin dal primo giorno… io ho amato Lucius! Io! Gli sarò sempre vicina… lui è tutto per me!»
«Lui è tutto per te?» chiese ironica la donna. «Come può essere tutto per te se nemmeno lo conosci realmente? Come puoi dire che lo ami se nemmeno sapevi che era un Mangiamorte fedelissimo?»
Chloe rimase zitta: effettivamente non lo conosceva. Chi era davvero Lucius? Ogni cosa si era ribaltata… non era una brava persona, ma un assassino spietato alleato a Voldemort.
«Già. Come sospettavo.» concluse Narcissa, sistemando nuovamente la fascia  sulla bocca di Chloe.

«Purosangue.» disse con fermezza Narcissa, raggiungendo davanti ai gargoyles.
Mentre veniva magicamente trascinata su per la scalinata a chiocciola, Chloe si guardava attorno smarrita. Raggiunto il pianerottolo, raggiunse la porta dell’ufficio. Bussò un paio di volte, i tocchi rimbombarono nell’atrio. Udirono dei passi da dietro la porta che si avvicinavano.
Rabastan Lestrange aprì la porta. Indossava un paio dei pantaloni scuri e una giacca stile militare, anch’essa nera, che gli arrivava alle ginocchia. Appena vide le due streghe sorrise, divertito. Non c’era bisogno di spiegazioni: aveva già capito tutto.
«Bene. Bene. Bene.» disse divertito osservando Chloe imbavagliata. «Entrate, signore mie… accomodatevi.»
Narcissa trascinò dentro Chloe. L’ufficio non poteva essere più diverso rispetto a quello di Silente: era spoglio. I dipinti raffiguranti i vecchi presidi erano stati tolti dalle pareti, lasciando solo un segno rettangolare più chiaro sul muro, segno della loro presenza. I vari aggeggi di Silente erano stati tolti e anche la scrivania era stata sostituita con una di mogano. Erano stati aggiunti divanetti di pelle nera e posati sul caminetto c’erano diversi strumenti dall’aria inquietante.
Chloe si guardò attorno, anche la fenice del vecchio preside era scomparsa.
Narcissa rimase in piedi, accanto a lei Chloe si guardava attorno terrorizzata.
«Puoi andare, Cissy.» sussurrò Rabastan.
La strega non se lo fece ripetere due volte; girandosi, uscì dall’ufficio. Chloe guardò la donna, nella speranza che ci ripensasse… che non la lasciasse sola con lui. Cercando di supplicarla, emise solo dei gemiti soffocati… “Chiama Lucius…” pensò. “Chiamalo… lui saprà che fare…”.
«Bene… ora che siamo soli, Chloe, possiamo parlare un po’.» disse divertito, avvicinandosi alla ragazza.
Chloe voltò il capo ed incrociò gli occhi verdi di Rabastan. Cercava con tutta sé stessa di non far trapelare il terrore che provava in quel momento… si distrasse osservando il mago: era molto simile al fratello maggiore. Stessi occhi verdi, stesso sguardo crudele, perfino la stessa risata maligna… avevano anche gli stessi capelli scuri; solo che Rodolphus li teneva più lunghi, sciolti sulle suo possenti spalle… mentre Rabastan aveva una leggera barba, gli dava un aspetto selvaggio.
«Di cosa vuoi parlare?» chiese la ragazza, non appena il mago la liberò dal bavaglio.
«Come credo tu abbia capito, ti abbiamo rifilato solo grandi bugie… il mio Signore ci tiene ad impossessarsi della tua energia… forse non te ne sarai nemmeno accorta, ma abbiamo già iniziato ad utilizzarla… senza il tuo permesso…»
«Come?»
«Grazie a Lucius…» rispose il preside. «La collana che ti ha regalato a Natale, ricordi?»
La ragazza annuì, sfiorandosi al collo: da quando quel’aveva regalata la teneva sempre con sé...  al collo o semplicemente nella borsa. Era un modo per tenerlo vicino: non sopportava l’idea di separarsene. Non era nemmeno troppo vistosa, la portava nascondendola sotto una dolcevita o legandosi attorno al collo un foulard o una sciarpa di cotone.
«Già… proprio quella…» continuò Rabastan. «Con l’aiuto di Bellatrix e Narcissa siamo riusciti a porvi un incantesimo per prelevare la tua energia e trasferirla al nostro Signore… un trucchetto semplice, ma efficace.» concluse.
Chloe non riusciva a credere alle parole che stava udendo: era tutto così… strano. Lucius le aveva detto che era un cimelio di famiglia e che lo voleva donare a lei, come espressione del suo amore.
«Non affaticare il tuo cervellino…» le disse. «…quello che mi preme, adesso, è impedirti di rovinare i piani del mio Signore…»
Chloe non rispose. Guardò il mago, sapeva di avere il volto bagnato dalle lacrime e contratto dal terrore. Non sapeva cosa fare… aveva sbagliato ogni cosa… si era fatta influenzare dalle parole di Tom… di Voldemort, si corresse mentalmente… gli aveva creduto, accecata anche dai sentimenti che aveva iniziato a provare per Lucius… un nuovo pensiero si fece spazio nella sua mente…
«Era d’accordo?» chiese con un sussurro strozzato.
«Chi? Lucius? No. Diciamo che il suo compito era quello di tenerti d’occhio… ma si è fatto fuorviare dalla tua…» sfiorò il volto della ragazza, scendendo lungo il suo collo. «…bellezza. Si è dimostrato debole.»
Con una spinta, la fece cadere sul divanetto e la osservò con attenzione.
«Un’ultima cosa, Chloe…»
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di Rabastan. Cos’altro voleva?
«…Imperio!»

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Capitolo 63
*** CAPITOLO 63 - IMPERIO ***




Nei giorni successivi, Chloe si trascinò da una lezione all’altra, senza parlare con nessuno. Hermione aveva cambiato alloggio, rintanandosi con Ginny; non se la sentiva di stare in compagnia della ragazza. Scoprire la sua relazione era stato shoccante. Continuava a ripensare alle crudeltà che aveva subito dalla famiglia Malfoy, alle torture di Bellatrix e alle morti che avevano causato. Si vociferava che dietro l’attacco di babbani il primo giorno dell’anno ci fosse proprio Lucius. Senza contare che era stata accertata la presenza di Malfoy durante gli attacchi al nord.
Chloe era rimasta sola. Non sapeva come, ma la notizia del suo rapporto con Lucius Malfoy, il professore dichiarato Mangiamorte, seguace di Lord Voldemort, aveva fatto il giro del dormitorio in tempi record. La notizia sarebbe arrivata anche alle orecchie degli studenti delle altre case.
Nessuno le rivolgeva parola nei corridoi o nelle aule; da quando si svegliava a quando ritornava nel dormitorio, sotto le coperte del suo letto, non scambiava una parola con altri ragazzi. Poteva anche decidere di fare lo sciopero del silenzio, non sarebbe cambiato nulla…
La sua mente era satura dalle parole di Rabastan… i suoi ordini erano stati chiari e concisi. Ed erano l’unica cosa a cui pensava… era più forte di lei… non riusciva a partorire una sola idea propria. Doveva scoprire dove Harry e Silente si nascondevano, essere fedele a Lord Voldemort e doveva continuare a ignorare Lucius.
Erano passate già due settimane e Chloe, fedele verso gli ordini che aveva ricevuto, aveva cercato di parlare con le amiche Grifondoro per appianare i contrasti creati. Non voleva però sembrare insistente…
Terminata l’ultima lezione del venerdì, Chloe si alzò meccanicamente dal suo posto e camminò con sguardo assente verso l’uscita della classe. Si scontrò con alcuni studenti, non li vedeva nemmeno… i corridoi erano affollati, il flusso dei ragazzi era ordinato. Senza passare per il dormitorio, la ragazza raggiunse la Sala Grande. Si accomodò al tavolo dei Grifondoro e rimase in attesa dell’inizio della cena. Man mano la tavolata si riempiva, era evidente che fosse emarginata. Nessuno aveva preso posto accanto a lei… ma non ci fece caso. Adocchiò subito Hermione, seduta accanto a Ginny, davanti a loro era stato aperto un grande volume… parlottavano concitate, sussurrando per non essere ascoltate da orecchie indiscrete.
«Dunque sei sicura?» chiese Hermione guardando la rossa negli occhi scuri.
«Sì.» confermò l’altra. «Ron mi ha scritto… o meglio mi ha scritto mia madre… per non far sospettare nessuno.»
«Mossa saggia. Tutta la corrispondenza viene controllata…»
«Sì. Lo sospettavo… tra le righe mi ha fatto capire che si nascondono in Cornovaglia.»
Hermione si guardò attorno per constatare che nessuno origliasse la loro conversazione.
«Sei sicura…?» domandò.
«Sì. Mi ha scritto che stanno tutti bene, ma che mia zia Muriel sta male e che andranno, appunto in Cornovaglia, a badare a lei.»
«Quindi pensi che…» si guardò nuovamente attorno. «…Harry e Silente siano là?»
«Sì. Zia Muriel non abita in Cornovaglia... detesta il clima mite e l’odore di oceano… preferisce vivere al nord. Dice che il freddo la mantiene giovane…»
«E in Cornovaglia si nascondono da Bill e Fleur?»
«Esatto. Nella loro casa sul mare…» rispose Ginny. «Comunque stanno bene. Si sono spostati un po’ all’inizio, ma ora si sono nascosti lì… sono al sicuro.»
«Ok… e Ron? Come sta? Si è ripreso?» domandò preoccupata Hermione. Non lo aveva più visto dopo l’attacco e la conquista dei Mangiamorte di Hogwarts ed era incredibilmente preoccupata per lui.
«È stazionario.» rispose, facendosi seria.
«Cosa dicono i medimaghi? Si riprenderà?»
«Non si esprimono.»
Gli occhi di Ginny si riempirono di lacrime, il fratello non stava bene… anzi, tutt’altro. Dopo l’attacco di Bellatrix, Ron era andato in coma e non si era più risvegliato. Tutti a casa Weasley erano preoccupatissimi, Molly pregava in un miracolo… non poteva perdere un altro figlio…
«Sono certa che andrà tutto per il meglio.» disse Hermione, allungando la mano attraverso il tavolo e posandola sul braccio di Ginny.
Chloe, facendo finta di niente, origliò la conversazione delle due Grifondoro. Cornovaglia… ottimo, avrebbe riferito ogni cosa al preside quella sera stessa. Voltò lo sguardo verso il tavolo degli insegnati… era così strano non vedere seduti la professoressa McGranitt o Vitius o la Sprite… al posto dei vecchi docenti c’erano dei soggetti dall’aspetto tutt’altro che raccomandabile. Sembrava una parata di criminali e, il peggiore di tutti, sedeva in mezzo a tutti loro: Rabastan Lestrange, ai suoi lati Rodolphus e Bellatrix… ridevano, mentre si dedicavano alla bottiglia.
Con lo sguardo Chloe scorse l’intera tavolata dei professori: Lucius era seduto in un angolo, accanto a Piton e Narcissa… facendo spallucce, tornò a concentrarsi al piatto vuoto davanti a lei.
«Dovresti allentare un po’…» sussurrò Rod, sporgendosi verso il fratello e accennando a Chloe.
Entrambi volsero lo sguardo sulla ragazza. Con sguardo assente fissava il piatto vuoto, chinando il capo di pochi centimetri prima a destra e poi a sinistra. Rabastan rise.
«Almeno così non da fastidio.»
«Sì, ma sembra un infero. Farai insospettire in nostro amico Malfoy…» rispose Rodolphus.
«Per quello che mi importa… ma hai ragione. Stasera viene da me e allenterò la potenza della mia maledizione.» concluse Rabastan squadrando Chloe.
Era davvero sexy con quella camicetta bianca e la gonnellina della divisa allacciata in vita per mostrare le gambe toniche, coperte dalle parigine nere… perdendosi ad osservare la linea dei suoi fianchi, Rabastan decise una cosa: sarebbe stata sua!

«Sev la questione è delicata… i Lestrange hanno preso il controllo di Hogwarts e Rabastan sta sottraendo potere a Chloe, trasferendolo a Voldemort… avverto la sua forza diminuire…»
Lucius era preoccupato per la piega che stava prendendo la guerra. Con la presa di Hogwarts, non solo Voldemort aveva confermato la sua superiorità, ma aveva imprigionato i figli di innumerevoli esponenti della ribellione. Nessuno aveva ancora avuto il coraggio di affrontarlo per timore che venisse fatto male ai loro cari…
«So che è complicato… ma non possiamo fare altro. Alla fine è questo il suo scopo. Dare potere al nostro Signore.» rispose Severus.
Pareva invecchiato di dieci anni in pochi giorni. Era sempre nervoso e vigile, passava tutte le notti ad agitarsi nel vano tentativo di trovare una soluzione per sistemare le cose.
Lucius sbuffò, sorseggiando un po’ di whisky.
«Smettila di bere…» s’intromise Narcissa seccata. «E’ il quinto bicchiere che svuoti da quando ci siamo seduti a tavola quindici minuti fa.»
In risposta, Lucius la fulminò con gli occhi e si riempì l’ennesimo bicchiere facendo infastidire la strega. Con troppa forza, posò il bicchiere sul tavolo e, alzandosi, si allontanò dalla tavolata uscendo dalla porta posteriore per rifugiarsi nel suo ufficio.
«Come mai si comporta così?» domandò Narcissa guardando Piton.
«E’ per Chloe…» rispose. «Lo ignora. Fa finta che non esiste.»
«Credo sia colpa mia…» sussurrò la strega, mortificata.
«Colpa tua? Tutt’altro… tu hai convinto Lucius a provarci…»
Afferrando il suo bicchiere, contenente vino elfico, lo svuotò tutto d’un fiato.
«Ho consegnato Chloe a Rabastan.» disse Narcissa, posando il calice sul tavolo e respirando a fondo.
Piton guardò la strega con aria perplessa: consegnato Chloe a Rabastan? Cosa voleva dire con quelle parole? Voltandosi verso la donna concentrò la sua attenzione su di lei.
«Che intendi?»
«L’ho incrociata nel corridoio alcuni giorni fa… ha scoperto tutto, ogni cosa… ho pensato che la cosa migliore fosse portarla dai Lestrange… non sapevo che altro fare… ero nel panico.»
«Potevi portarla da Lucius, ma così facendo…» iniziò Piton, s’interruppe.
Non trovava le parole per esprimere quello che pensava: aveva venduto Chloe. L’aveva venduta consegnandola ai Lestrange… i peggiori maghi alleati di Voldemort. Dando le spalle a Narcissa, si voltò per osservare il terzetto: Bellatrix stava fumando una sigaretta, seduta sulle ginocchia del marito. Notò la mano destra della donna muoversi sfiorando il membro del mago, infilandola sotto i suoi pantaloni, ignorando che altri potessero notare quel gesto…
«Avevi altre alternative.» concluse, rigirandosi ed incrociando lo sguardo di Narcissa.
«Sì. Ma ho fatto la cosa giusta. Per me. Per Draco… non avevo scelta.» concluse la strega, alzandosi e, seguita da Derek, uscì dalla Sala.
Severus, rilassandosi sulla sedia, guardò le quattro tavolate degli studenti, soffermandosi su quello dei Grifondoro. Chloe le dava le spalle e la sua chioma bionda, legata in una coda alta, dondolava da destra a sinistra, seguendo i movimenti del suo capo. Provò un moto di pena verso quella ragazzina: la maledizione Imperius lanciata da Rabastan era stata particolarmente forte, tanto da privarla di ogni emozione e pensiero naturale…
Alzandosi a sua volta, Piton si allontanò dalla tavolata per scendere nei sotterranei. Sigillando magicamente la porta del suo ufficio, prese posto dietro la scrivania. Prese una pergamena e la piuma, si solleticò il mento cercando di decidere cosa scrivere… doveva fare qualcosa: non poteva lasciare la scuola che lui amava tanto nelle mani dei Mangiamorte.

Chloe ha saputo la verità. Lestrange le ha scagliato una maledizione Imperius. Siamo agli sgoccioli. Dobbiamo fare qualcosa per impedire a Voldemort di impossessarsi del suo potere. Non abbiamo scelta… porterò avanti il piano secondo quanto stabilito. Se non abbiamo alternative, la ragazza dovrà morire.
Attendo un via libera.
S.P.




***
Ecco qui i fratelli Lestrange come li vedo io nella mia mente… dovrebbero essere gli attori originali e mi scuso se non sono loro.
RODOLPHUS
RABASTAN

Spero che la storia vi piaccia... :)
Alla prossima!

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Capitolo 64
*** CAPITOLO 64 - ACCORDO TRA GRIFONI E SERPI ***




Mi scuso per essere sparita così a lungo... ecco il nuovo capitolo: buona lettura!


Draco aveva notato l’apatia di Chloe: non si spiegava un simile atteggiamento. Era sempre stata solare e vitale, ora sembrava uno zombie. Si preoccupava… aveva cercato anche un paio di volte di confrontarsi con lei, ma lo aveva ignorato. Superandolo senza degnarlo di uno sguardo. Aveva toccato il fondo, non sapeva più che carta giocare. Osservò la riccia Grifondoro camminare per il corridoio con un grande volume in mano. Umiliandosi, avrebbe chiesto il suo aiuto.
«V-vorrei parlarti.» sussurrò, avvicinandosi ad Hermione senza però guardarla negli occhi.
«A me?» chiese lei, sorpresa.
«Per favore.» insisté il giovane. «Vieni tra quindici minuti in biblioteca… nella sezione dedicata alle Rune, dietro le tre colonne.»
Senza attendere risposta, superò la ragazza correndo verso la scalinata che portava ai piani superiori. Hermione guardò il Serpeverde allontanarsi, non le aveva mai rivolto parole gentili. Con espressione sorpresa, incrociò gli occhi scuri di Ginny che, in piedi al suo fianco, era ancora più meravigliata della brunetta.
«Che intendi fare?» domandò Ginny. « Potrebbe essere un espediente per estorcerti informazioni… è nipote di Bellatrix e figlio di Lucius e Narcissa Malfoy… il sangue non mente.»
«Mi sembrava onesto…» sussurrò Hermione. «Mi presenterò e...»
«Ma non ci andrai sola. Io sarò al tuo fianco.» la interruppe Ginny.
«Grazie. Sei un’amica.» sorrise Hermione, abbracciando la rossa, grata per la sua gentilezza e disponibilità.
Pochi minuti dopo, le due Grifondoro stavano camminando in biblioteca, cercando di non far rumore. Le luci erano spente e non incrociarono nessuno. Si separarono poco prima di raggiungere la sezione di Rune Antiche. Ginny percorse una lunga scaffalatura, fino a raggiungere il muro, per poi proseguire fino a nascondersi dietro le tre colonne. Draco era già lì, in attesa, le dava le spalle.
Attese pochi secondi ed arrivò anche Hermione.
«Eccoti… finalmente, oserei dire.»
«Sono qui. È questo che conta.» ripose Hermione, acida.
«Vorrei parlarti di Chloe.»
«Sospettavo riguardasse lei…» fece una pausa. «Dimmi.»
«Ho visto che la evitate… è per mio padre?»
«Lo sai dunque.» chiese Hermione stupita.
«Lo so da settimane… ma non è per questo che volevo parlarti… non la trovate cambiata? Sono preoccupato per lei. Mio padre mi ha confessato che si sono lasciati. O meglio, lei lo ha lasciato… ma ora è cambiata… non so come spiegarlo… è come se…»
«… se fosse un guscio vuoto.» concluse Hermione al posto del biondo, con aria riflessiva.
«Hai ragione… non potevi trovare parole migliori.» convenne il Serpeverde.
«Non ci frequentiamo più tanto… dopo aver saputo di lei e Malfoy… ho cambiato perfino stanza pur di non averla al mio fianco. Non le ho più rivolto parola.» concluse Hermione, incrociando le braccia.
Non capiva dove il biondo volesse andare a parare. Era figlio di Lucius Malfoy e, come si dice, la mela non cade mai lontano dall’albero… Lucius è un mago crudele, un assassino… la giovane Grifondoro non aveva dimenticato i racconti di Harry sulla vera natura di Draco: di quando lo aveva attaccato alle spalle e di tutte le crudeltà dette. Nemmeno lei aveva scordato tutte le volte che l’aveva chiamata “sporca mezzosangue”. Ma, nemmeno si era dimenticata di quella volta che Harry le aveva raccontato d’aver visto Draco nel bagno infestato da Mirtilla. In quell’occasione era distrutto. Sembrava un ramo spezzato.
«Arriva al dunque. Che vuoi da me?» concluse Hermione, seccata.
«Vorrei solo sapere che non è sola.» rispose Draco. «Mi sento colpevole… l’ho abbandonata quando aveva bisogno di me. Lei è una brava persona. È stata fuorviata dalle parole del Signore Oscuro… stanno sfruttando il suo potere… so che non vi fidate di me…» si voltò, guardando la colonna dietro la quale si nascondeva Ginny. «…e lo dimostra il fatto che non sei venuta sola. Ma io posso aiutarvi. Voglio davvero aiutarvi. So cosa hanno in mente. So cosa vogliono fare a Chloe. Permettetemi di aiutarvi.»
Ginny uscì dall’ombra e raggiunse la riccia.
«Quello che mi preme è saperla al sicuro. Morirà. Se non la aiutiamo morirà. Voldemort s’impossesserà del suo potere, uccidendola.» concluse Draco.
Le due ragazze guardarono il Serpeverde come se lo vedessero per la prima volta: sembrava sincero. Le sue parole erano sincere… si intuiva dall’enfasi con cui parlava e dal rossore che si era fatto largo sul suo volto. Hermione notò che gli occhi di Draco si erano inumiditi.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Silente mi aveva accennato del suo potere… aveva parlato soprattutto con Harry, ma anche io ho notato la sua incredibile forza.» disse Hermione, rompendo il silenzio.
«Vi prego… fidatevi di me! Voglio davvero fare la differenza… non voglio che le scelte sbagliate di mio padre e di mia madre influenzino la mia vita. Io tengo a Chloe. È come una sorella per me… farei di tutto per lei. Sono qui, con questa mia azione sto tradendo la mia famiglia. Il mio nome.»
«Rivediamoci domani.» convenne Hermione, addolcita dalle parole del ragazzo. «Parleremo con… qualcuno e ti faremo sapere cosa hanno deciso.»
«Grazie. Ve ne sono grato.» concluse il biondo. «Solo una cosa. Quando e se deciderete di credermi, vorrei parlare con Silente in persona. Non che non mi fidi dell’Ordine, ma credo sia l’Ordine a non fidarsi di me. Non mi prenderanno sul serio, Silente mi ha dato molte occasioni per redimermi in passato… sono stato uno sciocco… pensavo che…» sospirò, zittendosi.
Non voleva rendersi ancora più ridicolo di quanto non si sentisse.
Chiuse gli occhi ed inspirò a pieni polmoni: «Scusatemi… devo andare. Mio padre vuole parlarmi… fatemi sapere.»
Con passi veloci, superò le due Grifondoro e, quasi correndo, uscì dalla biblioteca, scatenando l’ira di Miss Pince.
Rimaste sole, le due ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa. Non erano sicure se potevano fidarsi o meno di Draco. Seguendolo, uscirono dalla biblioteca. I corridoi erano deserti, mancavano pochi minuti alle nove: ora d’inizio del coprifuoco. Non potevano attardarsi o sarebbero andare incontro alla punizione di Bellatrix.
«Che ne pensi?» chiese Hermione a Ginny, mentre percorrevano il corridoio del terzo piano.
«Non so. A me pareva sincero… si vede che tiene a Chloe. Non si può fingere così bene…» rispose la rossa.
«Concordo con te.» concluse. «Credo sia ora di utilizzare lo specchio che Harry ti ha lasciato per contattarlo. Non possiamo prendere una decisione così delicata da sole. Silente saprà di certo cosa fare.»
«Ottimo…» convenne poi, guardando l’orologio che teneva stretto al polso, aggiunse: «Conviene non perdere tempo… alle nove mancano solo tre minuti.»

Chiusa nel suo dormitorio, Chloe si stava spazzolando i capelli seduta davanti allo specchio. Le era stato dato un ordine ben preciso: trovarsi alle nove fuori dal suo ufficio per parlare delle novità. Alzandosi dalla poltroncina, Chloe si tolse la divisa e la gettò per terra in un angolo… restando seduta sul letto, iniziò a guardare l’orologio: mancavano ancora quarantacinque minuti alle nove. Fissava le lancette muoversi, senza quasi sbattere le palpebre…
Quando mancavano dieci minuti, si alzò di scatto e iniziò a prepararsi: indossò un manto color rosso, molto scuro, coprendosi il volto con il cappuccio e, impugnando una candela, uscì dal suo alloggio per dirigersi nell’ufficio del preside. Illuminando il corridoio con una lieve fiamma tremante, camminava con passo svelto. Mancavano pochi minuti: non poteva tardare.
«Purosangue!» esclamò davanti ai gargoyles.
Questi si fecero da parte, permettendo alla giovane di risalire le scale. Raggiunto l’ufficio bussò con forza tre volte, con tocchi regolari.
Aprì la porta. Rabastan era a torso nudo, portava un paio di pantaloni neri a vita bassa ed era a piedi nudi. La fece accomodare; l’aria era frizzante e il caminetto era stato acceso.
Appena la vide, coperta dal manto, Rabastan sorrise divertito.
«Accomodati e raccontami ogni cosa.» la incoraggiò.
Chloe, restando in piedi, riportò quanto ascoltato i giorni precedenti. Rivelò la conversazione tra Ginny ed Hermione che aveva origliato poco prima. Rabastan prese appunto mentale di ogni parola detta dalla ragazza, il giorno seguente le avrebbe riportate personalmente al suo Signore.
«Mi hai riportato informazioni molto utili… Cornovaglia… ottimo. Davvero eccellente. Conosco bene la zona… quella catapecchia sul mare non passa di certo inosservata, nonostante le varie protezioni poste dai Weasley…»
Chloe non rispose. Rimase ferma a guardare il mago, seduto comodo sulla poltrona. Senza mascherare il desiderio che provava per la ragazza, Rabastan si alzò in piedi e raggiungendola le abbassò il cappuccio. Aveva legato i capelli in un crocchio molle sopra la nuca, fermato con un fermaglio argentato. Il manto, chiuso da un nastro legato con un grande fiocco vermiglio, cadeva fino a terra aderendo al suo corpo. La guardò negli occhi color ghiaccio, erano vuoti e privi di qualsiasi calore: due pozzi senza fondo…
«Ti sei vestita come ti ho chiesto…» sussurrò, carezzandole il capo.
«Sì.» rispose lei.
Il mago sorrise. Eccitato da quello che aveva davanti agli occhi.
Afferrando un nastro del fiocco, lo tirò aprendo il mantello e facendolo cadere dalle spalle della ragazza per terra.
Come le aveva ordinato, Chloe portava un completo intimo di pizzo scuro e la collana di rubini donatale da Lucius. Gli era parsa un’idea divertente, far indossare alla ragazzina la collana che veniva tramandata dalla famiglia Malfoy di generazione in generazione e che permetteva al suo Signore di sottrarle i poteri…
«Ottimo. Sei davvero perfetta…» sussurrò lui, carezzandole il petto.
Chloe non ribatté.
«Non ho mai capito cosa vedessi in Malfoy… è molto più grande di te… è il rischio che ti piace? Il fatto che è sposato ti ha convinta ad aprire le gambe?» domandò Rabastan, girandole attorno come un falco che vola attorno alla sua preda.
«Mi è piaciuto subito… non solo per l’aspetto fisico, ma anche per come è dentro.» rispose Chloe onestamente.
«Quante sciocchezze!» esclamò il mago. «Sono proprio curioso… questa serata sarà indimenticabile…» baciò il collo di Chloe, succhiando la sua pelle ed annusando il suo odore. «Beh, almeno io non la scorderò!» concluse, spingendo la ragazza sul divano ed adagiandosi sopra di lei.
Iniziò a massaggiare il corpo della strega con forza, mordicchiandola e leccandola. Era stupenda! Aveva un corpo eccitante… sfilando le mutandine che portava e fermandola, stringendole i polsi, entrò dentro di lei. Con prepotenza godé del corpo di Chloe, certo che mai avrebbe rimpianto quel momento.

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Capitolo 65
*** CAPITOLO 65 - CHIAMALA PER NOME ***



Questa settimana ho avuto del tempo libero e ho aggiornato la storia... spero continui a piacervi e che vi intrighi almeno un pochino!
Buona lettura!



