Love Criminal

di lastnight_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter Four ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***




 
Chapter One.

 
Airbagging
come prova di coraggio! 

Adrenalina a ogni costo:pur di procurarsela,certa gioventù sembra disposta a correre qualsiasi rischio.
Dopo il carhopping,vale a dire le corse sui tetti d delle macchine in sosta e il subway-surfing,ecco che dagli Stati Uniti D'America arriva anche in Europa la moda dell'airbagging: costose automobili rubate vengono guidate a folle velocità contro un ostacolo.
L'effetto?L'instantaneo gonfiarsi dell'airbag a causa dell'urto violento.
Intervistato sull'argomento,il sedicenne liceale che si fa chiamare «Wolfgang» dice: «Lo faccio per la pazzesca carica di adrenalina che ti procura.Star seduto ùin una macchina che non ti appartiene e che comunque nessun altro guiderà più dopo di te, è assolutamente il massimo dell'eccitante». Con i suoi compagni, Wolfgang ha preso subito gusto all'airbagging.
«Uno di noi»racconta,«ha avuto un incidente con la macchina del padre e quando l'airbag si è gonfiato be', in qualche modo lo ha trovato divertente».Lui e i suoi amici avrebbero già sfasciato cosi alcune automobili. Una volta si sarebbe scagliato contro la base di un traliccio dell'alta tensione. «Di solito però,»precisa «andiamo a sbattere contro un albero o un muro».






