Lennox | Sociopath

di Angel_to_Fly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Someone New ***
Capitolo 2: *** Sisters, Facebook and Messages ***



Capitolo 1
*** Someone New ***



Angolo autrice:
salve a tutti! Sono tornata con Lennox | Sociopath; spero che la storia vi possa intrigare, a me personalmente ispira molto. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, critiche, recensioni neutre, non importa, sempre che siano costruttive. Spero che la storia vi possa piacere così com'è piaciuta a me durante la scrittura. Quindi, ci vediamo nel prossimo capitolo... speriamo 💙
Abbracci, ATF







Lennox | Sociopath


 
0 - Someone New
 
La ragazzina osservò a lungo il ragazzo seduto davanti a lei, anche lui la fissava ossessivo e quasi in modo opprimente, come se tentasse di leggerle dentro.
Ma era impossibile.
Nessuno era mai riuscito a capire Tahlita, era anche per questo che in quel momento si trovava fra le mura fredde di quella sala aspetto, attendendo il suo turno per entrare dalla Signora Junes, la psicologa della città.
Attirata da qualcos'altro spostò lo sguardo dal biondino davanti a lei passando ad osservare un altro paio di occhi che la scrutavano. Una ragazzina poco più piccola di lei, con folti ricci rossi, la guardava sbattendo la palpebre febbrilmente, come quelle bambine che si vedevano nei film e che mangiavano tante di quelle caramelle che prima della fine di quello si sarebbero ritirate con una carie, come minimo. Osservò la rossa con attenzione, togliendosi ogni sfizio, aveva la pelle perfetta e bianca, gli occhi di un verde disarmante e quel vestitino rosa polvere la rendeva eccessivamente magra.
Anoressia?
Tornò con lo sguardo davanti a sé, guardando il muro bianco che divideva la sala d'aspetto dallo studio della psicologa, nonostante alcuni sguardi curiosi la scrutassero, lei fece finta di nulla. Sapeva cos'era a renderla interessante agli occhi della gente. Le fasciature che le coprivano le braccia non passavano inosservate, non quando era costretta a portare le maglie a maniche corte, verso la fine dell'estate. Anche la sua pelle quasi del tutto trasparente aiutava la sua fama, il fatto che nelle mani, nella gola e sugli occhi la pelle prendesse una tonalità del tutto inesistente e le vene violacee e blu facessero bella mostra.
«Irvine Green?» domandò a segretaria con aria annoiata, annotando qualcosa su di un foglio. Il ragazzo dai capelli biondi, Irvine, si alzò dalla sedia prendendo con sé la giacchetta di pelle nera senza maniche e si avviò verso la porta della psicologa.
Qualche secondo dopo una ragazzina dagli occhi azzurri uscì dallo studio e camminò di fretta senza neanche guardarsi attorno. Irvine entrò leggermente intimorito, respirando a bocca larga.
Prima seduta.
Sorrise Tahlita tornando con lo sguardo sulla bambina dalla chioma rossa. Lei, invece, sembrava non aver mai tolto lo sguardo dal viso della bruna, stringendo qualcosa fra le piccole dita rosee, solo in quel momento Tahlita si accorse del libro rilegato da una copertina blu che teneva in mano.
Fallen.
Lei aveva letto quel libro alla sua stessa età.
Portò le mani a stringersi la base del collo, lì dove l'aria faticava a passare, non volendo lasciar aprire i polmoni chiusi dalla puzza di muffa e polvere che aleggiava in quel lurido luogo novecentesco.
Dei passi in lontananza fecero distrarre sia lei che la bambina dai riccioli rossi, entrambe si voltarono verso la porta d'entrata osservando il ragazzo vestito di nero che era appena entrato. Si notava a primo impatto, era il classico diciassettenne che si credeva un rocker o un'americanizzato, ma il suo modo di pensare era ancora incatenato alla Belle Epoque, sicuro di sé in un modo smisurato, tanto da averlo ammalato. Narciso.
Il giovane si osservò intorno rimanendo spiazzato nel trovare due giovani donne in quel luogo che lui pensava esser deserto a quell'orario. Gli occhi blu, vacui, aggressivi, tristi, irresistibili incantarono la ragazzina per prima e subito dopo Tahlita che tentò di osservarci dentro, senza risultato.
