Be My King

di teresartist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Erano ormai quasi cento anni da che gli Hummel avevano cominciato a regnare in quella parte di terra e da altrettanti anni la famiglia Anderson era stata a loro servizio, erano la servitù di corte, i prediletti da ogni re e da ogni regina.
In tutto quel tempo di convivenza però non si era mai verificato ciò che andava verificandosi in questo caso: a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro erano nati due bellissimi bambini, due bambini diversissimi, il primo, futuro re di quelle terre, si chiamava Kurt, aveva la pelle chiara e gli occhi azzurrissimi, più di qualunque altro membro della sua famiglia e i capelli color del miele; il secondo si chiamava Blaine, era nato negli alloggi della servitù, senza troppe cerimonie, aveva gli occhi color nocciola, o forse color bosco e aveva una montagna di capelli, nerissimi.
Questi due fanciulli erano destinati ad avere due vite collegate ma completamente diverse l’una dall’altra, si videro per la prima volta che erano ancora in fasce, la madre di Blaine andava dalla Signora Regina per aiutarla con suo figlio e per tenere in ordine i suoi appartamenti e il piccolo non poteva essere lasciato da solo, aveva solo pochi mesi, così la serva se lo legava al petto o al dorso con pezzi di tessuto e lo portava con se. Un giorno il principino che stava nella culla venne sorpreso mentre piangeva dalla signora Anderson, si chiamava Pam la donna, ella si chinò verso la culla e gli sguardi dei due piccoli si incontrarono, gli occhi ridenti color nocciola di Blaine sorrisero al principino che smise di pianger immediatamente.
Da quel momento in poi vedere Blaine fu l’unico modo per rallegrare Kurt; crebbero in fretta i due e presto impararono a camminare e a correre, la regina vide che suo figlio era felice quando stava con il futuro servo e permise che i due bambini passassero i pomeriggi a giocare nel cortile.
Vederli giocare faceva quasi ridere, o almeno sorridere, il piccolo principe era sempre vestito di tutto punto, con i calzoni cuciti con cura, il colletto della camicetta ben stretto e le scarpine di pelle, Blaine era molto diverso, indossava dei calzoncini stracciati e di un brutto colore marrone, d’inverno indossava una maglietta scomoda e decisamente troppo grande per lui che gli pizzicava i fianchi e spesso d’estate non la portava neppure.

Fino ai cinque anni ai piccoli fu permesso di passare le ore insieme e spesso Kurt invitava il suo piccolo amico a seguirlo nella sua sontuosa stanza, Blaine sapeva che non gli era permesso e così cercava di rifiutare ma gli occhi dolci e le manine morbide del suo amico sembravano costringerlo.
Kurt aveva le mani sempre pulite, quando per caso cadeva per terra c’era sempre qualcuno con uno straccio a risolvere il problema, le mani di Blaine erano già ruvide, il suo mestiere era quello di fare le scarpe alla sua famiglia, perché aveva le manine piccole e gli aghi erano più facili da infilare per lui.
Quando Kurt compì i sei anni arrivò un uomo nel castello per insegnargli le buone maniere e la scrittura; la prima cosa che Kurt imparò era che lui sarebbe diventato re e quindi era più importante di tutti gli altri, poteva comandare chiunque a fare qualsiasi cosa, tranne i suoi genitori. Appena imparata questa lezione il piccolo, che aveva un cuore d’oro andò dal suo amico che stava nell’orto a cogliere verdure e lo prese in disparte tirandolo per un braccio
“Blaine lo sai che diventerò un re?” disse con la voce piena di eccitazione
“Certo che lo so” rispose l’altro quasi con sufficienza
“E che potrò dire a tutti di fare quello che voglio io?” Kurt alzò il collo facendosi bello
“Tutti tutti?” Blaine stavolta era incredulo
“Si” rispose il principe alzando la voce “E ti ordino di giocare con me adesso!”
Blaine si guardò intorno, doveva aiutare sua mamma a strappare le erbacce, guardò di nuovo il principe che gli porgeva la mano e non seppe che fare, provò a ribattere “Ma…Kurt io devo aiutare mia mamma e…”
“Sono io che comando qui!” Kurt era stizzito, come si permetteva Blaine di contraddirlo? Poi con una mossa veloce gli toccò il gomito urlando “Ce l’hai!”
Blaine amava quel gioco, le sue gambine erano già veloci, lasciò tutto per terra e si mise a rincorrere il principe che correva ridendo, lo prese, forse con un po’ troppa forza e questo cadde a terra, macchiandosi la preziosa camicetta, preso dal panico Kurt si mise a piangere
“Kurt” Blaine gli diede uno scossone “Non è successo sulla, basta pulirla” si voltò e vide sua madre ancora chinata tra le verdure “Mamma! – gridò – il principe si è sporcato i vestiti!”
“Oh buon Dio!” esclamò la donna, quello si che era un guaio, corse verso i due bambini e fulminò suo figlio con uno sguardo “Fila via tu” gli intimò tra i denti, poi prese per mano Kurt e lo portò verso il pozzo infondo all’orto, gli pulì il colletto e gli disse gentile “Sarebbe meglio che lei andasse al castello, l’orto non è posto per un principe”

Da quell’episodio in poi i due cominciarono a vedersi molto meno e ogni volta che si vedevano i giochi erano molto più tranquilli, entrambi erano stati sgridati abbastanza per quello che era accaduto, Blaine soprattutto doveva imparare a stare al suo posto.
Crebbero ancora, Blaine cominciò ad occuparsi delle scuderie del castello e delle tenute di caccia a tredici anni mentre Kurt imparava a vestirsi in modo consueto e a consumare i pasti  e il tè elegantemente. Si vedevano di rado e spesso era solo un cenno con la testa a stabilire tra loro un contatto, si videro crescere scambiandosi a volte sorrisi lontani nel cortile, ricordando i giochi che facevano, rincorrendosi, ridendo, erano solo due bambini.
A quindici anni arrivò il momento per il principe di imparare ad andare a cavallo, al piccolo membro della servitù venne ordinato di preparare il cavallo più bello e più docile per le lezioni del futuro regnante, Blaine mise nel suo lavoro tutta l’attenzione possibile, non avrebbe mai potuto deludere il suo sovrano, spazzolò il suo destriero preferito, aveva il pelo color miele e la criniera candida, gli ricordava un po’ il principe, gli mancava l’azzurro degli occhi così Blaine uscì dalle stalle fino al prato circostante e trovò dei Nontiscordardimé che intrecciò nella criniera del cavallo, ora era perfetto.
Il principe e il suo seguito arrivarono poco dopo, vedendosi i due giovani ragazzi si salutarono con un cenno della testa e il principe si levò il cappello in segno di rispetto, non doveva farlo nei confronti di un membro della servitù ma Blaine se lo meritava; Kurt si fece aiutare per salire a cavallo e ringraziò il suo servo con un sorriso gentile, da amico poi cominciò la lezione.
Blaine non aveva impegni imminenti così salì sul tetto delle stalle e osservò Kurt cavalcare, era bello, armonioso e i suoi movimenti sembravano quelli delle fiamme del fuoco mosse dall’aria leggera, erano ipnotizzanti, il giovane membro della servitù rimase lì tutto il tempo sorridendo, il principe era davvero un bravo cavallerizzo e a volte si voltava a guardarlo mentre passava vicino alle stalle, era un attimo di incontro degli sguardi, un sorriso, una smorfia, era tutto così bello in quel momento.
Alla fine della lezione Kurt pregò il suo insegnante e i paggi di lasciarlo discorrere con lo scudiero, era un po’ che non parlava con Blaine.
“Mi sono proprio divertito oggi a cavalcare” disse raggiante
“Ne sono felice” rispose Blaine con un sorriso
“Verrò più spesso” continuò il principe “La vita al castello sta diventando difficile, tutti si aspettano qualcosa da me ma io sono solo un ragazzo, come faccio?” Kurt si era voltato verso il cielo, dava le spalle a Blaine che aveva la possibilità di osservarlo e constatare la sua bellezza
“Non capisco” rispose Blaine con uno sbuffo leggero “Lei è il principe, come può avere una vita difficile?”
Kurt si voltò di scatto “Mi hai dato del lei?” chiese e la sua voce si fece più acuta del solito, Blaine pensò che fosse adorabile
“Si – rispose senza pensarci troppo – ai reali si da del lei” chiuse l’ultima porta delle scuderie
Kurt era confuso, si sentiva quasi offeso da quell’affermazione “Ma Blaine…io e te siamo amici” non si trattava di un’affermazione ma nemmeno di una domanda
“Io sono un servo” rispose il giovane dai capelli ricci sospirando
“Ma sei mio amico, chi ha detto che non puoi esserlo?” Kurt voleva capire il punto di vista di Blaine ma faceva davvero fatica
“A le…te insegnano le buone maniere, a me a stare al mio posto” Blaine si sforzò di sembrare il meno scortese possibile.
Fino a quel momento erano stati uno di fronte all’altro a debita distanza, Kurt si avvicinò e parlò più a bassa voce “Ti ricordi quando da bambino ti dissi che potevo comandare tutti?”
Blaine annuì guardandolo negli occhi, azzurri come il cielo in quel pomeriggio d’estate, non poté staccarne lo sguardo
“Ti comando di darmi del tu e di essere mio amico” Kurt abbassò ancora di più la voce e fissò Blaine negli occhi “Hai proprio dei bellissimi occhi Blaine”
Il ragazzo si sentì gelare e ribollire nello stesso istante “Anche…anche i tuoi sono molto belli”
Kurt si allontanò con nonchalance “Grazie” rispose sorridendo al suo amico che non aveva smesso un attimo di guardarlo
“Prego” disse sommessamente Blaine, ovviamente il principe non lo udì, era già lontano.
Quella notte Blaine fece un sogno, sognò di essere un principe, sognò di avere Kurt accanto a se con i suoi occhi color del cielo, sognò di prenderlo per mano come facevano da bambini, sognò di avvicinarsi al suo viso per scrutarlo meglio…poi il gallo cantò.