La luce arancione dei lampioni illuminava fiocamente l'area abbandonata della fabbrica. Biene si guardò inquieta attorno: il piazzale sul quale si trovava un gruppetto di giovani era gigantesco. A mala pena si intravedevano nell'ombra gli edifici sullo sfondo:capannoni abbandonati e il forno, con l'alta ciminiera che si stagliava come una torre minacciosa contro il cielo notturno. Biene era contenta che Alex le avesse cinto le spalle con il braccio, stringendola a sè. Rabbrividì,e non solo perchè la notte ottobrina fosse già decisamente fredda. Aveva paura, paura di ciò che stava per accadere,ma non osava dire nulla. Alex perdeva cosi facilmente le staffe quando tentava di contraddirlo,sopratutto quando di trattava di quel suo folle ''hobby''.Come se si potesse definire hobby ridurre le automobili altrui a un ammasso di rottami rischiando per di più la pelle! Alex ne era pazzo,anzi, per lui era proprio come una droga: se un fine settimana passava senza uno schianto, la settimana seguente era insopportabile. Biene si passò la mano aperta tra i folti capelli dorati che le incorniciavano il volto scendendo morbidamente ondulati fin sotto le spalle, lasciandole libera la fronte. Era una bella ragazza, con occhi nocciola che contrastavano piacevolmente con i capelli biondi, un nasetto sbarazzino all'insù e labbra carnose che il rossetto sgargiante rendeva ancora più sensuali. Sapeva bene che la maggior parte di quanti le stavano intorno invidiavano Alex perchè stava con lei. Persino Harry Priebecke, il fratello più giovane del capo della banda, le aveva messo gli occhi adosso. Rabbrividendo,Biene si strinse ancor più nella sua giacca di pelle rossa. Bastava che quel tipo la guardasse per farle venire la pelle d'oca. Aveva occhi che sembravano schegge di vetro e, quando il suo sguardo si posava su di lei,era come se quelle schegge la trafiggesssero dolorosamente. Ancora una volta Biene rimpianse di non essere rimasta a casa sotto le coperte, invece che a gelarsi i piedi alle undici di sera in quella nebbiosa oscurità solo per compiacere Alex.Dall'altra parte era pazza di quel ragazzo proprio come Alex era pazzo di quel suo folle hobby distruttivo. Non riusciva a fare a meno di lui. Era il tipo più bello che avesse mai incontrato, tale e quale David Hsselhof,anzi, molto meglio:rispetto ad ALex Pabst, anche quel bellissimo attore poteva tranquillamente andarsi a nascondere. Alto,abbronzato,con una folta chioma di riccioli scuri e un sorriso luminoso come il sole, tutte le ragazze del ginnasio gli spasimavano dietro,ma solo Biene aveva avuto la fortuna di conquistarlo. L'anno precedente era finito nella sua classe dopo una bocciatura. La scuola non era proprio il suo forte;tanto,voleva diventare pilota da corsa e per quello non c'era alcun bisogno di buoni voti al ginnasio. Biene si strinse a lui.
«Oggi non guiderai,vero?»gli domandò supplichevole. Si sentiva venir meno dalla paura ogni volta che Alex saliva su una di quelle auto che la banda di Mischa rubava in giro per la città.
Alex la guardò infastidito:«Certo che guiderò. Cosa credi,che mi diverta a starmene qui a ciondolare?Lo spettacolo non mi interessa affatto se non posso guidare»
«Hai già bevuto molto,»
lo ammonì Biene,accennando con lo sguardo alla lattina di birra che teneva in mano. «Insomm,smettila di fare la mammina apprensiva.Lo sai che non lo sopporto!»ringhiò Alex. Biene sospirò impercettibilmente.Erano sempre momenti terribili per lei,quando lui pigiava sull'acceleratore di una di quelle grosse automobili fino a far rombare il motore come quello di un aeroplano, per poi scagliarsi a tutta velocità contro il muro di uno dei vecchi edifici della fabbrica. Non riusciva proprio ad abituarsi al rumore assordante che faceva un motore su di giri, a quello stridere e cigolare di lamiere che si accartocciavano nell'urto violentissimo contro i mattoni,al fracasso dello schianto.Per Alex invece tutto questo era più eccitante che fumare crack. Quando strisciava fuori da una carcassa contorta dopo un urto, sembrava proprio reduce da un «superviaggio»con le pupille innaturalmente dilatate e brillanti,era così eccitato che poi, tornando a casa, fermava il suo scooter al primo parco e lì stentava a saziarsi di lei. Alex sapeva bene che a ogni schianto notturno Biene quasi sveniva di paura, ma la cosa non lo interessava più di tanto. Se lei non se la sentiva di condividere i suoi hobby,lui si sarebbe semplicemente cercato un'altra ragazza. E di certo non avrebbe fatto fatica a trovarne una,visto che le ragazze facevano la fila per lui. E lei sarebbe stata in grado di trovare qualcuno meglio di Alex? Sentendo arrivare una macchina,Biene alzò lo sguardo. Un'automobile avanzò a passo d'uomo nep piazzale:era una Volvo di un lilla civettuolo, il genere di auto che poteva piacere a un ricco gay. Biene si sporse in avanti per vedere chi fosse al volante e il suo sguardo di posò su un volto ssmunto disordinatamente incorniciato da ciocche di capelli neri bagnati di sudore. Era Harry! Come le sarebbe piaciuto che quella sera si rompesse il collo. Non fece in tempo a formulare quel penisero cattivo che se ne pentì:neppure ad Harry riusciva ad augurare sul serio una disgrazia,nonostante non lo potesse soffrire, bruttto e stupido com'era e soprattutto avido di qualsiasi cosa fosse femmina. Harry la vide e si sporse dal finestrino per salutarla agitando la lattina di birra che teneva in mano.La luce arancione dei lampioni falsava completamente il colore rosso della sua tuta.Harry portava semore tute rosse.Erano per lui una specie di uniforme, il simbolo di quell'unica cosa di cui veramente s'intendesse. In tutto ciò che riguardava le automobili era infatti assolutamente geniale.ma per il resto sarebbe stato da internare in una clinica psichiatrica,se suo gratello Mischa non si fosse preso cura di lui.
«Ehi Biene»le gridò Harry «vuoi venire in macchina con me?» Quando sollevò la testa,la brutta cicatrice rossa seghetta che si era procurato in uno schianto sfortunato luccicò sulla guancia. Si liscò indietrà i capelli disordinati sogghignando con le labbra umide di schiuma di birra. «Ti prometto che ti terrà stretta,quando andiamo a sbattere.»
«No,grazie,»
gli gridò Biene,e si strinse ancor più ad Alex.Anche se era un idiota, Harry era pur sempre il fratello di Mischa Priebecke e questo gli garantiva una posizione privilegiata all'interno della banda. Se voleva a tutti i costi qualcosa, suo fratello trovava il modo di procurargliela. Biene sperava ardentemente che non si mettesse mai in testa di volere lei. Harry rise rumorosamente,tirò di nuovamente dentro la testa e mise la macchina in posizione di partenza.Non aveva la patente -quando si erano accorti che gli mancava una rotella, quelli della scuola guida non lo avevano voluto accettare- ma guidava come un pilota di Formula 1. In tutta la sua vita, sesso a parte, non si era mai interessato di altro che di automobili e trascorreva l'intera giornata con le mani frai i motori, e si che non aveva neppure un diploma da meccanico,perchè per il corso professionale non si era dimostrato sufficientemente sveglio.Si sistemò sul sedile e portò su di giri il motore. La Volvo ruggì. Misha diede il segnale di partenza e,con l'acceleratore a tavoletta e gli pneumatici fumanti,Harry partì a tutta velocità verso la parete di mattoni del capannone.Biene trattenne il fiato. Il muso massiccio della Volvo si schiantò sui mattoni con un rumore assordante. Si sentì stridere la lamiera, una nuovola di polvere di mattoni si sollevò mentre un odore caldo si diffuse nell'aria. Il motore si spense. Biene vide con sollievo che il grosso airbag si era gonfiato,aveva sentito dire,infatti, che gli airbag non sono sicuri al cento per cento.Bunque Harry aveva avuto nuovamente fortuna,come sempre, se si esclude quella volta in cui per un pelo l'urto non lo aveva sfigurato. Uscì carponi dall'auto, si tirò su e battè le mani gridando dall'eccitazione.Con gli occhi chiusi continuò poi a barcollare per il piazzale come un ubriaco.
Dopo ogni schianto,Harry perdeva completamente la tramontana. A Biene era già successo vederlo buttarsi a terra,rotolandosi e rotolando come un ossesso.
Rimase a guardare un paio di ragazzi che spostavano la carcassa della Volvo. In quest'area abbandonata potevano permettersi di lasciare lì; i rottami,dal momento che non veniva mai nessuno. La fabbrica non era utilizzata da anni e siccome non c'era più nulla da rubare, non passsava neppure una ronda notturna. Inoltre non c'erano vicini che il rumore potesse mettere in allarme. Così la polizia non riusciva mai a scoprire che fine facevano quelle auto che sparivano da ogni parte della città.
Di nuovo si sentì il rumore di un motore. Una magnifica Mercedes 250 SL blu avanzò sul piazzale.Alex fece un balzo quando la vide:«Misha!»gridò«Quella la devi lasciare a me. Stavolta rado il muro al suolo».
Misha,che se ne stava con le mani sprofondate nelle tasche del suo lungo mantello di pelle nera,sogghignò.«Provaci» disse con fare magnamino.
Alex oramai si era completamente dimenticato di Biene.Senza badare al suo grido soffocato,si mise a correre verso la macchina. Spalancata la portiera,spinse da parte il giovane che aveva guidato fin lì e si sedette al posto di guida.Gli abbaglianti si accesero disegnando due cerchi luminosi sulla parete di mattoni su cui l'auto di Harry aveva già lasciato una vistosa ammaccatura. Biene premette entrambi i pugni contro la bocca.Dio mio,fa che non gli succeda niente! implorò silenziosamente. Intanto il motore ruggì e la grossa automobile si lanciò contro il muro, shiantandovisi. Questa volta crollarono mattoni interni e si sollevò un intera nuvola di polvere che luccicò alla luce dei lampioni. Alex uscì trionfante dalla carcassa.
Biene gli si precipitò incontro: «Alex,non ti sei fatto niente?»
«Certo che no»Non aveva tempo per lei ora;si girò verso un giovane biondo con i capelli a spazzola che portava calzoni militari e una giacca da aviatore. «Che ne dici,Kai?Tu non c'è la faresti!»
«Eccome se ce la faccio!»Kai Greder,che come loro frequentava la seconda superiore,era il rivale diretto di Alex.Era così eccitato che saltellava da un piede all'altro:non stava nella pelle dalla voglia di provare anche lui. E' come una malattia contagiosa,pensò Biene. Appena provava uno,volevano provare anche gli altri e non mollavano finchè non erano andati tutti a sbattere contro quel muro. 
Kai corse da Misha,che se ne stava lì rilassato a osservare lo spettacolo. «Tocca a me ora, vero?»si mise a supplicare come un bambino che vuole a tutti i costi salire sulla giostra.
«Fà pure»acconsentì generoso il capo.
Biene gli lanciò una timida occhiata. Con i suoi venticinque anni,Mischa era un bel pò più vecchio di tutti loro e ufficialmente viveva del commercio di auto usate e di un officina meccanica che aveva ereditato dai suoi genitori.Ufficiosamente si diceva però che gli affari migliori li facesse con la rivernicicatura di macchine rubate. Come suo fratello Harry,che aveva ventun anni,era alto e slanciato, aveva lisci capelli neri che coprivano la nuca e occhi scuri e luminosi in un volto spigoloso; a differenza di Harry,però, era davvero bello e in gamba quanto basta per provvedere anche al fratello. 
Quasi tutte le ragazze della banda erano segretamente innamorate di lui.Ma Misha era già in buone mani.Dina,la sua ragazza,che ora gli era accanto in un attillato abito rosso e nero,avrebbe cavato gli occhi a chiunque di loro avesse osato avvicinarsi troppo. Dina era piccola e minuta, con un paio di innocenti occhi a mandarla in un visetto a forma di cuore,ma Biene sapeva che era un osso duro,agressiva come un nido di vespe e pronta a sfoderare le sue unghi 
laccate di rosso scuro.
Biene si accorse che stava tremando di freddo. Non aveva più voglia di starsene per chissà quanto altro tempo tra quelle rovine per poi lasciare che Alex sfogasse la sua eccitazione  su di lei in qualche prato umido di rugiada.Si,lei lo amava, e sapeva anche che a lui piaceva molto fare sesso,ma possivile che non riuscisse mai ad aspettare di trovare una camera calda e un letto?
Erano tutti così gli uomini? Oppure Alex aveva capito che lei in tutti i casi non avrebbe mai osato dirgli di no per paura di perderlo?
Con un sospiro si strinse ancora di più nella giacca di pelle rossa, sollevò le spalle e stette a guardare Kai che si preparava alla corsa. Alex era al suo fianco, gli stava dando qualche buon consiglio. 
Biene alzò lo sguardo Silvia le si accostò. Quella ragazza non le piaceva affatto:era una biondina magra, con un viso brufoloso nel quale gli occhi azzurri sembravano macchie di colore:una che provava gusto nel dire cose spiacevoli.Con un sorrisetto antipatico osservò: «Harry ti ha proprio messo gli occhi addosso».
«Stupidaggini»mormorò Biene,con il cuore in gola. Silvia, che aveva avuto anche lei la sfortuna di piacere ad Harry, sogghignò ambiguamente. «L'unica cosa buona di Harry è che si sbriga in fretta..quanto meno non se ne sta li a tormentarti per ore. Perciò vedrai che sopravvivi»
«Lasciami in pace»sibilò Biene. Silvia si mise a ridere,alzò le spalle e se ne andò ancheggiando.