Neanche tu puoi leggere.
Si disse osservando il ragazzo superarle e raggiungere la segretaria; questa lanciò lui uno sguardo stanco, con una punta di fastidio e divertimento, lo squadrò attentamente, come una belva affamata.
«Come posso aiutarti, tesoro» sorrise sorniona la quarantenne con gli occhiali da strega sulla punta del naso. La bambina ridacchiò fra sé appoggiando la testa sulla parete bianca e tornando con lo sguardo su Tahlita, lei non ricambiò e continuò ad osservare i due, divertita.
«Ho bisogno di prendere un appuntamento» biascicò il ragazzo tentando di tenere un tono basso, provando a non farsi sentire, a non farsi notare.
Ma ormai era impossibile, le due giovani lo avevano visto arrivare e ora -ancora più incuriosite - aspettavano solo di sapere il perché fosse lì.
La segretaria fece un saltello sulla seggiola girevole in tessuto nero e si voltò leggermente verso il computer, cliccò un paio di volte e si morse un labbro tinto di rosa pastello, pensando di attrarre qualcuno.
«Certo, la dottoressa è libera domani alle dieci o... anche la settimana prossima a quest'ora» bofonchiò la donna poco interessata, ruminando una gomma che odorava di fragola e che usciva ogni tanto dalle sue labbra. Lo sguardo fisso e malizioso a squadrare il ragazzo.
«Uhm... la settimana prossima sarebbe perfetto» rispose lui passandosi una mano dietro la nuca, scompigliando leggermente i capelli corvini alla radice.
La donna, ora più attenta, cominciò a premere tasti sulla tastiera nera, causando rumori ridicoli che fecero leggermente innervosire Tahlita.
«Qual'è il tuo nome, tesoro?» domandò non guardandolo, tenendo gli occhi fissi sullo schermo del pc. Tahlita si prese un secondo per analizzare quel poco che poteva vedere di lui: era alto, molto alto, portava una giacca nera da motociclista nonostante il caldo, degli anfibi del medesimo colore e dei jeans -anch'egli scuri -.
«Millard. Lennox Millard» rispose lui cominciando a picchiettare con la punta del piede sulle mattonelle.
Innervosito.
Tahlita lo imitò senza accorgersene. Le sue Converse nere presero a battere, dolcemente, senza provocare rumore e così fece la bambina, picchiò l'aria con la ballerina bianca, senza toccare terra.
«Età?» continuò la segretaria togliendosi gli occhiali rossi e a punta e appoggiandoli su una della mille montagne di scartoffie da compilare e non.
«Diciannove». La sua voce si stava facendo più alta e anche la donna se ne accorse, ma non mancò di mostrare la sua felicità nel sapere che Lennox non fosse più minorenne da ormai due anni.
Tahlita dovette ricredersi. Sembrava un diciassettenne a primo impatto, ma a quanto pareva era molto più grande dell'apparenza.
«Sei stato da qualche altro psicologo?» chiese mordendosi un labbro. Lennox annuì guardandosi intorno disgustato dalla visione della vecchia, non toccando però con lo sguardo né Tahlita né la ragazzina.
«Mi servono i responsi di quelle tue sedute con l'altro medico» sorrise la segretaria alzandosi e facendo per uscire dalla piccola stanzetta in cui si trovava, ma il giovane la precedette.
«Tenga». Le passò un foglio giallo dalla fessura che si trovava sotto il vetro infrangente che divideva la segreteria dalla sala aspetto.
La faccia delusa della donna fece ridacchiare Tahlita, e lei se ne accorse, tanto che le lanciò un'occhiata fulminante, quasi gelosa. Nonostante Lennox le aveva regalato un solo sguardo appena entrato nella sala aspetto, ma forse la segretaria si era accorta di essere troppo... anziana per lui.
Tornando con lo sguardo sul giovane afferrò il foglio, leggendo poi le poche righe scritte in modo fitto e irregolare. Il cliché dei dottori!
Il giovane Millard Lennox risulta essere caratterizzato da una leggera cellula di bipolarismo a due fasi e da una tasso elevato di sociopatia. Da tenere sotto stretta cura e sorveglianza!
Dottor Osbourne Porter.