Buonasera <3
Questa storia (ispirata e praticamente ideata dalla mia husband Alessia a cui la dedico) è una mini-long sui miei bimbi Klaine che mi mancano da morire
Purtoppo non sono brava a sostenere le storie lunghe e quindi penso che una mini-long di cinque capitoli (questa dovrebbe essere la sua lunghezza finale) andrà bene.
Con ciò spero vi sia piaciuto il capitolo e non vedo l'ora di pubblicare il prossimo.
Un bacio
T.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano.
Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita.
Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno.
Insegnami l’arte dei piccoli passi.


I giorni alla reggia scorrevano normali, forse noiosi per il giovane principe che doveva imparare le buone maniere, la lingua, la forza e l’arte del comandare, a Kurt non interessava tutto ciò, durante le lezioni si ritrovava spesso a scrutare il volo delle rondini che facevano il nido sotto i tetti del castello, gli piaceva pensare di essere una rondine, poter volare libero andando a posarsi ovunque desiderasse e ovunque il vento lo portasse, un giorno vide una rondine sul davanzale della sua finestra intonare una dolce melodia con il suo canto, non seppe bene perché ma si ritrovò a pensare che se mai avesse potuto essere una rondine sarebbe andato a posarsi sullo steccato della scuderia, lì tra l’erba verde e fresca dei prati e la terra battuta della strada, si sarebbe fermato a guardare Blaine lavorare, con le sue mani forti, le sue braccia muscolose e i riccioli attaccati alla fronte che disegnavano linee meravigliose, forse avrebbe perfino cantato per lui, una melodia semplice e allegra, forse Blaine si sarebbe voltato a guardarlo e forse gli avrebbe sorriso e allora Kurt sarebbe stato felice, perché come quando erano bambini il sorriso del giovane servo gli metteva allegria, gli portava pace nell’animo.
Questo pensiero, il cantare per Blaine, seguì il principe tutto il giorno, persino alla fine della giornata, dopo l’abbondante cena, quando pieno di pensieri si rifugiò nella sua stanza.
Chiuse il grande portone della camera e chiese esplicitamente al suo paggetto di non disturbarlo fino alla mattina seguente, non sarebbe uscito dalla stanza fino all’ora del risveglio.
La luce rossa del tramonto entrava ancora dalla sua finestra, il principe si accostò all’angolo della stanza in cui custodiva la sua preziosa arpa, era di legno dorato, intarsiata e impreziosita da mille pietre, si sedette sullo sgabello di legno e si appoggiò lo strumento alla spalla sinistra, con delicatezza cominciò a pizzicare le corde, un suo dolce e melodioso ne uscì, Kurt cominciò a cantare una melodia leggera seguendo le note dell’arpa. Suonare e cantare lo facevano stare bene. Pensò di nuovo a come gli sarebbe piaciuto essere una rondine, pensò che se avesse potuto suonare per Blaine l’avrebbe fatto.
Un’idea gli balenò la mente, forse poteva, che c’era di male, poteva uscire nella notte e andare a cercare il suo amico, suonare per lui, con lui, sarebbe stato bellissimo, sarebbe stato un po’ come giocare da bambini, si sarebbero ritrovati come quel giorno fuori dalle scuderie. Si decise, avrebbe aspettato che il buio calasse e poi sarebbe uscito e sarebbe andato a cercare Blaine.

Aspettò, aspettò e aspettò ancora, dopo qualche tempo vide la luce della luna illuminare le pareti della sua stanza, era arrivato il momento, decise di non portare l’arpa, l’avrebbe mostrata a Blaine in un altro momento, un altro giorno, ne avevano ancora tanti da vivere.
Si mise addosso un mantello e cercò di aprire la porta facendo il meno rumore possibile, arrivato in corridoio vide le guardie riunite davanti alla scala di servizio, era più rischioso ma avrebbe preso quella principale, percorse il lungo corridoio illuminato dalle torce e raggiunse la scalinata più grande del castello, scese i gradini velocemente sperando di non essere scoperto e giunto nella sala dei banchetti prese la porta di servizio, si ritrovò in cucina, un luogo immenso, si tolse il mantello e cercò l’uscita più vicina, un servo lo vide ma non disse nulla, si ritrovò in un luogo che non pensava neppure esistesse, le dispense, maledizione, non aveva idea di come uscirne.
Si guardò attorno spaesato e vide a pochi passi da se una finestrella molto bassa, decise che quella sarebbe stata la via più veloce e così si aggrappò al davanzale e fece un salto, si ritrovò a due metri dal suolo, su una piccola finestra, guardò fuori nel buio della notte ed ebbe quasi paura, non era mai uscito dal castello a quell’ora e soprattutto non era mai uscito da solo, cominciò a pensare che era una pazzia, che non avrebbe dovuto, era pericoloso e chissà se avrebbe trovato mai Blaine. Stava per fare marcia indietro saltando di nuovo nella dispensa quando una voce conosciuta lo fermò, veniva dal buio della notte, vide una figura snella, non molto alta, con una montagna di riccioli in testa.
“Tutto bene?” chiese la voce
“Blaine?” Kurt era confuso e in una posizione molto scomoda e imbarazzante, aveva le gambe a cavallo della finestra, con i pantaloni sporchi per colpa della polvere del davanzale e il mantello gli penzolava da un fianco
“Cosa diavolo stai facendo Kurt?” Blaine trattenne una risata
“Io..ehm…volevo, ecco, ti…ti cercavo” per fortuna il buio della notte nascondeva le guance rosse di Kurt che voleva nascondersi dalla vergogna
“Oh…beh mi hai trovato!” Blaine sorrise e Kurt poté intravedere le sue labbra alla tenue luce che proveniva dalla dispensa, Blaine allungò una mano al principe e prese il suo mantello mettendoselo dietro le spalle, poi gli prese la stessa mano “Dai scendi di lì” gli intimò;
Kurt tenne stretta la sua mano e passò l’altra gamba attraverso la finestra, poi fece per saltò giù quasi tra le braccia di Blaine, i due risero nel buio colmando il silenzio.
Blaine prese il mantello e lo posò sulle spalle del principe che lo ringraziò con un largo sorriso,
“Quindi – cominciò Blaine dando un calcio a una pietra – mi cercavi”
Kurt si nascose in una risata “Si, mi andava di vederti” anche Blaine sorrise
“Anche a me, mi va sempre di vederti” si guardarono negli occhi, poco illuminati in quella notte di luna piena.
Cominciarono a camminare, Kurt seguiva Blaine senza sapere bene dove stessero andando, gli venne un po’ d’ansia quando voltandosi vide le luci del castello allontanarsi “Blaine dove stiamo andando?” chiese fermando di colpo
Blaine si voltò a guardarlo con i suoi occhioni color miele “Pensavo che se ti andava, saremmo potuti andare a fare un giro, non so, a me piace andare in città di notte”
Kurt ebbe un fremito e non seppe cosa dire
“Beh?” insistette Blaine “Se non ti va possiamo andare da qualche altra parte”
Il principe fece un respiro profondo “Blaine io non sono mai uscito dalle mura…so che non dovrei ma ho un po’ paura” si sentiva stupido ma sapeva che Blaine non lo avrebbe giudicato, erano amici.
“Capisco, ma te la senti? Non voglio forzarti a fare qualcosa che non vuoi fare” Blaine parlava sinceramente, non avrebbe mai voluto che il suo principe non si sentisse a suo agio
“Stai con me vero?” Kurt chiese timidamente
“Certo, non ti lascio” rispose Blaine prendendogli la mano.
Kurt si sentì subito meglio stringendo il palmo forte di Blaine “Grazie” sussurrò Kurt con una voce tanto bassa che Blaine non lo udì.
Fecero qualche passo in più e poi Kurt chiese “Usciamo dall’uscita principale?” chiese Kurt guardando da quella parte
“No, non possiamo, ci scoprirebbero” Blaine allungò un po’ il passo “Seguimi”
Attraversarono tutto il grande cortile del castello e si avviarono verso i campi, c’era uno steccato piuttosto basso, Blaine staccò la sua mano da quella di Kurt  e si spostò di lato
“Dopo di te, mio principe” disse Blaine facendo segno a Kurt di attraversare per primo, Kurt rise e scosse la testa
“Vai pure tu”
Blaine non se lo fece ripetere due volte, con balzo fu dall’altra parte dello steccato e porse la mano a Kurt, come un vero gentiluomo, Kurt la prese e sorpassò a sua volta l’ostacolo.

La città era ad appena dieci minuti di cammino, era un piccolo borgo, con tante piccole botteghe di artigiani, appena arrivarono Kurt rimase affascinato dalla quantità di persone e di luci che si trovavano lì, non aveva più paura.
Raggiunsero il centro, era affollato e pieno di vita anche se era molto tardi
“Cosa ti va di fare?” chiese Blaine e per la prima volta quella sera Kurt vide chiaramente il suo volto sorridente
“Non lo so Blaine, non sono mai stato in una città” rispose Kurt un po’ in imbarazzo
Il sorriso di Blaine si allargò ancora di più “Allora ti porto io”
Blaine prese il braccio di Kurt con forza e si mise a correre tra le vie e le persone trascinandosi dietro il principe, si infilarono in mille viuzze fino a che non raggiunsero un posto un po’ isolato, c’era un’osteria illuminata, Blaine entrò con sicurezza e Kurt lo seguì.
Era uno dei posti più strani che Kurt avesse mai visto, c’erano quattro tavoli molto grandi e tanti uomini di ogni età stavano bevendo e ridendo e qualcuno mangiava anche, da grossi piatti in legno, il principe non aveva mai visto nulla di simile, nell’ultimo tavolo un gruppo di giovani cantava canzoni allegre che Kurt non conosceva, erano tutti vestiti di stracci e sacchi di iuta, come Blaine, non c’era nulla di strano, era solo…diverso, diverso da tutto ciò a cui Kurt era abituato.
Blaine si avvicinò alla cassa e Kurt lo seguì, si trovò qualche occhio addosso visto che indossava un lungo mantello nero e scarpe eleganti mentre quasi tutti lì dentro erano scalzi o indossavano pezzi di pelle come calzature, si fece più vicino a Blaine e si sentì al sicuro anche in mezzo a tutti qui rumori.
Blaine si accostò all’oste e mise una mano nella tasca dei suoi pantaloni, ne tirò fuori tre monete di rame, le mise sul bancone e chiese “Con queste cosa prendo?”
“Mezza pinta ragazzo” rispose l’oste guardandolo con sufficienza
“Andrà benissimo” rispose Blaine, si era improvvisamente trasformato da ragazzo a uomo.
Mentre l’oste si voltava a preparare l’ordine di Blaine Kurt si avvicinò all’orecchio dell’amico “Posso pagare io se vuoi”
Blaine gli sorrise e scosse la testa “Stasera vivi alla mia maniera” gli disse dandogli un buffetto sulla guancia, prese la sua mezza pinta dal bancone e i due uscirono.
La strada era vuota ma comunque illuminata, Blaine sorseggiò dal suo bicchiere “Ti va?” disse porgendo la bevanda al principe
“Cos’è?” chiese Kurt confuso, non aveva mai visto nulla di così spumeggiante e dall’odore così pungente e stranamente invitante
“Birra” rispose Blaine avvicinando il bicchiere al volto di Kurt “Assaggia!”
Kurt prese timidamente il bicchiere tra le mani e annusò l’intruglio, era strano ma per qualche ragione pensava che gli sarebbe potuta piacere, avvicinò il bicchiere alle labbra e si bagnò la punta della lingua, era amaro, ma anche dolce, pungente e forte, sentì la goccia scaldargli la gola e poi lo stomaco.
Blaine cominciò a ridere guardandolo, Kurt parve offeso “Cosa c’è?”
“Hai fatto una faccia!” Blaine disse senza smettere di ridere “Dammi qua dai! I nobili sono buoni a bere solo acqua”
Kurt tirò a se il bicchiere con forza “Mi stai sfidando?” fece trattenendo una risata
“Dai, principino, dammi il bicchiere” gli disse Blaine prendendolo in giro e allungando la mano per afferrare l’oggetto
Kurt con un gesto fulmineo sorseggiò quello strano liquido dal bicchiere, sembrava più forte e caldo di prima, tossì confusamente.
“Hai bevuto dai, dammi qua” disse Blaine porgendo la mano verso la sua, Kurt si arrese e gli cedette la bevanda, ne rimaneva poca sul fondo e Blaine la bevve in un sorso, rientrò in fretta nella locanda e posò il bicchiere sul primo tavolone.