 

*Biene* *Q*




*Alex* *Q*




*Harry* *Q*




*Mischa*



*Dina* *Q*



*Silvia* *Q*



*Kai* *Q*

 




meow❤️
 Ok, adesso vi dico come stanno le cose; oggi mi era venuto la bella idea di ideare una fan fiction, avevo questa idea per la testa e mi sarei picchiata se mi fosse sfuggita via, perciò eccomi qua.
Non picchiatemi se non vi piace, cercherò di fare del mio meglio ve lo prometto.
Un abbraccio,lastnight_
❤️



AH UN ULTIMA COSA,COME HO GIA DETTO NELL'INTRODUZIONE DELLA STORIA, 
TEMPO FA HO PUBBLICATO QUESTA STORIA, SUL PROFILO 
DI UNA MIA AMICA CHE E' STATO PERO' PLAGIATO. 
E DAL MOMENTO CHE CI TENEVO A CONTINUARLA 
LA CONTINUERO' QUI.

                                                                                            

 

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***






Chapter Two.




Era quasi l'una di notte quando Alex finalmente depositò Biene davanti a casa. Lei gli stampò un ultimo bacio sulla guancia e,mentre lui si allontanava rumorosamente sul suo scooter,aprì il pesante portone decorato con arabeschi di ghisa. L'atrio le si spalancò davanti,freddo e pieno di echi come un sepolcro. Scivolò accanto alla statua della dea greca che se ne stava immobile nella sua nicchia come un diafano fantasma e salì velocemente le scale. Sicuramente qualcuno mi avrà vista o sentita,pensò,e domani mattina si farà premura di scodellare alla mamma la notizia fresca fresca di quanto tardi sia rientrata l'altra notte la sua figliola.Non che alla mamma la cosa interessasse poi tanto;lei aveva i suoi problemi. «Cerca di non buscarti una malattia e di non rimanere incinta»:era questo il genere di consiglio che dava a Biene nelle rare occasioni in cui riteneva fosse necessario. Per il resto trovava che la figlia fosse sufficientemente adulta per badare a se stessa. 
Biene era d'accordo con lei.Introdusse la chiave nella serratura con cautela per non svegliarla,nel caso fosse a casa e stesse dormendo.In cucina accese la luce, giocò qualche minuto con Armani,il suo gatto persiano bianco che le era venuto incontro umbriaco di sonno per salutarla,e si scaldò il latte con il Nesquik.Con il gatto in braccio e la tazza in mano andò in camera sua e si sedette sul letto. Il gatto si acciambellò sul suo cuscino aspettando che venisse a dormire.
Biene si spogliò,fece una rapida doccia e si infilò in una variopinta camica da notte. Era contenta di essere finalmente a casa. Non trovava affatto divertenti le sere in cui Alex la portava con se nella vecchia fabbrica;andava molto più volentieri con lui al cinema o al Virgin Megastore ad ascoltare gli ultimi CD. A essere proprio franca, quelle serate alla fabbrica le facevano davvero paura:aveva paura di Misha e di Harry e dei loro compari, ma soprattutto aveva paura che potesse succedere qualcosa al suo ragazzo.Non osava neppure pensare che una volta sarebbe potuto non uscire vivo e vegetoda una di quelle auto sfasciate. Gli aveva persino chiesto ingenuabilmente perchè si lasciasse coinvolgere in quelle imprese illegali e pericolose e lui l'aveva guardata stupito dicendo: «Che domande! Perchè mi eccita, no?»
Quel tipo di eccitazione significava tutto per Alex.O comunque per lui era assai più importante di Biene.Lei magari non lo avrebbe ammesso ad alta voce,ma lo sapeva bene:il loro rapporto era appeso a un filo.Bastava un passo falso e avrebbe perso Alex.
Biene si raggomitolò rabbrividendo sotto la coperta e posò una mano sulla schiena curva del gatto.No,Alex non la doveva lasciare. Non poteva vivere senza di lui. Era il primo vero uomo della sua vita;tutti gli altri, quelli che aveva conosciuto prima di lui,non erano stati altro che ragazzini immaturi. 
D'improvviso le venne il mente il giornalista che li aveva intervistati.O meglio,che aveva intervistato Alex, mentre lei era rimasta seduta al suo fianco muta e viglile. L'uomo si chiamava Dominik Messner. Biene non aveva parlato un granchè con lui,poco più di un buongiorno e arrivederci,ma le era subito piaciuto.Le ricordava suo padre,che era morto due anni prima. Se papà fosse ancora vivo,pensò, probabilmente assomiglierebbe a Messner con i folti capelli scuri striati di grigio e le profonde rughe ai lati della bocca,ma con gli occhi grigioazzurri ancora giovanili e luminosi.L'uomo era stato davvero molto simpatico. La figura alta,le spalle larhe,la voce pacata e profonda, lo sguardo aperto con cui li aveva squadrati attraveso le lenti degli occhiali:tutto questo aveva qualcosa di piacevolmente paterno,qualcosa di cui Biene sentiva assai più profondamente la mancanza di quanto non lasiasse intendere agli altri. E oltre tutto ciò lo aveva trovato decisamente attraente, anche se doveva essere di certo già sulla quarantina.Dopo l'intervista,Alex lo aveva chiamato "vecchio decrepito",ma Biene non era affatto della stessa opinione.
Si scoprì a desiderarare di rivederlo. Non sapeva davvero perchè:dopo tutto li aveva contatti quella volta per un'intervista sul fenomeno dell'airbagging e certamente non aveva altri interesse per loro. E in fin dei conti,che cosa poteva aspettarsi da lui? Lei aveva già Alex.Tutt'al più avrebbero potuto chiacchierare del pià e del meno..cosi forse avrebbe scoperto se anche lui sapeva ascoltare cosi bene,come faceva suo padre. A ogni modo sapeva per quale giornale lavorasse,quindi poteva eventialmente telefonargli.Magari per chiedergli se l'articolo era già stato pubblicato o qualcosa del genere. In realtà lui aveva menzionato la data di pubblicazione e Biene aveva già anche letto l'articolo,ma poteva sempre fingere di esserne dimenticata.
Se Alex fosse venuto a saperlo, non l'avrebbe di certo presa bene.Ma lui non aveva la più pallida idea di quanto dolore le preocurasse talvolra quel vuoto nel suo cuore, il vuoto che le aveva lasicato dentro un padre che non c'era più.
Al mattino si preparò la colazione. La mamma era rientrata ma dormiva profondamente. Con ogni probabilità aveva presi uno dei suoi supercocktail di sonnifero e Biene non la voleva certo svegliare:tanto per comunciare,sarebbe stata di pessimo umore,come sempre in questi casi, e in un secondo luogo non aveva bisogno di lei. Farsi un tè e spalmare un pò di burro sul pane erano cose cui sapeva provvedere da sola. Biene diede del cibo ad Armani e,sorseggiando il suo tè,stette a guardarlo. Nell'appartamento silenzioso si sentiva soltanto il rumore che faceva il gatto mangiando. Lo sguardo di Biene scivolò assente sul tappeto dal delicato colore azzurro a motivi floreali dorati,sui listelli a stella della parqut dell'ingresso e sui mobili eleganti della cucina. Peter Neuhold era stato un valente uomo d'affari e morendo di cancro a soli trentasei anna,aveva lasciato la moglie e la figlia in una buona situazione economica.Possedevano un appartamento di cinque stanze arredato con mobili in stile in un quartiere del centro e denaro più che sufficiente per vivere,anche se non proprio nella quantità che Carolin Neuhold avrebbe desiderato.