Remus Lupin era invecchiato molto in troppo poco tempo; era passato solo un mese dall’ultima riunione dell’Esercito di Silente, ma quei trenta giorni erano stati davvero complicati. Aveva passato innumerevoli notti insonni, nella disperata speranza di vedere sua moglie tornare a casa… Tonks si era offerta volontaria per una missione nel Nord del Paese: non doveva essere un incarico difficile, ma qualcosa era andato storto. Erano stati attaccati subito dopo la partenza e, da quel giorno, non avevano più avuto sue notizie.
Guardò l’orizzonte fuori dalla finestra, il sole stava per sorgere e l’aria della stanza era molto fredda. Sospirò, alzandosi a sedere sul letto. Chiuse le tende. Si sentiva vuoto... non aveva ragioni per alzarsi da quel letto ed affrontare il mondo. Dietro il consiglio di tutti i membri dell’Ordine, si era allontanato da Londra per raggiungere Villa Conchiglia in Cornovaglia.
Le tende erano tirate, impedendo al sole di entrare nella stanza. Il buio che lo circondava era così simile al buio che sentiva dentro di lui. Non riusciva a trovare una luce in fondo al tunnel: la sua vita senza Dora sarebbe stata inutile…
Un lieve tocco alla porta, fece voltare il mago.
«Remus? Sei sveglio?»
La voce cristallina di Fleur lo raggiunse. Non poteva sopportare di vederla: ogni volta che incrociava lo sguardo che la strega gli riservava si sentiva morire. Era evidente il dispiacere e la pena che provava per lui… odiava essere commiserato.
«Silente vorrebbe parlarti. Sono arrivate novità da Hogwarts.»
Lupin scattò in piedi. Notizie da Hogwarts… raggiunse la porta in sole due falcate, la spalancò con forza e, superando Fleur, senza dirle una parola ed ignorando il suo sguardo, scese al piano di sotto. Sperava che portasse notizie di sua moglie.
Silente era seduto a tavola, tra le mani stringeva una tazza piena di caffè bollente.
«Remus eccoti finalmente.» disse appena incrociò gli occhi stanchi e azzurri del mago.
Lupin si accomodò davanti a lui, accettando la tazza che Bill gli porgeva. Niente zucchero, adorava il caffè nero e amaro.
«Quali novità?»
«Oh… le novità da Hogwarts… sì... Severus mi ha scritto ieri sera.» rispose evasivo, un mezzo sorriso sul volto.
«Che novità?» insisté Remus, iniziava a perdere la pazienza.
«La signorina Summers è entrata a conoscenza della verità.» fece una pausa, portò una tazza alla bocca e fece un lungo sorso.
Lupin lo fulminò con lo sguardo; Silente riusciva ad essere davvero irritante.
«E…?» lo incoraggiò Remus.
«Bevi il caffè. Si raffredda… è buono solo se bevuto caldo.»
«Silente!» esclamò, battendo i pugni sul tavolo e rovesciando parte del contenuto della sua tazza sul tavolo.
Bill, intuendo la piega che avrebbe preso la discussione, si congedò, lasciandoli soli.
«Non volevo…» si scusò Remus, sinceramente mortificato. «Ma con la cattura di Dora… non ragiono più. Sono preoccupato… nessuna novità?»
«Alcuna.» rispose. «Sai che stiamo facendo di tutto per cercarla. Sono molto legato a lei. E’ stata una mia studentessa, anni fa. Una strega eccezionale…»
«Non parlare così… sembra una commemorazione. Non è morta. Lo sentirei… è viva. Dobbiamo solo trovarla e riportarla a casa. Da me e da Teddy.»
«Faremo il possibile.» convenne Silente, guardando Remus da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«Dicevi di Hogwarts?»
«Rabastan ha scagliato un Imperio su di lei. La controlla. È fondamentale che Tom non s’impossessi della sua energia. Non sappiamo ancora cosa potrebbe provocare un’unione tra le loro forze. Ma temo per il peggio… per anni ho cercato l’energia che la signorina Summers possiede. Non cercavo nel posto giusto… pensavo fosse celata in un mago o una strega… lei è una babbana.»
«Come può essere una babbana se ha della magia dentro di lei? L’ho vista con i miei occhi usare una bacchetta… è una strega.»
«Tutte le sue capacità derivano dalla sua energia. Se fosse una strega, avrebbe ricevuto la lettera a undici anni. Non ha ricevuto il suo gufo perché non è una strega.»
«E allora la sua energia da dove deriva?» chiese Remus, riscaldando il caffè con la bacchetta.
«La sua è una fonte d’energia antichissima. Viene menzionata solo una volta in tutti i libri che ho letto e consultato… e, nemmeno in quel volume, viene spiegata.» sospirò, amareggiato per il suo insuccesso. «Si vocifera che nella biblioteca di Malfoy ci sia un’antica pergamena proveniente dall’antico Egitto che spiega ogni cosa. Suppongo che Tom voglia tenerla stretta, conosce le sue doti.»
«Dunque ha conosciuto la verità, ma così l’abbiamo persa definitivamente.» sospirò Remus, posando la tazza e prendendo un biscotto e poi addentandolo.
«Non l’abbiamo persa.» lo contraddisse Silente. «Possiamo tentare di rompere la maledizione o Severus passerà al piano “B”.»
«Piano “B”? Quale piano “B”?» chiese Lupin senza capire.
«Non possiamo permetterci d’averla come nemica.»
«Dunque Severus la ucciderà?»
«Non vorrei arrivare a tanto. Ma, se con la sua morte la guerra giungerà alla fine, non vedo alternativa.» concluse il mago con tono depresso.
Detestava la decisione che aveva preso. Aveva perso il conto delle notti trascorse ad esaminare tutte le soluzioni possibili e, solo con la morte di Chloe Summers, poteva vedere un finale favorevole. Stava invecchiando e anche il suo potere stava calando, la morte sarebbe venuta presto a fargli visita. Lo sentiva. Incrociò lo sguardo di Remus, seduto davanti a lui.
«Non abbiamo una seconda chance. Non possiamo fallire anche questa volta.» concluse grave.
Harry irruppe nella cucina, in mano stringeva un antico specchio d’argento ingiallito. Si vedeva che era pregiato, si capiva dalla lavorazione che ci stava dietro: i dettagli erano raffinati e delle piccole gemme erano incastonate per far risaltare la complessità del ricamo.
Silente e Remus rivolsero uno sguardo interrogativo in direzione del giovane Grifondoro. Avevano fatto chiudere la porta a Bill per non essere interrotti o disturbati.
Senza perdere tempo, Harry raggiunse Silente e, posando lo specchio sul tavolo, sorrise trionfante.
Si era appena svegliato e sapeva di non essere in ordine, i capelli erano sparati per aria e sugli occhiali c’erano i segni delle dita. Quando, pochi istanti prima, aveva udito la voce di Hermione provenire dallo specchio si era spaventato. Nel buio della sua camera aveva cercato gli occhiali, afferrandoli per le lenti, e posandoli sul naso. Non aveva avuto tempo di sistemarsi… la riccia esplose raccontando ogni cosa.
Harry alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del vecchio preside.
«Hermione ha una novità incredibile.» esclamò eccitato, posando entrambe le mani sul tavolo e spostando lo sguardo da Silente a Remus. «Draco Malfoy…» prese tempo, respirava con affanno. «Draco ci vuole aiutare.»
Silenzio.
«Ascoltate Hermione. Lei vi dirà ogni cosa…» continuò Harry, prendendo posto sulla sedia accanto a quella di Silente.
I due maghi, si sporsero verso lo specchio posato al centro del tavolo.
Riflesso, il volto di Hermione, ricambiò gli sguardi dei due uomini. Era agitata e un sorriso nervoso si apriva sul suo volto, le guance leggermente arrossate. Silente sorrise a sua volta, incuriosito dalle parole che la riccia avrebbe detto.
Senza dilungarsi in tutti i dettagli, Hermione espose quanto accaduto la sera prima. Riportò le parole dette dal giovane Serpeverde e di quanto sincera era la sua preoccupazione. Silente ascoltava con interesse. Non si sarebbe mai aspettato un’alleanza con Draco. Era un Malfoy, dopotutto. Figlio di due Mangiamorte, nipote di Mangiamorte, cresciuto tra Mangiamorte…
«Dici che dovremo fidarci?» domandò infine il mago, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi gli occhi.
«Mi è parso onesto.» rispose Hermione. «Vuole comunque parlare con lei. Non so che informazioni abbia, ma credo che riguardino Chloe.»
«Interessante…» rifletté Silente ad alta voce. «Credo che valga la pena tentare di organizzare qualcosa.»

Quando Harry uscì dalla cucina, portando con sé lo specchio, Silente si rivolse a Remus. Si sentiva sollevato: forse aveva trovato il modo per non sacrificare la Summers. Chiuse gli occhi, pensando alle varie possibilità… analizzando le varie ipotesi… dalla più probabile alla meno.
«Potrebbe funzionare.» sussurrò, dopo diversi minuti di silenzio.
«Credo sia azzardato…» ribatté Remus, alzandosi e affacciandosi alla finestra.
Il cielo era limpido e il sole era quasi caldo, scostando le tende si perse ad osservare il mare. Era così bello… sarebbe stato tiepido… ne era certo, desiderò essere sulla spaggia… a piedi nudi e sentire la morbidezza della sabbia e il fresco dell’acqua. Dora adorava il mare.
«Mi incontrerò con il ragazzo.» convenne Silente, ignorando l’espressione di Lupin. «Mi presenterò all’appuntamento nella foresta proibita.»
«Non posso permettertelo. È troppo rischioso… potrebbe essere una trappola. Non ha fatto mistero d’essere un Mangiamorte. Ricordi bene anche tu cosa accadde sulla Torre? Hai rischiato di morire… e Draco era lì per ucciderti!»
«Ma non mi ha ucciso. Mi ha lasciato libero.» puntualizzò il mago.
Remus ricordava fin troppo bene cos’era accaduto e, lui come tutti gli altri, erano d’accordo su una cosa: non lo aveva risparmiato per pura compassione, ma per vigliaccheria. Lo avrebbe ucciso. Gli mancava solo il coraggio. Silente era l’unico a non essersene accorto, ma dopotutto lui vedeva sempre il meglio nelle persone. A volte aveva ragione, come con Severus, altre si sbagliava. E Draco rientrava in questo gruppo.
Voltandosi ripreso posto al tavolo, davanti al mago.
«Silente, ci conosciamo da anni… sei stato mio maestro e, quando nessuno mi avrebbe dato un lavoro, tu mi hai offerto una cattedra nella tua scuola… ma io vedo le cose più razionalmente di te.» fece una pausa. «Draco farà ogni cosa per proteggere la sua famiglia…»
«In ogni modo, resto della mia idea. Domani mi incontrerò con Draco. Se vorrai accompagnarmi, non te lo posso impedire. Anzi mi farebbe piacere.» concluse sorridendo. «E comunque credo che tu sbagli nel mal giudicare il giovane Malfoy. Ho visto come guarda la Summers… è legato a lei. Le vuole bene, sta tradendo la sua famiglia per proteggerla... è un comportamento da ammirare.»
«Chloe.» disse Remus. «Chiamala per nome. Dopotutto lei ci salverà la vita… e, ci sono buone probabilità, che morirà nel tentativo.»


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Capitolo 66
*** CAPITOLO 66 - INCONTRO SEGRETO ***





Fin dal suo primo anno ad Hogwarts, Draco aveva odiato la foresta proibita. Aveva una paura terribile di quel posto e delle creature che vi abitavano. Mentre si addentrava, cercando di non essere visto da occhi indiscreti, si guardava furtivamente attorno. Aveva udito storie che narravano di un branco di lupi mannari che si aggiravano… alzò lo sguardo verso il cielo. Era cupo: sbuffò, non si ricordava nemmeno se era luna piena o no. Raggiunse una piccola radura a pochi chilometri dalla casetta del guardiacaccia… da quando era morto era rimasta disabitata.
Scese, quasi correndo, per raggiungere lo stagno. Alcuni sassolini rotolarono accanto a lui, provocando un rumore che si amplificò… un paio caddero in acqua, infrangendo la superficie altrimenti immobile.
Alzò lo sguardo; Silente non era ancora arrivato ma, con molta probabilità, era lui in anticipo. Era particolarmente nervoso per l’incontro e aveva deciso di partire mezz’ora prima dell’ora stabilita per l’incontro. Restare nel dormitorio si stava solo innervosendo, camminando avanti e indietro, guardando ossessivamente il grande orologio a pendolo. Aveva percorso i corridoi poco battuti del castello ed era uscito dalla porta posteriore.
Indossava abiti babbani: una vecchia tuta scura, logora in diversi punti. Gli piaceva perché era comoda… ogni volta che si sentiva insicuro la indossava, era la sua coperta di Linus.
«Draco… lieto di vederti.»
Il giovane Serpeverde sussultò dallo spavento. Silente stava camminando verso di lui, indossava uno dei suoi classici abiti, questa volta di color viola. La barba lunga era legata con un nastro della stessa tonalità della veste.
Draco aveva sempre pensato che fosse un personaggio bizzarro ma, senza dubbio, era il più potente mago conosciuto. Sapeva che perfino il Signore Oscuro temeva la potenza di Silente e, anche il ragazzo, la avvertiva.
«Professore…» sussurrò. «Grazie per essere venuto.»
«Sapevo che non eri come la tua famiglia… ti ho offerto molte volte il mio aiuto… anche in passato. E tu, con le tue azioni, hai confermato quello che pensavo. Sei una buona persona, ragazzo mio…»
«Che sia chiaro: quanto verrà detto oggi tra noi ha un unico scopo… voglio sapere Chloe al sicuro.» lo interruppe Draco.
«So che ti sta a cuore.»
«Lestrange ha superato sé stesso… ha utilizzato una magia troppo grande su di lei.»
«Che intendi?» domandò Silente, sedendosi su una roccia.
«Ha maledetto Chloe. Non è più lei…» fece una pausa. «Sono preoccupato.»
Sfiorando la lunga barba, Silente annuì.
«Suppongo che abbia utilizzato la Maledizione Imperius.» rispose il mago con tono meditabondo. «Ho sempre saputo che era molto abile in questa specifica tecnica. Non lascia scampo…»
Accomodandosi accanto a Silente, Draco prese il suo capo tra le mani. Si sentiva mancare l’aria.
«E’ come se l’avesse uccisa. Non è più lei.»
«Non vuole che Tom perda la sua arma segreta…»
«Lei non è un’arma.» lo interruppe arrabbiato Draco, alzando la voce.
«So che non è un’arma. Ma ciò non toglie che è questa la ragione per cui la vuole dalla sua parte. Chloe è molto potente e Tom ambisce alla sua forza.»
«L’ha ingannata.» sospirò Draco. «Solo così si è assicurato la sua fedeltà. Ingannandola… lei non si merita quello che Lui vuole farle…»
«Come? Come l’ha ingannata?»
«Le ha raccontato tutt’altra storia. Solo per avere il suo appoggio e la sua fiducia…» rispose Draco. «L’ha rapita da casa sua, all’inizio dell’estate conducendola a casa mia.  Da alcuni anni è diventata il nuovo quartier generale dei Mangiamorte. Le ha parlato della magia e della nostra situazione. Ha dipinto lei e Potter come due perfidi assassini e lui nella parte dell’eroe, pronto a salvare il mondo magico dalla vostra tirannia. Chloe ci ha creduto… ed io l’ho spinta a crederci. E che alternativa aveva? Si è fidata di noi. Si è fidata perché non conosceva nulla del mondo magico. Sono diventato suo amico per questo… almeno inizialmente. Poi l’ho conosciuta meglio ed ho trovato in lei una ragazza straordnaria… mi preoccupa quello che Lui vuole farle. La ucciderà.»
«Te ne sei innamorato.» concluse Silente al posto del ragazzo. «Questo spiega molte cose.» concluse, donando un sorriso paterno e posando una mano sulla spalla del giovane Serpeverde.
«Non credo sia importante quello che provo per lei. Non deve interessarle se per Chloe provo qualcosa oltre l’amicizia. Lei è tutto per me! È parte della mia famiglia… lei è la mia famiglia… mi sono sentito parte di qualcosa…»
«Non dov’essere stato semplice per te crescere con il cognome Malfoy.»
Draco non rispose. Si sentiva sotto processo, infastidito dalle parole del vecchio preside. Non gli piaceva la piega che la conversazione stava prendendo: non voleva mostrarsi debole, non davanti a lui. A Silente.
«Le ha raccomandato di essere amica di Potter e del gruppetto dei miracoli…» disse, cambiando discorso.
«Draco… » lo riprese Silente, con un sorriso sul volto.
Il giovane fece spallucce; era più forte di lui parlare di loro tre in quel modo… dopo anni di litigi e battibecchi… gli veniva naturale.
«In ogni modo…» riprese parola Draco, come se non fosse stato interrotto. «…lei si è unita ai Grifondoro ed ha stretto amicizia con loro. Voleva notizie per poi riportarle a mio padre, che poi avrebbe riferito al Signore Oscuro. Quando è entrata nell’Esercito di Silente… è stata una novità meravigliosa. Si è festeggiato: era stata accettata da voi. Avremmo avuto maggiori informazioni. Questo importava.»
«Dunque non a caso è stata smistata tra i Grifondoro…» meditò Silente ad alta voce, ancora memore di quando il cappello aveva deciso di smistarla tra i Corvonero, prima di cambiare casa.
«Non so come abbia fatto…» continuò Draco. «Per un secondo ho trattenuto il fiato… se fosse stata una Corvonero tutto il piano sarebbe stato vano.»
S’interruppe. Non sapeva come continuare… di certo non avrebbe mai rivelato la relazione che aveva con suo padre.
«Il suo ingresso nell’Esercito non è stato un caso. Lo abbiamo voluto.»
«Voluto?» chiese Draco ripetendo.
«Sì.» confermò. «Abbiamo da sempre saputo da che parte stava la lealtà di Chloe. Non i giovani Grifondoro, ma noi dell’Esercito l’abbiamo tenuta d’occhio fin dall’inizio. Abbiamo anche noi delle spie tra le schiere di Tom.»
«Dunque avete una spia… e chi sarebbe? Se vuole la mia fiducia, mi dimostri che non sto tradendo il mio sangue per niente…»
«Severus Piton.»
«Piton? Lui…» s’interruppe alcuni secondi. «Piton è un Mangiamorte. Da anni! Da sempre!»
«No. È una spia. Un mio fedele amico e membro dell’Esercito. Ha dedicato la sua vita a me. Si è sacrificato mostrandosi ciò che non è.»
Draco non riusciva a crederci. Aveva sempre visto nel mago un amico di famiglia, fedele servo del Signore Oscuro e amico di suo padre. Questa rivelazione lo aveva lasciato senza parole.
«Ora dimmi tutto quello che sai e farò ogni cosa in mio potere per proteggere te e Chloe.» concluse Silente.
Il preside s’era fidato di lui. Draco respirò a pieni polmoni… decise di giocare il tutto per tutto. Se davvero Silente poteva aiutare lui e Chloe, meritava la verità. Meritava tutta la verità.
Iniziò a raccontare tutto. Ogni cosa. Ogni dettaglio… non poteva tralasciare nulla. Qualunque cosa poteva essere rilevante per lui, per loro. Magari era un piccolo dettaglio quello che poteva fare la differenza… gli raccontò tutto quello che sapeva sul potere di Chloe, che aveva letto sulla pergamena che suo padre custodiva nella camera blindata. Silente era interessato alle parole, pendeva dalle sue labbra.
«Ho ascoltato una conversazione tra mio padre e Lui.» iniziò il ragazzo. «Parlavano della traduzione della pergamena. È un manufatto egiziano; unico nel suo genere. Abbiamo impiegato mesi per tradurlo… è stato scritto in una lingua morta… il demotico. Parlava di una fonte di potere… come dire… originale. Sappiamo entrambi che la magia nacque nell’Antico Egitto, durante quell’epoca vennero composti i primi incantesimi e le prime maledizioni… la nostra magia nacque in quel periodo…» fece una pausa.
Non voleva dilungarsi troppo, certe cose Silente di certo le sapeva già. Ma voleva essere il più esaustivo possibile senza però raccontare fatti al mago già noti. Draco era sempre stato affascinato dall’origine della magia, pensava che lo riguardasse in prima persona perché dopotutto lui era un mago. Lui aveva la magia dentro di sé…
«Sono curioso… raccontami.» lo incoraggiò Silente.
«Dunque, la pergamena parla di una maledizione che venne inflitta al dio egiziano Seth, prima della sua morte. Dopo aver ucciso suo fratello, gli altri déi decisero che meritasse una punizione esemplare. Decisero di condannarlo a morte. Ma, il dio Horus, prima di giustiziare Seth per i crimini che aveva commesso, lo maledisse privandolo dei suoi poteri. Durante la maledizione però si accorse che il potere di Seth era troppo grande per essere distrutto definitivamente… inoltre voleva dare una possibilità di riscatto a quella energia… la magia non è né buona né cattiva. Dipende dall’uso che se ne fa…»
«Dunque ha trasmesso quei poteri a qualcuno che giudicasse meritevole...» sussurrò Silente pensoso.
«Già. Venne deciso che i poteri di Seth sarebbero stati assegnati ad una nuova creatura. Qualcuno che, secondo il suo amuleto, l'occhio di Horo, avesse trovato degno del compito di purificare quell’energia... così, dopo studi astrologici e innumerevoli consultazioni nelle biblioteche più antiche esistenti al mondo, mio padre ha trovato una profezia che lo ha portato a pensare che il potere di Seth fosse custodito da Chloe. Lei era quella creatura meritevole…»
Draco fece una pausa; riprese fiato, si massaggiò gli occhi ed aggiunse: «L’hanno sorvegliata a lungo ed hanno visto cosa era in grado di fare.»
«Dunque Chloe Summers davvero dentro di sé cela il potere del dio Seth?»
«Sì e tu dovresti saperlo già… mi ha raccontato di quando, involontariamente, l’ha attaccata nel corridoio. Era sconvolta… non riusciva a capire da dove provenisse questa forza…»
«Ricordo…» sussurrò Silente, ancora memore di quell’incontro.
Chloe era riuscita perfino a bloccare il suo tentativo di legilimanzia. Nessuno prima di lei aveva riuscito in quell’impresa…
«Lui vuole quel potere. È affascinato, quasi ossessionato, dalla magia e dalla sua nascita… pensa che comprendere appieno la sua origine, lo aiuti nella sua missione. Ma quando ha letto della maledizione, è diventato curioso… voleva sapere se era già stata trovata la persona meritevole e, se non fosse stata ancora trovata, voleva sapere quando e a chi sarebbe stata data. Scoprire che questa persona era Chloe che, non solo vive nel nostro secolo, ma che ignora l’esistenza della magia… è stata una vera fortuna per lui. Abbiamo ideato un piano e l’abbiamo raggirata.»
«E così tutto ha avuto inizio…» concluse Silente al posto del Serpeverde. «Avete preso la ragazza, l’avete condotta a casa tua e Tom l’ha plagiata.»
«Esatto.» confermò Draco.
«Ottimo… sei stato onesto e ti ringrazio per il tuo aiuto.» intervenne Silente.
«Un’ultima cosa, se davvero Chloe è sotto la Maledizione Imperius di Rabastan dobbiamo aiutarla… dobbiamo spezzare l’incantesimo.»
«Faremo il possibile.» convenne Silente. «Ma non voglio addolcirti la pozione… sarà difficile. Rabastan è un mago molto potente e particolarmente abile con questa maledizione.»
Draco si alzò in piedi ed iniziò a camminare avanti e indietro, dando dei calci ai sassolini, facendoli cadere nel lago.
«Lei è stata tirata in mezzo in una guerra non sua. Non è nemmeno una strega…»
«Ma, a quanto pare, non ha scelta… è al centro di tutto. Da lei dipende la sorte del mondo magico…» convenne saggiamente Silente. «Faremo di tutto.»
«E nel frattempo? Cosa posso fare io?» chiese Draco, con un accento di isterismo nella voce.
«Nulla. Cerca di non farti scoprire, Draco… ora che Hogwarts è stata presa dai Mangiamorte… tutti gli studenti sono in grave pericolo. Stai rischiando molto per essere fuori dal castello a quest’ora. Mi è giunta voce che tua zia, Bellatrix, sia responsabile della disciplina…»
«Non mi farà niente.» concluse Draco. «Basterà dirle che ero in missione per Lui. Non avrà obiezioni.»
Scese un silenzio, quasi opprimente, nella radura. Draco continuava a pensare alla conversazione appena avuta con Silente. Non avevano mai parlato così a lungo… lo aveva sempre ignorato: durante i discorsi di benvenuto o di commiato alla fine dell’anno, aveva ignorato gli annunci che agli studenti della scuola e lo aveva ignorato anche tutte le altre volte che si erano incrociati nei corridoi. Piton… lui pensava di conoscerlo… invece si sbagliava. Tutto quello che credeva di conoscere su Severus Piton era solo una bugia: era stato scelto come suo padrino… i suoi genitori si fidavano di lui…
Voltandosi, guardò Silente. Lo raggiunse in due sole falcate.
«Raccontami di Severus Piton. Come mai? Cosa lo ha spinto a tradire il Signore Oscuro?»
«Una morte. Un omicidio accaduto circa diciassette anni fa.»
«Sono morte molte persone sotto il dominio di Lui. Chi? Chi è morto di così importante per Piton?»
«Una ragazza… una ragazza che amava.» rispose vago Silente. Non voleva rivelare i veri motivi di Piton, non spettava a lui questo compito…
«Dunque Lui ha ordinato ai suoi Mangiamorte di uccidere la fidanzata di Severus? Per quale ragione? Perché? Cosa poteva ottenere con la sua morte?»
«La nostra conversazione termina qui…» disse Silente, alzandosi dalla roccia.
«Non può liquidarmi così!» urlò Draco.
Il mago non rispose. «Professore! Mi risponda!» aggiunse il ragazzo sempre urlando.
«Draco non sarò io a raccontarti questa storia. Severus non lo ha detto a nessuno… solo a me e solo perché costretto.» sospirò.



***
Con questo capitolo ho cercato di spiegare un pò il potere di Chloe. Spero vi sia piaciuto... Alla prossima!

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Capitolo 67
*** CAPITOLO 67 - NON C'E' MAI FINE AL PEGGIO ***



Questo capitolo ho adorato scriverlo... avrei voluto non finisse mai! Spero vi piaccia quando è piaciuto a me!
Buona lettura!