Ripresero a camminare per le vie fino a che si ritrovarono piuttosto fuori dal paese, in un campo illuminato dalla luna e costellato di grandi massi, Blaine ne scelse uno lontano dalla strada e vi si sedette davanti, appoggiando la schiena alla dura roccia, Kurt lo imitò, c’era abbastanza spazio per entrambi.
Stettero per un po’ in silenzio guardando la luna, poi Kurt parlò “Vieni spesso qui?” chiese senza staccare lo sguardo dal cielo
“Qualche volta” rispose Blaine spostando un ricciolo che gli cadeva davanti agli occhi
“Ti piace?” continuò Kurt, a lui quel posto piaceva, era…diverso
“Si – rispose Blaine voltandosi d’improvviso a guardarlo – ma con te è più bello”
Kurt sorrise guardando la luna e Blaine vide il riflesso della regina del cielo negli occhi azzurri del principe e pensò che davvero così era molto più bello.
“Kurt” disse Blaine tornando a guardare la luna “Non è strano?”
“Cosa?” chiese Kurt e stavolta fu lui a vedere il riflesso della luna negli occhi di Blaine
“Questa cosa, un servo che porta un principe fuori una sera perché sono amici, un servo e un principe non sono mai stati amici” Blaine cominciò a giocare con l’erba tra le dita
Kurt si voltò, girò tutto l corpo per vedere Blaine bene in faccia “A me va bene, anzi, mi piace, mi piace molto essere tuo amico e passare del tempo con te, vorrei passarne di più”
Blaine non aveva notato che Kurt lo stava fissando “Anche a me piace molto, devi venire più spesso a trovarmi”
Kurt gli sfiorò la mano forse per caso “Lo farò, te lo prometto” e in quel momento Blaine decise di voltarsi a guardarlo e lo vide sorridere e così sorrise a sua volta e per un attimo gli sembrò che tutto quello che stava accadendo non fosse così strano, perché Kurt non era come gli altri, Kurt era…diverso.
“Sarai un bravissimo re un giorno Kurt” gli disse mentre Kurt tornava a voltarsi verso il cielo
“Non so – fece Kurt – non credo di voler diventare un re, non mi piace”
Che cosa strana pensava Blaine, un principe che non voleva diventare re “E cosa ti piace?”
Kurt sospirò “Mi piace…mi piace cantare, suonare l’arpa…stare qui, con te”
Blaine gli sfiorò la guancia con la fronte e si appoggiò alla sua spalla “Anche a me piace cantare, l’arpa non so cosa sia e anche a me piace stare qui, soprattutto con te”
“L’arpa è uno strumento a corde, ha un suono dolce, te la mostrerò un giorno” disse Kurt annusando il dolce profumo dei capelli di Blaine, sapevano di miele
“Mi piacerebbe sentirti cantare” fece Blaine spingendo la testa ancora più vicina alla spalla di Kurt “Canta qualcosa”
Kurt sorrise, pensò a una canzone che forse Blaine poteva conoscere e una melodia comparve nella sua mente, era qualcosa che gli ricordava quell’odore di miele e quella notte scura, cominciò a seguire la memoria con la voce e le note uscirono chiare e precise.
Blaine ascoltava, la voce di Kurt era come una coperta leggera perfetta in quella notte d’estate, lo coccolava e ad un certo punto gli venne in mente, conosceva quella melodia, si mise a cantare anche lui cercando le parole negli anfratti della memoria, se ne ricordò due “piccolo principe” le ripeté a Kurt due volte mentre cantavano e lo sentì sorridere.
“Era la ninnananna che mia madre ci cantava da bambini” disse Blaine appena smisero di cantare “Ma mi piace molto di più cantata da te”
“Anche a me piace come canti tu, mi piace molto” continuò Kurt, ed era vero, la voce di Blaine era dolce e calda, lo faceva sentire protetto.
“Canteremo ancora” concluse Blaine sbadigliando “Faremo tante cose ancora”
Kurt aspettò a rispondere “Tutto” poi sbadigliò a sua volta e appoggiò la testa a quella di Blaine, bastarono due minuti e il principe si addormentò, Blaine se ne accorse e si alzò da quella posizione, tenendo tra le mani la testa di Kurt, si sdraiò appoggiando solo la testa alla roccia e posò il capo di Kurt sul suo grembo, Kurt ebbe un fremito e poi si mosse un poco senza svegliarsi.
Blaine lo guardò e sorrise, si baciò la punta delle dita e poi sfiorò la fronte del ragazzo che gli dormiva addosso e sussurrò “Buonanotte principe”
Passarono pochi minuti e anche Blaine si addormentò.

Il giorno arrivò prima di quando si aspettassero appena Kurt notò un poco di luce passargli attraverso le palpebre si svegliò di soprassalto, si accorse che stava dormendo in un prato, con la testa appoggiata al grembo di Blaine, non poteva essere, aveva passato la notte fuori? E adesso? Se ne sarebbero accorti al castello.
Balzò in piedi e vide Blaine dormire beatamente alla luce dell’alba, con un lieve sorriso sulle labbra, non ebbe tempo di pensare che fosse bello. Gli prese un braccio e gli diede uno scossone “Blaine!” gli disse con tanta ansia nella voce “Blaine alzati!” il ragazzo si voltò dall’altra parte “Blaine!” gridò Kurt preso dal panico “Svegliati!”
Blaine si stropicciò gli occhi con le dita e li aprì verso Kurt “Cosa vuoi? Non è neanche l’alba”
“Blaine! Abbiamo dormito fuori!” Kurt stava quasi gridando e guardava Blaine spaventato
“Lo so Kurt!” rispose Blaine spazientito cercando di alzarsi “Cosa c’è di male?”
Kurt esplose “Come cosa c’è di male! Devo andare al castello! Io…cosa ho fatto? Oh dio mio…Blaine io…” Kurt affondò il viso tra le mani, era disperato, gli veniva da piangere, voleva tornare indietro ma non aveva idea di dove fosse.
Blaine lo vide così, indifeso, lo vide triste e odiò quella sensazione, vedere Kurt triste lo rattristava immensamente e lui non aveva nulla di cui essere triste al momento. Volle rimediare, si avvicinò a Kurt con cautela e gli passò la mano dolcemente sul braccio, fino a raggiungere la spalla “Kurt – sussurrò piano – va tutto bene, è ancora presto, abbiamo tutto il tempo di tornare al castello” con il pollice sfiorò la pelle morbida del collo di Kurt e la sua mano in cui nascondeva il volto.
Kurt tolse le mani dal viso arrossato dalla tensione, tirò su con il naso e vide Blaine sorridere davanti a sé, gli ricordo quando erano bambini, quando il solo sorriso del piccolo servo riccioluto lo rallegrava, non era cambiato molto, erano solo cresciuti.
Blaine fece scivolare la mano fino a quella di Kurt “Andiamo forza” disse sfiorandogli le dita.
Si incamminarono, attraversarono il paesino che dava i primi segni del risveglio, le panetterie profumavano già di pane fresco e gli uccellini cinguettavano già sugli alberi, camminarono svelti percorrendo esattamente al contrario la strada della notte precedente, le vie erano molto meno affollate, passava solo qualche gatto al bordo della strada e in lontananza si sentivano i primi galli cantare. Arrivarono in fretta al castello, tutto era ancora silenzioso, Blaine accompagnò il principe fino al portone laterale meno frequentato, stava per salutarlo e andarsene ma Kurt lo trattenne
“Grazie Blaine” gli disse afferrandogli il polso “Mi sono davvero divertito con te”
Blaine abbassò il capo sorridendo “Il piacere è stato mio”
“Ti verrò a trovare molto spesso da oggi in poi e chissà dove mi porterai” disse Kurt sorridendo a sua volta
“Sarò sempre qui ad aspettarti” Blaine rispose guardandolo negli occhi, azzurri come il cielo senza nuvole di quel principio di giorno
“Buona giornata” Kurt si staccò dal suo polso
“Anche a te”
Si sorrisero, poi Kurt raggiunse le sue stanze e si buttò sul letto a baldacchino sorridendo; Blaine andò in dispensa e rubò un pezzo di pane appena fatto per colazione, poi si diresse subito alle stalle.
Sarebbe stata una giornata normale nel castello, nessuno sapeva che un principe e un servo avevano dormito insieme in un prato in città e che si erano promessi di rivedersi presto.