Da quando sui marito le era stato "strappato nel fiore degli anni",cosi stava scritto nel necrologio,si era fatta prendere dal panico:per paura che la sua esistenza potesse essere altrettanto breve e che il tempo le scivolasse via,dopo la morte del marito non aveva fatto altro che viaggiare per assaporare il più possibile la vita.Di tanto in tanto le venica in mente che c'era anche Biene,e allora dedicava un pomeriggio inrero alle premure materne,chiedendole come andava,come trascoresse il tempo libero e comprando un dolce da gustare con il caffè.
Biene sorrise tra sè e sè. A sollevare obiezioni non pensava  affatto. Innanzitutto, il ritmo febbrile di vita della mamma era affar suo e,in un secondo luogo,per lei era decisamente un vantaggio. Altre madri avrebbero fatto un gran casino se le loro figlie fossero tornate a casa all'una di notte o avessero tenuto nascoste le compagnie che frequentavano. Naturalmente anche la sua avrebbe scatenato un putiferio se avesse saputo della banda di airbagger, ma non ne sapeva niente.Appunto. 
Finito di mangiare,Armani le saltò in grembo in cerca di coccole. La giovane lo accarezzò e poi lo depositò di nuovo sul pavimento.
Arrivò l'ora di andare a scuola. Biene non era certo una studentesca brillante, ma faceva in modo di entrare sempre puntuale al mattino e di sedere composta e paziente nel suo baco per tutte le ore di lezione,a differenza di Alex,che sempre più spesso marinava la scuola per recarsi all'officina di Misha. Se andava avanti cosi,pensò,lo avrebbero bocciato anche quell'anno e abrenne dovuto lasciare la scuola. Ma a lui questa prospettiva non faceva nè caldo nè freddo.
Si infilò la giacca di pelle rossa e per un istante sbirciò la sua immagine riflessa  nel grande specchio barocco con la cornice dorata che stava nell'ingresso. Era carina e lo sapveva bene: sedici anni, di media altezza,il viso dolce e fresco di una bambina e le rotondità di una donna fatta.L'attilato abito rosso di maglina che indossava faceva risaltare quelle sue curve in modo davvero provocante.Biene sorrise al pensiero che la mamma qualche volta diventava un pò gelosa della sua bella figliola. Bè, che le piacesse o no, stava invecchiando e neppure le costosissime creme che ammassava sul comodino porevano più farci niente. 
Biene si buttò sulle spalle lo zainetto nero tutto irto di borchie di gomma e usci.Sapeva che da qualche spioncino qualcuno l'avrebbe seguita con lo sguardo. Sapeva anche che nel palazzo la ritenevano una ragazza leggera.Ma di ciò che pensava di lei quella schiera di vegliardi trincerati dietro i loro spioncini non le importava un fico secco.
Di buon umore, trotterellò verso la scuola nel pallido mattino di ottobre. La giornata prometteva bene: il cielo era terso e l'aria limpida e fresa.Che peccato che Alex non sopportasse neppure l'idea di fare una passeggiata! Con quel magnifico tempo autunnale,Biene avrebbe fatto volentieri quattro passi con lui.Ma non c'era niente da fare. Se non lo si costringeva a forza a fare qualcosa di diverso, lui avrebbe passato la vita tra automobili e carrozzerie.
Il buon umore le passò un poco quando,arrivata in classe, scoprì che il suo ragazzo era di nuovo assente.Mancava anche Kai Greder. Questo voleva dire che i due ronzacvano sicuramente dalle parti di Mischa. Si sedette al suo posto,tirò fuori una cartellina e finse di studiare con zelo. Tipico di quei due. Probabilmente avrebbero bazzicato l'intera mattinata tra i mucchi di rottami dietro l'officina,contemplando con ammirazione Harry unto e bisunto fino alle orecchie che armeggiava sotto il cofano di qualche macchina.
Forse avrebbe potuto fare un salto da Mischa dopo scuola. Ma pensò ad Harry e cambiò subito idea. Non era proprio il caso di attirare ulteriormente su di sè la sua attenzione. 

Biene non riusciva a togliersi Harry dalla mente.Anche tornando da scuola continuò a pensare a lui e cosi intensamente che un paio di volte ci mancò poco che,soprappensiero,si scontrasse con dei passanti. E se Silvia avesse ragione?Se davvero si fosse incapricciato di Biene Neuhold?Che cosa avrebbe dovuto fare allora? Alex sicuramente non lo avrebbe permesso, in fin dei conti era la sua ragazza. Certo non avrebbe tollerato che quel brutto ceffo le mettesse le mani addosso.
Si diresse lentamente verso casa, tirando ogni tanto un calcio a una castagna che finiva proiettata a metri di distanza. Nessuno avrebbe tollerato che un altro gli portasse via la ragazza,no? Era ben vero che Alex aveva un sacrosanto rispetto per Misha Priebecke, ma fino a consegnare Biene a suo fratello non sarebbe arrivato.Certamente no.
Perchè quell'assurda passione di Alex?Che cosa c'era poi di cosi magnifico nell'andare a sbattere frontalmente contro un muro come un idiota, contando solo sul gonfiarsi tempestivo dell'airbag per non fracassarsi la testa? Alex le aveva detto che le ragazze non erano in grado di capere. Era una cosa da uomini.
Stranamente il giornalista che li aveva intervistati aveva detto qualcosa di simile. Rivolgendosi ad Alex,che per l'occasione si era fatto chiamare ''Wolfgang",gli aveva chiesto se si rendesse conto di essere un ''risk-taker''. Nè Alex nè Biene sapevano che cosa intendesse dire e cosi lui glielo aveva spieato bene: «I giovani maschi nella fascia d'età compresa trai i 15 e i 29 anni,appartengono statisticamente a un gruppo ad alto rischio.Hanno assai più spesso incidenti di quanto non accada alle donne della stessa età o a uomini più avanti con gli anni. Aono molto più pronti a correre rischi,guidano forte,bevono troppo e si sottopongono con leggerezza a pericolorse prove di coraggio.Non ti è mai venuto in mente che stai giocando con la tua vita?»
Alex lo aveva squadrato con sospetto.- «Caro signore,io so guidare. Non mi è mai successo niente e non mi succederà mai niente, capito?»
E' quello che dice sempre,pensò Biene.Solo che anche Harry era convinto che non gli sarebbe mai successo niente e sapeva guidare assai meglio di Alex. Aveva sentito dire che in quell'incidente se l'era cavata per puro miracolo,eppure appena uscito dall'ospedale si era rimesso subito al volante.Va bene che Harry non aveva la testa a posto.Ma Alex?Perchè mai doveva dimostrare continuamente in quel modo di essere un vero uomo?Lei non ne dubitava affatto.