«Ha sorriso.» sussurrò Hermione a Ginny, durante il pranzo, accennando a Chloe.
Entrambe volsero lo sguardo verso la bionda. Stava mangiando una mela, tagliandola in piccole fettine fini come faceva sempre. Sembrava un’altra persona da qualche tempo.
«Hai ragione…» rispose la rossa. «Pare stia meglio… molto meglio, in effetti. Mangia perfino!»
«Ho ricevuto notizie da Silente…» cambiò discorso Hermione. «Ha incontrato Draco e pare sia onesto. Possiamo fidarci di lui.»
«Bene… finalmente buone notizie.» convenne Ginny, finendo il Succo di Zucca e posando il bicchiere vuoto sul tavolo.
«Ron? Hai avuto notizie da tua madre?» chiese Hermione preoccupata.
«Non sta bene… ha perso l’occhio e le maledizioni che l’hanno ferito hanno lasciato segni troppo profondi sul suo corpo.» rispose Ginny amareggiata.
Quelle parole fecero mancare l’aria a Hermione, si sentì traballare sulla sedia: stava per sentirsi male… molto male… non poteva perdere Ron… non poteva…
«Tutto bene?» chiese preoccupata Ginny.
«No.» rispose onestamente la ragazza. «Finché tutto questo non finirà, non starò bene.»
Guardò verso il tavolo dei professori, puntando lo sguardo verso lei: Bellatrix Lestrange. La donna che aveva causato tutto questo… avrebbe voluto alzarsi, raggiungerla ed ucciderla con le sue stesse mani. Spostò lo sguardo, non voleva essere vista fissarla… la Mangiamorte era molto eccitata negli ultimi giorni e torturava studenti a caso nei corridoi, anche solo per uno sguardo…
«Non pensarci nemmeno.» intervenne Ginny notando lo sguardo dell’amica.
«Come?»
«Avrai la tua occasione di vendetta. Ma non oggi e non qui.» concluse saggiamente. «Andiamo. A breve iniziano le lezioni… non possiamo tardare…»
Alzandosi, le due ragazze uscirono dalla Sala per dirigersi al primo piano. Si fermarono fuori dalla porta della classe, ancora chiusa, e una volta constatato d’essere sole, Ginny decise di rompere il ghiaccio.
«Cosa ti ha scritto Silente riguardo il suo colloquio con…» poi, abbassando la voce, apostrofò il nome del Serpeverde.
«Ho ricevuto un gufo praticamente all’alba.» rispose Hermione, prendendo dalla sua borsa una pergamena e porgendola a Ginny.
Lesse velocemente le poche righe scritte dal mago: erano notizie positive… tirò un sospiro di sollievo e, piegando nuovamente la pergamena, la porse ad Hermione.
«Ho comunque delle riserve su di lui.» Hermione fece una pausa. «Non scordo le sue cattiverie… ho passato sei anni a scuola con lui… ho affrontato una guerra contro di lui… non dimentico. Non posso e non voglio dimenticare.»
«E’ dura. Ma merita un’occasione di riscatto. Ora vado… devo passare dal dormitorio prima dell’inizio delle lezioni… e, se tardo al corso di Lestrange… sai che entusiasmo…»  concluse Ginny, abbracciando l’amica e correndo lungo il corridoio per dirigersi al piano superiore.
Hermione guardò Ginny allontanarsi, non si accorse che Draco stava avanzando nel corridoio. Aveva seguito le due ragazze appena si erano allontanate dal tavolo dei Grifondoro… aveva origliato la conversazione. Si sentiva colpevole… e come non esserlo? Aveva chiamato Mezzosangue e con epiteti anche peggiori lei e Potter, mentre ora? Ora era tutto cambiato…
«Silente è un mago incredibile.» disse avvicinandosi a lei.
Hermione si voltò, leggermente seccata dalla presenza del ragazzo.
«Non solo per la sua grande forza… ma anche, e soprattutto, come persona.» concluse, raggiungendola e posandosi al muro accanto a lei.
«Mi ha riferito di ieri sera.» rispose Hermione, incrociando le braccia.
«Vorrei solo aver preso questa decisione prima. Per la prima notte da anni ho dormito bene… mi sento al sicuro.»
«Non dirai nulla a tuo padre?»
«E che dovrei dirgli? Resterà sempre fedele a Lui.» rispose Draco, facendo spallucce.
«Sei suo figlio… potrebbe fare la scelta giusta… una volta tanto.»
«Dubito.» tagliò il discorso Draco, allontanandosi dalla Grifondoro.
Con l’imminente inizio delle lezioni, il corridoio venne assaltato da molti studenti che camminavano distratti e veloci. Senza nemmeno alzare lo sguardo verso le varie aule. Tra questi, la figura di Lucius Malfoy spiccò. Aveva il volto segnato, tipico di chi non dorme molto ed esibiva un taglio sul labbro. Senza salutare il figlio entrò nella classe, ordinando con tono seccato ai studenti di seguirlo.
Chloe era seduta in prima fila, accanto alla finestra. Teneva davanti il libro aperto, ma non sfogliava le pagine e non prendeva appunti. Hermione notò lo sguardo di Malfoy posarsi sulla ragazza almeno una decina di volte… quasi provò un moto di tenerezza. Quando i suoi occhi grigi si posavano su Chloe, poteva quasi vedere una luce in tutto quel freddo ghiaccio…
«…signorina Granger! Vedo che trova più interessante ignorare la lezione…»
Hermione sussultò sulla sedia, si era persa nei suoi pensieri.
Il professor Malfoy si era accomodato dietro la cattedra, abbandonandosi sulla poltrona di pelle nera, e la stava osservando truce.
«Mi scusi…» bofonchiò lei. «Mi ero distratta…»
«Che non ricapiti.» tagliò corto, tornando alla spiegazione degli incanti non verbali.
A metà delle due ore di lezione, Bellatrix fece capolino nell’aula. Tutta sorridente, saltellando. Lucius spostò lo sguardo verso la porta, incrociando gli occhi neri della cognata. Inarcò un sopracciglio irritato dalla sua interruzione…
«Bellatrix qual buon vento…?» domandò.
«Nulla… porto solo novità eccitanti…» spostò lo sguardo folle su tutta la classe, indugiando su Hermone.
«Quali novità? Possiamo parlarne dopo? Come vedi, sto facendo lezione…»
«Non ci vorrà molto... voglio che la classe ascolti.» convenne lei facendosi d’un tratto seria.
«Bene, allora non tenerci sulle spine. Racconta…» la incitò Lucius.
La strega raggiunse la cattedra e, accomodandosi, sedendo anche su alcuni documenti ufficiali, accavallò le gambe e sporgendosi verso gli studenti, sorrise.
«Abbiamo attaccato e conquistato uno dei principali rifugi dell’Ordine di Silente.» s’interruppe per assaporare la reazione degli studenti.
La classe trattenne il fiato, solo i pochi Serpeverde presenti gioirono per la notizia. Chloe restò ferma, non sapeva come comportarsi e cosa provare.
Hermione pendeva dalle labbra della Mangiamorte: quale rifugio? E le vittime? Aveva parlato di vittime? Che parola aveva usato? Conquistato… non aveva menzionato la sorte dei membri… perché non parlava? Perché?? Con entrambe le mani afferrò il tavolo e strinse forte, tanto che le nocche divennero bianche. Era tesa… la mente le stava per esplodere!
«Allora?» chiese Lucius, interrompendo il silenzio.
Bellatrix si voltò con movimenti sensuali ed incrociò gli occhi del mago.
«Lucius, penso solo che sia d’obbligo creare un po’ di tensione… la notizia è così… pazzesca!» concluse con tono seducente, massaggiandosi le labbra con la lingua.
«Abbiamo diritto di saperlo!» urlò dalla classe Neville, scattando in piedi.
Come se stesse aspettando solo quello, Bellatrix impugnò la bacchetta e puntandola contro lo studente, urlò a pieni polmoni: «Avada Kedavra!»
Il raggio attraversò l’aula e colpì il mago al petto, facendolo accasciare per terra. Privo di vita.
Alcuni studenti scattarono in piedi, colti alla sprovvista… nessuno riusciva a credere ai propri occhi. Lavanda Brown si alzò dalla sua sedia. Era in lacrime, stava per vomitare… ma, vedendo lo sguardo di Bellatrix indugiare su di lei con aria folle e minacciosa, riprese posto, cercando di soffocare i singhiozzi.
Aveva ucciso uno studente. Davanti ai loro occhi. Perfino Lucius rimase allibito: non seppe che dire.
«Altre obiezioni?» chiese lei irritata.
Tutti tacquero.
«Ottimo…» convenne Bellatrix. «Abbiamo attaccato una casa, se si può definire tale… sulle colline, fuori dal villaggio di Ottery St. Catchpole…» fece una pausa, indugiando lo sguardo su Hermione che, pallida come  un fantasma, aveva gli occhi arrossati colmi di lacrime. «…nessun superstite. Abbiamo dato fuoco alla catapecchia… è bruciato tutto… tutto è diventato cenere.»
Silenzio.
Il volto di Bellatrix si aprì in un ghigno malefico e, saltando in piedi, uscì dalla classe saltellando. Doveva comunicare la buona notizia ancora a sette classi… si sarebbe divertita nel farlo! E, ciliegina sulla torta, finora aveva ucciso tre studenti che avevano avuto il coraggio di parlare o reagire durante la sua comunicazione.
Chiusa la porta alle sue spalle, nessuno si mosse dal proprio banco. Lucius guardò i volti degli studenti. Si sentì dispiaciuto per loro: avevano ricevuto una delle peggiori notizie della loro vita e nemmeno conoscevano i nomi dei morti. Guardò la Grenger: alla Tana lei conosceva tutti. Chloe aveva accennato, alcuni mesi fa, dei sentimenti che provava per il più giovane dei Weasley… in quel momento, non ricordava nemmeno il suo nome. Scosse il capo, cercando di scacciare i pensieri che assillavano la sua mente. Non sapeva che fare.
Dopo lo sbattere di una porta, dei singhiozzi lontani fecero capire che la notizia aveva raggiunto un’altra classe.
«Credo che la lezione possa concludersi qui.» disse con un flebile filo di voce. «Tornate nei dormitori e restateci…»
Senza farselo ripetere, gli studenti presero le borse ed uscirono.
Hermione rimase ferma, seduta al suo posto, tremava ancora, scossa da spasmi involontari. Quando anche l’ultimo studente uscì dall’aula, Lucius chiuse la porta e, ignorando le due Grifondoro rimaste ferme ai loro posti, si avvicinò al corpo di Neville.
Con gentilezza, abbassò le sue palpebre. Avrebbe dovuto scrivere a sua nonna… nessun altro lo avrebbe fatto.
«Non lo tocchi!» scattò Hermione.
Si alzò in piedi e, sfoderando la bacchetta, la puntò contro il mago, ancora chino sul ragazzo.
«Non sapevo nulla di quest’attacco. Non ne sapevo assolutamente nulla.» disse sinceramente Lucius, guardando la strega.
«Non le credo!» rispose la riccia, alzando il tono di voce.
«Non sapeva nulla.» s’intromise Chloe, restando seduta e dando loro le spalle.
Entrambi si girarono verso di lei. Hermione, seguita da Lucius, la raggiunsero. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi colmi di lacrime, ma un mezzo sorriso era dipinto sulle sue labbra rosse.
«Chloe…» disse Lucius, carezzandole i capelli e sistemandole una ciocca dietro le orecchie.
«E’ sotto Imperio.» sussurrò Hermione.
Lucius la guardò: dunque i suoi sospetti erano veri. Rabastan l’aveva maledetta… in lui crebbe il desiderio di uccidere quel mago… come aveva osato maledirla? Lei era Chloe! La sua Chloe! Lui l’amava!
«Che sai?» chiese Hermione, rivolta all’amica.
Chloe iniziò a scuotere il capo, facendo segno di no… non poteva parlare… le era stato proibito… ma doveva farlo… doveva avvisarli dei piani dei Lestrange e di Voldemort… chiuse gli occhi. Due grandi e calde lacrime rigarono le sue guance, raggiungendo il mento, per poi cadere sul libro aperto davanti a lei.
«Che sai?» insisté la Grifondoro, afferrandola per le spalle e agitandola con forza.
«Lasciala! Le fai male!» s’intromise Lucius, prendendo Hermione e allontanandola da Chloe.
«Lei sa qualcosa! Deve dircelo! Deve!»
«Ma non con questi modi! Lei è una vittima… non può andare contro un ordine di Rabastan… se le ha ordinato di non dirci nulla, non abbiamo possibilità di farla parlare. Almeno che…»
Lucius lasciò la stretta che aveva su Hermione e raggiunse la cattedra, aprendo un cassetto.
«Che fai?» chiese Hermione, incuriosita.
«So per certo che Rabastan ha allentato l’intensità della sua Maledizione Imperius...» rispose Lucius, frugando nel cassetto. «…spero che… eccolo.» concluse.
Si alzò, in mano stringeva una boccetta di vetro, chiusa con un tappo dorato. Conteneva un liquido trasparente, con la stessa consistenza dell’acqua.
«Ma quello è…» iniziò Hermione, aggrottando la fronte.
«Veritaserum.» concluse Lucius.
«E’ proibito l’utilizzo non controllato dal Ministero.» disse lei accigliata, incrociando le braccia.
«Credo che la situazione non lasci alternative.» convenne Lucius.
Non avrebbe voluto dargliela, non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto dire alla ragazza… guardò preoccupato Hermione… c’era la seria probabilità che rivelasse ogni cosa riguardo il loro rapporto, la sua alleanza con il Signore Oscuro e i piani che aveva… poteva rivelare lo scopo delle sue lezioni… chiuse piano gli occhi, riaprendoli con altrettanta lentezza: poteva anche non funzionare.
«So della vostra relazione.» esclamò Hermione, notando le incertezze di Malfoy. «E so anche del potere Chloe che ha. So tutto.»
Lucius la guardò allibito.
«Avanti. Dagliela.» lo incoraggiò Hermione con fermezza.
La Grifondoro stese il braccio verso Lucius. Lui le porse la fiala, non poteva essere lui a dargliela. Non si sarebbe più guardato allo specchio…
Chloe aprì la bocca di pochi centimetri, sufficienti per ingerire la pozione. Era chiaro che sapeva cosa stava accadendo e che voleva collaborare con loro.
«Tre gocce?» chiese Hermione, voltandosi e guardando Lucius.
«No. Stiamo tentando di infrangere un Imperio… penso che dovremo dargliela tutta.»
Hermione annuì e, stendendo il braccio, versò il contenuto della fiala nella bocca di Chloe.
Appena ingerì il liquido, Chloe urlò dal dolore. Si portò le mani alla testa e, afferrandola con forza, scattò in piedi. L’urlo cessò, ma continuò a urlare silenziosamente. Chiuse gli occhi, stringendoli… stava male, malissimo! Il dolore era indescrivibile!
«Chloe!» esclamarono all’unisono i due, preoccupati.
«Cosa abbiamo fatto? Non è normale…» disse Hermione preoccupata, guardando Lucius.
«No… penso invece sia normale… l’esperto di pozioni è Piton…»
«Vado a chiamarlo…»
«No!» la bloccò Lucius, afferrandola per un braccio. «Lui…»
«Lui è un nostro alleato.» disse Hermione.
Lucius lasciò la presa dal braccio della ragazza: Piton? Severus Piton un alleato di Silente e Potter?
Notando l’espressione sconvolta di Malfoy, Hermione aggiunse: «Guardala!» disse, accennando alla bionda. «Sta soffrendo! Potremmo averla avvelenata… la lasceresti morire?»
«Corri.» disse Lucius, annuendo.

«Ma che diavolo avete combinato?» urlò Piton, entrando nella classe di Lucius.
Hermione al suo fianco, arrossata in volto per la corsa fatta.
«Dimmi che starà bene.» disse Lucius, guardando il mago.
Non sapeva più che pensare di lui… credeva di conoscerlo, invece la sua amicizia era tutta basata su bugie… lui credeva ciecamente in Severus… ma ora… guardò Chloe; stava ancora soffrendo.
«Sì. Starà bene… ha solo bisogno di questa pozione…» rispose, estraendo dalla tasca del mantello una fiala contenente un liquido ambrato.
«Cos’è?» chiese Lucius, frapponendosi tra Piton e Chloe.
«Lacrime di Fenice.» rispose. «Spero che la combinazione tra il Veritaserum e le Lacrime sia sufficiente per liberarla dalla maledizione.»
«Hai già provato…» iniziò Lucius, ma venne interrotto da Piton.
«No. Mai. Ma vale la pena tentare… sei stato imprudente nel dargli quella pozione.» fece una pausa. «Sta soffrendo. Guardala…» disse accennando a Chloe. «Lucius, fidati di me.» concluse.
Facendosi da parte, Lucius permise a  Severus di dare le Lacrime a Chloe. Non sapeva più se fidarsi o meno di lui, ma era il più abile pozionista che conosceva… non aveva alternative. Doveva fidarsi.
L’effetto fu immediato. Chloe smise di urlare e tenersi il capo tra le mani, si lasciò cadere sulla sedia, posando il capo sul tavolo…
«Diamole qualche minuto.» disse Severus. «E’ stravolta…»
Solo allora notò Neville, ancora steso sul pavimento. Guardò prima Hermione in lacrime, seduta per terra, accanto alla cattedra. Poi, spostò lo sguardo su Lucius, stava carezzando il capo di Chloe…
«Ma che…?»
«Bellatrix.» spiegò Lucius. «Non è venuta nella tua classe?»
«Oggi non ho lezioni.» rispose il mago. «Cosa è accaduto?»
Lucius, cercando di rimanere impassibile, raccontò gli ultimi avvenimenti a Severus. Il volto del mago cambiò espressione, lasciandosi cadere con aria arresa sulla sedia accanto a Chloe.
«Non sapevo… non immaginavo…»
Guardò Hermione, comprese perché la ragazza era sconvolta: alla Tana c’era Ron.
«Non si sa chi…?» s’interruppe, non se la sentiva di continuare la frase. Il senso però era stato compreso.
«Non ha detto nulla.» rispose Lucius. «Per questo abbiamo dato il Veritaserum a Chloe. Lei sa qualcosa… lo abbiamo intuito dallo sguardo che aveva…»
«E ora vi dirò tutto.»
La voce di Chloe era fioca, come se fosse ostacolata da qualcosa. Hermione scattò in piedi e raggiunse l’amica. Stava per parlare, ma Piton la fermò.
«L’altra notte…» continuò Chloe. «…o almeno credo sia accaduto l’altra notte.» il tempo le era sfuggito dalle mani. «Rabastan mi ha convocata nel suo ufficio. Sapevo che Silente si nascondeva con Potter in Cornovaglia…»
Hermione fece una smorfia, dunque l’aveva sentita. Il piano di Silente aveva funzionato… aveva gettato una finta pista per indirizzare i Mangiamorte in quella regione e tendere loro un’imboscata.
«…e avevo l’ordine di riferirgli ogni novità. Così, come mi ha ordinato, alle nove mi sono presentata nel suo ufficio. Purosangue. La parola d’ordine… ho salito i gradini quasi correndo. Non potevo essere in ritardo. I tacchi erano scomodi...»
I tre si scambiarono uno sguardo interrogativo: tacchi?
«…ma a Rabastan piacciono e lui mi ha detto di indossarli sempre durante i nostri incontri. Mi ha accolta e facendomi stare in piedi davanti a lui ho raccontato tutto quello che avevo udito. Del fatto che si nascondessero in Cornovaglia, nella casa dei Weasley. Rabastan è stato soddisfatto delle mie notizie.» s’interruppe bruscamente.
«Nient’altro?» chiese Lucius.
«Faceva freddo nel suo ufficio, ma mi ha fatto togliere il manto…» continuò Chloe, ipnotizzata fissando il panorama fuori dalla finestra. Lo sguardo impassibile, il capo ancora posato sul banco. «…indossavo il suo regalo. Mi ha fatto stendere sulla poltrona. Ha fatto sesso con me.»

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Capitolo 68
*** CAPITOLO 68 - AD TEMPUS ***





«Incarceramus.» urlò Piton.
Delle grosse funi uscirono dalla bacchetta e si avvolsero attorno a Lucius, impedendogli di compiere qualunque movimento. Il biondo perse l’equilibrio e cadde a terra.
Hermione vide chiaramente gli occhi di Malfoy lampeggiare dall’ira.
«Ma che diavolo…» iniziò Lucius, ma venne interrotto da Severus.
Si avvicinò all’amico e, aiutandolo a mettersi seduto, disse: «Ascoltami, sono tuo amico dai tempi della scuola, ho a cuore il tuo bene… e qualunque cosa tu voglia fare a Rabastan Lestrange è sciocca.»
«Liberami subito.» sibilò Lucius, guardando con disprezzo Piton.
«No. O almeno, non ti libero se prima non mi prometti che ignorerai questa informazione…»
«Sev lui ha… lui ha…» non riusciva a terminare la frase. Quello che Lestrange aveva osato fare… lo aveva avvisato la notte di Capodanno: doveva stare lontano da Chloe… e invece… non solo l’aveva maledetta, obbligandola a fare qualunque cosa volesse, ma aveva anche… non riusciva a pensare. Meritava la morte… meritava d’essere torturato fino a morire.
«Comprendo il tuo dolore…»
«Dolore?» sbraitò Malfoy. «Io sono furioso, Sev!»
Hermione, basita davanti a quella scena, si era allontanata dai due maghi. Non riusciva a ragionare razionalmente… guardò Chloe, ancora china in avanti con il capo posato sul banco… non si muoveva e sorrideva ebete, osservando il panorama fuori dalla finestra. Voltandosi, guardò Neville… ancora steso per terra, tra i banchi di legno… era pallido… troppo pallido… non riusciva a guardarlo… Neville… lo conosceva dal primo anno, era un suo caro amico… chiuse gli occhi. Era troppo. Non poteva affrontare anche la distruzione e le morti che aveva provocato Bellatrix… ma doveva sapere… se ad essere attaccata e bruciata era la Tana… e se davvero non c’erano superstiti… Ron… Ron era lì. Scosse il capo. No: Ron è ancora a casa sua. Vivo. Malridotto, ma vivo.
Mentre si avvicinava alla porta, Hermione udì dei movimenti provenire dal corridoio. Aprì poco la porta, intravide Bellatrix che scendeva le scale, saltellando gioiosa e cantando. Richiuse subito l’uscio e, avvicinandosi ai due maghi, cercò di farli calmare.
«Non potrai tenermi incatenato qui per sempre!» urlò Lucius.
«Farò il necessario per impedirti di fare una simile sciocchezza!» rispose Severus, a tono.
«Vi prego… abbassate la voce…» s’intromise la riccia.
«Io la amo!»
«Lei ti vorrebbe vivo!»
«Vi prego! Ascoltatemi! Smettetela di parlare! Per favore…»
La ignorarono. Disperata, Hermione si voltò verso la porta… stava per arrivare!
«Vi prego…» disse in quasi un sussurro, gli occhi inumiditi dalle lacrime.
«Merita questo e altro quello schifoso bastar…!»
«Silencio!» disse Hermione puntando la bacchetta contro i due maghi.
Contemporaneamente, si voltarono ed osservarono la Grifondoro.
In mano stringeva la bacchetta, il braccio le tremava leggermente, il volto bagnato dalle lacrime che cadevano a fiumi dagli occhi. Portò il dito indice sulle labbra, apostrofando il nome della Mangiamorte… solo allora, udirono il canto allegro di Bellatrix. Doveva essere a pochi metri dalla porta… sentirono perfino il rimbombo dei suoi tacchi, pareva stesse ballando…
E poi il silenzio.
La voce cessò di cantare. Il rumore dei tacchi s’interruppe.
Si era fermata.
Tutti e tre si sentirono gelare il sangue nelle vene… se Bella aveva udito il litigio, o anche solo creduto d’udire un qualche rumore inusuale, non avrebbe perso l’occasione per entrare e vedere chi stava infrangendo una delle sue regole preferite: “nessun rumore molesto”.
Non sapevano che fare. Hermione trattenne il respiro, come se quello bastasse per bloccare qualunque rumore. Piton chiuse gli occhi, conosceva la Mangiamorte… la conosceva fin troppo bene. Anche il minimo sospetto l’avrebbe fatta scattare: aveva un brutto presentimento.
Udirono un passo. Tre paia di occhi si posarono sulla porta. Accadde tutto a rallentatore… la maniglia si abbassò e, con forza, la porta venne aperta da Bellatrix. La bacchetta in mano, pronta ad attaccare a vista.
Incrociò lo sguardo di Piton, per poi spostarsi sul cognato, legato e seduto per terra, infine sulla sudicia Mezzosangue.
«Ma che…?» chiese, senza capire.
 Abbassò la bacchetta.
«Che diavolo succede?»
«Nulla.» rispose pronto Severus. «Stiamo solo…» guardò Lucius.
Non trovava una scusa sufficientemente valida per giustificare tutto quello.
«Loro sanno…» disse Chloe, ancora sotto l’effetto del Veritaserum. «Loro sanno tutto… Piton ha tradito il nostro Signore… Malfoy vuole uccidere Lestrange…»
Un sorriso maligno si aprì sul volto di Bellatrix, veloce rialzò la mano che impugnava la bacchetta, puntandola verso Severus.
«Avada Kedavra!» urlò.
Il mago non riuscì nemmeno a reagire, l’attacco della strega era, come sempre, perfetto e veloce. Poco prima che il raggio della maledizione lo colpisse al petto, chiuse gli occhi: finalmente avrebbe rivisto la sua Lily…
«Meno uno!» rise la donna.
Senza perdere tempo, spostò i due occhi neri sulla Grifondoro. Sogghignò.
«Salutami il rosso…» sussurrò sorridente. «Avada Kedavra!»
Hermione cadde a terra, priva di vita.
«Liberami.» disse Lucius serio, guardando la donna.
«E perché dovrei?» domandò, inarcando un sopracciglio.
«Sono un tuo alleato. Liberami o il nostro Signore si arrabbierà con te.»
«No se riferirò che i traditori eravate te e Piton…»
«Non ti crederebbe mai.» ribatté Lucius, iniziava ad innervosirsi.
«Sai, credo che correrò il rischio. Da tempo volevo liberarmi di te… e ora ho l’occasione ideale per farlo…»
Lucius guardò d’istinto Chloe… stava per morire. Legato. Privato di ogni possibilità di difendersi. Sarebbe morto e non poteva nemmeno guardare la persona che amava per l’ultima volta.
«Dovresti sentirti onorato… ti libererò dalla vergogna di aver sfiorato quella mocciosa…»
«Non sarà purosangue come noi, ma vale mille volte te.» ribatté Lucius con disprezzo.
La donna si eresse in tutta la sua statura. Paragonarla a lei… a quella schifosa… non poteva tollerare altro. Stese il braccio verso Lucisu, irritata e offesa… basta: nessuno poteva permettersi di trattarla in quel modo. Lei è Bellatrix Black in Lestrange, per Morgana!
«Mi dispiace Lucius…» fece una pausa. «Beh, a dire il vero nemmeno più di tanto. Addio!»

Ad  tempus.