La segretaria alzò un sopracciglio sorpresa e incuriosita e con un sorriso ammiccante -secondo i canoni di una quarantenne - sussurrò: «Sociopatico, eh?!»
Lennox non rispose, Tahlita non riuscì a vedere il viso del ragazzo, ma dall'espressione soddisfatta della donna sembrò sorridere, o ammiccare.
Disgustoso.
Con un balzo Tahlita si riscosse, la porta si era finalmente aperta, segno che era già passata una mezz'oretta - o anche meno. Irvine era uscito e il suo viso era stanco, probabilmente aveva parlato parecchio di ciò che vedeva intorno a sé. Lei l'aveva notato subito, aveva notato il modo in cui il biondo si osservava attorno, come se avesse davvero qualcosa su cui appoggiare lo sguardo. Il povero Irvine la guardò ancora, tentando di scavarle dentro, ma senza riuscirci, un'ennesima volta. Tahlita, con un sorrisino ebete in viso alzò la mano scuotendola, proprio mentre lui usciva dalla sala, andando in strada e riprendendo la sua vita da semplice mondano.
La segretaria smise un secondo di guardare Lennox con un sorriso disgustoso sul viso e si voltò verso la sua sinistra, prendendo un foglio consumato e leggendo il nome di fianco all'orario.
«Tahlita Davies» gridò voltandosi verso la bruna e scuotendo una mano, felice di togliersela dai piedi -in un certo senso -.
Tahlita andava dalla Signora Junes ormai da anni, era l'unica persone che Megan Junes non riuscisse a capire, forse era il legame che le univa, il fatto di averla avuta in grembo per nove mesi e non esser riuscita a fare il giusto lavoro. Non con sua figlia1.
La giovane si alzò sotto lo sguardo della bambina dai ricci rossi e con pochi passi raggiunse la porta che la divideva dalla madre, che in quei momenti diventava semplicemente la Signora Junes, ma prima di aprire si voltò a guardare verso la sala d'attesa.
Lennox la osservò con un ghigno stampato sulle labbra; labbra che -ora si accorse - erano tremendamente rosse e piene.
Sociopatico!



1: So che gli psicologi non possono curare dei familiari, ma questo aspetto verrà delineato e fatto capire meglio nello scorrere della storia.

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Capitolo 2
*** Sisters, Facebook and Messages ***


|| Ehi, salve a tutti! Scusate il ritardo disumano, ma ho avuto il computer rotto e me lo hanno restituito solo ieri D:
Ringrazio le due recensioni di Eraseandrewind | Tanny che sono state gentilissime e...
Spero che questo nuovo capitolo vi possa piacere. Abbracci, ATF ||





 
Ps. feelingmyself_x sono io su Wattpad.
 
1 - Sisters, Facebook and Messages.
 