 
 
 
Dominik*Q*




 
Meow.❤️
hello people, può sembrarvi una storiella pallosa,
I KNOW,I KNOW..
ma credetemi nel prossimo capitolo succederà molto di più.
E perchè no forse farò apparire anche il nostro amato Justin.
Beh..spero che questa storia vi piaccia,attendo le vostre opinioni.
Un abbraccio,lastnight_
❤️

                        


 

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***





Chapter three.


Il giorno dopo Alex tornò a scuola,ma con grande sorpresa di Biene, Kai restò assente.
«Non eravate insieme,ieri?»gli chiese stupita. Alex che era particolarmente di cattivo umore, le rispose brusco: «Non sono mica tenuto a stargli appiccicato tutto il tempo,no?Non ho la più pallida idea di cosa stia facendo. Forse è malato.»
Biene si accorse che le sue domande lo infastidivano e lasciò perdere, ma Kai non si fece vedere a scuola neanche il giorno successico e cosi gli gli insegnanti cominciarono a chiedere se qualcuno ne sapesse qualcosa. Poi dovevano aver telefonato ai suoi genitori,perchè subito dopo l'intervallo si sentirono circolare le prime voci.
«Kai è scappato di casa.»
«I suoi non hanno idea di dove sia. Hanno avvisato anche la polizia.»
«Credi che gli sia successo qualcosa?»
«Non credo. Falice che si sia rintanato da qualche parte a smaltire una sbronza. Quello non si tira indietro quando si tratta di bere.»

L'ora successiva venne in classe il preside a chiedere se qualcuno sapeva dove si fosse cacciato Kai Greder. «Manca da casa dall'altro ieri sera.Qualcuno di voi l'ha forse visto da allora o ha idea di cosa gli sia successo?»
Biene tenne lo sguardo fisso sulla sua cartella,come se la domanda non la riguardasse,ma i suoi pensieri galoppavano. L'altro ieri sera! Kai era alla fabbrica con loro! Naturalmente non l'avrebbe mai detto al preside,anzi non avrebbe detto assolutamente nulla prima di sentire Alex. Certo però la cosa era dabbero strana. Che Kai fosse davvero fuggito di casa? Con i suoi genitori, il padre era professore di filosofia e la madre una donna piuttosto chiusa,non aveva un gran buon rapporto. D'altra parte,chi di loro aveva un buon rapporto con i genitori..Eppure nessuno si sognava per questo di fare fagotto e tagliare la corda! Kai aveva raggiunto una specie di compromesso con i suoi:faceva quello che gli pareva e,non raccontandoglielo,risparmiava loro un mucchio di preoccupazioni. 
Un paio di studenti alzarono la mano, ma tutti avevano visto Kai a scuola, il mattino del giorno in cui era scomparso. Nessuno lo aveva più visto nè sentito dopo. Tranne Alex,natuarlmente, che però tacque ostinato. E cosi fece Biene.
L'ora successiva,anzichè concentrarsi sulla grammatica francese,la ragazza non fece che pensare a Kai. Con il pensiero lo rivede salire nell'auto che Mischa gli aveva preocurato (una Opel verde e blu)e andare a schiantarsi contro il muro. Era sceso sano e salvo dall'auto distrutta ed era andato ridendo verso le cassette di birra che qualcuno della banda aveva portato. Poi non l'aveva più rivisto, perchè lei e Alex se ne erano andati via subito dopo.
Che Alex fosse ritornato più tardi alla fabbrica?Era possibile. Quando avevano tanta fretta  di liberarsu delle ragazze,di solito era per farsi un altro giro ''per soli uomini'',come lo chiamavano. Che cosa poi facessero,Biene non lo sapeva di preciso,ma immaginaca che si sbronzassero di brutto.
Quando la banda si riuniva, bevevano sempre molto. La maggior parte di quelli che salivano sulle auto da distruggere avevano un livello di alcol ne sangue ben al di sopra del limite consentito. Harry Priebecke poi aveva sviluppato una passione per le pillore durante le sue degenze in ospedale e mandava giù qualsiasi cosa che,anche lontanamente,sapesse di droga. Spesso era talmente annebbiato che stentava persino a trovare la portiera dell'auto.
Soltanto Mischa e Dina non bevevano,loro due e un tizio sulla cinquantina dall'aspetto sudicio che ciondolava sempre ai margini della scena con indosso invariabilmente un impermeabile grigio. Lo chiamavano Jimbo e non guidava mai una macchina, ma era presente a ogni prova di airbagging. Biene pensava che fosse un conoscente o un parente dei Priebecke,e non lo poteva soffrire. Non sopportava il modo in cui il suo volto,di solito scialbo e spento,si illuminava di un guizzo inconfondibilmente sadico ogni volta che una macchina andava a schiantarsi contro il muro. Uno dei ragazzi aveva detto una volta che Jimbo veniva solo nella speranza che qualcosa andasse storto;cosi,se qualcuno si faceva male sul serio,avrebbe potuto godersi lo spettacolo in prima fila. Biene non sapeva se le cose stessero davvero cosi,ma quell'uomo la metteva comunque a disagio. 
A dire il vero,l'intera compagnia la metteva a disagio. I fratelli Priebecke erano senza dubbio i peggiori,ma anche gli altri non erano certo tipi che avrebbe invitato volentieri alla sua festa di compleanno. Erano per lo più degli svitati a cui persino una guerra sarebbe andata a genio,purchè vi fossero lampi e detonazioni. Alcuni erano ancora troppo giovani per avere la patente(arrivavano alla fabbrica su rompanti scooter e motorini), ma non c'era praticamente parte, dal subway-surfing alle gare di corsa su macchine rubate.
Forse volevano solo impressionare gli amici e, naturalmente, le ragazze, certe fighette tirate a lucido che accompagnavano ogni schianto con urla isteriche per poi saltar loro al collo come se avessero appena salvato dalla catastrofe il pianeta Terra. Se non fosse stato per Alex,niente al mondo avrebbe potuto trascinare Biene nel cuore della notte in quella fabbrica abbandonata! Ma se il tuo ragazzo va pazzo per le automobili,deve pur stare al gioco,no?Altrimenti ti ritrovi presto a dovertene cercare un altro. 
Il campanello dell'intervallo non aveva nemmeno finito di suonare che Alex le fu accanto e la prese per un braccio,stringendola cosi forte che Biene avvertì nettamente la pressione delle singole dita.«Ascolta bene»le sussurò,«posso essere sicuro che terrai la bocca chiusa?»La ragazza fece una faccia seccata:«Ma senti un po'!Sai bene che...»
«Si si, lo so. Ma volevo essere sicuro che hai capito. Se ti fanno delle domande..»
«Chi dovrebbe farmi delle domande?»
«Ma la polizia,no,razza di cretina,»
sibilò lui. «Allora non hai capito proprio niente?I genitori di Kai sono andati alla polizia e quelli si metteranno a cercarlo e chiederanno a tutti chi l'ha visto per ultimo..e dove.»
«Oh merda!»
A questo non aveva penato affatto.
«Se te lo chiedono,devi dire che non lo hai visto. Che mercoledi sera noi due siamo andati in firo senza una meta precisa. Che non ti ricordi più esattamente dove,ma certamente ben lontano dalla vecchia fabbrica. Hai capito?»
«Ma cosa credi?»Biene si sentiva offesa. Alex non aveva nessun diritto di trattarla come un idiota solo perchè non aveva capito al volo la situazione!
«Non sono mica cosi sicuro di te,»ossevò il giovane sgarbatamente. Poi però le rivolse uno di quei sorrisi irresistibili che la facevano regolarmente intenerire. «Sto scherzando,tesoro. Allora è tutto chiaro?»
«Si,certo.»
Biene gli restitui il sorriso,ma dentro di sè era furiosa. Cosa voleva insinuare con quel ''non sono mica cosi sicuro di te''? E non era nemmeno la prima volta che usava quel tono con lei. Anzi,a essere precisi,succedeva piuttosto spesso. 
Alex non s'accorse del suo malumore e,passatale scherzosamente una mano tra i lunghi capelli morbidi, la salutò con un cenno del capo e se ne andò.Forse fu proprio a causa della rabbia per quella vile insinuazione che Biene decise di telefonare a Dominik messner. Aveva bisogno di qualcuno che la tirasse su di morale e non le venne in mente nessun altro. Con il cuore in subbuglio e la cornetta appiccicata all'orecchio,aspettò che quelli della redazione le passassero il suo ufficio. «Qui Messner. Chi parla?»aveva una voce calda e gentile. 
«Sono Biene. Voglio dire Mary.»Wolfgang e Mary erano i nomi che lei e Alex si erano dati durante l'invervista con lui. 
«Si,ciao Mary. O Bieme. Cosa posso fare per te?»Biene aveva escogitato tutta una storia complicata che riguardava il suo articolo, ma quando sentì la sua voce lasciò perdere ofni preteso e sbottoò:«Io..io vorrei vederla. Vorrei parlare con lei.»
Lui non le chiese perchè e rispose subito:«Volentirieri.Quando e dove?Vuoi che ti passi a prendere da qualche parte?»
Si misero d'accordo di incontrarsi in centro e poi si salutarono. Il cuore di Biene batteva all'impazzata. Non avrebbe mai immaginato che parlare con lui l'avrebbe agitata tanto. E pensare che non sapeva nemmeno cosa si aspettasse da lui. Non potevo certo dirgli: «Sa,mio padre mi manca molto e lei gli somiglia cosi tanto che vorrei conoscerla meglio..»
L'avrebbe presa per una pazza!
La colse una vaga tristezza. Probabilmente avrebbe solo tentato di portarsela a letto. Quella era una cosa che le succedeva spesso con gli uomini. Assai più spesso che alle altre ragazze,in quel momento però non lo avrebbe fatto proprio con nessuno. Si sentiva sola e voleva avere vicino qualcuno che fosse gentile e comprensivo. Nient'altro. Lentamente si avviò all'appuntamento.