«Incarceramus.» urlò Piton.
Delle grosse funi uscirono dalla bacchetta e si avvolsero attorno a Lucius, impedendogli di compiere qualunque movimento. Il biondo perse l’equilibrio e cadde a terra.
Hermione vide chiaramente gli occhi di Malfoy lampeggiare dall’ira.
D’istinto, la ragazza si fece avanti, frapponendosi tra i due.
«Non adesso. Abbiamo altro da chiederle. Non perdiamo tempo…» spostò lo sguardo su Piton. «Per favore… voglio sapere…»
Piton annuì; la giovane Grifondoro aveva ragione, dimostrando per l’ennesima volta quanto fosse saggia nonostante l’età.
«Ok, hai ragione.» convenne Piton. «Lucius… quello che Rabastan ha fatto è davvero imperdonabile. Ma ora dobbiamo occuparci di altro… credimi avrà la punizione che merita.»
Poi, senza aspettare la risposta dell’amico, guardò Chloe: «Dicci cosa sai dell’attacco di oggi…»
Senza muoversi dalla sua posizione, la ragazza rispose alla domanda.
«Sono entrati a conoscenza dell’esistenza della Tana. Hanno deciso di attaccare. Questa mattina Bellatrix, Rodolphus, Avery e Nott.»
Hermione si sentì svenire… la Tana… Ron…
«Non so chi era nella casa. Hanno ricevuto l’ordine di bruciare l’abitazione dopo aver sigillato tutte le vie di fuga e di aver posto degli incantesimi anti smaterializzazione…» Chloe fece una pausa. «Tutti morti. Tutti morti. Tutti morti.»
Dei movimenti provenire dal corridoio attirarono la loro attenzione. Piton, quasi correndo, raggiunse la porta e la aprì di pochi centimetri. Intravide Bellatrix scendere le scale, saltellava gioiosa e cantava. Richiuse subito l’uscio e, voltandosi, apostrofò il nome della Mangiamorte.
Scese il silenzio.
Attesero che la Mangiamorte superasse la porta. Solo quando non udirono più la sua vocetta infantile, tirarono un sospiro di sollievo. L’avevano fatta franca…
Hermione si fece avanti: «Non mi interessano i vostri casini… io voglio solo sapere il perché… oggi hanno ucciso Ron. Era a casa…» lì guardò con occhi supplicanti, le pizzicavano per le lacrime che cercava di trattenere. «…ve lo chiedo per favore, dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo. Non possiamo più restare qui con le mani in mano. Stiamo perdendo… stiamo…» le sue parole vennero soffocate da un singhiozzo. Lei aveva già perso. Aveva perso Ron…
Severus annuì.
«Credo sia un’ottima idea.» Silente avanzò nell’aula.
«Albus che ci fai qui?»
«Avevate bisogno di un po’ di… aiuto.» rispose con affanno, un sorriso sulle labbra.
 Da quando era stato costretto a lasciare la sua scuola, Silente aveva continuato a sorvegliarla. Si sentiva obbligato a farlo: amava il lavoro che faceva e amava tutti i suoi studenti. Purtroppo non disponeva di sufficiente energia per rimediare a tutti gli omicidi commessi da Bellatrix: ma almeno avrebbe risparmiato quella triste sorte a Hermione, Severus e Malfoy… modificare il flusso temporale chiedeva molta determinazione e un grandissimo potere. Silente era sempre stato un mago eccezionale ma, con il passare degli anni, si stava indebolendo.
«Aiuto? Non capisco cosa vuoi dire…» rispose Severus. «Come hai fatto ad entrare?»
«Mi reputo ancora un mago abile.» convenne enigmatico.
Voltandosi, osservò la situazione attorno a lui: da Malfoy, legato per terra, a Hermione che cercava di trattenere le lacrime, a Neville steso sul pavimento privo di vita… infine guardò Chloe.
Le cose gli erano sfuggite di mano: non avrebbe mai previsto una cosa simile… perdere Hogwarts e ritirarsi non era nei suoi piani. Purtroppo era accaduto e cercava di porre rimedio, come meglio poteva.
«Ha saputo?» domandò Piton.
«Dell’attacco di ieri?» chiese con voce sofferente. «Purtroppo sì. Ne sono entrato a conoscenza solo questa mattina… è stato un attacco improvviso ed è accaduto tutto così velocemente. Mi sarei aspettato un attacco in Cornovaglia, ma probabilmente sapevano che era una trappola…»
«Cornovaglia…» ripeté Chloe, meccanicamente, interrompendo il vecchio mago. «Loro sanno che si nasconde là.»
«Se lo sapevano, allora perché non hanno attaccato lì? Non volevano me?» chiese Silente, voltandosi verso la ragazza.
«Non hanno ritenuto necessario scovarla… Lui vuole ucciderla solo quando la guerra sarà scoppiata. Sa dove si trova. Ma non rischierebbe di attaccarla senza la certezza di vincere.» rispose Chloe.
«Dunque hanno attaccato la Tana solo per darmi una lezione?»
«Hanno attaccato la Tana per ferirla.» rispose.
Lucius abbozzò un mezzo sorriso divertito. Non aveva partecipato all’attacco, e se ne dispiaceva, sarebbe stato incredibilmente divertente uccidere quei traditori…
«Silente non le dia retta…» s’intromise Piton. «Non sa quello che dice.»
«Purtroppo quello che ci sta riferendo è quanto Tom voleva farci sapere…» concluse Silente.
«Professore… per favore… mi dica: cosa è accaduto? Lei ha visto qualcosa?» domandò Hermione, cercando di farci coraggio.
«Ho cercato di raggiungere la Tana con altri membri dell’Ordine, per dare aiuto… ma tutto è stato vano. Siamo arrivati in ritardo. La casa era già distrutta ed ogni cosa era…» lasciò la frase in sospeso. Ogni cosa era cenere.
Hermione singhiozzò sonoramente.
Silente si sentiva colpevole: avrebbe dovuto fare di più. Stavano perdendo… stavano per essere sconfitti dalle forze di Voldemort. Il suo peggiore incubo si stava realizzando.
Scosse il capo, cercando di non farsi sopraffare dalle emozioni. Non poteva permetterselo.
«Ora dovrei andare… non posso trattenermi oltre. La mia presenza verrebbe percepita da Tom, attirandolo qui… porterò con me il giovane Paciock. Merita una degna sepoltura… povero ragazzo… sua nonna ne sarà distrutta.» concluse, puntando la bacchetta su Neville e, alzando il corpo del ragazzo con delicatezza, lo fece scomparire.
«Abbia cura di lui…» disse Hermione, guardandolo.
«Non preoccuparti. Avrà tutti gli onori.» si voltò. «Oh, quasi dimenticavo…» aggiunse, tornando sui suoi passi.
Raggiunse Chloe, ancora china sul tavolo con lo sguardo perso nel vuoto, e piegandosi su di lei, le sussurrò all’orecchio delle parole. Piton liberò Lucius dalle corde, subito si precipitò verso la ragazza. S’inginocchiò davanti a lei, carezzandole il capo.
Silente si alzò, il volto contratto in un’espressione seria.
«Allora?» domandò Lucius. Sul volto aveva dipinto uno sguardo prostrato. «Starà bene?»
«Sì. L’ho liberata dalla maledizione di Rabastan…»
«Perché quello sguardo?» s’intromise Piton.
Silente scosse il capo: era peggio di quanto immaginava… molto peggio…
«Silente!» esclamò Severus, facendosi avanti. «Cosa c’è?»
«E’ debole.» sussurrò. «Più debole dell’ultima volta che l’ho incontrata… le stanno sottraendo energia…»
«Sottraendo energia? Impossibile… non ne sono stato informato… Lui non mi ha detto nulla… è impossibile…» s’intromise Lucius.
«Purtroppo è così.»
«E perché dovrei fidarmi di te?»
Malfoy si alzò, lanciando uno sguardo sprezzante all’anziano mago. Non capiva come potesse anche solo pensare di conoscerla meglio di lui… Chloe era lo strumento di Voldemort per vincere, ma i piani erano diversi: avrebbe sottratto la sua energia prima dell’inizio della battaglia…
«Lucius, non essere sciocco. Sai che dico la verità. Con la Maledizione Imperius di Rabastan non solo la teneva sotto controllo, ma l’ha privata di quasi tutta la sua energia… ancora poco e sarebbe morta. Abbiamo meno tempo di quello che pensavo.»
Cercando di farsi forza, Hermione si alzò dal pavimento e asciugandosi gli occhi, guardò Silente. Camminò verso di lui. Le guance arrossate per lo sforzo.
«Sono pronta.» disse seria, sostenendo lo sguardo di Silente. «Non possiamo restare con le mani in mano a guardare l’evolversi delle cose senza fare nulla! Dobbiamo contrattaccare! Abbiamo il dovere di vendicare i nostri cari!»
Il mago osservò la ragazza: a guidarla era la vendetta. Un sentimento sbagliato, che le avrebbe fatto commettere degli errori.
«Hermione credo sia giunto il momento per te di lasciare l’Esercito per l’Ordine.»
Poi, Silente rivolse la sua attenzione a Severus.
«Riporta entrambe in dormitorio. Devo scambiare due parole con Lucius.»
Senza replicare, Piton si avvicinò alla ragazza, trascinandola fuori dall’aula. Hermione non pose resistenza, si lasciò guidare dal professore. Non aveva più forza… in effetti voleva tornare nella sua stanza e piangere il suo amore scomparso.
Quando la porta fu chiusa alle spalle dei due, Silente guardò Malfoy negli occhi. Era ancora chino sulla ragazza, massaggiandole il capo. era così evidente il grande sentimento che li univa… dopotutto, anche un Malfoy era in grado di provare un sentimento come l’amore… la cosa lo rincuorò.
«Cosa vuole da me?» chiese con disprezzo il biondo.
«Voglio la tua lealtà.»
«La mia lealtà?» chiese Lucius, facendo eco a Silente. «La mia lealtà va al mio Signore!»
«Il tuo Signore, come lo chiami tu, ucciderà Chloe per avere il suo potere. Non si farà alcuno scrupolo ad uccidere Chloe.»
«No.» ribadì Lucius. «Non la ucciderà… non lo permetterò. Glielo chiederò… e, se necessario, lo supplicherò.»
Silente scosse il capo: era seccante… non capiva la situazione o semplicemente non voleva capirla…
«Credi davvero che ti darà retta? Credimi…»
«Basta!» disse Lucius con tono serio, interrompendolo e sbattendo entrambe le mani sul tavolo. «Sì. So che magari non mi darà retta… ma mai darò la mia fedeltà a lei! Mai! Severus è uno sporco traditore! Io credo nella mia superiorità! Io sono un purosangue, per Merlino! Sono superiore a tutti i mezzosangue e natibabbani! E ai traditori! Io sono un Malfoy!»
«Sarai anche un purosangue, un Malfoy o qualunque cosa tu creda d’essere… ma sei anche un uomo innamorato.» concluse Silente con dolcezza. «E, quando c’è di mezzo l’amore, nulla è semplice. Lei non è una purosangue… eppure te ne sei innamorato… come giustifichi tutto questo?»
«Lei è… speciale.» concluse Lucius, affievolendo il tono della voce e abbassando lo sguardo.
«Avrai bisogno del mio aiuto se vorrai salvarla.»
«Per lei farei ogni cosa.» sussurrò Lucius, guardandola. «Avrai la mia lealtà.» concluse il mago con rassegnazione.

Ogni volta che ritornava a casa, dopo una lunga assenza, veniva assalito da un moto di nostalgia. Era bello camminare per i corridoi e assaporare l’odore di casa… ma, come sempre accadeva, non era più bello come una volta. Brutti, anzi pessimi, ricordi assalivano la sua mente. L’ultimo era l’addio di Chloe.
Superando l’ingresso, si diresse nel suo vecchio studio. Da quando casa sua era diventata il quartier generale dei Mangiamorte, aveva dovuto rinunciare alla calma e alla quiete. Il continuo andare e venire dei suoi compari, lo aveva spinto ad allontanarsi da casa sua. Narcissa cercava di mantenere ordine e stava facendo un ottimo lavoro.
Mentre camminava, decise che avrebbe tenuto per sé il tradimento di Severus. Magari, con un po’ di fortuna, lo avrebbe rimesso sulla giusta strada.
Raggiunta la porta del suo studio, udì delle voci provenire da dentro. Strinse la mano a pugno e, con forza, bussò un paio di volte.
Il vociare cessò immediatamente. Dei passi si avvicinarono all’ingresso che venne spalancato. Rodolphus Lestrange, con sguardo serio, incrociò gli occhi di Lucius. Poi, voltandosi, annunciò l’ospite.
Malfoy si irritò: sentirsi ospiti a casa sua… inaccettabile!
«Fallo accomodare.» rispose una voce serpentina.
Superando il mago, Lucius entrò nella sala. Impiegò alcuni minuti prima di abituarsi al buio della stanza. Il suo Signore, seduto comodamente sulla sua poltrona di pelle nera, stava guardandolo. Il suo sguardo lo perforava… era un libro aperto davanti a lui.
«Cosa vuoi dirmi, Lucius?» chiese.
«Mio Signore, sono corso da lei appena ho potuto. Silente è entrato a scuola… oggi. Mi ha chiesto di unirmi a lui. Di tradirla.»
«Suppongo che, dato tu sei venuto fin qui, hai declinato l’offerta…»
«No, mio Signore. Ho fatto di meglio: ho accettato.»
Un largo sorriso si aprì sul volto di Voldemort… ecco perché adorava Malfoy: era un ottimo seguace! Sapeva riconoscere le sue priorità!
«Bene… direi che possiamo festeggiare!» convenne il Signore Oscuro, felice delle notizie ricevute.

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Capitolo 69
*** CAPITOLO 69 - TEMPO DI CHIARIMENTI ***




Subito dopo essere rientrato da Malfoy Manor, Lucius si presentò nell’ufficio dal compagno Mangiamorte; aveva bisogno di mettere la carte in tavola. Non tollerava quanto era accaduto nelle ultime settimane e, di certo, non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da un Lestrange qualunque. Soprattutto non da Rabastan. Se lo ricordava ancora quando frequentavano la scuola; era piccolo e gracile, sempre a nascondersi dietro il fratello maggiore... un debole che indossava una maschera da sbruffone.
Con passo fermo, Lucius percorse il corridoio del piano fino a raggiungere i gargoyles per poter accedere all’ufficio del preside.
Rabastan stava sorseggiando un bicchiere di whisky con aria annoiata; roteava il polso lentamente, osservando i cubetti di ghiaccio muoversi. Il tintinnio era quasi ipnotico. Aveva appena finito di sentire le lamentele di Bellatrix sulla “scarsa collaborazione degli studenti per farla divertire un pochino, dato che era costretta a restare in quella fogna… tanto valeva divertirsi!”.
Con una lunga sorsata, svuotò il secondo bicchiere e se ne versò un terzo abbondante. La porta venne spalancata con violenza, facendolo traballare sulla sedia e rovesciare un po’ di whisky.  Con un tonfo fu sbattuta contro il muro, uscì dai cardini.
Irritato Lestrange scattò in piedi, impugnando la bacchetta. Fu sorpreso nel vedere Lucius fermo sull’uscio. Abbassando la bacchetta, Rabastan raggiunse l’amico Mangiamorte. Un sorriso fasullo sul volto. Ma gli occhi erano vigili saettarono sulla bacchetta che Malfoy stringeva in pugno.
Lucius sentì il sangue ribollirgli nelle vene; quanta arroganza!
«Lucius… ma che piacere… cosa ti porta qui?» domandò, guardandolo in volto. 
Mentre il biondo si avvicinava, intuì subito che era furibondo.
Senza aspettare un invito esplicito, Lucius entrò nello studio e, mentre superava il compagno Mangiamorte, gli diede una spallata che gli fece perdere l’equilibrio.
«Oh, beh… accomodati Lucius… non fare complimenti.» ironizzò Lestrange, seguendo i movimenti di Malfoy. Con un tocco di bacchetta sistemò la porta, facendola tornare come nuova. «Allora, che vuoi?» concluse, voltandosi.
Lucius nel frattempo si era accomodato sulla poltrona di pelle riservata al preside, afferrò distrattamente alcuni fogli, osservandoli con aria di sufficienza.
«Sono stato al quartier generale.» disse con tono mellifluo.
Rabastan si accigliò.
«E-ebbene?»
«Ho parlato al nostro Signore… non era stato informato riguardo la tua maledizione.»
«Maledizione? Quale maledizione?»
«Quella che avevi utilizzato contro Chloe.» rispose con veemenza Lucius, fulminando Lestrange con lo sguardo.
«Oh… quella… usi il passato… è stata tolta, giusto? Allora, se è tutto risolto, perché sei qui?» domandò, non riuscendo a mascherare l’ansia nel suo tono di voce.
Raggiunse la scrivania e accomodandosi sulla sedia davanti a Lucius, incrociò le gambe, mettendosi comodo.
«Volevo solo avvisarti…» Lucius chiuse gli occhi ed incrociò le mani davanti al suo volto, posando i gomiti sul tavolo. Spalancò gli occhi: scintillavano per tutto l’odio che provava verso il mago che aveva davanti. «So tutto. E solo perché sei uno dei più fedeli Mangiamorte al servizio del nostro Signore ti risparmio la vita.»
Rabastan non rispose.
Malfoy vide con piacere il volto del mago diventare sempre più pallido. Si alzò e, girando attorno alla scrivania, si avvicinò al Mangiamorte e lo guardò negli occhi. Rabastan trattenne il fiato: lo sguardo di Lucius era diverso dal solio. Era infuocato, era furente… era uno sguardo omicida. Non osò muoversi, si spinse all’indietro, sprofondando nello schienale.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ebbe coraggio.
Con uno scatto, Lucius afferrò Rabastan per il collo e, sollevandolo con forza, lo trascinò contro il muro. Per l’urto dei libri caddero a terra, una boccetta cadde sul pavimento e, infrangendosi, disperse un liquido blu notte, accompagnato da un odore di acqua ristagnata.
«Mi sento però in dovere di avvisarti Rabastan…» sussurrò Lucius a denti stretti, accostando il volto a quello del Mangiamorte; stava facendo fondo a tutto il suo autocontrollo. «…prova ancora a sfiorarla, a guardarla o parlarle, che ignorerò la tua posizione nella cerchia del nostro Signore. Lei appartiene a me. Lei è mia.» scandì le ultime parole. Fece una pausa. Non voleva riferirsi a Chloe in quel modo, come fosse un oggetto, ma Rabastan capiva solo queste parole. Respirò a fondo: «Chloe Summers è di mia proprietà. Toccala ancora e ti uccido. È una promessa, Lestrange.»
Rabastan ricambiò lo sguardo di Lucius. Non disse nulla, cercava di controllarsi: era la prima volta che aveva paura di Malfoy. Dopo la scuola, lo aveva reputato solo uno sciocco ed un debole, un codardo che  si sentiva protetto dal suo cognome e dal suo Signore.
Malfoy strinse la presa, portando anche l’altra mano al collo del mago.
«Dammi almeno un segno che hai capito e che non sei un completo idiota!»
«Ho capito.» sputò Rabastan con disprezzo.
Lucius lasciò libero il collo del Mangiamorte. Rabastan tossicchiò.
Voltandosi, Malfoy decise di andarsene: avrebbe avuto modo di vendicarsi, ma non era questo il momento opportuno. Più avanti. Le sue labbra si aprirono in un mezzo sorriso soddisfatto: sapeva fin troppo bene che la cosa migliore, per una vendetta, era gustarsela fredda.
Con passo veloce, uscì dall’ufficio e scese la scalinata raggiungendo il corridoio che lo avrebbe condotto nei giardini interni, davanti alla Sala Grande del castello. Con passo veloce, scese le scale per raggiungere il suo appartamento privato. Era in ansia, prima di andare dal suo Signore e prima di affrontare Rabastan, Lucius aveva portato Chloe nel suo alloggio. Si era assopita subito una volta liberata dalla maledizione, con dolcezza l’aveva stesa sul suo letto e l’aveva osservata dormire per alcuni minuti. Era davvero bellissima. In cuor suo sapeva che, se si fossero conosciuti prima, avrebbe non fatto tanti errori nella sua vita. Si scoprì non solo innamorato, ma anche desideroso di stare con lei. Per sempre.
Aprì la porta, cercando di non far rumore. Le tende erano ancora tirate e la stanza era immersa nell’oscurità. Chiuse la porta e restando fermo la guardò in silenzio. Dopotutto quello che aveva vissuto, aveva bisogno di riposo, pensò Lucius. Con passo felpato si diresse verso la sua scrivania: aveva del lavoro da sbrigare.
«Mi devi delle spiegazioni.»
Lucius sussultò, voltandosi.
La camera venne illuminata da una fioca luce, proveniente dalla bacchetta che Chloe teneva stretta in mano.
«Sei sveglia… dovresti riposare ancora.» disse il mago, ignorando le parole della ragazza e accomodandosi sulla sedia.
«Lucius!» lo richiamò, irritata dal suo comportamento.
La stava ignorando; volutamente per giunta! Si era accomodato e, prendendo dalla borsa di pelle scura un pacco di documenti, iniziò a correggere i compiti. La ragazza chiuse gli occhi: cercando di riprendere la calma. Voleva spiegazioni ma, come le ripeteva sempre sua madre, si prendevano più mosche col miele che con l’aceto… fece un respiro profondo e, stampandosi un finto sorriso sulle labbra, chiese:
«Lucius credo d’avere il diritto di sapere cos’è accaduto.»
Il mago posò la piuma e, alzando gli occhi dalla pergamena, sorrise amorevole alla ragazza. Incrociò lo sguardo di ghiaccio della Grifondoro. Un brivido percorse la sua schiena: era stupenda! Come avrebbe potuto vivere senza di lei? Avrebbe dovuto dirle la verità? Avrebbe dovuto dirle cosa aveva vissuto negli ultimi giorni? Avrebbe dovuto dirle cosa l’aspettava?
Il silenzio nella stanza si fece opprimente. Lucius sentiva gli occhi della ragazza su di lui: lo faceva sentire a disagio.
«Non credo tu debba saperlo. Ho sbagliato a nasconderti la verità. Ti ho mentito… il mio atteggiamento è stato davvero imperdonabile. Meritavi la verità. Sarei dovuto essere onesto fin dall’inizio.» sussurrò Malfoy con incertezza.
Si avvicinò alla ragazza, accomodandosi sul letto accanto a lei. La guardò in volto: i suoi occhi erano colmi di delusione. L’aveva delusa. Lo sapeva perfettamente e per questo soffriva moltissimo: ma avrebbe rimediato ai propri sbagli. Da quando aveva scoperto il significato di quell’antica pergamena, aveva pensato solo ai grandi onori con cui sarebbe stato ricompensato dal suo Signore… carezzò nuovamente il volto della ragazza.
«Mi dispiace moltissimo.» ripeté, crollando tra le braccia di Chloe.
Sorpresa, la ragazza rimase senza parole. Non si sarebbe mai aspettata una simile reazione. Tutta la rabbia che provava, tutte le domande che assillavano la sua mente, tutta l’angoscia scomparvero. Si rilassò e sorrise. Lucius si era chinato su di lei, posando il capo sulle sue gambe. La schiena del mago tremava, stava singhiozzando ma, allo stesso tempo, stava tentando di nascondere la sua debolezza.
Incerta, Chloe posò entrambe le mani sulla nuca di Lucius, carezzando i suoi capelli. Vederlo soffrire così per quanto accaduto la faceva star male. Piegandosi su di lui, baciò la sua testa.
«Non mi devi alcuna spiegazione…» concluse. «Quello che davvero conta è saperti qui. Hai riconosciuto i tuoi sbagli… va tutto bene. Andrà tutto bene.» aggiunse.
Lucius si alzò, i loro sguardi si incrociarono.
«Rimedierò. Credimi. Farò di tutto per rimediare ai miei sbagli.»
«Va bene così.» convenne Chloe, sorridendogli dolcemente.
«Avrei dovuto proteggerti…» sussurrò, prendendo il volto della ragazza tra le sue mani e stringendola a sé. Non voleva perderla. Non voleva deluderla di nuovo. «Non dovrai più aver paura di nulla. Sarò al tuo fianco e non permetterò a Lui di farti  del male. Ho parlato con Silente.»
«Con Silente?»
«Sì.» concluse. «E’ tutta colpa mia. Il tuo coinvolgimento in questa brutta storia è causa mia. Sono stato io a scoprire il tuo enorme potere. Sono stato io a consegnarti nelle sue mani. E sono stato sempre io a illuderti.»
«Illudermi?» ripeté Chloe, senza capire.
«Voglio essere onesto con te…» iniziò Lucius, abbassò lo sguardo. Si vergognava delle sue azioni. «Il piano era farti legare con Draco per essere certi della tua lealtà… avrei dovuto spingerti verso di lui. Ma non ho potuto… man mano che ti conoscevo ho visto in te una persona straordinaria… mi sono innamorato. Non avrei dovuto mentirti. Quando ho capito che la situazione stava degenerando avrei dovuto proteggerti. Avrei dovuto far qualcosa… invece ho fatto l’unica cosa che non avrei dovuto fare: ho lasciato perdere. Ho rinunciato, ti ho lasciata nelle sue mani.»
«Mi sei stato vicino…»
«Ma non ti ho protetta. Ti ho permesso di lasciarmi, avrei dovuto starti accanto. Quando sei scappata dal Manor, non sono venuto a cercarti. Avrei dovuto raggiungerti e stare con te… ti ho lasciata sola, quando avevi bisogno d’avere una persona accanto.»
«Non sapevi nemmeno dove mi trovavo… ma ora sei qui. Quando ho avuto bisogno d’aiuto, e dico davvero bisogno d’aiuto, eri presente. Tu eri al mio fianco. Mi hai salvata.»
«Potevo evitare tutta questa situazione… se solo mi fossi accorto prima di tutto…»
«So che ero soggiogata da una maledizione… se penso agli ultimi giorni vedo solo buio.»
«Giorni?» chiese istintivamente Lucius, interrompendo la ragazza.
«Sì… perché? Quanto tempo è passato?»
«Non importa… non più ormai. Vorrei solo sapere cosa ha spinto Rabastan a maledirti…»
«Avevo saputo la verità. Tutta la verità. Stavo leggendo il libro di Storia della Magia e ho trovato tutta la verità. Nero su bianco.»
«E perché sei andata da lui?» domandò Lucius senza capire.
«Non stavo andando da Rabastan. Ero diretta da… ero diretta da te. Volevo delle spiegazioni. Di te mi fidavo.»
«Ma non sei mai venuta da me…» convenne Lucius.
«Infatti. Ho incontrato Narcissa. Mentre venivo da te… l’ho incontrata nei corridoi.»
Lucius si irrigidì: Narcissa? Guardò Chloe.
«Non capisco… cosa c’entra Cissy in tutta questa storia?»
«Lei mi ha portata da Rabastan.» concluse Chloe, ricordandosi gli ultimi istanti prima del vuoto.
Lucius s’irrigidì. Prevedendo la reazione del mago, Chloe lo afferrò per un braccio e aggiunse: «Lascia perdere, per favore. Non voglio crearle dei problemi… avrà pensato che fosse la cosa migliore da fare…»
«La cosa migliore era portarti da me!» la interruppe Lucius.
«Ti prego, non urlare.» disse Chloe, chiudendo gli occhi e portando entrambe le mani alle tempie. La testa le doleva.
«Scusami…» sussurrò Lucius. «Ti fa tanto male?»
«Non tanto.  Dormiamo un po’. Hai la faccia stanca.» rispose Chloe.
Facendo il giro del letto, Lucius raggiunse l’altro lato e si stese accanto alla ragazza. Tenendo gli occhi chiusi, Chloe annusò a fondo il profumo del mago: non si era mai accorta fino a quel momento quanto gli mancava… avrebbe tanto voluto avvicinarsi a lui e posare il capo sul suo petto per sentire il suo respiro e il suo cuore battere. Adorava addormentarsi con lui al suo fianco, ma decise di restare nella sua parte del letto.
«Non ti ho ancora ringraziato.» sussurrò Chloe, guardando il soffitto. «Hai fatto molto per me in queste ultime ore… hai tradito Voldemort e tutti i tuoi amici per me. Hai fatto degli enormi sacrifici e te ne sarò eternamente grata. Potevi scegliere la via più semplice e restare dalla loro parte… se ti scoprissero non oso nemmeno pensare a quello che ti capiterà.» respirò a fondo e aggiunse: «Quindi, grazie. Grazie per avermi protetta.»
Non rispose.
Quelle parole colpirono Lucius. Il suo cuore fece un balzo nel suo petto, si sentì mancare il respiro… girò il capo e vide il profilo della ragazza: guardò il suo nasino e il contorno delle sue labbra. Guardò le lunghe ciglia scure piegate verso l’alto e gli occhi cristallini fissare il vuoto sopra di lei. Che scelta avrebbe potuto avere? Per lei avrebbe fatto di tutto… e lei nemmeno lo capiva. Pensava che fosse finita tra loro quando, invece, avrebbe voluto solo urlarle i suoi sentimenti.
Si rendeva conto che le scelte fatte nelle ultime ore avrebbero influenzato il suo futuro, ma non gli importava. Lei era lì; a pochi centimetri da lui, era al sicuro e lui l’avrebbe protetta. Allungò la mano attraverso il letto e sfiorò le dita della ragazza.
«Ti amo.» rispose Lucius. «Ti amo ancora e ti amerò per sempre.»


***
Un capitolo un pò cortino, ma rimedierò con il prossimo!
Alla prossima!

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Capitolo 70
*** CAPITOLO 70 - FARE LA DIFFERENZA ***


E rieccomi qui! Sono presa da un'altra ff e ho un pò lasciato da parte questa... ma rimedio! Al mare, avendo trovato pioggia quasi ogni giorno, ho scritto alcuni capitoli!
A presto, buona lettura e commentate!
J
****

Non ci furono funerali per le vittime dell’attacco di Bellatrix. Non c’era tempo e, soprattutto, non c’era modo di svolgere il rito senza dare ai Mangiamorte un’appetibile occasione di mietere altre vite. La Gazzetta del Profeta, in un breve articolo, aveva parlato delle numerose vittime per l’attentato alla Tana, ma non erano stati diffusi né i nomi dei caduti né il numero totale dei morti. Tutti però sapevano la verità; Bella aveva assassinato una ventina di persone: quattro studenti, tra cui Neville, e sedici membri dell’Ordine che si trovavano casualmente alla Tana. Non solo erano morti i coniugi Weasley, Molly ed Arthur, ma anche due dei loro figli: Ron e Percy. La famiglia Weasley era andata a pezzi.
La Mangiamorte aveva fatto le cose per bene: si era vantata a lungo di come aveva tagliato loro ogni via di fuga, paragonando quelle persone a dei topolini in gabbia. Per prima cosa, aveva lanciato un incantesimo per impedire a chi si trovasse nella Tana di smaterializzarsi e, poi, aveva appiccato l’incendio. Per lei era stato incredibilmente divertente, ma per i parenti ed amici era stato devastante.  Ginny si era chiusa in un silenzio preoccupante, quella notizia le aveva tolto il sorriso e la voglia di combattere ancora. si sentiva sconfitta.