Buonaseraaa bellissime personeee!
Volevo aggiornarvi su una cosa importante: The First Time Project
Magari sapete già di cosa parlo, vi riassumo tutto in fretta, il progetto è stato creato per riuscire ad avere le scene tagliate dalla 3x05. In particolare la prima volta Finchel e Klaine.
Indicativamente dal 20 settembre per una settiman intera twitteremo con l'hashtag #WeWantTheFirstTimeDeletedScenes
Per informazioni più dettagliate seguite i seguenti:
Facebook (gruppo): https://www.facebook.com/groups/1475221982801863/
Twitter: https://twitter.com/FirstTProject
Tumblr: http://thefirsttimeproject.tumblr.com/
Abbiamo bisogno dell'aiuto di più persone possibili, quindi prendete parte e spargete la voce!

Veniamo al capitolo, spero vi sia piaciuto e non vedo davvero l'ora di pubblicare il prossimo perché personalmente mi piace molto.
Come avrete notato ho aggiunto una citazione all'inizio (da Il Piccolo Principe) vorrei cominciare a farlo per tutti i capitoli, prendendo frasi da libri, film, serie, canzoni, non so.
A presto, magari riesco ad aggiornare prima di martedì (spero proprio)
Un abbraccio <3
T.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


It's just a drop in the ocean
A change in the weather
I was praying that you and me might end up together
It's like wishing for rain as I stand in the desert
But I'm holding you closer than most 'cause you are my...
Heaven doesn't seem far away anymore
No, no heaven doesn't seem far away


Da quella notte che avevano passato assieme Kurt e Blaine cominciarono a vedersi sempre più spesso, a volte uscivano dal castello e dormivano fuori, in qualche prato o sotto qualche albero, Kurt piano piano imparò a non preoccuparsi più; vicino a Blaine non aveva paura, si sentiva al sicuro quando vedeva il suo sorriso, incrociava il suo sguardo o gli prendeva la mano. Capitò qualche volta che dopo tanti discorsi Blaine fosse il primo ad addormentarsi sulla spalla di Kurt e così era Kurt a prendergli il capo tra le mani e a posarlo sul suo stesso grembo dandogli la buona notte con un impercettibile bacio sulla fronte.
Gli anni passarono così: con un principe e un servo in un castello ignaro. Kurt faceva di tutto per passare davanti alle stalle e salutare Blaine, a volte anche solo con uno sguardo e Blaine guadagnò la possibilità di preparare i cavalli della famiglia reale e così aveva modo di servire Kurt, guardandolo, sorridendogli. Kurt riuscì a richiedere che Blaine lo accompagnasse quando usciva dal castello, non parlavano in questi casi, Blaine era l’ultimo della fila ma sapere che Kurt l’aveva scelto era una sensazione meravigliosa.
Nessuno sospettava quest’amicizia clandestina, fortissima, forse troppo forte per chiamarsi soltanto amicizia.

I due giovani crebbero, Blaine diventò forte e bello come il sole, i suoi occhi color miele si caricarono ancora di più di dolcezza, le sue labbra divennero rosse come le rose del giardino, la sua voce si fece più calda e avvolgente; Kurt divenne alto, snello, gli occhi color del cielo assunsero le sfumature del mare in tempesta, era elegante, gentile, si muoveva con armonia e dolcezza, non smise di sentirsi una rondine, con quel bisogno di volare, di libertà.
Anno dopo anno si avvicinarono sempre di più, all’età di vent’anni si vedevano praticamente ogni giorno, con il sole, con la pioggia, con le stelle, con la luna e stavano ore e ore a parlare, seduti su un muro, su uno steccato, mentre Blaine lavorava nelle stalle, in città tra il profumo dei panettieri e il rumore delle osterie.
Ripresero a giocare come facevano da bambini, rincorrendosi nei prati o cantando canzoni inventando le parole; senza accorgersene divennero inseparabili, in una larga piazza durante le feste del castello i loro occhi si cercavano sempre e quando si trovavano si sentivano a casa.

Una giorno Kurt venne chiamato da suo padre, i due non parlavano spesso faccia a faccia, il sovrano era un brav’uomo, aiutava il suo popolo ed era un buon padre per Kurt, voleva sempre il meglio per lui. Parlarono a lungo e quando Kurt uscì da quella stanza si sentì stranamente vuoto, triste. Era un pomeriggio scuro, nebbioso, in un autunno freddo, Kurt sentì un’urgenza, aveva bisogno di Blaine, di parlargli, di guardare i suoi occhi color miele, uscì dal castello e andò a cercarlo, sapeva che l’avrebbe trovato alle stalle, a lavorare, come ogni giorno.
Fu una sorpresa per tutti vedere il principe aggirarsi senza guardie e senza paggetti, camminava a grandi falcate e entrò nella stalla senza timore, vide Blaine intento ad accarezzare il cavallo gli apparteneva, si avvicinò in fretta senza dire nulla e lo afferrò per un braccio, la pelle secca e dura dell’amico le fece sentire al sicuro ma era ancora triste e vedendolo forse ancora di più.
“K – Kurt?” chiese Blaine confuso a bassa voce, non ottenne risposta, Kurt lo trascinò fuori dalle stalle senza dire nulla, camminava sempre più velocemente e sentiva gli occhi bruciare senza capire perché, non potevano essere lacrime, eppure era triste e vuoto e non aveva il coraggio di voltarsi a guardare Blaine. Dal cielo cominciarono a cadere grossi goccioloni, Kurt non si fermò, Blaine non fece domande anche se non capiva assolutamente cosa stesse succedendo, sentiva la mano di Kurt stringergli con forza l’avambraccio, come se si stesse aggrappando a lui per non cadere e spezzarsi in mille pezzi. Raggiunsero lo steccato che superavano per uscire la sera e Kurt lo superò senza lasciare il braccio di Blaine, Blaine non capiva, cosa stava succedendo? Perché Kurt stava uscendo sotto la pioggia e quel freddo terribile?
“Kurt fermati per favore” disse Blaine che doveva quasi correre per stare dietro ai passi delle lunghe gambe di Kurt.
Kurt si fermò e lasciò andare il suo braccio strizzando gli occhi, perché gli veniva da piangere?
“Cosa c’è che non va?” chiese Blaine mettendosi di fronte a lui, la pioggia non smetteva di cadere, i riccioli di Blaine gli si attaccavano alla fronte e i preziosi abiti di Kurt erano sempre più bagnati.
Kurt tenne la testa bassa e fece un respiro “Devo dirti una cosa Blaine” prese fiato ancora e alzò la testa, doveva essere forte, era da stupidi essere triste, non c’era nulla di triste in tutto quello, o forse sì, se c’era Kurt non sapeva ancora cosa fosse.
“Dimmi” insistette Blaine guardandolo con gli occhi più dolci e parlandogli con la voce più calma, sembrava quell’attimo di calma, quell’assenza di vento prima della tempesta.
Kurt lo guardò negli occhi, cercando qualcosa, un appiglio, una soluzione a quello stato d’animo terribile, strinse i pugni fino a che le unghie nei palmi non gli fecero quasi male.
“Ho parlato con mio padre, ha detto che ho vent’anni ormai ed è tempo ormai di crescere, presto sarò un re anche se non voglio e – prese l’ultimo respiro – mi sposo Blaine”
E fu tempesta.
Blaine sentì gli occhi caricarsi di lacrime e non seppe la ragione, si sentì annegare, annaspare, tra il vento e le onde delle sue emozioni, era troppo, non era vero, restò fermo, solo per un attimo e poi decise di reagire, Kurt era suo e si sentì come se tutto, quella tempesta glielo stesse portando via. Non pensò, era inutile, guardò Kurt e si sentì sopraffatto, gli prese il volto tra le mani e lo tirò a sé e lo baciò, lo baciò nella tempesta, lo baciò con forza, lo baciò per salvarsi, per respirare, lo baciò per la prima volta come se fosse stata l’ultima, lo baciò e lo sentì suo.
Kurt assaporò le labbra di Blaine e le sentì calde, profumate, morbide, in contrasto a quelle mani ruvide e possenti che gli stringevano la nuca. Mise le mani sui fianchi di Blaine e li strinse, si attaccò, come si era attaccato al suo braccio per non cadere.
Le loro labbra non si staccarono, non presero fiato, non ne avevano bisogno, il fiato erano loro, erano aria l’uno per l’altro.
Blaine sentì le dita di Kurt stringergli la pelle, lasciare un segno, era quello che voleva, essere segnato, essere marchiato come suo, apparteneva a quel ragazzo principe e anche Kurt capì il perché della sua tristezza, si sentiva strappato via, via dall’unico appiglio che aveva, senza Blaine sarebbe caduto, precipitato, si sarebbe distrutto e quelle labbra, quel bacio lo stava tenendo insieme e non volle lasciarlo andare, non voleva distruggersi.
Blaine staccò le sue labbra arrossate da quelle di Kurt con uno schiocco ma non lo lasciò andare, continuarono a stringersi forte, Blaine non prese fiato, trattene il respiro appoggiando la sua fronte a quella di Kurt.
“Ti amo da morire Kurt” disse con il filo di voce che il fiato rimasto gli permetteva.
Ed era vero, sarebbe morto per Kurt, sarebbe morto per quell’amore.
Si morse le labbra che sapevano ancora del suo amore e sentì le lacrime rigargli il volto.
Kurt allentò un poco la presa e accarezzò la schiena, non c’era gentilezza in quel gesto, non c’era dolcezza, c’era il bisogno, solo quello.
Stettero zitti, così, fronte contro fronte, si udì un tuono lontano, la notte era già calata.
“Dormi con me stanotte” sussurrò Kurt stringendo Blaine più forte.
E Blaine lo fece.