 


meow.❤️
hello people,eccomi qui con il terzo capitolo di questa storia,
vorrei un vostro parere, per decidere se continuare o meno.
un abbraccio,lastnight_
❤️
 
 

 
 






 

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Capitolo 4
*** Chapter Four ***




Chapter four.


Il parco dove dovevano incontrarsi era pieno di sole,ma nell'aria c'era già sapore d'autunno: gli alberi erano ancora molto verdi, ma per terra già indugiabano le prime foglie color cioccolata e i passanti non avevano più voglia di stare seduti a lungo sulle panchine. Biene sentiva gli sguardi maschili posarsi su di lei e seguirla mentre si affrettava verso il caffè al centro del parco, un bell'edificio ocra dalle finestre verdi ombreggiato da antichi alberi di castagno. Entrò e vide con sollievo che Messner era già arrivato. Vestito con i jeans e una giacca di pelle, era seduto in un anfolo e la salutò con la mano quando la vide entrare. Biene si affrettò a raggiungerlo e si sedette accanto a lui. «Grazie per essere venuto.»gli disse.Adesso che aveva raggiunto il suo scopo si sentì imporvvisamente smarrita. Probabilmente il giornalista si aspettava che lei gli raccontasse qualche storia interessante o,quanto meno, che  avesse qualcosa di importante da riferirgli. Ma che cosa poteva dirgli? Doveva pur trovare una ragione per giustificare quell'incontro.
«Vuoi anche tu un caffè?»le domandò lui interrompendo i suoi pensieri.«o preferisci una cocacola?»
«Vorrei sia il caffè che la coca.»
«anche una fetta di torta?»
e indicò la vetrinetta che ruotava lentamente sul suo asse,mettendo in bella mostra tutto il suo appettitoso contenuto.«offro io, in fin dei conti si tratta di un incontro di lavoro,no?»
Biene sorrise imbarazzata.
Lui aspettò che il cameriere portasse quanto avevano ordinasto e poi si chinò con la faccia curiosa verso di lei chiedendole: «Allora?Cos'hai da raccontarmi?»
Biene si sorprese della facilità con cui le venne l'idea fiusto. Ma sicuro,aveva una storia da raccontare. In fin dei conti Kai Greder era scomparso nel nulla e questo genere di cose interessano sempre un giornalista.
«C'è una storia che vorrei raccontarle,»rispose.«Lei ci ha intervistati sulla faccenda dell'airbagging,ricorda? Ebbene..è successo qualcosa.»
«Un uncidente?»
domandò lui,alzando le sopracciglia.
«Non lo so..Kai Greder,uno dei ragazzi della banda,è scomparso. Mercoledi notte era li con gli altri,ma poi non è tornato a casa e il fiorno dopo non è venuto a scuola. Nessuno lo ha più visto e i suoi genitori hanno avvisato la polizia.»
Messner riaggiustò sul naso gli occhiali con la montatura metallica rossa e la guardò interessato.«E tu credi che la sua scomparsa possa avere qualcosa a che fare con le vostre imprese notturne?Che possa aver avuto un incidente?»
«Non so cosa pensare.» Improvvisamente si rese conto che Messner avrebbe scritto ogni cosa sul suo giornale. Arrossi violentemente e il suo cuore fece un balzo. Balbettò: «Non scriva che sono stata io a raccontarglielo. Alex mi ammazzerebbe!»
«Alex è il giovane che era con te quando ci siamo incontrati la prima volta?»
«si»
poi aggiunse con un sorriso orgoglioso:«è il mio ragazzo.»
Messner la guardò con attenzione da sopra le lenti. «Come sarebbe che hai paura che ti ammazzi? E' il tuo ragazzo no?»
Biene lo fissò stupita. Per un istante si mordicchiò il labbro inferiore e poi cercò di ridimensionare: «Era solo un modo di dire. Il fatto è che ne sarebbe assai seccato.»Cosa importava a lui che Alex l'avrebbe certamente menata se avesse saputo di questa conversazione? Non sarebbe stata neanche la prima volta. Alex alzava le mani facilmente.
«Ti picchia,forse?»chiese Dominik Messner come se le avesse letto nel pensiero. 
Punta sul vivo,Biene esitò.«Bè,non proprio. E' solo molto irrascibile e cosi è gia successo che abbia perso le staffe. Ma,»si affrettò ad aggiungere,«la colpa è solo mia che lo faccio innervosire troppo..Bè,in fondo è un uomo.»
«Secondo me chi picchia una donna non è affatto un uomo. E' uno stronzo,»ringhiò il giornalista. Biene lo guardò,sconcertata da quell'espressione volfare che non si sarebbe mai aspettata. Lui le restituì lo sguardo,poi fece un gesto con la mano come per mettere da parte l'argomento e le promise; «Non temere. Questo discorso restra tra noi due. Se scriverò qualcosa sul giornale,nessuno verrà mai a sapere che sei stata tu a raccontarmela.»
Biene respirò sollevata come se le fosse stato tolto un grosso peso dal cuore. «Grazie infinite. Le sono davvero molto grata.»
«Raccontami tutta la storia dall'inizio.»
Ora che non aveva più timore che Alex potesse venirlo a sapere,Biene fini per raccontargli tutto:dei fratelli Priebecke,di Jimbo,dei furti d'auto,delle avventure notturne nella vecchia fabbrica. Esitò solo un attimo chiedendosi se fosse il caso di parlare anche di Harry , ma poi decise di si. Messner la guardò incredulo. «Vuoi dire che dovresti andarci a letto solo perchè quello se l'è messo in testa?»
Biene si strinse nelle spalle con fare rassegnato: «E' il fratello di Misha.»
«E chi divialo è questo Mischa Priebecke,per costringerti ad andare a letto con Harry?.»
    