Lucius s’impegnò molto per tener fede al suo accordo con Silente.
Avvenne un sabato mattina, aveva deciso di incontrare i membri dell’Ordine a Villa Conchiglia. Come sempre, dalla loro rappacificazione, Chloe aveva trascorso la notte con il mago. Si erano chiariti e, a lei, importava solo averlo al suo fianco. Sempre.
Si sentiva al sicuro solo con lui accanto, adorava vederlo dormire pacificamente. Non poteva evitare di sorridere e, in quei brevi momenti, riusciva perfino a dimenticare tutti quei tragici avvenimenti di quei giorni.
«Buon giorno amore mio…» sussurrò Lucius, vedendo gli occhi di Chloe osservarlo.
La ragazza sorrise, innamorata.
Era giunto aprile e le prime giornate di sole illuminavano il paesaggio e scaldavano il terreno, sciogliendo il ghiaccio che l’inverno aveva portato. La neve era quasi del tutto sparita e, le prime foglie, stavano crescendo sugli alberi.
«Buon giorno…» rispose la ragazza. «Non guardarmi… sono un disastro di prima mattina… e…» lasciò la frase in sospeso, storcendo il naso.
Lucius, nel frattempo, aveva fatto comparire una ricca colazione su un vassoio d’argento. L’odore del caffè raggiunse le narici della strega, quel profumo era davvero forte… troppo forte… trattenne un conato e, con uno scatto, gettò via il copriletto, precipitandosi verso il bagno; una mano premuta sulle labbra, cercando di non respirare.
Si gettò a terra, accanto alla tazza, e vomitò.
«Tutto bene?» domandò preoccupato Lucius, accostandosi alla porta e bussando due volte.
«No…» rispose Chloe, tirando lo sciacquone e pulendosi il mento.
Si avvicinò al lavabo e, pulendosi le labbra, si lavò i denti. “Che schifo!” pensò. “Devo aver preso una brutta influenza…”.
«E’ tutta settimana che sto male…» continuò la bionda, aprendo la porta ed incrociando gli occhi di Lucius.
«Credo sia normale… la maledizione di Rabastan era molto forte… ogni maledizione lascia un segno sulla vittima.» rispose il mago, baciandola sulla fronte. «Starai meglio tra qualche giorno e, comunque, ora ci sono io al tuo fianco. Ma, per essere più tranquilli, vorrei che ti facessi visitare da un medimago.»
«Non credo sia necessario.» rispose la ragazza, sorridendo. «Credo basterà chiedere a Severus… sono certa che ha una pozione per farmi star meglio…»
«Sono solo preoccupato per te.» disse il mago, sfiorando una ciocca dei capelli della ragazza, piegandola dietro la sua spalla.
Di scatto, Chloe abbracciò Lucius; sapeva che era sincero. Era un uomo dolce e sensibile, ma anche coraggioso e determinato. Con lui, Chloe, si sentiva al sicuro… protetta… amata! Affondò il volto nella sua spalla, annusando il profumo del mago: era lui la persona giusta per lei e, più il tempo passava, più ne era convinta.
Restarono fermi diversi minuti, a coccolarsi.
«Meglio prepararci. Tra mezz’ora Silente ci aspetta… non voglio tardare.» disse Lucius, sciogliendo la strega dal suo abbraccio.
«Cosa vorrà chiederti?»
«Suppongo informazioni sui suoi piani…»
«Potrebbe essere.» meditò Chloe. «Draco ha già detto ogni cosa a Silente sulla natura del mio potere… ma tu sei stato molto vicino a Tom. Di certo avrà condiviso con te i suoi pensieri più profondi…»
Chloe lo guardò intensamente, perdendosi nei suoi occhi grigi. Avrebbe voluto chiedergli se sapeva qualcosa di davvero rilevante, ma temeva di essere inopportuna. Lucius però intuì i pensieri della ragazza; le sorrise, era davvero meravigliosa.
«Devo tutto a Silente. Ti ha salvata. Ti ha riportata da me… sarei stato perso se solo tu...» Lucius s’interruppe.
Guardò Chloe e sorrise: era davvero fortunata.
Si schiarì la voce e continuò: «Dalla corrispondenza che ho avuto con Silente, credo che l’Ordine voglia progettare un attacco per riprendere il controllo su Hogwarts.»
«Riuscirete a riconquistare il castello. Ne sono certa.» convenne Chloe fiduciosa, baciando il mago sulle labbra.

Arrivarono a Villa Conchiglia poco dopo le dieci. Ad attenderli c’erano diversi membri dell’Ordine. Avevano tutti l’aria molto nervosa. Remus salutò distratto la coppia; in mano stringeva una tazza di caffè fumante e nell’altra una cartelletta gialla senape. Lucius, tenendo per mano Chloe, raggiunse la cucina. Seguiti da un gruppetto di maghi. Seduti alla lunga tavolata c’erano Silente, Harry, George Weasley e Kingsley, intenta a lavare le stoviglie c’erano Fleur e Ginny. Chloe si sentiva a disagio. La famiglia Weasley aveva perso molto in questa battaglia e si sentiva, in qualche modo, responsabile.
«Buon giorno Lucius… e anche a te, Chloe…» salutò Fleur con il soluto accento francese.
In mano stringeva una tazza coperta da schiuma rosa. Chloe sorrise.
«Oh mia cara… sei pallida!» aggiunse la donna, superando la tavola e raggiungendo Chloe. «Stai poco bene?» continuò, posando una mano bagnata sulla fronte della giovane.
«Tutto ok…» rispose Chloe. «Solo un po’ di stanchezza…»
«Mmm… sei troppo magra, ecco il problema! Dai, siediti e mangia… ti sentirai subito meglio…»
Afferrandola per un braccio, la trascinò nell’unica sedia libera. Lucius la seguì senza fiatare, ma abbozzando un mezzo sorriso divertito. Anche lui gli ripeteva sempre quelle stesse parole, scatenando l’ira della bionda.
«Ecco qui e mangia tutto!» disse Fleur, posando un piatto colmo di pancetta, uova strapazzate e pancakes inzuppati in sciroppo.
Chloe storse il naso: era vegetariana da una vita, l’odore di pancetta e uova le fece rivoltare lo stomaco.
«G-grazie…» convenne Chloe, guardandola e sorridendo falsamente.
«Bene, direi di iniziare…» annunciò Silente, alzandosi dalla tavola.
Seguito da tutti i Membri dell’Ordine, uscì dalla cucina per andare a rinchiudersi nello studio di Bill.
Chloe baciò Lucius sulla guancia, prima di lasciarlo andare insieme agli altri.
Era molto fiera del mago: aveva rivelato ogni dettaglio dei piani e dei progetti di Voldemort. Essere uno dei suoi seguaci più fedeli lo metteva in una posizione molto vantaggiosa. Ogni piano o progetto era analizzato con la sua presenza. Voldemort si fidava di lui e le missioni che affidava a Lucius erano sempre molto delicate. Chloe sapeva che per Lucius era difficile raccontare ogni cosa, soprattutto a Silente che aveva combattuto per anni. Ma, in cuor suo, Lucius sapeva di fare la cosa giusta. Per la sua Chloe avrebbe fatto questo e molto altro, continuava a ripetersi. Raccontò tutto: non tralasciò nemmeno un particolare. Raccontò della pergamena che custodiva nella sua biblioteca privata e delle ricerche effettuate anche all’estero sul potere di Chloe.
Ma un’altra notizia catturò l’attenzione dell’Ordine. Voldemort aveva condiviso con lui il piano studiato per conquistare definitivamente il controllo sull’intero mondo magico inglese. Spiegò che voleva impadronirsi del poter di Chloe e, senza esitazione, spiegò il delicato rito che Voldemort avrebbe praticato per sottrarglieli.

Hermione raggiunse Villa Conchiglia quando la riunione era già iniziata. Ginny e Chloe erano sedute in silenzio nel soggiorno. La bionda stava in piedi davanti alla finestra chiusa ed osservava il mare, mentre la rossa era seduta comodamente sul divano. Entrando nel salotto, Hermione percepì una forte tensione nell’aria.
«E’ una bella giornata… perché restare chiuse in casa? Dai, usciamo… facciamo una passeggiata sulla spiaggia…» suggerì la riccia.
«Non ho voglia di uscire.» rispose Ginny, posando il giornale e guardando l’amica.
Non trovava stimoli per fare alcunché. Si era trovata orfana di entrambi i genitori e due fratelli erano stati assassinati e tutto in un solo giorno.
Hermione, facendosi avanti nella sala, afferrò la rossa per i polsi e la sollevò dal divano con forza: «Andiamo non farti pregare! Anche tu, Chloe… hai proprio l’aria di chi ha bisogno di un po’ di pace… prendiamo qualcosa da mangiare e andiamo tutti il giorno in spiaggia! Quando ci capiterà ancora una bella giornata di sole come questa?»
Ginny annuì, guardando Chloe. Con le braccia incrociate la giovane osservò le due compagne Grifondoro: una giornata senza pensieri era quello che le serviva. Acconsentì, annuendo.

L’aria era frizzante e scompigliava i capelli delle tre ragazze mentre passeggiavano scalze sulla sabbia: era fresca e solleticava loro i piedi. Quella brezza era piacevole, rinfrescava le loro pelli accaldate dal cocente sole di aprile.
Era la prima giornata veramente calda della stagione e, con molta probabilità, sarebbe stata una delle ultime… le primavere inglesi non erano mai caratterizzate da caldo e sole, bensì da piogge pungenti e vento.
«Fermiamoci…» disse Ginny, lasciandosi cadere sulla sabbia e osservando il mare.
Hermione e Chloe la guardarono, la riccia imitò l’amica, sedendosi al suo fianco. Chloe restò in piedi, guardava l’orizzonte, anche se non lo vedeva.
«Come stai, Ginny? Stai bene?» chiese Hermione premurosa, piegandosi sull’amica.
«No. Non sto bene!» rispose Ginny, trattenendo a fatica i singhiozzi.
«Che domande stupide faccio…» bofonchiò Hermione, pentendosi della domanda appena fatta.
Ginny guardò la bionda ancora in piedi, aggrottò la fronte: «Chloe stai bene?» domandò Ginny, alzandosi e avvicinandosi all’amica.
Era pallida e sembrava sull’orlo di dare di stomaco. La bionda scosse il capo, portandosi le mani sulla bocca per soffocare i conati. Voltandosi, si piegò in avanti e, con un forte colpo di tosse, vomitò nel mare.
Subito le due ragazze si avvicinarono alla compagna Grifondoro, preoccupate.
«Non dovevi venire a fare la passeggiata… è tutto il giorno che sei pallida. Sono stata una sciocca…» disse Hermione, prendendo Chloe per le spalle e allontanandola dall’acqua.
«Ci tenevo… volevo stare un po’ di tempo con voi. Volevo chiarire ogni malinteso… mi sento in colpa… avrei dovuto…» non terminò la frase, l’ennesimo conato le provocò un forte senso di nausea. Non vomitò, ma si sentiva uno straccio. «Scusate…» sussurrò. «Dev’essere un’influenza o qualcosa di simile… Lucius si ostina a dirmi che è una conseguenza della maledizione di Rabastan… dovrei parlare con Severus. Magari ha una pozione per aiutarmi a star meglio…»
«Dovrebbe passare per cena.» disse Ginny, pensando alle parole di Silente. «Quando arriva gli parlerai. E non si discute.»
«Ok.» rispose Chloe, abbozzando un sorriso. «Non credo d’avere alternative…»

Silente ascoltò senza commentare le parole del mago, capiva che per Lucius era complicato parlare. Aveva servito fedelmente Voldemort fin da quando si era diplomato. Forse si era unito alle sue schiere anche prima dell’ultimo anno ad Hogwarts.
«Credo sia tutto…» concluse Lucius.
Era stanco. Aveva parlato per ore, nessuno lo aveva interrotto. Solo Silente e solo per fare alcune domande per capire meglio alcuni particolari delle sue storie.
Aveva raccontato ogni cosa: le basi segrete dei Mangiamorte, i nascondigli dove avevano imprigionato dei mezzosangue o babbani e, perfino, dei piani di cui era entrato a conoscenza.
Ormai il sole era tramontato, tuffandosi nel mare e creando meravigliosi riflessi arancio rossastri.
«Hai fatto la cosa giusta e non credere che non sappia quanto ti sia costato fare questo passo.» disse Silente, restando seduto sulla poltrona imbottita dietro una scrivania molto vecchia e malandata.
Lucius fece spallucce, non voleva dare alle sue rivelazioni più importanza di quella che avessero realmente. Silente rise, divertito dal comportamento altezzoso del mago. Era stato suo professore molto tempo fa e, anche allora, era molto arrogante.
«Ti sei sacrificato per lei.»
«Ho fatto quello che ritenevo fosse la cosa giusta.» rispose Lucius.
«Tieni molto alla ragazza… a Chloe.»
«Non ci tengo molto. Io la amo. Credo siano due cose differenti.»
«E Narcissa?»
«Già da tempo i nostri sentimenti sono più simili a un’amicizia… siamo rimasti insieme per nostro figlio. Draco meritava di crescere in una famiglia felice. Abbiamo fatto quello che pensavamo fosse la cosa migliore. Io sono cresciuto senza madre. È morta di parto e mio padre non mi ha mai perdonato questo… ha sempre pensato fosse colpa mia.»
Silente non replicò: non conosceva questo aspetto di Malfoy.
«In ogni caso, se dovessi avere altre informazioni, le riferirò subito.» concluse Lucius, alzandosi e raggiungendo la porta.
Non voleva dare modo al vecchio mago di compatirlo. Si era lasciato coinvolgere dal discorso e si era aperto con lui. Si era mostrato vulnerabile: suo padre si sarebbe rivoltato nella tomba…
«Grazie di tutto Lucius. Sono certo che questo tuo gesto non verrà dimenticato. Queste informazioni faranno la differenza
«Basta che la facciano per me.» concluse uscendo.
Rimasto solo, Silente si alzò dalla poltrona e osservando la spiaggia dall’ufficio guardò Chloe passeggiare scalza in compagnia di Hermione e Ginny. Erano stati giorni difficili per tutti loro. Meritavano che questa inutile guerra terminasse il prima possibile e, la chiave della buona riuscita dei suoi intenti, si trovava a pochi passi da lui. Dunque sarebbe bastata una semplice formula per vincere, ma a quale prezzo?

Durante la cena, Severus si fece vivo. Era in ritardo, ma portava buone notizie. Prese posto accanto a Lucius e si servì da mangiare. Chloe osservò la tavolata, era allegra. Tutti sorridevano e cercavano di non dar peso ai fatti degli ultimi giorni. Non c’era tempo di mostrarsi deboli. Dovevano solo guardare avanti. Presto tutti sarebbe finito.
«Chloe, è arrivato Piton. Parlaci.» sussurrò Hermione, sporgendosi verso l’amica.
«Lasciagli un po’ di tempo.» rispose la bionda. «Finita la cena gli parlo.»
«Promesso?»
«Promesso.»
Le ore passarono veloci e, dopo aver servito anche il dolce, Fleur fece spostare tutti nel soggiorno per il caffè. Hermione e Ginny guardarono Chloe, ricordandole di parlare con Severus. Esasperata dall’insistenza delle due Grifondoro, si avvicinò al mago e, posando una mano sulla sua spalla, richiamò la sua attenzione. Stava parlando con Lucius, mentre sorseggiavano del whisky francese di ottima annata.
«Avrei bisogno di parlarti…» disse Chloe.
Severus e Lucius la guardarono. Lucius sorrise, sollevato. Aveva insistito molto con lei… ma non voleva costringerla a fare qualcosa controvoglia.
Allontanati dalla sala, si accostarono alle scalinate che portavano ai piani superiori dove si trovavano le camere da letto. Nella penombra, Chloe guardò il mago e, cercando di essere seria, disse quasi sussurrando.
«Volevo ringraziarti personalmente per tutto quello che hai fatto. Per me e per Lucius.»
Severus inarcò un sopracciglio.
«Non ho fatto molto.»
«Invece sei stato importante per noi. Grazie.»
Abbozzò un sorriso: «Accetto volentieri i tuoi ringraziamenti.»
Chloe si voltò ma, mentre si allontanava, Severus richiamò la ragazza.
«Stai bene, vero?»
La bionda si voltò. Chinò il capo a destra e sorrise.
«Perché non dovrei star bene?»
«Sei stata liberata da un Incanto molto potente solo alcuni giorni fa…»
«Tutto bene.» tagliò corto Chloe, allontanandosi dal mago per raggiungere Lucius nel salottino con gli altri membri dell’Ordine.
Non le importava quello che le amiche e Lucius dicevano. Lei non avrebbe preso alcuna pozione per star meglio. Anche quando conduceva una vita babbana diffidava nei farmaci che i dottori le prescrivevano e, anche quella volta, decise di non assumere nulla.

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Capitolo 71
*** CAPITOLO 71 - I PIU' FELICI ***





La situazione non migliorava, Hogwarts e l’intero mondo magico era sotto il controllo tirannico di Voldemort. Diversi tentativi erano stati fatti dai membri dell’Ordine per ristabilire il controllo sulla scuola, ma nessuno era andato a buon fine. Voldemort e i suoi Mangiamorte sembravano essere sempre due passi davanti a Silente e ai suoi alleati.
Le giornate erano grigie, tristi e vuote.
La popolazione magica stava perdendo la speranza. Sempre in più abbandonavano l’isola inglese per cercare rifugio in America o nel continente europeo. Inoltre, a peggiorare la situazione c’era anche il fatto che Chloe era sempre, ogni giorno che passava, più debole. La sua energia le veniva sottratta, un poco per volta. Silente temeva che, a lungo andare, avrebbe perso la vita.
Voldemort stava prendendo tutto di lei. Ormai non frequentava più le lezioni, faticava ad alzarsi dal letto la mattina… dormiva tutto il giorno. Troppo stanca perfino ad aprire gli occhi.
Lucius era diventato l’ombra di sé stesso; era preoccupato per Chloe, ma non poteva darlo a vedere. Doveva mantenere la faccia, ma stava impazzendo.
«Temo di perderla.» sussurrò a Severus, una sera.
Nell’ufficio di Piton, Lucius era seduto sul divano. Non vedeva Chloe da una settimana. Non poteva farle visita, era chiusa nella Torre dei Grifondoro e, pur avendo il permesso di accedervi, non poteva andare da lei per non dare nell’occhio.
«Hermione mi ha detto che si sta riprendendo. Le ho preparato una pozione rinvigorente. È stata sciocca a non chiedermi subito aiuto. Sarebbe stata meglio prima. »
«La conosco e avrei dovuto sapere che non ti avrebbe chiesto una pozione…»
«Non angosciarti. Dovrebbe star meglio presto… non riesco a spiegarmi però come facciano a prendere le energie…»
«Non esce dalla Torre da otto giorni. È improbabile che sia Rabastan a privarla del potere. Deve essere qualcun altro.» pensò Lucius.
«O qualcos’atro.» precisò Severus. «Immagino che nessun Grifondoro aiuti un Mangiamorte. Temo che un oggetto maledetto, in suo possesso, le stia assorbendo il potere.»
«Un dono di Rabastan?» chiese Lucius guardando l’amico.
«O un oggetto qualunque datole da un Mangiamorte.» concluse Severus pensoso.
Il mago si alzò dal divano e, prese dal tavolino i due calici svuotati. Poi, avvicinandosi al piano bar, li riempì nuovamente con del whisky e tre cubetti di ghiaccio.
Voltandosi verso Lucius, Severus chiese: «Doppio?»
Non attese la risposta, vedendo il volto sconvolto dell’amico, riempì il bicchiere fino all’orlo e glielo porse.
«Ad un futuro migliore!» disse con solennità Piton.
Lucius si sporse in avanti e brindò. Lo desiderava ardentemente. Desiderava un futuro migliore, una nuova vita insieme a Chloe…
Più tardi, quella stessa sera, Lucius si lasciò cadere nel letto pesantemente. Era esausto e voleva solo riposare, era da mesi che non riposava bene. Era tormentato da incubi e pensieri macabri che spesso lo facevano svegliare nel cuore della notte, terrorizzato e sudato. Tirò le tende della sua camera e iniziò a spogliarsi per mettersi a letto. Posò gli indumenti che portava sulla poltrona, dietro la sua scrivania, e, in boxer, si fece cadere di peso sul letto.
Rimase per diversi minuti in silenzio, ad osservare il soffitto. Mille pensieri attraversavano la sua mente. Era in pena per Chloe… se solo avesse fatto scelte diverse in passato… se solo non si fosse alleato a Lui… se solo non avesse sposato Narcissa… se solo… se solo… crollò addormentato…

Le fronde di un albero schermavano parzialmente i raggi del sole. Lucius era sdraiato sotto esso, alzò una mano per coprirsi gli occhi; tutta quella luce gli dava fastidio. Si alzò a sedere, il giardino del Manor era ben curato: l’erba era verde, i fiori crescevano ordinati nelle aiuole e gli alberi ben potati. Si voltò, guardando la villa. Sentiva la voce di una donna che cantava una ninna nanna. Alzandosi in piedi, s’incamminò verso l’ingresso. La casa non poteva essere più curata e pulita di quel momento. Ogni cosa era al posto giusto… c’erano fiori nei vasi, che lasciavano andare un dolce aroma nell’aria… alle pareti c’erano diversi dipinti che raffiguravano la sua famiglia: sua moglie e il suo erede. Sorrise. La voce della donna proveniva dal piano superiore, salì i gradini. Contento di essere a casa.
Seguì la voce cristallina della moglie fino alla nursery. Si accostò alla porta ed osservò la camera: vicino alla culla, la donna le dava le spalle. La lunga chioma bionda che cadeva soffice lungo la sua schiena. Portava una canottiera di seta bianca che le arrivava a metà coscia, era larga e le cadeva soffice sul corpo. Avanzò nella stanza e, raggiungendola alle spalle, la cinse per i fianchi e la baciò sulla guancia.
«Eccoti, amore mio…»
Voltandosi, Chloe guardò Lucius sorridente.
«Dov’eri finito? Ti ho cercato…»
«Mi ero appisolato all’ombra del salice, in giardino. Come sta la mia piccola?» domandò con passione, guardando la figlia.
La sfilò dalle braccia della madre e, cullandola, girò su sé stesso un paio di volte.
Chloe si appoggiò alla culla e, divertita, guardò il marito giocare con la piccola e ballare con lei sulle note di una canzone immaginaria. Era stata fortunata… aveva trovato l’uomo della sua vita. La sua anima gemella ed avevano combattuto per ottenere tutto, ma alla fine ce l’avevano fatta. Erano insieme…
«Smettila di farla girare… ha appena mangiato!» s’intromise Chloe, avanzando fino al marito e prendendo la bambina.
«Ci stavamo solo divertendo…» rispose lui.
«Più te di lei, scommetto… ma ora deve riposare.»
Adagiò la neonata nella culla e, caricando il carillon, chiuse le tende della nursery e, prendendo Lucius per mano, uscirono dalla cameretta, socchiudendo la porta.
Tenendosi per mano, scesero la scalinata per raggiungere il piano inferiore. Seguiva Chloe senza opporre resistenza, incantato dal muoversi della veste che portava. Percorsero il corridoio, tenendosi sempre per mano. 
I loro passi erano delicati, si perdevano nelle ampie ale del palazzo.
Mentre camminava, Lucius guardava le pareti scorrere accanto a lui. Oltre ai ritratti di famiglia e a vari dipinti di grandi maghi-pittori, vedeva numerose fotografie magiche. Illustravano stralci della sua vita. Della loro vita…
La prima che attirò la sua attenzione, ritraeva lui e Chloe in spiaggia, sdraiati al sole con in mano due cocktail con gli ombrellini e la frutta. Lei sorrideva e con grandi occhiali da sole che le nascondevano gran parte del volto, guardava in camera sorridendo e salutando. Poi, come un flash, il ricordo di quel giorno avanzò nella sua mente. Erano in vacanza su una piccola isola del Mediterraneo e, in compagnia di Draco e Astoria, si godevano il sole di inizio giugno. La guerra era terminata da poco e si sentiva sollevato: aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi. Aveva esaudito i suoi desideri… durante quella vacanza aveva fatto un grande passo per cambiare la sua vita. Una sera, al tramonto, stavano passeggiando sulla spiaggia. Lei era arrossata in volto per il sole; era bellissima… indossava un costume lilla e, sopra, una fine veste trasparente bianca che sfiorava la sabbia. Chloe, tenendola per un lembo, la sollevava da terra. Con i piedi, sfiorava la sabbia, sollevando piccole nuvolette dietro di lei. Era da alcuni giorni che teneva sempre con sé un cofanetto. Aveva deciso di sposarla e aveva comprato un anello per lei.
Sorrise: lo sguardo di Chloe quando aveva visto il gioiello valeva mille parole. L’aveva chiesta in moglie e lei, sorridente ed entusiasta, aveva accettato la proposta, saltandogli al collo e baciandolo con passione.
A seguire, incrociò la foto del loro matrimonio... dio, che giornata memorabile! Chloe era bellissima nel suo abito bianco. Cadeva fino a sfiorare l’erba, era semplice con le spalline fini e ricamate con piccoli diamantini luccicanti. Non c’era altro ornamento, solo un lungo velo che cadeva coprendo la schiena di Chloe. Era bellissima quel giorno e quando disse “si, lo voglio.”, lui si sentì l’uomo più felice della terra. Sfiorò la cornice, ricordò perfettamente come si sentiva prima di scendere nel giardino del Manor per la cerimonia…
Avanzando, vide la foto successiva. Ritraeva loro due mentre tagliavano la torta nuziale. Una magnifica torta: classica, color bianco e con diversi ornamenti a forma di fiori e perline di zucchero. Una red velvet dal cuore di lampone e fragola. Draco al loro fianco, era sorridente e felice per loro. Stringeva la mano di Astoria con decisione, si erano fidanzati da pochi giorni e lei esibiva l’anello ricevuto come un trofeo. Accanto al figlio vide Narcissa con Derek. Quel giorno era stato perfetto. Avevano invitato tutti i loro amici: Potter, Hermione, Ginny, Remus e molti altri. Il matrimonio era stato festeggiato dall’intera comunità magica. Una giornata perfetta e poi sarebbero partiti per la luna di miele alle isole Fiji.
Subito dopo, incrociò la foto di Chloe seduta in veranda. Era all’ottavo mese di gravidanza e, comodamente seduta su una sedia a dondolo, carezzava affettuosa la pancia. Lui era dietro di lei che guardava la moglie e il bambino con amore… era dicembre, ma il cielo era limpido e dalla terrazza si vedeva il sole crescere lentamente alle loro spalle. Rallentò, trattenendo Chloe. Si avvicinò alla fotografia: sembrava felice, solare.
«Chloe, per favore, fermati…» disse Lucius.
La giovane si fermò, voltandosi verso il marito. Un magnifico sorriso si apriva sul suo volto.
«Dai muoviti… abbiamo fretta! Draco sarà qui a momenti con Astoria… sono mesi che aspettiamo di sapere il sesso del bambino…!» esclamò eccitata Chloe.
«Bambino?» ripeté Lucius con aria meditabonda. Draco si era sposato con Astoria, dunque. E lei era incinta. Un nipotino… avrebbe avuto un nipote. In meno di un anno si trovava padre per la seconda volta e nonno. Una stretta allo stomaco lo assalì improvvisamente. Avanzò verso la moglie e, prendendola per il volto, con dolcezza le chiese:
«Amore mio, siamo felici?»
«Siamo i più felici.» rispose lei, scambiando il suo sguardo. «Abbiamo superato ogni cosa. Restando insieme.»
Lucius comprese. Un bagliore crescente lo accecò, mentre un pensiero si fece largo nella sua mente.
Era questo dunque il suo futuro. Avrebbe sposato Chloe e, insieme, avrebbero creato una famiglia. Ogni cosa sarebbe andata per il meglio. Guardò la ragazza che aveva davanti, si stava dissolvendo…
Lucius sorrise, carezzando il capo della moglie e giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. Si accostò a lei, baciandola.

Aprì gli occhi: aveva fatto la scelta giusta. Se questo era il suo futuro, avrebbe lottato tra le schiere di Silente dando tutto sé stesso. Rimase disteso nel letto alcuni minuti, la camera era avvolta nella semioscurità. Voltò il capo e guardò la sveglia. Tra poco sarebbe suonata, tanto valeva alzarsi e iniziare una nuova giornata.
Si sentiva fortunato… ora sapeva che tutte le azioni commesse, il tradimento… valeva la pena. Ogni cosa valeva la pena d’essere compiuta se il premio finale sarebbe stato avere Chloe al suo fianco.