Camminarono nella pioggia rimanendo aggrappati all’unica salvezza che avevano trovato, nel buio entrano al castello, fino alla stanza di Kurt che fu chiusa a chiave da lui stesso, non voleva nessuno, nessuno tranne Blaine.
Quando la porta fu chiusa Kurt crollò, si appoggiò a Blaine e lo stinse con forza, affondò il viso nei suoi riccioli umidi e inspirò forte, nulla era più prezioso, in quella stanza sfarzosa, nulla era più prezioso del loro contatto. Blaine assecondò l’abbraccio e strinse i vestiti bagnati del suo principe, sentì il suo profumo tutto attorno nella stanza, sentì la sua pelle chiara e morbida sfiorare la sua.
“Non voglio Kurt” sussurrò Blaine, non voleva, era un pensiero egoista ma Kurt era suo e non poteva accettare che appartenesse a qualcuno che non fosse lui, lo voleva stringere così, per sempre.
“Neanche io” fu la risposta sommessa di Kurt e non voleva, non voleva abbandonarlo, non voleva andare in pezzi, non voleva farlo andare in pezzi.
Quando sciolsero quell’abbraccio Kurt prese la mano di Blaine, tremava, tremava per la prima volta nella mano della sua persona, si guardarono negli occhi e non sorrisero, non sorrisero per la prima volta guardandosi; Kurt tirò Blaine verso il suo letto, un grande letto a baldacchino, Blaine non aveva mai toccato un oggetto più prezioso, era intarsiato e coperto di sete pregiate.
Kurt invitò Blaine a sedersi e lui si sedette, con cautela, quasi con paura, il principe lo spinse un po’ indietro, senza parole guardandolo soltanto.
Dalla grande vetrata della stanza entrarono i primi raggi della luna.
Kurt si sedette accanto a Blaine e lo convinse a sdraiarsi su un fianco, si guardavano, sdraiati, senza lasciarsi le mani; un ricciolo scendeva proprio in mezzo alla fronte di Blaine e Kurt con una mano leggera glielo spostò e finalmente sorrise, Blaine sorrise a sua volta guardandolo.
Com’è bello pensò Kurt e si avvicinò al suo viso, si perse nei suoi occhi color miele, e assaggiò ancora le sue labbra dolci, lentamente, lasciando che le lingue giocassero un poco l’una con l’alta, prendendosi e lasciandosi, assaggiandosi con cura.
Kurt decise di concludere il bacio perché aveva qualcosa da dire, qualcosa di importante.
“Ti amo anche io Blaine” gli disse con un sorriso tirato, con un nodo alla gola “E odio non essermene accorto prima, ti ho sempre amato, dal primo istante, da quando da bambino sorridevo vedendoti”
La risposta non si fece aspettare e fu accompagnata da una dolce carezza sulla guancia “Ho amato tutto di te per tutta la mia vita, ho amato e amo ora vederti sorridere, ho amato e amo i tuoi occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare, ho amato e amo il tuo modo di essere, ho amato e amo te da tutta la vita e non smetterò perché non so fare altro”
Una lacrima scese sul volto di Kurt, non si era mai sentito così “Sei un poeta Blaine” gli disse carezzandogli la mano con le dita che la stringevano
“I poeti scrivono, io non so scrivere” rispose Blaine abbassando lo sguardo
“Al mio poeta non serve scrivere” disse Kurt e volle baciarlo ancora e lo fece perché in quel momento, in quella notte tra la pioggia e la luna non c’era nulla che li separasse.
E per tutta la notte nulla li separò, ci furono altre parole e altri baci e poi Blaine si tolse gli abiti rovinati che portava tutto l’anno anche nel freddo di quella notte, scaldata dal corpo del suo amore e Kurt si tolse i suoi vestiti sfarzosi e rimasero lì un poco a guardare l’uno il corpo dell’altro cercando di memorizzare ogni parte, ogni curva e ogni angolo e amarono tutto ciò che videro.
Kurt si lasciò sopraffare dagli occhi color miele di Blaine e Blaine a sua volta accettò di affondare negli occhi azzurri di Kurt perché sapeva che lui sarebbe stato lì a sorreggerlo, non lo avrebbe lasciato cadere e infatti Kurt non lo fece, lo sorresse, lo tenne con se, perché sicuro che l’altro non avrebbe lasciato la presa.
Si amarono, come solo gli uomini sanno, si amarono con gli occhi, con le parole, con le labbra e con i corpi.
Kurt non fu triste e Blaine non fu confuso, furono felici e furono sicuri l’uno dell’altro, l’uno con l’altro.
Entrambi vollero essere sicuri di lasciare segni indelebili sul corpo e nella memoria dell’altro e fu bellissimo anche il dolore perché i baci e le parole lo curarono e fu bellissimo anche cercare di trattenersi perché fecero tutto insieme.
E quando i loro corpi stanchi ricaddero vicini non furono stanchi abbastanza non per dirsi ancora ti amo, lo dissero innumerevoli volte e vollero rifare tutto daccapo, si baciarono ancora, si parlarono ancora, si unirono ancora e non ne furono mai stanchi.
Quando la pioggia smise di cadere e il sole fece capolino dalle montagne si erano appena addormentati, legati da un abbraccio indissolubile, con parole dolci sussurrate, con le labbra rosse e sorridenti e i corpi nudi, stanchi ma completi come due pezzi dello stesso cielo.


Buon martedì e buon primo settembre bellissime persone <3
Spero che vi sia piaciuto leggere questo capitolo almeno un millesimo di quanto a me è piaciuto scriverlo.
Ho scelto la canzone A Drop In the Ocean di Ron Pope per due motivi: 1 è una canzone bellissima; 2 la stavo ascoltando mentre scrivevo e mi ha ispirata molto.
Aspetto con ansia il prossimo martedì per aggiornare.
Un abbraccio <3
T.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


And if you have a minute why don’t we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we go
Somewhere only we know?


Ben presto la notizia dell’imminente matrimonio del principe si sparse per il castello e altrettanto in fretta cominciarono i preparativi. In quei giorni frenetici Kurt e Blaine non smisero di vedersi e ancora mille volte decisero di appartenersi, si baciarono ancora, fecero l’amore ancora, si dissero che si amavano ancora, si tennero stretti nelle notti fredde di quell’autunno e sperarono insieme che quei giorni di pioggia non passassero mai.
Nella notte che precedeva il giorno delle nozze i due non si videro, Kurt stette al castello e cenò con tutta la famiglia reale e appena poté si chiuse nelle sue stanze. Blaine capì quell’assenza, non si aspettava di incontrarlo e averlo per sé neppure il giorno seguente, uscì da solo quella notte e andò all’osteria, aveva conservato abbastanza monete di rame per poter bere abbastanza da far finta di non sapere cosa sarebbe successo il giorno seguente, si trascinò da solo nel prato dove aveva passato quella prima notte anni prima con Kurt, l’aria stavolta era più fredda e non c’era lui per scaldarla, mentre si addormentava contro una pietra con la bocca al sapore di birra non aveva idea che in quel momento un principe nel suo castello si stesse addormentando tra le lacrime.