Osservò lo specchio e guardò il suo riflesso, era pallida come al solito e una vena rossa sull'occhio si era gonfiata. Era fin troppo evidente la sua stanchezza, eppure non aveva alcuna intenzione di andare a letto.
Il giorno dopo sarebbe stato Sabato, quindi niente scuola e quindi poteva dormire fino alle due del pomeriggio. Si spostò dallo specchio al bagno e si cambiò, indossò il suo pigiama grigio e caldo e si fece uno chignon lento. Si guardò anche in quello specchio e cominciò a premere lievemente con l'indice sulla vena.
«Che schifo» sussurrò sfregandosi la palpebra con la mano. Ormai per lei era un abitudine vedere tutte quelle vene, non ne faceva nessuna questione di Stato, sapeva di averle visibili e non cercava nemmeno di coprirle. Non più.
Sospirò pesantemente e ritornò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. La stanza non era nulla di ché, una semplice camera di un'adolescente, le pareti erano color crema e qui e là erano attaccate delle foto che ritraevano lei da piccola, un armadio, un letto bianco, una tv e una scrivania.
Su quest'ultima c'erano una montagna di fogli, libri e il suo adorato laptop, andò verso di questo e afferrò il cellulare che era appoggiato di fianco. Lo accese e aspettò che la schermata iniziale uscisse, sedendosi sulla sedia girevole.
Tahlita era una ragazzina parecchio attaccata ai social network e alla tecnologia in generale, ma quale adolescente non lo era nel ventunesimo secolo?
Quando il cellulare finì di caricare anche le ultime cose Tahlita cliccò su Twitter e cominciò a scorrere i post che aveva in bacheca. Molti erano stupidi e inutili, altri erano stati postati da ragazzine che tentavano in tutti i modi di scoprire in quale hotel alloggiassero i loro idoli.
Nulla di interessante.
Dopo mezzora a girare fra Twitter, Tumblr e Wattpad appoggiò il suo telefono sulla scrivania e si voltò aprendo il computer. Era rimasto in riposo per tutto quel tempo e la batteria era al limite, aveva solo un 5%, quindi di sbrigò ad attaccare il caricatore.
Cliccò due volte sulla schermata di blocco e scrisse la password, che consisteva nel nome del suo gatto, ovvero Dillon e poi andò ad aprire la pagina di Google. Una leggera vibrazione le fece voltare il capo e osservò la lucina sul suo cellulare che segnava l'arrivo di un messaggio su WhatsApp.
Lo prese e sbloccò anche il telefono con la stessa e identica password e andò a cliccare sull'icona dell'applicazione di messaggistica. In realtà di messaggi ne aveva ben più di uno, ne aveva centoventinove dal gruppo della classe, uno dal padre che le chiedeva come stava e due dalla madre che due pomeriggi prima l'aveva avvertita che sarebbe tornata tardi a causa del traffico.
Aprì il messaggio di Adrienne, sua sorella maggiore e lo lesse velocemente. Questo recitava:
Domani mattina passerò per casa a lasciare Ilenia a mamma, poi andrò al centro commerciale, vuoi venire?
Tahlita storse il naso e notò che era ancora online. Adrienne non era proprio la migliore delle madri, lasciava Ilenia a chi poteva e quando poteva, le comprava regali su regali pensando di comprare l'amore della figlia, senza neanche mai regalarle un abbraccio.
Grazie, ma no grazie!
Digitò velocemente quel messaggio e uscì da WhatsApp bloccando poi il cellulare. Tornò a guardare il laptop e cliccò due o tre volte su Windows Media Player facendone aprire due in più del dovuto. Cliccò la 'x' rossa su quelli che non servivano, chiudendoli e poi andò a cliccare la scelta delle canzoni e partì New Americana. Afferrò gli auricolari bianchi che erano perennemente attaccati al computer e li infilò.
Tornò sulla schermata di Google ed entrò su Facebook, non ci andava da un po' di tempo. Subito le saltarono all'occhio le tre richieste di amicizia, cliccò sull'icona e le aprì.
Amanda Green. Conferma - Elimina.
«Ma non è quella del corso di Letteratura?» bofonchiò facendo doppio click su conferma. Avrebbe giurato che le aveva già accettato l'amicizia una volta...
O forse le aveva chiesto il follow anche su Twitter.
Hayes Raynolds. Conferma - Elimina.
«Chi è questo?».
Entrò nella sua pagina e osservò le sue foto. Sembrava uno di quei ragazzi a cui piaceva fare video e foto sempre senza maglietta. Perché le aveva chiesto l'amicizia quel cretino?
Evitò anche di rispondere alla sua richiesta di amicizia e passò oltre.
Lennox Millard. Conferma - Elimina.
«O mio dio» sussurrò spalancando gli occhi. Cliccò febbrilmente sul suo profilo e raggiunse le sue foto.
«O Cristo» continuò a sussurrare, ogni foto che passava il cuore accelerava e una strana sensazione si faceva spazio nel suo petto.
Era come quando da piccola aveva scoperto che grazie al divorzio dei genitori quel regalo di Natale si sarebbe sdoppiato e ora ne avrebbe avuti due. Era una sensazione di benessere, di sottile eccitazione che partiva esattamente dal centro dello stomaco.
Osservò minuziosamente ogni foto, si permise di studiare attentamente ogni più stupido dettaglio, dagli occhi davvero troppo chiari al neo nel lato sinistro del viso, un centimetro sotto il labbro inferiore.
C'erano immagini dove lui era da solo, altre dove era con dei suoi amici, alcune dove aveva un'espressione seria e concentrata, altre ancora dove rideva con un luccichio strano negli occhi.
Tahlita ritornò alla realtà quando si accorse che ancora non aveva accettato l'amicizia. Dopo averlo fatto tentò di sbollentare gli ardenti spiriti aprendo un'altra pagina ed entrando in Wattpad.
Cominciò a navigare alla ricerca di qualche storia interessante, qualche storia che non cascasse nel solito cliché. Quando ne trovò una che sembrava promettere bene si bloccò, alla dolcissima voce di Shawn Mendes che stava cantando nei suoi auricolari si sovrappose un suono che conosceva fin troppo bene.
Tornò sulla scheda di Facebook e l'aria che aveva nei polmoni venne espulsa in un solo colpo. Una strisciolina blu aperta segnava quel nome.
Perché mi ha scritto?
Si domandò andando a leggere il messaggio che Lennox le aveva appena mandato.