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Capitolo 72
*** CAPITOLO 72 - L'INIZIO DELLA FINE ***


Ed ecco qui un nuovo capitolo!
Buona lettura!
J
***


Quasi non ci credeva: sorridente stava camminando nel corridoio per raggiungere la Sala Grande. Camminava spavalda, i capelli sciolti che si muovevano. Saltellava allegramente, a braccetto tra Hermione e Ginny. Sembrava rinata.
Quando la vide, il sangue congelò nelle vene di Lucius. Superò diversi studenti, alcuni sbattendoli contro il muro. Ma non gli interessava, doveva parlarle. Doveva sapere se stava davvero bene. A pochi passi dalla giovane Grifondoro, Lucius le sorrise. I loro sguardi si incrociarono, ma non parlarono.
Restarono fermi a guardarsi per alcuni minuti, poi aprì la bocca, pronto a parlarle. Voleva pronunciare il suo nome. Le bruciava la gola dall’ardore di pronunciare quella parola. Il suo nome: Chloe.
«Malfoy!»
Lucius si bloccò. Odiava quella voce. Era solo fonte di guai.
Voltandosi, osservò la strega camminare verso di lui. Sembrava d’ottimo umore.
«Bella… ci sono problemi?» domandò Lucius voltandosi verso la Mangiamorte.
Nonostante cercò di trattenersi, non poté non notare il prosperoso decolté della donna. Indossava un abitino di pelle aderente che mostrava le curve del suo corpo. Era ancora bellissima, nonostante l’età.
«No. Ma ho un messaggio… personale per te.» miagolò, avvicinandosi al mago e prendendolo per un braccio. «Vieni, andiamo nel mio ufficio…»
Mentre, senza opporre resistenza, seguiva la strega su per la scalinata, Lucius si voltò guardando la sua bellissima Chloe. Tutti i presenti avevano osservato la scena, un misto tra incuriositi e spaventati. Non si poteva mai sapere come avrebbe reagito la Mangiamorte. Era imprevedibile e, quando attaccava, era per uccidere. Non risparmiava nessuno.
«Cos’è tutta questa scena? Non potevi darmi il messaggio durante la colazione? Siamo solo Mangiamorte. Chi poteva ascoltare di compromettente?» chiese Lucius seccato, quando furono soli.
Bellatrix lo superò e, voltandosi, camminò all’indietro.
«Non mi fido del tuo amichetto del cuore…» disse con voce sensuale.
«Severus è fedele al nostro Signore. Lo ha dimostrato in innumerevoli occasioni.»
«Sarà… ma non mi piace…» fece una pausa, pensando al mago. «Non mi piace per niente.» concluse.
Raggiunse il suo ufficio e aprì la porta con un colpo di bacchetta, liberandola dagli incantesimi anti-intrusione che aveva scagliato la sera prima.
«Non ti piace perché non è rimasto incantato da te.» concluse Malfoy seguendo la strega dentro al suo ufficio.
Storse il naso. La sala era cupa, con lunghe tende di velo nero e pareti rosso sangue. Il soffitto era stato coperto sempre da quelle tende di velo. Per terra, in ogni angolo c’erano dei grandi, soffici cuscini color rosso e due poltrone di seta scura con finiture dorate. Alcune catene cadevano dai muri e c’erano delle grandi gabbie, che potevano tranquillamente contenere degli uomini, appese al soffitto. Inoltre, un forte odore di oppio era diffuso nell’aria.
«Non potevo rinunciare alla mia stanza di Villa Lestrange. Ho portato i pezzi che preferivo qui…» disse Bellatrix, sdraiandosi sui cuscini. «E comunque Severus non è degno della mia attenzione. Lui non è te…»
«Il messaggio Bella.» tagliò corto il mago.
«Sei diventato noioso… pensi solo al lavoro e non ti concedi alcun piacere…» si lagnò la strega.
Lucius non le rispose, ma la fulminò con lo sguardo. Ardeva dalla voglia di andare via da quel posto. Sembrava un bordello arredato con pessimo gusto.
«Rodolphus ha ricevuto un messaggio dal nostro Signore… conteneva anche istruzioni per te.»
«Perché non darmele di persona?»
«Avrà avuto le sue ragioni…» rispose la strega, facendo spallucce. «Comunque riguarda un piano per il prossimo fine settimana.»
«Un piano?» chiese Lucius, senza comprendere appieno le parole della riccia.
«Un attacco!» rispose eccitata Bellatrix, scattando sulle ginocchia. Gli occhi le brillavano, dandole un’aria folle.
«Posso avere i dettagli?» sospirò Lucius, l’ansia iniziava a farsi sentire.
Avevano programmato un attacco.
«Che hai? Sei pallido.» disse Bellatrix, alzandosi.
«Nulla. Mi manca l’aria… allora, i dettagli?»
«Rivolgiti a mio marito e a Rabastan.»
«Se non sai nulla, perché diavolo mi hai cercato? Mi hai fatto perdere tempo!»
«Io non lo chiamerei perdere tempo…» sussurrò Bellatrix, raggiungendo Lucius e posando le mani al suo petto. «Ho visto come mi hai guardato prima, in corridoio. Ti piace quello che vedi… potresti avermi… qui… e nessuno lo saprebbe!»
Con uno scatto Lucius, afferrò la strega per gli esili polsi e, tenendola stretta, la scaraventò contro il muro. Accostò il volto al suo orecchio e, cercando di trattenere la rabbia crescente, sussurrò: «Smettila. Non capisci? Continuando ad insistere, stai diventando patetica.»
Senza aggiungere altro, il mago si voltò ed uscì dall’ufficio di Bellatrix. Grato di poter respirare ancora aria fresca.
Mentre risaliva le scale, cercò Severus. Doveva riferirgli ogni cosa; se Voldemort meditava un attacco, con molta probabilità,l’obiettivo era il quartier generale dell’Ordine. Respirò a fondo: significava che lo scontro finale era ormai prossimo. Si fermò a metà scalinata. Nella sua mente si fece spazio un pensiero che lo fece rabbrividire: compiere l’attacco decisivo, significava che Voldemort aveva trovato il modo per impossessarsi di tutto il potere di Chloe. L’avrebbe uccisa.
Quasi correndo, raggiunse il sotterraneo per raggiungere l’alloggio privato di Sev. Non c’era mai stato. Il mago non glielo aveva mai permesso, s’incontravano sempre nel suo ufficio. Gli era sempre parso un comportamento molto bizzarro, ma non aveva mai sollevato obiezioni.
Raggiunse la porta e bussò con forza. Sentì dei rumori oltre la porta, sembravano dei passi. Lucius si allontanò e rimase in attesa, picchiettava un piede sul pavimento. Era nervoso: si sarebbe acceso una sigaretta, se solo ne avesse avuta una a portata di mano…
«Lucius… che diavolo…» iniziò Piton, ma venne interrotto dall’amico.
«Meditano un attacco.» lo interruppe, entrando della stanza senza aspettare un invito.
Severus impallidì.
«Ma cosa…» bofonchiò Lucius guardandosi intorno. Le pareti erano spoglie e non c’era nulla oltre un letto singolo e una decina di foto che ritraevano la stessa donna. «Chi è?»
Piton si mise tra Lucius e le fotografie, cercando, invano, di coprirle con il proprio corpo.
«Non fare lo stupido… chi è lei? Non mi avevi detto d’avere una fidanzata…»
Il volto del mago s’incupì. Abbassò lo sguardo e Lucius intravide delle lacrime avanzare nei suoi occhi. Si sentì a disagio.
«E’ morta.» rispose sussurrando Severus.
Doveva essergli costata molta fatica pronunciare quelle parole. L’amava ancora, nonostante fossero passati molti anni. Non poteva sopportare il passato. Soprattutto quel periodo della sua vita…
Lucius superò l’amico ed osservò meglio le foto, solo allora la riconobbe: Lily Potter, la madre di Harry.
Il biondo guardò Severus, sconvolto.
«Sì. Proprio lei. Lily…»
«Ma come… eri innamorato… di lei…?»
«E’ complicato. Non mi va di parlarne.» tagliò corto Piton. «Dimmi piuttosto dell’attacco. Cosa sai? Dobbiamo avvisare Silente…»
«Non so molto… dovrei andare dai fratelli Lestrange per conoscere i dettagli.»
«Bene…»
«Sev non capisci?»
Il mago guardò Lucius, inarcando un sopracciglio e accomodandosi sul bordo del letto.
«Se sono pronti per un attacco vuol dire che Lui ucciderà Chloe!» concluse il biondo agitato. «E non fare quella faccia! Tu sai cosa vuol dire perdere la donna che si ama… me lo hai appena detto… amavi quella donna… e l’hai persa! Io non voglio perderla… non voglio perdere Chloe! Non ora… non adesso che so cosa mi aspetta…»
«Ferma un attimo…» lo interruppe Severus, alzandosi e raggiungendo l’amico che stava camminando avanti e indietro per la stanza. «Cosa intendi con “sai cosa ti aspetta”?»
«Che l’ho visto. Ho visto cosa mi aspetta. Il mio futuro con Chloe e, credimi Sev, è così meraviglioso che non potrei mai rinunciarvi…» s’interruppe. Poi, raggiungendo la porta, concluse: «Vado da loro nel tardo pomeriggio. Ho molte lezioni questa mattina, mi libero solo alle quattro.»
Rimasto solo nella sua camera, Severus raggiunse le fotografie e, prendendo in mano la solita foto, guardò Lily sorridere. Erano insieme quel giorno, lui l’aveva scattata… avevano quindic’anni e l’amava molto. Non poteva credere che l’anno seguente si sarebbe fidanzata con James e l’avrebbe allontanato.
Solo negli ultimi anni della vita di Lily, si erano riavvicinati; avevano ritrovato la loro amicizia perduta.
Con la mano libera, sfiorò il viso della ragazza. L’avrebbe per sempre portata nel suo cuore.
Per sempre l’avrebbe amata!
Per sempre.
Fino alla morte.

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Capitolo 73
*** CAPITOLO 73 - ANGOSCIA ***




Accomodandosi dietro la scrivania, attendeva l’inizio della lezione. La classe era ancora vuota, gli piaceva l’aula quando era deserta. Poteva riflettere tranquillamente e, soprattutto, guardare i banchi vuoti gli faceva sempre ricordare la sua prima lezione. Insegnare non era quello che avrebbe pensato di fare quand’era solo un ragazzo ma, con tutti i soldi che suo padre gli aveva lasciato in eredità, cercava un passatempo. Dopo la vittoria della prima guerra magica, non poteva andare ancora in giro a torturare i babbani come faceva sempre…
«Lucius…»
Guardò verso la porta ed incrociò gli occhi color ghiaccio di Chloe: dio se le era mancata!
«Resto qui fuori. Non faccio entrare nessuno fino a inizio lezione… avete una decina di minuti.» s’intromise Hermione, chiudendo la porta della classe, lasciando i due soli.
Appena la porta venne chiusa, Lucius si alzò e corse dalla ragazza, stringendola forte a sé. La baciò sulle guance, sul collo, sulla spalla, sulla fronte, sul naso… ovunque! Rivederla dopo tanto tempo gli aveva fatto capire quanto tenesse a lei. La strinse forte…
«Mi sei mancata…» concluse baciandola ancora. «Come stai adesso? Meglio?» chiese Lucius guardandola da capo a pieni, squadrandola attentamente.
Chloe lo guardò negli occhi: “cavolo se lo amava!”.
«Molto meglio… era l’effetto della maledizione di Rabastan. Credo che Piton mi abbia aiutata molto con la sua pozione… mi ha fatta stare meglio.»
Lucius, posò il capo su quello di Chloe, annusando lo shampoo che aveva usato e giocando con una ciocca della sua chioma d’orata.
«Mi sono trattenuto… lo avrei ucciso con le mie stesse mani quel…»
Il rumore della campanella, fece sussultare entrambi.
«Meglio fare entrare gli studenti… Chloe stasera devo parlarti. Nel pomeriggio ho un incontro con i Lestrange. Avvisi te Silente che alle…» fece due calcoli mentalmente, poi continuò dicendo: «…facciamo alle otto mi farò trovare nella foresta proibita, oltre i confini di Hogwarts. Allo stagno.»
«Va bene.» concluse Chloe, aprendo la porta della classe.
Lucius, raggiungendo la cattedra, guardò la porta, in attesa dell’arrivo degli studenti. Chloe raggiunse un banco in fondo all’aula e si accomodò. Guardando il mago, gli fece l’occhiolino, sorridendo.
Hermione prese posto accanto all’amica.
«Che corso abbiamo dopo?»
«Incantesimi.» rispose distratta Hermione. «Perché?»
«Prima raggiungiamo la Torre… dobbiamo parlare con Silente. Lucius ha notizie.» rispose sussurrando, accostandosi alla riccia per non farsi sentire da orecchie indiscrete.
«Vado solo io. Sei mancata per un’intera settimana perché stavi male… se tardi a Incantesimi passerai un brutto guaio… esco prima da lezione e vado alla Torre.»
«Pessima idea… fingerò di star male e vado io. Almeno abbiamo una buona scusa per non insospettire nessuno… dopotutto, come hai detto te, sono stata malata per un’intera settimana…»
Hermione stava per ribattere, ma la voce di Lucius interruppe la loro conversazione: «Se non volete una punizione, signorinelle, vi conviene tacere e iniziare a prendere appunti.»
Entrambe, arrossendo, sussurrarono le loro scuse. I Serpeverde presenti nell’aula sogghignarono.
Per tutta la lezione, Chloe continuava a fissare l’orologio che teneva al polso. Mancavano venti minuti al suono della campanella: o ora o mai più. Scattò in piedi, tutti gli occhi erano puntati su di lei.
«Signorina Summers, problemi?» chiese Lucius.
«Non… non mi sento bene…» sussurrò Chloe, boccheggiando. Iniziò a pensare al senso d’oppressione che provava ogni volta che si trovava chiusa in spazi piccoli, angusti, umidi… le venne un capogiro e avvertì dei brividi freddi percorrerle il corpo.
Subito, Malfoy la raggiunse e, prendendola tra le braccia, l’accompagnò fuori dalla classe. Prima d’uscire ringhiò agli studenti: «Un solo fiato e vi sbatto da Bellatrix.»
Quando la porta venne chiusa alle loro spalle, Chloe guardò Lucius sorridendo e, carezzandogli il volto, si alzò sulle punte, baciandolo.
«Ma… non stai male?» chiese lui, senza capire.
«No. Oggi ho molti impegni… devo andare alla Torre per avvisare il nostro amico…»
«Va e tieni questa…» gli consegnò un foglietto di pergamena che la esentava dal resto della lezione. «…nel caso tu incontrassi qualcuno.»
Lucius carezzò il volto della giovane, baciandola con passione. Dio se era bella… non poteva resisterle.
«Perché non vi prendete una stanza?» la voce di Rodolphus li raggiunse da in fondo il corridoio.
Entrambi lo guardarono, Lucius si mise avanti alla ragazza, celandola dagli occhi di Rod.
«Io vado…» sussurrò Chloe al biondo e corse via, dalla parte opposta di Rodolphus.
Il Mangiamorte raggiunto l’amico e guardò la bionda sparire su per la scalinata.
«Dove va? Non dirmi che l’ho spaventata…»
«Non essere sciocco, Rod. Gli ho chiesto un favore… esegue gli ordini del nostro Signore.» rispose Lucius, con noncuranza.
«Bene… dunque la tieni ancora al guinzaglio!» rise il mago.
«Come se potesse aver scelta… l’ho conquistata definitivamente a Natale, assicurandomi il suo pieno appoggio…»
«Già… e la collana poi… un vero colpo di genio! Non sembra, ma anche la piccola Cissy può essere diabolica come la sorella…»
«Non capisco…» disse Lucius, aggrottando la fronte.
«Sì, la collana… è stata maledetta. Le sta sottraendo il potere per trasferirlo a Lui… ma stai bene amico? Sei pallido…»
«Tutto bene. Va pure… continuo la mia lezione…»
«Ricorda il nostro incontro più tardi! So che ora hai lezione… quando ti liberi… resto tutto il pomeriggio con Rab nell’ufficio del preside.»
Superandolo, Rodolphus procedette per il corridoio. Lucius si sentiva soffocare… era lui la causa di tutto quel male. Chloe si stava indebolendo per colpa del suo dono… si sentì un idiota: non lo sapeva… la ragazza portava sempre con sé quel gioiello. Da quando gliel’aveva donata la teneva sempre o al collo o nella borsa. Non voleva a separarsene.
Pensando, Lucius ricordò che anche quel giorno la teneva al collo, nascosta sotto una sciarpetta di seta.

Mentre saliva le scalinate per raggiungere la Torre dei Grifondoro, Chloe era assorta nei suoi pensieri. Era felice di poter ritornare a lezione, almeno poteva vedere Lucius senza destare sospetti. Alla seconda rampa di scale, si fermò, ansimante. Era affaticata. Non riusciva a capire, la sua debolezza non derivava solo dalla maledizione che Rabastan le aveva fatto, ci doveva essere qualcosa in lei che non andava.
Ogni sera, prima di addormentarsi, faceva tutto quello che Lucius le aveva chiesto di fare per accrescere il suo potere… ma non stava affatto crescendo, tutt’altro, si sentiva sempre più debole. Non riusciva a capire, forse stava sbagliando qualcosa…
«Bella eccoti finalmente. Dobbiamo parlare.»
Chloe si fermò, piegandosi per non farsi vedere. Al piano sopra di lei, vide Rabastan raggiungere la cognata e afferrarla per un braccio, trascinandola lontano da sguardi indiscreti.
«Ma dove mi porti?» chiese irritata la strega.
«Non qui. Dobbiamo parlare… notizie importanti.»
«E perché non qui?» domandò Bella, liberandosi dalla stretta.
«Tra venti minuti suona la campanella. Non voglio interruzioni.»
«Appunto perché suona la campanella vorrei restare… voglio dare delle punizioni… è divertente!»
«Bellatrix taci.» rispose secco. «Vieni.»
Chloe non aveva mai visto Rabastan così. E, soprattutto, mai in vita sua avrebbe creduto di vedere Bellatrix sottomettersi a qualcuno che non fosse il suo Signore. Sapeva che avrebbe dovuto raggiungere la Torre e avvisare Silente, ma era curiosa… cosa doveva dirle Rabastan di così urgente e segreto?
Cercando di non farsi scoprire, seguì la coppia, salendo gli ultimi gradini. Li vide camminare per il corridoio, per poi sparire dietro i gargoyles verso l’Ufficio del Preside. Attese nell’ombra e, quando superarono le scale per raggiungere la privacy dell’ufficio di Rabastan, Chloe corse fino ai gargoyles e rimase in ascolto. Solo quando udì la porta chiudersi, disse la parola d’ordine.
Mentre camminava silenziosamente per raggiungere la porta ed origliare, sentiva le voci dei due Mangiamorte.  Si accostò e, chinandosi, spiò dalla fessura della porta. Erano seduti sui divanetti e Rabastan stava offrendo alla donna un bicchiere contenente un liquido ambrato, probabilmente whisky.
Respirava piano, cercando di non far il minimo rumore. I battiti del suo cuore rimbombavano nelle sue orecchie, temeva d’essere sentita.
«Avanti, dimmi! Cosa aspetti?» domandò Bellatrix, svuotando il bicchiere e, tenendolo in mano con fermezza, stese il braccio verso il cognato, scuotendo il calice per richiedere altro alcol.
«Hai riferito a Lucius il messaggio?» chiese, mentre versava altro whisky.
«Sì. Stamattina.» rispose lei.
«Ottimo e cosa ne pensi? Verrà qui?»
«Sì. Verrà nel pomeriggio.»
«Ottimo.» convenne Rabastan. «Come pensi reagirà alla notizia? Credo che inizi ad affezionarsi veramente a quella schifosa…»
«Dici seriamente? Dici che Malfoy si è innamorato di quella feccia?» domandò Bellatrix, senza riuscire  a nascondere l’ansia nella sua voce.
«Sì. Temo di sì. Non sai che scenata mi ha fatto quando ha saputo della maledizione… non riesco ancora a  crederci che, tra tutti noi, toccasse a lui cadere così in basso… è sempre stato fiero della sua purezza di sangue. E ora? Si scopa quella. Non è nemmeno una strega.»
«Cissy ha fatto bene a lasciarlo. Merita di meglio. L’ho sempre detto io.»
«Come no…» rispose Rabastan sorridendo.
Bellatrix scattò in piedi e sovrastò il mago, puntando la bacchetta alla gola.
«Che vorresti dire con questo?»
«Andiamo Bella… tutti noi sappiamo di te e di Malfoy…»
La strega vacillò davanti a quelle parole, aveva sempre creduto che le sue scappatelle con il cognato fossero state ben mascherate… Rabastan, approfittando di questa reazione, afferrò Bellatrix per le spalle e la gettò con forza contro il muro.
«Sì Bella… lo so… non sono cieco come i nostri adorabili fratelli. Vedo come di struggi ogni volta che lo incontri… cos’è? Hai perso il tuo fascino?»
«Guardami! Ti sembra che abbia perso fascino?» chiese Bellatrix, guardando Rabastan negli occhi. Ma, non ottenendo risposta, aggiunse: «Tuo fratello non è cieco. Semplicemente è un debole. Non si opporrebbe mai a me. Mi ama. Farebbe ogni cosa per me.»
Lasciando la donna, Rabastan tornò a sedersi sulla poltrona.
«In ogni caso, saranno sufficienti ancora pochi giorni… Chloe morirà e il nostro Signore avrà il totale controllo del suo potere e, allora, potremo iniziare la festa!» concluse Rabastan sorridente.
«Solo una promessa: se Lucius tenterà di difendere la feccia, voglio essere io ad ucciderlo.» disse Bella con tono che non ammetteva repliche.
Rabastan non rispose, si limitò a sorridere e, riempiendo nuovamente i due bicchieri, alzò il calice e serio disse: «Alla morte di Chloe e alla nostra vittoria!»
«Alla vittoria!» rispose Bella, brindando. «E soprattutto alla morte di quella schifosa!»
Mentre ascoltava le loro parole, Chloe si ritrovò a piangere. Dunque la fine era vicina… era spaventata, anzi terrorizzata! Non voleva restare, le parole che si erano detti le erano bastate. Cercando di non far rumore, raggiunse la scalinata e scese piano i gradini. Non le importava più nulla: le lezioni, l’essere scoperta… doveva riferire quanto ascoltato e non poteva attendere.
Corse per il corridoio, scese le scale e raggiunse l’ufficio di Lucius. Senza nemmeno bussare entrò nella classe, interrompendo la lezione. Gli occhi di tutti gli studenti e del professore si volsero alla porta: Chloe, ansante, poggiata allo stipite, guardò Lucius negli occhi, i capelli le ricadevano sul volto. Sapeva di sembrare una pazza, ma non le importava.
«Lucius, dobbiamo parlare. Ora

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Capitolo 74
*** CAPITOLO 74 - LE NOSTRE STRADE SI DIVIDONO QUI ***



«Ma sei pazza? Cosa ti salta in mente?» disse Lucius a denti stretti, una volta chiusa la porta alle loro spalle del piccolo ufficio adiacente la sua classe.
Era rimasto senza parole. Aveva dimenticato ogni precauzione e presentarsi, interrompendo una lezione, era statao un azzardo… non  capiva cosa avesse per la testa.
«Sei in pericolo.»
«Come? Cosa vuoi dire?»
«L’incontro che avrai oggi pomeriggio con i Lestrange… è una specie di trappola… Lui è pronto per lo scontro finale.  Mi uccideranno e…» non sapeva nemmeno Chloe come concludere la frase. Era fin troppo palese quello che sarebbe accaduto. «Credo che vogliano che sia tu ad uccidermi.»
«Cosa?» chiese Lucius, si appoggiò al muro.
Era la peggiore notizia che potesse ricevere.
«Sì… una specie di prova… per avere la certessa che non sei davvero innamorato di me e che la tua fedeltà a Lui sia integra.»
«Ti… ti uccideranno…» bofonchiò. «Dobbiamo fare qualcosa. Anticiparli! Devi scappare dalla scuola e… e… e nasconderti. Non ti possono avere.»
«E non mi avranno. Siamo prudenti e sono certa che ogni cosa andrà per il meglio… se solo sapessi come mi stanno sottraendo l’energia… gli ho sentiti! Mancano pochi giorni e di me non resterà nulla. »
«La collana.» disse Lucius. «Quella che ti ho regalato.»
La giovane mise una mano nello zaino che teneva a tracolla e tolse una sciarpa appallottolata, la posò sul tavolo e la aprì mostrando la collana con i rubini che lo stregone le aveva donato a Natale. Lucius raggiunse la ragazza e la afferrò per le spalle, guardandola negli occhi.
«Non lo sapevo.» concluse, stringendola con forza tra le sue braccia. «Non sapevo che l’avessero maledetta…»
«Narcissa deve averli aiutati… non so…» sussurrò Chloe,ricambiando il forte abbraccio del mago.  «Ti ho messo in una bruttissima situazione… non avrei mai voluto…»
Sciogliendo Chloe dall’abbraccio, la guardò negli occhi. Le labbra piegate in un sorriso colmo d’amore.
«Non devi scusarti. Mi hai dato la possibilità di ritrovare un po’ di gioia. Prima di incontrarti era tutto buio nella mia vita. Mi hai dato la possibilità di riscattarmi.»
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime; quelle parole la confortarono. Portando le mani agli occhi, si asciugò le lacrime dalle guance. Alzandosi sulle punte, lo baciò con dolcezza sulle labbra.
«Torna a lezione, mio dolce professore… non far attendere i tuoi alunni!»

Evitando le lezioni della giornata, Chloe decise di rinchiudersi nel dormitorio. Era stanca e voleva stendersi. Aveva parlato con Silente riferendogli l’intenzione dei Lestrange di incontrare Lucius per informarlo di un piano. Gli riferì anche che, molto probabilmente, lo scopo era di ucciderla, forse quella sera stessa. La risposta del mago fu prevedibile, quanto spiazzante: “Me lo aspettavo… stasera scenderemo in guerra.”
Quelle parole le avevano gelato il sangue nelle vene, la testa le girava all’impazzata. Non sapeva cosa fare, si sentiva debole e quella stupida collana l’aveva resa vulnerabile.
Guardò l’orologio; mancavano solo venti trenta al termine delle lezioni pomeridiane e, una volta suonata la campanella, tutti i maghi e le streghe appartenenti all’Esercito di Silente avrebbero saputo che la guerra avrebbe avuto inizio tra poche ore. Con passo tremante, ridiscese le scale che conducevano dai dormitori alla Sala Comune dei Grifondoro. Solo tre studenti erano seduti davanti al caminetto e parevano agitati. Sentendo i passi si voltarono.
«Ti aspettavamo.» sussurrò Hermione alzandosi in piedi e sorridendo all’amica.
Chloe guardò Harry, Ginny e Hermione alzarsi in piedi e superare il divano, raggiungendola.
«Cosa ci fate qui?»
«Harry ha avuto un messaggio di Silente, grazie allo specchio.» rispose Hermione. «Mi ha subito avvisata e io ho chiamato Ginny. Siamo venuti da te perché è una cosa difficile.»
La giovane strega inghiottì la saliva, posando le mani sulle spalle di Chloe.
«Volevamo esserti vicini.» concluse, sorridendole. «Ma tu stavi andando da lui… vero?» aggiunse con dolcezza.
Chloe stava per rispondere, ma Ginny l’anticipò: «Va da lui.»
«So cosa vuol dire non poter salutare la persona che si ama. Io non ho avuto occasione per dire addio a Ron…» gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime. «Ma tu meriti di dire addio a Lucius.»
«Ci vedremo ancora.» convenne Harry. «Stasera ci sarà una guerra. Meritiamo alcuni ultimi istanti di pace.»
Strinse Ginny a sé, abbracciandola saldamente al fianco. Chloe guardò gli sguardi degli amici, aveva gli occhi colmi di lacrime. Le pizzicavano nel tentativo di trattenere le lacrime.
«Grazie…» sussurrò, abbracciandoli tutti contemporaneamente. «Grazie…»
«Va!» la incoraggiò nuovamente Hermione.
Chloe li sciolse dall’abbraccio e, quasi correndo, raggiunse il ritratto della Signora Grassa per uscire dalla Torre.
«Chloe!» la voce di Harry fece bloccare la ragazza. La bionda si voltò guardando i tre compagni. «Ci rivedremo. Domani mattina ci rivedremo!»
«Sì.» convenne Chloe, annuendo con foga. «Domani ci rivedremo!»

Mentre scendeva correndo le scale dalla Torre dei Grifondoro fino ai sotterranei dei Serpeverde, le parole di Hermione rimbombavano nella mente di Chloe. L’amica aveva ragione: meritavano alcuni attimi insieme. Senza essere vista da occhi indiscreti, raggiunse il suo appartamento e, senza bussare, la strega entrò nella camera, chiamando Lucius a gran voce per nome. Il desiderio di saperlo al suo fianco bruciava nel suo cuore e nella sua anima. Voleva stringerlo a sé prima della guerra.
Un presentimento la opprimeva alla bocca dello stomaco, aveva una forte nausea, di certo era causata dalla tensione.
Chloe si guardò attorno: la camera era ordinata e nella penombra. Il fuoco del caminetto acceso scoppiettava vivacemente. La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e, puntando la bacchetta al soffitto, accese le luci.
Corrugò la fronte; non c’era nessuno. Avanzò, raggiungendo le grandi vetrate sul burrone attorno al castello e osservò il buio che cresceva, soffocando anche l’ultimo spiraglio di luce solare. Sospirò, chiudendo le tende e, voltandosi verso la camera, sorrise: quanti bei ricordi… la prima volta che era entrata e la prima volta che aveva riposato sul suo letto, le ore trascorse a parlare e ridere insieme… si sentì avvampare ripensando alle notti di passione…
“Avremmo dovuto sfruttare meglio il tempo a nostra disposizione.” pensò Chloe.
Scosse il capo con forza, come per scacciare anche la sola idea del rimpianto. Era un pensiero assurdo! Non era ancora finita per loro! Avrebbe rivisto Lucius. Ne era certa, anzi ne era sicura! Con passo deciso raggiunse la porta ed uscì dalla camera del mago, si sarebbero visti nuovamente e finalmente avrebbero potuto vivere il loro tanto desiderato lieto fine.
Distratta dai ricordi e dai pensieri, Chloe non si accorse di una pergamena lasciata per lei sul letto.