Arrivò il grande giorno, Blaine come ogni mattina andò direttamente alle stalle, avrebbe preparato i cavalli e la carrozza per tutta la famiglia Hummel e persino quello della principessa che da quel giorno avrebbe vissuto al castello.
Volle fare tutto con cura ma il più in fretta possibile, non voleva stare troppo a pensare a Kurt, si era ormai deciso che il destino non poteva essere modificato, avrebbe solo preso atto di tutto ciò che la vita gli avrebbe riservato, sotto sotto sapeva che Kurt ne avrebbe fatto parte, non poteva non essere così.
Lavorava ormai da ore nella penombra delle stalle, strigliando e pettinando i cavalli, li aveva sellati oramai quasi tutti, mancava quello del principe, si era conservato del tempo per dedicargli tutta l’attenzione possibile, era perfino uscito a cercare dei Nontiscordardimé da intrecciargli nella criniera, come la prima volta, gli stava accarezzando il muso quando udì il portone della stalla aprirsi, non potava essere già ora.
All’improvviso, Kurt fece il suo ingresso in quel luogo buio e sporco, non si adattava a lui, era vestito in abiti preziosissimi, aveva una giacca blu cobalto con i bottoni e le spalline d’oro, i pantaloni color crema e le scarpe blu come la giacca, i capelli perfetti e gli occhi luccicanti, non lucenti, luccicanti, quasi umidi, sembravano riflettere la luce più del solito.
Blaine restò a bocca aperta nel vederlo, Kurt era sempre bello e a Blaine non servivano vestiti sfarzosi per trovarlo meraviglioso ma in quel momento, illuminato dalla luce soffusa di un mattino nuvoloso, con il suo portamento signorile, le gambe e le braccia forti e quel volto impassibile coronato dagli occhi più belli mai visti Blaine non poté fare a meno di pensare, di nuovo, che fosse perfetto, almeno perfetto per lui. Rimase comunque abbastanza sorpreso, Kurt non avrebbe dovuto essere lì, non in quel momento almeno, non che non lo volesse solo, non gli sembrava giusto ma non disse nulla, era comunque incredibilmente felice di vederlo, come sempre.
Kurt gli si avvicinò senza sorridere, senza parlare, lo guardava con gli occhi gonfi, pieni di mare in tempesta, uno sguardo triste, sfinito, come quello che hanno le persone stanche, che hanno passato la notte a piangere; gli mise le mani sulle spalle e senza grazia lo spinse contro il muro di legno della stalla mentre la porta si chiudeva dietro la sua schiena lasciando quel luogo in una penombra particolare, neppure spezzata dai raggi del sole che quel giorno non se la sentiva di brillare. Blaine colpì forte il muro mentre fissava Kurt negli occhi annegandoci dentro, non ebbe il tempo di pensare che Kurt gli prese il volto tra le mani e lo baciò, con dolcezza ma anche con rabbia, con forza ma anche con amore. Fu un bacio pieno, bisognoso, complesso ma anche terribilmente semplice, semplice nella sua complessità; Blaine reagì in fretta restituendo a Kurt quello che le sue labbra gli stavano dando, poi affondò le sue dita ruvide e forti nei capelli perfettamente pettinati di Kurt e non si sentì in colpa nel disordinarli, li strinse mentre si perdeva in quel bacio, in quel sapore, in quell’odore di lacrime e pioggia e l’odore di sempre di Kurt, quello che lo inebriava, lo faceva sentire vivo e a casa come non si era mai sentito.
Quando il principe staccò le labbra da quelle di Blaine abbassò la testa per appoggiarsi alla sua spalla e gli baciò il collo, lì dove Blaine profumava più forte di miele e di libertà perché Blaine era quello per lui, la dolcezza e la libertà, la protezione e l’infinito.
Gli baciò il collo una, due, tre, quattro, forse cinque volte, lasciandogli sempre un segno, un marchio, era suo; poi si limitò ad appoggiarsi di nuovo alla sua spalla, inspirando forte con il naso per trattenere quel profumo, fu un momento breve, poi il nodo alla gola si strappò e la tempesta irruppe, Kurt singhiozzò e poi una lacrima, due, gli scivolarono sulle guance rosee raggiungendo la pelle più scura di Blaine che lo circondò con un braccio e lo strinse forte a sé accarezzandogli con l’altra mano i capelli ormai scompigliati.
“Blaine – disse piano Kurt – non voglio farlo” un’altra lacrima gli rigò il volto
Blaine non smise di passargli le dita tra i capelli “Lo so Kurt, non vorrei neanche io” sospirò per spingere indietro quella brutta sensazione che gli stava assalendo la gola, quel sapore che precede il dolore “Ma è inevitabile” gli baciò piano la fronte e Kurt si aggrappò all’altra spalla di Blaine
“Perché? Perché sono nato principe Blaine? Se non fossi stato così ci saremmo amati più facilmente” Kurt parlava a bassa voce, con gli occhi gonfi e la voce interrotta dai singhiozzi
“Sei perfetto così Kurt” gli disse Blaine guardandolo “E io ti amo e non smetterò, sarò sempre qui”
Kurt si aggrappò a lui con più forza, non voleva cadere, non voleva distruggersi in mille pezzi e Blaine come sempre era la sua salvezza, gli baciò ancora il collo, stavolta solo sfiorandolo “Ti amo” sussurrò sulla sua pelle, quasi lo volesse scrivere con la voce sul corpo di Blaine, in modo che non se lo scordasse mai.
Blaine gli sollevò la testa e gli baciò le labbra dolcemente “Sei il mio destino, se non fossi un principe non potresti essere il mio re”
A Kurt scappò un sorriso, Blaine lo rendeva sempre felice anche in quei giorni in cui sorridere era davvero l’ultima cosa che voleva fare ed era stato così per tutta la sua vita e non sarebbe mai finito.
“Kurt pensa se tutti sapessero cosa succede – disse Blaine guardandolo negli occhi con uno sguardo molto serio – se tutti sapessero che noi, due uomini, ci amiamo e ci baciamo e dormiamo assieme, nello stesso letto, e siamo così intimi l’uno con l’altro tanto da uscire ogni notte per passare del tempo insieme. So che non vuoi sposarti e vorrei anche io che non fosse così ma è più facile, se ci scoprissero tu saresti cacciato dal regno e io probabilmente bruciato vivo in piazza la prossima domenica” gli carezzò le braccia rigide sopra quella giacca intarsiata “Non dobbiamo smettere di amarci Kurt, domani, dopodomani, tra un mese, tra un anno io sarò ancora qui ad aspettare che tu finisca la tua cena per uscire e andare a baciarti e fare l’amore sotto le stelle – gli occhi di Blaine si sciolsero in quelli di Kurt – Non ti dirò che non mi fa male che tu debba essere di qualcun altro, perché ogni volta che ci penso mi sento morire, ma poi ti guardo e so che se tu stai guardando me è perché ci apparteniamo e nulla, mai, ci separerà” dicendo ciò Blaine strinse la mano di Kurt, il principe tremava, sapeva che Blaine era bravo con le parole e a fare il romantico ma ciò che aveva detto gli aveva toccato il cuore e nulla che avesse mai fatto prima c’era riuscito, non in quel modo.
Kurt si sentì in dovere di rispondere ma era senza parole “Blaine…io – tu, non posso immaginarmi senza di te, nessuno, mai, potrà portarti via da me, sei parte di me, lo sei sempre stato. Io vorrei avere la forza ora di uscire adesso e affrontare il mio destino ma mi fa paura, lo sai che la vita da re non fa per me, non voglio nessun altro al mio fianco, voglio te”
“Sono qui, non me ne vado” sussurrò Blaine facendosi più vicino al suo viso, Kurt annuì.
Blaine sollevò la mano destra di Kurt che aveva stretto per tutto questo tempo e la baciò guardandolo negli occhi e ancora una volta non servirono parole per dirsi che si amavano.
Poi Blaine accompagnò Kurt fuori dalla stalla, finì di preparare i cavalli e li portò fuori, non si dissero più nulla, arrivarono tutti e i due non smisero di guardarsi e di perdersi l’uno negli occhi dell’altro, Blaine guardò il principe salire a cavallo e allontanarsi con il corteo.

In teoria alla servitù non era permesso di assistere alle cerimonie dei reali ma nel caos generale Blaine si sentì in dovere di esserci, non sapeva perché, forse per Kurt, forse per se stesso. Si avviò da solo verso la chiesa del castello, arrivò che la cerimonia era già iniziata, entrò e si posizionò in un angolino, poteva scorgere Kurt quasi di profilo. Vedere tutte quelle persone gli fece male, erano tutti così felici mentre lui sperava che tutto quello fosse solo un incubo; si era mostrato forte di fronte a Kurt, l’aveva visto quasi distrutto nelle sue mani, non poteva lasciarlo cadere ma dentro si stava distruggendo lui, voleva urlare, urlare al mondo che non era giusto, se avesse potuto avrebbe preso Kurt per la mano e lo avrebbe trascinato nel centro della piazza principale e lo avrebbe baciato fino a notte fonda in modo che tutti vedessero e capissero che lo amava, che amava perdersi nei suoi occhi immensi, che amava lasciarsi andare ai suoi gesti, alle sue parole sussurrate nelle orecchie a tarda notte, cose che solo loro sapevano e invece se ne stava lì, stringeva i pugni e gli occhi guardando l’amore della sua vita sull’altare di una chiesa con tutto il popolo felice attorno, non c’era neanche un briciolo di felicità in tutto quello, c’era solo amarezza e c’era il sapore delle lacrime di Kurt sulla sua bocca asciutta, c’era il ricordo vivo dei suoi occhi di mare in tempesta, del sapore delle sue labbra rosse come le ciliegie mature, c’era la morbidezza della sua pelle chiara sotto le dita ruvide, c’era la sensazione del suo corpo mentre si incastrava perfettamente a quello di Blaine, come se fosse il suo pezzo mancante, ultimo per sentirsi completo, c’era il dolce suono di tutti quei ti amo che non erano mai troppi. Blaine pensò che se avesse trattenuto ancora le lacrime la testa, piena di quei pensieri, avrebbe potuto scoppiargli, si morse il labbro inferiore a lasciò che le lacrime gli scorressero sul viso, sperava solo che Kurt non lo vedesse piangere come un bambino, non voleva sembrare ferito, distrutto e invece si sentiva proprio così e in quel momento Kurt non era lì a ricomporlo.
La cerimonia stava raggiungendo il termine, Blaine non poteva rischiare di essere scoperto quindi uscì poco prima della fine, corse fuori dalla chiesa asciugandosi le guance ancora umide, vide un albero di mele, stava perdendo tutte le foglie ormai, era abbastanza lontano per non essere scoperto ma abbastanza vicino per vedere, ci salì senza problemi e aspettò che tutti uscissero, si formò un grosso gruppo di persone fuori dalla chiesa, alla fine i due novelli sposi uscirono. Blaine ebbe un fremito e si sentì il sangue gelare, vide la mano di Kurt stringere quella di una giovane ragazza, alta bionda, gli occhi da lontano non si scorgevano bene ma parevano verdi, Kurt era rigido, impassibile, stringeva il pugno nell’altra mano, guardò in alto verso l’albero e vide Blaine, lo fissò a lungo e Blaine restituì lo sguardo, non sorridevano, non piangevano, volevano solo essere lì, l’uno per l’altro.
Il corteo sparì in fretta, per tutta la giornata Blaine stette nella stalla da solo, seduto sul fieno a guardare il cielo, le nuvole si erano diradate e ora vedeva solo dei grandi occhi dello stesso colore di quelli di Kurt.

Per tutta la giornata Kurt stette con lo sguardo fisso nel vuoto, non mangiò molto, aspettava solo la sera e quando lui e la sua novella sposa furono accompagnati nelle loro stanze lui si chiuse in una stanza da solo per un po’ e stette alla finestra, guardava le rondini. Poi pensò alla ragazza che stava nella stanza accanto, non poteva capire, volle scusarsi, dirle qualcosa, la raggiunse e le sorrise, era una bella ragazza davvero, aveva due grandi occhi verdi come il bosco e lunghissimi capelli biondi raccolti in una treccia, veniva dalle terre del nord, uno di quei luoghi dove la neve era perenne, era in viaggio dalla mattina precedente e non sapeva nulla del regno, Kurt sapeva ben poco di lei, sapeva però che si chiamava Elisabeth e che aveva uno sguardo gentile
“Elisabeth – la chiamò il principe – immagino lei sia molto stanca, vada pure a dormire, è stata una lunga giornata per tutti. Non mi attenda e non si preoccupi per me, si metta comoda e per qualsiasi cosa chieda ai paggi, sono sempre stati molto disponibili con e sono certo che lo saranno altrettanto con lei” disse avviandosi verso la porta.
La principessa lo guardò un po’ confusa ma grata della sua disponibilità e gentilezza, si aspettava di sposare un uomo autoritario e quasi cattivo e di passare la prima notte di nozze a soddisfare i suoi comodi ma presto si rese conto che Kurt non era così, poteva essere un amico per lei.

Kurt uscì dal castello a notte fonda dopo essersi assicurato che la principessa fosse servita e riverita da tutti i suoi paggi, si aspettava di trovare Blaine seduto sullo steccato e infatti era lì, gli prese la mano e non disse molto, andarono in un prato dove non erano mai stati prima, Kurt si era portato dietro una coperta, non parlarono di quel giorno, non parlarono molto, si sdraiarono sotto le stelle e cominciarono a baciarsi, non avevano voglia di sprecare fiato per le parole, Kurt poi spogliò Blaine con calma e si accertò che fosse comodo, sdraiato su quella ruvida coperta, Blaine gli rispose che con lui anche un letto di chiodi sarebbe stato bene e poi si lasciò andare, come sempre, alle cure amorevoli e ai gesti di Kurt. Si amarono per tutta la notte e non risparmiarono energie per il giorno seguente che li raggiunse in fretta dopo poco che si erano addormentati, da poco Blaine aveva rivestito Kurt con i suoi abiti da cerimonia e che Kurt aveva aiutato Blaine a rientrare nei suoi freddi panni ma non importava.
Quella mattina una principessa vagava sola per il castello e dei cavalli saltarono il pasto, un principe e un servo mancavano secondo tutti e invece erano proprio lì al loro posto, l’uno tra le braccia dell’altro come se nulla fosse cambiato e non lo era, si appartenevano ancora e non avrebbero smesso.