Da: Lennox Millard
Certo che ce ne hai messo di tempo per accettare l'amicizia

Tahlita aggrottò la fronte e come se ci avessero buttato un secchio d'acqua, il fuoco che era divampato in lei si era arrestato e spento. Puf!

Da: Tahlita Davies
Sono appena entrata su Facebook... 

Aspettò la risposta del ragazzo, ma non arrivò per i seguenti quaranta minuti, quando lei stava per spegnere il laptop per guardarsi la replica di American Horror Story: Freak Show che stavano per trasmettere in tv.

Da: Lennox Millard
Che ne dici se ci scambiamo i numeri di telefono?

Un battito le venne meno e si strinse nella felpa del pigiama guardandosi intorno. Fuori era buio pesto essendo quasi l'una di notte, solo un lampione illuminava quel quarto di strada della via. La televisione era accesa, ma bassa siccome la madre aveva il sonno leggero e l'avrebbe potuta sentire, sul letto c'era ancora il pacco di patatine mezzo vuoto e la Pepsi che aveva preso dopo cena. Dagli auricolari usciva ancora la voce degli Sleeping With Sirens e il cellulare era illuminato.
Lo afferrò tornando a toccarsi la palpebra, era tutta gonfia, anche le vene delle mani erano diventate violacee, era davvero stanca. Sbloccò la schermata e notò un nuovo messaggio, questa era la sorella più piccola.
Vedi che domani torno a mezzogiorno, dillo a mamma prima che le venga un infarto. Sono da Taylor.
Osservò l'ora, gliel'aveva mandato mezzora prima, quindi non si sprecò a risponderle. Lei era a fare un "pigiama party" a casa del suo fidanzato... lei avrebbe dovuto avvisare la madre.
Ma che poi una dodicenne può avere un fidanzato da più di sette anni? Tahlita a quell'età aveva appena scoperto che cos'era un assorbente!
Senza pensarci chiuse il laptop e si buttò sul letto con il cellulare in mano. Entrò su Instagram - non che lo usasse più di tanto -, e cominciò a scorrere le foto.
Citazione, citazione, un ragazzo, due amiche, una ragazza mezza nuda, una che si fa i selfie nel cesso, citazione, lo stemma di una squadra di calcio, citazione, citazione, da quando seguo Bieber? però sta bene in smoking, uno che fuma, la copertina di Torment - a proposito dove l'ho messo -, due omosessuali che si baciano... che carini..., Hayes e Lennox, citazione, un gat...
Tornò su di qualche foto e aggrottò la fronte. «Ma che cavolo... »


 
 

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