“Chloe,
mi dispiace non essere io a salutarti di persona, ma quella che ho preso è una delle decisioni più difficili che abbia dovuto affrontare. Ho sempre fatto affidamento nei miei ideali. Credevo nella purezza del mio sangue e nella superiorità mia e dei miei amici. Solo dopo averti conosciuta ho capito cosa veramente conta per me. Per tutta la vita sono stato addormentato, in attesa d’essere svegliato… e mai avrei pensato che una ragazza di origini babbane potesse farmi innamorare.
Ho riflettuto a lungo e penso che non ci siano altre soluzioni per poter concludere la battaglia velocemente e senza perdite. Voglio provare a fare la cosa giusta, per proteggerti e per proteggere tutte le persone che amo. In questo momento sto andando ad affrontare Voldemort. Ho deciso di uscire allo scoperto, nella speranza di riuscire a indebolirli abbastanza da permettervi di ottenere una vittoria. Ti ho vista sempre più debole nelle ultime settimane. Non posso permetterti di affrontare una battaglia contro Lui.
Vorrei essere più ottimista, ma lo sai fin troppo bene che non mi sono mai aggrappo a false speranze e non voglio iniziare ora.
Sento il bisogno di dirti ancora una volta che io ti amo e ti amerò per sempre, qualunque cosa accada… mi hai fatto provare dei sentimenti che non pensavo di poter provare e per questo non potrei mai ringraziarti abbastanza; mi hai fatto sentire vivo…
Addio Chloe, le nostre strade si dividono qui.
Lucius”




***
Buona lettura e alla prossima!
Baci
J

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Capitolo 75
*** CAPITOLO 75 - SONO QUI, CON TE ***




«Eccoti qua, Lucius!» esclamò Rodolphus, alzandosi in piedi e raggiungendo il mago.
Lucius, senza bussare, era entrato nell’ufficio di Rabastan e osservò i presenti con molta attenzione. Nell’aria era palpabile l’elettricità della situazione. Tutti erano vestiti con i consueti abiti da Mangiamorte e le maschere posate sui volti, riconobbe subito i maghi presenti. Sorrise, sforzandosi si sembrare sinceramente contento d’essere lì.
«Una riunione già in corso?» chiese con voce bassa, entrando e chiudendo la porta alle sue spalle. «E non sono stato invitato?»
I presenti non risposero, ma si scambiarono sguardi  d’intesa.
A Lucius non piacque quel silenzio, ma cercò di nascondere i suoi sentimenti.
«Non sei stato invitato perché non sei più un mio fedele Mangiamorte.»
Quella voce fece rabbrividire il biondo. Il sangue gli si gelò letteralmente nelle vene; si voltò e incrociò lo sguardo con quello del Signore Oscuro. I Mangiamorte chinarono il capo al suo arrivo e indietreggiarono lentamente, lasciando il vuoto tra Lucius e il loro Signore.
Lucius si voltò per osservare i presenti con maggiore attenzione: non scorse Severus… 
«Chi cerchi?» domandò Voldemort. «Severus, forse?»
Deglutendo, Lucius volse nuovamente lo sguardo verso il Signore Oscuro, non ebbe il coraggio di confermare o di muoversi. Era stato scoperto. Lui e Severus erano stati smascherati…
«Cosa ti succede, Lucius?» chiese, avvicinandosi al mago. «L’ippogrifo ti ha mangiato la lingua?»
Dei movimenti alle sue spalle attirarono la sua attenzione, voltandosi vide che gli altri Mangiamorte si erano alzati e si erano disposti in cerchio attorno a lui. Tutti impugnavano la bacchetta e, nonostante la maschera, poteva vedere dai loro occhi l’odio e il disprezzo che provavano per lui.
Lucius respirò a fondo e cercò di riprendere il controllo del suo tono di voce.
«C-come?» domandò con voce tremante.
«Come ti abbiamo scoperto?» chiese Voldemort ilare. «Credevi davvero che non avessi intuito i sentimenti che provavi per quella umana? Quella piccola schifosa?»
«Lei è speciale!» ribatté Lucius con foga, interropendo il discorso di Voldemort.
«E’ speciale per caso! Solo per caso ha ottenuto questo grande potere! Potere che ora è mio!» concluse con gioia, alzando la voce.
Tutti i Mangiamorte applaudirono le mani con entusiasmo, contenti dei risultati ottenuti. Tra tutti loro spiccò la voce acuta di Bellatrix che urlò per la contentezza. Lucius guardò la donna, il volto coperto dalla maschera.
«Non pensi che sia divertente?» chiese, avvicinandosi di qualche passo al biondo e chinandosi in avanti per poterlo guardare negli occhi. «Sarà il potere che ho sottratto alla tua amata Chloe ad ucciderti.»

Entrando nella sala comune dei Grifondoro, Chloe notò subito una gran folla. A fatica superò il ritratto e raggiunse le scale che conducevano ai dormitori. Salendo il primo gradino, si voltò e osservò i presenti. Tra loro c’erano diversi membri dell’Ordine della Fenice, studenti di Corvonero e Tassorosso. Sorrise, eccitata. Erano arrivati… la battaglia era dunque prossima!
Entusiasta cercò di individuare Hermione ed Harry, ma non li trovò. Sbuffando, salì le scale per raggiungere la sua camera. Il chiacchiericcio che veniva dalla Sala era quasi fastidioso.
Con forza si chiuse la porta alle spalle e si posò su essa, chiuse gli occhi. “Finalmente un po’ di pace!” pensò.
Raggiunse l’armadio, dove teneva i suoi abiti, e prese un paio di vecchi jeans strappati e una felpa scura con il cappuccio. Velocemente si tolse la divisa e si rivestì, prese le converse nere che teneva sotto il letto e le calzò.
Una forte nausea la colpì improvvisamente, Chloe si lasciò cadere sul letto e chiuse gli occhi nella speranza di riprendersi. Non riusciva a capire come mai stava sempre così male; probabilmente, rifletté, era legato alla maledizione della collana.  Si sentiva debole, come svuotata di tutta l’energia. Era disperata.
«Chloe! Eccoti finalmente!» esclamò Hermione, entrando nella camera seguita da Harry e Ginny.
La bionda si alzò a sedere sul letto e sorrise ai compagni. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli tutti.
«Pensavo che fossi ancora con Lucius…» disse Harry con calma, sedendosi sul letto di Hermione e guardando Chloe.
«Non c’era…» rispose lei, triste. «Per caso lo avete visto nella Sala Comune?»
I tre si guardarono negli occhi, poi scossero il capo contemporaneamente.
«No…» prese parola Hermione. «E non sei l’unica a cercarlo… anche Remus lo cercava prima…». Poi, notando il volto preoccupato dell’amica, aggiunse: «Sono certa che sta bene… sarà con Severus e gli altri Mangiamorte… dopotutto credono ancora che sia un loro alleato.»
«Sì… può essere…» sospirò dubbiosa Chloe.
Hermione si avvicinò all’amica, prendendo il posto al suo fianco sul letto, e, stendendo il braccio, la strinse a sé. Accostò il volto al suo orecchio e le sussurrò di non preoccuparsi. La riccia sapeva che quelle parole non avrebbero cambiato nulla, ma valeva la pena tentare.
Una voce acuta rimbombò in ogni ala del castello, tutti tacquero. Il cuore si fermò nei petti di ogni studente o professore o membro dell’Ordine. Ginny si strinse al braccio di Harry, in cerca di protezione.
«Miei carissimi signori e signore…» iniziò Voldemort. «...al momento mi trovo nell’ufficio del preside con i miei fedelissimi amici.» fece una pausa. «Vedete vorrei evitare uno scontro, sono sempre dell’idea che il sangue di mago sia prezioso e non debba essere sprecato… ma se voi non vi arrenderete a me, consegnandomi Harry Potter, io vi ucciderò tutti. Nessuno sopravvivrà.» altra pausa. «Ho acquisito un enorme potere grazie a Chloe Summers. Si è fidata di me ed ingenuamente è caduta nella mia trappola, cedendomi la sua strabiliante energia… se entro un quarto d’ora Harry non si presenta nell’ufficio di Rabastan, ordinerò un attacco.»
«E’ vero?» domandò Hermione guardando Chloe.
La bionda non rispose, ma abbassò lo sguardo: «Sì. Non sento più alcuna magia in me.»
«Dunque è riuscito? Ti ha sottratto ogni potere?» chiese Harry con tono agitato.
«Non è questo l’importante.» disse Chloe, cercando di minimizzare l’accaduto. «Harry che vuoi fare? Lo hai sentito?»
«Andrò da lui. Solo.»
Ginny volse lo sguardo verso Harry, scuotendo il capo in segno di diniego.  Il ragazzo stava per parlare, ma Chloe lo anticipò.
«No.» esclamò con tono imperativo, accompagnando la parola con un gesto secco del braccio. «Tu non vai. Ho creato io questi problemi e io devo porvi rimedio.»
«Non capite? Ucciderà tutti se non mi presento!» rispose Harry, quasi urlando.
Ginny indietreggiò spaventata dalla reazione del mago. Harry raggiunse Chloe e la guardò negli occhi.
«Harry non ti lascio andare da solo. Il potere di Voldemort era il mio… io conosco il mio potere. Posso esserti d’aiuto.»
«No. Non voglio metterti in pericolo… sei senza magia. Sei una preda fin troppo facile… »
Chloe non rispose, rimase in silenzio pensando alle parole dell’amico.
Avvicinandosi, Hermione disse: «Andate insieme. In due potrete guardarvi le spalle a vicenda.»
«Va bene.» acconsentì Chloe. «Ma l’Ordine non ci permetterà di andare da Lui.»
«Credo sia giunto il momento di tirare fuori il vecchio mantello di mio padre.» concluse Harry, abbozzando un mezzo sorriso al pensiero di quel dono a lui tanto caro.

Seguendo Ginny e Hermione, e restando nascosti da sguardi indiscreti, Harry e Chloe, scesero dai dormitori fino alla Sala Comune. Silente, affiancato da Remus, stava parlando con i presenti. Tutti pendevano dalle labbra dell’anziano mago. Ginny e Hermione, facendosi largo tra la folla, raggiunsero il muro accanto al ritratto della Signora Grassa. Harry e Chloe erano dietro di loro e le seguivano cercando di non urtare nessuno.
Chloe, chinandosi verso Harry, sussurrò al suo orecchio, cercando di non farsi sentire da altri: «Dobbiamo uscire…»
«Il ritratto cigola un po’ mentre si apre.» rispose il ragazzo, sempre sussurrando.
«Se parla solo Silente ci sentiranno…» rifletté Chloe ad alta voce.
Come se avesse intuito i pensieri dell’amato, Ginny s’intromise, interrompendo Silente.
«Perché non permettere ad Harry di andare? È grande abbastanza per decidere da solo.»
Tutti i presenti volsero lo sguardo sulla giovane Weasley che, mantenendo il controllo, aggiunse: «Harry ha perso molto in questa battaglia… io ho perso molto in questa battaglia…» fece una pausa. «Tutti noi abbiamo perso qualcuno che amavamo. Un amico o un parente… se Harry vuole affrontare Voldemort penso che dovremmo appoggiarlo.»
«No!» s’intromise Remus, da sempre protettivo verso il figlio del suo carissimo amico. «Non permetterò mai ad Harry di sacrificarsi per tutti noi! Non siamo nemmeno certi che questo sia sufficiente per placare la sete di potere di Voldemort! Potrebbe uccidere Harry e poi uccidere tutti noi!»
«Perché non tentare almeno?» d’intromise una strega dell’Ordine, guardando Lupin in volto. «Se abbiamo una possibilità di salvare i nostri figli perché non tentarla?»
Chloe sorrise guardando Harry negli occhi e annuì. Il crescente vociare nella Sala avrebbe permesso loro di uscire senza essere sentiti. Con passo leggero, i due giovani raggiunsero il ritratto, Harry posò delicatamente la mano sulla tela e applicò una leggera pressione per aprire il ritratto quel poco che bastava per scivolare oltre. Il classico cigolio non venne udito; erano liberi.
Sempre tenendo il mantello appoggiato sui loro corpi, Harry prese per mano Chloe: «Andiamo. Il tempo vola…»

«Non si presenterà.» sbuffò Bellatrix, accomodandosi sul bracciolo della poltrona di pelle nera. Al suo fianco sedeva Rodolphus, intento a bere del vino rosso. «Sono passati quasi tredici minuti!»
«Verrà… come è venuto anni fa, verrà anche oggi.» rispose Voldemort. «Lo conosco. Lo conosco fin troppo bene… lui e quella sua stupida morale… si farà ammazzare piuttosto che far scendere nuovamente in guerra i suoi amici…»
La strega riccia sbuffò, annoiata. La bacchetta tra pollice e indice, la faceva roteare tra le dita, osservandola.
Un singhiozzo interruppe il silenzio dell’ufficio. Tutti si voltarono verso la finestra che dava sul cortile principale di Hogwarts. In piedi, con lo sguardo fisso nel buio Narcissa osservava il buio. Il viso rigato dalle lacrime di rimorso per le sue azioni.
«Per Merlino, portatela via di qua! Non la sopporto più!» urlò Voldemort, esasperato.
Subito Derek si avvicinò all’amata e, stringendola per la vita, la condusse fuori dall’ufficio del preside. Riusciva a comprendere il dolore che poteva provare Cissy in quel momento, carezzò con la mano libera il suo capo e le baciò la nuca: «Non preoccuparti… sono al tuo fianco…»
«Cosa ho fatto…» singhiozzò disperata.
«Non avevi scelta… hai fatto la cosa giusta. La cosa giusta per salvare tuo figlio, te stessa e me. Non avevi scelta…»
«Cosa ho fatto…» ripeté ancora singhiozzando, mentre seguiva l’amato.
Fermandosi in fondo alla scalinata a chiocciola, Derek prese Narcissa per le spalle e la guardò in volto, chinò il capo, posando la fronte contro quella della donna. «Amore mio non potevi comportarti diversamente. Ogni cosa che hai fatto nell’ultimo anno, l’hai fatta per salvaguardare tuo figlio… nessuna tua azione può essere definita…»
S’interruppe. Un rumore attirò la loro attenzione. Entrambi volsero lo sguardo verso il corridoio, ma non c’era nessuno. Con un gesto protettivo, Derek strinse Narcissa tra le sue braccia e la guidò lontana dal castello.

Sia Harry che Chloe avevano trattenuto il respiro mentre Derek e Narcissa passavano loro accanto.
Si stavano avvicinando alla scala a chiocciola, per raggiungere l’ufficio del preside, e Chloe era inciampata in una pietra del pavimento non allineata alle altre e, solo grazie al provvidenziale aiuto di Harry, aveva evitato di cadere a terra.
La giovane strega osservò Narcissa allontanarsi, stretta a Derek, riusciva a vedere l’amore che univa quei due. Ma gli occhi della donna erano arrossati ed era fin troppo chiaro che fosse ancora scossa dai singhiozzi.
«Dove andranno?» domandò Chloe a Harry, appena sparirono dietro l’angolo.
«Non saprei…» rispose lui. «Andiamo. Non c’è tempo da perdere…»
In silenzio, salendo le scale, Harry teneva la mano dell’amica ben salda nella sua. Il mago sentiva il suo cuore battergli nel petto ed era agitato. L’ultima volta che aveva affrontato personalmente Voldemort, al suo fianco, grazie alla Pietra della Resurrezione, c’erano suo padre, sua madre e Sirius. Gli erano stati di gran conforto, gli avevano dato la forza per affrontarlo.
Voltandosi, guardò Chloe, le sorrise.
«Sono qui, con te.» sussurrò lei, quasi intuendo i pensieri dell’amico.

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Capitolo 76
*** CAPITOLO 76 – AVADA KEDAVRA ***


Penultimo capitolo di questa storia... l'ho scritto di getto, spero vi piaccia!
A breve anche l'ultimo!

***

Harry uscì dal mantello e, seguito da Chloe, raggiunse la porta dell’ufficio del preside. Sentiva le risa dei Mangiamorte, i battiti del suo cuore gli rimbombavano nelle orecchie. Era nervoso, ma doveva farsi coraggio. Ogni conflitto sarebbe cessato quella sera stessa e lui aveva il potere per farlo accadere. Aveva permesso a Voldemort di sopravvivere anni fa; ingannato dalle parole del mago. Aveva creduto nella sua redenzione, gli aveva dato fiducia… ma fu uno sbaglio, un errore che non avrebbe più commesso.
Chloe, dietro di lui, era ancora celata sotto il lungo mantello dell’invisibilità. Harry le aveva proibito di mostrarsi. “Per la tua sicurezza”, aveva detto il giovane mago. Chloe non obiettò; negli occhi dell’amico aveva visto una nuova risolutezza, la bionda non aveva avuto la forza di controbattere.  In mano stringeva la bacchetta, pronta ad agire all’occorrenza.
Chloe era consapevole che il suo aiuto sarebbe valso a poco, senza il suo potere… ma avrebbe combattuto al fianco di Harry, aiutandolo, come meglio poteva.
«Coraggio, Harry…» sussurrò Chloe, stendendo un braccio e posandolo sulla spalla dell’amico.
Il ragazzo si voltò e sorrise: «Grazie per essere qui… da solo non avrei trovato la forza per affrontarli…»
«Ce l’avresti fatta anche da solo.» convenne dolcemente Chloe. «Sei un mago eccezionale e troverai la tua forza!»
Il giovane stese il braccio per bussare ma, prima di compiere un qualsiasi gesto, si voltò ancora una volta per osservare il vuoto dietro di lui, un vuoto che celava Chloe.
«Ti guardo le spalle.» sussurrò lei.
Harry annuì e, facendosi forza, bussò.
Il tocco rimbombò nell’anticamera, un locale spoglio di qualunque ornamento. Chloe respirava piano, la paura le prendeva la bocca dello stomaco, facendole salire una forte nausea. Appena Harry bussò, subito ogni rumore cessò. Udirono dei passi avvicinarsi, il mago indietreggiò di un solo passo.
Voltò il capo, guardando Chloe; non riusciva a vederla, ma saperla al suo fianco le dava coraggio. Restarono in attesa.  Con uno scricchiolio la maniglia si abbassò e la porta si aprì. Una luce calda avvolse l’anticamera, Harry socchiuse gli occhi ma non indietreggiò.
Non appena si abituò alla luce, vide sulla soglia Rabastan Lestrange.
«E’ qui. È lui, mio Signore.» disse con tono fermo, voltandosi verso l’ufficio.
«Ottimo! Fallo accomodare…» rispose la viscida e acuta voce di Voldemort.
Harry entrò nello studio del Preside, Chloe dietro di lui.
La porta fu chiusa alle loro spalle; sparsi per la stanza c’erano tutti i migliori e più fedeli seguaci del Signore Oscuro. C’erano Bellatrix, Lucius, Narcissa, Derek, Rabastan e Rodolfus…  nessuno mancava.
«Bene! Sono felice che, anche questa volta, hai accettato il mio gentile invito!» sussurrò Voldemort.
I Mangiamorte fecero eco a quelle parole, sogghignando maligni.
«Dunque hai raccolto tutto il tuo coraggio e hai deciso di venire fin qui… solo?»
Quell’ultima parola risuonò strana alle orecchie di Chloe, pareva quasi che si fosse accorto della sua presenza e, quel tono, era solo una provocazione. L’Oscuro Signore si avvicinò ad Harry e lo studiò attentamente, chinandosi per poterlo guardare negli occhi. Chloe era agitata, la bacchetta stretta in mano, pronta a intervenire all’occorrenza. Harry sosteneva lo sguardo di Voldemort, senza battere ciglio; la giovane strega pensò che l’amico dimostrasse un gran coraggioso.
Voldemort sogghignò, poi, con un movimento imprevisto, il mago si rialzò e, stendendo un braccio in direzione di Chloe, scatenò una folata di vento. Il mantello scivolò dal corpo di Chloe, rivelando la sua presenza anche agli occhi dei Mangiamorte.
La bionda incrociò lo sguardo di Lucius; nei suoi bellissimi occhi grigi vi lesse una grande delusione. L’aveva pregata di non intromettersi ma, come sempre, la giovane aveva fatto di testa propria, disubbidendogli.
«Ma guardate chi abbiamo qui in questa bellissima sera! La mia fonte di energia…» scherzò Voldemort, superando Harry e raggiungendo la ragazza. «E che energia straordinaria! Dovrei ringraziarti… non mi sono mai sento così forte!»
«Sei solo un ladro!» esclamò Chloe, fuori controllo. Nell’ultimo anno aveva conosciuto le proprie doti magiche ma ora, che gliele erano state sottratte,  comprendeva quanto fossero parte di lei. «E un bugiardo! Mi hai mentito per mesi, con l’unico intento di rubarmi il mio potere! Ma sai cosa penso?» domandò con tono freddo e distaccato la giovane. «Se hai dovuto rubarmi l’energia, penso che tu non sia forte come dici d’essere!»
Bellatrix scattò in piedi, con la bacchetta stretta in mano: «Non osare, stupida ragazzina! Lui è il nostro Signore! Il mago più potente! Tu sei solo feccia!»
Chloe non le prestò attenzione, continuò a guardare Voldemort con occhi di sfida.
«Su… su… calmati Bella! Cerca solo di provocarmi…» disse il mago, voltandosi e guardando la sua fedele Mangiamorte.
Subito la riccia si zittì e si accomodò nuovamente sul bracciolo della poltrona, al fianco del marito; lo sguardo annoiato e il broncio sulle labbra.
Harry, voltandosi, alzò la bacchetta e sfidò Voldemort: «Sei qui per me. Lascia in pace Chloe…»
Il mago si voltò sogghignando malignamente: «Tu, Harry, osi dare degli ordini a me?» fece una pausa. «Io sono il mago più forte! Nessuno di voi stupidi sciocchi ragazzini può eguagliare la mia potenza e, una volta che sarai morto, toglierò anche l’ultimo dei dubbi… sei sopravvissuto per pura fortuna, ma questa notte la tua fortuna si esaurirà e la tua vita cesserà.»
«Non ho paura!» esclamò Harry, sfidandolo.
Bellatrix scattò in piedi e, con voce infantile, iniziò a cantilenare le parole di Harry, facendo ridere gli altri Mangiamorte. In tre parvero non divertirsi quanto gli altri: Narcissa e Derek che, in un angolo, si strinsero l’uno tra le braccia dell’altra e Lucius. Il mago contrasse la mascella, nervoso… le braccia stese lungo i fianchi, teso come una corda di violino.
Voldemort si voltò guardando con dolcezza la sua più fedele servitrice ma, il suo sguardo, fu catturato da Lucius. Si fece improvvisamente serio e, con passo lento, si allontanò dai due Grifondoro e raggiunse il biondo.
«Lucius, mio carissimo amico… hai dei problemi? Stai male?»
Sostenendo il suo sguardo, Malfoy scosse il capo: «No. Va tutto bene…»
«Sai, qualche giorno fa ho ricevuto una notizia preoccupante…»
«Preoccupante?» gli fece eco Lucius.
«Sì…» asserì.  «Da quanti anni mi sei fedele? Da quanto esegui i miei ordini? Da quanto sei il mio Mangiamorte?»
Queste domande erano secchiate d’acqua gelata, il tono era accusatorio e Lucius impallidì, deglutendo la saliva. Tutti i presenti si voltarono e seguirono la discussione, interessati da quelle accuse… Chloe guardò Lucius, gli occhi le pizzicavano, inumiditi dalle lacrime che tentava di trattenere. Intuendo le ansie dell’amica, Harry le prese la mano e la strinse, nel tentativo di infonderle coraggio; lui era al suo fianco e non l’avrebbe abbandonata.
«Da che ne ho memoria.» rispose Lucius. «Ho sempre creduto nella vostra causa… e con gioia vi ho servito, eseguendo sempre i vostri ordini.»
Voldemort si voltò, allontanandosi di qualche passo dal Mangiamorte; gli occhi chiusi, stava pensando e, Chloe, era certa che si stesse controllando.  Senza preavviso, il Signore Oscuro si voltò e, impugnando la sua bacchetta, la puntò verso la giovane Grifondoro.
«Dunque, se come dici, sei fedele a me… non ti dispiacerà se concludiamo l’opera, uccidendola?»
Lucius guardò l’amata, dischiuse le labbra, per parlare, ma Chloe scosse il capo.
«Non gli importa nulla di me.» lo anticipò lei.
«Non gli importa nulla? Eppure…» Voldemort si voltò, guardando Lucius. «…mi sembra così contrariato.»
«E’ un traditore!» s’intromise Bellatrix, urlando.
«Taci, lurida!» sbraitò Lucius, fulminandola con lo sguardo.
In risposta, la strega impugnò la bacchetta e, avvicinandosi, la puntò contro il petto del cognato: «Non sfidarmi Lucius… sono più forte di te!»
«Su… su… Bellatrix! Non dare importanza alle sue parole… oggi è un giorno di festa per tutti noi! Oggi ucciderò Harry Potter e ucciderò questa ragazza, impossessandomi definitivamente del suo potere!»
Quelle parole rimbombarono nella mente di Chloe: impossessarsi definitivamente del suo potere? Dunque, anche se glielo aveva sottratto, la magia era ancora sua… era legata a lei…
«Dunque, non attendiamo oltre… mia carissima Chloe… è un vero peccato sfregiare il suo bel viso…» s’interruppe un istante, sfiorando il volto della ragazza. «Ma è l’ora di dirci addio, per sempre.»
«Non temo la morte.» sussurrò la ragazza seria, guardando il mago negli occhi.
«Tutti temono la morte.» la contraddisse Voldemort.
«Promettimi che nessun’altra vita verrà stroncata e io sarò disposta al sacrificio.»
«Oh, mia cara… sono due le vite che bramo…»
«Avrai anche la mia.» s’intromise Harry, con risolutezza.
«Lucius…» disse Voldemort, voltandosi e guardando il suo Mangiamorte. «A te l’onore!»
Con sguardo smarrito, il mago guardò il suo Signore.
«C-come?» bofonchiò.
«Sì. Uccidi Harry… e uccidi Chloe! Dimostrami la tua fedeltà, Lucius!»
Chloe guardò il mago; anche se mentiva, era chiaro che stava per rifiutare. La bionda guardò gli altri Mangiamorte, tutti gli occhi erano puntati su Lucius. Era evidente che si aspettassero un’altra reazione, ma il mago rimase fermo; incapace di compiere una qualunque azione.
«Lucius, cosa aspetti?» domandò Voldemort con tono tranquillo. Poi, con uno scatto d’ira improvviso, il mago urlò: «Uccidila!»
Lucius non sapeva cosa fare; non poteva attaccare Chloe… l’amava… in cuor suo sentiva di doverla  proteggere e così avrebbe fatto. Avrebbe protetto Chloe, l’avrebbe protetta da tutti i Mangiamorte e da Voldemort.
Camminando, il biondo avanzò verso Harry e Chloe, superando il Signore Oscuro. A pochi metri dai due Grifondoro, si fermò e stese la bacchetta contro i ragazzi.
«Lucius…» sussurrò Chloe, incredula.
Le stava puntando la bacchetta al cuore ed Harry, protettivo, si mise davanti alla giovane: «Codardo! Sei un codardo e un traditore!»
Lucius non rispose a quelle accuse, guardò Chloe negli occhi… la giovane vi lesse solo una profonda tristezza.
«Mi dispiace…» apostrofò, senza emettere un suono.
Aggrottando la fronte, la bionda stava per parlare, voleva delle spiegazioni, non comprendeva il suo comportamento.
Poi, con un movimento improvviso, Lucius si voltò, puntando la bacchetta contro Voldemort: «Non la ucciderò… la amo.»
Alcuni Mangiamorte, scattarono, per proteggere il proprio padrone, ma non fecero in tempo. Il tradimento di Lucius era stato previsto dal Signore Oscuro.
«Avada Kedavra
Il corpo esanime di Lucius cadde a terra con un tonfo sordo. Le risa di Bellatrix rimbombarono nella camera, ma risuonarono lontane alle orecchie di Chloe… sentì le ginocchia cederle… non riusciva a credere a quando aveva visto… era caduto a terra… era stato colpito dalla luce verde, privondolo della propria vita…
Narcissa urlò, sconvolta da quanto visto, rifugiandosi tra le braccia protettive di Derek.
Chloe aprì la bocca per parlare, ma non un suono uscì dalle sue labbra. Una sola parola risuonava nella sua mente, un nome che mai avrebbe dimenticato: Lucius. Poi,senza controllare le proprie azioni, una forte rabbia esplose nel petto della bionda. Una furia incontenibile che cresceva dentro di lei… un fiume in piena che straripava dagli argini, invadendo ogni parte del suo corpo… morto… lo aveva ucciso… morto… assassinato…
«Harry, vattene!»  sibilò Chloe, senza distogliere gli occhi da Voldemort.
Il ragazzo guardò l’amica, sembrava aver perso il controllo… il suo sguardo era cambiato, i suoi occhi erano fiammeggianti… preoccupato stese un braccio ma, con un movimento improvviso, Chloe afferrò la mano dell’amico e ripeté, guardandolo: «Vattene!»
Harry non ebbe il coraggio di ribattere, annuì e, voltandosi, uscì dall’ufficio del preside.
«Dove credi di andare ragazzo?» domandò Rabastan, inseguendo Harry.
Chloe, senza distogliere lo sguardo da Voldemort, stese un braccio verso il Mangiamorte. Rabastan si immobilizzò, incapace di muovere anche solo un muscolo, pietrificato. I suoi occhi verdi vagarono, incrociando quelli di ghiaccio della Grifondoro.
«Cosa hai fatto?» scattò Bellatrix, raggiungendo il cognato. «Che cosa…?»
Non terminò la frase; la strega cadde a terra, morta.
Tutti i Mangiamorte scattarono in piedi, sfoderando le bacchette e puntandole contro la ragazza.
«Andate.» disse Voldemort, serio. «Io mi batterò con lei.»
Nessuno obiettò; uno a uno i Mangiamorte lasciarono l’Ufficio. Chloe non aveva occhi che per Voldemort… meritava di morire. Meritava di subire la sua vendetta! Quando la porta fu chiusa alle spalle di Rodolfus, Voldemort si mosse, avvicinandosi al corpo di Bellatrix. Si fermò un istante, guardandola dall’alto; il suo sguardo non lasciava trapelare alcun sentimento. La scavalcò, come se fosse un arredo della stanza e raggiunse Rabastan, ancora vivo, ma immobile.
«Che vogliamo fare di lui?» chiese, accennando al mago.
Chloe alzò le spalle, in segno di indifferenza.
«Quest’uomo ha abusato di te… del tuo corpo e della tua mente…» continuò Voldemort, osservando la bionda.  «Non merita una… vendetta?»
«Solo un’altra persona dovrà morire… te.»
Sogghignando, l’Oscuro Signore mosse la bacchetta con un gesto secco… dalla punta un raggio argenteo colpì Rabastan al collo, come una lama la sua gola fu recisa… il sangue colava veloce dal taglio, macchiando le sue vesti e gocciolando sul pavimento. La vita aveva abbandonato il suo corpo, ma questo rimase eretto, fermo come Chloe l’aveva lasciato.
«Tratti così i tuoi fedeli servitori?»
«Sono sostituibili… tutti loro lo sono…» rispose con noncuranza.
«Lucius non era sostituibile… non per me! Tu lo hai ucciso!» urlò la ragazza. «Avresti potuto prendere me… lasciarle lui libero!»
«Mi ha tradito! Meritava di morire!» rispose freddamente Voldemort.
«Ricordi quando ci siamo conosciuti? Lo ricordi? Mi hai detto di chiamarti Tom… mi hai fatto credere alle tue parole… avevo fiducia in te! Ho creduto in te e mi hai fatto fare cose indicibili! Io sono cambiata perché tu mi hai fatta cambiare! Ti ho seguito a Nord… fino al castello di Karkaroff…»
«Ammetti che ti è piaciuto quello che è successo! Cerchi ancora di nascondere la tua natura… ma io ti ho capita… ti ho guardata dentro e ho capito cosa brama il tuo cuore… il potere che possiedi non è puro!»
«Io scelgo come usarlo!» replicò la ragazza. «Non mi interessano le tue parole… hai rubato il mio potere…» Chloe s’interruppe; il potere era suo, se aveva capito una cosa nell’anno trascorso ad Hogwats era che la magia non si poteva creare dal nulla: una persona nasceva o mago o no… o l’avevi o no. E Chloe sapeva di possedere una grande magia nella sua anima e Voldemort, anche se aveva tentato di strappargliela, non poteva possederla… era sua… era parte di lei… «Avrai anche assorbito il mio potere… ma non puoi utilizzarlo… non puoi perché quel potere è mio e riconosce solo me come sua padrona.»
Voldemort osservò senza comprendere le parole della giovane.
«Non capisci… certo… è ovvio…» continuò la ragazza. «Sei sempre stato un mago potente… da quando hai preso la mia magia, sei diventato più forte?»
Dallo sguardo che vide dipinto sul volto del mago, Chloe comprese la risposta: «Certo che no… è evidente… hai preso il mio potere ma non sai utilizzarlo… la magia che mi hai rubato non potrai mai usarla contro di me! Lei risponde solo a me… non mi farà mai del male… prova… prova a colpirmi… non riuscirai nemmeno a scalfirmi!»
Irritato dalle parole della ragazza, Voldemort stese la mano che stringeva la bacchetta, tentò di urlare un incantesimo… una maledizione qualunque… ma nulla funzionava… la sua magia non si manifestava…
«Capisci ora perché non potrai farmi nulla? Perché non ti temo?»
«Come è possibile?» sussurrò sconvolto il mago, guardando le sue mani.
«Cerchi di uccidermi sfruttando una magia che mi possiede… non potrai mai riuscirci.»
Poi, stendendo le braccia verso Voldemort, Chloe chiuse gli occhi, richiamando a sé la magia sottratta, era parte di lei e a lei sarebbe ritornata.
Una luce abbagliante avvolse Voldemort, le sue urla di dolore rimbombarono nei corridoi del castello, raggiungendo le orecchie di tutti i maghi e streghe coinvolti nella battaglia. Voldemort non capiva cosa stava accadendo, lo strazio era indescrivibile… sentiva il vuoto che aveva dentro espandersi… un fuoco bruciava nella sua pelle, ogni fibra del suo corpo ardeva…  il mago urlò nuovamente…
Alzando lo sguardo, guardò la ragazza; gli occhi chiusi e un sorriso sul volto… comprese solo in quel momento cosa stava compiendo… Chloe stava richiamando a sé la magia che le aveva sottratto.
Cadde in ginocchio davanti alla bionda, ormai privato di ogni forza… sentiva il freddo della morte strisciare attorno a lui… l’avrebbe preso, se lo sentiva… ne era sicuro.
La luce si spense, l’Oscuro Signore cadde a supino, privato di ogni potere, privato della sua stessa vita… Chloe riaprì gli occhi, osservando il corpo del mago… aveva diffuso morte e terrore per anni interi, tirannizzando il mondo magico. Avevano vinto… era sfinita… la testa le girava, respirava con affanno… lentamente si avvicinò a Lucius, si accovacciò al suo fianco, sfiorandogli il volto… era bellissimo e lo avrebbe amato per sempre. Baciando le sue labbra per l’ultima volta, Chloe svenne tra le braccia dell’amato.
 