Buonasera bellezze,
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, il prossimo è l'ultimo :(
T. <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


I can't promise no fairytale but you'll be the king in any castle I build



Passò qualche giorno, qualche settimana dal giorno del matrimonio, Kurt era spesso costretto a restare al castello ma appena poteva, spesso non tutti i giorni, andava da Blaine lasciando la sua sposa nelle sue stanze da sola. Kurt ed Elisabeth avevano cominciato a instaurare un bel rapporto, nulla di speciale assolutamente ma Kurt la trovava molto gentile e comprensiva nei suoi confronti, non si arrabbiava mai quando lui le diceva che sarebbe uscito anche quella sera, Elisabeth a sua volta vedeva in Kurt un’anima buona e pura, per quanto lui non stesse quasi mai con lei anche quando non c’era si assicurava sempre che tutto il castello ascoltasse i suoi bisogni, forse Kurt poteva fidarsi di lei.
Kurt era sempre nervoso, rispondeva a tutti in modo stizzito, la lontananza anche se non prolungata di Blaine lo faceva sentire debole, indifeso e solo così si chiudeva nella sua corazza e non lasciava che nessuno potesse aiutarlo, non ci sarebbero riusciti comunque.
Blaine era agitato, non si calmava mai, anche quando dormiva nei dormitori del castello con la sua famiglia era sempre all’erta, dormiva accanto alla porta sperando che Kurt l’avrebbe raggiunto, non osava entrare lui nelle stanze del castello, non da solo, senza Kurt.
Quando i due si incontravano durante il giorno era spesso di sfuggita, giusto per uno sguardo o se davvero nessuno poteva vederli un rapido bacio sulle labbra secche; la notte era diversa, con il tempo, dopo qualche mese, cominciarono a vedersi un po’ meno spesso, Kurt stava molto al castello perché il padre trovava strano che lasciasse sola la sua sposa era costretto a stare con lei nelle loro stanze e così i due cominciarono a raccontarsi storie e quando Blaine andava da Kurt a volte gli piaceva solo portarlo lontano da quel mondo che non apparteneva a nessuno dei due, si sedevano nel buio uno tra le braccia dell’altro, senza dire nulla, si stringevano e sentivano la loro pelle e i loro profumi scontrarsi, mescolarsi come parti combacianti di un tutto; non smisero di fare l’amore e di ripetersi che si amavano perché non ne avrebbero mai avuto abbastanza, l’uno dell’altro.


I mesi passarono, quei momenti che passavano insieme sembravano sempre troppo brevi rispetto alle ore passate distanti, aggrappati solo ai ricordi; arrivò la primavera, i fiori sbocciarono di nuovo, le notti si fecero più miti e così i due ne passarono ancora di più insieme, parlando, stringendosi, facendo l’amore, ancora, ancora e ancora, non sapevano fare a meno l’uno dell’altro e faceva male, terribilmente male, tanto che a volte la giovane principessa sentiva Kurt piangere nel sonno, forse sognava, forse era sveglio.
In quel giorno di primavera inoltrata cadeva una festa nel paese, Kurt vi si recò con tutta la famiglia reale, per la prima volta si fece vedere in pubblico con la sua sposa, era stato allestito una specie di palco dove stavano quattro troni, due per il re e la regina e due per il principe e la principessa, dominavano la piazza.
Blaine partecipò alla festa, era parte della città anche lui, era in un angolo della piazza con la sua famiglia, i bimbi correvano e lui li guardava sorridendo, cercando Kurt tra la folla.
C’era un oratore a quella festa di paese, un uomo di chiesa, passò ore a parlare di Dio e poi decise di parlare degli uomini, in particolare di quegli uomini che Dio disprezzava, coloro che dovevano morire, bruciati all’inferno perché impuri, non meritevoli della grazia; Kurt ascoltava con attenzione quei discorsi, se si fosse distratto tutti lo avrebbero notato, Blaine era troppo lontano per sentire di cosa l’uomo parlasse, lo vedeva solo agitare le persone dall’alto di una torre. La lunga predica cominciò a incolpare le streghe, donne credute malvagie e manipolatrici, gente che la vita non la meritava; poi fu la volta dei disonesti, dei ladri; infine l’argomento passò a quegli uomini, posseduti dal diavolo, che amavano altri uomini e che così facendo profanavano il sacro nome dell’amore, la sua sacralità; Kurt sentì un brivido, pensò a tutte le volte che aveva detto a Blaine di amarlo, che lo aveva amato con gli occhi, con la voce e con il corpo, a quanto quello gli piacesse, lo facesse sentire vivo, completo; “Tali uomini, in cui Satana si cela, cercheranno di avvicinarvi e portarvi con loro, nei loro anfratti segreti e lì vi uccideranno se non esaudirete ogni loro orrendo desiderio – diceva l’uomo mentre tutto il popolo lo ascoltava – meritano di bruciare vivi nelle piazze, non c’è nulla di puro in loro” Kurt voleva andarsene, non sopportava tutto quello “A morte!” gridò l’oratore incitando la folla “A morte!” ripeteva il popolo urlante “A morte! A morte figli di Satana!”
Kurt non poté più resistere, si alzò e corse via, si fece spazio tra le guardie che lo guardavano spaesate, sentiva la rabbia salirgli ogni attimo di più, in poco tempo fu di nuovo al castello, era vuoto.
Blaine sentendo tutte quelle persone urlare alzò la testa, guardò verso i troni e vide che quello di Kurt era vuoto, non capì, sentiva solo urlare “A morte!”

Ben presto la festa finì e tutti rientrano alle loro dimore, la famiglia reale tornò al castello e si riunì per la cena. Kurt non cenò, si sedette a tavola con gli altri ma non toccò cibo, non disse una parola, fissava il muro decorato con quadri e foglie d’oro e pensava a quanto tutto quello fosse inutile, superficiale, posò il suo sguardo sulla tavola carica di vivande, anche tutto quel cibo e quei piatti dorati erano inutili, e tutti gli abiti che indossava e che tutti gli altri nella sala indossavano. Gli uomini erano così belli quando erano semplici, quando si portavano appresso solo se stessi, un sorriso o una smorfia, una voce e un pensiero. Non apparteneva a tutta quella massa di cose inutili, non si sentiva a casa lì.

Nel frattempo Blaine, la sua famiglia e tutto il resto della servitù erano tornati al castello, era stata una giornata stancante e tutti volevano dormire ma Blaine sentiva nell’aria che quella notte sarebbe stata diversa, forse Kurt sarebbe andato a trovarlo, forse sarebbero andati in qualche luogo dove non erano mai stati o avrebbero fatto qualcosa che non avevano mai fatto.
Sua madre gli chiese di mettere a letto i piccoli della famiglia perché lei aveva davvero bisogno di dormire, lui le rispose con un bacio sulla fronte “Certo” e prese per mano tutti i suoi cugini e li mise a letto, canticchiando una dolce ninnananna che diceva “Piccolo Principe oh piccolo mio vieni da me e dormi stanotte…con me” Blaine aveva probabilmente cambiato le parole ma il ritmo era sempre quello di quella vecchia ninnananna che sua madre cantava quando lui e il principe erano bambini.

Era ormai quasi notte fonda, Kurt e la principessa erano andati nelle loro stanze ma lui era agitato, non stava fermo un attimo, pensava e rifletteva con mille cose che gli correvano nella testa, quel nervosismo gli arrivo alle braccia, alle mani e cominciò a stringerle l’una nell’altra, non ce la fece più, non poteva più fare silenzio, quella stanza, quel castello era troppo stretto, quel mondo non gli lasciava spazio, lui era una rondine e aveva bisogno delle sue ali per volare e le sue ali non erano lì, le sue ali erano quel giovane con i capelli neri come la pece e il sapore del miele, con quelle sue mani dure e il cuore tenero, le parole più dolci e lo sguardo più profondo.
“Elisabeth” disse all’improvviso il principe voltandosi di scatto, la principessa lo guardò e non disse  nulla, vide che era agitato, che aveva gli occhi gonfi e arrossati e la bocca piena di parole “Elisabeth ascolta – continuò sedendosi sul letto – io devo dire questa cosa a qualcuno, se non lo faccio sento che potrei morire – fece un respiro profondo – io devo andarmene Elisabeth e ho intenzione di farlo, adesso, stanotte, non ce la faccio più a vivere così e anche tu ti meriti di meglio, non c’è nulla di più bello che essere con la persona che si ama, stare con lei e addormentarsi al suo fianco sentendo il suo profumo e baciando le sue labbra. Io non posso amarti e mi dispiace – Kurt sentì di non poter più trattener le lacrime – mi dispiace tanto non darti ciò che ti meriti perché tu sei fantastica e sei bella e sei intelligente e sei tutto ciò che un uomo potrebbe mai desiderare dalla sua vita – le strinse la mano con forza – ma io non sono un uomo come gli altri, io non sono un uomo che ama come gli altri, non sono in grado di apprezzare la tua bellezza e il tuo corpo ma c’è qualcuno che li apprezzerà più di quanto tu possa immaginare e te lo meriti”
Kurt aveva il viso bagnato dalle lacrime e stringeva la mano di Elisabeth più forte di prima, lasciò che la sua testa cadesse pesante sulla spalla della principessa che lo guardava attonita “L’amore è così bello quando lo puoi vivere e fa così male quando è nascosto” sussurrò Kurt e sembrava che lo stesse dicendo a se stesso.
Passò qualche minuto poi Kurt alzò la testa, si alzò in piedi sempre stringendo la mano di Elisabeth e abbassando lo sguardo disse “Io sono innamorato di un uomo Elisabeth e devo andare via, non posso permettere a me stesso di rimanere rinchiuso per sempre”
Le baciò la mano e non le diede tempo di rispondere “Addio” disse uscendo dalla stanza, non sarebbe mai tornato, mai più.