Messner la guardò con un 'espressione cosi furrente che Biene si ritrasse un poco. Poi rispose con  voce fioca: «Tutti fanno quello che dice Misha.»
«Se sono cosi stupidi è affar loro. Questo non significa che devi farlo anche tu.»

Lei ci pensò su un momento e poi scosse il capo. «E' per via di Alex.Andrebbe fuori dai gangheri se facessi la difficile. Se io mi impunto, Misha non lo lascerà più guidare e Alex questo non lo accetterà mai.»
«E tu naturalmente faresti qualsiasi cosa per lui,vero?»
«Sicuro!»
rispose Biene mentre un sorriso sognante le si dipingeva sul volto e gli occhi le si animavano di un guizzo gioioso. 
«E cosa fa lui per te?»
Biene non se lo era mai chiesto. Guardò l'uomo stupita. Che cosa faceva Alex per lei? D'accordo era il suo ragazzo. E allora? Usciva con lei,faceva l'amore con lei e la portava con sè alla fabbrica. Che altro avrebbe dovuto fare?
Messner non sembrava aspettarsi una risposta. Cambiò argomento e le chiese della sua vita privata. Era una gran bella cosa poter parlare cosi con qualcuno. Dominik Messner sapeva davvero ascoltare! Si sentì di nuovo una bambina,come quando, deduta sulle ginocchia di papà,gli raccontava della sua giornata.Erano i momenti più belli,quelli con lui,dopo cena,la tirava a sè e le chiedeva: «Allora,tesoro,cosa hai fatto oggi di bello?»
Restarono due ore nel caffè e,quando se ne rese conto, Biene disse imbarazzata: «L'ho tenuta davvero tanto!»
«Niente affatto,è stato molto interessante non mi dispiacerebbe incontrarti di nuovo mi daresti il tuo numero di telefono?»
«Dice sul serio?»
Il cuore di Biene si mosse a galoppare di gioia.
«Assolutamente.»rispose lui sorridendo.
Mentre attraversava il parco per tornare a casa, Biene si sentiva molto strana. Da un lato provava un senso di benessere che da lunfo tempo non conosceva,dall'altro però si senti in qualche modo in colpa nei confronti di Alex. In fin dei conti gli aveva mancato di parola. D'accordo, con il giornalista aveva solo fatto quatteo chiacchiere,ma erano pur sempre chiacchiere su un argomento di cui Alex le aveva proibito di parlare! Lei gli aveva raccontato cosi tante cose..e solo perchè aveva bisogno di qualcuno che le ricordasse il padre. Solo perchè era stato gentile e l'aveva ascoltata con attenzione.
Biene sentì un'improvvisa fitta di rabbia. Perchè non c'era mai nessuno disposto ad ascortarla? Alex la trattava sempre come se non sapesse dire altro che stupidaggini. E la mamma? Quella faceva brevissime soste a casa, come un treno che si ferma in stazione, e subito ripartiva di gran carriera per rituffarsi nel vortice della vita. Appena il tempo di dire ''Ciao mamma'' o ''Com'è andata ieri??''..Le altre ragazze avevano un'amica. Biene invece non ne aveva mai avuta una. Con le ragazze non si capiva un granchè. Piuttosto con i ragazzi, ma anche tra questi non c'era nessuno con il quale potesse fare un discorso serio.
Biene si fermò di colpo. Con il volto teso a riflettere, fissò il vialetto ghiaioso sul quale si andavano accumulando le foglie secche. Alex la sfruttava ampiamente approfittando dei sentimenti che provava per lui. Non c'era ombra di dubbio. Era sempre lei quella che cedeva, adeguandosi. E sotto sotto Biene sapeva fin troppo beme, anche se tentava ogni volta di ricacciare indietro il pensiero,che se Harry l'avesse voluta, Alex non avrebbe affatto tentato di impedirlo,anzi avrebbbe fatto dinta di niente, guardando dall'altra parte mentre quello si dava da fare con lei.
Aveva ragione Dominil. La cosa era veramente di una sfacciataggine inaudita. Chi era Mischa Priebecke per pretendere che lei si mettesse con quello sballato di Harry? E chi era Alex per spingerla a dire: 'si caro subito?'
Sospirò profonfamente. La risposta era semplice:Alex era l'uomo di cui si era innamorata follemente. Non poteva vivere senza di lui. Non riusciva a immaginare di potersi svegliare un giorno senza pensare a lui. Forse con Harry  non sarebbe stato poi tanto penoso. Forse si sarebbe accontentato di una volta sola e lei avrebbe potuto metterci una pietra dopra e fingere che non dosse successo niente, che fosse solo un brutto sogno, di quelli che ci si scuote di dosso al risveglio.
«Ha perso forse qualcosa?»le chiese una donna con voce amichevole.
Biene sussultò spaventata: «Cosa?..cosa ha detto?»
La donna la guardò sorridendo: «Pensavo che avesse perso qualcosa..Dal modo con cui guardava fissa per terra!»
«No,no. Ero solo immersa nei miei pensieri.»
Biene si allontanò in fretta e la donna rimase a guardarla scuotendo lievemente il capo.
Quando rientrò,sua madre era in casa. Biene la sentì canticchiare da dietro la porta chiusa del bagno e sbirciò dentro. L'ambiente era pieno di vapore e la mamma era sdraiata nella vasca,immersa fino al collo in una schiuma verde,nella quale si stava piacevolmente stiracchiando. «Ciao tesoro,»le gridò.«Eri a fare una passeggiata?»
«Si,volevo approfittare del bel tempo.»Le lanciò un sorriso radioso, di quelli che Caroline Neuhold voleva vedere stampato sul volto della figlia. Biene sapeva bene che alla mamma doveva esibire sempre la facciata di una ragazza serena e felice. Dopo la morte del padre,sua madre aveva il timor panico di qualsiasi cosa che potesse sembrare un problema. 
Biene aveva la sensazione opprimente che se le avesse parlato delle sue difficoltà,avrebbe portato in casa odore di morte. Carolin viveva nel costante terrore dell'ombra buia che qualsiasi problema avrebbe gettato sulla sua vita.
«Come va con il tuo ragazzo?»le chiese la mamma mentre si insaponava i capelli. Era anche lei molto attraente, con una bella figura piena, gli occhi castani e capelli nioni che portava corti e sbarazzini.«Siete sempre insieme,vero?»
«Ma sicuro,»rispose Biene.«Io vado a fare i compiti,mamma.»
Sollevò da terra Armani,che si era infilato nel bagno a curiosare, se lo strinse come un bambolotto contro la guancia e lo porò nella sua stanza. Qui si sedette sul letto e cominciò  a disfare lo zainetto. Visto che c'era,poteva davvero mettersi a fare i compiti. Tanto,con la mamma non poteva certo parlare.