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Capitolo 77
*** CAPITOLO 77 - A VOLTE BASTANO POCHI ANNI (EPILOGO) ***


Quest’ultimo capitolo lo dedico a tutti i fedeli lettori di questa mia fan fiction… e così siamo arrivati alla fine! Credetemi a volte ho pensato di non farcela…! Ma ora sono felicissima!
Non perdiamo tempo e vi lascio alla storia!
Una sola raccomandazione: le parti in corsivo si riferiscono a ricordi/ flashback del passato.
Ringrazio per tutte le recensioni ricevute e per quelle che lascerete!
Alla prossima storia.
J
***

Si annunciava una calda primavera, la più calda degli ultimi anni… il sole ancora tiepido per l’ora, brillava nel cielo illuminando i grandi e maestosi giardini di Malfoy Manor. Dalla terrazza del secondo piano, Draco, seduto comodo su una poltrona, stava osservando l’alba. La sua vita era cambiata in questi ultimi anni: aveva perso degli amici, delle persone alle quali teneva e altre che amava. Aveva dato tutto sé stesso per una causa in cui credeva ciecamente e ora, a pochi anni di distanza, assaporava la quiete della pace.
Sospirò; era strano per Draco, ormai uomo, ritrovarsi tra le mura di casa sua. Casa sua… gli faceva strano pensare a quella come casa sua. Era sempre stata la casa dei suoi genitori e nella quale lui aveva vissuto dal giorno in cui era nato, ma non era mai stata davvero casa sua… non l’aveva mai considerata tale. Tra lui e i genitori c’era sempre stato un rapporto delicato, molto delicato; il giovane si sentiva un ostacolo… la sua nascita aveva impedito a entrambi di raggiungere la loro felicità.
Hogwarts era la sua casa. Ma ora tutto era cambiato; guardò il giardino ed inspirò a fondo laria fresca del primo mattino… chiuse gli occhi e, aprendoli nuovamente, sorrise; ora sì che sentiva Malfoy Manor casa sua.
Solo nella quiete mattutina, Draco riusciva a ripensare con razionalità agli avvenimenti che si erano susseguiti negli ultimi anni… la guerra aveva cambiato tutti loro e anche la pace, dopo la vittoria, era costata molta fatica. Sospirò: a volte bastano pochi anni per cambiare tutto.

Draco si era svegliato, sdraiato su un comodo letto… il profumo che lo circondava ricordava il disinfettante. Voleva aprire gli occhi, ma era troppo faticoso… troppo. Rimase alcuni minuti in ascolto: sentiva dei rumori lontani. Dei passi, delle voci che parlavano piano, dei singhiozzi… rabbrividì, una brezza fredda raggiungeva le sue braccia. Cercò di muoversi, per coprirsi, ma non ci riuscì. Aprì la bocca per parlare, ma la gola era secca e tutto quello che uscì dalle sue labbra furono dei gorgoglii senza senso.
«Draco? Sei sveglio?»
Una calda voce femminile lo raggiunse, sentì un dolce profumo di fragole e un paio di mani sfiorargli il volto, spostando i capelli dal suo volto.
«Draco, parlami… sei sveglio?»
Delle gocce caddero sul suo volto, erano calde…. aprì gli occhi: una chioma bionda copriva la visuale al mago… intravide il contorno del suo volto e del suo orecchio, privo di orecchini.
«C-Chloe…» sussurrò.
La ragazza si alzò e, sorridendo, gli occhi arrossati dalle lacrime e dal poco sonno, scoppiò in un singhiozzo.
«Sei vivo…! Grazie… grazie…» concluse, abbracciandolo con forza. «Non ce l’avrei fatta anche senza di te…»
Il giovane Serpeverde sorrise, era bello vederla: ammaccata, ma sorridente.
«Cosa è successo?» sussurrò Draco.
Chloe gli porse un bicchiere colmo d’acqua, avvicinandolo alle sue labbra e aiutandolo a bere. Per il biondo fu piacevole sentire quel liquido fresco scivolare lungo la gola.
«Sono successe tante cose.» rispose Chloe, posando il bicchiere sul comodino accanto al letto. «Hai dormito per due giorni interi. Ora ti trovi al San Mungo… sei stato ferito gravemente durante lo scontro… temevo d’averti perso.»
«Cosa è successo?» ripeté il mago.

«E’ stato orribile.» rispose la giovane, abbassando lo sguardo e cercando di trattenere le lacrime.
La ragazza sentì gli occhi di Draco osservarla.
«Chloe… per favore… rispondimi!»
La bionda alzò lo sguardo e si sistemò i capelli dietro le orecchie, Draco vide le ferite dell’amica: una sulla fronte, ormai violacea, e un livido bluastro le arrivava fino all’occhio
.
«I medimaghi possono guarirti.»
«Non mi interessa… sono solo dei stupidi tagli.» rispose secca.
«Cosa è accaduto?» domandò per l’ennesima volta il giovane Malfoy.
«Temevo d’averti perso.»
«Sono qui… non pingere… ma dove sono tutti gli altri? Dov’è mia madre e mio padre? Dove sono Harry? Hermione e gli altri?»
«Sei ancora troppo debole.» sussurrò Chloe. «Non credo che tu debba sapere. Non ancora almeno.»
«Non devi proteggermi.»
Respirando a fondo, Chloe si erse in piedi e, raggiungendo la finestra della camera, guardò Londra. Era tutto così frenetico; i Babbani non sapevano che a pochi chilometri da loro si era consumata una battaglia sanguinaria… ignoravano ogni cosa… Chloe sorrise mentre pensava che fossero fortunati.
«Tua madre sta bene, ma è dovuta fuggire dall’Inghilterra. È stata accusata di essere una sua seguace… lei e Derek sono andati a sud. Credo che la famiglia di lui abbia una tenuta nel Sudafrica… mi ha detto di salutarti e di starti vicino… presto potrai andare a trovarla di persona… i medici mi hanno detto che starai bene entro poche settimane…»
«E gli altri?»
 «Anche Astoria e la sua famiglia sono fuggiti dall’Inghilterra. Harry sta bene e anche Hermione… non hanno ferite gravi… solo lividi…invece, Ginny è grave, ma si riprenderà… i Medimaghi sono ottimisti.»
«Sono felice… e gli altri?» chiese Draco. «Mio padre?»
Chloe non rispose, strinse la mani a pugno e cercò con tutte le sue forze di trattenere le lacrime.
«Chloe?» la chiamò il giovane.
Iniziava  a temere il peggio, mentre guardava la bionda una miriade di pensieri invasero la sua mente: perché Chloe non gli parlava di lui? Di suo padre? E dov’era? Lui era membro dell’Ordine, non doveva scappare, perché non era accanto a lui?
«Draco… io…» iniziò a dire Chloe, ma il dolore era troppo grande. Non riusciva a parlare, non ancora. Dire quelle poche parole a voce alta, avrebbe reso tutto così reale… così vero…
«Chloe!»
«Non credo... è troppo presto… riposa. Ne parleremo domani.» concluse la ragazza, cercando di sorridere per calmare l’amico.
Si avvicinò a Draco e lo baciò sulla fronte: «Ora dormi. Riposa. Domani parleremo.»
Ma, prima di uscire dalla camera, la voce del giovane Serpeverde, raggiunse le orecchie della ragazza: «Mi dirai la verità, vero?»
La ragazza si fermò sull’uscio, posando una mano sullo stipite della porta, senza voltarsi, annuì con un lieve cenno del capo.

Con un gesto della bacchetta, Draco evocò una tazza di caldo e fumante caffè. A breve la sua giornata avrebbe avuto inizio e, come sempre, non riusciva a dormire bene. I suoi rimorsi lo tenevano sveglio ogni notte; aveva commesso molti peccati e, negli ultimi anni, cercava di redimersi. Si stava migliorando e aiutava le persone che avevano bisogno di sostegno.
Prendendo la tazza, l’avvicinò al volto ed inspirò l’amaro odore del caffè.
Aveva perso molte persone durante la grande guerra, ma il più grande rimpianto che aveva era stato quello di non poter dire addio a molte di loro.

Ormai erano passati due giorni dal suo risveglio e Chloe era sempre stata con lui; ogni giorno e ogni notte, disubbidendo alle regole del San Mungo. Draco aveva cercato di strappare alla ragazza altre informazioni, ma Chloe aveva sempre sviato il discorso.
Il giovane Malfoy aveva capito che qualcosa di grave era accaduto e non voleva forzare l’amica a parlarne. Aveva deciso di attendere; presto o tardi qualcun altro gli avrebbe fatto visita e avrebbe chiesto maggiori informazioni.
«Ciao… sono passato a vedere come stavi…» disse Harry allegramente entrando nella stanza. «Sarei passato prima, ma…»
«Ginny. Chloe me l’ha detto.» concluse Draco, mettendosi a sedere comodamente. «Dai, accomodati!»
Harry prese posto sull’unica sedia in tutta la stanza e, posando i gomiti sulle gambe, guardò l’amico steso sul letto. Passarono alcuni minuti di silenzio. Draco voleva chiedere spiegazioni, ma temeva la risposta che avrebbe ricevuto.
«Ti devo ringraziare, amico. Mi hai salvato la vita.» disse Harry.
«Avresti fatto lo stesso per me.» sorrise.
Altro silenzio.
«Chloe non mi vuole parlare. È sempre qui… ma non parla… sta bene?»
«Sì. Starà bene.»
«Cosa mi nasconde?»
Il volto di Harry s’incupì.
«Non ti ha detto nulla?» chiese, aggrottando la fronte.
«Cosa non mi ha detto? Amico, ho bisogno di sapere la verità… tornerà a breve… dimmi la verità… dov’è mio padre?»
Harry sospirò, passando le mani tra i capelli. Sarebbe stata dura. Molto dura; lui per primo c’era passato ma, a differenza di Draco, lui non aveva mai conosciuto i suoi genitori.
«Draco…» Harry s’interruppe. Come si può dare una notizia simile ad un amico? Allungò una mano, posandola sulla spalla dell’amico e, guardandolo negli occhi, aggiunse: «Mi dispiace ma… Lucius è morto.»

Quelle parole risuonano ancora nella memoria di Draco, una frustata su una ferita aperta. Stava male ogni volta che riviveva quell’esperienza.
Dopo la morte di Lucius, Draco aveva costretto l’amica a trasferirsi nel Manor. Non poteva abbandonarla: le voleva troppo bene.

Era tardo pomeriggio e fuori dall’ospedale San Mungo, il cielo tuonava e un forte acquazzone bagnava le vie di Londra. Chloe, ombrello gocciolante in mano, stava salendo le scale quasi correndo. Era felicissima: aveva avuto una notizia allo stesso tempo meravigliosa e triste. Voleva condividerla con Draco, il suo migliore amico.
Mentre percorreva il corridoio, attirando le occhiatacce delle infermiere, pensò sorridente che quella mattina aveva sbagliato a indossare le ballerine… Londra, soprattutto in quella stagione, era soggetta a brutti temporali e lei avrebbe dovuto preveder quel tempaccio…
Sorridente, si affacciò alla porta della camera di Draco e con voce allegra lo salutò.
«Scusa il ritardo… sono un vero disastro!» concluse guardandosi, una pozza si stava allargando attorno a lei.
L’abito estivo che portava, di chiffon con stampo floreale,s’era bagnato e si era appiccicato alle sue gambe.
«Sei bellissima.» rispose Draco osservandola.
Il giovane si sentiva già molto meglio, i Medimaghi erano stati fantastici.
«Ma che bravo… dammi il contentino!» scherzò Chloe, posando l’ombrello contro la parete e accomodandosi sulla sedia accanto al letto.
«Domani esco. Mi permettono di tornare a casa ma a condizione che rimanga a riposo per ancora una settimane.»
«Dobby sarà felice di rivederti… mi ha chiesto molto di te.»
«Sei tornata al Manor?»
«Sì. Non me la sono sentita di stare sola in questi giorni… Dobby era inconsolabile quando gli ho detto come si è conclusa la guerra. Nonostante tutto, voleva molto bene a…» s’interruppe.
«Non ti ho mai chiesto come stai. Lo amavi…»
Chloe, abbassò lo sguardo ed abbozzò un mezzo sorriso, guardando le mani e stropicciandosi le dita.
«Era tuo padre.» concluse la ragazza, cercando di non pensare all’amore perduto. Non voleva iniziare ancora a piangere.
«Voglio che torni a casa con me domani. Vieni a vivere da me… la tenuta della mia famiglia è così grande per una persona sola… soffrirei la solitudine…» convenne Draco.
«Non posso… io…»
«Insisto. Per me… ti prego…»
Stendendo un braccio e sfiorando il braccio dell’amico, Chloe acconsentì. Sarebbero stati bene; si sarebbero aiutati, insieme sarebbero stati di supporto l’uno all’altra
.

«Scusami… non volevamo interrompere i tuoi pensieri…»
Chloe si fermò sull’uscio della terrazza. Indossava una canotta bianca e un paio di shorts grigi, i capelli sciolti le cadevano disordinati sulle spalle e sulla schiena.
Draco sorrise e, posando la tazza sul tavolino, si alzò dalla poltrona e raggiunse l’amica. Era stato meraviglioso negli ultimi anni saperla sempre al suo fianco. Si erano sostenuti a vicenda, anche se sapeva che era lei ad aver bisogno di maggior supporto. Amava sinceramente Lucius e, la sua morte, l’aveva distrutta.
«Invece speravo che interrompessi i miei pensieri…» Draco sospirò, abbracciando Chloe e baciandole la fronte. «So che dovrei smettere di ritornare a quei giorni… la vita è meravigliosa, adesso.»
«E’ meravigliosa…» fece eco Chloe, stringendo l’amico per le spalle e sorridendo. «Ma cos’è questo? Profumo di caffè? E non mi offri nemmeno una tazza!?» continuò allegra, superando l’amico e avvicinandosi al tavolo.
Prese la brocca del caffè e si servì una tazza abbondante.
«Delizioso!» sospirò. «Primo o poi dovrai dirmi che miscela usi…»
«E’ un segreto!» scherzò Draco raggiungendola e accomodandosi al suo fianco.
Guardando il panorama, Chloe istintivamente ricordò la prima volta che aveva parlato con Lucius; proprio su quella terrazza. Ricordava ancora la sua calda voce e le parole che gli aveva detto… che era troppo giovane per fumare e di buttare la sigaretta.
Erano cinque anni che non fumava, dalla guerra. Guardò con nostalgia il parapetto. Era posata su quello ed era rimasta affascinata fin dal suo primo sguardo. Ricordò anche le parole successive di Lucius.
Allora non le comprese, ma si sarebbero dimostrate vere. «Non devi preoccuparti: ti starò vicino, sempre. Ti guiderò e ti aiuterò a non mollare. Potrai sempre contare su di me.»
Avrebbe dovuto credergli fin dall’inizio e non opporre resistenza all’amore che provavano l’uno per l’altra. Era stata una sciocca. Aveva sprecato molti momenti altrimenti meravigliosi con lui, il suo Lucius. L’uomo che amava.
«Non ti ho reso le cose semplici…» sussurrò Chloe, guardando Draco.
«Sei stata la mia roccia, mi hai aiutato a ritrovare sollievo. Ci siamo aiutati a vicenda… insieme siamo andati avanti…»
«Tu sei stato la mia roccia, Draco. Mi sei stato vicino. Sempre, ogni giorno… mi hai dato la forza necessaria per andare avanti… non ce l’avrei mai fatta senza di te. Mai.»
«Chloe tu sei la ragazza più forte che conosca. Ce l’avresti fatta comunque, con o senza di me.»
«Forse. Può darsi. Ma non lo sapremo mai… sono contenta che le cose siano andate così.» concluse Chloe con un’alzata di spalle.
Restarono in silenzio ad assaporare la quiete della loro vita. Chloe sapeva che per Draco era stata dura, molto dura. Aveva perso un padre, la fidanzata e diversi amici… si era sacrificato per lei. Era stato al suo fianco e dal giorno che erano ritornati a Malfoy Manor si era dedicato a lei, sempre.
Osservando il parapetto, Draco ricordò una visita di Harry.

Chloe era a Londra con Hermione per dei controlli al San Mungo ed Harry aveva colto l’occasione per fare una visita all’amico.
Erano comodamente seduti su quelle stesse poltrone mentre sorseggiavano del vino.
«Come state?» domandò Harry.
«Io bene, ma Chloe è distrutta. Piange tutte le sere. Credo che all’inizio abbia resistito solo per non pesare su di me. Temeva di perdermi…»
«Sei una brava persona Draco. In pochi starebbero accanto alla donna che amano restando in silenzio.»
«Non la amo.» si difese.
«E menti ancora…» concluse Harry, finendo il bicchiere e posandolo sul  tavolino.
«Harry è complicato… molto più complicato di quanto tu creda…»
«Che c’è di complicato?»
«Harry lo sai benissimo…» rispose Draco irritato. «Voglio solo essere presente. Ha bisogno del mio aiuto e non mi pesa stare con lei… Chloe ha amato mio padre e sai come è andata a finire… voglio solo che sappia che ci sono.»
«Lo so e ti fa onore questo. Ma devi anche pensare a te. Sono passati sei mesi… dovresti dirle la verità… meriti anche te d’essere felice!»
«Non cambio idea Harry; vederla sorridere mi appaga. A me va bene così e poi...» Draco sospirò: «Tra due settimane le nostre vite cambieranno nuovamente.»

I suoi pensieri vennero interrotti da una vocetta infantile, seguita dalle suppliche di Dobby.
«Mamma! Mamma!»
Chloe e Draco si voltarono; una bambina con lunghi capelli lisci e biondi correva allegra verso di loro. Dobby, al suo seguito, cercava invano di starle dietro.
Posando la tazza, Chloe corse incontro alla piccola e la prese in braccio stringendola forte a sé e baciandole la guancia.
«Signora ho detto alla signorina di non correre… potrebbe cadere e ferirsi… Dobby è mortificato…»
«Non preoccuparti, Dobby.» rispose Chloe con un sorriso.
Inchinandosi, Dobby rientrò nella villa.
 Da quando si era trasferita a Malfoy Manor, l’elfo aveva acquistato maggiore fiducia in sé e, dopo un ordine esplicito di Chloe, non gli era stato più permesso di punirsi. Era stato molto utile e, con la nascita della piccola, era stato un ottimo insegnante: aveva mostrato a Chloe come occuparsi di lei.
«Mamma guarda!» disse la piccola mostrando una vecchia fotografia.
Chloe la prese tra le mani e la guardò… sentì le sue gambe cedere… si accomodò sulla poltroncina e porse la foto a Draco.
Bastò un’occhiata al ragazzo per capire cosa aveva l’amica; la foto ritraeva Lucius e Chloe, la sera della cena di Natale… al collo la bionda esibiva la collana di rubini che Lucius le aveva donato.
«Sei con papà!» disse la bambina sorridente.
«Sì… sono la tua mamma e il tuo papà.» rispose Draco, avvicinandosi alla piccola.
Sedendosi per terra, la prese tra le braccia facendola accomodare sulle sue gambe incrociate.
«Sono belli, vero?» chiese Draco alla sorellastra, baciandola sulla guancia.
«Bellissimi… mamma sembra una principessa…» disse la bambina, guardando Chloe.
La bionda si asciugò le lacrime e, sorridendo alla figlia, si sporse verso di lei e, sfiorzandole il volto, sussurrò: «Tu sei la principessa, tesoro mio.»
La bambina sorrise e incrociò gli occhi della madre. Chloe sorrise nonostante avesse gli occhi colmi di lacrime. Gli mancava Lucius e gli sarebbe mancato per sempre.
Dopo la nascita della loro bambina, un pezzetto di lui era tornato in vita. Ogni volta che guardava i meravigliosi occhi grigi della piccola, rivedeva gli occhi dell’uomo che avrebbe per sempre amato.
«Draco…» iniziò Chloe, guardando l’amico. «…sei diventato un uomo meraviglioso e, ogni volta che ti vedo con lei, non posso non pensare a quanto sei importante… non solo per lei, ma anche per me.»
«Lo faccio con piacere… siete la mia famiglia.»
Chloe sorrise, stava per parlare ma Draco la interruppe.
«La amo come fosse mia. Mi hai dato moltissimo, Chloe…» guardò la piccola che teneva tra le braccia. «Entrambe mi avete dato moltissimo. Non vorrei una vita diversa da questa. Mai. Sono felice di essere al tuo fianco… per lei voglio essere sempre presente e, se me lo permetterai, vorrei farle da padre.»
«Per Lucy sei già un padre. In te vedrà l’uomo più importante della sua vita…»
Chloe si alzò e prendendo la bambina tra le braccia entrò nel soggiorno del Manor, lasciando Draco solo sulla terrazza. Il mago guardò Chloe entrare.
«E vorrei follemente essere tuo marito…» sussurrò, ma quelle parole vennero rapite dal vento e mai udite.
Draco sapeva che il cuore di Chloe era già occupato da due persone e nessun altro sarebbe potuto entrare…



*fine*

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