Blaine dormiva nel dormitorio del castello, sempre a un passo dalla porta d’ingresso, sognava chissà quali sogni avvolto dal silenzio della notte.
Kurt raggiunse il dormitorio senza preoccuparsi del fatto che qualcuno potesse vederlo, non gli importava nulla in quel momento.
Quando giunse alla porta la aprì poco e già vide i riccioli di Blaine sul pavimento, dormiva sulla schiena, con un grande sorriso sulle labbra, era bellissimo, come sempre, Kurt si sentì quasi in colpa nell’interrompere quel suo sonno così pacifico ma non poté farne a meno, gli posò una mano leggera sulla spalla sussurrando “Blaine” più volte, il ragazzo dopo poco si svegliò.
Vedendo Kurt lì Blaine fu parecchio sorpreso ma allo stesso tempo i suoi occhi lo guardavano pieni di felicità.
“Ehi” sussurrò il ragazzo dai capelli ricci “Che ci fai qui?” gli chiese
Kurt sentì un nodo alla gola “Blaine, io devo scappare, voglio scappare con te non ce la faccio più a sopportare tutto questo e – fece un respiro profondo – ti amo da morire e già lo sai ma davvero Blaine voglio passare la mia vita con te, voglio essere libero e felice, non voglio passare la mia esistenza in un castello sposato a una donna che non significa nulla per me” dicendo ciò si inginocchiò e strinse la mano di Blaine “Vieni con me ti prego”
Blaine lo guardò fisso negli occhi senza sapere cosa dire, tutto quello che Kurt prospettava sembrava meraviglioso, un sogno ma perché? Infondo era una decisione così brutale e frettolosa, non capiva. Si alzò e lo accompagnò fuori dal dormitorio.

“Kurt – cominciò – cosa vuol dire che vuoi scappare? Che significa?”
Kurt fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo verso il ventre di Blaine, gli strinse i fianchi con le mani e lo avvicinò al suo corpo in fibrillazione “Sento che se sarò costretto a vivere questa vita da schiavo del mio tempo non vivrò per molto – riprese a guardarlo in viso – voglio essere libero, completamente libero, come le rondini che volano nel cielo in primavera, posso essere libero se scappo da solo, ma non sarò completo se non sei con me”
Blaine ascoltò ogni parola che Kurt gli disse cercando una ragione per dissuaderlo da quella cosa folle che stava per fare, dove sarebbe andato? come avrebbe vissuto? Ma poi si rese conto che aveva terribilmente ragione, vivere così era come essere intrappolati in se stessi e se fossero scappati, se avessero seguito solo i loro cuori sarebbero stati in grado di volare.
Lo fissò ancora una volta mentre la luce della luna gli si rifletteva negli occhi, affondò ancora in quegli occhi e si strinse a lui per non annegare, lo baciò in silenzio nel buio della notte “Devo fare una cosa prima”. Blaine corse via dentro al dormitorio dove la sua famiglia al completo dormiva ancora, si avvicinò a quello straccio di pavimento freddo dove dormiva sua madre che teneva sul petto un frugoletto di qualche mese, aveva i capelli neri e scompigliati e gli occhi color miele, esattamente come lui, si chinò sulla fronte della madre e le lasciò un bacio all’altezza dell’attaccatura dei suoi capelli neri come la pece “Addio” sussurrò carezzandole la mano.


E i due fuggirono, nella notte, su un cavallo nero senza sella che Blaine portava abilmente aggrappato alla sua criniera con Kurt che gli stringeva i fianchi e gli baciava la schiena, cavalcarono per giorni, andarono lontano, in un luogo sconosciuto sulle sponde di un lago trovarono una radura in mezzo a un bosco e costruirono un riparo, Kurt imparò a sporcarsi le mani con la terra e a soffrire la fame e Blaine imparò l’arte della pazienza e del consolare.
Spesso trovava Kurt sulla riva del lago che piangeva dicendo che era stato uno stupido, che gli aveva rovinato la vita per uno stupido capriccio, allora Blaine si sedeva accanto a lui e lo stringeva, costruiva una barchetta con i rami e la lasciava andare nelle acque del lago e parlava a Kurt di quanto fosse bella la libertà, di quanto si sentisse come una di quelle barchette, mossa dalle acque, sbatacchiata dalle tempeste ma libera, libera di andare e scoprire giorno per giorno le acque di quel lago che sarebbe diventato mare, gli diceva che lui, Kurt era come quell’acqua, quel mare, così profondo, così vario, così nuovo e misterioso, così vasto e libero e Kurt smetteva di piangere e sorrideva e gli diceva quanto lo amasse e quanto fosse felice di averlo.
Il tempo passò lento, i due scoprirono una cittadina vicino al lago, vendettero il cavallo e comprarono una piccola dimora nel bosco, non smisero mai di amarsi con la stessa passione di quel primo bacio in quella notte scura sotto la pioggia, non smisero di giocare come bambini, certo ci furono momenti duri e momenti in cui tutto sembrava distruggersi in un attimo ma furono sempre in grado di ricostruirsi pezzo per pezzo e non si stancarono mai l’uno dell’altro.
Ma il tempo colpisce tutti, e dopo tanti anni i due cominciarono a invecchiare, Kurt fu il primo ad ammalarsi e dal giorno in cui Blaine lo trovò seduto sul pavimento in lacrime senza conoscerne il motivo non lo lasciò solo un attimo, neppure quando Kurt non poté più alzarsi dal letto, lo baciò tutte le mattine per augurargli buon giorno e tutte le sere perché dormisse bene, come aveva fatto tutta la vita, una mattina Kurt capì che la vita non era più il posto per lui e dopo che Blaine lo ebbe baciato per l’infinitesima, meravigliosa volta gli sussurrò con un filo di voce tremolante che era tutto ciò che gli restava “Amore mio, io penso di aver quasi finito su questa terra, ma voglio che i miei ultimi momenti qui siano meravigliosi”
Sentendo quella frase Blaine si sentì a pezzi, Kurt lo stava lasciando davvero, era arrivato il momento di dirgli addio, come avrebbe fatto? Lo guardò, per una delle ultime volte nella loro vita e si perse ancora nei suoi occhi alti come il cielo e profondi come il mare “Cosa vuoi fare?” gli chiese mentre un nodo gli stringeva la gola
“Fammi vedere il lago, per favore” rispose Kurt, Blaine si trovò spiazzato, erano mesi che Kurt non si muoveva da casa e sì, il lago non era lontano, solo una trentina di metri ma Kurt non camminava più da tempo.
“Tesoro – il nodo alla gola non era scomparso – non mi sembra il caso di uscire, sarebbe meglio che tu stessi tranquillo qui forse” Blaine non voleva deluderlo ma voleva averlo con sé per il più a lungo possibile
Kurt cercò il respiro nel fondo del suo cuore stanco “Hai ragione, raccontamelo”

Blaine si sedette accanto a Kurt sul letto e gli prese la mano, come fanno le madri che raccontano le storie ai bambini prima che chiudano giochi e si lascino quel giorno dietro per sempre.
“C’è un lago, tra le montagne sconosciute di una terra sconosciuta, è grande, talmente grande che io non l’ho mai visto tutto anche se nei giorni più nitidi si intravede un isola nel centro, l’acqua del lago è profonda e blu come i tuoi occhi e quando il sole vi si rispecchia sembra fatta di cristalli, è fredda come le tue mani nei giorni d’inverno e morbida come la tua pelle. Sulla sponda del lago vivono due uomini, un re e il suo amore, il re un giorno era un principe che aveva voglia di libertà, così lui e il suo amore sono scappati da quel castello di catene e sono arrivati qui, l’amore del re ha cercato loro una dimora vendendo un cavallo e da quel giorno i due hanno vissuto in un castello libero e modesto.
Il lago è anche pieno di barchette di legno, piccole quanto il palmo di una mano, le hanno costruite i due uomini nei giorni in cui si sentivano tristi e avevano voglia di libertà”
Blaine sospirò e sentì che il suo volto si stava bagnando di lacrime, era così tanto che non piangeva per Kurt.
Ma lui, il suo re, era sempre lì e lo ammirava con un sorriso stampato sulle labbra stanche “Non piangere Blaine” Kurt si sforzò di raggiungere il suo volto con un dito e gli asciugò una lacrima “Sei ancora un poeta”
Blaine lo guardò, anche i suoi occhi erano stanchi “Tu sei sempre il mio re Kurt” si abbassò fino a far sfiorare le loro fronti e gli lasciò un piccolo bacio sulle labbra secche.
Blaine non lasciò la mano di Kurt neanche un attimo quel giorno, non mangiò e non bevve, era ormai sera quando Blaine si accorse che la mano di Kurt aveva perso forza, gli strinse il polso e non batteva più, dopo tanti anni si sentì solo, abbandonato, dopo tutti quegli anni era rimasto senza Kurt e senza Kurt non era mai stato.
Gli strinse la mano ancora più forte e capì che davvero, non c’era più nulla da fare e scoppiò in un pianto sommesso e gli sussurrò mille parole, mille frasi, gli sembrò che ci fossero ancora mille cose da dire prima di andare.
Quando smise di piangere era tardi ormai, lasciò la sua mano ormai gelata e si abbassò verso la fronte e la baciò con dolcezza.
“Buonanotte, re”








Buonasera, potete insultarmi e dirmi che sono una persona orrenda e cattiva e sono certa di esserlo, per cominciare mi dispiace da morire di avervi fatto aspettare così tanto ma ho avuto un terribile blocco creativo con l’inizio della scuola e a quanto pare sono tornata con delle idee direi piuttosto chiare in senso cattivo.
Non ce la faccio, scusate, ho scritto due long complete (questa e una su wattpad in inglese) e entrambe finiscono male, scusa te davvero, sono fatta così, spero che la storia vi sia piaciuta e che non mi odierete <3
La frase che ho preso è della canzone Our Song di Ron Pope (ho cambiato la parola “queen” con “king”) perché la adoro e perché mi sembrava adatta.
Se volete cose felici da leggere ci sono le mie OS passate e future che sono molto meno depresse lo giuro (evviva il self-promoting)

Ultima cosa ma non meno importante: Alessia, Husband mio, ti voglio un bene dell’anima e lo sai e mi dispiace di lasciarti sempre con questo cuore spezzato ma lo sai che sono fatta così, you’re the only one <3

Vi voglio bene, a presto spero
T. <3

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