In compenso,l'indomani le rivolse la parola qualcun'altro: Justin Bieber,un giovane biondo e slanciato di seconda. Fino all'anno prima,anche Justin aveva fatto parte della banda della fabbrica;poi però se ne era tirato fuori ed allora i suoi ex compari lo tracciavano di essere uno smidollato cocco di mamma.Perciò,quando lui le si avvicinò,Biene si sentì improvvisamente imbarazzata anche se nel compenso non lo trovava niente male.Con la zazzera arruffata, lo sguardo schivo e vagamente triste,assomigliava- anche un poco nel carattere- a Kurt Cobain e amava starsene sulle sue o tutt'al più in compagnia di altri due ragazzi con i quali aveva formato una piccola banda.
Dopo aver appurato che Alex era assente da scuola(e da quando Kai era scomparso,lo era sempre),Justin la avvicinò durante l'intervallo.
«Ciao Biene.»Poi la pilotò verso un angolo tranquillo del cortile,dove nessuno avrebbe potuto ascoltarli.«Non sai nulla di più preciso a proposito di Kai?»
«Non so proprio niente,»rispose lei sgarbatamente.Perchè non la lasciava in pace?Se gli altri la vedevano parlare con lui,lo avrebbero sicuramente raccontato ad Alex e quello le avrebbe piantato il muso. Non vedeva affatto di buonocchio che Biene si intrattenesse con  altri ragazzi,figuriamoci poi con le mezzecartucce!
«Eppure tu sei sempre presente,»insistette Justin.«E sai anche di che cosa parlo.»
Ovvio che lo sapeva. Il tono di Biene si fece ancora meno gentile. «Insomma,si può sapere cosa vuoi da me?»
Justin non si lasciò sviare. La guardò con quei suoi occhi castano chiari che avevano un'espressione assai più matura di quella della maggior parte dei ragazzi. «Perchè non li lasci perdere?Con loro rischi solo di finire male. Prima o poi succederà qualcosa, se non è già successo,e allora tutta la faccenda verrà a galla e tu ci sarai dentro fino al collo!»
«E che te ne importa?»
«Tu mi piaci,»
ammise Justin cambiando impercettibilmente espressione.«Mi dispiacerebbe molto se avessi delle frane.»
«Sono affari miei se ho delle grane!»

Justin alzò le spalle.«Mi dispica che la pensi così. Sei una ragazza a posto..troppo a posto per quel balorodo. Alex ti sta soltanto sfruttando,non te ne sei accorta?»
Imbronciata Biene fece per andarsene, ma lui le afferrò la spalla e l'attirò verso di se e le disse serio:«Se posso aiutarti,Biene..»
«Non so di cosa farmene di un cacasotto.»
Spostò la sua mano e girò bruscamente sui tacchi.Perchè ficcava il naso negli affari suoi?Sapeva di ferirlo con quell'espressione, ma se l'era proprio cercata!Quella faccenda non lo riguardava minimamente.
«Non sono affatto un cacasotto Biene,»rispose Justin con voce ferma e sicura.«Semplicemente sono cresciuto quel tanto che basta per non voler rischiare la mia vita inutilmente.Non ho mica voglia,sai,di passare il resto della mia esistenza su una sedia a rotelle come un rottame umano senza cervello!»
Biene se ne andò senza dire più nulla. Le parole di Justin avevano risvegliato le sue paure. Alex non ci pensava mai ma lei non poteva fare a meno di ricordare quello che era successo ad Harry,a quella cicatrice lustra rossa che gli deturpava il volto,e sapeva bene che poteva succedere anche di peggio.Apparte Harry,nessuno della banda aveva ancora avuto sfortuna,ma Biene pensò agli articoli che leggeva occasionalmente nei giornali,in cui si parlava di traumi cranici,gravi lesioni vertebrali e paralisi. Vi dava una rapida scorsa controvoglia ,per evitare di pensare che anche ad Alex potesse succedere qualcosa di simile,al suo Alex,pieno di gioia di vivere,con quel sorriso radioso e il bel fisico forte!
Silvia, che frequentava la sua stessa classe,le si avvicinò come per caso.«Che voleva da te quella mezzasega?»le chiese,pronta naturalmente a raccontare tutto ad Alex.Provava davvero una gioia sadica a mettere gli altri nei guai.
Biene alzò le spalle.«Mi ha chiesto che cosa era successo a Kai e gli ho detto che non ne so niente.»
«Ne hai messo di tempo,però»fece lei con tono saputo.«Era cosi difficile farglielo capire?»
Biene avanzò di un passo verso di lei con aria aggressiva. «Ehi,cosa vuoi dire?»
«Niente,niente,»
sibilò la magra biondina, e se ne andò scrollando esageratamente le spalle.«Era solo una domanda.»



 
 





meow.❤️
hello people,spero davvero con tutto il cuore,
che questo capitolo sia stato di vostro gradimento,
perchè davvero ci ho messo l'anima nel scriverlo..
vorrei essere a conoscenza delle vostre opinioni
su questa storia, per cosi decidere se continuare o 
meno questo mio scritto. Aspetto una tua recensione,
caro lettore,ti lascio con questa foto
dei nostri potragonisti, 
un abbraccio,lastnight_
❤️


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